l'Artugna 113-2008

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Storico incontro con il papa e il re saudita Un’emigrazione lunga secoli Auguri alla «prima cittadina» di Dardago Periodico della Comunità di Dardago · Budoia · Santa Lucia Anno XXXVII · Marzo 2008 · Numero 113 Spedizione in abbonamento postale art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96. Filiale di Pordenone. Visita Pastorale

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Periodico della Comunità di Dardago · Budoia · Santa Lucia Anno XXXVII · Marzo 2008 · Numero 113 Spedizione in abbonamento postale art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96. Filiale di Pordenone. l’editoriale di Roberto Zambon 2 «Perchè mi hai veduto, Tommaso, hai creduto. Beati quelli che pur non avendo visto crederanno». DON ADEL · DON DOMAS Fratelli e sorelle, (Gv 20,29)

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Storico incontrocon il papa

e il re saudita

Un’emigrazionelunga secoli

Auguri alla«prima cittadina»

di Dardago

Periodico della Comunità di Dardago · Budoia · Santa LuciaAnno XXXVII · Marzo 2008 · Numero 113S

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Noi italiani sappiamo come farci dedi-care qualche titolo in prima pagina suigiornali stranieri. Di solito parlano po-co di noi e quasi sem pre male ma,ammettiamolo, siamo davvero bravi afornir loro lo spunto. Di recente, oltrealla consueta crisi politica e alle im-mondizie di Napoli, un’università ro-mana, di fatto, ha rifiutato la visita delPapa!

Ricordiamo brevemente i fatti del-lo scorso gennaio. Il Rettore dell’Uni -ver sità La Sapienza di Roma avevainvitato Benedetto XVI ad intervenirealla cerimonia d’inaugurazione del-l’anno accademico. Apriti cielo! Ungruppo di docenti, una minoranza,prima con una lettera allo stesso Ret -tore poi con vari interventi sulla stam-pa e alla televisione si sono scagliati,«in nome della laicità del la scienza»,contro la visita del Papa. Natu ral men -te, gruppi di stu denti ne hanno ap-profittato per creare una sarabanda dicortei, manifestazioni, slogan più omeno sensati, a favore della libertàdella scienza e per impedire al Pon -tefice di parlare nella «loro» università.

Tra le tante assurdità, quella chemi ha colpito è l’arroganza e la sup-ponenza di quegli studenti che urla-vano slogan in difesa della scienza.C’è da scommettere che la maggiorparte di loro vivacchia infruttuosa-mente da mesi e anni all’università colil solo riusultato di essere una spesaper le loro famiglie e per la collettività.Altro che paladini della scienza!

In poco tempo, quel clima di col -pevole e incivile intolleranza si è tal-mente infuocato tanto che Be ne det toXVI ha ritenuto opportuno an nul lare lavisita.

E in questo modo al Papa, giàprofessore universitario e riconosciu-to come uno tra i più grandi teologicontemporanei, è stato im pedito diparlare ai docenti e agli studenti diun’università romana, quando, algior no d’oggi, gli atenei invitano tutti,

sportivi, musicisti, comici, esponentipolitici e religiosi.

Ma di cosa avevano paura queiprofessori e quegli studenti, veri cam-pioni di intolleranza e di ignoranza?Avevano paura delle parole del Papa?

Ecco come terminava il discorsoche Benedetto XVI aveva preparatoper l’occasione.

Che cosa ha da fare o da dire ilPapa nell’università? Sicura mentenon deve cercare di impo rre ad altri inmodo autoritario la fede, che può es-sere solo donata in libertà. Al di là delsuo ministero di Pastore nella Chie sae in base alla natura intrinseca di que-sto ministero pastorale è suo compitomantenere desta la sensibilità per laverità; invitare sempre di nuovo la ra-gione a mettersi alla ricerca del vero,del bene, di Dio e, su questo cammi-no, sollecitarla a scorgere le utili lucisorte lungo la storia della fede cristia-na e a percepire così Gesù Cristo co-me la Luce che illumina la storia edaiuta a trovare la via verso il futuro.

Avevano paura di queste parole?Per non sentire queste parole urlava-no i loro slogan?

Oggi è di moda urlare. E insultare.I dibattiti televisivi sono diventati unapalestra di urlatori dove si fa a gara trachi urla di più: lo spettacolo è penosoe indecoroso, un vero inno alla man-canza di argomenti validi, all’intolle-ranza e all’ignoranza. Proprio comequella che ha vinto alla Sapienza.

Passiamo molte ore, troppe, da-vanti al televisore: impariamo, alme-no, a diffidare da chi urla, cerchiamodi non accettare passivamente le «ve-rità» urlate!

La nostra intelligenza e il ragiona-mento devono aiutarci a filtrare e ascegliere tra ciò che è vero e ciò cheè falso, tra ciò che merita veramenteattenzione e ciò che è spazzatura difrasi vuote di personaggi che tentanoin tutti i modi di ammaliarci.

L’ignoranza ha vintoalla Sapienza

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la lettera delPlevàn

La Veglia pasquale del Sabato santoci aiuta a fissare lo sguardo sul Risor -to glorioso; da Lui promana la lucevera che rischiara il mondo. Il Signoreè passato dalla morte alla vita e hacosì messo la parola fine anche sullamorte, aprendo le porte del Paradisoa tutti.Pasqua, la tomba vuota, lo stuporedei discepoli, la novità imprevista diuna nuova vita. È la festa della nostra fede, la causadel nostro credere. Non dobbiamoessere dubbiosi come Tommaso; anzipieghiamo le ginocchia in adorazionee come lui esclamiamo convinti:«Mio Signore e mio Dio».Mentre la nostra vita scorre, con isuoi alti e bassi, l’unico a rimanerefermo sulla sua promessa è Gesù,che rimane con noi, sempre, fino allafine. Celebrare la Pasqua significa ricor-darci che nulla andrà mai perduto,che tutto di noi sarà salvato. Che neltrascorrere dei giorni, degli anni, deisecoli, niente e nessuno ci potrà por-tare via ciò che non appartiene altempo: l’amore di Dio per noi!Dinnanzi alle nostre porte chiuse, allenostre insensibilità, ai nostri tradi-menti, ai nostri no, Gesù non si ferma,viene sempre a noi e ci dona la pacevera. Alla nostra incredulità rispondecon pazienza e ci fa sentire la sua vo-ce rassicurante: «Non temete, sonoio. Chi mangia di me, vivrà in me».All’inizio della Quaresima le nostrecomunità hanno accolto il VescovoOvidio Poletto in Visita Pastorale. Egliè venuto, da successore degli Apo -stoli a confermarci nella fede, a inco-raggiarci a non aver paura e a fidarcidi Dio. Lo abbiamo accolto con gran-de gioia; ha visitato le nostre realtà, inostri anziani e ammalati, ha accolto ipiccoli, i giovani e i loro genitori e si èintrattenuto con la nostra gente. Orasta a noi, mettere in pratica quantoabbiamo udito, vivere da cristiani ma-turi e convinti la nostra fede, parteci-pare attivamente alla vita della par-rocchia, frequentando la domenica laSanta Messa.A tal proposito ringrazio le ComunitàParrocchiali, i miei collaboratori del-l’aiuto perchè la Visita Pastorale riu-scisse in tutti gli incontri stabiliti.A tutte le famiglie di Budoia, Dar -dago, Santa Lucia, ai lettori de l’Artu -gna l’augurio cordiale: «Cristo risu-sciti in tutti i cuori, Alleluja». Buona eSanta Pasqua.

DON ADEL · DON DOMAS

«Perchè mi hai veduto, Tommaso,hai creduto.Beati quelli che pur non avendo vistocrederanno».

(Gv 20,29)

Fratelli e sorelle,

il Signore Gesù che ci ha donato ilsuo Corpo e il suo Sangue nell’ultimacena il Giovedì santo, che è salito alcalvario per consegnarsi alla morte dicroce il Venerdì santo e sepolto ilSabato santo, è veramente risorto elo attendiamo finchè Egli venga.Questa è la nostra fede!Nella sua grande misericordia, Dio hadisposto che la Croce, sulla qualespirò il suo Figlio, diventasse per gliuomini sorgente di vita, segno di spe-ranza, promessa di vittoria. Dal legnodella Croce è venuta la gioia e la sal-vezza in tutto il mondo.

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IMPORTANTE

Per ragioni legate alla normativasulla privacy, non è più possibile averedagli uffici comunali i dati relativial movimento demografico del comune(nati, morti, matrimoni).Pertanto, i nominativi che appaiono suquesta rubrica sono solo quelli che ci sonostati comunicati dagli interessati o da loroparenti, oppure di cui siamo venuti aconoscenza pubblicamente.Naturalmente l’elenco sarà incompleto.Ci scusiamo con i lettori.

Chi desidera usufruire di questa rubricaè invitato a comunicare i dati almeno ventigiorni prima dell’uscita del periodico.

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N A S C I T E

Benvenuti! Abbiamo suonato le campane per l’arrivo di...

Giuseppe Carlon Cech di Loris e Anna Rita Dioguardi – BudoiaAgata Moretton di Andrea e Claudia De Silvestri – DardagoGabriele Castellet di Mauro ed Emanuela Lot – Budoia

M AT R I M O N I

Hanno unito il loro amore. Felicitazioni a...

25° di matrimonio

Giuliano Moreal e Gloria Carlon – Dardago

50° di matrimonio

Angelo Varnier e Clelia Dedor – Verona

L A U R E E , D I P LO M I

Complimenti!

Lauree

Jessica Zambon – Psicologia del Lavoro – DardagoFabio Zambon – Fisica – Dardago

D E F U N T I

Riposano nella pace di Cristo.Condoglianze ai famigliari di…

Antonio Puppin di anni 92 – TrevisoPaolo Zambon di anni 69 – DoloAngelo Cecchini di anni 63 – MilanoMaria Fort di anni 86 – Santa LuciaMaria Zardo di anni 76 – MilanoAmbrogina Invernizzi di anni 83 – DardagoGiuseppe Busetti di anni 89 – DardagoVincenza Zambon di anni 71 – Castello d’AvianoAdriano Bazzeghin di anni 67 – Chirignago (Venezia) Assunta Vicenzi Bravin di anni 93 – Santa LuciaAttilio Zambon di anni 90 – FranciaOnorina Janna di anni 80 – DardagoFrancesco Bastianello Fuser di anni 79 – Valdobbiadene

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Periodico della Comunità di Dardago, Budoia e Santa Lucia

sommario

2 L’ignoranza ha vinto alla Sapienzadi Roberto Zambon

3 La lettera del Plevàndi don Adel Nasr edon Domas Gatautas

4 La ruota della vita

6 Visita Pastoraledi Mario Povoledo

10 Don Domas, giovane sacerdotelituanoa cura di Vittorio Janna Tavàn

25 Attenti al lupo!di Massimo Zardo

26 Orathion de la sèra, de ’na voltadi Tino Ite

27 Da Broadway a Torre del Lagodi Sara Zambon

Autorizzazione del Tribunale di Pordenonen. 89 del 13 aprile 1973Spedizione in abbonamento postale. Art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96.Filiale di Pordenone.

Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzionedi qualsiasi parte del periodico, foto incluse, senza ilconsenso scritto della redazione, degli autori e deiproprietari del materiale iconografico.

Direzione, Redazione, Amministrazionetel. 0434.654033 · C.C.P. 11716594

Internetwww.naonis.com/artugnawww.artugna.it

[email protected]

Direttore responsabileRoberto Zambon · tel. 0434.654616

Per la redazioneVittorina Carlon

Impaginazione Vittorio Janna

Spedizione Francesca Fort

Ed inoltre hanno collaborato Adelaide Bastianello, Espedito Zambon,Marta Zambon

StampaArti Grafiche Risma · Roveredo in Piano/Pn

In copertina.

Settimana Santa 2008.

[...] troppo bello sei a Pasqua!Fede veraè al venerdì santoquando Tu non c’erilassù! [...]

DAVID MARIA TUROLDO

Nella luce, tra crode, case e archi in pietra,l’umanità cerca, guarda alla Croce e al suoMistero di salvezza.

[Foto di Massimo Zardo]

113

anno

XXX

VII ·

marzo 2008

12 Le Cascate. Piccola locandanell’antico borgo di Polcenigodi Sandra Puiatti

14 Un’emigrazione lunga secolia cura di Vittorina Carlon

16 Storico incontro tra il papae il re sauditaa cura della Redazione

17 Asilo, pì grant e pì bela cura della Redazione

18 Ancora restauri nella parrocchialedi Budoiadi Stefano Tracanelli

20 Ritorno in Africadi Luigi Zambon Pala

22 Auguri alla «prima cittadina»di Dardagodi Vittorio, Sante Ugo e AngeloJanna Tavàn

24 L’inquinamento delle auto? Lo risolvo con l’acqua!di Stefano Di Maria

28 Sperimentare l’accoglienzaa cura di «Amici di don Nillo Carniel»

30 Recensione

Pa’ no perdhe le tradithionsdi Adelaide Bastianello e Rosalia Bocus

31 Lasciano un grande vuoto...

32 Cronaca

36 Inno alla vita

38 I ne à scrit, Bilancio

39 Programma religiosoe auguri pasquali

e inoltre...

Albero genealogico dei Bastianello Thisa di Adelaide Bastianello, Melita Bastianelloe Vittorio Janna[ventesimo inserto]

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L’incontro con i bambinie giovani

«Come dobbiamo chiamare il Ve -scovo?» Questa domanda è stataposta dai ragazzi di catechismo aUgo, loro insegnante. Il Vescovoha subito risposto: «Mi chiamoOvidio». È iniziato con questo dia-logo franco e costruttivo il primoincontro che Monsi gnor Polettoha avuto nell’aprire la visita pasto-rale. Un centinaio di ragazzi fra isette e i quindici anni con i loro in-

segnanti ed alcuni genitori riunitinel salone dell’oratorio di Budoia.Il Vescovo fra i ragazzi si è trovatosubito a suo agio.

L’incontro è iniziato con la pre-ghiera e l’accensione da partedel Vescovo del cero, segno dellavera Luce che viene da Dio e cheillumina la notte, come è statocantato durante questa fase. Poila catechesi, improntata alla spie-

Visita Pastoraledi S.E. Vescovo Mons. Poletto

SIATE CRISTIANI

CONVINTI

a Budoia, Dardago e Santa Luciadi Mario Povoledo

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gazione dei primi quattro coman-damenti, al ruolo dei genitori diprimi educatori e di primi respon-sabili dell’avvenire dei loro figli:«Bene la scuola, bene l’oratorioma la prima responsabilità è dipapà e mamma: voi bambini nondovrete mai commettere unagrossa mancanza, far piangere ivostri genitori».

Ai genitori ha fortemente rac-comandato di non dire solo di sì,a tutti i costi ai figli; qualche no,diventa pure educativo. Poi lasimpatica battuta: «quale stagio-ne vedete nel Vescovo», subitoraccolta da uno più grandicello:«L’autunno!» Il volto di MonsignorPoletto si è sciolto in un sorriso:«Ti ringrazio della bontà; hai forseragione. L’autunno significa la ca-duta delle foglie. Quello che è ac-caduto a me», ha replicato to-gliendosi lo zucchetto e facendovedere l’ampia calvizie. Nel suodiscorso ha pure ricordato suorErne sta, delle Elisabettine, dallaquale Mons. Poletto aveva impa-rato a cantare e suonare, poipassata quale superiora allaScuola Ma terna di Dardago.L’incontro si è concluso con unbrindisi preparato dai genitori.

Nella pagina accanto. Il Vescovo durantela celebrazione nella chiesa di Dardago elo scambio di doni con il Sindaco.

Sotto. Tra le nostre genti dopo la Santa Messa.

Le celebrazionieucaristiche

Nelle tre chiese ha presieduto laSan ta Messa, accompagnata dairispettivi cori parrocchiali.

Commentando le scritture del laprima domenica di Qua resima, inparticolar modo il vangelo delletentazioni, Monsignor Vescovo hapreso spunto dalla nota pastoraledell’inizio Qua re sima, sottoline-nando che come suc ces sore degliApostoli, veniva all’in contro con lemani vuoti e con l’unico strumentoda Lui posseduto: il Vangelo, laParola di Dio. Ha raccomandato dinon essere cristiani paurosi e dinon fermarsi di fronte alle difficoltàdella vita: «Noi, abbiamo una mar-cia in più. Dentro nel nostro cuoreabbiamo Cristo risorto e lo dob-biamo testimoniare con lealtà ecoerenza, nel rispetto di tutti, nel-l’accoglienza ai fratelli più biso-gnosi, anche solo di una parola diincoraggiamento». Ha poi calcatosul verbo essere: «Es se re cristianiconvinti, non di facciata; essere lu-ce per dipanare le tenebre; essere

L’incontrocon gli ammalati

Il momento forse più discreto epiù commovente. Il Vescovo, ac-compagnato da Don Adel, ha ini-ziato un cammino casa per casae qui ha potuto toccare da vicinolo spaccato di vita di personeavanti con l’età, colpite da variesofferenze, anche da menoma-zioni fisiche. Per tutti il Vescovoha avuto una parola di conforto edi speranza, e dopo la recitadell’Ave Maria e la benedizione, lapromessa che li avrebbe tutti ri-cordati alla Santa Messa dell’in-domani, 11 febbraio, nel San -tuario della Madonna di Marsurenel 150° anniversario dalla primaapparizione dell’Immacolata aLourdes. All’incontro nella Comu -ni tà di Santa Lucia il Vescovo eraaccompagnato dal medico di ba-se, dottoressa Daniela Fort, com-ponente dei consigli parrocchialidella frazione.

Uscendo poi da una abitazio-ne, una donna, alla quale il pre-sule aveva incoraggiato ad esse-re forte nella fede gli ha ripetuto:«Grazie, la fede mi ha sempreaiutato molto». Come la riscoper-ta della fede ha portato una cop-pia di sposi alla decisione di unir-si per sempre nel sacramento delmatrimonio. Decisione comuni-cata dagli interessati a MonsignorPoletto.

In tutte le famiglie il Vescovo èstato accolto con calore e gioia.Non c’è stata abitazione ove nonavessere predisposto un minimo

di rinfresco, un caffè, un bicchie-re di aranciata. Mons. Vescovoha ringraziato dell’accoglienzaspiegando che la sua era una vi-sita di conoscenza alle persone.Ha accettato molto volentieri l’o-maggio di barattoli di miele, donodi Florio e Fiorina Bernardis.

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Eccellenza Reverendissima,un sentito grazie per il dono dellasua presenza e della sua parola.La visita pastorale che Ellacompie nelle nostre comunitàdella Diocesi e che La vedràimpegnata sino al 2010,rappresenta non solo un dovereprescritto dal Codice di DirittoCanonico, ma sicuramenteil desiderio di vivere da vicinole ansie, i desideri, le speranzedel popolo affidatole dal SantoPadre. Il Vescovo, successoredegli Apostoli ha, come diceSan Paolo, il compito «diconvincere, correggere, stimolare,con sapienza, con pazienza, condottrina».Lei ha incontrato le nostreComunità Parrocchiali e sperovivamente che questo incontrorimanga scolpito nel cuore enella mente dei piccoli, deigiovani e loro genitori, degliammalati e di coloro che si sonoavvicinati durante le celebrazioni.Come Parroco, sento il doverenon solo di confidarle la gioia, anome di tutti per la sua presenza,ma anche la difficoltà che ogginoi sacerdoti incontriamonel gravoso ruolo di educatori eministri della Parola edell’Eucaristia. Il mondo propinaaltre realtà, toccabili, visibili,

facilmente raggiungibili; però,sono certo, che con la buonavolontà di tutti, dei laiciimpegnati, delle famiglie cristiane,dei catechisti, anche la Parola diDio e gli incontri domenicaliservano a corroborarci nella fede,nella speranza e nell’amorefraterno.Desidero ringraziare le miecomunità parrocchiali di Budoia,Dardago e Santa Lucia, i mieicollaboratori, quanti sono vicininei vari ambiti della Parrocchia eche mi hanno aiutato a prepararematerialente e spiritualmentequesta visita.Un sentito grazie alle autoritàcomunali per quanto si

portatori di vita per sconfiggere lanoia, la disperazione, che produceil vuoto e quindi la morte».

Alzando la croce pettorale conla mano destra ha raccomandatodi non vergognarci mai di essereseguaci di Cristo, morto per noi.Ha augurato a tutti una santaQuaresima in preparazione allagrande gioia pasquale. Nell’in con -tro con le tre comunità, al terminedi ogni celebrazione, si è intratte-nuto con i nuclei familiari e con ipresenti. A Bu doia ha anche rice-vuto il Sin daco e i Presidenti dellevarie associazioni di volontariato,

Il saluto del parroco

Il Vescovo tra gli anziani e gli ammalati.

adoperano nella comunità civile,in stretto contatto con le nostreParroc chie. Un lavoro di sinergiaper migliorare in tutti i campiil vivere onesto, civile e cristianodegli abitanti.Le chiedo una grande benedizioneche abbracci tutti i nostri paesi esi dilati anche all’estero, overisiedono tanti nostri emigrantiche scenda copiosa proprio inquesto tempo forte di Quaresimain preparazione al gran de giornodella Pasqua di Risurrezione.Grazie eccellenza e auguri di ognibene.

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Il Vescovovisto dai ragazzi

La catechista Francesca Be got tiha raccolto impressioni e rifles-sioni di alcuni ragazzi delle scuolemedie. Ascoltiamo i loro pensieri.

Prima di conoscerLo mi aspetta-vo che fosse come alcuni anzianiche si scandalizzano per alcunenostre idee. Invece mi ha sorpre-sa che fosse totalmente diverso:simpatico, scherzoso e, addirittu-ra, usava parole dialettali che noitutti possiamo comprendere.

*Mi ha colpito in particolare

que sta frase pronunciata:– Che stagione mi dareste,

guardandomi?Uno di noi gli ha risposto:

«Autunno». Il Vescovo ha com-mentato dicendo che quel ragaz-

zo era stato troppo gentile, consi-derato che nelle sopracciglia(bianche) aveva già la neve e intesta gli mancavano i capelli.

Ci ha colpito in modo partico-lare la frase del Vescovo riguar-dante i giovani di oggi che nondevono essere puine ma, anzi,formaggi stagionati di sei mesi: ciha colpito perché il Vescovo citiene a noi che non dobbiamo es-sere fannulloni o pigri.

*Il Vescovo ci ha molto sorpre-

so perché ha ancora lo spirito diun ragazzo e perché conosce lostile di noi giovani.

*Il Vescovo ci ha dato speranza

perché ci ha indicato la strada dapercorrere.

presenti alla Messa. Ad essi harac comandato di vivere il servizioai cittadini solo ed esclusivamenteper il bene comune, tralasciandola tentazione del torna conto per-sonale. Un sincero grazie lo ha ri-volto al nostro Parroco don AdelNasr e al suo collaboratore festivoil sacerdote lituano don Do mas,studente al Marcianum di Ve nezia.

Altri due incontri hanno carat-terizzato la visita pastorale: la seradel 13 febbraio nell’oratorio diBudoia con gli operatori pastoralie il giorno successivo a Polce nigocon i Consigli delle Par roc chie

dell’Unità Pastorale di Bu doia ePolcenigo, accompagnati dai ri-spettivi parroci Don Adel, DonSilvio e Don Massimo.

Il Vescovo ha pure preso visio-ne dei registri canonici delle par-rocchie, apponendo timbro e fir-ma a sugello e ricordo della suavisita e ha elogiato i collaboratoriparrocchiali per lo zelo e la curacon le quali sono tenute le chiesee il decoro delle celebrazioni.

Sta a noi, ora, impegnarci a tut-ti i livelli perchè questa visita risve-gli la nostra fede di cristiani maturie convinti.

Nell’oratorio di Budoia all’incontro con i bambini, ragazzi, genitori e catechisti (servizio fotografico di Vittorio Janna e Fulvia Mellina).

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Quando e come è maturata ladecisione di diventare sacer-dote?

Avevo 10 anni, quando ho ini-ziato a sentire la vocazione, aiu-tato anche dalle mie nonne moltodevote e convinte. Anche il mioParroco don Alvydas ha avuto unruolo fondamentale nella miascel ta, certo che il mio futuro fos-se quello di fare il prete. I miei ge-nitori hanno espresso una grandegioia per la mia scelta e mi hannoincoraggiato. Anche mio fratello ele mie quattro sorelle hanno subi-to capito che avevo intrapreso lastrada giusta.

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Quando il suo Vescovo l’ha de -stinata a partecipare all’ag gior -namento di studi a Ve ne zia, co-me ha accettato di vi vere lanuova esperienza?

Ogni sacerdote è tenuto al-l’obbedienza al proprio Vescovoche è anche un Padre e un Pa -store. Quando il Vescovo chiedesi risponde sempre docilmente;ho un poco temuto all’inizio que-sta nuova disposizione, ma poi,piano piano, mi sono inserito nel-la nuova realtà, sempre tenendopresente che si migliora continua-mente anche con nuove espe -rienze.

Ci può descrivere il suo primoincontro con realtà italiana?

Ho toccato per la prima volta ilsuolo italiano il 1° luglio 2005, aPerugia, per iniziare un corso dilingua italiana. Ero talmente all’o-scuro di questa lingua tanto danon sapere dire neanche «ciao».Giunto in tarda notte, senza chenessuno mi attendesse, mi senti-vo spaesato. A Venezia, nel set-tembre 2005, con qualche parola

Don Domas

È tra noi da più di un annoper aiutare don Adel nell’attivitàpastorale don Domas Gatautas,

nato a Plunge in Lituania,il 21 luglio 1980,

e ordinato sacerdoteil 6 agosto 2005 nella Cattedrale

di «Sant’Antonio di Padova» di Telsiai.

Lo abbiamo intervistato.

giovane sacerdote lituanoa cura di Vittorio Janna

Don Domas con il nostro Vescovo e don Adel,il giorno della Visita Pastorale.

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in lingua italiana e l’indirizzo delMarcianum ho così iniziato lo stu-dio. Qui ho potuto capire ancorauna volta che Dio non abbando-na nessuno, anzi, è vicino proprionel momento delle necessità, se-condo la sua promessa.

Come sta vivendo il servizioapostolico nei nostri piccolipaesi?

Nel settembre 2006, il Parrocodon Adel Nasr è venuto al nostroConvitto Internazionale «BeatoGio vanni XXIII» in Venezia, ha ri-chiesto un sacerdote per le gior-nate festive che lo aiutasse nellecelebrazioni, nelle parrocchie a luiaffidate: di Budoia, di Dar dago, diSanta Lucia. Ho subito accettatoper conoscere le situazioni delleparrocchie in Italia. Devo dire chemi sono trovato subito bene, hofraternizzato con don Adel. Lagente è buona e discreta, gli ope-ratori parrocchiali mi hanno subi-to preso in simpatia e ho così ini-ziato il servizio di aiuto parroco.Ho vissuto con particolare predi-sposizione la vita delle tre parroc-chie e quando arriverà il momen-to di lasciarle, non dimenticheròtutte le persone che ho incontra-to: «Mi mancheranno tanto e le ri-corderò sempre nella preghiera».

Spero che l’Artugna mi arrivianche in Lituania.

Tra il clero lituano e quello ita-liano esistono delle attenzionidiverse nel porsi all’ascolto, al-l’insegnamento, al servizio del-le gente?

La Buona Novella portata daGesù è una per tutti, i valori cri-stiani sono universali e validi pertutti i membri della Chiesa sia inItalia, sia in Lituania, sia in tutto ilmondo. I sacerdoti sono chiamatia servire i fedeli, ciò che cambia èil luogo, la mentalità, il proprio vis-suto. Queste sono le sfide pasto-rali della Chiesa, che sono abba-stanza comuni in tutta l’Europa.

Ci può presentare una brevecomparazione tra l’essere cat-tolico in Lituania e in Italia?

Mi viene in mente la lettera aDiogneto: «Siamo nel mondo, manon siamo del mondo» dove si fauna descrizione di ciò che sono icristiani. Cosi per un cristiano,per un cattolico tutto il mondo èluogo di santificazione e di incon-tro con Cristo. Le esperienze e ilmodo di vivere possono esserediversi, ma non l’essere.

È sentita anche nel suo paesela crisi dei valori? Even tual -men te fosse, in quale modo lastate affrontando?

Sì, la crisi è sentita. È statacausata dal passaggio dal totali-tarismo sovietico al liberalismodemocratico d’oggi. La Chiesaprospettava e s’aspettava que-sto, ma il consumismo e la libertàmal interpretata hanno fatto mol-to danno. Un esempio di questosono la crisi di vocazioni al sacer-dozio. All’inizio degli anni 1990 ilSeminario Diocesano di Telsiaicon tava una ottantina di semina-risti, ora sono una trentina. Sonodati del tutto tristi, ma non per-diamo la speranza e la fiducia nelSignore. La crisi è stata provocataanche dai mass-media, attraver-so i quali sono entrati un relativi-smo e soggettivismo esa spe rato.Accanto al progresso e agli studiche formano, noto un certo la-sciar perdere le verità fondamen-tali e anche religiose. La Chiesarisponde a queste sfide attraver-so una buona esposizione delladottrina, con persuasione e pa-zienza cercando di rispondereagli errori del nostro tempo. Spe -ciale attenzione si dà al lavoropastorale, attraverso il contattocon i fedeli e la loro formazione.

Diventa sempre più difficile faracquisire le virtù ai nostri gio -vani, perché mancano gliesem pi da parte dell’adulto.

Co me af frontate in Lituaniaque sto scot tante tema educa-tivo, ammesso che esista?

Non sarei del tutto d’accordonel sostenere che mancano gliesempi da parte degli adulti. Lagente è buona. I giovani anche.Solo che hanno bisogno di per-sonalità forti che aiutino i giovania capire i veri valori della vita e aviverli.

Il Santo Padre, rivolgendosi al-la nostra società e a quella piùnumerosa dell’Eu ropa, ha re-centemente parlato di «urgen-te bisogno di rievangelizzazio-ne». Come affrontare questotema?

Cominciando da sé stessi.Solo attraverso la santità perso-nale si può dare la vera testimo-nianza di fede in Dio e iniziare larievangelizzazione. E accanto al-la contemplazione e alla preghie-ra non sarebbe giusto dimentica-re l’azione. Nella Chiesa ci sonotanti movimenti, iniziative, opere.Bi sogna accogliere il loro cari-sma. Difendere i valori e i diritti vi-tali e principali: quelli della fami-glia e della vita umana. Solo sesiamo uomini veri, possiamo es-sere veri cristiani, «sale della ter-ra e luce nel mondo».

Questo è il mio augurio che dicuore rivolgo ai cristiani di Bu -doia, Dardago e Santa Lucia. E ilmio Grazie per il bene che miave te dimostrato. Dio, la VergineMaria e i Vostri Santi Patroni Vibenedicano e Vi proteggano.

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ardo pomeriggio del 30 dicem-bre 2007.

De Le Cascate non resta che unoscorcio, fulmineo, tra muri di pietra, làdove il torrente ha appena lasciato,impetuoso, la terrazza dal tetto di gli-cine; lo sguardo vi si attarda incredu-lo, trattenendo i passi che procedonoin là, lungo case da presepe disabita-te, senza luci. L’odore denso dell’ac-qua spumosa, maestosa di pioggeinfinite, sfiora l’umido dei muri, s’insi-nua nelle crepe verdi di capelvenere,incurante del gelo della notte.

Altri odori svegliano ricordi, ine -briati da serate estive, quando il fre-sco vivo della polvere d’acqua salivatra le assi sospese e scendeva sullespalle nude, avide, dopo la calura delgiorno, di brividi e morbidi scialli.

Non sapevamo ancora, seduti aitavoli della terrazza sospesa sul tor-rente, tra parole indolenti nel fragoredell’acqua, che solo qualche anno ciera ancora lasciato di quel luogo, im-mobile nel la stasi di un tempo che ri-tornava ad ogni estate, senza ripeter-si, grati alla follia di quell’acqua cheprecipitava, sventata, ad ogni saltoma sicura del proprio andare.

D’inverno la guardavamo dai vetridella porta, azzardando sempre unpasso fuori, al gelo, appena a sentir-ne meglio la voce, a rincuorarci, co-me all’arrivo di ogni estate, della sua

piccola locanda nell’anticoborgo di Polcenigo

La memoria crede

prima che il conoscere

ricordi.

Crede più a lungo

di quanto rammenti,

più a lungo di quanto

il conoscere immagini.

WILLIAM FAULKNER

Le CascateRicordi.

di Sandra Puiatti

T

selvatichezza sprezzante di ogni ad-domesticamento.

All’interno, il focolare, mai spen too sonnecchiante, divorava i ceppi eil languore dei volti infreddoliti, dive-nuti accesi negli occhi insaziabili difuoco, di dolci, di te bollenti.

A voler fermarsi a pranzo o a ce-na, quando faceva freddo già all’af-facciarsi dell’autunno, si doveva vali-care un passaggio, tra il bancone ela minuscola cucina quadrata, dovechi cucinava stava sulla porta, testi-mone austero del via vai solenne diquel luogo, con cenni e saluti chedissuadevano da vane domande.

Entravamo allora in due piccolesale, una raccolta e discreta, con unpavimento d’assi danzanti e sonore

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Scendevamo accanto al murettodi pietra che fiancheggia la salita allachiesa; la cascata si annunciava indi-screta mano a mano che si scendevaalla piazza, ci si sporgeva a cercarlanel buio, nel desiderio dell’appunta-mento imminente, con un gelato, unabibita, o il volto ridente di qualcuno.

Di là della via, di fronte all’entratadella locanda e della modesta casache l’ospitava, rivaleggiava per età lanobile dimora di un palazzo, nella pre-sunzione di dover rap presentare l’anti-chità del borgo dopo che, del vecchiomaniero me dievale, erano rimasti solodei ruderi in cima al colle. Ma Le Ca -scate non sfiguravano a quel confron-to, strette, nel cuore più antico del bor-go, tra una fila di case e il piccologiardino sull’acqua, ombroso e fedele,in ogni stagione.

I bambini ne erano gli abitanti piùdegni, curiosi a non finire, in fuga da-gli sguardi da sempre affannati chetemevano la vicinanza oltraggiosa diquelle acque e la loro voracità nelpossedere subito, vorticosamente,qualsiasi cosa vi fosse caduta. Maessi, impavidi nel loro desiderio, sispin gevano fino al limitare del piccologiardino, attraverso un ponticello,cercando ancora più in là, dove igrandi rabbrividivano a entrare. Sordiai richiami, nel privilegio dell’estra-neità del luogo singolare, tornavanoad animarsi fuori dalla noia cittadina,si chiamavano l’un l’altro a mostrarsiquelle meraviglie, a rannicchiarsi ne-gli angoli dove il muschio tingeva diun verde sfacciato i loro abiti.

Vi era ancora il sollievo, in quelluogo, della ruvidezza degli uo-miniche aveva resistito ad ogni restauro,ad ogni tentazione di modernità ap-pena visibile in qualche miglioria nonpiù evitabile. Ad ogni ritorno cercava-mo i vecchi tavoli da giardino fatti dipietra, fissati al suolo, finalmente ina-movibili; cercavamo i piatti, gli stessi,di cui spiavamo la preparazione nellapiccola cucina; cercavamo la casca-ta e il suo torrente, allungando le ma-ni fino a sfiorarne l’acqua, fredda an-che in estate. Ogni tanto ci coglieva ilbrivido di non avere più ritorni, più ta-voli di pietra e muschi odorosi, assi dilegno scricchiolanti sotto i piedi eceppi nel fuoco del camino, ter-razzesospese su una cascata e glicini so-pra la testa.

Negli anni avevano iniziato a man-care l’acqua sulle pietre dei torrenti,custodi dell’ antica mappa dei luoghi,e le nevi sulle cime desolate dellePrealpi e sulla piana tra i monti dove laforesta, in-torno, reclamava ciò che aogni stagione le destinava. La civiltà dialcuni luoghi, non immaginabili con al-tre forme, altre case, altri abitanti, altrialberi, se non quelli di sempre, è statacacciata dalla sua dimora.

Insieme ai luoghi più cari, ai palaz-zi svenduti della piazza, alle terreaperte di vigne, alle risorgive ignaredel loro destino, anche Le Cascatesbarrate, chiuse alle nostre voglie, vi-sibili solamente salendo a SanGiacomo, ma là trop po lontane. Nellavia, lungo la fila di case, più vicino, neresta ancora un piccolo scorcio.

Sala del caminetto. In alto. Gli «storici» gestori, Anna Maria Mella e Angelo Modolo.

Nella pagina accanto. Autunno e piena del Gorgazzo (foto di Alida Lucà Cosmo).

ai nostri passi, l’altra luminosa di ve-trate tenute in equilibrio da stucchiammuffiti, arrese del tutto al paesag-gio, a quell’acqua allegra e vociantedi gradino in gradino o ai suoi rivolistanchi nei tempi di secca, premoni-tori di un’epoca ancora sconosciuta.

Così il torrente inesauribile dellecascate, sceso dalla sua sorgentedel Gorgazzo, aveva iniziato, ognitanto, a non scorrere più, a sparireper un po’, di anno in anno, avver-tendoci di una fatica nuova, quelladel viandante che perde i luoghi delsuo andare, della sua pace.

Eppure Le Cascate, a dispettodei tempi oscuri, non chiudevano leporte, vivevano ancora sulla ter razzasospesa e, più giù, in riva al torrenteappena sceso, sulla ghiaia minuta ele sponde viola di iris, sulle felci e leortensie grondanti, sul rumore del-l’acqua che zittiva ogni voce. Là an-davamo, appena scesi dall’alto diSan Giacomo, leggeri nella frescuraesti va, a finire di gustare l’eco delleultime note di quei giovani concerti dimusica antica.

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da Dardago a Tirgu Ocna in RomaniaUn’emigrazione lunga secoli

SPARSI DALLA STORIA E DISPERSI DALLA GEOGRAFIA

La signora Catalina (seconda da sinistra) tra i genitori, una cugina, il figlio e un cugino.

In alto. Seduto al tavolo è Valentino Zamboncon la moglie Amabile Pescador. Davanti, seduti, i tre figli. Le altre personesono amici o dipendenti (forse qualche dardaghese emigrato in Romania?)(foto di proprietà di Catalina Zambon).

L’emigrazione friulana in terra romenarisale al 1880, quando quel territorio,compresa la Tran sil va nia, appartenevaall’Im pero asbur gico, e fu propriol’appartenenza allo stesso organismopolitico a favorire il movimento dipersone.In quel periodo la Romania,in dipendente dai Turchi dal 1859,aveva bisogno di manodoperaspe cializzata e di qualità;i romeni, infatti, non sapevanoeseguire determinati lavori, comeil costruire traversine dei treni olo scolpire lapidi cimiteriali, cosicchési mossero, soprattutto dal Friulioccidentale, scalpellini, tagliapietre,muratori, falegnami, sin goli soggetti epoi nuclei interi che si stanziarono ingrande nume ro nelle regioni romene.Sparse dalla storia e disperse dallageografia, sono rimaste in quella terraalcune centinaia di friu lani trale novemila persone d’origine italianaorganizzate in tredici piccolecomunità.Vicino al delta del Danubio sor ge una

di queste comunità d’italiani: il paesedi Greci, in cui tuttora vive unaquindicina di famiglie d’originefriulana. Al loro arrivo in quel luogo,le nostre gen ti furono impegnate comescalpellini, e anche i loro discendenticontinuano ancor oggi a operare nellevicine cave di pietra. Conservanola lingua degli avi, l’architettura dellecase, i costumi, certi piatti tradizionali.Sono presenti anche cognomi friulani. Tirgu Ocna è invece un piccolo centronella regione nord-orientale di Bacau,ai piedi della catena dei Carpazi, adun’altezza di 267 metri s.l.d.m., in cuiè ancora vivo il cognome Zambon.Si è giunti a tale scoperta tramitela richiesta – inoltrata lo scorso annoalla Parrocchia di Dardago e alComune di Budoia dalla signoraCatalina Zambon Mihai – dicertificazione di nascita odi battesimo di Valentino ed AngeloZambon, rispettivamente nonnoe bisnonno. Ricevuta la documentazione,la signora Catalina ritenne diapprofondire amichevolmente con noila storia della sua famiglia, come sifa con persone che si conoscono, e cicomunicò delle notizie inedite sulnonno dar da ghese.Nei secoli scorsi anche Valentinosi staccò da Dardago così come tantiche «sparivano» dal paese, tagliandoa volte il cordone ombelicale conla terra d’origine, per cause non dettatedalla loro volontà.Diamo spazio al suo testo.

a cura di Vittorina Carlon

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Z. Bon (n. 1620)

Osvaldo (n. 1650)sposa

Domenica

Zuane (n. 1688)sposaMaria

Giomaria (n. 1718)sposa

Pasqua

Giovanni (n. 1750)sposa

Giovanna

Giomaria (n. 1779)sposa

Domenica Anzelin

Vincenzo (n. 1811)sposa

Teresa Zambon

Angelo (n. 1836)sposa

Luigia Bastianel

Valentino (n. 15.03.1862)emigra in Romania

sposa Amabile PescadorCaterina (n. 27.09.1859)

Alessandro (n. 10.09.1864)sposa

Gertrude Zambon

Giovanni Gregorio(n. 1891)

Santa(n. 1893)

Vittorio(n. 1896)

Emma(n. 1900)

Andreanna(n. 1905)

Angelo(n. 1898)

Tranquillo(n. 1902)

Costante(n. 1908)

Targu Ocna, 28 gennaio 2008

Cara Redazione de l’Artugna,ringrazio il parroco e voi per le co-pie degli atti di battesimo di miononno e di mio bisnonno che miavete inviato. Non vi ho scritto pri-ma perché speravo di ottenere lacittadinanza italiana e darvi così labuona notizia, invece, sfortunata-mente, i certificati inviati non sonostati presi in considerazione dalConsolato, perché non erano sta-ti rilasciati dal Comune; pur aven-do mostrato la risposta del Co -mune di Budoia, non hanno vo lutoneppure leggerla.

Purtroppo mio padre, ZambonV. Gio vanni, con il suo matrimonioe il tipo di lavoro, aveva ricevuto lacittadinanza romena, rinunciandoa quella italiana. Ciò è stato deter-minante..

Non mi dispiace di aver provatoa rimediare una situazione ano -rmale, perché ho ricevuto da voi gliatti della mia famiglia: è questo checonta!

Allego alla mia risposta due fotodi famiglia che mi sembra siano lepiù importanti: una con i genitori,quattro anni prima della loro mor-te. Io sono tra i miei genitori, e mio

figlio tra Pietro Zambon e sua mo-glie, cugini del padre di Italia cheabita a Torino.

Nell’altra foto, a tavola, sedutosulla panca è mio nonno, Va len tinoZambon, accanto alla nonna Ama -bile Pescador a cui io assomigliotanto. Davanti, seduti, sono i lorotre figli: mio padre con le due sorel-le. Gli altri raffigurati nella foto non liconosco, erano forse amici o i suoidipendenti.

Mio nonno è arrivato in Roma -nia attorno al 1900, si è stabilitonella città di Agas, distretto di Ba -cau dove è nato mio padre, il pri-mogenito; poi si sono stabiliti aTirgu Ocna insieme alla famiglia.Faceva l’imprenditore edile, dirige-va un equipe di muratori e lavoravaa Tirgu Ocna e nello Spa di SlanciMoldova, a 18 km da Tirgu Ocna.

Mio padre ha seguito i corsi discuola commerciale. Ha fatto il se-gretario presso il Ginnasio di TirguOcna, poi ha lavorato nella BancaNazionale come ispettore, fino allapensione.

Io sono nata nel 1942, due annidopo il matrimonio dei genitori.

Nel 1953, con un decreto, ainonni è stata concessa la cittadi-nanza romena. In quel periodo,tutte le persone di origine italiana otornavano in patria oppure diven-tavano cittadini romeni. Nel 1958, inonni sono morti.

Mio padre aveva la famiglia etante responsabilità, così ha fattociò che era normale fare.

Se desiderate altri chiarimenti,sono pronta a fornirli, nelle misurain cui sarò in grado; se sono ne-cessarie altre foto ne ho altre in va-ri periodi della vita.

Spero che un giorno possa visi-tare il posto natio della famiglia dimio padre e incontrarvi. Per oraringrazio moltissimo voi, il par rocoe il Comune di Budoia per l’aiuto ri-cevuto.

Auguro a tutti Buon Anno conpace, salute e serenità!

CATALINA MIHAI ZAMBON

Sono testimonianze che cipermettono di aggiungereun piccolo puzzle alla microstorialocale. Grazie, Catalina!Per farla sentire italiana,le trasmettiamo l’albero genealogicodella sua famiglia, risalendo finoal 1620 con Zuane Bon, da cuiil cognome Zambon (= GiovanniBuono).Pinal, invece, è il soprannome.Nonno Valentino, nato il 15 marzo1862, fu l’unico ad emigrare;sia la sorella maggiore, Caterina(1859), sia il fratello Ales sandro,nato nel 1864, rimasero a Dardago.Il fratello ebbe otto figli checontinuarono la dinastia di uno deirami degli Zambon Pinai, quellodi Alessandro (Issandro Pinal)(cfr. Albero genealogico deLa grande famiglia degli ZambonPinal di Roberto Zambon).

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Storico incontro

o scorso 6 novembre molti dinoi sono rimasti sorpresi e quasiincreduli quando nelle immaginimandate in onda dai varitelegiornali abbiamo riconosciutoil nostro parroco don Adel Nasrtra il Santo Padre Benedetto XVIe il re dell’Arabia Saudita, S.M.Abdallah bin Abdulaziz Al Saud. Sapevamo che ultimamente eglisi era recato spesso a Roma, manon avremmo mai immaginato divederlo in compagnia del Papa edel re saudita. Oltre tutto, questonon è stato un incontro di routinetra il papa e una personalitàpolitica, ma quel giorno si èscritta una pagina di storia perchési trattava della prima visita di unre dell’Arabia Saudita al San toPadre. Il Vaticano non ha rapportidiplomatici con il principale regnoarabo e, quindi, quest’incontropuò aprire la strada ad importantisviluppi e al miglioramento deirapporti tra il cattolicesimo el’Islam, specialmente dopole violente polemiche scoppiate inalcuni ambienti islamici in seguitoal discorso di Benedetto XVI aRatisbona: una frase estrapolatadalla citazione di un testomedioevale era diventata unpretesto per episodi di violenza edi intolleranza nei confronti deicat tolici.

Don Adel tra il Santo Padre Benedetto XVIe il re dell’Arabia Saudita.[Servizio fotografico de «L’O.R.», Città del Vaticano]

Don Adel consigliere ed interprete

tra il papa ed il re sauditaI colloqui sono stati moltocordiali, il Papa è andato incontroal re saudita nella sala delTronetto ed ha stretto con tutte edue le ma ni quelle dell’importanteospite che ricopre anchel’altissima ca rica religiosa diCustode delle Due Sacre Moscheedella Mecca e di Medina.Per tutta la durata dell’incontroBenedetto XVI ha parlato initaliano e Abdullah in arabo, conl’assistenza di due interpreti,entrambi sacerdoti.

Uno di questi, appunto, erail nostro don Adel.Definire don Adel solo interpretesarebbe, però, alquanto riduttivopoiché, nei mesi precedentil’incontro, egli si è moltoimpegnato per il superamentodegli ostacoli che spessorendevano difficile il concretizzarsidell’importante visita.

LA REDAZIONE

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Grande festa il 20 gennaio per l’inau-gurazione dei lavori di ampliamento edi sistemazione dei locali dellaScuola per l’Infanzia «Gio vanni XXIII»di Dardago.

L’asilo – noi che non siamo piùgio vanissimi, lo chiamiamo ancoracosì – dopo 50 anni di preziosa atti-vità aveva bisogno di urgenti lavori diristrutturazione e, considerato il nu-mero di bambini frequentanti, anchedi ampliamento per poter accoglieredignitosamente tre sezioni.

Da qualche anno, la parrocchia haconcesso i locali in affitto al Co mune.Recentemente, dopo aver stipulatoun’apposita convenzione, l’Ammini -strazione Co mu nale ha ottenuto dallaRegione un consistente mutuo peraffrontare i lavori. L’intervento è con-sistito nella costruzione di un nuovocorpo di fabbrica in cui tro vano postoal piano terra un’aula didattica, un uf-ficio e i servizi igienici, e al primo pia-no un’aula per attività speciali e unaper riunioni.

Questa parte di fabbricato è diproprietà comunale eccetto l’aula perriunioni la cui proprietà è parrocchia-le. È stato co struito anche un nuovoingresso.

Nel la parte già esistente dell’edifi-cio sono stati ampliati il dormitorio ela mensa, si è creata un’aula per atti-vità libere ed è stato installato un ele-vatore per facilitare l’accesso ai por-tatori di handicap. Tutti gli impiantitecnologici sono stati rifatti come pu-re la vecchia pavimentazione.

La cerimonia d’inaugurazione, allapresenza di molte autorità regionali elocali, è iniziata con una Santa Messain ricordo di tutti i benefattori, vivi edefunti, di questa preziosa opera.

Quindi il sindaco, Antonio Zam -bon, ha ricordato le varie tappe perarrivare alla conclusione dei lavori, haringraziato la Regione per il contribu-to concesso e l’assessore ai lavoripubblici Pietro Janna che ha seguitocon pas sione tutte le varie fasi.

Il Vice Presidente della Giunta Re -gionale, Gianfranco Mo retton, si ècongratulato per la realizzazione edha annunciato la concessione di unulteriore contributo di 300.000 europer la sistemazione dell’area esterna,la creazione di un angolo giochi e perulteriori interventi.

Inoltre, ha ricordato l’assessoreMoretton, è stato assegnato un con -tri buto di 480.000 euro per la riqualifi-cazione della piazza di Dar dago edelle vie d’accesso.

Anche la parrocchia è beneficiariadi un contributo regionale per inter-venti strutturali al campanile.

La cerimonia, svoltasi alla presen-za di un pubblico numeroso che hasfidato una giornata fredda ed uggio-sa, è terminata con un ricco buffet nelcortile delle scuole offerto dalla par-rocchia con la collaborazione del Co -mitato Fe steg giamenti Dardago.

LA REDAZIONE

pì grant e pì belAsilo

Momenti significativi dell’inaugurazione.Benedizione, taglio del nastro e interno diun’aula della scuola.

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nella parrocchiale di Budoia

Riportiamo la relazione del restaurato-re sulla cappella della Ma donna Im -macolata.

La cappella si compone di un va-no a pianta rettangolare con volta abotte ed un ampio arco trionfale d’in-gresso.

L’intervento ha compreso: il re-stauro delle decorazioni murali dellacappella, un intervento di pulitura emanutenzione dell’altare centrale inpietra e marmo e il restauro della cor-nice lignea della nicchia centrale del-l’altare. Le decorazioni parietali sonodipinte a tempera ed eseguite proba-bilmente nella prima metà del nove-cento.

La volta a botte è decorata contecnica a trople-oeil e riproduce unsoffitto a cassettoni di stile neoclassi-co. Sulle pareti, tra fasce e lesene difinti marmi di varie fogge, è dipintauna tappezzeria con motivi fitoformi.Le pareti sono distinte dalla volta dauna cornice in stucco che si estendedai capitelli dell’arco trionfale per tut-to il perimetro interno della cappella aguisa di marcapiano.

L’altare è un’elegante opera mar-morea di tradizione settecentesca.La grande edicola incapsula la statuadella Vergine nella nicchia centrale;quest’ultima è stata protetta, in tempirelativamente recenti, da un vetrosorretto da un’importante cornice li-

gnea intagliata e dorata di fattura tar-do ottocentesca.

Intervento di restauro

Decorazioni parietali · Vista l’altasensibilità all’acqua delle tempereoriginali, sulla scorta delle prove disolubilità dei materiali da rimuovere,si è preferito una pulitura a secco deidepositi.

La rimozione è stata praticatamediante l’uso meccanico di pennel-li, aspiratori e dov’è stato necessario,compatibile con lo strato cromaticosottostante, con l’uso di gomme tipoWishab-AKAPA White special.

Le decoesioni del colore, circo-scritte sulle zone investite da infiltra-zioni d’acqua, sono state risolte appli-cando il fissativo Idros si propilcellulosatipo Klucel – G in soluzione d’acquadistillata al 3%. AI fine di evitare abra-sioni delle setole del pennello sul co-lore pulverulento, il fissativo è statosteso sulla cromia mediante uno stra-to d’intervento costituito da un velati-no giapponese che ha consentitol’acquisizione del prodotto senza l’a-zione meccanica distruttiva.

Per i distacchi più consistenti de-gli strati preparatori, per volume edestensione, sono state eseguite inie-zioni di calce idraulica naturale La -farge o PLM-A a seconda i casi.L’uso dell’emulsione acrilica Primal

AC33 al 5% in acqua distillata è statalimitata ai distacchi più circoscritti siaper volume sia per estensione.

Tutte le crepe, fessurazioni, lesioniprofonde e cadute strutturali dell’into-naco sono state stuccate con maltesimili per composizione, granulome-tria ed effetto cromatico alla ma teriacalcarea originale.

In alcuni casi si è provveduto adaggiungere all’impasto l’additivo anti-ritiro PLM-S, in particolare per le zo-ne aggettanti e sottosquadro.

Per ripristinare il tessuto visivo e laleggibilità dell’opera nel rispetto dellasua storicità, si è intervenuto appli-cando le metodiche classiche rico-nosciute dalle Soprintendenze e pre-viste dalla «Carta del Restauro»,tenendo presente il caso specifico sucui si è intervenuti.

Per le grandi lacune costituite damancanze di motivi ornamentali ripe-titivi, a scopo di ridare funzionalitàestetica all’insieme decorativo, è sta-ta applicata la tecnica di reintegrazio-ne filologica delle mancanze, soprat-tutto e in considerazione del fattoche i degradi sono di recente forma-zione.

Anche le abrasioni e le piccole la-cune sono state trattate con tecnicaa velatura. I materiali usati sono tem-pere con legante al silicato puro dipotassio in soluzione acquosa al

Le opere, oggetto direstauro, sono state le cappellelaterali poste a destradella navata, dedicatea san Giuseppe ealla Madonna Immacolata.Particolarmente impegnativoè stato il lavoroper riportare allo splendorela seconda cappella.

di Stefano TracanelliAncora restauri

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50%; il legante ha dimostrato di es-sere qualitativamente superiore adogni altra materia organica per stabi-lità cromatica e strutturale.

Le rosette in stucco dorato pre-senti sugli incroci del cassetto natodella volta e mancanti nella zona del-l’infiltrazione d’acqua già descritta,sono state integrate rilevando concalchi in pasta a base di siliconi le ori-ginali sopravvissute, e fuori opera, ri-fatte fedelmente in scagliola. In se-guito dorate e ricollocate al loroposto mediante perni in acciaio.

L’altare · L’intervento di pulitura èstato preceduto dalla rimozione deimacro depositi di polveri, cataboliti eresidui di intonaci frantumati che ri-coprivano tutte le zone piane dellasommità dell’altare, l’operazione èsta ta ausiliata da elettroaspiratori,pennelli ecc.

La rimozione generale delle pati-

nature e dei particellati coerenti è sta-ta condotta, prima spolverando easpirando il materiale mobile, poipro seguendo l’intervento con l’uso disoluzione acquose di Desogen e car-bonato di ammonio, EDT A opportu-namente dosati al caso.

Le instabilità degli elementi scul-torei siti sulla cimasa dell’altare, co-stituiti dagli arti superiori dei due an-geli trionfanti (già oggetto in passatodi manutenzioni), sono stati fissaticon perni in acciaio e resine termoin-durenti (Araldite), i giunti sono statisu turati mediante stuccature conmateriali per caratteristiche estetichee meccaniche al marmo originale.

La stuccatura è stata estesa nellezone di giunzione degli elementi ar-chitettonici in cui la malta d’alletta-mento era consunta o mancante.L’ope razione è stata seguita conmalta di calce idraulica Lafarge einerte carbonatico.

A termine della pulitura, le superfi-ci sono state protette mediante untrattamento di lucidatura a base dicere minerali.

La cornice · Il manufatto è stato ri-mosso e trasporto in laboratorio.Tutte le instabilità strutturali della pre-parazione e della foglia d’oro sonostate fissate mediante iniezione diAce tato di polivinile.

Anche l’assetto generale dellastruttura è stato oggetto di una revi-sione strutturale e a un consolida-mento delle quattro assi costituentil’ossatura della cornice. In seguito èstata eseguita la stuccatura delle la-cune e delle parti scultoree intagliateintegrate, mediante la stesura in plu-ristrato di una preparazione di gessodi Bologna e colletta animale secon-do la tecnica artistica tradizionale.Dopodiché, la superficie è stata levi-gata e modellata seguendo la plasti-cità degli intagli e delle modanaturedell’opera.

L’applicazione della foglia d’orozecchino è stata eseguita con tecni-ca a bolo secondo il metodo artisticotradizionale. Poiché la cornice è atutti gli effetti un’anta di una nicchia,e soggetta ad un uso continuo, ascopo di proteggere le dorature dal-l’usura e dalle manomissioni, è stataeseguita una verniciatura di sacrificioa base di vernici Dammar in essenzadi petrolio.

La festività dell’Imma colata ha vistoancora una volta la Comunità diBudoia riunita nella ChiesaParrocchiale, non solo per onorarela compatrona ma anche perla benedizione degli Altari dellaMadonna e di San Giuseppe, dopoi lavori di restauro, sapientementeeseguiti da Stefano Tracanelli,Franco Bravo e Michele Pezzutto diSpilimbergo. Sono stati restituitial primitivo splendore, dopo accuratosoprallugo della Soprintendenza,e l’inaugurazione dell’organodel Bazzani avvenuta in settembre.Il Parroco don Adel ha raccoltoquesti sentimenti in un unico graziea Dio, alla Vergine, a coloro chehanno contribuito e a quanti hannolavorato.Per l’occasione ha presiedutola Santa Messa solenne il Guardianodel Convento dei Cap puccinidi Conegliano, Padre Giorgio,accompagnato dal noto PadreVenanzio Renier, Vice postulatoredella causa di canonizzazione delB. Marco d’Aviano. Al termine delsacro rito, accompagnato dal Coro«Insieme Vocale Elastico», diretto dalmaestro Fabrizio Fucile, conall’organo il maestro Andrea Tomasi,prima della benedizione delle duecappelle, è stata fatta unadocumentata illustrazione dei lavorieseguiti e delle tecniche usate.Menzionata la compaesanabenefattrice Elsa Mainardi, moltodevota alla Madonna, alla cuimemoria è stato dedicato il restauro,effettuato grazie al contributo dellaRegione Friuli Venezia Giulia di11.232 euro, dalla Fondazione CRUPdi 10.000 euro e offerte dellapopolazione per 3.500 euro.All’uscita di chiesa, a curadell’Ora torio Parrocchiale è statafatta una vendita di torte preparatee ben confezionate, il cui ricavato,725 euro, è stato devoluto all’AreaGiovani del CRO di Aviano,una struttura interna da poco sortaper aiutare i ragazzi ricoverati.Un bell’esempio di carità cristiana edi aiuto a quanti vivono un momentodifficile della vita, molto sentito edapprezzato dalla nostra gente.

MARIO POVOLEDO

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Gli altari interessati al restauro(foto di Vittorina Carlon).

Pagina accanto. La benedizionedegli altari da parte di Padre Giorgio(foto di Fulvia Mellina).

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La fondazione «Aiutare i Bam bini» –già il nome stesso lascia ca pire l’obiet-tivo del suo impegno – servendosi divari canali ed iniziative, ma, soprattut-to, con volontari, raccoglie fondi e ri-sorse che utilizza poi per finanziareproget ti di assistenza, diretta o indiret-ta, in cui siano coinvolti i bambini.

Utilizzatori di questi finanziamentiin genere sono missionari, religiosi olaici, in tutto il mondo, senza alcunpregiudizio politico, etnico, culturale oreligioso.

Non si tratta mai di grandi progettio che richiedono grandi investimenti.Ad esempio, in Africa, anche con solo20 o 30 mila euro a progetto si posso-no finanziare e realizzare interventi chein modo efficace portino proprio unaiuto concreto ai bambini. Pic co lescuole, presìdi sanitari, ampliamenti distrutture preesistenti come comunitàinfantili, case fa miglia, orfanotrofi, for-nitura di farmaci antiretrovirali per lemamme affette da Aids, o ad aiutare arisolvere tantissimi altri problemi.Comunque e sempre, però, debbonoessere i bambini i beneficiari finali deivari progetti.

Per poter trasferire agli utilizzatoridelle risorse il massimo di quanto vie-ne raccolto è indispensabile l’impegnodi volontari che liberamente e gratuita-mente mettano a disposizione dellafondazione «Aiutare i Bambini» le lorocapacità e specificità. Tanti volontaricollaborano con la normale attività diroutine in sede. Altri collaborano allarealizzazione di manifestazioni e rac-

colta fondi nelle piazze. Altri ancoracoordinano, con le varie missioni nelmondo, le adozioni a distanza. Altriancora portando un aiuto diretto sulposto come medici, infermieri, operaispecializzati o altro.

Io, portando la mia esperienza diperito edile, verificando sul cam po leopere eseguite e, soprattutto, ripor-tando immagini e relazioni su quantovisto.

Non sono visite o controlli fiscali,assolutamente no. È molto importanteperò, per la credibilità della Fon da -zione, portare la diretta testimonianza,dell’avvenuta realizzazione dell’operafinanziata e/o di ulteriori necessità.

Beninteso che le spese di viaggiosono a carico del volontario che si re-ca sul posto.

La soddisfazione di poter farequalcosa di utile, il rapporto umanoche si instaura sia con i missionari checon le popolazioni locali, poter vederee vivere realtà che mai ci saremmo im-maginati, compensa abbondante-mente i costi ed i disagi inevitabili diquesti viaggi.

Avuta la conferma che la zona cheandremo a visitare è relativamentetranquilla mi unisco a pochi altri volon-tari per questo viaggio.

13 marzo 2007 ore 15,35 parten-za da Malpensa destinazione Khar -toum, capitale del Sudan. Il Su dan,l’antica Nubia. È la più grande nazioneafricana. Grande circa 8 volte l’Italia,con una popolazione di circa 40 milio-ni di abitanti. Una giunta militare ditta-

toriale paraislamica governa da anniquesto Stato.

Islamico quasi da sempre il norddel Paese, cristiano il sud.

Questo, al governo centrale nonsta bene visto che il sud, oltre che adessere ricco di petrolio, vuole anchel’autonomia! Cre do che tutti conoscia-mo la tragedia del Darfur. Bande ar-mate musulmane, «tollerate» dal go-verno di Khartoum, da anni stannosterminando le popolazioni, cristiane enon, residenti in questa regione delSudan.

Con la pressoché totale indifferen-za del mondo si sta consumando unadelle più infami tragedie dell’umanità.

Si parla di milioni di morti.Il Sudan ora è una Fe de razione di

26 regioni ma in realtà tutto viene de-ciso a Khartoum.

Verifica scadenza passaporto.Vaccinazioni varie, profilassi antimala-rica. Partenza rinviata e mes sa in dub-bio sino all’ultimo momento per pro-blemi di visti ed autorizzazioni.

Finalmente l’aereo si stacca dalsuolo lombardo.

Dopo una lunga attesa per il cam-bio aereo al Cairo ed infinite formalitàburocratiche, atterriamo a Khartoum.

Sono le 7 di mattina, ora locale, del14 marzo. Temperatura circa 40 °C.

Città caotica, immensa, disordina-ta. Si parla di circa 8 milioni di abitanti.Questa grande metropoli africana sitrova nel cuore del l’Afri ca, nel punto diconfluenza del Nilo Azzurro, prove-niente dal lago Tana in Etiopia, e del

Ritorno in Africa

di Luigi Zambon Pala

con la fondazione «Aiutare i bambini»

Luigi Zambon ci scrive: per tutta la vita mi sono occupato di cantieri e di costruzioni,e da quando sono in pensione collaboro con la fondazione «Aiutare i Bambini»...

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con l’Etiopia durata oltre 30 anni e poi,come tuttora, a causa del governo eri-treo dispotico e dittatoriale.

Kassala è vicinissima al confinecon l’Eritrea. Il governo sudanese hatollerato e in qualche modo tollera an-cora questo esodo epocale e un po’alla volta Kassala è diventata grande.Tanti eritrei si sono ormai integrati nellecomunità sudanesi, tanti altri sono an-cora sistemati in un immenso campoprofughi non molto lontano da Kas -sala, al piede delle Ambe.

Ebbene, i padri Cappuccini, qua situtti sono di origine eritrea, tra le varieattività di supporto ed assistenza aqueste popolazioni, hanno realizzatoin Kassala, alcune scuole per i pro -fughi rifugiati tra cui la «Eritrean Re -fugees Ele mentary School Wed-Sherifey».

Ospiti nella spartana missione deifrati Cappuccini, di prima mattina visi-tiamo l’Ospedale Ge nerale di Kassala.Ospedale realizzato anche con il de-terminante aiuto degli italiani durante il«Ven tennio». Le condizioni in cui tro-viamo il reparto pediatrico ci lascianosconcertati.

Nel pomeriggio la festa di fine an-no scolastico in una scuola in Kassala,realizzata dai Cap puccini, riempie dicanti e colori la giornata.

Il giorno successivo, nei dintorni diKassala, dopo un posto di controllodella polizia vicinissimo al confine eri-treo, ci troviamo in una immensa spia-nata dove da anni si sono sistemati,entro innumerevoli capanne e ricoveriprecari, circa 40 mila profughi eritrei.

Al piede di spettacolari montagnedi granito rosso fuoco, le Ambe, eccola «Eritrean Re fugees ElementarySchool Wed-Sherifey», ovvero lascuo la elementare dei rifugiati eritrei.

Un grandissimo piazzale copertoda teloni colorati accoglie il nostro arri-vo con tanti bambini festosi. Nume -

rose scritte colorate e nelle varie lin-gue, italiano, inglese, arabo, tigrigno cidanno il benvenuto e segno di ringra-ziamento per gli aiuti loro dati.

La scuola è stata restaurata recen-temente, grazie a tanti donatori italia-ni, a mezzo di «Aiutare i Bambini».

È una scuola elementare di circa900 alunni. Sono state rifatte tutte lecoperture in acciaio e realizzati i con-trosoffitti interni opportunamente coi-bentati. Sono stati rifatti tutti gli infissi,sistemati gli intonaci e arredi vari.

In precedenza le coperture era noin paglia e vi si annidavano dentro ser-penti, quasi sempre mol to velenosi.Spesso qualche serpente cascava trai banchi, in mezzo ai bambini.

La mattinata passa tra canti etnicidei bambini, recite, discorsi vari cele-brativi e di circostanza, scambi di doni(anche qui il pretesto è sempre la festadi fine anno scolastico). Ci viene rega-lata una fascia ricordo.

Finita la cerimonia alla scuola, rapi-da carrellata tra le capanne dei rifugiatinella immensa piana dei profughi erientro a Kassala.

Nel pomeriggio lasciamo Kas saladirezione Khartoum, non senza avervisto prima una caratteristica localitàdetta «del Pozzo Sacro» in un caratte-ristico canalone delle Ambe.

Saremo a Khartoum nella tardamattinata del giorno successivo, sa-bato 17 marzo.

Nel pomeriggio veloce giro in taxiper la città.

Stridente è il contrasto tra le im-mense zone diseredate, squallide e su-per abitate dei più miserabili e i moderniquartieri delle istituzioni pubbliche e re-sidenziali delle classi più ricche.

In nottata partenza per l’Italia dovearriveremo domenica pomeriggio.

Dalla partenza all’arrivo sono tra-scorsi poco più di 5 giorni.

È stata dura. È Africa.

Nilo Bian co, proveniente dal lagoVictoria in Uganda.

Breve sosta presso la casa dei pa-dri Cappuccini poi via subito, in pulmi-no, verso Kassala, in direzione Est, alconfine con l’Eritrea a circa 700 km!!Arriveremo a Kas sala dopo un viaggiodurato più di 12 ore!

Strade africane, ossa tritate! È not-te fonda.

Ma perché venire proprio a Kas -sala? Già, perché in questo sperdutopaese dell’Africa? Negli anni, si sonoqui rifugiati de cine di migliaia di profu-ghi eritrei. Prima a causa della guerra

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1908-2008

Zia Rosa (la Rosa Tavàna) compiràcento anni il prossimo 3 aprile.

Un traguardo decisamente signifi-cativo se si considera che è stato rag-giunto a cavallo di un se colo, quellopassato, che ha se gnato profonda-mente e drammaticamente la storia diquesto mondo. Ad attestarne la datadi nascita è un’iscrizione su una vec-chia cassettiera della camera da lettodi suo padre – mio nonno – incisa neitempi in cui la burocrazia si risolvevaanche come un valore pri vato, unmarchio indelebile di identità, radici ememoria, unica ricchezza possibileda lasciare in eredità ai figli.

Zia Rosa ha visto e vissuto en-trambe le Guerre Mondiali con il pa-

dre Sante partito soldato e fatto pri-gioniero durante il primo con flitto e lamadre Anna rimasta da sola a ‘tirarsu’ i figli e a gestire la magra econo-mia di casa.

Ma la sfida più dura con la vita èstata quella di dover assistere allamorte delle persone care… soprattut-to quelle del marito e del figlio Carlo.

Per lei la famiglia è stata il fonda-mento stesso della sua vita, l’unica evera ragione che ha dato un senso alsuo ruolo di figlia e di sorella, di mo-glie e di madre.

La famiglia è stata il luogo che hadefinito il valore del suo essere donna,il fondamento dei principi di civiltà,cultura e sacrificio, l’ambiente in cui

dare solidità e continuità a questi stes-si principi per le generazioni future.

Nata Janna Tavàn, sposò nel1930, senza esserne parente, un altroTavàn, Gio vanni Nani Janna e fu ac-colta nella sua famiglia patriarcale do-ve si dedicò, con dedizione e amore,ai sei anziani della casa, assistendolinelle loro piccole attività quotidiane, ri-manendo al lo ro fianco nella malattiaed accompagnandoli con pro fondasen sibilità verso il loro esilio terreno.

Ha conosciuto il rispetto per questiuomini, l’ammirazione per la loroprofonda dignità fatta di aspra faticasui campi da cui ricavare sostenta-mento per la famiglia; ha conosciuto ildolore della separazione dai figli partiti

alla «prima cittadina» di Dardagoauguri

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Cara zia Rosa

Ho una lettera di tuo padre, (miononno) datata 17.12.1916, eraal fronte, scrive alla nonna(tua madre) chiedendo notizie del«… bim bo Lino e tieni informatocome si porta…» era l’ultimo natonel settembre 1916. All’epoca era noanche già nati i tuoi fratelli: Ma ria,Maria Assunta, Rita, Ettore (miopadre).Purtroppo erano anche già morteMaria e Rita (Lino sarebbe morto nelsettembre 1917) quindi, come diceVittorio nei suoi auguri veramente«la sfida più dura con la vita è stataquella di dover assistere alla mortedelle persone care...»Con qualcuno questa sfida èveramente accanita.Restando sempre nel campo dellesfide hai attraversato lo scorsosecolo vincendone molte eresistendo ad altre in modoammirevole. Come si usa dire aDardago «…cossa voto, soi ca…»che sem bra proprio il motto delcapitano, fermo-immobile sulla pruadi una antica nave duranteuna tempesta.Quando poi arrivano i momenti dimare calmo questi vengonoapprezzati maggiormente.In effetti il piccolo mondo antico divia Castello 8 (casa madre deiTavàns) ti ha visto protagonistadiscreta ed attenta al bene ed allaguida della tua famiglia.Con questi brevi e semplici pensierivoglio ringraziarti per l’esempiodatoci e… tanta serenità per i tuoicento anni.Ciao, Santino

SANTE UGO JANNA

all’estero alla ricerca di un lavoro chegarantisse loro prospettive più bene-vole di quelle dei nostri paesi.

Zia Rosa ha di certo vissuto. Una vita che è significata condivi-

sione delle difficoltà, soddisfazioneper le piccole cose conquistate, sicu-ramente sacrificio ma anche pienez-za e generosità negli affetti.

Valori che nella società di oggisuonano oramai, ahimè, solo comeechi di vite passate.

Magari centenarie.

*Grazie zia Rosa per l’esempio

che, con la tua vita, hai rappresenta-to e rappresenti ancora per noi nipo-ti, per i figli e i pronipoti.

Grazie per quel filo che tiravi conforza nel confezionarci le s’cianpinelee che ci donavi quan do venivo a tro-varti, con mio fratello Santino, daMilano.

A te i nostri migliori auguri di sere-nità e di gioia per i tuoi cento anni.

VITTORIO JANNA

Nella pagina accanto.Nella foto a sinistra. Zia Rosa attorniatadai figli Bruna e Angelo e dai pronipotiFederico, Simone, Giulia e il piccolo Riccardo.Nella foto a destra. La piccola Rosa, cent’annifa, in braccio alla madre Anna Parmesan.

Sotto. Il «certificato» di famiglia dell’interogruppo di Sante Janna Tavàn, stilatonell’interno di un cassetto.

A nonna e bisnonna Rosa

Cento anni tu ben haied ancor serena sei.E quando il dì nel suo ‘mattin’ vestir,sorridi e col tuo sguardo fieroancor comandi e raccomandi.

Se è tepor di sole al giorno,siedi in cortil sulla soglia di casaché camminar non puoi mai più,tua condanna per te che hai ancor mente lucidae su quella sedia a rotellepuoi solo occhiar il lungo giardin di casache l’anno veste d’ogni frutto e d’ogni cosa.

Sebben nelle due guerrepassasti paure, dispiacer e molti guai,ora hai figli, nipoti e pronipotiche a te nulla manca mai.

Il tuo pensier per tutti noiè l’augurio del tuo buon cuor.

Come vecchia bandiera dai tre colori,anche questa ha i suoi,l’ho colta in giardin, bianca, rossa e rosa.O mamma, stringi in tua manquesta mia bella rosa.

TUO FIGLIO ANGELO

[Poesia dedicata alla mammacome augurio per il traguardo raggiunto].

Nasce a Dardago il 3 aprile 1908.A soli undici anni lascia il paeseper prestare servizio presso la famigliamilanese «Bri carelli» o «Briccarello»(lui avvocato, lei maestra) e per accudirei due figli della coppia.Rientrata a Dardago, sposa GiovanniJanna Tavàn il 25 gennaio 1930,mantenendo, anche dopo il matrimonio,un lungo e affettuoso scambio epistolarecon la famiglia milanese.Da Rosa e Giovanni nasconotre figli: Bruna (23 ottobre 1930),Angelo (4 novembre 1932)e Carlo (24 agosto 1939).

Auguri vivissimidalla Redazione de l’Artugnae da tutta la Comunità.

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SARONNO – Brevettato con il nomedi «camera per l’abbattimento dellemicropolveri prodotte dai motori ascoppio», è un marchingegno che– se prodotto su larga scala –abbatterebbe l’in quinamentoatmosferico. Ad averlo ideato èPa squalino Zambon, 80 anni,ecologista convinto, che l’hasperimentato con successo.«Il sistema di filtraggio è moltosemplice», spiega: «I fumi di scaricodell’auto, passando attraversola marmitta, vengono convogliati inun contenitore munito di griglie: grazieal semplice apporto di acqua, i fumivengono ‘puliti’ ed immessi nell’aria

purificati». Grande l’entusiasmo diZambon quando, dopo diversi tentativi,ha appurato che la sua invenzionefunzionava: in 20 chilometri di tragittoda Saronno a Vertemate con Minopriol’acqua del contenitore è diventatanerissima, a dimostrazione chei fumi di scarico della sua vecchiaFiat Uno erano stati davvero purificati.Stesso risultato con le auto munite dimarmitta catalitica, provando così chesono comunque inquinanti. Quella diPasqualino Zambon è partita comeinvenzione innovativa, che per poteressere concretizzata avrebbe avutobisogno dell’appoggio politico: perquesto, già due anni fa Zambon e suamoglie avevano incontrato l’allorasindaco di Varese per parlargli delprogetto. Dopo aver brevettato il filtro,si sono rivolti all’assessoratoall’Ecologia di Saronno, «i cuiresponsabili hanno mostrato parecchiointeresse, ma non si sono mai attivatiper aiutarci ad avviare la produzione»,dice la coppia. Per nulla intenzionatoad arrendersi, Pasqualino Zambon hapre so carta e penna per scrivere alministro dell’Ambiente AlfonsoPecoraro Scanio.«Il mio particolare filtro», si legge, «nonsolo ferma le micropolveri carboniosema condensa anche il vapore acqueo,la cui abnor me produzione va ad

L’inquinamento delle auto?GENIALE L’INVENZIONE DI PASQUALINO ZAMBON CANTA

Lo risolvo con l’acqua!Nonno «Roccia» ha colpito ancora.Pasqualino Zambon Canta,classe 1927, cuore e nascitadardaghese ma saronnese diadozione, è di nuovo alla ribalta sulquotidiano di Varese La Prealpinaper una sua speciale invenzioneche denota la sua animaecologista, retaggio forse diuna passione antica nata sui nostrimonti.Già protagonista di un articoloapparso sul n. 107 de l’Artugnanell’aprile del 2006, in cui si

raccontava della sua tenacebattaglia contro la glomerulo nefriteche lo costringe da oltre trent’annialla dialisi, ha intrapreso ora unanuova sfida per risolvere unodei problemi più sentiti del nostrotempo, il cosiddetto e sempreattuale inquinamento dalle polverisottili.«Mio nonno Pasqualino Zam bonCanta», ci scrive la nipote Sara,«è riuscito a far brevettare un filtrocontro l’inquinamento cau satodalle polveri sottili M 10 prodotte

dai motori a scoppio. Egli, cheè ormai anziano, sarebbe feliceche tale suo progetto potessevenir usato per il benessere di tutticontro l’inquinamento.»Al nostro fedele lettore Pa squa lino,i nostri auguri per la sua quotidianabattaglia contro la malattia ela sincera speranza che il suoprogetto possa incontrareun concreto accoglimento e chepossa fare, è il caso di dirlo, moltastrada.

LA REDAZIONE

ingrossare le nuvole, aumentandola probabilità di alluvioni. Le chiedoquindi di riflettere sulla possibilitàeffettiva di sperimentare e mettere inproduzione il mio brevetto». Purtropponon è arrivata alcuna risposta:«Eppure», commenta Zambon,«sembra che Pecoraro Scanio siamolto interessato al problemadell’inquinamento atmosferico.»Il costo della produzione deldispositivo anti-inquinamento ètutt’altro che oneroso: varia dai 60 ai70 euro, si può adattare a tutti i tipidi auto e non riduce le prestazioni delmotore come l’aria condizionata.«Purtroppo», riflette, «devo constatareche si cerca di risolvere i grossiproblemi dall’alto ma se le possibilisoluzioni arrivano dal basso non se netiene minimamente conto».L’ottantenne Zambon, che ha lavoratocome perito chimico, è talmenteconvinto dell’efficacia della suainvenzione che si rammarica di nonessere più giovane: «Purtroppo sonoanziano e malato», dice, «ma se fossiun trentenne non esiterei un istante afare un investimento per avviarela produzione.Questo impianto fun ziona, eccome.»

STEFANO DI MARIAda La Prealpina, domenica 3 dicembre 2007

Per saperne di più è possibile vedere un’intervista a Pasqualino Zambon collegandosi al seguente sito internetwww.pierodasaronno.eu/released/programma.aspx?ID_Programma=802

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una bella mattina di gennaio: il campanile suona le undici ela nonna è già pronta sulla porta della cucina e dice al bambino:– Svelto piccolo, che il nonno e il tuo papà ci aspettanonel bosco: dobbiamo portargli da mangiare! Il bambino svelto finiscedi vestirsi, si mette il berretto di lana e via fuori dalla cucina, vicinoalla nonna che chiude la porta e si av via lungo la strada.Sotto il braccio tiene la cesta dei viveri, il fazzoletto in testae lo scialle sulle spalle: durante la notte ha nevicato e fa freddo,anche se il sole splende nel sereno. Il bambino cammina svelto die tro alla nonna: è curioso perchénon è mai stato in Ligont e quel bosco gli sembra grande emisterioso.Cammina, cammina, a un certo punto la nonna si ferma: di latoal sentiero c’è la neve, ghiacciata, e si vedono delle improntelasciate da…

– Nonna, che roba è questa? – Vedi, piccolo, è passato di quail lupo e ha lasciato le impronte delle zampe nella neve, stiamo attentiche sarà ancora qui intorno!Il ragazzino comincia a guardare di qua e di là spaventato: gli vienein mente la storia di Cappuccetto Rosso e del lupo. Dopo un po’ checamminano, arrivano dove il nonno e suo papà tagliano la legna.La nonna apre la cesta e tira fuori il cibo per gli uomini: polentaabbrustolita, for maggio, un pezzetto di salame, una bottiglietta colvino e il thermos col caffè (di orzo!).Mentre loro mangiano, il ragazzino guarda di qua e di là che non cisia il lupo nascosto dietro ai muretti.Quando gli uomini hanno finito di mangiare, la nonna e il bambinotornano indietro lungo il sentiero, il bambino continuandoa guardarsi attorno, la nonna che non pensa più al lupo o ad altrianimali: ci sono i «mestieri» che aspettano.Arrivati a casa, la nonna apre il portone ed entra nel cortile: il gatto,che era sul muro, salta giù e di corsa si mette davanti alla portadella cucina. Nell’angolo, sotto al muro, è rimasta un po’ di neve:il bambino si avvicina, guarda bene per terra e subito chiamala nonna e le dice: – Nonna, guarda qua queste impronte: o il lupoè passato per il nostro cortile o il nostro gatto è andato a passeggioin Ligont!

MASSIMO ZARDO

Attenti al lupo!

È

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Orathion

’L era tant che i me fioi i me diseva de scrive al’Artugna chista pithola, ma (par mi) béla orathion,che me nona Romana la me feva dise co’ lienadute le volte che dheve a dhormì su ’l so liet.Bel che fin a quindese ains ai sempro dhormitco’ liena (pi ’n avant al me a robàt el posto mefradhel pi pithol), e sta ’rathion ’l ài dita par tains etains ains dute le sere, ma ’n chela volta ’l era pì’na usantha, thentha nissun pensier su ’l vero dela religion, che la ’rathion la diseva par me nona;uncòi spere che i plase ancia a qalchedun altre,e che qualche nona de uncòi i la fathe dise ai sonevodhi quan che i li porta a dhormì.

TINO ITE

Vado in letoco’ l’angelo perfetoco’ l’angelo de Dio,soi con Voi, Signor Iddio.Me pogne unchì,no sai se rivarai a dì;rivà o no rivàtre cose Sante voi racomandà:Confession, Comunion, Oio Sant.’N tel nome del Padre, del Figlio e del Spirito Sant.Amen

de la sèra,de ’na volta

Angioletto del mio Dio,di te degno non son io.Angioletto del mio Dio,che fai tu vicino a me?

Son l’amico del tuo cuore,sono un angelo del Signore.Quando vegli e quando dormi,sempre sempre son con te.

ITALIA BASTIANELLO (di anni 95)

L’angelo custode era sempre invocatonelle preghiere del mattino e della sera.Questa versione di Italia Bastianello Thisaè piuttosto insolita.

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Natale a Broadway non è, come po-trebbe sembrare, un lungometraggiodella coppia Boldi e De Sica, bensì iltitolo del concerto con cui noi delCoro da Camera Gabriel Fauré (in for-mazione mista) abbiamo preso com -miato dallo scorso anno 2007.

In dicembre ci siamo esibiti adAvia no e a Pol ce nigo eseguendo deibrani tratti dai Mu sical West SideStory di Ber stein, Jekyll & Hide e TheScarlet Pim pernel di Wild Horn, Rentdi Larson e infine abbiamo presenta-to un medley di pezzi tratti dalle ope-re di Andrew Lloyd Web ber, tra le piùfamose si possono citare JesusChrist Superstar, Evita, Cats, ThePhan tom of the Opera.

Abbiamo dato il benvenuto al2008 con il concerto La Voce Fem -minile e L’Arpa allietando la serata aituristi che trascorrevano le ferie sullepiste innevate del Piancavallo. Il con-certo, che si è aperto proprio con unpezzo scritto dal compositore france-se a cui è intitolato il nostro coro, havisto noi del l’Ensem ble Vo ca le Fem -minile Gabriel Fauré, esibirci in branitratti dalla colonna sonora del film LesChoristes, composta da Coulais edalla raccolta Ce re mony of Carols diBrit ten. Du rante il concerto siamo sta -te accompagnate dal suono me lo -dioso dell’arpa le cui corde erano su-perbamente pizzicate o, a secondadel caso, accarezzate dalle agili dita diPaola Baron. Ai pezzi corali si alterna-vano alcune arie di opere pucciniane

interpretate incantevolmente dal so-prano lirico Stefania Anto niazzi e dallesonate per sola arpa eseguite appun-to da Paola Baron la quale, dallo scor-so anno, è prima arpa del Teatro del -l’Ope ra di San Paolo in Bra sile.

Dopo aver cantato il 15 marzo nel-la Pieve dardaghese, la sera del lunedìdi Pasqua (24 marzo) saremo ospitidel Duomo di Aviano. Ci accompa-gnerà all’organo il Mae stro AndreaTomasi, organista del Duomo di Por -de no ne.

In queste due serate proporremola Messe Basse composta da GabrielFauré sul finire dell’ottocento e laMissa Brevis di Benjamin Britten cherisale al 1959. Entrambe sono operedi breve durata. La Messe Basse è unconcentrato dell’estetica del linguag-gio di Gabriel Fauré e ne esprime tuttoil vocabolario armonico. Alla delicatez-za eterea degli spartiti di questa, sicontrappone l’uso spinto ma affasci-nante delle dissonanze, dei tempi econtrotempi inconsueti di Britten,compositore contemporaneo, ai qualiil nostro orecchio non risulta essereavezzo, abituato com’è allo stile clas-sico romantico.

In questo anno, in cui cade il 150°anniversario dalla nascita di GiacomoPuccini, anche l’As so ciazione renderàomaggio all’illustre compositore, met-tendo in scena l’opera lirica Suor An -ge lica, la drammatica vicenda di unagiovane, costretta dalla perfidia dei fa-miliari alla vita monacale per un pec-

Da Broadway

cato commesso durante la sua giovi-nezza.

L’attività proseguirà poi per tre do-meniche fra luglio e agosto, durante lequali verrà riproposta l’iniziativa Notetra le Mal ghe che accomuna sempliciescur sioni in mezzo alla natura e con-certi di vario genere nei luoghi metadelle camminate. Quest’anno le case-re che si apriranno a cantanti, stru-mentisti e a tutti coloro che vor rannotrascorrere un domenica fra note enatura, sono le malghe Busa Bernartdi Polcenigo, Pian Mazzega sopraAviano e Valle Friz di Dardago.

Il repentino susseguirsi di impegni el’esperienza di repertori sempre nuo vie dai generi più svariati che ci proponeil nostro direttore Emanuele Lachin, cispro nano e ci danno quella grinta equella fresca voglia di cantare neces-sarie perché il coro non smetta mai dicrescere e possa puntare a traguardisempre più ambiziosi.

di Sara Zambon

a Torre del Lagopassando per Piancavallo

Per qualsiasi informazionee per essere sempre aggiornatisull’attività dell’associazioneè sufficiente spedire una e-mailall’[email protected] chiamare al numero 347.4219976

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Sperimentare

Con la fine di ottobre, l’associazio-ne «Amici di Don Nillo Carniel» haconcluso le sue attività per l’annosociale 2006-2007, attività che ri-guardano prin cipalmente l’acco-glienza e il sostegno a bam bini eragazzi bielorussi che vivono inpatria situazioni di disagio.L’estate, in particolare, è stato ilperiodo più impegnato e i progettirealizzati sono stati davvero tanti,nonostante l’anno si fosse apertocon tutte le incertezze e le discus-sioni legate al famoso caso diMaria e la famiglia di Cogoleto.Tutta la nostra attività, insieme aquella di decine di associazioni inItalia che si occupano di acco-glienza di bambini bielorussi, èstata messa in dubbio ed in peri-colo a causa di un singolo casoche ha riempito per giorni e giornile pagine di giornali e telegiornalicon la diffusione di una miriade diinformazioni molte delle quali im-precise o addirittura scorrette.Teniamo a precisare anche noi, in

qualità di operatori del settore,che l’attività di accoglienza tem-poranea non ha nulla a che vederecon l’adozione; le due esperienzesono completamente dif ferenti el’accoglienza temporanea nonpuò e non deve essere considera-ta la scorciatoia per l’adozione.

L’accoglienza è l’esperienzadella famiglia che apre le porte adun ospite, nel nostro caso a bam-bini provenienti da un paese checontinua a soffrire per le conse-guenze del disastro di Cernobyl; èstato ampiamente constatato cheun soggiorno in Italia, seppure perun periodo limitato, produce note-voli benefici sul loro sistema im-munitario. Ma il risultato positivonon si ferma qui: l’esperienza del-l’accoglienza produce dei legamidi amicizia tra famiglie italiane e fa-miglie bielorusse, legami profondie duraturi nel tempo. Questa ami-cizia ha un significato socialmenteinteressante, al di là del discorsorisanamento; a noi piace pensare

l’accoglienza congli «Amici di Don Nillo Carniel»

Natascia con il suo piccolo nella loro casaitaliana.

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gnati da un medico, un interpretee due assistenti, dipendenti del -l’Istituto stesso. Pur trop po solosei ragazzi e per sole due settima-ne: non sono i numeri di cuiavremmo voluto parlare, ma que-sto tipo di accoglienza, finanziatocompletamente dalla nostraAssociazione, è un serio impegnodal punto di vista economico epiù di così non siamo riusciti a fareper quest’anno.

Non serve essere medici per ri-conoscere quanto sia salutare perla loro situazione fisica trascorrereore e ore a nuotare con i bracciolinell’acqua del mare. Edik, chepassa la vita in carrozzella, facevasforzi incredibili per stare dritto inpiedi nell’acqua e ci chiedeva dicronometrare: magari erano due otre secondi, ma che conquista!

Un altro progetto del 2007 hariguardato altri 33 ragazzi dell’Isti -tuto di Ivenez, per la maggior par-te gravemente disabili, che hannotrascorso un periodo di vacanza inBielorussia presso un centro chesi occupa di riabilitazione socialedel disabile attraverso la danzasulla carrozzella. Si tratta di uncentro privato molto ben organiz-zato che collabora con l’Isti tuto diIvenez grazie al sostegno della no-stra associazione: qui, durantetutto l’anno, si allenano cinquecoppie di ragazzi in carrozzellache partecipano a gare e concorsinazionali e internazionali. Questocentro ha ricevuto l’approvazionedal Comitato Para olimpico diBerlino per l’or ga nizzazione nel-l’ottobre 2008 dei CampionatiMondiali di Danza sulla Carroz -zella; in quell’occasione garegge-ranno anche i nostri amici diIvenez. Pensate che obiettivo im-portante e con quale orgoglio eimpegno lo stanno affrontando!

Con gli anni, i nostri amici cre-scono, diventano adulti e l’espe-rienza di accoglienza si interrom-pe. La domanda ovvia che ci sipone è: «Cosa fanno questi ragaz-zi da grandi?» E di conseguenza:«Cosa possiamo continuare a fare

noi per loro?». Te nen doci in con-tatto con loro e continuando a se-guire da vicino le loro vite, almenoquelle dei più bisognosi, qualcosasi può fare. Quest’anno ci siamodedicati a Natascia, una donnaormai ventenne, cresciuta nell’Isti -tuto di Ivenez a causa dei suoiproblemi fisici e accolta per tantianni in Italia proprio a Santa Luciadi Bu doia, all’inizio della nostra at-tività quando ancora Don Nillo erain vita. Natascia ha incontrato uncompagno con il quale ha costitui-to una famiglia allietata un anno fadall’arrivo del piccolo Sascia; le lo-ro condizioni di vita erano peròpiuttosto difficili, soprattutto per lamancanza di una casa. Ebbene,ora una casa ce l’hanno, i vecchiamici italiani han no dato fiducia aquesti ragazzi e li hanno aiutati acomperare una casa, nella qualesono già andati a vivere da que-st’autunno.

AMICI DI DON NILLO

che sia, nel nostro piccolo, un mo-do per diffondere dalla base i prin-cipi della pace, del rispetto tra ipopoli, della tolleranza verso l’altroe un mezzo per stimolare recipro-camente la curiosità e l’interesseper stili di vita e per usi e costumidiversi dal proprio.

Gli «Amici di Don Nillo Carniel»raccolgono famiglie ospitanti datutta la provincia di Pordenone equest’anno i ragazzi ospitati in fa-miglia durante l’estate sono stati60, di cui 16 vivono nell’Istituto perMinori con Problemi nello Svi luppoFisico di Ivenez, regione di Minsk,istituto con il quale siamo legati dapiù di 10 anni e che è il destinata-rio della maggior parte della nostraattività al di fuori della accoglienza.

Per il terzo anno consecutivo, èproseguita, la col la borazione conun gruppo di dentisti e di assisten-ti di studio dentistico membri dell’AIO (Associazione Odontoiatri Ita -liani) della provincia di Por de noneche hanno fornito a tutti i ragazzicure dentarie gratuite.

Con la vacanza di quest’annoper qualche ragazzo si è conclusal’esperienza di accoglienza inItalia, perché tra poco maggioren-ne. Sarebbe interessante poter ri-flettere su che cosa resta nella vitadi questi ragazzi bielorussi dopol’esperienza di accoglienza, in fa-miglie di un altro pae se, durantegli anni della loro crescita e dellaloro formazione. Po trei parlarvi diRoman, ragazzo disabile e senzafamiglia, molto intelligente e deter-minato, che nei suoi 11 anni diItalia ha imparato che si può e chesi deve lottare per poter decideredella propria vita e del proprio fu-turo, anche se la società in cui vivepotrebbe sembrare non preparataa sostenerlo.

Durante quest’anno abbiamoriproposto il progetto di accoglien-za al mare di ospiti davvero spe-ciali: il 19 agosto sono sbarcati al-l’aeroporto di Venezia 6 ragazzidell’Istituto di Ivenez, tutti con gra-vi problemi di deambulazione, 3dei quali in carrozzella, accompa-

L’associazione«Amici di Don Nillo Carniel»ha sede in via La chin, 29a Santa Lucia di Budoia.

Chi volesse contattarci può chiamareil numero 338.9939496o scrivere a: [email protected]

L’esperienza dell’accoglienza fa crescerele nostre famiglie!

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recensi

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In una bella giornata di agosto, parlan-do dei nostri nonni durante un incon-tro tra amici, è nata l’idea di raccoglie-re modi di dire dialettali e pro verbi chevenivano utilizzati dai nostri «vecchi»per esprimere dei concetti, ad esem-pio: «lonc come el Passio», «l’è unscurta tabàri», «drio el thoc se taja lastela» ecc...

Queste espressioni si usavanonella vita quotidiana e specialmentenelle operazioni di vita pratica. Pur -trop po, col passare del tempo, stan-no andando via via in disuso e quinditra non molto saranno dimenticate:andremo così a perdere un patrimo-nio importante del nostro dialetto edella nostra cultura.

Questo è il motivo per cui chiedia-mo la vostra collaborazione: aiutatecia mettere insieme tutto quello che sia-mo in grado di ricordare, scavandonella nostra memoria per tentare diconservare questa ricchezza della no-stra tradizione popolare.

Il nostro obiettivo è quello di ten-tare di conservare questo patrimoniomettendo «nero su bianco» tutte leespressioni ri-trovate, così che que-sta testimonianza non sia lasciata so-lo alla tradizione orale.

In seguito, in base alla quantità dimateriale che riusciremo a raccoglie-re, vorremmo pubblicare un «libretto».

Ogni famiglia potrà, in questo mo-do, essere in grado di tramandare aipropri figli o nipoti quella saggezzaspicciola, popolare che veniva usatadai nostri nonni e che era capace,pur nella sua semplicità, di rendereimmediati quei concetti che fatiche-remmo a tradurre nella lingua italianacon un termine che ne descriva l’ideacon la medesima efficacia.

Chi si sente motivato da questainiziativa ed è in grado di ricordareanche un solo modo di dire, o unproverbio, una filastrocca, una villottao una particolare espressione che ilnonno, la mamma o chiunque altro

Pa’ no perdhe le tradithiòns

È da poco stato dato alle stampe il li-bro La quarta luna di Giove di Ales -sandro Fontana.

Ve ne consigliamo la lettura perchéè un libro appassionato, un libro cherifugge il sangue e la violenza e parladi sorte, di destini incrociati tra loro edella fortuna che miscela persone epersonaggi, ministri, presidenti, ar ti sti,bancari, pescatori, conciatori, alber-gatori, studenti e av vo cati, tutti hannoil loro insondabile momento di fortunaper il solo fatto di essersi incontrati enon scontrati, mettendo il meglio di séstessi, confidando in sé stessi.

E racconta soprattutto della sortedi Callisto, l’uomo con i piedi più bellidel mondo, omaggio generoso delpianeta che governa la fortuna,Giove.

Questo libro ha il pregio che, ap-pena si inizia a leggerlo, coinvolge econduce per mano il lettore fino allasua inaspettata conclusione.

Anche il piede

Alessandro Fontana è un ingegnere, che ha sceltoBudoia come luogo di residenza. La sua esi stenza è stata variata e mai vo lutamente mischiata nella monotonia. Partecipe di correnti ed eventiportanti del mondocontemporaneo, l’ingegnereFonta na ha visto molti luoghie frequentato molti caratteriraccogliendo ed incanalandoesperienze vive per il suocassetto letterario.

PordenoneLibreria «Al Segno»Libreria «Miner va»

SacileLibreria «Al Segno»Libreria «Bru netta»

UdineLibreria «Friuli»

Libreria «Ta ran tola»Li breria «Ribis»

Alessandro FontanaLa quarta luna di Giove

Campanotto Edi tri ce, Udine, 200815,00 euro

soleva dire in un contesto della vitaquotidiana, può comunicarcelo indue modi:– o scrivendo la frase su un sempli-

ce foglio «imbucandolo» nella cas-setta postale di piazza VittorioEmanuele 10 (casa Carnitha).Verrà ritirato da Marcella e conse-gnato alla Redazione de l’Artugna.

– oppure inviando i testi via e-mailal sito de l’[email protected] tutto può essere

comunicato in forma anonima o fir-mato.

Forse questo progetto a qualcu-no potrà apparire ambizioso, ma na-sce da un desiderio che sentiamofortemente in noi per la conservazio-ne della nostra cultura a cui siamomolto legati e affezionati e sappiamoche l’amore smuove le montagne.

Ringraziamo tutti coloro che vor-ranno contribuire alla realizzazione diquesta idea.

Adelaide Bastianello Thisa e Rosalia Bocus Ciuti

vuole la sua arte…

Lo si può trovare

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Lasciano un grande vuoto...l’Artugna porge le più sentite condoglianze ai famigliari

Vittoria SantinCara nonna,la tua scomparsa il 27 ottobre ha lasciatoin tutti noi un grande vuoto. Nei nostri cuo-ri e nella nostra mente riaffiorano tanti beimomenti passati assieme.Ricordiamo con amore tutto l’affetto cheprovavi per noi e come ogni piccola ricor-renza volevi che fosse occasione per riuni-re tutta la famiglia e stare insieme.Dagli anni ’50 in poi sei stata anima inte-grante della piazza. Tutti ricordano il tuosquisito gelato forse perché accompagna-to dal sorriso speciale che avevi sempre.Quante sagre, quanto lavoro…Hai sempre avuto un carattere altruista e

sei sempre stata disponibile a parteciparea tutte le iniziative del paese con genero-sità e spontaneità.La tua «porta» era sempre aperta a tutti egioivi quando la tua cucina si riempiva digente.Tanti, troppi sono i ricordi che ci legano ate; ognuno di noi li conserva nel propriocuore.Tu nonnina così speciale che nel giornodell’addio il tempo era molto triste e a sa-lutarti non mancava proprio nessuno.Continueremo a sentire la tua voce far par-te del coro nei canti della nostra chiesa.

Con tanto affetto, la tua famiglia.

Assunta Vicenzi e Ettore BravinMadre e figlio scomparsi a pochi giorni didistanza l’una dall’altro, si sono ricongiuntiper sempre.Assunta all’età di 93 anni, dopo una vita dilavoro e di famiglia, amorevolmente assi-stita dalla figlia con l’aiuto di Aurelia; Ettorea soli 62 anni, improvvisamente, nel lonta-no Messico, sempre con il pensiero e ilcuore alla sua famiglia e alla sua terra na-tia. La lontananza però riafferma ancora dipiù l’amore verso i propri congiunti, in mo-do particolare nel momento in cui la soffe-

Zurigo 27.3.1918 – Dardago 7.12.2007

«Si sta compiendo il mio destino... Vi rin-grazio tutti e scusatemi se a volte ho sba-gliato...».Queste sono state le ultime parole diRosemarie, la sera prima di addormentarsiin quella che doveva essere la sua ultimanotte in questa vita. Poi ci ha salutato e ciha mandato a dormire: voleva restare sola.Era, serena, in pace con sé stessa e congli altri.Era preparata a morire. Sapeva che eragiunto il suo momento e, malgrado la sof-ferenza e l’impotenza che tutti abbiamo di

Rosemarie Krebs, vedova Zanchetfronte alla morte, lei la desiderava, perchél’ultimo anno non è certo stato facile.Ma una grande dignità e consapevolezzal’hanno accompagnata in questo ultimoviaggio e noi, che le siamo stati vicini, ab-biamo vissuto insieme a lei questa espe-rienza, con tenerezza, commozione, nelsilenzio della preghiera e col sorriso nelcuore.È stata una grande lezione di vita e diamore e ora il suo ricordo ci accompagnaleggero ed è pieno di speranza.Pace a lei e a tutti coloro che le hanno vo-luto bene.

BEATRICE

renza e la malattia fanno capolino nellanostra vita. Ora il seno della terra li ha ac-colti nell’ultimo abbraccio terreno.A Rosa Pia e congiunti tutti la nostra vici-nanza e il nostro cordoglio.

M. P.

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CronacaCronaca

La classe del ’47in festa

Ebbene sì, anche per la classe1947 è arrivato il fatidico 60° com-pleanno che caratterizza il pas-saggio verso la…..terza età. I co-scritti di tutto il Comune di Budoiacon i/le rispettivi/e consorti, prove-nienti anche da residenze lontane,si sono trovati assieme la sera del7 Settembre nella Chiesa di Bu -doia ed hanno partecipato allaSanta Messa di ringraziamento

giornata di sole passata in luoghistupendi, abbiamo avuto l’oppor-tunità di ritrovarci, talvolta anchedopo vari decenni che non ci ve-devamo, recuperando un rappor-to che risaliva fino alla prima infan-zia. La cosa stupefacente, inque sti incontri, è constatare quan-to forte rimanga il legame tra noi,pur diversamente caratterizzatidalle differenti situazioni della vita,avendo avuto in comune l’infanziae la prima giovinezza a Dardago,Budoia, Santa Lucia. Non ci sonodubbi: è una grande ricchezza,que sta che abbiamo, e la voglia-mo mantenere. Ci siamo così la-sciati con l’impegno ad intensifica-re questi incontri e mantenere icontatti.

ANTONIO VETTOR

Nadhal

La nostra chiesa splende di lucenuova dopo i lunghi restauri e alsuo interno troviamo, per Natale,piacevoli novità. Vi ricordate che ilpresepio eravamo abituati a ve-derlo nella sacrestia di sinistra,una volta opera dei vecchi e poi dinoi, allora, giovani? Negli ultimi anni è uscito allo sco-perto, ha recuperato le vecchiestatue e si è conquistato nuovispazi, ma rimanendo ancora unpo’ in disparte e poco visibile.Quest’anno, con felice intuizione,Gigi, Alberto, Flavio e Bruno aiutatidagli «apprendisti» Michele Lac -chin de Stort e Elia Zambon Sar -to rel, hanno portato il presepio vi-cino al battistero, ampliandolo edoffrendolo come benvenuto a chientra in chiesa. Davvero un bel la-voro, giocato sulle prospettive esulla semplicità, ricreando un am-biente pastorale senza luogo esenza tempo, se non fosse per lapresenza dei Magi e del cammel-lo. Questo scenario in piena luceci consente inoltre di ammirare intutta la loro austera bellezza le

celebrata dal Parroco don Adel,seguita da un aperitivo presso ilBar da Renè.Con l’ottima regia degli organiz-zatori, la festa è poi continuata ilgiorno dopo con una bella gita inpullman fino alle isole Brioni(Croazia). Abbiamo trascorso l’in-tera giornata in visita alle bellezzenaturali del luogo, con pranzo al-l’aperto a Fazana in riva al mare,imbarco per Veliki Brioni, visitadell’intera isola col trenino pano-ramico e la guida, rientro con so-sta a Parenzo. Oltre ad una bella

Sfilata di presepi in chiesa a Dardago e sul Sagrato.

In alto. I sessantenni in festa alle isole Brioni.

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Se stava mejo quan chese stava pedho

Un tempo si attendeva il 15 diagosto per poter assistere allospettacolo dei fuochi d’artificio.Mae stri di cerimonia, coadiuvatida volontari del paese, eranosempre persone autorizzate dalladitta che li aveva confezionati evenduti.Esplodeva così di luce e colore lanotte e la piazza di Dardago inonore all’Assunta e per la gioia diadulti e bambini.Oggi, ahimè, tutti noi, con lacomplicità di alcuni rivenditori, cistiamo improvvisando artificieri emaneggiamo con disinvoltura(spes so con incoscienza) queglistrumenti pirotecnici per ‘cele-brare’ qualsiasi occasione o ri-correnza.Si avverte oramai una corsa fre-netica allo stupore, la necessità diconsacrare l’evento con ‘magnifi-cenza’ «a qualsiasi prezzo e a tuttii costi», con il dovere sempre più

incessante di dover meravigliare.Spesso a prevalere è però la non-curanza di alcune persone, evi-dentemente plagiate da mentalitàe costumi non nostri, nel sceglierei luoghi in cui dare sfogo alla festa,come nel caso dell’ultimo Ca po -danno.Nelle strade del paese, nei cortili,negli orti si sono improvvisateram pe di lancio, vere e proprie‘katiusce’ da cui in seguito vomi-tare, allo scoccar della mezzanot-te, centinaia di razzi.Fuochi colorati, sempre più sofi-sticati, botti sempre più assordantisparati con spavalderia incurantedell’incolumità delle persone edella sensibilità degli ani mali do-mestici.E così dopo i bagliori e i boati an-che l’odore acre della polvere dasparo combusta si spande in ariaper salutare il nuovo anno salvopoi l’indomani bonificare i terrazzi,i tetti e gli orti dai residui della fe-sta piovuti dal cielo.Forse servirebbe un’esuberanzapiù contenuta e maggior attenzio-ne nella scelta dei fuochi d’artificioe nel rispetto dei luoghi. Vivere sìl’evento ma con più sobrietà, libe-ri da preoccupazioni per la propriae l’altrui incolumità.Mediatiamo. Perché, se festadev’es sere, che sia per tutti.

VITTORIO JANNA

vecchie statue, recentemente re-staurate. Fanno da contrappunto,nei due altari a destra, i due pre-sepi artigianali: quello in legno rea-lizzato da Bruno Zambon Rosit equello tradizionale (lisp, crode,lenc) di Bruno Zambon de la Ros -sanda: la scenografia natalizia ècosì completa.La sensazione di luminosità e dicolore è accentuata dalle macchieverdi dei madhi, disposti lungo lenavate e al centro della chiesa, re-si multicolori dall’abbondanza de-gli addobbi, poveri di sostanza maricchi di fantasia: complimenti atutti!Le varie contrade hanno esibito iloro alberi anche allo scopo di rac-cogliere fondi che in questa occa-sione ammontano a 1.242 euro dicui 100 euro da offerte del prese-pio della chiesa. Grazie ai vari col-laboratori e alle famiglie che han-no contribuito con le loro offerteche saranno devolute interamenteper il restauro del tetto della chie-sa di San Tomè.Non poteva mancare, fuori sul sa-grato, la capanna di Betlemmecostruita, sotto l’attenta regia diVittorio Janna Tavan, da unasqua dra numerosa ed operosacomposta da: Omero Bocus de laRossa, Antonio Zambon Mao,Corrado Zambon Tarabin, Ade -laide Bastianello Thisa, Espe ditoZam bon, Marco Ianna Bocus, Ni -no Cosmo, Luigi Basso, GiorgioBo cus Dolfin, Bruno Zambon.Ognuno ha dato il suo contributo,chi procurando la paia e le tole,

chi tagliando le rame de peth, chiallestendo il presepio e i collega-menti elettrici, fino all’inevitabile fi-nale preparazione del brulè dimezzanotte.

MASSIMO ZARDO

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El pan e vin de l’oratorio

Anche quest’anno si è tenuto iltradizionale pan e vin dell’Oratorioallestito dai volontari della Par -rocchia di Budoia.Tutto era programmato comesempre per il 5 gennaio ma comeben si sa... «al tempo non si co-manda!»Il maltempo ha fatto rimandare l’i-niziativa a sabato 16 febbraio, me -tà quaresima: serata fredda e sec-ca ed il fuoco ha bruciato il vecio ela vecia in cima alla catasta congran velocità.Numerosi i partecipanti nonostan-te il cambio di programma. È stato offerto musetto, pinza, vinbrulè, tè caldo e dolci vari, il tuttopreparato da cuochi patentati!Alle 21.30 si è dato inizio alla tom-bola, seguita poi da una lotteria fi-

El pan e vin ’l erabagnat, avòn brusatla vecia

Anche quest’annno il «gruppo pane vin», forte dei soliti cinquantennie oltre, validamente assistiti da figlie nipoti nel segno della continuitàdelle tradizioni, ha organizzato l’e-vento con largo anticipo: la raccol-ta del materiale era già stata avvia-ta con il concorso del comune, alfine di risparmiare sullo smaltimen-to delle ramaglie presso il centroecologico. Così se una volta il pane vin era l’occasione per «smalti-re» tenendo puliti i boschi e le vi-gne adesso serve anche per dareil nostro contributo all’ecologia e alrisparmio energetico, in linea con itempi.Nonostante il meteo incerto «pron -ti via» al mattino del 3 gennaio perraccogliere spine, rumath, e ripulireciamps, orth e spinade, con un im-previsto: l’ab battimento dei pinidella canonica.Poiché stavano danneggiando ilmuro di cinta con lo sviluppo delleradici, si è deciso di tagliarli, appro-fittando dell’occasione per unire leforze dei volontari a quelle degliaddetti del comune: così la piazzaha avuto un nuovo aspetto e il pane vin due carichi di legna in più. Sperando in un miglioramento deltempo, venerdì è continuato il lavo-ro di raccolta, ma il 5 mattina, sot-to la pioggia, si è deciso il rinvio: –«Intant lo fon su, se stasera plof lobrusaron sabo che vin». Purtroppoil maltempo costringeva alla rinun-cia anche il sabato suc cessivo, fu-

nestato da una piog gia ancora piùbattente: nessuno ricordava untempo cosi inclemente ai primi digennaio: «no avon proprio podutbrusalo, el pan e vin».Ecco allora la decisione di rinviarealla successiva occasione il falò: – «Brusaron la vecia a metà quare-sima», rinnovando l’antica tradizio-ne, a metà strada tra sacro e pro-fano, come d’altra parte è il pan evin, che prevedeva il processo allavecchia nella piazza del paese,con il racconto degli eventi positivie negativi dell’anno appena tra-scorso e la condanna finale al rogopurificatore che annuncia la nuovastagione. Tutti d’accordo: appun-tamento al 23 febbraio. La crona-ca della giornata vede il solitogruppo intento alla realizzazionedel fantoccio: vecchi vestiti, pagliae altre imbottiture, la vecia si rivelaalla fine un bel donnone di duemetri che viene innalzato sul pan evin tra risate e prese in giro, ri-creando in parte quel clima di fe-sta di piazza tipico dell’occasione. L’appuntamento è per la sera invia Rivetta, davanti al buffet prepa-rato dall’organizzazione che com -prende, oltre al classico vin brulè,come sempre magistralmentepreparato da Bruno, torte e pinzacucinate da alcune amiche (graziee complimenti). Alle venti e trental’accensione: complici il temposecco di febbraio che ha asciuga-to fras-cie, spine e rumath e la ac-curata preparazione, il fuoco è sa-lito rapido ad avvolgere la vecia,innalzandosi nella sera a illuminareil prato e la gente che nel frattem-

po è arrivata in numero ben supe-riore alle aspettative. Anche quest’anno ci siamo cosìritrovati attorno al fuoco, darda-ghesi vecchi e nuovi e «turisti» ascaldarci, a bere e mangiare, rin-novando un rito che ha le sue ra-dici nel nostro lontano passato,attorno al fuoco che muove in noiricordi ancestrali, che attira i bam-bini senza che ne sappiano il per-ché, che è luce e calore e speran-za che il buio rimanga semprefuori dalle nostre vite. Le fiamme si sono allungate nel

cielo scuro e il fumo se n’è andatosu dritto senza volgere «ne a montne a marina», almeno fin quandol’aria dell’Artugna non si è fattasentire, spingendo le faville versoCastello. Ma ormai gli auspici era-no stati tratti e, a detta di tutti, so-no di buon augurio per il nuovo an-no, e Dio sa se ne abbiamobisogno, di un anno migliore deitrascorsi.A riviodisi: sto an che vin brusaron,dopo la vecia, un altro pan e vin.

MASSIMO ZARDO

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I «Puffi» grainse pithui

Un carro mascherato in grandestile quello allestito dal gruppoOratorio Sant’Andrea della Pa r -roc chia di Budoia.I puffi con il mago Gargamella edil gatto Birba, intorno alla loro ca-setta a forma di fungo, bella e co-loratissima, hanno rinnovato latradizione del carnevale.Dopo tanto lavoro per confeziona-re gli abiti, la cartapesta, i colori, lacolonna sonora, per allestire confantasia e brio il carro dei «Puffi»oltre alle... torte ed i dolcetti chehanno accompagnato i pomerig-

Direttivo dei Donatoridi Budoia-Santa Lucia

La sezione dei Donatori di SangueA.F.D.S. di Budoia-Santa Lucia harinnovato il consiglio direttivo per ilquadriennio 2008-2011.Questo il risultato delle elezioni edella distribuzione delle cariche.Il Presidente Pietro Zambon ha co-me vice Pietro Del Maschio. Il rap -presentante dei donatori è ValerioArlati mentre risultano eletti consi-glieri Lucio Carlon, Fabio Scussat,Luca Signora, Luigino Mor son,Luisa Malverni, Gian Pie tro Fort. Irevisori dei conti sono Um bertoCoassin e Maurizio Carlon.

In bocca al lupo,Matteo!

Primo su 115 atleti partecipanti,italiani e stranieri, Matteo Signoracontinua a stupire per le sue otti-me capacità atletiche di pattinato-re; ha raggiunto il gradino più altodel podio all’Arena Ritten di Col -lalbo (Bz), sbaragliando qualificatiatleti austriaci, olandesi, tedeschi,russi e romeni con la vittoria in tut-te e quattro le distanze disputate,migliorando anche il record perso-nale sui 500 m con 40” 26.Al termine delle gare disputate,Mat teo ha ricevuto la convocazio-ne in Nazionale, per partecipare,nel mese di marzo, alla Viking Racea Heereveen in Olanda, gara di li-vello mondiale con la partecipazio-ne di 288 atleti. In bocca al lupo,Matteo!

gi, le domeniche e le tante seratetrascorse tutti insieme, ecco final-mente arrivare la prima sfilata! Più di 80 i partecipanti: bambiniaccompagnati dai loro genitori eamici che, con i loro costumi blue i grandi cappelli bianchi, hannoravvivato le strade del centro diBudoia.Alle ore 10,00 del 27 gennaio ap-puntamento davanti alla chiesaparrocchiale per partecipare allaSanta Messa officiata dal parrocodon Adel Nasr: al termine benedi-zione del carro e partenza per lasfilata allietata da musica, balli,coriandoli e tanta tanta allegria,per finire poi con un rinfresco«con i fiocchi» offerto dal ristoran-te Ca’ Del Bosco.L’iniziativa ha unito grandi e picci-ni delle tre parrocchie di Budoia,Dardago e Santa Lucia in un uni-co progetto, culminato con lapar te cipazione, nello stesso po-meriggio, al Carnevale di Aviano,dove hanno ricevuto un simpati-co premio e tanti applausi.Ha destato molta curiosità e ap-prezzamento anche la partecipa-zione al Carnevale di Montereale,di Maniago e Cordenons.Un plauso va a tutti i volontari chesono riusciti a coinvolgere tantibambini con mamma e papà, adon Adel per la sua entusiasticapartecipazione ed un ringrazia-mento agli sponsor che han nodato il loro contributo a questabella iniziativa.

FULVIA MELLINA

nale con tanti premi offerti da nu-merosi commercianti di Budoia, aiquali va un doveroso ringrazia-mento.

FULVIA MELLINA

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Inno a

lla v

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Il piccolo Nicola Crestan il giorno del suo battesimo ce-lebrato il 21 ottobre 2007 con la bisnonna Vincenza, ilnonno Pietro, la nonna Rita, la mamma Lucia IannaTheco, il papà Roberto e gli zii Alessandro e Fabio.

I coniugi Gloria Carlon Scopio e Giuliano Moreal, attorniatida mamma Rina Bastianello Thisa, papà Luciano Moreal eda don Giovanni dopo la Santa Messa presso l’Abbazia diSesto al Reghena in occasione del 25° anniversario di nozze.In tale occasione un caro ricordo a mamma Serena e papàAngelo Scopio che da oramai lungo tempo ci hanno lasciati.

Clelia Dedor ed Angelo Varnier festeggiati, oltre che dafigli, nipoti, parenti ed amici, anche dal sindaco diVerona, Flavio Tosi, in occasione del loro 50° anniversa-rio di matrimonio.

Ciao a tutti! Sono la nuova abitante di Dardago.Mi chiamo Agata e ho visto la luce il 13 febbraio.Sono stata il regalo di San Valentino per papàAndrea e mamma Claudia.

Mi presento nel giorno del mio battesimo: sono RitaMuraretto Fontana, la gioia di papà e di mamma.

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Auguri dalla Redazione!

Sessant’anni insieme.Sabato 1 dicembre 2007 ci siamo stretti vicino a Maria e Guer -rino, anzi ci hanno chiamati a raccolta accanto a sé, per festeg-giare il loro 60° anno di matrimonio.Festeggiare per Guerrino e Maria è stato condividere con lepersone care questo importante traguardo di vita, è stato unmodo di riversare su tutti il loro affetto e gratitudine, il loro rin-graziamento per essere stati aiutati e sorretti lungo il loro cam-mino di vita. Si perché passo dopo passo si ama e si è amati, siaiuta e si è aiutati.Tutti insieme ci siamo ritrovati in chiesa per la Santa Messa.Maria e Guerrino un po’ ansiosi ed emozionati, ma allo stessotempo stupiti per il grande giorno, con gli occhi umidi e le maniun po’ tremanti, si sono raccolti in preghiera. Infatti era questo illoro principale impegno della giornata: la preghiera di ringrazia-mento al Signore per il sostegno ricevuto e per quello che an-cora avrebbero avuto bisogno; ora che il passo della vita si èfatto lento e pesante. La celebrazione della messa è stata allie-tata dal coro, che poi all’uscita dalla chiesa ha rallegrato tutticantando un tipico ritornello friulano. Gesto questo di grandeattenzione ed amicizia.Vivere in un piccolo paese come Dardago è come far parte diun’unica grande famiglia in cui tutti partecipano e condividono,con cuore sincero, gli eventi felici di ciascuno.Vedere Maria e Guerrino insieme così uniti e sereni ci ha riempi-to il cuore di gioia, ci ha riconfermato che l’amore è l’unico so-stegno della famiglia nel tempo.Maria e Guerrino ringraziano tutti coloro che con la loro presenzahanno reso speciale e gioioso il loro anniversario.

LE FIGLIE

15 settembre 2007. Claudia Pez, figlia di Alberto e LuciaBastianello Thisa, e Stefano Santarossa nel giorno delloro matrimonio celebrato nella chiesa di Dardago.

Ofelia Biscontin e Claudio Parmesan al termine dellaSanta Messa di ringraziamento per i 50 anni di vita in co-mune.

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Con i più cari e fervidi auguri di un serenoanno 2008.

SILVANA ZAMBON – ROMA

Un saluto e un grazie per il vostro impe-gno. Buon anno a tutta la Redazione.

DONATELLA ANGELIN – MILANO

Un’offerta per l’Artugna e per la chiesa.

AURELIO ZAMBON – MILANO

Con tanti auguri.

RAMIRO PANIZZUT – MILANO

Per l’Artugna, in memoria del padre Fer -dinando.

ROMANO CECCHINI – DARDAGO

Mi fate rivivere i giorni miei più belli della vi-ta passati nel mio paese natale: Dar dago.Vi ringrazio.

PASQUALINO ZAMBON CANTA – SARONNO

Buon lavoro per il 2008.

ANNA IANNA – MILANO

Auguri di serenità per il 2008. Feli ci ta zioniper l’amore, l’impegno, l’operosità cherendono questi piccoli paesi un esempioper tutti.

AURORA CERRONI AURELI – ROMA

Un grazie cordiale e buon lavoro allaRedazione.

ROSELLA DEDOR – CASTELNUOVO DEL GARDA (VR)

Con gli auguri di Buona Pasqua allaRedazione, un’offerta per l’Artugna.

SILVANA ANGELIN BRAVIN – SAN GIOVANNI DI POLCENIGO

Fiume Veneto, 21 gennaio 2008

Rinnoviamo anche quest’annol’abbonamento alla vostra bellarivista alla quale siamo particolar-mente affezionati.

Grazie.

PIETRO, PIERINA, LEONIDA, ANNA ZAMBON

Siamo noi che dobbiamo ringra-ziarvi dell’affetto che continua-mente ci dimostrate. Faremo ditutto per continuare a meritarce-lo. Un grazie anche per l’offertaveramente generosa!

Trezzano Rosa, 17 febbraio 2008

Nella ricorrenza del decimo anni-versario della morte di LetiziaZam bon, i figli, il nipote e la nuoradesiderano ricordarla con un’of-ferta al periodico da lei tantoamato.

Grazie per tutto quello che fate.Cordiali saluti a tutti.

MARIO ZAMBON

Grazie a lei, caro Mario. Co glia -mo l’occasione, anche, per rin-graziare coloro che, per ricordarei loro cari, devolvono un’offerta alnostro periodico.

Situazione economica del periodico l’Artugna

Periodico n. 112 entrate uscite

Costo per la realizzazione + sito web 4.650,00

Spedizioni e varie 150,00

Entrate dal 1.12.2007 al 01.03.2008 4.653,50

Totale 4.653,50 4.800,00

bilancio

Page 39: l'Artugna 113-2008

23 marzo: Pasqua bassa, anzi bassissima

DOMENICA DELLE PALME Dardago Budoia Santa LuciaIngresso di Gesù in Gerusalemme

• Benedizione dell’Ulivo, sagrato piazza sagratoSanta Messa di Passione 11.00 9.30 10.00

• Santa Messa Vespertina e aperturadell’Adorazione Eucaristica delle 40 ore – 18.00 –

LUNEDI, MARTEDI, MERCOLEDI SANTO• Apertura della solenne Adorazione 10.00/12.00 9.00/12.00 15.00/17.00

Eucaristica delle 40 ore 15.00/18.00• Santa Messa 9.30 18.00 17.00

GIOVEDI SANTOUltima Cena

• Santa Messa Vespertina, lavanda dei piedi 18.30 20.00 17.00Riposizione del SS. Sacramentoall’Altare del SepolcroRaccolta salvadanai «Un pane per amor di Dio»e presentazione comunicandi

VENERDI SANTODigiuno e astinenza

• Azione Liturgica, Santa Comunione 17.00 15.30 15.00• Via Crucis – – 20.00• Solenne Via Crucis, con partenza dalla Chiesa

di Dardago e conclusione nella Chiesa di Budoia[in caso di maltempo, la Via Crucis si svolgerànella Chiesa di Dardago] 20.00

SABATO SANTOVigilia di Pasqua

• Benedizione del fuoco ed accensione del Cero Pasquale sul sagrato, Veglia Pasquale e Santa Messa di Risurrezione 20.30 22.30 20.30

DOMENICA DI PASQUA• Santa Messa Solenne 11.00 10.00 10.00• Santa Messa Vespertina – 18.00 –

LUNEDI DI PASQUA• Santa Messa 11.00 10.00 10.00

CONFESSIONILunedi, martedi, mercoledi Santo 10.00/10.30 17.30/18.00 16.30/17.00Venerdi Santo 16.30/17.00 15.00/15.30 –Sabato Santo 18.15/19.30 16.00/18.00 17.00/19.00

Bambini e ragazzi (con l’orario del Catechismo)

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Pasqua si celebra nella prima domenica dopo il plenilunio diprimavera e, quindi, questa grande festività può cadere inuno dei 35 giorni tra il 22 marzo e il 25 aprile. Non sequiturMar cum, non precedit Bene dictum, cioè, Non può seguirela festa di San Marco, nè precedere quella di San Bene -detto, recitava a tale proposito una locuzione latina.Tradizionalmente Pasqua è definita bassa se ricorre inmarzo o nei primissimi giorni d’aprile o alta, invece, secade dopo la metà di quest’ultimo mese.

Quest’anno, pertanto, è Pasqua bassa, bassissima.Per il complicato fenomeno dei cicli astronomici, è moltoraro che la festa si celebri il 23 marzo (e ancor più il 22).Basti pensare che nei 1500 anni che vanno dal 1600 al3100, in tale giorno è Pasqua solo 13 volte, vale a dire –di media – ogni 115 anni.L’ultima volta che si è celebrata Pasqua il 23 marzo, èstato nel 1913 (95 anni fa) e la prossima sarà nel 2160, inpratica fra ben 152 anni!

Ai nostri lettori Buona Pasqua

Page 40: l'Artugna 113-2008

Salamandra pezzataSalamandra salamandra – Bissanegola

Bosc de Sant’Agnol. Un fruscio lento sale dalle foglie del sottobo-sco quasi a mimetizzarsi nel rumore dell’incedere dei miei passi.

Mi fermo.Volgo il mio sguardo all’indietro e da sotto la naturale lettiera fa ca-polino un animaletto dalla lucida livrea nera sulla quale spiccano

macchie di un intenso color giallo.La sua andatura ondeggiante e goffa mi fa sorridere ed allontanaquel sottile timore generato da una presenza che percepivo vicina

ma che non riuscivo a decifrare visivamente.Questo, vent’anni fa, fu il mio primo e bizzarro appuntamento con labissanegola di cui nonno Sante mi aveva generosamente parlato e

descritto ma che mai avevo incontrato.

�Di questo anfibio tipico degli ambienti umidi subalpini s’è scritto einventato molto fin dai tempi antichi, ritenendolo, a torto, un ani-male pericoloso, capace, stando a quanto sentenziò anche Plinioil Vecchio, di resistere al fuoco e di avvelenare con il liquido secre-to dalla pelle ogni frutto, legno, acqua o animale che ne fosse ve-nuto a contatto provocandone morte sicura a chi avesse attinto a

quelle fonti.La salamandra è invece decisamente più innocua ed il liquido urti-cante serve solamente da deterrente nei confronti dei potenziali

predatori.Da adulta (12-20 cm) predilige mostrarsi quando l’umidità dell’aria èelevata, soprattutto di notte mentre di giorno si rintana sotto le fogliemarcescenti del sottobosco, tra le radici degli alberi e sotto le pietrecibandosi di piccoli animali come molluschi, lombrichi e millepiedi.La deposizione delle larve, fino a 50-60 (lo sviluppo delle uova e laprima fase di vita avviene nel corpo della madre), si verifica invecenelle acque dei ruscelli boschivi o in pozze d’acqua stagnante,luoghi dai quali attinge anche il cibo per il suo primo nutrimento.

Foto di Massimo Zardo e testo di Vittorio Janna