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Evviva l’oratorio! Dall’Artugna ... al festival di Venezia ... ai cieli d’Italia La maestra Bruna vive ancora (Ri)nasce il Gruppo di Teatro Periodico della Comunità di Dardago · Budoia · Santa Lucia Anno XXXIII · Dicembre 2004 · Numero 103 Spedizione in abbonamento postale art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96. Filiale di Pordenone.

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Periodico della Comunità di Dardago · Budoia · Santa Lucia Anno XXXIII · Dicembre 2004 · Numero 103 Spedizione in abbonamento postale art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96. Filiale di Pordenone. ] l’editoriale di Roberto Zambon 2

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Periodico della Comunità di Dardago · Budoia · Santa LuciaAnno XXXIII · Dicembre 2004 · Numero 103S

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Quasi stentavo a crederci quan-do mi hanno riferito che da qual-che settimana, nella Casa dellaGio ventù di Budoia, per iniziativadi alcuni giovani e di qualche ge-nitore, sta operando l’oratorio.Ad dirittura, talvolta, più di qua-ranta ragazzi di Budoia, Dardagoe Santa Lucia si sono ritrovartiper passarvi il pomeriggio insie-me.Tale promettente realtà rivesteuna notevole importanza per ilbene di giovani dei nostri paesi el’Artugna intende sottolinearla ri-servando le prime pagine a que-sta iniziativa.Chi non è più giovanissimo ha unbel ricordo dell’oratorio. Si puòdire che esisteva in ogni paese erari sono quei giovani che nonhanno passato i loro pomerigginel campetto o nella sala dell’ora-torio. Anche Flavio Zambon con il suoarticolo relativo alle «Olimpiadi diDardago» ne dà, indirettamente,una testimonianza. L’oratorio eraun punto di riferimento per tutti iragazzi che potevano trascorrere

il loro tempo libero spensierata-mente. Non mancava mai la par-tita, molte volte su un campo difortuna. Nelle parrocchie un po’più grosse, dove c’era il cappella-no, non era raro vedere questogiovane prete affannarsi dietro alpallone, alzando con le mani lato naca per poter correre e calcia-re meglio. C’erano il biliardino ealtri giochi; più tardi arrivò la tele-visione. Che bello per i ragazzi diquaranta, cinquant’anni fa trovar-si insieme per vedere, alle cinquedel pomeriggio, la Tivù dei ragaz-zi (come si diceva allora). Rin -tintin, Ivanohe, Lassie…

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Ci sembra ieri. Ma l’oratorio non era solo que-sto. Era anche il luogo in cui il sa-cerdote, tra una partita e l’altra,trovava il momento opportunoper parlare ed ascoltare. Più facil-mente che a scuola o in chiesa,l’oratorio rendeva possibile il dia-logo tra i ragazzi e l’educatore.Era come se quell’ambiente par-ticolare stemperasse la diffidenzache spesso allontana generazionidiverse. Poi cambiarono (non sempre inmeglio) i modi di vivere, di conce-pire il tempo libero. Gli oratoripas sarono di moda e vennero di-menticati; ma da qualche tempo,specialmente nelle città dove igio vani non hanno sani luoghi diritrovo, si sente la necessità difarli rivivere. Certo che la man-canza di sacerdoti non facilitaque sta rinascita. Oggi i parrocidevono seguire due o tre paesi e icappellani sono un lusso a dispo-sizione solo di parrocchie moltogrosse. I seminari sono vuoti e igià pochi sacerdoti diventanosempre più vecchi e non posso-no facilmente dedicare tempo edenergie all’oratorio. Ecco, pertan-to, che i laici assumono un’im-portanza fondamentale per por-tare avanti queste iniziative.Co me stanno facendo quei vo-lonterosi che si impegnano perfar crescere e gestire l’oratorio aBudoia.Non possiamo che complimen-tarci ed augurare loro un proficuolavoro. Le comunità parrocchialidevono sostenerli ed aiutarli per-ché un buon oratorio è un’ottimapalestra per gli uomini e le donnedi domani.

l’oratoriorivive

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Plevàn

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Carissimi fratelli e sorelle,

il tempo di Avvento (attesa) ci haanticipato – nelle quattrodomeniche – l’arrivodell’Emanuele (Dio con noi) cheviene a salvare l’umanità. Nelmez zo di questo periodo diattesa, anche la solennitàdell’Im macolata Concezione ciha dato l’opportunità di prepararciad accogliere il Salvatore delmondo.L’evangelista Giovanni, nelpro logo enuncia: «In principio era

abbia previsto l’attacco alle TorriGemelle, la guerra in Iraq, senzadimenticare altre guerre,(sicuramente peggiori, perchénon raccontate dai mass media omeglio perché non c’è il petrolioda spartirsi o la Borsa dacontrollare) e neppure laminaccia cinese alla nostragaudente economia.Ci riempiranno la testa sui segnifavorevoli dell’oroscopo.Non ci relazioneranno se ci saràuna giornata favorevole per ilcristiano perseguitato del Sudan,per la prostituta o il drogato, chedevono obbedire ai lorosfruttatori, per il rifugiatopakistano che vive sotto i pontio per le madri etiopi che nonhanno acqua per dissetare i lorofigli o se, per restare nel nostro,il disoccupato avrà un lavoro e ilcassaintegrato avrà un futuromeno rischioso. Che tristezza!«Venne fra la sua gente e i suoinon l’hanno accolto»! Nel tempodi Avvento, attendiamo Colui dalqua le siamo attesi. Accogliamolodunque, non solo il giorno di Na -tale, scambiandoci auguri più omeno fraterni, più o meno sinceri,

tante volte solo formali e freddi:ACCOGLIAMOLO NEL NOSTROCUORE.Dio non si è ancora stancatodell’uomo, anzi è in attesa delnostro ritorno. Perché la vita coni suoi alti e bassi, con le sue gioiee le sue sofferenze, con le sueansie e le sue speranze non èche un ritorno a Lui, che non ciha promesso il Paradiso suquesta terra, non la felicità inquesto mondo che passa.Cristo è il nostro presente, ilnostro passato, il nostro futuro.Oggi nasce in una povera stalla,è un piccolo e fragile bambino eci dice che chinandoci su unpovero, su un misero della storia,ci avviciniamo a Lui che è ilSIGNORE DELLA STORIA.Co raggio dunque! Ascoltiamoanche noi, lo stupendo annunciodegli Angeli ai pastori, i primi chehanno avuto la gioia della buonanotizia che ha cambiato le sortidel mondo: Oggi è nato per noiun Salvatore, Cristo Signore !

Buon Natale e Felice 2005a tutti.

DON ADEL NASR

il Verbo, il Verbo era presso Dio,il Verbo era Dio» poi, ad un certopunto una frase inquietante:«Ven ne fra la sua gente ma i suoiNON L’HANNO ACCOLTO».È Natale; arriva il Figlio di Dio,prende corpo – come ognunodi noi – nel seno purissimo di unaMadre speciale, la Vergine Maria;cam mina con noi, si china asanare le sofferenze dell’umanità,si fa uno di noi, per farci comeLui! Sembrerebbe una favola,eppure è la Verità che da oltreduemila anni rimane I’unico faroche fa un po’ di luce nella nostramisera ter ra. Non possiamo, nonvogliamo essere fra quelli chenon l’hanno accolto. Perché?Perché a quanti l’hanno accoltoha dato il potere di diventare Figlidi Dio.Con il battesimo abbiamoacquisito questa fortuna;ringraziamo il Signore eaffidiamoci a Lui.L’anno 2004 sarà fra pocoarchiviato e come sempresaremo assediati da previsioniprossime venture. Secondo unarecentissima indagine, la grandemaggioranza degli italiani ritiene

utile I’esi stenza di maghi,imbonitori, medium, ciarlatani oloro consimili. Neppure le varieindagini di polizia e magistraturache hanno scoperto truffemiliardarie, sembra abbianospento nell’animo del popoloitalico, l’attenzione per questacorte delle meraviglie. Sedicentiilluminati ci conforteranno suglieventi del novello anno,spargendo sul popolo avido dimelense certezze i preziosi semidella loro «sapienza antica».Peccato che nessuno di loro

la letteradel

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IMPORTANTE

Per ragioni legate alla normativasulla privacy, non è più possibile averedagli uffici comunali i dati relativial movimento demografico del comune(nati, morti, matrimoni).Pertanto, i nominativi che appaiono suquesta rubrica sono solo quelli che ci sonostati comunicati dagli interessati o da loroparenti, oppure di cui siamo venuti aconoscenza pubblicamente.Naturalmente l’elenco sarà incompleto.Ci scusiamo con i lettori.

Chi desidera usufruire di questa rubricaè invitato a comunicare i dati almeno ventigiorni prima dell’uscita del periodico.

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ita]

N A S C I T EBenvenuti! Abbiamo suonato le campane per l’arrivo di...

Diego Giove di Dante e Ilaria Zambon – MilanoAurely Licata di Massimo e Silvy Zambon – ParigiFrancesca Licata di Massimo e Silvy Zambon – ParigiAlessandro Coassin di Luca e Tiziana Droetti – BresciaAlessandro Zambon di Marco e Erika Pagliaro – Trieste

M AT R I M O N IHanno unito il loro amore. Felicitazioni a...

Paolo Terruzzi con Valentina Janna – DardagoGiuseppe Rizzo con Maria Chiara Bastianello - Venezia

Nozze d’argentoNorma Zambon e Giovanni Della Valentina – San Giovanni di Polcenigo

L A U R E E , D I P LO M IComplimenti!

LaureeStefania Berton – Biotecnologie Mediche – DardagoRodolfo De Franceschi – Ingegneria Civile – Roveredo in PianoMarco Burigana – Architettura – BudoiaMartina Balliana – Economia e Commercio – Roveredo in PianoLeonora Bocus – Giurisprudenza – Marghera

D E F U N T IRiposano nella pace di Cristo.Condoglianze ai famigliari di…

Leonilda Zambon Pinal di anni 86 – CremonaRino Zambon Pinal di anni 93 – MilanoErsilia Romagnoli Cecchelin di anni 81 – Tarquinia (VT)Angela Lacchin di anni 84 – Santa LuciaFilippo Carlon di anni 83 – BudoiaMario De Luna di anni 31 – BudoiaAntonio Moderato di anni 80 – Santa LuciaGioconda Janna di anni 91 – DardagoFerruccio Del Ponte di anni 94 – DardagoLuigia Panizzut di anni 88 – Santa LuciaLuisa Ana Carreño di anni 92 – Caracas (Venezuela)Querina Janna di anni 88 – DardagoBruna Fabbro di anni 58 – BudoiaMaria Scalari di anni 94 – MargheraLelio Lachin di anni 82 – Santa LuciaMaria Maggioni di anni 69 – BudoiaLuigia Puppin di anni 78 – BudoiaMaddalena Scotti di anni 81 – BudoiaRenato Cusin di anni 60 – BudoiaDomenico Fregona di anni 77 – BudoiaAntonio Rigo di anni 92 – DardagoLeonilda Zambon di anni 86 – DardagoMaria Angelin di anni 91 – BudoiaBruna Didonè di anni 73 – Santa LuciaGiuseppe De Maio di anni 65 – BudoiaRino Zambon di anni 93 – Dardago

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Periodico quadrimestrale della Comunità di Dardago, Budoia e Santa Lucia (Pn)

sommario

2 Rivive l’oratoriodi Roberto Zambon

3 La lettera del Plevàndi don Adel Nasr

4 La ruota della vita

6 Evviva l’oratorio!di autori vari

10 1962, Olimpiadi dardaghesidi Flavio Zambon Tarabin Modola

11 Gita d’altri tempidi Espedito Zambon

12 Un mese indimenticabiledi Sara Zambon

14 Dall’Artugna...di don Giovanni Perine della Redazione

16 Associazione «Amici di don Nillo»di Francesca Fort

17 Associazione «A.F.D.S.Budoia-S. Lucia»di Pietro Zambon

18 La maestra Bruna vive ancoradi Autori Vari

21 La signorina Scalaridi Fernando Del Maschiodi Maria Scalari

22 Altan, un amico de l’Artugnadi Mario Cosmo

23 Dolcezza e protezione maternadi Adelina Ariet

24 La gioia di averti ritrovatodi Miriam Zambon Momoleti

25 Il gruppo Artugna in giroper l’Italiadi Marta Zambon

Autorizzazione del Tribunale di Pordenonen. 89 del 13 aprile 1973Spedizione in abbonamento postale. Art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96.Filiale di Pordenone.

Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzionedi qualsiasi parte del periodico, foto incluse, senza ilconsenso scritto della redazione, degli autori e deiproprietari del materiale iconografico.

Direzione, Redazione, Amministrazionetel. 0434.654033 · C.C.P. 11716594

Internet www.naonis.com/artugna

[email protected]

Direttore responsabileRoberto Zambon · tel. 0434.654616

Per la redazioneVittorina Carlon

Impaginazione Vittorio Janna

Ed inoltre hanno collaborato Adelaide Bastianello, Espedito Zambon,Marisa Ianna, Lidia Soldà, Luisa Soldà

StampaArti Grafiche Risma · Roveredo in Piano/Pn

In copertina

Elaborazione grafica del tradizionale albero di Natale.

103

anno

XXXI

II ·dicembre 2004

27 ’N te la vetrina

28 (Ri)nasce il gruppo di teatrodi Elisa Mauro e del Gruppo Teatro

30 Lasciano un grande vuoto...

31 Cronaca

36 Inno alla vita

37 I ne à scrit

38 Recensione, Bilancio

39 Programma religioso, auguri

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Quando hanno chiesto la miaopinione sull’eventuale aperturadella Casa della Gioventù unavol ta al mese per far giocarebam bini e ragazzi, ero scettico:«Non c’è continuità», pensavo.

Un giorno invece, durante unodei miei soliti incontri con Mauro,mi sento dire: «Sai, Stefano: misono preso l’impegno di teneraperto l’oratorio tutti i sabati po-meriggio fino a giugno…». Da quila mia risposta: «Beh, mi offro vo-lontario anch’io, così siamo indue e possiamo darci man forte».

Perciò, dalla metà di ottobre,la Casa della Gioventù ha aperto ibattenti, con un calcetto balilla eun tavolo da ping pong a disposi-zione dei primi sei inquilini!

Guardandoci intorno abbiamonotato come i lavori per renderelo stabile ospitale fossero (e sianoancora) notevoli ma, armati dibuo na volontà e con l’aiuto dellepersone che cammin facendo sisono avvicinate, abbiamo comin-ciato.

Innanzitutto sono state pulite erese accessibili le stanze per ilcatechismo.

Sono stati acquistati svariatigiochi da tavolo (carte, monopoli,dama, ecc.).

Procurate due porte e la reteda pallavolo, è stato tracciato sulprato retrostante l’oratorio il cam-po da calcetto con misure rego-lamentari.

Non ultimo e comunque anco-ra in fase di sistemazione, è ilgiardino interno, il quale è statosottoposto ad un’energica pota-tura e pulizia degli esuberanti al-beri e arbusti. Sono state posate

l’oratorio!C A N T I E R E A P E R T O

evviva

LAVORI DI RIPRISTINO DELL’AREA DELLA CANONICA

DA PARTE DI UN GRUPPO DI VOLONTARI.

NELLE FOTO. STEFANO (SOPRA), E CELESTINO

CON ANTONINO (A DESTRA).

IN ALTO. BAMBINI E RAGAZZI ALLE PRESE CON IL

GIOCO DEL CALCIO E DELLA PALLAVOLO.

NELLE PAGINE SEGUENTI. VARI MOMENTI DI

ATTIVITÀ FORMATIVE E RICREATIVE.

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Il 30 ottobre è stata organizza-ta una castagnata che sancival’apertura ufficiale. Per il 5 gen-naio 2005 è prevista l’accensionedel Pan e Vin.

Speriamo che nascano altreidee per la gestione di nuove atti-vità da svolgere durante le ore diapertura.

Si dice che chi ben comincia…

STEFANO

Abbiamo scoperto anche chemolti ragazzi più grandi sono inte-ressati alla Casa della Gioventù.

Adesso intervistiamo un re-sponsabile:Perché hai voluto riaprire que -sto oratorio?

Mauro: «Per i lavori di restauroe per motivi di sicurezza la Casadella Gioventù era stata chiusa.Ora che è stata rinnovata abbia-mo deciso di riaprirla in modo chei ragazzi si radunino per giocare».

Ora intervistiamo uno dei lavo-ratori:Perché ti sei offerto di lavorareper la Casa della Gioventù?

Celestino: «Perché mi piac-ciono tanto i bambini e sonocontento di vedere che giocanoal sicuro».

Infine anche noi pensiamo chequesto progetto sia importante einnovativo, ma soprattutto diver-tente!!!

ALICE, CHIARA, MARTINA, VALENTINA

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Nella canonica di Budoia si stasvolgendo un ritrovo per ragazzidagli 8 ai 14 anni, in cui ci sono in-trattenimenti di vario tipo, adesempio giochi da tavolo, calcet-to e pallavolo. C’è tutto a parte ivideogiochi, perché a casa siamopieni di questi marchingegni.

delle grate per la raccolta dell’ac-qua piovana ed è stato gettatoun muretto di contenimento per ilterreno troppo pendente.

Prossimamente sarà creato uncamminamento all’interno delgiar dino stesso per far comunica-re i due livelli della Casa e sarà ef-fettuata la posa di nuove piastredi ghiaino lavato all’ingresso del-l’oratorio. Sono passati circa duemesi dall’apertura, i primi 6 bam-bini sono diventati 30–35. Alcunigenitori stanno collaborando inmodo attivo con idee, pulizie e«servizio di sorveglianza».

LA P

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Ho accolto con entusiasmol’apertura dell’oratorio, natoper vo lontà della Parrocchiae di un grup po di volontari,genitori e non.Mi sono ritornati in mente i beimomenti passati con le mieamiche quando, all’età di miofiglio ed anche prima,mi ritrovavo all’oratoriodel mio paese.Ora, finalmente, si realizzaun po’ il desiderio che ognigiovane sicuramente ha,

ovvero quello di avere un posto dovegiocare, divertirsi, stare insieme e,perché no, anche crescere insieme.L’oratorio deve essere così: un postoaccogliente dove crescere con deivalori, il tutto contornato da unospirito di allegria tipico di un bambinoche gioca; un punto di incontro ancheper noi genitori, per i nonni;un posto dove ogni tanto è bellofermarsi per star bene, in primis coni nostri figli che normalmente civedono di corsa, pieni di impegni,dove è necessario collaborare nellosvolgimento di varie attività ricreativeed espressive, senza che ciò diventiun obbligo, dedicando tempo edenergia agli altri.Ritroviamoci all’oratorio!

FULVIA

Facendo un’indagine abbiamoscoperto che molti ragazzi sonofavorevoli a questo progetto, an-che se sorvegliati dai genitori.Abbiamo voluto infatti intervistaredue ragazzi che il sabato e la do-menica lo frequentano.Vi è piaciuto questo progetto?

Francesco: «Sì, perché possopassare il sabato e la domenicasenza annoiarmi».

Nicola: «Sì, perché posso starecon i miei amici».Volete che questo progettocontinui?

«Sì, perché ci divertiamo molto».

L A PA R O L A A I B A M B I N I

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l’oratorio!evviva

bambini, ragazzi e giovani, unluogo dove po ter trascorrerequalche ora in compagnia,alternando al catechismoqualche partita di ping-pong ecalcetto.Il primo sabato sono venuti 3bambini, poi 7, il terzo 13 edultimamente la presenza media inoratorio è di circa 20 ragazziprovenienti dalle tre comunità diSanta Lucia, Budoia e Dardago.Alla prima riunione fatta con igenitori all’inizio di Novembre èstato deciso di tenere apertol’oratorio anche la domenicapomeriggio. In tale riunione alcunigenitori si sono resi disponibiliper essere presenti durante ipomeriggi ed altri si sono offerti

P R I M I P A S S I

Una sera di settembre parlandocon Don Adel e Stefano è natal’idea di aprire l’oratorio per iragazzi. Ci siamo ritrovati qualchegiorno dopo per vedere comesistemare i locali ed il giardinoesterno e soprattutto per esseresicuri dell’impegno e dello sforzoche ci attendeva.Abbiamo così deciso di tenereaperto l’oratorio tutti i sabatipomeriggio da ottobre fino agiugno in modo da offrire ai

per eseguire le pulizie. Si è cosìstilato un primo calendario per ilmese di novembre dove a turnoi genitori hanno dato la lorodisponibilità per seguire i ragazzidurante questi pomeriggi.All’inizio di dicembre è stato fattoun secondo incontro durante ilquale sono stati decisi i turni peril mese e le attività da fare nelperiodo natalizio.Durante queste vacanzel’oratorio sarà aperto nellegiornate indicate nel programmaesposto presso l’entrata, e cisaranno alcuni appuntamenti danon perdere quali; una caccia altesoro, due proiezioni di film perragazzi, una gita sulla neve, e laconclusione con il Panevin deiragazzi, che verrà fatto nelcampo dietro l’oratorio. A questoproposito invitiamo sia i ragazziche i papà a partecipare allacostruzione del Pa nevin, mentrealle ragazze ed alle mammechiediamo di voler de dicarsi alletavolate ed alla pinza. Ci sono giàalcune mamme che si sonomolto prodigate per larealizzazione della castagnata,nella vendita delle torte del

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Oratorio! Sì. ... oratorio è un nomeben noto nella Diocesi di Milanodove risiedo e dove la tradizioneambrosiana ha raccolto danumerosi decenni la «sfida» di SanFilippo Neri.Appena giunti a Budoia per unasettimana di riposo, ci siamotrovati «catapultati» in questaseconda inaugurazione; così, nelpomeriggio di quel 31 ottobre2004, sentimenti e riflessioni sisono incrociati strettamente.Innanzitutto il cambiamento di

nome, da Casa della Gioventùa Oratorio è significato e significaun richiamo ad un ritorno alleradici di certe strutture educative(educare, e-ducere dal latino tirarfuori, è il primo compito deigenitori) e siamo rimastipositivamente sorpresi dalnumero consistente di papà e dimamme che, nonostante lapioggia eccezionale, hannodeciso di uscire «dai lors foghers edai lors portons (come recita unaballata carnica degli anni ’70) «peraccompagnare personalmente ipropri figli, senza delegare l’amicao il vicino, il plevan o lacatechista...Genitori, e qualche nonna, chehan riempito la festa di attenzioni,che han saputo porsi a servizio ditutti; ne è scaturito un climapalpabile di cordialità, dicondivisione, favorito sia dallecaldarroste, (grazie a Lucio, Vanni... anche a Dino che ha messo apunto il marchingegnoindispensabile), sia da quellaquota di beveraggi derivati dalsucco d’uva...Ci ha colpito anchel’atteggiamento di tanti, tantibimbi, ragazzi, adolescenti, checome qualcuno mi confidava, finoad ora eran soliti viaggiare sullastessa corriera, per l’identicotragitto, uno seduto davanti l'altroin coda, senza parlarsi, senza

S T R U T T U R A E D U C A T I V A

giorno dell’Im macolata e per larealizzazione degli alberi di Natalee del Presepio, pertanto sarebbebello che altre persone sidedicassero all’impegno dellafesta del Pane vin.Confidiamo che anche nei me sisuccessivi altri genitori o gio vani,si facciano avanti per dedicare unpomeriggio all’oratorio; cosìfacendo offrirebbero senz’altroun valido contributo alla crescitadi questa iniziativa rendendo piùagevole l’impegno degli altricollaboratori.

Infine un pensiero ai ragazzi ed aibambini. Speriamo che in questisabati e domeniche abbiatepotuto trascorrere qualche orapiacevole divertendovi edarricchendo la vostra cultura conle lezioni di catechismo.Chiediamo ai bambini dellescuole elementari di passareparola anche ai loro amichetti inmodo da formare un belgruppetto per lo svolgimentodelle attività in programma per ilprossimo anno.

MAURO CASTELLET

comunicare... Eppure, all’oratorioquesti stessi ragazzisocializzavano, confrontandosimagari al ping-pong o al calcetto,i più temerari anche al pallonesfidando fango e Giove pluvio, idanzerini allietando tutti concanti...Così pensavo, chissà, forse perconfrontarmi anch'io, alle esta titrascorse a Budoia da ragazzino,quando la «banda» della ContradaLunga si «confrontava» nonsempre pacificamente con quelladi Via Roma; ... tasselli cheemergendo dalla memoriacercavano di ricomporsi in unmosaico attuale, con ragazzi nonpiù solo friulani, ma provenientianche da altre regioni, da altristati, oggi comunque tutti parteintegrante del tessuto dei nostritre paesi.Una festa ben riuscita quella del31 ottobre, che ha lasciato anchesentimenti di trepidazione, disperanza, anzi di sfida!L’auspicio è che la festa non restiun fatto a se stante e che quellasovrabbondanza di torte, dolcetti,bottiglie appositamente preparatie messi in comune da tantigenitori possa trasmutarsi in unasovrabbondanza di impegnoeducativo personale e costanteanche in questa strutturarivitalizzata.

OSVALDO E MARINA PUPPIN

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Come tutti, o quasi, saprannoquest’anno è stato un annoolimpionico, cioè si sono svolte leOlimpiadi.I giochi olimpici si svolgono ogniquattro anni, in una città del nostropianeta, essi coinvolgono i miglioriatleti di ogni nazione del mondo intutti gli sports, quest’anno si sonosvolte ad Atene in Grecia, patriadelle antiche Olimpiadi. Vichiederete che relazione ci possaessere fra le Olimpiadi e la foto quiriprodotta, orbene tempo fasfogliando fra un album di vecchiefoto, mi è capitata fra le mani questafotografia, nel retro, con unacalligrafia di adolescente, c’è scritto:Anno 1962, Olimpiadi Dardago-Bu -doia, campo sportivo Dardagopunteg gio finale 97 ad 83. Partita dicalcio andata 11-0 ritorno 5-0. Miso no allora balzati in mente moltiricordi di quel periodo, e degli anniprecedenti. Se ben ricordo con lavenuta a Dardago del pievano donAlberto Semeia, lo stesso si accorseche i molti ragazzi di allora nonavevano nessun posto di ritrovo peri loro giochi all’aperto, se non lapiazza ed il sagrato della chiesa. Incanonica aveva adibito tre stanzeche fungevano da oratorio, in duec’erano dei giochi (calciobalilla,ping-pong ecc.) in una più grande, incui si faceva anche catechismo,c’era la televisione (una delle primeinstallate a Dardago). dapprimaindividuò un prato (da adibire algioco del calcio) in via Parmesan, anord del cimitero, poi in via definitivafu preso in affitto dai proprietariZambon-Bedin (allora e tuttoraresidenti a Torino) un terreno in via

sopportò con molta pazienza ecomprensione, ci accoglieva nel suocortile sempre sorridendo edicendo: «Nini seo cà, se aveit seitvigneit pur, unlì al è la pompa del’aga». Questa era la Rosa ZambonMarin Pala, che ricordo con simpatiaassieme alla madre l’agna AndolaPala. Quanti ettolitri di acqua lesiamo costati! Ma veniamo allanostra foto, essa ritrae i componentile squadre di calcio di Dardago eBudoia, come si può notarel’abbigliamento era casual lemagliette da calcio erano in pochifortunati ad averle, così come lescarpe (molti di noi giocavano in

degli Artigiani. Il terreno era inleggera salita, non era rettangolarema un po’ curvo, ma per noi ra gazziandava benissimo, fu recintato condella rete metallica e furonoinstallate delle porte di calcio fattecon legno locale (cassie espolentere). Mi ricordo che conalcuni confinanti per il suddetto ter -reno alcune volte ci furono degliscrezi perché a loro dire quando, ebisogna ammettere abbastanzaspesso, calciavamo il pal lone nelleloro proprietà, arrecavamo danni alleloro coltivazioni. Non tutti i confinantiperò ci biasimavano, ci fu adesempio una signora che per anni ci

di Flavio Zambon Tarabin Modola

NELLA FOTO. SEDUTI, DA SINISTRA A DESTRA: LUIGINO ZAMBON MOMOLETI, FABRIZIO BONAPARTE, (DIETRO)

ANTONINO ZAMBON, GIUSEPPE ZAMBON TARABIN, ALFREDO LACHIN STORT, VALENTINO ZAMBON THAMPELA.

IN PIEDI, PRIMA FILA: FRANCO ZAMBON GLIR, FLAVIO ZAMBON TARABIN-MODOLA, MARIO ZAMBON MARIN,

QUINTO ZAMBON PINAL, LORENZO BOCUS FRITH, MAURIZIO GRASSI. IN PIEDI, SECONDA FILA: ENRICO ZAMBON

SCLOFA, VALENTINO ZAMBON ITE, MARCO ZAMBON TARABIN-TUNIO, GRAZIANO BOCUS FRITH, PIETRO JANNA

THECO. IN PIEDI, TERZA FILA: LUIGI ZAMBON MARIN, ANTONIO VETTOR MUCI, GIACOMO DEL MASCHIO CUSSOL,

DON ALBERTO SEMEIA, WALTER ZAMBON SCLOFA, GUIDO BOCUS FRITH, PAOLO ZAMBON PALA, RESPICO

PELLEGRINI LUTHOL. FOTO ESEGUITA DA AUGUSTA ZAMBON BASSO.

SETTEMBRE 1962, CAMPO SPORTIVO DI DARDAGO,

SQUADRE DI CALCIO DI DARDAGO E BUDOIA.

IN ALTO DA SINISTRA A DESTRA: MARCELLO ? DA

VENEZIA, FRANCO ZAMBON GLIR, GIAMPIERO ZAMBON

SCLOFA, GIAMPIETRO ANGELIN, ROBERTO BOCUS

FRITH, GIANNI CARLON, GIANCARLO DEL MASCHIO,

ALDO PES, CORRADO PANIZZUT, GIANNI ZAMBON

PETENEL. ACCOSCIATI: MARINO ZAMBON MARIN,

FLAVIO ZAMBON TARABIN MODOLA, RESPICIO

PELLEGRINI LUTHOL, GIACOMO DEL MASCHIO CUSSOL,

MARCO BUSETTI CAPORAL, LORIS GIORDANO, GUIDO

BOCUS FRITH E ADRIANO ROSSETTO. FOTO ESEGUITA

DA MATTEO PASUT.

Oltre alle partite di calcio e ai giochi in canonica, per i giovanidell’oratorio venivano organizzate interessanti gite.Nella foto sono ritratti i ragazzi che partecipavano alla gita al colledi Santa Augusta di Vittorio Veneto, nei primi anni ’60.

1962Olimpiadi dardaghesi

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s’ciampinele). Il calcio era una dellediscipline sportive che facevanoparte di quelle che noi chiamavamole Olimpiadi. L’idea di aggregare incompetizioni sportive leali, ma nellostes so tempo vere, fu lanciatadall’allora seminarista Matteo Pasut,nipote di don Alfredo parroco diBudoia, egli soleva trascorrere levacanze estive a Budoia ospite dellozio. Matteo, così lo chiamavamoallora, nel breve periodo in cuirimaneva a Budoia si impegnavaalacremente nel riunire i ragazzi delpaese facendoli partecipare agiochi, passeggiate, letture digruppo ed anche naturalmente adincontri catechistici. Non avendoperò a Budoia degli spaziabbastanza grandi per potersvolgere le loro attività,specialmente sportive, contattò donAlberto per poter usufruire delcampo sportivo di Dardago, cosìconobbe e fece amicizia anche con

È trascorso più d’un anno dalla scomparsa di monsignorNico lò Del Toso e mi sembra giusto e do veroso ricordarlonon tanto per i 13 anni passati in parrocchia a Dardagoma per la sua personalità e decisione nello svolgere il suoministero pastorale e religioso. Anche se menzionata giànel numero d’agosto 2003, mi piace ricordare la gita fattain corriera a Barca di Cadore nel 1951.Dopo aver cantato la Messa del Perosi di Santa Ceciliaabbiamo proseguito per Cortina d’Ampezzopasseggiando tra due muraglie di neve ad altezza d’uomo,e spesso si sentiva la voce di Carlon Angelo che diceva:«Le rave calde, le rave calde!».In particolare modo rivolto a Marco Janna compa gno dicanto versione da bas so. E giù risate a non finire.Colazione al sacco, breve visita alla cittadina montana.Qualcuno è salito in funivia a Pocol godendo un panoramastupendo con le montagne e le vallate intorno innevate.

d’altri tempidi Espedito Zambon

Gita

ANNI ’50. BAMBINI E GENITORI DARDAGHESIALLA SCOPERTA DELLE DOLOMITI.

QUESTI I NOMI DI COLORO CHE SONO RICONOSCIBILI: ALBINO BOCUS, GI SELLA

ZAM BON E VALENTINO JANNA, ANTO NIET TA BOCUS E FORTUNATO ZAM BON, IDA

DEDOR E ONORIO ZAM BON, MARCO ZAMBON, GU GLIELMO ZAMBON, MARCO

JANNA, GIACOMO E ARMANDO DEL MA SCHIO, ESPE DITO ZAMBON, TIZIANO

BAS SO, ANGE LO CARLON, RENATO ZAMBON, ALDO ZAMBON, PAOLO BASSO,

RENATO RIGO, LUIGI BO CUS, PAOLO ZAMBON, CORRADO ZAMBON, BRU NETTO

ZAMBON, FILIP PO BASSO E DULCIS IN FUNDO, DON NICOLÒ DEL TO SO CON IL

MITICO CAPPELLO DA VIAGGIO A LARGHE TESE.

C’ERANO PU RE LUCIANO BOCUS, MARCO JAN NA, SEVERINO ZAMBON,

GERARDO, MARIO BOCUS E BASILIO ZAM BON CHE NON SI RIESCE AD

INDIVIDUARE. ERA UNA DOMENICA D’APRILE DEL 1951.

In seguito si è scesi con una fugace sosta sulle spondedel lago di Santa Croce con foto ricordo dei cantori,il maestro Armando, qualche chierichetto e altri chehan voluto unirsi alla compagnia. La foto è gentilmenteconcessa da Stani Bocus. Pur troppo molti checompaiono nella foto non ci sono più ed altri non si riescea riconoscere in quanto la foto è un po' sbiadita.

noi ragazzi dardaghesi, poi da cosanasce cosa e gli balenò in mentel’idea di fare dei giochi tra i ragazzidei due paesi. Eravamo agli inizidegli anni sessanta e proprio nel1960 le Olimpiadi si erano svolte aRoma, e così sull’ondadell’entusiasmo delle recentiOlimpiadi romane, chiamammo conlo stesso nome i nostri semplici masani e salutari giochi. Mi ricordo chein tutto erano 5 o 6 le specialitàsportive: corsa veloce, corsa cam -pestre, tiro alla fune, corsa coisacchi, getto del peso, salto in lungoe naturalmente calcio; alle garepartecipavano tre ragazzi dei duepaesi, c’era un punteggio, ed inbase ai piazzamenti ci fu unaclassifica che per l’anno di questafoto vide prevalere Darda go.Ricordo che tutto si svolgevaall’insegna della più sana sportivitàe che mai ci furono contrasti fra noiragazzi di allora. Il futuro don Matteo

riusciva, con il suo entusiasmo e lasua forte personalità, a tenerci tuttigioiosi e contenti, ricordo checonsolava chi perdeva e nonesaltava troppo chi vinceva, cosìalla fine la nostra amicizia eraancora più salda. Purtroppo gli annipassarono ed il campo da calcio diDardago, vuoi perché non c’eranopiù tanti ragazzi, vuoi perché glistessi avevano rivolto i loro interessisportivi altrove, cadde inabbandono, non fu più frequentatoe quindi fu restituito ai proprietari.Costoro in seguito costruirono, suquel terreno, una villa,successivamente acquistata da unsignore statunitense che tuttora laabita.

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In luglio ho trascorso un mesefondamentale nel mio camminoverso la maturazione cristiana ol-tre che umana. Grazie a una pro-posta di Pietro Janna, io e Giulia,ineguagliabile «compagna di av-venture», siamo partite alla voltadella Bolivia colme di adrenalina,come ci si aspetta in due giovaniragazze che, per la prima voltanella loro vita, s’imbattono inun’espe rienza tanto grande e aldi fuori della quotidianità. Primadella partenza, in me si facevanolargo sempre più dubbi, preoccu-pazioni, inquietudini. Mi doman-davo se sarei mai stata in gradodi assolvere al mio compito (an-che se in verità quasi ignoravamociò che avremmo dovuto fare!),non sentivo di possedere delleparticolari doti missionarie, rite-nevo di non avere molto da offrireal mio prossimo, ma credevo fos-se giusto mettermi alla prova.

A San Carlos trascorrevamogran parte delle nostre giornate alCentro de los niños desnutridosche ospita una media di cinquan-

ta bambini denutriti e con altrepatologie legate alla denutrizione.A intervalli regolari davamo loro la«pappa» e le medicine, talvoltaanche a costo di dure battaglie!Giocavamo con loro, anche se igiocattoli non avevano nulla ache vedere con quelli dei nostribambini sia per qualità che perquantità. Ogni bimbo recava consé una storia diversa ma a poco apoco dentro il Centro si trasfor-mava, si rasserenava. Pen so nonpotrò mai dimenticare Da yana,una bambina di 3 anni portata alCentro pochi giorni dopo il nostroarrivo. Prendendola in braccio sipotevano contare a una a una lecostole sotto il maglioncino. Ciòche più mi sconcertava era la suaespressione tristemente rasse-gnata che non variava mai.Quando la facevo sedere sullemie ginocchia rimaneva semprecon il suo sguardo perso ma ap-pena la facevo scendere si met-teva a piangere in modo som-messo. Man mano che il tempotrascorreva, in lei si è visto un

…EN ELLOS SE VENEL REFLEJODE LA CARADEL NIÑO JESÙSQUE TE PIDE:

«DAME PAN,PER MÀS QUE TODODAME AMOR».

indimenticabileUn mese

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profondo cambiamento: comin-ciava a mangiare, giocare, parlaree soprattutto ridere.

Jesus aveva appena due mesie per dargli il biberon lo prendevocon la coperta perché era quasiuno scheletrino e avevo paura difargli male. Non riusciva nemme-no a piangere, faceva una smor-fia con la bocca e la pelle delleguancine si raggrinziva tutta co-me quella di un ultracentenario.

C’erano dei bambini simpati-cissimi come Feliciano, un bimbomongoloide al quale non poteva-no dare un nome più indovinatodel suo: era sempre contento,bastava guardarlo perché lui simettesse a ridere, non facevamai i capricci e quando lo si ba-dava un attimo si divertiva moltis-simo!

Fuori dal Centro ci sono suc-cesse delle cose inimmaginabili.Un pomeriggio siamo andate aGuaitu a trovare Elias, un ragazzodiciassettenne che un anno pri-ma si era ferito ad un’anca e in-vece di andare all’ospedale aveva

di vitalità sempre indaffarate magentilissime e felici della loro vita,parevano irreali come i personag-gi delle opere sui santi.

È stato un periodo veramenteimportante ricco di altri aneddotiche conserverò gelosamentespe rando di non dimenticare. Èsta to significativo conoscere dellepersone che si adoperano in si-lenzio a servizio di altre molto bi-sognose. Spero di ripetere nuo-vamente una simile esperienza esarebbe notevole se a qualcunovenisse voglia di partire, leggen-do questo articolo!

SARA ZAMBON

SOPRA. I PICCOLI OSPITI NEL MOMENTO DELLA

REFEZIONE.preferito recarsi da un simil stre-gone che con le sue «cure» gliaveva procurato un ascesso: dafebbraio i medici tentavano di sa-narlo. Nel viaggio di ritorno in taxieravamo in 11 su un’auto omolo-gata per 5: il conducente, duepersone sul sedile alla sua destra,cinque in quello dietro e io più duebambini, due sacchi di mais e unsacco di mandarini nel bagagliaio!Per gli autisti, che ripetevano con-tinuamente hai campo, hai cam-po la loro vettura, taxi o micro (unpiccolo pulmino), aveva semprespazio!

Noi alloggiavamo da un grup-po di Salesiani, dediti al cento percento alla loro missione. Credoche dal Cielo San Giovanni Bo -sco sia veramente orgoglioso diloro! In Bolivia abbiamo incontra-to delle suore sorprendenti, piene

NELLA FOTO SOPRA. CON I MIEI AMICI... DI CUI

CONSERVO UN CARISSIMO RICORDO.

SOTTO. SALI ANCHE TU. SI PARTE PER UNA

GRANDE AVVENTURA...

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La vicenda è tutta silenziosa.Per chi l’ha vissuta però è bella ecommovente.Luca Coassin, ex danzerinodell’Artugna la notte del 10settembre scorso era presente lìtra registra e attori – nella grandesala del Palazzo del Cinema delLido di Venezia – per laproiezione prima del film «Occhidi Cri stal lo» di Eros Puglielli nellaqualità di direttore dellafotografia.Un film thriller un po’ duro mache fra qualche settimana inizieràa girare il mondo.Lo seppi appena qualche giornoprima e subito mi misi sulletracce e non mi lasciai scapparel’occasione d’essere accanto aLuca anche per conto degli amicidell’Artugna.Erano giorni tra l’altro in cui lamamma di Luca, la Bruna, eraentrata nella fase più acuta dellamalattia e stava lentamentespegnendosi.Un prete in giro per unaproiezione ultra notturna, in unasala famosa per mostri dei film e

LUCA COASSINDIRETTORE DELLAFOTOGRAFIA IN«OCCHI DI CRISTALLO»DI EROS PUGLIELLI

dall’Artugna... al festival di Venezia

star dell’immagine, non dovevascandalizzare nessuno.Luca ed io ci abbracciammocommossi. Tutti capirono forseche c’era qualcosa di grande (edi bello) che guidava il nostrocuore.«Don Giovanni, ho cominciato etrovato un po’ di gusto con Leisi stemando faretti per la «Monfer -rina», «Me agne Jacume», «No tepoi pi’ sposà» ecc.

IN ALTO. SIGNIFICATIVA INTERPRETAZIONE DI UNA

SCENA DEL FILM, FIRMATA DA LUCA,

E LA LOCANDINA DELL’OPERA PRESENTATA ALLA

MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA.

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Mi ricordai dei faretti OSRAM di100 «candele» l’uno, con velinecolorate davanti, e Celestino chesi mordicchiava le dita gridando:«Scherthèo fioi?».Cosa vuol dire la passione!L’arte e il fascino avvicinandoci aDio, ci conserva bambini.Bravo, Luca. Te lo diciamo anome di... mamma, di papà edell’Artugna.Bravo, e sorridi.Anzi gente dell’Artugna con donMario e Presidenti e tutto il clan

A LATO. DA SINISTRA LUCA COASSIN (DIRETTORE

DELLA FOTOGRAFIA), EROS PUGLIELLI (REGISTA),

LUCIA JIMÉNEZ E LUIGI LO CASCIO (INTERPRETI

PRINCIPALI).

che segue l’Artugna dopo tantianni ancora. Sorridete ancora,sorridete sempre.Per chi è rimasto bambino, siconserva intatta anche ladolcissima voce della coreografamaestra Nadia che si spolmonatra le quinte: sorridete, sorridete.Ste fano, perché non sorridi?

DON GIOVANNI PERIN

Un altro ex danzerino dell’Artugna, come Luca,ha fatto carriera. Roberto Ianna, fin da piccolo,ha dimostrato una grande passione per il volo.Forse la vicinanza di Dardago alla Baseaeronautica di Aviano ha contribuito adalimentarla. Era naturale, quindi, che dopole medie si iscrivesse all’Istituto TecnicoMalignani di Udine, noto anche per il suo corsodi specializzazione aeronautica.Conseguito il diploma, Roberto decise dicontinuare il cammino per diventare pilota.E non si è fermato.

... ai cieli d’Italia

ROBERTO IANNA, COMANDANTE DEL 208° GRUPPO VOLO

SOPRA A SINISTRA. ROBERTO IANNA NEL GIORNO DELL’ASSUNZIONE DEL

COMANDO DEL 208° GRUPPO VOLO, A FROSINONE.

SOPRA A DESTRA. ROBERTO ALLE SUE PRIME ESPERIENZE DI VOLO.

Il Ten. Col. Pilota Roberto Ianna – dopo la laureain Scienze Aero nautiche ottenuta pressol’università «Federico II» di Napoli, AccademiaAeronautica – ha conseguito il Master in StudiInternazionali Strategico Militari presso l’Istitutodi Stato Maggiore Interforze, Luiss di Roma.Dal 22 settembre è comandante del 208° GruppoVolo, a Frosinone.

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associa

zion

i•

associazioni

L’attività di accoglienza di bambi-ni bielorussi presso famiglie italia-ne, iniziata da don Nillo nel 1995,continua oggi per opera di ungruppo di volontari che, assiemealla sorella Elena, operavano giàa stretto contatto con lui e chehanno raccolto la sua volontà diproseguire.

A questo scopo, nel mese dimag gio, è stata costituita l’As so -ciazione «Amici di don Nillo Car -niel», con sede a S. Lucia di Bu -

doia, in via Lachin 29, presso lacanonica, dove dall’otto agosto fabella mostra di sé anche la targabenedetta dal nostro sacerdote ecom pae sano don Luigino Da Ros.Alla cerimonia di inaugurazione,erano presenti i bambini stessi,con le loro famiglie ospitanti, leaccompagnatrici, le autorità locali,in primis il sindaco Antonio Zam -bon, il quale ha espres so parole dielogio nei confronti dell’attività deivolontari.

Nel corso dell’anno 2004, du-rante il periodo che va da finegiugno ai primi di settembre, so-

no stati ospitati nelle famiglie del-la provincia 77 bambini e 4 ac-compagnatrici. Al loro arrivo èstata disposta la visita medicagenerale, aggiornate le schedesanitarie e programmate le ne-cessarie visite specialistiche e te-rapie. La visita finale, fatta imme-diatamente prima della partenza,ha permesso di costatare che ibambini hanno migliorato di mol-to le loro difese immunitarie, gra-zie anche all’ambiente sano incui hanno vissuto, l’affetto e lacura dell’alimentazione che han-no ricevuto. Questo fa ben spe-rare che possano trascorrere uninverno più sereno dal punto divista sanitario. Durante il lorosoggiorno, sono stati organizzatianche alcuni momenti d’aggre-gazione quali cene, lotteria edescursioni: il Parco Marino delCastello di Miramare a Trieste(dove hanno potuto fare un’im-mersione vera e propria con tute,maschere e boccagli), il MonteGrappa (Vi) con i volontari delCAI e, accompagnati dalle Guidedella Comunità Montana Porde -no nese, la diga del Vajont ed ilPar co Naturale Regionale delleDo lo miti Friulane.

Con i fondi raccolti nel 2004l’Associazione «Amici di don NilloCarniel» ha finanziato i lavori diab battimento delle barriere archi-tettoniche interne ed esterneall’Isti tuto di Ivenetz, l’acquistoed in stal lazione di due pompeper l’espurgo dei pozzi neri dell’i-stituto stesso (quelle preesistentinon funzionavano più ed eranoirreparabili), l’acquisto di materia-le vario da destinare sia all’istitu-to, sia alle famiglie bisognose(medicinali, prodotti per l’igienedella persona e della casa, inte-gratori vitaminici, materiale didat-tico) per una spesa complessivadi oltre 18.000,00 euro.

Tra le numerose attività di rac-colta fondi, rientra il mercatinofatto durante l’annuale Sagra deiFunghi di Budoia, per il qualel’Associazione ringrazia sentita-

di Francesca Fort

FOTO A SINISTRA: ESTATE 2004. ALCUNI BAMBINI

BIELORUSSI OSPITATI ASSIEME

ALL’ACCOMPAGNATRICE E ALLA PRESIDENTE

DELL’ASSOCIAZIONE «AMICI DI DON NILLO».

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l’opera di

don Nillocontinua

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Il 5 settembre 2004 si è celebratoa Budoia il 35° anniversario difondazione della sezione A.F.D.S.di Budoia-S. Lucia.La cerimonia si è svolta assiemealla sezione di Dardago, in unospirito di fratellanza, collaborazionee di unità di intenti. In una giornatasoleggiata, tutte le sezionipresenti, insieme ai donatori e aisimpatizzanti, si sono ritrovate nelpiazzale Merca tale per un breverinfresco, a cui è seguita la SantaMessa celebrata dal parroco donAdel, il quale, all’omelia, ha rivoltocalorose parole di benvenuto e diriconoscenza, verso i donatori ea tutti quelli che operano nelmondo, sempre più sconvolto daguerre fratricide. Ha auspicato chequesto esempio di generosità, diamore, di fratellanza, sia seguitoda tanta gente, in particolare mododai giovani, speranza del mondo.Co me neo presidente di questasezione faccio mia questaesor tazione invitando i giovani adav vicinarsi senza nessun timore adonare il proprio sangue. Do po lapreghiera del donatore, il cor teodei gonfaloni intervenuti si èrecato davanti al Monumentoai Ca duti per commemorare chiha dato il proprio sangue per laPa tria.La cerimonia è proseguita pressola sala consigliare del comune,dove i presidenti delle sezioniA.F.D.S. di Dardago, CorradoZam bon, e di Bu doia-S. Lucia,Pietro Zambon, hanno salutato iconvenuti, illustrato il lavorosvolto e i progetti per il futuro.

Hanno poi preso la parolail sindaco di Budoia, AntonioZambon, il Vice Pre si denteprovinciale Ivo Baita,il quale con poche ma preciseparole ha ricordato quanto lamedicina moderna abbia fattopassi da gigante nel trapiantodi organi, sottolineando nelcontempo l’importanza deidonatori di sangue, che, con illoro atto, rendono tali operazionipossibili.La cerimonia si è conclusa conla consegna degli attestati a queidonatori che si sono distinti perla loro costanza nelle donazioni.Infine tutti i convenuti insiemealle Sezioni, hanno continuatoa festeggiare il 35° anniversarioparte cipando al pranzo tenutonella prestigiosa cornice delristorante «Ciasa de Gahja» diBu doia, dove ad un ricco aperitivoè seguito un menu apprezzato datutti gli ospiti.

PIETRO ZAMBONPRESIDENTE A.F.D.S. DI BUDOIA-S. LUCIA

Sezione diBudoia-S. Lucia

Va lerio ArlatiPaola CarlonBar bara GiannelliFrancesca Gian nelliGiovanni IannaSonia Sfred doVincenzino GislonPie tro Zam bonLuisa Malvermi.

mente la Sig.ra Marcella per lasua validissima collaborazione. Ilricavato ottenuto ha permessodi inoltrare un contributo finan-ziario e ad inviare generi alimen-tari e vestiario a suor CeciliaRigo, originaria di Brugnera, im-pegnata da 12 anni in Romania,a Tirgu Ocna, dove con le sueSorelle si occupa di bambini, ra-gazze madri e anziani bisognosi,abbandonati o denutriti.

Una parte del ricavato è anda-ta anche a suor Michelina Bot -tega, originaria di Monte bel lunache si trova in Moldavia e a suorJosephine Bonollo, veneta anchelei, che si trova in Romania. En -tram be ricevevano già in passa-to, aiuti da don Nillo per la loroattività di sostentamento e acco-glienza dei più poveri dei poveri.

Fra meno di un mese, per lefestività natalizie, arriverà in pro-vincia un gruppetto di bambinibielorussi, con relative accom-pagnatrici, e resterà in Italia perun mese. Questo progetto na-sce da una specifica richiestadelle famiglie che già durante l’e-state hanno ospitato questibambini: non volevano lasciarlisoli proprio durante un momentocosì importante come il Natale.

L’Associazione, accogliendocalorosamente tale richiesta, si èattivata da subito per tutte le for-malità necessarie, in stretta col-laborazione con la Fondazioneche ha sede a Minsk, e sta su-perando oggi tutte le difficoltàburocratiche sorte nel corso diquesti ultimi mesi.

L’augurio che i volontari del -l’As socia zione «Amici di don Nil -lo Carniel» si fanno è che questoNatale 2004 porti come donoqualche famiglia del comune diBudoia disponibile ad accoglie-re, come in passato, un bambi-no. Questo darebbe altresì mag-gior significato all’Associa zioneche ha sede ed opera nell’ambi-to del comune stesso.

Tutti possono ospitare unbam bi no bielorusso.

35°di fondazioneA

.F.D

.S. B

udoia

-S. Lucia

Hanno ricevuto l’attestato

Sezione diDardago

Cristian ZambonAlessandro BozzerLuca MagrisFabio ZambonAlessia ZambonEdi ErmacoraRosalice ZambonM. Luisa Paties MontagnerPietro ZambonGiordano BertonPiera BindaLuisa Morando

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La vita di Bruna è stata come unastagione generosa di vita, canto,sorriso danza e amore in casa, ascuo la, con il gruppo «Artugna»che sin dai primi vagiti ha trovatoin lei (insieme a Nadia, ad altri edaltre) un sostegno, una presenta-trice amabile saggia e lieta.

Tutta questa cascata di vita edi festa che ha rallegrato la suacasa e per tanti anni la grande fa-miglia allargata di Budoia, Rove -re do, Dardago e S. Lucia ha ab-bassato un po’ le luci senzaspe gnerle mai del tutto.

Il male doloroso, mortificante,intrattabile ed il modo con cui l’hasaputo sopportare ed offrire an-che bisbigliando preghiere fino al-l’ultimo le ha dato una grandezzaed una nobiltà altra che non co-noscevamo e che bisogna starattenti di non dimenticare mai.

Questa nobiltà altra l’abbiamonotata e ammirata anche nellosposo Umberto, sempre fianco afianco, corpo piegato ma Spiritosublimato. Sono cose troppograndi di fronte alle quali ogni pa-rola è meschina e povera.

Meglio il silenzio. Ascoltiamo ilsilenzio.

Il silenzio è pieno di Dio. Un si-lenzio d’anima per dire, a Um -berto, Susanna, Luca e Pamela:vi vogliamo bene.

Questo dolore non è per lamorte ma PER LA VITA, PER LAVITA, altra.

«Io vidi un nuovo cielo e unanuova terra. Egli sarà il Dio – con– noi.

E tergerà ogni lacrima dai loroocchi e non ci sarà più la mor-te... Ecco io faccio tutte le co-se». (Ap. 21).

Come ha fatto Bruna tantevolte, nel silenzio. Occorre guar-dare il Crocifisso.

Aggrapparsi al Crocifisso etutto si trasforma si trasfigura.

Vi ricordate quand’eravamobambini?

Si cadeva, un po’ di sangueal le ginocchia e soprattutto tantapaura, soprattutto la paura... epianto.

Accorreva la mamma e tuttofiniva. La carezza sua era un pa-radiso anticipato.

BrunaLa maestra

vive ancora

UN DOLCE E TENERO SORRISO HA SAPUTO DONARCI

FINO AL SUO ULTIMO SGUARDO,

ALTERNATO – ORAMAI IN UNA DIMENSIONE SUBLIME –

ALLA GIOIA DI FARCI PARTECIPI ALLE SUE PREGHIERE,

SENZA MAI CHIUDERE IL CUORE ALLA SPERANZA.

Così Dio fa con noi, ora. Vi au-guro di cuore di sentire in mo-menti di silenzio la sua carezzacon il sorriso di Bruna intatto:

«Non piangere più, non averpaura».

Bruna, Grazie.Aiutaci ancora.

DON GIOVANNI PERIN

SOPRA. MOMENTI SPENSIERATI TRA I BAMBINI IN

UNA FESTA DI FINE ANNO SCOLASTICO (1987).

SOTTO. A TELEFRIULI CON IL «SUO» GRUPPO

COME PRESENTATRICE, NEL 1982.

NELLA PAGINA ACCANTO. CON LA COLLEGA

WILMA SOPPELSA ALLA FESTA PER IL SUO

TRAGUARDO DELLA QUIESCENZA.

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Da poco è mancatala nostra ami ca e collegaBruna con la qualeabbiamo passato moltianni, trascorsi tra impegnidi lavoro e momentipiacevoli condividendoanche esperienzepersonali.Ricordiamo la sua grandecapacità comunicativa,l’entusiasmo con cuiaffrontava le situazioniquotidiane, la simpatiae la vivacità in momentidi amichevoleconversazione… e che dire del suodisarmante sorriso?Tutto questo, legato al suoamore per la vita,resterà indelebile nelcuore di chi, come noi,ha avuto il privilegiodi conoscerla.

LE COLLEGHE

Bruna, cosa dici tu?

Quante volte, camminando agita-ta sul palco, ho detto: – Bruna,come facciamo? –

– Senti, Nadia, non preoccu-parti, mettiamo questa danza; ve-drai che i ragazzi faranno bene! –

E mi sentivo rassicurata, sa-pevo che avevi ragione. Bruna,ades so cosa mi dici tu? Sento latua presenza, invisibile ma fortecome prima, anzi quasi più di pri-ma. Mi sembra ancora di toccarequella tua mano calda quando, ri-dendo, provavamo nuovi passi enuovi intrecci, quella mano cheio, mentre te ne andavi, ho strettoancora, in cerca della tenacia, delcalore, della sicurezza che tu mihai sempre dato.

Ti ammiro, ti ho sempre ammi-rato, donna speciale, bella, fuori edentro, vincente, come moglie,come madre, come maestra, co-me nonna, come amica, la piùgrande amica della mia vita: aper-ta, semplice, schietta, sincera,genuina, dolce, appassionata.

Mi manchi, Bruna, mi manca iltuo senso dell’umorismo, il tuosguardo dolce, il tuo modo francodi ridere e di sorridere... Non ab-biamo mai litigato, ci siamo ac-cordate, consigliate, sostenute

sem pre, abbiamo riso e pianto in-sieme, abbiamo raccolto applau-si, trepidato, per la bella figura delgruppo e per la gioia di tutti.

Continiamo così: tu mi dici, io tiascolto, in questa danza e in que-sto canto sempre nuovo della vita.

Sei d’accordo?C’è una lontananza che avvici-

na, e se è vero, come dice SaintDe Exupery che: «Si sente conchiarezza solo attraverso il cuo-re». So che continuerai a parlarealla tua meravigliosa famiglia, aUmberto, ai tuoi figli e nipoti; loroti ascolteranno e capiranno Bru -na, anch’io ho capito.

Un abbraccioNADIA

Dis

arm

ante

sorr

iso

Preghiera formulata alle esequedella maestra Bruna da un’exalunna.È espressione della riconoscenzanei suoi confronti per essere statapersona significativa nella suacrescita umana.

Dal mio quaderno di temi e testi liberiBudoia, 18 febbraio 1976

«La mia maestra si chiama CoassinBruna (...). Mi piace perché inricreazione o in altri momenti liberinon parla solo con gli altri insegnantima dedica molto tempo a noi, a

parlare della scuola o di altre cose (...).Non sopporta che noi l’interrompiamoquando spiega, che parliamo senzaalzare la mano. Non vuole che si parliad alta voce e non vuole che tra icompagni ci si insulti o picchi (...)La nostra maestra ha dei figli e ciconsiglia come fossimo suoi figli».

Per tutti gli insegnanti, perché siano ingrado di accogliere amorevolmentei loro alunni trasmettendo gioia edentusiasmo; perché abbiano sensibilitàed at tenzio ni educative. Preghia mo.

L.S.

Preghiera per la mia maestra

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Classe 1910.Arriva a Budoia subito dopoil diploma, infatti alcuni suoi exallievi hanno passato l’ottantina.In quegli anni il paese è incondizioni piuttosto precarie e civuole un notevole spirito diadattamento per una «cittadina»vivere in questo contesto.La signorina maestra, come venivachiamata ed è ricordata, però, nonsolo si adatta subito ma vi rimanefino in età avanzata. Erano gli annitrenta, anni di furore patriottico eimperiale e il ruolo di maestra erapiuttosto delicato. A suo vantaggio,però, c’era il rispetto della genteche spesso era quasi soggezione.La vita comunque era tutt’altro chefacile: si insegnava in aule vetustee mal riscaldate con pluriclassianche di 50 allievi. Come sussidididattici esisteva la «bacheta decornoler» e la «ciana gargana»,usate d’altro canto, anche daiparroci durante il catechismo.Non risulta però che la maestraScalari fosse particolarmente usaa questi metodi, contrariamentead altri insegnanti.Ricordo direttamente l’inizio deglianni ’50 quando fre quentavola Scuola Elementare in un aulaaccanto a quella della maestraSca lari che già allora soffriva diquei disturbi alla vista che laportarono da anziana quasi allacecità. Per poter seguire megliola sua classe sedeva in un bancoappartato a metà aula e si tenevaaccanto di solito il più discolo degliallievi, per averlo sotto controllo.Ricordo anche che fu dicommissione ai miei esami diquinta e, soddisfatta delle mierisposte nelle varie materie,commentò verso i colleghi:«EI xe veramente un canoncino!»,mettendo in risalto la sua ben notapronuncia veneziana.

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ti scrivo questa lettera perché so che dove sei puoivedere e ascoltare tutto.Ti volevo ringraziare per essere stata per me e pertutti i tuoi alunni un punto di riferimento e una veramaestra di vita.La serietà e la serenità con cui hai sempre affrontatoil tuo compito sono stati sempre d’esempio per me.Nella vita ho fatto tante cose. Ho studiato, mi sonolaureata, adesso insegno alle medie, ho affrontato eaffronto le difficoltà quotidiane con la stessa tenaciache tu mi hai insegnato.È grazie a questa forza d’animo che tu hai sempredimostrato che non hai mai smesso di lottarenonostante la sofferenza enorme che portavi.Seria in tutte le cose che hai fatto, dall’assegnarcii compiti al seguire la casa e la famiglia, e seria anchenell’affrontare gli ultimi momenti di dolore.Le per sone come te lasciano un segno nella storiae sicuramente nella mia storia lo hai lasciato.Ricordo gli anni delle elementari con molta gioia,I’impe gno era sempre ricompensato e nelle difficoltàla tua presenza severa e dolce riusciva a riportarenella giusta luce ogni problema.Non hai mai vacillato e la traccia di te nella vita deituoi alunni è rimasta indelebile.Adesso Dio ti ha rivoluta con Lui come capita allepersone Belle.Grazie Maestra Bruna. Nel ricordo di te

MARIARITA DEL MASCHIO

Cara maestra Bruna,

SOPRA. 2001. BRUNA ATTORNIATA DAI SUOI CARI IN OCCASIONE DELLA FESTA

DI COMPLEANNO.

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Il suo attaccamento al paesela portò a dedicarsi, per un breveperiodo, anche alla cosa pubblica.Fu infatti assessore comunale dal1960 al 1964. Nelle rare riunionipolitiche che venivano tenute,la maestra Scalari aveva unatteggiamento equilibrato edosservava le cose con un certodistacco; ricordo che a volte la suapresenza femminile contribuivaa smussare gli angoli nellediscussioni e a rappacificaregli animi.Durante la lunga anzianità ho avutomodo di scambiare con lei, varievolte, le nostre opinioni e posso direche mi ha sempre colpito la suabrillante intelligenza e la sua buonacultura. Fin che ha potuto è statauna accanita lettrice, ovviamentedi letture impegnate e colte.Quando la vista venne quasi deltutto a mancare, mi raccontava chesi faceva mandare le cassetteregistrate delle opere di letteraturache lei prediligeva.La ricordiamo come unainsegnante impegnata, diligentee di se vera bontà e come donnacordiale, affabile, educata e benvoluta.

FERNANDO DEL MASCHIO

Le parole sono così povera e pic-cola cosa, che ci sembrano sem-pre troppo inadeguate per espri-mere i sentimenti e le emozioniche abitano nel cuore.

La maestra Maria, la «signori-na», come per tanti anni è statachiamata, ci ha lasciati, il Signorel’ha presa teneramente tra le suebraccia.

Una lunghissima vita, la sua,quasi tutta trascorsa qui aBudoia, tra queste dolci collinefriulane. Di plo mata maestra, congran spirito di indipendenza econ coraggio, ha lasciato Vene -zia, e si è sta bilita qui, e Budoia èdiventata la sua terra, voi siete di-ventati la sua gen te, la sua fami-glia, che lei ha dav vero amatotanto.

Io sono la sua nipote più vec -chia, e fin da quando ero picco-lissima ho trascorso con la ziaMaria tutte le lun ghe estati dellamia infanzia e giovinezza, fino allalaurea che ho preparato proprioqui, nella sua casa. E ho cono-sciuto, frequentato e amato i tan-

tissimi amici della zia, la gran par-te dei quali riposano da tempo trale braccia del Pa dre. E ho tanti ri-cordi, belli, intensi, carichi di pro-fumi, suoni, colori e forti emozio-ni: ricordo che la zia era un puntoforte di riferimento per questa co-munità, giovani e me no giovani lechiedevano consiglio per i più di-versi problemi della vita, e ricordola gran sapienza del cuore e lagrande accoglienza che la ziaMaria riservava a tutti. Ricordo lasua passione per l’insegnamen-to, la sua passione per la cultura,il suo amore per la natura e glianimali, andava matta per i gatti,in particolare, e per il suo delizio-so giardino.

La zia vivendo con voi è diven-tata davvero una di voi, si è fattatutta friulana, nei modi e nelleespressioni. E vi ha davvero ama-ti, tutti.

Spero con tutto il cuore che ilricordo di lei possa rimanere vivoin voi, come rimarrà vivo nel cuo-re di noi familiari, e che la sua vitapos sa essere un esempio forte euna forte testimonianza di fiducia,di coraggio, di disponibilità gene-rosa che vi sostenga e ci sosten-ga nel cammino della vita.

MARIA SCALARI(NIPOTE DELLA MAESTRA)

(Testo letto dalla nipote in occasione della

S. Mes sa celebrata in memoria della defunta)

maestra a Budoia per oltre 40 anniScalari

la signorina

NELLA FOTO. LA SIGNORINA MAESTRA CON

LA SUA ULTIMA CLASSE, NELL’ANNO SCOLASTICO

1972/73.

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Altan

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Con commozione ricordo il miolungo sodalizio con Altan e conBerto Sanson iniziato nel 1973.Con Berto, nel 1997, abbiamofat to una sorpresa a Mario pre-sentandoci, inaspettati, ad unasua conferenza sui Celti a Tolmez -zo; l’emozione nel vederci, accor-si a te stimoniargli la nostra affet-tuosa amicizia gli tolse quasi laparola. In quell’anno andammo,io e Ma rio, a Villa Belvedere, giàAltan, a Villa di Villa di Cordignanoe anche lì si commosse ricordan-do al farmacista, attuale proprie-tario, i suoi titolati avi (aveva il tito-lo di Conte di Salvarolo unalo ca li tà vicina a Latisana) sparsi inFriu li, Veneto e Sud Ameri ca.Mario era fatto così: timido, di-screto, parlava sottovoce senzamai alzare il tono, alle Signoreporge va il baciamano in manieraspontanea e lieve.

Nato nel 1930, studi al liceoclassico Marconi di Portogruaro,a 19 anni va, emigrante, in Bra si -le. Torna nel 1953 e si immergenegli affari di famiglia, nel negoziodi calzature a Latisana con la so-

rella Ermelinda ed il fratello Nevio.Nel 1968 sposa Anna Maria Ci -polat ad Aviano, dove trasferiscela sua residenza, continuando,da pendolare, a curare anche lesue attività sia professionali checulturali a Latisana. Lascia, oltrealla moglie, due figli: Francesca,che gli ha dato due nipoti, eCarlo.

Discendente da una antica fa-miglia storica di San Vito al Ta -glia mento, si è occupato soprat-tutto di storiografia con specialeriguardo alla storia del Friuli. Ha alsuo attivo una dozzina di volumie, tra articoli, saggi e collabora-zioni varie oltre cinquecento titolidi lavori inerenti la storia friulana.Presidente dalla fondazione e perdieci anni (dal 1981 al 1991) delprestigioso sodalizio «La Bassa»di Latisana e poi Di ret tore dellaomonima rivista nonché socioonorario, come Nelso Tracanelli,Mons. Pietro Nonis e Padre Da -vide Maria Turoldo.

Iscritto all’albo dei giornalisti-pub blicisti, ha collaborato a moltetrasmissioni radiofoniche e televi-

di Mario Cosmo

un amico delle

MARIO GIOVANNI BATTISTA ALTAN

CI HA LASCIATI AGLI INIZI

DI OTTO BRE, DOPO AVER LOTTATO

CON UNA MALATTIA CHE SI ERA

MANIFESTATA QUALCHE ANNO FA.

sive, tra le altre «Radio voce neldeserto», «Canale 55» e «Tele -Porde no ne».

Numerosi i suoi scritti nei «nu-meri unici» della Società Filologi caFriulana; il «Popolo», settimanaledella Diocesi di Con cor dia-Porde -none, lo ha spesso ospitato nellapagina culturale.

Anche l’Artugna ha pubblicatosuoi articoli, l’ultimo nel n. 92 del-l’aprile 2001, su «Mimma di Pol -ce nigo, ultima nobile castellana».

A Polcenigo si considerava dicasa e del paese aveva anchesubito il fascino e ci veniva appe-na po teva a prendere un buonbicchiere di nero e non solo: nel1973 ha collaborato al numerounico del Millenario del paese(973-1973) con l’articolo «Glistem mi di Polcenigo», nel 1987ha curato i testi dell’opuscolo. «Ilcomplesso storico-religioso del-l’attuale parrocchiale di San Gia -como di Polcenigo-ex conventodei frati minori francescani(1262-1769)», nel 1991 il volu-metto «Il castello di Polcenigo»edito dal Con sorzio per la salva-

nostre comunità

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guardia dei ca stelli del FriuliVenezia Giulia. Della famiglia dei«di Polcenigo» si era diffusamenteoccupato anche nel libro «Fanna-Cavasso nel Feudo dei di Pol -cenigo» edito nell’ot tobre 1991 suiniziativa del Circolo CulturaleCastel Mizza di Ca vas so e stam-pato dalla Risma di Ro ve redo.Ultima collaborazione quel la con ilperiodico del G.R.A.P.O. (Gruppoarcheologico Polcenigo nel gen-naio di quest’anno con «Duestemmi comunitari ed un affrescoinediti»; del gruppo era ancheSocio Onora rio. Per l’editoreChiandetti è alle stampe un librosu «Le comunità rurali friulane» incollaborazione con la Prof.ssaMian dell’Uni versità di Trieste: an-zi, per la stima e l’amicizia di cuisi sentiva circondato a Polcenigo,Mario si era impegnato a presen-tarlo qui in prima assoluta per ilFriuli Occidentale. Faremo il pos-sibile perché ciò avvenga.

Altan M.G.B. era Commenda -tore della Repubblica Italiana,membro della Deputazione di sto -ria patria per il Friuli, socio ordina-rio della Accademia udinese di let-tere ed arti, dell’AccademiaBurckart di Ginevra, dell’Ac ca -demia Costantiniana di lettere escienze di Roma, dell’AccademiaNazionale di lettere, arti e scienze«Ruggero II di Sicilia» di Pa lermo,dell’Accademia Pontificia «Gen -tium pro pace» e di altre italiane estraniere. Era anche membro dinumerose confraternite cavallere-sche quali: l’Ordine di «San Gior -gio in Carinzia» e di «S.Maria diBetlemme». Alla presentazione,nel Municipio di Latisana, nel1996, del Suo pregevole libro, edi-to da Chiandetti, titolato «Ordi nicavallereschi in Friuli: Templa ri,Giovanniti, Teutonici. Anti chi Ospe -dali e storia dell’assistenza in Friuli»si presentarono tre rappresentantiaustriaci del Gran Mae stro del -l’Ordi ne Teuto nico nei loro lunghimantelli bianchi con la croce nera:io e Berto Sanson restammo tra-secolati; indimenticabile!

Mario ha diviso il suo impegnoculturale tra Latisana ed Avianode qua e de là de l’aghe ma adAviano ha dedicato anche il suoimpegno civile e politico: è statoConsigliere Comunale della De -mo crazia Cristiana per più man-dati e, dall’85 al 90, anche As -ses sore alla Cultura ed Istruzione,con la Giunta del Sindaco TassanZanin Giovanni. È stato anchePre sidente dell’Ospedale Civile diAviano, chiuso nel 1984 ma se-me dell’attuale C.R.O.

Grande sostenitore della cau-sa di beatificazione di Padre Mar -co da Aviano, figura che lo univaad Otto d’Asburgo, figlio di Carlo– l’Imperatore d’Austria recente-mente beatificato – col quale in-tratteneva cordiali rapporti, age-volati dalla buona conoscenzadella lingua tedesca.

Il Conte Giuseppe Ragogna diTorre frequentava casa Cipolat-Altan ad Aviano, specie negli ulti-mi tempi di sua vita – anni 60/70 –segnati da gravi difficoltà ancheeconomiche e tale era la stimache aveva del Nostro da nominar-lo suo Esecutore Testa menta rio.

Riposa ora nella tomba di fa-miglia nel Cimitero di Latisana.

Mi sono provato a tratteggiarela signorile figura del Conte Com -mendator Altan Mario GiovanniBattista per far intravvedere quan -to gli debbano la Cultura e laSocietà Friulane e quelle dei nostripaesi.

NELLA FOTO. MARIO G. B. ALTAN (IL PRIMO A

SINISTRA) AD UN INCONTRO DELL’ORDINE MILITARE

E OSPEDALIERO DI S. MARIA DI BETLEMME.

Ti ho sempre vista lì in quelcapitello nella piazzetta deMastela con quel tuo sguardodolce, da sempre haiaccompagnato i nostri cari cheora non ci sono più, ma sonosicura saranno tutti vicino a teche ci guardano dall’alto.Ancora oggi ci osservi forsecon tristezza; ora siamo cosìdistratti, sempre con tante coseper la testa, presi da angosce,pensieri, dispiaceri ecc.Non si ha più il tempo perfermarsi: basterebbero pochiminuti per sentirsi amatidal tuo cuore, dal quale sgorgonosolo amore e perdono per tutti.Da Budoia manco da 43 anni maricordo quando da piccina,assieme ad altri bambini, tiportavo i fiori che si trovavanonel bordo delle strade.Eravamo pieni di gioia.Unita alla gente di Budoia, ein particolare agli abitanti di viaLun ga e via Casale, penso, chemeriti dire un grazie alla signoraLuigia Carlon e, prima di lei, ai suoicari che hanno sempre tenuto inordine con fiori e ceri l’immaginesacra. Te lo dico alla mia maniera:«Grazie, Gigia!»Vergine Santa, proteggi tuttii tuoi figli.Con tutta la mia devozione.

ADELINA ARIET

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Guerrino Zambon Momoleti classe1916 era mio zio.È morto in Germania il 2 Gennaio1945. Di lui rimangono solo alcuniricordi raccontati da mio papàRaffaele e poche fotografie.Fino a circa due anni fa le notizie cheavevamo erano davvero poche: lozio era stato prelevato da Dardagodalle truppe tedesche il giorno 11Settembre 1944 insieme ad un altrocompaesano, portato presso unaprigione a Pordenone esuccessivamente a Udine da dovepoi, il 1° No vem bre 1944, è statodeportato in Germania.Da quel momento non si è saputopiù nulla fino ad Ago sto 1945quando la Croce Rossa Italiana hacomunicato alla famiglia la morte diGuerrino in un luogo non precisatodella Germania. Tre anni prima, nel1942, una sorte analoga eraaccaduta al fratello, mio zio Ginodeceduto durante la campagna diLibia; la famiglia aveva ricevuto lanotizia della sua morte tramite unalettera del cappellano militaredell’ospedale da campo di Barce.È doveroso ricordare che un terzofratello, mio zio Giovanni, stava inquegli stessi anni combattendodapprima sul fronte greco-albanesee successivamente sul fronte russo,fortunatamente rientrato a Dardagonel 1945. Queste vicende mi hannosempre colpito profondamente, ho

sempre pensato all’angoscia di mianonna, di mio papà e delle mie zieche hanno visto partire Guerrino eGino e mai più tornare. Rimasti conun vuoto incolmabile e senzaneppure una tomba su cui piangere,dire una preghiera e porre un fiore.Nell’agosto del 2002 io, mio maritoed i bambini abbiamo fatto unviaggio in Normandia einevitabilmente i luoghi dello sbarcodel 6 Giugno del 1944 sono stati unadelle tante mete della nostravacanza. Visitare questi luoghi eripercorrere tutte le fasi della IIGuerra mondiale non ci hannolasciato indifferenti. In particolare lavi sita al Cimitero Militare Ameri canodi Omaha Beach è stata mol totoccante: qui sono sepolti 10.000ragazzi tra i 18 ed i 22 anni.Abbiamo visto amici e parentiarrivare dagli Stati Uniti per pregaree portare un fioresulle tombe di questi giovani pieni disogni per il loro futuro, morti per unaguerra che quasi certamentenessuno di loro voleva. Ragazzi checon il loro sacrificio hanno permessoche l’Europa e l’Italia uscisserodall’incubo nazista e tutti noi nonpossiamo e non dobbiamo rimanereindifferenti di fronte al loro eroismo.Qui è nato il nostro bisogno disapere di più sulle sorti degli zii.Abbiamo quindi telefonato alMinistero della Difesa di Roma il

la gioia di avertidi Miriam Zambon Momoleti

quale ci messo in contatto conl’Ufficio Onorcaduti , istituzione cheha archiviato tutti i dati relativi aicaduti ed ai dispersi in guerra.In pochi minuti sono stati in grado difornirci l’esatto luogo di sepoltura diGuerrino e di Gino.Siamo così venuti a conoscenza cheGino è sepolto presso il SacrarioMilitare dei Caduti d’Oltremare diBari dove è arrivato negli anni ’80dopo che la Libia ha disposto lachiusura del Cimitero MilitareItaliano di Tripoli. Di Guerrino, invece, abbiamo saputoche da Udine era stato deportato nelcampo di concentramento diDuisberg dove probabilmente èdeceduto;la salma è stata quindi tumulata nelCimitero Militare Italiano diAmburgo. È difficile descriverel’emozione che abbiamo provato nelsapere dopo così tanti annidell’esistenza di una tomba sullaquale poter pregare e portare unfiore. Ma la gioia più grande è statasicuramente quella di mio papà:ricordo ancora con commozione lasua felicità quando gli abbiamotelefonato per avvisarlo che la nostraricerca aveva dato esiti ben al disopra di ogni nostra più roseaaspettativa.Abbiamo così deciso di organizzareun viaggio ad Amburgo. Ci siamorivolti al Consolato Italiano diAmburgo che ci ha fornito tutte leinformazioni necessarie perraggiungere il cimitero militare che sitrova all’interno del principalecimitero della città.

ritrovato

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Dopo tanto «est» ci siamo concessiuna sorta di vacanza immergendocia fine luglio nel sole e nel mare delSalento.

La Puglia ci ha dato il suo ben-venuto rivelandoci un gioiello na-scosto della sua terra: le grotte diCa stellana. Al nostro arrivo ci aspet -tava il roveredano Lorenzo Benedet(direttore dei Gialuth) in ferie con lasua famiglia. Insieme, nonostante laguida «sgambettasse» un po’ trop-po, abbiamo ammirato le meravi-

Ogni anno è intenso diappuntamenti per il gruppoArtugna, ma senza dubbio vienecontrassegnato e identificatodalle trasferte più o meno lontaneche in esso si realizzano.Nel 2004 non abbiamo varcatoi confini nazionali, ma ricorderemocon nostalgia i due viaggi nellanostra Italia, che in fondo è ilpaese più bello del mondo.

gliose sculture createsi nel corsodei secoli nel sotto suo lo… carsico!

Terminata la visita ci siamo direttiniente meno che in un villaggio turi-stico, senza volerci puntualizzaresul fatto che il Malibù distava circa50 km dal mare…: dopo aver per-corso tutto lo stivale fino al tacco incorriera, chilometro più o chilome-tro meno era un dettaglio irrilevante!

Dal maglioncino che non gua-stava nelle grotte, nel pomeriggioabbiamo optato per il costumeda bagno, sfoggiando la nostracarna gione nordica, tanto chepasseggiando sulle spiagge dellacosta ionica, i locali ci salutavanocanzo nandoci con l’appellativo:«Mooz zarellee!».

Dopo aver dedicato la primagiornata alle bellezze naturali dellaPuglia, ci siamo trasformati in turistid’arte, per conoscere lo splendidoBarocco del Salento, con la visita aLecce. Le nostre guide erano il si-gnor Nardelli e la consorte, rispetti-vamente di Latiano (BR) e Aviano

Artugnain giro per l’Italia

Il radioso Salento

di Marta Zambon

(PN), che ci hanno fatto da gancioper questa trasferta. Qui, oltre adaver ammirato l’anfi teatro Romanoe alcune chie se, siamo stati colpitidal vedere i capperi che cresceva-no spontaneamente sul tufo dellemura del castello di Carlo V.

Nel pomeriggio ci aspettava lacosta adriatica, con l’incantevolecittà di Otranto, dove, altra sorpre-sa, ci aspettava il roveredanoSalvatore Caputo, in vacanza daiparenti!

A questo punto, a seconda dellepreferenze, ci siamo democratica-mente divisi tra spiaggia e città.

Non ci sono parole per descrive-re la romanticità dei vicoli che si in-trecciano nella città vecchia e che siaprono nelle strade litorali o in sug-gestive terrazze, regalandoci degliscorci favolosi sul mare, di cui è im-possibile raccontare il blu.

In serata abbiamo allietato gliospiti del villaggio Malibù con le no-stre danze e villotte, anche se lemaggiori simpatie sono state susci-

Il gruppo

Il 6 Dicembre 2004 è stata per me ela mia famiglia una giornataindimenticabile: ci siamo trovatiall’ingresso di un grande parco bencurato, ovvero il cimitero di Ojendorf.Qui in un grande prato circondato daalberi sorge il Sacrario Militare concirca 5000 lapidi grigie disposte aventaglio attorno all’altare dei cadutisormontato da un grande croce inpietra sulla quale è scolpita la scritta«L’Italia ai suoi figli caduti nellaseconda guerra mondiale 1940-1945».

Vedere questa distesa di lapidi ci hacommosso e quando poi abbiamoraggiunto la lapide del «SoldatoZambon Guerrino» l’emozione èstata unica per tutti, in particolarmodo per mio papà che mai avrebbepensato di poter ritrovare la tomba disuo fratello dopo sessant’anni.È stato un lungo momento dicommozione, di silenzio e dipreghiera e su quella lapide per laprima volta abbiamo posato dei fiori.L’atmosfera era ovattata e per un

breve istante alcuni fiocchi di neve sisono posati su di noi rendendoancora più suggestivo quell’attimo.Ciao zio, ti abbiamo ritrovato equesto è per noi un bellissimo donodi Natale.

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tate da Antonella e Fortu nato, subi-to riconosciuti come friulani nonproprio DOC. Con la domenica lanostra trasferta purtroppo si con-cludeva. Di prima mattina abbiamopas seggiato lungo le vie di La tiano,accolti dai rappresentanti della lo-cale Pro Loco, i quali hanno espres-so il desiderio di poterci riospitarecon più calma. In questa cittadinaabbiamo scoperto un ennesimopunto di contatto con i nostri paesi,in quanto Latiano è la città nataledel beato Bartolo Longo, promoto-re della costruzione del Santu ario

nell’ormai lontano Capo danno1994: stupenda la facciata restituitaallo splendore originario dai restauriin occasione del Giubileo; rigorosi icontrolli: quelli dovuti al terrorismo,ma anche quelli che hanno lasciatofuori qualcuno di noi, sorpreso inbermuda che scoprivano qualchecentimetro di pelle sopra le caviglie!

Nel tardo pomeriggio una caldaaccoglienza ci è stata riservata alFogolar Furlan, dove ancora ricor -dano con piacere le altre duetrasfer te romane dell’Artu gna edove ci hanno rac comandato diportare i saluti ai nostri donGiovanni e don Ma rio. Una nota dimalinconia ha ca ratterizzato que -sta visita in quan to, di lì a poco, ilFogolar avrebbe dovuto abbando -nare la sua sede storica, persa perqual che im perdonabile negli gen zatra i bu rocrati della nostra regione.

In serata tour per ammirare imonumenti nella loro veste not -turna e sosta tra gli artisti di Piaz zaNavona.

L’indomani Messa in San Pie tro,solenne per i nostri canti ma so -prattutto per l’inestimabile capo -lavoro in cui ci trovavamo, resoancora più maestoso dall’il lu -minazione, accesa du rante lafunzio ne. Questa volta non c’era ilPapa, in quanto impe gnato conl’Azione Cattolica a Loreto, con cuici siamo col legati dopo la ce -rimonia: invano abbiamo cer cato diriconoscere tra la folla il cappellinodella Giulietta (moglie del nostropre sidente)!

In questi viaggi non mancanomai gli inconvenienti, ma poi quelloche rimane è sempre un senso digioia, di vitalità e se renità, e si rin -nova sempre la voglia di continuare.Sicuramente sono queste le emo -zioni che chi ha creato l’Artu gnavoleva rega lare a bambini e ragazzi.E il poter vedere la gioia che questoregalo ancora ci dà, per la maestraBru na deve essere proprio unabella soddisfazione!

Roma, la città eterna

di Pompei, di cui è stato benea-mato vescovo il nostro mon si gnorSi gnora.

Abbiamo animato la S. Messa inun santuario Cister cense, molto ca-ro al cantante Albano Car risi, di cuiil parroco ha pubblicizzato il con-certo che si sarebbe tenuto di lì agiorni, invitando i fedeli ad acquista-re i biglietti da Ciccio.

Nel santuario si è avuta l’ultima epiù commovente coincidenza.

Fortu nato ha riconosciuto nel’im magine con cui stava pre gandoun anziano, la Madonna del suopaese: quando glielo ha detto, que-st’ultimo è rimasto sbalordito e hainterpretato l’incontro con il giovanecompaesano come un segno diMaria, per incoraggiarlo a superarele difficoltà che stava vivendo.

effetti, armati di macchine foto gra -fiche dei più svariati modelli,immanca bil men te abbiamo im -morta lato la Fonta na di Trevi, il Qui -rinale, l’Arco di Costantino, il Colos -seo, i fori Romani, il Campidoglio,l’Altare della Patria, il Pantheon,Piaz za di Spagna, Piazza del Po -polo, e chi più ne ha… più ne scatti!Qualcu no è anche riuscito a intra -vedere Berlusconi in un’auto scor ta -ta lungo la via dei Fori Impe riali!

A pranzo, in una tipica trattoriasul Gianicolo ci attendeva unanostra cara conoscenza: il pro -fessor Degano, presidente del Fo -golar Furlan, dove saremmo statiospiti dopo le prove di canto inVaticano. Qui siamo stati colpiti dadue differenze fondamentali rispettoall’ultima volta dell’Artu gna a Roma,

ALCUNI COMPONENTI DEL GRUPPO DAVANTI ALL’ARCO DI COSTANTINO.

Lasciato libero agosto per le feriepersonali, il Dardagosto e la Sa gradel Gialuth, il primo fine set timanadi settembre ci ha visti a Roma per ilConvegno Interna zionale di CantoGrego riano, nel XIV centenario dellamorte di San Gregorio Magno.

«Sbarcati» dalla corriera neipressi del Quirinale, ci siamo av -venturati in un’ardua sfida, degnadei turisti giapponesi più ag guerriti:«Tutta Roma in una mat tina!». E in

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UN ACCORATO APPELLOAI LETTORI

Se desiderate far pubblicare fotoa voi care ed interessanti per le nostrecomunità e per i lettori, la redazionede l’Artugna chiede la vostra collaborazione.Accompagnate le foto con una didascaliacorredata di nomi, cognomi e soprannomidelle persone ritratte.Se poi conoscete anche l’anno, il luogoe l’occasione tanto meglio.Così facendo aiuterete a svolgere nellamaniera più corretta il servizio socialeche il giornale desidera perseguire.In mancanza di tali informazionila redazione non riterrà possibilela pubblicazione delle foto.

’N te la vetrina

NELLA FOTO: ANNO SCOLASTICO 1930/31,CLASSE IV SCUOLA DI DARDAGO, MAESTRA IRMABURIGANAIN ALTO DA SINISTRA: ALFREDO BUSETTICAPORAL, FIRMINO PONTE, EGIDIO ZAMBON,ANTONIO ZAMBON PALA, GINO BUSETTI COCIA,GIORDANO (?) SCOPIO, GIOVANNI ZAMBON MAO,SEVERINO BUSETTI COCIA, FORTUNATO ZAMBONBONAPARTE, MARIO ZAMBON, MARIO ZAMBONPINAL, GIOVANNI CALDERAN, GIACOMO ZAMBONPETOL, ERMENEGILDO BASTIANELLO THISA,COSTANTE ZAMBON PETOL, EVERISTO ZAMBON,VALENTINO ZAMBON COLUS, ELSA ZAMBONGEROMIN, MARCELLA BUSETTI, RITA JANNA, (?)ZAMBON PALA, MAESTRA IRMA BURIGANA,ROSINA ZAMBON, (?) JANNA, (?) (DI MORETTOSTIEFIN), NERINA ZAMBON COLUS, (?), (?) (DI SANTOBELO), MARCELLA RIGO MOREAL.

(FOTO DI PROPRIETÀ DI FORTUNATO ZAMBON BONAPARTE)

FOTO ANNI ’40. SONO RICONOSCIBILI:LAURA E ANGELO CARLON SALUTE,ESPERIA ZAMBON, NELLA BOCUS ROSSAE SERGIO BOCUS CIUTI.

NELLA FOTO: GRUPPO FAMIGLIAREDARDAGHESE.LA FOTO SCATTATA IN GERMANIA AGLI INIZIDEL ’900 RITRAE, DA SINISTRA: SANTA PILOTIN ZAMBON, GIACOMO ZAMBON MARIN CEP EIDA ZAMBON.NOTIZIE SUL SOPRANNOME CEP CI SONOPERVENUTE DAL SIG. CAMILLO ZAMBONCIAMPANER.IL SOPRANNOME HA ORIGINE O PERLOMENOAPPARE A DARDAGO AL SEGUITO DI TERESACIMOLAI NATIVA DI VIGONOVO DIVENUTA POIMADRE DI GIACOMO ZAMBON.

(FOTO DI PROPRIETÀ DI CAMILLO ZAMBON CIAMPANER)

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Si è svolta con un positivo risulta-to la serata del 25 novembrepres so il Teatro di Dardago, dove,grazie al patrocinio dell’Ammini -strazione comunale e in particola-re alla collaborazione dell’As ses -sorato alla Cultura, ho avuto lapossibilità di presentare il proget-to di creare nel territorio un Grup -po di Teatro amatoriale. Ringraziotut ti coloro che hanno partecipa-to alla serata, raccogliendo gli in-viti trovati appesi in edicola, daRenè, alla «Nives» o direttamentesulla cassetta delle lettere, dimo-strando in questo modo unagrande sensibilità.

Incoraggiata dunque da que-sto spontaneo e genuino entusia-smo verso il Teatro, che ho potu-to cogliere e respirare in variesituazioni venendo ad abitare aDardago (vedi inaugurazione delnuovo Teatro), ho voluto prender-mi il compito, del tutto spassio-nato di portarne avanti la fortunae l’impegno!

Tra gli interventi alla serata,molti erano semplicemente i cu-riosi e gli interessati (che per altrosono la linfa del teatro, poichéabbiamo certo bisogno di pubbli-

co!), altri, invece avevano già leidee piuttosto chiare su ciò che siaspettavano dalla serata e su ciòche vogliono fare e proporre al-l’interno del gruppo: costumista,tecnico luci, fonico, e ovviamenteattrici e attori! Mi raccomando, equi mi permetto di lanciare un ca-loroso appello a tutti: abbiamobisogno di attori!

Credo che per creare un grup-po di Teatro dobbiamo cercare dicreare prima di tutto un gruppo diamici, che abbiano voglia di in-contrarsi, di conoscersi e di stareinsieme, per divertire e divertirsi,proprio come sottolineavano al-cuni tra i presenti in sala, veteraniex-attori della fortunata filodram-matica di Dardago, guidata dal-l’allora maestro e regista Zanchet.

Ma è anche vero che un grup-po di teatro non vive se non haun motivo fondante che lo legitti-ma e che va al di là del semplicedivertimento: nasce ancor primada una necessità sociale e cultu-rale che trova poi il suo linguag-gio per esprimersi.

L’ass. Pietro Janna ha saggia-mente introdotto l’argomento,spo stando l’attenzione sui giova-

Gruppo di Teatro(Ri)nasce il

ni (non presenti in sala!) per direche tutto questo lo stiamo facen-do per i nostri giovani, perché vo-gliamo arrivare a farlo con i nostrigiovani! Stiamo creando unarealtà, e una rete di rapporti erela zioni che li sostenga e offra lo-ro una possibilità concreta diesprimersi e crescere attraversoun’ag gregazione sana, adulta ededu cativa come è quella delTeatro.

Per quanto riguarda la neces-sità culturale ho voluto porre l’at-tenzione sul concetto della cono-

di Elisa Mauro

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scenza della propria cultura co-me valore in sé, e come ponteverso le altre culture: sentiamo lanecessità di dire, raccontare erappresentare qualcosa, e so-prattutto, mi permetto, di mante-nere vivo e dunque ricordarequalcosa. Il volume «Raccontipo polari friulani», di cui ho propo-sto la lettura di alcuni pezzi, mi hadato motivo di lanciare il tema, especifico che questo vuole esse-re solo il punto di partenza dellanostra ricerca. Il punto di arrivo loscopriremo insieme, ma possoanticipare che già per l’inizio del-l’estate vogliamo portare in scenail frutto del nostro lavoro!

Da mercoledì primo dicembreil gruppo si incontrerà regolar-mente una volta alla settimanapresso le ex-scuole di Dardago eaggiornerà il suo fedele e speria-mo sempre più esteso e numero-so pubblico con ulteriori serate dipresentazione verifica e aggior-namento delle attività.

Per partecipare al gruppo nonvi sono limiti d’età e né di prove-nienza, per cui... siete tutti invitati!

Bisognava che vignés a vive aDardàc una pupata de Pordenonparché se decidés da mete su un«gruppo teatro».Elisa Mauro quanc che l’à vedut lasala plena de dent de Dardac,Budoia e S. Luthia ’l era fora deliena da la contentetha. La ne àcontat che al dì de l’inaugurathiondel teatro a la vedut sul palco tantiatori che i recitava in budoiese, partalian e ancia in inglese (la Luiginapar ades la parla benòn altre chel’inglese).Piereto de Theco a la dita chesarave bel che rivàs tanti dovins eduti son d’acordo para lui maVincenzo, un dovin de Rovreit, a laosservat che intant ocor scominthiàa fà calcossa: ciatàsse, cognossese,programà el lavoro thentha avêpremura e dopo ancia i dovins irivarà. Avòn deciso de ciatase ’navolta la setimana ’n te le scole de

Regista e coordinatrice: Elisa (ancia attrice).

Attori: Rosanna, Bernardetta,Angelina, Laura (ancia scenografa),Car men, Vincenzo, Antonella,Danie la Ariet, Daniela De Marchi,Bea trice (la sonarà il tamburo).

Co stumiste: Marco, Sandra, Dia na, Evelina,Anna, Gigetta.

Dardac e cusì la seconda riunionl’avòn fata al prin de dethémbre alleoto e mieda de sera. Reane insedese e quasi dute le volevapreparà o giudà a fà i costumi.Alla fin al é saltàt fora che avon otoatrici, un ator, ’na baterista e siecostumiste. Speron che i nostrecompaesans i se fathe avanti adane ’na man.Par ades invidon duti a vigne ognisetimana parché al é bel ciatasse eparlà: el teatro giuda a cognossese,a stà insieme thentha parlà deschei, de ciase e del «GrandeFratello».Ogni volta che se ciatòn se decidequanc che se se riunìs la setimanadopo.La prossima volta se vedaron al9 de dethèmbre sempre alle ottoe mieda de sera ’n te le scole.Dopo ve contaron el resto.

GRUPPO TEATRO

Per informazionitelefonate al 347.8720128

Questi i primi collaboratori

[ ]

NELLE FOTO. SCENE DI TEATRO DEGLI ANNI ’50.

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Lasciano un grande vuoto...l’Artugna porge le più sentite condoglianze ai famigliari

Mario, grande nell’animo dolce eprofondo, trasmetteva la voglia di vi-vere, sognare e addirittura lavorare.Attento alle nostre esigenze e diffi-coltà, aveva la soluzione giusta inogni momento.Nell’immenso giardino della sua vitaha saputo seminare e raccogliere ifrutti dei suoi sacrifici, noi saremo lesue braccia, i suoi occhi e tutti insie-me, come oggi, prendendoci permano porteremo avanti il suo sognoe saremo il sole per il suo giardino.Con stima e profondo affetto.

I SUOI DIPENDENTI

Domenico Fregona

Il nostro caro Minuti era nato indicembre 1926 e ha passato la suaadolescenza a Budoia. Fin dagiovane si distingue per la bella vocee per l’attitudine alla musica. Infattiviene selezionato come finalista alconcorso nazionale. «Voci Nuove»,al quale pe rò non può partecipareper motivi di famiglia. È moltorichiesto dalle orchestrine comecantante e quindi si esibisce in quasitutte le sale della provincia.Arriva persino in un famoso localedi Padova. Contempo ra nea menteapprende il mestiere di cuocod’albergo arrivando a ricoprire, benchégiovane, posti di responsabilità.Come a tutti è noto fu per molti annichef del famoso Ristorante Da Gildo aPorcia. Qui spesso, terminato il lavoroin cucina, non disdegnava diintrattenere gli ospiti con il suo belcanto. Nell’eserci zio della sua professionevince numerosi premi, primo fra i qualinel 1972 il diploma al merito con

medaglia d’oro rilasciato dal Ministerodel Turi smo e Spettacolo, presso laFiera di Milano.Per avvicinarsi alla famiglia, conl’avvento della televisione a colori,apre un negozio di elettrodomestici aBudoia, dove si distingue per la suanota disponibilità. Prima dellapensione, però, ritorna al suo vecchioamore, concludendo la carriera inalberghi di Venezia e Cortina.Da pensio nato dà la sua preziosacollaborazione alla Pro Loco ed èrichiestissimo nelle feste di contrada,dove, con pianola e voce, sostituisceuna intera orchestrina.Recente mente ave va pure inciso duecd per gli amici e, quasi presago delsuo destino, aveva intitolato «per nondimenticare».È sempre stato una personaami che vole e cordiale anche seriservata e di poche parole. At -taccatissimo alla famiglia, di saniprincipi anche religiosi. Noi amici loricordiamo con affetto e rimpianto.

La chiesa parrocchiale di Budoiaera gremita per l’ultimo saluto aMinuti Fregona, repentinamente

scomparso. Durante il rito,don Adel ha tracciato, nellasua omelia, un ricordo dello

scomparso.Pri ma del commiato, Fer nando

Del Maschio, lo ha sa lu tatocon brevi cenni biografici che

riportiamo.

UN ALTRO PEZZODI BUDOIA CHE SE NE VA!

Mario De Luna

I tuoi occhi penetranti,che hanno gioito,che hanno amato,che hanno rispettato,che hanno donato,

hanno catturatol’Irresistibile Lucedell’Eterno.

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Cronaca

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Il loro

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A tre anni dalla tua scomparsa,infinito è l’amore che sempre cilega a te.La gioia di vivere che hai tra-smesso a tutti noi ci accompa-gnerà per tutta la vita.Grazie Riccardo

I TUOI CARI

RICCARDO ZAMBONdi anni 20

2001 · 2004

Cronaca

La vierte

Ha luogo il 23 maggio la Festa diPrimavera, manifestazione orga-nizzata dalla Pro Loco in collabo-razione con il Comune, le ScuoleElementari, la Scuola Materna e ilGruppo A.N.A. Bepi Rosa. La fe-sta eredita il messaggio ed il si-

gnificato della tradizionale Festadegli Alberi, anche se nel corsodegli anni è giunta a rappresenta-re la conclusione di un progettodidattico a carattere ambientaleeffettuato dalle insegnanti dellenostre scuole. Quest’anno l’at-tenzione era puntata sul correttoconferimento dei rifiuti e sulla lorodifferenziazione.Anche quest’anno l’appunta-mento era al Mulin de Bronte perrisalire il «Rujal», canale in pietrarealizzato nel 1669, per alimenta-re la rete idrica pubblica, un orso-glio per filare la seta, e li mulino.Ogni anno la Pro Loco intervienesu un tratto del suo percorso, ri-portando alla luce il suggestivomanufatto.La Festa prosegue nell’attrezzataarea pic-nic di Ciampore, doveCapitan Eco in persona premia laclasse che grazie alla raccolta dif-ferenziata delle famiglie, ha raci-molato più ecomonete nell’arcodell’anno. Vincitrice è la classeterza, con ben 736 monete!

MARTA ZAMBON

Coscriti a Vienna

Tre giorni memorabili per i co-scritti del ’40 e del ’43, che tra il21 e il 23 maggio si recano aVienna, sulle orme del Beato pa-dre Marco d’Aviano. Il tempo èun po’ bizzarro ma tutto riesceper il meglio. Anche dal punto divista culturale l’uscita non potevaessere più accattivante, dato chetra i coscritti c’era l’amico Fer -nando Del Maschio, che è ridutti-vo definire il miglior Cicerone delCo mune!

SOPRA. I COSCRITTI TRA LE VIE DELLA CAPITALE

AUSTRIACA.

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Novanta ains dedon Afredo

«Don Alfredo, avanti un canto!»La provocatoria battuta è stataprontamente accolta dall’interes-sato: «Quel mazzolin di fiori chevien dalla montagna». Con vocechia ra e sempre bella, don Alfre -do Pasut ha intonato la popolarecanzone, coinvolgendo tutti i pre-senti convenuti nella Casa di ripo-so del Clero a San Vito, in occa-sione del genetliaco del par ro coemerito di Budoia.Una festa semplice e genuina,condivisa da una cinquantinagiunti da Budoia in pullman, aquesti si erano aggiunti i parentidel festeggiato, gli ospiti dellaCasa, fra cui il pievano di Darda -go di un tempo, don AlbertoSemeja.Prima il rendimento di grazie aDio, con la celebrazione dellaSanta Messa, in onore di sanIgnazio di Lojola, (31 luglio) gior-no del compleanno. Don AdelNasr, che ha celebrato con donMatteo Pasut, nipote di donAlfre do, ha ringraziato l’arzillo suopredecessore per il servizio ultra-cinquantenario a Budoia, donan-dogli un mazzo di fiori, che il fe-steggiato ha voluto si portassesubito nella cappella della Casa.È poi seguito un rinfresco, dona-to dai budoiesi e dai parenti didon Alfredo; non sono mancatele foto di rito e la memoria è an-data all’indietro, quando, giovaneprete, ha raggiunto Budoia.Anche il Sindaco Antonio Zam -

bon ha inviato un telegramma anome della Comunità. Don Alfre -do non solo ha gradito il gestoma ha anche chiamato per nomealcuni di noi.La comitiva, guidata dal semprebrillante prof. Fernando Del Ma -schio, aveva in precedenza visita-to la chiesa dei Battuti e il Duomodi San Vito, grazie alla collabora-zione dell’arcidiacono avianesemonsignor Biancat.Un grazie sentito alla Direzionedella Casa del Clero, non solo peraver autorizzato il convivio, maanche per la premurosa assisten-za che rivolge agli anziani sacer-doti ospiti.

MARIO POVOLEDO

DON ADEL ABBRACCIA IL SUO PREDECESSORE E

IL SACRISTA ELIO CARLON.

SOTTO. LA SIGNORA MARY CON DON ADEL,

LA SERA DELLA BENEDIZIONE DELLA STATUA

DELLA MADONETA DEL BRAIT.

La Madoneta del Brait

La sera del 10 agosto, la nostrachiesa è gremita per assistere adue avvenimenti: la benedizionedella Madonna del Brait che do-po il sapiente e gratuito restaurodi Mary Gambarini troverà degnacollocazione nella cappella ferialee il concerto d’organo del mae-stro sloveno Milko Bizjak che si èesibito in un ricco repertorio dimusiche del ’700.

A l’opera co’ la Pro Loco

Trova ennesima riconferma lapas sione dei nostri compaesaniper il bel canto: riscuotono infattiun ottimo successo le due usciteorganizzate dalla Pro Loco al Tea -tro Verdi di Trieste.Il primo ap puntamento è sabato29 maggio 2004 per la Carmen diBizet. Il secondo è domenica 1agosto per l’ope retta Al CavallinoBian co, commedia musicale diHans Mül ler e Erik Charell. L’accompa gna tore è il Prof. Da -vide Fregona. Tut ti apprezzano lemirabili interpretazioni e l’ottimavisibilità da tutti i posti.

MARTA ZAMBON

Duti al mar!

Giovedì 1° luglio 2004, una trenti-na di soci della Pro Loco parteci-pano alla gita a Caorle.

Alle 9.00 circa arriviamo ad Alvi -so poli, insediamento concepitonel 1810 da Alvise Mocenigo:questo borgo rappresenta unasintesi del pensiero urbanisticodell’epoca e ci viene presentatoda una guida del WWF che ci gui-da anche all’oasi naturalistica.Più tardi partiamo per Caorle, do-ve visitiamo la cattedrale di S.Ste fano e il santuario della Ma -donna dell’Angelo.Il pranzo naturalmente è a basedi pesce, presso il ristorante «Ilcar ro». Nel pomeriggio ci rechia-mo a Concordia, alla volta dellacattedrale e dei suoi scavi.Durante il ritorno, sosta per il bic-chiere della staffa a Portogruaro.

MARTA ZAMBON

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Correva l’anno del Signore 1704quando, l’allora Vescovo di Con -cordia Paolo Vallaresso riusciva,dopo diversi tentativi andati a

vuoto, ad applicare un decretodel Concilio di Trento circa l’ere-zione del Seminario diocesanoper la formazione dei preti. Il pro-blema fu discusso a partire dal si-nodo diocesano del 1569 ed inaltre date successive, ma senzaesito. Nel 1704, appunto, la pri-ma erezione a Portogruaro sino al1918. Nel 1919 il trasferimento aPordenone, provvisoriamente aTorre in un’area dell’ex cotonifi-cio; poi, dal 1920 nell’attuale villaRevedole, ampliata e rivista in di-versi anni, con annesso un ampioparco e attorno distese di cam-pagne, frutto di donazioni.La ricorrenza è stata resa più so-lenne dalla presenza del Patriarcadi Venezia e Metropolita del Tri -

I tresento ains delseminario de Pordenon

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I coscritti del 1949

La sera del 23 ottobre era tiepidaper essere in autunno, quindi unaserata ideale per stare in compa-gnia, e quello che abbiamo fattonoi nati del 1949 di Dardago, cisiamo ritrovati in un tipico localedella pedemontana per trascorre-re alcune ore in allegra spensiera-tezza ed amicizia. A questo in-contro per festeggiare i nostri 55anni di vita c’eravamo quasi tutti,qualcuno venuto anche da lonta-no, pur di stare alcune ore assie-me ai vecchi amici d’infanzia. Allafine della lieta serata trascorsa,

SOPRA. I CINQUANTACINQUENNI DARDAGHESI IN ALLEGRIA, IN UN RISTORANTE DELLA PEDEMONTANA.

Quante mos’cie!

Tutta la nostra pedemontana èinvasa dalle mosche nelle primedue settimane di settembre. Por -te e finestre ermeticamente chiu-se per tentare di tener fuori questifastidiosissimi insetti. Ba stanopochi minuti di disattenzione peravere i mobili di casa ricopertidalle mosche. I negozi ven go nopresi d’assalto per procurarsi tut-to ciò che può servire per com-batterle. Riappaiono anche lecarte moschicide. Dopo dieci,quindici giorni il fenomeno si atte-nua. Ci viene spiegato che le mo-sche sono state generate da unaforte concimazione con pollinanelle campagne a sud di Budoia.Ci si augura che, vista l’esperien-za patita, le autorità sanitarie – seserve, pungolate anche dalle am-ministrazioni comunali della zona– prendano le opportune decisio-ni per evitare, in futuro, episodidel genere.

NELLA FOTO. IL CARD. PATRIARCA ANGELO SCOLA CON LA CASULA DEL III CENTENARIO DONATA ANCHE DALLE NOSTRE

PARROCCHIE DI BUDOIA E DARDAGO.

Nel capitello del Brait viene postauna nuova statua che è benedet-ta da don Adel in occasione dellaprocessione della Madonna dellaSalute, domenica 21 novembre.

come si fa in queste occasioni, araccontarsi aneddoti e faceziedella gioventù, ci siamo lasciaticon la promessa di ritrovarsi an-nualmente, visto che ora essendoquasi tutti in o vicini alla quiescen-za dal lavoro, sarà per noi più faci-le essere liberi da impegni. Arrive -derci quindi al prossimo anno.

FLAVIO ZAMBON T. M.

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«L’arte come via terapeutica» e«Dalla grafica al colore» sono lerecenti personali del nostro artistaUmberto Coassin. La prima si tie-ne a settembre, all’ingresso delCRO di Aviano, con apprezzate esignificative espressioni di vivo in-teresse e di compiacimento daparte dei visitatori. È un’esposi-zione di opere prevalentemente«colorate», con acquerello ed olio,senza privare spazio al segno conle precise e realistiche incisioni,frutto di lunga professione.Una piccola ma ragguardevoleparte del suo nutrito patrimonio dipaesaggi, scorci di natura, fiori,na ture morte, ma anche ritratti, èesposta a Budoia, in un locale delnuovo complesso commerciale inpiazza. La mostra, inaugurata inquesti giorni, rimarrà aperta per lefestività natalizie. Anche in que-sta, ben si pronuncia la poesiadell’artista.

Peniei, colors e… poesia

SOTTO. UMBERTO COASSIN ALL’INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA ARTISTICA AL CRO DI AVIANO

CON IL RESPONSABILE DELLA STRUTTURA SANITARIA.

La Parrocchiale di Budoia è stataoggetto di lavori di recupero e dirifacimento delle porte d’ingressocentrali e laterali. Abbisognevoledi tale lavoro, (non solo esteticoma anche reso a norma di leggee per non disperdere il caldo), ilConsiglio Parrocchiale per gli Af -fari Economici si è rivolto al no-stro paesano Florio Bernardis,con il figlio Walter e il collaborato-re Busetti Federico. Per circa un mese hanno risiste-mato il portone laterale a sinistra,le porte a vento laterali e quellacentrale interna, e cambiate conporte nuove le due laterali centra-li, la porta d’accesso e la scalache porta all’organo, quella cheporta al pulpito e quella d’acces-so al pulpito medesimo. Tinteg -giatura dell’impalcato sottostantel’organo.Un pomeriggio, come documen-tato dalla foto, Walter Bernardis,esperto rocciatore, si è calato al-l’esterno della torre campanaria,dilettandosi «roba da brivido», apulire l’orologio dalle erbe infe-stanti.Un grazie sentito a Florio, Waltere Federico, non solo per la com-

petenza ma anche per il lavorosvolto a regola d’arte.Per quanto riguarda l’organo, –scuola del Bazzani – segnaliamocon soddisfazione che la regioneFriuli Venezia Giulia ha concessoil contributo per il secondo lottodi lavoro. Il primo lotto, di euro25.564,00, è stato ultimato a di-cembre scorso dall’organaro Za -nin di Codroipo ed interamentesaldato; il secondo, su spesa dicirca 38 mila euro, (verrà finanzia-to l’80%; il rimanente a carico

SOPRA. WALTER BERNARDIS IN VESTE DI

ROCCIATORE PER LA PULIZIA DELL’OROLOGIO

DEL CAMPANILE DI BUDOIA.

Anciamò lavori in teleglesie

veneto cardinale Angelo Scolache ha tenuto una prolusione e lasuccessiva Santa Mes sa alla pre-senza dei Vescovi Po let to eCorrà, dei sacerdoti e se minaristi,delle autorità istituzionali cittadinee provinciali. Per l’occasione èstata presentata la casula del tre-centesimo, prezioso paramentosacro, confezionato dalla DittaPie tro bon di Treviso e donato alSe minario da estimatori, fra iquali le Parrocchie di Budoia eDar dago.È stato pure presentato il primo didue volumi sulla ben documenta-ta ed interessante storia di questaistituzione che ultimamente risen-te dell’affievolimento delle voca-zioni sacerdotali, tema su cui ri-flettere seriamente, per l’avveniredella chiesa diocesana circa la fu-tura mancanza dei sacerdoti,punto di riferimento della comu-nità; non solo per la vita cristiana.

MARIO POVOLEDO

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I COSCRITTI DELLA CLASSE 1934 HANNO FESTEGGIATO I 70 ANNI DI VITA

La chiesa di Dardago continua adessere interessata da lavori chehanno lo scopo di renderla più si-cura ed ancora più bella. Dopo il grosso intervento delloscorso anno (consolidamentodella struttura, pittura interna edesterna, impianto elettrico ecc.),in questo periodo sta per essereterminata la cappella feriale.Spe riamo di poterla utilizzare su-bito dopo il periodo natalizio. Inquesti mesi sono stati restauratiun antico cassettone e un bell’in-ginocchiatoio.Entrambi i lavori sono parzial-mente finanziati con contributoregionale.Attualmente, in restauro, si tro -vano i quattro quadri raffigurantigli evangelisti e si attende un ulte-riore contributo per restaurare, infuturo, il grande mobile della sa-crestia e quello dei «Sei Co muni». Infine un’altra bella notizia.Ci è stato assegnato un contribu-to regionale per i lavori di restaurodell’abside che riguarderannopri nci palmente il consolidamentodella capriata della cupola e lapit tura del soffitto sopra l’altarmaggiore. Come si vede, fervono le attività esi sa che, nonostante i contributi,molto resta a carico della parroc-chia. Siamo sicuri che i darda-ghesi residenti e quanti rientre-ranno a Dardago per le festenatalizie dimostreranno il loro at-taccamento alla chiesa e al pae-se contribuendo con specificheofferte per i lavori.

I lettori che ricevono il nostro pe-riodico possono utilizzare anchel’allegato conto corrente postale,specificando nella causale: «Prorestauro chiesa». Molti hanno dimostrato la lorogenerosità. A questi e a coloroche risponderanno a questo ap-pello va il nostro sincero ringra-ziamento e a tutti, indistintamen-te, porgiamo gli auguri per unsanto Natale e per un sereno2005.

IL CONSIGLIO PARROCCHIALE

PER GLI AFFARI ECONOMICI DI DARDAGO

Restauri a Dardago

Grazie ai collaboratori

Il 20 novembre si tiene la tradizio-nale cena dei collaboratori che laPro Loco ogni anno organizzaper ringraziare quanti in vario mo-do si adoperano per la buona riu-scita della Festa dei Funghi edell’Ambiente, rendendoli prota-gonisti di una serata da trascorre-re in compagnia e serenità.Durante la cena il socio UmbertoCoassin dona all’associazioneuno splendido acquarello raffigu-rante il Rujal, da secoli testimonedella vita che scorre nei nostripae si, e da alcuni anni riportato

A Sant’Andrea el porcsu la brea

Domenica 28 novembre a Budoiasi festeggia la giornata del Rin -gra ziamento. Durante la Messavengono offerti i frutti migliori del-la terra e del lavoro degli agricol-tori e viene letta la preghiera delcontadino.Dopo la cerimonia, l’assessoreall’agricoltura, il presidente dellaColdiretti di Budoia, e il rappre-sentante provinciale, ringrazianoquanti ancora si dedicano a que-sta attività, per tanti aspetti vicinaalla terra ma anche a Dio, auspi-cando che essa non vada scom-parendo nel nostro Comune, masi ritagli uno spazio sempre piùprezioso dedicandosi ai prodottilocali e di nicchia. Al termine i vo-lontari della Pro Loco preparano

pian piano alla luce dai volontaridella Pro Loco.Un particolare riconoscimentoviene consegnato a numerosi ra-gazzini, nominati dal PresidenteGrandi Collaboratori per il loro in-faticabile e insostituibile impegno,buon segno che va a lenire in par-te il cordoglio per i soci che cihanno lasciato, i cari Renato,Bru na e Domenico.

della Parrocchia; si pensa di in-viare domanda ad una Fonda -zione ed eventualmente una sot-toscrizione alle famiglie per lacopertura totale della spesa) ini-zierà non appena la Regione daràil consenso.

MARIO POVOLEDO

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Nozze d’oro di Serafino Zambon Pinal «de la Coperativa»e di Laura Bocus Friz.Nelle due foto, i festeggiati assieme ai figli Francesca, Sandrae Michele e nel giorno delle loro nozze a Trieste nella chiesa dei Gesuiti.

Inno a

lla v

ita

Due veterani dardaghesi, coscritti del 1911, dall’invidiabile luciditàmentale – Bepin Ianna Ciampanèr e Maria Ianna Pola – hanno rivissutogioiosamente i loro anni giovanili, intrattenendo gli amici nell’abitazionedi Maria, a Budoia.

Sagra dell’Immacolata

Già da anni la Pro Loco organizzain occasione dell’8 dicembre ilCon certo di un Coro alpino cheri scuote caldi apprezzamenti tra isoci e non solo.Alla luce dei risultati ottenuti conla Festa di Sant’Andrea, che inpochi anni da semplice momentodi paese è diventata una manife-stazione dai contenuti più ricchi esignificativi, la Pro Loco vuole farelo stesso anche con la Sagradell’Im macolata.La giornata inizia con la MessaSolenne e l’apertura della Mostra«Dall’Acquaforte… al colore» diUmberto Coassin. Nel pomerig-gio si tiene la Processione dell’Im -macolata lungo le vie del paese eaprono i mercatini di Natale sullapiazza suggestivamente addob-bata. Alle 16.00 in chiesa si tiene ilconcerto del coro maschile «TitaCopetti» di Tolmezzo, diretto daMauro Vidoni. La buona riuscitadella giornata è possibile graziealla collaborazione tra Pro Loco,Comune, Par roc chia, CollisChorus, e finalmente anche deicommercianti locali che, come datempo auspicato dalla Pro Loco,hanno voluto rendersi protagoni-sti di tale ricorrenza, con un pro-getto che li coinvolge attorno allapiazza del Paese, ideale punto diincontro per i cittadini di Budoia.

MARTA ZAMBON

«polenta e muset» per tutti. Lapioggia non è riuscita a guastarequello che per i Budoiesi è il tra-dizionale appuntamento con ilPatrono. Martedì 30 novembre,dopo la Messa nella parrocchialedi Sant’Andrea, i festeggiamenticonti nuano sotto i portici di Renè,con l’immancabile porchetta, ac-compagnata da altri piatti e be-vande preparate dai collaboratoridella Pro Loco.

MARTA ZAMBON

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Trieste, luglio 2004

Spett. l’Artugna,ho letto con interesse l’articolo

sul «baler» scritto intelligentemen-te e mi complimento col signorMauro Zambon che credo di nonconoscere. Però questo non fa ri-vivere l’amato «baler» (forse allasostituzione ci penserà il caroCornelio con il permesso comu-nale). Ora siccome la storia vascritta a quattro mani, vorrei an-ch’io dire la mia.

Mi chiamo Camillo ZambonMarin Cep (ora Campaner) e sononato sotto il «baler» della piazzagrande di Dardago da Santa Pilote Giacomo Zambon, il 5 marzo1916. Pertanto credo di poter en-trare nella discussione.

Dai miei ricordi non risulta chevi sia stato prima del «baler» uncru cugner. Quando ero piccolo,chiedevo a mia nonna Teresa Ci -molai detta la Cepa quando ave-vano piantato il «baler» e la rispo-sta era «Ma nino mi l’ai semprevedut cussì».

L’inizio della fine del «baler» ècominciata quando venne tagliatoun ramo che si protendeva fin so-pra la mia casa tanto che vi pas-savano i fili dell’elettricità (a queltempo non si usava tamponarecon il mastice la ferita); in seguitofurono eliminate le concimaie siamie che della famiglia Buriganasotto le quali passavano le radici

del «baler». Poi la sopravvenutamalattia della pianta le diede il col-po di grazia.

Per quanto io ricordi, inoltre,non c’erano molte cicale, si e nouna o due. In aggiunta ogni anno icardellini vi nidificavano, ma pur-troppo i temporali li distruggeva-no.

Spero di aver portato un po’ distoria dell’amato «baler».

CAMILLO ZAMBON

Pubblichiamo solo ora la sualettera, datata luglio, perché perun disguido l’abbiamo potuta leg-gere solo nel mese di ottobre.

È una preziosa testimonianzache aggiunge informazioni allastoria del nostro «baler» e che di-mostra l’affetto nutrito dai darda-ghesi di ieri e di oggi verso questosimbolo paesano.

Conegliano, 12 agosto 2004

Carissimo don Adel,mi è arrivata l’Artugna. Ho letto

con piacere e ammirazione la«Lettera del Plevan». Geniale l’in-tuizione di chiamare la festa del -l’Assunta la «Pasqua dell’estate».

Ma è anche preoccupante do-mandarci che cosa succederà do-mani quando a Roma verrà firma-ta la Costituzione per l’Europa,

Bonjour,Je souhaite discuter avec des

personnes de Dardago.

RENÉE LALLEMAND

Ci è giunto questo messaggioche giriamo ai nostri lettori. RenéeLallemand desidera corrisponderevia e-mail con persone dei nostripaesi.

Vogliamo accontentarla?L’indirizzo di posta elettronica è

[email protected]

priva del più importante riconosci-mento: le sue radici cristiane.

Come tu scrivi, c’è tanto biso-gno dell’aiuto del Signore su noitutti, sui nostri governati, sulle no-stre famiglie, sull’Europa e sulmondo.

Nel passato un buon aiuto edesem pio è venuto dal Beato Mar -co d’Aviano. Preghiamolo e fac-ciamolo conoscere.

Salutami la mamma e i parroc-chiani di Dardago, Budoia e SantaLucia. Congratulazioni per la rivi-sta.

Un abbraccio fraterno da

PADRE VENANZIO RENIER

Don Adel ci ha passato questalettera e la pubblichiamo volentieri.

Veramente c’è tanto bisognodell’aiuto del Signore sull’Italia esull’Europa, ora che tutto tendead una «scristianizzazione» dellanostra società. Politica, televisio-ne, scuola… sembrano coalizzateper cancellare i valori su cui si ba-sa la nostra civiltà. C’è una quoti-diana lotta contro la religione econtro la famiglia,... e noi non cene accorgiamo o facciamo finta dinulla. Auguri di Buon Natale,Padre Venanzio, anche se, forse,sono auguri passati di moda.

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È sempre una gioia leggervi.Augurissimi a tutti voi.

DANIELA ANGELIN · GENOVA

Grazie di mandarci l’Artugna checi tiene informati su Dardago e sulComune.

PIETRO ZAMBON VIALMIN · FRANCIA

Lascio quest’offerta perché l’Artu -gna possa proseguire.

CATERINA ZAMBON · PAVIGNANO

L’Artugna è sempre molto gradita.

MARCELLINO ZAMBON · TORINO

Grazie per l’affettuoso ricordo chesempre avete per le generazionipassate.Complimenti per il Mari nali.

AURORA CERRONI AURELI · ROMA

Cordiali saluti ed auguri a tutti.

YVONNE VETTOR TERRANEO · LENTATE

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enti]

Situazione economica del periodico l’Artugna

Periodico n. 102 entrate uscite

Costo per la realizzazione+sito Web 3.219,00Spedizioni e varie 117,00Entrate dal 11/07/2004 al 10/12/2004 4.016,00

Totale 4.016,00 3.336,00

bilancio

RecensioneCi è giunto il recente volume di poesie di Mariano Burigana,poeta vicentino di origini dardaghesi, intitolato «Unicità –breviario di riflessioni».Il libro, stampato con cura dalle Arti Grafiche Antica Porziuncoladi Assisi, esprime la visione spirituale dell’autore con profonderiflessioni comparative su alcuni brani di varie sacre scritture(Antico e Nuovo Testamento, Corano, Rig Veda, Hadit qudsiislamico, Isha Upanishad, Lao-tse).Riflessioni che si concludono, come dice il poeta, con«il balbettato riconoscimento dell’Unico Ispet tore, che purin diverse fogge paludato, in ogni limite specchiando, sempredi Sé unico informa».All’autore, nostro lettore, la Re dazione porge le più vivecongratulazioni per questa significativa opera.

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VENERDI 24 DICEMBRE 2004 Budoia Dardago

• Santa Messa in nocte 22.30 24.00

SABATO 25 DICEMBRE 2004 · SANTO NATALE

• Santa Messa solenne 10.00 11.00• Santa Messa vespertina 18.00 –

DOMENICA 26 DICEMBRE 2004

• Santa Messa 10.00 11.00non si celebra la Santa Messa delle ore 18.00

VENERDI 31 DICEMBRE 2004

• Santa Messa vespertina e canto 17.00 18.00del TE DEUM di ringraziamento

SABATO 1 GENNAIO 2005

• Santa Messa solenne e canto 11.00 –del VENI CREATOR SPIRITUS

• Santa Messa vespertina – 18.00

MERCOLEDI 5 GENNAIO 2005

• Santa Messa vespertina 17.00 18.00e benedizione acqua, sale e frutta

• Accensione dei Panevin 20.30 20.30

GIOVEDI 6 GENNAIO 2005

• Santa Messa solenne 10.00 11.00• Bacio al Bambino Gesù e benedizione 15.30 14.30

Arrivo della befana (in oratorio)

prog

ram

ma

relig

ioso

nat

aliz

io

Sabato 18 dicembre, durante il catechismo, per i bambiniDomenica 20 dicembre 17.30/18.00 –Giovedi 23 dicembre – 17.30/18.30Venerdi 24 dicembre 17.00/18.30 15.00/16.30

CONFESSIONI

AuguriC’erano

in quella regione alcunipa stori che vegliavano di notte fa-

cendo la guardia al loro gregge. Un an-gelo del Signore si presentò davanti a loro e

la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi fu-rono presi da grande spavento, ma l’angelodisse loro: «Non temete, ecco, vi annunziouna grande gioia, che sarà di tutto il popolo:

oggi vi è nato nella città di Davide unsalvatore, che è il Cristo Signore».

Luca 2,8-11·

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«La strada de i Trioi»�

«Salivo la strada che dal vecchio mulino‘de Bronte’ porta verso San Tomè costeg-giando il muro a secco delle delimitazionipoderali; attorno a me, il silenzio, il crepitìodella neve sotto i miei passi ed il freddopungente di dicembre condensavano in ununico suono la mia dolce inquietudine.Poi un incontro, di quelli casuali e delicatiche solo al silenzio o alla montagna pos-siamo chiedere... un uomo mi venne incon-tro, un sorriso accennato e le sue poche

parole… ‘Buon giorno. Buon anno signore’. Il vapo-re del suo augurio furono il caldo conforto

per continuare il mio cammino».