La Voce del Popolo 2011 13

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Ǥ Scrivo da Lampedusa, dalla finestra sento il vocio degli immigrati. Via Roma, il corso principale dell’isola, è piena, come ad agosto, di questa povera gente. Sembra di stare a Tunisi. Bar, panchine, scalini: ovunque, ci sono seduti tanti immigrati a gruppi. Mentre scrivo, i migranti, ǯ ǫ /$ 92&( '(/ 3232/2 ǯ Ǥ ǯ ǯ sono più della popolazione dell’isola stessa e arriva notizia che il prefetto Caruso, commissario per l’emergenza, abbia firmato il noleggio di sei imbarcazioni private, da affiancare alla nave militare S. Marco, capaci di fare cessare l’emergenza a Lampedusa. Intanto, tra le legittime proteste dei residenti, gli sbarchi continuano. La sera, la piattaforma del porto è impressionante: una marea. Dormono fuori, senza neanche potersi riparare dalla pioggia e in condizioni igienico-sanitarie sempre più critiche, in quanto, la struttura di accoglienza (capienza massima di 1000 posti) non è in grado di accogliere i 5000 che sono sull’isola. Immerso in questa “invasione di umanità” si ha più chiara la percezione che Lampedusa, è al centro di una vicenda epocale, di una storia molto più grande dei suoi pochi chilometri quadrati. Diversi e multiformi sono i profili con i quali si può affrontare la questione dei migranti: per i credenti essa è un segno dei tempi, da interpretare evangelicamente; per lo Stato è questione internazionale; per il Governo italiano è problema d’ordine pubblico. Sui giornali e nelle televisioni, in questi giorni, ascoltiamo le tanti opinioni e i pensieri per la risoluzione del problema. Fra tutte le espressioni di pensiero e le libertà da difendere, inequivocabile, per chi viene a Lampedusa è quella degli abitanti, gente straordinaria, popolo ospitale e generoso sempre. Ǥ ǤǤ Ǥ Ǥ Ǥ “Chi cercate? Sono io” (Giovanni 18,5): arrestato, calun- niato, beffeggiato, ferito, reso esangue ed esanime, ca- ricato di un peso ormai sproporzionato, appeso, forato quattro volte, e infine una quinta. Questa quinta ferita da morto: uscì subito l’acqua e il sangue, come un fiot- to, che da tempo attendeva il varco del taglio sul petto (Giovanni 19,34). Il cuore da tempo esuberava d’amore, ma solo allora, solo “dopo” poté dirsi. La vita non è spiegabile, e nemmeno il dolore che contiene: Lui non ce lo ha spiegato. Però lo ha preso tra le mani, sulle spalle, sul viso, nel cuore. Prima ancora che io lo vivessi, il mio carico lo conosceva per di- mensioni e peso, consistenza e volumi, sapore, odore, bruciore… Questa è la sua regalità sulla mia vita: conosciuta nell’intimo; non spiegata, ma dispiegata. Amata in ogni giuntura e piega. La vita è talora sofferta, ma non per dannazione o volontà. Il vero interesse è rivolto al dopo Gheddafi Don Karol e il legame con la pianura Le priorità dello Stato sociale Judo Calcinato sul gradino più alto ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌ Ǧ ǡ Ǧ ǤǤ ǯ ǯ L’Opera per l’educazione sull’Università Teatro sacro per lavarsi gli occhi 81 81,&2 5()(5(17( 3(5 /$ 5($/,==$=,21( ( 0$187(1=,21( ', 7877, */, ,03,$17, (/(775,&, &2168/(1=$ 7(&1,&$ ( 352172 ,17(59(172 9LDOH ,WDOLD *XVVDJR%V 7HO )D[ 7HO FDODEULD#FDODEULDFHLFRP ZZZFDODEULDFHLFRP CEI CALABRIA Centro Elettro Impianti

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Ai confini dell'Europa - Continua l’emergenza degli immigrati tunisini a Lampedusa. A Brescia la presentazione di un rapporto dell’Università Cattolica permette di fare alcune riflessioni sull’ampiezza del fenomeno migratorio nella nostra provincia.

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Scrivo da Lampedusa, dalla finestra sento il vocio degli immigrati. Via Roma, il corso principale dell’isola, è piena, come ad agosto, di questa povera gente. Sembra di stare a Tunisi. Bar, panchine, scalini: ovunque, ci sono seduti tanti immigrati a gruppi. Mentre scrivo, i migranti,

sono più della popolazione dell’isola stessa e arriva notizia che il prefetto Caruso, commissario per l’emergenza, abbia firmato il noleggio di sei imbarcazioni private, da affiancare alla nave militare S. Marco, capaci di fare cessare l’emergenza a Lampedusa. Intanto, tra le legittime proteste dei residenti, gli sbarchi continuano. La sera, la piattaforma del porto è impressionante: una marea. Dormono fuori, senza neanche potersi riparare dalla pioggia e

in condizioni igienico-sanitarie sempre più critiche, in quanto, la struttura di accoglienza (capienza massima di 1000 posti) non è in grado di accogliere i 5000 che sono sull’isola. Immerso in questa “invasione di umanità” si ha più chiara la percezione che Lampedusa, è al centro di una vicenda epocale, di una storia molto più grande dei suoi pochi chilometri quadrati.Diversi e multiformi sono i profili con i quali si può affrontare la questione dei migranti: per i credenti essa è un segno

dei tempi, da interpretare evangelicamente; per lo Stato è questione internazionale; per il Governo italiano è problema d’ordine pubblico. Sui giornali e nelle televisioni, in questi giorni, ascoltiamo le tanti opinioni e i pensieri per la risoluzione del problema. Fra tutte le espressioni di pensiero e le libertà da difendere, inequivocabile, per chi viene a Lampedusa è quella degli abitanti, gente straordinaria, popolo ospitale e generoso sempre.

“Chi cercate? Sono io” (Giovanni 18,5): arrestato, calun-niato, beffeggiato, ferito, reso esangue ed esanime, ca-ricato di un peso ormai sproporzionato, appeso, forato quattro volte, e infine una quinta. Questa quinta ferita da morto: uscì subito l’acqua e il sangue, come un fiot-to, che da tempo attendeva il varco del taglio sul petto

(Giovanni 19,34). Il cuore da tempo esuberava d’amore, ma solo allora, solo “dopo” poté dirsi.

La vita non è spiegabile, e nemmeno il dolore che contiene: Lui non ce lo ha spiegato. Però lo ha preso tra le mani, sulle

spalle, sul viso, nel cuore. Prima ancora che io lo vivessi, il mio carico lo conosceva per di-

mensioni e peso, consistenza e volumi, sapore, odore, bruciore… Questa è la sua regalità sulla mia vita: conosciuta nell’intimo; non spiegata, ma dispiegata. Amata in ogni giuntura e piega.La vita è talora sofferta, ma non per dannazione o volontà.

Il vero interesse è rivoltoal dopo Gheddafi

Don Karole il legamecon la pianura

Le prioritàdello Statosociale

Judo Calcinato sul gradinopiù alto

L’Opera per l’educazione sull’Università

Teatro sacroper lavarsigli occhi

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Il Cirmib, il Centro interuniversitario di ricerca sulle migrazioni a cui collaborano Università Cattolica e Università Statale di Brescia, si occupa di raccogliere, elaborare ed analizzare i dati statistici riguardo al fenomeno immigratorio in provincia di Brescia, comparandoli a livello regionale e nazionale e diffondendoli sul territorio. Il Cirmib organizza anche un Centro di documentazione mettendo a disposizione di studenti,

insegnanti, operatori, studiosi e di tutti coloro che sono interessati, strumenti specifici di conoscenza; fornisceconsulenza scientifica sui diversi aspetti del fenomeno migratorio; attua iniziative di aggiornamento, di formazione e organizzare convegni o seminari di studio, rivolti ad operatori pubblici o del privato sociale. Promuove, infine, progetti di ricerca commissionati da enti e istituzioni o da altri soggetti pubblici e privati.

Possibile che l’ondata di sbarchi che incessantemente si sta verificando sulle coste di Lampedusa sia costi-tuita interamente da profughi in cer-ca di asilo politico? Una risposta in proposito è stata fornita nelle scor-se settimane dalla giornalista della televisione pubblica tunisina Asma Barrak (nella foto). Incontrando la delegazione bresciana scesa in Tuni-sia con il sindaco di Brescia Adriano Paroli, la giornalista ha avuto modo di parlare a lungo del suo Paese usci-to dalla recente crisi politica. L’incon-tro è avvenuto a Kairouan, la quarta città santa dell’Islam da da sempre meta di grandi afflussi di turisti che a causa delle recenti proteste ancora fanno fatica a ritornare preoccupati come sono da una situazione anco-ra in via di definizione e dalle notizie che fanno ancora oggi della Tunisia

un Paese allo sbando con migliaia di persone che si accalcano sui suoi litorali per cercare di raggiungere via mare l’Europa. Una passaggio in particolare Asma Barrak l’ha de-dicato proprio al tema della fuga di tanti giovani verso l’Italia. “Molti dei tunisini in fuga verso il vostro Paese – ha affermato – hanno approfittato del vuoto di potere creatosi per fug-gire dalle prigioni del sud della Tu-nisia; molti altri sono compromessi con il vecchio regime”. L’attraversata del Mediterraneo verso Lampedusa rappresenta per Asma Barrak una via per sfuggire al nuovo corso im-boccato dal Paese.Un nuovo corso che la giornalista tunisina, al di là dei problemi vissuti dal suo Paese nelle scorse settimane e che ancora si trascinano, sottoli-nea in modo particolare. “Oggi – ha

affermato al proposito Asma Barrak – abbiamo la libertà assoluta di dire la verità alla gente. Prima dovevamo rispettare strettamente le indicazio-ni che ci forniva il regime su ciò che si poteva dire e su quello che, invece, non si doveva raccontare”. Il clima di libertà che oggi attraversa la Tunisia trova, secondo la testimonianza del-la giornalista, molteplici espressioni. “Gli stessi testi teatrali – ha sottoli-neato –, le stesse canzoni sono rapi-damente cambiate nel giro di poche settimane”. Merito del cambiamento è, secondo Asma Barrak, anche delle donne tunisine, che hanno conosciuto una progressiva emancipazione a par-tire dal 1956, anno di abolizione in tut-to il Paese della poligamia. “Proprio le donne – ha raccontato davanti ai mi-crofoni, alle telecamere e ai taccuini dei giornalisti presenti nella delega-

zione bresciana, - sono state insieme ai giovani le vere protagoniste della rivoluzione tunisina. Sono, sempre le donne, la garanzia che il processo de-mocratico imboccato non potrà tor-nare indietro”. Altrettanto categoria Asma Barrak lo è stata nello smon-tare quello che nei Paesi occidentali viene indicato come il principale ri-schio a cui il Nord Africa, attraversa-to in queste settimane da un forte (e per tanti versi drammatico) vento di cambiamento, è esposto: quello del fondamentalismo. “Dopo avere ab-battuto una dittatura come quella di Ben Ali – ha affermato la giornalista – non accetteremo nessun altro re-gime”. Certo, conferma, il Paese do-vrà abituarsi a una nuova stagione di democrazia che in pochi mesi ha già prodotto tre governi provvisori e la nascita di molti partiti.

Èestremamente difficile di questi tempi parlare di immigrazione con sereni-tà. L’emergenza sbarchi che sta stringendo d’as-

sedio Lampedusa (e il resto del Paese, ndr.) la latitanza dell’Unione europea e uscite non troppo felici di chi ha ruoli e responsabilità istituzionali rendono estremamente complesso affrontare il fenomeno immigratorio, senza la-sciarsi trascinare dall’emotività e da idee preconfezionate. Fortunatamen-te, però, ci sono realtà che accettano questa sfida. Per il terzo anno conse-cutivo così il Centro interuniversitario di ricerca sulle migrazioni (Cirmib) di Brescia ha dato alle stampe il suo an-nuario. Si tratta, probabilmente, della più completa pubblicazione sull’analisi della realtà immigratoria nel Brescia-no. L’annuario affronta il fenomeno nei suoi aspetti strutturali e in quel-li processuali, prestando particolare attenzione alle sue dinamiche e negli aspetti più significativi. Proprio que-ste caratteristiche rendono lo studio “Immigrazione e contesti locali”, cu-

rato da Elena Besozzi, che del Cirmib è direttrice, in qualche modo comple-mentare alla lettera “Stranieri, ospiti, concittadini”. Si tratta del documento pastorale che il vescovo Luciano Mo-nari ha indirizzato qualche settimana fa alle comunità cristiane e ai consigli pastorali della diocesi per sollecitare quello che in termini laici potrebbe es-sere definito come un salto di qualità nell’approccio al tema dell’immigra-zione nel Bresciano. È un nuovo at-teggiamento pastorale ma anche cul-turale quello chiesto dal Vescovo alla sua Chiesa che trova conferma anche nelle pagine dello studio presentato nelle scorse settimane in Cattolica. Dall’annuario 2010 del Cirmib emer-

gono, oltre ai pur interessanti dati nu-merici, aspetti per una nuova lettura della presenza di immigrati. Partico-larmente interessante, per gli aspetti collegati, è la tendenza alla stabiliz-zazione che gli stranieri presenti nel Bresciano dimostrano. Tre stranieri su 10, tra quelli presenti in Italia da più di 10 anni, “eleggono” ormai Brescia e la sua provincia a propria residenza fis-sa. Cosa questa tendenza comporta lo ricorda ancora il Vescovo già nel titolo della sua lettera: tanti stranieri sino a ieri ospiti sono oggi, a tutti gli effetti, concittadini. La tendenza alla stabiliz-zazione della popolazione trova, come emerge dallo studio Cirmib, una con-ferma nei dati riferiti alla presenza de-gli stranieri nelle scuole bresciane. È quello scolastico uno degli ambienti privilegiati, insieme agli oratori, in cui è possibile lavorare concretamente alla realizzazione di quello che padre Mario Toffari, responsabile dell’Uffi-cio migranti, sta definendo nel corso degli incontri “Voci nell’agorà” come il nuovo popolo bresciano non più con-notato da differenze somatiche ma

capace di rendere concreta quell’inte-grazione tanto annunciata ma difficile da praticare. Nella scuola bresciana, secondo i dati Cirmib, gli alunni con cittadinanza non italiana sono il 15,6% del totale. Una presenza che acquista di ulteriore significato se si passa a considerarla nei diversi gradi dell’ar-ticolazione scolastica. Crescono gli studenti stranieri nelle scuole supe-riori: un segnale, come viene definito nelle pagine dell’annuario del Cirmib, di investimento, che apre la strada a quella cittadinanza ricordata anche dal vescovo Monari nella sua Lettera. Una cittadianza di fatto che si avverte, secondo i dati certificati dal rapporto presentato, in una sostanziale ugua-glianza tra bresciani e stranieri dinanzi alla questione occupazione. In positi-vo e in negativo produce i suoi effetti senza guardare al colore della pelle o alla carta d’identità dei lavoratori. No-nostante tutto, però, permangono an-cora atteggiamenti xenofobi e discri-minatori. E questo è un fronte su cui tutti, Chiesa e istituzioni in testa devo-no lavorare gomito a gomito.

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Per loro l’accoglienza dei migranti è questione di legge di Dio scritta nel cuore. Sempre lo è stato nei secoli, sempre lo sarà. È ingenuo, però, pensare che un fenomeno, così complesso e articolato possa governarsi da solo. Di certo è confusa la molteplice azione del Governo italiano. Ora che il Governo del nostro Paese possa avere più anime, e se ciò ci piaccia o no, è secondario. I lampedusani di anima ne hanno una sola unita e unica: ribadiscono con forza che questa offesa alla dignità dei migranti e ai cittadini residenti sull’isola non è più tollerabile, chiedono quelle risposte civili che sono dovute a chi fugge da una situazione drammatica dal proprio Paese ma, nello stesso tempo, più attenzione agli isolani perché non abbiano a pagare un prezzo troppo alto solo perché geograficamente confinati in una terra che viene considerata come l’accesso più immediato per l’Europa da chi viene dal Nord Africa. L’isola non si può spostare e gli isolani non possono privarsi del cuore della loro profonda umanità per chi fugge da un passato senza sbocchi e non può essere lasciato solo a rischiare il proprio futuro, ma nel contempo chiede con forza di essere aiutata per continuare a vivere la vita quotidiana e la prospettiva di sviluppo economico tramite il turismo e la pesca, uniche fonti di reddito per gli isolani.

(Carmelo Petrone, direttore “L’amico del popolo” - Agrigento)

“L’immigrazione si presenta come un fenomeno complesso, attraversato da aspetti contraddittori e sovente diffi-cili da prevedere. Ne è una riprova la ripresa degli sbarchi nel Sud Italia, do-po che gli ultimi rapporti della Caritas e della Fondazione Ismu davano il fe-nomeno degli sbarchi e più in genera-le dei flussi migratori decisamente in calo o addirittura in controtendenza”. Parte da questa analisi, che non tiene conto soltanto di elementi numerici, la lettura che Elena Besozzi, direttri-ce del Cirmib, fa dell’immigrazione nel Bresciano, un fenomeno alla cui comprensione non giova quella che la ricercatrice definisce “sindrome della paura dello straniero”, notevolmente cresciuta negli ultimi anni. “Si tratta di una reazione del tutto comprensi-bile – afferma ancora la direttrice del Cirmib –, soprattutto se alimentata da scarsa o distorta informazione o da una insufficiente preparazione personale e collettiva ad affrontare eventi e situazioni che cambiano re-pentinamente”. La linea vincente per una buona convivenza diventa allora quella del dialogo, che assume l’idea che l’altro, lo straniero va incontrato per trarne beneficio. “Si tratta – af-ferma ancora Elena Besozzi – di una convinzione in larga misura fondata sulla matrice cristiana, come ricorda anche il vescovo Monari nella sua re-cente lettera pastorale”. Quello indi-cato dal Vescovo è, per la direttrice del Cirmib, un ambizioso progetto di convivenza a cui tendere, “proprio

perché – afferma – ciascuno di noi fatica nel far cadere barriere e pre-giudizi e a sentirsi quindi parte di una grande famiglia di uguali nei diritti e nelle opportunità”. Quella tracciata da mons. Monari nella sua lettera pa-storale è per Elena Besozzi “una linea chiara dell’accoglienza, che non è un fatto immediato, soprattutto in co-munità molto organizzate e integrate come quelle bresciane, dove lo stra-niero fa fatica a entrare e ad essere accettato. La possibilità di parlarsi, di capirsi diventa l’elemento chia-ve del dialogo che si va a costruire”. Un dialogo, come sottolinea in modo chiaro il Vescovo, fondato sulla presa di coscienza delle diversità culturali, tutt’altro che “buonista”, lontano da ogni massimalismo, che fa superare l’indifferenza, ma anche la tentazio-ne al proselitismo. Quella delineata da mons. Monari è per Elena Besoz-zi una prospettiva vicina a quella in-dividuata dal rapporto Cirmib 2010, volto a chiarire soprattutto come la convivenza non possa prescindere dal riconoscimento dei diritti sociali.

Tanti sono gli stranieri presenti nella provincia di Brescia all’1 luglio 2099, termine ultimo preso in considerazione dall’annuario del Cirmib. A guidare la classifica dei Paesi di provenienza ci sono Marocco e Romania con oltre 23mila presenze. Al terzo posto l’Albania con poco più di 22mila 700. Seguono, nella classifica delle nazioni India, Pakistan, Senegal, Ucraina, Ghana, Cina, Egitto, Serbia e Montenegro, Moldova, Tunisia e Bangladesh .

È questo il numero degli stranieri irregolari presenti sul territorio bresciano sulla scorta delle stime effettuate dai ricercatori del Cirmib che, elaborando i dati dell’Osservatorio regionale per l’integrazione e la multietnicità, hanno realizzato l’Annuario 2010. La maggiore concentrazione di irregolari si registra proprio a Brescia, seguono la Bassa centrale, l’Ovest bresciano, la zona del Garda, la Valtrompia. Chiude la classifica il Sebino.

Questa è la percentuale degli stranieri di religione cattolica presenti nel Bresciano nel 2009.La loro percentuale è nettamente al di sotto di quella dei musulmani, che sono il 53,2%, e di quella di stranieri di confessioni cristiane, il 16,4%. Un altro 10,7% di immigrati presenti regolarmente sul territorio bresciano ha dichiarato al Cirmib di professare altre religioni. Il 4,6%, infine, ha affermato di non professare alcuna religione.

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ei giorni scorsi le opera-zioni militari della coali-zione internazionale con-tro il regime di Gheddafi sono passate sotto l’egi-

da della Nato, dopo le diversità di vedute (e soprattutto di leadership) tra i Paesi partecipanti all’azione. Da più parti, intanto, si alza la richiesta di aprire un canale diplomatico per giungere a una risoluzione della crisi in corso. Anche il card. Angelo Bagna-sco, nella sua prolusione ai lavori del consiglio permanente della Cei, ha ri-cordato la grave situazione in diversi Paesi dell’Africa del Nord e del baci-no del Mediterraneo, in particolare il conflitto in atto in Libia. Il presidente dei Vescovi italiani ha espresso l’au-spicio di un “immediato superamento della fase cruenta” anche per garan-tire “l’accesso agli indispensabili soc-corsi umanitari, in un quadro di giu-stizia”. Anche altri osservatori stanno rivolgendo le loro analisi a quelli che potranno essere gli scenari dopo la fine della crisi libica. Una fase che, come ha ricordato anche il presiden-te Usa Barack Obama in un recente discorso al suo Paese, dovrà essere caratterizzata dall’uscita di scena di Gheddafi. Proprio questa prospetti-va sembra preoccupare tanti osser-vatori internazionali. Una Libia libe-rata dal suo rais, è destinata, secon-do tanti osservatori, ad avviarsi verso un periodo di anarchia totale. Tolto di

esperti di scenari internazionali non sono ottimisti. L’ansia di cambiamen-to che mobilita tanti giovani libici potrebbe produrre mostri. Quel che appare a tutti gli esperti evidente è la sostanziale insignificanza dell’Unione europea nella crisi in corso. Tra una rivolta e l’altra, un bombardamento ed una trattativa tra gli Stati nazionali dell’Ue si sono letteralmente perse le tracce sugli scenari internazionali ed è risultata assolutamente irrilevante la sua presenza ai vertici di Bruxel-les che si sono susseguiti nei giorni scorsi. Tutti hanno capito che Manuel Barroso, presidente della Commis-

mezzo Gheddafi, i Paesi occidentali si potrebbero scontrare, secondo mol-ti analisti internazionali, per favorire l’emergere di una delle tante leader-ship locali, in un contesto fatto di di-visioni tribali. Per questa ragione gli

“Finché la politica è ferma, purtrop-po, entrano altri linguaggi che sono quelli della violenza e della sfiducia”. Così padre Pierbattista Pizzaballa (nella foto) Custode di Terra Santa, ha commentato il riaccendersi delle tensioni tra israeliani e palestinesi. Un ordigno, nascosto dentro una pic-cola borsa abbandonata vicino a una cabina telefonica, è esploso infatti il 23 marzo scorso vicino la stazione centrale degli autobus, all’entrata di

Gerusalemme, causando la morte di una donna britannica e il ferimento di 50 persone, alcune in modo grave. At-tentati di questo tipo non avvenivano nella Città Santa dal 2008. “Io mi augu-ro – ha affermato padre Pizzaballa in una intervista concessa a Radio Vati-cana – non sia un ritornare indietro e cioè un riaprire una strategia del ter-rore, come abbiamo visto negli anni recenti, e spero che resti un episodio isolato. È vero, comunque, che c’è una

sorta di deterioramento, innanzitutto nelle relazioni politiche e poi di conse-guenza anche in tutto il resto”. Per il francescano i leader politici sembra-no paralizzati: “hanno paura – afferma – o, comunque, non hanno la forza di prendere grandi decisioni, perché ci vuole coraggio da ambo le parti, e questo crea un clima di sempre mag-giore sfiducia, con accuse recipro-che, che creano poi una situazione, non dico di imbarbarimento, ma di

deterioramento”. Padre Pizzaballa ha ricordato al proposito la recentes tra-ge di Itamar (una famiglia massacrata nella cittadina della Samaria, ndr.) e il peggioramento della situazione nel-la Striscia di Gaza, bombardamenti e anche attacchi da Gaza: “Cose – ha ricordato – che purtroppo abbiamo già visto nel passato e che sembrano acuirsi di nuovo in questo momento. Speriamo sia una parentesi e non un ritorno indietro appunto”.

sione europea, Herman van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, e soprattutto Lady Catherine Ashton, alto commissario per la politica di si-curezza e di difesa, non avevano nulla da dire e quel poco che hanno detto è stato talmente inutile da non essere neppure preso in considerazione dai capi di Stato e di governo dell’Unione. Una situazione che parla da sola e che diventa ancora più grave anche alla lu-ce dell’atteggiamento a oggi pilatesco assunto dall’Europa nella gestione dell’emergenza profughi che l’Italia, con mille problemi, sta affrontando in perfetta solitudine.

La Francia di Sarkozy che sin da subito ha schiacciato sul pedale dell’acceleratore per un intervento militare in Libia (rivendicandone per qualche giorno anche il coordinamento, ndr.) si dimostra fredda, se non indifferente, per le conseguenza che l’operazione “Odissea all’alba” sta producendo sulla mobilità di migliaia e migliaia di persone. Dopo essersi allineata al sostanziale silenzio con cui l’Ue ha risposto alle richieste italiane di una compartecipazione

alla gestione dei profughi che continuano ad approdare sulle spiagge di Lampedusa e della Sicilia, Parigi ha compiuto un passo in più. Nei giorni scorsi, infatti, è stato impedito l’ingresso in Francia ad alcune centinaia di tunisini che cercavano di entrare nel Paese transalpino dalla frontiera di Ventimiglia. La gendarmeria francese ha decisamente irrigidito i proprio controlli impedendo l’ingresso in Francia a un considerevole numero di tunisini

che cercavano di entrare appunto nel Paese. Il risultato, come è stato riportato da molti mezzi di comunicazione, è il considerevole aumento nei pressi di Ventimiglia del numero di stranieri che attendono di oltrepassare il confine con un aggravio dei carichi di lavoro della rete assistenziale italiana che si è fatta carico di garantire almeno il pasto e un minimo di accompagnamento a tante persone in fuga dai loro Paesi di origine.

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a Camera dei deputati do-vrebbe procedere entro il prossimo mese di aprile al dibattito e alla votazione della legge sul fine vita, una

legge ritenuta indispensabile per argi-nare “la falla creata nell’ordinamento giuridico dagli interventi della magi-stratura sul caso Eluana” che hanno di fatto indotto una deriva eutanasica.Le associazioni e i movimenti che nella società italiana si battono con-tro una deriva culturale che vorreb-be legalizzare l’eutanasia stanno chiedendo a gran voce che la legge sia rapidamente approvata e che sia mantenuto il suo impianto per quel che concerne l’indisponibilità della vita umana, la persistenza dei reati di omicidio del consenziente e isti-gazione/aiuto al suicidio, l’impossi-bilità di inserire nelle Dat (dichia-razione anticipata di trattamento) una richiesta di non erogare o di so-spendere le cure salvavita, la libera valutazione del medico in scienza e coscienza delle Dat, considerazione dell’alimentazione e idratazione co-me mezzi di sostegno vitali. I movi-menti auspicano che venga appro-vato in via definitiva il “testo adot-tato dal Senato”, o, se ciò non fosse possibile, che venga introdotta una modifica dell’art. 2, per evitare “la facoltà di sottoscrivere le Dat an-che da parte dei rappresentanti de-gli incapaci”. Il percorso della legge attualmente all’esame della Camera è stato lungo e tortuoso. Era iniziato il 9 febbraio 2009 con la morte per interruzione

di idratazione e nutrizione, di Elua-na Englaro, la donna che, dopo un incidente stradale avvenuto il 18 gennaio 1992 si era ritrovata, allora ventenne, in stato vegetativo per-manente. La morte di Eluana diede inizio all’iter parlamentare del ddl sul FineVita. Dopo l’approvazione del Senato il disegno di legge è stato calendariz-zato alla Camera solo l’11 gennaio scorso, a due anni di distanza. Ed

entro aprile dovrebbe finalmente arrivare a conclusione. In vista del dibattito in aula si stanno affilando le armi. C’è chi raccoglie le firme, chi va sul palcoscenico e chi cerca di portare elementi di riflessione. Ma di voci stonate se ne contano anche nello schieramento dei soste-nitori della legge, così come uscita dal Senato. Voci che hanno l’unico effetto di spaccare il fronte, come nel caso di un articolo pubblicato il 23 febbraio scorso da “Il Foglio” diretto da Giuliano Ferrara in cui si sostiene che questa legge apre le porte all’eutanasia. L’affermazione, però, parte da un presupposto giu-ridico completamente errato, come spiega Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita. La legge ser-ve, serve subito ed è l’unico mezzo per fermare la “buona morte”. Sulla necessità della legge si è pro-nunciato nei giorni scorsi, sem-pre dalle colonne di “Avvenire”, anche Massimo Gandolfini, presi-dente della sezione bresciana di Scienza&Vita. Il direttore del dipar-timento di neuroscienze della casa di cura Poliambulanza così si è pro-nunciato sulle pagine del quotidia-no. “Ritengo che, visto il clima cul-turale che corre, sia necessaria una legge che tuteli davvero l’alleanza di cura in termini di rispetto e aiuto fra medico e paziente. È un’opportuni-tà anche per confermare lo statuto della professione medica, educan-do medici, pazienti e l’intera socie-tà alla ‘medicina buona’, votata alla salute e alla vita.

Ventitré presidenti di associazioni cattoliche riuniti nel Copercom (Coordinamento delle associazioni per la comunicazione) hanno approvato un ordine del giorno in cui chiedono con urgenza l’approvazione della legge sul fine vita. Con un comunicato diffuso il 26 marzo, il tavolo dei presidenti del Copercom (www.copercom.it) ha auspicato che “si evitino in Italia derive eutanasiche e forme di accanimento terapeutico; e ancora

che si continuino a considerare l’idratazione e l’alimentazione (ovvero la somministrazione di acqua e cibo anche per vie artificiali), per tutti i pazienti, semplici forme di sostegno vitale, che pertanto non devono essere sospese”.Consapevole del dovere di “difendere sempre il bene dell’uomo”, ispirandosi al magistero della Chiesa sui temi della vita e tenuto conto della costante attenzione della Chiesa

italiana sulla questione del fine vita, il Copercom ha rinnovato il proprio impegno “a rendere più solida la cultura della vita, profondamente radicata nel popolo italiano”. Per questo, ha annunciato l’adesione all’appello rivolto al Parlamento italiano da un gruppo di intellettuali, attraverso il quotidiano “Avvenire” (12 marzo 2011), affinché venga approvato il testo di legge sul fine vita all’esame della Camera, di cui si sottolineano “l’urgenza, l’efficacia e l’utilità”.

L’appello in questione – sottoscritto tra gli altri dal direttore di “Avvenire”, Marco Tarquinio (nella foto), da Dino Boffo, direttore di Tv 2000, da mons. Vinicio Albanesi, dal rettore della Lumsa, Giuseppe Dalla Torre, dal rettore dell’Università Cattolica, Lorenzo Ornaghi, dallo scrittore Antonio Socci, e dal presidente della Fisc, Francesco Zanotti, definisce la legge “una proposta ragionevole, condivisibile, realmente liberale e oggi non più rinviabile”.

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Incominciamo con due notizie, una buona e una cattiva. Quella buona racconta che Augusto Minzolini, direttore del Tg1, indagato per aver abusato della carta di credito della Rai ha deciso di restituire 68mila euro. La Procura di Roma ha appurato che le uscite erano composte da centinaia di “strisciate” nelle località più disparate, da Venezia a Marrakech, da Istanbul a Dubai, anche per importi minimi di uno o due euro (Minzolini guadagna 550mila euro l’anno, ma pare che usasse la carta anche per caffè, brioches e cappuccini), anche quando risultava regolarmente in ufficio a Roma. Quasi sempre, la carta esauriva il credito massimale di 5200 euro mensili, e Minzolini chiedeva al direttore generale Masi l’autorizzazione a sforare per altre migliaia di euro, 18mila in totale. In dettaglio: su 86.680 euro usciti dalla carta di Minzolini, fra il luglio del 2009 e l’ottobre del 2010, è stato lo stesso Direttore generale ad ammettere di averne autorizzati solo 18 mila. Da qui il calcolo della cifra da restituire. Naturalmente Minzolini nel dare la notizia non ha perso l’occasione per insultare l’universo, ma ciò non toglie che abbia deciso di restituire del denaro, evento che va iscritto negli eventi straordinari in un Paese in cui non solo la corruzione ha raggiunto livelli incredibili, ma ogni giorno si vara una legge per proteggere corrotti e corruttori. La notizia cattiva ha come protagonisti il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, e quello della Puglia, Nichi Vendola, per uno scambio di invettive. Ha incominciato Vendola (in alto a destra) definendo la Lombardia la Regione più mafiosa d’Italia, giudizio davvero ardito nonostante l’emergere di clan criminali nella nostra Regione. Ma risulta sconcertante la risposta di

Formigoni (in alto a sinistra) che ha accusato Vendola di essere un miserabile sotto effetto di droghe. Una vicenda che arricchisce (purtroppo) la raccolta delle ingiurie che riducono la politica a una specie di bordello.Passiamo alla Fiat. Adesso hanno capito tutti che non è stata la Fiat a comperare la Chrysler, ma viceversa. Per questo la Fiat si sta trasferendo a Detroit. Giudicate voi se è una notizia buona o cattiva. (E soprattutto se era sincero Marchionne quando chiedeva sacrifici ai lavoratori per restare in Italia).Da settimane il signor B parla e opera per un assestamento della composizione del Governo. Lasciamo perdere le scelte e le ragioni di quelle scelte. Sta di fatto che se ne è andato il ministro ai Beni culturali Bondi, sostituito da Giancarlo Galan. Il giorno dopo l’onnipotente Tremonti ha trovato 175 milioni di euro da mettere a disposizione del ministero, annullando i tagli che era stati fatti nel bilancio precedente. Dove li ha presi i soldi? Dalle nostre tasche perché ci sarà un aumento di uno-due centesimi di euro sul prezzo della benzina. Alla faccia delle tasse che non aumentano e della ingiustizia fiscale che con queste gabelle indiscriminate si allarga.Moralismo da quattro soldi? Può darsi. Ma c’era una soluzione più facile, più giusta, più democratica: se si fossero accorpati i referendum con le elezioni amministrative si sarebbe risparmiata una cifra superiore a quella che Tremonti preleverà dall’aumento della benzina. Troppo facile. Soprattutto troppo pericoloso. Per il possibile raggiungimento del quorum. Lo spreco va bene anche a quelli che, sempre duri ma sempre meno puri, ormai si sono abituati a fornicare con Roma ladrona.

Sabato 14 e domenica 15 maggio torna la campagna “Abbiamo riso per una cosa seria”. Focsiv, la più grande Federazione italiana di organismi di volontariato internazionale, insieme a 22 dei suoi soci, sarà presente in oltre 800 piazze italiane, per raccogliere fondi a sostegno di progetti di diritto al cibo nei Sud del mondo. Presso gli stand allestiti nelle piazze saranno distribuiti oltre 110mila chili di riso: in cambio di una donazione minima di 5 euro, si potrà ricevere

un pacco da 1 chilo di riso della qualità Thai Bonnet, prodotto in Italia da un imprenditore agricolo socio Coldiretti. “Di fronte alla crisi mondiale legata all’aumento vertiginoso dei prezzi del cibo – spiega Sergio Marelli, segretario generale della Focsiv – abbiamo scelto un riso italiano per l’edizione 2011 della nostra iniziativa, per sostenere il progetto della filiera corta tutta italiana promossa dalla Coldiretti”. Per informazioni visita il sito www.focsiv.it.

Domenica 3 aprile dalle 8 alle 12 si svolge nelle piazze di Ceto, Badetto di Ceto, Niardo, Paspardo, Breno, Pescarzo e Astrio la manifestazione Admo (Associazione donatori midollo osseo) “Una colomba per la vita”, per ridare slancio alla ricerca di nuovi potenziali donatori di midollo, molto spesso l’unica speranza di guarigione per i malati di leucemia e di altri tumori del sangue. Nelle piazze dei più importanti Comuni italiani i volontari Admo saranno a

disposizione per chi vorrà, con un’offerta minima, acquistare una colomba, generalmente simbolo della pace e in questo caso anche della speranza. Il ricavato sarà devoluto ai progetti di sensibilizzazione e alle strutture medico-sanitarie impegnate nella lotta contro la leucemia, i linfomi, il mieloma e le altre neoplasie del sangue. I due giorni saranno un’occasione per incontrare nuovi potenziali donatori e trasmettere il valore del salvare una vita.

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arol Wojtyla, dal 1978 al 2005 pontefice romano, acclamato “Santo subi-to” dalla folla in piazza nel giorno del commia-

to. Aveva esortato: “Andiamo fidan-doci di Cristo. Sarà Lui ad accompa-gnarci nel cammino, fino alla meta che Lui solo conosce”. La data del 1° maggio, giorno della beatificazione, è stata accolta con varie iniziative an-che nei paesi della pianura. A comin-ciare da Seniga, dove il giovane pre-te polacco fu ospite della famiglia di don Francesco Vergine. Il 1° maggio il paese celebra ogni anno il patrono della comunità parrocchiale, San Vi-tale, cui è intitolata la chiesa. “Segui-remo l’evento dalla televisione e nel contempo parteciperemo alle fun-zioni programmate del parroco, don Pietro Guindani. Pregheremo nella nostra comunità che ha organizzato un viaggio nella Capitale dal 5 all’8 maggio prossimo. Saranno giornate in pellegrinaggio alla tomba di papa Giovanni Paolo II e ricorderemo don Francesco Vergine, originario della nostra terra, che gli fu amico nella fede, nella carità, nella fedeltà e nel servizio alla Chiesa”. L’informazione viene dal sindaco di Seniga, Giuseppe Boldori organizzatore dell’iniziativa, che non è la sola da queste parti in quanto anche a Leno la parrocchia ha pensato ad un viaggio in Polonia ai luoghi di papa Giovanni Paolo II, dal

diversi anni, direttore dell’Ufficio ca-techistico e, infine, parroco dal 1963 al 1999 dedicandosi “sul campo” alla cura delle anime, con passione indo-mita ed umiltà, sempre splendente di quella serenità che ha caratterizzato la sua missione di sacerdote. Rag-giunta l’età della pensione egli era stato per qualche tempo a Roma nel ruolo di padre spirituale nel Semina-rio “Redemptoris Mater”. Concluse i suoi giorni nel giugno 2009, nella Ca-sa di riposo di Gottolengo della quale era stato tra gli amministratori. Aveva 86 anni quando “la sua luce si spen-se” scrissero a Gottolengo dove ave-

2 all’8 maggio. Altra iniziativa è a Got-tolengo, dove don Francesco è stato parroco dopo essere stato studente a Roma da 1945 al 1948, vicedirettore di Seminario dal 1948 al 1950, assisten-te spirituale dell’Azione cattolica per

Un bossolà lungo tre metri per la Sa-gra della Madonna di Comella, non per stabilire un primato, o entrare nelle classifiche del Guinness dei primati. ma per offrirlo agli amici. È stato preparato dagli Amici di Co-mella, la frazione di Seniga meta di pellegrinaggi dai paesi della pianu-ra. L’evento, domenica scorsa, nello spazio antistante il tempio romani-co dedicato a Santa Maria Assunta, affollato per le funzioni celebrate

dal parroco don Pietro Guindani, come ogni giorno di festa. E quello di domenica scorsa era un giorno particolare che ha impegnato i vo-lontari del paese nell’accoglienza agli ospiti giunti in bicicletta, in au-tomobile od altri mezzi di trasporto sistemati nella campagna circostan-te, per l’annuale “sagra”, di richiamo per la Bassa bresciana e i paesi vi-cini del Cremonese, del Mantovano e perfino del Parmense. A merenda

il bossolà (nella foto), profumato e fragrante, è stato distribuito taglia-to a fette robuste a grandi e picco-li, grati agli organizzatori per aver gustato il dolce che in campagna si preparava nelle occasioni parti-colari, facendolo cuocere sotto la cenere, curato dalle donne di casa, premurose con gli ospiti, sollecite ogni giorno ad imbandire la tavola secondo antiche ricette tramanda-te in famiglia.

va svolto il suo sacerdozio dopo aver contribuito a costituire il Cammino neocatecumenale e a dar vita all’emit-tente locale Radio Tele Gottolengo nella quale i volontari, con la regia di Mari Roversi, sono al lavoro per realizzare un filmato sull’impegno di don Francesco e la sua amicizia con Wojtyla. Le ultime riprese sono pro-grammate a Seniga sabato 7 maggio, nel pomeriggio, con attori e compar-se per ricreare ambienti e atmosfere dell’anno 1947 quando Karol Wojtyla fu in vacanza nella pianura andando per sentieri e strade a conoscere l’ar-te e la cultura di questa terra.

A Seniga domenica 3 aprile dalle ore 14.30 alle 18, nella piazza del paese è riproposta la “Festa del Miele”. L’iniziativa è realizzata con i contributi da Regione, Province di Brescia e Cremona, il Parco Oglio Nord, le organizzazioni di Cia, Coldiretti e Upa, e le associazioni bresciana e cremonese degli allevatori d’api. Tra le iniziative la smielatura dei favi. Domenica 10 aprile è in programma la festa del 40° dell’Avis e del 30° dell’Aido. Alle ore 9,30 fissato il convegno

nella sede dei sodalizi in via Marconi. Alle 10,25 partirà il corteo aperto dal Corpo bandistico di Corte de’ Frati, con i gagliardetti delle sezioni Avis e Aido e le autorità delle province di Brescia e Cremona, accolte dal sindaco Giuseppe Boldori e dal presidente dei sodalizi Ettore Galasi. La Messa nella parrocchiale celebrata, alle ore 10,45, dal parroco don Pietro Guindani. Alle 11.30, al Parco della Rimembranza: deposizione di una corona d’alloro al monumenti

ai Caduto, discorso ufficiale, consegna dei riconoscimenti ai donatori dei quali è presidente Ettore Galasi. Infine il pranzo sociale.Il calendario liturgico segna la data di San Vitale il 28 aprile. Ma la festa religiosa è spostata al maggio. Nei tre gironi di venerdì. Sbato e domenica, in paese sarà allestito il Luna Park e saranno attrezzati spazi la fietra dei prodotti tipici, dell’hobbistica, del commercio e dell’artigianato locale.

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L’esperienza delle Comunità familiari di evangelizzazione si colloca a conclusione di un laboratorio di ricerca pastorale svoltosi per volere della Cei tra il 2001 e il 2006 con l’obiettivo di individuare la soggettività pastorale della famiglia all’interno della parrocchia. Al laboratorio presero parte circa 30 parrocchie collocate in differenti diocesi d’Italia. In seguito alla partecipazione attiva a tale laboratorio, la parrocchia di Bovolone (nella foto) intraprese

uno speciale cammino di conversione, attraverso lo studio dei documenti magisteriali, la preghiera costante, l’adorazione eucaristica permanente e l’avvio della “Scuola di evangelizzazione”, rivolta ai giovani e agli adulti. Concluso un primo ciclo della Scuola di evangelizzazione, venne proposto a tutti coloro che vi avevano partecipato la costituzione, a livello sperimentale, delle “Comunità familiari di evangelizzazione”.

e Comunità familiari di evangelizzazione (Cfe)sono diffuse in molte parrocchie e diocesi del nostro Paese. Sono grup-

pi di persone che appartengono a diversi stati di vita e che vivono la fraternità riunendosi settimanal-mente in casa di una coppia di spo-si, i quali, all’interno della loro fa-miglia o Chiesa domestica, guidano la comunità stessa su mandato del parroco. All’interno di una parroc-chia, dunque, le Comunità familia-ri di evangelizzazione sono: delle piccole comunità, in quanto grazie ad esse la Chiesa si riunisce nelle case e vive rapporti di fraternità ed amicizia; familiari, in quanto queste comunità hanno come guida una coppia di sposi; di evangelizzazio-ne, perché il loro scopo è quello di accogliere e far crescere nella fede nuovi membri, ognuno dei quali a sua volta diventerà evangelizzato-re. La Comunità familiare di evan-

con altri membri, la propria volon-tà o l’invito da parte di altri membri della Comunità familiare di evange-lizzazione. Per favorire l’instaurazione di un clima di preghiera e riflessione adeguato, le Comunità familiari sono generalmente composte da otto/dieci membri: il loro compito, infatti è quello di evangelizzare, moltiplicandosi e formando nuove Comunità. La parrocchia cittadina delle Sante Capitanio e Gerosa, è stata la prima (e tuttora l’unica) parrocchia della diocesi di Brescia ad introdurre l’esperienza delle Co-munità familiari di evangelizzazio-ne. Dopo un lungo periodo di pre-parazione delle prime tre coppie responsabili, le Comunità familiari di evangelizzazione hanno comin-ciato a incontrarsi a partire dallo scorso settembre; un mese più tar-di è partita l’esperienza dell’adora-zione eucaristica perpetua e, dal 14 novembre 2010, la prima esperien-

za di scuola di evangelizzazione. “Quando don Tino Decca (il parro-co, ndr) ci ha proposto di diventare una delle coppie responsabili delle Cfe, non ci sentivamo all’altezza, di-cono Luca e Marianna; l’aver aperto la nostra casa, tuttavia ha cambia-to il nostro modo di vivere, come coppia e come famiglia: abbiamo riscoperto il valore del sacramento del matrimonio, la gioia e la voglia di pregare insieme, la fede e la con-divisione con gli altri membri della Comunità. La Comunità familiare di evangelizzazione ci sta dando mol-to aiutandoci ad instaurare tra noi una vera intimità: quella che nasce solo in Gesù Cristo”. Dello stesso parere anche le altre due coppie re-sponsabili: “L’incontro settimanale è un tempo che dedichiamo ad un innamorato speciale… Anche per i nostri figli è una serata diversa perché la nostra famiglia si allarga e mette al centro Gesù… in questo riconosciamo l’opera del Signore”,

raccontano Severino e Paola ai qua-li fanno eco Luisa e Federico: “Ora anche noi abbiamo avuto la gioia di aprire la nostra casa non per con-dividere un pranzo con gli amici, ma per condividere con i fratelli quello che abbiamo di più prezioso: Gesù, che si è voluto legare a noi indissolubilmente con il sacramen-to del matrimonio”. Ogni incontro delle Comunità familiari di evan-gelizzazione dura un’ora e mezza e si snoda in sette momenti: la pre-ghiera di lode e ringraziamento, la condivisione, l’insegnamento (cioè l’ascolto della catechesi registrata dal parroco), l’approfondimento, le comunicazione di notizie relative alla vita parrocchiale, la preghiera di intercessione e la preghiera sui fedeli presenti. L’incontro si chiude poi con la recita del Padre Nostro, in cerchio, rivolti verso l’esterno, come a voler ribadire la propria vo-lontà e il proprio compito di evan-gelizzare i fratelli lontani.

gelizzazione quindi non è un gruppo perché, a differenza di quanto ac-cade in un gruppo, che difficilmen-te può accogliere nuovi membri, essa realizza se stessa nell’acco-glienza di un fratello lontano dalla fede; della Comunità inoltre fanno parte persone sposate, ma anche single, separati, vedovi, consacra-ti; per entrare a farvi parte, quindi, non conta il proprio status sociale bensì le naturali relazioni familiari

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abato 9 aprile, alle ore 18.15, presso l’auditorium del Museo musicale di via Trieste, 34, si inaugura la mostra che vuole ricorda-

re il 150° anniversario dell’Italia. Sa-ranno esposti dei documenti riguar-danti le X giornate di Brescia e delle foto e dei documenti che testimonia-no il contributo di molti bresciani all’Unità Italiana. Si potrà vedere la foto dei garibaldini bresciani reduci dalla spedizione dei Mille, con i loro nomi sottoscritti; quella scattata da-vanti al Pantheon alla banda musica-le dei bersaglieri dopo l’entrata dal-la breccia di Porta Pia; l’immagine storica di un tamburino bresciano. Si potranno ammirare molti sparti-ti originali di marce, inni patriottici e militari di quel periodo. L’evento è stato patrocinato dal Comune di Brescia e dalla fondazione Cab. Al-la prima, lunedi 11 aprile, interver-ranno il deputato Paolo Corsini, il segretario della fondazione Cab. Agostino Mantovani e l’assessore del Comune di Brescia Diego Am-brosi che approfondiranno il tema: “Un’innovazione politica”. Martedi 12 aprile verrà sviluppata la traccia

“150° un compleanno al femminile” con tre relatrici: il prefetto Narcisa Brassesco, la presidente della se-zione bresciana della Croce Rossa e Patrizia Vastapane, preside del Con-servatorio. Giovedi 14 aprile il con-tributo dei letterati, artisti e Santi bresciani all’Unità d’Italia: il critico d’arte Maurizio Bernardelli, il diret-tore della Queriniana Ennio Ferra-glio e don Ivo Panteghini disserte-ranno di “Pittori, scrittori, santi”. Le tre conversazioni avranno inizio alle

18.15 presso la sede del Museo. Par-teciperanno anche il trombettiere Alessandro Gnutti e l’attore Sergio Isonni. “Potremmo definire giober-tiani i patrioti bresciani – ci ha anti-cipato Arturo Bettoni, che farà da moderatore – poiché prima di mon-tare la guardia andavano ad ascolta-re la Messa e ne uscivano, poi, gri-dando: Viva l’Italia e viva Pio IX !”. L’ingresso è libero e sarà permesso fotografare; ci saranno anche uno dei due ombrelli di Anita Garibaldi.

“Siamo ad un anno dall’entrata in vi-gore del piano triennale nidi e già dal 2010 abbiamo azzerato le liste di at-tesa”. È il biglietto da visita con cui l’assessore ai Servizi sociali del Co-mune di Brescia Giorgio Maione (nel-la fotografia) si è presentato nell’an-nunciare l’imminente apertura delle iscrizioni agli stessi per l’anno scola-stico 2011-2012. “Abbiamo risposto concretamente alle attese – ha con-tinuato Maione – in quanto, oltre ad esserci rivelati come la città meno cara in Lombardia e allineati alle me-die italiane, non abbiamo applicato alcun aumento alle rette, unitamente all’attuazione di una serie di riduzioni e/o gratuità che hanno permesso alle famiglie di affrontare con maggiore serenità la crisi che ha colpito ogni settore negli ultimi tempi. A Brescia contiamo su 36 asili – ha aggiunto Giorgio Maione – 13 comunali e 23

afferenti al privato convenzionale, di cui 10 di ambito parrocchiale, in grado di accogliere non meno di 819 bimbi, 569 nel pubblico e 250 nel pri-vato. Possiamo affermare che la retta media è dell’ordine dei 250 €/mese – ha chiosato Maione – cui va incontro un’ampia serie di agevolazioni varia-mente articolate e parametrate”. “Dal 30 marzo al 22 aprile le iscrizioni po-tranno essere effettuate online (www.comune.brescia.it, sezione servizi on-line), al fine di agevolare le stesse – ha precisato la responsabile del servizio Anna Marolla – e per meglio gestire con anticipo gli inevitabili spostamen-ti che si vengono a creare”. Nel perio-do richiamato possono essere iscritti i bambini divezzi, ovvero che abbia-no compiuto l’anno d’età, nati dal 01.01.2009 al 31.08.2010, mentre per i lattanti, ovvero quelli d’età compresa tra i 3 ed i 12 mesi nati dal 01.09.2010

al 31.05.2011 le iscrizioni sono previ-ste dal 09 al 31.05.2011. È importante seguire scrupolosamente le istruzio-ni attraverso la corretta compilazione della scheda d’iscrizione, in quanto la graduatoria per l’accesso al nido scel-to, comunale o privato, verrà fatta in funzione dei dati che perverranno. Per i nidi Adasm parrocchiali, le fami-glie potranno rivolgersi direttamente alle strutture per essere aiutate nella compilazione online delle domande. “La filosofia del piano sociale di zona si fonda su tre principi – ha aggiunto il presidente della Commissione servi-zi alla persona ed alla sanità Giovanni Aliprandi – porre la famiglia al centro dell’attenzione, il coinvolgimento del privato sociale ed il controllo da par-te del pubblico”. Informazioni e chia-rimenti sul sito richiamato, oppure chiamando il Servizio prima infanzia allo 030.2977.634/310/854/850.

Sabato 2 aprile 2011 alle ore 20.30 a Collebeato, nella chiesa parrocchiale della Conversione di S. Paolo, si tiene un concerto in collaborazione con il Club Amici della Musica di Collebeato. Viene proposta una serata di “Riflessioni poetico-musicali sulla Quaresima”. La Quaresima è quel tempo liturgico durante il quale il cristiano si dispone, attraverso un cammino di conversione e purificazione, a vivere in

pienezza il mistero della risurrezione di Cristo nella sua memoria annuale.Le musiche sono di Francesco Braghini; i testi di Elena Alberti Nulli e Vittorio Soregaroli; le voci recitanti di Maristella Frassine e Renzo Bonera. L’orchestra e il coro del Club “Amici della Musica sono diretti dal maestro Giuseppe Amadei con la partecipazione del “Coro S.Cecilia” di Bovezzo diretto dal maestro Alessandro Venturini.

L’Associazione culturale e di ricerca “Giuseppe Zanardelli” ha ricordato e i 150 anni dell’Unità nazionale in un apposito documento assembleare. “L’Unità d’Italia è un valore da tutelare e promuovere – si legge nel documento –. In un mondo dall’economia globalizzata non ci sarebbe stato posto per un’Italia economicamente e politicamente divisa nei suoi stessi confini naturali. Tuttavia è indubbio che l’Unità nazionale nacque da compromessi e

opportunismi politici che fecero impallidire i sinceri slanci di quanti spontaneamente vi credettero. A noi oggi spetta l’impegno di valorizzare, dare nuovo slancio e testimoniare la bellezza dello stare insieme: dalle Alpi ai Nebrodi, al Gennargentu. Accogliendo anche coloro che, provenendo da altre realtà, desiderano integrarsi nella cultura italiana profonda e sapiente di convivenza e valori civili e democratici”. A maggio si svolgerà il rinnovo del Consiglio direttivo.

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Il capogruppo del Pd in Loggia, Emilio Del Bono ha parlato di bilancio “lacrime e sangue” in cui vengono svenduti “i gioielli di famiglia e tagliate spesa sociale, cultura, trasporti”. La replica della maggioranza fa leva sulle garanzie offerte da una bilancio definito “prudente” e “responsabile”.Il bilancio di previsione 2011 ha ottenuto l’approvazione al termine di una lunga seduta del Consiglio comunale di Brescia. In aula si è assistito a un vivace scontro politico

in aula. “Il Comune si ritrova destinatario di un taglio importante di risorse che non arriveranno dallo Stato e dalla Regione Lombardia per quasi nove milioni di euro” ha affermato Emilio Del Bono, capogruppo del Pd in Loggia. “Ci troviamo a gestire un patto di stabilità che strangola i Comuni dal punto di vista della gestione delle proprie risorse e quindi questo si ripercuote sui rapporti con i fornitori”. Nell’illustrare i tagli, l’assessore al bilancio Fausto Di

Mezza (nella foto) ha annunciato due interventi: uno riguarda la tariffa di igiene ambientale (Tia), che nei mesi scorsi aveva sollevato molte polemiche da parte dei gestori di locali, bar e ristoranti, perché considerata “punitiva” e per la quale la Loggia sta pensando a una “rimodulazione”, in secondo luogo verrà messa mano alla contabilizzazione dei dividendi di A2A, portata dalla competenza alla cassa: il Comune dovrebbe incassare 66 milioni dalla società.

ntrano nel vivo le ma-nifestazione promosse per celebrare i 100 an-ni dell’inaugurazione dell’Altare della Patria

(4 giugno 1911). Il massimo monu-mento nazionale, pensato per cele-brare Vittorio Emanuele II, venne inaugurato 100 anni fa nell’ambito delle manifestazioni per i 50 anni dell’Unità d’Italia. Il monumento è realizzato in marmo di Botticino e di Mazzano, fornito da aziende di Rez-zato e di Mazzano, e il fregio di oltre 60 metri che corona l’Altare della Pa-tria è stato realizzato dallo scultore bresciano Angelo Zanelli. Il 31 marzo viene inaugurato uno spazio-vetrina

collocato in uno snodo strategico di raccordo fra il percorso delle mostre d’arte e l’ingresso del rinnovato Mu-seo centrale del Risorgimento.Lo spazio-vetrina consentirà ai visita-tori di mettere a fuoco tecniche e si-stemi di lavorazione in uso nelle cave e nei cantieri bresciani all’epoca della realizzazione del Vittoriano, di fami-liarizzare con figure che ebbero un ruolo centrale nella realizzazione del monumento, ma anche di abbracciare la lunga storia dell’utilizzo architetto-nico e artistico del marmo di Bottici-no. L’esposizione consentirà ai visi-tatori anche di toccare con mano le diverse lavorazioni tradizionali di cui il botticino è suscettibile, grazie agli

esemplari realizzati dalla Scuola delle arti e della formazione professionale Rodolfo Vantini di Rezzato. Due ve-trine, grazie alle fotografie dell’Ar-chivio Negri, agli strumenti di lavo-ro d’epoca messi a disposizione dal Museo del marmo di Botticino e dal Gruppo La Pietra, nonché ad oggetti scolpiti in botticino classico messi a disposizione dalla Scuola delle arti e della formazione professionale Ro-dolfo Vantini di Rezzato, consento-no di entrare nel mondo delle cave e dei laboratori marmistici brescia-ni di fine Ottocento e dei primi del Novecento, l’epoca in cui l’Altare della Patria venne realizzato. Alcuni campioni di lavorazioni tradizionali

(spuntatura, bocciardatura, martel-linatura, gradinatura, ecc.) realizzati durante il corso di scalpellino della Scuola Vantini di Rezzato consen-tiranno ai visitatori di toccare con mano le molteplici lavorazioni di cui è suscettibile il botticino. Tre scher-mi al plasma proietteranno a ciclo continuo tre brevi prodotti audiovi-sivi. Il primo presenta la sequenza di quaranta immagini dell’Archivio fotografico Negri, scattate nelle ca-ve e nei laboratori marmistici bre-sciani all’epoca della realizzazione dell’Altare della Patria. Il secondo presenta i trailer di due filmati re-alizzati rispettivamente dal labora-torio di cinematografia dello Star

dell’Università cattolica di Brescia: i due filmati documentano il legame fra l’Altare della Patria e il marmo bresciano, e il dinamismo attuale del bacino marmifero. Il terzo video presenta una sequenza di cento im-magini che documentano l’impiego artistico e architettonico del botti-cino a Brescia, in Italia, nel mondo. Cinque sagome a grandezza naturale che raffigurano lo statista Giuseppe Zanardelli, lo scultore Angelo Zanel-li, l’imprenditore Davide Lombardi, un cavatore e uno scalpellino, con-sentiranno al visitatore di trovarsi a tu per tu con i protagonisti dell’epo-pea del marmo bresciano fra fine ‘800 e inizi ‘900.

Anche i piccoli pazienti del Civile hanno festeggiato il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Nel giorno della festa tricolore i clown in camice dell’associazione bresciana “Dutur Kaos” (ogni domenica si recano in Ospedale) hanno attraversato i reparti pediatrici delll’Ospedale per consegnare a tutti i presenti uno speciale attestato con il testo dell’inno di Mameli e una filastrocca. Per informazioni sull’associazione, www.duturkaos.it.

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a musica e il canto per raccontare, per dare voce a sentimenti, sto-rie ed emozioni. Non ci poteva essere scelta mi-

gliore per l’iniziativa che celebra il decennale dell’associazione “Fa-miglie e Solidarietà” di San Paolo. Dopo molti anni passati a sostene-re le comunità di rito greco-catto-lico in Romania, infatti, l’associa-zione ha deciso di far conoscere la situazione delle comunità in cui opera. Lo fa organizzando la ma-nifestazione “Voci fuori dal coro”, invitando in Italia per una serie di concerti il coro “Fiat Lux” di Ora-dea, una città del nord-ovest del-la Romania, vicina al confine un-gherese. Dietro questo invito una storia lunga tre anni: da tanto, in-fatti, l’associazione promuove l’as-segnazione di borse di studio agli studenti meritevoli che frequenta-no il liceo teologico di quella città, di cui è espressione il coro che si esibirà in Italia. Le prime date sono previste per l’1 e il 2 di aprile a Firenze, nella chie-sa di S. Stefano in pane, e a Sesto Fiorentino, nella chiesa di Santa

domenica 3 aprile alle 20.30 nella chiesa parrocchiale di San Paolo, in una serata che ricorderà anche Mina Martani, una delle fondatrici dell’associazione. Seguiranno, infine, altri due concer-ti, il 4 aprile alle ore 20.30 nella par-rocchiale di Orzinuovi e il 5 aprile, sempre alle 20.30 nella parrocchia-le, a Bagnolo Mella, entrambi dedi-cati alla memoria di persone signi-ficative per il volontariato di quelle comunità. L’iniziativa, che ha il patrocinio dei Comuni di Bagnolo, Orzinuovi e San Paolo, conferma la particolare voca-zione missionaria della comunità di San Paolo, all’interno della quale so-no attive ben tre associazioni: oltre alla già citata “Famiglie e solidarie-tà”, presieduta da Alberto Pasini, bi-sogna ricordare “Chiese dell’Est” di don Antonio Rossi e il “Gruppo mis-sione Romania” formato dai ragaz-zi dell’oratorio che, dietro impulso del parroco don Alfredo Savoldi, da qualche anno ogni estate si recano nel Paese danubiano per animare un grest. San Paolo, quindi, che racco-glie e continua il testimone brescia-no dell’impegno nella solidarietà.

La fondazione si chiama “Comunità della pianura bresciana” e riunisce 15 Comuni della Bassa occidentale: sono, in rigoroso ordine alfabetico Barbariga, Borgo San Giacomo, Brandico, Corzano, Dello, Lograto, Longhena, Maclodio, Mairano, Orzinuovi (nella foto), Orzivecchi, Pompiano, Quinzano d’Oglio, San Paolo e Villachiara. Molte importanti iniziative in campo sociale realizzate sul nostro territorio, delle quali abbiamo dato

conto più volte anche su queste pagine, portano il suo marchio. Si tratta, infatti, di un nuovo modello di gestione dei servizi sociali che propone una risposta comune ai bisogni dei singoli. I Comuni afferenti a questa realtà, infatti, non devono più farsi carico da soli dei servizi sociali, ma questi ultimi vengono gestiti in maniera associata, permettendo una migliore distribuzione delle risorse economiche, del personale e dei servizi erogati. Ad essa, infatti,

aderiscono anche, per esempio, il consorzio “In. Rete” delle Cooperative sociali dell’Ovest Bresciano, l’Associazione delle scuole materne autonome di Brescia e alcune case di riposo, tutti soggetti importantissimi nell’ambito dei servizi sociali. Per i Comuni più piccoli, soprattutto, rappresenta un’opportunità unica, senza la quale non sarebbe possibile realizzare le iniziative attualmente messe in campo con gli stessi standard di qualità

e quantità. “La fondazione è un gioiellino che dobbiamo tenerci stretto” afferma al proposito Fulvio Cominotti, assessore ai Servizi sociali di Orzivecchi. Un gioiellino che però, nonostante il lavoro finora svolto, rischia seriamente di vedere diminuite le proprie possibilità di intervento: a seguito dei tagli ai fondi sociali previsti per il 2012, si calcola per la fondazione un ammanco di circa 200mila euro che costringerà a tagliare alcuni servizi. (f.u.)

Croce a Quinto, su invito dell’as-sociazione “Arcobaleno” che col-labora con “Famiglie e Solidarietà” all’istituzione delle borse di studio. Successivamente il coro si esibirà

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e regole in famiglia, a scuola, nella comunità; le regole come espres-sione della nostra cul-tura, della nostra etica

collettiva e individuale; le regole come motore di sviluppo della no-stra società e che sono introdotte e consolidate in famiglia. Saranno le regole il filo conduttore dell’edi-zione 2011 della Scuola per genitori promossa dall’assessorato ai Servi-zi sociali della città di Travagliato e dalla locale Associazione genitori (Age). Il percorso formativo si svi-lupperà attraverso cinque incontri in cui illustri relatori aiuteranno genitori, insegnanti ed educatori a riconoscere l’essenzialità di avere in famiglia, a scuola e nella socie-tà civile, valori e norme coerente-mente condivise. I genitori hanno il diritto di educare i loro figli se-condo i loro principi e convinzio-ni morali, filosofiche, religiose ma non possono prescindere da quel-le norme universali che sono alla base di una società in cui l’essere umano è riconosciuto come sog-getto e non oggetto, come essere libero e non sottomesso, come cit-tadino e non suddito. Questo è un percorso lungo che ha bisogno di una cooperazione continua di tut-te le forze educative che affianca-no e integrano l’azione familiare a partire dalla scuola insegnanti e

l’apatia o addirittura il fastidio di molti quando si fa riferimento a va-lori come la trasparenza, l’onestà, il rispetto; la sottovalutazione del-la cultura e della conoscenza che stanno portando il nostro Paese a una decadenza sociale e culturale che necessita di un cambiamento di rotta che vede ancora la famiglia in prima linea. Venerdì 29 aprile (ore 20.45 in Sala Nicolini) verrà affron-tato il tema “Questi giovani sono sempre connessi?” relatore Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeu-ta dell’Università Milano-Bicocca, che affronterà le problematiche legate all’utilizzo delle nuove tec-nologie. Don Antonio Scortino, giornalista e direttore di “Famiglia Cristiana”, giovedì 5 maggio coin-volgerà i genitori con “Si fa pre-sto a dire famiglia”: snocciolerà le principali problematiche che la fa-miglia attuale italiana si trova ad affrontare. La rassegna formativa si concluderà lunedì 16 maggio con un incontro condiviso con l’asses-sorato allo Sport dal titolo “E se ci guardassimo un po’ in giro?” in cui oltre all’accademico Ivo Lizzo-la, preside della Facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Bergamo, saranno ospiti due grandi sportivi come i campioni di nuoto Giorgio Lamberti e Domenico Fio-ravanti che si confronteranno sul tema delle regole nello sport.

dell’intera comunità educante che fortunatamente esiste ancora nel-le nostre piccole città. Proprio per-ché è nell’età adolescenziale che i giovanissimi si differenziano dalla famiglia e autonomamente si apro-no alla società è con i ragazzi che si vuole aprire la rassegna. Giovedì 7 aprile, infatti (alle ore 16 al Tea-tro Micheletti) Gherardo Colombo, ex magistrato che da alcuni anni si dedica con passione alla formazio-ne alla legalità soprattutto dei più giovani, incontrerà gli studenti del-la Scuola media di Travagliato che da qualche tempo si stanno pre-parando all’evento accompagnati dagli insegnanti. All’incontro che avrà come titolo “Incontriamoci… con le regole” sono invitati anche i genitori. La programmazione con-tinuerà il 15 aprile alle ore 20.45 in Sala Nicolini con Piero Dorfles, giornalista della Rai, co-protagoni-sta di “Per un pugno di libri”, che proporrà “La cultura è una cosa che si mangia”? alcune riflessioni circa

“Fides quaerens intellectum”: presso la galleria Academia Ikon Rus’ di via Trieste 61 a Montichiari c’è la mostra permanente di icone russe antiche. Da alcuni anni sono entrate sul mercato italiano icone russe di varie tipologie, non sempre dipinte di buon livello, ma senz’altro misteriose L’iconografia russa è quella che meglio e più di tutte fra le iconografie ortodosse ha sviluppato questa arte sacra, raggiungendo livelli molto raffinati sotto un profilo estetico dell’arte e profili di grande spiritualità attraverso la Chiesa ortodossa russa. Le icone sono raffigurazioni realistiche ma simboliche “Dal IV secolo, fino

a Giotto, l’icona – spiega Giovanni Boschetti, esperto in iconografia e arte russa e titolare di Academia – è stata l’arte cristiana comune a tutti i popoli. La parola icona, nell’uso liturgico e domestico, ha un significato ben preciso e indica un genere figurativo realizzato con i colori o tessere di mosaico: rappresenta, su legno, lino o pietra, l’immagine del volto di Cristo o della Madre di Dio, figure di angeli, apostoli e santi, episodi del Vangelo e della storia della Chiesa. Queste raffigurazioni si presentano in modo incisivo, vivo ed immediato e aprono la via a una comunione spirituale”. Per informazioni, telefonare al

numero 030964338 o consultare il sito internet www.academiamontichiari.it. “Mentre il quadro – conclude Giovanni Boschetti – il fine dell’icona è aiutare la preghiera del credente. Con l’icona si può parlare, ragionare, gridare, piangere, gioire, impetrare e tacere. Tutto viene accolto e trasfigurato nel mistero: così nasce una cultura rispettosa di ogni peculiarità sia personale che nazionale. Il segreto dell’arte iconografica sta nel fatto che essa rende manifeste e visibili quelle verità salvifiche della fede che la Chiesa santa, universale e apostolica professa nella propria dottrina”.

La proposta formativa travagliatese sarà ricca di stimoli e spunti di riflessione per i genitori. Tranne il primo, gli incontri saranno, più o meno a cadenza settimanale, alle ore 20.45 presso la locale sala Nicolini in via Marconi, angolo Municipio, a Travagliato. Vista la partecipazione di pubblico (nelle scorse edizioni si aveva una presenza media di 100 unità), ci sono tutte le premesse per replicare il successo, consapevole che le problematiche che coinvolgono i genitori, la famiglia, i rapporti con i figli e la scuola, sono sempre più complesse. I genitori e gli educatori sentono sempre più forte la necessità di avere un sostegno e un momento di confronto continuo con persone qualificate per affrontare con serenità e ottimismo l’educazione dei giovani.

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Alle ore 18.30 di venerdì 1° aprile nel Centro Aldo Moro di Orzinuovi è in programma il convegno sul tema: “Pac 2014 – 2020: la nuova politica agricola per la competitività delle imprese”. La Politica agricola comune (Pac) è una delle politiche comunitarie di maggiore importanza, impegnando circa il 34% del bilancio dell’Unione europea. La Pac affronta queste sfide: l’alimentazione, la globalizzazione, l’ambiente, la sfida economica,

la sfida territoriale, la diversità dell’agricoltura e la semplificazione della politica Nel corso della serata sono previsti gli interventi del presidente della Commissione europea per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, on. Paolo De Castro; l’assessore regionale all’agricoltura, Giulio De Capitani; il sen. Guido Galperti; i presidenti di Cia, Aldo Cipriano; Coldiretti, Ettore Prandini; Francesco Bettoni dell’Upa e della Camera di Commercio di Brescia.

ra il lontano 1961, il bo-om economico scuoteva l’Italia risollevando il Bel-paese dopo la crisi del-la guerra e a Vighizzolo,

popolosa frazione di Montichiari, si sentiva l’esigenza, tra le altre cose, di un’autonomia ecclesiale rispetto al centro cittadino. È così che nac-que la nuova parrocchia dedicata a San Giovanni Battista, la cui “stra-da” fu preparata dal primo sacedor-te (reggente), don Battista Dabeni, proseguita poi dai suoi successori per arrivare all’attuale pastore, don Claudio Vezzoli, da 10 anni alla gui-da della comunità vighizzolese. Per rendere degnamente omaggio a que-sti primi 50 anni di vita della parroc-chia sono stati predisposti diversi momenti solenni che prenderanno il via domenica 3 aprile alle ore 10 con una santa messa celebrata da mons. Cesare Polvara, pro vicario generale della diocesi di Brescia. Altre tappe intermedie scandiranno la festa come la presentazione del nuovo coprileg-gio della chiesa e dello stolone raffi-gurante il luogo di culto con il logo, originale e significativo, predisposto da una parrocchiana. Un gruppo di mamme della frazione, inoltre, si è at-tivato per acquistare delle ampolline da utilizzare durante le celebrazioni liturgiche, piccolo, ma significativo gesto che dimostra l’afflato religio-so ancora presente in queste plaghe

della Bassa bresciana, ed è pure in programma la tinteggiatura della chiesa, “appena si risolve il proble-ma dell’umidità” precisa don Vezzo-li. E arriviamo al secondo importante appuntamento per la parrocchia: il 26 giugno nella frazione monteclarense giungerà in visita il vescovo Luciano

Monari. Nella stessa giornata si ter-rà la presentazione di un libro riper-corrente i 50 anni di vita della par-rocchia: l’idea è partita dal gruppo di volontari impegnati nella stesura del bollettino parrocchiale i quali, sotto l’egida del parroco, per oltre un an-no hanno frequentato archivi, biblio-teche, librerie e case di storici locali alla ricerca di documenti, fotogra-fie e testimonianze sulla storia della parrocchia a partire da quel lontano 1961. Non è stato un lavoro facile e semplice, ma, stando alle prime im-pressioni, pare che il volume sia usci-to particolarmente interessante. “Da cinquant’anni – dichiara don Vezzoli – la nostra parrocchia è una fontana: in certi periodi l’acqua può sgorgare meno copiosa, almeno in maniera vi-sibile, ma so anche che, nonostante i limiti umani, la fede mi parla di una presenza e di una azione dello Spiri-to Santo che ha portato e porta alla consolazione ed a rendere presente Dio in Gesù Cristo. Sorge spontanea la domanda: perché tutto questo fer-vore d’iniziative e di programmi? La ragione profonda del vivace interesse e del sincero entusiasmo intorno alla parrocchia, alla sua Chiesa, è data dal fatto che essa parla al cuore profon-do degli abitanti di Vighizzolo, evoca valori e sentimenti che formano le radici del nostro essere della nostra cultura e che hanno plasmato l’anima del popolo lungo gli anni”.

La dipendenza dall’alcol è un dramma silenzioso spesso relegato dentro le mura domestiche. L’abusodiventa nel tempo spesso dipendenza. Sabato 2 aprile si tiene l’“Interclub aperto” a Milzano. L’organizzazione è a cura del club Libertà, la sezione locale degli Alcolisti in trattamento, che alle ore 18 raduna i soci e gli amici per l’assemblea nella sede (in piazza di fronte alla parrocchiale), mentre alle ore 20 è in programma un momento conviviale in Oratorio.

Non sai cosa fare nel tempo libero? Il primo scorcio di Primavera regala spazi al giardinaggio e alla cura dell’orto, un’arte che richiede tempo, pazienza e cura. Ogni mercoledì alle ore 20.30 si rinnova l’appuntamento col Gruppo Primavera. L’iniziativa intende promuovere l’attività della composizione di fiori e di giardinaggio. L’appuntamento è ogni settimana all’oratorio alle ore 20.30.

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a comunità della Beata di Piancamuno è in grande festa per la dedicazione della nuova chiesa parroc-chiale. L’opera era attesa

da anni ed è il frutto di un importan-te lascito della confraternita Pe, al quale si aggiunge anche il contributo dell’8xmille da parte della Conferen-za episcopale italiana, pari a circa 1,1 milioni di euro. Si tratta di una bella cifra che va a ricadere sul territorio di chi a suo tempo l’aveva destinata alle opere della Chiesa cattolica. Il nuo-vo complesso comprende la grande aula liturgica, i locali destinati alle

capanna svetta un campanile a forma di becco di flauto: per ora sarà senza campane, a causa dei costi elevati che l’intera opera ha richiesto. Continue-ranno però a suonare i bronzi della parrocchiale di Santa Maria della Vi-sitazione a pochi metri di distanza, a ricordare anche simbolicamente la contnuità con la tradizione dei padri. Ora il parroco don Vittorio Brunello sta pensando di trasformare l’antica chiesa parrocchiale in Santuario de-dicato alla Madonna della Valle, mol-to venerata in zona dalla gente che la ritiene protettrice contro le furie del torrente che scende dalla Val Palot.

Il gruppo “Valcamonica Servizi“ replica alle recenti accuse e in particolare circa la divisione in quattro società differenti per garantire ruoli amministrativi a più soggetti e che questa suddivisione costerebbe 300mila euro di denaro pubblico per gettoni di presenza a favore degli amministratori. La divisione in più società non è solo dovuta a una scelta strategica di gestione: ha infatti dato seguito – precisa

un comunicato – anche ad obblighi di legge ed era quindi irrinunciabile per stare sul mercato. L’ammontare lordo che le società stanziano per tutte le indennità amministrative del gruppo non è (come è stato detto) di 300mila euro, bensì di 152mila, somma quest’ultima che comprende anche gli oneri correlati quali Inps ed Irap. La somma in questione comprende anche “Integra”

s.r.l.: come società privata ha il diritto di stabilire in piena libertà i compensi ai propri amministratori. Per correttezza di informazione – prosegue il documento – i consiglieri che fanno parte dei consigli di amministrazione delle tre società pubbliche percepiscono 100 euro a seduta per ogni consiglio di amministrazione, ma non possono superare il limite massimo di 2.000 annui.

attività formative, alla catechesi, alle riunioni e agli incontri, con spazi di rispetto esterni, giardino e parcheg-gio, cancellate e accessi. L’architetto Giorgio Montini ha voluto realizzare l’unione tra simboli dell’Antico e del

Nuovo Testamento. Ed è così che il tabernacolo rappresenta la cena di Emmaus avvolta dal roveto ardente: come a significare la continuità della rivelazione, il disvelamento del vol-to di Dio. E ancora: sull’abside trova posto una grande opera a blocchi di pietre colorate, che raffigura la Sacra Famiglia al centro della quale c’è Gesù Maestro, cui la chiesa è dedicata. Ma l’opera vuole essere un chiaro percor-so di catechesi sulla via della scoper-ta del valore cristiano della famiglia e del suo cammino nella Chiesa. Due simboli focalizzano l’attenzione di chi entra nella grande aula liturgica: il

fonte battesimale in forma ottagonale, posto all’ingresso, che sarà anche ac-quasantiera, da cui trarre ogni giorno lo spunto per rinnovare le promesse battesimali. E l’altare, la cui mensa è posta sopra una pietra da mulino trat-ta da una delle tante fucine della valle della Beata di Piancamuno, simbolo del lavoro e del sacrificio, come reci-ta anche la liturgia dell’offertorio. In-fine il tetto a capanna, che parte da terra e raggiunge il suo apice su cui è posta la croce, simbolo della mon-tagna delle scritture e simbolo della vita, della sguardo che deve alzarsi a Cristo. Accanto alla costruzione a

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omunità montana di Val-camonica, Banca di Val-le Camonica, fondazio-ne “Camunitas”, fonda-zione “Tassara”, Sol.Co

Camunia, “Rotary Club” Lovere-Iseo-Breno hanno istituito pres-so la Fondazione della comunità bresciana il fondo territoriale Val-camonica, che permette da alcuni anni l’erogazione di significative risorse finanziarie sul territorio camuno, per il sostegno a proget-ti promossi da associazioni ed or-ganizzazioni “non profit”. “Il fondo è un’opportunità che nasce da una forte condivisione di intenti tra soggetti pubblici e privati – scrive il presidente comunitario Corrado Tomasi – con l’unico obiettivo del-la promozione sociale del territo-rio; è quindi uno strumento che va conosciuto, fatto conoscere e so-stenuto operativamente”. L’inizia-tiva è nata nel 2007. Il patrimonio iniziale era di 80mila euro; quello di oggi assomma a 149.520 euro. In quattro anni di vita sono stati fi-nanziati ben 60 progetti. “La fonda-zione è un patrimonio permanente a beneficio della comunità della

provincia di Brescia – sta scritto nello statuto – e garantisce che le risorse raccolte verranno perpe-tuamente utilizzate per il fine per il quale sono state donate; distribu-irà i propri contributi con la mas-sima trasparenza, controllando che l’organizzazione beneficiaria li utilizzi come stabilito”. Al fine di presentare i risultati del bando 2010, i progetti finanziati dal fon-do e per illustrare il nuovo bilancio di finanziamento per l’anno 2011, ha avuto luogo a Breno, presso il palazzo della Cultura un incon-tro. Ha tenuto una relazione Silvio Valtorta, segretario generale della Comunità bresciana. Nel corso del 2010 i progetti presentati per la Valcamonica sono stati 29; quelli finanziati 18, per un totale di euro 315.168. Sempre per il medesimo anno, l’importo da raccogliere era

di 24mila euro, mentre il totale del-la raccolta è stato di 25.900 euro, con un incremento di 1.900 euro. Nella scorsa annualità hanno rice-vuto ciascuno un importo di 8.000 euro: l’Orchestra da camera “Vival-di” di Darfo Boario Terme, la par-rocchia “SS Salvatore” di Breno, la cooperativa sociale “K.pax” di Cividate, l’associazione “Valtemo” di Edolo, la “Pro loco” di Breno, la cooperativa sociale “Trapezio” di Darfo, la fondazione “Rizzieri” di Piancogno, l’istituto di Santa Do-rotea di Cemmo. Ha ricevuto 9.900 euro la cooperativa “il Cardo” di Edolo; 2.500 il capontino Centro camuno di studi preistorici e 6.000 il Centro culturale teatro camuno di Breno, ecc. Si stanno già prepa-rando i bandi per il 2011. L’iniziati-va registra sempre nuove adesioni. Sono allo studio due commissioni.

Il Dipartimento Valle Camonica e Lombardia del Centro camuno di stu-di preistorici (che ha la sede a Niar-do ed è diretto da Umberto Sansoni) organizza l’annuale campo archeolo-gico di rilevamento ed analisi dell’ar-te rupestre della Valcamonica 2011, nelle date dal 25 giugno al 10 luglio. Il corso è finalizzato alla formazione di personale qualificato e al comple-tamento della documentazione delle aree di “Ronchi di Zir”, “Còren del Valènto”, “Pagherìna”, “Caré” (me-dia Valcamonica). “Il campo 2011, in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia – sottolinea lo stu-dioso e ricercatore Sansoni – inten-de preparare materiale di ricerca da pubblicare come particolare valoriz-zazione del Sito Unesco n. 94 (arte rupestre della Valcamonica)”. I lavo-ri – specifica il bando appena uscito – si articoleranno nelle seguenti at-tività; sul campo: pulitura di super-fici inedite, rilevamento, fotografia e cartografia delle rocce incise. In laboratorio: riproduzione, elabora-zione al computer, catalogo, analisi e confronti con fonti archeologiche. Ricerche monografiche: su una zona, una tematica, uno specifico simbolo. Contemporaneamente si terranno vi-site a siti rupestri ed incontri serali a cui parteciperanno esperti come Em-manuel Anati. Età minima consiglia-ta: 17 anni. Quota di partecipazione: euro 220. Per i residenti in Valle, che hanno alloggio proprio, la quota è di euro 60. Vitto e alloggio: è disponi-bile un numero limitato di posti (12 in totale), in strutture attrezzate con

camere da due-tre letti ciascuna con uso cucina; il vitto è escluso, ma vi è la possibilità di pasti in ristoranti convenzionati. L’assicurazione è fa-coltativa: vi si può provvedere trami-te propria agenzia. L’attestato di par-tecipazione, valido ai fini del credito formativo scolastico, verrà rilasciato su richiesta. Si richiede un anticipo di euro 80 all’iscrizione, entro il 4 giu-gno prossimo.

Venerdì 1° aprile alle 18.30 nella parrocchiale di S. Maria Assunta di Cimbergo il prof. Eugenio Fontana, storico della Valle Camonica, presenta il volume “Le chiese di Cimbergo”, curato da Carlo Sabatti; la serata sarà preceduta dai saluti del parroco don Giulio Corini e del sindaco Mario Mazzia; l’opera, riccamente illustrata con un centinaio di tavole a colori, consta di ben 368 pagine ed è edita dalle Grafiche Armanini di Maria Pia Armanini di Darfo Boario

Terme. Le chiese di Cimbergo sono state descritte nei loro dettagli più nascosti con relativi inventari dell’epoca, elenco delle reliquie, tratti di manoscritti; è persino possibile conoscere le spese per i progetti relativi al campanile, all’ampliamento ed al restauro della chiesa parrocchiale, per la realizzazione dell’organo e per gli arredi. Oltre alle due principali chiese all’interno del centro abitato, viene dato spazio anche alle cappelle sparse su tutto il territorio.

Ha preso il via la scuola di Alta formazione Assocamuna, iniziativa assai interessante sia per il format che per gli attori in gioco. Sono disponibili anche quattro borse di studio che comprendono l’intero costo di iscrizione a questi stage per neo-laureati, o neo-diplomati. La scuola, nata con l’obiettivo di migliorare la cultura manageriale ed imprenditoriale delle imprese del territorio e favorire la crescita di competenze e competitività ha destato l’interesse di numerose

aziende della Valcamonica che hanno risposto in maniera positiva a questa importante iniziativa. Sono infatti oltre una quindicina gli imprenditori ed i manager che si sono iscritti al primo anno, durante il quale approfondiranno i temi dell’innovazione e dell’internazionalizzazione delle piccole e medie industrie. Il territorio camuno così si arricchisce e diventa paradigma di un nuovo modello di iniziative di sviluppo locale.

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i chiama “LagodiGarda tutto l’anno” ed è l’ulti-mo tentativo, in ordine di tempo, per promuovere unitariamente il Benaco.

Uno slogan e insieme un marchio che sia contenitore e insieme am-plificatore dell’immagine del più grande lago italiano capace di at-tirare oltre 20 milioni di turisti, di cui cinque solo sulle sponde bresciane. Secondo i promotori dell’iniziativa, in primis il deputa-to veronese Aldo Brancher, l’obiet-tivo si raggiunge coinvolgendo i Comuni e i Sindaci dell’area gar-desana e proponendo una serie di eventi di rilievo nazionale e inter-nazionale capaci di veicolare il Be-naco in giro per il mondo. Sono 28 i Comuni che hanno formalizzato l’adesione all’iniziativa consape-voli dell’importanza del progetto che punta ad organizzare, grazie ad un qualificato numero di part-ner, eventi di grande prestigio per

da endurance lifestyle”, la più pre-stigiosa maratona a cavallo d’Eu-ropa, capace di radunare oltre 300 cavalli provenienti da 20 nazioni, impegnati in un percorso di oltre 160 km nei più incantevoli paesag-gi dell’entroterra gardesano.Tra il 12 giugno e l’8 luglio è la vol-ta del “Red Bull tour bus”: un bus per suonare, un palco per viaggia-re, un palco per esibirsi. Cinque tappe fra i centri rivieraschi e gran finale in mezzo al lago, a bordo di un traghetto della Navigarda.Ancora targato Red Bull l’evento del 24 luglio. Nel castello di Malce-sine fa tappa il “Cliff diving”: 12 tra i migliori tuffatori al mondo daran-no spettacolo con evoluzioni moz-zafiato. Il 13 agosto è in program-ma la “Grande notte delle stelle”. Le piazze dei Comuni del lago, col-legate tra loro in diretta radiofoni-ca, saranno palcoscenico naturale ad una grande festa popolare fatta di musica, balli e tanta allegria. A

l’intero bacino gardesano. Si tratta di Riva, Nago-Torbole, Desenzano, Pozzolengo, Tignale, Padenghe, Sirmione, Tremosine, Gardone Riviera, Salò, Magasa, Valvesti-no, Gargnano, Soiano, Toscolano, Puegnago, Limone, Manerba, San Felice, Moniga, Garda, Brenzone, Peschiera, Malcesine, Valeggio sul Mincio, Lonato, Monzambano e Castelnuovo. Altri hanno per il mo-mento preferito stare alla finestra, mostrando comunque interesse ad un calendario che già per il 2011 propone eventi di sicuro richiamo.Si comincia l’8 giugno con la “Gar-

È in distribuzione gratuita il nuovo numero de “La Voce del Garda e Valsabbia”. Si parte dall’incontro di Vobarno “La responsabilità politica dei cristiani” organizzato dal nostro settimanale nell’ambito di “Voci nell’Agorà” per affrontare alcuni dati sull’immigrazione relativi ai comuni di Vobarno e di Odolo.Significativa la testimonianza di Sobia, pakistana, moglie e madre di due bambini, che vive da qualche anno a Odolo e che

parla di integrazione che passa necessariamente dall’istruzione e dalla conoscenza della lingua.Si avvicina a Gavardo il tempo della Fiera. La rassegna valsabbina, che quest’anno taglia il significativo traguardo delle 55 edizioni, tenendo fede alla sua vocazione avrà una forte componente merceologica e commerciale, ma, nel segno del rinnovamento, promette due giorni fra tradizione, folklore genuino delle

valli bresciane, artigianato e arte, storia e genuinità. E guarda già al... 2015grazie alla scelta di candidarsi, nei prossimi anni, per l’inserimento nel cartellone del grande Expo mondiale che coinvolgerà l’intero territorio lombardo.Riflettori puntati su Anfo e Barghe, prossimi al voto amministrativo di maggio.Anche nelle pagine dedicate al Garda vengono affrontati diversi

temi. Dalla costituzione di un nuovo Comitato “LagodiGarda tutto l’anno”, che si propone di organizzare eventi di rilievo per promuovere l’immagine del Benaco, ai dati relativi al turismo sul più grande lago italiano, positivi rispetto all’anno passato, ai consigli per trascorrere una vacanza all’aria aperta.Il free press è ricco di altri spunti interessanti dedicati alla solidarietà, salute, alla cultura, allo sport e all’economia.

Fino al 1° maggio la sala espositiva del Comune di Gavardo ospita l’espo-sizione di trenta incisioni dal reper-torio di Girolamo Battista Tregam-be. L’arte di Tregambe nasce dalla capacità ideativa di scoprire il mon-do della natura attraverso un segno determinato, inciso. Questo il senso della sua opera, antica determinata dalla volontà di scoprire il senso di un microcosmo a noi oramai vano. Una crescita interiore che si tradu-ce in gesti più sicuri, diretti, natura-li, capaci di penetrare anche l’occhio più immaturo e dettare così il vero significato dato all’immagine. Ecco l’aspetto sentito nella bottega, anti-ca, di questo Maestro. Fogli di pro-ve stampate per modificare, oltre la struttura, il sentimento del parla-to. Una comunicazione che cresce

ancora, dopo un ventennio, nell’in-certezza del non finito. Scorrendo quelle incisioni, punti fissi oramai nella carriera dell’artista, che hanno caratterizzato il suo mondo interio-re, la percezione del progredire in simbiosi con la certezza del miglior effetto, diventa il primo messaggio concreto sul quale ragionare e defi-nire il suo lavoro. Girolamo Battista Tregambe è nato a Brescia il 14 luglio 1937. Ha inizia-to ad incidere nel 1986 preferendo generalmente la tecnica dell’acqua-forte. Ha realizzato quasi 140 lastre stampa presso la Stamperia Linati di Milano. La mostra è aperta il vener-dì, il sabato e la domenica dalle 15 alle 19. L’esposizione poi si sposterà a Salò nella Sala dei Provveditori dal 14 maggio al 5 giugno.

mezzanotte sarà lanciato il count-down per il più spettacolare dei festival pirotecnici d’Italia e for-se del mondo. Fuochi artificiali in contemporanea da tutti i Comuni che brilleranno sopra un’area di quasi 400 kmq.In settembre, dal 2 al 4, con la “Settimana motoristica brescia-na” prende vita una entusiasmante caccia al tesoro, dedicata a vetture costruite tra il 1940 e il 1975, attra-versando tutti i Comuni gardesani.

“Andar per cantine” in ottobre il 9 nel veronese, il 16 nel bresciano e il 23 nel trentino per conoscere, gustare e apprezzare il meglio del-la produzione vinicola con l’invito a visitare le aziende produttrici.E infine, dal 29 al 31 dicembre, la “Due ruote del lago”, la fiaccolata in moto più grande al mondo che attraverserà i Comuni coinvolti, con i centauri in tenuta da Babbo Natale, in una lunghissima e festo-sa sfilata.

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n bilancio confortante, quello del 2010, per il turismo bresciano con due milioni di arrivi (+ 5,5%) e otto milioni e

mezzo di presenze (+1,6%). E sul Garda, che vale circa il 70% del tu-rismo bresciano, Sirmione ricon-quista lo scettro di regina.I numeri definitivi della scorsa sta-gione, snocciolati da Silvia Razzi, assessore al turismo della nostra provincia, dicono di un Garda col vento in poppa. Sono stati registrati 1.266.306 arri-vi e 6.111.465 presenze (3.424.191 alberghiere e 2.687.274 extralber-ghiere).Sirmione, che torna ad essere la capitale del turismo gardesano di sponda bresciana, ha totalizzato 1.042.725 pernottamenti, a fronte di 273.083 arrivi. Il comparto è in crescita sia negli alberghi che nelle strutture extral-berghiere. Nei primi sono arriva-

ti 206.844 clienti contro i 198.064 dell’anno prima. Le presenze so-no state 639.131, in aumento del 3,46%. Bene anche villaggi e campeggi con 66.239 arrivi, contro i 61.716 dell’anno precedente e ben 403.594 presenze, contro le 375.086. Com-

plessivamente l’incremento dei pernottamenti è del 5,03%.Poco sotto sta Limone, che si as-sesta a 980.282 pernottamenti con un piccolo calo rispetto al 2010, ma che comunque conferma il po-sitivo lavoro degli operatori del comparto turistico nell’alto lago.

Rinnovata attenzione ai giovani. È quanto esprime l’iniziativa “Velascuola” messa in campo dalla XIV Zona della Federazione italiana vela, quella che opera nelle province che si affacciano sul lago di Garda e nel suo entroterra. “Velascuola” fa parte del progetto nazionale voluto da Federvela e dal ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca e che, nella passata stagione, ha visto protagoniste cinque società: Associazione Vela Crema, Canottieri Garda Salò, Fraglia Vela

di Riva, Circolo Vela Gargnano e Associazione Velica del lago di Ledro. La speranza, considerando che l’area conta 43 società sportive, è che l’iniziativa allargandosi a buona parte degli altri Club possa diventare un momento focale per lo sviluppo della vela. Assume un significato il Campionato studentesco di vela delle scuole di Brescia e provincia che si correrà sabato 9 aprile al largo di Bogliaco. Rinnovata attenzione nei confronti dell’Associazione

fra i circoli per lo sviluppo della vela, un’idea che risale al 2001 e vede il coinvolgimento dell’attività giovanile, in particolare il dopo Optimist, di fatto il passaggio dalle classi “promozionali” verso la vela Olimpica, quella dell’Altura e della Monotipia. “Non si tratta di un doppione delle squadre di circolo – spiega il presidente di Zona Domenico Foschini – ma di un’attenzione proprio agli stessi giovani e soprattutto a quelli che non avendo risorse economiche

o tecniche vedono spesso svanire gli sforzi comuni delle famiglie, dei tecnici, dei dirigenti e degli stessi atleti. È un lavoro che compie 10 anni e che ha dato la possibilità ai giovani di crescere e continuare nell’aspetto formativo della cultura sportiva e dirigenziale per prestare la loro opera nei circoli da cui provengono”. Senza dimenticare la normale attività organizzativa con oltre 200 regate annuali, dai Mondiali ed Europei, alle manifestazioni sociali.

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l Mercato agricolo a chilome-tro zero di Campagna Amica sbarca a... scuola. Parallela-mente al Mercato degli agri-coltori di Campagna Amica

che si tiene a Sale Marasino ogni sa-bato in piazza Roma, infatti, anche la scuola dell’infanzia “G. Cristini - A. Franchi” di Marone il cui Consi-glio di Amministrazione è presiedu-to da Roberto Benedetti ha deciso di aderire a suo modo all’iniziativa: erogando, cioè, attraverso il servizio mensa dell’istituto, pasti a chilome-tro zero. Accanto a latte e formag-gi acquistati da un caseificio della Valle e all’olio extravergine di oliva di Marone (già distribuiti da alcuni anni), la scuola ha deciso di intro-durre nella mensa frutta e verdura coltivati sul territorio: “È una scel-ta comunica il presidente Roberto Benedetti che punta a offrire cibo più sano e di qualità, maggiormen-te rispondente ai bisogni nutrizio-nali dei nostri bambini”. La scuola dell’infanzia dispone di una cucina interna, dimensionata per la pre-parazione di 80/85 pasti giornalieri in media, destinati tanto ai piccoli alunni quanto al personale dipen-

dente; il menù stagionale e giorna-liero è annualmente approvato dal Servizio Igiene del distretto socio-sanitario n.5. “L’esperienza con-clude Benedetti si sta rivelando positiva e ci vede pertanto favore-voli alla prosecuzione: oltre a valo-rizzare i prodotti locali, si accorcia la filiera dei passeggi commerciali consente un più diretto rapporto tra azienda agricola produttrice e consumatore finale”. Il presidente di Coldiretti Brescia, Ettore Pran-

dini, accoglie sempre con favore ta-li iniziative in grado di “accorciare la filiera permettendo di riscoprire il nostro territorio e di valorizzare brescianità e autenticità dei prodot-ti locali”. Il segretario di Coldiretti Brescia competente per la zona di Iseo Roberto Gallizioli ha espresso “enorme soddisfazione per la scelta di Roberto Benedetti, una scelta che rappresenta a pieno e porta avanti lo spirito del progetto di Coldiretti per una ‘Filiera agricola tutta italiana’”.

Sorto intorno a un nucleo centrale rappresentato dalla chiesa di epoca longobarda dedicata a San Vitale, il piccolo borgo che si trova presso Bor-gonato e oggi è sede di una delle più importanti distillerie italiane, ha una storia millenaria. L’antica struttura ha subito, dal 2001, importanti interventi di restauro durati cinque anni e soste-nuti con il fondamentale contributo delle Distillerie Franciacorta della fa-miglia Gozio, che hanno restituito non solo informazioni utili sulle stratifica-zioni storiche del complesso dalla sua fondazione al XVII secolo, ma hanno permesso una riqualificazione degli ambienti adattati a spazi per confe-renze, concerti, esposizioni museali e mostre temporanee. La struttura ospi-ta una distilleria tradizionale sede di un percorso esperienziale e didattico dedicato all’acquavite e alla distilla-zione, con reperti storici, attrezzature

d’avanguardia, ricostruzioni, illustra-zioni e video. Si può dire che la vita di questa importante località si snoda dal Medioevo fino ai giorni nostri. A questa avventura storica e archeolo-gica è dedicato il volume “Borgo An-tico San Vitale. Archeologia, storia e lavoro di una contrada di Franciacor-ta”, a cura di Gabriele Archetti e An-gelo Valsecchi (Brescia, Fondazione civiltà bresciana, 2011). Il libro, che è stato presentato presso l’Aula magna dell’Università cattolica, ripercorre le fasi di restauro e rivalutazione, che hanno permesso il recupero di questo antico borgo medievale nel cuore del-la Franciacorta. All’evento, dopo i sa-luti istituzionali, sono intervenuti l’ar-cheologo Angelo Valsecchi e il prof. Giancarlo Andenna, direttore del Di-partimento di studi medievali, umani-stici e rinascimentali dell’Università cattolica. La prima parte del volume

è dedicata all’indagine archeologica e storico-architettonica del borgo e si deve a Ivana Venturini e Angelo Valsecchi. La seconda parte è affida-ta a Gabriele Archetti che, sulla base di antichi documenti, guida il lettore attraverso la vita della chiesa e della sua comunità nel Medioevo. Una terza parte, realizzata da Gianantonio Dot-ti e dallo stesso Valsecchi, descrive le fasi del restauro condotto nel rispetto del passato e senza ricostruizioni ide-ali o rimozioni arbitrarie di fasi stori-che. Un apposito capitolo, dovuto alle ricerche di Rinetta Faroni, è dedicato alla ricostruzione dell’albero genealo-gico e della storia della famiglia Gozio dall’epoca della Restaurazione a og-gi. Gli ultimi capitoli, a firma di Luigi Odello e Roberto Denti, ricostruisco-no la plurisecolare storia della grappa e della sua produzione nel territorio bresciano e in Franciacorta.

Lunedì 4 aprile alle 20.30 a Marone è in programma l’ultimo appuntamento di “Voci nell’Agorà”; l’incontro è dedicato alla zona del Sebino e della Franciacorta. Sarà l’occasione per riflettere sulla lettera “Stranieri, ospiti, concittadini” del vescovo Monari, che indica una prospettiva in cui la Chiesa locale deve muoversi, senza negare, in un campo complesso come quello del fenomeno migratorio, l’esistenza di tensioni che possono

essere feconde se portano a un cambiamento dei modi di pensare e agire. Presso la Sala della comunità della parrocchia viene affrontato il tema: “Il dialogo tra i credenti”. Intervengono Anne Zell, pastora valdese, padre Mario Toffari (nella foto), direttore Ufficio migranti, Issam Mujahed, esponente del Centro culturale islamico di Brescia; Giovanni Boccacci, direttore del Centro migranti. Nell’occasione sarà presentato il restyling di “Voce”.

Terzo appuntamento di marzo con la rassegna “Cristiani nelle citta”, quello di giovedì 31 marzo: Renato Zaltieri (nella foto), già segretario generale Cisl a Brescia, oggi presidente regionale dell’Istituto di avviamento al lavoro della Cisl) discuterà con i presenti di “Disoccupazione giovanile, crisi del lavoro, evasione fiscale: la perdita della dimensione sociale”.L’incontro si terrà alle ore 20.30 presso l’oratorio Don Bosco a Rovato centro in via Sant’Orsola.

L’ultimo incontro è in programma il 7 aprile con una tavola rotonda con le narrazioni di vite, tra personale e sociale coordinate e aiutate da un esperto in pedagogia. La serata è coordinata da Giacomo Paris, insegnante di lettere, filosofia e storia presso il Collegio vescovile “S. Alessandro” di Bergamo. Il percorso culturale e formativo è promosso dall’Azione Cattolica, dalle Acli, dalla Caritas, dai Laici Giuseppini Marelliani e dal Convento dell’Annunciata.

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ante Bontempi ha pre-sentato all’assemblea della Comunità monta-na l’annuale relazione sulla sua attività in ve-

ste di difensore civico relativa al 2010. Lo è dall’ottobre 2007: per ri-conoscimento unanime lo fa con la passione ed esperienza matura-ta in oltre 27 anni (dal 1979) come segretario generale dell’ente, ora in pensione. In questa ruolo ha in-tessuto solida rete di rapporti uma-ni e di stima personali con tutti gli amministratori comunali degli ul-timi trent’anni. Vigila sull’opera-to amministrativo della Comunità montana e dei Comuni di Bovezzo, Concesio, Villa Carcina, Sarezzo, Lumezzane, Marcheno, Tavernole, Lodrino e Bovegno, su incarico de-gli stessi con capofila l’ente com-prensoriale. Il suo ruolo non è da confondere con quello del giudice di pace: è ristretto ai rapporti tra cittadini ed ente pubblico.Ha iniziato sottolineando che quel-lo della “difesa civica” è un servizio che non può essere valutato né in termini numerici né per specificità d’intervento: spazia sui più diversi argomenti e risponde alle doman-de più varie dei cittadini residenti. Dopo aver ringraziato del supporto dato alla sua attività alla segreteria di Comunità montana e Lumezzane in particolare, riferendosi al 2010 ha rilevato un contenimento del contenzioso. Questo, a suo parere, è dovuto da una parte alla crisi in atto nell’edilizia privata e nella re-

alizzazione di opere pubbliche in molti Comuni: il fatto ha ridotto le precedenti istanze legate a con-trasti, difese ed attese dei singoli cittadini. Ma non solo: sicuramente c’è un continuo miglioramento per pun-tualità e continuità del relazionar-si coi cittadini dei diversi sportel-li anche se ci sono ancora casi di rigida applicazione di regole con contrapposizioni difficili da me-

diare. La figura del “difensore” è da considerare un “valore aggiunto” anche per semplici informazioni e chiarimenti su diverse problemati-che ed atti. Sono state numerose, da aggiungere alle “cause” ufficiali (una trentina), con prevalenza per il settore edilizio: verifiche abu-si, sollecito di interventi ed azioni amministrative, ritardi, situazioni di disagio a volte anche con peri-colosità, conferma di impegni ecc.Emerge dalla sua relazione un sol-lecito e raccomandazione ai Co-muni su un problema che si aggra-va con numerosi casi per paese: il mancato perfezionamento degli atti di cessione di piccole aree per allar-gamento strade, spazi verdi od al-tro per i quali esistono ancora solo preliminari o promesse di cessione.In alcuni Comuni il ritardo è di grande data, decine di anni, col ri-schio di dar adito nel tempo e per dimenticanza a rivalse, confusioni di proprietà o altro che può provo-care poi situazioni negative diffi-cilmente sanabili nel caso di ere-dità ecc...Il Difensore civico è nelle diver-se sedi di riferimento nei seguenti giorni e orari: i primi tre martedì del mese dalle 9 alle 11 presso la Comunità montana; primi tre mar-tedì del mese dalle 15 alle 17 pres-so il Comune di Concesio; i primi tre mercoledì del mese dalle 9 al-le 11 presso il Comune di Lumez-zane; il primo mercoledì del mese dalle 15 alle 17 presso il Comune di Bovegno.

“La comunità cristiana e gli immigrati” è stato l’argomento sviluppato a Sarezzo (nella foto i relatori) il 24 marzo all’interno di “Voci nell’Agorà”. Don Alfio Bordiga ha portato la sua esperienza di sacerdote Fidei Donum in Germania, mentre don Danilo Vezzoli (direttore della Caritas zonale di Darfo) ha presentato il suo vissuto in una realtà dove si registra “un forte sentimento di intolleranza e di pregiudizio legato a una mancanza di conoscenza.

La Lettera del Vescovo ci deve interpellare anche sul nostro modo di fare Caritas”. L’incontro fra culture si verifica spesso in oratorio, anche se, come ricorda Gabriele Bazzoli dell’Ufficio oratori, in alcuni l’integrazione è vista come un problema, in altri come risorsa: “Per favorire l’integrazione serve una proposta strutturale dove anche gli immigrati possano essere protagonisti”. A Pontevico, invece, lunedì 28 marzo la tematica dell’immigrazione è stata

affrontata a partire dal tema lavoro e cittadinanza. Sono intervenuti per il mondo del sindacato Renato Zaltieri e Marco Fenaroli, per il mondo dell’artigianato il presidente Eugenio Massetti e in rappresentanza delle Acli, il vicepresidente Luciano Pendoli. In particolare è stato evidenziato come gli immigrati abbiano una propensione al lavoro maggiore degli italiani. Molte attività, anche nel Bresciano, rischierebbero di scomparire senza la manodopera

straniera. Certo è che, come ha sottolineato Fenaroli, oggi gli immigrati scontano una grossa difficoltà: “Il permesso è legato al contratto; hanno di fatto un contratto di soggiorno”. L’integrazione, sempre citando Fenaroli, ha bisogno di due componenti: la convivenza e la corresponsabilità. Nel settore dell’artigianato è forte la presenza di imprenditori extracomunitari, anche se Massetti ribadisce il mancato rispetto delle regole.

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Da qualche settimana è entrato nella sua fase operativa il concorso “Storie della Valle per una Valle di storie” pensato appositamente per le scuole elementari e medie inferiori della Valtrompia. Promosso dall’associazione Valtrompia Storica con il contributo della Fondazione Comunità Bresciana e il patrocinio della Provincia di Brescia, l’iniziativa vuole essere la prima di un appuntamento che può ripetersi poi annualmente e che ha

ricevuto l’adesione e il supporto anche di Sibca e Dipartimento di studio del territorio. “Quella con la Comunità montana – dice il presidente di Valtrompia Storica, Armando Signorini – è una preziosa collaborazione della quale ci stiamo avvalendo proprio in questa fase operativa: infatti, alle classi che hanno aderito al concorso viene offerto un servizio di tutor da parte del ricercatore Franco Ghigini che, in simbiosi con i servizi culturali della Comunità

montana, si è reso disponibile ad affiancare i partecipanti nelle scelte di indirizzo, nell’impostazione delle ricerca oppure nel confezionamento dell’elaborato finale secondo le esigenze degli insegnanti”. Strutturato in due sezioni (racconto fantastico e ricerca storica), il concorso ha registrato la partecipazione di 14 istituti scolastici e un totale di 23 insegnanti coinvolti. “Come associazione che si dedica alla raccolta del passato triumplino

– precisa Armando Signorini – abbiamo voluto che fossero i ragazzi a mettersi in gioco con la scrittura, rivolgendo attenzione alla propria terra, sia sottoforma di racconto narrazioni che prendano spunto da leggende e tradizioni locali, sia attraverso elaborati che si rifacciano a vicende storiche, documenti o testimonianze di vita vissuta”. Termine per la presentazione dei lavori 30 aprile 2011. Informazioni suwww.valtrompiastorica.it.

l sindaco di Lumezzane Silve-rio Vivenzi sta lavorando ad un progetto per la creazione della “Città della Valtrompia”. Con la preziosa collaborazio-

ne della rinomata Università Bocco-ni di Milano, il primo cittadino della Valgobbia sta preparando degli studi importanti per analizzare in termini economici il progetto. Ma cosa com-porterebbe la nascita del grande Comune? “La cosiddetta città della Valtrompia dice Vivenzi raggrup-perebbe sotto la guida di un unico sindaco e di un unico consiglio co-munale tutti gli attuali Comuni del-la Valle, che manterrebbero le loro caratteristiche che li distinguono

te un grande referendum, al quale tutti i cittadini saranno chiamati dopo che i comitati pro e contro al “grande Comune della Valtrompia” avranno espresso le loro voci e le loro ragioni, mediante comizi e di-battiti. Convinto che una “Valtrom-pia unita” possa vincere numerose sfide come l’autostrada, la metropo-litana, la depurazione delle acque e la costruzione di un tunnel che col-leghi la valle alla vicina Valcamo-nica, il sindaco lumezzanese vede questo progetto come “il mezzo per rendere grande e quasi invincibile la Valtrompia e rilanciare l’economia abbattendo numerosi costi. Ma per fare questo bisogna abbandonare le

ideologie politiche e ragionare per interessi”. Orgoglioso di questo pro-getto la massima autorità valgobbi-na fa l’esempio della sua cittadina, ricordando che “in passato Lumez-zane era formata da tre comuni: Pie-ve, San Sebastiano e Sant’Apollonio. Amministrativamente – prosegue Silverio Vivenzi – dipendono da un solo organo, che riesce a coordinare al meglio le attività ; così dovrà esse-re per la “città della Valtrompia” che avrà, ad esempio, un unico plesso scolastico con sedi nei vari Comuni e seguirà un’unica politica riguardo alla viabilità etc. L’unione fa la for-za e una Valtrompia unita credo che possa competere con tutti”.

fra loro. La possibilità di avere qua-si 80mila abitanti ci permetterebbe, inoltre, di creare bandi importanti e di rafforzare la nostra economia confrontandoci direttamente con Brescia.” Questo progetto a lungo termine, nelle idee di Silverio Viven-zi, dovrà essere approvato median-

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Nell’ora più grave, i giapponesi hanno dato al mondo una lezione formidabi-le di compostezza, determinazione e solidità. È quella che, con espressio-ne efficace, è stata definita ‘la disci-plina del dolore’”: così il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei (nella foto accanto) ha ricordato nella par-te introduttiva della sua prolusione ai lavori del Consiglio episcopale per-manente aperto lunedì 28 a Roma, la testimonianza del popolo giappo-nese colpito da una grave catastrofe ambientale. Circa la grave situazione in diversi Paesi dell’Africa del Nord e del bacino del Mediterraneo, in par-ticolare il conflitto in atto in Libia, ha espresso l’auspicio di un “immediato superamento della fase cruenta” an-che per garantire “l’accesso agli indi-

Passando, vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: “Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?”. Rispose Gesù: “Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo”. Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: “Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe” – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: “Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?”. Alcuni dicevano: “È lui”; altri dicevano: “No, ma è uno che gli assomiglia”. Ed egli diceva: “Sono io!”. Allora gli domandarono: “In che modo ti sono stati aperti gli occhi?”. Egli rispose: “L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: ‘Va’ a Sìloe e làvati!’. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista”. Gli dissero: “Dov’è costui?”. Rispose: “Non lo so”.Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: “Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo”. Allora alcuni dei farisei dicevano: “Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato”. (...)

omande senza risposte e risposte senza doman-da si rincorrono in que-sto Vangelo complicato, montato con una regia

serratissima e calibrata, incalzan-te e a tratti straniante. In mezzo un solo atto inspiegabile. Intorno l’ac-cavallarsi delle parole e delle inter-pretazioni. Ma nessuno si dà pena di ascoltare. Un cieco guarito in mezzo a sordi. E una situazione paradossa-le che lo vede protagonista, involon-tariamente comico, gettato nell’are-na degli antagonisti, di quelli che gli vogliono strappare una confessione di colpevolezza, di chi non crede che fosse cieco e di chi non crede che a guarirlo sia stato Gesù. E lui risponde invariabilmente, al limite della carica-tura, con la constatazione del fatto. Poi chi sia quell’uomo che ha fatto il fango e gli ha detto di andarsi a lava-re a Siloe, questo non lo sa e, all’ini-zio, nemmeno gli interessa. Quasi da ingrato. Ma le sue parole non basta-no e la domanda insistente su chi sia chi ha fatto il miracolo nasconde la

durezza non tanto degli orecchi ma della fede. Sono messi in atto tutti i meccanismi per non credere, a parti-re dalla certezza che, dati determinati presupposti, non si possa che arriva-re a determinati risultati. E non tanto riguardo al miracolo, che si può facil-mente far passare per una mistifica-zione, ma più in profondo: riguardo a ‘chi’ potrebbe fare queste cose. Il mondo ordinato della fede dei fari-sei, le certezze delle prescrizioni, la conoscenza della legge: in breve la razionalizzazione delle possibilità di Dio rendono impossibile ascoltare e vedere quello che accade, quello che sconvolge l’ordine e mette davanti al ‘fatto’ della fede. Così cieco e sordo diventa chi vede bene e sa, chi fissa i limiti di Dio e, per noi oggi, chi decide i limiti delle cose secondo un identico modo di razionalizzare la realtà sen-za lasciare spazio all’ipotesi di Dio. Come a dire che la ricerca di verità dell’uomo – sia essa religiosa, esi-stenziale o scientifica – è libera e in-finita ma solo nei parametri decisi da qualcuno, escludendo a priori quello

che si ritiene impossibile. E infinito. Paradosso che nasconde la paura di questo infinito e, insieme, la necessità di avere qualche certezza alla quale aggrapparsi, che sia questa il giusto o l’ingiusto, il santo o il peccatore, il razionale e l’irrazionale. Mentre Gesù espone al pericolo di credere e al pe-ricolo di diventare caricature e omet-ti comici per chi ha le ‘vere’ certezze, per chi sa quali sono i confini del cre-dibile e dell’incredibile. Inguaribile bambino gioca col fango così come Dio quel primo giorno dell’uomo e co-me Lui che dava la vita, dona la vista a un uomo improbabile, a un testimone fragile, qualunquista e ingrato che ci mette fatica a capire e a credere. Ma è lui l’unico che riesce a dire di Gesù che, almeno, è un profeta e davan-ti a lui Gesù si rivela come il Figlio dell’uomo per spingerlo a credere. E a lui dice: “Tu l’hai visto”, così come alla Samaritana aveva detto “Sono io che ti parlo”, in una progressione di consapevolezza che chiede molto alla fede e spinge a conoscere prima e a ‘vedere’ poi. Infinitamente.

spensabili soccorsi umanitari, in un quadro di giustizia”. Ha quindi richia-mato il fatto che “l’emergenza è ‘co-munitaria’, e va affrontata nell’ottica di destinare risorse per uno sforzo di sviluppo straordinario”. Il Cardinale ha poi descritto le gravi minacce e gli attentati alla libertà religiosa, specie verso i cristiani, in diversi Paesi, ri-chiamando in particolare il ministro pakistano Bhatti, “ora martire” lo ha definito, dopo il suo assassinio per odio religioso. Sulla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sul crocifisso, ha sottolineato che “il simbolo religioso non comporta in sé una lesione dei diritti”, anzi è “un elemento integrante l’identità italiana e, dunque, a questo punto anche eu-ropea”. Infine il Cardinale ha parlato

dei temi etici e familiari, a partire dalle dichiarazioni anticipate di trattamen-to (Dat) in discussione alle Camere. A questo riguardo ha detto che “non si tratta di mettere in campo prov-vedimenti intrusivi che oggi ancora non ci sono – ha sottolineato – ma di regolare piuttosto intrusioni già spe-rimentate, per le quali è stato possibi-le interrompere il sostegno vitale del cibo e dell’acqua. Chi non compren-de che il rischio di avallare anche un solo caso di abuso, poiché la vita è un bene non ripristinabile, non può non indurre tutti a molta, molta cautela?”. Il Cardinale ha così auspicato “rego-le che siano di garanzia per persone fatalmente indifese, e la cui presa in carico potrebbe un domani risultare scomoda sotto il profilo delle risorse”.

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preoccupato il Papa per l’incolumità e la sicurez-za della popolazione; dal-la Libia giungono notizie sempre più drammatiche

e cresce la sua trepidazione per una situazione segnata dall’uso delle ar-mi. Nel nono giorno di guerra Bene-detto XVI torna a parlare ai respon-sabili delle nazioni; torna a mettere in primo piano la difficile situazione del popolo libico. Il Papa, all’Angelus di domenica scorsa, ha sottolineato: “nei momenti di maggiore tensione si fa più urgente l’esigenza di ricorrere ad ogni mezzo di cui dispone l’azio-ne diplomatica e di sostenere anche il più debole segnale di apertura e di volontà di riconciliazione fra tutte le parti coinvolte, nella ricerca di solu-zioni pacifiche e durature”. Ha chiesto Benedetto XVI un ritorno alla concor-dia in Libia e nell’intera regione nor-dafricana, e ha rivolto “un accorato appello agli organismi internazionali e a quanti hanno responsabilità poli-tiche e militari, per l’immediato av-vio di un dialogo, che sospenda l’uso delle armi”. In mattinata il Papa si era recato in vi-sita privata alle Fosse Ardeatine, un luogo, ha ricordato il rabbino capo della comunità di Roma, Riccardo Di Segni, di memoria condivisa e doloro-sa per tutti: “Qui sono morti 76 ebrei, ma la maggioranza delle vittime sono

rappresaglia seguita all’attentato di via Rasella. Questa “violenza delibera-ta dell’uomo sull’uomo” consumata il 24 marzo del ‘44, è per il Papa “offesa gravissima a Dio”. Il Papa ha pregato davanti alle tombe dei 335 martiri. “Sono venuto per pregare e rinnovare la memoria”, ha detto Benedetto XVI, che ha visitato i cunicoli di pozzola-na dove furono gettati i corpi ancora agonizzanti dei giustiziati. Gli uomini aprono “vuoti” e “voragini” quando sono “spinti dalla cieca violenza” e “rinnegano la propria dignità di figli di Dio e fratelli tra loro”. Ha ricordato poi le parole incise in una cella di via Tasso: credo in Dio e nell’Italia, credo nella resurrezione dei martiri e degli eroi, credo nella rinascita della patria e nella libertà del popolo. Commen-ta il Papa: lo “spirito umano rimane libero anche nelle condizioni più du-re”. Ricorda un altro scritto: Dio mio grande padre, noi ti preghiamo affin-ché tu possa proteggere gli ebrei dalle barbare persecuzioni. In quel Padre, afferma il Papa, c’è “la garanzia sicu-ra della speranza, la possibilità di un futuro diverso, libero dall’odio e dalla vendetta, un futuro di libertà e di fra-ternità per Roma, l’Italia, l’Europa, il mondo”. Ma questo luogo “dimostra” che essere fratelli “non è scontato” e “la risposta più vera è prendersi per mano come fratelli, e dire: Padre no-stro, noi crediamo in te”.

di fede cristiana. L’incontro di oggi ha perciò un significato del tutto partico-lare, questo è il luogo in cui noi venia-mo a condividere un triste ricordo e una memoria spaventosa”. Nei suoi quasi sei anni di pontificato Benedet-to XVI ha voluto percorrere un perso-nale pellegrinaggio sui luoghi simbolo

Dopo gli incontri di novembre e di marzo, prosegue il programma del “Mosaico sociale” promosso dalla Commissione diocesana per la for-mazione permanente del clero e dall’Ufficio diocesano per la pasto-rale sociale e del lavoro. Gli incontri sono pensati per sacerdoti, diaconi e religiosi della diocesi, per ovvia-re a una sorta di disagio di fronte ai problemi sociali nei quali, volenti o nolenti, anche l’azione pastorale è chiamata a confrontarsi per essere davvero incisiva. Spesso però, as-sorbiti da molteplici impegni, ci si trova spiazzati. L’iniziativa ambisce a offrire un piccolo aiuto per ovviare a questa carenza. Il tema che verrà affrontato la prossima settimana è: “Federalismo fiscale o federalismo sociale?”. Relatore è il prof. Gian-luigi Bizioli, laureato in Economia e Commercio presso l’Università degli studi di Bergamo e in Giuri-sprudenza presso l’Università degli studi di Padova, ha conseguito il dot-torato di ricerca in Diritto tributario internazionale e comparato presso l’Università degli studi di Genova. È ricercatore di Diritto tributario dal 2004 presso la Facoltà di giurispru-denza dell’Università degli studi di Bergamo nonché titolare dell’inse-gnamento di diritto tributario e di-ritto tributario comunitario presso la medesima Facoltà. Il programma

L’Ufficio diocesano per la famiglia propone un importante appuntamento per le famiglie. Si tratta di una quattro giorni che si svolgerà a S. Nicolò di Valfurva dal 2 al 5 giugno. Il tema è “Insiemeper la famiglia. Verificare e progettare”. È giunto il tempo di fare insieme un bilancio dell’esistente per rilanciare la speranza della buona notizia che è il matrimonio sacramento, del valore sociale della famiglia e suscitare

maggiori sinergie all’interno della comunione ecclesiale. Alla luce della ricchezza di risorse per la famiglia in diocesi si vuole raccogliere l’invito dei Vescovi che chiedono “di procedere alla verifica degli itinerari formativi esistenti e al consolidamento delle buone pratiche educative in atto”.Destinatari: tutti coloro che a vario titolo servono in diocesi la pastorale familiare. La programmazione prevede: 2 giugno: (inizio col

dell’orrore nazista, in particolare quel-lo del maggio 2009 allo Yad Vashem di Gerusalemme, il memoriale eretto “per onorare la memoria dei milioni di ebrei uccisi nella orrenda tragedia del-la Shoah. Persero la propria vita ma non perderanno mai i loro nomi”. Do-menica, le Fosse Ardeatine, con una guida molto speciale, il cardinale An-drea Cordero Lanza di Montezemolo, che nel 1944, all’età di 18 anni, ha par-tecipato all’opera di riconoscimento e ritrovamento delle vittime. Tra queste anche il padre Giuseppe, comandante della resistenza militare di Roma, uc-ciso con gli altri 334 prigionieri della

degli incontri è il seguente: martedì 5 aprile presso la parrocchiale di S. Pietro di Roè Volciano, via S. Pietro, 2 (tel. 0365.63100); mercoledì 6 aprile presso il Centro pastorale Paolo VI (tel. 030.3773511); giovedì 7 aprile presso l’Eremo SS. Pietro e Paolo di Bienno (tel. 0364.40081). Gli incontri avranno inizio alle ore 9.30 e termi-nano alle ore 12.

L’Uciim (Associazione professiona-le cattolica di insegnanti, dirigenti e formatori), in collaborazione con “Comunità e scuola” e con il servizio per l’Irc (l’insegnamento della reli-gione cattolica) della diocesi, orga-nizza un percorso di formazione ri-volto a tutti i docenti delle scuole se-condarie della provincia di Brescia. Il tema è: “Epifanie dell’immanenza divina nella creatività umana. Inda-gini esplorative”. Il programma pre-vede cinque incontri: giovedì 7 aprile su “La spiritualità nera nel canto go-spel” (prof. ssa Sara Di Furia, docen-te di religione cattolica, scrittrice); giovedì 28 aprile su “Al fine di tutt’i disii. Lettura e commento del can-to 33 del Paradiso di Dante” (prof. Giuseppe Magurno, docente di Let-tere); giovedì 12 maggio su “La fan-tasia dell’ortodossia. Anima, corpo e

mistica in Alda Merini” (prof. Filip-po Giuseppe Di Bennardo, docente di religione cattolica, poeta); giove-dì 19 maggio su “Il divino nell’arte contemporanea. Perdono e speran-za messianica”(prof.ssa Vittorina Ferrari, docente di Lettere); giove-dì 26 maggio su “Le due forme della ragione: la ragion credente e la ra-gion scettica” (prof. Antonio Padu-la, già docente di Filosofia, psicote-rapeuta). Tutti gli incontri si terran-no presso l’Auditorium dell’istituto Abba-Ballini in via Oberdan, dalle ore 17 e alle 19.Gli incontri rientrano nei percorsi di formazione in itinere riconosciuti dal Ministero per tutti gli insegnanti delle scuole secondarie e nel percor-so quadriennale di formazione degli insegnanti di religione cattolica della diocesi di Brescia.

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n’università che non si li-miti a formare professio-nisti, ma che curi la cre-scita delle persone nella loro unitarietà e comple-

tezza. Un’istituzione all’interno della quale didattica e ricerca camminino a braccetto. Dove si possa riflettere ad alta voce, coniugare fede e ragione, esprimere il proprio pensiero senza vincoli, e trovare risposte alla dila-gante emergenza educativa.Raccogliendo l’invito dell’Opera per l’educazione cristiana (Oec) di Bre-scia e dell’editrice Studium di Roma, numerosi esperti in materia di univer-sità hanno dato vita all’Istituto Paolo VI di Concesio all’incontro di studio sul tema “L’idea di università”. Due giorni di relazioni e interventi ricchi di spunti e riflessioni di ricerca. Tan-to che a chiusura dei lavori Vincenzo Cappelletti, presidente di Studium, ha evidenziato: “Gli stimoli sono stati così tanti da non poter essere abban-donati senza l’impegno di un’ulteriore ripresa e approfondimento”.Tre sono state le sessioni del conve-gno, dedicate all’università come “isti-tuzione”, “luogo del pensiero”, “luogo della formazione”. Filo conduttore delle sessioni è stato il ricordo di papa

Montini, il quale – ha osservato Giu-seppe Camadini, presidente dell’Oec – indicava l’università come “maggio-rità intellettuale” e tempio della verità.Sono intervenuti, tra gli altri, i rettori dell’Università di Brescia Sergio Peco-relli, dell’Università cattolica Lorenzo Ornaghi, e dell’Università di Bergamo Stefano Paleari, i pedagogisti Giusep-pe Bertagna e Carla Xodo, l’economi-sta Alberto Quadrio Curzio, il filosofo Enrico Berti. E anche i teologi, Fran-co Giulio Brambilla, vescovo ausiliare di Milano, e Angelo Maffeis. Il vescovo di Brescia Luciano Monari ha porta-to il suo saluto, mentre in platea era presente anche il cardinale Giovanni Battista Re. Nella giornata conclusiva è poi intervenuto mons. Vincenzo Za-ni, sottosegretario della Congregazio-ne per l’educazione cattolica che ha illustrato il pensiero di papa Benedet-to XVI sulla questione universitaria.I rettori hanno discusso sul ruolo che l’università può giocare nello sviluppo del territorio e nei rapporti con le isti-tuzioni politiche, convenendo che la riforma Gelmini rappresenti un punto di partenza e non di arrivo.Berti si è soffermato sulla ricerca della verità tra cultura umanistica e cultura scientifica, mentre Brambilla

ha osservato come la fede cristiana appaia assente dalla cultura univer-sitaria, aggiungendo che il momento attuale “raccomanda una maggiore consapevolezza critica del rapporto tra fede e cultura, fra teologia e luo-ghi del sapere”. Don Angelo Maffeis ha ricostruito l’idea di università di Paolo VI, sottolineando il tema del-la “ricerca della verità come ragion d’essere dello studio universitario”. Se Bertagna ha proposto di istitui-re accanto al percorso universitario anche dei corsi professionalizzanti, Carla Xodo ha rimarcato la necessi-tà di formare in maniera adeguata gli insegnanti, mentre Quadrio Curzio ha parlato dell’importanza dell’universi-tà nel processo democratico. A sorpresa è giunta a Concesio an-che il ministro Mariastella Gelmini, che nel suo intervento ha spiegato: “Dobbiamo lavorare tutti insieme nel-la fase di attuazione della riforma. La nuova legge corregge le distorsioni che hanno indebolito l’università in questi anni. Abbiamo agito per dare nuove opportunità di carriera ai gio-vani ricercatori e introdotto un fondo che sostenga gli studenti meritevoli. L’uso efficiente delle risorse pubbli-che è un dovere etico”.

pranzo alle ore 13) Incontriamoci. Relazione fondativa sulla sponsalità (padre Angelo Epis). Condivisione sui cardini della pastorale familiare, sull’esistente in diocesi con il materiale illustrativo delle proposte ed esperienze di appartenenza portato dai partecipanti. 3 giugno: Per conoscerci. Identità e servizio. Il nostro servizio nella/per la comunità ecclesiale e civile. 4 giugno: Per progettare. Verso un progetto: matrimonio, famiglia, comunità

cristiana. Come pensare e agire in comunione per il futuro? 5 giugno: (fine col pranzo alle ore 13). Per affidarci al Signore. Consegna dei propositi e ringraziamento a Dio. Mattinata di spiritualità.La sede: Villaggio per famiglie “Ain Karim” a S. Nicolò di Valfurva (Sondrio) via Sascin 35; tel. 0342/945791. Il Villaggio propone per le famiglie con figli, una serie di mini appartamenti per la notte (due camere più bagno con ingresso

indipendente). Per i luoghi comuni (sala giochi, chiesa, sala conferenze, mensa, campo da calcetto) sono a disposizione ampi spazi, sia interni che esterni. È possibile partecipare anche a singole giornate. È prevista l’accoglienza e l’animazione dei figli, previa segnalazione del numero ed età. Iscrizioni: entro il 6 maggio presso l’Ufficio famiglia diocesano dal martedì al venerdì dalle 8.30 alle 12.30 allo 030/3722232.

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Giovedì 31 marzoVisita ai sacerdoti della zona XXIX Brescia Nord.Ore 20.30 – Brescia – Scuola di preghiera in Cattedrale.

Sabato 2 aprileOre 9.30 – Brescia – Ritiro dei politici presso le Ancella della Carità.

Ore 20.45 – Mompiano – Lectio divina presso la chiesa di S. Maria.

Domenica 3 aprileOre 10.30 – Brescia – Santa Messa presso la parrocchia di S. Giacomo.Ore 16 – Beata di Piancamuno – Dedicazione della nuova chiesa parrocchiale.

Martedì 5 aprile Ore 16 – Brescia – Incontro presso il Seminario maggiore.

Mercoledì 6 aprileOre 11 – Brescia – Santa Messa per le Forze dell’ordina cittadine in Cattedrale. Ore 17 – Brescia – Incontro con i

ono stati tre giorni nella storia, nelle bellezze della natura e nella profondità dello spirito quelli che tren-ta preti bresciani, parroci e

curati, hanno trascorso all’inizio della scorsa settimana, coincidente con un luminoso e tiepido avvio di primave-ra, col vescovo mons. Luciano Mona-ri. Nella storia perché si è ripercorso a ritroso quella strada che attraverso il passo svizzero di Lucomagno nel Canton Ticino condusse in Italia, ora per ragioni di pace, ora per ragioni di guerra, i sovrani germanici. Strada percorsa da S. Carlo Borromeo e dai pellegrini che si recavano a Roma o a Santiago, strada costellata da anti-che e maestose abbazie, come quella di Diesendis, fondata da un discepo-lo di San Colombano, da belle catte-drali come quella di Coira, da località entrate nella storia d’Europa, come il grazioso centro di Altdorf, patria di Guglielmo Tell. Nelle bellezze della natura. Rinfran-

professionalità che la connota, ha fat-to seguito a quello dello scorso anno ad Ars, nell’Anno sacerdotale in me-moria del Santo Curato. Il pellegrinag-gio ha avuto il suo perno nella intera giornata di permanenza nella celebre e grandiosa abbazia benedettina di Einsiedeln, sorta all’inizio del secolo X sul sito dell’eremo di S. Meinrado successivamente riedificata secondo i canoni dello stile barocco dal 1704 al 1770. Al suo interno è situata la Santa Cappella che custodisce una venera-ta statua di una Madonna nera con il Bambino, detta Madonna degli Eremi-ti, venerata fin dal XV secolo dalle po-polazioni del territorio, tuttora meta di pellegrini da tutta Europa. Si è trattato di un grande dono per i partecipanti. Ma il dono più prezio-so ed efficace è stato il magistero di mons. Monari che, movendo i pas-si dai testi biblici dell’Ufficio e della Messa del tempo quaresimale, ha co-stituto una prolungata catechesi il cui filo rosso ha riguardato la fede.

cante e balsamica, sulla via del ritor-no, è stata la sosta a Sciaffusa, alle cascate del Reno, le più grandi d’Eu-ropa. Ma soprattutto è stato un viag-gio nello spirito con meta la basilica santuario di Einsiedeln e l’abbazia be-nedettina. Un viaggio nel cuore catto-lico dello Svizzera, sostenuto da una intensa preghiera comunitaria, dalla partecipazione alla Messa e alla litur-gia delle ore con i monaci benedettini, dalla parola del Vescovo, sempre chia-ra, consolante ed esigente insieme.Questo secondo pellegrinaggio dei sa-cerdoti diocesani, presieduto dal Ve-scovo e organizzato da Brevivet con la

Le diocesi della Lombardia hanno deciso di compiere un cammino co-mune di preparazione al Congres-so eucaristico nazionale di Ancona (dal 3 all’11 settembre), che consi-ste nella proposta mensile di uno schema di adorazione preparato ogni volta da una diocesi diversa. Gli incontri di preghiera avranno come riferimento il Santo patrono o un Santo particolarmente signifi-cativo delle varie diocesi, nella con-vinzione che l’eucaristia è la fonte e il sostegno della santità.In questo contesto è organizzato un incontro di spiritualità martedì 14 aprile per tutti i sacerdoti lombar-di e i loro Vescovi presso il Duo-mo di Milano, con inizio alle ore 10. Per quanto riguarda la diocesi di Brescia, l’iniziativa è promossa

dall’Ufficio manifestazioni religiose e l’Ufficio pastorale turismo-pelle-grinaggi con l’organizzazione tec-nica di Brevivet. Il programma è il seguente: al mat-tino partenza in pullman da Bre-scia, via Spalto San Marco (angolo Franciscanum) per Milano. Arrivo in Duomo dove avrà luogo l’incon-tro dei sacerdoti con i Vescovi del-la Regione ecclesiastica lombarda. Pranzo presso il Cortile dei Cano-nici, nel Palazzo arcivescovile. Nel pomeriggio trasferimento in pul-lman al Museo diocesano e visita guidata. Al termine possibilità di visita della chiesa di S. Eustorgio che conserva le reliquie dei Magi. Le iscrizioni si devono fare quanto prima visti i tempi ristretti, presso Brevivet tel. 030 2895311.

Sì, quella fede in Dio, e nel Dio di Ge-sù Cristo, che in questo tempo di fa-cili razionalismi, di affascinanti mate-rialismi e di carrierismi pericolosi, è messa a dura prova anche nella vita dei presbiteri. Mons. Monari, intervento dopo inter-vento, quasi leggendo nel cuore di tan-ti preti, ha offerto una rilettura attua-le della fede in Dio, sull’esempio dei credenti incontrati nei testi, da Mosè a Maria: fede significa fidarsi e affidar-si al Signore perché è Lui che opera

e porta a compimento, non delude e non abbandona. Dio agisce nonostan-te fallimenti, situazioni non volute e desiderate, pesanti a volte. Ma questo affidamento non giustifica le nostre mediocrità, nostalgie paralizzanti, pi-grizie: Dio domanda la nostra collabo-razione, la nostra risposta attiva e gio-iosa. Quello che ha fatto anche Maria: la grazia non sostituisce ma sostiene il nostro impegno. Il nostro agire, so-stenuto dalla grazia, non svilisce ma si rinnova ogni giorno.

ª

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L’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro comunica che sono disponibili presso la Curia, fino ad esaurimento, copie dell’opuscolo “Nuova pulita rinnovabile energia”, redatto e promosso da Beati i costruttori di pace, Pax Christi, Bilanci di giustizia, “per cercare di fornire a tutti una serie di informazioni disponibili da tempo per gli addetti ai lavori, ma che faticano a trovare spazio nei mass-media”. Per informazioni, rivolgersi alla Segreteria generale.

ragazzi dell’Iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi del Centro storico.Ore 20.30 – Brescia – Lectio divina per gli universitari presso la sede dell’Università statale.

l Centro missionario dioce-sano ha fondato il sussidio quaresimale sulla necessità e la bellezza di essere Chie-sa in comunione, a partire

dall’esperienza dell’apostolo Paolo e dei suoi compagni di viaggio, che danno il titolo al sussidio stesso: “Compagni di viaggio. In comunio-ne per la missione”. Il cammino del-la Quaresima è scandito da alcune figure: la settimana delle Ceneri con Barnaba, “Dalla preghiera e dal di-giuno ha inizio la missione”; la pri-ma settimana con Paolo, “L’alfabe-to dei sentimenti nell’annuncio”; la seconda settimana con Sila, “Fino a soffrire per la missione”; la terza settimana con Lidia, “Una donna dal cuore aperto”; la quarta settimana con Aquila e Priscilla, “Una coppia missionaria”; la quinta settimana con Apollo, “Dalla diversità alla collaborazione”; la settimana Santa con Timoteo, “Un giovane cristiano di grande maturità”. Le offerte per la Quaresima missionaria andranno a beneficio di sette progetti, di tre dei quali abbiamo presentato sul nu-mero 9 di “Voce”. Qui ne presentia-mo altri due: uno per la Colombia

e il secondo per il Sudan. La Fon-dazione Dejando Huellas y Dando Vida (Lasciando tracce e dando vi-ta) è nata a Bogotà in Colombia il 6 febbraio del 2008 dall’esperienza di un sacerdote italiano, missiona-rio della Consolata, che per una de-cina d’anni ha seguito le famiglie di Caracolì e Robles, rioni marginali di Bogotà. Ora la Fondazione è impe-gnata nella costruzione di una casa-centro formativo. Malbes è una terra semidesertica

del Sudan. È pressoché disabitata pur trovandosi a circa mezz’ora di distanza in macchina da El Obeid, capitale del Kordofan, al sud di Khartoum (Sudan). In questa ter-ra ha operato San Daniele Combo-ni. Dopo varie vicissitudini oggi si pensa a un progetto cooperativo da costruire nella proprietà combonia-na di Malbes. La creazione di questo progetto vorrebbe essere un luogo d’intercessione dove il bene dei più poveri sia custodito e promosso.

Si terrà mercoledì 6 aprile al Centro pastorale Paolo VI, dalle ore 9.30 alle 17 il ritiro quaresimale dell’Apostolato della preghiera. Nella mattinata: Chiamati alla santità (Mt 5, 48). Alla scuola del Santo Curato d’Ars. Meditazione proposta dall’Assistente diocesano. Nel pomeriggio Carla Mattiussi proporrà il frutto della sua ricerca sul tema: “Il Cuore di Gesù: un segno per gli ultimi tempi?”. Segue condivisione e comunicazioni sul pellegrinaggio.

“La vita è ricchezza, valorizzala.La vita è amore, vivilo.La vita è un mistero, scoprilo.La vita è promessa, adempila” (Madre Teresa di Calcutta).Come ogni mese, ricordiamo che sabato 2 aprile presso il Cimitero vantiniano, alle ore 15.30, si tiene la preghiera per la vita sulle tombe dei bimbi mai nati. Come ogni prima domenica del mese, il 3 aprile, alle ore 16 nella Basilica delle Grazie si celebra la S. Messa animata dal Movimento per la vita.

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entre scrivo queste ri-ghe, la situazione in Li-bia s’ingarbuglia e rin-via ad una riflessione sulla politica estera dei

Paesi occidentali. Se qualcuno ha dei dubbi circa le basi sulle quali poggia la politica estera dell’Occidente, credo siano stati spazzati via proprio dalla situazione libica: interessi economi-ci da difendere o conquistare rappre-sentano l’obiettivo prioritario, la forza delle armi lo strumento quasi esclusi-vo per raggiungerlo. È una constata-zione oggettiva, se si guarda a quan-to avvenuto in questi due decenni in Iraq, Kosovo, Afghanistan e, appunto, Libia. Lo schema è sempre lo stesso. Gheddafi esercita un potere dispotico e sanguinario da quattro decenni sul popolo libico, ha rappresentato il ful-cro del terrorismo internazionale per

meno guerrigliera, ed è stato accolto con tutti gli onori dai Capi di Stato, ri-cevendo anche scandalosi baciamani. Ovviamente in nome degli interessi economici derivanti, in primis, dalle fonti energetiche. Quando sembrava che gli oppositori al regime potessero spuntarla, i Paesi occidentali si sono affrettati a prenderne in mano la ban-diera. Dato che gli eventi hanno visto prevalere le forze di Gheddafi non si è esitato a ricorrere alle bombe, con una scandalosa concorrenza per ap-parire i più solerti ad appoggiare i fu-turi governanti. E con qualche Paese che invece è stato nell’ombra per ve-dere il volgere degli eventi. Per fer-mare il massacro forse era inevitabile un intervento internazionale. Ma non possiamo più limitarci a valutare solo le situazioni finali senza giudicare ciò che le ha create. Non possiamo più ac-

parecchio tempo, si è dimostrato un dittatore cinico e sprezzante dei dirit-ti umani. Eppure tanti hanno fatto, o cercato di fare, affari con lui: hanno venduto armi al suo regime, hanno intrattenuto normali rapporti diplo-matici, hanno fatto accordi, hanno ac-cettato nei propri Paesi investimenti di denaro accumulato attraverso vio-lenze e ingiustizie sul popolo. Nell’ul-timo decennio, furbescamente, il Co-lonnello ha assunto anche una veste

Hanno preso il via le iniziative del progetto “Italiani si diventa” delle Acli bresciane, per festeggiare e ripercorrere i 150 anni dell’Unità d’Italia. Tra le tante proposte che sono state messe in cantiere, una in particolare cerca di stimolare la fantasia e la creatività degli italiani (soprattutto dei più giovani)! Si tratta del concorso “Espresso fotografico”, organizzato insieme al Centro oratori della diocesi di Brescia

e con il patrocinio del Comune. L’obiettivo è quello di trovare un’immagine che sappia raccontare come è cambiato il nostro Paese, o che dipinga come sono gli italiani di oggi. Si tratta sicuramente di un obiettivo ambizioso, ma siamo sicuri che la tipica creatività degli italiani anche questa volta saprà stupirci. Il regolamento e la scheda d’iscrizione si trovano sul sito www.italianisidiventa.it. Al concorso possono

partecipare tutti coloro che risiedono in provincia di Brescia e di età superiore ai 14 anni. Il termine per fare avere le fotografie (massimo tre per ogni partecipante e da spedire in formato digitale) è il 30 aprile. Le immagini vincitrici verranno premiate in occasione della Fest’Acli provinciale, che si terrà a Urago Mella dall’1 al 10 luglio, e che sarà il momento culminante di tutto il percorso “Italiani si diventa”. (r.t.)

cettare che la misura dei rapporti tra gli Stati (dittature comprese) sia de-terminata solo dagli interessi econo-mici; non possiamo più accettare che le armi diventino gli unici strumenti per la soluzione dei problemi inter-nazionali o interni di un Paese. Non è più accettabile che diritti umani, de-mocrazia, giustizia rappresentino un paravento dietro il quale nascondere interessi meno confessabili. Il movi-mento pacifista è oggi più debole, ma non è accettabile che sia insultato e sbeffeggiato da rappresentanti delle istituzioni democratiche, come av-venuto nella nostra città. Certamen-te esso deve riprendere in mano un progetto capace di condizionare nel profondo la politica estera dei Paesi occidentali, finalizzato alla costru-zione della pace e del benessere per tutti i popoli.

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partita decisamente in modo felice la Scuola di formazione per i Presi-denti, gli amministratori, i componenti dei Consi-

gli di Amministrazione delle scuole dell’infanzia, promossa dall’Adasm Fism di Brescia nell’ampio arco del prossimo triennio. Ai primi incontri di fine febbraio e inizio marzo, dedicati alla spiegazio-ne della legislazione sulla parità e ai relativi adempimenti richiesti, nel-le due sedi di Brescia e Breno sono intervenuti nel complesso circa 160 responsabili amministrativi. Una partecipazione entusiastica, che si è ripetuta nel secondo incon-tro bresciano del 26 marzo, sul tema “Handicap. Che cosa deve fare una scuola dell’infanzia. La documen-tazione. I rapporti con i Comuni e con l’Asl”.Una iniziativa particolarmente senti-ta per una serie di ragioni. Si avverte, innanzitutto, che la complessità del-la gestione ha avuto una significativa accelerazione con la moltiplicazione di adempimenti, i quali pongono in capo agli amministratori delle preci-se responsabilità che devono essere affrontate con competenza e rigore. Era urgente, pertanto, attivare inizia-tive di prevenzione che assicurasse-ro corrette pratiche amministrative.Inoltre è sempre più progressiva la riduzione del sostegno economico che le varie Amministrazioni vanno attuando nei confronti delle scuole giustificata dalla criticità dei bilanci. Tutto ciò mette in profonda crisi la stessa possibilità di gestione, stret-

molti cittadini convinti che la scuo-la materna abbia contribuito alla for-mazione della loro identità sociale.L’invito a sostenere la Scuola di for-mazione è rivolto anche ai sacerdoti, magari accompagnati dai laici a cui scelgono di delegare il compito am-ministrativo, per vivere pienamente le scuole dell’infanzia come risorsa educativa nel rapporto con le educa-trici, i bambini e le giovani famiglie.I prossimi incontri sono in pro-grammma: il 16 aprile (“Le procedure per l’apertura di Sezioni Primavera e di un Nido”); a fine maggio (l’Assem-blea provinciale Adasm); in ottobre (“Le responsabilità degli amministra-tori”) e in novembre (“I rapporti con i Comuni”).

ta tra il contenimento delle rette e la qualità del servizio. Il risultato è il ritorno insistente della tentazione di dismettere il servizio per lasciar-lo allo Stato. Pertanto è necessario comprendere che ciò costituisce la perdita irreparabile di un patrimonio sociale della comunità locale costru-ito e mantenuto dalla generosità di

Adesso che è tornata anche la primavera non manca proprio niente… Seridò, la grande festa dei bambini e delle famiglie, riapre! Appuntamento al Centro fiera del Garda di Montichiari a partire dal 29 aprile, e poi il 30 aprile, e 1, 6, 7 e 8 maggio, con orario continuato dalle ore 9.30 alle19. È questa la 15ª edizione della manifestazione ideata dall’Adasm di Brescia, accompagnata da un crescente successo di

partecipazione. Perché? Ma perché a Seridò si è liberi di giocare negli oltre 100 spazi gioco: aree attrezzate dove divertirsi, costruire, disegnare, giocare… e tanto altro in oltre 35mila mq coperti.La sicurezza è garantita dalla presenza e sorveglianza di centinaia di giovani animatori, sempre a disposizione di bambini e genitori. E per una pausa ci sono i comodi teatri con gli spettacoli

sempre divertenti, ma anche la possibilità di pranzare liberamente nelle aree attrezzate a picnic. E poi si riparte, magari per fare un bel giro sul trenino di Seridò del capostazione Nello, o per arrampicarsi sui giganteschi gonfiabili…Se hai meno di 12 anni a Seridò entri gratis. Gli adulti invece pagano 9 euro. Allora a presto, a Seridò! Altre informazioni si possono leggere sul sitowww.serido.it.

RovatoDirettore sanitario

Dott.ssa Rivetti Donatella

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n tempo, a Pasqua, la resurrezione di Cristo era e voleva essere la resurrezione della na-tura, della società, della

persona. Tra le molti tradizioni pa-squali c’era quella di lavarsi gli occhi, nel momento in cui le campane, al “Gloria” della messa di Pasqua, an-nunciavano festose la vittoria della vita sulla morte. Molti fedeli erano convinti che le campane di Pasqua trasmettessero molti benefici a chi si lavava gli occhi. Avevano, infatti, il potere di lavare i peccati, risana-re o assicurare salute, dare agli oc-chi la capacità di vedere “la verità” o “Cristo risorto”; di non vedere “le cose brutte”, come le serpi, e di pre-servare soprattutto dal “malocchio”. Le ragazze si lavavano gli occhi an-che per diventare più belle.Non ci vuole molto per capire quanto sia necessario anche per noi “lavar-si gli occhi” non solo per non vede-re tutte “le cose brutte” che vediamo tutti i giorni. Viviamo nella società dello spettacolo. Sappiamo tutti che esistiamo solo se riusciamo a farci vedere. Altrimenti siamo nessuno. Nessuno ci prende in considerazio-

vedono ti vedono male. Con suffi-cienza. O, peggio, con disprezzo. E il mondo si riempie di persone che è meglio non vedere. Ad esempio gli stranieri. Ma anche i vecchi, i mala-ti, i disabili... Che gente! Che peso! Che noia!Se dal personale passiamo al socia-le, la nostra vista non migliora. An-zi. Vediamo tutto nero. Non vediamo alcun futuro, alcuna via d’uscita al-la crisi economica, sociale, politica. Ci basterebbe uno spiraglio di luce. Ma non c’è.Ecco cos’è il teatro sacro: lavarsi gli occhi. La parola teatro rimanda al vedere. Il sacro, invece, è l’esperien-za dell’invisibile. Almeno una volta all’anno, bisogna abbandonare le ru-tilanti immagini dei media, strappare i veli dei templi della comunicazio-ne e scoprire con orrore e pietà le piaghe degli uomini. Nei teatri sacri dominano il silenzio, la penombra, la parola infranta. Gli occhi sono spesso lucidi. Scappa qualche lacri-ma. Non è un pianto. È un lavacro. Lì sulla soglia tra visibile e invisibile le mani cercano quell’Acqua che sola può ridare la vista. Occhi nuovi, oc-chi buoni, occhi splendenti.

ne. Nessuno ci guarda. Tutti i ragaz-zi e le ragazze sognano di diventare calciatori o modelle, stelle della te-levisione o divi della musica. È ma-gnifico essere ammirati e invidiati da tutti. Pochi purtroppo ce la fanno, i più cadono nella moderna schiavitù dell’invidia. Si vuole possedere ciò che più fa schiattare di invidia gli altri: un bel corpo, tanti soldi, una villa al mare, apparire in televisione o su Facebook…Il “malocchio” colpisce senza pietà quando dal cielo del successo, della salute, della bellezza, della ricchez-za, del potere, si precipita nell’infer-no del lutto, del dolore, del lavoro nero, della malattia, del precariato, della povertà… Allora si crea subi-to un vuoto, di parenti, amici, cono-scenti. Nessuno ti vede più. O se ti

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Il percorso delle visite guidate che si è concluso sabato scorso, porta idealmente alla serata conclusiva della “Notte nel Sacro”, che dà il nome all’iniziativa stessa, sabato 2 aprile.La “Notte” prevede l’apertura contemporanea delle sette chiese già al centro delle singole visite guidate realizzate nelle precedenti settimane alle quali si aggiunge la chiesa di San Carlo, situata in via Moretto e di proprietà della Rsa “Casa di Dio”. Nell’arco della

serata, in ogni chiesa sarà messa in evidenza un’opera particolare, con l’obiettivo, grazie all’evento artistico che affiancherà l’opera, di condurre i partecipanti nell’approfondimento di quei temi esistenziali e religiosi che l’opera stessa suggerisce.Otto in totale gli eventi, quindi, distribuiti in due fasce orarie. La prima (ore 20.30) si svolgerà in San Carlo, San Giuseppe, Santa Maria della Pace, Sant’Angela Merici. La seconda (ore 22)

coinvolgerà Santa Maria del Carmine, San Francesco d’Assisi, San Cristo, San Gaetano. Alle 18.30, in Cattedrale, la celebrazione eucaristica di apertura della serata sarà presieduta da mons. Gianfranco Mascher, vicario generale della Diocesi; alle 23.30, in Duomo Vecchio, il concerto conclusivo: Antonella Ruggiero presenta “SacrArmonia”, accompagnata da Mark Harris al pianoforte e Roberto Colombo al vocoder.

Nel numero precedente di Voce abbia-mo dato conto di “Scene sacre in cit-tà”, la sezione cittadina di Crucifixus 2011, e degli spettacoli previsti (che trovate in breve anche a lato). Oggi ci concentriamo su “Terra di Passione”, la sezione del Festival che si sviluppa nel territorio di origine di Crucifixus, la Valle Camonica e il Sebino. Si co-mincia il 9 aprile presso il Duomo del SS. Salvatore a Breno con lo spettaco-lo “Lacrime di Sangue”. In scena Pa-mela Villoresi che racconta le visioni di Anna Katharina Emmerick, una mistica tra le più significative del XIX secolo. Dopo il debutto a Brescia, “Mi-stica d’amore” con Lucilla Morlacchi replica domenica 10 aprile a Pisogne, nella chiesa di Santa Maria Assunta. Sempre domenica, nella chiesa di San Michele a Gianico, Beatrice Fae-di interpreta “Planzete zieli”, l’antico Planctus scritto in volgare veneto da Enselmino da Montebelluna a metà del Trecento. La Valle Camonica ospi-ta quest’anno anche due premi Ubu: Saverio La Ruina e Maria Paiato; La Ruina presenta il suo ultimo lavoro, “La Borto”, storia di una donna in una società dominata dall’atteggiamento e dallo sguardo maschili. Maria Paia-to, invece, interpreta una donna sem-plice, fragile, umanissima; la Vergine Maria che s’incontra nelle pagine di “Magnificat”, raccolta poetica di Alda Merini. Sempre Maria la protagonista, ma con un taglio diverso, in “In nome della madre” di Erri De Luca, interpre-

tato da Patrizia Punzo. Non è la storia della sua vita, ma “solamente” dei no-ve mesi che vanno dal concepimento alla nascita del figlio. A Capo di Ponte debutta “Pregare non è solo muovere le labbra – Il Novecento di Paolo VI”: Davide Pini Carenzi accompagna il pubblico alla scoperta di questo Papa dimenticato. Cerveno ospita una pro-duzione di Crucifixus creata a partire dalle ‘scene’ di legno della nota Via Crucis di Beniamino Simoni: “Spine” a cura dell’Associazione Elea. Torna, infine, una delle produzioni più signi-ficative del festival: “La risurrezione

del Larice”. Alessandro Mor è la voce del dolore raccontato dallo scrittore russo Varlam Šalamov, autore de “I racconti della Kolyma”, sulle condi-zioni di vita in un lager sovietico. Il festival si conclude sabato 30 aprile all’enoteca Foppoli di Darfo Boario Terme con lo spettacolo “Canto diVi-no, mosso come la schiuma che so-pra il mare spuma” della compagnia Araucaima Teater.

Nell’edizione 2011, Crucifixus presenta tre progetti di Teatro di Comunità: il 15 aprile le comunità di Fonteno, Solto Collina e Riva di Solto propongono “Golgota, la collina della vita”. Lungo un itinerario di sei chilometri gli oltre 200 “attori” tra abitanti e ospiti rivivranno in una sola notte il dramma dell’umanità nella speranza di un riscatto. L’Accademia Arte e Vita presenta a Breno il 16 aprile lo spettacolo “Sopra le spalle, la croce”, in cui la passione viene raccontata facendo compenetrare l’uno nell’altro tanti strumenti di narrazione, il cui intreccio porta a una storia da rivivere, più che da ascoltare. Infine, al sesto anno di partecipazione al festival, la Comunità di Zone presenta il 16 e il 25 aprile, mettendolo in scena nei dintorni della chiesa di San Giovanni Battista, uno spettacolo che spinge a interrogarsi sul destino oltremondano dell’uomo: “Il mistero della salvezza”.

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i terrà il 1° aprile alle 16.45, l’incontro inaugurale della mostra “Cor Magis. Il cuore, l’opera, il bene di tutti. Sie-na A.D. 1337”. Si tratta della

mostra sugli affreschi del Buon Go-verno del Palazzo pubblico di Siena realizzata lo scorso anno dalla Com-pagnia delle opere (Cdo) nell’ambito del Meeting di Rimini perché le alle-gorie degli effetti del Buon Governo e del Mal Governo si incardinano nel te-ma del Bene comune cui la Cdo cerca costantemente di ispirarsi. La mostra rimarrà aperta fino al 7 aprile con la possibilità di prenotare (presso la se-greteria Cdo di Brescia) visite guida-te gratuite. A seguire proponiamo un estratto dell’articolo di Mariella Car-lotti uscito nel numero di luglio del “Corriere delle Opere” sulla mostra.“Mentre lavoravo alla preparazione della mostra e del libro che l’accom-pagna – scrive Mariella Carlotti – mi chiedevo da dove nascesse negli uo-mini del Medioevo questa tensione al bene comune, dove fosse visibilmente rintracciabile. Devo a due miei amici senesi – Francesco Mori e Antonio Socci – la scoperta di una storia im-pressionante che ho sentito rispon-dere al mio interrogativo. La storia è questa. Il 23 gennaio 1944, un vio-lento bombardamento alleato colpì la periferia di Siena, lasciando però miracolosamente intatto il centro storico e la cattedrale. La perdita più grave per il patrimonio artistico fu la Basilica dell’Osservanza, che venne quasi rasa al suolo. Sull’altare prin-cipale della chiesa era collocato un

bellissimo Crocifisso ligneo – di cui erano rimasti ignoti, fino ad allora, autore ed epoca – il quale fu letteral-mente polverizzato. Tra le macerie i frati ne trovarono alcuni frammenti del ginocchio e del braccio sinistri e buona parte della testa. La sorpresa fu rinvenire un piccolo cartiglio attacca-to al frammento del ginocchio e una più ampia pergamena nascosta den-tro la testa del Cristo. Erano testi au-tografi dell’autore dell’opera: Lando

di Pietro. In essi l’artista, noto come orafo e architetto, oltre ad appuntare la data di realizzazione del Crocifisso – gennaio 1337 (1338 per noi, visto che a Siena il cambio di data avveniva il 25 marzo, solennità dell’Annunciazio-ne) –, ci ha lasciato una testimonianza commovente della sua sensibilità cri-stiana. Nel piccolo cartiglio nascosto nel ginocchio si legge la data e l’auto-re dell’opera (Anno del Signore 1337, Gesù Cristo per la tua misericordia ti sia raccomandata l’anima di Lando di Pietro orafo, il quale fabbricò questo crocifisso).Nella pergamena ritrovata nella te-sta del Crocifisso, c’è invece una lun-ga preghiera che Lando rivolge alla Madonna e ai santi, perché affidino a Dio il suo destino, quello della sua fa-miglia e di tutta l’umana generazione.Nello stesso anno in cui Ambrogio Lorenzetti dipingeva il Buon Governo nel Palazzo Pubblico, un altro gran-de artista senese – autore tra l’altro dell’ampliamento del Duomo – scol-piva il grande Crocifisso, ora andato distrutto. Ma paradossalmente pro-prio la distruzione dell’opera rivela-va a tutti il cuore dell’artista: è questa tensione all’ideale che l’uomo vive nel segreto della sua esistenza quotidia-na e che ‘nasconde’ nella sua opera, la radice misteriosa che fiorisce nella concordia della Siena che Lorenzetti ha rappresentato nella Sala dei Nove. La tua opera è un bene per tutti, se ha dentro questo cartiglio: sembra nien-te, invece è da questa tensione al vero che uno vive nel suo lavoro che sca-turisce un mondo più bello”.

“Se la vita ci soddisfacesse, fare letteratura non avrebbe alcun senso”. Questo il motto, preso in prestito dalla scrittrice Flannery O’Connor, della seconda edizione del Mese letterario, promossa dalla Fondazione San Benedetto con il patrocinio della Consulta provinciale degli studenti. Filo conduttore della rassegna sarà il tema del fantastico, letto attraverso le opere di quattro autori oggetto di altrettanti incontri, che avranno luogo nel mese di maggio alle ore

20.30 nell’Auditorium Capretti dell’Istituto Artigianelli. Toccherà a Edoardo Rialti, docente di letteratura alla Facoltà teologica dell’Italia centrale e all’Istituto teologico di Assisi, aprire e chiudere il programma occupandosi rispettivamente il 5 maggio delle storie paradossali di Chesterton e il 26 maggio del fantasy di Tolkien. Il secondo appuntamento (13 maggio) sarà dedicato a un classico della letteratura italiana, “Pinocchio” di Carlo Collodi, analizzato da Franco

Nembrini, insegnante di italiano nelle scuole superiori, mentre 19 maggio sarà la volta del fantastico inquietante di Dino Buzzati, illustrato dalla giornalista Lucia Bellaspiga, ideatrice e conduttrice delle celebrazioni d’apertura dell’Anno buzzatiano, e da Mauro Grimoldi, docente di Lingua e letteratura italiana. “Il genere fantastico – spiega Giannantonio Sampognaro, coordinatore del Mese letterario – apparentemente slegato dalla realtà quotidiana, permette di

far intravedere il cuore stesso della realtà a chi si lascia sorprendere”. Alla scoperta della bellezza della letteratura, dunque, al di là delle antologie scolastiche e come strumento di conoscenza, fruibile da un pubblico ampio, ma soprattutto dai giovani. La partecipazione è vincolata all’iscrizione obbligatoria (0303366919). I posti disponibili sono circa 300 e la quota di partecipazione è di 10 euro (under 20 iscrizione è gratuita). Info: www.fondazionesanbenedetto.it. (a.g.)

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on la presentazione del volume “La chiesa italia-na e gli ebrei. La recezio-ne di Nostra Aetate 4 dal Vaticano II a oggi” (Emi,

Bologna 2010) di Francesco Capret-ti – membro del Gruppo intercon-fessionale “Teshuvà” per il dialogo cristiano-ebraico dell’arcidiocesi di Milano e della diocesi di Brescia; se-gretario della sezione bresciana della Conferenza mondiale delle religioni per la Pace – ha preso il via il ciclo di incontri “Caro autore ti chiedo… Una sera di primavera a San Cristo”, promosso dalla “Libreria dei popoli” dei Missionari Saveriani di Brescia. L’iniziativa, che ha già incontrato il favore del pubblico nell’edizione in-vernale, continua con altre tre tap-pe, sempre alle 20.30 nel salone dei Saveriani in via Piamarta 9. Nuovi titoli, freschi di stampa, raccontati e discussi da rinomati scrittori con l’intervento dialettico nella veste di discussant di ben noti personaggi della comunità bresciana.Venerdì 8 aprile il vicesindaco di Bre-scia Fabio Rolfi e il parroco di San-ta Maria in Silva, don Fabio Corazzi-na, discuteranno con Stefano Allevi (giornalista e docente di Sociologia nell’Università di Padova), autore

del libro “La guerra delle moschee”. Al centro della riflessione, l’attualis-simo tema del pluralismo religioso in Europa, dove il più delle volte il termine Islam evoca timori e malu-mori se non addirittura l’immagine di un “nemico”. Il 15 aprile sarà la volta del volume “Padroni a chiesa nostra” di Paolo Bertezzolo (curatore di saggi e scrit-tore di romanzi), che sarà presentato da Mauro Castagnaro e Marino Ruz-zenenti. Si ripercorrerà il rapporto tra la Chiesa e la Lega Nord.Il ciclo di incontri si chiuderà il 9 maggio, quando padre Mario Toffari (direttore dell’ufficio della Pastorale migranti) e Lydia Keklikyan (esper-ta di tematiche migratorie, già vinci-trice del “Premio Speciale Slow Fo-od” di Terra Madre), dialogheranno con Graziano Battistella (missiona-rio scalabriniano) sul volume “Mi-grazioni”.Durante la prima serata dell’inizia-tiva si è parlato della dichiarazione “Nostra Aetate”, la quale nel 1965 sancì come fosse giunto il tempo per la Chiesa di esaminare la natura delle relazioni con le religioni non cristia-ne. In particolare, al punto numero 4 del documento, la Chiesa ricono-sce che gli inizi della sua fede si ri-

trovano già nei Patriarchi, in Mosè e nei Profeti. Il volume di Capretti – frutto della te-si di dottorato in Teologia ecumenica – affronta le modalità con le quali il documento conciliare è stato recepi-to dalla Chiesa italiana. Per Capretti, che ha analizzato le produzioni edi-toriali sul tema del dialogo cristiano-ebraico dal 1966 al 2005, l’incontro con il popolo d’Israele “deve prose-guire con maggiore coraggio e aper-tura”. Il volume è stato presentato dal direttore rivista “Cem-Mondialità” Brunetto Salvarani, che ha eviden-ziato: “È il primo libro che affronta in maniera puntuale questa temati-ca”, e da Michele Busi (già presidente diocesano dell’Azione cattolica), che ha chiosato: “Il volume è facilmente comprensibile anche dal pubblico non specialista della materia”.

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La tv e la politica in Italia sono le due facce di una stessa moneta. Da decenni il pubblico assiste a questa reciproca compenetrazione, al bal-letto cadenzato e ammiccante che i politici italiani di turno impongono al mondo della tv. Molti ritengono che la faziosità sia uno strumento efficace, in una televisione che si occupa di politica. In realtà il triste spettacolo al quale abbiamo assisti-to la scorsa settimana in casa Rai dovrebbe riportare tutti con i piedi per terra e far riflettere su quanto sia problematica questa realtà tutta italiana. Ecco la scena: da una parte Giuliano Ferrara che sbotta contro

Michele Santoro, il quale risponde alla provocazione con altre provoca-zioni. Niente di nuovo, se non fosse che i due giornalisti non erano insie-me in studio, nella stessa trasmissio-ne. Le bordate sono partite rispetti-vamente da “Qui Radio Londra” e da “Annozero”, i programmi che i due conducono sulla tv pubblica. “…Propongo di abolire il condut-tore unico. Il conduttore unico è un conduttore di coscienze, figura mediatica molto pericolosa per sé e per gli altri”: parola di Giuliano Fer-rara. Incredibile ma vero: qualche anno fa con questa sentenza senza mezzi termini il giornalista romano

ammoniva il consiglio di ammini-strazione della Rai sul rischio di cre-are una televisione ghettizzata, con trasmissioni di destra e trasmissioni di sinistra, in guerra con se stessa, una schiava ammaestrata che ri-sponde al fischio dei faccendieri di qualsivoglia schieramento politico. Aveva ragione: ma le cose cambia-no per tutti, e ora Ferrara conduce un “One man show” in uno spazio privilegiato del palinsesto, subito dopo il Tg1 della sera. La sua è una trasmissione in solitaria: senza al-cun contraddittorio espone il suo pensiero viaggiando a 360 gradi tra gli affari italiani ed esteri, dando

grande spazio alla politica e più pre-cisamente al suo pensiero politico. Un aspetto sacrosanto della libertà di opinione in un Paese democrati-co. Se non fosse che questo spazio, dedicato alla difesa di alcune idee e all’attacco nei confronti delle idee opposte, è in onda tutti i giorni sul-la prima emittente d’Italia, dopo il telegiornale più seguito d’Italia, pri-ma del quiz show più famoso d’Ita-lia. Ferrara è comodamente seduto sullo spazio televisivo più importan-te di tutte le 24 ore, di tutti i palin-sesti televisivi, di tutte le emittenti. E non c’è nessun’altra trasmissio-ne politica di “segno opposto” che

abbia una collocazione così impor-tante. Nemmeno “Annozero”, il pro-gramma che più di altri è conside-rato “schierato”, può permettersi di non avere contradditorio. E ci man-cherebbe altro. Maggiore è l’atten-zione del pubblico, maggiore è la responsabilità di chi lo intrattiene, soprattutto se si trattano questioni importanti come la politica che, in una televisione come la nostra, è un argomento da trattare con mol-to rigore e distacco. Ecco invece il rischio della faziosità di Ferrara e in generale della tv politicizzata: ri-sultare estremisti e quindi, a lungo andare, noiosi.

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Gli adolescenti di “Non lasciarmi” sono corpo o carne? Il film che Mark Romanek ha tratto dal romanzo di Kazuo Ishiguro – edito in Italia da Einaudi – si interroga sui confini di una distinzione elaborata dalla filosofia contemporanea. Il corpo è qualcosa che può essere pensato come un oggetto: una “macchina” composta di parti prelevabili e so-stituibili per migliorarne il funziona-mento. La carne è ciò che ciascuno di noi avverte come suo proprio, il

otremmo definire Elisa una delle ultime cantanti-autrici emerse dalla Pri-ma Repubblica musicale italiana. Questo perché

Elisa Toffoli, da Monfalcone (Go), si è affermata esclusivamente gra-zie alle sue doti vocali, senza poter godere della spinta promozionale del piccolo schermo. Oggi infatti per emergere è pressoché obbligatorio transitare da “Amici” o da “X-Fac-tor”, programmi frequentati da otti-me voci ma strutturati per limitare al massimo la spontaneità e l’origi-nalità dei partecipanti. Elisa invece deve solo ringraziare il fiuto infalli-bile di Caterina Caselli (sempre lei!) che, notatala a un concorso quando era giovanissima, la mise subito sot-to contratto, spingendola a pubblica-re “Pipies and Peace” a 20 anni. Da quel primo e subito acclamato disco il cammino è stato poi tutto in disce-sa, con un successo e una conside-razione anche da parte della critica sempre crescenti. La voce eclatante di Elisa, potente ma con sfumature delicate, si è sviluppata attraverso sette album in studio, alcune com-pilation e diversi dischi destinati al mercato internazionale, dal quale Eli-sa ha sempre avuto ottimi riscontri. Nel 2008 infatti è entrata al quinto

posto della Top ten indetta dall’im-portante magazine “Billboard”, da-vanti a nomi come Guns ’n’ Roses, Beyoncé e Anastasia. Un successo più che meritato, che le consente oggi scelte a effetto come quella del tour denominato (“IVY I&II”), nato sulla scia dell’ultima sua pubblica-zione, il cd-dvd “IVY”. L’idea che Eli-sa ha sviluppato prevede una serie di doppi concerti che si svolgono nel medesimo Teatro, in date diverse e con repertori e atmosfere differenti. Concerti che ruotano attorno a due degli elementi primari della natura: l’“acqua” e il “fuoco”. L’acqua riman-da ad atmosfere nordiche e oniriche, mentre il fuoco si contrappone come rappresentazione del calore e di tutto ciò che ha a che fare con la nostra vi-ta terrena. Il tour si snoda attraverso oltre 50 date nei migliori teatri italia-ni, facendo tappa anche nella nostra

città, con due concerti che si ripeto-no a distanza di due settimane l’uno dall’altro. Il primo evento si svolgerà infatti il 2 aprile, mentre il secondo concerto sarà presentato il 16 apri-le, entrambi nella splendida cornice del Teatro Grande. Due show diver-si come repertorio, come strumen-tazione e come atmosfera ma simili per quanto concerne gli arrangia-menti acustici. Originale sarà anche la partecipazione ai due eventi di un coro di voci bianche. Una doppia performance molto attesa in quanto Elisa in questo momento, a dispetto della sua umiltà e semplicità, non ha nulla da invidiare alle più acclamate star internazionali, con le quali può “competere” anche a livello linguisti-co, grazie alla sua capacità di espri-mersi perfettamente e naturalmente in inglese, idioma al quale ha pro-gressivamente affiancato la lingua madre – l’italiano – e, ultimamente, anche il francese. Testimonianza di ciò è proprio l’ultimo disco “IVY” (17 brani tra inediti, cover e alternative track), che contiene canzoni in ita-liano come l’inedito “Nostalgia”, in inglese come “Lullaby” o la cover di “1979” degli Smashing Pumpkins, e in francese, come la sua interpreta-zione di “Pour que l’amour me quit-te” di Camille.

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cassetto che custodisce la nostra capacità di patire e avvertire sen-sazioni. Le stesse che provano, con intensità, i protagonisti del film. Ra-gazzi senza origine perché clonati in laboratorio per servire con i loro corpi ai “veri” esseri umani; eppure innamorati, tristi, curiosi della vita, benché avviati a una sorte indicibile.Le atmosfere fin troppo rarefatte del film tolgono un po’ di spesso-re alla palpitante presenza dei tre interpreti. Sono Carey Mulligan,

Andrew Garfield e Keira Knightley, rispettivamente Kathy, Tommy e Ruth: legati per la vita fin da ragaz-zini, nel college di Hailsham dove vi-vono sotto la custodia attenta di un gruppo di insegnanti capitanate da Charlotte Rampling. Un’educazione in apparenza normale, ambienta-ta in un passato che sembra quello del nostro mondo, nella quale però si insinuano a poco a poco elementi di inquietudine. Scopriremo l’obiet-tivo per il quale questi ragazzi sono

stati generati, per “donare” in modo distorto le loro vite all’umanità. E ne seguiremo la parabola: l’adole-scenza condivisa tra dichiarazioni d’amore a lungo rimandate, gelo-sie, domande e angosce esistenzia-li custodite con pudore; e il dolore, subìto con misteriosa rassegnazio-ne, di una condizione che comporta la condanna a una fine prematura.La bellezza del film è soprattutto nella delicata attenzione con cui segue la maturazione dei protagoni-

sti, dalle fantasie e sofferenze della giovinezza fino a una età “adulta” costretta nei limiti di un’esistenza vissuta lontano dal mondo delle relazioni. Una solitudine riempita di domande ingenue, di racconti improbabili coltivati a lungo e de-stinati a scontrarsi con la durezza di una condizione inesorabile. Che lentamente viene a confondersi con quella di tutti gli esseri umani, in-camminati verso un destino che non ammette rinvii.

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a promozione massiccia in tutto il Paese dei servi-zi per l’infanzia, definire i livelli essenziali delle pre-stazioni sociali, arrivare

ad un reddito minimo per i poveri, riformare gli ammortizzatori sociali garantendo a tutti una decente prote-zione dalla perdita del lavoro e rilan-ciare il sistema pubblico dell’istruzio-ne, motore del futuro”. Sono queste le cinque priorità per il Paese individua-te dal “Manifesto per un welfare del XXI secolo” promosso dalla “Rivista delle politiche sociali” e presentato nei giorni scorsi presso la Federa-zione nazionale della stampa italiana di Roma. Un documento, illustrato nel dettaglio sul sito www.redatto-resociale.it, che vuole essere anche un’azione di sensibilizzazione. “Un Manifesto del welfare per dare voce alla protesta sociale sui limiti e sui tagli attuati in maniera quasi violenta dal governo nel corso dell’ultimo an-no – ha affermato Maria Luisa Mirabi-

significativo è quello del fondo poli-tiche sociali, che dai 929,3 milioni del 2008 è sceso ai 435,3 milioni del 2010 e che per il 2011 si assesterebbe sui 274 milioni. Il taglio rispetto al 2010 resta pesante: -36%, con la prospettiva di un sostanziale azzeramento futuro (70 milioni nel 2012, 44,6 nel 2013). A rimetterci saranno soprattutto i tra-sferimenti alle regioni e la rete dei servizi sociali territoriali. Non va meglio al Fondo politiche della famiglia: aveva 185,3 milioni nel 2010 (erano stati 346,5 due anni prima), nel 2011 sono 51,5 milioni

La Banca europea per gli investimenti ha messo a disposizione del Gruppo UniCredit una nuova linea di credito di 400 milioni di euro destinata a finanziare le società di leasing del gruppo per i loro interventi in favore delle piccole e medie imprese italiane (Pmi). Saranno finanziati sia progetti nuovi, sia quelli in corso ancora non ultimati da parte delle imprese. Il prestito, che può arrivare a coprire il 100% dell’investimento (con un

massimo di 12,5 milioni di euro per progetto), potrà riguardare l’acquisto, la costruzione, l’ampliamento e la ristrutturazione di fabbricati, l’acquisto di impianti, attrezzature, automezzi o macchinari, le spese, gli oneri accessori e le immobilizzazioni immateriali collegate ai progetti, incluse le spese di ricerca, sviluppo e innovazione, e la necessità permanente di capitale circolante legata all’attività operativa. Sono finanziabili i progetti delle imprese

di dimensioni medio-piccole attive in tutti i settori produttivi, dall’agricoltura all’artigianato, l’industria, il commercio, il turismo e i servizi. L’operazione si inserisce nei tradizionali e consolidati rapporti di lavoro tra Bei e UniCredit per il finanziamento delle Pmi italiane all’interno dell’Accordo quadro di due anni fa tra Bei, Abi e Confindustria, investimenti che sostengono gli obiettivi politici e strategici dell’Unione europea.

le, direttrice della rivista –. Tagli che hanno raggiunto l’80% del già mode-sto ammontare stanziato in Italia per queste politiche. Alcuni dei fondi, poi, non sono stati ridotti ma totalmente azzerati. Per questo noi intendiamo offrire questa piattaforma comune per dare voce alla protesta sociale”. I tagli al sociale sono tristemente no-ti, spiegano gli autori del manifesto, e comparando il Fondo di bilancio pre-visto per il 2011 con quello del 2008 “si passa da 2 miliardi e 527 milioni a circa 538,3 milioni. Per non parlare delle modifiche che il decreto Mille-proroghe ha apportato ai criteri di as-

segnazione della già discutibile social card”. Un quadro, quello presentato questa mattina, che vede il “sistema di servizi pubblici alla persona caren-te e diseguale”, ma che rischia di ag-gravarsi ulteriormente. “Basti pensa-re – spiegano – che nel 2008 solo nel 51% dei Comuni italiani era presente un asilo nido e solo il 12,7% dei bam-bini si è avvalso di un servizio socio-educativo pubblico”. Il manifesto pro-pone anche un insieme di interventi e riflessioni necessarie. “Noi respingia-mo con fermezza l’attuale approccio governativo al welfare – ha spiegato Ugo Ascoli, del Comitato scientifico della rivista –. Approccio volto a de-legittimare e colpire un welfare pub-blico, volto a promuovere l’idea che le politiche sociali siano un lusso che non possiamo permetterci, a demolire il principio della cittadinanza sociale”. Tra gli ambiti su cui è necessario og-gi lavorare, invece, il denominatore comune e il welfare di cittadinanza. “Riteniamo che il nostro sistema di

welfare debba essere rivisto e non demolito – ha aggiunto Ascoli - per affrontare i nuovi rischi sociali e ga-rantire le condizioni di una piena cit-tadinanza sociale”. Tra gli obiettivi individuati, aggiunge Ascoli, quello di “rendere meno vulnerabile e me-no fragile il tessuto sociale italiano. Ridurre l’esclusione sociale, a parti-re dai giovani e dalle donne e i livelli delle disuguaglianze. Vogliamo che si investa sulle giovani generazioni e si cominci a valorizzare i meriti, per dav-vero e non a parole. Per contrastare il degrado di istruzione e sanità, per ridurre le distanze crescenti tra il wel-fare del Sud e quello del Nord e per promuovere una politica comples-siva e lungimirante dell’immigrazio-ne”. Come riportato nel “Manifesto” ammontano a miliardi di euro i tagli operati sul sociale rispetto al 2008, quasi un miliardo in meno rispetto al 2010. Si tratta di un ridimensiona-mento drastico, sancito nei mesi scor-si dalla legge di stabilità. Il taglio più

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Continua senza sosta l’attività di promozione turistica di Bresciatourism: archiviata la partecipazione a Mosca (nella foto) alla fiera Mitt, la società creata tra partner pubblici e privati per promuovere il turismo nel Bresciano è al lavoro per iniziative promozionali “door to door” in Olanda e Austria. Il door to door è un’innovativa formula promozionale che vede Bresciatourism, affiancato dai consorzi turistici bresciani, selezionare e visitare personalmente

le sedi dei più importanti tour operator delle città selezionate. L’obiettivo è rafforzare i rapporti con operatori turistici ed Agenti di viaggio, creare sbocchi su nuovi mercati e verificare le potenzialità del prodotto turistico “Brescia”, anche sulla base di eventuali collegamenti low-cost. Tornando all’esperienza di Mosca Bresciatourism ha sottolineato come ancora una volta abbia suscitato grande interesse il Lago di Garda ed in particolar modo

Sirmione; tra le destinazioni emergenti si segnalano la città d’arte che sta riscuotendo sempre maggiori attenzioni, così come il turismo enogastronomico in Franciacorta. Indicazioni molto importanti anche in considerazione dei dati diffusi dall’assessorato al Turismo provinciale secondo cui il turismo russo nel 2010 ha siglato un + 32% rispetto al 2009 arrivando ad oltre 47mila presenze annuali, realizzando una tra le migliori performance dell’anno.

’agricoltura biologica lom-barda ha avuto un posto di rilievo nella vetrina di “Fa’ la cosa giusta”, la kermes-se dedicata al consumo

critico e agli stili di vita sostenibili che si è tenuta nei giorni scorsi a Fie-ramilanocity. Quello milanese (che si è chiuso il 27 marzo con un consi-derevole afflusso di pubblico) è stato un palcoscenico ideale per dare spa-zio alle molteplici iniziative regiona-li intraprese per la promozione del biologico, settore nei confronti del quale si registra un tasso di atten-zione in costante crescita da parte del popolo dei consumatori. Il mondo bio regionale si è presentato sullo scena-rio di “Fa’ la cosa giusta” nell’ambito del progetto “Il biologico di Lombar-dia”, promosso da Regione Lombar-dia in collaborazione con le associa-zioni del mondo biologico lombardo “La Buona Terra” e Aiab Lombardia nell’ambito del programma di azione nazionale sull’agricoltura biologica del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali. Sono state 20 le aziende bio-re-gionali che hanno proposto i loro prodotti in un’ampia area aperta, a

fianco degli stand della Regione, de “La Buona Terra” e di “Aiab Lombar-dia”. Le aziende hanno rappresenta-to gran parte delle province lomba-re. Quattro sono le aziende giunte dal Bresciano a “Fa’ la cosa giusta”. ”L’obiettivo, anche per il settore biologico, è ridurre la distanza che separa il mondo agricolo dai cittadi-ni, dai consumatori – ha affermato l’assessore all’Agricoltura di Re-gione Lombardia, Giulio De Capi-tani –. Come assessorato stiamo por-tando avanti iniziative per introdurre i prodotti bio nelle mense scolastiche e per mettere a disposizione dei cit-tadini tutte le informazioni affinché possano facilmente reperire i pro-dotti biologici regionali”. Le aziende presenti a “Il biologico di Lombardia” hanno proposto un’ampia gamma di

(-71,3%). Tempi di vacche magris-sime anche per il Fondo politiche giovanili: nel 2010 era stato finan-ziato con 94 milioni, nel 2011 è stato prima ridotto a 33 milioni e poi, con il maxiemendamento del governo, ulteriormente abbattuto fino a 12,8 milioni. Il confronto con l’anno pas-sato parla di un –85%. Ha recuperato qualcosa, invece, il Fondo pari op-portunità: lo stanziamento iniziale di 2,2 milioni è salito a 17,2 milioni per il 2011 (ma nel 2009 erano 30 milioni e nel 2008 ce n’erano 64,4). Pesan-te anche il ridimensionamento del Fondo per il sostegno alle abitazioni in locazione, che aiuta chi prende in affitto un’abitazione: i 143,8 milioni nel 2010 si riducono a 32,9 (-76%). Drastico anche il calo dei fondi per il servizio civile: erano 300 milioni nel 2008, sono stati 170,3 milioni nel 2010, ne rimangono 113 (-33,6% in un anno) nel 2011. In questo quadro, re-siste quasi solamente il Fondo per l’infanzia e l’adolescenza, stabile a

40 milioni: cifra che però riguarda solamente le 15 città beneficiarie di una quota riservata. Il settore su-birà comunque un contraccolpo dal calo del fondo indistinto per le poli-tiche sociali. Infine il Fondo per la non autosuf-ficienza: si va verso un totale azze-ramento del fondo che nei tre anni passati è stato finanziato con 400 milioni annui (300 nel 2008). Evi-denti le conseguenze sull’attuazio-ne delle prestazioni assistenziali per le persone non autosufficien-ti, in continua crescita numerica. Il quadro complessivo è completato considerando che rispetto agli anni precedenti, già nel 2010 erano sta-ti azzerati il Fondo per l’inclusione sociale degli immigrati (100 milioni nel 2008, zero dall’anno successivo in poi) e il fondo destinato al Piano straordinario per i servizi sulla pri-ma infanzia (100 milioni nel 2008 e 2009, non un solo euro a partire dal 2010).

prodotti biologici delle terre lombar-de, a dimostrazione di come il settore sia in grado oggi di offrire un paniere agroalimentare completo che va dal riso alla pasta, dalle farine di cereali all’ortofrutta passando per formaggi, carne e salumi, vini, olio extravergine di oliva, miele e altri prodotti apistici, confetture di frutta, conserve e sughi di verdure, pane e dolci.

La Federazione autonoma italiana benzinai ha presentato a Roma il ddl “Libera la Benzina” proposta le-gislativa di iniziativa parlamentare avanzata con il sostegno popolare. A sostegno dell’iniziativa legislati-va, tutti i gestori di impianti aderen-ti alla Faib si sono posti l’obiettivo di raccogliere 500mila firme, affin-ché il Parlamento si confronti sulla possibilità di liberare veramente il mercato, differenziando i ruoli tra produttori e consentendo al ge-store di non essere più vincolato dall’esclusiva.Nulla può mettere al riparo i prez-zi dei carburanti dalle speculazioni internazionali o dalle impennate dei mercati. Eppure, sostiene la Fede-razione autonoma dei benzinai, pa-gare meno i carburanti è possibile.

La firma a sostegno del disegno di legge può contribuire ad abbassare i prezzi ovunque, anche al distribu-tore sotto casa. E senza perciò ri-nunciare al servizio e all’assistenza cui si è abituati. Nei giorni scorsi si è tenuta un’as-semblea presso l’auditorium della Confesercenti di Brescia nel corso della quale Patrizia Sbardolini, pre-sidente della Federazione autono-ma benzinai ha illustrato le ragioni dell’iniziativa. Il lancio della raccolta firme, tra l’altro, segue di pochi giorni la de-cisione del Governo di aumentare, seppure di pochi centesimi di euro, le accise sui carburanti per rein-tegrare le risorse del Fondo unico per lo spettacolo precedentemen-te tagliate.

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a giornata numero 31 del campionato di Serie A si apre al Rigamonti con Bre-scia - Bologna alle 18. Poche ore dopo l’attenzio-

ne calcistica e sportiva si sposterà per forza a San Siro, dove le prime due forze del campionato, Milan e Inter si scontreranno, mandando nell’oblio e in archivio velocemente la sfida delle Rondinelle.In archivio per tutti ma non per gli uomini di Iachini e di tutti coloro che, dal Chievo in giù, sono inguaiati nella lotta salvezza. La partita con il Bologna è il primo di tre scontri fondamentali e decisi-vi che hanno in comune i colori della maglia: rosso e blu. Un trittico che co-mincia tra le mura amiche e che poi infila due partite esterne con Caglia-ri e Genoa. Tre partite fonfdamentali per il prosieguo del campionato degli uomini di Iachini.Strano incrocio di destini quello che porta gli emiliani al cospetto della leonessa. Il rossoblù del Bologna è impresso nella memoria e nei ricor-di di Gino Corioni, numero uno della società di via Bazzoli, e in quello del consulente tecnico Gigi Maifredi. Un passato lontano, come hanno preci-sato in più riprese gli interessati, ma che, scommettiamo, resta ancora vi-vo nei ricordi per i momenti di gioia e di successo, come per le difficoltà che in quegli anni hanno incontrato.

Strano incrocio di destini tra rosso-blù e biancoblù è quello che inverte il passato con il presente. Per Emilia-no Viviano il Brescia è il suo passato, mentre il Bologna è il presente, ma non il futuro che è griffato azzurro na-zionale e neroazzurro interista, sem-pre che le condizioni dettate all’Inter sono quelle di un posto da titolare. Vi-viano a Brescia è sempre stato lega-to, alla città e agli ex compagni. Sarà

sicuramente una sensazione partico-lare per il numero uno del Bologna che rientrerà per la prima volta da avversario nello stadio e tra la gente che dal 2005 al 2009 l’ha tifato, soste-nuto e viceversa. Ma il destino che incrocia il rossoblù e i biancoblù ha un precedente illustre che ancora ac-cende i cuori degli amanti del calcio, indipendentement dalla propria pas-sione: Roberto Baggio.

Una semplice visita, una chiacchierata con il presidente Claudio Fontana, una stretta di mano e un arrisentirci molto presto. Si può sintetizzare così la visita a sorpresa del tecnico Marco Baldineti (nella foto) sabato scorso in occasione della sfida salvezza vinta dalla Pallanuoto Brescia di A2 contro Vigevano. L’attuale allenatore del Nervi di A1 ha accettato l’invito del patron biancoazzurro e per la prossima stagione potrebbe

scendere di categoria accettando la panchina. Sarebbe un colpo di prestigio ed un bel regalo dopo una stagione negativa culminata con l’esonero di Abaribbi e la conduzione della prima squadra affidata al team manager Paolo Principi. Penultimo in classifica, il neo promosso Brescia si è aggiudicato lo scontro diretto con il fanalino di coda Vigevano centrando la quarta vittoria stagionale e mettendo in salvo la permanenza in A2. (m.r.)

Dopo l’amarcord e i ricordi però biso-gna tornare al presente e il presente torna con il fischio d’inizio. La parti-ta tra Brescia e Bologna dà il via a un trittico di partite che aprono un altro campionato per gli uomini di Iachini: bisogna fare punti. Ancora tutto è pos-sibile e realizzabile. La Serie A passa per il Rigamonti con quattro partite in casa; fatta esclusione per quella con il Milan bisogna cercare di vin-cere le altre tre. A quel punto un col-po fuori casa vorrebbe dire 12 punti. Ne potrebbero bastare meno, ma di-penderebbe del risultato delle altre squadre. Ma forse è giunto il tempo di non guardare gli altri. Collegamenti sabato in diretta dalla stadio su Radio Voce (88.3, 88.5).Vincere e fare pun-ti: questo deve essere il mantra delle rondinelle da ora in avanti. Iachini, escluso Mareco squalificato, dovreb-be avere nuovamente tutta la rosa a disposizione. Eccezion fatta per gli acciacchi degli ultimi minuti. Il tritti-co è servito...

Presentata la seconda edizione del-la XX Miglia, gara podistica di 32 km in programma domenica 10 aprile con partenza alle 8.45 dal Castello cittadino. Il percorso condurrà i po-disti (già duecento le pre-iscrizioni con richieste da fuori regione) sino alle salite suggestive del San Got-tardo, Maddalena, Muratello, Colle San Giuseppe e Mompiano sconfi-nando anche nel Comune di Nave. Ad aggiudicarsi la scorsa edizione

furono Alfredo Corsini per gli uomi-ni e Monica Casiraghi per le donne. Ad accrescere il prestigio della ma-nifestazione, l’inserimento della XX Miglia nel calendario nazionale della Fidal (Federazione italiana atletica leggera) ed è organizzata dall’Asso-ciazione Cultura e Sport di Brescia. Lo scorso anno furono 400 gli atleti ai nastri di partenza. L’obiettivo è di confermare il dato del 2010 provan-do a superarlo e, a tal proposito, ci

sarà tempo per iscriversi fino al gior-no prima della partenza. In contem-poranea si svolgerà anche la Mini XX Miglia, corsa di un chilometro riser-vata ai bambini. Per iscriversi è at-tivo il numero di telefono 030.47415 oppure contattare per informazioni il referente Antonio Parente al nume-ro 338.6548383. “ La riscoperta del territorio – confessa Mara Boldini presidente dell’Aics Brescia – è una caratteristica importante. La volon-

tà nostra e dell’organizzazione della XX Miglia è riuscire a coinvolgere atleti, appassionati ma soprattutto le famiglie. Il percorso tocca zone caratteristiche che tutti i bresciani meriterebbero di conoscere”. Per la cittadinanza, dunque, un invito asso-lutamente da non mancare per ripor-tare in vita non solo un orgoglio della nostra città, ma anche e soprattutto un’occasione di festa e di incontro per tantissime persone.

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er il secondo anno con-secutivo il Campionato regionale di judo, giunto alla sua decima edizio-ne, sbarca al palasport

“Bianchi” di Calcinato. La manife-stazione di domenica ha visto una vastissima presenza di pubblico, sti-mato in oltre 500 spettatori. I numeri della manifestazione sono veramente importanti: 350 partecipanti tra ago-nisti e pre-agonisti, ben 100 in più del-lo scorso anno; 25 società iscritte; 95 categorie con quattro tatami a dispo-sizione e più di 50 addetti tra giudici e membri dello staff. Si tratta della seconda prova regionale della disci-plina, l’ultima valevole per l’accesso alle finali nazionali arancioblù che si terranno tra il 13 e il 15 maggio a Ro-vereto, in provincia di Trento. Tra le società agonistiche vince Judo Club Lovere Sulzano. Per i non agonisti è Judo Calcinato a esultare.Basket. Dopo il termine della regular season le formazioni ciessine di ba-sket stanno vivendo i faccia a faccia della fase a orologio, che andrà a de-terminare la graduatoria definitiva in vista delle finali provinciali. Nel giro-ne arancione la seconda giornata non ha regalato sorprese, eccezion fatta per la vittoria di Torbole sui Mascal-zoni (66-53) che riapre i discorsi in ottica secondo posto. Virtus e New Team tengono a distanza Jackals e La Sportiva (51-47; 65-49), mentre Te-am 87 doppia Ome (77-32). Nel giro-ne blu i Senior mettono pressione al

Mountain bike: 19 giugno – VI Vignalonga, Adro; 3 luglio – VII Rampigölem, Zone. Coppa Primavera su strada:3 aprile – IV Memorial Taroli, Soprazocco; 10 aprile – V Gp Berardi Autoriparazioni, Castelmella; 17 aprile – VII Memorial Vezzoli, Provaglio; 1 maggio – III Gp Industriale Gomma, Flero. Campionato su strada: 8 maggio – Salumificio Aliprandi, Gussago; 8 maggio – Regolarità, Costa S. Abramo; 15 maggio –

Crono Individuale, Mairano; 21 maggio – VII Gp Impianti AB, Villachiara; 22 maggio – Trofeo Trigolo, Trigolo e Soresina; 2 giugno – VIII Memorial Artioli, Ospitaletto; 5 giugno – XXXIV Trofeo Caduti Folzanesi, Folzano; 10 giugno – Notturna, Borgosatollo; 12 giugno – V Trofeo al Chalet Poffe, Lumezzane; 12 giugno – Regolarità, Flero; 19 giugno – Cronocoppie, Barbariga; 25 giugno – II Trofeo Consulgroup, Torbole; 26 giugno – Sentiero del Bosco, Odolo.

terzo posto dei Panthers - sconfitti da Pallata 62-47 - battendo Botticino (66-56). Non ne approfitta invece S. Luigi, che cade a Bovezzo (58-49). Tutto fa-cile per Smv con New Basket: 77-60. Polisportivo. Come ogni anno le rive del basso Gar-da accoglieranno l’invasione di centi-naia di giovani arancioblu provenien-ti da tutta la Lombardia. Il fine setti-

mana ormai alle porte, infatti, coinci-derà con l’edizione 2011 di “Sport in festa”, meeting polisportivo al quale prenderanno parte under 10, 12, 14, allievi, juniores e top junior delle so-cietà lombarde appartenenti alle più svariate discipline sportive. I campio-ni ciessini del futuro trascorreranno una tre giorni di gioco e condivisione a Sirmione, Desenzano e dintorni da questa sera a domenica pomeriggio. Ci saranno gare di atletica, sfide in piscina, incontri di calcio, volley, ba-sket e discipline alternative, oltre alla tradizionale festa dell’amicizia, che si svolgerà sabato sera con animazione musicale e degustazioni enogastrono-miche di prodotti tipici.

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Note di primavera

Egr. direttore,la primavera si annuncia in modo discreto, quasi impercettibile. Nella nostra fretta quotidiana stentiamo ad accorgercene. Sul prato dalle mille er-be del mio condominio compaiono le prime veroniche dette anche “Occhi della Madonna” per il delicato colore che richiama l’azzurro del cielo, tra pratoline e timide violette. Mi chino ad osservarne qualcuna, stupito da tanta semplice bellezza. La natura ri-sorge: uno spettacolo antico e sempre nuovo. “Tutto mi sa di miracolo”, can-ta un nostro poeta. Pensando alla Pa-squa vicina, ringrazio Dio con il San-to di Assisi: “Laudato si’, mi Signore, per sora nostra madre terra la quale ne sustenta et governa et produce di-versi fructi con coloriti flori et herba”.Pier Arcangelo Di Vora

Il nucleare non è sicuro

Egr. direttore,sono recentemente comparsi su “Vo-ce” interventi a proposito dell’energia nucleare. Le ragioni pro e contro so-stanzialmente si bilanciano. I fattori in gioco sono così tanti e complessi, che basta spostare l’attenzione più su uno o l’altro, e le discussioni pos-sono protrarsi all’infinito. Tanto per l’immediato che per i futuri (molto futuri) reattori della quarta genera-zione. Ma c’è il problema sicurezza. Nessuna attività umana è priva di ri-schi. A maggior ragione per l’energia: basta pensare alla forma più elemen-tare di energia: il fuoco. E il rischio zero non esiste, per quanto si faccia, e un margine di rischio va quantizza-to e accettato perché inevitabile (sia

il rischio umano che quello natura-le). Però per il rischio nucleare c’è una considerazione di tipo qualita-tivo. Ipotizziamo il disastro più ter-ribile in una centrale convenzionale termoelettrica, o anche idroelettrica (Vajont!). Quando si finisce di conta-re i morti (anche migliaia di morti!), il discorso è finito. Invece, per un disa-stro in un impianto nucleare (sia in un reattore che in un deposito di scorie radioattive), la conta dei morti, delle malattie radioindotte e dei danni non è mai finita. A Chernobyl infatti con-tinua; in Giappone, comunque vada, continuerà per decenni. E anche in termini economici non si finirà mai di pagare, perché questi danni costa-no. Questa sola considerazione, in-controvertibile, è sufficiente per dire no all’energia nucleare da reazione di fissione, come l’attuale. Per quel-la da fusione, si vedrà (fra 50 anni?). Non parlo per ragioni ideologiche. Per motivi professionali conosco be-ne i grandi benefici e i grandi rischi delle radiazioni. E negli anni ho ma-turato questa convinzione. Per ora il programma nucleare italiano sembra accantonato. Bisognerà vedere quel che succederà quando sarà passata questa onda emozionale. Ma io pen-so che bisognerebbe dirottare subito i fondi destinati al nucleare (per ora sono solo virtuali, ma ci sono) allo sviluppo delle energie rinnovabili, che oggi non sono più una chimera. Un’ultima considerazione. Il nostro mondo deve cominciare a pensare seriamente al risparmio energetico. Perché, come cristiani, non comin-ciamo a proporci le virtù della so-brietà e dell’attenzione agli sprechi? In fondo, lo spreco è una forma ele-mentare di violenza.Maurizio Bestagno

La Lega e gli immigrati

Egr. direttore,la recente lettera del vescovo Mona-ri alle comunità cristiane della Dio-cesi di Brescia sulla pastorale per gli immigrati, consente di affrontare la delicatissima tematica dell’immi-grazione nella nostra città; la materia che più di ogni altra è stata al centro dell’attenzione nella politica del mio Movimento. La lettera in questione è un documento di grande attualità, che conferma la lucida attenzione al presente del nostro Vescovo. Da cri-stiano, mi corre l’obbligo morale di riflettere su quanto detto da mons. Monari prima di tutto come cristia-no ed in secondo luogo come poli-tico. Sicuramente non posso fare a meno di condividere l’atteggiamen-to di forte rivendicazione dei princi-pi portanti di una civiltà da sempre cristiana. In questa circostanza mi permetto di avere la pretesa di difen-dere da certe strumentalizzazioni di parte le sue parole. Ritengo opportu-no ricordare che nella succitata Let-tera viene espressa chiaramente la sua distanza da una posizione vicina all’accoglienza ad ogni costo. Viene, infatti, affermato che: “Accogliere tutti indiscriminatamente può pro-vocare alterazioni traumatiche della vita economica, delle reazioni politi-che, delle relazioni culturali e della coesione sociale”. Questa posizione sembrerebbe contrastare con un’ipo-tesi di jus soli che darebbe diritto alla cittadinanza italiana a chiunque so-lo per il fatto di essere nato nel no-stro Paese. Mettiamo il caso di una persona nata si in Italia, ma vissuta sempre in un ristretto ambiente fa-miliare e in una comunità etnica e religiosa di tendenza isolazionista,

in costante contatto con una cultu-ra d’origine contrapposta alla nostra. Dovremmo, quindi, riconoscere la cittadinanza italiana anche ad una persona che dimostra di ignorare le nostre leggi e di nutrire disprezzo per la nostra storia e la nostra cultura? Non sarebbe più indicato verificare il livello di conoscenza della nostra lingua, della nostra cultura locale, del nostro diritto, della storia del Paese di cui si richiede la cittadinanza, co-me avviene ad esempio in Svizzera? Persino gli Stati Uniti, che sono un Paese di immigrati, hanno nella loro prassi l’accertamento di determina-ti requisiti fondamentali per l’acqui-sizione della cittadinanza. Noi leghi-sti non siamo contrari a permettere ai figli degli immigrati di frequenta-re le nostre scuole. Ma come il no-stro Vescovo ricorda nel caso degli oratori: “L’unica avvertenza è che la presenza di ragazzi di altre religioni non affievolisca l’impegno di fede, di maturazione ecclesiale dei gruppi di ragazzi. L’oratorio è luogo aperto a tutti ma con una proposta forte di impegno umano ed ecclesiale”. È al-trettanto vero che la presenza di stu-denti di tradizioni e fedi diverse non deve snaturare l’impostazione della tradizione culturale Italiana, delle nostre scuole. Ad un amministratore che ama la sua comunità, con la sua storia millenaria e ne condivide la fe-de non cade inascoltato il richiamo contro quel “buonismo” che spesso tende a mettere sullo stesso piano tutte le religioni e le scelte. La Verità è una ed una sola. Ed anche la legge e le istituzioni in qualsiasi Paese civile debbono essere uniche e eguali per tutti. E, poiché, non può esistere una vera democrazia senza che le leggi siano espressione della vera volontà

del popolo nel rispetto dell’opinione di tutti; anche nella nostra Brescia l’applicazione della legge e l’azione istituzionale debbono essere model-late secondo quei principi cardine della civiltà occidentale, le cui radici affondano nel cristianesimo che im-pronta i sistemi giuridici di tutta l’Eu-ropa. Non è legittima la presenza, né si potrà mai concedere la cittadinan-za a chiunque si proponga di sovver-tire, o stravolgere i tratti distintivi e i valori portanti della nostra società. L’attuale crisi che sta toccando le rive del sud del Mediterraneo porrà il no-stro Paese ancora una volta di fron-te al rischio di dovere subire l’arrivo forzato di moltitudini di persone che non hanno il nostro concetto dì lega-lità e democrazia, essendo cresciuti in Paesi ben lontani da tale modello. Ma soprattutto, le nostre terre anco-ra in buona parte cristiane rischiano di subire ancora un massiccio ingres-so di mussulmani. Come dovremmo porci stavolta davanti a questi nuovi “ospiti per forza”? È giusta l’acco-glienza, ma se riportata su scala di massa, rischia di diventare un espro-prio della terra di chi sta da troppo tempo esagerando, nell’elargire visti di ingresso in un Paese ormai troppo piccolo per ospitare ancora ingenti quantità di persone. Proprio alla luce del succitato scritto, come possiamo, noi politici impegnati a difendere le tradizioni cristiane del nostro popo-lo, dimenticare il valore della nostra fede e consentire (magari tramite la concessione di una cittadinanza fa-cile) di esprimere il diritto di voto a gente che già si è battuta, tra le altre cose, per far rimuovere i crocefis-si o per vietare gli auguri di Natale? Non sarebbe più opportuno ribadire la necessità di tentare di mantenere

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

inalterato il patrimonio culturale dei nostri popoli? È ovvio che tale pro-blema non si pone con i cristiani del-le Chiese orientali perché essi appar-tengono alla nostra stessa fede che ci affratella, nonostante che la storia passata e una certa teologia ancora, speriamo per poco, ci dividono. Ma è altrettanto chiaro che ormai si po-ne la necessità di prendere provve-dimenti immediati a tutela di quello che ancora rimane della millenaria civiltà occidentale. Ed è quindi im-possibile rinunciare a prendere tutte le misure indispensabili, per evitare che elementi esterni minino le ba-si della nostra società democratica.Matteo Rinaldi

Tre riflessioni

Egr. direttorela lettera del sig. Rinaldi, già pubbli-cata sul sito www.lavocedelpopolo.it dal 28 marzo scorso, mi sollecita tre riflessioni. La prima prende spun-to dal passaggio in cui si scrive che “non è legittima la presenza, né si potrà mai concedere la cittadinanza a chiunque si proponga di sovverti-re, o stravolgere i tratti distintivi e i valori portanti della nostra società”. Ebbene, la legge italiana già prevede che la cittadinanza sia concessa solo a chi non si sia macchiato di partico-lari reati quindi, sotto questo profilo, niente di nuovo. Certamente, invece, non vi è collegamento tra concessio-ne della cittadinanza e idee politiche o preferenze. D’altra parte non tutti gli stranieri mostrano di “nutrire di-sprezzo per la nostra storia e la no-stra cultura”, mentre alcuni italiani sì. Quali sarebbero le conseguen-ze se applicassimo davvero questo

principio alla situazione politica ita-liana? La seconda riflessione concer-ne l’affermazione secondo la quale i politici devono “difendere le tradi-zioni cristiane del nostro popolo”: in sostanza si afferma che i politici italiani devono proteggere la cultura cristiana dalla contaminazione di al-tre culture. Ma questo principio non è compatibile con le leggi della Re-pubblica, perché la Costituzione af-ferma, all’art. 8, che tutte le religioni sono egualmente libere davanti alla legge. D’altra parte se così non fos-se ci trasformeremmo in un regime teocratico, come certi Stati islamici dove la religione precede il diritto: che la religione ispiri il diritto va be-ne, che la religione lo preceda, no. Mi permetto inoltre di sottolineare che la fede cristiana non è una cultura: si è sempre difesa benissimo da sola proprio per questo. La terza riguar-da una questione di termini. L’uso di espressioni quali “provvedimenti im-mediati” e “tutte le misure indispen-sabili” rimanda involontariamente ad un lessico tragico. Le misure che la politica prende devono essere sem-pre... “misurate” perché rispettose dei diritti della persona. Mi permet-to di concludere affermando che la lettera del nostro Vescovo contiene passaggi chiaramente ispirati al per-sonalismo comunitario e fondati sul-la Dottrina sociale della Chiesa, che ribadiscono la centralità non tanto del cristiano ma della persona uma-na. Valgano i seguenti esempi: “dob-biamo partire dalla convinzione che tutti gli uomini formano una famiglia unica, voluta e creata da Dio” (p. 11), o ancora “Con tutti gli uomini i cri-stiani condividono l’esistenza, con tutti sono destinatari dell’amore di Dio; di conseguenza sono chiamati

a collaborare insieme con tutti nelle cose che favoriscono il bene sociale” (p. 13). La lettera del Vescovo non è “buonista”: è misurata, è ferma nel dichiarare dannoso proprio tale at-teggiamento. Certamente fa risuo-nare la Caritas in Veritate, quando l’enciclica afferma che “ogni migran-te è una persona umana che, in quan-to tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione” (62). Il tema dell’accoglienza degli stranieri deve dunque rifuggire sia da un atteggia-mento discriminatorio, di culture e idee, sia da un atteggiamento indi-scriminatorio dove “tutto va bene”. Sta ai politici trovare la strada più corretta e trasparente tra la promo-zione dei principi occidentali e de-mocratici di eguaglianza e libertà e le condizioni che garantiscono l’ordi-ne pubblico e la pace della comunità. Un confronto aperto su questi temi è, proprio alla luce di quanto sta acca-dendo in questi giorni a Lampedusa, dunque opportuno e gradito.Roberto Rossini

La fine dei dittatori

Egr. direttore,io credo che il peggior vizio dell’uo-mo sia la sete di potere. Hitler e Sta-lin, i due peggiori dittatori del secolo scorso, lo confermano. Ora sono le nazioni africane a ribellarsi contro i loro dittatori. Fino a 80 anni fa l’Afri-ca era un insieme di colonie di Stati diversi. Credo però che i diversi po-poli avessero almeno quel minimo per poter vivere. Negli anni Sessanta tante di queste nazioni ottennero la libertà. Ma ecco che i vari Lumumba e Bokassa s’impadronirono del pote-

re e tanti di quegli Stati precipitarono nella più nera povertà. Un sacerdote che era venuto a parlarci della mise-ria che c’è in Africa disse che era uno dei prezzi dell’indipendenza. Questa risposta mi parve troppo semplici-stica. Essere liberi, ma non avere il necessario per vivere a causa della dittatura di pochi connazionali non è vera libertà. Molti popoli africani sembrano avere compreso questo aspetto e combattono, dall’Algeria all’Egitto per la piena libertà. Io spe-ro che possano ottenerla, ma sarà una cosa difficile. Mancano di quel percorso di democrazia per gestire quei processi che nemmeno nazioni che vantano una lunga tradizioni de-mocratica riescono spesso a garan-tire. Per questo è facile immaginare quanto possa essere difficoltoso e irto di ostacoli il percorso verso la piena libertà per tanti di quei popoli che fino a ieri sono stati trattati come schiavi di uomini perversi che guar-davano al potere come fosse un loro diritto inalienabile.Se la libertà dovesse trionfare si po-trebbe verificare quello che diceva San Daniele Comboni: l’Africa agli africani, non ad alcuni africani.Domenico Marchesi

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