l'Artugna 117 - Agosto 2009

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Periodico della Comunità di Dardago · Budoia · Santa Lucia Anno XXXVIII · Agosto 2009 · Numero117 Spedizione in abbonamento postale art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96. Filiale di Pordenone. Fiduciosa in un avvenire sereno Sindaci e Amministratori del Comune di Budoia dal 1945 al 2009 Ankara, una nuova chiamata Qui si vedeva della bella gente

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Periodico della comunità di Dardago, Budoia, Santa Lucia

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Periodico della Comunità di Dardago · Budoia · Santa LuciaAnno XXXVIII · Agosto 2009 · Numero 117S

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Sindaci e Amministratori del Comune di Budoiadal 1945 al 2009

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uesti i sentimenti che hannopro vato la maggior parte dei no-stri compaesani quando si èsparsa la notizia che la GiuntaRegionale aveva di fatto autoriz-zato, con la delibera 612 del 18marzo 2009, il progetto di esca-vazione e prelievo di ben 60 milametri cubi di ghiaia dal gretodell’Artu gna, a nord e a sud dellastrada pedemontana.

Stupore, perché l’autorizzazio-ne è arrivata successivamente aldoppio parere contrario espres sodai consigli comunali di Budoia edi Aviano, nei mesi di marzo eagosto dello scorso anno, i quali,all’unanimità, avevano sostenutoche «l’intervento comporta un'al-terazione del territorio con dannoall'ambiente naturale non giustifi-cato da reali problemi di naturaidraulica».

Q

Stuporeed amarezza

Amarezza, perché se il proget-to diventasse realtà, l’interventodelle ruspe per riempire 3 mila – 4mila grossi camion con la ghiaiadell’Artugna finirebbe per scon-volgere un sito naturale a noi tan-to caro. Oltretutto, tale progettoappare realizzato per prelevare laghiaia solo a fini commerciali,considerato che il pericolo dieson dazioni nella zona è più cheremoto.

Il legame della nostra gentecon l’Artugna si è consolidato nelcorso dei secoli ed è ancora sal-do come sono dure le crode delnostro torrente.

Una nostra cara lettrice ci hafatto notare che l'Artugna è tra leimmagini più ricordate, immagina-te, fotografate, raccontate nellevicende della vita, da una genera-zione all'altra, in tutto il per corso

da San Tomé in giù. Il nostro pe-riodico ne è il maggior testimone,come molte pubblicazioni chehanno visto la luce in questi anni:Sot el Crep, Cro de, Paesi di Pie -tra, Budoia-dhent, ciase, crode estorie, La Pieve di Dardago tra XIIIe XVI secolo, le pergamene del-l’archivio, Il vallone di San Toméed altre ancora.

Questo nostro radicato senti-mento ci fa apparire tale decisio-ne come una inammissibile leg-gerezza di uomini che decidonosenza conoscere a fondo la situa-zione. La nostra speranza è cheun’ul teriore presa di posizione del-le due amministrazioni comunalicontrarie al progetto, possa servirea far ripensare chi di dovere.

Gli affari e la convenienza eco-nomica non possono avere sem-pre la precedenza.

L’Artugna vista dopo el salt de la rosta. Sulla destra il vecchiomulin de Bronte (foto di Massimo Zardo).

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tristemente solo e in balia delleonde burrascose di un maretempestoso». È anche un mododi fermarsi un at timo e pensare,riflettere, che non c’è veroprogresso, se lo si vuole costrui resolo con le forze umane.Ci aiuti la Vergine Maria a farciascol tatori di Dio. Il nostro futurodeve essere corroborato dauna dose di spiritualità interioreche viene da Dio. Ognuno di noi,libero di agire e di pen sare potràfare tesoro di ciò che è umano,con i suoi limiti e di ciò che va oltrelo spazio e il tempo, l’infinito.Auguro a me e a ciascuno di voidi vivere sempre con l’ottimismo ela fiducia del cristiano che hain Maria il modello cui ispirarsi.Insieme a don Angelo vi auguroun buon ferragosto.

DON ADEL

la lettera del

Fratelli e sorelle, il tempo scorre veloce e, nellapie nezza dell’estate, guardiamoa Maria, Assunta corpo e animaalla destra del Figlio di Dio, nellagloria della Trinità.È la destinazione futura di tutti noi,chia mati ad assumere, come Maria,il gesto di essere persone dediteall’ascol to e docili all’azione delloSpirito.Come nelle Nozze di Cana,sentiamo l’invito di Maria adascoltare la voce del Figlio e a fare«Tutto quello che Egli ci dice».Maria è la Donna del l’ascoltopraticato e vissuto e ci è do nataquale memoria vivente ed esem piopermanente di come stareda vanti a Dio.Nella bimillenaria saggezzala Chiesa, che è nostra madre, haammonito e guidato i suoi figli sullaretta strada tracciata dal SignoreGesù Cristo. I pontefici, ispiratidallo Spirito Santo, hanno scrittodiverse encicliche che vengonoredatte per il bene spi rituale,morale e sociale di tutto il mon do.Così è, per l’ultima scritta daBenedetto XVI «Caritas in veritate»,che affronta temi importanti,so prattutto in questo tempo digrave crisi economica planetariacome l’economia, il lavoro,la glo ba liz za zione, lo sviluppo deipopoli, il diritto alla vita, l’ambiente,chiedendo una nuova etica perla società e il mercato.Non è un’imposizione della chiesa,ma una semplice con sta tazione:«Senza Dio, l’uomo rimane

«Ti saluto Maria, figlia dolcissima di Anna;verso di Te mi attrae nuovamente l’amore.O Vergine piena di grazia divina,Tempio santo di Dio che il Principedella Pace ha costruito ed abitato,abbellito non dall’oro, non da pietresenza vita, ma dallo spirito di vita»

(San Giovanni Damasceno)

In alto. Giovanni Carlo Bevilacqua(1775-1849). Assunzione della Vergine.Studio per l’affresco del soffitto della PieveSanta Maria Maggiore di Dardago.

Plevàn

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IMPORTANTE

Per ragioni legate alla normativasulla privacy, non è più possibile averedagli uffici comunali i dati relativial movimento demografico del comune(nati, morti, matrimoni).Pertanto, i nominativi che appaiono suquesta rubrica sono solo quelli che ci sonostati comunicati dagli interessati o da loroparenti, oppure di cui siamo venuti aconoscenza pubblicamente.Naturalmente l’elenco sarà incompleto.Ci scusiamo con i lettori.

Chi desidera usufruire di questa rubricaè invitato a comunicare i dati almeno ventigiorni prima dell’uscita del periodico.

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N A S C I T E

Benvenuti! Abbiamo suonato le campane per l’arrivo di...

Samuele Puppin di Marco e Michela Ballan – San Donato Milanese (Milano)Paolo Joseph Feleey di Philip Joseph jr. e Francesca Begotti – Santa LuciaAndrea Luigi Campagna di Agostino Sergio e Annamaria Caputo – BudoiaGinevra Conzato di Ottaviano e Antonella Maccioccu – DardagoElisa Gallas di Federico e Claudia Zambon – Dardago

M AT R I M O N I

Hanno unito il loro amore. Felicitazioni a...

Massimiliano Zambon e Vera Disarò – DardagoDavid Verardo e Alessandra Zambon – Dardago

L A U R E E , D I P LO M I

Complimenti!

Licenza Scuola Primaria

Alessio Alfieri, Francesca Arcicasa, Riccardo Bastianello, Denise Benedini, Elisabetta Castellet,Annamaria Galassi, Ani Gyoka, Omar Kahol, Ivan Kozhokar, Andrea Roxiana Mogda, Tomaso Pepe,Francesca Poles, Fatima Ridaa, Jacopo Scapin, Jacopo Tavio, Andrea Tre, Daniele Zorzi.

Licenza Media Superiore

Adriano Zambon – Maturità classica – Sesto San Giovanni (Milano)Eleonora Usardi – Istituto Tecnico Commerciale – DardagoMartina Carlon – Liceo Scientifico – DardagoFabio Carlon – Istituto Tecnico Commerciale – BudoiaCristina Lauritano – Liceo delle Scienze Sociali – Santa LuciaSara R. – Istituto d’Arte – Santa LuciaElisa Lachin – Liceo Linguistico – Santa Lucia

Lauree

Beatrice Vettor – Economia e Commercio – San Donato Milanese (Milano)Andrea Rui – Scienze politiche e Relazioni sociali e internazionali – BudoiaMichela Carlon – Medicina e Chirurgia – BudoiaAlessandra Bravin – Scienze per lo Sviluppo e la Cooperazione Internazionale – San Giovanni di Polcenigo

D E F U N T I

Riposano nella pace di Cristo.Condoglianze ai famigliari di…

Nicoletta Musci di anni 86 – MilanoWilma Pontello di anni 85 – Cecchini di PasianoElena Carlon di anni 64 – PadovaMaria Assunta Janna di anni 99 – San Colombano al Lambro (Lodi)Irene De Carolis – TriesteCerne Dinorach di anni 97 – BudoiaSalvatore Bufalo di anni 63 – BudoiaCandida Ianna di anni 94 – BudoiaGiuseppina Bocus di anni 84 – BudoiaEmilio Zambon di anni 83 – BudoiaOlga Fort di anni 100 – BudoiaLuigina Conti di anni 77 – UdineAntonietta Santucci di anni 73 – Santa LuciaLuigia Bocus di anni 98 – AvianoMaria Bocus di anni 86 – ColturaAnna Zambon di anni 82 – BudoiaMarina Carlon di anni 94 – BudoiaRegina Zambon di anni 84 – Dardago

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Periodico della Comunità di Dardago, Budoia e Santa Lucia

sommario

2 Stupore ed amarezzadi Roberto Zambon

3 La lettera del Plevàndi don Adel Nasr

4 La ruota della vita

6 Drio el thòc se taia la stéladi Anna Pinàl

7 Fiduciosa in un avvenire serenoa cura di Vittorio Janna e Lucio Rizzo

Autorizzazione del Tribunale di Pordenonen. 89 del 13 aprile 1973Spedizione in abbonamento postale. Art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96.Filiale di Pordenone.

Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzionedi qualsiasi parte del periodico, foto incluse, senza ilconsenso scritto della redazione, degli autori e deiproprietari del materiale iconografico.

Direzione, Redazione, Amministrazionetel. 0434.654033 · C.C.P. 11716594

Internetwww.naonis.com/artugnawww.artugna.it

[email protected]

Direttore responsabileRoberto Zambon · tel. 0434.654616

Per la redazioneVittorina Carlon

Impaginazione Vittorio Janna

Contributi fotograficiArchivio de l’Artugna, Vittorina Carlon,Rita Marson, Fulvia Mellina, Vittorio Janna,Massimo Zardo

Spedizione Francesca Fort

Ed inoltre hanno collaborato Adelaide Bastianello, Francesca Janna, Osvaldo Puppin, Espedito Zambon,Marta Zambon, Renzo Zambon

StampaArti Grafiche Risma · Roveredo in Piano/Pn

In copertina.

Il greto dell’Artugna all’altezza del ponteche porta a Castello d’Aviano.La naturale e suggestiva bellezza del sitoè messa in pericolo dal progetto di escavazionee prelievo di 61.000 m3 di ghiaia.Fanno da sfondo la Val Granda sovrastatadal monte Candóle e dal Saúc.

[Foto di Vittorio Janna Tavàn]

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anno X

XXVI

II · a

gosto 2009

12 Respiro Missionario.Il Vescovo a Santa Lucia di Budoiadi Mario Povoledo

13 Camminando nell’amoredi Giuseppe Manzato

14 Sindaci e Amministratoridel Comune di Budoia dal 1945 al 2009di Elvi China

19 Son tornadhi a votà

20 A colloquio con…il sindaco uscente ed il neo elettodi Mario Povoledo

23 Finalmentestatea cura di don Adel, don Angelo,Alessandra e Fulvia

27 Ankara, una nuova chiamatadi Mariagrazia Zambon

30 Mario Signora e Venanzio Renierdi Walter Arzaretti

31 Pagina delle AssociazioniA.F.D.S. Budoia-Santa Luciadi Pietro Zambon

36 Qui si vedeva della bella gentedi Mario Povoledo

38 ’N te la vetrina

39 L’angolo della poesia

40 Lasciano un grande vuoto...

41 Cronaca

44 Inno alla vita

46 I ne à scritBilancio

47 Programma festeggiamentidell’Assunta

e inoltre...

Albero genealogico«La grande famiglia degli Zambon Pinal, Pinal Glir»a cura di Roberto Zambon

32 Nino Cosmo tra cavalli e masarónsdi Massimo Zardo

34 Un sogno realizzato: el ciàr del me nónodi Anna Fort

35 Recensione

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utto quello che fa un uomotranquillo appare sempre lento. Èil tocco tipico del dominatore:mio nonno. La sua lentezza sem-bra spreco di tempo, irritantecompiacimento.

Naturalmente in un clima dovec’è ordine, c’è un lavoro già fattoprima, ma che non risulta. Cosìabbiamo capito poco un veciofurlan com’era lui e tanti altri non-ni. Noi «occhi svelti», in cerca so-lo dell’effetto finale, viviamo tempiin cui tiriamo via, insofferenti esbrigativi.

Lui ci sembrerebbe uno cheva per le lunghe se fa uscire conlentezza la sua mucca dalla stallaper metterla sotto il douf, con ri-guardo, e non le dà una sbac-

chettata perché non affretta ilpas so; perché non fa smuoverequelle thate nel crescendo dellaripresa, come con un accelerato-re premuto.

Lui aggancia e sgancia carro eanimale, con le mani che non fan -no mancare una carezza sulgrop pone di chi «tira» pesi, apre echiude porte e portoni con cura eattenzione più degli aggeggi elet-tronici. Si mette in marcia tranquil-lo, sicuro che il tempo richiesto è ilsolito e non occorre sbir ciare cro-nometri, altimetri, livelli di carbu-rante. L’essenziale è un mondo vi-vo che cammina com patto,so lidale, e procede pu lito e forteverso il suo compito. Ma a passod’uomo, cioé a te sta d’uomo.

E quando lo vediamo scende-re dalle traighe de le Stue, o delPissol, o de la Ciastaldìa, con ilcarico di fieno sulla slitta e faredelle manovre a zigzag, per fre-nare lo slancio della discesa enon venire travolto, lo ammiriamoancora per la sua calma agile.Scen de come un atleta che oltrea governare le sue scivolate a de-stra e a sinistra, gioca con il pesoche porta a valle, facendolo cor-rere sui magons robusti di unaslit ta costruita con le sue mani.Le mantie leggere e arrotondatesono come due barre di timone,per virare e mantenere salda ladirezione. Se lo vedessero i gio-vanotti di oggi ne avrebbero invi-dia e vorrebbero sfidarlo.

Drio el thòcse taia la stéladi Anna Pinàl

T

(...) noi stela cioè frammento, derivato da un ceppo forte e dignitoso,ci portiamo dentro le somiglianze dei forti e dei dignitosi. (...)

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Cambierebbero volentieri leas sicelle delle spericolate discesesulla neve, o le funi elastiche deiloro lanci nel vuoto. Saprebberosenz’altro esibire e utilizzare ilsurplus di coraggio che mostranonelle imprese estreme. Sa reb be -ro sicuri di arrivare incolumi sulciamador, ma mio nonno nonavreb be piena fiducia nell’affidarea loro il tragitto del carico di fieno,che deve arrivare tutto intero finin tel tublàt.

La calma è una variante del co -raggio, ma ha più esigenze del laspavalderia. Soprattutto quandosulla sloi tha scende un carico ditronchi, le sclèpe de faer, legnoduro e pesante. El faèr no l’é pàia.Por tarlo a valle sul ciamador e poicargàlo sul ciar richiede riserve dienergie attribuite ai furlans doc.Roba da uomini speciali.

Altro che guizzi acrobatici unpo’ truccati da mandare in scenain TV Sport.

Lo slalom del giovane che silancia all’impazzata in un giogo dicurve per guadagnare qualche se -condo nell’ordine di arrivo, è unospettacolo di vitalità applaudito.

Lo slalom di chi scende perar rivare a valle guadagnando me-tro su metro è il vanto di un uomoforte, la sfida che porta lui e lasua sloitha sani a casa, con uncarico prezioso, e dopo un per-corso più lungo e più impervio diquelli olimpici.

Ma perché ricordare e cele-brare simili fatiche?

Una gru estensibile aggance-rebbe e solleverebbe carro, legnae conducente, e con una svirgo-lata lo calerebbe e lo adagerebbepiano piano dal ciamador al corti-le di casa, in 5 minuti. Invece diuna giornata. È paradossale mameno impossibile ormai che rive-dere le indimenticabili sloithe.

Il mito della velocità e del ri-sparmio di tempo ci hanno tolto ildiritto e la felicità di contemplareciò che abbiamo accanto. Nonc’è tempo. Siamo come pompieriin corsa.

Se sarà possibile applicare ta-chimetri sulle nostre auto con ef-fetto frenante quando c’è qualco-sa di bello da ammirare, potràaccadere che le macchine rallen-tino azionate in automatico da unNavigatore compiacente dellanatura, che forzatamente ci faandare a passo d’uomo.

Scopriremo il vantaggio di viag -giare rallentati anche senza intasa-menti, e potremo recuperare la ca-pacità della vista, del pensiero,della riflessione, della nostalgia,dell’or goglio friulano, ri tro vando elthoc da unlà che son vignudhi fora.

Se nelle strade di provincia uncarro agricolo ci precede e trotte-rellando fa da tappo al traffico per5 minuti, prima che scompaia im-boccando un viottolo, ci viene lavoglia di mandare un SMS al sin-daco di zona: che proibisca la cir-colazione di simili carriaggi. I qualia nostro parere dovrebbero cor-rere agganciati a una Land Rover,a un Pick up, a un Suv o a unamo trice adeguata per i 130 all’o-ra. Perché anche lui proceda ra-pido come tutti.

Ma se guardando il trabiccoloci viene in mente com’era belloscariasse sul fen del ciàr, fai unprimo passo verso il ritorno allasaggezza e alla contemplazione.

E allora pensi anche a tuonon no, com’era calmo, fattivo,avveduto, capace, inventivo, pen -satore, dignitoso; parlava e de -positava parole come gemme daincastonare per tenerle a mente.Di lui ricordi frasi lapidarie, scolpitecome sulla pietra.

Ogni generazione è stata co-me un filtro che ha lasciato pas-sare cose e ne ha fermate e di-strutte altre. Arrivato il nostroturno noi abbiamo bloccato espianato tutto. Messo un fermototale: ora cresce l’erba, le ruste,le ortìe, i bars dove è passato ilsudore, la fatica, il coraggio. Cisiamo allontanati dalla natura.Co me da una colpa, da un catti-vo ricordo, un precedente indesi-derato. Il nostro DNA è messo a

tacere per seguire l’onda che nonci piace ma sulla quale galleggia-mo. Siamo omologati. Livellati.Amalgamati. Cioè mediocrizzati.Han no scritto, su giornali accre-ditati, che il mondo dell’agricoltu-ra nell’opinione generale di certu-ni ha un qualcosa di miserabile. Èil ritratto proveniente da certi film.Se è vero, dovremmo avere unamacchia nera nei nostri successipersonali.

Eppure, secondo il proverbio,drio el thoc se taia la stéla, noistela cioè frammento, derivato daun ceppo forte e dignitoso, ciportiamo dentro le somiglianzedei forti e dei dignitosi. Ma do-vremmo smetterla di alimentare ilpensiero che il Friuli è stata unaterra di miseria, dalla quale se nesono andati i più, per cambiarepelle da poveri a ricchi. Da conta-dini a metropolitani. Il Friuli fatroppo po co per riprendersi il suoorgoglio, quello del thòc. Se neguarda bene dal mostrare i schei,insospettabilmente moltiplicati,che ’na volta i era sempre poci.

Ma i rivava dapardhut, i li fevabastà le galete, el vedel, el vagliache ’l rivava da via.

– Piero, in elo de mea? – senti-vi chiedere alla posta. Se Pierosfogliava la pila di plichi arrivati epoi sorrideva, il vaglia c’era.

Il modulo rosa compilato inbel la scrittura, con qualche svo-lazzo per civetteria culturale neltesto, era il frutto di chi aveva la-vorato, raggranellato e provvedu-to con gioia e orgoglio a spedirela paga tutta intera. Così a casa iconti poi quadravano. Le beleciase de sas che le brila i ne le àfate lor co’ i so poci schei.

Invethe da dì ’n tiei centri fit-ness, a fà fadhie insulse, inmancodon a dà una netadha ai nostrebosc. ’L è pì salute e no costagnent.

Ritroveremmo la calma, il verobene rifugio che non è in vendita:l’abbiamo dalla nascita in fondoal DNA. Basta sdaramà (rovista-re) nei ricordi di famiglia.

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Santa Lucia, 1898.I registri parrocchiali attestano la na-scita ed il battesimo di Giu seppe Riz -zo. L’anagrafe «popolare» e gli amicigli attribuiscono il soprannome di Puti,ma gli abitanti del paese lo ricordanocome Bepi l’Ardito, un nome «di bat-taglia» derivato dalla sua militanza –durante il primo conflitto mondiale –nel Corpo degli «Arditi», un reparto mi-litare costituito da gente ‘tosta’ e dadetenuti che, barattando uno scontodi pena, si arruolavano tra quelle trup-pe per imprese belliche di una certape ricolosità e durezza.Benché non ci risulti che Bepi fosseun ‘duro’ o che avesse contenziosicon la giustizia, quello era il Corpo acui fu assegnato.Al termine della Grande Guerra e la-sciata la divisa militare, Rizzo, cometanti suoi commilitoni, rientra al pro-prio paese, alla propria casa e ai pro-pri affetti. La vita riprende lentamente ilsuo ciclo e i giovani, anche se provatida negative esperienze di guerra,guardano sempre fiduciosi al futuroanimati dal desiderio di poter «scri -vere» le loro pagine personali di storiaattraverso nuove idee, nuove decisio-ni, nuove opere.Nel 1927, a 29 anni, Giuseppe Riz zo sisposa con Alba Puppin Putelàte diBu doia. I due sono accomunati dal -l’idea di costruire, anche se le finanzenon sono floride, una solida famiglia,basata sulla reciproca stima e nutrita –

con l’aiuto della Provvidenza – dal de-siderio di un discreto numero di figli.L’anno seguente nascono Gio.Maria e,tre anni dopo, Albano.L’ambizione, confessata, di papà Riz -zo è quella di avere anche una figliafemmina tanto che, prima ancora diattendere l’esito di un successivo par-to, prepara un corredo femminile per ilnascituro. Il desiderio è disilluso il 4marzo 1942 quando nasce Lucio, epoi ancora il 4 novembre 1943 conl’arrivo di Eugenio.Così, nell’arco di tempo di 15 anni, iconiugi Rizzo possono godere dellapresenza di quattro figli maschi.Come tante altre famiglie che popola-no i paesi della Pe de monta na, anchela nostra, durante il periodo bellico, ècostretta, per vi vere, a confrontarsiquotidianamente con gli eventi e le dif-ficoltà. Papà Rizzo per assicurare aifamigliari il minimo sostentamento ècostretto a cercare lavoro e a trasferir-si a Trieste. In quella città, dichiarata«zo na franca», c’è anche la possibilitàdi reperire qualche genere alimentaredivenuto assai raro… il riso, lo zuc-chero, l’olio.A Santa Lucia, intanto, mamma Albacresce la famiglia e nel frattempo an-che Eugenio, l’ultimo nato, compie ilsuo primo anno di vita. Le giornatequando sono colme di incertezze, sisa, trascorrono molto lentamente. Ciònonostante, niente fa prevedere comeuna tragedia sconvolgerà quelle esi-

Fiduciosa

Un ricordo ancora vivonella memoria:le storiedi Alba Puppin Putelàtee Rosàlia Janna Tavànche nella primametà del No vecen tocommosserole nostre comunità.

Pagina accanto.Sopra. Alba Puppin Putelate e Giuseppe Rizzo.Sotto. Alba con l’ultimogenito Eugenio.

in un avvenireserenoa cura di Vittorio Janna e Lucio Rizzo

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stenze. Gio.Maria e Albano, i figli piùgrandicelli, oramai adolescenti, il 4 no-vembre, giorno del compleanno di Eu -ge nio, di ritorno dal bosco dopo la rac -colta delle castagne, trovano la loromam ma distesa sul letto in preda alancinanti dolori. La poveretta piange,urla e si dispera. Colti dallo spavento iragazzi corrono a chiamare in aiuto lanonna ed il medico.Quello che il dottore stima come unacolica intestinale si rivela invece unamalattia che in quegli anni comincia adavere esiti letali.Alba Puppin, la giovane sposa, mam-ma di quattro bambini, il 28 novembre1944, a soli 38 anni, muore di tifo.

Dardago, 1908.All’alba del 31 luglio, nella famiglia diCostante Janna c’è aria di festa per-ché la sua sposa, Maria Zam bonColùs, ha appena dato alla luce unanuova creatura. In quella casa l’hannogià preceduta sei fratelli e il nome pre-scelto per la bambina è Rosàlia.Quello di Costante è un nucleo fami-gliare bello e numeroso, inserito, co-me altri, all’interno di una più grande earticolata famiglia patriarcale: gli Jan -na Tavàn. I grandi «pilastri» di quellacomunità portano nomi come BarbaDho-Maria, Barba Valentin, BarbaBa stian, Barba Svalt... Sono i capifa-miglia indiscussi di una collettività chevive nelle case che si affacciano su ungrande cortile, quello appunto deiTavàns in via Castello.La vita di una così numerosa comu-nità è regolata dalle decisioni dei pa-triarchi.Per garantire il magro sostentamentoai numerosi componenti, il lavoro –uni ca fonte di reddito – si alterna tra icampi, la stalla, l’orto, la fienagioneed il pascolo in montagna. Fanno ec-cezione alcune figure di artigiani fale-gnami.L’istruzione dei giovani del paese –saper leggere e ‘far di conto’ – è de-mandata al pievano che spesso è co-stretto ad usare metodi educativi og-gigiorno giudicati eccessivamenteseveri. Ma così è l’uso di quel tempo.Dell’infanzia di Rosàlia ben poco siconosce ma la sua vita è e sarà con-trassegnata dagli eventi cruen ti delledue guerre mondiali. Così come il lavo-ro la porterà a ripetuti spostamenti.I giovani infatti si mettono alla ricercadi un occupazione per poter contri-buire alle finanze delle famiglie ricchedi prole ma im poverite dagli stenti

della guerra. Se i maschi sono prestoimpiegati nell’agricoltura, le ragazze,alla ricerca di prospettive lavorativepiù lusinghiere, lavorano al servizio difamiglie facoltose come «servitù».Forse ancora non ventenne Rosàlia ècostretta a salutare i suoi genitori, ilsuo cortile, la chiesa… i suoi monti.Milano, la grande città lombarda l’at-tende, per chiedere in cambio del sa-lario, le sue giovani energie.Quel distacco, quello strappo affettivo,lontana dalla famiglia e da casa, inizia-no a segnare e a temprare l’esistenzae il carattere di Rosàlia.Una seconda esperienza di lavoro al difuori della famiglia la porta questa voltaancor più lontana, in terra di Francia.Fortunatamente, con lei c’è la sorellamaggiore Rosa, con la propria fami-glia. Le due sorelle trovano occupazio-ne presso un istituto.Montagne di biancheria quotidiana-mente attendono di essere lavate estirate. Tenacia nell’affrontare le diffi-coltà e caparbietà nel superare lastan chezza che accompagna questogravoso lavoro, caratterizzano il perio-do francese. Ciò che non è possibile evitare sonoinvece le conseguenze degli avveni-menti politici. Negli anni che precedo-no la seconda guerra mondiale la poli-tica italiana non è allineata a quellafrancese. Gli animi delle persone sonoostili, «Allez chez vous!» («Andate a ca-sa vostra!») è il motto gridato ai lavora-tori italiani, di certo non un cordialebenvenuto. Rosàlia e la sorella con lafamiglia rientrano in patria. Lei prose-gue per Dardago, gli altri si fermano aMilano.Venti di guerra iniziano a soffiare e pre-sto la tragedia bellica si abbatte sullenazioni con tutta la sua drammaticità,portando ovunque lutti e rovine.

Santa Lucia, 1944.La scomparsa di Alba Puppin, la gio-vane sposa di Giuseppe Rizzo, coin-volge e sconvolge l’intero paese.Il dolore e la commozione per quellamorte sono condivisi da tutti. Un mari-to e quattro bambini con scarsissimerisorse (né terreni, né boschi, né orti,solo qualche gallina e qualche coni-glio), rimangono d’improvviso privatidel conforto di una mamma e di unamoglie. Condivisione e solidarietà so-no allora, in un clima di povertà diffusoe nel pieno della seconda guerra mon-diale, valori di coesione di una comu-nità, principi fondanti l’esistenza e l’e-

voluzione stessa di un paese. Il figliopiù piccolo, Eugenio, è affidato allanonna materna Marianna che disponedi una stalla con una mucca per ga-rantirgli almeno latte e formaggio,Gio.Maria, sedicenne, comincia a la-vorare e diventa presto indipendente,Albano, di tredici anni, rimane in casae si prende cura di Lucio. Per le fac-cende domestiche, una giovane ziadei ragazzi, sorella di Alba, si trasferi-sce da loro mentre il padre è a Trieste(da dove fa ritorno una volta ogniuna/due settimane).Una situazione che diventa ben prestoinsostenibile, derivata dall’assenza diRizzo e dall’assenza, soprattutto, diuna vera figura materna.«Cercati una moglie – insiste il cogna-to di Giuseppe, Antonio – sei ancoragiovane, i tuoi bambini hanno bisognodi una mamma».La questione non è così semplice,non si tratta di trovare una donna, ma

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una madre per i propri figli, una donnadisposta al sacrificio, disposta ad alle-vare dei bambini non suoi, a dar loroamore e a ‘conquistarli’ per ricevernein cambio.La seconda guerra mondiale sta pervolgere al termine, un nuovo faticosoinizio si prospetta all’orizzonte, unanuova ricostruzione, nuovi rapporti,nuovi programmi da progettare.Per Giuseppe Rizzo significa ricostrui-re una famiglia, cercare una nuovamadre per i suoi figli; per Rosàlia rap-presenta un nuovo lavoro ed un’altradestinazione.

Milano, 1947.Il capoluogo lombardo incrocia nuo-vamente la vita di Rosàlia. La ragazza

marchio di un destino, traccia indele-bile nel suo cuore che conserverà persempre. Il giorno dopo la ragazza rice-ve una lettera a firma di GiuseppeRizzo di Santa Lucia.Lei non lo conosce e lui non conoscelei e mai l’ha vista prima pur essendonati nello stesso Co mune ed avendoabitato in paesi vicini.Ma a quel tempo si usava così. Siusava cioè scriversi delle lettere. Unaprospettiva strana da concepire oggiin un mondo governato dal computere dominato dalla comunicazione rapi-da delle chat e dalle conoscenze facilied immediate dei social network.Nel 1948 si usa così, come si usa re-carsi presso le famiglie delle ragazzeper chiedere l’autorizzazione ad avere

cludo una mia fotografia in quanto neabbia una sua impressione. Non pos-so darle altro, è la mia più recente as-sieme al mio caro Lucio di quasi seianni (…)».Rosàlia accoglie quella lettera consorpresa ed entusiasmo e, prima an-cora di rispondere, prende la decisio-ne di ritornare a casa per conoscerequell’uomo.Quelle parole la rincuorano e il deside-rio è tanto sentito che annuncia alla si-gnora Morpurgo la sua intenzione. Leiammira la determinazione di Rosàlia ele accorda il permesso, chiedendolesolo del tempo per poter trovareun’altra persona per i lavori di casa.Nell’arco di un mese Giuseppe scrivea Rosàlia sei lettere alle quali lei non

è assunta, nel 1947, presso i Mor -pur go, famiglia di facoltosi pellicciai,abitante in via Aurelio Saffi.L’anno seguente, in una delle tantenotti passate in quella casa Rosàliafa un sogno.Un sogno particolare, perché nulla diciò che costituisce la sua visione oni-rica, come a volte capita, trova ri-scontro o un lontano riferimento con ivolti o le situazioni che lei può avergià vissuto nella sua vita.Una donna, bellissima, vestita di ne-ro, amorevole e delicata, tiene permano quattro bambini. Le si avvicinalentamente. Alzando la testa incontrail suo sguardo. La osserva, e come acercare la conferma di un animo nelcandore degli occhi, le dice: «Ti affidoqueste creature, abbi cura di loro evogli loro bene».Parole e volti che si fanno segno,

in sposa la figlia o – come in questocaso, la sorella – e poter intessere conlei una corrispondenza epistolare fina-lizzata alla proposta di matrimonio.Anche Giuseppe Rizzo fa questo.Si reca da Giovanni Janna di Dar da -go, capofamiglia – del ramo di Co -stante (probabilmente i genitori eranogià morti) – dei Tavàns e fratello diRosàlia.Il 26 gennaio 1948, Bepi l’Ardito scri-ve la sua prima lettera, con foto alle-gata, preceduta da una «buona paro-la» di garanzia che Giovanni Janna,forse, fa pervenire alla sorella a Milano.«Gentilissima Signorina Rosàlia, per-donatemi tanto della mia libertà di farconfidenza che mi voglio prenderecon voi (…) vorrete essere così gentileed accoglierla lo stesso benevolmenteda un umile cuore sebben non vi co-nosco ed altrettanto voi (…) Qui le in-

manca di far corrispondere una rispo-sta e la sua foto, che Bepi gradisce,intuendo nell’osservazione dei trattiaggraziati e gentili del volto di lei, unacorrispondente disposizione d’animodi uguali bontà e dolcezza.Una sensazione confermata anche dalfiglio maggiore di Rizzo, Gio.Maria, ca-meriere a Vittorio Veneto, che oramaiventenne, le scriverà per dimostrarel’entusiasmo e la buona accoglienzache i figli le stanno per ri ser vare in casa«ò inteso tutte le sue buone qualità,spero verrà presto fra noi, perché neabbiamo molto bisogno di una buo-na mamma come lei (…) dev’essereproprio una buona donna, lo dice an-che il vostro volto».Giuseppe Rizzo è disposto, comesottolinea nei suoi carteggi, a «volerlebene ed amarla» senza ulteriori con-ferme ovvero «(…) non voglio farle

Venezia, novembre 1947. Il papà Giuseppe e il figlio Lucio di «quasi sei anni». Questa foto accompagnò il testo della lettera di presentazionealla signorina Rosàlia.

A destra. 10 aprile 1948. Uno scorcio del cortile dei Tavàns. Un momento del pranzo nuziale di Giuseppe e Rosàlia. Da sinistra Lea e Rosa Jannae Ferruccio Zambon Pinal, nipote di Rosàlia.

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nessuna domanda che riguarda lasua persona (…) in quanto al caratterecredo che non ci siano difficoltà fra noiperché anch’io non bramo che la pa-ce e vorrei sperare di trovarmi felicecon voi».In alcune lettere Rizzo fa firmare an-che il figlio Lucio ed infine esplicita lasua richiesta «spero vorrete essereuna buona moglie ed il mio affetto nonvi mancherà mai».Rosàlia dal canto suo, in una fotogra-fia che probabilmente gli invia in data14 febbraio 1948, vi riporta una frasescritta a mano nella quale racchiude lasemplicità delle sue aspettative: «fidu-ciosa in un avvenire sereno». Parole ditimore ed ottimismo che consacrano,a loro modo, quel giorno di febbraiodedicato all’amore.Nel delicato ed ‘ingenuo’ tenore diqueste frasi i due comunicano i proprisentimenti, i propri stati d’animo, leproprie sensazioni verso una relazioneche sta nascendo a distanza ma dagliesiti ancora incerti seppur lontananzae desiderio di incontro ne amplificanooltremodo la dolcezza.«Sento di essere felice solo nello scri-vervi (…)» conclude Giuseppe Rizzo inuna sua missiva e chiede, quando leigli annuncia che di lì a qualche temposarebbe giunta in paese a conoscerlo,di anticipare il loro incontro «(…) Vorreipure incontrarla alla stazione a Sacileperò sempre se lei ha piacere di que-sto mio desiderio (…)».I due si conoscono. Non sappiamo inquale giorno preciso di quel lontano1948 ma l’interruzione delle lettereporta la data del 27 febbraio.Da quel momento in poi Rosàlia tor-nerà nella sua terra. Due suoi sogni,quello di ritornare nel paese natio equello di sposarsi, stanno per trovarecompimento.L’«avvenire sereno» auspicato nel re-tro di quella foto comincia a prospet-tarsi nella sua emozionante concre-tezza.Il 10 aprile 1948, nella chiesa dellaPieve di Santa Maria Maggiore inDardago, Rosàlia Janna e GiuseppeRizzo si uniscono in matrimonio.Celebra il rito don Nicolò Del Toso conla garanzia dei due testimoni OvidioVettor, il sacrestano, e Luigi Rizzo, fra-tello di Giuseppe.Sono trascorsi due mesi e mezzo dal-la prima lettera di Bepi l’Ardito e orauna nuova, amorevole madre, sta perprendersi cura dei figli di Giuseppe.Il pranzo nuziale si svolge nella casa

dei Tavàns, seguito dal tradizionalecorteo verso Santa Lucia passandoda Budoia, davanti la dimora dei non-ni materni Putelàte lungo la Cianisèla.Quando Rosàlia entra per la primavolta nella sua nuova casa, vedendouna foto di Alba, la precedente mogliedi Giuseppe, ha un sussulto.Ciò che era, nel suo animo, fino a quelgiorno, solamente l’immagine di unvolto e il suono di una voce che l’ave-vano accoratamente spronata, oramostra l’identità della persona e svelail senso profetico del gesto e delle pa-role di quella lontana notte.«Ma quella è la donna che ho visto insogno!»: i due destini cominciano oraad incrociarsi, a sovrapporsi e a fon-dersi in una linea rafforzata dall’animo

anni, ma trova motivazioni nel costrui-re la fiducia nel suo «avvenire sereno»per sé, per suo marito (no nostante lascomparsa) ed i figli (nonostante nonne abbia avuti di «propri») nell’amoreche custodisce per loro, nel forte sen-so di fede, nell’umiltà e nella tenaciadel suo carattere che la supportasempre nel suo ruolo di moglie, ma-dre, donna di casa.E nella missione della quale fu investi-ta dalla figura del sogno.La vita le concesse il conforto di poteressere vicina e di voler bene ai suoi fi-gli per molto tempo.Nel 2000 a quasi 92 anni, RosàliaJanna Tavàn li salutò serenamente.

*Io sono tra quelli, io sono Lucio, il terzofiglio di Giuseppe, Alba e… Rosà lia,una donna, una mamma… l’espres -sione viva della Provvidenza.

nobile delle due donne e coerente conl’affetto che la prima inaugurò verso ifigli per istinto naturale e che la secon-da accolse come missione provviden-ziale. Destini di amore, verso lo stesso mari-to e verso i figli, destini di dolore per-ché la morte, ancora una volta entra inquella casa.Due anni dopo il pensionamento diGiuseppe Rizzo (che lavorava traTrieste e Venezia), nel 1960, a 62 anni,dodici anni dopo il suo nuovo matri-monio con Rosàlia, l’uomo si ammalae muore.Quattro figli, sebbene alcuni già adulti,sono nuovamente privati di una figuradi riferimento che fino ad allora li hacresciuti con sacrificio e nelle difficoltàdella sua condizione e di un periodostorico di particolare incertezza.Ro sàlia rimane vedova a cinquan tadue

Rosàlia con i quattro figli e le nuore nel giorno del suo 91° compleanno.Da sinistra: Albano con la moglie Marcellina, Lucio con la moglie Loredana, Gio.Maria e la consorteSilvana, Gisella ed il marito Eugenio e… mamma Rosàlia Janna Tavàn.

Bepi l’Ardito al corteo nuziale della nipoteBruna Janna.

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iornata intensa e di respiromissionario quella vissuta dallaCo mu nità di Santa Lucia di Budoia,riunita per la Confer ma zione a14 giovani e i Sacramentidell’iniziazione cristiana(Batte simo, Cre sima, PrimaCo munio ne) impartiti dal Vescovoal quindicenne Matt (Matteo)di origini congolesi e qui residentecon la famiglia, preparatosi conconvinzione dopo un trienniodi formazione catechistica.Si è parlato di ampio respiromissionario, in quanto la Comu nitàche ha avuto i natali il Ve scovoDomenico Comin, evangelizzatorein Amazzonia presso la tribù deiKivaros e lì sepolto per suavolontà, ha sentito un debito diriconoscenza verso la sua operae ha inteso così ringraziarlo conl’adesione alla Chiesa di un nuovocristiano adulto, ben inserito nelnostro tessuto sociale.Monsignor Poletto nell’omelia hasintetizzato la spiegazione dellaParola proclamata arricchendolacon le consuete paterneraccomandazioni – non solo versoi cresimandi, ma soprattutto agliadulti e ai Padrini – mai troppe, datii tempi in cui viviamo, ovepressappochismo, liceità, egoismoe apatia, sembrano avere

il sopravvento. Il Vescovo si è dettoentusiasta della scelta di Matt e hacolto lo spunto perché i presentirivivessero, in cuor loro, il grandedono della fede trasmesso daigenitori, dono che va preservato,custodito, vissuto e testimoniato.Il Vescovo si è anche dettopreoccupato per l’impressionantemoltiplicarsi ed acutizzarsi delleminacce alla vita delle persone edei popoli. Citando il Servo di DioGiovanni Paolo II, ha testualmentedetto che: «Alle antiche dolorosepiaghe della miseria, della fame,delle malattie, della violenza e delleguerre, se ne aggiungono altredalle modalità inedite e dalledimensioni inquietanti che vannocontro la libertà degli individui eledono la dignità delle personeumane, create da Dio per il bene,mai per il male». Ha però ribaditoil concetto dell’ottimismo cristiano,in forza alla promessa del Signorerisorto che non ci lascia orfani econ la continua effusione delloSpirito, che è Signore e dà la vita,rimane con noi, sino alla fine.I suggestivi riti della benedizionedell’acqua, delle promessebat tesimali pronunciatedall’aspirante Matt con voce fermae convinta, il Battesimo,la consegna e la vestizione con

una tunica bianca, simbolo dellanuova dignità e la consegna delcero acceso, simbolo della nuovaluce che si è accesa nel cuore diMatt, sono state accolte dai fedelicon un prolungato applauso.È seguita l’amministrazione dellaCresima.Al termine della liturgia,accompagnata dal Collis Chorusche ha eseguito brani di musicasacra dall’alto del maestosoorgano, stile francese, voluto dalcompianto Parroco don NilloCarniel e dopo il ringraziamento eil saluto di don Adel, MonsignorPoletto ha visitato la chiesetta alcolle, dedicata a Santa Lucia eun capitello votivo restauratograzie al contributo della Regione,della Fondazione CRUP, delComune e di offerte spontanee deifedeli.Accomiatandosi dalla Comu ni tà,il Vescovo ha salutato il nuovoSindaco di Budoia, arch. Ro bertoDe Marchi, accompagnato dal ViceSindaco con delega all’integrazione,Janna Pietro, e gli ha rivoltoi migliori auguri di buon servizio,con lo sguardo rivolto so prattuttoverso i più deboli, gli emarginati,gli anziani e quanti bussano allenostre porte per chiederecomprensione e sostegno.

il vescovo a Santa Lucia di Budoiadi Mario Povoledo

G

Il vescovo Ovidio Poletto mentre impartisce il Battesimo a Matt e con i ragazzi che hanno ricevutoil Sacramento della Confermazione.

Respiro missionario

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Un uomo che non si è accontentato della comodità e dell’abitudine,ma ha voluto mettersi al servizio di Dio, nel cercareil dove e il perché della sua vita: è Padre Egi dio Meda, il sacerdoteche gui da il Santuario della Madonna del Monte di Marsuree che ogni mer coledì celebra la Santa Mes sa, a Budoia.Ha voluto festeggiare il trentennale del suo sacerdozio raccontandola sua vita in un libro, attraverso la penna di Michela Bigaran.

Pubblichiamo la prefazione di Giu seppe Manzato.

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Etsi Deus non daretur. Viveva cosìEgidio Meda, giovane di bell’a-spetto e di sicuri successi in queglianni Cinquanta e Sessanta nellaMilano da «bere» e nella Ro ma«be ne». Capitali dei salotti checontano – ieri come oggi – e dellevetrine della notorietà. Vite per po-chi, in un’epoca ancora saldamen-te ancorata al portato fecondo del-la tradizione cristiana. Etsi Deusnon daretur, vivere come se Dionon ci fosse è il segno più evidentedel nostro tempo, che si legge –anche – nella corsa di mol ti perpartecipare ai salotti «buo ni» dei si-mulacri della multimedialità; luoghidove si celebra la vacuità di unasocietà precaria, pregna di una vi-sibilità crassa e volgare. Palco sce -nici ambiti che, più spesso, sonol’oggetto di squallide contese fratanti, senza arte né parte.

Egidio Meda, invece, avevarice vuto in dono l’arte e, di conse-guenza, la meritata parte. È pro-prio il caso di dirlo, data la singo-lare vicenda umana di questo«com battente» per Cristo. Emer -gere in quegli anni, quando la qua-lità complessiva della società ita-liana era oggettivamente piùelevata – anche nel mondo dellospettacolo – rende ancor più signi-ficativa la «svolta» del promettente

attore teatrale e cinematograficolombardo. Ammesso che di svoltasi possa parlare.

Perché, evidentemente, il Re -gista dell’universo lo aveva pre-scelto e chiamato a ben più elevaticarismi, dopo averlo provato e sag-giato con il fuoco. Non erano per luile scene dell’effimero, ma la scenaaperta e perenne. La scena chenon conosce sipario (…).

Profetico padre Egidio, al mododi quell’illustre domenicano fio -rentino di cinque secoli fa, se siguarda bene a questa contempora-nea europetta di rinnegati, trabal-lante in un’identità che rischia didissolversi (…).

Tanto focoso sull’altare quantoman sueto nella quotidianità dellavita conventuale. Eccellente canto-re della croce nel suo dire pubblico,indubbiamente affascinante, e ras-sicurante largitore della Di vinaMisericordia nel segreto del con-fessionale. Simpatico con ver satorein compagnia di una sigaretta, dicui in verità faceva co nsumo assaiparco e discreto; giusto per far pia-cere all’interlocutore, quasi fossel’ultimo lieve segno di una monda-nità mai rimpianta. Mai presuntuo-so o superbo. Anche nel discorreredi riferimenti alla sto ria sacra o diqualche principio teologico, non

«vedeva» mai ciò di cui non fossecerto.

Il mondo moderno ha reso mi-gliore la vita biologica degli esseriumani, anche se non sempre quel -la sociale. Condizione che da piùparti esalta la dittatura della tecno-scienza, come è solito ricordarePapa Ratzinger. Ma nella fattispe-cie, questi apprezzabili risultatiraggiunti da sapere scientifico emedico, ci servono solo per direche padre Egidio è ancora un ra-gazzo! Perciò, caro Padre Egi dio,continua a «tuonare» dal pulpito!Continua a dare la sveglia… Ché icristiani devono essere le sentinel-le del mattino, come amava ripete-re Giovanni Paolo II rivolgendosi aigiovani. E continua a infondere ilsapore vivificante della speranzacristiana (...).

Il messaggio d’amore di Gesùdi Nazareth trova veicolo privile-giato nella passione autentica diEgidio Meda, «attore» per Cristo,te stimone di una promessa di giu-stizia per molti; di una speranzad’amore per gli uomini di buonavolontà».

Camminandonell’amore

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1945/46: Valentino Panizzut

Subito dopo la Liberazione il Co man -do del battaglione partigiano «NinoBixio» della brigata garibaldina d’as-salto «Ciro Me not ti», che il 29 aprile1945 liberò Budoia dai nazifascisti,assume un ruolo di primo piano sullascena politica e amministrativa localedesignando «commissario al Co mu -ne» il partigiano Giuseppe Mas saro(Bepi) per la gestione della primissimafase postbellica. Sono indette subitole votazioni, in programma per il 24maggio, «per la nomina di cinquecomponenti l’Amministrazione tem-poranea del Comune». È attivo ancheil CLN di Budoia, presieduto da Ago -stino Varnier.

Viene designata la prima giuntamunicipale, denominata «giunta muni-cipale provvisoria», presieduta dal sin-daco Valentino Panizzut (PCI), ope -rativa fin dalla prima metà di maggio.

Il 24 maggio si svolgono regolar-mente le votazioni per la gestionetem poranea del Comune.

Il 17 giugno s’insedia la «giunta tem -poranea».

Sindaco: Valentino Panizzut (PCI).Assessori: Guglielmo Busetti, Lui giDia na, Pietro Fort e Antonio Gislon.

In più occasioni, alle sedute dell’e-secutivo partecipano anche rappre-sentanti del CLN di Budoia con a ca-po il presidente Varnier. La «giuntatem poranea» amministra il Comuneper circa un anno e mezzo.

1946/49: Luigi Carlon

Il 3 novembre 1946 viene eletto il pri-mo consiglio comunale del dopo-guerra. Si presentano due liste.Risultati elettorali:

– la lista Democrazia Cristiana ot-

del Comune di Budoia dal 1945 al 2009

Nel mese di giugno 2009 hanno avuto luogo le elezioni amministrative e sono stati rinnovati gli organi istituzionali del Comunedi Budoia: ci sembra un’utile occasione per ricordare i protagonisti della vita pubblica locale del periodo post-Liberazione,dal 1945 ai giorni nostri, con riferimento ai sindaci, agli assessori, ai consiglieri comunali e al quadro politico delle giunte.L’elezione e il funzionamento degli organi istituzionali del Co mu ne sono stati disciplinati nel tempo da varie norme statali, regionalie statutarie comunali, com misurate all’entità della popolazione del Comune che contava 2657 abitanti con il censimento 1951 e 2518al 31dicembre 2008. I dati qui sotto riportati sono stati desunti quasi esclusivamente presso gli archivi comunali di Budoia.

AvvertenzaI nomi dei consiglieri comunali e degli assessoririportati nei paragrafi che seguono sono elen-cati in ordine alfabetico.

Sindaci e Amministratori

di Elvi China*

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tiene il 66.4% dei voti e 12 consiglieri:Vincenzo Bocus, Andrea Carli, Li be -rale Carlon, Luigi Carlon, AntonioGislon, Pietro Gislon, Giovanni Ianna,Pie tro Lacchin, Giovanni Panizzut,An gelo Zambon, Giovanni Zambon eRo mano Zambon;

– la lista Concentrazione Re pub -blicana ottiene il 33.6% dei voti e 3consiglieri (area di sinistra): AgostinoCarlon, Pietro Fort e Marco Varnier.

Il 15 novembre 1946 il consiglio co-munale elegge la giunta.

Sindaco: Luigi Carlon (DC).Assessori effettivi: Vincenzo Bo cus eAgostino Carlon.Assessori supplenti: Andrea Carli eGiovanni Zambon.Fa parte della giunta anche un consi-gliere di minoranza (Ago sti no Carlon)previo accordo politico. La giunta siinsedia il 27 dicembre.

Agli inizi del 1949 Luigi Carlonpresenta le dimissioni da sindaco permotivi di famiglia e di lavoro, che ven-gono accettate dal consiglio comu-nale in primavera.

1949/51: Liberale Carlon

Nel maggio 1949 il consiglio comuna-le elegge sindaco Liberale Carlon(DC). Rimane inalterata la compagineassessorile del periodo precedente:Vin cen zo Bocus e Agostino Carlonassesssori effettivi, Andrea Carli eGiovanni Zambon assessori supplenti.

Nella seduta del 26 novembre1950 il consiglio comunale eleggeassessore supplente Pietro Gislon insostituzione di Andrea Carli, che siera dimesso per motivi di salute e dila voro.

1951/56: Armando Del Maschio

Il 10 giugno 1951 hanno luogo le ele-zioni comunali. Si presentano due liste.Risultati elettorali:

– lista DC e Indipendenti 675 voti(70.8%) e 12 consiglieri: Paolo Bas -so, Vincenzo Besa, Valentino Bocus,Giacomo Carlon, Liberale Carlon,Pie tro Carlon, Armando Del Maschio,Antonio Gislon, Pietro Gislon, Ric -cardo Panizzut, Ales san dro Rigo eAngelo Spader;

– lista Sinistra e Indipendenti 278(29.2%) e 3 consiglieri: AgostinoCarlon, Valentino Mezzarobba e Mar -co Varnier.

Il 28 giugno 1951 il consiglio comuna-le elegge la giunta.

Sindaco: Armando Del Maschio (indi-pendente).Assessori effettivi: Vincenzo Be sa eAgostino Carlon.Assessori supplenti: Paolo Bas so ePie tro Carlon.Fa parte della giunta anche un consi-gliere di minoranza (Ago stino Carlon)previo accordo politico.Il 9 maggio 1953 il consiglio comunaleelegge assessore effettivo ValentinoMezzarobba, con sigliere di minoran-za, in sostituzione di Agostino Carlon,deceduto il mese precedente.

1956/60: Armando Del Maschio

Le elezioni comunali si svolgono il 27maggio 1956. Si presentano due liste.Risultati elettorali:

– lista DC 813 voti (74.2%) e 12consiglieri: Romolo Cipriano Angelin,Paolo Basso, Vin cenzo Besa, An tonioBocus, Liberale Carlon, Pietro Carlon,Armando Del Maschio, Gio vanni Fort,Pietro Melocco, Ric cardo Panizzut,Giuseppe Rizzo e Antonio Rosa;

– lista Blocco di Sinistra 283 voti(25.8%) e 3 consiglieri: Fe derico Co -min, Giosuè Del Ma schio e MarcoVarnier.

L’11 giugno 1956 il consiglio comunaleelegge la giunta.

Sindaco: Armando Del Maschio (indi-pendente).Assessori effettivi: Pietro Carlon e Gio -vanni Fort.Assessori supplenti: Vincenzo Besa eMarco Varnier.Fa parte della giunta anche un consi-gliere di minoranza (Marco Var nier) peraccordo politico.

1960/64: Armando Del Maschio

Le elezioni comunali hanno luogo il 6novembre 1960. Si presentano dueliste.Risultati elettorali:

– lista DC 643 voti (71.1%) e 12consiglieri: Enrico Andreazza, PaoloBasso, Fortunato Bu setti, Lucio Car -lon, Pietro Da Ros, Armando DelMaschio, Giacomo Dotta, GiovanniFort, Pietro Melocco, Riccardo Pa niz -zut, Maria Scalari e Achille Zambon;

– lista Blocco di Sinistra 261 voti(28.9%) e 3 consiglieri: An to nio Ber -nardis, Giuseppe Besa e GiuseppeIanna.

Il 19 novembre 1960 il consiglio comu-nale elegge la giunta.

Sindaco: Armando Del Ma schio (DC).Assessori effettivi: Giovanni Fort eMa ria Scalari.

Valentino Panizzut

Luigi Carlon

Liberale Carlon

Armando Del Maschio

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Assessori supplenti: Paolo Basso eRiccardo Panizzut.Quadro politico: monocolore DC.

1964/70: Armando Del Maschio

Il 22 novembre 1964 si svolgono leelezioni comunali. Si presentano treliste.Risultati elettorali:

– lista DC 647 (66.4%) e 12 consi-glieri: Agostino Angelin, Pao lo Basso,Vincenzo Besa, Va lentino Bocus, ItaloCalle gari, Liberale Carlon, Luigi Car -lon, Pietro Da Ros, Ar man do DelMaschio, Fernando Del Ma schio,Giovanni Fort e Pietro Melocco;

– lista PSI 211 voti (21.6%) e 3consiglieri: Antonio Bernardis, Lo ren -zo Busetti e Alessandro Gislon;

– lista PCI 117 voti (12.0%): nes-sun consigliere.

Nella fase post-elettorale viene sti-pulato un accordo politico per la for-mazione di una giunta DC-PSI in sin-tonia con la politica di centro-sinistraperseguita a livello nazionale e provin-ciale dai due partiti.

Il 12 dicembre 1964 il consiglio comu-nale elegge la giunta.

Sindaco: Armando Del Ma schio (DC).Assessori effettivi: Vincenzo Besa eLiberale Carlon.Assessori supplenti: Antonio Bernar -dis e Lorenzo Busetti.Quadro politico: centro-sinistra.Nella seduta del 16 dicembre 1965 ilconsiglio comunale prende atto delledimissioni da consigliere presentateda Giovanni Fort.Il 6 settembre 1966 il consiglio comu-nale elegge assessore effettivo ItaloCallegari, in sostituzione del dimissio-nario Liberale Carlon, trasferitosi aRoma.

1970/75: Fernando Del Maschio

Le elezioni comunali hanno luogo il 7giugno 1970. Si presentano tre liste.Risultati elettorali:

– lista DC-PSI 575 voti (49.4%) e12 consiglieri: Antonio Bu ri gana, ItaloCallegari, Agostino Carlon, FernandoDel Ma schio, Ennio Fort, AlessandroGislon, Giuseppe Ianna, Pietro Janna,Sante Ugo Janna, Elsa Mainardi, Na -poleone Soldà e Giampietro Zambon;

– lista PCI-PSIUP 304 voti (26.1%)e 2 consiglieri: Luigi Angelin e Do me -nico Besa;

– lista PSDI 285 voti (24.5%) e 1consigliere: Nazareno Tala mini.

Il 2 luglio 1970 il consiglio comunaleelegge la giunta.

Sindaco: Fernando Del Ma schio (DC).Assessori effettivi: Italo Callegari eAlessandro Gislon.Assessori supplenti: Giuseppe Ianna eGiampietro Zambon.Quadro politico: centro-sinistra.

1975/80: Alessandro Gislon

Il 15 giugno 1975 hanno luogo le ele-zioni comunali. Si presentano due liste.Risultati elettorali:

– lista Budoia Democratica 614voti (51.0%) e 12 consiglieri (socialisti,comunisti e indipendenti): GiancarloBastianello, Antonio Bernardis, Do -menico Besa, Giosuè Del Maschio,Ales sandro Gislon, Adriano Ros setto,Luigi Signora, An gelo Tassan, Ar -mando Zam bon, Bruno Zambon, Lui -gino Zambon e Paolo Zambon;

– lista DC-PSDI 590 voti (49.0%) e3 consiglieri: Pietro Carlon, FernandoDel Maschio e Nazareno Talamini.

Il 12 luglio 1975 il consiglio comunaleelegge la giunta.

Sindaco: Alessandro Gislon (PSI).Assessori effettivi: Giancarlo Ba -stianello e Giosuè Del Maschio.Assessori supplenti: Domenico Besae Luigino Zambon.Quadro politico: giunta di sinistra.Il 2 luglio 1976 il consiglio comunaleelegge assessore supplente AdrianoRossetto in sostituzione del dimissio-nario Do menico Besa.

1980/85: Fernando Del Maschio

L’8 giugno 1980 si svolgono le elezio-ni comunali. Si presentano due liste.Risultati elettorali:

– lista DC-PSDI 663 voti (53.0%) e12 consiglieri: Gio vanni Andreazza,Sergio Bra gagnolo, Paolo Busetti,Fer nando Del Maschio, Andrea DelZotto, Bruna Fabbro in Coassin, Pie -tro Janna, Sante Ugo Janna, An to nioNadalin, Na zareno Talamini, CarloZam bon e Guerrino Zambon;

– lista Budoia Democratica 589voti (47.0%) e 3 consiglieri: RobertoBarraco, Giancarlo Bastianello eMatteo Mez za robba.

Il 28 giugno 1980 il consiglio comuna-le elegge la giunta.

Sindaco: Fernando Del Maschio (DC).Assessori effettivi: Pietro Janna eNazareno Talamini.Assessori supplenti: Sergio Bra ga -gno lo e Sante Ugo Janna.Quadro politico: giunta di centro.

1985/90: Fernando Del Maschio

Il 12 maggio 1985 si svolgono le ele-zioni comunali. Si presentano tre liste.

Fernando Del Maschio

Alessandro Gislon

Antonio Zambon

Roberto De Marchi

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Risultati elettorali:– lista DC-PSI-PSDI 787 voti

(63.8%) e 12 consiglieri: Gian carloBastianello, Sergio Bra gagnolo, Gio -vanni Maria Busetti, Paolo Busetti,Vanni Carlon, Fernando Del Ma schio,Pietro Janna, Matteo Mez za robba,Nazareno Ta la mini, Luigino Zambon,Ro ber to Zambon e Valter Zambon;

– lista PCI 382 voti (30.9%) e 3consiglieri: Guido Quaia, FabioScussat e Antonio Zambon;

– lista MSI-Destra Nazionale 65voti (5.3%): nessun consigliere.

Il 30 maggio 1985 il consiglio comuna-le elegge la giunta.

Sindaco: Fernando Del Maschio (DC)Assessori effettivi: Giancarlo Bastia -nel lo e Pietro Janna.Assesori supplenti: Nazareno Talaminie Luigino Zambon.Quadro politico: centro-sinistra.

1990/95: Fernando Del MaschioLe elezioni comunali hanno luogo il 6maggio 1990. Si presentano due liste.Risultati elettorali:

– lista DC-PSI 692 voti (67.9%) e12 consiglieri: Giancarlo Bastianello,Re nato Bortolini, Sergio Bragagnolo,Giovanni Maria Busetti, Vanni Carlon,Fernando Del Maschio, Gia como DelMaschio, Fabrizio Ettore Fucile, PietroJanna, Matteo Mezzarobba, LuiginoZambon, Roberto Zambon;

– lista civica L’alternativa per Bu -doia 327 voti (32.1%) e 3 consiglieri:Raoul Panizzut, Guido Quaia e An to -nio Zambon.

Il 31 maggio 1990 il consiglio comuna-le elegge la giunta.

Sindaco: Fernando Del Ma schio (DC).Assessori: Giancarlo Bastianello, Van niCarlon, Pie tro Janna e Luigino Zam -bon.Quadro politico: centro-sinistra.Nel mese di maggio 1991 diventa as-sessore Roberto Zam bon in sostitu-zione del dimissionario Pietro Janna.

Nel corso del 1994 muta il pano-rama politico a livello nazionale e lo-cale con lo scioglimento della DC edel PSI e la nascita di nuovi partiti emovimenti politici. Il sindaco Fer nan -do Del Maschio assume la posizionedi indipendente.

Nel corso del 1994, inoltre, vienepreso atto delle dimissioni da consi-gliere comunale rassegnate da Gio -vanni Maria Busetti.

La giunta Del Maschio conclude ilmandato alla sua scadenza naturale(aprile 1995).

1995/99: Antonio Zambon

Con le elezioni comunali del 23 aprile1995 il sindaco viene eletto diretta-mente dai cittadini, a suffragio univer-sale, contestualmente all’elezione delconsiglio comunale.

SindacoAlla carica di primo cittadino si pre-senta un unico candidato, AntonioZam bon, collegato all’unica lista in liz-za Insieme per Budoia.

Antonio Zambon (PDS) viene elet-to sindaco con 1177 voti (100%), conuna percentuale di vo tanti del 74.0%.

Consiglio ComunaleLa lista Insieme per Budoia ottiene1177 voti (100%), con una percen-tuale di votanti del 74.0%.

Alla lista vengono assegnati 12consiglieri: Mauro Andreazza, AngeloBalla, Corrado Besa, Re nato Bor to -lini, Paolo Cimarosti, Giacomo DelMaschio, Barbara Maria Giannelli,Maria Cristina Gottardo, FrancescoPoles, Flo rence Zambon, GianniZambon e Rino Zambon.

Giunta comunaleIl 29 aprile 1995 il consiglio comunaleprende atto della nomina degli asses-sori effettuata dal sindaco: GiacomoDel Maschio (vicesindaco) e BarbaraMaria Gian nelli.Quadro politico: centro-sinistra.

1999/2004: Antonio Zambon

Alle elezioni comunali del 13 giugno1999 si presentano tre candidati allacarica di sindaco e tre liste.

SindacoRisultati elettorali:

– Zambon Antonio, collegato allalista Insieme per Budoia, 996 voti(74.3%);

– Bastianello Giancarlo, collegatoalla lista Proposta Civica 251 voti(18.7%);

– Panizzut Raoul, collegato alla li-sta Impegno Democratico, 94 voti(7.0%).

– Antonio Zambon (DS) è elettosindaco.

Consiglio ComunaleRisultati elettorali:

– lista Insieme per Budoia 996 voti(74.3%) e 8 consiglieri: Renato Bor -tolini, Antonio Bu setti, Giacomo DelMa schio, Francesca Maria Fort, Bar -

bara Maria Giannelli, Rosa Oliva, SaraSanviti e Rino Zam bon;

– lista Proposta Civica 251 voti(18.7%) e 3 consiglieri: Gian carlo Ba -stianello, Elio Merlo e Alessia Zam -bon;

– lista Impegno Democratico 94voti (7.0%) e 1 consigliere: Roaul Pa -nizzut.

Giunta comunaleIl 25 giugno 1999 il consiglio comuna-le prende atto della nomina degli as-sessori effettuata dal sindaco: Gia -como Del Maschio (vicesindaco) eBar bara Maria Giannelli.Quadro politico: centro-sinistra.

2004/09: Antonio ZambonLe elezioni comunali hanno luogo neigiorni 12 e 13 giugno 2004. Si pre-sentano tre candidati alla carica disindaco e quattro liste.

SindacoRisultati elettorali:

– Zambon Antonio, collegato allalista Uniti al centro per Budoia e allalista Budoia Democratica, 982 voti(68.7%);

– Bastianello Giancarlo, collegatoalla lista Proposta Civica, 350 voti(24.5%);

– Scussat Massimo, collegato al-la lista Impegno De mo cra tico, 97voti (6.8%).

– Antonio Zambon (DS) è elettosindaco. Nel corso del mandato ilsindaco assume una nuova posizio-ne nell’area della sinistra.

Consiglio ComunaleRisultati elettorali:

– gruppo di liste Uniti al centro perBudoia e Budoia Demo cra tica 832voti, 66.4% e 7 seggi (lista Uniti alcentro per Budoia 446 voti, 35.6% elista Budoia Democratica 386,30.8%;

– lista Proposta Civica 330 voti,26.3 % e 4 seggi;

– lista Impegno Democratico 91voti, 7.3% e 1 seggio.

Consiglieri comunali– Candidati a sindaco eletti consi-

glieri (2): Giancarlo Ba stianello e Mas -simo Scussat.

– Lista Uniti al centro per Bu doia(4): Renato Bortolini, Gia como DelMaschio, Davide Fre gona e PietroJan na.

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– Lista Budoia Democratica (3):Maurizio Carlon, Omar Carlon, Bar -bara Maria Giannelli.

– Lista Proposta Civica (3): LuigiBasso, Novino Foscarini e CristianZam bon.

Giunta comunaleNella seduta del 24 giugno 2004 ilcon siglio comunale prende atto dellanomina degli assessori effettuata dalsin daco: Maurizio Car lon, GiacomoDel Maschio (vi ce sindaco), BarbaraMa ria Giannelli e Pietro Janna. Quadro politico: centro-sinistra.

Nel mese di settembre 2005 si di-mette Giacomo Del Maschio. Il sinda-co completa il quadro giuntale nomi-nando nuovo assessore DavideFregona e nuovo vicesindaco PietroJanna. Il consiglio comunale prendeatto di tale decisione nella seduta del3 ottobre. Nel mese di maggio 2009 ilsindaco revoca l’incarico di assesso-re a Davide Fregona, che non vienesostituito essendo la giunta a sca-denza di mandato.

2009/… Roberto De Marchi

Le elezioni comunali hanno luogo neigiorni 6 e 7 giugno 2009 per il quin-quennio 2009/14. Si presentano trecandidati alla carica di sindaco e seiliste.

SindacoRisultati elettorali:

– Fregona Davide, collegato alla li-sta Percorso per Budoia e alla listaBu doia giovani, 245 voti (16.8%).

– Del Maschio Fernando, collega-to alla lista Lega Nord e alla listaProposta Civica Pdl-UDC, 543 voti(37.3%).

– De Marchi Roberto, collegato al-la lista Partito Democratico e alla listaProspettiva Futura, 669 voti (45.9%).

– Roberto De Marchi (indipenden-te) è eletto sindaco.

Consiglio ComunaleRisultati elettorali:

– gruppo di liste Partito De mo -cratico e Prospettiva Futura 547 voti,45.6% e 7 seggi (lista Partito De -mocratico 352 voti, 29.3% e listaProspettiva Futura 195 voti, 16.3%);

– gruppo di liste Lega Nord eProposta Civica-Pdl-UDC 457 voti,38.1% e 4 seggi (Lega Nord 258 voti,21.5% e Proposta Civica-Pdl-UDC199 voti, 16.6%);

– gruppo di liste Percorso perBudoia e Budoia giovani 196 voti,16.3% e 1 seggio (percorso per Bu -doia 127 voti, 10.6% e Budoia giova-ni 69 vo ti, 5.7%).

Consiglieri comunali– Candidati a sindaco eletti consi-

glieri (2): Fernando Del Ma schio(Lega Nord) e Davide Fregona.

– Lista Partito Democratico (5):Maurizio Carlon, Omar Carlon, PietroJanna, Raoul Panizzut e MassimoScussat.

– Lista Prospettiva Futura (2): Ele -na Zambon e Stefano Zam bon.

– Lista Lega Nord (2): MarcelloCal legari e Alessia Zambon.

– Lista Prospettiva civica-Pdl-UDC (1): Giancarlo Ba stia nello.

Il 26 giugno 2009, a seguito delledimissioni di Marcello Cal legari, di-venta consigliere comunale per sur-roga Matteo Bocus (lista Lega Nord).

Giunta comunaleNella seduta del 26 giugno 2009, ilconsiglio comunale prende atto dellanomina degli assessori, effettuata dalsindaco: Omar Car lon, Pietro Janna(vicesindaco), Massimo Scussat edElena Zambon. Quadro politico: centro-sinistra.

ConclusioneNel periodo post-Liberazione il Co -mune di Budoia è stato amministratoda giunte di diversa com posizionepo litica, con ampio ventaglio di for-mule e con la presenza di sindaci eassessori sia di estrazione partiticasia indipendenti o espressioni di listeciviche.

A livello di esecutivo si sono avvi-cendati 8 sindaci e 42 assessori (dicui 3 donne).

Non sono stati computati, per chéignoti, gli assessori della «giun taprovvisoria» che gestì il Co mune percirca un mese nella primissima fasepostbellica (la documentazione d’ar-chivio al riguardo è lacunosa).

Fernando Del Maschio ha rico-perto la carica di primo cittadino percirca 19 anni e 10 mesi non consecu-tivi: è il sindaco che ha guidato più alungo il Comune. Il record di duratanella carica di assessore appartiene aPie tro Janna con oltre 16 anni nonconsecutivi. Numerosi assessori,inoltre, hanno svolto le funzioni di vi-cesindaco, di assessore delegato delsindaco e di assessore anziano.

Infine, gli amministratori che sonoentrati a far parte del consiglio comu-nale, per elezione o per surroga, am-montano a 117 (di cui 11 donne). Nu -merosi amministratori hanno fattoparte più volte dell’assemblea comu-nale: il primato spetta ex aequo aGian carlo Bastianello e a FernandoDel Maschio con 7 volte ciascuno. Vari levato che tra i consiglieri comunalifigurano 4 omonimi: Ago stino Carlon(1883-1953), periodo 1946/53; Ago -stino Carlon (1915-1981), periodo1970/75; Luigi Carlon (1890-1959,pe riodo 1946/51); Luigi Carlon(1911-2005), periodo 1964/70.

*Data limite della presente ricerca

30 giugno 2009

*Dirigente scolastico, appassionato ricercatoredi storia contemporanea e autoredi pubblicazioni sulla vita amministrativa deiComuni del Distretto di Sacile.

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Composizionedel nuovo Consiglio Comunale

Sindaco eletto: De Marchi RobertoCandidati sindaco eletti consiglieri: Del Maschio Fernandoe Fregona Davide

Partito Democratico · Janna Pietro, Carlon Maurizio,Scussat Massimo, Carlon Omar, Panizzut Raoul

Prospettiva Futura · Zambon Stefano, Zambon Elena

Lega Nord · Zambon Alessia, Callegari Marcello (1)

Proposta Civica-PDL-UDC · Bastianello Giancarlo

Il Sindaco ha scelto i seguenti assessori:

Janna Pietro (Vice sindaco), Zambon Elena,Carlon Omar, Scussat Massimo.

(1) A seguito della sua rinuncia e di altri 2 candidati, è stato nominatoconsigliere Bocus Matteo

Lista Voti %

Partito Democratico (A) 352 29,33Prospettiva Futura (A) 195 16,25Lega Nord (B) 258 21,50Proposta Civica-PDL-UDC (B) 199 16,58Un Percorso per Budoia (C) 127 10,58Budoia Giovani (C) 69 5,75Voti validi 1200

Voti ai soli candidati Sindaci senza voto di lista 257

Schede bianche 25Schede nulle 37

Totali 1519

(A) Candidato sindaco: De Marchi Roberto(B) Candidato sindaco: Del Maschio Fernando(C) Candidato sindaco: Fregona Davide

Lista Voti %

Il Popolo della Libertà 400 27,59 Partito Democratico 353 24,34 Lega Nord 337 23,24 Italia dei Valori 123 8,48 UDC 77 5,31Lista Marco Pannella 47 3,24 Rifondazione e Comunisti Italiani 38 2,62 Sinistra e Libertà 32 2,21Altri 43 2,97

Schede bianche 31Schede nulle 37

Totali 1518

Lista Voti %

Lega Nord 328 25,45 Il Popolo della Libertà 294 22,81 Partito Democratico 273 21,18Sinistra e Libertà 111 8,61Italia dei Valori 96 7,45 UDC 76 5,90Liste civiche Zanin 39 3,03 Rifondazione Partito Comunista 38 2,95 Altri 34 2,64Voti Validi 1289

Voti ai soli candidati Presidentisenza voto di lista 144

Schede bianche 50Schede nulle 34

Totali 1517

COMUNALI

EUROPEEPROVINCIALI

Son tornadhi a votà

Il 6 e 7 giugno si sono svoltele elezioni amministrative.Votando anche per le Europee si èvotato, come cinque anni fa, nellegiornate di sabato (pomeriggio)e di domenica.Particolarità di questa tornataamministrativa nel nostro comune èla presenza di sei liste a sostegno ditre candidati sindaci.Ben 70 candidati, di cui 16 donne,per dodici posti in consigliopiù il Sindaco. Delle 16 donne, duerisultano elette.

Il sindaco Roberto De Marchi attorniato dai componenti della giunta. Da sinistra, Elena Zambon,Massimo Scussat, Pietro Janna e Omar Carlon.

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il sindaco uscente Antonio Zambon

Dopo tre mandati consecutivi, lalegge impedisce di ricandidarsi: seavesse potuto, si sarebbe ripresen-tato?

No, ho sempre ritenuto che nellecose ci sono dei cicli, quando si èchiamati non ci si deve negare, maquando si termina è necessario con-cludere. La mente ed il fisico delle per-sone sono legate a questi cicli ed oc-corre lasciare lo spazio a nuove ideeed entusiasmi per il bene del paese.

Nell’opuscolo «Lo scambio» cheha stampato e pagato personal-mente ha tirato un bilancio genera-le del lavoro svolto. In coscienza hafatto tutto o avrebbe potuto fare dipiù per Budoia?

Dire che si è fatto tutto non è pos-sibile, ho perseguito i programmi chela maggioranza aveva presentato aglielettori e su quelli abbiamo ottenutoparecchi risultati: il primo ci siamo fatticonoscere ed apprezzare non solo nelcontesto regionale, il secondo abbia-mo usufruito di parecchi finanziamenti

per sistemare tante cose per la nostracomunità. Il terzo sono migliorati i ser-vizi, abbiamo dovuto ampliare lescuole come conseguenza dell’au-mento della popolazione. Vedere unpaese che si muove e cresce è unasoddisfazione per tutti. Poi di cose dafare ce ne sono tante. Quando si lavo-ra si sa che non è mai finita, per que-sto è importante eleggere uomini connuove idee e progetti, ce lo insegna lademocrazia.

Cosa le mancherà di più ora cheè un cittadino come tutti?

Non mi mancherà nulla, ho svolto ilmio compito credo con onestà e di-sinteresse assoluto, ho un buon rap-porto con la gente, ho avuto in questi14 anni soddisfazioni morali importantie riconoscimenti per il mio paese chenon potrò mai dimenticare. Sono gra-to a tutti coloro che mi hanno soste-nuto ed incoraggiato nei momenti dif-ficili e sono felice di essere ritornatocittadino come loro, sereno e con ipiedi per terra.

I rapporti con le autorità di ogniordine e grado, i cittadini, i dipen-denti, i colleghi di Giunta, l’opposi-zione, la «nomenclatura» del Partitocui si è sempre ispirato: tutto beneo qualche sassolino dalle scarpe selo vuole togliere?

Preciso che quando si ha un ruolodi responsabilità si deve rispondere achi ti ha dato fiducia: ai cittadini. Le«nomenclature» mi sono state sem-pre allergiche, non rispondono alla lo-gica della gente e nemmeno agli idealiche mi hanno ispirato ad interessarmidella politica. Quando ho iniziato nonavevo nessuna tessera di partito edora ho finito senza tessere. Durante lamia amministrazione in Italia si passa-va dalla crisi della politica al tentativodi ricostruzione dei partiti che è anco-ra in corso ed allora ho ritenuto di farparte di un movimento. Mi sono tes-serato ai DS. Questa tessera per ordi-ne della «nomenclatura» non mi è sta-ta più rinnovata perché il mio modo diagire era scomodo in quanto non diparte, ma i fatti sono che il centro sini-stra ha perso ovunque dove la «no-menclatura» ha potuto dettare legge,tranne che a Budoia. E così l’opposi-zione, ha lavorato per spaccare lamaggioranza piuttosto che ricono-scere che il paese aveva bisogno dipartecipazione.

Ma la partecipazione significavaanche condivisione dei programmivotati dai cittadini, e questo forse nonpiaceva alla minoranza. Quindi c’èstata un’opposizione che ha cercatodi bloccare l’attività amministrativacomunale. Nei lavori della Giunta tuttoapparentemente filava liscio, tranneche, negli ultimi mesi ritrovarsi poi coninformazioni che uscivano premature,con promesse maturate fuori dallesedi istituzionali. I dipendenti indub-biamente fanno molto, mi è stato diffi-

Come 15 anni fa (cfr. l’Artugna nn. 74 e 75), al cambiodel primo cittadino, abbiamo rivolto alcune domande al sindacouscente e al neo eletto.Ringraziamo Antonio Zambon per l’impegno profusoper il nostro Comune e porgiamo al sindaco Roberto De Marchifervidi auguri di un proficuo lavoro al servizio della Comunità.

Il sindaco Antonio Zambon riceve il riconoscimento per i progetti di qualità dall’AssociazioneNazionale Comuni Italiani e Legambiente.

a cura di Mario Povoledo

A colloquio con...

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cile spiegar loro che le riforme degliEnti Pubblici impegnano a lavorarediversamente, che le aspettative deicittadini sono quelle di maggiore effi-cienza da raggiungere riducendo co-sti e personale. Tutti conosciamo leindicazioni regionali che impongonoservizi sovracomunali o del MinistroBrunetta, ma sappiamo anche che ladisponibilità dei nostri dipendenti nonè mai mancata. Nei momenti di mag-gior bisogno hanno sempre tiratofuori i remi e mandato avanti la barcacomunale. Hanno svolto un ruolo re-sponsabile e necessario per i servizial cittadino.

Ha mai avuto ripensamenti suqualche decisione presa?

Sì, diverse volte. Quando si ha ache fare con le cose di tutti, non è co-me a casa propria. La burocrazia e lanecessità di decidere anche in tempibrevi ti lascia incerto, ma devi decide-re e lo fai con i responsabili degli ufficipiuttosto che con la Giunta o ilConsiglio Comunale dove è tenuto adeliberare. Su questa base, in più diqualche occasione ho modificato unadecisione perché si è trovata una so-luzione più condivisa o più idonea.

Un episodio positivo ed uno ne-gativo che Le sono rimasti più im-pressi.

Diversi sono gli episodi positivi peri quali il Comune di Budoia ha avutoapprezzamenti ma voglio ricordare ilpremio recentemente conferiteci allaFiera di Milano che presentava le ec-cellenze italiane con la «La Cam pio -naria delle Qualità Italiane». Abbiamoavuto la soddisfazione di essere rico-nosciuti «per l’impegno della comunitànella tutela degli stili di vita ecososteni-bili e dell’identità alpina» che ha mes-so in ulteriore buona luce Budoia.Quello negativo è relativo al passaggiodi automezzi pesanti provenienti dallaCava di Sarone. Si è dovuto ricorrereal TAR contro la Giunta Regionale diIlly, per tutelare il territorio di SantaLucia, in quanto una lettera a me malconsigliata, è stata interpretata dallaRegione FVG come autorizzatioria(senza che lo fosse) al passaggio dicamion, ignorando completamente ilprecedente diniego deliberato dallaGiunta Comunale di Budoia.

Cosa c’è dietro l’angolo per ilcittadino Antonio Zambon?

C’è la vita di tutti i giorni, quella chefanno tutti, in primo luogo non sonoancora pensionato e quindi al primoposto ho un lavoro da dipendente diun’azienda privata. Par te ciperò alla vi-ta associativa, manterrò i rapporti diamicizia maturati in Italia ed all’estero,seguirò le passioni che ho sempre

avuto e un po’ messo da parte qualila lettura, la montagna ed i piccoli la-vori di casa. Mi sono state chieste di-verse collaborazioni da volontario chevaglierò. Insomma sento e spero dipoter vivere una vita serena.

Come ha vissuto da esternoquesta campagna elettorale cheha portato alla vittoria la coalizionedel Sindaco Roberto De Marchi?

L’ho vissuta con molta apprensio-ne, ho letto veleni e menzogne di altritempi, temevo che un Sindaco troppogiovane potesse essere un limite, macredevo nella sfida ed i budoiesi l’han-no capito. Roberto De Marchi è serio,posato e riflessivo. Sono stati bravi icittadini a promuovere in Comunequesto rinnovamento generazionaledegli amministratori.

L’Italia deve imparare a dare fidu-cia ai giovani. Occorre portare aria fre-sca e genuina a quella politica dell’e-terna e nauseante critica diffamatoriadell’avversario, che mira a dissuadereil cittadino ad interessarsi del benepubblico.

Cosa augura al suo successore? Di trovarsi bene, di avere pazien-

za, di ascoltare la gente, di puntaresui giovani, ma sto dicendo cose pre-viste dal suo programma. Auguro unsincero in bocca al lupo.

Arch. De Marchi cosa l’ha spinta,nonostante fuori dalla vita politicaattiva, a candidarsi alla carica diprimo cittadino di Budoia e comeha visto e vissuto la campagnaelettorale?

La ragione principale è rappresen-tata dalla passione per il mio paese eper le persone che ci vivono; siamo

tutti molto fortunati a vivere in questoangolo di mondo, dobbiamo avernecura e fare in modo che cresca ed altempo stesso si mantenga con unaprospettiva sostenibile. La secondaragione è data dalla volontà di avvici-nare la mia generazione alla politica;per svariati motivi la sfiducia verso leistituzioni è un atteggiamento che ca-ratterizza la mia generazione, ci vuoleun impegno finalizzato alla responsa-bilizzazione dei giovani ed all'avvio diuna nuova stagione politica più laica epiù contestualizzata. La campagnaelettorale ha rappresentato un percor-so intenso e ricco di soddisfazioni, pri-

ma fra tutte la passione per il propriopaese riscontrata nelle persone chehanno condiviso con me questa av-ventura.

Quale è stato il suo primo pen-siero quando il Presidente dellaSezione elettorale unificata l’haproclamata Sindaco?

Il primo pensiero è stato di trovar-mi ad un punto di partenza piuttostoche ad un punto di arrivo e di essereall'inizio di un'avventura condivisa concirca 2.500 persone. Fortunatamentefuori era una bella giornata, pertantosi poteva partire...

e... il neo elettoRoberto De Marchi

Il nuovo sindaco Roberto De Marchi.

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Due liste collegate una di giova-ni, non avvezzi alle cose della poli-tica e un’altra di persone che han-no anche governato il Comune:come è riuscito ad amalgamarequeste realtà pur nella diversità?

Credo ci siano dei valori, che per laloro trasversalità, sono una base co-mune per le generazioni, per i partiti,per le religioni, e dove le diversità si ri-conoscono e fanno squadra. la miacampagna elettorale è stata imposta-ta su questi valori, le persone si sonocoalizzate per portarli avanti, la popo-lazione ci ha creduto, ha vinto il buonsenso. Io ringrazio tutti e dico che ognicittadino rappresenta un impegno nel-la nostra attività di amministratori, inun'ottica di crescita collettiva.

È logico che un Sindaco debbafare il bene dell’intera collettività.Che messaggio rivolge alla cittadi-nanza che ha votato (oltre il 50%)gli altri due candidati?

Un sindaco, per quanto apparte-nente ad uno schieramento piuttostoche ad un altro, non può essere una fi-gura di rappresentanza parziale, per-tanto mi ritengo di rappresentare perintero tutta la popolazione, ed invitochi mi ha votato e chi no a sfuggire alogiche di bandiere e di rimanere lega-to e concentrato al buon andamentodei nostri paesi.

Dopo le promesse elettorali –ovviamente ben ponderate – sipassa alla esecutività dell’azione.Quali sono, le priorità cui intendemuoversi per il nostro paese, con-siderando le specifiche attribuzioniche deve tener presente per le esi-genze di Budoia, Dardago e SantaLucia?

Vorrei portare innanzitutto l'atten-zione all'attuale crisi economica, inquanto la ritengo prioritaria e con lagiunta stiamo valutando la situazioneda un punto di vista sociale e di soste-gno alle famiglie colpite, pertanto vor-rei dire alle famiglie del comune diBudoia che l'amministrazione si mettea disposizione nell'affrontare questasituazione difficile. il dare attenzione aquesto tema evade a speculazioni dicampanile che producono più inutilitensioni e dispersioni di energie chebenefici.

Quale eredità positiva e negati-va ha raccolto dall’uscente giuntadi Antonio Zambon?

Di positivo ho ereditato molte co-se, senza voler fornire un elenco det-tagliato posso dire di aver ereditato

una popolazione abituata ad un buonlivello di governo e pertanto rappre-senta uno standard elevato da mante-nere, quindi un impegno per me comeamministratore. Di negativo ho eredi-tato delle tensioni, tra l'amministrazio-ne e l'opposizione precedente; misembra una posizione confusionaria eper nulla ponderata sulla mia persona.

Uno dei problemi che le stannoa cuore è l’ambiente. Durante gli in-contri ha più volte sostenuto cheBudoia ha rischiato e rischia conti-nuamente. Vuole elencare le pro-blematiche e le possibili soluzioni?

Il rischio che noi abbiamo è attri-buibile a logiche di sviluppo semplici-stiche; sono una persona concreta eper questo ritengo che lo sviluppo diun comune come il nostro sia neces-sario al fine di garantire degli standard.Tra gli standard dobbiamo avere il ri-spetto dell'ambiente per quanto ri-guarda le sue componenti paesaggi-stiche e naturali, ed il rispetto deivecchi nuclei edificati, affinché sia ga-rantita la loro conservazione e la loroidentità.

Ogni scelta va pesata, e vorrei evi-denziare che, viste le caratteristichedel nostro territorio, è molto facile sbi-lanciare le componenti e quindi sba-gliare, ogni scelta è irreversibile, e perquesto credo nella partecipazione, ov-vero nella possibilità di ponderare lescelte e ridurre i margini di errore.

Quali altri problemi sono di par-ticolare attenzione?

Un problema, almeno io lo consi-dero tale, è la difficoltà di «vivere» neinostri paesi. Quando dico vivere in-tendo avere la propria attività lavorati-va in paese e pertanto trascorrere lamaggior parte del tempo, evitandoche diventi un paese dormitorio.

Quale è stato il suo primo im-patto con i cittadini? Hanno giàavuto modo di significarLe alcuniproblemi e di chiederLe di provve-dere a risolverli?

Sì, credo che il rapporto con la cit-tadinanza sia il vero lavoro di un sin-daco, è una dimensione umana, i te-mi sono molti ed al tempo stesso vari,per alcuni ci sono delle risposte moltosemplici, per altri sono più comples-se, per alcuni vi sono dei dinieghi, in-somma, un'ampia rappresentazionedei lati umani; tra tutti deve sempreprevalere il buon senso, purtroppopuò accadere che ragioni di caratterenormativo precludano decisioni op-portune.

Le nostre Comunità hanno unpatrimonio prezioso, costituito damolteplici Associazioni di Vo lon -tariato. È ben presente un nucleocomunale di Protezione Civile, ele-mento fondamentale per un primointervento in caso di calamità.Come intende misurarsi con que-ste realtà?

L'associazionismo ed il volontaria-to stimolano di continuo le nostre co-munità, è importante una loro presen-za non solo di rappresentanza maattiva, e che coinvolga i cittadini inmanifestazioni; l'amministrazione halo scopo di far convergere e suppor-tare i vari operatori, premiando coloroche raggiungono dei risultati ed evitan-do che vi siano soggetti, che attraversorendite di posizione, limitino l'operatodi altre organizzazioni ca ratterizzatedalla voglia di fare.

Con l’opposizione quale saràl’atteggiamento della sua compa-gine?

L'opposizione è una componentefondamentale e legittimante dell'atti-vità politica in un contesto democrati-co, pertanto richiede responsabilità ecoscienza civica non strumentalizza-ta. Se questi aspetti sono presentinelle nostre componenti politiche diopposizione, valuto fattibile condivi-dere dei percorsi.

Lei ha provveduto, nei vari in-contri, a confrontarsi anche con larealtà del mondo cattolico, assicu-rando l’interesse verso le moltepliciattività che una realtà importantecome le Parrocchie svolgono per ilbene comune. Intende avvalersidella loro collaborazione e, se sì, inche forma?

Le parrocchie rappresentano un ri-ferimento importante nel tessuto so-ciale. Ci troviamo in un momento sto-rico distinto per la sua complessità:crisi economica, immigrazione, fragi-lità del mondo giovanile, per citare al-cune componenti; la solidità dei valoridel cristianesimo può arginare alcuneimprovvisazioni che tentano di affron-tare con slogan e risposte deboli, il piùdelle volte di propaganda, questi temi,che molto spesso trovano nell'intolle-ranza e nell'odio delle facili soluzioni ingrado di produrre pesanti conseguen-ze. Sono certo che il mondo cristianocattolico sia in grado di collaborarecon sensibilità e serietà nel fornire ri-sposte serie e risolutive all'attuale si-tuazione e pertanto lo considero uninterlocutore importante nella mia atti-vità amministrativa.

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Secondo me si traduce conun «CIAO». Il saluto rappresental’esperienza significativa che dasempre si fa nei nostri oratori:sentirsi salutare è sapersi accoltie riconosciuti. L’ora torio accoglietutti, in ora torio tutti devonosentirsi a casa propria fino arenderlo ampio e vario comeun mondo bello e abitabile.Gli oratori sono ambiti generosi eprivilegiati di educazione eaccompagnamento alla crescitaper tutti i ragazzi. Educazionealla mondialità intesa comeeducazione all’accoglienza, aldesiderio di conoscere il mondodegli altri, alla gioia di sentirsiparte viva di una famiglia grandecome il mondo amato da DioPadre di tutti.

DON ADEL

Come si traduce«oratorio»in tutte le lingue?

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Per il secondo anno consecutivola Parrocchia Sant’AndreaApo stolo di Budoia ha organizzatoun centro estivo presso l’oratorioin via Roma. L’iniziativa, delladurata di 3 settimane,ha coinvolto bambini e ragazzidai 6 ai 13 anni tutti i pomeriggidal lunedì al venerdì dal15 giugno al 3 luglio.«In un momento così difficile,conferma don Adel Nasr,coordinatore del progetto che siavvale dell’opera preziosa didon Angelo Santa rossa,la Comunità Par rocchiale offrealle famiglie un servizio adun costo veramente contenuto

(10 euro a settimana) grazieall’impegno di volontari adultima anche di tanti adolescentiche nel servizio e nell’attenzioneverso i più piccoli scopronouno stile che li fa crescerein responsabilità e competenza».I partecipanti hanno raggiunto«quota 50», un risultatoimportante che sta a dimostrareil gradimento della proposta siada parte dei genitori chelavorano e che possono trovarsiin difficoltà quando le scuolesono chiuse ma soprattuttoda parte dei bambini che hannofrequentato con entusiasmo.Forti dell’esperienza passata

quest’anno il cartellone è statoparticolarmente ricco diiniziative ludiche ma anche diuscite sul territorio perapprofondirne la conoscenza, disport e di teatro. Numerosi ilaboratori dedicati alla creatività:

Quest’anno, oltre alle varieattività manuali proposte, si sonosvolte diverse uscite sul territorio:nella prima settimana siamoandati a Barcis e Andreis doveabbiamo seguito un itinerarioimmersi nella flora e nella faunacaratteristiche del posto; nellaseconda settimana ci siamorecati presso l’azienda agricoladi Massimo Andreaz za doveabbiamo avuto la pos sibilità divedere la fattoria e di assaggiarei prodotti di sua produzionegenerosamente offerti. Nell’ultimasettimana «Final mente state»ha portato i ragazzi a divertirsiall’«Acquafollie», parco acquaticodi Caorle. I ragazzi han no vis sutoun’altra esperienza molto

significativa ed emozionante:la «Notte sotto le stelle», svoltasiil venerdì della secondasettimana. La giornata, iniziatanor malmente, è stata animatadall’Associazione Cinofiladi Cor denons che ha intrattenutoi ragazzi con delle dimostrazioniriguardanti l’agility e il comandodei cani, consegnando ad ogniragazzo un diploma. I ragazzipoi sono ritornati in oratorioper continuare la serata conla Pro tezione Civile che hasimulato, con i loro cani, diversericerche che vengono eseguiteper l’individuazione di personedisperse, coinvolgendo anchei bambini nella parte dei dispersi.In seguito abbiamo cenatoaccompagnati da bella musica;successivamente, dopo la visionedi un film, dandoci la buonanotte,ci siamo coricati muniti dimaterassino e sacco a pelo nelletende. «Final mente state» si èconclusa venerdì 3 luglio con unagiornata un po’ diversa in quantoi ragazzi han no trascorsoil pomeriggio come tutti gli altrima alle 18.00 non sono andatia casa come erano soliti fare mahanno partecipato, accompagnatidagli organizzatori edagli animatori, alla Santa Messa.

Infine sono tornati in oratorioper mangiare tutti assieme unapastasciutta in attesa dei genitorie nonni arrivati poi con undolcetto per stare in compagnia eper assistere alla presentazionedei lavoretti realizzati.

ALESSANDRA CARLON

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In oratorio l’estate low cost

Uno

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Ho trascorso qualche gior no,qualche pomeriggio ed un paio dise rate con una cinquantina diragazzi delle tre Comunità diDar dago, Budoia e Santa Lucia.Co me faccio sempre da tanti anni(forse troppi) oltre ad esprimerequalche modesto suggerimentoalle brave organizzatrici ed ancordi più bravi giovanissimianimatori, ho cercato di coglierenegli occhi e negli atteggiamentidei più piccoli ma anche deigrandicelli quei valori chela Famiglia, la Scuola, la Chiesa ela Comunità Civile hanno saputo

trasmettere ai loro figli, (cristianie non) ed ai loro cittadini in erba.Ho potuto constatare tuttol’impegno, soprattuttoeconomico, che le famigliesostengono per non far mancarenulla, proprio nulla, ai propri figli.So che tutto questo non basta perrenderli felici. Ho notatoun’eccessiva preoc cupazione perla loro incolumità fisica che puòprodurre un’in sicurezza nellemanifestazioni spontanee anchedei più piccoli. Certamentei bambini sono il più belpatrimonio della famiglia e diuna Comunità e che tutto ciò chesi spende per loro è speso beneanzi proprio questo costo è ciòche misura la sensibilità ela grandezza delle istituzioni edelle associazioni. Ritengo, però,che sia importante efondamentale educare i ragazzisin dalla giovanissima età adassumersi le loro piccoleresponsabilità e a farsi anchecarico della protezione dei piùpiccoli da parte dei più grandi.Così un tempo accadeva nellefamiglie numerose: l’attenzione

verso l’altro è infatti il primo epiù importante gesto edinsegnamento educativo.Sono certo che se tutti i laici ecredenti si fanno carico di questiesempi e di questi valori valeveramente la pena che il mondodegli adulti con varieresponsabilità, compiti efunzioni, collabori per unacrescita equilibrata e serenadelle future generazioni.Mi permetto infine di esprimereil mio compiacimento per questaed altre iniziative a favore deibambini e dei più giovani.Anche la Chiesa locale nel totalee completo rispetto di ognipersona, della sua dignità e delleproprie convinzioni religiose eapolitiche, può e devecontribuire, con il propriomillenario insegnamento ela propria incomparabileesperienza e conoscenza di tuttociò che è veramente umano, adare anche in futuro il propriodeterminante contributo.

DON ANGELO SANTAROSSA

lavorazioni artistiche conl’impiego di materiali naturali edi riciclo (legno, lana, cotone),in cucina con «dolce e salato», ateatro con Peter Pan e le suemusiche. A tu per tu conla natura, mercoledì 17 giugno,

sguardo da un osservatore «distratto» ma non troppo

in occasione della gita a Barcis eAndreis con visita guidata allamostra «L’Avifauna del Parco»e camminata lungo il sentierodel lago, offerta dal Comune diBudoia nell’ambito del progetto«Spazio Giovani» e rallegrata daun festoso pic-nic in areariservata. Nei giorni successivivisita ad una fattoria locale alloscopo di avvicinare i bambini almondo dell’agricoltura dellanostra terra e poi l’incontro conAdriana Coan, operatrice cinofilache ha illustrato l’utilizzoterapeutico dei cani attraversoun rapporto interpersonale trauomo e animale volto alrecupero e mantenimento dellasalute. E per finire, dopo la«Notte sotto le stelle», in tenda

nel campo dell’oratorioopportunamente attrezzato, tuttiin gita al parco «Acquafollie» diCaorle per trascorrere in manieragioiosa e costruttiva un’ultimagiornata insieme... «Finalmentestate», sottolineail Par roco, non vuol essere soloun servizio sociale, nonun semplice parcheggio maun’opportunità educativa di giocoe d’avventura in un contesto digruppo e d’accoglienza reciproca,un momento di aggregazionemulticulturale, di amicizia cheunisce grandi e piccoli di originidiverse appartenenti alla nostraComunità.

FULVIA MELLINA

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Amatori calcio e parrocchia di Budoia

Amatori Calcio e Parrocchia diBudoia hanno organizzato,domenica 7 giugno, la secondaedizione del «Memorial ArmandoCellot» in onore e ricordo diun caro amico da parte di quantie da coloro che hanno avutola fortuna e la possibilità diincontrarlo nel proprio percorsodi vita. La manifestazionetenutasi presso il CampoSportivo Comunale, mes so adisposizione dal Co mune diBudoia, ha coinvolto circa 100 fragiocatori, adulti e ragazzi e lorofamigliari in un sim paticomomento di aggregazione che va

oltre l’esperienza sportiva.Una pastasciutta insieme. Poila Santa Messa celebrata dalparroco, don Adel, alla presenzadella famiglia Cellot e dei tantiamici e collaboratori. Il ricavatodel torneo, pari a 600 euro, èstato devoluto in memoria diArmando, al progetto«Due Nonni per l’Africa» – Scuolaper bambine di Soddo –sostenuto dal Gruppo Amicidi Palse per l’Etiopia del quale hafatto parte attiva.

Grande successo ha riscosso laterza edizione di «Sportivissima»organizzata da Amatori CalcioBudoia con collaborazione diPar rocchia, Comune, Pro Loco diBudoia, Comitato Festeg gia men tiDardago e GymnasiumPor de none, il 28 giugno pressoil Cam po Sportivo Comunale.«Pos siamo dirci soddisfattidel l’an da mento di questi incontridi calcetto – dice Alfonso Pasto relliche aggiunge – la gestione diun torneo che ha fatto registrareun exploit di 24 squadre iscrittee di oltre 200 partecipantinon è uno sforzo indifferente maè soprattutto il segnodel gradimento di questamanifestazione, riuscita grazieall’impegno dei volontari delleAssociazioni, Parrocchia ed Enti,della Protezione Civile, delmedico dott. Adore e di tutti gliappassionati». La giornata è stataanimata da uno speaker diec cezione, Gio vanni Cao, che nonha mancato di ricordare la figuradi Aldo Del Maschio, nostro

compaesano, «... atleta, portieresportivo, dirigente, un verogalantuomo. Esempio dicoinvolgimento associazionistico,di leal tà, correttezza eticasportiva ed amicizia». Vincitricedel torneo la squadra «Shalke04», seconda classificata «I cuginidi Por de no ne». La Orsago Boys siè inoltre aggiudicata la «CoppaChio sco». La premiazione è stataaffidata al sindaco, Roberto DeMarchi, intervenutoper l’occasione ad evidenziarel’attenzione che l’Am ministrazioneha verso le esigenze dei cittadinie dei giovani con l’augurio,per il prossimo anno, diuna partecipazione altrettantonumerosa e che possacoinvolgere tutte le Associazionidel Comune. Ama tori Calcio,anche in questa occasione, hadeciso di devolvere un contributoa favore dell’oratorio dellaPar roc chia di Budoia per finalitàricreative a favore dei bambini edei ragazzi.

DI FULVIA MELLINA

2° Memorial Armando Cellot

Sport

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sport e solidarietà

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Dalla finestra al quarto piano con-templo l’infinita distesa ondeg-giante di tetti costellati da antenneparaboliche. Ai miei piedi gen te in-daffarata sta caricando all’invero-simile un’utilitaria con bor se, ter-mos, cuscini e cestini da picnic trail vociare e il rincorrersi in strada dibambini festosi. È un gran fermen-to di preparativi: giorno di vacanzadopo il mese sacro di digiuno, co-sì, baciati da un sole accecante,chi può scappa da questa grandemetropoli per una mezza giornatadi riposo sulle sponde del lago, inuna pineta, al parco o a casa diamici e parenti nei villaggi vicini.

Ripenso alla mia grande par-tenza proprio sette anni fa. Misem bra ieri, quando, il 1° ottobredel 2001, partivo dal piccolo aero-porto di Orio al Serio per atterrarequi in Turchia. Con le valige pienedi risorse, sogni e speranze, contanta trepidazione nel cuore maanche spumeggiante di entusia-smo e freschezza. Qual cu no lochiamava coraggio, o forse inco-scienza, meglio ancora zelo perDio e per la sua Chiesa.

Ora eccomi qui alla finestra.Una qualunque finestra tra mi-gliaia di finestre, puntino che siperde tra i palazzi di sei milioni diper sone, nel bel mezzo della step -pa anatolica.

Ankara. Cuore amministrativodella repubblica turca, un misto didiplomatici stranieri, politici del lepiù alte cariche governative, di-pendenti statali e povera gente ve-nuta da tutti gli angoli della Turchiain cerca di fortuna; austera, tran-quilla, pulita, dalle case ordinate, ilunghi viali, le fontane e i parchi; untempo borgo di pastori, sperdutoa quasi mille metri di altitudine,torrido d’estate e gelido d’inverno,dal 1923 centro propulsivo dellaTurchia laica e moderna voluta daAtaturk, di cui troneggia il mauso-leo su una delle colline più alte nelcentro della metropoli.

Chi l’avrebbe mai detto cheque sta sarebbe stata la mia se-conda destinazione turca dopo labiblica ed avvincente Antiochia diSiria?

Partenza inaspettata, sofferta,ma forse proprio per questo più

Ankarauna nuova chiamata

« (...) Le durezze umane,

l’oscurità del cuore,

i pregiudizi, gli egoismi,

il dolore profondo che avvolge

le anime e con suma i corpi

da chi possono es sere risanati

se non da Dio? (...)»

(da una lettera di don Andrea Santoro)

di Mariagrazia Zambon

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radicale ed evangelica. Sei anni dicollaborazione con i Cappuccini,sei anni di incontri, legami, amici-zie nate e costruite con pazienzae passione, sei anni di prossimitàa fatiche, sofferenze, paure, spe-ranze e gioie di don ne sole, dibambini desiderosi di apprende-re, di pellegrini in cerca di radici edi turisti per caso o volutamentedi passaggio.

Poi «l’invito» ad andare ad al-trove, la sottile ma chiara insinua-zione che il mio tempo lì è finito,che non c’è più bisogno di me.

Capire non è facile. Ma ci siaggrappa alla convinzione che ègiunta l’ora di ricominciare, di ri-partire. Ma soprattutto si intuisceche è arrivato il momento di resti-tuire a Dio il primato della suaopera nella storia: spetta a Luiprendere l’iniziativa, indicarmi inuovi passi da compiere. E io, purnella mia ribellione ed incompren-sione, posso solo attendere e la-sciarmi condurre docilmente.

Così il Signore dopo mesi dioscurità e affidamento mi haaper to nuove strade, nuovi per-corsi.

Una comunità cristiana di due-centocinquanta famiglie che dadue anni chiede al proprio Ve sco -vo una presenza femminile, chesia punto di riferimento di pre-ghiera e di testimonianza di vita,segno efficace di Gesù Cristo efermento di amore e di ri con -ciliazione; un gesuita franceseanziano e stanco che non ce la faa mandare avanti da solo l’unicaparrocchia presente, ma che so-gna di aiutare i cristiani locali atornare ad essere luce, sale e lie-vito nella terra dove sorsero le pri -me comunità cristiane; una dio-cesi che si interroga sulle proprieresponsabilità in questa terraevan gelizzata dal focoso SanPao lo, di cui proprio quest’annoricorrono i duemila anni dalla na-scita, e che crede in una nuovaevangelizzazione negli aereopaghidi oggi. E allora eccomi qui, conun gran senso di ineguatezza tra

ciò che sono e ciò che sono chia-mata ad essere e fare.

«La Chiesa di Ankara – recitacosì l’accordo stipulato tra ilVescovo di Milano Dionigi Tetta -man zi (che qui mi ha inviato) equel lo di Istanbul, mons. Luigi Pe -latre, da cui dipende anche An -kara (che qui mi ha richiesto), perla mia nuova presenza quaggiù –sente l’esigenza di coinvolgere evalorizzare maggiormente i laiciche frequentano la parrocchia econtemporaneamente riav vicinarele numerose famiglie cristiane chevivono isolate in quartieri lontani.Lo sforzo principale è quello diaiutare i fedeli, di tutte le età, con-dizioni e confessioni, a crescerenella ricerca della pienezza di vitaumana e cristiana in un contestoislamico. La prospettiva è quella difar crescere una Chiesa maturanella fede. Le difficoltà ci sono, vi-sti i problemi vissuti nel passato enel presente, ma ci sono anchevoglia di fare e speranze. Primariaè la formazione di fede seria ecompetente a bambini, giovani eadulti, in modo particolare verso ledonne».

Qui la Chiesa è costituita da unpiccolo e variegato gruppuscolo dicristiani, ortodossi, protestanti,cattolici latini ma anche armeni, si-riani e caldei, la testimonianza piùvera da vivere è l’unità che si fasolidarietà, scambio, ambiente vi-

tale dove con fluiscono e circolanole esperienze, le ricchezze e an-che i limiti dei suoi membri, ognu-no con le proprie miserie e i propritesori, la propria unicità.

L’accordo, firmato il primo lu-glio, prosegue così: «Il senso diquesta collaborazione è prima ditutto sul piano apostolico – pasto-rale. Per questo per la laica mis -sionaria si prevedono i seguentiservizi:

– l’accompagnamento spiritua-le e umano della comunità cristia-na presente,

– l’opera di accoglienza a pelle-grini e turisti stranieri motivati daun percorso di fede,

– il dialogo ecumenico e inter-religioso,

– l’opera di carità ai bisognosi,in particolare a donne e bambini».

Belle parole, grandi cose… macome è difficile poi il passaggio al-la realtà.

Certo, con la lingua me la cavobene, ma ora, nuovamente, de voaccettare di lasciarmi trasformaredal mondo che mi circonda, dauna realtà che pare simile alla pre-cedente ma che per tanti aspetti èmolto differente.

Una metropoli dove tutti hannosempre fretta e un gran da fare,dove si rischia l’anonimato deigrandi condomini, dove muoversicon i mezzi pubblici è un impresa ecoprire le grandi distanze tra una

Alcune vedute di Ankara.

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giorno per ricordarmi che sopraogni cosa esiste un Dio da prega-re. E ancora è un gruppuscolo difedeli che la domenica mattina siritrovano in chiesa, l’ex cappelladell’Ambasciata francese ad An -kara, e insieme, non importa se si-ro ortodossi, armeni, latino cattoli-ci o caldei, che pregano, cantano,si stringono attorno all’Eu ca restiadove attingere la forza di esserecristiani. Sono i catecumeni chemi chiedono di parlare della miafede, di quel Gesù a cui sto do-nando tutta la mia vita, di quellaChiesa per cui sto spendendo lemie energie.

Una quotidianità fatti di gesti,incontri, saluti. Mi metto in ascoltoe imparo da tutti loro cosa vuol di-re credere nell’Amore.

Anche quando, solo perché seidi origine armena, e qui ce ne so-no ancora parecchi, vieni insultatoe discriminato; anche quando, so-lo perché sei un convertito, vienimaledetto; anche quando, soloperché sei straniera, vieni con -siderata una prostituta da poterabusare e maltrattare; anchequan do, solo perché profugo,puoi essere scacciato malamentee privato di ogni tuo diritto.

In fondo cosa posso fare ioquag giù in mezzo alle miserie dique sta grande anonima città ben -pensante e chiusa in se stessa?

Mi viene in mente uno stralciodi una delle lettere di don AndreaSantoro, il prete romano uccisoormai quasi tre anni fa a Trabzon,sul Mar Nero: «Le durezze umane,l’oscurità del cuore, i pregiudizi, gliegoismi, il dolore profondo cheavvolge le anime e con suma i cor-pi da chi possono es sere risanatise non da Dio? In fondo tutta lastoria biblica è un miracolo conti-nuo di Dio. Bi so gna chiederli que-sti miracoli, bisogna esserne con-vinti, bisogna contare su di essi enon sulle nostre piccole esili risor-se. A volte lasciamo a Dio le bri-ciole e ci facciamo carico di cosetroppo gran di per noi. C’è bisognodi miracoli in Turchia, in Medio

periferia e l’altra della città implicauna grande dose di tempo e dipazienza. Dove il divertimento èpreconfezionato dai grandi centrocom merciali ed è così difficile pro-porre un’alternativa al tempo libe-ro, che libero non è più perchèoccupato dalla scuo la, dallosport, dal cinema, dalla disco edai fast food.

Devo nuovamente inserirmi inpunta di piedi per scoprire ciò chequi, oggi, la gente vive: nuove sto-rie, nuovi legami, nuove esistenze.

Ringrazio chi mi sta tenendoper mano in questo agglomeratodi cemento e ancora una voltascopro che sono gli altri per primoa farsi vicini.

È una vicina del pianerottoloche mi ha cucito le tende, o quelladel piano di sotto che mi ha rega-lato le pentole, già collaudate conun bel piatto di spaghetti con leicondiviso. È l’anziana della par-rocchia che mi ha portato duesuoi tappeti, o l’insegnante in pen -sione, catecumena, che mi sta in-segnando in quali supermercatiandare senza «farmi fregare» daiprezzi, o il marito della cuoca deigesuiti che si è offerto di imbian-carmi la casa e il proprietario nelnegozietto di fronte casa di con-trollarmi l’auto in panne, è la bim-betta del balcone di fronte che misollecita a giocare con lei. È ilmuezzin che urla cinque volte al

Orien te, in Europa. Debbo lasciarepiù spazio di manovra a Dio, allasua Parola e alla sua grazia perchépossa compierli».

E allora, prima di tutto, per fa-vore, non chiedetemi cosa sonovenuta a FARE quaggiù.

Non vi saprei rispondere. Vi po-trei solamente dire qual è il miodesiderio: «Voler essere un po’ dilievito e un minuscolo granello disenapa; non di più ma neanche dimeno, naturalmente».

Così, semplicemente STO, di-morando con Lui tra le pieghe piùnascoste di quella umanità chenon passerà mai alla storia.

Non chiedetemi neppure cosapotete fare voi per me, per noi. Virisponderei: prima di tutto prega-te, pregate perché Dio possacompiere miracoli in ciascuno dinoi, in questa piccola e impauritacomunità cristiana e in tutta que-sta terra d’Oriente così inquieta ein ricerca della propria vera iden-tità. E poi uscite, partite, metteteviin ascolto, guardate, conoscete,interessatevi, non lasciatevi pren-dere da pregiudizi, pigrizie, paure,sospetti ed esitazioni. Spendetevi.Per Dio e per gli uomini.

Con affetto, Mariagrazia.

MARIAGRAZIA ZAMBONIsiklar Cad. Kardesler Sok. n. 1506250 ULUS – ANKARATurchiaTel: 0090.312.3582276Cep: [email protected]

Questo il mio nuovo indirizzo

P.S. Non c’è nessuno disposto a con-dividere con me questa chiamata diattesa, ascolto, condivisione, preghie-ra e speranza, in questa terra dove,per la prima volta i discepoli di Gesùfurono chiamati cristiani?E per chi anche solo volesse venire atrascorrere qualche giorno di passag-gio… sappiate che sarete sempre ibenvenuti!

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Erano entrambi del Nove, l’età differiva di un meseappena: 11 aprile il professore; 11 maggio il padre, eanch’egli però professore!In molte cose, e specialmente per il tratto caratteriale,erano estremamente diversi. Ma li vogliamo ricordareinsieme, e in questo periodico, Mario Signora eVenanzio Renier: perché i giubilei di persone illustrivanno sempre onorati e perché è stata proprio la nostraterra, Budoia, a farli ritrovare amici e a farceli amici!Anche le loro strade infatti furono diverse: l’unomanager e imprenditore, indaffarato in responsabilità ditipo economico finanziario e nel gestire macchineindustriali complesse in più zone del nostro Paese;l’altro… «povero» cappuccino, si direbbe, ma in realtàricchissimo, di Dio e del carisma che promanava dallasua per sonalità eminente sul piano spirituale e ancheintellettuale (docente di teologia, diritto e sacrascrittura, predicatore in tutta Italia, giudice, postulatore,confessore). Da giovani avevano pe rò «respirato»la stessa città – Venezia – e si erano riempiti i polmonidegli stessi ideali, il medesimo credo, fatto di pochidubbi e molte certezze. Loro palestra era stata l’AzioneCattolica, nella quale assunsero ambedue ruoli dispicco: presidente della FUCI veneziana l’universitario(poi ingegnere) Mario Signora; assistente nel patriarcatodella Gioventù Maschile, poi di quella Femminile, il fratepadre Venanzio. Un anno fondamentale del lorocammino esistenziale e cristiano pure li unì: era il 1931quando Mario difendeva in piazza San Marco la libertàdi associazionismo cattolico contro i soprusi delfascismo (a costo di ricevere e rifilare qualche pugno) epadre Venanzio, nell’attiguo patriarchìo, si consacravaal Signore con l’ordinazione sacerdotale.Avevano 22 anni! Non defletterono mai dalle scelteallora fatte. Per loro il «per sempre» contava e ogniimpegno andava ono rato. Quelli di Mario e di padreVe nan zio furono – dicevamo – stili di vita, modi di sentiremolto diversi, ma la fede cristiana professata concoerenza li rese simili in ciò che più conta: l’onestà,la rettitudine, l’agire disinteressato. Per questo, acent’anni dalla loro nascita, restano esemplari, tanto piùin una società del «sempre provvisorio» come l’attuale,dove fatichiamo ad assumere e più ancora a tener

fede alle promesse fatte (nell’istituzione familiare,ma non solo!).Budoia fu il luogo, ameno e caro a entrambi, in cuipoterono rivedersi e anche ricordare i tempi passati aVenezia. Quelli che videro padre Venanzio e Mariofrequentare il patriarca Pietro La Fontaine: Mario tenevaben in vista, nella casa di via Conditta, il ritratto di questiautografato; padre Venanzio non dimenticava di averericevuto il presbiterato e, prima, tutti gli «ordini minori»da quel sant’uomo, del quale ripeteva l’espressionetipicamente laziale (il cardinale era oriundo di Viterbo)«in questo resticciuolo di vita». Proprio tale«resticciuolo» – estrema parte dell’esistenza di unanziano, nel nostro caso di due novantenni – Mario epadre Venanzio lo vissero in pienezza: sorridendo allavita che tramonta, mai deprecandola. Godevanoambedue del l’amicizia delle persone, erano «positivi»:anche in questo restano «insegnanti» di noi più giovani.A renderli consonanti fu certo la formazioneseminaristica giovanile e in particolare l’amicizia delcappuccino verso il fratello maggiore di Mario, donAurelio Signora. Padre Venanzio ricordava di essereandato più volte a sentir predicare il poi arcivescovo(nella chiesa veneziana dei Miracoli) per imparare da luil’arte nella quale il nostro religioso sarà maestro incisivo,dall’eloquenza «musicale» e dai contenuti magisterialicorposi, e fino all’ultimo respiro di quasi cen tenario!Ovviamente Mario, durante il soggiorno budoiese,ricambiava le cortesie di padre Venanzio con unadeferenza tutta sua al saio cappuccino e pure… conqualche munificenza per la causa del Padre Marcod’Aviano. Non si può tralasciare di rammentare anchequesto stile «antico»!I due «grandi vecchi» ci educhino alla generosità, allasobrietà (erano parchi di giudizi), al rispetto reciproco, acondire la vita di valori, e valori cristiani, cioè universali epienamente umani. Questo è vivere nella carità, cioènella più vera dignità. Non sono i soldi a farela differenza, sono la testa e il cuore!E di padre Venanzio e Mario vogliamo ricordare – nelcentenario – proprio l’amore e l’intelligenza, che essimisero a buon frutto verso tutti riconoscendo Dio comeSignore. Lui oggi è il loro Redentore.

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di Walter Arzaretti

stili antichi, sempre esemplari

Mario Signora eVenanzio Renier

Mario Signorae padre Venanzio Renier

con il patriarca di Venezia,cardinale Marco Cè

in occasione del loro90° compleanno.

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Innanzitutto rivolgo un cordialesa luto a tutte le autorità interve-nute, ai rappresentanti delle se-zioni, che con la loro presenzaonorano questa importante gior-nata, ai donatori della nostra se-zione e a quelli di Dardago.

Un caloroso benvenuto va so-prattutto ai tre nuovi soci, cheprontamente hanno risposto all’in-vito di donare il proprio sangue.

Correva l’anno 1969, precisa-mente domenica 9 novembre,quando, con la presidenza del dr.Italo Callegari, venne inauguratala nostra sezione. Sono già pas-sati quattro decenni di storia, manon è il tempo che merita di esse-re celebrato, quanto ciò che èstato il vero protagonista: il donodel sangue.

La donazione del proprio san-gue è uno degli atti più qualificantiper un uomo, significa fratellanza,generosità verso il prossimo, sen-so civico: tutte doti difficili da tro-vare nella realtà di oggi.

È sufficiente un quarto d’oradel nostro tempo per riavvicinarcia questi valori.

Noi donatori sappiamo beneche, seppur numerosi, non sia-mo mai sufficienti per soddisfarele sempre numerose richieste.

Mi auguro, quindi, che questagiornata risulti un’occasione perdiffondere l’importanza della do-nazione e la consapevolezza dimigliorare le proprie relazioni conun semplice gesto di altruismo.

La nostra associazione pro-vinciale nel 2008 ha superato perla prima volta la soglia delle8.000 donazioni.

Noi nel nostro piccolo abbia-mo contribuito con 64 donazioni,ben 4 in più rispetto al 2007.

Nel nostro Comune, che rac-chiude in sé le sezioni di Budoiae Dardago su un totale di 2147residenti, sono state effettuate113 donazioni, e questo è un da-to che sicuramente ci stimola afare sempre di più, perché per

A.F.D.S Budoia-Santa Lucia

associaz

ion

i •

associazioni avere grandi risultati bisogna sa-per sognare e noi vogliamo so-gnare!

Rivolgo un sentito ringrazia-mento al personale medico ed in-fermieristico, all’amministrazionecomunale che sempre ci aiuta esupporta in questo nostro impe-gno, ai rappresentanti delle sezionipresenti, ai componenti del consi-glio direttivo per la loro disponibilitànell’organizzare questo 40° anni-versario e alla consorella diDardago, che ci ha so stenuto edaiutato nell’importante ricorrenza.

Un sentito ringraziamento alCollis Chorus per la meravigliosaatmosfera che ci ha regalato conla sua esibizione e al celebrantemonsignor Angelo Santarossaper le sen tite parole dette duran-te l’omelia.

Ringraziando tutti voi presenti,vi auguro un felice proseguo digiornata.

Riportiamo il salutodel presidentedell’Associazione A.F.D.SBu doia-Santa Lucia,rivolto ad autoritàe popolazione, in occasionedel 40° di fondazionedel sodalizio.

di Pietro Zambon*40 annidi altruismo

* Presidente A.F.D.S. di Budoia-Santa Lucia

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La vista di cavalli al pascolo nei campia lato della pedemontana, l’incontrocon cavalieri sui sentieri dei boschi esulle strade di campagna non sonocertamente infrequenti, negli ultimi an-ni. Numerosi sono i maneggi nei co-muni di Budoia e Aviano e l’equitazio-ne è una attività sportiva piuttostodiffusa che non è però figlia di una tra-dizione: a Dardago, come nei paesi vi-cini, la «forza motrice» era fornita so-prattutto dai buoi, utilizzati per i lavoripiù pesanti come l’aratura ed il trainodei carri più grossi, quelli per il traspor-to di fieno e legname, dalle mucche,occasionalmente adattate al trainodella caréta, e dagli asini, unici rappre-sentanti a Dardago del mon do eque-stre, assieme alla mula di Angelo(Andolut) Zambon Marin, per quel chericordo.

A testimonianza di una certa «vo-cazione» verso il mondo animale, Dar -dago, nel passato, ospitava un mer-cato del bestiame. Peccato che dique sta manifestazione sia rimasto soloun vago ricordo e che l’assenza di do-cumenti non ne possa attestare la suastoria. L’uso ed il possesso di un ca-vallo non era comune presso le fami-

glie dardaghesi. Con l’aiuto di AngeloJan na Tavàn, Berto Janna Théco edEspe dito Zam bon Tarabìn ed attra-verso la loro testimonianza, si è potu-to ricomporre un piccolo elenco di chili utilizzava soprattutto per il traino deicalessi, mezzi di trasporto assai velociper quel tempo. Tra i proprietari di ca-valli si ricordano Raffaele Rigo Moreàl,il primo titolare dell’osteria della piazzaora divenuta pizzeria. L’uso del cales-se era per lui d’obbligo per recarsi allefiere, ai mercati e per il disbrigo degliaffari. Purtroppo una notte, rientrandoin paese, mentre percorreva la viaParmesan, a causa del buio, la ruotadel suo mezzo scivolò dal ciglio dellastrada facendo capovolere il calesse erovinando mortalmente addosso alconducente. Una lapide, ora scom-parsa, posta sul punto dove avvennela tragedia, ricordò per anni la fatalitàdi quell’episodio.Possessori di cavalli furono poi i VettorCariòla, successori dei Rigo Moreàl al-la conduzione dell’osteria e dell’alber-go, che effettuavano anche servizioesterno per il trasporto persone (conl’avvento delle autovetture furono i pri-mi ad avere la licenza del taxi), oppure

ancora Eraclio Thelòt, Costante JannaTavàn (nelle case dei Tavàns in ViaCastello c’era ancora fino a pochi annifa el stale del ciaval) e Antonio IannaCiam pa nèr.

Nella storia locale del lavoro cam-pestre i cavalli sono quindi quasi degliestranei e i loro proprietari erano con-siderati personaggi un po’ eccentrici,come certamente accadde anche alpadre di Giacomo (Nino) Cosmo, conla sua cavallina di nome «Storna» ed ilsuo calesse. È quindi in famiglia chenasce la passione di Nino per i cavalli,per il loro allevamento ed addestra-mento.Conosciuto inizialmente piùper le sue attività commerciali che perquelle di uomo di cavalli, già negli anniSessanta fa le prime esperienze comeallevatore, con uno stallone di razzaHannover di nome «Gigante», assie-me a Salvatore Bufalo (ex guardia co-munale), altro appassionato che si de-dicherà in seguito all’allevamento dicavalli da tiro.

La «scoperta dell’America» e deicavalli «americani» sarebbe venutanegli anni successivi: nella sua lungacarriera, infatti, Nino si è dedicato so-prattutto all’allevamento di cavalli di

Nino Cosmo

Un raro documentofotograficoa testimonianza di una«vocazione»per il mondo animaledel nostro territorio.Nella foto Andolut Marincon la sua inseparabilemula.

tra cavalli e masarónsdi Massimo Zardo

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razza Quarter Horse e alla equitazione«western», stile «cow boy».

Una parentesi per i profani: l’equi-tazione classica, quella del salto adostacoli, tipo Piazza di Siena per in-tenderci, nasce come attività legataall’addestramento militare e diventa inseguito disciplina sportiva: concorsoippico, dressage, completo.

L’equitazione western si ispira in-vece alle attività dei mandriani duranteil lavoro nei ranch e nelle fiere cittadi-ne, i rodeo: gare di velocità sulla di-stanza del quarto di miglio, per le qualisarà selezionata una specifica razza, iQuar ter Horse appunto, gare di abilitàe velocità nello slalom tra pali o bidoni(pole bending e barrel racing) o nell’e-seguire percorsi sul campo di gara al-ternando le varie andature: passo,trotto e galoppo (reining), o ripetendonell’arena le azioni della normale atti-vità lavorativa, con o senza il bestiame(cutting).

Ai suoi esordi la monta western èpoco conosciuta in Italia e quelli che lapraticano, tra questi il noto fotografoOliviero Toscani, sono oggetto di cu-riosità e critiche, destino a cui Ninonon sfugge ma che non lo condiziona.La sua attività di allevatore si concen-tra negli anni successivi sui QuarterHorse, con la scelta di fattrici di gran-de genealogia, campionesse a finecarriera agonistica, da cui ottiene, in-crociandole con stalloni scelti con cu-ra, puledri di grandi capacità che si di-stinguono, come i loro genitori, inmolte gare nazionali e internazionali.

Tra questi degni di menzione sono:Katies Zipper, nata nel 1990, già a dueanni vincitrice di un titolo italiano AIQH1

e madre di numerosi cavalli vincenti alivello europeo, fra i quali Zip ’N TimeLove, nata proprio nell’allevamento diNino Cosmo, nel 1996, campionessain varie specialità di monta westerngià in gare riservate a puledri di due e

tre anni, Tobas Cody Glo, nata nel1993, campionessa europea di rei-ning e finalista in altre competizioni,poi madre di numerosi campioni eCarter Leo Jac, nato nel 1994, vincito-re del campionato italiano di reiningnel 2002.Attualmente Nino possiede quattroquarter horse degni di nota: SkipVertigo, campione di morfologia2 negliStati Uniti, figlio di campioni mondiali;Sheri Perspective, nata nel 2002 e se-conda al campionato italiano di rei-ning; Pine for love, nata nel 1998, fat-trice; Blaze an Blade, figlio di BlazeEmon, cam pione europeo ed interna-zionale. Da questi ci si aspettano ulte-riori allori o puledri capaci di grandiperformance.

Quello che colpisce in Nino è lo sti-le con cui svolge la sua attività. È unallevatore che ha un grande rispettodegli animali, con i quali ha un feelingfuori dal normale, siano cavalli o cani,e una serenità che raramente si vedenelle scuderie: entrare nel suo «ranch»in Cial de mulin è trovarsi in mezzo adanimali curiosi e per nulla turbati dallanostra presenza.

Da notare che nei recinti non sonoospitati solo i «campioni»: c’è spazioanche per cavalli a fine carriera, portatiqui a riposarsi dalle attività agonistichee a godersi la vecchiaia, e per cavalli,altrimenti destinati al macello, recupe-rati ad una vita normale nel segno diun allevatore decisamente fuori dalcoro.

Note

(1) AIQH Associazione Italiana QuarterHorse.

(2) Morfologia: gara in cui si valuta la corri-spondenza allo standard della razza.

Nino Cosmo mentre cavalca e addestra i propri «gioielli»

In alto. Johanna Grabner sul podio con il tre anni Zip ’N Time Love,già della scuderia di Nino Cosmo.

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uella che sto per raccontarvi è lastoria di un carro di legno che dopocirca mezzo secolo di duro lavoro èstato messo a riposo.

Mio nonno Toni de Còcol (FortAntonio 1885-1970) possedeva uncarro agricolo, costruito a San Gio -van ni di Polcenigo negli anni Venti.Veniva trainato dalle vace (mucche) eper tantissimi anni ha consentito, pri-ma a lui e poi a mio papà Mario, di la-vorare la terra.

Negli anni Sessanta, però, qual -cosa cambiò: mio padre, come moltisuoi compaesani, andò a lavorare aVenezia, in albergo come facchino dicucina; mio nonno e mia mammacontinuarono il lavoro di contadini, mapian piano l’utilizzo del carro vennemeno, perché venivano aiutati da chipos sedeva il trattore, sia per arare icampi sia per portare a casa legna efieno. Questo utilissimo mezzo di tra-sporto stava diventando un ingombro,finché venne messo in disparte.

Il gratòn (la parte superiore) cheserviva per caricare il letame vennevenduta ad un contadino del mio pae-se, Santa Lucia; i s’cialèrs, adoperatiper caricare il fieno, vennero messi nelpollaio; il resto, mio padre lo smontò elo ripose in un angolo della rimessaassieme alle cianfrusaglie.

Ricordo benissimo quel giorno.Avevo cinque anni e lui era a ca sa dallavoro, perché la stagione a Veneziaera finita. Pioveva. Era seduto in cuci-na e tutto a un tratto mi disse: – Cia -mìna, Nina, vin co’ mi che vade asmontà el ciàr (Vieni con me, Piccola,che vado a smontare il carro). Mentrelo stava smontando, mi fece una pro-messa: – Nina, to pare al smonta elciàr, ma quan che darai in pension lotorne fa sù (Ades so lo smonto, maquando andrò in pensione lo rimon-terò). Passarono gli anni e vendetteanche la mucca e la stalla fu chiusa.Anche quella volta mi disse: – Anna(Non più Nina, perché ero cresciuta),quan che darai in pensiòn, ’na vacia la

torne comprà, eh sì! (Quando sarò inpensione, ricomprerò una mucca).

Mio papà in pensione ci arrivò, mala stalla, restaurata, era diventata lastanza giochi dei miei figli, Lisa e Mar -co. Intanto il carro rimaneva sempre lànell’angolo buio della rimessa. Poi unbel giorno gli venne un’idea: ricostruir-lo e metterlo in giardino ador nandolocon dei fiori.

Purtroppo il 29 gennaio 2002, miopadre morì e non riuscì a realizzare ilsuo sogno. Pensavo spes so a quelcarro, ma non sapevo come fare a ri-dargli la sua forma. L’estate scorsamio zio Piero (Pietro Fort), fratello dimio papà, mi promise che avrebbeprovveduto lui alla sua ricostruzione. Afebbraio di quest’anno venne a Bu -doia per tre giorni, assieme a suo figlioFranco; purtroppo il tempo non fu dal-la nostra parte, infatti piovve inin ter rot -ta mente per due giorni e il terzo do-

vette ripartire e così il carro continuavaa rimanere nell’angolo buio della ri-messa. Qualche tempo dopo decisi diparlarne a Biuti (Gio Maria Bu setti) e il20 giugno venne a casa mia conFranco Mos’cion (Franco DelMaschio) e, aiutati da mio figlio Marco,lo ricostruirono. Vi pos so assicurareche in quel momento toccai il cielocon un dito; il sogno di mio papà erarealizzato: il carro era ricostruito.

Adesso a me e a mio figlio spetta ilcompito di restaurarlo nel miglior mo-do possibile.

Ogni giorno lo guardo con orgo-glio, perché è una preziosa testimo-nianza sia per me che per i miei figli. Ciaiuta a non dimenticare le nostre umiliorigini e ad es serne fieri.

Rinnovo il mio grazie a Biuti, aFranco e a Marco; un grazie alla reda-zione de l’Artugna che mi ha permes-so di ricordare.

Un sogno realizzato

di Anna Fort

el ciàr de me nóno

Q

La squadra dei restauratori all’opera. Da sinistra: Gio Maria Buseti, Marco Fort e Franco Del Maschio.Nuova luce ad un tassello della civiltà contadina.

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Il Vallone di San Tomèa cura di Roberto Pavan

e Clara Costariol

·Edizione Associazione Naturalisti

Sacile ONLUS

Con questa settima pubblicazio-ne, l’Associazione Naturalisti Sa -cile aggiunge un ulteriore stru-mento educativo-didattico al finedi conoscere, valorizzare e pro-muovere la salvaguardia del patri-monio naturalistico e paesaggisti-co della vallata di San Tomè con ilsuo torrente Artugna. «Tra le aree più ricche di biodiver-sità della Regione Friuli VeneziaGiulia» – commenta il presidentem.o Canzio Taffarello nella prefa-zione del volume – «la Val di SanTomè con il corso dell’Artugna haun fascino particolare, suggesti-vo, impareggiabile dal punto di vi-sta paesaggistico, naturalistico e

recensione[ ]

storico», che deve essere salva-guardata nel la sua interezza, daimonti al fondo valle, dalla sorgen-te all’intero percorso comunaledel torrente, senza interventi spe-culativi.«Il rigore scientifico, che connotaanche questa nuova pubblicazio-ne, non rende meno coinvolgenteun contenuto esaustivo che ci faprovare semplici ma pro fondeemozioni».In questa nuova impresa di 280pa gine, pubblicata nell’aprile 2009,che pone l’attenzione su temati-che ambientali importanti, si sonomisurati nove autori e tredici foto-grafi.

Periodico della Comunità di Dardago · Budoia · Santa Lucia

Dagli archivi della pieve di Dardago, 23 notai ‘raccontano’la loro epoca, le relazioni, la vita,la cultura dei paesi della Pedemontana pordenonese attraverso 62 pergamene rogate tra il 1299 e il 1756.

Un documento d’eccezione, 288 pagine brossurate e cartonate, con riproduzione delle pergamene originali e dei signa notarili,testo latinomedievale e traduzione.

Contributo 40,00 euro

Disponibile a Dardago pressol’edicola «da Mara». Oppure telefonicamente0434.654616·0434.2425200434.654084

di Carlo Zoldan

La pieve di Dardago tra XIII e XVI secoloLE PERGAMENE DELL’ARCHIVIO

edizioni

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Non serviva dire Budoia, quandosi parlava di «Renè»; veniva spon -taneo, perchè era conosciutodentro e fuori Regione. Quasi cin-quant’anni fra la gente e con lagente. Prima come ristoratore epoi, dopo il terzo rinnovo del notolocale in Piazza Budoia come bar.Così il 30 giugno, dopo dieci lustriha appeso la chiave al chiodo esalutato i compaesani, gli amici divecchia data ed estimatori.

Renè – e più avanti nel tempola moglie Rosa Pia – ha rivissutonon senza nostalgia il tempo tra-scorso e ha sfogliato idealmenteun album di vecchie e nuove fo-to; uno spaccato di vita fra lagente venuta sin quassù a gusta-re le specialità proposte in unamagica atmosfera e ha deliziato i

numerosi buongustai di ogni cetosociale che si sono seduti ai ta-voli, serviti con competenza epassione da camerieri scelti.Piatti della tradizione e anche ri-cercati, (i noti rigatoni alla Renè,ancor oggi ricordati da non piùgiovani avventori) sempre ac-compagnati da vini pregiati. Neiprimi anni '60 il Ristorante daRenè, – sorto dopo la cessione diPiero e Ines Lachin – era citatocon altri due locali della provincia,nella guida Mi chelin. Il ristorante– albergo, progettato dal geome-tra Talamini, era il ritrovo preferito,a ridosso delle Prealpi. Sulla pa-rete spiccavano i vari riconosci-menti che Renè e il suo staff sierano meritati (compreso l’onori-ficenza di Cavaliere del Lavoro e

di Mario Povoledo

UNA STORIA

DI ACCOGLIENZA, DI STILE

E DI SAPORI

Renè con la mamma Maria, nella città francesedi Aix les Bains, suo luogo di nascita.

Qui si vedeva dellabella gente

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di Ca va liere della Repubblica,che l’interessato non ha mai esi-bito).

Ancor oggi coppie non piùgio vani di sposi ricordano il pran-zo del loro matrimonio proprio aBu doia.

Vanto del titolare l’essere statoprescelto ed aver servito pressola Caserma di Tauriano, il Capodello Stato di allora, GiuseppeSaragat, giunto in Friuli per segui-re una manovra militare del VCorpo d’Armata.

E durante la presentazione delprogetto «Venezia delle Nevi» Re -nè ambientò la cena di gala inperfetto stile veneziano con unagondola appositamente costruitasulla quale depose i vari dolci peril dessert.

Renè non si è mai dimentica-to, anzi ha favorito gli incontricon viviali delle varie Associazionidi Volontariato che gremivano ilRistorante e gli sportivi dell’A.S.Calcio Budoia di cui è stato Pre -si dente e molti ancora oggi lo ri-cordano per lo stile che lo hasempre contraddistinto.

Dopo l’ultima ristrutturazione(anno 2003), il Bar da Renè èsempre stato il ritrovo preferito.Vuoi per l’ottima posizione, vuoiper la sempre sorridente presen-za, e l’accattivante simpatia.

Ora lo aspetta una vita più tran-quilla e serena, accanto la moglie ela quasi centenaria mam ma Maria(più conosciuta co me la sioraMaria Pola) che ha instillato la pas-sione al figlio.

Il timone passa di mano e a ri-levarlo è una giovane coppia diSan Quirino, Rosa e Davide.Cam biano i gestori, ma rimane ilnome «bar da Renè» che ha aiu-tato a costruire la storia del paesee a farlo conoscere anche all’e-stero.

Ma, c’è anche da sot to linerarei vincoli di sangue che i nuovi tito-lari hanno con la famiglia DelZotto (cugini da parte maternadella nuova titolare).

Si chiude un’era e se ne apre

un’altra. Il tempo corre veloce eanche gli uomini devono sotto-stare a questa regola. A Renè,auguriamo di cuore ogni bene elo ringraziamo per essere statointerprete della storia passata,pre sente e futura della nostraCo munità, tanto da ispirare l’ami-co-poeta Cornelio Zambon Ma -rin di Dardago, recentementescomparso, di scrivere una poe-sia-sonetto mu sicata dalla mo-glie Tina Favia. Il titolo, ovvio: «DaRenè»!

Renè alla riapertura del nuovo bar, nel 2003.

A sinistra dall’alto.Renè con il suo cuoco Nunzio Sottile eun cameriere, negli anni ’60.

La gondola realizzata per la cena di gala,in occasione della presentazione del progettoturistico «Venezia delle Nevi», negli anni ’60.

Renè, la mamma Maria, mons. GiuseppeLozer (al centro) e di spalle don Alfredo Pasutparroco di Budoia.

Renè e la passione per i funghi, nella fungaiada lui coltivata accanto al suo ristorante.

Renè con il Budoia Calcio, di cui era presidente.Da sinistra, in piedi: Renzo Zambon, GiorgioAngelin, Antonio Braido, Renè Del Zotto, (?),Lucio Del Maschio, Maurizio Carlon, MassimoScussat. Seduti: Franco Bibbò, PierangeloDel Puppo, Giuseppe Gagliardi, MicheleManenti, Ivo Fort, Luciano Del Maschio.

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’N te la vetrina

UN ACCORATO APPELLOAI LETTORI

Se desiderate far pubblicare fotoa voi care ed interessanti per le nostrecomunità e per i lettori, la redazionede l’Artugna chiede la vostra collaborazione.Accompagnate le foto con una didascaliacorredata di nomi, cognomi e soprannomidelle persone ritratte.Se poi conoscete anche l’anno, il luogoe l’occasione tanto meglio.Così facendo aiuterete a svolgere nellamaniera più corretta il servizio socialeche il giornale desidera perseguire.In mancanza di tali informazionila redazione non riterrà possibilela pubblicazione delle foto.

CORREVA L’ANNO 1959 ( CINQUANT’ANNI FA!) QUANDO VENNE SCATTATA QUESTA FOTO,IN ESSA SONO RITRATTI ALCUNI COSCRITTI DEL COMUNE, NATI NEL 1940, DURANTELA FESTA PER LA RICORRENZA DELLA VISITA DI LEVA.INFATTI UN TEMPO ERA D’USO FESTEGGIARE, ASSIEME ALLE COSCRITTE, L’IDONEITÀAL SERVIZIO MILITARE, CON BALLI E BRINDISI PRESSO UN LOCALE PUBBLICO, IN QUESTOCASO PRESSO IL BAR LACHIN BOF A BUDOIA. DI SEGUITO SI POSSONO VEDERE,DA SINISTRA A DESTRA: EUGENIA ZAMBON TARABIN-MODOLA, PIETRO ZAMBONTARABIN-TRUCIA, LORETA PARMESAN DANÙT, EMILIO NAIBO, VINCENZO (C.TO MARIO)ZAMBON THUCIÀT, RENATO RIGO BARISEL E LUIGI DEDOR PIAI.

(DIDASCALIA A CURA DI FLAVIO ZAMBON. PROPRIETÀ DELLA FOTO DI LUIGI DEDOR.)

ANNI ’60 DEL NOVECENTO. CIPRIANO ANGELIN NANO PELAT,MARIO BURIGANA REMONDIN E ANTONIO CARDAZZO, A ROMA,DURANTE UNA PAUSA DI LAVORO.

(PROPRIETÀ DI LUCIANO ANGELIN)

ANNI ’40 DEL NOVECENTO. GRUPPO DI GIOVANI SPENSIERATI ALL’INGRESSODI UNA GROTTA, DURANTE UN’ESCURSIONE NELLE NOSTRE MONTAGNE.DA SINISTRA: (?), FELICE BERNARDIS, CIPRIANO ANGELIN PELAT, ATTILIOCARLON ROS, DOMENICO CARLON, MARCELLO CARLON PERTIA, GIACOMOCARLON ROS, (?).

(PROPRIETÀ DI LUCIANO ANGELIN)

ANNI ’40 DEL NOVECENTO. IN UNA VIA DI BUDOIAUN GRUPPETTO TUTTO AL FEMMINILE.

(PROPRIETÀ DI LUCIANO ANGELIN).

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L’angolodella poesia

L’EMIGRANTE

Bianca è la neve su monti e su valli,brillan su rocce le guglie e i cristalli,scroscian le acque in valli distese,una nube nel ciel il vento la sfilacome dondola in mar una candida vela.

Partiva già all’alba, passava i lettini,baciava i bambini che s’univano in piantoe giù in strada la voce innocente s’udiva«Oh papà, oh papà, non ci lasciar…»

Lungo la siepe nella vasta campagnacanta l’usignol e l’accompagna;rimangon in paese i bimbi e le mammee persone più anziane dai volti più brunie curve man, che tanto lavoraron per noiper dar speranza alla vita come di stagion continua.

Giugno col tuo calor ben fai,ondula all’aria l’esteso campo di granoe al tuo sol già maturan brune le spigheraccolto far, prima che tempesta arrivi.

Agosto, giorni di ferie passan feliciin famiglia con parenti ed amici.

Oh tardo autunno, che col tuo brinarritorni a giallire le foglie e agli alberi i lor rami.Sogna di udir, seppur lontane,suonar allegre le nostre campane.

E al mattin ritorna con volto fierodalla vecchia strada l’emigrante mattiniero.Or già vede la sua casa e l’alta siepee quel canto d’usignol che accompagnava.A tutti porta auguri di Buon Natale,stringe al suo cuor i suoi bambini.Cadenti son le lacrime di gioiacon baci e abbracci ai famigliari.

ANGELO JANNA TAVÀN

DOMENICO ANDREA BERNARDIS (NATO A BUDOIAIL 27 MARZO 1881), FIGLIO DI ANGELO E DI GIULIAVETTOR, ARTIGLIERE NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE. PER TRANQUILLIZZARE LA FAMIGLIA SUL SUO STATODI SALUTE, INVIA UNA CARTOLINA POSTALECON LA SUA IMMAGINE E UN BREVE MESSAGGIO:«AFFETTUOSI SALUTI A TUTTI DI FAMIGLIA».NEL PERIODO BELLICO LA COMUNICAZIONE TRAI SOLDATI, IMPEGNATI SUL FRONTE DI GUERRA,E LE LORO FAMIGLIE ERA ALQUANTO DIFFICILE;PER FACILITARE I CONTATTI FU COINVOLTA ANCHELA SEGRETERIA DELLO STATO VATICANO.COSÌ ACCADDE NELL’OTTOBRE 1918, A CONCLUSIONEDELLA GUERRA, IN CUI IL CARDINALE SEGRETARIODI STATO DI SUA SANTITÀ SI ATTIVÒ ANCHE PERDOMENICO E I SUOI FAMIGLIARI, ANGELO, IL PADRE,E TERESA, LA SORELLA.

(PROPRIETÀ DI FLORIO BERNARDIS)

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Lasciano un grande vuoto...l’Artugna porge le più sentite condoglianze ai famigliari

Anna Maria FortÈ difficile descrivere una personaspe ciale come la Nina in poche righe.La cosa migliore è far parlare i ricordi:ricordi felici di una nonna semplice,spiritosa e sempre presente; punto diriferimento di una famiglia compostaprincipalmente da piccole grandidonne.Pensare a lei ci ricorda le lunghe chiac -chierate sotto il grande portico, d’esta-te, quando ascoltavamo i racconti del-le sue esperienze di vita, che leicondivideva sempre volentieri con noirendendole divertenti e arricchendolecon aneddoti e proverbi «coloriti»…Ognuna di noi ha qualcosa di specia-le per cui ringraziarla: c’è chi ha im-

parato tutti i nomi dei numerosi pa-renti, o chi ha imparato, grazie allesue spassosissime e utilissime lezionipratiche, l’anatomia di un pollo.Se chiudiamo gli occhi, rivediamo lasua dolce camminata dondolante,sentiamo il suono squillante della suavoce, rivediamo il suo sorriso caldo econfortante, che a volte usava pernascondere a noi nipoti la sofferenza per i tanti dispiaceri che purtroppo lavita le aveva dato.Infine vogliamo ringraziarla per tuttoquello che ci ha dato e lasciato nelcuore, per essere stata un esempioprezioso per tutte noi.

LE NIPOTI

VALERIA, ROSANNA, ELEONORA, ELISA

Elena Carlon

In pochi mesi la malattia ti ha strap-pato dalla vita e al nostro affetto.L’hai affrontata giorno per giorno insilenziosa dignità portando con te laconsapevolezza degli eventi.Il tuo più grande sogno era di avereuna famiglia unita e la tua totale dedi-zione lo ha realizzato.Ci mancano i tuoi sorrisi durante ituoi pranzi preparati con tanto amo-

re, il tuo piacere nel preservare le tra-dizioni, il calore delle feste trascorsein famiglia, tutte le tue semplici atten-zioni per farci star bene.La casa ora ci sembra vuota ma tuttol’amore che ci hai donato cercherà dicolmarla.

I FAMIGLIARI

Anna Zambon

Un grazie particolare a te, Teresa, perl’aiuto e le amorevoli cure assicuratealla mamma.Grazie al dottore Baracetti e a tutto lostaff infermieristico dei reparti di me-dicina e R.S.A. dell’Ospedale di Sa -cile, per l’assistenza prestata.Grazie a tutti voi – parenti, amici ecolleghi – per l’affetto dimostrato.Io, Rosanna, rivolgo un grazie allaCompagnia delle Indie per la presen-za, il bene e le emozioni che mi avetetrasmesso.Grazie, papà, del regalo che ci hai fat-to, prendendo con te la mamma pro -prio nel giorno del tuo compleanno.

Grazie anche a Mario e Marco, i no-stri mariti, per aver condiviso con af-fetto e pazienza 25 anni di malattiadella mamma.Grazie a te, mamma, per tutto quelloche hai fatto per noi, per la dedizionee l’amore che ci hai dato, per la forzae il coraggio che hai sempre avutonell’affrontare fino all’ultimo le diffi-coltà della vita.Grazie perché la tua indicibile soffe-renza non ci ha creato disturbo (co-me tu ti preoccupavi) ma ci ha fattocrescere. Buon riposo, mamma!Un bacio.

SONIA E ROSANNA

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Maria Assunta Janna Tavàn

Quasi un secolo di vita.Gli occhi di Assunta Janna hannoguar dato, riso e pianto per quasi cen-to anni, nei quali gioia, dolore, sacrifi-cio e passione, hanno ritmato la suaesistenza e quella di un’Italia che hachinato e rialzato la testa di fronte adrammatici avvenimenti come le dueguerre mondiali.Assunta Janna ci ha salutati a 99 an-ni con la discrezione di chi sa di avercompiuto con serenità e con fede ilsuo viaggio.Nata a Dardago nel 1910 si trasferì,ancora giovane, com’era consuetu-dine per le ragazze di allora, a Milano(poi a San Colombano al Lambro,

ora in provincia di Lodi), alla ricerca diun lavoro che offrisse prospettive piùconfortanti e sicure di quelle della po-vera vita rurale dei nostri paesi.Lì si sposò ed ebbe dei figli, dedican-do la sua vita al lavoro e alla famiglia.Lì conobbe il dolore della perdita deisuoi cari superando le difficoltà gra-zie al conforto della fede che semprel’accompagnava. E lì conservò pertutta la sua vita l’affetto per la sua ter-ra natale, per i nostri monti, per la no-stra gente. Un affetto che ora ci man-ca ma che ha sempre fedelmentecullato e ritrovato con sottile nostal-gia nelle pagine de l’Artugna.

VITTORIO

CronacaCronaca

In platha, pa’ la platha

Domenica 19 aprile, a Budoia, sisvolge una giornata in piazza inoccasione della manifestazione diPiccola Grande Italia. Nutrito ilprogramma. La mattinata iniziacon un’esibizione musicale, a cu-ra della banda di Fiume Veneto, econ la celebrazione della SantaMessa, per la cerimonia d’inau-gurazione della Piazza Umberto I,dopo la valida esecuzione dei la-vori di ristrutturazione. La manife-stazione prosegue presso la SalaComunale con il benvenuto ainuovi nati e la presentazione delprogetto «Nati per leggere». La pri -ma fase della festa si conclude conun brindisi offerto dalla Pro Loco.Il pomeriggio è allietato dall’esibi-zione della Compagnia teatrale

«Molino Rosenkranz» e da unapas seggiata per le vie del paesecon raccolta di contributi a favoredell’Associazione «La Via di Na -tale».Segue la consegna di riconosci-menti per meriti sportivi ai giovanitalenti budoiesi: Matteo Signora,Luca ed Elisa Bocus, Elio Zonca;a rallegrare la festa non potevanomancare il gruppo folkloristico dicasa, l’Artugna, e il mercatino deiprodotti locali.

Premio al Comun

All’inizio di maggio, nell’ambitodella Fiera Campionaria di Milanosull’innovazione della tutela am-bientale, il Comune di Budoia ri ce -ve il riconoscimento per i proget ti

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Bar «da Renè»: nóvagestion

Rosa Tomè e Davide Piccin diSan Quirino hanno rilevato la ge-stione del bar in piazza a Budoia.Sabato 11 luglio, dopo un breveperiodo di chiusura per il nuovoriassetto, hanno riaperto il bar,presente il Sindaco Roberto DeMarchi, con un signorile rinfresco,ai numerosi intervenuti per vede-re coloro che, dopo quasi 50 an-ni, continueranno a servire om-bre, caffè, coca cola, gelati equant’altro, al posto di Renè ePia. I nuovi gestori, insieme al pa-dre di Davide, Luciano Piccinin,(nella foto mentre rivolge un breveindirizzo di saluto), hanno imme-diatamente fraternizzato con gliavventori, con la certezza di es-sere gratificati dalla numerosapresenza di persone che usufrui-

Ancia le stelele scoltava

Il numerosissimo pubblico accorsovenerdì 12 giugno a Santa Lu ciaper assistere al «Concerto sotto lestelle» forse non si aspettava digodersi tanta buona musica.La serata di solidarietà in favoredelle popolazioni terremotate del -l’Abruz zo si è rivelata un vero suc-cesso.Ottima l’organizzazione del Con -siglio Parrocchiale di Santa Lucia,ottima l’interpretazione del tenoreAndrea Binetti e del soprano Gi -sella Sanvitale che hanno propo-

In marcia intórl’Artugna

Nel pomeriggio di sabato 17 lu-glio, si è svolta, per la terza vol -ta,la «Marcia attorno al torrenteArtu gna». La manifestazione, non

di qualità ed eccellenza, indettodall’Associazione Na zio nale Co -muni Italiani e da Le gam biente peri piccoli comuni italiani, nell’ambitodella sezione «Radici e paesaggi»,«per l’impegno della comunità nel-la tutela degli stili di vita ecososte-nibili e dell’identità alpina».Il sindaco Antonio Zambon, cheha ritirato il premio, precisa che siè voluta riconoscere la validità delprogetto sulla tutela dell’ambien-te, relativo allo sfruttamento dienergie alternative, con l’impiantoa biomasse, che dallo scorso an-no permette il riscaldamento ditutti i locali comunali, e con l’in-stallazione di pannelli fotovoltaici,avvenuta alcuni anni fa. Progettoche si estende anche all’attuazio-ne della mensa scolastica biolo-gica, consolidata già da alcunianni. Con tale riconoscimentosono stati premiati anche i rap-porti con gli altri Comuni europeie con quelli del Centro Asia, per iquali il nostro Comune, insiemecon i partners di Alleanza nelleAlpi, ha contribuito a fornire le co-noscenze necessarie per lo svi-luppo dei progetti di salvaguardiadell’ambiente. «È stato premiatol’impegno di un piccolo centro sianei confronti delle sue radici, chedel mantenimento di una rete dirapporti» commenta il sindaco.

sto un viaggio tra le più note melo-die che celebrano l’amore in tuttele sue più profonde espressioni.Al termine dell’esibizione, un riccobuffet ha degnamente chiuso lamanifestazione.Un plauso a Dario Brotto e ai tantivolontari che lo hanno aiutato perla riuscita della serata.

scono del bar, luogo di pubblicoincontro, scambio di vedute, mo-mento di relax. Prima della ritualebenedizione, don Adel ha rivoltoparole beneauguranti ai nuovi ti-tolari, sottolineando che, comeParroco, aveva già impartito labenedizione nel 2003 al nuovobar. «cambiano i volti ma almenorestano i baffi e i nomi» ha dettosimpaticamente il Parroco nel ri-levare che anche Davide ha i baffi(come Renè) e Pia si chiama colprimo nome Rosa (come la nuo-va titolare). Verso ottobre la ge-stione di Rosa e Davide si am-plierà con nuovi servizi per icittadini; infatti rileveranno la ge-stione dei tabacchi e dei giornalida Lina e Luigi Zambon, anch’es-si in procinto di terminare l’atti-vità. A Rosa e Davide, alla colla-boratrice Paola che li aiuterànell’esercizio, i migliori auguri diun buon lavoro.

MARIO POVOLEDO

Da sinistra. Rosa Pia e Renè con Rosa e Davide, i nuovi gestori del bar.

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Scoltà musica trale mont

Tra la fine di luglio e l’inizio di ago-sto le nostre montagne sono stateil palcoscenico per la rassegnamusicale «Note tra le Malghe» pro-posta anche quest’anno dalla As -sociazione Gabriel Faurè. La mani-festazione consiste in tre faciliescur sioni nelle vicinanze di alcunemalghe della pedemontana che siconcludono con un concerto.Quest’anno sono interessate lemalghe di Busa Bernart (Pol ce -nigo), Pian Mazzega (Aviano) eValle Frith (Dardago). I concerti so-no tenuti dall’ orchestra di fisarmo-niche Zahre Accordion Orchestra,dal coro da camera Gabriel Fauréche propone The Beatles and theChoir e dall'Ensemble Trombe diPortogruaro.

Pa’ fà ’l cine i se à datbòte

Un unico piano sequenza (ovverouna ripresa video in tempo realesenza mai uno stacco della mac-china da presa) di 105 minuti, ri-prese in soggettiva (dove l’occhiodel protagonista, un poliziotto in-filtrato in una curva di ultras, di-

Singer’s StyleAssolo... non solo

Un nuovo gruppo si affaccia sulpa norama musicale della Pe de -montana: Singer’s Style.La passione per la musica e il can-to hanno reso possibile la nascitadi questo ensemble piuttosto atipi-co rispetto alle altre realtà presentisul territorio.L’alternanza di voci e strumenti insinergia è la vera nota di stile che licaratterizza.Il gruppo ripercorre la filmografiadagli anni 40 ad oggi, attraverso lepiù celebri colonne sonore, spa-ziando da brani corali ad interpre-tazioni solistiche abilmente arran-giate e dirette dal maestro MauroRui già appartenente al coro delGran Teatro La Fenice di Venezia.Capacità e carattere nell’interpre-tare pezzi di «storia musicale» congusto e atmosfera, in un incalzantesusseguirsi di ritmo e melodia, so-no il filo conduttore di un program-ma vasto e [email protected]

SINGER’S STYLE

com petitiva, che ha un simpaticocinghiale come mascotte, segue iltracciato del percorso circolarepermanente dell’Artugna, cheparte dalla piazza di Dardago sisnoda tra i sentieri che costeggia-no il torrente, risale l’antico rujal,arriva fino a San Tomé per ridi-scendere alle scuole del paese.Parte del tracciato coincide con ilsentiero naturalistico di San Tomè.Il brutto tempo del primo pomerig-gio non ha favorito una partecipa-zione molto numerosa, ma i parte-cipanti hanno potuto godere di unclima molto più fresco rispetto alcaldo dei giorni precedenti.Al termine si sono tenute le con-suete premiazioni per i gruppi piùnumerosi. Ai partecipanti, come ri-conoscimento, è stato consegna-to un cappellino ricordo.

venta la prospettiva visiva dellanarrazione), una trentina di attoricomici e drammatici, sei sceneg-giature sovrapposte, un centinaiodi veri ultras di diverse fedi calci-stiche.Sono questi gli ingredienti innova-tivi, combinati in maniera del tuttooriginale, del docu-film Secondotempo, il primo lungometraggiosul mondo delle tifoserie violenteraccontato in modo crudo e as-solutamente realistico (a tal puntoche, fra prove e riprese, diversiattori hanno riportato fratture econtusioni).Autore e regista è il «nostro»Fabio Bastianello, 38 anni, mila-nese di nascita ma dardaghese difamiglia, formatosi alla scuola ci-nematografica di Ermanno Olmi.Con lui, impegnati il 2 luglio sul setdello Stadio Olimpico di Torino, al-tri volti noti della nostra terra: Lu ca

Coassin, originario di Budoia, di-rettore della fotografia, e il duo co-mico dei Papu, con Ramiro Be sadi Budoia e Andrea Appi (nipote diRenato Appi di cui l’Artugna pub-blicò il libro-cd Vere o no vere).Seguiremo l’evoluzione del film,che sarà probabilmente presenta-to al Festival di Torino, Locarno eRoma, e dedicheremo un più am-pio articolo nel prossimo numero.

Il nuovo gruppo musicale della Pedemontana, il Singer’s Style, durante un’esibizione.

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In braccio a mamma Michela con la sorellina Rachele etra i fratelli Gabriele e Tommaso, «Ci sono anch’io!» urlaa pieni polmoni Samuele Puppin nato il 26 aprile, figlio diMarco Budelone.

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ne!

Un saluto cordiale dalla Scozia ai lettori de l’Artugna daVera Zambon De Robertis, appassionata lettrice del no-stro periodico, ripresa in un momento conviviale attor-niata dall’affetto dei nipoti.

Il giorno 20 luglio 2009 a Padova si è laureata, a 25 anni,Michela Carlon in medicina e chirurgia con 110 e lode emenzione di eccellenza.

Ciao! Mi chiamo Paolo Joseph Feleey, nato il 19 aprile2009, e sono attento a tutto ciò che mi circonda, amo latranquillità e detesto i rumori molesti. Con il mio arrivoho fatto felici oltre ai miei amati genitori, FrancescaBegotti e Philip Joseph jr., anche i nonni, zii e in partico-lare lo zio Pier Carlo che impazziscono per me.

Grande festa in casa di Gianni e Francesca Rosit: si èsposato Massimiliano con Vera Disarò. I giovani sposihanno coronato il loro amore nella chiesa di Fossalta diPortogruaro tra la gioia dei loro famigliari.

4 Luglio 2009. Alessandra e David, felici dopo il matri-monio celebrato a Dardago.

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Inno alla vita… Maria Ianna Classe 1911: 98 anni appena compiuti in buona salutecon tanta voglia di continuare la scalata verso il secolo,tra l’affettuosità di figli, nuora e nipoti.

Buon compleannoad alcuni nostri affezionati lettoricon lunga storia.Complimenti ed auguri a…

… Antonietta Sanson ha superato tenacemente e in buona salute fisica e bril-lante memoria le 96 primavere, attorniata quotidiana-mente dall’affetto di figlie, generi, nipoti e pronipoti.

… Marianna Carlon Ognuno di noi si augurerebbe d’arrivare co-me lei alla bella età di 95 anni con i ricordiche riemergono nitidi dalla memoria e con laferrea volontà di continuare a vivere in modoautonomo, seppur attorniata dalla premuradei suoi vicini. Nella foto: Marianna conFiorina e Flo rio Bernardis e il loro nipote.

… a Ines ZambonSempre attiva in famiglia e con buona memo-ria, porta bene i suoi 95 anni, circondata dal-l’affetto di figlia, genero, nipoti e pronipoti.

… a Camillo ZambonAnche Camillo Pinal Bavan, lo scorso 5 luglio, ha com-piuto 95 anni. Nonostante l’età, Camillo non rinuncia allapasseggiata quotidiana, tutte le domeniche va a Messaa piedi, continua a leggere, guarda i telegiornali e, so-prattutto, sta molte ore accanto alla moglie Lidia di 88anni, costretta a letto dalla malattia.

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San Martino di Campagna, 6 luglio 2009

Carissimi amici de l’Artugna,mi è stato donato il volume di Car -lo Zoldan: «La pieve di Dardagotra il XIII e XVI secolo – Le Per ga -mene dell’Archivio», edito a curade l’Artugna, dato che, purtroppo,per impegni pastorali, non ho po-tuto essere presente alla presen-tazione. Fin da ragazzo e giovaneseminarista, frequentando l’uffi-cio parrocchiale, tentavo di deci-frare queste pergamene percomprenderne il contenuto ma,non tanto per il latino che, essen-do lingua che mi ha sempre affa-scinato e mi avrebbe fatto com-prendere il testo, quanto per lagrafia, ostica in molti punti per uninesperto, mi allontanavo, congran de rammarico, molto prestodalla lettura.

Ora, finalmente ho po tuto leg-gerle e scoprire il grande patrimo-nio di fede e di attaccamento allanostra Pieve di Dar da go da partedi tutte tre le co munità che ne fa-cevano parte. Splendida anche laveste editoriale, ricca di foto e diraffigurazioni che rendono ancorpiù interessante il viaggio in que-sto nostro mondo passato cheha formato la nostra umanità pre-

sente. Siete stati bravi ad intra-prendere un’opera così impor-tante. Mi auguro che continuiatea tirar fuori la ricchezza del no-stro passato per aiu tare le nuovegenerazioni e i nuovi abitanti chenon hanno il nostro sangue e lenostre radici perché possano in-serirsi in questa storia generosadi fede e di umanità.

DON MAURIZIO BUSETTI

Siamo contenti, caro don Mau -rizio, che tu abbia apprezzato ilvolume, frutto di tanti anni di ri-cerche e di lavoro, e condividia-mo il tuo augurio che esso possarisultare utile anche alle genera-zioni future.

Situazione economica del periodico l’Artugna

Periodico n. 116 entrate uscite

Costo per la realizzazione + sito web 4.774,00

Spedizioni e varie 171,00

Entrate dal 22.03.2009 al 10.07.2009 4.810,00

Totale 4.810,00 4.945,00

bilancio

Rinnovo abbonamento per il2009. Ringrazio la Redazioneper l’impegno e la professio-nalità dimostrata.

NADIA MARAVIGNA – MONZA

Grazie per l’Artugna.

VERA ZAMBON DE ROBERTIS – SCOZIA

In memoria di mio padre, Ales -san dro Gislon.

RENATA GISLON – CORDENONS

Grazie per l’Artugna che rice-vo volentieri.

ANTONIO BASTIANELLO – MILANO

In memoria di Irene De Carolise di Cornelio Zambon.

CAMILLO ZAMBON – TRIESTE

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Comune di Budoia Periodico l’ArtugnaComitato Festeggiamenti DardagoPro Loco Budoia

DARDAGOPieve di Santa Maria Maggiore

giovedì in teatroPresentazione del libro «Il Vallone di San Tomè»a cura dell’Associazione Naturalisti Sacile ONLUScon l’intervento del prof. Benedetto Sala, titolaredella cattedra di Paleontologia e Paleoecologiadell’Università di Ferrara

20.4

5

venerdìsabato

al campo di bocceTorneo di boccein concomitanza chiosco «Duth quains cà»20

.30

06

0708

lunedìmartedì

al campo di bocceTorneo di boccein concomitanza chiosco «Duth quains cà»20

.3010

11

giovedì presso il cortile delle scuole elementariApertura chiosco enogastronomico

19.0

0

Serata musicale con DJ Alfonso«Vent’anni di musica: dagli anni '80 al 2000»

21.0

0

13

domenica in teatro«Portare» spettacolo teatraleispirato alle portatrici carnichea cura dell’«Academia de Gli Sventati» di Udine

20.3

009

venerdì presso il cortile delle scuole elementariApertura chiosco enogastronomico

19.0

0

Serata danzante con orchestra «Alto Gradimento»

21.0

0

14

sabato in chiesaSanta Messa in onore dell’Assunta11

.00

presso il cortile delle scuole elementariApertura chiosco enogastronomicoGiochi popolari16

.30

21.0

0 Musica dal vivo con i «Formula 2»

15

domenica presso il cortile delle scuole elementariApertura chiosco enogastronomico

19.3

0

in chiesaConcerto di musica sacraStefania Antoniazzi, sopranoSilvia Migotto, sassofonoAndrea Tomasi, organo

20.4

522

.00 presso il cortile delle scuole elementari

Serata musicale con DJ Alfonso

16

Pesca di beneficenzapresso i locali della canonica

Mostra di pitturae di artigianato artisticopresso il teatro e la nuova sala parrocchiale con accesso dal Sagrato della Chiesa

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Elaborazione grafica da un disegno di Ruggero Zambon

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Le case parlano

Ciasa Carlon, già Stefinlongo Gasperin, appartenentead un gruppo di case secentesche allineate, racchiusenella Centa dei Tressi, in Budoia. Una casa di pietra, un

camino, un fuoco: importante era, allora, esserci.

Posta in mezzo al giardino di fronte all’abitazione diGiuseppe e Renzo Carlon, è una tra le case più anti-che del borgo storico, rispettata nella sua spontaneitàarchitettonica, non considerata un’intrusa dai proprie-tari, anzi ordinata e abbellita da Doris, con piante fiori-te, quasi a restituirle l’anima, spentasi nei primi de-cenni del Novecento con i precedenti proprietari, gli

Stefinlongo Gasperin.Il fuoco, che in origine era al centro della casa in cuiconfluiva l’intera cucina, divenne nel sette-ottocentofocolare aggettante – in ogni caso raccoglimento e di-fesa degli affetti. Vi funzionava un forno, che servivanon solo alla famiglia, ma era messo a disposizione ditutti: solidarietà dettata dal cuore, in cambio di rispettoe ordine per la sacralità della proprietà. Lì si

sfornavano pane e focacce per l’intero vicinato.

Testo e foto di Vittorina Carlon

Informazioni di Giuseppe e Doris Carlon Brolo