Professione Veterinaria, Anno 2001, Nr 11

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PR O FESSI O NE VETERINARIA MENSILE DI AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE da e che subisce da tempo im- posizioni di ogni sorta, finalmen- te alcuni mesi fa si è verificato un evento importante e carico di si- gnificato che ha dato speranza al professionista italiano. Nel mese di agosto infatti è en- trato in vigore il “DM 306”. Da al- lora per la Classe veterinaria ita- liana, abituata a subire tutte le decisioni ed essere considerata la cenerentola della Sanità italia- na, qualcosa è cambiato. Ci si è resi conto che con la de- terminazione, la compattezza e la forza di volontà si potevano superare ostacoli considerati in- sormontabili, ottenendo risultati impensabili. Finalmente con questo nuovo Decreto ci sentiamo realmente equiparati ai Colleghi europei non solo nei doveri, leggi la vitu- perata Iva, ma anche nei diritti. Il Medico Veterinario italiano da settembre dispensa il farmaco veterinario ai propri clienti per l’inizio immediato della terapia prescritta, avendo la certezza che questa avvenga realmente, garantendo che sia usato il far- maco prescritto, evitando il più possibile l’uso improprio del far- maco, dando un servizio profes- sionale e favorendo l’incremen- to dell’uso del farmaco veterina- rio. Tutto questo è etico e corretto per i nostri pazienti, per i nostri clienti, per l’industria farmaceuti- ca veterinaria che certamente potrà vedere incrementati i pro- pri introiti e quindi l’opportunità di investire in ricerca e sviluppo di nuovi farmaci specifici. Ma questo nuovo Ordine di cose non è gradito per cui dopo un In una professione che sta vivendo da alcuni anni una tra- sformazione profon- 001 EDIZIONI SCIVAC - Anno 11, numero 11, mensile, novembre 2001 Spedizione in abbonamento postale - 45% Art. 2 comma 20/b-Legge 662/96 - Filiale di Piacenza Concessionaria esclusiva per la pubblicità EDIZIONI VETERINARIE E.V. srl - Cremona Sperimentazione Veterinario: un ruolo super partes Una professione a tutela del benessere animale Corsi e ricorsi l’editoriale di Carlo Scotti (in questo numero:) 1 14 Prima Pagina: Sperimentazione Veterinario: un ruolo super partes di Fabrizio Pancini Speciale Osservatorio Farmaco: Ricorso di Federfarma al TAR del Lazio contro il DM 306 di Aldo Vezzoni 8 16 Attualità: Buone Pratiche Veterinarie: la deontologia del futuro Abstracts dal Convegno ANMVI ANMVI Informa: Convegno Nazionale ENPA LNDC e ANMVI di Carlo Scotti 12 21 24 Attualità: È nata l’AIVEMP Associazione Italiana Veterinaria di Medicina Pubblica Rubrica Legale: Vizi del Cane di razza ri- conducibili a tare eredita- rie e diritti dell’acquirente di M.T. Semeraro Attualità: Veterinari in TV: divulga- zione Scientifica e im- magine professionale di Sabina Pizzamiglio 13 22 27 Attualità: La giornata di un valutatore di A. Cereser e Adriano Sarale Rubrica Fiscale: Agevolazione per investimenti produttivi di Giovanni Stassi L’Opinione: Animali torturati di Oscar Grazioli 112 A PAG. 3 di Fabrizio Pancini ELETTO IL NUOVO CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELL’ENPAV Sabato 24 novembre presso la sede romana dell’ENPAV si è tenuta l’assemblea dei delegati provinciali per l’elezione del nuovo Consiglio di Amministrazione che reggerà il no- stro Ente previdenziale nel prossimo quinquennio. Il riconoscimento del buon lavoro svolto dall’ENPAV negli ul- timi anni è stato testimoniato dalla riconferma di molti colle- ghi già in carica nel precedente CDA. Questa la nuova composizione: PRESIDENTE Alessandro Lombardi, l.p., Torino VICE PRESIDENTE Gianni Mancuso, l.p., Novara CONSIGLIERI DI AMMINISTRAZIONE Gianfranco Gili, l.p., Genova Tullio Paolo Scotti, l.p., Roma Sebastiano Tarantini, l.p., Sassari Antonio Rambelli, pensionato, Ravenna Oscar Gandola, dipendente pubblico, Como Francesco Sardu, dipendente pubblico, Oristano SINDACI EFFETTIVI Pino Gualtieri, l.p., Roma Ruggero Benassi, pensionato, Modena SINDACI SUPPLENTI Mario Cacciapuoti, l.p., Napoli Cesare Cuicchi, pensionato, Ancona CONTINUA A PAG. 3 Tel. 0372/403538 - Fax 0372/457091 email: [email protected] srl 27 Riflessioni: Siamo vincoli o sparpagliati di Maurizio Pasinato 26 In Rete: Carte di Credito: meno frodi su Internet di Fabrizio Pancini Hill ’s * Global Leader in Pet Nutrition

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Professione Veterinaria è un settimanale specializzato rivolto a Medici Veterinari e operatori del settore

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PROFESSIONE VETERINARIA

MENSILE DI AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE

da e che subisce da tempo im-posizioni di ogni sorta, finalmen-te alcuni mesi fa si è verificato unevento importante e carico di si-gnificato che ha dato speranzaal professionista italiano.Nel mese di agosto infatti è en-trato in vigore il “DM 306”. Da al-lora per la Classe veterinaria ita-liana, abituata a subire tutte ledecisioni ed essere consideratala cenerentola della Sanità italia-na, qualcosa è cambiato.Ci si è resi conto che con la de-terminazione, la compattezza ela forza di volontà si potevanosuperare ostacoli considerati in-sormontabili, ottenendo risultatiimpensabili.Finalmente con questo nuovoDecreto ci sentiamo realmenteequiparati ai Colleghi europeinon solo nei doveri, leggi la vitu-perata Iva, ma anche nei diritti.Il Medico Veterinario italiano dasettembre dispensa il farmacoveterinario ai propri clienti perl’inizio immediato della terapiaprescritta, avendo la certezzache questa avvenga realmente,garantendo che sia usato il far-maco prescritto, evitando il piùpossibile l’uso improprio del far-maco, dando un servizio profes-sionale e favorendo l’incremen-to dell’uso del farmaco veterina-rio.Tutto questo è etico e correttoper i nostri pazienti, per i nostriclienti, per l’industria farmaceuti-ca veterinaria che certamentepotrà vedere incrementati i pro-pri introiti e quindi l’opportunitàdi investire in ricerca e sviluppodi nuovi farmaci specifici.Ma questo nuovo Ordine di cosenon è gradito per cui dopo un

In una professioneche sta vivendo daalcuni anni una tra-sformazione profon-

001 EDIZIONI SCIVAC - Anno 11, numero 11, mensile, novembre 2001

Spedizione in abbonamento postale - 45% Art. 2 comma 20/b-Legge 662/96 - Filiale di Piacenza

Concessionaria esclusiva per la pubblicità

EDIZIONI VETERINARIE E.V. srl - Cremona

Sperimentazione

Veterinario:un ruolosuper partesUna professione a tutela del benessere animale

Corsi e ricorsi‘‘l’editoriale

di Carlo Scotti

(in questo numero:)

1 14Prima Pagina:SperimentazioneVeterinario: un ruolosuper partesdi Fabrizio Pancini

Speciale OsservatorioFarmaco: Ricorso diFederfarma al TAR delLazio contro il DM 306di Aldo Vezzoni

8 16Attualità:Buone PraticheVeterinarie: la deontologiadel futuroAbstracts dal Convegno ANMVI

ANMVI Informa:Convegno NazionaleENPA LNDC e ANMVI di Carlo Scotti

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Attualità:È nata l’AIVEMPAssociazione ItalianaVeterinaria di MedicinaPubblica

Rubrica Legale:Vizi del Cane di razza ri-conducibili a tare eredita-rie e diritti dell’acquirentedi M.T. Semeraro

Attualità:Veterinari in TV: divulga-zione Scientifica e im-magine professionale di Sabina Pizzamiglio

13 22 27Attualità:La giornata di unvalutatoredi A. Cereser e Adriano Sarale

Rubrica Fiscale:Agevolazione perinvestimenti produttividi Giovanni Stassi

L’Opinione:Animali torturatidi Oscar Grazioli

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A PAG. 3

di Fabrizio Pancini

ELETTO

IL NUOVO CONSIGLIO

DI AMMINISTRAZIONE

DELL’ENPAV

Sabato 24 novembre presso la sede romana dell’ENPAV siè tenuta l’assemblea dei delegati provinciali per l’elezionedel nuovo Consiglio di Amministrazione che reggerà il no-stro Ente previdenziale nel prossimo quinquennio. Il riconoscimento del buon lavoro svolto dall’ENPAV negli ul-timi anni è stato testimoniato dalla riconferma di molti colle-ghi già in carica nel precedente CDA. Questa la nuovacomposizione:

PRESIDENTEAlessandro Lombardi, l.p., Torino

VICE PRESIDENTE Gianni Mancuso, l.p., Novara

CONSIGLIERI DI AMMINISTRAZIONE Gianfranco Gili, l.p., Genova Tullio Paolo Scotti, l.p., Roma

Sebastiano Tarantini, l.p., Sassari Antonio Rambelli, pensionato, Ravenna

Oscar Gandola, dipendente pubblico, Como Francesco Sardu, dipendente pubblico, Oristano

SINDACI EFFETTIVI Pino Gualtieri, l.p., Roma

Ruggero Benassi, pensionato, Modena

SINDACI SUPPLENTI Mario Cacciapuoti, l.p., Napoli

Cesare Cuicchi, pensionato, Ancona

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Tel. 0372/403538 - Fax 0372/457091email: [email protected]

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27Riflessioni:Siamo vincoli osparpagliatidi Maurizio Pasinato

26In Rete:Carte di Credito: menofrodi su Internetdi Fabrizio Pancini

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S e qualcuno aveva deidubbi circa l’estremaeterogeneità dei pareri

in merito all’argomento sperimenta-zione animale è stato clamorosa-mente smentito. Del resto non pote-va che essere così, visto l’interesseper un argomento dove professio-nalità ed Etica si intersecano tra lo-ro così intimamente tra convinci-menti scientifici e questioni di prin-cipio talvolta inconciliabili. Tutto ciò,non poteva quindi che suscitare for-ti emozioni. Non di meno il settore della Ricercascientifica risulta essere difficilmen-te penetrabile tanto che, in molti ca-si, è raro riuscire a fare breccia, senon altro per le ovvie cautele detta-te dalla segretezza di alcuni proto-colli sperimentali.Tuttavia, per chi come il sottoscrittoha potuto toccare con mano le con-dizioni di molti stabulari di altrettanteindustrie farmaceutiche del settore,non si possono negare i notevolipassi avanti che sono stati fatti adoggi rispetto solamente a dieci annifa, prima cioè che fosse approvato ilD.L.vo 27 gennaio 1992, n.116 cheha recepito la Direttivan.86/609/CEE in materia di “prote-zione degli animali utilizzati a finisperimentali o ad altri fini scientifici”. In Italia, infatti, la precedente leggesulla sperimentazione animale risa-liva al lontano 1931 e consentiva lavivisezione “per il progresso dellabiologia e della medicina sperimen-tale”.Al di là della bontà della normativavigente, il D.L.vo 116 se da un latopone diverse norme restrittive sul-l’utilizzo degli animali nella ricerca,vieta, ad esempio: gli esperimentisu cani, gatti e scimmie; la speri-mentazione effettuata senza ane-stesia e quella effettuata a scopo di-dattico; dall’altro lato, così come av-viene per molte altre leggi, consen-te numerose deroge che, di fatto,accondiscendono a diverse ecce-zioni.È evidente ed auspicabile quindiche alcune correzioni di questa leg-ge siano estremamente opportune,sia sotto l’aspetto etico, sia sotto ilprofilo professionale, soprattuttoper quanto concerne la figura delmedico veterinario che deve resta-re “centrale” rispetto a tutta la que-stione della sperimentazione ani-male.A questo proposito il Medico Veteri-nario incaricato della sorveglianzasul benessere animale, in collabo-razione con il Responsabile dellostabulario, dovrebbe svolgere fun-zioni di controllo e di consulenza sulbenessere degli animali in ogni fasedel loro utilizzo sperimentale. Adesso pertanto dovrebbe compete-re: di sorvegliare, attraverso regola-ri ispezioni dello stabilimento, lo sta-

to di salute degli animali allo scopodi evitare loro inutili sofferenze edanni durevoli; di fornire al Respon-sabile dello Stabulario la propriaconsulenza professionale al fine diottimizzare lo stato di benesseredegli animali; di segnalare al diret-tore del dipartimento eventuali si-tuazioni o comportamenti nonconformi ai fini suddetti; di provve-dere, unitamente al Responsabiledel singolo progetto di ricerca, allaverifica generale del protocollo spe-rimentale, sottoscrivendolo perquanto di competenza; di controlla-re la corretta esecuzione delle pro-cedure tecniche dell’esperimento edecidere, al loro termine, se l’ani-male debba essere mantenuto in vi-ta o essere soppresso ed in fine, diverificare la certificazione di sanitàdegli animali acquistati e assunti incarico dallo stabulario.Come si può facilmente intuire,quindi, le problematiche legate al-l’utilizzo degli animali nella speri-mentazione sono molto complesse.Il nostro giro d’orizzonte ha cercato,come sempre, di dare voce sia acoloro che obiettano la validità del-la sperimentazione sia a quelli chene propugnano una più corretta ge-stione nell’ottica animale. Credia-mo, anche questa volta di aver sti-molato un dibattito franco e costrut-tivo tra e per la nostra categoriaprofessionale e non solo.

Roberto Marchesini Medico veterinario esperto dietologia e bioetica

Nonostante una generalizzatapresa di coscienza a livello eticorispetto al tema degli animali daparte dell’opinione pubblica, del-la introduzione a livello legislati-vo del decreto 116/92, che disci-plina l’utilizzazione degli animalinella sperimentazione e della co-stante riduzione del modello ani-male, in Italia si può ancora parla-re di vivisezione?Il problema della sperimentazioneanimale è sicuramente uno dei pun-ti caldi dell’etica animalista, fin daquando, alla metà degli anni ’70,Hans Ruesch pubblicò il suo dissa-crante libro bianco sulla vivisezioneintitolato “Imperatrice Nuda”. È unlibro zeppo di errori scientifici, fero-ce e ingiusto nei confronti del gran-de scienziato Claude Bernard, matuttavia molto utile anche per com-prendere come troppo spesso la ri-cerca scientifica non abbia tenutonella dovuta considerazione la sof-ferenza animale. Il problema della sperimentazioneanimale, così come viene presenta-to dalle associazioni animaliste,può peraltro essere - e forse deveessere - affrontato su due diversi re-

gistri. Prima di tutto occorre chie-dersi se da un punto di vista scien-tifico il modello animale debba es-sere considerato utile alla ricerca.Sotto questo punto di vista alcuni ri-cercatori - come Pietro Croce,estensore del volume “Vivisezione oscienza” - non hanno dubbi sul fat-to che la vivisezione non solo nonsia utile ma sia assolutamente fuor-viante. Questa affermazione franca-mente mi pare priva di fondamento.Non credo che uno scienziato in tut-ta onestà intellettuale possa negarel’apporto conoscitivo del metodosperimentale. Si afferma che essonon è probante al 100%, ma quan-do mai un metodo induttivo è pro-bante? Già Hume sottolineava nelXVIII secolo che osservare un’infi-nità di corvi neri non ci autorizzavaa formulare la legge che “tutti i cor-vi sono neri”. E tuttavia la scienzaha bisogno della sperimentazione,ha bisogno di acquisire dati attra-verso l’induzione, se non altro performulare leggi falsificabili. Gli sfor-zi dell’antivivisezionismo che tentadi portare discredito al metodo, amio modesto parere, sono mal ripo-sti e non fanno altro che portare di-scredito alla conoscenza o all’one-stà di chi li formula.

Cosa può fare la Bioetica e comesi pone a livello pratico nel set-tore della sperimentazione ani-male?Il problema della sperimentazionenon è però soltanto di competenzascientifica, poiché non è detto chetutto ciò che è scientificamente rile-vante o tecnicamente percorribilesia eticamente lecito. La sperimen-tazione, come le altre attività dellabiomedicina - la cura, il consensoinformato, l’accanimento terapeuti-co, l’eutanasia, etc. - è altresì unproblema di bioetica, affrontabilecon le metodiche che attengono aquesta disciplina. Sia chiaro, labioetica non intende asserire ciòche è giusto e ciò che è sbagliato,non vuole formulare dei dogmi népresentarsi alla comunità scientificain modo normativo. La bioetica in-tende offrire gli strumenti per com-prendere meglio gli interessi incampo in relazione ai diversi pa-zienti, alla distribuzione delle risor-se, alla promozione della ricerca,alla salvaguardia di alcuni diritti fon-damentali. Su questi argomenti ènecessario perciò implementare un

dibattito, al fine di sviscerare il pro-blema e trovare la giusta negozia-zione tra gli interessi in campo. Labioetica non può far altro che aprireun tavolo negoziale che permetta aogni interesse di essere rappresen-tato nei dovuti modi e con spiritopluralista e liberale. Purtroppo, trop-po spesso assistiamo a espressionifondamentaliste e autoreferenzialiche di certo non aiutano a risolverei problemi ma, semmai, portano auna polarizzazione e a un arrocca-mento delle parti.

Data la delicatezza dell’argomen-to ed il coinvolgimento del medi-co veterinario come tutore dellasperimentazione animale, comesi pone la Bioetica veterinaria inmerito alla obiezione di coscien-za prevista dal D.L.vo 116/92 edalla Legge 12 ottobre 1993 n.413 e quali sono gli aspetti bioeti-ci che coinvolgono il medico ve-terinario?Il medico veterinario ha compitimolto importanti: sia dal punto di vi-sta della bioetica, perché più di altriè capace di interpretare gli interes-si dell’animale e l’interesse della ri-cerca; sia da un punto di vistascientifico, perché più di altri sa ri-conoscere il rigore del metodo e sadecrittare i fattori che concorrono albenessere animale. L’obiezione dicoscienza è un sacrosanto dirittoche rispetta i medici che non vo-gliono effettuare l’interruzione digravidanza perché contraria ai loroprincipi etici e salvaguardia altre fi-gure professionali nelle loro convin-zioni morali. Il medico veterinario oil biologo che intendono avvalerse-ne non fanno altro che usufruire diun diritto fondamentale della nostrasocietà. Dobbiamo a mio avviso va-lorizzare questa diversità e abituar-ci a pensare la società in modo plu-rale e non omologato. Il mio dispia-cere è legato al fatto che non misembra che a livello nazionale e isti-tuzionale venga riconosciuta lacentralità del medico veterinario,mentre negli altri Paesi c’è unamaggiore attenzione al veterinariocome figura centrale negli aspetti diinterazione uomo-animale e nel-l’ambito della bioetica animale. Miauguro che in futuro ci sia un mag-gior coinvolgimento del medico ve-terinario, ma questo può accaderesolo se i colleghi saranno capaci dirivendicare con forza il loro ruolosociale e il loro accreditamento discienziati e professionisti.

Oscar GrazioliMedico veterinario giornalista

Nonostante una generalizzatapresa di coscienza a livello eticorispetto al tema degli animali daparte dell’opinione pubblica, del-la introduzione a livello legislati-vo del decreto 116/92, che disci-plina l’utilizzazione degli animalinella sperimentazione e della co-stante riduzione del modello ani-male, in Italia si può ancora parla-re di vivisezione?Il concetto di vivisezione è molto piùlargo di quanto il termine, in sé, la-sci trasparire. Volendo rimanere alsignificato intrinseco si potrebbe ri-levare che sarebbe forse più op-portuno parlare di “sperimentazio-ne sull’animale”. In realtà sono i vivi-settori stessi che cercano di elimi-nare questo termine, per quanto diemozionale in esso contenuto. Il ter-

mine “vivisezione” viene da uno deiprincipali sperimentatori di pochiscrupoli, Claude Bernard, e, ancoraoggi i migliori dizionari o enciclope-die mondiali qualificano come vivi-sezione “ogni tipo di sperimentazio-ne sugli animali, che questi venga-no sezionati o no” (Encyclopaediaamericana). Personalmente dun-que ritengo che il termine debbaancora essere usato oggi come si-nonimo di sperimentazione sull’ani-male, tanto più se questo implica,come quasi sempre accade, soffe-renze allo stesso.

Visto il coinvolgimento del medi-co veterinario come tutore dellasperimentazione animale, unodegli aspetti più controversi dellamateria dal punto di vista Bioeti-ca è senza dubbio la possibilità,da parte del veterinario, di far le-va sul suo diritto di obiezione dicoscienza, prevista peraltro dalD.L.vo 116/92 e dalla Legge 12 ot-tobre 1993 n. 413, in merito ad al-cuni protocolli che potrebbero“urtare” la sua sensibilità. Cosapensi in proposito?Il legislatore ha inteso tutelare il me-dico veterinario che non voglia, permotivazioni etiche, partecipare inalcun modo a pratiche di vivisezio-ne. Penso quindi che, almeno inquesto caso, la legge sia chiara e il-luminata. D’altronde è evidenteche, quando si opera in qualsivo-glia modo sugli animali, occorra lapresenza di un medico veterinarioqualificato a tutela del loro “benes-sere” (che parrebbe una contraddi-zione in termini). Fino a quando lascienza ammetterà la vivisezionedovrà esserci un collega che sorve-gli su queste operazioni, in modoche vengano eseguite con scrupo-lo professionale, etica e dignità, perquanto possibile. Sono molto piùtranquillo se un esperimento vienecondotto con l’apporto di un colle-ga che conosca le tecniche di ane-stesiologia e di controllo del dolore,piuttosto che venga “lasciato nellemani” di chirurghi umani o biologi oaltre figure totalmente e disgustosa-mente prive di scrupolo, comespesso è accaduto e accade. Ladenuncia pubblica che ho fatto re-centemente di un esperimento con-dotto presso una cattedra di medi-cina dell’Ateneo milanese in cui siprevedevano lunghi interventi chi-rurgici su gatti “anestetizzati” conNembutal per via intraperitoneale ladice lunga su quanto sia importan-te che l’esperimento venga guidatocon la necessaria autorità da un ve-terinario.

Come si colloca, realmente, ilruolo del medico veterinario al-l’interno della sperimentazioneanimale?A parte le aziende farmaceutichedove spesso il veterinario ha com-piti non solo di sorveglianza ma diguida dell’intero progetto e comun-que sorveglia effettivamente sul re-lativo benessere degli animali, nelmondo universitario la sperimenta-

PROFESSIONE VETERINARIA 11/2001 3D A L L A P R I M A P A G I N A ➥

l’editorialeSEGUE DALLA COPERTINA

paio di mesi di melina e atteg-giamento ondivago, Federfara-ma ha deciso di fare ricorsocontro il “DM 306”.Il Medico Veterinario italiano, sevenisse accettato il ricorso, do-vrebbe tornare a prescriverefarmaci che non si trovano, i no-stri pazienti inizierebbero quindile terapie prescritte solo quan-do, dopo varie peregrinazioni, il

proprietario riuscisse a reperireil farmaco prescritto, l’uso im-proprio del farmaco dovrebberidiventare nuovamente unaconsuetudine e l’industria far-maceutica veterinaria nonavrebbe interesse ad investirerealmente nella ricerca e svilup-po nel settore.Ma questa volta a ritornare in-dietro i Veterinari italiani, per

una volta tutti d’accordo, non cistanno.Questo Decreto, giusto e dovu-to alla Classe veterinaria, harappresentato una svolta epo-cale per la professione e dovràessere difeso con determinazio-ne assoluta da tutte le nostre or-ganizzazioni professionali e sin-dacali, Federazione Nazionaledegli Ordini in testa a tutti.

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zione è totalmente nelle mani del“primario” di turno, spesso interes-sato a punteggi e sovvenzioni eco-nomiche e basta. Che poi gli ani-mali vadano incontro a sofferenzeatroci, allo sperimentatore spessonon interessa minimamente, tantolui sta lavorando “per il bene del-l’uomo”... La figura del veterinario, avolte un dipendente del S.S.N., avolte un libero professionista assun-to con contratto ad hoc, è troppospesso quella di un mero firmatariodi registri. In caso di lamentele il

“primario” fa capire al veterinarioche ce ne sono altri cento pronti aprendere il suo posto. Firmi e zitto.Tanto più che la sperimentazione èstata, a monte, avallata da un comi-tato di bioetica che la legge imponee che viene istituito all’interno dell’a-teneo e con l’assenso di qualchecattedratico veterinario dell’univer-sità. In tre mesi di ricerche non so-no ancora riuscito a dare un nomeai componenti del comitato di bioe-tica che ha concesso la sperimen-tazione che ho denunciato sui gatti,

nell’ateneo medico milanese. Però,non demordo.

Il D.L.vo 116/92, pur disciplinandoun settore che prima di allora ve-niva gestito senza alcun control-lo, viene considerato, da più par-ti, pieno di lacune e di difficili in-terpretazioni. Secondo la tuaesperienza maturata nel settore,tale Decreto come e quanto an-drebbe rivisto e corretto?Sarebbe più che mai opportunoformare una commissione cui par-

tecipano i tanti colleghi che lavora-no con competenza e dignità nelcampo della vivisezione, in ottem-peranza alle leggi vigenti. Sono lo-ro principalmente che devono sug-gerire i rimedi per colmare le lacu-ne e le difficili interpretazioni deldecreto. In estrema sintesi potreidire che il veterinario deve avere unruolo di potere tale da non soggia-cere alla volontà del barone di tur-no. Questo è il punto fondamenta-le. Tutto ciò naturalmente fino aquando la scienza non avrà capito

che la sperimentazione sull’anima-le è un tremendo errore metodolo-gico di fondo e che nessun model-lo animale può essere d’aiuto perun’altra specie, pena i tragici erroriche stiamo scontando. La dram-matica sceneggiata dell’AIDS (edel FAIDS) messa su da virologi incerca di fama e occupazione ne èun esempio clamoroso.

In Italia, attualmente, esiste unasola Scuola di Specializzazionein Scienza e Medicina degli ani-mali da laboratorio (della duratadi 3 anni e con sede a Milano) cheforma dei professionisti (medici,biologi, veterinari, ecc. per un to-tale di circa 25 persone), abilitan-doli a lavorare nel settore dellaRicerca. Le realtà lavorative qualil’industria farmaceutica soprat-tutto, ma anche altri ambienti chesi avvalgono dell’uso degli ani-mali per la sperimentazione, so-no in grado di soddisfare le ri-chieste di lavoro in questo setto-re?Se al veterinario venisse riconosciu-ta (e per questo ci vuole anche unosforzo della categoria nel proporsiai mass media) la professionalitàche spesso ha e la legislazione gliconcedesse autorità e potere deci-sionale sarebbero centinaia i colle-ghi impiegati nel controllo degliesperimenti sugli animali. E devoaggiungere “purtroppo”, ma comesi sarà capito, la mia visione rispet-to alla scienza ufficiale è un tantinoeretica. Mi fa piacere però essere incompagnia di grandi scienziati epremi Nobel che la pensano comeme.

Luca FruciMedico veterinario liberoprofessionista Lanciano (CH)

Nonostante una generalizzatapresa di coscienza a livello eticorispetto al tema degli animali daparte dell’opinione pubblica, del-la introduzione a livello legislati-vo del decreto 116/92, che disci-plina l’utilizzazione degli animalinella sperimentazione e della co-stante riduzione del modello ani-male, in Italia si può ancora parla-re di vivisezione?Bisogna intendersi sul significatoda dare alla parola vivisezione. Let-teralmente significa qualunque atti-vità sperimentale cruenta su anima-le vivo. L’obbligo dell’anestesia edel controllo del dolore postopera-torio introdotto dal D.L.vo 116/92,ne ha sicuramente eliminato gli ef-fetti (dolore, sofferenza, angoscia).In ogni caso la “vivisezione” così in-tesa è soltanto una parte della spe-rimentazione animale.

Visto il coinvolgimento del medi-co veterinario come tutore dellasperimentazione animale, unodegli aspetti più controversi dellamateria dal punto di vista Bioeti-ca è senza dubbio la possibilità,

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da parte del veterinario, di far le-va sul suo diritto di obiezione dicoscienza, prevista peraltro dalD.L.vo 116/92 e dalla Legge 12 ot-tobre 1993 n. 413, in merito ad al-cuni protocolli che potrebbero“urtare” la sua sensibilità. Cosapensi in proposito?Questo è un punto importante. Almomento il veterinario non è obbli-gato ad intervenire nella stesura delprotocollo né è richiesta la sua firmaper accettazione dello stesso. Que-sto, a mio avviso, non lo esime dalprestare la sua opera, qualora ilprotocollo di studio sia formalmenteineccepibile, per la tutela del be-nessere degli animali in sperimen-tazione. È una parte della leggeche ritengo dovrebbe essere rivista.

Come si colloca, realmente, ilruolo del medico veterinario al-l’interno della sperimentazioneanimale?Per la mia esperienza noto che inItalia esistono due realtà distinte: ilPubblico ed il Privato.Nel primo caso il veterinario è ge-neralmente tollerato in quanto im-posto per legge, è un ignorante chenon sa niente di scienza ed un rom-piscatole perché cerca costante-mente di limitare la libertà dei ricer-catori. Essendo generalmente “acontratto” la sua posizione è sem-pre in bilico, perché un veterinariovale l’altro ed uno più accondiscen-dente si trova facilmente a costi piùcontenuti.Nel secondo caso il veterinario faparte di un team, è l’unico che sacome trattare l’animale da laborato-rio, partecipa alle decisioni e all’at-tuazione del protocollo di studio edè ritenuto indispensabile nel mana-gement dello stabulario.

Il D.L.vo 116/92, pur disciplinandoun settore che prima di allora ve-niva gestito senza alcun control-lo, viene considerato, da più par-ti, pieno di lacune e di difficili in-terpretazioni. Secondo la tuaesperienza maturata nel settore,tale Decreto come e quanto an-drebbe rivisto e corretto?Il D.L.vo 116/92 è tutto sommatouna buona legge; mi ricordo perfet-tamente il “prima” in cui chiunquepoteva fare qualunque cosa in qua-lunque momento ed il “dopo” chestiamo vivendo.A 10 anni di distanza è però neces-sario rivederlo in alcune parti pro-prio alla luce di questo periodo d’e-sperienza maturata. Elenco di se-guito le modifiche che ritengo ne-cessarie:

1. Qualificazione di tutto il perso-nale coinvolto nella sperimen-tazione.

Al momento al ricercatore è ri-chiesto di possedere solamenteuna delle lauree previste dal de-creto, senza altra specifica com-petenza, così come per il control-lo del benessere animale è suffi-ciente un veterinario qualunquepurché iscritto all’Ordine (nono-stante quanto sancito all’art. 4comma 7). Non è previsto, adesempio, alcun titolo di studio peril Responsabile di Stabulario no-nostante le grosse responsabilitàche la legge gli affida. Non esistenemmeno la figura professionaledi tecnico di stabulario nonostan-te essi compiano tutto il lavoromanuale, spesso a livelli di eccel-lenza.

2. Istituzionalizzazione di un co-mitato etico similmente aquanto accade per la speri-mentazione sull’uomo.

La sperimentazione oggi avvienesostanzialmente in regime di auto-certificazione. Il comitato etico (dicui dovrebbe far parte obbligato-riamente il veterinario) sarebbe in-dispensabile per valutare anche,ma non solo, che le sperimentazio-ni proposte non siano inutili rifaci-menti e che il numero di animali uti-lizzati, anche in rapporto alle piùmoderne tecniche statistiche, sia ilminimo indispensabile per otteneredati validi.

3. Revisione delle procedure perl’autorizzazione in deroga al-l’art. 4 comma 3 (possibilità dieffettuare sperimentazionesenza anestesia).

Oggi chi voglia sperimentare senzaanestesia, sia perché essa è in-compatibile con i fini sperimentali(es. studi sul comportamento), siaperché più traumatica dell’esperi-mento stesso, deve chiedere l’auto-rizzazione al Ministero che even-tualmente la rilascia in un tempomedio di un anno. Questo provocada una parte enormi ritardi spessoingiustificati nella pianificazione de-gli studi, dall’altra il ricorso a “truc-chetti” (ad esempio inserire l’ane-stesia in qualche punto del proto-collo) che nulla aggiungono al be-nessere animale, ma servono sol-tanto ad “aggirare” l’ostacolo buro-cratico.

In Italia, attualmente, esiste unasola Scuola di Specializzazionein Scienza e Medicina degli ani-mali da laboratorio (della duratadi 3 anni e con sede a Milano)che forma dei professionisti(medici, biologi, veterinari, ecc.per un totale di circa 25 perso-ne), abilitandoli a lavorare nelsettore della Ricerca. Le realtàlavorative quali l’industria farma-ceutica soprattutto, ma anche al-tri ambienti che si avvalgonodell’uso degli animali per la spe-rimentazione, sono in grado disoddisfare le richieste di lavoroin questo settore?L’industria ha l’abitudine di formareda sé il proprio personale tecnico-scientifico. Sta di fatto però che diveterinari dipendenti dell’industria,in qualità di ricercatori, se ne vedo-no pochi, forse perché l’inquadra-mento all’inizio non è propriamenteda dirigente.Se un domani però la qualità pro-fessionale di un veterinario respon-sabile del benessere animale dovràessere certificata, una sola scuolache abiliti a lavorare in questo set-tore sarà sicuramente insufficiente,specialmente per chi opera al cen-tro-sud.

Giuseppe JacchiaVeterinario Dirigente SanitàAnimale e Igiene degli allevamentiASL 11 di Fermo

Nonostante una generalizzatapresa di coscienza a livello eticorispetto al tema degli animali daparte dell’opinione pubblica, del-la introduzione a livello legislati-vo del decreto 116/92, che disci-plina l’utilizzazione degli animalinella sperimentazione e della co-stante riduzione del modello ani-

male, in Italia si può ancora parla-re di vivisezione?Sono sempre stato contrario al ter-mine “vivisezione” corredato dallafoto della scimmietta con gli elettro-di, ritengo che le associazioni sortecon la finalità di opporsi alla vivise-zione non vogliano consapevol-mente aggiornarsi e riconoscerequanto si è mosso nel settore negliultimi dieci anni.

Visto il coinvolgimento del medi-co veterinario come tutore dellasperimentazione animale, unodegli aspetti più controversi dellamateria dal punto di vista Bioeti-ca è senza dubbio la possibilità,da parte del veterinario, di far le-va sul suo diritto di obiezione dicoscienza, prevista peraltro dalD.L.vo 116/92 e dalla Legge 12 ot-tobre 1993 n. 413, in merito ad al-cuni protocolli che potrebbero“urtare” la sua sensibilità. Cosapensi in proposito?Ritengo che ogni protocollo vadadiscusso e accettato a priori, che lemetodiche siano accettate da uncomitato etico e che non possanosorgere discussioni di merito du-rante la sperimentazione (in parolepovere: ci sono tanti lavori per i ve-terinari, non è giusto che chi non ri-conosca l’utilità di determinate pro-cedure ci si trovi coinvolto); non so-no d’accordo quindi sull’obiezionedi coscienza (che peraltro è santa;quando ci sono degli obblighi sen-za possibilità di scelta, es. leva mili-tare).

Come si colloca, realmente, ilruolo del medico veterinario al-l’interno della sperimentazioneanimale?Il veterinario può essere: a) speri-mentatore, alla pari delle altre figureprofessionali, medici e biologi, conin più una professionalità che glipermette di meglio valutare le rispo-ste sugli animali; b) responsabile

del benessere; figura che può es-sere rivestita solo da un veterinario;c) entrambi; come vedi è quantoprevisto dalla legge.

Il D.L.vo 116/92, pur disciplinandoun settore che prima di allora ve-niva gestito senza alcun control-lo, viene considerato, da più par-ti, pieno di lacune e di difficili in-terpretazioni. Secondo la tuaesperienza maturata nel settore,tale Decreto come e quanto an-drebbe rivisto e corretto?Io penso che andrebbe codificatomeglio, più obblighi specifici e me-no discrezionalità, esempio: le gab-bie devono obbligatoriamente ave-re queste misure minime, i sopral-luoghi da parte dell’ASL devonoavere una cadenza minima seme-strale, ecc…, sarebbe anche piùsemplice rispondere agli animalistiportando dei numeri a supporto. Laritengo comunque una delle normepiù complete e più riuscite del pe-riodo (pensiamo a quanti aggiorna-menti e correzioni ha dovuto subireil D.L.vo 119/92 per esempio).

In Italia, attualmente, esiste unasola Scuola di Specializzazionein Scienza e Medicina degli ani-mali da laboratorio (della duratadi 3 anni e con sede a Milano) cheforma dei professionisti (medici,biologi, veterinari, ecc. per un to-tale di circa 25 persone), abilitan-doli a lavorare nel settore dellaRicerca. Le realtà lavorative qualil’industria farmaceutica soprat-tutto, ma anche altri ambienti chesi avvalgono dell’uso degli ani-mali per la sperimentazione, so-no in grado di soddisfare le ri-chieste di lavoro in questo setto-re?I diplomati alla scuola di specializ-zazione non sono conosciuti nelsettore, l’industria non sa che ci so-no figure specifiche per la speri-mentazione e chi già lavora nel set-tore (ed ha più esperienza), non ce-derà sicuramente il posto a nuovefigure che possano vantare mag-giori titoli didattici. Purtroppo, quellodell’industria mi sembra un settorea numero chiuso e sicuramente nonin espansione; i diplomati, inoltre,sono arrivati, malauguratamente, inun periodo di recessione e, tra l’al-tro, al termine della scuola non pos-sano vantare nessuna esperienzaprofessionale. Ho il convincimentoche tale inesperienza nel settoreprivato, al contrario di quanto avvie-

ne in quello pubblico, conti più deltitolo di “specialista”.

Simona RamponiMedico veterinario Gruppo Bracco

Nonostante una generalizzatapresa di coscienza a livello eticorispetto al tema degli animali daparte dell’opinione pubblica, del-la introduzione a livello legislati-vo del decreto 116/92, che disci-plina l’utilizzazione degli animalinella sperimentazione e della co-stante riduzione del modello ani-male, in Italia si può ancora parla-re di vivisezione?Direi che occorrerebbe bene speci-ficare cosa si intende per vivisezio-ne. Sicuramente, soprattutto in al-cune realtà, si può parlare ancora disperimentazione animale condottain maniera non propriamente “eti-ca”. Nonostante la conoscenza del-la legislazione e delle procedure, amio parere si tratta di un problemaimputabile ad una carenza di pro-fessionalità e ad una mancanza disensibilizzazione adeguata deglioperatori del settore.

Visto il coinvolgimento del medi-co veterinario come tutore dellasperimentazione animale, unodegli aspetti più controversi dellamateria dal punto di vista Bioeti-ca è senza dubbio la possibilità,da parte del veterinario, di far le-va sul suo diritto di obiezione dicoscienza, prevista peraltro dalD.L.vo 116/92 e dalla Legge 12 ot-tobre 1993 n. 413, in merito ad al-cuni protocolli che potrebbero“urtare” la sua sensibilità. Cosapensi in proposito?Se l’obiezione di coscienza può in-fluire in senso migliorativo sulla mo-difica del protocollo sperimentalenon ritenuto etico ed accettabileben venga. In caso contrario si pri-verebbe l’animale del sostegno del-l’assistenza del veterinario che po-trebbe quanto meno intervenire incasi estremi.

In base alla tua esperienza, comesi colloca, realmente, il ruolo delmedico veterinario all’interno del-la sperimentazione animale?Dipende moltissimo, ancora unavolta, dalla realtà in cui si trova adoperare. Nella mia esperienza, ilprotocollo sperimentale, purtroppo,ha sempre avuto la precedenza sututto il resto.

PROFESSIONE VETERINARIA 11/2001 5D A L L A P R I M A P A G I N A

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Il D.L.vo 116/92, pur disciplinandoun settore che prima di allora ve-niva gestito senza alcun control-lo, viene considerato, da più par-ti, pieno di lacune e di difficili in-terpretazioni. Secondo te la nor-mativa vigente come e quantoandrebbe rivista e corretta?Per quanto riguarda i compiti di tut-ti gli operatori del settore, occorre-rebbe miglior chiarezza su chi fache cosa, sulle competenze speci-fiche e sugli effettivi compiti, obbli-ghi e “poteri” che le varie figure pro-fessionali devono avere in questodelicato settore della Ricerca.

In Italia, attualmente, esiste unasola Scuola di Specializzazionein Scienza e Medicina degli ani-mali da laboratorio (della duratadi 3 anni e con sede a Milano)che forma dei professionisti(medici, biologi, veterinari, ecc.per un totale di circa 25 perso-ne), abilitandoli a lavorare nelsettore della Ricerca. Le realtàlavorative quali l’industria farma-ceutica soprattutto, ma anche al-tri ambienti che si avvalgonodell’uso degli animali per la spe-rimentazione, sono in grado disoddisfare le richieste di lavoroin questo settore?Al il momento, non credo ci sia unacosì grande richiesta di questa fi-gura professionale poiché la si puòfacilmente sostituire, ad oggi, conun collega che non ha neppure fre-quentato la Scuola di Specializza-zione di Milano. Inoltre, in molterealtà, il medico veterinario non vie-ne assolutamente visto come uncollaboratore che potrebbe fornireun valido supporto all’attività speri-

mentale, ma solo come un acces-sorio necessario per apporre le tan-te firme richieste.

Marina SanguinetiBiologa presso l’I.S.T. di Genova

Nonostante una generalizzatapresa di coscienza a livello eticorispetto al tema degli animali daparte dell’opinione pubblica, del-la introduzione a livello legislati-vo del decreto 116/92, che disci-plina l’utilizzazione degli animalinella sperimentazione e della co-stante riduzione del modello ani-male, in Italia si può ancora parla-re di vivisezione?L’impiego degli animali per la speri-mentazione scientifica è oggi sottoaccusa da parte di consistentigruppi di opinione sollecitati da unaconsiderevole parte della stampa.Non possiamo tuttavia negare chel’uso degli animali nella ricerca haconsentito di acquisire una partenotevole delle attuali conoscenze incampo biomedico e di ottenere ri-sultati altrimenti irraggiungibili. Bastiricordare i trapianti d’organo, il sag-gio dei farmaci e dei vaccini, lo stu-dio degli effetti cancerogeni e noci-vi di innumerevoli sostanze chimi-che.A tutt’oggi la ricerca biomedica nonè in grado di rinunciare alla speri-mentazione animale. Pur essendole specie animali, compresa quellaumana, diverse tra loro, esistonoaspetti anatomici, metabolici, gene-tici, ecc. comuni e comparabili. Perqueste somiglianze e per questedifferenze, gli animali sono utili allaricerca volta al miglioramento dellasalute e del benessere dell’uomo,nonché degli stessi animali.

In particolare, di cosa vi occupa-te nel vostro Istituto di Ricerca ecome siete organizzati?In qualità di biologa, ricercatricepresso l’Istituto Nazionale per la ri-cerca sul cancro di Genova (IST),

mi trovo nella condizione di operarecon la finalità di contribuire all’iden-tificazione, allo studio, all’analisi deimeccanismi, delle funzioni e dei si-stemi complessi dove non esistonoadeguate alternative, quali presup-posti per mettere a punto una tera-pia utile, valida contro il cancro.Una situazione per così dire di “ge-rarchia” nel senso che una strutturasociale come la nostra ha il compi-to di “proteggere la vita” affinché siamantenuto uno stato di salute otti-male. La nostra struttura, come altre inquesto settore, è una realtà interdi-sciplinare dove figure professionalidiverse si integrano e si completa-no a vicenda. Vi operano infatti unmedico veterinario responsabile delbenessere, un biologo responsabi-le della “facility”, biologi ricercatori,tecnici e operatori di stabulario.Vantano tutti una preparazione par-ticolare e approfondita nel settoredella sperimentazione animale, ac-quisita con anni di esperienza inquesto campo, con corsi di forma-zione e/o di specializzazione inScienza degli animali da laborato-rio. A livello individuale, il nostro ve-terinario e la Responsabile di “Sta-bilimento utilizzatore”, (che poi sareiio), abbiamo frequentato lo stessocorso di specializzazione in Scien-za e medicina degli animali da la-boratorio. Inoltre, per quanto mi ri-guarda, ho maturato un’esperienzaindimenticabile di condivisione congli amici “veterinari” delle proble-matiche che il settore sperimenta-zione animale comporta, acquisen-do nozioni nuove e indispensabili,sia per la gestione che per il tratta-mento e mantenimento degli ani-mali da laboratorio di piccola tagliastabulati presso la nostra struttura.

Dal punto di vista etico come tiponi a livello professionale?Se l’uso degli animali da esperi-mento risulta giustificato in quantocostituisce un supporto importanteper il progresso della ricerca onco-

logica, al tempo stesso esiste il do-vere, sulla base di regole civili emorali, di attuare un rigoroso con-trollo affinché la ricerca non vengacondotta inducendo inutili sofferen-ze agli animali. È indispensabileavere una coscienza e una respon-sabilità verso l’uso degli animali dalaboratorio a tutti i livelli che non de-ve essere imposta da una legge mada un codice deontologico indivi-duale.Inoltre, l’I.S.T. di Genova si avvale diun Comitato per la SperimentazioneEtica sugli animali che ha lo scopodi esercitare una supervisione suiprogetti di ricerca che utilizzanoanimali a fini sperimentali e di razio-nalizzare le procedure sperimentalicome previsto dall’art.17 delD.L.vo116/92.

Il D.L.vo 116/92, pur disciplinandoun settore che prima di allora ve-niva gestito senza alcun control-lo, viene considerato, da più par-ti, pieno di lacune e di difficili in-terpretazioni. Secondo la tuaesperienza maturata nel settore,tale Decreto come e quanto an-drebbe rivisto e corretto?È fuor di dubbio che, pur consta-tando che il D.L.vo 116/92 è unabuona legge, occorre sottolinearela necessità che tale Decreto vengaimplementato sotto vari aspetti, peristituzionalizzare quanto gli opera-tori in questo settore stanno già at-tuando, a cominciare dai ComitatiEtici fino ai requisiti delle figure pro-fessionali implicate nella sperimen-tazione animale, in modo da dispor-re di linee di indirizzo comuni a tut-te le strutture che operano in questosettore.

Alberto Petrocelli Medico veterinario ResponsabileAnimal Care

Nonostante una generalizzatapresa di coscienza a livello eticorispetto al tema degli animali daparte dell’opinione pubblica, del-la introduzione a livello legislati-vo del decreto 116/92, che disci-plina l’utilizzazione degli animalinella sperimentazione e della co-stante riduzione del modello ani-male, in Italia si può ancora parla-re di vivisezione?Innanzitutto, ritengo sia più corret-to parlare di sperimentazione ani-male, cioè dell’utilizzazione dell’a-nimale a scopo scientifico, piutto-sto che di vivisezione, termine cheindubbiamente ha un notevole im-patto emotivo sull’opinione pubbli-ca che immagina pratiche speri-mentali ben lontane da quelle cheattualmente vengono utilizzate.Penso, quindi, che proprio perquesto motivo non si possa parla-re di vivisezione in Italia.Tuttavia, non posso escludere apriori che ancora oggi possano es-sere effettuate, da parte di ricerca-tori ancorati a sorpassati schemi dimetodologia scientifica, sperimen-tazioni senza il rispetto degliadempimenti previsti dalla norma-tiva vigente. È altrettanto vero peròche negli ultimi anni, proprio per-ché c’è stata una maggiore atten-zione al problema da parte delleautorità competenti, stimolate an-che dalla maggiore sensibilizza-zione dell’opinione pubblica per ilbenessere animale in generale, sisiano ottenuti importanti risultati fi-nalizzati ad un più corretto e mira-

to uso degli animali nella speri-mentazione scientifica.

Visto il coinvolgimento del medi-co veterinario come tutore dellasperimentazione animale, unodegli aspetti più controversi dellamateria dal punto di vista Bioeti-ca è senza dubbio la possibilità,da parte del veterinario, di far le-va sul suo diritto di obiezione dicoscienza, prevista peraltro dalD.L.vo 116/92, in merito ad alcuniprotocolli che potrebbero “urta-re” la sua sensibilità. Cosa pensiin proposito?A questo proposito vorrei fare riferi-mento ad un concetto generale di“professionalità”.L’ingresso del medico veterinarionell’ambito della sperimentazioneanimale è stato favorito dal recepi-mento della direttiva europea86/609 (diventata D.Lvo116/92 inItalia) in cui si è determinato che lapersona competente per il benes-sere degli animali impiegati a finisperimentali dovesse essere il Me-dico Veterinario (in Europa si parladi “persona competente” in sensolato), poiché si è ritenuto che fossela figura professionale più rispon-dente alle esigenze di tutela del be-nessere e della cura degli animaliutilizzati nell’ambito dell’attività spe-rimentale.Per questo motivo credo che il Me-dico Veterinario, in quanto profes-sionista che conosce l’animale dalaboratorio e che sa come deve es-sere gestito nelle diverse fasi del-l’attività sperimentale, debba impe-gnarsi a svolgere correttamente ilproprio ruolo “super partes” e cioènel rispetto del benessere animalema comunque in relazione alle fina-lità della sperimentazione.Questo presuppone ovviamenteche ciascun progetto di ricerca pre-veda, a monte, il coinvolgimento di-retto del veterinario nella valutazio-ne della potenzialità dell’insorgenzadi dolore e di sofferenza a seguitodell’esecuzione delle proceduresperimentali, oltre che della gravitàdelle procedure sperimentali stessee delle relative conseguenze sia dalpunto di vista fisico che di benes-sere in senso lato. Dopo di che, unavolta ottenuta l’autorizzazione all’e-secuzione del progetto da partedelle autorità competenti, spetti allostesso veterinario la verifica dellacorretta esecuzione delle procedu-re sperimentali condotte da partedei ricercatori coinvolti nel progettostesso.Ricordo a questo proposito che al-l’interno di ogni istituzione di ricer-ca, pubblica o privata, che utilizzagli animali da laboratorio dovrebbeessere presente un Comitato Eticodi cui il Medico Veterinario dovreb-be far parte a pieno titolo proprioperché rappresenta la figura pro-fessionale a fondamento e garanziadel controllo della corretta esecu-zione delle procedure sperimentalie anche perché, apportando uncontributo “tecnico” competente fi-nalizzato alla tutela del benesseredegli animali utilizzati nelle diversefasi dell’attività sperimentale, puòpermetterne un utilizzo etico.Penso quindi, che il Medico Veteri-nario, se ritiene di svolgere conscienza e coscienza questo delica-to compito, non dovrebbe lasciarsicoinvolgere esclusivamente dalpunto di vista emotivo. In sostanza,avvalersi del diritto di obiezione dicoscienza non dovrebbe essere, a

PROFESSIONE VETERINARIA 11/20016D A L L A P R I M A P A G I N A

ARCOSAN S.r.l.TELERIE T.N.T MONOUSOMEDICAZIONE CHIRURGICAVia Bainsizza, 41 - 21042 Caronno Pertusella - Varese Tel. 02/96459129 - Fax 02/96459711

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mio modo di vedere, una scelta “apriori”. È chiaro che, qualora il con-tributo professionale teso a miglio-rare tutte le condizioni di benesseredegli animali utilizzati nelle proce-dure sperimentali non dovesse ve-nir preso in considerazione o qualo-ra le indicazioni impartite dal Medi-co Veterinario non venissero rispet-tate dal ricercatore, oltre alla possi-bilità di avvalersi di tale diritto, si po-trebbe configurare anche il doveredi intervenire ai sensi dall’art. 727del Codice Penale relativo al mal-trattamento degli animali.

Come si colloca, realmente, ilruolo del medico veterinario al-l’interno della sperimentazioneanimale?Attualmente diverse sono le realtàin cui può operare il Medico Veteri-nario in questo specifico settore,dal settore privato dell’Industria Far-maceutica a quello pubblico dell’U-niversità, delle Aziende SanitarieLocali e degli Istituti Zooprofilattici.Posso parlare per la mia esperienzanel settore privato e posso dire chein questo ambito la nostra figuraprofessionale è sufficientementevalorizzata in quanto il Medico Ve-terinario, effettivamente, è un puntodi riferimento per tutto ciò che ri-guarda l’animale e la sua utilizza-zione nelle procedure sperimentali.Senza voler generalizzare, sono aconoscenza comunque di altrerealtà, come l’Università o alcunestrutture pubbliche, in cui purtroppola situazione è più complessa poi-ché non si vuole riconoscere appie-no la professionalità specifica inquesto settore.Credo però che per affrontareadeguatamente questo problemasia necessaria una discussioneapprofondita anche e soprattuttoall’interno della nostra intera cate-goria.

Il D.L.vo 116/92, pur disciplinandoun settore che prima di allora ve-niva gestito senza alcun control-lo, viene considerato, da più par-ti, pieno di lacune e di difficili in-terpretazioni. Secondo la tuaesperienza maturata nel settore,tale Decreto come e quanto an-drebbe rivisto e corretto?In questi ultimi anni, pur con tutte ledifficoltà legate all’applicazione diuna nuova normativa, credo che cisia stata da parte di tutte le compo-nenti implicate nell’attività di speri-mentazione un interesse a migliora-re la qualità ed il senso della ricercautilizzando proprio gli strumenti pre-visti dal D. L.vo 116/92.Di fronte agli inevitabili problemi didifficoltà interpretative o di lacune,ho notato comunque una notevoleapertura da parte delle autorità re-golatorie alle indicazioni ed ai sug-gerimenti provenienti da coloro chesono direttamente coinvolti nell’atti-vità sperimentale.Rimane purtroppo il cronico sottodi-mensionamento del personale dellestrutture ministeriali che obiettiva-mente non riesce a far fronte in tem-pi ragionevolmente brevi all’enormemole di lavoro determinata dalle nu-merose richieste di autorizzazionealla sperimentazione. Se qualcosa dovesse essere cam-biato, propenderei per un decentra-mento del conferimento delle auto-rizzazioni da parte delle competen-ti autorità Regionali, in particolareper quanto ne riguarda il controllo ela verifica.

In Italia, attualmente, esiste unasola Scuola di Specializzazionein Scienza e Medicina degli ani-mali da laboratorio (della duratadi 3 anni e con sede a Milano)che forma dei professionisti(medici, biologi, veterinari, ecc.per un totale di circa 25 perso-ne), abilitandoli a lavorare nelsettore della Ricerca. Le realtàlavorative quali l’industria far-maceutica soprattutto, ma an-che altri ambienti che si avval-gono dell’uso degli animali per

la sperimentazione, sono in gra-do di soddisfare le richieste dilavoro in questo settore?Penso che, qualora venga defini-tivamente stabilito che per opera-re nell’ambito dell’attività dellasperimentazione animale sia ne-cessaria una adeguata prepara-zione professionale, potrebberoessere proprio le strutture che siavvalgono dell’uso degli animali arichiedere la presenza di profes-sionisti preparati e motivati a svol-gere il non facile compito di ga-

ranti delle condizioni di benesse-re e di salute degli animali utiliz-zati a fini scientifici.Ovviamente questo comporta daparte del Medico Veterinario la ne-cessità di avere una formazionespecifica che non può passare so-lamente per mezzo della frequen-tazione di Corsi specialistici maanche attraverso il cambiamentodi una forma mentale di difficilesradicamento, che porti al supera-mento della semplice applicazionedella normativa. Solo passando

per tale cambiamento culturale ilveterinario avrà la certezza di averintrapreso una scelta professionalemirata alla consapevolezza di rico-prire un ruolo importante nell’ambi-to di una comunità scientifica cheha l’esigenza di poter disporre diun professionista competente nelgarantire sia le migliori condizionidi benessere e di salute degli ani-mali, sia la corretta esecuzionedelle procedure sperimentali infunzione della validità dei risultatiscientifici. ■

PROFESSIONE VETERINARIA 11/2001 7D A L L A P R I M A P A G I N A

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PROFESSIONE VETERINARIA 11/20018A T T U A L I T À

L’urgenza di unarticolato di“buonepraticheveterinarie”

La necessità dicodificare deiparametri stan-dard di buonepratiche in me-dicina veteri-naria è divenu-ta in questi ulti-

mi anni sempre più manifesta, an-che grazie all’evoluzione di unacultura della qualità che dall’iniziodegli anni Ottanta ha conosciutoimportanti metodiche di rilevazio-ne e di implementazione pro-grammatica. Tra i settori che mag-giormente si sono distinti in que-sta metamorfosi dei concetti stes-si di “servizio” e di “rapporto” traprofessionista e cliente vanno si-curamente ricordati il marketing eil consumerismo. Nel marketingdue progetti in particolare merita-no di essere menzionati per il lorodiretto rapporto con le “buonepratiche”: a) il benchmarking, os-sia il confronto di quelle prassiche si presentano identiche o co-munque paragonabili nei diversisettori, finalizzato a monitorare icosiddetti “best in class” in ogniparticolare momento della filieradel servizio, b) il programma “totalquality”, teso a mettere in sinergiai diversi momenti della filiera con-siderando l’intera cascata proces-suale come una sequenza serialedi relazioni fornitore/utente daportare a eccellenza in termini diefficienza, ossia di utilizzo al me-glio delle risorse, ed efficacia, os-sia di proprietà di azioni in riferi-mento all’obiettivo. Dall’altra parteil consumerismo, sviluppatosi inEuropa soprattutto negli anni No-vanta, ha di conserva trasformatoradicalmente il concetto di “clien-

te” che da target, ossia bersagliodi operazioni di marketing nellediverse leve in mano al fornitore(advertising, promozioni in terminidi prezzo, interventi sulla distribu-zione), è divenuto a sua volta pro-tagonista nella rete di feedback e,di conseguenza, nella capacità dimanifestare specifiche esigenze.Il quadro che si presenta oggi èperciò connotato da una rivoluzio-ne paradigmatica nel rapporto trafornitore e cliente del servizio sa-nitario, ove si afferma la necessitàdi costruire una partnership tra idue referenti come conditio sinequa non è possibile assicurare unbuon livello di prestazione. La ri-voluzione consumerista, attraver-so lo sviluppo di associazioni didifesa del consumatore e comitatietici di controllo della proprietà diintervento, trasforma il concetto diqualità da parametro esclusiva-mente economico a componentemorale e civile chiamata a regola-re le transazioni di servizio tra i di-versi attori della società. Ma pro-prio nella seconda metà degli an-ni Novanta il panorama diventaancor più variegato per la decli-nazione consumeristica delmarketing stesso. Si affermanoconcetti di “adesione attiva delconsumatore” e di “allargamentodei referenti/parametri”, soprattut-to nel campo sanitario, che ven-gono chiamati a responsabilitànella filiera della qualità. E tutta-via, a mio avviso, l’elemento piùcaratterizzante di questa meta-morfosi di paradigma è situabileproprio nel processo di valutazio-ne: mentre tradizionalmente il li-vello standard di prestazione ve-niva definito considerando leprassi interne di ogni comparto,cosicché ciascun fornitore di ser-vizio monitorava di fatto solo i di-retti competitors, con l’ingressodel benchmarking una prassi -come per esempio lo smaltimentodei rifiuti, la preparazione delcampo operatorio, l’informatizza-

zione della documentazione el’implementazione di un DB, la ge-stione del magazzino - viene valu-tata facendo riferimento a unospettro molto più ampio di fornito-ri. È la prassi stessa che viene va-lutata tenendo in considerazioneanche referenti professionaliesterni, vale a dire tutti coloro chepur operando in altri settori di ser-vizio, tuttavia sono chiamati a rea-lizzare e quindi a ottimizzare unaprassi analoga. Il programma diqualità totale apre inoltre un pro-cesso di forte dialogo all’internodelle agenzie di servizio - una Asl,ma anche un ambulatorio privato -anche perché si inizia a compren-dere che il risultato finale, ciò cheil cliente è chiamato ad apprezza-re, in realtà sortisce da una otti-mizzazione a cascata di singolimicro-servizi tra i vari compartidella filiera. È in questa temperieche nascono le diverse certifica-zioni di qualità, tra cui la più co-nosciuta è la ISO, e in questostesso panorama emergono evi-dentemente nuove tipologie di va-lutazione del servizio ad opera delcliente. Sempre più quest’ultimosi orienta verso una valutazionedel servizio scansionata su dueregistri: a) l’output complessivodel servizio, b) la singola prassi.Parlando di qualità finale è ovvioche il fruitore del servizio prendain considerazione un concerto diparametri di qualità, che vannodalla valutazione dell’ambienteove si opera e si presta il servizioalla capacità di comunicazioneda parte del professionista nellepratiche di bank-office. Le singoleprassi vengono poi sottoposte adisamina parcellizzata, per esem-pio: la capacità del fornitore delservizio di reperire i dati nel pro-prio data base, i tempi di attesaprima della visita, la sollecitudinenella produzione delle certifica-zioni, la capacità di accogliereeventuali reclami e addirittura latendenza a monitorare le insoddi-

sfazioni. Tutto questo ci consentedi evidenziare un forte innalza-mento nella percezione del servi-zio e parimenti un registro moltopiù alto di richieste da parte delcliente, che con maggior facilitàmette in discussione l’operato delfornitore sulla base di un reperto-rio molto più articolato di elementivalutativi. In questa condizione lamancanza di un protocollo di pro-cedure delineato in modo chiaro einequivocabile espone il profes-sionista, ma altresì il cliente, all’a-leatorietà del giudizio in caso dicontroversie. La mancanza di uncodice di buone pratiche non so-lo rende difficoltoso qualsiasi arbi-trato, ma rende inefficace ognichiamata di responsabilità neiconfronti del professionista, di fat-to esponendolo maggiormente al-l’arbitrio. Negli ultimi tempi si ètentato di dare una risposta aquesto problema attraverso il me-todo assicurativo ma, così facen-do, si è utilizzato uno strumentomolto importante in modo distor-to. L’assicurazione infatti coprel’evento fortuito, ma in situazionidove il contraente si sia compor-tato, come si suole dire, da “buonpadre di famiglia” ossia abbiamesso in opera tutta la propria di-ligenza professionale. In altre pa-role, la copertura assicurativa nondeve coprire l’imperizia o il dolodel professionista, bensì l’eventofortuito che chiami in causa l’assi-curato nella sua responsabilità ci-vile. Solo la definizione di un elen-co dettagliato di procedure acqui-site come “buone pratiche veteri-narie” può di fatto richiamare laresponsabilità del professionista,dando cioè contenuti concreti alcomportamento del “buon padredi famiglia”, e affidando alla co-pertura assicurativa solo l’eventoaleatorio ossia l’incidente impre-vedibile occorso a dispetto di tut-te le precauzioni e le procedurecorrette messe in campo dal pro-fessionista stesso.Dobbiamo difatti ritenere che infuturo le occasioni di controversiein medicina veterinaria sarannodestinate ad aumentare soprattut-to a causa di due fattori: i) unamaggiore e più diffusa sensibilitàverso il benessere animale e l’af-fermazione di un paziente anima-le sempre più portatore di dirittisanitari, ii) l’innalzamento dellapercezione dei livelli standard diqualità nel campo sanitario, con-seguente al perfezionarsi dellepratiche biomedicali grazie all’au-silio di una più sofisticata stru-mentazione tecnologica. Questidue fattori ovviamente convergo-no nell’implementare un innalza-

II Convegno Nazionale ANMVI

Buone pratiche veterinarie: la deontologia del futuroIn collaborazione con la FVE

mento di tutti i parametri di qualitàrichiesti. Se infatti a livello di im-maginario si assottiglia il gap trauomo e animale - nel campo dellatitolarità dei diritti riferiti alla salutee al welfare - e se nel contempo latecnologia applicata alle prassibiomediche perfeziona lo stan-dard di intervento, è conseguenteche il cliente umano richieda per ilpaziente animale un corrispettivo,anche se non proprio analogo, or-dine di intervento iatrogeno. In al-tri termini, il medico veterinario èrichiamato dalla concertazionedei due fattori suesposti a un veroe proprio salto quantico nella de-finizione dei propri standard diqualità. Non sempre la riduzionedel gap tra uomo e animale giocaa favore di una corretta definizio-ne degli “interessi animali” e diuna giusta valutazione dell’opera-to del medico veterinario. Il rischiodi antropomorfizzare i bisogni e lerisposte dell’animale possono di-fatti aprire laceranti contenziositra il veterinario e il cliente, il qua-le in buona fede può ritenere chel’intervento debba essere condot-to in analogia con quanto si fa conil paziente umano. L’antropomor-fizzazione è un rischio molto gra-ve sia nella valutazione dell’ope-rato del veterinario che, più in ge-nerale, nell’interpretazione delwelfare animale. Il medico veteri-nario si trova perciò a operare inun vero e proprio campo minato,reso ancor più ostico dalla prete-sa del cliente - sia esso un pet-partner o un allevatore - di cono-scere al meglio “il bene” per l’ani-male. Come se non bastasse, ilcompito del veterinario - sia neiconversi degli animali d’affezioneche in quelli di utilità - non si esau-risce mai nel confronto dialetticotra fornitore e fruitore del servizio.Di fatto l’intervento veterinario na-sce da una triangolazione diistanze (medico-cliente-paziente)assai spesso di difficile negozia-zione, in un ginepraio di conse-guenze sia di ordine sanitario chedi tipo etico che non permette unafacile risoluzione del problema.Tutto questo ci consente di affer-mare che la discussione sulla ste-sura di un prontuario di procedu-re definite come “buone praticheveterinarie” sia di estrema attua-lità e chiami in causa in modo al-largato la categoria in diversearee del suo operare ma soprat-tutto nel profilare a livello sociale edi immaginario la figura del medi-co veterinario per il XXI secolo.

Roberto MarchesiniCommissione FNOVI di BioeticaVeterinaria, libero professionista

Bologna

In collaborazione con la FVE, l’ANMVI ha deciso di dedicare al tema delle Buone Pratiche Veterinarie ilsuo secondo convegno nazionale. Interessata da profondi rivolgimenti esterni ed interni, la nostra Ca-tegoria sta guadagnando riconoscimenti istituzionali e conseguendo traguardi che fino a non moltotempo fa sembravano solo miraggi. Uno stadio tanto lusinghiero della nostra evoluzione professionalepone tuttavia degli imperativi di ordine etico e deontologico, rafforzando i principi già previsti dal Codi-ce Deontologico Veterinario e aprendo la strada a nuove regole. In quanto professione protetta, la vete-rinaria deve garantire al pubblico competenza, serietà e affidabilità, nella consapevolezza che ogni con-troversia non si esaurisce nel rapporto fra il singolo professionista e il proprio cliente, ma espone la Ca-tegoria tutta.Si avverte quindi l’esigenza di approdare ad un’autoregolamentazione che qualifichi la professione eche dimostri il grado di maturità etico-professionale di una Categoria capace di darsi un codice di buo-ne pratiche. La FNOVI ha già affrontato questa esigenza avviando uno studio dei protocolli di compor-tamento professionale elaborati da altri Paesi per arrivare a un documento nazionale che concorra allastesura del codice europeo di buone pratiche in lavorazione presso la FVE. Dipendono da questo anchequell’immagine e quella credibilità che la professione veterinaria tanto spesso rivendica nei confrontidell’opinione pubblica. In sintesi, vi proponiamo di seguito gli interventi dei relatori.

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Le buonepratiche neglianimali dareddito

La progressiva affermazione delprincipio di tutela dei consuma-tori e il continuo sviluppo dei si-stemi di controllo di qualitàspingono il veterinario ad assu-mere un ruolo sempre più im-

portante nelsettore zoo-tecnico.Il veterinarioche opera nelsettore deglianimali dareddito si tro-va ad affronta-

re una duplice funzione: da unaparte è il sanitario a cui è affi-data la cura della salute anima-le e dall’altra agisce come pri-mo filtro nel sistema di protezio-

ne della salute pubblica.La nuova collocazione della pro-fessione veterinaria ci porta quin-di a una maggiore coscienza del-le pratiche di lavoro che deve sfo-ciare nella definizione e, succes-sivamente, nell’applicazione di uncodice di procedure, analogo aquelli adottati in altri settori pro-duttivi.L’aggiornamento continuo sullepatologie e sulle possibilità tera-peutiche, nonché sulle normenazionali ed europee che riguar-

dano il settore delle produzionizootecniche e degli alimenti diorigine animale; il prudente usodi farmaci, con particolare riferi-mento agli antibiotici; il benes-sere animale; le misure di biosi-curezza; l’attuazione di praticheigieniche efficaci; le azioni diprevenzione delle patologie, in-dividuali e dall’allevamento; ilcontrollo delle zoonosi, sono trai principali argomenti delle buo-ne pratiche veterinarie in campozootecnico.

Avviato lostudio dei

protocolli dellebuone pratiche

veterinarie

P er buone pratiche vete-

rinarie s’intendono quei

comportamenti professionaliche rispettano i protocolli piùindicati per ciascuna situazio-ne d’intervento professionale,secondo gli sviluppi scientifici.In altri paesi le buone praticheveterinarie sono già state codi-ficate, fornendo agli iscritti deiprotocolli di comportamentoche costituiscono per tutti unastrada maestra nell’esercizioprofessionale. La FNOVI ha ini-ziato lo studio dei protocolliadottati negli altri paesi percreare un documento che pos-sa costituire la base per realiz-zare le nostre buone praticheveterinarie. Anche a livello eu-ropeo, nella FVE, stanno ela-borando un documento condi-viso dai vari paesi. La disponi-bilità di un codice delle buonepratiche veterinarie consenti-rebbe agli Ordini di disporre diuno strumento indispensabileper poter valutare i comporta-menti dei Colleghi contestatidai loro clienti. Sono, infatti, au-mentati i casi di controversienei confronti di Colleghi, evi-denziando una tendenza, pe-raltro comune anche in altriPaesi, a segnalare all’Ordinecomportamenti degli iscritti ri-tenuti professionalmente odeontologicamente scorretti. Ilrispetto, pertanto, oltre che delcodice deontologico, delle re-gole delle buone pratiche ve-terinarie, è un segno di re-sponsabilità e di rispetto dellanostra professione. La nostra èuna professione protetta e co-me tale lo Stato deve poternegarantire al pubblico l’affidabi-lità, la competenza e la serietàattraverso un sistema di auto-controllo esercitato tramitel’Ordine. Ogni comportamentonon rispettoso di queste rego-le, non espone solo il Collegainteressato, ma anche tutta lacategoria. L’Ordine pertantonon può tollerare situazioni chepongono in cattiva luce la pro-fessione veterinaria e che, per-tanto, possono ingenerare nelpubblico una perdita di fiducianell’affidabilità e competenzadel medico veterinario.

PROFESSIONE VETERINARIA 11/2001 9A T T U A L I T À

Page 9: Professione Veterinaria, Anno 2001, Nr 11

La necessità di documentare lebuone pratiche adottate ai finidella tracciabilità degli alimenti,diventa in questa ottica un valo-re aggiunto nei confronti dei no-stri clienti, che a loro volta po-tranno garantire una maggioresicurezza delle loro produzioniverso i consumatori.

Marco ColomboConsigliere SIVAR,

Libero Professionista, Milano

Le buonepratiche suglianimali dacompagnia

La professioneveterinaria diquesto ultimoventennio hasubito rapidis-sime e radicalimodifiche, por-

tando ad una netta suddivisionetra professione clinica negli ani-mali da reddito e nei piccoli ani-mali.In questo ultimo campo, inoltre, sivede crescere una sempre mag-giore specializzazione di fatto,complice un’evoluzione socialegenerale della sensibilità per glianimali da compagnia ed una con-seguente richiesta di prestazioniprofessionali ad alto livello, impen-sabili presso i medici veterinarioperanti in questo settore solo po-

chi anni fa.Per questi motivi si impone la ne-cessità di un codice di buonepratiche che prendendo spuntoda questa evoluzione dellarealtà, regoli i vari aspetti di que-sta particolare ed importantebranca clinica della nostra pro-fessione, cercando di consentirealla categoria un definitivo saltodi qualità a livello tecnico, di pre-parazione e di immagine e di ga-rantire all’utenza maggior sicu-rezza di ottenere prestazioni

adeguate alla salvaguardia dellasalute animale.

In quest’ottica, le BPV dovrannoprendere in esame aspetti deon-tologici, strutturali e di aggiorna-mento professionale, ma soprat-tutto determinare regole chiare ericonoscibili formalmente nelrapporto a tre che si instaura tramedico veterinario-paziente ani-male -proprietario, in modo dasoddisfare le aspettative delcliente, ma anche la dignità pro-fessionale del clinico.

Stefano CandottiLibero professionista, Pordenone

Le buonepraticheveterinarie insanitàpubblica.Esperienze nelServizio diIgiene deglialimenti diorigineanimale

La realizzazio-ne del mercatounico europeoe la globalizza-zione dei mer-cati mondialihanno rivolu-zionato il ruolodei Veterinari

di sanità Pubblica nell’ultimo de-cennio. Il “Veterinario Ufficiale” èdiventato, di fatto, il garante dell’at-tuazione delle norme igienico sani-tarie in materia di produzione deglialimenti di origine animale sia difronte ai consumatori italiani che aquelli di tutti i Paesi della UE e deiPaesi Terzi verso i quali avvengonoesportazioni di prodotti.Inoltre l’introduzione dei principidell’autocontrollo ha costretto il Ve-terinario a confrontarsi con un nuo-vo tipo di professionalità volto piùalla valutazione dei sistemi di qua-lità nella produzione degli alimentiche alla mera esecuzione di com-piti di ispezione degli animali damacello a cui era stato abituato neidecenni passati. Questa nuova si-tuazione ha messo il Veterinarioitaliano (così come quelli deglialtri Stati Membri) sotto esameda parte non solo del consuma-tore che sempre più richiede unservizio che fornisca tutte le ga-ranzie in merito alla sicurezzaalimentare ma anche dei Funzio-nari dei Servizi Ispettivi della UE(FVO) e di vari Paesi terzi.Durante questi sopralluoghi è statasottolineata la necessità di unifor-mare i comportamenti ispettivi daparte dei Veterinari Ufficiali anchemediante l’adozione di linee guidaper la programmazione e attuazio-ne dei controlli ufficiali.In sostanza è stata richiesta la pre-disposizione di procedure di ese-cuzione delle attività di controllo fi-nalizzate a:• garantire l’efficacia dei controlli

a tutela della salute dei consu-matori

• garantire una uniforme applica-zione dei controlli per evitare di-storsioni del mercato e a difesadella libera circolazione dei pro-dotti.

In questo senso l’U.O. Veterinaria

A T T U A L I T À

PROFESSIONE VETERINARIA 11/200110

Page 10: Professione Veterinaria, Anno 2001, Nr 11

della Regione Lombardia ha adot-tato una serie di provvedimenti, fi-nalizzati a dare risposta a questerichieste comunitarie, che preve-dono:• indicazioni in merito alla pro-

grammazione dei controlli• indicazioni in merito alle proce-

dure• un sistema di verifica della cor-

retta attuazione delle indicazioniregionali e dell’applicazione del-le norme da parte dei Servizi Ve-terinari.

In particolare sono state predispo-ste:1. Linee guida per l’attività di vigi-lanza veterinaria permanente cheprevedono:• l’elenco delle attività di controllo• le procedure di controllo• l’individuazione di un “livello di ri-

schio” per gli impianti soggetti avigilanza

• la programmazione dell’attivitàdi vigilanza

• la documentazione dell’attività divigilanza

• la verifica dei risultati dell’attivitàdi vigilanza

• l’eventuale riprogrammazionedell’attività di vigilanza.

2. Programma annuale di verificadell’attività dei Servizi Veterinaridelle ASL.

Mario AstutiDirigente della Struttura Igiene

degli alimenti di origine animaledella Direzione Generale Sanità

della Regione Lombardia.

Le buonepraticheveterinarie: unprimo passoverso lacertificazionedi qualità

Nell’uso comu-ne del termine,un certificato èc o n s i d e r a t ouno strumentoper dare vali-dità e quindi fi-ducia a dati/ca-ratteristiche di

cose/attività/azioni. Il Vocabolariodella lingua italiana - Treccani ri-porta: “1 certificare, l’atto del certi-ficare; l’autenticazione pubblica didocumenti. L’insieme delle opera-zioni tecnico-amministrative cheun organo tecnico, per lo più pub-blico, espleta al fine di garantire laconformità di un prodotto o di unservizio alle norme vigenti (c. co-gente) ovvero alle caratteristichemenzionate in un contratto di tran-sazione di un bene o servizio traun produttore e un utilizzatore”. Nel mondo della “Qualità” il termi-ne certificazione viene definito dal-la norma UNI CEI EN 45020: “Pro-cedura con cui una terza parte dàassicurazione scritta che un pro-dotto, processo o servizio èconforme ai requisiti specificati”.

Pertanto i presupposti per l’avviodi un processo di certificazione ri-sultano essere:• l’esistenza di una norma di riferi-

mento: documento prodotto me-diante il consenso e approvatoda un organismo riconosciutoche fornisce regole, linee guidarelative a determinate attività oai loro risultati, al fine di ottenereil miglior ordine possibile in undeterminato contesto

• la presenza di una terza parte:organismo indipendente, accre-ditato

• la verifica della conformità allanorma: soddisfacimento dei re-quisiti richiesi dalla norma presaa riferimento

La fiducia che si pone sul certifica-to è strettamente collegata alla ca-pacità dell’organismo che emette ilcertificato. A tali organismi sono ri-chieste le caratteristiche di indi-pendenza, competenza, affidabi-lità.

NORMA DI RIFERIMENTOLe norme di riferimento per la cer-tificazione dei sistemi di gestionequalità sono all’interno della fami-glia ISO 9000. In particolare la nor-ma ISO 9001 può essere utilizzataper dimostrare la capacità di unaorganizzazione a ottemperare airequisiti del cliente, ai requisiti co-genti ed a quelli stabiliti dall’orga-nizzazione stessa.L’approccio suggerito dai sistemidi gestione per la qualità porta adanalizzare i requisiti del cliente, a

definire i processi che contribui-scono ad ottenere un servizio ac-cettabile per il cliente e a tenerequesti processi sotto controllo. Unsistema di gestione per la qualitàfornisce anche la struttura per il mi-glioramento continuo e per accre-scere la probabilità di soddisfare ilcliente e le altre parti interessate. Le norme ISO 9000:2000 defini-scono requisiti a carattere genera-le e applicabili ad organizzazionidi qualsiasi settore industriale oeconomico, indipendentementedalle dimensioni e dal tipo di pro-dotto/servizio offerto.

LA CERTIFICAZIONE Sono previste diverse formule pos-sibili di certificazione, tutte comun-que aventi come riferimento bendefinite specifiche o standards. Sesi parla di certificazione di sistemaqualità il riferimento risulta esserela norma UNI EN ISO 9001:2000,se ci si riferisce ad una certifica-zione di prodotto i requisiti devonoessere definiti in un disciplinaretecnico.

La certificazione del sistemaqualitàLa certificazione di sistema attestal’esistenza di un sistema qualitàaziendale conforme ad una normariconosciuta (ISO 9001: 2000), il ri-spetto del sistema qualità, l’effica-

cia del sistema stesso. Il manteni-mento di tale conformità è attesta-to sulla base di periodica attività disorveglianza sul sistema qualitàaziendale svolta dallo stesso entedi certificazione.

La certificazione di prodottoLa certificazione di prodotto è ilprocesso teso ad assicurare laconformità dei prodotti e/o serviziai requisiti preventivamente speci-ficati in documento riconosciuto(Regole, Norme Tecniche), tramiteprocedimenti tecnici (Schemi diCertificazione).Nel documento di riferimento ven-gono specificate sia le caratteristi-che del prodotto o del servizio chele modalità di produzione/eroga-zione.

VANTAGGI DERIVANTI I vantaggi derivanti dalla imple-mentazione di un sistema qualità odalle regole fissate in un disciplina-re sono sia interni all’organizzazio-ne che esterni: logica del migliora-mento continuo, maggiori garanzieper il cliente di ottenere un servizioconforme alle specifiche e costan-te nel tempo, maggior razionalizza-zione ed efficienza, maggior com-petizione nel mercato.

Silvia TramontinLibero Professionista, Verona -

Valutatore AICQ - SICEV

PROFESSIONE VETERINARIA 11/2001 11A T T U A L I T À

Il Codice Europeo delle Buone Pratiche Veterinarie Lo scopo di un Codice delle Buone Pratiche Veterinarie, secondo la FVE, è quello di for-nire un criterio di controllo della qualità ed uno schema di auto-regolamentazione per laprofessione veterinaria. Tutto ciò si realizza attraverso la costante dispensazione di servi-zi professionali al massimo grado degli standard qualitativi, salvaguardando in ogni mo-mento il benessere animale e la salute pubblica. Il Codice delle Buone Pratiche Veterina-rie deve dimostrare ai governi, ai clienti, ai consumatori e all’industria che la professioneveterinaria è un partner affidabile con cui lavorare. Tramite questo sistema di autocontrol-lo, la professione veterinaria cercherà di aumentare la propria credibilità, rafforzare la pro-

pria posizione, dare ai consumatori fiducia e soddisfare il mercato. Il sistema delle BPV garantirà trasparenza,tracciabilità dei medicinali e dei servizi. I veterinari giocano un ruolo importante nell’ambito della Sanità Pubblica Veterinaria. Ogni anno aumentano ledisposizioni di legge, le regole e le norme relative al settore, emanate sia dalla Commissione Europea che daiGoverni nazionali, così come dalle istituzioni della professione stessa. Per queste ragioni, la professione vete-rinaria ha ritenuto opportuna la stesura e la promozione di un Codice di Buone Pratiche Veterinarie compati-bile con i sistemi di certificazione di qualità (ISO). La FVE redigerà un Codice di Buone Pratiche Veterinarie che riguarderà tutti i medici veterinari sebbene al-cuni paragrafi saranno specifici per i diversi comparti della professione. Il Codice in elaborazione sarà uncodice europeo di riferimento per tutte le organizzazioni aderenti alla FVE che vorranno redigerne unoproprio. Ciascuna potrà omettere solo le parti del Codice Europeo che contrastano o che non sono compati-bili con la legislazione nazionale e potrà introdurre requisiti aggiuntivi a quelli suggeriti dalla FVE. Le omissio-ni dovranno tuttavia essere adeguatamente comprovate e motivate.Il Gruppo di Lavoro della FVE sulle buone pratiche ha realizzato una prima bozza (Draft FVE Code of GoodVeterinary Practice) per l’Assemblea Generale di novembre e successivamente interverrà nuovamente sullabozza consultando tutte le parti interessate. Dopo la consultazione con le organizzazioni aderenti alla FVE, ilCodice verrà riproposto all’Assemblea Generale del maggio del 2002 per la sua definitiva stesura. Periodica-mente il Codice potrà essere revisionato, anche a seguito della sua adozione. Questo Codice di Buone Pra-tiche coprirà tutti gli aspetti ritenuti essenziali dal Gruppo al mantenimento degli standard della professioneveterinaria. I requisiti del codice dovranno quindi attenersi allo stato dell’arte della professione e dovranno es-sere la base per la certificazione secondo i sistemi di qualità (ISO)Il Codice sarà il riferimento sia dei membri della FVE, che potrebbero voler sviluppare un proprio codice na-zionale, sia degli organismi governativi e privati che volessero trattare di Buone Pratiche Veterinarie all’internodi proprie pubblicazioni. Il Codice potrà anche essere utilizzato quale strumento di promozione della profes-sione veterinaria al pubblico, ai politici e alle istituzioni pubbliche.

Dr Andrea Meisser Vice Presidente FVE, Chairman del Gruppo di Lavoro

della FVE sulle BPV, Presidente della Swiss Veterinary Association

Il testo del Draft FVE Code of Good Veterinary Practice, in elaborazione presso la FVE, è disponibile per la con-sultazione fino al 28/02/2002 al sito ufficiale della FVE : <www.fve.org>

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Page 11: Professione Veterinaria, Anno 2001, Nr 11

PROFESSIONE VETERINARIA 11/200112

S uperando la dicotomiauomo-animale, la vete-rinaria pubblica italiana

diventa “Sanità Pubblica Veteri-naria” assumendo un ruolo di si-gnificativa prevenzione, a tuteladella salute pubblica. Il sistema

normativo, nazionale ed euro-peo, ha compreso che le attivitàveterinarie legate alla SanitàPubblica costituiscono atti, am-ministrativi o tecnici, tesi alla sal-vaguardia della salute dell’uomo,dell’animale e dell’ambiente. Le straordinarie emergenze sani-tarie degli ultimi tempi hanno ul-teriormente accresciuto l’impor-tanza del veterinario dipendentepubblico rendendolo un paladinodella sanità. La fase contingente candida ine-quivocabilmente la medicina ve-terinaria al servizio della saluteumana in due suoi momenti ne-vralgici: quando opera nell’ambi-to della sicurezza degli alimentidi origine animale e quando, an-cora più a monte, si occupa del-la filiera produttiva. La Medicina Veterinaria Pubbli-ca è oggi chiamata ad un nuovomodo di essere “professione” eal superamento di un asfitticoruolo cartolare che la limita alla

mera produzione di semplici “at-ti amministrativi”. La MedicinaVeterinaria Pubblica ha assolu-tamente bisogno di formazioneper i quadri dirigenti nelle variearee funzionali presenti sul terri-torio e, più complessivamente,negli Enti.Oggi, più che mai, c’è bisognodi un’associazione che forniscaal veterinario pubblico un riferi-mento formativo per promuove-re e migliorare le sue competen-ze scientifiche, tecniche e ma-nageriali, nonché per garantirela crescita culturale e professio-nale degli operatori dell’Area

Dipartimentale di Sanità Pubbli-ca Veterinaria, in linea con ilprogresso scientifico e tecnolo-gico.Questa associazione è oggi unarealtà e si identifica nell’Associa-zione Nazionale Veterinaria diMedicina Pubblica (AIVEMP),che , fondata a Cremona il 25 ot-tobre 2001, insegue conoscenzescientifiche, promuove la forma-zione professionale e offre assi-stenza ai suoi iscritti. L’AIVEMP avrà cura di coltivarela massima collaborazione, concorrettezza e lealtà di intenti, contutti i partner della formazione e

della ricerca, dal Ministero dellaSalute all’Università, dagli Ordini,alle Società, alle Fondazioni, agliIstituti Zooprofilattici, alle Azien-de Sanitarie Locali, nonché congli interlocutori istituzionali di Ca-tegoria siano essi allevatori, im-prenditori della trasformazione,società animaliste o Istituzioniparallele.Con questi intenti la nuova Asso-ciazione, che ho l’onore di pre-siedere, intende perseguireobiettivi di crescita di tutta la ca-tegoria.

Giuseppe Licitra Presidente AIVEMP

A T T U A L I T À

Consiglio direttivo AIVEMP

PRESIDENTE Giuseppe Licitra Direttore AreaDipartimentale diSanità PubblicaVeterinariaUSL 7 di Ragusa

VICE PRESIDENTE Giancarlo Belluzzi Coordinatore ServiziVeterinari e DirettoreDistretto Sanitario ASL di Cremona

SEGRETARIO Gaetano Penocchio Coordinatore Servizi diMedicina Veterinaria ASL di Brescia

TESORIERE Marina Perri Veterinario DirigenteASL di Lodi

CONSIGLIERE Giovanni Comino ResponsabileDipartimentoPrevenzione ASL 16 di Mondovì

CONSIGLIERE Bartolomeo Griglio Direttore di StrutturaComplessa Ispezionee Controllo Alimenti diOrigine Animale ASL 8 di Chieri (TO)

CONSIGLIERE Antonio Limone Commissario IstitutoZooprofilattico delMezzogiorno

Nuove opportunità per la veterinaria pubblica

È nata l’AIVEMP Associazione Italiana Veterinaria di Medicina Pubblica

Con lettera ufficiale del suo

presidente, dottor Giuseppe Li-

citra, l’AIVEMP si presenta al

settore. Costituitasi a Cremona

il 25 ottobre u.s., la nuova As-

sociazione si propone quale

soggetto culturale al servizio

della veterinaria pubblica, rife-

rimento autorevole per la pub-

blica amministrazione e interlo-

cutore disponibile al confronto

sulle tematiche professionali

nei riguardi di tutti i soggetti, di-

rettamente o indirettamente,

coinvolti in esse.

SOCIETÀ CULTURALE ITALIANA VETERINARI PER ANIMALI DA COMPAGNIA

44°congressonazionalescivacF I E R A M I L A N O 11 66 -- 11 99 MM AA GG GG II OO 22 00 00 22

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Page 12: Professione Veterinaria, Anno 2001, Nr 11

L a sveglia suona alle 5.30.Il tempo di prepararmi esono pronto in strada.

Il programma della giornata preve-de: questa mattina “verifica ispetti-va” a due allevamenti di tacchini,oggi pomeriggio, invece, la “verifi-ca ispettiva” di uno stabilimento dimacellazione e sezionamento dicarni avicole.Prima di continuare, però, è il casodi spiegare il senso di alcuni termi-ni di impiego comune nel linguag-gio “qualitatese”, termini che fannoparte del bagaglio del buon valu-tatore, che hanno un preciso signi-ficato e richiedono un corretto uti-lizzo.Procediamo con ordine a spiega-re, intanto, gli ingredienti fonda-mentali di un sistema di certifica-zione di prodotto e di filiera:prima di tutto c’è una “organizza-zione”, poi c’è un “disciplinare diproduzione”, infine c’è un “ente dicertificazione”.Per “organizzazione” si intendequella azienda o quella filiera (inte-sa come insieme di aziende) chesi impegna a produrre un determi-nato prodotto secondo modalitàdefinite e che vuole dare visibilità aquesto prodotto.Il “disciplinare”, correttamente de-nominato “disciplinare tecnico perla certificazione di conformità di unprodotto” è quel documento, pre-disposto dall’organizzazione, chedescrive come i soggetti coinvoltioperano per ottenere il prodottocon le caratteristiche volute.Infine, per ”ente di certificazione”si intende quel soggetto indipen-dente, super partes, che valuta laconformità del processo e del pro-dotto a quanto descritto nel disci-plinare.Per fare ciò, e torniamo al punto dacui siamo partiti, l’ente si avvale divalutatori che compiono attività di“verifica ispettiva”, intendendoquesta ultima come un esame si-stematico ed indipendente effet-tuato per valutare se quanto predi-sposto dall’organizzazione vienerealizzato e se quanto realizzato ri-sulta efficace per conseguire gliobiettivi fissati.Da ultimo, è importante chiarire unconcetto: va bene “certificare”, macosa si certifica? Si “certifica laconformità”, vale a dire si valuta seun dato prodotto o sistema è“conforme” ad un requisito, ad unostandard specificato.Fatte queste doverose precisazio-ni, nelle due visite della mattina do-vrò valutare come gli allevatori rie-scono a (e dimostrano di) nutrire ipropri polli senza utilizzare mangi-mi contenenti grassi animali ag-giunti, materie prime OGM o deri-vanti da OGM, antibiotici promoto-ri di crescita.Il mio compito, quindi, sarà quellodi andare a caccia di “evidenzeoggettive” cioè, se vogliamo, difatti e di prove che mi diano ade-guata conoscenza di come sonostate condotte le attività.

So già che nel primo dei due alle-vamenti non dovrei incontraregrossi problemi perché si tratta diuna realtà abbastanza piccola, aconduzione familiare, dove tutti glianimali presenti sono dedicati allaproduzione “certificata”.Nel secondo caso, invece, preve-do che la situazione si presenteràun poco più complessa perché sitratta di un allevamento con nume-rosi capannoni. Di questi, alcunisono riservati a polli “certificati”, al-tri a polli “normali”, cioè alimentaticon mangimi tradizionali che po-trebbero contenere anche materieprime OGM e antibiotici promotoridi crescita.Stante questa situazione dovrò ve-rificare quali sistemi l’azienda hapredisposto e mantiene per impe-dire la possibilità di contaminazio-ni tra alimenti zootecnici con carat-teristiche diverse.Queste ed altre riflessioni accom-pagnano il mio viaggio sino al pri-mo appuntamento. Il titolare dell’al-levamento mi accoglie con caloreanche se dal suo volto traspare unpo’ di tensione.Cominciamo a verificare la docu-mentazione disponibile in azien-da. Nei sistemi di certificazione ladocumentazione svolge un ruoloimportante in quanto rappresentaun mezzo per dare evidenza di at-tività realizzate o di risultati ottenu-ti. Ad esempio, i DDT (le “bolle diaccompagnamento”) dei mangimiutilizzati mi dicono che i prodottizootecnici provengono dallo stabi-limento “qualificato” dall’organiz-zazione, mangimificio che, in que-sto momento, è oggetto di valuta-zione da parte del mio collega conil quale mi confronterò a fine gior-nata per redigere il rapporto finalesullo stato dell’intera filiera. Il man-gimificio indubbiamente gioca unruolo fondamentale nella filiera, vi-sto che molti dei requisiti dichiara-ti e promessi riguardano proprio lecaratteristiche degli alimenti som-ministrati. Per questo motivo è im-portante verificare che siano statemesse in atto tutte le misure ne-cessarie ed efficaci per evitare diutilizzare materie prime non ido-nee o per impedire contaminazio-ni nelle fasi di produzione, movi-mentazione e consegna dei pro-dotti finiti.Oltre al tipo di mangime conse-gnato, ne valuto anche i quantitati-vi, acquisisco il numero dei polli inallevamento, gli accrescimenti,faccio un rapido calcolo e verificoche non ho elementi per ritenereche altre fonti di mangime, even-tualmente con caratteristiche nondesiderate, potrebbero essere sta-te utilizzate.Dopo la valutazione del mangimeconsidero altri documenti tra cui: lascheda di allevamento, che sinte-tizza un poco la storia di questapartita di animali allevati, il registrodei trattamenti farmacologici, iDDT degli animali avviati al macel-lo… cioè tutti quegli elementi che

forniscono evidenza oggettiva perdimostrare che non solo i requisiticritici della filiera ma anche quellirelativi ad altri aspetti, come la sa-nità ed il benessere animale, sonorispettati.Dopo l’opportuna vestizione, com-pio un sopralluogo azienda, cer-cando i riscontri di quanto già vi-sionato.Saluto e ringrazio l’allevatoreche mi ha assistito per tutto iltempo e, nel giro di pochi chilo-metri, raggiungo il secondo alle-vamento.Qui, sin dalle procedure di ingres-so (riconoscimento, firma del regi-stro dei visitatori, vestizione com-pleta…) si nota subito che la si-tuazione è molto diversa rispetto aquanto visto nel primo allevamen-to. Il personale (tre addetti più unocon il ruolo di responsabile) è tut-to dipendente dell’organizzazioneed opera in questa struttura atempo pieno, visto l’elevato nume-ro di polli allevati. In questo casodecido di partire con la valutazio-ne “fisica” dell’azienda, per cui mifaccio accompagnare nei vari ca-pannoni alla ricerca degli elemen-ti che consentono e garantisconola corretta identificazione dellepartite di animali allevati, vistoche, come già detto, c’è contem-poranea presenza di animali “cer-tificati” (o, meglio, certificabili) e“normali”. I rischi da prendere inconsiderazione, legati ad un inef-ficace sistema di identificazione,riguardano eventuali promiscuitàsia di animali sia di alimenti zoo-tecnici. Verifico, quindi, che cia-scun capannone sia idoneamentecontrassegnato così come ben in-dividuati siano i silos che alimen-tano ciascun capannone. Mi sof-fermo a considerare il sistema dimovimentazione del mangime peraccertarmi che non vi siano partiin comune tra silos e capannonidestinati ad animali diversi. Sumandato del mio ente, prelevo uncampione di mangime diretta-mente dalla mangiatoia dei polli“certificati”. Entro la giornata, faròpoi inviare questo campione, si-gillato e pure esso identificato, allaboratorio di riferimento per la ri-cerca di grassi animali, OGM eantibiotici, così da avere una ulte-riore prova di conformità.Pure in questo allevamento passopoi a considerare la parte docu-mentale, con gli stessi criteri di cuisopra, anche se, in questo caso,data la complessità della situazio-ne, ciò mi richiede più tempo. Pri-ma di concludere l’esame dei do-cumenti, raccolgo e trascrivo sulmio diario i dati di alcune partite dianimali inviati al macello nell’ultimotrimestre. Oggi pomeriggio, pressoil macello, confronterò questi daticon quelli lì disponibili per verifica-re che corrispondano e che miconsentano di dimostrare la trac-ciabilità e la rintracciabilità dellevarie partite di animali. Andrò a ve-dere come viene garantita, anche

presso il macello, la identificazionedelle partite e come essa vienemantenuta evitando possibili com-mistioni tra animali provenienti daallevamenti diversi lungo tutte le

fasi, dallo scarico dei polli vivi, allaloro macellazione e sezionamento,allo stoccaggio e movimentazionedei prodotti finiti…Ma questa è un’altra storia. ■

PROFESSIONE VETERINARIA 11/2001 13A T T U A L I T À

La giornata di un valutatoreEsperienze di un veterinario nell’ambito della certificazione di prodotto e di filiera

di Andrea Cereser

e Adriano Sarale

Commissione Filiera deglialimenti SIVAR

Page 13: Professione Veterinaria, Anno 2001, Nr 11

PROFESSIONE VETERINARIA 11/200114

I l 7 novembre è stato notifi-cato al Ministero della Sa-lute, alla FNOVI ed alla

ASCOFARVE il ricorso al TAR delLazio da parte di Federfarma con-tro il Decreto Ministeriale 306 del16 maggio 2001.

Federfarma chiede l’annullamentodel Decreto, previa sospensionecautelare. La Federfarma contestala possibilità per le strutture veteri-narie per animali non destinati allaproduzione di alimenti per l’uomo,prevista dall’art. 17 commi 5 e 6, di

acquistare, per uso improprio con-sentito, medicinali ad uso umanoattraverso i canali di distribuzionedel farmaco ad uso umano, soste-nendo che invece il loro acquistopuò essere effettuato esclusiva-mente in farmacia, l’unica deputa-ta alla vendita al pubblico dei me-dicinali ad uso umano. Ritengono pertanto che la normain questione provochi un gravedanno economico alle farmacie.Come questo danno economicopossa avvenire, quando in un mer-cato del farmaco umano di 40.000miliardi il fatturato del farmacoumano utilizzato nelle strutture ve-terinarie si stima non arrivi nemme-no al miliardo, risulta difficile com-prenderlo, come risulta difficileequiparare al pubblico un utilizza-tore professionale del farmacocom’è il medico veterinario. La Fe-derfarma contesta inoltre la possi-bilità, per il medico veterinario, in-dicata nel comma 3 dell’art. 17, diconsegnare al proprietario dell’ani-male in cura, qualora l’interventoprofessionale lo richieda, la confe-zione di medicinale veterinario del-la propria scorta e da lui già utiliz-zata per iniziare la terapia. La Fe-derfarma vede violato il diritto del-le farmacie alla vendita esclusivadei farmaci al pubblico e lesi gli in-teressi delle farmacie stesse, nonconsiderando che la cessione alproprietario dell’animale in curadel medicinale aperto per iniziarela terapia non si configura comevendita al pubblico, ma come pro-seguimento della terapia iniziatasu un animale oggetto della pre-stazione professionale. La FNOVI sta concertando con ilMinistero della Salute la difesa delDecreto e l’infondatezza del ricor-so presentato da Federfarma.

Considerazioni suicommi contestati daFederfarma

CONTESTAZIONE DEI COMMI 6 e 7 Una grande vittoria, come catego-ria, per il riconoscimento del nostroruolo sanitario al pari dei medici, èstata la legge n.12 dell’ 8-2-01 sul-la Terapia del Dolore, dove il vete-rinario viene ripetutamente equipa-rato al medico sia per la prescri-zione dei medicinali stupefacentiche per il loro approvvigionamentoper la somministrazione diretta aipazienti. Nel successivo decretosulla ricetta speciale per stupefa-centi del 24 maggio 01 (che verràstampato dal Poligrafico dello Sta-to) e nelle circolari ministerialiesplicative 8-6-01, 26-6-01, 01-10-01 e 10-10-01 il veterinario viene

sempre nominato al pari del medi-co come diritto di prescrizione e diimpiego. È un fatto importante,perché assurgiamo a categoria sa-nitaria a pieno diritto in una leggedello Stato e veniamo ripetutamen-te nominati in circolari ministerialiemanate non dal Dipartimento Ve-terinario, bensì dal DipartimentoFarmaceutico, che in passato nonaveva mai avuto attenzioni per lanostra categoria e con questa leg-ge si è accorto della nostra realtà. Ricordo questo fatto perché si ricol-lega in qualche modo al Ricorso diFederfarma. Infatti nelle ultime trecircolari della Direzione Farmaceu-tica e dell’Ufficio Centrale Stupefa-centi viene ribadito lo stesso con-cetto presente nel comma 7 del-l’art.17 del DM 306, e cioè che l’ap-provvigionamento di medicinali stu-pefacenti da parte dei medici e deiveterinari può avvenire sia presso lefarmacie che presso i grossisti e leditte stesse. Abbiamo quindi unprecedente che convalida la dispo-sizione applicata per noi dal DM306. La pretesa di Federfarma diobbligare anche gli utilizzatori pro-fessionali del farmaco, medici, ve-terinari, dentisti, case di cura ecc. arifornirsi di medicinali esclusiva-mente presso le farmacie non trované una giustificazione normativa, néuna giustificazione sanitaria. Comegiustificazione normativa Federfar-ma si appella al Regio Decreto n.1265 del 27-7-1934 dove l’articolo122 stabilisce che la vendita al pub-

blico di medicinali non è permessache ai farmacisti e deve essere ef-fettuata nelle farmacie. Ma il medi-co ed il veterinario non possono es-sere considerati “pubblico” perchésono proprio loro deputati all’impie-go del farmaco per il pubblico, cosìcome sono deputati alla sua pre-scrizione senza la quale il farmaci-sta non può vendere il farmaco.Pertanto, il medico ed il veterinario,come utilizzatori professionali delfarmaco, sono di fatto autorizzati adapprovvigionarsi di medicinali lun-go tutta la catena distributiva, dalladitta, al grossita fino alla farmacia,ma non certo esclusivamente pres-so questa. Non per nulla, ad esem-pio, il DPR 390/90, quello che rego-la gli stupefacenti, per l’approvvi-gionamento diretto da parte di me-dici e veterinari parla di una richie-sta che questi fanno per acquistar-li, che il farmacista od il produttoresono obbligati ad esaudire. Per quanto riguarda poi gli aspettidi tutela sanitaria, acquistando infarmacia piuttosto che dal grossi-sta o dall’azienda farmaceutica,sarebbe meglio stendere un velopietoso per il percorso da super-mercato tra spazzolini da denti,occhiali, ciabatte, mentine e profi-lattici, necessario per arrivare albancone per avere i medicinali.

CONTESTAZIONE DEL COMMA 3L’altro aspetto contestato dal Ri-corso è quello relativo alla dispen-

Ricorso di Federfarma al TAR del Lazio contro il Decreto Ministeriale 306

di Aldo Vezzoni

S P E C I A L E O S S E R VAT O R I O F A R M A C O

È con grande dolore e rabbia che devo annunciare …

Commenti al ricorso tratti dalla vetlink dell’ANMVI

L’annuncio del ricorso al TAR contro il DM 306, lanciato in vetlink da Al-do Vezzoni l’8 novembre ha comprensibilmente monopolizzato la di-scussione professionale nei giorni a seguire. A sostegno della cosid-detta “opzione uno”, cioè ribadire il diritto sancito dal DM 306 piuttostoche arrendersi, si sono espressi tutti i Colleghi che hanno voluto anchedare dimostrazione di compattezza e solidarietà professionale. Eccoalcune frasi tratte dalla discussione on line..

…vedo solo la prima possibilità, la seconda ci riporterebbe al punto dipartenza della “sudditanza” dei vet nei confronti dei farmacisti.

…appoggerei l’opzione ricorso e difenderei il nostro diritto di MEDICI adusufruire liberamente di tutte le possibilità che la moderna farmacopea

mette a disposizione per la lotta alle malattie…

…facciamo qualcosa stavolta vi prego, facciamoci sentire...

...L’unica opzione possibile è e rimane la prima.

…dobbiamo cercare tutti i modi possibili per dare battaglia a visoaperto…

…non è accettabile rinunciare ancora a diritti evidenti e fondamentali...

…sapevamo benissimo di avere a che fare con il muro di Berlino, macon costanza e consapevolezza dei propri diritti è stato abbattuto anche

quello.

…penso che difendere il diritto acquisito con tanta fatica sia l’unicapossibilità dignitosa per la categoria.

…questa è la reazione che tutti più o meno ci aspettavamo, abbiamoattaccato una categoria monolitica…

...Tutto sta a dimostrarci uniti, è la prima volta che veniamo sfidatiapertamente, dimostriamo la nostra maturità.

…un conto è perdere senza presentarsi alla partita, un conto è perderesul campo, con onore. Niente illusioni però.

...Uniamoci per difendere tutti gli interessi della categoria siano ora ifarmaci sia la dignità professionale.

…ribadire e difendere ciò per cui la categoria, con in prima fila Vezzonistesso, ha lottato in questi anni!

...Dobbiamo trovare gli strumenti legali per ribadire l’autonomia sullagestione del farmaco da parte del medico veterinario come del resto

avviene in tutta Europa.

…bisogna portare in ogni modo l’opinione pubblica a conoscenza diquesta nostra sacrosanta presa di posizione.

...Ma come ci si può fidare di una categoria che in magazzino a voltenon tiene neanche i farmaci che sarebbero tenuti a detenere…

…”lotta dura senza paura”!!!…

…bisogna andare avanti costi quello che costi! solo così possiamosentirci “vivi”…

...Quale altra battaglia potrebbe toccarci così da vicino da spronarci areagire?

...Se il decreto deve essere “santificato” dal TAR e dal Consiglio diStato, per diventare per noi una certezza, allora così sia.

…mi sento oramai cresciuto a tal punto da non poter mai più contrattarela professionalità per meri interessi economici.

...In canna l’opz. 1, armare l’otturatore e...in c. alla balena!

...Spero che l’ANMVI riesca finalmente a fare quello che nel passato altrigruppi non erano riusciti, perciò confido in questo “settimo cavalleria”…

...Al di là della voglia di mostrare che esistiamo come categoria,abbiamo anche ragioni da vendere, portiamo avanti dei diritti sacrosanti

per l’esercizio della nostra professione, oggi più che mai apprezzatadalla società.

CHE TIPO DI REGISTRO (CARICO/SCARICO E/OTRATTAMENTI) DOBBIAMO ADOTTARE COMEVETERINARI PER GROSSI ANIMALI?La mia interpretazione, approvata dall’ASL locale ed al vaglio dell’AslRegionale è la seguente. In riferimento alle scorte di medicinali per l’at-tività zooiatrica dei veterinari liberi professionisti è necessario richiede-re l’autorizzazione all’Asl di competenza. Dobbiamo quindi avere un re-gistro di carico-scarico vidimato sempre dall’Asl: • il carico verrà espletato conservando le bolle di consegna o la fattu-

ra dei medicamenti acquistati (non è sufficente conservare le ricetteperché non sempre la data di carico è uguale per tutti i prodotti pre-scritti, alcuni prodotti non vengono consegnati subito, altri possonoanche non essere consegnati).

• lo scarico deve prevedere la data, il nome e la quantità del farmacodispensato, l’azienda e la località nella quale si trovano gli animalitrattati e la firma del veterinario.

Le informazioni riguardanti i trattamenti (dosaggi, via di somministra-zione, durata terapia, tempi di sospensione ed identificazione animalitrattati) li registreremo sul registro terapeutico dell’allevatore al mo-mento del nostro intervento, garantendo così la tracciabilità ed unaadeguata consulenza professionale a beneficio dell’efficacia terapeu-tica. Nel caso di veterinari che lavorano in gruppo, si può prevedere unregistro di carico-scarico centralizzato da conservare nella sede dovesi detiene la scorta ed aggiornato da un responsabile sanitario. Lo sca-rico per questo registro sarà solamente a favore dei veterinari appar-tenenti al gruppo, i quali a loro volta avranno un registro di carico-sca-rico per le scorte che tengono in automobile. A dirlo sembra più com-plicato di quanto lo sia veramente in pratica. Io ed i miei colleghi ci tro-viamo bene.

Enrico Chiavassa

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sazione della confezione apertaper iniziare la terapia (comma 3dell’art.17 del DM 306), che vienedenunciata come una vendita aldettaglio di medicinali veterinari.Ma la formulazione del comma 3circoscrive talmente la dispensa-zione che non può essere consi-derata una vendita la pubblico. In-fatti la dispensazione può avvenireunicamente all’interno della pre-stazione professionale, quindi difatto come una somministrazionediretta del farmaco, e limitatamen-te alla confezione di medicinaleaperta appositamente per iniziarela terapia all’animale in cura. Non èpertanto assimilabile ad una ven-dita al pubblico, come avviene infarmacia, perché il medicinale nonviene dato ad uno che entri dal ve-terinario per questo scopo, senzaun animale da sottoporre alla suavisita.

CONSIDERAZIONI GENERALILe contestazioni fatte da Feder-farma sono molto deboli, sia co-me supporto normativo, sia comemotivazioni sostanziali e di tutelasanitaria. C’è però un aspetto danon sottovalutare, pure esso de-nunciato da Federfarma, e cioèl’eccesso di delega di questo De-creto che ha compreso ancheaspetti non considerati dagli art.31 e 32 del D.L.vo 119/92, daiquali nasce la giustificazione legi-slativa di questo Decreto. Ma ilMinistero, cui comunque competela facoltà di emanare norme sani-tarie per specifici problemi, avevamotivato l’eccesso di delega allanecessità di comprendere aspettinon sufficientemente normati ecomunque correlati alla distribu-zione del farmaco. Il Ministero, Di-partimento Veterinario, sostiene il

Decreto e le scelte fatte ed è de-ciso a difenderlo con determina-zione presso il TAR del Lazio. LaFNOVI penso farà altrettanto, cosìalmeno si è già espresso il Presi-dente, oltre alle mie dichiarazioni,ma occorrerà sentire tutto il Comi-tato Centrale, coordinando la pro-pria azione legale di concerto conil Ministero stesso. Saranno utilianche delle cordate politiche, manon in questa fase prettamentegiudiziaria. ■

PROFESSIONE VETERINARIA 11/2001 15S P E C I A L E O S S E R VAT O R I O F A R M A C O

APPROVIGIONAMENTO STUPEFACENTIIl farmacista a cui mi sono rivolto afferma che possa approvigionarsi di stupefacenti e diospedalieri solo un titolare di Clinica o Ospedale veterinario. Aggiunge che un farmacistanon può venderli, con l’esclusione di farmaci usati per una sperimentazione clinica. Esiste

veramente qualche limitazione al riguardo?La miglior argomentazione che puoi trovare per spiegare al tuo farmacista come stanno le cose non consistenel riportare ancora una volta tutti i vari articoli a sostegno dei nostri diritti, ma semplicemente di dirgli di an-darsi a leggere la circolare FEDERFARMA del 23 ottobre 2001 Prot. n. UL.AC 8705/466/F7, avente per ogget-to “Approvvigionamento da parte dei medici e dei veterinari dei medicinali stupefacenti di cui alle tabelle I-IVdel DPR 309/90. Per quanto riguarda i medicinali ad uso ospedaliero non ti resta che fargli leggere l’art. 17 del DM 306 del 16-5-01 sperando che gli basti...

Aldo Vezzoni

AUTORICETTAZIONE E RICHIESTA

Non sono riuscito a capirela differenza tra “autoricet-tazione e richiesta”. Qual-cuno di voi può delucidar-mi su questa differenza?La differenza è solo formale,non sostanziale, e si riferisce aquanto richiamato dalla legge: • Il DPR 309/90 art. 42 preve-

de che i medici ed i veterina-ri possano approvvigionarsidi medicinali stupefacentimediante una richiesta allafarmacia utilizzando un ricet-tario normale (in tre copieecc.);

• la legge 12/2001 consente aimedici ed ai veterinari di ap-provvigionarsi di medcinalistupefacenti di cui al famosoallegato IIIbis mediante AU-TORICETTAZIONE utilizzan-do la ricetta ministeriale spe-ciale per la prescrizione alpubblico. Tutto qui, si dicepertanto RICHIESTA se si ri-ferisce ai medicinali stupefa-centi delle Tabelle I, II, III eIV, si dice AUTORICETTA-ZIONE se si riferisce ai medi-cinali stupefacenti dell’alle-gato IIIbis per la terapia deldolore.

Aldo Vezzoni

Page 15: Professione Veterinaria, Anno 2001, Nr 11

PROFESSIONE VETERINARIA 11/200116

I l 26 e 27 ottobre scorsi si èsvolto a Roma un convegnonazionale promosso da ENPA

Lega del Cane e ANMVI, per fareil punto della situazione randagi-smo nel nostro Paese a dieci annidall’emanazione di una legge, la281, a tutt’oggi inapplicata e or-mai superata. Il contributo che hopersonalmente portato ai lavoricongressuali ha principalmenteesplorato le implicazioni che ilproblema ha sulla libera profes-sione veterinaria. In sintesi, ripor-to alcune considerazioni espostealla platea congressuale compo-sta da autorità ministeriali, parla-mentari, Colleghi del servizio ve-terinario pubblico e rappresentan-ti delle associazioni animaliste or-ganizzatrici.

PremessaLa veterinaria privata è presentesu tutto il territorio nazionale eagisce come sentinella del ran-dagismo. Quella del medico ve-terinario è una figura centrale ri-spetto alle possibili soluzioni diquesto problema, tuttavia vienecoinvolta troppo poco nello stu-dio e nelle progettualità che ri-guardano la lotta al randagismo.Come esponente di una delle or-ganizzazioni veterinarie più rap-presentative a livello nazionale,non posso non lamentare il fattoche quando è stata promulgatala legge 281 sul randagismo nonsono state interpellate le organiz-zazioni veterinarie, dalle qualiavrebbe invece potuto arrivareun contributo di esperienza prati-ca e di quotidiana convivenzacon il problema.

Le cure ai randagiFra le questioni da affrontare c’èquella, delicata, delle cure airandagi che ricadono sul veteri-nario, riferimento inevitabile ditutti gli atti di buona volontàcompiuti da chi soccorre un ran-dagio. Non ci possono esseredue modi di curare: esiste unostandard minimo di qualità delleprestazioni al di sotto del qualenon è possibile andare ed esisteun’etica professionale che impo-ne il rispetto dell’atto sanitario inquanto tale. Non si opera unrandagio senza guanti o con filiscaduti e, in generale, non sifanno prestazioni di basso livel-lo pensando ai mancati ritornieconomici. D’altra parte, il vo-lontariato veterinario spesso èportato avanti da colleghi lode-voli, che non lavorano in basealla remuneratività della profes-sione, ma che magari hanno po-ca esperienza professionale.La veterinaria non può farsi carico

di un sistema di volontariato chele addossa oneri e costi; pur di-sposto a qualche generosità, ilveterinario non può essere l’unicoa sopportare spese che devonoessere sostenute e distribuite dal-la società.

Impegni concreti e propostefuture L’ANMVI dispone di un’organizza-zione capillare in grado di metterea disposizione la professionalitàdi veterinari presenti su tutto il ter-ritorio nazionale. Grazie alla colla-borazione SCIVAC-Amico Fri-skies, è attivo un telefono verdeche funziona 24 ore su 24 al nu-mero 800525505.La proposta è quella di una con-venzione nazionale che veda co-me attori FNOVI, ANMVI, ENCI e

Associazioni animaliste da un latoe dall’altro gli Enti pubblici (Regio-ni e Comuni) e che, sulla base distanziamenti e fondi pubblici, pro-muova azioni di controllo e pre-venzione del fenomeno (in primisla sterilizzazione). La veterinariaprivata si mette a disposizione peroperare sul territorio. Il fronte del-le associazioni animaliste potràgestire il problema dei rifugi e deicanili, dell’adozione e dell’affida-mento.Le Asl provvederanno al serviziodi controllo e vigilanza affinché iltutto venga realizzato secondocriteri medici ed etici corretti.

Educazione del proprietario Le 5200 strutture veterinarie pri-vate presenti sul territorio, colle-gate e coordinate dall’ANMVI po-

L a FNOVI, con l’approvazione del Ministero del-la Sanità, aveva approvato la modifica del

codice deontologico che permetteva un’attivitàcommerciale accessoria a quella professionale,creando in questo modo il primo cardine su cui sidoveva articolare il pet-corner. Nei passaggi successivi è però venuta a mancareuna normativa che ci riguardasse espressamente,determinandosi così quella situazione di incertezzae di variabilità che ha portato a diversi approccipratici al problema. Anche la richiesta di licenzecommerciali, facilitate dalla nuova normativa, nonsoddisfa la configurazione del pet-corner come atti-vità accessoria a quella professionale, nel cui soloambito si può esprimere. Infatti, non corrisponde al-lo spirito del nostro codice deontologico gestire unnegozio a tutti gli effetti, tanto è vero che l’art. 54 po-ne delle limitazioni ben precise, che mal si adattanoad una licenza commerciale che invece non ne pre-vederebbe. Il Comune di Bologna ha emanato una deliberache di fatto riconosce alle strutture veterinarie laprerogativa, insita nella professione veterinariastessa, di poter vendere ai propri clienti prodottiattinenti alla salute ed al benessere animale, sen-za che per questo venga a configurarsi un’attivitàcommerciale autonoma e soggetta a regolamenta-zione. In pratica il Comune di Bologna attribuiscealle strutture veterinarie le valenze di prestatorid’opera professionale e di vendita di prodotti spe-cifici nell’ambito della propria clientela. Se la delibera del Comune di Bologna verrà appro-vata, potrà costituire un esempio trainante ancheper altri comuni e costituire un presupposto per unanormativa nazionale che ratifichi la situazione di fat-to venutasi a creare nel paese. Oggi al Ministero Industria e Commercio non san-no dove appellarsi, per poter in qualche modo re-golarizzare la nostra posizione, perché in tutta lanormativa nazionale non si fa mai cenno ai veteri-nari, mentre invece, ad esempio, è contemplatal’attività del farmacista che non si configura come

commercio, anche se opera delle transazioni com-merciali, ma come espletamento della propria pro-fessione. Un altro esempio contemplato nella nor-mativa, che per certi versi ci assomiglia, è quellodei parrucchieri per i quali è prevista la vendita aipropri clienti di prodotti attinenti senza che perquesto si sia inquadrati nel commercio. Serve pertanto che la cosa anche da noi inizi aprendere piede, affinché poi diventi una sorta di at-tività riconosciuta come intrinseca alla nostra pro-fessione, come del resto è accaduto negli anni pas-sati in tutti gli altri paesi; in questi, ad esempio Ger-mania, Francia, UK, Spagna, ecc, è ormai un fattoassodato che il veterinario venda dei prodotti spe-cifici, perché fa parte della sua professione, e sen-za aver avuto bisogno di una specifica autorizza-zione. Per fare il pet-corner era anzitutto indispensabilemodificare la norma che lo impediva e cioè il nostrocodice deontologico, come per la cessione del far-maco era indispensabile una norma, il decreto 336,che ci concedesse una deroga all’esclusiva di ven-dita al pubblico dei medicinali che ha il farmacista. A questo punto ci serve che il Ministero delle Finan-ze ci indichi come fattuare queste attività accesso-rie o collaterali, rendendole compatibili con la no-stra attività professionale prioritaria, così come èstato richiesto e sollecitato. In conclusione la professione veterinaria, essendoautoregolata attraverso i suoi organismi istituziona-li, può definire autonomamente i propri protocollioperativi, rispettando certamente la normativa vi-gente, ma senza bisogno di ulteriori avalli legisla-tivi se non si va in contrasto con altre disposizionidi carattere generale. È questa la strada che laFNOVI sta percorrendo per vedere riconosciuta difatto questa nuova prerogativa della professioneveterinaria, che essendo nuova per il nostro Pae-se, ha bisogno dei suoi tempi per diventare unaparte integrante del costume e della normativastessa.

Aldo Vezzoni

Randagismo

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Tel. 800-525-505

L’assistenza qualificatada parte del team diveterinari italianicoordinati da Scivaccontinua ad essereassicurata 24 su 24,365 giorni l’anno a tutti ipossessori di animali dacompagnia.L’impegno di Friskies èdi collaborare conScivac, dando unnuovo impulso ad unServizio che dal giornodella sua realizzazionead oggi ha fornitoassistenza medicoveterinaria qualificata aiproprietari di animali dacompagnia,rispondendo ad oltre90.000 chiamate sututto il territorionazionale.L’adesione al servizio èaperta a tutte lestrutture veterinarieprivate. Richiedi la scheda diadesione allo0372/460440.

Pet corner: stato dell’arte

tranno veicolare un programmadi educazione dei proprietari allagestione responsabile di un ani-male spiegando l’importanzadella sterilizzazione e favorendol’adozione.Il rapporto di fiducia che si in-staura tra veterinario e proprieta-rio consente di educare la clien-tela. I clienti, fidandosi del pro-prio medico veterinario, possonorecepire concetti maturi e propo-ste idonee ad una proficua colla-borazione. Il risultato dovrebbe essere quel-lo di ottenere un reale controllodell’incremento demografico del-la popolazione canina e felina, digarantire la qualità degli inter-venti sui pazienti, e di suscitarela motivazione della veterinariaprivata. ■

A T T U A L I T ÀA . N . M . V . I . I N F O R M A

Liberaprofessione e Microchip

I liberi professionisti che in-

tendono far rientrare nei

servizi alla clientela l’applica-

zione di microchip possono far-

lo, semplicemente richiedendo

l’autorizzazione alla ASL territo-

riale di competenza. Lo preve-

de la L. 281.

Le Regioni che hanno delibera-

to l’esclusività del servizio per

le ASL hanno dovuto ritirare il

provvedimento per espresso

intervento della FNOVI.

Page 16: Professione Veterinaria, Anno 2001, Nr 11

Q uesto è il primo di una se-rie di articoli che illustrerà

le proposte offerteci dalle ditteche operano nel settore dei rifiu-ti sanitari e che hanno volutoaderire all’invito dell’Anmvi.Il denominatore comune che horitenuto imprescindibile richie-dere è stata la possibilità di con-ferire ogni tipologia di rifiuto pro-dotto nell’esercizio dell’attivitàveterinaria. È inutile dire che i ri-

fiuti andranno conferiti separata-mente, utilizzando contenitori di-stinti per ogni tipologia di rifiuto. Le varie proposte non presenta-no caratteristiche omogenee,ma possono prevedere, a se-conda dei casi, costi accessori,tariffe riferite al volume dei rifiu-ti, al peso dei rifiuti o ad entram-bi i parametri; per quanto riguar-da la frequenza di conferimentosi è cercato di ottenere la massi-

ma elasticità possibile, in mododa venire incontro a tutte le mol-teplici diverse esigenze.Relativamente alla coperturaterritoriale, vi sono ditte cheoperano a livello locale, interre-gionale o nazionale, anche senon si può non notare che, allostato attuale, il sud e le isole ri-sultano essere penalizzati per ilfatto che le ditte locali non han-no (almeno per ora) risposto allanostra richiesta, mentre le dittea copertura nazionale richiedo-no un minimo di adesioni per at-tivare il servizio. Per questo sarànecessario un “supplementod’indagine” prima di mettereuna parola definitiva sulla que-stione. Se e quando, ovviamen-te, una qualche ditta che offraun servizio qualitativamente ac-cettabile dovesse contattarmi,sarà mia cura informare, in que-sta sede, tutti gli iscritti. La stes-sa cosa vale anche per le ditteche hanno aderito alla nostra ri-chiesta ma non hanno ancorafatto giungere la loro proposta, oper quelle la cui proposta ne-cessita ancora di puntualizza-zioni.Per concludere, le condizioni il-lustrate saranno riservate ai socidelle società federate Anmvi,con possibilità di verifica daparte delle ditte presso l’Anmvistessa.La prima ditta che ha inviato unaproposta completa, grazie alletrattative portate avanti dallacollega Manuela Mortari, in ordi-ne cronologico, è stata la:DOUGLAS ECOLOGY srlv.le Europa 72 - Str. D n° 16 -20090 Cusago (MI)tel. 0290390419 fax 0290390044e-mail [email protected] ditta, che opera esclusiva-mente nel settore nord-occiden-tale, fornisce i contenitori di car-tone per ogni tipologia di rifiutisolidi, le taniche per i liquidi e isecchielli per i taglienti.Il ritiro dei rifiuti è garantito entro10 giorni dalla chiamata e dovràavvenire entro le ore 16 del gior-no convenuto.

RIFIUTI SOLIDIIl servizio “a chiamata” è forni-to ai seguenti prezzi:Fino a 4 kg e per ogni contenito-re:£ 55000 per la provincia di Mila-no£ 60000 per le province di Pa-via, Lodi, Novara, Verbania, Co-mo, Brescia£ 80000 per le province dellaLombardia non citate sopra.Per quanto eccedente i 4 kg è ri-chiesto, indipendentemente dal-la località, un supplemento di £3500 al kg.

PROFESSIONE VETERINARIA 11/200118

Aliquota IVA Aliquota IVA Aliquota IVAsulle prestazioni sui medicinali su diete ed alimenti

Paese veterinarie veterinari per animali (pet food) Note

Austria 20 20 10 Dispensazione di medicinali consentitaBelgio 21 6 - 21 21 Il 6% si applica ai medicinali con obbligo di ricetta, mentre il 21%

si applica ai medicinali senza obbligo di ricetta e a quelli iniettatio somministrati direttamente dal veterinario

Croazia 22 22 22 Dispensazione di medicinali consentitaDanimarca 25 25 25 La dispensazione di medicinali può avvenire solo con confezioni

integre ed originaliEstonia 18 5 18 Dispensazione di medicinali consentitaFrancia 19,6 19,6 19,6 I medicinali ad uso umano hanno un’aliquota del 5,5%Germania 16 16 7 Dispensazione di medicinali consentitaGran Bretagna 17,5 17,5 17,5 Dispensazione di medicinali consentitaGrecia 8 8 18 L’aliquota per le prestazioni veterinarie è all’8% per i riflessi che la

salute animale ha sulla salute umanaIrlanda 12,5 12,5 - 20 20 L’aliquota del 20% sui medicinali si applica se il loro valore supe-

ra i 2/3 del costo della prestazione professionale, altrimenti si ap-plica quella del 12,5%

Latvia 0 0 18 Le prestazioni veterinarie, al pari di quelle di medicina umana, so-no esenti IVA; la dispensazione è possibile solo per somministra-zione diretta

Lituania 18 0 - 18 18 I medicinali iniettati direttamente dal veterinario sono esenti IVALussemburgo 12 3 3 L’aliquota del 3% si applica sia ai medicinali iniettati dal veterina-

rio, sia quelli dispensatiNorvegia 24 4 24 Dispensazione di medicinali non consentitaOlanda 19 6 - 19 19 Per il farmaco si applica l’aliquota del 19% se somministrato od

iniettato direttamente dal veterinarioPortogallo 17 5 – 17 17 Il 5% si applica all’acquisto dei medicinali, mentre per la dispen-

sazione aperta si applica il 17%; necessità di una licenza per ilpet-corner, non necessaria per le diete

Rep. Ceca 5 5 5 Mentre per tutti gli altri generi l’aliquota è del 20%, per le presta-zioni ed i beni attinenti alla salute umana ed animale, l’aliquota èdel 5%, anche per le attrezzature

Russia 20 20 10 – 20 Dispensazione di medicinali consentita, per i pet-food il 10% siapplica al secco ed il 20% all’umido

Slovenia 19 8 19 L’aliquota dell’8% si applica solo ai medicinali iniettati dal veteri-nario ed alla dispensazione delle confezioni aperte

Spagna 7 7 - 16 16 La dispensazione è ammessa solo per le confezioni iniziate e vie-ne fatturata insieme alla prestazione con aliquota del 7%; neces-sità di una licenza per il pet-corner

Svezia 25 25 25 La dispensazione del farmaco può avvenire solo con la sommini-strazione diretta (iniettata) e con la consegna della confezioneaperta per iniziare la terapia

Svizzera 7,6 2,3 2,3 Dispensazione di medicinali consentitaUngheria 11,9 20 - 25 25 Dispensazione di medicinali consentita, con aliquota del 20% per

i medicinali con obbligo di ricetta e del 25% per gli altri

Riproposta al Parlamento la riduzione dell’IVA al 10%L’Italia a confronto con l’Europa

L ’emendamento alla Leg-ge Finanziaria, proposto

dall’ANMVI e sostenuto in Parla-mento dall’Onorevole GianniMancuso, per la riduzione dell’a-liquota IVA al 10% dovrà confron-tarsi con la situazione nei singolistati membri e con le tendenzecomunitarie in materia di revisio-

ne delle aliquote sulle prestazio-ni veterinarie. Alcuni paesi infattiapplicano aliquote superiori aquella che grava sulla veterinariaitaliana (Belgio 21%, Norvegia24%, Danimarca 25%), altri han-no aliquote molto vicine al nostro20% (Francia 19,6%, Olanda19%, Gran Bretagna 17,5%, Au-

stria 20%). Altri ancora, invece,applicano già aliquote sensibil-mente più basse: Lussemburgo12%, Spagna 7%. All’interno dell’UE sta emergendouna nuova sensibilità verso le cu-re e il benessere animale e so-prattutto verso il riconoscimentodel ruolo che il medico veterinario

ricopre all’interno della sanitàpubblica. Questo ha già portato laGrecia a limitare l’IVA sulle presta-zioni all’ 8% e potrà indicare lastrada ad altri paesi. L’emendamento proposto al nostroParlamento potrebbe dare all’Italial’occasione di porsi alla testa diqueste nuove tendenze. ■

A T T U A L I T ÀA . N . M . V . I . I N F O R M A

di Giorgio Neri

Libero professionista, Novara

Rifiuti Sanitari eConvenzioni: questa la prima proposta

Page 17: Professione Veterinaria, Anno 2001, Nr 11

Prezzi relativi al servizio inconvenzione:Fino a 4 kg per ritiro di un con-tenitore per volta:£ 550000 per 11 ritiri annui (cad.mensile) nelle province di Mila-no, Lodi, Pavia, Verbania, Como,Brescia£ 770000 per 11 ritiri annui (cad.mensile) nelle altre province del-la Lombardia£ 312000 per 6 ritiri annui (cad.bimestrale) nelle province di Mi-lano, Lodi, Pavia, Verbania, Co-mo, Brescia£ 430000 per 6 ritiri annui (cad.bimestrale) nelle altre provincedella Lombardia£ 216000 per 4 ritiri annui (cad.trimestrale) nelle province di Mi-lano, Lodi, Pavia, Verbania, Co-mo, Brescia

PROFESSIONE VETERINARIA 11/2001 19A T T U A L I T ÀA . N . M . V . I . I N F O R M A

Aldo Vezzoninella FCI

(FederazioneCinologica

Internazionale)

D urante la riunione del

marzo 2001 a Monaco di

Baviera, il Comitato Generale

della FCI ha approvato la propo-

sta, formulata dalla Commissio-

ne Scientifica, di creare un cor-

po internazionale di esperti da

consultare in caso di appello

per contestazioni delle valuta-

zioni ufficiali di displasia del-

l’anca. I kennel club nazionali

aderenti alla FCI invieranno alla

Commissione Scientifica della

FCI la documentazione relativa

ai casi contestati che sarà poi

sottoposta alla valutazione di

due esperti, a turno, con esclu-

sione di quelli appartenenti al

paese da cui deriva la richie-

sta. In caso di conferma del

giudizio contestato esso viene

riconfermato, mentre in caso di

giudizio diverso, viene consul-

tato un terzo esperto e prevale

il giudizio maggioritario. Il costo

della procedura di appello ad-

debitato dalla FCI ai kennel

club richiedenti è di 70 Euro.

Con la circolare FCI 31/2001

del 15-6-01 è stata approvata

la lista degli esperti:

• Wilhelm Brass, Germania;

• Margarita Duran, Uruguay,

• Mark Fluckiger, Svizzera;

• Jean-Pierre Genevois, Francia;

• Klaus Hartung, Germania;

• Johann Lang, Svizzera;

• D. Hald Nielsen, Danimarca;

• Denise Remy, Francia;

• Bernd Telhelm; Germania;

• Aldo Vezzoni, Italia,

• George Voorthout, Olanda.

£ 296000 per 4 ritiri annui (cad.trimestrale) nelle altre provincedella Lombardia£ 168000 per 3 ritiri annui (cad.quadrimestrale) nelle provincedi Milano, Lodi, Pavia, Verbania,Como, Brescia£ 228000 per 3 ritiri annui (cad.quadrimestrale) nelle altre pro-vince della Lombardia£ 116000 per 2 ritiri annui (cad.

semestrale) nelle province di Mi-lano, Lodi, Pavia, Verbania, Co-mo, Brescia£ 156000 per 2 ritiri annui (cad.semestrale) nelle altre provincedella Lombardia

Per quanto eccedente i 4 kg è ri-chiesto, indipendentemente dal-la località, un supplemento di £3500 al kg.

LIQUIDI RX:Fino a 50 kg:£ 60000 per la provincia di Mila-no£ 70000 per le province di Pa-via, Lodi, Novara, Verbania, Co-mo, Brescia£ 90000 per le province dellaLombardia non citate sopraPer quanto eccedente i 50 kg èrichiesto, indipendentemente

dalla località, un supplemento di500 £/kgAi prezzi sopra-esposti va ag-giunta l’Iva al 20%. Nel caso in cui il formulario inquadruplice copia venga fornitodalla ditta, bisognerà considera-re un costo accessorio di £10000 + Iva per ogni conferi-mento e per ogni tipologia di ri-fiuto. ■

Page 18: Professione Veterinaria, Anno 2001, Nr 11

Propostol’abbattimento

“coorte”

A lla riunione interministeria-le di venerdì 16 novembre

seguirà circolare congiunta MIN-SAL-MIPAF sulle diverse implica-zioni e conseguenze dell’abbatti-mento globale e dell’abbattimentoselettivo (“coorte”). Pro e controper entrambe le soluzioni.Al Parlamentino del Ministerodelle Politiche Agricole e Fore-stali, presenti tutti i soggetti inte-ressati, i Ministri Sirchia e Ale-manno hanno presentato i pre-supposti di una circolare ufficialeche chiarirà la questione degliabbattimenti in allevamenti colpi-ti da BSE. L’alternativa all’abbat-timento di tutti i capi d’aziendapotrebbe essere l’abbattimento“coorte”, ovvero l’abbattimentodei capi che hanno 1 anno in piùo 1 anno in meno dell’animalepositivo, ritenendo che abbianocondiviso gli stessi fattori di ri-schio epidemiologico. Per la veterinaria il vantaggio del-l’abbattimento selettivo è quello disalvaguardare il patrimonio gene-tico dell’allevamento, mentre lostamping out, pur non avendofondamento scientifico, offre mag-giori garanzie ai consumatori. I dati della Regione Lombardia di-mostrano che di fronte alla possi-bilità di scegliere fra l’abbattimen-to totale e quello selettivo, glistessi allevatori hanno preferito lostamping out proprio in ragionedella maggior fiducia che l’abbat-timento totale ingenera nei com-pratori e nei consumatori. Inoltre,proporre presso l’UE il metododello stamping out potrebbe es-sere un’occasione per ottenere unmiglior collocamento dell’Italianelle classificazioni UE. Maggiori garanzie dal nostro Pae-si vengono anche sollecitate dai

Paesi non UE importatori di latte ecarni di produzione italiana: si ri-chiedono infatti certificazioni egaranzie che i prodotti non pro-vengano da allevamenti colpiti daBSE. L’irrigidimento delle posizio-ni dei paesi importatori, come hariconosciuto lo stesso Ministro Sir-chia, è dipeso dal fatto che su lat-te e BSE non è stata fatta suffi-ciente chiarezza.

ECM per tuttidal 2003

S ciolti i dubbi sull’obbligo diaggiornamento per i sanitari:

nel 2002 sarà coinvolto il perso-nale dipendente e convenzionatodel SSN, mentre dal 2003 l’ECMsarà estesa a tutto il restante per-sonale sanitario. 900 mila gli ope-ratori interessati. Il Ministero, le Regioni e i Sinda-cati hanno affrontato in questigiorni i tempi e le modalità dell’av-vio dell’ECM individuando nelpersonale dipendente del SSN laCategoria di operatori sanitari cheper prima verrà investita dell’ob-bligo di aggiornamento. Sonocoinvolti già dal 2002 anche glioperatori e le strutture convenzio-nale con il Servizio Sanitario Na-zionale. Per tutti gli altri sarà obbligatorioaggiornarsi e maturare crediti for-mativi, attraverso iniziative accre-ditate, a partire dal 2003. Saranno esclusi dal programmadi educazione continua in medici-na solo quanti frequentano in Ita-lia o all’estero corsi di formazionepost-base, propri della categoriaprofessionale di appartenenza,per tutto il periodo di impegno for-mativo.

Esenzionedall’imposta

sulle insegne

Il Senato ha approvato le modifi-che all’imposta sulle insegne

d’esercizio. L’esenzione è limitataalle insegne di 5 mq, limite richiestodall’ANCI per contenere l’eventualeperdita finanziaria. In sede di discussione della LeggeFinanziaria, approvata dal Senato il15/11/2001, sono state accolte al-cune modifiche all’applicazionedell’imposta sulle insegne di eserci-zio. Su pressione dell’ANCI - Asso-ciazione Nazionale dei Comuni Ita-liani - la proposta di emendamentoche inizialmente richiedeva l’esen-zione per tutte le insegne è stata li-mitata a quelle di 5 mq. Fatte salvele caratteristiche e le peculiaritàdelle targhe e delle insegne am-messe dalla pubblicità sanitariache regolamenta il settore veterina-rio, in base a questo provvedimen-to saranno esentate anche le inse-gne esposte nelle vetrine e sulleporte d’ingresso dei locali. Se anche la Camera darà la suaapprovazione, dal 1 gennaio 2002l’articolo 17 del DLGs 507/93 relati-vo all’ipotesi di esenzione dal tribu-to verrà definitivamente cambiato.

Attribuita ladelega per la

veterinaria

I l Ministro Gerolamo Sirchia hadelegato al Sottosegretario

di Stato, Senatore Cesare Cursi, lecompetenze ministeriali sulle pro-fessioni sanitarie specialistiche fracui quella veterinaria.Con un comunicato del 7 novembrescorso il Ministero della Salute hadelegato le competenze del dica-stero in materia di professioni sani-tarie specialistiche al Sottosegreta-

rio di Stato, Sen Cesare Cursi. Il senatore dovrà occuparsi di vete-rinari, farmacisti, chimici, biologi, fi-sici e psicologi. È competente neicasi di contenzioso con il SSN ecoordina la Commissione centraleper gli esercenti le professioni sani-tarie. Gli competono la sanità pub-blica veterinaria e i settori dell’ali-mentazione e della nutrizione. Inparticolare, per quanto riguarda laveterinaria si occupa della regola-mentazione dell’importazione e del-l’esportazione di animali e prodottidi origine animale e dei controlli al-le frontiere, della sanità e tutela delbestiame, anche con riferimento aimangimi.

La FISE nonrispetta le

regole

L a FISE non rispetta le indica-zioni della FNOVI e continua

ad imporre un proprio regolamentoveterinario. Un Collega di Alessandria si è vistorifiutare un passaporto FISE dal Co-mitato Regionale FISE del Piemon-te, in quanto non risultante nell’elen-co dei fiduciari FISE. Malgrado unricorso promosso dalla FNOVI pres-so il TAR del Lazio e le ripetute ri-chieste della Federazione di incon-trare i rappresentanti della FISE,l’annosa diatriba continua, irrisolta,a pesare gravemente sulla profes-sione medico-veterinaria, sia sulpiano economico che su quello del-la dignità professionale. La FISE, in-fatti, continua ad applicare un pro-prio regolamento, in violazione alleindicazioni della FNOVI e al codicedeontologico. “Che altro dire, allora - scrive il Col-lega - se non che la mia posizioneè, dunque, quella di un veterinarioche, avendo doverosamente rispet-tato la legge e le indicazioni del piùautorevole organo di autogovernoprofessionale, quale la FNOVI è nelnostro ordinamento, ha dovuto su-bire l’affronto di veder rifiutare ad unproprio cliente una propria certifica-zione medica in quanto veterinarionon contemplato negli elenchi diveterinari fiduciari FISE, vale a direin elenchi che in atti pubblici, laFNOVI, ha ritenuto illegittimi e di cuiha, altresì, vietato la divulgazione. Reputo quanto accadutomi diestrema gravità non solo per lamia persona ma per tutta la cate-goria veterinaria che invito ad atti-varsi per tutelare i veterinari nelrapporto che questi hanno conquei soggetti pubblici o privati

che, arrogandosi il diritto di rego-lare l’esercizio della professioneveterinaria, creano una iniqua di-sparità di posizione tra colleghi invirtù non di norme di legge o diconoscenze e capacità professio-nali, ma in virtù di una (o manca-ta) appartenenza ad Enti e Asso-ciazioni diverse dall’Ordine deiMedici Veterinari”. Il Collega di Alessandria ha de-nunciato il caso alla FNOVI. Sullaquestione è intervenuto anche ilPresidente ANMVI, Marco Eleute-ri, che da tempo segue la diatribaper conto dell’Associazione Na-zionale Medici Veterinari Italiani edella SIVE, pronunciandosi controla FISE in totale sintonia con laFNOVI.

Niente IRAPper i

professionisti

A nche le Commissioni tribu-tarie di Parma e Piacenza

si sono espresse in favore dell’e-senzione dall’IRAP per i liberi pro-fessionisti. La condizione è che nonabbiano dipendenti.L’articolo 2 del DLgs 446/1997(IRAP) recita: “presupposto dell’im-posta è l’esercizio abituale di un’at-tività autonomamente organizzata,diretta alla produzione o allo scam-bio, ovvero alla prestazione di servi-zi”. La Commissione Tributaria diTrento per prima aveva contestato ilconcetto di “organizzazione”, dinon facile individuazione ai fini del-l’IRAP, ritenendo di doverlo ricon-durre ai casi di produzione autono-ma di redditività. Da questa considerazione derivavache essendo il libero professionistanecessario e indispensabile allasua stessa attività, l’organizzazionea lui riferita non avesse alcuna au-tonomia e quindi non potesse esse-re soggetta ad IRAP. Lo hanno ribadito la CommissioneTributaria di Piacenza e quella diParma, che, allargando il concettoha dato ragione a due parrucchiereassociate in s.n.c. Infatti, pur consi-derando la forma societaria, nonavendo dipendenti ed una presen-za irrisoria di beni ammortizzabilinon rientravano nel concetto di or-ganizzazione autonoma e quindinell’applicabilità dell’IRAP. Secondo tutte le Commissioni l’ele-mento fondamentale è dunquequello della mancanza di dipen-denti, soprattutto se abbinato ascarsità di beni ammortizzabili equindi di una propria struttura ope-rativa. Son sempre più numerosi i liberiprofessionisti che stanno facen-do ricorso per il rimborso dell’I-RAP e che intendono sospende-re gli acconti di novembre del-l’imposta.

PROFESSIONE VETERINARIA 11/200120A . N . M . V . I . I N B R E V E

A.N.M.V.I.

Prontuario 2001: nuovo indice

A breve la pubblicazione a stampa del nuovo in-dice del Prontuario Terapeutico SCIVAC. Chi

vuole lo può già scaricare online.Ora per tutte le specialità medicinali sono enunciati iprincipi attivi, in modo che risulti immediata la consulta-zione della scheda monografica. Si può stampare l’indi-ce e farne un fascicoletto da allegare al volume (sono

31 pagine), oppure attendere la pubblicazione a stampa in allegato aduna rivista edita da EV.

Page 19: Professione Veterinaria, Anno 2001, Nr 11

L ’argomento relativo agliaspetti medico legali dellacompravendita di animali

è già stato compiutamente e sa-pientemente trattato nel N° 6/2001della Rivista dalla dott.ssa MariaCarmen Lopez.Nel rimandare, pertanto, alla letturadi detto articolo la disamina di ca-rattere generale della normativache regola diritti e doveri dei con-traenti (venditore e acquirente) pre-me qui solo esaminare, seppurbrevemente, quali azioni e nei con-fronti di chi, può esperire l’acqui-rente di un cane di razza su cuivengono riscontrati vizi riconduci-bili a tare ereditarie.L’ipotesi che è stata sottoposta allamia attenzione è limitata a quella incui un cane di razza viene acqui-stato da un accorto acquirente ilquale: a) si è fatto rilasciare dalvenditore, al momento dell’acqui-sto del cane, l’idonea certificazionerilasciata dall’Ente Nazionale Cino-filia Italiana, ENCI in cui è specifi-cato che detta certificazione è rila-sciata dal LOI, dal CIR o da altraorganizzazione straniera affiliata al-la Federazione Cinofila Internazio-nale, FCI a cui l’ENCI è, a sua vol-ta, affiliata, b) si è fatto rilasciare di-chiarazione scritta che la vendita ri-guarda un cane munito di certifica-to che ne attesta l’origine o munitodi pedigree, c) si è fatto rilasciare ladichiarazione espressa che il ven-ditore (allevatore/commerciante omero commerciante) è tenuto a ga-rantire i vizi del cane di razza cosìcompravenduto.In una tale ipotesi, dunque, qualoral’animale risultasse affetto da vizidovuti, sine dubio, a tare ereditariesembrerebbe più che pacifico chel’acquirente possa, e con succes-so, richiedere ristoro del danno su-bito dal venditore in solido, od an-che in via esclusiva, all’ENCI.Ciò, però, che mi si chiede è se, ilristoro del danno subito, può consi-stere solo ed esclusivamente, nellasostituzione del cane viziato con uncane di medesima razza, sano o,avuto riguardo al fatto che tra l’uo-mo e il cane si sia instaurata unarelazione, il mero cambio dell’ani-male non possa, legittimamente,costituire compiuta soddisfazionedelle pretese risarcitorie dell’acqui-rente.Per rispondere a una tale domandaoccorre chiedersi se vi possonoessere interpretazioni giurispru-denziali delle norme che regolanola compravendita di animali, in gra-do di tenere, nella dovuta conside-razione, la relazione affettiva che “ilpadrone” instaura col proprio cane.Nel segnalare che non mi risultanosentenze che abbiano trattato inspecifico la questione e, ribaditoche, a fronte di una compravenditadi cane di razza effettuata secondolo schema sopra delineato, è assaiprobabile che l’acquirente possaottenere agevolmente, il cambio

del cane viziato con altro sano op-pure ottenere la restituzione delprezzo, reputo interessante sotto-porre alla attenzione del lettorequali possano essere gli effetti diuna frettolosa applicazione giuri-sprudenziale di quella corrente dipensiero filosofico/giuridico tesaad affrancare l’animale dal suo sta-tus di res.In data 20.3.1998 il Pretore di Cre-mona ha emanato una sentenza,pubblicata in “Giurisprudenza dimerito” 1999, 57, in cui è statoescluso che il prognatismo di cuiun cane cucciolo si era rivelato af-fetto nel crescere potesse giustifi-care un azione di risarcimento deldanno per violazione dell’obbligofacente capo al venditore di garan-tire che la cosa venduta è immuneda vizi.La predetta sentenza è interessan-te in quanto esclude la responsabi-lità del venditore per i vizi della co-sa compravenduta con la seguen-te motivazione: “nella vendita dianimali d’affezione, la disciplinadella l. 14 agosto 1991 n. 281 det-tata al fine di favorire la correttaconvivenza tra uomo e animale,prevale sugli usi locali e sulle di-sposizioni relative alla garanzia peri vizi della cosa venduta, risultandoincompatibile ogni diversa even-tuale contrastante disposizione ri-compresa nel novero di quelle sus-sidiariamente previste dall’art.1496 c.c., quando l’animale d’affe-zione possieda esclusivamente ta-le caratteristica e non anche quan-do abbia una oggettiva destinazio-ne economico-funzionale tale dagiustificare l’applicazione all’ani-male della disciplina propria dellares”.Al di là della fattispecie esaminatadal Giudice di Cremona, il principioche si ricava dalla suddetta sen-tenza condurrebbe ad una inter-pretazione delle norme codicisti-che che disciplinano la compra-vendita di animali, secondo cui,pur in presenza di vizi accertati e didenuncia degli stessi entro i termi-ni di legge, la responsabilità delvenditore sussisterebbe solo ed inquanto l’animale venga destinatoad un uso suscettibile di valutazio-ne economica.Seguendo tale iter logico giuridicosi giunge, allora, a sostenere che,ogniqualvolta l’acquirente, pur vo-lendo acquistare un cane di unadeterminata razza lo destini poi,prevalentemente, ad un uso dome-stico e da compagnia, non possapiù ottenere risarcimento del dannoin caso di insorgenza di vizi che neinficiano la certificazione di origine.Il Giudice di Cremona, dimostra-tosi certo sensibile allo spirito del-la L. 281/91 e allo spirito della so-pra citata corrente di pensiero, neha, però, male interpretato la ratioin quanto, pur avendo attribuito ri-levanza alla relazione “affettiva”uomo/animale se ne è servito non

per garantirgliene tutela, ma pergiustificare l’inadempimento delvenditore.Ritengo del tutto abnorme e noncondivisibile tale pronuncia.Ritengo, infatti, che per dare giustarilevanza alla relazione affettiva chesi instaura tra un cane el’uomo/donna acquirenti occorracompiere uno sforzo interpretativoin direzione opposta a quella se-guita dal Giudice di Cremona ingrado di conservare, da un lato, al-l’animale il suo status di res, con ri-ferimento alla responsabilità delvenditore per vizi della cosa ven-duta e, dall’altro, riconoscendo allarelazione affettiva instauratasi tral’animale e l’uomo/donna acquiren-te un quid pluris qualora tale rela-zione debba cessare per fatti nonaddebitabili né all’animale né al-l’acquirente.Per giungere ad un tale riconosci-mento nel caso qui esaminato, oc-correrà approfondire la possibilitàdi invocare l’applicazione, oltre chedelle norme che regolano l’azioneredibitoria nella compravendita dianimali, anche dell’art. 2043 c.c.,che impone al responsabile di unfatto illecito, di risarcire il dannoprovocato col suo comportamento.Nel caso de quo il fatto illecito sipotrebbe configurare nel compor-tamento di quel soggetto, l’ENCI,che rilascia una certificazione in-completa, lacunosa o menzogneradell’origine e della “qualità” dell’a-nimale.Il danno lamentato dal compratore,potrebbe essere il danno esisten-ziale derivatogli dal dover sostitui-re, magari dopo un anno, un caneacquistato, anche per ricavarneguadagni dalla sua riproduzione, inquanto affetto da vizi per tare ere-ditare, a fronte dell’instaurarsi diuna relazione affettiva uomo- ani-male.Pur consapevole che tale prospet-tazione abbisogni di ulteriori ap-profondimenti, non la ritengo av-veniristica, avuto riguardo ai prin-cipi di carattere generale che re-golano la materia del danno perfatto illecito.L’argomento dovrà essere senz’al-tro ripreso. Attendo sollecitazioni intal senso.a societaria, non avendodipendenti ed una presenza irriso-ria di beni ammortizzabili non rien-travano nel concetto di organizza-zione autonoma e quindi nell’appli-cabilità dell’IRAP. Secondo tutte le Commissioni L’e-lemento fondamentale è dunquequello della mancanza di dipen-denti, soprattutto se abbinato ascarsità di beni ammortizzabili equindi di una propria struttura ope-rativa. Son sempre più numerosi i liberiprofessionisti che stanno facendo ri-corso per il rimborso dell’IRAP e cheintendono sospendere gli acconti dinovembre dell’imposta. ■

PROFESSIONE VETERINARIA 11/2001 21

“Vizi del cane di razza riconducibili a tare ereditarie e dirittidell’acquirente”

R U B R I C A L E G A L E �di Maria Teresa Semeraro

Avvocato, Bologna

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G li articoli 4 e 5 dellaLegge 18 ottobre 2001n. 383 (pubblicata sulla

Gazzetta Ufficiale n. 248 del24.10.2001) concernono incentivifiscali per investimenti produttivi.Le disposizioni meglio note con ladenominazione di “Tremonti-bis”nella sostanza ricalcano le vec-chie agevolazioni di cui al D.L.10.06.1994 n. 357.Le recenti disposizioni hannoperò ampliato l’ambito di applica-zione della norma comprendendotra i soggetti agevolabili anche lebanche, le imprese di assicura-zione ed i titolari di reddito di la-voro autonomo professionale.Qui di seguito cercheremo di sin-tetizzare le disposizioni introdottedai citati articoli di legge tenendoconto anche delle istruzioni ope-rative fornite dal Ministero delle Fi-nanze con circolare ministeriale17 ottobre 2001 n. 90/E.

I soggetti ammessiall’agevolazioneIn linea generale l’agevolazione siapplica a tutti i soggetti titolari diredditi di impresa e di redditi di la-voro autonomo professionale siain forma individuale che sotto for-ma di associazione professionale.Sono esclusi dall’agevolazione ilavoratori autonomi di cui all’arti-colo 49 comma 2 del TUIR e cioèi titolari di redditi di lavoro autono-

mo non professionale (autori o in-ventori che percepiscono redditidall’utilizzazione economica diopere dell’ingegno o brevetti in-dustriali).L’agevolazione inoltre non si ap-plica ai soggetti che hanno inizia-to l’attività, desumibile dal model-lo di dichiarazione di inizio attivitàai fini IVA, in data successiva aquella di entrata in vigore dellaLegge e cioè in data successivaal 25 ottobre 2001.Dal momento che la norma nonpone limitazioni sono ammessianche al beneficio i soggetti in re-gimi di contabilità semplificata oche determinano il reddito concriteri forfetari o con l’applicazio-ne di regimi d’imposta sostitutivipurché riescano a documentare icosti sostenuti per gli investimentieffettuati.

Ambito temporaleL’agevolazione si applica per glianni 2001 e 2002.Per quanto riguarda l’anno 2001,sono agevolabili solamente gli in-vestimenti effettuati a partire dal1° luglio.Per l’anno 2002 si considererannotutti gli investimenti effettuati dal1° gennaio al 31 dicembre.

Ambito oggettivoL’agevolazione consiste: • nella esclusione, ai fini dell’IR-PEF o dell’IRPEG, dal reddito (diimpresa o di lavoro autonomo) del50% della differenza tra l’ammon-tare degli investimenti in beni stru-mentali effettuati nel periodo d’im-posta in corso alla data di entratain vigore della legge (anno 2001 apartire dal 1° luglio 2001) e la me-dia aritmetica degli investimentieffettuati nei 5 periodi d’impostaprecedenti, escludendo dal cal-colo della media il periodo d’im-posta in cui sono stati realizzati imaggiori investimenti (articolo 4,comma 1); l’agevolazione si appli-ca anche agli investimenti realiz-zati nel periodo d’imposta suc-cessivo (anno 2002);• nella esclusione, ai fini dell’IR-PEF o dell’IRPEG, dal reddito (diimpresa o di lavoro autonomo) del50% delle spese sostenute perservizi, utilizzabili dal personaledipendente, di assistenza negliasili nido ai bambini di età inferio-re a tre anni, e alle spese soste-nute per per la formazione e l’ag-giornamento del personale (arti-colo 4, comma 2).L’agevolazione non opera ai finidell’IRAP.Il comma 3 del citato articolo 4prescrive inoltre che l’agevolazio-ne è applicabile anche ai sogget-ti che risultano in attività alla datadi entrata in vigore della legge,anche se con un’attività inferiore

ai 5 periodi d’imposta.In quest’articolo ci soffermeremoesclusivamente alle spese soste-nute per investimenti in beni stru-mentali.

Meccanismo di applicazioneLe due voci da confrontare perdeterminare il reddito detassatosono rappresentate da: 1) gli investimenti effettuati nel-l’anno d’imposta;2) la media degli investimenti ef-fettuati nei 5 periodi precedenti(con esclusione dal calcolo delvalore più alto tra i cinque).Come emerge dal tenore dellalegge e dalle istruzioni ministerialigli anni da prendere in considera-zione ai fini della media variano inrelazione all’anno per il quale sidecide di accedere all’agevola-zione:• per gli investimenti realizzati nel2001, i periodi d’imposta da con-siderare agli effetti della mediasaranno quelli del quinquennio1996-2000;• per gli investimenti realizzati nel2002, i periodi d’imposta da con-siderare agli effetti della mediasaranno quelli del quinquennio1997-2001.Come già accennato in prece-denza, i soggetti in attività da me-no di 5 anni potranno confrontaregli investimenti dell’anno con lamedia degli anni precedenti (an-che due o tre, ecc.) sempreescludendo l’anno con i maggioriinvestimenti.Ad esempio un soggetto che hainiziato l’attività nel 2000 potràusufruire dell’agevolazione nel2001 con riferimento all’intero vo-lume degli investimenti realizzati,poiché, in tal caso, l’unico valoredi confronto (investimenti anno2000) può non essere preso inconsiderazione per la facoltà dipoter escludere dalla media il pe-riodo in cui l’investimento è statomaggiore.Chi invece, ad esempio, ha inizia-to l’attività nel 2001 (purché entroil 25 ottobre, data di entrata in vi-gore della legge) potrà beneficia-re dell’agevolazione sia nel 2001(anche quindi in assenza di unperiodo di imposta precedentecon cui operare il confronto) sianel 2002, con riguardo al valorecomplessivo degli investimentirealizzati in ciascuno dei due pe-riodi.

Determinazione dell’ammontaredegli investimentiLa circolare ministeriale citata inpremessa precisa che i criteriadottati per il calcolo degli investi-menti agevolati, valgono ancheper gli investimenti degli eserciziprecedenti da assumere ai finidella media di confronto.

La legge stabilisce inoltre che gliinvestimenti da prendere in consi-derazione devono presentare ilrequisito della novità: deve trattar-si quindi di beni nuovi e non dibeni usati.Il costo dei beni acquistati deveessere determinato secondo icriteri previsti dall’articolo 76,comma 1, lettera a) e b) delTUIR, e comprenderà l’eventua-le IVA indetraibile.Per i beni ad uso promiscuo (adesempio telefoni cellulari e auto-

vetture) l’ammontare dell’investi-mento sarà determinato sulla ba-se del costo fiscalmente rilevanteai fini del calcolo degli ammorta-menti.I beni possono essere acquisitianche mediante contratti di loca-zione finanziaria (leasing) ed in talcaso come valore si assume il co-sto sostenuto dal concedente. Nelcaso in cui per l’utilizzatore l’IVAsui canoni di locazione fosse in-detraibile, si assumerà, ai fini del-l’agevolazione anche l’IVA pagata

PROFESSIONE VETERINARIA 11/200122R U B R I C A F I S C A L E

Agevolazione per investimentiproduttivi

di Giovanni Stassi

Dottore Commercialista, Torino

Fatture edomicilio

fiscaleIl mio domicilio fiscale noncoincide con quello dellasede dell’ambulatorio. De-vo scrivere il mio indirizzoprivato sulla fattura? Il secondo comma dell’articolo21 del D.P.R. 26.10.1972 n. 633(disciplina dell’IVA) prescrivetra le altre cose che la fatturadeve contenere: “.... residenzao domicilio dei soggetti tra cuiè effettuata l’operazione....”La legge quindi prevede lapossibilità di scelta, da partedel soggetto emittente, tra resi-denza e domicilio.L’art. 43 del Codice Civile sta-bilisce che:La residenza è nel luogo in cuila persona ha la dimora abitua-le. Il domicilio è nel luogo in cuila persona ha stabilito la sedeprincipale dei suoi affari e inte-ressi.Alla luce di quanto sopra riten-go che l’indicazione sulle fattu-re del domicilio della personaanziché della residenza siacorretto.

Giovanni Stassi

Cessione di ambulatorioSono in procinto di definire la cessione del mio ambulatorio e dopoaver definito il valore delle attrezzature e degli impianti mi trovo a do-ver discutere l’importo da richiedere per l’avviamento. Un valore dimassima, basandomi sui suggerimenti che avete già pubblicato, loabbiamo già individuato.Vorrei sapere se questo importo che dovrò fatturare va consideratocome reddito di attività professionale, e quindi soggetto alle varie ri-tenute e ad ENPAV.Non è facile dare una risposta al tuo quesito in quanto non vi è una po-sizione chiara al riguardo. Qualche giorno fa su Il Sole 24Ore è appar-so un quesito simile al tuo e la risposta, anche in questo caso, sia puresempre precisa ed articolata, esprimeva la difficoltà di dare una indica-zione univoca. Direi comunque che il tuo comportamento sarebbe cor-retto se ti attenessi a quanto stabilito dalla Commissione tributaria diRavenna che ha ritenuto il reddito derivante dalla cessione di uno stu-dio professionale escluso da tassazione, in quanto non inserito nell’e-lenco dei redditi diversi soggetti a tassazione previsto dall’articolo 81 delTuir. Pertanto, non essendo soggetto a tassazione e non rientrando nel-l’attività professionale, questo reddito non deve essere applicato il 2%ENPAV.

Antonio Manfredi

Esempio praticoQui di seguito riportiamo un esempio di calcolo dell’agevolazione perinvestimenti netti effettuati nel 2001 (da 1° luglio al 31 dicembre) per li-re 12.500.000.Gli investimenti netti dei 5 anni precedenti sono i seguenti: (importi inmigliaia di lire)

Anni Investimenti Cessioni Investimenti netti

1996 9.850 3.800 6.0501997 3.250 200 3.0501998 6.200 1.400 4.8001999 1.270 0 1.2702000 3.100 3.400 zero

Escludendo dal calcolo della media l’anno in cui gli investimenti netti ri-sultano maggiori, e quindi come nell’esempio l’anno 1996, gli anni cheprenderemo in considerazione sono i seguenti:

Anni Investimenti Cessioni Investimenti netti

1997 3.250 200 3.0501998 6.200 1.400 4.8001999 1.270 0 1.2702000 3.100 3.400 zeroTotale investimenti netti 9.120Media investimenti (9120: 4) 2.280Da cui si avrà che:a) Investimenti anno 2001 12.500b) Media investimenti anni precedenti 2.280c) Differenza 10.220e quindiReddito detassato pari al 50% di10.220 = 5.110

Page 21: Professione Veterinaria, Anno 2001, Nr 11

dal locatore al momento dell’ac-quisto del bene.Per ciascun anno infine gli investi-menti devono essere assunti alnetto di eventuali disinvesti-menti.La circolare precisa inoltre cheper quanto riguarda i disinvesti-menti devono essere consideratisia i disinvestimenti di beni nuoviche di beni acquistati usati ed illoro ammontare deve essere de-terminato con riferimento al corri-spettivo indicato in fattura (in casodi cessione a terzi) oppure al va-lore normale (in caso di destina-zione del bene ad uso personaledel soggetto).Se in un anno i disinvestimenti su-perano gli investimenti si assu-merà come valore di investimentinetti dell’anno lire zero.

Investimenti agevolabili per ititolari di reddito di lavoroautonomoLa circolare ministeriale n. 90/Edel 17.10.2001 precisa che per ititolari di reddito di lavoro autono-mo l’agevolazione riguarda i benistrumentali per l’esercizio dell’arteo della professione con esclusio-ne degli investimenti in oggettid’arte o d’antiquariato o da colle-zione.Anche gli immobili potranno costi-tuire oggetto di agevolazione solose strumentali in quanto utilizzatiesclusivamente per l’eserciziodell’arte o della professione. Re-sta inteso che tali immobili, ai sen-si della legislazione urbanistica,dovranno essere destinati ad usoufficio ed accatastati alla catego-ria A/10.

Per quanto riguarda il momentorilevante ai fini dell’effettuazionedell’investimento esso si identifi-ca con il momento della conse-gna o spedizione (per i beni mo-bili) e con quello della stipulazio-ne dell’atto pubblico (per i beniimmobili).Anche per quanto riguarda ibeni acquisiti in leasing il mo-mento rilevante ai fini dell’age-volazione è quello di consegnadei beni.

Norma antielusivaIl comma 6 dell’articolo 4 disponela revoca dell’agevolazione nelcaso in cui i beni oggetto di inve-stimento siano ceduti a terzi o de-stinati al consumo personale o fa-miliare del lavoratore autonomo oa finalità estranee all’attività di la-voro autonomo entro il secondoperiodo d’imposta successivo al-l’acquisto, per i beni mobili, oppu-re entro il quinto periodo d’impo-sta, per i beni immobili.

La revoca dell’agevolazione com-porterà l’aumento del reddito im-ponibile nell’anno in cui si doves-sero verificare le ipotesi sopraelencate.

Acconti d’impostaIl comma 7 dell’articolo 4 disponeinfine che per il secondo periodod’imposta successivo a quello incorso alla data di entrata in vigoredella presente legge, l’accontodell’IRPEF e dell’IRPEG è calcola-

to assumendo come imposta delperiodo precedente quella che sisarebbe applicata in assenza del-l’agevolazione.In altri termini, tenendo conto chela legge è entrata in vigore nel2001, gli acconti per l’anno 2003,nell’ipotesi in cui il contribuente ab-bia usufruito dell’agevolazione perl’anno 2002, si dovranno calcolaresulla base dell’IRPEF o dell’IRPEGche si sarebbe dovuta pagare inassenza di agevolazione. ■

PROFESSIONE VETERINARIA 11/2001 23R U B R I C A F I S C A L E

Comeaddebitare le

spese ad un collega

S ono pervenute alcune ri-chieste di precisazione

per come trattare fiscalmente lespese sostenute da un profes-sionista e riaddebitate in tutto oin parte ad altri colleghi. È unasituazione che spesso capitaquando l’ambulatorio è intesta-to ad un solo veterinario che, asua volta, deve riaddebitareparte dei costi ai colleghi cheusufruiscono della struttura.Avevamo già segnalato che laCircolare Ministeriale 58/E del18 Giugno chiariva il problema,la riprendiamo quindi per esse-re sintetici ma nello stesso tem-po molto chiari. 1) l’addebito delle spese es-sendo comunque una cessionedi servizi è soggetto ad IVA an-che se all’origine le stesse nonfossero soggette a questa im-posta. 2) per quanto riguarda il 2%(contributo integrativo) è in di-scussione se vada o meno ap-plicato non esistendo al riguar-do, per il momento, interpreta-zioni univoche e precise.

Antonio Manfredi

Page 22: Professione Veterinaria, Anno 2001, Nr 11

PROFESSIONE VETERINARIA 11/200124A T T U A L I T À

Tv, deontologia e pubblicitàPer apparire in Tv non si deve ri-chiedere alcuna autorizzazioneall’Ordine di appartenenza. La re-sponsabilità di un programma te-levisivo, della sua conduzione edel suo svolgimento ricade sullatelevisione stessa, tenuto contodelle finalità e degli interessi di-versi tra Tv e scienza.Per il Presidente della FNOVI, Do-menico D’Addario, “il Codice

Deontologico entra in gioco quan-do si tratta della preparazione delprofessionista. Dal Codice si evin-ce che l’eventuale incompetenzain merito ad una particolare pro-blematica deve essere risolta at-traverso l’indicazione del nomina-tivo di un collega più esperto. Tut-tavia il contesto televisivo ammet-te uno stile divulgativo, pur nel ri-gore dell’esattezza scientifica”.Quanto alla pubblicità, il medico

veterinario che parla in Tv, parla innome e per conto della scienza odella professione veterinaria e de-ve farlo senza auto-promuoversi esenza indicare la struttura nellaquale opera. Sono ammesse an-che le riprese all’interno di clini-che e ambulatori purché non sia-no identificabili né i soggetti cheoperano, né altri elementi chepossano ricondurre al titolare o al-la ubicazione della struttura”.

I rischi della comunicazione alpubblico“Quando si va in TV si deve ac-cettare il fatto che si parla al largopubblico e che bisogna farlo evi-tando i termini tecnici e ricorrendoinvece alla metafora - spiega Ro-berto Marchesini, zooantropolo-go di fama ed esperto di bioetica.“Tutto questo non è facile-conti-nua Marchesini- perché il terminescientifico è sempre esatto, men-tre la metafora si presta ad inter-pretazioni. A questa ambiguità ètuttavia più esposto il Collega-spettatore di quanto non lo sia ilsemplice proprietario, totalmentedigiuno delle nozioni scientifichesu cui si è innestato il linguaggiometaforico. Ma il problema dellacomunicazione - precisa Marche-sini - non deve scoraggiarci: se iveterinari non sono presenti neimezzi di informazione, altri lo sa-ranno per loro e sarà molto peg-gio. Bisogna accettare il rischio dientrare in un contenitore che di-storce e fraintende, di essere ta-gliati in fase di montaggio o ma-gari di non avere possibilità di re-

plica. E in Tv questi rischi sonopresenti anche quando si trattanoargomenti non particolarmentecomplessi o controversi. L’enfasitelevisiva può stravolgere o ribal-tare l’esposizione di qualsiasi ar-gomento”.

Si parla in Tv come si parla allaclientelaGiorgio Romanelli, presidentedella Commissione Scientificadella SCIVAC, non ha dubbi: “Èmolto peggio dare informazionisbagliate all’interno di un conteni-tore divulgativo. In televisione sideve fare ancor più attenzione diquando si parla ad un Collega. Bi-sogna sempre essere precisi ecorretti senza misleading. L’infor-mazione scientifica resta tale an-che quando è divulgativa. L’atteg-giamento da tenere è lo stessoche dobbiamo normalmente tene-re nei riguardi della clientela allaquale parliamo ogni giorno in ter-

Veterinari in tvmini corretti, ma necessariamentedivulgativi. I veterinari devono imparare a di-re quello che sanno”.

Il valore aggiunto delmessaggio televisivo“La Tv tende a banalizzare i temidella veterinaria- osserva CristinaPicco, comportamentalista esper-ta in medicina felina - e a censura-re gli aspetti che autori e presenta-tori ritengono scioccanti per l’opi-nione pubblica. Ad esempio par-lando di randagismo difficilmentesi arriverà a toccare il tema dellasterilizzazione, perché ritenutotroppo forte. Questo controllo cen-sorio sull’approccio agli argomentibasterebbe a farmi desistere dal-l’accettare, in futuro, inviti a com-parire in TV. Tuttavia, bisogna es-serci e bisogna essere corretti.Pur lavorando sul lessico, biso-gna ammettere qualche terminescientifico evitando però tecnici-smi incomprensibili, perché ilpubblico dà molto retta a quelloche sente dire in TV. Quello che

Da alcune stagioni i palinsesti televisivi danno molto spazio alla divulgazione scientifica e lo fanno in qualun-que fascia oraria, attraverso programmi dedicati, rubriche giornalistiche e format che, usando un termine pas-sato di moda, potrebbero definirsi “nazional popolari”. L’esperto è ormai un personaggio immancabile sullascena televisiva. Questo diffuso (o indotto) interesse per le scienze ha visto aumentare la presenza in TV an-che dei veterinari. Inevitabile il paragone con i medici che da anni parlano al pubblico dagli schermi televisi-vi, magari in prima serata, irreprensibili e autorevoli anche al fianco di comici e cantanti, abili e navigati rispettoalle domande e alle perplessità che la Categoria vuole giustamente affrontare: cosa significa fare divulgazio-ne scientifica in TV? Come funziona la comunicazione televisiva? Quale linguaggio si deve adottare? È cor-retto apparire in video rispetto alla deontologia professionale e alla normativa sulla pubblicità sanitaria? Comesi valuta l’opportunità di una partecipazione televisiva e quali cautele si devono adottare per non essere fa-gocitati dalle leggi dell’audience che trasformano ogni argomento in occasioni di spettacolo? Come porsi neiriguardi del pubblico e dei Colleghi che spesso sono gli spettatori più severi?Ci ha definitivamente provato a tentare qualche risposta è la lettera “Veterinari in Tv” pubblicata sul nostro gior-nale (Rubrica Lettere al Direttore, P.V. n.9/2001, ndr) nella quale si mettevano in luce molti aspetti della divul-gazione scientifica a mezzo Tv. Per doveroso diritto di replica, Federico Coccia risponde qui alla Collega au-trice della lettera citata, la quale avendolo seguito in Tv, chiedeva a Professione Veterinaria chiarimenti di tiposcientifico e deontologico.Per i primi, incidentalmente affrontati in questo articolo, ci soccorre il dottor Matteo Spallarossa, ConsigliereSCIVAC e specialista in riproduzione dei piccoli animali; per i secondi, abbiamo sentito autorevoli pareri e rac-colto testimonianze di medici veterinari che hanno fatto esperienze televisive.La conclusione che suggeriamo è che fare divulgazione in Tv non significhi necessariamente trasmettere com-petenze scientifiche, ma contribuire a far crescere la sensibilità del pubblico verso i problemi sanitari e versol’imprescindibile ruolo del medico veterinario nella cura e nel benessere animale.

Pseudogravidanza: rispostascientifica ma non televisiva…

A chiarimento di quanto richiesto dalla Collega Monica Piccinnella sua lettera, sono lieto di sviluppare in questa sede

l’argomento della pseudogravidanza.È stabilito ormai che la pseudogravidanza (o pseudociesi) nella cagnasia un evento fisiologico (o secondo alcuni Autori parafisiologico) conmanifestazioni cliniche e comportamentali più o meno importanti, a se-conda dei soggetti interessati. L’azione volta alla soppressione dei sintomi, o comunque delle suppo-ste alterazioni di tipo comportamentale, dovrebbe essere direttamenteproporzionale al grado di sofferenza del soggetto interessato. Dal momento che possiamo considerare una femmina di cane in pseu-dogravidanza semplicemente notando un lieve aumento della ghian-dola mammaria con un accenno di secrezione sierosa, fino ad arrivarea mimare in tutto e per tutto, non il parto, ma comunque il post- partoe la cura parenterale di una prole non esistente, l’atteggiamento delMedico Veterinario dovrà essere adattato ad ogni singolo caso. Po-tremmo inoltre aggiungere che alcuni i soggetti manifestano pseudo-gravidanza dopo ogni ciclo estrale, mentre altri hanno atteggiamentidiversi dopo ogni ciclo. Tutti gli Autori sono concordi nell’affermare chel’ovariectomia /ovarioisterectomia o comunque la “sterilizzazione” sia-no l’unico metodo per la risoluzione definitiva del problema. Bisognafare chiarezza però su quando sterilizzare: ovariectomizzare una fem-mina durante le manifestazioni cliniche della pseudogravidanza po-trebbe mantenerne la sintomatologia per lungo tempo. L’azione chirur-gica deve essere attuata durante l’anaestro o comunque non prima ditre mesi dalla fine dell’estro citologicamente testato, in quanto è que-sto il momento in cui la femmina ha terminato la fase luteinica e la con-centrazione di prolattina è a livello basale.Concludo aggiungendo che nella mia pratica ambulatoriale quotidiananoto sempre una certa difficoltà da parte del proprietario a discernerequanto sia zoologicamente vero e quanto sia equivocato dall’antropo-morfizzazione dell’animale. E non basta certo una risposta telefonica eobbligatoriamente sintetica per chiarire compiutamente l’argomento.

Matteo SpallarossaSegretario CD SCIVAC - Presidente senior SIRVAC

Consigliere e Referente per l’Italia della EVSSAR

La replica del Collega Coccia

Gentile Direttore, ringraziandola per avermi concesso di replicare alle affermazioni dellagiovane e, per sua stessa ammissione polemica Collega, preciso inprima battuta, ove fosse necessario, che per partecipare ad una tra-smissione radiotelevisiva non è necessario richiedere l’autorizzazionedel Consiglio dell’Ordine di categoria. Inoltre la sede televisiva, ogget-to delle attenzioni della dottoressa Piccin, rappresentava proprio per iltarget di pubblico cui era destinata, una sede divulgativa di sensibiliz-zazione rispetto alla conoscenza, alla cura ed al benessere dei picco-li animali.Non avendo pertanto la pretesa di essere un simposio scientifico harappresentato un canale di comunicazione semplice, diretto ed intesoa soddisfare le curiosità dei telespettatori in tempo reale. Ovviamente, il taglio della rubrica può incidere solo sulla modalità enon sulla qualità delle informazioni, che, sebbene suscettibili di essereinterpretate ed estrapolate da un contesto, non possono non essereadeguate.A tale proposito, e l’esempio valga per tutto il tenore delle affermazionicontenute nella lettera della collega, lungi da me la tesi secondo laquale l’ovaristerectomia rappresenti una soluzione commerciale delproblema: io, con qualche anno di esperienza, e non solo professiona-le in più, non mi permetterei mai di giudicare l’operato altrui con tantaemotività ed animosità. Nell’augurare alla giovane collega una brillan-te carriera, sento di doverle un umile suggerimento: affinché la criticarappresenti un’occasione di confronto utile e costruttivo, in special mo-do quando il canale di comunicazione è ad ampia diffusione, sarebbeopportuno che si fondasse sui fatti certi e circostanze precise e non sul“…mi pare…avevo appena acceso il televisore…non mi ricordo le pa-role precise…”. L’alternativa è una polemica sterile che si risolve, ora sì, in un utilizzodel mezzo divulgativo per obiettivi di personale visibilità. Continuo ad esprimerle, gentile Direttore, il mio più vivo apprezzamen-to. Grazie.

Federico Coccia, Roma

di Sabina Pizzamiglio

Giorgio Romanelli in trasmissione Cristina Picco intervistata in TV

Roberto Marchesini ripreso in TV

Page 23: Professione Veterinaria, Anno 2001, Nr 11

dice la Tv ha ancora un peso no-tevole sull’opinione pubblica”.

Il controllo sul mezzo televisivo“È vero che si deve continuare adapparire in TV per non lasciare ilcampo ad altri operatori - osservaCristina Picco- ma si deve pre-ventivamente vagliare il tipo diprogramma, esigere quando pos-sibile di visionare le registrazioniprima della messa in onda e cer-care di imporre quell’autorevolez-

za prontamente riconosciuta aimedici, verso i quali c’è molto piùrispetto”. Anche Romanelli ritiene si debbavalutare a priori la qualità delletrasmissioni a cui si prende parte.“Addirittura- secondo Marchesini- si può non accettare quando il ri-schio è palesemente quello diservire uno scopo estraneo o con-trario alle nostre argomentazioni ec’è il rischio di un travisamentostrumentale della figura del medi-

co veterinario e della sua scien-za”.

Perché non farsi pagare?Il sospetto, forse insinuato da uninguaribile complesso d’inferio-rità, è che i medici siano pagatiad ogni passaggio televisivo oper lo meno che arrivino alla sti-pula di contratti televisivi.“Un contratto - dice Cristina Pic-co - conferisce maggior rispetto.La Tv deve capire che se vuole il

professionista deve riconoscer-gli una statura contrattuale, lapossibilità di concordare le rego-le del gioco e di prestabilire ilsenso e la modalità della suapresenza in Tv. Non è ambizioneeconomica, è una questione diprestigio”.

I Colleghi devono essere piùcomprensivi Il medico veterinario che comparein Tv, comunque la si pensi, com-

pie un grosso sforzo e si esponemolto. “Dovremmo pensare - ha dichia-rato Marchesini - che i Colleghiche vanno in Tv stanno lavorandoanche per quelli che stanno a ca-sa”. Non è un compito semplice, maquando riesce tutta la Categoriafa un balzo in avanti rispetto allaconsiderazione e alla stima chel’opinione pubblica matura neisuoi confronti. ■

PROFESSIONE VETERINARIA 11/2001 25A T T U A L I T À

Siamo vincoli o sparpagliati? di Maurizio Pasinato

R I F L E S S I O N I

L a famosa frase di Peppi-no de Filippo come nonmai si addice alla realtà

della medicina veterinaria del ter-zo millennio. Queste riflessioni misono venute spontanee dopo lalettura della pubblicazione sullagazzetta ufficiale del nuovo rego-lamento sul farmaco veterinario.Personalmente, anche se dall’e-sterno, ho seguito il tormentatoiter di questa vicenda legislativa,ho letto e assistito pubblicamenteai violenti (e politicamente identifi-cabili) attacchi al collega AldoVezzoni che può a buon diritto es-sere considerato il padre di sud-detta legge. Pur vivendo tutti nelsuolo italiano, conoscendo quindicome le pastoie burocratiche, ag-gravate da competizioni partiti-che, rendano problematico qual-sivoglia percorso legislativo, ciònonostante abbiamo avuto lasfrontatezza di additare come uni-co responsabile del ritardo il col-lega su menzionato. Grazie Aldo,ma come la storia ci insegna igrandi personaggi non sono maidisgiunti dall’orda dei nemici fa-melici… Dobbiamo tutti riconoscere comela nostra crescita culturale escientifica sia strettamente legataalla nascita delle società culturalie di come palazzo Trecchi dasempre sia stato il fulgido esem-pio di un’attività formativa carat-terizzata dai più ferrei connotatiscientifici. Tuttavia di fronte aquesta realtà ci accorgiamo chechiunque, svegliandosi un buonmattino, si arroghi il diritto di darvita a una nuova società cultura-le. Fuor di dubbio che in una so-cietà democratica ognuno ha ildiritto di fare ciò che gli pare, cheil pluralismo è fonte di crescita(ricorda che avere troppe scelteè come non averne nessuna), maa mio parere un conto è la cultu-ra, un conto è un’attività formati-va scientifica seria. Siamo unapopolazione di oltre 21000 ani-me, che invece di difendere inmaniera corporativa l’orticello dicasa, ha il tempo di progettare edar vita a tutta una serie di asso-ciazioni, gruppi, fazioni per finirecoi club. Mi viene spontaneo

pensare, di fronte a questa realtà,che o ci troviamo di fronte a unpreoccupante stato di incoscien-za o la voglia di protagonismo èradicata nel nostro genoma. Se è

indiscutibile la nostra crescitascientifica, oltretutto è preoccu-pante è il “caos” che permea lanostra attività professionale. Uncodice deontologico che non esi-

ste, i comportamenti professiona-li dettati dalla morale soggettiva,la lotta pubblico-privato, la bioeti-ca e il benessere animale lascia-te ad interpretazioni personali e

chi ne ha più ne metta. Penso siagiunto il momento di una riflessio-ne seria perché la storia ci inse-gna che sparpagliati… non si ot-tiene nulla. ■

FSA - ENTE NON PROFIT

CORSO BASE

Sanità AnimaleFSA

FONDAZIONE SALUTE ANIMALE

Controllo della displasia dell’anca e del gomito nel cane

1° semestre 200213 gennaio - Sheraton Bologna - Via dell’Aereoporto 34/36 - Bologna

10 febbraio - Fast - Centro Congressi - Piazzale Ridolfo Morandi 2 - 20121 Milano

10 marzo - San Paolo Palace - Via Messina Marine 91 - 90123 Palermo

14 aprile - Hotel San Germano - Via Beccadelli 41 - 80125 Napoli

5 maggio - Holiday Inn Rome-West - Via Aurelia km 8,4 - 00163 Roma

9 giugno - Gran Hotel Ambasciatori - Via Omodeo Adolfo 51 - Bari

2° semestre 20027 luglio - Cagliari - 22 settembre - Genova

6 ottobre - Ancona

Programma scientifico9.00 Saluto ai partecipanti ed obiettivi del corso9.15 Displasia dell’anca: sviluppo ed aspetti clinici9.45 Displasia dell’anca: aspetti radiografici

10.15 Displasia dell’anca: proiezioni e posizionamentocorretto per l’esame radiografico

10.45 Classificazioni internazionali della displasia del-l’anca

11.35 Coffee break offerto

12.00 Displasia del gomito: sviluppo ed aspetti clinici12.30 Displasia del gomito: proiezioni e aspetti radio-

grafici

13.00 Light lunch offerto

14.30 Displasia del gomito: classificazione internazio-nale IEWG

15.00 Protocollo FSA per il controllo della displasiadell’anca e del gomito e club di razza aderenti

15.30 Rapporto dei veterinari con gli allevatori ed iproprietari dei cani

16.00 Coffee break offerto

16.30 Valutazione precoce della displasia dell’anca edel gomito nel cane in accrescimento

17.00 Possibilità terapeutiche in caso di displasia del-l’anca o del gomito

17.30 Valutazione dell’apprendimento e discussione18.15 Fine del Corso

RelatoreDr. Aldo VezzoniMed. Vet., SCMPA, Dipl. ECVS, Libero professionista a Cremona, Presidente FSA, Segretario FNOVI, Segretario ESVOT, Componente della CTC dell’ENCI

Obiettivi del corsoIl controllo e la prevenzione delle malattie ereditarie, ed in particolare della displasiadell’anca e del gomito del cane, vengono sempre più richieste ai medici veterinari perun’aumentata consapevolezza, da parte di allevatori e proprietari di cani, dell’impor-tanza di una selezione riproduttiva finalizzata anche alla salute ed al benessere.Il Corso, nell’ambito della Centrale di Lettura della FSA, si propone di fornire ai me-dici veterinari la competenza specifica per poter meglio inserirsi nel sistema di control-lo della displasia dell’anca e del gomito del cane e di aumentare le proprie conoscenzesu queste patologie per poter offrire ai propri assistiti una consulenza competente ed ag-giornata.

Per questi corsi è stato chiesto l’accreditamento E.C.M.

L’iscrizione comprende:• partecipazione al corso• appunti con i testi delle relazioni• goniometro per la misurazione dell’angolo di Norberg• attestato di frequenza• coffee break e light lunch offerti

Per informazioniSegreteria FSA- Via Trecchi, 20 - 26100 Cremona

Sara Cazzaniga Tel. 0372/403511 - Fax 0372/457091e-mail [email protected] www.fsa-vet.it

Animal Coder ®

Il sistema di identificazione a transponder

380098101025462

Page 24: Professione Veterinaria, Anno 2001, Nr 11

L ’acquisto on-line di pro-dotti o servizi è semprepiù in espansione e la

medicina veterinaria non si sot-trae certo a questa tendenza. Pro-grammi, servizi di supporto alla li-bera professione, consulenze,corsi, ecc. possono essere acqui-stati direttamente con l’utilizzodella carta di credito.Si è sempre creduto che utilizzarele carte di credito per acquistareon-line fosse pericoloso e questonon tanto perché i numeri veniva-no intercettati durante le transa-zioni da pirati informatici privi discrupoli, ma perché le aziendeche fanno commercio elettroniconon erano adeguatamente sensi-bili al problema della sicurezza. Inaltri termini, i rischi maggiori nonsi correvano inviando i propri dation-line, ma una volta che il mer-

chant li aveva memorizzati suipropri server.Tuttavia, secondo un recente stu-dio condotto da Europay Master-Card, pare che soltanto il 3% del-le frodi compiute rubando i codicidelle carte di ignari titolari si veri-fica via Internet. Ciò confermereb-be il fatto che i truffatori, preferi-scano ancora via tradizionali, co-me negozi o simili, per utilizzare lecarte di credito di cui si sono in-debitamente appropriati.L’e-commerce, basato sulla con-segna a domicilio, è infatti tropporischioso e potrebbe far scoprirela truffa.Nonostante il dato confortante,circa il 70% delle banche italianepresto installerà il sistema RiskEx-plorer, che segnalerà movimentisospetti valutando il livello di ri-schio delle operazioni sulla basedi una serie di parametri. Fortuna-tamente, l’Italia è una delle nazio-ni più immuni alle truffe effettuatecon carta di credito, cioè circal’1% di quelle complessive. Tale fenomeno è viceversa moltodiffuso in Svizzera, Francia, Spa-gna e Inghilterra.Nel nostro paese i bersagli mag-giori dei malviventi sono i negozidi abbigliamento (14% del totale),elettrodomestici (12%) e le gioiel-lerie (8%). La spesa media fattacon carta contraffatta raggiunge i548 euro (pari ad una cifra chesupera il milione di lire), mentrecon carta smarrita è di 90 euro(circa 180 mila lire).A fronte delle rassicurazioni offer-te dall’indagine, in un mondo do-ve non si è più certi della privacy,tra i molti dubbi, nasce anchequello del metodo di pagamentoon-line con la carta di credito. Ma qual è il meccanismo su cui sifonda questo sistema e come av-vengono le transizioni?

Negli anni passati, le transizioniavvenivano sicuramente in modonon sufficientemente protetto, afronte di una esigua schiera di ac-quirenti che sceglievano questometodo. Succedeva quindi che tutti i datiinseriti, venivano poi registrati inun database, dove un qualsiasihacker un po’ esperto, o perfinoun dipendente dell’azienda diso-nesto, potevano visionare leinformazioni necessarie per ef-fettuare pagamenti con i datidell’utente.Attualmente, le cose sono cam-biate totalmente, il web infatti si èespanso notevolmente, così co-me è aumentato il numero di uten-ti che ogni giorno si collegano al-la Rete. A fronte di tale espansione, in In-ternet sono entrate anche molte

banche che hanno investito note-voli capitali, anche sul fronte dellasicurezza dei pagamenti con car-te di credito.Tale garanzia di sicurezza, sipuò notare al momento del pa-gamento, se è specificato dal si-to stesso, oppure si può notareche la nostra connessione con ilsito dell’istituto di credito diventahttps, cioè una connessioneprotetta, tanto che il nostro brow-ser ci comunicherà tale partico-larità mostrandoci il classico luc-chetto chiuso in basso sulla bar-ra degli strumenti. In questi casi,possiamo stare tranquilli della si-curezza dei nostri dati, almenoper un buon 90% dei casi.Ma eccovi alcuni consigli da te-nere in debita considerazionenell’eventualità di un pagamentoon-line. In questi casi occorre

evitare di salvare informazioniimportanti nel proprio computer.Inoltre, nell’eventualità in cui viarrivasse una mail dalla bancaper chiedervi dei dati personali,accertatevi che sia stata sicura-mente essa a contattarvi, inquanto sono molti i casi di e-mail fasulle.Un’altra regola da tenere in consi-derazione è quella di eliminareogni tipo di completamento auto-matico o salvataggio passworddal nostro PC e di scegliere sem-pre dei siti che offrano l’interfac-ciamento ad una banca per i no-stri pagamenti.Infine, una volta eseguita la tran-sizione, cancelliamo sempre icookie e la cronologia dal nostrocomputer per evitare che riman-ga traccia dei siti che abbiamovisitato. ■

Carte di credito: meno frodi su internetContrariamente a quanto si possa pensare, le truffe ai possessori di carta di creditonon sono affatto frequenti sul Web. Occorre comunque prudenza

I N R E T E

di Fabrizio Pancini

PROFESSIONE VETERINARIA 11/200126

http://www.istat.it/Ecco un interessante sito dell’Istituto nazionale di Statistica. Particolarmente ricco di dati on-line facilmente ac-cessibili e suddivisi per settori che vanno dall’ambiente alla sanità, dall’agricoltura all’industria fino ai servizi.Una fonte inesauribile di dati aggiornati (anche di tipo socio-sanitario su base regionale), che possono esse-re utili anche nella pratica lavorativa professionale.

BOYDANATOMIA CLINICA DEL CANE

E DEL GATTO.ATLANTE A COLORI

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Page 25: Professione Veterinaria, Anno 2001, Nr 11

Io veterinario vi svelo gli orroridella vivisezioneQuesto è un articolo, un rospo dasputare, un atto d’accusa, una de-nuncia pubblica, quello che voletevoi. Dieci anni fa andai, per motiviprofessionali, in un Istituto dove sieffettuavano esperimenti sulle scim-mie. Alla fine della giornata giuraiche non avrei mai più messo piedein un laboratorio di sperimentazio-ne. Per dieci lunghi anni, come mi-gliaia di miei colleghi veterinari emedici, ho rimosso. Ho rimosso e ciho messo una pietra sopra perchéci sono cose che possono farti per-dere il sonno e talvolta la ragione.Ho sbagliato e qui lancio un appel-lo a tutti i colleghi che mi leggono.Abbiamo sbagliato.Tutti i santi giorni dell’anno ci ado-periamo, spesso mal pagati eneanche ringraziati, per lenire lesofferenze di cani, gatti, cavie, coni-gli, criceti e, negli ultimi anni, lo pos-so dire con orgoglio e senza temadi smentite, abbiamo raggiunto ver-tici di professionalità che spesso imedici, che escono stupiti dalle no-stre strutture, ci invidiano. Allora io dico che è venuto il mo-mento di fare valere la nostra pro-fessionalità anche in un campo chespesso ci ripugna vangare. Eppureper vedere se il terreno è fertile omarcio il contadino usa la vanga. Enoi dobbiamo imparare ad usare lavanga, stringendo i denti e vomitan-do, ma dobbiamo affondarla inquell’orrore che porta il sinistro no-me di “vivisezione”.Questo non è un atto d’accusa indi-scriminato contro tutti i ricercatoriche utilizzano animali, alcuni deiquali sono peraltro veterinari. Se ildirettore vorrà aprire un dibattito(come chiede in una lettera a Libe-ro il professor Giulio Soldani) sull’u-tilità o meno della sperimentazioneanimale sarò ben felice di ascoltareed intervenire.Cari lettori se qualcuno è deboluc-cio di stomaco salti le prossime ri-ghe e vada alle conclusioni, perchéquanto vado a raccontare è duroda digerire.Ho qua in mano una pubblicazionedi una rivista di Fisiologia umanadove si descrive un esperimento ef-fettuato da Fausto Baldissera, Pao-lo Cavallai e Gabriella Cerri dell’Isti-tuto di Fisiologia umana II, Univer-sità di Milano. Vi trascrivo il para-grafo relativo ai metodi. “Gli esperi-menti sono stati eseguiti su otto gat-ti adulti anestetizzati con Nembutalintraperitoneale (…) Dopo la lami-nectomia lombare (traduco: vuol di-re segare le vertebre lombari) checonsentiva l’accesso alle radiciventrali L6-L7, la spina dorsale èstata campata (traduco: stretta fradue pinze) ed immobilizzata. Il ten-dine di uno o più muscoli degli artiposteriori è stato sezionato e colle-gato ad un traduttore a forza isome-trica. Il femore e la tibia sono statifissati ed i muscoli esposti coperticon olio minerale. A tutti gli altri mu-scoli degli arti sono stati tolti i nervi.La corda spinale è stata copertacon olio minerale a 37° C e le radiciventrali sono state divise(…)”.Mifermo qui può bastare.Alcune precisazioni tecniche: ilNembutal è un vecchio barbituriconeanche più in commercio e che

comunque nessun veterinario si so-gnerebbe mai di usare per scopichirurgici, in quanto i barbiturici so-no privi di effetto analgesico, ovve-ro non controllano il dolore. Queigatti non erano in anestesia, ma so-no stati operati in uno stato di nar-cosi più o meno profonda, ma sen-za controllo del dolore, essenzialein una anestesia moderna. Ve lo di-

ce chi da oltre vent’anni si occupadi anestesia. Intendiamoci, l’esperi-mento era del tutto legale (ed èquesto che terrorizza), tanto che èstato approvato dal Comitato Curadegli Animali dell’università di Mila-no (fuori i nomi, o ci appelliamo allaprivacy?). In ultimo sulla pubblica-zione si legge che sono state se-guite le linee guida del NIH. Il NIH è

l’Istituto Nazionale della Saluteamericano. Con tutto il rispetto chis-senefrega del NIH? Qui siamo inItalia, qui siamo in Europa e si se-guono le linee guida italiane o euro-pee.Cari lettori, abbiamo iniziato a scri-vere di quanto accade all’Ospeda-le Sacco, che è solo la punta dell’i-ceberg. Adesso si tratta di immer-

gerci, per vederne il lato oscuro.Noi siamo pronti per un’altra batta-glia che ha lo scopo di sensibilizza-re, chi di dovere, ad emanare nor-me molto più severe sulla speri-mentazione animale e di vegliareche siano sempre rispettate. Con-tiamo ancora una volta su di voi.

Tratto da “Libero” di sabato 1 settembre 2001

PROFESSIONE VETERINARIA 11/2001 27

Animali torturatidi Oscar Grazioli

Medico Veterinario, Reggio Emilia

L ’ O P I N I O N E

Page 26: Professione Veterinaria, Anno 2001, Nr 11

PROFESSIONE VETERINARIA 11/200128

Nuovi Beggin’Biscuits Purina

Sul mercato del petfood sono infattisbarcati i nuovissimi Beggin’ Bi-scuits, la linea di biscotti per caneideali per un break allegro e bilan-ciato. Disponibili in comode confe-zioni da 400 gr., gli snack Purinarappresentano un immancabile ap-puntamento durante la giornatadell’animale.Le tre differenti specialità vanno in-contro alle specifiche carenze nutri-zionali arricchendo e rendendo an-cora più sfiziosa la dieta alimentare.Ideale in ogni momento - come dol-ce o ricompensa - i Beggin’ Bi-scuits assumono simpatiche ed in-vitanti forme nelle singole specia-lità. Mattoncini bicolore per chi de-sidera fare un pieno di Energia abase carne, calcio e vitamine; di-vertenti Ossicini per un Alito frescograzie all’estratto di tè verde, mela elatte, e deliziosi Cuoricini per miglio-rare la Digestione con pollo, riso efibre vegetali.Beggin’ Biscuits sono distribuitinel canale specializzato.Per ulteriori informazioni:Antonella Aquaro Tel.: 02/72223.341e-mail: [email protected]

Nuovo SciencePlan Hill’scon la formulaantiossidantesuperiore

L’uso crescente degliantiossidanti per la curadella salute dell’uomo ela conoscenza dei van-

taggi che ne derivano sono in au-mento. Diventa quindi più facile ac-cettarne l’utilizzo per gli amici di ca-sa: cani e gatti hanno bisogno diqueste sostanze per rafforzare il si-stema immunitario e costruire unaprotezione dei danni cellulari. In li-nea con questo scenario, Hill’s PetNutrition arricchisce ulteriormentela sua gamma di prodotti secchiScience Plan con la formula an-tiossidante superiore. Hill’s da oltre 50 anni opera al fian-co dei veterinari per ricercare e svi-luppare prodotti all’avanguardianella nutrizione e dietetica clinica dicani e gatti. Non è l’unica ad inclu-dere gli antiossidanti nella formula-zione dei suoi prodotti, che si distin-guono per i più alti livelli di vitaminaE combinati con altri antiossidanti.Ricerche scientifiche condotte dailaboratori Hill’s hanno stabilito i livel-li antiossidanti necessari a ridurrel’invecchiamento cellulare causato

dai radicali liberi (generati dall’e-sposizione quotidiana a tossinequali: sostanze inquinanti, raggi ul-travioletti e radiazioni), esercitandoun effetto benefico sulla salute deglianimali.I prodotti Science Plan super pre-mium sono stati riformulati peresercitare questi effetti benefici.Contengono livelli di antiossidantiche: • aiutano a proteggere il sistema im-munitario e contribuiscono a ridurrei danni cellulari;• contengono i più alti livelli di vita-mina E tra tutti gli alimenti secchiper cani e gatti nella categoria su-per-premium.La formula Antiossidante Superioredi Hill’s contiene oltre alla VitaminaE:• Vitamina C che associata alla vi-tamina E, ha un effetto coadiuvantenella protezione contro le malattie;• Beta-carotene che, associato allavitamina E, esercita un ruolo coa-diuvante nel potenziamento della ri-sposta immunitaria;• Selenio che potenzia l’efficaciadella vitamina E nel ridurre il dannocellulare.Grazie a queste caratteristiche iprodotti Hill’s sono unici, ben di-versi, da quelli offerti dai marchigrocery, che aspirano ad entrarenella categoria super-premiumattraverso prodotti con l’aggiun-

ta di antiossidanti.Uno studio condotto presso ilScience & Technology Centre di Hil-l’s ha dimostrato che quando nell’a-limento sono presenti più alti livellidi vitamina E, i livelli sierici della Vi-tamina E aumentano, ed aumentadi conseguenza l’effetto protettivocontro i radicali liberi. I livelli idealisono diversi per il cane e per il gat-to e Hill’s ha racchiuso nei suoi pro-dotti proprio queste concentrazioni(600 mg per kg di alimento secconel cane e 540 mg per kg di ali-mento secco nel gatto).Grazie alla conoscenza delle infor-mazioni corrette, i veterinari posso-no consigliare i clienti con cognizio-ne di causa invitandoli a utilizzarequotidianamente i prodotti della li-nea Hill’s Science Plan. I veterinaripossono così contribuire a fornire ailoro piccoli clienti un’alimentazionecompleta, che li aiuta a mantenereun sistema immunitario forte e sanoper tutta la vita.Consigliare la giusta alimentazioneporta a un duplice vantaggio: aiutaa mantenere un buon rapporto coni proprietari degli animali e permet-te di diventare il punto di riferimentoper volumi di acquisto significativi.

La formula antiossidante superioreè stata aggiunta a tutta la gamma diprodotti secchi Science Plan percani e gatti. La linea di prodotti percani comprende: Growt/Puppy,

Adult/Maintenance, Light, Perfor-mance, Senior, Special Care; quellaper i gatti: Growth/Kitten, Adult/Maintenance, Light, Senior, SpecialCare. Le nuove confezioni, facil-mente riconoscibili grazie a unaspeciale etichetta, sono già in ven-dita.Per il lancio di questa nuova linea dialimenti secchi Science Plan, Hill’smette a disposizione dei negozispecializzati del settore: poster, fo-glietti illustrativi, bandierine da scaf-fale, materiale punto vendita.Per informazioni sui prodotti è pos-sibile rivolgersi al proprio rappre-sentante di fiducia, a Hill’s Pet Nutri-tion Via del Giorgine 59/63, 00147Roma, contattare il numero verde800 701 702 o consultare il sito:www.hillspet.comPer ulteriori informazioni:Antonella Brianzatel 02 33611604 e-mail: [email protected]

Ibaflin: Ilfluorchinolonead ampiospettro e largatollerabilitàIbafloxacina è la nuova molecolacon la quale Intervet approccia laterapia chinolonica e rappresentauna grossa novità della classe deichinoloni di 3a generazione.Ibaflin ha avuto il placet dell’autoriz-zazione centralizzata europea chene permette l’utilizzo in tutti I paesifacenti parte dell’unione.L’organismo registrativo europeo(EMEA) ha esaminato e abilitato leseguenti caratteristiche:Ampio spettro d’azioneValori di MIC che rimangono sotto lasoglia di 0,5 µg/ml per i patogenipiù frequenti.Effetto post antibiotico che perma-ne per lungo tempo dopo la som-ministrazione (ca 10 h).Rapido assorbimento (compresetra 1-2 h per os).Elevato volume di distribuzione tis-sutale (ca 4 l/kg) sinonimo di eleva-ta capacità a penetrare i tessuti.Eliminazione come metaboliti attiviprevalentemente per via renaleImpiego per i trattamenti prolungati(fino a 90 gg consecutivi)Impiego nella cagna in gestazionee qualsiasi altro periodo dell’età fer-tile.Tutte queste caratteristiche fanno diIbaflin l’antibiotico che può essereimpiegato con successo ed in tuttasicurezza nelle terapie delle infezio-ni del tratto urinario, nelle terapiedell’apparato respiratorio, nelle te-rapie cutanee e in tutti i casi neiquali l’antibiogramma mostra sensi-bilità batterica appropriata.La dose indicata è di 15 mg/kg pervia orale da somministrare una solavolta al giorno.Le confezioni presenti sul mercatoitaliano sono compresse facilmentedivisibili (perché pre-secate) da150 e 300 mg.Le confezioni Ibaflin 150 mg da 20compresse e 300 mg da 16 com-presse sono prescrivibili in regimedi ricettazione semplice ripetibile erintracciabili presso qualsiasi far-macia.Fonti: data on file; rapporto di valu-tazione EMEA 424/00 9/2/2000

A T T U A L I T ÀA T T U A L I T ÀN O T I Z I E D A L L E A Z I E N D E▲

Hill’s*

Page 27: Professione Veterinaria, Anno 2001, Nr 11

PROFESSIONE VETERINARIA 11/2001 29A N N U N C I AAA

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CONGRESSO NAZIONALE MULTISALA

Società Italiana Veterinari per Equini

CONGRESSO NAZIONALE MULTISALA 26-28 gennaio 2002

Centro Congressi EuropeoBellaria (RN)

ARGOMENTI PREVISTI:

CHIRURGIADENTISTICAFISIOTERAPIAMEDICINA D’URGENZAORTOPEDIAPODOLOGIARIPRODUZIONE

RELATORI INVITATI:

MARY BROMILEY, Baydon (UK)JEAN MARIE DENOIX,Ecole Veterinarie d’Alfort, (F)JACK EASLEY, Shelbyville, Kentucky (USA)ROLF EMBERTSON,Rood & Riddle, Lexington, Kentucky (USA)RICK REDDEN, Versailles, Kentucky (USA)PAMELA WILKINS,University of Pennsylvania, (USA)

Per informazioni rivolgersi alla Segreteria SIVE (Ludovica Bellingeri) Tel: 0372 403502 Fax: 0372 457091email [email protected] Web Site: www.sive.it

Page 28: Professione Veterinaria, Anno 2001, Nr 11

PROFESSIONE VETERINARIA 11/200130

La rivista è un mensile

specializzato rivolto a Medici

Veterinari e operatori del settore.

Direttore

Carlo Scotti

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Comitato di Redazione

Pier Paolo BertagliaPaolo Bossi

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- Filiale di Piacenzaa cura di Nacor di G. Manfredi,Bobbio - PC - tel 0523/936546

La rivista è gratuita per gli iscritti alleAssociazioni Federate ANMVI.

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Chiuso in stampa il 29 novembre 2001

PROFESSIONE VETERINARIA

Sarà ripropostoai soci

il corso avanzatodi neurologia

Il Corso Avanzato di Neurolo-gia in svolgimento nei giorni 4-7 dicembre 2001 verrà ripetutonei giorni 14-17 febbraio 2002.Il Corso è stato riprogrammatoa beneficio dei numerosi Colle-ghi che pur avendo presentatodomanda di partecipazionenon erano stati ammessi allafrequenza per esubero di do-mande.In aggiunta ai Colleghi esclusiche confermeranno la parteci-pazione al corso, altri posti sa-ranno resi disponibili, in basealle esigenze logistico-organiz-zative della didattica teorico-pratica. Chi fosse interessatoad inviare la propria domandadi iscrizione è pregato di contat-tare quanto prima la Segreteriaallo 0372/40.35.06. Il corso saràeffettuato al raggiungimento diun minimo di 32 partecipanti.

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SISCA BIOETICA APPLICATA IN SCIENZE VETERINARIE - CremonaPer informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel. 0372/403506 - email [email protected]

SOVI CASI CLINICI - GLAUCOMA - CremonaPer informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel. 0372/403506 - email [email protected]

CORSO FSA CONTROLLO DELLA DISPLASIA DELL’ANCA E DEL GOMITO NEL CANEPerugia - Centro Culturale AVULP - Via A. Morettini, 19Per informazioni: Sara Cazzaniga - Segreteria FSA - Tel. 0372/403511 - email [email protected]

DELEGAZIONE REGIONALE SCIVAC LAZIO INTERPRETAZIONE CLINICO-PATOLOGICA DEI TUMORI DEL CANE E DEL GATTOINCONTRO A CARATTERE PROVINCIALE Roma - Hotel Colony Flaminio, via Monterosi 18 - Relatore: Prof. Alessandro Ciorba

Per informazioni: Marzio Gargiulo - Tel. 06/3210473

CORSO SCIVAC CORSO AVANZATO DI NEUROLOGIA - CremonaPer informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel. 0372/403506 - email [email protected]

GRUPPO DI STUDIO SCIVAC DI DIAGNOSTICA PER IMMAGINI DIASPLASIA DEL GOMITO E DISPLASIA DELL’ANCA - PerugiaPer informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel. 0372/403506 - email [email protected]

CORSO SIDEV CITOLOGIA DERMATOLOGICA - CremonaPer informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel. 0372/403506 - email [email protected]

DELEGAZIONE REGIONALE SIVAR UMBRIA INTERVENTI CHIRURGICI DI CAMPO IN BUIATRIAPer informazioni: Paola Orioli - Segreteria SIVAR - Tel. 0372/40.35.39 - [email protected]

GRUPPO DI STUDIO SCIVAC DI CARDIOLOGIA PerugiaPer informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel. 0372/403506 - email [email protected]

GRUPPO DI STUDIO SCIVAC DI RIPRODUZIONE TECNICHE DI INSEMINAZIONE ARTIFICIALE NEL CANE - CremonaPer informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel. 0372/403506 - email [email protected]

CORSO FSA CONTROLLO DELLA DISPLASIA DELL’ANCA E DEL GOMITO NEL CANEBologna - Sheraton Bologna - Via dell’Aereoporto, 34/36Per informazioni: Sara Cazzaniga - Segreteria FSA - Tel. 0372/403511 - email [email protected]

SCVI (ex Gruppo di Studio SCIVAC di Chirurgia Veterinaria) Per informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel. 0372/403506 - email [email protected]

8° CONGRESSO SIVE MULTISALA BellariaPer informazioni: Ludovica Bellingeri - Segreteria SIVE - Tel. 0372/403502 - email [email protected]

SEMINARIO SCIVAC CITOLOGIA ESFOLIATIVA - Bari - Hotel Mercure Ville Romanazzi, Via G. Capruzzi 326Per informazioni: Paola Gambarotti - Segreteria SCIVAC - Tel. 0372/403508 - email [email protected]

CORSO SCIVAC CORSO DI EMATOLOGIA CLINICA - CremonaPer informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel. 0372/403506 - email [email protected]

CORSO SCIVAC CORSO DI ANESTESIA - CremonaPer informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel. 0372/403506 - email [email protected]

CORSO FSA CONTROLLO DELLA DISPLASIA DELL’ANCA E DEL GOMITO NEL CANEMilano - Fast Centro Congressi - Piazzale Rodolfo Morandi, 2Per informazioni: Sara Cazzaniga - Segreteria FSA - Tel. 0372/403511 - email [email protected]

DELEGAZIONE REGIONALE SCIVAC LIGURIA PRONTO SOCCORSO - Liguria - Relatore: Dr. Fabio ViganòPer informazioni: Lara Zava - Segreteria SCIVAC - Tel. 0372/403541 - email [email protected]

DELEGAZIONE REGIONALE SCIVAC SICILIA SiciliaPer informazioni: Lara Zava - Segreteria SCIVAC - Tel. 0372/403541 - email [email protected]

SIARVET (ex Gruppo di Studio SCIVAC di Anestesia) Per informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel. 0372/403506 - email [email protected]

SIMVENCO Per informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel. 0372/403506 - email [email protected](ex Gruppo di Studio SCIVAC di Medicina non Convenzionale)

SEMINARIO SCIVAC DIAGNOSTICA PER IMMAGINI DEL TORACE E DELL’ADDOME - VenetoRelatori: Dr. Christoper Lamb (UK) e Dr. Giacomo GnudiPer informazioni: Paola Gambarotti - Segreteria SCIVAC - Tel. 0372/403508 - email [email protected]

DELEGAZIONE REGIONALE SCIVAC LAZIO LE LEISHMANIOSI NEL CANE, EHRLICHIOSI E RICKETTIOSI - LazioRelatore: Dr. Carlo Pizzirani

SIRVAC (ex Gruppo SCIVAC di Studio di Riproduzione) Per informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel. 0372/403506 - email [email protected]

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CORSO SCIVAC CORSO DI ODONTOSTOMATOLOGIA - CremonaPer informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel. 0372/403506 - email [email protected]

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CORSO SCIVAC CORSO SULLE VIE DI ACCESSO CHIRURGICHE E TECNICHE DI RIDUZIONE IN ORTOPEDIACremona - Per informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel. 0372/403506 - email [email protected]

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