Non di Solo Pane n°760 - 12 Giugno 2016

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Settimanale di preghiera Anno XV - n° 760 Non di solo PANE Domenica 12 Giugno 2016 XI Settimana del Tempo Ordinario “La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!”. TANTI AUGURI DON LUCIANO DA TUTTA LA REDAZIONE DI “NON DI SOLO PANE”.

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Settimanale di riflessione per la famiglia www.nondisolopane.it

Transcript of Non di Solo Pane n°760 - 12 Giugno 2016

Il Calice di Gesù di don Luciano Vitton Mea

Settimanale di preghiera

Anno XV - n° 760

Non di solo

PANE Domenica 12 Giugno 2016

XI Settimana del Tempo Ordinario

“La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!”.

TANTI AUGURI DON LUCIANO DA TUTTA LA REDAZIONE DI

“NON DI SOLO PANE”.

Non di solo pane ­ Numero 760­ Tempo Ordinario ­ pagina 2

Giugno 2016

“Pregare, forse il

discorso più urgente”

Sussidio di preghiera

per la famiglia

Offerta della giornata

Cuore divino di Gesù,

io ti offro per mezzo

del Cuore Immacolato di Maria,

Madre della Chiesa,

in unione al Sacrificio eucaristico,

le preghiere, le azioni,

le gioie e le sofferenze

di questo giorno,

in riparazione dei peccati,

per la salvezza di tutti gli uomini,

nella grazia dello Spirito Santo,

a gloria del divin Padre.

Offerta quotidiana

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego

specialmente per le intenzioni che il Santo Padre

raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo

mese

Intenzione del Santo Padre

Perché gli anziani, gli emarginati e le persone sole

trovino, anche nelle grandi città, opportunità

di incontro e di solidarietà.

Intenzione missionaria

Perché i seminaristi, i novizi e le novizie incontrino

formatori che vivano la gioia del Vangelo e li

preparino con saggezza alla loro missione.

Intenzione dei vescovi

Perché ci impegniamo a riportare la fraternità

al centro della nostra società, troppo condizionata

dalla cultura dello scarto.

Intenzione del Vescovo di Brescia

Mons. Luciano Monari

Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente

e misericordioso, ci impegniamo con gioia

nella costruzione della civiltà dell'amore.

Intenzioni mese di Giugno

Non di solo pane ­ Numero 760 ­ pagina 3

Domenica 12

Giugno

III Settimana del Salterio

XI Domenica del Tempo Ordinario

Quando qualcuno si dimentica la necessità che ha di perdono, lentamente si dimentica di Dio, si

dimentica di chiedere perdono e non sa perdonare.

Papa Francesco

In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fari­seo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li bacia­va e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento dena­ri, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condo­nato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i pecca­ti?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

Brano Evangelico: Lc 7, 36­50

Contemplo: Ha molto amato (Lc 7,47)

Luca nell'episodio del fariseo e della peccatrice racconta un mi-racolo, il più bello di tutti, di Gesù: il miracolo dell'amore. Gli Apostoli commentano per noi le parole di Gesù: «Soprattutto

conservate tra voi una grande carità, perché la carità co­pre una moltitudine di peccati» (1Pt 4,8). «Chi riconduce un peccato-re dalla sua via di errore, salverà la sua anima dalla morte e copri-rà una moltitudine di pecca-ti» (Gc 5,20).

Agisci

Il perdono ci fa rina-

scere a vita nuova.

Oggi cercherò di ce-

lebrare il sacramen-

to della Riconcilia-

zione.

Il santo del giorno:

San Marino Monaco

Nel V secolo ­ così di­cono le cronache anti­che ­ esiste sul monte Titano un celebre mo­nastero, ove, in una cella appartata, vive un monaco di nome Mari­no. È il monaco santo, patrono della repubbli­ca del Titano, da lui detta appunto Repub­blica di San Marino. È

il santo odierno che viene festeggiato, nella piccola Repubblica, il 3 settembre, ma in molti calendari trova posto il 12 giugno. La leggenda dice che, prima di mo­rire, si fece trasportare sul punto più alto del monte Titano e di lì pronunciò le seguenti parole che sono il rias­sunto di tutta la storia della piccola Repub­blica: «Vi lascio liberi

da ogni autorità, sia civile sia ecclesiastica». Sarebbe questa la na­scita del piccolo stato, incuneato in un pezzo d'Italia, al di sopra di Rimini. San Marino, monaco santo, è amato e venerato dai samma­rinesi, ma anche altro­ve. Molti quelli che ne portano il nome, e ne ricevono la protezione.

Non di solo pane ­ Numero 760 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 4

Perdonare è spesso una sfida gigantesca, una vera conversio­ne. Chi perdona e si fa ispirare

dalla logica di Dio, logica della grazia, ri­stabilisce innanzi tutto dei rapporti giusti, nuovi, dignitosi. Chi perdona spezza il cir­colo della violenza, disarma la vendetta, si fa permeare dall'amore che fa ripartire. Il verbo greco che i Vangeli impiegano per dire il perdono contiene l'idea di moto, il partire da un luogo e il dirigersi verso un altro luogo, indica il movimento della nave che salpa, della carovana che parte, delle porte della prigione che si aprono. Con il perdono il cuore sceglie come suo spazio il futuro e non il passato, il viaggio e non l'immobilità. Perdono nella sua etimologia significa donare qualcosa di sé ad altri. La vocazione dell'uomo è quella di essere le­game e dono. Perdonando restituisco vigo­re e salute al legame ferito, ritrovo la mia identità nella relazione restaurata, mi riap­proprio dei cuore che Dio mi ha dato, e che non è solo la sede di emozioni e senti­menti, ma soprattutto il luogo unitario di scelte ispirate, di decisioni ragionate e ra­gionevoli, che dischiudono ciò che è chiu­so, che aprono ciò che sembrava sbarrato.

Ermes Ronchi

Lettura spirituale La sfida del perdono

Preghiera

Ecco le parole, Signore, che richiamano al

nostro cuore accoglienza e vita reciproca-

mente donata: donna, casa, mensa, bacio,

lacrime, profumo. Ti rendiamo grazie, Signo-

re Gesù, per aver accolto questo modo di de-

clinare l'amore autentico, forte, commosso e

pieno di riconoscenza verso la tua santissima

e amatissima persona. Signore, fa' che in noi

non si spenga né si affievolisca l'amore.

Meditiamo la Parola Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Parroco di Bovegno

La donna del Vangelo che entra furtiva nella

casa di Simone, il fariseo, non ha un nome,

gli uomini la identificano con il suo peccato,

col marchio infamante che porta impresso

sulla fronte: “una peccatrice di quella cit-

tà” . Ma questa donna deve aver intuito che

Gesù va oltre il peccato e sa distinguere la

creatura dal male che la segna. Afferma

Sant’Agostino: «L'uomo e il peccatore sono

come due cose distinte: l'uomo è opera di

Dio, il peccato­re è opera dell'uomo. Distrug-

gi ciò che tu hai fatto, .af­finché Dio salvi ciò

che egli ha fatto. Devi odiare in te la tua o-

pera, e amarvi l'opera di Dio. E quando co-

minci a dispiacerti di ciò che hai fatto, allora

cominciano le tue opere buone, perché ripro-

vi le tue opere cattive. Allora, tu operi la ve-

rità e vieni alla luce […]».

Gesù non identifica la peccatrice con il pec-

cato ma la chiama donna; vede in lei

l’arcana innocenza, nelle sue lacrime la no-

stalgia di un’antica giovinezza inaridita dalle

rughe della debolezza e dell’umana fragilità.

La peccatrice diventa di nuovo donna, ritrova

la dignità artefatta dal fango perché a scorto

in Gesù non il giudizio ma la misericordia, il

perdono anziché la condanna,

Non di solo pane ­ Numero 760 ­ pagina 5

Lunedì 13

Giugno

III Settimana del Salterio

XI Settimana del Tempo Ordinario

Il santo del giorno:

Sant’Antonio da Padova Fernando di Lisbona na­sce nel 1195 da nobile famiglia. Dopo una breve esperienza fra i canonici regolari a Lisbona e a Coimbra, entra nel con­ventino di Olivais della famiglia minoritica di Francesco d'Assisi. Il giovane frate vuole anda­re missionario in Maroc­co, ma per una tempesta ripara a Messina. Di lì si reca ad Assisi, poi in un

eremo presso Forlì, quin­di in Francia e poi a Pa­dova, che diventa la sua vera città. Da Padova sant'Antonio ha preso il nome, a Padova ha dato gloria per sempre. Sant'Antonio è un santo tra i più popolari. Possia­mo dire che non vi sia chiesa senza una sua sta­tua e che non ci sia una famiglia che non lo abbia mai pregato. Santo dei poveri, santo della carità, predicatore insigne, mae­stro di vita e di spirituali­tà. Non è solo santo, ma

anche dotto, anzi, dottis­simo, tanto da essere pro­clamato, nel 1947, «dottore evangelico». Insegna l'amore al vange­lo, alla chiesa e ai poveri. Infinite le opere di carità, che ne portano il nome. Innumerevoli quelli che si rivolgono a lui per chiedere grazie, sicuri di essere ascoltati. Gli è stato dato, infatti, l'attri­buto di «taumaturgo», cioè operatore di miraco­li.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto:

“Occhio per occhio” e “dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi

al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pór­

gigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica,

tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per

un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da

te un prestito non voltare le spalle».

Brano Evangelico: Mt 5, 38­42

La preghiera è una vera e propria missione, che porta il fuoco dell’amore all’intera umanità.

Papa Francesco

Agisci

La non violenza pro-

posta da Gesù non è

debolezza, ma è la

forza dell'amore e

del perdono. Non

renderò a nessuno

male per male.

Contemplo: Da' a chi ti chie-

de (Mt 5,42)

Gesù ci insegna a essere genero-si. Animati dal suo stesso Spi­rito, sappiamo comprendere i bisogni del nostro prossimo e ve-nire in suo aiuto, anche più di

quanto ci viene richiesto. Solo se abbiamo uno sguardo di fede riu-sciamo a vedere nel fratello un figlio di Dio da perdonare, da curare e da assistere. Chie­diamo al Signore di rinnovare ogni giorno il nostro cuore, per guardare con i suoi occhi il no-stro prossimo.

Non di solo pane ­ Numero 760 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 6

II cristiano non deve vendicarsi,

ma perdonare. Quante volte? Non

sette volte, ma settanta volte sette (cfr. Mt

18,22). Vinci il male con il bene. Sembra uno

degli insegnamenti fondamentali del Nuovo

Testamento: la legge del taglione è stata so­stituita dalla legge dell'amore, prendendo

come modello il modo di agire del Padre che

fa piovere sui buoni e sui cattivi, e che fa

splendere il suo sole sui giusti e sugli ingiusti

(cfr. Mt 5,45). Questo non significa che il

perdono non debba passare anche attraverso

la punizione del delinquente; anzi, la punizio­

ne è uno degli elementi che contribuisce alla

ricostruzione di un mondo nuovo (per questo

Rosaria Schifani chiedeva ai mafiosi che le

avevano ucciso il marito di invocare in gi­

nocchio il perdono). Ma significa che si esce

dal mondo del male e si entra in un cam­

mino che riporta nella vita delle persone e

della comunità una speranza nuova di vita.

Qualcuno obietterà che il perdono non serve

a nulla. Anche se la persona che ha prodotto

l'offesa chiede perdono, e la persona offesa lo

concede, le cose restano come prima. (...) In­

vece dobbiamo dire che serve. E vero che

non riporta le persone alla situazione prece­

dente, ma mette le basi di un mondo nuovo.

Giordano Muraro

Lettura spirituale

La legge dell’amore

Preghiera

Signore Gesù, la tua parola di oggi ci spinge

a scoprire, nel profondo del cuore, nuovi o-

rizzonti nel rapporto con gli altri, cogliendo

la complessità delle relazioni e semplifican-

dola con un'amorevole e consapevole perce-

zione di sé e dell'altro. In questo cammino

non facile di liberazione, ti chiediamo di so-

stenerci, e ti rendiamo grazie infinitamente

per il dono della tua presenza!

Meditiamo la Parola

La virtù dei forti Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Parroco di Bovegno

Beati i misericordiosi...

La misericordia è la misura che qualifica la

vera qualità della vita cristiana. Scevra da o-

gni atteggiamento che implica alterigia, un

“guardare dall’alto al basso” , si riveste con

gli abiti umili della compassione, nasce dal

desiderio di essere uguali, prepara il terreno

perché possa germogliare il perdono, quel

“porgere l’altra guancia” di cui ci parla Gesù

nel Vangelo di oggi.

A questo punto è umano porci alcune do-

mande: “Perché non ci si dovrebbe difendere

da coloro che ci maltrattano, dicono male di

noi, mormorano alle nostre spalle? Perché bi-

sogna sempre soccombere di fronte ai malva-

gi?” La risposta ci viene da un martire dei

campi di sterminio nazisti, D. Bonhoeffer,: “Si

può vincere l'altro, solo lasciando che la sua

malvagità si sfinisca in sé, non trovando ciò

che cerca, cioè l'opposizione e con questa

dell'altro male, al quale infiammarsi sempre

più. Il male diventa impotente se non trova

alcun oggetto, alcuna op­posizione, ma viene

subìto e sofferto pazientemente. Qui il male

si incontra con un avversario più forte di lui.

Certo, però, solo lì dove è annullato anche

l'ultimo resto di opposizione, dove la ri­nuncia

a rendere male per male è totale. II male qui

non può raggiungere il suo scopo di generare

altro male; resta solo”.

“Siate misericordiosi”: porgere l’altra guan-

cia non è sinonimo di stupidità ma l’arma dei

forti, essere misericordiosi è l’unico atteggia-

mento che sconfigge il male e la cattiveria.

Non di solo pane ­ Numero 760 ­ pagina 7

Martedì 14

Giugno

III Settimana del Salterio

XI Settimana del Tempo Ordinario

L’eucaristia è una scuola di servizio umile. Ci insegna a essere pronti

a esserci per gli altri.

Papa Francesco

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto:

“Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i

vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli

del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui

buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che

vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblica­

ni? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordi­

nario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è

perfetto il Padre vostro celeste».

Agisci

Questa, forse, è la

richiesta più difficile che Gesù abbia fatto ai suoi discepoli. Per

arrivare a questo è necessario un dono

speciale dello Spirito. È quanto chiederò in

questo giorno.

Il Santo del giorno: Sant’Eliseo Profeta

Sant'Eliseo è uno dei profeti, festeggiato dall'antichità alla data odierna. Figura im­portante tra i profeti d'Israele, vive nel se­colo IX a.C., è disce­polo di un altro profe­ta più grande di lui, Elia. È un uomo di

Dio, che parla al po­polo e opera anche molti prodigi. Le ope­re di questo profeta sono narrate dal Se-condo libro dei Re. Lì si parla dei miracoli, dei molti miracoli fatti da Eliseo e si ricordano le guarigio­ni, tra cui quella di Naaman, cui si riferi­sce lo stesso Gesù. È

in questo libro della Bibbia che Eliseo vie­ne chiamato «uomo di Dio» e lo è davve­ro, tanto che lo stesso popolo lo venera, lo ascolta e lo teme. E bello ricordare il no­me di questo santo profeta, ma è ancora più bello seguire l'in­segnamento sull'unico vero Dio.

Brano Evangelico: Mt 5, 43­48

Contemplo: Siate perfetti (Mt

5,48)

Il precetto dell'amore rivoluziona i comportamenti dell'umanità. L'essere umano è portato a rife-rirsi a coloro che hanno le stesse vedute, lo stesso grado di cultu-ra, la stessa condizione sociale, ma il Vangelo supera questi con-

dizionamenti. L'amore cristiano supera ogni limite e ogni difetto. I l t e r m i ne «p e r f e t t o » , «compiuto», indica il massimo delle possibilità: «Tutti siamo figli del Padre dei cieli, che fa sorgere il suo sole sopra i malva-gi e sopra i buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (cf Mt 5,45).

Non di solo pane ­ Numero 760 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 8

Chi tutto riceve da Dio, ha a-

perto con lui un enorme debito

di gratitudine che non riesce mai ad as-

solvere, che anzi aggrava sempre più

con il peccato dell'ingratitudine e dell'e-

goismo. Perciò il perdono implorato e

ottenuto per se stessi deve diventare

anche capacità di perdonare gli altri,

capacità di nutrire verso i fratelli gli

stessi sentimenti del Padre paziente e

misericordioso. Soltanto l'esperienza del

perdono divino, e quindi dello smisurato

amore del Padre - che sostanzialmente è

lo Spirito Santo riversato nei nostri cuori

- ci può rendere disarmati e benevoli

verso chi ci ha offeso. Dobbiamo però

ammettere che molto spesso nel rappor-

to con gli altri ci sentiamo più creditori

che debitori e questo ci impedisce di

sperimentare la gioia di saper anche noi

ricevere umilmente il perdono non solo

da Dio, ma anche dai nostri fratelli.

Anna Maria Cànopi

Lettura spirituale

Creditori o debitori?

Preghiera

Come cesellatori, attenti a ogni gesto e dettaglio minimo, chiediamo a noi stessi, nel tuo nome, attenzione e delicatezza, forza e audacia nel modellare noi stessi e le relazioni con gli altri a tua immagi-ne. I rapporti tra noi sono segnati dal

mistero: siano aperti sempre alla sorpre-sa di nuovi orizzonti, sulla terra che è tua e di tutti, sotto il sole che è tuo e splende per tutti, in un abbraccio d'amo-re che ci accoglie tutti. Ti rendiamo gra-zie, Signore Gesù!

Meditiamo la Parola

Amare i nemici Meditazione a cura di don Carlo Moro

Parroco di Gargnano

Gesù vuole farci capire che noi abbiamo una

concezione dell'amore davvero molto limitata ed

angusta. A volte, purtroppo, non solo non supera

quella dei pagani e dei pubblicani, ma è addirit-

tura al di sotto... Il Signore ci dice che non fac-

ciamo assolutamente nulla di speciale quando

amiamo coloro che naturalmente ci ricambiano

o che fanno parte della nostra cerchia. Ti sem-

bra già tanto? Eppure, per giungere alla pienez-

za della maturità dell'amore, bisogna allargare i

propri orizzonti, e capire che l'amore vero non

aspetta di essere ricambiato o riconosciuto; chi

ama, ama e basta, anche se gli altri non si ac-

corgono di tale amore, oppure addirittura ci

perseguitano.

Osserva Giovanni Crisostomo riferendosi al

discorso della montagna: “ Ma che cosa potreb-

be esserci di più grande di questi precetti? — voi

mi chiederete. Ecco: che non consideriamo co-

me nemico colui che ci offende; e anzi qualcosa

di più. Il Signore non dice infatti soltanto di

`non odiare', ma di `amare' i nemici. Non ci in-

vita solo a non fare del male a coloro che ci o-

diano, ma a far loro del bene. Se qualcuno os-

serverà attentamente, vedrà che Cristo ha ag-

giunto un comando che va anche più lontano.

Egli infatti non ci ordina solo di amare i nemici,

ma pure di pregare per loro [...1.

Siccome questo comando è molto elevato ed

esige un'anima generosa e disposta a un grande

sforzo, Gesù lo premia con una ricompensa su-

periore a quella promessa per tutte le altre vir-

tù.

Non di solo pane ­ Numero 760 ­ pagina 9

XI Settimana del Tempo Ordinario

La misericordia di Dio è un annuncio al mondo: ma di tale annuncio ogni cristiano è chiamato

a fare esperienza in prima persona.

Papa Francesco

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricom­pensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel se­greto, ti ricompenserà. E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle si­nagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non diven­tate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Inve­ce, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

Brano Evangelico: Mc 6, 1­6. 16­18

Contemplo: Il Padre vede

nel segreto (cf Mt 6,4.6.18)

Il Salmo 138 inizia così: «Signore, tu mi scruti e mi conosci» e finisce con l'invo-cazione: «Vedi, o Dio, se per-corro una via di menzogna e guidami sulla via della vita».

Il Vangelo di Matteo ci indica che la nostra elemosina (amore del prossimo), la no­stra preghiera (amore di Dio) e il nostro digiuno (sforzo di continuo miglioramento) sono visti con gli occhi buoni e giu­

sti del Padre dei cieli.

Mercoledì 15

Giugno

III Settimana del Salterio

Agisci L'ipocrisia è uno dei più grossi pericoli per la fede. È la rottura tra l'essere e l'appari-re. Mi impegnerò a una vita cristiana coe-rente, dove i gesti compiuti siano espres-sione vera di ciò che ho nel cuore.

Il Santo del giorno: San Vito Martire

San Vito è uno dei santi più popolari; tanti ne portano il nome. È uno dei martiri del III seco­lo, viene ucciso insieme ad altri cristiani, di cui conosciamo i nomi. Si tratta di Modesto e Cre­scenzia, uccisi per ordi­ne del governatore di Sicilia, Valeriano, nell'anno 294. Non so­no molte le notizie cer­

te su san Vito, ma il suo culto è antichissimo e si diffonde soprattutto nell'Italia meridionale. Dal Mezzogiorno d'Ita­lia, pe­rò, il culto di san Vito si diffonde in O­riente e in Occidente, tanto che anche a Roma vi è una chiesa a lui dedicata. Probabilmen­te muore in una caldaia di pece bollente. È sem­pre rappresentato con una croce in mano, sim­bolo di quella fede, per

la quale non esita ad affrontare il martirio. A seppellirlo ci pensa una nobile matrona romana, convertitasi segreta­mente alla fede cristia­na, segno che la fede in Cristo è più forte di ogni persecuzione, di ogni ostacolo. Il martire san Vito ci insegna a essere forti nelle perse­cuzioni e nelle contra­rietà, perché il Signore è vicino sempre a chi ha fede.

Non di solo pane ­ Numero 760 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 10

Signore, tu conosci la mia stol­

tezza ­ come dice il salmo ­, tu conosci la

mia povertà, il mio peccato; tu conosci

come sono fragile, come non riesco ad

essere ciò che vorrei essere. Ti chiedo di

purificarmi, di perdonarmi, di salvarmi.

Coltiviamo quella fiducia e fede evangeli­

ca che salva. Viviamo rigorosamente, sa­

pendo però che l'essere umano non è

sempre capace di vivere così, ma viene

salvato dalla grazia gratuita di Gesù cro­

cifisso. (...) Quando ci si lascia condurre

da Dio verso una generosità sempre mag­

giore, si diventa veramente mondi, perché

la vera purezza è data dall'assenza dei

male, ma anche dal fuoco dell'amore. Dio

è santo perché è amore, è comunicazione.

Dio accetta di comunicare anche con il

peccatore per trasformarlo con il suo a­

more. E qui comprendiamo perché Gesù

accettava l'invito anche dei peccatori e

dei pubblicani: perché voleva trasformarli

con il suo amore nella pienezza della sua

carità.

Carlo Maria Martini

Lettura spirituale

Dio trasforma il peccatore

Preghiera

Signore, lo sguardo del cuore è fisso su di te, ancorato a te, e solo così ogni no-stra forza potrà essere spesa per dare più vita alla vita nostra e dei fratelli. A te, Signore, che vedi nel segreto e per

questo ci doni sollievo e libertà infinita, a te che conosci il nostro cuore e che comprendi e accogli senza misura, a te il nostro grazie oggi e sempre.

Meditiamo la Parola

La tunica di Cristo Meditazione di

don Luciano Vitton Mea parroco di Bovegno

Tutti voi infatti … quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo” (Romani 3,27)

La veste di Cristo è tutta di un pezzo, senza

cuciture, priva di tanti fronzoli, dignitosa ma

nello stesso tempo comune, tanto da passare

inosservata. E’ stata tessuta su un telaio del

tutto speciale dove le mani sapienti del Padre

hanno intrecciato le sete preziose della pre-

ghiera, delle buone opere, della penitenza,

dell’elemosina. Tali sete risplendono solo nel

buio e nel nascondimento della camera inte-

riore, nel segreto del cuore. Alla luce del sole

sbiadiscono, davanti agli occhi dell’umana

compiacenza diventano insignificanti, prive di

valore. Solo lo stolto esibisce la veste interiore

suonando la tromba o stando ritto agli angoli

delle piazze. Il saggio la indossa ogni giorno,

nella quotidianità di piccoli gesti che solo

l’occhio attento del Padre coglie e deposita

nello scrigno dell’eredità eterna.

don Luciano

Non di solo pane ­ Numero 760 ­ pagina 11

Giovedì 16

Giugno

III Settimana del Salterio

XI Settimana del Tempo Ordinario

TANTI AUGURI DON LUCIANO

DA TUTTA LA REDAZIONE DI

“NON DI SOLO PANE”.

Il Santo del giorno:

Sant’Aureliano

I santi che portano il nome di Aureliano sono quattro o cinque, tutti vissuti nei primo millennio del cristia­nesimo e quasi tutti martiri. Quello del calendario di oggi è vescovo di Lione e vive nel secolo IX, dedicandosi alla rifor­ma della vita benedet­

tina e all'incremento della fede in quella vasta regione di Pro­venza. È al centro di eventi storici di rilievo, tra cui quello di Carlo il Grosso e altri perso­naggi imperiali che pretendono di eserci­tare la loro influenza nella nomina dei ve­scovi e negli affari interni della chiesa. Sant'Aureliano è fer­

mo nel difendere la libertà della chiesa e nel sostenere l'orto­dossia. Per questo prende parte attiva a molti concili locali e si distingue per la sua fedeltà al vangelo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire

ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre

vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.

Voi dunque pregate così:

Padre nostro che sei nei cieli,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno,

sia fatta la tua volontà,

come in cielo così in terra.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

e rimetti a noi i nostri debiti

come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,

e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male.

Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è

nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri,

neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

Brano Evangelico: Mt 6, 7­15

Agisci L'unica preghiera che Gesù ci ha insegnato

racchiude in poche parole l'atteggiamento

e le richieste di ogni discepolo. Pregherò il

Padre nostro meditan-do con attenzione ogni

singola frase.

Non di solo pane ­ Numero 760 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 12

Ci sono i silenzi, pause di silenzio

intorno alla tavola, ma anche paro­

le, un indugio in parole che potrebbero diven­

tare racconto. Tra i sogni di tanti di noi rima­

ne un tavolo intorno al quale ci si possa rac­

contare. Accadeva una volta, oggi è un desi­

derio in qualche misura negato, tanto è diven­tato un miraggio sedere a tavola insieme, un

miraggio che, riuniti a mensa, ci si possa rac­

contare, genitori e figli. Raramente oggi,

sempre più a fatica coincidono i tempi dell'u­

no e dell'altro e, quando per grazia accade,

duro è resistere all'invasione, alla fascinazio­

ne prepotente dei mezzi di comunicazione.

Penso sia una perdita incalcolabile per la no­

stra società, per noi che abitiamo case e città,

il venir meno oggi del racconto. Se non recu­

periamo l'arte del raccontare, con occhi do­

lenti assisteremo alla deriva triste di case e

città impoverite di senso, luoghi del consu­

mare. Forse stravedo, ma penso che la tavola

sia un luogo privilegiato del raccontarsi. Per

fare prediche spesso si esigono titoli e auto­

rizzazioni e luoghi deputati, per il racconto

no. Raccontare lo può fare chiunque, a qua­

lunque età. Per raccontare basta semplice­

mente essere un uomo, una donna, come si è

in una casa. Angelo Casati

Lettura spirituale

L’arte del raccontare

Preghiera

Signore, che permetti a ogni uomo di chiamarti con il dolce nome di Padre, fa' che il nostro cuore sia ardente e bruci per l'esigenza di pane e di vita dei nostri fra-telli, per il desiderio di perdono e riconci-liazione, per l'impegno profondo e segre-to più ampio del nostro cuore di edificare

il tuo Regno, e di fare la tua volontà in terra come in cielo. Grazie, Signore, pa-dre nostro!

Meditiamo la Parola

Come l’aria che respiriamo Meditazione di

don Luciano Vitton Mea parroco di Bovegno

Padre nostro … “: una parola tanto famiglia-

re, una presenza scontata, come l’aria che

respiriamo, il vento che agita le fronde di un

albero, l’acqua che scorre tra i sassi bianchi

e levigati di un torrente.

Una parola che abbiamo imparato mentre

cercavamo, con tanti ruzzoloni , di articolare

i nostri primi passi; la prima preghiera che ci

hanno insegnato, il primo catechismo che le

nostre mamme ci hanno spiegato.

“Padre nostro … “. Il primo respiro universa-

le che è entrato nel nostro cuore, una mano

tesa che ci ha accompagnato fin da piccini e

ci ha fatto stringere tante altre mani. La cer-

tezza di non essere mai soli, una stella fissa

in cielo, una luce sempre accesa nel vagare

incerto di questo pellegrinaggio terreno.

“Padre nostro … “. Un pane fragrante che

ogni giorno possiamo consumare, un impe-

gno di condivisione verso tutti coloro che so-

no nell’indigenza e nel bisogno.

“Padre nostro … “. Una patria senza confini,

un regno che non ci appartiene, ma del quale

siamo cittadini; un tavolo imbandito a cui

sono invitati tutti gli uomini.

Padre Nostro …. La mia vita che si apre al

soffio che rende nuove tutte le cose, che do-

na la capacità di amare ad un pugno di fan-

go.

don Luciano

Non di solo pane ­ Numero 760 ­ pagina 13

Venerdì 17

Giugno

III Settimana del Salterio

XI Settimana del Tempo Ordinario

La fede attraversa tempi di gioia e di dolore, di luce e di oscurità, come in ogni autentica

esperienza d’amore. Papa Francesco

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non accumulate per voi te­

sori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano

e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né rug­

gine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è

il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore. La lampada del corpo è l’occhio;

perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se

il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce

che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!».

Brano Evangelico: Mt 6, 19­23

Contemplo: Accumulate te-

sori nel cielo (cf Mt 6,20)

Signore Gesù, purifica l'occhio

della nostra anima, perché

sappiamo scegliere Te come

nostro unico tesoro. Donaci di

fare un uso evangelico dei be-

ni che ci hai dato, affinché

diventiamo strumento di con-

divisione, di comunione e di

gioia con i nostri fratelli.

Amen.

Agisci:

Il rapporto con i beni

terreni sarà sempre un problema per l'uomo,

perché il suo cuore è fragile e tende ad at-

taccarsi anche a false sicurezze. Rifletterò

sul mio rapporto con la ricchezza e, se ne-cessario, cercherò di

correggerlo.

Il Santo del giorno:

Sant’Agrippino

Il santo di oggi è vesco­vo di Como alla fine del secolo VI ed entra nella storia dei santi per il suo zelo nel difendere i di­ritti della chiesa, ma ancor più per lo zelo con cui difende la verità della fede cattolica con­tro gli errori e le eresie serpeggianti non solo nell'Italia settentrionale, ma anche in buona parte

dell'Europa. Sant'Agrip­pino lavora non poco per condurre il clero comasco sulla strada dell'ortodossia e si dedi­ca alla celebrazione del sinodo per attuare ap­pieno la riforma chiesta­gli dal papa di quel tem­po. Nel suo lavoro di unità e santità della chiesa, il nostro santo viene molto aiutato dal­la stima e venerazione che la gente ha per il protettore di Como,

sant'Abbondio, che, pri­ma di lui, si è molto distinto per la prepara­zione al concilio di Cal­cedonia e per aver dife­so la verità della divini­tà di Cristo. Anche sant'Agrippino appartie­ne a quella schiera di santi vescovi, che lavo­rano per la difesa della verità e lasciano un se­gno nella gente per la loro santità e coerenza di vita.

Non di solo pane ­ Numero 760­ Tempo Ordinario ­ pagina 14

Ormai la mia anima era stanca e, anche se lo voleva, le sue cattive

abitudini non la lasciavano riposare. Accadde

un giorno che, entrando nell'oratorio, vidi una

statua portata lì in attesa di una certa solenni­

tà che si doveva celebrare in casa e per la

quale era stata procurata. Era un Cristo tutto

coperto di piaghe, e ispirava tale devozione

che, guardandola, mi turbai tutta nel vederlo

ridotto così, perché rappresentava al vivo ciò

che egli ebbe a soffrire per noi. Provai tanto

rimorso per l'ingratitudine con cui avevo ri­

pagato quelle piaghe, che pareva mi si spez­

zasse il cuore, e mi gettai ai suoi piedi con un

profluvio di lacrime, supplicandolo che mi

desse infine la forza di non offenderlo più.

Quest'ultima volta, però, l'essermi prostrata

davanti alla statua che ho detto lì posta, credo

mi abbia giovato di più, perché avevo perduto

ogni fiducia in me e confidavo unicamente in

Dio. Mi sembra di avergli detto allora che

non mi sarei alzata da lì finché non mi avesse

concesso quello di cui lo supplicavo. Sono

certa di essere stata esaudita, perché da allora

andai molto migliorando.

Teresa d'Avila

Lettura Spirituale

Confidare unicamente in Dio

Preghiera

Condividere e donare: un angolo di cielo sulla terra e nel cuore… un angolo seve-ramente arato e duramente lavorato, provato dal tempo e dalla fatica, autenti-cato dal fuoco di una vita con poche ga-ranzie. Un angolo povero, ma profonda-mente umano, prezioso, poiché spalanca nuovi, splendidi orizzonti. Grazie, Signo-re Gesù, che hai congiunto terra e cielo in te per noi!

Meditiamo la Parola

Dov’è riposto il mio tesoro? Meditazione a cura di don Carlo Moro

Parroco di Gargnano

L'evangelista Matteo riporta una delle frasi

più belle e profonde del Vangelo, nel brano

che leggiamo oggi: «là dov'è il tuo tesoro, sa-

rà anche il tuo cuore». Il cuore dell'uomo pal-

pita intensamente per ciò che desidera e che

ama. Così avviene per l'amore verso i propri

cari; a sua volta, questo amore diventa il te-

soro di una persona, nascosto o palese che

sia. Se è vero che ci sono realtà degne di es-

sere amate ed apprezzate, non tutti i tesori

però sono buoni per il cuore dell'uomo, né es-

si diventano preziosi per il semplice fatto che

esso li brami. Il Vangelo ci mostra uno degli

insegnamenti di Gesù che più ci costa impara-

re: «non accumulatevi tesori sulla terra...;

accumulatevi invece tesori nel cielo». E ci co-

sta impararlo, perché il nostro cuore è troppo

affezionato a ciò che è materiale: con­

serviamo gelosi quei piccoli tesori che conqui-

stiamo. E’ necessario guardare più in alto,

verso il cielo, e scoprire i tesori che Dio ha

preparato per chi lo ama. La luce del Vangelo

serve proprio per veder più chiaro, e ci aiuta

ad illuminare i nostri pensieri e desideri, a

valutare i nostri atteggiamenti interiori; è lì

che conserviamo gelosi il nostro piccolo teso-

ro di fango. Dobbiamo lasciare che la luce di

Cristo illumini quegli angoli remoti pieni di

ombre, così che, dissipandole, possiamo im-

pegnarci maggiormente per acquistare quei

tesori che davvero valgono per l'eternità.

Meditiamo la Parola

Una barca, il suo posto Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Non di solo pane ­ Numero 760 ­ pagina 15

Sabato 18

Giugno

III Settimana del Salterio

XI Settimana del Tempo Ordinario

Dio è il Dio della vita, e vuole sempre promuoverla e difenderla; e noi, creati a sua immagine e somiglianza, siamo tenuti a fare lo stesso.

Papa Francesco

Brano Evangelico: Mt 6, 24­34

Contemplo :Perché vi pre-

occupate? (Mt 6,25.28)

Signore Gesù, nel considerare l'atteggiamento di tua Madre alle nozze di Cana, posso capire me-glio queste tue parole. Non si è affannata quando mancava il vi-

no, e nello stesso tempo non è rimasta indifferente, è ricorsa a te con calma, ti ha spiegato che mancava la gioia, e ha detto a tutti: «Fate quello che vi dirà». Non era ancora giunta l'ora della tua gloria, ma tu l'hai anticipata, perché tu conosci bene il nostro cuore, i nostri pensieri e i nostri

affanni.

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Nessuno può servire due padroni, perché

o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra

vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indossere­

te; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro

celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può

allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osser­vate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che

neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più

per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangere­

mo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzi­

tutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.

Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso.

Agisci

C'è sempre il rischio di

dirci credenti ma vive-

re poi una vita "da pa-

gani". Ciò che cerchia-

mo e il tempo che vi

dedichiamo ci rivela

veramente chi siamo.

Oggi rifletterò su que-

sto.

Il santo del giorno:

San Calogero

San Calogero è un santo eremita, vissuto quasi sempre nella preghiera e nel silen­zio. È assai venerato nella Sicilia occiden­tale. Sono tanti, infat­ti, quelli che ne porta­no il nome, tante le chiese che lo venera­no e lo onorano. Calo­gero vuol dire bel vec­chio ed è un nome attribuito solitamente

agli eremiti che vivo­no a lungo nel nascon­dimento e nel ritiro dal mondo. San Calo­gero è un santo molto amato, al quale anche oggi si rivolgono, per ottenerne l'intercessio­ne, tanti malati. Se­condo la tradizione è vissuto quasi tutta la vita in una grotta, ten­tato, come sant'Anto­nio abate, dai demoni, richiesto dai pellegrini per i suoi consigli e le sue ardenti preghiere. La tradizione vuole

che la vocazione ere­mitica nasca in lui quando è ancora gio­vane e che viene inco­raggiato perfino dal papa a perseverare nella condizione di solitudine. La festa di san Calogero è molto sentita in Sicilia. È preceduta e seguita da tante manifestazioni folkloristiche, ma an­che circondata da non pochi digiuni e opere di carità.

333/3390059 don Luciano

Anno XV- n. 760

Domenica 12 Giugno 2016

Chiuso il 3/06/2016

Numero copie 1350

Coordinatrice Fiorella Elmetti

Redazione

don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,

don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Grafica e stampa

don Luciano Vitton Mea

Ideato da don Luciano Vitton Mea

Sussidio di preghiera per la famiglia

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