l'Artugna 93 2001

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Periodico della Comunità di Dardago · Budoia · Santa Lucia Anno XXX Agosto 2001 Numero 93 Spedizione in abbonamento postale art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96. Filiale di Pordenone.

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Periodico della Comunità di Dardago · Budoia · Santa Lucia Anno XXX Agosto 2001 Numero 93

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Periodico della Comunità di Dardago · Budoia · Santa LuciaAnno XXX Agosto 2001 Numero 93

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In copertina. L’ultima comunità francescana-elisabettina presente in Dardago. Da sinistra: Suor Annalia Ghislotti, Suor Natalina Fontana(superiora) e Suor Felice Pesavento.

2 Grazie, Suore!di Roberto Zambon

3 La lettera del Plevandi don Adel Nasr

4 Un cammino già iniziatodi Stefania Gioia Wiley

5 Un servizio d’amoredi don Giovanni Perin, don Italico Josè Gerometta, suor Rosanella Rando, Carlo Zambon Sartorel, Beniamino Zambon

9 Polcenigo · Due stemmi comunitari ed un affresco ineditidi MGB. Altàn

12 Emozionare con la lucedi Sonia Bianco

13 I canàis a scólaa cura di Bruna Fabbro, Ida Anna Angelin, Maria Luisa Piccolo, Maria Teresa Currà, Elisa Modolo, Rosanna Tassan

15 Per Dardago e Budoia nuove ideedi Antonio Zambon

16 Don Rolando Santin, sacerdote ed educatoredi don Gustavo Resi

17 Un sindaco di 50 anni fadi Antonio Zambon

Ricordi del cuoredi Raffaella Del Maschio

19 Buon compleanno, campanile!di Ines Luthola

20 Ricordo del padredi Maria Rigo Moreal

21 Intorvìa la tólaa cura di Adelaide e Melita Bastianello

22 ’N te la vetrina

24 L’angolo della poesia

25 La pagina delle Associazioni

26 Cronaca

32 I ne à scrit

34 Palsa, Bilancio e Programma

35 Avvenimenti

Periodico quadrimestrale della Comunità di Dardago,Budoia e Santa Lucia (PN)Direzione, Redazione, AmministrazioneTel. 0434/654033 - C.C.P. 11716594Internet: http://www.naonis.com/artugnaE-Mail: [email protected] responsabileRoberto Zambon - Tel. 0434/654616Per la redazione Vittorina CarlonImpaginazione Vittorio JannaEd inoltre hanno collaborato Ennio Carlon, Mario Cosmo, Espedito Zambon, Ugo Zambon, Giovanni Bufalo

Autorizzazione del Tribunale di PN n. 89 del 13-4-73Spedizione in abbonamento postale. Art. 2, comma 20,lettera C, legge n. 662/96. Filiale di Pordenone.Stampa Arti Grafiche Risma - Roveredo in Piano/Pn

SSoommmmaarriioo

in questo numero...

ed inoltre… nel supplemento ’l Cunàth

Dopo tanti anni di permanenza tra di noi le Suore hanno dovuto lasciare lanostra comunità.

Si sapeva che, prima o poi, questo momento sarebbe arrivato, ma la par-tenza di suor Natalina, Suor Felice e Suor Annalia ci ha colti un po’ di sor-presa.

Era inevitabile che la nostra comunità, prima o dopo, sarebbe rimasta sen-za le Suore, considerata la quasi totale assenza di vocazioni.

Le ordinazioni sacerdotali sono poche e quelle religiose ancora meno. I ri-sultati sono questi! Paesi che un tempo avevano il loro parroco, magari ancheil cappellano e le suore, ora sono rimasti con il parroco diviso in più parroc-chie: il fenomeno è destinato a diffondersi sempre più. Anche questo è un se-gno dei tempi, un segno che le comunità cristiane devono prendere in seriaconsiderazione per trovarne le migliori soluzioni. Con la loro partenza si chiu-de una bella storia, lunga quarant’anni, che ha visto le suore «protagoniste»di molti importanti momenti della vita della comunità. La loro è stata un’ope-ra svolta nel silenzio, quasi nascostamente: un’opera che, ora che non ci so-no più, sappiamo apprezzare maggiormente.

Le Suore Francescane Elisabettine sono arrivate tra noi chiamate al ser-vizio della Scuola Materna, missione che hanno svolto con rara bravura e de-dizione. I genitori e i tanti bambini da loro accuditi – molti ormai sono donnee uomini sposati – non possono che ricordare con gratitudine e nostalgia l’at-tività, la pazienza, gli insegnamenti, l’amore delle Suore. Quanti ricordi di que-sti anni! Scorrendo le pagine de l’Artugna, tornano alla memoria le tante fe-ste, le recite, le passeggiate, le scuole di cucito, le mascherate di carnevale, lecorse in pulmino. Quanti ricordi, quanto bene!

Ma la missione a beneficio della nostra comunità non è rimasta confina-ta tra le mura della scuola materna! La nostra Chiesa le ha viste sempre pre-senti, attive e preoccupate perché ogni Santa Messa, ogni funzione, tutto, in-somma, riuscisse al meglio a maggior lode e gloria del nostro Signore!

Quanta attenzione per la liturgia, le letture, i canti, i paramenti del sacer-dote, le vesti dei chierichetti, i fiori (non possiamo dimenticare la cara SuorAidana costretta, dagli acciacchi, a lasciare Dardago un paio di anni fa).

Per molti anni le Suore sono state preziose aiutanti dei parroci per il ca-techismo, specialmente in preparazione delle prime comunioni e delle cresi-me. Sono state talmente tante e importanti le loro opere a favore della nostracomunità cristiana che è necessario chiederci: «E ora come faremo senza leSuore?» Anche la comunità civile ha tratto beneficio dalla loro presenza e dal-la loro preziosa attività. Gli anziani e gli ammalati hanno goduto delle visitedelle suore, delle parole, degli incoraggiamenti e dell’amore di cui spesso sen-tono la mancanza! Si può affermare che le Suore hanno lavorato proprio pertutti, dai piccoli della scuola materna fino ai più vecchi bisognosi di cure e diaffetto. La nostra comunità ricca di storia e di tradizioni, senza le suore, si im-poverisce. Un’altra pietra cade, un’altra breccia si apre nella secolare Pieve.Preghiamo Dio che non si sgretoli. Questo saluto è un momento triste e di ri-flessione per il futuro della comunità cristiana dei nostri paesi. Un’analisi del-la situazione è doverosa. La nostra «Chiesa» fatta di persone è sempre più vec-chia e «povera». Cosa ne sarà fra qualche anno? Ci verrebbe da perdere lasperanza ma sappiamo che per un cristiano ciò non è possibile.

In più di settecento anni di vita la nostra Pieve ha superato, con l’aiuto delSignore, ben altre difficoltà. Preghiamo e diamoci da fare per ridare smaltoed entusiasmo a questa comunità che si incammina nel terzo millennio.

ROBERTO ZAMBON

Grazie, Suore!

1 La prima Comunione...Martina e Francesca Romana

2 ...la Cresima

Estate al Progetto GiovaniI ragazzi del Progetto Giovani

3 Festa della Mamma in SvizzeraMarina Carlon

4 2° Festival Mondiale del Folclore GiovanileMarta Zambon

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stre forze la gioia evangelica, per essere insiemea voi portatori della gioia a ogni uomo».

La scuola mariana è per eccellenza gioiosa.La vita di Maria possiamo chiamarla l’espres-sione perfetta della gioia di Dio.

Possiamo anche noi rispondere ai nostri ve-scovi, se vogliano essere collaboratori della no-stra gioia, chiediamo a loro di avere come mae-stra di vita Maria. La creatura unica che è modellodi ogni cristiano. Dal suo concepimento senzapeccato originale alla sua assunzione al cielo inanima e corpo, Maria è l’opera completa di Dio,è la prima creatura dopo Cristo che si trova incielo nel suo corpo glorificato.

Per questo Maria è la nostra gioia, guardan-do a lei vedremo il vero destino di ogni uomo.Pensando a lei la invochiamo Madre di tutti i

credenti. In Maria, la colpa è stata vinta e lacreatura è divinizzata dalla Santissima

Trinità.Vedete chi cerca la vera gioia non

può non pensare a colei che Dio haguardato all’umiltà della sua serva eche tutte le generazioni la chiame-ranno beata.

Maria ha saputo accettare tuttoquello che è successo nella sua vi-ta: viaggiare verso Betlemme, scap-

pare in Egitto, cercare Gesù nel tem-pio, stare sotto la croce.

Maria non ha avuto la vita facile,però lei è la causa della nostra gioiaperché ha dato al mondo Colui che haliberato l’uomo dal male. Liberando

l’uomo dal male, l’uomo ritorna adessere l’amico di Dio. E per que-

sto la vera gioia è essere amicidi Dio in ogni sorta della nostravita senza mai perdere la pace,la gioia e la certezza della vitaeterna.

Per cui fratelli e sorelle contutti i vescovi, i sacerdoti, idiaconi e qualunque personache esercita un servizio nellacomunità auguro ogni gioia epace e bene. La luce di Diorisplenda sui vostri volti e il-lumini ogni zona di tenebree di sofferenza nel vostro cuore.

DON ADEL NASR

3La lettera del Plevan

Santa Maria, causa della nostra gioia: un bellis-simo titolo mariano che la chiesa attribuisce aMaria.

Anche l’ultimo documento dei vescovi ita-liani «Comunicare il vangelo in un mondo checambia» inizia affermando che il tono più belloin una vita cristiana è quello della gioia. Cito daldocumento «Come pastori, vorremmo essere so-prattutto i collaboratori della vostra gioia, sen-za far da padroni sulla vostra fede (2Cor 1,24).Non abbiamo la presunzione di credere di nonavervi mai dato giusto motivo di lamentarvi dinoi nel nostro servizio episcopale, perciò chie-diamo perdono al Signore e a voi per tutte le man-canze a questo nostro ministero, e desideriamorinnovare il nostro impegno diconfermarvi nella fe-de e di alimenta-re in voi contutte le no-

Icona di Guido Benedetto

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Tre mesi dopo la scomparsa di don Nillo, nomi-nando don Aldo, il Vescovo S. E. monsignorPoletto ha voluto garantire la presenza precisa ecostante di un sacerdote per la gente di SantaLucia, nonostante la grave carenza di preti nellanostra Diocesi.

Già durante gli ultimi tempi della malattia didon Nillo, e poi, alla sua morte avvenuta il 26 di-cembre dello scorso anno, in qualità di Am -ministratore pro tempore, don Aldo aveva iniziatoa farsi carico delle esigenze più urgenti della par-rocchia, incontrandosi sia con il consiglio pasto-rale che con i membri del consiglio degli affarieconomici, per permettere che le varie attivitàparrocchiali potessero continuare e che tutte lescadenze amministrative ed finanziarie fosserorispettate.

È stato un periodo in cui Don Aldo ha dovu-to seguire con costanza e precisione la parrocchiadi Santa Lucia e il suo impegno, che inizialmen-te si prospettava a tempo determinato, è poi di-ventato successivamente definitivo, data l’og-gettiva situazione di difficoltà di reperire nuovisacerdoti.

Come per tanti altri sacerdoti, anche per DonAldo, Santa Lucia è diventata l’impegno di unaseconda parrocchia, oltre a quello già assunto dal’93 della confinante San Giovanni di Polcenigo.

Originario di Pordenone, don Aldo, è stato or-dinato sacerdote nel 1971. Per cinque anni è sta-to cappellano a Pordenone-San Francesco e dall’82 all’ 87 ha svolto l’incarico di animatoree vice rettore del seminario, mentre contempora-neamente era nominato parroco festivo a Tramontidi Sopra. Dall’87 al 90 è stato parroco a TeglioVeneto. Nel 1992 ha anche servito come segre-tario del Vescovo Sennen Corrà e dal 1993 si èinsediato a San Giovanni, comunità che conti-nuerà a seguire unitamente alla nuova parrocchiadi Santa Lucia.

La Santa Messa di inizio del ministero pasto-rale si è quindi svolta la prima domenica di aprile alle ore 16, nella chiesa parrocchiale di

Santa Lucia. La cerimonia solenne, presieduta dalVicario Generale, monsignor Boscariol e conce-lebrata dai sacerdoti della Forania di Aviano, siè aperta con il rito di consegna degli impegni pa-storali. È stata data lettura della bolla di nominae monsignor Boscariol ha presentato il nuovo par-roco alla comunità.

Durante l’omelia, dopo aver salutato i nuoviparrocchiani e le autorità locali presenti, don Aldoha spiegato che il ministero pastorale, nella si-tuazione contingente, è da intendersi come ser-vizio condiviso all’interno dell’Unità Pastorale.Ha comunicato che non avrebbe presentato un di-scorso programmatico, poiché quella era l’occa-sione dell’inizio ufficiale di una attività già pre-cedentemente iniziata. Ha poi ricordato lacarismatica figura del curato di Ars, come idea-le del prete perfetto, perché aveva sacrificato tut-ta la sua vita agli altri per amore di Cristo. Ha in-fine aggiunto la necessità, per la concretezza delmomento presente, che i laici sostengano fatti-vamente la vita della parrocchia.

Prima della conclusione della cerimonia ilConsiglio Pastorale e la comunità di Santa Luciahanno ringraziato il loro nuovo parroco per la di-sponibilità e la condivisione dei bisogni, che si èrealmente concretizzata ancor prima della nomi-na ufficiale.

Il Consiglio ha confermato il desiderio di continuare il cammino iniziato, con la viva co-scienza che la situazione attuale richiede certa-mente un impegno di fede adulto e responsabile.Infine un ringraziamento particolare al VescovoOvidio, che ha subito fatto fronte al bisogno del-la comunità.

Don Adel Nasr, a nome della comunità diBudoia-Dardago, ha salutato il nuovo parroco eha donato un’icona greca.

Per ultimo, il saluto del sindaco di Budoia,Antonio Zambon, ha auspicato l’augurio di unbuon servizio pastorale e ha ricordato le circo-stanze passate in cui ha già avuto occasione dicollaborare con don Aldo.

Il servizio liturgico è stato accompagnato dal-le esecuzioni del professor Bozzer che ha suona-to il prestigioso organo di scuola francese – ulti-ma «opera» di don Nillo Carniel – che oggiabbellisce la chiesa parrocchiale di Santa Lucia,di cui avremo modo di parlare diffusamente nelprossimo numero, in occasione del primo anni-versario della scomparsa del parroco.

STEFANIA GIOIA WILEY

Un cammino già iniziato

La comunità parrocchiale di Santa Lucia ha uf-ficialmente accolto il nuovo parroco don AldoGasparotto domenica 1° aprile.

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Le amate suore elisabettine lasciano le nostre co-munità dopo oltre quaranta anni di vita tra noi.Con la loro presenza hanno contribuito alla no-stra crescita e al prestigio del loro Ordine.

Gente non «fotocopiata»Le suore sono tutte fatte con lo stampo?

No. Non è vero.Il monastero o la Comunità non le ha appiat-

tite.Non sono «in fotocopia» se non per il vestito

caso mai.Per fortuna hanno il loro talento, la loro sen-

sibilità, la loro personale virtù: tutte cose origi-nali e arricchenti. Così le ricordo le Suore diDardago, una a una.

Sr. Lucidalba. Bella di nome e (per me e nonsolo) anche di fatto. All’alba del mio primo mi-nistero pastorale diretto mi ha fatto tanta luce.Nel silenzio, sorridendo al crocifisso, sopportòprove grandi, fisiche e morali, per la santifica-zione dei sacerdoti e dei giovani. Ne ho benefi-ciato tantissimo, immensamente.

Sr. Ernesta. Sorella di Lucidalba. Era «testain alto». Precisa, rassicurante, sincera nelle ini-ziative di traino o nelle fumose complicazioni post sessantottine.

Ricordava bene i diktat liturgici del suo vec-chio parroco: «Testa in alto, voce chiara, pun-teggiatura giusta... ».

Leggeva molto bene e non solo. Un cuored’oro.

Sr. Aidana. La suora dei fiori. Ma io la ri-cordo soprattutto come «Sr. Brùsete». Brùsetein dialetto padovano vuol dire «bruciati». Ci con-fidava così i suggerimenti saggi e coloriti del suomaestro di spirito quando diceva nei dialoghidell’anima: «bisogna brusare par el Sìgnor. Note digo mi? Brùsete, cara, brùsete. Ciò, biso-gna brusarse».

Così Sr. Aidana se non si è bruciata del tuttoper il Signore era però (ed è) lì vicino.

Ora Sr. Brùsete si trova a Pordenone.Sr. Natalina, la saggia. Ha guidato la comu-

nità con saggezza ispirata alle virtù più alte e no-bili della famiglia: quella «religiosa» e quellaumana.

La Comunità di Dardago fino a un mese fa eraun concentrato esemplare di «famiglia religiosa»cuore pulsante della Pieve.

Merito? Della Beata Elisabetta Vendramini edi Santa Elisabetta regina d’Ungheria «la gran-de», ma anche un pochino della «saggia». Senzarumori, s’intende.

Sr. «bona da gnente». Sr. Felice si presentasempre così e non per falsa modestia. «Mi sonbona da gnente. I me manda dove che i vol lo-ri e mi son contenta. La superiora, ma ancatutti, i me vol ben. Me diga lu cosa go da far».

Niente, cara Sr. Felice. Conservarsi così.Le poesie celebri di Sr. Felice, pronunciate

con l’immancabile fiorellino in mano, avevanogli applausi più scroscianti.

Conservarsi così, dunque. Di questo passo an-che il Signore i ghe vol ben e un giorno l’acco-glierà con paterno festoso applauso.

Ricordo assai caramente Sr. Lia Venanzia.Portava sul capo una «corona di spine» invisi-bile ma come quella di Gesù. È mancata assai pre-sto pur giovane. Sono certo che in paradiso la suacorona si è ornata con pietruzze di brillanti.

Carissima pure la Sr. Annalia, carezza per

Un servizio d’amore 5

Davanti al portale della «loro»Pieve, le suore erano sempredisponibili ad aiutare pievani di turno e il caro Vidio.

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gli ammalati, e tutte le altre che hanno operatoultimamente nel paese dell’Artugna e che ricor-do con viva gratitudine: Sr. Favilia, Sr. Bettina,Sr. Eonelia, Sr. Adolfina, Sr. Maria Carla, Sr. Caterina.

C’è molto da pregare il Signore, perché ancora ragazzi sentano il fascino e la felicità diseguire Gesù, per comunicare la sua presenza eil suo amore agli uomini e alle donne dei nostripaesi.

Così, non in fotocopia ma in originale e ge-neroso servizio d’amore.

DON GIOVANNI PERIN

* * *

Tanta gioia evangelica

Mi associo anch’io a rendere omaggio umilmen-te alle reverende suore della cara e grande fami-glia francescana che dopo tanti anni di generosoe gioioso servizio, lasciano la comunità di Dardago.

Ricordo volentieri la loro testimonianza didonne consacrate e generose nel servizio a Dio ealla comunità.

Il Signore non mancherà di continuare a be-nedirle con i suoi favori celesti e non verrà a man-car loro l’affetto, la preghiera ed il ricordo deidardaghesi e delle comunità vicine che hanno servito con fedeltà.

Auguro alle reverende suore e alla loro co-munità tanta gioia evangelica impegnandomi a ricordarle nella mia preghiera e chiedendo ancheper il mio ministero sacerdotale il loro ricordo alSignore.

Con piacere colgo l’occasione di indirizzareun saluto cordiale agli amici della redazione, aireverendi Sacerdoti ed ai lettori del sempre caroe stimato periodico l’Artugna.

DON ITALICO JOSÈ GEROMETTA

(Malaga, 18 luglio 2001)

1960: primo anno d’asilo per i bambini delle nostre comunità. Con loro c’è Suor Placida. Vi riconoscete?Inviateci i vostri nomi. (Foto d’Archivio)

Grazie alla Comunità...

Pordenone, 13 giugno 2001

Desidero ringraziare cordialmente il parroco don Adel,il consiglio pastorale, la comunità civile e ciascuna persona della parrocchia per la manifestazione calorosadi affetto e di premure resa a suor Natalina, a suorFelice, a suor Annalia nel lasciare Dardago.

Se da una parte con voi vivo il rammarico per la chiusu-ra di questa comunità, dall’altra benedico il Signore perla stima e la gratitudine da voi manifestata alle suore eli-sabettine in 40 anni di presenza; e anche per quella testi-monianza che tutte hanno espresso con la loro vita di fede e con il loro stile di carità.

Esplicito inoltre il grazie per il segno concreto di solidarietà nei confronti delle opere che l’Istituto stasostenendo in missione d’Egitto.

Ho già fatto pervenire la somma all’incaricata che,senz’altro entro breve, ve ne darà riscontro.

Su tutti i parrocchiani siano la benedizione e la consolazione del Signore.

SUOR ROSANELLA RANDO

SUPERIORA PROVINCIALE SUORE ELISABETTINE

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Grembiulini bianchi e cestini colorati

Con un certo dispiacere apprendo da mia madre,che le Reverende Suore hanno lasciato Dardago,dopo 40 anni di lodevole servizio nella nostraComunità. Quaranta anni fa circa (non ricordo be-ne la data) l’Asilo apriva le porte e noi bambini(allora) invadevamo le stanze con i nostri grem-biulini bianchi e i nostri cestini colorati. Ogni mat-tina al nostro arrivo eravamo accolti da una Suorache ci apriva la porta e ci faceva un sorriso. Esserstato uno dei primi a frequentare l’Asilo di Dardagoè sempre stato un motivo d’orgoglio, prima di tut-to perché era vicino a casa e così non dovevo farepiù il pendolare (infatti per parecchi mesi sono an-dato all’Asilo di San Giovanni di Polcenigo con lacorriera, perché a quei tempi non c’erano i pulmi-ni come oggi). In secondo luogo era il momentoper stare insieme con gli altri bambini e, oltre a di-vertirsi con i giochi, ci si divertiva a fare i disegni,i lavori con il punzone, si cantava e si pregava.

Dopo il pranzo si andava a far il riposo e alrisveglio si tornava a giocare nella sala grande inattesa di ritornare a casa. Posso dire con tutta fran-chezza che i miei primi insegnanti sono state leSuore. Terminato l’Asilo, le Suore sono semprestate un punto di riferimento, non solo per me,ma anche per altri coetanei. Hanno continuato afar parte della nostra vita anche durante gli annidelle elementari, dandoci consigli e magari qual-che tirata di orecchi, ci hanno insegnato il cate-chismo, ci hanno preparati alla prima Comunionee alla Cresima, insomma ci hanno insegnato i pri-mi valori di vita.

Colgo l’occasione, tramite l’Artugna, di in-viare un caloroso saluto a Suor Annalia, SuorFelice, Suor Aidana e Suor Natalina e ringrazia-re loro e le consorelle che le hanno precedute per tutto quello che hanno fatto nella nostra comunità.

CARLO ZAMBON SARTOREL

Ricordo delle Suore«de l’Asilo»

Quando ho saputo della partenza delle nostre Suoreho provato un senso di tristezza, di vuoto, comese mi fosse stato portato via una parte del miopassato. Certo le nostre Suore non mi si sono riap-parse in mente come facenti parte della congre-gazione delle Elisabettine, dove nello spirito dell’istituto c’è il desiderio di «portare Cristo achi è povero, più solo, più abbandonato» svol-gendo le loro opere in asili, in attività parrocchialie scuole, ospedali e case di ricovero. Piuttosto misono riapparsi in mente i loro volti, Suor Natalina,Suor Felice, Suor Aidana, Suor Annalia...

Suore straordinarie che hanno dedicato la vi-ta all’insegnamento, all’educazione sociale, allareligione nei confronti di diverse generazioni dibambini delle comunità di Budoia, Dardago eSanta Lucia fin dal momento in cui l’asilo, co-struito con il concorso di tutta la popolazione, fuaperto. Seppure in questi anni non svolgesseropiù il loro lavoro all’interno della scuola mater-na, erano una presenza fissa e fondamentale perla nostra comunità; disponibili a portare la santaComunione agli ammalati o semplicemente a re-care una parola di conforto a chi ne avesse biso-gno; anche negli ultimi tempi quando forse l’etàrendesse un po’ difficile adoperarsi tanto.

Noi genitori di tutti quei bambini che nel cor-so degli anni hanno frequentato la scuola mater-na non possiamo non avere un pensiero di grati-tudine per il lavoro e il tempo dedicato ai nostrifigli e, forse, anche un certo rammarico per nonaver manifestato e riconosciuto l’importanza diquello che stavano facendo.

Ognuna aveva un proprio modo di presentareil suo «servizio ai più piccoli» tanto che sono ri-maste e rimarranno nella memoria di chi era sta-to bambino insieme a loro e che magari oggi è asua volta padre o madre.

Potremmo tracciare un profilo per ognuna diloro con le loro diversità. Una cosa, però, le ac-comunava e le univa: l’amore per i bambini, gliammalati, e per tutte le persone che si trovavanoo si facevano trovare nel loro cammino.

Care Suore, vi ringraziamo e vi chiediamo an-cora di essere presenti nei vostri ricordi e nellevostre preghiere.

BENIAMINO ZAMBON

(Ex Presidente della Scuola Materna)

Non dimenticheremo mai Suor Natalina, la superiora dell’ultimacomunità francescana-elisabettina a Dardago, Suor Felice conl’immancabile fiore nelle mani e Suor Annalia ricordata da tutti,ammalati e non, per la sua spiccata comunicabilità. Lavorò comeinfermiera/interprete, conoscendo la lingua tedesca, pressol’ospedale di Latisana dove i turisti austriaci e tedeschi leattribuirono il soprannome di «Angel weiss - Angelo bianco».

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NOTE(1) Arrivata a Dardago il 4 gennaio 1972 e qui rimasta fino al 3 dicembre 1999, quando è sta-

ta ricoverata prima al l’Ospe dale di Pordenone e quindi all’infermeria della Casa Pro vincialedi Pordenone.

(2) Arrivata il 4 marzo 1972 e rimasta tra noi tranne un periodo di cinque anni trascorso alSeminario di Trieste tra l’85 e il 90.

(3) Arrivata il 13 agosto 1974, ha lasciato la scuola materna il 12 settembre 1989 per malat-tia. È deceduta 10 anni fa il 18 settembre 1991.

(4) Tra noi dal primo ottobre 1975.(5) Arrivata il 29 agosto 1988 e rimasta tra noi, tranne un periodo di due anni – dal 91 al 93 –

trascorso a Contarana/Ve.

In alto. Anni ’70. Quanti canàis ’n te l’asilo!Non esistevano problemi demografici per le nostre comunità.

Sopra e a sinistra. Momenti gioiosi sotto gli occhi vigili delle suore.

Una pagina di vita

L’attività della Scuola Materna iniziò il 18 otto-bre 1960 con la Madre Superiora Suor Erme -negilda e Suor Placida entrambe provenienti dal-la Scuola Materna di San Giovanni di Polcenigo.

Da allora la presenza delle Elisabettine tra noi si è concretizzata attraverso tante Suore.Scorrendone i nomi, molte ci tornano in mente,di altre il ricordo è più sfumato a causa dei tantianni passati o del breve periodo da loro trascor-so tra noi. Ognuna però ha contribuito alla nostracrescita e al prestigio del loro Ordine.

Ecco i loro nomi:

Suor ErmenegildaSuor PlacidaSuor EliantoniaSuor RinaldaSuor PrimarosaSuor GesualdaSuor AngelisiaSuor GianninaSuor LucidalbaSuor RosannaSuor CaterinaSuor Eunidia

Suor Aidana (1) Suor Natalina (2)Suor Ernesta (3) Suor Felice (4)Suor LiavenanziaSuor FlaviliaSuor FaustinaSuor BettinaSuor EoneliaSuor AdolfinaSuor Annalia (5) Suor Maria Carla

24 Suore Francescane Elisabettine. Una bel-la pagina che si chiude, una bella pagina di vitae di cronaca che diventa storia.

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Araldicamente ci siamo soffermati or sono di-versi anni, sul Patrimonio araldico-aristocraticodel feudo di Polcenigo. Ora porteremo all’attenzio -ne del lettore tre motivi di originale interesse chehanno per analisi tre reperti non comuni, seppurdi natura specialistica.

Si tratta di due simboli che, come si può osser -vare, hanno un sapore di rappresentatività comu-nitaria; sapore esposto in maniera così efficaceed attraente da risultare incomprensibile non sia-no stati notati sin ad oggi.

La singolarità di questi simboli sta nel fattoche gli stemmi che poniamo in evidenza raffigu-rano (almeno per uno) la comunità polcenighese,nella sua più diretta, essenza: quella della «chom-munitas» e quella del blasone del feudo dominan -te, cioè la casata dei conti di Polcenigo e mar-chesi di Fanna.

Prima di entrare nella descrizione di questi tresingolari lavori raffiguranti (almeno per due)Polcenigo, ci sembra giusto dire che in fatto dianalisi di questa scienza araldica, che si acco-muna a quella genealogica e della sfragistica, nonè che la bibliografia ci evidenza molti esempi distudio, al di là di alcuni scritti sparsi che non rap-presentano un efficace «exursus» sulla totalità diquella che chiameremo, più propriamente, «AraldicaCivica», per distinguerla da quella familiare-no-biliare. Cioè vorremmo segnalare il testo – nonmolto noto – «l’Araldica civica in Friuli» (1).

Attraverso il tempo i simboli comunali o co-munitari avevano affastellato una congerie di sim-boli più o meno strani con interpretazione di ter-mini e di storie, sulla cui attendibilità e stranezza,gli storici di araldica, da tempo, levavano alti lai.

Palazzolo dello Stella che alza, per insegna,una stella, mentre si tratta del nome del fiume dicasa che ha una radice, forse, slava. Cervignanoche deriva da un toponimo di origine romana, cioè«Cirvinianus», mentre questo comune raffiguranei suoi documenti un cervo.

Ma quello che spicca, scorrendo le sapienti ri-cerche degli autori dell’araldica citata, è che i co-muni petenti l’approvazione di un simbolo co-munale chiedevano di raffigurare, per lo più, iblasoni della antiche case feudatarie dei luoghi enon qualche cosa, di peculiarmente, della «chom-munitas».

V’erano anche dei comuni più onesti verso iloro amministrati e chiedevano di rappresentaredei paesaggi che raffigurassero fisicamente il pro-prio centro e non corressero dietro ad affascinanti,

ma inespressivi, stemmi nobiliari.Stando agli autori dell’aradica rammentata,

citiamo i comuni che hanno richiesto la raffigura -zio ne fisica del loro centro. E fecero bene, perquanto non tutte le richieste vennero esaudite daisacri padri dell’araldica, in questo senso.

Chi richiese di avere tramandato il propriopaese o paesaggio dei loro luoghi furono i comunidi: Medea («podesteria di Medea»), Magnano inRiviera, Lusevera, Farra d’Isonzo, Duino, Ene -monzo, Attimis (2).

Aggiungiamo che le maggiori e giustificate ecompetenti richieste vennero promosse – in unradicale riordino della araldica civica italiana –in ispecie civica, negli anni venti e trenta, perquanto, in questa operatività continuasse a svel-to ritmo (compatibilmente con la severità di que-

Polcenigo

Due stemmi comunitari e un affresco inediti

Polcenigo, Via San Giovanni, 13;proprietà di Giuliano Boz,stemma lapideo comunitariosegnalato da Giorgio De Zan(PN).(Disegno di MaurilioBasaldella, collezione privataMGB. Altàn di Aviano)

Polcenigo, probabile stemma nobiliarecomunitario, Via Coltura, 28.«Scultura lapidea».(Disegno di MaurilioBasaldella di Aviano)

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ste originali discipline) anche dopo la fine del se-condo conflitto mondiale.

Ma passiamo all’analisi dei due stemmi co-munitari polcenighesi e della visione ideale diPolcenigo, forse attribuibile al XVII secolo.

Stemma n. 1Si colloca in Polcenigo, in via Coltura al nr.

28; proprietà Maurilio Nobilini Canevese. Sta alsommo di un arco (chiave di volta) ed un tempodoveva essere ornato, sopra il simbolo, da una te-stina di un angioletto, oggidì scomparso, ma delquale rimangono, in loco le due alucce.

È diviso in due campi. Il superiore lavorato,quello inferiore non presenta, allo stato attuale,alcuna ornamentazione. I due campi son divisi daun bordo a separazione ad andamento ovale.

Il campo superiore – che è quello che a noi in-teressa – può essere separato da tre tematiche:– sopra il tutto l’idealizzazione di un mastio-ca-stello con quattro «bocche da fuoco» per canno-ni, di fronte; due cannoni sporgono di lato. Il ca-stello è sormontato di merli a difesa strutturato acoda di rondine, cioè ghibellini; sventola una ban-diera, pure a forma ghibellina, posta in senso oriz-zontale: il potere feudale;– in basso, a sinistra di chi guarda, un campani-le a più ripiani (tre), posto accanto alla chiesa(simbolica, non vi si ravvisa quella attuale): pote -re religioso;– in basso, a destra di chi guarda, un agglomera-to di casette che simboleggia la «chommunitas»;cioè le prerogative della comunità.

Si tratta di una – sua pur ideale – raffigurazio -ne di Polcenigo. Opineremmo che in questa ca-sa, per qualche tempo, comunque assai lungo,avesse sede la «cjasa dal cumun» e che questo siail simbolo del comune polcenighese pedemonta-no. Il tutto in un felice accostamento e convivenza– che si sappia – fondamentalmente pacifica trale tre entità sociali: il castello-feudo dei di Pol ce -nigo; la chiesa ed il campanile a raffigurazionedella comunità religiosa, l’agglomerato di caset-te esprimente la società civile, il comune. La scul-tura è molto accurata.

Stemma n. 2È situato in via San Giovanni; proprietà Boz

Giuliano. La collocazione di questo simbolo la-pideo è assai curiosa. Sta nella chiave di volta diun elegante portale; chiave di volta che tien scol-pita una testa. Lo stemma, ed è stranissimo, è po-

sto sotto il mento, nella gola di questa scultura.L’esecuzione è molto accurata, come già si

disse per la precedente, per quanto non si possapensare alla stessa mano, ma anzi, si tratta di dueepoche diverse.

Anche qui è d’uopo tentare una spiegazionedella simbologia rappresentata. Lo scudo è divi-so in due campi. Uno sopra con i simboli ed unosotto diviso in due campi con una linea vertica-le; due campi che occupano la metà inferiore del-lo stemma. Il campo superiore raffigura, alla metàdi sinistra di chi guarda al centro una serie di ca-sette, cioè la «chommunitas». Alla metà della de-stra di chi guarda sta un campanile che due ro-buste costruzioni, cioè la comunità religiosa (chiesae canonica?).

Il campo inferiore dovrebbe essere lo stemma(parziale) dei di Polcenigo; cioè, metà campod’oro e metà di rosso, che è, e sono, lo stemmaproprio della casa e del nesso feudale dei diPolcenigo.

Affresco n. 3Considerato che nella stessa casa in cui si inal-

bera lo stemma, già menzionato come n. 1 (pro-

Volto di pietra che funge da chiave di volta del portaledell’abitazione di Giuliano Boz.

Elegante portale in via Coltura, 28.

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prietà Maurilio Nobilini Cenedese, Polcenigo, ViaColtura n. 8), esiste, nell’interno della stessa abi-tazione, un affresco rappresentante una visioneideale dell’agglomerato di Polcenigo, ci piace evi-denziarlo anche perché una fotografia odierna deldott. Mario Cosmo, ripropone plausibilmente, unastessa angolazione iconografica che, l’ignoto af-

freschista del XVIII ca., ha voluto proporci. È unavisione ideale, ma che, comunque, in un’atmo-sfera ideale, appunto, ci dà uno scorcio di quelluogo impagabile, armonioso, «ante litteram», diPolcenigo. Luogo nel quale, ma non solo, son pos-sibili queste curiose constatazioni.

MGB. ALTÀN

NOTE(1) del TORSO E, Del BASSO G.M., MOR C.G., Araldica Civi -ca in Friuli, Udine,1978, pag- 47, 104, 104, 106, 143, 144, 154.FRAU G., Dizionario Toponomastico Friuli-Venezia Giulia,Udine, 1978.ALTAN MGB., Gli stemmi di Polcenigo, sta in, AA.VV.Polcenigo, Mille anni di storia, Udine, 1977, pagg. 95 e sgg.Vi si doveva essere una buona dose di decisa autonomia per gliabitanti dei ceti popolari di Polcenigo se, nel 1336, si rinvienelo «Statuto» che definisce gli obblighi sia dei feudatari polce-nighesi, come quelli del popolo; statuti che vennero integral-mente approvati dalla dominazione della Serenissima (1420)statuti che vennero confermati il 21 settembre 1465, dalLuogotenente del Friuli a Udine, Mocenigo.di MANZANO F., Annali, vol. V, pag. 147, Udine, 1865.Gli stemmi comunitari di Polcenigo vanno intesi come un’af-fermazione di principio degli obblighi del polcenighesi verso ifeudatari, e viceversa. Aggiungeremo che raramente avremmopensato di trovare uno stemma comunale-comunitario così ef-ficace nei simboli e così suggestivo nell’esecuzione. Purtuttavia

lo stemma attuale usato ed approvato dal comune di Polcenigo,pur estremamente sintetico, dà egualmente una sintesi dei temistorico-araldici polcenighesi. Infatti lo scudo comunale polce-nighese così recita: «d’argento alla torre e cinta castellana dirosso; in capo la scritta PULCELLA».La «Pulcella» fa parte della leggenda di una fanciulla franceseandata sposa ad un conte di Polcenigo, ed appartenente alla no-bilissima casata d’oltr’Alpe dei «Blois». I Blois avevano persimbolo il giglio d’oro su campo azzurro ed è raffigurato nelblasone dei conti polcenighesi, nello scudetto piccolo, posto alcentro dello stemma di questi nostri signori (dicesi: «sul tutto»).AA.VV., I1 Friuli-Venezia Giulia, paese per paese, Firenze,1986, pag. 97.(2) del TORSO - DEL BASSO G.M. - MOR C.G., AraldicaCivica in Friuli, Udine, 1978.

Le fotografie illustranti questo servizio sono state scattate dalprof. G.C. Rupolo di Caneva (PN).I disegni sono del pittore Maurilio Basaldella di Aviano.

Nebbie settembrine ’99.È il titolo della fotografiavincitrice (1° premio; 2° della giuria popolare) del 5° Concorso fotografico della 327a «Sagra del Cesto» di Polcenigo, la cui autrice, Alida Lucà Cosmo, ha fissato in una suggestiva immagine il Gorgazzo che, con il suo latteoed impalpabile vapore, umidofiato di un autunno imminente,avvolge in un mondo ovattatol’antico Borgo. Immaginatela a colori!

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12Emozionare con la luce

Per conoscere la storia della fotografia, sostene-va qualche tempo fa lo storico e psicologo dell’ar-te Gombrich, basterebbe semplicemente cercaretra gli archivi della Kodak e vedere nei libri con-tabili il numero di pellicole vendute. Un paralle-lismo come un altro per esprimere un concettobasilare: la fotografia è un fenomeno sociale.Fenomeno sociale poiché, quotidianamente, mi-lioni di persone cercano di fissare il «carpe diem»,l’attimo che fugge, con una macchina fotografi-ca. E nella frenesia di una ricerca che immortalila fugacità di un ricordo, sono in molti che ten-tano di «rubar l’anima» ad un’immagine cara perconsegnarla al futuro.

Pochi sono, però, quelli che in questo «scri-vere con la luce» sanno regalar emozioni anchea chi, nel frangente fotografato, non c’era...

Fra questi, vero e proprio astro nascente dell’ar-te fotografica è sicuramente da considerarsi il gio-vane budoiese Luca Coassin.

È ormai una sorta di leggenda l’aneddoto cloucon il quale i suoi compaesani ne esaltano gli esor-di scolastici.

Correvano i primi anni Settanta quando, l’al-lora bambino Luca improvvisava nel salone del-la propria casa un teatrino di marionette. Personaggidi carta da osservare e fotografare per ore nel ca-leidoscopio di luci e ombre che proiettavano sulpiccolo palco.

Luci e ombre inseguite e studiate, una voltacresciuto, inizialmente all’Istituto Europeo diDesign di Milano, fino al fatidico giorno in cuiriuscì a vincere una borsa di studio al CentroSperimentale di Cinematografia di Roma (uni-versità del cinema), Centro che lo mise in con-tatto con Giuseppe Rotunno (docente-coordina-tore del corso di diploma di Operatore di Ripresa– Direzione della fotografia) oltre che, natural-mente, ad aprirgli le porte dei laboratori di Cinecittàe Technicolor.

E dalla capitale romana il passaggio è breveper «volare» come partecipante italiano al se-condo Seminario europeo per studenti in dire-zione della fotografia a Budapest (corso condot-to da Billy Williams e da Dean Cundey).

Il resto viene da sé: Coassin dimostrando di possedere doti di poliedricità non comuni di-venta docente di ripresa cinematografica pressolo Ial di Pordenone e firma come operatore stea-dicam circa 150 produzioni tra cortometraggi, videoclip, spot, dirette televisive, video d’arte edocumentari.

La sua ultima recente fatica è la direzione del-la fotografia per il film di Eros Puglielli «Tuttala conoscenza del mondo» film-rivelazione cheha rappresentato l’Italia al prestigioso Festival diBerlino 2001 (sezione speciale forum).

Le luci della ribalta, quindi, sembrano esser-si accese decisamente per Luca Coassin, ma l’al-tra parte del cielo, le ombre dove le ha lasciate?Le ha tenute in serbo per una nuova importanteesperienza cinematografica. Si stanno ultimandoi preparativi per l’inizio delle riprese del film«Piovono mucche» del regista friulano LucaVendruscolo.

Questo film è un viaggio all’interno di una co-munità di disabili dove arrivano alcuni obiettoridi coscienza mandati dal Ministero della Difesaa svolgere il servizio civile. Un viaggio d’esplo-razione attraverso un «intrigo di turni, beghe, cac-che e sentimenti». Ragazzi sulla soglia della vi-ta adulta che qui si rapportano e scontrano conun’esistenza sconosciuta scandita da ritmi, dove-ri e direttive che appaiono folli oppure inderoga-bili. Impegni e mille urgenze leit-motiv di un mes-saggio di solidarietà che va oltre gli stereotipi omeri fanatismi assistenziali.

In ultima battuta non è un caso che tale filmha goduto di un finanziamento statale erogato dalMinistero dei Beni Culturali, quale opera di altocontenuto sociale e che «dulcis in fundo» a cre-dere in questo film c’è anche un laureando delDams di Bologna: la sua tesi, infatti, verteràsull’analisi di questa dimensione umana dalle mil-le sfaccettature.

SONIA BIANCO

Luci ed ombre tra i riflettori,in un momento di ripresacinematografica.

*

Da un film all’altro

Tra le esperienze profes-sionali di direzione dellafotografia figurano lun-gometraggi, tra i quali«Quore» (in lavorazione),«L’estate di mio fratello»e «Senza salutare», docu-mentari realizzati in terraafricana, ben 40 cortome-traggi, tra i quali «Arturoperplesso davanti alla ca-sa abbandonata sul mare»(1° premio al Festival du Fi lm des CulturesMed i t e r r anéennes d iBastia/Francia), «Uno eun altro» (1° premio alFestival di Bolzano ‘98),«Promenade» (2° premioal Festival del Cinema diTorino ‘97 e 1° premio se-zione Ambiente XXIII delFestival internazionale delfilm turistico di Milano1998), «Pausa» (1° pre-mio al Festival del filmital iano di New York1998). Ed, inoltre, firmaspot pubblicitari televi sivi,è operatore Steadicam di150 produzioni cinemato-grafiche.

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Alunni viaggiatori nel tempo

Nel corso dell’anno scolastico 2000/2001 la com-missione di lavoro per la storia, dell’IstitutoComprensivo di Aviano, in un progetto di conti-nuità tra scuola elementare e media ha prodottoun possibile curricolo avente per tema un Percorsodi storia locale con riferimento alla sanità dell’ul-timo secolo. Le classi della scuola elementare diBudoia coinvolte nel progetto sono state la quar-ta e la quinta.

Obiettivo generale del progetto è stato quellodi avvicinare gli alunni allo studio della storia perfar loro acquisire le basi di un metodo di ricercasenza la presunzione di formare dei piccoli sto-rici. Perciò storia che parte dal presente vissutodal bambino e risale al tempo dei genitori e deinonni, perché rientra nell’esperienza non solo af-fettiva ma è fonte diretta e concreta di informa-zioni. I genitori e i nonni sono testimoni di untempo raggiungibile attraverso il concetto dellarelazione parentale (la generazione è un tempostorico un po’ più comprensibile per il bambino)e dell’età (anche il tempo che fa crescere e chemodifica viene facilmente intuito). Si ricostrui-sce la storia attraverso i ricordi, le memorie, letestimonianze, i reperti, i documenti ufficiali.

Le due classi, nel secondo quadrimestre, han-no svolto un lavoro di indagine sugli aspetti del-la sanità (malattie, cause morte, rimedi e cure)nel nostro territorio dai primi anni del ‘900 in poi.

Dopo un’analisi della situazione sanitaria at-tuale vissuta dai bambini stessi, l’intervista sullemalattie più frequenti e sulle cure possibili è sta-ta sottoposta ai genitori e ai nonni; le testimo-nianze di questi ultimi sono state avvalorate dal-la consultazione di registri parrocchiali e didocumenti ufficiali. Ecco in sintesi, le informa-zioni che gli alunni hanno raccolto e sulle qualihanno effettuato, attraverso riflessioni, un conti-nuo confronto con la realtà attuale.1. Frequenti erano le morti a causa di malattieoggi curabili o sconfitte: appendicite, polmonite,broncopolmonite, scarlattina, tubercolosi, emor-ragia, meningite, nefrite, paralisi, difterite, ma-lattie cardiache, tifo, poliomielite, vaiolo, infe-zioni, parto, vermi, pertosse.2. La mortalità infantile era molto elevata: è emer-so che molti neonati morivano nelle culle mentrei genitori erano nei campi. (Dal registro parroc-chiale…Volato tra gli angeli).

3. Frequentissimi i decessi a causa di «lunga epenosa» malattia e «breve» malattia.4. Rilevate anche morti improvvise le cui causenon sono precisate.5. Notevoli le morti a causa della guerra (la ri-cerca ha interessato il periodo del 1° conflitto bel-lico): molti deceduti al fronte, altri a causa di fe-rite infette.6. Rari i decessi provocati dagli incidenti stra-dali, sul lavoro e in casa.

Per quanto riguarda le cure si distinguono ri-medi naturali e farmaci.

Gli ospedali non erano attrezzati come oggi eavevano due soli reparti: medicina e chirurgia;nei paesi, in caso di bisogno, si ricorreva al me-dico, al farmacista oppure al parroco e dato chei soldi erano pochi si pagava «in natura» con pol-

I canàis a scóla

Ricercatori storici nell’archivioparrocchiale di Budoia, traregistri e documenti persoddisfare le loro curiosità.(Foto di Bruna Fabbro Coassin)

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lame e ortaggi. Le medicine erano costose, si fa-ceva quindi largo uso di rimedi naturali.

Alunni scopritori delle stagioni

Il lavoro prodotto per il concorso della Coldirettidelle classi 1a e 2a della scuola elementare di Budoiasi è svolto in due parti ben distinte: una prima fa-se di esperienze in classe, di incontri con espertie di visite presso frutteti ed una seconda di atti-vità pratico-espressive durante la quale i bambi-ni hanno costruito manualmente elementi appre-si in precedenza. Il tema conduttore è stato il ciclobiologico della produzione della frutta, del meloin particolare, svolto secondo il ritmo naturaledelle stagioni:– dalle gemme ai fiori ed alle foglie,– la struttura del fiore,– l’impollinazione dei fiori tramite insetti,– le presenze di «insetti» utili: api per l’impol-linazione e coccinelle perché distruttrici di afidi,– la presenza di «insetti» dannosi rappresenta-ti dai bruchi divoratori del frutto maturo.

A livello tecnico-operativo i bambini hannocostruito un albero su base di compensato che inun lato rappresenta il melo in primavera con fo-glie (di cartoncino di vario tipo), fiori ricreati nel-le loro parti principali con carta pesta colorata ebianca, api e coccinelle in cartoncino bristol rea-lizzati con tecnica tridimensionale.

Nell’altro lato c’era il melo con la frutta ma-tura (cartoncino bristol di più colori piegato conla tecnica dell’origami).

a cura di MARIA LUISA PICCOLO, MARIA TERESA CURRÀ,

ELISA MODOLO, ROSANNA TASSAN

Eccone alcuni:

• influenza: latte caldo con il miele;

• malattie da raffreddamento: pappette con il lino;

• mal di testa: acqua e pepe bolliti;

• orecchioni: cotone imbevuto nell’olio di olivamesso nel guscio di una noce;

• febbre alta: foglie di verza spalmate di burro poste sulla pancia;

• vermi: collana di aglio oppure spicchi spremuti;

• tosse: decotti di erbe di vario tipo: gramigna, rosmarino, salvia, semi di lino, tiglio;

• infezioni da ferita: ragnatela che aveva pro-prietà cicatrizzanti, garze imbevute di resina;

• infezioni intestinali: un cucchiaio di grappa al mattino;

• infiammazioni varie: decotto di malva;

• intestino pigro: olio di ricino;

• scabbia: olio di fegato di merluzzo e pomata a base di zolfo;

• pidocchi: petrolio per i lavaggi della testa;

• pertosse: cambiamento d’aria;

• ematomi: aceto;

• distorsioni: albume d’uovo;

• bronchite: una frittata d’uovo posta sul petto,panno caldissimo;

• debolezza: ricostituente «late de vecia» (uova intere con guscio, limoni, vino o marsala e zucchero a volontà).

In paese c’era sempre qualcuno che ritenevadi sapere qualcosa di medicina, c’era chi mette-va a posto ossa, chi preparava infusi e pomateche, di solito, avevano successo.

Il medicinale più usato era l’aspirina.Gli alunni di 4° e 5°, con questo lavoro han-

no avuto l’opportunità di accostarsi alla storia inmodo diverso e più avvincente di quello normal-mente proposto per lo studio di questa discipli-na. Hanno sperimentato che «fare storia» non èsolo studiare sui libri ma è anche ricostruire dasé un tempo storico.

a cura di BRUNA FABBRO e IDA ANNA ANGELIN

Ricercatori-naturalisti soddisfatti d’essere riusciti a «produrre» mele.

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L’iniziativa di proporre un concorso di idee perla progettazione e la ristrutturazione di siti ed edifici di interesse comunale ha avuto un esitopositivo.

I luoghi interessati da proporre per un recu-pero sono stati due: il primo è il piazzale anti-stante i magazzini comunali nel centro di Budoia,il secondo l’edificio ex cinema-teatro a Dardago.

Per il primo si indicava di ridare un’identitàad un luogo centrale del paese, dove poter far con-vivere più esigenze: quelle operative del Comune,quelle ricreative e culturali promosse sia dalComune che dalla scuola, e dalle Associazioni frale quali la Pro Loco.

Nel secondo, era indicato invece di concilia-re la ristrutturazione di uno stabile storico per lavita sociale a Dardago, con i bisogni della scuo-la Materna e con quelli pubblici.

Tutto all’inizio poteva sembrare ovvio, quasiinutile proporre un concorso di idee su cose chein fondo noi tutti immaginiamo come realizzar-le, chiunque potrebbe redigere un progetto.

Invece il concorso ha dimostrato che la con-correnza sugli obiettivi è diventata preziosa perla proposta di relizzazione di un intervento vo-cato all’interesse pubblico.

Diverse sono state le soluzioni e i punti di vi-sta espressi.

L’impegno dei concorrenti è stato degno diapprezzamento da parte della commissione.

Si è data la possibilità al Comune, di cono-scere professionisti nuovi ed innovativi, di capi-re le varie interpretazioni che possono essere da-te all’obiettivo del concorso che possono diventarepreziose in fase esecutiva.

È stato fatto da parte di tutti un lavoro di gran-de attenzione a cui va dato merito.

Credo che l’esperienza abbia insegnato chevale la pena anche per il futuro proporre concor-si per la progettazione di opere di particolare in-teresse pubblico.

Un ringraziamento va fatto anche alla com-missione d’esame che ha lavorato con compe-tenza ed obiettività.

Troppe volte si ritiene che gli incarichi pro-fessionali abbiano legami con uno scambio di fa-vori fra progettisti amici.

I concorsi di idee possono finalmente sbara-gliare queste ipotesi in quanto il progetto andrà achi, dimostrando conoscenza e idealità, è in gra-do di presentare proposte con finalità pubblicheconcrete e possibili.

Gli elaborati presentati saranno oggetto di unapubblica esposizione, un modo giusto per onora-re chi ha potuto e voluto partecipare dedicandodel tempo alla ricerca di soluzioni preziose.

L’Amministrazione Comunale intende ora pas-sare all’esecuzione dei progetti proposti.

ANTONIO ZAMBON

Per Dardago e Budoianuove idee

Ecco i vincitori

Dopo un lungo e accurato lavoro di analisi dei vari progetti presenta-ti, la commissione è giunta a queste conclusioni.

Area dei magazzini comunaliIl primo premio è stato assegnato all’unanimità a un gruppo per metàbudoiese. Infatti l’idea che è piaciuta di più è risultata essere, dopol’apertura delle buste, quella di Alberto Del Maschio, Stefano Puiattie dei loro colleghi Marco Bruno e Simone Carena.

Il progetto formula una lettura corretta e precisa dello stato dei luo-ghi e risolve in modo semplice e ordinato le attuali contraddizioni frale diverse funzioni svolte all’interno dell’area, assegnando ad ogni fun-zione uno spazio adeguato e coerente con la fruizione ottimale deglispazi pubblici. I progettisti hanno avuto un occhio di riguardo versol’ambiente e la tradizione locale con la ricostruzione di un masaronquasi come nucleo centrale del progetto stesso.

Viene valorizzato il piazzale rendendolo multifunzionale e sepa-randolo dal magazzino comunale e dalla piazzola ecologica che avran-no accessi separati.

Ai vincitori vanno i 6 milioni in palio.

Teatro di DardagoIl concorso di idee per la riqualificazione del fabbricato e dell’area adia-cente il teatro di Dardago ha visto la partecipazione di sette progettipresentati. La commissione ha assegnato tutti e tre i premi previsti.L’idea migliore, secondo la commissione, è quella proposta dal grup-po di professionisti pordenonesi guidato da Matteo Bordugo.

Il loro progetto prevede l’inserimento della struttura del teatro inun’organizzazione degli spazi pubblici attenta alla morfologia dei luo-ghi e alle connessioni con le attrezzature e i servizi esistenti. Le solu-zioni della struttura rispettano gli aspetti tipologici esistenti e l’orga-nizzazione interna dell’edificio risulta semplice e funzionale. Comerichiesto dal bando, la proposta ha considerato il teatro e lo spazio ester-

no come elementi di contiguità della scuola mater-na. Il progetto del gruppo rappre-

sentato da Francesco Mattini havinto il secondo premio di 3 mi-lioni e il terzo premio di un mi-lione è stato assegnato al gruppocoordinato da Giuliana Raffin.

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Don Rolando Santin, sacerdote ed educatore

Educatore sereno, sollecito, preveggente, per nulla debole, voleva e otteneva dagli allievi una saggia disciplina, che li educava all’ordine,alla sana moralità, al rispetto, alle personali responsabilità.

Gli allievi n’ebbero sempre una grande e af-fettuosa stima: a scuola, prima; nella vita, poi; ecorrisposero con libera docilità ai suoi precetti eai suoi esempi.

Tra quello che faceva e quello che esigeva e quello che era, nessuna rottura e nessuna contraddizione.

Sembrava, a volte, piuttosto duro - severo, an-zi; non lo fu mai. Al di là della...scorza, era affa-bilissimo.

Nel settore artistico, ebbe doni e gusti di no-tevole valore. Sentì il magistero dell’arte, sapevatrasmetterlo a chi gli parlava, o d’arte s’interes-sava. E dell’arte, seppe far emergere messaggi eauspici squisiti. Nulla di vano e di meno robusto.

La sua arte, a dir in breve e bene, pur non es-sendo altissima, piaceva e «diceva».

Sacerdote, convinto della sua missione e de-gli obblighi d’umanità e di scienza e di santitàch’essa richiede, coltivò studi e aggiornamentiadeguati ed equilibrati.

Non sono tanti coloro che ricordano lo spiritonobile e la longilinea e distinta figura di donRolando Santin, poiché sporadiche furono – da parte sua – le visite nella terra della sua infanzia, soprattutto dopo la scomparsa dellamadre Valeria Daldos, di origine rumena, avve-nuta negli anni ’60.

Oramai non vi rimaneva più alcun affetto fa-miliare, poiché il fratello minore, Luigi, era emi-grato a Milano e il padre, Giuseppe, era dece-duto, quando egli era ancora ragazzino.

Un interessante profilo ci giunge da un suoconfratello del Collegio Don Bosco di Pordenone,don Gustavo Resi, oltre ad una biografia, lettadai confratelli veneziani, durante il rito funebrenella chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo, e conse-gnata alla cugina Luisa Stefinlongo.

Dispostissimo al ministero pastorale dovun-que lo si richiedesse, fu molto – e da molti – ap-prezzato per la sua saggia direzione spirituale.Anche se piuttosto esigente con sé, fu sempre lar-gamente comprensivo con tutti.

Era ascoltato volentieri anche nella sua pre-dicazione piuttosto senza fronzoli, asciutta, madecisamente efficace.

Seguiva con gusto le liturgie fatte a modo econ la dovuta armonia d’arte spirituale.

Nella sua sofferenza, che fu molteplice e lun-ga, accettò la sua croce senza subirla, ma congrande franchezza di spirito e con una forza in-teriore esemplare.

DON GUSTAVO RESI

(Collegio Don Bosco di Pordenone)

A sinistra. Don Rolando (1° a destra) con don TarcisioBurigana (al centro) e donAlfredo, nel cortile della vecchiacanonica di Budoia, l’8 luglio1947. (Archivio privato)

Sotto. Don Santin (1° a destra)presente ad un importanteavvenimento della comunitàbudoiese: è il 3 febbraio 1963 e si festeggia il 60° anniversariodi sacerdozio di mons. GiuseppeLozer. (Foto di proprietà di Teresina Signora)

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La sua vita...

La famiglia era originaria di Budoia, ma es-sendo sfollata a Roma per la grande guerra,don Rolando Santin nasce nella capitale il 10agosto 1918 e viene battezzato nella basilicadi San Pietro il 4 settembre dello stesso an-no. Ritornato ben presto a Budoia, vi percor-re esemplarmente le tappe fondamentali del-la sua vita cristiana e del suo curicolo scolastico.

Il 14 settembre 1931, entra dai Salesiania Trento, su consiglio del Parroco e dei Salesianidel Collegio Don Bosco di Pordenone, chie-dendo nel 1936, dopo il ginnasio, di essereammesso al noviziato. Al termine, e semprecon valutazioni molto positive dei suoi for-matori, emette la prima professione religio-sa, il 21 agosto del ‘37, e diviene Salesiano.La professione perpetua è del 28 giugno del‘43, dopo gli studi superiori, coronati conl’abilitazione magistrale nel ‘40, dopo il ti-rocinio pratico nelle case salesiane di Belluno,Legnago e Udine, e agli inizi degli studi diteologia che compie per due anni al PontificioAteneo Salesiano di Torino e conclude conun altro biennio a Monteortone (Pd), dove ri-ceve il diaconato e poi l’ordinazione sacer-dotale il 29 giugno 1946, per le mani delVescovo di Padova, Mons. Carlo Agostini.

Inizia la sua vita sacerdotale salesiana, chepossiamo dividere in tre periodi:– quello di sacerdote educatore nella scuola(si era nel frattempo abilitato all’insegna-mento dell’Educazione artistica e del -l’Educazione fisica), dal 1946 al 1971. In que-sto periodo s’impegna anche nelle attivitàdell’Oratorio, soprattutto a Mogliano e aPordenone;– il secondo periodo, dal 1971 al 1991, è piùdirettamente pastorale e lo vede cappellanoe viceparroco a Venezia-Castello, nelle par-rocchie affidate ai Salesiani;– nel terzo periodo, 1991-2001, assume, surichiesta della diocesi, la cura d’anime pres-so la Casa di Riposo annessa all’Ospedale diSs. Giovanni e Paolo.

E proprio qui termina, nel rimpianto ditutti, la sua lunga fatica sacerdotale.

Riposa ora nella tomba di famiglia nel ci-mitero di Budoia.

a cura del CENTRO SALESIANO DI VENEZIA

Liberale Carlon ci ha lasciati, la vita è questa ela dobbiamo cogliere con serenità.

Nell’inviare, a nome dell’AmministrazioneComunale, le condoglianze ai famigliari è miocompito, con questa presenza, testimoniare alcu-ni tratti della vita amministrativa del sindacoLiberale Carlon e ringraziarlo, a nome di tutti, peril suo impegno all’interno della vita politica e so-ciale nel paese.

È stato sindaco dal giugno del 1949 al giugnodel 1951 ed ha dovuto affrontare i problemi di unpaese povero, uscito dalla guerra e con in manole valigie dell’emigrazione.

È stato preceduto dal sindaco Vincenzo Carlongli succederà poi, il sindaco Armando Del Maschio.

Io nascevo proprio in quegli anni, ho vissutoin tempi gradualmente diversi, anche grazie al suolavoro.

Gli obiettivi di crescita si raggiungono conl’impegno costante, tanto che nel tempo, il lavo-ro di ognuno diventa importante per lo sviluppodi un paese. Nello sfogliare i registri comunali,molte sono state le deliberazioni, segno di un la-voro costante mirante a far riprendere al paese ilpasso della normalità.

Poche ovviamente le risorse disponibili, eranecessario contare bene prima di agire e non siagiva se non lo si riteneva necessario.

Un esempio questo, da rivedere ancora oggi,dove, nonostante le incomparabili disponibilitàfinanziarie ed a causa di sistemi complessi, è piùimportante far partire i progetti, mentre per i lo-ro costi più o meno si potrà contare. In giunta ar-rivavano le richieste di allacciamento all’acque-

Un sindaco di 50 anni fa

Liberale con la moglie Antonietta Sanson. Hanno vissutoinsieme per oltre 63 anni.

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Ricordi del cuoreNonostante siano trascorsi ormai cinque mesi daquando il nonno ci ha lasciati, sempre vivo e gioio-so è il ricordo tra i nostri pensieri. Inesauribili sa-rebbero le parole per descrivere la sua nobile gen-tilezza e finezza, la sua infinita generosità emagnanimità, il suo invidiabile senso dell’equi-librio e della moderazione.

Come negli impegni per la collettività ha sem-pre ricercato la giustizia e non l’interesse e i pri-vilegi dei pochi, così anche nelle vesti di pater fa-milias si è particolarmente distinto: continua èstata la collaborazione nell’ambito famigliare esingolare la dedizione nell’educare i figli.

Questa ricchezza di sentimenti e valori non èvenuta a meno con il sopraggiungere della vec-chiaia; ricordo che, anche negli ultimi anni di vi-ta, ogni volta in cui gli facevo visita, si dimo-strava premuroso e con insistenza mi chiedeva se volessi fermarmi per cena, mangiare o berequalcosa. Quasi d’obbligo era accettare e, in que-sto modo, dal suo sorriso traspariva un’immensafelicità.

D’animo spiritoso, era motivo di allegria: pia-cevole risultava la conversazione, animata da sim-patiche battute che inevitabilmente portavano aduna risata. Purtroppo tutto ciò ora è solo nei ri-cordi, ma i suoi insegnamenti sono sempre vivinella nostra vita di ogni giorno e certamente gran-de è il ringraziamento che a lui rivolgiamo pertutto ciò che ci ha dato e che noi stessi ci augu-riamo di dare alle generazioni future.

RAFFAELLA DEL MASCHIO

Nato il 24 agosto1909 da famiglia numerosa,Liberale era penultimo di otto fratelli.

Visse i due conflitti mon-diali: il primo, con il cuore addolorato dibambino per la perdita in guerra di unfratello maggiore; il secondo, con rasse-gnata tristezza tra le file dei granatieri in territori slavi. Per due periodi,

dall’immediato dopoguerra fino al 1960, e dal 1964 al 1970, ricoprì la carica di primo cittadino, di assessore edi consigliere del Comune di Budoia.Contribuì alla crescita sociale ed econo-mica del paese anche con gli incarichi di presidente della sezione della Federazione Nazionale deiColtivatori Diretti e di sindacalista.Nel 1971 si trasferì con la famigliaa Roma e vi rimase per tredici anni.

dotto comunale, si esaminava se accendere o me-no una lampadina in una via, si dovevano ripri-stinare malghe e pascoli. La malga Cjamp, di-strutta dagli eventi bellici, ma anche la malgaValle ed il Pra del Biser. Si è dovuto deliberareil recupero di poveri resti umani fra la Casera Pradel Biser e Costa Longa con gli incarichi a LuigiBortolini e figli per il trasporto di uomini e ma-teriali, a Giuseppe Rosa per il confezionamentodelle bare, a Giuseppe Lacchin la fornitura delvitto ed a Vincenzo Gislon è toccato il recupero,il trasporto, il seppellimento e l’assistenza.

Si è fatta la piantumazione di alberi lungo lavia della stazione per dare un’immagine acco-gliente al paese.

Si è deliberato l’acquisto del vestiario per ilvigile urbano compartecipando alla spesa di abi-ti e scarpe definendo che questo si rendeva ne-cessario perché dopo cinque anni di uso quoti-diano questi erano sufficientemente consumati.

Liberale è stato rappresentante dei ColtivatoriDiretti, impegno proseguito per molti anni suc-cessivi ed ha partecipato ad incontri e riunioniimportanti a Udine ed a Roma nel 1951, all’in-contro nazionale degli amministratori pubblici.

Lo ricordo come una persona discreta ed in-teressata. Nelle occasioni in cui ho avuto mododi scambiare delle opinioni, ho notato in lui gran-de curiosità e nei suoi occhi franchezza, com-prensione e vivacità.

Caro Liberale, il Comune di Budoia ti ringra-zia, il tuo impegno e la dedizione a favore del tuopaese e della tua gente non sono dimenticati.

ANTONIO ZAMBON

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Cinquant’anni fa il campanile di Dardago, da al-to che era, divenne ancora più alto di statura.

Don Nicolò, parroco di allora, lo voleva im-ponente, a sua immagine e somiglianza. Così in-caricò Tino Frith dei lavori, il quale puntualmenteconsegnò al paese, per la festa dell’Assunta del1951, la nuova torre a punta aguzza.

All’ultimo momento mancava solo un pezzo,il più importante: la croce da portare e cementa-re al culmine della vertiginosa punta. Tino Frithlanciò la sfida ai rumorosi e gagliardi fantath sul-la platha: servivano due coraggiosi.

Perplessità generale. Bepi Cucola, che nell’af-frontare pericoli era sempre il numero uno, si of-frì. Ecco il primo. Ed ecco il secondo, disse su-bito Mario Basso.

Roba da brividi.Sono saliti lungo una delle facce della punta,

su dei minuscoli pecui di ferro sporgenti, che esi-stono ancora, e lassù hanno lavorato almeno dueore per conficcare saldamente cementata quellacroce a 4 bracci, decorata con sfere colorate, chevediamo sempre.

A quell’altezza domina da 50 anni a prova difulmini, piogge e bufere. Bepi e Mario l’hannopiantata con tutte le loro forze, facendo sbianca-re di affanno le loro madri quando hanno saputodell’impresa. La notte del 15 agosto 1951 il cam-panile, tutto illuminato e incandescente, ha bril-lato in alto da toccare il cielo. Dove non è arri-vato più nessuno, c’è stato il grande cuore di queidue indimenticabili fantath.

(INFORMAZIONI DI INES LUTHOLA)

Buon compleanno, campanile!

Buon compleanno, campanile! Dalla tua cella campanaria si domina la pianura... sino al mare. Chissà dalla punta..! (Foto di Cornelio Zambon).

Sotto a sinistra. 15 agosto 1951, la foto, ormai storica, lo ritrae illuminato a festa.

Sotto. Giuseppe Pellegrini (Bepi Cucola), Mario Basso e Tino Bocus Frith.

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Mio padre, Giuseppe Rigo Moreal, nacque il 17gennaio 1885. All’età di appena 9 anni partì perla Romania e l’Ungheria al seguito dei genitoriper imparare ad intagliare la pietra.

Il 26 novembre 1905 fu chiamato sotto le ar-mi per due anni nel primo reggimento ArtiglieriaFortezza di Torino in via Cernaia: fu caporalemaggiore scelto puntatore, fino a quando otten-ne un congedo limitato per buona condotta.

Il 15 gennaio 1913, sposò mia madre AureliaRigo, ma solo due anni dopo fu richiamato inguerra dalla mobilitazione generale.

Fu premiato per la buona condotta con 250 li-re dal comune di Budoia e partecipò alle grandibattaglie di Bordighera e Monte Fior sull’altopia-no di Asiago. Quest’ultima fu una strage in cuipiù di 3000 soldati persero la vita sotto i colpidell’artiglieria tedesca. Durante la battaglia miopadre e altri due artiglieri di Bergamo riuscironoa resistere al nemico per più di quattro ore con unsolo cannone, gesto che fece loro guadagnare unamedaglia d’argento al valore (mai ricevuta, per-ché il loro comandante rimase ucciso, prima dipoter consegnare la medaglia). Monte Fior fu com-pletamente circondato dai tedeschi: anche mio pa-

dre e i due compagni vennero fatti prigionieri eportati in un campo di prigionia della Boemia.Quando ormai rischiavano di morire per la famee la sete, riuscirono a scappare, e si unì a loro nel-la fuga anche Angelo Di Chiara, di Castello diAvia no. Camminarono per monti e valli per piùdi due mesi fino a quando, la notte del 2 giugno1918, giunsero a Dardago scendendo dal MonteCavallo. Mio padre ebbe però la brutta sorpresadi trovare anche la nostra casa occupata dai te-deschi e decise così di rifugiarsi, assieme ai com-pagni, in una grotta che lui conosceva nei boschidel Ligont. Vi rimasero sei lunghi mesi, durantei quali molte donne del paese portavano loro damangiare; in cambio essi in quel mese di giugnoraccolsero molti funghi porcini: mia madre, in-sieme ad altre donne, andavano con la carretta el’asino fino a Roveredo e Porcia, dove li baratta-vano ai contadini con farina, fagioli, ecc.

Io nacqui il 6 giugno 1918; avevo solo sei gior-ni quando mia madre mi portò nel bosco a trova-re mio padre.

Dopo l’armistizio del novembre 1918 mio pa-dre venne mandato a Bologna per istruire le nuo-ve leve. Fu congedato solo nel 1919: «Finalmentein abiti civili» tornò al suo lavoro in Francia, poiin Svizzera, al Sacrario di Redipuglia e al cimi-tero del Monte Grappa. Nel 1941, il 6 gennaio,cadde a terra, rimanendo paralizzato alle gambee alle braccia. La mia povera madre dovette as-sisterlo, come un bambino, per trenta lunghi an-ni, senza pensione, senza assegni: ho dovuto pen-sarci io rinunciando alla mia stessa vita.

MARIA RIGO MOREAL

Ricordo del padre

Accanto. Un brindisi tra Aurelia e Giuseppe Rigo per i loro 50 anni di matrimonio.

Sotto. Giuseppe Rigo (seduto)tra due suoi amici di Bergamo,nel 1905, durante il serviziomilitare.

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A cura di

Adelaide e Melita Bastianello

21Intorvìa la tóla

Preparazione di baseLe lumache vanno lasciate a purgare nella farinada polenta per 3 giorni in un recipiente coperto.Passati i 3 giorni si estraggono dai loro gusci e sipuliscono dal loro budello nero.Vanno ora lavatecon acqua calda, ma non bollente, molto, moltobene e a lungo poiché continuano sempre a rila-sciare la loro bava. Ora sono pronte per la cotturadi base.

Cottura di baseFar scaldare in un tegame dell’olio, aggiungere ilrosmarino, la salvia, l’alloro e quindi mettervi lelumache. Salare e pepare. Versarvi il vino biancocon l’aggiunta di un po’ di acqua fino a coprirecompletamente le lumache; farle ora cuocere len-tamente per un paio di ore fino a quando si sentiràche sono abbastanza morbide. A questo punto so-no pronte per essere usate per qualsiasi ricetta.

Sclós co’ la boia (Sclós in tecia)

Ingredienti12 lumache a testaOlioFarina da polenta

PreparazionePrima di iniziare a preparare le lumache va prepa-rata la boia.Mettere dell’acqua a scaldare per la preparazionedella polenta (v. l’Artugna n. 87). Stemperata lafarina nell’acqua, far cuocere per una quindicinadi minuti. A questo punto la boia dovrebbe esse-re pronta. Far quindi scaldare l’olio in un tegame,aggiungere le lumache (precedentemente prepara-te con la cottura di base sopraindicata) con un po’del loro fondo di cottura e farle rosolare 5 minuti.Versare circa un mestolo di boia a persona nel te-game delle lumache e cuocerle per altri 15 minu-ti con la boia della polenta.A parte continuare anche la cottura della polentache andrà servita assieme ai sclós co’ la boia.

Variante per gli «Sclós in tecia»Far rosolare in un tegame un cucchiaio di olio edue spicchi d’aglio. Unire un cucchiaio di conser-va di pomodoro a persona, aggiustare di sale e pe-pe e far cuocere qualche minuto. Unirvi le luma-che e continuare la cottura per 15 minuti. Terminarecon una manciata di prezzemolo tritato e servire.

RINGRAZIAMENTI

Grazie a Silvestro Zambon Tarabin per la continua disponibilità e collaborazione data anche in questo numero.

I SclósLe lumache sono molluschi che hanno bisogno di una lunga preparazione ed una lunga cottura.

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22’N te la vetrina

Un gruppo di budoiesi in via Stefani, nei pressi de leCrositole accanto alla casa de Nadalin Signor, il 2 gennaio1960.Da sinistra: Domenico Signora, Osvaldo Signora, Mario Andreazza, Giuseppe Signora, Umberto Andreazza,Luigi Signora, Natale Signora e Giovanni Battista Signora.Tracce di neve caduta di recente imbiancano il vigneto e il legname.

(Foto di proprietà di Edia Signora)

Un folto gruppo di pellegrinia Pompei, il 18 settembre1968, con don Alfredoe il Vescovo mons. AurelioSignora.

(Foto di proprietà di Ines ZambonPuppin)

Giusto 80 anni fa.Sul finire del mese di ottobredel 1921, una domenicapomeriggio (vedi l’Artugnan. 64), un nutrito gruppo didardaghesi (per i cronisti deltempo fu l’intera popolazione),dopo aver partecipato allacerimonia di scoprimento del monumento ai caduti, si diede appuntamento nelcortile della canonica peril rituale brindisi d’occasione.

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Splendida bimba di 5/6 mesidagli occhi vispi e curiosi: è Angela Gislon Sibale, nataa Santa Lucia nel 1914,madre di Ferdinando edOrfeo Fort Palanca. La foto è di Poletti di Sacile.

(Foto di proprietà di Orfeo Fort)

La famiglia Carlon Fassiner,nel 1930: Adolfo con lamoglie Bona e i figli Oscar,Ugo, Ester, Lucio e Pietro,nel cortile della suaabitazione.

(Foto di proprietà di GabriellaCarlon Fassiner)

Bel ritratto della giovanissima Pasqua Bosser nei primianni del ’900, sposa di Giovanni Davide Bocus.

(Foto di proprietà di Luigi Bocus)

Evviva gli sposi!È il 9 ottobre 1929: si uniscono in matrimonio PietroLacchin di Budoia ed Ines Del Tedesco nella chiesa diVigonovo. Elegantissimi sposi ed invitati.

(Foto di proprietà della famiglia Lacchin – Quaia)

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Ama

Ama... ama...Se non sai amare, impara.Ama... ama...Cerca di amare tutto,tutto quello che tocca la tua mano,tutto quello che vedono i tuoi occhi,tutto quello che riesci ad immaginare, a pensare.

Ama... ama...Ogni voce che senti,cerca di imparare ad amare.Tutto quello che c’è in questa natura è bello.Anche un insetto è bello.Prendi un filo d’erba in mano,non vedi quanto è bello?I fiori, i sassi ed anche le nuvole, sono tutti in una armonia di colore.

Ama... ama...Impara ad amare,Cerca di amare.Il mondo è creato per il tuo amore.Impara prima l’amore.Guarda un bambino, guarda quant’è belloE quelli che l’hanno creato?Perché il mondo è creato per l’amore.Ama gli altri.Anche loro sono stati creatiperché tu non stessi da solo.Tutto il mondo, l’universo è legato a sécon una catena d’amore.Cerca di dare il tuo amore,così capirai che nel tuo cuore c’è posto per tutto.Non dimenticare che della persona senza amoreil mondo ha terrore.Questa o diventa nemico o scappa.Cerca di amare anche la morte,così capirai che c’è una vita senza la morte.

L’angolo della poesia

Che cosa sei?

Puoi evitare che sorga il sole?Puoi evitare che tramonti il sole?Allora cosa credi di essere?Che cosa sei?Quando ti senti così,così superiore agli altri,sia di giorno che notte,alza la testa e guarda la volta celeste.Capirai quanto sei piccolo.

(testi conservati da Giovanni Battista Signora, rinvenuti alla suamorte dalla moglie Natalina)

La pace dei bambini

La pace è come un fiore,va coltivato prima che esso muore,ha bisogno di affetto e amore,proprio come un bambino che vive nel dolore.La guerra è distruttiva,i bambini coi fucili lo sanno bene,devono patire mille pene,per neanche un piccolo bene.I bambini hanno il diritto di essere uccellini,di vivere volando nei cieli turchini,in un mondo dove la guerra non esistee nessuno sarà mai triste.La Pace esisteE nella sua lotta persisteper un futuro migliore adei bambini che non vivono nell’amorevittime della guerra che li costringea lasciar tutto anche la natìa terra.

ALBERTO

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Da Pasqua a Ferragosto veramente numerose sonole iniziative della Pro Loco, che hanno spaziato intutti i campi, dalla cultura, al divertimento, alla na-tura. Bisogna sottolineare che in tutti gli appuntamen -ti è riscontrata una folta adesione, a testimonianzache la gente vuole incontrarsi e aderisce con entu-siasmo ad iniziative vecchie e nuove. Questo è unostimolo per l’Associazione a conti nuare su questastrada e, allo stesso tempo, dà lo spunto per rinno-vare l’invito alla collaborazione da parte di tutti,sempre fondamentale nelle attività di volontariato.Ricordiamo alcune iniziative.

Bassano del GrappaSono presenti più di 50 persone alla gita cultu-

rale a Bassano del Grappa domenica 6 maggio 2001per visitare la mostra «Cinquecento Veneto» con icapolavori del Giorgione, Tiziano, Veronese, Giotto,Cima da Conegliano, Tinto retto, Jacopo da Bassano,ecc., per la maggior parte provenienti dal museoHermitage di San Pietroburgo e mai esposti in Italia.

Successivamente viene visitata una fabbrica diceramiche a Nove e, nel pomeriggio tutti a Vicenzaper ammirare alcuni magnifici esemplari di archi-tettura palladiana.

Festa di PrimaveraQuest’anno la Festa si svolge domenica 20 mag-

gio, con una novità: il ritrovo è in piazza a Dardago,per salire insieme al parco percorrendo a piedi unosplendido e semi sconosciuto sentiero. Si tratta diun collegamento che dalla località Rui de Col arri-va in prossimità del castello in miniatura in Val dele Salere. Questo tratto, che collega due PercorsiPedemontani progettati da Pro Loco e ComunitàPedemontana del Livenza, era da anni inagibile acausa della fitta vegetazione.

Gita alle isole della laguna di VeneziaLa bella gita nella laguna ha come tappe San

Francesco del Deserto e la sua comunità di Frati,Torcello e Burano, ospiti di un gruppo di pescato-ri che preparano un ottimo pranzo.

Al rientro, i partecipanti assistono, al Cavallino,alle regate e alle premiazioni delle imbarcazioni.

Diapositive naturalisticheVenerdì 15 giugno l’AFNI (Associazione

Fotografi Naturalisti Italiani) propone immagini dirara suggestione. Protagonisti della prima parte so-no i «Folletti...», cioè i piccoli animali che appar-tengono allo straordinario mondo dei micro-mam-miferi. Le diapositive della seconda parte, intitolata«Kamchacta: vulcani, ghiacci e... fiori», costitui-scono una sorta di appunti di viaggio ai confini del

Pro Loco: per chi non si vuole annoiare mai

Foto in alto. Suggestivo scorcio dalponte di Bassano.

Foto a lato. Festa di Primavera:Hot-dog Ciampore in preparazione.

Foto in basso. Festa di Primavera:danze e giochi dei bambini delleelementari.

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mondo, in un incredibile dimensione caratterizza-ta da immaginabili contrasti.

Le Quattro colonne ai Colori della SperanzaIl 23 giugno 2001, si tiene l’incontro con i can-

ti Spiritual e Gospel organizzato dal Collis Chorus.Ospite il quartetto «Quattro colonne» di Rovigno(Croazia): i componenti (1° tenore, 2° tenore, ba-ritono e basso) simpaticamente spiegato come es-si fossero effettivamente le colonne portanti di uncoro e come poi ne siano effettivamente rimasti gliunici componenti. Accompagnati al pianoforte dalprof. Massimo Brajkovic’, si esibiscono in perso-nali interpretazioni dei classici brani del repertorioSpiritual e Gospel.

Teatro e naturaNell’ultimo sabato di giugno e nei primi due di

luglio a Budoia va di scena il teatro. I tre spettacoli spaziano dalla comicità imme-

diata del dialetto veneto alla commedia brillante inlingua, e sono presentati da compagnie di sicuraesperienza e tradizione. Il programma prevede:«Le Baruffe chiozzotte» di Carlo Goldoni, «Ma chite son..?!» di Osvaldo Mariutto e «Toccata e fuga»di Derek Benfield.

Con l’iniziativa «Teatro e Natura» Pro Loco eComune vogliono conseguire un duplice obiettivo:da un lato favorire l’avvicinamento del pubblico aquesta forma d’arte, dall’altro far sì che il centrodel paese diventi punto di incontro e scambio cul-turale, complici le belle serate estive.

Andar per montiDomenica 1° luglio all’interno dell’iniziativa

Andar per monti si tiene un’escursione attraversosuggestivi sentieri delle nostre montagne. Il per-corso parte dalla Casera Busa Bernart (m 1284) e,passando per il Masonil Vecio, la Casera Ceresera,e la Casa forestale della Candaglia, arriva a CimaParadise (m 1370). Il panorama spazia sul pianodel Cansiglio, e sul maestoso sfondo delle Dolomiti.Passando per il Rifugio Maset e la casera CostaCervera si ritorna alla Casera Busa Bernart.

GreaseDomenica 8 luglio quasi cinquanta soci parte-

cipano alla trasferta a Trieste per assistere alla mi-tico musical «Grease». Questa commedia musica-le, resa particolarmente famosa dal brillante filmcon John Travolta e recentemente tornata alla ri-balta anche nelle sale teatrali, entusiasma tutti glispettatori, da quelli più giovani a quelli abituati aspettacoli più tradizionali.

MARTA ZAMBON

Foto a lato. Pubblico attentoalla proiezione delle diapositivenaturalistiche.

Foto sotto. Il gruppo deipartecipanti alla gita nelle isoledella laguna veneta.

Foto in basso. Il 1° aprile diquest’anno numerosi sono statii partecipanti alla gita a Padovaper ammirare gli affreschi di Giottonella Cappella degli Scrovegni.Il gruppo è ritratto in una delletappe della giornata: la visita alMuseo Naturalistico di CintoEuganeo/Pd sui colli Euganei.

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27Cronaca

NUÓ́F ALTAR IN THIMITERIO

In ricordo dell’appena trascorso Anno Giubilaredel 2000, la Parrocchia di Budoia, oltre al restaurodella chiesa, con lapide ben visibile presso l’in-gresso della sacrestia, ha voluto lasciare un se-gno esterno, con l’erezione di un nuovo altare perle celebrazioni in cimitero. Di pietra bianca, connel mezzo una croce bocciardata al cui centrospicca la data 2000 all’estremità verticali Alfa eOmega; all’estremità orizzontali le lettere AD(An no Domini). Quindi sull’altare si rinnova ilsacrificio di Cristo, principio e fine di ogni cosae Signore della storia. Queste, in sintesi, le paro-le pronunciate dal Vescovo emerito di Concordia-Pordenone, mons. Sennen Corrà, intervenuto anome di Monsignor Poletto, assente per indispo-sizione, durante la cerimonia di benedizione, e suc-cessiva Santa Mes sa, alla presenza di autorità ci-

CHE FÓ́NO DE LA LATERIA DE BUDUOIA?

Vissuto per diversi decenni nell’abbandono del-le sue funzioni, l’edificio della latteria turnaria diBudoia pare rinascere a vita nuova. Si riunisco-no, per discutere sulla nuova funzione dello sta-bile, il sindaco Antonio Zambon e i soci, il cuipresidente uscente, Osvaldo Carlon, evidenzia lostato di precarietà dell’edificio e sottolinea la ne-cessità di intervenire al recupero dello stesso.

La proposta di salvaguardia avanzata dal -l’amministrazione comunale, nel quadro del pro-gramma d’intervento comunitario INTEREG III,consiste nella realizzazione di un museo etno-grafico, utile alla conservazione e all’esposizio-ne del materiale do cumentario già in parte rac-colto dalla Pro Loco, e nell’attuazione di una sededi presentazione dei prodotti tipici del luogo darealizzare in collaborazione con il caseificio so-ciale di Fontanafredda. Per iniziare il nuovo cam-mino di trasformazione della società,viene rin-novato il consiglio di amministrazione, nelleperso ne di Maura Angelin, Ugo Andreazza, Giu -seppe Carlon, Maurizio Carlon, Pietro Dei Maschio,Gian Pietro Fort, Stefania Mezzarobba, PietroZambon e Franco Del Maschio che ricopre la fun-zione di presidente del consiglio, ovviamente conil supporto dell’amministrazione comunale.

vili e militari, del pievano don Adel, di PadreVenanzio Renier con i parroci dei paesi vicini. Siprega per monsignor Aurelio Signora, ad 11 annidalla morte e per tutti i defunti che ri posano nelcamposanto in attesa della risurrezione. La cele-brazione è sostenuta dal nostro coro.

MARIO POVOLEDO

LA CRÓ́S NÓ́VA

La comunità esprime un vivo ringraziamento aivolontari che, accogliendo anche l’appello pub-blicato sullo scorso numero de l’Artugna, hannovoluto ripristinare la Croce della Pace. Per espres-

L’altare al centro dell’ossario. Un momento della celebrazione.(Foto di Giorgio Sanson)

Con la speranza che l’uomo abbia rispetto del segno sacrorimesso a nuovo.

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PA’ RAFFAELE CARLESSO

Nel pomeriggio di sabato 5 maggio 2001 a Dardagopresso la Chisetta di San Tomè, numerosi alpini-sti di ben quattro generazioni e molti appassio-nati della montagna hanno voluto rendere omag-gio alla memoria di Raffaele Carlesso, decedutoun anno fa alla soglia dei 92 anni. Ha fatto glionori di casa il Sindaco di Budoia, che nel suobreve ma significativo discorso di benvenuto, hamesso in rilievo le grandi doti di Carlesso primacome uomo, poi come alpinista e che proprio daquesti luoghi ha mosso i primi passi verso queimonti che in seguito lo hanno visto protagonistadelle sue leggendarie imprese. Ha ricordato chenel lontano 1928 insieme all’amico RenzoGranzotto, dopo una laboriosa perlustrazione egiorni di lavoro, rese accessibile la zona dellaChiesetta di San Tomè e portatosi sotto il grandeparetone che precipita dalla Brognasa, allestì, an-

I À CIANTAT ANCIA HÄNDEL

È sempre un’emozione ascoltare le note solennidell’Halleluja, intramontabile capolavoro di GeorgFriedrich Händel. Per un dardaghese, poi, è an-cora più forte e significativa l’emozione nel sen-tire queste note risuonare nella Pieve di SantaMaria Maggiore, per di più eseguite dalla nostracantoria, alla fine della Messa del giorno di Pasqua.

Spontanei e sinceri sono scrosciati gli applausi:tutti si sono alzati in piedi e alla fine hanno ri-chiesto il bis; sembra che più di qualcuno si siacommosso, qualcuno si è chiesto: Ma eli propiolors che i cianta?!

Grande la soddisfazione dei cantori, che qual-che mese prima non ci avrebbero scommesso; do-verosi i complimenti all’infaticabile Fabrizio e alsempre disponibile maestro Alessandro Bozzer.Quale sarà la prossima sorpresa?

Festeggiamenti a JolandaBurigana per i suoi 90 anni,attorniata dalla figlia, dai nipoti e dai pronipoti (24 aprile 2001).

sa volontà non pubblichiamo i nomi ma a loro va-da il nostro plauso per aver saputo porre rimedioa una situazione di degrado che si prolungava datanto tempo. La croce è stata benedetta dal Vescovoin occasione dell’inaugurazione del nuovo altarenel cimitero di Budoia e, nei primi giorni di mag-gio, ai suoi piedi, si è recitato il Santo Rosario.

che se in modo rudimentale visti i tempi, quellache in seguito è divenuta la palestra di roccia at-tuale e che egli continuò a frequentare anche ul-tra ottantenne. Dopo la Santa Messa officiata al-la presenza della figlia e dei familiari delloscomparso, i convenuti si sono portati fin sotto lerocce della palestra dove, in un luogo di partico-lare suggestione, è stata scoperta e benedetta unatarga in bronzo. Il Presidente della Sezione CAIdi Pordenone ha tracciato un breve profilo diCarlesso che con le sue gesta e ancor più con ilgrande spirito di lealtà che ha avuto con la mon-tagna, continuerà ad essere un grande esempioper le future generazioni. Durante la cerimonia ilCoro ANA Montecavallo ha eseguito alcuni bra-ni del suo repertorio, graditi da tutti i presenti.

ROBERTO BIANCHINI

La mitica parete di San Tomè,sede della palestra di roccia,testimone delle scalate di Raffaele Carlesso. (Foto di Marco Burigana)

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LE CRESEME

Nella solenne festa della Natività di San Giovan -ni Battista, il Vescovo Monsignor Ovidio Polettoè salito a Budoia per la prima volta, dopo il suoingresso in diocesi, per impartire il sacramentodella Confermazione a 34 cresimandi delle no-stre Parrocchie Sant’Andrea Apostolo, Santa Maria Maggiore, Ss. Giuseppe e Lucia ed uno proveniente da Fontanafredda.

Nella restaurata parrocchiale, gremita all’in-verosimile, illuminata a giorno, con eleganti com-posizioni floreali donate dagli sposi Stefano eCristiana, unitisi in matrimonio il giorno prece-dente, Monsignor Vescovo è stato accolto allaporta dal Parroco don Adel. Al suo ingresso, ac-compagnato da un sottofondo d’organo, è statorivolto al presule il primo e spontaneo applauso.

Nella sua omelia, incentrata sulla figura di SanGiovanni Battista, con appropriate spiegazionicollegate alle due letture ed al Vangelo, MonsignorPoletto ha esortato i neo cresimati ad una vita in-tensa e genuina, da costruire insieme a Cristo, chesi fa vicino a tutti nel viaggio terreno. Ha lancia-to un appello a favore delle vocazioni al sacer-dozio indicando come la via sia sempre aperta:«A me piacciono le parentesi aperte e non le pa-rentesi chiuse»; ha rivolto inoltre un grazie a tuttele comunità dell’Unità Pastorale, ai laici impegna-ti negli organismi ed a quanti collaborano con ilParroco per una vita ecclesiale alla luce del sole.

Terminata la celebrazione, resa ancor più so-lenne dalla corale di Dardago diretta da FabrizioZambon con all’organo Alessandro Bozzer,Monsignor Poletto, dopo le foto di rito con i cre-simandi ed essersi intrattenuto con i fedeli pre-senti, ha visitato, compiaciuto, i lavori di restau-ro ed ha ringraziato don Adel del momento di fedevissuto con le nostre Comunità unite per un gior-no davvero importante!

I cresimandi hanno offerto per i bambini or-fani d’Africa di Suor Albertina £ 1.220.000 e peril restauro della chiesa £ 675.000.

MARIO POVOLEDO

ATENTI A LE VIPERE!

Per il caldo improvviso di aprile, colli e monti sisono popolati in breve di rettili anche velenosi.L’Ammodytes con il corno è la specie di viperache ha morso una dardaghese, intenta alla rac-colta di sparesi de ruste.

La donna, presa dal panico, urlava, poiché ilrettile, con la sua dentatura ricurva, non si stac-cava dalla mano.

Soccorsa dai medici del 118, fu trasportataall’ospedale e sottoposta a cure specifiche.

’NA MEDAIA AI CANAIUTH

Con una significativa cerimonia, svoltasi nellaSala del Consiglio Comunale, il sindaco AntonioZambon ha accolto i bambini, nati negli ultimidue anni del secondo millennio, con i loro geni-tori, facendo dono a ciascuno di essi di una me-daglia di benvenuto nella nostra Comunità, poi-ché una nuova vita «rappresenta il futuro per ilquale la Comunità si deve impegnare per garan-tire un mondo di pace, di solidarietà e di dignità».I nuovi cittadini sono: Chiara Brusadin, AlessiaZambon, Federico Pauletti, Arianna Besa, GiorgioSignora, Alex Michielin, Mathias Zambon, AlessiaManenti, Roberto Merlo, Daniel Zanatta, FrancescaBastianello, Joshua Favero, Vanessa Pellegrini,Jessica Diane Bates, Elisa Volpatti, Ema SadzakLorenzo Truccolo, Kevin Berra, David De Re,Cristiano Pramore, Michel Jay Chandler, IreneRinciari, Vanessa Del Zotto, Riccardo Ianna, FabioPiazzon, Diego Fort, Ashley Cari, Ivan Kahol,Maraja Bottecchia.

E furono tutti pieni di Spirito Santo!

Juri Bocus, Milena Bocus, Cristian Busetti, Michela Busetti, Chiara Capone, Elena Carlon, Marina Carlon,Matteo Carlon, Michela Carlon, Roberto Carlon, Francesca Carnio,Pier Luigi Ceccato, Vanessa De Biasi, Ramon Dedor, Silvia Del Maschio, Danilo Deodato, Pasquale Deodato, Ramona Deodato, Debora Fort, Mirco Fort, Alessia Guadagnini,Chiara Janna, Laura Janna, Samantha-Jo Ofstedal, Sara Pastorelli,Alessia Quaia, Andrea Rui, Ivory Wiley,Denis Zambon, Gabriele Zambon, Riccardo Zambon, Sara Zambon, Valeria Zambon, Federica Zanolin.

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PELEGRINS PA’ LE MARCHE E L’UMBRIA

Le meravigliose Marche e la verde Umbria sonostate le mète del pellegrinaggio voluto dal 17 al20 maggio dal comitato P. Marco d’Aviano perricordare, fraternamente uniti, i 70 anni di sacer-dozio di padre Venanzio Renier.

Il percorso, che è stato seguito dall’ottima gui-da del nostro Fernando Del Maschio, ha toccatole cittadine di Camerino, Assisi e Loreto, andan-do così alle fonti del nome Venanzio e della stes-sa vocazione francescana del venerando e caropadre cappuccino.

Tutti i quaranta pellegrini e collaboratorinell’opera in favore dei santi (tra i quali alcunibudoiesi) ne hanno goduto con profonda soddi-sfazione.

All’amato e caro padre, che ha compiuto inmaggio anche 92 anni e 77 di vita religiosa, i nostri auguri, con simpatia, in comunione di propositi, perché si compia l’opera sul nostro padre Marco per la quale egli si spende ancorapienamente.

W.A.

GRATHIE, ALFREDO!

La cassetta delle offerte alla Madonna nella chie-sa di Dardago ha ricevuto le attenzioni di la-druncoli che l’hanno maltrattata e vuotata con at-trezzi da scasso.

Alfredo Zambon (l’idraulico) ha provvedutoa rimetterla in sesto, lavorando generosamente,al punto che se vogliono ripetere il tentativo, imalintenzionati devono armeggiare con attrezzipesanti come un sapon (piccone).

Adés i à vóia lor..! Le offerte sono ora ben custodite.

FESTA GRANDA PA’ DON ALBERTO

Congratulazioni ed auguri a don Semeja, già pie-vano di Dardago per tanti anni, per i suoi 55 an-ni di vita, dedicata alla cura delle anime, festeg-giati nella «sua» chiesa parrocchiale di SanBartolomeo, in Roveredo.

SCÓ́LA DE MUSICA

Anche quest’anno l’Istituto di Musica della Pe -demontana ha raccolto i risultati di un anno pro-ficuo, dedicato alla diffusione della musica tra ibambini e ragazzi dei comuni di Budoia, Avianoe Polcenigo.

Ciò è stato dimostrato al pubblico nel saggiofinale che si è tenuto il 14 luglio 2001 nella salaconsigliare del Comune: numerosi sono stati gliapplausi per gli allievi che si sono esibiti al pianoforte, alla chitarra, al flauto, al violino, al-la fisarmonica, al sax, e nei canti della classe disolfeggio. Anche il Sindaco si è complimentatocon i ragazzi, sottolineando come la loro attivitàsia un esempio positivo di realtà giovanile in tem-pi in cui i mass media danno risalto solo agli aspet-ti negativi.

Gratificazioni sono state ottenute dagli allie-vi anche al conservatorio Tartini di Trieste, dovedue di loro, Sara Zambon e Massimo Marin, han-no superato l’esame di Teoria e Solfeggio.

Un riconoscimento all’attività dell’Istituto diMusica della Pedemontana giunge anche dal con-servatorio Benedetto Marcello di Venezia, con ilquale si stanno concludendo le pratiche per la sti-pulazione di una convenzione: una recente leggeprevede appunto il collegamento tra i conserva-tori e le istituzioni scolastiche per realizzare percorsi integrati di istruzione e di formazionemusicale.

DAVIDE FREGONA

Gruppo all’esterno della rinata Basilica di Assisi.(Foto Fortunato Rui)

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Inno alla vita...

Stephen Zambon, coccolato daglisguardi teneri ed amorevoli dipapà Paolo e di mamma Claudia,il giorno del suo battesimo, con ipadrini, in una chiesa di NorthHollywood, in California.

Massimiliano Gelmetti, gioia di papà Carlo e di Manuela Del Zotto, ha visto la luce a Lazise.

50° di matrimonio di Alessandro Forte Nerina Saccon di Santa Lucia.

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Cochabamba, 10 marzo 2001

Continua il rapporto di amicizia tra suor Generosae il Gruppo Adozioni di Budoia.

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Pirdop. (Bulgaria), 10 gennaio 2001

Gentili Signori,

ricevere il periodico di Dardago, Budoia e SantaLucia è sempre un momento di piacere perché cifa condividere per un po’ la vita della comunitàlontana da dove ci troviamo.

Due settimane fa ero di passaggio a Bordeaux(Francia) per salutare una zia materna (Da RosEugenia).

Abbiamo parlato de l’Artugna, nella quale eraricordata con la sua classe.

Quanto piacere le ha fatto rivedersi in foto-grafia dopo più di sessant’anni, ma quanta com-mozione ha provato ricordando gli amici, in par-ticolare tutti quelli che sono ritornati alla casa delPadre.

La zia mi chiede se vi sarà possibile inserir-la nell’elenco per spedirle i futuri numeri dellarivista. Vi ringrazio in anticipo, augurandoVibuon proseguimento.

Distinti salutiELIO F. PUPPIN

Siamo felici che l’Artugna Vi porti un po’ diaria di casa e vi faccia condividere la vita dellanostra comunità.

Lo scopo della rivista è anche questo: man-tener vivo il legame di affetti che lega chi è ri-masto nei nostri paesi e chi, per tanti motivi, hadovuto lasciarli.

Ci segua sempre.Inseriremo con piacere sua zia Eugenia tra i

nostri abbonati, così avrà modo di immergersinella vita delle nostre comunità.

Grazie e auguri!

I ne à scrit

6 luglio 2001

Saluti a tutta la Redazione de l’Artugna e in par-ticolare al fotografo Cornelio Zambon.

MARCO E ANTONELLA GIGANTE

Contraccambiamo i saluti. Grazie da parte diCornelio.

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DAI CONTI CORRENTI

A tutta la Redazione i miei migliori auguri.MARIO FORT – VAREDO

Per il periodico, sempre più bello e interes -sante. Complimenti e saluti a tutti.

MARIA LILIANA PATRON DEL MASCHIO – TREVISO

Per l’Artugna sempre molto gradita. Saluti edauguri a tutti.

MARIA ZAMBON BOCUS – MILANO

Ringrazio per l’invio de l’Artugna.VITTORIO ZAMBON – MILANO

Abbonamento per l’Artugna che ricevo e leggosempre con piacere.

JOLANDA RIGO – SACILE

Un caro saluto a tutti.NATALINA ZAMBON – MILANO

A tutta la Redazione con simpatia i miei piùcordiali saluti ed auguri.

DANIELA ANGELIN – GENOVA PEGLI

Un caro saluto a tutta la Redazione. Buon lavoro!NADIA DIANESE – VENEZIA

È sempre un piacere ricevere l’Artugna. Grazie.MARCELLINA ZAMBON – TORINO

Un ricordo in memoria di Girolamo Zambon.ALESSIO, FABIO, BETTA ZAMBON – BELLEGRA

Buon lavoro!MARCELLO CALLEGARI – BUDOIA

Carissimi, un piccolo contributo per la nostraArtugna, sempre benvenuta. Buon lavoro da tuttinoi. Un saluto speciale.

ANGELO E SILVANA PISU – SUSEGANA

Gentilissima Redazione, è sempre un piacereleggere i vostri articoli. Grazie cara l’Artugna.Cordialmente.

AURORA CERRONI AURELI – ROMA

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Ricordi di una gita tra parenti e amici.Da sinistra: Luigi Coltri, Italia Zamboni, Maria Zamboni, Elide Zamboni, Bruno Bremeli, Antonietta Bocus,Fortunato Zambon.

Recensione

Con i caratteri delle Edizioni Messaggero di Padova è uscitoun volume su «Santi e martiri nel Friuli e nella VeneziaGiulia» ovvero sui profili dei cristiani santi della terracompresa oggi nella nostra regione e nei territori confinantidel Veneto orientale e dell’Istria, affini per radici storico-ec-clesiali e culturali.Dai protomartiri e patroni della regione, Ermacora eFortunato, ai testimoni della fede del XX secolo, passandoattraverso 2000 anni di vicende, la rassegna presenta i valorie le virtù di un popolo cristiano.L’opera, edita dal Comitato interdiocesano per il Giubileo2000, presieduto dall’Arcivescovo emerito di Gorizia,Antonio Vitale Bommarco, e dal suo segretario WalterArzaretti che ha curato con passione e in modo eccellente untesto così complesso, contiene contributi di 51 studiosi, chehanno censito 173 santi friulani e giuliani, scanditi in 109schede corredate di foto ed articolate entro 5 sezioni storiche,in successione ragionata.Il volume comprende anche l’originale ricerca dei santiospiti nel territorio regionale ed è completo di indici perfacilitarne la consultazione.

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LUNEDÌ 13 ore 17.30 Santo Rosario in preparazione MARTEDÌ 14 della Festa dell’Assunta.

Durante la recita del Rosarioè possibile confessarsi.

ore 18.00 Santa Messa

MERCOLEDÌ 15 ore 10.30 Santa Messa Solenne presieduta dalVescovo S.E. Mons. Ovidio Poletto.Canterà la Corale della nostra Pieve.

ore 17.30 Santa Messa vespertina celebrata da don Maurizio Busetti.

Da sabato 11 agosto sarà in funzione la Pesca di beneficenza con ricchi premi.

Nel piazzale delle scuole sarà in funzione il chiosco gastronomico del ComitatoFesteggiamenti Dardago.

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BilancioSituazione economica del periodico l’Artugna

Periodico n. 92 entrateuscite

Costo per la realizzazione+sito Web 7.812.000Spedizioni e varie 670.000Entrate dal 19/03/2001 al 20/07/2001 5.622.000Contributo Comune di Budoia 800.000Contributo Provincia 1.000.000

Totali 7.422.0008.482.000

Differenza 1.060.000

Palsa Bilancio e Programma

Programma

Solennità dell’Assunta

La cartucje

Come scuelare no pues di di jessi stade bravone,mai atente aes materiis che mi isegnavin, distra-te, zugatolone, dispetose.

La nestre scuele, in doi tumos, e jere logadete sale di bal dal «Dopolavoro», prime, secondee tiarce di matine, cuarte e cuinte dopodimisdì,o fasevin cuatri oris di lezion.

I mestris a jerin in vuere e nò o vevin la fur-tune di ve mestrutis zovinis e bielis, che fra l’al-tri une e je ancje deventade me agne cuistade,par ve sposàt un barbe dal gno om.

Il predi nus faseve dutrine dòs voltis par se-temane, di martars e di vinars, e o pensi che aje-rin lis dòs oris plui dissiplinadis di dute la sete-mane. Lui al jere alt doi metros, cun dòs manonisgrandis di preà Diu di no cjapà un pataf. Al me-teve sudizion parceche cuant che o sbaliavin alfaseve une ridade cussi fuarte ch’o jeri cui cjàfa odulis, come gno solit, «Silvia – mi domande– cui ise la patrone di Palme?». In chel momentjo no savevi nancje cui ch’al jere il patron di SanVit; sicheduncje o resti cidine e cui cjàf bas.

Lui alore j ripet la domande a une mè com-pagne: «Annamaria, dij a chè musse cui ch’e jela patrone di Palme». La frute, cu la vòs chej tre-me: «S. Justine».

Il predi mi cjale serio e mi dis par talian: «Vaialla lavagna e scrivi bene in italiano il nome del-la patrona di Palmanova». Malapaiade o voi aelavagne tal cidinòr gjeneràl, cui pinsir di no falàe di yoltà in maniere juste.

«Se – o pensi – patrone e je par furlan, partalian e sarà cartuccia». E cussì, dute sigure, oscrîf: «La cartuccia di Palmanova è S. Giustina».

Chei ch’a san la storie ch’e fo contade ce-tantis voltis dal plevan, mi cognossin come «chêde cartucje».

SILVIE PIAN

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Butinle in ridi

«O ai un merlo indian ch’al è un spetacul. Al saimitâ miò barbe ch’al sune il trombon!».«Poben? Dulà saressie la braure?».«Tal tignî il trombon cu lis çatis!».

GIGJ MESTRON

(tratto da «Il Strolic pal 2000» S.F.F.)

Valvasone - Duomo: Vergine, particolare da icona bizantina, sec. XIV.

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NasciteBenvenuti! Abbiamo suonato le campane per l’arrivo di:

Bianca Zimmer Carlon di Carlo e Valerie Zimmer – BudoiaRiccardo Zambon di Alessandro e Nadia Carlon – BudoiaGreta Zanolin di Michele e Stefania Zucchet – DardagoAlessia Pauletti di Fabrizio e Raffaella Angelica – DardagoAlessandro Angelin di Ivo e Cristina Fort – BudoiaStephen Zambon di Paolo e Claudia Diaz – North Hollywood,California (U.S.A.)Massimiliano Gelmetti di Carlo e Manuela Del Zotto –Lazise (Verona)Andrea Camerin di Adriano e di Ivana Busetti – Sacile

DefuntiRiposano nella pace di Cristo:condoglianze ai famigliari di…

Rosa Angelin di anni 86 – BudoiaRomano Angelin di anni 84 – BudoiaPaolo Biscontin di anni 75 – BudoiaAntonio Zambon di anni 81 – DardagoIrma Santin di anni 85 – DardagoErmido Zambon di anni 68 – DardagoAntonio Angelin di anni 94 – BudoiaGian Andrea Zambon di anni 68 – DardagoMarina Janna di anni 89 – DardagoAlfredo Klinger di anni 58 – U.S.A.don Rolando Santin di anni 82 – Venezia/BudoiaLuigi Santin di anni 88 – BudoiaGiuseppina Rizzo Romito di anni 92 – S. LuciaAlfredo Rigo di anni 65 – CavolanoAngela Italia Bastianello Mezzarobba di anni 96 – DardagoVincenza Dedor di anni 84 – BudoiaBruno Bonicelli di anni 91 – DardagoPasqualino Zambon di anni 79 – DardagoLuigi Del Zotto di anni 77 – BudoiaAurelio Carlon di anni 70 – BellunoAlda Biscontin di anni 72 – BudoiaLea Grazia Marcandella di anni 62 – S. LuciaDomenico Zambon di anni 88 – DardagoAttilio Carlon di anni 91 – BudoiaMaria Pellegrini di anni 75 – SarmedeVittorio Zambon di anni 58 – TriesteLuigia Angelin Pellegrini di anni 92 – DardagoGiovanni Rigamondi di anni 84 – BudoiaSilvio Carlon di anni 69 – Budoia

MatrimoniHanno unito il loro amore: felicitazioni a…

Michael Christopher Thode con Claudia Lachin – S. LuciaAngelo Burigana con Innocencia Perez Tejeda – BudoiaStefano Carbonera con Cristiana Vuerich – BudoiaDiego Pavan con Laura Zambon – DardagoLuca Guerrin con Paola Barraco – BudoiaGiovanni Del Maschio con Marta Saksida – BudoiaItalo Zambon con Paraskevi Scounos – DardagoFabrizio Fucile con Elena Lachin – Santa Lucia

Nozze d’oro

Alessandro Fort e Nerina Saccon – Santa Lucia

I nominativi pubblicati sonopervenuti in Redazione entro il 26 luglio 2001. Chi desidera usufruire di questarubrica è invitato a comunicare i dati almeno venti giorni primadell’uscita del periodico.

Avvenimenti

Lauree e diplomiComplimenti...

LaureeAntonella Bolzan – Laurea in German and InternationalRelations – Reading (Inghilterra)Maurizio Vettor – Disegno industriale – MilanoElisabetta Del Zotto – Medicina e Chirurgia – Lazise (Vr)

Licenza elementare Mario Bocus, Fabio Carlon, Martina Stella Carlon,Stefania Carrasi, Luisa Del Puppo, Elisa Lachin, CristinaLauritano, Francesca Lucia, Renata Lujic’, Sara Roskovitz,Maria Assunta Sommario, Kristof Springolo, NicholasStrohbach, Eleonora Usardi, Francesca Romana Zambon

Licenza media inferiore Dario Alberto Adore, Giulia Bravin, Cristian Busetti,Andrea Carlon, Federico Del Maschio, Silvia DelMaschio, Sabrina Fort, Matteo Morson, Marta Panizzut,Sara Pastorelli, Ilaria Pitton, Marco Poletti, ChiaraZambon

Licenza media superioreLisa Bortoluzzi – Istituto d’ArteEdoardo Calderan – Liceo ScientificoDaniele Carlon – RagioneriaDaniele Del Maschio – Liceo ScientificoFabio Fucile – Liceo ScientificoTania Martinuzzi – Istituto MagistraleAlessandro McGiovery – RagioneriaPaola Poles – RagioneriaLorenzo Quaia – Liceo ScientificoAlberto Zambon – Liceo ScientificoClaudia Zambon – Istituto Tecnico AgrarioPaolo Zambon – Istituto Tecnico IndustrialeSimone Zambon – I.P.S.I.A.

IMPORTANTEGiungono talvolta lamenteleper omissioni di nominativinella rubrica Avvenimenti.Ricordiamo che la nostrafonte di informazioni sonoi registri dell’Anagrafecomunale. Pertanto, chi èinteressato a pubblicarenominativi relativi adavvenimenti fuori Comuneo relativi a particolariricorrenze (nascite, nozzed’argento, d’oro, risultatiscolastici, ecc.) è pregato dicomunicarli alla Redazione.

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Anacamptis pyramidalisFoto di Daniele Marson - Budoia /Pn

Pentax LX ob. f2.8 Fuji velvia

L’Anacamptis pyramidalis è una delle piùfrequenti orchidee che, da aprile a giugno,possiamo trovare nei prati di pianura, aimargini delle boscaglie e nei nostri pascolifino 1400 metri. È una pianta che può raggiungere gli 80 cm edè composta, a differenza delle più conosciuteorchidee esotiche, da molti fiorellini rossi chetalvolta assumono colorazioni che vanno dalrosa al porpora.

�Associazione Fotografi Naturalisti Italiani

Sezione Friuli-Venezia GiuliaVia della Liberazione, 6 · 33070 Budoia /Pn

Tel. e fax 0434/654322