FilmDOC 93

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Anno XIX • maggio | agosto 2011 Il cinema dell’Ecuador Intervista a Rachid Bouchareb Cinema italiano: su chi contare TARIFFA REGIME LIBERO: “POSTE ITALIANE S.P.A.• SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 70% - DCB GENOVA” Sean Penn a Cannes con Sorrentino e Malick DISTRIBUZIONE REGIONALE GRATUITA FILM DOC NUMERO 93 PERIODICO DI INFORMAZIONE CINEMATOGRAFICA Ricordando Carlo Dapporto 03 06 19 11 14-15

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Bimestrale di informazione cinematografica

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Anno XIX • maggio | agosto 2011

Il cinemadell’Ecuador

Intervista a Rachid Bouchareb

Cinema italiano:su chi contare

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Sean Penn a Cannes con Sorrentino e Malick

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PERIODICO DI INFORMAZIONE CINEMATOGRAFICA

Ricordando Carlo Dapporto

03 06 1911

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Questa pubblicazione, ideata nel quadro dellacollaborazione tra Regione Liguria - SettoreSpettacolo e la Delegazione Regionale Liguredell’AGIS, contiene i programmi delle sale delCircuito Ligure Cinema d’Essai e viene distri-buita gratuitamente, oltre che in dette sale,anche nei circoli culturali e in altri luoghi d’in-contro e di spettacolo

REDAZIONEc/o A.G.I.S. LIGURIAvia S.Zita 1/116129 Genovatel. 010 565073 - 542266fax 010 5452658www.agisliguria.ite-mail: [email protected]

DIRETTORE RESPONSABILERenato Venturelli

COORDINAMENTO EDITORIALEDaniele BielloVittorio Di CerboGianfranco RicciRiccardo Speciale

Coordinamento redazionaleGiancarlo Giraud

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Progetto grafico, ricerca immagini e impaginazioneB&G Comunicazionevia Colombo 15/2 - 16121 [email protected]

StampaDitta Giuseppe Lang srlVia Romairone, 66 - 16163 Genova (Bolzaneto)

F.I.C. F.E.D.I.C.C.G.S. A.N.C.C.I.

I cinema del Circuito Ligure Cinema

d’Essai aderiscono a:

© A.G.I.S. Liguria - Regione Liguria

FILMDOCNuova serie • Anno XIX • N° 93Maggio Agosto 2011

In copertina L’attore Sean Penn in una scena del filmThis Must be the Place che sarà presen-tato al Festival di Cannes (foto ufficiostampa Lucky Red).

La rivista è anche visibile on-line sul nuovo sito www.filmdoc.it .Ogni numero è anche scaricabile in formato pdf.

PERIODICO DI INFORMAZIONE CINEMATOGRAFICA

OGNI COPERTINA DI FILMDOC vuoleavere un significato che va al di là della sem-plice attualità. A novembre c’era Hayao

Miyazaki, in occasione dell’uscita in sala di PorcoRosso e della mostra all’Accademia. A gennaio ClintEastwood. A marzo Nanni Moretti. Tutti nomi chenon hanno bisogno di molte spiegazioni. Stavoltac’è Sean Penn, presente a Cannes con due film chesi annunciano tra i più importanti della stagione:The Tree of Life di Malick e This Must Be the Place diSorrentino.

Se gli dedichiamo la copertina è perché SeanPenn è qualcosa di più di un grande attore e di unottimo regista. Sean Penn è il cinema americanoche noi amiamo. Uno dei suoi punti di riferi-mento. Quando si impose come attore, incarnavasotto molti aspetti gli anni ’50 degli anni ’80, quelmovimento sotterraneo che si snodava tra le fintenostalgie retrò, con i Peggy Sue si è sposata, I guerrieridella 56° strada o Rumble Fish di Coppola, con l’altrafaccia di Mickey Rourke e tanti altri ancora. Fin dalsuo primo apparire, dimostrava di volersi aperta-mente ricollegare alla generazione dei James Deane dei Sal Mineo, di Dennis Hopper e dei ribelli

senza causa passati attraverso le esperienze di Cas-savetes e del cinema anni ’70.

Ogni suo film da regista ha continuato a dimo-strare questa volontà di stabilire un legame pro-fondo con quelle radici del cinema americano,classiche e moderne al tempo stesso. Lo ha dimo-strato ogni volta scegliendo attori come CharlesBronson o Ernest Borgnine, lo stesso Jack Nicholsone ovviamente Dennis Hopper: scelte mai citazioni-ste, mai superficialmente cinefile, ma al servizio diun lavoro comune e di una ricerca di scavo e di con-tinuità col passato. E lo ha fatto con le sue scelte diindipendenza, diametralmente opposte rispetto alfamigerato “stile Sundance”, di chi crede che indi-pendente sia ”non aver nessuna storia da raccon-tare” (parole sue), cosciente invece di una libertàche va pacatamente contrattata giorno per giorno,film per film.

Sean Penn è la continuità del miglior cinemaamericano, capace di guardare intensamente alpassato senza ombra di nostalgie, di difendere li-bertà e indipendenza senza ideologismi. Nonsarà un caso se Eastwood lo ha voluto per sé in My-stic River: e proprio nel momento in cui veniva mas-sacrato da mezza America per il suo episodio di 11settembre 2001.

[ di Renato Venturelli ]

Dove va il cinema italiano?

Anteprima Cannes

Intervista a Rachid Bouchareb

Robert Rodriguez

Intervista a Carlos Saldanha Film Doc Ragazzi

Interviste a Massimo Coppola e a Francesco Falaschi

Levanto come set: parla Fabiana Sargentini

Il giovane cinema ecuadoriano

Le recensioni - Fight Club

Speciale Film Doc: Sean Penn

Percorsi sonori Cinema e cucina

La Posta Doc -Forza Italia

Libri & Riviste

Ricordando Carlo Dapporto

Nuovo Cinema Europa

Un’estate da cineteca

Rassegna “Il buio si avvicina”

Programmi sale d’essai

Film usciti in Liguria / Quiz

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IN QUESTO NUMERO

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Perchè Sean Penn

EDITORIALE

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MAGGIO -

INTERVENTI DOC

C OME NON ESSERE D’ACCORDO conMorando Morandini quando afferma (Film

Doc n° 91) che nell’ultimo decennio “la qualitàmedia degli attori nel cinema italiano è stata su-periore a quella dei registi e degli sceneggiatori”?E come ignorare l’evidenza sottolineata da SteveDella Casa (FilmDoc n° 92) che il decennio sichiude con il “fatto che, per la prima volta daglianni Settanta, i film italiani sono da quattro mesistabilmente in testa agli incassi”? Ma, nello stessotempo, come conciliare tutto questo con la sensa-zione di noia profonda che mi assale quasi sem-pre durante la visione in sala di un film italiano?

C’è innanzitutto da domandarsi a che servonoattori professionalmente preparati e successi albox office se i primi non hanno sceneggiatori eregisti in grado di offrire loro parole e immaginivitali e i secondi nascono da film che con il ci-nema non hanno più quasi nulla a che fare. Per-ché il problema, in fin dei conti, è proprio questo:da almeno trent’anninon c’è più in Italia uncinema che si ponga inmodo prioritario l’obiet-tivo di raccontare perimmagini, assumendosila responsabilità difronte al linguaggiousato e cercando di dareun senso al mondo (oanche solo alle propriestorie) attraverso la scelta di inquadrature e diraccordi narrativi, e con la definizione dei perso-naggi tramite lo sguardo che dà loro esistenza e iritmi che gli permettono di vivere in una speci-fica autonomia linguistica. Al posto del cinemasta trionfando il modello linguistico televisivo,con il risultato che anche sul grande schermotutto diventa un prodotto usa e getta. Fonda-

mentalmente noioso, appunto.Prendiamo ad esempio i

quattro film campionid’incasso (Una ma-

gnifica giornata,Immaturi, Qua-

lunquemente ,Femmine contromaschi) e do-mandiamoci: tracoloro che li

hanno visti, ma-

gari anche divertendosi, chi ha voglia di tornarea vederli? Tutto sembra già detto nell’epidermicosviluppo della recitazione di simpatici (?) inter-preti e nella loro schematica struttura narrativa.Ma io non posso dimenticare che il cinema è statoed è un’altra cosa. E allora mi domando perchéinvece la voglia di una seconda volta mi giungeimpellente dopo la visione di Hereafter (per ci-tare il primo non italiano in classifica ai primi dimarzo), ma anche dopo quella del piccolo e di-scontinuo Sorelle Mai, in cui si respira comunquearia di cinema. Ed eccoci così a quello che se-condo me è il punto centrale della questione.

Marco Bellocchio è stato anche autore di filmpoco sopportabili, ma comunque erano e sono,tutte le sue, opere che hanno sempre a che farecon il cinema, chiamando in causa a ogni inqua-dratura la responsabilità dello sguardo e a ognisequenza la consapevolezza di un racconto cheesiste tutto nel suo farsi sullo schermo. Cito Bel-locchio e potrei forse fare lo stesso con Bernardo

Bertolucci, in quanto esempi di “grandi vecchi”,sovente discussi nel passato e discutibili ancora

nel presente,ma comun-que deposi-tari di un’ideadi cinema chemi fa aspet-tare con spe-ranza ogniloro nuovofilm. Ma chialtro c’è in-

torno a loro? Il quadro è oggi in questo sensosconfortante, tanto che l’unico nome che mi vienein mente è quello di Paolo Virzì, sul quale in-tendo ritornare.

Con tutta la buona volontà non sono assoluta-mente riuscito a condividere gli entusiasmi perlo schematismo tra televisivo e intellettuale diNoi credevamo di Mario Martone. Vedo in Carlo

Verdone un attore simpatico che non è però mairiuscito a tradurre in cinema la poliedricità dellasua recitazione. Stento a sperare che l’amicoGianni Amelio o Nanni Moretti riusciranno an-cora a sorprendermi con un loro film. Penso chePupi Avati sia molto più interessante come regi-sta gotico che come autore cinematografico. Mi èmolto difficile vedere il futuro del cinema italianonei film di Giorgio Diritti o di Andrea Molaioli

o di Pietro Marcello o dei tanti registi che ognitanto alzano la testa dall’anonimato, per poi tor-nare a far perdere le tracce di sé. Che altro dire?Forse, Luca Guadagnino ci darà un giorno quelbel film che persegue con esibita tenacia: ma cheaspetta visto che ha già quarant’anni? Poi c’èMatteo Garrone, il cui gusto di raccontare perimmagini sembrava emergere con forza nei suoiprimi film, ma che oggi dà l’impressione di es-

sersi perduto dopo il successo internazionale diGomorra. E poi? Allora, per fortuna, c’è ancoraPaolo Virzì (eccolo di ritorno), se non altro per-ché egli è forse l’unico regista italiano che oggi èancora in grado di testimoniare la sopravvivenzadi quel cinema che sapeva guardare alla realtà,trasformandola in commedia abitata da perso-naggi vivi e umanamente autentici. Ma Virzì - dicui non ho ancora visto Se non ci sono altre do-

mande: lo spettacolo teatrale destinato poi adavere anche una circuitazione cinematograficavia etere - corre il rischio oggi di essere un so-pravvissuto all’interno di una cinematografia incui il travaso tra fiction e cinema, giustamente in-dividuato da Steve Della Casa, è avvenuto in Ita-lia nel senso esattamente opposto a quello che èstato negli Stati Uniti: non il cinema che invadecon il suo linguaggio, rinnovandolo, il terrenoproduttivo della fiction; ma uncrescente processo di soffo-camento di questo suquello, con la conseguenzache il cinema in Italia,ormai privo di un’industriae di un vero apparato cri-tico-produttivo, sembra de-stinato inesorabilmente anon avere altro futuroche quello dellasciatteria televi-siva.

Al posto del cinema sta trion-fando il modello linguistico te-levisivo, con il risultato cheanche sul grande schermo tuttodiventa un prodotto usa egetta.”

Cinema Italiano 2010-2020: su chi contare? / Dopo Morandini e Della Casa, interviene Viganò

Attori e box office:ma il cinema dov’è?[ di Aldo Viganò ]

Marco Bellocchio Matteo Garrone

Paolo Virzì

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ÈIL FESTIVAL PIÙ PRESTIGIOSO del mondo, lagrande anteprima di film che arrivano da ogni con-tinente per essere poi proiettati nelle nostre sale du-

rante le settimane successive. Quest’anno ci sarà il filmforse più atteso degli ultimi tempi, se non altro per un’in-terminabile storia di dicerie e dilazioni riepilogate daMassimo Lechi nell’articolo a fianco: The Tree of Life di Ter-rence Malick, già aspettato sulla Croisette lo scorso anno,poi in predicato per Venezia, quindi finalmente in con-corso adesso a Cannes. Un film che arriverà subito doponelle nostre sale, visto che la sua uscita ufficiale in Italia ègià stata fissata per il 27 maggio.

E non è nemmeno l’unico titolo tanto corteggiato,dato che nella serata d’apertura della sezione “Un CertainRegard” si vedrà pure l’ultimo Gus Van Sant, Restless, asua volta già finito nel 2010, annunciato nelle sale per gen-naio, quindi spostato sempre più avanti, fissato a maggioper l’uscita italiana, infine in programma ora a Cannes. E

se parliamo dei film più chiacchierati, non si può non ri-cordare il Sorrentino “americano” di This Must Be the Place(lo introduce Bruno Fornara qui a fianco), interpretato dalgrande Sean Penn presente anche nel film di Malick. O ilWoody Allen “parigino” di Midnight in Paris, nuovatappa del suo tour produttivo europeo, dopo Gran Breta-gna e Barcellona.

Ma ci sono tanti altri filmannunciati a Cannes e attesi su-bito dopo nelle sale. A comin-ciare dal ritorno di AkiKaurismaki con Le Havre, perpassare poi ai fratelli Dardennecon Le gamin au vélo, e via via aRadu Mihaileanu (quello di Ilconcerto) con La source des fem-mes, Lars von Trier (Melancho-lia), Kim Ki-duk (Arirang), ifrancesi Guédiguian (Les neigesdu Kilimandiaro) o Bruno Dumont (Hors Satan). C’è pureDrive di Nicolas Winding Refn, regista-rivelazione finoramaltrattato dai nostri distributori. Ma, soprattutto, c’è unaltro titolo già in calendario: Corpo celeste di Alba Rohrwa-cher, unico film italiano inserito nella Quinzaine des rea-lisateurs. In Italia lo vedremo dal 20 maggio.

4 FILM DOC MAGGIO - AGOSTO 2011

ANTEPRIME DOC

TRA I REGISTI CHE SI SONO FATTI unnome, un bel nome, negli ultimi anni eche sono oggi i nostri portabandiera in

campo internazionale, Paolo Sorrentino, classe1970, è il più giovane. Più di Garrone e Fram-martino, entrambi 1968, di Gaglianone che èdel 1966, di Crialese, 1965, di Virzì, 1964, e deldecano Martone che è del 1959, per non risalirefino al sempre verde Moretti che è addiritturadel 1953. In questa ottima compagine, Sorren-tino ricopre il ruolo dell'inventivo e affidabilefantasista.

Il regista napoletano si è fatto notare da su-bito per la combinazione messa in atto nei suoifilm, un connubio di eccentricità e rigore.Un'eccentricità, sia realistica che visionaria, dipersonaggi, storie e ambienti, e un rigore geo-metrico dei punti di vista, delle inquadrature,dei movimenti di macchina. Come se la stradapercorribile per rappresentare le mostruose“cose italiane” degli ultimi decenni non potesseche essere quella di un'eccentrica chiarezza, diuna bizzarria controllata, di un'esattezza grot-tesca. L'Italia deforme di Sorrentino sta chiusadentro film pirotecnici e padroneggiati, esube-ranti e meditati.

L'uomo in più, primo film del 2001, raccontadi due uomini che hanno lo stesso nome e co-gnome, Antonio Pisapia, uno calciatore, AndreaRenzi, l'altro cantante, Toni Servillo. Il tema deldoppio per due personaggi omonimi, diversi euguali nella loro parabola di perdenti. Doppianche gli ambienti: una casa fredda per il can-tante, una villa chiusa per il calciatore, più ilpalcoscenico per il primo e il campo da calcioper lo stopper. Nella vita non esiste il pareggioe l'esistenza è solo «'na strunzata» dice il can-tante. Il buio avvolgerà i due Pisapia dentro ildefinitivo sprofondamento antropologico ita-liano. Domanda: non è che Sorrentino èl'erede, insieme, della commedia all'italiana edell'amarezza pasoliniana, con una vena diacre disgusto per la nostra inarrestabile deca-denza?

Decisive le relazioni tra personaggi e luoghi.Titta Di Girolamo, ancora Toni Servillo, prota-gonista di Le conseguenze dell'amore, vive re-cluso in un ovattato albergo svizzero, prigionedorata e pericolosa. Uomo invisibile, per glialtri e per se stesso, chiuso dietro un voltosenza reazioni, già cadaverico. Film come na-

tura morta con persona pietrificata in un limi-tato paesaggio di interni geometrici. Non potràche essere fatale l'apparire, inaspettato e vivo!,di un amore per una giovane donna.

Una disposizione molto simile si ritrova nelsuccessivo L'amico di famiglia, che ha per am-bienti un dentro e un fuori: l'interno dell'appar-tamento del sordido usuraio Geremia de'Geremei, una tana oscura e lercia, un antroabitato da un'orribile vecchia madre, e un ri-gido mondo esterno, segnato dalle architetturemetafisiche, dechirichiane e squadriste del-l'Agro Pontino. E anche stavolta l'usuraio siperde, sedotto dalla bellissima figlia di un suocliente. Per Sorrentino, è la vita viva a mandarein rovina le morte vite dei suoi personaggi. Instudiata opposizione allo stile prosciugato di Leconseguenze dell'amore, L'amico di famiglia èbarocco, di un barocchismo enfatico e sfiancatoche insegue e scopre la bruttezza e la cattive-ria. La mostruosità. Ecco la parola: mostruo-sità. Sorrentino individua in questo film lachiave per rappresentare l'oscenità (ciò chedovrebbe essere confinato fuori dalla scena...)su cui si fonda il nostro paese. Non a caso ilfilm, alla sua presentazione a Cannes, era statoaccolto tiepidamente: troppo squilibrato esgradevole, miserabile, sporco. In realtà, conL'amico di famiglia, Sorrentino anticipa il suc-cessivo Il divo: nel primo, l'Italia dei bassifondi;nel secondo, l'Italia del potere assoluto, divinoe farsesco; e i due film si rispecchiano uno nel-l'altro. Il piccolo e potente Geremia che si coprela faccia con le fette di patate crude per farsipassare il mal di testa è parente stretto del di-vino e potentissimo Andreotti alle prese con lestesse cefalee. Tutti e due tragicomici, isolatinella loro incancrenita morte interiore, abitantidi un bestiario italiano disegnato da Sorrentinoa futura memoria (per quando si festegge-ranno, tra le polemiche, i duecento cinquecentomille anni della nostra nazione). Sentenzia ildivo Giulio: «Non hanno idea delle malefatteche il potere deve commettere per ass icurareil benessere e lo sviluppo del paese. Abbiamoun mandato, noi. Un mandato divino. Bisognaamare così tanto Dio per capire quanto sia ne-cessario il male per avere il bene. Questo Diolo sa, e lo so anch'io».

Adesso Sorrentino è andato all'estero a gi-rare This Must Be the Place, con Sean Penn,Frances McDormand, la poliziotta di Fargo, Ro-bert De Niro, Harry Dean Stanton e Toni Ser-villo. Colonna sonora di David Byrne. Siracconta la storia di un altro divo, stavolta delrock, ricco e annoiato, che si è ritirato dallescene e si mette in cerca del criminale nazistache torturò suo padre ad Auschwitz. Il film è inconcorso a Cannes. Non se ne sa molto. Si ve-dono in rete alcune foto di Sean Penn nellevesti del protagonista. Sembra un perfetto per-sonaggio alla Sorrentino, quasi un Alice Cooperstufo di essere diabolico, aria stanca, lunghi ca-pelli corvini scompigliati, occhi bistrati, labbradipinte, sguardo sperso, una valigia trascinatadietro. Nome: Cheyenne. Una commedia stra-lunata? Un film sul rapporto padre e figlio?Un'altra discesa agli inferi?

[ di Bruno Fornara ]

Paolo Sorrentino in concorso al Festival di Cannescon il suo film “americano” This Must Be the Place

Il regista in piùSean Penn vi interpreta un ex cantante rock

Anteprima Cannes

Dopo aver vinto la Palma d’oro per Elephant (2003) e il Premiodella Giuria per Paranoid Park (2007), Gus Van Sant torna a Cannescon un’altra storia di adolescenti, ma stavolta per inaugurare lasezione “Un certain regard”. La vicenda riguarda la storia d’amoredi due sedicenni, alle prese tra le altre cose col fantasma di unkamikaze giapponese della seconda guerra mondiale. Da unapièce dell’attore Jason Lew, con protagonisti Mia Wasilowska (laAlice di Tim Burton) e Henry Hopper, figlio di Dennis. Il film è prontodall’estate del 2010, ma la sua uscita è stata continuamente pro-crastinata.

Gus Van Sant

Da Malick a Sorrentino, attesi sulla Croisette moltifilm destinati ad uscire poinelle nostre sale.

Il regista Paolo Sorrentino

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ÈIL FESTIVAL PIÙ PRESTIGIOSO del mondo, lagrande anteprima di film che arrivano da ogni con-tinente per essere poi proiettati nelle nostre sale du-

rante le settimane successive. Quest’anno ci sarà il filmforse più atteso degli ultimi tempi, se non altro per un’in-terminabile storia di dicerie e dilazioni riepilogate daMassimo Lechi nell’articolo a fianco: The Tree of Life di Ter-rence Malick, già aspettato sulla Croisette lo scorso anno,poi in predicato per Venezia, quindi finalmente in con-corso adesso a Cannes. Un film che arriverà subito doponelle nostre sale, visto che la sua uscita ufficiale in Italia ègià stata fissata per il 27 maggio.

E non è nemmeno l’unico titolo tanto corteggiato,dato che nella serata d’apertura della sezione “Un CertainRegard” si vedrà pure l’ultimo Gus Van Sant, Restless, asua volta già finito nel 2010, annunciato nelle sale per gen-naio, quindi spostato sempre più avanti, fissato a maggioper l’uscita italiana, infine in programma ora a Cannes. E

se parliamo dei film più chiacchierati, non si può non ri-cordare il Sorrentino “americano” di This Must Be the Place(lo introduce Bruno Fornara qui a fianco), interpretato dalgrande Sean Penn presente anche nel film di Malick. O ilWoody Allen “parigino” di Midnight in Paris, nuovatappa del suo tour produttivo europeo, dopo Gran Breta-gna e Barcellona.

Ma ci sono tanti altri filmannunciati a Cannes e attesi su-bito dopo nelle sale. A comin-ciare dal ritorno di AkiKaurismaki con Le Havre, perpassare poi ai fratelli Dardennecon Le gamin au vélo, e via via aRadu Mihaileanu (quello di Ilconcerto) con La source des fem-mes, Lars von Trier (Melancho-lia), Kim Ki-duk (Arirang), ifrancesi Guédiguian (Les neigesdu Kilimandiaro) o Bruno Dumont (Hors Satan). C’è pureDrive di Nicolas Winding Refn, regista-rivelazione finoramaltrattato dai nostri distributori. Ma, soprattutto, c’è unaltro titolo già in calendario: Corpo celeste di Alba Rohrwa-cher, unico film italiano inserito nella Quinzaine des rea-lisateurs. In Italia lo vedremo dal 20 maggio.

5FILM DOC MAGGIO - AGOSTO 2011

Anteprima Cannes

ÈBASTATO L’ANNUN-CIO della presenza diTerrence Malick tra i re-

gisti in gara al 64esimo Festi-val di Cannes per man dare intilt i siti specializzati, eccitarei fan e scatenare i cinefili dimezzo mondo. Nessuno in

fondo sa far parlare di sé come il mitico autorede La sottile linea rossa. Regista di grandi spazi na-turali e riflessioni sul significato profondo del-l’esistenza umana, il celebre recluso texano è, aquasi quattro decenni da La rabbia giovane, una fi-gura ancora largamente indecifrabile e miste-riosa. Il mondo cambia, intere generazioni dicineasti si avvicendano sulla ribalta della Storia,ma l’idolatratoMalick, con lasua “ingom-brante” assenza,resta sempre lostesso enigma:un figlio di pe-trolieri che intrentotto anni hafirmato solo cin-que regie e ri-dotto la propriaimmagine pub-blica ad uno sfo-cato primo pia-no sorridentecon barba e cap-pello, superandocosì in misantropia e calcolato distacco dalla vileindustria persino l’ultimo Kubrick.

Anche per questo il suo sbarco in Costa Az-zurra si profila come l’evento per eccellenza

dell’annata cinematografica. Tanto più che TheTree of Life, questo il titolo della pellicola, è la rea-lizzazione del leggendario Q, un progetto conce-pito negli anni ’70 e incentrato – pare - sulrapporto tra Natura umana, Tempo e spazi side-rali, presto accantonato e di nuovo ripreso in unvortice di revisioni infinite. E le prime immaginidel film – la cui uscita nelle sale è prevista ancheda noi a maggio - lasciano indiscutibilmente abocca aperta: un susseguirsi di steadycam flut-tuanti e tagli di luce suggestivi, con i volti di BradPitt e Sean Penn alternati a riprese cosmiche dipianeti e soli in movimento.

L’effetto è grande, tanto quanto lo è stata lasopportazione dei “malickiani” doc, blanditi nelfrattempo da The New World, ma sempre in attesadi Q, l’opera definitiva – addirittura d’addio, sivociferava. Un’opera la cui lavorazione è iniziata

nel 2005 con MelGibson e ColinFarrell comeprotagonist i ,poi già stravoltal’anno seguentecon il subentrodi Penn e HeathLedger, ed in-fine costante-mente ridefinitada un inseguirsiincessante dinotizie contrad-dittorie, indi-screzioni esmentite che si èinterrotto solo

con l’inizio delleriprese, ad inizio 2008, una volta arruolato Pitt.A quel punto una cappa di silenzio ha ricopertol’intera produzione fino al 2009, quando si è ini-ziato ad ipotizzare fantomatiche uscite e presen-tazioni festivaliere. Il valzer delle date ci haaccompagnati all’inatteso annuncio del direttoreFrémaux, che ha perciò segnato la fine di ungioco alla dilazione, se così si può dire, eviden-temente frutto di fosche manie autoriali.

Inutile negare che tale trambusto abbia gene-rato un’aspettativa mostruosa, come naturale perun regista che, scrisse un tempo Newsweek, anzi-ché fare film, erige cattedrali. E se i soliti book-makers inglesi profetizzano la Palma d’oro (leultime quotazioni lo danno 3 a 1, contro il 5 a 1del film di Refn e il 6 a 1 di Kaurismaki e Almo-dovar, mentre Sorrentino e von Trier sono dati10/1, Moretti 14/1, i Dardenne 16/1, Mihaileanuquasi in coda 20/1), nel mondo reale ci si sforzadi leggere tra le righe della sinossi offerta al pub-blico. La crescita di tre fratelli nell’America anni’50? Il rapporto padri-figli? Amore e sentimentiin una vicenda individuale che si proietta lette-ralmente nell’universo? Per ora, di certo, ci sonosolo immagini mozzafiato e supposizioni pros-sime al duro confronto con l’oggettività del film.Ciò che conta davvero è la fine dell’attesa.

Grande immersione tra scenari e cartoline parigine per Mid-night in Paris, il film di Woody Allen che inaugurerà l’11 maggiola 64° edizione del festival. Ufficialmente, la vicenda riguarda lesperanze e le disillusioni di una coppia in viaggio nella capitalefrancese. Ricchissimo il cast, a cominciare da Owen Wilson (Iotu e Dupree, I Tenenbaum), comico di punta del cosiddetto “FratPack”: al suo fianco, Rachel MacAdams, Adrien Brody, MarionCotillard, Michael Sheen, Kathy Bates e naturalmente Carla Bruni,la cui partecipazione al film ha rubato in questi mesi la scena atutti.

Arriva finalmente The Tree of Life, con Brad Pitt eSean Penn. E i bookmakers inglesi lo danno già favorito (3 a 1) per la conquista della Palma d’oro.

Nelle sale italiane è annunciato alla fine di maggio

[ di Massimo Lechi ]

Woody Allen Lars von Trier

Dopo la sua personalissima versione dell’horror presentatadue anni fa a Cannes (Antichrist), il regista danese s’inventa sta-volta una sua versione del cinema catastrofico. Il titolo Melan-cholia riprende infatti il nome di un pianeta che sta per entrarein collisione con la terra: e la vicenda riguarda una coppia (Kir-sten Dunst e Alexander Skarsgard) che festeggia le nozze in casadella sorella della sposa (Charlotte Gainsbourg) e di suo marito(Kiefer Sutherland), innescando una serie di conseguenze che ilregista definisce tra psicologico e catastrofico. Altri interpreti:Charlotte Rampling, John Hurt, Udo Kier.

L’albero di Malick

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Christina Hendricks è tragli interpreti di Drive

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6 FILM DOC MAGGIO - AGOSTO 2011

LE INTERVISTE DOC

PRESENTATO in com-petizione all’ultimo Fe-stival di Cannes, dove

ha suscitato polemiche a nonfinire, Uomini senza leggecomincia dove finiva il prece-dente film “storico” di RachidBouchareb, Indigènes,l’omaggio del cineasta franco-algerino ai combattentid’Africa che parteciparono allaguerra di liberazione francese:

con il massacro di Sétif nel 1945. Le accuse di revisio-nismo che il deputato Lionnel Luca e altri componentidel UMP e del Fronte Nazionale hanno istigato controil film si dimostrano infondate, irresponsabili e inu-tilmente sediziose fin da questa prima scena, la più in-criminata. Raccontando la guerra d’Algeriaattraverso tre personaggi, un militante esaltato e fau-tore della lotta armata, un partigiano non-violento eun individualista senza ideologia, Bouchareb libera unaffresco politicamente sottile, sofferto e stratificatosulla lotta d’emancipazione del popolo algerino. Etraccia un percorso cronologico dentro un’altra storiadella Francia, di cui interroga cattiva memoria e ri-mozioni, per rievocare la complessità dei legami tradue nazioni sorelle e nemiche, la Francia e l’Algeria,incapaci di trovare l’armonia per la volontà di domi-nare dell’una e di sottrarsi al giogo dell’altra.

Ma Uomini senza legge è anche un’opera dalleambizioni spettacolari, con delle scene d’azione e dimassa ben congegnate, una saga familiare ispirata aifilm gangster di Scorsese e Melville, con un tocco allaRocco e i suoi fratelli. È importante che il cinema fran-cese coltivi le zone d’ombra della storia del suo paesee non è indifferente che per la prima volta il conflittofranco-algerino sia raccontato dagli eredi diretti diquesta storia, il regista e gli attori, puri prodotti delladecolonizzazione. La presentazione del film a Cannes è stata fu-

nestata da polemiche feroci, dalle manifesta-zioni dei “pieds noirs” e del Fronte Nazionale.A mente fredda, perché secondo lei il film hascatenato reazioni così violente?

Non lo so, ma se volevano guastarmi la festa

ci sono riusciti. Avere un film a Cannes è sempreuna gioia per chi ama il cinema e stavolta non mela sono goduta affatto. Ero preparato alla discus-sione ma non mi aspettavo delle reazioni cosìplateali. La cosa che non riesco a capire è perchéla gente si sia ferocemente scagliata contro ilfilm senza averne visto nemmeno un foto-gramma. Volevano impedirne l’uscita come è ac-caduto con La battaglia di Algeri, ma stiamoparlando di 50 anni fa. Proibire oggi la distribu-zione di un film è insensato. Quanto alle accusedi sentimenti anti-francesi credo che il film parlida sé, può piacere o meno ma di certo non è ani-mato dalla faziosità o dall’odio.Evidentemente in Francia non si può ancora

parlare con serenità della guerra d’Algeria…Sono nato a Parigi ma la mia famiglia è alge-

rina, ho dei ricordi vividi della guerra, ci sono im-magini, voci e racconti che fanno parte della miainfanzia ed era inevitabile che prima o poi avreigirato un film sull’argomento. Ma prima ancoradi essere un’opera di ricostruzione storica, Uo-mini senza legge è un film sull’ingiustizia. Dopo120 anni di colonizzazione, arriva un momento incui il desiderio di riconquistare la libertà diventainsopprimibile. La storia di questa famiglia inizianel 1925 quando viene privata della propria terra.La questione che pongo è semplice: fino aquando gli uomini possono tollerare questeforme di apartheid? C’è anche, al di là delle questioni personali, il

desiderio di raccontare la Storia da un punto divista nuovo, di fare i conti con un passato dellaFrancia che non è innocente o facilmente edul-corabile.

Sì certo, Indigènes e Uomini senza legge na-scono anche da questo impulso. I francesi, gli al-gerini, i maghrebini e gli africani, soprattutto lenuove generazioni, hanno bisogno di conoscereil passato coloniale della Francia. Uno dei compitidel cinema è raccontare storie che nessun altrovuole raccontare. Ma, quando va al cinema, lospettatore vuole soltanto vedere un film, non leg-gere un libro di Storia. Di questo sono convintonel profondo. Il film dovrebbe suscitare un dibat-tito d’idee tra punti di vista diversi, denunciare la

complessità degli eventi non illudersi di poterliricostruire. Se parliamo della strage di Sétif, percitare l’episodio che ha scatenato la bagarre, èopportuno che gli storici di Francia e d’Algeria la-vorino insieme per scrivere la memoria comunedei due paesi in tutta libertà, lontani una volta pertutte dalle polemiche sulla guerra d’Algeria. Il ci-nema può farsi latore di questi interrogativi, è unluogo dialettico dove si incontrano testimonianzee memorie diverse e non certo la voce ufficiale diuna versione piuttosto di un’altra.A proposito d’ingiustizia, il modo in cui i tre

fratelli protagonisti reagiscono alle offese deglieventi è completamente diverso…

Quello che mi interessa è catturare la micro-storia nella flusso della grande storia, per questovolevo mostrare come ciascuno dei personaggicerchi di plasmare il proprio destino in condizionidi dolore e avversità. Due di loro decidono di en-trare nella resistenza e scelgono l’azione, mentreil terzo è convinto che l’ascesa sociale e il suc-cesso economico gli consentiranno di guada-gnare l’indipendenza più facilmente. Credo chequello che vivono i tre fratelli nel contestofranco-algerino sia universale, potrebbe acca-dere in Irlanda, in Cile o in Italia, durante la resi-stenza partigiana.Lei ha spesso parlato, a proposito della ge-

nesi del film, dell’influenza del cinema più chedell’ideologia, citando in particolare l’impor-tanza di film come L’armata degli eroi o C’era unavolta in America.

Melville è un modello importantissimo perUo-mini senza legge, le atmosfere tese e cupe di L’ar-mata degli eroi sono state un riferimento che hosempre avuto nella testa. Il film è costruito comeun affresco che attraversa quarant’anni di storia,con grandi scenografie, delle sequenze d’azionecomplesse e dei costumi minuziosamente rico-struiti. I personaggi gestiscono la rivoluzionecome Il padrino di Coppola gestirebbe la famigliae i suoi affari. Ho ripensato spesso a film che hoamato molto come Viva Zapata! di Kazan o C’erauna volta in America di Leone. Volevo che lo spet-tatore si imbarcasse e vivesse un’esperienzafatta di emozioni forti, perché un film deve esseresoprattutto un piacere cinematografico intenso,accessibile al grande pubblico.

Intervista a Rachid Bouchareb, regista del film Uomini senza legge, sulla guerra di liberazione algerina.

[ di Roberto Pisoni ]

La storia mai raccontata

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UNO NESSUNO E CENTOMILA. Robert Ro-driguez è così. Tranne che non è in cercad'autore perché, come se non bastasse, nei

ritagli di tempo riesce a essere anche un autore.Quando secoli fa Rodriguez esordì con il minu-scolo El Mariachi sembrava che il regista texanofosse un solo un veloce fenomeno stagionale: oggiqui, domani dimenticato. Invece sono trascorsi 19anni e Robert Rodriguez macina ancora film conl'entusiasmo di un principiante entusiasta. Mac-china autosufficiente che ha creato non pochi pro-blemi ai rigidissimi sindacati cinematograficiamericani che di certo non vedevano di buon oc-chio un regista attivo come montatore, musicista,sceneggiatore, creatore di effetti speciali e chissàcos'altro, Rodriguez nel frattempo ha fatto anchedi peggio: è diventato la major di se stesso. Manon alla maniera di un George Lucas o di unJames Cameron che creano intere aziende consocietà affiliate alla casa madre che realizzanoprodotti ancillari e, contemporaneamente, inven-tano e brevettano nuove tecnologie. Robert Rodri-guez si muove su scala più ridotta. A lui basta (sifa per dire) il suo piccolo parco dei giochi dove po-tere fare film a sua immagine e somiglianza. Inquesto senso, sì, Rodriguez è un autore. Proba-bilmente non nel senso che immaginavano i padridella nouvelle vague, ma di certo nel senso che

la sua peculiare poetica è intimamente intrecciatacon un'idea di artigianato (né alto né basso) checontiene in sé il senso stesso del suo fare cinema(permettendo così ai suoi film di essere ricono-scibili sempre come approccio alla materia esguardo; anche quando non convincono del tutto).Esempio perfetto di regista post-cinematografico,Rodriguez è un ipertesto di sintagmi spettacolari,

o se si vuole di frasi fatte che, al paridel suo compañero Quentin Tarantino,è capace di reinventare con un piglio eun'energia tale da liberare la sua pro-posta dal sospetto dell'autoreferenzia-lità. Eppure, laddove Tarantino possiedeuna potenza di sguardo e una capacitàdi pensare per inquadrature schietta-mente classica, Rodriguez, inevitabil-mente, filtra la sua specificità filmicaattraverso un insieme di sistemi lingui-stici totalmente spurio che non si ricon-duce mai al minimo comune denominatoredel cinema. Tarantino, invece, riporta sempretutto alla casa del cinema. E la differenza princi-pale tra i due sta tutta qui. Rodriguez non parlacinema. Lui parla tecnologie (soprattutto videolu-diche). Tarantino parla solo cinema. Eppure nella pratica filmica di Rodriguez,

schiettamente impura, contaminata per defini-zione, vive con forza un gusto, completamenteinattuale, per quanto rivitalizzato attraverso ele-menti condivisi della cultura di massa, cheoscilla, senza soluzione di continuità, fra le aspe-rità del cinema statunitense degli anni Settanta,e lo stupore naïf delle creazioni fantastiche di RayHarryhausen (come dimostrano perfettamente isuoi film avventurosi dedicati agli Spy Kids o aSharkboy e Lavagirl). Se Sergio Leone compie laprima grande opera di trasvalutazione metalin-

guistica del cinema classico e delsuo relativo bagaglio mitopoieticodi questo, Robert Rodriguez, ci-neasta inevitabilmente post-JohnWoo, si ritrova nella posizione direinventare proprio il cinema disecondo e addirittura terzo gradometabolizzato dai numerosissimidiscepoli di Leone e Woo. E l'unica

modalità a sua disposizione è proprio quella di fil-trare il tutto attraverso un approccio mediato daun tipo di partecipazione che non è quella del(meta)cinema di una volta (ossia: riconosco la ci-tazione...) ma dalla consapevolezza di parteciparedelle medesime strutture di individuazione delprincipio di realtà. Il regista quindi è colui che do-mina e riproduce con la maggiore accuratezza

do-cumentaria pos sibile le

strutture linguistiche condivise della comunità deiparlanti. Esemplari in questo senso i corti dellaserie Ten Minute Film School (nel frattempo estesianche alla cucina Tex-Mex) dove tutti i segreti deisuoi film vengono ridotti e spiegati nei minimi det-tagli. Ossia vengono condivisi e resi riproducibili.Eppure Robert Rodriguez non è un replicante.Semmai il contrario. Nel suo cinema vive unasorta di paradossale democrazia del linguaggio dicui proprio il suo approccio fai da te di base è lamaggiore garanzia di autenticità. Il padroneggiarele strutture della lingua condivisa del cinema glipermette di ritagliarsi la propria libertà all'internodel sistema produttivo. Fare significa libertà e,inevitabilmente, la libertà produce il fare. Rispettoa Roger Corman che si muoveva su una scala ri-dotta rispetto a Hollywood rovesciandone le prio-rità estetiche, Robert Rodriguez, a partire dalcontrollo dei mezzi di riproduzione, tenta, attra-verso la singolarità del suo approccio (e di conse-guenza del suo sguardo), di creare un mondo asua immagine e somiglianza di cui Machete oggisembra essere l'ipertesto perfetto. E non sor-prenda che giunta al suo grado incandescenza, lamacchina Rodriguez riesca a produrre persino unesempio di cinema politico mutante affrontandodi petto il dramma dell'immigrazione clandestinain Texas. Se Michael Bay è il regista che volle farsimacchina, Robert Rodriguez è senz'altro la mac-china che vuole continuare a fare cinema. E nelpanorama americano contemporaneo, sono pro-prio cineasti come Robert Rodriguez a fornire leindicazioni più interessanti sulle possibili muta-zioni ulteriori del cinema. Anche e soprattuttoquando il cinema non è più il cinema.

[ di Giona A. Nazzaro ]

nel panorama americano contemporaneo,sono proprio cineasti come Robert Rodri-guez a fornire le indicazioni più interessantisulle possibili mutazioni ulteriori del ci-nema. "

Robert Rodriguez

Esce in questi giorni Machete, l’ultimo film del regista di Sin City e Dal tramonto all’ alba

UN UOMO SOLO AL COMANDO

7FILM DOC MAGGIO - AGOSTO 2011

REGISTI DOC

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E’UN TRIPUDIO DI COLORI E MUSICA l’ultimarealizzazione di Blu Sky Studios e Fox. Rio è unomaggio al Brasile del carnevale e delle spiagge

assolate, ma non nasconde il lato oscuro della terra delsamba: i ninos de rua, le favelas e soprattutto il traffico illegaledi animali esotici. Il protagonista del film infatti è un rarissimopappagallo macao, catturato dai bracconieri e trasportato nelgelido Minnesota. Ma un giorno la sua padroncina viene a sa-pere che Blu non è l’ultimo esemplare della sua specie: a Riovive Gioiel, controparte femminile di Blu, e i due partono allasua ricerca, imbattendosi però in una banda di trafficanti dianimali.Ad accompagnare l’anteprima italiana del film, nel corso

della quindicesima edizione di Cartoons on the Bay, è stato ilregista Carlos Saldanha, che dagli organizzatori del Festivaldedicato ad animazione e crossmedialità ha ricevuto ancheun “Pulcinella Special Award”. Saldanha occupa un posto dirilievo nell’animazione internazionale dopo aver realizzato latrilogia di L’era Glaciale. Rio è però il film che sente più vicinopoiché, da brasiliano doc, ne ha curato anche il soggetto.“Sono nato a Rio ed ho sempre pensato che fosse un luogo

ideale per il cinema, molto fotogenico ed immediatamente ri-conoscibile grazie ai contrasti ambientali: mare e montagna,

giungla di cemento e giungla tropicale”, ha spiegato Saldanhaa Rapallo.

Perché un pappagallo come protagonista?Penso che rappresenti in modo efficace lo spirito gioioso

del Brasile. E poi sono animali intelligenti, in grado di interagirecon gli esseri umani: volevo un film con un cuore e un’anima.

Per certi aspetti Rio potrebbe diventare un manifestoanimalista.Beh, quando ho iniziato ad immaginare la storia mi sono

tornati alla mente alcuni tg che vedevo in Brasile da ragazzo:raccontavano di bracconaggio e di vendita illegale di uccellirari. Lo trovavo impressionante: è così bello vedere invece glianimali nel loro habitat naturale. Per questo ho voluto che ilfilm veicolasse anche il tema della difesa ambientale.Rio presenta altri aspetti poco edificanti del Brasile.Non nascondo il dramma delle favelas. Come brasiliano ho

sempre considerato insoddisfacente la rappresentazione delmio Paese: non ha senso mostrare solo l’allegria e i balli. Hosentito la responsabilità di aprire gli occhi degli spettatorianche su certe realtà sociali. L’ho considerato un dovere e nonme ne vergogno: semmai dovrebbero vergognarsi i politici chenon si occupano dei bisognosi.

Per le coreografie sembra essersi ispirato ai vecchimusical hollywoodiani.Confesso una passione per Busby Berkeley e le sue splen-

dide costruzioni caleidoscopiche, che rispecchiano molto beneil Brasile. Mi sono occupato delle coreografie anche in Joe’sApartment e L’Era Glaciale 2.

Anche la musica è particolarmente curata.Mi sono rivolto a Segio Mendes, che considero un’enciclo-

pedia vivente della musica brasiliana. Comunque nel film cisono anche i ritmi hip hop dei Black Eyed Peas.

E’ complicata la lavorazione di un film d’animazionein 3D come questo?A differenza dei film live, la sceneggiatura è modificabile,

e quindi migliorabile, fino all’ultimo momento. Per Rio ho pre-parato una serie di disegni sui passaggi chiave del soggetto,li ho consegnati agli sceneggiatori e da quei pochi fogli sononati dialoghi e scene. In generale, quando devo dirigere unfilm adotto questo accorgimento: registro la voce dei doppia-

tori e la ascolto ad occhi chiusi per immaginarmi la scena inogni particolare. Poi vado nel reparto animazione e guido i ra-gazzi nel realizzare la performance fisica dei personaggi. E’un lavoro di squadra, i miglioramenti sono continui e progres-sivi. L’aggiunta dei colori è l’ultimo passaggio, e comunque lequestioni tecniche non sono certo quelle a cui diamo maggioreimportanza.

Qual è la vostra priorità?Una buona storia. A livello tecnologico posso creare un 3D

più efficace o piume più realistiche, ma la parte più difficile eimportante è creare soggetti piacevoli per il pubblico.

Quanto tempo impiegate di solito per realizzare inte-ramente un film?In media tre anni, di cui uno e mezzo solo per l’animazione.

Alla Blu Sky siamo molto precisi e rispettiamo sempre i tempiche ci vengono indicati. Il budget? Intorno ai 100 milioni didollari.

La Blu Sky è in competizione con due colossi comePixar e Dreamworks.La concorrenza è stimolante: se il livello generale è alto ne

beneficiano tutti, pubblico in primis.Dopo il grande successo deL’Era Glaciale, la Fox mi dà la li-bertà creativa neces-saria per svolgereil mio lavoro cons e r e -nità.

ESISTE ETÀ PIÙ INGRATA di quella“terra di mezzo” tra infanzia e adole-scenza, quando si compiono undici

anni, si va alla scuola media e si scopre chela vecchia identità non va più bene e quellanuova è difficile da conquistare? Il preadolescente Greg Heffley (Zachary

Gordon) ancora non lo sa ed è convinto chein breve tempo, grazie a precise strategie“sociali”, diventerà uno dei ragazzi più popo-lari della scuola. Sta attento a come parla, adove si siede, a come si veste. Persino lo zai-netto viene indossato secondo una precisa li-turgia. Ma ogni tentativo di emergere si rivelaun totale fallimento. Al contrario Rowley (Ro-bert Capron), l’amico d’infanzia che ha sem-pre ritenuto uno sfigato, sale senza sforzo igradini più alti della scala sociale grazie allesue capacità come vignettista del giornalino

scolastico. Frustrato dal confronto con lui,vessato in casa dall’odioso fratello maggiore,inseguito da una banda di bulletti cui ha pe-stato i piedi durante una delle sue bravate,Greg tradisce l’amicizia di Rowley e litiga conmezza scuola. Arriverà anche il tempo del suoriscatto, grazie a una bella arringa sulla stu-pidità di certi pregiudizi imperanti a scuola.Lo ascolteranno in pochi, ma tra questi ci sa-ranno il ritrovato Rowley ed Angie (Chloe Mo-retz), ragazzina intelligente e matura che findal primo giorno aveva messo in guardia Gregsulle trappole della scuola media.Tratto dall’omonimo romanzo per ragazzi

di Jeff Kinney, Diario di una schiappa arrivaal cinema sulla scia di un fenomeno editorialeche, a partire dal 2008, ha prodotto cinquebest seller (l’ultimo libro della serie, Diario diuna schiappa – Vita da cani, è stato pubbli-

cato quest’anno).Pur con qualche piccolo aggiustamento

narrativo, il film conserva la caratteristica piùinteressante del romanzo: alternare le gag in-fantili a tematiche importanti, come l’accet-tazione di sé, l’amicizia, la lealtà. Tanti coetanei di Greg potranno identificarsi

nelle sue insicurezze, nei suoi continui sforzidi piacere a tutti e nei piccolidisastri che, come spessoaccade quando si dipendedal giudizio altrui, ne con-seguono.Come già era successo

nel suo lungometraggiod’esordio, Hotel Bau (2009),il regista Thor Freudenthaldirige con mano sicura e pi-glio energico un manipolo di

giovani attori di talento, tra cui l’ormai lancia-tissima Chloe Moretz (Lasciami entrare, KickAss, Higo Cabret). Proprio a lei è affidata unadelle battute migliori del film, un vero e pro-prio viatico per tutte le schiappe all’ascolto:“Un giorno la scuola media finirà, arriverannole superiori e dopo quelle inizierà lavita vera. E allora tutto quelloche ora ti appare così im-portante non lo saràpiù”.

(M. F. G.)

8 FILM DOC MAGGIO - AGOSTO 2011

LE GUIDE DOC

Il regista di Rio parla del Brasile, della tecnologia, del 3D, del suo amore per il musical classico. E dell'ingrediente più importante di un film: una buona storia.

[ di Maria Francesca Genovese ]

[ di Maria Francesca Genovese ]

Diario di una schiappaEsce il film ispirato al fenomeno editoriale di Jeff Kinley

Cartoons on the Bay: premiato a Rapallo Carlos Saldanha

Pappagalli nel Tigullio

Carlos Saldanha

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MADRI CHE LAVORANO mentre i figlisono accuditi da altre madri che lavo-rano mentre i loro figli sono accuditi da

altri. Migrazioni. Precarietà del lavoro. Aliena-zione in fabbrica. Sono alcuni dei temi su cuiriflette Hai paura del buio di Massimo Coppola,in concorso alla Settimana della critica dellascorsa Mostra di Venezia e ora in sala.

Una giovane e bella operaia di Bucarestperde il posto di lavoro, vende il mobilio dicasa e parte per Melfi, Basilicata, Italia. Lì trovaospitalità da un’altra giovane e bella operaiadella Fiat. Sembra un viaggio casuale, ma nonlo è. La soluzione finale sta nell’unico dialogoarticolato di tutto il film, per il resto un rac-conto per immagini fluide: la macchina dapresa segue le due donne, le racconta in pri-missimi piani spesso da punti di vista insolitio scentrati. I dettagli diventano protagonisti:un ciuffo di capelli, una parte del corpo, un ve-stito di paillettes.

Uno stile allo stesso tempo documentaristae calligrafico, che gioca anche su un montaggiopoeticamente sporco dei suoni e della musica(quasi sempre diegetica), quello di Coppola:quarantenne salernitano famoso per avereideato - e spesso anche condotto o diretto – al-cuni dei programmi che hanno fatto la storiadi Mtv e non solo, come Brand New, approfon-dimento sulle nuove tendenze musicali, l’anti-reality Pavlov, e la serie di documentari AvereVentanni.

«Lo stile non è altro che il risultato della ne-vrosi visiva di chi gira – ha spiegato Coppoladopo l’anteprima genovese del suo film alla

sala Corallo - Un filmmaker non fa altro chescegliere dove guardare con la macchina dapresa. Io mi considero ossessivo perché mipiace guardare uno spazio breve per un tempolungo. E soffermarmi sul volto femminile è perme una tentazione irresistibile. Allo stessotempo scelgo un montaggio con pochi tagli,quindi nei miei film più che tanti primi pianici sono pochi tagli e quindi quei primi pianisono più significativi».

Quanto è stata importante la scelta della co-lonna sonora? Ci ha pensato prima, duranteo dopo le riprese?

«Prima ancora di aver iniziato la sceneggia-tura avevo chiaro lo score che avrei voluto ecome lo avrei usato. Ma i brani dei Joy Divi-sion non sono orecchiabili e non c’erano i soldiper pagarli, per questo la produzione ha insi-stito perché scegliessi un musicista che com-ponesse qualcosa ad hoc. Ma poi i Joy Divisionhanno accettato e per me è stata una grandegioia».

E come ha lavorato sulla sceneggiatura?«Ne ho scritto una prima versione in una de-

cina di giorni nel 2006 mentre ero a Cuba e laRomania era ancora fuori dall’Unione Euro-pea. Poi c’è stato l’iter di raccolta dei fondi everso la fine del 2008 il produttore mi ha detto

che il film si sarebbe fatto:io a quel punto avrei vo-luto cambiare tema per-ché tante cose eranocambiate, ma gli aiutierano per quel soggetto,così ho dovuto riscriverel’80% del copione».

Perché la Romania?«Avevo girato lì parte

di un documentario chesegue le vicende di un ragazzino di un camponomadi milanese che torna a casa dopo anni.Arrivato a Bucarest mi ha colpì la luce quasi“americana” che scende dall’alto. La cittàvenne costruita secondo una legge per cui tuttii palazzi dovevano essere alti otto piani e que-sto crea delle fughe prospettiche fantastiche.In più il cemento usato assorbe tantissimo laluce, quindi il contrasto è naturalmente moltoalto. Non ho lavorato molto in postproduzioneperché il paesaggio crea da sé una certa pie-nezza e ruvidezza, in contrasto con la nebbio-lina che invece si trova a Melfi. Poi la terradella campagna rumena ha i toni del rosso edell’ocra e anche questo crea un effetto interes-sante».

9FILM DOC MAGGIO - AGOSTO 2011

La difficoltà di un diciannovenne nel con-quistarsi un’autonomia economica e psico-logica. Il rapporto padre-figlio. La capacità discegliere e decidere in un’età di passaggiovissuta in un’epoca di crisi, le intermittenzenell’amore e nell’amicizia sono alcuni deitemi proposti da Questo mondo è per te diFrancesco Falaschi, presentato il 15 aprilescorso al Cinema Eden, in collaborazionecon il Missing Film Festival, con in sala il re-gista e il protagonista Matteo Petrini. Nel-l’occasione sono stati proiettati anche duetra i cortometraggi più apprezzati del registatoscano: Quasi fratelli (1998) con RenatoCarpentieri e Adidabuma (1999) con Pier-francesco Favino.« Sono legato particolarmente a questa

città perché qui, al Genova Film Festival nel

2007, mi è stata dedicata laretrospettiva completa deimiei lavori - ha esorditoFalaschi - e sono genovesi,tra l’altro, tutti gli autoridelle musiche di questofilm: Pivio & Aldo De Scalzicon Luca Cresta & Claudio

Pacini ». Nato come un workshop della scuola di

cinema di Grosseto, in cui insegna lo stessoFalaschi, il film sarà proposto al pubblico deicineclub e delle sale FICE del circuito regio-nale. A differenza di tanto cinema giovanili-stico e para-televisivo, che va per lamaggiore, Questo mondo è per te sa raccon-tare in modo leggero e umoristico, che nonvuol dire superficiale, l’eterna condizionegiovanile. « Sono stato sempre scettico difronte ai giudizi paternalistici sui giovani,sulla loro presunta diseducazione culturalee sentimentale. E quindi ho pensato che rac-contare una storia di formazione su un ra-gazzo di oggi può mettere in campo temiuniversali. E raccontare alcuni sentimentidiffusi di questi anni, che appartengono a

tutte le generazioni. »Questo mondo è per te è la storia di Teo,

un ragazzo di 19 anni appena diplomato,aspirante scrittore cresciuto con il mito diJohn Fante, Bukowski e Bianciardi, chiamatoa dover essere economicamente autonomoa causa delle traversie finanziarie dovute aiproblemi di salute del padre. Tra lavori pre-cari, talvolta assurdi e grotteschi, ed espe-rienze affettive e sentimentali, resterà a gallasenza annegare. « Abbiamo cercato di rac-contare - ha continuato Falaschi - non tantoil precariato ma la sensazione di precarietàche affligge la società odierna, una sensa-zione attualmente molto diffusa in tutte lefasce d’età che inibisce le decisioni, castrai sogni e mina la sicurezza e la stima di sé ‘.Significativo, in fase di sceneggiatura,

l’apporto dello scrittore Filippo Bologna, au-tore di “Come ho perso la guerra”, finalistaal Premio Strega 2009, alla sua prima colla-borazione cinematografica. « Ognuno cercadi fare i film che vorrebbe vedere – ha pro-seguito Falaschi - abbiamo provato a scri-vere una commedia italiana nel senso piùalto. Anche in scrittura abbiamo concepito

un film che avesse una sua dimensione piut-tosto contenuta nei costi ma che potesseaspirare a un pubblico vasto, giovanile e non.Si tratta quindi di un film indipendente ma nonper questo non pensato per il pubblico ».Lo sguardo con cui seguiamo la vicenda

è sempre quello di Teo, il protagonista delfilm (un convincente Matteo Petrini al suoesordio), gli occhi di un adolescente sogna-tore e intransigente che diventano una sortadi soggettiva morale con cui l’obiettivo foto-grafa e giudica il mondo. Altro elemento dipregio del terzo lungometraggio di France-sco Falaschi, dopo Emma sono io (2002) eLast Minute Marocco (2006), sono le loca-tion. ‘Girato tra Follonica, Grosseto e Scan-sano - ha precisato il regista - ho cercatoinquadrature non oleografiche, immagininon esclusivamente descrittive, ma cheavessero una loro funzione narrativa. Ho pro-vato a concepire gli esterni non come fondalida cartolina, sebbene bellissimi, ma comepaesaggi dell’anima, capaci di suggerire leemozioni e il senso di spaesamento dei pro-tagonisti’.

Giancarlo Giraud

Parla Massimo Coppola, regista di Hai paura del buio

[ di Francesca Felletti ]

La ragazza di Bucarest

Incontro con Francesco Falaschi in occasione dellaproiezione del suo ultimo film Questo mondo è per te

Francesco Falaschi e Matteo Petrini

Generazioni precarie

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NON LO SO ANCORA sarà il titolo del primolungometraggio di Fabiana Sargentini, giàautrice di corti e documentari. Il film verrà

girato interamente a Levanto e nelle zone limi-trofe, raccontando l’incontro tra un anziano scrit-tore e una giovane donna in un giorno particolareed importante per la vita di entrambi. Il tutto col-locato nell’arco di ventiquattrore: dal mattino diun giorno di fine estate al mattino del giornosuccessivo.

All’origine di questo progetto c’è un fatto au-tobiografico, l’incontro tra una giovane regista eun anziano critico cinematografico: vale a direl’incontro tra Fabiana Sargentini e Morando Mo-randini, autore del soggetto e del trattamento diNon lo so ancora. «Ho incontrato Fabiana al Fe-stival di Bellaria nel 2004 e poi nel 2005 – spiegaMorandini – Io ero uno dei tre direttori del Fe-stival e lei una delle concorrenti. I suoi documen-tari vinsero entrambe le edizioni, Sono incinta nel

2004 e Di madre in figlia nel 2005. Da quegli in-contri nacque la nostra amicizia e il desiderio discrivere insieme un film. Ho già avuto alcuneesperienze come sceneggiatore, ma erano iprimi anni ‘60. Per il regista Gianfranco Bettettiniavevo sceneggiato un racconto di Fenoglio. An-dammo due volte nelle Langhe a trovare lo scrit-tore ma nel ‘63 Fenoglio morì improvvisamentee il progetto non venne portato a termine. E’ pas-sato mezzo secolo... Adesso, insieme a Fabianaho scritto il soggetto e il trattamento del suoprimo lungometraggio, il suo primo film di fic-tion. Della sceneggiatura vera e propria si è oc-cupato un professionista, Carlo Pizzati. Quandol’ho letta nella sua stesura definitiva mi sonoreso conto che non accade nulla e questo in teo-ria potrebbe essere un problema, ma io conoscola regista e la sua particolare sensibilità, ciò cheio chiamo Fabiana’s touch, e quindi so che il filmfunzionerà. Qualcuno aveva proposto me comeinterprete dell’anziano scrittore ma poi la cosa ècaduta: i due attori protagonisti saranno Dona-tella Finocchiaro e Giulio Brogi».

Morandini attribuisce alla regista la scelta diambientare la storia a Levanto: «Forse Fabianalo ha fatto per il rapporto particolare che io hocon quella città. A Levanto, nel ’51, mi sono spo-sato, ci ho vissuto, ci sono le case delle mie duefiglie e nel cimitero le ceneri di mia moglieLaura. Gli interni del film si gireranno nella casain cui ho abitato con la mia famiglia. Però le ra-gioni di questa scelta bisognerebbe chiederle aFabiana...».

Fabiana conferma e aggiunge: «Sì, si trattasenz’altro di un omaggio a Morando e alla suastoria, ma non è soltanto questo. Ero già stata aLevanto prima di incontrare Morandini, mi pare

fosse settembre, un mese particolare, non è piùestate e non è ancora autunno, è un momento diincertezza, un momento sospeso tra due cosepossibili. E Levanto, con il suo essere città dimare ma con i monti alle spalle, sottolinea que-sta incertezza. Ho pensato che fosse la città giu-sta per ambientare la mia storia, perché ha unatemperatura emotiva simile a quella che vivonoi miei personaggi durante il loro incontro. En-trambi sono in attesa di conoscere l’esito di al-cuni esami che, per ragioni diverse, potrebberocambiare la loro vita. Ore strane, in cui il destinoresta sospeso. E in questo momento di sospen-sione il fatto di non sapere niente l’uno dell’altrali rende ancora più liberi. Possono essere sestessi e raccontarsi con una sincerità ed una leg-gerezza che non sarebbe stata possibile in nes-sun’altra situazione. Un incontro raro e speciale,così come speciale è stato il mio incontro conMorando, anche se è avvenuto in circostanzecompletamente diverse. E’ una persona che hosubito sentita vicina, nonostante la differenzad'età, e mi piaceva raccontare questa sensa-zione».

Quanto alla presentazione ufficiale del film, laregista non fa ancora previsioni: «Sarebbe belloprovare con Venezia ma potrebbero esserci pro-blemi di tempo dato che le riprese inizieranno amaggio e dureranno cinque settimane. Vedremo.Comunque la buona notizia è che stiamo conclu-dendo le trattative per la distribuzione del film».

OCCHIO AI FILM DOC

CORPO CELESTEdi Alice Rohrwacher, con Anita CaprioliDopo essere cresciuta in Svizzera, una ragaz-zina torna a vivere con la madre in Calabria, af-frontando un mondo per lei sconosciuto. Storiadi formazione sensibile e originale, diretta daAlice Rohrwacher e selezionata per la Quin-zaine des realisateurs del festival di Cannes.

TATANKAdi Giuseppe Gagliardi, con Clemente RussoDa Roberto Saviano, una storia ambientata nelmondo dei giovani pugili di Marcianise, dove ilring rischia di essere una delle rare occasioniper sottrarsi all’abbraccio fatale della camorra.Con il campione di pugilato Clemente Russo,Rade Serbedzija e Giorgio Colangeli.

THE HOUSEMAIDdi Im Sang-Soo, con Jeon Do-yeonUna ragazzina va a lavorare come bambinaiain una casa di ricchi, si guadagna l’affetto ditutti, ma viene sedotta dal padrone di casa: daquel momento deve subire le angherie dellamoglie, decisa ad eliminarla in un clima di fe-roce classismo. Da uno dei maggiori registi co-reani contemporanei, il remake di un classicoanni ’60.

NAOMIdi Eitan Zur, con Suhel HaddadProfessore universitario sessantenne scopreche la moglie giovane e bella lo tradisce: af-frontato il rivale, si ritroverà coinvolto in una si-tuazione irreparabile… Da un racconto dellascrittrice e sceneggiatrice Edna Mazaya, un ori-ginale noir israeliano che affonda le sue radiciin complessi rapporti familiari.

LE DONNE DEL 6° PIANO di Philippe Le Guay, con Fabrice LuchiniUn agente di borsa anni ’60 conduce una vitaagiata e tranquilla, finché perde la testa per leesuberanti donne spagnole che abitano al sestopiano del suo palazzo: a quel punto, l’esistenzanoiosa del nostro rigido eroe si trasforma com-pletamente… Simpatica commedia francese,con un grande Fabrice Luchini protagonista.

13 ASSASSINS di Takashi Miike, con Koji YakushoUn Nel Giappone degli Shogun, un nobile riuni-sce un gruppo di abilissimi samurai per elimi-nare un crudelissimo feudatario. Remake di unclassico d’avventura, il film è diretto da TakashiMiike, regista cult di film violentissimi comeAudition, Visitor Q o Ichi the killer. Presentatoin concorso all’ultimo festival di Venezia.

KABOOMdi Gregg Araki, con Thomas DekkerUno studente americano se la spassa allegra-mente al campus, finché si ritrova la vita scon-volta: colpa di una cospirazione, degliallucinogeni o di altro ancora? Gregg Arakigioca con i suoi temi abituali, declinando glieroi adolescenti e le loro pulsioni sessuali inchiave spudoratamente pop. Presentato fuoriconcorso al festival di Cannes e premiato conla Queer Palm.

Un giorno a Levanto

Il film racconta l’incontro ligure tra un anziano scrittore e una giovane donna

Iniziano a maggio le riprese di Non lo so ancora, film d’esordio di Fabiana Sargentini. Da un soggetto di Morando Morandini.

[ di Antonella Pina ]

Nelle foto: Fabiana Sargentini e Morando Morandini durante i sopralluoghi a Levanto. Il cast prevede come protagonisti Donatella Finocchiaro e Giulio Brogi.≤

PICCOLA GUIDA

AI FILM DOCIN USCITA NELLE SALE

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ESISTE IN ECUADOR UNA LUNGA storiadi produzione cinematografica: purtroppo,nonostante la qualità o il valore storico di

alcuni tra questi contributi, fino ad ora il cinemadi questo paese non ha però avuto grande im-patto, a parte alcune eccezioni.

Si potrebbe affermare che la produzione abbiaavuto inizi durante gli anni '20, con la realizza-zione del primo lungometraggio, El Tesoro deAtahualpa (Il Tesoro di Atahualpa) diretto dal-l'ecuadoriano Augusto San Miguel, o col docu-mentario Los invencibles Shuaras del alto Amazonas(Gli invincibili Shuaras del alto Amazonas) girato

dall'italiano Carlos Crespi Legano. Tra il 1930 e1931, l'avvento del sonoro arresta però lo svi-luppo dell'industria cinematografica, che tentadi far fronte alla novità attraverso il sonoro dalvivo, vale a dire l'interpretazione dei testi e dellecanzoni contemporaneamente alla proiezione.Ma il tentativo non ha successo, e per quasi duedecenni il cinema nazionale si dedica a docu-mentari, cinegiornali e reportage turistici pro-mozionali, con l'eccezione di due lungometraggirealizzati nel 1950. Negli anni ’60 proliferano leco-produzioni col Messico e il cinema ecuado-riano viene promosso dagli intellettuali, contanto di presentazione di un disegno di legge perla produzione di film, ma anche stavolta senzafortuna.

E’ solo a partire dagli anni '80 che la cinema-tografia ecuadoriana torna alla produzione dilungometraggi, ad esempio con l'adattamentocinematografico nel 1989 di La Tigra (La Tigre),opera dello scrittore ecuadoriano José de la Cua-dra. A dirigere il film è Camilo Luzuriga, autoreanche di Entre Marx y una mujer desnuda (TraMarx e una donna nuda) tratto dal libro di JorgeEnrique Adoum. Ma il film che segna un primae un dopo nel panorama ecuadoriano è Ratas, ra-tones, rateros (Ratti, topi, ladri), diretto nel 1999

da Sebastián Cordero e presentato prima al Fe-stival di Venezia, poi a Toronto, San Sebastián oBuenos Aires, premiato a Huelva e La Habana.Questo film ha dimostrato che un prodotto ecua-doriano poteva riempire le sale cinematografi-che nazionali ed essere riconosciuto dalla criticainternazionale.

Da questo momento in poi, il cinema realiz-zato in Ecuador acquista un altro slancio: Fuerade juego (Fuori gioco) di Víctor Arregui viene pre-miato al Festival di San Sebastián e FernandoMieles vince il premio per la migliore sceneggia-tura al Festival di Cine Pobre de Gíbara, mentrenascono nuove scuole di cinema e festival comeEncuentros del Otro Cine EDOC (dedicato al do-cumentario) o il Festival di cinema iberoameri-cano Cero Latitud. Nel frattempo, il film Qué tanlejos (Quanto lontano) della regista Tania Hermidavince lo Zenith d’argento a Montreal, categoriaOpera Prima, e diventa un fenomeno sociolo-gico, ottenendo più di trecento mila spettatori inSpagna e un’accoglienza sorprendente tra gliecuadoriani, considerando lo scarso apoggio alcinema locale.

Sono questi gli avvenimenti fondamentali chehanno dato forma a quello che ora si definiscecinema ecuadoriano. Un cinema a basso budget(il costo medio di produzione è di trecentomiladollari, ma molti film sono stati realizzati conbudget molto più bassi) e con una scarsa distri-buzione internazionale, con pretese realistiche ein cerca di una via di mezzo tra road movie,thriller e tradizione del Nuovo Cinema Latinoa-mericano, più per ragioni di costi che per ideo-logia: questo significa l'uso di luce naturale,location in esterni, utilizzo di attori non profes-sionisti. Un cinema che cerca di professionaliz-zarsi, partecipare a festival, competere con imercati, gestire bilanci internazionali, soddi-sfare gli standard di qualità mondiale, diventareinsomma un'industria.

Fino a poco tempo fa, ogni regista si arran-giava per conto proprio, in quanto non esistevail concetto di un cinema nazionale. Tuttavia, nel2006 si sono visti grandi sviluppi nella legisla-zione ecuadoriana sul cinema, con la promulga-zione di una legge e di un regolamento sullemodalità di creazione, produzione, distribu-zione, marketing e altre attività volte a rafforzarelo sviluppo dell'industria cinematografica. Iniziacosì il processo di creazione del Consejo Nacio-nal de Cinematografía del Ecuador (CNCINE),composto da quattro delegati del settore pub-blico e da tre rappresentanti delle organizzazioni

professionali del cinema. Questo organismo saràresponsabile della gestione del Fondo per la pro-mozione nazionale del cinema, al fine di soste-nere la produzione in maniera regolamentata.

Nel 2007 le cose sembrano così cambiare: gra-zie ai fondi dello Stato, il cinema ecuadoriano co-mincia ad avere una sua identità sulla scenainternazionale. Tra le pietre miliari spicca Croni-cas, opera seconda di Sebastián Cordero, selezio-nato a Cannes nel 2004 (sezione Un CertainRegard) e al Sudance Film Festival: i film succes-sivi del regista sono Rabia (da un romanzo di Ser-gio Bizzio) e Pescador, attualmente inpost-produzione. Altri film, intanto, stanno ve-nendo alla luce, come il documentario El Comitédi Mateo Herrera, Cuando me toque a mí di VíctorArregui (premio a Manuel Calisto come migliorattore al Festival di Biarreitz), Esas no son penasdi Anahí Hoenesein, Prometeo deportado di Fer-nando Mieles, A tus espaldas di Tito Jara.

Ormai si può dire che esistono esempi note-voli di cinema ecuadoriano, capaci di mostrareun mondo in cui gli spettatori stranieri possanoimmergersi per capire com'è questo paese e lasua gente. Ogni racconto ha uno sguardo di-verso, un'estetica diversa, ma un obiettivo in co-mune: proiettare un'immagine realisticadell'Ecuador, paese che possiede un paesaggioricco e variegato, persone di etnie differenti, chevivono tutte in uno stesso stato, dove ognuno hail proprio modo di esprimere se stesso e le pro-prie convinzioni. Questo nuovo approccio cul-turale è un mondo nuovo che vuole propagarsinelle sale cinematografiche di oggi e fare partedella storia del cinema mondiale.

11FILM DOC MAGGIO - AGOSTO 2011

I FESTIVAL DOC

La rassegna sul cinema dell’Ecuador è uno degli eventidel 14° Genova Film Festival, che si svolgerà dal 27 giu-gno al 3 luglio a The Space Porto Antico. Tra le altre se-zioni del festival, il consueto concorso nazionale percortometraggi e per documentari, Obiettivo Liguria dedi-cato alle produzioni liguri, una rassegna sul cinema delKosovo, l’omaggio a Vittorio Gassman, l’antologica Ge-nova per noi. Non è stato ancora definito il regista italianoospite della sezione Ingrandimenti curata da Oreste DeFornari, ma è invece sicuro uno “Speciale G8 – dieci annidopo”, sui modi in cui è cambiata radicalmente la pro-duzione italiana dopo la “rivoluzione digitale”.

Tutto il festival dal 27giugno al Porto Antico

Al Genova Film Festival di quest’announa rassegna di film dall’Ecuador

[ di Clara Salgado* ]

Alla scoperta del cinema ecuadorianoUna cinematografia giovane, che daqualche anno si sta affacciando sullascena dei festival internazionali

(*) Regista ed esperta di cinema ecuadoriano

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Per il loro primo western a pienotitolo (Non è un paese per vecchiera, infatti, solo un omaggio

alle sue modalità stilistiche), i CoenBrothers hanno scelto il remake diun film del 1969, in cui già l’anzianoHenry Hathaway mescolava i “ge-neri”, anche se poi finiva col met-tersi al servizio di John Wayne, il cuipersonaggio di sceriffo burbero emonocolo è qui ripreso con compe-tenza attoriale da Jeff Bridges. Latrama rimane fondamentalmente lastessa, attingendo entrambi i filmdal romanzo pubblicato a puntatenel 1968 da Charles Portis; mamolte cose sono cambiate in qua-rant’anni anche nel cinema holly-woodiano. Se allora Hathawayraggiungeva il successo internazio-nale immergendo la leggenda we-stern nella melassa dello stileproduttivo disneyano, qui i Coen la-sciano di fatto in secondo piano le

sdolcinature della storia della ra-gazzina in cerca di vendetta (allonta-nandola anche attraverso la vocefuori campo e un epilogo che la vedeormai adulta), per dare molta piùimportanza alla riflessione sul “ge-nere”, attraverso una particolare at-tenzione per il paesaggio (ottima lafotografia di Roger Deakin) e per lescene di violenza. Senza per questorinunciare alla loro autoriale cifrastilistica che li induce a mescolareancora una volta l’azione con i tonidella commedia, i quali nascono quinon solo dal contrasto tra l’”eroismoprofessionale” dello sceriffo e la fol-lia comportamentale dei banditi cuiegli si trova a dare la caccia, maanche dall’importanza che il film fi-nisce col dare al punto di vista disin-cantato di Matt Damon, il TexasRanger al quale i Coen concedonoun ruolo narrativo alquanto più im-portante di quello che aveva nel filmprecedente. Il risultato non è certo ilfilm migliore dei Coen, ma è pursempre un film che porta con evi-denza la loro firma. Il Grinta èun’opera cinematografica che sivede con piacere, abitata da bei per-sonaggi, recitata da ottimi attori, il-luminata da esterni molto suggestivie resa accattivante da un efficace

ritmo del racconto,che non si prendemai troppo sul serio,pur evitando concura di cadere nellaparodia. Insomma, èun film raro nel pa-norama del cinemacontemporaneo ereso prezioso anchedal fatto che noncede mai né allatentazione di am-miccare alle mode,né a quella di strizzare l’occhio aglispettatori del film precedente. C’erauna volta il western, sembrano direa ogni inquadratura i fratelli Coen.Impossibile oggi farne rivivere concredibilità sul grande schermo laleggenda e poco interessante sa-rebbe mitizzarne formalmente leconvenzioni stilistiche e narrative,come fecero a loro tempo SergioLeone e i suoi imitatori. Per i Coen,il western è in fin dei conti solo unmodo linguisticamente compiuto percontinuare a parlare dell’Americasecondo una prospettiva ebraica:cioè, con uno stile capace di mesco-lare continuamente (anche all’in-terno della stessa sequenza) iltragico e il comico, la malinconia per

ciò che non può più essere e la con-sapevolezza intellettuale che l’es-sere umano è solo un granello disabbia nella clessidra del tempo chepassa.

LE RECENSIONI DOC

Non credo siaesageratoaffermare

che Sorelle Mai è ilmigliore film ita-liano visto nella sta-gione. Ma questaaffermazione ha bi-sogno di essere moti-

vata, affinché qualcuno non laritenga provocatoria. Intanto, nonpenso sia necessario, per giustifi-carla, ricorrere all’alibi della genesioccasionale del film, fuori dai cano-nici sistemi produttivi, in un periododi riprese “casalinghe” che va dal1999 al 2008; perché Bellocchio,lungi dal prendere questi evidentilimiti tecnici come una scusa ha sa-puto farne una specifica compo-nente estetica della sua opera: siasul piano stilistico, sia su quellodrammaturgico. Sorelle Mai è unfilm sperimentale nel senso più po-sitivo del termine e in questo senso

è anche, almeno linguisticamente,forse il film più “sessantottino” delsuo regista, che sembra voler can-cellare tutta la storia “industriale”del cinema per ripartire dall’inizio(dall’”Anno Zero” si diceva allora).Come in un certo senso accadevagià a I pugni in tasca (qui più volte ci-tato visivamente nella prima parte,oltre che tematicamente nella co-mune attenzione alle relazioni fa-migliari). Solo che la forzarivoluzionaria dell’assunto, che là sievidenziava soprattutto sul pianodei contenuti, qui riposa intera-mente nella libertà del linguaggio.Almeno nei momenti più veri e au-tentici di un film, che pur non fa mi-stero della propria discontinuità.Puntando lo sguardo delle sue te-lecamere (in dieci anni ne ha cam-biate sicuramente molte, e laqualità delle riprese lo denuncianocon evidenza) sulla propria città(Bobbio) e sul proprio nucleo fami-

gliare (le sorelle maggiori, il fratelloAlberto, i due figli, gli amici, ecc.),Bellocchio non intende affatto fareil suo “amarcord”, quanto piuttostorealizzare una sintesi tra l’”inge-nuità” dei fratelli Lumière e la“semplicità” del più volte citatoAnton Cechov. E, siccome soventeci riesce, il risultato è decisamenteappassionante: immediatamentecomunicativo, portatore di una lim-pida evidenza estetica, privo di ogninarcisismo felliniano. Attraverso isuoi parenti e amici d’infanzia (aiquali si aggiungono come “gueststars” Donatella Finocchiaro e AlbaRohrwacher), Bellocchio si preoc-cupa soprattutto di raccontare gliesseri umani e le relazioni tra i per-sonaggi o di questi con lo spazio fi-gurativo. Fa, cioè, del cinema e nondell’autobiografismo. E il suo è uncinema davvero molto forte e inci-sivo. Soprattutto quando non ha bi-sogno di esibirsi in quanto tale:segno di una maturità che per il re-gista Bellocchio è stata una lenta efaticosa conquista (non c’è nulla dipiù faticoso della semplicità), di cuiforse deve ancora completamenteconvincersi lui stesso, se anche inSorelle Mai finisce poi con l’aver bi-sogno di introdurre la “spiega” diquello che è già contenuto nelle suesequenze più autentiche. Eviden-ziando questo limite costituzionaledi un film altrimenti molto vivo, nonintendo tanto far riferimento alladivagazione evidente dell’episodiocon la professoressa Rohrwacher(certo narrativamente un po’ for-

zato, ma con l’enorme pregio diportare in primo piano un tema,quello della “distrazione”, che èimplicito in tutto il film), quanto in-vece criticare quel suo finale meta-forico – questo sì alquantofelliniano – rappresentato dal sui-cidio pubblico dell’uomo in frack.Pur essendo sul piano tecnico lasequenza meglio girata del film, ilmigliore Bellocchio poteva davveroevitare quel finale, perché estetica-mente non c’entra nulla con il restoe concorre piuttosto a involgarirlo(“ora ti spiego quello che hai visto”),piuttosto che partecipare alla suaessenza e alla sua qualità.

SORELLE MAI(Italia, 2011)Regia e sceneggiatura: Marco Belloc-chio – Fotografia:Marco Sgorbati e GianPaolo Conti - Musica: TCarlo Crivelli eEnrico Pesce – Montaggio: : FrancescaCalvelli.Interpreti: Letizia Bellocchio, MariaLuisa Bellocchio, Elena Bellocchio, PierGiorgio Bellocchio, Donatella Finoc-chiaro, Alba Rohrwacher, Gianni Schic-chi, Silvia Ferretti, Valentina Bardi,Alberto Bellocchio, Irene Baratta, Gio-vanna Berretta, Anna Binachi. Distribuzione: Teodora Film - Durata:un’ora e 45 minuti

SORELLE MAI

Alla ricercadel cinemaperduto

IL GRINTA(True Grit, Usa, 2010)Regia, sceneggiatura e montaggio: :Ethan e Joel Coen- Fotografia: RogerDeakins - Musica: Carter Burwell - Sce-nografia: Jess Gonchor - Costumi:MaryZophres.Interpreti: Jeff Bridges (sceriffo ReubenJ. Cogburn), Matt Damon (La Boeuf),Josh Brolin (Tom Chaney), Hailen Stein-feld (Mattie Ross), Barry Pepper ('Lucky'Ned Pepper), Domhnall Gleeson (Moon),Elizabeth Marvel (Mattie Ross da adulta)- Distribuzione:Universal Pictures - Du-rata: un’ora e 50 minuti

12 FILM DOC MAGGIO - AGOSTO 2011

IL GRINTA

C’era una volta il western

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Ancora un film che racconta ilpugilato come metafora del ri-scatto sociale, ma non un film

che ripete il già noto. Pensato perDarren Aranofsky, il quale poi hapreferito passarlo a David O. Russell(già regista di Amori e disastri e diThree Kings), The Fighter è prima ditutto un dramma famigliare: con duefratellastri alla ricerca di un riscattopersonale in direzioni che ora diver-gono e ora tornano ad intrecciarsi,con una madre investita del proprioruolo di guida che si ritiene insosti-tuibile, con un padre sommessa-mente alla ricerca di un proprioruolo, con uno stuolo di sorelle colo-rate e volgari. Questa è l’America, ra-gazzi! sembra voler continuamenteripetere la messa in scena, disto-gliendo sovente lo sguardo dal ringper raccontare il disfacimento “fi-sico” di una città dal nobile passato(Lowell, Massachussets), costruitoforse su una leggenda popolarecome la fama di Dicky Eklund (Chri-stian Bale) che un giorno mise altappeto Sugar Ray Leonard (ma erasolo scivolato?); e indugiando sultemi da melodramma famigliare,tramite la ricerca da parte del prota-gonista (Mark Wahlberg) di un ri-

scatto personaleche, anche grazieall’aiuto della suaragazza (AmyAdams), tende (in-vano) ad affrancarsidai vincoli di sangue.Le cronache sportivee la sequenza cheprecede i titoli dicoda ci dicono che ifratellastri DickyEklung (divenuto poitossicodipendenteda crack) e MickyWard (campione delmondo dei pesi wel-ter nel 2000) sonopersone realmente esistite, ma adire il vero questo condiziona benpoco il tono del film, che, fortunata-mente per noi, si mantiene semprelontano dal bio-pic. Micky e Dicky,come la loro mamma Alice (MelissaLeo) con ambizioni da manager,sono innanzitutto dei personaggi ci-nematografici, che esistono essen-zialmente attraverso lo sguardodella cinepresa. Personaggi soventecondizionati dagli eccessi di “bra-vura” dei loro interpreti (soprattuttoBale e la Leo che non per caso hannovinto gli Oscar per gli attori non pro-tagonisti), ma anche interessanti es-seri viventi fuori, intorno e dentro ilring, dove la regia fa comunque con-vergere lo sviluppo di tutte le situa-zioni drammaturgiche, regalandoinfine a tutti un “happy end” che, piùdi ricordare quello di Rocky, si coloraqui di un tono soprattutto ironico. Se

quella che The Fighter racconta è contutta evidenza l’America, questa as-somiglia molto di più a quella vistacon amore-odio dai registi hollywoo-diani degli anni Settanta, che aquella esaltata dai film con i “selfmade men” o banalizzata nella rap-presentazione di un periferico quoti-diano, come ama troppo sovente fareil cosiddetto cinema indipendente

americano. Forse non è molto, maalmeno fa di The Fighter un film chemerita di essere visto.

THE FIGHTER(The Fighter, Usa, 2010)Regia: David O. Russell - Soggetto:Paul Tamasy, Eric Johnson, Keith Dor-rington - Sceneggiatura: Scott Silver,Paul Tamasy, Eric Johnson – Fotogra-fia: Hoyte Van Hoytema – Musica: Mi-chael Brook - Scenografia: LauraBallinger – Costumi: Mark Bridges -Montaggio: Pamela Martin.Interpreti: Mark Wahlberg (MickyWard), Christian Bale (Dicky Eklund),Amy Adams (Charlene Fleming), Me-lissa Leo (Alice Ward), Mickey O’Keefe(se stesso), Jack McGee (George Ward),Melissa McMeekin (Piccola AliceEklund), Bianca Hunter (Cathy Eklund).Distribuzione: : Eagle Pictures - Du-rata: un’ora e 55 minuti

13FILM DOC MAGGIO - AGOSTO 2011

THE FIGHTER

Una famigliaamericanasul ring

Discutendo con gli studenti e i giornalistial termine della proiezione stampa ro-mana di Ladri di cadaveri, John Landis,scatenato come non mai, ha dichiarato,tra le altre cose che fra il cinema dei Lu-mière e il cinema digitale non c'è poimolta differenza. « Se guardate una fotodi cento anni fa scattata su un set e unapresa su quello di uno dei film più spet-tacolari e pieni di effetti speciali, vedretesempre la stessa cosa: un uomo cheguarda altri uomini attraverso un obiet-tivo ». Ossia il cinema è la cosa vista. As-sente dai set maggiori da moltissimotempo, anche se non ha mai smesso dilavorare, John Landis è tornato a dirigereun lungometraggio retto da una produ-zione consistente, purtroppo andato in-contro a una serie di stroncature feroci,soprattutto in Inghilterra dove non gradi-scono affatto che degli statunitensi met-tano naso nelle faccende di casa.Rievocando il caso dei due assassiniBurke ed Hare che procuravano carne

fresca al luminare dottor Knox per i suoistudi di anatomia, John Landis non solofirma una straordinaria commedia com-pletamente all'altezza dei suoi titoli piùcelebrati ma dimostra che i grandi registinon perdono mai la mano. Sin dal primomovimento di macchina, che mette in re-lazione un'esecuzione con la folla che at-tende avida, è chiaro che John Landiscontinua a orchestrare il movimentodelle masse dei suoi film con un acumepolitico davvero raro. Retto da un ritmoindiavolato, Ladri di cadaveri osa metterein relazione illuminismo e anatomia, lanascita del cinema e lo spirito della na-scente industria funeraria, proletariatoalle porte della rivoluzione industriale ediritto al piacere. Dotato di un umorismonerissimo, John Landis osserva l'agitarsidel genere umano con una grazia chesembra memore del cinema delle originiconservando bene negli occhi l'eleganzaforbita delle classiche commedie inglesidella Ealing nel cui tessuto inocula con-

sistenti dosi diveleno Hammere Amicus. Ladridi cadaveri èdavvero un filmche riconciliacon il cinema.Intelligenza agi-lissima, pole-mica politicapuntuale, unaschiettezza vi-sionaria senzapari e il gusto impeccabile di una costru-zione narrativa infusa del classicismo piùradicale e modernista. Questo è il ci-nema che oggi sono in pochissimi a sa-pere fare ancora. Come John Carpentere Joe Dante, John Landis conserva negliocchi il magistero di un cinema politicoche non scende mai a compromessi eche soprattutto si rinnova nella fedeltà aun ideale filmico in grado di continuarea porsi come interlocutore credibile nei

confronti delmondo. Ladridi cadaveri, inquesto senso,è davvero ilmiglior cinemapossibile.

FIGHT CLUB

Landis, vivo da morire!

[ di Giona A. Nazzaro ]

[ di Aldo Viganò ]

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MAGGIO - AGOSTO 201114 FILM DOC

GLI SPECIALI FILM DOC: SEAN PENN

SEAN PENN è uno dalla pelle dura.Spunta fuori all'inizio degli anni Ot-tanta dopo aver preso la rincorsa alla

fine del decennio precedente apparendone La casa nella prateria. Correva l'anno1974. Sean Justin Penn era nato 14 anniprima a Santa Monica, California. Figliodel regista Leo Penn e dell'attrice EileenRyan, che ha lavorato con Sean nel remakedi Tutti gli uomini del re e in Mi chiamo Sam, fratello del-l'indimenticabile Chris Penn, memorabile ne Le iene e inFratelli di Abel Ferrara, si fa notare per la prima volta inTaps, squilli di rivolta di Harold Becker, un regista che sologli amanti del cinema americano di una volta sembranoormai ricordare. Al fianco di Timothy Hutton e TomCruise, Sean mette subito in mostra un'intensità bru-ciante che distanzia la sua interpretazione dalla normadei drammi e melodrammi militari apparsi nel corsodegli anni Ottanta come Ufficiale e gentiluomo di TaylorHackford e Top Gun di Tony Scott (per limitarci a citaresolo i più noti).

Il vero punto di svolta della carriera d'attore di SeanPenn è dato da Fuori di testa ossia Fast Times At Ridge-mont High di Amy Heckerling (la regista del dittico Sentichi parla), commedia musicale sceneggiata da CameronCrowe, ex critico rock cui spettava un futuro registico diun certo interesse. In un momento in cui nel cinemaamericano emergevano, contemporaneamente, nomimolto amati dal pubblico giovane come Judge Reinhold,Rob Lowe, Michael J. Fox, Tom Hanks, Ralph Macchio,Thomas C. Howell e Tom Cruise, Sean Penn ha subitosaputo evitare il rischio di essere confuso nella mischiadella covata adolescenziale che avrebbe modificato inmaniera determinante il rapporto divo-regista e divo-pubblico condizionando nel corso di questo processo inmaniera irreversibile le modalità di produzione stesse.

In fuga dal modello belli & simpatici, due anni dopoTaps, Sean Penn interpreta Bad Boys, un crudo drammacarcerario diretto dal carpenteriano Rick Rosenthal nelquale l'attore fa rivivere la nera, vulnerabile e sensualeormonalità da juvenile delinquency di Sal Mineo e JohnCassavetes, di Dick Smith e del Jack Nicholson corma-niano di The Cry Baby Killer. Film do-tato di una violenta energia filmica,Bad Boys sdogana Penn dalla pattugliadei divi ottanteschi aprendogli leporte di film considerati a tutt'oggidei classici.

A partire da Il gioco del falco di JohnSchlesinger, nel quale Penn ritrova Ti-

mothy Hutton, l'attore presterà sempregrande attenzione alla qualità dei progettinei quali accetta di essere coinvolto. Ed èproprio in questo periodo che il suo leggen-dario caratteraccio inizia a colpire l'immagi-nazione dei tabloid, grazie soprattutto allasua relazione super burrascosa con Ma-donna, all'epoca ancora più diva di oggi.Nello stesso anno di A distanza ravvicinata,capolavoro di James Foley che vede SeanPenn recitare al fianco di un Christopher

Walken assolutamente maiuscolo, l'attore, per amore diMadonna, interpreta quello che a ragione può essereconsiderato, insieme a Non siamo angeli (remake del clas-sico di Michael Curtiz a firma di Neil Jordan), l'unico (ouno dei pochi...) passi falsi della sua carriera: ossia Shan-ghai Surprise, uno di quei film che ti fanno dire "fortunache gli anni Ottanta sono finiti!".

È dunque sulla scorta della credibilità artistica matu-rata con titoli come Colors – Colori di guerra di DennisHopper, nel quale lavora al fianco di Robert Duvall, e diVittime di guerra, di Brian De Palma, che Sean Penn com-pie il suo ingresso nel decennio successivo come uno deipochi valori artistici sicuri del cinema hollywoodianomaturati nel corso dei contraddittori anni Ottanta.

Prima di esordire alla regia con Lupo solitario (ma il ti-tolo originale The Indian Runner è infinitamente piùbello), l'attore interpreta l'ottimo Stato di grazia di PhilJoanou, regista che si era fatto un nome con gli U2 diRattle and Hum. Purissimo film d'attori, dramma neris-simo calato nel mondo della mafia irlandese, il filmvanta una triangolazione perfetta con Penn affiancatoda Ed Harris e Gary Oldman. Eppure niente di tutto ciòpoteva fare immaginare la qualità dell'esordio registicodi Sean Penn che, e non ci sarebbe stato niente di male,poteva risolversi pure nell'ennesimo esercizio di vanitàattoriale esercitato dietro la macchina da presa. InveceLupo solitario mette in campo un talento schiettamentesettantesco. Tempi dilatati e grande attenzione al lavorodegli interpreti. Senza contare che regala a Charles Bron-son il suo film più memorabile dai tempi di L’eroe dellastrada di Walter Hill, affiancandolo a Viggo Mortensene David Morse.

Due anni dopo, con un profilo pubblico di grande ri-lievo, nutrito a base di dichiarazioni po-litiche mai concilianti e sempreestremamente critiche nei confronti dellearistocrazie repubblicane del suo paese,Sean Penn ritorna a collaborare conBrian De Palma per il superbo Carlito'sWay. La sua caratterizzazione dell'avvo-cato cocainomane David Kleinfeld, dai

L’ATTORETaps – Squilli di rivolta (H.Becker, 1981)Fuori di testa (A.Heckerling, 1982)Summerspell (L.Shanklin, 1983)Bad Boys (R.Rosenthal, 1983)Crackers (L.Malle, 1984)In gara con la luna (R.Benjamin, 1984)Il gioco del falco (J.Schlesinger, 1984)A distanza ravvicinata (J.Foley, 1986)Il treno per la vita (R.Benjamin, 1986)Shanghai Surprise (J.Goddard, 1986)Colors – Colori di guerra (D.Hopper, 1988) Berlino: opzione zero (L.Penn, 1988)Vittime di guerra (B.De Palma, 1989)Non siamo angeli (N.Jordan, 1989)Stato di grazia (P.Joanou, 1990)Carlito’s Way (B.De Palma, 1993)Dead Man Walking (T.Robbins, 1995)Prove d’accusa (E.Dignam, 1997) She’s so lovely (N.Cassavetes, 1997) U-Turn – Inversione di marcia (O.Stone, 1997)The Game – Nessuna regola (D.Fincher, 1997)Piscine – Incontri a Beverly Hills (R.Downey sr.,1997)Bugie, baci, bambole & bastardi (A.Drazan, 1998)La sottile linea rossa (T.Malick, 1998)Accordi e disaccordi (W.Allen, 1999)Una notte per decidere (P.Haas, 2000)Prima che sia notte (J.Schnabel, 2000)Il mistero dell’acqua (K.Bigelow, 2000)Mi chiamo Sam (J.Nelson, 2001)Mystic River (C.Eastwood, 2003)21 grammi (A.G.Inarritu, 2003)Le forze del destino (Th.Vinterberg, 2003)The Assassination (N.Mueller, 2004)The Interpreter (S.Pollack, 2005)Tutti gli uomini del re (S.Zaillian, 2006)Disastro a Hollywood (B.Levinson, 2008)Milk (G.Van Sant, 2008)Fair Game – Caccia alla spia (D.Liman, 2010)Tree of Life (T.Malick, 2011)This Must Be the Place (P.Sorrentino, 2011)

[ di Giona A. Nazzaro ]

Bad BoySean

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capelli ricci e rossi, rischia di fare ombra persino alla ma-linconica e sorda interpretazione di Al Pacino.

Il 1995 è un anno contraddittorio per Sean Penn. Tregiorni per la verità, il suo secondo film da regista, subisceunanimemente (ma ingiustamente) decise stroncaturementre Dead Man Walking, diretto da Tim Robbins e in-terpretato al fianco di Susan Sarandon, entusiasmasenza riserve. E, infatti, giunge la prima nomina al-l'Oscar che Sean Penn conquisterà nel 2004 per MysticRiver diretto da Clint Eastwood e nel 2009 per Milk diGus Van Sant. Eppure Sean Penn è l'unico regista cheriesce a far recitare Jack Nicholson, prigioniero dellapropria maschera dai tempi di The Shining, con un'in-tensità che solo Monte Hellman è riuscito a catturare(cosa che sarà confermata anche da La promessa).

Nei sei anni che separano Tre giorni per la verità da Lapromessa, la sua terza regia cinematografica, l'attore la-vora per registi estremamente diversi tra loro comeDavid Fincher, Oliver Stone, Nick Cassavetes, AnthonyDrazan, Woody Allen e altri ancora ma è solo con La sot-

tile linea rossa di Terrence Malick e Il mistero dell'acqua diKathryn Bigelow che il talento di Sean Penn sembra es-sere nuovamente valorizzato come merita (anche se oc-corre specificare che il suo lavoro si conserva sempre suelevatissimi livelli qualitativi anche nei film meno con-vincenti).

Il cessate il fuoco nei confronti di Sean Penn registagiunge solo con Into the Wild – Nelle terre selvagge, filminterpretato da Emile Hirsch, che conquista anche gliscettici circa le sue qualità autoriali.

Nel corso dunque di una carriera quasi quaranten-nale, iniziata nel 1974, Sean Penn si è affermato comeuna delle presenze più innovative e appassionanti delcinema statunitense.

Presentandosi sulla croisette di Cannes con due filmdiversissimi tra loro come This Must Be The Place, primasortita USA di Paolo Sorrentino, e l'attesissimo The Treeof Life di Terrence Malick, Sean Penn dimostra ancorauna volta la sua straordinaria volontà di mettersi costan-temente in gioco.

n INDIPENDENTI 1 - Ho lavorato nel rap-porto tipico di un indipendente con unostudio quando Miramax ha prodotto Tregiorni per la verità. Lupo solitario, La pro-messa e Into the Wild sono fatti in manieramolto più libera, quello che si chiama un“pick-up deal”: gli studios si occupano solodella distribuzione, della vendita dei diritti,non intervengono in nessun modo nellafase creativa. I finanziamenti a livello diproduzione sono indipendenti dagli stu-dios. E’ un’ottima soluzione: così so che ilfilm ha una possibilità di essere visto. Ilproblema quando si viene prodotti da unostudio, o nella sua orbita, è che a meno diessere una personalità molto potente, bi-sogna fare dei compromessi. Gli studiossono anche pronti ad accettare l’idea chevoi facciate il film secondo la vostra idea enon la loro. Ma sono pronti ad accettarlasolo per bassissimi investimenti econo-mici. Evito di mettermi in questo genere disituazioni. Preferisco lo schema secondoil quale io lavoro, nessuno si arricchisce,ma il film esisterà così come l’ho voluto,sono io che ho il final cut.

n INDIPENDENTI 2 - Non giudico l’indi-

pendenza di un film dal suo basso budget.Mi sono innamorato di un certo cinemache costa più di 20 dollari e meno di 20 mi-lioni. Amo molte cose, ma non sono un fandel cinema americano sedicente “indipen-dente”. Non credo che indipendente sia di-ventato sinonimo di “non ho nessunastoria da raccontare”…

n JOHN CASSAVETES - Cassavetes miha diretto. Avevamo lavorato per un annosu She’s So Lovely, ma si è ammalatotroppo per dirigerlo. Si sono scritte su dilui molte teorie sbagliate – tutta quest’ideadell’improvvisazione. In realtà creava unambiente per permettere a quello chescriveva di vivere. Dal momento in cui loleggevate o iniziavate a lavorare sui dialo-ghi che aveva scritto, avevate l’impres-sione di improvvisare. Ci si sentiva moltorilassati nel mondo di John. Era una scrit-tura sincera. Molto di quello che emanavada lui come regista era legato al fatto cheera anche uno scrittore. Era innanzituttouno scrittore, per il più grande beneficiodegli attori.

n AMERICA E FASCISMO - Nel 1932 Huey

Lang diceva: “Il fascismo arriverà ungiorno negli Stati Uniti, ma sotto un altronome: forse sotto il nome di antifascismo”.E il mio personaggio in Tutti gli uomini delre, un tribuno popolare diventato politicopopulista e corrotto, è appunto stato ispi-rato da Huey Lang. Tutto questo è assolu-tamente d’attualità.

n PUNTO DI VISTA - Al cinema, c’è volutodel tempo per mostrare la guerra del Viet-nam. I film degli anni ’70 ponevano deiproblemi umanistici, ma non parlavanodella guerra in sé. Oggi, c’è il rischio di ri-produrre lo stesso schema. Succede perragioni commerciali: il pubblico allevatonella cultura americana è abituato adavere lo stesso sguardo su tutto quello che

succede nel mondo. Ha una coscienza“monoculturale”. I film ispirati dallaguerra del Vietnam non parlano dei viet-namiti, non c’è nessun punto di vista dellevittime. E’ per questo che mi ha molto in-teressato La guerra dei mondi di Spielberg:quando gli extraterrestri attaccano, si haun’idea dell’orrore estremo che questopuò rappresentare per i civili, ad esempioper gli abitanti di Bagdad durante l’attaccoamericano: una forza che viene dal cieloper distruggere tutto al suo passaggio. Ri-vedendo questo film, si può avere una sen-sazione del terrore che hanno provato lepersone dell’Irak.

( le dichiarazioni di Sean Penn sono tratteda interviste ai Cahiers du cinéma )

IL REGISTALupo solitario (The Indian Runner, 1991) con David Morse, Viggo Mortensen, Patricia Ar-quette, Valeria Golino, Charles Bronson, DennisHopper, Sandy Dennis

Tre giorni per la verità (The Crossing Guard, 1995) con Jack Nicholson, David Morse, Anjelica Hu-ston, Robbie Robertson, John Savage, RobinWright

La promessa (The Pledge, 2001) con Jack Nicholson, Robin Wright Penn, PaulineRoberts, Aaron Eckhart, Benicio Del Toro, SamShepard

USA, episodio di 11 settembre 2001 (11’09’’01 – September 11, 2002) con Ernest Borgnine

Into the Wild – Nelle terre selvagge(Into the Wild, 2007)con Emile Hirsch, Marsha Gay, William Hurt, JenaMalone, Catherine Keener, Hal Holbrook

Io , Hollywood e l’ America

PERSONAGGI DOC

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RangoPrima incursione nel film

di animazione per il registaGore Verbinski (Pirati dei Ca-raibi), che firma una satiradel genere western (attin-gendo dai classici di JohnFord e Howard Hawks, maanche dal genere “spaghettiwestern” di Sergio Leone,passando per Sam Peckinpahe Clint Eastwood), condita con brio e trovate comiche intelli-genti. A musicare le avventure dello strambo camaleonte pro-tagonista, troviamo il compositore Hans Zimmer che per loscore collabora con dieci arrangiatori e sei orchestratori. Manon basta, Zimmer si rivolge anche al suo assistente di lungadata, Heitor Pereira (compositore brasiliano che ha lavoratocon i Simply Red, Elton John, Rod Stewart, k.d. lang e JackJohnson). Costituito da brevi e prevedibile cliché latino-ame-ricani, il CD si compone di 35 minuti di musica per un totaledi venti brani presentati a compartimenti stagni. Pereira, in-fatti, firma due brani che sono lo stereotipo della musica

messicana (sfoggio di chitarre e trombe a gogò senza ver-gogna per la poca originalità), a cui si alternano alcuni medleyinteressanti che rimescolano le arie più note di Richard Wa-gner e Johann Strauss. Come si poteva prevedere, l'amoredi Zimmer per la musica di Ennio Morricone pervade l’interoscore con vivaci parodie dei temi del Maestro, ma c’è anchespazio per citare produzioni del regista e compositore RobertRodriguez. Ideale per chi ha apprezzato il film e desidera unricordo musicale che ne rifletta la folle personalità.

Gnomeo & Juliet La celebre storia di Shakespeare si trasforma, nella mani

del regista Kelly Asbury, in un film d’animazione a dir pocostravagante. Al timone musicale di questa rivisitazione tantoazzardata quanto azzeccata, troviamo un musicista che hafatto dell’eccentricità il tratto distintivo: Sir Elton John, unotra i più grandi artisti del rock internazionale che con la suaintensa attività musicale che spazia dal symphonic rock alglam rock, al pop rock, ha contribuito alla diffusione delpiano rock (genere musicale di derivazione rock, incentratosul pianoforte e su strumenti come Fender Rhodes, pianoelettrico Wurlitzer e sintetizzatore), diventando espressione

stessa del movimento. Il cantante, cantautore e composi-tore elabora una colonna sonora dal sapore vintage, che seda una parte rischia di deludere per la banalità (la qualitàdel suono è decente ma l'atmosfera è asciutta), dall’altrapropone seducenti versioni strumentali delle sue melodiepiù famose, compresa l’ennesima rivisitazione di "YourSong” (quella di Moulin Rouge rimane però impareggiabile).Si tratta di una raccolta molto orecchiabile, di facile ascolto,e quindi ideale per uditori di ogni età. Spesso è proprio nellasemplicità che si nota il talento, perciò, se lo scopo di MrElton John era quello di accompagnare con leggerezza legesta dei protagonisti, allora il bersaglio è centrato e affon-dato. Chi si aspetta di sentire Lady Gaga che duetta conElton John in "Hello Hello", rimarrà però deluso; la canzone,infatti, non è presente nel CD.

Per realizzare la colonna sonora di The Social Network (film sullanascita di Facebook), David Fincher si è rivolto a Trent Reznor(classe 1965), musicista, cantante, cantautore, compositore eproduttore statunitense, nonché leader dei Nine Inch Nails, bandrock-industrial. Attualmente membro (anche) dei How to DestroyAngels, Reznor ha collaborato con diversi gruppi tra cui Option30, Exotic Birds e Tapeworm. Nato a Mercer, in Pennsylvania,Reznor è quello che si definisce un vero talento, già all’età ditre anni, infatti, era in grado di suonare il pianoforte congrande maestria. Crescendo abbandona progressivamente ilpianoforte per dedicarsi alla musica elettronica; inizia a suo-nare in diversi gruppi della scena underground di Clevelande, in una di queste, incontra Chris Vrenna, batterista, che di-

venterà il suo amico più caro. Trova poi impiego negli studi Right Track, dove hala possibilità di imparare le tecniche di registrazione, mixaggio, produzione e manipolazione

sonora. Il primo incontro con il mondo delle colonne sonore ha luogo nel 2001, quando vienecontattato da Mark Romanek per comporre la colonna sonora di One Hour Photo, ma alla fineil lavoro non viene utilizzato. Più fortunato, invece, sarà il 2010, anno in cui collabora con AtticusRoss (musicista, compositore, produttore discografico ed ingegnere del suono britannico) perla stesura della colonna sonora di The Social Network. Ogni frammento di questo score è pregnodi atmosfere elettroniche. L'ensemble è composto da tastiere e chitarre elettriche che riprodu-cono rumori simili ad elettrodomestici in funzione. Pensate al suono di vagoni ferroviari chestridono, a martelli pneumatici in azione, a officine rumorose, ed ora immaginate questi suonitutti insieme: un vero caos. Flusso musicale/narrativo e armonia sembrano concetti estranei aquesti due artisti, perché non c'è nulla nello score che faccia pensare alla storia di un giovanemiliardario ‘accidentale’, ad intrighi legali, conflitti interpersonali, né tantomeno alla vera pro-tagonista dello script, ossia la tecnologia di facebook. I toni, poi, rimandano a quelli tipici deglianni ottanta, scelta quantomeno opinabile, visto che è stata creata ad hoc per l’innovazioneonline del XXI secolo! L’album, della durata di 66 minuti, è ridondante, senza spunti rilevanti,senza inizio, fine, suspense, e soprattutto senza senso. Questo score è un campionario di musica‘ambient’ terribilmente elettronica, ma, piaccia o no, ha vinto il Golden Globe e il Premio Oscarcome migliore colonna sonora. De gustibus…

TRUE GRIT, IL GRINTA, È IL TITOLO del libroche Charles Portis - classe 1933, ameri-cano dell'Arkansas – scrisse nel 1968. Un

romanzo sul mito del West ormai al tramonto,quando era già in funzione una Corte Distret-tuale degli Stati Uniti d'America anche per il di-stretto dell'Arkansas. Nel 1878 ReubenJ.Cogburn, detto “Il Grinta”, era uno sceriffo fe-derale: “un vecchiaccio con un occhio solo” cheaveva ucciso molti uomini e contribuito a ster-minare i bufali, di cui adorava mangiare la lin-gua messa sottaceto. Era un uomo spietato,eppure giusto, a suo modo, secondo le leggi non

scritte che governavano il vecchio West. Rap-presentante di un mondo a cui era sopravvis-suto, diventò, negli ultimi anni della sua vita,l'attrazione di uno spettacolo da circo: “si davain pasto al pubblico come una belva feroce dellagiungla”. Il romanzo è epico ma non celebrativo, ma-

linconico eppure divertente, uscito soltanto 65anni dopo la morte di Cogburn. I dialoghi sem-brano scritti per il cinema e sono riportati quasifedelmente nei due film tratti dal romanzo. IlGrinta del 1969 di Henry Hathaway sottoline-ando il respiro epico della storia ne tradisce ilfinale e restituisce Cogburn – John Wayne - allabellezza e all'immortalità del mito. Con il re-make del 2010 i Coen ne assecondano invecela crudeltà e l’ironia, restano fedeli a Portis finoalla fine e consegnano il loro Cogburn – JeffBridges – ai carrozzoni del circo, alla vecchiaiae alla morte.Vi chiederete quale ricetta si possa trarre da

un film come questo. I western prestano sem-pre poca attenzione al cibo, se si escludono fo-cacce, bistecche, fagioli, caffè e lingua di bufalosottaceto. Ma Portis e i fratelli Coen oltre ad at-

tirare la nostra attenzione sulla solita sbobba in-forme ed anonima in lenta cottura nel focolare,le attribuiscono un nome. Quando Cogburn, La-Boeuf e Mattie sorprendono i banditi Moon eQuincy all'interno del capanno, questi stannopreparando del sofky per Ned Pepper e il restodella banda. Il sofky, o asafki, è un piatto deinativi americani: una zuppa di granoturco tri-turato a cui si possono aggiungere pezzi dicarne. La prima testimonianza scritta su come pre-

pararlo appare nelle Chronicles of Oklahoma del1918. Occorre partire dalle pannocchie di mais,sgranarle e lasciare i chicchi in ammollo peruna notte. Successivamente si pestano legger-mente in un mortaio di legno per aprirli e si la-vano nuovamente per separarli dalla pula. Ilmais spezzato e pulito si mette in un recipientepiuttosto grande, dal momento che il suo vo-lume cresce “è difficile prevedere la quantità disofky che verrà fuori”, lo si copre d'acqua e sicuoce per molte ore mantenendolo liquido. Afine cottura si aggiunge la liscivia, una tazza perogni gallone di mais (un gallone americano ècirca 3,79 litri). Si cuoce per un'altra mezz'orae il sofky è pronto. Immaginiamo che l'aggiuntadi liscivia servisse come disinfettante e quindicome conservante, in assenza di sale o aceto.Gli indiani Creek avevano sempre scorte disofky da offrire ai visitatori come segno di ospi-talità. Un loro proverbio recitava: “ Finché l'in-

diano potrà mangiare e bere sofky, non morirà”.Si tratta, in sostanza, di una polenta molto

rudimentale ottenuta dal granoturco spez-zato anziché dalla farina. Nel caso vi fosse dif-ficile reperire le pannocchie, non vi resta checomprare della farina di granoturco macinatamolto grossa – dovrete impegnarvi un po' perriuscire a trovarla – e, cuocendola per un paiod'ore, preparare una rudimentale polenta. Sevolete potete aggiungere, a fine cottura, pezzettidi carne cucinati separatamente. Data l'infor-malità della ricetta, va bene qualsiasi animaleabbiate a disposizione, dal cervo al vitello.Avrete così cucinato qualcosa di simile al sofky,e dal momento che non dovrete conservarlo persettimane, siete esonerati dall'utilizzo della li-scivia. Consigliamo senz'altro di utilizzare ilmais “ottofile” rosso della Garfagnana edella Lunigiana. L'Università di Pisa sta stu-diando gli effetti benefici di questa varietà sul-l'intestino. Forse gli Indiani Creek avevanoragione: sarebbero certo ancora vivi se nonavessero dovuto affrontare le pallottole dei pio-nieri.Dal momento che dall'Arkansas siamo finiti

in Lunigiana,restiamoci ea bb i n i amouna Pollera inpurezza.

16 FILM DOC MAGGIO - AGOSTO 2011

QUANDO IL CINEMA SPOSA LA CUCINA • 15 • [ di Antonella Pina ]

[ di Barbara Zorzoli ]

Col sofky non si muore

The Social Network

La zuppa misteriosa del Grinta dei fratelli Coen

PERCORSI SONORI • Musiche da Film

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Buona sera, sono Rimassa Mauro.

Come sta? Spero bene e spero di vederla pre-sto. Che ne pensa degli Oscar? Di recente hovisto in tv due film(s) di Clint Eastwood -Changeling e Flags of our fathers - che mihanno impressionato favorevolmente, spe-cialmente il secondo. A proposito di quest'ul-timo volevo chiederle, se lo ha visto, cosa nepensa e se è attendibile la ricostruzione diquell'episodio della seconda guerra mon-diale.

Cordiali saluti.

Mauro Rimassa

La ringrazio della sua lettera. Le domande sonodue. Comincio dalla seconda, che mi sembra la piùinteressante. Per risponderle ho attinto ampia-mente a due fonti: a) Wilkipedia per quel che ri-guarda la battaglia, evocata nei film “Flags of ourfathers” e “Lettere da Iwo Jima”; b) l’ottimo librosu Clint Eastwood del mio amico Alberto Castel-lano, che lo ha recentemente ampliato e aggiornatoarrivando ad esaminare tutti i film sino ad “Here-after”compreso. Le ricordo che la battaglia di IwoJima iniziò il 19 febbraio 1945 e terminò il 26 marzodello stesso anno (anche se ci vollero altri due mesiper eliminare tutte le sacche di resistenza dei giap-ponesi). Iwo Jima significa l’“Isola dello Zolfo”, faparte dell’arcipelago di Ogasawara e si trova a

circa 1080 km a sud di Tokyo, a 1130 km a nord diGuam ed a circa mezza strada tra Tokyo e Saipam.L’ostinazione degli americani nel conquistarla eradeterminata dal fatto che, insieme ad Okinawa eradi fondamentale importanza strategica per ospi-tare i bombardieri pesanti in grado di bombardareil Giappone. Consapevole di ciò i giapponesi viconcentrarono 25.000 uomini (22.000 secondo altrefonti) agli ordini del generale Tadamichi Kuriba-yashi, nato il 7 luglio 1891 e morto a Iwo Jima il 26marzo del 1945, data citata in precedenza come ter-mine della resistenza organizzata da parte giappo-nese (sembra che egli si sia suicidato ma la cosanon è sicura). Complessivamente le forze assalitriciamericane, comandate dal famoso ammiraglioRaymond A. Spruance, ammontavano a circa100.000 uomini, fra cui almeno 70.000 Marines, ap-poggiati da una imponente forza aereonavale. Ilgenerale Kuribayashi, che sembra fosse persona divalore (era stato vice addetto militare a Washin-gton; per due anni viaggio attraverso gli Stati Unitiportando a termine un’ampia ricerca militare e in-dustriale e fu anche per un breve periodo studentead Harward) impostò lo scontro come un’ impo-nente battaglia di logoramento. Allontanata la po-polazione civile egli fece scavare un complessosistema di gallerie. La battaglia durò un mese emezzo e fu terribilmente sanguinosa: la guarni-gione giapponese venne quasi completamente an-nientata (i prigionieri furono solo 1.083). Dal cantoloro gli americani ebbero un alto numero di uo-mini fuori combattimento, circa 26.000. Sostanzial-mente mi sembra che Clint Eastwood abbia cercatodi restituire quell’immane tragedia nel modo piùattendibile. Si fece tradurre dal giapponese moltilibri riguardanti il generale Kuribayashi, trovandoanche una raccolta di lettere dello stesso generale.Come è noto globalmente la reazione della critica

ita-liana e straniera è stata am-

piamente favorevole a questo film, forse ancor piùdi quanto non lo sia stata nei confronti del prece-dente “Flags of our fathers”, che racconta la stessabattaglia dal punto di vista degli americani e di cui“Lettere da Iwo Jima” è la logica e schiaccianteconclusione. Mi sono soffermato su questo se-condo film proprio per un logico processo d’inte-grazione. Mi pare che anche “Changeling” meritila stessa rispettosa attenzione, ma qui non ho piùspazio per occuparmene come si dovrebbe.

In un'altra occasione avrò lo spazio per rispon-dere alla sua domanda sugli Oscar, premio “sin-dacale” al quale ritengo che in Europa si concedatroppo spazio. Personalmente mi compiaccio delrisalto dato a “The King Speach”, clamoroso rico-noscimento non solo dell’eccellenza del cinemabritannico ma anche della convincente autorevo-lezza della lingua inglese quando è pronunciata dainglesi (o affini).

La guerra di Clint

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ELA POSTA DI DOC HOLLIDAY

Per scrivere a Claudio G.Fava:[email protected]

≥17FILM DOC MAGGIO - AGOSTO 2011

Incontro Matteo al caffè della Fnac, èun mio ex studente del Dams di Bolo-gna, uno dei più brillanti, un tipo tran-

quillo, serio. Quando mi era arrivato il suonome non avevo fatto l’associazionechissà perchè. Matteo ha prodotto e rea-lizzato un piccolo documentario che hasbancato il prestigioso concorso per do-cumentari di “visioni italiane” a Bologna,uno dei festival che mostrano il clima e letendenze, con tanto di partecipazioneestera, che di solito al palmares ci lasciala polvere. All’epoca in cui ci frequentavamo avevascritto un bellissimo soggetto di cui nondico nulla, perché è una di quelle belleidee che da sole possono sostenere unfilm, e non si sa mai chi legge, ma nonaveva dato corso. Matteo sa fare tantecose ma non credo sia così interessato alcinema di finzione. Sapevo che aveva co-minciato a fare l’operatore, per lo più a Mi-lano, anche a buoni livelli, poi, visto che siè sposato ed ha cominciato a prolificare èrientrato a Genova, anzi, a Pieve e si

muove quando lochiamano. Ha lavo-rato a stretto contattocon Ipotesi Cinema diOlmi, che gli ha pas-

sato, mi dice, alcuni lavori verso i quali ilmaestro non ha più grande interesse. Cosìgira qualche prodotto museale, artistico,ma continua a gravitare attorno alla sededi Bologna della cineteca dove ha sede datempo la gloriosa struttura di Olmi e gliplana addosso un progetto tipico da ci-nema sociale: documentare l’attività diuna scuola professionale, la nota (a Bolo-gna) Aldini Valeriani, che ha una sezionededicata all’inserimento dei ragazzi stra-nieri di origine ma bolognesi di fatto. Sonoadolescenti con una bella dose di problemiaddosso e soprattutto davanti. Un fronte diguerra in cui i docenti tentano di svuotareil mare con il cucchiaino coinvolti in un’at-tività che non si sa se più eroica o inutile,visto che da tempo ci siamo levati l’illu-sione positivista o progressista che l’edu-cazione e la scuola vincano le tare dellasocietà e della classe.Però qui, Matteo incrocia un tipetto, un ra-gazzo che deve spendere una sospen-sione, non si sa per cosa, né Matteo ce lodice, compiendo come ci capita di sentire

spesso nelle cronacheamericane, il lavoro socialeall’interno dell’istitutostesso. Pulire il giardino,assistere alle lezioni di altri,o impegnarsi in improbabililaboratori di falegnameriao di meccanica che diven-tano, assieme ad un sociogrande, grosso e tosto, Da-niele, occasioni di ulterioreribellione o di una pretesaaffermazione di sé.Il ragazzino, ha diciassetteanni e ne dimostra dodici, è piccolo, sve-glio ma per le sue dimensioni è spesso inbalia degli altri. Non ha, e come potrebbe?,alcun interesse per quello che gli vieneprospettato. Osserva e sembra giudicare,cerca qualcosa che manco lui sa cosa sia.Matteo lo segue sempre, lo tallona, in al-cuni momenti il suo racconto sfiora il pa-radosso in altri la commozione, ma rimanesempre leggero, privo di alcuna retorica,come ho detto all’inizio è l’autore. Un tiposerio.In un breve passaggio Nid parla del suopaese d’origine, pieno di gente, Taroud-dant, vicino ad Agadir, e lì mi drizzo su, lamia vita si incrocia con quella di Nid e

quella di Matteo. Ci sono stato tre, quattroanni fa nella splendida città murata di Ta-rouddant a poche decine di chilometridall’Atlante più aspro, e portavo in un im-probabile viaggio di formazione un gruppodi studenti per lo più romani: una armataBrancaleone, di ragazzi annoiati e imper-meabili alle bellezze ed al mondo che ave-vano davanti. Attaccati al telefonino ed alleloro corbellerie, estranei alla festa, comeNir e Daniele, ma a differenza di questi duesenza manco saperlo.Dopo Bologna La sospensione farà un belgiro di festival e raccatterà altri premi. Lovedrete in pochi ma esiste e per il mo-mento mi consolo di ciò.

“La sospensione” di Matteo Musso

Forza Italia [ di Giovanni Robbiano ]

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LIBRI E RIVISTE

Gli occhi fertili di Roger Tailleur (Falsopiano, Alessan-

dria 2010, 601 pp, 29 euro)Dopo il libro interamente dedicato agli articoli di Roger Tail-leur (1927-85) apparsi su “Positif”, ecco il secondo volumeche chiude l’opera omnia del critico e cinefilo francese, lacui attività si è svolta nell’arco di una quindicina d’anni, frail 1953 e il 1968. Gli occhi fertili si apre con un libro prati-camente completo, vale a dire la monografia che Tailleurscrisse negli anni ‘60 su Elia Kazan. Prosegue poi con unalunga serie di recensioni a singoli film pubblicati tra gli anni’50 e ’60 su diverse testate, e si conclude con alcuni saggidi ampio respiro che spaziano dal western a Chris Markero Humphrey Bogart. Un intervento conclusivo di Frédéric Vi-toux ricorda il Tailleur privato e la divorante passione perl’Italia che lo prese dal momento in cui smise di colpo discrivere di cinema, diede via tutti i suoi libri e cominciò ariempirsi la casa di volumi e cartoline sull’arte italiana. Acura di Gianni Volpi, che nell’introduzione ricorda: «Una voltami aveva riassunto la necessità dei generi – per molti piccolimaestri hollywoodiani, almeno – con una citazione di unpoeta non sospetto, Paul Valery: “l’arte vive di costrizioni emuore di libertà”». Con bibliografia degli articoli, indice deinomi e dei film. Realizzato in collaborazione con l’Aiace:operazione meritoria che si spera prosegua con altri autori.

Gianfranco Mingozzi – tra impegnoe magia

di Alberto Cattini (Mantova Film Commis-sion/ed.Circolo del Cinema, Mantova 2010,269 pp., 15 euro)

Monografia dedicata a Gianfranco Min-gozzi (1932-2009), regista poco notopresso il grande pubblico, celebrato inFrancia ai tempi di La vela incantata(1982), attivo tra documentario, fin-zione e tv. Figlio di un proprietario dicinema, cresciuto letteralmente nellesale cinematografiche, una volta lau-reatosi in legge si trasferì a Romaper frequentare un corso da notaio,ma a sorpresa si iscrisse poi alCentro Sperimentale. Fu assistente

e aiuto di Fellini ai tempi della Dolce vita e di 8 e ½, quindirealizzò alcuni documentari sul Salento (La Taranta, 1962),gli indiani canadesi, la Sicilia, fino ai più recenti, dedicatiagli attori italiani (Francesca Bertini, Maria Denis ecc.), av-valendosi di volta in volta della collaborazione di DaniloDolci, Luciano Berio, Sciascia, Zavattini, Quasimodo. Tra isuoi film, ricordiamo Trio (1967), Sequestro di persona(1968), La vela incantata (1972), il televisivo Un treno perIstanbul (1980, da Graham Greene), oltre a Flavia, la mo-naca musulmana, L’iniziazione, Il frullo del passero (Noi-ret-Muti)… Il libro si compone di una breve introduzione,seguita da una dettagliata analisi di tutti i film, documentaricompresi.

Il cinema va a scuola di Giampiero Frasca (Le Mani, Recco

2011, 252 pp., 15 euro)

Esistono film d’ambientazionescolastica fin dalle origini del ci-nema, come ci ricorda questovolume citando esempi del1898 con i famosi Bibì e Bibò(The Katzenjammer KidsSchool). Da allora si sono suc-ceduti centinaia di titoli, affron-tando più o meno seriamente iproblemi legati alla scuola, fa-cendone semplicemente losfondo per intrighi di vario tipo (dalla commedia sentimen-tale al thriller) e talvolta sfociando in veri e propri filoni osottogeneri. Il libro di Frasca affronta l’argomento dividen-dolo in cinque grandi capitoli, dedicati rispettivamente agliinsegnanti, agli studenti, agli altri protagonisti (dirigenti sco-

lastici, bidelli, genitori), ai luoghi canonici ed infine ai principieducativi. Vengono via via discussi nei vari contesti tutti iprincipali film scolastici, dallo “storico” Il seme della vio-lenza (1955), che accompagnò la diffusione del rock’n’roll,al sopravvalutato L’attimo fuggente (1989); dagli italiani Ildiario di un maestro (1973), Io speriamo che me la cavo(1992, da Marcello D’Orta) o La scuola (1995, da DomenicoStarnone) a celebrati esempi francesi come Essere e avere(2002) o La classe (2008); da Elephant di Gus Van Sant(2003) al recente L’onda (2008). Senza dimenticare la cele-bre sequenza scolastica di Amarcord (1973), s’intende.

Bernardo Bertolucci – la certezza eil dubbio

a cura di Fabien S. Gerard (Cinemazero, Por-denone 2010, 287pp., 10 euro)

Monografia realizzata in occasionedella rassegna “Lo sguardo deimaestri” e composta da un saggiointroduttivo del curatore, seguitodalla schedatura film per film: perciascun titolo compaiono citazionidel regista, dei suoi collaboratori, dialtri autori o personalità culturali, eun’antologia critica particolarmenteattenta agli interventi stranieri. Nellaprefazione, Giorgio Placereani defini-sce il cinema di Bertolucci «tanto

grandiosamente messo in scena quanto giocato sul rimandoal proprio mondo interiore; ovvero, tanto elaborato nellaforma quanto intimo allo stesso tempo». Nell’introduzione,Fabien Gerard distingue tre riferimenti fondamentali, che«catalizzano i principali assi tematici» dell’opera di Berto-lucci: Marcel Proust (o la nostalgia del presente), Karl Marx(o il peccato originale di essere nato borghese) e SigmundFreud (o l’altra parte dello specchio).

Grattacieli e superuomini di Federico Pagello (Le Mani, Recco

2010, 247 pp., 16 euro)

Saggio d’impianto accademicosull’immagine della metropolinei blockbuster hollywoodianiimperniati su supereroi e in-fluenzati dal linguaggio di co-mics e graphic novel. I piùimportanti tra questi film, so-stiene l’autore, dimostrano comei fumetti «siano divenuti lo spunto

per opere complesse sia dal punto di vista formale che daquello della loro capacità di riflettere sulla società e sullacultura americane, sul loro bisogno di miti e sull’impossibi-lità, ormai, di poterci credere veramente». Con particolareattenzione per la Metropolis di Superman, la Gotham City diBatman (da Tim Burton a Christopher Nolan), la New Yorkdegli Spider-man di Sam Raimi, fino alle metropoli di Matrix,Sin City o Watchmen.

Johnny Deppdi Angela Wilde (Gremese, Roma 2011,

152 pp., 12.90 euro)

La vita e le interpretazioni del “pi-rata romantico” Johnny Depp rac-contate in modo semplice eleggero, per soddisfare le esi-genze delle fan ma al tempostesso informare lo spettatoresulla carriera dell’attore impe-gnato: che è nato nel 1963 nelKentucky, è cresciuto in Florida edè arrivato al cinema dalla musica.Con la famiglia, dice Depp inun’intervista, «ci spostavamo

come zingari: da quando avevo cinque anni fino alla miaadolescenza abbiamo abitato trenta o quaranta case di-verse. Ciò ha probabilmente molto a che fare con la vita va-gabonda che conduco adesso». E sulla sua giovinezza:«Frequentavo cattive compagnie, rubavo nei negozi (…) aquattordici anni avevo già provato ogni tipo di droga… Nondirei che ero cattivo, ma soltanto curioso». A consigliargli direcitare fu Nicolas Cage, il film del suo esordio fu in Ni-ghtmare di Wes Craven: poi verranno Platoon (Stone), CryBaby (John Waters), Edward Mani di forbice (Burton), Ari-zona Dream (Kusturica), Dead Man (Jarmusch) e via via tuttigli altri. Fino alla stagione 2009-2010, in cui secondo Forbessarebbe stato l’attore più pagato di Hollywood.

I “pori” di Napoli di Roberta Tabanelli (Longo, Ravenna

2011, 190 pp., 18 euro)Che ne è della “scuola napoletana” e del gruppo dei registiimpostisi a livello nazionale (e internazionale) all’inizio deglianni Novanta, quando esplose il cosiddetto “rinascimentoBassolino”? A quasi vent’anni di distanza, questo saggios’inoltra nella “porosità” di Napoli per analizzare i tre registidi quegli anni che, a parere dell’autrice, si sono maggior-mente imposti alla distanza con le loro ben distinte poetiche:Mario Martone, Antonio Capuano e Pappi Corsicato. Con det-tagliata appendice bibliofilmografica.

≤18 FILM DOC MAGGIO - AGOSTO 2011

Come è stata raccontata la Liguria da oltre un secolodi cinema? E quali sono i film fondamentali che nehanno celebrato i luoghi, creando in alcuni casi piccolemitologie internazionali? Il volume realizzato dal Tou-ring Club insieme alla Mediateca Regionale ligure e allaGenova Liguria Film Commission risponde a tutte que-ste domande, partendo dal confine con la Francia perattraversare tutta la regione, fino alla Spezia, Portove-nere e Sarzana. I titoli più importanti? Per il Ponentespiccano i film sul Casinò di Sanremo, i musicarelli, Ibambini ci guardano (Alassio), La spiaggia (Spotorno),fino ai più recenti Inkheart – Cuore d’inchiostro o aMatt Damon che compare per qualche minuto al largodi Oneglia in The Bourne Identity. Per Genova, si va daHitchcock nella vecchia Stazione Marittima (The Plea-sure Garden, 1925) a Le mura di Malapaga, dai miticipoliziotteschi anni ’70 con Franco Nero o Tony LoBianco ai titoli più recenti come Giorni e nuvole, Ge-nova, La bocca del lupo. Per il Levante, ci sono decinedi film girati tra Camogli, Rapallo, Santa Margherita o

Portofino: tra tutti spic-cano La contessa scalzacon Humphrey Bogart eAva Gardner, ma ancheChristopher Lee alfianco di Renato Ra-scel ai Castelli di SestriLevante in Tempi duriper i vampiri. E perlo spezzino ci sono i film di DeRobertis sulla Marina, la Portovenere di Carlo Verdone(Cuori nella tormenta), la rievocazione della Sarzanaantifascista in Nella città perduta di Sarzana di LuigiFaccini.Insomma, la storia di una regione, della sua im-magine internazionale, delle trasformazioni sociali epaesaggistiche succedutesi attraverso i decenni e pun-tualmente testimoniate dal cinema: realizzato da Re-nato Venturelli per la parte da Ventimiglia a SestriLevante e da Fabio Carlini per la parte spezzina, riccodi titoli, immagini, interviste e testimonianze.

I Luoghi del cinema in Liguria(Touring Club Editore, Milano 2010, pp.160, sip)

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CENT’ANNI FA NASCEVA A SANREMOCarlo Dapporto, il re della rivista italiana, ildominatore dei palcoscenici anni ’50 col suo

personaggio di viveur, l’elegantone pieno di fa-scino e di autoironia, di giochi di parole e di doppisensi. Era nato il 26 giugno del 1911, e nei localidella riviera di Ponente aveva cominciato a lavo-rare giovanissimo, mettendosi in mostra con le sueimitazioni e il suo istintivo talento per lo spetta-colo. Finché si era trasferito a Milano («grazie adue amici camionisti») e lì aveva cominciato ad af-fermarsi anche a teatro, prima reinventando Stan-lio e Ollio in coppia con Carlo Campanini, poiarrivando nel dopoguerra a fare compagnia conWanda Osiris e ad imporsi come uno dei maggioriinterpreti del teatro leggero italiano.

«Irresistibile, comicissimo, e di una comicità diprima mano ricca di calembours, di allusioni, diuna mimica esatta come un orologio svizzero»scriveva di lui Morandini, ai tempi in cui recensivagli spettacoli di rivista per “La Notte” di Milano.E, in un articolo del 1953, aggiungeva: «Diventasempre più bravo, più duttile, più fine. E’ un at-tore, l’abbiamo ormai ripetuto in cento modi (…)Questo suo essere in bilico tra il tono sardonico,pochadistico, crasso della rivista e il ricorso a temideamicisiani fa spesso scaturire impensati motivi,costituisce sempre una sorpresa».

Tra i grandi della rivista italiana dell’epoca, Dap-porto resta uno di quelli che più sono rimasti le-gati al palcoscenico. Ma la sua presenza è stataintensa anche al cinema, soprattutto negli anniCinquanta, quando era al culmine del successo.«Mio padre è sempre rimasto molto legato a San-remo, dove aveva la mamma, gli amici e la “fa-meggia sanremasca”: fino agli anni ’70 ci siamotornati ogni estate. – ricorda il figlio Massimo –Sentiva poi Milano come la sua patria professio-nale, quella che lo aveva portato al successo. Manegli anni ’50 ci portò tutti a Roma, perché gli erastato fatto un contratto dalla Ponti-De Laurentiis,e il cinema si faceva a Cinecittà. Non erano ancora

gli anni della commedia all’italiana vera e propria,e andavano di moda i film ad episodi in bianco enero, in cui famosi attori di rivista interpretavanosullo schermo i loro sketch. Mio padre fece moltidi questi film, anche se uno dei titoli di cui mi par-lava più spesso era Il vedovo allegro, degli anniQuaranta».

In effetti, Dapporto ha interpretato nella sua car-riera una quarantina di film, e non sempre ispiratial mondo della rivista. La Presidentessa (1952) diPietro Germi è uno dei più prestigiosi, e lo vedecoprotagonista nel ruolo del ministro francese cheperde la testa per Silvana Pampanini. La signora èservita (1945), di Nino Giannini, era tratto da unasua idea. In Il vedovo allegro di Mario Mattoli (1949)è un gestore di night sulla Costa Azzurra che sireca sempre a Sanremo, facendo ingelosirel’amante: ma si scopre che va solo a trovare la fi-glia malata. In Ci troviamo in galleria (1953) diMauro Bolognini interpreta un comico che sposauna cantante sconosciuta (Nilla Pizzi) e la porta alsuccesso: è probabilmente il più pregiato tra i suoifilm sul mondo della rivista, accanto a titoli comeI pompieri di Viggiù, Botta e risposta (di Mario Sol-dati), Baracca e burattini, Accadde al commissariato,Finalmente libero, Giove in doppiopetto, A sud nientedi nuovo e così via, film dove è spesso protagonista.Fino a quando Alberto Sordi lo volle in Polvere distelle (1973), per una rievocazione di quel mondorealizzata a tanti anni di distanza.

Ma il film più importante di Dapporto resta unodegli ultimi: La famiglia diEttore Scola (1987), doveha per la prima volta unpersonaggio a tutto tondo,del tutto estraneo ai suoicliché abituali. E’ Giulio, ilfratello di Vittorio Gas-sman, sempre alle presecon debiti e difficoltà fi-nanziarie: il ruolo che,negli anni della giovi-nezza, viene invece inter-pretato dal figlio Massimo.Il quale ricorda: «E’ il filmche segna la sua piena ma-turità come attore. La diffi-coltà dei grossi comici èquella di restare sempre le-gati al loro personaggio,che il pubblico a teatrovuol sempre vedere.Quindi tendono a nonuscire dalle abitudini chehanno sempre garantito ilsuccesso e li legano al pub-blico. Per questo mio padre

aveva difficoltà a entrare in altri ruoli: lo ha aiutatola presenza di un grande regista come EttoreScola, che lo ha spogliato delle convinzioni sullapropria figura e lo ha fatto calare in un personag-gio completamente diverso».

Per quell’interpretazione, Dapporto ottenne ilNastro d’argento come miglior attore non prota-gonista. Sarebbe morto poco dopo, nel 1989: pro-prio il cinema, in fondo, gli ha offerto la grandeoccasione di dimostrare le sue capacità d’attore inmodo più completo, e di permettere di verificarleanche alle generazioni successive. Quanto al ri-cordo che ha lasciato, Massimo Dapporto con-fessa: «Mio padre mi manca, ma fino a un certopunto. Perchè me lo porto tanto dentro: mi bastaalzarmi alla mattina, guardarmi allo specchio, emi sembra di averlo davanti. Vorrei solo essere an-cora un po’ più lui e un po’ meno me»

19FILM DOC MAGGIO -AGOSTO 2011

La fuga da SanremoNella sua “biografia ad uso delle scuole”,

Dapporto parla dei suoi primi lavori da ra-gazzo, a Sanremo e come cameriere nei lo-cali eleganti di Alassio. Fino alla partenzaper Milano… «Un giorno decisi che dovevotagliare la corda da San Remo. Ma occorre-vano parecchi quattrini. Il problema fu felice-mente risolto quando due miei amici,camionisti, mi proposero di andare con loro aMilano. Non me lo feci ripetere. Qualche giorno dopo presi posto sul grande au-totreno che giornalmente trasportava i fiori di San Remo alla capitale lombarda.(…) Non passava giorno che non mi recassi in Galleria. Era il ritrovo degli arti-sti. All’ora dell’aperitivo erano tutti lì. Orchestrali, cantanti, ballerine, attori, im-presari teatrali. Niente da fare! Più passavano i giorni, più mi rivedevosull’autotreno, tra gli amici camionisti, di ritorno a San Remo. (…) Mi rivolsi almio omonimo: san Carlo! Mi fece la grazia. Sempre in Galleria incontrai un vec-chio amico, Lino Chierico, lo avevo conosciuto al Casinò municipale di SanRemo, dove era maestro di ballo. Gli raccontai tutto. Un’ora dopo mi presentavaWalter Giraud, che si dedicava al piazzamento delle orchestre. Gli dissi che can-tavo tanghi, mi fece un’audizione. Gli piacqui. Dopo un mese ero il cantante delpiù famoso ritrovo della riviera Adriatica».

(da Carlo Dappporto, Il maliardo, Rusconi, Milano 1977)

A maggio la Mediateca di Sampierdarena ricordaCarlo Dapporto, nato a Sanremo cent’anni fa

Il maliardoal cinemaNon solo teatro e Wanda Osiris: l’attore ligure ha anche interpretato decine di film, con registi come Germi, Soldati o Mattoli, fino alla consacrazione in La famiglia di Scola.

Nelle immagini: Carlo Dapporto in alcune scene del film “il vedovo allegro” (1949) girato nella sua Sanremo.

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Torna dal 23 al 27 maggio il FestivalNuovo Cinema Europa, secondaedizione della rassegna dedicata a

giovani autori e nuovi film, che magarihanno già partecipato a numerosi festivalinternazionali, sono stati premiati, masono rimasti ancora inediti in Italia. Di-retta da Angela Ferrari, organizzata dal-l'Associazione Culturale Profondità diCampo con il Circuito Cinema Genova, lamanifestazione si svolgerà al cinema Citydi vico Carmagnola a Genova, ed è realiz-zata col sostegno del Comune di Genova,in collaborazione con una serie di istitutidi cultura europei: a cominciare da nomistorici per la Liguria, come l’AllianceFrançaise Galliera di Genova o il Goethe-Institut Genua, per proseguire con l’Acca-demia d’Ungheria di Roma, il CentroCulturale Italo-Austriaco, il Forum Au-striaco di Cultura di Milano, l’InstitutoCervantes di Milano.

I film verranno proiettati in versioneoriginale sottotitolata in italiano, e l’in-gresso è libero. Alcune proiezioni sarannoaccompagnate da un incontro con i regi-sti e i protagonisti: al termine del festival,il 27 maggio, verranno proclamati i vinci-tori del premio della giuria e del premiodel pubblico. Questi i titoli annunciati:

RENN, WENN DU KANNST (Germania2009)

Benjamin è su una sedia a rotelle. È unragazzo intelligente, divertente e dispe-rato. L'amore per lui non è argomento, oalmeno così dice a Christian, che da pocopresta servizio civile presso di lui. Chri-stian prende la vita alla leggera: starà persei mesi con Ben e poi andrà per la sua

strada. Annika studia violoncello, ma sialo studio, sia lo spietato obbligo alla per-fezione pesano molto su di lei. Ognigiorno passa davanti alla casa di Benja-min in bicicletta e ogni giorno lui laguarda dal balcone con desiderio. Masolo quando Annika si scontrerà con Chri-stian i tre faranno conoscenza, divente-ranno amici e inizieranno a creareinsieme un mondo di nostalgie, desideri efantasie. Ovviamente entrambi i ragazzivorrebbero avere un rapporto più strettocon Annika, che però non sa decidere. Alei piace Christian con la sua leggerezza,ma in fondo si sente più legata a Ben. Ciòche comincia come un gioco per tutti itre, diventa per Ben un abisso di ansieprofonde, dal quale non riesce a uscire dasolo. “Renn, wenn du kannst”, presentatoal Festival di Genova in anteprima ita-liana, è il primo film per il cinema del gio-vane regista Dietrich BrüggemannProiezione: lunedì 23 maggio, ore 18.00

KOLORADO KID (Ungheria/Regno Unito2009) Nell’Ungheria del 1959, un giovane vienearrestato. Crede che i suoi problemi conla polizia derivino dalle attività illecite nelcampo delle scommesse e del giocod’azzardo, e invece scopre che riguar-dano la partecipazione ai fatti del 1956.Girato a Budapest, di Andras Vagvolgyi.Proiezione: lunedì 23 maggio, ore 20.30

DIE VATERLOSEN (Austria 2011)Un ritorno imprevisto: Kyra ritrova i suoifratelli dopo vent'anni, in occasione dellamorte del padre. Scomparsa misteriosa-mente dopo lo scioglimento della comunehippie in cui lei e i fratelli erano nati, Kyrascopre che la sua esistenza era stata lorocelata. Inizia così a seguire le tracce chela porteranno a scoprire vecchi segretiscavando insieme ai suoi fratelli per ritro-vare le radici della loro infanzia. Die va-terlosen è il primo lungometraggio dellagiovane regista austriaca Marie Kreutzer.Proiezione: martedì 24 maggio ore 18.00

QU’UN SEUL TIENNE ET LES AUTRESSUIVRONT (Francia 2009)

Zohra è arrivata in Francia per capirecome è stato ucciso suo figlio, Stéphaneaccetta per denaro uno strano accordo,Laura è innamorata di un piccolo delin-quente che si mette sempre nei guai…Per caso si ritrovano tutti nel parlatorio diuna prigione, dove dovranno cominciaread affrontare i loro destini. Opera primadella trentenne Léa Fehner, subito pre-miata al festival di Deauville, candidata alCésar come miglior opera prima, passataanche a Venezia nella sezione Autori.Proiezione: martedì 24 maggio, ore 20.30Seguirà il dibattito con la protagonista Fa-rida Rahouadj

COMPLICES (Francia/Svizzera 2009)

Due detective di mezz’età indagano sullamorte di un giovane e sulla misteriosascomparsa della ragazza che aveva cono-sciuto pochi mesi prima in un cyber-café.Occupandosi del caso e dei suoi enigmipolizieschi, dovranno confrontarsi anchecon i propri problemi. Film d’esordio dellosvizzero Frédéric Mermoud: ambientato aLione, con Emmanuelle Devos, GilbertMelki e Nina Meurisse. Proiezione: mercoledì 25 maggio, ore18.00

SHAHADA (Germania 2010)

Nella Berlino di oggi, una ragazza viveall’interno di una comunità islamica pro-gressista, ma è tormentata da sensi dicolpa che la spingono sulla strada del fa-natismo integralista. Accanto a lei, altrestorie di immigrazione: quella di un poli-ziotto di origine turca angosciato per averucciso una vita umana, e quella di un ni-geriano che fatica ad accettare la propriacondizione e il modo di vivere degli euro-pei. I problemi delle giovani generazioni diimmigrati raccontati da Burhan Qurbani,regista di origine afghana cresciuto inGermania. Presentato alla Berlinale. Sha-hada è il suo primo lungometraggio, eviene presentato in anteprima italiana.Proiezione: mercoledì 25 maggio, ore20.30. Seguirà il dibattito con la protago-nista Maryam Zaree

LA VERGUENZA (Spagna 2009)

Una coppia benestante decide di adottareun bambino peruviano. Ma la convivenzasi rivela molto più difficile del previsto:decisi a tornare sui propri passi primache la situazione precipiti, i due scopronoche tornare indietro non è affatto facile.Scritto e diretto da David Planell, espertosceneggiatore madrileno qui al suo esor-dio nella regia: nomination ai Goya 2010come rivelazione dell’anno. Proiezione: giovedì 26 maggio, ore 18.00

LITTLE ALIEN (Austria 2009) La vita quotidiana, i sogni, le speranze diragazzini che arrivano in Europa tutti solidalle nazioni più disparate, senza soldi esenza documenti, in cerca soltanto diun’esistenza normale. Un documentariopotente, raccontato senza le abituali in-terviste, ma vivendo al fianco dei suoiprotagonisti: di Nina Kusturica, nata aMostar nel 1975, cresciuta a Sarajevo epoi a Vienna. Proiezione: giovedì 26 maggio, ore 20.30Seguirà il dibattito con la regista Nina Ku-sturica.

20 FILM DOC MAGGIO - AGOSTO 2011

DAL 23 AL 27 MAGGIO AL CINEMA CITY DI GENOVA

LIGURIA D’ESSAI

Seconda edizione del Festival Nuovo Cinema Europa, con film in versione originale sotto-titolata in italiano. Ingresso libero.

Cinema europeo,largo ai giovani

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21FILM DOC MAGGIO - AGOSTO 2011

Un omaggio a Belmondo, quattro grandi classici d’autore, una rasse-gna sul cinema rock: all’America di Genova, a partire dal 31 maggio.

LIGURIA D’ESSAI

Organizzata da CinemaGenovaCentro e Cineteca D.W.Griffith

UNA GIORNATA TUTTA DEDICATA a Jean-Paul Belmondo, i kolossal d’autore di Ber-tolucci Kurosawa & Co., i cult-movie del

rock dagli Stones a Janis Joplin… La multisala Ame-rica di via Colombo a Genova prosegue nelle suerassegne di classici del cinema e annuncia una seriedi proiezioni per vedere ancora una volta in sala filmche meritano una visione collettiva, in pellicola e sugrande schermo. Il tutto ogni martedì a partire dal31 maggio fino alla fine di luglio, su iniziativa del cir-cuito CinemaGenovaCentro e della CinetecaD.W.Griffith.

Ad aprire la rassegna sarà Jean-Paul Belmondo,icona della Nouvelle Vague e di tutto un modo gio-vane, moderno e sfrontato di guardare al cinemaimpostosi all’inizio degli anni Sessanta. Figlio di unoscultore siciliano emigrato a Parigi, Belmondo avevafatto il pugile nelle palestre del 1950, si era rotto ilnaso, ma era poi finito a studiare seriamente da at-tore. «Al Conservatorio, era uno Scapin formidabile»ha detto di lui l’amico e compagno Jean Rochefort.«Ma professori e allievi lo guardavano come unmarziano: eravamo in pochi a restare ammirati daquella sua modernità d’azione e da quella straordi-naria fisicità di gesti e atteggiamenti».

Al cinema ha portato una fisicità spavalda, un ero-tismo istintivo e un temperamento anarchico cheall’epoca facevano di lui il corrispondente pariginodei nuovi attori americani, ma senza tormenti e ne-vrosi manierate da Actors’ Studio. Nella sua gioiosamonografia su di lui, il grande Giuseppe Turroni ci-tava la definizione di Belmondo data dallo scrittoreMiro Silvera: «Sembra un dio greco che abbia presotroppi pugni». E Truffaut, da buon cinefilo, aggiun-geva che doveva essere il figlio nato da Jean Dastiée Dita Parlo quando si abbracciano in un letto allafine del mitico L’ Atalante di Jean Vigo.

L’omaggio che il 31 maggio gli dedica la multisalaAmerica comprende quattro film. Peccatori in bluejeans ci mostra un Belmondo ancora alle primearmi, ma già simbolo di quella gioventù del Quar-tiere Latino che da lì a poco avrebbe rivoluzionato il

cinema e la società, anche se per l’occasione civiene raccontata da un regista della vecchia guardia“poetica” come Marcel Carné. A seguire, il film-mitoFino all’ultimo respiro di Godard, quindi un’operamolto rara a vedersi come Moderato cantabile (doveBelmondo si mette al servizio del versante più in-tellettuale, con Peter Brook regista e MargueriteDuras sceneggiatrice), ed infine un’altra rarità, Sto-ria di un criminale: vale a dire un noir assolutamenteda riscoprire, diretto da un regista (Robert Enrico)che aveva cominciato al fianco della Nouvelle Vaguema aveva poi preferito sviluppare la sua carriera infilm d’azione “virile”. Quel cinema d’azione che neglianni a venire Belmondo mescolerà sempre più allacommedia, secondo una formula da box-office chetrasformerà a poco a poco la sua enorme carica in-novativa in una più semplice routine divistica.

Ci sono capolavori del cinema che vanno assoluta-mente rivisti in sala, sul grande schermo, nel pienodi quella visione grandiosa e totale per cui eranostati concepiti. A giugno ne potremo rivedere quat-tro, nell’ambito della rassegna “Grande cinemagrande schermo” che segue immediatamentel’omaggio a Belmondo. E i titoli in programma sonotutti straordinari affreschi epocali, ambiziosi sulpiano del racconto, sontuosi dal punto di vista figu-rativo.

Si comincia il 7 giugno con L’ultimo imperatore(1987) di Bernardo Bertolucci, sulla vita di Pu-Yi, in-coronato a tre anni imperatore della Cina, depostoquando era ancora bambino, finito alla deriva altempo dell’invasione giapponese, spedito infine afare lavoro di riabilitazione nella Cina di Mao. Un fil-mone di oltre due ore e mezza, splendidamente fo-tografato da Vittorio Storaro, vincitore di ben noveOscar: a cominciare da quelli per il miglior film e lamiglior regia.

A seguire, altre opere di grandi maestri. Come Ran(1985) di Akira Kurosawa, rilettura del Re Lear diShakespeare (e della vita di un autentico signoredella guerra, Moro Motonari) ambientata nel Giap-pone del XVI secolo: una storia epica di battaglie, po-

tere, tradimenti, dove il regista mescola tradizionenipponica e cultura occidentale nel suo kolossal piùcostoso. Oppure Fellini Satyricon (1969), dove laRoma imperiale di Petronio Arbitro viene raccontatada Fellini in termini a suo tempo “scandalosi”. E in-fine Underground (1995) di Emir Kusturica, viaggiodentro la storia della Jugoslavia realizzato nel mo-mento del crollo, ma viaggio anche all’interno del-l’uomo e della sua inestricabile vocazione allapoesia e alla violenza: il capolavoro di Kusturica.

E a luglio, quattro film di culto scelti nella lungafilmografia del cinema rock, pescando tra RollingStone e Janis Joplin, Sting, Bruce Springsteen oJames Taylor. A cominciare da Gimme shelter (1970),uno dei film-concerto più discussi, violenti e “scan-dalosi” della storia del cinema: realizzato in occa-sione dell’esibizione degli Stones ad Altamont(California, 1969), ci mostra da una parte Mick Jag-ger & Co sul palco (c’è anche Tina Turner in unaspettacolare versione di “I’ve Been Loving You TooLong”), dall’altra le risse e le violenze scatenatesitra il pubblico, con gli Hell’s Angels che vennero in-caricati di effettuare il servizio d’ordine e passaronoil tempo a picchiare e massacrare gli spettatori, finoad ucciderne uno.

Per i fan di Janis Joplin ci sarà invece Janis – theMovie (1975), zeppo di materiali sulla cantante chevanno dalle sue performance a una toccante inter-vista televisiva. Per quelli degli Who ecco invece unaltro film mitico: Quadrophenia (1979), ispirato alloro album e ambientato ai tempi degli scontri traMods e Rockers, con richiami al free cinema e par-tecipazione di Sting. Ma il pezzo forte di maggioreattualità è probabilmente No Nukes (1980), docu-mentario sulle cinque serate anti-nucleari realiz-zate nel settembre del ’79 al Madison SquareGarden, con James Taylor, Carly Simon (“Mockin-bird”), Jackson Browne (“Running on Empty”), TheDoobie Brothers, Crosby Stills & Nash, e tanti altri,ma soprattutto con uno straripante Bruce Sprin-gsteen praticamente agli esordi.

Un’estateda cineteca

OMAGGIO A BELMONDO

KOLOSSAL D’AUTORE

LUGLIO ROCK

31 maggio

dal 7 al 28 giugno

dal 5 al 26 luglio

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ZOMBIE, VAMPIRI,sdoppiamenti dipersonalità, sepolti

vivi e ladri di cadaveri…Dopo Febbre gialla, il ClubAmici del Cinema di Sam-pierdarena torna tra mag-gio e giugno con unarassegna dedicata ai film di

genere, confermandosi un vero cineclub capace diguardare il cinema a 360 gradi, senza schemi népregiudizi. E stavolta sono di scena i migliori horrordell’annata, più qualche omaggio al classico: congrandi registi che vanno da John Carpenter a JohnLandis, nuovi autori della scena nazionale e inter-nazionale, riproposte di film ormai classici di Ka-thryn Bigelow o Pupi Avati.

All’horror italiano è dedicata proprio la seratainaugurale del 25 maggio, che riunisce un paio dieventi. Il primo riguarda la proiezione di Shadow diFederico Zampaglione, uscito l’anno scorso solo inun multiplex e mai recuperato nonostante le ottimeaccoglienze critiche: protagonista del film è un gio-vane reduce dalla guerra in Iraq, che nel corsodelle sue scorribande in bici sui monti si imbattein una ragazza, poi in due cacciatori violenti, quindiin un’agghiacciante presenza soprannaturale.

L’horror tutto ambientato tra i boschi e gli esterninaturali ha una sua originalità, e sono stati in moltiad elogiare Zampaglione (leader dei Tiromancino

qui al suo secondo film da regista) come una pro-messa dell’horror italiano, una specie di possibileRob Zombie nostrano. Nel corso della serata verràinoltre presentato in anteprima Durante la morte,cortometraggio di Davide Scovazzo girato a Genovacon una troupe ligure e ispirato a Niccolò Amma-niti.

Per rimanere nell’ambito dell’horror italiano,va subito segnalata anche l’altra serata speciale,quella del 17 giugno, quando verrà presentato ilvolume Nero Avati di Ruggero Adamovit, ClaudioBartolini e Luca Servini (edito da Le Mani di Recco).Il libro ripercorre quelli che gli autori definiscono ifilm “neri” di Avati, da Balsamus a La casa dalle fi-nestre che ridono, da Le strelle nel fosso a Zeder, malo fanno con un’originalità particolare: alle osser-vazioni critiche si affiancano le testimonianze sullalavorazione da parte dello stesso regista e di suoicollaboratori come gli attori Lino Capolicchio eGiulio Pizzirani, l’aiuto regista Cesare Bastelli, ilproduttore Gianni Minervini, lo scenografo StenoTonelli. Sullo schermo, verrà proiettato per l’occa-sione Zeder con Gabriele Lavia, uno dei capisaldidell’orrore avatiano anni Ottanta.

Per il resto, la rassegna presenta un paio digrandi ritorni della stagione: quello di John Landiscon Ladri di cadaveri, nuova rilettura della storia diBurke & Hare in chiave ferocemente grottesca, equello di John Carpenter con The Ward, tutto am-bientato all’interno di un manicomio, quasi in

omaggio al Sam Fuller di Shock Corridor. Due filmche testimoniano innanzitutto la possibilità di fareancora horror secondo un linguaggio a suo modoclassico, estraneo al degrado clip & spot, fedele aun’idea di cinema di genere molto anni Settanta.

Tra le nuove tendenze di stagione, gli organiz-zatori hanno invece privilegiato due film. TheHorde di Yannick Dahan e Benjamin Rocher con-ferma lo slancio straordinario del giovane horrorfrancese, che ha visto in questi anni affermarsi unaschiera imponente di nuovi film e nuovi autori, daAlta tensione a Ils, da A l’interieur a Martyrs: in que-sto caso, ci sono quattro poliziotti che penetrano inun palazzone di banlieue per vendicarsi di unabanda di delinquenti, ma si ritrovano subito alfianco dei criminali, assediati da orde di affamatis-simi morti viventi. Lo spagnolo Buried - Sepolto diRodrigo Cortes è invece innanzitutto una straordi-naria sfida tecnica, visto che è tutto girato all’in-terno di una bara, dove un tizio si risvegliascoprendo di essere stato sepolto vivo.

E a completare la rassegna, due appuntamenticol classico: lo splendido Il buio si avvicina (1987)di Kathryn Bigelow, e una serata organizzata conla Cineteca Griffith che riproporrà Un Lupo man-naro americano a Londra, cult di John Landis del1981. Per tutti, poi, prosecuzione della rassegnaalla Mediateca di Sampierdarena, con incontri e le-zioni su altri classici dell’orrore e del cinema fan-tastico.

22 FILM DOC MAGGIO - AGOSTO 2011

TRA I DIRITTI FONDAMENTALI di cuispesso ci si dimentica esiste il dirittoal lavoro. Se ne occuperà la decima

edizione della rassegna “I diritti di tutti”,organizzata a maggio presso la multisalaAmerica dall’Associazione Nazionale Ma-gistrati, il Comitato per lo Stato di Diritto eCinemaGenovaCentro. L’inaugurazione della manifestazione è

affidata quest’anno a “Noi e loro”, collo-quio ideale tra Giovanni Falcone e PaoloBorsellino in programma al Teatro Duse il5 maggio, ore 20.30. I tre film della sezionecinema saranno invece Fuga dal call cen-

ter (12 maggio), Tra le nuvole (19 maggio)e I lunedì al sole (26 maggio). Il primo af-fronta il problema del precariato giovanile,dei call center, dalla sottocupazione e dellosfruttamento, in un film di Federico Rizzotutto dedicato ai trentenni che in Italia la-vorano per 5 euro lordi all’ora, senza difesesindacali, senza contratti chiari e senza fu-turo. Realizzato dagli stessi produttori diFame chimica, Fuga dal call center me-scola interviste a situazioni narrative, do-cumentario e finzione: con Tatti Sanguinetiche fa lo schizzatissimo psicologo azien-dale e il protagonista del film che trova un

secondo lavoro andando a pu-lire le case dei lavascale filip-pini (loro guadagnano 7 euroall’ora, a lui ne danno 5).

Tra le nuvole è invece un film ameri-cano di Jason Reitman, dove George Cloo-ney interpreta un “tagliatore di teste” cheviaggia continuamente da un estremo al-l’altro degli Stati Uniti per licenziare per-sone nelle diverse aziende: quasi unaggiornamento del commesso viaggiatoredi un tempo, simbolo di una nuova Americae di una nuova società, rigorosamente ci-nico e single, senza casa, senza famiglia,

senza affetti. Terzo e ultimo film, lo spa-gnolo I lunedì al sole (2002) con un ottimoJavier Bardem: i protagonisti sono stavoltai lavoratori di mezz’età di Vigo, in Galizia,che dopo la chiusura del loro cantiere na-vale si ritrovano al bar disoccupati e de-pressi. Con un memorabile scambio dibattute: «Hai sentito? Tutto quello che ci di-cevano sul comunismo era una bugia!».«C’è di peggio: tutto quello che ci dicevanosul capitalismo è vero!».

Una Repubblica affondata sul lavoro

ALL’ AMERICA DI GENOVA LA RASSEGNA “I DIRITTI DI TUTTI”, ORGANIZZATA CON L’ ASSOCIAZIONE NAZIONALE MAGISTRATI E IL COMITATO PER LO STATO DI DIRITTO

In programma a maggio Fuga dal call center, Tra le nuvole, I lunedì alsole: tre modi diversi di affrontare il tema della precarietà del lavoro.

Il buio si avvicina

Il Club Amici del Cinema chiude la stagione con una rassegna

tutta dedicata all’horror. Dal 25 maggio.

Page 23: FilmDOC 93

23FILM DOC GENNAIO - FEBBRAIO 2011

GENOVA e PROVINCIA

I PROGRAMMI DEI CINEMA DOC in LIGURIA

Da sabato 30 aprile a domenica 1 THE FIGHTER di David O. Russell con Mark Wahlberg, ChristianBale, Melissa Leo, Amy Adams, USA 2010, 115’Un pugile incapace di vincere, più sensibile ai ri-catti emotivi di una madre avvoltoio e di una fa-miglia di parassiti che ai colpi sul ring. L’incontrocon una ragazza indomabile gli darà l’impulso percercare una via d’uscita. Oscar 2011 a ChristianBale e Melissa Leo come migliori attori non pro-tagonisti.

Da lunedì 2 a venerdì 6 SERAPHINE di Martin Provost con Yolande Moreau, Ulrich Tukur,Anne Bennent, Francia,Belgio, Germania 2008, 125’Biografia di una esponente dell’art naif, SéraphineLouis, che di giorno lavora come donna delle pu-lizie e lavandaia e di notte dipinge per passione.Fino al giorno in cui il celebre critico d’arte Wil-helm Uhde vede un suo dipinto. Sette premi César2008 come miglior film, attrice, fotografia, sce-neggiatura.

Da sabato 7 a martedì 10IL GIOIELLINO di Andrea Molaioli con Toni Servillo, Remo Girone eSarah Felberbaum, Francia, Italia 2010, 110’Non c’è solo il caso Parmalat nella vicenda di ungrande gruppo agro-alimentare, che per affrontareil mercato globale falsifica i bilanci, gonfia le ven-dite e truffa ignari risparmiatori con la complicitàdelle banche. Il crac è anche quello di una “finanzacreativa” in cui il malaffare diventa una inevitabilecostante.

Da mercoledì 11 a venerdì 13 LA DONNA CHE CANTA di Denis Villeneuve con Lubna Azabal, Mélissa Désor-meaux-Poulin, Maxim Gaudette, Canada 2010, 130’L’intricata epopea di due gemelli canadesi alla ri-cerca della verità sulle loro radici. La rivelazionedell’enigma apre uno squarcio sul passato dellamadre, sul padre che pensavano morto e sul fra-tello di cui ignoravano l’esistenza, ma anche sulsanguinoso percorso dell’identità palestinese e delLibano lacerato da divisioni politiche e faide reli-giose. Presentato a Venezia 2010.Nell’ambito del progetto “IL TEMPO DELLESCELTE- La sfida educativa”

Da sabato 14 a martedì 17 NON LASCIARMI di Mark Romanek con Carey Mulligan, Andrew Gar-field, Keira Knightley, USA, GB 2010, 103’

Amicizia, amore e gelosia tra due ragazze e un ra-gazzo, cresciuti in un collegio inglese e uniti persempre da un segreto angoscioso che sotto unaapparente idilliaca normalità determina il loro fu-turo sin dal primo giorno di vita. Dal romanzo diKazuo Ishiguro, l’autore di Quel che resta delgiorno.

Da mercoledì 18 a venerdì 20IN UN MONDO MIGLIOREdi Susanne Bier con Markus Rygaard, WilliamJohnk Nielsen, Danimarca 2010, 113’Elias, timido e bersagliato dai bulli della scuola, silega con Christian in un’ alleanza pericolosa, ba-sata sul rancore e sulla volontà di vendetta. L’ami-cizia degenera in un percorso rischioso, chemetterà in gioco la vita stessa dei due adolescenti.Oscar 2011 come miglior film in lingua straniera,Nell’ambito del progetto “IL TEMPO DELLESCELTE- La sfida educativa”

Da sabato 21 a martedì 24TOURNÉE di Matthieu Amalric con Mimi Le Meaux, Dirty Mar-tini,Roxy Roulette, Kitten on the Keys, Matthieu Amal-ric, Francia 2010, 111’Tra piume di struzzo e ciglia finte, l’incontenibilevitalità di un gruppo di artiste del Burlesque ame-ricano che un impresario da quattro soldi porta inEuropa con il miraggio di un debutto trionfale aParigi. Premio migliore regia a Cannes 2010.

Da mercoledì 25 a giovedì 26 SHADOW HORROR FESTdi Federico Zampaglione con Chris Coppola, JakeMuxworthy, Karina Testa, Italia 2009, 80’Un giovane soldato di ritorno dal’Iraq parte per unviaggio in mountain bike in Europa per dimenti-care l’esperienza della guerra. Si ritrova in un vil-laggio su cui aleggia una antica leggenda locale,e scopre che la realtà può essere il peggiore degliincubi.Nel corso della serata, anteprima diDURANTE LA MORTE di Davide Scovazzo - Cortometraggio

Da venerdì 27 a lunedì 30 SORELLE MAI di Marco Bellocchio con Pier Giorgio Bellocchio, Do-natella Finocchiaro, Alba Rohrwacher, Italia 2010,120’Nella casa di famiglia a Bobbio in Valtrebbia, chefa da set al film, si intrecciano i destini di sei per-sonaggi, sei membri della famiglia Bellocchio dicui il regista racconta le vicende in assoluta li-

bertà.

Da mart 31maggio a gio 2 giugno OFFSIDE di Jafar Panahi, Iran 2006, 88’In Iran le donne non possono assistere alle partitedi calcio, neppure quando si gioca la partita per laqualificazione per la Coppa del mondo. Anche sesi travestono da ragazzi, vengono individuate econfinate in un recinto da cui possono soltanto in-tuire l’andamento del gioco attraverso le urla dellafolla. Jafar Panahi sta scontando una condanna a

6 anni di carcere e a 20 di divieto d’esercizio dellaprofessione.

Segue l’intervista al regista J. PanahiOffside di regime di Erfan Rashid, Iraq, Italia 2010, 9’21”

Venerdi 3 GAZA A CIELO APERTO di Maurizio Fantoni MinnellaIl film racconta la vita quotidiana dei netturbini chedalle 5 del mattino cominciano la raccolta dei ri-fiuti nelle discariche di Gaza City, mostrando lacittà, la sua gente, i suoi bambini, gli studenti e ipescatori.Nel corso della serata verrà presentato il corto

Muro contro muroe un’ intervista a Vittorio Arrigoni. Sarannopresenti il regista e Don Andrea Gallo della Co-munità di San Benedetto al Porto.

Da sabato 4 a martedì 7L’ALTRA VERITÀ di Ken Loach con Mark Womak, Andrea Lowe, JohnBishop, GB, Francia, Italia, Belgio, Spagna 2010, 109’ Un “contractor” ingaggiato per fare il lavoro sporcoin Iraq muore lungo la Route Irish, la strada più pe-ricolosa del mondo che collega la città di Bagdadall’aeroporto. L’amico d’infanzia che lo ha convintoad arruolarsi è deciso a scoprire che cosa si na-sconda dietro la sua morte.

Da mercoledì 8 a lunedì 13HABEMUS PAPAM di Nanni Moretti con Michel Piccoli, Nanni Moretti,Margherita Buy, Jerzy Stuhr, Italia 2011, 104’Di fronte all’enormità del compito che lo attende,il papa neoeletto cade in depressione. Il Vaticanochiama uno psicanalista perché lo assista e lo aiutia superare i suoi problemi.

Martedì 14 Ecce Nanni Serata speciale dedicata al cinema diNanni Moretti

Da mercoledì 15 a giovedì 16THE HORDE HORROR FESTdi Yannick Dahan, Benjamin Rocher con AurélienRecoing, Eriq Ebouaney, Jean-Pierre Martins, Fran-cia 2009, 90’ Intrappolati in un edificio abbandonato, quattro po-liziotti stanno per essere uccisi da una banda dicriminali. Dovranno allearsi con loro per affrontareun’orda di creature sanguinarie che assediano ilpalazzo e ormai hanno invaso la città. Zombiemovie declinato alla francese.

Venerdì 17 HORROR FEST

Presentazione del libro Nero Avati di ClaudioBartolini, Ruggero Adamovit, Luca ServiniA seguire la proiezione del film

ZEDER

di Pupi Avati. con Cesare Barbetti, Gabriele Lavia,Anne Canovas, Bob Tonelli, Italia 1983, 98’Seconda incursione nell’ horror di Avati, dopo Lacasa delle finestre che ridono. Sceneggiato ancoracon il fratello Antonio e con Maurizio Costanzo, il“film fa irrompere l’assurdo in un’atmosfera quoti-diana, ottenendo così momenti di terrore ge-nuino”(Mereghetti).

Da sabato 18 a domenica 19 THE NEXT THREE DAYS di Paul Haggis con Russell Crowe, Elizabeth Banks,Liam Neeson, USA, Francia 2010, 122’ A tre anni dalla condanna della moglie per omici-dio, John continua a credere alla sua innocenza ea lottare per dimostrarla. Quando anche l’ultimoappello viene respinto non gli rimane che una pos-sibilità: immergersi nel mondo pericoloso del cri-mine per organizzare la sua evasione.

Da lunedì 20 a martedì 21 BURIED HORROR FESTdi Rodrigo Cortés con Ryan Reynolds, Spagna 2010,94’Chiuso in una bara tre metri sottoterra con un cel-lulare, una matita, un accendino e una torcia, e 90minuti di tempo da utilizzare per farsi individuaredai soccorritori prima che l’ossigeno si esaurisca.

Da mercoledì 22 a giovedì 23 IL BUIO SI AVVICINA

di Kathryn Bigelow con Adrian Pasdar, JennyWright, Lance Henriksen, USA 1987, 94’Caleb incontra la donna della sua vita e scopredopo il primo bacio che si tratta di un vampiro,come vampiri sono i suoi spietati compagni. E oraCaleb è uno di loro. Opera prima violenta e visio-naria di Kathryn Bigelow, la regista di Hurt LockerOscar 2010 come miglior film.

Da venerdì 24 a martedì 28 LADRI DI CADAVERI-BURKE &HARE di John Landis con Simon Pegg, Andy Serkis, GB2010, 91’Edimburgo, XIX secolo: due eccentrici assassinimettono su un commercio di cadaveri con cui ri-forniscono la facoltà di medicina dell’Università.Ma la richiesta è smodata e i nostri si trovano unpo’ in affanno. Una black comedy dai toni goticidel regista di Blues Brothers e Un lupo mannaro aLondra.

Da mercoledì 29 a giovedì 30THE WARD HORROR FESTdi John Carpenter con Amber Heard, Danielle Pana-baker, Jared Harris, USA 2011, 88’Una ragazza coperta di lividi si ritrova chiusa in unospedale psichiatrico senza una ragione. Ben pre-sto scopre che nell’istituto si aggira una terrifi-cante presenza, un fantasma che inizia a eliminarele altre pazienti. Da uno degli indiscussi maestridell’horror cult.

Venerdì 1 UN LUPO MANNARO AMERICANO A LONDRA di John Landis con Jenny Agutter, Griffin Dunne, USA,Gran Bretagna, 97’Uno dei più riusciti film di J. Landis, dove le atmo-sfere horror si coniugano perfettamente con ilgrottesco e l’humour nero.in collaborazione con la Cineteca Griffith

Da sabato 2 Film a sorpresa

Maggio 2011

CLUB AMICI DEL CINEMA - Tel. 010. 413838c/o Cinema Don Bosco - Via C.Rolando, 15 16151 GENOVA - Sampierdarenawww.clubamicidelcinema.it

Orari: feriali: Unico spett. ore 21,15sabato: ore 15,30 - 21,15domenica e festivi: ore 18,30 - 21,15

Giugno HORROR FEST

Luglio

Prima visione per Genova

HORROR FEST

HORROR FEST

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24 FILM DOC MAGGIO - AGOSTO 2011

da ven 6 a dom 8 maggio IL DISCORSO DEL RE di Tom Hopper con Helena Bon-ham Carter, Colin Firth, Guy Pe-arce, Geoffrey Rush – RegnoUnito/Australia 2010 – 111’

da ven 13 a dom 15 maggioTHE FIGHTER di David O. Russelcon Mark Wahlberg, ChristianBale, Amy Adams, Melissa Leo –USA 2010 – 118’

da ven 20 a dom 22 maggioPOETRY di Lee Chang-dong conDa-wit Lee, Yong-taek Kim,Jeong-hee Yoon, Yun Junghee –Corea del Sud 2010 – 139’

da ven 27 a dom 29 maggioIL CIGNO NERO di Darren Aro-nofsky con Mila Kunis, NataliePortman, Winona Ryder – VincentCassel – USA 2010 – 103’

da venerdì 3 a domenica 5 giugnoTHE NEXT THREE DAYS diPaul Haggis con Liam Neeson,Olivia Wilde, Russel Crowe, Eliza-beth Banks – USA 2010 – 122’

da venerdì 10 a domenica 12 giugnoHABEMUS PAPAM di NanniMoretti con Michel Piccoli, NanniMoretti, Jerzy Stuhr – Italia 2011 –104’

Cineforum Genovese - Tel. 010 5959146c/o Cinema America - Via Colombo, 11 • 16121 - Genova www.cineforumgenovese.it

Orari: 15,00 - 17,30 - 21,15

martedì 10 Maggio Gli amori folli di Alain Resnais;con: Sabine Azéma, André Dussol-lier, Anne Consigny, EmmanuelleDevos, Mathieu Amalric, Francia/Ita-lia, 2009-104’

martedì 17 maggioDepartures di Yojiro Takita; con:Masahiro Motoki, Ryoko Hirosue,Tsutomu Yamazaki, Kazuko Yo-

shiyuki, Takashi Sasano, Giappone,2008 - 130’

martedì 24 maggio

Evento Speciale

Il Gattopardodi Luchino Visconti. con Burt Lanca-ster, Claudia Cardinale, Alain Delon.Italia, 1963 -187’

CINECLUB NICKELODEON - Tel. 010 589640Via Consolazione, 1 - 16121 Genova e-mail: [email protected]

Mercoledì 4 - Giovedì 5 maggio SORELLE MAI di Marco Bellocchio, con Pier Giorgio Bel-locchio, Elena Bellocchio, Donatella Fi-nocchiaro - Italia 2010, durata 110’

da ven 6 a dom 8 maggio emerc 11 - gio 12 NON LASCIARMIdi Mark Romanek, con Carey Mulligan,Andrew Garfield, Keira Knightley - GranBretagna, USA 2010 - 103’

mar 10 - ore 19,00Il Tempo delle scelte - la sfida edu-cativaIN UN MONDO MIGLIORE

di Susanne Bier, con Mikael Persbrandt,Markus Rygaard, William Jøhnk Nielsen- Danimarca 2010 - 113’A seguire, spuntino e tavola rotonda

da ven 13 a dom 15 maggio emerc 18 - gio 19 IL GIOIELLINO di Andrea Molaiolicon Toni Servillo, Remo Girone, SarahFelberbaum - Francia, Italia 2011- 110’

Sabato 14 - ore 16Rassegna FilMissio RagazziIL CACCIATORE DI AQUILONI di Marc Forster. con Khalid Abdalla, Ho-mayoun Ershadi, Shaun Toub, AtossaLeoni, - USA 2007- 131’

IMPERIA E PROVINCIA

Cineforum IMPERIA - Tel.0183.63871c/o Cinema Centrale - Via F. Cascione, 5218100 - IMPERIA Porto Maurizio

www.cineforumimperia.it - e-mail: [email protected]

Orari spettacoli: ore 16,15 - 20,15 - 22,30

lunedì 9 maggioNORD di Rune Denstad Langlo, con Anders Baa-smo Christiansen, Kyrre Hellum, MarteAunemo, Lars Olsen - Norvegia 2009-79'

lunedì 16 maggioI GATTI PERSIANI di Bahman Ghobadi, con Negar Shagha-ghi, Ashkan Koohzad, Hamed Behdad,Ashkan Koshanejad – Iran 2009 – 101'

Martedi 17 maggio - ore 16Rassegna FilMissio 2010LA TERRA DEGLI UOMINIROSSIdi Marco Bechis, con Claudio Santama-ria, Chiara Caselli - Italia 2008 -108’

CINEMA CAPPUCCINI - Tel. 010 880069Piazza Cappuccini 1 – 16122 Genova

Ingresso: € 5,50 – ridotto € 4,50 – soci ACECCARD € 3,50 Orari: unico spettacolo ore 21,15

Il potere del lavoro e il lavoro del potere

CINEMA MIGNON - Tel. 0185 309694via Martiri della Liberazione 131 - Chiavari (GE)e-mail: [email protected]

mer 4 maggio IL RESPONSABILE DELLE RISORSE UMANE

di: E. Riklis, con: M. Ivanir, G. Alfi- ISR/GER/FRA 2010 - 103'

mer 11 maggioSTANNO TUTTI BENE di K. Jones - Con: R. DeNiro, D.Barrymore - USA 2010 99'

mer 18 maggioI 2 PRESIDENTI di R. Loncrane, con M. Sheen, D.Quaid - USA 2010 89'

Orari: venerdì e domenica ore 16,00 e 21,15; sabato e feriali: unico spettacolo ore 21,15

Orari: 16,00 - 21,15

Cosa farò da grande?

mer 25 maggio NOWHERE BOYdi S. Taylor Wood, con: A. Johnson,K. Scott Thomas - GRAN BRETA-GNA/USA 2009 - 98'

mer 8 giugnoVALLANZASCA - Gli angeli delmale di M. Placido,con: K. RossiStuart, V. Solarino - ITALIA 2011125'mer 15 giugnoTHE FIGHTER di D. Russell , con: M. Walhberg,

C. Bale - USA 2010 - 118'

mer 22 giugnoLA FINE E' IL MIO INIZIO con J. Baier - Con: B. Ganz, E.Germano - ITALIA 2011 - 98'

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GIOVEDI’ 5 MAGGIO HEREAFTERdi Clint Eastwood con Matt Damon,Bryce Dallas Howard, Jenifer Lewis, Cé-cile De France, U.S.A. 2010, 129'

GIOVEDI’12 MAGGIOINTO PARADISO di Paola Randi con Gianfelice Imparato,

Saman Anthony, Peppe Servillo, ElomaRan Janz, Italia 2010, 104'

GIOVEDI’ 19 MAGGIO SORELLE MAI di Marco Bellocchio con Alba Rohrwa-cher, Donatella Finocchiaro, Elena,Maria Luisa e Letizia Bellocchio, Italia2010, 110'

SAVONA e PROVINCIA

A maggio Nuovofilmstudio, prima delleproiezioni dei tre lungometraggi "Gianni e ledonne" di Gianni Di Gregorio, "Il cigno nero"di Darren Aronofsky e "Non lasciarmi" diMark Romanek, presenterà i cortometraggirealizzati nell’ambito del progetto "perFidu-cia", iniziativa che nasce nel 2009, in colla-borazione con Intesa Sanpaolo, perraccontare attraverso il cinema e l’arte leforze vitali che animano il nostro paese. I primi a incarnare questa missione nei

loro corti sono stati Ermanno Olmi, GabrieleSalvatores e Paolo Sorrentino. Il grande suc-cesso del progetto è continuato con la se-conda e oggi con la terza edizione, chepropone i nuovi corti di tre giovani autori ditalento, Laura Bispuri, Paolo Zucca e MarcoChiarini, realizzati a partire da sceneggiaturenate all’interno del blog "perFiducia 2.0".Sempre a maggio, in occasione dell'iniziativa"adotta un articolo della Costituzione", pro-mossa dall'ANPI Savona in collaborazionecon l'ISREC, la nostra associazione, avendoadottato l'articolo 21, relativo alla libertà diespressione, ha voluto invitare il Corso diLaurea in Scienze della Comunicazione a pre-sentarsi alla città, offrendo lo spazio del ci-nema per un intero giorno. Nel corso dellagiornata verrà presentata una selezione deglioltre 300 video realizzati dagli studenti delLaboratorio Audiovisivi Buster Keaton nel-l'arco degli ultimi cinque anni. A partire dalpomeriggio, dalle ore 16.00, una no-stop checulminerà con la presentazione, alle ore21.00, dell'ultima produzione degli studenti:"Pescoi de Utri - Artigiani del mare", docu-mentario sulla pesca con la lampara a Voltri.

martedì 3 15.30 - 21.15mercoledì 4 21.15La donna che cantadi Denis Villeneuve, con Lubna Azabal,Mélissa Désormeaux-Poulin, MaximGaudette -Canada 2010, 130'

MAGGIO 2011

I Giovedì all’Ambra

I PROGRAMMI DEI CINEMA DOC in LIGURIA

GIOVEDI’ 26 MAGGIO LA DONNA CHE CANTA di Denis Villeneuve con Lubna Azabal,Mélissa Désormeaux-Poulin, MaximGaudette, Rémy Girard, Canada/Fran-cia 2010, 130'

GIOVEDI’ 2 GIUGNOIL GRINTA di Ethan e Joel Coen con Jeff Bridges,Hailee Steinfeld, Matt Damon, JoshBrolin, U.S.A. 2010, 110'GIOVEDI’ 9 GIUGNO VALLANZASCAdi Michele Placido con Paz Vega,Kim Rossi Stuart, Filippo Timi, Mo-ritz Bleibtreu, Italia, 2010, 125'

GIOVEDI’ 16 GIUGNO L’ESPLOSIVO PIANO DI BAZIL di Jean-Pierre Jeunet con Dany Boon,

André Dussollier, Nicolas Marié, Yo-lande Moreau, Francia, 2009, 105'

GIOVEDI’ 23 GIUGNOBIUTIFUL di Alejandro Gonzalez Inarritu con Ja-vier Bardem, Blanca Portillo, Félix Cu-bero, Rubén Ochandiano,Spagna/Messico 2010, 138'

da venerdì 6 a lunedì 9Film in prima visione

martedì 10 15.30 - 21.15mercoledì 11 21.15Gianni e le donne di Gianni Di Gregorio, con Gianni DiGregorio, Valeria de Franciscis, AlfonsoSantagataPrima del film verrà proposto il cortometraggio"Omero bello-di-nonna", realizzato nell'ambitodel progetto cinematografico "perFiducia" daMarco Chiarini, interpretato da Nicola Nocella,Isa Barzizza ed Elena Di Cioccio

giovedì 12 17.00Nuovofilmstudio presentaMelo Ascolto - impariamo a divertirci conla musicaEmanuela Abbadessa: Sono solo canzo-nette? Lied, romanza, chanson e melodievarie nei salotti d’Europa

ingresso libero

da venerdì 13 a lunedì 16Film in prima visione

martedì 17 15.30 - 21.15mercoledì 18 21.15Il cigno nerodi Darren Aronofsky, con Natalie Por-tman, Vincent Cassel, Mila Kunis -Usa2010, 110'Prima del film verrà proposto il cortometraggio"Biondina", realizzato nell'ambito del progettocinematografico "perFiducia" da Laura Bispuri,interpretato da Anita Caprioli, Anna CelesteCuppone e Maria Nazionale

giovedì 19 - a partire dalle 16.00

In occasione dell'iniziativa "adotta un ar-ticolo della Costituzione", promossa dal-l'ANPI Savona in collaborazione conl'ISREC, Nuovofilmstudio presentaOfficina dell’immagine - Gli studenti con la videocameraPresentazione del Laboratorio Audiovi-sivi Buster Keaton e proeizione deivideo realizzati, nell'arco degli ultimicinque anni, dagli studenti del Corso diScienze della Comunicazione, Univer-sità di Genova, Campus di Savona

ingresso libero

da venerdì 20 a lunedì 23 Film in prima visione

martedì 24 15.30 - 21.15mercoledì 25 21.15Non lasciarmidi Mark Romanek, con Carey Mulligan,Andrew Garfield, Keira Knightley- Usa,Gran Bretagna 2010, 103'Prima del film verrà proposto il cortometraggio"Cuore di clown", realizzato nell'ambito del pro-getto cinematografico "perFiducia" da PaoloZucca, interpretato da Vinicio Marchioni, IsabellaRagonese e Pippo Dalbono

giovedì 26 17.00Nuovofilmstudio presentaMelo Ascolto - impariamo a divertirci conla musicaStefano A. E. Leoni: L’Aida nostra non èforse pervasa di colore e di profumoorientale?

ingresso libero

da venerdì 27 a lunedì 30Film in prima visione

A giugno Nuovofilmstudio, in collaborazionecon Teodora distribuzione, ospiterà il registaBruno Bigoni per la presentazione del suo do-cumentario "Il colore del vento", racconto delviaggio di una nave mercantile nel Mar Medi-terraneo per scoprire donne, uomini, città ecogliere le diverse realtà del nostro mare. Viricordiamo che i film in prima visione del wee-kend vengono definiti di settimana in setti-mana. Per avere informazioni aggiornate sullanostra programmazione potete consultare ilsito internet www.nuovofilmstudio.it, oppurechiamarci allo 019813357.

martedì 31 maggio 15.30 - 21.15mercoledì 1 giugno 21.15 Ladri di cadaveri - Burke & Haredi John Landis, con Simon Pegg, Andy

Serkis, Isla Fisher - Gran Bretagna2010, 91'

da venerdì 3 a lunedì 6Film in prima visione

martedi 7 ore 18.00Nuovofilmstudio presentaMelo Ascolto - impariamo a divertirci conla musicaAnnamaria Cecconi: Coltelli e lacrime,la rappresentazione delle mascolinitànell’opera verista

ingresso libero

martedì 7 15.30 - 21.15mercoledì 8 21.15Noi credevamodi Mario Martone, con Luigi Lo Cascio,Valerio Binasco, Francesca InaudiItalia, Francia 2010, 170'

da venerdì 10 a lunedì 14Film in prima visione

giovedì 15 15.30 - 21.15Nuovofilmstudio in collaborazione conTeodora distribuzione presentaIl colore del vento di Bruno Bigoni - Italia 2010, 75’Presentazione del documentario e incontro conil regista Bruno Bigoni (ospite della proiezioneserale)

da venerdì 17 a lunedì 20Film in prima visione

martedì 21 15.30 - 21.15mercoledì 22 21.15Il truffacuori di Pascal Chaumeil, con Romain Duris,Vanessa Paradis, Julie Ferrier- Fran-cia, Principato di Monaco 2010, 105'

da venerdì 22 a lunedì 25Film in prima visione

martedì 28 15.30 - 21.15mercoledì 29 21.15Biutifuldi Alejandro Gonzalez Inarritu, con Javier Bardem, Maricel Álvarez,Eduard Fernández - Usa 2010, 138'

GIUGNO

Cinema AMBRA - Tel. 0182 51419Via Archivolto del Teatro, 8 - ALBENGA - SVwww.cinemambra.it - [email protected]

Spettacolo Unico ore 21,00 - Prezzo biglietti: € 3,00

Nuovo FILMSTUDIO - Tel./fax 019 813357Piazza Diaz, 46r - SAVONA

www.nuovofilmstudio.it - [email protected]

25FILM DOC MAGGIO - AGOSTO 2011

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26 FILM DOC MAGGIO - AGOSTO 2011

Martedì 4 maggioA JENIN IN PRIMA FILALa città della Spezia ha intrapreso l’impegno asostegno della pace in Medio Oriente dal 2002con l’avvio di contatti con Jenin ed Haifa per lapromozione di un gemellaggio con le rispettivemunicipalità. Quest’anno, a marzo, è partito il“Progetto di cooperazione decentrata per lo svi-luppo socio-economico di Jenin: il viaggio comeoccasione di scambio e di promozione della realtàeconomico-culturale dell’area” che ha l’ambizionedi sostenere lo sviluppo di un’autonoma capacitàdel tessuto socio-economico di Jenin di realizzarepercorsi turistico-culturali come occasione di in-contro tra cittadini delle diverse sponde del Me-diterraneo. Il Cinema Il Nuovo vuole dare il suocontributo, a Jenin il 5 agosto 2010 è stato apertoun nuovo cinema ora le due realtà si sono gemel-late e siamo lieti di ospitare due film:

ore 18,00 - NEL CUORE DI JENIN C’era una volta, nel cuore di Jenin, la più grandesala cinematografica dei territori palestinesi, il Ci-nema Jenin, che con le sue 500 poltroncine rosseera luogo di incontro per centinaia di persone. Poi,nel 1987, anno d’inizio della prima Intifada, questocuore smise di pulsare, e con lui anche la città.Nel novembre del 2005 un altro cuore smette dibattere, quello di Ahmed El Khatib, ragazzino di11 anni, ucciso mentre gioca con gli amici dai pro-iettili di un soldato israeliano che scambia la suaarma giocattolo per una vera. Dopo il vano tenta-tivo di soccorrerlo all’ospedale di Haifa, il padre ela madre di Ahmed accettano che gli organi delfiglio siano donati a sei bambini israeliani.Questastoria è raccontata dal regista tedesco MarcusVetter.

ore 21,00 - BAMBINI DI ARNA La storia di un gruppo teatrale creato da Arna MerKhamis. Arna proveniva da una famiglia sionistae, negli anni '50 sposò un arabo palestinese, Sa-liba Khamis. In Cisgiordania, aprì un sistema edu-cativo alternativo per i bambini la cui vita regolare

era disturbata dall'occupazione israeliana. Ilgruppo teatrale che avviò impiegava bambini diJenin, e li aiutava ad esprimere le loro rabbie quo-tidiane, le frustrazioni, l'amarezza e la paura. Il fi-glio di Arna, Juliano, regista di questo film, fuanche uno dei direttori del teatro di Jenin. Con lasua telecamera, filmò i bambini i dal 1989 al1996.

giovedì 5 - ORE 16.30 Rassegna “TUTTI I COLORI DEL GIALLO” ASSASSINIO A BORDO a seguire presentazione del libro a se-guire presentazione del libro NON VO-GLIO IL SILENZIO con l’autore in salaPATRICK FOGLI

venerdì 6 - ORE 20.00 “ASPETTANDO SLOW FISH 2011” AL CAPOLINEA - THE END OF THE LINEA cura di Slow Food, sulla distruzione dellerisorse del mare. Al termine della proie-zione degustazione, il film sarà precedutoda una tavola rotonda sulla ricerca di unanuova politica del mare in cui convivano leistanze della pesca, della salute e dell’am-biente

Dal 6 MaggioHAI PAURA DEL BUIO Un film di MassimoCoppola, con Erica Fontana, AlexandraPirici, Marcello Mazzarella, ManricoGammarota – Italia 90?Per l’anteprima le donne pagano solo 1euro.

lunedì 9 ore 17.30 - 19.30 - 21.30martedì 10 ore 17.30 - 19.30-21.30Rassegna “Cinema ribelle” NON LASCIARMI di Mark Romanek, conCarey Mulligan, Andrew Garfield, KeiraKnightley, durata 103 min. - USA, GranBretagna

giovedì 12 - ORE 16.30 Rassegna “TUTTI I COLORI DEL GIALLO” ASSASSINIO AL GALOPPATOIO a seguire presentazione del libro L’INSULTO DEL TEMPO con l’autore in salaANDREA CAMPANELLA

venerdì 13 - ORE 20.00 “ASPETTANDO SLOW FISH 2011” TUTTE LE DONNE DELLA MIA VITAA cura di Slow Food, Nella vita di ognuno dinoi ci sono persone che lasciano il segno,talvolta si tratta di amici, più spesso didonne. Accade anche a Davide, protagoni-sta del film, che in una circostanza partico-lare si trova a ricordarle, a riviverle tutte,per poi ritrovarle davvero. Per un uomo cheha provato le donne come uno chef assag-gia i suoi piatti, arriva prima o poi il mo-mento in cui si comprende di aversbagliato. Girato nella spledida cornicedell'isola di Stromboli.

Dal 13 MaggioHABEMUS PAPAM Un film di Nanni Moretticon Nanni Moretti, Michel Piccoli, JerzyStuhr, Renato Scarpa, Margherita Buy,durata 104 Italia

lunedì 16 ore 17.30 - 21.30martedì 17 ore 17.30 -21.30Rassegna “Cinema ribelle” BIUTIFUL di Alejandro Gonzalez Inarritu.Con Javier Bardem, Maricel Álvarez, du-rata 138 min. – USA/SPAGNA

VENERDì 20 - ORE 16.30 Rassegna “TUTTI I COLORI DEL GIALLO” DIECI PICCOLI INDIANI a seguire presentazione del libro L’ALLIEVA con l’autore in sala ALESSIAGAZZOLA

Dal 20 MaggioLA FINE E’ IL MIO INIZIO Un film di Jo BaierCon Bruno Ganz, Elio Germano durata98’ Italia

IL MORANDINI DELLE DONNEPresentazione del nuovo libro dei Morandini de-dicato ai ritratti femminili del cinema italiano.Un’opera intensa e da non perdere. Scritta comeuna chiacchierata, mette per la prima volta in-sieme tutti i volti femminili più conosciuti eamati del nostro cinema, volti che sono stati da-vanti e dietro la macchina da presa. Il Cinema IlNuovo è lieto di presentare una tre giorni di films

e incontri .1° GIORNATA

Lunedi 23 - ore 17.30 - 19.30 - 21.30LE STELLE INQUIETE

Regia di Emanuela Piovano con LaraGuirao, Fabrizio Rizzolo,durata 87 Italia

Ospite Emanuela Piovano

2°GIORNATAMartedi 24 - ore 17.30LE STELLE INQUIETE

- ore 21.30DONNA D’OMBRA

Regia di di Luigi Faccini , con Anna Bo-naiuto, Francesco Capitano, 90’

Ospite Marina Piperno

3°GIORNATAMartedi 24 - ore 17.30LE STELLE INQUIETE

- ore 21.30Presentazione del libro

IL MORANDINI DELLE DONNEa seguire il film

CHIACCHIERANDO CON LE AMICHE Presenta Morando Morandini

Dal 27 MaggioUN GELIDO INVERNO Un film di Debra Gra-nik con Jennifer Lawrence, John Haw-kes durata 100’ Usa. PER L’ANTEPRIMA I GIOVANI SINO A 25ANNI PAGANO SOLO 1 EURO.

lunedì 30 ore 17.30 - 19.30 - 21.30martedì 31 ore 17.30 - 19.30-21.30Rassegna “Cinema ribelle” POST MORTEM Un film di Pablo Larrain.Con Alfredo Castro, Antonia Zegers,Jaime Vadell, durata 98 min. - Cile, Mes-sico, Germania

In data da definire IL PRIMO INCARICO Un film di Giorgia Ce-cere. Con Isabella Ragonese, FrancescoChiarello durata 90 min. - ItaliaPER L’ANTEPRIMA GLI INSEGNANTI PA-GANO SOLO 1 EURO

In data da definire UN PERFETTO GENTILUOMO Un film di :Shari Springer Berman, Robert Pulcinicon Kevin Kline, Katie Holmes, PaulDanoPER L’ANTEPRIMA GLI UOMINI PAGANOSOLO 1 EURO

LA SPEZIA e PROVINCIA

I PROGRAMMI DEI CINEMA DOC in LIGURIA

Cineforum Film Club PIETRO GERMITel. 0187 24422c/o Cinema teatro Il NuovoVia Colombo, 99 - LA SPEZIAe-mail: [email protected]

da ven 6 a gio 12 maggioHEREAFTER di Clint Eastwood conMatt Damon, Bryce Dallas Howard, Je-nifer Lewis, Cécile De France, U.S.A.2010, 129'

da ven 13 a gio 19 maggioPRECIOUS di Lee Daniels, Con Mo'-Nique, Paula Patton, Mariah Carey,Sherri Shepherd, Lenny Kravitz - USA2009 - 109’

da ven 20 a gio 26 maggioLA DONNA CHE CANTA di DenisVilleneuve con Lubna Azabal, MélissaDésormeaux-Poulin, Maxim Gaudette,Rémy Girard, Canada/Francia 2010,130'

ven 27 maggio - ore 21,30Dagli studi di Teleliguria Sudtavola rotonda sul tema della rasse-gna a cura di Ariodante R. Petacco

Controluce - Tel. 0187 714955via Roma, 128 - La SpeziaOrari: lun mer e ven ore 21,30; mar ore 16,30; gio e sab ore 18 - 21,30;domenica e festivii: ore 15,30 - 17,30 - 19,30 - 21,30

www.cgscontroluce.it

giovedì 5 maggioLondon River di Rachid Boucharebcon Brenda Blethyn, Sami Bouajila, Ro-schdy Zem, Francis Magee - Gran Breta-gna, Francia, Algeria 2009 -87’

giovedì 10 marzoDue vite per caso di AlessandroAronadio. Con Lorenzo Balducci, IsabellaRagonese, Ivan Franek, Riccardo Cicogna,Sarah Felberbaum - 88’

CINEforuModerno - Tel.: 0187 620 714 c/o Multisala Moderno - Via del Carmine, 35 19038Sarzana (SP) - Fax: 0187 603 941

Orari spettacoli: ore 21,00

www.moderno.it

Rassegna IL TEMPO DELLE SCELTE - LA SFIDA EDUCATIVA

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27FILM DOC NOVEMBRE - DICEMBRE 2010

127 ORE (127 HOURS) - STATIUNITI-2010-D. BOYLE - 89 -20TH CENTURY FOX ITALIAS.P.A..-25/02/2011 vietato 14

AMORE & ALTRI RIMEDI (LOVEAND OTHER DRUGS)-STATIUNITI-2010-E. ZWICK-102-ME-DUSA FILM S.P.A.-18/02/11-nonvietato

ANOTHER YEAR-INGHILTERRA-2010-M. LEIGH-125-BIM DI-STRIB. S.R.L.-04/02/11-nonvietato

BIUTIFUL -SPAGNA-2010-A.G.INARRITU-142-UNIVERSALS.R.L.-04/02/11-non vietato

BURLESQUE-STATI UNITI-2010-S. ANTIN-116-SONY PICT. ITALIA S.R.L.-11/02/11-non vietato

COME LO SAI (HOW DO YOUKNOW)-STATI UNITI-2011-J. L.BROOKS-126-SONY PICT. ITALIAS.R.L.-18/02/11-non vietato

FEMMINE CONTRO MASCHI-ITALIA-2011-F. BRIZZI-94-ME-DUSA FILM S.P.A.-02/02/11-nonvietato

GIANNI E LE DONNE- ITALIA-2010-G. DI GREGORIO-90-01 DI-STRIBUTION-11/02/11-nonvietato

I FANTASTICI VIAGGI DI GULLI-VER - 3D (GULLIVER'S TRA-VELS)-STATI UNITI-2010-R.LETTERMAN-83-20TH CENTURYFOX ITALIA S.P.A.-04/02/11-nonvietato

IL CIGNO NERO (BLACK SWAN)-STATI UNITI-2010-D. ARONOF-SKY-105-20TH CENTURY FOXITALIA S.P.A.-18/02/11-vietato 14

IL GRINTA (TRUE GRIT)-STATI

UNITI-2010-J. & E. COEN-103-UNIVERSAL S.R.L.-18/02/11-nonvietato

IL PADRE E LO STRANIERO -ITALIA-2009-R. TOGNAZZI-94-01DISTRIBUTION-18/02/11-non vie-tato

IL TRUFFACUORI (L'ARNACO-EUR)-FRANCIA-2010-P. CHAU-MEIL-96-LUCKY REDDISTRIB.-11/02/11-non vietato

INTO PARADISO-ITALIA-2010-P.RANDI-92-CINECITTA' LUCES.P.A.-11/02/11-non vietato

LADRI DI CADAVERI - BURKE &HARE -INGHILTERRA-2010-J.LANDIS-91-ARCHIBALD ENTERP.FILM S.R.L.-25/02/11-non vietato

MANUALE D'AMORE 3-ITALIA-2011-G. VERONESI-98-FILMAURO S.R.L.-25/02/11-nonvietato

RABBIT HOLE -STATI UNITI-2010-J. CAMERON MITCHELL-88-VIDEA-CDE S.P.A. - 1/02/11-non vietato

SANCTUM (SANCTUM 3D)-AU-STRALIA-2010-A. GRIERSON-108-EAGLE PICTURES S.P.A.-25/02/11-non vietato

SANCTUM - 3D -STATI UNITI-2010-F. HENCKEL VON DONNER-SMARCK-98-01 DISTRIBUTION-17/12/10-non vietato

SENNA -INGHILTERRA-2010-A.KAPADIA-106-UNIVERSALS.R.L.-11/02/11-non vietato

SHELTER - - IDENTITA' PARA-NORMALI-STATI UNITI-2010-M.MARLIND\ B. STEIN-108-MOVIE-MAX S.R.L.-25/02/11-vietato 14

SONO IL NUMERO QUATTRO -(IAM NUMBER FOUR)-STATI UNITI- 2010-D.J. CARUSO-106-WALTDISNEY S.M.P. ITALIA-18/02/11-non vietato

THE SHOCK LABYRINTH 3D -3D: EXTREME (SENRITSU MEI-KYU 3D)-GIAPPONE-2009-T.SHIMIZU-86-WAVE DISTRIB.-18/02/11-vietato 14

TOSCA -ITALIA-2011-B. DE TO-MASI-125-DIGIMA ENTERT.-22/02/11-non vietato

UN GELIDO INVERNO WINTER'S BONE)-STATI UNITI-2010-D. GRANIK-96-BOLEROFILM DISTR. S.R.L.-18/02/11-nonvietato

UNKNOWN - SENZA IDENTITA' -INGHILTERRA-2011-J. COLLET-SERRA-108-WARNER BROS ITA-LIA S.P.A.-25/02/11-non vietato

VALERIO SCANU LOVE SHOW -ITALIA-2011-80-QMI PROD.-14/02/11-non vietato

AMICI MIEI - COME TUTTOEBBE INIZIO -ITALIA-2011-N.PARENTI-105-FILMAURO S.R.L.-16/03/11-non vietato

CARISSIMA ME L'AGE DE RAISON)-FRANCIA-2009-Y. SAMUELL-86-VIDEA-CDE S.P.A.-11/03/11-non vietato

DYLAN DOG - IL FILM (DYLAN DOG: DEAD OF NIGHT)-STATI UNITI-2010-K. MUNROE-103-MOVIEMAXS.R.L.-16/03/11-non vietato

EASY GIRL (EASY A)-STATIUNITI-2010-W. GLUCK-90-SONYPICT. ITALIA S.R.L.-04/03/11-nonvietatonon vietato

FROZEN- STATI UNITI-2010-A.GREEN-88-M2 PICTURES S.R.L.-25/03/11-non vietato

GANGOR -COPRODUZIONE-2010-I. SPINELLI-88-CINECITTA'LUCE S.P.A.-11/03/11-non vietato

GNOMEO & GIULIETTA - 3D 3D (GNOMEO AND JULIET)-STATIUNITI-2011-K. ASBURY-83-WALTDISNEY S.M.P. ITALIA-16/03/11-non vietato

HOLY WATER- INGHILTERRA-2009-T. REEVE-90-MEDITERRA-NEA PROD.-11/03/11-non vietato

I RAGAZZI STANNO BENE (THE KIDS ARE ALL RIGHT)-STATI UNITI-2010-L. CHOLO-DENKO-103-LUCKY REDDISTRIB.-11/03/11-non vietato

IL GIOIELLINO -ITALIA-2010-A.MOLAIOLI-99-BIM DISTRIB.S.R.L.-04/03/11-non vietato

IL RITO (THE RITE)-STATI UNITI-2011-M. HAFSTROM-110-WARNER BROS ITALIA S.P.A.-11/03/11-vietato 14

LA VITA FACILE-ITALIA-2011-L.PELLEGRINI-105-MEDUSA FILMS.P.A.-04/03/11-non vietato

LE STELLE INQUIETE -ITALIA-2010-E. PIOVANO-92-BOLEROFILM DISTR. S.R.L.-25/03/11-nonvietato

LIGABUE DAY 2011- ITALIA-2011-L. LIGABUE-120-NEXO DI-GITAL S.P.A.-23/03/11-nonvietato

NESSUNO MI PUO' GIUDICARE-2011-M. BRUNO-100-01 DISTRI-BUTION-16/03/11-non vietato

NON LASCIARMI (NEVER LETME GO)-INGHILTERRA-2011-M.ROMANEK-103-20TH CENTURYFOX ITALIA S.P.A.-25/03/11-nonvietato

PIRANHA - 3D - STATI UNITI-2011-A. AJA-83-BIM DISTRIB.S.R.L.-10/03/11-vietato 14

RAMONA E BEEZUS (RAMONA & BEEZUS)-STATIUNITI-2010-E. ALLEN-99-20THCENTURY FOX ITALIA S.P.A.-

11/03/11-non vietato

RANGO -STATI UNITI-2011-G.VERBINSKI-103-UNIVERSALS.R.L.-11/03/11-non vietato

SILVIO FOREVER-ITALIA-2011-R. FAENZA\F. MACELLONI-103-LUCKY RED DISTRIB. -25/03/11-non vietato

SORELLE MAI -ITALIA-2011-M.BELLOCCHIO-106-TEODORAFILM S.R.L.-16/03/11-non vietato

SOTTO IL VESTITO NIENTE -L'ULTIMA SFILATA-ITALIA-2010-C. VANZINA-99-MEDUSA FILMS.P.A.-25/03/11-non vietato

SPACE DOGS - 3D-RUSSIA-2010-I. EVLANNIKOVA\S. USHA-KOV-75-ONE MOVIES.R.L.-25/03/11-non vietato

STREET DANCE 3D -(STREETDANCE 3D)-INGHILTERRA-2011-

M. GIWA\D. PASQUINI-98-EAGLEPICTURES S.P.A.-16/03/11-nonvietato

SUCKER PUNCH- STATI UNITI-2011-Z. SNYDER-110-WARNERBROS ITALIA S.P.A.-25/03/11-nonvietato

THE FIGHTER-STATI UNITI-2011-D.O. RUSSELL-117-EAGLEPICTURES S.P.A.-04/03/11-nonvietato

TRADIRE E' UN'ARTE (BOOGIEWOOGIE)-INGHILTERRA-2009-D.WARD-94-EAGLE PICTURESS.P.A.-04/03/11-non vietato

TUTTI AL MARE - ITALIA-2010-M. CERAMI-95-01 DISTRIBU-TION-11/03/11-non vietato

UNA CELLA IN DUE - ITALIA-2010-N. BARNABA-99-IRIS FILMS.R.L.-04/03/11-non vietato

Febbraio 2011

Marzo 2011

≤ L’ANGOLO DEL QUIZ

≤ I FILM USCITI NELLE SALE IN LIGURIA

SOLUZIONI - Ritratti in celluloide: Kevin Bacon, L'uomo senza ombra; Jim Carrey, Ron Howard. - Casellario: “L’altra verità” - Rebus: fa CC - Io U - NS alto A - L lava NA = Faccio un salto all’Avana

RITRATTI IN CELLULOIDEIl primo fotogramma riguarda un thriller di Paul Verhoeven del 2000. Uno scienziato, su incarico del Pentagono, svolge una ricerca su un siero dell'invi-sibilità; quando lo proverà su di sé "scomparendo", i suoi assistenti cercherannodi fermarne l'incontrollata malvagità.Chi è l'attore protagonista qui effigiato? Qual è il titolo del film?

L'altra immagine ci presenta la bambina Taylor Momsen; nella commedia "IlGrinch" incontra questo strano essere verde che si appresta a rubare il Natale, elo subisserà di domande sulla sua vita.Come si chiama il comico che lo impersona? E chi è il regista di questa pellicola?

CASELLARIOCollocare verticalmente nel casellario le parole corrispon-

denti alle definizioni. A gioco ultimato, nella successione dellecaselle evidenziate si leggerà il titolo di un noto film di OliasBarco.

DEFINIZIONI:1. É Luisa nella commedia "Immaturi". 2. Una pellicola diKevin Munroe. - 3. Dave di "Mia moglie per finta". - 4. Ilregista di "Pirati dei Caraibi: Oltre i confini del mare". - 5.L'attrice di "Frozen" (nome e cognome).- 6. Ha diretto "LaBanda dei Babbi Natale". - 7. Andrew di "Non lasciarmi".-8. Il protagonista di "Sanctum 3D" - 9. Un film d'azione diDito Montiel. - 10. La diva di "Source Code".

UN FILM (FRASE: 6, 2, 5, 3, 5)

[ a cura di Sergio Labriola ]

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FILMDOCLa rivista di ottimo cinema

Ci rivediamo a settembrecon il numero94.

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FILMDOCLa rivista di ottimo cinema

Come i lettori più affezionati avranno notato, da quattro numeri e dopo 18 anniFilm Doc ha subito un lifting. Non ha resistito alla tentazione, ha voluto rinno-varsi: cambio della veste grafica, del direttore editoriale, di contenuti. Pur nelpieno rispetto della sua tradizione si è aperta all’innovazione. Non poteva quindinon farsi anche virtuale. Ecco che anche lei si è creata il suo “avatar”: www.fil-mdoc.it. Qui non solo puoi leggere tutti i contenuti della rivista, anche senza itagli che le esigenze editoriali comportano; puoi trovare contributi non presentisulla carta ma soprattutto puoi fare quello che sulla rivista ti sarebbe impossibile:commentare tutti gli articoli, le recensioni e, in futuro, perché no, se sei appas-sionato di cinema, puoi inviarcene anche tu.L’invito è a partecipare numerosi e… buona navigazione a tutti.

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