La Voce del Popolo 2012 03

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Ǥ Nel vasto mondo dell’informazione bresciana noi siamo i più piccoli, ma i più antichi. I nostri lettori sanno che da quasi 120 anni ogni settimana entriamo nelle loro case, che da circa 40 anni lo facciamo anche con Radio Voce, e che dal 2005 ad essi si è aggiunto l’impegno del Centro diocesano per le comunicazioni sociali. Il prossimo 24 gennaio, festa di S. Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, il Vescovo proporrà a tutti i giornalisti bresciani una riflessione sul tema “Credibili e incredibili”. In merito provo a porre alcune riflessioni circa il senso del nostro lavoro. Cercare di essere significativi e di raccogliere la sfida della credibiltà è per noi cercare di proporci come “modello ǯ /$ 92&( '(/ 3232/2 di comunicazione locale con orizzonte globale” traendo forza e motivazione dalla nostra chiara ispirazione cristiana. “Voce”, come sapete, non è solo un giornale d’informazione ecclesiale, è un giornale ecclesiale che fa informazione generale e il nostro lavoro “investe sulla comunicazione legata al territorio, cercando di creare identità e senso di appartenenza”. Così si è espressa anche “Civiltà cattolica” nei mesi scorsi descrivendo l’informazione diocesana, così il beato Tovini, fondatore del settimanale diocesano, ci ha indicato la strada nell’editoriale dell’8 luglio 1893. Per questo ogni giorno, con i mezzi che abbiamo, cerchiamo di porci accanto ai tanti mezzi di comunicazione bresciana che in questi anni sono cresciuti e si sono diversificati. In questo ormai ampio panorama fare comunicazione per la diocesi è fare un’esperienza di libertà che oggi rischia di essere penalizzata dalla prevedibile fine di quei contributi all’editoria che riequilibravano lo strapotere pubblicitario della televisione, ma anche da un qualche rischio sul fronte ecclesiale. In questo senso la domanda più cocente resta circa l’interesse o il disinteresse dei cattolici nei confronti dei loro mezzi d’informazione e circa la percezione del valore dell’impegno della stampa cattolica nel cammino della nuova evangelizzazione. Certo, se si chiede a un giornale di fare la formazione teologica o il catechismo rispondo: non è il nostro mestiere. Come, infatti, da un teologo non mi aspetto che sappia fare radio o un giornale così non chiedo a un giardiniere di fare le torte! La professionalità e la competenza non s’improvvisano nemmeno in questo campo. Un’altra riflessione intraecclesiale mi lascia perplesso: il come non si colga che senza strumenti di comunicazione propri la Chiesa stessa oggi rischia di restare afona nel territorio. Tutti parlano della Chiesa oggi, ma non c’è dubbio che tutti lo facciano esprimendo comunque e sempre un proprio punto di vista. Per quanto affidabili gli strumenti laici, seppur degni di stima come quelli bresciani, resto convinto che il non esserci implicherebbe per la Chiesa una mancanza grave nello sforzo di mediazione culturale del Vangelo. Non lo dico io, ma molti documenti del magistero. Infine il contributo alla credibilità, anche degli altri, i nostri mezzi lo forniscono dando voce ai cattolici nella società: essi sono un servizio alla democrazia. Proporre la verità nell’attualità, far emergere il senso religioso della vita e difendere la dignità di ogni persona è parte della nostra missione, ma anche contribuisce a costruire una società più giusta e umana. Per questo martedì, insieme agli altri giornalisti bresciani, noi di “Voce” accoglieremo con attenzione la parola del Vescovo certi che ciò che dirà vale anzitutto per noi. ǡ Festa dei giornalisti Media credibili? Incredibile... Borno. Là dove la crisi non incide sui progetti ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌ Settimana mericiana Attualità di Angela nella modernità Ariel Finzi. Dio pronunciò: non uccidere Brescia calcio. Cura Calori... tre su tre Il Paese sembra esposto a un rischio... pilotato Ǥ ǤǤ Il desiderio di Gesù nell’Ultima Cena è che tutti i suoi di- scepoli formino “una cosa sola” (Ut unum sint) . Purtrop- po la storia ha portato molteplici divisioni tra i cristiani. Come noto, dal 18 al 25 gennaio si snoda la “Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani”. Può essere questo un momento ideale per rinnovare la preghiera e l’impegno con- creto in favore della conoscenza, del confronto e dell’arric- chimento reciproco tra cristiani. Un momento per respira- re “a pieni polmoni” l’aria della Chiesa universale. Giovanni Paolo II osservava che “non si può respirare come cristiani, direi di più, come cattolici, con un solo polmone; bisogna aver due polmoni, cioè quello orientale e quello occidentale”. Se que- sto vale già all’interno della Chiesa cattolica, a maggior ragione è da coltivare nel rapporto con i fratelli cristiani, con i quali al momen- to siamo ancora “separati”. L’unità è dono che viene da Dio, ma anche responsabilità: che ognuno possa camminare e crescere nell’ecumeni- smo, per offrire al nostro tempo – segnato da violenze e conflitti – segni autentici di unità, amore e pace. ǯǤ ǯ ° Ǥ ǡ °

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Nello sbilenco profilo della Costa Concordia possiamo scorgere anche la brutta piega che ha preso il nostro Paese e tutta l’Europa. L’interminabile crisi economica in cui siamo piombati non è stata una fatalità. Come il disastro della Concordia, è imputabile a precise responsabilità

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Nel vasto mondo dell’informazione bresciana noi siamo i più piccoli, ma i più antichi. I nostri lettori sanno che da quasi 120 anni ogni settimana entriamo nelle loro case, che da circa 40 anni lo facciamo anche con Radio Voce, e che dal 2005 ad essi si è aggiunto l’impegno del Centro diocesano per le comunicazioni sociali. Il prossimo 24 gennaio, festa di S. Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, il Vescovo proporrà a tutti i giornalisti bresciani una riflessione sul tema “Credibili e incredibili”. In merito provo a porre alcune riflessioni circa il senso del nostro lavoro. Cercare di essere significativi e di raccogliere la sfida della credibiltà è per noi cercare di proporci come “modello

di comunicazione locale con orizzonte globale” traendo forza e motivazione dalla nostra chiara ispirazione cristiana. “Voce”, come sapete, non è solo un giornale d’informazione ecclesiale, è un giornale ecclesiale che fa informazione generale e il nostro lavoro “investe sulla comunicazione legata al territorio, cercando di creare identità e senso di appartenenza”. Così si è espressa anche “Civiltà cattolica” nei mesi scorsi descrivendo l’informazione diocesana, così il beato Tovini, fondatore del settimanale diocesano, ci ha indicato la strada nell’editoriale dell’8 luglio 1893. Per questo ogni giorno, con i mezzi che abbiamo, cerchiamo di porci accanto ai tanti mezzi di comunicazione bresciana che in questi anni sono cresciuti e si sono diversificati. In questo ormai ampio panorama fare comunicazione per la diocesi è fare un’esperienza di libertà che oggi rischia di essere

penalizzata dalla prevedibile fine di quei contributi all’editoria che riequilibravano lo strapotere pubblicitario della televisione, ma anche da un qualche rischio sul fronte ecclesiale. In questo senso la domanda più cocente resta circa l’interesse o il disinteresse dei cattolici nei confronti dei loro mezzi d’informazione e circa la percezione del valore dell’impegno della stampa cattolica nel cammino della nuova evangelizzazione. Certo, se si chiede a un giornale di fare la formazione teologica o il catechismo rispondo: non è il nostro mestiere. Come, infatti, da un teologo non mi aspetto che sappia fare radio o un giornale così non chiedo a un giardiniere di fare le torte! La professionalità e la competenza non s’improvvisano nemmeno in questo campo. Un’altra riflessione intraecclesiale mi lascia perplesso: il come non si colga che senza strumenti di comunicazione propri la Chiesa stessa oggi rischia di restare afona nel territorio. Tutti

parlano della Chiesa oggi, ma non c’è dubbio che tutti lo facciano esprimendo comunque e sempre un proprio punto di vista. Per quanto affidabili gli strumenti laici, seppur degni di stima come quelli bresciani, resto convinto che il non esserci implicherebbe per la Chiesa una mancanza grave nello sforzo di mediazione culturale del Vangelo. Non lo dico io, ma molti documenti del magistero. Infine il contributo alla credibilità, anche degli altri, i nostri mezzi lo forniscono dando voce ai cattolici nella società: essi sono un servizio alla democrazia. Proporre la verità nell’attualità, far emergere il senso religioso della vita e difendere la dignità di ogni persona è parte della nostra missione, ma anche contribuisce a costruire una società più giusta e umana. Per questo martedì, insieme agli altri giornalisti bresciani, noi di “Voce” accoglieremo con attenzione la parola del Vescovo certi che ciò che dirà vale anzitutto per noi.

Festa dei giornalistiMedia credibili?Incredibile...

Borno. Là dove la crisi non incide sui progetti

Settimana mericianaAttualità di Angela nella modernità

Ariel Finzi.Dio pronunciò:non uccidere

Brescia calcio.Cura Calori... tre su tre

Il Paese sembra esposto a un rischio... pilotato

Il desiderio di Gesù nell’Ultima Cena è che tutti i suoi di-scepoli formino “una cosa sola” (Ut unum sint). Purtrop-po la storia ha portato molteplici divisioni tra i cristiani. Come noto, dal 18 al 25 gennaio si snoda la “Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani”. Può essere questo un momento ideale per rinnovare la preghiera e l’impegno con-creto in favore della conoscenza, del confronto e dell’arric-chimento reciproco tra cristiani. Un momento per respira-

re “a pieni polmoni” l’aria della Chiesa universale. Giovanni Paolo II osservava che “non si può respirare come cristiani,

direi di più, come cattolici, con un solo polmone; bisogna aver due polmoni, cioè quello orientale e quello occidentale”. Se que-

sto vale già all’interno della Chiesa cattolica, a maggior ragione è da coltivare nel rapporto con i fratelli cristiani, con i quali al momen-

to siamo ancora “separati”. L’unità è dono che viene da Dio, ma anche responsabilità: che ognuno possa camminare e crescere nell’ecumeni-smo, per offrire al nostro tempo – segnato da violenze e conflitti – segni autentici di unità, amore e pace.

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a parola è quella che fa la differenza tra il mondo dell’immediato e il mondo dei significati, nel quale, in realtà, viviamo. Senza la

parola non è possibile vivere umana-mente”. Così, lo scorso anno, mons. Monari si rivolgeva ai giornalisti bre-sciani in occasione della festa di San Francesco di Sales. Il Vescovo esorta-va il mondo dell’informazione al rispet-to della parola, come corsia preferen-ziale per una comunicazione credibile. Un tema che, a un anno di distanza da quell’incontro e a pochi giorni da un nuovo appuntamento tra il Vescovo e i giornalisti bresciani (il 24 gennaio al Paolo VI), non ha perso nulla della sua attualità. Il mondo della comuni-cazione è più che mai nell’occhio del ciclone. Non solo per le annunciate li-beralizzazioni del governo Monti, che ha inserito tra le tante caste da abolire anche quella dei giornalisti, ma perché dal novero di chi ha delle responsabi-lità nella situazione di degrado com-plessivo in cui è scivolato il Paese non possono chiamarsi fuori i mass me-dia. Affidandosi sempre più spesso a un “collaudato” modo di fare giornali-smo, fatto di dossier, di veleno sparso a piene mani, di maldicenza i media, in un continuo rincorrersi l’un con l’altro, sembrano aver messo del loro per peg-giorare una situazione già delicata. E chi sosteneva che con l’uscita di scena della politica, con una parte consisten-te di informazione piegata alla ragion di stato della “bottega politica”, questo uso “indebito” della parola sarebbe ve-nuto meno è stato prontamente smen-tito. Un esempio per tutti: l’ascesa a palazzo Chigi di un governo tecnico,

svincolato da qualsiasi “parentela” po-litica non ha messo la sordina a quello che ormai in ambito giornalistico, ma non solo, è conosciuto come “metodo Boffo”, pesanti bordate sparate per fa-re male, per delegittimare l’avversario (o presunto tale) del potente di turno. Nel mirino sono oggi i tecnici chiama-ti al capezzale di un Paese in crisi, ma i metodi usati per delegittimarli sono sempre gli stessi. Torna così a galla la questione mai risolta della crisi di

credibilità di buona parte del siste-ma dell’informazione italiana, troppo presa dalla “distruzione” reciproca dei nemici degli editori di riferimento piuttosto che teso a raccontare la vita reale del Paese. Anni fa il card. Dioni-gi Tettamanzi, allora arcivescovo di Milano, incontrando i giornalisti della sua diocesi aveva ricordato che non esiste in sé una comunicazione buona o cattiva. La qualità della stessa dipen-de dalla bontà del comunicatore, dalla sua credibilità. “Per questo il rispetto della parola è così importante, decisivo – affermava ancora il vescovo Mona-ri lo scorso anno –. Perché è la parola che struttura il mio mondo vitale. E dove non c’è una parola, c’è un aspet-to di tenebra, qualche cosa di lontano, che è tagliato fuori”. Ricordava ancora il Vescovo, che le parole usate in mo-do corretto, onesto permettono la vi-ta sociale. Senza le parole lo Stato non sta in piedi, la società non sta in piedi. Mons. Monari anticipava, nel gennaio 2011, uno scenario che nei mesi a ve-nire si sarebbe delineato con preoc-cupante chiarezza: l’Italia oggi soffre anche per una carenza di informazio-ne e di informatori credibili. È un’om-bra che si allunga in modo evidente sui mass media (quelli tradizionali e quelli moderni) nazionali, è un inter-rogativo al quale non possono sfuggire le realtà locali. Ricerche del settore (a più riprese anche “Tabloid”, la rivista ufficiale dell’Ordine dei giornalisti di Milano, è tornata sul tema con studi e convegni), chiamate a determinare il tasso di autorevolezza e di credibilità di testate grandi e piccole, sembrano escludere da questo orizzonte la stam-pa locale, connotata da un forte radica-

Torna anche in questo 2012 la Giornata di “Avvenire”, un appuntamento che ogni diocesi italiana mette in calendario per valorizzare l’esperienza comunicativa del quotidiano cattolico nazionale.Brescia ha scelto per questo appuntamento la data di domenica 22 gennaio.Per la circostanza il quotidiano diretto da Marco Tarquinio dedicherà una pagina alla realtà bresciana. Ci sarà spazio per

raccontare l’avvio del cammino verso il Sinodo diocesano con la fase della consultazione e per dare un risalto nazionale a una significativa azione di solidarietà come quella di Supercent avviata in diocesi ormai da qualche settimana. Tra le segnalazioni anche quelle relative al programma predisposto per la festa di Sant’Angela Merici del 27 gennaio. La pagina sarà aperta da una riflessione del vescovo Luciano Monari.

La credibilità oggi più che mai conti-nua a essere valore fondante ed ele-mento qualificante della comunicazio-ne. Senza credibilità l’informazione, come spesso capita, si riduce al rango di chiacchiericcio. Per questo, in un tempo in cui la tecnologia ha aperto indiscriminatamente il campo del co-municare, la credibilità è la garanzia e futuro della comunicazione stessa.Per chi mette voce e volto davanti a una telecamera o a un microfono la

credibilità deve andare poi di pari pas-so con l’affidabilità, con la capacità scegliere nell’immenso fluire di eventi e di notizie che caratterizza anche la realtà bresciana ciò che ha interesse per gli ascoltatori e i telespettatori in una forma, poi, che non lasci pensare che l’informazione ha lasciato il posto al pettegolezzo, alla chiacchiera senza senso. Per questo motivo chiedo a me stessa e ai miei collaboratori di avere sempre coscienza di essere comun-

que persone che si mettono a servi-zio della comunicazione con i propri limiti, con la consapevolezza di non essere depositari della verità assoluta e ultima, ma di essere anche disposti a lavorare, a cercare anche quanto la notizia sembra già scritta, già raccon-tata. La gente che ti segue sa cogliere se questo è un atteggiamento auten-tico, credibile o è una maschera che indossi e su questo valuta la tua au-torevolezza.

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Due quotidiani locali, “Giornale di Brescia” e “Bresciaoggi”, più un dorso del Corriere della Sera che ha debuttato da poco, “La Voce del Popolo”, che con il suoi 119 anni di storia senza soluzione di continuità, è la testata più longeva del panorama locale, almeno sette emittenti televisive (Teletutto, BresciaPuntotv, Telecolor, Più Valli, Teleboario, RadioSuperTv e Telecolor le più note) che con il passaggio al digitale hanno moltiplicato i canali di trasmissione,

moltissime radio locali, anche se le normative sull’emittenza radiotelevisiva e i costi di gestione hanno operato una drastica selezione anche nel Bresciano rappresentano uno spaccato della comunicazione oggi a Brescia. A questo panorama tradizionale, anche se in continua evoluzione tecnologia, si affiancano ormai anche quelli che sono definiti new media. Non soltanto quelli digitali come testate online, blog e altro ancora, ma anche i free press, media

gratuiti, mutuati dalla tradizione anglossassone e che hanno preso piede, o cercato di prendere piede con alterne fortune, anche nel Bresciano. Il panorama della comunicazione locale è dunque variegato e per questo necessità di momenti di riflessione su temi come autorevolezza, credibilità e affidabilità che spesso mal si conciliano con i ritmi vertiginosi, in termini di produzione di notizie e di tourn over degli operatori, imposti dalla comunicazione mordi e fuggi

mento nel territorio e, per il momen-to, non ancora pesantemente colpita dall’emorragia di lettori che sta invece dissanguando molte testate storiche. La stampa locale, questa la sintesi di tante ricerche, riesce ancora a soprav-vivere perché il diretto contatto con i lettori, con i territori di riferimento, obbliga a un di più di impegno sul fronte della credibilità, dell’autore-volezza. Sono fronti che impongono di non abbassare la guardia, anche nel Bresciano dove non manca chi batte la strada apparentemente più redditizia di una informazione urlata, in cui la parola, come sottolineato da mons. Monari, è passata “da strumen-to di comunicazione di quello che uno ha capito, a strumento di controversia che sembra dominare tutte le dimen-sioni della società”. Non è dunque un caso che il Vescovo abbia scelto il te-ma “Credibili, incredibili” per l’appun-tamento 2012 con il mondo dell’in-formazione bresciana. È stato così chiesto ai responsabili di alcune delle più rappresentative testate locali di ri-flettere sul tema della credibilità nel-la comunicazione e sugli sforzi che quotidianamente vengono profusi per mantenere dritta la barra su una informazione credibile e autorevole. In queste pagine le risposte di Giaco-mo Scanzi, direttore del “Giornale di Brescia”, di Maurizio Cattaneo, diret-tore di “Bresciaoggi”e, ancora per la carta stampata, quelle di Massimo Tedeschi, caporedattore della reda-zione bresciana del “Corriere della Sera”. Per il mondo della televisione, invece, le riflessioni di Nunzia Vallini, di “Teletutto” e quelle di Piergiorgio Chiarini, di “BresciaPuntoTv”.

Alla fine nella produzione dell’informa-zione ciò che fa la differenza, anche in termini di credibilità, è la posizione in cui ci si pone davanti alla realtà. Il pun-to di vista cambia se, per esempio, in tv si mostra, occupando tutto lo scher-mo, un gruppetto di persone che prote-sta in strada inalberando dei cartelli, e se si ripropone la stessa scena, con un campo lungo, facendo vedere i manife-stanti ma anche un’altra folla ben più numerosa che se ne va tranquillamente

per la via al proprio lavoro. Il problema della moralità dell’informare sta nella serietà con cui si cerca di mostrare il nesso che quel particolare che si sce-glie, fra decine, ogni giorno, e si mette in un titolo di telegiornale o in pagina, ha con la totalità del contesto. Questo permette una cosa che oggi sembra im-possibile: la possibilità di correggersi, cioè che una notizia sbagliata possa essere corretta perché non ha tenuto conto dei fattori del contesto. Questa

è la vera questione morale, se cioè ciò di cui si parla ha un nesso con la per-sona e col contesto che crea la perso-na nei suoi rapporti, nella vita sociale, così che l’informare sia fattore di una positività e di una maggiore libertà, e la comunicazione non sia un lanciarsi pietre ma il dirsi di esperienze che in-sieme collaborino a un bene comune più grande del particolare che tante volte sembra prevalere nelle nostre giornate e sui nostri mass media.

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a Chiesa maronita del Li-bano è particolarmente impegnata nell’opera di educazione e formazio-ne delle giovani genera-

zioni. È questa la via praticata per tradurre in azioni concrete i ripetuti appelli alla convivenza e all’integra-zione quale premessa per un futuro di pace in una delle aree più tormen-tate del pianeta. Nelle scuole dei ma-roniti vengono accolti studenti sen-za alcuna distinzione per la religione professata; a tutti vengono offerte conoscenze culturali, valori umani e spirituali. Si tratta di un impegno oneroso, possibile anche grazie a una vasta solidarietà internazionale in cui figura anche la città di Brescia. Nei giorni scorsi la città ha accolto mons. Marcel Abi Khalil, già abate generale dell’ordine maronita, invitato dall’as-sociazione Terrae caritatis, una real-tà che, come si legge in questa pagi-na, si è fatta carico della continuità di un progetto di adozioni a distanza che da anni lega Brescia al Libano. La presenza dell’esponente della Chiesa maronita del Libano è stata occasio-ne per affrontare il tema delle diffi-coltà in cui si dibattono le comunità cristiane del Medio Oriente. “Anche se il Libano sta vivendo un periodo di relativa tranquillità interna – affer-ma l’abate Marcel Abi Khalil – è la si-tuazione generale di quest’area a pre-occuparci, così come la stagione di

contro la Siria, mentre quella sciita sostiene il regime del presidente As-sad”. La comunità cristiana che vive in Libano si mantiene equidistante anche se teme che una vittoria in Si-ria dei Fratelli musulmani potrebbe portare anche per i cristiani presenti nel Paese quelle difficoltà conosciu-te dopo la primavera araba. “Quanto successo in Tunisia e in Egitto –affer-ma mons. Marcel Abi Khalil – ha pre-occupato non poco i cristiani che in Medio Oriente sono comunque mino-ranza”. Tra Siria, Egitto, Libano, Gior-dania, Palestina vivono poco più di 10 milioni di cristiani a fronte di 120 mi-

gravi sofferenze che stanno vivendo tutte le comunità cristiane presen-ti”. La crisi in atto nella vicina Siria si fa sentire anche in Libano. “La po-polazione – continua il maronita – è spaccata. La componente sunnita è

Da diversi anni Brescia vanta un in-tenso legame con la Chiesa maronita libanese. Grazie all’adozione a distan-za di bambini e ragazzi delle scuole cristiane del Paese dei cedri(nella fo-to) molti bresciani aiutano famiglie li-banesi bisognose ad affrontare i costi per l’istruzione dei figli. Si realizza in questo modo un rapporto di solidarie-tà e di amicizia che apre alla speranza per il futuro di bambini e ragazzi che senza l’aiuto bresciano non potreb-

bero avere accesso all’istruzione. Il rapporto tra Brescia e il Libano si de-ve a un gruppo di persone, sacerdoti e laici, che da alcuni anni sostengo-no progetti di solidarietà con la Terra Santa. Si tratta di collaborazioni nate a suo tempo con la Caritas diocesa-na, allora diretta da don Pierantonio Bodini, poi passata in capo all’asso-ciazione “Terrae Caritatis”, che ha come punto di riferimento la parroc-chia di S.Francesco da Paola a Bre-

scia. Il progetto “Adozioni a distanza Libano” prevede una quota annua-le di poco superiore ai 300 euro che consente il mantienimento agli studi presso la scuole maronite di un giova-ne studente libanese. Ogni adozione è documentata da una scheda fotogra-fica corredata dai dati personali e del-le condizioni familiari dell’adottato. Per ulteriori informazioni è possibile prendere contatto con l’associazione sul sito www.terraecaritatis.it

lioni di musulmani. Anche ciò che è avvenuto in Iraq non lascia tranquilli i cristiani del Libano, che pure da an-ni conoscono una situazione di pace. Prima della guerra i cristiani di quel Paese erano più di 1,5 milioni. Oggi sono poco più di 500mila, moltissimi dei quali si sono rifugiati in Kurdistan per sottrarsi a persecuzioni di sciiti e sunniti.” “Confidiamo nel Signore – prosegue il maronita –, perché sap-piamo che da sempre i cristiani sono perseguitati”. Le preoccupazioni, tut-tavia, non incidono, almeno in Liba-no, sulla scelta di continuare a essere vicini ai musulmani.

È stato un forte e convinto appello al dialogo, alla tolleranza e alla giustizia quello che l’Holy Land coordination (Hlc), il coordinamento dei vescovi di Nord America e Ue per la Terra Santa, ha lanciato a israeliani e palestinesi nella dichiarazione finale al termine della loro visita annuale tenuta nelle scorse settimane. Dal 1998, su mandato della Santa Sede, i Vescovi dell’Hlc si recano ogni anno, a gennaio, in Terra Santa per testimoniare la vicinanza e

la solidarietà delle loro Chiese alle comunità locali e sostenerle così nella loro vita e missione, resa particolarmente difficile da un conflitto ultradecennale che vede fronteggiarsi israeliani e palestinesi. I presuli di Canada, Stati Uniti, Francia, Spagna, Italia, Gran Bretagna, Paesi Scandinavi e Germania hanno ribadito “l’importanza della ripresa del dialogo tra israeliani e palestinesi” e hanno chiesto “urgentemente un accordo negoziato”. I Vescovi

hanno anche lanciato un appello “per una leadership creativa, tollerante e coraggiosa, capace anche di mostrare perdono e umiltà, e di promuovere una pacifica coesistenza”. “Abbiamo visto – hanno affermato – come l’occupazione, l’insicurezza, la paura e la frustrazione dominino la vita delle persone in questa terra”. La presenza della delegazione Hlc ha riproposto il tema dl grave disagio in cui vivono le comunità cristiane di tutti i Paesi del Medio Oriente.

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Le ragioni del no evidentemente hanno avuto la meglio e Margherita Peroni che, sentita prima delle festività natalizie da “Voce”, aveva confermato la richiesta giuntale dal Pdl di sostituire Franco Nicoli Cristiani, alla vicepresidenza del consiglio regionale, ha rinunciato alla carica. La carica è così andata a Carlo Saffioti, sempre del Pdl, 61 anni, di Bergamo, nuovo vicepresidente del Consiglio regionale in sostituzione del già citato Franco Nicoli Cristiani

dimessosi lo scorso dicembre dopo l’arresto scaturito in seguito alla vicenda legata alla discarica di Cappella Cantone. L’elezione di Saffioti è avvenuta nella mattinata del 17 gennaio nel corso della seduta del Consiglio regionale. La sua candidatura è stata avanzata a nome della maggioranza dal capogruppo del Pdl Paolo Valentini. Consigliere regionale dal 1995, Saffioti ha alle spalle la presidenza di alcune importanti Commissioni consiliari

come Sanità, Attività produttive e Agricoltura. L’elezione del nuovo vicepresidente del Consiglio regionale è avvenuta a poche ore dallo scoppio dell’ennesima grana giudiziaria che ha investito il Pirellone. Massimo Ponzoni, ex assessore regionale è stato accusato di corruzione, concussione, bancarotta fraudolenta e appropriazione indebita nell’ambito di un’indagine monzese. Prima di consegnarsi ai magistrati l’indagato si è dimesso dall’incarico di

consigliere segretario all’interno dell’Ufficio di presidenza dell’assemblea lombarda. Incalzato dalle opposizioni che parlano apertamete di questione morale, il presidente Formigoni ha parlato di responsabilità personali. “La Giunta di Regione Lombardia – ha ribadito alla stampa Formigoni – non ha nulla da rimproverarsi. Quelli di Ponzoni sono comportamenti personali di cui risponderanno le singole persone come succede in un regime democratico”.

o al referendum per l’abrogazione della leg-ge elettorale del 2005, nota come “porcellum”. La decisione della Corte

costituzionale sull’inammissibilità dei due quesiti è giunta nella tarda mattinata del 12 gennaio, al termine di una lunga seduta dei giudici, du-rata un giorno e mezzo, mentre fuori dal Palazzo della Consulta, a Roma, fervevano le dichiarazioni e le “pre-ghiere” dei referendari. Sull’esito dell’esame è stato intervistato Ce-sare Mirabelli, giurista e presidente emerito della Corte costituzionale.Qual è il significato della de-cisione della Corte costituzio-nale?Evidentemente la Corte ha ritenuto che dall’eventuale abrogazione del-le norme sottoposte a referendum sarebbe residuato un testo norma-tivo che non avrebbe consentito il rinnovo del Parlamento senza altri interventi del legislatore.Si sarebbe corso, in sostanza, il rischio di un “vuoto legisla-tivo”...Sì, l’incoerenza del sistema che sa-rebbe emerso da un’eventuale vitto-ria dei ‘sì’ al referendum era uno dei rischi paventati, ma pure l’eventua-le reviviscenza delle norme prece-denti. In altre parole, l’abrogazione del ‘porcellum’ avrebbe portato al-la reviviscenza del ‘mattarellum’ o a un vuoto che il legislatore avreb-

be dovuto colmare per procedere a nuove elezioni? Evidentemente la Corte ha ritenuto che, in caso di vittoria del referendum, sarebbe ve-nuta a mancare una legge elettorale funzionanteA suo parere, c’erano margini perché la Corte si pronunciasse in maniera diversa?

Il fatto che abbia discusso così dif-fusamente su un unico tema signifi-ca che è stato fatto un esame appro-fondito sui quesiti. È vero che, in via generale, se si tratta di un’abrogazio-ne che ridisegna il sistema, come è stato per il sistema elettorale vigente rispetto a quello precedente, è diffi-cile che l’abrogazione di tale norma possa far rivivere la legge preceden-te, aprendo quindi la strada al vuoto legislativo. Naturalmente ora i giochi rimangono aperti a livello politico.Adesso, cosa può succedere?Sarebbe auspicabile un lavoro par-lamentare che riguardi la modifica della legge elettorale e alcune rifor-me istituzionali di rilievo. Mentre il governo concentra la sua azione sull’economia, sul risanamento e sullo sviluppo, le forze politiche in Parlamento potrebbero concentrar-si su queste riforme.Secondo lei questo è possibile?È difficile, ma il Parlamento e la politica acquisterebbero un ruolo e una considerazione rilevanti se riu-scissero a ridisegnare alcuni aspetti dell’assetto istituzionale e delle nor-me elettorali. Qui ora la politica si gio-ca la sua credibilità. Se il distacco tra opinione pubblica e classe politica si può accorciare, questo può avvenire solo se ci sarà la capacità di risolve-re problemi istituzionali e trovare una convergenza su una legge elettorale che consenta una maggiore rappre-sentatività.

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Lunedì 9 gennaio è stato consegnato, per il terzo anno consecutivo, il pallone d’oro all’argentino Lionel Messi, che ha così eguagliato il primato di Michel Platini (anche Johan Cruijff e Marco Van Basten lo hanno vinto tre volte, ma non di seguito). Il trofeo si assegna dal 1956. Nelle classifiche del 2011 i giocatori italiani sono stati rappresentati, nella prima selezione, soltanto da Totò Di Natale. Ma sul palco di Zurigo i riflettori erano puntati anche su Chantal Borgonovo, moglie di Stefano (già centravanti di Fiorentina e Milan, malato di Sla) che ha parlato della malattia degenerativa che ha colpito e colpisce molti calciatori. E poi su Simone Farina, il biondo terzino del Gubbio che ha denunciato chi aveva cercato di corromperlooffrendogli 200mila euro a fine settembre per corrompere portiere e difensori e combinare il risultato della partita Cesena-Gubbio di Tim Cup del 30 novembre. La denuncia ha dato il via alla seconda fase dell’inchiesta sul calcio scommesse.

Come prologo della manifestazione ufficiale del “Giorno della memoria”, domenica 22 gennaio, alle ore 17 nella sala Filanda di Palazzo Bertazzoli (ingresso libero), l’associazione culturale “Cara…Mella”, nell’ambito di Tuttuateatro 2011, propone l’incontro con Nedo Fiano, scrittore italiano sopravvissuto alla deportazione nel campo di concentramento di Auschwitz, uno dei più attivi testimoni contemporanei dell’esperienza dell’Olocausto

nazista. Nato a Firenze nel 1925, dopo la promulgazione delle leggi razziali fasciste nel 1938, dovette abbandonare la scuola a 13 anni perché di religione ebraica. Proseguirà gli studi presso una piccola scuola organizzata autonomamente all’interno della comunità ebraica fiorentina. Il 6 febbraio 1944 viene arrestato dalla polizia fascista e rinchiuso nel carcere di Firenze e, più tardi, nel lager polacco dove perderà l’intera famiglia.

sei un esempio per il futuro. Se ci sono dei giocatori come te che combattono contro questa mafia possiamo guardare con fiducia al futuro”. Il paradosso, o la sfida, è rappresentato dal fatto che la storia di Blatter è tutt’altro che limpida, più volte messo sotto accusa ma sempre rimasto in sella e quindi non è tutta Farina quella del suo sacco.Comunque Simone sarà premiato anche dall’allenatore della Nazionale Cesare Prandelli: lo convocherà per il

test match contro gli Stati Uniti in programma il prossimo 27 febbraio. È sempre importante che venga premiata l’onestà, ma è altrettanto necessario riflettere sulla portata dell’episodio. Soprattutto per interrogarsi sulla fragilità della morale comune. Se chi si comporta onestamente diventa un eroe significa che la disonestà è diffusa. Le cronache quotidiane sono un documento inoppugnabile a questo proposito. Lo stesso scandalo

A volere quest’ultimo a Zurigo è stato il presidente della Fifa Joseph Blatter, che lo ha nominato nuovo ambasciatore Fifa del Fair Play. “Non è facile, ma bisogna trovare la forza di andare avanti nella vita – ha detto Farina sul palco –. Vorrei ringraziare il presidente della Fifa, è un grande onore per me”. Lo stesso Blatter ha ringraziato così Farina: “Ci tengo a farti i complimenti per il tuo coraggio e la tua correttezza: hai rifiutato la proposta che ti hanno fatto,

del calcio scommesse, che deve essere ancora pienamente svelato, testimonia l’esistenza di una ragnatela non trascurabile di corrotti e corruttori. Per tacere della mafia, della camorra, della ‘ndrangheta e delle cosche di vario genere. Tuttavia non si può dire che “il piacere dell’onestà” (magistralmente rappresentato dall’omonima commedia di Pirandello) sia stato cancellato nella vita quotidiana. Non c’è solo Farina a praticare la virtù. Ci sono tutti quelli che, come lui, coltivano i doveri insieme ai diritti. Ci sono le tante vittime delle cosche mafiose. Ci sono i tanti cittadini che non hanno perso il senso del bene comune.L’unica sensazione fastidiosa deriva dal fatto che corrotti e corruttori cercano molto spesso di mettere una patina di normalità alle loro anomalie. Le chiamano regole del mercato oppure “gentleman’s agreement” (letteralmente significa “accordo fra gentiluomini”, in pratica sta per “guerra dei furbastri”). L’onestà incomincia dalla voglia di chiamare le cose con il loro nome, senza ipocrisie.

Prendono il via il 19 alle 20.45 i “Giovedì della formazione” promossi dagli Uffici diocesani per le comunicazioni sociali e oratori e pastorale giovanile e dal Centro oratori bresciani. L’incontro di apertura prevede l’intervento di Stefano Pinna sul tema “Una pastorale giovanile per la vita e la speranza”. Venerdì 3 febbraio interverrà Francesco Gesualdi su “Prima che sia troppo tardi! Quale stile di vita oggi testimonia il Vangelo nei nostri

oratori?”. L’incontro è organizzato in collaborazione con Centro missionario diocesano. Giovedì 16 febbraio sarà presente Luca Moscatelli che terrà un intervento sul tema “Mai come oggi è urgente la missione di ogni... oratorio! Ok, ma quale missione?”. Il 12 aprile chiuderà Nando Pagnoncelli, presidente dell’Ipsos, con una ralazione su “I dati sui giovani oggi”. Gli incontri si tengono alla casa di formazione “Bruno Foresti” in via Asti a Brescia.

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l 2011 per l’Amministrazione comunale di Borno può consi-derarsi un anno particolarmen-te produttivo sul piano delle re-alizzazioni dei progetti in can-

tiere. Tra le tante iniziative, si regi-stra la nuova isola ecologica, di cui il paese e tutto l’Altopiano del sole avevano estremo bisogno; il restauro profondo della storica Villa Guidet-ti, vero gioiello del liberty elegante della montagna di fine Ottocento; la vendita della concessione dello sfruttamento del torrente Trobiolo ai fini idroelettrici. Operazione, questa, che ha consentito di azionare un vo-lano finanziario importante per tan-te realizzazioni di opere pubbliche; il salvataggio pressoché definitivo dell’attività degli impianti di risalita del Monte Altissimo. Ma soprattut-to e questa volta davvero sopra ogni altra impresa, l’ampliamento e la messa a norma della Rsa Cav. Paolo Rivadossi che, senza questo fonda-mentale passo, avrebbe perso l’ac-creditamento regionale. Si tratta di un’opera realizzata in tempi record, poiché la ditta appaltatrice dei lavori a dicembre 2010 era stata dichiarata fallita. Ma il general contractor in po-co meno di due mesi era riuscito a far ripartire i lavori rispettando i tempi di consegna dell’opera che doveva essere autorizzata dalla Regione en-tro il 31 dicembre 2011. L’inaugura-zione solenne, con ben due giorni di

spalle. Con la Rsa nuova, i 75 posti letto di cui 70 accreditati e cinque di sollievo, i circa 50 posti di lavoro, i tempi rispettati nella consegna del-la casa, i disagi per gli anziani ospiti ridotti al minimo, abbiamo davve-ro centrato l’obiettivo”. Ma l’azione della giunta guidata da una donna dall’aspetto tranquillo e dalla deter-minazione di un manager convinto, continuerà anche nel 2012. “Abbia-mo ancora due opere importanti da realizzare i cui benefici ricadranno su tutta la comunità – afferma Anto-nella Rivadossi – la prima la realiz-zazione della centralina idroelettrica

festa, ha concluso un percorso nel quale soprattutto il sindaco, Antonel-la Rivadossi, con i suoi stretti colla-boratori, aveva creduto fermamente. “È stato un anno difficile – ci dice il Sindaco – ma ora ce lo lasciamo alle

Si è svolto il 15 gennaio a Botticino Sera l’appuntamento per i giovani che seguono in diocesi i cammini di discernimento vocazionale e gli iti-nerari offerti dall’Ufficio missionario. La scelta della sede, dove si trova an-che la Casa Madre delle suore Ope-raie della Santa Casa di Nazareth, ha voluto ricordare il centenario della morte di Sant’Arcangelo Tadini, uno dei tre testimoni di santità bresciana che hanno accompagnato il percor-

so pomeridiano per gli oltre 120 pre-senti. Le altre due figure presentate sono state il Beato Giovanni Batti-sta Piamarta, che verrà canonizzato quest’anno, e il santo fondatore dei Saveriani, padre Guido Maria Confor-ti. La giornata, dal tema “Il più picco-lo è il più grande” (Mt 11, 2-11), si è aperta con il Vescovo che ha offerto la meditazione a partire dal brano bi-blico di riferimento e ha presieduto la celebrazione eucaristica. Per guidare i

giovani, il Vescovo si è soffermato sul-le domande che contraddistinguono l’incontro tra Gesù e i discepoli (Sei tu? Che cosa siete andati a vedere? Che cosa cercate? Dove dimori?). Gli interrogativi caratterizzano non solo chi è in ricerca, ma anche il Maestro, perché il discernimento è legato alla capacità di lasciarsi interrogare, pro-vocare. Quando una domanda lascia il segno, la risposta diventa rivelazio-ne di un mistero più grande.

sull’acquedotto Lovareno, da cui si ricaveranno circa 250mila all’anno per molti anni a venire. Questi de-nari – dice il Sindaco – serviranno per tante opere pubbliche e per le attività di cassa urgenti”. La secon-da opera pubblica “sarà il rifacimen-to totale del piazzale in zona Dassa dove si svolgeranno molte iniziative della comunità”. Ma il vero impegno di sindaco e amministrazione borne-se è l’attuale emergenza sociale. “la-voreremo per dare un aiuto concre-to nei casi di emergenza sociale per dare quante più risposte possibili e concrete alla nostra gente”.

Il Centro faunistico del Parco dell’Adamello, gestito da Legambiente Lombardia, in collaborazione con il Parco dell’Adamello e Comune di Paspardo, organizza domenica 22 gennaio una ciaspolata non competitiva adatta alle famiglie. Il programma prevede alle 9 il ritrovo presso il parcheggio all’ingresso del paese (via Bertolotti), partenza della passeggiata verso località Zumella e Volano dove è previsto il pranzo (primo, secondo, contorno e caffè)

presso il rifugio De Marie al Volano. Dopo pranzo chi vuole potrà fare una passeggiata nei pressi del Rifugio nella splendida cornice delle conche gemelle di Volano e Zumella, per tornare poi verso il fondovalle. Il ritorno alle auto è previsto per le ore 16.30-17. Se sprovvisti di racchette da neve è necessario prenotare anche l’affitto delle medesime nel momento dell’iscrizione, se si richiede il noleggio anche in mancanza di neve poi è necessario pagarne il costo. Info e prenotazioni

al numero 392.92.76.538 oppure info@centrofaunisticoadamello. L’iscrizione, obbligatoria, va fatta entro le ore 18 di venerdì 20 gennaio. L’abbigliamento richiesto è il seguente: scarponi o scarpe con suola antiscivolo, indumenti appropriati. La quota di partecipazione è di 20 euro (pranzo senza il noleggio delle racchette da neve), 25 euro (pranzo con noleggio racchette); 10 euro (passeggiata e noleggio racchette) e 5 euro (solo passeggiata).

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hi lo conosce sa che è uno di quei sacerdoti che si distingue per la capacità di creare rapporti umani e intessere relazioni. Don

Claudio Vezzoli, attuale parroco di Vighizzolo, è stato nominato come successore di don Gualtiero Pasi-ni nella parrocchia cittadina di San Benedetto (quartiere Primo mag-gio). Dopo 11 anni, a marzo quindi, don Claudio saluterà la comunità delle frazione monteclarense per dedicarsi a una nuova esperienza. Classe 1958 e originario di Palazzo-lo, in precedenza era stato curato a Borgosatollo (1982-1991) e parroco a Grignaghe e Pontasio (1991-2001) dove ha insegnato anche al liceo ar-tistico di Lovere; continuerà a fare e il consulente ecclesiastico provin-ciale e regionale della Coldiretti. La sua capacità relazionale è nota an-che alla Coldiretti, associazione nella quale ha saputo coltivare del-le amicizie e rinnovare l’attenzione alla spiritualità. Con entusiasmo si appresta a conoscere da vicino la re-altà di San Benedetto con l’obiettivo di rispettare e valorizzare ciò che già c’è. Don Vezzoli ha ben chiara la sua

missione, puntando sulla specificità del suo ministero: “Essere prete per la gente e fra la gente con un’atten-zione alla confessione e alla direzio-ne spirituale”. Troppo spesso la di-mensione essenziale dell’essere pre-te resta un po’ offuscata dalle troppe cose da fare, ecco allora che “serve un laicato pronto e corresponsabi-le”. Nel periodo di Vighizzolo il suo apporto è stato decisivo per la rina-scita della società sportiva in orato-rio, per aver fatto ripartire il grest e per l’inserimento del Cag con anche la possibilità della mensa. Ha segui-to direttamente una catechesi men-sile, un punto di formazione unitario per tutti, catechisti ed educatori. In oratorio ha facilitato anche l’aggre-gazione domenicale con una dome-nica dedicata ai ragazzi, mentre la stanza del focolare ha rappresenta-to un punto di incontro per feste e

compleanni. Nel suo dna sacerdo-tale emerge chiaramente l’aspetto oratoriano: a San Benedetto come a Vighizzolo dovrà occuparsi diret-tamente anche dei giovani. Ha alle spalle ben sei Giornate mondiali del-la gioventù. Fra le sue passioni, c’è sicuramente l’arte del presepio: ne possiede molti, anche in miniatura. Grazie a questa passione è riuscito a creare un’associazione degli ami-ci del presepio. Solo per fare alcuni numeri, quest’anno ha visitato nelle famiglie a Vighizzolo (una realtà di poco più di 2000 abitanti) ben 190 presepi, occasione propizia anche per benedire le case e incontrare le persone. Anche a San Benedet-to cercherà di studiare un “sistema per conoscere le famiglie”, magari puntando anche sullo strumento già sperimentato a Vighizzolo delle missioni popolari.

Consegna farmaci a domicilio. A Bre-scia è possibile, grazie a un protocol-lo, attivato da Comune, Croce Bianca, Atf-Federfarma e Farcom. Il servizio, gratuito, è rivolto a persone residenti nel Comune, di età superiore a 75 an-ni, oppure riconosciute disabili per-ché impedite a recarsi in farmacia o dal proprio medico curante per il ri-tiro delle medicine e delle prescrizio-ni e in assenza di familiari in grado di provvedere all’esigenza. Per usufruire del servizio, attivo 24 ore su 24 (dalle 19 alle 8 la disponibilità è riservata al-le richieste con carattere di urgenza), tutti i giorni, basta telefonare alla Cro-ce Bianca (tel. 03035118) e accordarsi con l’operatore. La consegna, effet-tuata dai militi del sodalizio riconosci-bili grazie alla divisa e a un cartellino, viene garantita entro tre ore. La “far-macia a casa tua” ha raggiunto 65 cit-tadini bresciani nei primi sei mesi del servizio. “L’obiettivo per il nuovo anno – osserva il vicesindaco Fabio Rolfi – è di incrementarne la fruizione. Il pro-getto, lanciato in via sperimentale per un anno, prosegue per dare risposte a un bisogno”. “L’iniziativa – sottolinea il presidente della Croce Bianca Filip-po Seccamani Mazzoli – è affidata alla disponibilità dei tanti militi che da 121 anni si spendono a sostegno della co-munità bresciana, con servizi di tipo sociale, non cruenti, che può svolge-re anche chi non se la sente di andare in ambulanza, ma ha voglia di donare una parte del proprio tempo a favo-re degli altri”. “L’attività di consegna dei farmaci a domicilio – commenta Francesco Paracini, vice presidente di

Atf-Federfarma – rientra in un ruolo più generale delle farmacie”. “I risul-tati non si raggiungono affidandosi al caso – dichiara Luigi Cavalieri (nella foto), presidente di Farcom, l’asso-ciazione che riunisce le farmacie co-munali – occorre una grande serietà da parte degli attori coinvolti. Le far-macie sono presenti quando vengono chiamate a svolgere un servizio sul territorio”. (v.b.)

I Centri di servizio per il volontariato, il Comitato di gestione del fondo speciale e la Fondazione Cariplo lanciano un bando di due milioni e mezzo di euro a sostegno dei progetti delle organizzazioni di volontariato in Lombardia. In un panorama dove le risorse a disposizione sono sempre più esili, la scelta comune dei partner è stata quella di destinare una quota del fondo speciale per il volontariato, istituito dalla Legge quadro sul volontariato n.266/91, a un bando

che intende rafforzare la capacità delle organizzazioni di rispondere ai bisogni dei territori, lavorando in rete e stimolando la partecipazione delle persone. Il bando si chiude il 30 marzo 2012 e si propone di sostenere i progetti in grado di: avviare o potenziare azioni che rispondendo a bisogni rilevanti per il territorio, promuovano e rafforzino il volontariato, il legame sociale e le relazioni tra gli abitanti e le persone con fragilità, la cittadinanza attiva e intendano

garantire lo sviluppo di metodologie e strumenti di miglioramento delle capacità organizzative delle associazioni proponenti. Il bando è aperto alle organizzazioni di volontariato iscritte al registro regionale della Lombardia del volontariato e alle organizzazioni di volontariato non iscritte che rispettano i requisiti della legge 266/91. I progetti devono essere presentati da un’organizzazione di volontariato in rete con almeno un’altra; la rete potrà prevedere la

partecipazione di soggetti diversi, che potranno avere un ruolo attivo nelle azioni previste, ma non potranno essere destinatari di contributo. Per partecipare occorre seguire la procedura sul sito www.bandovolontariato.it. Il Csv è a disposizione delle associazioni che vogliono avere informazioni o necessitano di un accompagnamento progettuale; organizza un corso di formazione sulla progettazione per i volontari, per info 030/2284900. (a.t.)

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Gennaio è il mese della pace. Giovedì 12 gennaio presso la sede dei Comboniani si è tenuto l’incontro “Per una cultura di pace e non violenta” relatore Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della pace. La “Tavola della pace” è una nuova esperienza di coordinamento e confronto tra chi lavora nel nostro Paese per promuovere la pace, i diritti umani e la solidarietà. Vi aderiscono centinaia di associazioni, organismi laici e religiosi ed enti locali di tutte

le regioni italiane. Nato nel 1996 come strumento per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della non violenza, questo coordinamento ha gestito l’organizzazione annuale delle “marce per la pace”. Nel corso dell’incontro Lotti ha approfondito i diversi aspetti legati al tema della pace partendo dal significato di questo termine e richiamando in particolare alcuni passaggi fondamentali del messaggio di papa Benedetto XVI per la 45ª Giornata della pace, intitolato “Educare i

giovani alla giustizia e alla pace”. Riprendendo il messaggio del Papa si deduce che “la pace non è la semplice assenza di guerra, la pace è frutto della giustizia ed effetto della carità; la pace è anzitutto un dono di Dio. Ma la pace non è soltanto dono da ricevere, bensì anche opera da costruire insieme”. Il Pontefice esorta i giovani a impegnarsi per costruire un futuro migliore. “Costruiamo insieme le città della pace e dei diritti umani – ha rimarcato Lotti –. Per uscire

dalla crisi dobbiamo investire sulle città. È qui che possiamo trovare gli strumenti per affrontare insieme le difficoltà del nostro tempo e coltivare la speranza in una vita migliore per tutti. La pace comincia nelle nostre città. È qui che ci giochiamo il rispetto dei diritti fondamentali di ogni persona. È qui che i grandi ideali della pace e della giustizia si saldano con la nostra vita di tutti i giorni”. Per informazioni, consultareil sito www.perlapace.it. (a.t.)

a sezione di igiene, epi-demiologia e sanità pub-blica dell’Università de-gli studi di Brescia, con il patrocinio del Comune di

Brescia, ha organizzato il progetto “Respira”, Rischio esposizione in-quinamento aria atmosferica, con l’obiettivo di valutare, nei bambini della scuola dell’infanzia, l’eventua-le danno al dna nelle cellule delle vie respiratorie derivato dall’esposizio-ne agli inquinanti atmosferici. “A ta-le scopo e in maniera assolutamen-te indolore e per nulla invasiva – ha spiegato il responsabile del settore promotore Francesco Donato – sa-ranno raccolte cellule della mucosa della bocca dei bambini, con un leg-gero spazzolamento all’interno del-la guancia, affinché siano analizzate per valutare eventuali danni al dna, derivanti sia dalle polveri sottili sia dalle sostanze chimiche attaccate alle stesse. Contemporaneamente verranno raccolti campioni di aria nell’area della scuola – ha continua-to Donato – e verrà chiesto alle fa-miglie di compilare un questionario per raccogliere informazioni relati-ve alle caratteristiche dell’abitazio-ne, all’esposizione a fumo passivo e a inquinanti dell’aria presenti in ca-sa. Saranno quindi messi in relazio-ne gli aspetti biologici e ambientali scuola-casa”. Lo studio coinvolge le scuole dell’infanzia dell’intera città

e verrà condotto nell’arco tempo-rale di due inverni, questo e il pros-simo, quindi dal gennaio 2012 al di-cembre 2013 e coinvolgerà, in forma volontaria, dai 150 ai 200 bambini. “È la prima volta nel mondo – ha aggiunto Francesco Donato – che si valuta il danno precoce alle cel-

lule della bocca rispetto all’inquina-mento atmosferico, danno che può favorire l’insorgenza di malattie cro-niche, come i tumori, poiché molte alterazioni iniziano a quest’età. Al termine della ricerca, che coinvolge anche la Facoltà d’Ingegneria – ha chiosato Donato – i risultati, confi-denziali e sottoposti alla normativa per la tutela della privacy, saranno resi noti unicamente in forma anoni-ma e aggregata, sia in ambito locale sia in convegni nazionali e interna-zionali”. Il progetto è finanziato da fondi del Centro di ricerca Q-Tech research and study center dell’Uni-versità di Brescia e dalla Regione Lombardia che ha messo a disposi-zione un assegno di ricerca per tre anni. “I bambini sono più vulnera-bili degli adulti agli effetti dell’in-quinamento atmosferico – ha detto l’assessore alla Cultura del Comu-ne di Brescia Andrea Arcai, anche a nome dell’intera Amministrazio-ne – e i risultati di questo studio, affiancati ad altre analisi condotte nella scuola dell’infanzia, non po-tranno che portare al miglioramento dell’ambiente scolastico”, principio ripreso sia dal consigliere comunale con delega alla Sanità Achille Fari-na, sia dal responsabile del servizio Scuole dell’infanzia Pietro Gardani, che ha sottolineato come “sia fonda-mentale e ampio il coinvolgimento delle famiglie”.

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e “Case famiglia” fondate dall’“Asilo Notturno San Riccardo Pampuri Fate-benefratelli Onlus” offro-no percorsi riabilitativi

finalizzati al reinserimento sociale attraverso ospitalità, vitto, alloggio, opportunità lavorative e formative, per rispondere ai bisogni delle perso-ne che hanno perso la loro famiglia a causa di problemi di dipendenze e/o di conflitti familiari, senza distinzio-ne di sesso, razza, nazionalità, reli-gione, nel rispetto dei valori del cari-sma dell’Ospitalità di San Giovanni di Dio. Queste “Case famiglia” andran-no a creare il Villaggio della Carità. Per ogni persona accolta è previsto un percorso individuale finalizzato al recupero della propria dignità e al reinserimento sociale. La struttu-ra si sostiene attraverso il lavoro di ciascuna persona accolta, secondo le sue capacità, oltre che con iniziati-ve dedicate. Lavorano in équipe con servizi socio-sanitari, scuola, tribunali

Un gruppo di coscritti del Vescovo appartenenti a diverse parrocchie della diocesi organizza sabato 17 marzo 2012 una giornata speciale per festeggiare “i primi 70 anni”. La proposta prevede la Messa in Duomo alle 10.30 presieduta dal vescovo Monari, che il 28 marzo festeggia il compleanno. All’incontro sono invitati laici e sacerdoti nati nel 1942. La risposta di molte persone all’appuntamento lo renderà memorabile. La giornata prosegue al Centro pastorale Paolo

VI per un pranzo insieme. Per agevolare la raccolta delle adesioni (entro il 28 febbraio), sono stati definiti i referenti: Ferruccio Minelli (335 8172682); Elio Peli (030800559), Adriana Bertelli (3456955797), Vittorio Inverardi (030654069), Carla Baresi (3384485440), Bruno Ruggeri (3355347189), Lidovina Serini (030713287), Pierina Barcella (030713484), Flaviano Codignola (3487836590), Luigi Olini (030933212), Battista Facchinetti (030660650).

L’Unione italiana ciechi e ipovedenti di Brescia con la presidente Sandra Inverardi organizza un concerto per chitarra classica. Quando? Sabato 21 gennaio alle 15.30 presso il “Salone Ponti” della sede associativa di via Divisione Tridentina 54 a Brescia.Alla chitarra si esibisce il maestro Luca Lucini, impegnato concertisticamente sia come solista che in formazioni cameratistiche e vincitore di vari

concorsi. La cittadinanza è invitata a partecipare, l’ingresso è libero.L’Unione italiana ciechi e ipovedenti onlus è un ente morale, cui la legge e lo statuto affidano la rappresentanza e la tutela degli interessi morali e materiali dei non vedenti nei confronti delle pubbliche amministrazioni. L’Unione ha per scopo l’integrazione dei non vedenti nella società, perseguendo l’unità della categoria.Per informazioni: 030 2209416

per minori, percorsi formativi profes-sionali, aziende locali, cooperative, fa-miglie di origine, forze dell’ordine. In città dal 1982 opera l’Asilo notturno di via Corsica 341; è aperto 24 ore su 24 per l’intero anno e richiede alle perso-ne accolte il rispetto di alcuni princi-pi e regole fondamentali. Ospita circa 40 persone di sesso maschile, dai 17 ai 63 anni. Nel novembre 2010 è sor-ta una Casa famiglia donne per dare una risposta concreta alle donne sen-za fissa dimora nei periodi invernali. Apre le porte la sera alle ore 18, offre una pasto caldo, un luogo accogliente dove trascorrere la notte e la mattina fare colazione. La famiglia apre da no-vembre e maggio ed è supportata dal Gruppo Volontari del Sebino e acco-glie 12 donne. Nel luglio 2011 è stata ideata anche una Casa per 10 anziani gestita da un coordinatore e da due badanti. A ottobre è stata aperta una cooperativa lavoro al fine di consenti-re alle persone di riprendere in mano la propria vita, offrendo loro la possi-bilità di un lavoro retribuito. L’ultima nata (a novembre) è una Casa fami-glia per 20 giovani inviati dal Comune.

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Nel giorno della sua festa liturgica, si benedicono le stalle e si portano a benedire gli animali domestici; in alcuni Paesi di origine celtica, s. Antonio assunse le funzioni della divinità della rinascita e della luce, il garante di nuova vita, a cui erano consacrati cinghiali e maiali, così s. Antonio venne rappresentato in varie opere d’arte con ai piedi un cinghiale. Patrono di tutti gli addetti alla lavorazione del maiale, vivo o macellato; è anche il patrono di quanti lavorano con il fuoco,

come i pompieri, perché guariva da quel fuoco metaforico che era l’herpes zoster, ma anche in base alla leggenda popolare che narra che S. Antonio si recò all’inferno, per contendere l’anima di alcuni morti al diavolo e mentre il suo maialino sgaiattolato dentro, creava scompiglio fra i demoni, lui accese col fuoco infernale il suo bastone a “tau” e lo portò fuori insieme al maialino recuperato e lo donò all’umanità, accendendo una catasta di legna. Per millenni e ancora oggi,

si usa nei paesi accendere il giorno 17 gennaio, i cosiddetti “focarazzi” o “ceppi” o “falò di S. Antonio”, che avevano una funzione purificatrice e fecondatrice, come tutti i fuochi che segnavano il passaggio dall’inverno alla imminente primavera. Le ceneri poi raccolte nei bracieri casalinghi di una volta, servivano a riscaldare la casa e con apposita campana fatta con listelli di legni per asciugare i panni umidi. È invocato contro tutte le malattie della pelle e contro gli incendi.

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on c’è pace in quel di Vi-ghizzolo, la frazione mon-teclarense i cui abitan-ti sono da anni in lotta contro nuove e vecchie

discariche, vere e proprie spine nel fianco per tutti i residenti. A tenere desta l’attenzione della popolazione è ora Gedit, l’impianto di smaltimen-to di rifiuti tossico-nocivi di proprietà della famiglia Gabana: il tutto prende spunto da vari malesseri accusati nei giorni scorsi da ragazzi e insegnanti della scuola primaria e dell’infanzia, secondo molti da attribuire proprio ai miasmi e all’attività produttiva del-la Gedit. Il sindaco Elena Zanola ha provveduto a effettuare vari sopral-luoghi con tecnici comunali, della Provincia nonché di Asl e Arpa i qua-li hanno confermato la gravità della situazione: “Per questo ho deciso di sospendere in via cautelare l’attività della discarica – ha riferito il primo cittadino – tramite un’ordinanza co-munale contingibile e urgente. Seguia-mo attentamente la questione da tem-po e per questo invito tutti i cittadini che lamentassero odori cattivi o ma-lesseri a compilare l’apposito modu-lo di molestie olfattive che è presente sul sito internet del Comune, uno stru-mento efficace per tenere monitorata la situazione”. Il provvedimento di so-spensione, emanato lo scorso 12 gen-naio, doveva rimanere in vigore fino

a martedì 17, ma già nella mattina del 13 il Tar di Brescia lo aveva annulla-to, su ricorso dell’azienda stessa che era stata quindi autorizzata a ripren-dere l’attività. “Non abbiamo alcuna responsabilità – affermano decisi da Gedit – per cui non ci sentiamo sotto accusa e, del resto, la stessa motiva-

“Mi sta a cuore educare!” è il tema scelto per la settimana educativa in programma dal 24 gennaio al 3 feb-braio presso l’oratorio G. Gaggia di Verolanuova. Ad aprire gli incontri sarà padre Gianmaria della comuni-tà Servi di Nazareth, che il 24 gennaio alle ore 20.45 presso la sala riunioni del circolo parrocchiale, presenterà la Missione Giovani del prossimo mar-zo. Successivamente i protagonisti

saranno i chierichetti che mercoledì 25 saranno ospiti di un meeting zo-nale presso l’oratorio di Verolanuova alle 17. Venerdì 27 gennaio toccherà agli adolescenti con l’incontro zona-le presso Faverzano alle ore 20.30. La giornata di domenica 29 genna-io è dedicata ai bambini infatti alle 10.30 prenderà vita la “Marcia della pace” che si concluderà con il lancio dei palloncini per la festa della vita in

oratorio. Nel pomeriggio alle 15 la gio-ia del Gruppo Animazione sarà prota-gonista con i giochi di San Giovanni Bosco. Mercoledì 31 gennaio alle 15 in basilica la Preghiera per i bambini e ragazzi delle scuole medie e elemen-tari, mentre venerdì 3 febbraio alle ore 20.45 lo psicologo Osvaldo Poli, collaboratore della rivista “Famiglia Cristiana”, interviene in un incontro per i genitori.

Sabato 28 gennaio l’oratorio San Filippo Neri di Manerbio organizza l’adorazione notturna per invocare da Dio il dono della pace e per prepararci con la preghiera alla prossima 34ª Giornata per la vita. Il programma è il seguente: alle ore 20 la Santa Messa nella cappella dell’oratorio per adolescenti e giovani; alle 21 nell’auditorium dell’oratorio viene proiettato il film “Voglio essere profumo” proposta dal Movimento per la

vita. Il baricentro della storia è il seminarista Francesco, che vive per gli altri: ampio spazio viene lasciato alle vicende dei giovani che in modo più o meno occasionale lo hanno incontrato. Alle ore 22.30 c’è l’esposizione e preghiera comunitaria davanti al Santissimo Sacramento animata da gruppo Diapason. Dalle ore 23 alle 6.30 lo spazio per l’adorazione personale. Alle 6.30 c’è la preghiera delle lodi e la benedizione eucaristica.

ª

Prosegue il calendario di appuntamenti organizzati dal gruppo “Casalinghe di Bagnolo”. Il gruppo, guidato da Francesca Cominetti, ha in cantiere, prima della stagione primaverile che viene dedicata alle visite culturali, cicli di incontri, conferenze organizzate per proporre alle associate e all’intera popolazione bagnolese momenti di approfondimenti culturali su temi di attualità o di interesse generale. Come da

consuetudine il primo gruppo di tre incontri vedrà come relatore il dottor Alessandro Zucchelli, psicopedagogista. Titolo: “Dna (Dai nostri antenati)”. Si comincia lunedì 23 gennaio con la dissertazione su “Dov’è nascosta la saggezza”. Lunedì, 30 gennaio si parlerà del “Viaggio di Ulisse: l’intelligenza non basta”. L’ultimo incontro, lunedì 6 febbraio, si parlerà di “La maturazione e il rientro nella famiglia”.

zione dei giudici amministrativi asse-risce come sia da sottolineare la lea-le collaborazione sempre dimostrata ai controlli da parte nostra”. Da noi interpellato, Gianluigi Rosa, uno dei genitori scesi a protestare nonché presidente del Comitato Montichiari Sos Terra, esprime “grande preoccu-pazione per la situazione ambientale di Montichiari. Speriamo che i due in-contri del 17 e 18 in Provincia e davan-ti al Tar portino a frutti positivi. Resta il nostro stupore – conclude Rosa – per i tempi con cui è stata concessa la riapertura dell’attività della discarica Gedit visto il perdurare di momenti di criticità e di drammaticità che hanno portato al limite dell’esasperazione”.

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Si parla sempre più di emergenza educativa, di disorientamento da parte di genitori ed educatori nell’affrontare un’adolescenza che sembra sfuggire a ogni possibile controllo e lettura. S. Giovanni Bo-sco, ”padre e maestro di gioventù”, è oggi, in questo clima di confusione, una figura di riferimento sorpren-dentemente attuale. Proprio per questo, in vista della ricorrenza del bicentenario della sua nascita, il 16 agosto 2015, fervono le iniziative in preparazione all’evento. Tra queste,

“L’educazione è cosa di cuore”: una mostra allestita e inaugurata il 6 gennaio presso l’istituto salesiano di S. Bernardino di Chiari. Voluta e pensata in occasione della 31ª edizione del Meeting di Rimini del 2010 dal centro di pastorale giova-nile di Milano ed elaborata con il contributo di 40 giovani provenienti da Emilia Romagna e Lombardia. La rassegna è stata riadattata in termini di spazio alle esigenze del centro clarense. L’anno 2012, come proposto dal rettore maggiore don

Pasquale Chevez Villanueva, sarà dedicato alla storia di don Bosco, alla conoscenza del suo metodo e del suo modello educativo. E i 50 pannelli esposti ne illustrano i punti salienti della biografia e pedagogia. Sviluppati in senso verticale, viene presentato il suo criterio, definito “oratoriale”, e sotto, la riflessione. Molte le immagini correlate. È un anno di approfondimento e di cono-scenza della figura del Santo come educatore, pastore, fondatore, guida e legislatore. La mostra si presenta

suddivisa in quattro sezioni: la casa che accoglie, il cortile per incontrar-si da amici, la scuola che avvia alla vita, la parrocchia che evangelizza. Quattro ambiti correlati, ”perché per don Bosco tutto era oratorio e l’esperienza educativa era totalita-ria”. Resta aperta fino al 2 febbraio con il seguente orario: dal lunedì al venerdì dalle 20.30 alle 22.30; sabato dalle 15 alle 18 e domenica 10.30-12, 15-19. Sono possibili, su prenotazio-ne, le visite guidate per le scolare-sche. (Claudia Morandini)

nire le forze per col-laborare alla difficile opera dell’educazione. È partita con queste premesse a Orzivec-

chi, dopo che uno scambio d’auguri sotto Natale era servito a presen-tarne in contenuti agli interessati, un’iniziativa rivolta ai genitori e più in generale a tutte le figure che ope-rano con i giovani nella complessa stagione della loro crescita. Prota-goniste le principali agenzie educa-tive sul territorio con l’obiettivo di coordinare idee ed energie incana-landole in iniziative pensate per il mondo giovanile: è per questo mo-tivo che un gruppo di genitori, in collaborazione con la parrocchia, il Comune e il Consultorio fami-liare, sta promuovendo un ciclo di incontri dedicati alle tematiche educative, distribuiti nei primi due mesi dell’anno. Dopo la prima se-rata di martedì 10 gennaio, i pros-simi appuntamenti sono previsti a cadenza settimanale per il 24 e il 31, mentre la conclusione sarà il 7 feb-braio. Il luogo scelto per ospitare le riunioni è l’oratorio dove, a parti-re dalle 20.30, il dottor Benvegnù, psicologo, guiderà i partecipanti a riflettere e interrogarsi sul proprio ruolo di educatori, aiutandoli ad affrontare le difficoltà connesse al compito e facendo emergere aspet-tative e dubbi. Soprattutto in ogni

serata ci sarà spazio per momenti di confronto che possano far emer-gere, secondo l’intenzione degli or-ganizzatori, proposte e iniziative da mettere in atto in futuro. La spin-ta propulsiva è costituita dall’esi-genza sentita di creare un gruppo di persone che possa lavorare per

entrare in contatto con un mondo complesso come quello giovanile. “La formazione del gruppo di geni-tori – afferma l’assessore ai Servizi sociali di Orzivecchi Fulvio Comi-notti – sta ancora muovendo i pri-mi passi, è ancora in cantiere. C’è molto entusiasmo, sia nella defini-zione del ruolo che del futuro del gruppo. L’idea è quella di muovere piccoli passi, per fondare questo progetto su buone basi. Dobbiamo ancora capire le opportunità, le am-bizioni e le potenzialità sulle quali lavorare, per questo ci si ritroverà anche sabato mattina per un ulte-riore momento di confronto”. Vie-ne inoltre sottolineata dallo stesso Cominotti l’importanza della colla-borazione tra le diverse realtà: “È un bel segno il coinvolgimento sia dell’oratorio, presso il quale il grup-po si riunisce, sia del consultorio della fondazione, che ha nel grup-po una sua rappresentante, peraltro di Orzivecchi. Da parte nostra vor-remmo aiutare il gruppo nella fase iniziale della sua costituzione, per poi mantenere un ruolo di interlo-cutori e lasciare a esso la piena au-tonomia di crescita ed espressione, grazie al contributo delle persone che vi si impegneranno”. Solo l’ini-zio, insomma, di un lungo cammino da percorrere con pazienza, affian-cando i passi dei ragazzi, perché es-si non rimangano soli.

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uando l’informazione am-bientale entra nell’istitu-zione scolastica – scrive in un comunicato stampa il gruppo Valcamonica

Servizi – non può che farlo con un abito: quello didattico-pedagogico”. In questa forma ha preso avvio l’im-pegno per il corrente anno scolastico di Valcamonica Servizi, con l’offerta di interventi in aula sul tema ‘Ciclo integrato dei rifiuti’. Il servizio didat-tico – spiega l’addetta stampa Irene Richini – è rivolto agli istituti scola-stici presenti nel territorio e rispon-de alle esigenze di più interlocutori e fra questi – ci ricorda Alessandro Bonomelli, presidente della holding del gruppo valligiano “…le ammini-strazioni comunali che hanno la ne-cessità di informare al meglio i pro-pri cittadini e di richiedere a questi azioni e comportamenti in linea con modalità e obiettivi di sostenibilità e sviluppo. “La nostra azione nelle scuole seguirà questa logica di sup-porto a servizio dei nostri Comuni soci. In questo caso il tema è la ge-stione da parte dei cittadini dei rifiuti urbani prodotti, ambito nel quale in-formazione e sensibilizzazione sono

fondamentali, sia per aumentare la percentuale di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti prodotti, sia per accrescere il livello qualitativo del materiale differenziato dai cittadini. Come dire: non basta differenziare, serve anche farlo bene. E soprattut-to serve una cultura della responsa-bilità”. “La scuola si rivela un luogo di intervento privilegiato nel creare informazione finalizzata ai bisogni locali e generativa di quei valori di consapevolezza che virtuosamente passano dagli studenti alle relative famiglie, in una sorta di sano conta-gio” spiega Fabio Bianchi, presidente della Valcamonica Servizi a ribadire che consapevolezza del proprio am-biente e cognizione di sé viaggiano come linee parallele il cui approdo congiunto è lo sviluppo umano. Ecco perché oggi si parla tanto di pedago-gia ambientale. Valcamonica Servizi

ha previsto due fasi per gli incontri scolastici. La prima, sino a dicem-bre, ha coinvolto i ragazzi delle classi quarta e quinta delle scuole primarie che avevano già nei mesi scorsi se-gnalato il loro interesse. Una secon-da fase, invece – dal gennaio 2012 – interessa gli insegnanti e le classi prime delle scuole secondarie di pri-mo grado. Si ricorda che sono aperte le adesioni all’incontro formativo ri-volto agli insegnanti, previsto per il mese di marzo 2012. Il tema verterà attorno alla gestione dei rifiuti urba-ni, alla filiera del riciclo e alle fasi dello smaltimento. Verranno toccati anche aspetti di natura didattica e si affronterà la questione dei “luoghi comuni” circa ambiente e rifiuti. Gli interessati possono prendere contat-to col numero diretto 0364/542146, o chiamare il centralino del gruppo 0364/542100.

A tutti i soggetti interessati, l’asses-sore alle Attività produttive della Co-munità montana di Valle Camonica (Francesco Ghiroldi), comunica l’isti-tuzione di uno sportello unico delle attività produttive (Suap). Si tratta della presentazione del progetto co-munitario e dell’illustrazione dell’uso degli strumenti telematici della vallata dell’Oglio e della Camera di commer-cio di Brescia. Nella Gazzetta ufficiale del 30 settembre 2010 era stato pub-blicato il regolamento per la sempli-ficazione e il riordino della disciplina sullo sportello unico. Il decreto ridefi-nisce la disciplina sui Suap, imponen-do ai Comuni di mettere in atto una serie di adeguamenti regolamentari, organizzativi e tecnologici per un’ul-teriore semplificazione in materia di procedure e strumenti per l’avvio, la trasformazione, la gestione e la cessa-zione dell’attività d’impresa, in quanto il Suap diviene l’unico canale esclusi-vo di comunicazione tra imprenditore e pubblica amministrazione. Regione e Camera di commercio, auspicando e incentivando (anche attraverso ap-positi finanziamenti) la gestione asso-ciata di tale servizio, hanno permesso la creazione del Suap della Valle Ca-monica (www.suap.cmvallecamoni-ca.bs.it) a cui hanno aderito tutte le amministrazioni comunali del territo-rio. Al fine di presentare il progetto, nonché di consentire il corretto utiliz-zo degli strumenti telematici dedicati, tutti i soggetti interessati sono invitati a un momento conoscitivo-formativo che si terrà venerdì 20 gennaio 2012 dalle ore 9.30 alle ore 13, presso l’au-

ditorium del “Palazzo della Cultura”, in via Garibaldi a Breno. Interverran-no oltre ai funzionari della Comu-nità, l’azienda Globo (responsabile tecnico del progetto), lo studio An-gelo Straolzini & Partners (consulen-te nell’ambito del commercio), non-ché il Conservatore e un funzionario del registro imprese, tenuto dalla Ca-mera di Commercio di Brescia. Info: 0364/324011. (e.g.)

Il tema dell’amianto fa discutere senza sosta la popolazione di Gianico, ma non solo. Dopo che la Ferriere Scabi Spa aveva avanzato una richiesta al Comune per avviare l’attività di inertizzazione dell’amianto con un procedimento speciale e innovativo, si è avviato un ampio dibattito tra enti e istituzioni, associazioni e cittadini che ha portato a tre momenti fondamentali. Il primo è stato il Consiglio comunale aperto giovedì 12 gennaio nel quale

tutto il Consiglio all’unanimità e senza alcun distinguo ha rigettato in toto il progetto della Scabi. Quindi domenica 15 gennaio con la raccolta in piazza di oltre 5.000 firme di privati cittadini e di amministratori, tra cui molti sindaci dei paesi limitrofi, consiglieri regionali e provinciali appartenenti a schieramenti trasversali. Infine nell’assemblea pubblica di martedì 17, nella quale il sindaco Mario Pendoli (nella foto) ha rigettato ogni proposta, forte anche del

sostegno delle Comunità montane e dei sindaci della zona. Ma nella vicenda si sono introdotto anche i “corvi”. In un volantino diffuso di notte, a sorpresa, maldestramente composto al computer con stemma del Comune di Gianico (falso) e con firma del Sindaco Mario Pendoli (anch’essa falsa), si informava la popolazione che l’amministrazione comunale nella persona del sindaco Mario Pendoli aveva dato parere favorevole all’impianto di trattamento dell’amianto. ll

volantino fasullo è apparso a Gianico nelle ore precedenti l’assemblea pubblica che il sindaco aveva convocato per spiegare le motivazioni che hanno spinto l’amministrazione a sostenere il comitato “No all’amianto” e a chiedere che il forno per rendere inerte l’amianto non venisse costruito a Gianico nello specifico ma nemmeno in Valle. Mario Pendoli ha smentito il volantino e ha poi sporto denuncia contro ignoti ai carabinieri di Artogne. (d.a.)

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La cultura a Rovato aggiunge un nuovo importante tassello: è il circolo culturale “Strada larga”. Il nome del sodalizio si rifà all’antico nome di corso Bonomelli, il principale asse viario della capitale di Franciacorta che ancora oggi taglia in due il cuore del centro storico. Un bell’esempio di tentativo di creare sinergie, rilanciando il dibattito culturale e stimolando la discussione attraverso incontri, eventi e momenti di confronto aperti alla

cittadinanza franciacortina. Il circolo culturale “Strada larga” è nato da pochi mesi: l’apertura, nella sede di via XXV Aprile, 99/101 è avvenuta a cavallo dei mesi di novembre e dicembre dell’anno appena trascorso. A capo del sodalizio c’è il professore rovatese Gian Paolo Grassi. Le altre cariche associative sono ricoperte da Elena Locatelli, che funge da responsabile amministrativo, e dal ragionier Marco Onger, responsabile delle

relazioni pubbliche. “Le tematiche che intendiamo affrontare quest’anno – dice il prof. Grassi – sono diverse: dal territorio all’area artistico-musicale, dalla tematica economico-produttiva al capitolo della famiglia: sport e tempo libero, economia domestica e crescita personale. Infine, l’aspetto della comunicazione con attenzione verso libri, blog, web e pubblicazioni da e per il territorio”. “Strada larga” ha inoltre l’ambizione di far correre

le potenzialità dei giovani, sia per età anagrafica che per esperienza culturale e artistica. In questa direzione andranno le proposte pubbliche che proprio in questi giorni gli esponenti del sodalizio stanno mettendo in cantiere. Per informazioni o per entrare a far parte del circolo culturale “Strada larga” si può contattare il numero 030/7721235, o l’indirizzo e-mail [email protected]. Attivo un profilo su Facebook, “Circolo culturale Strada larga”. (d.p.)

mmaginate che l’enorme quan-tità di derrate alimentari con difetti di confezionamento, ri-maste invendute o prossime al-la scadenza, provenienti dalla

grande distribuzione e aziende pro-duttrici, invece di finire in discarica e tramutarsi in rifiuti, vengano recu-perate. Da una parte si combattono gli sprechi, dall’altra si permette al-le persone disagiate ed economica-mente svantaggiate di poter usufru-ire di generi alimentari. Immaginate che questa teorica idea si concretiz-zi in un protocollo operativo sigla-to da Comune, Caritas parrocchia-le e Gruppo volontari del soccorso, schierando in campo tutte quelle ri-sorse materiali, umane e logistiche fondamentali per l’avvio e il decollo del nobile progetto: dalla disponibi-lità dei generi alimentari, ai mezzi di trasporto, fino al personale addetto a ritiro e distribuzione, passando per la consulenza tecnica, organizzativa, legale e sanitaria. A Coccaglio tutto questo potrà presto diventare reale, in vista dell’attivazione dell’iniziativa “Dispensa sociale”, orientata a con-ciliare appunto finalità sociali (so-stegno di nuclei familiari disagiati, tramite distribuzione mirata di pac-chi alimentari), ecologiche (ridurre sperperi alimentari, diminuendo l’im-patto ambientale degli scarti) ed eco-nomiche (contenimento dei costi di stoccaggio-smaltimento in capo alle

generose aziende donatrici di ecce-denze alimentari). “L’idea è di essere operativi nel più breve tempo possi-bile – hanno affermato gli organizza-tori – appoggiandosi come base alla Casa della solidarietà e avvalendosi della collaborazione di associazioni locali e di tutti i volontari desidero-

si di contribuire, nell’ottica futura d’estendere questa esperienza pilota (nella fase iniziale destinata solo ai residenti coccagliesi) verso i Comuni limitrofi, senza escludere la prospet-tiva di creare attorno a questa attivi-tà anche posti di lavoro”. Il progetto, presentato dal Gruppo volontari del soccorso capitanato da Lino Lovo, ha trovato pieno consenso sia dal Comune rappresentato dal sindaco Franco Claretti, che della parroc-chia guidata da don Giovanni Gritti e già esperta da anni nel campo del-la consegna settimanale di beni di prima necessità mediante la Caritas locale, nonché sostegno economico da parte della Fondazione Cogeme.All’assessorato ai Servizi sociali rappresentato da Agostino Pedrali e all’Area servizi alla persona, co-ordinata dalla responsabile Daniela Antonini, saranno invece affidati la raccolta delle domande, il rilascio della tessera per il ritiro dei pacchi e la pubblicizzazione al fine di “cre-are azioni sussidiarie che stimoli-no la responsabilità verso il prossi-mo, nella logica di aiutare chi aiuta, dando vita a un circolo virtuoso che coinvolga tutti gli stakeholder: dalle aziende donatrici, agli enti riceventi; dai volontari ai bisognosi; dagli am-ministratori ai cittadini”. Per informazioni è possibile rivolger-si all’Ufficio servizi sociali o telefo-nare al 335/5477413.

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Marcheno i rappresen-tanti delle realtà educa-tive (scuole, parrocchie e genitori) hanno sigla-to il “Patto educativo di

comunità”. È il frutto di un progetto avviato a fine 2009 dal Comune con la costituzione del “tavolo” composto da 20 rappresentanti di quelle realtà e significativamente chiamato “Nemo”, nome del leggendario capitano del “Nautilus”: si intendeva esplorare il grande mare dell’“educazione giova-ni”. Obiettivo: valorizzare la comunità educante in tutte le sue componenti, promuovendo un linguaggio condivi-so; riflettere sulla funzione educativa e la gestione delle “regole” con bambi-ni e ragazzi. Alla base la convinzione che i giovani non si educano da soli e la constatazione del disorientamen-to di fronte al “quotidiano” sia dei ra-gazzi che dei genitori: da qui lo slogan adottato “Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”. Ha coordi-nato l’iniziativa l’educatore Stefano Contardi. L’assessore Gabriele Fau-sti ha riassunto le tappe del progetto che si è sviluppato attraverso incontri aperti con invito ai genitori, riunioni del “tavolo”, un’indagine conoscitiva con un questionario sui “comporta-menti disfunzionali da regolare ed educare”. Nell’opera di sensibilizza-zione generale sono state coinvolte una ottantina di persone. Gli incontri coi genitori hanno visto una media di

relazionavano il tavolo sulle temati-che emerse negli incontri e nell’inda-gine sociale. Questa ha intercettato 940 persone. Le risposte sono state 340 con la punta di 126 (84%) su 150 per la terza fascia (11/14) e solo 28 su 240 per quella oltre 14 anni. Spulcian-do i dati c’è da riflettere. Tra gli 11 e 14 anni il 39% segnala “usare sostan-ze legali e illegali”; il 33% “aggressività fisica e verbale”; il 25% “danneggiare ambienti e spazi”. Oltre i 14 anni la prima segnalazione (sostanze) arriva al 64%; segue “linguaggio scurrile” al 61%; al 29% la violenza fisica e verba-le. Problema, l’ultimo, che si presen-ta per il 33%, col vandalismo al 25%, già tra sei e 11 anni. Il patto educativo elenca cosa si impegnano a promuo-vere e cosa a scoraggiare sia le figu-re adulte che i bambini. Per esempio vediamo cosa si impegnano per la fa-scia dai sei agli 11 anni: promuovere valori di riferimento per comporta-menti coerenti, rispetto delle regole di convivenza, ascolto, apertura alla conoscenza dell’altro (adulti); fiducia in se stessi, autonomia nella pratica quotidiana e pensiero, costanza nella attività (bambini). I prossimi sei mesi saranno dedicati alla divulgazione del patto e realizzazione. “Alla base – ha sollecitato il parroco don Maurizio Rinaldi – ci devono essere incontro, credibilità, passione, responsabilità e anche fede perché tutto non rimanga solo un grande progetto”.

La sede del circolo Acli di Nave, collocata davanti alla chiesa parrocchiale, si è da poco evoluta. Da un punto di vista amministrativo, oltre a svolgere il ruolo di ufficio preposto alle pratiche inerenti le pensioni, è ora impegnata anche nell’accoglienza e regolamentazione degli immigrati, con un ufficio che si occupa degli indispensabili permessi di soggiorno. Da un punto di vista logistico, gli spazi non esageratamente ampi, sono stati

sfruttati al meglio permettendo di ricavarne anche una sala riunioni all’interno della quale, venerdì 20 gennaio alle 20.30, si terrà un importante incontro intitolato: “Educare alla giustizia e alla pace”. Presenzieranno tra gli altri il sindaco Tiziano Bertoli e i parroci di Muratello, Nave e Cortine. Protagonista del dibattito sarà don Giacomo Panizza (nella foto), figura emblematica, originaria del Bresciano, che dal 1976 opera a sostegno di persone

tossicodipendenti e disabili presso Lamezia Terme. Avendo coraggiosamente fondato il centro “Luna Rossa”, della comunità “Progetto sud”, in uno stabile confiscato alla mafia, il sacerdote è stato oggetto di un tentativo di attentato poco prima di Natale. Il 20 gennaio, alle 17.30, si terrà anche l’inaugurazione del negozio equo e solidale, importante novità della riorganizzazione nell’ambito della sede del patronato. Sarà possibile degustare prodotti

provenienti dal terzo mondo, dalle terre confiscate alle mafie e dalle cooperative sociali. Lo stesso negozio, nato dalla comunione tra la cooperativa di solidarietà sociale di Cortine, l’associazione di volontariato l’Alba, la cooperativa Futura e il circolo Acli di Nave stesso, ospita anche diversi laboratori per la valorizzazione della manodopera dei disabili, i cui lavori sono acquistabili accanto ai prodotti biologici. (Barbara Fenotti)

45 persone. La realtà è stata studiata dividendo i ragazzi per fasce di età : da zero a sei anni; da sei a 11; da 11 a 14; oltre 14 .Ognuna con responsabili che

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C’è del rock in Valtrompia. Ed è quello del concorso musicale giunto alla terza edizione presso l’oratorio di Bovezzo. Si chiama “Let’s rock” e le selezioni per l’esibizione finale si svolgono durante l’anno: la prossima sarà sabato 21 gennaio (a seguire altri tre appuntamenti: 18 febbraio, 24 marzo, 21 aprile). Il programma di ogni serata vedrà salire sul palcoscenico tre gruppi. Al termine di ogni serata una giuria di esperti dichiarerà il vincitore, al quale verrà data la

possibilità di partecipare alle fasi finali del concorso, che si terranno all’interno della festa dell’oratorio dal 28 maggio al 3 giugno; alle semifinali parteciperanno anche le due migliori seconde classificate, oltre alle sei vincitrici delle serate di selezione. “Valutate da una giuria di esperti – dice Stefano Bonetti, uno degli organizzatori – le due migliori band andranno alla finalissima, dove verrà riproposta la canzone della semifinale. Al primo classificato andrà un

premio di 600 euro, mentre alla seconda band un pranzo completo all’oratorio”. L’età dei partecipanti deve essere inferiore ai 30 anni. Per iscriversi è necessario mandare un’e-mail a [email protected] con il nome del gruppo e una demo (anche se registrata artigianalmente). L’iscrizione sarà completa con il pagamento di 25 euro presso l’oratorio in via Paolo VI 4 dal lunedì al venerdì (ore 15-18). Per i dettagli, contattare Stefano Bonetti (3314469409).

al 17 gennaio anche i nuovi locali del centro “Amici degli anziani” di Lumezzane sono piena-mente funzionanti e lo

saranno ogni martedì e giovedì dal-le ore 14.30 alle 18. Così, dopo il mo-mento dell’inaugurazione ufficiale avvenuta a dicembre, la rinnovata se-de del centro di ritrovo degli “Amici degli anziani” è ora operativa in via U. Gnutti 11. Un progetto a lungo inseguito dall’amministrazione co-munale che, pur dovendo attendere ancora, per mancanza di risorse, la ristrutturazione delle parti esterne, è riuscita a portare a termine tutti i la-vori nei locali interni della struttura. Un gruppo in continua crescita, visto che nel solo 2011 sono 13 i volontari che si sono aggiunti ai vecchi asso-ciati, facendo raggiungere al grup-po l’importante cifra di 63 aderenti. “Siamo contenti che la nostra asso-ciazione sia così viva – sottolinea il presidente Ersilio Zavaglio –, rinno-vata anche dalla presenza di molti più giovani, che possono aiutare nel nostro lavoro di promozione di atti-vità ricreative pomeridiane per gli anziani. Inoltre, possiamo contare anche su due minibus da nove posti ciascuno e una vera e propria flotta di 18 autisti che nel 2011 ci hanno consentito di prestare oltre 1.100 servizi, muovendoci agilmente su tutto il territorio valgobbino. Il cen-

tro – aggiunge il presidente Zavaglio – vuole essere un punto di ritrovo e di aggregazione per tutti coloro che intendono trascorrere un paio d’ore in compagnia e serenità. Vogliamo promuovere pomeriggi all’insegna del divertimento, cercando di far di-menticare la solitudine di cui a volte

soffre l’anziano”. Un gruppo varie-gato quello degli “Amici degli anzia-ni” che può contare anche su alcuni giovani (un dottore in Progettazione pedagogica, un laureato in Scienze della comunicazione, un ingegnere di sistemi d’informatica, un perito in Comunicazione marketing, un geria-tra e un dottore in Economia). Una realtà che è un’eccellenza del Co-mune di Lumezzane, con servizi che vanno dal trasporto della persona alla visita ospedaliera all’accompa-gnamento alla Rsa “le Rondini” per chi usufruisce del servizio diurno, al trasporto degli anziani ogni mercole-dì ai vari centri di ritrovo e la visita ai propri defunti presso i cimiteri ol-tre all’animazione svolta tra le case di riposo triumpline di Villa Carcina, Sarezzo, Concesio, Nave, Pezzaze, Bovegno. Un servizio per il quale si è espresso molto positivamente an-che il primo cittadino lumezzanese, Silverio Vivenzi: “Credo che l’azione del gruppo ‘Amici degli anziani’ sia preziosissima per il nostro territo-rio, riuscendo a svolgere servizi a 360 gradi e sopperendo laddove l’ammi-nistrazione comunale non ha risorse sufficienti da impiegare. Più di tutto sono convinto che l’associazione sia in grado non di aggiungere anni alla vita, ma vita agli anni”. Per maggiori informazioni sulle attività del gruppo è possibile visitare il sito web www.amicideglianziani.it.

Sabato 28 gennaio alle ore 20.30 presso il Teatro di Lodrino va in scena “Gói dè cöntàla”, un concerto in dialetto. La regia è dell’associazione Palcogiovani in collaborazione con la commissione cultura del Comune di Lodrino. Partecipano: I Malghesetti, Selvaggi Band, Francesco Braghini (noto “cantastorie” delle cose bresciane), Sergio Minelli e La cantina di Ermete. L’ingresso alla serata per gli adulti costa 5 euro, il ridotto costa 4 euro.

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n Garda in salute. È quanto emerge dai risul-tati, presentati al Palaz-zo scaligero di Verona, della campagna di mo-

nitoraggio e delle conseguenti ana-lisi effettuate dall’Istituto “Mario Ne-gri” di Milano sulle acque gardesane. Secondo questi studi, coordinati dal prof. Emilio Benfenati, i valori delle sostanze misurate nelle acque del Be-naco e in quelle del Mincio a valle del depuratore di Peschiera rispettano i limiti di legge e gli standard di qualità. La “radiografia” delle acque gardesa-ne è stata commissionata all’istituto di ricerca milanese dall’Azienda gar-desana servizi e sostenuta da Garda Uno, Depurazioni benacensi, Comu-ne di Peschiera, Rotary di Peschie-ra, Desenzano-Salò, Riva del Garda e Mantova e Lions distretto 108 Ib2.“Gli scopi della campagna – ha spiega-to Benfenati – erano di fornire un con-tributo per capire lo stato di salute del lago, evidenziare gli aspetti positivi e

legge o agli standard di qualità, de-finiti dal decreto del 2009. I risultati dell’indagine sono stati accolti con soddisfazione dai rappresentanti delle istituzioni, l’assessore al Turismo del-la Provincia di Brescia, Silvia Razzi, il presidente della Provincia di Verona, Giovanni Miozzi, il vice presidente e assessore all’ambiente Fabio Ventu-ri, il presidente Ags Alberto Tomei, il sindaco di Peschiera Umberto Chin-carini, il presidente dell’Associazione giovani albergatori del Garda-Veneto Nicola Thurner e il vice presidente della Comunità del Garda Giorgio Passionelli, uniti dalla convinzione che le politiche di tutela ambientale e di sviluppo turistico del bacino gar-desano, intrinsecamente connesse, debbano necessariamente passare at-traverso una concreta concertazione tra gli enti territoriali. “I dati presenta-ti oggi – ha commentato l’assessore al turismo provinciale, la gardesana Sil-via Razzi – sono decisamente positivi. Un lago sano è molto importante per

negativi del territorio, individuare le priorità di intervento e mantenimento e coinvolgere le realtà locali attorno a un progetto comune”. I prelievi so-no stati effettuati nel 2010 e nel 2011 individuando otto punti di campiona-mento lungo il Garda e due lungo il Mincio, due campioni di acqua sono stati prelevati in entrata e in uscita dal depuratore di Peschiera e due sul tor-rente Toscolano. Sono state eseguite due rilevazioni per ogni anno che poi sono state confrontate tra di loro. Gli inquinanti cercati si presentano, sia in acqua che nei sedimenti, sempre in concentrazioni inferiori ai limiti di

Saluta, con una lettera aperta indirizzata agli “amici e concittadini del Garda”, Aventino Frau fino a lunedì 23 presidente della Comunità del Garda. Era il 1967 quando Frau assunse per la prima volta la guida dell’ente comprensoriale, mantenendola sino al 1975 e riprendendola poi dal 2005 sino a oggi. 14 anni intensi, densi di soddisfazioni, ma anche con qualche nota amara. “È giunto il tempo – scrive Frau – di riconsegnare la Comunità ai

gardesani, perché è fondamentale garantire, ad un territorio così ampio e prezioso come il Garda, il ricambio della dirigenza politica, l’avvento di nuove personalità capaci di pensare al futuro e di costruirlo. Così come facemmo in passato pensando all’ambiente, alla tutela delle acque, all’unità della regione gardesana”. Nel farlo punta il dito sulla drammatica presenza di una dirigenza politica e amministrativa che non sa vedere oltre l’ombra del proprio campanile

e spesso di categorie economiche molto capaci nel chiedere aiuti pubblici ma non altrettanto di contribuire, anche solo con la partecipazione e la proposta. “Sono le assenze che danneggiano il Garda, sono le sterili proteste senza proposta, sono il non sentirsi parte di una Comunità più ampia. Per fortuna ci sono coloro che, per un Garda unito e forte, capace di difendersi, di sostenere, in visione ampia, i propri legittimi interessi, il proprio avvenire, si battono e

superano le difficoltà, lavorando e facendo anche per gli assenti”. Frau rivendica anche la qualità del lavoro svolto. “Riconsegnamo una Comunità, a onta dei tempi duri che viviamo, sempre povera, ma viva e attiva, capace di essere esemplare con solo quattro dipendenti, un direttivo che lavora gratuitamente, un bilancio ordinario di poco oltre i 500mila euro, un livello di presenza internazionale, studi assegnati e pagati dall’Unione europea e dalla Fondazione Cariplo”.

Nel fine settimana a Salò si può respi-rare un intenso “Profumo di tartufi”. Sabato 21 e domenica 22, l’Associa-zione tartufai bresciani e il Comu-ne, per far conoscere e valorizzare il tartufo nero pregiato dell’Alto Gar-da bresciano, organizzano, presso la Sala dei Provveditori e nel loggia-to della Magnifica Patria, la seconda edizione della mostra mercato dedi-cata al ‘Tuber melanosporum’. Il si-pario sulla rassegna si alza sabato al-le 10.30 con l’inaugurazione ufficiale. Nel pomeriggio, alle 16.30 in Sala dei Provveditori, si parlerà di “Tartufi e tartuficoltura: un’importante risorsa per il territorio”. Il convegno vedrà le relazioni di Alberto Lugoboni, di-rigente del settore agricoltura della Regione Lombardia, Paolo Papazzoni, presidente dell’Unione regionale as-

sociazione tartufai, Andrea Bonucci, presidente dell’Associazione tartufai orobici e Virgilio Vezzola, presidente dell’Associazione tartufai bresciani e anima della rassegna. Al termine del convegno, dalle 18.30, saranno messi all’asta i migliori esemplari di tartufo gardesano. Si replica domenica, dalle 10, con la riapertura degli stand, dal-le 10 alle 12 e dalle 14 alle 16 labora-tori del gusto e degustazioni guidate a cura di SlowFood Garda e dell’as-sociazione tartufai (per informazioni 339.4698838). Alle 15, in piazza Vitto-ria, una gara di ricerca con cani ad-destrati. Alle 19 chiusura della mo-stra. Nella due-giorni esperti tartufai saranno a disposizione per illustrare le specie e la biologia di questo fun-go. Sarà possibile acquistare il tartufo nero pregiato presso i banchi vendita.

tutte le attività che si svolgono sulle sue acque e lungo le sue sponde. Tra queste, il settore turistico rappresen-ta un traino per la nostra economia e guarda con particolare attenzione alla sua salute. Un ambiente sano rappre-senta una condizione imprescindibile per la crescita e lo sviluppo di tutto il comparto. Mi auguro che la collabora-zione con la Provincia di Verona e con quella autonoma di Trento, confluita in questa ricerca, continui e si esten-da anche ad altre iniziative”.

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vero che la famiglia pre-cede qualsiasi altra agen-zia educativa, ma è al-trettanto vero che la fa-miglia da sola non riesce

ad avere una forte incidenza sui figli inseriti in altre realtà sociali. Si legge infatti nel documento della Cei, ‘Edu-care alla vita buona del Vangelo’: “Se si vuole che l’azione educativa otten-ga il suo scopo, è necessario che tut-ti i soggetti in essa coinvolti operino armonicamente verso lo stesso fine. Per questo occorre elaborare e con-dividere un progetto educativo che definisca obiettivi, contenuti e me-todi su cui lavorare”. Anche da qui si può comprendere quanto sia neces-sario ottenere un’alleanza educativa con le comunità con cui la famiglia si trova a dover collaborare. Una di queste, forse la più importante, è si-curamente la scuola. Per compiere un percorso che sia il più possibile proficuo al raggiungimento della ma-turità dei ragazzi è necessario che tra queste due agenzie ci sia un orizzonte di valori condivisi, senza fermarsi sol-

tanto sugli insegnamenti disciplinari, ma guardando oltre. L’attenzione alla persona, obiettivo fondamentale per una scuola cattolica, diventa impe-gno a non ridurre il proprio cammi-no educativo solo nel fornire infor-mazioni funzionali, abilità tecniche o competenze professionali, ma anche

certezze che sempre riserva il campo educativo, ci deve essere comunque un minimo di chiarezza sugli obietti-vi che si vogliono raggiungere e sulla strada che va percorsa per arrivare ad essi. La scuola cattolica, in forza della sua missione, persegue, accan-to alle finalità culturali specifiche di qualsiasi tipo di scuola, anche la for-mazione umana degli studenti che la frequentano, cercando di creare al suo interno un ambiente comunitario che sia permeato dallo spirito evange-lico di libertà e di carità, così come sottolinea il documento conciliare Gravissimum educationis. Questa sinergia che vede operare insieme, in un clima di condivisione, scuola e famiglia, in un luogo nel quale il do-cente si è svestito della sua corazza e il genitore è diventato collaboratore, può certamente rendere più effica-ce la trasmissione dei diversi saperi, ma soprattutto saprà costruire con pazienza e tenacia l’offerta di un pro-getto educativo che tocca la persona e l’aiuta con coraggio e rispetto al tem-po stesso nella sua crescita.

nel proporre obiettivi formativi e valo-riali significativi e pregnanti che diano senso e sapore alla vita. Perché questi percorsi raggiungano i risultati spera-ti e gli obiettivi prefissati è necessaria una collaborazione e una condivisio-ne efficace tra scuola e famiglia per-ché, pur con tutte le difficoltà e le in-

Le disabilità più diffuse nelle scuole primarie e secondarie di I grado, statali e non, riguardano il ritardo mentale, a cui seguono i disturbi specifici dell’apprendimento e dell’attenzione. È questo il quadro fornito dall’Istat nella sua nota sull’integrazione scolastica degli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di I grado, statali e non statali, nell’anno scolastico 2010/11. La tipologia di problema più frequente, spiega

l’Istat, è quella legata al ritardo mentale che riguarda in media, per entrambi gli ordini scolastici, più del 40% della popolazione con disabilità. Nella scuola primaria tale problema è seguito dai disturbi per l’attenzione, da quelli del linguaggio e dai disturbi dell’apprendimento, che riguardano rispettivamente il 26,5%, 24,6% e il 22,6% degli alunni con disabilità. Nella scuola secondaria di primo grado, dopo i disturbi mentali, i problemi più frequenti sono legati

ai disturbi dell’apprendimento, a quelli dell’attenzione e ai disturbi affettivi relazionali che colpiscono, rispettivamente, il 26,9%, 22,1% e 18,6% degli alunni con disabilità. Le disabilità motorie riguardano invece il 13,9% per la scuola primaria e il 10,4% per la scuola secondaria di primo grado. La cecità lo 0,9% in entrambi gli ordini scolastici, così come l’ipovisione che è circa il 3,6% in entrambe, e sordità e ipoacusia (1,1% e 1,4% la prima, e 3,4% e 3,5% la seconda).

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La parrocchiale dedicata ai Santi Gervasio e Protasio di Cologne (nella foto) è stata recentemente oggetto di un profondo intervento conservativo che ha interessato tanto la parte strutturale, come riportato anche da “Voce”, quanto quella degli arredi. Particolare attenzione ha richiesto il restauro del coro, situato dietro l’altare centrale dell’abside della parrocchiale. L’opera è stata costruita tra la fine del XVI secolo e l’inizio del

XVII secolo in legno di noce. È composta da 22 stalli, due grandi inginocchiatoi laterali e uno piccolo centrale. Gli stalli sono divisi tra loro da dei braccioli intagliati a volute e foglie d’acanto. Le lesene soprastanti i braccioli sono state eseguite in forme geometriche che riprendono l’architettura delle costruzioni rinascimentali molto visibili nelle cornici superiori che riprendono gli architravi dell’epoca classica.

In concordanza con il parroco don Gaetano Fontana, poi passato alla guida della comunità di Montichiari e il consenso degli enti preposti per la tutela per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico di Brescia, Mantova e Cremona e della curia di Brescia il coro è stato rimosso per essere trasportato presso il laboratorio di restauro”Marini Vincenzo restauro mobili antichi” dove sono iniziati i lavori di restauro.

d e l l a b o r a t o r i o d i restauro”Marini Vin-cenzo restauro mobili antichi” l’intervento sul coro ligneo della par-

rocchiale di Cologne. La delicata opera di recupero del manufatto risalente al XVI secolo ha richie-sto il trasporto dello stesso nel laboratorio del restauratore. Qui, dopo una accurata asportazione a secco dei depositi organici e non con pennello e aspirapolvere (il coro si presentava con vari stra-ti di vernice sintetica accumulati negli anni), si è proceduto a una approfondita pulitura facendo dei piccoli tasselli d’assaggio per sal-vaguardare la patina che general-mente si forma negli anni.La pulitura ha evidenziato lacune molto ingenti in tutti i supporti li-gnei: formelle, comici, fasce oriz-zontali e verticali.Gli innumerevoli attacchi atmo-sferici, biologici, e d’insetti xilo-fagi hanno compromesso tutta la struttura lignea provocando di-sgiunzioni, fessurazioni, sfarina-mento delle parti a contatto con l’umidità. Dopo aver rimosso tutte le parti lignee si è proceduto alla catalogazione e numerazione del-le stesse affinché il trattamento con antitarlo potesse penetrare e di conseguenza agire. Nella fase successiva si è proceduto al fis-saggio delle parti disgiunte men-tre per quanto concerne le lacune

più gravi l’intervento si è effettua-to con filzettatura e tassellatura con legno di noce eseguendo for-me ogivali e trapezoidali. Una vol-ta ristabilito l’assetto degli stalli è iniziata l’operazione di stuccatura per chiudere le ultime lacune rima-ste; le più gravi con araldite men-tre le minori con gesso di Bologna, terre colorate e colla in perle. Si è poi provveduto a una carteggiatu-ra a mano con carta vetro grana

fine per poter togliere lo stucco in eccedenza.La fase di rimontaggio è comincia-ta, dopo un sopralluogo di Renata Casarin, ispettrice della soprinten-denza per beni storici, culturali ed etnoantropologici di Brescia, Man-tova e Cremona, con la sostituzio-ne totale delle travi che sostene-vano il coro gravemente compro-messe. Dopo un nuovo consulto di Renata Casarin è stata decisa la sostituzione del pavimento del co-ro gravemente danneggiato. La lucidatura finale è avvenuta con gomma lacca a scaglie diluita in alcool 99% messa a più riprese; mentre per quanto riguarda il pa-vimento si è scelta una soluzione più pratica per la pulizia e quindi è stato dato dell’impregnante idro-repellente.

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al 4 al 12 febbraio pros-simo si rinnova al Cen-tro fiera di Montichiari l’atteso appuntamento con “Samarcanda”, la

mostra mercato d’antichità, colle-zionismo, modernariato, decora-zione e oggettistica. Nove giorni intensi, con opportu-nità, occasioni e pezzi unici che fa-ranno la gioia di collezionisti e ap-passionati. “Samarcanda ripropone la formu-la vincente che, da 25 edizioni, è il principale biglietto da visita dell’evento” spiega Ezio Zorzi, di-rettore del Centro fiera. “La mo-stra proporrà anche quest’anno un’offerta di antiquariato artico-lata e in grado di accontentare i gusti del pubblico. Il Centro fiera di Montichiari pro-pone da anni eventi di successo legati all’arte e all’antiquariato, a conferma di un territorio partico-larmente recettivo”. Tra gli stand di “Samarcanda”, i vi-sitatori potranno trovare un’offer-ta che abbraccia una molteplicità di stili e tendenze, in una combina-zione in grado di soddisfare appie-no le aspettative tanto del collezio-nista quanto del semplice curioso. La mostra mercato prossima all’apertura, infatti, è una fiera fruibile per la più ampia gamma di pubblico, pur mantenendo uno stile e un’eleganza che sono l’ele-mento ormai distintivo in oltre 20

anni di storia. “Samarcanda è una fiera sempre in equilibrio fra tra-dizione e novità” spiega Silvia Dal-cò, curatrice della mostra. “I visi-tatori potranno trovare proposte che rientrano appieno nell’alveo della tradizione; al tempo stesso, abbiamo voluto dar voce a quegli stili che cercano nuove contami-nazioni e nuovi linguaggi. Come ogni anno, inoltre, “Samar-canda” proporrà inserti a tema che

guardano al vintage, al moderna-riato e, ad esempio, alla bigiotteria americana di valore”. L’edizione 2012, dunque, si pre-senta con un percorso classico nell’antiquariato, dando spazio a contenuti innovativi che sapran-no incuriosire un pubblico più eterogeneo. “Samarcanda è una mostra che ha tutte le caratteristiche per coinvol-gere anche il pubblico più giovane – conclude Silvia Dalcò –. Il nostro invito è rivolto anche a coloro che muovono i primi passi nell’arte e stanno imparando a conoscere ed amare un mondo intrigante come quello dell’antiquariato”. La mo-stra avrà i seguenti orari di aper-tura: sabato e domenica dalle 10 alle 20; dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 20.

L’Accademia di belle arti SantaGiulia apre i propri spazi a tutti gli studenti, i genitori e i docenti che siano interessati a esplorarne l’articolata offerta didattica e conoscerne le innumerevoli attività. Il 23 e 24 gennaio, il 26 e 27 marzo, il 16 e 17 aprile e il 21 e 2 maggio si terrranno infatti le giornate dell’open day.Dalle ore 9.30 alle ore 17 gli studenti interessati potranno visitare i laboratori, osservare il lavoro degli studenti, essere guidati

tra le opere più meritevoli dei ragazzi che hanno concluso il loro percorso e che restano ora allestite negli ambienti dell’Istituto.Tra i corridoi e le aule dell’Accademia si potranno toccare con mano le creazioni delle nove scuole di grafica, scenografia, decorazione, pittura, scultura, restauro, didattica dell’arte, progettazione artistica per l’impresa e nuove tecnologie dell’arte. Il servizio di orientamento rientra in quello che è stato definito dall’Accademia SantaGiulia

“Progetto Ponte Scuola”, ideato con l’obiettivo di promuovere una serie di attività formative propedeutiche e un incontro di tipo istituzionale tra gli studenti delle scuole superiori e il contesto accademico. Tale progetto intende offrire un’ancor più concreta opportunità di orientamento e di informazione, in modo da assolvere a una funzione formativa quanto adeguata alle necessità delle singole scuole. Per partecipare è necessaria l’iscrizione wwwaccademiasantagiulia.it.

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Parrocchie di Botticino

CHIESE PARROCCHIALIDI BOTTICINO

Anno 2010

Parrocchia di San Lorenzo martire - Verolanuova (BS)

LA BASILICA DI SAN LORENZO

A VEROLANUOVA

Anno 2010

Parrocchia di S. Stefano protomartire - Bedizzole (BS)

SANTO STEFANO MARTIRE

DI BEDIZZOLE

Anno 2011

Parrocchia di Santa Maria Assunata in Montichiari

IL DUOMO DI MONTICHIARI

Anno 2009

Parrocchia di S. Maria Assunta in Ghedi (Bs)

LA CHIESA PARROCCHIALE

DI GHEDI

Anno 2011

Parrocchia di San Marco - Gardone Valtrompia (BS)

CHIESA PARROCCHIALEDI SAN MARCOGARDONE VALTROMPIA

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Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”.Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: “Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini”. E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

Ho sognato quattro volte mia madre dopo la sua morte. La prima era in una casa piccola al piano terra (lei abitava in un appartamento molto grande al quarto piano). Io ero in ritardo ed en-trando la vidi arrabbiata. C’era accan-to a lei la cassa da morto vuota, lei era seduta di fianco con la tuta rosa che di solito portava in casa. Mi avvicinai timoroso aspettandomi una sfuriata che puntale arrivò ma con parole di-verse da quelle attese: “Basta andare in giro a dire che sono morta! Basta. Dillo anche a tua sorella. Non sono morta!”. Mi svegliai. Passarono alcu-ni mesi e la sognai di nuovo: ancora con la solita tuta rosa. Mi guardò e mi disse in dialetto: “Ma non mi rac-conti più niente? Perché devo saperlo dagli altri quello che fai? Guarda che

sù è difficile; le parole non bastano, ma dietro le parole di sente perfino il profumo del lago e la temperatura di quel giorno. Perché quel momento, quel “subito” è stato trascritto non solo in parole, ma nella vita di tanti ai quali è capitato allo stesso modo di trovarsi a rispondere con un “subi-to” a una richiesta troppo grande per essere tradotta in parole. I discepoli non rispondono nulla, non dicono di sì. Nessuno di loro ha tempo per dire qualcosa. La trascrizione nel tempo di quel “subito” non può passare at-traverso le parole. Passa attraverso un’azione assoluta come la chiama-ta: lasciare. Tutti lasciano quello che hanno, quello che stanno facendo. E non perché poi non tornino a fare quello che stavano facendo, ma per-ché tornare alle loro cose non sareb-be più stato la stessa cosa. È questo il senso del lasciare: accorgersi che quella parte del loro mondo, l’unica che conoscevano, l’unica per la qua-le si alzavano la mattina e faticavano durante la giornata, non è più la parte fondamentale. Non è importante non

fare più quello che si faceva: non è ancora lasciare il fatto di non avere più. Quello che lasciano per andare dietro a Gesù quei quattro discepoli è la vita come l’avevano pensata lo-ro, anche se resteranno pescatori fi-no alla fine della vita forse, anche se nulla cambierà nel modo di fare. Sono cambiati loro e con loro anche i pro-getti che fino a quel momento aveva-no fatto. È questo il senso del lascia-re: non avere altro futuro che quello di Dio. Ed è più forte e profondo del solo lasciare qualcosa, o anche tutto: perché è lasciare a Dio la parte più profonda di se stessi. Saranno uomi-ni senza futuro, per un certo verso. O uomini dell’unico futuro che conta, che è quello di Dio, che è quello di es-sere pescatori di uomini senza le reti che hanno subito lasciate, insieme al padre e ai garzoni e insieme alla vita che si erano pensati. Non saranno più quelli di prima. Ma saranno uomini di un futuro diverso, assoluto e contrad-dittorio come la storia di quattro pe-scatori chiamati a un destino che si condensa in un istante. Subito.

asciare. In tutti e quattro i Vangeli il momento della chiamata dei primi disce-poli è avvolto da un’atmo-sfera incantata: sembra

che in quel momento il tempo si fer-mi, che la vita di tutti i giorni diventi improvvisamente lontana, insieme a tutte le preoccupazioni, ai bisogni, al-le certezze. Rimane solo la parola as-soluta di Gesù. Quello che segue sem-bra impossibile da immaginare tanto è veloce e incredibile: subito lasciano quello che hanno e quello che stanno facendo. Domina l’avverbio di tempo che non lascia scampo, che dice una velocità nel chiedere e nel rispondere che non sapremmo immaginarci. Ha la velocità del rapimento e le conse-guenze del cambiamento totale. Non potremo mai immaginarci questo mo-mento pensandolo come uno dei tanti che possono accadere in una vita. È un momento assoluto, unico e irrime-diabile. E non capita a tutti. Capita a loro e trascrivere quel momento per tramandarlo, per far sapere che è in quel modo che sono stati presi da Ge-

puoi parlarmi ancora…”. Ho preso l’abitudine nella preghiera della sera, guardando la sua foto, di dirle i fatti della giornata. Dopo qualche tempo, il terzo sogno: era in ospedale e con un’infermiera l’avevo lavata perché si era sporcata. Ora era profumata e ben vestita con una camicia da notte bianca. Mi guardò e mi disse che do-vevo andare a lavarmi… il giorno do-po ascoltai il suo consiglio e andai a confessarmi. L’ultimo sogno risale a settembre: dovevo celebrare al mat-tino alle 5.30 (l’ora in cui lei è morta) una Messa a Roncadelle. Ero in ritar-do e percorrevo le viuzze della cit-tà in bicicletta. Era buio. A un tratto mia madre era bellissima, sulla canna della bicicletta, seduta con la camicia da notte bianca. Sentivo il calore del

suo corpo contro il petto. La gente mi chiedeva chi era quella bella signora e io rispondevo che era la mia mamma. Era venuta per ripararmi dal freddo. Ho sognato anche mio padre, tanti anni fa: una volta eravamo al mare in inverno e parlavamo a lungo, volevo fermarmi con lui perché si stava be-ne, ma lui mi chiese di non far preoc-cupare la mamma. Un’altra volta lo sognai che mi tranquillizzava: “Vedrai che tutto andrà bene! Stai tranquillo!”. Ripeteva queste parole con insistenza e apparentemente non c’era nessun motivo. Poi il giorno dopo, mentre guidavo, l’auto si incendiò, mi fermai, andava a Gpl! Ma passarono i pompie-ri e tutto finì per il meglio. Solo l’auto era da buttare via. La morte non se-para, rende più vicini.

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Èl’incanto che fa la diffe-renza”. Ne è convinto Pie-rangelo Sequeri, docente di teologia fondamenta-le alla Pontificia facoltà

dell’Italia settentrionale e di estetica teologica all’Accademia delle belle arti di Brera, tra i relatori dell’evento internazionale “Gesù nostro contem-poraneo”, in programma a Roma dal 9 all’11 febbraio. “Tutti noi – spiega il teologo – abbiamo bisogno di sape-re se le nostre affezioni, le cose a cui teniamo di più – persone, idee o con-vinzioni – hanno un lògos, un desti-no. La consapevolezza della fede cri-stiana viene sempre dopo che abbia-mo trovato abbastanza lògos, parola, sguardo, espressione da poter dire a noi stessi: ‘Sento che questa persona tiene a me, che quest’idea vale anche il prezzo di molti sacrifici’”. Sta qui l’“incanto”, di cui l’espressione mas-sima è la figura di Gesù. Possiamo davvero affermare, og-gi, che Gesù è “nostro contempo-raneo”?Gesù è nostro contemporaneo, an-che da un punto di vista oggettivo, storico-culturale. Nel mondo, infatti, non c’è nessun dibattito su questioni religiose significative, importanti, che non coinvolga Gesù o non approdi al-la questione di Gesù, perché Gesù è il punto di arrivo della rivelazione di Dio che interessa anche le altre religioni, in quanto impone anche a ognuna di esse di cercare al loro interno il pro-prio significato. In un mondo dove le fedi sono molteplici, anche le altre religioni si sono ormai aperte, in mi-sura più o meno minore, ad una pro-

Il punto della situazione “ecumenica” tra i traguardi raggiunti in questi 50 anni di dialogo (dal Concilio Vaticano II ad oggi) e le sfide nuove da affrontare. Il card. Kurt Koch (nella foto), presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, ha rilasciato un’intervista al Sir in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che si celebra fino al 25 gennaio e alla Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo fra cattolici ed ebrei.

La Settimana di preghiera del 2012 si celebra nell’anno in cui la Chiesa ricorda l’apertura 50 anni fa del Concilio Vaticano II. Ci può stilare un bilancio “ecumenico” dei traguardi più importanti raggiunti e delle sfide nuove emerse?“In questi 50 anni sono stati compiuti molti passi. Abbiamo avviato 16 diversi dialoghi. E se abbiamo potuto fare molti passi nel dialogo con gli ortodossi, nel mondo occidentale i problemi sono divenuti più complessi a

causa di tre nuove sfide: in primo luogo nel mondo delle Chiese della Riforma ci troviamo di fronte a una grande frammentazione e la nascita di nuove Chiese. La seconda sfida è che sono aumentate le diversità a livello etico e questo è un grande cambiamento rispetto per esempio agli anni ‘70 e ‘80 durante i quali si diceva: ‘la fede separa, la pratica unisce’. Ma per dare oggi una testimonianza credibile nella società, dobbiamo trovare un approccio comune sui

temi dell’etica perché in un mondo fortemente secolarizzato c’è bisogno di una comune voce dei cristiani. Il terzo aspetto problematico è l’aver dimenticato l’obiettivo ultimo dell’ecumenismo. Non poche Chiese e comunità ecclesiali che sono nate dalla Riforma non vedono più come meta ultima l’unità visibile nella fede, nei sacramenti, nei ministeri ma intendono l’unità come somma di tutte le Chiese. Una visione ecumenica che come cattolici non possiamo accettare”.

Il tema della vocazione e il ruolo deci-sivo della guida spirituale nel cammi-no di fede sono stati al centro dell’An-gelus di domenica 15 di Benedetto XVI. Nelle Letture bibliche della se-conda domenica del Tempo ordina-rio, ha sottolineato il Papa, “emerge il tema della vocazione: nel Vangelo è la chiamata dei primi discepoli da parte di Gesù; nella prima Lettura è la chia-mata del profeta Samuele”. Il Ponte-fice ha sottolineato “il ruolo decisivo

della guida spirituale nel cammino di fede e, in particolare, nella risposta alla vocazione di speciale consacra-zione per il servizio di Dio e del suo popolo. Già la stessa fede cristiana, di per sé, presuppone l’annuncio e la testimonianza: infatti essa consiste nell’adesione alla buona notizia che Gesù di Nazaret è morto e risorto, che è Dio”. E così “anche la chiamata a se-guire Gesù più da vicino, rinunciando a formare una propria famiglia per

dedicarsi alla grande famiglia della Chiesa, passa normalmente attraver-so la testimonianza e la proposta di un ‘fratello maggiore’, di solito un sa-cerdote”. Questo “senza dimenticare il ruolo fondamentale dei genitori, che con la loro fede genuina e gioiosa e il loro amore coniugale mostrano ai figli che è bello ed è possibile costruire tut-ta la vita sull’amore di Dio”. Perciò il Santo Padre ha esortato a pregare “la Vergine Maria per tutti gli educatori”.

dentro e fuori di noi. Gesù, a questo proposito, ci dice due cose: che Lui è il grembo che filtra da ogni poro nella nostra esistenza e nella nostra storia, ma nello stesso tempo che ‘non va in automatico’, ha bisogno che noi lo re-spiriamo. Non c’è per Gesù maggior dignità dell’essere una parte dell’or-ganismo di Dio: questo è l’uomo, e in questo senso il messaggio di Gesù è qualcosa di strepitoso, che ci invita a recuperare il senso del “fronteggia-mento” di Dio, di cui ci parlano i pri-mi tre capitoli della Genesi, nei quali risiede il segreto del mondo. In che senso l’uomo “fronteg-gia” Dio?Quando pensiamo all’espressione “immagine di Dio” sentiamo Dio che respira dietro le nostre spalle, che sof-fia il suo alito nelle nostre narici. Ma per fare questo, deve prima girarci: il racconto della creazione dell’uomo è un racconto in cui Dio fa un uomo in grado di fronteggiarlo, quindi anche di resistergli, perché secondo Lui non c’è alcuna creatura più bella di così. In altre parole, Dio non vuole essere subìto, non chiede all’uomo un atteg-giamento passivo. Il fatto che l’uomo possa fronteggiare Dio implica per l’uomo la dignità di poter scegliere Dio, e non di subirlo “semplicemen-te” perché è Lui l’origine del mondo. La differenza, per l’accesso al Regno, consiste nel fatto che ogni volta l’uo-mo possa dire “sì”. Ciò significa che c’è un atto d’amore affidabile, nell’es-sere venuto al mondo: anche se io, uo-mo, non capisco fino in fondo, quello che vedo mi basta per dire: ‘Non ho di meglio’”.

blematica interna sulla loro esisten-za, proprio in conseguenza di Gesù. La domanda da porsi, semmai, è se il mondo sia abbastanza “contempora-neo” di Gesù, cioè se la storia è dav-vero all’altezza di questo avvenimen-to. La mia impressione è che, oggi, la storia dell’Occidente è spesso al di sotto, forse le converrebbe essere un po’ più contemporanea di Gesù... “La priorità che sta al di sopra di tutte è di rendere Dio presente in questo mondo e di aprire agli uo-mini l’accesso a Dio”, ha scritto il Papa. Come realizzarlo? La realtà da cui bisogna partire è il Re-gno di Dio: tutti noi siamo avvolti in una specie di grembo, e siamo come il frutto sperato di un concepimen-

to, che attende la sua maturazione, la sua iniziazione, in modo da uscire dal nostro bozzolo, in cui sperimen-tiamo tutte le possibilità dell’umano, per accedere al grande grembo del Regno di Dio, che è allo stesso tempo

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oltanto Luca racconta che Gesù mandò 72 discepo-li ad annunciare il Regno nelle diverse città della Pa-lestina: ricolleghiamo que-

sta prima missione al primo sinodo, presieduto da Maria dopo la resurre-zione; i 12 chiusi nella sala superiore erano turbati. Forse è anche oggi il tempo dei 72 laici, che Gesù manda nelle città dove non è ancora cono-sciuto, ad annunciare la pace, guarire gli infermi, dire che il Regno di Dio è già vicino a loro che ancora non lo conoscono, o lo malconoscono per l’immagine che ne diamo noi, sedi-centi cristiani.Il Sinodo propone il tema del terri-torio: quante e quali città? Brescia si presenta come città di religiosità pluralista: cristiani di varie confes-sioni e varie sette, spesso incomu-nicanti, islamici, induisti, adoratori di un Dio ignoto, o negatori di ogni Dio: già città cattolica al 99%, per la maggioranza dei bresciani Gesù deve ancora venire. Di Brescia città della cultura, mons. Canobbio ricorda vi-talità e contraddizioni; di Brescia cit-tà operosa le statistiche denunciano il pauroso aumentare dei fallimenti, della Cassa integrazione; delle vittime di infortuni sul lavoro e del traffico stradale: indice di fatalità o di mora-le insensibilità alle regole? Possiamo ancora definire Brescia, consacrata alla giustizia, città della buona am-ministrazione? Possiamo dirla città accogliente verso immigrati, disabi-li, diversi? Il Sinodo vorrà riflettere sui nuovi peccati? C’è, certamente una città che funziona nella sanità,

nostra famiglia, ma quando diventa stretta per la famiglia che cresce, non ci facciamo rincrescere abbandonar-la per muri più ospitali che poi, rima-sti soli, vedremo accogliere nuovi vir-gulti. Non dovrebbe esser così anche per i muri delle nostre chiese, angusti per città che si espandono malinconi-camente vuoti per comunità isterili-te: non dovremmo accettar lietamen-te l’accorpamento delle parrocchie senza pretendere il servizio ai muri, e nel contempo cedere con semplici-tà i muri delle nostre chiese ai fedeli del dio ignoto? Perché Gesù manda i discepoli due a due? chi è solo, av-verte la Bibbia, se inciampa non ha chi lo sollevi. Luca non lo dice e non lo esclude; forse, la Chiesa ecumeni-ca sarà indotta a ripristinare l’ardita interpretazione del vescovo milanese

nell’istruzione, nell’assistenza: in diverso grado con molti limiti, non mancano cittadini che si impegnano, cercando di pagare il loro tributo al fisco e alla solidarietà senza trince-rarsi dietro l’insolvenza altrui. Forse tutte queste città sono indifferenti al-la parrocchia-istituzione. Territorio, è il campo che coltiviamo, la casa do-ve viviamo, e càpita di passare con nostalgia davanti al primo nido della

Cailina, Carcina, Cogozzo e Villa Carcina sono quattro parrocchie che gravitano su un unico Comu-ne e che stanno costruendo un’uni-tà pastorale. A partire dalla prima scheda per la consultazione abbia-mo chiesto a don Oliviero Faustino-ni (nella foto), parroco di Cailina, Carcina e Villa Carcina (il parroco di Cogozzo è don Paolo Lanzi), co-me la Chiesa può abitare in modo diverso il territorio. Iniziamo dal

dato oggettivo: da alcuni anni, dal 2005, lavorano insieme, pur tenen-do in debita considerazione “l’iden-tità di ciascuna parrocchia. Le par-rocchie in questione sono legate sul territorio e collaborano con le realtà pubbliche”. L’operato delle comunità ha una notevole ricaduta nel campo sociale soprattutto in un Comune medio-grande come quel-lo di Villa Carcina sia per il mondo degli anziani sia per il mondo dei

bisogni (Caritas). In particolare la Caritas coinvolge tutti i laici delle quattro parrocchie in un cammino di formazione, laici che diventano una sorta di antenne sul territorio per rendere più attento ed effica-ce il servizio. Lo stesso si può di-re che si sta cercando di fare nel campo dell’assistenza agli amma-lati. Missionarietà significa anche sperimentare un incontro concre-to sul territorio: una sera alla setti-

mana don Oliviero va nelle famiglie per dialogare sulla Parola di Dio. “Adesso – conclude don Oliviero – stiamo cercando di riempire di contenuti l’unità pastorale. Dobbia-mo, evidentemente, fare i conti con il campanilismo. Il lato positivo è la valorizzazione della specificità e dei particolarismi in una condivisione che diventa ricchezza: mettiamo in sinergia le nostre capacità che, me-diate, diventano capacità di tutti”.

Ambrogio: nell’arca di Noè uomini e animali entrarono due a due, maschio e femmina; nella comunione dei corpi santi di un cimitero gardesano aspet-ta la resurrezione, amico di tanti gio-vani bresciani, l’animoso pastore di una parrocchia evangelica tedesca, ove al termine del servizio divino fe-stivo sua moglie offriva ai fedeli la letizia della convivialità. Comunque, vero per le persone, per le istituzioni può risultare necessario sacrificare peculiarità tradizionali. Se il Sinodo vuol parlare non soltanto agli Apo-stoli – ai parroci, mandati istituzio-nalmente – ma i discepoli, la cui mis-sione parrebbe (anche se il termine non mi piace) meno professionale, senza perder tempo a piangere sul latte versato, inviti a testimoniare ca-rità e speranza.

Caro don Adriano, vorrei che tu provassi a reagire come ho reagito io, nel sentire una delle osservazioni, forse la prima, che ho raccolto dai miei catechisti in questi incontri verso il Sinodo. Aperto il dibattito, in un sincero clima di preghiera, una catechista dice: “Ma, don: 830 preti, 480 parrocchie”. Silenzio. Potevo dire che ci sono gli anziani e i malati, quelli in missione, in Curia...Io non ce l’ho fatta a dire niente: lo sapeva anche lei, non

è una pivella della vita della Chiesa. Ed io mi sono trovato a parteggiare per la mia catechista. Se ne facciamo una questione di numeri, non abbiamo un clero poco numeroso. Cosa voglio dire, con questo? Voglio dire, per gettare un sasso, mentre al centro pontificate di pastorale, noi siamo qui a correre per fare i preti. Non serviranno, quindi, le unità pastorali? Mah, sinceramente non lo so. Come sono andati gli esperimenti di ministero in cui

c’è sempre meno contatto con la gente e sempre più lavoro su un territorio vasto? Penso alle grandes paroisses di Francia, ai territori di missione in cui il prete compare una o due volte l’anno: cosa ne è venuto? Ne vale la pena? Le dobbiamo sposare così, senza fare una piega? E, ripeto, non sono uno tra gli scettici in partenza... Temo solo che queste benedette unità pastorali, alla fine, rimarremo noi preti ruspanti a tenercele sul groppone. (g.m.)

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a un lato c’è l’attenzio-ne alla presenza signifi-cativa nella storia del-la Chiesa dell’aspetto educativo insito nelle

tante comunità che si ispirano a S. Angela Merici; dall’altro c’è il tentativo di comunicare al mondo odierno l’attualità di una Santa che ha dato un impulso notevole alla promozione della donna: “Le don-ne – come ha dichiarato mons. Ol-mi in sede di presentazione – non hanno aspettato il femminismo per essere protagoniste nella Chiesa”. A partire da S. Angela c’è, infat-ti, un’ininterrotta attenzione nella storia bresciana e oltre alla condi-zione femminile. È un personaggio storico che ha attraversato i seco-li e che oggi, di fronte a un mondo femminile alla ricerca di se stes-so, può parlare al cuore. Non a ca-so la Settimana mericiana si apre, sabato 21 gennaio alle 9.30 presso la chiesa inferiore del santuario di

9), i pellegrini si mettono in mar-cia alle 8 dalle “Grezze”, località di Desenzano dove c’è la casa natale della Santa, a Brescia per arriva-re alla celebrazione del vescovo Monari. Il pellegrinaggio a piedi è la condivisione di un’esperienza di fede, di amicizia, di devozione. Il ritrovo è alle 7.20 presso la sta-zione ferroviaria di Brescia, per le informazioni contattare Alberto (338129506). Tornando a Brescia, dalle 14.30 alle 15.30 i diaconi per-manenti guidano l’adorazione eu-caristica; alle 16 la Santa Messa è presieduta dal vescovo Monari; alle 17.45 i vespri solenni. Alle 17 viene inaugurata la mostra scolastica cu-rata dal gruppo Sapere (Sant’Ange-la per educare) ideato e coordinato da Donatella Maldina, in collabo-razione con l’Ufficio missionario e la Pinacoteca dell’età evolutiva. L’esposizione pedagogico-didatti-ca sul tema dell’acqua (declinato secondo l’acronimo “acqua”, cre-

S. Angela in via Crispi, con il con-vegno “La valorizzazione della per-sonalità femminile”: i relatori sono Cristiana Calvagna e Irma Valetti Bonini. L’incontro si articola in due momenti: una lettura dei problemi della donna e l’approfondimento di alcune suggestioni educative proposte dagli scritti mericiani. L’intenso programma delle inizia-tive prevede giovedì 26 alle 20.30 una veglia vocazionale aperta tutti sempre nel santuario di S. Angela. Venerdì 27 gennaio, memoria litur-gica della Santa (Messe alle 7.30 e alle 10.30 e recita delle lodi alle

atività, qualità, umanità, armonia) vede la partecipazione degli alunni delle scuole. In serata, alle 21, con la produzione sacra di Antonio Vi-valdi ci sono “Gli erranti” in con-certo nel santuario con il soprano Gemma Bertagnoli e all’organo e direzione Alessandro Casari. Saba-to 28 gennaio alle ore 16 la chiesa inferiore del santuario di S. Angela Merici ospita la presentazione de-gli atti del convegno del novembre 2010. Giampietro Belotti ha cura-to con gli atti il libro “La risposta femminile ai nuovi bisogni dell’età borghese”; il volume di circa 800 pagine contiene i contributi da tut-to il mondo. Racconta il fenomeno delle Orsoline in tutte le sue sfac-cettature tra l’Ottocento e il primo Novecento, evidenziando i diversi carismi sviluppati nei differenti an-goli della terra. Per esempio, a Mal-ta le orsoline si sono segnalate per la fondazione degli asili infantili, rispondendo così concretamente

Giovedì 19 gennaioOre 20.45 - Brescia -Preghiera ecumenica pressola chiesa valdese.

Sabato 21 gennaioOre 10 - Brescia -Santa Messa per la Polizia municipale in Cattedrale.

Domenica 22 gennaioOre 11 - Brescia -Cresime e prime comunioni

presso la parrocchialedelle SS. Capitanio e Gerosa.

Martedì 24 gennaioOre 11 - Brescia -S. Messa e incontro con i giornalisti presso il Centro pastorale Paolo VI.

Mercoledì 25 gennaioOre 20.30 - Botticino Mattina - Incontro con gli animatoridell’unità pastorale.

al triste dato della mortalità infan-tile; nelle valli vicentine, invece, si sono dedicate alle donne disagia-te. La presenza in altri Paesi è am-piamente documentata attraverso i casi della Germania-Austria, del-la Polonia, dell’Ungheria e di Mal-ta. Dal testo emerge anche il ruo-lo centrale esercitato da Brescia grazie alla presenza delle sorelle Girelli. La presenza di Angela Me-rici a Brescia dà vita, attraverso la storia secolare della Compagnia, a una grande sensibilità nei confron-ti della pastorale dell’educazione.

La Cancelleriadella Curia diocesana,a seguito dell’Ordinanza dell’Ordinario diocesano,comunica i provvedimentidella settimana:

Il dottor Mauro Salvatoreè stato nominatoeconomo diocesano.

Il sac. don Claudio Vezzoli,già parroco della parrocchia

di Vighizzolo di Montichiari,è stato nominatoparroco della parrocchiadi San Benedettoin Brescia.

Il rev.do don Alberto Maranesi, parroco della parrocchiadel Beato Palazzolo in Brescia,è stato nominatoassistente spirituale dell’Associazione missionarie laiche.

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rrivano alla spicciola-ta i partecipanti al 38° Concorso presepi Mcl: l’auditorium Capretti dell’Istituto Artigianel-

li appare vuoto, poi all’improvviso un vociare incessante, l’ingresso oc-cupato, la platea gremita, i corridoi occupati da gente in piedi. Silenzio: il Vescovo è salito sul palco. Parla di uomini che si affaccendano, di quo-tidianità, di mansioni umili, ma ne-cessarie, attorno a un Bambino che sembrava non contare nulla e invece è il fulcro della storia dell’uomo: tut-to questo è il Presepe. “…E si misero in cammino” il tema del concorso che si lega alla scelta pastorale “Comunità in cammino”. A tutti i partecipanti è stato consegnato un riconoscimento (tra cui le due cartoline delle Poste Italiane con gli annulli filatelici dedi-cati alla manifestazione e il Rosario “Terrasanta” in legno d’ulivo legato alla campagna “Una casa per le gio-vani coppie di Gerusalemme” lanciata da mons. Fouad Twal, patriarca di Ge-rusalemme, alla quale Mcl ha aderito in occasione del suo 40°). Il vincitore assoluto è stato il presepe di Motella di Borgo San Giacomo allestito dagli “Amici della Greppia”. I premi speciali

sono stati assegnati al Gruppo “I Ma-ringù del presepio” di Gussago (mi-glior interpretazione del tema), all’As-sociazione ex alunni degli Artigianelli di Brescia (premio Fulvio Manzoni), al Gruppo Amici del presepio di Mar-cheno (premio “Buona Notizia” Don Eridano Torri), alla Scuola di pittura “Accademia del Gàmber” di Gambara (premio Gianfranco Migliorati), al-la Scuola materna parrocchiale “Don Giuseppe David” di Nave (premio Fa-miglia Aliprandi). Ogni categoria ha avuto la sua classifica con i relativi premi. Categoria famiglie: 1° classifi-cato ex-aequo i presepi di Annamaria Boniotti di Ome e quello di Giovanni Molinari di Brescia, 2° ex-aequo Ni-ves Bolzoni di Remedello e Giancarlo Venturini di Rovato, 3° ex aequo Gio-vanni Scrof di Montichiari e Mauro Calabria di Palazzolo sull’Oglio; ca-tegoria oratori 1° classificato Grup-po Amici del Presepio oratorio San Luigi di Bassano Bresciano, 2° ex-aequo oratorio don Giovanni Salvetti di Gianico e oratorio San Filippo Neri di Manerbio, 3° oratorio San Nicola di Rodengo Saiano; categoria ospe-dali/centri per anziani 1° classificato Istituto Cremonesini Onlus di Ponte-vico; categoria rassegne/mostre/con-

corsi 1° classificato Concorso prese-pi Spedali Civili di Brescia; categoria gruppi 1° premio Gruppo San Rocco di Paitone, 2° ex-aequo Circolo coope-rativo Arca Ass. Ricreazione cultura anziani Scarl di Pontoglio e Gruppo Amici del Presepio di Zocco di Erbu-sco, 3° Amici del presepio di Verola-vecchia; Categoria scuole 1° premio Scuola materna comune Beata Cerioli di Castel Mella, 2° Scuola dell’infanzia Pascoli di Montichiari; categoria Pre-sepio “Fai da te” Istituto Cesare Arici Scuola primaria 4/a e 5/b; categoria presepi viventi 1° classificato oratorio Bione San Faustino e oratorio Bione Pieve di Bione, 2° Amici del presepio vivente di Gavardo; categoria aziende 1°premio Gamma Stampi snc di Iseo; categoria parrocchie 1° classificato presepio parrocchia di San Giovanni Battista in Olmeneta (Cr), 2° ex-ae-quo parrocchia Visitazione di Maria Vergine di Bagnolo Mella, parrocchia di Sant’Afra e parrocchia di Nozza di Vestone, 3° classificato ex-aequo par-rocchia Sant’Alessandro di Brescia e parrocchia San Zenone di Sale Mara-sino; categoria Istituzioni 1° classifi-cato 12° Battaglione Carabinieri Si-cilia di Palermo, 2° Gruppo sportivo polizia municipale di Brescia.

È dedicato alla chiesa di San Paolo di Flero il secondo dvd della collana che racconta le più belle parrocchiali del-la diocesi di Brescia, promossa da Vo-ce Media. Il progetto, che gode del pa-trocinio della sottocommissione dio-cesana “Catechesi attraverso l’arte”, intende allargarsi a tutte le parrocchie bresciane interessate; consiste nella realizzazione di un video documenta-rio in linguaggio giornalistico che pre-senti gli edifici sacri dal punto di vi-sta storico-artistico, puntando anche

sull’aspetto religioso ed evangelizzan-te dell’edificio e sul significato che la chiesa riveste nell’ambito di una co-munità. Il dvd sulla chiesa di San Pa-olo di Flero, che ha una durata di cir-ca 40 minuti, è curato dal giornalista Fabio Larovere; oltre a una presenta-zione storico-artistica del pregevole edificio recentemente restaurato, vi è un intervento del parroco don Valerio Scolari e pure il significativo contribu-to di due storici locali, Claudio Giaco-melli ed Ester Zampedrini Timelli. Nel

dvd anche alcune immagini della con-sacrazione del nuovo altare da parte del vescovo Monari nel giugno 2009. Edificata a partire dal 1721 ingloban-do alcune parti di un edificio preesi-stente, la chiesa di Flero sarebbe stata progettata da Antonio Corbellini per le analogie stilistiche con le chiese di Travagliato e Coccaglio; nel 1905, a causa dell’aumento di popolazio-ne, la chiesa venne allungata di altre due campate, assumendo l’aspetto attuale. Al suo interno presenta alcu-

ne pregevoli opere d’arte, a comin-ciare dalla seicentesca pala d’altare di Grazio Cossali; splendida la tela dell’altare del Santissimo Sacramen-to, tra le opere migliori di Tommaso Bona, firmata e datata 1576: si tratta di una densa meditazione sul mistero eucaristico, nel segno della profonda religiosità che fu di Moretto, modello di Bona. Di fronte sorge il magnifico altare del Rosario, con i 15 Misteri di-pinti su telette da Pietro Ricchi, detto il Lucchese, a metà del Seicento. Ai

lati della cappella sono state colloca-te due interessanti tele (San Fermo e Sant’Antonio da Padova) recentemen-te attribuite al pittore Ottavio Amigo-ni, artista bresciano vissuto tra il 1605 e il 1661. Bella la settecentesca tela di Giuseppe Tortelli con la Vergine e An-tonio da Padova. A fianco della par-rocchiale, sorge l’antica cappella dei Disciplini, restituita alla sua funzione liturgica nel 2000. Chi fosse interessa-to al progetto, può prendere contatti al 03044250.

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a Congrega della Carità Apostolica ha promosso quest’anno l’iniziativa na-talizia “Dona la fortuna e riaccendi la speranza”, at-

traverso la quale – organizzando una lotteria di solidarietà – ha inteso da-re un aiuto concreto alle molte don-ne sole con bambini che quotidiana-mente sono accolte negli uffici di via Mazzini.La proposta è stata rivolta ai privati e alle aziende, che hanno voluto so-stituire o affiancare il classico regalo di Natale con un segno di solidarie-tà verso chi, anche a Brescia, ha più bisogno.L’importanza di sostenere un’adegua-ta raccolta fondi attraverso tutti gli strumenti messi a disposizione dalle moderne attività di fund raising è un tema di grande attualità anche per un ente dalla storia plurisecolare quale è la Congrega.A questo proposito, discutiamo con Renzo Catellani, vice presidente del sodalizio e presidente della rsa Pa-sotti Cottinelli onlus.La Congrega è nata a Brescia nel Duecento. In passato dove trova-va le risorse da distribuire in be-neficenza?Le più grandi famiglie bresciane, a partire dal Cinquecento, vollero la-sciare ai più deboli, per il tramite del-la Congrega, patrimoni ragguardevoli. Tra i benefattori dell’ente si contano nobili, nobildonne, cardinali, vescovi, imprenditori, che lasciarono ai pove-ri della città beni mobili e immobili.La Congrega, dunque, distribui-sce i proventi derivati da questo

in città e provincia sono sempre mag-giori e diversificati, e richiedono un aumento delle capacità di intervento, anche perché oggi l’azione della ma-no pubblica è sempre meno presente.Qual è la risposta della Congrega a questa trasformazione?È di vitale importanza, a questo pun-to, attivare nuovi canali di raccolta e sensibilizzare la comunità, per far sì che tanti, anche con poco, possano fare molto. In questo senso, la lotte-ria di Natale è stata una prima, pic-cola iniziativa che ha permesso di of-frire un aiuto concreto a donne sole con bambini, una parte dei circa 3000 utenti che, ogni anno, le strutture del-la Congrega si impegnano a incontra-re direttamente.

secolare patrimonio?Per anni, in effetti, sono state le ren-dite delle proprietà immobiliari a per-mettere di sostenere le attività di be-neficenza e assistenza, che da sempre costituiscono la missione istituziona-le del nostro ente. Ad oggi, però, una serie di fattori ci impongono di cam-biare approccio. I bisogni riscontrati

Prosegue Supercent, campagna di microbeneficenza realizzata, sotto l’egida della Caritas diocesana, a cura di Fondazione Opera Caritas San Martino e Congrega della Carità Apostolica. Il progetto consiste nella raccolta, su vasta scala, di piccole erogazioni di denaro, effettuate dagli utenti dei servizi bancari. Per maggiori informazioni e per conoscere la lista degli istituti di credito aderenti è possibile consultare il sito www.supercent.it

Il 31 gennaio ricorrerà il 75° anniversario della morte del colonnello Luigi Bernardi, a cui è intitolata una delle Fondazioni amministrate dalla Congrega, creatanel 1937 con il compito di provvedere a mantenere in idonei istituti giovani fanciulli “poveri e deficienti”. Ogni anno dunque i proventi derivati dal patrimonio della Fondazione vengono investiti in erogazioni a enti o istituzioni che operano a sostegno della disabilità psichica e fisica.

Gli alloggi delle due residenze universitarie della Congrega risultano quasi interamente occupati. Gli studenti, 15 maschi e 16 femmine, frequentano in prevalenza l’Università degli Studi di Brescia (50%) e principalmente la facoltà di Medicina. Seguono le due accademie di belle arti della città con il 45% del totale e l’Università cattolica con il rimanente 5%. È tuttora aperto il bando per le assegnazioni degli ultimi posti ancora disponibili: www.congrega.it

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n appuntamento, ora-mai consueto, tradi-zionale quello propo-sto dall’Ufficio dioce-sano per l’ecumeni-

smo che cade il 17 gennaio. La giornata per l’approccio e lo svi-luppo del dialogo tra cattolici ed ebrei è giunta, quest’anno, alla sua 23ª edizione. Ospite della città il rav (che sta per rabbino) Ariel Finzi, ca-po della seconda sinagoga italiana per importanza, quella di Milano. È dal 2005 che le giornate dell’ebrai-smo sono dedicate ai Dieci coman-damenti. L’occasione stimola alla riflessio-ne e alla conoscenza e il rav Finzi, partendo dalla storia di Mosè, in-troduce la platea della sala Bevi-lacqua, presso i Padri della Pace, al sesto comandamento, secondo la lettura dell’Esodo e non del Deu-teronomio, “Non uccidere”. Mosè fu salvato dalla figlia del Faraone, colui che ordinò la morte di tutti

i primogeniti ebrei. Batya, si tra-duce in Figlia di Dio il nome del-la salvatrice, lo trasse dalle acque commossa dal suo pianto, in un at-to di misericordia, solo in seguito si accorse che era ebreo e che così ella andava contro il padre, contro la volontà di uccidere. Il sesto comandamento è scritto nella seconda tavola che Dio diede a Mosè, la prima trattava del rap-porto tra l’uomo e Dio, la seconda del rapporto tra gli uomini. Tale comandamento è presente anche nei sette precetti della tradizione ebraica, rispettandoli un uomo,

anche di differente credo, avrà ac-cesso al Paradiso. Approfondisce rav. Finzi spiegando che la religio-ne ebraica non ha nessun mandato di conversione del prossimo, è suf-ficiente rispettare i sette precetti, ecco perché non c’è traccia nella storia di guerre religiose attribui-bili a questo popolo. Anche i cattolici riconoscono il co-mandamento non uccidere, conti-nua Finzi, tra le due religioni esi-stono, però due fondamentali dif-ferenze. La prima è che l’ebraismo si collo-ca in un era premessianica, ovvero non riconosce Cristo come il mes-sia. Non lo fa perché il Messia, se-condo il Talmud arriverà in un mo-mento di forte cambiamento e lo completerà verso una condizione di pace. Questo, dunque, per il po-polo ebraico è un momento di at-tesa che può ben essere compreso alla luce, ad esempio, delle molte restrizioni alimentari cui sono sog-

getti. Gli ebrei non mangiano carne di maiale, uno dei motivi è che il Messia renderà il mondo vegetaria-no perché anche gli animali sono creature di Dio, la limitazione ri-corda quotidianamente la situazio-ne di transitorietà. Tutti i precetti, che per l’ebreo credente sono 613, sono in quest’ottica di attesa. La seconda differenza fondamen-tale riguarda invece l’approccio ai testi. L’ebraismo ritiene che la Torah sia stata scritta da Dio per mano di Mosè, se Dio l’ha scritta non ci saranno in essa né parole superflue, né inutili. Ogni parola ha, dunque un suo significato che va studiato e capito. Mosè nei 40 giorni trascorsi sul monte con Dio ha acquisito tutto lo scibile e lo ha tramandato in forma scritta e orale ai suoi discendenti. Questo costituisce la rivelazione di Dio, ogni regola viene ricavata da que-sto processo. Ecco dunque come si possa comprendere il perché,

secondo il popolo ebraico, la To-rah sia un libro che non ha tempo, valido sempre perché dettato di-rettamente da Dio. La legge orale venne poi trascritta dai discenden-ti di Mosè e solo con la sua lettura si può comprendere la Torah. Dalle parole dal rav Finzi nasce un intenso e appassionato dibattito al quale il religioso partecipa piena-mente. Con pazienza spiega i fon-damenti del proprio credo affron-tando temi difficili come la guerra di territorio e la pena di morte, che l’ebraismo ammette solo in casi di estremo paradosso, quando la nor-malità è sovvertita, come avvenne nell’Olocausto. Non tralascia però di ricordare che alcuni nazisti pentiti si sono con-vertiti e sono stati accettati dal popolo ebraico. Un dialogo sereno durante il quale rav Finzi ha sfata-to quell’immagine caricaturale che troppo spesso i media offrono ri-spetto alla figura dell’ebreo.

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a dove nasce l’idea di raccontare Galileo agli italiani di oggi?Nasce da un desiderio personalissimo e come

tutti gli spettacoli non si giustificano mai. Per una serie di ragioni ho im-pattato in Galileo e studiandolo ne ho fatto una narrazione personale. Non sono uno storico. Ho cercato di tenermi fuori dal lavoro di Brecht che da ragazzo ho conosciuto e mi sono apprestato a fare una biografia, met-tendo più attenzione agli argomenti da lui trattati. Ho cercato di fare un lavoro di storia della scienza più che di uno scienziato. Non ho provato ad attualizzare lo spettacolo, ma più lo studiavo più mi sembrava parlasse an-che di noi. Non essendo uno storico e non riuscendo a mantenere la distan-za e l’obiettività, mi faccio influenzare dalle cose, e molte mi portavano allo stato del nostro pensiero. Ho pensato che chi lo vede, possa fare dei pensie-ri. Credo di aver fatto uno spettacolo

Lo spettacolo sarà un dialogo sui massimi sistemi con il pubblico?Stiamo un po’ più bassi. Ogni tanto, all’inizio soprattutto, dialogo per met-tere i paletti del ragionamento, poi in realtà vado da solo. Francamente ri-tengo di aver fatto uno spettacolo più leggero di quel che pensavo. Io pen-savo fosse più difficile, personale e rognoso. No, sono stato stupito per come viaggiava lo spettacolo. Il mio è un Galileo molto pop.Cosa la affascina di più?La tenacia. La volontà di non arren-dersi alle difficoltà, neanche con l’età. Non tanto l’aver ragione, non tanto aver fatto delle scoperte. Ha anche dei lati meschini l’uomo. Non è da mette-re sul piedistallo, ma dal punto di vista del pensiero, il suo è un pensiero non facile, al di là della ragione e del torto. Quello che stupisce è l’andare avanti comunque, anche quando sono così pochi a dirti: anche io la penso così. Si sente uomo di pensiero?No, io uso quello degli altri. Mi sento

che fa pensare. Lo dico, anche se non toccherebbe a me dirlo.Nel suo teatro spesso svela aspet-ti nascosti. Anche qui?A volte uno fa una storia completa-mente soggettiva, fondata su dei ri-cordi, e può raccontarla come cosa nuova a chi viene dopo. Se affronti la storia hai la certezza che ci sono po-che persone che sanno tutto, anche più di te, e ce ne sono moltissime che di quella cosa conoscono solo il no-me. Non c’è niente di svelato. Metto insieme cose a mio gusto: leggero e coinvolgente. Parla del personaggio e di cose anche più difficili.

Domenica 22 gennaio alle 18 ri-prendono gli appuntamenti di Aref in musica, rassegna di mu-sica contemporanea curata dal maestro Mauro Montalbetti per l’Aref, arrivata alla quarta edizio-ne consolidando nel tempo colla-borazioni prestigiose con musici-sti, compositori e studiosi di altis-simo livello, e godendo di un cre-scente apprezzamento da parte del pubblico bresciano. Ad aprire la rassegna, ospitata da Spazio-Aref, in piazza Loggia, è la flauti-

sta Francesca Cescon, con musi-che di Stefano Gervasoni, Claudio Ambrosini, Luigi Nono, Niccolò Castiglioni. L’ingresso è libero fi-no a esaurimento dei posti dispo-nibili. Domenica 26 febbraio ore 18, conferenza “Come io passo l’estate” su Niccolò Castiglioni di Carlo Boccadoro. Domenica 18 marzo alle 11 concerto di Elisa Bellabona e Marco Perrini (vio-lino e violoncello) su musiche di Ravel e Kodaly. Info e altri appun-tamenti: aref-brescia.it

uno che non produce un pensiero ori-ginale, ma sono abbastanza bravo a rendere più chiare le cose che mi in-curiosiscono o mi raccontano.Paolini e i bresciani.Gli attori sono come i marinai; in ogni porto abbiamo una platea e quella ci dà tante soddisfazioni. In realtà fre-quento Brescia e il suo pubblico gra-zie soprattutto a Vittorio Pedrali che testardamente mi portava, prima solo a Lumezzane, poi anche al PalaBre-scia. Sono contento di incontrare il

La nuova stagione 2012 di concerti e spettacoli al Teatro Grande s’inaugu-ra domenica 22 gennaio (ore 21) con un prestigioso concerto sinfonico che avrà come protagonista l’Orchestra fi-larmonica di San Pietroburgo diretta da Yuri Temirkanov (nella foto), uno dei più grandi direttori d’orchestra oggi in attività. Interamente dedicato a musiche di autori russi del Nove-cento, il programma prevede dappri-ma l’esecuzione del Concerto n. 1 per violino e orchestra di Shostakovich (solista Leticia Moreno), quindi una selezione dalle musiche per il ballet-to “Romeo e Giulietta” di Prokofiev. Tanto Shostakovich quanto Prokofiev subirono umilianti censure dal regime sovietico e la loro musica fu ottusa-mente accusata di avere un carattere troppo intellettuale e “formalistico”. Oggi, però, un pubblico sempre più ampio e internazionale pone entram-

bi questi compositori ai vertici della musica d’arte del XX secolo. Fondata nel lontano 1882, l’Orchestra filarmo-nica di San Pietroburgo è la più anti-ca compagine sinfonica russa e si è sempre distinta per una sua peculia-rità di suono, soprattutto nelle sezio-ni dei legni e degli ottoni. Originario del Caucaso, il maestro Temirkanov, dopo aver vinto nel 1966 il concorso nazionale per direzione d’orchestra, viene eletto a scrutinio segreto dagli stessi orchestrali di Leningrado (il nome sovietico di San Pietroburgo), nonostante il musicista si sia sempre rifiutato di assecondare la politica del regime. Anche in Occidente il suo no-me comincia a essere noto in quel pe-riodo, grazie a una tournée in Europa e negli Stati Uniti accanto al celebre violinista David Oistrakh, già ispira-tore e dedicatario del Concerto per violino di Shostakovich. Fra gli anni

’70 e ’80 Temirkanov diviene direttore musicale del Teatro Kirov (oggi Tea-tro Mariinskij) realizzando fra l’altro allestimenti dei capolavori operistici di Cajkovskij, divenuti leggendari nel-la storia del teatro. Nel 2003 il presi-dente russo Vladimir Putin gli confe-risce una medaglia. Nel nostro Paese il maestro Temirkanov è accademico onorario di Santa Cecilia: nel 2002 ha ricevuto il “Premio Abbiati” come mi-glior direttore e in seguito la nomina di “Direttore dell’anno 2003”. I prezzi dei biglietti per il concerto vanno dai 17 euro della seconda galleria (ex log-gione) ai 28 euro di platea e palchi; gli under 30 e over 65 hanno diritto ai biglietti ridotti che costano rispet-tivamente 12 e 22 euro. La biglietteria del Grande è aperta dal martedì al ve-nerdì dalle 13.30 alle 19 (sabato dalle 15.30 alle 19); è possibile acquistare i biglietti anche online su vivaticket.it.

Venerdì 3 febbraio alle 17.30 presso la sede storica di Palazzo Tosio Paolo Corsini terrà una conferenza su “Mino Martinazzoli (nella foto) l’intelligenza degli avvenimenti, il carisma della parola”. La conferenza è organizzata dall’Accademia di scienze, lettere e arti. L’ex sindaco di Brescia Corsini, è stato vicino a Martinazzoli e suo vice quando l’ex segretario Dc fu eletto primo cittadino.

pubblico bresciano, non sono conten-to di non esserci stato gli anni scorsi; sono affezionato a Brescia grazie a un suo cittadino che fa l’organizzato-re tetrale e mi permette di incontrare questo pubblico.Come esce dallo spettacolo “Itis Galileo” il pubblico?Vuol saperlo? Esce chiedendosi: ma il finale cosa c’entra? Glielo dico io, è vero, è così. Se lei scrive questo, adesso se lo aspettano così quando lo vedono ci pensano di più.

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opo averlo visto in televi-sione a condurre Colora-do Cafè in compagnia di Belen, Paolo Ruffini sta portando in teatro “Tre

cuori in affitto”, musical estrapola-to dalla sit-com omonima degli anni ‘80 in compagnia di Justine Mattera e Arianna. “L’idea è portare un telefilm che mi piaceva tanto in teatro – rac-conta Ruffini – con gli stessi caratte-ri, gli stessi personaggi, quasi fosse una grossa puntata”. Il musical sarà al PalaBrescia venerdì 20 gennaio alle 21. Ci sono tre elementi fondamentali nello spettacolo: musica, risate e inte-rattività: “l’interazione col pubblico è un mio pallino. Direi che è uno spet-tacolo in 3D, senza occhialini – com-menta l’attore – è uno spettacolo che farà divertire tanto a teatro. Vi vedrete uscire dalla sala con un sorriso”. L’in-terazione con il pubblico è una del-le caratteristiche fondamentali degli spettacoli in cui c’è Paolo Ruffini: “al giorno d’oggi è difficile giustificare una persona che non sa stare al gio-co. Contro tutto; non accetto i politici tromboni o chi si prende sul serio. Da qui parte il mio intento di scherzare col pubblico. Penso che chi paga per un intrattenimento e viene a teatro debba sentirsi protagonista. Tutto va in questa direzione: televoto, cine-ma...”. Un fiume in piena Paolo Ruf-fini; il tema lo tocca: “il fatto che un attore, che non è piccolo come in tv o grande come al cinema, ma ad altez-za naturale, esca dal palco e coinvol-ga il pubblico in qualcosa che è uni-co e irripetibile, perché non troverai

mai quello stesso spettatore anche la sera dopo, trasforma il teatro in una grande magia”. La bellezza straordina-ria dei grandi artisti, quelli che Ruffini cita, come Pasolini, Corrado, Fiorello o Arbore, ha dimostrato che nessun copione potrà essere equivalente alla freschezza di una persona del pubbli-co. Paolo Ruffini, classe ‘78, fa cine-ma, teatro, televisione, ama definirsi un bottegaio dello spettacolo, ha un rapporto particolare con gli anni ‘80,

che non solo in questa occasione ha portato in teatro: “Mi sento piacevol-mente vecchio, perché è un piacere avere nostalgia di epoche analogi-che, quando si andava dal fotografo senza sapere se la foto era mossa. Era un periodo in cui c’era più gioia nel percorso che nella meta, era più bello cercare le cose invece che tro-varle. Nonostante tutto, sono progres-sista, ma non posso non assecondare la nostalgia per questo periodo della mia infanzia”. Insomma nostalgia per il passato, ma il presente di Ruffini parla di notorietà aumentata dalla televisione “Sono stato molto conten-to di aver fatto ‘Colorado’. Mi ha da-to notorietà tra i ragazzi 7-14, fascia d’età che sgama subito la falsità. Per la strada la gente ti ferma, come se ti conoscesse già”. Nel cast dello spet-tacolo c’è anche la moglie di Ruffini, Claudia Campolongo, ma attorno il giovane livornese ha sempre belle donne “le vive con gioia; quale moglie può essere così contenta di vedere il marito lavorare con donne bellissime. Tutto è alla luce del sole e il fatto che cerchi di lavorare sempre insieme a lei è importante. L’unica persona con cui sono disposto a mescolare lavoro e vita personale è lei. Per me sarebbe difficile questo lavoro senza di lei che sopporta. Anche su Belen potrei dirti cose stupende è una bella persona”. Nella sua carriera non solo comicità e qualcuno dice che è meglio drammati-co: ride e dice di sentirsi un po’ come il caciucco “l’importante è digerirlo. L’unica formula che premia nel mio lavoro è la verità, oltre al copione”.

Sono cominciati anche “Gli incontri del foyer” al Teatro sociale e dureranno fino al 27 marzo. Questi prendono spunto dalla programmazione del Ctb, ma la sede, cioè il foyer, dichiara il carattere colloquiale di conversazioni e non lezioni, anche se tutti i relatori lavorano all’Università. Un’opportunità per le chiacchiere che si fanno tra amici negli intervalli. Gli incontri sono a cura di Roberto Gazich (nella foto), che ha curato anche il primo

incontro dal titolo “Il tragico”. Il prossimo appuntamento “Il comico” è martedì 31 gennaio alle 17.45, il relatore è Ermanno Paccagnini, italianista. Martedì 14 febbraio “Chi ci libereraà dai Greci e dai Romani’” con Maria Pia Pattoni, grecista. Martedì 28 febbraio “Piangere per Ecuba?” con Roberto Gazich e Maria Pia Pattoni. Martedì 13 marzo “Le arti nella Vienna di Hofmannsthal” con Paolo Bolpagni e martedì 27 marzo “Hofmannstahl e Richard Strauss” con Marco

Bizzarrini. Tutti con inizio alle 17.45. Fino al 22 gennaio al Sociale resta in scena “Antigone” di Elena Bucci. Lunedì 23 gennaio e martedì 24 gennaio al Sociale andrà in scena invece “Finale di partita”, inizio alle 20.30, di Samuel Becket per la regia di Massimo Castri. Lo spettacolo ha vinto il premio Ubu nel 2010 e il premio Alabarda d’oro città di Trieste come migliore spettacolo 2011. Per il regista è la conclusione di un lungo discorso sull’infelicità, sul vuoto che attanaglia l’esistenza.

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e iniziative per il “Gior-no della memoria” sono molte, per quest’anno “le abbiamo radunate quasi tutte − racconta Manlio

Milani, presidente della Casa della memoria, che ha coordinato la raccol-ta − e ne mancano ancora”. Per venire ai numeri: sono 40 le iniziative per 25 associazioni, con il patrocinio di Co-mune di Brescia e Provincia di Bre-scia e Ufficio scolastico provinciale.Di alcune di queste abbiamo dato conto nel numero scorso, come per gli incontri “Fare memoria: che cosa è stato?” promossi dall’associazione culturale Filosofi lungo l’Oglio o l’in-contro con Liliana Segre nel percor-so “Di donna in donna”(n. 2 pag. 34 e pag. 32) di altre ne offriamo un elenco. Venerdì 20 gennaio: presentazione del quarto numero del giornale di viaggio “Memoria-gedenken-pamet. Reporta-ge del viaggio dallo Spielberg ad Au-schwitz” all’auditorium Celesti a De-senzano (Anei Brescia) alle 9.30; pro-

sizione della mostra “Tra ‘800 e ‘900 antisemitismo, leggi razziali, persecu-zioni”, da lunedì a venerdì dalle 9 alle 17.30 nella biblioteca della Cattolica (Università cattolica e Archivio stori-co della Resistenza bresciana).Martedì 24 gennaio: Messa alle 18.15 nella basilica di S. Faustino per il 67° anniversario della morte di G. Andrea Trebeschi a Gusen.Mercoledì 25 gennaio: spettacolo messo in scena dalle classi quinte della scuola primaria “Calini” ispirato all’opera “Brundibár” di Krasa (Nuovo Eden ore 20.45), dal titolo “Questa è la storia”; in replica anche 1 e 2 feb-braio (10 e 11.30).Giovedì 26 gennaio: deposizione co-rona d’alloro alla lapide dei caduti bresciani nei lager alle 11 in piazza Rovetta; incontro con Maria Piras, vi-cepresidente nazionale Anei, sul tema “Attualità di una memoria in Vedém” (Comune di Malegno ore 20.30).Venerdì 27 gennaio: consegna da par-te del Prefetto di Brescia della meda-

iezione del film “The reader” presso il circolo Uisp di Brescia (via Berardo Maggi 9) alle 16.Dal 21 gennaio al 5 febbraio: espo-sizione della mostra “Vedem la rivi-sta segreta dei ragazzi Terezín” nella biblioteca civica di Palazzolo (Anpi e Istituto comprensivo di Palazzo-lo, Anei Brescia). info: 3398586568. Esposizione anche nell’atrio degli uf-fici comunali di Brescia in p.le della Repubblica. Info: 3398453422.Sabato 21 gennaio: spettacolo teatrale “Il silenzio” alla Polisportiva di Urago Mella (via Risorgimento 18) alle 20.45.Dal 23 gennaio al 3 febbraio: espo-

La galleria PaciArte ospita gli scatti del fotoreporter Phil Borges, raccolti in una personale dal titolo “Pensieri in cammino... Thoughts on the way”. L’esposizione mostra una serie di ritratti di persone che il maestro americano ha avuto modo di conoscere e di immortalare durante i suoi viaggi alla scoperta delle zone più lontane del pianeta. I protagonisti delle foto di Borges sono persone qualunque, consumate dalla fatica del lavoro, fratelli e sorelle stretti negli abiti tradizionali,

bambini nati in un momdo difficile dominato dalla povertà. Il realismo di questi scatti non ne disperde però la poeticità e il fascino, li rende anzi più vicini e familiari nonostante l’enorme distanza, geografica e sociale, che ci separa da questi indigeni. L’obiettivo di Borges è mostrare e far conoscere queste popolazioni emarginate che il mondo occidentale sembra aver dimenticato, alle quali guarda spesso con superiorità e indifferenza minacciando la loro

sopravvivenza. Da sempre attivo difensore dei diritti umani al fianco di Amnesty International e considerato uno dei più grandi fotografi contemporanei, Borges ha documentato le popolazioni del Tibet nel libro di recente pubblicazione “Tibet. Culture on the Edge”, edito da Rizzoli International Publications. “Pensieri in cammino…Thoughts on the way”, PaciArte contemporary, via Trieste 48; fino al 27 marzo dal martedì al sabato (10-13 e 15.30-19.30). (e.b.)

“Io sono di buona salute come spero anche di voi e di tutti...” è il titolo del volume che raccoglie i carteggi della Prima guerra mondiale (1915-1918) dei Caduti della Valle Camonica. Il progetto è nato da un’idea di Bruno Poli Imitatori, curato da don Gianni Donni, Giancarlo Maculotti, France-sco Zeziola. L’ambizione di quest’ope-ra è di riportare in primo piano le di-mensioni della soggettività, dell’espe-rienza vissuta, dell’immaginario e del-la memoria grazie all’uso di fonti mai prima esplorate, vale a dire le lettere scritte dai soldati caduti dei Comu-ni della Valle Camonica e del Sebino bresciano. Scrive Corrado Tomasi, presidente della comunità montana e del Bim di Valle Camonica: “Nelle seguenti pagine i soldati diventano testimoni e protagonisti del loro tem-

po, restituendoci con i loro racconti di vita vissuta un drammatico e vivi-do spaccato degli anni bui della Pri-ma guerra mondiale. Un quadro reso ancora più vivo e serrato dal ricorso frequente dei testimoni al proprio dialetto: formidabile e, talvolta, inso-stituibile mezzo espressivo per dar voce al più autentico sentire dell’ani-mo popolare”. Tornano vive nelle lo-ro parole gli scenari di guerra in alta montagna, l’esperienza delle trincee e le esperienze di vita vissuta insieme e di solidarietà fra commilitoni tra or-dini dei superiori, paure e gioie, en-tusiasmo, disperazione e dolore. “Ci raccontano di un elevato senso della famiglia, della patria, della fede – scri-ve ancora Tomasi – momenti cruciali e incancellabili della storia del nostro territorio e dell’intero Paese”.

glia d’onore ai deportati e internati militari e civili nei lager. Sono 27 me-daglie: 26 consegnate a Brescia e una a Roma; intervento su “Gli scioperi contro fame e guerra nel ‘44 e la de-portazione di operai nei campi di ster-minio da Brescia e Milano” da parte di Rolando Anni (Archivio storico del-la Resistenza bresciana) e Giuseppe Valota (presidente Aned di Milano), seguirà corteo per la commemora-zione al monumento del deportato e alle 12 omaggio al monumento in piazzale Cremona. Alle 10.15 deposi-zioen corona di alloro al monumento dei caduti per la libertà (parco di via Roma, quartiere Chiesanuova); alle 11 celebrazione religiosa nella cap-pella del deportato e dell’internato (Chiesa S. Maria Assunta, via Fura). Alle 17.30 Fiaccolata e commemora-zione al monumento agli ex internati con partenza da Borgo Trento. Alle 20.30 presentazione del libro “Sho-ah. Le colpe degli italiani” di Mari-no Ruzzenenti (Comune di Cigole).

Alle 21 opera musicale coro di voci bianche della scuola diocesana (vedi pagina a fianco). Sabato 28 gennaio: lettura drammaturgico-musicale “Ad Auschwitz... un’orchestra” (14.30, au-ditorium S. Barnaba), direttore Giu-seppe Orizio. Deposizione della lapide in ricordo degli ebrei deportati da Mil-zano dove erano in domicilio coatto (17.30 Municipio di Milzano). Dome-nica 29 gennaio: concerto per la me-moria (Auditorium San Barnaba ore 16) con il coro “Il labirinto”. Sabato 11 febbraio: spettacolo teatrale “L’al-tra via crucis” di Alberto Zacchi alle 20.45 nella parrocchia di Santa Maria in Silva, via Corsica. Info su queste ini-ziative e altre alla Casa della memoria: 28maggio74.it o 0302978253.

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La Fondazione Brescia Musei rinnova completamente il proprio sito www.bresciamusei.com: moderno, dinamico e funzionale con una struttura chiara e razionale supportata da una grafica essenziale e elegante, che affida il fascino del patrimonio museale bresciano a una rassegna fotografica a scorrimento automatico di forte impatto visivo di cui una selezione è già disponibile in home page. Tradotto in quattro lingue (inglese, francese, tedesco e spagnolo, oltre all’italiano), il

nuovo sito fa spazio alla modernità ospitando una nuova gallery di contenuti fotografici e video (collegati a un canale tematico su YouTube) e alla prossima applicazione mobile che consentirà una visualizzazione ottimale su tutti i modelli di smartphone e tablet.Sono messe in evidenza le iniziative particolari e quelle rivolte a famiglie e gruppi, piccoli e adulti, come “Compleanno al Museo”, un regalo per introdurre i bambini alla scoperta del Museo di S. Giulia.

a Fondazione diocesana Santa Cecilia ha allesti-to l’opera per bambini “Brundibár”, che verrà rappresentata in forma

scenica nei giorni 27 (ore 21) e 28 gennaio (11 per le scuole e 21), nella Sala della comunità “S. Giu-lia” al Villaggio Prealpino, nell’am-bito delle manifestazioni promos-se in occasione del “Giorno della memoria”. Ingresso gratuito. La voce narrante è di Laura Mantovi con la regia di Sara Poli. Direttore Mario Mora. “Brundibár” è un’opera per bambi-ni del compositore ceco, di origine ebraica, Hans Krása, su libretto di Adolf Hoffmeister. Venne rappre-sentata dai bambini del campo di concentramento di Theresienstadt, nella Cecoslovacchia occupata dai nazisti. Krása e Hoffmeister scrisse-ro l’opera nel 1938, ma essa poté es-sere rappresentata per la prima vol-ta nel 1942 all’orfanotrofio ebraico di Praga, quando però il composito-re e lo scenografo Frantisek Zelen-ka erano ormai già stati deportati a Theresienstadt. Nel luglio del 1943 quasi tutti i componenti del coro originale e il personale dell’orfa-notrofio vennero deportati a The-

resienstadt. Qui Krása ricostruì l’in-tera partitura, basandosi sulla pro-pria memoria e su una parte dello spartito che ancora possedeva. La prima di “Brundibár” ebbe luogo il 23 settembre 1943. 55 furono le repliche, organizzate clandestina-mente nei luoghi più disparati del campo. Una rappresentazione spe-ciale, per mostrare quanto la vita a Theresienstadt fosse “conforte-vole”, venne offerta dalle autorità nel 1944 a una commissione della Croce Rossa incaricata di ispezio-nare le condizioni di vita nel cam-po. “Brundibár” fu anche ripresa per un film di propaganda nazista. La maggior parte dei partecipanti alla rappresentazione di Theresien-stadt, incluso il compositore Krása, furono trucidati ad Auschwitz.La trama racconta dei fratelli Pe-pícek e Aninka che non hanno i sol-di per acquistare il latte per la ma-dre, malata. Decidono di cantare al mercato, ma il malvagio suonatore d’organo Brundibár li caccia. Con l’aiuto di un passero, un gatto, un cane e dei bambini del paese, rie-scono a realizzare il loro disegno, racimolando i soldi sufficienti, che però vengono loro rubati da Brun-dibár. Questi alla fine, verrà rag-

giunto e “sconfitto”. L’affermazione dei bambini sul perfido suonatore ha una valenza simbolica: la soli-darietà dei ragazzi, vittime inermi, prelude a un futuro riscatto. L’esibizione è un momento impor-tante del Progetto educativo di for-mazione musicale per minori che la Fondazione sta da anni attuando; l’iniziativa vede coinvolti, come esecutori delle parti vocali, allievi del Coro di voci bianche della Scuo-la diocesana di musica Santa Ceci-lia e il coro Carminis Cantores di Puegnago del Garda. L’opera, in due atti, è presentata nella riduzione di Mauro Zuccate e prevede la parte-cipazione di 10 bambini solisti e di un coro di circa 30 elementi; l’or-ganico strumentale è così costitui-to: pianoforte, chitarra, fisarmoni-ca, flauto, clarinetto e percussioni.

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Introduzione, strofa-ritornello, stro-fa-ritornello, variazione (spesso con cambio di tonalità), casomai un as-solo, ritornello finale. In una parola: Sanremo. Non che sia un male creare canzoni seguendo queste regole. In passato come oggi questo schema di scrittura ha caratterizzato veri e pro-pri capolavori. Certo, per fortuna il mondo della musica è ben più vasto della cosiddetta “musica leggera”, quella che in sostanza ascoltiamo ogni anno durante il Festival di San-remo, un evento televisivo che offre esclusivamente questo preciso tipo di canzoni. È un fenomeno di nic-chia, per gli appassionati del genere.

Per il restante 99% della musica de-gli ultimi 2000 anni, bisogna cercare altrove, non di certo nella prima se-rata di Rai Uno.Il problema è che la televisione pro-muove l’appuntamento con il Fe-stival come se fosse l’unica vera certezza alla quale l’Italia si può ag-grappare. Il polverone di solito viene sollevato fin dall’estate precedente, durante la quale si inizia a ipotizzare chi possa essere il fortunato condut-tore dell’edizione ventura. Poi la no-tizia ufficiale: è lui. E seguono mesi di commenti e auguri di ogni sorta. Fino ai giorni in cui si svolge la ker-messe, e tutte le reti nazionali im-

molano ore di programmazione per essere sul posto a scalpitare insieme ai telespettatori che, in stato di semi-coscienza si bevono fiumi di parole e di pubblicità. Un meccanismo televi-sivo ai quali ingranaggi non smettono mai di lavorare. Di conseguenza in Italia la musica incasellabile nel genere “Sanremo” è sempre la più gettonata, la più in-centivata, la più pubblicizzata. Per-ché la tv ha deciso di puntare e di investire su questa musica e non su altri generi? Perché è semplice, im-mediata, simmetrica, prevedibile nella sua struttura narrativa, affron-ta tematiche innocue: quindi piace

al maggior numero di persone. È questo il motivo per cui il Festival di Sanremo viene ancora lanciato come l’evento televisivo-musicale dell’anno: la discriminante che deci-de se un programma in tv funziona o meno, se può sopravvivere o essere cancellato, sta nella formula magica “maggior numero di persone”. Più spettatori significa più soldi, prima durante e dopo la manifestazione. E in onore dei soldi si è disposti a far-cire un evento prettamente musicale di ingredienti che nulla hanno a che spartire con chitarra voce e palco-scenico: le sfilate dei vip, gli ospiti milionari, i cabarettisti, il corpo di

ballo, i fuori-programma program-mati, le cattiverie fra i musicisti, i ve-stiti delle primedonne, le gaffe delle grandi occasioni. Anche gli insulti aumentano l’audience: la scorsa set-timana un “vaffa” lanciato attraverso internet da un vip (che chiameremo X) al conduttore di turno del Festival (che chiameremo Y), ha catalizzato l’attenzione di migliaia e migliaia di utenti del web che hanno a loro volta commentato sui social network. Bla bla bla. Intanto i produttori televisi-vi nuotano nel denaro. E la “musica leggera”, che ha scelto di essere ser-va del piccolo schermo, continua a deformarsi inesorabilmente.

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Una delle suggestioni che ha attira-to gli autori de “La talpa” è stata la possibilità di ricostruire un’epoca – gli anni Settanta del ’900, anco-ra segnati dalla scissione fra Occi-dente e Unione Sovietica – che oggi potrebbe apparire quasi preistorica. Uscì verso la metà di quel decennio il romanzo di John Le Carrè da cui il film è tratto, un capolavoro che supera i confini della letteratura di spionaggio. Nel 1979 il libro ispi-rò uno sceneggiato televisivo con

Venerdì 20 gennaio alle 21 al teatro Centro Lucia di Botticino si esibisce Alan Zamboni in un concerto con proiezione d’immagini dal titolo “Vincent - Omaggio a Van Gogh”. Il ricavato dello spettacolo sarà dedicato a “Campagna di interventi chirurgici” dell’associazione Sin fronteras onlus. Ingresso 8 euro. I biglietti sono in prevendita presso Pierre 2000 a Rezzato e Medulla a Brescia.

iene presentato ufficial-mente questa settimana “Amorevolmente”, esor-dio discografico di Gilda Reghenzi, cantante man-

tovana che si appoggia all’etichetta bresciana Penthar Music. L’appuntamento è per giovedì 19 alle 20.30 presso la Concessionaria Fiat Lux in Viale Venezia 20 a Brescia. L’album è il condensato di un lavoro a più mani, nel quale in molti hanno dato il loro contributo per consenti-re alla bella voce di questa cantante dalle buone prospettive di potersi esprimere al meglio. Gilda Reghenzi vanta una solida esperienza, avendo già lavorato con nomi noti del pano-rama musicale italiano, come Mar-co Ferradini, Riccardo Fogli e Gatto Panceri, oltre ad aver aperto i concer-ti di artisti di caratura internazionale come Scott Finch, Paolo Bonfanti, Jono Manson & John Popper (Blues Traveler), Robben Ford, Rudy Rotta, Sugar Blue, Nine Below Zero, Eugene “Hideaway” Bridges, Tishamingo, Jo-hn Mayall & TheBluesbreakers, Wa-termelon Slim & The Workers, Andy J.Forrest. Un grazie particolare va ad Omar Pe-drini, che ha preso Gilda sottobraccio consentendole di aprire molti suoi concerti recenti, oltre ad averla spin-

ta alla realizzazione di “Amorevol-mente”. Omar ha anche contribuito in maniera importante alle canzoni del disco, firmandone un paio, “Da qui” e “Ultima poesia”. Oltre all’ex leader dei Timoria troviamo in questo cd la firma di molti autori noti del pano-rama locale, come Alberto Boldrini, Massimo Alessi, Paolo Salvarani e Andrea Romano. Un ruolo decisivo è però riservato ai

Jones, che introduce con la sua splen-dida voce il disco. Tra tanti talenti il pezzo che più cattu-ra, del quale è stata fatta una versione radio remix e un video, è “Tic tac”, na-turalmente incentrato sul suono della sveglia, “quella maledetta sveglia”. “Amorevolmente” è un album assolu-tamente piacevole, che si apre con la bella “Senza te”, e che prosegue sul classico filone del pop-jazz, con più di un rimando a Mina, della quale Gilda è una delle migliori interpreti (suo il progetto di portare le canzoni della Tigre di Cremona in giro per i teatri italiani, arrangiate in chiave jazz). Tra momenti dolci e suadenti (“Dim-mi”, di Andrea Romano) e altri più trascinanti (“Se c’è una cosa che mi fa impazzire”) il disco è indubbia-mente godibile, regalando sfumatu-re jazz (“Marijuana jazz”) e momenti di poesia (”Ultima poesia” di Omar Pedrini). Nessuna pretesa di impegno in que-sto disco, ma solo bella musica e un’ottima voce. Un album che Gilda promette di far decollare grazie anche alle esibizio-ni live, potendo contare su un’ottima band composta da Arki Buelli (bat-teria), Simone Boffa (chitarra), Ro-berto Gherlone (basso) e Luca Rossi (piano e hammond).

musicisti, tutti di eccellente caratura. La band è composta infatti da nomi straordinari: Michele Bonivento (pia-noforte e hammond), Ellade Bandini (batteria), Massimo Moriconi (basso e contrabbasso), Sandro Gibellini (chitarra), Anna Di Lena (cori), con l’aggiunta di ospiti importanti come Mauro “Otto” Ottolini ai fiati, Davide Foroni al vibrafono, Giuliano Mura-tori alla tromba, Ken Bailey alla voce e, last but not least, il grande Ronnie

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Alec Guinness, che parve un pun-to d’arrivo. Ma ora il regista Tomas Alfredson ha riportato sullo scher-mo George Smiley, l’eroe taciturno e tenace di molte storie di Le Carrè, insieme alle spie metodiche e un po’ grigie del Circus, la sede centrale del Secret Intelligence Service in-glese dove si gestiscono gli ultimi scampoli di guerra fredda. E lo scrit-tore ha approvato con entusiasmo progetto e risultato finale, parteci-pando all’impresa come produttore

esecutivo. L’efficacia del film nasce soprattutto dalla resa meticolosa dell’atmosfera in cui è immerso il lavoro delle spie, lontanissima dal-le avventure iperboliche alla James Bond. Una sensazione generale di decadenza avvolge gli ampi uffici del Circus, le abitazioni caotiche e buie, mobili e tappezzerie, tele-scriventi e registratori che sanno d’antico. Gli agenti segreti britanni-ci, snobbati dagli americani, hanno nostalgia della guerra vera, quan-

do la loro attività aveva ancora un alone eroico. Oggi è un mestiere da praticare in sordina, immergendosi in labirinti di informazioni nei quali è arduo capire chi mente e chi di-ce il vero.Ancora però si rischia la pelle, come avviene all’inizio del racconto a Jim Prideaux (Mark Strong), inviato in Ungheria dal capo del Circus (John Hurt) in cerca di informazioni sulla “talpa”, l’inglese che – dai massimi vertici del Servizio – trasmette ai

russi segreti vitali. I sospettati sono quattro, e a identificare il colpevole – con un’operazione coperta dal se-greto assoluto – è chiamato George Smiley. Lo interpreta Gary Oldman, eccellente nel rivelarne le capacità deduttive e i tormenti psicologici in apparenza senza quasi far nul-la: Smiley parla poco, lascia trape-lare ancor meno, ma dipana senza smarrirsi i fili di una trama intricata, emergendo vincitore in una squadra di ottimi attori.

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maligni dicono che, per ritocca-re in peggio il totem della tripla A (massima affidabilità) del-la Francia, Standard&Poor’s l’abbia “nascosta” in mezzo ad

un’insalata di altre bocciature: Spa-gna, Portogallo, Austria e, purtroppo, Italia. Per la quale continua a piovere sul bagnato. L’agenzia di rating ame-ricana – una delle tre più potenti al mondo assieme a Moody’s e Fitch – sostiene che in Italia la situazione sta sì migliorando, ma che permangono dubbi sull’effettiva volontà di cam-biare le cose qui nello Stivale e che comunque stiamo dentro a un’Euro-zona sempre più fragile e indifesa.È un giudizio, di un’agenzia che va-luta (anche) la qualità dei debiti pub-blici degli Stati. Magari con molta cautela quando si tratta di superpo-tenze come gli Usa o la Francia, dove questa bocciatura rischia di compro-mettere la rielezione di Sarkozy. Un giudizio che si potrebbe ignorare, o farne sapiente tesoro. Per il commis-sario europeo agli affari economici Olli Rehn, “le agenzie di rating non sono istituti di ricerca imparziali ma svolgono il loro ruolo molto in linea con il capitalismo finanziario Usa”. Per il suo collega Michel Barnier, “il punto di vista di queste agenzie è so-lo uno fra tanti”. Tutto vero. Il fatto è che questi “voti” dati dalle agenzie di rating, sono tenuti in massima consi-derazione da una miriade di investi-

menti sicuri devono andare laddove c’è la tripla A o giù di lì. Addirittura esistono fondi pensione o compagnie di assicurazione che per loro statuto possono investire solo in titoli – di Stato o di aziende private – aventi un certo (alto) giudizio. Qui il doppio danno: non si riesce a intercettare questo flusso di investi-menti, e ogni bocciatura porta con sé l’immediato smobilizzo di titoli non più ben classificati. Un fiume di dena-ro che si sta riversando sempre di più verso gli ormai pochi Paesi europei che ancora godono del massimo dei voti: Germania, Olanda, Finlandia,

tori mondiali, che non hanno la vo-glia o la competenza di valutare da sé, se l’Italia o lo Zambia siano eco-nomie in salute o meno. Vanno per le spicce, perché il denaro si muove alla velocità della luce: gli investi-

“Revisione della legge elettorale; ridu-zione della burocrazia; revisione del sistema giudiziario; semplificazione e riduzione del sistema di tassazione come migliore e più efficace azione di contrasto all’evasione fiscale; revisio-ne del sistema educativo, puntando maggiormente alla formazione ‘valo-riale’, nonché all’accrescimento della cultura del rispetto della persona e del dono; una più coerente destinazione degli investimenti tanto nella ricerca

quanto nella scuola”. Questi sono in sintesi i temi emersi dai risultati del-la ricerca “Essere giovani cristiani al tempo della crisi” presentata nel cor-so dell’edizione 2012 dell’Ucid Inter-national School on the snow, l’appun-tamento formativo del Movimento giovani dell’Unione cristiana impren-ditori e dirigenti (Ucid), svoltosi a Cortina d’Ampezzo nei giorni scorsi. Manlio d’Agostino (nella foto), presi-dente nazionale del Movimento gio-

vani dell’Ucid, ha detto, presentando i risultati dell’indagine, “che è un pun-to di partenza per formulare la nostra proposta su come uscire dalla crisi, e più in generale, anche per progettare una strategia per il bene comune”. La ricerca ha coinvolto i giovani Ucid e si è sviluppata su tre ambiti: coeren-za di vita cristiana e conoscenza della dottrina sociale della Chiesa, impegno e azioni per il bene comune, crescita culturale e in-formazione.

Lussemburgo; i cui titoli di Stato, a causa proprio di questa enorme do-manda, offrono rendimenti ai limiti del ridicolo. Ma tant’è: sono “sicuri”. Gli Usa poi sono un caso a sé. Hanno un debito pubblico spaziale, se con-teggiato nella sua interezza farebbe degli Stati Uniti un Paese sull’orlo del burrone. Ma è pure un Paese che ha nella manica due assi: può stampare dollari a piacere, cioè la moneta “mondiale” per eccellenza rimane la principale potenza milita-re del mondo. Cosa c’entrano i can-noni con la valutazione di un Paese? Niente, niente…

Gli Stati si finanziano, oltre che con il sistema delle imposte dirette e indirette, anche con l’emissione di titoli obbligazionari. Si tratta, in questo caso, di un credito che l’investitore ha dell’ente governativo. Come tale è soggetto al rischio che, a causa del futuro deteriorarsi della situazione finanziaria dell’emittente, quest’ultimo non sia in condizioni di pagare le cedole o, nei casi più gravi, di rimborsare il capitale. Ne deriva come l’acquisto di un titolo obbligazionario debba

essere preceduto da un’accurata analisi delle condizioni di stabilità economico-finanziaria-patrimoniale di chi lo emette, esattamente come fa l’ufficio fidi di una banca prima di concedere un finanziamento a una impresa o a un privato. Per certificare questo stato di salute sono nate le agenzie di rating, specializzate nell’analizzare la solidità finanziaria di questi “soggetti”. Si tratta di vere e proprie entità che valutano la qualità creditizia di imprese, stati, governi nazionali e sovranazionali

esprimendo il proprio giudizio sotto forma di report e di un sintetico indicatore detto rating. Le agenzie di rating, però, non sono istituti di ricerca imparziali. Negli ultimi tempi anche il più distratto degli italiani ha preso familiarità con nomi come Standard&Poor’s. Moody’s e Ficht, agenzie di rating controllate da privati che con le loro “sentenze” possono vanificare gli sforzi di risanamento di tanti Paesi, Italia compresa, come si legge in questa pagina.

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Stangata da 400 milioni di euro per gli agricoltori italiani a causa del caro carburanti. L’analisi viene da Coldiretti dopo il nuovo record raggiunto dalle quotazioni dei prodotti petroliferi, con la benzina a 1,75 euro al litro e il rischio contagio per i prezzi del campo alla tavola. Nel giro di un anno il costo dei carburanti agricoli è aumentato del 58%, con effetti pesanti sul costo della varie operazioni che si effettuano in campagna. Per arare un campo di dimensioni medie,

sottolinea Coldiretti, un agricoltore italiano spende oggi 150 euro in più rispetto a un anno fa. Per chi semina il rincaro è stato di 120 euro così come per la trebbiatura dei cereali e lo spandimento del letame. Oltre all’aumento dei costi per il movimento delle macchine come i trattori, in agricoltura il caro petrolio colpisce soprattutto le attività agricole che utilizzano il carburante per il riscaldamento delle serre (fiori, ortaggi e funghi), di locali come le stalle, ma anche

per l’essiccazione dei foraggi destinati all’alimentazione degli animali. “Come abbiamo già avuto modo di puntualizzare durante la presentazione dei dati dell’annata agraria 2010/2011 – rilancia il presidente di Coldiretti Brescia Ettore Prandini (nella foto) – se da un lato è positivo il dato di un pil agricolo provinciale in aumento rispetto alla annata precedente, dall’altro bisogna registrare il notevole aumento dei costi di produzione, che pesano non poco

sul reddito finale e sulla liquidità delle aziende”. Al caro gasolio, infatti, si deve aggiungere anche l’impennata del costo di mangimi, concimi ed energia elettrica. “Il nuovo record raggiunto dal prezzo della benzina – continua Ettore Prandini – avrà un effetto valanga anche sulla spesa con un aumento dei costi di trasporto oltre che a quelli di produzione, trasformazione e conservazione. A subire gli effetti del record nei prezzi è, infatti, l’intero sistema agroalimentare”.

’Associazione artigia-ni di Brescia, per voce del suo presidente En-rico Mattinzoli, a qual-che giorno dall’avvio

del nuovo anno, ha fatto il punto sul 2011 appena concluso e sulle prospettive che attendono la ca-tegoria. “La nostra realtà consta di 13.260 aziende e stiamo mettendo a pun-to una banca dati che sia costante-mente aggiornata – ha affermato il presidente Mattinzoli – affinché sia possibile fornire al governo valori reali e qualificati, tali da consentire la proporzionalità dei provvedimen-ti, perché a Brescia come in Italia, non sono tutti né barbieri né Fiat”. Mattinzoli ha ricordato l’impegno di Associazione artigiani, tramite Rete Impresa Italia, affinché vi possa es-sere un solo interlocutore che, pur nel rispetto delle specificità dei sin-goli, capace di rappresentare cen-tralmente tutte le categorie, quanto meno sulle tematiche di base. “Non siamo certamente noi i difen-sori di chi vuole sottrarsi ai propri obblighi fiscali – ha continuato il presidente dell’Associazione artigia-ni bresciana – ma, mentre le nostre imprese per continuare a operare devono innovarsi e fare sacrifici, la politica è al palo, è messa in secon-do piano e spesso si dimentica che, in un modo o nell’altro, ci rappre-senta”. Non è il momento, e Mattin-

zoli l’ha più volte sottolineato, nel pensare la riforma del mercato del lavoro, di affrontare temi che divi-dono, perché la produttività delle imprese, nell’ultimo decennio, si è ridotta a un decimo di quella tede-sca, con il costo del lavoro che in Germania è del 3,9% e in Italia del 32,9%. “Le aziende bresciane, per

guardare in casa – ha osservato an-cora Mattinzoli – si salvano con l’ex-port, in quanto il mercato interno è in flessione ed è fondamentale che le specificità vengano mantenute, con particolare riguardo alla quali-tà”. Il presidente dell’Associazione artigiana ha anche accennato alla querelle Confidi-Centro storico, con tutte le sue implicazioni, sulla quale ha rigettato ogni accusa di protezio-nismo, perché, ha affermato al pro-posito “crediamo che bloccare ciò che si va delineando in periferia non risolva i problemi delle attività del centro, che devono necessariamen-te differenziare l’offerta e adeguarsi alla richiesta, con la più grande at-tenzione, come già detto, alla quali-tà”. “Mi si spieghi – ha esemplifica-to Mattinzoli – perché nei parcheg-gi si vedono sempre più automobili tedesche e meno Fiat, per essendo le prime più care. È noto che Con-fidi, quest’anno in sofferenza per lo 0,9%, valore estremamente con-tenuto, pur triplo rispetto a quello dello scorso anno – ha sottolinea-to Mattinzoli – guarda alle aziende. Pensando al Pgt, stiamo cercando lo strumento migliore per poter age-volare anche il privato, affinché lo sforzo possa essere ripartito per un terzo su ciascun soggetto, ovvero su istituto di credito, Confidi e acqui-rente, al fine di sbloccare il mercato immobiliare nella maniera più equa e meno ‘difficile’ per tutti”.

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l Brescia calcio continua la sua corsa, o meglio, l’ha ripresa. La cura di mister Calori sembra da-re i suoi effetti: 270 minuti sen-za subire reti, tre vittorie su tre

partite, l’ultima ottenuta per una parte di gara in uno in meno e cinque gio-catori diversi in rete in poche partite: Antonio, Zambelli, El Kaddouri, Vass e Feczesin. Numeri che parlano da soli, ma che se aggiungiamo il fatto che ora il Brescia si trova a soli quattro punti dalla zo-na play-off. Una tegola però è arrivata con la squalifica del centrocampista ungherese Vass per tre turni. Così la motivazione: “avere proferito espres-sione blasfema e rivolto all’Arbitro successiva clamorosa espressione of-fensiva; infrazione rilevata dal Quarto Ufficiale”. Quasi a dire che la naviga-zione delle Rondinelle non possa mai essere tranquilla. Mister Alessandro Calori nel frat-tempo frena e ha dichiarato che pur essendo contento e soddisfatto non può non calmare i bollenti spiriti. A chi gli chiede cosa farà domenica alle 19 al Rigamonti contro la Nocerina ri-sponde: “Per la sua sostituzione ho già l’idea di cosa fare. Forse cambierò il modulo”. Se Vass, che sembrava aver trovato nuova grinta, non può essere una certezza per i prossimi turni, il modulo è di nuovo in discussione “ne voglio più d’uno” dice il mister, sta di-ventando una certezza Omar El Kad-

douri. Messo lì, dietro la punta, a me-tà tra l’essere il secondo attaccante, essere il trequartista e il centrocampi-sta, sta dimostrando il suo valore. Che sia questo il ruolo giusto per il belga-marocchino? La questione dei ruoli è una questione che Calori ha sistema-to con molta concretezza: nel suo 3-5-2 ognuno era nel proprio ruolo na-turale. Così si è scoperto finalmente anche Mandorlini, che fino a prima di

essere impiegato come centrocampi-sta interno, era stato messo come ter-zino o come esterno di centrocampo. Insomma, forse il gioco del Brescia è meno bello, forse subisce di più, ma la concretezza è quella che per ora al popolo biancoblù piace di più.E se il mercato può ancora riservare qualche sorpresa, in settimana Foti si è allenato con il gruppo. La cura Calo-ri aiuta, le cure a Corioni continuano e

In attesa di scendere in campo domenica sul parquet di Sant’Antimo (18,15 con diretta integrale su Radio Voce Fm 88.3-88.5), il Basket Brescia ha presentato una campagna di visibilità con la sezione cittadina dell’Avis (Associazione Volontari Italiani Sangue). Lo scopo è sensibilizzare ed instaurare nei giovani la cultura della donazione costante nel tempo, ritenendo che lo sport con i suoi valori possa essere il contenitore più idoneo

a far capire loro l’importanza della raccolta del sangue per contribuire in modo fattivo al bene comune della nostra popolazione. A breve sulle calottine dei giocatori che scenderanno in campo comparirà il logo dell’Avis fino al termine del torneo di Lega 2. Alla presentazione hanno preso parte il presidente del club Graziella Bragaglio, il Direttore generale Costa e il Dottor Farcella presidente della sezione Avis Brescia. (ma.ric.)

In tutto sono 15 gli atleti brescia-ni disabili premiati quest’anno dall’assessorato allo Sport della Provincia di Brescia in occasione della seconda edizione del concor-so “Sport e passione”. La manifestazione è nata con lo scopo di premiare atleti che in di-scipline poco conosciute al grande pubblico si sono particolarmente distinti nel corso dell’anno solare 2011, o nella propria carriera, pro-

muovendo il nostro territorio a li-vello nazionale e internazionale. I riconoscimenti, consegnati alle Porte Franche di Erbusco alla pre-senza dell’assessore Fabio Man-delli, sono andati a Gabriele Festa, Greta Ghidini, Federica Mondini e Gabriele Rondi (atletica leggera), Emanuele Bersini (ciclismo tan-dem) e Mirco Bressanelli (ciclismo Handbike), Alberto Zemello (golf), Giuseppe Romele, Efrem Morelli,

Gabriel Greotti, Paola Piatti e Ve-ronica Pini (nuoto), Pamela Nova-glio (tiro a segno e biathlon, com-ponente della squadra nazionale di sci nordico) e Santina Pertesana (tiro con l’arco). Premiata anche una società: l’Ac-tive Sport, che si è aggiudicata la medaglia d’argento ai Campionati assoluti italiani di tennis a squa-dre con i giocatori Antonini, Bori-va e Cullea.

in questi giorni anche gli Ultras 1911, che contestano il presidente, hanno scritto un comunicato augurandogli di guarire e riprendersi: “L’aspettia-mo allo stadio, magari anche per cri-ticarla, ma con la certezza di avere di fronte a noi un uomo ristabilito e pronto a nuove battaglie. Un grosso in bocca al lupo da tutti noi...”. Che le cure, tutte, facciano effetto. In bocca la lupo a tutti, anche da noi.

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due settimane dalla ripre-sa dei campionati giova-nili continua la carrellata provinciale per scoprire le principali candidate

al titolo. Nella categoria juniores del calcio a 7 l’eco delle imprese di Noz-za Alcafond si sta diffondendo dalla Valsabbia a tutte la provincia. Con i suoi 27 punti all’attivo è l’unica squa-dra a punteggio pieno della categoria e vanta il miglior attacco e la miglior difesa. Nel suo girone le pur forti Bar Cantuccio e Asco Vestone (a -9) sem-brano aver già issato bandiera bianca, a meno di clamorosi stravolgimenti di classifica. Le altre capoliste sono più umane, anche se nel girone valtrum-plino e in quello benacense Adro e Audax Virle vantano un importante +5 sulle dirette inseguitrici: B Rock da una parte e Calcinatello dall’altra. Stesso vantaggio per Rudiano, che nella bassa occidentale si è lasciato alle spalle Cigolese e Berlinghetto. Il gruppo più equilibrato è quello bre-sciano, con la Torricella a quota 22 e il Sale Gussago subito dietro con 21 punti. Nave è più staccato, ma ha i mezzi per tornare in corsa. Nel vol-ley è un’altra storia. 22 squadre sono già pronte a ricominciare. Questo fine settimana le juniores del volley torna-no sotto rete a caccia di punti per ac-cedere alle finali primaverili. Nel giro-ne A le prime tre della classe stanno facendo un campionato a parte. Trop-po ampio il divario con il resto della

La sconfitta contro i rivali della Pallata dopo anni di imbattibilità ha lasciato qualche scoria nel quintetto dei campioni provinciali del Team ’87, che vincono senza brillare con un 68-58 sul New Team Volta. Anche per Pallata (seconda forza del campionato) non è stata una passeggiata contro i Mascalzoni, ma la formazione cittadina l’ha spuntata con un +5. I sebini vengono agguantati al quarto posto dai Panthers (88-67 sui Jackals), mentre acquista sempre più credibilità il

terzo posto del Toscolano. S. Luigi Gonzaga approda nella parte alta della classifica grazie al successo sul parquet di Rezzato (66-56) e anche la Virtus torna a respirare battendo 50-45 il Botticino. Impresa del Marcheno, che ha la meglio su Monticelli Brusati (67-54) e prosegue la risalita dai bassifondi, dove resta inguaiato l’Ome, sconfitto 65-42 dal Bovezzo. La mano calda della 14ª giornata è stata di Andrea Moretta del Marcheno, autore di 30 punti.

graduatoria. La regina indiscussa è la Provagliese, reduce da un nove su nove insindacabile nel 2011 e magna-nima solo in tre occasioni con le av-versarie, come dimostrano i 27 set su 30 messi in saccoccia. A tre lunghezze di distanza c’è un’altra big del pano-rama pallavolistico giovanile brescia-no: il Franciacorta, che deve guardar-si le spalle da Piemonti Costruzioni.

A quota 23. Dalla parte opposta, nel gruppo B, Ponte Zanano guarda tut-te dall’alto dei suoi 26 punti, con cin-que set fin qui concessi alle avversa-rie. Paolo VI Concesio tiene il passo a fatica con cinque punti di ritardo dal vertice. Dietro è grande bagarre per il terzo gradino del podio, con S. Giacinto Verde, S. Angela Merici e Calcinato raccolte in un solo punto. Non solo volley, tuttavia, nel prossimo weekend. I riflettori del mondo giova-nile tornano sulla ginnastica artistica, con l’esordio stagionale che avverrà domenica a Palazzolo. In riva all’Oglio sono attese oltre 200 ginnaste prove-nienti da tutto il territorio bresciano. L’inizio è previsto per le 8.30.

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Referendum e protagonismo della politica

Egr. direttore, questo referendum non s’ha da fare! Così ha detto la Corte. Non so se con motivazioni limpide o fumose. Sono invece certo che molto fumo (non di persecuzione) è circolato alla Came-ra dei deputati.Ora mi auguro che il Pd indica subito le primarie al suo interno, senza at-tendere quelle di coalizione, semmai ci sarà coalizione.Qualunque sia la legge con la quale si andrà a votare (e non è da escludere che sia ancora la porcata calderonia-na amata da Berlusconi) il Pd scelga i suoi candidati al Parlamento con le primarie. Con esse tiene fede a sé stesso e acquista ulteriore consenso fra gli elettori. Soprattutto, così facen-do, dimostra di essere una vera forza democratica. Inietta inoltre un po’ di vigore nella nostra democrazia ridot-ta a larva da Berlusconi e dai suoi ac-coliti, siano essi i vocianti leghisti o i muti nominati. Con la convocazione delle primarie si allontana ogni dub-bio che qualcuno, nel Pd, consideri il porcello un male minore. Non illudiamoci che il governo Monti sia la panacea di tutti i mali. Da molto tempo l’Italia è in forte declino mora-le, demografico, economico, sociale, civico e politico. Nella lunga notte le sentinelle (Dossetti lo era) hanno vi-sto solo qualche sprazzo di luce (ad esempio con Prodi). Il lavoro da fare è tantissimo. La contrapposizione ur-lata pare assopita ma è solo trattenuta e pronta a riesplodere più violenta di prima. Né si può a lungo accoccolarsi dietro Monti come mi pare facciano i sedicenti centristi, Casini in testa, e seppure in misura più ridotta anche

Bersani. I populisti alla Grillo sono irresponsabili mentre Di Pietro acca-rezza l’opportunismo. Per chi vuol veramente operare per la Città dell’uomo è venuto il momento di lavorare sodo, con pensieri, parole e opere. Senza omissioni allungare lo sguardo e mondializzare il cervello.Buon Anno e scusa il predicozzo fi-nale, ma mi è venuto così ed essendo pigro e non lo cancello. Aldo Ungari

Sos Rukago: obiettivo raggiunto

Egr. direttore,dalle pagine di “Voce” del 22 settem-bre 2011 avevo lanciato un appello per venire incontro a nuove esigenze e necessità per le scuole di Rukago, in Burundi.Ora, a distanza di pochi mesi, a obiet-tivo raggiunto, sento il dovere mio personale, e sicuranmente anche a nome di suor Rina Cucit, della sua comunità delle suore maestre di San-ta Dorotea e di tutti quei ragazzi che beneficeranno dei lavoro di amplia-mento e di ristrutturazione del ples-so scolastico africano, di ringraziare quanti, grazie alla loro generosità e sensibilità, ci hanno dato la possibili-tà di realizzare questi nuovi lavori. Un grazie di cuore, a cui si associa anche la madre generale, a “Voce” per la di-sponibilità e ai suoi lettori per la ge-nerosità dimostrata Giovanni Savelli

Quel re nato nella stalla

Egr. direttore,nella settimana di Natale ci sono stati oltre 100 morti in Nigeria: questo il di-sgustoso e crudele bilancio dlele vit-

time della guerra ai cristiani, che non si è fermata nemmeno il giorno di Na-tale. Cinque di questi attentati sono stati rivendicati dal movimento Bo-ko Haram, la cui traduzione in ita-liano è “l’educazione occidentale è peccato”. Ciò, oltre a suscitare sde-gno, sgomento e ribrezzo, avrebbe dovuto provocare anche indigna-zione nel mondo occidentale, cosa che non mi è parsa di avvertire oltre alle solite parole di circostanza. Mi sembra che questo fatto confermi una sorta di assuefazione a episodi tanto cruenti: se ne parla per qual-che giorno e poi si fa finta di nulla, in attesa dei prossimi eccidi di cri-stiani. Questi fatti hanno fortificato in me la convinzione, che peraltro già avevo, che più i cristiani sono fragili in Occidente più vengono perseguitati dove sono minoran-za religiosa. Il tutto mentre nelle stesse ore in Italia, nelle scuole e negli asili, in occasione delle rap-presentazioni effettuate durante le festività natalizie, si è sorvolato dolosamente su qualunque riferi-mento al figlio di Dio, a Cristo, a Gesù, con una spettacolarizzazione della Natività che, oltre a tradursi in una presa per i fondelli per i no-stri bambini, dovrebbe far riflette-re profondamente tutti e porsi dei seri e preoccupati interrogativi per il presente e per il futuro.

Matteo Rinaldi

L’anno tanto atteso

Egr. direttore,ho detto addio con il cuore leggero al vecchio anno; l’ho salutato sen-za, nessun rimpianto, non è certo da ricordare, ma in fretta da dimen-ticare. Il simbolico spartiacque fra

l’anno vecchio, con tutto il suo ca-rico di accadimenti (buoni e catti-vi) e quello appena nato, vestito per l’occasione di carezzevoli illusioni e condito di languide speranze è stato una sorta di limbo dove rima-nere per un istante sospesi fra il pri-ma e il poi, a tracciare bilanci di vita e sognare vite che non ci apparte-ranno mai, prima che la giostra del divenire stemperi l’attimo e il futu-ro si faccia presente, riportandoci alla realtà. Tutti, Monti compreso, mai eletto dagli italiani e deputato a portare avanti un programma di governo imposto nei dettagli dalla Bce e mai sottoposto al vaglio degli elettori, che a suo tempo votarono i programmi di Berlusconi e Veltroni, di natura profondamente diversa, se non antitetica, rispetto a quello che verrà realizzato nei prossimi mesi. Monti e la congrega di ban-chieri da lui rappresentati non sono espressione delle urne e con le ur-ne non dovranno confrontarsi mai. Incarnano esclusivamente i grandi interessi finanziari, sono servi alle dipendenze del denaro e il denaro non è dotato di sensibilità sociale, non è incline alle mediazioni, non deve moderarsi temendo di perde-re voti, non possiede sentimenti e neppure pietà. Persegue un so-lo scopo, moltiplicarsi all’infinito nella maniera più rapida possibile, poco importa quali siano i costi in termini di macelleria sociale, dal momento che conosce un solo co-sto, quello monetario. La dittatura del denaro è in assoluto la peggior forma di governo possibile, nel 2011 ne abbiamo avuto un primo assaggio con la soppressione delle pensioni per tutte le nuove genera-zioni (e buona parte delle vecchie),

l’aumento indiscriminato di tasse e costi a carico di una popolazione già fortemente impoverita, la ridu-zione delle opportunità di lavoro. Ma solo nel 2012 saremo in grado di apprezzare la reale dimensione del disastro che sta precipitando sulle nostre teste e il contatto con la re-altà risulterà con tutta probabilità drammatico. Il potere politico che appoggia il governo Monti, avreb-be in teoria la funzione di appiana-re i contrasti, invece rivela tutta la sua impotenza. E così è destinato a essere travolto dalle contraddi-zioni che è incapace di governare. Colgo comunque un buon segna-le, dalle due potenze economiche asiatiche nei confronti della tra-vagliata area euro-dollaro. Il patto Cina-Giappone è un chiaro segnale di sfiducia o fiducia? Penso e spero che rappresenti una sfida che evi-denzia l’importanza di una ”Europa unita e di una moneta comune che ci dà buone possibilità di persegui-re i nostri interessi e l’opportunità di realizzarli a livello mondiale”. È un abbaglio? Gradirei che qualche lodevole economista della nostra Università statale degli studi di Bre-scia mi desse dei ragguagli: che la seconda e la terza economia mon-diale, Cina e Giappone, hanno si-glato un accordo che prevede l’ab-bandono del dollaro americano? Potrebbe essere quella debole luce in fondo al tunnel? Poi condivido la proposta dell’ on. Daniele Molgora, che la nostra Provincia per dimen-sioni, popolazione e Pil, ha tutte le caratteristiche costituzionali per essere considerata una regione. So-no d’accordo di dar vita a un per-corso volto alla difesa del territo-rio bresciano, un referendum che

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

punta a chiederne la promozione a “Regione”. L’art.132 della Costi-tuzione, infatti recita: “Si può, con legge costituzionale, sentiti i Consi-gli regionali, disporre la fusione di Regioni esistenti o la creazione di nuove Regioni con un minimo di un milione di abitanti, quando ne fac-ciano richiesta tanti Consigli comu-nali che rappresentino almeno un terzo delle popolazioni interessate, e la proposta sia approvata con re-ferendum dalla maggioranza delle popolazioni stesse. Si può, con l’ap-provazione della maggioranza delle popolazioni della Provincia o delle Province interessate e del Comune o dei Comuni interessati espressa mediante referendum e con legge della Repubblica, sentiti i Consigli regionali, consentire che Provincie e Comuni, che ne facciano richie-sta, siano staccati da una Regione e aggregati ad un’altra”. Condivido la preoccupazione del presidente Molgora, che la perdita dell’Ente Provincia rappresenta un tentativo di eliminare l’identità bresciana in cui il territorio si riconosce.

Celso Vassalini

Siamo liberi

Egr. direttore,detto francamente avrei preferito che il governo Berlusconi avesse spinto la sua risoluzione più oltre. La valutazione delle opposizioni e degli antiberlusconiani è stata tal-mente negativa da considerare la discesa in politica del Cavaliere la causa di tutti i mali del Paese. Le stesse dimissioni di Berlusconi hanno dato luogo a ridicole mani-festazioni di gioia innervate da una profonda ideologia. La stessa che

per settimane ha portato i maggio-ri quotidiani del Paese a denigrare lo stesso Berlusconi mettendo in cattiva luce l’Italia stessa. Una si-tuazione contro cui urge prendere le dovute contromisure, non come concessione alla destra o alla sini-stra, ma come esigenza vitale per il Paese. Se, però, la democrazia è questo sono portato a ritenere che abbia ragioni chi sostiene che si stava meglio quando si si stava peggio. Ciò che accadde dopo Tan-gentopoli, con la comparsa sulla scena nazionale di Forza Italia e l’affermazione del sistema bipola-re è stato per me un fatto positivo. Al teatrino dei governicchi in conti-nuo cambiamento e sempre uguali a se stessi si è succeduta un’alter-nativa chiara. Quello che è seguito negli anni è stata, purtroppo, l’af-fermazione di una sempre più aspra contrapposizione tra maggioranza e opposizione. Un contrasto che si è sempre più incancrenito sino a por-tare tanti in piazza a inneggiare alla ritrovata libertà dopo le dimissioni di Berlusconi. Liberi, sì, ma da cosa? Mi sembrava di essere tornato al 25 luglio 1943 quanto tutti, da fascisti che erano, manifestarono contro il dittatore deposto. Per questo non posso che condividere il pensiero di quanti sostengono che il vero li-mite dell’Italia non è tanto la poli-tica fisiologicamente incapace di risolvere il problemi del Paese, ma gli italiani sempre pronti. da volta-gabbana, a cambiare carro in corsa. Sino a poche settimane fa leggendo i giornali si percepivano i contorni drammatici di una crisi difficile da affrontare e risolvere. Dopo la ca-duta di Berlusconi e l’avvento del governo tecnico di Mario Monti le

stesse testate si sono prodigate nel dire che la fine del tunnel era a por-tata di mano (previsioni per altro smentite dai fatti nelle settimane successive). A chi dovremmo cre-dere? Lasciamo perdere il pil, il de-bito pubblico, gli indici della borsa e tutto il resto, elementi che dicono tutto e il contrario di tutto. Non c’è bisogno di pendere dalle labbra dei politici o degli economisti. La crisi per gli esperti è solo un insieme di numeri, di proiezioni, di calcoli che non tornano mai. Sono sempre que-gli esperti che sino al giorno prima del crollo delle borse sostenevano che tutto andava bene e che poche ore più tardi non hanno esitato a sposare la causa del disfattismo assoluto. Secondo il rapporto sulla stabilità finanziaria redatto da Ban-kitalia la situazione economica del-le famiglie italiane è nel complesso solida; il rapporto segnala come il debito delle famiglie rimanga basso se rapportato a quello di altri Paesi. Alla luce di tutto questo mi chiedo come sia possibile che nessuno ab-bia ancora posto il problema della legittimità dell’intera operazione che ha portato alle dimissioni di Berlusconi. A qualche settimana di distanza continuo a reputarla un’operazione ardita. Non doveva esserci altra alternativa al gover-no uscente che quella di un nuovo esecutivo eletto dal popolo. Inve-ce è andata in scena a una grande pressione mediatica a cui hanno preso parte anche tanti presunti amici di Berlusconi per costringer-lo a una uscita di scena anzitem-po. Eppure il governo Berlusconi ha fatto tanto e ad oggi non si vede ancora all’orizzonte chi possa fare di più e di meglio. Nonostante tutto,

però, è bene non perdere la speran-za perché le positive energie di chi ancora crede nel Paese non vada-no disperse. Non ci sarà mai alcun governo in grado di risollevare il Paese se non sarà accompagnato dallo sforzo morale di ogni italiano.

Edmondo Del Prete

Errata corrige

In merito all’articolo apparso lo scorso numero su “Voce” a pagina 14 a firma Davide Alessi dobbiamo rettificare alcuni passaggi. A Cem-mo di Capo di Ponte nasce la Fon-dazione per la scuola cattolica. Al progetto della Fondazione hanno aderito cinque parrocchie (quelle di Breno, Edolo, Lovere, Pisogne e Cogno) e l’Alma Tovini Domus di Brescia (di cui fa parte l’Eremo di Bienno), oltre alla Fondazione Camunitas, la Fondazione Tassara, la cooperativa sociale Foppa, la Finanziaria di Vallecamonica, ol-tre all’Istituto delle suore dorotee di Cemmo. La Fondazione gestirà la scuola di Cemmo e non quella di Cogno (come erroneamente indica-to nell’articolo).

la redazione

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