La Voce del Popolo 2012 13

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Ǥ Dz1 dzǤ Ǥ Ǥ Ǥ In nome della felicità dei ragazzi diciamo di fare molte cose: dallo spaccio di droga, all’installazione dei videopoker, fino ai più nobili percorsi di formazione, riunioni e impegni in oratorio. Il governo dice di fare la riforma del lavoro per dare un futuro ai giovani (che è esattamente costruire per loro la felicità). Il parroco dice che venire alla catechesi serve per la loro felicità. L’insegnante assicura che studiare materie incomprensibili ai fini pratici assicura uno spessore culturale che garantisce il meglio e che tutto ciò verrà buono nell’arco dell’esistenza. Siamo tutti sinceramente impegnati per ridare gioia ai nostri giovani. Chissà se loro, i ragazzi, si accorgono di tutta questa felicità. L’impressione è che ǯ ǯ /$ 92&( '(/ 3232/2 si scrollino le spalle, ringrazino di tutte queste attenzioni ma, francamente, non sappiano che cosa farsene. I sogni di felicità, forse, sono troppo ingombranti e, del resto, si infrangono facilmente di fronte ad un mutuo almeno ventennale di 800 euro al mese (per avere una casetta che si pagherà tre volte tanto!): il proprio matrimonio è, ci piaccia o no, stimato in un tempo radicalmente inferiore. La scrollatina di spalle dei giovani nei confronti della felicità viene oggi definita in termini più raffinati e scientifici: prima generazione incredula (non solo in Dio…), neet generation (un buon 30% dei giovani lombardi sono fuori contemporaneamente dai percorsi di studio, di lavoro e di riaggiornamento), giovani incarcerati nel presente, dati sulla disoccupazione giovanile… Se ne può uscire? Riusciremo mai a far desiderare di nuovo la felicità? Il Papa qualche mese fa ha riletto la sua personale esperienza con i giovani a Madrid e ha puntualizzato: “come ultima caratteristica da non trascurare nella spiritualità delle Gmg vorrei menzionare la gioia. Da dove viene? Come la si spiega? Sicuramente sono molti i fattori che agiscono insieme. Ma quello decisivo è, secondo il mio parere, la certezza proveniente dalla fede: io sono voluto. Ho un compito nella storia. Sono accettato, sono amato. (…) Questo essere accolto viene anzitutto dall’altra persona. Ma ogni accoglienza umana è fragile. In fin dei conti abbiamo bisogno di un’accoglienza incondizionata. Solo se Dio mi accoglie e io ne divento sicuro, so definitivamente: è bene che io ci sia. È bene essere una persona umana. Dove viene meno la percezione dell’uomo di essere accolto da parte di Dio, di essere amato da Lui, la domanda se sia veramente bene esistere come persona umana non trova più alcuna risposta”. La felicità non è per i singoli. Non si riesce neppure a sognarla se si rimane soli. Ho l’impressione, invece, che alimentiamo un pensiero sui giovani (culturale, sociale, educativo, persino pastorale) che li pensa come singoli: ma la singolarità esasperata produce al massimo utilità, spesso conflittualità, mai la felicità. Così li isoliamo e li allontaniamo, anche dai nostri cuori. Solo una relazione profonda, voluta anche nella programmazione (ad ogni livello!) crea sogno e voglia di felicità: perché ha bisogno di gratuità, di tempo, di passione, di innamoramento, di imprevedibilità, di vitalità, di fusione di intenti, di comunità vera e non solo nelle riunioni, di non riduzione a risposte solo tecniche… Da quanto tempo parliamo troppo di ragazzi senza parlare con loro e senza mai guardarli dritti negli occhi? Celebriamo le Palme, festa dei giovani: ridiamo a loro la voglia di essere felici, “sempre lieti nel Signore”. Con Lui e proprio per questo con noi. ǤǤǤ ǫ ǤǤ ǡ Ǥ Ǥ Ǥ Vexilla Regis prodeunt: Avanzano i vessilli del Re. Domenica entriamo nella “grande e santa settimana” che, culminando nella Veglia pasquale, ci conduce a vivere i misteri della pas- sione, morte e risurrezione del Figlio di Dio, nostro Signore, re dell’universo. I vessilli del nostro Re sono particolari: se alle Palme si dà spazio ai mantelli e ai rami degli alberi, nel Venerdì Santo il corteo sulla Via dolorosa mostra un’inse- gna terribile, “mistero di morte e di gloria”: la Croce. Eppure da quell’albero viene la salvezza del Re, che invita a seguirlo. Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein), martire, pa- trona d’Europa, l’ha compreso bene. Per questo ci insegna: “La croce non è fine a se stessa. Essa si staglia in alto e fa da richiamo verso l’alto, simbolo trionfale con cui Cristo batte alla porta del cielo e la spalanca. Allora ne erompono i fiotti della luce divina, sommergen- do tutti quelli che marciano al seguito del Crocifisso”. Con lei e con tutti i discepoli del Cristo, crocifisso e risorto, anche noi possiamo cantare: Ave Crux, spes unica! Salve, o Croce: unica speranza! Brescia, territorio sempre più di...vino Brescia e provincia. Le rappresentazioni della Passione Lavoro: tra crisi pesante e urgenza della crescita Brescia calcio. Scacco alla Reggina per i play off ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌ Ǧ ǤǤ Settimana Santa. Celebrazioni e riti in Cattedrale Teatro Grande. Si alza il sipario, la comunità si ritrova

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Libertà e riconciliazione. Il Papa incontra Castro a Cuba

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In nome della felicità dei ragazzi diciamo di fare molte cose: dallo spaccio di droga, all’installazione dei videopoker, fino ai più nobili percorsi di formazione, riunioni e impegni in oratorio. Il governo dice di fare la riforma del lavoro per dare un futuro ai giovani (che è esattamente costruire per loro la felicità). Il parroco dice che venire alla catechesi serve per la loro felicità. L’insegnante assicura che studiare materie incomprensibili ai fini pratici assicura uno spessore culturale che garantisce il meglio e che tutto ciò verrà buono nell’arco dell’esistenza. Siamo tutti sinceramente impegnati per ridare gioia ai nostri giovani. Chissà se loro, i ragazzi, si accorgono di tutta questa felicità. L’impressione è che

si scrollino le spalle, ringrazino di tutte queste attenzioni ma, francamente, non sappiano che cosa farsene. I sogni di felicità, forse, sono troppo ingombranti e, del resto, si infrangono facilmente di fronte ad un mutuo almeno ventennale di 800 euro al mese (per avere una casetta che si pagherà tre volte tanto!): il proprio matrimonio è, ci piaccia o no, stimato in un tempo radicalmente inferiore. La scrollatina di spalle dei giovani nei confronti della felicità viene oggi definita in termini più raffinati e scientifici: prima generazione incredula (non solo in Dio…), neet generation (un buon 30% dei giovani lombardi sono fuori contemporaneamente dai percorsi di studio, di lavoro e di riaggiornamento), giovani incarcerati nel presente, dati sulla disoccupazione giovanile… Se ne può uscire? Riusciremo mai a far desiderare di nuovo la felicità? Il Papa qualche mese fa ha riletto la sua personale esperienza con i giovani a Madrid

e ha puntualizzato: “come ultima caratteristica da non trascurare nella spiritualità delle Gmg vorrei menzionare la gioia. Da dove viene? Come la si spiega? Sicuramente sono molti i fattori che agiscono insieme. Ma quello decisivo è, secondo il mio parere, la certezza proveniente dalla fede: io sono voluto. Ho un compito nella storia. Sono accettato, sono amato. (…) Questo essere accolto viene anzitutto dall’altra persona. Ma ogni accoglienza umana è fragile. In fin dei conti abbiamo bisogno di un’accoglienza incondizionata. Solo se Dio mi accoglie e io ne divento sicuro, so definitivamente: è bene che io ci sia. È bene essere una persona umana. Dove viene meno la percezione dell’uomo di essere accolto da parte di Dio, di essere amato da Lui, la domanda se sia veramente bene esistere come persona umana non trova più alcuna risposta”. La felicità non è per i singoli. Non si riesce neppure a sognarla se si rimane

soli. Ho l’impressione, invece, che alimentiamo un pensiero sui giovani (culturale, sociale, educativo, persino pastorale) che li pensa come singoli: ma la singolarità esasperata produce al massimo utilità, spesso conflittualità, mai la felicità. Così li isoliamo e li allontaniamo, anche dai nostri cuori. Solo una relazione profonda, voluta anche nella programmazione (ad ogni livello!) crea sogno e voglia di felicità: perché ha bisogno di gratuità, di tempo, di passione, di innamoramento, di imprevedibilità, di vitalità, di fusione di intenti, di comunità vera e non solo nelle riunioni, di non riduzione a risposte solo tecniche… Da quanto tempo parliamo troppo di ragazzi senza parlare con loro e senza mai guardarli dritti negli occhi? Celebriamo le Palme, festa dei giovani: ridiamo a loro la voglia di essere felici, “sempre lieti nel Signore”. Con Lui e proprio per questo con noi.

Vexilla Regis prodeunt: Avanzano i vessilli del Re. Domenica entriamo nella “grande e santa settimana” che, culminando nella Veglia pasquale, ci conduce a vivere i misteri della pas-sione, morte e risurrezione del Figlio di Dio, nostro Signore, re dell’universo. I vessilli del nostro Re sono particolari: se alle Palme si dà spazio ai mantelli e ai rami degli alberi, nel Venerdì Santo il corteo sulla Via dolorosa mostra un’inse-

gna terribile, “mistero di morte e di gloria”: la Croce. Eppure da quell’albero viene la salvezza del Re, che invita a seguirlo.

Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein), martire, pa-trona d’Europa, l’ha compreso bene. Per questo ci insegna: “La

croce non è fine a se stessa. Essa si staglia in alto e fa da richiamo verso l’alto, simbolo trionfale con cui Cristo batte alla porta del cielo

e la spalanca. Allora ne erompono i fiotti della luce divina, sommergen-do tutti quelli che marciano al seguito del Crocifisso”. Con lei e con tutti i discepoli del Cristo, crocifisso e risorto, anche noi possiamo cantare: Ave Crux, spes unica! Salve, o Croce: unica speranza!

Brescia, territorio sempre più di...vino

Brescia e provincia.Le rappresentazionidella Passione

Lavoro: tra crisi pesante e urgenza della crescita

Brescia calcio.Scacco alla Reggina per i play off

Settimana Santa.Celebrazioni e riti in Cattedrale

Teatro Grande. Si alza il sipario, la comunità si ritrova

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imidi, quasi impercettibi-li, segnali di ripresa stan-no venendo avanti anche nel Bresciano. Pochi se ne accorgono, se non i

responsabili dei centri studi delle di-verse associazioni di categoria che, come medici che osservano il traccia-to dell’elettroencefalogramma di un malato grave per individuare segnali di recupero, passano al microscopio i dati sulla produzione, sulle espor-tazioni e sull’utilizzo degli impianti per cercare di trasmettere un po’ di fiducia. E così, per esempio, si leggo-no con ottimismo i dati dell’indagine congiunturale mensile elaborati dal centro studi Aib che certificano se-gnali di ripresa. La produzione indu-striale manifatturiera bresciana, infat-ti, ha registrato nel mese di febbraio un ulteriore recupero, dopo la leggera crescita rilevata nel mese precedente. L’attività produttiva è aumentata per 33 operatori su 100, con un saldo po-sitivo del 19% tra imprese che hanno dichiarato variazioni in aumento e in diminuzione. Segnali importanti, se non altro per alimentare le speranze di quanti ritengono ormai prossima alla fine quell’attraversata nel deser-to che per tanti è stata la crisi di que-sti ultimi anni.Tuttavia c’è anche chi, nel Bresciano, questa attraversata ha saputo trasfor-marla in una calvacata, dimostrando come anche in tempo di crisi sia pos-sibile continuare a produrre (magari anche solo per i mercati esteri) e a crescere. Il settore vitivicolo è uno di quei campi che, pur misurandosi con la stagione di crisi, ha saputo trovare la via per non farsi schiacciare. Dati

e statistiche dimostrano come il set-tore sia cresciuto sistematicamente anche nel corso di anni che per altri comparti sono stati neri.“Il settore vitivinicolo – si legge in un passaggio della relazione che accom-pagna il bilancio dell’annata agraria 2011 compilato dalla Provincia – ha evidenziato qualche incremento delle superfici investite, delle rese produtti-ve, del prodotto loro vendibile”. Dati e indicazioni che, come quelle delle annate precedenti, certificano che an-che nella stagione della crisi c’è stata

anche una parte del sistema Brescia che ha saputo guardare avanti, non limitandosi a campare o ad arginare i danni. Anche la massiccia presenza bresciana al Vinitaly dei giorni scorsi (praticamente tutta la realtà brescia-na) ha certificato questa vitalità“Grande ottimismo e profonda pas-sione che ogni operatore di questo settore mette nel proprio lavoro quo-tidiano”. Questo il clima che Gianfran-co Tomasoni, assessore provinciale all’Agricoltura ha respirato passan-do in rassegna i tanti stand bresciani presenti nella manifestazione verone-se. “Mi pare di capire – ha continua-to l’assessore – che l’ottimismo sia supportato da dati economici impor-tanti nonostante il momento di gra-ve difficoltà della nostra economia”. A pagare, per Tomasoni è il grande sforzo che imprenditori grandi e pic-coli del comparto vitivinicolo brescia-no, hanno profuso sul versante della qualità e della fantasia, come per al-tro “certificano” anche alcuni opera-tori in queste pagine. “Gli operatori del settore – è il parere dell’Assesso-re provinciale all’Agricoltura – han-no puntato sulla qualità del prodotto e sulla capacità, grazie alla creazione dei consorzi, di muoversi insieme, di fare sistema”. Scelte che, nonostante tempi non del tutto felici, stanno pa-gando, producendo anche importanti risultati per i territori di riferimento, con l’intuizione di legare i loro pro-dotti anche alla formula sempre più apprezzata del turismo enogastrono-mico. I viticoltori bresciani, in sostan-za, sembrano avere imparato la lezio-ne di quelli che, ben prima della crisi, invitavano il sistema delle imprese

Tra i tanti primati che Brescia e la sua terra possono vantare nel campo della vitinicoltura c’è anche quello del vigneto cittadino più grande d’Europa. Si tratta del vigneto Pusterla di Brescia (nella foto), denominato “Ronco Capretti”, che si trova esattamente alle pendici del Castello nel centro della città dove si estende per circa quattro ettari. Costituito in gran parte da viti Invernenga, può vantare anche alcune piante centenarie.Da questi vitigni antichissimi,

grazie alle moderne tecniche di vinificazione, nascono due vini ad Indicazione geografica tipica “Ronchi di Brescia”, il primo, Pusterla bianco, ottenuto dalla vinificazione in purezza dell’uva Invernenga e il secondo, Pusterla Rosso, prodotto con le uve rosse presenti nel fondo, particolarmente prezioso perché rappresentano la testimonianza tangibile che alcune tradizioni antiche si riescono a perpetuare nel tempo preservando importanti radici storiche.

Trovare le eccellenze fra le realtà che in Franciacorta producono vino è dif-ficile. Non perché manchino, ma per-ché sono tante. E tutte hanno saputo trovare la via giusta per entrare nel club di quella Brescia che produce e cresce nonostante la crisi. Un esem-pio per tutte? Le tenute La Montina, che si sviluppano su di una superfi-cie vitata di circa 72 ettari, dislocati in sette Comuni della Franciacorta. La sua produzione media si attesta sul-

le 450mila bottiglie annue. I suoi vini sono prodotti seguendo le rigide nor-me del disciplinare del Consorzio Vini Franciacorta di cui fa parte, e che so-no le più restrittive a livello mondiale per quanto riguarda il metodo classico. “Il primo bimestre del 2012 – raccon-ta Michele Bozza (nella foto), respon-sabile comunicazione e marketing de “La Montina” – si è chiuso con un se-gno positivo. Ormai la Franciacorta si è guadagnata un posto d’onore in

Italia. Anche il mercato estero però sta aumentando”. La sede della canti-na e dell’azienda, il cui nome risale a uno dei primi proprietari della zona un avo di papa Paolo VI, Montini per l’ap-punto, rimane a Monticelli Brusati. Il Vinitaly è stata l’occasione per l’inizio della commercializzazione della “Pic-cola”, un brut in una bottiglia da 0.365 e la presentazione del Vintage 2006 “cuvè che nel 2005 e 2004 è stato uno dei Franciacorta più premiati con i ‘3

bicchieri’ e i ‘5 grappoli’ del Gambero rosso e dell’Ais”. E se si chiede qual è il segreto dice che non esiste. “Rac-cogliamo soltanto i frutti di scelte di qualità fatte dal nostro staff” afferma. Vinitaly è una grande vetrina per fide-lizzare il mercato italiano e aumentare quello estero: “Siamo partiti con il 2012 con grandi ordini per America, Giap-pone e Europa”. Traguardi raggiungi giocando, come molti altri, la partità della qualità. (Mauro Toninelli)

bresciane all’abbinamento “massi-ma specializzazione - massima quali-tà” per affrontare quella che qualche anno fa pareva la sfida delle sfide “la globalizzazione”. Una chiave di lettu-ra che convince anche l’assessore To-masoni. “I produttori bresciani – sono le sue considerazioni –, proprio come alcune grandi case automobilistiche straniere (Audi, ndr.) hanno saputo contare sulla qualità e sulla peculia-rità del loro prodotti, conquistandosi

fatte di mercato, sopratutto straniero, sempre più ampie e consolidate”. An-che la Provincia ha fatto la sua parte mettendo a loro disposizione il me-glio della tecnologia, che nel campo specifico si chiama “Centro vitivini-colo provinciale”. La speranza è che i risultati del comparto e, soprattutto alcuni modelli di riferimento, possano diventare patrimonio comune di tut-to il sistema Brescia in vista di una definitiva uscita dalla crisi.

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Si percepisce una generale soddisfa-zione dalle parole di Maurizio Zanel-la (nella foto), presidente del Con-sorzio per la tutela del Franciacorta, nato il 5 marzo 1990 a Corte Franca su iniziativa di 29 produttori animati dal desiderio di tutelate, controllare e promuovere il rispetto della discipli-na di produzione del prestigioso vino. Oggi il consorzio conta oltre 200 soci, tra viticoltori, vinificatori e imbotti-gliatori a più livelli interessati alla fi-

liera produttiva delle denominazioni Franciacorta Docg, Curtefranca doc e Sebino Igt. Il Franciacorta è la pun-ta di diamante nel panorama dei vini bresciani, conosciuto e apprezzato, anche grazie all’attività del Consorzio, in tutti i Paesi del mondo.“Il Francia-corta cresce e reagisce ottimamente di fronte ad un’ormai dilagante crisi, pesantemente gravante anche nel set-tore dei vini. – ha affermato Maurizio Zanella –. Dopo soli 50 anni di storia

il suo appeal è riuscito a conquistare sempre più autorevoli consensi, come confermano i dati delle vendite che fanno registrare lusinghieri apprez-zamenti anche all’estero, in Giappo-ne e Stati Uniti, soprattutto”. Il 2011 si è rilevato infatti un anno di grandi traguardi: oltre 11 milioni di bottiglie vendute con un aumento a due cifre e prontezza al confronto internazio-nale, attraverso la blasonatissima partecipazione al Vinitaly che col suo

qualificato pubblico rappresenta sen-za dubbio il palcoscenico ideale per interpretare e diffondere la cultura dell’eccellenza, di cui il Franciacorta è naturale ambasciatore”. Un primato costruito sulla chiarezza. Dopo le voci su presunti sfruttamenti di lavoratori per la vendemmia indagini avanzate su alcune aziende locali (110 lavora-tori coinvolti) hanno rilevato l’infon-datezza dell’allarme e la correttezza delle aziende. (Anna Salvioni)

Gli italiani hanno speso di più per acquistare acqua che per il vino, i cui consumi sono ulteriormente calati dell’uno per cento, a meno di 40 litri per persona in un anno, praticamente dimezzati rispetto a 30 anni fa. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti, presentata al Vinitaly, dalla quale si evidenzia che “l’acquisto dell’acqua minerale con 19 euro al mese per famiglia è diventato la prima voce di spesa del bilancio familiare e supera quella per il vino, stimata pari a 18

euro nel 2011”. Il forte calo nelle quantità di vino acquistate dagli italiani, è stato accompagnato, sottolinea la Coldiretti, da una maggiore attenzione alla qualità. Il calo nei consumi nazionali, continua la Coldiretti è stato però compensato, come evidenziato nello studio della Coldiretti, da una crescita delle esportazioni. Nel 2011, insomma, si è bevuto più vino italiano all’estero. Secondo Coldiretti, infatti, sono stati esportati 24 milioni di ettolitri di

vino, a fronte di una produzione nazionale stimata di poco superiore a 40 milioni di ettolitri. Il fatturato del settore vitivinicolo ha raggiunto nel 2011 gli 8,5 miliardi realizzati però soprattutto grazie alle esportazioni, che sono state pari a 4,4 miliardi, facendo diventare il vino la voce più importante dell’export agroalimentare nazionale. Un risultato che, per Coldiretti, è il frutto di 650mila ettari di vigneto, 250mila aziende e del lavoro di 1,2 milioni di persone.

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onostante gli impegni e le richieste dalla stampa di tutto il mondo di com-mentare il video “Ko-ny 2012” (box a fianco)

mons. Giuseppe Franzelli vescovo di Lira in Uganda, ha scelto di parlarne con “Voce”. Per il missionario nativo di Roccafranca l’alta qualità profes-sionale del filmato e la velocità della sua diffusione in tutto il mondo grazie ai new media sono andate a scapito dell’approfondimento di una questio-ne che è oggettivamente più comples-sa del modo con cui è stata riassunta dal filmato” Il film, per altro, mette in evidenza i delitti di cui si è macchiato in quasi 30 anni Joseph Kony, leader dell’Lra. “Delitti atroci – ricorda mons. Franzelli – decine di migliaia di civi-li, uomini, donne e bambini, uccisi, mutilati, torturati in modo atroce. I ribelli che agiscono ai suoi ordini han-no rapito nel Nord Uganda bambini e bambine costringendoli a diventare rispettivamente guerriglieri e schia-ve sessuali.”. Secondo il Vescovo il film realizzato dal regista Jason Rus-sell non chiarisce il fatto che ormai da sei anni Kony, costretto a lasciare l’Uganda, abbia spostato il suo cam-po d’azione in una zona compresa tra Congo, Sud Sudan e Repubblica cen-trafricana. “Nel Nord Uganda – affer-ma il Vescovo – stiamo pagando le conseguenze dei suoi massacri e del-le sue violenze. La maggior parte de-

campo in cui come Chiesa ci stiamo da sempre impegnando per aiutare gli ex bambini soldato a reinserirsi nel tessuto sociale dei loro villaggi”. Jose-ph Kony, purtroppo, non è stato l’uni-co a macchiarsi di atrocità in Uganda. Molti altri hanno seguito il suo per-corso, “ma di questo – afferma il Ve-scovo di Lira – nel film di Russell non si parla, non si dice nulla che aiuti a comprendere la tragedia che abbiamo vissuto. Kony non è nato dal nulla”. Il Paese, infatti, ha vissuto e vive ancora una situazione di grande ingiustizia e disparità fra il Sud ed il Nord. “Ci so-no oggettive responsabilità politiche

gli ex bambini soldato vive in mezzo a noi e deve affrontare la terribile sfi-da di ricostruirsi una vita superando i traumi di un passato difficile”. Questa è per mons. Franzelli, la tragedia che continua ancora oggi, ma che non fa più notizia. “Questo – continua – è il

“Una grande tristezza, un’ulteriore grande ferita al nostro Paese, che sta vivendo tanti momenti di sofferenza. Il pensiero va agli altri nostri caduti, ai feriti, a Salvatore e Massimiliano, i due marò trattenuti in India. Il cuore della famiglia militare è segnato da lacrime. Ma tutto questo dolore non deve disorientarci. Dobbiamo coglie-re frammenti di luce anche in questi momenti”. Così l’arcivescovo ordina-rio militare per l’Italia (Omi), mons.

Vincenzo Pelvi, ha commentato la morte del sergente Michele Silvestri, 33 anni, del 21° Reggimento Genio Guastatori di Caserta, avvenuta nei giorni scorsi in seguito ad un attac-co portato dai talebani a un avampo-sto della missione Isaf nella zona del Gulistan in Afghanistan. La regione, posta sotto la responsabilità italiana, è vasta quanto il Nord Italia, e com-prende le province di Herat, Badghis, Ghowr e Farah. Il distretto del Guli-

stan, nella provincia di Farah, è una delle aree più calde tra quelle affidate alla responsabilità dei militari italiani. In questa zona, il 9 ottobre 2010, gli ‘insorti’ attaccarono un convoglio di blindati che scortava una settantina di mezzi civili provocando la morte di tre militari italiani. Nell’attacco dei giorni scorsi sono rimasti feriti cinque solda-ti, due in modo molto grave. Sale così a 50 il numero delle vittime italiane in Afghanistan dal 2004 ad oggi.

e misure di discriminazione – afferma il Vescovo – che hanno alimentato e nutrito il risentimento e lo scontento su cui la ribellione di Kony ha trova-to un terreno favorevole. Nel corso degli anni, anche le truppe governa-tive sono state più volte accusate di essersi macchiate di atrocità e massa-cri di civili inermi. ”. Anche per mons. Franzelli il leader del Lra va fermato. “Il fatto in Uganda possiamo viaggiare senza paura – afferma – non ci toglie dal cuore il peso di sapere che i nostri fratelli in Congo, Repubblica centrafri-cana e Sud Sudan stanno subendo ora ciò che ci ha fatto soffrire in passato”.

Regna l’incertezza, nel Mali, dove nei giorni scorsi un golpe militare guidato dal capitano Amadou Sanogo, proclamatosi poi capo della Giunta, ha rovesciato il governo del presidente Amadou Toumani Toure a cinque settimane dalle elezioni presidenziali previste per il prossimo 29 aprile. “Non ci sono violenze per le strade né ci sono stati colpi contro la popolazione; la gente sta con l’esercito perché è stanca del modo in cui il governo ha gestito il conflitto con i Touareg”,

è questa la testimonianza fornita dai missionari Salesiani nel Paese e rilanciata dall’agenzia Fides.Molti i Paesi che hanno condannato il colpo di Stato: oltre ai vicini Algeria, Mauritania e Niger, con i quali le frontiere sono chiuse da giovedì, anche l’Unione europea chiede l’immediato rilascio dei sequestrati e il ritorno al “governo civile”, mentre gli Stati Uniti hanno dichiarato che l’aiuto economico e militare potrebbe essere compromesso. Nei giorni successivi

al golpe mons. Jean Zerbo, vescovo della capitale Bamako, come riportato dall’agenzia Misna, ha incontrato i vertici dei militari golpisti, invitandoli “ad agire con la testa e non con il cuore, per evitare al Paese altra sofferenza e dare garanzie di serietà”. In Mali è presente una delegazione di cittadini occidentali che, nell’ambito della missione di osservazione elettorale dell’Ue, stava organizzando le attività di monitoraggio per il voto del 29 aprile.

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usta paga con sorpresa, amara. Per tutti i lavora-tori dipendenti, infatti, lo stipendio di marzo, in pa-gamento in questi giorni,

sarà ritoccato. Verso il basso ovvia-mente. Nella busta paga in distribu-zione, infatti, fanno la loro comparsa i primi effetti della cura Mario Monti. Per la “gioia” di milioni di italiani (tut-ti quelli che percepiscono un reddito da lavoro dipendente superiore a 8000 euro lordi annui e i pensionati titolari di un trattamento previdenziale che che supera i 7500, perché sotto questi limiti la normativa vigente non preve-de il versamento dell’Irpef) arrivano a maturazione gli annunciati aumenti dell’aliquota Irpef (l’imposta regiona-le sulle persone fisiche) previsti dalla manovra di Natale. Aumenti che sono calcolati, come sempre accade in Ita-lia, con effetto retroattivo al 1° genna-io 2011. Anche se la maggiorazione è solo dello 0,33% ogni 10mila euro di reddito lordo, il calcolo dei suoi arre-trati riserverà per qualche lavoratori effetti non graditi. Dopo questa sorta di conguaglio l’addizionale Irpef “mo-dello Mario Monti” entrerà a regime è andrà a gravare per 2-3 euro al mese (di media) su ogni stipendio.“Non c’è una fascia di reddito più colpita delle altre da quella che ormai è comunemente nota come stangata di marzo – afferma Miche-le Dell’Aglio, direttore del Caaf del-le Acli –. Questo perché l’aliquota è unica, calcolata per ogni 10mila eu-ro di reddito lordo e non per fasce di reddito”.Non ci vuole molto a capire, però, che la misura andrà a incidere con maggior peso sulle fasce di reddito più basse, in molti casi già al limite della sopravvivenza, piuttosto che su quelle più alte pur gravate, per

via del meccanismo spiegato, da tassazioni in valore assoluto più al-te. La già citata manovra di Natale (definizione che oggi suona anche un poco beffarda, ndr.) varata dal governo Monti per salvare il Paese fornisce la facoltà alle Regioni di al-zare l’addizionale Irpef. Una possibi-lità ancora tutta da verificare e che potrebbe essere presa in considera-zione da quelle Regioni con i bilanci in rosso. Per gli italiani, dunque, si tratta ancora una volta di stringere la cinghia, gravati come sono anche dall’aumento dell’Iva dal 20 al 21% dal continuo aumento del costo del carburante, dal rincaro delle bollet-te di energia elettrica e gas e dei ge-neri alimentari, anche quelli di pri-

Nel corso del 2011 sono state messe a morte almeno 676 persone mentre erano almeno 18.750, alla fine dell’anno, i prigionieri in attesa dell’esecuzione. Erano 714 nel 2009 e almeno 527 nel 2010. Sono questi alcuni dati che emergono dal rapporto annuale di Amnesty International, secondo cui nel 2011 solo il 10% dei Paesi (20 su 198) hanno eseguito condanne a morte. Diminuiscono, quindi, i Paesi che eseguono sentenze capitali. Sono

calati di un terzo rispetto a 10 anni fa. Il dato sicuramente positivo diffuso da Amnesty si scontra, però, con uno di segno opposto. In quei Paesi in cui la pena di morte è ancora in vigore è aumentato il numero delle esecuzioni che, secondo il rapporto, hanno raggiunto “un livello allarmante”. L’ago della bilancia lo sposta il Medio Oriente, dove sono raddoppiate le esecuzioni rispetto al 2010: Arabia Saudita (almeno 82 esecuzioni), Iran

(almeno 360), Iraq (almeno 68) e Yemen (almeno 41). I quattro Paesi hanno totalizzato il 99% di tutte le esecuzioni registrate nella regione e l’aumento in Iran e Arabia Saudita giustifica, da solo, secondo Amnesty, la differenza di 149 esecuzioni a livello mondiale rispetto ai dati del 2010. Arabia Saudita e Iran inoltre sono gli unici Paesi al mondo che, in aperta violazione del diritto internazionale, continuano a mettere a morte minorenni,

persone che avevano meno di 18 anni al momento del reato. Sentenze capitali su minori sono state emesse anche in Mauritania, Sudan e Yemen. Esecuzioni pubbliche sono avvenute in Arabia Saudita, Corea del Nord, Iran e Somalia. E mancano dati certi sulla Libia, “dove non si ha notizia di nuove condanne a morte, al posto delle quali è stato fatto ricorso a esecuzioni extragiudiziali, torture e detenzioni arbitrarie” denuncia ancora Amnesty international.

ma necessità a cui oggettivamente non è sempre facile rinunciare.Sulle teste di tanti italiani, quelli che per anni hanno creduto nel be-ne rifugio del mattone e della casa di proprietà sta per arrivare anche la tegola dell’Imu, la tassa reintro-dotta al posto dell’Ici a suo tempo abolita dal governo Berlusconi. Una nuova tassa che, stando ai “si dice”, potrebbe far rimpiangere la vecchia imposta comunale sugli immobili. C’è un piccolo, piccolissimo segnale di speranza a cui in tantissimi guar-dano con attenzione. La nuova imposta sugli immobili potrebbe, forse e comunque in pic-colissima parte, essere modificata con gli emendamenti al pacchetto di misure della delega fiscale: l’esame di questa ipotesi (remota e illuso-ria, così come il paventanto annul-lamento poi smentito di un nuovo aumento dell’Iva dal 21 al 23%) do-vrebbe riprendere al prossimo con-siglio dei ministri, stando a quanto affermato nei giorni scorsi dal mi-nistro delle Politiche agricole, Ma-rio Catania.

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Da un punto di vista simbolico si parla soprattutto dell’articolo 18 (della legge 20 maggio 1970 n.300, meglio conosciuta come Statuto dei lavoratori). Se andiamo alla sostanza, si sta discutendo dei diritti e delle regole del mondo del lavoro. Infatti l’art. 18 è un pretesto: delle 160mila cause di lavoro da sciogliere, solo una piccola parte (si va da un minimo di 300 a un massimo di 500) riguardano quella norma. Il presidente del Consiglio Monti ha detto più volte che si vogliono riformare le regole in tema di lavoro perché sono troppo rigide e scoraggiano gli investitori stranieri. È una tesi che circola da tempo negli ambienti della destra politica ed economica. Non è certo proibito farlo. Giustamente, altra tesi di Monti, non ci devono essere tabù né veti.A un patto. Di non raccontare favole per addormentare il bambino. Lo Statuto dei lavoratori è stato una grande conquista democratica degli anni ’70 (che non sono stati solo bui, soprattutto alla luce di quello che è venuto dopo). Da quegli anni il mondo è cambiato. E tanto. Il problema è che i cambiamenti

È visitabile sino a domenica 1° aprile negli spazi espositivi di Palazzo Avogadro a Zanano la mostra personale di Davide Piubeni, l’artista saretino, che ormai da anni abita a Los Angeles.“I colori di Davide Piubeni” è il titolo scelto per un’esposizione che mette in mostra una trentina di paesaggi bresciani, di fantasie. Non mancano, tra le opere esposte, anche alcune a soggetto religioso. Diplomato presso l’Accademia delle belle

arti di Brera, Davide Piubeni ha iniziato la sua carriera artistica in Brasile, con uno dei suoi lavori più riconosciuti: pitture religiose con scene bibliche che si trovano nella chiesa di Viseu, all’interno della cattedrale di Braganza e nella chiesa di Belem. Dal 2000 Piubeni vive in California.La mostra di Palazzo Avogadro è visitabile nei giorni feriali dalle 16.30 alle 19.30, il sabato e i festivi dalle 10 alle 12 e dalle 16.30 alle 19.30.

sono alla base della convivenza sociale. Ma non solo. La crisi impegna gli operatori privati e le autorità pubbliche competenti a livello nazionale, regionale e internazionale ad una seria riflessione sulle cause e sulle soluzioni di natura politica, economica e tecnica”. Il sistema invece continua a mettere delle pezze sui buchi provocati dalla crisi rimandando a tempi migliori una possibile “conversione”. E per tappare i buchi richiede sacrifici ai soliti

noti. Alla faccia di qualsiasi idea di giustizia.È quello che sta facendo anche il governo Monti con un pugno di ferro e guanti di velluto. Nel segno di una politica di destra. Illuminata finché si vuole, ma di destra. Un solo esempio. Negli stessi giorni in cui Monti e il governo puntavano i piedi sull’art. 18, il Parlamento ha approvato definitivamente il decreto sulle liberalizzazioni che comprende alcune regole nuove per le banche. Subito dopo ha presentato un

non sono stati tutti positivi. Anzi. Invito chi non l’ha ancora fatto a leggere il documento del Pontificio consiglio di giustizia e pace “Per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di un’autorità pubblica a competenza universale”. Vi si legge: “La crisi economica e finanziaria che sta attraversando il mondo chiama tutti, persone e popoli, ad un profondo discernimento dei principi e dei valori culturali e morali che

nuovo provvedimento correttivo sulle commissioni bancarie, per venire incontro alle richieste delle banche. Quindi non è vero che il governo non accetta veti. Dipende da chi li presenta. E tutti gli ipocriti che si scandalizzano per i no della Camusso, accettano senza fiatare quelli delle banche. Forti con i deboli, deboli con i forti. Nulla di nuovo sotto il sole.Non sono un talebano. Mi rendo conto che il passaggio da un sistema radicalmente ingiusto a un sistema fondato sulla giustizia, quella possibile a livello umano, non è facile e non si realizza in un giorno. Tuttavia bisogna essere leali con se stessi e con gli altri: la politica oggi è succube (con o senza tecnici) del sistema economico finanziario che ricatta interi Paesi, compreso il nostro, per difendere un potere incontrollato e addossare sulle spalle dei più deboli i disastri provocati dalla speculazione e dal malaffare. Uscirne non è facile. Ma smettiamola, per favore, di dare la colpa a quelli che sono sempre cornuti e mazziati. E che dovrebbero pure essere contenti e ringraziare.

Il 30 marzo alle 15.30 presso il Centro pastorale Paolo VI, in via Gezio Calini 30 a Brescia,viene presentata la “Carta per le pari opportunità e l’uguaglianza sul lavoro”. La Carta è stata lanciata in Italia nel 2009. Si tratta di una dichiarazione di intenti, sottoscritta volontariamente da imprese di tutte le dimensioni, pubbliche e private, per la diffusione di una cultura aziendale e di politiche delle risorse umane

inclusive, libere da discriminazioni e pregiudizi, capaci di valorizzare italenti in tutta la loro diversità. La è Carta promossa dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali viene ed è diffusa dal comitato promotore composto dalla Fondazione Sodalitas, Ucid, Aidaf, Aidda, Impronta etica e dall’Ufficio della consigliera di parità. L’iniziativa è promossa a Brescia da Anna Maria Gandolfi, membro della commissione pari opportunità della Provincia.

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ul territorio sono molte le rappresentazioni sacre della Via Crucis. Tra le più longe-ve c’è l’esperienza della pic-cola comunità di Barco di

Orzinuovi. Nel lontano 1952 la popo-lazione decise di realizzare le stazio-ni della via Crucis, dando vita così ai “Quadri della Passione”, con attori in carne e ossa, dislocati in tutto il paese. Sono passati 60 anni e la tradizione si è consolidata: ogni anno arrivano mi-gliaia di persone in questo piccolo an-golo della Bassa per assistere ad un evento che mette insieme la dimen-sione evocativa del teatro con quella del rito religioso. La formula è stata rinnovata da 10 anni a questa parte dal parroco don Antonio Lanzoni: affi-dando la regia dell’evento a Ettore Bo-netti la processione esce dai confini del borgo per addentrarsi nella cam-pagna sulle rive dell’Oglio. Si tratta di un vero e proprio teatro di comunità, che vede la partecipazione di tutto il paese. Proprio questa dimensione ar-tistica si fregia di un riconoscimento: i “Quadri della Passione” sono stati in-fatti inseriti all’interno della rassegna “Crucifixus”. L’appuntamento è per il Venerdì Santo, il 6 aprile, alle 21. Per quanto riguarda Brescia, anche quest’anno Pax Christi promuove una Via Crucis per le strade del centro cit-tadino. L’iniziativa, in programma il 29 marzo, riprende i contenuti della Mar-cia per la pace svoltasi a Brescia il 31

20.30 dal piazzale retrostante il carce-re di Canton Mombello e a tappe, pas-sando per largo Torrelunga, piazzale Arnaldo, corso Magenta e via Maz-zini, la Via Crucis si concluderà nel Duomo Vecchio (verso le 22.30). Nel corso della serata si raccoglieranno le offerte per il Volontariato Carcere. Al Villaggio Violino si rinnova l’appun-tamento con la sacra rappresentazio-ne della Passione di Gesù. Numerosi figuranti in costume propongono le principali scene del racconto evange-lico degli ultimi momenti della vita di Cristo, della sua morte e resurrezione sul piazzale della chiesa (via Violino

dicembre: ha per titolo “Prigionieri, liberi in Cristo” e vuole condividere la riflessione sulle molteplici condizioni di “prigionia” dell’uomo, riportando la attenzione sulle disumane condizioni del carcere cittadino. Si parte alle ore

Mentre si stanno concludendo gli appuntamenti di marzo (l’ultima lezione è in programma venerdì 30 con la prof. Tina Sommese che parlerà di “Arte e psicanalisi) l’as-sociazione Serenità e impegno ha già reso pubblico il programma di aprile dell’Università per anziani di Ghedi. Il primo appuntamento non sarà nella sede di via Trento bensì a Costa Volpino, dove è previsto il ritiro pasquale da don Battista (ex

curato di Ghedi). Gli interessati dovranno presentarsi alle 13.30 in piazza Trento. Mercoledì 11 aprile si torna in aula con una lezione sul tema “La pittura del ‘900” (seconda parte). Relatrice, la prof. Cinzia Za-netti. Venerdì 13, la prof. Paola Bo-netti terrà una lezione su un tema storico “A scuola dopo l’unità d’Ita-lia a Ghedi”. Gli incontri proseguo-no mercoledì 18 con una “Visita al Castello di Thun nel periodo della

fioritura dei meli, passando per Ro-vereto”. La partenza da Ghedi è alle 7.30. Le lezioni in classe riprendono venerdì 20 aprile. Il prof. Angelo Bo-nini farà una lezione sul tema “Ghedi 1848-1861: un frammento dell’unità d’Italia”. L’ultimo incontro di aprile è programmato per venerdì 27. Tema: “L’inizio del ‘900 fra passato e futu-ro”. Gli incontri si terranno, come di consueto, alle 14.40 nel salone di via Trento. La partecipazione è libera.

di Sopra - via Nona) e negli spazi cir-costanti. Le rappresentazioni (un’ora) sono in programma domenica 1 aprile alle 20.30 e venerdì 6 aprile alle 20.30.Mercoledì 4 aprile alle 21 l’Auditorium San Barnaba ospita lo spettacolo: Via Crucis. Il sacrificio di Cristo che due-mila anni fa cambiò la storia dell’uma-nità rivissuto in una suggestiva azione teatrale alternata a brani lirici e cora-li dei massimi autori di musica sacra. La regia è dell’associazione culturale “Clemente Di Rosa”. Lo spettacolo ini-zia con una rievocazione del processo sommario voluto per Cristo dal Gran Sinedrio. L’ingresso è a offerta libera.

Grazie alla proposta della Polizia stradale e dell’Ufficio scolastico di Brescia, la Fondazione scuola dell’infanzia “Sorelle Girelli” di via I Maggio 2 a Poncarale ha partecipato al programma di educazione stradale “Progetto Icaro” rivolto ai bambini di cinque anni. “I nostri piccoli alunni −racconta la coordinatrice Nunzia Silvestri − hanno condiviso con entusiasmo il percorso educativo e svolto diligentemente gli incontri” con

gli agenti della Polizia stradale, all’interno della nostra Scuola e hanno partecipato il 6 marzo come giornata conclusiva ai giochi e alle attività di educazione stradale promossi al Centro San Filippo di Brescia. La Commissione europea si propone il dimezzamento dei decessi entro il 2020 (dopo i risultati ottenuti nel decennio 2001-2010 con oltre 78mila vite salvate) definendo sette specifici target. Il primo di questi obiettivi è il

miglioramento dell’educazione stradale e della formazione per gli utenti della strada, terreno su cui si muove da oltre 10 anni il “Progetto Icaro”. “Per questa nuova opportunità educativa − continua la coordinatrice Silvestri − vogliamo ringraziare tutte le persone coinvolte, ma in particolare gli agenti di Polizia stradale: Stefano, Claudio e Stefano per averci insegnato nuovi e corretti comportamenti stradali”.

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arafrasando Mazzolari il fi-ne della politica è far star bene l’uomo, cioè concor-rere alla sua promozione integrale. In questo diffi-

cile compito sono stati maestri, nella storia di Brescia, grandi esponenti po-litici cattolici coerenti con la loro fede e, soprattutto, capaci di fare sintesi delle diverse istanze che ogni giorno si presentano sul tavolo degli ammi-nistratori. Alcune di queste persone (Cesare Trebeschi e Giuseppe Ono-fri su tutti) che hanno fatto la fortu-na della città (si pensi all’Asm) erano in sala. La ricostruzione storica della vicenda politica bresciana (del catto-licesimo democratico ma non solo), attraverso la testimonianza di mons. Gabriele Filippini, mostra uno “stile amministrativo che, pur tra sbagli, ha tenuto ferma la barra della navigazio-ne”. Negli anni Ottanta Brescia aveva molti spazi di confronto e si interro-gava spesso (don Gabriele ha citato i due convegni “I cristiani e la città”). Le prime crepe? Nel 1990 Padula, sottolinea don Gabriele, non fu fatto sindaco per un veto dei cattolici nei confronti di altri cattolici. Ma oggi le caratteristiche che si possono legge-

re in quell’esperienza amministrativa hanno ancora un senso? Che cosa è rimasto di quella stagione interrotta nel 1994 da un bipolarismo feroce che ha alimentato tensioni e divisioni an-che nelle comunità cristiane? In quel periodo inizia anche un imbarazzan-te silenzio e un’apparente neutralità della Chiesa. Ai giorni nostri i politi-ci “si definiscono tutti cattolici, ma − racconta Alfredo Bazoli (consigliere Pd) − mancano le caratteristiche dei cattolici in politica”. Da dove riparti-re allora? Secondo Bazoli è necessa-rio, per tornare alle virtù civili della città, “costruire una grande alleanza, smussando anche le differenze poli-tiche, per il rilancio della Leonessa”. Se si parla di coalizione allargata è facile pensare a quei soggetti politici che gravitano attorno al centro (Giu-seppe Berthoud, Francesco Onofri, l’Udc) che nel 2008 si sono presenta-

ti in schieramenti differenti. Per Ti-no Bino “la coalizione si allarga solo dopo le primarie”, prima bisogna sa-per indicare la leadership, perché “la politica non si fa senza leadership, recuperando alcuni progetti identi-tari” come tutta la tematica relativa all’immigrazione. “Se i giovani aves-sero voglia − continua Tino Bino − ci sono ancora le fondamenta di quella Brescia sulle quali poggiare il futuro”. Per farlo non si deve avere paura di parlare di politica. E i giovani nella serata organizzata dall’associazione Partecipazione & Identità non c’era-no o meglio erano pochi (fra questi Federico Manzoni). In verità i giovani ci sono e si formano anche, come ha sottolineato don Umberto Dell’Aver-sana a margine delle relazioni, attra-verso la Scuola di sociopolitica pro-mossa dalla diocesi, ma non vengono poi coinvolti dai partiti.

La sfida è quella di poter sviluppare l’attività imprenditoriale nel settore abbigliamento. Il progetto “Sarte – le pari opportunità vanno di moda” na-sce dal bisogno di creare una profes-sionalità spendibile nel mondo del lavoro a donne con carichi familiari con situazioni di disagio sociale o di estromissione dal mondo del lavoro. Si tratta di un progetto che intende creare una professionalità spendibile nel mondo del lavoro a donne con ca-richi familiari con situazioni di disagio sociale o di estromissione dal mondo del lavoro. La partnership con l’Istitu-to Razzetti offre il supporto di figure professionali competenti nel ruolo educativo e di mediazione e risulta essere strategica per la buona riusci-ta del progetto. Il Comune di Brescia è un attore importante di questo pro-getto, in quanto molte delle donne che parteciperanno alla formazione sono in carico ai Servizi sociali del Comune e segnalate dall’Agenzia del lavoro all’interno del bando di affida-mento del Sal (Servizio avviamento al lavoro). La partnership con l’Isti-tuto Razzetti offre il supporto di figu-re professionali competenti nel ruolo educativo e di mediazione, e risulta essere strategica per la buona riuscita del progetto. Il percorso individuato si articola in quattro fasi e ha una durata di 22 mesi; in questo percorso si pro-cede con una formazione mirata di sei donne, selezionate tra le 20 che hanno affrontato il precorso della fase uno, da accompagnare gradualmente, con l’affiancamento di più figure preposte (mediatrice e tutor) al fine dell’inseri-

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mento lavorativo di almeno 3 di esse all’interno del laboratorio sartoriale esistente. A settembre 2010, su sol-lecitazione e in collaborazione con la Congrega della carità apostolica di Brescia, il Laboratorio sartoriale, denominato S-Arte sito a Brescia in via Pulusella 6, è stato rilevato dalla Fondazione Cottinelli mantenendo la finalità originaria di offrire risposte occupazionali a donne in difficoltà.

Fernando Scarlata (nella foto) è il coordinatore del Comitato antimafia di Brescia, dedicato a Peppino Impastato; Scarlata studia da anni il fenomeno dell’insediamento delle mafie al Nord e, nel 2009, ha pubblicato il libro “Tentacoli, la criminalità mafiosa a Brescia”, edito da Liberedizioni. “L’idea di creare un Comitato antimafia anche a Brescia è nata durante il convegno ‘Potere mafioso e movimento antimafia’ organizzato nel novembre 2003 allo scopo di affrontare temi come

la presenza mafiosa a Brescia e il legame tra mafia e politica” racconta Scarlata. “Dopo aver preso parte a questo convegno si fece strada in me l’idea di creare un vero e proprio Comitato antimafia che potesse sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema tanto delicato e, allo stesso tempo, alfabetizzare e informare la cittadinanza su cosa fosse la mafia. Nel 2004, dunque, nacque il Comitato che ancora oggi coordino, ma solo due anni più tardi si scelse di dedicarlo alla figura di Peppino

Impastato”. Peppino Impastato fu un politico attivista siciliano, che si rese protagonista di concrete azioni di antimafia sociale pagando con la sua vita. “Parlare di mafia come un fenomeno tipicamente meridionale è oggi più che mai anacronistico e lo dimostra il fatto che, negli ultimi anni, tra Brescia e provincia sono stati confiscati alla mafia ben 123 beni di varia natura. Nella nostra città, la presenza di cosche mafiose è provata: esse si occupano di droga, traffico di rifiuti industriali,

edilizia, riciclaggio, usura, racket e prostituzione mentre attorno a noi dilaga l’omertà. Il fenomeno delle mafie, pur essendo presente, si mimetizza molto bene in un contesto simile per questo ritengo importante lavorare concretamente sulla mentalità dei giovani, affinché un giorno, tutto questo possa essere sconfitto; e, a chi mi chiede se non sono spaventato da possibili ritorsioni, io rispondo convinto di non esserlo perché credo realmente in ciò che faccio”. (l.d.p.)

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a scelto l’Università cattolica di Brescia il ministro dello Svilup-po economico, delle in-frastrutture e trasporti,

Corrado Passera, come primo con-tatto con il mondo accademico. Chi si aspettava dall’ex amministratore delegato di Banca Intesa osservazio-ni e puntualizzazioni sui principali fronti di esposizione dell’esecutivo è rimasto deluso. Alle polemiche più re-centi, riforma del mercato del lavoro su tutte, nessun accenno se non alla modalità del “lavorare insieme” scel-ta dal Presidente del consiglio toglie-re il Paese dalle sabbie mobili della crisi. Il ministro dello Sviluppo eco-nomico ha raccolto l’assist del pro-rettore vicario Franco Anelli che ha passato in rassegna numeri, punte di eccellenza, progettualità presenti e

parte. “Il governo sta lavorando met-tendo in campo rigore e sviluppo – ha affermato Passera –, tenuti insieme secondo criteri di equità e coesione”. E l’università? Anche per il mondo ac-

cademico le sfide non mancano, chia-mato com’è a contribuire all’efficacia del Paese formando giovani capaci di confrontarsi validamente con quella che il Ministro ha dipinto come “la

Musica e religione insieme, in classe. Era il 12 dicembre del 2011 quando Alba Pioletti entrò, chiamata dalla maestra di religione Patrizia Maldina, nelle due classi IV della scuola elementare Filippo Corridoni di Brescia. L’obiettivo era quello di far conoscere gli strumenti musicali antichi e folcloristici attraverso l’insegnamento della religione. Per parlare di Davide tirò fuori un’arpa, che diede in mano a un bambino, spiegandogli che Davide costruì l’arpa mentre sul

prato pascolava le pecore. Davide fu il primo cantore di salmi verso Dio. Un altro bambino, con una voce melodiosa, intonò un salmo di Davide. Alba Pioletti tornò la settimana successiva, invitando i ragazzi a portare uno strumento musicale. Questa volta la lezione del giorno era “la parabola dei talenti”. Visto il successo, invitò anche l’altra IV classe. Una bambina, che frequenta il Conservatorio, si mise a suonare la chitarra, mettendo in luce un talento che le era stato

donato: con lo studio negli anni a venire avrebbe dato felicità a chi l’avrebbe ascoltata. E poi chi aveva il clarinetto, la fisarmonica a bocca, il flauto, un ragazzino di colore teneva il sassofono con grande maestria. Tutti hanno eseguito qualche brano: è importante coniugare la parabola dei talenti con il talento dato da Dio; anche amare la musica è un talento che vivrà per sempre nei loro cuori. Le scuole che fossero interessate, possono contattare Alba Pioletti, 0302906396.

sfida delle sfide”: quella di un mondo sempre più complesso. “I giovani – ha proseguito – devono essere dotati di strumenti tecnici e culturali nuovi per affrontare questa sfida”. Visione d’insieme, capacità di collocarsi in un tutt’uno coerente, creatività e inventi-va nel trovare soluzioni sempre nuo-ve, disponibilità a vivere e a gestire i cambiamenti: questo insieme a speci-fici saperi è il bagaglio che il mondo universitario deve consegnare ai suoi studenti, oltre, ovviamente alla capa-cità di lavorare insieme.

future dell’Università cattolica. Ele-menti che Passera ha detto di voler coniugare con sviluppo, investimenti e ricerca per parlare in termini nuovi di futuro, di cui si parla troppo poco e in termini sbagliati. Passera ha in-vocato uno sforzo per immaginare il futuro oltre la crisi, un futuro non più guidato e giudicato, come per il presente e come è stato per il pas-sato prossimo, secondo una visione economicistica. “Pensare che il mer-cato fosse lo strumento perfetto per l’interpretazione la complessità della società che non è fatta solo di econo-mia – ha affermato Corrado Passera – è stato un errore che non dovrà più essere ripetuto”. Altri sono i modelli interpretativi, i criteri, per pensare il futuro oltre la crisi. Quali? Il ministro dello Sviluppo economico non ha avu-to dubbi nell’identificarli in quella par-te della Caritas in veritate, in cui Be-nedetto XVI invita a non confondere il fine con gli strumenti, dove il primo è lo sviluppo integrale dell’uomo e della società e i secondi sono il mercato e l’economia. “Nel contesto storico che stiamo vivendo – ha continuato il Mi-nistro – il fine è il lavoro”. Il lavoro, bene comune, è dunque il metro per misurare le performance del sistema Paese, della sua classe dirigente, del-la sua politica. Si tratta di una sfida in cui ciascun attore deve fare la sua

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ldilà delle divisioni po-litiche (ne abbiamo già dato conto) iniziamo nel prossimo numero un percorso di conoscenza

del Piano di governo del territorio, dando la parola all’architetto Giam-piero Ribolla, responsabile dell’area tecnica del Comune di Brescia e supervisore del lavoro (apprezzato pubblicamente e a più riprese dall’as-sessore all’Urbanistica del Comune Paola Vilardi) che ha portato, non senza fatica, alla stesura del Pgt. Il documento che di fatto disegna una nuova città (nel bene o nel male a se-conda delle interpretazioni, verrebbe da dire) chiama in causa molti ambiti e settori: dal verde alla mobilità, pas-sando per le infrastrutture (nuove e vecchie da rivalutare) e il rispetto dell’ambiente (in particolare l’avvele-namento da Pcb nella zona Caffaro)nella terza città più inquinata d’Euro-pa. Va in soffitta il vecchio piano re-golatore. La caratteristica fondamen-tale di ogni Documento di piano è di possedere contemporaneamente una dimensione strategica, che si traduce nella definizione di una visione com-plessiva del territorio comunale e del suo sviluppo ed una più direttamente operativa, contraddistinta dalla deter-minazione degli obiettivi specifici da attivare per le diverse destinazioni e dall’individuazione degli ambiti sog-

getti a trasformazione. Il Documen-to di piano, pur riferendosi a un arco temporale definito, che risponde a un’esigenza di fornire risposte tem-pestive al rapido evolversi delle dina-miche territoriali, deve contenere una visione strategica rivolta a un orizzon-te temporale di più ampio respiro. In

Venerdì 30 marzo alle 18 nel salone delle scenografie del Teatro Grande si tiene il secondo appuntamento di “Conversazioni al Grande”, il ciclo di incontri con alcuni dei protagonisti del panorama culturale italiano per discutere e riflettere sui nuovi scenari della società contemporanea e per esplorare le novità della scena editoriale italiana. La Fondazione del Teatro Grande propone una conversazione con Paola Capriolo per la presentazione del suo ultimo libro, “Caino”,

edito da Bompiani nel 2012. Paola Capriolo è nata a Milano nel 1962. Collabora alle pagine culturali del “Corriere della Sera” e svolge attività di traduttrice, soprattutto dal tedesco. Tra i suoi lavori: La grande Eulalia (Feltrinelli, 1988), Il doppio regno (Bompiani, 1991), La spettatrice (Bompiani, 1995), Una di loro (Bompiani, 2001), Qualcosa nella notte (Mondadori, 2003) e Una luce nerissima (Mondadori, 2005). L’accesso al salone delle scenografie è da via Paganora 19.

Una giornata di orientamento alla formazione post-laurea e al lavoro per i laureati nell’area dell’educazione e della formazione. Sarà questo il “Career day” che si svolgerà venerdì 30 marzo a partire dalle ore 11 nella sede di via Trieste 17. Un’occasione unica per incontrare di persona i principali enti che si occupano di educazione e formazione sul territorio bresciano e per scoprire opportunità di stage e lavoro dedicate ai laureati triennali

e magistrali in Progettazione pedagogica. L’iniziativa è promossa dalla facoltà di Scienze della formazione e dal Dipartimento di Pedagogia, in collaborazione con la laurea magistrale in Progettazione pedagogica e formazione delle risorse umane e Associazione Fabbricatempo. Circa 15 aziende propongono ai visitatori opportunità di carriera in tutti gli ambiti. Nel corso dell´evento sarà possibile consegnare il proprio curriculum e fissare dei colloqui.

questo lungo iter la dialettica politica si è messa in luce con evidenti con-trapposizioni. Adesso non resta che modificare la cartografia viste anche le osservazioni recepite dai cittadini e, solo tra qualche mese, il definitivo Piano di governo del territorio verrà pubblicato. Dalla prossima settimana passeremo in rassegna gli indirizzi ge-nerali del nuovo strumento: la trama verde con l’operazione della valle di Mompiano, il vivere la città con il si-stema delle reti di trasporto e l’abitare la città, lo sport e il tempo libero (an-che se va detto che la cittadella dello sport non è stata inserita nel Pgt, ma è stata consegnata come altri progetti alle future varianti).

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emedello ha organizza-to una conferenza nel-la giornata mondiale contro i razzismi. Un appuntamento, quello

di mercoledì 21 marzo, organizza-to dall’Istituto tecnico statale Bon-signori in sinergia con la Regione Lombardia e l’amministrazione co-munale. Al dirigente scolastico è toccato presentare la convention centrata su “Educare alla legalità: no ai razzismi”, rivolgendo un calo-roso benvenuto agli oltre 300 allie-vi del Bonsignori che hanno segui-to con attenzione le riflessioni dei più alti rappresentanti dello Stato nel territorio bresciano. I lavori so-no stati moderati dall’insegnante Rocco Resta; si sono succeduti, ac-compagnati da applausi spontanei del parterre, il già procuratore del Tribunale dei minori Emilio Quaran-ta, suor Rosalina responsabile del-la Comunità Shalom, Guido Papalia (procuratore generale di Brescia) e del prefetto Livia Narcisa Brassesco Pace e il sindaco di Remedello Fran-cesca Cerruti. Tra gli invitati i primi cittadini di Gambara, Castenedolo, Gottolengo, Acquafredda, Ghedi,

Fiesse e il comandante dei carabi-nieri della Compagnia di Desenzano Fabrizio Massimi. “Sul tema della le-galità – ha affermato il preside – la scuola e l’amministrazione hanno un unico obbiettivo contrastare ogni forma di razzismo e prevaricazione. Emilio Quaranta si è affidato alla vi-cenda che ha avuto come protagoni-sta nel 1955 in Alabama, Rose Parks. “Il colore della pelle ha significato e significa per alcuni, superiorità. Rose Parks, rifiutando di lasciare i posti riservati sui bus ai bianchi, ha scelto di stare con Abramo Lincoln estensore della parità fra gli uomi-ni di ogni razza”. Poi il richiamo a Nelson Mandela e alle sue parole. Il procuratore Papalia ha rimarcato lo stretto legame tra “legalità, regole e libertà. Insieme ci consentono di capire. Se obbedisco a leggi calate dall’alto sono un suddito, se parteci-

po alla loro stesura sono un cittadi-no”. “Il vero vincitore è il sognatore che non si è mai arreso”. “Il senso della legalità – sono parole dell’in-tervento di suor Rosalina – inizia in famiglia. Aprite i cuori – l’invito ai giovani della religiosa – e verifica-te sempre i messaggi che vi giungo-no”. Il prof. Resta ha insistito sulla importanza della formazione delle classi dirigenti e su coloro i quali in questo momento storico detengono il potere. Il prefetto Brassesco Pace ha invitato i giovani a credere nel-lo Stato “mi ritengo un suo costrut-tore” “In un sistema democratico si seguono le regole per cambiarle. Il rispetto degli altri combatte il feno-meno del razzismo, ma non è razzi-smo se uno straniero non può vota-re. Per farlo bisogna cambiare le re-gole, cioè le leggi e la sede è quella del nostro parlamento”.

Poco meno di quattro mesi e l’ac-censione del braciere darà inizio ai Giochi olimpici di Londra: l’attesa si comincia ad avvertire anche nella Bassa. A Pompiano si terranno tre se-rate dedicate alle storie che dal 1896 sanno raccontare e agli importanti valori che esse sanno trasmettere. A organizzarle la società di Atletica in collaborazione con l’Asd Ciclistica, con il patrocinio dell’assessorato allo Sport del Comune. Il nome scelto per l’evento è “In&around London 2012” e prende avvio sabato 31 marzo alle 20.30 presso l’auditorium di via Orta-glia con la proiezione del film“Cool runnings-quattro sottozero”, pellico-la che racconta la storia (vera) della squadra giamaicana di bob alle Olim-piadi invernali di Calgary dell‘88. Alla presenza azzurra sotto le bandiere dei cinque cerchi sarà dedicata la serata di due settimane più tardi: sabato 14 aprile si terrà sempre presso l’audi-torium la proiezione di alcuni filmati e documentari dedicati alle imprese sportive di atleti italiani durante le edizioni olimpiche di Atene 2004 e Pechino 2008. Sullo schermo i foto-grammi della cerimonia di apertura, oltre alle premiazioni dei medagliati italiani, non solo nell’atletica e nel ci-clismo, ma anche in tutte le altre di-scipline olimpiche. L’ultima serata, venerdì 20 aprile, porterà a Pompia-no tre grandi personaggi dello sport nazionale: moderati da Marco Bene-detti, presidente dell’Asd ciclistica interverranno la campionessa para-limpica di ciclismo Patrizia Spadacci-ni (nella foto), il giornalista sportivo

Franco Bragagna e il presidente della sezione bresciana del Coni Ugo Ran-zetti. “L’idea – racconta il vicesindaco e assessore allo sport Silvio Boldrini – è nata dalla collaborazione del pre-sidente dell’Asd ciclistica Marco Be-nedetti e di Cinzia Zuppelli, “anima” dell’Atletica Pompiano. È rivolta in particolare ai ragazzi delle scuole, per diffondere tra di essi la cultura sportiva”. (f.u.)

Rotary e Lions sono scesi nuovamente in campo per due importanti iniziative di solidarietà. Nel primo caso si tratta della donazione realizzata dal gruppo Brescia Sud Est alla scuola dell’infanzia San Giuseppe di Borgosotto consistente in una serie di tavoli e sedie per le necessità didattiche. “Si tratta di un piccolo, ma significativo gesto per la nostra organizzazione – ha ricordato il presidente del Rotary sostiene Migliorati – e per questo devo

ringraziare, in particolare, uno dei nostri iscritti, la dott.ssa Elena Albini Albini, dalla quale è partita l’idea”. Il sindaco Elena Zanola ha avuto parole di plauso per il Rotary, “una realtà che, spesso nel silenzio e lontano dai clamori mediatici, mette sempre a segno tasselli importanti nel mosaico della solidarietà. La donazione che presentiamo è importante anche perché viene fatta ad uno degli istituti scolastici, assieme alla scuola Mafalda, più antichi del paese”. “Essendo io

monteclarense – ha dichiarato la dottoressa Albini Albini – mi sono sentita in dovere di attivarmi per un asilo, tra l’altro, che anch’io ho frequentato”.Quanto ai Lions Club Colli Morenici, pregevole l’iniziativa, che ha preso spunto dal Progetto “1 milione di alberi” ideata a livello mondiale dagli stessi Lions. L’obiettivo è piantumare l’area verde attorno all’ospedale con alberi ed essenze arboree: è stato inaugurato il primo dei tre lotti (il cui costo

è di 65mila euro), finanziato dall’associazione assieme a Tenda Verde. “Grazie al nostro impegno – ha dichiarato il presidente dei Lions Pietro Castellaneta – possiamo dire di aver contribuito in maniera significativa a rendere più attraente l’ambiente di questa zona”. L’intervento vedrà la messa a dimora di quasi 300 tra querce, frassini e tigli oltre a 2000 varietà di arbusti. La realizzazione è affidata a Tenda Verde, mentre il progetto è del forestale Guido Treccani. (f.m.)

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possibile l’integrazione tra mentalità culturali e fedi differenti? Su que-sto tema, affascinante nella sua complessità,

ha parlato il sociologo Stefano Al-lievi, invitato al cinema Gloria la scorsa settimana nell’ambito degli incontri organizzati da “Vocabolari di pace” sul tema “Come convivere tra culture e religioni diverse”. In-troducendo il relatore, il direttore de “La Voce del Popolo” don Adria-no Bianchi ha affermato l’impor-tanza “della conoscenza delle altre culture, via maestra per arrivare poi alla migliore integrazione possibile; la religione, sotto questo aspetto, deve essere sempre strumento di non violenza. La diocesi di Brescia, mi piace ricordare, è una delle più attive al riguardo essendo stata tra

magari a casa propria nemmeno lo possiedono”. Una terza condizione a cui porta il processo pluralistico consiste nel “prendere atto della situazione e comportarsi di con-

seguenza dialogando e cercando punti di contatto e di intesa, il clas-sico vivere civile insomma, un po’ come avviene quando gli insegnan-ti, a scuola, trovandosi di fronte a

A Pontoglio è conto alla rovescia per l’11 edizione dell’attesa rassegna canora “Musicastello”, in scena quest’anno per quattro serate (20-21-27 e 28 aprile con inizio alle 21) nel più capiente Palabosco dell’oratorio, considerata la sempre maggiore partecipazione di artisti e spettatori. Un’iniziativa che ormai da oltre 10 anni si ripresenta con successo e che vanta la collaborazione compatta di 150 volontari, davanti e dietro le

quinte, già a partire da inizio ottobre per curare la parte artistica, tecnica e scenografica affinché anche la cornice e le pause dello show, intervallato da divertenti sketch comici, suggestivi balletti e strepitosi siparietti tra le varie esibizioni, siano il più coinvolgenti possibile. Per quanto riguarda i cantanti (già alle prese con le prove da inizio novembre) quest’anno se ne contano in lista, tra affezionati e new entry, ben 81 (70 l’anno

scorso) con la proposta totale di 60 canzoni (50 la precedente edizione).L’appuntamento, che ogni anno richiama affezionati spettatori da paesi limitrofi, ma anche fuori provincia, è libero a tutti coloro che desiderano trascorre piacevoli momenti di sano svago, approfittando delle belle serate primaverili e gratificando, con la propria presenza, l’entusiasmo e la generosità dei tanti giovani coinvolti. (a.s.)

diversi alunni di altre fedi, devono modificare il modo di rapportarsi globalmente con la classe”. È op-portuno, pertanto, che i credenti “ricerchino nella storia un senso: esso può benissimo essere costitu-ito da quel dialogo interreligioso at-traverso il quale riscoprire le altrui e le proprie identità e radici. Fac-ciamo sì di essere come la ruota di un carro: Dio costituisce il mozzo e gli uomini i raggi. Più saremo vicini a lui più ci troveremo in comunione anche tra di noi”.

le prime a creare, nel 1981, un Uf-ficio migranti”. “Il vissuto religioso odierno – ha esordito Allievi – è ben diverso anche solo rispetto a 20 an-ni fa, ma non per questo meno inten-so. Nella complessità del mondo in cui viviamo, da un secolo a questa parte, si sono fatte strada tre situa-zioni: la secolarizzazione progressi-va, la privatizzazione della religione e il pluralismo delle fedi. E se le pri-me due – ha dichiarato il sociologo - sono un dato ormai accettato e con-diviso, che ha portato la religione a non essere più ragione legittimante della società o messa allo scoperto in ogni ambito, la terza condizione, conseguenza delle prime due, è ben più problematica”. Perché? “Vengo-no messi in gioco i nostri valori, o meglio, ci costringe a cambiare noi stessi, a guardare dentro e fuori della nostra realtà. Ed ecco, come risultante di questa situazione – ha continuato Allievi – che si assiste a processi contrapposti o discordanti tra loro: dal mescolamento di cultu-re, penso ai matrimoni misti sempre più diffusi e tollerati, ad una sorta di chiusura a riccio, aspetto che io chiamo identità reattive. Un esem-pio? Molti cattolici si scoprono tali quando assistono all’arrivo di im-migrati di altre fedi: brandiscono il crocefisso contro di essi quando

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na grande vela bianca sorretta dalla croce e su di essa una strada, che si distende e allar-ga sempre più verso la

luce. Questo il monumento funebre che da si erge nel cimitero di Urago d’Oglio per ricordare – nel 30° an-niversario della morte – Vincenza Stroppa, la maestra elementare origi-naria del paese che fondò, insieme al francescano padre Ireneo Mazzotti, l’istituto secolare di vita consacrata Piccola famiglia francescana. Una figura di grande importanza per la storia del suo paese e dell’Istituto, uniti per l’occasione nel ricordo e nella celebrazione, come traspare dalle parole di Assunta della Volpe, presidente centrale della Piccola fa-miglia francescana, presente a Ura-go d’Oglio sabato scorso per l’inau-gurazione e la benedizione del mo-numento: “La sua volontà è sempre stata quella di rimanere qui – invece che nella nostra sede al cenacolo francescano di Ome – tra la sua gen-te e i suoi ragazzi. Questo rispondeva al suo ideale di vita consacrata che prevedeva lo stare nel mondo, fino alla fine. È un’occasione importante per il nostro istituto, rappresentato in tutte le sue componenti sparse in ogni parte del mondo, e anche per il paese di Urago d’Oglio di riscoprir-ne la figura grazie a questo nuovo monumento, finanziato dall’ammini-

don Gianfranco Rossi: “La vicenda umana e spirituale di Vincenza Strop-pa nasce all’interno della parrocchia e al servizio di essa, allargandosi an-che all’intera comunità. La sua è una testimonianza molto significativa, che noi abbiamo sempre celebrato ogni anno il 24 marzo, nell’anniversa-rio della sua morte. Ci auguriamo che divenga nota sempre a più persone, che magari ora non la conoscono”. Proprio a questo potrebbe servire la scultura, realizzata insieme ad alcuni allievi da Pietro Ricci, docente all’Ac-cademia di belle arti “Santa Giulia”: al momento dello scoprimento erano presenti, oltre alle autorità comuna-li e provinciali anche i ragazzi delle scuole medie, segno ancora una volta di una comunità che vuole “riscopri-re – queste le parole del sindaco An-tonella Podavitte – la propria storia guardando però avanti, al futuro”. Il progetto è nato tre mesi fa e si è rea-lizzato anche grazie al contributo di alcune società e associazioni del pae-se, come gli alpini. In occasione delle celebrazioni, inoltre, è stato presen-tato il libro “Vincenza Stroppa – ma-estra di vita e spiritualità”, curato da padre Rocco Barbariga e distribuito a tutti i presenti. La “maestra Cen-za”, insomma, com’era conosciuta a Urago, lungi dall’essere dimenti-cata continua anche oggi la propria missione di spiritualità collocata nel cuore della sua gente.

Dal 31 marzo al 22 aprile presso il Museo della Città (ex Carceri) di Chiari l’Academia-Ikon Rus’ espone 40 icone russe, proponendo un viaggio affascinante fra le icone russe, alla scoperta del culto ortodosso e della storia iconografica in Russia, con la mostra “Quando l’arte racconta la fede”. L’esposizione comprende più di 40 esemplari appartenenti alla collezione privata di Academia-Ikon Rus’ di Montichiari. Un viaggio nella storia artistica della Russia e della

confessione ortodossa, che parte dal XVI al XIX secolo. La raccolta in mostra viene esposta con un percorso temporale, composta da icone dipinte nelle migliori scuole russe tra cui la scuola di Mosca, di S. Pietroburgo, di Palek e di M’Stera, di Yaroslav, di Novgorod, ecc... Tra le opere in esposizione alcune sono rare, altre sono di alta epoca, altre ancora impreziosite con riza (copertura metallica) in argento e pietre preziose. La tecnica di questa arte figurativa è rimasta

la stessa fin dalla sua nascita: l’immagine, realizzata sia con i colori, sia con le tessere di mosaico viene eseguita su legno, lino o pietra. La maggior parte delle icone raffigura il volto di Cristo o della Madre di Dio, dei Santi, degli Angeli e delle feste della liturgia ortodossa. L’icona è un simbolo sacro e come tale non imita il mondo visibile, materiale e tanto meno è occasione per esibire sentimenti e giudizi personali dell’artista; essa esiste per rendere visibili gli archetipi

trascendenti che altrimenti resterebbero senza espressione. Per questo l’icona ha la funzione di aiutare il credente a pregare, a credere a ragionare a piangere a gioire, così che il tutto viene accolto e trasfigurato nel mistero. L’icona non vuole mai rappresentare la natura ed è per questo che si diversifica totalmente dal quadro religioso, il quale attinge da figure umane lasciando libere invenzioni dell’artista e le sue personali interpretazioni dei temi sacri.

strazione comunale, in sostituzione del vecchio loculo”. Sul valore della testimonianza cristiana di Vincenza Stroppa si esprime anche il parroco

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Un incontro come occasione per conoscere modelli virtuosi a livello nazionale e per creare un pubblico dibattito sulla gestione dei rifiuti sul lago di Garda. È quanto propone sabato 31 il comune di Gardone Riviera, con la collaborazione della Comunità montana Parco Alto Garda, con il convegno “Voglio una vita differenziata 2012” ospitato presso il palazzo municipale a partire dalle 20.30. Nel corso della serata verranno presentate

le relazioni di Piero Penner, assessore all’Ambiente di Noli, “La raccolta differenziata in un piccolo borgo medioevale”, di Francesco Nocera, assessore all’Ambiente di Pietra Ligure, “La raccolta differenziata sul territorio di Pietra Ligure, Comune costiero a vocazione turistica”, di Alessio Ciacci assessore all’Ambiente di Capannori, “Il case study italiano della ‘zero waste’”, di Francesco Pergher e Roberto Bortolotti, presidente e direttore di Amnu,

azienda municipalizzata trentina, “L’organizzazione della raccolta differenziata: una scelta di civiltà, una opportunità professionale” e di Stefano Ambrosini, assessore all’Ambiente di Gardone, “Un modello sperimentale di gestione: porta a porta e compostaggio locale”. Temi che riguardano tutti i cittadini che devono sentirsi responsabilmente impegnati a salvaguardare il territorio e a trasmetterlo ‘vivibile’ alle future generazioni.

er il secondo anno conse-cutivo la rete scolastica “Morene del Garda”, costi-tuita nel 2008 da un grup-po di docenti degli istituti

superiori del bacino benacense, ha avviato una rassegna di lezioni in-centrata sull’ambiente gardesano in cinque scuole del Benaco. L’iniziati-va, che ha ricevuto il patrocinio del-la Comunità del Garda ed il finanzia-mento dell’assessorato all’Ambiente della Provincia di Brescia, è intitolata “Terracque” e si propone l’obiettivo di costituire un rilevante momento di studio e di riflessione sull’ambiente gardesano nella prospettiva del pro-tocollo adottato a Nagoya nel 2010 nel corso della 10ª “Convenzione sulla biodiversità biologica” e fina-lizzato alla salvaguardia della biodi-versità per la prefigurazione di una nuova era in cui la vita sia in armo-nia tra natura e uomo. “Terracque” coinvolge circa 250 studenti, in mag-gioranza del biennio delle superiori, invitati ad esaminare il Garda come materia di studio. Ad avviare il per-corso didattico, già a dicembre, sono stati gli esperti dell’Agenzia provin-ciale per la protezione dell’ambiente di Trento, Maurizio Siligardi e Bar-bara Zennaro, che hanno illustrato agli studenti del liceo “Bagatta” di Desenzano e dell’istituto commer-ciale e per geometri “Battisti” di Sa-lò i risultati di una innovativa ricer-

ca basata sull’Indice di funzionalità perilacuale, un parametro di analisi degli assetti vegetazionali dei tratti costieri dei laghi tramite il quale si possono ricavare dati sullo stato di inquinamento delle acque. A marzo e ad aprile si svolge una serie di le-zioni focalizzata su temi di estremo

interesse, quali la biodiversità, l’ac-qua e i prodotti della terra: la tipici-tà dei prodotti gardesani. Le lezioni sono tenute da Silvia Porro, ricerca-trice di Scienze naturali dell’Univer-sità statale di Milano e da Marialu-isa Monesi, studiosa del marketing territoriale e referente dell’Associa-zione “Donne in campo” impegna-ta a promuovere l’imprenditorialità femminile, a mantenere le tradizio-ni, a preservare il territorio e l’am-biente e a sviluppare i servizi socia-li nelle aree rurali. Le prime hanno interessato l’istituto per i servizi in agricoltura e lo sviluppo rurale “Vin-cenzo Dandolo” di Lonato, l’istituto alberghiero “Caterina De’ Medici” e l’istituto tecnico-professionale “Luigi Bazoli - Marco Polo” di Desenzano. Il prossimo appuntamento, giovedì 29 all’auditorium del “Bazoli-Polo” , è dedicato ad un originale reportage sullo stato delle acque dolci ad opera del giornalista e fotoreporter Valerio Gardoni. Per la conclusione, sabato 21 aprile, “Terracque” si trasferisce a Salò all’istituto “Battisti” con una lezione del segretario generale della Comunità del Garda, Pierlucio Ce-resa, sugli “Usi plurimi delle acque del Garda”. Grazie a “Terracque” gli studenti hanno a disposizione una concreta occasione per conoscere importanti tematiche ambientali e prepararsi a un utilizzo responsabile delle risorse e del territorio.

Le Acli di Brescia informano che la sede dell’Ufficio Zonale (Patronato e Caf) di Desenzano del Garda si è trasferita presso i nuovi locali di Rivoltella in via Di Vittorio 43. Oltre agli uffici il trasferimento ha riguardato anche la bottega del Commercio equo e solidale gestita dai volontari del Circolo Acli di Desenzano-Sirmione-Lonato. Si ricorda che è possibile prenotare l’appuntamento (allo 0302409884) con gli operatori del Caf-Acli per la dichiarazione dei redditi.

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ontinua a battere inces-sante l’iniziativa dell’as-sociazione Valtrompia-cuore. Una realtà con sede a Gardone e vero

e proprio punto di riferimento in-formativo sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari. Così, do-po aver inaugurato a novembre la risonanza magnetica cardiaca do-nata all’ospedale gardonese, l’as-sociazione prosegue la sua colla-borazione proprio con la struttura ospedaliera gardonese.“Proprio in questo periodo – dice il presidente Mario Mari – stiamo cercando di realizzare con il pre-sidio ospedaliero un ambulatorio di radioterapia, oltre all’acquisto di un ecocardiografo portatile per il reparto di Cardiologia e alla con-creta possibilità di acquistare pure alcuni defibrillatori semiautomati-ci da destinare a plessi scolastici e oratori della Valtrompia. Inoltre, stiamo organizzando proprio con alcune scuole, per il secondo anno consecutivo, una serie di incontri sulle abitudini e i comportamenti di prevenzione cardiovascolare fin dalla più tenera età, con l’intenzio-ne di realizzare un concorso in tal senso”. Un impegno sul fronte de-gli aspetti medici che gli associati portano avanti con dedizione, guar-dando alle attrezzature che possono

servire ma senza mai dimenticare la formazione.“Sempre di concerto con l’ospedale di Gardone – prosegue il presiden-te di Valtrompiacuore, Mario Mari – vorremmo coprire le spese per uno stage di specializzazione, in Italia o all’estero, di un giovane medico car-

Jacopo era un bimbo di tre anni quando il suo caso sollevò come un’onda inarrestabile la sensibilità della gente di Lumezzane. Eravamo nel 2004 e allora prese il via il progetto “Sos Jacopo”, per assistere il piccolo, affetto da sclerosi tuberosa, rara malattia genetica che colpisce il cervello con tumori benigni e continue crisi epilettiche. Allora si prospettò la possibilità di una costosa (247mila dollari americani) operazione negli Stati Uniti e a Lumezzane si

raccolsero in breve tempo 145mila euro grazie alla generosità di molte famiglie della Valgobbia e ad alcune campagne promozionali avviate nei centri commerciali e nei negozi della cittadina, sempre col sostegno dell’amministrazione comunale; a questi si aggiunsero poi i 130mila euro destinati dall’Asl di Brescia, per un totale di 275mila euro che consentirono di provvedere alle necessarie prestazione mediche. Jacopo oggi è un bambino di 11 anni e gli assistenti che lo seguono

assicurano che la sua condizione è migliorata molto da allora. “I fondi rimasti dalla raccolta – dice l’assessore ai Servizi sociali, Fausto Pasotti – sono stati destinati, come da accordi, a vari destinatari: parte dei 70mila euro rimasti sono stati equamente distribuiti fra le famiglie del territorio con minori diversamente abili, altri sono andati per l’abbattimento delle barriere architettoniche dell’asilo di San Sebastiano, quindi alla parrocchia della Pieve e alla festa dedicata alla

disabilità (“Happy Handy Day”) che si tiene in maggio a Sarezzo; 15mila euro sono stati assegnati da una commissione alla Fondazione “Le Rondini” per l’acquisto di un pulmino, mentre 18mila euro sono andati a sostegno dell’assistenza sociale in generale. Una ripartizione delle risorse siglata dal presidente della Croce Bianca Valeriano Gobbi, dal sindaco di Lumezzane Silverio Vivenzi con l’assessore Pasotti e dal presidente della casa di riposo Massimo Bossini. (a.a.)

diologo/radiologo, cercando di po-ter esplorare nuove frontiere nelle metodologie di ricerca preventive e curative. Inoltre, con la collabo-razione delle istituzioni, vorremmo elaborare un progetto di aiuto eco-nomico a una o più famiglie val-trumpline, single indigenti e con un familiare a carico gravemente ma-lato di cuore, oltre a uno screening selettivo nei bambini e negli adole-scenti con familiarità positiva per cardiopatia ischemica o vasculopa-tie arteriose”.Un’associazione che tiene fede al suo nome, avendo a cuore la Val-trompia e la gente che la rende viva ogni giorno.

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Anche in Valtrompia sbarca il progetto “Gruppo in cammino”, promosso dall’Asl di Brescia e presto realizzato nel Comune di Sarezzo. Un’iniziativa accolta di buon grado dall’assessorato ai Servizi sociali e finalizzata al mantenimento di una buona condizione di salute e alla prevenzione di situazioni patologiche. Così, il servizio sociale comunale e il gruppo volontari della Rsa “Madre Teresa di Calcutta” hanno dato la loro disponibilità

a mettere in pratica un progetto rivolto in particolare a persone diabetiche, in sovrappeso, ipertese, dislipidemiche (alterazione della normale quantità di grassi o lipidi presente nel sangue, nda). Guidato da un referente del gruppo di volontari e da un professionista, il progetto verrà messo in opera presso la pista di atletica del campo sportivo di Sarezzo per un massimo di 25 persone, pronte a riunirsi tre volte alla settimana con sedute pomeridiane di un’ora e mezzo

circa. “Il gruppo – spiega il sindaco Massimo Ottelli – cercherà di promuovere, attraverso il cammino, uno stile di vita più sano del quale la parte atletica diventi componente fondamentale. Un percorso che non ha limiti d’età (ovviamente dietro approvazione dei rispettivi medici di base) e che punta anche sull’aspetto di socializzazione fra i partecipanti”. L’attività prende il via nel mese di aprile, anche sulla scorta dell’esperienza avviata il 28 marzo a Nave, dove il “Gruppo di cammino”

è già in funzione e si ritrova presso il parco del Garza per sperimentare il piacere del movimento, seguendo ritmi lenti e gesti corretti. Chi fosse interessato all’iniziativa che si svolge nel Comune di Sarezzo, può lasciare il proprio nominativo telefonando al Servizio sociale tutti i giorni (030.893620/262) o passando presso la sede comunale di via Zanardelli 5 lunedì e venerdì (ore 10.30/12.45 e 16/18) oppure martedì e giovedì (ore 10/12.45). (a.a.)

’Acv (Associazione cultu-rale Valtrompia), accanto alle iniziative culturali, edi-toriali e varie, ha intrapre-so la nuova avventura nel

settore del turismo. L’hanno collau-data i 60 ragazzi delle elementari con le loro maestre con gradito pranzo e seguita lezione pratica della Associa-zione produttori apistici di Brescia: un esempio di come è adatta e può essere utilizzata anche per interes-santi campi scuola. Una nuova ini-ziativa turistica imprenditoriale in Valtrompia è una notizia. Nonostante tutto ci sono privati che credono an-cora nelle potenzialità dell’Alta valle per una attività proficua nel settore: è fallita la Pezzeda, ma va ricordata la Maniva Ski della famiglia Lucchini coi suoi impianti sciistici in continuo potenziamento e progetti allo studio per dare al comprensorio prospet-tive a 360° per tutte le stagioni. An-cora, meno di un anno fa, nel luglio scorso, è stata inaugurata a Pezzoro la struttura alberghiera con insegna “Locanda Gnaro”, dedicata al grande scalatore Silvio Mondinelli realizzata dalla società “I Conti” con presenti imprenditori locali. Ora la novità di Pezzaze. L’immobile su due piani è di proprietà comunale, a suo tempo ac-quisito dal Beneficio parrocchiale, si trova a Stravignino, la frazione capo-luogo: ha usufruibili vicino e verranno gestiti sempre da Acv: un campo di

bocce e campetto di calcio polivalen-te, ampio spazio verde, comodissimo parcheggio e accesso dalla provincia-le. L’amministrazione civica l’aveva ri-strutturata a “ostello” con fondi regio-nali (vecchio obbiettivo 2 europeo) per iniziative di potenziamento turi-stico: ha cucina e relativi servizi con

due locali pranzo (10 e 25 persone) al piano terra; quattro camere con due, tre, quattro e sei letti per complessi-vi 15 posti al primo piano con soffitti in legno recuperati belli alla maniera antica. Era lì a disposizione. Acv ha partecipato al bando per la gestione vincendolo. Piero Gasparini, con Sil-via Filippi è da sempre l’anima dell’as-sociazione, racconta che è stata colta l’occasione di abbinare (formula nella quale ha sempre creduto) cultura se-colare e pregi ambientali della zona per soggiorni piacevoli e interessanti a prezzi moderati. Pezzaze vale bene un week-end con la miniera Marzoli in cui si entra col trenino giallo dei tempi, il suo museo della civiltà del ferro impreziosita dalla collezione di sculture di Vito Piotti, monumenti affascinanti come S.Apollonio Vetere e la Torre di Mondaro, il Sentiero dei carbonai, la zona del Gölem vicinissi-ma. Senza dimenticare il sito museale del Forno Fusorio, visitato da Leonar-do da Vinci a Tavernole. La casa viene affidata “chiavi in mano” per i giorni voluti in auto gestione: si cucina da so-li o si chiedono i “cuochi” dell’associa-zione per pranzo e cena a prezzi prima concordati con menù tipico di piatti nostrani dove re è il formaggio. La prima colazione, per esempio, costa 2,5 euro. Si punta molto sui gruppi e la tariffa favorisce le scolaresche: 500 euro per una settimana di utilizzo. Tut-to su www.casavacanzevaltrompia.it.

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“Per uno sviluppo integrale dell’uomo” a 45 anni dalla Populorum Progressio si confrontano, venerdì 30 marzo alle 17, l’on. Paolo Corsini e padre Mario Menin, direttore dei missionari saveriani. Le conclusioni sono affidate all’on. Rocco Buttiglione dell’associazione Amici di pensare cristiano. L’appuntamento, in programma presso l’Accademia Tadini di Lovere, è organizzato dalla parrocchia in collaborazione con il Comune, l’istituto Celeri

e l’associazione Amici pensare cristiano; rientra nelle iniziative del Certamen Sebinum 2012. Il 26 marzo 1967 Paolo VI indirizzava “a tutti gli uomini di buona volontà” l’enciclica dedicata al tema dello sviluppo dei popoli. Si era da poco concluso il Concilio Vaticano II, che aveva aperto prospettive universali, per l’appunto “ecumeniche” e tra queste la speranza per la liberazione dall’arretratezza e dall’ingiustizia come presupposto per il riconoscimento dei diritti

dei poveri e degli ultimi. Con la Populorum Progressio Paolo VI indica lo sviluppo come il grande tema della Chiesa (nel Sinodo del 1971 i Vescovi avrebbero detto che la predicazione della giustizia era elemento costitutivo della missione della Chiesa) ma anche dell’umanità sul cammino verso la pace. La pace era la vera preoccupazione in quel periodo storico, caratterizzato dalla guerra fredda tra le superpotenze, dal conflitto del Vietnam, ai conflitti nel Medio Oriente.

e famiglie di Erbusco vogliono crescere assie-me, condividere biso-gni, sogni ed esperienze dell’essere madri e padri

al giorno d’oggi. Per questo, hanno scelto di fare “network”. Si chiama proprio “Family network” il gruppo di genitori del borgo franciacortino che da tempo hanno deciso di uni-re i propri sforzi sulla genitorialità. Obiettivo: formare una rete di geni-tori dei ragazzi di Erbusco, Villa e Zocco, offrendo momenti educativi di aggregazione, ma anche suppor-ti formativi per mamme e papà che, di fronte all’adolescenza, si trovano spiazzati dai comportamenti dei fi-gli. “La prima parte del nome − di-cono i genitori dell’associazione − fa un po’ effetto perché è in lingua inglese, mentre la seconda fa pen-sare, forse perché la rete rimanda a un groviglio di matasse da cui, una volta caduti dentro, uscire può esse-re faticoso. Questo paragone rispec-chia la nostra quotidianità, quella di genitori alle prese con la bislacca ma irripetibile età adolescenziale. Il nostro gruppo lavora già da due anni, in collaborazione con le varie agenzie educative del territorio, dal-le scuole agli oratori fino agli enti locali”. In questi mesi il gruppo ha organizzato incontri, cineforum e momenti ludici, che si intensifiche-ranno proprio nei mesi fra aprile e

giugno. Nelle ultime settimane, “Fa-mily network” ha invece organizzato diverse iniziative in stretto contatto con gli oratori delle tre parrocchie (Erbusco, Villa e Zocco), il Comu-ne e l’istituto comprensivo “Ignazio Silone”, per formare i genitori ad un’opera “che dura tutta una vita”

e per offrire occasioni d’incontro e di svago. A fine febbraio, poi, da un accordo con i giovani dell’asso-ciazione “Quelli di Erbusco” è stata messa in campo una riuscita serata pubblica: il salone Titonio, dietro il Municipio, ha ospitato Silvia Baro-nio, del Centro oratori bresciani, in-tervenuta su “Una base sicura. Dal bisogno di controllo alla spinta ver-so l’autonomia”. Per due ore buone una cinquantina di cittadini si è con-frontato con i problemi, le fatiche, le criticità dell’essere genitori in un tempo in cui è sempre più difficile essere padri e madri. Da Erbusco a Villa, dai genitori ai giovani: sulle colline di Franciacorta il protagoni-smo è ormai di casa. Ultimo esem-pio arriva dalla recente Quaresima. Sabato 24 marzo i ragazzi dell’ora-torio di Villa Erbusco, hanno infat-ti messo in scena in parrocchia “La passione di Cristo”. Lo spettacolo è stato realizzato grazie all’aiuto e alla collaborazione dei catechisti Paolo e Nadia e di don Aldo. In un solo me-se di tempo gli aspiranti attori sono riusciti a preparare sia la sceneggia-tura che i dialoghi, focalizzando l’at-tenzione sulle cinque scene ritenute maggiormente importanti e rappre-sentative: l’ultima cena, l’orto degli ulivi, il processo di Ponzio Pilato, la salita al calvario con la crocifis-sione e il compianto delle madri dei tre crocifissi.

Si va delineando il programma della 38ª “Marcia della solidarietà vita per la vita” che il Gruppo sportivo di Coccaglio organizza nel mese di agosto. La Sardegna è la regione che dall’otto al 20 agosto sarà attraversata dai tedofori. 12 le tappe e poco più di 700 i chilometri da percorrere. Per gli studenti e per i giovani è prevista una sponsorizzazione, che consente di partecipare quasi gratuitamente. Per info, 3355477413 oppure visitare il sito wwwvitaperlavita.com.

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rovincia di Brescia e Anas hanno sottoscritto una convenzione in ordine al-la redazione della proget-tazione preliminare e del-

lo studio di prefattibilità ambientale relativi all’adeguamento in sede del tratto di strada statale 42 “del Tonale e della Mendola” compreso fra Berzo Demo ed Edolo ed alla realizzazione della variante est di Edolo con colle-gamento a sud della strada statale 39 “del Passo dell’Aprica”. “La progetta-zione i cui termini sono stati siglati con questo atto e i cui costi sono a carico dell’Amministrazione – ha an-nunciato il presidente della Provincia Daniele Molgora – apre la via all’Anas per completare l’opera della strada che percorre la Valle che ha avuto un trascorso complesso e travagliato”. La rete viaria provinciale è dell’Ente me-no due tratti, la Gardesana occiden-tale e la strada della Valle Camonica, ancora di proprietà Anas, cui spettano le sistemazioni derivanti. “In pratica si riparte da zero – ha precisato il capo dipartimento Anas di Milano Claudio De Lorenzo – ma con un determinan-te punto di partenza, in quanto, esple-tato l’aspetto progettuale, lo si potrà mandare in gara e ottenere le prime risorse per la prosecuzione dei lavo-ri. Essendo la progettazione sviluppa-ta assieme ad Anas – ha aggiunto De Lorenzo – sarà possibile, per accele-

rare i tempi, anche attingere a fondi con precedenti e diverse destinazio-ni”. “Il progetto verrà redatto secon-do tre lotti indipendenti – ha spiegato l’assessore provinciale al Lavori pub-blici Mariateresa Vivaldini – in modo che si possa procedere su tre distin-ti interventi autonomi. Pertanto, pur

Dopo aver fatto tappa a Darfo Boario Terme, Edolo, Pian Camuno e Esine la rassegna “Fratelli d’Italia − Storie di migrazione e accoglienza, tra problemi e opportunità” promossa dall’associazione culturale “Graffiti”, in collaborazione con Emergency, Università popolare di Valcamonica-Sebino e cooperativa “k-pax” si chiuderà a Breno, non a Capo di Ponte come precedentemente previsto.

L’appuntamento è per sabato 31 marzo alle ore 10 presso il Palazzo della Cultura: ospite di questo ultimo appuntamento è l’on. Jean-Léonard Touadi (nella foto), originario della Repubblica del Congo, insegna all’Università di Bologna, all’Università degli Studi di Milano e all’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. Scrive per la rivista “Nigrizia”. Deputato del Pd dal 2008, è l’unico parlamentare di colore del nostro Paese.

La cooperativa sociale “Arcobaleno” di Breno, in collaborazione con il Gruppo Sub Valle Camonica e il Ristorante pizzeria “La Giara” di Pian Camuno, invita a partecipare alla pizzata con servizio “speciale” che si terrà giovedì 29 marzo 2012 a partire dalle ore 18.30.Il menù della serata prevede antipasto, pizza a scelta, dolce, caffè e bevande al prezzo fisso di 20 euro: il ricavato della serata sarà destinato al sostegno della

attività della cooperativa.Per ulteriori informazioni e prenotazioni è possibile contattare direttamente la Pizzeria, oppure telefonare al numero 0364.591192. La Cooperativa Sociale Arcobaleno è stata fondata nel 1986 a Breno, da alcuni soci dell’Anffas di Vallecamonica e da altri volontari impegnati nella solidarietà sociale. Il sito ufficiale della cooperativa è il seguente www.cooparcobaleno.com.

afferendo ad un unico progetto, il cui costo operativo complessivo è di 70 milioni di euro a carico di Anas – ha specificato Vivaldini – la suddivisione prevede l’adeguamento in sede del tratto Berzo Demo – Edolo della SS42, dallo svincolo di Berzo alla rotatoria a sud di Edolo, la variante est di Edolo stesso e il collegamento con la SS39, a sud del centro camuno”. L’aspetto più importante di questo accordo – che consentirà di accelerare i tempi di inizio e prosecuzione lavori con anti-cipo di accesso ai fondi necessari – ri-siede nell’iter di sviluppo progettuale: i progettisti incaricati dalla Provincia si interfacceranno con i responsabili della progettazione Anas.

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Aveva sempre l’ultima barzelletta da raccontare e la rifilava volente o nolente, quasi a sottolineare che la vita è di per sé già piena di tristezze ed è quindi opportuno ogni tanto almeno sorridere. Era particolar-mente conosciuto nel settore del volontariato valligiano, per il suo impegno e la costanza. Quando vi era qualche convegno o riunione era sempre presente e spesso prendeva la parola per mettere in evidenza situazioni e bisogni: diventava allora tremendamente serio e in certi

passaggi addirittura accorato, anche perché emarginazione e pregiudizio li aveva combattuti da vicino. Era presidente dell’associazione “Allean-za per la salute mentale”, come a provare a se stesso e a testimoniare agli altri che non basta parlare: oc-corre anche metterci le mani, farsi carico, lasciarsi coinvolgere in pri-ma persona, o come si dice in Valle Camonica “tirare la carretta”. Tra non molto, all’interno del perime-tro dell’ospedale di Esine, sarebbe stato pronto il centro per le terapie

psichiatriche, che però Alberto non farà a tempo ad inaugurare. Eppure questo progetto, così necessario per tutta la vallata dell’Oglio, era stato da lui accompagnato ed assistito con affetto e speranza: si può non a torto affermare che Bonazzi in que-sto disegno ci aveva messo il cuore. Un cuore, neanche poi vecchio più di tanto che improvvisamente però, senza preavviso, è venuto meno, ha cessato di battere non lontano dal traguardo dei 71 anni. In un certo periodo della sua esistenza,

Bonazzi sì è trasformato addirittura in “ambasciatore” all’estero per te-stimoniare (anche in patria) ingiuste prevenzioni, sbagliati preconcetti ancora purtroppo diffusi, in ordine a coloro che soffrono di disagio mentale: in treno, con un seguito di ben 250 assistenti e assistiti aveva compiuto un viaggio-testimonianza da Roma a Pechino, con notevole successo e parecchie soddisfazioni. Da qualche tempo era stato nomi-nato autorevole portavoce del terzo settore camuno. (e.g.)

’Incubatore d’impresa di Cividate Camuno, gesti-to da impresa e territo-rio Scarl. Ha raggiunto già nel suo primo anno

di attività due obiettivi fondamen-tali: il pareggio di bilancio e l’av-vio della privatizzazione. La Socie-tà che ha realizzato l’Incubatore, Invitalia Spa, ha dichiarato che quello dei Cividate è un modello pilota per la rete dei 34 Incubato-ri italiani: lo ha confermato anche il dott. Federico Lasco, dirigente di Invitalia, che sui 29 incubatori completati e sui cinque in fase di progettazione, ha verificato che quello di Cividate Camuno, unico incubatore lombardo, ha raggiunto subito l’obbiettivo della privatizza-zione, cedendo quote pubbliche a imprese private e raggiungendo anche presto e bene il pareggio di bilancio. La società di gestione, Impresa e Territorio Scarl, costi-tuita nel settembre del 2010, con un capitale iniziale di 60mila euro, aveva come soci iniziali il Consor-zio Comuni Bim di Valle Camonica (50% delle quote), la Provincia di Brescia e la Comunità montana di Valle Camonica (entrambe con il 25% delle quote).Dopo le azioni di animazione, i cor-si di formazione, i seminari tecno-logici, l’apertura alle esigenze del-le imprese, la credibilità acquistata

sul territorio e la corretta gestione dei rapporti, oggi il capitale socia-le è stato portato a 115mila euro aprendo ai privati che sono: Asso-camuna - Associazione imprendi-tori della Vallecamonica, del Sebi-no, della Valcavallina e della Val di Scalve; Apindustria Brescia; Con-

sorzio Servizi Valle Camonica; For-giatura Mamé S.p.A.; Forge Mon-chieri Spa.; Forgiatura Morandini Srl; Img Srl; Lucefin Spa Impresa e Territorio, guidata da un Consi-glio di amministrazione composto dal presidente Fabio Bianchi, già a capo dell’Associazione impren-ditoriale Assocamuna, e dai con-siglieri Franco Gelfi e Donato Fi-lippini, il 23 novembre 2011 infatti aveva deliberato la sottoscrizione a soggetti terzi estranei dalla com-pagine sociale originaria garanten-do alla compagine pubblica una partecipazione al capitale sociale almeno pari al 51%.Il 28 febbraio 2012 la società acqui-sisce l’attuale nuovo assetto. At-tualmente all’interno della struttu-ra di Cividate Camuno vi sono ben nove società di servizi “incubate” (su un totale di 21 posti disponibi-li), mentre con Apindustria a breve inizierà lo “Sportello Europa”. Un altro progetto di notevole valore è la costituzione del “distretto rura-le” di cui fanno parte 20 imprese del settore.La ricerca scientifica, particolare di non poca importanza, è garanti-ta dall’appoggio del Politecnico di Milano e dall’Università di Edolo, mentre continuano il sostegno e indirizzo di ricerca di finanziamen-ti alle imprese e i corsi di forma-zione per neo-imprenditori.

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Mancavano intanto due giorni alla Pasqua e agli Azzimi e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di impadronirsi di lui con inganno, per ucciderlo. Dicevano infatti: “Non durante la festa, perché non succeda un tumulto di popolo”. Gesù si trovava a Betània nella casa di Simone il lebbroso. Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di alabastro e versò l’unguento sul suo capo. Ci furono alcuni che si sdegnarono fra di loro: “Perché tutto questo spreco di olio profumato? Si poteva benissimo vendere quest’olio a più di trecento denari e darli ai poveri!”. Ed erano infuriati contro di lei. Allora Gesù disse: “Lasciatela stare; perché le date fastidio? Ella ha compiuto verso di me un’opera buona; i poveri infatti li avete sempre con voi e potete beneficarli quando volete, me invece non mi avete sempre. (...)

Si tratta della terzina d’inizio dello Stabat Mater, inno, composto nel XIII secolo dal francescano Jacopo-ne da Todi, che ha conosciuto diver-se trasposizioni musicali la più fa-mosa delle quali è senz’altro quella di Giovanni Battista Pergolesi; ma che annovera anche la pregevole e più raccolta trasposizione di Lui-gi Boccherini, per soprano e archi. Pregare aiutati dalla musica e dal canto favorisce il raccoglimento e suscita anche una forte partecipa-zione contemplativa. Stabat Mater: stava la Madre. Stava: rimaneva, so-stava, era accanto al Figlio ai piedi della Croce, addolorata. Era l’amore che la faceva stare, mentre il dolore l’avrebbe spinta a fuggire, così co-me per paura fuggirono gli Undici

credere sono chiari, davanti agli oc-chi di tutti: eppure la tentazione di tradire, si mettersi dall’altra parte, là dove sembra stia il più forte sem-bra vincere, fino alla fine. Non è solo Giuda a tradire, ma anche Pietro, e gli altri che fuggono, e quelli che cer-cano nelle parole di Gesù il motivo per condannarlo, e quelli che scel-gono Barabba, nuovo amico, lui che era in carcere per sommossa. Nuovi amici, inaspettati, nuove alleanze. E la fede, e l’amicizia dell’intimità del-la cena e della confessione col cuore gonfio che qualcuno che mangia con lui lo tradirà, sono cose così piccole di fronte alla fiumana dei traditori, di quelli che gridano. Pare non ci sia rimedio e diventa così difficile pro-vare a stare dalla parte degli amici, a non cedere alla tentazione di tradire, di stare dalla parte della maggioran-za. Quello scandalo per un vasetto di olio profumato è lo stesso scandalo di chi legge tutta la vicenda umana delle ultime ore di Gesù come un processo, solo un processo, giusto o ingiusto non importa. E invece que-

sto non basta perché quel processo è scandalo che arriva nella profon-dità più nascosta del nostro cuore: chiede, e con forza, che si decida di stare da una parte o dall’altra. Non si può essere muti spettatori, guar-dare da fuori. Marco lo chiede per-ché pone la domanda fondamentale sulla fede, sulla possibilità di crede-re allo scandalo come via di reden-zione. E mette in guardia sulla pos-sibilità che a vincerla sia proprio lo scandalo, e la massa che lo usa per nascondere la verità e mistificare la “pretesa” di Gesù. In questo spet-tacolo lui è solo, testimone solo e uomo solo: non c’è nessuno che ri-esca a parlare per lui. Ci sono gesti di affetto e di pietà, unici brani che non attenuano ma sottolineano la solitudine, ma non parole, non testi-monianze. Nessuno. Perché la fede e le parole di fede possono rinasce-re solo nello stupore del giorno di Pasqua quando lo scandalo si potrà capire e non sarà più inganno ma il paradosso di Dio. Allora si potrà di nuovo essere amici.

mici. Più che negli altri racconti in questo, ste-so da Marco, la neces-sità di prendere posto (di prendere posizio-

ne) è un elemento fondamentale, un filo rosso che intesse i diversi inter-venti e la comparsa dei protagonisti. C’è l’intimità, la comprensione, lo scandalo, l’incertezza: tutto è trat-teggiato con decisione, per grandi masse, per blocchi che si contrap-pongono. Costringe a decidere, a mettersi dall’una o dall’altra parte. Però in Marco manca la più dolente delle parole, quella che solo Matteo mette sulla bocca di Gesù, davanti a Giuda che lo sta per tradire: “Ami-co”. Ma questa parola è sottintesa a tutto il racconto ed è lo spartiacque per capire e interpretare il dramma vero, quello che non riguarda Ge-sù ma l’uomo che gli si avvicina. La divisione sta tra chi gli è amico e chi decide di non esserlo e per far questo – secondo la prospettiva di Marco – deve trovare sotterfugi e in-ganno per non credere. I motivi per

a Getsemani. Lei, Maria, invece sta, perché amare è rimanere. Anche a Gesù fu chiesto di scendere dalla Croce per dimostrare la sua divinità (cfr. Mt 27,41-42), per qualche istante avrebbe avuto tutti ai suoi piedi, ma nel silenzio anche Cristo sceglie di stare, di rimanere in quell’oltraggio. Anche nella nostra vita ci sono occa-sioni in cui la fuga si presenta come la più facile e immediata risoluzione: l’aborto, l’eutanasia, il divorzio sono tutte forme di fuga di fronte alla dif-ficoltà, alla fatica di reggere una si-tuazione inaspettata e dolorosa, co-me quella di un amore che conosce una fase di stanca, di tradimento, di non senso. La società con le sue leg-gi ci propone sempre le vie più faci-li: contraccettivi per il prima e per il

dopo, edonismo e divertimento per la vita del piacere, ma anche forme minori di amore come la convivenza dove una possibile via di fuga rima-ne sempre una possibilità. Lei no, la Madre sta, rimane accanto al Figlio perché il Figlio prima di lei è rimasto sulla Croce. Quante madri stanno: in ospedale accanto ai loro bambini ma-lati, fuori dalle porte delle carceri di Padova ne vedevo sempre qualcuna sostare guardando verso la palazzi-na che rinchiudeva il figlio. La donna ha la vocazione dello stare: sono le donne che troviamo sedute accanto alle tombe dei loro cari a continuare i loro gesti domestici di attenzione e cura: pulire, sistemare i fiori, parla-re e raccomandare. La donna è forte per questo resta, rimane.

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iungo come pellegri-no della fede, della spe-ranza e della carità”, ha detto il Pontefice, nella cerimonia di benvenuto

all’aeroporto internazionale di Gua-najuato, il 23 marzo. “Questo Paese, questo Continente, sono chiamati a vivere la speranza in Dio come una convinzione profonda, trasforman-dola in un atteggiamento del cuore e in un impegno concreto di cammi-nare uniti verso un mondo migliore”. Parlando con i bambini nella Plaza de la Paz di Guanajuato, il 24 marzo, il Santo Padre ha ricordato: “Il discepo-lo di Gesù non risponde al male con il male, bensì è sempre strumento del bene, araldo del perdono, porta-tore di allegria, servitore dell’unità”. Gesù “vuole scrivere in ognuna del-le vostre vite una storia di amicizia. Abbiatelo, allora, come il migliore dei vostri amici. Egli non si stancherà di dirvi di amare sempre tutti e di fare il bene. Voi lo ascolterete, se avrete sempre un rapporto assiduo con Lui, che vi aiuterà anche nelle situazioni più difficili”. Per Benedetto XVI ogni bambino “è un regalo di Dio per il Messico e per il mondo”. Per questo, ha levato la sua voce “invitando tut-ti a proteggere e accudire i bambini, perché mai si spenga il loro sorriso, possano vivere in pace e guardare al futuro con fiducia”. Resistere “al-la tentazione di una fede superficia-le e abitudinaria, a volte frammen-taria ed incoerente”: è stato l’invito del Papa, nella messa celebrata nel Parque del Bicentenario di León, il 25 marzo. All’Angelus, sottolinean-

“Restarono solo le donne, in ginocchio, ai piedi della croce. Mi parve che una mano potente premesse sulla mia nuca, obbligandomi a chinare il capo e far rientrare la testa nelle spalle. Sentivo tutto il corpo tremare per la paura. Il terremoto scuoteva la terra, spaccava le rocce, apriva le voragini. Mi sorpresi a dire: ‘E se quest’uomo fosse davvero il figlio di Dio?”. Questo, di ritorno dal Golgota, il racconto del centurione Flavio nel libro “Jesus. L’homme

qui était Dieu” dell’accademico di Francia, Max Gallo, tradotto in italiano con il titolo “Era Dio” (ed. San Paolo 2012). L’immaginario soldato romano ha camminato senza sosta nel tempo e oggi ripropone quella scena e ancor più quella domanda. Ripropone soprattutto se stesso, la sua identità forte, l’armatura che lo proteggeva, lo rendeva sicuro ed esprimeva il potere e la cultura di Roma. Lo stesso paesaggio descritto dal legionario richiama quelli del

nostro tempo sconvolti non solo dall’ira della natura ma dal male, dalle ingiustizie e dalle oppressioni che lacerano l’umanità. Le donne restarono accanto alla sofferenza e alla morte dell’innocente. Donne che oggi hanno la forza del pianto nei luoghi domestici e il grido nelle piazze dove la violenza e il sopruso calpestano e insanguinano dignità e diritti. Le donne gridano stringendo i denti come il giorno in cui mettono alla luce una vita, una speranza, una libertà. Avevano intuito, sotto

la croce, che la vita avrebbe vinto. Avevano la risposta alla domanda del centurione: “E se quest’uomo fosse davvero il figlio di Dio?”. Molti secoli sono trascorsi dal Golgota, l’inquietudine provocata nel cuore del centurione li ha attraversati e oggi soffia come una brezza sul mondo. Un vento leggero che accompagna un Papa pellegrino in terre dove la pace e la giustizia sono messe a dura prova dalla sofferenza, dalla violenza e dalla povertà. (Paolo Bustaffa)

A Cuba Benedetto XVI ha sottolineato la ricorrenza del 400° dalla scoperta della statua della Vergine della Cari-tà del Cobre, chiamata anche Virgen Mambisa, che ha diffuso la fede cat-tolica a Cuba, incoraggiando anche “la difesa e la promozione di ciò che rende degna la condizione umana e dei suoi diritti fondamentali”. “Vengo a Cuba come Pellegrino della carità per confermare i miei fratelli nella fede e incoraggiarli nella speranza,

che nasce dalla presenza dell’amore di Dio nelle nostre vite”. Il Pontefi-ce ha dichiarato di portare nel cuore “le giuste aspirazioni”, “gli aneliti più nobili” di tutti i cubani, “dovunque si trovino”, senza dimenticare i “detenu-ti”: chiara l’allusione agli oppositori al governo castrista. Consapevole delle sofferenze del popolo cubano, il Pa-pa ha invitato a non guardare esclu-sivamente alla “difficoltà economica” e a prestare attenzione alla “profonda

crisi di tipo spirituale e morale, che ha lasciato l’uomo senza valori e indifeso di fronte all’ambizione e all’egoismo di certi poteri che non tengono conto del bene autentico delle persone e del-le famiglie”. Anche Cuba, come tutto il mondo, deve comprendere che “il ve-ro progresso necessita di un’etica che collochi al centro la persona umana e tenga conto delle sue esigenze più autentiche, in modo speciale della sua dimensione spirituale e religiosa”.

stra Signora della Luce, il 25 marzo, il Santo Padre ha posto l’accento su alcune priorità. “Nell’orizzonte pa-storale e di evangelizzazione che si apre davanti a noi, è di capitale rile-vanza seguire con grande attenzione i seminaristi, incoraggiandoli affin-ché non si vantino ‘di sapere altro se non Gesù Cristo, e Cristo croci-fisso’”, ha affermato Benedetto XVI, per il quale “non meno fondamenta-le è la vicinanza ai sacerdoti, ai quali non deve mancare mai la compren-sione e l’incoraggiamento del loro Vescovo e, se fosse necessario, an-che la sua paterna ammonizione su atteggiamenti inopportuni”. Lo stes-so si deve dire “delle diverse forme di vita consacrata, i cui carismi de-vono essere stimati con gratitudine ed accompagnati con responsabilità e rispetto del dono ricevuto. E un’at-tenzione sempre più speciale si deve riservare ai laici maggiormente impe-gnati nella catechesi, nell’animazio-ne liturgica o nell’azione caritativa e nell’impegno sociale”. “La loro for-mazione nella fede – ha avvertito il Papa – è cruciale per rendere presen-te e fecondo il Vangelo nella società di oggi”. “Desidero ripetere con forza e chiarezza un invito al popolo mes-sicano ad essere fedele a se stesso e a non lasciarsi intimorire dalle forze del male, ad essere coraggioso e lavo-rare affinché la linfa delle sue radici cristiane faccia fiorire il suo presen-te ed il suo futuro”. È il messaggio finale del Pontefice, nella cerimonia di congedo all’aeroporto internazio-nale di Guanajuato, al termine del suo viaggio apostolico in Messico.

do la devozione dei messicani per la Vergine, ha ammonito: “Non dimenti-cate che la vera devozione alla Vergi-ne Maria ci avvicina sempre a Gesù”. Perciò, “amarla significa impegnarsi ad ascoltare il suo Figlio; venerare la Guadalupana significa vivere se-condo le parole del frutto benedetto del suo seno”. Il Pontefice ha quin-di esortato a rivolgersi a Maria: “In questi momenti – ha sostenuto – in cui tante famiglie si ritrovano divi-se e costrette all’emigrazione, molte soffrono a causa della povertà, della corruzione, della violenza domestica, del narcotraffico, della crisi di valo-ri o della criminalità, rivolgiamoci a Maria alla ricerca di conforto, vigore e speranza. È la Madre del vero Dio,

che invita a rimanere con la fede e la carità sotto la sua ombra, per supe-rare così ogni male e instaurare una società più giusta e solidale”. Cele-brando i vespri con i vescovi nella cattedrale di León, dedicata a No-

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iversamente dall’inizio, quando la “cosa” appari-va abbastanza nebulosa agli occhi dei non addet-ti, man mano che ci si av-

vicina all’evento-Sinodo, i contorni dell’operazione si fanno sempre più nitidi. Don Adriano Bianchi ha reci-tato la “Preghiera del Sinodo” e ha sottolineato che quello presente è senz’altro “tempo di consultazione”, quindi è più che mai opportuno porsi in ascolto dello Spirito. “La Chiesa – ha spiegato mons. Alba – è anche un corpo che, nel suo agire, coinvolge azioni di governo. Ecco appunto: il Codice di diritto canonico che detta norme sull’azione delle comunità dei credenti. Questo testo non fa cenno esplicito alle unità, ma si limita ad av-vertire “…che più parrocchie posso-no essere riunite in raggruppamenti”. Ufficialmente, nella nostra diocesi, si-nora sono state costituite due unità: a Botticino e in Brescia. La natura della Chiesa – ha continuato il primo relato-re – è una comunione gerarchica con fedeli e sacerdoti. Questa struttura esige una cura pastorale da condivi-dere tra varie parrocchie. È quindi la volta di mons. Polvara: oltre le due realtà ufficiali, esiste in diocesi (ed uno è qui in Valgrigna) un insieme di 15 esperimenti (unità pastorali erigen-de) anche perché è meglio – secondo il giusto parere del Vescovo – proce-dere con gradualità. Quando la dioce-

si dice convinto che questa è un’oc-casione di incontro e non bisogna te-mere se si scoprono anche eventuali “punti critici”. Un tempo era in auge il detto “Ai presbiteri la Chiesa, ai laici il mondo” Si tratta di un antico adagio ormai superato. Va da sé che i laici siano un po’ impreparati: occorre ade-guamento e trasformazione: non biso-gna perdere l’occasione per formarsi. Interessante e variegato il dibattito: le religiose paventano il pericolo che ci si dimentichi delle anime consacrate, da sempre più “allenate” al vivere in comunità, con tutti i pregi ed i difetti che questa scelta di vita comporta. Il

si deve prendere decisioni importanti si riunisce un convegno, un’adunanza. Lo scopo di tale “convenire” è quello di discernere insieme i desideri dello Spirito Santo che parla attraverso i “segni dei tempi”. Da ultimo Cavalli

Continua il percorso di discernimento comunitario in vista del Sinodo sulle unità pastorali. Il Consiglio pastorale diocesano, riunitosi lo scorso 24 mar-zo presso il Centro pastorale Paolo VI, ha preso in considerazione la quarta, la quinta e la sesta scheda predispo-ste per la consultazione.Gli argomenti sono stati illlustrati da mons. Cesare Polvara che ha ripre-so i temi dell’annuncio, della liturgia e della carità nelle unità pastorali, il

tema degli organismi di comunione e quello dei ministeri. Come sempre i lavori di gruppo hanno occupato l’in-tera mattinata. Alla presentazione in assemblea con le sintesi predisposte dai coordinatori, sono seguiti una se-rie d’interventi in assemblea. Tra i te-mi più toccati il ruolo e i compiti del “gruppo ministeriale”. Organismo tut-to da inventare, richiederà attenzione sia nei criteri di costituzione, sia nel compito e nei rapporti con gli altri or-

ganismi pastorali. Di seguito il modo di rendere più corresponsabili i laici, pur nel rispetto del compito dei pasto-ri di guidare la comunità e quindi le unità pastorali. Il Vescovo concluden-do ha collocato l’impegno di evange-lizzazione e missione della Chiesa bre-sciana nel duplice movimento di con-centrazione e allargamento continuo degli orizzonti pastorali. In maggio il Consiglio concluderà il suo percorso di consultazione con le ultime schede.

“metodo sinodale” ovviamente non vale solo per il Sinodo, ma per la ne-cessità del vivere in comunione tra sacerdoti e fra preti e laici. La nuova funzione dei laici (tutta da scoprire) è quella del collegamento tra sacerdoti e resto della comunità.

Egr. direttore, attraverso il settimanale diocesano ho appreso degli incontri di consultazione denominati “La mia messa, il mio parroco, il mio oratorio” in vista del Sinodo, organizzati nelle diverse macrozone della diocesi e finalizzati al coinvolgimento attivo e responsabile dei laici, ma credo anche dei sacerdoti e religiosi/e, per giungere a delle unità pastorali condivise. Con queste convinzioni, ho partecipato

il 19 marzo all’incontro in programma presso l’oratorio di San Sebastiano, a Palazzolo s/O. Con relatori di alto spessore culturale ed esperienza pastorale mi sarei aspettato una presenza molto maggiore di persone interessate a questa opportunità per uno scambio di opinioni, di proposte e per crescere insieme, come popolo di Dio in cammino nella storia. Ho premesso che la notizia l’ho avuta da “La Voce del Popolo”, mia compagna di viaggio

da oltre 50 anni, ma quanti sono i lettori del nostro settimanale, e quale attenzione riscontra nelle comunità parrocchiali? Se dopo il Sinodo, così ben preparato, avremo ancora molti cristiani che si sentono partecipi soltanto delle loro piccole comunità, senza mai dare uno sguardo all’insieme della Chiesa, almeno come disponibilità di arricchimento reciproco dal punto di vista pastorale, qualcuno dovrà rendersi conto delle proprie omissioni. (Giuseppe Delfrate)

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uali sono i tratti da sotto-lineare perché non venga deformata l’identità pe-culiare di questo tempo santo riducendolo ad una

formale prassi religiosa di circostan-za? Il significato del Triduo pasquale va ricercato nell’evento della Pasqua del Signore, crocifisso e risorto, me-diante il quale la Chiesa è riportata al-la sorgente della sua salvezza, di cui è resa partecipe nella celebrazione eucaristica. Nella celebrazione della Cena del Signore trova un rilievo par-ticolare il rito della lavanda dei piedi. Quale segno che visibilizza il caratte-

canto dell’Ubi charitas contribuisce a riprendere la centralità del tema del mistero pasquale, che solo dà consi-stenza alla realtà Chiesa, in quanto partecipe del corpo e del sangue del Signore. Dopo la celebrazione euca-ristica i credenti sono invitati a pro-seguire la preghiera davanti all’euca-ristia, non semplicemente per una adorazione statica del mistero, ma per coglierne nell’orazione la dina-micità, che interpella la vita in quanto scaturisce dal dono del Signore, pane spezzato e sangue versato per la sal-vezza di tutti. Nel giorno del Venerdì Santo la Chiesa celebra e contempla la “beata e gloriosa passione” del suo Signore, mediante l’ascolto della Pa-rola e l’adorazione della santa Cro-ce. Condizioni necessarie per vivere questo tempo di grazia sono il silen-zio e l’ascolto, che fin dall’inizio sono indicati come gesti privilegiati per la celebrazione e per l’accoglienza del dono di misericordia che il Padre fa all’umanità nella consegna del Figlio.

re e le conseguenze del mandatum novum, la lavanda dei piedi, dopo l’omelia, richiama la dimensione del servizio-carità quale anima del vissu-to ecclesiale e che sgorga unicamente dal modello Gesù, servo e signore. Il

Come risposta alla Parola proclamata seguono l’omelia e le 10 orazioni so-lenni (preghiere universali). Giunte a noi nella loro forma più antica, que-ste implorazioni evidenziano il respiro universale della Chiesa, che supplica per tutti davanti a Dio, invitando a discernere la centralità della croce di Gesù, il Figlio di Dio, sulla quale egli si è fatto intercessione perfetta, implorazione trasfigurata in dono, supplica di misericordia divenuta vi-ta consegnata per amore. Segue l’ado-razione della Croce da parte dell’as-semblea cristiana. In una prospettiva unitaria del Mistero pasquale, l’ado-razione della Croce è introdotta dal canto di un’antifona di origine bizan-tina: “Adoriamo la tua croce, Signore, lodiamo e glorifichiamo la tua santa risurrezione. Dal legno della croce è venuta la gioia in tutto il mondo”. La giornata del Sabato Santo, dunque, non si caratterizza come liturgia del-la sepoltura di Gesù, ma come ‘attesa’ della salvezza, che la Chiesa vive nel-

Sabato 31 marzoOre 8 - Roma - Preghiera con i cresimandi presso la Basilicadi Santa Maria Maggiore.Ore 20.30 - Brescia - Veglia delle Palme.

Domenica 1 aprileOre 10 - Brescia - Santa Messain Cattedrale.

Lunedì 2 aprileOre 17.30 - Brescia - Santa Messaper Bresciatrasporti presso la sede.

Martedì 3 aprileOre 8.15 - Brescia -Santa Messa presso l’Istituto Cesare Arici.

Mercoledì 4 aprileOre 9.30 - Mompiano -Santa Messa presso la Domus Caritatis.

Ore 20.45 - Brescia -Via Crucis cittadina dalla chiesadi San Faustino.

la preghiera e nel silenzio. In questa prospettiva è lodevole la consuetudi-ne di celebrare la Liturgia delle Ore, quale preghiera della Chiesa con la co-munità cristiana. Il carattere proprio della Veglia non consiste in una ripe-tizione storicizzata dell’evento della risurrezione preso a se stante, quanto nel mantenere desta la vigilanza della Chiesa “in onore del Signore”, orienta-ta al ritorno del Veniente. Memoria e attesa costituiscono i due aspetti fon-damentali del vegliare della comunità cristiana con il Cristo crocifisso e ri-sorto, “Pasqua della nostra salvezza”.

La Cancelleriadella curia diocesana,a seguito dell’ordinanza dell’ordinario diocesano, comunica i provvedimentidella settimana:

Il sac. don Mauro Zambetti, già vicario parrocchiale a Capriolo, è stato nominato vicario parrocchiale delle parrocchie di Borno, Lozio, Ossimo Inferiore, e Ossimo Superiore, Villa di Lozio.

Il 24 marzo è scomparso, presso la Domus Caritatis, mons. Enrico Albini. Nato ad Azzano Mella il 27 gennaio del 1923, è stato ordinato a Brescia il 12 giugno del 1952. Curato a Torbole e a Caionvico - Brescia, parroco a Gombio, Esenta e Gaino, mansionario e canonico della Cattedrale 1982-1988; canonico della Cattedrale 1989-2010; canonico emerito della Cattedrale. Funerato e sepolto ad Azzano Mella il 27 marzo.

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’Ufficio liturgico ha pre-disposto le celebrazioni liturgiche della Settimana Santa. Sabato 31 marzo è in programma la Veglia

delle Palme: alle 20 l’accoglienza presso il piazzale del Castello; alle 20.30 l’inizio della Veglia con il ve-scovo Luciano, benedizione degli ulivi; alle ore 21 la discesa lungo il Castello e arrivo in piazza Paolo VI; alle 21.30 preghiera in piazza Paolo VI presieduta dal Vescovo (in caso di pioggia ingresso in Duomo Nuovo). Nella domenica delle Palme, 1° apri-le, alle 10 la convocazione in Duomo Vecchio per la benedizione degli uli-vi; processione verso la Cattedrale e S. Messa pontificale. Mercoledì San-to 4 aprile: ore 20.45 via Crucis cit-tadina con partenza dalla Basilica di San Faustino, via del Castello e arri-vo nella chiesa di San Pietro in Oli-veto. Giovedì Santo 5 aprile: ore 9.15 in Cattedrale Celebrazione dell’Ora Media; ore 9.30 S. Messa crismale con la partecipazione dei presbiteri e dei diaconi della diocesi e la be-nedizione dell’olio dei catecumeni, dell’olio degli infermi e del sacro cri-sma per battesimo, cresima e ordi-nazioni presbiterali e per i riti di de-dicazione della chiesa e dell’altare;

ore 20.30 inizio del Triduo pasquale con S. Messa In Cœna Domini e la-vanda dei piedi a 12 rappresentanti delle unità pastorali in riferimento al prossimo Sinodo diocesano. Vener-dì Santo 6 aprile alle 8.30 l’Ufficio delle Letture e Lodi mattutine. Alle 20.30 la celebrazione In passione et morte Domini: liturgia della Parola, adorazione della Croce e comunio-ne eucaristica. Sabato Santo 7 aprile alle 8.30 l’Ufficio delle letture e lodi mattutine; ore 22 la solenne Veglia pasquale: liturgia del fuoco, canto del Preconio, liturgia della Parola, liturgia battesimale (con i sacramen-ti dell’iniziazione cristiana ai catecu-meni adulti) e liturgia eucaristica. Domenica 8 aprile, Pasqua di Risur-rezione: ore 10 S. Messa pontificale con benedizione papale e indulgen-za plenaria; ore 17.45: Vespri ponti-ficali con benedizione eucaristica. Si ricorda che nella Messa crismale si farà memoria degli anniversari di ordinazione dei seguenti sacerdoti: 70° di Ordinazione presbiterale di don Giovanni (Pietro) Bonfadini; 60° di ordinazione di don Luigi Regosini, mons. Ruggero Borboni, mons. Lu-cio Cuneo, don Daniele Lazzarini, don Enrico Melotti, don Renato Pic-cini, don Giovanni Pierani, don Lui-

gi Porta, don Nunzio Reghenzi, don Francesco Tambalotti, don Giovan-ni Tossi, don Battista Venturi, don Basilio Zanotti, don Luigi Alghisi; 50° di mons. Francesco Bonfadini, don Domenico Boniotti, don Felice Bontempi, don Valentino Bosio, don Giuseppe Chiminelli, don Giuseppe Corini, don Bruno Crotti, don Lui-gi Do’, don Carlo Domenighini, don Luigi Dotti, don Franco Lanfranchi, don Luigi Lussignoli, don Giovanni Magoni, don Angelo Marini, don San-to Matteo Ongaro, don Paolo Ravari-ni, mons. Giuseppe Saia, don Paolo Taglietti, don Cosimo Taurisano, don Paolo (Arturo) Viani, don Pierino Ranghetti e don Pietro Lanzi; 25° di don Giovanni Amighetti, don Marco Bianchi, don Angelo Blanchetti, don Cesare Cancarini, don Alberto Cin-ghia, don Fabrizio David, don Santo (Tino) Decca, don Luigi Pellegrini, don Giancarlo Zavaglio e don Gian Battista Bontempi. Nella Messa cri-smale si farà memoria anche di alcu-ni anniversari significativi dell’ordi-nazione dei diaconi permanenti: 30° di ordinazione diaconale di Giulio Colombi e di Giovanni Mariotti, 29° di Tobia Bonomi, Stefano Donadoni e Francesco Mazzotti, 27° di Ange-lo Cappelli.

Il card. Sandri, prefetto della Con-gregazione per le Chiese orientali, ha indirizzato una lettera ai Vesco-vi l’inizio della Quaresima. “Rivolgo un cordiale invito a tutte le comuni-tà ecclesiali affinché si pongano al fianco dei cristiani di Gerusalemme, Israele e Palestina, come dei Paesi circostanti, Giordania, Siria, Liba-no, Cipro ed Egitto. La Congrega-zione per le Chiese orientali ricorda ai Vescovi la richiesta di Benedetto XVI affinché sia sostenuta la mis-

sione della Chiesa nei luoghi santi”. Il venerdì che precede la Pasqua è il giorno scelto per la Collecta pro Terra Sancta. Il Venerdì Santo sem-bra interpretare ancor più le neces-sità dei pastori e dei fedeli, le quali sono racchiuse nelle sofferenze del Medio Oriente. La mancanza del-la pace, le ostilità nei confronti dei cristiani hanno acuito l’emigrazio-ne cristiana per la paura di essere soli davanti a un futuro che sembra non esistere se non come abbando-

no della propria patria. Abbiamo il dovere, come cristiani, di restituire il patrimonio spirituale ricevuto dal-la millenaria fedeltà di questi fratel-li alle verità della comune fede. Lo possiamo e lo dobbiamo fare con la preghiera, con la concretezza del nostro aiuto, con i pellegrinaggi che si auspicano numerosi nel prossimo Anno della fede. Durante il Venerdì Santo, tutte le comunità parrocchia-li devono avere un ricordo partico-lare nella preghiera per i cristiani

di Terra Santa; si devono invitare i fedeli a un gesto di solidarietà con-creta con una colletta significativa all’interno della solenne azione litur-gica della Passione (d’accordo con l’Ufficio liturgico, si consiglia, dopo l’adorazione della Croce, di effettua-re un canto durante il quale si com-pie la questua. Nel frattempo si pre-para l’altare per i riti di comunione che seguono). I parroci provvede-ranno a consegnare presso l’Econo-mato della diocesi quanto raccolto.

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utto il fecondo ministero pastorale di don Dante Baiguini può essere sin-tetizzato in un lumino-so dittico: curato attivo

nel Bresciano e geniale parroco de-gli emigranti in Svizzera. Sacerdote estroverso e vulcanico, amante del-la montagna, della musica e del te-atro. Poetico e sensibile, con la sua caratteristica folta chioma biondo-rossiccia e con una forte capacità comunicativa, è stato per chi lo ha incontrato amico, padre, direttore di spirito. Originario di Costa Volpino, quarto di sette figli, rispose alla vo-cazione ancora adolescente, con la guida spirituale di don Luigi Canova. Dopo gli studi nel Seminario e l’or-dinazione sacerdotale la sua prima destinazione fu la parrocchia di Ar-togne. Don Dante giunge nel paese camuno quando era vivo il problema della lontananza di tanti padri di fa-miglia, impegnati nella costruzione di gallerie delle prime autostrade italia-ne o per il lavoro di minatore in altri Paesi europei. Una esperienza di sof-ferenza comunitaria che lo maturò in breve. Per questo, due anni dopo fu chiamato nella popolosa Ospitaletto, dove i giovani frequentavano ancora in massa l’oratorio. Fra i giovani con-tinuò la preziosa opera educativa dei predecessori ma con una intelligente attenzione a rispondere e contrastare

la contestazione giovanile, lasciando un segno profondo nella comunità per una molteplicità di iniziative in tutti i campi. Alcune continuano tut-tora. Don Dante donò all’oratorio di Ospitaletto, a totale e incondizionato

È uno dei più importanti esempi di architettura della Controriforma cattolica in terra bresciana. Parliamo della chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta a Ghedi, oggetto del prossimo dvd della collana, promossa da “Voce Media”, e dedicata alle più belle parrocchiali della diocesi. Sorta a partire da inizio Seicento sui resti di precedenti edifici di culto, la chiesa si deve a due grandi architetti bresciani dell’epoca: Giovanni Antonio Avanzi e Pier

Maria Bagnatore. L’impianto architettonico ad aula unica si caratterizza per la grande solennità e per l’armonia delle masse murarie incise dalla luce che, penetrando dalle finestre, giunge a scavare di chiaroscuri gli arconi delle cappelle laterali, rispondendo precisamente a quel “decoro” imposto dai dettami suggeriti dal Concilio di Trento. Tutto, in questa chiesa, concorre al concetto della rappresentazione della gloria della Chiesa trionfante, senza che venga

meno il senso del raccoglimento per un intimo colloquio col Padre. Tra il 1893 e il 1897 l’architetto Luigi Arcioni progettò l’intera sfarzosa decorazione parietale, alla quale concorse, tra gli altri, il bravo Cesare Bertolotti. Gli altari custodiscono alcune tele di pregevole valore, a cominciare da quella dell’altare maggiore, opera del 1599 di Pietro Marone, allievo prediletto del Moretto. Di notevole bellezza le opere di Pietro Ricchi, detto il Lucchese, attivo in provincia

nel Seicento: si tratta dei Misteri del Rosario, nell’omonimo altare, e di una stupenda Deposizione dalla croce, realizzate a metà Seicento; vi sono poi tele di Pompeo Ghitti e Grazio Cossali, nonché statue della famiglia Carboni. Sulla porta laterale fa bella mostra di sé una delicata Annunciazione del veneziano Sebastiano Ricci (1730 circa), mentre nella cappella del Crocifisso si può ammirare uno stupendo manufatto ligneo di Maffeo Olivieri (primi XVI secolo).

incidente in galleria in Svizzera e nel Paese elvetico risiedevano le sue so-relle. Don Dante recandosi a trovarle ogni anno conobbe i risvolti pastorali dell’emigrazione. Per queste ragioni diede a mons. Morstabilini la dispo-nibilità a continuare la sua opera fra gli italiani all’estero. E la scelta cadde sulla Svizzera. La sua prima destina-zione fu la città di Losanna dove ope-rò con passione, collaborando anche con i padri Scalabriniani per otto an-ni. Poi seguì il trasferimento a Vevey e a Montreux dove lavorò per altri 14 anni fra ben 8.000 italiani da conosce-re, seguire, guidare. Alle soglie del Duemila, mentre don Dante medita-va se tornare in diocesi o rimanere, i superiori gli proposero di seguire la missione italiana nell’Engladina Al-ta, splendido lembo di terra svizze-ra, coronata dal Bernina e costellata da note località turistiche: Silvapla-na, Saint Moritz, Celerina, Pontresi-na, Samedan e Zuoz. Tutte comunità vivaci che don Baiguini, non più gio-vane, incontrava regolarmente con l’entusiasmo di sempre. Era l’anno 2000 quando don Dante Baiguini, fa-cendo il suo ingresso come parroco degli italiani nell’Engladina, scrisse: “Finora la mia vita è stata una Messa cantata. Che lo sia ancora per gli an-ni che il Signore conosce e concede”. Don Dante Baiguini è morto sul cam-po. Il suo cuore ha ceduto a 73 anni.

servizio alla gioventù, 14 intensi anni, con un crescendo di attività ed entu-siasmo: liturgie, catechesi, gruppi, scoutismo, colonie, campeggi, gite, sport, e una attenzione che anticipò i tempi, quella alla formazione dei gio-vani a operare nella cultura, nel vo-lontariato e nel sociale. Intanto due elementi cominciarono a far brec-cia nel ministero dell’attivo curato di Ospitaletto: la novità del Concilio che rilanciò l’idea della collabora-zione fra le Chiese e la realtà dei mi-granti che aveva conosciuto, non solo ad Artogne, ma anche in famiglia: il nonno materno era deceduto per un

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rima di quel 26 dicembre 1810, giorno nel quale inaugurò il nuovo gran-de teatro bresciano il luogo aveva avuto già

una lunga storia che si può far ri-salire almeno alla metà del XVII se-colo. Fu in quel periodo che si può datare la nascita del teatro lirico all’italiana, pubblico e a pagamen-to. Dunque, quella sera del dicem-bre 1810 va in scena con grandissi-mo successo “Il sacrificio di Ifige-nia” un’azione drammatica scritta dal poeta bresciano Cesare Arici e dal musicista Simone Mayr. Più di 200 anni in cui il teatro è stato al centro della vita cittadina; non soltanto per la sua funzione aggior-natrice di quanto via via prodotto dalla storia dello spettacolo, ma anche come momento di incontri, e qualche volta di scontri, dell’evolu-zione della vita civile. A leggere le vicende di questi 200 anni, centra-li sono sempre stati i rapporti tra

le proprietà e le amministrazioni comunali: ed è curioso constata-re che, mentre la storia lasciava i suoi maestosi segni, le diatribe tra palchettisti e la rappresentanza pubblica ripetevano ciclicamente le stesse identiche diatribe sulla suddivisione di responsabilità fi-nanziarie: da parte dei primi che rivendicavano la qualità di un ser-vizio pubblico offerto dai privati alla città, dall’altra il Comune che cercava di inserirsi con peso mag-giore nella politica culturale del teatro. A me e a tanti altri è tocca-to partecipare in ruoli e modi di-

versi, in quest’ultimo mezzo seco-lo, a questa altalena di posizioni; e vi assicuro che quanto è giunto a conclusione nel recente periodo è veramente la svolta storica. E tor-niamo all’inizio dell’Ottocento. Si è da poco spenta la Rivoluzione fran-cese, ora arriva a cavallo Napole-one, poi subentrano gli austriaci, nel ’49 piovono sul teatro bombe nemiche dal Castello, Zanardelli diventa segretario della deputazio-ne (e prova anche lui a sciogliere i nodi della proprietà e della gestio-ne senza peraltro grandi risultati), arrivano in visita i re d’Italia e il teatro Grande viene riconosciuto come “monumento per le arti na-zionali”. E spunta il nuovo secolo. Di anno in anno i teatri italiani di-ventano comunali. A Brescia non si riesce a concordare una soluzio-ne convincente mentre lo spetta-colo dal vivo viene aggredito dalle nuove concorrenze: la radio, il ci-nema, la televisione, infine il web,

che ci insegue negli angoli più ri-posti del privato. Un evento abba-cinante che ci sorprende di conti-nuo di cui miracolosamente resta o resterà addirittura la memoria: a differenza del teatro che scompa-re mentre si fa. Ecco: qui in questi luoghi dove la concentrazione è to-tale e il rapporto tra chi agisce sul palcoscenico e chi assiste in platea o nei palchi è totalmente scoperto, si fa spettacolo dal vivo. Niente schermi, niente intermediari elet-tronici, niente. Qui le comunità possono ancora ritrovare se stes-se: e divertirsi, discutere, riflettere, chiedendo a quelli che sono al di là del sipario, di continuare a fru-garci dentro, alla ricerca di quello che non riusciremo mai a trovare. Accadono in teatro nuove, impor-tanti cose. Le comunità vogliono essere informate. Il gesto compiuto dopo più di 200 anni dalla proprie-tà del teatro e dall’amministrazio-ne comunale di Brescia è andato

in questa direzione. Intanto siamo stati più bravi di Zanardelli. È stata definitivamente aggiudicata la pro-prietà dell’intero stabile, la vecchia società ha partorito una fondazio-ne pubblico-privata, cui è stata af-fidata la gestione autonoma del teatro, si è nominato un consiglio di amministrazione e un sovrinten-dente. Lo statuto della fondazione è uno strumento moderno e aperto al futuro. L’attività svolta nel primo anno dalla fondazione ha già dato segnali evidenti del nuovo corso: si va verso un progetto che vedrà il palcoscenico del Grande aperto a tutte le discipline dello spettaco-lo nazionale e internazionale, dal-la tradizionale stagione lirica al-le esperienze contemporanee più avanzate. Brescia – con il Teatro Sociale, il Santa Chiara e il diffusis-simo fermento di giovani eccellenti iniziative – può essere considerata oggi una delle più vivaci e aggior-nate realtà del teatro italiano.

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i comincia il 12 aprile con un approfondimento su Tolkien curato da Edoar-do Rialti. Poi seguiranno Ungaretti presentato da

Paolo Campoccia (giovedì 19 aprile), Manzoni con Pietro Baroni (giovedì 26 aprile) e Shakespeare chiude (gio-vedì 3 maggio), ancora con Rialti, la rassegna de “Il mese letterario”, edi-zione 2012. L’inizio delle serate, orga-nizzate da Fondazione San Benedet-toè alle 20.30, all’auditorium Capretti dell’Istituto Artigianelli.Quattro appuntamenti racchiusi nel titolo “Sulle tracce del destino”. “La parola destino – spiega Giannantonio Sampognaro, coordinatore culturale dell’iniziativa – indica il compimento totale dell’uomo. Tutti i classici si tro-vano in questa definizione. Ci sono autori che hanno meno chiaro questo destino. I quattro autori proposti – continua Sampognaro – sono diversi, ma tutti, anche se in epoche diverse, documentano che nel cuore dell’uo-mo c’è l’anelito verso questo destino. Una volta visto, non si stancano mai di additarlo con libri e storie”. Argo-mento e tema che sono sottolinea-ti in maniera diretta dall’immagine scelta per questa seconda edizione e dalla frase della scrittrice Flanne-ry O’Connor che vi campeggia sopra: “Se la vita ci soddisfacesse, fare let-teratura non avrebbe alcun senso”. L’immagine rappresenta un viale al-berato con una luce bianca sul fondo; a destra degli alberi sembra esserci la notte, mentre alla sinistra la luce del giorno. “Anche nell’auditorium vogliamo richiamare questa imma-

sidente della Fondazione San Bene-detto – a chi frequenterà gli incontri”. L’iniziativa è patrocinata dall’Ufficio scolastico provinciale e dalla Consul-ta provinciale studentesca. Iscrizione obbligatoria, fino ad esaurimento po-sti (500 al massimo), con versamen-to di 10 euro come quota comples-siva. Fermo l’obbligo di iscrizione, l’iscrizione è gratuita per i minori di 20 anni. Iscrizioni e informazio-ni sul sito:fondazionesanbenedetto.it o 0303366919 o [email protected]. Sono già quasi 300 gli iscritti.I tre relatori che si alterneranno nelle quattro serate sono Edoardo Rialti, docente all’Istituto teologico di As-sisi, critico letterario e traduttore di letteratura inglese; Paolo Campoccia

gine – ha spiegato Camilla Grisoni che, con Alessandra Calegari, si oc-cupa di logistica e accoglienza – con la posa di alberi da frutto che nel me-se fioriscano e diano frutti, simbolo del percorso fatto”. Una proposta aperta a tutti gli in-teressati, ma che guarda con occhi particolari i giovani. “Saranno rico-nosciuti crediti in vista della maturi-tà – assicura Manolo Salvi, vicepre-

Continuano gli appuntamenti di “Cru-cifixus”. Giovedì 29 marzo: “Ama il prossimo tuo” nella chiesa di Santa Maria As-sunta di Pisogne con Marco Baliani (nella foto); “Interrogatorio a Maria” con Milvia Marigliano nella chiesa di Santa Maria Annunciata.Venerdì 30 marzo: “Madre” con Enrica Chiurazzi nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista di Zone. “Pian-tate in terra come un faggio o una cro-

ce” con Elisabetta Salvatori nel San-tuario Madonna del monte a Gianico.Sabato 31 marzo: “Campo di sangue” a Solto Collina, campo aperto Esma-te di Solto Collina (info: Pro loco “La Collina” 3480811402); “Madre” con Enrica Chiurazzi per la regia di Maria Rita Simone nella chiesa di San Mau-rizio a Niardo; “Piantate in terra come un faggio o una croce” nella chiesa di San Girolamo di Cedegolo.Domenica 1 aprile: “Cuore a mille”, re-

gia di Maria Rita Simone, presentato da Gruppo Donati un evento di Stars teatro e Associazione Condividere la strada della vita all’oratorio San Gio-vanni Bosco di Iseo; “Piantate in terra come un faggio o una croce” con Eli-sabetta Salvatori nella chiesa di San Nicola Vescovo a Polaveno. Lunedì 2 aprile: Lucilla Giagnoni in “Vergine madre” nel duomo di Breno; “Madre” con Enrica Chiurazzi nella chiesa parrocchiale di Fonteno.

Martedì 3 aprile: “Big bang” con Lucil-la Giagnoni all’Auditorium1861 Unità d’Italia di Corte Franca.Mercoledì 4 aprile: “Apocalisse” di Lucilla Giagnoni nella chiesa di S. Ma-ria nascente a Edolo; “Con le braccia in croce” con Franco Branciaroli e il coro Voci dalla Rocca nel Teatro de-lel Ali di Breno (ingresso previo riti-ro coupon presso biblioteca di Breno 0364323343). Inizio di tutti gli spettacoli ore 20.45.

poeta, drammaturgo e critico lettera-rio e autore di diversi volumi; Pietro Baroni insegnante di lettere per le scuole secondarie e direttore de “I colloqui fiorentini - Nihil alienum”, convegno nazionale di letteratura italiana per le superiori.

Sarà al Teatro Grande di Brescia il 3 aprile alle 21 l’appuntamento con la danza di Wayne McGregor con lo spettacolo “Entity”. Nasce dalla collaborazione di McGregor con alcuni scienziati cognitivisti che hanno condotto un’indagine sul tema dell’identificazione dell’intelligenza cinestetica “smontandola” e usando le informazioni per costruire degli “agenti coreografici intelligenti” artificiali, capaci di risolvere problemi, senza danzare le soluzioni

ma generando un’architettura o una serie di numeri. Negli ultimi 17 anni, Wayne McGregor|Random Dance, compagnia residente al Sadler’s Wells di Londra, ha rappresentato in tutto il mondo creazioni fuori dell’ordinario. Ne nasce una danza visionaria, di matematica precisione che appare improntata alla più “sfrontata” improvvisazione, ma scaturisce invece da sofisticata riflessione e approfondito studio. Il movimento, che palpita ed è pervaso di elettrizzante musica

(di Hopkins e Talbot), è frenetico, adrenalinico. Implode nei corpi ulcerando lo spirito. Wayne McGregor è attualmente il più giovane coreografo che sia mai stato scritturato dal leggendario Royal Ballet e le sue creazioni sono approdate anche in ambito cinematografico, come ad esempio nel film Harry Potter 4. Ingresso da 17 a 28 euro; possibili riduzioni. Ci sono sconti per i possessori della Teatrograndecard. Informazioni: teatrogrande.it

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ngelo Canossi, Charlie Cinelli. Due personaggi così lontani, ma anche così vicini, cantori dia-lettali, di ieri e di oggi,

che s’incontrano idealmente attra-verso le note e le parole, nel concer-to teatrale dal titolo “Àngel 1862”, in scena venerdì 30, sabato 31 marzo e domenica 1 aprile alle 21 nella chie-sa di San Giorgio, a Brescia (ingresso libero e gratuito, info e prenotazioni 0303749913).L’iniziativa, promossa dall’assesso-rato provinciale alla Cultura e al Tu-rismo e patrocinato da Fondazione Provincia di Brescia Eventi, è l’enne-sima occasione per celebrare il 150° anniversario della nascita del “poeta della brescianità”. “L’intento – spiega l’assessore Razzi – è però quello di raccontare un Canossi che possa av-vicinarsi anche a un pubblico giovane in modo accattivante grazie alla pre-senza di un cantante molto amato”. Insieme a Roberto Soggetti, Charlie Cinelli ha infatti selezionato alcune poesie, quelle che meglio si prestano a essere cantate e recitate, e le ha af-fidate a un gruppo di otto musicisti: Vincenzo Albini al violino, Claudio Minelli alla viola, Michele Tagliafer-ri al violoncello, Alan Cretti al con-trabbasso, Marzia Tonoli al corno, Gabriele Rubino al clarinetto, Stefa-nia Maratti al flauto e Paolo Soggetti alle percussioni. “L’idea – spiega Ci-nelli – è quella di richiamare con la musica quel preciso periodo storico e far riaffiorare al tempo stesso l’in-dole melanconica, ironica e sognante di Canossi”.14 poesie, alcune canta-

È stata inaugurata mercoledì 28 marzo le videoinstallazioni di William Forsythe presso il Coro delle monache in Santa Giulia. “Solo” e “Lecture from improvisation technologies”, quest’ultimo in esclusiva italiana. I due lavori sono alcuni dei video più rappreserntativi della filosofia artistica del grande coreografo, presentati anche nelle più prestigiose manifestazioni internazionali. “Solo” riprende un assolo del coreografo William

Forsythe, accompagnato da una composizione atonale per violino di Thom Willems e intervallato da indicazioni dettate da una voce maschile off. “Lecture from improvisation technologies” introduce nel mondo della danza di Forsythe attraverso l’illustrazione dei principi di composizione del coreografo americano ormai residente da anni a Francoforte. Il coreografo sarà al Teatro Grande sabato 21 aprile ore 21 con “Mixed Program”.

Sono gli improbabili artisti circensi, quelli del presepio meccanico, dei paesi bresciani raccontati con la mimica e del tg per sordomuti. Dopo il prestigioso riconoscimento ottenuto l’anno scorso al Festival di cabaret emergente di Modena (secondi classificati e premio all’originalità), i “3d”, al secolo Piergiuseppe Frattini, Michela Gianstefani e Carlo Zaniboni, tornano. “Il premio conseguito a Modena ci diede la possibilità di farci conoscere grazie a tante

serate già programmate. Ma a causa di problemi di salute abbiamo rinunciato a molte esibizioni” ricordano. Il desiderio di tornare in scena sono stati più forti e, oggi, il trio si ripropone. “Alle vecchie gag ne abbiamo affiancate di nuove – raccontano i “3d” – e l’organizzatore del Festival di cabaret emergente, Riccardo Benini, ci ha voluti a tutti i costi sul palco del teatro Storchi per la finalissima di quest’anno (martedì 8 maggio)”. Per informazioni e ospitare i “3d”: itred.it o 3291778442.

In scena fino a domenica 1 aprile al Teatro Grande di Brescia “I Ruste-ghi” per la regia e l’adattamento di Gabriele Vacis, proposto nella sta-gione del Ctb. La commedia di ri-ferimento è quella di Goldoni, con i personaggi e la storia che però stimo-lano nel regista il gioco con la pro-pria biografia e con i propri ricordi, quelli dei nonni su tutti. Il mercante Pantalone, l’avveduto borghese che in molte commedie incarna l’ideale

di un soggetto sociale responsabile, si trasforma in una amara caricatu-ra di se stesso. Autentico tiranno, si impone con protervia su famiglia e domestici. Il commerciante vuole costringere la figlia al matrimonio con uno sconosciuto. La condizione è che restino sconosciuti, ma i due di nascosto si conoscono e si inna-morano. È lo stesso mercante che per puntiglio rischia poi di mandarle all’aria. Insomma Vacis si lascia gui-

dare nel dipingere l’ottusità del gene-re maschile. La scenografia è all’os-so, il linguaggio, dopo un prologo in veneziano, è l’italiano. Sul palcosce-nico Eugenio Allegri, Mirko Artuso, Natalino Balasso, Jurij Ferrini, tra gli altri. Fino a sabato lo spettacolo è alle 20.30; domenica 1 aprile è alle 15.30. Ingresso da 12 a 26 euro, con possibilità di sconti e riduzioni.Ma il Ctb non si limita a questo. Na-talino Balasso (nella foto) sarà il pro-

tagonista del primo appuntamento di “Brividi fuori scena” giovedì 29 marzo alle 17.45 nel foyer del Teatro Sociale in cui presenterà il suo libro “Il figlio rubato”, intervistato da Mi-lena Moneta. Sabato 31 marzo alle 17.30 al nuovo Cinema Eden si terrà l’ncontro con l’attore Eugenio Allegri. A intervistar-lo Daniele Pelizzari. A seguire verrà proiettato il film “Miseria e nobiltà” di Mario Mattioli. Ingresso gratuito.

te, tra cui “La serenada”, che vede sul palco la partecipazione della cantante bresciana Ivana Gatti, altre soltanto recitate e accompagnate dalle melo-die dell’ottetto musicale, riassunte nell’atto conclusivo da uno strumen-tale composto e arrangiato da Rober-to Soggetti. “La poesia – sottolinea Cinelli – ha già di per sé una capacità evocativa che attraverso la musica viene amplificata. E anche quando

gli autori vengono a mancare, sono proprio le loro realizzazioni artisti-che a lasciarne la traccia nel tempo”. Un tempo che, nonostante i 150 an-ni trascorsi dalla sua nascita, non ha fatto scemare l’affetto dei bresciani nei confronti di Canossi, “autore che richiama il senso di appartenenza al territorio in modo semplice e prati-co, così come lo è la nostra gente”, precisa il presidente della Provincia Daniele Molgora, sottolineando che l’intento dello spettacolo è quello di poter essere rappresentato anche nei Comuni della Provincia, così come accadrà venerdì 11 maggio presso l’Auditorium della Bcc Agrobresciano di Ghedi (piazza Roma 17, ore 20.45), grazie alla collaborazione dell’Asso-ciazione culturale La Fenice.

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ovanta opere che espri-mono sofferenza, medi-tazione ma anche spe-ranza e gioia nella resur-rezione. L’artista tedesco

Thomas Lange mette in mostra il suo lungo percorso artistico sul tema del-la croce nell’esposizione intitolata “Golgota”, allestita al Museo dioce-sano e aperta fino al 30 aprile. For-matosi nella Berlino ovest ai tempi del Muro presso l’Accademia di belle arti, Thomas Lange (Berlino, 1957) approda al Neoespressionismo e al-la corrente dei “Neue Wilden” e negli anni ‘90 si trasferisce stabilmente in Italia, continuando i rapporti artistici con la patria e intessendone di nuovi nel Paese d’adozione: anche la mostra al museo diocesano di Brescia è frutto di un progetto comune con il Museo del Duomo di Würzburg, allestito nel periodo pasquale, che naturalmente porta con sé la riflessione sulla croce. Nella mostra bresciana, curata da Matteo Galbiati e Davide Sarchioni,

fisso, umana e divina, e che propone una meditazione e un cammino spi-rituale complesso, sofferto, non pri-vo di contraddizioni. Tele in forma di croce grondano di colore acrilico dal-le tinte contrastanti, dal rosso sangue al cupo nero che sembra sprofonda-re negli insondati abissi della morte eterna. Le figure di cera policrome del Cristo alla colonna e flagellato contrastano con la dolcezza e la re-ligiosa compostezza dei personaggi della famiglia Rovelli nella pala del Moretto, così come ai calici liturgici si contrappongono i volti stravolti e destrutturati dei “Profeti”. Non si trat-ta di opere autoreferenziali, ma nella loro astrattezza permettono all’osser-vatore di trovarvi una propria, intima riflessione. Lange è giunto a questi risultati attraverso un lungo studio dell’arte italiana: a partire dall’osser-vazione della Cappella Brancacci di Masaccio, l’artista elabora “La cac-ciata dal Paradiso” (1998), fino alla recente riflessione della serie “Golgo-

le opere dialogano con le collezioni diocesane e quelle della Pinacote-ca Tosio Martinengo qui depositate. Altre installazioni sono invece site-specific, realizzate quindi ad hoc per le sale e per l’allestimento museale. Lange lavora a lungo sull’iconografia tradizionale della croce, elaboran-dola con elementi di uso quotidiano che l’artista ha modo di trovare nel suo studio, dagli strumenti del suo mestiere (bombolette spray e pittu-ra) agli effetti personali, come le sue scarpe o gli inseparabili occhiali da sole. Una nuova iconografia che tiene conto della duplice natura del Croci-

Conoscere quel Dio che attende a ogni frontiera: a quella della vita, del lavoro, dell’incontro con l’altro. È questo il messaggio che esce dalle pagine dell’ultima fatica letteraria di p. Renato Zilio, missionario scalabriano veneto che, per la Emi, ha dato alle stampe “Dio attende alla frontiera”. Nelle oltre 140 pagine del suo libro il religioso, che ha fondato e diretto per anni il Centro culturale Ecoublay alle porte di Parigi, che ha diretto a Ginevra la rivista “Presenza

italiana” e che attualmente vive a Londra presso il Centro interculturale Scalabrini in Brixton Road, racconta dell’uomo di frontiera, di colui che ha la lunga pazienza di cucirsi sulla pelle un vestito “di terre e di cieli nuovi”. Un uomo che si abitua a vedere paesaggi differenti, a spaziare nell’orizzonte dell’altro come una normalità. Un uomo che vive al fianco dell’altro capace di oltrepassare i confino. nemici dell’umanità. Si tratta di pagine che

p. Renato Zilio è stato in grado di scrivere proprio sulla scorta delle importanti esperienze di “frontiera” vissute nel suo peregrinare tra l’Europa, un cammino che lo stesso autore definisce nella prima parte del libro “un dono continuo degli altri e dell’incontro con l’altro: colui che è differente da me, generato da altri mondi”. Un continuo pellegrinaggio che ha formato il religioso, l’ha plasmato, interrogato e stimolato senza misura. “Segretamente – continua

p. Zilio – mi hanno incoraggiato a superare frontiere di ogni tipo: culturale, mentale, linguistico o spirituale”. Un cammino che il religioso ha voluto imprimere nelle pagine di “Dio attende alla frontiera” per ricordarsi e ricordare ai lettori che prendere coscienza di tutto questo porta alla riscoperta del volto sempre nuovo di Dio: “colui che ti libera da te stesso. Il Dio dell’incontro, Colui che attende a ogni frontiera”. (Massimo Venturelli)

“All’indietro sui tacchi alti”, edito da Meccanica delle idee, è l’ultimo lavo-ro di Enza Corrente Sutera. Il pensiero delle donne. Sospese tra la quotidianità, i sogni e le speranze. L’amica Enza Corrente Sutera riper-corre a modo suo, con la scrittura che le è consona e ne caratterizza i tratti, le tante strade che portano al cuore dell’universo femminile. Una chiave di lettura che è riflessione, non garrula o superficiale, alla crema e al silicone, ma profonda, sofferta, meditata, maturata nell’esperienza.Una sequenza di pensieri, di sensa-zioni, immagini, affidati alla carta, stagione dopo stagione, giorno do-po giorno, che non ha alcuna pretesa d’insegnare o d’indicare vie, se non quella dell’inquadrare un mondo di forte fragilità, ossimoro di quel mo-

do d’essere che è la vita, vista, spes-so e per sopravvivere, dall’equilibrio precario di un percorso compiuto persino in senso inverso, all’indie-tro, sospeso su tacchi alti e appeso a convenzioni radicate.Donne che parlano ad altre donne e che noi maschietti non dovrem-mo mai trascurare di comprendere a fondo, con rispetto, liberandoci dalla prigionia del testosterone e il-ludendoci, oziando nella comodità accogliente dei luoghi comuni. La chiusura del volumetto, 64 pagine, è affidata a Giovanni Paolo II che scri-veva: “Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la perce-zione che è propria della tua femmi-nilità che arricchisci la comprensio-ne del mondo e contribuisci alla pie-na verità dei rapporti umani”. (r.b.)

ta”. All’esposizione presso il Museo, si aggiunge l’inserimento di un’ulteriore opera nella chiesa di San Giuseppe: una croce, drammaticamente intrisa di colore gocciolante e steso ad ampie furiose pennellate, è stata posata sulla scalinata che porta all’altare, come il corpo di Cristo offerto in sacrificio e deposto dalla croce. Thomas Lange, “Golgota”, fino al 30 aprile, dal lunedì alla domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18 (chiuso mercoledì), ingres-so 3 euro intero, 6 euro il ridotto.

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Quattro incontri che vanno da marzo a novembnre quelli proposti da Ande (Associazione nazionale donne elettrici) di Brescia. Giovedì 29 narzo alle 17.15 all’Università cattolica, sala della Gloria “Cittadinanza e questione femminile: una traiettoria di analisi”; interverrà Elvira Valleri, Società delle storiche di Firenze. Inizio del’incontro 17.15.“Le Beghine: donne esemplari. Una storia di protagonismo femminile” con Silvana Panciera,

del Centre Européen de recontre et de ressourcemente, sarà l’argomento del secondo incontro previsto per giovedì 19 aprile alle 17.15 in sala della Gloria in Cattolica. Il 24 ottobre su “Donne e società: la differenza di genere nella prospettiva educativa” con Elena Besozzi, ordinario di Sociologia dell’educazione in Cattolica. Il 21 novembre si chiude con “Genere e generazioni di fronte alla questione femminile”, tavola rotonda.

unedì 26 marzo, pres-so l’Auditorium Capretti dell’Istituto Artigianelli di Brescia, l’Associazio-ne culturale Areopago ha

proposto alla Cittadinanza una tavo-la rotonda per la presentazione del li-bro di Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera dei deputati, “La prima politica è vivere” (Milano, Mondadori, 2011). L’evento è stato organizzato in collaborazione con la Fondazione Li-beramente, l’Associazione popolari-smo europeo e l’Associazione Brescia Tricolore. Il volume rappresenta una sorta di viaggio nella memoria priva-ta e collettiva e raccoglie storie quo-tidiane di politici, religiosi, imprendi-tori, ma anche di gente comune, che da sempre coltivano la passione per ciò che fanno e, allo stesso tempo, per il nostro Paese. Il tutto alla luce del rapporto tra fede e politica, con il messaggio e l’impegno cristiano che rappresentano un vero e proprio filo conduttore di tutte queste esperien-ze. Dopo i saluti di Maurizio Vanzani, presidente di Areopago, e di Adriano Paroli, sindaco di Brescia, moderati dal giornalista Paolo Liguori, Diret-tore di NewMedia Mediaset, si sono susseguiti, oltre all’autore del volume, i parlamentari del Pdl Mariastella Gel-

mini e Stefano Saglia, il consigliere re-gionale Pdl, Mauro Parolini, e il consi-gliere regionale Pd, Gian Antonio Gi-relli. L’onorevole Lupi ha descritto lo scopo del suo libro: proporre alcune chiavi di lettura legate alla tradizione per affrontare il presente, senza però cedere alla tentazione e al rischio di arroccarsi su posizioni anacronisti-che, che non guardino con coraggio e coerenza alla realtà. Non sono state risparmiate critiche alla Lega Nord e, in particolare, all’atteggiamento del suo leader, Umberto Bossi. È stato poi Mauro Parolini a soffer-marsi sulla questione: i partiti han-no un ruolo fondamentale all’inter-no della “questione politica”. Il ca-so Brescia dimostra come l’alleanza Pdl-Lega possa tenere, ma certo era da auspicare sottolinea il Consigliere regionale, un rinnovato accordo com-plessivo da riproporre su larga scala. L’ex sottosegretario Stefano Saglia, richiamando il bresciano Paolo VI, ha sollecitato a tener presente che la politica è la forma più alta di carità e quindi è necessario, in politica come nella vita, mantenere e alimentare sempre la passione per quello che si fa, sapendo che lo si fa per gli altri.Il consigliere regionale Gian Anto-nio Girelli, unico rappresentante di

un’altra area, ha richiamato al valore fondamentale del confronto, dichia-rando che quando si creano luoghi di discussione politica seria tutti devono sentirsi a proprio agio nell’esprime-re le proprio opinioni nello sforzo di raggiungere compromessi, che diven-tano impegni per il bene collettivo.Mariastella Gelmini ha difeso l’opera-to del governo Berlusconi e si è com-plimentata con Lupi per il coraggio di affrontare un tema così poco po-polare, come quello della passione per l’attività politica, in un momento in cui, al contrario, sembra domina-re l’antipolitica e una generale sfidu-cia nei confronti della attuale classe dirigente. L’incontro è stato un laboratorio per tentare di tornare a discutere di con-tenuti, proposte e ideali alti, a servizio del Paese e non degli interessi ristretti di singoli, siano essi persone o partiti.

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Venerdi 30 marzo in Cattedrale si concludonoo i Quaresimali, promossi dalla Compagnia dei Custodi delle Sante Croci nel tempo di Quaresima. Il tema scelto quest’anno verte su “Le figure veterotestamentarie del Cristo”.L’ultima meditazione, a cura di p.Enzo Bianchi, priore della comunità di Bose, è dedicata ad “Isacco: il sacrificio incompiuto”. Diretta su Radio Voce a partire dalle 20.30.

Radio Voce segue in diretta dalla Cattedrale tutte le funzioni della Settimana Santa presiedute dal Vescovo, a partire dalla S.Messa crismale delle 9.30 del Giovedi Santo. Nella stessa giornata alle 20.30 inizia il Triduo pasquale, con la Messa in Coena Domini e la Lavanda dei piedi e il Venerdi santo la celebrazione In passione et morte Domini. Sabato santo dalle 22 la Veglia Pasquale e domenica di Pasqua alle 10 il pontificale con la benedizione papale.

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Con la primavera giungono al termi-ne il “Grande Fratello” e “L’Isola dei Famosi”, i due reality show più get-tonati dal pubblico italiano, o meglio i più sostenuti e pubblicizzati dalle produzioni televisive: è chiaro che tanto più costa una trasmissione, tanto più ci si concentra sul richia-mo del pubblico. Gli ascolti milio-nari sono l’unico metro per giudica-re il successo o il fallimento di una trasmissione, la tv è sempre stata af-fetta dal morbo dell’Auditel. Quanto ha pesato il tamtam mediatico delle suddette trasmissioni sulla risposta del pubblico? Sicuramente molto: la speranza è che non esista un vasto

pubblico che, senza che gli si met-ta la pulce nell’orecchio, aspetti con ingenua fiducia l’inizio della nuova stagione di un reality show.Del “Grande Fratello” si è già parla-to troppo: il circo di comparse che sognano di pulire il pavimento nel pantheon delle celebrità è la metafo-ra dei desideri, più o meno elaborati, di milioni di persone. Per quanto riguarda il reality di Rai Due, “L’Isola dei Famosi”, la dinami-ca non è molto diversa. Qui in gara sono gli stessi vip, che danno l’esem-pio ai cugini di terzo grado del Gf, scannandosi e amandosi su un’iso-la deserta, obbligando il pubblico

a scegliere chi di essi sia più colo-rato all’interno di una scala di grigi. Quest’anno inoltre sono stati utiliz-zati (è il termine più eufemistico) i vip che nelle scorse edizioni dell’Iso-la suscitarono maggiore risposta di pubblico. Il meglio del meglio, o il peggio del peggio, questione di punti di vista. Prove di sopravvivenza, fati-che insostenibili ma soprattutto tan-to gioco, tanto ozio, tanta rabbia da condividere, cattiverie da dire, corpi da vendere. L’aspetto più interessan-te guardando la trasmissione è riusci-re a immaginare ciò che non si vede: intorno a questi attori-di-sé-stessi ve-stiti più da coloni che da naufraghi,

ci sono cameraman, operatori audio, tecnici, macchinisti, responsabili di produzione, manager televisivi. Sono tutti lì a vivere, lavorare, mangiare e dormire su quest’isola “deserta”. Ma la magia della tv rende vero solo ciò che si può vedere.La sceneggiatura de “L’Isola dei Fa-mosi” sembra diversa da quella del “Grande Fratello”: nel primo caso sarebbero i vip a cadere dalle nuvole per un’esperienza terrena di fatica e umiltà, nel secondo caso alcuni per-fetti sconosciuti ricevono la grazia di danzare laddove i vip vivono in-disturbati. Ma in realtà il significato è sempre uno solo: noi telespettato-

ri non siamo soli. Noi non vogliamo essere noi, vogliamo che i vip siano noi, per imparare come si può vivere da star anche restando davanti alla tv. Abbiamo bisogno di questa via di mezzo, di questa miscellanea di fa-ma e fame. È su questo ponte invi-sibile creato dalla televisione che i nostri sogni possono esprimersi al meglio: essere come loro per essere veramente noi stessi. Vedere noi fa-re i vip; vedere i vip fare noi. Non c’è più differenza: siamo ormai convinti di essere figli della tv, di essere fra-telli delle celebrità. Siamo illusi che questa schiavitù mediatica sia in re-altà una divina eredità.

In Primo Piano viene presentata la nona scheda di consultazione in vista del Sinodo diocesano, con il contributo di don Aldo Mariotti che guida l’erigenda unità pastorale della Valgrigna (Bienno, Berzo, Esine, Prestine e Plemo). In aprile la rubrica “Ecclesia” torna ad occuparsi di pastorale giovanile e oratori: nella prima puntata l’intervento del direttore dell’Ufficio diocesano competente don Marco Mori. Nella nuova rubrica “Musica per

lo spirito” don Alberto Donini ci guida all’ascolto di composizioni sacre per il tempo pasquale (11.30 circa). Il programma, prodotto da VoceMedia e curato da Betty Cattaneo va in onda anche in differita, la domenica su Radio Voce Camuna alle 8; Ecz alle 15; Radio Claronda alle 16; Radio Basilica Verolanuova alle 10.30; Radio Ponte Manerbio alle 12.30; Radio Raphaël alle 9. Le rubriche sono disponibili in podcast sul sito www.radiovoce.it

La prossima puntata della rubrica settimanale “La Buona Notizia”apre con il servizio “Dies Academicus in Cattolica”: l’inaugurazione dell’anno accademico della sede bresciana dell’ateneo di padre Agostino Gemelli. A seguire: l’incontro di preghiera, riflessione e festa “I familiari del clero col Vescovo”; “I sussidi del Grest 2012”, dal titolo “Passpartù”; la “Via Crucis lourdiana a Palazzolo” organizzata dall’Oftal venerdì 23 marzo nella parrocchia

del Sacro Cuore. La rubrica “4 parole...” è con mons. Federico Pellegrini sulla Settimana Santa. “La Buona Notizia” va in onda: la domenica alle 13.05 su Teletutto e alle 18.30 su Tt2 Teletutto; su Super TV la domenica e il martedì alle 20; su Più Valli TV la domenica alle 8; su Teleboario la domenica alle 8.15 e alle 10; e su www.vocemedia.tv che manderà in onda anche “La forza della vigilanza”, nuovo appuntamento con la Scuola di preghiera per i giovani.

La Messa del sabato alle 18.30 è trasmessa dalla parrocchia del Divin Redentore di via Pendolina su TT 2 Teletutto (87) e Super Tv (92-115).

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Ha vinto l’ultimo Festival del cinema di Roma, ma non è un premio piovuto dal cielo questo riconoscimento per il film “Cosa piove dal cielo?” dell’ar-gentino Sebastián Borensztein. Dal cielo piove subito una mucca, in oriente, sulla barca di una coppia di malcapitati innamorati dagli occhi a mandorla. Comincia così il film. Poi ci si sposta a Buenos Aires e il ritmo cambia, si dilata, rallenta così co-me è la vita di Roberto, il protagoni-sta della storia. Si entra subito nella

sogni si avverano, “Dreams co-me true”, questo il titolo del se-condo disco di Marco Giubileo, navigato bassista bresciano per il quale, con un po’ di reto-

rica, possiamo dire che la vita – mu-sicalmente – è ricominciata a 40 anni. Il titolo dell’album è emblematico ma allo stesso tempo può apparire fuor-viante: la felicità di Marco nel vedere realizzati quelli che lui chiama sogni non deve far passare in secondo pia-no il valore del disco, che ha compor-tato un lungo e faticoso lavoro fatto di studio e di sacrificio, ma anche di tante meritatissime soddisfazioni. I sogni sono quindi gli obiettivi rag-giunti, come la conclusione di un bel viaggio vissuto come sempre in compagnia di straordinari amici mu-sicisti, il cui elenco è lunghissimo e per questo necessariamente incom-pleto. In ordine sparso ricordiamo Kim Stone al basso (il bassista dei Rippingstone), Everett Harp al sax alto (attualmente è in tour con Ra-mazzotti), Gogo Ghidelli, Gae Man-fredini, Arki Buelli, Stefano Naclerio, i grandi Elio Rivagli e Franco Testa, Beppe Donadio, Roberto Soggetti e uno strepitoso Alfredo Golino nel brano d’apertura dell’album. Se non possiamo citare tutti i musicisti a lo-

ro, dai più ai meno noti, va un meri-tatissimo ringraziamento e un plauso per la grande disponibilità e profes-sionalità dimostrate, finalizzate alla realizzazione di un ottimo album a sostegno di un progetto benefico. Lo scopo del disco, oltre a regalare le meritate soddisfazioni a Marco Giu-bileo, è infatti quello di poter contri-buire con il ricavato ai progetti del reparto pediatrico dell’Ospedale ci-

dal musicista nativo di Lumezzane. Le uniche due canzoni non originali sono due cover d’autore, “Year of the cat”, del grande Al Stewart, cantata da Giorgio Guizzi, storico chitarri-sta e vocalist di Marco Giubileo, e il brano conclusivo, il superclassico “Moonlight shadow” di Mike Olfield, cantato con bella espressività da La-ra Marniga. Un disco molto caldo, perfetto per lunghe trasferte in auto o per sera-te relax, ottimo anche come sotto-fondo, che si incanala in quel gene-re che gli americani definirebbero Adult- oriented pop music. L’album può essere considerato l’evoluzione del precedente ”My friends & my mu-sic” del 2010, che già aveva destato ottima impressione. Come il prece-dente, anche “Dreams come true” sta raccogliendo consensi, molti dei qua-li giungono da lontano, da altri conti-nenti, attraverso la Rete. Questo gra-zie a canzoni che alternano dolcezza, come “Dreams”, con un incipit alla Coldplay, e ritmo, ad esempio “Ali-ce”, con la batteria di Arki Buelli in bella evidenza. Una citazione parti-colare la merita “A call to Gae”, otti-mo brano con il grande Gae Manfre-dini a colorare il suono della canzone con la sua splendida chitarra.

vile di Brescia. “Dreams come true” è un disco assolutamente piacevole, aperto da un brano molto bello e in-cisivo, “So Funk!”, nel quale spicca la batteria di Alfredo Golino, uno dei giganti del drummin’ mondiale. L’al-bum si muove nell’ambito del jazz-fu-sion-pop, tendenzialmente strumen-tale ma con un paio di brani cantati, e si caratterizza per la presenza quasi esclusiva di canzoni originali scritte

Scadono il 30 marzo le iscrizioni al concorso “Il Tappeto Volante”. È il tradizionale concorso musicale under 30 del Centro oratori bresciani. Questa è una edizione speciale, al fianco della sezione cover libere (nazionali e internazionali) si aggiungono le sezioni parodie a tema (creazioni di testi in lingua italiana che parlino di oratorio su musiche note) e la sezione autori a tema (brani di propria creazione in lingua

italiana che parlino di oratorio), in preparazione al Sinodo diocesano. Così il programma: sabato 21 aprile, Auditorium Balestrieri di Brescia, selezioni categorie parodie e autori; sabato 28 aprile, teatro il Gabbiano di Ghedi, selezioni categoria cover; sabato 5 maggio, oratorio S. Bernardino di Chiari, finale delle tre categorie in concorso. Domenica 3 giugno, oratorio di Gussago, Festa.Art e premiazioni. Inizio tutte le sere alle 20.30. Info: 0303722250.

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routine quotidiana di quest’uomo di mezza età, la cui vita scorre dalla co-lazione, all’apertura della ferramen-ta, dal conto delle viti presenti nella confezione che ha appena comprato, per giungere a sera, quando cerca sui giornali notizie strane e va a letto per dormire. La luce si spegne allo scat-tare delle 23; non un secondo pri-ma, non un secondo dopo. Routine. Normalità. Quotidianità. Tutto senza un briciolo di vivacità ed emozione, perché le emozioni e i rapporti so-

ciali, soprattutto se si tratta di amo-re, come quello per Mari, vengono a confondere e minare la normalità e le certezze di una vita tutta casa, ferramenta e collezione di articoli di giornale che raccontano fatti surrea-li, che lui, con fantasia, immagina di vivere in prima persona.Ma il cielo ha in serbo per Roberto un incontro tutto particolare: sulla sua strada trova un cinese, appena deru-bato da un taxista e che, per di più, parla solo cinese. Roberto non può

fare altro che aiutarlo. Comincia così una strana, forzata convivenza. Non tanto e non solo tra i due, ma tra la routine di Roberto e questa presen-za che chiede di rompere proprio la monotonia per scoprire la vita, oltre la routine. Per salvarla Roberto si po-ne un tempo limite. Ma poi qualcosa cambierà, scoprendo di essere lui il bisognoso. La comunicazione passa oltre le pa-role, i due non parlano ma si capisco-no e quando parlano lo fanno trami-

te un mediatore; è qui che si scopre come l’episodio iniziale sia collegato ai personaggi. Commedia ironica e surreale, che diverte nascondendosi dietro al rit-mo; in questo modo quasi seleziona il pubblico: apprezza solo chi è dispo-sto a scoprire un tempo che va al di là della quotidianità, ma che con essa vive. Un tempo che rincorre l’assur-do, ma che consegna un messaggio che non lo è: ci si salva con l’altro. Quello che ogni tanto piove dal cielo.

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a riforma del lavoro non può prescindere dal pe-riodo di crisi. Questo il parere dell’economista Luigi Campiglio, docente

all’Università cattolica, che ne dà una lettura in chiaroscuro: in tempi “nor-mali” sarebbe accolta diversamente, con meno critiche. Ma quello attuale, appunto, non è un tempo che possa dirsi “normale”. I tempi rapidi con cui si sta muo-vendo il governo nel riformare il mercato del lavoro sono loda-ti da alcuni, biasimati da altri. Cosa ne pensa? “La filosofia della riforma è favori-re gli ingressi, specialmente a tem-po indeterminato, e consentire le uscite. Ciò premesso, arriva in un momento giusto se si considera l’esigenza di dare una risposta alle perturbazioni dei mercati finanziari, sbagliato se si tiene conto del perio-do di crisi. Una riforma di questo ge-nere in tempi normali avrebbe avuto un’accoglienza diversa e migliore. Il modello messo a punto dal governo Monti funziona se creiamo un mer-cato del lavoro mobile, nel quale chi esce – con il sostegno di una rete so-ciale di qualche tipo – è in grado di trovare una nuova occupazione in tempi ragionevoli”.Ma i dati sulla disoccupazione sembrano dare un diverso qua-dro della situazione…

con la disoccupazione di lunga du-rata che ha raggiunto livelli mai vi-sti dalla Seconda guerra mondiale. In condizioni normali, con un’eco-nomia dinamica, invece, sarebbe nell’interesse comune spostare i la-voratori da settori in declino ad al-tri in ascesa”.Nel medio periodo quali saran-no gli effetti di questa riforma?“L’interrogativo di fondo è se questo modello, che oggi permette al gover-no di essere un interlocutore forte al tavolo degli investitori internaziona-li, consente pure la crescita. In altre parole, la tempesta ora è stata placa-

“Siamo più vicini al modello statu-nitense che a quello tedesco, e in un momento di crisi epocale. Il pro-blema è che questa crisi anche ne-gli Usa ha creato una frattura senza precedenti nel mercato del lavoro,

La piattaforma definita dal governo per la riforma del mercato del lavoro rappresenta “un utile passo in avanti nella direzione di rendere universale e più equo il sistema di tutele e dei di-ritti” e “dare maggiore dinamismo al funzionamento del mercato del lavo-ro”. Restano tuttavia “zone d’ombra e indubbie lacune da colmare”, per cui si rende necessario che il gover-no “scelga un percorso parlamenta-re aperto a integrazioni e migliora-

menti, senza stravolgere i contenuti sostanziali e in tempi rapidi”. È il giu-dizio espresso dalla direzione nazio-nale delle Acli (nella foto il presiden-te Andrea Olivero, che ha approvato un documento di prima valutazione sulla riforma del mercato del lavo-ro annunciata dal governo dopo il lungo confronto con le parti sociali. Soprattutto, le Acli chiedono al go-verno di “assumere provvedimenti per evitare il ricorso al contenzioso

che si potrà generare in conseguen-za del labile confine che divide le tre forme di licenziamento (economico, disciplinare e discriminatorio)”. E di introdurre, nel caso di licenziamento per ragioni economiche, “meccani-smi progressivi di salvaguardia del lavoratore in funzione dell’anzianità di lavoro aziendale”, nonché “chiarire quali siano i presupposti economici o finanziari che legittimino questa pro-cedura”, per evitare abusi.

ta e se tra 18 mesi l’economia euro-pea, e quella italiana in particolare, avranno ripreso a crescere, allora i creditori esteri confermeranno la lo-ro fiducia. In caso contrario, rischia-mo di tornare al punto di partenza”.Un’ultima domanda: questa ri-forma stimola la crescita?“Non è scontato. Adesso è priorita-rio ridare ossigeno alle piccole e me-die imprese italiane per farle vivere, dare loro possibilità di accedere al credito, sbloccare i fondi degli enti locali e così via. È qui, prima anco-ra che sulla riforma del lavoro, che si gioca il successo dell’esecutivo”.

Negli otto supermercati che la catena Sma ha a Brescia non si butta via niente. Grazie al progetto “Now”, acronimo di No more organic waste (Non più rifiuti organici), la cooperativa sociale Cauto raccoglie i prodotti prossimi alla scadenza. Quelli ancora commestibili li ridistribuisce a una decina tra enti che si occupano di assistere persone povere e comunità per anziani o di accoglienza. Gli altri vengono utilizzati per

l’alimentazione animale di canili e aziende agricole oppure smaltiti. “Intercettiamo i prodotti prima che diventino rifiuti – spiega Anna Brescianini, presidente di Cauto –. Spesso vengono buttati in grandi ceste, mischiando plastica, cartone, legno e alimentari. Anche i rifiuti, se correttamente gestiti, possono costituire una ricchezza. Il nostro progetto è sostenibile proprio perché dal loro smaltimento abbiamo un ricavo”. Il progetto “Now” che ha preso il

via nell’ottobre dello scorso anno, sarà presentato nei prossimi giorni a “Fa’ la cosa giusta”, la fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, organizzata a Milano da Terre di mezzo. “Il nostro obiettivo è di allargare a 18 il numero dei supermercati coinvolti sia di Brescia che della provincia – aggiunge Anna Brescianini –. Oggi lavorano al progetto due persone e una ventina di volontari. Contiamo di poter arrivare a 10 assunzioni”.

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giori costi che, come si legge ancora nel documento delle sigle sindacali, nel Gardesano andrebbero a crea-re particolari problemi a Navigarda, azienda che da lavoro a 150 persone a cui se ne aggiungono altre 35/40 su base stagionale.I primi effetti dei tagli si sono già fatti sentire: nei primi mesi dell’an-no Navigarda ha dovuto intervenire sia sul fronte del servizio erogato all’utenza che su quello occupazio-nale. A partire dal mese di gennaio e sino a sabato 31 marzo l’azienda ha avviato un piano di sostanziale riorganizzazione del servizio con la soppressione di quattro delle 12 corse giornaliere della linea Mader-no-Torri-Maderno. Nei giorni scorsi poi, come documentato dalla lette-ra di Cgil, Cisl e Uil, Navigarda ha annunciato un taglio complessivo di 1120 corse nei mesi di aprile e maggio. “Siamo di fronte – scrivono i sindacati – a un processo di rior-ganizzazione molto preoccupante, che già oggi produce conseguenze molto gravi sul fronte del lavoro, con la mancata riconferma dei lavo-

ccupazione sotto seria minaccia e ricadute ne-gative sull’intera econo-mia locale: questi i rischi paventati dalle segreterie

territoriali di Cgil, Cisl e Uil in una let-tera indirizzata a tutti i parlamentari bresciani per denunciare gli effetti che i tagli previsti per il 2012 in corso alle risorse destinate alla navigazione pubblica sui laghi. Tagli che in Lom-bardia, con il suo articolato sistema lacustre, potrebbero avere un effetto devastante. Per effetto di una serie di misure adottate dal governo nel corso del 2011, per l’anno in corso è prevista una riduzione dei trasferimenti di 13 milioni di euro, “una cifra – si legge nel documento delle organizzazioni sindacali – pari al 50% del fabbiso-gno minimo per la copertura dei co-sti di esercizio della navigazione”. La situazione sarebbe resa ancora più pensate dall’aumento dell’aliquota iva la 21%, con un aggravio dei costi pari a 5 milioni di euro. Tagli e mag-

ratori stagionali e seri rischi futuri per il personale di ruolo”. Le pesan-ti ricadute provocate dai tagli non si limitano però al solo ambito di Navigarda. I sindacati denunciano previsioni preoccupanti per l’intera economia gardesana, in virtù della profonda connessione tra le attivi-tà di navigazione con le realtà di un territorio a forte vocazione turistica. Alla luce di queste considerazioni le tre sigle sindacali hanno preso l’ini-ziativa di scrivere ai parlamentari bresciani di tutti gli schieramenti, dando seguito a una prima iniziati-va del 17 gennaio scorso, quando le segreterie regionali avevano chiesto al ministro Passera, titolare del di-castero dello Sviluppo economico, delle infrastrutture e dei trasporti un intervento che ripristinasse le risorse tagliate. Con la lettera ai parlamentari Cgil, Cisl e UIl chiedono ora che “si pos-sa avviare in tempi brevi un confron-to” per trovare soluzioni che non so-lo puntino alla salvaguardia di posti di lavoro e ma anche dell’economia del territoio gardesano”.

Il consiglio di amministrazione del Banco di Brescia, presieduto da Franco Polotti, ha approvato il progetto di bilancio al 31 dicembre 2011, che verrà sottoposto all’assemblea degli azionisti del 5 aprile, per l’approvazione del bilancio e per la proposta di distribuzione di un dividendo di 0,0315 euro per ciascuna azione totalmente detenuta dalla capogruppo UbIi Banca. Il bilancio 2011 si è chiuso con un utile netto di 95 milioni di euro, significativamente in crescita

rispetto ai 72 milioni del 2010 (+31,9%). I proventi operativi, pari a 541,7 milioni, hanno mostrato il progresso di un punto percentuale rispetto all’anno precedente. In quest’ambito, gli interessi netti sono ammontati a 324,4 milioni di euro, pressoché allineati al valore del 2010. Le commissioni nette, pari a 200 milioni di euro, hanno fatto registrare un incremento dell’1,9% rispetto al 2010. I proventi netti di gestione, pari a 14,9 milioni di euro, hanno evidenziato una crescita di

mezzo punto percentuale rispetto all’anno precedente. Sul versante dei costi è proseguito l’impegno della banca a controllarne attentamente le dinamiche. Gli oneri operativi, pari a 312,8 milioni di euro, sono diminuiti dell’1,4% rispetto a quelli dell’anno precedente. Si tratta delle spese del personale per 173,7 milioni di euro (+0,5% rispetto al 2010), altre spese amministrative per 128,8 milioni di euro (-3,4%) ed ammortamenti per 10,3 milioni di euro (-7,6%).

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rchiviati i tre pun-ti contro il Grosseto, comincia un mese im-portante per il futuro calcistico del Brescia.

Al famoso obiettivo salvezza, po-sto a quota 50, manca solamente un punticino ma è ovvio che la rin-corsa forsennata delle Rondinelle non può esaurirsi qui. 24 punti nelle ultime 11 partite: nessuno ha fatto meglio nel girone di ritorno, nemmeno la capolista Torino, tantomeno lo straripante Pescara. Tanto che i play off sono torna-ti – meritatamente – ad un tiro di schioppo (tre lunghezze per la precisione) ma prima di innesca-re il turbo per il rush finale, c’è un ultima salita. Rappresentata dalle prossime tre gare: a cominciare dal posticipo serale di lunedì 2 aprile alle 20.45 in casa di una Reggina ferita dal Varese, con la panchina traballante ma ancora in lizza come il Brescia per accaparrarsi il sesto e ultimo posto valido per accedere agli spareggi promozione. Per i ca-labresi sarà il classico confronto da “ultima spiaggia”. A seguire, il venerdì di Pasqua alle 19, l’atteso derby contro il Verona al Rigamonti con gli scaligeri – di contro – che vorrebbero evitare i play off visto che sono a due punti dal secondo posto.

Sabato 14 aprile, infine, la Sampdo-ria a Marassi. Blucerchiati tornati anch’essi in corsa e a meno 1 pro-prio dalle Rondinelle. Attenzione alle trappole che verran-no preparate dall’ex Beppe Iachini in panchina e da Gaetano Berardi e Juan Antonio (in campo) ceduti a titolo definito nel gennaio scorso. Inutile dire che passare indenni da questo trittico significherebbe mol-

to. “La nostra forza è il gruppo – ha sottolineato più volte mister Ales-sandro Calori – tutti sono importan-ti. Da chi scende in campo, a chi si siede con me in panchina o finisce in tribuna. Esempi lampanti sono Zoboli e Cordova”. E notizie positive arrivano anche dall’infermeria con il ritorno in gruppo di Jonathas e Mandorlini (a Reggio Calabria tornerà disponibile

È partito dal Retro Classics di Stoccarda, importante Fiera europea di auto d’epoca, il roadshow internazionale della Mille Miglia. L’evento si è aperto con un’inaugurazione straordinaria del salone e una conferenza che ha illustrato l’edizione 2012 della “corsa più bella del mondo”. A presentare l’evento la giornalista e conduttrice Rai Ingrid Muccitelli. “Sono felice – dichiara Alessandro Casali, presidente del Comitato organizzatore della Mille Miglia

– di essere qui a Stoccarda. La Germania e in particolare Stoccarda, sono simboli della storia dell’automobilismo. La Germania è il primo paese, dopo l’Italia, per partecipanti alla Mille Miglia”. Tra le novità dell’edizione 2012 il ritorno a Ferrara e Ravenna e le nuove tappe di Padova e Vicenza, dove non passa dal 1988. Il “Ferrari Tribute” precederà la corsa con la “sfilata” di Testa Rossa d’epoca e moderne. La Mille Miglia tornerà sulle strade italiane dal 17 al 20 maggio.

Dopo tre sconfitte consecutive, la Centrale del Latte Brescia, guidata da capitan Rezzano (nella foto), è tornata al successo piegando in ca-sa il lanciatissimo Brindisi, alimen-tando nuovamente le speranze play off promozione. Leonessa salita al sesto posto in classifica a quota 24 punti, in coabitazione con Jesi. Re-stano cinque le giornate al termine della stagione regolare di Lega 2: si prosegue questa domenica, in casa

della pericolante Forlì. Dove biso-gnerà dare continuità al successo del San Filippo per lasciare accesa la fiammella dei play off che non sembrano poi così lontani. Intanto sta prendendo piede l’iniziativa di “sostentamento popolare” intrapre-sa dalla società che – per far fronte alla crisi economica e garantire un futuro alla pallacanestro cittadi-na – ha aperto un apposito conto corrente per effettuare donazioni

libere con carta di credito o bonifi-co (tutte le informazioni sul porta-le www.basketbrescialeonessa.it). Tornando alla sfida di Forlì, palla a due alle ore 18.15. Come sempre, sarà possibile seguire l’incontro in diretta sulle frequenze di Radio Vo-ce (Fm 88.3-88.5) e in streaming su radiovoce.it. Radiocronaca integra-le a cura di Alberto Banzola, con la possibilità di interagire tramite sms al numero 338.3636104.

e arruolabile al centro della difesa Sebastian De Maio dopo aver scon-tato il turno di squalifica), senza dimenticare l’esplosione di Fausto Rossi a centrocampo, eroe di gior-nata con una doppietta con il Gros-seto. Il tutto in attesa del rientro di Budel previsto per metà aprile. Insomma, “tanta roba”… e allora sì che ci sarà da divertirsi (almeno si spera).

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l ruggito della Leonessa 99 si leva alto nel cielo di Torbole Casaglia, dove il team di via Lamarmora solleva al cielo la coppa di ghiaccio. Il pri-

mo Gp Toninelli di domenica scor-sa (valevole anche come seconda gara del Giro della Provincia), ha chiuso il sipario sulla competizio-ne invernale, che ha accompagna-to la carovana ciclistica nell’arco di cinque gare vissute con grande pas-sione dagli atleti del Csi Brescia. Anche nell’ultima tappa i numeri sono stati più che indicativi, con 200 biciclette in lizza per il podio. Due – come di prassi – le partenze. Nella prima, che ha visto impegna-ti senior 1, senior 2 e gentleman, la volata è stata caratterizzata da un gruppo compatto di circa 100 cicli-sti, con Andreoli (Cicli Benedetti) che ha avuto la meglio su Corini (Mobilbrix). Nella seconda parten-za, animata da cadetti, junior1 e ju-nior 2, gara dai due volti. Durante la prima metà il gruppo si è spezzato, poi l’arrivo in volata di una venti-na di corridori, con Cristian Alber-ti della Mg Kvis che ha tagliato il traguardo davanti a tutti. Come già anticipato Leonessa 99 si è laureata campione d’inverno per effetto del bottino di punti messi in saccoc-cia dai suoi ciclisti, ma merita una menzione speciale anche il Team Bike Gavardo, che può vantare una doppietta di maglie d’Inverno con

Un’altra bella pagina di “È meraviglioso” arriva dal Csi Alba. La squadra Albanova di calcio femminile ha accolto in pieno l’iniziativa ciessina estendendola all’intero anno sportivo. Come? Aprendo le porte dello spogliatoio a Rossella, una ragazza con un passato difficile che vive nella comunità alloggio della cooperativa Alberto Abrate. Gli operatori la accompagnano due volte a settimana agli allenamenti, mentre nel fine settimana è protagonista

in campionato al fianco delle altre ragazze. “Rossella non ha mai praticato questo sport – afferma una delle compagne – ma ha avuto il coraggio di mettersi in gioco sfidando i propri limiti. Possiamo solo imparare da lei. Siamo ultime, ma dopo il suo arrivo abbiamo capito che sono altre le classifiche che contano”. Nello sport si vedono troppo spesso atleti declassati perché disabili oppure non all’altezza. È tempo di cambiare stile sull’esempio dell’Albanova.

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i titoli conquistati da Alessandro Pinzoni e Claudio Del Bono nelle categorie junior 2 e senior 2. Questi invece i campioni d’inverno cadetti: Domenico Caiati (Gc Leonessa 99); junior 1 Fabio Marelli (Borgosatol-lo Cycling Team); junior 2: Alessan-dro Pinzoni (Team Bike Gavardo); senior 1 Giovanni Tiburzi (Borgosa-tollo Cycling Team); senior 2 Clau-

dio Del Bono (Team Bike Gavardo); gentleman Giuseppe Fracassi (G.S. Montenetto). Ora, come la natura suggerisce da diverse settimane, largo alla coppa Primavera. La prima delle quattro tappe in pro-gramma sarà domenica a Soprazoc-co di Gavardo, dove si svolgerà il V Memorial Gino Taroli. Poi si corre-rà a Manerba del Garda (22 aprile), Flero (1 maggio) e Brandico (6 mag-gio). Per l’esordio primaverile ritro-vo e iscrizioni alle ore 8 al campo sportivo di Soprazocco. Prima partenza riservata alle cate-gorie junior 1, junior 2 e cadetti (ore 9) su un circuito di 11,5 km da ripe-tere cinque volte.

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Parrocchia Conversione di S. Paolo in Flero

CHIESA PARROCCHIALE DI

FLERO

Anno 2010

Parrocchie di Botticino

CHIESE PARROCCHIALIDI BOTTICINO

Anno 2010

Parrocchia di San Lorenzo martire - Verolanuova (BS)

LA BASILICA DI SAN LORENZO

A VEROLANUOVA

Anno 2010

Parrocchia di Santa Maria Assunata in Montichiari

IL DUOMO DI MONTICHIARI

Anno 2009

Parrocchia di San Marco - Gardone Valtrompia (BS)

CHIESA PARROCCHIALEDI SAN MARCOGARDONE VALTROMPIA

Anno 2011

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

I voucher per le paritarie

Egr. direttore,sono genitore di un bambino iscritto in una scuola privata paritaria. La mia scelta, sommata a quella compiuta da numerose altre famiglie in Italia, pro-cura allo Stato un risparmio annuo di circa 6 miliardi di euro. Il risparmio per le casse pubbliche sussiste pur in pre-senza dei cosiddetti buoni scuola, ov-vero i voucher che la Regione rilascia alle famiglie con un reddito comples-sivo contenuto e che altrimenti non sa-rebbero liberi – com’è invece sancito dalla Costituzione – di scegliere per i propri figli l’istruzione che preferisco-no e che ritengono più adeguata alle loro aspettative e ai loro valori. Dei succitati buoni scuola avete scritto recentemente sul vostro giornale, in-dicando le modalità di accesso e invi-tando le famiglie interessate a consul-tare il sito della Regione per recepire informazioni più dettagliate. Devo dire che, né nel vostro articolo, né sul sito ufficiale della Regione, si accenna alla possibilità che tali voucher non venga-no più erogati. E questo a dispetto del-la vox populi, che ha spesso origine in alcune scuole statali e che li vorrebbe esauriti a partire dal prossimo anno. Non posso esimermi dal chiedervi di fare chiarezza in proposito: disponete forse di informazioni diverse che con-fermino o smentiscano tali voci? Siete in grado di farci sapere se noi genitori di ragazzi iscritti alla scuola privata pa-ritaria potremo usufruire dei voucher regionali anche per il futuro?

M.F.

Lo stile delle unità pastorali

Egr. direttore, in vista del Sinodo mi permetto di fare

una piccola riflessione sullo stile che dovrebbero avere le future unità pasto-rali. Lo faccio a partire da un testo del profeta Geremia, che evidenzia come Dio guida il ritorno degli esuli da Ba-bilonia a Gerusalemme(Ger 31,8-10). Questo capitolo di Ge-remia è carico di promesse: una nuo-va alleanza, un futuro di giustizia, una restaurazione. Ma non solo. Geremia insiste sul tema del viaggio, sul come si torna a casa. Geremia mette in evi-denza il comportamento di questo Pastore che radunando il suo gregge sceglie il passo degli ultimi, il passo dei più deboli. Per dirla con il biblista Signoretto questo “è un criterio, uno stile, una scelta pastorale! Il Signore è un pastore che si prende a cuore chi rimane per ultimo, e lascia che sia questi a decidere l’ andatura del passo della carovana per il ritorno, che altro non è che un viaggio di conversione ”. Questo passo biblico è paradigmatico dello stile che dovranno avere le no-stre unità pastorali. Significa non solo avere chiara la meta, la direzione, ma camminare in un certo modo: con il passo di chi nella comunità fa più fa-tica. Potremo, anzi dovremo, mettere in pista la miglior macchina pastorale possibile, ma coscienti che la veloci-tà di crociera dovrà essere tarata al “passo dell’uomo più affaticato”. An-dare veloci significherebbe non solo rischiare di lasciare indietro qualcuno o di travolgere qualcun altro, ma sosti-tuirci al Comandante! Siamo cristiani perché siamo seguaci di Gesù, cioè gli stiamo dietro e non davanti. Questo è lo stile di Dio, lo stile del servizio, del-la gratuità, dell’amore incondizionato verso tutti, ma a partire dai più fragi-li e indifesi. Sia questo lo stile di ogni cristiano perché solo camminando al passo degli ultimi cammineremo con

il Signore, altrimenti rischieremo di correre invano.

Roberto Marchina

In ricordo di don Luca

Egr. direttore,don Luca Nicocelli è stato non solo il parroco di Centenaro e il fondatore di “Noi Musica”, ma per noi dell’Istituto paritario Paola Di Rosa di Lonato del Garda è stato un carissimo insegnan-te. Don Luca era una persona solare e semplice, sempre sorridente, aperta al dialogo, sapeva farsi amare. Rispetta-va atei e agnostici, era aperto ai nuovi orizzonti, cercava di allontanare noi giovani da droga e alcool. Era il nostro confessore, al quale noi tutti ci rivolge-vamo per consigli e direzioni, sempre rispettoso della libertà di ognuno. Con il suo fare scherzoso e gentile si avvici-nava a noi, ci dava un’amichevole pac-ca sulle spalle, un buffetto sulla guan-cia, chiedendoci se andasse tutto be-ne. Sempre ci ascoltava e ci invitava a scenari di vita più alti. Entrava sempre in classe col sorriso. Don Luca è stato un uomo che amava la musica, ma che amava soprattutto Dio. Ci ha insegnato ad apprezzare la vita e così vogliamo ricordarlo, come un sacerdote che ha saputo ascoltare i giovani, sostenerli, guidarli alla ricerca di un significato profondo dell’esistenza. È stato un insegnante diverso, per noi speciale, capace di trasmettere insegnamen-ti secondo l’ottica umile e semplice del Vangelo. La sua scomparsa lascia un vuoto, ma non deve rappresentare una fine, piuttosto l’occasione per im-parare ad apprezzare le piccole gioie del vivere quotidiano e a fare qualche semplice gesto di carità. come sem-pre don Luca ci invitava a compiere.

Gli studenti di don Luca

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