l'Artugna 127 - Dicembre 2012

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Anno XLI · Dicembre 2012 · Numero 127 Periodico della Comunità di Dardago · Budoia · Santa Lucia Spedizione in abbonamento postale art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96. Filiale di Pordenone.

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Periodico della comunità di Dardago, Budoia, Santa Lucia

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Anno XLI · Dicembre 2012 · Numero 127 Periodico della Comunità di Dardago · Budoia · Santa LuciaSpe

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S

2

l’editoriale

[]

di Roberto Zambon

e entriamo in un presepio agrandezza d’uomo o se ci fermia-mo a contemplare uno dei nostripresepi che allestiamo per le fe-ste del Santo Natale il turbinio deipensieri e delle preoccupazioniche incalza i nostri cuori e le men-ti si placa quasi d’incanto e sen-tiamo una grande pace e una se-rena gioia che non riusciamonemmeno a descrivere perché èqualcosa di nostro, di intimo, diindicibile. È la pace e la gioiasem plice di Maria e di Giuseppeche accolgono quel Bambino, èquella dei pastori che accorrono aportare i loro poveri doni e a ve-dere quella famigliola serena e in-difesa, è la gioia e la pace chesentono i sapienti Magi che final-mente hanno trovato la meta delloro lungo peregrinare. È la gioia ela pace di coloro che «hanno fa-me e sete di giustizia, di coloroche si danno da fare per costruirela pace, dei puri di cuore, dei tri-bolati a causa della persecuzione,dei poveri in spirito». Lo dirà Gesùdiventato grande. Per ora egli

apre le sue braccine di neonatoper accogliere quanti vengono dalui per ottenere questi che sono isuoi doni. Non è che quando Egliè nato non ci fossero problemi: lafame dominava larghi strati dellasocietà, l’impero, pur essendonella sua età d’oro, vedeva guer-re, sconvolgimenti e sopraffazioniqua e la, in Israele regnava Erode,un re crudele e sanguinario. Ge-rusalemme era addormentata nelsuo «tran tran» di vita e, pur par-tecipando alla vita religiosa, nonsi preoccupava di attendere Coluiche era il Meglio, non andava piùalla ricerca e non ascoltava i pro-feti che tentavano di svegliarla.Anche per noi è la stessa storia. Ilmondo globalizzato ci incombequotidianamente: televisione egiornali ci sbattono davanti agliocchi continuamente guerre san-guinose, stragi, persecuzioni, ca-tastrofi naturali, omicidi, suicidi:sembra che al mondo non ci sianulla di piacevole. Non parliamodella crisi economica che sembramai vedere una risalita, siamo or-

come dire Natale 2012Con questo numero di Natale si

chiude l’anno del 40° anniversariodella nascita de l’Artugna.In questa particolare estraordinaria occasione sentola necessità di porgere un sinceroringraziamento a tutti coloro chehanno permesso di tagliare questotraguardo.In primo luogo a voi, cari lettori,che – anno dopo anno – avete fattosentire il vostro affetto, direiil vostro attaccamento a l’Artugna.Sentimenti veri, profondi, chetraspaiono particolarmente neimessaggi che arrivano in redazioneda molte località italiane ed estere.Il vostro generoso contributo hapermesso la regolare edininterrotta pubblicazione di 127numeri del periodico e di moltealtre realizzazioni editoriali.Allo stesso tempo, voi, cari lettori,siete lo stimolo indispensabileper proseguire questa iniziativa.In questi anni sono stati moltissimii collaboratori che, in vario modo,hanno portato il loro contributo,con articoli, fotografie, disegni,suggerimenti perchél’Artugna diventasse semprepiù interessante, varia, ricca dicontenuti e con una veste editorialeda far invidia. Scorrendo le migliaiadi pagine pubblicate, si leggonoi loro nomi. A tutti ed a ciascuno:grazie! Alcuni, purtroppo, non sonopiù tra noi, ma la speranza cristianaci dà la certezza che ancheloro ci sono vicini.Grazie ai pievani che si sonosucceduti in questo periodo: dadon Giovanni – il vero promotorede l’Artugna – fino a don Maurizio. Grazie agli Enti Pubblici checi hanno sostenuto col contributoeconomico, in particolareal Comune di Budoia che,anche in questo periodo di tagli,lo ha mantenuto.Tutti insieme, con la speranza chenuove e giovani energie si uniscanoin questa avventura, possiamocontinuare il cammino cominciato40 anni fa.

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la letteraPlevàndi don Maurizio Busetti

del

mai sconvolti da parole che untempo non apparivano mai nelnostro parlare comune. Ora tuttidiscutono di Spread, di Default, diPil: queste parole hanno sostituitole preghiere quotidiane. C’è poiuna classe politica allo sbandoche sta sempre più perdendo dicredibilità con scandali, appro-priazioni indebite ed incapacità asu perare divisioni interne edester ne che non giovano al benedei Paesi governati. Si aggiungo-no ora anche le previsioni atmo-sferiche che per non sbagliarenell’informazione preannuncianotempi da lupi, nevi da piste di sciin tutta Italia, piogge equatoriali.Poi magari ci si accorge che nonera proprio così… Gerusalemme(il mondo cristiano) è addormen-tata, pur partecipando, anche se,nel nostro Occidente sempre me-no, a certe proposte religiose.Non si ascolta più il Profeta, laChiesa, che continua a presentar-ci Cristo il Messia Salvatore, Coluiche unico può dare un senso allanostra vita e ad aiutarci a sperare

in qualcosa di migliore che stamaturando con fatica in mezzo atutto questo mondo sconvolto.Ma fin che sento gesti concreti disolidarietà (raccolte per terremo-tati, per disabili, per progetti di ri-cerca sulla salute, per bisognosid’ogni genere, Telethon ed altreiniziative, adozioni a distanza eadozioni in casa, cuori e caseaperte) fin che vedo gente chevolontariamente si mette a dispo-sizione per varie attività ed inizia-tive, molte volte anche senza unsemplice grazie, non perdo lasperanza, Gesù è ancora in mez-zo a noi. Girando per le case vedoalberi di Natale addobbati, prese-pi piccoli o grandi, soprattuttodove ci sono bambini, gente chesi prepara al giorno del Santo Na-tale per accogliere parenti edamici e condividere insieme lasemplice gioia del presepe, alme-no in quel giorno, trovo così la ri-sposta alle mie domande. Ci so-no ancora persone disponibili adentrare in quel presepio, a farsiinondare dall’aura di pace e di

gioia, che si lascia dietro tutto ciòche c’è di male e di brutto per ri-sentire dentro il cuore l’annuncioche in quel giorno gli angeli fece-ro ai poveri pastori. «Gloria a Dionell’alto dei cieli e pace in terraagli uomini che Egli ama». «E (ipastori), dopo averlo visto, riferi-rono ciò che del Bambino era sta-to detto loro. Tutti quelli che ave-vano udito si stupirono delle cosedette loro dai pastori. E i pastorise ne tornarono, glorificando e lo-dando Dio per tutto quello cheavevano udito e visto, com’erastato detto loro.» (Lc.2, 14-20).Anche tu, se hai fatto questaespe rienza, fai la stessa cosa. È ilmio augurio a tutti voi per questoSanto Natale 2012 e per un profi-cuo e sereno 2013.

gioia e pace oggi!

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la ruota della vita

[]

IMPORTANTE

Per ragioni legate alla normativasulla privacy, non è più possibile averedagli uffici comunali i dati relativial movimento demografico del comune(nati, morti, matrimoni).Pertanto, i nominativi che appaionosu questa rubrica sono solo quelliche ci sono stati comunicatidagli interessati o da loro parenti,oppure di cui siamo venutia conoscenza pubblicamente.Naturalmente l’elenco sarà incompleto.Ci scusiamo con i lettori.

Chi desidera usufruire di questa rubricaè invitato a comunicare i dati almeno ventigiorni prima dell’uscita del periodico.

NASCITEBenvenuti! Abbiamo suonato le campane per l’arrivo di...

Nikolas Sottana di Simone e Barbara Ardemagni – DardagoAndrea Minatel di Massimo e Sonia Diana – DardagoEvita e Brenda Marson di Olivo e Laura Fabbro – DardagoFrancesco Balla di Alessandro e Benedetta Andrigo – BolognaAgnese Mazzarolo di Giuseppe e Valeria Zambon – Venezia

MATRIMONIFelicitazioni a...

Nozze d’oro

Benito Pellegrini Cucola e Ines Elia Mazzer – San Mauro TorineseAlbano Rizzo e Marcellina Carlon – Budoia

55° di matrimonio

Claudio Parmesan e Ofelia Biscontin – Dardago

60° di matrimonio

Plinio Fort e Giuseppina Molinaris – Santa Lucia

65° di matrimonio

Guerrino Bocus Frith e Maria Janna Ciampanèr – Dardago

LAUREE, DIPLOMIComplimenti!

Laurea

Eleonora Usardi – Laurea in Economia Aziendale – Dardago

DEFUNTIRiposano nella pace di Cristo.Condoglianze ai famigliari di…

Vincenza Lacchin di anni 90 – Santa LuciaGuido Soldà di anni 92 – San Giovanni di PolcenigoSantina Zambon di anni 92 – Pola (Croazia)Alfeo Zambon di anno 90 – MestreEugenia Zambon di anni 91 – DardagoAssunta Bocus di anni 91 – BudoiaOfelia Zambon di anni 91 – DardagoBruna Gislon di anni 79 – Santa LuciaNoemi Guizzardi di anni 85 – BudoiaGianni Fabbro di anni 62 – BudoiaRosina Ariet di anni 90 – BudoiaAugusta Zambon di anni 89 – DardagoSanta Busetti di anni 94 – Santa LuciaGiuseppe Ianna di anni 95 – DardagoFranco Basso di anni 82 – Santa LuciaSergio Zambon di anni 87 – FranciaFernando Zambon di anni 89 – BudoiaStanislava Kresevec di anni 91 – VeronaMarco Renzo Zambon di anni 62 – DardagoLorenzo Pellegrini di anni 75 – DardagoRita Cecchelin di anni 70 – DardagoGiuseppe Angelin di anni 90 – BudoiaGiorgio Sanson di anni 78 – BudoiaGiobatta Carlon di anni 92 – BudoiaElsa Ianna di anni 92 – Roma

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127anno

XLI

· dicembre 2012

sommario

2 Editorialedi Roberto Zambon

2 La lettera del Plevàndi don Maurizio Busetti

4 La ruota della vita

6 Pionieri budoiesi in Australiadi Roberto Zambon

9 «Se sapeste quanto vi amo,piangereste di gioia»di Adelaide Bastianello

Periodico della Comunità di Dardago, Budoia e Santa Lucia

In copertina.La ciasa de Ciàl de Mulìn.[foto di Marco Tabaro]

Io non lo so quanto tempo ci vorrà se basterà una notte o un’eternità ancora…Io sono qua e non vado ancora,aspetto ogni giorno e ogni giorno la seraper dare al Tempo il tempo che merita.

La notte avvolge la ciàsa de Ciàl de Mulìn, l’anticostavolo eretto sulla strada che porta a Castello diAviano. Una notte che sembra buia eppure rac-conta di luce: quella delle stelle animate a vortice,quella simbolica della nicchia di Santa Lucia, pro-tettrice della vista; quella interna alla ciasamàta,oramai svuotata ma testimone di pie nezza di vita.Il tempo ci ha parlato infatti di uomini e bestiepassate in quel luogo particolare e semplice, unantico ricovero contro le intemperie che si abbat-tevano su campi e prati. Un luogo di socialitàspontanea e genuina, di solidarietà e coopera-zione tra i lavoratori, di gioia e riflessione.

***Un altro antico racconto si rinnova ogni anno aNatale. Ha parole più illuminanti di Verità, nateanch’esse nell’umiltà di un ricovero, ma riflessedalla luce della stella che ancora ci indica la viada seguire.

Vittorio Janna Tavàn

Autorizzazione del Tribunale di Pordenonen. 89 del 13 aprile 1973Spedizione in abbonamento postale. Art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96.Filiale di Pordenone.

Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione diqualsiasi parte del periodico, foto incluse, senza ilconsenso scritto della redazione, degli autori e deiproprietari del materiale iconografico.

Direzione, Redazione, Amministrazionetel. 0434.654033 · C.C.P. 11716594

Internetwww.artugna.blogspot.com

e-mail [email protected]

Direttore responsabileRoberto Zambon · tel. 0434.654616

Per la redazione Vittorina Carlon

Impaginazione Vittorio Janna

Contributi fotograficiArchivio de l’Artugna, Vittorina Carlon,Gianni Janna, Vittorio Janna, Marco Tabaro,Francesca Romana Zambon

Spedizione Francesca Fort

Ed inoltre hanno collaboratoFrancesca Janna, Maria Antonietta Torchetti,Espedito Zambon, Flavio Zambon Tarabìn,Gianni Zambon Rosìt, Ugo Zambon

StampaSincromia · Roveredo in Piano/Pn

12 Villaggio della Gioia in Tanzaniadi Martina Pellegrini

14 «Era un angelo!»a cura della Redazione

16 La personale di Angelo Modoloa cura dei figli Elena, Laura, Oscar Modoloe della nipote Carla Dorigo

17 Un silenzioso cantoredel paesaggio pedemontanodi Vittorina Carlon

19 A Budoia, gli Amici del Girasole

20 Palestra di roccia Dardago-San Tomèdi Roberto Bianchini

22 Lo sbattezzamentodi Alessandro Fontana

23 Un nobile segno di Fedela Redazione

24 ’N te la vetrina

26 Una preziosa risorsadelle nostre montagnedi Angelo Janna Tavàn

27 L’angolo della poesia

28 Collis e ancora Collisdi Bruno Fort

29 Trascinati verso un sognodi Bruno Fort

30 Lasciano un grande vuoto...

33 Cronaca

39 Inno alla vita

41 I ne à scrit...

42 Appuntamenti musicali, bilancio

43 Programma religioso natalizio

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Agli inizi del 1895, Costante Ianna(n. 1864), di Budoia, con la moglieCaterina Zanin, il vecchio padreAngelo (n. 1819) e i piccoli Angelo,Pietro, Teresa e Domenica si im-barcarono a Genova sulla nave avapore S.S. Sachsen alla volta diSydney dove arrivarono il 4 aprile.In Australia li attendevano i cognatiAntonio Pezzutti e Angelina, la so-rella di Caterina, che erano tra iprimi coloni arrivati dal nord Italia etra i pochi superstiti della storica etragica Terza Spedizione del Mar-chese de Rays. Con il loro aiuto si stabilirono a

New Italy dove la famiglia si ingran-dì e gli affari prosperarono. (cfr. l’Ar-tugna, n. 123 – Agosto 2011).

A Budoia, il fratello di Costante,Giacomo Antonio (n. 1850) si era

Pionieri budoiesi

sposato con la dardaghese MariaPellegrini Luthol (n. 1853). Dal ma-trimonio, nel 1873 nacque Dome-nico Antonio. Giacomo morì pocodopo la nascita del primogenito eMaria, giovane vedova e madre,sposò il cognato Francesco Do-menico (n.1844). Francesco Domenico e Maria

ebbero 6 figli: Margarita, Giovan-na, Antonio, Angela, Benvenuta eGiacomo. Quasi certamente la fa-miglia si trasferì a Venezia dove,nel 1902, Angela (n.1881) sposòCarlo Pietro Ballarin (n. 1875)che lavorava come cameriere. Sitratta dell’Angela antenata degliIanna di Lismore Nel 1911 Angela Ianna con

Car lo Pietro Ballarin e i loro 3 figlimigrarono in Australia dove Co-stante Ianna (zio di Angela) e i figli

di Roberto Zambon

Nel numero di Agosto 2011,il nostro periodico raccontòla storia avventurosa dell’arrivo deiprimi coloni budoiesi in Australia.Era il 1885 quando una famigliabudoiese, quella di Costante Ianna,sbarcò Sydney e diede origine aduna «colonia» abbastanzanumerosa. Fino ad oggi si pensavache i discendenti di Costantefossero gli unici «budoiesi»in quella terra lontana.Qualche mese fa, Kevin Ianna,pronipote di Costante, e la moglieMarguerite, contattarono laredazione perché una conoscente,Carlene, abitante a Lismore, a circa800 chilometri da Sydney, aveva

vivevano in una grande tenutachiamata Villa Udine. Angelo, pa-dre di Costante e nonno di Ange-la, era ancora vivo: aveva 91 anni! Arrivarono a Sydney il 19 set-

tembre 1911 con la nave «TheZieten».Oltre ai tre figli nati in Italia –

Gemma Maria Olga (n. 1903), Gio-vanni Antonio (n. 1905) e AdelindaTeresa Isabella (n. 1908) – in Au-stralia nacquero Angelo (n. 1915)e Mary (n. 1921). Angelo morì su-bito dopo la nascita.Nel 1922 la famiglia, forse spin-

ta dalla nostalgia, rientrò in Italiama due anni dopo, Angela e CarloPietro decisero di ritornare nel«nuovo mondo» e il 29 novembre1924, sbarcarono definitivamentein Australia con la nave «S.S. Or-muz» e si stabilirono a New Italy.

[parte seconda]

in Australia

***

scoperto che una loro antenata erauna Ianna, di nome Angela, nataa Venezia. Carlene voleva saperese lei e Kevin potevano esserelontani parenti. Purtroppole informazioni, scarne e talvoltaerrate, non permisero di trovarenotizie su questa Angela Ianna. Poi con un po’ di fortuna e d’intuitoè stato possibile trovare notizie diAngela, che in realtà era nata aBudoia da padre budoiese e madredardaghese. Ulteriori e fortunatericerche, con riscontri in Australiae in Veneto, hanno permesso diconoscere un’interessante paginadelle nostra emigrazione ricca di pregnanti risvolti umani.

Maria Pellegrini Luzzolo (Luthol), dardaghese.Sposò in prima nozze Giacomo Antonioe, rimasta vedova, il cognato Francesco Domenico.

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Pietro Ballarin, fratello di CarloPietro e cognato di Angela Ianna,sposò Giacoma Robassa e dalmatrimonio nacquero dapprimaGiacomo e altri due figli di cui nonabbiamo notizia. Infine, il 2 no-vembre 1908, a Venezia, nacqueElisabetta Lucia. Purtroppo lamamma morì di parto.La piccola Elisabetta venne

accolta dalla famiglia Miele di Sal-zano (Venezia) dove la SignoraAngela la allattò: Elisabetta, fa -migliarmente chiamata Lisa, creb-be con gli altri figli. Dopo qualcheanno la piccola Lisa venne inseritanell’Istituto Figlie della Carità Ca-nossiane, nella parrocchia diSant’Al vi se, Sestiere di Canareg-gio a Venezia dove venne istruitadalle suore che le insegnarono, tral’altro, a cucire e a cucinare.I due fratelli Giacomo e Elisa-

betta, come già visto, avevano glizii Carlo Pietro Ballarin e AngelaIanna in Australia, dove ormai mol-ti Italiani lavoravano e, alcuni, conmolto successo. Certamente tra il1922 e il 1924, all’epoca del tem-poraneo rientro in Italia degli zii edei cugini si incontrarono più voltee, forse, progettarono un loro tra-sferimento in Australia.Nel 1926 Giacomo ed Elisabet-

ta presero la grande decisione e siimbarcarono sulla nave «Orama»alla volta di Sydney, dove arrivaro-no il 17 aprile.Certamente la decisione non fu

facile per la giovane Lisa: lasciavamolti affetti sia nella famiglia in cuiera cresciuta, sia tra le amiche delcollegio alle quali scrisse appenaarrivata a destinazione, descriven-do le proprie sensazione e la tri-stezza provata durante il lungoviaggio. In Australia sono state ritrovate

due lettere molto interessanti indi-rizzate a Lisa.La prima, datata 8 maggio

1926, è scritta da Giovanna Calle-garo, una compagna della «scuola-lavoro» (anche a nome delle ami -chette Emma e Bambina). È unalettera in cui si ricordano i bei mo-

Festa per i 50 anni di matrimonio di Giovanni Antonio Ballarin (figlio di Angela Ianna)ed Elisabetta Ballarin.

Carlo Alberto Ballerin (nipote di Angela Ianna) e la moglie Carlen, in una recente foto. I loro appunti, pur incompleti e non del tutto corretti, hanno permesso di completarel’albero genealogico degli Ianna Corazza.

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1700

MATTIODELLAIANNA

1725

GIUSEPPEDELLAIANNA

OSVALDACARLON

1752

ROSADELLAIANNA

5-Mar-1756

MATTIODELLAIANNA

1758

ANGELODELLAIANNA

1761

MARIAIANNA

1765

FELICEIANNA

1774

FELICEIANNA

DEMARCOLUCIA

1782

ROSACORAZZA

IANNA

1784

GIUSEPPECORAZZA

IANNA

1786

FRANCESCOCORAZZA

IANNA

1788

VINCENZOCORAZZA

IANNA

1790

GIOVANNICORAZZA

IANNA

1795

ANTONIOCORAZZA

IANNA

1797

LUIGICORAZZA

IANNA

1799

CARLOCORAZZA

IANNA

1800

CARLOCORAZZA

IANNA

1804

LORENZOCORAZZA

IANNA

MARIA ZAMBON

1818

TERESA

1819

ANGELO

1820

ANGELO

1824

GIUSEPPEFELICE

1826

VINCENZO

1828

VINCENZO

1831

SANTA

1834

ANNATERESA

1838

ROSA TERESAPUPPIN

1844

FRANCESCODOMENICO

1848

DOMENICO

1850

GIACOMOANTONIO

1858

INNOCENZA

1864

COSTANTEOSVALDO

1867

FORTUNATO

CATARINAZANIN

1887

ANGELO

1890

PIETRO

1892

TERESA

1894

DOMENICO

1889

GIUSEPPELILLY

RAISON

1912

RAYMONDVALENTINE

IRENEBENBOW

JOHN ALAN KEVINLINDSAY IAN

MARGUERITE

KEVIN RODNEY CRAIG DARREN

EVELYNMAY

CRONIN

PATRICK AGNES MICHAEL DAPHNE AILSA AILEEN COLINVINCEMCDONNEL

CHERYLMARIEGEOFFREY

LUCELLE

1904

ANTONIO

1901

ANGELINA

1899

MARIA

1897

COSTANTE

1895

FORTUNATO RUBYCRONIN

EVADOUGLASTHOMASOSWALDURSULAIMELDA

CAROLINECOBURN

JOSEPH MONICACATARINA EDWARDMOLLYCECIL

MARIALUZZOLO

PELLEGRINI

1873

DOMENICOANTONIO

ANNACOLINI

GIORDANO

REMIGIO

MARIALUZZOLO

PELLEGRINI

1885

GIACOMOOSVALDO

1883

BENVENUTASANTA

1881

ANGELA

1879

ANTONIO

1877

GIOVANNAMARGARITA

1875

MARGARITALUIGIA

1875

CARLOPIETRO

BALLARIN

1903

GEMMAMARIAOLGA

1905

GIOVANNIANTONIO

1908

ADELINDATERESA

ISABELLA

1915

ANGELO

1921

MARY

1908

ELISABETTALUCIA

BALLARIN

CARLOPIETRO

GIOVANNICARLENE

GIACOMOBALLARIN

8

menti passati insieme in collegio.Giovanna cerca di incoraggiarel’amica:«Vedrai che la Mamma de-gli orfani, Maria, non si dimentiche-rà di Te se sempre la onorerai. LaVergine Bella, dal cielo ti aiuterà».Anche la seconda lettera, spe-

dita da Scorzè (Venezia) nel 1969,è molto significativa perché dimo-stra l’affetto tra Lisa e la famiglia«adottiva». Ines Casarin, scriveva

alla «zia» Lisa per comunicarle cheanche lei era diventata orfana, apochi mesi dal matrimonio pro-grammato per l’autunno! Di Ines,in Australia sono state ritrovate unpaio di belle fotografie.In Australia, i due fratelli Elisa-

betta e Giacomo sposarono duecugini: Giovanni Antonio e Adelin-da figli di Carlo Pietro Ballarin e diAngela Ianna.

Al matrimonio di Giovanni An-tonio Ballarin ed Elisabetta Ballarin(1930), il testimone principale fuCostante Ianna (1897) figlio del-l’omonimo capostipite degli Iannad’Australia. Giacomo è ancora ricordato a

New Italy come un bravo interpre-te che aiutò molti Italiani che nonconoscevano l’inglese.

uomo

donna

deceduto infante

A sinistra, il ramo di FrancescoDomenico che sposò MariaPellegrini Luzzolo (Luthol)in seconde nozze: la figlia Angelaemigrò in Australia con il maritoCarlo Ballarin.Quindi il ramo di Giacomo Antonioche sposò in prime nozzeMaria Pellegrini Luthol.

Giacomo morì po co dopo le nozze.Remigio, nipote del loro figlioDomenico, abita nelle vecchie casedegli Ianna Corazza.Infine il ramo di Costantee Caterina Zanin, i pri mi Budoiesiche partirono per l’Australia(cfr. l’Artugna 123, Agosto 2011).

Albero genealogicodella famigliaIanna Corazza

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“Se sapeste

«fa la conta»: siamo in 28, il gruppoè completo, possiamo iniziare il no-stro cammino. Sappiamo che ilviaggio sarà lungo, l’arrivo è previstoper cena, ma ormai nulla ci turba,contiamo sulla reciproca compagniaper trascorrere le tante ore che ciseparano dalla nostra meta.Passiamo allegramente la frontie-

ra ed entriamo in Croazia, il paesag-gio è cambiato, le montagne sono«carsiche», sassose, dure, qualchearbusto rende meno aspra la visione.Continuando a scendere veloci versosud avvistiamo un bellissimo «fiordo»sovrastato dalla statua della Madon-na ai piedi della quale, tra folate divento e nubi all’orizzonte, don Mauri-zio celebra la Santa Messa; un grup-po di Mantova diretto a Medjugorjeci chiede di potersi unire a noi, cosìcon loro dividiamo la prima santafunzione del nostro pellegrinaggio. Ilviaggio pro segue tra una dormitina,un po’ di catechesi, una chiacchie-rata fino a raggiungere il confine del-la Bosnia Erzegovina. Ora ci faccia-mo tutti molto più attenti, stiamoavvicinandoci alla meta e, stanchez-za, curiosità ed emozione ci tengonovigili: il panorama si addolcisce, le«crode » sono finite e cominciamo avedere vigneti e campi coltivati. È sera, finalmente dopo circa do-

dici ore dalla partenza, Medjugorjeci accoglie. Riconosco subito la ca-ratteristica chiesa con i due campa-nili ed una moltitudine di gente, tan-ta gente, tanti pullman, tanti negozi.Fra me penso «ecco ci siamo, comeprevedevo». Poi mi dico: «Aide,

di Adelaide Bastianello

piangerestequanto vi amo,

di gioia”

Un desiderio che sirealizza. Molti dubbi:

vado o non vado? Una metà di melo desiderava fortemente, l’altra me-tà temeva, era scettica, non convin-ta. Temevo il commercio che tuttaquesta «pubblicità» aveva creato,temevo la delusione che avrei pro-vato. Temevo di perdere un’illusioneche avevo. Temevo. Poi mi è stata offerta l’occasione

su un piatto d’argento: don Maurizioci avrebbe accompagnato in un pel-legrinaggio organizzato dal GruppoIOT di Pordenone con la «mia co-munità». Quindi la decisione: ora omai più, non avevo più scuse. Tutti imiei dubbi, tutte le mie remore «do-vevano» cadere; quando mai mi siripresenterà una simile opportunità,fare questo tipo di esperienza ac-compagnata da amici e parenti ca-rissimi coi quali condividere emozio-ni e incertezze? Dunque… parto. Fino all’ultimo l’incertezza sulla

partenza: mancava il numero suffi-ciente per la realizzazione del viag-gio, sembrava quasi che tutte le mieperplessità ed i miei dubbi avesseroinfluenzato il progetto. Finalmente lacomunicazione ufficiale: si parte. La mattina del 3 settembre ci si

ritrova in piazza a Dardago; nono-stante l’ora, l’atmosfera è allegra,tutti sono felici e pieni di entusia-smo, ognuno con il proprio pac-chetto di speranze e aspettative;proseguiamo poi per Budoia perraccogliere Sandra, Bruno e Pietro.Il gruppetto di Santa Lucia è già sali-to con noi a Dardago. Don Maurizio

Medjugorje

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10

aspetta un attimo prima di giudica-re… aspetta». La mattina successiva don Mau -

rizio ci accompagna alla Chiesa percontinuare il racconto di Medjugorjegià iniziato durante il viaggio: le appa-rizioni, i veggenti, i messaggi dellaVergine. Per vivere al meglio questopellegrinaggio ci consiglia la Confes-sione e la Santa Messa in italiano cheverrà celebrata all’aperto nell’enormearea allestita dietro la grande Chiesa.Appena mi avvicino ai confessionalimi accorgo delle lunghe file di perso-ne in attesa della Confessione, ognu-no nella propria lingua. Per timore dinon fare a tempo troviamo un sacer-dote che confessa su una panchina.Che pace, che serenità. Sono sbalor-dita: nonostante la grande affluenzadi visitatori c’è silenzio, e… moltepreghiere. Quando alle undici inizia lafunzione l’area riservata per la SantaMessa all’aperto è stracolma. È im-possibile non venire coinvolti dal sen-so di pace, di spiritualità, dall’emo-zione e dalla de vozione che le

ma tutti partono armati di bastoni, divoglia di esserci e tanta fede. Li vedotornare dopo un paio d’ore emozio-nati, felici di essere arrivati fin lassùdove la Madonna appare ai veggentidue volte al mese. Qualcuno mi rac-conta la propria esperienza, la pro-pria emozione e nessuno si lamentaper la stanchezza, la fatica e per ladurezza del percorso, sembrano tutti«giovinetti felici». Un’altra forte emozione ci atten-

deva la sera successiva: per conclu-dere il nostro pellegrinaggio donMaurizio ci suggerisce di partecipareall’Adorazione del Cristo. Ubbidienti,più o meno tutti, dopo cena ci avvia-mo alla Chiesa per assistere all’Ado-razione. Impossibile rendere a paroleciò che abbiamo vissuto e le sensa-zioni provate; nel buio della notte,sotto la luna un grandissimo Osten-sorio illuminato, una voce dolce ac-compagnata solo da una chitarra in-tonava i canti, per il resto il silenzio eraassoluto, una spiritualità palpabile.Una immensa folla di persone sedute

mente ed ha invaso la città. Alcuni dinoi ancora alla ricerca di una coronci-na, di una statuina, di un oggetto pernoi o da regalare, che ci ricordassequesti momenti così intensamentevissuti. E meno male che troviamo inegozi aperti, le bancarelle, perché èquesto che noi pellegrini cercavamo,non souvenir o altro, ma solo rosari,statuine e immagini della Madonnada portare nelle nostre case comesegno di momenti emozionanti pro-fondamente sentiti (Aide, hai vistoche è meglio aspettare prima di daresentenze affrettate e precipitose!). Domani lascerò Medjugorje ed in-

sieme a tutte le emozioni provate inquesto pellegrinaggio mi porto viaanche una frase che mi ha detto ilsacerdote che mi ha confessato: «daMedjugorje nessuno va mai via amani vuote». È vero, non miracoli,non apparizioni, niente di sensazio-nale, ma serenità, spiritualità e laconsapevolezza che c’è sempre Leivicino a me che mi segue e mi guida,devo solo imparare a «sentirla», per-

preghiere e i canti ci regalano. Miguardo intorno e vedo volti tutti diver-si, ma in realtà tutti uguali, tutti con lastessa espressione estatica, intensa,concentrata nella partecipazione del-la sacra funzione.Il pomeriggio ci porta ad incontra-

re la comunità il Cenacolo fondata dauna religiosa italiana per il recupero digiovani disadattati; ed infine ecco lasalita alla collina delle apparizioni. Iopurtroppo non posso parteciparvi,

o inginocchiate o in piedi pregava insilenzio, quasi percepivi le vibrazionidelle emozioni che provavamo:quell’Ostensorio, lì davanti a noi, illu-minato, era il fondamento del nostroCredo; ho alzato un attimo lo sguar-do intorno ed ognuna delle oltre sei-mila persone presenti era concentra-ta nella propria preghiera.Alle undici, finita l’Adorazione, tut-

ta quella moltitudine di persone è si-lenziosamente sciamata via lenta-

ché Lei c’è, sono io che sono sordaa volte.Il nostro pellegrinaggio cambia

forma e diventa anche gita: visitiamoMostar, gioiellino situato a 45 chilo-metri da Medjugorje, esempio di in-tegrazione religiosa tra cattolici emusulmani. L’antico ponte romano,distrutto durante la recente guerratra bosniaci e serbi, è stato sostituitoda uno nuovo; attorno ad esso correla medina, il centro storico della città,

La parrocchia di Medjugorje, intitolata a San Giacomo, ogni giorno mètaper innumerevoli pellegrini.

Don Maurizio e il gruppo di Dardago, Budoia e Santa Lucia sosta-no in raccoglimento davanti alla grande statua del Gesù Risorto.

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con case e negozi che ricordanoquelle del medio oriente. Qualcunoassaggia il caffè turco e pare anchegradirlo: passando poi tra moscheee minareti e la chiesa francescana ri-saliamo sul pullman. Ci attende ora la città di Sarajevo:

sono curiosa, ne ho sentito parlaremolto; la guida ci accompagna inquesta città che appare ancora mar-toriata dalla recente guerra, moltesono le case che portano i segni de-gli scontri cruen ti, ci mostra le collinedei «cecchini», i palazzi da dove spa-ravano, è un panorama desolante etriste. La città intorno vive il suo quo-tidiano, strade piene di auto, genteche si reca al lavoro, ma nella mia

mente restano «i buchi» nelle casecon tutti gli effetti del caso. Sarajevoè una città principalmente musulma-na anche se vediamo qualche chie-sa ortodossa. La guida ci suggeriscedi bere l’acqua della fontana che sa-rà di buon auspicio per un ritorno.Chissà! Torniamo al nostro magnifico al-

bergo: cena al quindicesimo pianosu una stupenda piattaforma girevo-le che mentre ceniamo ci mostratutta Sarajevo by night. Domani alzataccia alle cinque e

partenza alle sei e mezza. Il viaggiodi ritorno è lungo, ma noi siamo tuttifelici, nulla ci fa paura, il gruppo èben compatto, amalgamato, Darda-go, Budoia e Santa Lucia sono unacosa sola (che la Madonna abbiafatto il miracolo?).Sarajevo-Zagabria sette ore. «Il

don» approfitta di una sosta tecnicaper allestire la Santa Messa sul pul-lman. Tutti presenti e partecipi e poi-ché questa è l’ultima funzione dellanostra gita, cogliamo l’occasione

per fare omaggio a don Maurizio diuna statua della Madonna di Medju-gorje, offerta come segno di ringra-ziamento e in ricordo di questo viag-gio ricco di significato per noi tutti. Zagabria mi sorprende: si pre-

senta come una bella città europea,pulita, ordinata e ben organizzata.Una guida molto in gamba ci ac-compagna alla Cattedrale e alla visi-ta guidata attraverso il centro. Oranon ci resta che risalire per l’ultimavolta sul pullman e via veloci versoDardago.Il viaggio è finito, ma le emozioni

restano vive dentro di noi; quelloche abbiamo vissuto in questi cin-que giorni non svanirà facilmente,anzi spero che ogni giorno il ricordoriviva sempre nel mio cuore e nellamia anima e mi impegno seriamentea far sì che questo accada. Se ci riu-scirò, sarà il mio «miracolo» perso-nale.

Grazie don Maurizio per il sup-porto spirituale, per la tua allegria esemplicità.

Tutti insieme sul Podbrdo...

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orrei raccontarvi dell’esperien-za più importante e significativache ho vissuto finora. Io ho ven-t’anni e frequento il secondo annodi Giuri spru denza presso l’Univer-sità di Trie ste e, anche se negli ulti-mi due anni mi sono dovuta tra-sferire lì per motivi di studio, sonodi Dardago. La scorsa estate hoavuto la fortuna, e spero che allafine di queste mie righe capiateperché parlo di fortuna, di trascor-rere un periodo di volontariato inAfrica, precisamente in Tanzania.Sono stati dei giorni talmente si-gnificativi che ho deciso, perquanto sia possibile, di cercare diraccontare almeno una minimaparte della mia avventura, con lasperanza di trasmettere anchesolo una delle tante emozioni cheho provato io lì. Senza nessunaaspettativa, stupendo un po’ tutti,mio papà per primo, ho deciso dipartire per la Tanzania, per rag-

giungere Mbweni, un povero pae-sino di pescatori sulla costa del-l’Oceano Indiano, a nord di Dar esSalaam, dove sorge il Villaggiodella Gioia. Il Villaggio della Gioia,è stato creato nel 2002 da PadreFulgenzio Cortesi, sacerdote pas-sionista di settantacinque anni,che trovandosi a Dar es Salaam siscontrò personalmente con unarealtà caratterizzata da un altissi-mo numero di orfani e bambini distrada e decise di aiutarli. Nacquecosì il Villaggio della Gioia, luogo diaccoglienza ed educazione cheoggi ospita ben 120 bambini, mol-ti dei quali sono orfani a causa delvirus dell’AIDS mentre altri sono fi-gli di famiglie troppo povere perpotersi prendere cura di loro. Pa-dre Fulgenzio ha realizzato una va-lidissima alternativa all’orfanotrofiofreddo e impersonale che limita lacreatività e l’individualità dei ragaz-zi, creando invece un clima sereno

di Martina Pellegrini

dove i bambini hanno la possibilitàdi crescere in un ambiente il piùpossibile famigliare. Il Villaggio in-fatti è composto da «case-fami-glia», che ospitano dai 10 ai 16bambini ciascuna, divisi per sessoed età. Al suo interno, per garanti-re l’istruzione,vi è la scuola prima-ria, la «Hope and Joy» English Pri-mary School, aperta anche aibambini dei paesi vicini; mentre abreve verrà attivata anche la scuo-la secondaria, di recente costru-zione, per permettere il prosegui-mento degli studi. Durante tuttol’anno si recano lì, come me, moltivolontari di tutte le età provenientida tutte le zone d’Italia, che si oc-cupano della gestione e del fun-zionamento interno del Villaggio,svolgendo ogni giorno le più sva-riate attività, come per esempio si-stemare il materiale o il cibo deicontainer nei magazzini, pulire,provvedere alla preparazione dei

in TanzaniaV

Villaggio della Gioia

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pasti, zappare, tagliare la legna e,la cosa più gratificante, giocarecon i bambini. Le giornate sonosempre molto ricche, le cose dafare certamente non mancanomai, ma questo luogo ha la capa-cità di ripagarti donandoti serenitàe spensieratezza. Senza accor-germene, l’Africa, la Tanzania e ibambini, in un attimo, mi hannosubito coinvolta e mi sono ritrova-ta in una realtà inimmaginabile, to-talmente diversa da quella checomunemente si è portati adaspet tarsi in un paese così poveroe per noi decisamente arretrato.Paradossalmente infatti, passeg-giando per i paesini la cosa checolpisce di più, non sono le condi-zioni di vita, pur essendoci un

estremo grado di disagio e di po-vertà, ma i valori che queste per-sone riescono a trasmettere. Siaall’interno del Villaggio della Gioiache all’esterno, nei paesi, emergeuna grande umiltà e dignità, inquei giorni non mi è mai capitatodi incrociare uno sguardo di unadulto o di un bambino che nonmi abbia sorriso. Traspare la natu-ralezza e l’immediatezza dei rap-porti umani, che si nota anchesemplicemente dal saluto che si ri-ceve sempre da qualsiasi scono-sciuto che si incontra per strada.A sorpresa mi sono quindi trovatadavanti delle persone solari, ma-gari senza una casa, ma positive,che anche semplicemente conuno sguardo hanno avuto la capa-

cità di insegnarmi molto. PadreFulgenzio infatti una sera, durantela cena, parlando con noi volontarici ha fatto notare come la gentedel posto, in qualsiasi circostanzasi trovi, alla domanda «Habari?»,ossia «come stai?», nella loro lin-gua lo Swailii, risponde sempre, esenza esitazione «Nzuri!», cioè«sto bene!». Ero partita con unagrande voglia di conoscere, di im-parare, e così è stato. Ho avuto lapossibilità di scoprire una quoti-dianità decisamente imparagona-bile alla nostra, forse per certiaspetti addirittura incomprensibile,a questo propostito Padre Fulgen-zio, in risposta alle molte doman-de e osservazioni dei volontari unasera, sempre a cena, ci ha detto«Dell’Africa è bello non capire», epenso avesse proprio ragione. Hocapito che giudicare ciò che si ve-de non ha senso, poiché vivendoin una dimensione diversa, nonabbiamo gli strumenti per poterlofare. È stata un’esperienza gran-de, che mi ha fatta crescere, e an-che se per certi aspetti è stata du-ra, mi ha dato davvero tanto.Penso sia questo il bello dell’Afri-ca, torni a casa più ricco. Le miegiornate al Villaggio della Gioia so-no state piene di emozioni, emo-zioni purissime, nate da unosguardo, un sorriso, un abbraccio,una camminata per mano ai bam-bini. Bambini con gli occhi grandi,occhi che parlano, che diconomolto, che ti fanno promettere ditornare, e le promesse, si sa, simantengono sempre.

Ci sono molti modiper aiutare Padre Fulgenzioe i suoi bambini,per qualsiasi tipo d’informazionevisitate il sito

www.ilvillaggiodellagioia.it

Nelle foto Martina Pellegrini tra i bambini e adolescenti del Villaggio della Gioia di Padre FulgenzioCortesi, a Mbweni.

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Il prof. dr. Carlo Carlon,chirurgo di fama internazionale, personalità dotata di grande umanità.

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Carissimi de l’Artugna,nel mese di aprile ero a Budoia e so-no andata da Vittorina per ringraziar-vi della vostra graditissima rivista. Parlando di varie cose, le ho do -

mandato se nel periodico l’Artugnafosse mai stata pubblicata una bio-grafia del professor Carlo Carlon. Essendo stato mio santolo di

Battesimo, sono sempre stata inte-ressata a conoscere la sua personae la sua vita. Così mi raccontava mia mamma,

Agata Carlon. Nel 1942, Carlo era un giovane

studente di medicina. Quando stavo per nascere, egli

chiese a mia madre e alla levatrice,la Nina Comare, Domenica Pa nizzut,se poteva assistere al parto, e fu ac-contentato. In quei tempi si nascevain casa, nella camera matrimoniale. Ilgiovane Carlo, tutto contento per la

“Era un angelo! ”

Carla Maria Del Maschio ci scrive dalla Svizzera.

Carla Maria Del Maschio

Munsingen

Berna, Sv

izzera

nuova esperienza, propose a miamadre che se fosse nato un ma-schietto avrebbe desiderato chia-marlo Carlo; se, invece, fosse natauna femminuccia, Carla. Mia madreaccettò. Così Carla nacque ed eglifu mio santolo di Battesimo assiemealla sua fidanzata, la signorina mae-stra Maria Scalari. Mentre ebbi mo-do di conoscere la Signorina Scalaridurante la scuola elementare, per-ché fu la mia maestra, il ProfessorCarlo non l’ho mai conosciuto dipersona, solo attraverso i racconti dimia madre. Quando ero piccola, eglimi faceva pervenire degli ovetti dicioccolato, durante le festività pa-squali. Poi finite le elementari, sono parti-

ta per la Svizzera con i miei genitori ecosì non ci siamo mai incontrati. Sa-pevo che era sposato e aveva un fi-glio e una figlia. Ho saputo che aveva

una clinica a Padova e che ha salva-to tante persone con gravi malattie alcuore. Una budoiese, da lui assistita,mi ha riferito che era bravo, buono econ gli ammalati era un Angelo!Ora riposa nella cappella familia-

re, nel cimitero di Budoia; così visi-tando i miei genitori e parenti dece-duti, mi soffermo dove lui riposa eguardo la sua foto con riconoscenzaper avermi fatta nascere, ma anchecon un po’ di rammarico per nonaverlo mai conosciuto.Io ero molto fiera di lui; qui in Sviz-

zera parlavo del mio santolo che eraun professore chirurgo car diologomolto famoso nel mondo!

CARLA MARIA DEL MASCHIO

settembre 2012

a cura della Redazione

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«Fra i laureati e professori di Budoiamerita un cenno speciale il profes-sor dottor Carlo Adolfo Carlon (giàallievo e aiuto dell’insigne chirurgoGaleno Ceccarelli dell’Università diPadova) e attualmente primario chi-rurgo presso l’Ospedale di Udine.Fu più volte invitato a Pordenonedal Centro Cardiologico pressol’Ospedale Civile diretto dal ben no-to prof. Pizzetto, per interventi chi-rurgici di commissurotomia felice-mente riusciti (operazioni al cuore).Oggi conta 42 anni, ma quando neaveva soltanto 32, il suo nome ave-va già risonanza in qualche rivistaspecializzata in Italia, in Francia enegli Stati Uniti d’America per i posi-tivi e notevoli risultati da lui conse-guiti (con la cooperazione anche deicolleghi De Marchi e Mondini) «suuna nuova anastomosi vasale per laterapia chirurgica di alcuni vizi car-diovascolari».Nel 1957 a Torino si tenne un conve-gno internazionale medico. Il pro-fessor Bakuliev, illustre chirurgodell’Università di Mosca, fece unarelazione sopra una operazione ori-ginale per la cura di alcune m a ni -festazioni congenite cardiache che

aveva dato risultati straordinari. Do-po la relazione del professor Baku-liev, ottenne di parlare il nostro prof.Carlon e riferì che fin dal 1950 egliaveva raggiunto prove concrete dioperazioni cardiache come quelleesposte dall’emerito professoredell’Università di Mosca. E dinanziall’assemblea degli eminenti medi-ci proiet tava la documentazionescien tifica dei suoi studi, delle sueprove e dei risultati felici conseguitiprima sugli animali e poi sui pa-zienti umani. Il professor Bakuliev, dinanzi a cosìpositiva dimostrazione riconobbe lapriorità dell’esperimento e degli stu-di del giovane collega italiano, si fe-licitò con lui dicendo che gli eranosfuggite le pubblicazioni che aveva-no illustrato il delicato intervento.Nella prima decade di giugno diquest’anno 1961 si tennero a Torino,fra le tante manifestazioni, delleGiornate Mediche. In quella interna-zionale furono assegnate sette lau-ree ad honorem e sette medaglied’oro dell’Università di Torino a settescienziati stranieri che hanno dedi-cato la loro vita al progresso dellamedicina e della chirurgia. Fra gli

insigniti dell’alto onore fu compre-so il prof. Bakuliev con la seguentemotivazione: «La sua notorietà èsoprattutto legata ad una opera-zione originale per la cura di alcunemalfor mazioni congenite cardia-che; il suo intervento chirurgico hal’impronta della genialità e ha datorisultati sorprendenti». Ma l’impronta della genialità dellaoperazione originale l’ha data il no-stro prof. Carlon cinque anni primadel prof. Bakuliev, il quale ha dovutoriconoscere la priorità del dottoreitaliano.Si doveva onorare il professore rus-so perché pioniere di ogni arditismochirurgico, ma per la verità e pergiustizia non si doveva attribuire alui una geniale originale operazione,frutto di impegno italiano.Ma il nostro beneamato compae-sano prof. Carlon è superiore alledimenticanze accademiche. Il suonome è segnato nella storia dellachirurgia italiana come resta nellamente e nel cuore dei tanti paesanida lui felicemente operati e di quantialtri beneficeranno della sua genialeterapia chirurgica».

Riportiamo il testo di mons. Giuseppe Lozer, tratto dal volume «Bu doia»,edito nel 1961, che sicuramente Carla conserva tra i suoi ricordi, ma che ci fa piacere diffondere

anche tra le pagine del nostro periodico per richiamare alla memoriaun insigne chirurgo di fama internazionale, il budoiese Carlo Carlon Fassiner,

a cui l’Artugna non aveva mai dedicato uno spazio.

Prof. dr. Carlo Carlon

Dal registro degli atti di battesimo

Cara Carla, ti proponiamola foto dell’albo del tuoBattesimo, che documentapure il nome del tuo padrinoe quello della tua madrina.Così oltre alle testimonianzetramandate dalla cara mammaAgata, potrai conservareanche la documentazionedell’atto ufficiale.

Si ringrazia il parrocodon Maurizio per aver permessola consultazionedell’archivio della parrocchiadi Budoia.

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la personale

Ringraziamo l’amministrazione co - munale e la pro loco di Budoia peraverci dato la possibilità di realiz-zare questa mostra presso il teatrocomunale di Dardago, dove abbia -mo esposto 51 dipinti eseguiti daAngelo Modolo, dal 1970 al 2000.

siede fino alla fine nel 2010; è sta-to per trent’anni il fotografo delletre frazioni con laboratorio a Bu-doia, in via Cardazzo, e magari lagente ha questo ricordo in mente.La sua grande passione per la

pittura nasce sin da bambino e loaccompagna per tutta la vita, daautodidatta si documenta studian-do i grandi della pittura e applica esperimenta varie tecniche nei di -pin ti che ci ha lasciato. Ci ricordala sorella che Angelo da ragazzoaveva sempre con sé carta e mati-ta per cogliere sempre qualcheparticolare, come gli aerei che luiriportava identici anche sui muri.Ricordiamo che spesso la do -menica con il suo cavalletto anda-va nei prati a riprodurre i paesaggisul posto. Partecipa negli anni ’70e ’80 del secolo scorso a diverseex tempore di pittura e vince nel’74 il primo premio a Caneva conun paesaggio delle nostre zone,un altro premio nel ’79 a Maniagocon una Maternità, una segna -

Questa sua personale, portata acom pimento da noi tre figli, sa -rebbe stato un suo desiderio moltoambito che purtroppo non è mairiuscito a realizzare. Angelo Modolo è nato a Gor -

gazzo il 25 settembre 1926 e vi ri -

di Angelo Modoloa cura dei figli Elena, Laura, Oscar Modolo e della nipote Carla Dorigo

L’autoritratto di Angelo Modolo e il ritrattodella moglie Lucia.

Quest’estate è statal’occasione per conoscereAngelo Modolo pittorecon la personaleorganizzata dai suoi tre figli.

I figli di Angelo Modolo, Laura, Elena e Oscar, e i nipoti, il giorno dell’inaugurazione della mostra.

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lazione nell’81 in Piancavallo e al-tro ancora. È stato grande amicodel pittore Giuseppe Ragogna,che spesso andava a trovare nellasua abitazione ad Aviano. Abbia -mo esposto quadri di famiglia e al-cuni gentilmente prestati comequello nell’ingresso Umanità afri -ca na dell’81, donato alla parroc-chia di Budoia. Nel corso dellamostra in molti ci hanno fatto sa -pe re di possedere un suo dipintoe per noi è stato interessanterivedere e ora tentare di ricercarequello che ancora non abbiamovisto. Abbiamo avuto il piacere di in-

contrare persone anche giovaniche si soffermavano davanti aquadri che rievocano tempi lontanicome La Sloitha, slitta per tra spo r -tare la legna giù dalla montagna, lelavandaie sul Gorgas, sul la va dordi legno, bambini che giocano inriva al Gorgazzo, la nassa cheserve per prendere i pesci sul lettodel fiume, la raccolta dei fiori, ilcortile e il molino di Polcenigo.Scorci di paese, in particolare ru -

stici di case che ora sono stateristrutturate e quindi le rivediamocom’erano in passato come il cor-tile Titolo con pozzo, a Budoia e lecase astratte. Il pannello delleChiese denota una diversità neicolori. I ritratti in particolare il suoautoritratto ha colpito molto. Il suopreferito è sempre stato PapaGiovanni che ha suscitato diversointeresse come anche i Due ra -gazzi sotto la pioggia è stato moltoapprezzato. Nelle figure abbiamovisto la Madonna Nera, Madonnacon bambino, Maternità, astratta,un’altra Maternità a carboncino e ilquadro della Vita molto apprezza-to. Nel tema sacro interessante ilcarboncino della Passione diCristo.Per noi figli questa è stata una

grande soddisfazione personaleincontrare persone che, avendoloconosciuto, conservano un bel ri-cordo e ne hanno apprezzato lequalità artistiche come nel qua -derno delle firme molti hannoringra zia to per aver fatto questamostra.

Un silenzioso cantoredel paesaggio pedemontanodi Vittorina Carlon

Angelo Modolo, il fotografo-pittore,elogia il paesaggio della sua terrache sente con vigorosa emozionee transcodifica sulla tela in formesintetiche, cogliendo l’essenzialesenza indugiare. Lo scenario riccamente pittoricodel Gorgazzo – sorgente e borgo –con i suoi silenzi, luogo in cuiAngelo è nato, vissuto e ha dipinto,diventa per lui la palestra artisticain cui allenarsi, cimentarsiinstan cabilmente con estro

e capacità pittorici non comuni. Fin dall’infanzia Angelo ama«dialogare» con linee e colori,imparando autonomamentela gram matica dell’artista. Un aneddoto è rimasto nellamemoria visiva della sorella.Durante le incursioni aereedella seconda guerra mondialesui cieli della nostra Pedemontana,Angelo, ancora ragazzo, uscivanel cortile per fissare intensamentequelle immagini che raffigurava,

ANGELO MODOLO, PITTORE

1. Ritratto di Papa Giovanni XXIII.2. L’Umanità africana.3. Il risveglio.

1.

2.

3.

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poi, sulle pareti interne di casa:erano aerei talmente reali da stupirel’osservatore. Passano gli anni e la sua sensibilitàartistica si affina.È vivo il ricordo dei figli allorainfanti: il fascino di un foglio biancoche in un batter d’occhio sianimava, si riempiva di segni susegni che prendevano forma, e,nell’arco temporale di una mattutinacolazione, ecco nascere case,lagune, ambienti naturali tracciaticon il carboncino o il nero di china.L’artista continua nel tempo aesternare sempre più intensamentele sue emozioni, in una dimensionecontemplativa e lirica, con i suoitemi prediletti, le rappresentazionidelle bellezze naturali dei paesaggiagresti e delle case dellaPedemontana, attraversol’alternarsi di cromie luminose ecupe, senza disdegnare i ritrattidelle persone care, gli autoritratti,e pure le figure della sfera delsacro, con tocchi di pennello o dicarboncino carichi di poesiae di sensibilità. Per lui, dipingere è ascoltarei silenzi per lodare il Creato. La sua è un’opera naturale,spontanea, semplice ma gradevole,sentita e vissuta intensamente,quasi riservata: è la proiezionedella sua personalità serena,del suo carattere mite e schivo,profondamente sincero e naturale,che sa stupirsi di fronte a un pratofiorito, a un cielo in movimento,a un dolce sorriso di bimba,alla solitudine di una casa, privatadel suo fascino dal tempo ostile.Personalità libera da influenze discuola, Modolo ebbe il privilegiodi essere un autodidatta, capacedi dare ascolto alla propria innatainclinazione artistica.

Dall’alto in basso. Case della Pedemontana.La raccolta dei fiori.Nevicata su Gorgazzo.

ANGELO MODOLO, PITTORE

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gli Amici del GirasoleChi era presente il 2 giugnoscorso a Budoia ha potutopartecipare ad un’importanteiniziativa benefica pro BurloGarofolo (istituto pediatricodi eccellenza a Trieste). Quel giorno la piazza Umberto Iha ospitato associazioni ONLUS,coope rative sociali, gruppidi volontari e il mercatino deibambini, ha offerto attività coni cavalli, laboratori per bambini eragazzi, spettacoli, dimostrazioni,tornei, giochi e racconti, perfinouna sfilata di modae uno spettacolo dei Papu,coinvolgendo Comune, Pro Loco,Progetto Giovani, i commerciantie i ristoratori del territorio.Questi ultimi hanno preparatoottimi piatti tipici per ladegustazione di beneficenza,che ha consentito di raccoglierela ricca somma di 1.730 eurodevoluti al Burlo. L’attività deivolontari Amici del Girasole,iniziata il 2 giugno 2011, si èconcretizzata anche l’8 dicembredello scorso anno, conun mercatino natalizio, laboratoriper bambini, l’accensionedell’albero di Na tale conil Sindaco e soprattutto conla raccolta di giochi usati in buonostato donati alla Casa MadonnaPellegrina di Pordenone (raccoltareiterata anche l’8 dicembre

di quest’anno), e in ottobre, conuna grigliata di beneficenzainsieme agli Amici di Griglia(raccolti 1.980 euro sempreil Burlo!). Le iniziative del gruppodi amici Cristina Barbariol, DanielaLavezzari, Claudio Mariani,Giorgia Del Puppo e Daliah Frezzacontinuano nel 2013 (nonperdetevi il prossimo 2 giugno…):potete trovare informazionie aggiornamenti sulla paginaFacebook degli Amici delGirasole; inoltre, chi lo desiderapuò contribuire alla raccolta fondiper il Burlo con l’acquisto delcalendario 2013, al cui internosi trovano le 60 poesie scritte daibam bini e dalle bambine dellescuole primarie degli IC

a Budoia,

di Caneva, Aviano, Roveredo eFontanafredda che hannopartecipato al concorso«Il paese in poesia», sempreindetto dai volontari. Il calendarioè disponibile presso l’aziendaagricola Ortogoloso di Cristina eRoberto Andreazza, di Budoia.

La Redazione coglie l’occasioneper ringraziare la cartoleria«il Girasole» che in questi annidi attività ha svolto con moltacortesia il servizio di rivenditadel nostro periodico.

*

Alcuni momenti delle iniziative organizzate in occasione della festa del 2 giugno.In alto. Gli organizzatori con i Papu ed il dott. Stefano Martelossi del Burlo Garofolo.

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U n presunto franamento delMonte Brognasa, avancorpo colli-nare del Monte Cavallo, avvenutoin epoca preistorica, ha determina-to la formazione di un bastioneroccioso che per alcune centinaiadi metri si eleva sopra la chiesettadi San Tomè a Dardago. Rimastosco nosciuto nel tempo, all’iniziodel secolo scorso è stato notatodai primi avventurosi che risalivanola valle del torrente Artugna per an-dare sui monti circostanti.Negli anni Trenta questo gialla-

stro e strapiombante paretone de-stò l’interesse di Raffaele Carlesso,famoso alpinista pordenonese,che con l’amico e compagno dicordata Renzo Granzotto, nono-stante i pochi e modesti mezzidell’epoca, vi aprì alcuni itinerari in

Palestra di roccia

preparazione d’importanti impresedolomitiche, itinerari ancor oggiconsiderati al limite delle difficoltàalpinistiche. Nel decennio successivo gli

eventi bellici fecero cadere nel-l’oblio queste crode; in seguito fu-rono quasi abbandonate a causadelle grandi difficoltà delle vie conchiodatura rischiosa ed anche per-ché considerate solo un impegna-tivo banco di prova per le salite inmontagna. Negli anni Sessanta il luogo vide

timidamente apparire le nuove ge-nerazioni di alpinisti alla ricerca diterreno idoneo ai corsi roccia; l’am-biente fu riscoperto e si comincia-rono a salire ed attrezzare anche lepiccole falesie poste a destra delparetone. Il proliferare di nuove viedi Roberto Bianchini

Questo scritto vale solo comecomunicazione informativae non come invito allafrequentazione di questa struttura.Si ricorda che l’arrampicataè un’attività potenzialmentepe ricolosa. Chi la pratica lo faa proprio rischio ed ha il doveredi conoscere e mettere in attotutte quelle misure di sicurezzaper evitare incidenti per sée per gli altri.

Dardago-San Tomè

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– la Piccola Alta – Il Fico sopra laPiccola Bassa.Le vie sono quasi tutte a mono-

tipo con uno sviluppo che varia dai15 ai 28-30 metri. Una sola via hatre tiri di corda (la Fessura sul Pare-tone) e una ne ha cinque (Equipe84). Si tratta in totale di oltre uncentinaio di vie sicure e ben protet-te. Le difficoltà tecniche vanno dalIII+ (scala UIAA) fino all’8b+ (scalafrancese).

In questo importante ambientehanno operato autonomamente, indiversi periodi, alcuni veri appas-sionati che con il loro spontaneocontributo sono stati gli artefici del-le vie e della loro sicurezza. Dove-roso citare alcuni nomi: Stenio Pe-rin, i gemelli Stanchina, Fabrizio

concomitante con lo sviluppo del-l’arrampicata libera e sportiva hadeterminato un significativo am-pliamento della palestra qualifican-dola come una delle migliori strut-ture naturali di tutto il nord est. Per raggiungerla ci si porta nella

piazza di Dardago, frazione del co-mune di Budoia, proseguendo ver-so nord lungo la strada che correparallela al torrente e risale la valle.

La palestra si sviluppanei seguenti settori

– Il Paretone sopra la chiesa;– le Placchette dopo il Paretoneseguendo la traccia verso nord;

– la Grotta un centinaio di metrisopra il Paretone;

– la Piccola Bassa lungo il sentie-ro segnato CAI 990;

Va go, Marco Burigana, Luca Mio-rin ed i fratelli Franz.

Nel 2001, al margine destro delParetone, a cura del comune diBudoia, della Sezione CAI di Por-denone e degli alpinisti pordeno-nesi, è stata collocata una targabronzea in memoria di RaffaeleCarlesso che fu il precursore e pri-mo realizzatore della palestra.

Tratto da Il Notiziario, n. 31, anno XV,autun no 2007.Periodico della sezione di Pordenonedel Club Alpino Italiano.

Oltre agli scalatori citatidall’autore, noi vogliamoricordare il nostro caro maestroUmberto Sanson, amicodi Raffaele Carlesso, che con luiscalò il Crep negli anni ’50-60del secolo scorso.In un suo articolo (l’Artugnan. 90, agosto 2000), il maestroricordava che il grandescalatore lasciò sul Crep«una piccola staffa di cordaed alluminio», duranteuna delle sue ultime scalate.

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lo sbattezzamento

un nobilesegno

o ritrovato oggi un appuntoscritto, ormai sei anni fa, su duepaginette e stavo sul punto diappallottolarle e liberarmene comefossero proprio quello chemi erano sembrate: solo fastidiosiricordi. Poi, la curiosità mi haspinto a rileggerle e conservarle. Non si tratta di considerazionifulminanti, di quelle capaci diindirizzare la vita su altri binari, maqueste righe mi sembrano almenodegne di figurare tra i miei ‘spunti’.Perciò le riporto tali e qualile scrissi allora sotto lo stimolodell’indignazione conseguenteall’iniziale sorpresa.«Ascoltavo in autouna trasmissione di «Radio 102.5»la scorsa settimana, mentremi liberavo dal traffico cittadinodi Pordenone. Potevo quindiprestare attenzione a quantosi dibatteva in quel momento.L’intervistatore eccitavaal colloquio telefonico alcunipersonaggi tra cui una scrittrice– così era presentata al pubblico –di cui non ricordo il nome.Le sue generalità sono stateevidentemente affogate, nella miamemoria, da due brucianticoncetti che lei ha espressoall’inizio e alla fine della suaspettacolare intervista.L’argomento del dibattito eral’enciclica di Papa Benedetto XVI,non ancora pubblicata dai mediama su cui molti «rumors» eranogià nell’etere. L’intervista non eradurata più di due o tre minutima la velocità della loquela dellasignora me l’aveva fatta percepire

come molto più lunga.Nel primo dei due concettila signora negava alla ChiesaCattolica, «a quei preti» avevasibilato, il diritto di parlare d’amoreperché, non essendo sposati, asuo dire non possono apprezzaretale sentimento.Il secondo concetto, finaledell’intervista, investivail sacramento del Battesimoda cui lei si sentiva «oppressae disgustata» al punto cheauspicava, pretendeva il proprio«sbattezzamento». Nonostante la signora parlasseaddirittura alla radio e a milioni diascoltatori per me era purtroppogià morta, così com’è mortoqualsiasi albero che rifiutila propria radice: morta comequalsiasi creatura che rifuggal’affetto dei propri genitori che nelBattesimo l’avevano volutaproteggere dal male e porresotto la protezione del Benedi Gesù Cristo.E non vale, per me, a riportarein vita quella signora la suaconsiderazione che nel passatola Chiesa abbia commesso deglierrori peraltro oggi ampiamentericonosciuti e corretti.Ma, se possibile, la primaaffermazione della signora èancora più gratuita eincomprensibile.Infatti, cosa c’entra un mancatomatrimonio carnale di un uomo(prete) o di una donna (suora) conla propria capacità di dare ericevere amore? E, aggiungerei,soprattutto di ‘dare amore’ dal

di Alessandro Fontana

«Amatevi l’un l’altrocome Io vi ho amato»

momento che i veri sacerdoti esuore cattoliche rinuncianoall’amore fisico per l’amore diCristo e del prossimo. «Amatevi l’un l’altro come Iovi ho amato».Ma queste parole sonoevidentemente troppo alte e difficilida capire per l’intelletto e peril cuore di quella triste signoraaspirante allo ‘sbattesimo’.

la Redazione

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n significativo esempio da se-guire è stata la decisione di una fa-miglia budoiese di provvedere alrestauro della statua della Madon-na del altaruòl de Costa come rin-graziamento per grazia ricevuta:un elevato segno di fede.

In un tardo pomeriggio di otto-bre, don Maurizio e la comunità sisono raccolti attorno all’altaruolper la recita del rosario e la benedi-zione della statua della Madonna.

L’altaròl del Brait

Marco Janna Bocus era molto le-gato al Capitello del Brait e avevapiù volte espresso il desiderio direstaurarlo. Non ha fatto in tempo!Così la moglie e i figli hanno pen-sato di ricordare il loro caro facen-do restaurare l’altarol de la Mado-na, esaudendo, in tal modo, il suodesiderio.L’inaugurazione dei lavori di re-

stauro si è svolta la sera del 30 ot-tobre: don Maurizio ha recitato ilrosario con un nutrito numero difedeli; quindi ha celebrato la SantaMessa e benedetto l’antico capi-tello che da più di duecento anniaccoglie quanti salgono a Darda-go e coloro che si recano in cimi-tero per trovare i loro cari defunti.

È sempre stataparticolare l’attenzionemanifestata dallanostra gentealla segnaletica sacra– croci, edicole,affreschi devozionalicon immagini di Maria edi santi – che,fin dall’antichità, è statapunto di riferimentodi rogazioni, diprocessioni e di altririti sacri. Oggi, nelle nostretre comunità si notanointerventi di restauro,di ripristino di vecchisegni devozionali oaddirittura di edificazionedi nuovi: prova chela religiosità popolareè ancora viva nei nostriterritori.

di Fede

Un po’ di storia dell’altaruòlde la Madona de Costa

L’antica statua lignea, ap parte -nente alla chiesa di Sant’An drea,fu collocata nell’edicola nel 1907,anno di costruzione del sacro. Furono quattro giovani diciot-

tenni, nate nel 1889, a trasportarela statua dalla chiesa parrocchialeal nuovo sito: Giovanna PanizzutSanson, Luigia Burigana Scussat,Maria Carlon Burigana e un’altra dicui non si conosce il nome.L’altaruòl, sostitutivo di uno più

antico, è posto all’incrocio di ar-caici percorsi: un sentiero che dalpaese saliva verso Longiarethe el’altro che conduceva a Polcenigo.La committente dell’edicola fu

Maria Del Maschio Mos’cion, per-sona pia che ancor giovane intra-prese la via del convento, ma permo tivi di salute si trovò a doverlaabbandonare; cosicché dopo unavita al servizio di famiglie bene-stanti, ritornata in paese all’iniziodel secolo scorso, fece edificarel’attuale costruzione sacra. Ne di-venne custode fino alla sua morte.L’incarico fu poi affidato a un’altraper sona de vota, Santa CarlonMiai. A tutt’oggi responsabile dellacustodia del sacro è la signora Te-resa Santarossa Gislon, che condedizione prov vede sempre amantenere ador na di fiori l’imma-gine della Vergine.

Momenti di devozione davantialle due edicole sacre.

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’N te la vetrina

Una camminata in montagna, negli anni Sessanta.Da sinistra. I budoiesi Marco Zambon,Osvaldo Carlon (el moro), Agostino Angelin Girolet,Ferruccio Zambon Petenela, Silvio Carlon Ros.

(foto di proprietà di Milena Burigana.I nomi sono stati forniti da Liliana Puppin Carlon)

Tricesimo, 1962. Dardaghesi e budoiesi in gita a Tolmezzo, guidati dadon Matteo Pasut.

Dardago, 1961. Tra un tempo e l’altro di una partita di calcio, una trentina di ragazzibudoiesi e dardaghesi posano per una foto.

(le foto sopra e in alto sono di proprietà di don Matteo Pasut)

Bambini e adolescentidegli anni Sessanta

27 luglio 1960. La forcella tra casera Saùc e caseraBusa Villotta a Piancavallo.Da sinistra. Luigi Burigana (Gigi Bastianela),Rodolfo Vettor Martin, Eligio Carlon (in piedi),Filippo Carlon, Giorgio Janna Moro, un soldatodi fanteria, marchigiano, di sentinella per una zonadi sicurezza dovuta a possibili deviazioni di tiridi artiglieria (manovre in corso), Luciano AngelinBatesta, il sottoscritto Osvaldo Puppin Budelone(seduto), Roberto Mezzarobba Piai, Gianni Carlon,Luciano Zambon Thuciat.Ricordo che siamo rimasti bloccati dalle 8.00 alle13.00. In quell’arco di tempo siamo stati messial corrente sulla vita militare, in una forma moltoseria, ed anche avvenuto lo scambio delletre razioni da combattimento (gallette, cioccolato,marmellata, frutta secca, 10 cc di cognac ecc.)di cui disponeva la sentinella, equamente suddivisefra noi, con le nostre «razioni» di formaggio esalame nostrani.

(foto e testo di Osvaldo Puppin Budelone)

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Feistritz, 31 luglio 1904. Ricordo a Ianna Luigia.Questa è la breve dedica che Sante Janna Tavàn(mio nonno, terzo da sinistra della seconda fila),ha scritto sul retro di una foto donata, più diun secolo fa, alla sua mamma Luigia.

***A quale Feistritz si riferisse mio nonno èquestione ancora irrisolta (il toponimo identifica,con differenti specifiche, diversi centri austriaci),ma presumibilmente si tratta di Feistritz an derGail, in Bassa Carinzia, ai confini con la Slovenia.Attualmente non possiedo altre informazionima, spinto dalla curiosità e dal desideriodi maggiori conoscenze, ho cercato di leggereed interpretare alcuni particolari della foto.Innanzitutto l’identità di quel gruppo.Chi sono le persone ritratte attorno a mio nonno?Perché è stata scattata quella foto?

Che si tratti di un giorno non lavorativo èdeducibile dagli abiti (quelli buoni «della festa») eda un barilotto di birra onorato con un’alzatadi boccali (più volte mio nonno mi ha ripetuto dicome la domenica si provvedesse all’acquistode un caretél da condividere con gli amici).La presenza poi di un ramo di pino sotto il tettodella costruzione alle spalle di quel gruppo –come si usa tradizionalmente con le nostrefras’cie – significa certamente che l’edificio haraggiunto la copertura e quelle persone nestanno probabilmente festeggiando il traguardo.Interessante è anche il giornale tenuto in manodalla persona in centro (perché il suo cappellosia riposto a terra è un altro di quei crucci senzarisposta). Credo di aver identificato la suatestata, Il crociato, un quotidiano di stampocattolico edito dal friulano Luigi Pellizzo

(poi divenuto arcivescovo).Ritengo dunque che anche la persona chelo regge sia friulana, quantomeno italiana.Ho fatto vedere la foto a diversi compaesani equalcuno crede di aver riconosciuto in AntonioZambon (Toni Palathìn), il quarto uomoda destra nella prima fila e in Regina Zambon,sposa di Valentino Janna Tavàn, la secondasignora a destra seduta in prima fila.Potrò dunque sbagliarmi, ma ritengo chetra i presenti vi sia più di un dardaghese.Ecco perché desidero chiedere l’aiuto ai lettoriper identificare – se la mia tesi è corretta –gli altri «nostri» lavoratori in terra d’Austriapiù di 100 anni fa. Grazie!

VITTORIO JANNA TAVÀN

Anni Sessanta. Cinque coppie budoiesi con don Alfredo Pasut, sul sagrato della chiesa.Da sinistra. Andrea Burigana con la moglie Caterina, Giacomo Del Maschio conPierina..., Valentino Angelin e Teresa Carlon, Pietro Del Maschio Danelin con la moglie,Andrea Signora con Rosa Carlon Cech.Alle spalle, oltre a don Alfredo, a sinistra Maria Santin Belogna e a destrafiglia e madre Gasparin.

(foto di proprietà di Milena Burigana. I nomi sono stati forniti da Liliana Puppin Carlon)

Appello ai lettori

UN ACCORATO APPELLOAI LETTORI

Se desiderate far pubblicare fotoa voi care ed interessanti per le nostrecomunità e per i lettori, la redazionede l’Artugna chiede la vostra collaborazione.Accompagnate le foto con una didascaliacorredata di nomi, cognomi e soprannomidelle persone ritratte.Se poi conoscete anche l’anno, il luogoe l’occasione tanto meglio.Così facendo aiuterete a svolgerenella maniera più corretta il servizio socialeche il giornale desidera perseguire.In mancanza di tali informazionila redazione non riterrà possibilela pubblicazione delle foto.

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er noi la montagna è semprestata rappresentata dai prati e dainostri boschi, impigriti nel tiepidosole invernale, con poche sorgentid’acqua ma ricchi di erbe medica-mentose. La preparazione di un-guenti, la cui ricetta è stata traman-data di nonno in nipote, è statainfatti fondamentale per lenire feritee punture di vespe, calabroni, ragnied altri insetti.I boschi, poi, ci hanno sempre

concesso, senza spese, funghi, ca-stagne, fogliame e, naturalmente,ossigeno per il nostro respiro.Ma i boschi sono fondamentali

soprattutto per la legna. Ricordo di come, in quei male-

detti inverni della Seconda GuerraMondiale, dopo la colazione conpolenta e un po’ di latte, vestito diabiti leggeri e con gli zoccoli ai pie-di, anch’io come altri miei coetaneiprendevo una fascina di legna sottoil braccio e la portavo a scuola pertenere viva la stufa di terracotta.Sebbene non ben essiccata ci

dava un po’ di conforto di calore.In quegli anni la legna era tra-

sportata e commerciata nei paesi avalle su carri agricoli con ruote fer-rate (non certo gommate), trainatidai buoi che sopportavano carichidi 45-50 quintali.Come ho già raccontato in un ar-

ticolo dedicato alla vita di monta-gna e alla slitta (vd. l’Artugna n. 81,anno XXVI), il pericolo maggiore diquell’attività era costituito dalle raf-fiche di mitraglia o dalle bombe deicaccia americani.In un’occasione è capitato che

passassero per tre volte sopra dinoi a bassa quota e, per fortuna,notarono che il nostro carico eracostituito da legna e non, come po-teva capitare, da materiale bellicoper rifornire i tedeschi. La morte sa-rebbe sennò stata sicura.Un’altra volta, in compagnia di

Matteo Fort e Angelo Polat, partim-mo sul far della sera, per scenderecon il carro verso Visinale. Al rien-tro, a causa del coprifuoco, il buio

era totale e l’orientamento difficol-toso. Temevamo comunque i raiddei caccia o i controlli dei tedeschilungo la strada.Perdemmo l’orientamento; fu al-

lora che gli amici proposero di faravanzare i buoi di mio padre Gio-vanni poiché, essendo più anziani equindi più esperti, ci avrebberoistintivamente condotto lungo la viadi casa. Così fu e rientrammo final-mente in paese.Come in quest’occasione, anche

nelle altre nostre discese a valle lalegna era destinata ad alcune fami-glie della pianura in cambio di maise frumento; da loro c’era infatti po-vertà di legname tanto che le donneerano costrette a bruciare nella stu-fa tutoli di mais, tralci di viti e qual-che ramo di platano.Per quanto regnasse la miseria

anche da noi, ci ritenevamo fortu-nati, perché, nei boschi di Dardago,almeno c’era la legna e si potevanoalimentare i quattro forni delle casedove mia madre e le altre donne cu-cinavano pane, focacce, spumiglie,zucche e qualsiasi altro prodotto.

Ricordo che di pane se ne cuci-nava a sufficienza (tanto da poter ri-fornire i tre paesi) in via San Tomèdove c’era il grande forno di Vin-cenzo Bocus detto de la Rossa equando a luglio ed agosto la legnascarseggiava, per permettere dicontinuare la produzione, io e miopadre portavamo un gran carro difascine.Il legno però, oltre che per scal-

darsi e cucinare, serviva anche perfabbricare i mobili per la casa.Ricordo una vecchia madia fatta

da mio nonno, uomo abilissimo nellavorare e nell’accostare i disegnidel legno. A quel mobile diede vita. Inodi del legno sembravano comedue occhi che ti fissavano nel pro-fondo dell’anima. Uno sguardo cheti entrava dentro e che ancor oggirivedo.Riderà qualcuno nel leggere

questi antichi ricordi tratteggiaticon poca cultura ma forse non sache tutto ciò è prova che le fatichenon furono subite per ignoranza maper necessità di quei tempi che miauguro non tornino più.

una preziosa risorsadelle nostre montagne

di Angelo Janna Tavàn

P

Nonostante le sue ottanta primavere Angelo Tavàn non si intimidisce nell’affrontare il taglio della legna.

A destra. Anni Ottanta. Una salita in montagna su fino in Thentolina alla ricerca di erbe medicamentose.Da sinistra: un botanico foresto accompagnato da Ugo Zambon Pala, Angelo Janna Tavàn,Carlo Janna Tavàn e Mauro Zambon Thuciat.

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L’angolodella poesia

Voglia di vivere la memoriagran dono, infiniti «perché?»

Il cielo limpido o scuro,ma sempre lontano;se al tuo passar ben fai,aiuto avrai, se sei nei guai.

La salute sembra a noi che l’oro valema quando un si sente malecerca aiuto all’ospedale.

Esce a volte l’ambulanza,rientra ancor più in fretta:è qualcun che è da salvare.

Dottori, professori, infermieri,giorno e notte per guarir le sofferenze,sempre gentili suo cuor la menteguarir stranieri di ogni gente.

Donatori donar sangue da nostre veneper salvar di vite umane,

Un giorno fui operato anch’io; al risveglio vidi il dono:sangue avevo datooggi al mio cuor è ritornato.

Lacrime felici di gioia e sorriso,lunga penosa notte udir lamentidi quei bimbi che innocenti.

A dei vecchi che camminar mai piùin croce a letto ossigeno darche a giorni giorni vivan.

Ogni mattin dà luce al giorno;rallegra il canto gli uccellinei vasti bei giardini.

Grazie di sogno uscir dall’ospedalesperar che sia mai più dolor né piaghe.

ANGELO JANNA TAVÀN

Quando il tempo passa e la vecchiaia incalza, le riflessioniintorno alla vita si fanno per tutti più insistenti. Angelo sembravolersene abbandonare in esordio di poesia dove, conesemplare sintesi, dispiega il significato del vissuto degli uomini(la memoria) con due soli termini: un valore concessocidal Signore (gran dono) complicato da rimorsi, nostalgie,interrogativi (infiniti «perché?»), generati da noi stessi.Se il tempo delle nostra dipartita e dell’abbraccio divino è ancoraprematuro (il cielo limpido o scuro, / ma sempre lontano),indipendentemente che si sia vissuti nell’angoscia o nellaserenità, è per Angelo indispensabile, nella vita terrena, attivarsiin favore degli altri (se al tuo passar ben fai), per poter poibeneficiare di egual ricompensa (aiuto avrai, se sei nei guai).Ne è un esempio la salute, il più «godibile» dei doni terreni(l’oro vale) che necessita di cura e del sostegno degli altri(ma quando un si sente male / cerca aiuto all’ospedale).Qui Angelo alterna una visione esterna che si fa simbolodi una necessità (esce a volte l’ambulanza, / rientra ancor piùin fretta: / è qualcun che è da salvare), ad una più intima, legataalla missione di dottori, professori ed infermieri dei quali decantaqualità professionali (giorno e notte per guarir le sofferenze) esensibilità umana (sempre gentili suo cuor la mente) anche versole persone con maggiori difficoltà sociali (guarir stranieridi ogni gente).Angelo non può che soffermarsi anche su un’altra categoria«speciale» legata al mondo della sanità: i donatori di sanguedi cui è volontario (donatori donar sangue da nostre vene / persalvar di vite umane).La poesia ha qui una sosta e diventa uno spartiacque tra duemondi: coloro che portano salute (dottori, infermieri, donatori)e coloro che la richiedono.È nell’evocazione di un ricordo personale (la voglia di viverela memoria annunciata nell’epilogo), che avviene loscavalcamento di questo limite (prima donatore, ora paziente),dove Angelo meglio spiega il benefico contrappasso (se al tuopassar ben fai, / aiuto avrai, se sei nei guai). È l’episodio di un suo ricovero in ospedale (un giorno fuioperato anch’io) nel quale proprio l’effetto di una trasfusioneo dell’intervento chirurgico gli ha ridato vita (al risveglio vidiil dono: / sangue avevo dato / oggi al mio cuor è ritornato).Lo scavalcamento è avvenuto ed i versi si spostano dall’altraparte della «barricata», quella delle persone sofferenti,specialmente i bambini, che spengono la gioia della suaconvalescenza (lacrime felici di gioia e sorriso, / lunga penosanotte udir lamenti / di quei bimbi che innocenti), e gli anziani,inchiodati a letto come in croce, oramai condannati ad una vitairrimediabilmente compromessa (a dei vecchi che camminarmai più / in croce a letto ossigeno dar) e di breve prospettiva(che a giorni giorni vivan).Tutto si trasforma, la visione di quelle sofferenze accendeuna speranza (grazie di sogno uscir dall’ospedale / sperar chesia mai più dolor né piaghe) nel tempo che passa indifferente maporta una spirituale consolazione (ogni mattin dà luce al giorno;rallegra il canto degli uccelli / nei vasti bei giardini).

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lute

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Vari appuntamenti hanno caratteriz-zato l’attività del «Collis Chorus» nelmese di ottobre e novembre a co-minciare da «Tutti cori», festival dellacoralità provinciale patrocinatodall’U.S.C.I Pordenonese, che si èsvolto a Casarsa il 13 ed il 14 di ot-tobre durante il quale si sono esibitinumerosi cori della provincia nel re-pertorio sacro e profano.Il secondo appuntamento ha vi-

sto la partecipazione del «Collis» indata 21 ottobre al «Festival della co-ralità veneta», presso la chiesa par-rocchiale di Venegazzù – Volpagodel Montello (Treviso) in qualità di«invitato speciale» nel quale si è sot-tolineato, durante la serata, il per-corso di studio e vocalità del coro diSanta Lucia di Budoia che lo ha por-tato negli ultimi anni a raggiungeretraguardi prestigiosi. Lo stesso ha presentato vari bra-

ni gospel spiritual in un ritmo incal-zante molto apprezzato da tutti ipresenti.Il festival che si svolgeva nel me-

se di ottobre in varie località dellaRegione Veneto con la presenza di

Collis e ancora Collis

una giuria e di una Commissione diascolto, si è concluso il 28 ottobrecon il concerto di gala presso il Tea-tro Comunale «Mario del Monaco»di Treviso. Il terzo appuntamento si è svolto

il 26 ottobre presso il Conservatoriodi Castelfranco Veneto nell’ambitodella serata «Concerto per il Magni-ficat». Il «Collis Chorus», nel 2009 inoccasione della pubblicazione delsuo secondo CD «Let’s go… spel»collegato ad un progetto di solida-rietà, ha voluto sostenere l’IstitutoMusicale Magnificat di Gerusalem-me che si rivolge a bambini e ragaz-zi di tutti i popoli, di diverse razze ereligioni che hanno la passione perla musica.Durante il concerto si è esibito il

pianista palestinese Jiries Boullata,vincitore di molti concorsi pianistici,accompagnato da due giovani pia-niste dello stesso Istituto anch’essevincitrici di concorso, eseguendovari brani di Haydn, Beethoven,Chopin e Liszt. Durante la serata, il coro ha pre-

sentato un repertorio nuovo che sa-

di Bruno Fort

rà una delle sorprese per il «Concer-to di Santo Stefano».Il 26 dicembre il «Collis Chorus»,

presso la chiesa parrocchiale di Dar-dago, in occasione del venticin-quesimo anno di attività, presen-ta il suo programma... e si racconta.Grande affluenza di pubblico ha

registrato il concerto di sabato 24novembre presso il Centro Culturale«Aldo Moro» di Cordenons durante ilquale il «Piccolo Coro di Sclavons»ha voluto festeggiare il raggiungi-mento di vent’anni di attività presen-tando il CD «Give us hope» ed ese-guendo una serie di canzoni diretteda Paola Polesel coadiuvata dal ma-rito Elia Marson. Il «Collis Chorus», ospite della se-

rata, ha condiviso con il giovane co-ro tale ambizioso traguardo ed haeseguito una vasta gamma di branigospel molto applauditi da tutti iconvenuti.

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Già a gennaio 2011 si era incomin-ciato a parlare di «Europa Cantat»,festival dedicato ai cori di tutta Euro-pa che ogni tre anni si svolge in undiverso paese. Questa esperienza dicoralità internazionale approdata perla prima volta in Italia, a Torino, ha vi-sto la partecipazione dal 27 luglio al 5agosto 2012 di oltre 5000 coristi dis-seminati in tutta la città provenientida tutta Europa e da diversi Paesi delMondo proponendo oltre 50 ateliersper cori e singoli cantori di ogni diffe-rente genere musicale in un turbiniodi concerti, open singing, e molto al-tro ancora.L’atelier scelto dai partecipanti del

«Collis» è stato urban gospel aventecome docente Joakim Arenius, ungiovane compositore svedese che inquattro giorni è riuscito a farci impa-rare, parlando solo inglese e senzal’ausilio di alcun interprete, sette bra-ni composti interamente da lui. Lostesso che è stato direttore dei Joy-bells, il primo gruppo gospel d’Euro-pa, e che nel 2004 ha fondato i Prai-se Unit, il cui suono urbano econ temporaneo ha ispirato sia artistigospel americani che comunità corali

...A TORINO «EUROPA CANTAT»

in Europa, ha concentrato il lavorodell’atelier nello studiare come la mu-sica gospel si sia sviluppata nel corsodegli anni ed agli elementi distintividel suono dell’urban gospel la cuitecnica vocale ed armonica ha origi-ne dal gospel. La classe composta da circa set-

tanta persone, provenienti da diverselocalità d’Europa compresa una si-gnora di Washington, ha condivisoquesta nuova avventura dal soundmolto deciso in un clima di grandeenergia ed entusiasmo.Il tutto si svolgeva in una scuola

superiore dal nome un po’ stranoSantorre di Santarosa. Dopo la primaperplessità dovuta anche alla distan-za dall’hotel dove alloggiavamo, seripenso allo stupore della preside edei suoi collaboratori che di nascostovenivano ad ascoltarci durante leprove provo nostalgia per quell’Istitu-to scolastico di periferia perché dasempre l’aula di una scuola risveglial’attimo fuggente di memorie e ricordientrati dentro di noi che ci hanno aiu-tato a vivere e diventare adulti e ti ri-mane per sempre quel pezzo di vita. Una cosa che mi è rimasta im-

pressa è stata la mostra all’apertolungo i portici di via Po e di PiazzaVittorio Veneto, in cui comparivanouna miriade di pannelli: da una partefrasi famose di Einaudi, Elsa Moranteed altri scrittori famosi e dall’altra par-titure e pensieri formulati da direttoridi coro o coristi dei quali ho volutoestrapolare le frasi più significative: «Ilcoro è un vortice che ti trascina versoun sogno. Se sto per svegliarmi miriaddormento con un canto»; «Men-te, corpo, voce, cuore. Giovani affa-scinati dall’essere musica e dal farmusica»; «Il coro è una scelta di vita,un legame che non ti lascia mai so-lo»; «Lavorare con la voce vuol direplasmare le emozioni»; «Il coro è unagrande occasione per conoscere sestessi».Il concerto finale si è tenuto in

Piazza San Carlo con la band che ciaccompagnava ed un megaschermoche riproduceva tutte le fasi dell’esi-bizione. Il direttore è riuscito ad ac-cendere tanti fuochi anche tra il pub-blico che numeroso aveva riempitoquesta magica piazza. Ci sono mo-menti in cui cadono le barriere fra chicanta e chi ascolta in nome di un uni-co grande coro: il popolo di «EuropaCantat».Aver cantato in questa affascinan-

te città dai mille volti è stata veramen-te un’esperienza indimenticabile co-me ammoniva un cartello con unafrase di Nietzsche «la vita senza mu-sica non è vita».Dedico ai miei compagni del «Col -

lis», anche in occasione dei prossimifesteggiamenti per il 25° anno di atti-vità, quest’ultima frase con l’amiciziae la stima che si devono a chi vivel’arte come parte della vita.

BRUNO FORT

trascinati versoun sogno

Mole Antonelliana. Da sinistra Sonia Breda, Yvonne De Stefani, Leo Manarin (accompagnatore),Nicole Fratin, Bruno Fort e Chiara Busetti.

Borraccia «Europa Cantat»consegnata all’arrivoa tutti i coristi per i giornidi calura.

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Lasciano un grande vuoto...l’Artugna porge le più sentite condoglianze ai famigliari

Che dire ad un papà che nel 1949,dopo una guerra infame, mi ha donatola vita? Che per anni, fin da quandoero bambina, partiva con la valigia inmano e andava al lavoro per procura-re il necessario per la mia esistenza?

Giuseppe Angelin Pelat

Che mi ha sempre voluto tanto bene emi ha insegnato ad amare il prossimocome lui sapeva fare?Bastano due parole: grazie papà.

Serenamente hanno vissuto e serena-mente se ne sono andati... Un giornosi promisero di amarsi e rispettarsi fin-ché morte non li avrebbe separati.Oggi, possiamo dire che neanche lamorte è riuscita a tenerli divisi.

Rita Cecchelin e Lorenzo Pellegrini

Sei stata una mamma e nonna spe-ciale.Ti ricorderemo sempre con amore.

ROBERTO, GALLIANO E FAMIGLIE

Augusta Zambon

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Che tu possa essere una sciabolata diluce lunare che fendendo Zenit e Na-dir increspa le acque del lago e si po-sa sul mio cuore. Sogni d’oro supermamma».«Ciao gioiello prezioso». Questo era ilsaluto iniziale della tua telefonata setti-manale… Quanto mi manca!

Elda Bocus

Anche se la vita ti ha messo a duraprova, sei sempre stata pronta a lotta-re coraggiosamente e con il tuo gran-de cuore ad aiutare il prossimo; ungrande esempio per noi.Grazie Elda, rimarrai sempre nei nostricuori.

Il 5 dicembre te ne sei andato silenzio-samente, senza disturbare e hai la-sciato a tutti noi un gran vuoto e tantatristezza.Eri una persona forte come la roccia,provata da molte vicissitudini della vitatra cui la guerra e la prigionia; purtrop-po il male non perdona e il tuo visosempre sorridente, in questo ultimoperiodo si riempiva di tristezza e ras-segnazione. Sei stato un capofamiglia di vecchiostampo che ha sempre preso decisio-ni sul cosa e come fare ed era difficilefarti cambiare idea. Ti piacevano i fiori e le piante di limoniche curavi amorevolmente. Amaviave re tante persone accanto a te, eri

Giobatta Carlon Cech

gioviale, di buona compagnia, amavischerzare e raccontare storie dei vec-chi tempi, non ti tiravi mai indietro sec’era da dare una mano nelle associa-zioni di volontariato, eri generoso e ungran lavoratore.Gli amici, i compagni del Bar, gentecomune vicina e lontana, quanti tihanno conosciuto e voluto bene tiporteranno nel loro cuore.Ti vogliamo ricordare come quandohai festeggiato i tuoi 90 anni e ti ringra-ziamo per quanto ci hai dato, i tuoi ni-poti e pronipoti non scorderanno mai illoro caro nonno.Ciao, papà!

I TUOI FIGLI

Giorgio è mancato giovedì 22 novem-bre a mezzanotte meno un minuto.Noi (io e le nostre tre figlie) eravamo vi-cine a lui dalle 13 e siamo morte pianpiano con lui in quelle lunghe e breviore di agonia. Tra preghiere e silenziosipianti lo abbiamo accompagnato finoalla fine, tenendogli le mani, baciando-gliele, accarezzandolo, sicure che nonsoffrisse dall’espressione quasi rilas-sata del suo viso. Abbiamo seguito isuoi respiri, la sua pressione, i battitidel suo cuore con gli occhi incollati al

Giorgio Sanson

quadro luminoso che campeggiavasul suo letto, ultimo legame con la vi-ta, dato che gli erano stati tolti tutti isostegni che da 15 giorni lo aiutavanoa vivere. È stata una morte non an-nunciata ed io non ero preparata aquesto dolore così improvviso.Giorgio però è sempre con me, oltreche nel cuore e nei miei pensieri, nel-l’urna che ho messo sul settimanale incamera nostra.Bentornato a casa, Giorgio!

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La notizia della repentina scomparsa dell’amicoMarco Zambon (Renzo Tunio) si è diffusarapidamente fra la popolazione, gettandonella costernazione, nel dolore e nello sconfortol’intera comunità di Dardago.Una settimana prima, l’avevo incontrato e,dopo le solite battute e risate, ci eravamo lasciati:«Se vedòn l’oto dicembre», il giorno fissatol’annuale festa dei coscritti.Raggiunto dalla triste notizia, a casa, di buon mattino,mi è stato naturale accostare il triste eventoa quanto suc cesso qualche mese prima all’amicoe coetaneo Luigi (Gigeto Marìn).Per pochi ed interminabili attimi la mente ha scavatonella memoria del passato, facendo una rivisitazionedi episodi passati assieme, gli anni delle elementari,i primi giochi, i fortini sulla solvèla, gli spari colcarburo, la conquista della cuccagna, le interminabilipartite a calcio, sul ciamp de Bedìn, per poi passaresu campi più importanti.Tutti questi ricordi hanno fatto accrescerein me grande tristezza, tramutata direttamentein commozione.Caro amico, non ti dimenticheremo mai, sarai semprenei nostri pensieri, così come tutti gli altri coscrittiche ti hanno preceduto: Luigi, Solidea, Santinae Maurizio, che riposano nel nostro camposanto.Lì verremo a trovarvi portando un fiore sulla vostratom ba, pregando e salutandovi con il classico«ciao».

I COSCRITTI DEL 1949

ciao, Renzo!

È quasi un anno che non sei con noima tu vivi sempre nei nostri cuori.Ciao.

FIORALBA E LARA

Ferruccio Bocus Frith

il loro ricordo non sfuma

Lasciano un grande vuoto...

Sopra. Marco Renzo con i suoi compagni di gioco.In alto. Renzo in 1a elementare.

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CronacaCronaca

Pa’ don Romano el vesculPellegrini a Dardac

Il 14 agosto, il vescovo GiuseppePellegrini ha voluto essere presen-te nella nostra Pieve per una so-lenne concelebrazione in ricordodi don Romano Zambon, nel 70°anniversario della sua morte.La Santa Messa, accompagnatadal coro parrocchiale, è stata con-celebrata con il pievano don Mau-rizio, mons. Giovanni Perin e il pa-dre Luigino Da Ros. Era presente ildiacono Osvaldo Puppin.Durante l’omelia, Mons. Pellegrini,nel ricordare la figura del pievanoche ha retto la sua pieve natale perben 48 anni, ha messo in evidenzala figura del sacerdote come guidadella comunità parrocchiale e si èaugurato che molti giovani sappia-no rispondere positivamente allavocazione sacerdotale. Al termine della cerimonia, sonostate illustrate al vescovo le varieopere presenti delle nostra chiesa.Dopo una preghiera sulla tomba didon Romano, Mons. Pellegrini èstato accompagnato in Val deCroda per una visita chiesetta diSan Tomé.

Dardagosto,benòn ancia sto an

Anche quest’anno, grazie ad unnutrito gruppo di volontari, tra cuimolti bravissimi ragazzi, Dardagoha avuto il suo Dardagosto con unnutrito ed apprezzato programma.Oltre alla pesca di beneficenza, aigiochi popolari, al chiosco, alle se-rate musicali e danzanti, alla Mar-cia sul percorso circolare dell’Artu-gna – ormai eventi classici ecol laudati – quest’anno il pubblicoha potuto gustare, in teatro, laMostra delle opere del pittore An-

gelo Modolo, la raccolta di giocat-toli e vestiti per l’infanzia degli anni’50 (Cuan che i noni i era nini) or-ganizzata da gruppo focloristicoArtugna e la Mostra di archeologiadel paesaggio intitolata «L’insedia-mento medievale di Longiarezze aBudoia».Il Concerto per l’Assunta «Umile ealta, più che creatura» chiude ide-almente i festeggiamenti.Un plauso ai giovani che, nei giorniin cui quasi tutti sono in vacanza,hanno dedicato molto tempo emolte energie per la buona riuscitadel Dardagosto.

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’L à lassat el Comun

Ennio Carlon de Ros ’l è dhut inpension.Ci pare strano varcare la sogliadella sede municipale e non scor-gere, attraverso il vetro della portadell’ufficio di Servizi demografici edi Stato Civile, il suo volto barbutoe la riccia capigliatura. Ennio ha chiuso un arco lavorativolungo 37 anni. Conosce tutti e haun’invidiabile memoria, anzi... con -tinua a snocciolare senza esitazio-ne dati anagrafici.Gioviale con i suoi colleghi di lavo-ro, ai quali trasmetteva il buonu-more a ogni inizio giornata, era

pure un preciso punto di riferimen-to per l’utenza. Disponibile ancheoltre il proprio orario di lavoro, ac-coglieva tutti con un sorriso, ras-serenando gli animi dei paesani emettendo a loro agio i nuovi arriva-ti in attesa d’inserimento nella co-munità. In questo primo periodo di pensio-namento, è proprio tale quotidianocontatto umano con la popolazio-ne che più gli manca, Ricorda conpiacere la registrazione di lietieven ti, di nascite e di matrimoni; inparticolare il ricordo va a quelladecina di matrimoni che ha officia-to in quest’ultimo periodo, seppur

I nons dei plevans

Nella canonica di Dardago è con-servato da tanti anni un quadrocon l’elenco dei pievani che si so-no succeduti alla guida della Pievedi Santa Maria Maggiore di Darda-go dal ’200 fino alla metà del se-colo scorso. L’ultimo pievano ri-portato è don Romano Zambon.Tem po fa, don Maurizio avevaespres so il desiderio che l’elencopotesse essere aggiornato anchecon i pievani più recenti. La redazione de l’Artugna si è im-pegnata a tale scopo, ma subito siè capito che non si potevano inse-rire i vari sacerdoti nel poco spaziodisponibile; quindi ha deciso di la-sciare inalterato il vecchio quadroe di realizzarne un altro, con lestesse caratteristiche del prece-dente, ma con l’aggiunta dei pie-vani mancanti. Nel nuovo elencosono state corrette alcune imper-fezioni emerse in seguito ad ap-profondite ricerche documentali.Al termine della Messa solennedell’Assunta, la redazione de l’Ar-tugna, anche a nome dei suoi let-tori, ha fatto dono al parroco diquesto quadro, in occasione delsuo compleanno.

inizialmente emozionatissimo.Ora dedica le sue giornate alla fa-miglia e continua ad allenare lasquadra amatoriale dell’Ever greendi Sacile, un gruppo di amici – me-dici, avvocati, carabinieri... – impe-gnato in partite amichevoli e cheuna volta l’anno istituisce una lot-teria a scopi benefici. L’Amministrazione Comunale gliha consegnato una targa di rico-noscenza, in occasione della riu-nione del Consiglio Comunale difine novembre.Auguri di buon pensionamento,Ennio!

LA REDAZIONE

Ennio Carlon al suo tavolo d’ufficio (foto di Antonio Zambon).

Dardago. Il quadro con elencati i nomi di ben 37 pievani (dal 1285 al 2010) dell’Antica Pieve di SantaMaria Maggiore è ora in bella mostra nell’ufficio di don Maurizio.

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Presentat el secondoQuaderno de l’Artugna

Venerdì 12 ottobre, nel teatro diDardago, si è tenuta la presenta-zione del volume Illazioni su tremetope di Polcenigo.L’autore, professor Angelo Flora-mo, docente, saggista, appassio-nato ricercatore della storia dellenostre regioni, Direttore scientificodell’antica Biblioteca Guarnerianadi San Daniele del Friuli, ha voluto

La casera del Ciampdedicada a Maso

Sul Ciamp, il tempo era bruttoquan do la casera era stata inau-gurata; è stato addirittura pessi-mo il 1° settembre in occasionedella cerimonia della dedica al co-mandante partigiano Pietro MasetMaso.Mentre il sindaco Roberto DeMarchi scopriva la targa com me -morati va il vento e la pioggia era-no protagonisti.Successivamente, il ve scovomon signor Ovidio Poletto ha be-nedetto il cippo.Dopo l’alzabandiera e l’inno nazio-nale, all’interno della malga, la po-polazione e numerose autorità ci-vili, militari e rappresentanti di varieassociazioni, hanno assistito allaSanta Messa celebrata da Monsi-gnor Poletto e da don Maurizio.

’Na granda emothión

Il 31 agosto si spegne a 85 anni il«cardinale del dialogo», Carlo Ma-ria Martini, arcivescovo di Milanofino al 2002, raffinato teologo erinnovatore della cristianità con-temporanea.Ad accompagnarlo spiritualmentenegli ultimi momenti, oltre all’affettodei parenti ed al supporto dei PadriGesuiti, la squadra di medici ed in-fermieri dell’Ospedale di Gallarate(Va) che l’hanno preso in cura. Traquesti la dottoressa Simona Ianna,nostra compaesana, ringraziataper sonalmente dalla sorella del re-ligioso, Maris Martini, per la dedi-zione professionale e la sensibilitàumana dimostrata nell’as sistenzamedica.È un ringraziamento a cui si asso-cia anche la redazione de l’Artu-gna, commossa ed orgogliosa dipensare ad una «figlia di Darda-go» a fianco di una persona di co-sì alto carisma spirituale.

’N te la Canonica

In occasione del viaggio a Medju-gorje, i pellegrini di Dardago, Bu-doia e Santa Lucia hanno parteci-pato all’acquisto di una statua ingesso della Vergine da donare adon Maurizio.Il delicato manufatto, collocatoora in Canonica, nell’ufficio delpievano, veglierà su di lui e su tut-ta la comunità.

Casera Ciamp 1° settembre. Dall’alto in basso. Alzabandiera. Omelia del vescovo Poletto.Discorso del sindaco di Budoia Roberto De Marchi.

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Tradithións e radhìs

Nei locali dell’ex latteria di Budoia,recentemente restaurata, è allestita,in concomitanza con la «Festa deifunghi» di settembre, la mostra«Tradizioni e identità rumena» conesposizione di abiti tradizionali eicone ortodosse provenienti da quelPaese. La curatrice, Fiorentina Ro-sioru, si congratula con gli organiz-zatori per la buona riuscita dell’ini-ziativa e per il notevole interesseriscontrato nei numerosi visitatori.

Ància ’sto an a la corét

Anche quest’anno, il fenomenodel la montana si ripete.Nel mese di novembre, a causadelle abbondanti precipitazioni,più d’una volta, il torrente Artugnaraggiunge la massima portata ca-ricandosi di acque limacciose escendendo a valle con minaccio-sa impetuosità.Un fenomeno che comincia a pre-occupare considerata la frequenzapiù insistente rispetto al passato.

essere presente per illustrare, an-che con l’ausilio di molte immaginiproiettate sullo schermo, le sueipotesi di uno stretto legame tra gliantichi culti lustrali della zona delLivenza-Gorgazzo e del Timavo. Tutto ciò attraverso un interessan-te e coinvolgente viaggio multidi-sciplinare che ha appassionato ilpubblico presente.Il volume fa parte della Collana «IQua derni de l’Artugna», agili volu-metti monotematici creati per darespazio a contributi di interesse sto -rico, etnografico, artistico, letterarioe altro, relativi al nostro territorio.

In alto, a sinistra. Il direttore de l’ArtugnaRoberto Zambon tra il vicesindaco Pietro Jannae l’autore del libro prof. Angelo Floramo.

A destra. L’Artugna in piena (foto di Marco Tabaro).

Sopra. Icone e costumi della Romaniae l’organizzatrice della mostra.

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Flórs e orathiónspa’ la Madhòna

Il 18 novembre si svolge la SantaMessa in onore della Madonnadella Salute e la successiva Pro-

Un bel lunare

È alla seconda edizione il calendariodi Santa Lucia di Budoia che escein occasione dei festeggiamenti perla patrona del paese. Su sfondi per-sonalizzati, da quelli innevati deimesi invernali ai fioriti di quelli estivi,ospita una serie di scatti che vannodagli anni venti alla fine dei sessantadel secolo scorso. La sensibilità e laprofessionalità di Corrado Besamettono insieme immagini di unpassato non troppo lontano, ma dalsapore ai più sconosciuto: le stradee la piazza non ancora asfaltate,tanti muri di facciata con le pietre avista, le botteghe de Bof e Riseta ei loro gestori attorniati da locali av-ventori. La Rina frutarola, il maritoFerucio mecanico e le sue bici-clette, Toni Besa impegnato a fer-rare el mus de Matio: professioni

scom parse, ma personaggi ancorvivi nella memoria dei bambini di ieri.Ci sono scene di vita contadina: il ri-torno festoso dalla vendemmia conil tino pieno di grappoli, lo stancocarro di fieno trainato dai bo aggio-gati. Non solo eventi regolati dagliuomini, ma anche le bizze deltempo: la gelata del ’56 testimo-niata dallo spettacolo della pompainglathada in via Dante Alighieri euna montana che corre copiosa dopa la riva de Besa. Un grazie sentitoall’autore e al comitato festeggia-menti che lavorano con entusiasmoe anche quest’anno riescono a stu-pirci e strapparci sorrisi ed emo-zioni.

FABRIZIO FUCILE

l’Artugna… su Il Popolo

Il nostro periodico ha raccolto epub blicato, negli anni, numerosido cumenti e testimonianze sull’at-tività dei tagliapietra di Budoia e diDardago nei secoli scorsi. Molti diquesti articoli sono stati raccoltisulla pubblicazione «Paesi di pie-tra».Nella rubrica «Pordenonesi nelmondo» a cura dell’EFASCE, EnteFriulano Assistenza Sociale e Cul-turale Emigranti, pubblicata il 21ottobre 2012 sul settimanale della

L’obiettivo del fotografo ha immortalatol’allora processione che, scendendo davia Caporàl, procedeva per via Rivetta.Da sinistra riconosciamo i chierichetti:Valentino Zambon Thanpela, Alfredo La-chin Stort, Carlo Usardi, Luigi ZambonMarin, Roberto Zambon Petol, RespicioPellegrini Luthol e Flavio Zambon TarabìnModhola.I portatori dei ferai (da sinistra in primopiano) Angelo Zambon Rosìt, CostanteZambon Pinàl, Bruno Zambon Pinàl Ri-veta; (in fondo) Adamo Bocus Frith e Pie-tro Rigo Moreal. Tra i portatori della statuadella Vergine riconosciamo: (in fondo) Emi-lio Naibo, (in pri mo piano) Mario SantinTesser, Bruno Zambon Tarabìn Trucia ePaolo Bocus Frith.Il sacerdote che accompagna la proces-sione non è stato riconosciuto.

...thincuanta ains fa

cessione con la statua della Ver-gine. Un grazie particolare va allasensibilità delle nostre donne checon i loro fiori contribuiscono adabbellire il percorso. L’evento riu-nisce i fedeli dei tre paesi nelle viedi Dardago per un momento di ri-flessione spirituale e di condivi-sione sociale.

Dopo aver percorso le vie del paese la processione volge al termine.

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Festade Ringrathiamento

Il giorno 25 novembre, in oratorioa Budoia, si è celebrata la Giorna-ta del Ringraziamento come tutti

Idòn chei che à bisòin

Sabato 24 novembre, presso il su-permercato Visotto sono stati rac-colti kg 1552 di prodotti alimentariper le famiglie bisognose. È statoun atto di grande generosità nelgiorno in cui la chiesa celebra lafesta di Cristo Re. È un modo percontribuire alla costruzione delsuo regno di amore e di pace.Il giorno della festa dell’Immacola-ta, sono stati ricavati 822,00 eurodalla vendita delle torte realizzatedalla comunità. Come ogni annol’offerta è devoluta all’Area Giovanidel CRO di Aviano.

...pa’ la Santa de la lus

Al tramonto del 10 dicembre vienecompletata e accesa la nuova illu-minazione esterna della chiesa di

La pitura de la glesiaa tocs

Nella notte tra l’uno e il due no-vembre la chiesa di Sant’Andreadi Budoia si è vista parzialmenteprivata di una delle più importantiopere d’arte. Un’ampia area affre-scata de Il Giudizio Universale,opera realizzata dal bergamascoAlberto Maironi, nel 1897, si èsbriciolata sul pavimento lascian-do un vistoso squarcio sulla voltadella navata. La chiesa è, perciò,resa inagibile e le funzioni religiosesi svolgono in oratorio.Ci si augura che i lacerti siano ri-composti e che l’opera possa ri-tornare in breve al suo originariosplendore.

Santa Lucia al Colle. Da più di unsecolo, prima con i gusci di luma-ca riempiti d’olio, poi coi lumini acera appoggiati ai davanzali dellefinestre, poi con le lampadinemontate sulle stecche di legno, oracon un centinaio di metri di nuovoprodotto tecnologico che corre suun filo d’acciaio, la tipica usanzaviene rispettata accendendo nellefredde notti di dicembre un innosfavillante alla santa della luce. ToniCaraco e Milieto Curt sono i dueuomini di buona volontà che rega-lano un’in tera giornata di lavoroper sistemare l’impianto; un graziesentito a chi ancora spende deltempo perché la comunità facciafesta onorando la tradizione di chiè stato prima di noi.

diocesi di Concordia-Pordenone,Il Popolo, è ricordato e segnalatoquesto nostro lavoro. Ci fa piacereche le ricerche de l’Artugna conti-nuino ad essere oggetto di impor-tanti recensioni.

gli anni. Gli agricoltori della nostracomunità, e da otto anni assiemeai colleghi di Polcenigo, voglionoringraziare durante la Santa Mes-sa Nostro Signore per i raccolti ot-tenuti con l’offerta dei doni dellaterra. Alla Santa Messa è seguita la be-nedizione delle attrezzature agri-cole con gli interventi del sindacoRoberto De Marchi e del presi-dente provinciale della ColdirettiCesare Bertoia, che hanno sottoli-neato che, anche in questi mo-menti di crisi, un settore primariocome quello agricolo svolge unruolo non indifferente sia dal pun-to di vista economico che di coe-sione sociale.Poi gli agricoltori hanno avuto ilpiacere di offrire ai numerosi pre-senti un assaggio delle loro produ-zioni, cotechino, sopressa, polen-ta, agnello e del buon vino, con unarrivederci a tutti a Polcenigo ilprossimo anno.

ANTONIO BUSETTI

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innoalla vita

Il 26 maggio 2012 è nato Nikolas Sottana per la gioia dimamma Barbara, papà Simone e del fratellino Alessandro.

Gabriele Savio sorride felice nel giorno del suo Battesimo abbracciato dal fratello Andrea, dalla mamma Leonia Sgnaolin e dalpapà Sandro. I due fratellini, già più grandicelli, nel giorno di San Martino.

Dal lontano paese del sol levante, Ginevra e AlessandroConzato, figli di Ottaviano e Antonella Maccioccu, con gen-tilezza e fierezza tutta giapponese donano il loro sorriso e in-viano un saluto a parenti, amici e lettori de l’Artugna.

Il giorno 8 dicembre 2012 le gemelle Evita e Brenda, sorelledi Zoe Marson hanno ricevuto il Sacramento del Battesimoa Bu doia.Nella foto con le rispettive Santole, Mariangela e Monica.

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innoalla vita

Auguri dalla Redazione!

Sorridenti e felici Giuseppina Molinaris e Plinio Fort di SantaLucia il 19 ottobre 2012 hanno festeggiato con gioia il loro60° anniversario di matrimonio. Auguri e felicitazioni.

Dardago, 1° dicembre 2012.Guerrino Bocus Frith e Maria Janna Ciampanèr.Sessantacinque anni di matrimonio! Una strada percorsa in-sieme con forza, coraggio ed amore. Un cammino nel qualesono state superate le difficoltà della vita ma anche condivi-se molte soddisfazioni.Bravo Guerrino, complimenti Maria! Grazie... un bel esempiodi vita per tutti noi. Congratulazioni.

Benito Pellegrini Cucola e Ines Elia Mazzer nel loro 50° annodi matrimonio. Si sposarono il 2 settembre 1962.

Domenica 11 novembre 2012 Marcellina Carlon e AlbanoRizzo, attorniati da parenti e amici, hanno celebrato e fe-steggiato le nozze d’oro nella chiesa di Santa Maria Maggio-re a Dardago. Felicitazioni e congratulazioni.

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Riceviamo puntualmente il vostro periodico evi ringraziamo.

DOMENICO E AGNESE DIANA

Vi ringrazio della vostra graditissima rivista.CARLA DEL MASCHIO

Grazie ancora per l’Artugna che ricevo sem-pre con piacere.

ROSELLA DEDOR FONTANA

I ne à scrit...

Alla spettabile Direzione, ancora una volta un sentito grazieper la spedizione della Rivista,sem pre stupendamente curata ericca di notizie e curiosità, cheingo losiscono non solo i «locali»:bravi!Insomma è una «chicca» nel no-stro panorama e non solo. Tra l’al-tro ho rivisto il nostro caro amicoUmberto Coassin (pagina 32) in fo-to con Vittorio Sgarbi a Villa Benzi,una splendida villa dove anch’iopiù volte son stato invitato a pre-sentare personali e collettive d’ar-te: ad maiora per il «nostro» bravoUmberto. E poi ogni volta mi fermo ammiratosulle splendide immagini in ultimae questa volta è toccato alla cicala(bravissimo Osvaldo Puppin) testoe immagini che mi han ricordato,con un tuffo al cuore, quando ra-gazzo anni ’48-’49 si «andava auccelli» con la fionda e anche a ni-di, inoltrandoci anche fuori paesenelle ampie distese di grano fioritodi papaveri e fiordalisi (dove sonoormai?) e grilli e farfalle (e le luccioleverso sera, quante!): un mondoscomparso, quasi completamentecancellato; e tutto questo tra l’insi-stente frinire delle cicale, che stor-divano e scappavano appena unodi noi le avvicinava un po’ troppo:d’un lampo scattavano e andava-no più in là e così via: c’erano peròqualche raro maschio, che noibam bini chiamavamo «el checo»che friniva a tratti e per conto suo,con un tono meno insistente e più

Roveredo in Piano, 31 agosto 2012

l’Artugna · Via della Chiesa, 133070 Dardago (Pn)•

[email protected]

basso e una volta individuato si la-sciava facilmente avvicinare talchécon la mano aperta lo si prendevaagevolmente... per poi liberarlo,s’in tende. Povero checo, un po’stupidino e facilone, mentre le ci-cale in coro proseguivano il loro«canto» assordante che pareva ilsuono metallico dei fili dell’alta ten-sione di una centrale elettrica. Viho annoiato? Comunque grazieanche per questi ricordi che la rivi-sta suscita e alimenta, e guai seogni volta dovessi scrivervi in pro-posito: specialmente per l’ultimafacciata che sa regalare ogni voltaun prezioso e intenso profumo chesa di accorata nostalgia non soloagreste, misto a un inevitabile filodi sottile tristezza: che però fa tan-to bene. Mandi mandi, cordial-mente.

SERGIO GENTILINI

Non ci annoia, tutt’altro!I complimenti di un artista di lungocorso come Lei ci fanno piacere eci spronano a proseguire nono-

Sono Paola Pellegrini, figlia di Be-nito Pellegrini Cucola e di Ines EliaMazzer.So per certo che i miei genitori,avrebbero un enorme piacere, aveder pubblicata sulla vostra Rivi-sta, la foto del loro Anniversario del50° Anno di Matrimonio… come fuper i miei nonni Giovanni Nani Cu-cola e la nonna Santa Zambon en-trambi di Dardago (Pn).I miei genitori abitano a San MauroTorinese e si sono sposati il 2 set-tembre 1962.

Eccoti accontentata.La bella foto dei tuoi genitori è nellarubrica «Inno alla vita». Auguri an-che dalla redazione.

17 settembre 2012

[...dai conti correnti]

stante le fatiche e le difficoltà cheincontriamo nella realizzazione diogni numero. Grazie!

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Situazione economica del periodico l’ArtugnaPeriodico n. 126 entrate uscite

Costo per la realizzazione 3.471,00

Spedizioni e varie 227,00

Stampa volume «Metope» 1.703,00

Entrate dal 18.07.2012 all’8.12.2012 4.452,00

Totale 4.452,00 5.401,00

bilancio

per l’occasione del 25° anno di attività

domenica, 30 dicembre 2012, ore 17.00

Appuntamenti

SANTA LUCIA

Pieve Santa Maria Maggiore

musicalimercoledì, 26 dicembre 2012, ore 17.00

DARDAGO

chiesa parrocchiale

Brani per soli e coroJ. Arcadelt, J.S. Bach, G. Aichinger6 Noëls français dal XV al XVIII secoloAriel Ramirez: Navidad Nuestra

Collis Chorus

Insieme Vocale Elastico

Concerto augurale per l’anno nuovo · 2a edizione

CONCERTO DI SANTO STEFANO

BON TERMINE E BON PRINCIPIO

Organo · Stefano MasoOrganetto · Carolina ZanelliFisarmonica e contrabbasso · Fabrizio ZambonChitarra · Cesare ColettiPercussioni · Luca Grizzo, Roberto VignadelDirettore · Fabrizio Fucile

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LUNEDÌ 24 DICEMBRE 2012 VIGILIA DEL SANTO NATALE• Santa Messa in nocte 24.00 22.30 22.00

MARTEDÌ 25 DICEMBRE 2012 SANTO NATALE• Santa Messa solenne 11.00 10.00 10.00• Santa Messa vespertina – 18.00 –

MERCOLEDÌ 26 DICEMBRE 2012 SANTO STEFANO• Santa Messa 11.00 10.00 10.00

LUNEDÌ 31 DICEMBRE 2012• Santa Messa e canto del Te Deum 18.00 17.00 17.00

MARTEDÌ 1° GENNAIO 2013 SANTA MADRE DI DIO GIORNATA MONDIALE DELLA PACE• Santa Messa solenne Veni Creator – 11.00 10.00• Santa Messa vespertina 18.00 – –

SABATO 5 GENNAIO 2013 VIGILIA DELL’EPIFANIA

• Santa Messa vespertina 18.00 17.00 17.00 e benedizione acqua, sale e frutta

Segue nelle rispettive comunità la tradizionale accensione dei panevin

DOMENICA 6 GENNAIO 2013 EPIFANIA DEL SIGNORE• Santa Messa solenne 11.00 10.00 10.00• Benedizione dei bambini, – 15.00 – arrivo della Befana

programma religioso natalizio

Dardago

Budoia

Santa

Lucia

Auguri Onorerò il Natale nel mio cuore

e cercherò di tenerlo con me tutto l’anno.

CHARLES DICKENS

CONFESSIONI

Dardago lunedì 24 dalle 15.00 alle 17.30 Budoia lunedì 24 dalle 15.00 alle 17.30 Santa Lucia lunedì 24 dalle 18.00 alle 20.00

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Foto di Angelo Modolo, fotografo professionista. Fu atti-vo, dalla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso peruna trentina d’anni, in un piccolo laboratorio con unastanzetta adibita a camera oscura, in via Cardazzo, la via

delle boteghe del capoluogo.Come alcuni fotografi carnici, vissuti tra la seconda metàdell’Ottocento e il Novecento, anche Modolo trasferì il suo

estro artistico dalla pittura all’attività fotografica.Il soggetto della foto, ripreso, all’inizio degli anni Sessantadel secolo scorso, con un’impostazione artistica, in biancoe nero, è Giuseppe Del Maschio Danelin (n. 1883), che,soddisfatto del raccolto, esibisce uno dei prodotti del suoorto: una gigantesca zucca da guinness dei primati, chesembra rappresentare i sogni d’oggi, le aspettative di unfuturo migliore, di tranquillità economica ed occupazionale,

di rivalutazione dell’etica e dei valori esistenziali.

La Redazione augura di cuore che i sogni di ogni lettore siavverino nel nuovo anno.

Foto di proprietà di Pietro Del Maschio Danelin Fantin

Una zucca...da guinness dei primati