Non di Solo Pane n°760 - 12 Giugno 2016
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Transcript of Non di Solo Pane n°760 - 12 Giugno 2016
Il Calice di Gesù di don Luciano Vitton Mea
Settimanale di preghiera
Anno XV - n° 760
Non di solo
PANE Domenica 12 Giugno 2016
XI Settimana del Tempo Ordinario
“La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!”.
TANTI AUGURI DON LUCIANO DA TUTTA LA REDAZIONE DI
“NON DI SOLO PANE”.
Non di solo pane Numero 760 Tempo Ordinario pagina 2
Giugno 2016
“Pregare, forse il
discorso più urgente”
Sussidio di preghiera
per la famiglia
Offerta della giornata
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Offerta quotidiana
Sito di Non di Solo Pane:
www.nondisolopane.it
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego
specialmente per le intenzioni che il Santo Padre
raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo
mese
Intenzione del Santo Padre
Perché gli anziani, gli emarginati e le persone sole
trovino, anche nelle grandi città, opportunità
di incontro e di solidarietà.
Intenzione missionaria
Perché i seminaristi, i novizi e le novizie incontrino
formatori che vivano la gioia del Vangelo e li
preparino con saggezza alla loro missione.
Intenzione dei vescovi
Perché ci impegniamo a riportare la fraternità
al centro della nostra società, troppo condizionata
dalla cultura dello scarto.
Intenzione del Vescovo di Brescia
Mons. Luciano Monari
Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente
e misericordioso, ci impegniamo con gioia
nella costruzione della civiltà dell'amore.
Intenzioni mese di Giugno
Non di solo pane Numero 760 pagina 3
Domenica 12
Giugno
III Settimana del Salterio
XI Domenica del Tempo Ordinario
Quando qualcuno si dimentica la necessità che ha di perdono, lentamente si dimentica di Dio, si
dimentica di chiedere perdono e non sa perdonare.
Papa Francesco
In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».
Brano Evangelico: Lc 7, 3650
Contemplo: Ha molto amato (Lc 7,47)
Luca nell'episodio del fariseo e della peccatrice racconta un mi-racolo, il più bello di tutti, di Gesù: il miracolo dell'amore. Gli Apostoli commentano per noi le parole di Gesù: «Soprattutto
conservate tra voi una grande carità, perché la carità copre una moltitudine di peccati» (1Pt 4,8). «Chi riconduce un peccato-re dalla sua via di errore, salverà la sua anima dalla morte e copri-rà una moltitudine di pecca-ti» (Gc 5,20).
Agisci
Il perdono ci fa rina-
scere a vita nuova.
Oggi cercherò di ce-
lebrare il sacramen-
to della Riconcilia-
zione.
Il santo del giorno:
San Marino Monaco
Nel V secolo così dicono le cronache antiche esiste sul monte Titano un celebre monastero, ove, in una cella appartata, vive un monaco di nome Marino. È il monaco santo, patrono della repubblica del Titano, da lui detta appunto Repubblica di San Marino. È
il santo odierno che viene festeggiato, nella piccola Repubblica, il 3 settembre, ma in molti calendari trova posto il 12 giugno. La leggenda dice che, prima di morire, si fece trasportare sul punto più alto del monte Titano e di lì pronunciò le seguenti parole che sono il riassunto di tutta la storia della piccola Repubblica: «Vi lascio liberi
da ogni autorità, sia civile sia ecclesiastica». Sarebbe questa la nascita del piccolo stato, incuneato in un pezzo d'Italia, al di sopra di Rimini. San Marino, monaco santo, è amato e venerato dai sammarinesi, ma anche altrove. Molti quelli che ne portano il nome, e ne ricevono la protezione.
Non di solo pane Numero 760 Tempo Ordinario pagina 4
Perdonare è spesso una sfida gigantesca, una vera conversione. Chi perdona e si fa ispirare
dalla logica di Dio, logica della grazia, ristabilisce innanzi tutto dei rapporti giusti, nuovi, dignitosi. Chi perdona spezza il circolo della violenza, disarma la vendetta, si fa permeare dall'amore che fa ripartire. Il verbo greco che i Vangeli impiegano per dire il perdono contiene l'idea di moto, il partire da un luogo e il dirigersi verso un altro luogo, indica il movimento della nave che salpa, della carovana che parte, delle porte della prigione che si aprono. Con il perdono il cuore sceglie come suo spazio il futuro e non il passato, il viaggio e non l'immobilità. Perdono nella sua etimologia significa donare qualcosa di sé ad altri. La vocazione dell'uomo è quella di essere legame e dono. Perdonando restituisco vigore e salute al legame ferito, ritrovo la mia identità nella relazione restaurata, mi riapproprio dei cuore che Dio mi ha dato, e che non è solo la sede di emozioni e sentimenti, ma soprattutto il luogo unitario di scelte ispirate, di decisioni ragionate e ragionevoli, che dischiudono ciò che è chiuso, che aprono ciò che sembrava sbarrato.
Ermes Ronchi
Lettura spirituale La sfida del perdono
Preghiera
Ecco le parole, Signore, che richiamano al
nostro cuore accoglienza e vita reciproca-
mente donata: donna, casa, mensa, bacio,
lacrime, profumo. Ti rendiamo grazie, Signo-
re Gesù, per aver accolto questo modo di de-
clinare l'amore autentico, forte, commosso e
pieno di riconoscenza verso la tua santissima
e amatissima persona. Signore, fa' che in noi
non si spenga né si affievolisca l'amore.
Meditiamo la Parola Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Parroco di Bovegno
La donna del Vangelo che entra furtiva nella
casa di Simone, il fariseo, non ha un nome,
gli uomini la identificano con il suo peccato,
col marchio infamante che porta impresso
sulla fronte: “una peccatrice di quella cit-
tà” . Ma questa donna deve aver intuito che
Gesù va oltre il peccato e sa distinguere la
creatura dal male che la segna. Afferma
Sant’Agostino: «L'uomo e il peccatore sono
come due cose distinte: l'uomo è opera di
Dio, il peccatore è opera dell'uomo. Distrug-
gi ciò che tu hai fatto, .affinché Dio salvi ciò
che egli ha fatto. Devi odiare in te la tua o-
pera, e amarvi l'opera di Dio. E quando co-
minci a dispiacerti di ciò che hai fatto, allora
cominciano le tue opere buone, perché ripro-
vi le tue opere cattive. Allora, tu operi la ve-
rità e vieni alla luce […]».
Gesù non identifica la peccatrice con il pec-
cato ma la chiama donna; vede in lei
l’arcana innocenza, nelle sue lacrime la no-
stalgia di un’antica giovinezza inaridita dalle
rughe della debolezza e dell’umana fragilità.
La peccatrice diventa di nuovo donna, ritrova
la dignità artefatta dal fango perché a scorto
in Gesù non il giudizio ma la misericordia, il
perdono anziché la condanna,
Non di solo pane Numero 760 pagina 5
Lunedì 13
Giugno
III Settimana del Salterio
XI Settimana del Tempo Ordinario
Il santo del giorno:
Sant’Antonio da Padova Fernando di Lisbona nasce nel 1195 da nobile famiglia. Dopo una breve esperienza fra i canonici regolari a Lisbona e a Coimbra, entra nel conventino di Olivais della famiglia minoritica di Francesco d'Assisi. Il giovane frate vuole andare missionario in Marocco, ma per una tempesta ripara a Messina. Di lì si reca ad Assisi, poi in un
eremo presso Forlì, quindi in Francia e poi a Padova, che diventa la sua vera città. Da Padova sant'Antonio ha preso il nome, a Padova ha dato gloria per sempre. Sant'Antonio è un santo tra i più popolari. Possiamo dire che non vi sia chiesa senza una sua statua e che non ci sia una famiglia che non lo abbia mai pregato. Santo dei poveri, santo della carità, predicatore insigne, maestro di vita e di spiritualità. Non è solo santo, ma
anche dotto, anzi, dottissimo, tanto da essere proclamato, nel 1947, «dottore evangelico». Insegna l'amore al vangelo, alla chiesa e ai poveri. Infinite le opere di carità, che ne portano il nome. Innumerevoli quelli che si rivolgono a lui per chiedere grazie, sicuri di essere ascoltati. Gli è stato dato, infatti, l'attributo di «taumaturgo», cioè operatore di miracoli.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto:
“Occhio per occhio” e “dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi
al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pór
gigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica,
tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per
un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da
te un prestito non voltare le spalle».
Brano Evangelico: Mt 5, 3842
La preghiera è una vera e propria missione, che porta il fuoco dell’amore all’intera umanità.
Papa Francesco
Agisci
La non violenza pro-
posta da Gesù non è
debolezza, ma è la
forza dell'amore e
del perdono. Non
renderò a nessuno
male per male.
Contemplo: Da' a chi ti chie-
de (Mt 5,42)
Gesù ci insegna a essere genero-si. Animati dal suo stesso Spirito, sappiamo comprendere i bisogni del nostro prossimo e ve-nire in suo aiuto, anche più di
quanto ci viene richiesto. Solo se abbiamo uno sguardo di fede riu-sciamo a vedere nel fratello un figlio di Dio da perdonare, da curare e da assistere. Chiediamo al Signore di rinnovare ogni giorno il nostro cuore, per guardare con i suoi occhi il no-stro prossimo.
Non di solo pane Numero 760 Tempo Ordinario pagina 6
II cristiano non deve vendicarsi,
ma perdonare. Quante volte? Non
sette volte, ma settanta volte sette (cfr. Mt
18,22). Vinci il male con il bene. Sembra uno
degli insegnamenti fondamentali del Nuovo
Testamento: la legge del taglione è stata sostituita dalla legge dell'amore, prendendo
come modello il modo di agire del Padre che
fa piovere sui buoni e sui cattivi, e che fa
splendere il suo sole sui giusti e sugli ingiusti
(cfr. Mt 5,45). Questo non significa che il
perdono non debba passare anche attraverso
la punizione del delinquente; anzi, la punizio
ne è uno degli elementi che contribuisce alla
ricostruzione di un mondo nuovo (per questo
Rosaria Schifani chiedeva ai mafiosi che le
avevano ucciso il marito di invocare in gi
nocchio il perdono). Ma significa che si esce
dal mondo del male e si entra in un cam
mino che riporta nella vita delle persone e
della comunità una speranza nuova di vita.
Qualcuno obietterà che il perdono non serve
a nulla. Anche se la persona che ha prodotto
l'offesa chiede perdono, e la persona offesa lo
concede, le cose restano come prima. (...) In
vece dobbiamo dire che serve. E vero che
non riporta le persone alla situazione prece
dente, ma mette le basi di un mondo nuovo.
Giordano Muraro
Lettura spirituale
La legge dell’amore
Preghiera
Signore Gesù, la tua parola di oggi ci spinge
a scoprire, nel profondo del cuore, nuovi o-
rizzonti nel rapporto con gli altri, cogliendo
la complessità delle relazioni e semplifican-
dola con un'amorevole e consapevole perce-
zione di sé e dell'altro. In questo cammino
non facile di liberazione, ti chiediamo di so-
stenerci, e ti rendiamo grazie infinitamente
per il dono della tua presenza!
Meditiamo la Parola
La virtù dei forti Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Parroco di Bovegno
Beati i misericordiosi...
La misericordia è la misura che qualifica la
vera qualità della vita cristiana. Scevra da o-
gni atteggiamento che implica alterigia, un
“guardare dall’alto al basso” , si riveste con
gli abiti umili della compassione, nasce dal
desiderio di essere uguali, prepara il terreno
perché possa germogliare il perdono, quel
“porgere l’altra guancia” di cui ci parla Gesù
nel Vangelo di oggi.
A questo punto è umano porci alcune do-
mande: “Perché non ci si dovrebbe difendere
da coloro che ci maltrattano, dicono male di
noi, mormorano alle nostre spalle? Perché bi-
sogna sempre soccombere di fronte ai malva-
gi?” La risposta ci viene da un martire dei
campi di sterminio nazisti, D. Bonhoeffer,: “Si
può vincere l'altro, solo lasciando che la sua
malvagità si sfinisca in sé, non trovando ciò
che cerca, cioè l'opposizione e con questa
dell'altro male, al quale infiammarsi sempre
più. Il male diventa impotente se non trova
alcun oggetto, alcuna opposizione, ma viene
subìto e sofferto pazientemente. Qui il male
si incontra con un avversario più forte di lui.
Certo, però, solo lì dove è annullato anche
l'ultimo resto di opposizione, dove la rinuncia
a rendere male per male è totale. II male qui
non può raggiungere il suo scopo di generare
altro male; resta solo”.
“Siate misericordiosi”: porgere l’altra guan-
cia non è sinonimo di stupidità ma l’arma dei
forti, essere misericordiosi è l’unico atteggia-
mento che sconfigge il male e la cattiveria.
Non di solo pane Numero 760 pagina 7
Martedì 14
Giugno
III Settimana del Salterio
XI Settimana del Tempo Ordinario
L’eucaristia è una scuola di servizio umile. Ci insegna a essere pronti
a esserci per gli altri.
Papa Francesco
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto:
“Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i
vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli
del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui
buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che
vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblica
ni? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordi
nario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è
perfetto il Padre vostro celeste».
Agisci
Questa, forse, è la
richiesta più difficile che Gesù abbia fatto ai suoi discepoli. Per
arrivare a questo è necessario un dono
speciale dello Spirito. È quanto chiederò in
questo giorno.
Il Santo del giorno: Sant’Eliseo Profeta
Sant'Eliseo è uno dei profeti, festeggiato dall'antichità alla data odierna. Figura importante tra i profeti d'Israele, vive nel secolo IX a.C., è discepolo di un altro profeta più grande di lui, Elia. È un uomo di
Dio, che parla al popolo e opera anche molti prodigi. Le opere di questo profeta sono narrate dal Se-condo libro dei Re. Lì si parla dei miracoli, dei molti miracoli fatti da Eliseo e si ricordano le guarigioni, tra cui quella di Naaman, cui si riferisce lo stesso Gesù. È
in questo libro della Bibbia che Eliseo viene chiamato «uomo di Dio» e lo è davvero, tanto che lo stesso popolo lo venera, lo ascolta e lo teme. E bello ricordare il nome di questo santo profeta, ma è ancora più bello seguire l'insegnamento sull'unico vero Dio.
Brano Evangelico: Mt 5, 4348
Contemplo: Siate perfetti (Mt
5,48)
Il precetto dell'amore rivoluziona i comportamenti dell'umanità. L'essere umano è portato a rife-rirsi a coloro che hanno le stesse vedute, lo stesso grado di cultu-ra, la stessa condizione sociale, ma il Vangelo supera questi con-
dizionamenti. L'amore cristiano supera ogni limite e ogni difetto. I l t e r m i ne «p e r f e t t o » , «compiuto», indica il massimo delle possibilità: «Tutti siamo figli del Padre dei cieli, che fa sorgere il suo sole sopra i malva-gi e sopra i buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (cf Mt 5,45).
Non di solo pane Numero 760 Tempo Ordinario pagina 8
Chi tutto riceve da Dio, ha a-
perto con lui un enorme debito
di gratitudine che non riesce mai ad as-
solvere, che anzi aggrava sempre più
con il peccato dell'ingratitudine e dell'e-
goismo. Perciò il perdono implorato e
ottenuto per se stessi deve diventare
anche capacità di perdonare gli altri,
capacità di nutrire verso i fratelli gli
stessi sentimenti del Padre paziente e
misericordioso. Soltanto l'esperienza del
perdono divino, e quindi dello smisurato
amore del Padre - che sostanzialmente è
lo Spirito Santo riversato nei nostri cuori
- ci può rendere disarmati e benevoli
verso chi ci ha offeso. Dobbiamo però
ammettere che molto spesso nel rappor-
to con gli altri ci sentiamo più creditori
che debitori e questo ci impedisce di
sperimentare la gioia di saper anche noi
ricevere umilmente il perdono non solo
da Dio, ma anche dai nostri fratelli.
Anna Maria Cànopi
Lettura spirituale
Creditori o debitori?
Preghiera
Come cesellatori, attenti a ogni gesto e dettaglio minimo, chiediamo a noi stessi, nel tuo nome, attenzione e delicatezza, forza e audacia nel modellare noi stessi e le relazioni con gli altri a tua immagi-ne. I rapporti tra noi sono segnati dal
mistero: siano aperti sempre alla sorpre-sa di nuovi orizzonti, sulla terra che è tua e di tutti, sotto il sole che è tuo e splende per tutti, in un abbraccio d'amo-re che ci accoglie tutti. Ti rendiamo gra-zie, Signore Gesù!
Meditiamo la Parola
Amare i nemici Meditazione a cura di don Carlo Moro
Parroco di Gargnano
Gesù vuole farci capire che noi abbiamo una
concezione dell'amore davvero molto limitata ed
angusta. A volte, purtroppo, non solo non supera
quella dei pagani e dei pubblicani, ma è addirit-
tura al di sotto... Il Signore ci dice che non fac-
ciamo assolutamente nulla di speciale quando
amiamo coloro che naturalmente ci ricambiano
o che fanno parte della nostra cerchia. Ti sem-
bra già tanto? Eppure, per giungere alla pienez-
za della maturità dell'amore, bisogna allargare i
propri orizzonti, e capire che l'amore vero non
aspetta di essere ricambiato o riconosciuto; chi
ama, ama e basta, anche se gli altri non si ac-
corgono di tale amore, oppure addirittura ci
perseguitano.
Osserva Giovanni Crisostomo riferendosi al
discorso della montagna: “ Ma che cosa potreb-
be esserci di più grande di questi precetti? — voi
mi chiederete. Ecco: che non consideriamo co-
me nemico colui che ci offende; e anzi qualcosa
di più. Il Signore non dice infatti soltanto di
`non odiare', ma di `amare' i nemici. Non ci in-
vita solo a non fare del male a coloro che ci o-
diano, ma a far loro del bene. Se qualcuno os-
serverà attentamente, vedrà che Cristo ha ag-
giunto un comando che va anche più lontano.
Egli infatti non ci ordina solo di amare i nemici,
ma pure di pregare per loro [...1.
Siccome questo comando è molto elevato ed
esige un'anima generosa e disposta a un grande
sforzo, Gesù lo premia con una ricompensa su-
periore a quella promessa per tutte le altre vir-
tù.
Non di solo pane Numero 760 pagina 9
XI Settimana del Tempo Ordinario
La misericordia di Dio è un annuncio al mondo: ma di tale annuncio ogni cristiano è chiamato
a fare esperienza in prima persona.
Papa Francesco
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».
Brano Evangelico: Mc 6, 16. 1618
Contemplo: Il Padre vede
nel segreto (cf Mt 6,4.6.18)
Il Salmo 138 inizia così: «Signore, tu mi scruti e mi conosci» e finisce con l'invo-cazione: «Vedi, o Dio, se per-corro una via di menzogna e guidami sulla via della vita».
Il Vangelo di Matteo ci indica che la nostra elemosina (amore del prossimo), la nostra preghiera (amore di Dio) e il nostro digiuno (sforzo di continuo miglioramento) sono visti con gli occhi buoni e giu
sti del Padre dei cieli.
Mercoledì 15
Giugno
III Settimana del Salterio
Agisci L'ipocrisia è uno dei più grossi pericoli per la fede. È la rottura tra l'essere e l'appari-re. Mi impegnerò a una vita cristiana coe-rente, dove i gesti compiuti siano espres-sione vera di ciò che ho nel cuore.
Il Santo del giorno: San Vito Martire
San Vito è uno dei santi più popolari; tanti ne portano il nome. È uno dei martiri del III secolo, viene ucciso insieme ad altri cristiani, di cui conosciamo i nomi. Si tratta di Modesto e Crescenzia, uccisi per ordine del governatore di Sicilia, Valeriano, nell'anno 294. Non sono molte le notizie cer
te su san Vito, ma il suo culto è antichissimo e si diffonde soprattutto nell'Italia meridionale. Dal Mezzogiorno d'Italia, però, il culto di san Vito si diffonde in Oriente e in Occidente, tanto che anche a Roma vi è una chiesa a lui dedicata. Probabilmente muore in una caldaia di pece bollente. È sempre rappresentato con una croce in mano, simbolo di quella fede, per
la quale non esita ad affrontare il martirio. A seppellirlo ci pensa una nobile matrona romana, convertitasi segretamente alla fede cristiana, segno che la fede in Cristo è più forte di ogni persecuzione, di ogni ostacolo. Il martire san Vito ci insegna a essere forti nelle persecuzioni e nelle contrarietà, perché il Signore è vicino sempre a chi ha fede.
Non di solo pane Numero 760 Tempo Ordinario pagina 10
Signore, tu conosci la mia stol
tezza come dice il salmo , tu conosci la
mia povertà, il mio peccato; tu conosci
come sono fragile, come non riesco ad
essere ciò che vorrei essere. Ti chiedo di
purificarmi, di perdonarmi, di salvarmi.
Coltiviamo quella fiducia e fede evangeli
ca che salva. Viviamo rigorosamente, sa
pendo però che l'essere umano non è
sempre capace di vivere così, ma viene
salvato dalla grazia gratuita di Gesù cro
cifisso. (...) Quando ci si lascia condurre
da Dio verso una generosità sempre mag
giore, si diventa veramente mondi, perché
la vera purezza è data dall'assenza dei
male, ma anche dal fuoco dell'amore. Dio
è santo perché è amore, è comunicazione.
Dio accetta di comunicare anche con il
peccatore per trasformarlo con il suo a
more. E qui comprendiamo perché Gesù
accettava l'invito anche dei peccatori e
dei pubblicani: perché voleva trasformarli
con il suo amore nella pienezza della sua
carità.
Carlo Maria Martini
Lettura spirituale
Dio trasforma il peccatore
Preghiera
Signore, lo sguardo del cuore è fisso su di te, ancorato a te, e solo così ogni no-stra forza potrà essere spesa per dare più vita alla vita nostra e dei fratelli. A te, Signore, che vedi nel segreto e per
questo ci doni sollievo e libertà infinita, a te che conosci il nostro cuore e che comprendi e accogli senza misura, a te il nostro grazie oggi e sempre.
Meditiamo la Parola
La tunica di Cristo Meditazione di
don Luciano Vitton Mea parroco di Bovegno
Tutti voi infatti … quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo” (Romani 3,27)
La veste di Cristo è tutta di un pezzo, senza
cuciture, priva di tanti fronzoli, dignitosa ma
nello stesso tempo comune, tanto da passare
inosservata. E’ stata tessuta su un telaio del
tutto speciale dove le mani sapienti del Padre
hanno intrecciato le sete preziose della pre-
ghiera, delle buone opere, della penitenza,
dell’elemosina. Tali sete risplendono solo nel
buio e nel nascondimento della camera inte-
riore, nel segreto del cuore. Alla luce del sole
sbiadiscono, davanti agli occhi dell’umana
compiacenza diventano insignificanti, prive di
valore. Solo lo stolto esibisce la veste interiore
suonando la tromba o stando ritto agli angoli
delle piazze. Il saggio la indossa ogni giorno,
nella quotidianità di piccoli gesti che solo
l’occhio attento del Padre coglie e deposita
nello scrigno dell’eredità eterna.
don Luciano
Non di solo pane Numero 760 pagina 11
Giovedì 16
Giugno
III Settimana del Salterio
XI Settimana del Tempo Ordinario
TANTI AUGURI DON LUCIANO
DA TUTTA LA REDAZIONE DI
“NON DI SOLO PANE”.
Il Santo del giorno:
Sant’Aureliano
I santi che portano il nome di Aureliano sono quattro o cinque, tutti vissuti nei primo millennio del cristianesimo e quasi tutti martiri. Quello del calendario di oggi è vescovo di Lione e vive nel secolo IX, dedicandosi alla riforma della vita benedet
tina e all'incremento della fede in quella vasta regione di Provenza. È al centro di eventi storici di rilievo, tra cui quello di Carlo il Grosso e altri personaggi imperiali che pretendono di esercitare la loro influenza nella nomina dei vescovi e negli affari interni della chiesa. Sant'Aureliano è fer
mo nel difendere la libertà della chiesa e nel sostenere l'ortodossia. Per questo prende parte attiva a molti concili locali e si distingue per la sua fedeltà al vangelo.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire
ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre
vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è
nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri,
neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».
Brano Evangelico: Mt 6, 715
Agisci L'unica preghiera che Gesù ci ha insegnato
racchiude in poche parole l'atteggiamento
e le richieste di ogni discepolo. Pregherò il
Padre nostro meditan-do con attenzione ogni
singola frase.
Non di solo pane Numero 760 Tempo Ordinario pagina 12
Ci sono i silenzi, pause di silenzio
intorno alla tavola, ma anche paro
le, un indugio in parole che potrebbero diven
tare racconto. Tra i sogni di tanti di noi rima
ne un tavolo intorno al quale ci si possa rac
contare. Accadeva una volta, oggi è un desi
derio in qualche misura negato, tanto è diventato un miraggio sedere a tavola insieme, un
miraggio che, riuniti a mensa, ci si possa rac
contare, genitori e figli. Raramente oggi,
sempre più a fatica coincidono i tempi dell'u
no e dell'altro e, quando per grazia accade,
duro è resistere all'invasione, alla fascinazio
ne prepotente dei mezzi di comunicazione.
Penso sia una perdita incalcolabile per la no
stra società, per noi che abitiamo case e città,
il venir meno oggi del racconto. Se non recu
periamo l'arte del raccontare, con occhi do
lenti assisteremo alla deriva triste di case e
città impoverite di senso, luoghi del consu
mare. Forse stravedo, ma penso che la tavola
sia un luogo privilegiato del raccontarsi. Per
fare prediche spesso si esigono titoli e auto
rizzazioni e luoghi deputati, per il racconto
no. Raccontare lo può fare chiunque, a qua
lunque età. Per raccontare basta semplice
mente essere un uomo, una donna, come si è
in una casa. Angelo Casati
Lettura spirituale
L’arte del raccontare
Preghiera
Signore, che permetti a ogni uomo di chiamarti con il dolce nome di Padre, fa' che il nostro cuore sia ardente e bruci per l'esigenza di pane e di vita dei nostri fra-telli, per il desiderio di perdono e riconci-liazione, per l'impegno profondo e segre-to più ampio del nostro cuore di edificare
il tuo Regno, e di fare la tua volontà in terra come in cielo. Grazie, Signore, pa-dre nostro!
Meditiamo la Parola
Come l’aria che respiriamo Meditazione di
don Luciano Vitton Mea parroco di Bovegno
Padre nostro … “: una parola tanto famiglia-
re, una presenza scontata, come l’aria che
respiriamo, il vento che agita le fronde di un
albero, l’acqua che scorre tra i sassi bianchi
e levigati di un torrente.
Una parola che abbiamo imparato mentre
cercavamo, con tanti ruzzoloni , di articolare
i nostri primi passi; la prima preghiera che ci
hanno insegnato, il primo catechismo che le
nostre mamme ci hanno spiegato.
“Padre nostro … “. Il primo respiro universa-
le che è entrato nel nostro cuore, una mano
tesa che ci ha accompagnato fin da piccini e
ci ha fatto stringere tante altre mani. La cer-
tezza di non essere mai soli, una stella fissa
in cielo, una luce sempre accesa nel vagare
incerto di questo pellegrinaggio terreno.
“Padre nostro … “. Un pane fragrante che
ogni giorno possiamo consumare, un impe-
gno di condivisione verso tutti coloro che so-
no nell’indigenza e nel bisogno.
“Padre nostro … “. Una patria senza confini,
un regno che non ci appartiene, ma del quale
siamo cittadini; un tavolo imbandito a cui
sono invitati tutti gli uomini.
Padre Nostro …. La mia vita che si apre al
soffio che rende nuove tutte le cose, che do-
na la capacità di amare ad un pugno di fan-
go.
don Luciano
Non di solo pane Numero 760 pagina 13
Venerdì 17
Giugno
III Settimana del Salterio
XI Settimana del Tempo Ordinario
La fede attraversa tempi di gioia e di dolore, di luce e di oscurità, come in ogni autentica
esperienza d’amore. Papa Francesco
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non accumulate per voi te
sori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano
e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né rug
gine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è
il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore. La lampada del corpo è l’occhio;
perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se
il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce
che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!».
Brano Evangelico: Mt 6, 1923
Contemplo: Accumulate te-
sori nel cielo (cf Mt 6,20)
Signore Gesù, purifica l'occhio
della nostra anima, perché
sappiamo scegliere Te come
nostro unico tesoro. Donaci di
fare un uso evangelico dei be-
ni che ci hai dato, affinché
diventiamo strumento di con-
divisione, di comunione e di
gioia con i nostri fratelli.
Amen.
Agisci:
Il rapporto con i beni
terreni sarà sempre un problema per l'uomo,
perché il suo cuore è fragile e tende ad at-
taccarsi anche a false sicurezze. Rifletterò
sul mio rapporto con la ricchezza e, se ne-cessario, cercherò di
correggerlo.
Il Santo del giorno:
Sant’Agrippino
Il santo di oggi è vescovo di Como alla fine del secolo VI ed entra nella storia dei santi per il suo zelo nel difendere i diritti della chiesa, ma ancor più per lo zelo con cui difende la verità della fede cattolica contro gli errori e le eresie serpeggianti non solo nell'Italia settentrionale, ma anche in buona parte
dell'Europa. Sant'Agrippino lavora non poco per condurre il clero comasco sulla strada dell'ortodossia e si dedica alla celebrazione del sinodo per attuare appieno la riforma chiestagli dal papa di quel tempo. Nel suo lavoro di unità e santità della chiesa, il nostro santo viene molto aiutato dalla stima e venerazione che la gente ha per il protettore di Como,
sant'Abbondio, che, prima di lui, si è molto distinto per la preparazione al concilio di Calcedonia e per aver difeso la verità della divinità di Cristo. Anche sant'Agrippino appartiene a quella schiera di santi vescovi, che lavorano per la difesa della verità e lasciano un segno nella gente per la loro santità e coerenza di vita.
Non di solo pane Numero 760 Tempo Ordinario pagina 14
Ormai la mia anima era stanca e, anche se lo voleva, le sue cattive
abitudini non la lasciavano riposare. Accadde
un giorno che, entrando nell'oratorio, vidi una
statua portata lì in attesa di una certa solenni
tà che si doveva celebrare in casa e per la
quale era stata procurata. Era un Cristo tutto
coperto di piaghe, e ispirava tale devozione
che, guardandola, mi turbai tutta nel vederlo
ridotto così, perché rappresentava al vivo ciò
che egli ebbe a soffrire per noi. Provai tanto
rimorso per l'ingratitudine con cui avevo ri
pagato quelle piaghe, che pareva mi si spez
zasse il cuore, e mi gettai ai suoi piedi con un
profluvio di lacrime, supplicandolo che mi
desse infine la forza di non offenderlo più.
Quest'ultima volta, però, l'essermi prostrata
davanti alla statua che ho detto lì posta, credo
mi abbia giovato di più, perché avevo perduto
ogni fiducia in me e confidavo unicamente in
Dio. Mi sembra di avergli detto allora che
non mi sarei alzata da lì finché non mi avesse
concesso quello di cui lo supplicavo. Sono
certa di essere stata esaudita, perché da allora
andai molto migliorando.
Teresa d'Avila
Lettura Spirituale
Confidare unicamente in Dio
Preghiera
Condividere e donare: un angolo di cielo sulla terra e nel cuore… un angolo seve-ramente arato e duramente lavorato, provato dal tempo e dalla fatica, autenti-cato dal fuoco di una vita con poche ga-ranzie. Un angolo povero, ma profonda-mente umano, prezioso, poiché spalanca nuovi, splendidi orizzonti. Grazie, Signo-re Gesù, che hai congiunto terra e cielo in te per noi!
Meditiamo la Parola
Dov’è riposto il mio tesoro? Meditazione a cura di don Carlo Moro
Parroco di Gargnano
L'evangelista Matteo riporta una delle frasi
più belle e profonde del Vangelo, nel brano
che leggiamo oggi: «là dov'è il tuo tesoro, sa-
rà anche il tuo cuore». Il cuore dell'uomo pal-
pita intensamente per ciò che desidera e che
ama. Così avviene per l'amore verso i propri
cari; a sua volta, questo amore diventa il te-
soro di una persona, nascosto o palese che
sia. Se è vero che ci sono realtà degne di es-
sere amate ed apprezzate, non tutti i tesori
però sono buoni per il cuore dell'uomo, né es-
si diventano preziosi per il semplice fatto che
esso li brami. Il Vangelo ci mostra uno degli
insegnamenti di Gesù che più ci costa impara-
re: «non accumulatevi tesori sulla terra...;
accumulatevi invece tesori nel cielo». E ci co-
sta impararlo, perché il nostro cuore è troppo
affezionato a ciò che è materiale: con
serviamo gelosi quei piccoli tesori che conqui-
stiamo. E’ necessario guardare più in alto,
verso il cielo, e scoprire i tesori che Dio ha
preparato per chi lo ama. La luce del Vangelo
serve proprio per veder più chiaro, e ci aiuta
ad illuminare i nostri pensieri e desideri, a
valutare i nostri atteggiamenti interiori; è lì
che conserviamo gelosi il nostro piccolo teso-
ro di fango. Dobbiamo lasciare che la luce di
Cristo illumini quegli angoli remoti pieni di
ombre, così che, dissipandole, possiamo im-
pegnarci maggiormente per acquistare quei
tesori che davvero valgono per l'eternità.
Meditiamo la Parola
Una barca, il suo posto Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane Numero 760 pagina 15
Sabato 18
Giugno
III Settimana del Salterio
XI Settimana del Tempo Ordinario
Dio è il Dio della vita, e vuole sempre promuoverla e difenderla; e noi, creati a sua immagine e somiglianza, siamo tenuti a fare lo stesso.
Papa Francesco
Brano Evangelico: Mt 6, 2434
Contemplo :Perché vi pre-
occupate? (Mt 6,25.28)
Signore Gesù, nel considerare l'atteggiamento di tua Madre alle nozze di Cana, posso capire me-glio queste tue parole. Non si è affannata quando mancava il vi-
no, e nello stesso tempo non è rimasta indifferente, è ricorsa a te con calma, ti ha spiegato che mancava la gioia, e ha detto a tutti: «Fate quello che vi dirà». Non era ancora giunta l'ora della tua gloria, ma tu l'hai anticipata, perché tu conosci bene il nostro cuore, i nostri pensieri e i nostri
affanni.
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Nessuno può servire due padroni, perché
o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra
vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indossere
te; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro
celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può
allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che
neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più
per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangere
mo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzi
tutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso.
Agisci
C'è sempre il rischio di
dirci credenti ma vive-
re poi una vita "da pa-
gani". Ciò che cerchia-
mo e il tempo che vi
dedichiamo ci rivela
veramente chi siamo.
Oggi rifletterò su que-
sto.
Il santo del giorno:
San Calogero
San Calogero è un santo eremita, vissuto quasi sempre nella preghiera e nel silenzio. È assai venerato nella Sicilia occidentale. Sono tanti, infatti, quelli che ne portano il nome, tante le chiese che lo venerano e lo onorano. Calogero vuol dire bel vecchio ed è un nome attribuito solitamente
agli eremiti che vivono a lungo nel nascondimento e nel ritiro dal mondo. San Calogero è un santo molto amato, al quale anche oggi si rivolgono, per ottenerne l'intercessione, tanti malati. Secondo la tradizione è vissuto quasi tutta la vita in una grotta, tentato, come sant'Antonio abate, dai demoni, richiesto dai pellegrini per i suoi consigli e le sue ardenti preghiere. La tradizione vuole
che la vocazione eremitica nasca in lui quando è ancora giovane e che viene incoraggiato perfino dal papa a perseverare nella condizione di solitudine. La festa di san Calogero è molto sentita in Sicilia. È preceduta e seguita da tante manifestazioni folkloristiche, ma anche circondata da non pochi digiuni e opere di carità.
333/3390059 don Luciano
Anno XV- n. 760
Domenica 12 Giugno 2016
Chiuso il 3/06/2016
Numero copie 1350
Coordinatrice Fiorella Elmetti
Redazione
don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da don Luciano Vitton Mea
Sussidio di preghiera per la famiglia
Per la tua vita spirituale visita
Vi troverai:
Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo
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