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Periodico della Comunità di Dardago · Budoia · Santa Lucia Anno XXXVII · Agosto 2008 · Numero 114 Spedizione in abbonamento postale art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96. Filiale di Pordenone. «Bist du ein maurer?!» Ricordo di Giuseppe Burigana ‘ Bepin Ciampanèr ’ Una mappa del 1756 al Santuario della Santissima Grazie, don Domas!

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Periodico della Comunità di Dardago · Budoia · Santa Lucia Anno XXXVII · Agosto 2008 ·

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Periodico della Comunità di Dardago · Budoia · Santa LuciaAnno XXXVII · Agosto 2008 · Numero 114S

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bon] uglio 2008. Grande clamore

in tutta la provincia especialmente nella nostra zonaper il «caso» dei rifugiati destinatiad Aviano. Un gran numero diuomini e donne di varienazionalità – in attesa di esa meda parte di una commissione perverificarne i requisiti di rifugiatipolitici – sono stati trasferiti adAviano. Inutile negare che l’intera vicendaè stata gestita molto male,specialmente per quantoriguarda la comunicazionee il coinvolgimento dellapopolazione, il numero deirifugiati e la scelta dei siti didestinazione.

Tutto ciò basta ed avanza perdefinire sconsiderata taledecisione, ma la reazione di unaparte della popolazione non lo èstata di meno.Gli insulti, le scritte d’ogni generesui muri e sulle strade e le acceseproteste, se da un lato hannofatto sospendere l’arrivo dei 120rifugiati all’Hotel Doimo, dall’altrohanno messo a nudo un forteastio verso… gli «altri».Se è comprensibile lapreoccupazione, non èaccettabile l’avversione cheemerge da certe manifestazioni.Il sindaco ha parlato di «odiorazziale» e il parroco, firmatario diuna lettera di solidarietà, haaccennato ad un «quadro difficilein cui non sono mancati i coloriforti e stonati».Il problema è grave, di difficileso luzione.L’enorme disparità eco nomica,politica e sociale tra i vari mondipreannunciano per il futuro altree più gravi emergenze. È doverenostro (di chi ci governa e diognuno di noi) prepararci adaffrontarle nel migliore dei modi.

Imparare

L

dagli erroriIl Ministero dell’Interno hain for mato il Comune solo pochigior ni prima dell’arrivodei profughi. In tal modo, sial’Ammini stra zione comunale chel’intera comunità non hannoavuto il tempo di prepararsi peraffrontare serenamente edefficacemente tale emer genza. In un primo tempo, 117 personeerano destinate alla ScuolaAlberghiera dello Ial, sulla stradache porta in Piancavallo, e altre120 all’Hotel Doimo – da tempochiuso – nel centro cittadino.Più di 200 uomini e donne,provenienti da nazioni diverse,inseriti improvvisamente in unapiccola realtà, sonooggettivamente troppi. Infine,la scelta di due strutture private,che naturalmente hanno dei costielevati per la collettività.Perché non si sono utilizzatealcune delle molte casermedismes se nel territorio provinciale?

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E il Figlio l’ha glorificata, sollevandolacorpo e anima accanto a Lui, nella gloria della Trinità. Non poteva, infatti,conoscere la corruzione del sepolcro«Colei che ha generato l’Autore stessodella vita». Madre e Figlio, uniti dal filologico voluto dall’Eterno Padre econsegnato all’umanità.Maria, quindi, è Madre a tutti gli effetti:Madre di Dio e madre dell’Umanità.Ai piedi della Croce il Dio-Figlio l’haaffidata come madre a noi tutti.Salve Regina, Madre di misericordia.Nella stagione piena dell’estate,la Madonna ci dona sempre nuoviinsegnamenti. Ella ha a cuore il nostrobene, perchè ha generato il Bene.Solo satana, spirito del male, hatentato di frapporsi per allontanarci dalvero Bene.Ma il Bene vince sempre!A Lei, donna vigorosa e fedele,affidiamo le nostre anime, e confidiamoche rimanga sempre nostra Madre,che ci accompagni adesso e nell’oradella nostra morte.

Nel cuore dell’ultimo libro del NuovoTestamento si situa «il grande segno»rappresentato dalla Donna avvolta disole, oggetto della cura amorosa diDio, con la luna sotto i suoi piedi,perchè è oltre il calendario lunare deltempo mutevole, e sul suo capo unacorona di dodici stelle, simbolo deiPatriarchi e degli Apostoli. Chi è questa Donna glorificata ma chesoffre le doglie del parto?Gli esegeti sono d’accordo nelravvisare nella Donna il popolo di Diopreannunciato dall’Antico Testamento,che nella sofferenza partoriscel’Uomo nuovo.Si tratta della comunità cristiana,impegnata nel partorire Cristo Risorto,la cui risurrezione è interpretata comenascita.Pur mantenendo questa dimensioneecclesiale, gli esegeti scorgono nellaDonna dell’Apocalisse i lineamentidella Madre di Gesù.D’altronde Maria ha partecipatoattivamente a tutta la Vita del Figlio:dall’Annunciazione al concepimento,alla vita pubblica, alla Croce,alla Risurrezione, alla Pentecoste.

Il periodo delle ferie estive può essereanche il momento di una più profondariflessione sulla nostra vita spirituale.Ci aiuti la Vergine Maria e non ci facciadimenticare che, se il corpo habisogno anche del riposo e delle ferie,il nostro spirito deve rimanere sempreattento e vigilante. Come quello Suo.Buone vacanze a chi parte, un saluto ainostri emigranti con l’augurio chetrascorrano nei loro paesi d’origineun sano e corroborante riposo.Buon ferragosto a tutti!

DON ADEL NASR

***A giugno abbiamo salutato il carodon Domas, sacerdote lituano,rientrato nella sua Diocesi al terminedegli studi al Marcianum di Venezia.Ormai era diventato uno di noi ela lontananza aiuterà a nondimenticarci del tanto bene che haseminato nelle nostre Comunità.Lo abbiamo ringraziato del serviziosvolto e sono certo che nonlo dimenticheremo, soprattutto nellapreghiera; il Signore lo conservisacerdote per sempre. Un grazie alleComunità per aver accolto l’invitoa far festa insieme con lui e per lui, eanche per la generosità dimostrata neisuoi riguardi.

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IMPORTANTE

Per ragioni legate alla normativasulla privacy, non è più possibile averedagli uffici comunali i dati relativial movimento demografico del comune(nati, morti, matrimoni).Pertanto, i nominativi che appaiono suquesta rubrica sono solo quelli che ci sonostati comunicati dagli interessati o da loroparenti, oppure di cui siamo venuti aconoscenza pubblicamente.Naturalmente l’elenco sarà incompleto.Ci scusiamo con i lettori.

Chi desidera usufruire di questa rubricaè invitato a comunicare i dati almeno ventigiorni prima dell’uscita del periodico.

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N A S C I T E

Benvenuti! Abbiamo suonato le campane per l’arrivo di...

Annamaria Andreazza di Mirco e Sonsiade Parisotto – BudoiaFilippo Fort Pitus di Victoriano e Antonella Gariboldi – Broni (Pv)Giovanni Brosolo di Alberto e Tiziana Bastianello – PordenoneMatteo Gabelli di Luigi e Raffaella Zambon – AvianoLorenzo Borromeo di Christian e Ilenia Zambon Pinàl – DardagoElisa Franceschi di Stefano e Susanna Coassin – BudoiaChristian Alessandro Bernardini di Jonathan e Angela Andreazza – Budoia – New YorkSimone Asti di Gionata e Elisabetta Zumbo – Oriago (Ve)Daniel Zambon di Michele e Deborah Ungaretto – Dardago

M AT R I M O N I

Hanno unito il loro amore. Felicitazioni a...

Ioanis Giacomo Meremetidis e Nadia Rover – DardagoGiampaolo Del Maschio e Serena Marta – BudoiaSalvatore Siragusa e Samanta Del Maschio – BudoiaFederico Quaia e Elena Bazzo – Santa Lucia Andrea Vicenzi e Chiara Zambon – BudoiaGianandrea Bocus e Raffaella Pozzi – Milano

L A U R E E , D I P LO M I

Complimenti!

Licenza Scuola Primaria

Jonathan Mahoupi Batowkounou, Alessandro Battistella, Giacomo Bocus, Gabriele Cettolin,Camillo Cimarosti, Michael Jesse Davis, Daniele Del Fabbro, Martina Del Puppo, Michel El Saliby,Massimo Foscarini, Nicola Franco, Simone Gambron, Ivan Kozhokar, Anna Naressi, Marco Pujatti,Giacomo Angelo Quaia, Fatima Ridaa, Leonardo Orso Scussat, Alice Springolo,Annabella Alina Ursakiy, Filippo Venturato, Carolina Zambon, Katia Zanetti.

Licenza Media Superiore

Serena Tesolin – Liceo ClassicoRoberta Pitton – Liceo ClassicoSophia Wiley – Liceo Socio Psico PedagogicoAndrea Rigo – GeometriCaterina Dorigo – IPSIA (moda) Francesco Scarso – Liceo ScientificoAlice Zardo – Liceo ClassicoAlessandro Manzi – Liceo Scientifico

D E F U N T I

Riposano nella pace di Cristo.Condoglianze ai famigliari di…

Giuseppe Burigana di anni 96 – Sori (Genova)Sergio Cerroni di anni 80 – UdineUmberto Castignani di anni 69 – AnconaRegina Zambon di anni 88 – DardagoAngela Fort di anni 84 – Santa LuciaEttore Bravin di anni 62 – Santa LuciaNatalina Mattioli di anni 93 – BudoiaFausto Lachin di anni 91 – Santa LuciaLuigina Zambon di anni 80 – DardagoRiccardo Carlon Gelmo di anni 91 – BudoiaGuglielmo Carlon di anni 83 – BudoiaAngelina Bocus di anni 86 – DardagoSerafino Zambon di anni 92 – DardagoGiancarlo Del Fabbro di anni 77 – BudoiaIrma Zambon di anni 86 – DardagoLivia Carlon di anni 84 – BudoiaAlfredo Zambon di anni 85 – DardagoPaola Oliva di anni 47 – BudoiaMaria Zambon di anni 85 – DardagoSantina Busetti di anni 90 – DardagoPasqualino Zambon di anni 80 – DardagoItalia Zambon di anni 98 – DardagoRosina (Rosanna) Rizzo di anni 76 – Santa LuciaMaria Panizzut di anni 81 – Santa LuciaAngela Maria Bastianello di anni 90 – DardagoBruna Bertorelli di anni 77 – Budoia

Lauree

Raffaella Del Maschio – Ingegneria Gestionale – BudoiaFabio Zambon Pinàl – Informatica – DardagoAntonella Maccioccu – Scienze politiche – Dardago

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Periodico della Comunità di Dardago, Budoia e Santa Lucia

sommario

2 Imparare dagli erroridi Roberto Zambon

3 La lettera del Plevàndi don Adel Nasr

4 La ruota della vita

6 «Bist du ein maurer?!»di Vittorio Janna Tavàn

10 Quan ch’el deva ’n tel Thèrthindi Anna Pinàl

12 Ricordo di Giuseppe Burigana‘Bepin Ciampanèr’di Alessandra Burigana

31 Cara mamma...a cura di Francesca Begotti

32 Una storia alpinistica lunga quasitrecento annidi Massimo Zardo

34 Dut un cantiéra cura della Redazione

Autorizzazione del Tribunale di Pordenonen. 89 del 13 aprile 1973Spedizione in abbonamento postale. Art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96.Filiale di Pordenone.

Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzionedi qualsiasi parte del periodico, foto incluse, senza ilconsenso scritto della redazione, degli autori e deiproprietari del materiale iconografico.

Direzione, Redazione, Amministrazionetel. 0434.654033 · C.C.P. 11716594

Internetwww.naonis.com/artugnawww.artugna.it

[email protected]

Direttore responsabileRoberto Zambon · tel. 0434.654616

Per la redazioneVittorina Carlon

Impaginazione Vittorio Janna

Spedizione Francesca Fort

Ed inoltre hanno collaborato Francesca Janna, Espedito Zambon,Marta Zambon

StampaArti Grafiche Risma · Roveredo in Piano/Pn

In copertina. Statua dell’Assunta, PieveSan ta Maria Maggiore, Dardago.

Le braccia aperte nel segno dell’ascensione, laboc ca leggermente schiusa, gli occhi rivolti alcielo. Veste e corpo bloccati nella tensione delloslancio verso il Padre.

C’è ‘vero’ silenzio questa mattina in chiesa.Quel silenzio che trasporta in un’altra di -mensione e che fa dimenticare il ritmo delle at -tività quo ti diane.Solo i passi della ragazza che restaura l’altarmag giore e il suono meccanico dell’otturatore loinfran gono con discrezione.Cerco la miglior angolazione per fotografare lasta tua ma ogni volta che modifico la prospettiva,dal ‘mi rino’, vedo quel volto mostrarsi in manierasem pre inconsueta, con un’espres sione chemuta su sci tando in me emozioni e suggestionidiverse.A volte, in quello sguardo, prevale lo stupore, avolte l’inquietudine. Da un altro angolo colgoinvece una serenità quasi sorridente, oppure lasofferenza che in un attimo si trasforma in ab -bandono esta tico.

(Vittorio Janna Tavàn)

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anno

XXXV

II · a

gosto 2008

15 Padre Patriarcadi Cristina Burigana Schiaffino

16 Una mappa del 1756 al Santuariodella Santissima di Polcenigodi Mario Cosmo

19 Arbor sacradi Sante Ugo Janna

22 Grazie, don Domas!di Mario Povoledo

23 Un legame per sempredi don Domas Gatautas

24 I ragazzi degli anni ruggentidi Orfeo Gislon

26 Cibo, tutto lo spreco che finiscenella spazzaturadi Nino Roman

27 Avanti tutta con la differenziatadi Davide Fregona

29 L’intero mondo... in un villaggiodi Sante Ugo Janna

30 I me coscritidi Camillo Zambon Pinàl

35 Il divo e la ragazza...di Vittorio Janna Tavàn

36 Recensione

37 Pagina dell’AssociazioneI donatori a Udine

38 Lasciano un grande vuoto...

Cronaca

44 Inno alla vita

45 I ne à scrit

46 Palsa (Punture di spillo)a cura di Giancarlo Angelin

Bilancio

47 Programma festeggiamentidell’Assunta

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Il 28 luglio 1914 il mondo interovenne scosso da uno sparoesploso a Sarajevo dalla pistoladi uno studente nazionalista ser-bo-bosniaco, Gavrilo Princip, checolpì a morte l’arciduca Fran -cesco Ferdinando erede al tronodell’Impero Austro-Un garico.

La scintilla innescò tristi eventied il primo conflitto mondiale del-la storia prossimo a scoppiare,sarebbe diventato una delleesperienze più drammatiche delnostro tempo: la Grande Guerra.

I ‘venti di guerra’ e quel lontanosparo soffiarono ed echeggiaronoanche nei luoghi più reconditi dellaquotidianità umana col pendo ecoinvolgendo, con tutta la loro vio-lenza, anche i nostri tre paesi:Dardago, Budoia e Santa Lucia.

Mio nonno Sante, in quel lon-tano 1915, aveva da poco com-piuto 32 anni.

A lui, a tutti i nostri nonni chehanno vissuto quella terribileesperienza e ai giovani di oggi

vor rei dedicare queste righe cheanticipano idealmente la mostrache si terrà in Dardago dedicataalla Prima Guerra Mondiale, conl’esposizione di oggetti d’epoca edi foto tolte dai cassetti e dagli al-bum delle nostre famiglie, 90 annidopo la firma dell’armistizio.

Cercherò di ricostruire, comeun puzzle dai colori sbiaditi, le vi-cende delle quotidiane ‘battaglie’che videro mio nonno protagoni-sta come soldato, come prigio-niero e come uomo friulano.

Ianna Sante, classe 1883.La chiamata alle armi gli asse-

gnerà il numero di matricola 1082,il corpo militare l’appartenenzaall’Artiglieria Fortezza.

Da pochi anni si era ‘staccato’dalla grande famiglia patriarcaledei Tavàns e stava terminando dicostruire la sua nuova casa dovesarebbe andato ad abitare conAnna, sua moglie, e tre figli, Rosadi 7 anni, Assunta di 5, Ettore(mio padre) di appena un anno.

di Vittorio Janna Tavàn

«Bist du ein maurer?!»Nel 90° anniversariodell’Armistizio, Dardagoospita una esposizione di oggettie di fotografie dei nostri soldatiche hanno combattutola Grande Guerra.

Foto in alto. Germania, campo di prigioniain località sconosciuta.Sante Ianna, nella foto è il quinto soldatoda sinistra (seduto). In quel campo rimaseprigioniero per quasi 15 mesi, dall’ottobre del1917 al febbraio del 1919.

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Prima del forzato arruolamen-to il dolore aveva già segnato lavita della famiglia con la morte didue figli, Maria, nata nel 1909, eRita nata nel 1912. Un sesto figlioche nascerà nel 1916 mentre miononno Sante è già in guerra («… ilbimbo Lino e tieni informato co-me si porta» furono le parole diuna sua lettera scritta alla mogliedal fronte), morirà nel settembredel 1917 durante un suo periododi licenza.

Il termine della licenza, prolun-gato per il lutto famigliare dalComando locale dei Carabinieri,non fu segnalato o non giunseper tempo al fronte e questo glicomportò un’accusa di ‘diserzio-ne’ poi annullata con la presenta-zione del permesso formalmenteautorizzato.

Mi affido alla memoria dei rac-conti che mi faceva quand’erobambino e io lo incalzavo con l’in-sistenza della domanda «Non noraccontami di quando eri solda-to… sul Monte Merzli» e lui mi in-cantava, mischiando il dolore delricordo al senso dell’epico, conquelle drammatiche narrazioni.

Ma non vorrei che il filo del rac-conto unisse solo fatti personali.

Ricostruire l’accaduto nonvuo le mettere in luce solo la figu-ra di mio nonno artigliere, ma, at-

traverso il suo vissuto, vorrei col-legare ed intrecciare, come inuna maglia, la vita e le storie ditanti dardaghesi, di tanti suoicommilitoni che in quei tristi gior-ni hanno sofferto e patito, e molti,purtroppo molti, non sono piùtornati ai loro affetti.

Il racconto degli episodi, i no-mi dei personaggi e dei luoghi sisnodavano sempre immutati econ un’ormai collaudata monoto-nia, ed io – causa la mia giovaneetà – prendevo parte a quellescene come uno spettatore ‘irri-verente’, costretto alla visione diun film non suo, visto e rivisto, espesso anticipavo le battute e miconcedevo anche ‘leggeri’ ed iro-nici commenti.

***

Il Monte Merzli svetta dalla val-le dell’Isonzo tra la Bainsizza eCaporetto, appena al di là dellafrontiera tra Italia e Slovenia. Unluogo impervio ed aspro, scena-rio del fronte italiano.

«La divisa ci rende tutti uguali».Con queste parole un avvocato

napoletano (più presumibilmenteuno studente universitario compa-gno d’armi di mio nonno), senten-ziò la democratica visione di unacondizione sociale italiana resapossibile solamente dal l’espe -

rienza del fronte dove le unichedifferenze tra i soldati comuni era-no rimarcate dalle variopinte parla-te regionali.

Nonno Sante riviveva i mesipassati al fronte sul Merzli con ilsorriso pensando al commilitonepunito da un ufficiale con ottogiorni «di tenda», ovvero di con-segna, reo di portare le basette«come i nostri nemici», o me neparlava con estremo orrore ripen-sando alla morte di due soldatitragicamente dilaniati dentro laloro postazione perché colpita daun proiettile di artiglieria penetra-to attraverso l’esigua feritoia del-l’osservatorio.

Di quei luoghi ricordava la du-ra fatica e i rischi a cui era sotto-posto quotidianamente sotto il ti-ro dell’artiglieria nemica e sotto lamira dei cecchini austro-ungarici.

Mi ripeteva spesso l’episodiodell’Isonzo, quando si chinò perprendere qualcosa nelle acque ein quel momento percepì il fischiosibilante di una pallottola passar-gli ad altezza della testa. Quel ca-suale gesto di ‘abbassamento’ glisalvò la vita e lui tenne quelproiettile, recuperato tra la ghiaia,come simbolo o portafortuna be-naugurale per la continuazionedella sua vita al fronte; ricordobene anch’io quel pezzo di me-tallo, scuro e appuntito, ‘souve-nir’ della guerra, che si portò acasa di ritorno dalla prigionia inGermania e che conservò nelcassetto del comodino della suacamera.

Sorte benevola o sensibilitàumana intervennero anche quellavolta che presi d’assedio dall’insi-stenza del fuoco nemico, gli fucomandato da un ufficiale di por-tare un ordine presso un’altratrincea esponendosi ad un ri-schio assolutamente elevato perla sua vita.

L’intervento di un ufficiale digrado maggiore che annullò l’or-dine e redarguì aspramente il su-balterno per aver incaricato «unpadre di famiglia» per quella mis-

Al centro Anna e Sante con i loro figli. Da sinistra Maria Assunta, Ettore, Rosa, Rina e Lea.

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sione, fu la sua seconda provvi-denziale salvezza.

Andò diversamente la mattinadel 24 ottobre del 1917.

Soffiava una leggera brezza euna nebbiolina che cominciava aformarsi all’orizzonte sembravanon presagire una giornata dibuon clima. La nebbia avanzavacon maggiore compattezza,den sa, bassa, rasente il terreno esi insinuava fin dentro le trincee.Gli occhi di tutti i soldati comin-ciarono a bruciare e poi a lacri-mare insistentemente tanto danon riuscire più a vedere niente.

Erano i lacrimogeni degli au-stro-ungarici che avevano appro-fittato del favore della brezzamattutina per diffondere il gas esferrare un attacco ‘diverso’ allelinee italiane.

Cessato l’effetto mio nonno etutti i suoi compagni si ritrovaro-no le mitraglie dei nemici puntatealla testa da sopra la trincea.

Vennero catturati, intruppati emessi in marcia per tre giorni sen -za cibo ed acqua.

Solo al terzo giorno furono so-stentati da uno squallido rancio:brodo di ghiande che mio nonno,come tanti altri, fu costretto a far-si ‘servire’ nel bombardin, l’el-metto militare in metallo in dota-zione all’esercito.

Ci sono momenti in cui laPovvidenza Divina, che da sem-pre ci accompagna, ci avvolgeparticolarmente con tutto il suocalore. Non è facile riconoscerlamentre ti sostiene, sta a noi, allanostra sensibilità, riscoprire poi ilsuo risolutivo aiuto, capirlo ecomprenderlo con la dovuta gra-titudine.

A volte, come in questi aned-doti, si presenta vestita da uffi-ciale, a volte ti può chiedere unsemplice inchino affinché ‘il male’passi oltre, a volte può riservartila via più indolore rispetto ad unasorte più tragica (la cattura daparte del nemico anziché l’ucci-sione).

A noi non resta che porci in

ascolto e lasciarci guidare. Tra la -sciare il vissuto pragmatismo chevuole che il cadenzare degli even tisia sempre dovuto alla casualità oal volere degli uomini.

«Qui siamo in Germania, nondobbiamo scherzare», così ripe-teva ai suoi compagni nonnoSan te durante il trasferimentoverso il campo di prigionia.

Conosceva il rigore e la seve-rità dei tedeschi, ora inaspriti dal-la guerra, perché all’età di 18 an-ni era già stato in Germania, nellevicinanze di Essen, per la sua pri-ma esperienza lavorativa.

La vita nel campo fu infatti ca-denzata dagli stenti giornalieri, eraun campo di prigionia estrema-mente duro ed inospitale. Fan go,fame e freddo furono la desolantescenografia del periodo invernale.

Disciplina e regole dovevanoessere scrupolosamente osser-vate e le trasgressioni potevanoessere anche punite con la mortecosì come, ricordava mio nonno,quel prigioniero che di notte ‘eva-deva’ dal campo attraverso unalatrina e reperiva patate ed altrocibo da portare nelle baracche.

Fu ucciso ed il suo corpo esa-nime fu esposto nel campo per

tre giorni come ammonimentoper tutti coloro che avessero avu-to le sue stesse intenzioni.

«Qui siamo prigionieri in Ger -mania, non dobbiamo scherzare.»

Ricordo sempre quelle parole.E non scherzava l’umidità che

infieriva senza tregua sul corpo esui piedi dei prigionieri dentroscarponi militari con suole ormaiconsumate e costellate di buchi.

Diventava necessario ‘inven-tarsi’ qualcosa, e i friulani, inquan to a spirito di adattamento,a manualità e prontezza nelle si-tuazioni di emergenza hanno te-nacia e generosità da vendere.

Nel campo c’era un piccolo la-boratorio di falegnameria ‘gestito’da un vecio tedesco; mio nonnodecise un giorno di chiedergli duepezzi di legno.

Con attrezzi di fortuna li lavoròe li sagomò a mo’ di suole di le-gno per poi inchiodarci la tomaiadella scarpa militare.

L’invenzione funzionò e alcunicommilitoni a lui più vicini gli‘com missionarono’ il medesimotrattamento calzaturiero.

L’espediente non passò inos-servato agli occhi del comandan-te del campo che guardando con

Archivio di Stato di Udine. Foglio matricolaredell’artigliere Ianna Sante.

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favore a quella soluzione gli or-dinò di sistemare tutte le scarpedei prigionieri e alla ‘rimostranza’di mio nonno di non avere glistrumenti adatti (probabilmenteuno scavino con due impugnatu-re, una zappetta, una raspa ecc.),l’ufficiale lo spiazzò con un ordinee una concessione di generosità:«Tu disegna gli utensili e io te lifarò forgiare.»

E così fu.L’inverno intanto fattosi più ri-

gido con l’arrivo della neve («Laneif la vigneva via a livel!» mi dice-va, ovvero la neve, sospinta dalleforti raffiche di vento, non scen-deva dal cielo ma arrivava paral-lelamente al terreno con la ‘consi-stenza’ di «gigantesche pa la te»),procurava non pochi pro blemi allavita già disagiata del campo.

Mio nonno decise quindi di of-frirsi come aiutante del ‘vecchiet-to’ della falegnameria per stare,almeno di giorno, in un ambienteriscaldato e al chiuso.

Riscontrato l’entusiasmo deltitolare ed ottenuta l’autorizzazio-ne del comandante del campo,trascorse in quella bottega tutto ilperiodo invernale dove l’occupa-zione principale era la riparazionedei vagoncini di una cava o di unaminiera vicina al campo.

Ricordava lo stupore di unami co del titolare quando, passa-to a trovarlo alla bottega, sottoli-neò l’abilità di quel giovane aiu-tante italiano esclamando: «hagià fatto 34 colpi con la sega sen -za mai farla inceppare!»

La meticolosità e la certosinaprecisione tedesca erano stateaccontentate.

L’inverno passò nel ‘conforto’del tepore della falegnameria maai primi caldi primaverili l’idea dipassare al chiuso le giornate lolasciava insofferente.

Al campo reclutavano mano-dopera edile per realizzare deicanali di irrigazione dei campi.

Mio nonno accolse la notiziacome una manna.

Il comandante del campo, tra

lo sbigottito e l’irritato, vedendoloin fila per proporsi per quel nuovolavoro lo apostrofò bruscamente«Bist du ein maurer?!» («Sei an-che muratore?!»), mio nonno tac-que e, come per giustificarsi, sistrinse tra le spalle.

Il comandante, quasi a punirequella sfrontata iniziativa, ordinòche gli venissero portati gli attrez-zi e sfidandolo pubblicamentedavanti agli altri prigionieri lo miseimmediatamente alla prova.

Non so cosa gli fece fare ma ilfatto che fu nominato immediata-mente caposquadra deve averconvinto senza ulteriori dimostra-zioni che qualche competenza inquel lavoro ce la doveva avere.«Parché lui no ’l saveva che chela’ l’era el mè vero mestier!» erasempre il sagace commento dimio nonno quando mi racconta-va quest’aneddoto.

La nuova occupazione lo im-pegnò nella costruzione dei ca-nali fino a quando nel villaggio vi-cino si organizzò il matrimoniodel figlio del bürgermeister (il bor-gomastro, ovvero il sindaco), e sirichiese al campo manodoperaper sistemare la casa dei futurisposi.

Furono scelti i migliori operaidel campo ed ottenuto un per-messo speciale, la squadra fu

condotta ogni giorno al paese nelnuovo cantiere. Credo sia stato ilricordo più ‘agiato’ che mio non-no ricordava della prigionia.

Colazione prima di cominciareil lavoro, merenda a metà matti-na, pranzo a mezzogiorno, spun-tino nel pomeriggio e probabil-mente un ulteriore pasto prima ditornare al campo furono il benes-sere quotidiano che caratterizzòquell’esperienza.

Ma non dimenticò mai i com-pagni rimasti al campo.

Ogni giorno, sottraendo delcibo alle sue ‘porzioni’, portò loroil conforto di un pasto decentedando così, per quel che poteva,un minimo di dignità ed umanitàalla condizione di prigionia.

«E cussì me soi cjapàt un grunde benedithions!»

Tornò a casa dopo l’armistiziol’11 febbraio del 1919.

Fu, come da prassi, interroga-to dai militari italiani sulle moda-lità della sua cattura e sulla vita inprigionia.

Raccontò loro che otto giorniprima della sua cattura avevapar tecipato alla preparazione dipiazzole per sistemare i cannoninelle retrovie del fronte.

Il «maledetto» Merzli non sa-rebbe mai stato conquistato.

Caporetto era vicina…

Forte emozione e molti ricordi in Sante nel giorno in cui è insignito del titolo di Cavalieredi Vittorio Veneto.

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embrava impreparato ed eraun preparatore, un maestro dimetodi.

Per parlare bisognava che l’ar-gomento fosse importante, con-creto. Non scendeva ad espri-mersi su futilità, sciocchezze chenoi prendiamo come temi seri perspaccare il capello e sbranarci.

Mio nonno tirava via. Gli argo-menti dovevano essere macignialtrimenti se erano ciottoli, li la-sciava rotolare nell’Artugna.

In periodi come questi, era ’ntel Thèrthin a fà fen, come su unabalconata, in alto con la gran sce-na sottostante, che si allargava eallungava fino a Pordenone.

Lassù sei solo, ma senza soli-tudine, senza paura anzi con gli

occhi attenti a individuare presen-ze invisibili e amiche che non sifanno sfiorare. Fioriture selvatiche,ronzii, gridi di uccelli... Beatitudineper grandi sguardi.

Sei lontano da ogni confusionecittadina, di quelle che a Milano,Roma, Torino, Venezia, raggiun-gono livelli insostenibili.

Se gli chiedessi «oggi c’è trop-po rumore?» ti risponderebbe,con un silenzio. Come a dire «do-manda superfua, parla tu». Quellicome lui che non parlano o parla-no poco, non ritengono di doverinsegnare nulla. Imparare è uncompito che ognuno si deve da-re, non riceverlo per imposizione.

Quelli che abbondano di paro-le, si sentono con il microfono

pinzato per farsi ascoltare a lungadistanza, in attesa di applausi.

Roba sconosciuta per un con-tadino sobrio, dignitoso, attento arestare nel suo ruolo di grandezzaumile.

Stare con lui, su nel Thèrthin,era una scoperta dopo l’altra.Imparavi dal suo silenzio. In bas-so, il frastuono attira e stordisce.Lui non cascava in quei tranelli. Ilrumore per lui o erano tuoni o cin-guettii o sibili. Qualcosa da ascol-tare e decifrare con calma. Il mes-saggio è li dentro, nel suono.

Linguaggio del furore, dell’a-more, dell’insidia. Da distinguere.Se metti tutto insieme in un fra-stuono, come facciamo noi, di-venti pazzo o stupido.

Quan ch’el deva’n tel Thèrthin

di Anna Pinàl

S

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Lassù, il silenzio era disturba-to a volte solo dal rumore seccoe martellante, per battere la falce,che annunciava all’erba il suo de-stino. La falce, simbolo atroce, ètemibile a guardarla. I colpi comedi campane a martello cadevanoprecisi sulla lama che sempre piùluccicava, pronta alla carezzadella colt che scivolava sul filoper renderlo più tagliente. Di lì apoco, sotto l’inesorabile sfalcio,l’erba perdeva il suo verde e in unpaio d’ore era fieno grigiastro.Quando una vita è staccata dal-la terra, ha finito. Diventa pasto.

A ogni curvata di falce, una fet-ta di terreno trascolorava, men treesplodeva un profumo di aromi.Ma la natura è pronta a riprodur-

si. Come un dono misterioso, ec-cessivo, intrigante.

Ti guardi in giro e trovi le pagu-gne che hanno un’intesa con ilsole. Si lasciano lambire e matu-rando acquistano un’incompara-bile dolcezza. Come le noccioleche diventano color terra e sonopronte per essere aperte e gusta-te. O i fràmbui amici dell’ombrama che con il loro rosso si annun-ciano per essere colti e mangiaticome delizie.

Nelle ore di riposo, c’è poi elrestel da riparare perché gli man-ca un dente. O i rifornimenti d’ac-qua e di legna da provvedere, oel cason da comedhà. E a chiu-sura della giornata el fóc sotto lestelle, per cucinare la polenta eper mandare messaggi in basso,a casa, che tutto va bene.

La stanchezza fisica da sem-pre calma le passioni e ti dà unavisione più elementare dellarealtà, più essenziale, con i suoicontorni e i suoi perché, senzafinzioni. La fatica all’aria aperta,davanti agli spettacoli della vita,rende saggi e illuminati, ti immu-nizza da illusioni che alla fine ren-

dono l’anima stanca di girare avuoto. Quando il contadino os-serva, guarda l’insieme pezzo perpezzo. È un critico intelligente, unavversario temibile: mai stato untiraemolla. Se rompe, aggiusta.Se nota carenze, inventa miglio-rie. Non ama discussioni chesembrano tentativi di cambiareleggi di natura.

Che ti fanno vivere in uno statodi allarme continuato. Ha vissutola sua libertà in modo libero, main un rispetto degli altri che meri-terebbe qualche riflessione pro -fonda.

Stargli vicino è stata una for-tuna.

Il Thèrthin è ancora là, è mon-tagna da contemplare e non ser-virà più se mancano i contempla-tivi. Contemplare è un lusso pertipi senza orologi, senza banco-mat, senza tassametri o calendario www, con ore, minuti, secondiimpegnati. Per timore di annoiar-si. Con tempi tabulati per cose dafare incastrate nelle agende delfare, che farebbero sorridere miononno. Ma non direbbe una solaparola di critica. Troppo signore!

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Ricordo di Giuseppe Burigana

Negli ultimi giorni, quando riposa-va, ormai stanco e debilitato, inun letto d’ospedale, sussurravo amio padre il saluto nella sua bellalingua friulana, che non aveva maidimenticato: «mandi, mandi». Econ un filo di voce lui rispondeva«mandi».

Giuseppe Burigana aveva 96anni quando è morto, il 18 marzo2008, nella Riviera del Levantegenovese dove aveva vissuto, aSori, gli ultimi vent’anni della suavita.

Nonostante avesse lasciato –appena adolescente – il suo pae-se, Dardago, portava sempre nelcuore il ricordo della sua infanziapovera e contadina. Era nato il 30novembre 1911, figlio di IreneZam bon e di Leone Burigana. Ilpadre, scultore, fu l’autore delMo numento ai Caduti che si trovasulla piazza di Dardago. Orfano di

madre, a soli 7 anni, a causa del-l’epidemia di «spagnola», rimasesolo con la sorella maggiore Irma,che studiava da maestra a Vi cen -za. Crebbe così con i nonni, aiu-tandoli nel lavoro dei campi e fre-quentando con profitto la scuoladel Pievano, don Romano Zam -bon. Di giorno, si alzava all’albaper falciare l’erba, accudiva le suedue mucche, faceva il formaggio– come racconta con precisionenel suo diario dove annotava ogniriflessione e ogni sua giornata. Disera leggeva e scriveva alla lucedel lume a petrolio. Per lui, ragaz-zo curioso e attento, era un privile-gio poter studiare, l’unico diversi-vo che gli permetteva di guar darelontano. Nella sua lunga vita, cheattraversò quasi un secolo, fu te-stimone di enormi cambiamenti eprogressi: ricordava sempre l’av-vento a Budoia della luce elettrica,

‘Bepin Ciampanèr’

di Alessandra Burigana

‘BEPIN CIAMPANÈR’ AMAVA

DARDAGO E L’ARTUGNA.

NEL NOSTRO ARCHIVIO

CUSTODIAMO LE MOLTE

LETTERE E FOTOGRAFIE CHE

CI HA INVIATO NEGLI ANNI.

PER RICORDARNE LA FIGURA,

OSPITIAMO IN QUESTE PAGINE

IL RICORDO DEI SUOI CARI.

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Dardago, lì 2 marzo 1924

Oggi pensai, ieri nel mio paesello, d’una parte facevano festa edall’altra piangevano, così fa il mondo, pensai, le campane hannosuonato a festa per gli sposi e hanno suonato anche a morto.Mi facevano pena quelle campane a sentirle suonare un quartod’ora sempre così: Din, den, don. Pensavo che schianto era perla sua madre, per i suoi fratelli e sorelle, per suo padre chedolore… Tutti portano la croce quaggiù in questa vita di passaggio.Alla sera andai dai nonni i quali facevano il formaggio, stetti lì finoalle ore nove e poi venni a casa, e mi coricai.

Dardago, lì 4 marzo 1924

Oggi alle ore 6 mi alzai perché avevo da imparare la Storia cheparla di Francesco I. Alle ore 7 e mezzo andai in stalla a dareda mangiare alle mie mucche e vi portai il sussidiario.Alle ore 8 andai in cucina e bevetti una chicchera di caffè e fecibollire il latte per poi fare colazione e tornai in stalla.Alle ore 8 e mezzo feci colazione accanto al focolare, poi guardaila mia cartella se ci mancava niente, ci mancava la lettura, andaia prenderla e la misi in cartella. Alle ore 9 mi avviai verso scuola,arrivato a scuola rilessi la Storia fino a quando il maestro entrò.

Dardago, lì 16 maggio 1924

Oggi, 16 Maggio mi alzai alle ore 5 e aiutai la zia a dare damangiare ai bachi da seta, poi alle 6 andai in un orto che abbiamoqui vicino a falciare un po’ d’erba per domani mattina che avròda andare ad arare per una famiglia che si chiama Janna.Alle ore 7 e mezzo, feci colazione, poi guardai la mia cartellae stu diai la storia. Mentre studiavo mi sentii chiamato nell’ortoda mia nonna la quale mi disse: Giu seppe, guarda la biscia,uccidila! Io presi un badile e la uccisi. Alle 9 andai a scuola.

Dardago, lì 7 marzo 1924

Oggi copiai il tema nel quaderno di scrittura.

TemaUn vostro condiscepolo spesso brontola e sbuffa per dover andarea scuola. Lo dovreste persuadere con una lettera che eglisi lamenta a torto, come la scrivereste?

SvolgimentoIo scriverei al mio amico per persuaderlo di andare a scuolain questa forma:Caro Luigi, tu spesso ti lamenti di dover andare a scuola, non saiche la scuola è la cosa più necessaria di tutte? Non sai chetutti i grandi come Dante, Tor quato, Ariosto e tanti altri sono andatia scuola? Ahi, caro Luigi, lo sai che i tuoi genitori si sacrificanogiorno e notte per mandarti a scuola? Dunque guarda di studiare,noi che andiamo a scuola dal Pievano, siamo fortunati a confrontodi tanti di Dardago, fa come Vittorio Alfieri che disse: Volli, volli,sempre volli, fortissimamente volli.

Ti saluto, tuo BuriganaLì 23 maggio 1924

scritto a 12 anni

e poi la prima radio, l’unica dellazona, nel Caffè centrale nellapiazzetta di Dardago, e poi il te-lefono, l’automobile. Dover la-sciare il suo paesello, nel 1927,per cercare lavoro altrove fu unenorme dolore, ma questa sceltasegnò il suo destino. Avrebbe in-trapreso un lungo percorso pro-fessionale nel settore alberghiero,dedicando con passione la suavita all’arte dell’ospitalità. Trovòsubito lavoro come liftier all’HotelRegina – e poi all’Hotel Adria –, aTrieste. An sio so di apprendere,dedicava il poco tempo libero allostudio dell’In glese e del Tedesco,pagando con enormi sacrifici lelezioni alla Berlitz School, «quelladove aveva insegnato Joyce», citeneva a pre cisare. Riuscì perfino

Sacile, 8 settembre 1917.Mamma (mancata il 28 ottobre 1918a causa della «spagnola»), Irma, Bepin.Irma andava a Vicenza a scuola, papà militare.(didascalia autografa di Bepin Ciampanèr)

Nella pagina accanto. Bepin il giorno delsuo 95° compleanno (30 novembre 2006) trail nipote Marco e il figlio Piero. Tre generazionidi Burigana riunite.

Dal Diario di Giuseppe Burigana

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Giuseppe Burigana mentre riceve un premioa Francoforte dal Presidente della Srs,per i vent’anni dell’associazioneSteigenberger di cui era uno dei fondatori.

Sotto a sinistra. Giuseppe con la moglieAnita Olivari sul terrazzo della sua casadi Sori, nella Riviera di levante, vicino aGenova.

a procurarsi un violino, perché lasua passione per la musica era in-nata, e la coltivò tutta la vita: so-gnava infatti di diventare direttored’orchestra.

Una volontà di ferro, la tenaciadi andare sempre avanti, un otti-mismo di ferro, la voglia di miglio-rare, lo guidarono ad emergerenella vita. Fu proprio la conoscen-za delle lingue straniere, la natura-le inclinazione per i rapporti umanie le sue capacità organizzativeche gli aprirono le porte di unacarriera tutta in salita. Che partìda Genova, nel 1930, all’HotelSavoia Majestic dove avrebbe –passo dopo passo – salito tutti igradini, da liftier a economo, dasegretario a direttore. Un percor-so interrotto da altre gratificantiesperienze di lavoro in campo in-ternazionale: dopo la guerra, aRoma, a Torino, a Napoli, a Bre -men, e in giro per l’Europa, comefunzionario Onu nelle organizza-zioni di assistenza ai profughi, traqueste l’I.r.o (International Re fu -gees Organization).

Difficile sintetizzare in poche ri-ghe i numerosi impegni a livello in-ternazionale che lo videro prota-gonista: fu tra i promotori dellacatena di alberghi Italhotels; tra ifondatori dell’associazione Stei -genberger e dell’Ehma (EuropeanHotel Manager Association). La -sciata la direzione del Savoia nel1972, assunse la direzione delTurin Palace Hotel fino al 1984.Tra gli innumerevoli riconoscimen-ti: la carica onorifica di Com men -datore della Repubblica Italiana ela Stella al merito di «Maestro delLavoro».

Senza dimenticare gli anni diffi-cili trascorsi in guerra, in Grecia eAlbania, e nella terribile campa-gna di Russia dove dimostrò co-raggio a rischio della vita, meritan-do la Croce di Guerra al valormilitare sul campo. Fu sociobene merito, per cinquant’anni, evicedirettore dell’Istituto NastroAz zurro, l’Associazione dei com-battenti decorati al Valor Militare.

Di mio padre ho ammirato lage nerosità d’animo: era dotato diuna grande umanità che gli con-sentiva di comprendere i proble-mi degli altri; disponibile ad aiuta-re chiunque glielo chiedesse,pro digo di consigli, sempre pron-to a per donare. Nonostante fos-se autoritario, fu molto amato dalpersonale che aveva diretto in

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Non dolcezze paterne hai conosciuto ma distanza, abbandono nella lontana infanzia friulana, nutrito dall’amore di due donne prima della giovane madre,fiore crudelmente falciato dal morbo poi della nonna con l’abito nero sorriso, speranza, rifugio vero pane, scodelle di polenta e latte povero pasto quotidiano del tuo corpo bambino abituato al mattino allo sguardo buono della tua mucca preferita compagna di pascolidi sole e di campi di magici silenzi, di canti.

Vivificato nel cuore e nella mentedal tuo pievano maestro sapienteBibbia, Vangelo, storia e poesie alternati a vespri e litanie in un latino di pura fede e suoniaccompagnato dalle campane della chiesetta del tuo paese fatto di poche modeste case.

Duro lavoro da adolescenteumile paga, superfluo nientema una gran voglia di progredireinsopprimibile fino a capireche un’incolpevole povertànon può scalfire la dignità.Nuovi maestri ti ha dato la vitatu pronto a cogliere, sempre in salita,la gioia pura di musica e noteche di emozione infiammava le gotenuove parole di lingue stranierenuove grammatiche dure da berel'anima tesa ai valori più altimai scoraggiata da ansie e tormenti.

Ai tuoi vent’anni eri un uomo compiutopronto a lottare, pronto all'invito delle occasioni che il destino ti offrivaquando di Genova hai toccato la riva.

Una famiglia era il sogno più grandee la compagna che ti sei sceltoprometteva amore senza riservecon la speranza di costruireil nido che ti era venuto a mancarecon pochi mezzi ma col desideriodi dare ciò che ti era stato negatoamore di padre, guida sicurafede incrollabile nella naturache l’uomo ha fatto nella sua essenza«per seguir virtute e canoscenza».

Quando la patria ha chiamato i suoi figlihai seguito una madre più grandesei partito lo zaino pesante,lampada e libri per non scordareil tuo impegno di avanzare.Quando i cannoni rombavano lontaniin preghiera giungevi le manihai capito che l’uomo è fratelloe la guerra un assurdo macello.Sei tornato affilato e stancocon il volto emaciato e biancoma la vita ti ha fatto un regalodue figli da amare, un lavoro sicuroormai l’orrore al di là del muro.

Partenze, arrivi, raccomandazioni festa al ritorno, nuove emozioni da condividere con i tuoi cari mentre con gli anni tardivamente stima e onori ti dava la gente dure battaglie vinte con forza l’arte di comporre che collera smorzaintermediario fra umili e potenti ben ricordando gli anni di stenti.

I semi gettati generosamentein casa e fuori han fruttificato ampiamente,i figli dei tuoi figli hai potuto vederecon tenerezza li hai saputi amaretante cose hai voluto raccontaredei messaggi hai saputo tramandare.La corda della tua vita vibra ancoraintrecciata alla donna del tuo cuoreper tanti anni la terremo carae godremo altri tramonti sul mare.II vostro filo non si spezzerà finché amorosa memoria resterà.

CRISTINA BURIGANA SCHIAFFINO

tanti anni e in alberghi diversi: lasua seconda famiglia. Non smisemai, fino alla fine, di tenersi infor-mato sulla realtà alberghiera, difare con sulenze e di aiutare ilprossimo.

Aveva un grande amore per lavita: «Non fatemi regali, il solo re-galo di cui ho bisogno è il tempo».

Non perse mai la capacità disognare, nemmeno gli ultimi annidella sua vita. Diceva che il segre-to per mantenersi «vivo» era quel-lo di avere sempre un progetto nelcassetto, un sogno da realizzare,qualcosa in cui credere. Il suomotto era «Niente paura!», e lo ri-peteva spesso. A novant’anni, michiese timidamente se sarebbestato in grado di imparare ad usa-re il computer: «perché può esse-re utile per passare il tempo».

Quando andò in pensione, re-stò a vivere in Liguria, terra d’origi-ne di sua moglie Anita, che avevaconosciuto a Genova e spo satonel 1939: insieme a lei ebbe unavita familiare serena: un matrimo-nio felice durato 64 anni – fino allascomparsa di lei nel 2003 – e duefigli, Piero, funzionario alla Cee aBruxelles, e Alessandra, gior -nalista a Milano. E tre nipoti cheadorava: Chiara, Marco e Paola.

A Dardago era tornato l’ultimavolta nel 2004: una breve visitaper salutare le sue amate monta-gne, la sua vecchia casa e il cam-panile che scandiva le ore dellesue giornate giovanili. Sono stateproprio le campane della chiesadi Dardago ad annunciarne lascom parsa, suonando a mortodurante la Settimana Santa, unabella mattina di primavera.

Pad

re P

atri

arca

Il Fante, monumento ai Caduti, opera diLeone Burigana, padre di Bepin.

Poesia offerta a Giuseppe Burigana, mio suocero,il giorno del suo 85° compleanno

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La predica della Messa delle10.30 di domenica 18 maggioscorso, domenica dedicata allafesta della Sanissima Trinità, èstata al Santuario della Santis -sima, molto diversa dal solito: in-fatti un laico, il prof. Fabio Metz, èsalito sull’altare assieme al Par -roco titolare don Silvio Cagnin percelebrare il ritorno di una map padel Convento, del quale oggi nonv’è più apparente traccia.

Sulla parete a sinistra dell’absi-de è stata quindi scoperta una ri-produzione, donata dal localeGr.A.Po. (Gruppo Archeologico diPolcenigo), dell’originale deposi-tato al Museo Diocesano di Por -denone che appunto il prof. Metzha commentato con efficaci ecoinvolgenti considerazioni.

Detta mappa, comparsa unaprima volta nella prima edizionedel 1973 del libro «Polcenigo: mil-le anni di storia» in bianco e nero elargamente illeggibile, era poiscomparsa per ricomparire all’in-terno di un lascito recente alMuseo Diocesano, di cui il prof.Metz è curatore ed al quale, quin-di, va attribuita la riscoperta. Faparte di un Inventario. come silegge chiaramente nel disegno adacquerello in alto, a sinistra: DI-MOSTRAZIONE A DISSEGNODEL LE ROVINE seguite nel giorno13 ottobre 1756 al Convento del-la Ssma Trinità di Polcenigo (Col -tura) (1) sotto la custodia de padriminori osservanti da S. FRAN -

Una mappa del 1756al Santuario della Santissima

di Polcenigo

LA RICOMPARSA DI UN ANTICO DOCUMENTO

di Mario Cosmo

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CESCO, destinato, nell’intenzio-ne dell’estensore, probabilmenteil frate Priore, a sollecitare i nume-rosissimi fedeli a contribuire alleriparazioni dei danni patiti dalcomplesso conventuale a causadel nubifragio.

Da detto Inventario veniamo aconoscere la consistenza delConvento al 21 luglio 1769, datadi stesura del documento.

Si comincia dalla Chiesa even gono descritti i 5 altari il piùim portante dei quali, il centrale,era dominato dall’effigie dellaSan tis sima Trinità scolpita in le-gno, che risultava essere oggettodi antichissima devozione, mentresi venerava molti secoli prima chefosse a sudetti frati conceduto (2).

Segue la cripta di cui si scrivesotto l’altare suddetto (il maggiore)vi è un sepolcro con immagine diGesù Cristo in una barra d’intornoa cui vi sta la Maddalena e treMarie con Nicodemo e Gio seffostatue tutte di legno.

Dietro l’altar grande il coro, or-nato di bancate costituite da spal-liere e sedile di nogara (3), al di so-pra, entro cantoria, un organo contre folli; cospicua la dotazione di li-bri corali. La Sacrestia era unostanzone arredato, tra gli altri mo-bili e arredi, con un armaro lungodi nogara con caselle nella faccia-ta n°12.

A seguire la descrizione delConvento, del quale oggi non v’èapparente traccia.(4)

Dalla Sacrestia, attraverso unagradinata, si raggiungeva il porta-le d’accesso che metteva al Con -vento.

Il refettorio, abbellito da duequadri, un’Assunzione della Ver -gine ed una Cena di Emmaus,comprendeva oltre che spallieredi noce con colonne alla San -sovina e sei tavoli di noce soste-nuti da piedestalli di pietra inta-gliati donati dai Conti Fullini (forserintracciabili oggi nei sostegni la-pidei delle mense del refettorio delConvento di Motta di Livenza),che servivano ai frati per i pasti,

anche il resto nel normale arredomi nuziosamente inventariato.

Così dicasi della cucina, dota-ta di tutto il necessario.

Le celle per i frati erano 18: laprima serviva da spezieria (farma-cia) con vasi di maiolica e di ve-tro, un alambicco di rame per ladistillazione, due matracci, duepiccole bilance ecc., cioè quantoserviva secondo la farmacopeadel tempo; il tutto, però, standoall’estensore dell’inventario, de-nunciava un certo stato di ab-bandono. Un’altra cella servivada ricovero per gli infermi ed ave-va, a differenza delle altre, un ve-ro e proprio letto di legno di nocecon lo stramazzo (materasso). La

quattordicesima e la sedicesimacella erano adibite ad accogliere iforestieri, la diciassettesima il Se -gretario del Provinciale dell’Or di -ne e la diciottesima al Provin -ciale; queste ultime due avevanoun arredo più curato: alcunestam pe di opere del Piazzetta, unletto in noce provvisto di copertee con il materasso, le coltrine(tendine) alle finestre ed i catini dimaiolica poggiati sui treppiedi.

La biblioteca era significativa:143 volumi in folio e circa 980 li-bri di minor formato che trattava-no di teologia, filosofia, SacreScrit ture e altro pertinente la reli-gione, ma non mancavano libriprofani di sto ria e letteratura. Un

L’edicola sacra dedicata a San Francesco, eretta nel 1639 dai frati minori.

Nella pagina accanto. L’antica mappa settecentesca.

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armeretto (armadietto) contenevai documenti riguardanti il Con -vento. Nei pressi della Chiesasorgeva la foresteria per i pellegri-ni devoti.

Vicino all’orto, dove si coltiva-vano ortaggi e piante aromatichee medicinali (i cosiddetti ‘sempli-ci’), si trovava una stanza dovevenivano conservati attrezzi agri-coli (badili, zappe, un rastrello,una carriola, un annaffiatoio). Ilsottoportico ospitava, oltre ad uncarretto, anche un banco da fale-gname e della legna di castagnonon lavorata, segno che nel Con -vento si svolgeva attività di fale-gnameria, probabilmente soloper uso interno. La stalla ospitavaun cavallo non più giovane (25anni) e una carretta; nel cortilevasi con piante di cedro. Le can-tine erano due, una sotto il livellodi terra ed una sotto, ben dotatedi ‘attrezzi vinari’: diverse botti etini, tinazzi e vascelletti, cerchiatisia di ferro che di legno per con-servare il vino e l’aceto, mastellidi varie dimensioni, secchi, unsion (sifone) di rame per travasa-re, lore (imbuti), burachie (borrac-ce) e baghe (otri di pelle). La le-gnaia ospitava una miserabilepro visione di legna.

Tutte le suesposte note sonotratte dal corposo articolo diFabio Metz – Alessandro Fadelli,titolato «La chiesa e il conventofrancescano della Santissima Tri -nità a Coltura in un inventario del1769» in Atti dell’Accademia SanMarco di Pordenone, numeri 7/8anni 2005/2006, al quale si rinviaper ogni utile approfondimento.

Che dire dello stato attuale delsito? Una proposta percorribile, amio avviso, è la seguente: acqui-sto da parte della Parrocchia diColtura, che ha giurisdizione sullaChiesa della Santissima, del ter-reno già occupato dal Convento(sono circa 3.000 metri quadri suiquali gravano vincoli paesaggisti-ci che non consentono nessunuso del terreno); dichiarazione del-

la Sovrintendenza di ‘area archeo-logica’; campagna di scavi checonsenta di rintracciare le fonda-menta delle costruzioni e succes-siva valorizzazione del sito comepercorso archeologico.

Note

(1) La correzione Polcenigo barrato conColtura è la traccia di un secolare percor-so conflittuale tra le Parrocchie di Pol ce -nigo e di Coltura, risoltosi nel 1922 a favo-re di quest’ultima.

(2) I frati Francescani Osser vanti vengonochiamati dal Ve scovo di Concordia, Sa -nudo, nel 1588 dal loro Convento di SanFran cesco della Vigna di Venezia per cu-stodire ed officiare nei modi dovuti laChiesa e gestire la antiquissima devozio-ne di cui il San tuario era oggetto in modoche fosse non solamente conservata, maetiandio accresciuta ed ampliata. Il che ifrati effettivamente fecero!

(3) Le ‘aquile bicipiti’ che sovrastano glistalli del coro non sono ‘aquile asburgi-che’ come si sarebbe portati a crederema la manifestazione di un privilegio otte-nuto dall’imperatore Federico III d’Asbur -go (1415-1493) in Roma il 28 novembre1468 a favore di Progne Polcenigo, prela-to molto influente alla corte del PonteficePaolo II (il veneto Pietro Balbo 1464-1471). Notizia, questa, avu ta a mezzo diIlvano Bet e tratta dal libro «Fanna e Ca -vas so nel feudo dei di POLCENIGO» diM.G.B. Altan.

(4) Nel 1769, Venezia sopprimeva, tra tan-ti ‘conventini’ anche questo della Santis -sima (oltre a quello dei Francescani Con -ven tuali di San Giacomo di Pol cenigo) e

metteva i beni all’asta. Le prime sessionid’asta vanno deserte per mancanza dicompratori; la quarta, il 22 aprile 1772,vede l’offerta di 750 ducati da parte delCon te Giacomo Polcenigo e fratelli (perSan Gia como i Conti offrono e concludo-no per 800 ducati). Tra le clausole d’asta,l’ob bligo ai compratori della celebrazionedella Messa festiva, del mantenimento de’mo bili e sacri arredi e del restauro dellaChiesa stessa, colla sacrestia, campanilee campane.Tra il 1772 e la redazione del Ca tasto Au -stria co a metà Ot to cento, il Convento spa -risce: non ve n’è più traccia in catasto!Un’altra alluvione, terremoti, incendi non sisa, probabilmente incuria dovuta al declinodella Casata: una cava di pietrame e mat-toni fino agli anni ’20 del secolo scorso,stando alle parole di Bra vin Isidoro DoroCiribir, abitante nella casa sopra il Con ven -to, che le ha sentite dai suoi vecchi.

Incisione nell’architrave dell’antica strutturasacra, che sorge accanto al santuario.

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Liberamente trattodalle note di«Chommunitates friulane»MGB. Altan · Franca Mian

a comunità rurale friulana eraovviamente formata da gruppi difamiglie che esprimevano un verti-ce in una cerchia di boni homines.Fra questi si eleggeva il podestà,favolerio, capo della «regola»; insintesi, il rappresentante, che po-tesse agire in nome della comunità.

Come abbiamo detto il con-cetto era elettivo ed aveva dirittodi votare, in queste rustiche assi-si, comunemente, il solo capo fa-miglia.

Egli doveva avere il suo nucleofamiglia, possedere casa e fondi,ed avere il requisito di «probo». Ilcomplesso del villaggio era dettovicinia (vicus – vicinus – visinant).

Il luogo pubblico per questeriunioni era la piazza, sede per ec-cellenza della vicinia per la vita co-munitaria, per il mercato, per gliavvenimenti più importanti. L’as -setto classico del villaggio era: lacjasa dal comun o la loza dal co-mun e la chiesa.

Per essere ammessi alla viciniaed esercitarne i diritti, si dovevano

Arbordi Sante Ugo Janna

sacra

possedere certi requisiti. Chichiedeva di farne parte dovevadimostrare di avere tali requisiti edoveva sottoporsi ad un periododi bon visinant.

L’espressione con la quale sisanciva la condizione di membrodella vicinia era l’aurea espressio-ne ladina di residente di louc e difouc.

Il podestà o meriga o favolerio,curava che i verbali di quanto eradeciso in queste assemblee fos-se trascritto da un notaio o dalprete e gli atti fossero custoditinella ciasa dal comun.

La vicinia o chommunitas rura-le amministrava anche la chiesadel villaggio, mediante l’elezionedel prete incaricato delle cerimo-nie religiose per la comunità.

Queste elezioni furono un dirit-to assai difeso dai rurali e solo ul-timamente si fecero convincerealla rinuncia (XIX sec.).

La plebs (in altre parole unachiesa che ha dato vita anche adaltre chiese), la parrocchia, la

L

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Canta.Cammina e sorridi con tutti.

saluta per primo chi incontri per la strada.Dì a qualcuno: «Ti voglio bene». Sappi scherzare con te stesso.

Perdona e dimentica il male ricevuto. Abolisci la parola rancore dal tuo vocabolario.Regalati ogni giorno dieci minuti di silenzio. Parla con Dio, getta in lui ogni tuo affanno.Permettiti di sbagliare. Chiedi aiuto. Spegni il televisore e dialoga con chi ti sta vicino.

Comportati gentilmente. Mantieni le promesse fatte. Ricorda compleanni e onomastici.Leggi un buon libro. Cambia pettinatura. Ascolta la vicina sola che ti blocca quando avresti

cento altre cose da fare. Fermati a contemplare il cielo. Ringrazia Dio per il sole.Lasciati guardare da un fiore, dalle nuvole dalle stelle. Nascondi i tuoi crucci.

Dimostra la tua felicità. Accetta un complimento. Fatti un regalo. Canta mentre fai la doccia.Lascia che qualcuno abbia cura di te. Aiuta un ammalato. Impedisci per un giorno di dire:

«Non posso». Guarda un fiore con attenzione. Accarezza un bambino. Dai una pacca sulla spalla ad un amico.Vivi con intensità il momento presente. Compi le tue azioni come se fossero dei capolavori.

Pratica il coraggio e la fedeltà alle piccole cose. Fai il tifo per la tua squadra. Cerca di essere te stesso.Impara ad ascoltare. Chiedi scusa, se lo ritieni opportuno e giusto. Lascia perdere i pettegolezzi.

Sii un incorreggibile ottimista. Porta a compimento un impegno con lo stesso entusiasmo degli inizi.Osserva le gemme che si dischiudono e ascolta il respiro del vento tra le fronde degli alberi.

Quando sei giù di corda ascolta musica allegra e, se ne hai desiderio mettiti a ballare.Fai la spesa per il tuo vicino anziano. Coltiva un hobby che ti piaccia. Compi un favore.

Fai sentire il «benvenuto» a chi ti viene a trovare.Sii amorevole verso tutti.

Fidati degli altri.Perdonati.Impegnatia vivere

con passione: nulla di grande si fa senza di essa.Non sentirti solo. Credi, in ogni cuore c’è un germe di bontà e di bene da scoprire.

Pensa agli ostacoli come occasioni per sviluppare qualità.Persegui sempre, nonostante tutto, il tuo ideale di buono, di vero e di bello.

cap pellania, furono, all’inizio, or-ganismi ecclesiastici elettivi sinoin epoca moderna, ed alcuni sus-sistono tuttora, anche se al pre-sente, la Chiesa tende a far rinun-ciare agli elettori, ovvero ai capifamiglia liberi, il diritto all’elezionedel plebanus (pievano/plevan) oparrochus, sia per una miglioreorga nizzazione, sia perché il co-stume di eleggere il proprio pretedava luogo, talvolta, ad abusi.

Come già detto il luogo pubbli-co per eccellenza era la piazza delvillaggio, al centro della quale, disolito, si trovava un enorme albe-ro sotto le cui chiome, a scopopropiziatorio, i capi-famiglia si riu-nivano «in vicinia», quasi a perpe-tuare l’antico rito celtico che li ve-deva riunirsi, quanto meno perconsuetudine, nel lontano «me-mento» dell’arbor sacra.

Alla sinistra del fiume Ta glia -mento c’era la vicinia di Sotto -povolo che amministrava e ri -spon deva anche per le vicinieminori che erano, oltre il citatoSottopovolo, Latisanotta, Paludo,Gorgo, Bevazzana di sinistra, poiPicchi e la Pigneda ossia l’attualepenisola di Lignano.

Aggiungiamo per curiosità,che le assemblee di questa viciniasi svolgevano a Latisana, nel sob-borgo di Sottopovolo, in altre pa-role «Soto-el-povolo» ossia ungran pioppo.

Gli stessi riti erano svolti a SanGior gio al Tagliamento anche quisotto un pioppo: «La Pola», dellaquale i vecchi conservano ancoramemoria, sia per l’usanza comeper l’enormità dell’albero secolare,esistente almeno sin dopo la pri-ma guerra mondiale (1915-1918).

Pure a Teor (Ud) si mantennememoria di questa usanza fino inepoca recente.

Tanto è vero che nell’aprile del1540:

«In Theoro. Die mercuri quar-todecimo Aprilis 1540. IndictioneXiiij. Actum, in villa Theori superpla tea, sub ulmo cuius caudicemvix quattuor homines, amplecte-

rentur. Ubi congregata more soli-to vicinantia dictae villae...».

Che il culto del forse – arborsacra – fosse rispettato e da lun-go tempo praticato, può esseredesunto dal fatto che qui i vizi-nans di Teor :

«Si riunivin sot dal ol (olmo); ilqual ol al veve un pédal cussìgrand che quatri umign e’ stenta-vin ad abrazzalu…»

Nella comunità era anche ne-cessario procedere al giudizio pergiudicare un reato e, nel tempo,diversi luoghi erano deputati a ce-lebrare il solenne rito di punizioneper quanto era stato infranto con-tro la tradizione e l’informe dirittoconnaturato all’epoca. Secondo ildiritto feudale, per dare maggioresolennità, queste adunanze furo-no tenute vicino alle chiese, nelladistesa di prati, su larghe strade esui ponti.

Vennero anche tenute ripetuta-mente, secondo un’antichissimatradizione, anche sotto qualcheisolato enorme albero. Questo

uso fu accomunato, non senzafondamento, all’arbor sacra (quer -cia, od olmo, o pioppo di notevoledimensione ed età, posti al centrodel villaggio, nella piazza o in ognimodo in una vastissima area aper-ta). Riferiamo che, nella Slavia edin Carinzia, l’albero sacro era il ti-glio. In ogni modo, era disposizioneinalienabile del diritto feudale tede-sco, ed in buona parte, delle con-suetudini friulane, che i giudizi nonpotevano essere tenuti in luoghichiusi.

Formatisi i Comuni, questi attidi giustizia furono celebrati ne laloza del comun (Maniago, Polce -nigo, Latisana, San Vito al Ta glia -mento, la scalinata di Porto -gruaro, Gemona del Friuli, SanDaniele del Friuli, Spilimbergo,Venzone, Sacile ed altri).

Abbiamo già accennato allaquasi costante esistenza, in piaz-za e/o in un gran luogo pubblico,di un albero:– a Latisana-Sottopovolo: ungran povolo (pioppo),

LA SAGGEZZA DEL NOSTRE BALÈR

Al nostro passaggio sembra sussurrarci...

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– a Latisana-San Giorgio al Ta -glia mento: una enorme pola (piop -po al femminile),– a Teor: l’ol (olmo),– a San Leonardo Valcellina: il pi-richignar (bagolaro),– a San Giorgio della Richinvel -da: una quercia,– a Tramonti di Sotto: anche quiuna enorme quercia.

In quest’ultimo paese gli abi-tanti si riunivano nella piazza, pre-sieduti dal podestà, o degano, ocapovilla, o regolerio (capo dellaregola – codice tradizionale dicom portamento, mai scritto). Peri visinans ed i maggiorenti esiste-vano i seggi in pietra all’aperto, inpiazza, posti sotto la citata quer-cia. In loco sussiste la tradizioneche vi si sedevano gli «anziani»,un seggio lapideo è più alto deglialtri, evidentemente era riservatoal ca po-villaggio che presiedeval’assemblea.

I seggi di pietra a Tramonti diSotto rimasero fino al 1910, quan -do furono rimossi per dare spazioalla ricostruzione ampliativa delmunicipio.

In quanto allo spazio riservato al«governo» della chommunitas coni seggi di pietra riservati agli anzia-ni, vi sono dei paralleli in Trentino,Sud Tirolo, Val Gardena e nelle re-mote vallate del Pie monte, e in altriluoghi d’impronta alpina.

Già abbiamo detto della tena-ce tradizione delle comunità foro-

giuliesi, di avere in mezzo allapiaz za pubblica un enorme, seco-lare, albero che poteva essere:una quercia, un tiglio, un rovere,un olmo o un pioppo.

I popoli primitivi, constatandola possibilità di poter cogliere enutrirsi spontaneamente con ifrutti delle piante, ritennero checiò costituisse un miracolo prove-niente da un dio o dagli dei a cuiessi, per questo motivo, si riten-nero sempre legati.

La precisa necessità del lega-me principalmente poggiava sulfatto che questa rac colta miraco-losa, nello stesso tempo sacra,era stagionale e quindi sempresoggetta ad un necessario rinno-vamento.

L’arbor sacra, in altre parole ilculto arboreo tanto vicino allasen sibilità religiosa dei Druidi cel-ti(1), è prevalentemente ritenuto dimatrice venatoria nordico-germa-nica, con una veicolazione attri-buita, in seguito, ai Longobardipre-ariani (Winnili).

In ogni modo, il culto inconscioverso questi enormi monumentivegetali, quanto meno con inten-to propiziatorio, fu molto radicatonelle chommunitates rurales delFriuli anche in epoca relativamen-te moderna.

Infatti, l’eredità evangelica del-l’arbor vitae a questo propositofinì per assimilare tutte le manife-stazioni culturali precedenti.

(1)Non è possibile essere chiari, anche al pre-sente, sull’influenza e funzioni di questi sa-cerdoti/sciamani, esercitate sulle schierecel tiche e sui relativi popoli. Furono espres -sione di una casta a sé stante, d’im prontaprincipalmente religiosa, intrisa di mansionidi vaticinio, di custodia del costume tradi-zionale, morale, sentinelle gelose dello«spirito» religioso-celtico. Inoltre il Druido futerapeuta, simbolo incarnato di un mistici-smo assoluto, diretto, spietato, sino al sa-crificio umano. I Druidi avevano presso iCelti una precisa funzione d’intermediazio-ne fra la comunità tribale e il mondo divino.Il tutto è citato, con buona attendibilità, daDiodoro Siculo che afferma come essi rite-nessero di conoscere la stessa lingua de-gli dei. Sin dall’inizio dei contatti deiRomani con i Celti, la classe dei Druidi,non fu mai ben vista dal potere cesareoche proibì ai Romani di partecipare a cultie cerimonie della religio Druidarum.

L’ultima delle due sente in pietra «da sempre»presenti nella piazza dell’Antica Pieve.

NOTA DELL’AUTORE

Volutamente in tutto l’articolo nonviene citato Dardago. È ovvio chela mia fantasia... ha galoppato...o forse no. Combinazione,a memoria d’uomo, un albero inmezzo alla nostra piazza c’èsempre stato; prima dell’attualeplatano, la piazza ospitavaun bagolaro, crucugnèr (vedil’Artugna n. 101, aprile 2007) e,combinazione, nella nostrapiazza, esistevano due seggi inpietra (uno trafugato da ignoti...).Agatha Christie faceva dire,nei suoi romanzi gialli, all’ispettoreHercule Poirot: «Due combinazioniformano un indizio».

La piazza con il suo Balèr.Negli anni ’50 il secolare platano mostrava orgoglioso la sua ricca chioma.

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Il saluto a una persona cara cheparte è sempre improntato allamalinconia.

Tornano nella mente i tanti fla-sh, come un filmato, di quanto èstato fatto assieme, di cosa è sta-to fatto e di cosa resterà di bello.Così è avvenuto la sera della so-lennità degli Apostoli Pietro ePaolo, le due colonne della chie-sa, nella nostra parrocchiale diBudoia, dove le comunità si eranoradunate per salutare don Do -mas, il sacerdote lituano, fra noidal 2006, che rientrava nella suaDiocesi, fresco di licenza in DirittoCanonico, al Marcianum di Ve -nezia, guadagnata con lo studio ela tenacia di un giovane dell’Est,votato al Signore e a Lui affidatosiper sempre.

«Bisogna sempre fidarsi diDio!» lo ha ripetuto spesso donDomas e lo ha vissuto in mezzo anoi, come uno di noi, calandosinella nostra realtà, ben diversadalla sua.

Inizialmente taciturno e serio,piano piano, ha iniziato a scio-gliersi, a fraternizzare, a parlare un

pochino di più, sempre però mi-surato, anche nel ridere, sempreattento a non buttarsi in mezzo,senza prima riflettere quello chedoveva o poteva dire come sa-cerdote.

Don Adel con i Consigli Pa -rrocchiali ha esaudito un suo de-siderio che è diventato il nostroregalo per lui: una veste talare dasacerdote «perché la mia mi è di-ventata stretta; in Italia si mangiabene» e i tre incontri durante leSante Messe a Santa Lucia, Dar -dago e Budoia, con momenti an-che di commozione.

Le tre Parrocchie hanno intesodirgli grazie del bene operato edaugurargli di fare altrettanto benenella sua Chiesa locale. Così si èespresso anche il nostro VescovoMons. Ovidio, che gli ha inviato unbiglietto autografo di saluto e dicompiacimento che, unito a quel-lo scritto a nome delle tre Par -rocchie da don Adel, fa bella cor-nice ad una fotografia che ritraedon Domas accanto al Vescovo eal nostro Parroco, durante la visitapastorale del febbraio scorso.

Dopo due annidi permanenza tra noi,don Domas è ritornato

nella sua Lituania.

di Mario Povoledo

Grazie, don Domas!

Alcune immagini della Cerimonia di commiatodai nostri paesi.

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la vita della chiesa in Italia.Non dimenticherò mai le vostre belletradizioni di ogni tempo:la benedizione di acqua, sale e frutta,la vigilia del l’Epifania, e il panevin;le processioni dei patroni, la Via Crucise le Settimane Sante, le Sante Messesolenni cantate dai cori, il mese dimaggio vissuto nelle vostre edicolesacre lungo le strade, le visite aglianziani ed ammalati, la vita di oratoriocon i vostri figli che hanno bisognodi insegnanti, di genitori, di preticonvinti e fedeli alla chiesa.Mi piacerebbe continuare a ricevereil vostro periodico, l’Artu gna, ricca distoria e di tradizioni ben radicate nellevostre comunità.Ora è venuto il momento di salutarci,ma il comune ricordo e la preghieraquotidiana ci legheranno per sempre.Se Dio lo vorrà, tornerò a trovarvi,magari anche per qualche giorno erivivrò così il tempo trascorso insieme. Ringrazio tutti i collaboratori delleparrocchie e i Consigli pastorali.Grazie per il bel regalo, che ho moltoapprezzato: l’abito talare che, oggi, èda me indossato per dimostrarvi tuttala mia gratitudine.Grazie di tutto e Dio vi benedicae vi doni pace, salute e prosperità.

DON DOMAS GATAUTAS

Nella Santa Messa solenne ecantata dai nostri cori, dopo l’in-tensa omelia pronunciata da donAdel, con accanto un altro sacer-dote lituano, don Clemenses chesvolge servizio pastorale in unachiesa del Trevigiano, è intervenu-to, su delega del Sindaco AntonioZambon, il Vice Pietro Ianna che,dopo alcune espressioni di grati-tudine e di augurio, gli ha donatoalcune pubblicazioni, molto gradi-te dall’interessato.

Un signorile rinfresco servitonella casa della gioventù, (comepure gli altri due offerti da SantaLucia e da Dardago) e un concer-to d’organo magistralmente ese-guito dal prof. Arturo Pivato, orga-nista della chiesa di San Zulian aVenezia, hanno arricchito il nostrograzie a don Domas, il quale, pas-sata la tensione dell’ufficialità, sor-ridente e felice come un bambino,vicino a sua sorella presente a no-me della sua famiglia, ha espres-so ancora una volta la sua gioia ela sua riconoscenza: «Non vi di-menticherò mai!» Neanche noi.Grazie, don Domas!

Oggi, 29 giugno 2008, solennità degliApostoli Pie tro e Paolo è giuntoil momento del congedo da voi.Sono trascorsi due anni come sefosse ieri. Ricordo bene quando arrivaiqui, domenica 22 ottobre 2006;non parlavo bene l’italiano e nonleggevo bene, ma voi con pazienza miavete accolto e mi avete fatto sentirecome uno di voi. A poco a poco hocominciato ad abituarmi e ho potutoconoscervi bene. E oggi è arrivato il momento di dirvigrazie per il bene che mi avete volutoe fatto. Domani rientrerò nella miaterra natale e in diocesi per un nuovoincarico che il Ve scovo mi assegnerà.Prima voglio ringraziare Dio che mi hamandato qui. Dio tutto provvedee non ci lascia mai soli.Noi fratelli e sorelle possiamo faretante belle cose se abbiamofede in Dio.Voglio ringraziare don Adel, per ché,nonostante io sia uno stra niero, nonha esitato ad accogliermi per aiutarloa svolgere il suo ministero, in mezzo avoi di Budoia, Dardago e Santa Lucia;mi ha consigliato, guidato ed aiutatomolto, unitamente alla sua mam ma.Voglio dire grazie a voi, comunità, cheper me avete fatto tanto e dato tantoper farmi imparare l’italiano (grazie allapazienza e disponibilità della maestraRosetta), per conoscere la cultura, e

Un legame per sempreIL COMUNE RICORDO E LA PREGHIERA QUOTIDIANA

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Scusa!… Da dove vieni?… Da Santa Lucia di Budoia…Budoia? … e dove si trova?… In Friuli, provinciadi Por de none … Ah, friulano!Ne trovi in tutto il mondo, dovesono andati a lavorare, main un angolo del cuore hannola nostalgia del loro paese.Sono a Venezia e un giorno mitelefona Eligio; non ci vedevamospesso e mi dice:«Ho incontrato alcuni amici edomani sera ci troviamoa San Giovanni a mangiareun boccone… così per stareun po’ assieme, ci raggiungi?».Era l’estate del 1994, io, Eligio,Orfeo, Ferdinando, Mario eAn ge lo, ci ritroviamo dopo anniche c’eravamo persi di vista.Non vi dico le stupidaggini checi siamo detti… «Ti ricordi quellavolta che…, ti ricordi quando…»e così via per alcune ore.Mi sembrava di essere tornatoil ragazzo degli anni ’60 con tuttal’allegria e la spensieratezza dellanostra gioventù fatta di piccolecose (perché non avevamomolto), di piccoli amori, di piccolemascalzonate ingenue, tuttopiccolo ma molto importante perla nostra età.La serata fu piacevolissima,

ci fece dimenticare, almeno perqualche ora, i problemi della vitaquotidiana.L’allegria, le risate di quella sera,perché non condividerla con altriamici?Nasce così l’idea di cercare altrepersone che erano cresciute connoi, tanti anni fa.Ma non è facile, molti sonoandati a vivere in altre città,all’estero, e di altri si sono persele tracce.– Che bella idea! – ci dicono. Tutti si danno da fare eci portano indirizzi, numeritelefonici, e a piano a pianoriusciamo a racimolare un belnumero di persone.Decidiamo allora di trovarciuna volta l’anno a pranzo inun ristorante e (non ridete)la cosa diventa seria, nasceil Club «I ragazzi degli anniruggenti 34/44» e addiritturaun distintivo d’oro per tutti,raffigurante la nostra chiesettaal colle, simbolo di Santa Lucia.Dopo questi incontri, credetemi,mi sento meglio: ho capitoquanto importanti siano anchele piccole cose frivole, masoprattutto essere di SantaLucia, essere friulano, amarela mia terra «avere degli amici».

degli anni ruggentii ragazzi di Orfeo Gislon

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Nella pagina accanto.In alto. Gli alunni delle classi terza e quarta con la maestra Olga Kosmina, anno 1950.In basso. La cucagna del 1962, il giorno della Sagra. Luigi sta arrivando alla ruota, aiutato da BiutiBusetti e da Virginio Del Zotto.

In questa pagina.In alto. Anno 1945. Prima Comunione con don Gelindo Ragogna.Al centro. Anno 1950. Un momento di festa al colle, il giorno della Sagra di Santa Lucia.In basso. Tutti riuniti in uno degli ultimi incontri conviviali.

Eugenio Besa,Guglielmo Buri ga na Pitus,Giuseppe Cauz, Bruno Fort,Giancarlo Fort Provedon,Orfeo Fort Palanca,Sergio Fort Provedon,Paolo Gislon Mario Mo ro,Andrea Lachin Crubol,Ro berto Lachin Scasota,Eu ge nio Rizzo, Eligio Soldà Maur,Giu sep pe Zanon Moro,Dionora Busetti Putelate,Milena Fort Mula, Ve le da Rizzo Pol,Orietta, Lachin Bof,Franco Busetti Dinos,Giuseppe Celant, Ennio Fort Garipoli,Luigi Fort Gigiuti Provedon,Ferdi nan do Fort Palanca,Antonio Gam bron Giambron,Orfeo Gislon Bodaman,Egidio Lachin Sca so ta,Bruno Quaia Tela, Lucio Riz zo,Umberto Tassan Caser,Ro berto Fort Nart, Laura Carli,Edda Rizzo Pol, Lea Zanolin,Angelo Bolzan Sping,Giomaria Busetti Frare, Elio Del Zotto,Giampiero Fort Micel,Matteo Fort Mio, Piero Fort Cocol,Antonio Gislon Moro,Costante Gislon Bodaman,Er ne sto Lachin Scasota,Ariedo Rigo Vendramin,Michele Rizzo, An gelo Tassan Caser,Giuliano La chin Scaine,Lisetta Fort Gioa chin,Angelo Cosmo Barthan,An gela Lachin Curt.

Purtroppo alcuni amici ci hannoabbandonato.

Remigio Fort, Tullio Besa,Roberto Barraco, Li no Sarri,Franco Favaro, Ettore Ceo,Elide Rizzo.

Amici, siete sem pre con noi!

«I ragazzi degli anni ruggenti»,ai quali Eligio Maur ha volutoaffiancare i vecchi soprannomida lui pazientemente ricercati,sono...

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Cibo

Secondo una recente indagine dellaConfederazione italiana agri coltoricirca venticinque milioni ditonnellate di cibo vengono buttateannualmente tra i rifiuti.Oltre la metà, circa diciotto milionidi tonnellate, finiscono neicassettoni della spazzaturadirettamente da case, negozi,ristoranti, mense, hotel, aziendealimentari, mentre tutto il restovie ne perduto nella distribuzione,nelle fattorie, nei campi e neinegozi. In definitiva buttiamo nellaspazzatura un terzo del ciboprodotto nel Paese, qualcosa chevale trenta miliardi di euro, ovvero ildue per cento del prodotto internolordo.Se rapportiamo il dato al numerodelle famiglie italiane, emerge che ilcosto di questi scarti ammonta acinquecentottanta euro annui pergruppo famigliare; se poi andiamo avedere la natura degli scartiscopriamo che il 30% dello sprecoè dato da prodotti freschi (latte,uova, formaggi, yogurt), il 19% dalpane, il 17% da frutta e verdura, il10% da affettati e il 6% da prodottiin busta, ossia alimenti basilariacquistati e non consumati.Le cause di questo disastroalimentare sono diverse, ma quasitutte riconducibili alla pocaeducazione all’acquisto:compriamo troppo e male, talvoltaattirati dalle offerte del marketing,

dalla seduzione della confezione,dalle novità, dalle promozioni, daiprezzi sottocosto che stimolanofortemente all’acquisto.È l’accusa che i sociologi muovonoal consumatore italiano, por tato ariempire il carrello di cibo che nonriuscirà mai a consumare prima chevada a male.Per il sociologo il consumatore ètroppo distratto, ha poca coscienzaecologica, non è attento allascadenza del prodotto cheacquista; ha perduto l’abitudine allaparsimonia ma anche alla misura diuna spesa fatta, se nongiornalmente, almeno più voltela settimana, comprando ciò cherealmente ha bisogno per uno o duegiorni nei mercati di quartiere o dalnegoziante sotto casa. Invecesiamo presi dalla fretta e così laspesa si effettua il sabatoal supermercato pensando ai pastidi tutta la settimana con il rischioche molti prodotti freschi finisconocol marcire e quindi but tati inspazzatura.Ma il problema fondamentale è chela maggior partedella gente non si rende contodi contribuire a un dramma di vastedimensioni: non c’è soloil costo di prodotti che non siconsumano ma anche quelli peril loro smaltimento che vanno acarico dell’intera società.Un problema non da poco.

tutto lo sprecoche finisce nella spazzatura

di Nino Roman

]il decalogo

1. Pensare di cosa si ha real-mente bisogno e prima di farela spesa fare una lista dellecose che ser vono.

2. Preferire alimenti freschi distagione, di origine locale.

3. Comprare quanto si è sicuri diconsumare prima della datadi sca denza indicata.

4. Usare detersivi con parsimo-nia e privilegiare prodotti na-turali per la pulizia.

5. Verificare la possibilità di ripa-rare apparecchi, mobili, vesti-ti, scarpe.

6. Privilegiare il mezzo pubblicoe la bicicletta.

7. Richiedere una informazionecor retta sull’impatto ambien-tale dei prodotti con l’aiutodelle organizzazioni dei con-sumatori e delle associazioniambientaliste.

8. Evitare prodotti «usa e getta»e preferire prodotti durevoli.

9. Se possibile scegliere prodot-ti sfusi.

10. Per fare la spesa, portare unaborsa da casa.

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con la differenziata

Il Comune di Budoia non è estra-neo al problema particolarmenteattuale dei rifiuti: consapevole del-l’importanza di questo tema, vuo-le che si diffonda una forte sensi-bilità culturale in tutti i cittadini, inlinea con la «politica delle 4R»,enunciata nel nuovo Codice perl’Ambiente entrato in vigore a li-vello nazionale nel 2008. Le 4Rconsistono nella riduzione dei ri-fiuti all’origine (ad es. imballaggicostituiti da minor materiale), nelriutilizzo del prodotto più voltecosì da diminuire il bisogno di unonuovo, nel riciclo dei tipi diversidi materiale, adottando la raccoltadifferenziata, e nel recupero, va-lorizzando il rifiuto per ricavareenergia: a livello locale si possonosicuramente attuare almeno ipun ti 2 e 3.

Secondo dati riferiti al 2006, il co-mune di Budoia effettua già discre-tamente la raccolta differenziata,con una percentuale del 48,85%,leggermente superiore alla me diaprovinciale del 47,33, ma certa-mente ancora lontana da punted’eccellenza che superano il 75%.

Insieme possiamo fare moltoper l’ambiente: l’impegno comu-

ne tra enti e popolazione produrràeffetti positivi.

Novità e obiettivi

Dal 19 maggio 2008 è attivo ilnuovo servizio per la raccolta deirifiuti.

La principale differenza rispettoa quello precedente è la consegnaa tutte le famiglie di due capienticontenitori: uno per il con fe ri -mento del rifiuto secco, l’altro perl’umido, evitando l’esposizione instrada dei sacchetti.

Questa evoluzione del sistemasi pone due obiettivi:

1) ottenere maggior ordine epulizia nelle vie dei nostri paesi,non solo per una questione esteti-ca, ma anche per evitare proble-matiche igienico-sanitarie che conla stagione calda potrebbero pre-sentarsi;

2) stimolare un aumento dei li-velli di differenziazione.

Effettivamente, almeno nelbre ve periodo, si sono già riscon-trati dei risultati positivi: la conse-

Avanti tutta

di Davide Fregona, assessore

ALCUNE INDICAZIONI PER UN COM PORTAMENTO RESPONSABILE

1. Rispettare la natura e il decoro;2. Non abbandonare rifiuti nei boschi, prati e fossi;3. Non abbandonare i rifiuti in prossimità delle campane

per la raccolta differenziata;4. Non esporre i sacchetti sulla strada senza il contenitore;5. Non portare i rifiuti in altri comuni (non si risparmia nulla comunque);6. Non introdurre i sacchetti nei contenitori degli altri (non si risparmia

nulla comunque);7. Esporre il contenitore del rifiuto secco (bidone verde) solo quan do è pieno;8. Esporre il contenitore del rifiuto umido (bidone marrone) il meno possibile;9. Ritirare i contenitori dopo che è passato il servizio di raccolta;10. Effettuare scrupolosamente la raccolta differenziata.11. Vigilare sul comportamento degli altri ed educarli al rispetto per l’ambiente.

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gna dei contenitori è avvenutasenza problemi, è diminuita laquantità di rifiuto secco ed è au-mentato il livello della differenzia-zione, soprattutto per plastica ecarta (il recupero del vetro era giàun fatto consolidato).

Per abituare il cittadino a ge-stire correttamente la raccolta deirifiuti, in futuro la SNUA applicheràdei bollini sui contenitori dove ri-scontrasse delle anomalie, invi-tando così gli interessati a miglio-rare il proprio comportamento.

Isole ecologicheIl conferimento dei materiali rici-clabili generalmente avviene inmodo corretto.

C’è però da osservare che inprossimità di alcune campaneven gono spesso depositati sac-chetti di rifiuti, fatto che spesso

BudoiaZona Industriale · via Cial del Zuc

COSA SI PUÒ CONFERIRE ALLA PIAZZOLA ECOLOGICA

viene imputato ai cittadini statuni-tensi, anche se i controlli effettuatirivelano che i responsabili sonoanche italiani. Comunque in un re-cente incontro un alto funzionariodella Ba se ha assicurato l’impe-gno del Co mando a dare una cor-retta informazione.

Da parte sua il Comune di Bu -doia garantisce la pulizia settima-nale attorno alle campane, maque sta operazione non deve asso-lutamente essere intesa come unaraccolta speciale per chi non ri-spetta le regole. Prossimamente èprevista un’ap posita cartellonisticaper evi tare comportamenti incivili.

Collabora anche tu: se individuipersone che abbandonano rifiutisei invitato a informarle sul sistemadi raccolta oppure a ri volgerti allaPolizia Municipale che potrà es-serti di aiuto.

CompostOgnuno di noi può effettuare fa-cilmente la buona pratica delcompostaggio, raccogliendo il ri-fiuto umi do che con il tempo sitrasforma in fertile terriccio, pre-zioso per il giardino e l’orto.

Fare compost non costa nien-te e porta ad un gran risparmiosia per i cittadini, che sono incen-tivati da una riduzione della bollet-ta, sia per la collettività, che vederidursi i costi dello smaltimento.

Presso l’Ufficio Tecnico, tutti icit tadini possono ritirare gratuita-mente la compostiera ed otteneretutte le informazioni desiderate.

Carta e cartone, imballaggi incartone, vetro, damigianee lastre di vetro, contenitori liquidi (bottiglie, taniche, ecc.),imballaggi in plastica (cassette,nylon, ecc.), contenitori in latta,mobili in legno, ingombranti(materassi, divani, ecc.),beni durevoli (asciugacapelli,computer, ecc.), sfalci eramaglie, piccole quantità dimateriali inerti, olio vegetale,toner, batterie, rifiuti pericolosietichettati «T» e/o «F»pro venienti dalle utenzedomestiche.

Piazzola ecologica

Orari Estivo (periodo ora legale)Lunedì dalle 8.00 alle 10.00Sabato dalle 10.30 alle12.30e dalle 16.00 alle 18.00

InvernaleLunedì dalle 8.00 alle 10.00Sabato dalle 10.30 alle12.30e dalle 14.00 alle 16.00

Ufficio Tecnico del Comune

tel. 0434.671930

Informazioni

Orari Lunedì dalle 8.00 alle 10.00Mercoledì e venerdì dalle 10.30 alle 12.30Giovedì dalle 17.00 alle 18.00

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L’interomondo...

Il campanile dei paesi vicini è piùsnello,... è più visibile,... ha la portad’entrata con l’arco in pietra,...la sua posizione permette al ventodi trasportare meglio e più lontanoil suono delle sue campane,... ma…ma... il nostro è più bello.Il concetto «campanilistico» èsem pre latente.Ogni tanto riaffiora e... bisogna farloscorrere o sulle pagine de l’Artugnao nei discorsi da osteria.Ultimamente mi è parso di sen tirlo...gorgogliare?!Come si dice in democrazia?Ognuno è libero di esprimerele proprie opinioni, nel ri spetto...etc. etc.Quindi colgo la libertà e mi faccioaiutare, per esprimere il miopensiero, nientemeno che da unascheda arrivata via internet!La riproduco perché mi ha fatto...ruminare la materia grigia e hola segreta speranza che ciòsucceda anche ai nostri«trenta let to ri» di manzonianamemoria.Se potessimo condensarela popolazione dell’intero mondo inun villaggio di 100 persone,mantenendo le proporzioni di tuttii popoli esistenti sulla terra,il villaggio sarebbe composto da:

– 57 Asiatici (Australiacompresa)– 21 Europei– 14 Americani (Nord, Centro eSud America)– 8 Africani– 52 donne– 48 uomini– 70 non bianchi– 30 bianchi– 70 non cristiani– 30 cristiani– 89 eterosessuali– 11 omosessuali– 6 persone (sic)possiederebbero il 59% dellaricchezza del villaggio (tutte 6sarebbero statunitensi).– 80 vivrebbero in case senzaabitabilità– 70 sarebbero analfabeti– 50 soffrirebbero dimalnutrizione– 1 starebbe per morire– 1 starebbe per nascere– 1 possiederebbe un computer– 1 (si, solo 1!) avrebbe la laurea.Considerando il mondo/villaggioda questa prospettiva, il bisognodi accettazione del prossimo, dicomprensione (apertura di men te)e di educazione diventachiaramente necessario.Prendete in considerazioneanche questo:– Se vi siete svegliati questamattina con più salute che

malattia, siete più fortunati delmilione di persone che nonvedranno la prossima settimana.– Se non avete mai provatoil pericolo di una battaglia, lasolitudine dell’imprigionamento,l’agonia della tortura, i morsi dellafame, siete in migliori condizioni di500 milioni di abitanti di questomondo.– Se potete professare/praticarela vostra religione senza la pauradi essere minacciati, arrestati,torturati o uccisi, siete piùfortunati di 3 miliardi di persone diquesto mondo.– Se avete cibo nel frigorifero,vestiti addosso, un tetto sopra latesta e un posto per dormire sietepiù ricchi del 75% degli abitantidel mondo.– Se avete soldi in banca, nelvostro portafoglio e degli spicciolida qualche parte in unsalvadanaio siete fra l’8% dellepersone più benestanti al mondo.– Se i vostri genitori sono ancoravivi, e, ancora sposati, siete dellepersone veramente rare, anchenegli USA e nel Canada.– Se potete leggere questomessaggio, avete appenaricevuto una doppia benedizioneperché qualcuno ha pensato a voie perché non siete fra i duemiliardi di persone che non sannoleggere.

di Sante Ugo Jannain un villaggio

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I me

a mia classe, il 1914, è stata,a Dardago, la più numerosa delsecolo scorso. Mi dicono che nelregistro dei Battesimi sono riporta-ti 66 nomi di nati in quell’anno.

Oggi, oltre a me, Camillo PinàlBavan, ci sono altre cinque no-vantaquattrenni nate a Dardago:la Cencia Simona, la Cencia Be -dina, la Ines Thampogna, la Gio -vana Tavana e la Angela Ta vana.

Immagino di passare per le viedel paese, entrare nei vari cortili etento di ricordare, ad uno ad uno,tutti i miei coscritti.

Via San Tomé

Sofia Busetto Mulinèr, AngelinaBusetto Mulinèr, Cornelia RigoBarisèl, Galliano Piero BastianelloThisa, Gina Zambon Pinal, Ma rinoRigo Moreàl, Libera Busetti Ca -poral, Angelo Ianna Stiefin, Gi giaZambon Pala, Ines ZambonTham pogna, Gu gliemo ZambonPala, Gugliemo Zambon Sclofa,Ca milo Zambon Pinal, Gino Zam -bon Nontholo, Na ni Zambon Vial -min, Maria Vettor Cariola, Bru noVettor Capelo, Cencia Zam bonBedina.

Via Caporal

Adriana Busetti Caporal.

Via Tarabin

Andol Busetto Caporal, ItaliaZambon Trantheot, Nani JannaSimon, Piero Zambon Momoleti,Mario Zambon Tarabin, MariaBe ri, Gigia Zambon del Biso, LeaPonte, Candido Janna Bernardo.

Via Castello

Chile Zambon Marin, Gino Zam -bon de la Modola, Bino Bo cusFrith, Giovana Janna Tavana, Et to -

re Janna Tavan, An gelina JannaTa va na, Na ni Zam bon Bona parte,Giordano Zam bon Pinal, Ar tu roBocus.

Via Brait

Olivo Zambon Marin, Ines Zam -bon Sclofa.

Via Rivetta

Andol Zambon Pinal, Santo Bu -setti Frate, Gio va na Zambon Pala,

Toni Zambon Luthol, Ines BocusFrith, un’altra Ines Bocus Frith,Santina Zambon Luthol, VirginiaZambon Pinal, Ester Zambon Pa -lathin, Ame lia Basso.

***

La mia memoria si è fermata a

49 coscritti, altri saranno morti in

tenera età, altri non li ricordo.A 94 anni può anche succe-

dere!

di Camillo Zambon Pinàl

Da sinistra. Suor Aidana, Ester Palathin, Cesira Janna, Teresa Carlon, Maria Beri, Amelia Basso,Cencia Bedina, Adriana Caporal, Gigia Pala, Marino Moreal, Italia Trantheot, Gigia del Biso, ChileMarin, Francesco Usardi, Libera Caporal, Angelo Stiefin, Nani Bonaparte, Gino de la Modola, BepiFuser, Santo Frate, Camilo Pinal.

Da sinistra. Camilo Pinal, Ines Frith, Santo Frate, Ines Sclofa, Chile Marin, Suor Aidana, Gigia del Biso,Amelia Basso, Ines Thampogna, Candida Moro, Giovanna Tavan, Ester Palathin, Libera Caporal,Gino de la Modola, Nani Bonaparte.

UNA MEMORIA DI FERRO QUELLA DI CAMILLO

coscritiL

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Cara mamma, ti ringrazio perché...

Mi aiuti quando mi trovo in difficoltà.Tu, mi doni il tuo cuore, aiutandomi in ogni occasionee mi aiuti quando ne ho bisogno.Il tuo amore mi tocca il cuore, perchè è saggio e sen-tito.Ho capito il senso della vita, grazie a te.Ti fidi sempre di tutti.Mi lasci andare in giro con i miei amici.Mi abbracci e guardi con me la televisione.Mi hai messo al mondo.Mi hai reso importante.Mi hai fatto capire quanto è difficile la vita.Mi hai fatto conoscere la Mise ricordia e la Bontà diGesù.Mi hai fatto condivedere ogni tua emozione, nel benee nel male, parlandone e discutendone insieme.Hai sempre cercato di rallegrarmi.Vuoi sempre il meglio per me.Mi continui ad amare anche quando hai le tue diffi-coltà.Sei sempre disponibile, quando qualcuno ti chiedeaiuto o favori.

I ragazzi delle scuole medie, frequentanti il catechismo

Cara mamma...

a cura di Francesca Begotti

Cara mamma, ti voglio bene perché...

Mi hai insegnato la vita.Mi hai istruito.Sei sempre pronta a difendermi.Tu mi capisci sempre, anche nei momenti più difficili;dalla mia nascita, per esempio, da piccola io mi sve-gliavo la notte, dicendo che avevo fatto un brutto so-gno e tu mi consolavi.Ogni volta che ero solo, triste e sconsolato, tu mi haidato speranza, coraggio e compagnia.Sacrifichi la tua vita per noi e ci aiuti nei momenti incui abbiamo bisogno.Ci ascolti e ci consigli cosa dobbiamo fare, quando cisentiamo soli; per esempio, quando abbiamo proble-mi con le amiche, tu ci consigli cosa fare. Oppurequando abbiamo la "luna storta" e ci sentiamo soli, tuci fai capire che siamo noi che sbagliamo.Ogni volta che io ti ho dato una delusione, tu mi haisempre capito, ascoltato e dato conforto.Tu, nel mio cuore, nel mio profondo, sei stata sempreuna persona molto cara, molto importante, che hadato tutta se stessa per far sì che io sia sempre feli-ce, in ogni momento e situazione.Mi sembra una cosa scontata, giusta e con un caloremolto importante ed intenso.Quando ho perso occasioni importanti, tu mi hai rida-to la carica per ripartire.Quando non sono riuscita a studiare e capire unamateria a scuola, tu mi hai aiutato e consolato.Quando piangevo, tu usavi tutte le tue forze per con-solarmi.Mi consoli quando sono triste.Mi regali le cose che voglio.Sei sempre gentile.

In occasione della Festa della Mam ma, ai ragazzi dellescuole medie presenti al catechismo, avevo chiestodi riflettere un po' sull'amore della loro mamma per loro,di scriverlo e di esporlo anche in chiesa come un regaloda parte dei figli alle mamme, non solo loro, ma di tuttala parrocchia, e se vogliamo di tutto il mondo.Abbiamo poi riletto i loro pensieri sulle loro mamme,sostituendo alla parola mamma, il nome di Gesù, e si è vistoche l'amore di Gesù per noi è come quello di una mamma.Così abbiamo ringraziato tutte le loro mamme,anche per insegnare l'amore di Ge sù ai loro figli.

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Una storia alpinistica

Basta affacciarsi alle Fonda men teNuove a Venezia in una giornata lim-pida d’inverno o dopo un temporaleestivo, quando l’aria è più limpida, eguardare a nord est: inconfondibileuna sagoma domina la linea del -l’oriz zonte. Il Monte Cavallo si innal-za infatti direttamente dalla pede-montana, elevandosi sulla linea delleprealpi, ben visibile dalla pianura ve-neta e friulana: nonostante la sua al-tezza non sia paragonabile a quelladelle cime dolomitiche più famose siimpone allo sguardo per la suacompattezza e per l’inconfondibilesagoma.

Facilmente accessibile dalle cit -tà e vicino alle principali vie di co-municazione, posto al confine traBellu nese, Trevigiano e Friuli, harappresentato un naturale pun to diri fe rimento non solo geo grafico maanche storico, natu ralistico ed alpini-stico ed ha goduto di una notorietàche altri monti non hanno avuto.

Del Monte Cavallo infatti si ac-cenna già in un documento dell’an-no 963, in cui l’imperatore Ot tone Iconfermava al vescovo di Belluno ladonazione del territorio dell’Alpago,

del quale viene citato come punto diriferimento («ubi nominatur M. Ca -val lo») per il confine sudorientale.Nella storia delle alpi orientali è quin-di il Monte conosciuto da più tempoed è tra i primi a comparire oltrechèin documenti ufficiali, anche sullecarte geografiche (carta del Friuli nel1564).

Per queste ragioni il Monte Ca -vallo fu mèta delle esplorazioni digeografi e naturalisti che, agli inizidel ’700, interessandosi al l’am -biente alpino, ne studiarono l’idrolo-gia e la geologia.

Tra questi si distingue Gio van niGirolamo Zanichelli, farmacologo ebotanico veneziano che, nelle suericerche sulla flora alpina, alla ricercadi nuove specie, si avventurò anchesul Monte Ca val lo. Di questo viaggioci ha lasciato una accurata relazio-ne: assieme a Pietro Stefanelli, an-che lui botanico, partì da Venezia nellu glio del 1726 giungendo ad Avia -no e da qui, a dorso di mulo, rag-giunse una casera del Pian ca vallo,da dove iniziò le sue ricerche.

Dopo aver esplorato la Val Su -ghet salì al Cimon del Cavallo –

Cima Manera, affrontando fatiche enotevoli difficoltà, certamente noncon intenti alpinistici: scopo diZanichelli e Stefanelli era la ricercascientifica. Non possiamo però farea meno di pensare che fossero inqualche modo attratti dalla vetta,dall’idea di «salire in cima».

La relazione scritta dal botanicofu pubblicata postuma dal figlio al-cuni anni dopo, ebbe grande rilievonel mondo scientifico (260 speciefloreali descritte) e co stituisce il pri-mo documento e la prima descrizio-ne della salita di un monte fino allavetta, evento del tutto nuovo suimonti del triveneto.

L’impresa alpinistica fu trascura-ta rispetto al valore scientifico dellaricerca botanica e la salita al Cimondel Cavallo rimase ignorata per moltidecenni: 170 anni più tardi fu risco-perta da studiosi che erano anchealpinisti e che le dettero il giusto rilie-vo: universalmente è riconosciutacome la remota origine dell’alpini-smo nelle montagne del triveneto.

Solo nella seconda metà del -l’800, secolo del romanticismo, ini-ziò infatti l’esplorazione delle Dolo -

di Massimo Zardo

CIMA MANERA

lunga quasi trecento anni

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miti da parte di alpinisti inglesi edaustriaci che, accompagnati da val-ligiani e cacciatori, precursori delleguide alpine, dettero inizio alla siste-matica salita delle principali vette.

Da questo punto di vista il Mon -te Cavallo non rappresentava unamèta molto ambita, vista la sua al-tezza ben inferiore ai colossi dolo-mitici e la sua posizione periferica.Ma nonostante ciò, nel 1870, alcunialpinisti inglesi, F. Fox Tuckett e R.Whit whell, durante una campagnaesplo rativa, dall’Alpago salirono aCima Laste e di qui alla Cima Ma -nera per il versante settentrionale,scendendo poi al Piancavallo ed aBarcis.

La notizia di questa salita, pub -blicata nel 1872, fece scalpore esegnò ufficialmente, all’epoca, l’ini-zio della storia alpinistica sul M.Cavallo. Evidente, come sopra det-to, che ancora nulla si sapeva dellasalita di Zanichelli, ma non solo. Nelprimo numero della rivista «Le alpivenete» del 2005 troviamo una sto-ria interessante, raccontata da T.Tre visan: vi si ri fe risce di un giorna-letto di Pordenone, «L’Alpe», chepresenta nei numeri 50 e 51 del1869 la relazione di una salita allaCima Manera effettuata l’anno pre -cedente, ben prima degli inglesi,

quindi, dal dott. Gian An drea Cu -rioni di Polcenigo, medico e notonaturalista.

Una figura analoga allo Za -nichelli, quindi, ma con ben altri in-tenti: il Curioni nella sua relazionerivela come il suo intendimento fos -se principalmente salire la vetta,così dominante sopra Pordenoneche «un giorno ebbi vaghezza disalirvi con alcuni amici e vi salsi»,anteponendo l’interesse alpinisticoa quello scien tifico.

Nel suo lungo articolo il Cu rionisi dilunga sì nelle descrizioni botani-che e nella cronaca della giornata,con la sosta alla Casera Po li creti,ma appena giunge a de scrivere l’ar-rivo in vetta assume un tono più al-pinistico, descrivendo la severitàdell’ambiente, il freddo e la difficoltàdella discesa sotto la piog gia. Cer -ta mente siamo lontani da una de-scrizione tecnica, non è chiaroquale via sia stata seguita, pro -babilmente salendo la Val Su ghet fi-no alla forcella Palantina e di qui perla cresta ovest fino alla sommità,come probabilmente fecero Za ni -chelli prima e Fox Tuckett poi.

Ma il Curioni non era certo unconoscitore del monte e per trovarecon sicurezza la via di salita non po-teva avvalersi di guide, poche erano

Riferimenti bibliograficiG. Marinelli, Una visita alle sorgenti delLivenza e al Bosco del Cansiglio e un’ascesaal Cimon della Palantina, Torino, 1877.T. Trevisan, Monte Cavallo, una prima di 250anni fa, «Le Alpi Venete n. 1» 1977.T. Trevisan, Monte Cavallo una pagina inedi-ta di storia «Le Alpi Venete n. 1» 2005.A. e C. Berti, Le Dolomiti Orientali, Vol. II EdCAI TCI 1982.S. Fradeloni, Dolomiti di sinistra piave ePrealpi Carniche Ed. Dolomiti.A. Gogna, Dolomiti e calcari di nordest, I Li -che ni, Vivalda 2007.

Note Giovanni Girolamo Zanichelli (Modena 1662 –Venezia 1729) Farmacologo, botanico.Gian Andrea Curioni (Trieste 1807 – Polce -nigo 1883) Medico e naturalista, esercitò aPor cia, Budoia e Polcenigo e fu autore di nu-merose pubblicazioni scientifiche.Antonio Cardazzo (Budoia 1837 – 1903).

Segnaliamo – per chi non l’avesseancora notata – una curiositàdisegnata dalla natura,sulle cime dei nostri monti.Se osservate attentamente e conl’aiuto di un briciolo di fantasia,la sagoma di Cima Manera unitaa quella del Gruppo del Cavallorivelano il profilo di un uomo‘dormiente’ o coricato, intentoad osservare l’immensità del cielo.Per favorire ‘la lettura’ ela comprensione abbiamo ruotatola foto di 90°.

le persone che abitualmente fre-quentavano per cac ciare o altro lecime della zona. Ecco allora tra gliamici del Curioni una figura di in-dubbio interesse, il dott. AntonioCardazzo di Budoia, per molti annisegretario comunale.

Fu lui, quasi certamente, ad as-sumere il ruolo di guida nell’occa-sione, conducendo alla vetta la co-mitiva.

L’esperienza acquisita e la cono-scenza della via di salita ne fecero,negli anni successivi, una figura dispicco nell’alpinismo lo cale: ac-compagnò sulla Cima Ma nera, nel1872, il prof. Ta ra melli, primo presi-dente della So cietà Alpinistica Friu -lana, e, in anni successivi, G. Ma ri -nelli, noto storico delle nostremon tagne, alpinista ed esploratore,ed altri esponenti del mondo alpini-stico friulano.

Al Curioni e al Cardazzo possia-mo attribuire il merito di aver avutola curiosità, la voglia di salire sulla ci-ma più alta della loro montagna,aprendo per primi, con spirito alpini-stico, una strada percorsa attual-mente da un numero crescente diescursionisti e, in un recente passa-to, da molti abitanti del comune diBudoia, di cui racconterò alla pros-sima occasione.

QUANDO LA NATURA SI DIVERTE

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L’arco del portone della canonica è stato rifattodall’impresa di Pietro Del Maschio Fantin.L’opera era da più parti richiesta per rimediare adun intervento di quasi vent’anni fa, non riuscito troppofelicemente. I lavori sono stati effettuati anche graziealla generosità di Antonio Zambon che ha voluto«dirottare» a tale scopo parte degli emolumentispettantigli come sindaco.A giorni sarà installato anche il nuovo portone in legno.

Infine, i lavori che si notano an che da lontano.Il campanile è sottoposto ad importanti lavori atti arendere impermeabile la cupola e la zona sopra la cellacampanaria. Sono stati sostituiti il castello e gli organi dimovimento delle campane. Viene restauratoil quadrante dell’orologio e pulita tutta la superficieesterna del campanile.La Regione finanzia i lavori del campanile per 115 milaeuro con un contributo ventennale costante di 8.050 euro.La spesa sarà senza dubbio più elevata, perché –considerando l’opportunità di usufruire dellamastodontica e costosa impalcatura – il Consiglioper gli Affari Eco nomici ha dato parere favorevole aintraprendere anche altri lavori, fuori preventivo.

Nel prossimo numero sarà pubblicata una dettagliatarelazione del Consiglio sui lavori, corredata dalconsuntivo finanziario.

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La chiesa, la canonica ed il campanile di Dardago sonointeressati in questi mesi da importanti lavori direstauro.Rimandando al prossimo numero per una descrizionedettagliata dei lavori eseguiti, ci limitiamo ora a elencaresinteticamente le opere in corso.

La chiesa negli anni scorsi era stata sottoposta adimportanti opere di restauro e di consolidamento.Ricordiamo che grazie ai contributi regionali e allagenerosità dei parrocchiani, l’edificio è statoconsolidato con interventi sulle pareti e sul soffitto,restaurato e dotato di impianti elettrici e diriscaldamento più adeguati.Suc cessivamente i lavori di restauro hanno interessatola zona dell’abside.Ora i lavori sono rivolti, principalmente al maestosoaltare maggiore con la pulizia delle colonne, dei capitellie delle nicchie che ospitano le statue del Patronidell’antica Pieve: l’Assunta, Sant’An drea e Santa Lucia.Queste sono state sottoposte ad un accurato restauroad opera del prof. Gian carlo Magri secondo le direttivedella Soprain ten denza alle Belle Arti. Ora sono di nuovotra noi e, per festeggiare il restauro, il giorno della festadel l’Assunta – dopo più di 50 anni – la nostra comunitàpotrà portare la preziosa effigie in solenne processioneper le vie del paese.

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Fine maggio. Piazza di Dardago.Esterno giorno.

Entro da Moreàl (per i più an-ziani), da Cariola (per i meno ‘da-tati’) semplicemente da Nino (per ipiù giovani).

L’anagrafe ufficiale del locale«Bar Pizzeria Artugna» è roba daforesti.

Giacomo Cosmo, il Nino di cuisopra, è dietro il bancone con ilgrembiule d’ordinanza. Accennaad un saluto distratto senza solle-vare la testa da «Il Gaz zettino».

Cosa lo rapisca in questa esta -tica concentrazione non mi è datosaperlo. Di certo non notizie dicronaca locale o di politica cheavrà già commentato tra sé e sédopo una scorsa veloce di buonamattina.

Forse di cavalli sua grandepassione di allevatore assieme allaristorazione: «A l’è pì de qua-trothento ains che ne altre avonambienti (locande, osterie, bar, ri-storanti n.d.r.)», è solito ricordarmi.

Il mistero si svela che già entra-no altri clienti.

Mi porge il giornale e mi dice dileggere l’articolo mentre prepara ilcaffè.

Titolo: «Cinema Italia, una nuo -va scommessa».

Nel testo si parla del successoottenuto a Cannes dai due film delmomento, Il divo e Gomorra, ri-spettivamente vincitori del «Pre -mio della Giuria» e del «Gran Prix».

Che Nino si interessasse cosìintensamente di cinema, a menoche non si trattasse di film hol-lywoodiani (gli Stati Uniti, altra suagrande passione), era un dato chein un certo senso mi lasciava sor-preso.

«Ma no, a l’è la Francesca, lame netha, fìa de me suor Zaira,che la stà a Sathìl» fu il suo com-mento e tutto mi apparve piùchiaro quando lessi il sottotitolo:La produttrice friulana Fran ce scaCima: «Una vittoria epocale cheva capitalizzata».

di Vittorio Janna Tavàn

il divoe la ragazza…

La produttriceFrancesca Cima, nipotedel ‘nostro’ Nino Cosmotrionfa al «Festival del Cinemadi Cannes» e ai «Daviddi Donatello»

Francesca Cimacon il marito Andrea Molaioli.

Foto sotto. La locandinadel film «Il divo»

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Di Antonio Zanchet* conosceva-mo le doti poetiche per aver avu-to modo di apprezzarle nelle pa-gine del nostro periodico. Versipoetici d’età giovanile, quandoAn tonio frequentava Dardago.

Ora il suo curriculum letterarios’arricchisce: l’autore esordiscecome abile tessitore d’avvincentitrame.

Sono, infatti, ben undici i rac-conti scritti negli ultimi anni, checompongono il volume Vaghestel le e altri racconti, edito da Ci -ce ro, nell’ottobre 2007.

L’autore narra vicende – intes-sute di una varietà di personaggie di atmosfere, frutto non solod’invenzione, ma anche di riela-borazione dei propri vissuti quoti-diani – che spaziano dal registroromantico al tragico, al thriller...

* Figlio del compianto maestro Giacomo Zanchet fondatore e presidente dell’Associazione Donatori di Sangue di Dardago, nonchéDirettore Responsabile della rivista l’Artugna.

Libreria «Al Segno»

di Sacile e Pordenone

Antonio ZanchetVaghe stelle e altri racconti

Cicero Editrice, Venezia, 200716,00 euro

Lo si può trovare alla...

per i lettori de l’Artugnail prezzo di copertina sarà di 14,00 euro

Il lettore dovrà solo abbando-narsi alla lieve poesia del raccon-to, alle intense emozioni dell’iternarrativo e all’affabulazione dellestorie e del mistero, create conscrittura leggera, limpida, scorre-vole.

Un ottimo risultato raggiuntodallo Zanchet, che lascia intrave-dere una continuazione della suaproduzione letteraria.

recensi

one

[]

Ebbene, uno dei film più di-scussi dell’ultimo periodo, Il divo,che narra le vicende private, gliscandali e l’attività pubblica diGiulio Andreotti è opera, dal puntodi vista della produzione, della sa-cilese (ma budoiese per discen-denza materna), Francesca Cima,mente, anima e braccio operativodella casa di produzione romanaIndigo Film.

Con Paolo Sorrentino, il registade Il divo, collabora fin dagli esordialla macchina da presa dopo cheper lui ha prodotto il film L’uomo inpiù fino a Le conseguenze del -l’amore e a Amico di Famiglia.

Di Francesca anche la produ-zione di altri film molto significativicome ad esempio La guerra diMario di Antonio Capuano, Apneadi Roberto Dordit e i documentariBianciardi! di Massimo Coppola oIl passaggio della linea di PietroMarcello.

Francesca Cima non è comun-que nuova a importanti riconosci-menti nel mondo del cinema.

Già il ‘suo’ La ragazza del lago(diretto dal marito Andrea Mo laioli)ha fatto incetta di «David diDonatello», vincendone 10 ed ag -giudicandosi, oltre a quello di mi-glior film, anche quello di migliorproduttore assieme a NicolaGiuliano.

A loro è stato assegnato, per lostesso film, anche il «Ciak d’oro2008» come migliore produzionedell’anno.

La ragazza del lago è un’operamolto intensa, girata e ambienta-ta nel nostro Friuli che indaga, at-traverso i panni di un commissa-rio di polizia (interpretato comene Il divo dal superlativo Toni Ser -villo), bugie e segreti della provin-cia del Nord Est.

Altro tocco di ‘friulanità’ di en-trambi i film (Il divo e La ragazza

del lago) sono le colonne sonore,composte dal pordenonese TehoTeardo, già autore delle musichedel cortometraggio La giornata diEva di Clara Salgado in parte gira-to nei capannoni dell’ex distilleriaCarlon a Budoia con il ‘nostrano’Luca Coassin come direttore dellafotografia (vd l’Artugna n. 110).

«Noi cerchiamo sempre di rea-lizzare i film che ci piacerebbe ve-dere in sala – afferma Francesca– certo, visto che produciamopoco più di un film all’anno, cer-chiamo di scegliere sempre conmolta attenzione…», e poi ag-giunge «Mi piacerebbe fosse piùsemplice creare film che vannofuori norma, film diversi, pococonvenzionali…».

A guardare suo zio Nino si in-tuisce da dove deriva questospirito.

Come per un cavallo di razza…buon sangue non mente.

di V

ittor

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lon

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i Donatori

L’Associazione Friulana Donatoridi Sangue (AFDS), in occasionedei suoi 50 anni di vita, domenica27 aprile 2008 ha ospitato laGiornata Nazionale del Donatoredi Sangue FIDAS a conclusionedel 47° Congresso NazionaleFIDAS.È stata l’occasione per far cono -scere quanto sia viva in Friuli lacultura del dono e di quantagenerosità diano prova i donatoridi questa regione, prima in Europanel rapporto fra numero di do -natori e popolazione. Le sei associazioni FIDAS del Friu liraccolgono 80.000 iscritti; inparticolare all’AFDS aderiscono50.000 persone, con più di40.000 donazioni annue, incontinuo incremento, special men -te di giovani.L’associazione, fortemente radi -cata nel territorio, ha creato unavera e propria osmosi con l’iden -tità locale tanto che si può dire

che i friulani tra i loro tratticaratteristici abbiano quello diessere donatori di sangue, per cuiil dono è espressione di valoriquali l’impegno civile, il senso deldovere, la solidarietà. Non pernulla è questa la regione che sisegnala anche per avere i vo -lontari di protezione civile piùnumerosi ed efficienti e per essereuna delle «patrie» degli Alpini, dasempre fratelli dei Donatori disangue quando si tratta dimostrare un altruismo concretonei confronti di chi soffre.L’esercito di donatori riunitosi il 27aprile era composto di ben15.000 persone, di cui circa 350della provincia di Pordenone;anche le sezioni AFDS di Dardagoe Budoia-Santa Lucia hannovoluto partecipare con una foltadelegazione.La giornata è iniziata con la sfilatalungo via Aquileia e la deposizionedella corona ai Caduti in piazza

Libertà. Sono seguiti i saluti delleautorità tra le quali il presidenteAFDS di Udine Renzo Peressoni eil presidente nazionale FIDAS AldoOzino Caligaris.Alle 11.30, in un’affollata piazza Imaggio si è tenuta la SantaMessa celebrata dall’Arcivescovodi Udine Mons. Pietro Brollo.Finale in allegra convivialità con ilpranzo presso l’areafesteggiamenti di Campolessivicino Gemona.

Chi può donare?Possono donare tutte le personemaggiorenni, che godono dibuona salute e che al momentodella donazione presentano valoridi pressione arteriosa e frequenzacardiaca e tasso di emoglobinanormali, il cui peso corporeo nonsia inferiore a 50 kg.

Con che frequenza si puòdonare?Con intervalli di 90 giorni tra unprelievo e l’altro, sono possibiliquattro donazioni nel corso di unanno; due donazioni per le donnein età fertile. Una frequenzamaggiore è consentita per ledonazioni di plasma.

Quali sono i vantaggi di esseredonatore?In concomitanza di ognidonazione sono effettuatigratuitamente controlli medici eanalisi di laboratorio.

Come aderire alle sezioni AFDSdi Dardago e Budoia San taLucia?È sufficiente contattare ipresidenti:Budoia-Santa Lucia:Pietro Zambon(tel. 0434 653090);Dardago: Corrado Zambon(tel. 0434 654443).

a Udineassoci

azio

ni

associazioni

I donatori del nostro Comune con i labani delle sezioni di Dardago e Budoia-Santa Lucia.

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Lasciano un grande vuoto...l’Artugna porge le più sentite condoglianze ai famigliari

Alfredo Zambon PalaIl 18 maggio Alfredo ci ha lasciati.Vorremmo ringraziare quanti hannovoluto condividere con noi quel tristemomento, dandoci ancora una voltatestimonianza del profondo affetto edella stima nei confronti di nostro pa-dre. Anche se il lento e inesorabiledeclino che ha segnato questi ultimimesi di vita di Sir Alfred (come lochiamavamo in famiglia, in virtù delsuo stile molto «inglese») in qualchemodo ci ha preparati ad affrontarel’ultimo atto, una grande tristezza è intutti noi, nei nostri cari, zie e cugini ed

una grande tristezza abbiamo visto inquanti ci hanno dimostrato la loropartecipazione in quei giorni di mag-gio. Grazie di cuore a tutti. Ed un rin-graziamento particolare a Mariana eValentin per aver saputo, con tantoaffetto, pazienza e bravura, renderecosì sereni questi ultimi anni di papà.

LUCIA, LORIS E DENNIS ZAMBON

CronacaCronacaDoi dhis co’ PadreMarco d’Avian

Sabato 29 e domenica 30 marzoalcuni componenti dell’As so cia -zione Padre Marco d’Aviano sirecano a Salò sul Lago di Gardacon l’intento di ripercorrere e visi-tare i luoghi che hanno ‘ospitato’la figura e l’opera di Beato PadreMarco.Il programma prevede diversimo menti di incontro, nel segnodella fraternità e della condivisio-ne di un messaggio ancora attua-le, il quale presenta pure una par-ticolare ricchezza di contenutistorici e culturali.Dopo aver visitato e sostato inpreghiera con i parroci delle par-rocchie di Gargnano e Toscolano,la sera del sabato, presso l’Ora -torio «San Filippo Neri», la comu-Una veduta di Gargnano, località in riva al lago di Garda.

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«Arrivederciin Paradiso»

Un motto, un auspicio, una testi-monianza assoluta di fede, un av-vicinamento cosciente all’Altrove.Da quasi vent’anni padre Ve nan -zio Renier concludeva così le sueprediche sempre più appassiona-te e profondamente animate dalsuo spirito gioviale, ironico e cu-rioso.A novantanove anni e un mese, ildecano dei padri cappuccini delNord Est, originario di Chioggiama cittadino onorario di Aviano,si è congedato dalle vicende ter-rene «per andare verso il meglio»(così disse ai confratelli di Cone -gliano negli ultimi giorni, durantela convalescenza di giugno a se-guito di un’operazione al femore).«Non vedo l’ora di andare al Pa -dre per incontrare Beato Marco»:Beato Marco d’Aviano, il religiososeicentesco ‘difensore’ della Cri -stianità europea minacciata daiTurchi.È questa la vicenda più nota delladevozione di padre Venanzio, allacui difficile canonizzazione ha de-dicato oltre trent’anni della sua vi-ta dapprima come promotore del -

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nità di Salò accoglie, per un mo-mento ‘ufficiale’, i pellegrini. Si gnificativi gli interventi di Mons.Francesco Andreis, del vescovocap puccino padre Serafino Sprea -fico, dei sindaci di Salò e di Avianoe del signor Walter Ar za retti nelportare a conoscenza dei pre-senti l’opera e la figura del cap-puccino Beato Marco.L’indomani, a conclusione dellavisita, nel Duomo di Salò la gran-de Messa con la comunità salo-diana presieduta dal VescovoSerafino Spreafico e al termine lalettura del messaggio del vicepo-stulatore della causa di canoniz-zazione padre cappuccino Ve -nan zio Renier che per motivi disalute non è potuto presenziare.

la beatificazione e poi come vice -postulatore della causa di cano-nizzazione.Sorridente, amabile, fedele, otti-mista, entusiasta della vocazione,propositivo, sensibile.Chi ha conosciuto padre Venan ziolo ama definire con questi aggetti-vi, ‘doti’ e propensioni che lo han-no accompagnato lungo tutta lasua significativa vita dedicata, oltreche all’attività pastorale, all’inse-gnamento (per quasi trent’an niformò i giovani chierici in materiecomplesse come filosofia, teolo-gia morale, sacra scrittura, ebrai-co, greco biblico e diritto canoniconei seminari di Padova, Udine eVenezia), alla giustizia ecclesiasti-ca (fu difensore del vincolo matri-moniale in tutto il Triveneto e poigiudice del Tribunale regionale), al-la predicazione degli esercizi spiri-tuali per i vescovi, all’animazione

dell’Azio ne Cattolica, alla forma-zione morale e religiosa degli ope-rai di Porto Marghera, alla scritturadi saggi ed articoli.«Santità, ringrazio anche per la let-tera agli anziani. Ho 94 anni… –amava raccontare padre Ve nan zioricordando l’incontro con GiovanniPaolo II il giorno della beatificazio-ne di padre Marco d’Avia no – IlPapa mi sorrise con un volto an-gelico, e mi parve volesse dire‘Arrivederci in Pa ra diso’.

***La redazione de l’Artugna desi-dera salutare e ringraziare padreVenanzio Renier per la sensibilità,i valori e l’insegnamento che hasaputo dare con la sua vita.

San Giorgio 2008

I reparti scout della provincia diPordenone, sabato 19 e domeni-ca 20 aprile, si sono ritrovati alcampo sportivo di Budoia, pertrascorrere una giornata tutti in-sieme e festeggiare il San Gior -gio. Baden Powell prese a mo-dello San Giorgio perché i suoiScout e le sue Guide dovevanoessere come lui impegnati nellelotte della vita, fedeli a Cristo e aiSuoi ideali, come lui valorosi con-tro le tentazioni, umili e disponibiliverso gli altri, per la cui salvezza è

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In ogni sottocampo dopo avercenato, ogni squadriglia ha reci-tato una scenetta sulla vita nell'a-ria che era stata preparata duran-te il tragitto. Dopo una piacevoleserata passata in compagnia gliscout, ormai stanchi, si sono co-ricati nelle proprie tende.Nella mattinata di domenica gliscout, smontate le tende, fatti glizaini e ristoratisi, si sono incam-minati divisi per sottocampo al fi-ne di ritrovarsi tutti insieme. Rag -giunto nuovamente il camposportivo, i nostri protagonisti han-no giocato allegramente al cosìdetto «grande gioco».Il gioco era basato sul trasporto diuna più possibile quantità d'acquaalla propria base, senza sprecarla.L'unione fa la forza e la collabora-zione di ogni squadra ha contri-buito alla buona riuscita del gioco.Stanchi e affamati i ragazzi hannoancora celebrato la Messa, sem-pre con entusiasmo e partecipa-zione. Suc ces si va men te, contenti,gli scout hanno finalmente pranza-to. Mangiando insieme una pasta-sciutta ognuno ha potuto farenuove amicizie e colloquiare con ipropri amici.

I nostre alpins

Il gruppo A.N.A. Bepi Rosa diBudoia ha organizzato anchequest’anno la trasferta per parte-cipare all’81a Adunata Nazionaledegli Alpini, svoltasi a Bassanodel Grappa il 10 e 11 maggio2008 in occasione del 90° anni-versario della fine della GrandeGuerra.

Trasferta organizzata dal Gruppo ANA di Budoia a Bassano del Grappa per l’81a Adunata Nazionale.

A destra. Il tradizionale appuntamento al cippo Val de Croda anche quest’anno è stato rispettato. Il nostro giovaneiscritto e alpino in armi Fabbro Davide ha alzato il Tricolore del pennone e ha prestato servizio d’onore al cippo.

necessario anche sacrificarsi.Con la loro Promessa, gli Scout sisforzano di tramutare in realtàqueste aspirazioni, mettendo,appunto, la propria vita al serviziodi Dio e dei fratelli. In ogni ricor-renza annuale della festività diSan Giorgio (23 aprile), B.P. con-sigliava di riconfermare tale Pro -messa.Nella giornata di sabato, tutte le

squadriglie di tutti i reparti sonostate suddivise in cinque sotto-campi collocati in luoghi diversi.Inoltre è stato consegnato untronchetto in cui dovevano effet-tuare degli incastri. Il tronchettosarebbe poi servito il giorno se-guente per costruire l'altare ad unnuovo gruppo scout. Le squadri-glie, con lo zaino in spalla, munitidi una busta contenente le indi-cazioni sul luogo da raggiungere,hanno camminato per buonaparte del pomeriggio, immersinella natura. In seguito, ognisqua driglia arrivata nel propriosot tocampo ha montato la tendae ha consegnato ai capi il tron-chetto con gli incastri e in allega-to i fogli con un questionario, ri-guardante la natura.

L’evento si è concluso con ungrande cerchio in cui è stata pre-miata la squadriglia vincitrice delSan Giorgio: i Ghepardi del PN3; ecome ricordo della giornata adognuno è stato consegnato unpiccolo presente (un gamellino).Come in tutti i loro eventi, gliesplo ratori e la guide hanno sapu-to collaborare insieme e mantene-re l'allegria in ogni situazione. Inqueste due giornate hanno inoltrericordato I’importanza di un’acquae di un’aria pulite che vanno ri-spettate per il bene dell'umanità.

SQ. PICCHI VERDI, S. AGOSTINO, PN

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Estate 4 ever

Quest'anno, per la prima volta, siè svolto all'interno dell'oratorio diBu doia Estate 4 ever, un puntoverde organizzato per i bambinidi età compresa tra i 6 e gli 11anni, che si è tenuto dal 9 al 20giugno.Questa iniziativa si è potuta rea -lizzare grazie all'idea e all'impe-gno di alcune mamme volontarieche sono state le promotrici diquesto progetto e anche graziealla collaborazione di altri genitori,

Il folto gruppo dei partecipanti al «punto verde» organizzato da Michela Bravin, Monica Angelin,Raffaella Angelica, nel campo dell’oratorio con gli animatori.

di una super nonna e di un grup-petto di ragazzi che hanno datouna mano a queste mamme.In questo progetto oltre alle atti-vità ludiche, si sono svolti anchedei laboratori manuali che com-prendevano la realizzazione di la-vagne, di «scaccia pensieri» fatticon il das, di cornici di legnoguar nite con la pasta, la decora-zione di ombrelli e la creazione dianelli di perline grazie alla nonnache ha aiutato le bambine nellarealizzazione dei loro «gioielli».Oltre a queste attività manuali sisono svolti un laboratorio di cuci-na e una giornata al centro spor -tivo di Budoia.Estate 4 ever si è conclusa ve-nerdì 20 con la serata finale; in

La mattina del sabato è stata de-dicata alla visita al monte Grap -pa, alle sue trincee, cammina-menti e al tempio ossario di CimaGrappa.Grazie a una guida offerta dalgruppo di Romano d’Ezzelino ab -biamo potuto ripassare un po’ distoria, dalla disfatta di Ca po rettofino alla battaglia di Vittorio Ve ne -to, cominciata proprio dalla lineadifensiva venutasi a creare dall’al-topiano di Asiago a tutto il Piave.Dopo aver pranzato ed essercisistemati nelle camere del con-vento delle suore del Santuariodel Covolo di Crespano, che pergli Alpini hanno fatto uno strappoalla regola, nel pomeriggio abbia-mo visitato la gipsoteca e il tem-pio canoviano.L’indomani, dopo la Messa eun’abbondante colazione dall’a-mico Gianni, ci siamo anche noiimpossessati di Bassano insiemealle 400.000 persone presenti;nel pomeriggio abbiamo sfilatocon altre 80.000 penne nere, at-torniati da una cornice impressio-nante di pubblico festante.In serata abbiamo cenato in unottimo ristorante di Pieve di So -ligo, poi rientro a casa.L’appuntamento è per la prossi-ma adunata, Latina 2009, dove ilnostro gruppo ha già preso i pri-mi contatti. questo giorno i bambini, dopo

aver partecipato come al solitoalle attività proposte e dopo averdato gli ultimi ritocchi ai loro lavo-retti, sono andati in chiesa, ac-compagnati dagli animatori, perassistere alla Santa Messa. Dopodi che, sono tornati in oratorioper gustarsi tutti insieme una pa-stasciutta preparata dalle orga-nizzatrici. Inoltre, è stata organiz-zata all'insaputa dei bambini unasplendida caccia al tesoro cheaveva come premio, per tutti iparte cipanti, vincitori e non, tan-tissime caramelle.La serata si è conclusa con l'e-sposizione e la consegna ad ognibambino dei loro lavoretti.

ALESSANDRA CARLON

Tutti impegnati con pennelli e colori a dipingere gli ombrelli, seguendo i consigli di don Adel eMaria Besa.

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Intor a l’Artugna

12 luglio 2008, Seconda marciaattorno al torrente Artugna –Trofeo Pizzeria Artugna.Organizzato dalla Pro Loco diBu doia il secondo appuntamento

L’Artugna a tordiòn

Il 30 maggio alle ore 22.00 ilgruppo folcloristico Artugna èpar tito per l’ennesima avventura:me ta la Svizzera.Ancora ignari della pioggia che ciavrebbe accompagnati durantela nostra esibizione a Frie drich -schafen, ci siamo fermati a lungoad ammirare la grandiosa portatadelle cascate del Reno: una gior-nata all’insegna dell’acqua anchese il bel tempo ci ha concessouna tregua durante la visita adOttavio, nostro concittadino rove-redano. Abbiamo trascorso ladomenica a San Gallo accompa-gnando la Santa Messa ed ese-guendo alcuni balli del nostro re-pertorio nel piazzale antistante lachiesa. Dopo il pranzo con alcunirappresentanti della comunità ita-liana abbiamo intrapreso la viadel ritorno, reso più arduo dallestrade impervie del passo delSan Bernardino. Nonostante imalori dei componenti e dei frenidella corriera siamo giunti a casain tarda serata (o mattina presto,dipende dai pun ti di vista!).

Atenti pa’ la strada

Se non fosse per la gravità delleconseguenze (per gli animali e lepersone) definiremmo l’incidentecurioso e bizzarro.Ma quanto sta accadendo sullastrada della Roiata ed in altri trattidella Pedemontana è sempre piùallarmante.Anche mercoledì 18 giugno uncinghiale ha attraversato all’im-provviso la carreggiata, in prossi-mità del ponte sull’Artugna, ed èstato investito in pieno da un auto-mobilista che ha poi perso il con-trollo della vettura e si è schian tatocon un altro mezzo pro venientedalla corsia opposta.La seconda auto al cui internoviag giavano una donna con unabam bina sul seggiolino posterioreè finita in un fosso prima di ca-pottarsi in un campo a lato dellastrada.Solo qualche ferita e molto spa-vento per i due passeggeri mal’accaduto riapre la polemica sul-la sicurezza delle nostre stradecompromessa anche da similiepi sodi (come già accaduto inpassato e nella stessa giornata aCaneva, a causa dell’attraversa-mento di un cervo). Il problema èstato segnalato più volte inRegione e, per quanto l’as sessoreprovinciale alla caccia cerchi ditranquillizzare i residenti promet-tendo interventi di se gna la zioneparticolare e di sfalcio dei bordistradali per aumentare la visibilitàdella percorrenza, la questione ri-mane di drammatica attualità.

Nozze d’oro per Mons. Ovidio Poletto, ordinato Sacerdote a Cordignano il 6 luglio 1958, Vescovodella nostra Diocesi dall’anno giubilare 2000.Per ricordare l’avvenimento, fra le tante celebrazioni, un incontro con le coppie di sposi dellaDiocesi che festeggiavano i cinquant’anni di matrimonio, tenutosi nel Santuario della Madonnadi Rosa a San Vito al Tagliamento. Fra essi i coniugi Fortunato Rui e Rina Mies di Budoia(nella foto), Claudio Parmesan e Ofelia Biscontin.

col Percorso Circolare dell’Ar tu -gna si è svolto regolarmente no-nostante il maltempo: un violentoacquazzone con accompagna-mento di tuoni e lampi a metà po-meriggio aveva preoccupato or-ganizzazione e podisti, raccolti inpiazza sotto il tendone dellaPizzeria Artugna.All’ora convenuta per la partenzafortunatamente la pioggia cessae la marcia parte regolarmente. Ilpercorso è perfettamente agibile,grazie all’operato dei volontari edei soci della Pro Loco che nei fi-ne settimana precedenti lo hannoripulito da rovi, erbacce, rami edalberi caduti. Impeccabile l’orga-nizzazione che ha predispostostrategici punti di ristoro lungo isentieri.Nuvole minacciose accompa-gnate da tuoni lontani non sco-raggiano i quasi 200 iscritti, tra iquali molti bambini, che, navigan-do nel fango in Ligont, su sen tieritrasformati in ruscelli, con -cludono felicemente la marciapresso le scuole di Dardago, do-ve si svolge la premiazione, allapre senza del presidente della ProLoco A. Baracchini e delle auto-rità comunali.

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Quest’estate ci ha visto protago-nisti anche a Marina di Massa, il19 e 20 luglio.Prima di raggiungere la localitàmarittima, abbiamo colto l’occa-sione di visitare Volterra, cittadinamedioevale situata sulle collinetoscane.Dopo aver trascorso il pomeriggionella piscina dell’ostello, in serataci siamo esibiti insieme ad altrigruppi stranieri ed al gruppo loca-le di fronte a numerosissimi spet-tatori. Lo spettacolo si è con clusoa mezzanotte e, raccogliendo leprime impressioni, tra le qualiquella del presidente Lino Cadelli,siamo stati felici di sentire che èstato molto apprezzato.La domenica abbiamo animato laSanta Messa, assieme ai gruppidel Messico, Venezuela e Bur chi -na Fasu.Dopo il rinfresco offerto dall’APTe il pranzo presso l’ostello che ciha ospitati, siamo ripartiti per ilrientro a casa, interrotto da unabreve sosta a Parma, dove ab-biamo visitato il Duomo.

CHIARA DE MATTIA

’Na sera co’ chiche scrif libres

Incontro con l’autore, venerdì 20giugno, nella sala consiliare diBu doia per la presentazione dellibro La quarta luna di Giove diAles sandro Fontana, organizzatadal Comune e dalla Biblioteca diBudoia.La piacevole serata è stata allie-tata dalla lettura di alcuni brani daparte di Fiorella Vazzoler, alterna-ta dalle note del clarinetto di Va -lentina Zambon.All’intervento dell’autore è segui-ta l’interessante esposizione del-l’editore Campanotto, che ha evi-denziato le capacità letterariedell’au to re, tradotte in atmosferee per sonaggi interessanti.

University ofthe Philippines ConcertChorus

In un sabato di metà aprile lachiesa di Budoia ha ospitato unfenomenale concerto del coro

dell’Università delle Filippine. Lachiesa era gremita di un pubblicocompletamente rapito dalla bra-vura dei cantanti, la quale non siesauriva nell’emissione di splendi-di suoni o nell’amalgama generaledel coro ma si esplicava maggior-mente nella capacità degli stessidi trasmettere sentimenti e sensa-zioni alla platea. L’altare della chiesa era pervasodal tripudio di colori che si fonde-vano negli abiti vivaci dei coristi,più volte cambiati nel corso delconcerto.Nella prima parte della serata il co-ro ha proposto un repertorio sacroche ha incantato le orecchie escaldato i cuori a tutti i convenuti.In un secondo momento i coristihanno dato sfoggio anche delleloro abilità di ballerini e attori con-quistando ancor più il pubblicocon il loro repertorio folkloristico.L’omogeneità e la limpidezza dellevoci, la coordinazione nei movi-menti, l’espressione dei volti, lecoreografie studiate fino al mini-mo dettaglio e soprattutto la pas-sione e la gioia di vivere che tra-sparivano da ogni singolo gestonon potevano non entusiasmareanche l’uditore solitamente disat-tento. E tutta l’ammirazione delpubblico si è riversata negli inter-minabili applausi sinceri e calorosiper esplodere infine nell’ovazioneconclusiva rivolta a tutti i ragazzipiù o meno giovani del coro

dell’Università delle Filippine. IlCo ncert Chorus dell’Universitàdelle Filippine è stato fondato nel1962 con la funzione iniziale dipresenziare le manifestazioni pub-bliche dell’Università .Inizialmente era formato da qua-rantacinque studenti dell’Uni versi -tà, provenienti dalle più svariatefacoltà e selezionati dopo un se-vero studio vocale e musicale .Successivamente, sotto la dire-zione di musicologi e studiosiesperti delle più diverse formemusicali (musica classica antica emoderna, musica sinfonica, ope-ra, riviste, zarzuela, folclore concoreografie asiatiche e occidenta-li), il coro si è imposto all’attenzio-ne dei critici musicali e del pubbli-co di tutto il mondo, sino adessere considerato uno dei piùprestigiosi gruppi corali oggi esi-stenti .Questo gruppo composto da unatrentina di elementi era in Eu ro paper un mese da fine marzo perpar tecipare al The XXIV MontreuxChoral Festival e ad altri concertia Milano, a Verona, a Casarsadella Delizia.

SARA ZAMBON

L’autore, ing. Alessandro Fontana, durante il dibattito.

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Federico Quaia e Elena Bazzo, sposati il 3 maggio 2008,intendono ringraziare, tramite l’Artugna tutti coloro chehanno partecipato alla cerimonia, rendendo quella gior-nata così bella.

Si sono sposati il 9 settembre 2006, a Castelnuovo delGarda (Ve rona), Alessandro Del Zotto, figlio di Mirko e diRenate Lewinsky, e Marilinda Berto.

Ha festeggiato 94 primavere Adriana Zonta vedova Besa,attorniata dai figli Bianca e Alberto e dai nipoti Varnier epronipoti Varnier e Zin. Auguri vivissimi dai suoi cari!

Il piccolo Giuseppe Carlon in braccio ai genitori Loris eAnna Rita Dioguardi, nel giorno del suo battesimo, il 20aprile.

Ciao a tutti. Volevo annunciarvi che il 4 giugno scorso ènato Simone! Un bel bimbo che pesava 4,340 kg ed eralungo 54 cm. Vi inviamo 2 foto: una è la prima appena na-to, l'altra dopo alcuni giorni. Una grandissima gioia pertutti noi!

PAPÀ GIONATA ASTI E MAMMA ELISABETTAI NONNI FRANCESCA CATULLO PARMESAN E MARIO

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Auguri dalla Redazione!

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È stato un piacere e un doverededicare un paio di pagine ad unavvenimento così eccezionaleper la nostra comunità oltre cheper la vostra famiglia.Contraccambiamo gli auguri.

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Broni (Pavia), 21 febbraio 2008

Cara Redazione,mi chiamo Veronica Fort Pitus,

ho quasi due anni e, con immen-sa gioria, unitamente a mammaAntonella e a papà Victoriano, viannuncio che l’11 febbraio è natoil mio fratellino Filippo.

Mentre sto udendo i suoi gri-dolini, vi prego di informare gliamici di Santa Lucia, pubblican-do questa mia lettera su l’Artu -gna.

Grazie a nome della mia fami-glia e auguri a tutti voi.

Con commozione, per Vero -nica.

IL NONNO MARIO

Carissimi Veronica e Mario, ci di-spiace che la lettera non sia arri-vata in tempo per essere pubbli-cata a Pasqua.Congratulazioni a tutta la famigliaper la nascita di Filippo! Pub -blichiamo la lettera ed inseriamo ilnome di Filippo tra i nati nella ru-brica «La ruota della vita».

Dardago, 23 marzo 2008

La famiglia di Rosa Janna Ta vànvi ringrazia sentitamente per l’ar-ticolo pubblicato sul numero 113di marzo 2008 e rinnova gli augu-ri di Buona Pasqua a tutta la re-dazione.

Trieste, 22 aprile 2008

In riferimento a l’Artugna n. 113.Abbiamo apprezzato moltissimoil risultato e lo sforzo che la reda-zione del periodico ha fatto nelcompilare l’albero genealogico ditutti i «rami» dei Bastianello: la ri-cerca dei nomi e delle date, l’in-serto, la grafica utilizzata, la rac-colta, la scelta e la disposizionedelle fotografie tratte dai vari al-bum di famiglia. Per tutto questoringraziamo le volonterose perso-ne che si sono prodigate per rea-lizzare ciò. Ma, siamo rimaste ve-

ramente sorprese e non siamoriuscite a trattenere una lacrimadi commozione quando abbia-mo letto le bellissime parole cheAdelaide ha dedicato a nostropadre Bepi. Grazie Adelaide, cihai fatto un indimenticabile rega-lo di Pasqua!

Affettuosi saluti a te e a tuttala redazione.

RINA, BRUNA BASTIANELLO THISA

Gli alberi servono... specie quellidi famiglia. Perché sono memo-ria, identità e cultura non soloper «gli attori» che vi sono pre-senti ma per l’intera comunità.Conoscere e diffondere la ‘storia’delle nostre famiglie è un modoper preservarne il ricordo e tra-mandare il loro valore.

Carissima Redazione, colgo l’oc-casione della nuova «immagine»del nostro foglietto settimanaleper un saluto cordiale ed affet-tuoso a voi tutti.

Cordialmente

DON ITALICO

Ringraziamo per l’invio del fogliet-to distribuito ogni settimana nelledue parrocchie della Val d’Arzinoe ricambiamo cordiali saluti.

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ai c

onti

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enti] In memoria di Nando Rigo Moreal.

I SUOI CARI – TORINO

Per onorare la memoria di Vittoria Santin Tes ser,Mario Zambon Ite e Giuseppe Bu rigana BepinCiampanèr.

CAMILLO ZAMBON – TRIESTE

Complimenti a tutta la redazione per la sem pre bellarivista.

NADIA MARAVIGNA – MONZA

Un’offerta per l’Artugna in memoria di mio maritoAdriano.

VINCENZINA ZAMBON – VENEZIA

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Situazione economica del periodico l’Artugna

Periodico n. 113 entrate uscite

Costo per la realizzazione + sito web 4.510,00

Spedizioni e varie 297,00

Entrate dal 1.03.2008 al 25.07.2008 4.016,00

Totale 4.016,00 4.807,00

bilancio

Io, grazie a Dio, sono sempre sta -to ateo.[Luis Bunuel] 1

Solo due cose sono infinite: l’uni-verso e la stupidità umana e nonsono sicuro della prima.[Albert Einstein] 2

La ricompensa per una cosa benfatta è averla fatta.[Emerson R. W.] 3

L’unico modo per liberarsi da unatentazione è cederle.[Oscar Wilde] 4

Punture di spillo[AFORISMI – MALDICENZE – PROVERBI – FREDDURE]

a cura di Giancarlo Angelin

È curioso a vedere che quasi tuttigli uomini che valgono molto han -no le maniere semplici; e che quasisempre le maniere semplici sonoprese per indizio di poco va lore.[Giacomo Leopardi] 5

I grandi uomini hanno progetti:quel li deboli hanno solo desideri.[Proverbio cinese]

Il pensare è uno dei massimi pia-ceri concessi al genere umano.[Berthold Brecht] 6

1. Luis Bunuel (1900 – 1983) regista cinemato-grafico spagnolo, tra i grandi del cinema con-temporaneo, formatosi nel clima del surrealismo,ha lavorato per oltre 50 anni su temi ricorrenti –la violenza della società e delle istituzioni, l’eroti-smo e la religione – affrontati in nome dei valoriindividuali, anarchici e liberatori dell’arte.

2. Albert Einstein (Ulm 1879 – Princeton 1955) fi-sico tedesco naturalizzato svizzero (1901).Com piuti gli studi a Monaco, in Italia ed al Po -litecnico di Zurigo, dal 1914 al 1933 fu direttoredell’istituto di fisica Kaiser Wilhelm di Berlino; tra-sferitosi negli USA all’avvento del nazismo fuprofessore all’Institute for Advanced Study diPrinceton. Premio Nobel nel 1921 per la fisica.

3. Ralph Waldo Emerson (1803-1882) filosofo,saggista e poeta statunitense. Pastore prote-stante, rinunciò poi alla carica. Divenuto il mag-gior esponente del trascendentalismo, contribuìalla prima fioritura della letteratura americana.

Ricordati che il miglior medico èla natura : guarisce i due terzi del-le malattie e non parla male deicolleghi.[Claudio Galeno]7

Non dir di me se di me non sai,pensa di te e poi di me dirai.[Platone] 8

Mai sentirsi arrivati anche se sia-mo alla fine del viaggio.[Anonimo]

4. Oscar Wilde (1854 – 1900) scrittore inglesenato a Dublino. Fu tipico rappresentante dell’e-stetismo; osteggiato per la sua omosessualità,fu incarcerato (1895 – 1896) per corruzione diminorenni. Le sue esperienze letterarie si me-scolano ad una vita che egli stesso consideròun’opera d’arte, tesa a conciliare ribellismo emondanità.

5. Giacomo Leopardi (Recanati 1798 – Napoli1837) Poeta fra i maggiori dell’800 europeo.Figlio del conte Monaldo e di Adelaide Antici,s’immerse giovanissimo negli studi filologici; tra-dusse dai classici, scrisse tragedie ed opereerudite. Al 1816 risale la sua «conversione» allapoesia, cui seguì la meditazione filosofica sul-l’infelicità, con un rifiuto stoico delle forme «con-solatorie» del romanticismo e del liberalismoprogressista dell’epoca, e con una lucida mes-sa a punto di una concezione materialistica chefa dipendere tutto da una Natura inesorabile e«matrigna».

6. Berthold Brecht (1898 – 1956) scrittore tede-sco oppositore del nazismo, visse esule dal 1933al 1949, in quell’anno fondò a Berlino Est il Ber -liner Ensemble. Autore di ispirazione marxista,creò un teatro «epico» che mette in scena miti econflitti della nostra epoca e sollecita lo spettato-re al dibattito ed al giudizio.

7. Claudio Galeno (129 – 200 ca) di Pergamo, medi-co e filosofo greco. Fu il medico più famoso dell’anti-chità dopo Ippocrate; con metodo sperimentalestudiò nervi, muscoli, sangue e numerose patologie.

8. Platone (Atene 427 – 347 a.C.) filosofo greco, diorigine aristocratica, fu amico e allievo di So crate.Nel 387 fondò ad Atene, nei pressi del parco dettodi Academo, l’Accademia, scuola ma anche so-dalizio religioso per il culto delle Muse. È dall’inse-gnamento di Socrate che Platone trae la persua-sione dell’importanza della conoscenza per la vitadell’uomo. Egli ritiene che la virtù stessa debba es-sere identificata con il possesso della scienza.

Un porthitut in faggio ‘nostrano’, di cm49x22, con incisa a fuoco la ricetta delSalàt e cao è il primo sisso (oggetto-re-galo) per i nostri lettori. In cucina si tra-sforma in tagliere, vassoio per salumi,oggetto d’arredamento o come simpa-tico regalo per i vostri amici.Lo trovate presso i consueti punti di di-stribuzione o può essere richiesto allaredazione con un contributo di 20 euro.

I «sissi» de l’Artugna

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venerdì 8

sabato 9

mercoledì 13

20.30_ al campo di bocceTorneo di bocce in concomitanza«Chiosco dell’anguria»

6.30_ in piazzaPartenza per escursione guidataalla Casera Valle Frith

20.30_ al campo di bocceTorneo di bocce in concomitanza«Chiosco dell’anguria»

17.00_ in teatroInaugurazione mostra «1918-2008: dall’Artugna al Piave... in ricordo dei nostri 'veci'»

giovedì 14 19.00_ presso il cortile delle scuole elementari apertura chiosco enogastronomico

21.00_ presso il cortile delle scuole elementari serata danzante con orchestra «Alto Gradimento»

venerdì 15 11.00_ in chiesaSanta Messa in onore dell’Assunta

18.00_ in chiesaprocessione dell’Assunta

19.00_ presso il cortile delle scuole elementariapertura chiosco enogastronomicocon micromagia ai tavoli

22.00_ presso il cortile delle scuole elementarispettacolo di magia con le «Magicodine»

sabato 16 19.00_ presso il cortile delle scuole elementariapertura chiosco enogastronomico

21.00_ presso il cortile delle scuole elementarimusica dal vivo con i «Formula 2»

22.30_ presso il cortile delle scuole elementarispettacolo di giochi piricicon «La compagnia dell’ultimo minuto»

domenica 17 16.30_ presso il cortile delle scuole elementari«Giochi Popolari»

16.30_ presso il cortile delle scuole elementariapertura chiosco enogastronomico

21.00_ in chiesaConcerto del quartetto di voci femminili«InCantus Quartet»

da venerdì 8 a domenica 17

venerdì 15 e sabato 16

Pesca di beneficenza in canonica

Mostra «1918-2008: dall’Artugna al Piave...in ricordo dei nostri 'veci'» in teatro

Mostra di artigianato artistico in asilo

Dama gigante nello spazio antistante il teatro

Avvicinamento all’onoterapia conl’associazione onlus «Amici di Totò» in piazza

lunedì 11 20.30_ al campo di bocceTorneo di bocce in concomitanza«Chiosco dell’anguria»

martedì 12 20.30_ al campo di bocceTorneo di bocce in concomitanza«Chiosco dell’anguria»

festeggiamentiDARDAGOSTO2008

PER L’ASSUNTA

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LucertolaLacerta muralis – Iserta

Fare la lucertola, un’espressione molto frequente in questo pe-riodo di ferie estive, distesi sotto il sole cocente alla ricerca

dell’abbronzatura perfetta.Ma per la lucertola, quella vera, non sono certo ragioni estetiche a

muoverla nella ricerca del calore.Come tutti i suoi simili definiti ‘a sangue freddo’, anche questo pic-colo rettile verde-grigiastro, molto comune nel nostro territorio, nonè in grado di regolare la propria temperatura corporea e deve quindi

trovare consolazione scaldandosi ai raggi del sole.L’altra curiosità di questo «dinosauro in miniatura» (raramente supe-ra i 30 cm) è la capacità, nelle situazioni di pericolo estremo, di prati-care la mutilazione spontanea (autonoma) di un pezzo di coda, per

distrarre il predatore e cercare la salvezza.Il suo spostamento avviene ondulando il corpo lateralmente e muo-vendo in avanti le zampe in modo alternato. Grazie alle sue unghie eall’articolazione delle zampe può arrampicarsi con estrema agilità

su qualsiasi pendenza o superficie.In genere si nutre di piccoli invertebrati (vermi, ragni, insetti) maanche di bacche e piccoli frutti, mentre è vittima di gatti, serpenti

ed uccelli.Per questo d’inverno preferisce ripararsi in luoghi sicuri e nascosti(pietraie, cave di ghiaia, muri a secco ecc.) per poi risvegliarsi in pri-mavera, nel periodo della riproduzione, durante il quale i maschi,

territoriali, intraprendono violenti lotte e furiosi inseguimenti.La deposizione delle uova avviene in buche sul terreno che la femmi-na spesso si scava da sola, affidando poi al sole la loro maturazione

e schiusura.La lacerta vivipara è invece l’unica specie che dà alla luce una prole

già indipendente.

Foto di Massimo Zardo e testo a cura di Vittorio Janna