l'Artugna 126 - Agosto 2012

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Periodico della Comunità di Dardago · Budoia · Santa Lucia Anno XLI · Agosto 2012 · Numero 126 Spedizione in abbonamento postale art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96. Filiale di Pordenone.

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Periodico della Comunità di Dardago, Budoia, Santa Lucia

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Periodico della Comunità di Dardago · Budoia · Santa LuciaAnno XLI · Agosto 2012 · Numero 126Sp

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l’editoriale[di Roberto Zambon

] n questi giorni festeggiamo la Ma -don na Assunta in cielo, un motivo digrande gioia e solennità per tutta laChie sa, oltre che per l’antica pieve alei dedicata. In Maria Assunta, laChiesa vede anticipato, nella più gran-de e bella delle creature, il suo destinofuturo. L’uomo redento viene glorifica-to, nella realtà pasquale, non solo nel-l’anima, ma anche nel corpo. Non c’ènel cristianesimo la visione di unarealtà solo spirituale per l’uomo, né èammessa l’attesa di una reincarnazio-ne, ma la fede nel Cristo porta alla ve-rità della risurrezione. Anche il corpo,la realtà materiale dell’uomo, è statocreato da Dio come cosa buona edanch’esso parteciperà della nuovacreazione nel mondo rinnovato dallaredenzione del Cristo. E questo si ègià avverato nella Beata VergineMaria, grazie alla redenzione avvenutain Lei con la sua Immacolata Con ce -zione. Ma se questo riguarda il desti-no futuro dell’umanità redenta e ri-conciliata col Padre, Maria, per noicre denti, qui sulla terra, è anche laporta della fede. Da sempre la Chiesaha visto nella Beata Vergine l’immagi-ne e il modello del credente: «Beata,tu hai creduto», recita un canto religio-so in suo onore. Hai creduto quando,giovane ragazza, hai dato la tua pienadisponibilità al progetto di Dio che tichiamava ad essere la Madre del SuoFiglio. Hai creduto quando hai dovutoproteggere tuo figlio dall’ira di Erode.Hai creduto negli anni passati accantoa Gesù che cresceva e mostrava se-gni che tu non eri in grado di com-prendere pienamente. Hai continuatoa credere nei momenti del buio e deldolore: sul Golgota accanto alla crocedi colui che più avevi amato nella tuavita e davanti alla sua tomba muta.Hai atteso con trepidazione e con fe-de di rivederlo risorto. Sei diventata lamaestra di fede degli Apostoli in queicinquanta giorni, nell’attesa delloSpirito Santo. Questo modello ci pro-pone papa Benedetto XVI nell’indire,con la lettera apostolica «Porta fidei»,un anno della fede che inizierà il 12Ottobre di quest’anno e si concluderàil 24 Novembre dell’anno prossimo. Acinquant’anni dall’inizio del ConcilioEcumenico Vaticano II (12 Ottobre1962) e a vent’anni dalla pubblicazio-ne del Catechismo della ChiesaCattolica (12 Ottobre 1992), il Papadesidera, nelle mutate condizioni deitempi, che tutti i cristiani si interroghi-no e riflettano sulla portata della pro-pria fede. Richiede che ci convertiamose abbiamo trascurato o abbandona-to le strade che ci portavano a crede-

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continua a pagina 38[ ]

Alla Giornata delle Associazioni edel Volontariato, organizzata dal Comunea Malga Ciamp, hanno partecipatoi rappresentanti delle numerose associazionioperanti a Budoia, che nonostantela pioggia e il freddo, non hanno volutomancare a questo importante appuntamento,caratterizzato quest’anno dalla presenzadel Vescovo, mons. Giuseppe Pellegrini, edel parroco, don Maurizio Busetti, per

l’importanzadel volontariato

in tempo di crisila benedizione della Malga recentementericostruita e ampliata.Nei discorsi di presentazione è stato messoin risalto che nel 2012 alcune associazionifesteggiano importanti compleanni.Il nostro periodico è giunto al 40° annodi pubblicazioni, la Pro Loco ricorda i 50 annidi attività, i Donatori di Sangue di Dardagohanno celebrato il 45° della Fondazione,il Collis Chorus di Santa Lucia cantada 25 anni, tanto per citarne alcune.Segno che, nei nostri paesi, l’associazionismoe il volontariato hanno una lunga e importantetradizione.Le prime forme conosciute di associazionismonel nostro Comune risalgono ai primi annidel ’900 ed ebbero un vero e proprio boomnel primo decennio dopo la Grande Guerra.In tempo di crisi, infatti, ogni societàscopre il senso del mettersi insieme,di cooperare e di unire le forze per superarei momenti difficili.Ora sono giunti altri momenti difficili.Non li paragonerei, come qualcuno ha fatto,al periodo del dopoguerra, ma non c’èdubbio che siamo in piena crisi economicae di valori (quelli veri).Naturalmente i primi a pagarnele conseguenze sono coloro che restanosenza lavoro (dipendenti e imprenditori),

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re. Il Papa ci spiega in cosa consiste ilcredere: «Vorrei delineare un percorsoche aiuti a comprendere in modo piùprofondo non solo i contenuti della fe-de, ma insieme a questi anche l’attocon cui decidiamo di affidarci total-mente a Dio, in piena libertà. Esiste,infatti, un’unità profonda tra l’atto concui si crede e i contenuti a cui diamo ilnostro assenso. L’apostolo Paolo per-mette di entrare all’interno di questarealtà quando scrive: «Con il cuore sicrede e con la bocca si fa la professio-ne di fede» (Rm. 10,10). Professarecon la bocca indica che la fede impli-ca una testimonianza ed un impegnopubblici. Il cristiano non può mai pen-sare che credere sia un fatto privato.La fede è decidere di stare con ilSignore per vivere con Lui. E questo«stare con Lui» introduce alla com-prensione delle ragioni per cui si cre-de. La fede proprio perché è atto dellalibertà esige anche la responsabilitàsociale di ciò che si crede. La Chiesa,nel giorno di Pentecoste mostra contutta evidenza questa dimensionepubblica del credere e dell’annunciaresenza timore la propria fede ad ognipersona. È il dono dello Spirito Santoche abilita alla missione e fortifica lanostra testimonianza, rendendola fran -ca e coraggiosa». (PF,10). A questoproposito il Papa richiama il dovere pertutti i cristiani che vogliono vivere que-sta nuova stagione della loro fede diprendere in mano i testi del Concilioche restano la pietra miliare della no-stra formazione ad una fede più con-sapevole e il Catechismo della ChiesaCattolica, uno dei frutti più importantidel Concilio Vaticano II e che attinge laricchezza di insegnamento che laChiesa ha accolto, custodito ed offer-to nei suoi duemila anni di storia. DallaSacra Scrittura ai Padri della Chiesa,dai Maestri di Teologia ai Santi che

hanno attraversato i secoli, il Cate chi -smo offre una memoria permanentedei tanti modi in cui la Chiesa ha me-ditato sulla fede e prodotto progressonella dottrina per dare certezza ai cre-denti nella loro vita di fede. Nella suastessa struttura, il Catechismo dellaChiesa Cattolica presenta lo sviluppodella fede fino a toccare i grandi temidella vita quotidiana. È chiaro che nonposso presentare in questo articolotutta la ricchezza della lettera apostoli-ca Porta Fidei e che possiamo, co-munque, trovare in qualsiasi libreriacattolica o scaricare direttamente daInternet, ma mi preme richiamare an-cora due insegnamenti di questa let-tera che mi sembrano fondamentaliper la nostra vita di fede. Il primo è chela fede non può prescindere dalla ca-rità. Il Papa riconosce che la fede èguida alla carità perché fa riconoscerenel povero il volto di Cristo e come di-ce l’apostolo Giacomo la fede senzale opere è morta in se stessa. Anche idemoni credono ma non amano.Come pure non è possibile far del be-ne al prossimo a lungo senza la fedeperché prima o poi ci si stanca e sor-gono molti dubbi su ciò che si sta fa-cendo in favore del prossimo o sullereali necessità di chi ci interpella. Il se-condo insegnamento è che la Chiesaè sempre bisognosa di rinnovamentoe di conversione. Il rinnovamento dellaChiesa passa anche attraverso la te-stimonianza della vita offerta dai cre-denti: con la loro stessa esistenza nelmondo i cristiani sono infatti chiamatia far risplendere la Parola di verità cheil Signore ci ha lasciato. Proprio il Con -ci lio nella costituzione dogmaticaLumen Gentium affermava: «MentreCristo santo, innocente e senza mac-chia, non conobbe il peccato e vennesolo allo scopo di espiare i peccati delpopolo, la Chiesa, che comprende nel

suo seno peccatori ed è perciò santae insieme sempre più bisognosa dipurificazione, avanza continuamenteper il cammino della penitenza e delrinnovamento". La Chiesa prosegue ilsuo pellegrinaggio fra le persecuzionidel mondo e le consolazioni di Dio.Dalla virtù del Signore risuscitato traela forza per vincere con pazienza eamore le afflizioni e le difficoltà che levengono sia dal di dentro che dal difuori e per svelare in mezzo al mondo,con fedeltà anche se non perfetta-mente, il mistero di lui, fino che alla fi-ne dei tempi, esso sarà manifestatonella pienezza della luce. A questoscopo in ottobre verrà celebrato aRoma il Sinodo di tutti i Vescovi delmondo sulla «Nuova Evan ge liz za -zione» per portare di nuovo la fre-schezza del Vangelo ad un mondostanco e dimentico che si arrabattanelle sue difficoltà ed attende unaParola che lo aiuti di nuovo ad incam-minarsi sui sentieri della speranza.Anche le nostre piccole comunità, or-mai così cambiate, hanno bisogno diriprendere in mano il discorso sullapropria fede, su come vivono la realtàdi Chiesa, se la fede nel Cristo mortoe risorto ha ancora qualcosa di validoda dire alla loro vita. È finita la societàtradizionale che sosteneva in passatoil nostro credere, ci troviamo di frontea un mondo nuovo in parte scono-sciuto. Gesù ci invia ancora una volta,ciascuno di noi cristiani di questotem po: «Va e anche tu annuncia ilRegno di Dio». Non saremo soli inque sto nuovo cammino: la parroc-chia, l’unità pastorale, la forania, ladiocesi ci sosterranno in questo nuo-vo anno di riscoperta della fede. LaVergine Maria Assunta in cielo sarànostra guida, maestra e patrona.

delPlevànla lettera

di don Maurizio Busetti

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e stella della Nuova Evangelizzazionela Madonna «Porta della fede»

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IMPORTANTE

Per ragioni legate alla normativasulla privacy, non è più possibile averedagli uffici comunali i dati relativial movimento demografico del comune(nati, morti, matrimoni).Pertanto, i nominativi che appaiono suquesta rubrica sono solo quelli che ci sonostati comunicati dagli interessati o da loroparenti, oppure di cui siamo venuti aconoscenza pubblicamente.Naturalmente l’elenco sarà incompleto.Ci scusiamo con i lettori.

Chi desidera usufruire di questa rubricaè invitato a comunicare i dati almeno ventigiorni prima dell’uscita del periodico.

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Benvenuti! Abbiamo suonato le campane per l’arrivo di...

Anna Brotto di Manuel e Lucia Vuerich – BudoiaAndrea Carlon di Loris e Annarita Dioguardi – BudoiaEmma Carbonera di Stefano e Cristiana Vuerich – BudoiaMatteo Masis Scandolo di David e Carinne – Toronto – CanadaGiulia Toffoletto di Loris e Lisa Zambon Pala – Casale sul Sile (Tv)Gabriele Savio di Sandro e Leonia Sgnaolin – VeneziaFrancesco Burigana di Marco e Teresa Zambon – Budoia

M AT R I M O N IFelicitazioni a...

Massimo Cipolat Mis ed Elena Gava – DardagoMassimo Fucile e Flavia Zambon – Santa LuciaSimone Fort e Gloria Mauro – Santa LuciaDavide Fregona e Laura Zambon – Dardago

Nozze d’argento

Antonio Busetti e Viviane Toffoli – Santa Lucia

Nozze d’oro

Raffaele Zambon e Fernanda Zambon – DardagoGuido Cecchelin e Marisa Babuder – DardagoSergio Bragagnolo e Ramira Besa – Budoia

L A U R E E , D I P LO M IComplimenti!

Licenza Scuola Primaria

Sonia Alfieri, David Andreazza, Laura Baracchini, Eros Benedini, Daniela Bocus, Gabriele Cavallari,Noemi Chiandotto, Maria Dorigo, Giada Giuri, Yix yin Guan, Alessia Pauletti, Alessia Pellegrini,Daniel Schiavetta, Alessandro Zaccaria, Greta Zanolin, Bianca Zimmer, Angelica Zuliani.

Licenza Media Inferiore

Elisabetta Castelet, Ivan Cozzocar, Fatima, Omar Kahol, Chiara Maccioccu.

Licenza Media Superiore

Rita Marson – Maestra di Merletto – DardagoAndrea Zanus Perelda – Liceo ScientificoChiara Baracchini – ITISFrancesca Bocus – Liceo ClassicoAlice Braido – Liceo ScientificoAlessandra Carlon – Liceo socio-psico-pedagogicoRiccardo Cozzi – Liceo ScientificoRaffaele Fossa – ITCAndrea Morson – Liceo ScientificoAlberto Rigo – Liceo ScientificoMartina Zanchetta – Liceo ScientificoValentina Zanchetta – Liceo socio-psico-pedagogicoJasmine Wiley – Liceo Classico

Laurea

Michela Busetti – Architettura per la Conservazione – Santa LuciaGiorgio Zambon – Letteratura Contemporanea e Filologia – DardagoRiccardo Zambon Momoleti – Conservazione dei Beni Culturali – Dardago

D E F U N T IRiposano nella pace di Cristo.Condoglianze ai famigliari di…

Enrico Alciro Roncali di anni 91 – CordenonsLucia Vicenzi di anni 88 – Santa LuciaMichela Stancescu di anni 51 – Santa LuciaRenata Busetti di anni 72 – DardagoSergio Zambon di anni 79 – DardagoBrigida Janna Simòn di anni 91 – DardagoDomenico Burigana di anni 82 – BudoiaAngelina Rigo di anni 92 – DardagoEster Cadamuro Fort di anni 78 – DardagoLea Zammattio Fort di anni 92 – Santa LuciaArcangelo Luigi Bottari di anni 80 – DardagoGianpietro Varnier Menao di anni 74 – Budoia

Luigi Parmesan di anni 86 – UdineGiovanni Zambon Scroc di anni 68 – DardagoGino Comin di anni 72 – Santa LuciaAnacleto Soldà di anni 90 – Santa LuciaGianni Ariet di anni 78 – BudoiaElsa Lachin Fort di anni 90 – Santa LuciaElda Bocus Boldrin di anni 84 – Puos d’AlpagoGiuseppe Zambon di anni 61 – TriesteLuigi Zambon di anni 90 – LondraMarco Ianna Bocùs di anni 75 – DardagoRoberto Boccalon di anni 73 – PordenoneMaria Gottardo di anni 84 – Milano

55° di matrimonio

Fortunato Rui e Rina Mies – Budoia

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126anno

XLI

· agosto 2012

Periodico della Comunità di Dardago, Budoia e Santa Lucia

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sommario

2 Editorialedi Roberto Zambon

3 La lettera del Plevàndi don Maurizio Busetti

4 La ruota della vita

6 La Dardaghese, Associazione Mutua Assicurazionecontro i danni degli incendidi Roberto Zambon

Direzione, Redazione, Amministrazionetel. 0434.654033 · C.C.P. 11716594

Internetwww.artugna.blogspot.com

[email protected]

Direttore responsabileRoberto Zambon · tel. 0434.654616

Per la redazioneVittorina Carlon

Impaginazione Vittorio Janna

Contributi fotograficiArchivio de l’Artugna, Monica Buso,Vittorina Carlon, Vittorio Janna

Spedizione Francesca Fort

Ed inoltre hanno collaboratoAlessandra Carlon, Antonella Del Puppo,Francesca Janna, Giuseppe Janna Tavàn,Espedito Zambon, Ugo Zambon

StampaArti Grafiche Risma · Roveredo in Piano/Pn

9 W i pompieri di Dardago...di Adriano Pallone

11 Le sorgenti pietrificantidi Roberto Pavan

13 Grazie, bambini!di Francesca Begotti

16 Il ricordo di don Romano nei 40 annide l’Artugnadi Roberto Zambon

18 Non tutte le strade portano a Romadi Fabrizio Fucile

20 La Ciasa de Moro in... Kenyadi Edda e Enzo Vai

22 Arriva la Sgancio Rapido!di Jacopo Campana

23 A.F.D.S. Dardago45a festa del Donatore

24 La nona de la nuithadi Anna Pinàl

25 Recensioni

Illazioni su tre metope di Polcenigo

Miserere e bandiera rossa

26 La partita come metafora di vita

Passano gli anni...di Ugo Zambon Pala

27 Saluti da Budojadi Sante Ugo Janna Tavàn

28 ’N te la vetrina

30 Lasciano un grande vuoto...

32 Cronaca

35 Inno alla vita

37 I ne à scrit, Bilancio

38 Punture di spilloa cura di Sante Ugo Janna Tavàne Giancarlo Angelin

39 Programma del Dardagosto

Autorizzazione del Tribunale di Pordenonen. 89 del 13 aprile 1973Spedizione in abbonamento postale. Art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96.Filiale di Pordenone.

Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzionedi qualsiasi parte del periodico, foto incluse, senza ilconsenso scritto della redazione, degli autori e deiproprietari del materiale iconografico.

In copertina.

Una sera d’agosto in piazza a Dardago.

La piazza di Dardago è come la piazza diogni villaggio con l’estate, la sera, la festa, leluci, le persone. L’aria che la circonda sem -bra permearsi di una felice leggerezza, delsapore pascoliano di «qualcosa di nuo vo…anzi d’antico».C’è come un ritrovato senso che sembravaessersi dissolto nella modernità di ‘quel be -nes sere’ che spesso si è rivelato come perditao precarietà di veri valori. Qualcosa riaffiora,resiste e si rinnova, acquista vitalità quasifosse l’essenzialità del respiro e l’unica via peruna stabilità intaccabile.Ecco, sì, è il senso di aggregazione, di vo lon -tariato, di condivisione, di solidarietà, diappartenenza, di identità e di spiritualità cherivitalizza le comunità.È questo il vero senso di ‘fare piazza’, ripren -dersi cioè quell’antico valore espresso in queiluoghi, luoghi di scambio di umori, di idee, diconfronti a volte anche acerbi, ma di conti -nuità tra passato e presente.‘Apriamoci’ quin di a queste nostre belle piazzeche ogni giorno sembrano volerci chiamareper nome e indicarci la giusta direzione.Vittorio Janna Tavàn

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primi anni del secolo scorsofurono veramente duri per i nostripaesi. L’atavica povertà si ag-gravò ulteriormente con il conflittomon diale e, specialmente, conl’oc cupazione delle truppe au-stro-germaniche. Le periodicheepidemie rendevano la vita anco-ra più difficile.

In questo scenario cresceva laconsapevolezza che la cooperazio-ne poteva essere uno dei mezzi percombattere la miseria.

Fu così che a Budoia venne co-stituita, nel 1919, la Cooperativa diconsumo e, tre anni più tardi, aDardago sorse la Società Coope -rativa di consumo «La Fratellanza».

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Nel 1924, il 31 agosto, a Dar -dago nasce, per volontà di un nu-trito numero di persone, la «So cietàAnonima Cooperativa Con cordia eProgresso», istituzione finalizzata ascopi sociali e culturali, e nel 1927,sia Budoia che Dardago ebbero lapropria Lat teria Sociale Turnaria;poco dopo anche a Santa Lucia fuinaugurata la locale latteria.

Ma il primo esempio di As so -ciazione mutualistica si ebbe aDardago con la costituzione de«La Dardaghese – AssociazioneMutua Assicurazione contro i dan-ni degli incendi».

Fino ad oggi, non è stato pos-sibile individuare con esattezza la

La DardagheseAssociazione Mutua Assicurazione

data di costituzione di questa as-sociazione: di sicuro essa era giàattiva allo scoppio della PrimaGuerra Mondiale. Infatti, analiz-zando una polizza del 1926, siscopre che il documento riprendeuna precedente polizza decenna-le aven te decorrenza dal 1 gen-naio 1914 con scadenza 31 di-cembre 1923.

L’incendio era, senza dubbio,un grosso pericolo per il nostripaesi. Le abitazioni erano costrui-te con sassi e legname, moltospesso addossate a stalle, fienili elegnaie. Nel foghèr, il fuoco venivaacceso quotidianamente per cu-cinare e, d’inverno, anche per ri-

contro i danni degli incendidi Roberto Zambon

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scaldare; l’illuminazione era forni-ta dalle candele e dalle lampadea pe trolio. Il rischio dell’incendioera, quindi, molto elevato e pote-va essere causa di distruzione edi lutti. L’intero patrimonio di unafamiglia era in pericolo e un’assi-curazione poteva offrire un’anco-ra di salvataggio.

L’intestataria della «nostra» po-lizza, che porta il numero 45, eraJanna Pierina ved. Fu Gio:Maria(Tavàn) la quale faceva «mediantestipulazione della presente polizzasottoscritta…atto di adesione alloStatuto Sociale … contraendo laseguente assicurazione. L’as so -ciazione... in base alle dichiarazionie circostanze descrittive delle coseassegnate in polizza dall’assicura-to, ne consente l’assicurazionecontro i danni d’incendio per lesomme come da esso infrade-scritte e qui retro descritte».

Oggetto dell’assicurazione erauna casa colonica ad uso d’abita-zione a tre piani situata a Dardagoin via Castello, 136.1

La casa era assicurata per3.0002 Lire. Il premio (o tariffa diassicurazione) era di L. 1,30 ogniL. 1000 assicurate. Pertanto, co-me riportato testualmente:il totale della quota di assicurazioneda pagarsi annualmente è L. 3,90 –Lire Tre e 90/100 pagabili entro il me-se di gennaio di ogni anno. Sca du totale termine l’Asso cia zio ne non saràtenuta a risarcire i danni causati daincendio.

Per pagare non erano previstibonifici bancari, assegni, né, ov-viamente, bancomat o carte dicredito.Per il pagamento delle quote l’Am mi -ni strazione non ammette e non rico-nosce altra forma di quietanza all’in-fuori di quelle staccate dai registri amatrice, munite del timbro dellaSocietà e firmate dal Pre sidente edesattore.

Il fascicolo che contiene la po-lizza riporta il testo dello StatutoSociale.

Nella Parte Prima, merita atten-zione l’articolo 2 poiché elenca gliscopi dell’Associazione, cioè:

1. di assicurare contro gli incendi be-ni stabili e mobili esistenti nel territo-rio di Dardago;2. di assicurare reciprocamente lasorveglianza tra i soci per evitare lecause dell’incendio, di promuoveresolleciti soccorsi, per limitare i danni edi sovvenire prontamente i sinistrati;3. di estendere il beneficio dell’asso-ciazione specialmente alle piccoleproprietà.

Va sottolineato il secondo pun-to. L’Associazione non era unasem plice assicurazione ma si pro-poneva, tramite la collaborazionedei soci, di evitare le cause degli in-cendi! Tale concetto è ribadito nelsuccessivo art.12 che così recita:Ogni socio, seriamente sospetto diincendio doloso o negligente nel sal-vare beni propri o di altri soci dall’in-cendio può essere escluso dall’As so -ciazione.

Sanzione necessaria se si con-

sidera che il fondo per il risarci-mento dei danni era formato prin-cipalmente dai premi pagati an -nualmente dai soci. Inoltre, comeprescritto dall’ art. 8, il socio…dovrà concorrere, nel caso d’insuffi-cienza del fondo sociale, al risarci-mento del danno sofferto da altri as-sociati con la percentuale in ragionedel capitale assicurato che il consigliodeterminerà.

Infatti, facendo parte di una«mutua assicurazione», gli assi-curati trasferivano i rispettivi rischiindividuali sulla collettività e si ob-bligavano a contribuire per la sop -portazione collettiva dei rischi.

Molto interessante è la ParteSeconda dello Statuto che trattadelle Assicurazioni e risarcimentodei danni.

Vale la pena riportare integral-mente il testo di alcuni articoli che

Particolari delle pagine interne della polizza assicurativa intestata a Janna Pierina Tavàn.

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L’intestataria della polizzaJanna Pierinaved. GioMaria Tavànera Pierina Carlon(il cognome Janna eraquello da sposata),nata a Budoiail 29.6.1844 da Valentinoe da Del Maschio Teresa.La casa natale eranella parte bassadi via Lunga, a sinistra,all’incrocio convia dei Colli.Aveva un fratello e duesorelle: una sposata conun Puppin Loss e l’altracon un Del MaschioDanelin Fantin.Pierina si sposò conGio:Maria Janna Tavàned ebbero due figlie,Luigia (7.5.1872)e Santa (6.11.1876).Il contratto del 1914fu intestato a JannaGioMaria Tavàn il qualemorì il 2 aprile 1920a 83 anni.Nel 1926, quando Pierinastipulò il nuovocontratto avevala bella età di 82 anni. Gli ultimi anni della vitali trascorsecon la figlia Santa,in via San Tomè.Morì il 4 gennaio 1934a quasi 90 anni.

***GioMaria e Pierina eranoi miei bisnonni.Infatti la loro figlia SantaTavàn sposò ValentinoZambon Tarabine il terzogenito di questi,Giacomo, era mio padre.

A CURA DI ESPEDITO ZAMBON

ci danno la possibilità capire il fun-zionamento di questa associazio-ne nella Dardago contadina degliinizi del ‘900.Art. 24 – L’assicurazione assicura lecose distinte in queste cinque cate-gorie:1. case civili isolate da stalle e fienili;2. case coloniche isolate o divisecon muro maestro da stalle e fienili;3. mobili, generi di negozio oggettidi vestiario, bestiame, attrezzi rurali ederrate;4. stalle, fienili, legnaie, cantine5. stramaglie e foraggi;

Art. 25 – L’assicurazione non accettaassicurazioni oltrepassanti il valore diL. 20.0003 in beni immobili e di L.10.000 in beni mobili, ed in genere lematerie infiammabili, gli oggetti e leopere d’arte, l’oro, l’argento, le gioie, imobili, le sete, i bachi da seta, i valorimonetati, i titoli di rendita e le azioniindustriali.

Art. 26 – L’associazione non risarci-sce i danni provocati da guerre, inva-sioni, tumulti popolari, terremoti .. co-me pure non risarcisce i danniprodotti da fulmini…4

Art. 34 – La tassa annuale è così sta-bilita per le cinque categorie: 5

1. L. 0,80per mille lire di capitale assicurato;2. L. 1,00per mille lire di capitale assicurato;3. L. 1,20per mille lire di capitale assicurato;4. L. 1,30per mille lire di capitale assicurato;5. L. 1,50per mille lire di capitale assicurato.

1.La numerazione era, evidentemente, di-versa da quella attuale. Ora, la numera-zione di via Castello parte dalla piazza e lecase più lontane hanno un numero chesupera di poco il 50. Le case dei Tavàns,si trovano sulla destra, scendendo dallapiazza, nel cortile attualmente contraddi-stinto dal civico n. 8.

2.È difficile avere un’idea del valore assicura-to. Considerando che le tabelle statisticheindicano in 1400 ca. il coefficiente di rivalu-tazione dal 1926 al 2012, le 3000 lire del1926 corrispondono a L. 4.200.000 attualie cioè a 2.170 euro.

NOTE

Gli articoli successivi illustranole modalità di accertamento e di ri-sarcimento dei danni.

L’assicurato, entro 24 ore dal-l’incendio, doveva dichiararne lacausa, la durata e i danni sofferti.

La stima dei danni veniva effet-tuata da due periti, uno scelto daldanneggiato e uno dal Consiglio, ilquale stabiliva la cifra spettante alsocio danneggiato. Il socio, senon era d’accordo, poteva appel-larsi all’assemblea generale.

Interessante anche il seguente:Art. 41 – Decade dal diritto di risarci-mento dei danni e viene radiato daisoci, con la perdita degli utili sociali,l’assicurato che abbia dolosamenteappiccato e facilitato l’incendio edabbia in tutto o in parte denunciatauna perdita non avvenuta; e dovrà re-stituire l’indennità se l’inganno venis-se scoperto dopo la riscossione del-l’indennità.

Questo importante documentoci permette si scoprire un aspettopoco conosciuto della recentestoria dardaghese. Auguriamoci dipoter trovare altri documenti, an-che con l’aiuto dei lettori, per co-noscere meglio questa benemeri-ta Associazione.

***

Ringrazio l’amico EspeditoZam bon per avermi messo a di-sposizione la Polizza, oggetto del-la ricerca.

Curiositàanagrafiche

3.Per i coefficienti di rivalutazione monetaria,vedi la nota precedente.

4.Evidentemente, per limitare i danni risarci-bili, si coprivano solo gli incendi provocatidal fuoco domestico.

5.La casa colonica di Janna Pierina era stataassicurata con la tassa di 1,30 ogni mille li-re di capitale (categoria 4). Era pertantouna casa colonica non isolata e non divisacon un muro maestro da stalle e fienili.

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Nel tempo al quale mi riferiscol’organizzazione della sicurezzanei borghi, nei paesi e nelle cittàcostituiva una esigenza vitale perla sopravvivenza della popolazio-ne, non potendo essa contare,come oggi avviene, su una orga-nizzazione centralizzata della sicu-rezza che potesse raggiungerecon uomini e mezzi ed in tempitecnicamente accettabili tutti ipunti del territorio. Così ognuno diquesti nuclei si dotava di personeesperte in campi particolari edaveva la propria ostetrica, il medi-co del paese, ma anche una poli-zia locale ed un servizio antincendiche faceva riferimento non solo aduna organizzazione istituzionalema soprattutto alla popolazionevalida, in grado di dare il propriocontributo alla salvezza delle per-sone e dei beni. Nel campo antin-cendio anche la popolazione diDardago, almeno stando a quantomi è dato sapere in merito alla sto-ria che stiamo per raccontare, non

è mancato a questa regola. Maveniamo ai fatti.

Ho conosciuto la terra del Friuliin occasione del terremoto del 6maggio 1976 quando, giovanefunzionario del Comando dei Vigilidel Fuoco di Venezia, ho parteci-pato alle operazioni di soccorsooperando nei comuni di Trasaghis,Peonis, Bordano, Interneppo in unprimo momento e, successiva-mente, a Gemona. In occasione diqualche rara «fuga» in momenti ditranquillità e per ritemprare le for-ze, (si lavorava tutto il giorno e sidormiva all’aperto per motivi dimaggior sicurezza) frequentavo lacasa del Sindaco di Budoia Ales -sandro Gislon per incontrare suafiglia Stefania, che sarebbe qual-che anno più tardi diventata miamoglie.

Molti anni dopo, visitando lacasa di un abitante di Dardago,ho notato, in uno stato di comple-to abbandono ed ormai ridotta arottame ma con alcune strutture

perfettamente riconoscibili ed ingrado di essere recuperate, unapom pa antincendio di tipo ma-nuale. Avuta notizia che quello chedoveva essere stato protagonistain mille interventi stava per finire isuoi ultimi restanti giorni in manie-ra indecorosa quale ospite del -l’Artugna, ho chiesto ed ottenutodi sollevare l’ultimo suo detentoredall’infelice incarico per conferirlaa quella impropria discarica.

A quel tempo, rivestendo l’in-carico di Dirigente del Comandoprovinciale dei Vigili del Fuoco diAncona, conoscevo non solo lecapacità tecniche del suo perso-nale in ogni tipo di emergenza,ma anche le abilità in ogni tipo diattività manuale da ognuno pos-sedute (una volta i «pompieri» ve-nivano assunti per mestiere inmodo da poter contare, nellacomposizione della squadre di in-tervento, su tutte le abilità). Sa -pevo inoltre di poter contare nellaloro completa disponibilità ad

W i pompieri

La pompa antincendio manuale in uso,ai «pompieri volontari» di Dardago,

nei primi decenni del secolo scorso.Attualmente è esposta nell’atrio della Ciasa de ’l Comùn.

di Dardago...di Adriano Pallone*

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ogni tipo di col laborazione. Avutadal personale del distaccamentodi Osimo la disponibilità a proce-dere ad un delicato intervento direstauro, ho trasportato quelloche rimaneva della pompa fino aquella città per lasciarlo alle curedei Vigili del Distaccamento. Que -sti ultimi hanno realizzato un vero eproprio miracolo, riportando lapompa non solo ad un aspettoestetico davvero apprezzabile, mamettendola in condizioni di perfet-ta funzionalità.

Infatti quello che il tempo el’incuria avevano danneggiatoera sostanzialmente l’involucroesterno, mentre le strutture es-senziali avevano mantenuto unaloro integrità.

La pompa ha successivamen-te seguito le mie vicende lavorati-ve, abbellendo prima l’atrio prin-cipale del Comando VV.F. diAn cona, poi quello di Venezia e,dopo il mio pen sionamento avve-nuto nel 2010 ed una breve so-sta presso il Comando VV.F. diPor denone, ha trovato la sua col-locazione definitiva presso l’edifi-cio del Municipio di Budoia.

Descrizione della pompa

Essa si compone di una vasca abase rettangolare svasata versol’alto, capace di contenere circa li-tri 150 di acqua che può esserecaricata a mano dall’alto ed aspi-rata dal sistema propulsivo, oppu-re dal tubo di aspirazione esternoarmato e dotato di filtro all’estre-mità: la scelta del tipo di alimenta-zione vie ne operata in dipendenzadella distanza dalla prima fontedell’acqua disponibile (fiume, sta-gno o pozzo cittadino). Tale sceltaviene effettuata tramite appositavalvola manuale a due vie.

Il sistema di spinta è costituitocome segue: un lungo bilancierein ghisa incernierato su un asseorizzontale trasversale alla vascamuove alternativamente due pi-stoni simmetrici all’interno di duecilindri verticali in ottone, ciascu-

no dei quali è dotato sul fondo didue valvole a funzionamento con-trapposto.

Durante la fase ascensionaledel pistone si apre la valvola diaspirazione e si chiude quella dimandata: l’acqua invade il cilin-dro. Nella discesa del pistone lavalvola di aspirazione si chiude esi apre quella di mandata e l’ac-qua contenuta nel cilindro vienespinta verso l’esterno. Ogni brac-cio del lungo bilanciere, per motividi in gom bro in fase di trasporto, èdivisibile in due tramite una cernie-ra e porta alla sua estremità l’at-tacco per un asse trasversale inlegno che consentire ai quattromanovratori (due per lato dellapompa e per parte del bilanciere)di azionare il meccanismo.

Completa l’attrezzatura unacampana di compensazione in ra-me che evita un andamento di-scontinuo del getto d’acqua e duevalvole sui tubi di mandata checonsentono, ad incendio termina-to, di scaricare la colonne d’acquadai tubi di mandata quando siopera su terreni in salita. La pom-pa era, con ogni probabilità ed acausa del peso suo e delle attrez-zature di dotazione (tubi di man-data e di aspirazione, secchi perl’acqua, strumenti da intervento),montata su un carro a trazioneanimale. Come si vede, ad unasemplicità della funzione da svol-gere, quella di mandare dell’acquain pressione dentro due tubi, corri-sponde una notevole complessitàstrutturale, anche in relazione al

tempo della sua fabbricazione.Anche se non è individuabile il no-me della ditta costruttrice, normal-mente inciso alla base della strut-tura, la pompa è databile nellaseconda metà del XIX secolo erappresenta, per raffinatezza difabbricazione, uno dei pochiesem plari esistenti, gelosamenteconservati, di norma, presso le se-di centrali dei Comandi provincialidei Vigili del Fuoco.

Ciò che ha spinto me, ma so-prattutto i Vigili del Fuoco di Osi -mo, nell’amorevole lavoro di recu-pero di questo importante c imelio,è stato certamente l’affetto che sinutre per la professione del Vigiledel Fuoco, spesso piena di moltisacrifici per gli operatori e per leloro famiglie, ma densa di moltesod disfazioni morali. Rivol go unvivo ringraziamento ai Vigili delFuo co di Osimo per la perizia el’operosità dimostrata, ma anchea tutti quei Vigili del Fuoco checon essa in tempi ormai lontanihanno operato.

Mi sia consentito di rivolgere undeferente omaggio alla memoriadi mio suocero Alessandro Gislon,compianto primo cittadino di Bu -doia per una legislatura.

Con questi sentimenti ho resti-tuito alla piena proprietà della col-lettività del Comune di Budoia lapompa idrica antincendio fin quidescritta ed ho pregato il Sindacodi adoperarsi perché abbia unadegna collocazione in un edificiopubblico del Comune.*Dirigente Superiore dei Vigili del Fuoco (a r.)

Capacità della vasca litri 150

Spessore acciaio della vasca mm 3÷4

Cilindri aspiranti/prementi n 2

Presa aspirazione da vasca o esterna Ø mm 70

Due attacchi di mandata Ø mm 45

Campana di compensazione n 1

Filtri rimovibili n 2

Valvole scarico colonne idriche di mandata n 2

Caratteristiche tecniche della pompa

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le sorgenti di Roberto Pavan

paesi di Polcenigo e Budoiasono collegati dalla strada asfalta-ta pedemontana o dalla vecchiastrada asfaltata, che passa per iborghi di Santa Lucia di Budoia eSan Giovanni. Tra queste duestra de si trovano il Col delle Razze(162 m) , il Col Pizzoc (172 m) e iColli di Santa Lucia (154 m), ricchidi boschi e di acque sorgive conambienti naturalistici veramentesingolari e preziosi. L’acqua è unbe ne vitale non surrogabile, che ri-

pietrificanti

troviamo in Comune di Budoia nelTorrente Cunaz, ma soprattuttonei dintorni di Polcenigo con lesorgenti del Fiume Livenza, delGorgazzo, nel Palù del Livenza enelle risorgive verso la pianura.Ma l’acqua, che nasce da piccolesorgenti tra i colli citati, ha carat-teristiche diverse in habitat ricchidi biodiversità. Per visitare questefonti un sentiero attrezzato parteda Budoia, passa scendendo diquota tra i Colli di Santa Lucia, a

destra, e il Col Pizzoc e il Col delleRazze, a sinistra, ed arriva in bre-ve tempo a Polcenigo. All’iniziodel sentiero a Budoia si trova an-che la sorgente principale del ru-scello, che passando tra i collilungo la valle, riceve acque da si-nistra e da destra da sorgenti se-condarie in località Tre Fontane, lecosiddette «sorgenti pietrificanti»,acque che si immettono nel Ruide Brosa e si mescolano a Pol ce -ni go con quelle del Torrente Gor -

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gazzo. Con De cre to del Pre si -dente della Re pub blica 8 settem-bre 1997, n. 357 è stato emanatoil regolamento recante attuazionedella direttiva 92/43/CEE relativaalla conservazione degli habitatnaturali e seminaturali, nonchédella flora e della fauna selvati-che.Le sorgenti pietrificanti conformazione di travertino costitui-scono un tipo di habitat naturaledi interesse comunitario, la cuiconservazione richiede la desi-gnazione di aree speciali di con-servazione. Il travertino è una roc-cia di origine sedimentaria, che siforma quando acque con calcaredisciolto lo depositano su muschi,epatiche, foglie e fili d’erba incro-standoli progressivamente. Si for-ma nel tempo una roccia construttura stratificata, che risultaessere un buon materiale usato incostruzione.Da piccole valli se-condarie laterali, afflussi d’acquastagionalmente limitati alimentanoil rio principale. I piccoli ruscellinella parte di origine d’estate so-no privi d’acqua, che ricomparedopo breve tratto in vaschette diritenzione, in piccole pozze segui-te a valle da cascatelle, dove sideposita il carbonato di calcio. Ilfenomeno risulta più evidente incorrispondenza di piccole casca-te di 4-5 metri di dislivello, con

rizza queste valliciuole e il corsod’acqua. La flora primaverile delbosco misto collinare vivacizzaquesti luoghi e con i colori dell’au-tunno, con le castagne e con i fun-ghi di ogni specie si entra in unmondo di fiaba.

In primavera, nelle pozze fan-gose laterali al torrente, è possibi-le osservare un piccolo rospo dalventre giallo, l’ululone (Bombinavariegata), il cui verso ricorda va-gamente i rintocchi attutiti di unacampana lontana. Nelle buchecon acqua ben ossigenata in sor-genti laterali al rio principale si os-servano invece le larve depostedalla salamandra pezzata (Sa -lamandra salamandra), provvistedi branchie esterne piumose.

Con la metamorfosi le piccolesalamandre perdono le branchieed escono dall’acqua. La sala-mandra, tipica delle zone collinari,ha la livrea nera a chiazze gialle ela si può osservare facilmentequan do nel bosco vi è grandeumidità dovuta alla pioggia.

Nel corso d’acqua principaleun tempo si potevano osservare ilgambero d’acqua dolce (Au stro -potamobius pallipes italicus), loscazzone (Cottus gobio) e comu-nità di macroinvertebrati, che acausa delle acque reflue di un de-puratore a monte sembrano deltutto scomparsi.

stillicidio d’acqua ed accresci-mento per il calcare depositatosu muschi ed epatiche (Mar chan -tia paleacea), (Marchantia poly -mor pha) e ai margini con la pre -senza di capelvenere (Adian thuscapillus-veneris) con le foglie cero-se, che respingono le gocciolined’acqua, l’erba di San Gio vanniarbustiva (Hypericum an dro se -mum) e il billeri flessuoso (Car -damine flexuosa).

In questi ambienti boscosi e fre-schi la felce, che più si impone al-l’attenzione, è la felce falcata(Cyrtomium fortunei ) e su rupi erocce umide ed ombrose caratte-

Vaschette e cascatelle con formazione di travertino.

Sorgente pietrificante.

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Grazie,

di Francesca Begotti

Domenica 20 maggio alle ore 10,nella Chiesa parrocchialedi Bu doia, 17 bambinidi quarta elementare hannoricevuto per la prima voltail Sacramento dell’Eu caristia.I loro nomi sono: AndreaBasaldella, Er nesto Bertolo,Andrea Braido, Ni cole Bravin,Mattia Bruno, Elisa Cescherin,Alice Cosmo, Fran cescoDell’An ge la Rigo,Marco Della Putta, MartinaFerrarelli, Alan Foscarini,Cristiano Masutti,Juan Jaime, Alessio Morson,Leonardo Ti zianel, AndreaPauletti, David Zambon.Con loro ha seguito gli incontridi catechismo ancheFederica Epifani, che ha fattola Prima Comunionein un’altra parrocchia eche vogliamo ricordare insiemeagli altri, con molto affetto.

bambini!

L’intera comunità di Budoia vuoleringraziare teneramente questicari bambini, perché ci han no in-segnato che quando tutti insiemeci si impegna con costanza, gene-rosità ed impegno per la riuscita diuno stesso obiettivo, il risultatonon può che essere ec cellente etornare utile per il bene comune.Mi spiego meglio: la Santa Messadella loro Prima Comunione èstata veramente un evento indi-

menticabile, perché tutti quelliche vi erano coinvolti nella suarealizzazione hanno dato il megliodi se stessi per la sua riuscita. Acominciare dai bambini che, giàimpegnati a scuola e nelle varieattività sportive e ricreative, han-no continuato a partecipare agliincontri di catechismo ed allepro ve di canto serali (dopo 8 oredi scuola). Ci commuove, il pen-sare che dei bambini così piccoli

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abbiano impiegato così tantaenergia, attenzione, tenacia, fati-ca e costanza, per preparare il lo-ro incontro con Gesù. E se siamonoi a commuoverci per questo,pensiamo a quanta felicità e te-nerezza ed amore può aver pro-vato Gesù Stesso per questibambini. Come non poteva com-muoversi il Nostro Creatore nelvedere che i loro piccoli occhi siappesantivano durante le proveserali di canto, dopo le attivitàscolastiche. E quanta gioia posso-no mai aver dato questi carissimibambini al loro Salvatore, quan do,

venivano agli incontri di catechi-smo il sabato e subito dopo ri-prendevano le loro attività sporti-ve – alcuni anche impegnati conle gare sportive – oppure inter-rompevano i loro compiti per ca-sa assegnati dalle maestre discuola. Grazie, cari bambini, anome di tutti: che esempio di co-stanza, di dedizione, di sacrificioavete dato a noi grandi, che,troppo spesso ci lamentiamo perle difficoltà della vita! E quantospesso, siamo noi adulti ad ap-pesantire le nostre giornate, sof-fermandoci sulle cose non ne-

cessarie, su chiacchiere inutili enocive, su immaginazioni, previ-sioni e presentimenti che stanca-no le nostre anime!

E poi un grazie particolare vadato anche ai genitori dei bambi-ni della Prima Comunione: grazieper avere seguito non solo la pre-parazione di tutte le cose neces-sarie alla Cerimonia, ma soprat-tutto per essere stati vicino allacrescita spirituale dei vostri figlio-letti. Grazie per averli portati aMessa, per aver dato loro l’op-portunità di stare vicini a Gesùcome chierichetti, per aver loroinsegnato le preghiere, per averricevuto il Sacramento della Ri -con ciliazione insieme a loro, gra-zie per averli portati agli incontri dicatechismo, dove hanno parteci-pato con viva attenzione e curio-sità; grazie per aver cantato insie-me a loro e grazie per esserediventati nuovamente bambini in-sieme a loro nel loro incontrocommosso con Gesù.

È stato bello anche vedere lamaestra di scuola di questi bam-bini che li ha accompagnati an-che fuori dai banchi di scuola.Grazie alle loro catechiste Gian -franca ed Anita, che non hannomai abbandonato questi bambinisia nei momenti belli, come neimomenti più difficili; ma anzi, han-no curato anche gli aspetti orga-nizzativi e la scelta e l’esecuzionedei canti, mettendo insieme lacompetenza del maestro di musi-ca Fabrizio, all’or gano, l’allegriadelle chitarre e l’accompagna-mento delle voci dei genitori e deibambini. È stato delizioso anchevedere che, pur nella diversità dicarattere, di sensibilità e di gusti,di punti di vista, si è riusciti a tro-vare un accordo su tutto: sui can-ti, sulla musica e persino suglistrumenti musicali. Ad ognuno èstato dato un compito per l’orga-nizzazione della Cerimonia: c’era-no i cantori, i musicisti, i lettori,c’è chi ha curato la disposizionedell’arredo ecclesiastico e deibanchi. È così che ci si immagina

Un momento della cerimonia che ha visto raccolti i bambinidelle tre Comunità.

Sopra. I comunicandi lungo il percorso dall’oratorio alla chiesa.

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Sopra. Ricordo della Prima Comunioneautografato dall’allora pievano.

A lato. Il pievano don Nicolò Del Toso(1913-2003) e i comunicandiOreste Zambon Tarabìn Canta, GianpietroZambon Sclòfa, Luigino Zambon Scròc,Giuseppe Janna Tavàn, Roberto BusettiCaporàl, Angelo Cecchini Tranheòt,Enrico Spina (figlio di Linda Janna Tavàn),Gianni Rigo Moreàl.

In prima fila. Vittorio Janna Tavàn,Mirella Janna Ciampanèr, Silvana ZambonPetol, Maddalena Vettor Muci, PaolaMelocco, Elisabetta Paola Zambon Petol,Graziella Zambon Pinàl.

Lidia Ponte era la catechista che coadiuvavadon Nicolò a fa dotrina ai canais.

la Chiesa: come l’insieme di tuttele persone, ognuna delle quali haun suo preciso posto, che mettea disposizione degli altri i propridoni ed i talenti, la propria fatica oil proprio sacrificio, anche le pro-prie preghiere o le proprie soffe-renze, senza aspettarsi niente incambio, nella speranza e gioiache al Signore tutto è accetto, sefatto con amore e per amore.

Ed infine, grazie al nostro par-roco che ha reso possibile tuttoquesto, che ha coordinato e so-stenuto ogni cosa, grazie all’altis-sima dignità del suo ministero,

per cui noi possiamo ricevere innoi Gesù. Un grazie particolareva dato a Gesù, che ha «escogi-tato» un modo così semplice edumile per starci il più vicino possi-bile: l’Infinito contenuto in unpezzetto di pane e in un sorso divino che, dal momento dellaConsa cra zio ne, se uno li mangia,potrà avere la vita eterna. E la vitaeterna, per dirla con Gesù e conS. Agostino si può spiegare così:Chi crede in me – dice Gesù – hala vita eterna che non è quellache si vede, ma quella che non sivede.

8 giugno 1952. Prima Comunione a Dardago

20 maggio 1923. Prima Comunione a BudoiaQuasi un’ottantina i comunicandi budoiesi delle classi1911-12 e 13. Quest’anno avrebbero compiutoun secolo di vita. (Non meravigliamoci, perchétra alcuni mesi festeggeremo i cent’anni diAntonietta Sanson; i 98 anni sono già suonati ancheper Marianna Carlon).Aiutateci a riconoscerli, perché solo alcuni sono statiidentificati. I comunicandi, i cui volti sono velati di tristezza, sonodivisi per sesso, occupando spazi nettamente distinti:a destra le femmine, a sinistra i maschi; al centroil curato e un altro sacerdote. Fanno da contornoalcuni adulti, probabilmente i fabbricieri. I bambini indossano dei dignitosi completi conpantaloni lunghi fino a nascondere le ginocchiae qualcuno tiene in mano il cappello di paglia.Le bambine, invece, portano sul capo il velo bianco,indossato come segno di purificazione, simileall’antico rassador, un capo generalmente di lino odi seta che scendeva dalla testa lungo le spalle,alla foggia dell’abbigliamento popolare tradizionale.Spicca sul petto di ognuno il ricordo dell’evento,mentre tra le mani qualcuno tiene il libro delle preghiere.La foto è dello Studio fotografico Gislon di Avianoovvero del fotografo Liberto Gislon.(proprietà di Flora Del Maschio e Giacomino Del Zotto)

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Nella prima metà del ‘900, la vitadella Pieve di Dardago fu caratte-rizzata dal plevàn. Il suo zelo sa-cerdotale, il suo carattere austero,la sua compostezza, il suo co-stante impegno come sacerdote ecome uomo hanno lasciato moltiricordi. Per questo motivo, l’Artu -gna, in questi 40 anni di attività, haspesso pubblicato articoli e testi-monianze sulla figura di don Ro -mano.

Riteniamo utile, in questa ricor-renza, proporre una breve rasse-gna di alcune interessanti pagineche compongono una bibliografiaessenziale per la conoscenza diquesto grande Dardaghese.

G.B. Bastianello (agosto 1975,n. 14), fu l’autore del primo e forsepiù completo ricordo del Pievano.Il Bastianello scrisse questo arti-colo per assolvere «ad un precisodovere di devozione e di ricono-scenza a nome dei Dardaghesisuoi compaesani e di coloro chefurono testimoni e partecipi dellasua lunga, laboriosa, feconda vitadi sacerdote e di cittadino».

In occasione del 40° anniversa-rio della sua morte, Anna Pinal,tratteggiò, come lei sa fare, la figu-

ra di «don Romano, nobile rocciadi Dio», definendolo «un vero pro-tagonista del suo tempo, discussoforse, ma certamente un uomo diDio. Fu presente in tutti gli avveni-menti che caratterizzavano quel-l’epoca» (luglio 1982, n. 38).

Ermellina Zambon, (dicembre1989, n. 58), nipote e perpetua didon Romano, alla bella età di 95anni, descrisse con dovizia di par-ticolari, per i lettori de l’Artugna, gliultimi mesi di vita dello zio, dallanotte del 18 novembre 1941 – tra-scorsa all’addiaccio dopo esserescivolato in un canale a causa diuna caduta dalla bicicletta – finoalla morte.

Nel 1992, a 50 anni dalla mor-te, don Maurizio Busetti, lo ricordòcon l’articolo «Assunta, prendimi!».Definiva don Romano «PatriarchaDardacensium» e vedeva in lui «ilsa cerdote fedele che ha saputovivere integralmente la sua scelta.Don Romano era figlio del suotempo, pastore energico ma an-che tutto teso al progresso spiri-tuale del gregge affidatogli» (ago-sto 1992, n. 66).

Nel numero successivo, (di -ce m bre 1992, n. 67), don Eu ge -

nio Filipetto, professore del Se mi -nario, in «Ammirazione per donRomano» esternava i suoi senti-menti verso il nostro pievano. «Nel -la mia mente di giovane seminari-sta lo paragonavo al Curato d’Ars,tanto mi appariva immerso in Dio.

Don Romano e don AntonioTu bello, suo devotissimo amico,sono stati i miei silenziosi maestri,i miei migliori modelli nel cammi-no, non sempre piano, verso ilsacerdozio».

Più recentemente, in «Sera emattina parlai intorno alla guer-ra…» (aprile 2009, n. 116), rac-contai gli anni della Grande Guer -ra a Dardago prendendo spuntodagli appunti che don Romano la-sciava nel suo diario delle SanteMesse. «Come cattolici e comecittadini, noi non la vogliamo»scrisse di proprio pugno. Pur trop -po non fu così e il pievano ebbel’opportunità di riportare nel suodiario la testimonianza dei fruttivelenosi – morti, miseria, invasio-ni, soprusi, profughi, malattie –che ogni guerra porta con sé.

Nel numero 122, aprile 2011,l’analisi dei manoscritti di don Ro -mano, ha permesso di descrivere

di Roberto Zambon

il ricordodi don Romano

nei 40 anni de l’Artugna

Il 14 agosto 1942, la vigilia del l’Assunta di 70 anni fa,si spegneva don Romano Zambon Pinàl, pievanodi Dardago per ben 46 anni.La nostra comunità lo ricorda e lo ringraziacon una Santa Messa solenne, concelebrata dal Ve sco vo,mons. Giuseppe Pellegrini, da don Maurizioe dai sacerdoti che negli ultimi anni hanno guidatoquesta parrocchia.

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dettagliatamente le varie fasi di unavvenimento del 1921 che rap-presentò un passo significativoverso la normalità dopo il periodobellico: la fusione e l’inaugurazionedelle nuove campane in sostitu-zione di quelle requisite dagliAustriaci nel 1918.

Per brevità, ci fermiamo qui; mascorrendo le varie pagine de l’Artu -gna ci si imbatte in molti altri episo-di che hanno avuto don Romanoprotagonista o testimone.

Cogliamo l’occasione per pre-cisare alcuni dati anagrafici, consi-derato che talvolta abbiamo rileva-to alcune imprecisioni.

Don Romano Zambon Pinàlnacque a Dardago il 20 agosto1862 da Giomaria e da SantaBastianello.

Il piccolo Romano rimase orfa-no a 6 anni. Infatti nel 1868, la

mam ma morì a soli 32 anni. Santaaveva messo al mondo ancheRegina, Marco, Giuditta e Rosa.

In seconde nozze, Giomariasposò Maria Zambon. Ebbero altri4 figli, Davide, Angelo (morto in te-nera età), Vincenza ed Angelo.

Infine, una curiosità. Giomaria,padre di don Romano, era il primodegli otto figli di Vincenzo (1811) eTeresa (1812) che diedero origineal ramo più prolifico dei Pinài.Tanto prolifico che quando donRomano, il 13 gennaio 1896 cele-brò il funerale della nonna Teresa,nell’atto di morte annotò: «Ben 77persone la chiamavano nonna». Èdifficile controllare l’esattezza ditale affermazione ma conoscendola precisione di don Romano sia-mo sicuri che il numero di nipoti epronipoti era molto vicino allarealtà.

l’Artugna, nel corso di questi primi quarant’anni, si è periodicamente dedicata al suo pievano don Romano Zambon corredando gli articoli con fotoritraenti quasi esclusivamente la sua figura. Solo in pochi casi abbiamo avuto la fortuna di pubblicare immagini che lo immortalavano come «pastorecon il suo gregge». In questo numero, dove si ricorda il 70° anniversario della sua morte, abbiamo ritenuto opportuno riproporre questa foto già apparsasul nostro giornale nel luglio del 1978 (l’Artugna, anno VII, n. 26); don Romano è raffigurato, probabilmente sessantenne, attorniato da un numeroconsiderevole di bambini – ben 72 della sola Dardago – nel giorno della loro Prima Comunione.

In alto da sinistra a destra. Ines Bocus Frith, Giovanna Zambon Rosit, Rosa Zambon, Tilde Basso, Gina Zambon Sclofa, (sconosciuta), Maria Bocus,(sconosciuta), Gina Zambon Pinal, Lina Zambon, (sconosciuta).

Seconda fila. Vittoria Busetti, Adele Zambon Petol, Gioconda Janna, Ida Zambon, Gilda Zambon Thanpela, Antonietta Calderan, Santina Del Maschio,Italia Bastianello, Linda Ponte, Lea Ponte, Caterina Zambon, Gina Zambon Moreal.

Terza fila. Ginevra Janna (Kati), Rosina Zambon, Virginia Zambon Pinal Riveta, Giovanna Janna, Giuseppe Zambon Tarabin, Giovanni Bastianello, Attilio Zambon,Domenico Zambon, Antonio Bastianello, Vittorio Bocus, Francesco Zambon Tarabin, Armido Zambon Glir, Domenico Zambon Mao, Guido Bocus Frith,Albino Zambon Sclofa, Ermenegildo Zambon Scroc, Rino Zambon Pinal, Norina Zambon.

Quarta fila. Gisella Zambon, Maria Clara, Vittorio Zambon Pala, Silvio Zambon Vialmin, Napoleone Zambon, Ferruccio Zambon, Antonio Busetti Bronte,Giovanni Zambon Petol, Uria Vettor, Ovidio Vettor, Eugenio Zambon Pinal Riveta, Pietro Janna, Menotti Janna, Rita Zambon Pinal, Maria Zambon Pinal Thanpela.

Quinta fila. Gino Janna Stiefin, Gino Zambon Nontholo, Mario Busetti Caporal, Basilio Zambon Riveta, Guerrino Zambon Tarabin, Osvaldo Zambon Frith,padre Egidio Barbuianni, don Romano Zambon, Pietro Busetti Frate, Mario Busetti Caporal, Antonio Zambon Bedin, Giovanni Zambon Trucia,Domenico Zambon Caporal.

Seduti per terra da sinistra. Marco Zambon Biso, Giuseppe Santin Tesser, Gildo Vettor Cariola, Bruno Busetti Caporal.

Don Romano con il fratello Marco nel cortiledella canonica.(proprietà di Girolamo Zambon Riveta)

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È una strada all’incontrario quella cheporta don Daniele in Friuli e me aRoma. Conosciamo bene questi oltre600 Km che separano l’una dall’altra,la capitale dalla terra che ci ha dato inatali. Fare e rifare questo percorso,anche se in tempi e direzioni diverse,ha favorito il consolidarsi di quel lega-me affettuoso che scaturisce dalleesperienze condivise. Una delle primevolte che ho visto Daniele, è stato d’e-state, in chiesa, animatore energico diun coro estivo che per qualche anno,a cavallo degli anni Settanta, ha inter-pretato con convinzione e grinta lenuove canzoni scaturite dal Concilio edalle suggestioni della musica beat.

Abbiamo avuto parenti in comune:lo incrociavo spesso a casa de l’agnaRosa Tomè; lì incontravo anche suamadre, Iria, una signora emiliana capa-ce sempre di grandi sorrisi e di una in-nata e affettuosa simpatia. Ma è statal’estate del ‘79 che ci ha permesso diconoscerci meglio e di diventare piùintimi, nonostante ci fosse qualche an-no di differenza tra noi. Un’estate pas-sata insieme ad altri amici ad organiz-zare gite al mare e a Mezzomonte, afare un’esperienza di preghiera comu-

nitaria a Fusine, a mangiare angurienelle afose serate d’agosto, ad ascol-tarlo mentre mi spiegava generosa-mente un po’ di chimica (non mi è maipiaciuta questa materia). Sullo sfondoil nostro amato paese, Santa Lucia. Lanostra chiacchierata non può non ave-re che questo panorama. Da qui co-minciano le sue confidenze.

Daniele appartiene alla famiglia FortNart. Il papà era partito da giovane perla città eterna in cerca di lavoro. Cometanti emigrati – combattuto tra la no-stalgia di casa, il dolore di averla la-sciata ed il rincrescimento per l’ama-rezza di una terra al tempo avara – nonparlava molto del paese natale.

Ero piuttosto io che lo interrogavo– dice Daniele – e che gli chiedevo co-me era la vita quando era ragazzo.Molto dialogo lo abbiamo avuto in etàadulta, lì ho conosciuto tante cose diSanta Lucia, personaggi e tradizionisoprattutto dei periodi bellici. Il primoricordo del paese, a distanza di tantianni, è la strada bianca di via delleScuole, oggi via Mons. Comin, e diuna gran caduta quando tentavo diimparare ad andare in bicicletta senzarotelle. Accanto all’eco di quel dolore,

Conversazionecon don Daniele Fort

nel XXV anniversariodella sua ordinazione

sacerdotale

si affaccia anche la gioia di quandol’anno dopo sono arrivato ed ho trova-to la strada asfaltata.

Addirittura segnavo sul calendario igiorni che mancavano alla partenza.Appena finita la scuola si partiva e si ri-tornava a fine settembre – erano giornimolto belli perché c’era tutta una litur-gia della partenza: la preparazione e laspedizione del baule, la prenotazionedei posti a sedere, i cuscini per la nottein affitto, i viveri di conforto ecc... e cosìiniziava l’avventura estiva.

Le vacanze a Santa Lucia eranoentusiasmanti, avventurose e bellissi-me. Sarà perché vivevo in città durantel’anno e il vedere le montagne, il verdedelle colline mi dava un senso di libertàe di vita che mi è sempre rimasto nelcuore fino al punto da decidere, in etàgiovanile, di lasciare la città per venire avivere in un luogo a dimensione piùumana. La bicicletta era il mezzo concui ci spostavamo dappertutto (chesudate per quelle salite!). Poi c’era l’av-ventura di andare al mercato di Sacilecon la corriera e da grandicelli anche almare o in Piancavallo a piedi, partendola notte. Un’esperienza unica quest’ul-tima, perché era riservata solo ai più

di Fabrizio Fucile

non tutte le stradeportano a Roma

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grandi e quando per la prima volta ci èstato concesso di aggregarci la nostravacanza si arricchì di esperienza. Unafaticaccia boia!

Passo a rammentargli del coro cheanimava: avrei sempre voluto farneparte anch’io, ma don Nillo, irremovi-bile, mi aveva detto che il mio compitoera quello di «servir messa» comechierichetto. Dall’altare li guardavo e liascoltavo con una sana invidia ed im-paravo a memoria quei canti. Dopoanni, da grande, dopo aver imparatoa suonare la chitarra, ho avuto la sod-disfazione di riproporli nello stesso au-ditorium.

Il coro è nato per caso. Tro van -doci intorno a Enzo, che sapeva suo-nare l’organo, abbiamo cominciato acantare qualche canzone alla messa.La cosa bella è che ognuno portavale canzoni che cantava nella parroc-chia della sua città. Don Nillo, ci davaspazio, brontolava un po’, ma so-stanzialmente sosteneva positiva-mente il nostro sforzo di rendere lamessa do menicale più partecipata eattiva. Erano gli anni del post-concilioe c’era tanto fermento. L’esperienzami ha dato tantissimo in termini di

passione per il bel canto che mi è ri-masta anche dopo. Diventando pre-te ho cercato sempre di curare il coropar rocchiale e aprire anche uno spa-zio per giovani. Cosa che si è sempreavverata.

Io che oggi – pur nell’amore in-commensurabile per la mia terra –non potrei fare a meno di Roma per ilsuo sole, la luce, la ruffiana ospitalità,gli domando perché abbia voluto la-sciarla. E a distanza di tanti anni chi ecosa ricorda di Santa Lucia. Mi inte-ressa anche capire se la sua vocazio-ne sia maturata qui in paese…

A Santa Lucia la vita era a dimen-sione più umana, come ho già dettoprima. Avevo trovato un iniziale impie-go al Villaggio del Fanciullo e questomi ha consentito di staccarmi. E poiavevo la casa paterna... gli amici euna morosa.

Ho un caro ricordo di Domenico, ilsagrestano, di Elena la sorella di donNillo, di Rico Comin Domarion perchécon lui ho fatto tante vendemmie; disua moglie la Maria Mora che è statala prima ad avere il telefono che usavoanch’io per chiamare i miei a Roma eche mi invitava spesso quando facevala polenta. E poi Ferruccio (meccanicondr) che non so quante biciclette mi haaggiustato per 100 lire e qualche voltaanche gratis. Ricordo anche Jose(Sarri ndr) che veniva spesso a casaper tagliere l’erba, per aiutare a van-gare l’orto o solo per bere un bicchiere di vino. E tante altre persone chefanno parte del mio vissuto.

La mia vocazione però è maturatanell’oratorio di Roma. Quello è stato ilcampo dove il seme è stato gettato.La scelta poi è avvenuta quando hoincontrato le gente di CL a San Qu -irino. Ma il tempo trascorso tra il diplo-ma (1975) e la mia entrata in semina-rio (1980) ha visto come figureim portanti don Nillo e la maestra AnnaBesa. Due persone che mi hannosempre voluto molto bene e incorag-giato nella verifica vocazionale. Comeseminarista ho mosso i primi passiqui, le prime animazioni dell’Ado -razione Eucaristica, la SettimanaSanta. Don Nillo mi ha sempre soste-nuto e alle volte corretto, un po’ bac-chettone ma sempre affettuoso.

Chiedo a Daniele se oggi Roma siaancora nei suoi pensieri; lo rimproveroaffettuosamente perché viene poco aSanta Lucia…

Roma è il punto di riferimento del-la mia vita, lo è e lo sarà sempre. Lìsono cresciuto e ritengo che sia ve-ramente Caput mundi, non solo perla fede cristiana.

Ci ritorno sempre appena possoe mi piace tantissimo camminare perle vie e riguardare quello che i mieiocchi hanno visto da fanciullo e cheadesso possono godere per il gran-de significato.

A Roma frequentavo l’oratorio:ogni giorno, finiti i compiti, si andava lìa giocare con i bigliardini e altri giochi(non c’erano i video), in particolare conle palline o le biglie. Era come una se-conda famiglia, passavamo più tempolì che in casa. Ci trovavamo anche soloper chiacchierare e … per fumare dinascosto le prime sigarette!

Santa Lucia è il posto della mia cre-scita, dei miei ricordi di gioventù, è illuogo che ha forgiato la mia persona.Resta sempre quale punto di certezza:io sono di lì.

Ci vengo poco perché la vita è unpo’ taccagna con me, non mi lasciatanto tempo per ritornare, ma ogni vol-ta che c’è un’occasione ritorno volen-tieri, anzi spero di essere invitato piùspesso così non ho scuse.

Per i numerosi impegni della par-rocchia mi trovo a non poter parteci-pare ai funerali delle persone che co-nosco e questo per me è faticoso dasopportare. Così torno ogni tanto al ci-mitero e quando vedo le tombe di chiho conosciuto, prego per loro e chie-do di perdonarmi.

Dal cimitero si gode una bellissimavista sulle montagne. Spero un giornodi poter riposare lì con i miei famigliari etutti gli amici.

Nessuno di noi due – per motivi di-versi – è diventato padre. Sono curio-so di sapere cosa direbbe a suo figliose oggi avesse una famiglia.

Direi le stesse cose che dico ai ra-gazzi e ai giovani oggi: di essere veri,sinceri, leali con se stessi fino in fon-do e di non scoraggiarsi mai di frontealle avversità. Di scegliersi una buonacompagnia di amici perché con lorosi può affrontare ogni cosa, si può ri-nascere anche quando tutto tremaintorno a noi.

Tanti auguri don Daniele. Che tuabbia da Dio la forza perché quandointorno tutto trema ci sia la sua manoferma a sorreggerti ed indicarti lastrada.

Daniele Fort

Daniele Fort nasce ad Avianoil 14 maggio 1956.Cresce e studia a Romafino all’età di 19 anni, e dopoaver conseguito il diplomadi perito chimico, decidedi trasferirsi a Santa Lucia.Lavora come insegnanteal Villaggio del Fanciullo ecomincia a frequentarecon attiva partecipazionela comunità di Comunionee Liberazione. In questo periodomatura la sua vocazioneal sacerdozio. Entra nel seminariodi Pordenone ed il 7 dicembre1986 viene ordinato pretenella cattedrale di Concordiadove svolge il suo primomandato pastorale comecappellano.Nel 1991 è nominato parrocodi Anduins e della Val d’Arzino.Dal 1998 è arciprete di Porcia.

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Ci è parso giusto informarela Comunità di Budoia di unanotizia che le fa onore.Il 21 aprile 2009 moriva CandidaJanna e lasciava in ereditàa una nipote e al di lei maritola casa rurale di famiglia divia Lunga 59 a Budoia, conl’impegno di venderla e didevolvere il ricavato inbeneficienza.Bisognava quindi realizzare

la Ciasa de Moroin... Kenya

il pensiero della zia Candidae l’operazione si è presentataparecchio laboriosae si è quindi dilungata neltempo.La scelta, alla fine, è stata quelladi indirizzare questi fondi a unamissione alla periferia di Nai robi(Kenya) che tra le sue attività sicura anche di bambineabbandonate, spesso orfane,gestite da un Comboniano,

Padre Renato Sesana, originariodi Lecco.Lo spirito educativo di questacomunità che ora è compostada ragazzine, è sempre statoquello di una educazioneintegrale alla vita, per cui oltrealla formazione scolastica èstato loro insegnato ad essereautosufficienti sia nella gestionedella casa, quantoeconomicamente attraverso una

di Edda e Enzo Vai

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Carissimo Enzo,mi dispiace risponderti soltanto ora, ma era doveroso valutare bene le necessità deinostri centri di accoglienza in Kenya.Abbiamo deciso di destinare il lascito di vostra zia Candida all’ampliamento, ristruttu-razione e manutenzione generale della Casa di Anita, il centro di accoglienza e riabili-tazione per ex bambine di strada che avete visitato durante il vostro viaggio a Nairobi.Solo adesso e grazie al vostro aiuto saremo in grado di fare i tanti interventi che, nelcorso di questi tredici anni di attività, abbiamo dovuto rimandare più volte.Vista l’entità prevediamo di riuscire ad ampliare la struttura con un nuovo edificiocomposto da un grande salone, due aule, bagni ed una cucina per gli studenti.Intendiamo destinare questi nuovi locali a corsi professionali di sartoria e informaticaper le ragazze ospiti della casa e per i giovani che vivono nelle frazioni vicine.La generosità di vostra zia Candida ci permetterà anche di potenziare la produzioneagricola e gli allevamenti di polli, galline ovaiole e bovini. Sono certo che tu ed Edda ri-cordate bene la vocazione agricola della zona in cui sorge la Casa di Anita.L’ampliamento e i lavori saranno supervisionati dalla volontaria di Amani, GraziaOrsolato, che da due anni presta servizio ad Anita ed è originaria proprio del Friuli, dalpaese di Tarcento.A futura memoria vorremmo far realizzare ai maestri intagliatori locali un intarsio su le-gno con inciso:

CIASA DE MOROin ricordo di zia Candida

Certamente questo non basta per esprimere la nostra gratitudine, ma è un piccolosegno che a lungo ricorderà ai molti ospiti e visitatori della casa la capacità di vostrazia di guardare al futuro e oltre la vita con generosità.Con riconoscenza,

GIAN MARCO ELIAAMANI ONG ONLUSSede legale: Via Gonin 8, 20147 MilanoSede operativa: Via Tortona 86, 20144 Milano - tei. +39 02 48951149 - fax +39 02 45495237Codice Fiscale 97179120155

attività tipicamente agricola,quale allevamento di polli,di galline ovaiole, una stalla conmucche, un pezzetto di terracon ortaggi.Cosa poteva assomigliare di piùalla casa di Budoia? Quello cheprima ci sembrava un progettoeccessivamente ambizioso si èrealizzato: ampliare una casa giàesistente e potenziare un’attivitàagricola già collaudata.

La nuova costruzione porteràuna targa ricordo che rievoca lacasa originale Ciasa de Moro.Speriamo che la zia Candida nesia felice. Abbiamo trasformatoil suo tesoro in terra conun tesoro in cielo.Secondo la sua intenzione.

N.B. Amani è l’organizzazionein Italia che raccoglie fondiper la missione e Gian Marco Eliaè il presidente.

Le foto ci mostrano come le volontàdi zia Candida si sono concretizzatenell’ampliamento e ristrutturazionedi un centro di accoglienza e riabilitazioneper giovani abbandonate.

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a «Sgancio Rapido», neonataso cietà dilettantistica di ciclismo,può vantare un piccolo record: è ilprimo team dedito alla praticadello sport su due ruote con sedeufficiale nel Comune di Budoia.

L’idea di fondare una squadrarisale a metà aprile del 2011,quando assieme ad altri 3 amicistavamo preparando una gara diendurance di 24 ore su MountainBike. Desiderosi di correre per inostri colori e desiderosi di pro-muovere la nostra idea di cicli-smo, abbiamo preso il coraggio adue mani e in meno di un mese,giusto il tempo tecnico per adem-piere alle sempre farraginosa bu-rocrazia italiana, la squadra è sta-ta creata.

Il nome, Sgancio Rapido, deri-va da un tipo di pedale usato nelciclismo, quello, in sostanza, checonsente alla scarpa di «aggan-ciarsi» al pedale in modo solidale.

Nemmeno la scelta di dovecollocare la sede ufficiale è statacasuale: quando qualcuno pensaalla Mountain Bike, nel pordeno-nese, non può non pensare aitrois del territorio budoiese.

Dal punto di vista geografico epaesaggistico esso offre, oltre adei magnifici e suggestivi scorci,anche molteplici passaggi tecnicie difficili, che possono soddisfarei raider più smaliziati ed esigenti.

La cura e manutenzione deisentieri e soprattutto le attenzionirivolte da questa e dalla prece-denti Amministrazioni Comunalial mantenimento delle nostre col-line, hanno avuto un ruolo fonda-mentale in tal senso.

Non a caso fanno parte dellanostra Squadra atleti provenientida Roveredo, Fontanafredda,Por denone, Porcia e perfino Az -za no Decimo.

Altro particolare che rende

Alcuni membri della neonata società dilettantistica di ciclismo «Sgancio Rapido» con il Vescovo,Mons. Giuseppe Pellegrini, in occasione della Giornata delle Associazioni a Malga Ciamp.

Arriva laSgancio Rapido!

di Jacopo Campana

uni co il nostro gruppo, soprattut-to se confrontato con altri, è lospirito che ci anima: per noi nonsono fondamentali né la parteci-pazione obbligatoria alle gare(ben inteso, nel periodo estivogareggiamo almeno un paio divolte al mese) né i risultati da unpunto di vista agonistico. Quelloa cui teniamo in par ticolar modoinvece è la coesione sociale, cioèla partecipazione agli eventi cheorganizziamo o a quelli in cui sia-mo chiamati in causa, come adesempio la giornata delle As so -ciazioni tenutasi a Malga Ciamp.

Le nostre attività prevedono,banalmente, l’organizzazione del leuscite settimanali, passando perla classica birra del venerdì oppurela vacanza full-immersion che or-ganizziamo tutti gli anni rigorosa-mente in sella alle bici. Le nostreattività però non rimangono circo-scritte ad un ambito così ristretto

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45a festa

omenica 17 giugno 2012 si èsvolta a Dardago la festadel Do natore, particolarmenteimportante per la Sezionedi Dardago perché quest’annofesteggia i qua ranta cinque anni diattività.La storia della Sezione di Dardagoè iniziata nel 1967 grazie alfondatore e primo PresidenteGiacomo Zanchet, al quale si sonosucceduti nel corso di questiquarantacinque anni i presidentiArmando Zambon, Giam pietroZambon, Carlo Zam bon e CorradoZambon attuale Presidente.Grazie al loro impegno si èallargato sempre più il numerodi donatori e di conseguenzail numero di donazioni di san gueed emoderivati (nel 2011le donazioni complessive sonostate 53: 42 di sangue interoe 11 di plasma e piastrine). La giornata, accompagnatada uno splendido sole, ha vistola partecipazione di numerose

sezioni provinciali, ma anchedi alcune sezioni fuori provincia diMonfalcone, Orsago e Cordi gnano.La giornata è riuscita molto benegrazie all’aiuto e all’impegnodi coloro che hanno par te cipatoall’organizzazione di questaricorrenza, in primis della Sezioneconsorella di Budoia-Santa Luciae del suo Presidente PieroZambon; del coro parrocchiale diDardago diretto da Fa brizioZambon, che ha accompagnatomagistralmente la Santa Mes sa;di don Maurizio perla celebrazione della Messasolenne; del sindaco del Comunedi Bu doia Roberto De Marchiche, nonostante i numerosiimpegni, ha voluto esserepresente personalmente allafesta; del Vice Pre si dente dellaSede Provinciale Bai ta,dei donatori, in particolare diun gruppo di giovani che ha datouna grossissima mano, di tuttii sostenitori e simpatizzanti.

e quindi provvediamo, ad esem-pio alla pulizia dei sentieri, terrenodei nostri «raid».

E proprio quest’anno, durantela prima uscita per disboscare unpaio di tratti di sentieri dei nostricolli, che abbiamo iniziato a cova-re un sogno, cioè quello di realiz-zare un percorso permanente diMountain Bike che si snodi intera-mente lungo le nostre colline e lenostre montagne. Nelle nostre in-tenzioni vorremmo presentare lanostra idea e il nostro progettoall’Amministrazione Co munaleentro la fine di quest’anno.

Sgancio Rapido tuttavia non èsolo Mountain Bike in sensostretto, ma è anche bici da stra-da. Un sempre più nutrito gruppodi stradisti, che hanno trovato neinostri principi ispiratori qualcosadi unico e da condividere, hannodeciso di unirsi a noi e addirittura,nel 2013, vorremo riuscire ad ac-cogliere anche dei cicloturisti.

Un unico rammarico è rappre-sentato dal fatto che chi scrive,Presidente della Sgancio Ra pi -do, è l’unico residente nel Co -mune di Budoia. Mi auguro chequalcuno, dopo aver letto que-sto articolo e soprattutto dopoaverci visto sfrecciare di giorno edi notte con le nostre divise ver-de acido-bianco-nere, abbia vo-glia di unirsi a noi!

del Donatore

A.F.D.S. Dardago

Per qualsiasi informazione potetemandare una mail [email protected]

D

• associazioni

associazioni

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Quant che Lidio Thisa el se amaridhat l’à portat da Romala so nuitha, a faila vedhe a sonona, la Nena Thisa.La ciasa de la Nena ’l erarestada de chele de ’na volta,ma el stale ’l era guoit, thenthané mussa né vace né gnele,e ’n tel puliner ’l era oramai ’napita sola.«Oh, che bella gallina!» la dhisla nuitha quant che i la veit,«ce la possiamo mangiare?».«No, nina!» la dhis la pora Ne na,«’l è chela che la me fael vof duti i dhis, mi vive conchela pita là».El dì drio, come che la seleva su, la Nena la ciata la pitamorta, destirada par tera’n tel puliner.Co le mans ’n te i ciavei, e i vóifora del ciaf, la va a disi a lanuitha: «Me ato copat la pita?»

la nona

Nella foto.Pina e Lidio Bastianello in viaggio di nozze.

STORIE DI FAMIGLIE

Quando Lidio Thisa si sposò, portòda Roma la sua sposa per farle co-noscere la Nonna Nena.La casa della Nena era rimasta co-me quelle di un tempo, ma con lastalla vuota, disabitata, senza asinoné mucche né pecore, e nel pollaiouna sola gallina.«Oh, che bella gallina», dice la spo-sa, «ce la possiamo mangiare?»«No, piccola» le dice la povera Nena,«è quella che mi fa l’uovo tutti i giornie io ci vivo con quella gallina».Il giorno dopo, come si alza, la Nenatrova la gallina morta, distesa a terranel pollaio.Con le mani nei capelli e gli occhifuori della testa si rivolge alla sposa ele urla:«Mi hai ammazzato la gallina»!«No, Nonna, io non l’ho toccata!»«Lidio, tua moglie mi ha ammazzatola gallina!».Lidio non sapeva che santi invocare:«No, Nonna, lei non l’ha neppuretoccata, sono certo.»La Nena non ha potuto fare altro chepelarla, non occorreva tirarle il collo,perché era già morta per conto suo.E poi l’ha messa in pentola.Un pezzetto alla volta, la Nena se l’èmangiata tutta, da sola.Aveva all’interno una enorme quan-tità di grasso così è durata a lungo.Ma i due sposi non ne hanno volutoneppure un assaggio. In questo mo-do la Nena forse si sarà convinta chequella gallina era stata solo guardatama davvero dalla sposa non era sta-ta neppure sfiorata.

di Pina Bastianello [ traduzione di Anna Pinàl ]

«No, nonna, io non l’hotoccata».«Lidio, la to femena la me acopat la pitaaaa!»Lidio nol saveva che santiclamà.«No, nona, liena no i ’l àtociadha, soi segur»La Nena no ’l à podhut fa altreche pelala, no ocoreva copalaparchè ’l era beldà mortapar conto sio.E i ’l à metudha ’n tela pignataa boì, e dopo un tocuta la volta pian pian i se l’àmagnada dhuta.L’aveva drento un fagot de grase ’l è dhuradha un toc.Ma i doi nuith no i n’à volutnencia ’na thercia.E forsi la Nena la se à parsuasoche la nuitha i l’aveva propioaltre che vardada e daverono i l’aveva nencia tociadha.

de la nuitha

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Miserere e bandiera rossa (trentagiorni per ricordare) di Carlo Zol dan,pubblicato da Circolo ricreativo diFiaschetti, con copertina e illustrazio-ni di GianAntonio Cec chin, nel titolopuò richiamare alla memoria l’eternoconfronto tra Peppone e don Camillodell’inesauribile e ineguagliabile Gua -re schi. Del clima delle storie del nar-ratore del «mondo piccolo», in que stiracconti, vi sono di fatto degli echi,per lo più, evidenti nel misurarsi in ar-guzia sia dei popolani che dei pretidelle parrocchie rurali. Il libro, dallanarrazione intensa, ricca di escursus

recensi

oni

[]

Miserere e bandiera rossa

ma mai ampollosa, distribuisce i suoitrenta racconti, con la voce di Sergioprotagonista e narratore, nell’arco diun mese, la durata del ritorno in fa-miglia dello stesso Sergio.Le storie sono trame in cui il dialettoè linfa vitale e riaffiora ad ogni paginacome luccichio di perle che impre-ziosiscono il tessuto narrativo e nelcontempo rafforzano e avvalorano ilracconto. È la scelta dell’autore:«rac contare rievocando la vita dellagente contadina del passato in unambiente con caratteristiche proprie,differenti rispetto a quelle dei paesivicini».Il libro è un album di foto familiari ecollettive, un concerto di vecchi suo-ni e di vecchie canzoni, un vento pre-gno di profumi e odori che aprono laporta ai ricordi.Ma non vi è nostalgia in questo libro,che poteva ben correre questo ri-schio, perché esso è un rimettere ingioco le storie, è ricostruzione dentroun progetto dal rigore scientifico.Appare, infine, come un collage in-giallito ma vive degli umori di chi lo

TRATTO DA UNA RECENSIONEDI GIOVANNI TRIMERI

Nel suo 40° compleanno, l’Artu gna,periodico della Comunità di Dar da -go, Budoia e Santa Lucia, cogliel’occasione per presentare agli affe-zionati lettori il 2° opuscolo dellaCol lana «I Quaderni de l’Artugna»,che segue Paesi di pietra pubblicatonel 2006 in coedizione con il Co mu -ne di Budoia.Nei quaderni monotematici – comegià riferito allora – troveranno spaziocontributi d’interesse storico, etno-grafico, artistico, letterario, naturali-stico-ambientale e altro ancora, re-lativi al nostro territorio. In questa pubblicazione è con onoreche ospitiamo la ricerca del saggistaprof. Angelo Flo ra mo, sulle sopravvi-

venze di arcaici culti dell’acqua e del-la fertilità nell’antica diocesi aquileie-se e, in particolare, nei territori dell’e-strema area occidentale. Attra versoun interessante e coinvolgente viag-gio multidisciplinare, l’autore ci con-duce sulle tracce dei Terapeuti dellaprima Chiesa a vocazione universali-stica qual è stata quella d’Aquileia, eci tratteggia la comparazione tra leacque di Livenza e Gor gaz zo e quel-le del Timavo; rileva, inoltre, indicati-ve testimonianze della chiesa di ori-gine alessandrina sul soffitto dell’exsala capitolare del convento di SanGia co mo di Polcenigo: tre iconogra-fie di valenza etnologica oltre che ar-tistica.

Sopravvivenze di antichi culti dell’acqua e della fertilità nell’antica diocesi aquileiese

Illazioni su tre metope di Polcenigo

legge, perché Carlo Zoldan è un affa-bulatore che viene dalla ricerca sulcampo delle tradizioni popolari e nonlascia molto spazio ai cedimenti del-la nostalgia che se da un lato può ac-cumunare, dall’altro sicuramente in-ficia il nostro vivere quotidiano.Zoldan trascrive dalla vita, ferma sul-la carta quanto ha udito o vissuto inprima persona, mettendoci di suo l’i-ronia e il brio del contastorie, sempree comunque rimane un ricercatorechiaro e onesto, commentatore par-tecipe eppure mai fazioso né inclinealla commiserazione o all’autocom-piacimento, anche quando ci riportacon il ricordo le emozioni e i rossoridella nostra infanzia.In un tempo in cui non sappiamo do-ve stiamo andando, questo libro ciporta una sintesi del luogo e del tem-po da cui proveniamo e per questopunto fermo dobbiamo essere grati aCarlo Zoldan.

Trenta giorni per ricordare

di Angelo Floramo · Edizioni l’Artugna

di Carlo Zoldan · Edizioni Circolo Ricreativo di Fiaschetti

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PASSANO GLI ANNI...

I baldi dòvins dell’A.S. Budoia Cal -cio che, quarant’anni fa, hannopartecipato al campionato F.I.G.C.di 3a Categoria.

In piedi, da sinistra: Ugo Zambon,Tullio Busetti, Graziano Bocus,Valerio Gu gliel min, Giancarlo Ba -stianello, Angelo Michele Carlon.

Accosciati: Mario Lachin, MauroZambon, Graziano Del Zotto, Re -nato Andreazza, Bruno Carlon.

UGO ZAMBON PALA

Il dramma completo che è unapartita di calcio è un susseguirsicontinuo di gesti e di rinunce, dipiazzamenti utili o errati, di pro-dezze ed errori non sempre coltinella loro essenza tecnica e agoni-stica. Io, per me, sarei soddisfat-tissimo di poter aiutare qualcunoche non sappia a veder meglio e a

la partita

spiegarsi con sempre maggioreagio una partita. Il calcio è il giocopiù bello del mondo per tutti quelliche amano il calcio.

Purtroppo, o per fortuna, nonsempre amare il calcio significacapirlo.

Può anche succedere, dio neguar di!, che conoscendolo sem-

pre meglio si apprezzi sempre unpo’ meno: è però certo che, seresta bello e buono anche agliocchi di chi lo capisce, allora nonesiste gioco al mondo che valga ilcalcio. Io così la penso da alme-no cinquant’anni…

GIANNI BRERA

A.S. BUDOIA

sede sociale33070 Budoia (Pordenone)c/o albergo «da René»

tratto da: 63 partite da salvare, Arnoldo Mondadori Editore, Vicenza, 1978.

come metafora di vita

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Saluti

gnuno di noi ha pregi e... difetti, uno dei miei è quello diamare le cose vecchie (adesso si dice «vintage») e quindise possibile di raccoglierle.

Detto questo le mie raccolte aumentano: francobolli,monete, santini, vecchie stampe, vecchi libri e ultima ma-nia le cartoline illustrate, quelle che stanno scomparendoperché le abbiamo sostituite con telefonini ed SMS relativi.Cominciando una raccolta, devi darti un limite, altrimenti lacasa si riempie ma si svuota la cassa (i famosi schei…).

Nel mio caso ho ristretto la ricerca alla nostra pede-montana (comuni di Aviano, Budoia, Polcenigo), quindi fre-quento i mercatini dell’usato i rigattieri e quant’altri «traffi-cano» in cartoline paesaggistiche; mi collego inoltre ainternet ed ho fatto un salto sulla sedia quanto ho visto inofferta la nostra «Saluti da BUDOJA». Le crositole! La pri-ma cosa che mi ha colpito è stato il «paracarro» (mi scusoma fin da bambino l’ho battezzato in questo modo barba-ro) invece è giustamente una pietra miliare che indica«Strada per Roveredo e Pordenone» sicut dicit l’incisionesulla pietra.

In questa specifica cartolina, si nota la mancanza dellaCroce – Anno Santo 1900, che attualmente è posta, sullostesso asse, a 55 centimetri dalla pietra miliare; ma bisognaessere cauti, perché, nella vita i casi sono sempre due:

A. La foto potrebbe essere stata eseguita prima del-l’anno 1900.

B. Il fotografo non ha inquadrato anche il simbolo cri-stiano che, mi dicono fonti interpellate e assolutamentedegne di fede, era posta «ab origine» ad una distanzamaggiore dell’attuale, dalla suddetta pietra miliare.

Potremmo quindi datare la cartolina fra il 1910 e il 1920.Nella foto vediamo quindi la classica scena agricolo-pa-

storale (amo pensare che non sia stata preconfezionata!): uncarro che va verso il paese, la giovane e le due vecchie os-

servano il fotografo. L’unico «che no l’ha temp da perde a l’èl’on» che tranquillamente con la sinistra «al tin le bestie aman» e nella destra ha l’immancabile «scuria». Al tutto fa dacornice quello che era lo sviluppo edilizio dell’epoca.

Finora abbiamo osservato il dritto della cartolina ma an-che il retro non scherza. Purtroppo manca la data (che risol-verebbe uno dei due casi citati); è indirizzata a «Ma de moiselleErna Vilikonia – Rue D’Ottange n. 9 – Aumetz Lorraine(France)». Il testo (scritto in francese) dice: «Cara amica, pen-so che tu t’annoi. Ti scrivo queste due righe per dirti che so-no contenta e spero che anche tu lo sia. Ora io vado a scuo-la. Tanti baci a te e tua sorella Ida. In attesa cara amica ricevi ibaci e il buongiorno dalla nostra famiglia. Amica Santa».

La curiosità mi ha fatto fare alcune considerazioni e ri-cerche:

1. La cartolina, se ha viaggiato, è stata spedita a mezzolettera in quanto non c’è traccia di francobollo.

2. Santa, colei che scrive, dice «ora io vado a scuola»chissà che classe frequentava, usa comunque a mio giudi-zio, un buon francese, che fosse la sua lingua madre?Santa era nata in Francia da genitori italiani?

3. Questo ci porta a considerare una emigrazione di ri-torno. Parlo di emigrazione di ritorno perché Aumetz, co-mune francese di 2.329 abitanti (regione Lorena, diparti-mento Mosella) ha un museo sulla sua miniera di ferro chedoveva essere sicuramente in funzione in quegli anni;spontaneo pensare che il padre di Santa lavorasse «dansla mine».

4. Come mai Santa torna a Budoia e frequenta qui lescuole?

Termino qui le mie fantasie sperando solo di aver fattonascere qualche curiosità che spinga, chissà, qualcunodei nostri lettori a farsi vivo, magari con notizie di primamano.

da Budojadi Sante Ugo Janna Tavàn

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LUIGI BOSCO (GIGI DE LA FELICITA), VALENTINO PANIZZUT(TINI SCUSSAT), LA MAESTRA MARIA SCALARI E UMBERTO BIGAI,A MEZZOMONTE, NEL 1960.

(FOTO E TESTO DI MARIANGELA BOSCO COCA)

1959. MEZZOMONTE. ANTONIETTA PANIZZUT, MARILLAE IVANO SIGNORA CON MARIANGELA BOSCO COCA DURANTEUNA PASSEGGIATA A MEZZOMONTE, IL 17 GENNAIO 1959,IN OCCASIONE DELLA SAGRA DI SANT’ANTONIO ABATE.

(FOTO E TESTO DI MARIANGELA BOSCO COCA)

UNA NUMEROSA SCOLARESCA BUDOIESE, SONO BEN 40 GLI ALUNNI DELLE CLASSI QUARTA E QUINTA, RITRATTI NEL CORTILE DELLE SCUOLEELEMENTARI, DAVANTI ALLA CASA DEL FASCIO.

1° FILA IN ALTO: FLORA FREGONA, SCONOSCIUTA (SFOLLATA), SCONOSCIUTA (SFOLLATA), MARIA TERESA ANGELIN TONELA, RENATA ANGELINPELADA, LILIANA PUPPIN PUTELATE, ELDA CARLON, LIBERA DEDOR PIAI, AMALIA CARLON ROS, ANTONIETTA PANIZZUT SCUSSADA, RAMIRABESA, CLELIA DEDOR SOELA, MARILLA SIGNORA, GIANNA ZOTTI, ANNA MEZZAROBBA PIAI, ZAIRA COSMO.

2°FILA: ANGELO DEDOR, ANDREA BURIGANA SPINEL, DINO CARLON ROCO, DORO DEL MASCHIO DANELIN MOS’CION, ELSA DA ROS, MARIATERESA DEL ZOTTO COTH, ENZA ZAMBON, MAESTRO GIOVANNI SCANDOLO, GIAMPIETRO VARNIER, SEVERINO CARLON, GIANFRANCO PETRIS,CARLO ANGELIN FORNER, LUIGI BISCONTIN, MARIO CARLON.

3° FILA: PIETRO ZAMBON THUCIAT, IVANO SIGNORA, RENÈ DEL ZOTTO, MARIO ANDREAZZA, MACALÈ ZANIER, FERDINANDO BOSCO COCA,LUCIANO PICCINATO, CORRADO VARNIER, BRUNO BISCONTIN, ELIO DEL ZOTTO, ENNIO PANIZZUT.

GRAZIE A LILIANA PUPPIN CHE HA RICERCATO I NOMI DEI SUOI COETANEI.

(FOTO DI PROPRIETÀ DI PIETRO ZAMBON THUCIAT)

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ALTRO GRUPPO DI GIOVANI BUDOIESI E «FORESTIERI», DURANTE UN’ESCURSIONE SULLE MONTAGNE DI CASA,NELL’IMMEDIATO DOPOGUERRA.

1° FILA IN BASSO, DA SINISTRA: GIOBATTA CARLON (BATTISTIN CECH), ONELIA MEZZAROBBA, ATTILIO CARLONROS, MARIA CARLON CECH. DIETRO: GIUSEPPINA (PINA) ANGELIN, ?, ANNA CARLON ROS.

ALLE SPALLE: ?, PIERINA ANGELIN PELAT, ?, CIPRIANO ANGELIN (NANO PELAT),?, ALTRE PERSONE NON RICONO-SCIBILI. L’ULTIMA PERSONA A DESTRA: AUGUSTO ANGELIN (GUSTO PELAT) CON LA MOGLIE.

(FOTO DI PROPRIETÀ DI LUCIANO ANGELIN PELAT)

INVERNO 1941. LUCIO CARLON FASSINER IN VESTEDI SCIATORE, IN PIAN CAVALLO, INSIEMECON GLI AMICI CIRO COLUS, DANILO DE RIZE LUIGI ANGELIN. «MADE IN BUDOIA» ERANO GLI SCIDI LEGNO, USCITI DALLA FALEGNAMERIADI GIGETTO GANDIN OVVERO LUIGI POVOLEDO. IN QUELL’INVERNO LA NEVE RAGGIUNSE L’ALTEZZADI QUATTRO METRI, LASCIANDO VISIBILE SOLOIL TETTO DEL RIFUGIO POLICRETI DEL CAI. ALTEZZADAVVERO INVIDIABILE PER LE ATTUALI STAGIONIINVERNALI!

(FOTO DI PROPRIETÀ DI LUCIO CARLON FASSINER) UN ACCORATO APPELLOAI LETTORI

Se desiderate far pubblicare fotoa voi care ed interessanti per le nostrecomunità e per i lettori, la redazionede l’Artugna chiede la vostra collaborazione.Accompagnate le foto con una didascaliacorredata di nomi, cognomi e soprannomidelle persone ritratte.Se poi conoscete anche l’anno, il luogoe l’occasione tanto meglio.Così facendo aiuterete a svolgere nellamaniera più corretta il servizio socialeche il giornale desidera perseguire.In mancanza di tali informazionila redazione non riterrà possibilela pubblicazione delle foto.

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Lasciano un grande vuoto...l’Artugna porge le più sentite condoglianze ai famigliari

Elsa Lachin Stort

Cara santola, cara Gabriella, caraFrancesca,questo mio messaggio non sostitui-sce il forte abbraccio che vorrei dare aciascuna di voi in questo momento; ildispiacere di non poterlo fare, mi haspinto a scrivervi queste brevi righeper esprimere tutto l’affetto che mi le-ga a voi e alla cara Elsa.La sua scomparsa mi riporta indietrodi due anni, quando anche mia nonnaha affrontato il viaggio verso la nuovacasa, quella della serenità e del meri-tato riposo. Non posso non associarleanche in questo momento: le ho sem-pre viste insieme, legate da un’amici-zia forse non scelta da loro stesse, madal corso della vita. Da piccolo casavostra era casa mia e quante volte dalbraccio dell’una sono passato a quel-lo dell’altra. Non occorre che vi elen-chi i loro pomeriggi passati a cucire ea elencare le genealogie dardaghesi asuon di «te penseto?»; i carri di fienoscaricati, le domeniche pomeriggio apiedi a Dardago, il mercato ad Avianoin littorina, i «capitei» per le processionidel venerdì santo e del Corpus Do -

anche le grasse risate si erano smor-zate di fronte alla debolezza degli annie al passare del tempo.Le voglio ricordare piene di forza, spi-ritose e sorridenti, con addosso le ve-staglie cucite da loro; soprattutto pie-ne di amore per i figli ed i nipoti.E le voglio pensare insieme adesso, ariprendere i loro discorsi interrotti.Dentro di noi c’è quello che ci hannoinsegnato.Anche Elena si unisce a me nel ricor-do e nella preghiera.Vi abbraccio forte.

FABRIZIO

mini... non certo una vita di grande re-spiro mondano, ma sicuramente sere-na, senza screzi, fatta di confidenze edi aiuto reciproco.Di loro, ho tanti ricordi, ma quello checonservo più gradito nel cuore è la lo-ro capacità di ridere, di divertirsi, conquella sana ironia, quei prendere in gi-ro senza cattiveria; il suono delle lororisate, di una battuta improvvisa, o diun solo sguardo per poi «scoconarsì»rendeva la loro vita più gioiosa e stem-perava le fatiche e le preoccupazioni. Tanti anni fa – ero in prima elementare– un pomeriggio in cui avevo chiestocosa scrivere per dei pensierini, me lihanno fatti fare con tutti i nomi dellafamiglia di Armando Cussol... rideva-no, ed io non capivo perché, ma an-che il maestro aveva apprezzato lospirito delle sue compaesane e dopoavermi chiesto chi mi avesse aiutato,le aveva mandate a salutare.Non le voglio ricordare ormai anziane,appoggiate ad un bastone, quando gliacciacchi della vecchiaia portano aconcentrarsi su se stessi, un po’ as-senti, alla ricerca di attenzioni, quando

«Ciao Nino» e «Ciao Nina»: ci salutavicosì ogni volta che venivamo da te, finda quando eravamo piccoli. Nel l’infan -zia e nell’adolescenza dei tuoi set te ni-poti ci sono diversi motivi per ricordarti,e di questo vogliamo ringraziarti.C’è chi ricorderà di aver imparato adandare in bici da te, chi ricorderà lemarachelle fatte di nascosto dai ge-nitori, chi di aver fumato le sigarettenel fienile o corso in motorino neicampi e chi di aver dormito nellastanza coi salami.Tutti ricorderemo le tue patate pai, letue zucchine panate, gli gnocchi alragù che facevi qualche volta. I tuoigeneri ricorderanno il baccalà, i nipotisoprattutto la tua conserva di pomo-doro.Quando racconteremo a qualcunodelle nostre tradizioni parleremo dicortile, di orto, di conigli, di maiale, digalline, di campagna, dei campi. Tutte

so, perché lì ci ritrovavamo tutti insie-me e alla fine ci sedevamo intorno allastessa tavola, magari anche con qual-che parente lontano.Questo era «andare dalla nonna Elsa».Da te avevamo il nostro secondo let-to, qualche volta casa tua è stata lanostra vacanza estiva.Grazie per i tuoi difetti, con i quali haitenuto unita una famiglia numerosacome la nostra. Ancora più numerosaadesso che ti portavamo i nostri figli.Noi continueremo grazie ai tuoi inse-gnamenti e a quelli del nonno Milio,cercando di farli diventare Tradizione,anche se a modo nostro.A proposito: adesso che sei inParadiso, salutacelo e digli che le suevigne sono in buone mani!«Ciao, Nona».

I TUOI NIPOTI PREFERITI: CRISTI, ROBI,MAS SI, ALBI, RICKI, MOMI E LAURA

cose che abbiamo conosciuto da te,con te e col nonno Milio. Voi nonni(tutti i nonni) siete la nostra Tradizione.Ricorderemo il cortile con quegli in-comprensibili sassi, perché non pote-vamo giocare senza essere ripresiquando i sassi andavano dappertutto.Però venivamo a giocare da te lo stes-

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Brigida Janna SimònAll’età di 91 anni sei venuta a manca-re: eri una mamma, una nonna, unabisnonna. Le tue figlie Lucia e Silvana, i tuoi nipo-ti e pronipoti porteranno sempre im-pressi nella memoria il tuo sorriso dol-ce, i tuoi occhi azzurri, la tua immensadisponibilità e forza d’animo che ticontraddistinguevano.

Anche tutte le altre persone che han-no avuto il privilegio di conoscerti ri-corderanno le tue qualità. Tenera e tenace al tempo stesso, seistata un esempio per tutti noi e cer-cheremo di ricordare gli insegnamentiricevuti. Nonna Brigida non sei più tra noi, mavivrai per sempre nei nostri cuori.

Ester Cadamuro Fort SaluteIl giorno 27 aprile 2012, dopo un annodalla scoperta della malattia, ci lasciauna persona semplice ma concreta.Nonostante la vita ti abbia preservatoun’esistenza difficile, non ti sono maimancati l’ottimismo e la serenità;sem pre pronta a minimizzare i tuoiproblemi, anche se eri consapevoleche questa volta l’avversario era piùforte del tuo carattere.

Peccato, ti avremmo voluto tra noi an-cora per molti anni col tuo inseparabi-le gatto, con le caramelle in tasca per ituoi nipoti che ti nominano spesso, eche, quando passano davanti allapor ta della tua cucina, si fermano persalutarti... ma non ci sei più!Sarai sempre nei nostri cuori.

I TUOI CARI

Giovanni Zambon ScrocPapà era una persona semplice e la-boriosa.Ha sopportato con dignità la sua lun-ga malattia.

Io e mamma Graziella non siamo soli:viviamo nel suo ricordo.Ciao papà.

CLAUDIO

Marco Ianna BocùsIl caro Marco ci ha lasciati. Troppopresto.La moglie e i figli, addolorati, lo ricor-dano con immutato affetto.

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Coassin e la so pitura

Nella Villa Benzi Zecchini di Cae -rano San Marco, in provincia diTreviso, si è tenuta una mostra dipittura alla quale ha partecipatocon alcuni suoi quadri anche Um -berto Coassin.Il prestigioso incontro è statoinau gurato e illustrato dal criticod’arte Vittorio Sgarbi.Il pubblico è stato numeroso equalificato. Un piccolo passo nella divulgazio-ne e conoscenza dell’opera diUmberto Coassin.

CronacaCronaca

Il pittore Umberto Coassin con il critico d’arte Vittorio Sgarbi.

Don ’na man a chiei che i à bisoign

Come ogni anno la Domenica del-le Palme, le nostre tre comunitàparrocchiali ospitano il gruppomissionario della parrocchia delSacro Cuore di Pordenone, che –

’N tel ciamadhorde Val de Crodha

È uno dei locali più noti del nostroterritorio, luogo ospitale di perso-nalità illustri come l’ex Presidentedegli Stati Uniti Bill Clinton; un am-biente giovane anagraficamenteeppure di solida maturità gastro-nomica e ricettiva. «Il Rifugio»com pie vent’anni ed i titolari apro-no le porte del ristorante, in loca-lità Val de Croda a Dardago, do-menica 15 aprile alle ore 18.00 peraccogliere vecchi e nuovi amici econdividere insieme il significativotraguardo.A Marina e Manlio l’Artugna augu-ra che i sapori della loro cucinapossano nutrirsi ancora per moltianni dei profumi della nostra terra.

nella persona della signora LoraQuaggiotto – organizza i mercatiniper la vendita dei suoi prodotti, ilcui ricavato va a favore delle mis-sioni gestite dai religiosi e laici del-la Diocesi.Le comunità hanno partecipatocon sensibilità caritatevole allagiornata missionaria, offrendo1200,00 euro, cifra devoluta asuor Maria Pedron, missionariache opera in Mozambico da oltre36 anni, la quale, sollecita, ha in-viato una lunga e commovente let-tera di ringraziamento al parroco eai parrocchiani. Nella missiva lamissionaria testimonia «la grandemiseria che attanaglia quel popoloa causa delle malattie, della denu-trizione, del menefreghismo dellenostre società occidentali, deglisfruttatori e della corruzione».Don Maurizio ritiene che «il ringra-ziamento dobbiamo noi darlo aqueste persone che hanno dedi-cato la loro vita, a nome nostro,

per alleviare quelle miserie umanee spirituali, facendosi poveri ac-canto al povero».

Marina e Manlio Signora, da vent’anni in Val de Croda.

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Su ’n tel Ciampdhuti insieme

Sabato 5 maggio, su ’n tel Ciamp,la giornata meteorologica non eradelle migliori. Vento sferzante,piog gia gelida e fitta nebbia hanno

La «Verta in Platha»

La seconda edizione della festa di«Primavera in Piazza», organizzatadal Gruppo Volontari in collabora-zione con Comune, Pro Loco eSpazio Giovani di Budoia, ha avu-to luogo sabato 2 giugno. Ric -chissimo e per tutti i gusti il pro-gramma proposto: dall’interventoufficiale del sindaco «Voler beneall’Italia, festa dei piccoli comuni»per la cerimonia della festa dellaRepubblica all’escursione naturali-stica al Ciampestrin; dai giochi delProgetto Giovani alla lettura ani-mata; dall’esibizione dei Papu aquella del Gruppo Folkloristico Ar -tu gna; dalla premiazione del con-corso per la creazione del logo«Energia del bosco», progetto co-munale rivolto alla Scuola Primariadi Budoia, ai numerosi laboratori. Anche quest’anno una grandequan tità di eventi!

I à ciantat le poesie

Domenica 20 maggio pomeriggio,nel Teatro Comunale di Dardago,l’Insieme Vocale Elastico direttoda Fabrizio Fucile è protagonistadello spettacolo La poesia è musi-

accompagnato i festeggiamentidella «Giornata dell’As so cia zio ni -smo del Comune», pro mossa dal -l’Amministrazione. I numerosi par-tecipanti, accolti sotto il porticatodella malga Capitan Maso da po-co inaugurata dopo il ripristino delfabbricato, hanno ben presto ri-scaldato l’atmosfera.Ha condiviso la giornata il vescovodella Diocesi, mons. Giuseppe Pel -legrini, ospite d’onore della ma -nifestazione, accompagnato dadon Maurizio Busetti.Dopo il saluto ufficiale del sinda-co, Roberto De Marchi, in cui haevidenziato il significato dellagiornata e il reale ruolo dell’asso-ciazionismo e del volontariato sulter ritorio, sono seguiti l’interventoe la benedizione del vescovo.Quin di, i rappresentanti delle sin-gole as so ciazioni hanno presen-tato il loro operato sul territorio.La giornata è proseguita con unmomento conviviale, favorito an-che da uno squarcio di sereno.

ca, la musica è poesia, undici testipoetici della letteratura classicamusicati da Tina Favia Zambon.Dalle filastrocche per bambini, allepoesie degli amici; dal breve versod’incisiva forza fino ai vasti poemidella letteratura antica e moderna:c’è un momento in cui a scuola,mandando a memoria i versi deigrandi, anche chi alla musica nonsi è mai accostato, riconosce i se-greti del ritmo e dell’armonia.Proprio pensando alla scuola – percui tanta parte del suo impegno haspeso – la maestra Tina ha musi-cato questi brani. Ha immaginatoche attraverso la musica i testi – ri-visitati dalla sua sensibilità musica-le – potessero meglio essere assi-milati dalla memoria e dal cuore.L’Elastico ringrazia Tina per l’affet-to e la stima che ha dimostratonell’affidare la prima esecuzione diqueste poesie.

Due momenti della cerimonia. In alto. Il Vescovo tra il sindaco e don Maurizio. Sopra. Roberto Zambonconsegna al Vescovo la pubblicazione sulle pergamene.

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Il mobilio settecentesco in legnodi noce e di abete, appartenutoall’Archivio dei Sei Comuni diPolce nigo a seguito dell’accordocon la Repubblica Serenissimanel 1793, conosce un rinnovatosplendore. Artefice della «rinasci-ta» è Monica Romanin, restaura-trice di San Martino di Cam pa -gna, che nello studio di Bassanodel Grappa si è dedicata al ripristi-no dello stile originario e alla ma-nutenzione degli armadi.All’argomento storico e agli anti-chi arredi l’Artugna dedicò, nel1995, la pubblicazione I Sei Co -muni a firma dello studioso Gior -gio Zoccoletto.

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La «don Lozer»tra storia e modhernità

La biblioteca comunale «mons.Giuseppe Lozer» ha trovato unadefinitiva sistemazione, in un am-pio spazio al piano terra dellanuo va ala del complesso scolasti-co, ufficialmente inaugurata il 26maggio.

I è tornàth in sagrestiaL’istituzione, nata per volontà delbudoiese mons. Giuseppe Lozerche offrì un iniziale sostegno eco-nomico e materiale librario comericonoscenza al suo paese natale,opera attivamente nel territorio da44 anni. È punto focale della cul-tura per utenti di ogni età e, negliultimi anni, anche di diversa pro-venienza: funge, infatti, da sup-porto alla sezione del centro Ter -

ritoriale Permanente di Sacile fre-quentata da cittadini stranieri. Nel discorso inaugurale, il sindacoha voluto ricordare quanto sia at-tuale il pensiero del fondatore, ci-tando un brano estrapolato dal li-bro di Lozer «Ricordi di un prete»,in cui l’autore sosteneva l’impor-tanza della diffusione della culturaanche con l’istituzione delle biblio-teche popolari, già nei primi de-

Il taglio del nastro per l’inaugurazione della nuova sede della biblioteca.

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Ciao a tutti, sono Marco Brotto e vi voglio far co-noscere la mia sorellina Anna, nata il 15 dicembre2011. Vogliamo man dare un bacio a papà Manuele mamma Lucia Vuerich e ai nostri nonni e bi-snonni.

Ciao, sono Emma Carbonera e sono nata il 24aprile 2012 per la gioia di papà Stefano e mammaCristiana Vuerich, e sono la cuginetta di Marco eAnna Brotto.

cenni del Novecento, quali validirimedi alle ingiustizie che ango-sciavano la società. Il primo citta-dino ha evidenziato, inoltre, chela nuova sede della biblioteca è alpasso con l’innovazione tecnolo-gica, essendo dotata di una po-stazione «wifi,» alla quale l’utenzapuò liberamente accedere. Sono seguiti gli interventi delle au-torità civili regionali, provinciali edel sindaco di Pordenone; quindi ilparroco, don Maurizio Busetti, aseguito di un breve discorso, habenedetto la nuova struttura. Lacerimonia ha visto la partecipazio-ne della popolazione locale.

Festa tra fameea San Tomè

Anche quest’anno, nella primadomenica di luglio, in occasionedella festa di San Tommaso apo-stolo (3 luglio), la parrocchia havoluto riproporre la Festa delleFamiglie presso la chiesetta di SanTomè, in Val de Croda. No no -stante il caldo, particolarmenteafoso di quei giorni, la particolareposizione di San Tomè garantisceai partecipanti un clima gradevolee riposante.La festa consiste in una santaMessa celebrata nella radura pro-spiciente la chiesetta e in un mo-mento conviviale (pastasciutta, af-fettati e dolci) predisposto da ungruppo di volontari. È bene, ogni tanto, frequentare an-che questo antico luogo di cultotanto caro ai nostri antenati. Lachiesetta andrebbe anche sotto-posta alla manutenzione, special-mente sul tetto, e sarebbe neces-sario trovare una soluzione alpro blema della eccessiva umidità.Purtroppo, la partecipazione è sta-ta inferiore alle attese. Spe riamoche il prossimo anno, per la terzaedizione, magari pubblicizzandolacon anticipo, la festa richiami unmaggior numero di partecipanti datutte e tre le par rocchie.

innoalla vita

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Ciao, sono Matteo Masis Scandolo, sononato a Toronto (Ca nada). I miei genitori so-no David e Carinne e i miei nonni Gianpieroe Donatella Zambon Rosit.

Il 29 marzo 2012, Michela Busetti si è laureata in Ar chi tettura per laConservazione alla Facoltà di Architettura del l’Università IUAV di Veneziacon il massimo dei voti, 110 e lo de. Nella foto è ritratta con i compagni ditesi, Enrico Less e Caterina Peretti. Congratulazioni e affettuosi auguri dai famigliari.

Sergio Bragagnolo e Ramira Besa hanno festeggiato con gioia il50° anniversario del loro matrimonio, avvenuto il 9 giugno 1962.

Auguri dalla Redazione!

Mi chiamo Matilde Donadel e sono na-ta il 25 febbraio 2012. Ho portato la fe-licità a papà Valentino e a mammaEleonora Serafin, e anche ai nonni ma-terni e a quelli paterni, Orfeo e Alida.

È nata Giulia Toffoletto di Loris e Lisa Zambon Pala.Insieme al suo papà e alla sua mamma desideramandare un bacione grosso, grosso ai nonni materniPaolo e Doria.

inno

alla

vita

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Munsingen (Svizzera), 23 aprile 2012

Carissimi de l’Artugna,ringrazio tutti voi per aver inseritol’albero genealogico dei Del Ma -schio Danelin Fantin. Ringrazioparticolarmente Vittorina, i mieicu gini Pietro e Gioconda per tuttele ricerche che hanno fatto.

Situazione economica del periodico l’Artugna

Periodico n. 125 entrate uscite

Costo per la realizzazione 4.513,00

Spedizioni e varie 400,00

Entrate dal 26.03.2012 al 22.07.2012 3.562,00

Contributo Comune di Budoia 500,00

Totale 4.062,00 4.913,00

bilancio

[...dai conti correnti]Nel ricordo di Marcellino Zambon.

VERENA BIONDI ZAMBON – TORINO

Vi ringrazio per l’Artugna, sempre più bella egradita.

FERDINANDO BRUSSATO – SARONNO (VA)

Per l’Artugna che ricevo sempre con tantopiacere.

FLORA BALLARDINI – LODI

In memoria di mamma Ester Cadamuro.

REDDI E ORIELLA FORT

I ne à scrit...l’Artugna · Via della Chiesa, 133070 Dardago (Pn)·[email protected]

Per l’Artugna in occasione della laurea di no-stra figlia Michela.

DANIELA E GIOMARIA BUSETTI

Grazie per l’Artugna che riceviamo con piacere.

ANTONIO E BIANCA GISLON – PALAISE (FRANCIA)

Un grande grazie per il periodico.

SANDRO SIGNORA – BROADSANDS (INGHILTERRA)

Bella anche la storia della monta-gna vissuta dai miei famigliari. Miha fatto sorridere la battuta di miopapà Domenico che, tornandogiù in paese, disse: «Basta pescein mont se no la farina pa’ la po-lenta, son da tocià, no la basta finfine setimana!».Grazie a tutti di cuore.

CARLA DEL MASCHIO

Cara Carla, siamo noi a ringraziarti per la tuagenerosità.Ci fa piacere sapere che hai ap-prezzato la ricostruzione dell’al-bero genealogico della tua fami-glia e dei tuoi avi.In attesa dell’articolo che ci haipro messo, t’inviamo un cordialesaluto.

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da pagina 2[ ]

Capitalismo: libera volpe in liberopollaio.[Che Guevara]1

Ognuno ha la faccia che ha, mac’è gente che esagera! [Totò]2

Il successo non è mai definitivo.[Winston Churchill]3

Il caso aiuta solo chi è preparato.[Louis Pasteur]4

Il successo è una conseguenza,non un obiettivo.[Gustave Flaubert]5

Il giorno più bello? Oggi.L’ostacolo più grande? La paura.La cosa più facile? Sbagliarsi.L’errore più grande? Rinunciare.La radice di tutti i mali? L’egoismo.La distrazione migliore? Il lavoro.La sconfitta peggiore?Lo scoraggiamento.I migliori professionisti? I bambini.Il primo bisogno? Comunicare.La felicità più grande?Essere utili agli altri.Il mistero più grande? La morte.Il difetto peggiore? Il malumore.La persona più pericolosa?Quella che mente.

Punture di spillo[AFORISMI – MALDICENZE – PROVERBI – FREDDURE]

a cura di Sante Ugo Janna e Giancarlo Angelin

1. Guevara de la Serna Ernesto detto «Che»(1928-1967) politico cubano di origine argenti-na, protagonista con F. Castro, della rivoluzionecubana (1956-1959), ebbe importanti incarichinel governo. Teorico della lotta armata di libera-zione per il Terzo Mondo, organizzò (1966) laguerriglia in Bolivia dove venne ucciso.

2. Antonio de Curtis detto «Totò» (Napoli 1898-Ro ma 1967) attore di cinema e varietà, aiutatoda un corpo mobile fino al marionettismo e dauna mimica ineguagliabile, impose una masche-ra rappresentativa dei disagi dei ceti meno ab-bienti in una satira del costume italiano.

3. Churchill Winston (1874-1965) uomo politicobritannico, primo ministro dopo la caduta diChamberlain (maggio 1940), incarnò la volontàdell’Inghilterra di lottare contro il nazifascismo eguidò l’azione diplomatica e militare britannicanella seconda guerra mondiale.

4. Pasteur Louis (1822-1895) chimico e biolo-go francese, introdusse la vaccinazione conmicrorganismi viventi ma attenuati, scopri i mi-crobi piogeni, eseguì importanti esperienze sul-la rabbia che lo condussero alla scoperta delsiero antirabbico, inventò il processo per laconservazione del vino,birra e latte detto pa-storizzazione.

5. Flaubert Gustave (1821-1880) scrittore fran-cese, il suo romanzo più noto «Madame Bo -vary» (1857) gli procurò un processo per ol-traggio alla morale: è la storia delle ambizioni,frustrazioni e degradazioni di una donna di pro-vincia, che assurgerà a simbolo di un modo divivere illusorio, nutrito di falso romanticismo.

6. Teresa di Calcutta al secolo Agnese Gonxhadi Bojaxhiu (1910-1997) religiosa indiana di ori-gine macedone. Stabilitasi a Calcutta, si de-dicò all’assistenza degli ammalati e degli emar-ginati, fondando l’ordine delle Missionarie dellaCarità (1948). Nobel per la pace (1979). Bea -tificata da papa Giovanni Paolo II (10.10.2003).

i lavoratori con basso redditoe i troppi giovani che non trovanooccupazione. Tutte situazioni che,in mancanza di aiuto, possonocreare situazioni gravi e talvoltadrammatiche.Anche i nostri paesi comincianoad essere contagiati da questapiaga. Specialmente se la crisidovesse proseguire ed aggravarsi,alcune nostre famiglie potrebberotrovarsi in seria difficoltà.Preghiamo e speriamo che ciò

non avvenga, ma come comunitàdobbiamo essere prontiad affrontare questa evenienza.Certamente l’Amministrazionecomunale, tramite i servizi sociosanitari, ha il compito di affrontarei casi di disagio economico, ma èimpensabile che possa risolvereda sola eventuali emergenze.Nella crisi si esaltano i veri valori,quelli che ispirano il volontariato:il donarsi gratuitamente,l’altruismo e la solidarietà.

Valori che per un cristianosi riassumono nel comandamento«Ama il prossimo tuo».Individualmente e come comunità(parrocchie, associazioni,gruppi di volontariato) ènecessario porre particolareattenzione alle situazioni di disagio,e, contemporaneamente,incoraggiare ogni iniziativache possa favorire un prontoritorno ad una situazionedi normalità.

l’importanza del volontariato in tempo di crisi

Il sentimento più brutto?Il rancore.Il regalo più bello? Il perdono.Quello indispensabile?La famiglia.La sensazione più piacevole?La pace interiore.L’accoglienza migliore? Il sorriso.La miglior medicina? L’ottimismo.La soddisfazione più grande?Il dovere compiuto.La forza più grande? La fede.La cosa più bella del mondo?L’amore.[Madre Teresa di Calcutta]6

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DardagoPieve Santa Maria Maggiore

Comune di Budoia Comitato Festeggiamenti Dardago

Pro Loco BudoiaPeriodico l’Artugna

201

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sabato 1119.00presso ex scuole

Apertura chiosco enogastronomico

21.00Serata danzante con l’orchestra «Ombre Rosse»

domenica 1212.00in teatro

Inaugurazione Mostra di pittura«Opere di Angelo Modolo»[1926-2010]

19.00presso ex scuole

Apertura chiosco enogastronomico

21.00in chiesa

Concerto per l’Assunta«Umile e alta più che creatura»Insieme Vocale Elasticocon la partecipazione straordinariadel soprano Ornella PratesiFabrizio Fucile, direzioneStefano Maso, organo

martedì 1410.30in chiesa

Santa Messa solenne per il 70° anniversario della mortedi don Romano Zambonconcelebrata dal vescovoMons. Giuseppe Pellegrini,don Maurizio Busettie dagli ex Parroci di Dardago

17.00presso ex scuole

Partenza della 6a marcia sul percorso circolare del torrente Artugna

Apertura chiosco enogastronomico

21.00Serata danzante con l’orchestra «Alto gradimento»

mercoledì 15 11.00in chiesa

Santa Messa solenne in onore dell’Assunta

16.30presso ex scuole

Giochi popolari per i ragazzi

Apertura chiosco enogastronomico

21.00Musica dal vivo con «Sylvia»

da domenica 12a mercoledì 15in teatro

Mostra di pittura«Opere di Angelo Modolo 1926-2010»[a cura dei figli ]

Mostra di archeologia del paesaggio«L’insediamento medievaledi Longiarezze a Budoia»

Mostra «Cuan che i noni i era nini»[a cura del Gruppo Folcloristico Artugnaper il 35° di attività]

da sabato 4 a mercoledì 15in canonica

Pesca di beneficenza

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La nostra (nostra perché ci ha tenutocompagnia per oltre un mese frinendonel nostro cortile a Budoia) Cicala,Cicada orni L. si nascondeva nel fittofogliame, ma se disturbata, si difendevamimetizzandosi sulla corteccia,rendendosi così meno visibile agli uccellipotenziali predatori. Talvolta erasul Prunus, ma preferiva il Carpino NeroOstrya carpinifolia Scop., e proprioda tale pianta si è concessa all’obiettivo.

Una curiosità: in Friuli convivono duespecie di cicale (fam. Cicadidae),la nostra Cicada orni ed il Lyristesplebejus Scop. (quest’ultima,un po’ più grande della prima,non presenta le chiaz ze nere sulle alivisibili nelle foto).

In lingua friulana cicala si dice ciale; mami comunicava il dr. Pietro Zandigiacomodell’Istituto di Entomologia dell’Universitàdi Udine, che un vecchio gli avevaraccontato che esiste anche il nomechek, «parce che lòr sont dòs».Capacità di osservazione dei nostrivecchi!

Ricordi(mimetizzati)d’estate

Testo e foto di Osvaldo Puppin