l'Artugna 108_2006

36
Padre Rito Cosmo... educatore, prete, poeta L’altaruol de Tomè Ancia i sorth i ’veva freit! Periodico della Comunità di Dardago · Budoia · Santa Lucia Anno XXXV · Agosto 2006 · Numero 108 Spedizione in abbonamento postale art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96. Filiale di Pordenone. 1956, la prima pietra dell’asilo

description

Periodico della Comunità di Dardago · Budoia · Santa Lucia Anno XXXV · Agosto 2006 · Numero 108 Spedizione in abbonamento postale art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96. Filiale di Pordenone.

Transcript of l'Artugna 108_2006

Padre Rito Cosmo... educatore, prete, poeta

L’altaruol de Tomè

Ancia i sorth i ’veva freit!

Periodico della Comunità di Dardago · Budoia · Santa LuciaAnno XXXV · Agosto 2006 · Numero 108S

pedi

zion

e in

abb

onam

ento

pos

tale

art

. 2, c

omm

a 20

, let

tera

C, l

egge

n. 6

62/9

6. F

ilial

e di

Por

deno

ne.

1956, la prima pietra dell’asilo

[di

Rob

erto

Zam

bon

l’edit

ori

ale

]Era questo il titolo del questiona-rio, allegato allo scorso numerode l’Artugna, che la redazioneave va preparato in occasione dei35 anni di pubblicazione. Lo sco-po del questionario era quello ditastare il polso ai lettori, chiedereil loro parere, ascoltare i suggeri-menti, le critiche per verificare co-sa veramente rappresenta il no-stro periodico.

Sapevamo che avremmo avu-to un buon risultato, in termini dinumero di risposte, ma – sincera-mente – non ne aspettavamo co-sì numerose.

Intanto proviamo ad anticiparealcune considerazioni, senza en-trare nel dettaglio delle rispostealle singole domande.

Da un primo sommario esa-me, emerge che l’Artugna piaceed è apprezzata dai lettori e quasitutti gli argomenti vengono letticon interesse. Una leggera prefe-renza viene accordata agli articoliche trattano la storia e la culturalocale.

La partecipazione dei lettori sinota anche dalle numerose pro-poste per migliorare e per rende-re più interessante l’Artugna. Nellimite del possibile sarà cura dellaredazione recepire questi consi-gli. Alcuni sono veramente moltovalidi e interessanti e spazianodalla veste grafica agli argomentida approfondire maggiormente,a nuove rubriche da istituire.

Una sorpresa si sono rivelatele risposte positive riguardo la co-

noscenza del sito internet forni-te dai nostri lettori più anziani:

veramente una buona per-centuale! Bisognerà te-nerne conto!Ci fermiamo qui con le

nostre considerazioni. Nonvogliamo approfondire di più:

attendiamo ancora molte schedeper poi analizzare tutte insieme lerisposte.

Nel prossimo numero riserve-remo molto spazio a risultati,analisi, considerazioni e com-menti.

A tutt’oggi sono arrivate più di80 schede e continuano ad arri-vare. Proprio perché ne stannoarrivando ancora, abbiamo pen-sato di rimandare la pubblicazio-ne dell’analisi delle risposte alprossimo numero, dando il tem-po anche ad altri lettori di rispon-dere. Ricordiamo che il questio-nario può essere scaricato anchedal sito internet www.artugna.ite può essere spedito al nostro in-dirizzo: l’Artugna, via della Chie -sa,1 · 33070 Dardago.

Volòn fà mejo,se ne giudhàt

Le numerose risposte dei lettori al nostroappello forniranno prossimamente la chiavedi lettura per un maggior arricchimento delperiodico e per una prosecuzione dicondivisione e di crescita delle tre comunità.

Nella foto la chiave del portale dellaParrocchiale di Dardago realizzata da AlfredoZambon, al quale va il ringraziamento dellaComunità dardaghese.

«L’Immacolata Vergine Maria, finito il corsodella Sua vita terrena, fu assunta alla celeste gloriain anima e corpo, perché fosse più pienamenteconformata con il Figlio Suo. Assisa accanto al Re deisecoli, splende come regina e intercede come Madre»

(Lumen Gentium 60, 62)

Plevànla lettera del

ASSUNTA 2006

Il documento del ConcilioEcu menico Vaticano II che aprequesta nostra riflessione nelpieno dell’estate 2006 ci aiutaa capire la solennitàdell’Assunzione in cielo di Mariain anima e corpo. Nel prenderela parola durante l’AssiseEucumenica il nostro MonsignorAurelio Signora tenneun’illuminata riflessione suiMi ste ri del Rosario che definì«Pre ghiera Cristocentrica»; che ciaiu ta a contemplare con Mariail volto di Cristo e apre su noiil destino futuro che ci attende.La chiesa ricorda con particolaresolennità l’ingresso della Ma dredi Dio e Madre nostra in cielo.Come il Figlio, asceso alla glo riaeterna dopo la sua morte, cosìla Madre è mostrata a noiglorificata e assunta, accantoal Re dei secoli.Nel salmo responsorialeripetiamo «Risplende la ReginaSignore alla tua destra».La stessa Donna vittoriosa edImmacolata della creazione,riappare oggi, nel segno dellaDonna vestita di sole. Maria èl’icona fulgida della Chiesa edè segno di consolazione e disperanza.Maria ci aiuta a contemplarequesto mistero con gli occhidella fede e della speranza;innalzare lo sguardo oltreil visibile e l’uma no edimmergerci nel futuro che ciattenderà. Lo Spirito San to che

vivificò il seno verginale di Maria ediede carne umana allo stessoDio, riempia la nostra mente eil nostro cuore, convinti che tuttociò che faremo quaggiù,lo ritroveremo Lassù. Dio daràesito finale a tutte le nostre attese!Il mondo di oggi lacerato dalledivisioni, dalle guerre, mortificatoe stremato dalle malattie, delusoda lusinghe e pochezze chevengono da Satana, spirito delmale, ha ancora bisogno di Dio.«Senza di me, non potete farnulla»; non sono parole umane madi Cristo, nostro unico Sal va tore,Via Verità e Vita.Affidiamoci a Dio tramitela Vergine Maria e anche in questoferragosto fermiamoci a rifletteresulla nostra vita; interroghiamoci

se il nostro cristianesimo è fattosolo di parole vuote, di gestiscon tati. Ritroviamo le nostreorigini, riaffermando le nostrepromesse battesimali perchéla nostra fede non sia vuota perpresentarci vuoti al cospettodi Dio, quando Egli ci chiamerà.Riviviamo anche noi le ultime oredel Redentore in Croce, che hasacrificato la vita per salvarci;in quelle parole dell’atto diaffidamento dell’umanità allaMadre del cielo e della terra cisiamo anche noi: «Donna, eccotuo figlio»; «Figlio, figlia, ecco tuaMadre»!

Buon Ferragosto, buone vacanze.

DON ADEL

La notizia, fresca fresca,l’ha comunicata Don Adel durante

le messe di domenica 23 luglio.Da settembre, le tre parrocchie

del comune avrannolo stesso parroco.

Auguri a don Adel di un proficuolavoro pastorale.

DON ADEL PARROCO DI SANTA LUCIA

IMPORTANTE

Per ragioni legate alla normativasulla privacy, non è più possibile averedagli uffici comunali i dati relativial movimento demografico del comune(nati, morti, matrimoni).Pertanto, i nominativi che appaiono suquesta rubrica sono solo quelli che ci sonostati comunicati dagli interessati o da loroparenti, oppure di cui siamo venuti aconoscenza pubblicamente.Naturalmente l’elenco sarà incompleto.Ci scusiamo con i lettori.

Chi desidera usufruire di questa rubricaè invitato a comunicare i dati almeno ventigiorni prima dell’uscita del periodico.

[la r

uota

della v

ita] N A S C I T E

Benvenuti! Abbiamo suonato le campane per l’arrivo di...

Veronica Fort di Victoriano e Antonella Gariboldi – PaviaAnna Vago di Fabrizio e Francesca Cancian – BudoiaGiorgia Delgrosso di Paolo e Valeria Angelin – Bresso (Milano)Marco Zambon di Stefano e Marta Zambon – Dardago

M AT R I M O N I

Hanno unito il loro amore. Felicitazioni a...

Alberto Brosolo con Tiziana Bastianello – DardagoFabrizio Battisti con Alessandra Cargioli – GenovaChristian Perin con Aiguana Foscarini – Budoia

L A U R E E , D I P LO M IComplimenti!

LaureeFabio Zambon – Scienze della Comunicazione – Bellegra (Roma)Mauro Vago – Economia Aziendale – BudoiaValeria Zambon – Informazione scientifica del farmaco

Licenza ElementareNicole Bocus, Davide Boem, Marco Bortolini, Chiara Busetti, Serena Ceron, Marco Dorigo, Evelyn Manfè,Guglielmo Micco, Fabiano Naressi, Mauro Petretti, Teodora Rajkoska, Stefano Salgarella, Lucia Schiavon,Orhan Selimoski, Lorenzo Tre, Davide Zuliani.

Licenza MediaValerio Adore, Luca Bocus, Francesco Carlon, Nicola Carlon, Federico Cecchinel, Pablo Dorigo,Margherita Fossa, Giulio Giannelli, Paolo Guadagnini, Erika Pastorelli, Eleonora Venier, Jasmine Wiley,Francesca Zambon, Simone Zambon.

Licenza Media SuperioreDario Alberto Adore – Liceo scientificoGiulia Bravin – Liceo socio-psico pedagogicoCristian Busetti – IPSIAAndrea Carlon – Liceo scientificoFederico Del Maschio – Liceo scientificoSilvia Del Maschio – Istituto tecnico industrialeSabrina Fort – Istituto professionale IALMarta Panizzut – Liceo scientificoIlaria Pitton – Liceo classicoChiara Zambon – Liceo scientifico ad indirizzo linguistico

D E F U N T I

Riposano nella pace di Cristo.Condoglianze ai famigliari di…

Ercole Zambon di anni 88 – TorinoRuggero Bonetti di anni 66 – Montesilvano (Pescara)Don Franco Martini – Parroco di Sambuco (Cuneo)Manuela Castellet di anni 54 – Santa LuciaBruna Del Maschio di anni 90 – BudoiaMaddalena Coletti di anni 55 – BudoiaIwana Pellizotti di anni 53 – Santa LuciaAngelo Bocus di anni 80 – DardagoFranco Cigos di anni 59 – DardagoGiuseppe Lachin di anni 84 – Santa LuciaDiana Liberta di anni 82 – BudoiaGiovanna Zambon di anni 92 – DardagoLino Bortolin di anni 83 – BudoiaAmelia Andreatta di anni 86 – DardagoIda Mezzarobba di anni 82 – BudoiaArmido Zambon di anni 92 – DardagoMaria Carlon di anni 90 – BudoiaFrancesco Fraschet di anni 62 – VigonovoFrancesco Bastianello di anni 66 – DardagoIolanda Burigana di anni 95 – Budoia

5

Periodico quadrimestrale della Comunità di Dardago, Budoia e Santa Lucia (Pn)

sommario

2 Volòn fà mejo, se ne giudhàtdi Roberto Zambon

3 La lettera del Plevàndi don Adel Nasr

4 La ruota della vita

6 1956, la prima pietraVóf e coràjodi Anna Pinàl

8 Era l’anno 1965di Renza Gattesco Sanson

9 Asilo: ieri, oggi, domanidi Padre Rito Luigi Cosmo

11 Padre Rito Cosmoeducatore, prete, poetaMio fratello maggioredi Padre Luigino Da Ros, omi

13 Ciao, Furlan!di Padre Rocco Tomei

14 Un bravo fióldi don Giovanni Perin

15 L’altaruol de Tomèdi Roberto De Marchi

17 Ancia i sorth i ’veva freit!di Angelo Janna Tavàn

19 Grazie dei fiordi Anna Pinàl

20 Una esperienza indimenticabilea cura di «Amici di don Nillo Carniel»

21 Sfilata tra le vie de Borcdi Mario Povoledo

Autorizzazione del Tribunale di Pordenonen. 89 del 13 aprile 1973Spedizione in abbonamento postale. Art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96.Filiale di Pordenone.

Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzionedi qualsiasi parte del periodico, foto incluse, senza ilconsenso scritto della redazione, degli autori e deiproprietari del materiale iconografico.

Direzione, Redazione, Amministrazionetel. 0434.654033 · C.C.P. 11716594

Internetwww.naonis.com/artugnawww.artugna.it

[email protected]

Direttore responsabileRoberto Zambon · tel. 0434.654616

Per la redazioneVittorina Carlon

Impaginazione Vittorio Janna

Spedizione Francesca Fort

Ed inoltre hanno collaborato Adelaide Bastianello, Andrea Carlon, FrancescaJanna, Espedito Zambon, Marta Zambon

StampaArti Grafiche Risma · Roveredo in Piano/Pn

In copertina. Bócola rallegrata da un vasofiorito, in via San Tomè.Il borgo medioevale s’è vestito di rosso,di azzurro, di giallo, di bianco e di lilla sfumato;la chiesa s’è coronata d’oro per accoglierela festa solenne dell’Assunta.

(foto di Vittorio Janna Tavàn).

108

anno

XXXV

· agosto 2006

22 Tutti all’operadi Sara Zambon

23 Dardago e internet, un anno dopodi Massimo Zardo

24 Lasciano un grande vuoto

25 ’N te la vetrina

26 Cronaca

30 Inno alla vita

32 I ne à scrit

35 Programma, Bilancio

6

Le tappe, a ricordarle oggi, so nostate una gara di coraggio conti-nuo, una fedeltà alla responsabi-lità assoluta, una competizioneinstancabile nel fornire aiuto epartecipazione fino alla fine, unimpegno che non è stato la fiam-mata di un momento, ma è dura-to a lungo: da don Nicolò a donAlberto Semeja, al SindacoArmando Del Maschio, per laparte progettuale e burocraticacon tutti i suoi risvolti: e poi i mu-ratori, e i ragazzi usati come ma-novali, e le ragazze che ogni do-menica bussavano di porta inporta a raccogliere le uova daconvertire in denaro...

Coinvolti tutti. Nessuno si èmai tirato indietro, si è tenutoestraneo o ha delegato ad altri ilsuo compito. Una sorta di no-biltà, di padronanza diretta assie-me agli altri, delle cose da fare.

Pur smagrito dalle privazionidella seconda guerra e indebolitoper le partenze in blocco di interefamiglie che chiudevano casa e sitrasferivano nelle città per inserir-si nell’ondata delle ricostruzioni,Dardago si era imposto il compitoarduo: costruire l’asilo, la scuolaspecializzata per i più piccoli.

La sede del capelàn, prece-dentemente usata come scuola didisegno e in parte come abitazio-ne di dardaghesi, fu abbattuta perlasciare posto all’asilo. Quandotutto fu pronto per l’inaugurazio-ne, i conti avevano già sfiorato leprevisioni e occorreva un buonintervento finanziario.

C’era un bosco da vendere, diappartenenza della chiesa e fuvenduto. Ma prima fu spogliatodella legna che fu ceduta a parte.Il debito era molto di più.

1956

50°anniversario dell’asilo

E CORÀJOdi Anna Pinàl

Il più duraturo e spettacolarevolontariato in una unione di forzae capacità, da stupire e ricordareper sempre con orgoglio.Ecco come è nato ed arrivatoin porto il nostro asilo.Che ora ha bisogno di un restyling.

vóf

In alto. I bambini che per primi hannobeneficiato della struttura educativa.A lato. Demolizione dell’antica ciasa delCapelàn per lasciare spazio all’area riservataal futuro asilo.

la prima pietra

7

L’idea di sistemarlo con un’uni -ca generosa oblazione che peròsottostava alla richiesta di intesta-re l’asilo a un’unica persona, fuscartata perché sarebbe stata unamancanza di riguardo per tuttiquelli che fino a quel momentoavevano contribuito in modo de-terminante.

Così si trovò un’altra soluzio-ne. Per iniziativa di BenitoMaressial e di Alfredo Pala si or-ganizzò una raccolta straordinariapresso i dardaghesi che la vo ra -vano a Venezia, che ge ne ro sa -mente destinarono parte della lo-ro retribuzione fino al saldo deldebito.

Se ti proponi di realizzare unsogno, quando ti trovi in manotutto il gruzzolo occorrente nonpotrai mai arrivare al compimentodi qualcosa di serio. Il progettodell’asilo era coraggiosamentepartito da zero. Don Semeja ave-va ricevuto i progetti da donNicolò e di lì in avanti, giorno pergiorno aveva gestito la realizza-zione faticosamente. Poi con gliaiuti finali da Venezia era giunto asaldare fino l’ultimo centesimo.L’asilo era pronto e per quei tem-pi era una meraviglia.

Arrivò la prima infornata di fru-goletti e arrivò suor Placida a oc-cuparsi di loro. Al termine della

giornata, demolita dalla fatica,staccava e rientrava nella sua se-de a San Giovanni, a rinnovare leenergie per il giorno dopo. La ca-sa delle suore non esisteva anco-ra. A turno, le ragazze di Dardagoprovvedevano alla pulizia e al rior-dino in modo che i bambini ognimattina trovavano il loro nuovoasilo lindo e scintillante.

Con le uova rotonde comemonete è stato possibile comin-

ciare a costruire un «nido» per lanuova piccola umanità, che tuttele mattine arrivava per imparare leregole di stare con gli amici, co-noscere le lettere dell’alfabeto,vedere come sono fatte le parole,scoprire i nomi dei fiori...

Le galline hanno dovuto scari-care per loro un mare di uova, inun assordante concerto di coc-codè annunciatori, quasi intuen-do che ne beneficiavano quei ru-

Luglio 1956. Momento della posa della prima pietra dell’asilo. Su indicazione del sindacom.° Armando Del Maschio, don Semeja firma la pergamena-ricordo che sarà custodita in una bottigliaall’interno della pietra.Sotto, a sinistra. La nuova costruzione ha raggiunto il tetto. In primo piano sono ancora visibili i restidel precedente edificio.A destra. L’asilo nella sua veste attuale in un’immagine di alcuni anni fa quando sorgeva accantoancora il vecchio edificio della latteria.

8

ERA L’ANNO

Nella seconda metà degli anni ‘60«Norbert», un americano di ori ginepolacca, impiegato alla Base,venne con la sua famiglia, adabitare a Budoia. Cattolicopra ticante, era sempre presentealle varie cerimonie religiose ela frequentazione della Chiesagli permise di conoscere diversepersone del paese.Iscrisse i suoi bambini pressol’asilo di Dardago dove si fermavaspesso a parlare con don Se meja.Era l’anno 1965, mancava pocoa Natale, quando Nor bertpropose a don Semeja diorganizzare una festicciola peri bambini dell’asilo. Stabilirono difar arrivare Babbo Natale caricodi doni; i doni sarebbero statiforniti dalla Base di Aviano.Bi sognava però trovare unapersona abituata a trattarecoi bambini, disposta a vestirsida Babbo Natale e nello stessotempo capace di creareun’atmosfera da fiaba. Il parrocoperò pensò subito di contattareil maestro San son e lo convinsead accettare «la parte».Poi informò Norbert che (essendoamico del maestro) fu moltosoddisfatto dell’idea avuta da donSemeja e senza indugi sipresentò a casa di San son condue costumi da Babbo Natale

per farglieli provare; uno di questigli stava alla perfezione. Fu cosìche nel giorno convenutoil maestro divenne Babbo Natalee, avanzando tra i bambini, diedeproprio la sensazione di essereuscito dal mondo incantato dellefiabe. I bambini lo guardavanocon gli occhi sgranati ed inNorbert e in don Semeja eratangibile la felicità suscitatadall’atmosfera creatasi e dal fattoche la sorpresa fatta ai piccoliera riuscita bene.Ad un certo punto però l’incantostava per essere spezzato daFranco (uno dei figli di Nor bert)il quale dopo aver osservatoattentamente Babbo Natale dissead un bambino seduto vicino alui: – Guarda! Quello (e indicòBab bo Natale) è il maestro!Per fortuna Norbert riuscì adistrarlo. Babbo Natale distribuìad ogni bambino una calzetta(con dentro dolci e giocattoli) e,tra la gioia di tutti, la festa potècontinuare concludendosifelicemente.

Santo Natale 1965. Sorridente don Semejasi congratula con il maestro Umberto Sansonnelle vesti di Babbo Natale, sotto lo sguardodivertito di Norbert, soddisfatto del buonesito della festa natalizia in asilo.(Foto di proprietà di Renza Gattesco).

morosi «pulcini» di razza umana,felici di presentarsi di buon matti-no tra le braccia di suor Placida.Con l’aiuto di tutti era stato pre-parato per loro il miglior mondopossibile.

Don Semeja faceva la spolatra mille incombenze, asilo in te-sta, come il perno sicuro di unmovimento frenetico che si eramesso in moto. La sua automo-

bile era il bus che andava a pren-dere e portare quelli che abitava-no più lontano. Era instancabile,previdente, sempre disponibile.

Autore di molti ammoderna-menti.

Con il suo aiuto ha insegnatoche il sogno è tensione continua,è capacità di stare sopra le diffi-coltà e sopra i successi, i quali sialternavano come in un pendoloche muove gli ingranaggi e faavanzare il tempo. È la vita basa-ta sui progetti.

Son passati 50 anni: siamo inammirazione di quei tempi e diquel livello superiore di relazionireciproche, gestite con il toccomaestro di don Alberto Semeja.

di Renza Gattesco Sanson

1965

9

Quando c’erano più figli, non c’e-ra l’asilo. Io ricordo che le suoreper l’asilo sono giunte a San Gio -vanni (Sandàn) quando io ero inseminario e a Dardago quandoero già prete da un pezzo.

Neanche sapevo che ci fosse-ro le suore nella mia cultura di do-dicenne!

E allora con i piccoli come sifaceva? Semplice: li tenevano igrandi! Naturalmente con questa«qualifica» erano i figli che anda-vano a scuola, i quali al pomerig-gio – e tutto il giorno durante le

Padre Rito Luigi Cosmo amava l’Artugna.Oltre ad essere un affezionato lettore, era anche un assiduocollaboratore. Conserviamo alcuni suoi articoli ineditie in questo numero pubblichiamo una sua riflessione suun tema «ormai storico»: l’asilo.

l’asiloIERI, OGGI, DOMANI

dare al lavoro), insegnavano lepreghiere, i canti, l’alfabeto e spe-cialmente la «dottrina», che ri-sparmiava un po’ di tempo al par-roco e specialmente ai genitori.

I bambini crescevano buoni, siricordavano e si ricordano dellesuore anche da grandi e passanoa salutare, magari anche a porta-re i confetti quando si sposano.

La differenza è grande certa-mente; ma c’è anche un’altra dif-ferenza. Per l’asilo di ieri le speseerano nulle o quasi; qualche voltacapitava la merenda: pane e for-maggio (tagliato fino, perché du-rasse di più).

Le suore devono vivere e quin-di per loro occorre un contributo:la retta mensile. Serve per loro,serve per le spese di gestione: lu-ce, riscaldamento, pulizia. Ma lesuore non hanno i sindacati, nonhanno paghe a contratto: la spe-sa non è eccessiva. Il vantaggiodi avere i figli via di casa, di sa-perli al sicuro e di vedere che im-

vacanze – badavano ai fratelli,sorelle, cuginetti piccoli (d’etàdell’asilo appunto) tenuti nel cor-tile, nelle stalle d’inverno, sulleRive d’estate. Se non ricordomale, io e la Nina eravamo un po’specialisti.

In caso di bisogno – ricordo diuna cuginetta che aveva momen-ti di «male di san Valentino» – sicorreva a chiamare la nonna.

Poi sono venute le suore, be-nedette da tutti. Accettavano ibambini (anche prima dell’orariose qualche mamma doveva an-

di Padre Rito Luigi Cosmo

50°anniversario dell’asilo

Primi anni ’60. Un numeroso gruppo conle Suore Elisabettine, alla festa di fine annoscolastico. Sopra. Il lavoro di apparecchiare la tavolaspettava sempre alle bambine dell’ultimo annodi frequenza all’asilo.

10

parano tante cose vale bene lapiccola spesa.

Ma… c’è un ma. Le suoreavan zano con gli anni e le «reclu-te» non bastano al bisogno: levocazioni sacre maschili e femmi-nili sono ancora in forte calo, an-che se qua e là sembra esserciqualche segno d’inversione ditendenza. Quindi, si assiste damolte parti al fatto che le suore siritirano dall’asilo.

Dall’altro «fronte» anche nellecase i figli sono pochi, chi va ascuola facilmente ha il «tempopieno». Che fare?

Si cerca allora di assumeremaestre d’asilo. E meno maleche ce ne sono. Da tempo il Mi -nistero dell’Istruzione ha inseritonel settore magistrale anche que-sta qualifica. Naturalmente lamae stra non è suora, i contratti

sindacali vanno rispettati, le spe-se (cioè la quota mensile) aumen-tano.

Si sa che i soldi non bastanomai in famiglia, ma io credo cheper l’asilo valga la pena di fare unsacrificio; importante è trovaremaestre che siano veramentebuone e brave e sarà una spesache rende bene. Non solo per ilfatto di non avere i figliolini tutto ilgiorno a casa, ma specialmenteper la buona educazione, che

non tutte le famiglie sono in gra-do o nella possibilità di dare.

Preziosi certamente i nonni (finche ci sono e sono efficienti), mava anche tenuto conto che«smam mare» un po’ i figli (cioèstac carli dalle coccole) e inserirlinell’ambiente sociale in cui do-vranno vivere, può senz’altro es-sere positivo; oltretutto facilita l’in-serimento nella scuola ele mentare.

C’è chi pensa alle «spese so-ciali»: tocca allo Stato! E magarinon mancherà anche chi pensaalla parrocchia, con «tutti i soldi»che si raccolgono dalle elemosi-ne. Quest’ultima a mio avviso,potrebbe intervenire solo in casiestremi (che sono davvero rari),ma lo Stato non ce lo troviamopoi… nelle tasse? Oramai do-vremmo averlo capito che lamentalità sociale non rende co-me si crede, anzi facilmente spre-ca. Non c’è già il pulmino per l’a-silo e le scuole? Meglio farevolentieri un piccolo sacrificio peravere grandi vantaggi. Penso chemolto giova a saper economizza-re. Quante spese ritenute neces-sarie (dal vestiario alle cartelle fir-mate, alla pizza per dirne alcune)sono superflue e facilmente elimi-nabili. Per non parlare del fumo.Un pacchetto al giorno di costomedio vale… una tredicesima(che in altre nazioni non c’è). Sitratta di adattarsi alle nuove diffi-coltà, pur di avere una buonaeducazione; già questa non èsempre facile.

Calano le suore, calano i preti.Siamo tutti pronti a protestarequando rimaniamo senza; ma…dove nascono preti e suore?Dalle buone famiglie, che sannoeducare bene, rendersi disponibiliall’offerta dei figli che danno se-gni di vita di pietà (premessa dellavita consacrata) e che sanno pre-gare: «Signore, chiama i miei figli,chiama i nostri parrocchiani!»

O tocca soltanto a preti e suo-re pregare… per sé stessi e averesuccessori?

Primi anni ’70. Piccoli e grandi posanosorridenti sotto l’occhio vigile delle suoreErnesta e Natalina e quello di don GiovanniPerin.In alto. All’interno del refettorio, tutti acaccia dell’obiettivo fotografico.

11

Mio fratello maggiore

È un dovere per me dare una, purbreve, testimonianza sul fratellomaggiore Padre Rito, che ha rag-giunto la Casa del Padre e cheora riposa, guardando i nostrimonti, nel nostro Campo santo,lungo di ritorno e di retrouvaillesnel ricordo dei nostri cari. Devotanta riconoscenza a don Ritoper le seguenti ragioni.

Quando la mia famiglia vennead abitare a Santa Lucia nel 1951ci trovammo vicini di casa e dopoqualche tempo lui venne a cele-brare la sua Prima Messa solen-ne al paesello nativo. Di questacerimonia non ricordo nulla, inve-ce mi è ancora presentissimo allamemoria mentre nel giardinetto dicasa sua era intento a qualche la-voretto che la mamma sua, convoce forte, gli comandava dall’in-terno della casa. Non si potevanon notare quella sagoma longili-nea tutta nera: usava infatti por-tare le veste talare anche mentrevangava l’orto, caso mai, si tirava

su le maniche e la sollevava unpo’ con una cintura, per non im-brattarla troppo col fango, comequella volta che fece una speciedi piscina per le anatra (la busade le rathe). Lo guardavo attra-verso la rete, mi faceva dei di-scorsetti, che non ricordo assolu-tamente, e poi mi invitava adandare di là a dargli una mano.

Poi cominciai a servire Messae mi capitava tante volte di starein ginocchio su quei gradini dipietra a tenergli la Pianeta: era unvanto, al punto che litigavamo traragazzi per quel compito, che cimetteva un po’ in mostra.

Le nostre famiglie, da buon vi-cinato sono diventate amiche, alpunto da condividere tutti i mo-menti della vita. Così ogni voltache tornava era nostro onoreaverlo a tavola con noi e ci rac-contava tante cose. Avevo certa-mente modo di ascoltarlo e chisa che non mi abbia contagiato lamalattia di farmi prete: espressio-

Padre Rito Cosmoeducatore, prete, poeta

di Padre Luigino Da Ros, omi

L’Artugna ricordacon particolare affettol’amico e suoattivo collaboratore

ne che gli era cara e che ripetevasempre ogni volta che ritornava,sia per consolare un po’ i mieiche, giustamente, si domanda-vano se mai avessi imbroccato lastrada giusta, sia perché gli suc-cedevo, in qualche modo, nellascelta che egli stesso aveva fattoe gli ero come erede nell’ideale dilasciare tutto e andare lontanoper il Signore e la sua Missionenella Chiesa. Così ma ha dedica-to tantissime delle sue pittore-sche poesie, fin dal giorno in cuianch’io ho cantato la Prima Mes -sa a Santa Lucia, a Budoia e aDardago. E poi, ogni volta chetornavo dalla Missione in Africa oche ripartivo: era un ritrovarsiquasi doveroso, proprio di fratelli,per salutarsi e farsi tante racco-mandazioni, estraendole dal me-glio della propria esperienza. Miha trasmesso la fierezza di ap-partenere al nostro piccolo mon-do con la sua storia, le sue tradi-zioni, la sua parlata, che godeva

12

guardava e ci sorrideva da lassù.Negli ultimi incontri al Paese,sempre col tempo risicato, miaveva confidato le sue preoccu-pazioni per la salute e per la faticadi riadattarsi alle nuove situazioni,a causa dei cambiamenti conti-nui. Qualche volta una vena dipessimismo gli sfiorava le labbraricordando tempi e tradizioni cri-stiane dei nostri paesi, ormai indisuso o dimenticate, ma semprerifioriva la parola della fede nella

Padre Rito Cosmoeducatore, prete, poeta

presenza del Signore che guidala Storia e la speranza di unAvvenire migliore. E se è vero, Diolo sa, che mi ha contagiato lamalattia di prete, gli devo eternariconoscenza per avermi sprona-to alla fedeltà, alla perseveranza,alla dedizione generosa nellaVocazione che abbiamo ricevutodal Signore e nella Missione dellaChiesa.

Caro don Rito, come S. Pao -lo, adesso tu puoi dire: «Ho com-battuto la buona battaglia, hoterminato la mia corsa, ho con-servato la fede. Ora mi resta lacorona di giustizia che il Signore,giusto giu dice, mi consegnerà inquel giorno; e non solo a me, maanche a tutti coloro che attendo-no con amore la sua mani fe sta -zio ne.» (2a Lettera a Timoteo, 4,7-8) e ci inviti, così, ad avertisempre presente nel compiereanche noi tutto quello che ci è ri-chiesto in vista della stessaMeta. Dall’Alto, dove hai ritrovatotutti i nostri cari, mandaci qual-che benedizione e prega sempreper i tuoi paesani.

a far rivivere con ilarità e argutobuon gusto.

Quante volte abbiamo fatto ilgiro del paese e lui mi raccontavacome l’aveva lasciato a suo tem-po e le persone care che l’aveva-no tanto aiutato; così io gli parla-vo dell’Africa e del mio lavoromis sionario. Insieme, sempre benaccolti dal nostro indimenticabileparroco, don Nillo Carniel, riflette-vamo sui fatti della vita, sull’attua-lità del nostro mondo e cercava-mo le risposte pastorali piùade guate per la nostra gente.Scuola preziosa per me, giovin-cello, cosciente di avere dalla miaqualche vantaggio che mi ricono-scevano volentieri, ma non man-cavano di esplicitare la mia grati-tudine per la stima manifestatamisempre, condividendo semplice-mente e fraternamente spezzonidella loro vita.

Quando sono rientrato, pur-troppo, definitivamente dal Ca -me roun nel 2001, era da pocomancato il nostro don Nillo, eavrebbero celebrato insieme il lo-ro Giubileo d’Oro di Sacerdozio.Ne avevamo parlato durante lemie vacanze precedenti, nell’a-gosto 1999. Siamo riusciti a fareugualmente una bella festa a donRito e don Nillo, certamente, ci

Ore liete e di riposo a Santa Lucia di Budoia. Nella foto il papà Da Ros al lavoro e suo figlio don LuiginoDa Ros (al centro), gli amici più cari di padre Rito Cosmo (a destra).

13

Padre Cosmo, cosìuniversalmente conosciuto, ineffetti integrava il suopatronimico, con i nomi di Rito eLuigi; il primo nome gli derivavadalla scelta della mammaGiovanna, devota di Santa Ritada Cascia, mentre il secondogli era stato aggiunto dal suoprimo rettore in seminarioCavanis, ritenendo il primo nomestrano ed insignificante.Stranamente, il nostro Padreaveva accantonato il desideriodella mamma ed aveva accolto,per il resto dei suoi giorni,il nome Luigi. Fu il primo segnodella sua completa disponibilità alcenno dei Superiori, disponibilitàche per un consacrato si chiamaUb bidienza.Di origine friulana, conservò persempre i caratteri di quella...etnia: laboriosità assidua, tenacianel perseguire gli impegni del suoministero sacerdotale (haconsumato i confessionali fino a 4giorni prima del trapasso);assiduità e impegno nei compitieducativi, sia nella scuola (eralaureato ed abilitato in lettereclassiche), sia con la suapresenza in mezzo agli allievi,specie nelle ricreazioni, comemetodo preventivo per ogniabuso di intemperanza(la «sopravveglianza» di RegolaCava nis); fedelissimo osservante

Ciao, Furlan!

A sinistra. Padre Rito durante una cerimoniareligiosa sempre nel suo paese natale conaltri sacerdoti de Santa Lùthia, don Danieledon Luigino e il parroco don Nillo.In alto. In piazza a Budoia nel 1975, padreRito partecipa ai festeggiamenti per i 50 annidi vita, con i coscritti del Comune.Sopra. Una rara immagine del giovanesacerdote, nel 1965, a Roma.

di Padre Rocco Tomei[ Istituto Cavanis – Chioggia/Ve]

degli orari comunitari, potevatrascurare l’ora dei pasti, ma maile preghiere di Regola, anche sespesso, per i carichi svariati dilavoro, affrontava il Breviario acavallo della mezzanotte esuccedeva di frequente che ci siaddormentasse sopra e lo rigassecon qualche «bavetta».

[continua]

14

Per la sua scomparsa «proibito essere tristi». E sembra proprio lui a dircelo. Il suo cuore, sempre lieto, si rifletteva nel volto sorridente che avevaper tutti un approccio sereno, intelligente e spiritualmente contagioso. Non so se usava l’internet, forse no, come il sottoscritto. Ma era lui «un internet» vivente: gioioso, generoso, intelligente,semplice, elevato, contadino, poeta, prete, amico, artista. Innamorato della vita e della sua vocazione. Quando penso a lui posso anche immaginare al tanto bene che hafatto e seminato nell’anima di quanti ha incontrato. E quanto bene continua a fare. Perché, uno muore non quando muore, ma quando è dimenticato.E muore, per chi lo dimentica, soltanto. Ché lui vive in Dio. Il dialogo pieno di stupore e gioia mi fa pensare al bel dipinto diUmberto Martina che ritrae il maestro Marcantonio Cavanis mentreeduca il bambino dagli occhi incantati e innocenti. Dov’è il bambino, dov’è il maestro? Padre Rito era l’uno e l’altro, sicuramente. Un giullare di Dio e della vita.Un piccolo santo. Per questo a chi lo ricorda è proibito essere triste.

Nel recarsi a riposo, più che altronelle ore del primo mattino, erasua regola prudenziale nontogliersi le calze sedendo sulletto, poiché incombevail pericolo che si addormentassein quella posa precaria ed infatticosì è avvenuto per decine divolte.È sempre stato sacedote dipreghiera, ma negli ultimi anni,quando non poteva più assolvereimpegni organizzativi, tenevaincollata nella mano destra lacorona del Rosario ed assistevain tal modo (lo ha dichiarato lui) ilmondo intero, la Chiesauniversale, le vocazioni e tutti gliallievi Cavanis del mondo.Si è incamminato per l’eternità,nell’incontro coi FondatoriCavanis Padre Antonio e PadreMarco, alle ore 22,30 delladomenica 26 marzo, dicendoa noi Confratelli che lo avevamoappena coricato nel suo lettino:«Ho sonno, lasciatemi dormire».Quel sonno bramato è stata perlui la «dormitio sanctorum» cheha crea to l’alba del «dies natalis».La sua alba nell’amato Friuli erasorta il 23 agosto del 1925, ma luinon la considerava poi tantosignificativa, esclusa la devozioneche ne derivava verso il padreAngelo e la mamma Giovan na. Hadetto un chioggiotto, appenadivulgata la notizia del trapasso:«Non ci sarà più sul ponte (è quifuori della porta dell’Istituto)quell’esile anziano chepasseggiava con la corona delRosario e pregando la Ma donna,difendava anche Chiog gia e il suomare».Noi diciamo: quando il soletramonta, il Padre Cosmo sicorica sulla Laguna, senzail pericolo questa volta delle calzeassassine e quando l’alba lodesta lui ha già in mano la suacorona per tutti. Ciao, Furlan!

Un bravo fióldi Don Giovanni Perin

Padre Rito Cosmoeducatore, prete, poeta

15

Lunga attesa per

Con l’articolo si volevasensibilizzare la popolazione suquesto tema; inoltre a dicembreè stata colta l’occasione per fareun concerto rivolto alla raccoltadi fondi per la sistemazione delcapitello.Sono passati sette mesi dalconcerto organizzato nellachiesa di Santa Lucia dal CoroElastico e da allora qualcosa si èmosso, anche se non vi sonoancora interventi operativi,necessari più che utili adaffrontare il caso.In questo periodo si è venuti acapo dell’attribuzione diproprietà del bene, aspetto cheha paralizzato da tempo leprocedure d’intervento, ed èstato quindi verificato cheil capitello è di proprietàcomunale, facendo chiarezzasulle varie attribuzioni che lofacevano di appartenenza dellaParro c chia di Santa Lucia o dellafa mi glia «Tomè».

Allo stato attuale il capitelloè ancora puntellato, interventoattuato dai tecnici comunalinell’autunno scorso per farfronte ai cedimenti resi evidentisulla chiave di volta. Il Comunedi Budoia, inoltre, con l’impegnoassunto da parte dell’Assessoreai Lavori Pubblici Pietro Ianna,ha intrapreso l’iter proceduraleche porterà alla sistemazionedefinitiva.Come era già stato riportatoprecedentemente nel periodico,sono due le problematiche cheinteressano il sacro: la primariguarda gli ele menti murari ela seconda gli affreschi interni.Il capitello è realizzato in sasso emattoni con soffitto a volta,quest’ultimo sta cedendo e ciòcomporta il distacco degliaffreschi, aggravando così il lorostato di degrado dovuto avetustà. Le tematiche sono due mastrettamente correlate, pertanto

l’altaruol de Tomèdi Roberto De Marchi

Nel penultimo numerode l’Artu gna è stato presentatolo stato di conservazionedell’edicola votiva secentesca,titolata alla Madon na Addolorata,presente a Santa Lucia.L’edicola riporta una formadi degrado avanzato sia nellastruttura, che negli affreschiinterni.

Dell’intera immagine della santa protettricedel paese appare visibile solo il volto.In alto. L’edicola sacra come apparivauna ventina d’anni fa, quando la strutturaarchitettonica era stata restaurata da pocotempo.

16

vanno affrontate con ordined’intervento.L’amministrazione comunale hainterpellato l’architetto Ugo Pe rut,il quale si è impegnato a of friregratuitamente la propria pre -stazione per quanto riguardala sistemazione delle murature,intervento che il Comune vuolemettere in atto attraversola prestazione volontaria degliabitanti di Santa Lucia.Si auspica di attuare l’operaprima dell’arrivo dell’inverno,poiché a giudizio dell’architettola copertura dif ficil mentesopporterebbe un’al tra stagionefredda, considerando che le fasidi gelo e disgelo aggravano

qualificato, ciò comporta unaspesa stimata sui 12.200 euro.Attualmente l’amministrazionecomunale non dispone di talesomma per procedere conl’intervento, e risultano ancheinsufficienti i 500 euro circaraccolti a dicembre conil concerto. L’ipotesi attuale èla seguente: attuare l’interventosulle murature prima dell’arrivodel freddo e a gennaio 2007richiedere il finanziamento allaRegione per il restauro degliaffreschi, sapendo che i tempitra la domanda e il finanziamentosono di circa 18 mesi, due anni.La Direzione Regionale peri Beni Culturali e Paesaggisticiha già dato il proprio nullaosta aprocede il 15 giugno scorso,certo rimane da risolverel’aspetto finanziario, chenecessita di un con frontoimminente tra Comune diBudoia, Parrocchia di SantaLucia e privati, affinchè si riescaa trovare una formula cheagevoli l’intervento al più presto.Questo articolo oltre ad essereun aggiornamento sullasituazione dell’edicola di SantaLucia, vuole essere anche unmessaggio rivolto in particolareal Co mune di Budoia e allaParrocchia di Santa Lucia,affinchè si confrontino su questotema con un approcciorisolutivo.

lo stato tensionale delmanufatto, che a loro voltacausano il progressivo distaccodell’intonaco affrescato. La seconda questione riguardail restauro degli affreschi, chericoprono le tre pareti e lacopertura. A tale scopo è statocontattato il Centro Restauro diRenato Portolan, il quale hafornito una perizia sullo statodi fatto, accompagnata da unpreventivo di spesa. Mentre perle opere in muratura si prevedela fornitura dei materiali da partedel Co mune e la manodoperavolontaria degli abitanti, nel casodegli affreschi si dovrà intervenirecon materiali e personale

Evidenti sono i segni di sofferenzadegli affreschi, che ci sollecitano adun intervento immediato.

17

Personalmente sento forte il deside-rio di raccontare la mia esperienza inSvizzera negli anni ’50 e ’60. Italiani,spagnoli ed algerini componevanoallora il gran de flusso dell’emigrazio-ne verso quel paese. Tutti eranospin ti dal desiderio di poter lavorare edi poter guadagnare ciò che nei pro-pri paesi non si trovava o veniva ne-gato.

Passan stormi di uccelliDall’emigrar lontanoSuo esodo richiamoVan migliorar sua vita…

Pensando ora a quell’esperienzami torna alla mente ciò che avevoscritto in una mia composizione daltitolo un po’ emblematico: La prima-vera.

Una primavera fatta di nostalgiaper la casa e per gli affetti famigliari,una stagione che diventavano, due,tre ed anche anni lontano dall’Italia.

Non c’era conforto, dato o ricevu-to, che potesse allentare la tristezzadel distacco.

Il 6 febbraio del 1956 arrivò unaraccomandata, richiesta urgente dimanodopera. Io avevo 24 anni e nelle6 stagioni passate in Svizzera alternai

il lavoro di idraulico a quello da mura-tore.

La prima volta che partii non ave-vo nemmeno i soldi per comprare lavaligia, dovetti ricorrere ad un prestitoda una famiglia del paese.

Quando mi costrinsero ad aprirlaalla dogana, alle otto di sera su queltreno stracolmo, vi trovarono il baga-glio consueto di un umile montanaro,una forma di formaggio, una caffet-tiera e due lenzuola.

Non vi era tenerezza nei gendar-mi, il dazio andava pagato e non sin-dacai, più per la stanchezza di unviaggio durato 15 ore che per rasse-gnazione d’animo.

Alla stazione di Briga uno scena-rio surreale: 4 mila per sone accalcateper essere sottoposte ad esami e vi-site mediche.

Sul piazzale 80 centimetri di neveche ci spartivamo con donne e bam-bini, uomini di ogni provenienza, tac-cole (piccoli corvi) dalle penne lucentie dal disperato accattonaggio diqualche briciola.

Nel ristorante riadattato ad ambu-latorio ed ‘ufficio visti’ erano distribuitii biglietti con i nomi di ognuno di noiin attesa della chiamata (che poteva

Ancia i sorth

Ho letto con molto interesse l’articolopubblicato sull’ultimo numero de l’Artugna

che descriveva l’opera svolta dai nostrilavoratori in Germania, nelle miniere

di Bot trop, all’inizio del secolo scorso.L’emigrazione nella nostra terra

è un fenomeno da tempo conosciuto evissuto. Per migliorare il proprio stato

di vita, intere generazioni hannoabbandonato le loro case e si sono

trasferiti prima nei paesi dell’Est Europeopoi in Francia, Belgio, Germania, Svizzera

e Inghilterra.

durare anche tre ore), per ottenerepassaporto e destinazione di lavoro.

Ginevra, fu la mia.Abitavo con quattro amici in una

vecchia casa ma lo sfratto fu quasiimmediato: 8 giorni per cercarci unanuova sistemazione, il proprietariol’aveva venduta.

A Ginevra gli immigrati erano 30mila, il problema di un alloggio era unaltro dramma della nostra già miserasituazione.

Ci sarebbe bastata una camerettaper dormire e l’uso dei gabinetti pub-blici per le necessità igieniche.

Era febbraio e l’Italia non era piùsolo nostalgia, a questo punto il ritor-narvi era dettato dal l’istinto di so-pravvivenza, non dalla miseria o dallamalinconia, ma dal freddo dell’inver-no svizzero.

i ’veva freit!

’di Angelo Janna Tavàn

Chene Bourg (Ginevra – Svizzera), anno 1956.Angelo Janna Tavàn con i componenti della suasquadra di lavoro.L’impresa edile «Di Bianchi e Pecorini», nellaquale prestava lavoro, aveva allora un organicodi 380 operai composto principalmenteda Italiani, Spagnoli, Francesi dell’Alta Savoiae Algerini.

18

Non era il freddo a rintronarlo, mal’interruzione improvvisa del sonnoda parte mia, un’interruzione che fuprovvidenziale per evitargli un sonnopiù lungo e meno rigenerante.

La giornata di lavoro cominciavaprestissimo, non c’era tempo e pos-sibilità per un caffè, si passava diret-tamente alla correzione bevendoqualche sorso di grappa e qualchebicchiere di vino.

Dopo aver spazzato con le scopela neve dai muri, ci aspettava il durolavoro da muratore. Alle 9 del mattinoci erano concessi 15 minuti per man-giare qualcosa. Trasportavamo, sen-za guanti, blocchi in cemento eghiaia per innalzare costruzioni di 12piani, da cui sarebbero stati ricavati180 appartamenti.

Alla sera le dita sanguinavano.Una domenica ci fece visita

Giuseppe De Chiara, anche lui origina-rio dei nostri paesi, un ottantacinquen-ne che i bambini chiamavano simpati-camente «Bab bo Natale», re si den tenell’Alta Savoia, esperto di erbe medi-camentose e, come pure i suoi figli, ti-tolare di un’impresa di costruzioni.

Bevemmo un caffè insieme nellapiazza di Ginevra e si dispiacque perla nostra condizione di vita; si com-mosse a tal punto che fummo noi adoverlo con solare sostenendo che lecose sarebbero presto cambiate eche la nostra vigoria e giovinezza ciavrebbe permesso di superare la cri-ticità della situazione.

Le cose infatti cambiarono.Due mesi dopo, una famiglia di

italiani che abitava in Svizzera, citrovò un alloggio con due camere euna cucina dove rimanemmo stabil-mente fino al nostro rientro in Italiaper qualche giorno, ad agosto e aNatale.

E sul treno del ritorno verso casaesplodeva la nostra allegria e quellanostalgica che gli emigranti, anni pri-ma, ci avevano lasciato in canto:

… che il soldo nei paraggi del tettoè un soldo benedetto.… che quel di lontan,dà il pensier che a sera non potrai cenarcon i famigliari attorno al fogolar...

Chene Bourg (Ginevra – Svizzera), anno 1956.L’impresa in quel periodo si aggiudicò l’appalto per la costruzione di sei palazzi da dodici pianiciascuno. La foto conservata gelosamente nel portafoglio di Angelo da 50 anni, anche se sgualcita,documenta il lavoro dei nostri emigranti.

Grazie ad una famiglia che gestivaun negozio di alimentari in cui anda-vamo a fare la spesa ottenemmo unaprecaria sistemazione – ricordo an-cora la loro generosità e la loropreoccupazione per la nostra condi-zione – nel granaio della bottega, do-ve ci organizzammo con due lampa-de ad alcol etilico, quattro brande edelle coperte. Le lenzuola erano illusso di giorni migliori.

Cinque, otto sotto zero la tempe-ratura media, l’olio si solidificava nellenostre insalate, la minestra andavamangiata in fretta per goderne di unpo’ di calore, le bistecche e le patateerano dure e gelide.

Cercavamo conforto nel vino enella grappa ma erano solo dei pallia-tivi; durante il sonno spesso sentiva-mo camminarci sul viso dei grandiratti, anche loro disperati che ci ruba-vano i calzettoni di lana per renderepiù accogliente la tana. Vivevamo nelterrore di prenderci qualche malattia.

Quell’inverno nevicò più di diecivolte, dalla fessura delle tegole entra-va la neve e ricordo ancora la pauraquando svegliandomi vidi il mio com-pagno di lavoro, Ermes Zanus, diCastello d’Avia no, coperto da unostrato di neve alta un centimetro.

Ora sento di poterne scherzarema quella mattina mi spaventai seria-mente. Ermes non rispondeva ai mieirichiami, era rigido, pallidissimo, ilpensiero che fosse morto mi facevatremare, come l’idea di doverlo ripor-tare in Italia, alla sua famiglia.

Riuscii a svegliarlo ma non si reseimmediatamente conto di dove sitrovava e di chi fossi io.

19

Quei fiori sulle finestre, ad altezzadegli occhi e quelli ai piani altidelle facciate, creano un colpod’occhio che trasforma le stradein percorsi da passeggio.Già da qualche anno, alcune viesembrano disegnate dapaesaggisti esperti nell’abbellirele località di villeggiatura.Con le crode bianche, martellatee incasellate nei muri comeruvide scacchiere, il rosso verdedei gerani ricadenti formagradevoli pennellate tricolori, chenon sfuggono neppure agliautomobilisti più frettolosi checorrono in salita verso i treristoranti, «il Cia stelat»,«il Rifugio», «lo Chalet».Così ogni passante a piedi, inbici o in auto, riceve il massaggio

«Grazie

di persone gentili, che dedicanodel tempo a decorare le facciateda aprile a novembre, peril piacere di tutti.I fiori sono cose viventi. E la lorobellezza vivente tocca le cordesensibili. Hanno una specie dimissione: smuovere l’animouma no dalle ossessioni eavvicinarlo ai misteri dellabellezza.Sui davanzali sono comeestensioni della casa, completanol’effetto delle tendine ricamate.Quando le finestre erano bócolecioè assai piccole, circa unquarto di quelle di oggi tenute allimite per proteggere l’interno dalfreddo, i fiori erano nei cortili,posti sui gradini di pietra dellescale esterne (le sole esistenti).Oggi fanno bella mostra di sénelle piazze e lungo le vie eaccentuano l’estetica rusticadelle facciate.Via San Tomé è l’esempio più invista, ma tutti e tre i paesi hannovie particolarmente fiorite.Il Comune potrebbe premiarein qualche modo chi abbelliscel’ambiente ed esercita unaspecie di volontariato estetico,che getta una buona lucesull’immagine del territorio e suchi lo amministra.Siamo grati all’Amministra zioneper aver incentivato i rifacimentidelle facciate e adesso, cilieginasulla torta, sarebbe gradito unocchio di riguardo, o comunqueun piccolo riconoscimento,

di Anna Pinàl

dei fior»

anche una semplice lettera, perle facciate fiorite o i giardini invista, che rallegrano i passanti.Anche i fiori lavorano peril benessere. Silenziosamentefanno la loro parte.

Per abbellire le misere case le nostre nonne e bisnonneamavano profumare di fiori recisi la cusina, eadornavano di fiori in tei piters le s’ciale, de piera e i cortif.Riprendiamo la tradizione.Complimenti ai proprietari dei balconi fioriti di viaSan Tomè e di altre vie di Budoia e di Santa Lucia, conl’augurio che tante altre case si vestano elegantementea festa in ogni stagione.

associa

zion

i•

associazioni

Gli «Amici di don Nillo» di San ta Lucia di Budoia sono nel pieno della loroattività anche per questa estate 2006.L’accoglienza di bambini provenienti dalla Bielo russia nelle famiglie dellaprovincia di Pordenone prosegue con successo e quest’anno riguardaun totale di 74 ragazzi.

20

Il mese di giugno ci ha già visto attiviin un importante progetto, un’espe-rienza nuova, impegnativa, che ci hacoinvolto emotivamente davveromolto e ci ha riempito di soddisfa-zione: sono ripartiti domenica 25giugno, dopo 3 settimane di vacan-za al mare a Caorle, 9 ragazzi in car-rozzella, ospiti dell’Istituto di Ivenezin Bielorussia, istituto che si occupadell’istruzione e delle cure di bambi-ni con problemi di sviluppo fisico eche la nostra associazione segue esostiene già da molti anni.

Leonja, Edik, Dascia, Katja, Vla -dik, Olja, Julja, Seriozha, Kolja sonotornati a casa con lo stesso sorrisostampato sul volto del giorno in cui

sono arrivati, già sicuri in partenzache sarebbe stata una vacanza me-morabile. Nes suno di loro, nemme-no i loro sette accompagnatori adul-ti, avevano mai visto il mare – inBielorussia non c’è il mare – e loro disolito non escono nemmeno dalconfine dell’Istituto. È tutto più diffi-cile quando ti devi spostare sulleruote e non sulle tue gambe!

È stata un’emozione indicibileper noi il giorno del loro arrivo aCaorle quando, dopo esserci as-sentati per il disbrigo delle praticheburocratiche, li abbiamo ritrovati inspiaggia con mani, piedi e carroz-zelle dentro all’acqua del mare!

E se la ricarica di aria buona e di

indimenticabilesole li sosterrà durante il prossimoinverno, certamente una girandoladi emozioni e di belle impressioni,tanti bei ricordi di paesaggi e di per-sone resteranno impressi nel cuoredei nostri amici per tutta la vita. Sì,perché hanno conosciuto anchemoltissime persone – specialmenteanziani che in questo periodo sog-giornano numerosi al mare – che lihanno coccolati con tenerezza, re-gali, sorrisi, attenzioni. E loro nonsono abituati a tutto questo.

Davvero un’esperienza per tuttinoi di quelle che ti gonfiano il cuoredi gioia e di serenità.

Siamo convinti che don Nillo èfiero dei suoi amici!

L’Istituto di Ivenez è sempre sta-to il destinatario della nostra attivitàdi volontariato, fin da quando donNillo era in vita. All’Istituto di Ivenezci sono attualmente 92 ospiti, unaparte dei quali fisicamente piuttostoautosufficienti, altri in carrozzella, al-cuni più gravi costretti a letto.

Nell’ultima visita in Bielorussia, agennaio di quest’anno, ci siamo resiconto che la situazione dell’Istituto èmigliorata notevolmente negli ultimianni, grazie al grande lavoro della di-rettrice con il sostegno finanziario dialcune fondazioni straniere e la col-laborazione determinante anchedella nostra associazione. Nonavendo ricevuto nessuna richiestaper interventi sulla struttura dell’isti-tuto, abbiamo deciso allora di impe-gnarci ad offrire una vacanza anchea quei ragazzi che per vari motivi,soprattutto logistici, non ne hannomai potuto avere l’occasione e loabbiamo fatto in vari modi: 18 ra-gazzi soggiorneranno in famiglie

Unaesperienza

21

della nostra provincia per uno o duemesi, 9 ragazzi con maggiori diffi-coltà sono appunto appena rientratidopo tre settimane al mare aCaorle, altri 32 ragazzi trascorreran-no due settimane in un centro priva-to in Bielorussia, dove ci si occupadella riabilitazione attraverso l’eser -cizio di danza sulla carrozzella, ilcontatto con la natura nell’ambientedel bosco e altre attività come lasartoria o il giardinaggio. Tirando lesomme, grazie all’associazione«Amici di don Nillo Carniel», due ter-zi degli ospiti dell’Istituto di Iveneztrascorreranno quest’estate un pe-riodo di vacanza in luoghi diversidalle tristi colonie bielorusse (in rus-so «lager») dove finora hanno di soli-to passato il periodo di ferie estive.

Vi raccontiamo un ultimo parti-colare: grazie all’intervento della no-stra associazione, che ha messo incontatto l’Istituto di Ivenez con ilCentro di Ria bi litazione citato, ladanza sulla carrozzella è diventataun’attività che impegna regolar-mente 4 coppie di ragazzi anche nelcorso dell’anno. Domenica 14 mag-gio hanno partecipato al Campio -nato Nazionale della specialità, ri-presi dalla televisione nazionale ehanno vinto il primo premio nella lo-ro categoria con una scatenatarumba!

Chissà che prima o poi non pos-siamo vederli danzare nelle nostrezone, ospiti dei nostri Danzerini!

AMICI DI DON NILLO CARNIELSfi

lata

tra

le v

ie d

e B

orc

Quando gli Alpini si radunano sia alivello locale, che provinciale chenazionale, tutto ruota attorno a loroe diventa una grande festa dipopolo. Polcenigo ha vissuto questagrande festa, ospitando il 31°Raduno della Sezione di Pordenone.Il paese pedemontano, alla primaesperienza con manifestazioni diquesta portata, ha egregiamenterisposto. Oltre 200 i tricolori espostie donati alle famiglie; duemila fraAlpini e loro familiari giunti aPolcenigo dai 73 Gruppi dellaProvincia.L’organizzazione si è messa in motolo scorso anno e ha coinvolto oltrel’Amministrazione Co mu nale,i Comandi della Polizia Municipalee della Stazione Ca rabinieri, anchei Gruppi ANA della ZonaPedemontana (Avia no – Budoia –Giais – Malnisio – Mar sure – SanLeonardo Valcellina – San Martino diCampagna). Gli Alpini di Polcenigo,con il supporto dei volontari dellealtre As sociazioni di Volontariato,hanno dato prova di saper gestirei vari incontri suddivisi in duegiornate: sabato 10 giugno con glionori ai Caduti presso i Monumentidi Coltura, Polcenigo centro eMezzomonte e la riuscita seratacorale presso la suggestiva cornicedel Santuario della San tissima, conla presenza del Coro ANAMontecavallo di Pordenone e delCoro Gruppo Folcloristico Artu gnadi Budoia-Roveredo. Il giorno dopo,c’è stato il grande raduno, pressola Piazza di San Gio vanni ove sierano raccolte le Autorità Provincialie Comunali, gli Alpini della provinciae la popolazione. Dopo le cerimoniee i discorsi di circostanza, la SantaMessa celebrata dal Cappellano del

Tempio Nazionale di San Maurizio,magg. sac. Giovanni Tassan. Poi,la Filarmonica di Ro veredo in Pianoe il Nucleo Tam buri di Sesto alReghena hanno scandito il passo allungo serpentone di penne nere che,applaudito lungo tutto il percorso,ha marciato sino alle scuole mediedi Polcenigo ove 17 cuochi e oltre50 volontari hanno servitoil tradizionale rancio alpino. Una considerazione: cosa restafinito tutto? La grande gioia di averpartecipato, lo stupendo scenariodel paese pavesato di bandiere,la gioia della gente al passaggio diquesti uomini con quello «stranoCappello in testa, ma di cui ci si puòfidare» come ci aveva definitil’Ambasciatore degli Stati Unitid’America, quando vide per la primavolta gli Alpini sui tetti del Friuliterremotato proprio trent’anni fa.L’Alpino, uomo rude ma con ungrande cuore che si abbassa asollevare quanti hanno bisogno,senza chiedere nulla in cambio, chenon si tira mai indietro, svolgendocon attenzione quanto gli vienechiesto di fare e che sa custodire edifendere tradizioni, valori e princìpi.In un mondo distratto comeil nostro, c’è ancora bisogno diesempi e di coraggio. L’Alpinoincarna proprio questo, ecco perchèogni volta che si muove, attirasimpaticamente tutti.Nella mia veste di Delegato ANAdella Zona Pedemontana un graziesentito a Polcenigo per la caldaospitalità che ci ha riservato e perla grossa mole di lavoro che si èsobbarcato.

MARIO POVOLEDO

Pagina accanto. Gli ospiti durante alcunimomenti ricreativi.Sopra. La sfilata dei nostri rappresentantialpini è aperta dal gonfalone del Comune,portato da Gianni Zambon Rosit con accantoil vicesindaco Pietro Ianna Theco.Il merito dell’eccellente riuscita della festava all’intero Gruppo polcenighese e alla saggiaguida del suo capogruppo Roberto Scarpat.

22

Tutti

Tutto è nato da un’idea del sopra-no lirico Stefania Antoniazzi: volermettere in scena Suor An ge licacon un gruppo di cantanti «ama -toriali». L’obiettivo non dev’es sereapparso utopico al Mae stro Ema -nuele Lachin, il quale ha decisosubito di organizzare, tramite l’as-sociazione musicale Gabriel Fau -rè, un’opera laboratorio. Tale èl’appellativo pensato per quest’in-consueta esperienza.

Per alcuni fine settimana circaventi ragazze più o meno giovanici siamo prodigate in quest’im-presa. Alle prove per le parti soli-stiche, tenute da Stefania, e quellecorali con Emanuele si al ter -navano le prove con la registaIlaria Bomben, la quale era inoltreideatrice e realizzatrice di tutta lascenografia. Certo non dev’esse-re stato facile lavorare con dellecantanti non professioniste e tan-tomeno cantanti d’opera. Talvoltaci dimenticavamo quando e qua-le movimento dovevamo fare oquando e quale nota dovevamocantare! Ma Stefania, Emanuele eIlaria non si sono scoraggiatinemmeno quando in extremishanno avuto anche il fato controdi loro. Infatti, venerdì 14 lu glio,tutto era pronto nel cortile bu -doiese di casa Lachin. La sceno-

Si apre il velario.Tramonto di primavera.Un raggio di sole batteal di sopra del gettodella fonte.La scena è vuota.Le suore sono in chiesa e cantano.

all’operadi Sara Zambon

grafia era stata ultimata, noi«suo re» che eravamo già passatesotto le mani della costumista edella truccatrice, attendevamoadre naliniche che lo scoccare dei

Alcuni momenti della rappresentazionedell’opera «Suor Angelica».In alto. Il soprano Stefania Antoniazzi nellevesti di suor Angelica.Sopra. Due momenti significativi dellospettacolo.

Queste cinque frasirappresentano l’incipitdel copione dell’opera liricaSuor Angelica, compostada Giacomo Puccini.

23

un anno dopo

Nell’agosto del 2005 da queste pagineannunciavamo la nascita diwww.artugna.it, sito internet dedicatoal nostro paese e alla nostra gente.Un anno dopo ci ritroviamo per fareun bilancio del nostro lavoro, per capirese lanciare l’Artugna nel web sia statosolo lo sfizio di noi quattroo una sfida raccolta da altri amici. Fin dall’inizio la nostra idea ha raccoltoconsensi e il nostro entusiasmo è statocondiviso da molti dardaghesi,specialmente da quelli della redazionede l’Ar tugna: questo ci ha consentito diraccogliere in poco più di un anno nonsolo il materiale che riempie le paginedel sito, già elaborato e «pubblicato»,ma anche quello che attende di esseremes so in ordine e proposto ai visitatoridi www.artugna.it.I frutti del lavoro di ricerca, di scrittura,di raccolta di foto, storie e cronache,sono quindi ben visibili, ma atestimoniare l’interesse suscitato dallanostra iniziativa sta non solola collaborazione fornitaci, ma ancheil grande numero di contatti avuti conamici e paesani sparsi per il mondo.Analizzando gli accessi al sito abbiamovisto infatti che mediamente ognigiorno almeno una trentina sonoi visitatori e numerose sono le e-mailche arrivano dall’Italia, da paesi europei(Fran cia e Germania soprattutto), ma

anche dalla California e dalla Flo rida edalle Bahamas (ciao Stani). Degna dinota è anche la collaborazione in attocon le associazioni locali(Pro Loco) e con il comune di Budoia,in occasione di mostre e varie iniziative. Ma andiamo con ordine: dopoun anno il sito www.artugna.it ha unafisionomia ben precisa, con rubrichededicate a vari argomenti e aspettidella vita dei nostri paesi: moltoapprezzata in particolare la sezionededicata agli alberi genealogicifotografici, realizzati grazie alle ricercheporta a porta fatte da Gigi e Flavio, chepoi hanno riordinato le foto, pron te peressere impaginate da Roberto.E poi l’attualità, la cronaca: il mezzoelettronico ci consente di raccontare intempo reale quello che succede aDardago e dintorni, di dare pubblicitàa mostre, concerti e quant’altro.Una cosa di cui andiamo fieri èla realizzazione dell’archivio storico delbollettino l’Artugna, che peril momento consentela consultazione in linea dei numeri piùrecenti e prossimamente (lavoro lungo!)quella di tutti gli altri, piano pianoindietro fino al primo. A proposito:grazie a Roberto, Vit torio e a tuttala redazione.Ho riletto quello che ho scritto l’annoscorso e le speranze espresse si

stanno realizzando: collaborazione conl’Artugna, spazio a disposizione pertutti, scrivania sulla quale si sonoaccumulate montagne di foto, diappunti, di ricordi, di suggerimenti e dichiacchiere. È tutto da riordinare, maintanto non andrà perduto. E poi la partecipazione di molti,i vecchi con l’ansia di trasmetterei loro ricordi e le loro storie, prima chevengano dimenticati, e i giovani conla voglia di conoscere e raccontarsi e«fare cronaca», ci fa pensare di avercolto i giusti segnali riguardo alla«memoria collettiva per non perdereil senso della nostra storia». Un bilancio positivo, quindi,specialmente perché le idee sono infermento continuo, sostenute daun interesse costante: non smettete dimandarci foto e notizie e suggerimenti([email protected])!Noi cercheremo di sorprendervi prestocon qualche novità ma, visto chedifferenziandosi le possibilità diintervento sugli argomenti a noi carisono aumentati i collaboratori, conun efficace reciproco scambio trale due redazioni, speriamo anche diritrovarci l’anno prossimo di nuovo qui,con molti nomi nuovi a firmarele pagine de l’Artugna e diwww.artugna.it.

MASSIMO ZARDO

nove rintocchi del campanile se-gnasse l’inizio dell’opera. Ma las-sù in cielo il vento trasportavanembi d’un grigio tenebroso. Aiprimi goccioloni è iniziata una ve-loce ritirata al coperto fra le muradardaghesi del teatro. Niente piùsceneggiatura, solo voci e musi-ca. Un binomio che si è rivelatoall’altezza di realizzare un’opera

degna di tale nome, considerati itempi, i luoghi e i mezzi.

Il tutto è stato riproposto ladomenica successiva nella salateatrale di Tiezzo, dalle dimensio-ni più ampie ma forse meno calo-rosa della nostra.

Un’esperienza di questa por-tata, a mio parere, è ben diversadal cantare in un coro. Per alcune

di noi ha rappresentato la realiz-zazione di un piccolo sogno.Certo non eravamo in scena al-l’arena di Verona ma pensandoalla cantante protagonista (Ste -fania), alla direzione e alla regia…ci mancavano solo le gradinateveronesi!

[www.artugna.it]

Dardago e internet

Caro Franco,la mattina del 24 luglio la notizia della tuaimprovvisa scomparsa è arrivata come unfulmine a squarciare una piatta e caldamattinata afosa. Via via che la notizia pas-sava di cellulare in cellulare tra noi parentiil discorso era sempre lo stesso: «Ciao,senti… volevo dirti… questa notte è mor-to Franco.» «Franco chi?» «Franco, Fran -co nostro!» Poi cadeva un silenzio, stupì-to, incredulo, sconcertato, non potevaessere il Franco nostro, perché lui era for-te, indistruttibile. Sempre pronto alloscher zo, al gioco, al divertimento, a rice -ve re amici e parenti, a far festa davanti aduna tavola imbandita. Soprattutto semprepronto ad offrire un aiuto a chi lo chiede-va: anche noi abbiamo beneficiato del tuosupporto in un momento per noi moltodifficile, la tua presenza e la tua compren-sione sono state preziose, caro Franco.

Francesco BastianelloOra purtroppo non sei più qui, vicino anoi, vicino ai tuoi cari, vicino al tuo piccoloLorenzo, ma ci guardi da lassù assieme ainostri e tuoi cari che ti hanno preceduto. Quanti «giovani ragazzi» nelle estati deglianni ’80 hai accompagnato in campeggioassieme a don Giovanni e all’amico Cor -rado! Quanti Dardagosto in piazza ad aiu-tare in compagnia dei tuoi amici per farfunzionare la grande macchina dei festeg-giamenti di allora! E tu sempre sorridentee disponibile. La vita ha riservato anche a te dei mo-menti difficili, caro Franco, ma tu li hai af-frontati, superati ed il sorriso è ritornatosul tuo viso. Noi ti ricorderemo così, alle-gro, la tavola apparecchiata e tu che ciapri la porta, ci saluti con una battutascherzosa, ci abbracci e ci accogli festo-so nella tua casa.

Si è spenta dopo lunga malattia sopporta-ta con tenacia e serenità Mad dalena Co -let ti, moglie di Antonio Zam bon, nostrosin daco.Originaria di Tolmezzo, si era inserita nellacomunità budoiese dopo il matrimoniocon Antonio, dividendo la sua vita tra gli af-fetti famigliari – come moglie, madre enuo ra – e la professione di medico respon-sabile, dapprima del Distretto Sanitario diSan Vito al Tagliamento e dal 2003 di quel-lo di Sacile.

Maddalena Coletti

Lasciano un grande vuoto...l’Artugna porge le più sentite condoglianze ai famigliari

stanza la coerenza e anche quando la pro-fessione ti ha portato ad occupare i verticipiù alti non ti abbiamo «smarrito». Insiemeabbiamo potuto proseguire.Più volte c’è stata la prova. In silenzio haiaffrontato la sfida con tenacia, sorretto danotevole forza d’animo.Grazie, Angelo. Questo va oltre il consi-glio... questo è stato «l’esempio».

Angelo Bocus

Sembrava aver superato i momenti difficilidella malattia, invece improvvisamente ègiunto il decesso, lasciando un vuoto diffi-cile da colmare per il nostro sindaco, le fi-glie Valentina e Francesca, nella cui quoti-dianità la sua figura sarà sempre presente. L’intera comunità si è stretta commossaattorno ai famigliari.

Intorno a noi la città si muoveva frenetica edistratta. Sopra di noi il cielo non avevastelle e la neve caduta in quei giorni, fretto-losamente, era stata ammassata.All’interno di una Fiat 1100 bicolore ricordoche i tuoi consigli, saggi e misurati, non sa-livano al cielo... erano solo per me.Avevo chiesto aiuto, come lo si chiede adun padre. E mai un padre può mal consi-gliare. Hai avuto ragione.Fedele alle origini friulane, nella vita, in fami-glia e nel lavoro hai sempre unito alla co-

’N te la vetrina

1963. RISTORANTE DA RENÈ. MATRIMONIO DI EMILIO PUPPIN PUTELATE CON GINA CARLON ROS.DA SINISTRA: VALENTINO CARLON BROLO, LILIANA PUPPIN PUTELATE, EMILIO FORT, FAUSTO PUPPINPUTELATE, INES ZAMBON PUPPIN, ARTURO FORTE SANTINA PUPPIN PUTELATE, PIERO, GUGLIELMO, LINA, GIOVANNI E VINCENZO PUPPIN PUTELATE.ALLE SPALLE I NIPOTI DI PIETRO PUPPIN PUTELATE: FERRUCCIO PUPPIN PUTELATE, SEVERINOCARLON PACIO E PIERO CARLON PERTIA.

(FOTO DI PROPRIETÀ DI INES ZAMBON PUPPIN)

CORREVA L’ANNO 1955. UN NUTRITO GRUPPODI CHIERICHETTI BUDOIESI CON DON ALFREDOPASUT. NE INDIVIDUIAMO ALCUNI.PRIMA FILA DA SINISTRA: EGIDIO CARLON,LUIGI BURIGANA BASTIANELA, (?), LUIGIDEL ZOTTO MUNAR, (?), (?), (?), GIORGIO VARNIERMENAO, (?), GIUSEPPE ZAMBON CROT, (?),DUILIO CARLON.NELLA SECONDA FILA DA SINISTRA:IL SECONDO CHIERICHETTO È ELIO FRANCOPUPPIN E IL TERZO FERNANDO DEL MASCHIO.

(FOTO DI PROPRIETÀ DI ELIO FRANCO PUPPIN)

NELLA FOTO A SINISTRA.DON SEMEJA CON IL MAESTRO UMBERTOSANSON E DUE SACERDOTI.NELLA FOTO A DESTRA.DON SEMEJA CON IL SINDACO ARMANDODEL MASCHIO E DUE SACERDOTI.

(FOTO DI PROPRIETÀ DI RENZA GATTESCO SANSON)

UN ACCORATO APPELLOAI LETTORI

Se desiderate far pubblicare fotoa voi care ed interessanti per le nostrecomunità e per i lettori, la redazionede l’Artugna chiede la vostra collaborazione.Accompagnate le foto con una didascaliacorredata di nomi, cognomi e soprannomidelle persone ritratte.Se poi conoscete anche l’anno, il luogoe l’occasione tanto meglio.Così facendo aiuterete a svolgere nellamaniera più corretta il servizio socialeche il giornale desidera perseguire.In mancanza di tali informazionila redazione non riterrà possibilela pubblicazione delle foto.

26

Fésta a Ciampore

Come da tradizione la terza do-menica di maggio si svolge la«Festa di Primavera», organizzatadalla Pro Loco, coadiuvata da unnumero sempre maggiore di as-sociazioni locali.Il ritrovo è in piazza a Dardago,dove, dopo la benedizione, bam-bini e accompagnatori visitano lamostra fotografica «La Valle di SanTomè» presso il teatro. Attraversoil sentiero lungo la Val de la marevecia, accompagnati dalle spiega-zioni storico-naturalistiche del pro-fessor Fernando Del Maschio, sigiunge in località Ciampore, per ri-cevere i diplomi e le lampadine«Enel risparmio energetico». Lamattinata riserva ancora un’inte-ressante attrattiva con la dimo-strazione dei fantastici cani dasoccorso a cura della squadra co-munale della Protezione Civile.Dopo il pranzo e i giochi pomeri-diani la festa si conclude con ilconcerto di musica Klezme delgruppo Aleph in teatro a Dardago.

CronacaCronacaCronaca

La processiònde ’l Corpus Domini

Anche quest’anno le parrocchie diDardago e Budoia mantengono larecente tradizione della processio-ne serale nella giornata del giovedìdi Corpus Domini. In questa oc -casione il corteo parte dalla chie sadi Dardago per giungere a quelladi Budoia. Soddisfacente la parte-cipazione dei fedeli.Ricordiamo che, anche se nel ca-lendario civile la festa è stata por-tata alla domenica, il vero giornodel Corpus Domini è il giovedì.Alcune feste religiose furono spo-state alla domenica con una leggedel 1977: l'Epifania, San Giu -seppe, Ascensione, Corpus Do -mi ni, ss. Apostoli Pietro e Paolo.Con un provvedimento successi-vo l’Epifania è stata ripristinata al 6gennaio.

Partidhe a balón ’nteloratorio

Vista la positiva esperienza del2005 si è ripetuto anche quest’an-no il torneo di calcetto organizzatodall’oratorio. Le squadre parteci-panti erano addirittura 16, tantoche le competizioni si sono svoltein contemporanea su due campi,uno per gli adulti, l’altro per i ra-gazzi. Dopo un intenso susseguir-si di partite, interrotto dalla gusto-sa pausa pranzo, verso le 18.00sono stati premiati i vincitori.

I cianta e i sóna

Anche quest’anno l’Istituto di Mu -sica della Pedemontana, frequen-tato da decine di allievi dei nostripaesi, «mette in mostra» con isag gi di fine anno le qualità rag-giunte dai ragazzi. Negli ultimigiorni di maggio, ad Aviano e nelteatro di Dardago i nostri ragazzi ei loro insegnanti hanno dimostratoa genitori, parenti ed amici quan-to sono bravi con il pianoforte, ilviolino, la chitarra, la fisarmonica eanche con il canto.Nella foto, Paolo Puiatti mentre siesibisce con «Scende la pioggia»famoso brano del suo amicoGianni Morandi.

In alto. La processione del Corpus Dominipartita da Dardago sosta brevemente sul sagratodella chiesa di Budoia.(Foto di Antonietta Torchietti).

27

Budoia… un paesaggiodisegnato tra i sassi

Nel mese di giugno, nell’ambitodel progetto Dynalp intitolato«Budoia…, un paesaggio dise-gnato tra i sassi», molti volontari disvariate associazioni del comunesi sono impegnati in un’iniziativaconcreta di risistemazione di unmuro a secco e recupero di unvecchio sentiero a Santa Lucia.Il merito va al nutrito gruppo di vo-lontari, coordinato dal sindacoAntonio Zambon, dall’assessoreMaurizio Carlon e da Chiara Avia ni.Hanno collaborato: Tommaso,Gui do, Mario, Giovanni e RobertoAndreazza, GioMaria Busetti, ItaloCallegari, Giuseppe Carlon, Va -

Sportivissima 2006

L’Associazione Pro Loco Budoia,in collaborazione con l’Ammini -strazione Comunale e altre asso-

1a festa de le Crositole

Sabato 15 luglio 2006, presso igiardinetti di via Capitan Maso, treex ragazzi delle Crositole, memoridei piacevoli momenti di aggrega-zione del passato e in particolaredel mitico pan e vin, hanno pensa-to di organizzare un momentocon viviale fra i residenti del croce-via tra le vie Pordenone, Stefani,Julia e Capitan Maso.L’ottima cena è stata curata dai ti-tolari dello Chalet, anche loro resi-denti nella località budoiese; moltialtri hanno partecipato con le lorospecialità casalinghe, in un allegroclima di condivisione. Per avereuna conferma della buona riuscitadell’iniziativa, basta considerare inumeri, con una partecipazione diben 140 persone, tra cui budoiesiDOC, americani e nuovi residenti.È stato quindi raggiunto l’obietti-vo principale, che era quello di fa-vorire l’incontro e rafforzare l’ag-gregazione tra i numerosi cittadinidel crocevia, che prima, pur vicinidi casa, rischiavano di non cono-scersi.

DAVIDE FREGONA

ciazioni giovanili e sportive locali,organizza un’iniziativa legata allosport, attività alla quale tutti i gio-vani si avvicinano, e che quindisvolge una notevole funzione ag-gregatrice.La manifestazione si svolge in duegiornate, sabato 1 e domenica 2luglio 2006, presso il Centro Spor -tivo di Budoia. I partecipanti pos-sono scegliere in base alle proprieattitudini e preferenze tra varie di-scipline: pallavolo, tennis, bocce,ping pong, calcetto a cinque, cal-cio balilla. La proposta trova con-senso non solo tra i giovani e avràsenz’altro un ulteriore sviluppo neiprossimi anni.

lentino Carlon, Oscar Carlon, Giu -seppe e Roberto Cauz, Gino Co -min, Angelo Cosmo, GiovanniKristacos, Giampaolo e FernandoDel Maschio, Giacomino DelZotto, Piero Doimo, GiampietroFort, Velio e Bruno Fort, MauroGiannelli, Orfeo Gislon, MicheleGraniero, Cleofe Lucchetta, Mar coMarcoz, Ugo Piazza, Fran cescoPoles, Guido Quaia, Ariedo Rigo,Lucio Rizzo, Fabio Signora,Angelo Tassan, Antonino Zambon.A conclusione del progetto, nelpomeriggio di domenica 25 giu-gno, si è tenuta nella chiesetta alcolle la 12a edizione del concertoI co lori della Speranza. Ospite delCollis Chorus quest’anno era il ri-nomato FVG Gospel Choir, cheha entusiasmato il pubblico con isuoi canti gospel e spiritual.

Festa tra i tavoli a Le Crositole. Sotto. Bianca è la pietra del lavatoio rinnovatadopo la pulizia eseguita dai volontari.

28

Ciàl de Mulìn: i ne àscoltàt

Esattamente tre anni fa, nel nu-mero 99, abbiamo lanciato un ap-pello per salvare la ciasa mata deCiàl de Mulìn.A causa della mancata manuten-zione, anche questa ciasa mata(si chiamano così le caratteristi-che strutture di rifugio per uominie animali, costruite nel corsodell’800 in aperta campagna) ri-schiava di ridursi a un rudere.Fortunatamente questo appello è

Le mont le se parla

Le montagne del mondo unisco-no e dialogano per un confronto diesperienze sullo sviluppo rispetto-so dell’ambiente.A seguito dei precedenti incontridel sindaco di Budoia, in veste di

I à sistemàtSan Tomè

Il tempo e l’umidità della valle ave-vano creato seri problemi per l’ab-side della antica chiesetta di SanTomè, il cui tetto rischiava di crolla-re.Un gruppo di volontari ha prov -veduto e rinnovare il tetto. A lorovada il grazie della comunità peraver messo a disposizione mate-riale, tempo e tanta buona volontà.In particolare si ringraziano: GigiBasso, Marco Bocus Frith, Mi -chele Bocus Frith, Omero Bo cusde la Rossa, Redi Fort Salute,Marco Janna Bocus, Al fredoLachin Stort, Antonio Rigo Cro sta,Bruno Zambon Pinal, QuintoZambon Pinal, Ugo Zam bon Pala.

La ciasa mata de Cial de Mulin vestita a nuovo dopo il rifacimento del tetto.

L’unione fa la forza. Alcuni dei volontari impegnati nella sistemazione dell’absidedella chiesetta di San Tomè.

stato raccolto e, grazie all’inter-vento promosso dalla ammini-strazione comunale, ora l’edificio– testimonianza della nostra civiltàcontadina scomparsa – puòguardare con serenità al futuro.È auspicabile che si trovi il mododi salvare anche le altre ciase ma-te ancora esistenti nel territoriocomunale.

29

Quan che la marede san Piero…(tutto secondo tradizione)

La primavera sta per finire e – sep-pur con dei giorni di ritardo – i santidel gelo (tra cui Sant’Ubaldo, 16maggio) si fanno sentire. Il 1° giu-gno, infatti, i Pietins, il Cornier, elCiamp e Candóle si vestono ina-spettatamente di bianco, ma la ne-ve non tarda a sciogliersi.Dalla metà di giugno la colonninadi mercurio segna inesorabilmen-te 36-38 °C.Ma non abbiamo ancora fatto iconti con la mare de San Piero,condannata per le sue cattiveriealla pena dell’inferno e assimilatacosì agli esseri demoniaci. Non sifa, infatti, attendere.Quan che la mare de san Piero lava a ciatà ’l so fiol, vin la tam pesta.

La donna ha il permesso di usciredall’inferno otto giorni prima e ottogiorni dopo la ricorrenza del la festi-vità del figlio (29 giugno) e mette inatto ogni cattiveria possibile. Cosìa fine giugno trasforma temporali etempeste in un uragano che spaz-za ogni cosa incontrata durante lasua sfrenata corsa: tetti scoper-chiati, recinzioni divelte, alberi con-torti senza pietà, pali dell’energiaelettrica piegati, orti cancellati…Che desolazione! La pioggia, in questi giorni, è forie-ra di siccità. È l’incontro-scontrotra i poteri ctonii, esseri sotterranei,e celesti. Difficil mente i mesi estivitrascorrono senza disordini me-teorologici: rovinosi uragani e pro-lungate siccità trovano riscontro inuna fitta rete di credenze.La canicola riprende e continua abruciare.

Campioni del mondo

Progetto Giovani e CFD hannopensato di proiettare al teatro diDardago le partite degli Azzurridurante i Mondiali di Germania2006. In pochi avrebbero pensatoche… partita dopo partita, si sa-rebbe arrivati alla finalissima con-quistando l’ambita coppa. Tri pu -dio di tricolori e campane a fe stanei nostri paesi.

L’entusiasmo per l’Italia campioneha contaggiato anche gli italiani nel mondo.Nella foto, Luca, nostro piccolo lettoredi Milwaukee (USA), con la maglia dellaNazionale.

Le cime dei nostri monti dopo la nevicata del primo giugno e i danni provocati dall’uragano a finemese.

vicepresidente della rete dei co-muni alpini «Alleanza nelle Alpi», edel presidente della CommissioneInternazionale per la protezionedelle Alpi, svoltisi lo scorso anno,in Centro Asia, è giunto in visita aBudoia il presidente dell’Alleanzadei Comuni Montani del CentroAsia (l’Agoca). Accolto in municipio, l’esponenteasiatico ha seguito attentamentel’esposizione del sindaco AntonioZambon sulle procedure istituzio-nali ed amministrative di un picco-lo paese come Budoia; ha visitatoalcuni servizi comunali e realtàpro duttive agricole, manifestandogrande interesse.

Inno alla vita

30

Ricordiamo con grande gioia ed emozione il SantoBattesimo del nostro piccolo Federico Sergio Bastianello,nel giorno di Pasquetta, celebrato da don Adel.Nato a Pordenone il 20 gennaio 2006 proprio nel giornodel compleanno della sorellina Francesca.Qui nella foto in braccio alla mamma Elena Modolo, papàAndrea, sorellina Francesca, madrina zia Chiara e padrinozio Giuseppe.

Il sorriso e la vivacità di Alessandro Conzato diOttaviano e Antonella Maccioccu.

Tìrete in bandache le cà ’na macchina

Ora percorrere a piedi il tratto diPedemontana che va dal Brait si-no a via Castello sarà più sicuro.Infatti con un provvidenziale inter-vento il nostro Comune ha pensa-

Luigia Ariet Dedor ha festeggiatola bell’età di 94 anni insiemecon le figlie, i generi, la sorella e i nipoti,allietando la festa con la suacaratteristica vitalità e loquacità.

Lavori in vista a Buduoiae a Santa Luthia

Nuovi lavori sono previsti a com-pletamento della piazza di Bu -doia. Sarà rifatto il tetto del muni-cipio, rendendo abitabile lo spaziodel sottotetto; seguirà l’amplia-mento al piano terra dello stabileper un nuovo ufficio riservato alcomando dei vigili, accessibiledall’esterno. Si provvederà, inol-tre, all’abbassamento del livellodel sedimento stradale della piaz-za, eliminando i vecchi strati diasfalto.Sempre a Budoia inizieranno i la-vori di ampliamento e sistemazio-ne del depuratore de Fontana,

mentre nella zona industriale sista ultimando l’eco-piazzola perla raccolta dei rifiuti.A Santa Lucia stanno proceden-do i lavori di completamento deiparcheggi di fronte alla chiesaparrocchiale e alle spalle del vec-chio panificio Del Zotto, in prossi-mità della sede dell’Auser.

to di far costruire un marciapiedeper l’incolumità dei pedoni. A no-me della popolazione l’Artugnarin grazia.

Aug

uri d

alla

Red

azio

ne!

Sono trascorsi dieci mesi (15 ottobre2005) da quando a Genazzano(Roma) si sono uniti in matrimonioAlessio Zambon ed Ester Graziosi,qui ritratti in quel lieto giorno con lacugina Francesca Romana.Lo zio Flavio nel ricordarli con affetto,dalle pagine de l’Artugna rinnovaloro gli auguri di ogni bene e felicità.

Con gioia Sabrina Zambon e Dino Valdevit presentano il loro gioiello Alessio, molto desiderato, nato il 26 febbraio 2006.La foto, a destra, lo mostra nel giorno del Battesimo celebrato il 2 luglio 2006, mentre don Adel lo sta per alzare in alto co-me consuetudine in tutti i battesimi; attorniato dai genitori, i padrini e dal cuginetto Riccardo.

Fresco di stampa

Il comune di Budoia ha pubblica-to, nell’ambito del progetto Dy -nalp e con la collaborazione delno stro periodico, il volume Paesidi pietra.La pubblicazione, attingendo tra imolti articoli pubblicati su l’Artu -gna dal 1972 ad oggi, ha comeargomento i sassi, le crode deltorrente Artugna e ciò che il pre-zioso lavoro dell’uomo ha saputorealizzare nei secoli con questoumile ma prezioso materiale.Ecco che, anche grazie a nume-rose fotografie, possiamo cono-scere meglio le case di sasso, i

recenti restauri, le ciase mate, leiscrizioni murarie, il ruial, i ponti sultorrente. Ampio spazio della pub-blicazione è riservato agli abili arti-giani della pietra, i tagliapietra, dalsettecento al secolo scorso che si

sono fatti apprezzare anche inmolti paesi europei e agli artistilocali della pietra quali gli Antonellie Tita Soldà Maniach.Il volume è disponibile presso lanostra redazione.

I ne

à sc

rit

Ci p

otet

e sc

river

e...

l’Artu

gna

· Via

della

Chie

sa, 1

3307

0 Da

rdag

o (P

n)

o in

viar

e un

a e-

mai

l...

l’artu

gna@

naon

is.co

m

32

Milano, 22 aprile 2006

Cara Redazione,

leggo con attenzione il «no-stro» periodico; è una dolce com-pagnia che mi ricorda tutta l’at-mosfera dei nostri foghèr, ipor toni delle nostre strade, gliodo ri della natura che ci circondae il nostro bel parlar in dialetto. Lefoto d’epoca che ci proponete ciricordano i nostri vecchi. Grazieper le continue emozioni.

Colgo l’occasione per comuni-care che il 18 aprile è nata a Pa -via, Veronica, figlia di VictorianoFort e di Antonella Gariboldi.

Saluti VICTORIANO FORT PITÙS

Gentile signor Victoriano,

grazie per i complimenti al no-stro periodico. Ci piace che an-che lei usi l’aggettivo nostroquando parla de l’Artugna. Ha ra-gione, perché il periodico appar-tiene ai suoi lettori. Se mancasse-ro l’apprezzamento e il continuosostegno di chi, come lei, attendela pubblicazione di ogni numero,l’Artugna non avrebbe senso diesistere.

Congratulazioni per la nascitadi Veronica. Dopo aver segnalatoil vostro matrimonio nel numero103 di dicembre 2003, ora regi-striamo l’arrivo della primogenita.Auguri vivissimi.

Beijing (Cina), 27 giugno 2006

Carissimi,

durante una ricerca di docu-menti per il mio trasferimento inCina, ho ritrovato una fotografia(1955?) di quando, giovanissimo,ero in vacanza dai nonni e facevoil chierichetto con Don Alfredo.

Chi si riconosce? Io sono ilquarto alla destra di Don Alfredo.

Mi piacerebbe, un giornoquan do rientrerò in Patria a salu-tare i parenti, ritrovarsi attorno untavolo a brindare a quei giorni.

Non mi ricordo i nomi, ma miricordo bene le cerimonie inse-gnateci da Don Alfredo. Le ricor-do ancora dopo tutti quegli annipassati. Più di cinquanta!

Mi trovo di nuovo in Cina, do-po parecchi anni, in rappresen-tanza di ditte europee.

Il mio compito si svolge in variecittà della Cina, e così sono chia-mato a viaggiare all’interno diquesto vasto paese con città piùpopolate di una provincia italiana.

Solo Pechino fa 15 milioni diabitanti, con circa 3 milioni di au-tomezzi su un territorio di 40 chi-lometri per 40. E ce ne sono pa-recchie così affollate.

Vi devo ringraziare per l’inviode l’Artugna che mia moglie Clau -dine conserva per quando rientroin ferie. Leggerla è sempre ungran de piacere.

Augurandomi di ritrovarci in unprossimo futuro, vi porgo i mieisinceri e distinti saluti.

P.S. Vi invio anche una mia fo-to dalla Cina, scattata in questoultimo mese durante una visita aXi An, la vecchia capitale. Lacam pana risale al XIII secolo.

ELIO FRANCO PUPPIN

Egregio signor Elio,

abbiamo ricevuto con moltopia cere il suo messaggio e le foto-grafie.

La foto vecchia è pubblicatanell’apposita rubrica, con i nomiche siamo riusciti a reperire.

La ringraziamo per la collabo-razione e le facciamo tanti auguriper il suo lavoro in Cina!

Continui a mandarci qualchenotizia di quell’immenso Paese!

Andrean. 07.05.1802

Lucian. 30.07.1806

Marian. 30.07.1806

Domenicon. 13.05.1809

Domenicon. 28.03.1811

SPOSAJust Santa

n. 06.03.1816

Angelan. 25.06.1813

Andrean. 25.03.1840

Matteon. 20.02.1844

Matteon. 03.03.1846

Angelon. 02.05.1851

Mattion. 26.07.1771

SPOSASteffinlongo Anna

n. 24.03.1779

Andrean. (?)

Matteon. 03.09.1838

Sebastianon. 04.02.1842

Andrean. 03.02.1848

Annan. 31.01.1856

Dicembre 2005

Spett. Redazione,

purtroppo non sono in gradodi scrivervi in italiano, forse aBudoia c’è la possibilità di far tra-durre questo testo?

Desidero ringraziarvi di cuoreper i contributi all’Archivio Storico.Non riesco però a capire tutti gliarticoli perché ho poca padronan-za della lingua italiana. Sicu -ramente vi chiederete da doveviene il mio interesse per il vostropaese. Due anni fa ho visitatoBudoia con la mia famiglia e sonorimasto stupito dal fatto che il no-stro cognome, Fort, sia ancoramolto diffuso da voi. Il mio ante-

Pordenone, 9 maggio 2006

Prima d’iniziare le ricerche sullastoria dello sci pordenonese(1924-1940) avevo una scarsaconoscenza della vostra pubbli-cazione; adesso, posso dire diaver sfogliato pagina per paginatutti i numeri de l’Artugna ed affer-mo che avete creato un periodicostraordinario che possiede la ca-pacità di coniugare la ricerca di unpassato ormai lontano con l’at-tualità di una vivace Comunità.Desidero farvi i miei complimentiper la grande passione e la com-petenza che dimostrate numerodopo numero.

nato Angelo Fort fu Domenico,nato a Budoia il 2.05.1851, diprofessione muratore è emigratoin Germania, nei pressi di Aachen(Aquisgrana).

Naturalmente noi famigliari de-sideriamo avere informazioni sullaprovenienza di Angelo Fort.

Per questo motivo abbiamocercato in tutti i modi possibili disapere qualcosa su Budoia eSanta Lucia e alla fine ci siamotrovati su Internet. Tra giugno e lu-glio 2006, durante le vacanzeestive a Caorle, verrò di nuovo avisitare Budoia.

Per finire, desidero ringraziareancora una volta per gli interes-

Come precedentemente accen-nato, sto ricostruendo le avventu-re degli sciatori di Pordenone emandamento e mi accorgo chegran parte della storia si svolgetra Dardago, la Val de Croda e laValle della Stua; quindi una consi-stente porzione del mio prossimolibro (se mai troverò un editore)appartiene idealmente alla vostraComunità. Continuate con questagrande manifestazione d’uma-nità. Con grandissima stima

MARIO TOMADINI

P.S. Ho immeritamente scritto«INCENDI E POMPIERI NELLA VECCHIA

PORDENONE - La storia del Corpo

Un ramo della famiglia Fort (Padedo o Padello)

Ricerca eseguita da Flavio Zambon Tarabin Modola

Civico dal 1866 al 1937» (SocietàOperaia di M.S. ed Istruzione,Por denone 2002) e «I MULINI DEL

DON - Enzo Ro man Zotta nellaguerra di Rus sia», Comune di Fri -sanco, 2004.

Egregio signor Mario,

grazie dei complimenti. Cer -chiamo di metterci tutto l’impe-gno possibile per poter avere unbuon risultato... a volte ci riuscia-mo, altre un po’ meno.

Molti auguri per la sua prossi-ma pubblicazione (vedrà che tro-verà senz’altro un editore).

Cordiali saluti.

santi contributi all’Archivio Sto -rico.

Auguro Buon Natale e unBuon 2006 di felicità e salute.

Cordiali saluti e molte grazie.

DIETER JOSEF FORT

Egregio signor Dieter,

siamo lieti di annoverarla tra inostri lettori.

Siamo riusciti a ricostruire ilsuo albero genealogico a partireda Angelo (1851) e su fino adAndrea (1740 circa). In attesa diricevere informazioni e materialefotografico sui suoi avi, la salutia-mo cordialmente.

33

34

[...d

ai c

onti

corr

enti]

Carissimi saluti e auguri a tutti voi!

DANIELA ANGELIN CARGIOLI – SANTA

MARGHERITA LIGURE

I migliori auguri di una SantaPasqua e un cordiale saluto.

MARIO FORT – VAREDO (MI)

Buon lavoro!

FRANCO JANNA TAVÀN – MILANO

Ringrazio di cuore per l’articolopubblicato.

PASQUALINO ZAMBON – SARONNO (VA)

Un abbraccio a tutta la Redazione.

JOLE E IVAN ZAMBON PINAL – MILANO

A ricordo di Romano Zambon nelsecondo anniversario della morte.La moglie.

ROSINA SECCO ZAMBON – TORINO

Con tanta simpatia. Grazie per il la-voro che fate.

MARCELLINO ZAMBON – TORINO

Grazie per l’Artugna.

GEORGES BASSO – LONGEVILLE LES METZ

(FRANCIA)

Antananarivo (Madagascar), 10 giugno 2006

Carissimi tutti delle Comunità diBudoia e di Dardago,

inviamo a tutti e a ciascuno inparticolare il nostro affettuoso salu-to e il nostro sincero grazie per lagenerosa partecipazione a favoredella nostra opera sanitaria in Ma -da gascar, dove operiamo dal 1973.

I bisogni che un’opera così al-tamente umanitaria richiede sonotanti, veramente tanti, ma quandoci giungono le prove di solidarietà,come voi ci avete manifestato, sigode non solo la certezza che so-no delle persone che lavoranocon noi, ma sentiamo rinnovare ilcoraggio, l’entusiasmo e la forzaper un servizio che richiede tantoamore, comprensione e sacrificio.Come già al vostro Parroco, an-che a voi diciamo che il ricavatodel mercatino sarà utilizzato per ilfine per cui il mercatino è statoallestito: assistenza medica e nu-trizionale ai bambini malati e de-nutriti. Ancora un grazie e ci fac -ciamo interpreti del grazie e delsor riso dei bambini che ne benefi-ceranno.

Vi chiediamo di continuare,nelle vostre possibilità, a lavorarecon noi. Grazie!

Cordiali saluti a tutti

SUOR VITTORIA E SUOR DANIELA

Care suore,

apprezziamo e condividiamola vostra opera umanitaria a favo-re dell’infanzia e ci auguriamo dicon tinuare a far sorridere i bam-bini della vostra comunità missio-naria.

Milano, 28 aprile 2006

Ho visitato il sito, ho scaricato ilquestionario ma non ho trovato ilnumero di fax per spedirlo. Vorreidiscutere del periodico l’Artugna.

Ho 42 anni e da sempre abitoa Milano, ma con il cuore e la te-sta da sempre a Santa Lucia. Mianonna paterna era di Dardago(Janna Tavàn); mia nonna mater-na, la mitica Argelia Lachin Bom -ba, di Budoia, classe 1907, è an-cora viva; mio nonno materno eradi Santa Lucia (Polat). Quindi so-no molto legato a questi paesi.

A Pasqua ero su e sono riusci-to a recuperare tutti i miei amici(Davide, Ramiro, Francesco…)sempre bellissimi e disponibili.

Ritornando al periodico, secon-do me è un errore che esca 3 volteall’anno. Se si potesse fare ungiornalino mensile sarebbe meglio;con tanto di rubriche, con la cro-naca. Ci metterei un po’ di sport, leclassifiche: noi dobbiamo saperese il Budoia gioca a pallone o gio-ca a bocce. Poi servono foto vec-chie e nuove: come si era e comesi è. Noi, che abitiamo lontani, vor-remmo aprire il sito e leggere cosasuccede lì da voi. Non mi sembraun lavoro pesantissimo e poi cicoinvolgerebbe di più.

Se volete, io sono qui. Ciao.

PIETRO DA ROS

Caro Pietro,

apprezziamo molto il tuo affet-to per i nostri paesi.

Grazie per i consigli che ci daiper migliorare l’Artugna. Cer che -remo di tenerne conto in sede dianalisi delle risposte ai questiona-ri. Una cosa è un po’ difficile dafare: quella di avere una pubblica-zione mensile.

Sai, la nostra non è una reda-zione di professionisti.

Ognuno ha il proprio lavoro eper poter far uscire l’Artugna trevolte l’anno sacrifichiamo moltis-sime ore di sonno e molti pome-riggi delle giornate di festa.

Poi c’è l’aspetto economicoche non è da trascurare. Insom -ma, crediamo che questo dovràrimanere un sogno nel cassetto.

Grazie per la proposta di colla-borazione. Mandaci qualcosa, sa-remo ben lieti di pubblicarla.

PER L’ASSUNTAfesteggiamenti

SABATO 12 ore 19.00 Presso i locali della Scuola Materna

Inaugurazione della Mostra Fotografica «Vóf e corajo»organizzata per il 50° anniversario della posa della prima pietra dell’Asilo

Inaugurazione della Retrospettiva di pittura «Passione a colori»di Ruggero Zambon

LUNEDÌ 14 ore 20.30 Esibizione degli «Sbandieratori dei rioni di Cori» (Roma)

MARTEDÌ 15 ore 11.00 Santa Messa Solenne dell’Assunta celebrata da don Maurizio Busettiaccompagnata dalla corale «Santa Maria Maggiore»

ore 16.00 Giochi popolari nel cortile delle scuole

ore 18.00 Santa Messa Vespertina

ore 20.45 Concerto per l’Assunta «Ensemble di trombe, timpani & organo»Giovanni Vello · TrombaGraziano Cester · TrombaGianni Casagrande · TimpaniAlessandro Bozzer · Organo

PROGRAMMA

DAL 12 AL 15 AGOSTO saranno visitabili presso la Scuola Materna

Mostra Fotografica allestita in occasione del 50° anniversario della posa della prima pietra dell’Asilo.

Retrospettiva del pittore Ruggero Zambon «GERO».

I festeggiamenti si svolgeranno con la collaborazione diAmministrazione Comunale, Associazione «Amici di don Nillo», Comitato FesteggiamentiDardago, Pieve Santa Maria Maggiore di Dardago, Periodico l’Artugna, Pro Loco Budoia,AFDS – Dardago, Amatori Calcio Budoia, www.artugna.it

Situazione economica del periodico l’Artugna

Periodico n. 107 entrate u s c i t e

Costo per la realizzazione + sito web 5 . 0 0 2 , 0 0

Spedizioni e varie 6 4 0 , 5 0

Entrate dal 26.03.2006 al 15.07.2006 3.681,00

Totale 3.681,00 5.642,50

bilancio

RecensioniDonatella Besa è coautrice con Paola Ancilotto di

Lisetta a Ve nezia, un libro illustrato per l’infanzia.

Donatella è figlia di Gabriella Zambon e di Franco

Besa, e nipote di Leontina Pellegrini e Giu seppe

Zambon Pala, che un tempo abitavano in una

casa del Vaticano.

Silvia Forno ha curato con Tom maso Rondinella la

pubblicazione della seconda edizione del Libro bianco

sulle politiche Pub bliche di Cooperazione allo sviluppo

in Ita lia, un rapporto di analisi e proposte. Silvia è figlia

di Sonia Si gnora di Budoia e nipote di Anna Zam bon e

del defunto Tiziano Si gno ra.

Congratulazioni alle due giovani autrici!

Genziana alpina

Il blu metallico intenso della corolla imbutiforme pun-teggia e ravviva l’erba dei prati alpini da giugno adagosto e la perfetta disposizione dei suoi petali a sche-ma geometrico pentagonale ci elevano ad ammirare la

bellezza e la perfezione divina.

(foto di Rita Marson)