l'Artugna 91 2000

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Spedizione in abbonamento postale art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96. Filiale di Pordenone.

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Spedizione in abbonamento postale art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96. Filiale di Pordenone. S S o o m m m m a a r r i i o o in questo numero... ed inoltre… nel supplemento ’l Cunàth Il tesoro di Albertina di Marta Zambon 3 Denis, campione del mondo di bocce di Milena Bocus 5 Romania, un salto nel tempo di Sara Zambon 6 Bari, non c’è due senza tre di Chiara e Laura Janna 7 La lunga estate del Progetto Giovani a cura dei ragazzi del Progetto Giovani 8 La posta de ’l Cunàth DON ADEL NASR 1

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1 Il tesoro di Albertinadi Marta Zambon

3 Denis, campione del mondo di boccedi Milena Bocus

5 Romania, un salto nel tempodi Sara Zambon

6 Bari, non c’è due senza tredi Chiara e Laura Janna

7 La lunga estate del Progetto Giovania cura dei ragazzi del Progetto Giovani

8 La posta de ’l Cunàth

2 La lettera del plevandi don Adel Nasr e don Nillo Carniel

3 Gesù, finalmente!di Giovanna

4 Vidio, sacrista esemplaredi don Maurizio Busetti, don Alberto Semeia, don Giovanni Perin, don Franco Zanus, don Italico Josè Gerometta

7 Restituita al primitivo splendoredi don Adel Nasr, Mario Povoledo, Ugo Perut

12 Il portale, luogo di metafora della chiesadi Alessandro Del Zotto

14 Un piccolo mondo di ceramicadi Giancarlo Stival

15 La gran dhornadadi Bruna Bocus Frith

16 A proposito di Halloween (a cura di Rita Marson)di P. Augustine Thompson O.P.

18 Quatro ciacole al dì de la sagradi Adelaide Bastianello

19 Funghi, per incontrarsi e cresceredi Marta Zambon

20 ’N te la vetrina

22 La vôs del medea cura di Demetrio Adore

23 Come le maggiori testate, anche a noi...

24 Intorvìa la tólaa cura di Adelaide e Melita Bastianello

25 Cronaca

30 Inno alla vita

31 I ne à scrit

34 Palsa, Bilancio, Programma

35 Avvenimenti

Periodico quadrimestrale della Comunità di Dardago,Budoia e Santa Lucia (PN)Direzione, Redazione, AmministrazioneTel. 0434/654033 - C.C.P. 11716594Internet: http://www.naonis.com/artugnaE-Mail: [email protected] responsabileRoberto Zambon - Tel. 0434/654616Per la redazione Vittorina CarlonImpaginazione Vittorio JannaEd inoltre ha collaborato Espedito Zambon

Autorizzazione del Tribunale di PN n. 89 del 13-4-73Spedizione in abbonamento postale. Art. 2, comma 20,lettera C, legge n. 662/96. Filiale di Pordenone.Stampa Arti Grafiche Risma - Roveredo in Piano/Pn

SSoommmmaarriioo

in questo numero...

ed inoltre… nel supplemento ’l Cunàth

In copertina. Parrocchia di Sant’Andrea di Budoia. La volta della navata con l’ampio affresco del Giudizio Universale di Alberto Marinoni è ritornata al suo primitivo splendore.

Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell’af-flizione, rivestiti dello splendore della gloria cheti viene da Dio per sempre. Avvolgiti nel mantodella giustizia di Dio... Sarai chiamata da Dioper sempre: Pace della giustizia e gloria dellapietà (cfr. Baruc 5, 1-4).

Con questo annuncio il profeta ci regala an-che oggi La Parola di Dio, che ci comunica unanotizia grande proclamando la fine dell’afflizio-ne. Per noi la fine dell’afflizione è la nascita dinostro Signore e unico Salvatore Gesù Cristo.

Cos è l’afflizione per gli esseri umani? La ter-ra e i popoli hanno un’overdose di questa affli-zione. Cerchiamo di tradurre il significato. Affli -zione significa: fame, sete, violenza, odio, guerra,avidità, vendetta, maldicenza, inimicizia.

Sapendo cosa vuol dire afflizione penso checominciamo a guardare la vita in un modo diver-so. Vorrei dirvi una cosa, quando pensiamo a que-ste brutte cose nel mondo, giustamente pensiamoalla cattiveria degli altri, a quello che succedesempre lontano da noi, però è inutile nasconder-ci dietro un dito, questa afflizione l’abbiamo cau-sata noi nel nostro ambiente e nelle nostre fami-glie, nelle nostre comunità parrocchiali.

Non pensate che ora è giunto il momento di unavera e autentica conversione. Stiamo terminandoil Giubileo e spero che noi non abbiamo vanifica-to questo invito alla conversione.

Perché non vuoi vestirti con lo splendore del-la gloria di Dio? La Parola di Dio ci invita ad es-sere avvolti nel manto della giustizia di Dio e del-la Pace sua e della pietà. Questo vuol dire cooperarecon Dio a rendere il mondo più luminoso e piùvivibile, seminando al posto del lutto e dell’affli-zione, giustizia e pietà, amore e perdono così lanostra comunità diventa un segno di pace e di be-ne e chi è nell’errore è accolto nel perdono di Dio.

Così auguro a voi, in questo Santo Natale del2000 di rivestirvi con la Luce che brilla per ren-dere la notte luminosa, gettando tutto quello chenon concorre al bene di quelli che amano Dio.Questa luce trova spazio solo in un cuore prontoa lasciarsi plasmare da Gesù, nostro Signore. Condon Nillo, che si trova in ospedale in condizioninon buone, vi saluto tutti vicini e lontani. Un vivoringraziamento va a don Aldo, Vicario foraneo, chesta svolgendo ora un preziosissimo servizio allaparrocchia di Santa Lucia, e un grande grazie al carissimo e giovanile don Silvio, pronto sempre a darci una mano. Vostro fratello e sacerdote

DON ADEL NASR

La lettera del Plevan

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Sei tornato!Ti bramavo, ti desideravo, anelavo a te come non mai.Ti cercavo; cercavo il tuo volto, la tua bontà, la tua compassione, la tua misericordia.Avevo sete, tanta sete di te.E cercavo in me e attorno a me, ma niente e nessuno colmava il vuoto e l’arsura del mio amore per te.Soffrivo e tu te ne stavi zitto.Credevo che non t’importasse più nulla di me. Solo la tua giustiziagravava come un macigno e schiacciava tutto il mio essere.Mi sentivo reietta, abbandonata anche da te.Terra arida, deserta, senz’acqua: ed ero io! Amore, affetti, sentimenti... il solo nulla.Ed ecco il mio fallimento, la mia nullità.Eppure eri presente, eri accanto a me.Ogni giorno mi donavi una parola confortevole, un gestodi bontà, quel briciolo di forza per continuare a vivere.Andavo, andavo trascinando il mio dolore e ti trovavo lì, tutto solo anche tu, solo nel tuo silenzio in attesa di me.Le ginocchia tremanti, a fatica si piegavano davanti a te. Ti guardavo e ti parlavo: «Non credono che io soffra ed alla sofferenza fisica si aggiunge quella morale, ben più pesante, e da ciò derivano molte umiliazioni». E tu mi risollevavi e mi dicevi:«Contemplami nell’Orto degli ulivi. Lì, il dolore di cui ti lamenti, l’ho sperimentato prima io, per te. Lì mi opprimevano tristezze, abbandono, incomprensione, indifferenza.Figlia mia, ti amo come sei, perché io ti ho creata».Imploravo: «Se tu vuoi, puoi guarirmi però avvenga di me, non come voglio io, ma secondo la tua volontà». E la pace inondava il mio essere.Ora sento lo Spirito rifiorire in me.Ora avverto la tua guida, la tua voce, le tue ispirazioni. Ed ora so che tu sei in me!

GIOVANNA

Canta.Cammina e

sorridi con tutti.Saluta per primo chi

incontri per la strada. Di’a qualcuno: «Ti voglio bene».

Sappi scherzare con te stesso.Perdona e dimentica il male ricevuto.

Abolisci la parola rancore dal tuovocabolario. Regalati ogni giorno dieci

minuti di silenzio. Parla con Dio,getta in lui ogni tuo affanno.

Permettiti di sbagliare. Chiedi aiuto.Spegni il televisore e dialoga con chi ti sta

vicino. Comportati gentilmente. Mantieni lepromesse fatte. Ricorda compleanni e onomastici.

Leggi un buon libro. Cambia pettinatura.Ascolta la vicina sola che ti blocca quando

avresti cento altre cose da fare. Fermati acontemplare il cielo. Ringrazia Dio per il sole.

Lasciati guardare da un fiore, dalle nuvole, dalle stelle.Nascondi i tuoi crucci. Dimostra la tua felicità. Accetta un

complimento. Fatti un regalo. Canta mentre fai la doccia.Lasciache qualcuno abbia cura di te. Aiuta un ammalato. Impedisciti per un

giorno di dire: «Non posso». Guarda un fiore con attenzione. Accarezza unbambino. Dai una pacca sulla spalla ad un amico. Vivi con intensità il

momento presente. Compi le tue azioni come se fossero dei capolavori.Pratica il coraggio e la fedeltà alle piccole cose. Fai il tifo per la

tua squadra. Cerca di essere te stesso. Impara ad ascoltare. Chiediscusa, se lo ritieni opportuno e giusto. Lascia perdere i pettegolezzi. Sii

un incorreggibile ottimista. Porta a compimento un impegno con lo stessoentusiasmo degli inizi. Osserva le gemme che si dischiudono e ascolta il respiro del

vento tra le fronde degli alberi. Quando sei giù di corda ascolta musica allegra e, se nehai desiderio mettiti a ballare. Fai la spesa per il tuo vicino anziano. Coltiva un hobby che ti

piaccia. Compi un favore. Fai sentire il «benvenuto» a chi ti viene a trovare. Sii amorevole versotutti. Fidati degli altri. Perdonati. Impegnati a vivere con passione: nulla di grande si fa senza di essa.

Non sentirti solo. Credi, in ogni cuore c’è un germe di bontà e di bene da scoprire. Pensa agli ostacoli comeoccasioni per sviluppare qualità. Persegui sempre, nonostante tutto, il tuo ideale di buono,

di vero e di bello.

Gesù, finalmente!

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Il mio primo incontro con Ovidio risale aoltre quarant’anni fa, nella seconda metàdegli anni ’50, quando all’estate, tornavodall’afosa Milano per passare le vacanze dainonni, nella casa avita di via Maserlada, co-me si chiamava prima di assumere il nomepiù nobile di via degli Artigiani (chi fosse-ro quegli artigiani, non si seppe mai, alme-no da parte nostra...). Dunque, frequentandola chiesa, vedevo questa figura di uomo au-stero e asciutto, dal tratto fine e dal movi-mento veloce, sempre attento ed indaffaratonel controllare e provvedere alle varie esigenzedella Chiesa, di una precisione impressionan-te. Insieme con la fedele Santina e con i figliMaddalena e Antonio, svolgeva le mansioni disagrestano, di cantore e un po’ di factotum dellaparte liturgica della Chiesa. Era stato addestratoin modo severo dal pievano don Romano Zambon,che insieme con i rudimenti della fede cristianagli aveva dato anche una discreta cultura che glipermetteva di destreggiarsi con qualsiasi perso-na, senza temere la brutta figura. Aveva un suofraseggiare colorito, che faceva sorridere ma chelasciava ammirati per la precisione del senso chedava alle espressioni. Lo rivedo all’altare o suibanchi del coro a controllare noi chierichetti vi-vaci, pieni di argento vivo, come lui diceva, edogni tanto, per tenerci calmi, a qualcuno più vi-vace i tociava qualche tiron de ciavei. Lo risen-to sul banco di fronte al pievano cantare i mattu-tini dei morti: «Parce mihi Domine, nihil enimsunt dies mei» o «Taedet animam meam vitaemeae». Lui forse non si rendeva conto fino in fon-do di quel che cantava ed io ero troppo piccoloper capire il latino, però lo vedevo come un in-terlocutore solenne che con parole arcane, inter-cedeva presso Dio per i nostri morti. Passavanogli anni e la nostra amicizia cresceva, forse per-ché mi vedeva fedele alla chiesa, forse perché par-lavamo lo stesso dialetto. Mi rivedeva sempre congioia e mi raccontava le vicende liete e tristi delpaese. Non era molto loquace, era più un uomodi azione e aveva sempre da fare, ma le sue pa-role misurate erano efficaci. La liturgia e le usan-ze della Chiesa cambiavano. Mal sopportava tut-ti questi cambiamenti che a lui come a molti dellasua epoca facevano crollare tutto un mondo in cuierano vissuti. Allora, come nelle grandi occasio-ni, quasi per dare più autorità al discorso, espri-meva in veneziano il suo disappunto: mi no mecapisso, xé tuto cambià. Ma la deferenza e la de-

vozione verso i sacerdoti era grande. Nei vari av-vicendamenti dei parroci soffriva sinceramente,perché a loro si affezionava: non si rendeva con-to perché don Romano era rimasto a Dardago tut-ta la vita e gli altri dovessero andarsene, era perlui come un tradimento, un castigo. Nonostantegli anni e gli acciacchi rendessero la vita semprepiù pesante, non volle mai scegliere tra l’abban-donare l’agricoltura o il servizio della Chiesa.Ricordo la sua premura nel preparare la nostraparrocchiale, insieme con le donne per la mia or-dinazione e la Prima Santa Messa solenne.Affettuosamente da lui e Santina ero considera-to il so’ canai. Quante volte, lui davanti con inspalla la valigia dei paramenti e io dietro, saliva-mo e scendevamo la strada di San Tomé per la S.Messa, o con la croce io e il feral grand lui, tor-navamo dal cimitero. E ogni volta la solita frase,quasi per scusarsi di un presunto disturbo che miarrecava: Lassa stà ti, se te à da fermate o se teà da fà che vade misol. E poi si interessava del-le mie vicende pastorali. Volle venire a vedere lamia parrocchia di San Martino, dove esercito ilministero di parroco e ne fu contento. Mi vollepresente al cinquantesimo del suo matrimonio.Ed un giorno, seduti su un banco della chiesa, midisse alcune parole che porterò sempre con me.È vero che, come dicono i proverbi, «Morto unpapa se ne fa un altro» e «Siamo tutti utili e nes-suno indispensabile». È vero che ci saranno altriad assolvere le sue incombenze, ma per chi l’haconosciuto ed apprezzato, entrare in chiesa e nonvederlo più se sentarà un grop drento. Caro Ovidio,ti saluto come quel giorno al tuo funerale. Se ve-daron anciamò par de là, quan che el Signor l’avaràdestinat ancia par mi l’ultin dì. Chissà quante ro-be avaron da contasse bele e brute che avon ve-

Vidio, sacristaesemplare

Ovidio Vettor, ovvero Vidio Muci, pilastro della chiesa e della comunità di santa Maria Maggiore.

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dut e sentut. E là coi andui e coi santh ciantaroncome ’na volta al Signor le cianthons che savea-ne. Grathie pal to bel esempio. Forse l’è anciamerito tio che me soi fat plevan. Adio Vidio, e preàpar nealtres che restòn a scombate par de cà».

DON MAURIZIO BUSETTI

* * *

Mi è stata richiesta una testimonianza sul buon«Ovidio» per il periodo della mia permanenza aDardago (dal gennaio 1956 al 13 dicembre 1970).La presento volentieri, anche come riconoscenzaal cordiale e devoto comportamento che egli haavuto verso di me. Certamente della sua sempli-ce, ma profonda fede e del suo generoso servizioalla comunità avranno testimoniato altri confra-telli. Io ritengo doveroso sottolineare il suo «il-luminato tradizionalismo» e mi spiego.

Gli anni della mia attività a Dardago sono sta-ti segnati da numerosi e profondi cambiamentinella vita della Chiesa particolarmente nella li-turgia e nella pratica pastorale. Si è incomincia-to nel 1956 col rinnovamento della «SettimanaSanta» che ha portato a celebrare le SS. Messe e

gli altri riti dalla mattina alla sera e soprattutto haripristinato la solenne «Veglia pasquale» e poi ivari rinovamenti portati dal Concilio Vaticano II(uso della lingua italiana, spostamento dell’alta-re, ecc.). Non sono mancati poi altri aggiorna-menti pratici: l’impianto dei microfoni, del ri-scaldamento della chiesa, dell’elettrificazione delsuono delle campane. Non sono mancate reazio-ni ed incomprensioni! Anche il caro Ovidio al pri-mo momento era indeciso... ma poi dava sempreragione al plevan! Anzi per quanto riguarda l’im-pianto delle campane l’ha infine accettato volen-tieri, perché lo ha aiutato a rinunciare al propo-sito che stava maturando di lasciare il servizio inchiesa, perché impegnativo e troppo pesante perl’età che avanzava e gli impegni agricoli.

Grazie, caro Ovidio! Hai vissuto quel «vo-lontariato» di cui oggi molto si parla, ma che po-trebbe essere più capito e... messo in pratica!

Cordiali auguri per la vostra attività così benimpegnata. Buon Natale e Nuovo anno.

DON ALBERTO SEMEIA - Antico Plevan

* * *

Ovidio, resta tra le persone più care ed esempla-ri che io abbia conosciuto nella mia vita.

Solo il ricordo di Lui mi rallegra il cuore econtinua a farmi bene e per tanti motivi.

Ne ricordo almeno tre.1. Era prima di tutto un uomo oltre che sposo epadre. Genuino, saggio, disponibile, amico.

A piedi o in trattore, in stalla o in chiesa l’uo-mo era a posto. Potevi stare tranquillo: quello eraOvidio, anzi il caro Vidio.

Cambiato il vestito o il cappello non risulta-va diverso. Il cuore era quello: il tratto, lo sguar-do, il gesto, la voce... cose inconfondibili.

Uomo più unico che raro. E per quel che co-stituiva la sua solida umanità, non aveva l’egua-le né potevi pensare di trovare altrove «pezzi» diricambio. Dato che era tutto d’un pezzo, integro,come una statua d’autore.2. L’ho conosciuto, inoltre, come sacrestano diDardago per quindici anni. Tutto il periodo in cuivi sono stato parroco.

Dentro la bella monumentale chiesa le qualitàumane di Ovidio trovavano ancora più grazia efedeltà. Come preparava, come serviva, come pre-gava, come taceva, come si confessava...

Il suo comportamento mi era di grande confor-to e sostegno. Credo sia stato così anche per gli

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altri sacerdoti confratelli che hanno potuto gode-re della sua collaborazione preziosa e cara.

Le soventi brevi soste «post Missam» che ave-vano luogo in canonica con mia madre Rosa e so-rella Clelia prevedevano anche qualche raccontofaceto e gustoso in grado di suscitare serenità equalche risata anche fragorosa.

Era una maniera quasi liturgica per superarele prove delle quotidiane fatiche pastorali.3. Infine, il modo come Ovidio ci ha lasciato (lafedele Santina, i suoi cari figli Maddalena e Antonio,i generi, nipoti, parenti, le suore e la Comunitàintera di Dardago) ha veramente qualcosa di in-dimenticabile.

Fu colpito da improvviso malore nella «sua»chiesa la mattina delle palme, dopo aver prepa-rato tutto, perché iniziasse il sacro Rito dellaSettimana Santa con l’ingresso festoso del Signorenella città santa di Gerusalemme. Suor Lia, sor-reggendolo da terra, raccolse forse le sue ultimeparole, quasi testamento della sua anima: «Vogliomorire in Chiesa».

Ebbi la grazia di vederlo ancora qualche vol-ta sul letto del dolore. Ogni volta era uno schian-to al cuore. Come un giusto biblico si allontana-va sempre di più da noi sulla strada verso laGerusalemme del cielo.

Senza flessioni di fede e nel momento più du-ro e misterioso del male.

Integro come un cristallo, nella liturgia cele-ste tiene un posto molto vicino al trono di Dio.

Io mi raccomando anche alla sua protezione.Ovidio, grazie!

DON GIOVANNI PERIN

* * *

Definirei Ovidio come un sacrista che sentivaprofondamente il suo compito di servizio alla liturgia.

Un uomo di fede profonda. Attento fino allo scrupolo. Non disposto a compromessi.Rispettoso, delicato e riservato.Non parlava dei difetti altrui e, se era provo-

cato in qualche giudizio sul comportamento nonperfetto di qualcuno, cercava sempre di esprime-re sentimenti di compassione, non di condanna.

Felicissimo nel 1988 quando abbiamo fattol’automazione all’orologio del campanile e delsuono programmato delle campane: poteva fi-nalmente evitare il sali e scendi quotidiano delle

scale della torre campanaria e non essere più co-stretto a quell’impegno del suono dell’Ave Mariae dell’Angelus. In quell’anno abbiamo pure fe-steggiato il quarantennio di sacrestanato. Poi, dieci anni dopo, nel 1998, con la Benedizione delSanto Padre, abbiamo celebrato pure le «nozzed’oro sacrestane» per lui e la Santina.

Com’erano contenti!Delicato nei riguardi dei sacerdoti che si so-

no susseguiti e che salutava sempre con il SiorPlevan, evitando quindi il facile involontario er-rore di scambiare i nomi.

Di lui ho conservato un ottimo ricordo, comepure della sua serenità.

E, nonostante gli anni, ha voluto sempre cura-re personalmente gli altari, ove saliva con amore-vole disinvoltura, che a me creava trepidazione.

Il Signore l’avrà accolto senz’altro nel para-diso dei buoni. Alla sua sposa, Santina, che ne hacondiviso il servizio, ai figli ed alle loro famiglieauguro di «sentirlo» sempre vicino quale inter-cessore dal Cielo, ed a lui vada il sentimento delmio doveroso «grazie» per l’attenzione avuta neimiei riguardi e per la sua disponibilità.

DON FRANCO ZANUS

* * *

Mi associo anch’io al caro ricordo dell’indimen-ticabile Ovidio, per molti anni sacrista dell’anti-ca Pieve di Dardago.

Con lui scompare parte della storia dellaParrocchia. Di Ovidio ricordo il suo impegno, lasua fedeltà e la sua solida fede. Soprattutto mivengono alla memoria le sue confidenze, quandomanifestava la sua meraviglia di fronte al conti-nuo mutare dei tempi, delle tradizioni, anche dalpunto di vista liturgico.

Nonostante avesse visto mutare molte cosenella sua lunga esistenza e nel suo servizio litur-gico, restava ammirato e compiaciuto davanti alprogresso dei tempi, che comparava ricordandoil passato quando tutto era diverso. Ora io lo ri-cordo nella Casa del Padre, dove le cose di que-sto mondo non esistono più, ma solo la Pace chederiva dal contemplare il Volto di Dio.

Colgo l’occasione per indirizzare alla moglieSantina e ai familiari i miei sentimenti di cordo-glio e di cristiana partecipazione con l’impegnodi ricordare nella mia preghiera il caro ed indi-menticabile Ovidio.

DON ITALICO JOSÉ GEROMETTA

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Intensissimo momento comunitario; raccolta epresentazione di quanto la fede autentica e ge-nuina di un popolo ha potuto costituire oggi; se-gno di un futuro in continuità e rinnovamento conil passato.

Possono essere sintetizzati così, i valori chehanno permeato la riapertura al culto della chie-sa Parrocchiale dedicata all’apostolo S. Andrea,dopo circa tre anni di lavori di restauro con il tra-sferimento nella pur capiente sala della Casa del-la Gioventù, luogo sicuramente poco idoneo allapreghiera ed alla riflessione, con continui inter-venti per rendere meno evidenti i disagi di unatale scelta, ritenuta però indispensabile per sop-perire la momentanea chiusura al culto, data an-che dalla precarietà del soffitto e del tetto dellachiesa. Motivi di ordine pubblico e di sicurezza,che potevano essere risparmiati alla nostra gen-te, da una più oculata ed attenta partecipazioneattiva alla vita della Parrocchia.

Questo «mea culpa» ce lo dobbiamo fare parecchi!

Comunque, a 3 anni da questa chiusura, a 150dalla sua costruzione ed in coincidenza con l’an-niversario della sua dedicazione, la nostra stu-penda chiesa ha riaperto i battenti.

I Consigli Parrocchiali Pastorale e per gli Af -fari Economici, in completo accordo con il Parroco,hanno offerto tre giornate significative che ri-marranno agli annali della nostra storia e, in par-ticolar modo, speriamo, nel nostro cuore.

Venerdì 22 settembre, in chiesa semibuia, l’ar-chitetto Ugo Perut, di Pordenone, Direttore deiLavori e la d.ssa Simonetta Gherbezza, restaura-trice di Udine, con l’ausilio di diapositive, han-no spiegato ai numerosi presenti (fra cui il Sindacoaccompagnato dall’intera giunta municipale e perla Provincia di Pordenone dall’Assessore ai LavoriPubblici Angioletto Tubero) i lavori eseguiti etutte le tecniche adoperate per la ristrutturazioneed il consolidamento dell’opera, compresa la tor-re campanaria, riportata al suo antico splendoree sapientemente illuminata durante alcune ore del-la notte. D’improvviso, il tempio si è illuminato,donando alla vista di tutti la bellezza e la mae-stosità voluta dagli antenati per la gloria di Dio.

Sabato 23 settembre, la giornata speciale perla solenne riapertura. Già al mattino molta gen-te, anche dalle parrocchie vicine, entrava per lavisita e per la preghiera, mentre le nostre bravedonne addette alle pulizie, i fioristi, il sacrista edaiutanti, procedevano alle ultime rifiniture ed ag-

giustamenti per la cerimonia, iniziata sul sagratoall’imbrunire.

Monsignor Sennen Corrà, AmministratoreApostolico, da pochi giorni, – a conoscenza del-la tenacia con cui l’impresa è stata sostenuta emai abbandonata, neanche nei momenti più cri-tici, e che ci aveva sempre incoraggiati e sprona-ti a terminare i restauri, compiendo varie visite –,accompagnato da una solenne processione, com-posta dai bambini della Prima Comunione e chie-richetti in alba bianca, dai sacerdoti concelebranti,ed assistito dal nostro diacono Osvaldo Puppin,faceva il suo ingresso fra due ali di folla alla pre-senza delle Autorità Comunali, Sindaco Zamboned Assessore Giannelli con Gonfalone, dalComandante la Stazione Carabinieri diPolcenigo Maresciallo Sciar rino,dall’Assessore Provinciale alGiubileo avv. Cal legaro e dalPresidente dell’ANA Provincialecav. Uff. Gasparet, ed iniziava lacerimonia, durante la quale, dopoaver preso la parola il Parroco, pro-cedeva alla benedizione della torrecampanaria e dell’edificio, spa-lancando la porta centrale, di-venuta Porta Santa, ed entrava,seguito dalle Autorità e dai fe-deli, mentre il coro parrocchia-le sosteneva il canto, insiemeall’Assemblea.

Nella sua omelia, il Vescovoesortava tutti alla preghiera, a farsi pietrevive e scelte per il bene dei fratelli, in mo-do particolare in questo Anno Giubilare, conlo sguardo rivolto verso il Cristo, pietra vi-va, inizio e fine di ogni cosa, spiegando il si-gnificato dell’essere chiesa oggi, raccolti neltempio, pronti a fare la volontà di Dio ad ognicosto. Dopo la lettura del telegramma inviatodalla Delegazione Pontificia di Pompei, e la be-nedizione finale, il Vescovo si intratteneva conle maestranze delle varie Imprese, rivolgendoparole di apprezzamento e di ringraziamento perl’opera eseguita. Sul campo adiacente la Casadella Gioventù, veniva poi servito un rin-fresco per tutti i convenuti.

Il giorno successivo, Domenica, S. Mes -sa solenne della Dedicazione presieduta dalParroco con l’acquisto del l’In dulgen zaGiubilare, concessa dal Vescovo sin dallasera precedente, mentre continuavano le

Restituita al primitivo splendore

Foto in basso:l’apostolo Andrea. Statua di Miniatelli di Stevenà di Caneva.

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visite durante tutta la giornata anche da personedelle vicine comunità.

Domenica 1 ottobre, infine, ultimo appunta-mento, di carattere altamente culturale, ma cheelevava ancora di più la spiritualità dell’esserechiesa: un singolare concerto per coro ed orche-stra insieme Elastico e Collis Chorus, compostoda una cinquantina di elementi, magistralmentediretti da Fabrizio Fucile, eseguiva con solennitàil Gloria RV 589 di Vivaldi ed i brani Beato Virsempre di Vivaldi e Per signum crucis di Zielenski,riscuotendo l’apprezzamento più vivo dei presentiche gremivano la chiesa. Quasi un Te Deum diringraziamento al Signore per celebrare le sue me-raviglie nel suo Tempio Santo.

Mi corre l’obbligo, a questo punto di rinno-vare il più sentito grazie agli Enti, alle Ditte, al-la nostra Gente, generosa ed instancabile, ai va-ri collaboratori, anche da fuori Parrocchia, per labuona riuscita di queste tre giornate, che non do-vranno rimanere solo sulla carta, sulle foto, sul-la lapide, posta ad imperitura memoria, ma nelnostro animo, pronti a continuare, con instanca-bile zelo, con buona volontà, con critiche, im-portanti siano costruttive e di impulso a quantisono stati incaricati a seguire e dare una mano alParroco negli organismi parrocchiali.

Le sterili polemiche, le cattiverie, le maldi-cenze, dette magari senza sapere, solo per butta-re fumo negli occhi e screditare coloro che, inbuona fede, gratuitamente e con tanta disponibi-lità si rendono utili, a servizio della Chiesa, inte-sa come Comunità, non prevarranno sul nostrooperare limpido e genuino e non ci faranno, si-curamente, deflettere sul cammino intrapreso!

MARIO POVOLEDO

* * *

I lavori di consolidamento e restauro dellaChiesa e del campanile di Sant’Andrea Apostolodi Budoia sono praticamente quasi conclusi.

Sono passati quattro anni da quando nel 1996sono stato chiamato in Parrocchia per «prenderein mano», come si dice in gergo, la situazione evedere come poter risolvere i vari problemi con-nessi. Ho trovato uno stato di degrado veramen-te notevole, soprattutto per quanto riguarda lachiesa. La stessa presentava infiltrazioni d’acquaconsistenti sulla copertura lato sinistro, in corri-spondenza del battistero, infiltrazioni che hannocausato l’infradiciamento di due puntoni del tet-

Eccellenza Reverendissima, Confratelli, Autorità,

è un giorno di giubilo e di ringraziamentoper la comunità di Budoia che oggi riapre alculto la sua chiesa parrocchiale.

Essa si mostra questa sera in tutta la sua ri-trovata bellezza dopo i 150 anni esatti passatidalla sua costruzione e i tre di un restauro che,per la generosità di molti e la maestria di persone competenti, ci lascia soddisfatti e di-rei ammirati.

La chiesa si presenta con la facciata linda,con il campanile rimesso a nuovo e valorizza-to anche nei suoi elementi architettonici. L’in-terno, poi, ha ritrovato il respiro di uno spa-zio ampio, che rimette in piena luce le preziosedecorazioni e affreschi che i padri budoiesi vol-lero ad ornamento del tempio, a celebrazionedella gloria di Dio e a narrazione visiva dellastoria della salvezza.

Dobbiamo, dicevo, a tanti questo risultato,questa visione. Con il contributo della RegioneAutonoma Friuli-Venezia Giulia e dellaFondazione CRUP è stato risistemato il tetto,consolidato il soffitto, puliti gli stucchi, affre-schi e mobilio; lo dobbiamo inoltre alla sensi-bilità di persone che hanno amato questa chie-sa e l’hanno sentita propria in vita e in morte:

La facciata della chiesa di Sant’Andrea con il portale addobbato a festa.

(Foto di Fortunato Rui)

Un giorno di giubilo

Sul sagrato della parrocchiale,prima dell’ingresso in chiesa, don Adel porge il saluto al Vescovo e alla comunità.(Foto Missinato)

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vanno ricordati Angelo AntenoreCarlon e il professor Mario Signora;lo dobbiamo alla risposta alle ne-cessità della «casa da riparare» of-ferta da tutta la popolazione: essa hapermesso, in particolare, di rimetterea nuovo i banchi, dotare la chiesa di unnuovo impianto di riscaldamento ed elettrico.

Questo grazie vuole abbracciare tutti, an-che se non nomino tutti coloro che pur lo me-riterebbero. Un cenno è però doveroso all’ar-chitetto Perut e alle imprese che hanno eseguitoil delicato restauro e alle care SimonettaGherbezza e Marta Bensa, restauratrici meti-colose dei tanti tasselli d’arte di cui è fatta lanostra chiesa e che si trovavano in condizioniassolutamente non buone.

Io, parroco da poco venuto in questa co-munità, raccolgo in questa circostanza solen-ne il frutto di un tenace coinvolgimento nell’ope-razione restauro della chiesa da parte deiConsigli Pastorale e Affari Economici e deimiei predecessori, sempre con l’oculata su-

pervisione dei competenti uffici della CuriaVescovile. Per la collaborazione prestata, perl’impresa sostenuta e mai abbandonata, nean-che nei momenti più critici, il grazie di tuttaBudoia, con una stima rinnovata, nella qualesento associato il Signor Sindaco. Questa ce-lebrazione, davvero «giubilare», raccoglie dun-que e presenta a Dio quanto la fede di un po-polo ha continuato a generare e costruire. In

questa chiesa oggi risplenda la luce diCristo, restauratore delle anime nostre,perché l’edificio abbellito sia imma-gine e invito al rinnovamento perso-nale, alla costruzione con pietre vivedi una comunità che dal passato ha rac-

colto e al futuro vuole trasmettere inte-gra e convinta la fede nel Signore Gesù.Nel vescovo Sennen qui presente deponia-

mo il lavoro compiuto e le intenzioni da com-piere, per un cammino che continua, Eccellenza,e cui invita Ella stessa in queste settimane dipassaggio dagli undici anni – proprio oggi 23settembre ricorrono – della sua guida spiri-tuale a quelli che ci aspettano con il nuovo vescovo.

La ringraziamo per essere venuto, per ilbene che ci ha mostrato in questo tempo, perla preghiera di oggi con noi e per quella checontinuerà per noi. Grazie anche alla autoritàche ci onorano della presenza e a tutto questoPopolo di Dio oggi in festa per il suo – davve-ro – Grande Giubileo.

DON ADEL NASR

CARISSIMO DON ADEL

INAUGURAZIONE RESTAURATA CHIESA S. ANDREA APOSTOLO COLMA DI GIOIA

ECCELLENTISSIMO ARCIVESCOVO MONS. TOPPI ET COMUNITÀ POMPEIANA

CHE IN QUESTA CIRCOSTANZA RICONFERMA LEGAMI DI AMICIZIA ET FRATERNITÀ

CHE LEGANO BUDOIA E POMPEI NELLA MEMORIA COMPIANTO

MONS. AURELIO SIGNORA, CHE NEL FONTE BATTESIMALE DI S. ANDREA INIZIÒ

IL SUO CAMMINO DI VITA CRISTIANA CHE L’AVREBBE PORTATO A POMPEI

COME PADRE ET PASTORE DELLA COMUNITÀ ECCLESIALE

CON AFFETTO E AMICIZIA

MONS. GIUSEPPE RENDINA

Testo del telegramma pervenutocida Mons. Giuseppe Rendina, ex segretario di Mons. Signora.

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to, al punto da creare il distacco degli stessi dal-la muratura ed un avvallamento sul manto con pe-ricolo di crollo.

La volta e le vele della navata, realizzate conintonaco grasso su supporti in assi di legno com-pletamente decorato ed affrescato, presentavanodelle fessurazioni in corrispondenza degli spigo-li (volte-vele), fessurazioni che continuavano incorrispondenza della volta principale. Tali fes-surazioni potevano essere attribuite all’azione delsisma, ad assestamenti successivi, ma anche, al-la luce di esperienze analoghe, all’effetto dell’escur-sione termica creata con l’inserimento del riscal-damento ad aria. L’aria calda tende a salireriscaldando l’intradosso della volta ed alterandola situazione temperatura-umidità, consolidata perquasi cento anni, nei periodi invernali, creandoproblemi di microfessurazioni, distacchi, etc.

L’impianto elettrico poi era completamentefuori norma ed obsoleto.

Sono stati predisposti i progetti relativi, fattiapprovare dagli organi competenti: Comune,Soprintendenza, Commissione Diocesana perl’Arte Sacra, Regione. Una volta ottenute le ap-provazioni ed i finanziamenti, i lavori di conso-lidamento e restauro sono iniziati.

Sono state invitate quattordici imprese, soloalcune hanno presentato un’offerta: l’impresa vin-citrice dell’asta fu la ditta «Zanchetta CostruzioniS.p.A.» di Cimpello di Fiume Veneto.

I lavori iniziarono nel settembre 1997. Sistematal’impalcatura all’interno, accertata da vicino lasituazione delle volte, viste le fessurazioni ed idistacchi, fu deciso di chiudere la chiesa sia perquestioni di sicurezza, sia per permettere l’ese-cuzione dei lavori.

Riunito il Consiglio Affari Economici dellaParrocchia, grazie alla generosità dei parrocchiani,è stato possibile eseguire il consolidamento del-la volta attraverso microiniezioni di resine ed ilrestauro degli affreschi e delle decorazioni. Il la-voro di restauro si può dire concluso per la partecentrale, mancano le volte e le murature degli al-tari laterali.

Approfittando della messa in opera delle im-palcature interne, grazie ad un finanziamento regionale, è stato possibile realizzare un nuovoimpianto elettrico con la posa dei fari lungo il cor-nicione, dei collegamenti, del quadro in sacrestia.

Da non trascurare infine il risanamento di tutte le travi della copertura con trattamento divernici antimuffa ed antitarlo, la realizzazione di

una passerella interna di ispezione e controllo del-le capriate e l’eliminazione del guano dei colombiaccumulato negli anni, guano che rendeva irre-spirabile il sottotetto avendo raggiunto qualchemetrocubo di deposito.

Contestualmente ai lavori della chiesa veni-va inoltrata richiesta alla Regione di contributoper il restauro del campanile. Lo stesso era sta-to adeguato alla normativa antisismica dopo ilterremoto del 1976, presentava però infiltrazio-ni al tetto, doveva essere adeguato l’impianto di automazione delle campane e sistemata la facciata.

Una volta acquisite tutte le autorizzazioni, fu-rono iniziati tempestivamente i lavori da partedell’Impresa «San Lorenzo Costruzioni s.r.l.» diAviano.

Il parametro esterno, sull’esempio di inter-venti analoghi, è stato trattato con malte messe inopera «a raso» in modo da non evidenziare le fu-ghe anche perché gli elementi lapidei della strut-tura non sono regolari e di materiale calcareo di-verso. L’effetto voluto era quello di mettere inluce le facciate in modo uniforme, cosicché visi-vamente si percepisca la torre, il simbolo dellacomunità, trascurando completamente la ragna-tela dei singoli elementi lapidei.

In dirittura d’arrivo, grazie sempre ai contri-buti dei parrocchiani e di alcuni benefattori, è sta-to possibile realizzare infine l’impianto di riscal-damento a pavimento attraverso la messa in operadi una serpentina in materiale plastico sistematasu materassino isolato appoggiato sul vecchio pa-vimento e protetta da tavolato. Questo sistema

Straordinario concerto per coro ed orchestra dell’Elasticoe del Collis Chorus.(Foto Berton)

Nella pagina accanto:momenti significativi della cerimonia.(Foto Missinato)

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di piastre riscaldanti è stato collocato sotto i banchi, diviso a zone, e sotto il presbiterio.

L’acqua viene distribuita a 39 °C garantendouna temperatura di circa 19 °C all’altezza di 1,90 m dal pavimento. In questo modo viene rag-giunta una temperatura uniforme in tutta l’area in-teressata dall’impianto, con un notevole risparmioenergetico. Si evita inoltre che il caldo e quindipolveri, fumi di candele, etc. vengano portati, pereffetti termoconvettivi, a contatto del soffitto, evi-tando così l’annerimento delle volte o ulterioriproblemi di distacco o microfessurazioni.

In ultimo, grazie al sostegno della FondazioneCassa di Risparmio di Udine e Pordenone, è sta-to possibile restaurare il coro ligneo.

I lavori sono stati completati con grande so-lerzia in modo da permettere la riapertura dellaChiesa, con cerimonia giubilare, il 23 settembre2000.

A lavori conclusi, corre l’obbligo ringraziareoltre il Parroco, i validi componenti del Consiglioper gli Affari Economici e Consiglio Pastoraledella Parroccchia, quasi custodi del tempio, sem-pre presenti e disponibili, che hanno facilitato illavoro di coordinamento tra le varie imprese.

UGO PERUT - ARCHITETTO

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Grazie di cuore a...Don Aldo Gasparotto, Parroco di S. Giovanni di Polcenigoe Vicario Foraneo, don Nillo Carniel, Parroco di S. Lucia diBudoia, per l’interessamento presso i competenti Uffici del-la Curia e della Regione del complesso iter burocratico;Don Italico Josè Gerometta, Parroco di Budoia dal novem-bre 1996 al febbraio 2000;Don Adel Nasr, Parroco di Budoia dal marzo 2000;Architetto Ugo Perut, e staff dello studio di Pordenone perla direzione lavori;Perito Giampaolo Barcellona di Polcenigo, responsabile del-la sicurezza del cantiere e progettista dell’impianto di illu-minazione chiesa e campanile;D. ssa Simonetta Gherbezza e Marta Bensa e colleghe peril restauro opere d’arte;Zanchetta Costruzione di Fiume Veneto, per restauro chiesa;S. Lorenzo Costruzioni di Marsure, per restauro campanile;S. P. Elettrica di Marco Scarso e Francesco Pellegrini Budoia,per impianti elettrici;Pilosio di Tricesimo, per il restauro cantorie Altare Maggioree credenza sacrestia;Fulgor Service di La Spezia, per impianto di amplificazione;

Zanolin Marmi di Polcenigo,stuccatura e rifacimento pavimenti;Mazzone Daniele di Polcenigo,restauro banchi e nuovo alta-re della celebrazione e ambone;Comin Campane di Volpago del Montello, per nuovo im-pianto orologio e pulitura campane;Furlan Aldo di Sacile, nuovo impianto di riscaldamento;Varnier Giorgio di Budoia, tinteggiatura volte finestroni, sa-crestie e porte laterali;Florio Bernardis di Budoia, per vari lavori di falegnameria;Noemi Alberta Panizzut (Donisio) di Budoia, per restauroparamenti e arredi sacri;Walter Arzaretti di Pordenone, addetto stampa.

Inoltre, un sentito grazie a Fortunato Rui, del Consiglio per gliAffari Economici della Parrocchia, per aver seguito con curae passione tutti i lavori, profondendo esperienza ed energia, peril buon esito degli stessi; a Elio Carlon competente sacrista.Alle donne che con cura e diligenza provvedono alla puliziadella chiesa, al cambio settimanale dei fiori ed agli uomini chele supportano per lavori più pesanti. Alle famiglie della Parrocchiadi Budoia che hanno finanziato i lavori di restauro dei banchie di altre suppellettili in via di definizione.

Il Consiglio per gli Affari Economici della Parrocchia di Budoia

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Come una grande bocca il portale di una chiesacomunica qualcosa che va ben oltre la mera fun-zione di passaggio: esso esprime all’esterno lospazio interno dell’edificio sacro (microcosmo –macrocosmo).

Questa ed altre affermazioni sono il frutto diuna serie di ricerche condotte sull’elemento por-ta per la mia tesi di laurea in architettura.

In un giorno di primavera mi balzò agli occhil’evidente somiglianza tra lo schema prospetticodel portale sacro e quello della pianta di una chie-sa. Semplice coincidenza?

Gesù dice:“Io sono la porta: se uno entra attraverso me,sarà salvo”. (Gv., 10, 9)

Gesù dice:“Distruggete questo tempio e in tre giorni lo faròrisorgere...egli parlava del tempio del suo corpo”.

(Gv., 2, 19,21)

Non emerge forse da questi due passi tratti dalVangelo di Giovanni una profonda analogia traporta e chiesa?

Grazie all’ausilio di svariate discipline, qua-li la geometria (figure elementari), la matemati-ca (proporzioni), l’arte figurativa (iconografia),la teologia, la simbologia e la cosmologia, ho po-tuto approfondire le varie relazioni che intercor-rono tra le parti del portale e quelle della chiesariscoprendo quel profondo significato che sta al-la base dell’analogia stessa.

Lo schema sottostante costituisce una sintesidi queste corrispondenze, evidenti soprattutto ne-gli esempi più antichi (epoca paleocristiana- me-dievale) dove la ricchezza scultorea e pittorica fa-cilita la lettura e i collegamenti.

Ecco, quindi, perché ho inteso il portale co-me metafora (la parola metafora è etimologica-mente composta da meta μετα ‘oltre’ e phéreinφερειν ‘portare’): esso ‘porta’ su di sé ciò che è‘oltre’, lo spazio interno della chiesa.

Tale ‘preannuncio’ lo dichiara lo stesso GesùCristo, che si identifica come porta (Gv., 10, 9),

Il portale, luogo di metafora dellachiesa

In alto: il logo.In basso: sintesi delle analogie tra le parti del portale e quelledella chiesa.

Nella pagina accanto, in alto:Tavola dell’autore raffigurante le relazioni che intercorrono tra i battenti del portale e le navatedella chiesa.In basso:Tavola dell’autore raffigurantela «rotazione dell’asse principale»determinata dall’inclinazionedella chiave di volta di alcuni portali e dal rispettivodisassamento absidale dellachiesa.

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durante la salita a Gerusalemme (Mt., 20, 17-19),nella quale gli eventi che rivela (Passione -Risurrezione) sono gli stessi riproposti in chiaveiconografica sul portale e nella chiesa.

Il portale quindi non potrà essere né ‘muro’(porta chiusa) né foro (porta aperta), ma luogo dimetafora che, aperto o chiuso che sia, ‘parla’. Ariguardo Romano Guardini scrisse ne Lo spiritodella liturgia:

«... per entrare ed uscire non occorre alcunportale. Un’apertura più ampia nella parete ser-virebbe pure allo scopo ed un saldo assito di pan-coni e forti tavole basterebbe all’apertura ed al-la chiusura. ... Non sarebbe però un ‘portale’.Questo intende a qualcosa di più che non sia il soddisfacimento di un mero scopo; esso parla.»

(R. Guardini)

La trasposizione dei principali temi del Vangeloin elementi architettonici individua inoltre unasorta di ‘percorso liturgico’, nel quale il portalenon rappresenta l’inizio, bensì la tappa interme-dia di un cammino che delinea, seguendone i trac-ciati, la figura di un albero: forse l’Albero dellaVita?

ALESSANDRO DEL ZOTTO

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Francesco). La tradizione (o la passione) conti-nua, anche senza un atelier, senza pubblicità. Lasignora Rosanna Minguzzi ha la passione per quel-la creta che bisogna manipolare e plasmare, chenon si sa se resisterà alla cottura, che si lascia ve-stire di colori, che dal forno esce infine piena diluce… Lavora quella terra nella sua casa di SanGiovanni di Polcenigo, e crea dei piccoli quadri,scene, situazioni. Accanto al classico Presepio c’èuna galleria di scene di vita, guardate con l’oc-chio e il cuore di chi vuole sognare, spesso emer-genti da un passato vissuto e che tenta di conti-nuare a vivere. Penso alle scene dei due vecchietti,pensionati forse non felici ma senz’altro sereni,seduti nelle care vecchie poltrone borghesi mentre trascorrono il tempo leggendo il giorna-le, magari davanti a un utilecaminetto; oppure ai

Curioso destino quello della ceramica! La terramanipolata e plasmata già nelle caverne, e poiper secoli e secoli per fornire strumenti d’usoquotidiano, a servizio di una vita ora misera oraraffinata, trasformata in vasi disadorni o graffitie dipinti in maniera insuperabile, o in idoletti da-vanti ai quali fermarsi in riti e devozioni, non hasmesso di affascinare, anche quando per gli og-getti quotidiani si sono trovati più solidi o pre-ziosi o comodi e competitivi materiali, dal pel-tro all’oro, dall’acciaio alla plastica, dal vetro alcristallo. E nel volgere dei secoli sono nate ma-nifatture, scuole e capolavori: i Della Robbia,Capodimonte, Meissen…

E si continua a cercare la terra giusta, a mo-dellarla con pazienza e saggezza, tenendo contodell’innata fragilità, sempre nel tentativo di vin-cerne la strutturale debolezza con l’aiuto del fuo-co, dei colori, di materiale vetroso: si modella,si cuoce, si dipinge, si cuoce ancora per fissaree cristallizzare i colori sulla superficie. Ne na-scono oggetti e composizioni, quadri di gene-re, particolari che sono in grado di smentire lapovertà della partenza e della materia. Un po’la storia delle ceramiche invetriate della bot-tega dei Della Robbia durante il Rinascimentofiorentino: dovevano essere il distintivo del-la povertà reale o scelta per amore del Cristopovero, in polemica contrapposizione con ipolittici dai fondi dorati, e sono divenute ope-re preziosissime, un capitolo importante delpatrimonio artistico del Bel Paese (si pensialle pale e palette d’altare al santuario dellaVerna, sul luogo della «crocifissione» di San

14Un piccolo mondo di ceramica

La capanna con la Sacra Famigliae alcune scene di vita, viste con l’occhio e il cuore di chi vuolesognare.

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due nonnini seduti sulla panchina, o alla nonni-na al parco, accompagnata dal cagnolino, lì sot-to il fanale…

La creta si presta e si trasforma per far rivi-vere (ormai) l’antico studioso seduto alla sua scri-vania tra libroni e pergamene, ignaro di compu-ter e internet, il pittore, il taglialegna che nonconosce i marchingeni della moderna tecnologia,il vecchio caro fruttivendolo di fiducia, con le suebrave cassette piene di ogni ben di Dio, con quel-le carote disposte in un ordine che non è mania-cale, ma la miglior pubblicità della preziosità diquei frutti…

Parte di un sogno rischiano d’essere anche leimmagini dei tranquilli giocatori di carte, in unaosteria fuori del tempo e astratta dallo spazio, ol’antico ubriaco che non si metteva alla guidadell’automobile, ma cercava disperatamente unlampione al quale chiedere sostegno per le gam-be vacillanti.

Si potrebbe parlare di visione idealizzata delpassato (ma la stessa cosa continua a piacere an-che in altre produzioni ceramiche, dalla Sassoniaa Capodimonte: è destino della terra d’essere pla-smata e colorata per lanciare un messaggio di bel-lezza e quindi di fiducia a chi vive su questa be-nedetta terra). Oppure si dovrebbe leggere in quellecomposizioni una volontà di sdrammatizzare si-tuazioni e problemi, quasi un sommesso elogiodella vecchiaia, del lavoro, della fatica fisica ointellettuale, che diventano tragici solo se uno nonvuole cercare e mantenere la serenità interiore:«Signore, non vado in cerca di cose grandi, su-periori alle mie forze…».

La signora Rosanna ha saputo trasmettere lapassione per la ceramica anche ai figli Andrea eMarco Santin. E naturalmente i figli sono diver-si tra di loro e diversi dalla mamma, anche nelmodo di toccare e stringere, e accarezzare la cre-ta: la loro è una plastica più «nervosa», alla ri-cerca forse dell’essenziale, nel tentativo (è stra-no, ma sono proprio i giovani che hanno tantotempo ad avere fretta!) di far comprendere subi-to il messaggio, di farsi capire senza tante rifles-sioni: così il soldato, il liutaio, il gioco-lite deidue ubriachi di Andrea, e così anche l’essenzia-le e drammatico ubriaco di Marco.

Nei lavori di Rosanna Minguzzi e dei suoi fi-gli forse non c’è il reale mondo passato; ma cipotrebbe essere una ironica e sorridente propostaper un oggi senza grandi pretese.

GIANCARLO STIVAL

Prima de le feste de Nadàl se copava el porthit. Quasi dhute le fameie ’il’aveva e alora bisognava metese d’acordo col Barba Nato Pinal par fissàla dhornada giusta. El dì prima, me nona Fiorina la lavava i budiei, pardret e revers, parché la diseva che, se no i era neth, i salath i deventavaranthei.

Ancia le fassine le era speciali, magari de ciarpina dei magreith, cusìl’aga la boieva a la svelta.

La matina l’era anciamò scur che impieane el fóc sote la cialdiera, l’agal’aveva da bóie pulidho par dì bin a pelà el porthit.

La s’ciala, par picialo dopo pelat, me pare ’i la poiava sempre al fas-siner; la stadiera par pesalo deane d’imprest via de Glir.

Barba Nato el rivava e subito el beveva una sgnapa par parà via el freite po’, da la so cassela, el tirava fora i cortiei e i li guthava un contro l’altre.

Nealtre canais ’i ne mandava intela ciambra, parché no aveane da ve-de né sentì el porthit morì. Quanc che l’era mort, Barba Nato el beveva ’naltra sgnapa, el ne diseva che el parava via la pura.

Ades scumithia la gran dhornada, l’era da fà par duth, grains e pithui.Dopo pelàt, netàt, pesàt e taiàt a tocs, i preparava la machina par ma-

senà la carne e par mi, se podeve menà la manovela a l’era un onor, in-vethe i pì pithui i li mandava, pa’ schertho, a tò la misura dei salath sem-pre su de Nani Cucola e no ài mai capit parché. I toc de carne i se ingrumavae a la svelta i vigneva scielduth, masenath, salat, pepath e, dopo insacadi,i li piciava su le stange par suiasse.

Me par da sentì anciamò el profumo de chela dhornada là: l’odor de lacarne rostida el se missiava col func e le spethie, ades se disarave «profu-mo d’oriente».

Figadele, salath, sopresse, museth, panthete e toc de ardel i feva belamostra intela cusina e quan che i era fumentath e suiath pulidho i portea-ne intela stanthia.

Al era el companatico par duta l’an. El dì che se copava el porthit al era ’na dhornada speciale, se stava a ciasa dascóla e nessun cri-dava se sporceaneel pavimento de cimento.BRUNA BOCUS FRITH*

La gran dhornada

* nipote di Fausto Bocus Frithnostro compianto collaboratore

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Noi tutti abbiamo più volte sentito affermare cheHalloween è un rito pagano collegato a qualchefesta precristiana celebrata dai druidi, i sacerdo-ti degli antichi Celti, e sopravvissuta alle sop-pressioni del cristianesimo.

Alcuni sono convinti che i ragazzi che vannoper le case a fare lo scherzetto-dolcetto (trick ortreat)1 fanno il gioco del diavolo e delle divinitàpagane. Nulla di più distante dalla verità.

Le origini di Halloween sono, infatti, cristia-ne e, successivamente, americane.

Se Halloween cade il 31 ottobre lo si deve aun papa e i suoi «riti» sono il risultato della pietàcattolica medievale.

È vero che gli antichi Celti dell’Irlandae della Britannia celebravano unafesta il 31 ottobre; questi popoli,però, festeggiavano l’ultimo gior-no di molti altri mesi dell’anno.

Halloween cade l’ultimo giornodi ottobre perché la festa di Ognissanti (in ingle-se All Hallows) cade il primo novembre. La fe-sta in onore dei Santi in Paradiso, anticamente eracelebrata il 13 maggio, ma dal papa Gregorio III(m. 741) fu spostata al 1° novembre il giorno del-la dedicazione della Cappella di Tutti i Santi inSan Pietro a Roma. Più tardi, nell’anno 840 pa-pa Gregorio IV comandò che la festa fosse os-servata dappertutto. Così la sua osservanza si dif-fuse anche in Irlanda.

La sera prima della festa, la vigilia, è chia-mata All Hallows even o, contratta, All Hallowe’en.A quel tempo Halloween non aveva alcun signi-ficato speciale per i cristiani o per gli antichi cel-ti pagani. Nel 998, Sant’Odilo, l’abate del potente

monastero di Cluny nel sud della Francia, ag-giunse la celebrazione del 2 novembre, come gior-no di preghiera per le anime di tutti i defunti cre-denti. Questa festa fu chiamata il giorno di tuttele Anime, diffuso dalla Francia a tutto il restod’Europa.

Ora la chiesa aveva una festa per le anime delparadiso e del purgatorio: e per le altre? Sembrache i contadini cattolici irlandesi fossero interes-sati anche alle sfortunate anime dell’inferno. Dopotutto, se le anime dannate dell’inferno fossero sta-te dimenticate, quando quelle del paradiso e delpurgatorio venivano celebrate, avrebbero potutoessere così infastidite da causare disgrazie e di-

sordini. Così nacque l’usanza dibattere pentole e tegami, nella vi-gilia di Tutti i Santi, per far sa-pere ai dannati che non erano di-

menticati. Così, almeno in Irlanda,tutti i morti venivano ricordati anche

se il clero non guardava con simpatia ad Halloweene non inserì mai nel calendario liturgico la festadi tutti i dannati!

Ma quello non è ancora l’Halloween che vie-ne festeggiato in America, che vuole la gente ma-scherata con costumi carnevaleschi, usanza cer-tamente non irlandese.

Piuttosto, questa tradizione nacque in Franciadurante il 14° e 15° secolo. L’Europa era colpitada ripetute epidemie di peste bubbonica – la MorteNera – e perse metà della sua popolazione. Nonc’è da sorprendersi che i cattolici si preoccupas-sero maggiormente dell’aldilà.

Nel giorno di tutte le Anime si celebravanomolte messe e furono ideate molte rappresenta-

A proposito di Halloween

Anno dopo anno, sta prendendo piede anche in Italia l’usanza di festeggiare, la sera del 31 ottobre, Halloween. Come tante altre abitudini americane, anche questa trova fertile terreno nei giovani sempre pronti, comunque, a divertirsi.

Sulle origini di questa festa si è tanto scritto e tantoparlato alla radio e in televisione e, generalmente, vengono fatte risalire a antichi riti pagani delle antiche popolazioni celtiche. Una cara amica e lettrice de l’Artugna,Carol Thelen, ci ha inviato un articolo scritto da padre Augustine Thompson O.P., che offre un’originale e articolata spiegazione su una diversa genesi di questa festa.

a cura di RITA MARSON

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zioni per ricordare a tutti la caducità della pro-pria vita. Noi siamo venuti a conoscenza di que-ste rappresentazioni («Danza Macabra» o «Danzadella Morte») dai dipinti sui muri dei cimiteri chemostrano il diavolo che guida una catena umanaformata da papi, re, dame, cavalieri, monaci, con-tadini, lebbrosi ecc, nella tomba.

Talvolta la danza era eseguita nel giorno ditutte le Anime da molte persone mascherate convari costumi per rappresentare tutti i momenti del-la vita.

I Francesi si mascheravano il giorno di tuttele Anime, non alla vigilia di Tutti i Santi e gliIrlandesi, che festeggiavano Halloween, non ave-vano l’abitudine di mascherarsi. Come avvenneche le due usanze si fusero? Probabilmente ac-cadde nelle prime colonie inglesi del nord Americanel ’700 quando i cattolici irlandesi e francesi co-minciarono a celebrare matrimoni misti. L’infer-no irlandese conferì alle danze mascherate fran-cesi un significato ancora più macabro.

Ma, come ben sa ogni piccolo «diavoletto»,mascherarsi non è tutto; l’importante è arraffarepiù dolciumi possibile.

Qual è l’origine del «trick or treat»? Questausanza è forse l’aggiunta ad Halloween più stra-na e più americana ed è un contributo involonta-rio dei cattolici inglesi.

Tra il 1500 e il 1700, in Inghilterra, i cattoli-ci non erano riconosciuti legalmente; non pote-vano celebrare le loro funzioni perché venivanomultati, imprigionati e costretti a pagare pesantitasse. Celebrare la messa era un grande reato ecentinaia di sacerdoti furono martirizzati. I cat-tolici cercarono di opporsi a tale sistema.

Uno degli atti di resistenza più stolti fu la con-giura delle polveri, cospirazione ordita ai dannidel re d'Inghilterra Giacomo I e dei membri del-le due camere del parlamento in occasione del-l'apertura dei suoi lavori il 5 novembre 1605. Tragli ideatori del complotto c’era anche Guy Fawkesche aveva il compito di dar fuoco a 36 barili dipolvere da sparo sistemati in un sotterraneo checonduceva proprio sotto la Camera dei Lord. Ilpiano venne smascherato. Fawkes venne arresta-to e sotto tortura confessò i nomi dei mandanti,quasi tutti uccisi durante l'arresto o impiccati conlo stesso. Il 5 novembre, il «giorno di Guy Fawkes»,divenne un giorno di festa e ancora oggi, inInghilterra si festeggia con spettacoli di fuochid’artificio. Durante il periodo anticattolico, inInghilterra, bande di festaioli mascherati pas -

savano di notte nella case dei cattolici, burlan-dosi di loro e chiedendo birra e dolci per cele-brare la festa: «trick or treat»!

Il «giorno di Guy Fawkes» arrivò nelle colo-nie americane con i primi insediamenti inglesi maai tempi della Rivoluzione Americana, il vecchiore Giacomo I e Guy Fawkes erano ormai quasidimenticati: tuttavia il «trick or treat» era troppodivertente per essere abbandonato. Fu spostato al31 ottobre, il giorno della mascherata francese eirlandese.

Ecco nato il moderno Halloween! Ma cosa c’entrano le streghe? Bene, non so-

no altro che una inutile aggiunta voluta dai pro-duttori dei biglietti di auguri per la festa. Comel’inserimento, alla fine del 1800, dello «jack - o’-lantern» le lampade fatte con le rape (non con lezucche).

La prossima volta che qualcuno afferma cheHalloween è una festa «demoniaca» spiegategliil significato di All Hallows Even (vigilia di Tuttii Santi) e invitatelo a riscoprire il suo significatocristiano insieme alle due più grandi e importan-ti feste cattoliche che lo seguono.

P. AUGUSTINE THOMPSON O. P.

È consuetudine, negli Stati Uniti,che – la notte di Hallowen – i bambini, travestiti con mascheree costumi «terrificanti», passinodi casa in casa minacciandoscherzi se non ricevono in cambiodolcetti o monetine.

1.

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18

A la pesca de beneficensa...

«Rosa, ato vedut che bela Pesca? Quanta roba!»«Eh sì, pensa che i’à scominthiat a metà lui.

La Francesca Rosit e la Marcela Carnitha l’é du-de a comprà le robe e dopo ’na desena de feme-ne le à lavorat dute le sere fin a miethanòt par fàsù i bilieti, preparà i regai par dopo meteli in mo-stra su i scafai. Pensa quindesemila bilieti... le àlavorat sodo!»

«E le urne? Ato visto che bele urne che i à?»«Sato Rosa chi che i le à fate? Rafaele Momoleti.

Chel fantat ’l à le mans de oro. Ogni an chel vina Dardac al fa calcossa: un an le porte de la Glesia,un an la s’ciala par di sù intel orghin, ’sto an ’l àfat le urne e i scafai pa’ la Pesca e in pì, in te lacanonica, ’l à fat el siolo pa’ l’Artugna, te sa unlà che i se ciata pa’ scrive l’Artugna. E dut pardebant!»

«Eh sì, ’l é veramente un bravo on. Manco mal che l’era la Pesca ’sto an senò non ’l eranient’altre, a parte la giostra pai canais e la mu-sica dò de le scóle!

Maria, te te penseto quan che ’l era i baleth inplatha e la tombola? Alora sì che ’l era Feragosto!Sato parchè no i li fa pì?»

«Ai sentut dise che no ’i à el palco e no ’i àvolontari par falo sù. Te sa i é sempre chiei che ise presta e i dovins che i vin sù, no duti i à vóiade scombate pa’ la comunità, ’i à altri interessi!»

«’L é propio un pecado, Maria, parchè elDardagosto ’na volta ’l era propio bel! Speronl’an che vin, se soi anciamò cà, de vedelo!»

«Ben, te saludhe Rosa, vade a tentà la fortu-na anciamò ’na volta, chissà che no ciape la te-levision, la me darave propio pulido in cusina!»

«Nòte, Maria, mi vade a dormì, a ’l é ora!»

Sul Sagràt...

«Di’, Toni, ato sentut che bela Messa?»«Propio bravi ancia i cantori. I manciava i do-

vins, parchè i é in Romania co l’Artugna, ma an-cia i veci i é bravi».

«Eh sì, Gigi, podon dise che i se presta pro-pio, i é sempre chiei, e i é sempro disponibili.Varda par esempio unchìsul Sagràt, l’altro dì unchi ’l era, ’na bela squa-dra a lavorà: Ustin Cariolacoi so dendres ’l é beldàun bel poci de ains che irincura la thiesa, e i fa net».

«Ere l i dómà lor?»«No, no, mi ài vedut

Luciano Ponte , MarioFuser, Ugo Pala e altres edopo Spedito ’l à tirat forale bandiere e i la plantadhesul Sagràt. I é propio bravi,parchè ’l é un lavoron sato.I ains i va avanti i deventasempro pì veci, speron che i vigne sù altres: la nova ge-nerathion!»

Quatro ciacole al dì de la sagra

Cogliamo l’occasione per ringraziare vi-

vamente l’infinito numero di volontari

che ogni anno si adopera a far sì che la

«Festa della Madonna» a Dardago non

vada a morire completamente.

Grazie, quindi, a tutto il Gruppo della

Pesca che con il suo operato ha raccol-

to una considerevole somma di denaro

che sarà devoluta alle opere della

chiesa.

Grazie al CFD che ha allietato lo spiri-

to... e lo stomaco nei quattro giorni del-

le feste. Ed infine un ringraziamento par-

ticolare al gruppo di gentili signore che

si prendono costantemente cura della no-

stra bella chiesa per mostrarla al mas-

simo del suo splendore.

Alberto Lorenzini e Marcella Bastianello Carnithadavanti alle nuove urne per la pesca costruite e donate da Raffaele Zambon Momoleti.

Passando tra un gruppo e l’altro durantele feste ferragostane a Dardago ho coltoframmenti di conversazioni che mi piacequi riportare.

ADELAIDE BASTIANELLO

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Dall’8 al 17 settembre 2000 si è svolta con suc-cesso la 33a edizione della Festa dei Funghi edell’Ambiente.

In questi 33 anni la manifestazione ha sa putomantenersi fedele alle tematiche tra dizionali; al contempo però ha saputo crescere, arricchen-do il programma con nuove iniziative e rag-giungendo risultati sempre più interessanti e qualificanti.

È motivo di orgoglio il fatto che le istituzio-ni non solo appoggiano la manifestazione, ma lascelgono come strumento efficace per portareavanti progetti importanti.

La Regione ha scelto Budoia come sede pri-vilegiata per la presentazione della nuova leggeregionale sulla «Disciplina della raccolta e della commercializzazione dei funghi epigei nelterritorio regionale».

All’incontro, tenutosi domenica 17 settem-bre alle ore 17.00, sono intervenuti ClaudioAngelini (Responsabile dell’ispettorato micolo-gico Azienda Sanitaria del Friuli Occidentale),Antonio Zambon (Sindaco di Budoia), IsidoroGottardo (Presidente del gruppo Popolare inConsiglio Regionale e autore della nuova legge)e Giorgio Pozzo (Assessore Regionale alla ge-stione faunistica e venatoria, alle autonomie lo-cali alle foreste e ai parchi).

La Festa dei Funghi e dell’Ambiente era sen-za dubbio il contorno più adatto per tale evento:da 33 anni la Mostra Micologica è uno strumen-to primario a livello regionale di divulgazionedella conoscenza dei funghi; inoltre si è recen-temente costituita una sezione micologica pres-so la biblioteca civica.

Puntando su queste prerogative la Pro Locoha proposto Budoia come sede dei corsi di for-mazione a cui gli appassionati di funghi dovran-no partecipare per ottenere il patentino necessa-rio alla raccolta.

Alla fine dell’incontro Giorgio Pozzo si è pre-stato a rispondere ad alcune domande:

Quali sono le motivazioni che stanno allabase della normativa?

«È possibile schematizzarle in 3 punti fon-damentali:– inserimento della regolamentazione riguar-

dante i funghi nel complesso più ampio dellenorme di tutela ambientale (concernenti ma-terie come agricoltura, gestione faunistica);

– certezza del diritto: si vogliono definire chia-ramente quali sono i soggetti legittimati allaraccolta, quali possono godere di particolariconcessioni, quali devono sottostare a limita-zioni o dinieghi; vengono stabilite le normecomportamentali, ad esempio nel rapporto coni proprietari terrieri;

– concessione di permessi temporanei come ele-mento di sviluppo turistico: agli individui chedimostrino la loro permanenza nelle struttured’accoglienza di zone in cui il turismo non èsufficientemente sviluppato, viene rilasciatoun permesso limitato al periodo di presenza».

Quali sono le innovazioni rispetto al passato?

«Il Friuli-Venezia Giulia – spiega con orgo-glio Pozzo – è la prima regione in Italia a intro-durre la nuova normativa sulla raccolta dei fun-ghi. Rispetto alla situazione precedente ci sonodue innovazioni fondamentali: il rilascio di un’au-torizzazione permanente dopo il superamento diun colloquio orale su materie inerenti i funghi eai comportamenti che il raccoglitore deve assu-mere, e l’istituzione dei permessi temporanei».

Sono previsti alcuni casi per cui non sia ne-cessario superare l’esame?

«Sono esentati dalla prova orale coloro chenegli ultimi 7 anni siano stati possessori del vec-chio permesso almeno 3 volte».

Come mai lei stesso aveva ritirato il rego-lamento d’attuazione di questa legge?

«È opportuno che, nell’indicare le zone incui è concesso il permesso di raccolta ai resi-denti, non siano elencati i Comuni, bensì i re-quisiti che questi devono possedere: i comuni de-vono dimostrare usi e consuetudini consolidatiriguardo la raccolta dei funghi, e una reale esi-genza di rilancio turistico».

Che ruolo potrà avere Budoia nel contestodell’attuazione della nuova legge?

«Ritengo che Budoia abbia una valenza tra-dizionale di punto di riferimento; vedo volentie-ri il paese come sede permanente di una scuoladi formazione per il conseguimento delle auto-rizzazioni alla raccolta, per garantire una costanteattività di educazione in materia».

MARTA ZAMBON

Funghi, per incontrarsi e crescere

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FOTO IN ALTO: PIAZZA BUDOIA – IL MUNICIPIO

Saggio ginnico fine anno scolastico 1935 (i ragazzi sono in divisa di Balilla prescritta all’epoca).

Sull’ingresso del municipio si notano:don Celestino Prataviera e l’insegnante Irma Burigana.

Alla sinistra: Giovanni Coassin, Carlo Carlon (?), le insegnanti Maria Scalari e Italia Nanino e tutte le altrefacenti parte del plesso scolastico.

Alla destra: Adriano Sanson (nella sua veste di MessoComunale doveva portare il berretto, Kepi). Gli sono accanto Angelo Burigana Spinel e Andrea Carlon Bric.

All’angolo (in maniche di camicia): Giuseppe ZambonCrot.

I militari sono del 71° Ftr., con sede in Sacile: sono in loco per le esercitazioni di Reparto. Gli accantonamenti avvenivano presso abitazioni vuote.A quei tempi e per lo stesso motivo (esercitazioni) si avvicendavano vari Reparti militari, compreso ilCavalleria Saluzzo. È presente anche la fanfara delReparto, sul lato destro. (Altri tempi, altra mentalità dellealte Sfere militari: oggi manco puoi sognarne la presenza, neanche alle cerimonie ufficiali).Si nota il triciclo del gelato, (proveniva da Pordenone).Cari ricordi, mancando «il vil danaro» si sopperiva con le uova che le mamme davano ai piccoli perché pagassero la «pallina» di gelato. La foto è ripresa dalla terrazza di Marianna Patrizio,all’epoca (ora Callegari).

FERDINANDO CARLON(Foto di proprietà di Ferdinando Carlon)

’N te la vetrina

Giovanni Busetto Bronte,nato a Dardago il 16 dicembre 1883 e morto a Venezia il 16 gennaio1943, fu mugnaio anche a Budoia nel 1942/43, in sostituzione di UmbertoLachin, chiamato alle armi.(Foto di proprietà di Giacomina Busetto Zambon)

Le cinque cognate Zambon tutte riunite!Adriana, Antonia, Teresa, Concetta.

(Foto di proprietà di Ines Zambon Puppin)

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DARDAGO 15 GIUGNO 1927 – 1ª ELEMENTARE

1ª fila in alto, da sinistra: Cirillo Zambon, CrispinoBusetti, Alfredo Busetti, Andrea Bocus, GirolamoZambon, Aldo Del Maschio, Bruno Zambon Marin,Mario Zambon Pinal, Valentino Bocus, GiovanniZambon Momoleti.

In basso: Valentino Zambon Colus, Giovanni Calderan,Mario Zambon, Dario Zambon, Augusto Zambon,Giovanni Zambon Mao, Luigi Zambon Lusol, VittorioZambon, Firmino Ponte, Mario Ponte, Giorgio Ponte,Maestra Lachin.

(Foto di proprietà di Mario Ponte)

Osvaldo Puppin e la moglie Marianna Carlon, attorniatidalla loro numerosa prole.

Da sinistra: Maria (1903), Domenico (1904), Alba(1906), Angelo (1908), Giuseppe (1910), Narciso(1912), Luigi (1913), Antonio (1915), Ferruccio (1917),Gisella (1920).

(Foto di proprietà di Giuseppina Puppin)

Mia nonna, Luigia Bastianello Thisa, nata il 2 settembre 1857, a Dardago, figlia di Valentino e di Angela Rigo, rimase orfana in tenera età.Ancora adolescente, conobbe mio nonno Angelo Panizzut Smanio, scalpellino in Austria,che si accorse della sua bellezza e della sua bontà, tanto che la chiese in sposa.La ragazza pensò subito a prepararsi il corredo, procurandosi la tela di lino e di canapadalla tessitura Besa di Santa Lucia; non aveva, però, la possibilità economica per l’acquisto dell’abito da sposa, cosicché confidava con tono determinato ai suoi cari: – Me spose col vestito de la duminia! – .Allora il giovane Angelo pensò egli stesso – cosa insolita per il tempo – a regalarne uno,nuovo ed elegante, oltre ad un paio di scarpe con fiocco rasato. E perché non i orialla sua bella? Era già di per sé bella la sua sposa diciottenne, ma la colana de corais co la stela de oro e un per de recini a bucola de filigrana, ulteriore suo regalo, la resesplendente. Così abbigliata fu la più bella sposa di quell’inverno.Aveva un carattere allegro, amava cantare e scherzare, adorava i bambini. Un giorno il nonno si arrabbiò, perché i bambini scherzavano e – a suo parere – disturbavano. Allorala nonna li rimproverò: – Vardeit de esse boni, parchè no se sa mai che tóme dó calcossadal camin.E così, all’insaputa di tutti, salì sul tetto e si mise a rimproverare i piccoli, facendo giungere la sua voce alterata attraverso la canna fumaria. Ottenne silenzio... almeno per un po’! Mi piace ricordare così la mia cara nonna.

ADRIANA PANIZZUT ZAMBON

(Foto di proprietà di Adriana Panizzut)

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pidocchi. Tre tipi di pidocchi sonoparassiti obbligati dell’ospite uomo:a) il pidocchio del corpo o dei vestiti ormai scom-parso nei nostri climi dalla fine della secondaguerra mondiale. Qualcuno ricorderà di sicuro igrandi mastelli pieni di acqua in ebollizione, neiquali i soldati bollivano i propri abiti, per elimi-nare i pidocchi.b) Il pidocchio del pube volgarmente definito«piattola» per la sua forma piatta e più tozza ri-spetto a quello del capo. Il contagio può verifi-carsi per contatti sessuali oppure per contatto in-diretto tramite i servizi igienici.c) Il pidocchio del capo che negli ultimi anni haavuto una enorme diffusione nella popolazioneinfantile, anche grazie al fenomeno dell’acquisi-ta resistenza ad alcune sostanze usate per com-batterlo, proprio nello stesso modo e con gli stes-si meccanismi, messi in opera dai batteri e virus.

Sono i bambini dei nidi, della scuola mater-na e dei primi anni della scuola elementare ad es-sere colpiti per primi. Alle famiglie è bene ri-cordare che, al giorno d’oggi, «prendere i pidocchi»non rappresenta un segnale di scarsa igiene per-sonale e familiare, né tantomeno di sporcizia edi povertà.

L’identificazione del pidocchio con la scarsaigiene personale è la causa principale della ten-denza, da parte della famiglia, a nascondere larealtà, con gli amici, vicini, e nella scuola conconseguenze facilmente intuibili. Ogni azione di-retta a limitare la diffusione della pediculosi nonpuò non passare da una corretta informazione del-le famiglie, anello essenziale nella battaglia con-tro i pidocchi.

In caso di scarsa collaborazione da parte del-la famiglia, alle strutture scolastiche e sanitariedevono poter utilizzare tutti gli strumenti che pos-sano garantire la tutela del singolo e della col-lettività. In caso di frequenti recidive, legate al-la scarsa sensibilità al problema di alcuni genitori,è necessario che, per poter frequentare la comu-nità, i casi accertati esibiscano certificazione me-dica di non contagiosità.

Qualora si verifichino situazioni di partico-lare gravità la certificazione potrà essere richie-sta da parte del Direttore Didattico per intere clas-si. Tale certificazione dovrà essere rilasciata previavisita di controllo, in presenza di uno degli eser-centi la patria potestà.

DEMETRIO ADORE

Medico di base del Comune di Budoia

La vôs del medeLa vôs del mede

è la rubrica curata da

medici del nostro Comune che desiderano dare, ai nostri lettori, informazioni

e consigli utili sulla salute.

Negli ultimi tempi la popolazione di Budoia hadovuto affrontare un problema abbastanza nuo-vo per i tempi moderni, ma ben noto nel passatocome ricorderanno i nostri anziani: «LaPediculosi» volgarmente chiamata «Pidocchi».

È proprio per questo motivo che cercherò bre-vemente di spiegarvi le varie differenze tra la ti-pologia di parassitosi della pelle, sperando ditranquillizzare le persone che sono incappate intali eventi e spiegare loro che cosa si deve faree/o si può fare se nel futuro dovessero imbatter-si in questi parassiti.

Tratterò tre delle quattro patologie parassi-tarie più comuni della pelle quali: scabbia, pe-diculosi del capo e ftiriasi del pube (pediculosidel pube). Un’altra comune patologia parassita-ria, la puntura di zecca, è già stata trattata nel’Artugna n. 87 (agosto 1999).

SCABBIA

La scabbia è una malattia parassitaria pre-sente in tutto il mondo e ancora frequente nel no-stro paese. Il contagio può avvenire per contattiinterpersonali (rapporti sessuali), ma più spessosi verifica per contagio indiretto tramite gli ef-fetti letterecci (lenzuola, pigiami, coperte, etc.).Il numero di parassiti che infestano il paziente èlimitato e varia da 10 a 40 e il tempo necessarioalla comparsa dei sintomi dipende dal numero diparassiti. Il maschio è più piccolo della femmi-na e muore dopo l’accoppiamento. La femminagravida scava all’interno della pelle un piccolotragitto sinuoso (cunicolo) e vi depone da 10 a20 uova. La scabbia si manifesta con intenso pru-rito soprattutto alla sera, il calore ha un effettoscatenante e la malattia ha un decorso cronico.Colpisce prevalentemente le ascelle, i genitali, iglutei – sotto glutei, gomiti e bordi laterali deipiedi. La terapia viene eseguita con bisolfuro didimetilfenilene (MITIGAL) applicando il pre-parato per 3-5 giorni dopo il lavaggio. Dopo iltrattamento possono persistere anche per mesidelle piccole papule che sono espressione di unareazione allergica del tessuto e che comunquescompariranno con il tempo. Ovviamente al ter-mine della terapia si procederà al cambio com-pleto della biancheria che andrà disinfestata conlavaggio in acqua calda o a secco.

PEDICULOSI DEL CAPO

Con il nome di pediculosi s’intende l’infe-stazione del corpo (capo e/o pube) da parte dei

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COME SI MANIFE-STA

Il prurito è il sintomo prin-cipale e la pelle può pre-sentarsi arrossata. Può esservi una moderata in-fiammazione delle ghian-dole linfatiche dietro le orec-chie e nella parte posterioredel collo. A volte l’infesta -zione può essere priva di sintomi particolari. I punti in cuii pidocchi si localizzano sono soprattutto il cuoio capel-luto, particolarmente nella zona della nuca e dietro le orec-chie, ma possono ritrovarsi anche tra le sopracciglia, leciglia e la barba.

QUALI SONO I RISCHI

Le lesioni superficiali prodotte dal grattarsi si possono in-fettare con batteri (foruncolosi, impetigine).

COSA SI DEVE FARE

1. Il trattamento della pediculosi del capo è basato sull’im-piego di prodotti contenenti sostanze antiparassitarie, dilibera vendita in farmacia. I prodotti vanno utilizzati ri-spettando le informazioni contenute nelle rispettive con-fezioni. Per favorire il distacco delle lendini è utile petti-nare i capelli con un pettine fitto, meglio se bagnatonell’aceto caldo. Un secondo ciclo di trattamento può es-sere ripetuto dopo 8-10 giorni per eliminare eventuali in-setti nati nel frattempo da lendini rimaste vitali dopo ilprimo trattamento.2. Per essere sicuri di stroncare l’infestazione è neces-sario sottoporre al trattamento tutti i componenti della fa-miglia. In alternativa, si deve ispezionare attentamente ilcapo di ogni soggetto convivente per escludere la pre-senza di pidocchi o lendini.3. Lavare tutti i vestiti, la biancheria del letto e da bagnosubito dopo il trattamento per evitare reinfestazioni. Il la-vaggio a caldo in lavatrice o il lavaggio a secco consen-tono l’uccisione degli insetti. Spazzole e pettini vanno ac-curatamente lavati in acqua calda, lasciati immersi per 10minuti circa in acqua calda (65 °C ca) o immersi in unasoluzione acquosa di un antiparassitario (lo stesso impie-gato per il trattamento).4. Non esistono prodotti specifici per prevenire i pidoc-chi. La miglior prevenzione è basata sull’igiene dei capel-li, che vanno lavati frequentemente con i normali shampooe controllati regolarmente, soprattutto nei bambini e sog-getti che vivono in comunità affollate come scuole, caser-me, ecc.5. Non scambiare cappelli, sciarpe o foulard con altre persone.6. Dopo aver effettuato un trattamento è possibile esse-re riammessi in una comunità.

QUANDO RIVOLGERSI AL MEDICO

1. Quando compaiono lesioni con formazione di pus ocon croste e i capelli emanano un cattivo odore.2. I sintomi dell’infestazione ricompaiono dopo il trattamento.

Da molto tempo la redazione sentiva la necessità di un locale da utilizzare come sede e archivio del nostro periodico.

Lo scorso anno ci fu assegnata una grande sala al se-condo piano della canonica, la cui sistemazione è statapossibile, quest’anno, grazie alla generosità e alla colla-borazione di molti amici a cui esprimiamo, da queste pa-gine, il nostro più sincero ringraziamento.

Ricordiamo, in ordine cronologico, Raffaele Zambonche, con l’aiuto di Alberto Janna, ha provveduto alla po-sa del pavimento; il Mobilificio Poletto – nellapersona di Ario Ros – che, grazie all’in-teressamento di Domenico Verardodi Tamai, ha fornito gratuita-men te a rmad i e t avo l i ;Maurizio e Ivan Carlon,Sandro Baracchini e RinoZ a m b o n c h e h a n n o provveduto al montag-gio dei mobili.

Speriamo di poterinaugurare nei primi mesi del 2001 la nuovasede, festeggiando, così,il 30° anno della nostra attività.

LA REDAZIONE

Pediculus humanus capitis

Umberto Sanson

BUDOIA e il suo territorioVolume II

Proponiamo ai lettori il 2° volume sulla toponomasticalocale, presentato allapopolazione il 18 novembre.

La pubblicazione è in venditapresso le edicole di Dardago e Budoia.

Come le maggiori testate,anche a noi...

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Si ringrazia la nostra lettrice

Edia Signora per averci inviato

la ricetta della «Gubana»

Intorvìa la tóla

Gubana (dosi per 2 dolci)

Ingredienti per la pasta 2 cubetti di lievito di birra2 bustine di vanillina1 bicchiere di latte2 cucchiai di zucchero4 uova1 bicchiere di olio di semisale750 g di farina 00

Ingredienti per il ripieno 2 pacchetti di uvetta2 pacchetti di pinoli da 50 g2 pacchetti di amaretti (circa 500 g)150 g di burro100 g di mandorle sgusciate1 bicchiere di grappa1 bicchiere di rhum

PreparazionePreparare il lievito come per fare il pane 6-7 oreprima con il latte e un po' di farina. Passato que-sto tempo sbattere le uova con lo zucchero, la va-nillina e l'olio di semi; unire questo composto al

lievito e proseguire con la lavorazione fino alcompletamento della farina. Lasciare riposare lapasta per 30/45 minuti. Riprendere la lavorazio-ne per 15/20 minuti. Lasciare riposare ancora per 30/45 minuti. Durante questo «riposo» pre-parare il ripieno: triturare gli amaretti con un batticarne ed in una terrina grande unirli all'uvetta(non bagnata), ai pinoli e alle mandorle sminuz-zate; bagnare il tutto con i liquori. Mescolare tut-to in modo omogeneo. Lasciare riposare.Lavorare per l'ultima volta la pasta, dividerla indue e tirarla più fine possibile.Dividere il composto in due e stenderlo in modoomogeneo sulla pasta. Sopra il ripieno distribui-re il burro a fiocchi, arrotolare ben stretto e quin-di dargli la forma tipica di gubana (a forma di spi-rale). Cuocere per 35/40 minuti circa a 180 °C.

N.B. A chi non piace mol-to il sapore di liquore puòmettere un bicchiere di liquore e un bicchiere disciroppo (1 bicchieredi acqua con 3-4 cuc-chiai di zucchero).

Trippa di casa nostraIngredienti per 8 persone1 kg di trippa250 g di cipolla500 g di pomodori80 g di pancetta60 g di olio e burro3 mestoli di brodouna manciata di prezzemoloformaggio grattugiato1 gamba di sedano1 carota1 spicchio d’agliosale e pepe

PreparazioneTagliare la trippa a strisce, lavarla e farla bollireper 5 minuti, e buttare via poi l’acqua. Far roso-lare nel burro e nell’olio, uno spicchio d’aglio,250 g di cipolla, il sedano e la carota in parti ugua-li e 80 g di pancetta.Unire, quindi, la trippa, 500 g di pomodori pelatie tritati ed una manciata di prezzemolo. Lasciarcuocere fino a che il pomodoro si sarà un po’ asciu-gato. Bagnare, quindi, con 3 mestoli di brodo, sa-le e pepe in misura necessaria. Cuocere a fuocolento per 3 ore badando che rimanga piuttosto mor-bida. Servirla con formaggio grattugiato.

A CURA DI MELITA E AIDE BASTIANELLO

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THINQUANTA AINS IN TEL 2000

I Coscritti del 1950 del nostro Comune non per-dono mai l’occasione per ritrovarsi. Festeggiare50 anni nel 2000 era comunque d’obbligo e lorose lo stavano pregustando da tempo. Con una gi-ta organizzata il 6 e 7 maggio nella splendidaVienna Imperiale, hanno trascorso insieme duesplendide giornate che resteranno sicuramente trai loro più bei ricordi.

SOLIDARIETÀ A LIGNANO SABBIADORO

A Lignano Sabbiadoro, con il Patrocinio delComune di Lignano e dell’Azienda di PromozioneTuristica della località balneare, si svolge giovedì27 luglio, la tredicesima edizione della serata disolidarietà organizzata dal Lions Club locale conla regia di Giancarlo Deganutti. Conducono lospettacolo due noti beniamini del pubblico tele-visivo: Maria Giovanna Elmi e Bruno Pizzul.L’arena è al completo ed assiste alle frenetichedanze latino americane del gruppo brasiliano LeMistura Boa; sul palco poi si avvicendano Adrianodel Sal alla chitarra classica, i fratelli Simonettaal pianoforte e Denis Biason alla chitarra, ArmandoBattiston al piano. Si esibisce inoltre in formasmagliante il Collis Chorus di Budoia diretto daRoberto Cauz interpretando magistralmente ilMusical West Side Story, inoltre un’esuberanteesibizione di Sdrindule in Fritz e Stritz e, dulcisin fundo, il presidente Lions Luigi Lachin, notocome la voce di Lignano, fa da cornice cantan-do My Way emulando il Sinatra dei tempi mi-gliori. Le cospicue offerte raccolte sono impie-gate per aiutare i portatori di handicap del Comunedi Lignano Sabbiadoro.

Complimenti per l’impegno nel sociale pro-fuso da Luigi Lacchin, con l’augurio di ripetereuna simile iniziativa a Budoia, nel 2001.

DAVIDE FREGONA

Cronaca 25

Foto sopra: tra le imperiali vie asburgiche per festeggiare il mezzo secolo di vita.

Foto sotto:il Collis Chorus dà fiato per solidarietà ai portatori di handicap.

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’NA DISGRATHIA

In occasione della Festa dei funghi e dell’am-biente, il giorno 17 settembre, durante la marciaè morto Giuseppe Scaramuzza di 57 anni, nellevicinanze della pizzeria Ciastelat. Era un frequentatore delle nostre zone ed un ap-passionato d’ogni tipo di marcia. In maggio ave-va raggiunto a piedi Roma, per partecipare alGiubileo.

ESPEDITO ZAMBON

PAR TREVISO...

Gran successo per la gita a Treviso organizzatadalla Pro Loco domenica 8 ottobre: la corriera èpiena e, anzi, più di qualcuno deve rinunciare perl’esaurimento dei posti a disposizione.

Già durante il viaggio prende la parola FernandoDel Maschio, che anticipa alcune informazionisulla mostra «La nascita dell’Impressionismo»al-lestita alla Casa dei Carraresi: la rassegna, com-prendente 160 capolavori provenienti dai museidi tutto il mondo, svela il filone artistico che haportato a questa forma d'arte.

Arrivati a Treviso, chi da solo, chi con l’au-silio di una guida, rimane incantato alla vista deimigliori quadri di Corot, Courbet, Rousseau,Boudin, Cezanne, Degas, Manet, Monet, Renoir,e molti altri.

La mostra riscuote notevoli apprezzamentiunanimi, vista la capacità di suscitare l'entusia-smo sia degli intenditori, sia di coloro che sonoa digiuno d'arte.

La gita prosegue con una passeggiata nel cen-tro storico di Treviso, sempre sotto la guida delnostro Cicerone, che fornisce interessanti nozio-ni sulla Piazza dei Signori, Piazzetta Monte deiPegni, via Calmaggiore e il Duomo.

Il pranzo viene consumato presso un agri -turismo a Cornuda, dove, gustando un menù ricco e prelibato, trascorrono tre ore in allegracompagnia.

Nel pomeriggio si parte per Villa Barbaro aMaser, una delle affascinanti ville venete, pro-gettata dal Palladio e affrescata dal Veronese.

La giornata si conclude in una cantina a ColS. Martino: per strada è il dottor Callegari a espor-re i pregi delle suggestive colline del Prosecco.

Foto a sinistra: Giuseppe Scaramuzza.

Foto al centro:settantenni in festa. Il 30 agosto2000 i coscritti del 1930 hannofesteggiato allegramente i loro 70 anni raggiunti. Dopo averascoltato la Santa Messa di ringraziamento nella chiesa di Santa Lucia, hanno partecipatoal pranzo in un ristorante del luogo.

Foto in basso:un folto gruppo di Budoiesi su e giù per i colli trevigiani, tracultura e... cantine.

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In cantina viene illustrato dettagliatamente il pro-cesso di vinificazione, di cui alla fine tutti degu-stano gli ottimi risultati.

A fine giornata l’intera comitiva è entusiastae auspica che si ripeta presto un’esperienza co-me questa, in cui si coniugano momenti cultura-li a quelli ricreativi.

EL NÒF VESCUL

Il Santo Padre Giovanni Paolo II ha accettato indata 16 settembre la rinuncia al governo dellaDiocesi di Concordia-Pordenone, per raggiuntilimiti di età (75 anni), di Monsignor Sennen Corrà nominando suo successore il VicarioGenerale di Vittorio Veneto, Monsignor OvidioPoletto.

Il nuovo Vescovo ha ricevuto la pienezza delsacerdozio per l’imposizione delle mani di 13Vescovi, durante un suggestivo e solenne ritosvoltosi nella cattedrale di Ceneda l’11 novem-bre scorso. Presiedeva la cerimonia, durata circa due ore, il Vescovo di Vittorio VenetoMonsignor Alfredo Magarotto con a lato l’attua-le Vescovo di Trieste e già di Vittorio VenetoMonsignor Eugenio Ravignani ed il nostroAmministratore Apostolico e suo predecessoreMonsignor Sennen Corrà.

Al termine della concelebrazione MonsignorPoletto si rivolgeva ai presenti, delineando il suoprogramma pastorale, spiegando che con il mot-to episcopale che si è scelto «In Unitate Spiritus»,vuole riassumere il suo nuovo operato nella nostra Chiesa diocesana che va dai monti al mare.

Il nuovo Vescovo ha fatto solenne ingresso inDiocesi il giorno 8 dicembre, solennità dellaImmacolata Concezione, mettendosi subito al la-voro per conoscere da vicino la nuova realtà af-fidatagli alle sue cure pastorali.

Nato a Caneva, il 27 marzo 1935, dopo glistudi in seminario, è stato ordinato Sacerdote aCordignano il 6 luglio 1958, svolgendo tutti i ser-vizi da cappellano a Parroco, ad educatore in se-minario, a responsabile di vari organismi dellacuria vescovile, sino alla nomina a VicarioEpiscopale, e successivamente Generale; quindi,un sacerdote temprato, un solido educatore sem-pre in obbedienza al Papa ed a servizio dellaChiesa. Proprio in spirito di filiale ossequio al

Successore di Pietro, ha accettato di diventare no-stro Vescovo.

«Passavo spesso per Budoia in bicicletta, quan-do ero più giovane, mi auguro di venirvi a tro-vare presto». Sono state queste le parole rivoltea Don Adel, nostro Parroco, che insieme ad unfolto gruppo di sacerdoti diocesani e fedeli hapartecipato al solenne rito.

A Monsignor Ovidio auguriamo un fecondoministero episcopale, ricco di vere soddisfazioni.

A Monsignor Sennen Corrà, che resterà aPordenone quale Vescovo Emerito, il grazie dicuore per gli 11 anni di servizio, accompagnatodalla nostra preghiera per la Sua persona e per ilbene che continuerà a svolgere anche «dopo lapensione».

MARIO POVOLEDO

Il neo vescovo OvidioPoletto al momento

dell’imposizione delle mani da parte

di S.E. Sennen Corrà.

(Foto di Missinato)

*

La Redazione dà il benvenuto al

nuovo vescovo e porge i migliori e cordialiauguri di una lungamissione episcopale

tra la sua gente.

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I À SONÀT A PORDENON

Si è concluso con il concerto finale eseguito daivincitori della manifestazione la quarta edizionedel concorso pianistico Luciano Gante, organiz-zato dall’Istituto di musica della Pedemontana –con la collaborazione della Provincia di Pordenone,la Pro Pordenone ed i Comuni di Pordenone edAviano – per ricordare la memoria dell’artista trie-stino scomparso nel 1993.

Ad aprire la serata di gala è stato RobertoCorlianò, giunto secondo e al quale la giuria ha as-segnato il premio speciale Beethowen. Il pianistabarese ha eseguito «Apres une lecture du Dante»di Listz, cui ha fatto seguito «Tres danzas Argenti -nas» di Ginastera. Quindi è stata la volta di LucaRasca, classificatosi primo nella manifestazionenonché vincitore del premio speciale per la miglioresecuzione di un brano del ’900. Rasca ha esegui-to «Barcarola» op. 60 di Chopin e la Sonata n. 7,op. 83 di Prokofiev.

ANTONIO LIBERTI

I comunicandi con Don Adel, lacatechista Rosetta Gagliardi e SuorAlbertina.In alto, da sinistra: Matteo Boen,Nicholas Stronbach, LeonardoBortolini, Fabio Carlon, EmanueleQuaia.In basso: Francesca Lucia,Francesca Del Fabbro, IrenePanizzut, Silvia Signora, MatteoSignora, Denis Fort, Cristian Fort. (Foto Martin – Vigonovo)

PAR DHUTI I GUSTI

Con il titolo «Genti e Luoghi della Pedemontana:libri specchio di una cultura» si è tenuta, tra la fi-ne di ottobre e l’inizio di dicembre, una interes-sante rassegna imperniata sulla presentazione diquattro volumi. ’Na vita perfida di Bepi Carone,il libro è una raccolta di canti e villotte della zo-

JEANETTE THOMPSON IN CONCERTO

Mercoledì 6 dicembre nella chiesa di Budoia si tiene un concerto della famosa soprano Jeanette Thompson, accompagnata al pianoforteda Kenneth Merril.

L’evento è organizzato dalla Regione, con ilsupporto dell’ERT (Ente Teatrale Friuli-VeneziaGiulia) e la collaborazione della Pro Loco diBudoia. Jeanettte Thompson si cimenta con sa-pienti interpretazioni sia nel repertorio lirico, chein brani Spiritual e Gospel: al concerto sono pro-tagoniste le tradizioni musicali dei negri d’America,da cui emerge ora il sentimento di dolore delloschiavo che sfoga il suo lamento nella preghiera,ora il gioioso ringraziamento a Dio.

na di Polcenigo. La presentazione del prof. PaoloTrevisan è stata accompagnata da esemplifica-zioni musicali de I Vociofoli di Fontanafredda.Nella seconda serata è stato presentato il volumeRacconti Popolari Friulani edito dalla Società Fi -lo logica Friulana. Sono intervenuti i proff. PieraRiz zolati e Carlo Zoldan.

Nel corso della serata sono stati letti e rac-contati alcuni brani nella parlata locale. Il secon-do volume Budoia e il suo territorio: l’antica to-ponomastica di Dardago e Budoia di UmbertoSanson è presentato nel corso della terza serata.Sono intervenuti il prof. Piercarlo Begotti, il con-te M.G.B. Altan e l’autore. I Papu, Andrea Appie Ramiro Besa, con la presentazione del loro li-bro Son problemi! Proble mo ni! hanno animato laquarta e ultima serata.

I giovani pianisti premiati conDavide Fregona e l’assessoreregionale Maurizio Salvador.

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Confetti d’argento a Daniela Zambon e Mauro Zambon.

Nozze d’oro per Maria Dorigo e Felice Bernardis (a sinistra), e per Giacomina Busetto e Vittorio Zambon Petenela (a destra).Felicitazioni a tutti da parte della Redazione.

Auguri a Roberto e Rita... ed ora scalata verso l’oroAnche il nostro caro direttore responsabile ha raggiunto il suo primo quarto di secolo di matrimonio accanto alla sua esuberante e inseparabile Rita.

Un argento meritato alla coppia, allietato dalla bravura delle loro tre figlie, Marta, Elena e Sara e in particolare – in questi giorni – dal conseguimento del dottorato (110 e lode con menzione di lode per il regolare iter universitario) della loro primogenita Marta. Ed ora, carissimi Rita e Roberto, la scalata verso l’oro... anche con futuri nipoti!

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Inno alla vita...

Foto sopra: agosto 2000. Nonna Maria Bastianello Thisa festeggiai suoi 90 anni attorniata dai nipoti (da sinistra) Paolo, Marco,Claudio e Claudia.

Foto a destra: Vittoria Zambon Pinal in compagnia dei pronipoti inoccasione del suo novantesimo compleanno.

Gruppo di quattrogenerazioni: DemetraNegro, Stefano Negro,Silvana Bastianello Thisae Brigida Janna Simon.

l’Artugna partecipa alla gioia dei genitori e di tutta la Comunità Cristiana per il battesimodi Elisa Volpatti (a sinistra) e di VanessaPellegrini (a destra).

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Florida, 2 ottobre 2000

Gent. mo signor Direttore,proprio per caso ieri ho avuto occasione per mez-

Varedo, 10 agosto 2000

Spett. Redazione,per prima cosa voglio porgere le mie scuse pernon aver mai risposto all’invio del vostro perio-dico. Vi assicuro che mi è sempre molto graditosia per l’attualità sia per il passato con le storieremote e recenti del nostro paese. Un grazie an-che per questo, perché senza il vostro interessa-mento, le vostre ricerche e il vostro sacrificio noinon avremmo mai saputo tante cose. Questo perme è molto bello anche se da anni le mie visite aSanta Lucia sono rare e molto brevi: una visitaal cimitero, poi da Sandrin e Lino Fort e da BiancaQuaia per avere qualche informazione. Così ci sisente più vicini al paese d’origine che non si puòmai dimenticare. Il prossimo anno ci sarà il 50°di sacerdozio di Don Rito. Se il Buon Dio mi con-serva la salute conto di esserci anch’io, perchécon lui siamo cresciuti insieme sino a quando andòin seminario. In quella occasione avrò, magari, ilpiacere di incontrare qualcuno della vostraRedazione. Vi mando il mio contributo e vi rin-grazio per quello che avete fatto e per quello chefarete. Un cordiale saluto

MARIO FORT

Egregio signor Mario,troppo generoso con i complimenti! Noi, da ap-passionati e da amanti dei nostri paesi, ci impe-gniamo al fine di valorizzarne su queste paginela storia, la tradizione, gli usi, la parlata. Vogliamomostrare come sono belle le nostre montagne, lenostre vallate per farle conoscere, apprezzare eproteggere. Per quanto riguarda i sacrifici, que-sti si dimenticano quando si ricevono lettere co-me le sue, signor Mario, o quando qualche emi-grante, incontrandoci, ci ringrazia commosso.

Grazie per averci fatto memoria della pros-sima ricorrenza dei 50 anni di sacerdozio del no-stro grande collaboratore e amico Padre RitoCosmo. Ci penseremo! A presto.

I ne à scrit

zo di un amico, molto simpatico, che ama l’Italiavery very much... di saper qualcosa della vostrarivista l’Artugna!

Bene, quando avete tempo fatemi saper di piùdella vostra rivista culturale e della vostra bravagente del Friuli. Molti anni fa ebbi occasione diviaggiare dalla Calabria fino a Cordenons. Chebel viaggio in treno, per circa un giorno...

Graditissimi auguri a voi tutti da noi qui neldeep south of America... Florida bella come laCalabria... Ciao!

Vostro fratello nel Signore e Madonna dellaMercede,

FRA’ ANTONIO MARIO VITTORIO FORTUNATO O. DE M.

M.R. fra’Antonio Mario Vittorio Fortunato,come è piccolo il mondo! Il nostro periodico è«conosciuto» anche nella lontana Florida, neldeep south of America!

Grazie per averci scritto e per averci spedi-to il foglio notizie della parrocchia «Church ofthe Transfiguration», uno strumento veramenteutile per «vivere» giorno per giorno la vita del-la chiesa locale.

Inseriremo il suo indirizzo tra i nostri lettorie così, dal prossimo Natale potrà ricevere rego-larmente l’Artugna.

Aspettiamo da lei, caro Fra’Antonio, qualchealtra notizia dalla Florida!

Un grosso e italianissimo ciao!

Venezia, 4 ottobre 2000

Spett. Redazione de l’Artugna,vorrei cominciare questa mail congratulandomicon voi per aver creato il sito del mitico periodi-co l’Artugna e facendovi i complimenti per il vo-stro continuo impegno. La ricerca di argomenti curiosi ha sempre appas-sionato il lettore, si trattasse di dardaghese o diforesto e sono convinto che l’opportunità di ac-cedervi grazie ad internet ne favorirà ancor più ladiffusione.

Proprio sfogliando le pagine virtuali dell’ul-timo numero, ed in particolare l’articolo sui co-gnomi, ho pensato di dare un piccolo contributoriguardante la ricerca delle origini...

Di cognome faccio Zambon e di soprannomeRosit, abito a Venezia e com’è risultato dalle vo-

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stre ricerche di Zambon qui ce ne sono propriotanti, più che in altri posti; in effetti domandan-do qua e là si viene a sapere che molti vengonoproprio da Dardago ma per curiosità mi sono infor-mato su eventuali tracce di tale cognome nellastoria della «Serenissima Repubblica». Ecconedue esempi significativi: il primo è una vaga te-stimonianza riguardante l’ampliamento cinque-centesco della fabrica del Arsenal de Venetia nel-la quale si parla di un architetto Zambon che hafatto da sovraintendente ai lavori. Il secondo, piùimportante, è tratto da «Curiosità veneziane» delTassini nel quale si parla della ...cittadinesca fa-miglia Zamboni. Rilevasi da una sentenza delPiovego che fino dal 1260 un Giacomo Zambonaveva stabili confinanti col Rio di S. Gregorio. Enel 1566 un Federico Zambon notificò varie ca-se in contrà de S. Gregorio, in corte de ca’ Zambon.Una cronaca di famiglie, parlando dei Zambonida S. Gregorio, così si esprime: Sono antiquissi-mi Venetiani, et hano fatto molte fabbriche in que-sta città, adoperati nelle cose pubbliche, et be-neficiati da questa repubblica.

Si tratta ovviamente di poche righe ma perquanto sia ho pensato che potevano essere co-munque interessanti.

Cordiali salutiMATTEO ZAMBON ROSIT

Quando riceviamo questi messaggi siamo pro-prio contenti: vuol dire che il nostro lavoro ser-ve a qualcosa. E siamo anche contenti che tra-mite internet si possa comunicare tanto facilmentee velocemente.

Bravo, Matteo Rosit!Complimenti per la ricerca. Le notizie sono

molto interessanti, ma... non sperare di cavarte-la così! Scava ancora: in quel pozzo senza fondodi Venezia troverai tanto di quel materiale da rea-lizzare un magnifico articolo.

Bahamas, 7 novembre 2000

Carissimi,un caro saluto a tutti dalle Bahamas.

Che bello vedere qualche immagine del pae-se pi bel del mondo anche se solo su Internet, epensare che le prime volte che sono venuto daqueste parti mi arrampicavo sui tetti o su qualche

albero con la radio per sentire qualche notiziadall’Italia, specialmente qualche risultato di calcio.

Potete pubblicare il mio indirizzo [email protected] Se c’è qualche vecchioamico in giro per il mondo che vuole mettersi incontatto con me, ho anche un sito del mio postowww.buenavista-restaurant.com

Buon lavoro per il nuovo numero de l’Artugna,sperando di vedervi presto.

STANI BOCUS E FAMIGLIA

Caro Stani,grazie di questa bella sorpresa. Abbiamo ap-prezzato i tuoi saluti e anche il bel sito delBuenavista Restaurant.

Verrebbe proprio la voglia di fare una capa-tina per apprezzarlo in modo reale e non virtua-le. Eh sì, caro Stani, il mondo ora è più piccolograzie alle moderne tecnologie. Non serve più ri-schiare l’osso del collo per arrampicarsi sui tet-ti nel tentativo di ricevere qualche notizia per ra-dio dal paese lontano.

Seduto comodamente in ufficio, con internetpuoi conoscere le notizie come se fossi in Italiae «sfogliare» l’Artugna ancor prima che ti arri-vi per posta.

Pubblichiamo il tuo indirizzo E-Mail e il sitodel tuo ristorante. Se qualche lettore vuol ap-profittarne...

Ciao e fatti sentireLA REDAZIONE

Granada, 29 novembre 2000

Cara Redazione,invio gli auguri di Buon Natale e Buon Anno agliamici de l’Artugna e de ’l Cunath e a quanti fra-ternamente mi ricordano.

Saluto il signor Parroco, don Adel. Nel ri-cordo del Signore

DON ITALICO GEROMETTA

Caro don Italico,la ringraziamo cordialmente per essersi ricor-dato di noi e ricambiamo, unitamente a don Adel,affettuosi auguri di un lieto Natale e di un sere-no nuovo anno.

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DAI CONTI CORRENTI

Tanti Auguri per l’Artugna e complimenti per l’originale copertina diPasqua.

PIETRO COVRE – TRIESTE

Il mio contributo per l’Artugna di aprile dell’anno giubilare. Buoncammino vincendo amarezze e difficoltà. Cordiali saluti a tutti.

MARIA LILIANA PATRON – TREVISO

Per l’Artugna che mi dà tante emozioni. Complimenti.CATERINA BOCUS PIZZINI – MELEGNANO

In memoria della sorella Lucia Gerarduzzi di anni 77, nata a Budoia emorta a Milano.

GIOVANNA VINCENTI – QUERCE – FIRENZE

Complimenti per il libro «Racconti Popolari Friulani».GIORGIO PUSIOL – LUGANO – SVIZZERA

Ricordando tutti i parenti defunti.MARIO GIUSSANI – VERUNO (NO)

Sempre con tanti complimenti ai collaboratori della simpatica rivista.Buon lavoro.

LINA PUSIOL – SANTA LUCIA

È il mio contributo per l’Artugna, sempre di piacevolissima lettura.Grazie.

ANTONIO RIGO – VENEZIA

Per l’Artugna che ricevo sempre con molto piacere. Saluti ed auguri diBuon Natale.

GIACINTA NADIA BOCUS – TORONTO

Budoia, 30 novembre 2000

Spett. Redazione,ho letto su «Il Gazzettino» un articolo del nostrocorrispondente dal titolo «Siamo friulani... ora èbagarre» che personalmente non capisco.

Il p.i. Antonio Zambon, attuale sindaco delComune di Budoia, è persona che si dà molto dafare per elevare il tono culturale dei suoi concit-tadini; ma in questo non è stato né aiutato né capito.

Quando, in pubblica seduta, ha trattato dellalegge n. 482 che prevede la tutela delle minoran-ze linguistiche, ha avuto i pareri contrari dei con-siglieri: Panizzut, Oliva, Bastianello e AlessiaZambon.

Scrivendo spesso in dialetto, dopo la levata discudi contro di essi, ho creduto opportuno sotto-lineare personalmente, anche perché ho notatol’assenza di detti consiglieri alla presentazionedel libro «Racconti Popolari Friulani» della So -cietà Filologica Friulana presentato dalla lingui-sta prof. Rizzolati.

Ho l’impressione che quei dissidenti non abbiano letto: «I dialetti del Friuli» del prof.Giovanni Frau, docente presso l’Università diUdine dove la parlata di Budoia è considerata«Friulano Occidentale» e precisamente «Fasciadi transizione friulano-veneta».

Di questo ho scritto su l’Artugna (n. 73 di-cembre1994 e seguenti) perché non vada perdu-ta la parlata che hanno usato per secoli i nostricompaesani. Mi sono servito della grammaticadel Marchetti per dimostrare che il nostro dia-letto deriva dal friulano, ho scritto la voce dia-lettale nostra, confrontata con la corrispondente friulana.

Il corrispondente de «Il Gazzettino» riportaquanto dice il consigliere di «Proposta Civica»Bastianello: «È meglio che si impari bene l’inglese».

A questo punto rispondo con ciò che trovoscritto in altra parte dello stesso giornale: «che lalingua non è minacciata da chi parla o scrive, mada chi si augura la sua rapida estinzione per po-ter approdare, quanto prima ad un mondo glo -balizzato, dove la comunicazione culturale sia affidata al basic english».

UMBERTO SANSON

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I famigliari ricordano Paolina Bocus Vit, deceduta il 13 ottobre 2000.

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BilancioSituazione economica del periodico l’Artugna

Periodico n. 90 entrateuscite

Costo per la realizzazione+sito Web 7.319.000Spedizioni e varie 1.298.000Entrate dal 11/07/00 al 13/12/2000 9.890.000

Residuo precedente 1.944.000

Totali 9.890.00010.561.000

Differenza 671.000

Un giorno, mentre cammina per la strada, una donnamanager di successo responsabile delle risorse umane,viene tragicamente investita da un camion e muore.

La sua anima arriva in paradiso e incontra al can-cello San Pietro in persona. «Benvenuta in paradiso»dice San Pietro.

«Prima che tu ti sistemi, però, sembra che ci sia unproblema. Vedi, abbastanza stranamente, mai nessunmanager è arrivato qui e non siamo molto sicuri di co-sa fare con te». Nessun problema, fammi entrare dicela donna.

«Beh, mi piacerebbe, ma ho ordini dall’alto. Quelloche faremo è di farti passare un giorno all’inferno e ungiorno in paradiso e poi potrai scegliere dove passarel’eternità».

«Di fatto, ho già deciso. Preferisco stare in para-diso» dice la donna. «Mi spiace, abbiamo delle rego-le». E con questo San Pietro accompagna la managerall’ascensore e va giù, giù, giù all’inferno. Le porte siaprono e si trova nel bel mezzo di un verde campo dagolf. In lontananza c’è un country club e in piedi da-vanti a lei ci sono tutti i suoi amici-colleghi managerche avevano lavorato con lei, tutti vestiti in abito da se-ra e molto contenti. Corrono a salutarla, la baciano suentrambe le guance e ricordano i bei tempi. Giocanoun’ottima partita a golf e poi la sera cenano insieme alcountry club con aragosta e caviale. Incontra anche ilDiavolo, che di fatto è un tipo molto simpatico e si di-verte molto raccontando barzellette e ballando. Si stadivertendo così tanto che, prima che se ne accorga, ègià ora di andare. Tutti le stringono la mano e la salu-tano mentre sale sull’ascensore.

L’ascensore va su, su, su e si riapre al cancello delparadiso dove San Pietro la sta aspettando. «Adesso èora di passare un giorno in paradiso». Così la donnapassa le successive 24 ore ciondolando tra le nuvole,suonando l’arpa e cantando. Si diverte molto e, primache se ne accorga, le 24 ore scadono e San Pietro vie-ne a prenderla. «Allora, hai passato un giorno all’in-ferno e uno in paradiso. Adesso devi scegliere la tuaeternità». La donna riflette un attimo e poi risponde:«Beh, non l’avrei mai detto, voglio dire, il paradiso èstato bellissimo, ma penso di essere stata meglio all’in-ferno». Così San Pietro la scorta fino all’ascensore eancora va giù giù giù all’inferno.

Quando le porte dell’ascensore si aprono si trovain una vasta terra desolata ricoperta di sporco e rifiu-ti. Vede i suoi amici, vestiti di stracci, che stanno rac-cogliendo i rifiuti e mettendoli in sacchetti neri. Il Diavolola raggiunge e le mette un braccio intorno al collo.

«Non capisco» balbetta al donna. «Ieri ero qui ec’era un campo da golf e i miei amici sembrano dei mi-serabili».

Il Diavolo la guarda e sorride. «Ieri ti stavamo as-sumendo. Oggi sei parte del personale».

a cura di ADELAIDE BASTIANELLO

Palsa Bilancio e Programma

ERRATA CORRIGEConfronta l’Artugna n. 90, pagina 30, articolo in Cronaca: «Lustre ’n tel ciampanile».*Si precisa che l’illuminazione del campanile di Dardago, attribuita al Consiglio AmministrativoParrocchiale, è stata resa possibile da un gruppo di «nostalgici» che volevano far rivivere ilricordo di quanto fatto in occasione dell’inaugurazione della punta del campanile. Per ora so-no state illuminate le arcate delle campane poi... si vedrà. Si ringraziano quanti hanno gene-rosamente contribuito all’acquisto del materiale e alla messa in opera.

LUIGI BASSO

Programma natalizioDOMENICA 24 DICEMBRE 2000 BUDOIA DARDAGO

• S. Messa (non si celebra la S. Messa alle ore 17.00) ore 10.00ore 11.00• S. Messa della Natività ore 24.00ore 24.00LUNEDI 25 DICEMBRE 2000 · S. NATALE

• S. Messa solenne ore 10.00ore 11.00• S. Messa ore 17.00 –MARTEDI 26 DICEMBRE 2000• S. Messa (non si celebra la S. Messa alle ore 17.00) ore 10.00ore 11.00• Concerto del Collis Chorus ore 17.00 –DOMENICA 31 DICEMRE 2000• S. Messa ore 10.00ore 11.00• S. Messa e canto del TE DEUM ore 17.00 –• Canto del TE DEUM –ore 18.00LUNEDI 1° GENNAIO 2001• S. Messa solenne ore 10.00 –• S. Messa e canto del VENI CREATOR SPIRITUS ore 17.00ore 18.00VENERDI 5 GENNAIO 2001• S. Messa solenne ore 17.00ore 18.00• Accensione dei PAN e VIN ore 20.30ore 20.30SABATO 6 GENNAIO 2001• S. Messa e benedizione acqua, sale e frutta ore 10.00ore 11.00• S. Messa ore 17.00 –CONFESSIONI

• Sabato 23 dicembre (Parroco/Pievano) ore16-17.30 ore 14.30-16• Domenica 24 dicembre (don Aldo Gasparotto) ore17-18.30 ore 15.30-17

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NasciteBenvenuti! Abbiamo suonato le campane per l’arrivo di:

Jakopo Negro di Stefano e Tindara Lanza – Gallarate/VareseAurora Negro di Luca e Paola Fenu – SacileJoelle Bianchi di Angelo e Barbara Vettor – MilanoEna Sadzak di Amer e Aida Sadzak – DardagoLorenzo Truccolo di Alessandro e Silvia Della Valentina– BudoiaKevin Berra di Etienne e Zhang Yaqing – BudoiaCristiano Pramore di Maurizio e Katia Rosa – BudoiaMicheal Jay Chandler di Steven Allen e Catia Faggin –DardagoIrene Rinciari di Stefano e Laura Malinverni – S. LuciaVanessa Del Zotto di Denis e Laura Ardemagni – BudoiaRiccardo Janna di Giovanni e Vania Zaghet – DardagoFabio Piazzon di Emmanuele e Laura Buosi – S. LuciaDiego Fort di Reddi e Oriella Carlon – DardagoDavid De Re di Diego e Raffaella Brustolon – Budoia

DefuntiRiposano nella pace di Cristo:condoglianze ai famigliari di…

Ottavio Zambon di anni 72 – Dardago Alfredo Janna di anni 73 – DardagoGiuseppe Burigana di anni 75 – BudoiaRoberta Piccinelli di anni 33 – Santa LuciaGiovanni Bruno Piol di anni 76 – DardagoSanta Janna di anni 79 – Santa LuciaFranca Tassan Gurle di anni 57 – DardagoFerruccio Puppin di anni 71 – BudoiaFrancesco Giannelli di anni 80 – BudoiaAntonia Carlon di anni 97 – BudoiaChiara Pilutti di giorni 48 – DardagoMaria Zambon di anni 79 – DardagoElisabetta Zambon di anni 88 – BudoiaEmma Donadel di anni 95 – DardagoEmma Zambon di anni 87 – DardagoSilvia Ceraldi di anni 76 – DardagoRoberto Soldà di anni 66 – Santa LuciaOvvidio Vettor di anni 87 – DardagoPaolina Bocus di anni 73 – AvianoLucia Gerarduzzi di anni 77 – MilanoGuglielmo Luigia Folleni di anni 77 – VeneziaPietro Arnaldi di anni 68 – Castellaro/ImperiaEnrico Busetti di anni 69 – DardagoRosalino Zambon di anni 83 – DardagoAngelo Da Ros di anni 77 – FannaDanilo Zambon di anni 84 – DardagoRosina Parmesan di anni 86 – DardagoGiuseppe Scaramuzza di anni 57 – PordenoneSilvestro Hudorovich di anni 57 – BudoiaAngela Busetti di anni 85 – Santa LuciaRomano Carlon di anni 74 – Budoia

MatrimoniHanno unito il loro amore: felicitazioni a…

Marco Gigante con Antonella Bertola – DardagoMauro Andreazza con Monica Roncolato – DardagoMarco Scarso con Roberta Penso – DardagoDaniele Marson con Erika Darisi – Santa LuciaAlessandro Cancian con Azzurra Lanfranconi – BudoiaAlberto Callegari con Sonia Napolitano – BudoiaDomenico Giacomel con Claudia Del Maschio – BudoiaChristian Occhielli con Paola Gislon – BudoiaManrico Foscarini con Giordana Piovesan – BudoiaStefano Fort con Marica Loisotto – Santa LuciaAndrea Janna Tavan con Federica Borgini – Sesto S. G./Mi

*Nozze d’argentoRoberto Zambon e Rita Marson – DardagoMauro Zambon e Daniela Zambon – Dardago

*Nozze d’oroAlessandro Gislon e Anna Maria Gislon – Santa Lucia Anna Carlon Ros e Cipriano Angelin Pelat – Budoia

I nominativi pubblicati sonopervenuti in Redazione entro il 12 dicembre 2000. Chi desidera usufruire di questarubrica è invitato a comunicare i dati almeno venti giorni primadell’uscita del periodico.

Avvenimenti

Lauree Complimenti...

Claudio Pisu – Conservazione Beni Culturali – SuseganaGianni Pellegrini – Lingue orientali – DardagoAlessandro Cancian – Lingue orientali – BudoiaAntonella Ferrari Aggradi – Farmacia – Usmate/MilanoLucia Zambon – Economia e Commercio – DardagoFederica De Franceschi – Giurisprudenza – Roveredo inPianoMarta Zambon – Scienze e Tecnologie alimentari –Dardago

IMPORTANTEGiungono talvolta lamenteleper omissioni di nominativinella rubrica Avvenimenti.Ricordiamo che la nostrafonte di informazioni sonoi registri dell’Anagrafecomunale. Pertanto, chi èinteressato a pubblicarenominativi relativi adavvenimenti fuori Comuneo relativi a particolariricorrenze (nascite, nozzed’argento, d’oro, risultatiscolastici, ecc.) è pregato dicomunicarli alla Redazione.

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Allocco · Strix alucoFoto di Luciano Gaudenzio - Fontanafredda/Pn

Nikon F90x ob. AF-ED 300 f 4.5 Fuji velvia

La caratteristica principale dell’allocco è la mimeticità delpiumaggio: è quindi molto difficile individuare la presenzadi un allocco all’interno della fitta vegetazione. Di solitopuò essere rilevato solo dal canto (un lungo, tremolante elugubre hu-hu-hu), emesso di notte, soprattutto inprimavera. Grazie alla morbidezza delle piume remiganti haun volo molto silenzioso, cosa che gli serve soprattutto nellefasi di caccia: si nutre di piccoli animali del bosco cometopi, ghiri, talpe e insetti; predilige, come tutti gli Stri gi -formi, i roditori, su cui esercita un’efficace controllo. Amale foreste e i boschi con alberi vetusti: ed è proprio in questo

ambiente che è stata scattata la foto.

�Associazione Fotografi Naturalisti Italiani

Sezione FriuliVia della Liberazione, 6 · 33070 Budoia /Pn

Tel. 0434/654322