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Gli evangelisti del Buzzi Alpino Paolo, presente! Alla casa del Padre Dardago su internet Anno XXXIV · Agosto 2005 · Numero 105 Spedizione in abbonamento postale art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96. Filiale di Pordenone. Periodico della Comunità di Dardago · Budoia · Santa Lucia

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Anno XXXIV · Agosto 2005 · Numero 105 Periodico della Comunità di Dardago · Budoia · Santa Lucia

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Gli evangelisti del Buzzi

Alpino Paolo, presente!

Alla casa del Padre

Dardago su internet

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Non abbiate

Piazza San Pietro, la sera del 2aprile 2005, già Festa della Divi naMisericordia, alle ore 21.37,Giovanni Paolo II sussurrando«Amen» rendeva la Sua bella animaal Signore. Lo accompagnava inquesto viaggio verso l’eterno, unafolla sterminata di fedeli e giovaniche recitavano il Santo Rosario glitenevano compagnia; la Madonnaalla quale si era votato «Totus tuus»

paura!In tutti questi anni Giovanni PaoloII ha stupito il mondo e ha contri-buito notevolmente a ridisegnar-ne il quadro sociopolitico di que-sto scorcio di fine millennio.

L’abbiamo conosciuto comeun papa giovane, pieno di forza,di vitalità, capace di richiamarefolle di fedeli acclamanti in tutti ipaesi che lo hanno visto pellegri-no; l’abbiamo conosciuto comeun papa ferito, ammalato, vec-chio ma sempre pronto ad alzarela sua voce contro ogni ingiustiziae contro tutte le guerre; lo abbia-mo conosciuto infermo, addolo-rato per non poter partecipare allaVia Crucis del Venerdì Santo, pernon poter far sentire la sua voceai giovani che lo acclamavano daPiazza San Pietro.

Alla sua morte, molte centinaiadi migliaia di pellegrini di tutto ilmondo invasero Roma; tutti i po-tenti del mondo erano furonopresenti alle sue esequie. In que-sto scenario, parve naturale defi-nirlo «Magno» e i fedeli ne richie-sero a gran voce una prontasantificazione.

Non era certo facile trovare unsuccessore a Giovanni Paolo II.L’attesa è stata breve. La fumatabianca e il suono delle campanedi san Pietro sono giunti dopo

Quando nel lontano 1978, sulnumero 27 de l’Artugnascrivemmo che ben tre papi –Paolo VI, Giovanni Paolo I eGiovanni Paolo II – si eranosucceduti al Soglio di Pietro trale due uscite del nostro periodico,non immaginavamo che il nuovoPapa avrebbe retto la Chiesacattolica per un così lungoperiodo e soprattutto chesarebbe diventato quel grandepontefice che abbiamoconosciuto.

solo 24 ore di Conclave, al quartoscrutinio.

Joseph Ratzinger, 78 anni, ilcardinale che nelle ultime settima-ne ha presieduto le più importantifunzioni religiose, a causa dell’in-fermità di Papa Wojtyla, si presen-ta ai fedeli di Roma e del mondocon il nome del patrono d’Europa.

Fin dai primi discorsi di Bene -detto XVI appare chiaro che, sep-pure con le naturali ed ovvie diffe-renze dovute alle specifiche

per so nalità, il nuovo pontificato ini-zia nel solco della continuità conl’opera del suo predecessore, delquale era uno dei più stretti colla-boratori.Non abbiate paura! Esortava piùvolte papa Giovanni Paolo II.Non abbiate paura! Continua adesortare papa Benedetto XVI.

È molto significativo il branoche riportiamo che è parte del -l’ome lia pronunciata del nuovo

[continua a pagina 14]

Plevànla lettera del

lo aspettava. Ora, libero dal fardelloterreno, il Suo spirito di uomo forte,di Sacer dote e Vescovo esemplare,di Servo dei servi di Dio, che ci hainse gnato a non aver mai paura, afidarsi sempre della DivinaProvvidenza entrava nella

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Geru salemme del cielo raggiunta,venti giorni dopo anche dal nostroVescovo emerito Monsignor Sen nenCorrà. Entrambi hanno vissuto la lorofede testimoniandola da veridiscepoli di Cristo e hanno condivisoil Suo Calvario; ma accanto a Loro,come accanto a ciascuno di noi c’èsempre Maria, «segno diconsolazione e di sicura speranza».Piazza San Pietro, 19 aprile: tantagente attende in preghiera peril nuovo Papa. Habemus Pa pam,Benedetto XVI, «umile operaio nellavigna del Signore» e anche Lui conlo sguardo rivolto alla Vergine.Ringraziamo il Signore per i donistraordinari operati nel Papa polaccoe quelli che ci concederà attraversoil Ministero e il Magistero del nuovoPontefice che resta il farodeterminante della nostra vitacristiana.

Ho desiderato aprire la lettera delPlevàn, con un ricordocommosso ed affettuoso aGiovanni Paolo II, al VescovoSennen che mi ha ordinato e difiliale omaggio a Papa Benedetto.

Abbiamo sempre bisogno dipunti di riferimento credibili.Il cuo re dell’uomo è fatto così, inqualunque tempo e latitudine; habisogno di sentirsi figlio amato ecercato da quel Padre che èeterno, certi che il suo sguardosarà sempre su di noi. «Persinoi capelli del vostro capo sono tutticontati. Non abbiate timore».Il Signore ci ama e ci seguesempre. Sta a noi non smarrireil cammino, con la nostranegligenza, il nostro egoismo,la nostra indifferenza. Vicini a noic’è Maria, la Vergine prudenteche ha serbato nel suo cuoretutto l’amore sprigionato dalCuore del Figlio e lo ha donatoa noi. Maria è donna di fede edonna eucaristica. In questoAnno dell’Eucarestia, riscopriamola grandezza del Pane di Vita,nato dal grembo verginale diMaria. AVE VERUM CORPUS,NATUM DE MARIA VIRGINI.

La solennità dell’Assunzione alcielo in anima e corpo di Maria cifa capire la profondità del misterodella nostra vita che non si fermaquaggiù, ma è destinata a salireLassù, da dove siamo partiti.Anche noi, dopo essere passatiattraverso il tempo umano cheavrà la sua conclusione, ciattende la vita inesauribile nellagloria futura. Ci affidiamo a Maria,umile ancella del Signore che nelcanto del Magnificat lodail Creatore perché ha esaltato«l’umiltà della sua serva».Chiediamole di vivere umilmentequesto nostro passaggio terreno.Considerato che il nostro corponon potrà avere la stessa fortunariservata a Cristo e a sua e nostraMadre che non conobberola corruzione del sepolcro,chiediamo la grazia di saperusare bene il nostro corpo,di rispettarlo, perché, con ilBattesi mo e con gli altriSacramenti è diventato Tempiodi Dio, dimora dello Spirito Santo.Sempre nel Magnificat, ilcontrasto si apre tra i potenti e isuperbi da una parte e tra ipoveri e gli umili dall’altra.Ma sopra questa folla, sulla qualesplende la Madre del Signorevestita di sole, con la luna sottoi suoi piedi e sul capo una coronadi dodici stelle, si erge la potenzadel braccio di Dio, che continuaa fare grandi cose per tuttal’umanità. E per l’umanitàchiediamo al Signore che doniintelletto ai potenti e ai sapienti,per una azione a servizio e atutela della famiglia, prima celluladella società e la salvaguardia deivalori umani e cristiani.Cessino le guerre, gli odi e ledivisioni per un autenticoprogresso mondiale civile, moralee per noi spirituale.Con l’augurio di buon ferragostoa tutti, vicini e lontani,sani e malati, il mio ricordonella preghiera. Con affetto

VOSTRO DON ADEL

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IMPORTANTE

Per ragioni legate alla normativasulla privacy, non è più possibile averedagli uffici comunali i dati relativial movimento demografico del comune(nati, morti, matrimoni).Pertanto, i nominativi che appaiono suquesta rubrica sono solo quelli che ci sonostati comunicati dagli interessati o da loroparenti, oppure di cui siamo venuti aconoscenza pubblicamente.Naturalmente l’elenco sarà incompleto.Ci scusiamo con i lettori.

Chi desidera usufruire di questa rubricaè invitato a comunicare i dati almeno ventigiorni prima dell’uscita del periodico.

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uota

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N A S C I T EBenvenuti! Abbiamo suonato le campane per l’arrivo di...

Christian Madormo di Antonio e Monica Caliman – DardagoGiacomo Cesaro di Federico e Monica Luchin – PadovaAlberto Burigana di Andrea e Giulia Del Gobbo – Pordenone – Budoia

M AT R I M O N IHanno unito il loro amore. Felicitazioni a...

Daniele Biasutti e Elena Zambon – DardagoLuca Del Maschio e Anna Superti – Milano – BudoiaGiuseppe Morettin e Federica Quaia – San Giovanni di PolcenigoAlessandro Carlon e Pamela Coassin – BudoiaGuido Morson e Federica Zanolin – Budoia

Nozze d’oro

Fabio Zambon e Rosaria Granata – Milano

55 anni di Matrimonio

Alpidio Bocus e Fernanda Rigo – Dardago

Nozze d’argento

Alfredo Lachin e Lucia Basso – Dardago

L A U R E E , D I P LO M IComplimenti!

LaureeAlessandra Zambon – Giurisprudenza – DardagoSerena Chiesa – Scienze e Tecnologie Agrarie – Milano

Licenza ElementareJuan Lucas Barrera Ortega, Michele Bocus, Marco Bortoluzzi, Miriam Cavallaro, Cristina De Chiara,Manuel Del Maschio, Ilia Ermochkaev, Xhon Gjoka, Gianluca Lucchetta, Marina Rajkoska, Federica Santi,Ginevra Martina Venier, Pier Guglielmo Venturato, Veronica Jade Wiley

Licenza MediaMario Bocus, Michele Bocus, Sabina Ciobanu, Francesca Del Fabbro, Cristian Fort, Denis Fort,Irene Panizzut, Matteo Poles, Alex Quaia, Emanuele Quaia, Loris Salgarella, Matteo Signora, Silvia Signora

Licenza Media SuperioreMarina Carlon – RagioneriaMichela Busetti – Liceo Socio Psico PedagogicoAlessia Guadagnini – Liceo ScientificoSimone Cecchinel – GeometriYuri Bocus – Istituto Tecnico IndustrialeAndrea Rui – Istituto Tecnico per il TurismoNicola Moro – Liceo ScientificoFrancesca Carnio – Istituto Tecnico IndustrialeMilena Bocus – Liceo ScientificoChiara Capone – Liceo Socio Psico Pedagogico

D E F U N T IRiposano nella pace di Cristo.Condoglianze ai famigliari di…

Elsa Carlon di anni 89 – MilanoMario Frey di anni 83 – DardagoGiuseppe Arturo Zambon di anni 88 – BudoiaAngela Carlon di anni 89 – DardagoRita Ponte di anni 77 – DardagoRegina Rigo di anni 65 – DardagoAlberto Colella di anni 87 – BudoiaSuor Natalina Fontana di anni 78 – PadovaLaura Del Maschio di anni 88 – DardagoMario Da Ros di anni 69 – CordenonsLaura Busetti di anni 90 – DardagoPaolo Busetti di anni 83 – Santa LuciaOsvaldo Zambon di anni 67 – DardagoErmido Alfieri di anni 71 – VeneziaGemma Busetti di anni 80 – DardagoAugusta Sanson di anni 94 – PianzanoAngelo Besa di anni 73 – Santa LuciaSergio Bocus di anni 79 – Dardago

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Periodico quadrimestrale della Comunità di Dardago, Budoia e Santa Lucia (Pn)

sommario

2 Non abbiate paura!di Roberto Zambon

3 La lettera del Plevàndi don Adel Nasr

4 La ruota della vita

6 Gli evangelisti del Buzzidi Giancarlo Magri

8 Associazione «Amici di don Nillo»Girotondo di bambini

10 Alpino Paolo, presente!di Leontina Busetti, Mario PonteJacopo

12 Piero Vettor Carioladi Adelaide Bastianello

15 L’umiltà di un campionedi Adriano Zambon

16 Alla casa del Padredi Mario Povoledo

18 Polcenigo e dintornidi Angelo Pusiol

21 Emigrazione budoiese a Veneziadi Redazione e E. Angelin

22 Dardago su internetdi Massimo Zardoe Roberto Dabrilli

23 ASD Polcenigo-BudoiaTrampolino di lancioper i nostri giovani

24 L’angolo della musicaCinque righe, sette note...e la melodia prende formadi Giustina Favia e Cornelio Zambon

25 A Budoia...di Umberto Boschin

Autorizzazione del Tribunale di Pordenonen. 89 del 13 aprile 1973Spedizione in abbonamento postale. Art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96.Filiale di Pordenone.

Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzionedi qualsiasi parte del periodico, foto incluse, senza ilconsenso scritto della redazione, degli autori e deiproprietari del materiale iconografico.

Direzione, Redazione, Amministrazionetel. 0434.654033 · C.C.P. 11716594

Internet www.naonis.com/artugna

[email protected]

Direttore responsabileRoberto Zambon · tel. 0434.654616

Per la redazioneVittorina Carlon

Impaginazione Vittorio Janna

Spedizione Francesca Fort

Ed inoltre hanno collaborato Elvia Moro Appi, Espedito Zambon, MartaZambon

StampaArti Grafiche Risma · Roveredo in Piano/Pn

In copertina. Suggestiva immagine di voltialpini durante l’annuale incontro al cippoin Val de Croda a Dardago il 25 aprile 2005.L’Artugna intende ricordare con questa copertinai 60 anni dalla fine del secondo conflitto mondiale(1945) e i 90 anni dall’entrata dell’Italia nellaGrande Guerra (1915).Celebrando il grande sacrificio e il riconosciutoonore degli alpini nei due eventi bellici,auspichiamo che il mondo non abbia mai piùbisogno di guerre e violenze per dirimerele controversie tra i popoli.

FOTO DI CORNELIO ZAMBON MARIN

105

anno

XXXI

V · agosto 2005

26 ’N te la vetrina

28 Giovanna sulle orme di Marco PoloLa Redazione

29 Lasciano un grande vuoto...

31 Cronaca

35 Inno alla vita

36 I ne à scrit

38 Doi quadri pa’ ’l Teatro

39 Bilancio, Programmi

ed inoltre...

Albero genealogico della famiglia Zambon Tarabin...ramo Trucia, Tunio e Modola[quattordicesimo inserto]

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In occasione dei recenti lavori della chiesa parrocchiale di Dardago,sono state restaurate le quattro grandi tele (cm 154x111) raffigurantigli Evangelisti, attribuibili a Giuseppe Buzzi.Il restauro pittorico è stato eseguito da Giancarlo e Giovanni Magri conla direzione della dott. Valeria Poletto per la Sovrintendenza del Friuli VeneziaGiulia. Riportiamo la relazione tecnica a cura dei restauratori.

I dipinti avevano subìto nel corsodel tempo un generale indeboli-mento delle fibre di supporto, co-stituito da due teli di lino a tramatu-ra media ricuciti t ra sver sal mente.

Le tele presentavano sfonda-menti e lacerazioni di varie entità.In peggiori condizioni i due dipinticon s. Marco e s. Luca sia per lecadute di pigmento che per lamancanza di supporto, interes-sando particolarmente le zonesottostanti, che erano state riem-pite con stucco, in seguito aspor-tate meccanicamente a bisturi.

I primi saggi di pulitura sonostati condotti per zone cromati-che assottigliando le vernici ossi-date, mediante miste di dimetil-sulfossido, acetone e petroliore tificato.

Questa operazione ha eviden-ziato sottostanti ridipinture checonseguentemente sono stateasportate meccanicamente a bi-

sturi, ammorbidendo preventiva-mente le zone interessate conuna emulsione cerosa compostadi dimetilformammide.

Un’ulteriore particolareggiatapulitura è stata completata conuna mista di alcool, acetone, am-moniaca e olio di trementina.

Questa operazione ha restitui-to alle policromie la vivacità origi-nale ma evidenziando anche lareale entità di degrado delle ca-dute di pigmento.

Le tele che avevano i bordi ri-piegati e incollati sui telai sonostate smontate e adagiate su unpiano di lavoro. Le superfici pitto-riche sono state protette con lavelinatura eseguita con carta risoe colla di coniglio consentendosul retro la rimozione dei vecchiteli e toppe, asportando ogni re-siduo di collante. Sempre sul re-tro è stata livellata la cuciturameccanicamente a bisturi.

Gli evangelisti

1 2

del Buzzi

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La fermatura del colore e deglistrati preparatori è avvenuta concolletta stesa a caldo e successi-va stiratura, mantenendo le telein costante tensione.

La rintelatura è stata realizzatacon teli di lino e collante a pasta.Successivamente, ad asciuga-mento avvenuto, le tele sono sta-te tese su nuovi telai autoestensi-bili, non essendo quelli vecchi piùin grado di assolvere una correttatensionatura. Le parti lacunosesono state stuccate con gesso diBologna e colla di coniglio.

Il ritocco, eseguito con colori avernice di facile rimozione, ha in-teressato le parti stuccate e leabrasioni per caduta.

Infine si è steso la vernice pro-tettiva Retoucher mediante nebu-lizzatore.

Le cornici di epoca ottocente-sca con doratura e policromie,sono state oggetto di interventoconservativo.

Il restauratore

GIANCARLO MAGRI

LE QUATTRO TELE DEGLI EVANGELISTI DI GIOVANNI

GIUSEPPE BUZZI, (ATTRIBUZIONE), RECENTEMENTE

RESTAURATE.

1. SAN MATTEO; 2. SAN MARCO; 3. SAN LUCA;

4. SAN GIOVANNI.

(FOTO DI ELIO E STEFANO CIOL).

3 4

Brevi tracce storiche di Giovanni Giuseppe Buzzi

Fu Pietro Someda De Marco atracciare una prima biografia delpittore friulano del '700, Gio Isep poBuzzi.Con molta probabilità una famigliaBuzzi si trasferì a San Da niele dal suopaese d'origine, Stu dena Alta dellaPieve di Ponteb ba.Giovanni Giuseppe nacque nel 1683e morì all'età di 86 anni, il 31 gennaio1769; venne sepolto – a titoloprivilegiato – nella chiesaparrocchiale di San Daniele.Dalla moglie Alda ebbe sei figli, tracui Giovanni Giuseppe (1718),sacerdote, e Giovanni Anto nio (1711)che avrebbe dovuto trasmettere ladiscendenza della famiglia, ma nonsi ebbero più tracce di lui inSan Daniele; perciò, si può dedurre lasua immigrazione. Apprese l'arte allascuola settecentesca veneta, avendopresenti opere del Ricci, del Cana letto,del Giordano e in par ti colare quelledi Giovanni Antonio Pel legrino detto«Pel legrino di Ve nezia», tantoda divenire anche suo assistente.Visse, perciò, all’ombra riflessa deimag giori artisti veneti.Maturate le sue prime esperienzeartistiche a San Daniele, l'artistaricevette numerose commissioninella fascia montana e collinare delFriuli Centrale ed Occidentale.Uno dei suoi primi lavori conosciuti,di soggetto sacro, è la pala d'altareraffigurante la Madonna conBambino tra San Bartolomeo e SantaMargherita, su commissione deifedeli di Anduins.Altra opera documentata, com plessa,che ci fornisce il grado della maturitàartistica del Buzzi, è la decorazionedel soffitto a cassettoni di palazzoCalice-Screm, a Paularo, compostadi venticinque riquadri con

raffigurazioni di santi, filosofi, poeti…, opera (1716) che fu, purtroppo,smontata e venduta nel 1964 ad unamilanese.L'anno successivo (1717) realizzòpale d'altare sia a Capo riacco (laMadonna del Rosario, opera di bellainvenzione), sia a Cavazzo Carnico,nella chiesa di San Daniele (LaVergine con Bambino, SanGiuseppe, Sant'An to nio da Padova eSant'Antonio abate).Nel 1721, tornò nuovamente aCavazzo nella chiesa di San Roc coper la realizzazione di San Nicolò coni Ss. Mauro e Vito, e – due anni dopo– dipinse una tela raffigurante laBeata Vergine della Concezione conl'intera famiglia dei cappuccini diGemona, per il convento di SantaMaria delle Grazie della cittadinastessa.Continuò ad operare nella zonacollinare centrale e nella fasciapianeggiante per le chiese diPoz zuolo del Friuli (1727), di Ragogna(1736-45), di Ursinins Piccolo di Buia,di Fagagna, di Villalta, di Dignano, diBueriis di Magnano in Riviera; nel1746/47, da Mereto di Tomba gli fucommissionata una serie di opere traaffreschi e tele, in particolare la benriuscita Deposizione dalla Croce.Nel Friuli occidentale lasciò traccia disé – oltre che ad Anduins – neglioratori di San Francesco di FiumeVeneto (1734) e di Sant'Urbano aSuzzolins di Cordovado, e, negli anni'40 del diciottesimo secolo, nellachiesa trecentesca di San GiovanniBattista di Spilimbergo, e in quellaparrocchiale di Palse con I quattroevangelisti, medesimo soggetto dellanostra antica pieve.

LA REDAZIONE

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Il progetto ha coinvolto 12 fami-glie residenti nella provincia diPordenone che hanno ospitato12 bambini bielorussi provenientiin parte da famiglie che vivono incondizioni di disagio e/o nelle zo-ne contaminate dalla nube tossi-ca e in parte dall’Istituto per Bam -bi ni Disabili di Ivenez, regione diMinsk. I ragazzi sono arrivati inItalia il 18/12/04 e sono ripartiti il15/01/05, accompagnati all’aero -porto di Venezia con il furgonemesso gentilmente a disposizionedall’Amministrazione Co munale.All’arrivo sono stati visi tati da unmedico; in seguito a tale visita èemersa la necessità di alcuni con-trolli specialistici (ortopedico, der-matologico e oculistico) che sonostati effettuati. Nel corso del sog-giorno sono state organizzate at-tività culturali e ricreative, mo-menti di aggregazione, occasionidi incontro fra i ra gazzi e opportu-nità di appro fondire le loro cono-scenze di ambienti e realtà diver-se da quelle in cui vivono. Visto ilperiodo dell’anno, i momenti di in-contro sono spesso coincisi con

le manifestazioni tradizionali tipi-che del periodo natalizio: la SantaMessa della Vigilia di Natale, loscambio degli auguri di Natale edi fine anno, il tradizionale «Pan eVin» che chiude il periodo.

Al fine di una maggiore coope-razione e nell’interesse primariodella salute dei bambini bielorussi,le due accompagnatrici arrivatecon i bambini, di cui una medicofisiatra, sono state ac compa -gnate a due interessanti visite acentri che si occupano della ge-stione dell’handicap: «La nostrafamiglia» di S.Vito al Tagliamentoe il centro «Anfas» di Pordenone.Si sono così potuti fare degli inte-ressanti e costruttivi confronti tra idiversi modi di gestire centri oistituti di questo tipo e tra le diver-se modalità riabilitative praticate.Da queste visite scaturirà un pro-getto di formazione, approfondi-mento, che avrà luogo nei mesiestivi, coinvolgendo un medicobielorusso che resterà nella no-stra provincia per due mesi.

Nel periodo natalizio le iniziati-ve che l’Associazione, con l’aiuto

associa

zion

i•

associazioni

Ci siamo lasciati con il numero de l’Artugnadi Natale raccontando dei progetti

dell’Asso cia zio ne «AMICI DI DON NILLO CARNIEL»di accoglienza di un piccolo gruppo di bambini

bielo russi durante le festività natalizie.

I BAMBINI E I RAGAZZI BIELORUSSI OSPITI NELLA

NOSTRA PROVINCIA ATTRAVERSO L’ASSOCIAZIONE

AMICI DI DON NILLO CARNIEL HANNO AVUTO

IL PRIVILEGIO DI INCONTRARE IL PAPA BENEDETTO XVI

A ROMA NELL’UDIENZA GENERALE DEL 6 LUGLIO

IN S. PIETRO. È STATA UN’EMOZIONE FORTISSIMA

E UN MOMENTO CHE SI PORTERANNO NEL CUORE E

NELLA MEMORIA PER TUTTA LA VITA.

di bambinigirotondo

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di alcune famiglie del Comune diBudoia, ha organizzato per poterraccogliere fondi per la realizza-zione delle iniziative di solidarietàprogrammate per l’anno in corso,sono state numerose.

Vogliamo ricordare qui, e co-gliere l’occasione per ringraziarli

ancora, i bambini della Prima Co -munione di S. Lucia, che hannopensato di dare il loro contributocon una iniziativa molto originale.Con l’aiuto delle loro mam mehanno preparato, cucinato e con-fezionato dei biscotti da distribui-re al termine della Santa Messadella Vigilia di Na tale, in cambio diuna piccola offerta, accompa-gnati da vin brulé e cioccolatacalda per tutti offerti al riparo dalfreddo nei locali ex-scuole. Ilbuon esito dell’iniziativa ha supe-rato il freddo pungente di quellanotte, ben 485,00 euro sono statiraccolti, con il risultato di poter fi-nanziare il viaggio di un bambinobielorusso per l’estate 2005, so-stenendo economicamente unafamiglia, possibilmente di S.Lucia, che avesse avuto intenzio-ne di ospitare un bambino bielo-russo. Alla santa Messa dellaVigilia hanno partecipato attiva-mente anche i bambini bielorussi,con la loro presenza e con la let-tura di preghiere.

Il 30 dicembre, poi, FabrizioFu cile, coinvolgendo alcuni suoi

mare moto che qualche giornoprima aveva sconvolto il sud estasiatico, ci ha fatto riflettere sullatragedia che molti bambini stava-no vivendo. Dato che l’Asso -ciazione ha come obiettivo princi-pale l’aiuto dei bambini nelle lorosituazioni di disagio, abbiamo de-ciso di dirottare le offerte raccoltea favore di queste popolazioniparticolarmente provate. Questaintenzione è stata comunicatadurante il concerto dalla Presi -dente dell’Associazione, che havoluto ricordare come Don Nillogià sostenesse i bambini dello SriLanka attraverso le adozioni a di-stanza. Anche in questo abbiamovisto una continuità del suo ope-rato.

Le offerte, raccolte in occasio-ne del concerto, sono state di460,00 euro che, sommate asuccessive donazioni di personesensibili, ci ha permesso di invia-re subito 1.225,00 euro alla Con -gregazione delle Suore della Bea -ta Vergine che operano nello SriLanka con otto case dove nor-malmente vengono accolti bam-

guiranno nei prossimi mesi edan ni, abbiamo deciso di inviareperiodicamente durante il corren-te anno altri finanziamenti, sottoforma di adozione a distanza e atal proposito invitiamo chi neavesse l’intenzione, a sostenerequesta iniziativa.

Rinnoviamo altresì l’invito allefamiglie del comune di Budoia,affinché si propongano per acco-gliere qualche bambino bielorus-so, bambini che oltre ad averegiovamento nel fisico e nell’ali-mentazione, troverebbero affetti ecalore umano, per molti di loroancora sentimenti sconosciuti.

COMITATO DIRETTIVO

AMICI DI DON NILLO CARNIEL

NELLE FOTO I BAMBINI BIELORUSSI DELL’ISTITUTO

DI IVENEZ DELLA REGIONE DI MINSK.

ami ci e colleghi, ha voluto orga-nizzare un concerto di musicana talizia, alla memoria di DonNillo Carniel, di cui l’associazioneporta il nome. Tenuto in chiesa aS. Lucia di Budoia, il concertoaveva l’obiettivo di raccoglierefondi per l’associazione, ma il

bini dai 0 ai 5 anni e dove orahanno aperto le porte a tutti,pronte ad aiutare chi non ha piùnulla. Per aiutare, nel nostro pic-colo, l’operato delle Suore, e per-ché non resti un’azione isolata almomento della tragedia, ma con-sapevoli che le difficoltà prose-

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«Paolo Busetti... non è stato unapersona qualunque: pur nellasemplicità ha lasciato il segno co-me marito, come padre, comenonno, come amico...

Mi è d’obbligo ricordare il suoimpegno come consigliere di mag -gioranza della frazione di San taLu cia alla quale è stato molto lega-to e per la quale si è sempre battu-to in consiglio comunale, semprepronto e disponibile alla collabora-zione per il bene di tutti, con lealtà,correttezza, coerenza, passione etanta umiltà».

Così Giacomo Del Maschio, inrappresentanza del Comune, hasalutato Paolo in chiesa.

Dopo di lui Mario Ponte, suogrande amico, lo ha ricordato conun intervento che riportiamo inte-gralmente in queste pagine. Poiha parlato il Presidente deiReduci, il quale, dopo aver invitatotutti ad alzarsi ha detto: «L’AlpinoPaolo Busetti è tornato dai suoiamici di Russia».

Questi sono stati i passi più si-gnificativi non i più importanti cheabbiamo sentito in chiesa allamessa del suo funerale: nessunaretorica, nessuna espressioneconvenzionale o frasi fatte, ma

tanta sincerità, tanto affetto, tantapartecipazione.

Non ci sarebbe altro da ag-giungere, ma non si può non ricor-dare il suo sorriso, la tua solarità latua dolcezza malgrado una vitadura: una guerra crudele, in cuiperse anche il fratello, gravi inter-venti al cuore e poi, come molti neinostri paesi, il lavoro a Venezia,lontano dalla grande famiglia,doveha cominciato e fino alla pensioneè rimasto nello stesso albergo, sti-mato e letteralmente pianto dallostesso titolare. Scelta questa cheindica un modo di essere serio eleale, non certo di sudditanza.

E poi quell’idea di agricoltore-imprenditore con la piantagione diciliegi e meli che oltre al prodottoin primavera ci regala nella nostracampagna, bella perché amata,ma un tantino monotona, una stu-penda immagine di migliaia di al-beri in fiore con il loro conseguen-te profumo.

Concludo ancora con le paroledi Giacomo Del Maschio: «CiaoPaolo e grazie per essere statonon solo tra noi, ma uno di noi: lebrave persone come te si ricorda-no facilmente».

Anzi non si dimenticano.

presente!

di Leontina Busetti

Solo due parole, doverose!Ho perduto un amico, un grandeamico!Per anzianità toccava primaa me, ma tu Paolo hai volutoessere Alpino fino in fondo:tu non sei morto, ma«sei andato avanti».Con Paolo abbiamo avutola stessa malasorte, quelladi arrossare la neve dellasteppa con il nostro sangue,facendo il nostro dovere doveci hanno mandato.Fortunatamente siamo ritornati,tu dalla tragedia e dall’infernodi Nikolajewka, io dai lagerdel l’Asia Centrale.Per ricordare Nikolajewka Paolofece fare dal signor Coas sin ungrande quadro, che rappresentala famosa battaglia disfondamento per la libertà edil rientro in patria. Quel quadrolo ha donato alla sede A.N.A. diPordenone.Caro Paolo a nome degli alpinidi Budoia sono stato invitatoa porgerti l’estremo saluto ele condoglianze a tutti i familiari.Ti hanno amato e stimato tuttie tutti ti abbracciamo congrande rimpianto per il vuoto chehai lasciato.

MARIO PONTE

Alpino Paolo

a P

aolo

A SINISTRA. IN PIAZZA A BUDOIA, PAOLO CON

L’AMICO NANDO ZAMBON PETENELA, NEL 1968.

SOTTO. ANNO 2003. IN OCCASIONE DEL

60° ANNIVERSARIO DELLA BATTAGLIA DI

NIKOLAJEWKA, PAOLO COMMISSIONÒ AL PITTORE

BUDOIESE UMBERTO COASSIN DI IMMORTALARE

I TRAGICI EVENTI DEL GENNAIO 1943, IN RUSSIA.

L’OPERA FU DONATA ALLA SEDE PROVINCIALE

DELLA SEZIONE ANA DI PORDENONE.

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Ora che mi trovo di fronte a questofoglio bianco, nella malinconicasolitudine del mio studio, cercandodi selezionare i ricordi che più milegano alla figura quasi paterna dimio nonno Paolo, riesco a malape-na a delineare i tratti di una perso-na che per molti versi, assieme amio zio Eligio, ha costituito un pun-to di riferimento della nostra gran-de famiglia.

Ne parlerei per ore, come ado -ravo parlare per ore con lui, quan-do rientravo alla sera durante i dueanni che, per vicende lavorative,ho vissuto sotto il suo stesso tetto.Si discuteva amabilmente degli ar-gomenti più disparati. Amavo par-lare di caccia, la sua grandissimapassione, che con gli anni aveva fi-nito per contagiare e coinvolgere ilfiglio, i cognati e pure qualche ni-pote; amavo parlare di politica ecredetemi che, pur non condivi-dendo il suo medesimo credo poli-tico, non mi ha mai dato l’occasio-ne di accendere un diverbio.Amavo parlare spesso anche disport: capitava che lo prendessi ingiro, come successe recentemen-te, per le sconfitte della sua squa-dra del cuore. Ma non capitava maiche lui si rivalesse all’occasione neimiei confronti, anzi. Lui era questo,una persona seria, rigorosa, a volteimpul siva, ma estremamente buo -

na e incapace di volgere qualsiasisentimento negativo nei confrontidel prossimo. Ricordo con affettoquan do, di fronte alla TV nell’atte-sa di vedere la nostra nazionale dicalcio giocare, era solito alzare ilvolume e, rivolgendosi a me, dice-va: «Nino, cianta che ’l é l’ino pì beldel mondo!». E questo era un mo-do per esprimere tutto il suo attac-camento all’Italia e alla sua terra,per la quale aveva combattuto eper la quale aveva pagato un tribu-to carissimo, la perdita di un fratel-lo. La guerra aveva lasciato in luiun ricordo terribile e dolce nellostesso tempo. Non amava parlarnee solo una volta, pur avendoloesortato in passato tante e tantevolte, per le pagine di questa stes-sa pubblicazione, ave va aperto lasua mente e il suo cuore a me, af-finché potessi trascrivere il suo ter-rificante racconto di esperienzevissute. E quando suo figlio Anto -nio lo accusava affettuosamente«de no avè copàt neancia un Rus -so» lui ha sempre rivolto un sorrisoaffettuoso, forse perdonando noigenerazioni «moderne» di ignorareil vero significato della parola guer-ra. Gli amici conosciuti durante ilConflitto e durante il ser vizio nel-l’amatissimo Corpo de gli Alpini,sono gli amici che fino alla fine nonha mai voluto abbandonare e di-

menticare. Forse il suo ultimo desi-derio è stato proprio quello di par-tecipare in loro compagnia all’ulti-ma adunata degli Alpini a Parma.Benché in sedia a rotelle e quasiimpossibilitato a reggersi in piediper lunghi tempi, lui era lì, in primafila, in un qualche modo protagoni-sta come pochissime volte ha de-siderato essere in vita sua.

Mi mancherà molto, mi man-cherà il suo modo di riprendermiquando rientravo tardi la notte e losvegliavo, mi mancheranno le sueprese in giro quando mettevo «trop -po gel tra i capelli» e mi mancheran-no anche le chiassose partite di bri-scola che a turno giocava con gliamici Napoleone, Cochi, il figlioAntonio e i cognati vari.

Ciao, nonno, e non preoccupar-ti che l’inno lo canterò ancora, an-che per te!

JACOPO

Nino, ciantache ’l é l’ino pì bel del mondo!

SOPRA. PAOLO CON LA PRIMOGENITA IDA NEL 1949.

A SINISTRA. DOPO UNA BATTUTA DI CACCIA,

DAVANTI ALL’OSTERIA E ALIMENTARI LACHIN BOF

ALLA FINE DEGLI ANNI ’40. DA SINISTRA DOLFO POCIO,

RIZZO, NANI POCIO RIZZO, PAOLO BUSETTI CARACO, ?,

ETTORE DOTTA, MARIA LACHIN, BEPI BESA ED ALTRI.

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pendente che abbia occupato po-sizioni direttive per lunghi periodidistinguendosi nella propria pro-fessione.

Naturalmente dopo la sorpresainiziale, grande soddisfazione edemozione di tutta la famiglia per ilriconoscimento attribuito a compi-mento di una vita di duro lavoro,onestà e sacrifici. Così il 1° mag-gio 2004 il Ministro dei BeniCulturali, onorevole Urbani, a no-me del Presidente Ciampi, confe-risce ufficialmente a Piero Vettor laStella al Merito e lo nomina Mae -stro del Lavoro.

Ancor oggi Piero fa fatica a ca-pacitarsene e la mostra con moltaritrosia, timidezza, ma nello stessotempo con molta fierezza: al gio-vane ragazzo emigrato molti annifa da Dardago senza nulla in tascase non i suoi sogni, non sembravero di meritare un riconoscimen-to così importante per un lavoroche lui ha svolto sì con sacrificio,ma con tanta passione e orgoglio!

E non è finita… quest’anno èarrivato anche l’Ambrogino d’oro!Il Comune di Milano, infatti, ognianno il 19 marzo, giorno di S. Giu -seppe, premia con l’Am bro ginod’oro i cittadini milanesi che sono

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Come ho già raccontato, trascorsiun po’ di anni, a Milano, il giovaneha trovato quello che cercava, fa-miglia, lavoro, grandi sod di sfazionipersonali, rispetto e riconosci-menti nel ramo della ristorazione.

Oggi è un distinto signore inpensione che pur passando il suotempo libero a fare il nonno non siè staccato completamente dalsuo lavoro di maître, perché «neipranzi importanti», quando cioè cisono personaggi di rilievo, vieneancora chiamato dal suo vecchiodatore di lavoro a prestare la suaesperienza e professionalità matu-rata in 40 anni di lavoro.

C’è però un seguito a quell’arti-colo. Infatti, una mattina delloscor so anno a casa Vettor il posti-no recapita una busta provenientedalla Presidenza della Re pub blica.Nello stupore generale la bustaviene aperta e all’interno ecco l’in-vito del Presidente Ciam pi a pre-sentarsi il giorno 1° mag gio aPalazzo dei Congressi a ritirare laStella al Merito per la nomina di«Maestro del Lavoro della Repub -blica Italiana». Que sta onorificenzaviene data dal Presidente dellaRepubblica, su segnalazione deidatori di lavoro, al personale di-

Piero Vettor Carioladi Adelaide Bastianello

Vi ricordate l’articolo apparsonel n. 98 dell’aprile 2003 intitolato«Da via pal mondo i nostre i neconta...»? L’articolo riportavala storia di un giovane dardaghesedi quattordici anni che, comemigliaia d’altri giovani di allora,«senza arte né parte» ma conuna grande voglia di lavorare eimparare un mestiere, presa la suavaligia emigrò in cerca di fortuna.

IN ALTO. IL 19 MARZO 2005 A PALAZZO MARINO

IL SINDACO DI MILANO GABRIELE ALBERTINI

CONSEGNA L’AMBROGINO D’ORO A PIETRO.

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stati nominati Maestri del Lavorodella Repubblica. Così dopo il ri-conoscimento della Stel la alMerito, ecco che a Piero Ca riola sisono aperte le porte di Pa lazzoMarino dove con tutta la fa miglia èstato ricevuto dal Pre fetto e dalsindaco Albertini che gli ha conse-gnato l’Ambrogino d’oro; questaonorificenza per Milano e i milane-si è un riconoscimento importan-te, per lui poi che considera Mi -lano sua città d’adozione questapremiazione lo ha doppiamentegratificato.

Conversando con Piero ci siaccorge con quanto amore e pas -sione parla del suo lavoro e quantaamarezza invece nel rendersi con-to di come sia cambiato l’atteggia-mento dei giovani che cercanooggi un’occupazione nel la ristora-zione. Quanta poca rilevanza è da-ta alla professionalità, al rispettoverso il cliente, al modo di presen-tarsi e di relazionarsi. La richiesta

principale è avere il sabato libero,non lavorare la sera e naturalmen-te guadagnare bene. La compe-tenza o la passione per il propriolavoro, l’estetica della propria per-sona o sono optional oppure so-no ritenuti concetti obsoleti.

È per questo che oggi Piero, ealtri maître come lui, stanno cer-cando di associarsi per studiare ilmodo migliore per sensibilizzare le

autorità competenti (il Ministeroper il Turismo non esiste più) affin-ché si decidano ad investire nelturismo, il «nostro petrolio», curan-do e proteggendo l’immenso pa-trimonio artistico, archeologico enaturalistico che possediamo, of-frendo nel contempo struttureade guate, servizi perfetti e profes-sionalità di cui noi italiani siamomaestri.

Da dati statistici mostrati du-rante i vari incontri di questa asso-ciazione, risulta che, mentre il turi-smo in Italia cala anno dopo anno,altre nazioni europee come Fran -cia, Spagna, Germania, che intelli-gentemente stanno investendomolto in questo settore, vedonopremiati i loro sforzi, infatti il flussoturistico è in continuo aumento in-crementando quindi anche i gua-dagni nazionali, in Fran cia adesempio il 6% del PIL è dato dalturismo.

Forza, Piero, se il carattere è

sempre lo stesso, come ce l’haifatta da ragazzo ci riuscirai anche«da veterano». So che attualmen-te sei seriamente impegnato nel-l’insegnamento «del mestiere» aigiovani nelle scuole di formazionedel personale e cerchi di far ap-prendere loro quello che tu hai im-parato da autodidatta «sul cam-po». Quale mezzo migliore periniziare, per forgiare i nuovi maître,

come tu vorresti che fossero, pertrasmettere loro la tua esperienzae professionalità?

Io ti auguro che tu possa pro-vare con qualche allievo, conqual che giovane, quel feeling chemio padre ha provato con te molti,molti anni fa e che tu riesca ad es-sere per lui l’uomo da ricordarecon gratitudine come tu ricordipapà. Grazie Piero.

A SINISTRA. PIETRO VETTOR, IL SINDACO

DI MILANO GABRIELE ALBERTINI, LA MOGLIE TOÑI

E LA FIGLIA MAGGIORE MONICA.

SOTTO. 1° MAGGIO 2004 PIETRO VETTOR

RICEVE LA STELLA AL MERITO DI MAESTRO

DEL LAVORO DELLA REPUBBLICA DAL PREFETTO

DI MILANO BRUNO FERRANTE.

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Roma, 8 aprile 2005Caro Papa,durante la messa del tuo funeraleè sopraggiunto un forte vento; ci doveva essere, perché havoluto portare il tuo alito di vitanel mondo, per accarezzareancora tutti i bambini e la genteche ti ama e non.Che emozione forte vedereil Vangelo posto sulla tua bara,guardare quelle pagine sfogliatein continuazione dal vento percosì portare le parole di Cristonei nostri cuori. Poi si è chiuso,certo ha voluto dire che tu haivissuto secondo le Sue Scritturefino in fondo. Con questo ventosei volato in cielo, e quellacolomba che non voleva volare,ora è volata con te fino alla gloriaeterna e questo vento spazza viatutte le nostre incertezze epaure. Grazie Giovanni Paolo II,ci hai dato la tua presenzastraordinaria, resterai nei nostricuori per sempre.

SILVANA ZAMBON – MESTRE

pontefice durante la solenneMes sa di Insediamento celebratanella Ba silica di San Pietro dome-nica, 24 aprile 2005.

In questo momento il mio ri-cordo ritorna al 22 ottobre 1978,quando Papa Giovanni Paolo IIiniziò il suo ministero qui sullaPiazza di San Pietro. Ancora, econtinuamente, mi risuonano nel-le orecchie le sue parole di allora:«Non abbiate paura, aprite anzispalancate le porte a Cristo!» IlPapa parlava ai forti, ai potenti delmondo, i quali avevano paura cheCristo potesse portar via qualco-sa del loro potere, se lo avesserolasciato entrare e concesso la li-bertà alla fede. Sì, egli avrebbecertamente portato via loro qual-cosa: il dominio della corruzione,dello stravolgimento del diritto,dell’arbitrio. Ma non avrebbe por-tato via nulla di ciò che appartienealla libertà dell’uomo, alla sua di-gnità, all’edificazione di una so-cietà giusta. Il Papa parlava inoltrea tutti gli uomini, soprattutto aigiovani. Non abbiamo forse tuttiin qualche modo paura – se la-sciamo entrare Cristo totalmentedentro di noi, se ci apriamo total-mente a lui – paura che Egli possaportar via qualcosa della nostravita? Non abbiamo forse paura dirinunciare a qualcosa di grande,di unico, che rende la vita cosìbella? Non rischiamo di trovarcipoi nell’angustia e privati della li-bertà? Ed ancora una volta ilPapa voleva dire: no! chi fa entra-re Cristo, non perde nulla, nulla –assolutamente nulla di ciò cherende la vita libera, bella e grande.No! solo in quest’amicizia si spa-lancano le porte della vita. Solo inquest’amicizia si dischiudonoreal mente le grandi potenzialità

della condizione umana. Solo inquest’amicizia noi sperimentiamociò che è bello e ciò che libera.Così, oggi, io vorrei, con grandeforza e grande convinzione, a par-tire dall’esperienza di una lunga vi-ta personale, dire a voi, cari giova-ni: non abbiate paura di Cristo!Egli non toglie nulla, e dona tutto.Chi si dona a lui, riceve il centuplo.Sì, aprite, spalancate le porte aCristo – e troverete la vera vita.

L’esortazione «Non abbiatepau ra» è rivolta anche a ciascunodi noi in questo tempo in cui noicristiani rischiamo di lasciarci so-vrastare dalla sfiducia e dal timore.

Le chiese, che una volta eranoil centro della vita dei nostri paesi,oggi sono malinconicamente chiu -se per la maggior parte della gior-nata e, quando sono aperte, i rarisacerdoti rimasti celebrano lames sa per pochi fedeli, perlopiùanziani. In un angolo della chiesasta il fonte battesimale, bello, ric-co di storia e di ricordi, ma oggiquasi inutilizzato.

Con le sue scelte, l’umanitàvuol percorrere la sua strada ver-so un futuro senza Dio. Perfino lavecchia Europa avvolta nella neb-bia dell’indifferenza, l’Europa, lacui storia, la cui civiltà, la cui cultu-ra sono intrise di cristianesimo, hapaura di ricordare le proprie radicicristiane!

Vien da chiederci: Ma cosa ab-biamo fatto in tutti questi anni!Dove abbiamo sbagliato. È uma-namente concepibile che il cristia-no si senta demoralizzato, impau-rito, sconfortato.

Non abbiate paura! Ecco l’e-sortazione di cui abbiamo biso-gno. E’ l’esortazione che Gesùstesso ci fa attraverso i suoi di-scepoli. La paura è l’antitesi dellafede e della fiducia nel futuro che ilcristiano deve avere.

Noi, umili lavoratori nella vignadel Signore – questa la bellaespres sione pronunciata PapaRatzinger la sera del 19 Aprile du-rante il primo saluto dopo l’elezio-

ne – dobbiamo continuare il no-stro cammino alla luce dei Suoiinsegnamenti, certi che l’indiffe-renza e il degrado morale non po-tranno avere il sopravvento. È lapromessa e la volontà del nostroSignore.

ROBERTO ZAMBON

[segue da pagina 2]

Caro

Papa

Non abbiatepaura!

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Vi scrivo questo breve articolo perraccontarvi come mio fratelloStefano, sette anni, si sia trovatoal collo la medaglia d’oro delleOlimpiadi di Atene. ConosceteIvano Brugnetti? È un atleta chepratica la marcia, percorre 50006000 km l’anno allenandosi a par-tire dalla mattina presto lungo isentieri e le strade del Par co Norda Sesto San Giovan ni (MI), doveviviamo anche noi. Ha dimostratodi essere un vero campione, vin-cendo la medaglia d’oro alleOlimpiadi di Atene nel 2004, nellagara di marcia, compiendo unpercorso di venti chilometri dav-vero splendidamente.

Brugnetti inoltre si allena nelcampo di atletica in cui fa sportanche mio fratello. Andando lìper accompagnarlo ho avutomodo di vedere con quanta sem-plicità e tranquillità un campioneolimpico si allena al fianco di ra-gazzi e ragazzini che magari leolimpiadi le vedranno solo in tele-visione. Con umiltà, come fosseuno di loro. Lì ho conosciuto an-che il suo allenatore Antonio LaTorre, che ho intervistato per ilgiornale della mia scuola, e chefra le altre cose mi ha detto chelo sport deve essere gioco, diver-timento, passione, sfida con sestessi e con gli altri, impegno se-rio, ma anche che le persone val-

L’umiltàdi un campione

gono per quello che esprimonocon la loro vita e i loro gesti e nonse appaiono in televisione o neigiornali. Insomma i campioni so-no tali quando oltre ad esserlonelle piste o nei campi lo sononella vita. E lo si capisce anchedai piccoli gesti di generosità edisponibilità, come quelli che vo-glio raccontarvi.

Nel campo di atletica della no-stra città si sono tenute delle ga-re a cui hanno partecipato Ste -fano e tutti gli altri bambini che siallenano insieme a lui. Nel corsodi una specie di staffetta a squa-dre campioni veri hanno marciatoaccanto ai bimbi e Ivano ha mar-ciato proprio accanto a Stefanoincitandolo e facendolo divertiremoltissimo. Alla fine hanno vintotutti. Dopo alcuni mesi di distan-za da questa simpatica gara, incui contava soprattutto divertirsi,Ivano aveva portato con sé alcampo la sua medaglia d’oro, econ molta simpatia e grande ge-nerosità l’ha messa al collo diStefano e io gli ho scattato la fotoche vedete sotto.

Pensate all’emozione ed allafelicità di mio fratello, che indos-sava anche solo per pochi se-condi la medaglia della gara piùimportante del mondo, sperandoun giorno di poterne vincere unatutta da sé!

di Adriano Zambon

STEFANO ZAMBON DURANTE GLI ALLENAMENTI

CON IL CAMPIONE DEL MONDO E MENTRE

POSA FELICE CON LA MEDAGLIA D’ORO DI IVANO

BRUGNETTI.

La medaglia di Brugnetti al collo di Stefano

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Nato a Salizzole (Vero na) il 22dicembre 1924, ultimo di sei figli,dopo gli studi in Se mi nario epresso la Pontificia Uni versitàGregoriana di Roma, fuinsegnante e vice rettore delSe mi nario di Verona e presidedello Studio Teologico«San Ze no». Dopo aver svoltole mansioni di parroco, vieneordinato Vesco vo di Chioggiail 1° maggio 1976.Nel 1989 viene nominatoVe sco vo di Concordia-Pordeno ne, carica che resse finoal 16 settembre 2000, quando,per raggiunti limiti di età, passala guida della Diocesi all’attualeMonsi gnor Ovidio Poletto.Persona semplice, sorridente maefficace, insigne teologo escrittore di libri di carattereteologico-eucaristico, portato allostudio e alla meditazione (più cheai ricevimenti ed inaugurazioni),si era buttato capofitto a serviziodella Diocesi.

Con la visita pastorale, eraentrato nelle case e nei cuoridi tutti, privilegiando le sueattenzioni verso il mondo dellavoro in difficoltà, (scendendoanche in piazza a fiancodei disoccupati per esprimerela solidarietà della Chie sadiocesana), verso le personeammalate ed anziane negliospedali e case di riposo perle quali aveva sempre una paroladi conforto. Incontrava spessoi car cerati, avendo per loroespres sioni di stima, di speranzae di carità. Nelle visite ai ConsigliComu nali dei Comuni dellaDiocesi, raccomandava agliamministratori l’onestàintellettuale e morale, a servizioe per il bene comune.Molto lungimirante, stemperavaspesso le tensioni con unabattuta sempre pronta edefficace. Andava fiero per averaccolto in Diocesi le MonacheBenedettine di Poffa bro, i Frati

Il Vescovo emeritodella nostra Diocesi,

monsignor Sennen Cor rà,è deceduto il 25 aprile,

festa di San Marco,dopo lunghi mesi di malattia,

sopportata con cristianarassegnazione, dignità

e forza d’ani mo.

di Mario Povoledo

PadreAlla Casa

del

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Minori di Fanna, la Comunitàreligiosa di Frat tina, la FraternitàFrancesca na di Beta nia e, inmodo particolare la Co munitàMissionaria di Villa regia, –ricevendo nel 1992 da GiovanniPaolo II il riconoscimentopontificio – formata da laici e dasacerdoti, che ora vanta unaespansione in svariate parti delmondo e la ragguardevole cifra dioltre 400 aderenti. Proprio invia San Da niele (ex Casa deiCom boniani) ha sede laComunità che ha accolto abraccia aperte Monsignor Corrà,divenuto Ve scovo emerito e lì hachiuso la sua vita all’età di 80anni. Il Vescovo Poletto haricordato l’ultima Santa Messacelebrata il 23 aprile insieme alsuo predecessore disteso a letto,durante la quale gli ha impartitoil Sacramento dell’Unzione degliinfermi, ricevuto conconsapevolezza e gioia, tanto dafargli dire che attendeva l’ultimogiorno come il più importantedella vita. Altro particolare, nondi poco conto, la sua morteavvenuta nel giorno – che hasegnato per sempre la vita delVescovo Corrà – in cui si ricordal’anniversario della liberazionedell’Italia dal nazifascismo, percombattere strenuamente il quale,i suoi due fratelli Gedeone eFlavio, poco più che ventenni,studenti universitari e aderentiall’Azione cattolica, furono reclusinel campo di concentramentodi Flossen burg in Ger mania, ovemorirono di stenti, mentrecontinuavano ad infondere neglialtri internati l’amore predicato

da Cri sto anche per i nemici.Per questo, oltre a ricevere postmortem la laurea honoris causa,la Diocesi di Verona ha istruitoil processo canonico per la lorobeatificazione.Giovedì 28 aprile, le esequie,presiedute dal Cardinale patriarcadi Venezia Angelo Scola, conil Patriarca emerito Marco Cè ei Vescovi del Triveneto, oltreduecento sacerdoti diocesani,di Chioggia e di Verona e unarappresentanza della chiesaortodossa, si sono tenutenel Duo mo-Concattedrale diPorde none, gremito di Autoritàe fedeli. Molto sentita l’omelia daparte del Vescovo Poletto, cheha tracciato la figura e l’opera delsuo predecessore, svelandoparticolari inediti, tenuti nascostidalla semplicità e dallariservatezza di Monsignor Corrà.Il suo amore per L’Eucaristia,infuso dalla madre; la citazionea memoria di documenti delConcilio, il trovarsi a suo agio ascrivere, pregare e meditare nellacappella privata; il suo soffrire insilenzio e con dignità, senza farpesare il suo stato; il suotestamento, racchiuso in un libro,

scritto nel momento più intensodella sua malattia.Il saluto finale a nome deiVescovi è stato portato dalCar dinale Angelo Scola che siè familiarmente rivolto alloscomparso chiamandolo donSennen, ricordando il primoincontro avuto con Lui, ad uncampo scuola sul Falzaregoinsieme ad un altro giovanestudente, Attilio Nicora, oraanch’egli cardinale. Don Sen nenli salutò dicendo: «Ecco qui duegiovani che diventerannosanti preti»; un presagio maidimenticato e continuamentericordato dagli interessati anchenei giorni del Conclave.

Riconoscenza al Vescovo Cor ràla deve anche don Adel, da luiaccolto in Diocesi e ordinatoprima diacono poi sacerdote nel1992, nel Duomo-ConcattedraleS. Marco di Pordenone.

Mons. Sennen riposa nellatomba dei Vescovi nel Duomodi Porto grua ro. Ora il VescovoSen nen ha raggiunto la«Gerusa lem me celeste» da Luicreduta, sperata e predicata.

A SINISTRA. BUDOIA ANNO GIUBILARE 2000,

MONS. SENNEN CORRÀ ALLA RIAPERTURA

DELLA CHIESA RESTAURATA, CON DON ADEL,

IL NOSTRO DIACONO PUPPIN E L’ALLORA SUO

SEGRETARIO DON ROBERTO TONDATO.

SOTTO. IL VESCOVO CORRÀ CON IL PAPA

GIOVANNI PAOLO II IN OCCASIONE DELLA VISITA

A PORDENONE NEL 1992.

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Secondo quanto scriveva Plinio ilVecchio, anticamente la zona del -le sorgenti del Livenza doveva ap-partenere al «municipium» diOder zo (Liquentia [oritur] ex mon-tibus Opiterginis). Il legame traPolcenigo e la città romana trovaconferma anche nel diploma diOttone del 963, dove i due luoghisono citati l’uno di seguito all’altroquasi rincorrendosi.

A presidiare la proprietà diQuinto Aulo Paucinio, tribunusmilitum opitergino, vi era la villa1

rustica di Sottocolle a San Gio -van ni2. La villa sorse (forse su uninsediamento preesistente) a se-guito della donazione di 300 cen-turie (150 kmq) fatta da GiulioCesare ad Oderzo quale premioper la fedeltà dimostratagli nellalotta contro Pompeo. Questo al-largamento, che portava i limiti del

municipio al margine delle Prealpi,fu completato in epoca augusteafino alla stretta di Ser ravalle ed alBellunese.

La villa (l’unica fino ad ora ac-certata lungo la nostra fascia Pe -demontana) e la necropoli di Sot -tocolle furono distrutte tra la finedel IV e gli inizi del V secolo d.C.

Le due seppur parziali campa-gne di scavo condotte dalGR.A.PO. negli ultimi tre anni aSot tocolle di San Floriano, i ritro-vamenti di monete con l’effigie diCostantino (il Grande?) e delle ur-ne funerarie rovesciate e calpe-state appartenenti agli strati piùrecenti dell’area sacra, testimo-niano l’epoca in cui la furia sacrile-ga pose termine alla plurisecolarefrequentazione del sito, iniziatanell’Età del Ferro.

I fatti risalgono verosimilmente

origini e cultie dintorni

al periodo che va dal 390 al 410d.C., periodo durante il quale siverificarono eventi storici moltoimportanti, che portarono alla finedel Paganesimo ed all’avventodefinitivo del Cristianesimo.

Per maggior chiarezza, è benefare un salto indietro e partire daltempo in cui regnava Costantino ilGrande il quale nel 330 trasportòla capitale da Roma a Bisanzio(Costantinopoli), instau rò un si-stema di successione dinastica,riformò le leggi am ministrative emilitari in senso ac cen tra tore, tra-sformando l’Im pe ro in monarchiaassoluta.

Costantino suddivise l’Imperotra i suoi tre figli, Costantino II,Costante e Costanzo, che si tro-varono presto a lottare fra di loroper la conquista del potere. I cin-quant’anni che seguirono furono

di Angelo Pusiol

Polcenigo

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un succedersi continuo di impera-tori, di usurpatori, di lotte intestine,e crearono i presupposti per la de-finitiva caduta dell’Impe ro romanoavvenuta ufficialmente nel 476con la deposizione di Ro moloAugustolo. In questo marasma,l’ultimo grande tentativo di riunirel’Impero fu compiuto da Teo dosio.Durante il suo regno do vette af-frontare guerre civili e tentativi diusurpazione, alternati a momentidi pace poco duraturi. Nel 388,Teodosio, con la vittoria sull’eser-

la rabbiosa volontà distruttiva dicoloro che, intorno la fine del IVsecolo, saccheggiarono le tombe,rovesciando e calpestando le urnefunerarie nel nome dell’Unico Dio,e fecero fuggire gli ultimi abitantidella Villa Ro mana che si trovava apoche centinaia di metri.

Fu questa una situazione che icronisti dell’epoca4 videro ripetersiun po’ ovunque nelle campagne,visto che nelle città il processo diCristianizzazione era ini ziato giàda alcuni anni, costringendo gliadoratori degli antichi dei a di-sperdersi distante dagli agglome-rati urbani, dove non tardarono araggiungerli (come a Sot tocolleappunto) gli Editti Impe riali.

«Se vi sono ancora templi neicampi», dispone una legge del399, «senza rumore e tumulto siabbattano tutti, giacché distrutti itempli non avrà più alimento lasuperstizione». Ed Onorio nel 408ordinava: «Se ancora rimangonostatue nei templi e nei santuari,siano rimosse dalle loro sedi».

A poco a poco per ordine degliimperatori si soppressero tutte lespese del culto pagano, si confi-scarono tutti i beni dei templi, as-segnandoli al culto cristiano.

Ed Agostino riguardo ai luoghidi culto indicava tre vie da segui-re: «...distruggerli o volgerli ad usopubblico o convertirli in chiese cri-stiane...» Escludeva solamentel’uso privato (Epist. XLVII, Ad pu-blicolam).

Secondo quello che scriveAgostino quindi, non è del tutto il-logico pensare che la chiesa diSan Floriano5 possa essere sortasu un preesistente edificio o luogodi culto pagano. Però a tut t’ogginon esistono evidenze che pos-sano confermare l’esistenza diculti precristiani sulla cima del col-le di San Floriano.

Certo è che dopo la distruzio-ne della Necropoli e della Villa, lazona pare essersi per lungo tem-po spopolata. La spiegazione èda ricercare tra gli eventi che se-guirono la battaglia del Frigido e la

divisione dell’Impero Romano,primo fra tutti le invasioni delle po-polazioni barbariche, molte del lequali, provenendo dalle step pedell’Europa dell’est, trovarono nelFriuli la più immediata terra diconquista e di passaggio. Molticercarono rifugio presso centri ur-bani più muniti, dove la difesa e lasopravvivenza parevano esserepiù facili: Oderzo, Con cor dia,Belluno etc., altri si ritirarono ver-so luoghi impervi, nelle vallate al-pine e prealpine6.

In attesa di poter svolgere sulterritorio indagini approfondite(leg gasi un «sondaggio di scavo»che mai è stato fatto per portarealla luce le origini delle chiesa diSan Floriano, accontentiamoci inquesta sede di far notare come lazona di Polcenigo ben si prestavaagli usi cultuali, anche e soprattut-to in epoca preromana (ricordoche qui la Romanizzazione è av-venuta a partire dal I secolo A.C.).A quell’epoca non vi era una reli-gione vera e propria, come la siintende adesso, con un Dio (o gliDei), i Santi, i templi, le chiese. Vierano dei culti «naturalistici»: siadoravano simboli come il sole, laluna, l’acqua, gli alberi, ai quali siassociavano vari significati e varinomi. I luoghi sacri erano le sor-genti dei fiumi, le spianate sulla ci-ma delle colline, le radure dei bo-schi sotto grandi alberi doveraramente veniva edificata unacapanna di tronchi, paglia e fangoche fungeva da tempio. E qualeposto sembra possedere inequi-vocabili tutte le caratteristiche diatavica sacralità? Le Sor genti delLivenza, naturalmente, dove leacque nascenti erano simbolo difecondità, di purezza, di ricchez-za, inserite in uno scenario tran-quillo ed austero, poste nel grem-bo della montagna.

cito del generale Franco Arbo -gaste, rimase padrone incontra-stato dell’Impero e sancì la definiti-va sconfitta del Paga ne simo.

Ed è in questo contesto chepossiamo inserire la distruzionedella Necropoli di San Floriano eforse l’inizio del culto del SantoMartire, con la chiesetta a Lui inti-tolata che da molti secoli dominala pianura. La zona ai piedi del col-le, dove in effetti trovasi la necro-poli, è da sempre chiamata daisuoi abitanti «Cimitero deiPagani»3. Questo è un fatto moltosignificativo, e dimostra l’ance-strale consapevolezza che quellesepolture contenevano i resti mor-tali di genti che non osservavanola religione cristiana. Le ultime in-dagini archeologiche effettuatedalla Soprintendenza in collabora-zione con il GR.A.PO. di mostrano

NELLA PAGINA PRECEDENTE. LE SORGENTI

DELLA LIVENZA E IL SANTUARIO DEDICATO

ALLA SANTISSIMA TRINITÀ.

SOPRA. VIA SOTTOCOLLE, LUOGO

DI RITROVAMENTO DI RESTI DELLA NECROPOLI.

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1. Villa (romana): termine usato dagli scrittori la-tini per designare i fabbricati costruiti al di fuoridelle città e che aveva un significato piuttostoampio. Infatti erano VILLAE sia le fattorie desti-nate alla sola produzione agricola (villaeRusticae) sia te lussuose residenze per il riposoed il tempo libero (villae d’otium). E tra queste ti-pologie vi erano le soluzioni intermedie. La villainiziò a diffondersi già in età repubblicana, ri-prendendo abitudini di origine greco-orientale.Ma fu in epoca imperiale che conobbe la mag-gior diffusione (straordinari gli esempi che si tro-vano nei dintorni di Napoli). Quella di SanGiovanni di Polcenigo apparteneva al gruppodelle Rusticae. Controllava un vasto appezza-mento, dando prodotti come grano, frutta, oli-ve. Una villa poteva controllare zone alquantoestese, impiegando molte persone, creando avolte interi paesi: vi sono ville romane che utiliz-zavano oltre 10.000 persone, tra schiavi, liberi ele di loro famiglie).

Ana, la Grande Madre dei Celtiincarnava questi simboli, ed è per-lomeno curioso che la madre dellaMadonna si chiamasse appuntoAnna. Proprio a Maria era dedica-ta ab antiquo la chiesa sorta sullesponde del Livenza: tuttora sulposto si trova un capitello maria-no, e nella cripta un gruppo scul-toreo ligneo rappresenta TREDONNE (le Tre Marie) che veglianoil Cristo morente. Da notare cheancora oggi i più anziani indicanola «Santissima» con l’appellativo di«Ternita» che ricorda senz’altrouna divinità trimorfa pagana7.

Ma anche altri sono i luoghiche fanno pensare ad arcaiche di-vinità ed a riti precristiani traspostinella religione di Cristo.

Il «Col de le Agane», per esem -pio, su un versante del quale loscrivente qualche tempo fa ha ri-

trovato alcuni cocci (consegnatialla Soprintendenza) riferibili al -l’Età del Ferro, che confermano lafrequentazione del sito in epocaprotostorica.

Il colle, posto tra Polcenigo eBu doia, si trova vicinissimo a quel-lo della chiesa di Santa Lucia (daSiracusa, una delle prime Martiricristiane). Le Agane, come si sa,erano delle divinità preromane,ninfe che la religiosità collocava neipressi di sorgenti e fiumi, a prote-zione dei benefici che la credenzapopolare collegava alle acque8. Èchiaro il parallelo con la Santa cri-stiana, che tra le altre virtù ricono-sciute aveva quella di guarire la ce-cità tramite il lavaggio con l’acqua.

Questi riferimenti a deità ormaidimenticate, oltre al ritrovamentodi oggetti nella necropoli di Sot -tocolle, confermano i collegamen-

2. Sul luogo si trovano numerosi resti di tegole,mattoni ed embrici, colonne e capitelli di squisi-ta fattura. Diverse tessere di mosaico sono sta-te ritrovate negli orti vicini.

3. Il termine pagano deriva da «pagus» = villag-gio, perché i villaggi furono per lungo tempo ri-belli alla Cristia nizzazione.

4. Sull’argomento vedi: Libanio – Pro Templis,Agostino – Ep. ad Max.Maduar. e altre opEunapio – Aedesium Vita Teodoreto –Hist.EccI., Sulpicio Severo – Dial. e De B. Mart.Vita, solo per citarne aicuni.

5. Su San Floriano vedi: La chiesa di SanFloriano, a cura di C. Sottile, Prov. di PN, 1999.

6. p.e. Ovaro in Carnia. Anche l’origine diMezzomonte si potrebbe far risalire a quegli eventi.

7. Ana: la Grande Madre delle genti celtiche.Spesso veniva rappresentata come «La TriplaMadre» (Matribus o Matronae), tre donne conun bimbo in braccio. Sono state trovate molte

iscrizioni, legate soprattutto alla tradizione nor-dica, che si riferiscono a queste divinità. Latini laassociavano a Giunone Lucina, dea del parto, iGreci a Lizia. Ecate: associata alla latinaDemetra, era la protettrice della fertilità della ter-ra, delle arti magiche e dei crocicchi. Veniva ri-tratta con tre volti, impugnava la torcia ed eraaccompagnata da segugi.

8. Anche sulle AGANE sono molte le iscrizioniritrovate, soprattutto nell’Europa centro-setten-trionale, che testimoniano la popolarità di que-ste divinità delle acque, di chiare origini germa-niche. A seconda delle zone, venivano definite:Ahueccaniae, Alagabiabus, Alhiahenae,Adganis etc.

9. In particolare, il ritrovamento di un paio di fi-bule molto simili ad alcune appartenenti allagrande necropoli celtica di Santa Lucia diTolmino ed in una area funebre appartenuta aiGalli Cenomani in provincia di Mantova (tipoNauheim o Gurina).

ti che i nostri avi tenevano con lepopolazioni di ceppo germano-celtico, più che con quelle di stir-pe venetica. Ci sarebbero ancorasingolarità nascoste da indagare,come l’antica venerazione perSant’Anto nio/Lugh a Mezzo montee le colonne monolitiche ottagonalispar se per il paese che forse era-no parte di un tempietto paleocri-stiano smantel lato. Purtroppo, lospazio a mia disposizione non melo consente: ci saranno tempi emodi per parlarne più avanti.

Intanto concludo questo miocontributo, sperando che le noti-zie e le considerazioni riportate inquesto mio articolo fossero moti-vo di discussione e di ricerca af-finché il patrimonio archeologico,storico, culturale e le nostre tradi-zioni non rimangano sepolte nellapolvere dell’oblio.

DA SINISTRA. TORQUES, ASCIA E FIBULA IN BRONZO

(DALLA NECROPOLI DI SAN GIOVANNI DI POLCENIGO).

(FOTO TRATTE DA «SITI ARCHEOLOGICI DELL’ALTO LIVENZA»

– COMUNITÀ PEDEMONTANA DEL LIVENZA, 1992).

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Osvaldo–Ernesto (n. 23/01/1872) eraunico figlio maschio di Pietro (n.1846)e di Maria Carlon (altri due di nomeOsvaldo morirono infanti) e nipote diFrancesco di Osvaldo (n. 1822); abi-tava a Budoia, nella parte terminaledella via Lunga, nelle case confinanticon i Carlon Cech, con i Carlon Pucie Carlon Pacio.

Il soprannome della sua famigliaera Coch, la cui etimologia a livellopopolare deriva dall’onomatopea«cloch», rumore provocato dalla de-glutizione della polenta, durante il pe-riodo della monticazione. I suoi avierano apparentati con i Cech, altraonomatopea utilizzata per il richiamodelle pecore, in montagna.

Come si può notare, nello spaziodi venti-trenta metri, erano presentiben quattro soprannomi.

Costretto dalle ristrettezze delpaese – sul finire dell’Ottocento –Osvaldo cercò fortuna a Venezia dap-prima alle dipendenze di un fornaio,dal quale imparò sapientemente l’artedella panificazione; in breve tempo,sostenuto dal suo vivace spirito im-prenditoriale, si trovò proprietario diuna catena di panifici sparsi per l’inte-ra Vene zia, da San Pantalon a SantaMar gherita, dal Gafaro a StradaNova, da Rialto ai S.S. Apostoli, le cuiinsegne, seppur sbiadite, testimonia-no ancor oggi una parte di storia bu-doiese.

LA REDAZIONE

SOPRA. VENEZIA 1934. OSVALDO CARLON, CON I FIGLI E I DIPENDENTI, FESTEGGIA LA MEDAGLIA D’ORO, RICEVUTA

ALL’ESPOSIZIONE DELLA MOSTRA CAMPIONARIA DI FIRENZE COME MIGLIOR PANIFICATORE

(FOTO SALVAGNO, SAN ZACCARIA VENEZIA). SOTTO. VENEZIA, CAMPO SANTA MARGHERITA, VECCHIA BOTTEGA DEI CARLON.

Alcuni anni fa, ripercorrendo con lamia famiglia gli indimenticabili luoghidella mia infanzia ed adolescenzaveneziana, – come sono solita fare –entrai in un panificio nel Sestrier diDorsoduro e, con mio grande stupore,il mio sguardo si posò su unabellissima foto della famiglia diOsvaldo Carlon con tutti i dipendenti,scat tata in occasione dell’onorificenzaricevuta per il miglior produttore dipane in Venezia. Era un’immaginefamiliare, che avevo visto e rivistosfogliando gli album di famiglia: alcentro, alle spalle di Osvaldo Carlonera mio padre, Cipriano Angelin.Fin dagli anni Venti i miei genitorilavorarono come commessi nel

EMIGRAZIONE BUDOIESE A VENEZIAL’imprenditorialità

Ric

ord

i

panificio Carlon della CroseraSan Pantalon; mio padre, inoltre, erauomo di fiducia del signor Osvaldo. I signori Osvaldo e Teresa Besa diSanta Lucia con la loro numerosafamiglia abitavano nell’appartamentosovrastante il panificio, poi sispostarono verso I tre Ponti, al Gafaro,lasciandoci libero il loro appartamento. Ricordo il signor Osvaldo, con i lunghibaffi che m’incutevano soggezionetanto da fuggire al suo sguardo, suanonna Teresa e i figli Francesco, Pietroed Anto nio, oltre alle figlie Maria,Caro lina, Antonietta, Giovanna, Santi nae Ange lina.

E. ANGELIN

di Osvaldo Carlon

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L’idea di fare un sito internet perDardago è nata mentre commenta-vamo la serata del pan e vin, parlan-do di Artugna e di altri pan e vin conRoberto e altri amici.

Ci siamo chiesti come mai a nes-suno fosse venuto in mente di regi-strare il dominio «Artugna», co memai non ci fosse un sito autonomoal quale collegarsi, dove cercare no-tizie e foto, documenti e storie.

Esiste, certo, il sito del giornalel’Artugna, che è però inserito in unsito più grande, fornisce solo i te stidel periodico e notizie su manifesta-zioni, mostre e pubblicazioni. L’in -diriz zo e-mail consente di scrivere al-la redazione, ma se ci si volessecollegare con altri dardaghesi fuorida questa sede? Se avessi delle fotoda far vedere, delle notizie da chie-dere, delle persone da contattare?

Attraverso internet, che ci dà ve-locità, internazionalità e spazi ampicon costi minimi questo obiettivo èfacile da raggiungere.

Così la curiosità ci ha spinto avedere se il dominio fosse libero, asentire il parere di altri amici, Gigi,Flavio, Alberto e poi infine a registra-re www.artugna.it, riservandoci l’u-so di questo indirizzo web.

C’è anche un’altra considerazio-ne che abbiamo fatto: sono semprepiù rare le occasioni di incontro, discambio di idee e di ricordi, di noti-zie tra noi dardaghesi «non residen-ti» e tra noi e chi ancora a Dardagovive. Non sono infatti molti quelli checon una certa regolarità passanoqualche giorno di vacanza «sulle rivedell’Artugna» o hanno l’occasione dipassare qualche serata a parlare di

siamo trovarla in internet, aperta atutti, senza limiti di tempo e di spazio.

Nessuna concorrenza con la rivi-sta, naturalmente, ma un flusso con-tinuo di idee e cose da cui pescareper arricchire l’archivio della memo-ria di tutti noi, un deposito di fotovecchie e nuove da condividere, unluogo dove scrivere la nostra storia.

Perché? Perché leggere la sto riaci spiega come siamo adesso, nelbene e nel male.

La nostra storia e le nostre originisono là che ci guardano dalle vec-chie foto; il senso della storia, le tra-dizioni sono il filo che lega il passatoal presente. Certo ciò non significache dobbiamo vivere legati ai ricor-di, ma nemmeno che dobbiamo di-menticare le esperienze passate.

Popoli giovani e senza storiacreano miti ad ogni occasione per-ché hanno bisogno di un passatoche legittimi il loro presente: pensia-mo agli Stati Uniti che hanno mitiz-zato personaggi di ogni tipo, daDavy Crockett a Buffalo Bill.

Oggi invece in Europa troppospesso si nega il passato o lo si eti-chetta come inutile peso, comequalcosa da negare, contestare o acui ribellarsi. Ma la nostra storia è latraccia lasciata nel tempo da coloroche hanno ricostruito il loro mondolontano da casa, che hanno mante-nuto vivi gli affetti e i legami. Cosìsuccede che a distanza di anni e di

su internet

[www.artugna.it]

Dardago

Dardago, del suo presente e del suofuturo.

Avete visto in quanti ancora ci ri-troviamo a Dardago nelle occasioniclassiche? Sempre meno personetornano con regolarità mantenendovivi rapporti di amicizia e di vicinato,se non di parentela.

La memoria storica del paese edelle sue figure più caratteristiche vi-ve solo negli spazi troppo stretti delbollettino, ma molte altre cose sonoperse, dimenticate nel cestino dellebuone intenzioni, lasciate sugli scaf-fali delle cose da fare.

Un sacco di volte, ad esempio,ho promesso a me stesso e alla re-dazione de l’Artugna di scri verequalcosa per il bollettino, ma nonl’ho mai fatto. Perché? Tempo liberopoco, cose da fare, lavoro, di scusece ne sono molte. Anche la difficoltàdi seguire canali ufficiali, magari.

Allora perché non creare unagrande vetrina, uno scaffale pubbli-co, una bacheca dove ognuno pos-sa esporre le sue idee, annunciarequalcosa, offrire spazi di ricerca e dicolloquio? Quando eravamo piùspesso in piazza o dalla Rossa o daMoreal le idee correvano svelte, ci sivedeva più spesso e il tempo nonera dedicato solo ad informarsi dellareciproca salute e di quanto fossesuccesso nel tempo trascorso dal-l’ultimo incontro.

Ecco allora che una piazza pos-

Alcuni amici di Dardago hanno avuto l’idea di creare un sito internetdedicato al nostro paese e alla nostra gente.Lo hanno chiamato: www.artugna.it Pubblichiamo volentieri la presentazione del sito al quale auguriamo un prolifico futuro.

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chilometri i friulani ovunque emigratinon dimenticano la loro terra e la lo-ro origine, non dimenticano la lorostoria perché è quella che dà signifi-cato al loro tempo, è essere comun-que parte di un popolo che passaattraverso il tempo.

L’uomo infatti ha bisogno di rico-noscersi in qualcosa (bisogno di ap-partenere) per linea di sangue o dicultura.

Gli anni passano ma dare un calcio ad un pallone è l’azionepiù semplice e naturale per i bambini.Chi di noi non ha dato dei calci al pallone per divertirsi.Nella nostra società odierna vi sono diverse associazioniper giocare a diversi sport, ma le più numerose sono quellecalcistiche.In ogni comune più o meno esiste una società calcistica edanche per il Comune di Budoia vi era l’AS BUDOIA, Presidenteunico René Del Zotto, con risultati proficui; purtroppo ci fu labattuta di arresto con molto rammarico di tutti.Anch’io giocai, non per molto, nella squadra giovaniledell’AS Budoia portando il mio piccolo aiuto.C’era una partecipazione di pubblico notevole alle partite,giocate con molto agonismo dai giocatori.Da qualche tempo fra i Comuni di Budoia e Polcenigo, oltreall’impegno amministrativo, vi è una collaborazione perutilizzare in modo proficuo gli impianti sportivi.Questi presuposti e varie riunioni hanno fatto pensare diunire calcisticamente i due Comuni per avere una unionedi ragazzi veramente forte, così è nata la nuovaASD POLCENIGO-BUDOIA As socia zione Sportiva Dilettanti.L’assemblea aperta a tutti e diretta dal Presidente LeandroDorigo con Maurizio Carlon, Assessore allo sport per ilComune di Budoia, ha votato il nuovo statuto e chiestoall’unanimità di nominare Presi den te onorario René DelZotto, storico Presidente della passata gestione AS BUDOIA.La relazione del Presidente Leandro Dorigo ha fatto capireche l’obbiettivo principale è quello di educare i ragazzini deidue comuni, alla pratica del calcio, in quanto sport di

squadra, impone l’apprendimento ed il rispetto delle regoledi gruppo a scapito di quelle prettamente personali.L’ASD POLCENIGO-BUDOIA si farà promotrice non solo dimanifestazioni sportive ma anche sociali e ricreative conle altre Associazioni del territorio per sensibilizzare i nostriragazzi alle grandi problematiche che purtroppo segnano,spesso irreparabilmente, la vita di tante persone menofortunate di noi.Attualmente la nostra As so cia zione sta seguendo l’attività dicirca ottanta ragazzini, di età compresa tra i sei e quattordicianni, con i quali partecipiamo a cinque diversi campionati dicategoria. Vicino ai nostri ragazzini vi è la squadra di adultiche milita nel campionato regionale di seconda categoria.Nella stagione appena conclusa numerose sono statele iniziative organizzate a scopo benefico a favore di Enti eIstituzioni che si occupano di bambini ed anziani gravementemalati e/o emarginati.La compagine societaria è costituita da una quarantina di socicon un impegno incessante per il finanziamento attraversomanifestazioni varie quali sagre, feste pubbliche e quant’altroe piccole sponsorizzazioni.Auguriamoci che la nuova ASD POLCENIGO-BUDOIA sia unbuon trampolino di lancio per l’unione e lo sviluppo futuro deinostri giovani e per una vita felice.Aiutiamoci. Grazie.

RINO ZAMBON(Vice Presidente)

Quello che noi vogliamo racco-gliere attraverso www.artugna.it è lastoria piccola, dei fatti di ogni giornoe delle cose comuni perchè è quellache abbiamo vissuto e sentito rac-contare dai vecchi.

Scoprendo, oggi, che quella sto-ria vive ancora nella nostra quotidia-nità e che sempre la ritroviamoquando ci incontriamo in due o tre opiù, ecco allora un luogo virtuale do-

ve incontrarci in molti di più, unamemoria collettiva per non perdereil senso della nostra storia.

Per entrare nel sito l’indirizzo è:www.artugna.it, per inviare una e-mail scrivere a [email protected] tan do notizie, foto, suggeri-menti e domande, saluti a tutti.

MASSIMO ZARDO E ROBERTO DABRILLI

Trampolino di lancioper i nostri giovani

ASD POLCENIGO-BUDOIA

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Unlà vato comare Toninaunlà vato de bona matinami te vede dhuta ingropadacome un got plen de thonclada.

Cori sù a ciatàte un morosodhovin o vecio ma decorosose te stai a spoià margheritete pol dì a dormì co le pite.

No sta stà mai pì da missolaciata un che te consolava de ca e de là.

Meti sù ‘l vestito meiotira sù chei poc de ciaveise te vol sposà i pì bei.

In questi 34 anni di vita, l’Artugnaha avuto il piacere di ospitaresei originali composizioni della mae stra Tina Favia Zambon.Chi non ricorda con simpatiale melodie di:

Sote ’l balèr;Torne a ciasa;No te poi pì sposà;Lauda nova;Ninna nanna (1);Ninna nanna (2).

Le prime tre composizioni sonoanche entrate nel repertoriodel coro Collis Chorus e del corogiovanile del Gruppo Artugna.In questo numero siamo lietidi pubblicare la sua più recentecomposizione musicaleComare Tonina con il testoin parlata dardaghese realizzatodal marito Cornelio.

Su scominthia a profumatebuta via le sporce thavateva de ca e de là.

No sta stà mai pì da missolacori cori a ciaminàun moroso te ciateràe bel prest te sposerà.

A Dardac al è un bel fiolma i plas dormì missolde not al ronthéae ‘ntel lièt se remenéa.

A Budoia in’ è un altrotant vecio ma molto scaltro al lavora dhut ’l dìe a la sera al vol dormì.

Cinque righe,sette note...

e la melodia prende forma

Comare Tonina Musica: G. Favia Zambon

Parole: Cornelio Zambon

L’ANGOLO DELLA MUSICA

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A Budoia...

NELLA FOTO. BUDOIA, VIA CASALE NEGLI ANNI ’50.

Quanto mi è gradito parlar diquesto paese. È un paese cherassomiglia a quei viandanti,i quali riposano all’ombra diun’altura le loro membra stanchedal lungo peregrinare.Budoia si è scelto una concabaciata dal sole e inclinata pertrovare meglio e più sicuro riposo.Lontano dalle grandi «ville» e dagliintensi rumori e movimenti, è postoad osservazione del piano e sulpiano, guardingo e silente come pertema d’essere disturbato.E intorno gli stanno le ondulatechiome dei colli che una brezza diprimavera fa fremere, portandoglil’onda aulente del castagno in fiore.A volte mi par di ritrovarmi lungoquei piccoli sentieri a mirarla dolcezza dei verdi pendii;e talvolta mi par di riudire l’eco chedi valle in valle porta il richiamodi un pastore o di un legnaiuolo.Dolce e sereno paese che nel suogrande silenzio porta a meil ricordo di tutti gli affetti, i più cari,i più belli.Quando anch’io, come il pellegrinostanco, avrò bisogno di riposo diquel riposo che ridona le forze,rincuora e rianima, troverò rifugiolassù ed avrò serenità e pace,lontano dal mondo turbolentoe agitato.

Mar Rosso, settembre 1954

UMBERTO BOSCHIN

In’ è un de Santa Luthìache ’l vol portate via’l à poci ciavei e tanta panthama ’l è un fiòl plen de creantha.

Veto veto te l’à ciatàte ’l è pur inamoratche festa se farà!

Va invidà duth i parenthi sonadors coi lor strumenthche festa se farà.

Comare Tonina meaal Signor t’à da ringrathiàche chel a l’altarbin prest te sposerà.

CORNELIO ZAMBON MARIN

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UN ACCORATO APPELLOAI LETTORI

Se desiderate far pubblicare fotoa voi care ed interessanti per le nostrecomunità e per i lettori, la redazionede l’Artugna chiede la vostra collaborazione.Accompagnate le foto con una didascaliacorredata di nomi, cognomi e soprannomidelle persone ritratte.Se poi conoscete anche l’anno, il luogoe l’occasione tanto meglio.Così facendo aiuterete a svolgere nellamaniera più corretta il servizio socialeche il giornale desidera perseguire.In mancanza di tali informazionila redazione non riterrà possibilela pubblicazione delle foto.

’N te la vetrina

ANNI ’57-’58BUDOIA – VIA CARDAZZOA SINISTRA MURATORI BUDOIESI INTONACANO LA CASA DELLA MAESTRA MARIA SCALARI.DA SINISTRA A DESTRA: OSVALDO LOZER VIROL, IL CAPOMASTRO RICCARDO PANIZZUTDIONISO E IL GIOVANE PIETRO DEL MASCHIO FANTIN.

A DESTRA RIFANNO IL TETTO DELLA VECCHIA GELATERIA DEL PAESE.DA SINISTRA A DESTRA: ANTONIO DEL MASCHIO FANTIN, BRUNO DEL MASCHIOANTHOLET, PIETRO DEL MASCHIO FANTIN, RENATO DEL MASCHIO GÈ, LUIGI BOSCO(IL PROPRIETARIO) OVVERO GIGI DE LA FELICITA, RICCARDO PANIZZUT DONISIO EDIL FABBRO GIUSEPPE VARNIER COCA.

BUDOIA – VIA ROMACASA DI MARCO PANIZZUT DONISIO(ORA DI PROPRIETÀ DELLA PARROCCHIA)SULL’IMPALCATURA I «VECCHI» MURATORI.DA SINISTRA A DESTRA: ANGELOCARLON SACCON, SEVERINO PUPPINPUTELATE E RICCARDO PANIZZUTDONISIO.

(SERIE DI FOTO DI PROPRIETÀ DI ALBERTA NOEMI

PANIZZUT DONISIO)

Muradòrs al lavoro

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NELLA FOTO: VAL DE CRODA, ANNI ’70.LA FOTO RITRAE ALCUNI COMPONENTI DELLA FAMIGLIAADAMO ZAMBON PINAL-SCATOL LUNGO LA SCALETTAIN PIETRA CHE PORTA ALL’EX CIASA MATA DE ’L CIAMADORDE VAL DE CRODA ORA TRASFORMATA IN RISTORANTE.IN ALTO DA SINISTRA: VITTORIO ZAMBON, PAOLO ZAMBON,TEODOLINDO ZAMBON, LAURA BOCUS.SECONDA FILA: ROSINA ZAMBON, ROBERTO BOCCALON,FRANCO ZAMBON, GRAZIELLA ZAMBON (LEGGERMENTENASCOSTA).TERZA FILA: ELENA TROVI, LUCIA TROVI, MARIA ZAMBON,RUGGERO ZAMBON. QUARTA FILA: CLELIA ZAMBON, MARIAZAMBON, VINCENZO ZAMBON.QUINTA FILA: SERAFINO ZAMBON, SANDRA ZAMBON.SESTA FILA: TERESA JANNA, PIERLUIGI ZANUS.SETTIMA FILA FRANCESCA ZAMBON (SORRETTA DA TERESAJANNA), ROBERTO ZANUS.

(FOTO DI PROPRIETÀ DI RUGGERO ZAMBON)

NELLA FOTO: VIA SAN TOMÈ, LAVORI IN CORSO NEGLI ANNI ’50 DINANZILA SEDE DELLA COOPERATIVA DI CONSUMO «LA FRATELLANZA». ALCUNIAVVENTORI DELL’OSTERIA ANNESSA ALLA COOPERATIVA ASSISTONOALLE FASI DI SCAVO O DI INTERRAMENTO. DA SINISTRA: ALLA GUIDADELLO SCAVATORE (?), RODOLFO VETTOR MUCI, GERARDO VETTOR,PIETRO ZAMBON «PIERO DE LA COOPERATIVA», ANTONIO BUSETTI CÒCIA,ANTONIO PARMESAN DANUT (SEDUTO).

(FOTO DI PROPRIETÀ DI RUGGERO ZAMBON)

IL PASSATO CHE RITORNA!

Capita a tutti, una volta tanto, di aver voglia di far ordine in quei cassetti dovesono state riposte, un po’ alla rinfusa, tutte le cose care tra cui la scatola di lattacon dentro le foto. Beh! Sono rimasta proprio sorpresa nel trovarmi fra le mani lefoto «Ricordi di Scuola».Rivedendole ora, sembra quasi che ognuno di noi stia pensando «siamo piccolima cresceremo...». Ed in effetti siamo «cresciuti», eccome, forse anche un po’troppo in fretta!Fatalmente, mi ha preso una tale «botta» di nostalgia che non ho potuto resisteredal chiedere a l’Artugna la loro pubblicazione pensando, in questo modo, di farpiacere a tutti i cari e «vecchi» compagni che non vedo più da tanti anni.Questo «tuffo» nel passato non potrebbe essere un buon motivo per organizzareun incontro e tornare per una volta ancora «scolaretti»?Saluto tutti molto caramente.

ROSELLA DEDOR SOELA

DAL BASSO IN ALTO – DA SINISTRA A DESTRA: TOMMASINO ANDREAZZA,MARIO ZAMBON, GIUSEPPE SIGNORA, LUCIANO BESA, ROMILDA BESA,GIUSEPPE ZAMBON.ANGELA SIGNORA, ANDREINA CAPRANI, ROSELLA DEDOR, LUIGIA..., SERGIODA ROS, SANTINA CARLON, VIOLETTA ZAMBON, BIANCA SIGNORA, ANTONIO......,RENZO CARLON, FORTUNATO ........, COSTANTINA DEL ZOTTO, MARIANGELABOSCO, GIOCONDA CARLON, PIERO MEZZAROBBA, GUIDO ANDREAZZA.INSEGNANTE IDA BESA COSMO.

(FOTO DI PROPRIETÀ DI ROSELLA DEDOR SOELA).

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Sono sempre più numerosi gli studenti trapiantati inCina per apprendere la lingua. Sono quelli che, dopouna prima volta nel Paese di Mezzo, non possonofare a meno di tornarci. Più e più vol te. È stato cosìper la veneziana Giovanna Puppin, figlia di Marina eMario Budelone, che ha trascorso – anche graziealle borse di studio del Ministero degli Esteri – quasi3 dei suoi 26 anni in Cina, soprattutto a Pechino,all’Università del Popolo, dove ha steso la tesi dilaurea specialistica sulla pubblicità sociale nel paeseasiatico, prima a livello europeo sull’argomento,tanto da meritarsi 110 e lode.A Giovanna è stato sufficiente bussare alla portadelle più importanti agenzie pubblicitarie di Pechino,leggere i manifesti lungo le vie e in metropolitana enon lasciarsi scappare neanche uno spot dellatelevisione cinese per capire che la «pubblicitàprogresso» stava prendendo piede anche nel paesedei mandarini. Nessuno prima di lei aveva preso inconsiderazione tale fenomeno almeno con rigoreaccademico. Durante i periodi di permanenza inCina, fin dal suo arrivo nel 1999, Giovanna ha vistofiorire sotto i suoi occhi la pubblicità sociale, iniziatada appena tre anni. I fondi per il diritto allo studio, laprevenzione contro l’AIDS, la sicurezza domestica,l’onestà nel commercio sono stati alcuni tra glislogan analizzati e tradotti con perizia dallaneodottoressa.Pieni voti e lode per una ricerca pionieristica inTraduzione tecnico scientifica dal cinese che, a detta

del professor Lafirenza, direttore del corso di laureaspecialistica di Ca’ Foscari attivato da due anni nellasede di Treviso, «è l’inizio di tutte le future ricerche suquest’argomento, una pietra miliare».Complimenti, Giovanna, ed auguri per il tuo futuro!Intanto Giovanna, sofferente del «mal di Cina» –come lei stessa ammette – è nuovamente volata conuna borsa di studio tra gli uomini dagli occhi amandorla.

LA REDAZIONE

Una ricerca pionieristicasulla pubblicità sociale in Cina

Giovanna sulle orme diMarco Polo

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Lasciano un grande vuoto...l’Artugna porge le più sentite condoglianze ai famigliari

Luigi Carlon Brolo

L’otto marzo 2005 ci ha lasciati LuigiCarlon Brolo.

Eravamo in tanti riuniti per darti l’ul-timo saluto certi che ciò ti avrebbe re-so felice perché tu amavi la gente,amavi la compagnia.

Quante ore abbiamo passato adascoltare i tuoi racconti, la tua vita, iltuo passato che tanto ama vi raccon-tarci.

A volte ti prendevamo in giro... lesapevamo tutte: al barba Be po, l’a-gna Rosa, i Fanghi, al Col de le Palse.Avevi reso tutto ciò come una fiabama non lo era, era la tua vita, comeeravamo la tua vita noi, la tua famiglia,che amavi più della tua stessa esi-stenza.

Hai dato amore con generosità ealtruismo, hai seminato saggezza alla

luce dei tuoi 93 anni fino all’ultimogiorno.

I tuoi occhi e il tuo cuore si illumi-navano quando vedevi le tue «TETI»,Chiara, Greta e Laura, le nipotine chehanno reso felici gli ultimi anni della tuaesistenza, soprattutto dopo la mortedella compagna della tua vita: la non-na Rosina.

Sei stato un grande maestro di vi-ta, saggio, intelligente e generoso.

Ci hai lasciato nel cuore un grandevuoto e nel contempo la consapevo-lezza di avere avuto un nonno meravi-glioso.

Ti porterò sempre nel mio cuore,nonno Gigi.

ANTONELLA

Era nata nell’anno 1926 a NoventaVicentina.Prima di cinque tra fratelli e sorelle, figlidi Secondo e Marcante Amelia.Non poteva abbandonare subito lasua casa. C’era la vocazione religiosama c’era anche l’impegno di provve-dere alla vita e sostegno della casa edei fratelli più piccoli.Entrò così in convento a Padova il 9aprile 1946. Seguirono la vestizione, laprofessione e i voti perpetui nel con-sacrarsi totalmente allo sposo GesùCristo, il 29 settembre 1954.Chiuse la sua esemplare e generosagiornata a Taggì di Sopra il lunedì 5maggio 2005.Ero presente al rito esequiale che nonaveva nulla di triste, ma sembrava uncommosso canto pasquale e di grati-tudine a Dio e a lei per i singolari trattiumani, sapienti e spirituali che aveva-no segnato tutta la sua vita ovunqueera passata: in diversi paesi delVeneto, a Trieste e soprattutto a Dar -

dago ove fu superiora dal 4 marzo1972 al 18 settembre 1985, e poi an-cora in qualità di superiora nellaComunità di Presenza dal 24 novem-bre 1990 fino al 12 giugno 2001.Tutte le comunità religiose quasi invi-diavano lo stile della Comunità diDardago, dove semplicità, accoglien-za e carità francescana si riversavanocome benefica rugiada anche sulle fa-miglie e la comunità intera.Sr. Aidana, Sr. Felice, Sr. Annalia e al-tre trovarono in Sr. Natalina una veramaestra di vita e di fede.Chi è vissuto a quei tempi lo sa e fabene a non dimenticare perché il beneha sempre accesa la sua fiamma.Quel giorno sostai alquanto accanto al-la sua salma. Una suora si accostò emi sussurrò all’orecchio con profondaconvinzione: Sr. Natalina era una santa.Giusto. Era proprio quello che stavopensando. E penso ancora.

DON GIOVANNI PERIN

Suor Natalina Fontana

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Mario Ceschel

Un ultimo saluto di dolce regalità.Mario Ceschel era per tutti il «redelle spumiglie», erede di un’artepasticcera appresa dal padreAnto nio, vissuta con la moglieGian Santa, e trasmessa ai figliGiambattista ed Orietta.Di nascita cordignanese, diventa-va dardaghese tutti gli anni, unavolta l’anno – come già voluto dalpadre – perché saliva in paese afesteggiare con noi svelandoci ilsegreto dei suoi sapori fatti di«passione, materie prime eccel-

lenti e cottura», una formula di ritorinnovata in un’intervista al nostrogiornale di qualche anno fa.La sua bancarella di prodotti dipa sticceria, all’ombra del campa-nile, brillava nella dolcezza di unsorriso e del gusto.Ad agosto Mario non ci sarà. Il 2giugno di quest’anno ha riabbrac-ciato suo padre ed ora, insieme, ve-gliano sui giovani affinché conservi-no l’antica tradizione di famiglia.Compreso il loro essere darda-ghesi per un giorno.

Gemma Busetti Zambon

Ti ringraziamo, carissima nonna,per tutte le cose che hai fatto pernoi e per gli altri.Giacomo dice che eri una espertadi botanica (oltre che di tante altrecose) e infatti qui è pieno di piantee fiori che tu curavi ed annaffiavi,alzandoti prestissimo. Stai tran-quilla che continueremo a curarlenoi, insieme al nonno.E che dire della tua cucina. della pa-sta e dei mille piatti che cucinavi pernoi. Quante golosità. Ora siamo noia cucinare, grazie ai tuoi insegna-

menti ed al tuo esempio. Tutto que-sto con la tua grande energia ed iltuo buonumore: sem pre allegra,sorridente, ottimista. Ora è tempoche pensi un po’ a te ma sappi e ri-cordati che noi ti vorremmo sempreun gran bene e ci rimarrà il ricordodi una nonna stupenda.Sei stata una persona fantastica esarai sempre nel nostro cuore:siamo stati proprio fortunati adavere una nonna come te.I tuoi nipoti: Suna, Alice, Laura,Pedra e Giacomo

Ciao, Silvia!

Ciao Silvia, è strano salutartiquando sembri ancora tra noi,con la tua espressione serena, latua semplicità, la capacità di sor-ridere anche sulle piccole delu-sioni della vita.

La tua spontaneità ci rincuoracon una speranza: trascorsi igior ni in cui le lacrime e i sospiridicono più delle parole, non ti ri-corderemo con tristezza, ma,

pensandoti, troveremo di nuovo ilbuonumore che tu riuscivi a spar-gere attorno a te.

Dal cielo dona serenità ai tuoiamici e famigliari.

GLI AMICI DEL GRUPPO GIOVANILE ARTUGNA

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Cronaca

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Cronaca

Un dopomesdìin oratorio

Domenica 15 aprile presso l’ora-torio di Budoia abbiamo organiz-zato con l’aiuto di alcuni genitoriun corso di decoupage. È statoun bellissimo pomeriggio tra pen-nelli, colori e vernici, durante ilquale ci siamo impegnati in alle-gria e abbiamo realizzato deglioriginali e coloratissimi quadretti.

CHIARA, MARTINA, VALENTINA, MATTEO, FABIO

Co’ l’Auser’n te le Marche

Un interessante tour delle Marcheriservato ai soci Auser si svolgetra il 16 e il 19 maggio. Il lunedìpomeriggio il gruppo è già aPesaro per ammirare la SferaGrande di Pomodoro, il VillinoRuggeri in puro stile Liberty, ilDuomo, gli scavi romani, le chie-se di san Francesco e Domenico,il Palazzo Bariviera e il conserva-torio Rossini. Il martedì è dedica-to principalmente a Urbino, cittàd’arte per eccellenza, definital’Ate ne d’Italia poiché uno deicentri maggiori del classicismo ri- URBINO, I LUOGHI DEL DUCA FEDERICO.

a cura di Marta Zambon

nascimentale, grazie soprattuttoal duca Federico da Montefeltro.Mercoledì trasferimento a Reca -nati, paese natale di GiacomoLeopardi, dove è possibile visita-re il suo palazzo. Si prosegue perLoreto, cittadina celebre in tuttala Cristianità grazie alla basilicalauretana, nella quale si trova lacasa della Vergine Maria che latradizione vuole sia stata traspor-tata in volo dagli angeli dalla lon-tana Nazaret.L’ultimo giorno si parte perGradara, borgo fortificato traMarche e Romagna, reso celebreda Dante Alighieri che narrò lastoria di Paolo e France sca daRimini.

La verta in Ciampore

Domenica 22 maggio 2005 sipresenta come una magnificagiornata di sole in cui la Pri -mavera si dimostra degna di es-sere festeggiata. I bambini e variaccompagnatori si ritrovano sullaRiva de Basso dove, dopo la Be -nedizione, inizia la passeggiatalungo i sentieri puliti in preceden-za dai volontari della Pro Loco,della Protezione Civile e della Se -zione ANA Bepi Rosa. Il cammi-no, lungo le località Là del’Artugna, Codolàt, Rosta e Trioi,è alleggerito dal ristoro preparatodall’Auser e da numerose e inte-ressanti pause durante le quali ilprof. Fernando Del Maschio di-spensa numerose curiosità sullaflora locale. Al parco Val de Cro -da la Scuola Materna espone i la-vori dei bambini e offre le tortepreparate dalle mamme, mentrele classi delle Elementari si esibi-scono nelle danze popolari impa-

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venuta a ringraziare quanti l'han-no aiutata nella realizzazione diun suo grande sogno: quello diampliare l'asilo (Casa da Pastoralda Crian ça) all'interno della fave-la. Della situazione dei bambini edelle condizioni in cui operano lesuore comboniane nonché dellenecessità della missione ne hoampliamente parlato in alcuni ar-ticoli su l'Artugna.A ricordo della generosità dellanostra parrocchia e a testimonian-za che le somme raccolte sonoandate a buon fine, le suore han-no voluto dedicare una’aula allanostra pieve (vedi foto). Perso -nalmente desidero ancora unavolta unirmi a suor Rita nel ringra-ziare quanti hanno collaborato econtribuito a questa iniziativa.

PIETRO IANNA

L’Infioratadel Corpus Domini

Il solito gruppo dei quarantini equarantatreini organizza un pic -colo tour a carattere culturale egastronomico nelle Marche. Siparte venerdì 27 maggio per arri-vare a Porto Recanati dove sipranza a base di pesce. Il pome-riggio è dedicato alla visita diAncona, guidati dal Cicerone bu-doiese (Fernando Del Maschioper chi non lo conoscesse!).L’indomani il gruppo ammira unatipica cittadina marchigiana e ilcentro storico di Ascoli Piceno.La sera qualcuno scende nel pae-se di Castelraimondo (MC) perassistere all’allestimento dell’Infio -rata: ogni anno in occasione delCorpus Domini le strade vengonoricoperte con incredibili immaginireligiose disegnate con petali difiori e foglie! La domenica infatti laSanta Messa è seguita dalla sug-gestiva processione. Il tour con-clude in bellezza con una devia-zione per San Ma rino.

’N te la Val de Non

Domenica 19 giugno 2005 l’Au -ser di Budoia organizza una gior-nata in Trentino. Partiti di buonora (alle 5.30) i partecipanti arri-vano a Cles dove ammirano ilsug gestivo castello, ancora abi-tato. Il pranzo e l’inevitabile ripo-so per riprendersi dal caldo sisvolgono a Dimaro. Nel pomerig-gio qualcuno visita le terme diPeio, altri preferiscono una pas-seggiata. Il programma prevede-va anche la visita alla Casa So -lerana a Malè, ma il museo dellacultura locale è chiuso e i nostri sidevono consolare in una gelateriafamosa per proporre gelati daigusti più disparati.

rate durante l’anno con l’Artu gna.Il presidente della Pro Loco GianPietro Fort consegna i diplomi airagazzi che hanno collaborato al-la buona riuscita della giornataecologica. Dopo pranzo diverti-mento per tutti grazie a un ina-spettato giro a cavallo e ai giochiorganizzati dall’Oratorio, dal Pro -getto Giovani e dal comitato Cit -tadini per la Scuola. Più tardi ibambini rimangono incantati dalteatrino nel bosco.

Pa’ la missionde suor Rita

Domenica 23 gennaio la parroc-chia di Dardago ha ospitato suorRita Saccol, missionaria combo-niana nella favela Baixo do tubo aSalvador de Bahia. Suor Rita è

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Il 24 – 25 giugno, a Bormio si so-no tenuti i campionati italiani dipattinaggio corsa.La nostra compaesana Elisa Bo -cus e altre trentanove coetaneeprovenienti da tutta Italia, dopo es-sersi qualificate alle gare regionali(Elisa 1a sul podio per il Friuli) han-no potuto disputare la gara più im-portante per la loro categoria.Dovevano superare due gare: unail 24 giugno che consisteva in unpercorso di destrezza a tempo, euna il 25 giugno dove le concor-renti dovevano percorrere 400metri in linea.Elisa ha dato sempre il massimodi se stessa, superando congrande maestria tutte le eliminato-rie ed arrivando in finale in en-

Prima Comunion aDardac

Elisa Bocus, Nicol Bocus, Ales -san dro Cozzi, Giulia Ianna, Mar ti -no Gilli, Michele Lachin, LucaPaulet ti e Stefano Salgarella rice-vono la prima Comunione dome-nica 5 giugno nella Pieve di Dar -dago. I bambini, assieme ai loroamici che si avvicineranno al Sa -cramento in ottobre a Budoia,sono stati preparati dalla catechi-sta Gianfranca. Un importantemomento si è svolto la settimanaprecedente in cui bambini e geni-tori hanno partecipato al ritiro spi-rituale con don Adel e Emanuela.

Omis e canaisdrio ’na bala

Domenica 12 giugno 2005, ilgruppo dell’oratorio in collabora-zione con la Pro Loco ha organiz-zato un torneo di calcetto. C’e ra -no molti partecipanti tra grandi epiccoli, l’oratorio era strapieno dispettatori. Nella mattina si sonosfidate le squadre dei ragazzimentre dopo il pranzo è stata lavolta degli adulti. Gli arbitri eranofederali, molto bravi. Io ero con lasquadra delle Aquile, però ho do-vuto giocare con altre squadreperché mancavano bambini. Lamia squadra è arrivata prima,mentre nel torneo dei grandi havinto il Flamenco. Alla fine tuttihanno avuto una medaglia e i vin-

Pithola, ma granda

citori anche una coppa. La gior-nata ha lasciato tutti soddisfattitanto che il sabato successivo icollaboratori si sono ritrovati a fe-steggiare in oratorio. Spero che sirifaccia anche il prossimo anno,organizzandolo ancora meglio.

MATTEO FUCCI

trambe le gare guadagnandosidue medaglie di bronzo!Alla fine del secondo giorno il pub-blico, riconoscendo la bravura e lasimpatia di Elisa, acclamavano agran voce: «Forza Elisa, sei picco-la ma grintosa! Vai, vai, veloce co-me il vento!».Elisa Bocus aveva tre anni e mez-zo quando, per imitare il fratelloLuca che già pattinava, ha indos-sato un paio di pattini. Subito si ècapito che il pattinaggio era un«qualcosa» che aveva dentro, nelcuore e nell’anima.Ora a nove anni, la grinta e la per-

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Là pa’ le Russie

Un gruppo di dieci persone diBudoia ha avuto l’idea di raggiun-gere la Russia. Arrivato nella sera-ta a San Pietroburgo, ha potuto,come prima cosa, ammirare il fe-nomeno delle notti bianche, percui c’è luce anche durante le orenotturne, e lo spettacolo dei pontiche si aprono come porte magi-che durante la notte.San Pietroburgo, pur essendouna città nordica, è tipicamenteeuropea nel suo stile di vita e nellasua bellezza architettonica, checolpisce il visitatore che arriva perla prima volta. Qui tutto è «gran-de» dalla vastità alla ricchezza etutto ciò che si trova in essa.Arrivando dall’aeroporto si per-corre la prospettiva Nevsky, la piùimportante arteria (lunga 4 km)che con i suoi centri commercialie negozi attira i turisti. Girando perla città si ammirano palazzi e mo-numenti legati al nome di illustriartisti italiani, quali DomenicoTrezzini che lavorò per la nascitadella città dal 1703 al 1734, l’ar-chitetto Gio van Mario Fontana,Carlo Rastelli, Antonio Rinaldi,Giacomo Qua ren ghi, seguiti datanti altri: ciò da al turista l’impres-

sione di essere avvolto da un’at-mosfera familiare e di sentore italia-no. La città, pur essendo co struitasul mare e percorsa da una miriadedi canali e della Ne va (che fa di SanPietro burgo uno dei principali portimarittimi della Rus sia) possiedeuna vasta rete metropolitana: lescale mobili di accesso alle stazionisembrano pozzi minerari, tanto so-no profonde!Il nostro itinerario ci ha portati aconoscere la Fortezza di S. Isac -co, le chiese e i monumenti in es-sa contenuti, e la tomba del fon-datore della città, Pietro il Grande.L’Hermitage già all’esterno colpi-sce per la sua grandiosità e impo-nenza; la ricchezza delle operecontenute è indescrivibile, perchésolo visitando e vedendo si puòavere una vera immagine di quan-to grande sia la capacità del genioumano.Ecco, queste sono le impressioniche può avere il visitatore deside-roso di nuove conoscenze e dinuovo bagaglio artistico e storico,bagaglio che deve essere aggior-nato dalla familiarità e cortesia deiSanpietroburghesi, che hanno sa-puto lasciare alle spalle un tristeperiodo dittatoriale fatto anche diprivazioni e sopportazioni, cam-biato ora in accogliente prosperitàe benessere per tutti.E per terminare cito un comuneproverbio russo: «in Russia tuttoquello che brilla è oro!».

FORTUNATO RUI

Pa'la dhent de l'Africa

severanza l’hanno portata a rag-giungere un livello che per bambi-ni della sua età, che praticano unosport, è uno dei sogni più belli chepossano avverarsi.Il fratello Luca, «atleta di grandeesperienza con diversi podi in atti-vo» l‘ha aiutata a crescere e adaver fiducia in se stessa nel mon-do del pattinaggio.Nei due giorni trascorsi a Bormiole ha fatto sia da «meccanico aibox» che da «cameraman» duran-te le gare. Un grazie a Luca perciò che ha fatto.Un grazie ad Elisa per aver rega-lato alla sua squadra, la LIBER-TAS PORCIA, tanta felicità ed or-goglio ma, soprattutto, un grandeab brac cio e ringraziamento al suoallenatore ELIO ZONCA.GRAZIE, Elisa, da papà, mammae Luca.

Budoia e Dardago per aver con-tribuito generosamente alla rea-lizzazione di quell'opera.

Tra febbraio ed aprile di quest'an-no, nella Missione delle SuoreDo me nicane «B. Imelda a Yaoun -de» nel Camerun in cui operasuor Bernarda Carniel, si sonosvolti i lavori di perforazione delsuolo alla ricerca di una falda ac-quifera, trovata a sessanta metridi profondità. I primi a beneficiaredell'acqua pura e fresca di quelpozzo sono stati i bambini chefrequentano la missione, che coni loro calorosi sorrisi ringraziano

FINALMENTE CE NÈ... TANTA!

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Auguri dalla Redazione!

Inno a

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Tutti insieme fanno 273 anni! Tre fratelli veramentein gamba. Sono da sinistra, Osvaldo Bocus Frith(1912), Ida (1909) e Guerrino (1921).La foto è stata scattata in occasione del 95°compleanno di Ida.

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Se le brutte notizie corrono veloci, quelle belle… volano!Il messaggio trasportato da decine di palloncini colorati liberati sulsagrato della Chiesa di Dardago, dopo aver sorvolato la Pede -monta na, la Valcellina, la Val Me duna e la Val d’Arzino, è entrato inCarnia, per essere ritrovato l’indomani da alcuni bambini su un pra-to a Imponzo, piccolo paese sopra Tolmezzo.La bella notizia riguardava il matrimonio di Elena (chela che la sonal’orghin) e Daniele, che si sono sposati sabato 14 maggio. La ce -rimonia, animata dalla Cantoria e dal Gruppo Artugna, è stata se-guita da alcune danze, dalla condivisione del pane, dal tradizionaletaglio della catena e da un be neaugurante giro della piazza sulla ca-reta trainata dalla mussa.

Budoia. 95° compleanno di Alda Signora, attorniatadai suoi famigliari.

Massimiliano ed EdoardoGelmetti rendono gioiosa la vitaai loro genitori e ai nonniRenate e Mirko Del Zotto.

20 maggio 2005. Alpidio e Fernanda Bocus festeggianoi 55 anni di matrimonio. La redazione augura a questi dueaffezionati lettori ancora molti anni di vita in comune pienidi salute e di serenità.

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Toronto, 21 aprile 2005

Spett.le Redazione de L’Artugna,desidero inviare il mio persona-

le ringraziamento e apprezza-mento per il periodico e per ciòche pubblicate.

Con l’invio del giornale fate feli-ci tante persone. Il sentimento digioia che ho provato quando l’horicevuto la prima volta lo riprovosempre ogniqualvolta mi giunge eper questo devo ringraziare miofratello Pietro Zambon, che vive aPraturlone (Pordenone) dove iosono nata.

I miei nonni Pietro e CaterinaZambon di Dardago si trasferiro-no a Praturlone molti anni fa.Quando ero ancora residente inItalia, mio padre Alessandro ognianno il 15 agosto ci portava aDar dago per festeggiare, assiemeai nostri parenti, la Festa della Ma -donna Assunta. Difficilmente di-menticherò quei giorni.

Dal 1951, con mio marito LuigiTedesco, sono residente a Toron -to (Canada) e da allora la nostrafamiglia è cresciuta. Mio figlioRobert e sua moglie Brenda han-no due figli: ormai grandi che fre-quentano l’università. Dardagonon l’ho mai dimenticata e, quan-do ritorno in Italia, non manco maidi venire a visitare il paese che miè rimasto nel cuore.

Rinnovo i ringraziamenti al’Artu gna per aver pubblicato incollaborazione con mio fratelloPietro e sua figlia Lorena, l’alberogenealogico della nostra famigliache ho molto apprezzato.

Un cordiale abbraccioLEONIDA ZAMBON E FAMIGLIA

Gentile signora Leonida,ricevere questo tipo di lettere

fa bene. Fa pensare e meditare.Sono passati più di 50 anni e Dar -dago con le sue tradizioni e i suoiaffetti non è stato dimenticato!

Anche se i in tempi lontani isuoi nonni prima di andarsene

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Venezia, 18 aprile 2005

Gentili signore e signori,mi chiamo Osvaldo Carlon, so-

no di Venezia, mio padre, zii e zieed i nonni paterni erano di Budoia(la nonna paterna in realtà era diSanta Lucia, una Besa).

Ho visto ieri per la prima volta eper caso un inserto (credo il n. 104di marzo 2005) della rivista l’Artu -gna (parola che mi risulta scono-sciuta), a cura della signora Vit torinaCarlon e dedicata ad un ra mo dellafamiglia Carlon, i Fas siner.

Pensavo che Fassiner o piutto-sto Fassinera fosse un cognome(avendo spesso sentito nella ver-sione al femminile da piccolo infamiglia, come ne sentivo un altro,«Scussàt»); ieri ho scoperto trat-tasi invece di un’indicazione di unramo genealogico e a questopun to penso che valga lo stessoanche per «Scussàt».

Credo che il mio ramo siaquello dei «Ciec» (non so come siscriva, forse Cec, ma è probabileche sia proprio Ciec, in quantoderiva da un’alterazione del primo«cioc», che era un suffisso dal to-no troppo canzonatorio per esse-re usato, a quanto almeno si dicefra cugini in famiglia).

Non ho la più pallida idea diquanta vicinanza o lontananza cisia fra questi rami.

Ho allora guardato se trovavoqualcosa di l’Artugna su interneted eccomi qui.

Sono a scrivervi anzitutto percomplimentarmi per l’elegante in-

serto che ho avuto occasione disfogliare (e di cui provvederò afarmi una fotocopia) e poi perchiedere se sia possibile riceverela rivista (eventualmente qualchenumero passato per pdf) e qualesia il contenuto dei precedenti in-serti (sono forse dedicati ad altrefamiglie di Budoia o Dardago?).

Vi ringrazio della cortese atten-zione e porgo i miei più cordialisaluti.

OSVALDO CARLON

Gent.mo ing. Osvaldo Carlon,è davvero un sommo piacere

averla tra noi!Ben conosciamo le origini dei

suoi avi per aver frequentementeraccolto testimonianze ed analiz-zato l’onomastica del luogo. Leabbiamo riservato a pagina 21una sorpresa, che ci auguriamopossa farle piacere.

In riferimento agli altri sopran-nomi: Fassiner era la forma al ma-schile, mentre Fassinera era quellaal femminile; Scussàt, invece, è uncognome.

La ringraziamo per l'apprezza-mento manifestato al nostro pe-riodico l’Artugna, il cui nome deri-va dal torrente che nasce daimonti ed attraversa il Comune diBudoia.

Il suo nominativo è oramai in-cluso nell’elenco dei nostri abbo-nati. Sarà nostra cortesia spedirleanche qualche copia arretrata delgiornale e degli inserti.

Cordialmente.

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Milano, 5 gennaio 2005

Spett.le Redazione, buon giorno!Vi ringrazio per l’Artugna. Anche

questa volta mi avete regalato deiricordi.

Nella rubrica «’N te la vetrina»ho ritrovato la foto dei miei nonni,paterni e materni, si tratta propriodi una delle foto che, nei primi annisessanta, erano esposte... nellavetrina del mobile della cucina deimiei nonni.

Nelle foto del Dardagosto 1965ho rivisto, invece, l’immagine di unmio coetaneo e lontano parente,nato in Francia e che non rivedoda quarant’anni. Ho apprezzato emi complimento per l’articolo diAnna Pinal «Plens de Trabacole».

Mi piacerebbe veder pubblica-ta una foto di tutto il gruppo dellaredazione e collaboratori de l’Artu -gna con specificati i rispettivi no-mi, almeno, potrei riconoscervi se,eventualmente, vi incontrassi perle strade del paese.

Ho apprezzato la mostra di fo-tografia di circa due anni fa, inBudoia, mi piacerebbe vedere al-tre raccolte degli anni dal 1950 inpoi e ritirare il rispettivo volume.

Cordialmente

FORTUNATO CARLON

Gent.mo signor Fortunato,siamo noi a ringraziarla per tut-

te le cose belle che ha espressonel suo messaggio. Uno degliobiettivi de l'Artugna è stato rag-giunto, quello di far riaffiorare i ri-cordi.

Relativamente alla richiesta delvolume fotografico realizzato un

Praturlone, 25 maggio 2005

Spett.le Redazione,varie sono le occasioni che

ogni tanto mi fanno tornare aDardago. Recentemente per ladomenica di Pasqua, in compa-gnia di alcuni miei famigliari, hopartecipato con la comunità diDardago alla Messa Granda.

All’uscita della chiesa, sul sa-grato, c’è stato lo scambio degliauguri, un saluto a parenti ed ami-ci, una visita al «banchetto» dovesi distribuisce l’Artugna e poi dinuovo via... Famiglia, casa, lavoromi hanno ancora una volta ripor-tato a Praturlone.

Le mie visite a Dardago ormaidurano solo poche ore.

Grazie per aver pubblicato l’al-bero genealogico della mia fami-glia sul numero 102 del mese diagosto dello scorso anno. Uniscoa questa mia un contributo per ilgiornale.

Vi saluto, vi ringrazio e vi augu-ro di continuare.

PIETRO ZAMBON

Egregio sig. Pietro,anche se le sue visite durano

solo poche ore, Dardago le dà se-pre il benvenuto. Praturlone poinon è molto lontano.

La redazione ringrazia lei e lasua famiglia per il generoso contri-buto. Come lei ben sa l’acqua nel’Artugna non è molta, anzi spessoil torrente è secco e mostra al cie-lo le sue bianche crode. Poi arrivala pioggia e la montana torna ascorrere.

Milwaukee (U.S.A.), 9 maggio 2005

Spett.le Redazione,ho scoperto il vostro sito: la ri-

vista è bellissima. Bravi!Sono stato a Dardago per una

settimana, ad aprile, e mi è moltopiaciuto.

La nipote di mia moglie abita lìcon suo marito che è un soldatoamericano.

Ogni giorno facevo una pas-seggiata e mi divertivo molto aDardago, anche se è tranquillo.

Non dimentico la cena al Ri -fugio e quel amicone di Gia comoal Bar Artugna in piazza.

Dal capitello sulla strada versoil Rifugio ho imparato a non man-giare i funghi che non conosco(come l’uomo sfortunato mortoavvelenato nel 1823).

Spero di tornare presto. Salutida Milwaukee

ROBERTO TANZILO

WWW.MONFERRINI.COM

Caro Roberto,grazie per i complimenti!

Complimenti anche a te per ilricco sito www.monferrini.com. Loabbiamo trovato molto interes-sante. È molto bello che gli emi-granti e i loro discendenti manten-gano i legami con la loro terra diorigine.

Siamo contenti che ti piaccia ilnostro piccolo paese. Piace anchea noi proprio per la sua tranquillità.

A proposito dei bovoli, (ti ricordila lapide dell'uomo morto nel1823, dopo averli mangiati?) biso-gna dire che nel dialetto veneto(qui da noi si parla un friulano conmolte infiltrazioni venete) i bovolisono le lumache! Chissà per qualemotivo è morto quel povero uo-mo!

Ciao e, se vuoi, scrivici ancora!

paio di anni fa, la consigliamo di ri-volgersi al Comune di Budoia cheha curato la mostra.

Cordiali saluti.

definitivamente dal paese lascia-rono scrit to sul muro del blavèr:«Ad dio Dardago, partiamo perPra tur lone» certamente non vole-va essere un addio. Un filo, maireciso, è rimasto e vi unisce alpaese, in quel filo corre la corren-te dei sentimenti. Bravi e grazieper l’esempio.

Metafora a parte, le siamo rico-noscenti come lo siamo con tuttiquei lettori e amici che si ricordanodel giornale.

Speriamo di vederla spesso aDardago... qui l’aria è più fine efresca.

A presto.

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0434 671911 Centralino – Ufficio Protocollo

671912 Sindaco

671913 Segretario Comunale

671914 Ufficio Ragioneria

671914 Vice SegretarioResponsabile Ufficio Finanziario

671920 Ufficio Servizio Servizi Demografici

671930 Ufficio Tecnico

671931 Ufficio Tecnico Urbanistica

671932 Ufficio Tecnico Lavori Pubblici

671940 Ufficio Tributi

671950 Ufficio Vigilanza Urbana

671960 Ufficio Segreteria

671961 Ufficio Affari Generali – Commercio

671970 Ufficio Servizi Sociali

671971 Ufficio Assistenti Domiciliari

671980 Biblioteca Civica

671981 Sala Consiliare

Ruggero Zambon pur vivendo aBerna (Svizzera) da oltre 60 anni, nonsi dimentica mai della sua natìaDardago. Puntualmente ogni estate ètra noi. Quale segno tangibile perdimostrare l’affetto che nutre per lacomunità dardaghese ha volutodonare due quadri per abbellire lepareti del nostro teatro. I quadri chevi sua liz zano l’idea della musica neltempo sono stati consegnati al nostrosindaco Anto nio Zambon.«Dono questi due quadri al Teatrodi Dardago. Riconoscente alle mieorigini», questa la dedica con laquale Ruggero accompagna il dono.

Cordiali saluti a tutta la Reda -zione e grazie per l’Artugna.

NADIA E ANTENORE BOCUS

TORONTO (CANADA)

Grazie per l’Artugna. Riceverlo èsempre una festa.

MARCELLINO ZAMBON – TORINO

L’Artugna, tenace filo che ci unisceal passato e al presente. Buon la-voro e grazie.

SILVANA BOCUS PISU – SUSEGANA (TV)

Un caro saluto e augurio alla Re -dazione.

DANIELA ANGELIN CARGIOLI

S.MARGHERITA LIGURE (GE)

Una mia offerta per l’Artugna.

GIOVANNINA ZAMBON – BROZOLO (TO)

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enti]

Doi quadri pa’ ’l Teatro

...per comunicare con

In seguito alla recente riorganizzazione

è possibile raggiungere telefonicamente

gli uffici comunali senza passare

per il centralino.

Questi i nuovi numeri.

il Municipio

NUMERI TELEFONICI

0434 654961 Telefax

NUMERO TELEFAX

protocollo@com–budoia.regione.fvg.it

POSTA ELETTRONICA

Page 39: l'Artugna 105_ 2005

Situazione economica del periodico l’Artugna

Periodico n. 104 entrate usc i te

Costo per la realizzazione + sito web 3.562,00

Spedizioni e varie 594,50

Entrate dal 1.03.2005 al 10.07.2005 4.126,50

Totale 4.126,50 4.156,50

bilancio

PER L’ASSUNTAfesteggiamenti

DOMENICA 14 ore 11.00 Santa Messaore 17.00 Confessioniore 18.00 Santa Messa Prefestiva

LUNEDÌ 15 ore 10.30 Santa Messa Solenne dell’Assuntaaccompagnata dalla corale «Santa Maria Maggiore»

ore 17.00 Santa Messa Vespertina

PROGRAMMA RELIGIOSO

PROGRAMMA RICREATIVO

MERCOLEDÌ 10 ore 20.45 · in piazzaEsibizione del Gruppo Folcloristico «Città di Szeged» (Ungheria)Serata in collaborazione con l’«Associazione Amici di don Nillo»

VENERDÌ 12 ore 20.45 · in teatroLa Compagnia Teatrale «El Tanbarelo», Bellombrapresenta DON CHECO commedia brillante in tre atti di Attilio Rovinelli

SABATO 13 ore 20.45 · cortile ex scuole elementariSerata danzante con l’orchestra «Retrospettiva»

DOMENICA 14 ore 20.45 · cortile ex scuole elementariSerata «Blue Sugar»

LUNEDÌ 15 ore 16.00 · cortile ex scuole elementariGiochi popolari per i ragazzi

ore 20.45 · cortile ex scuole elementariSerata danzante con l’orchestra «Loris e i Milords»

DAL 6 AL 15 AGOSTO

Pesca di Beneficenzapresso i locali della canonica. Il ricavato sarà destinato al restauro della Chiesa.

Mostra di pittura e sculturapresso i locali del teatro.

I festeggiamenti si svolgeranno con la collaborazione diAmministrazione Comunale, Associazione «Amici di don Nillo», Comitato FesteggiamentiDardago, Gruppo Giovanile Artugna, Parrocchia di Dardago, Periodico l’Artugna, Pro Loco Budoia, AFDS – Dardago.

NOTE TRA LE MALGHE

FESTIVAL MUSICALE NELLE MALGHEATTORNO AL MONTE CAVALLO

DOMENICA 31 LUGLIOore 14.30 · Malga Pian Mazzega (Piancavallo)«Bushi Sax 9»

DOMENICA 7 AGOSTOore 14.30 · Malga Valle Friz (Budoia)Quartetto dell’Orchestra d’archi «G. Fauré»con la partecipazionedel soprano Stefania Antoniazzie del tenore Corrado Margutti

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Vardànt da la bandade la busa de Sarone

Presto il giorno avrebbe riposato.Il calmo respiro della sera profumava di rosso, dei pe-tali dei fiori, delle risa dei bambini, della vita del paese.Anche i colori cercavano il silenzio e si svestivano ver-so il cielo. Il campanile, le montagne, le case disegna-vano sagome nere, nude del loro corpo a contemplare

un ultimo pensiero prima del sonno.«Avaròn bel temp», così mi diceva mio nonno scru-tando il cielo che si costruiva da ovest, a Sarone.Perché non ci si può sbagliare, il cielo lo vedi, l’aria

l’annusi, la notte l’ascolti.E a saperla ascoltare ti racconta che il tramonto nonè la fine della giornata ma una pausa necessaria per

capire il nuovo giorno.