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Periodico della Comunità di Dardago · Budoia · Santa Lucia Anno XXXI Agosto 2002 Numero 96 Spedizione in abbonamento postale art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96. Filiale di Pordenone.

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Periodico della Comunità di Dardago · Budoia · Santa Lucia Anno XXXI Agosto 2002 Numero 96 Spedizione in abbonamento postale art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96. Filiale di Pordenone.

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Periodico della Comunità di Dardago · Budoia · Santa LuciaAnno XXXI Agosto 2002 Numero 96

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Direzione, Redazione,AmministrazioneTel. 0434/654033C.C.P. 11716594

Internet:http://www.naonis.com/artugna

E-Mail: [email protected]

Direttore responsabileRoberto ZambonTel. 0434/654616

Per la redazioneVittorina Carlon

ImpaginazioneVittorio Janna

Ed inoltre hanno collaborato Giovanni Bufalo, Ennio Carlon,Francesca Janna, MarioPovoledo, Espedito Zambon, Marta Zambon, Sara Zambon.Autorizzazione del Tribunale di PN n. 89 del 13-4-73Spedizione in abbonamentopostale. Art. 2, comma 20,lettera C, legge n. 662/96.Filiale di Pordenone.Stampa Arti Grafiche RismaRoveredo in Piano/PnTutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione di qualsiasi parte del periodico,foto incluse, senza il consenso scritto della redazione, degli autori e dei proprietari del materiale iconografico.

SSoommmmaarriioo

in questo numero...

Di crollo in crollo

Periodico quadrimestrale della Comunità di Dardago,Budoia e Santa Lucia (PN)

Il crollo del tetto del nostro teatro, avvenuto loscorso 28 giugno, è uno di quegli avvenimenti che,quando accadono, vengono immediatamente a co-noscenza di tutti. Un rapido tam-tam porta la no-tizia in tutte le case, facendola diventare fonte ine-sauribile di commenti e di discussioni.

Ed è naturale che sia così: il teatro è stato unatappa importante per la comunità di Dardago; neparliamo più diffusamente all’interno di questonumero.

Il crollo del tetto ha dato la stura alle polemi-che. Non vogliamo prender parte a questo gioco.Ci preme solamente sottolineare che troppe vol-te i tempi della burocrazia sono più lenti deglieventi. Resta il fatto, innegabile, che il progettoper la ristrutturazione era pronto e che entro bre-ve potevano iniziare i lavori...

Ora ci è stato assicurato che, dopo le neces-sarie modifiche al progetto, il teatro verrà rico-struito.

Il fragoroso crollo del tetto ci fa riflettere sualtri e più dannosi crolli che la nostra società ri-schia di incontrare sul suo cammino. Sembriamoavviati verso un futuro privo di quei valori chehanno contraddistinto la nostra storia nei secoli.La prima facile osservazione è relativa alla per-dita (o alla dimenticanza?) della fede. L’uomo staconvincendosi di essere autosufficiente, di esse-re lui il padrone del mondo, il dio onnipotente che– con i ritrovati della scienza – può fare e disfare a proprio piacere. Si arriva anche a clo-nare gli esseri umani.

Leggiamo, in questi giorni che in Giappone,una setta religiosa – quella dei Raeliani – ha commissionato la clonazione di alcuni loro adep-ti che ricercano l’immortalità e, qui da noi in Italia,il dott. Antinori, per non essere da meno, annun-cia che fra qualche mese farà nascere un bambi-no frutto della clonazione. Povero uomo (intesocome povera umanità), cosa stai costruendo con la tua intelligenza!?

L’uomo, se abbandona la via della fede (e del-la ragione), è capace delle più grandi bestialità.

* * *Ognuno di noi deve vigilare e operare per di-

fendere i veri valori della vita.I sassi possono essere recuperati per ricostruire

il teatro. Recuperare i valori crollati e calpestatipuò essere ben più difficile.

ROBERTO ZAMBON

2 Di crollo in crollodi Roberto Zambon

3 La lettera del Plevandi don Adel Nasr

4 1807: Budoia e Polcenigo verso un’unica municipalitàdi Osvaldo Puppin

7 Il sacerdozio, dono e misterodi padre Venanzio Renier

9 Cent’anni fa a Budoia la nascita di Aurelio Signoradi don Adel Nasrdi padre Venanzio Renierdi don Gioacchino Cozzolino e don Franco Soprano

12 Al servizio della Patriadi Ferdinando Carlon

14 È crollato un mito!di Mario Ponte

16 Progetti per un mitodi Antonio Zambon

18 Il gusto della memoria, un museo da assaggiaredi Elastico

20 L’istruzione femminile nel secolo XIXdi Claudio Sottile

22 Dai ferri-battuti ai robotdi Anna Pinal

23 Comunità in festa...

24 La Pro Loco ne fa quarantadi Marta Zambon

28 Tignòn sù la glesiaa cura del Consiglio per gli Affari Economici/DardagoRelazione tecnica di Ugo Perut

30 Intorvìa la tólaa cura di Adelaide e Melita Bastianello

31 ’N te la vetrina

32 Cronaca

37 I ne à scrit

38 Palsa, Bilancio e Programma

39 Avvenimenti

In copertina. Foto d’archivio di don Giovanni Perin dal titolo «E la vita’l è bela, ’l è bela...» dei primi anni ’70. Obiettivo puntato su volti felicidi bambini, attraverso il balcone del vecchio teatro. Per educare lenuove generazioni ai veri valori della vita, ognuno impari a vigilare,operare e mai a biasimare.

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Non solo il tempo vola

Carissimi fratelli e sorelle, siamo arrivati ad ago-sto del 2002 velocemente. Sembra che il temposia in gara con noi. Mi fa molto pensare che iltempo è sempre lo stesso, il corso della notte equello del giorno, dall’inizio del mondo, sonosempre gli stessi. Ma che cosa è cambiato? Vedopersone soffocate dal tempo e sembra abbiano vo-glia di lottare contro i minuti e i giorni. Ma qual-cuno rimpiange il passato e i suoi ritmi.

Quindi, si può pensare al tempo non come ne-mico, perché il tempo di per sé è neutro.

Il problema è che noi abbiamo riempito il tem-po di tante cose che ci fanno vivere male la no-stra vita.

Quindi, il tempo è neutro e un dono di Dio varispettato e come tutti i doni della natura hannoun percorso che bisogna rispettare. Non sta a noiimpadronirci del tempo e riempirlo in modo dadisturbarci.

Mi viene in mente il libro del Qoèlet, al capi-tolo 3 dal versetto 1 al versetto 8: «Per ogni co-sa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni fac-cenda sotto il cielo. C’è un tempo per nascere eun tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.

(...) un tempo per demolire e un tempo per co-struire. Un tempo per piangere e un tempo perridere, un tempo per gemere e un tempo per bal-lare. Un tempo per gettare sassi e un tempo perraccoglierli, un tempo per abbracciare e un tem-po per astenersi dagli abbracci. Un tempo percercare e un tempo per perdere, un tempo perserbare e un tempo per buttar via. Un tempo perstracciare e un tempo per cucire, un tempo pertacere e un tempo per parlare.

(...) un tempo per la guerra e un tempo per lapace».

Aggiungerei che c’è il tempo per crescere e iltempo per diminuire. Non riesco a capire in chetipo di tempo stiamo vivendo! Penso il tempo at-tuale: è molto importante per decidere il nostroavvenire. Sembra che la vita cresca nell’età, madiminuisca nel numero. Non vi pare? Penso chela priorità assoluta è curare i tempi della fami-glia. Ora è il momento di una rivoluzione intelli-gente: difendere i valori che ridanno un’identitàcristiana italiana e europea. Ricordati che senzauna tua fisionomia personale sei perso in un ma-re di mondo più aperto e accessibile a tutti. Mi

formulo una domanda: perché ci si dà tanto da fa-re per le piste ciclabili e per le strutture che co-stano tanto e si usano molto poco e non ci si dàda fare per dei giovani che decidono di formarsiuna famiglia?

Certo che abbiamo delle leggi assurde che cistanno soffocando.

Il tempo è molto innocente. Ricordiamo che il tempo della vita è dato a

noi da Dio, soprattutto per questo. Bisogna direche, se non vogliamo anche noi volare e sparirecome il tempo, dobbiamo assolutamente rispet-tare il tempo di ogni cosa.

Saluto e benedico tutti e faccio gli auguri diogni bene a tutti quelli che in questi anni hannoavuto il coraggio di iniziare l’impresa della fa-miglia. Un ricordo particolare ai ragazzi della pri-ma comunione e della cresima.

Una preghiera e un pensiero vivo vanno agliammalati e agli anziani.

La nostra benedizione raggiunga non solo ipresenti sul nostro amato territorio, ma tutti quel-li che hanno il cuore qui.

DON ADEL NASR

La lettera del Plevan

“Il tempo è l’essenza della vita,fa’ tesoro di ogni istante”

Motto su meridiana in località San Vito al Tagliamento (Pn)Casa Deotto Del Fre

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A Sua EccelenzaIl Sig.r Ministro dell'InternoSupplicadelle due Municipalitàdi Polcenigo e di Budoia,le quali imploranodi essere riunite a for=mare una sola Munici=palitàcosì importando li biso=gni di d.ti due Comuni,li reciproci interessi, ela configurazione Suafisica; ut intrascon Alleg.o A Privilegiode Beni ComunaliB. Terminazione dell'ex Veneto Governol'unione della Co=munitàC. approvazioni del pas=sato Governo Austria.coD. Dissegno

F. di Polcenigo Sindaco

Lachin Sindaco di Budoja

A S.E.il Sig.r Ministro dell'Interna

La Comune di Polcenigo di antichissi-ma origine comprende oltre il Castellodi Polcenigo le Comuni di Coltura,S.Giovanni, S.Lucia, Mezzo-Monte,Darda go, e Budoia, Tutta questa popo-lazione ascendente a sei mille Anime nonrappresentava, che un solo Corpo in tut-ti gli affari si at tivi, che passivi come con-sta chiaram:te dall'Investituta de BeniComunali sub A. promiscuam:te, e indi-visibilm:te concessi.Per avvalorare maggiorm:te la retta e le-g a l e a m m i n i s t r a z i o n e d i q u e s t aCommunità fu dall'ex Governo Veneto ap-provato un Consiglio rappresentativo l'in-tiera Comunità come sub B., e questo me-desimo Consiglio venne riconfermato dalcessato Governo Austriaco nell'eserciziodelle Sue funzioni come sub C.Rissulta quindi ciaram:te non essere que-ste Vil le tante distinte Comuni, ma unasola sebben divisa in due Parocchie.Fu solam:te nel felice ingresso delle ar-mi di S.M.I. e R. l'Imperatore de Francesi,e Re d'Italia nostro graziosissimo Sovrano,

che nella formazio ne delle municipalità laRappresentanza locale di Sacile divise perparticolar suo interesse, e lacerò a fronte delle più forti rimostranze questa unione formandone sei distinte Communi, e seiMunicipalità.Tante amministrazioni non potendo essere,che di maggior dispendio, e ostando al mi-glior Servizio del Sovrano specialm:te nel-l'importante di sciplina della Coscrizione de-terminarono le Su periori Autorità alla riunionedi Polcenigo, come capo luogo le Municipalitàdi S.Giovanni, Coltu ra, e Mezzo Monte; allaMunicipalità di Bu doja quelle di Dardago, eS. Lucia.La Municipalità di Polcenigo restò assoge-tata al Cantone di Sacile, e quella di Budojaal Canto ne di Aviano. È indicibile quanto ro-vinosa, e fatale sia questa separazione ad unaPo po lazione, che aveva tutto promiscuo, chetutti li suoi interessi sono comuni, e che nonha nessuna marcata divisione specialm:te neiComunali.Il Dissegno sub D, che unito si umilia faràconoscere a V.E. la località quasi centrale diPolce nigo, le distanze de membri di questo ilcorso del Torrente Artugna che comprende e

rinserra tutti li Luoghi componenti la sud.aComunità di Polce nigo, onde rimediare adun disordine, che tanto offende il Pubblico,ed il privato interesseA tale effetto iñalzano supplichevoli allaSuperiorità dell'E.V. li più fervidi voti le duemunicipalità di Polcenigo, e di Budoja im-plorando la loro riunione in una solaMunicipalità di Polce nigo per poter giovareal privato interesse non so lo, ma molto più almiglior Servigio dell'Augu stis.mo NostroSovrano Imp.e, e Re.Grazie

* * *

CopiaA.J6i2: ii Settembre

Privileggio del Magistrato Illustrissimo deBe ni Comunali concesso alle Comuno diPolcenigo con sue susseguenti renovazionii633, e i644.

Noi Nicolò Capello, Nicolò Vendramin, e ZuañeContarini Proveditori sopra Beni Comunaliavendo vedute le perticazioni fate d'ordine de-gli Il lustris.mi Sig.ri Bernardin Bellegno, e

1807: Budoia e Polcenigo verso un’unica municipalità

Il materiale per quest’articolo era già da qual-

che anno nel cassetto…

si tratta di fotocopie di atti reperiti, tramite

l’amico Umberto Sanson, nell’Archi vio di Stato di Milano

[Fondo Censo; parte moderna, Busta 771 – Tagliamento

(1807-8) – Quadro dei ricorsi sulla rettificazione

del comparto territoriale del Tagliamento] su indicazione

del conte Altan, che qui ringrazio; senza la sua segnalazio-

ne (mi aveva richiesto alcune mappe di Latisana) non avrei

infatti avuto modo di metter mano a quanto viene

qui pubblicato.

Lo stimolo «a concludere» è poi venuto dal recente

articolo di Mario Cosmo apparso su l’Artugna n. 95 alle

pp. 13-14.

I Comuni di Polcenigo e Budoia rivolgono al Ministro

dell’Interno del Regno d’Italia una supplica per formare

una sola municipalità; siamo nel 1807, la sede del regno

era allora Milano e questa è la ragione dell’archiviazione

degli atti in una località inconsueta per i nostri paesi.

Il documento consta di una «copertina» firmata

(ma dalla calligrafia si direbbe anche stilata)

da La chin, sindaco [vedi figura], dal testo

della petizione che qui trascriviamo

e da 4 documenti allegati (A-D).

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Marc’Ant.o Marcello Proveditori sopraBeni Comunali in Ter raferma di M.r ErcolePeretti Pertigador delle Ville di Polcenigo,Coltura, S. Giovañi, Dardago, Budoia, S.Lucia, aver(o)no trovato posseder essoComun li sottos.ti Campi entro li sottos.tiConfini che sono terminati all'intorno confossi, e termini di Pietra viva col S.Marcoe millesimo sopra sinchè restano del tut-to separati dal terreno dei particolari con-finanti, quali consegnamo a Voi uominidel pred.o Comun, perchè li abbiate a go-dere unitam.te: in Comun Pascolo, e peruso di Pascolo facendo ubertoso il Pascolo,ed al levando delli animali, siccè tutti Voiabbiate a sentirvi con la Munificenza diSua Serenità il beneficio insieme di d.iComunali con l'infrascritte condicioni.omissis,Item Polcenigo con il visto delle sud.eVille gia ce unitam.te una montagna d.mdi Polcenigo qual Montagna confina dauna il contado di Aviano, dall'altra laGiurisdizion di Caneva, dall'altra Cividalfino alla Pietra incisa, dall'altra la Tavelladi Polcenigo.omissis

Venezia dall'ufficio de Beni Com. ii 7bre i6i2Nicolò Vendramin ProveditorZuañe Contarini Proveditor

* * *B.

CopiaTerminazione degli Illustris:mi, ed eccel:mi Sig:ri Revisori, Regolatori dell.e EntradePubliche par esecuzioni di Decreto del -l'Eccelentis:o Senato 6 Decembre i793

* * *Concorso essendo l'Eccelentis:mo Senato colSovrano Decreto 6 xbre corrt. ad approvar-si l'accordo in otto Capitoli stabiliti tra li seiComuni consorti della Giurisd.e di Polcenigoli 14 Ottobre 1792, comise altresì a questoMagistrato di dover confermare apposita ter-minazione, che abracci, e comprenda le mo-dificazioni delli surifferiti otto Capitoli del-l'appovato sud.to accordo.Dal Magistrato di R.R. dell'Entrade Pub,

li i0 Decembre i793Bortolomio Grandenigo P.°R.R.Girolamo Savorgnan R.R.Andrea de Leggi 4°. R.R.

/Agostino Cappelli Secretario

C.Copia

Copia di lettera scritta dalli due Deputazionidella Patria, e Città di Vdine alli conti Giu -risdizionali di Polcenigo in relacione in re-lazione a Venezia Decretto del cessato GovernoGe nerale Austriaco i9 Agosto i802.

* * *

Significa L.I.R. Governo Generale di averprese nel più serio esame le deduzioni delConsorzio de Co.ni di Polcenigo, non mismoche dei dodici Deputati di codesta Comunitàha trovato nel ca so di prescrivere e dichia-rare, come dichiara e prescrivePrimo che l'accordo i4 Feb.° i792 stipulatofra li sei comuni della Giurisd.e di Polcenigocomportante la d.m Comunita debba rima-nere in piena osservanza omissisVdine 22 7bre i802Giuseppe Golici Coc.co Deputato della Patriae ColliGabriele Conc(t?)i Deputato della Città eColli

L’allegato A richiama l’investitura indivisibi ledei beni delle Comuni [era già stata attuata la se-parazione tra Polcenigo, Coltura e Mez zomonte,San Giovanni, S. Lucia, Budoia, Dardago] citan-do un documento dell’11settembre del 1612 e rin-novato poi nel 1633 e nel 1644.

L’allegato B [che a Milano è solo riassunto,è riportato per esteso a Venezia e trascritto in: Isei Comuni, di Zoccoletto Giorgio, ed. l’Artugna1995, pag.62 all.7] ribadisce la natura consortiledei succitati Comuni, durante il governo veneto.

L’allegato C riprende la attualità (al 1802) delconsorzio anche dopo i passaggi all’Austria e alRegno d’Italia di matrice francese.

L’allegato D è un disegno [fig.2] (notare inalto a sinistra il sigillo per il pagamento del bol-lo) «che comprende e rinserra tutti li luoghi…»Forse qualche distanza, confidando nella lonta-nanza della sede amministrativa (Milano), è sta-ta ritoccata a vantaggio della tesi della riunione…È comunque un documento significativo, (anchese non raggiunge il livello artistico di uno simi-le, conservato nel medesimo faldone, allegato aduna analoga petizione presentata dai comuni diAviano). Vorrei ora passare a qualche riflessio-

ne, personale, che questo documento suscita inme alla luce della realtà odierna.

Globalizzazione e individualità delle proprieradici, quali le prospettive future?

La nostra società è attraversata da un flussocontinuo ed ininterrotto di informazioni... siamoin presenza di un mutamento antropologico chesta trasformando il nostro linguaggio e la nostracultura: è il nostro cervello, la nostra memoria cheabbiamo posto fuori di noi, nei calcolatori, nellebanche-dati... ...Nella moltiplicazione e nella ri-strutturazione continua dei saperi la società con-temporanea rischia di perdere la propria identità,... noi stessi ci sentiamo minacciati nell'identità...

Ma penso anche che, attenzione ed ascolto sia-no atteggiamenti indispensabili per poi sfociare nel-l'accoglienza dell’altro, del diverso, andando oltrea quei luoghi comuni, per lo più negativi, che i me-dia ci sottopongono in modo sempre più ossessi-vo. Attenzione ed ascolto che ci rendono disponi-bili ad una lettura attenta dei fatti che coinvolgonol'umanità, vicina a (o lontana da) noi; disponibiliad ulteriori incontri che ci possano aiutare ad ap-profondire la conoscenza con l'altro, a cogliere lericchezze che ogni uomo e donna hanno in sè...

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Accogliere, valorizzare, scambiare il patri-monio culturale che ognuno di noi ha in sè.. è uno degli aspetti della globalizzazione, una delle sfide del terzo millennio.

Ma chi ci dice che lo scopo del dialogo siaquello di unificare? Forse ci si accorgerà che loscopo del dialogo è quello di capire, rispettaree gioire delle differenze! Non è forse Dio il piùgrande «sincretista» che ha creato un mondo co-sì differenziato, eppure così unificato?

Questo discorso vale per i vicini (penso a Bu -doia e Dardago, a Coltura e Polcenigo) e oggi amaggior ragione, anche per i più lontani, i più di-versi, …gli stranieri.

Sono un diacono, sia pure incardinato nelladiocesi ambrosiana.

L’evolversi della situazione, anche ecclesia-stica, non può lascirami indifferente, e qualcunomi confidava che in diocesi di Concordia-Porde -none entro pochi anni non si potrà più garantirepiù di un prete ogni 6-7000 abitanti.

Sono urgenze che richiedono un adeguamen-to di ruoli, di funzioni, di distribuzione di servi-zi all’interno delle singole comunità: gli impegninon necessariamente «legati al prete» devono es-ser ridistribuiti, valorizzando una realtà sociale

sempre più interconnessa. La mia curiosità di «storico dei Puppin» mi ha portato a contatto con un registro parrocchiale budoiese del 1895«Inter cives butuenses et dardacenses fere inte-gro speculo dissidia maximaque odia exarserunt…tra budoiesi e dardaghesi per quasi tutto il secolo (1800-1900) esplosero dissidi e odi gra-vissimi…» una brutta pagina della nostra storia...Vorrei però poter oggi considerare questi fatti co-me una parentesi, una crisi di crescita per riven-dicazioni autonomistiche ormai storicamente ri-solte, il tutto in un contesto che vanta radici comuniben antecedenti a quel 1612 citato nel documen-to milanese…

Lo stimolo è quello di fissare il nostro sguar-do al futuro: Dardago, Budoia e S. Lucia guar-dano al Livenza ove l’Artugna confluisce, e le co-munità religiose di Dardago con Budoia e di S.Lucia con S. Giovanni stanno ormai aggregan-dosi; non si può non riflettere sul fatto che que-sta aggregazione – ricordando una ben più anti-ca tradizione comune – veniva già richiesta dallecomunità civili, al Signor Ministro dell’Interno,due secoli fa, nel documento ritrovato a Milano.

OSVALDO PUPPIN

Un suggestivo disegno della Pedemontana Occidentale da Caneva a Castel d’Aviano.Secolo XVIII (Archivio di Stato di Milano).

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Caro don Adel, per la ricorrenza dei dieci anni del Tuo ministe-ro sacerdotale, voglio dedicarti una massima diPa dre Marco d’Aviano, scritta il 14 gennaio 1695al marchese di Colloredo, nipote del famoso car-dinale friulano Leandro, che abbandonò la bril-lante carriera politica alla corte imperiale di Viennaper diventare prete (e poi vescovo): «Il sacerdo-te con il santo sacrificio ha il campo di in-fiammarsi tutto di amore divino».

Ma qual è il «campo» proprio del servizio diun prete?

L’ALTARE. È la mensa o tavola dove celebriamoil grande mistero della Santa Messa. Mi ha col-pito una frase letta nella sacrestia di San Stae aVenezia, settant’anni fa, da novello sacerdote:«La tua Messa sia come la prima, l’ultima ecome l’unica».

La prima l’hai concelebrata nell’ordinazioneil 27 settembre 1992 nel Duomo di San Marco diPordenone, dopo l’imposizione delle mani del Ve -scovo Sennen. Ti eri preparato con i più santi pro-positi, con anni di studio della teologia e di for-mazione spirituale.

Ma ogni messa deve essere come l’ultima, perché, adorando Cristo nascosto sotto le speciesacramentali, ci prepara alla visione del Cristoglorioso.

Sia come l’unica: qui è nascosto il misterodel la nostra dignità sacerdotale. La Messa è con-tinuazione e memoriale che rende presente il Cri -sto; il prete ripete le sue stesse parole, con l’au-torevolezza di rappresentante e ambasciatore, econ la stessa efficacia che ebbero nell’UltimaCena: «Questo è il mio corpo, questo è il miosangue offerto (il corpo) in sacrificio per voi esparso (il sangue) per la nuova ed eterna al-leanza». Pronunciate sul pane e sul calice, que-ste parole significano in modo mistico il sacrifi-cio della croce, reso glorioso e vivo dallaRisurrezione e Ascensione al cielo, in virtù del-la quale Gesù, entrato nel santuario celeste, con-tinua il suo eterno sacerdozio e quello di capo del-la Chiesa, suo corpo mistico.

Un artista rappresentò l’efficacia della Messain questo modo. Al centro, un piccolo altare conil sacerdote; in alto, Cristo che offre al Padre e al-lo Spirito Santo la sua eterna redenzione, circon-dato dalla Chiesa trionfante, cioè dalla Vergine

Il sacerdozio, dono e mistero

Il 27 settembre 1992, don Adel

– nostro pievano e parroco –

riceve l’ordinazione sacerdotale.

I Consigli pastorali di Dardago

e Budoia, congiuntamente,

stanno mettendo a punto i dettagli

delle cerimonie e degli incontri

organizzati per ricordare degnamente

questa ricorrenza.

Il programma definitivo

sarà inviato ad ogni famiglia.

Il nostro periodico fa giungere

a don Adel, da queste colonne,

l’augurio più sincero per un lungo

e proficuo lavoro pastorale.

Don Adel con il Santo Padre, in occasione della visita del Papa alla Diocesi di Concordia-Pordenone.

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Ma ria, dagli Angeli, dai Santi e da tutti i redenti;sotto, un gruppo di anime del Purgatorio che, pie-ne di attesa e amore, aspettano che il Sangue diCristo, portato dagli Angeli, le renda degne dell’ab-braccio con la Trinità. Ai lati dell’altare, si strin-ge la Chiesa militante (composta in questo mon-do da tutto il genere umano, senza eccezionealcu na), che adora con riconoscenza, chiede per-dono e implora grazie per tutta l’umanità e in mo-do particolare la conversione dei peccatori.

L’AMBONE (O PULPITO). È luogo dove il sacer-dote, e in particolare il parroco, come i Profetidel vecchio testamento, come gli Apostoli e i Ve -scovi loro successori, spiega alla luce della paro -la di Dio le verità che portano a Lui, ai piccoli,ai giovani, agli adulti, agli anziani. Ma anche –come dice San Paolo – ammonisce, corregge e,se necessario, rimprovera con zelo, pazienza, sa-pienza e dottrina.

IL BATTISTERO. È il luogo della rinascita spiri-tuale, in cui il battezzato viene reso Figlio di Dioe partecipe della vita eterna. Chi amministra que-sto sacramento diventa vero padre spirituale e de-ve essere considerato tale. È il battesimo che dàvalore a tutti gli altri sacramenti. Fra questi, haimportanza grandissima la Confessione, perchécon essa il sacerdote ridona la grazia santifican-te perduta con il peccato mortale. Ricordiamo poil’Unzione degli Infermi, che predispone le ani-me all’incontro definitivo con il Signore; il sa-cramento della Cresima (preparato dal sacerdo-te con la catechesi); il Matrimonio, di cui il preteè testimone qualificato, offrendo poi, come pa-store, continua assistenza alle famiglie che da es-so hanno origine.

Quarto luogo è il cuore aperto del sacerdotealle necessità spirituali e materiali del popolo af-fidato alle sue cure, «perché non manchi mai aifedeli la sollecitudine del pastore» (vedi Messale).

In tale esercizio, Tu stai dando oggi una gran-de disponibilità nelle due parrocchie di Dardagoe Budoia; prima ancora nella Comunità di Frattina;cappellano al Duomo-Concattedrale S. Marco in Pordenone, Amministratore Parrocchiale a Fri sanco.

Ti auguro di continuare nello slancio di of-ferta della tua vita, sostenuto dall’intercessionedi sacerdoti santi quali Pio da Pietralcina, Marcod’Aviano, il Curato d’Ars, patrono e modello dei

parroci, e i preti esemplari che hanno segnato latua scelta di vita. Essi siano garanti del tuo sa-cerdozio che, come ha scritto il santo padre Giovan -ni Paolo II, è «dono e mistero»: non è infatti unodei mestieri, ma una missione spirituale di altis-simo valore e responsabilità, che richiede, in chine è investito, continua preghiera, profonda vitaspirituale, unione con Dio e impegno nel tra-smetterlo, perché se «molti ti ammirano e vor-rebbero seguirti», abbiano «il tuo coraggio», co-me scrive ancora Padre Marco a Fabio di Colloredo.

Dieci anni da prete sono appena, o poco più,che un inizio. Più e più di tutto cuore Te ne au-guro (tanti come i miei), in comunione di senti-menti e con il tradizionale: Ad multos annos!

PADRE VENANZIO RENIER OFM CAP

In alto: don Adel con i suoiconfratelli, nel giorno della sua Ordinazione sacerdotale.

Sotto: una recente immagine di don Adel nella chiea di Dardago.

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Nella preghiera, con un caro ricordo, facciamomemoria dei cent’anni dalla nascita a Budoia delve scovo Aurelio Signora, avvenuta da Giuseppee Panizzut Pierina, in una casa dell’attuale viaLunga, il 21 ottobre 1902.

I titoli per questa breve «commemorazione»mi vengono dall’avere conosciuto Monsignor Si -gnora ancora durante il quadriennio teologicoche frequentai a Venezia, nel seminario cappucci -no del Santissimo Redentore, fra il 1928 e il 1932.Don Aurelio era allora un giovane prete (fu ordi -nato nella città lagunare nel 1925) che attiravamoltis sima gente alle sue messe nella stupendachie sa della Madonna dei Miracoli, di cui era ret-tore. Anch’io mi nutrii frequentando quella sua«scuola» di predicazione e cercai di carpire dalui il «segreto» di una parola umana che affasci-nava tante persone e faceva pe netrare meglio nel-la loro anima la Parola divina, grazie alla vastacultura espressa, alla signorilità del gesto, allachiarezza dell’esposizione e soprattutto alla gioiache da don Aurelio traspariva nel trasmettere lecertezze supreme della fede cristiana.

Conservo un ricordo anche del periodo ro-mano di monsignor Aurelio, impegnato in un in-

carico di grande fiducia e responsabilità comese gretario generale dell’Opera di San Pietro Apo -stolo, alle dipendenze della congregazione, cheoggi chiamiamo dell’Evangelizzazione dei Popoli,che anima e orienta la vita missionaria di tutta laChiesa. In particolare, il nostro monsignor Signorava considerato come il «padre» del grande semi -nario per la formazione di preti indigeni (cioèoriundi di chiese ancora giovani di anni e di or-ganizzazione) che era sorto sul colle del Gianicolo,proprio in vista del Vaticano. Qui mi presentai alui, come suo ascoltatore veneziano di un tem-po, nel periodo (anni trenta) dei miei studi allaGre goriana. Ricordo la cordialità della sua acco -glienza e la guida alla visita dei vasti e lumino-si locali del collegio, che ospitava chierici e giova -ni preti inviati dai loro vescovi a Roma per acquisire

Cent’anni fa a Budoiala nascita di Aurelio Signora

Cent’anni di nascita di Monsignor Aurelio Signo -ra saranno degnamente ricordati alla presenzadell’attuale suo successore alla guida spiritua-le di Pompei, l’Arcivescovo-Delegato PontificioDomenico Sorrentino, nominato dal PapaGiovanni Paolo II e ordinato Vescovo dallo stes-so Pontefice, il 19 marzo 2001, alla cui ordina-zione in S. Pietro partecipò una delegazione del-la parrocchia di Budoia. Con l’occasione verràbenedetta la nuova Cappella feriale e dellaRiconciliazione (Confessioni). In ricordo del servizio pastorale reso daMonsignor Aurelio a Pompei, sovrasterà l’alta-re della celebrazione un quadro della beataVergine del Santo Rosario.

La celebrazione avrà luogo domenica 11 no-vembre 2002 alle ore 10.30.

L’Arcivescovo Sorrentino giungerà da Pompeia Pordenone, ospite del Seminario Diocesano nello stesso appartamento ove soggiornò Gio -van ni Paolo II, durante la sua visita pastoralealla nostra Diocesi.

Monsignor Arcivescovo, accompagnato dadon Beppino Rendina, già Segretario Particolaredi Monsignor Signora, sosterà in cimitero nel-la tomba del suo terzo Predecessore e poi cele-brerà la S. Messa in Chiesa.

Già sin d’ora, Lo ringraziamo del dono del-la Sua presenza.

DON ADEL NASR

Un friulano trapiantato al Sud

Monsignor Aurelio Signora in una delle sue visite a Budoianegli anni ’70.

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una formazione superiore nelle università ponti-ficie e poi rientrare per irrobustire l’annuncio cri-stiano nelle loro nazioni. Mi fece allora impres-sione vedere raccolti e formati alla preghiera incomune e a una soda spiritualità (cui monsi gnorSignora contribuiva organizzando la vita del col-legio) confratelli dall’Asia, con gli occhi a man-dorla e la pelle gialla, altri bruni o nerissimidell’Africa, altri dalla carnagione olivastra per-ché pronipoti degli antichi abitanti dell’AmericaLatina. La Chiesa manifestava davvero il suo ca-rattere cattolico, cioè «universale», fedele all’eun-tes» comandato da Cristo stesso prima di salireal Cielo. E, grazie ad istituzioni (e intuizioni) co-me quelle di monsignor Signora, conservava e di-latava il carattere della «romanità», cioè dell’unità,che è indispensabile a fare della Chiesa il popolodi Dio: diffuso nel mondo, ma compatto su Cri -sto, pietra angolare del divino edificio.

Dopo Roma, monsignore continuò il suo iti-nerario di servizio alla Chiesa da vescovo, con lapienezza dell’ordine. Fu a capo del Santuario diPompei, il più grande e famoso dell’Italia Me -ridionale, come delegato pontificio; e fu anchepastore del gregge di residenti e pellegrini comeprelato. Anche qui il suo prodigarsi fu notevolis-simo, tanto che le iniziative di un ventennio (dal1957 al 1978) non si contano. «Esse hanno cer-tamente segnato un’epoca del Santuario», ricor-da il fedelissimo segretario monsignor GiuseppeRendina. L’arcivescovo Signora abbellì il san-tuario e costruì la casa degli esercizi spirituali, ilconvento per le suore domenicane del Santo Ro -sario e la nuova penitenzieria, e dotò le operepompeiane anche di una grande area verde, il piaz-zale Giovanni XXIII. Con la sua efficace ed ef-ficiente presenza, con tante iniziative e un’inten-sa pietà, favorì e incrementò la devozione a Maria.Tutto culminò con il restauro e l’incorona zionedell’immagine della Madonna da parte del papaPaolo VI e con la beatificazione dell’avvocatoBartolo Longo, che della Vergine di Pompei erastato il grande araldo e del santuario il fondato-re. Del beato Longo, Monsignor Signora fu cer-to un imitatore, proseguendo e sviluppando le me-ravigliose opere sociali e religiose che circondanoe rendono benemerita la nuova Pompei e facen-do anche udire la «voce del Rosario», come ave-va fatto tra Otto e Novecento il beato Barto lo: conla parola, gli scritti, e anche un accalorato inter-vento ai vescovi riuniti in una sessione del ConcilioVaticano II, l’arcivescovo- prelato di Pompei sot-

tolineò come il Rosario sia non solo la preghierache onora e invoca la Ma donna, ma anche unapreziosa meditazione dei mi steri di Cristo suoFiglio.

Qualcuno definì Monsignor Aurelio Signora«un friulano trapiantato al Sud»: friulano per late nacia del lavoro e il portare a compimento leimpre se previste; trapiantato molto bene al Sud,per la sua grande comprensione di quelle gene-rose popolazioni. Un friulano vissuto quasi tuttala vita fuori della piccola patria: a Venezia, Romae Pompei. Ma un friulano sempre affezionato al-la terra natale. Basti ricordare la testimonianza didon Alfredo Pasut, per cinquant’anni parroco diBu doia: «Ricordo il primo pontificale celebratoda lui (dopo l’ordinazione episcopale a Roma)nella nostra chiesa gremitissima di fedeli: il suoamore per Budoia, le sue preoccupazioni per lacomunità in occasione di avvenimenti tristi. Fusua la prima telefonata che ricevetti nella nottedel 6 maggio 1976, quando il terremoto sconvol-se il Friuli».

E qui a Budoia, raggiunti i limiti di età e com-promessa ormai la salute, scelse di tornare, comegli emigranti friulani di un tempo, che sentivanoil bisogno di rientrare a casa, per passarvi gli ul-timi anni.

Qui lo ritrovai anch’io ed eb bi occasione di sa-lutarlo e confortarlo nell’infermi tà, colpito dall’af-fetto, dall’amore cordialissimo del fratello pro-fessor Mario e dalle premure quasi materne dellesuore venute con lui da Pompei: suor Maria Stefania(da poco passata anch’ella a mi glior vita) e suorMaria Candida. Ma soprattut to destò meraviglia

L’Arcivescovo Mons. Domenico Sorrentino,successore di Mons. Signoraalla guida spiritualedi Pompei.

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– penso in tutti – la lucidità della sua mente, laserenità della sua anima, la sua pietà sacerdotalenel celebrare quotidianamente l’Eucaristia in ca-sa e la tenera devozione alla Madonna, espressafino alle ultime ore con le Ave Maria recitate in-sieme al patriarca di Ve ne zia, il carissimo CardinaleMarco Cè, prima di partirsene per il Cielo sul fardel mese mariano di maggio.

Budoia, con la lapide presso il fonte dellachiesa al quale fu portato per il battesimo il 3 no-vembre di cent’anni fa, e più ancora con la sua«presenza» al centro del camposanto, può conti-nuare a ricordare Monsignor Aurelio Signora co-me figlio affezionato, una gloria bella, una testimo -nianza di vita spesa a fare il bene e a farlo per leanime, cioè per il Signore.

E per Budoia oggi, iniziato un altro secolo (emillennio), noi – carissimo amico, monsignore evescovo Aurelio – chiediamo alla Madonna, chehai tanto amata e onorata, la grazia di cammina-re come hai fatto tu: con fedeltà e fervore sullastrada che la Divina Provvidenza ha tracciato perciascuno di noi. Per questo, tu prega con noi, pre-ga per noi.

PADRE VENANZIO RENIER OFM CAP

In segno di gratitudine

Il centenario della nascita dell’Arcivescovo Signorarievoca la ricca e poliedrica personalità di questopresbitero e poi pastore della Chiesa.

Un Vescovo che nel corso della sua esistenzaha lasciato solchi profondi. Ovunque egli abbialavorato non sono mancati frutti di operosità aservizio del Vangelo: a Venezia, sua Chiesa d’ori-gine, nell’esercizio diretto del ministero pastora-le; a Roma, in Vaticano, nel campo dell’azione epromozione missionaria; a Pompei nella guida diquesta particolarissima Chiesa, legata in modospeciale alla Santa Sede, che egli ha amato in mo-do straordinario profondendo energie d’ingegno,di parola, di testimonianza, operosità.

Le iniziative da lui promosse testimonino lasua passione religiosa e civile per Pompei e il suoSantuario. Ricordiamo in modo particolare la co-

struzione del nuovo Seminario: il suo orgoglio.Da tutti ammirato per la modernità e funziona-lità: da Lui visitato con frequenza, spesso, du-rante le pause dei lavori conciliari, conducevaVescovi e Cardinali ad ammirare l’opera da Luicreata.

E quanti giovani hanno ricevuto tra quelle mu-ra formazione umana e cristiana!

Gli scriventi sono alcuni di quelli che hannobeneficiato dell’azione e dell’attenzione di que-sto Vescovo per i candidati al sacerdozio.

A Lui siamo grati non solo per aver ricevuto,dall’imposizione delle sue mani, l’ordinazionepresbiteriale, ma per l’amorevolezza con la qua-le Mons. Aurelio Signora ha accompagnato il no-stro cammino vocazionale.

Come non ricordare i colloqui, le lettere, levisite ai seminari nel corso della formazione, l’in-teressamento per lo studio, gli interventi con queltono autorevole che, a chi poco lo conosceva, po-teva incutere timore, e, infine, il giorno in cui ciha ordinati sacerdoti. Gli ultimi presbiteri ordi-nati al termine del suo servizio episcopale nellaChiesa pompeiana.

Fu tutto straordinario quel 7 dicembre 1977.Dallo splendido cielo che rese bella la giornata,alla celebrazione, semplice nello svolgimento,quanto corale nella partecipazione della comu-nità ecclesiale.

E su tutti Lui, Mons. Aurelio Signora: com-mosso da non immaginare. Con voce un po’ tre-mante procedette al sacro rito. L’omelia fu par-ticolarmente breve: Lui, oratore fecondo, dallaparola traboccante. Era consapevole che quelleerano le sue ultime ordinazioni. Aveva da pocorassegnate le dimissioni per raggiunti limiti d’età,ma, probabilmente, esprimeva anche l’affetto diun Padre per i seminaristi, verso i quali aveva avu-to sempre un particolare rapporto e una specialepredilezione.

Ed infine ci piace concludere e riportare allamente quel lato bonario e comprensivo di Mons.Signora che forse non a tutti era dato di consta-tare. Spesso al termine delle celebrazioni lo ac-compagnavano nei suoi appartamenti. In quel cli-ma molto familiare ci permetteva di prenderequello che desideravamo, suscitando le protestedella buona suor Stefania, Monsignore la guar-dava e con un rassegnato c ipigl io ed un paterno sorriso, le diceva: «Che vuoi farci, sonogiovani!».

DON GIOACCHINO COZZOLINO, DON FRANCO SOPRANO

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Don Carlo Gnocchi, nato a San Colombano alLambro il 25 ottobre 1902 e morto a Milano il 28febbraio 1956, fu Ten. Cappellano dell’8° Rgt.Alpini - Btg. Val Tagliamento - Div. Julia sulfronte greco-albanese (23 marzo 1941) e su quel-lo jugoslavo dal 25 luglio 1941 all’aprile dei 1942;appartenne alla Divisione alpina Tridentina – fron-te russo dall’agosto del 1942 al marzo del 1943.Lo si ricorda, inoltre, come precursore nella do-nazione di Organi. Nella scheda biografica, ri-portata dalla rivista «Missione Uomo», nel nu-mero speciale di febbraio 2002, a pagina 5, sievidenzia: «...anno 1940 si arruola come cappel-lano volontario negli alpini e parte per il frontegreco-albanese». Non vengono citati né la datané il Reparto di appartenenza. Per la successionedegli avvenimenti, e per chi in quei tempi ha vis-suto nello stesso Reparto, è dovere, seguendo ilcronologico, precisare che don Gnocchi raggiun-se il Btg. Val Tagliamento – 8° Rgt. Alpini -Divisione Julia, che era schierato sul Breschisthit(quota 1437 m), il 23 marzo 1941, data partico-lare perché il Battaglione era in fase di trasferi-mento per altro fronte. Furono giornate infaustee avverse per la neve in quota e la pioggia tor-renziale a valle.

In considerazione che il cappellano don Gnocchiviene citato solo alla Divisione Tridentina, è do-vere completare il suo curriculum da parte di co-loro che, con Lui, hanno condiviso – per oltre unanno – le quasi impossibili vicende del fronte gre-co-albanese e jugoslavo, ricordare e far ricorda-re il suo passaggio nell’8° Rgt. Alpini - Btg.ValTagliamento.

Al servizio della Patria

Il nostro collaboratore Ferdinando

Carlon conobbe, durante la seconda

guerra mondiale, don Carlo Gnocchi,

al tempo cappellano degli Alpini.

In occasione dei cento anni della

nascita del «padre dei piccoli mutilati»

egli vuol ricordare la carismatica figura

ai lettori de l’Artugna.

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Il 25 aprile 1941 si concluse il conflitto sulconfine greco, a Mulini Davie, e tre giorni dopo– il 28 aprile 1941– il Battaglione si trasferì pervia ordinaria (termine della naja che equivale «apiedi») verso la vallata, in zona Boga-Theti (a tregiorni di marcia da Scutari), accampandosi in det-ta località a confine con il Montenegro - Sangiacato,stazionandovi fino al 25 luglio 1941, data di tra-sferimento sul fronte jugoslavo, a seguito dei no-ti eventi insurrezionali in quell’area.

L’esperienza maturata da Don Gnocchi pres-so il Btg. Val Tagliamento (quanti furono i chi-lometri «calcante pedes» macinati sul fronte gre-co-albanese e dal luglio 1941 in quello jugoslavo,con la temperatura polare dell’inverno 1941/42!)Gli è stata senz’altro d’aiuto per superare anchela disastrosa ritirata del fronte russo con la Divisionealpina Tridentina.

Chi ha avuto la fortuna di averLo al propriofianco, mai potrà dimenticare la carismatica fi-gura: lo comprova anche il contenuto della«Preghiera del Soldato», da lui sottoscritta per ilperiodo pasquale 1941, riuscendo, malgrado il di-

sagio latente degli eventi, a distribuirla ai com-ponenti del Battaglione (vd. copia).

Dopo tale dolorosa e sofferta esperienza in-contrata nella sua missione di «cappellano mili-tare» sui fronti di guerra greco-albanese e russo,divenne il precursore nella Donazione di Organi.Concluso, infatti, il conflitto mondiale, fortedell’esperienza vissuta, avvia la Fondazione «ProJuventute», che si prefigge l’obiettivo di dare as-sistenza e ricovero ai piccoli mutilatini, vittimeinnocenti della guerra; istituzione che si espan-derà poi in tutta l’Italia. La sua missione è sem-pre stata di «aiutare chi soffre, in particolare ibambini».

All’amico oftalmico dr. Galeazzi di Milanolasciò testato che le sue cornee, nel momento incui si sarebbero chiuse per sempre, fossero tra-piantate a due ragazzi – Silvio di 12 anni e Amabiledi 17 – provenienti da una delle sedi della suaFondazione, che hanno così potuto rivedere lebellezze del Creato.

FERDINANDO CARLON

Nella pagina accanto, al centro:Boga (Scutari), giugno 1941. Il «Val Tagliamento» assiste alla Santa Messa celebrata da don Gnocchi.

In basso: sempre a Boga, in Albania, davanti alla baracca, sede del comando di Battaglione, con parte dello «staff» addetto alla maggiorità.In piedi, da sinistra: Del Fiol, Ugo Bigliardi, Ferdinando Carlon, ten. Joppi (aiutante magg. del Btg.), Lino Pegolotti, Manfroi.Seduti: Gino Ferrari e don Carlo Gnocchi, cappellano.

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È crollato il tetto...!No, è crollato un mito...!

È accaduto venerdì 28 giugno verso le ore undici.

Se ripensiamo ai sacrifici fatti dai nostri vec-chi, a quanto disinteressantemente hanno lavora-to per dare a Dardago un luogo di ritrovo e di ag-gregazione, viene d’obbligo ricordarli e pensarequanta storia paesana è crollata e sepolta sottoquelle macerie.

Non è mia intenzione entrare nei giochi e nei«tiramolla» della politica amministrativa, nel decidere sulle soluzioni da dare a quanto i pre-decessori hanno saputo fare, con mezzi limitati,finanziari e tecnici, superandoli tutti egregiamente.

Avevo 6-7 anni quando calcai le tavole delpalcoscenico reggendo la bandiera davanti agliattori che cantavano il «Va’ pensiero...» alla fi-ne della recita de «I martiri di Belfiore» prima diavviarsi al patibolo. Questo dramma fu rappre-sentato anche a Colle Umberto, su invito dell’al-lora dottor Schenardi.

Sempre in questi anni feci una recita scola-stica assieme alla bravissima Nerina ZambonColus, in costume del ’700.

Direttore artistico e preparatore era mio pa-dre Serafino Ponte, che dedicava le sue serate al-la realizzazione di questi spettacoli.

Bisogna rifarsi con il pensiero all’epoca; al-lora non esistevano altri divertimenti.

La vita scorreva e si logorava nel lavoro du-ro dei campi o nell’emigrazione stagionale.

Quanti bravissimi scalpellini e muratori rien-travano al paesello per trascorrere l’inverno in fa-

È crollato un mito!

Il teatro è una tradizione per Dardago, la cuipopolazione, negli anni ’20, lo sognò, lo rea-lizzò e – per alcuni decenni – lo alimentò. Losoccorse pure con generosità nel 1975/76,quando esso manifestò i primi gravi acciacchi;fu recuperato, infatti, grazie all’interessamentoe all’opera di don Giovanni Perin, che in quel-la struttura aveva individuato il luogo per lacrescita educativa delle nuove generazioni.Nel cuore dei dardaghesi, oggi, c’è la speranzadi un recupero in tempi brevi.

Sopra: dall’alto del campanile il teatro in attesa del recupero.

Accanto: Nerina Zambon di Arcangelo Colusin costume settecentesco, in una recita del 1929.

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miglia e per completare quei lavori ai quali prov-vedevano, in loro assenza, le mogli, le madri o ifigli.

Della bravura dei nostri artigiani ne ho avutaconferma in Romania, ma soprattutto a Istanbul(allora Costantinopoli).

Il sultano che aveva commissionato la sala deltrono a questi specialisti, aveva loro ritirato i pas-saporti e fatti rinchiudere nei locali da rifinire fi-no al compimento dell’opera, per accelerare l’ese-cuzione.

Ma ora passiamo a citare i nomi che sono le-gati al teatro di Dardago.

Qui li voglio doverosamente ricordare, scu-sandomi se, per gli scherzi della memoria, qual-cuno non verrà citato: invito quanti lo possonofare a colmare le dimenticanze.

Zambon Antonio Luthol, presidente dellaFilodrammatica (così si chiamava la Società delteatro), che occupava sempre la «Buca del sug-geritore» all’estremità anteriore del palcosceni-co e che, con la sua voce piena e chiara, dava l’im-beccata all’attore; Ponte Serafino, segretario edirettore artistico, Carlon Pietro Scopio, RigoCarlo Moreal, Zambon Antonio Palathin, VettorAntonio Cariola, Zambon Antonio Sartorel, JannaBeniamino Bernardo, Santin Basilio Tesser,Zambon Anzoletto Marin, Zambon FortunatoPinal, Zambon Giovanni Luthol, Zambon Pietrodella Cooperativa, Basso Paolo, Zambon AngeloLuthol, Ponte Lea, che ha presentato il monolo-go «Trieste Redenta».

Per ricordare a quanti oggi fruiscono delle fin-zioni computerizzate, voglio richiamare alcuni

Dardago, 31 agosto 1924

DALLO STATUTO DELLA SOCIETÀ ANONIMA COOPERATIVA«CONCORDIA E PROGRESSO»

(...)Art. 2 – Scopo della Società è di costituire ed esercire una sala teatrale, offrendo al pubblicospettacolo di filodrammatica ed affini, sempre nei limiti della moralità più assoluta e didevolvere gli utili da ricavarsi alla fondazione ad esercizio di una scuola di arti e mestieri, conriguardo speciale all’istruzione professionale degli operai emigranti. La scuola avrà sedenell’edificio stesso della sala.

In alto: documentazione di don Nicolò Del Toso indirizzataalla Società Filodrammatica, alla quale chiedeva che la suaazione passasse di diritto al suosuccessore.

In basso: anni ’70.Gruppo di volontari impegnati nel recupero del tetto e nellapulizia dello spazio antistante il teatro ormai adibito adiscarica. In quell’occasionevennero piantate le betulle.

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Nel 1995, fra gli impegni elettorali assunti con i cittadini di Budoia, c’è statoquello di acquisire gli stabili delle latterie sociali di Dardago, Santa Lucia, Budoiaed il cinema teatro di Dardago, appartenenti ai soci delle rispettive latterie so-ciali turnarie ed alla Società Anonima «Concordia e Progresso».

Un’operazione non facile, ritenuta impossibile per le pastoie burocratiche,ma necessaria.

La latteria di S. Lucia e quella di Dardago venivano acquisite il 31 dicembre1996.

Quest’ultima la si è dovuta però abbattere, perché di fatto il tetto era già crol-lato all’interno, minacciando la strada e la scuola materna.

Si è deciso, quindi, con i soci e con la popolazione di Dardago di lasciare lospazio dello stabile ad uso della scuola, purché l’obiettivo finale diventasse il re-cupero dell’ex teatro.

Nel 1999, completate le pratiche notarili, si giungeva all’acquisizione anche delvecchio teatro.

Dopo la pausa legata al rinnovo elettorale del 2000, si è proceduto ad un con-corso di idee (gennaio-giugno 2001), per la sistemazione del contesto scuola-tea-tro e fruizione pubblica degli spazi.

Una commissione ha valutato che il progetto meritevole di attenzione fossequello di un’equipe di architetti ed ingegneri che ha avuto come capofila l’ing.Matteo Bordugo di Pordenone.

A questo punto non rimaneva che cercare i finanziamenti, ma si capiva subi-to che non c’era molta disponibilità; o si trattava di un vero teatro o ci si dove-va arrangiare.

L’Amministrazione Comunale, sulla base dei bilanci di previsione, ha messoallora in programma la ristrutturazione dello stabile prevedendo un mutuo daassumere nel 2003, ma una disponibilità finanziaria immediata ci è arrivata an-zitempo grazie alla donazione e successiva vendita della casa della nostra con-cittadina Marina Janna (Marzo 2002).

Questo ci ha permesso allora di anticipare questi tempi di un anno.È stata assegnata così all’equipe dell’ing. Matteo Bordugo la progettazione

definitiva ed esecutiva il 30 aprile 2002, ci sono stati consegnati i progetti dapresentare alla popolazione nei tempi previsti, il 1° Luglio; purtroppo il lunedìsuccessivo al crollo.

Se ciò non fosse avvenuto avremmo dato il via ai lavori sicuramente nel cor-so dell’autunno di quest’anno, il costo dei lavori da appaltare sarebbe stato di300 mila euro come detto disponibili.

Ora il progetto andrà rivisto alla luce della situazione attuale, ma per la cro-naca è già stato riconfermato l’incarico ai progettisti per integrare quanto man-cante al recupero dello stabile, e della parte circostante con l’obiettivo di ini-ziare i lavori quanto prima.

Il tutto verrà presentato alla Commissione Urbanistica ed esposto in visionealla popolazione sicuramente per ottobre.

Per quanto riguarda invece lo stabile non ancora acquisito, cioè la latteriadi Budoia, come appare in altro articolo di questa rivista, è già stato predispo-sto tutto. Si attende esclusivamente di capire se è più comodo e conveniente re-perire i soldi per la ristrutturazione dello stabile da parte del nuovo Consiglio diAmministrazione della latteria di Budoia o se diventa più facile far avanzare que-sta richiesta direttamente dal Comune.

Questa operazione, allo stato delle carte, dura il solo tempo di un’assembleadei soci.

Questo potrà, quindi, essere concluso, se si vuole, entro il 2002 sempre che losi ritenga utile per il bene dello stabile e della sua storia che è poi la storia di que-sto paese.

ANTONIO ZAMBON · SINDACO

stratagemmi utilizzati a supporto delle rappre-sentazioni.

Quando «I Martiri di Belfiore» si avviavanoal patibolo (ricordo don Grazioli, magistralmen-te impersonato da Toni Palathin che aveva avu-to a prestito la tonaca da don Romano) infuriavanella scena notturna un temporale: i lampi eranofatti da giochi di luce, i tuoni da una sfera di fer-ro di circa 20 chili, che due incaricati facevanocorrere sul pavimento in cemento del sottopalco-scenico rinviandosela l’un l’altro, la pioggia imi-tata da strisce di carta velina, agitato in conti-nuazione tra le quinte.

Ricordo anche che per una «comica» (che se-guiva sempre il «dramma», una volta si è fattoentrare in palcoscenico un asino, «el mus de RaclioThelot», facendolo passare dalla finestra latera-le, che dall’esterno immetteva tra le quinte delpalcoscenico.

Per stare ai tempi, dal teatro si passò al cine-ma, per cui fu costruita una cabina di proiezionesopra la porta d’ingresso principale.

Fu acquistata una macchina usata (film mutinaturalmente, ancora non era arrivato il sonoro)e per commentare la proiezione è stato portato unpianoforte a coda di proprietà di mio zio AntonioDel Maschio Cussol, col quale si esibiva BiutiFranthesc, che eseguiva «i cambi» quando qual-cuno gridava «voltela Biuti...».

Spesso la proiezione usciva per metà dalloschermo ed allora si gridava «quadro...» e pron-ti alla correzione erano Pietro Scopio e l’aitantePietro Sartorel.

Durante gli intervalli, sia del teatro che del ci-nema, c’era qualcuno che girava con una cesta evendeva arance, mandarini, stracaganasse e ca-ramelle.

Due stufe a legna, costruite artigianalmente,poste ai lati della sala, davano un po' di teporeagli intabarrati o incappotati spettatori nelle fred-de serate invernali.

All’esterno non esisteva parcheggio, perchéallora non c’erano macchine da parcheggiare eoggi penso a quelle sfortunate maestre dell’adia-cente asilo, che, per il crollo, hanno avuto le lo-ro due auto distrutte.

Il Comune, attuale proprietario, ha le sue «gat-te da pelare» e ci si augura che questo possa ser-vire a ripensare in tempo a rimedi e decisioni ri-paratrici per altre e future eventualità.

MARIO PONTE

Progetti per un mito

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Progetto definitivo di ristrutturazione, di consolidamento e di sistemazione esternadel «Concordia e Progresso» dell’equipe dell’ing. Matteo Bordugo, datato 30 aprile 2002.

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Nel 1982, dopo mezzo secolo d’attività, la Latteriadi Budoia è stata chiusa, la produzione è statatrasferita nell’impianto di Fontanafredda, più gran-de e più moderno, le stalle sono diminuite di nu-mero e cresciute di dimensioni, alcuni soci sonomorti, altri hanno cambiato attività.

Ma l’edificio è ancora lì, pieno di fantasmi.È un cubo anomalo di 16 metri di lato, simi-

le al deposito di Paperon de Paperoni, simbolodella ricchezza vitale del paese, della sua cresci-ta e come succede per un lattante, con le atten-zioni della famiglia, l’attività cresce e deve cam-biare vestiti; i nostri paesi sono ricchi di questiindumenti ormai stretti e fuori moda, fasciatoi eseggioloni di presenze cresciute ed emigrate.

In questi ultimi mesi, stimolati dal lavoro del -l’associazione Alleanza nelle Alpi su «Mante -nimento e valorizzazione del paesaggio per unosviluppo sostenibile del turismo rurale» e dagli incontri con altre realtà in abito comunale per la stesura di un programma generale relativo alPiano di Sviluppo Rurale della regione FriuliVenezia Giulia, i soci della latteria hanno presocoscienza del patrimonio culturale ed immobilia-re in loro possesso eleggendo un nuovo consigliodirettivo.

Questa nuova famiglia ha deciso di adattare ilvecchio vestito per un nuovo bambino, una vitaalimentata dalle favole condivise dai numerosi ‘zii’.

Questo bambino dovrebbe attrarre i passantidella Pedemontana per raccontare i mestieri e lestorie dei suoi avi, offrire un’alternativa ‘viva’ almuseo polveroso, nutrendo i visitatori di veri odo-ri e sapori di latte, burro, sale, formaggio, miele,mele, noci, olio.

Il ragionamento non si estende solamente alcomune di Budoia ma ad una intera realtà cultu-rale che bene si identifica con la ComunitàPedemontana.

Questa struttura può avere funzione promo-zionale per l’intero territorio, un luogo ad utiliz-zo culturale, di un museo della civiltà contadina(ecomuseo) e sostegno alle associazioni presen-ti sul territorio.

La Società Cooperativa di Budoia, che ha gesti -to la latteria ed è unica proprietaria dell’immobi-le, sta riordinando tutta la documentazione so-cietaria compresa la revisione dello Statuto,inserendo finalità che possano comprendere an-che queste nuove e garantire in ogni momento lamassima libertà anche in previsione di cederel’immobile al comune di Budoia.

Il progetto architettonico è stato affidato aduno studio di architettura reduce da esperienzeparallele in lavori pubblici, mediatici e museali.

Lo studio ha cercato di legare in modo ‘ela-stico’ le esigenze del committente a quelle delpubblico: il progetto infatti prevede la ristruttu-razione dell’intero edificio, l’adeguamento dalpunto strutturale e igienico-funzionale necessa-rio al parziale cambiamento di destinazione d’uso:una simbiosi di commercio e cultura, cibo per ilcorpo e cibo per la mente.

L’esperienza comincia infatti con qualcosa digustoso: l’ingresso è anche esposizione e spac-cio di prodotti tipici locali, quasi un ‘museum-shop’ dove la piccola biblioteca tematica è af-fiancata dai formaggi e dai prodotti alimentari,posizionati sugli scaffali un tempo utilizzati perla stagionatura e divisi da un vetro.

Tomi e tomi, forme e contenuti.Una sala di degustazione con terrazzo, posta

al piano superiore, è resa accessibile da una nuo-va scala.

Gli alimenti commercializzati dovranno es-sere quelli prodotti nella zona Pedemontana e siriferiscono a tutto ciò che è ancora legato all’agri-coltura, mele, olio, ciliegie, alcuni tipi di verdu-ra, e alimenti ottenuti dalla trasformazione dellatte. In questa direzione si sta lavorando per ren-dere operativo un progetto con il Caseificio diFontanafredda affinché il latte raccolto in questazona sia lavorato separatamente per ottenere unprodotto (formaggio, burro, ricotta….) che si pos-sa definire «Prodotto della Pedemontana».

Il visitatore, accolto ed alimentato, potrà con-

Il gusto della memoria,un museo da assaggiare

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Sopra: la vecchia latteria di via Bianco.

Nella pagina accanto: le presseper la realizzazione delle forme di formaggio e un bozzettodell’interno del futuro museo.

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tinuare la visita attraverso le stanze un tempo de-dicate alla vera lavorazione: scoprirà tre caldaiein rame a pavimento, il piano con le presse ma-nuali per la formatura della pasta, la zangola perla produzione del burro e numerosi utensili chevanno dai mestoli ai sistemi più o meno moto-rizzati di mescolamento in cottura, alle bacinel-le per lo spostamento del latte, agli stampi dei for-maggi e marchi, alle tele utilizzate per l’accumulodella pasta nelle caldaie.

Il progetto ruota attorno a queste piccole scoperte archeologiche che non si limitano al mondo della latteria, l’ingresso potrà fornire informazioni relative ad ulteriori attività per il turismo culturale Pedemontano mentre l’ex sala-toio potrà diventare il cuore simbolico dell’edificio.

In questo spazio si pensa di eliminare il so-laio interpiano, di inserire la nuova scala e di apri-re un lucernaio sul tetto; un sistema di specchi si-mulerà un grande periscopio che permetterà divedere le Prealpi, collegando tutti i locali dellalatteria al paesaggio circostante.

Guardando in alto o salendo la scala si po-tranno scoprire, appesi nel vuoto o alle pareti, gliantichi oggetti della nostra civiltà contadina e divita paesana, sovrapposti per magia al panoramaPrealpino.

Il piano superiore, oltre alla sala di degusta-zione e al terrazzo, prevede due locali attrezza-bili per incontri, convegni ed attività formativa.

La superficie interessata dall’intervento com-prende i 560 m2 esistenti e 25 m2 in ampliamen-to per le funzioni tecniche, ma la superficie è ir-rilevante rispetto alla dimensione storica ed emotivache la latteria può coprire.

Oggi, entrando nei locali, la prima impres-sione che si ha è quella di una attività sospesa ieri, se non fosse per la polvere, la ruggine, qual-che piastrella caduta dai muri o sollevata dal pavimento. Il grembiule del casaro ancora appe-so al chiodo sta ad indicare che probabilmente la decisione è stata presa senza troppa convin-zione e che prima o poi si sarebbe ricominciato alavorare. All’ingresso una curiosità: appeso almuro c’è un ritratto del principale artefice di que-sta costruzione, uomo che la storia vuole mortoper dar seguito alla volontà dei Budoiesi di co-struire la latteria in un periodo politicamente mol-to contrastato per l’Italia intera.

Altre storie come queste vivono negli ogget-ti, dai libri contabili agli strumenti di lavorazio-

ne, aspettano solo una lucidatura per liberarsi, co-me il genio della lampada.

La riconversione di questa struttura compor-ta degli impegni economici notevoli e l’azionecongiunta dei soci, dei produttori alimentari lo-cali, delle autorità comunali e di grado superio-re, dei tecnici incaricati, sta cercando la stradaper reperire i finanziamenti necessari.

Che desiderio possiamo chiedere al genio? I soci ne hanno formulato uno per l’intera co-munità.

Mentre ci apprestiamo a realizzarlo ricordia-mo che ogni vita, dalla notte dei tempi, cominciacon il latte.

(ELASTICO)

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Il presente articolo, già pubblicato lo scorso mag-gio nel volume «Polcenigo Studi e Documenti inMemoria di Luigi Bazzi», edito dalla Fondazione«Ing. Luigi Bazzi e madre Ida» di Polcenigo, perdare una maggiore diffusione ai fatti narrati e accaduti nel secolo scorso a Budoia, ci sembra-va doveroso riportarlo in questo numero de l’Artu -gna.

L’istruzione femminile, data oggi per sconta-ta e fuori discussione, in quel periodo era ancoraal centro di molte dispute e infuocate discussio-ni per noi lettori di oggi assurde e incomprensi-bili, ma che avevano radici millenarie.

La donna infatti fin dalle sue origini ha sem-pre occupato, eccetto che in casi particolari e cir-coscritti, un ruolo subalterno a quello maschile.In una società dove predominava la forza e la so-praffazione a causa della sua conformazione fi-sica è sempre stata relegata obbligatoriamente instato di inferiorità. L’uomo più che considerarlauna sua parte essenziale e un suo completamen-to come viene narrato nella «Genesi», l’ha quasisempre considerata solo uno strumento di lavo-ro, di procreazione e di godimento.

Nelle classi meno abbienti, dove era una grandisgrazia nascere povere e belle, l’istruzione al-le ragazze fu quasi sempre negata fino quasi alventesimo secolo, essendo ritenuta superflua epericolosa. Le classi più agiate e i nobili riserva-vano alle giovani donne un’istruzione quasi sem-pre limitata alla lettura, al ricamo e cucito, allaconversazione e alla musica, insomma solo l’in-dispensabile per diventare mogli gradevoli e ma-dri amorose.

Il documento qui sotto riportato, ci dà un’ideaabbastanza precisa della mentalità dell’epoca, re-siduo di secoli di pregiudizi e di false credenze,narrando alcuni fatti veramente accaduti, in que-sto periodo di grandi cambiamenti sociali.

L’articolo, il cui autore ci è sconosciuto, è trat-to dal settimanale «IL TAGLIAMENTO» e ci par-la del clima che si era venuto e creato nel vicinocomune di Budoia al momento dell’istituzionedella prima scuola elementare femminile. Leggendol’articolo possiamo notare lo zelo nel promuove-re l’istruzione da parte del pievano di Dardago,don Andrea Cardazzo e del curato di Budoia, donGiobatta Foraboschi, tanto da destare l’ammira-zione dello scrittore, di chiara tendenza anticle-ricale. Leggendo l’articolo si apprende dell’im-pegno delle madri nello stimolare le ragazze afrequentare la scuola e le manifestazioni di piaz-

za contro questa nuova istituzione, ritenuta damolti immorale e corruttrice dei costumi.

Una particolare lode viene fatta al sindaco eal comune di Polcenigo, per lo zelo dimostratogià da tempo nel promuovere e sostenere l’istru-zione maschile e femminile, anche se molte vol-te ostacolata dai borghesi e dai proprietari terrie-ri locali che la consideravano un pericolo e unfuturo intralcio per i propri affari.

DAL SETTIMANALE «IL TAGLIAMENTO» DEL 2 DICEMBRE 1871

«Se la bisogna volgeva siffattamente nel Comune diBudoja, per le Scuole Maschili, condannato veniva, daipatres coscripti, all’ostracismo l’istruzione femminiletrovandola immorale e corrutrice dè costumi, e se purscevra di tali pecche la preconizzavano inutile dispen-dio perché niuno del Comune s’avrebbe mai sognatodi mandare a scuola le proprie figlie.

Ma sebbene i reggitori del Comune la più solennedelle smentite imperciochè la R. Prefettura, con lauda -bile energia volle ad ogni costo fosse attuata la scuo-la femminile fino dal primo giorno, concorsero le giova -nette del paese all’iscrizione, guidate dalle loro genitrici,e ben più di 100 ve ne furono d’iscritte la prima matti-na, mostrandosi restie le sole figlie dei Consi glieri, cheaderirono in seguito per vergogna.

Le madri compresero quanto sarebbe stato utile chefi nalmente anche per le loro figlie, venisse diradataquesta tenebra grande dell’ignoranza. E qui giustiziavuole che un encomio s’abbiano il parroco ed il cura-to locali quali con vero sentimento umanitario, con cal-de parole, dimostrarono l’utilità dell’istruzione femmi -nile, esortando le madri di famiglia a mandare a scuolale loro figlie.

Qualche maligno potrebbe osservare ch’essi si mo-stravano liberali a buon mercato, perché già non avrebbe -ro potuto fare anche la scuola femminile, ma a me nonfrullano pel capo sinistri pensieri, per me ciò che ap-parisce è-oh se il Clero fuggisse dalla politica, se nonfosse mistificato dal sudiciume di certi giornali, se in-tendesse solamente al proprio ministero, e non rifug -gisse di tornar qualche volta uomo e cittadino, o allo-ra si che si sarebbe ristabilita in terra la beata etàdell’oro, e le pagine dell’Evangelo più che temi di noio-si sermoni, più che vane parole dovrebbero esempi frut-tuosi e santi.

Sbugiardati coloro che predicando deserta la scuo-la femminile, non seppero in allora che inveire con epi-teti da trivio contro le numerose madri che ingiungea-no alle loro figlie di frequentare la scuola, e ve ne furonodi quelli che scesero perfino ad impedire l’accesso conmi nacce, vigliacheria brutale, non riscontrabile nep-pure fra i selvaggi.

Ebbene non solo frequentavano in allora la scuola

L’istruzione femminilenel secolo XIX

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le volenterose ragazze del Comune, ma ora che ci furapita la brava e zelante Maestra, dell’anno scorso dallimitrofo Comune di Polcenigo, e che non avvi scuolain Budoja, parecchie ragazze perspicaci e abborentiall’ozio, si recano alla scuola di quel Comune, facen-do in tal guisa doppiamente vedere che mentivano perla gola, gli zotici che preconizzavano restar dovessedeserta la scuola di Budoja.

Giacchè m’accorse di nominar per incidente il Co -mune di Polcenigo, lasciate che pria di ogni altro viparli di questo comune per le sue scuole modello, e ciònon per deferenza o per parziali simpatie, ma perchétopograficamente posto in continuazione con quello diBudoja.

Polcenigo, se non fu proprio il primo, a sistemarele scuole maschili col nuovo ordinamento, togliendolecon sapiente tatto dalle malaugurate mani del clero, fucertamente uno dei pochi Comuni rurali, e il primo cheistituì la ginnastica e attuò la scuola femminile.

Il Sindaco di questo Comune mostrò, con esempiopiuttosto unico che raro di intraprendenza, attività,buon volere e sagacia di saper bene scegliere il mo-mento atto ad incarnare la bella idea che da lungo tem-po doveagli aver balenato nella mente, perché è certoche le più belle idee abortiscono il più delle volte perl’occasione.

Sempre non vale che “quod difertur non aufertur”.Perduto il vero il solo momento le scuole di Polcenigo,

non sarebbero, come lo furono, e come lo sono, ab-bietto di tanta ammirazione.

Non crediate che io esageri magnificando, no cre-detelo, bisogna vedere i locali che furono eletti, l’or-dine e la disciplina con cui si conducono tali scuole,con che amore vi parlano gli alunni stessi, che profit-to se ne ritrae e delle scuole diurne e serali, quanto lesorveglia personalmente il sindaco, non perdonando afatiche e a noje, con che proprietà e decoro tutto è rego -lato, tutto è sistemato, con che accorta solennità è fat-ta la distribuzione dei premi, come il popolo è spetta-tore spesso fiato ai progressi del proprio figlio, e chesi alletta nel vederlo agire nel santo e profittevole eser-cizio della ginnastica, che …oh! Ma io non la finireipiù! Si trova tale una gioia nel dir bene, essendo tantoraro il caso di dirne, che io mi sentirei capace per fi-no di continuare fino alla noia, se non fosse difficilel’arte dell’annojare.

Ma mi dirà taluno, quel Sindaco, sarà coadjuvatodalla Giunta, dal consiglio?…Adagio Biaggio!!… C’èanche a Polcenigo il suo marcio, c’è anche la più cheil volgo dei cittadini, il volgo (peggiore) de Signori –di quei signori che veggono di mal occhio l’istruzio-ne, che vorrebbero il popolo ignorante, per poterlo me-glio avviluppare, aggirare, che …mi arriva in questopunto il discorso del Re all’appertura del Parlamentoa Roma !!…addio acrimonia ad un altro momento.»

CLAUDIO SOTTILE

Anno scolastico 1921/1922Prima fila in alto, da sinistra adestra: Ubaldo Dedor Soela, PietroBurigana Pustin, Giobatta Angelin,Mario Signora, ? Gerarduzzi,Vincenzo Cardazzo, UmbertoMezzarobba, Giuseppe Carlon,Pietro Cardazzo Roco,? Gerarduzzi, Vittorio Stefinlongo,Luigi Carlon Brolio, ?.

Seconda fila, da sinistra a destra: ?,?, ?, Ferruccio Carlon Masoneta,Tommaso Carlon, Giuseppe CarlonOca, ?, Pietro Angelin Perussola,Mario Burigana Bastianela, ?,Silvio Caprani, ?, ?, Agata Carlon,Erminia Zanon Ciasal.

Terza fila, da sinistra a destra:?, ? Angelin Svelto, Lucia Angelin,Emma Angelin, Luigia Angelin,Agostina Carlon Frustol, AmaliaPanizzut, Carmela Del Zotto,? Del Zotto Coth, Teresa Angelin, ?.

Al centro: la maestra Ione.

Sedute: Angelina Scussat Cuca,Alba Angelin, ?, Ester CarlonFassiner, ? Ianna Coratha,? Zambon Sbia, ? Ianna Moro.

(Foto e ricerca di DanielaBurigana Bastianela su informa -zioni di Luigi e Giovannina CarlonBrolo).

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Quando un friulano getta la spugna e smettedi lavorare, i compagni di lavoro, non-friulani, ti-rano il fiato. Il suo modo di lavorare, mirato allaqualità, alla rapidità, al buon risultato, piace a chiè in alto e dirige il lavoro, ma non altrettanto achi sta al suo fianco e deve stare al suo ritmo.

Alfredo Curadela ha smesso, ha detto basta auna lunga storia di fatiche, in cui fin da giovanesi è dovuto barcamenare tra la fiducia incondi-zionata dei suoi capi e la frequente insofferenzadei suoi pari grado e assistenti, che criticavano lemille durezze del friulano.

Rompendo la sua abituale silenziosità, si è la-sciato tormentare dalle nostre domande per ritor-nare sui suoi passi, lungo le tappe del suo vaga-bondare giovanile per l’Italia, con in mano lavaligia e un lucroso mestiere... di ferro.

Quando la laboriosità e il genio della perfe-zione si combinano, una ricca busta paga ne è ilrisultato. La laboriosità non è un pensiero astrat-to: sono colpi misurati e secchi, occhio attento,gesti coordinati, energia che non divaga, stru-menti che sono il proseguimento della mano.

È la felicità di un uomo nel fare le cose comedevono essere fatte. Di portare a compimento, perla sua parte, come costruttore di carpenteria mec-canica e saldatore tubista, realizzazioni imponentiin vari stabilimenti, raffinerie e cementerie. Per7 anni, dopo il servizio militare, è stato uno deitecnici di fiducia della Ditta Fochi di Bologna chegli ha affidato incarichi spedendolo a lavorare danord a sud, da ovest a est: a Vignola, Vibo Valentia,Ravenna, Brindisi, Porto Empedocle (Agrigento),Torino (Mirafiori, Lingotto, Stura), Chivasso (To -rino), Settimello (Firenze), Guidonia (Roma), Mi -lazzo (Messina), Calderada di Reno (Bologna),Virle Treponti (Brescia)...

Non è facile immaginare cosa significhi tor-nare dal cantiere e non trovare mai nulla di pron-to ma dover provvedere da sé, si fa sentire il vuo-to degli spazi per gli affetti, le nostalgie dei voltifamiliari sono forti.

A un giovanotto lontano dalla sua terra, i com-pagni di cantiere offrono occasioni di ospitalitànella loro famiglia: al sud, le ragazze occhieggia-no lo spilungone biondo che viene dal nord; in ca-sa si intrattengono a scambiare qualche parola,con discrezione, civettano un po’, ma secondo lostile locale, con sorpresa di quel giovanotto, fin-gono di non vederlo se lo incontrano per strada.

Negli anni in cui tutti i giovani si danno allapazza gioia, Alfredo è assorbito da un lavoro che

Dai ferri-battutiai robot

Due opere di Alfredo sonostate da lui donate alla chiesadi Dardago.Sopra: la copertura in ramesbalzato del fonte battesimale.A lato: il leggio per l’altaremaggiore utilizzato dalsacerdote durante le sacrefunzioni.

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Comunità in festaper una nostra attiva collaboratrice

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finisce e un altro che comincia. Ha avuto incari-chi anche dal Presidente Segni, che lo ha apprez -zato ricompensandolo generosamente. È statomandato persino a metter mano sui congegni dicentrali nucleari, per opere di manutenzione.

Arriva anche il giorno che mette da parte lavaligia e torna dalle sue parti: il 1.7.1964.

Due importanti alberghi di Lignano, il Co -lumbus con una cinquantina di camere, e il Consuelocon un’ottantina di camere, vedono Alfredo all’ope-ra, con gli allestimenti di tutte le strutture idrau-liche, di riscaldamento, il montaggio di accesso-ri per la moderna attività alberghiera. È il padronedi se stesso, diret tore e operaio insieme.

La sua impronta è presente anche nella chie-sa di Dardago: il Battistero ha la cupola di ramecon la statua di S. Giovanni restaurata; il leggioche regge i libri sacri e la croce sull’ultimo obe-lisco sul sagrato, sono opera sua.

E in giro per Dardago vi sono i cancelli, inferia -te e portoni in ferro, con snodi e chiusure brevet -tati: presso i Pinal, presso i Basso... e altri...; aSan Giovanni, Filippo Basso ha un cancello in-gegnoso che si dispiega azionato da una varietàdi congegni ideati e realizzati da Alfredo.

Tra gli automatismi che ha prodotto e messoin opera vi sono anche quelli per robot, che com-binano e coordinano i movimenti di circa 50 pez-zi singoli, incastrati uno nell’altro. Prodigi dellameccanica più avveniristica.

Non manca il tocco artistico. I ferri-battuti percandelabri destinati a ristoranti tedeschi, realiz-zati su disegno di Alfredo: i committenti veniva-no da lontano a ritirarli mano mano che un certonumero di prezzi erano pronti.

Anche gli ammirati pellicani, simbolo dei do-natori di sangue, oltre 50 sculture pensate e pro-dotte con disegni e stampi di lui, sono in giro atestimoniare il livello del suo lavoro.

Dalle monumentali strutture per edifici indu-striali, ai capricci dell’idraulica moderna come levasche idromassaggio, alla fantasiosa modelli-stica con le minuscole e finte mosche in ferro ele varie miniature da collezionismo, tonnellate diferro hanno ceduto al volere dell’occhio e dellemartellate precise di Alfredo, che le ha trasfor-mate in cose eccellenti, nate per durare.

Ora lui si dichiara stanco, ha incrociato le brac-cia e ha lasciato tutti gli attrezzi al figlio: auguria Mirko, che non sia da meno, e grazie al suo papàper tanti regali che ha fatto a noi.

ANNA PINAL

Marta e Stefano, due giovani cresciuti all’ombra della parrocchia, de’l Cunath (periodico giovanile) e de l’Artugna (periodico e gruppodanzerini) si sono uniti in matrimonio il giorno dei Santi Pietro e Paolo,nella chiesa di Santa Maria Maggiore di Dardago.Le Comunità di Dardago, Budoia e Santa Lucia li hanno accolti festosa-mente sul sagrato.A loro congratulazioni ed auguri affettuosi dalla Redazione.

Gli sposi all’uscita della chiesadi Dardago.

Sul sagrato accolti dalle Comunità.

Stefano traina Marta sulla sloithaattorno alla piazza.

Prima di uscire dal sagrato e portarsi viaMarta, Stefano provenendo da altraparrocchia, è sottoposto – secondo latradizione – al rito del pagamento.Un brindisi, il taglio della corda e... viacon la sposa.

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1962... 2002! Ebbene sì, sono già 40 anni che esiste la Pro Locodi Budoia, chissà se lo avrebbero immaginato queiprimi arditi consiglieri che si ritrovarono in co-mune in quel lontano giugno 1962!

Ma forse qualcuno è troppo giovane, qualcu-no è arrivato da poco, qualcuno non è tanto at-tento... Quindi vale la pena di approfittare di que-sta ricorrenza per spendere qualche parolasull’at tività della Pro Loco.

Rivolgiamo così qualche domanda al presi-dente in carica, Davide Fregona.

Dove ha sede la Pro Loco?La sede storica di questa associazione è in via

Panizzut 7 a Budoia, ma entro la fine dell’annosarà trasferita nel nuovo edificio comunale.

Come si può far parte di questa associazione?Chiunque può aderire come socio, mediante

la sottoscrizione della tessera, che permette dipartecipare a varie iniziative e, grazie agli accor-di con alcuni commercianti del paese, fornisce al-tri vantaggi. Ogni due anni i soci eleggono il con-siglio direttivo, formato da 15 persone, tra le qualiviene poi nominato il presidente. I soci sono re-si partecipi di tutte le attività grazie ad una con-tinua corrispondenza.

Di cosa si occupa la Pro Loco?Da sempre la nostra associazione è impegna-

ta in numerosi e diversi campi, spaziando tra ini-ziative culturali, naturalistiche, sportive, ricrea-tive e sociali.

Per averne un'idea, basta scorrere il program-ma, costituito da proposte per quasi tutti i mesi:la festa di Carnevale, la Festa di Primavera, leescursioni in montagna, le gite ricreative e cul-turali, la proiezione di diapositive naturalistiche,la festa di S.Andrea, e naturalmente la Festa deiFunghi e dell'Ambiente, sono alcune delle prin-cipali iniziative. Non bisogna dimenticare mo-menti di socializzazione molto importanti, comela cena sociale, la cena dei collaboratori dellaFesta dei Funghi, e la Festa degli Anziani. Si trat-ta insomma di iniziative molto diverse, ma acco-munate dalla volontà di restare fedeli alla natura,all’arte, alla cultura e alle tradizioni della nostraterra. Di tante proposte vorrei sottolineare soprat-tutto la qualità, dovuta all'impegno di soci e col-laboratori.

Quali sono i motivi che spingono le perso-ne a far parte della Pro Loco?

Senz’altro la volontà di sentirsi parte viva delproprio territorio, la volontà di valorizzare le pro-

prie radici culturali e il desiderio di rendersi uti-li alla comunità, esponendosi ciascuno con le pro-prie doti e capacità. Proprio questo sentirsi inse-riti nel territorio rende l’attività più piacevole,perché si opera assieme alla propria gente.

Per ottimizzare la figura dei volontari sia dalpunto di vista «tecnico» che umano stiamo valu-tando la possibilità di organizzare un corso di for-mazione per il volontario in collaborazione conil Centro Servizi Provinciale per il Volontariato.

Quali sono i rapporti con gli enti esterni alpaese?

La Pro Loco collabora, oltre che con il comu -ne e le altre associazioni del territorio, anche conenti di livello superiore, come AIAT PiancavalloCellina Livenza, Comunità Pedemontana delLivenza, Provincia e Regione. Inoltre non siamo

La Pro Locone fa quaranta

In alto: grande torta per ilcompleanno della «Pro».Sopra: partecipazione di paesanialla gita ai Laghi di Plitvice, inCroazia.(Foto di Antonietta Torchietti)A pagina seguente, in basso:i bambini durante lo spettacolo diCarnevale, in piazza, a Budoia.

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soli: siamo infatti iscritti all’Albo della provin-cia di Pordenone, quello della Regione FVG,l’Albo Nazionale, e all’Albo regionale del CentroServizi Volontariato.

Evidentemente quella delle Pro Loco è un «for-mula vincente» e gioca un ruolo in forte ascesanel variegato mondo del volontariato. Riportiamoalcuni numeri che fanno riflettere: nel 2000 le ProLoco in regione erano 124, con 14.525 soci; sicalcola che quest’anno si arriverà a ben 170 as-sociazioni e quindi a circa 20.000 soci. Ogni an-no l’attività dei volontari avrebbe un valore paria circa 21.000.000 di euro (40 miliardi delle vec-chie lire)...!!

Vorrei citare un passaggio dell'intervista a Do -menico Lenarduzzi (Direttore Generale dellaCommissione Europea Istruzione e Cultura) pub-blicata in Dimensione Pro Loco riguardo alle anti-cipazioni delle prospettive di una «Rete» di colle-gamento fra le Pro Loco italiane e le realtà omo loghedell'UE: Le Pro loco rappresentano un’ ideale cas-sa di risonanza della voce dei cittadini, proprioperché sono manifestazioni dello specifico cultu-rale, turistico, ambientale di ogni realtà. Sono, cioè,la forma di rappresentanza che esprime la massi-ma contiguità ai cittadini, e offre alla società civi-le ampia garanzia di compartecipazione. Nell'ottica,appunto, di un Europa in cui i cit ta dini sono atto-ri, oltre che soggetti delle scelte comuni.

Cosa è cambiato nella Pro Loco in questi40 anni?

Dal ’62 ad oggi attraverso i vari comitati dipresidenza si può notare una certa continuità inquanto l’associazione si è mantenuta fedele allo

2 GIUGNO 1962primo statuto e fondazione dell’Associazione Pro Loco di Budoia.

18 AGOSTO 1967iscrizione all’«Albo Nazionale delle Pro Loco».

18 GENNAIO 1980aumento dei componenti del Consiglio Direttivo da 11 a 15

e prolungamento della carica di Consigliere da uno a due anni.

26 FEBBRAIO 1982nuovo statuto in adeguamento alla L.R. n.34/80.

27 GIUGNO 1983iscrizione all’«Albo Regionale delle pro Loco».

8 OTTOBRE 1983compartecipazione alla costituzione dell’«Associazione Regionale

tra le Pro Loco del Friuli-Venezia Giulia».

1992conferimento in base alla L.R. 18 marzo 91 n° 10 art. 22

del contributo annuale per manifestazioni culturali o folkloristichecon rilevanza turistica per il Friuli-Venezia Giulia;

1999socio fondatore per la costituzione del Centro Servizi del Volontariato

Friuli-Venezia Giulia e iscrizioneall’Albo provinciale delle Associazioni di Volontariato.

STORIA DELL’ASSOCIAZIONE

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spirito iniziale, nello sforzo di valorizzare le tra-dizioni del territorio; al contempo però ha via viaarricchito il programma con iniziative semprenuove e raggiunto risultati sempre più qualifi-canti. Ovviamente i mutamenti sociali hanno com-portato alcuni cambiamenti. Alcuni decenni fa leattività tradizionali erano più diffuse: un’inizia-tiva dei primi anni era la rassegna dei vini e deiformaggi, prodotti locali che venivano premiatiper la qualità. Oggi i produttori sono molo menonumerosi, nonostante aumenti sempre più la ri-chiesta di prodotti tipici. Un obiettivo della ProLoco oggi è la promozione dei prodotti (soprat-tutto gastronomici) caratteristici delle nostre zo-ne, preziosi per la loro tipicità, ma che spesso sicollocano con difficoltà su un mercato sempre piùglobale e competitivo.

In questi ultimi anni attraverso la Festa deiFunghi e dell’Ambiente stiamo perseguendo l'o-biettivo di favorire un certo tipo di turismo e distudiare misure che possano dare una ricadutaeconomica: si pongono in quest’ottica le mostreitineranti per ravvivare il paese e il depliant turi-stico della festa, basato sulla valorizzazione del-le bellezze naturali del territorio o su temi di ri-levanza per il visitatore

In che senso si può parlare di sviluppo tu-ristico a Budoia?

Oggi sta prendendo sempre più piede un turi-smo volto alla riscoperta della natura e delle pro-prie radici. Proprio di questo tiene conto la nuo-va legge regionale sul turismo, che riconosce inquest’ambito il ruolo fondamentale delle Pro Loco,finanziando non più le singole iniziative, ma il

programma annuale. Entro fine anno saranno isti-tuiti dei consorzi fra Pro Loco, ognuno dei qualisarà dotato di un ufficio turistico. Il nostro con-sorzio comprenderà anche Aviano, Polcenigo,Caneva, Sacile, Fontanafredda e Roveredo.

Che cosa sarebbe utile all’attività delle as-sociazioni di Volontariato?

Sarebbe ideale la presenza di un servizio cheaiutasse le associazioni ad assolvere gli adempi-menti burocratici. Inoltre, la Pro Loco viene con-tinuamente contattata per avere in prestito le pro-prie attrezzature al fine di permettere il regolaresvolgimento delle varie attività. Si sente quindila necessità di provvedere all’acquisto di struttu-re e attrezzature a servizio di tutti.

Nelle relazioni con l’Amministrazione co-

In questa pagina e nella successiva:partecipazione alle iniziativeculturali, sportive e ricreativeorganizzate dalla Pro Loco.

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munale di Budoia, quali sono le vostre propo-ste per una collaborazione ottimale?

Le proposte che vorremmo fare al Comune so-no tre. Innanzitutto sono necessari un’interazio-ne e un coordinamento delle attività delle varieassociazioni del territorio.

Inoltre sarebbe opportuno inserire una normaanche nello statuto comunale che riconosca l'im-portanza del ruolo della Pro loco e della Festa deiFunghi e dell'Ambiente per il territorio.

Infine, per semplificare le pratiche e creare con-dizioni di lavoro migliori, i contributi dovrebberoessere definiti entro il 31 dicembre di ogni annoed elargiti in un unico blocco ad inizio anno.

Quali sono le iniziative programmate in oc-casione dei 40 anni?

In giugno è stata realizzata una cena tra exconsiglieri e membri in carica del consiglio, pro-prio per sottolineare l’unione e la continuità nel-lo spirito della Pro Loco.

Dopo la Festa dei Funghi si vuole arrivare aduna sorta di convegno sullo stato di salute dellevarie associazioni, sui loro problemi e aspettati-ve nei confronti di enti e istituzioni, nella consa-pevolezza che per raggiungere risultati più ele-vati e valorizzare tutte le potenziali risorse sononecessarie la volontà e la capacità di lavorare in-sieme. Fin dagli albori una delle finalità della ProLoco è stimolare l'associazionismo, facendo co-noscere le diverse realtà che operano nel nostrocomune.

Abbiamo ottenuto il riconoscimento della pro-vincia e il Presidente del Consiglio regionale cionorerà nella cerimonia pubblica donandoci labandiera della regione FVG.

Cosa vede nel futuro della Pro Loco?Nel futuro della «pro» vedo un ruolo sempre

più importante nella valorizzazione del territorioa tutto campo e un fondamentale punto di riferi-mento per la crescita sociale e di dialogo con lasocietà civile.

MARTA ZAMBON

Per informazioni

Pro Loco BudoiaVia Panizzut, 7 · 33070 Budoia · PNTel. 0434-653244e-mail: [email protected]

In questi 40 anni quattordici cittadini hanno occupatola carica Presidente e oltre 200 volontari hanno ricoper-to la carica di Consigliere.

I PRESIDENTI CHE SI SONO SUCCEDUTI

GIACOMO ZANCHET1962-1963

UMBERTO SANSON1964-1967

GIAMPIETRO ZAMBON1968 1969

MARIA TERESA DELLA FIORENTINA1970

GIAMPIETRO ZAMBON1971

CORRADO PANIZZUT1972

ANGELO TASSAN1° semestre 1973

GIANCARLO BASTIANELLO2° semestre 1973-1976

ALESSANDRO BARACCHINI1977

FABIO SCUSSAT1978

ALESSANDRO BARACCHINI1979-1991

ROBERTO CAUZ1992-1993

OMAR CARLON1994-1995

MARCO SCARSO1996-1997

ALESSANDRO BARACCHINI1998

GIAN PIETRO FORT1999-2000

DAVIDE FREGONAin carica

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La Chiesa parrocchiale di «Santa Maria Maggiore»di Dardago (Fg. 11 mapp. C) è stata costruita tra il1786 ed il 1823 e consacrata dal Vescovo CarloCiani il 12 ottobre 1823.

Si presenta come uno spazio piuttosto vasto ecaratterizzato dallo stile neoclassico, a navata cen-trale e adorno di ricchi altari marmorei.

Da notizie desunte dall'«Annuario della Diocesidi Concordia Pordenone 1977», l'altare maggiore,proveniente dalla chiesa demolita di S. Maria Novadi Venezia e portato a Darda go nel 1801, è in stilebarocco. Il soffitto è stato affrescato dal venezianoCarlo Bevilacqua (1775-1849) che vi ha rappre-sentato la Vergine assunta in cielo, ispirata all'o-pera del Tiziano in S. Maria Gloriosa dei Frari aVenezia.

La Chiesa ha subito i danni del sisma del 1976e non è stata oggetto di radicali interventi di con-solidamento statico né di restauro.

Strutturalmente presenta delle fessurazioni incorrispondenza del cornicione della copertura chepossono essere ricondotte alla spinta della struttu-ra del tetto data dalle azioni sismiche.

La copertura è a due falde ed è costituita strut-turalmente da capriate alla palladiana, terzere, li-stelli, tavelle e coppi.

All'interno il soffitto è costituito da una voltaintonacata con decorazioni in gesso, è sorretto dauna struttura in tavolato inchiodato alla sovrastan-te orditura portante realizzata con tavole sagoma-te ad arco. Sia la volta centrale sia le vele lateraliche il catino sovrastante il coro sono stati realizza-ti con le modalità, sopra indicate, ed in uso nellechiese realizzate fino agli anni '50.

Attualmente il soffitto presenta fessurazioni piùevidenti in corrispondenza degli spigoli (linee diintersezione tra la volta e le vele) oltre che in cor-rispondenza della mezzeria della navata centrale.

Ad un attento esame della struttura della voltaè possibile riscontrare un lieve cedimento della stes-sa con conseguente fessurazione dell'intonaco.

Alla luce di casi analoghi, sia il cedimento del-la struttura che le fessurazioni dell'intonaco sonoda attribuire a due fattori:– il riscaldamento della chiesa che ha alterato lecondizioni naturali di temperatura ed umidità delsoffitto consolidate nel tempo (il riscaldamento in-vernale convoglia aria calda nelle zone alte dellachiesa);– le vibrazioni della struttura dovute al traffico,agli aerei a bassa quota, etc.

PROGETTO GENERALE · 1° LOTTO.

Per gli interventi relativi al primo lotto del pro-getto generale, riguardanti il restauro, il risanamentoconservativo e l’adeguamento impianti è stato ri-chiesto un contributo di lire 570.000.000 circa pariad Euro 294.380,43, in base alla L.R. 53/85 e suc-cessive modifiche e integrazioni, ancora nel 1999.

La Regione, con Decreto n. SS.TT./341/EV/361del 16 novembre 2001 ha finanzia to il 1° stralciocon un contributo pluriennale costante venten -nale di lire 23.056.343 sulla somma prevista del1° lotto di lire 313.808.580, pari ad Euro162.068,61.

Questa prima fase dei lavori prevedeva il con-solidamento statico delle strutture e la revisionedelle coperture:

28Tignòn sù la glesia

La nostra bella chiesa sente il peso degli anni e sirendono necessari radicali lavori di restauro. I co-sti di tali interventi ammontano a 570 milioni di li-re per i due lotti e a 170 milioni per il restauro didue cappelle. A fronte di queste spese sono stateinoltrate le richieste di contributo.

In ogni caso la parrocchia dovrà farsi caricodi una spesa oscillante tra i 85 e i 150 milioni divecchie lire.

Il consiglio fa appello alla consolidata gene-rosità dei Dardaghesi che, come sempre, sapran-no dimostrare il loro amore per la loro secolare esplendida chiesa.

IL CONSIGLIO PER GLI AFFARI ECONOMICI

Riportiamo di seguito la relazione tecnicadell’architetto Ugo Perut, responsabile dei lavori.

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– revisione e consolidamento della copertura at-traverso la rimozione del manto in coppi; siste-mazione dell’ondulina bituminosa; sostituzionedi terzere e puntoni in abete trattato con antimuffae antitarlo; ancoraggio metallico delle capriateancorate alla muratura, mediante staffatura dellestesse; ricollocamento in opera del manto di co-pertura;– consolidamento della muratura eseguito medianteperforazioni della stessa, all’interno delle quali so-no stati posti cavi in acciaio inox, fissati attraver-so ancoraggi con piastre metalliche ed iniettati incorrispondenza della tirantatura con miscele a ba-se di calce idraulica;– consolidamento delle strutture portanti del sof-fitto attraverso tirantatura delle centine delle volte,eseguite con cavi d’acciaio passanti sulle centinestesse e ancorati alle capriate del tetto.

PROGETTO GENERALE · 2° LOTTO

Nell'anno 2001, sempre sulla base della L.R.53/85, è stato richiesto un secondo ContributoRegionale per le opere del 2° lotto.

La Regione, pur ritenendo le nostra richiestaprioritaria, non è stata in grado di finanziare l'ope-ra con il bilancio 2001. È stata quindi rinnovata larichiesta nel 2002, confidando nell'accoglimentodella stessa.

Con il 2° lotto, che dovrebbe essere finanziatonel corrente anno, si protrà restaurare e consolida-re la volta, dipingere internamente ed esternamen-te la chiesa e mettere a norma gli impianti di ri-scaldamento ed elettrico. Gli interventi previsticonsisterano quindi in:– consolidamento delle volte della navata e dell’ab-side attraverso iniezioni di resine epossidiche conincollaggio degli intonaci delle volte (aderenzaintonaco – struttura lignea);– rimozione e sostituzione di pluviali, grondaiee converse;– ripresa di intonaci su cornici, timpani, decora-zioni (facciata sud e nord, cornicioni interni), in mal-ta bastarda, previa raschiatura di intonaci fatiscen-ti; trattamento delle parti lignee delle centine delsof fitto, delle capriate e del tavolato vecchio, conimpregnante antitarlo e consolidamento del legno;– pittura esterna ed interna;– revisione serramenti attraverso smontaggio, ra-schiatura di vernici, sostituzione di listelli e verni-ciatura; – lavori di adeguamento alle barriere architettoni-che (L. n° 13/1989): realizzazione della rampa d’ac-

29

cesso disabili e posa in opera di pavimentazioneantisdrucciolo;– messa a norma degli impianti elettrici a partiredalla formazione dei nuovi montanti indipendentidi alimentazione dei quadri elettrici di distribuzio-ne; sostituzione delle condutture elettriche, dei frut-ti (interruttori, prese, etc.), dei corpi illuminanti;– messa a norma dell’impianto di riscaldamentoper il controllo e la regolazione della batteria discambio termico mediante un sistema di controllodella temperatura dell’aria; posa di due ventilcon-vettori per il riscaldamento della cappella feriale.

In base al Decreto Regionale i lavori dovreb-bero iniziare entro il 16 novembre 2002 ed essereultimati nel termine previsto del 16 novembre 2003.

Sarebbe auspicabile che i lavori del 1° e del 2°lotto siano realizzati contestualmente, sia per mo-dalità e comodità d’esecuzione che per convenien-za economica. Il consolidamento della struttura al-la muratura, attraveraso tirantature, deve inoltreprecedere i lavori di restauro delle decorazioni pit-toriche e degli stucchi della volta, della Cappelladella Madonna e della Cappella del Cristo.

È stato richiesto un contributro in conto capi-tale su di un preventivo di lire 170.000.000 pari adEuro 87.797,67 comprensivo di I.V.A. in base al-la legge 60/1976 art. 49.

La Regione potrà intevenire con un contributodel 50% e la differenza dovrà essere sostenuta daiparrocchiani: è auspicabile che anche questo fi-nanziamento giunga tempe stivamente in modo dapoter realizzare i lavori di entrambi i lotti nello stes-so periodo e con gli stessi ponteggi in modo da eco-nomizzare l’intero intervento.

UGO PERUT

LIRE EUROPreventivo 1° e 2° lotto

570.000.000 294.380Contributo Regionale concesso 313.808.580 162.069Differenza

256.191.420 132.312Preventivo Restauro Cappelle 170.000.000 87.798Contributi richiesti256.191.420 132.312170.000.000 87.798

Totale contributi richiesti426.191.420 220.109Contributi massimi ottenibili 256.191.420 132.312

Contributi (50% su preventivo restauro 85.000.000 43.899Cappelle; in caso di accettazione)Totale contributi ottenibili

341.191.420 176.211A carico della parrocchia85.000.000 43.899

(in caso di concessione contributinella misura massima)

Tabella riassuntiva delle spese e dei contributi per il restauro dellaparrocchiale di Dardago

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A cura di

Adelaide e Melita Bastianello

Intorvìa la tóla

Patate rosteIngredienti per 4 persone8/9 etti di patate vecchieuna piccola cipolla rossa4 cucchiai di oliosale, pepe, q.b.salvia

PreparazionePer la cottura di questo piatto è preferibile utiliz-zare una padella di alluminio.

Pelare le patate, non lavarle ma asciugarle benecon uno strofinaccio, tagliarle a fette rotonde ab-bastanza sottili, ma non troppo. Ora mettete a sof-friggere nell’olio la cipolla tagliata fine, a fuocomoderato per non bruciarla. Quando la cipolla hapreso un colore rosato aggiungere le patate affet-tate. Girarle in modo che prendano bene il condi-mento, aggiungere il pepe, la salvia e lasciare chesi rosolino bene, bene per qualche minuto primadi girarle di nuovo (devono quasi attaccare alla pa-della). Ripetere questa operazione fino a che le pa-tate saranno cotte (circa 20 minuti). Mettete il sa-le 5 minuti prima di terminare la cottura.

VarianteA fine cottura aggiungere, a copertura delle pata-te, 1,5 etto di formaggio fresco di latteria tagliatoa fette sottili. Il tutto va tenuto, coperto, sul fuoco,per qualche minuto. Si otterà un tortino di patatemolto saporito, meglio ancora se prima di stende-re le fette di formaggio verrà data sulle patate unabella spolverata di formaggio stravecchio grattu-giato.

Patate co’ i vofIngredienti per 4 persone8/9 etti di patate vecchie3 cucchiai di oliosale, pepe, q.b.3 uova

PreparazioneLessare le patate, pelarle e schiacciarle in un piat-to con la forchetta. Nel frattempo sbattere benein un piatto 3 uova intere e aggiungervi sale e pe-pe. Scaldare 3 cucchiai d’olio in una padella, in-serire la purea di patate schiacciate, dare la for-ma di un tortino e far rosolare bene da ambo leparti fino a che si formerà una leggera crostici-na. Cospargere quindi il tortino con 3 cucchiai diformaggio stravecchio grattugiato e versarvi so-pra le uova sbattute. Far rapprendere lentamen-te, girare il tortino aiutandosi con un coperchio efar cuocere un paio di minuti. Spegnere il fuoco,tagliare a fette e servire.

* * *

Patate cote ’n te la thenìsaUn’abitudine oramai scomparsa a causa delle «mo-derne» attrezzature in cucina è il cuocere la pa-tata sotto la cenere. Questo tipo di cottura veni-va fatto nel fogher durante la preparazione delpranzo. Le patate venivano messe intere con laloro buccia sotto la cenere calda e si lasciavanolì fino a che le bore erano calde. Tempo di cottu-ra: un’ora.

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31’N te la vetrina

I sei amici inseparabili. Purtroppo quattro di loro non sonopiù tra noi.Da sinistra in piedi: Mario Zambon Sclofa (1923), FerruccioZambon Tarabin (1922), Onorio Zambon Tarabin (1924).Seduti: Angelo Busetto Bronte (1924). Alpidio Bocus Dolfin(1924) e Marcello Busetti Caporal (1923). Gli ultimi duesono tuttora viventi. La fotografia fu scattata nell’anno 1942in località Solvela. Da notare il grammofono di Alpidio, ricevuto in dono dauna parente di Trieste.(Foto di proprietà di Alpidio Bocus Dolfin)

Dardago, novembre 1956.Da sinistra a destra: Genoveffa Busetti con LeoneBusetti, Gianni Rigo, in groppa al mus de Tunio,con la madre Maria.(Foto di proprietà di Maria Rigo Moreal)

Storica immagine di un angolo della piazza di Budoia – negli anni ’50 – con la vecchia struttura, già cooperativa di consumo e per diversi decenni osteria-bar di proprietà di Pietro Lacchin Bof, nella cui immagine egli posa insiemecon la famiglia. Da sinistra a destra: un bambino, ?, ?, Pietro Lacchin Bofcon la moglie Ines e la figlia Nadia, un gruppo di bambini,desiderosi di farsi fotografare, probabilmente all’uscita dascuola.(Foto di proprietà di Nadia Lacchin)

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32Cronaca

L’ EREDITÀDE ANGELO ANTENORE CARLON

Per doverosa informazione, dopo l'assemblea con-giunta Comune e Parrocchia di Budoia, il 4 feb-braio 2001, a seguito di altre ricerche esperite perconto dei due Enti beneficiari del lascito testamenta -rio dall’Avvocato Sterpi di Torino, come si eraprean nunciato, l’Amministrazione Comunale e laParrocchia di Budoia, hanno presentato congiun-tamente contro ignoti una denuncia-querela allaProcura della Repubblica presso il tribunale diPorde none, chiedendo che siano iniziate le indagi -ni preliminari per identificare gli autori del fatto atutti noto e l’applicazione di una giusta pena.

A seguito di tale atto dovuto e per rispetto ver-so la Magistratura inquirente, dopo questa comu -nicazione, attraverso il periodico l’Artugna, siadot terà il silenzio stampa.

MARIO POVOLEDO

BRAVE!

Il Consiglio Pastorale unito al Consiglio AffariEconomici di Budoia, con il parroco don Adel, sicomplimenta con le colleghe Carlon Irene (lau-rea in lettere a Ca’ Foscari Venezia il 4.3.2002con 110) e Zambon Stefania (laurea in lingue aUdine il 28.2.2002 con 110), e mentre si unisco-no ai goliardici cori, formulano vivissimi auguriper il loro futuro.

M.P.

VENTITHINQUE AINS CO’ I DHOVINS

In tempi di campionati mondiali di calcio e di ac-cuse più o meno meritate ad allenatori, ci fa piace-re parlare di una notizia legata a quel mondo cal-cistico più sano, quello della categoria dei dilettantie di un allenatore che ama stare con i giovani, ca-pirli, aiutarli a formare squadra e a farli crescere.È la motivazione che stimola Ennio Carlon a con-tinuare in questo suo hobby, lungo ben un quartodi secolo. Tesserato FIGC dal 1978, ha svolto egre-giamente il suo ruolo con i ragazzi delle squadredel Maddalena di Villotta, dell’Orsago; ha forma-to, in casa, il Budoia e il Polcenigo, ha allenato

Accanto e al centro: Irene eStefania, il giorno della lorolaurea.Sotto: Ennio Carlon da 25 anniallenatore di calcio.

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DAL COMUN

In questi ultimi tempi si sono verificati diversi av-vicendamenti tra il personale dell’amministrazio-ne Comunale.

Il vigile Cristina Centis è diventata mamma diuna bella bambina di nome Chiara. Tempo ranea -mente la neo mamma è sostituita dal vigile ClaudioGiacomuzzi.

Due nostri compaesani, Claudio Puppin e PietroZambon sono entrati in quiescenza e vengono sostituiti da Roberto Ortolan di Sacile e AntonioCapovilla di Aviano.

l’Aurora Pordenone per ritornare, quindi, in Pe de -montana con l’Aviano, il Caneva e il San Quirino.

Dallo scorso anno le acque dell’Artugna l’hatrasportato lungo la Livenza, fino a Sacile in ca-sa della «Liventina», che sicuramente continueràad allenare il prossimo anno, in Prima Categoria.Motivo di soddisfazione per chi crede nello sport,quello vero.

Al centro: i coscritti del 1937festeggiano i loro 65 anni in unristorante di Pordenone.E quelli del 1922 (sotto)s’incontrano allo Chalet da Carloe Giovanni per i loro 80 anni.A sinistra: il vigile ClaudioGiacomuzzi.Sotto a sinistra: soci esimpatizzanti della Pro Locoal castello di Spilimbergo,il 12 aprile.(Foto Antonietta Torchietti).

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UN NÚOF ALBERGO

Un nuovo punto di alloggio e di ristorazione èstato aperto a Budoia, a ridosso dei verdi colli diSanta Lucia. È Ca’ del Bosco, restaurata e com-pletata struttura alberghiera ideata in occasionedel tanto sognato sviluppo del polo turistico del-la «Venezia delle Nevi» – rimasta per quasi quat-tro decenni in stato di abbandono – che ora of-fre una nuova immagine all’ingresso ovest delpaese.

Auguriamo buon lavoro a chi crede nel futu-ro turistico dei nostri paesi.

Complimenti alla neo mamma, grazie ai neopensionati ed auguri ai neo assunti.

PAR SUOR FELICE E SUOR NATALINA

Il 12 maggio la corale di Dardago fa visita alle no-stre suore che si trovano a Taggì, vicino Padova.Molte persone si uniscono al coro per portare il saluto di Dardago a suor Felice e a suor Natalina.Con il nostro canto rendiamo più solenne la Messanella cappella della casa delle suore Elisabettine.Le nostre suore non sono certo sole, infatti con lo-ro vivono più di un centinaio di consorelle!

Suor Natalina e suor Felice hanno molto ap-prezzato la visita e hanno inviato una lettera di rin-graziamento a Don Adel scrivendogli che anche lealtre madri hanno gioito insieme a loro.

Siamo contenti che le nostre suore abbiano gradito e speriamo di cantare al più presto un’al-tra Santa Messa insieme.

COL CORNIÈR, LA MONT DEI CANAIS

Nell’Anno Internazionale delle Montagne,l’Amministrazione Comunale ha dedicato una del-le cime delle nostre montagne ai ragazzi del mon-do: il Cornièr è diventato simbolo di gioia, pacee fratellanza.

L’iniziativa ha come obiettivo il coinvolgimentodi adulti e di giovani generazioni al fine di consi-derare le montagne un’importante scuola di vita.

EL PULPITO DE LENC

Dopo un anno di trasferta nella città della Madon -nina, presso il laboratorio di Luciano Bocus, tor-na nella nostra pieve il bel pulpito in legno, del-

In alto: il 14 aprile, gli alpini siritrovano come ogni anno al cippodi Val de Croda.Sopra: l’ambone prima e dopoil restauro nel laboratorioartigianale di Luciano Bocus.

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COMUNIÒNS E CRÉSEME

Con una partecipazione attiva della famiglia e del-le intere comunità di Dardago e Budoia si sono svol-ti, l’ultima domenica di maggio e la prima di giu-gno, i solenni riti della Prima Comunione e dellaSanta Cresima, quest’ultima nella Pieve di Dardago.Offrendo il pane, il calice, la candela battesimalee i fiori, si sono accostati per la prima volta allaMensa del Signore i bambini di Dardago:Michele Bocus, Gianluca Bortolini, Alice Braido,Sara Capone, Federico Cecchinel, Riccardo Cozzi,Pablo Dorigo, Francesca Foti, Giulio Giannelli,Alberto Rigo, Francesca Zambon, Simone Zambon.E i bambini di Budoia: Valerio Adore, ChiaraBaracchini, Jacopo Basaldella, Luca Bocus, Ales -sandra Carlon, Francesco Carlon, Nicola Carlon,Gloria Del Zotto, Matteo Fucci, Andrea Marson,Erika Pastorelli.Si ringraziano il parroco don Adel Nasr e le cate-chiste Emanuela Lot e Elena Zambon.

A sinistra: i Cresimandi insiemecon don Adel e mons. OtelloQuaia, a Dardago.Nella foto: Alberto Bocus, MatteoBocus, Enrico Chiaradia, SimoneCecchinel, Amos Conzato, ElenaDel Maschio, Francesco DelMaschio, Stefano Lachin, MatteoMorson, Daniele Piazza, MarcoPoletti, Andrea Rigo, AndreaUsardi, Chiara Zambon, JessicaZambon, Monica Zambon.

la fine ’800, utilizzato dai pievani fino ad unacinquantina di anni fa. Per decenni era rimastodimenticato nella «sacrestia» di sinistra fino aquando il sapiente lavoro di restauro di Lucianonon l’ha reso, ancor più bello, alla comunità diDardago.

Da queste colonne ringraziamo Luciano perquesto e per tutti i lavori a beneficio della nostrapieve.

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Inno alla vita...

Osvalda Signora ha festeggiato l’ambito traguardodi 92 anni, attorniata dai famigliari; sulle ginocchiadella pronipote Debora Varnier, la pronipotina Larache ha soffiato sulla sua prima candelina. Vivissimiauguri.

Noemi Chiandotto di Nicola e Monia Piasentier.Benvenuta nella nostra comunità.

Alessio Morson, nato a Pordenone il 21 marzo 2002,figlio di Luigino e Daniela Ariet, ha ricevuto il SantoBattesimo a Budoia il 26 maggio subito dopo leCelebrazione della Prima Comunione del fratellinoAndrea.

A tutti gli auguri dellaRedazione

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DAI CONTI CORRENTI

È sempre piacevole ricevere l’Artugna.NADIA MARAVIGNA – MONZA

*Saluti a tutti.

DORINA DELLA VECCHIA – GALLIERA VENETA

*Un saluto.

PIETRO COVRE – TRIESTE

*In ricordo della mia mamma. A tutti compli -menti ed auguri cari.

AURORA CERRONI AURELI – ROMA

I ne à scrit

Vicenza, 18 aprile 2002

Ill. Signor Direttore de l’ArtugnaVia Chiesa, 1 – Dardago (PN)

Nel numero di aprile della Vostra bella rivista, apagina 25, ho la sorpresa di imbattermi in una miaimmagine e di leggere, evidenziate, le lusinghie-re parole dedicate al personaggio e al... «poeta».Grazie!

Avendo avuto tempo fa l’occasione di parla-re con qalcuni amici vicentini della Vostra rivi-sta e della sua bella e limpida realizzazione edi-toriale, questi, di soppiatto, hanno certamente fattol’anonimo invio temendo nel mio ritroso rifiuto.Ora non posso che ringraziarli e ringra ziarVi!Preciso, con l’occasione, la mia identità!

Sono figlio di secondo letto di Leone Burigana,padre Giuseppe e madre Regina Janna, nato aDarda go nel 1879, valido scultore attivo a Veneziae poi a Vicenza.

In primo letto mio padre aveva sposato IreneZambon, di cui rimase vedovo nel 1917, aven-done due figli – miei fratelli – tutt’ora viventi.1) Irma Burigana Zardo, novantasettenne, già in-segnante, che ha sempre passato a suo tempo levacanze a Dardago per lunghi mesi e quindi as-sai conosciuta «in loco»;2) Comm. Giuseppe Burigana, valoroso perso-naggio, direttore di grandi alberghi, rimasto mol-to legato a Dardago (porta con orgoglio il so-prannome degli Janna, cioè Ciampaner): fu lui adabbonarmi a l’Artugna.

Io sono nato e cresciuto a Vicenza, totalmen-te integrato nelle tradizioni vicentine della fami-glia di mia madre.

Negli anni «sessanta» ho soggiornato, ospitedi mia sorella a Dardago e vi sono poi tornato talvolta giacché mio padre ha voluto esservi se polto.

Sono sempre rimasto stupito e attratto dal mon-do dardaghese e dai ricordi che mi arrivavano diseconda, se non di terza mano e sono grato a miofratello Giuseppe, a cui mi lega una ricuperata in-tensa affezione, di avermi fatto conoscere l’Artu -gna e le sue rievocazioni fascinose.

E grato sono a Lei per la pazienza di avermiseguito qui e per avermi inquadrato nella Sua rivista.

Cordialissimi saluti, Mariano Burigana.P.S. Il mio nome di battesimo è Mariano e nonMario.

MARIANO BURIGANA

È un grande piacere ricordare i nostri compae-sani che si mettono in luce in Italia o all’estero.Perciò non è necessario che ci ringrazi.Ci scusi per l’involontario errore del nome.

Sesto San Giovanni, 12 maggio 2002

Spett. Redazione de l’Artugna, Ricevo sempre con piacere il periodico.Tramite c/c postale ho provveduto ad inviar-

vi un piccolo contributo.Con l’occasione vi pregherei di inserire nel-

la prossima edizione la nascita di Alessandro diJanna Mauro e di Mazzocchi Marina, il 15 apri-le 2002, a Sesto San Giovanni (MI).

Ringraziandovi, invio a tutti voi cordialità.FRANCO JANNA

Eccola accontentata! Alessandro è entrato, co-sì, a far parte della Comunità de l’Artugna.Congratulazioni a lei e... naturalmente a Mauroe Marina.

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SABATO 28 SETTEMBRE ore 21.00 Pieve S. Maria Maggioredi Dardago, Concerto Coralee d’organo

DOMENICA 29 SETTEMBRE ore 18.00 Chiesa Parrocchiale S. Andrea Apostolo di BudoiaS. Messa di Ringraziamento

Seguirà rinfresco

LUNEDÌ 12 ore 20.00 ConfessioniMARTEDÌ 13

MERCOLEDÌ 14 ore 20.30 Santo Rosario in preparazionedella Festa dell’Assunta seguito dalla Santa Messa.

GIOVEDÌ 15 ore 11.00 Santa Messa Solenne presieduta dadon Corrado Carolo – vice rettore del Seminario di Pordenone.

ore 17.00 Santa Messa vespertina celebrata da don Maurizio Busetti.

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AMÔR DI GJAT E AMÔR DI VIN

«Mame – al berlà Tunin – sâstu la gnovitât: il pàiconche al ven su de cantine al gnaule come il gjatin amôr!».

E la mari i rispuindè: «Magari che to pari alfos come un gjat in amôr invessit di jessi simpriplen di amôr di vin!».

TARCIS MUK

FEMINIS

Cuant che mê madone ’e à fat l’incident cul mo-torin: sfracassât il motorin, jê rote lis cuestis e ple-ne di pachis... ’o soi lade a cjatâle ta l’ospedâl. ’Ejere ancjemò sot osservazion tal repart di terapieintensive. E mi à spiegât ce che j jere tocjât cus-sì: – Ho rotto le calze. –

EMANUELA MIOTTO

IN-FORMATICA

Berto Spongja in vita sô al a simpri lavorât culcjâf bas. A si è simpri impaçât o nuia da li robisdi ogni dì, vuardant cun suspiet li nuvitâts, sore-dut chês burides fôr dal casselot TV, ca lui al tensì ta la saluta ma pì come soremobil e altarin pa lidevossions a Sant’Antoni, a la madonute di Lourdese ai siei vecjus.

Dut al pì a lu impia par sintî la previsions daltimp e l’estrassion dal lot.

Pal rest Berto al vîf fôr dal mont e al à pocjapratica dai tananais modernos, tant mancul di scue-lis, universitâts, facoltâts, riformis e via discurint.Ancje se, a proposit da la riforme Berlinguer, luial dîs nome ben, crodint ca chistu Berlinguer alsei simpri chel da la sesola e dal marcjel.

I prins di otubar, ch’al era come il siò solit acioli il pan in butega, i an dit: «Berto, âstu savût?,iêr a si è laureât in informatica Bepino Bacùt».

E lui: «Orpo, da cuant in cà cumò covente cheun casaro sei laureât par fâ formai».

GIANNI COLLEDANI

IN TRATTORIE

Un zercandul al va in tratorie dulà ch’al mangjeben a al bêf miôr. Dopo vê bevût il cafè e la sgna-pe i dîs al paron: – E cumò che no ài bêz par pajâce mi faseiso? – .

– Ti din cuatri sclops pe muse, cinc pidadis talcûl e ti parin fûr! –.

– Eh, ce cjârs ch’o sês! In chelaltre tratorie miàn dât dome doi rips tal cûl! –.

SERGIO VISENTIN

Tratto da: «Il Strolic pal 2000», edito da Società FilologicaFriulana, Udine.

Bilancio in EuroSituazione economica del periodico l’Artugna

Periodico n. 95 entrateuscite

Costo per la realizzazione e sito web 2.800,40

Spedizioni e varie 233,21

Entrate dal 18/03/2002 al 13/07/2002 2.776,41

Contributo annuo Comune di Budoia 415,00

Totale 3.191,413.033,61

Bilancio eProgramma

Palsa

Programma Solennità dell’Assunta

Programma della ricorrenza10° anniversario di ordinazione sacerdotaledi don Adel Nasr

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MatrimoniHanno unito il loro amore: felicitazioni a…

Luigi Puppin con Eliana Gobbato – DardagoRoberto Cauz con Gabriella Barbarito – BudoiaLucio Mazzega-Zanin con Antonella Martin – BudoiaFabio Rover con Taira Del Zotto – BudoiaAlejandro Mauricio Jaime con Maria Rosaria Di Santo –BudoiaStefano Zambon con Marta Zambon – DardagoAli Fakin con Annalisa Quaia – Santa Lucia

Nozze d’argentoNoemi Lacchin e Carlo Vallotto – DardagoLucia Zambon e Paolo Zanussi – Pordenone

40 anni di matrimonioFernanda Zambon e Raffaele Zambon – Dardago

NasciteBenvenuti! Abbiamo suonato le campane per l’arrivo di:

Alessandro Janna di Mauro e Marina Mazzocchi – SestoSan Giovanni/MiMatilde Zambon di Paolo e Monique Zambon – VeneziaPietro Zambon di Francesco e Marina Andriollo – MestreAlan Foscarini di Manrico e di Giordana Piovesan – BudoiaAlessio Morson di Luigino e di Daniela Ariet – BudoiaMichael Ormsby Osei di Michael Kwabena e di ChristianaAgyemang – DardagoLeonardo Tizianel di Andrea e di Daniela Moras – BudoiaGaia Giacomini di Alessandro e di Monica Giacobbe –BudoiaFrancesco Dell’Angela Rigo di Orfeo e di Monica Buso– BudoiaDumitru Cozmin Otava di Constantin e di Elena Otava –Santa LuciaMartina Ferrarelli di Andrea e di Stefania Perut – BudoiaLaura Agostino di Antonio e di Manuela Zambon – Assago/Mi

DefuntiRiposano nella pace di Cristo:condoglianze ai famigliari di…

Rosa (Rosina) Angelin di anni 67 – MilanoLuigia Zambon di anni 79 – BudoiaEster Zambon ved. Bocus di anni 87 – DardagoCarolina Rosa Milio di anni 90 – DardagoSanta (Ofelia) Ianna ved. Bocus di anni 73 – DardagoAnna Celant Tommasi di anni 79 – BudoiaEzio Comper di anni 78 – Santa LuciaDionisio Cauz di anni 70 – Santa LuciaLeonida Zambon di anni 91 – DardagoGiovanni Loser di anni 65 – BudoiaPaolo Zambon di anni 62 – DardagoAgostino Rinciari di anni 69 – Santa LuciaAntonio Da Ros di anni 88 – DardagoClemente Fort di anni 87 – Santa LuciaFabia Del Maschio ved. Manfè di anni 87 – Budoia – SacileGiuseppe Pilot di anni 92 – BudoiaElio Toffolo di anni 71 – Villotta di AvianoSandra Zambon Cardo di anni 76 – Muzzano/BiellaLivio Leoni di anni 66 – TriesteMullina Dal Re ved. Cecchelin di anni 78 – DardagoMiriam Comin Santucci di anni 66 – San SepolcroSantina Polese di anni 80 – Santa LuciaLuigia Gioconda Berton di anni 88 – Dardago – RomaClorinda Muziangeli Ianna di anni 76 – Dardago – RomaAngela Rizzo di anni 89 – Santa LuciaRodolfo Spina di anni 53 – Ginevra/Svizzera

I nominativi pubblicati sonopervenuti in Redazione entro il 26 luglio 2002. Chi desidera usufruire di questarubrica è invitato a comunicare i dati almeno venti giorni primadell’uscita del periodico.

Avvenimenti

Lauree e diplomiComplimenti...

LaureeFrancesca Sogne – Psicologia – Vimodrone/MiTeresa Zambon – Economia e Commercio – Budoia

Licenza ElementareEugenio Belgrado, Michele Bocus, Leonardo Bortolini,Rosanna Bravin, Davide Carrasi, Sara Cherubini,Francesca Del Fabbro, Maicol Doretto, Christian Fort,Denis Fort, Irene Panizzut, Matteo Poles, Alex Quaia,Emanuele Quaia, Loris Fortunato Salgarella, MatteoSignora, Silvia Signora.

Licenza Media InferioreMatteo Bocus, Roberto Carlon, Francesco Del Maschio,Davide Fort, Stefano Lachin, Samantha Oftedal, Daniele Piazza, Alessia Quaia, Denis Zambon, Francesca Zambon, Leonardo Zambon, Monica Zambon,Riccardo Zambon.

Licenza Media SuperioreMarco Andreazza – Istituto magistrale (linguistico)Silvia Carlon – Liceo scientificoRaffaella Del Maschio – Liceo scientificoCinzia Fort – Istituto professionaleDeborah Fort – Istituto magistrale (scientifico)Francesca Iuorio – Istituto d’arteMalina Janna – RagioneriaClaudio Zambon – Istituto professionaleValentina Zambon – Liceo classico

IMPORTANTEGiungono talvolta lamenteleper omissioni di nominativinella rubrica Avvenimenti.Ricordiamo che la nostrafonte di informazioni sonoi registri dell’Anagrafecomunale. Pertanto, chi èinteressato a pubblicarenominativi relativi adavvenimenti fuori Comuneo relativi a particolariricorrenze (nascite, nozzed’argento, d’oro, risultatiscolastici, ecc.) è pregato dicomunicarli alla Redazione.

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Santa Lucia, chiesetta al colle.

Particolare dell’affresco del Martiriodi Santa Lucia di Gian Francesco

da Tolmezzo. L’opera si collocherebbetra la fine del ’400 e l’inizio del ’500.

***

«... La Santa con le mani piamentecongiunte a indicare la ferma

determinazione, è trascinata, mediante cordeche la legano, da alcuni tristi figuri,

e sospinta da altri, i quali non riesconoa non ammirare, mentre svolgono

il crudele atto, la ferma resistenza di lei.È trascinata verso il luogo di malaffare,

dove invano si cercherà di recarle violenza.Solo la spada metterà fine, col martiriopieno, la sua vita offerta in sacrificio

allo Sposo divino, Gesù...». (PIETRO NONIS)