83/2004 del 5 marzo 2004 Trimestrale dei Fratelli delle ...

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Trimestrale dei Fratelli delle Scuole Cristiane - Registrazione presso il Tribunale Civile di Roma - Sezione per la Stampa, n. 83/2004 del 5 marzo 2004 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Roma

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DIRETTORE RESPONSABILEMARIO CHIARAPINI

Consiglio di redazione:Gabriele Di Giovanni - Maurizio DossenaLorenzo Filippi - Gabriele Rosario MossiGiuseppe Norelli - Guido OrsiAlberto Tornatora

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Finito di stampare: Agosto 2016

Italia

LASALLIANI in Italia

Settembre 2016 - Anno XIII • n. 50

SOMMARIO

Un eroe non per caso 3di Mario Chiarapini

L’esortazione “Amoris Laetitia” 4di Maurizio DossenaLa parola per te 8di Gabriele MossiTemi lasalliani: La Salle, maestro di preghiera (2) 9di Bruno Adelco BordoneL’ideale e il bene possibile 12di Giuseppe Norelli

Quando un caffè allunga la... conoscenza 15di Rodolfo Meoli

Padre Giulio Albanese verso i poveri 17

Un nuovo santo francese, Salomon Leclercq 20di Nicolas Senèze (dal giornale La Croix)Sulle alture intorno a Caracas, il miracolo 48di Mario Chiarapini

Gruppo Editoriale Parmenia, 22 - Incontro regionale (RELAL) dei direttori di noviziato, 23Presa d’abito dei Novizi in Pakistan, 23 - Incontro nazionale dei giovani lasalliani, 24Progetto giardino botanico, 25 - Quinquennale della dichiarazione Gravissimum Educationis, 26Commissione per le vocazioni lasalliane, 27 - I FSC nella Grande Guerra del 1915-18, 28Progetto pilota di formazione all’Università di Bethlehem, 28 - Sette nuovi fratelli della RELAF, 29Ritiro annuale dei Fratelli in Vietnam, 29 - Celebrazione dei primi voti in Brasile, 30Visita pastorale del Superiore in India, 30 - Assemblea generale dei Fratelli italiani, 31Auguri a Fratel Deogracias, 31 - Assemblea nazionale insegnanti lasalliani, 32Primi voti Novizi della RELEM, 33 - Lasalliani in Turchia, 33Zappalà consultore per l’Educazione Cattolica, 34 - Incontro dei giovani Fratelli di Tailandia, 35

Visita del Superiore Generale in Giappone, 35 - Progetto per il Sud Sudan, 36

Ritorno a scuola 37di Elisa CiancaLa Prima che vorrei 43di Alberto Castellani

Gli orfanelli di frère Hervé 38di Lucia Graziano

La paura aiuta, il terrore no 41di Guido Orsi

Uomini in cattedra per passione 46di Remo L. Guidi

Una persona modesta e buona: Fratel Alfonso Quaglia 50

Consigli per la lettura 51a cura di Alberto Tornatora

EDITORIALE

NOTIZIE dall’Italia e dal mondo

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Rivista trimestrale della Provincia Italia dei Fratelli delle Scuole Cristiane Organo di stampa dei Lasalliani: Fratelli, Amici, Docenti, Alunni, Ex-alunnihttp://www.Lasalleitalia.net

San Giovanni Battista de La Salle, Fondatore dei Fratelli delle Scuole Cristiane

LASALLIANI in Italia

In copertina: Fratel Salomone santo

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Sembrano tutti uguali con la loro palma del martirioleggermente inclinata sul petto, alcuni seri, altri conun sorriso appena accennato, tanto che la loro mortetragica non ci sembra neppure tanto tremenda. L’au-reola con cui li circondiamo ci fa perdere il carico dimistero e d’interrogativi che avvolge la loro persona,la loro vita e la loro tragica fine. Sembra che sianoandati incontro alla morte inconsapevoli, addiritturaallegramente, come se avessero disprezzato la vita,invece anche loro hanno avuto una paura tremenda,come ogni essere umano che ha innato in sé l’istintodella sopravvivenza. Se perfino il Figlio dell’uomo alsolo pensiero di andare incontro alla morte ha su-dato sangue e chiesto al Padre di allontanargli quelcalice amaro, immaginiamo l’angoscia che hannoprovato i nostri martiri. Le agiografie e gli acta mar-tyrum ci dicono che il martirio è un dono del Cielo eche lo ricevono solo coloro che lo hanno meritatocon una vita esemplare, a coronamento di una pro-

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Si deve fare tutto con l’aiuto della preghiera. La Salle

pedeutica ascetica fatta di fedeltà quotidiana, di pic-cole e grandi rinunce, di sacrifici nascosti e di pre-ghiera. Ciò non toglie che i nostri eroi non abbianoprovato paura e in quei momenti abbiano forse pre-ferito trovarsi altrove. Secondo l’accezione moderna,l’eroe è colui che compie uno straordinario atto dicoraggio, un gesto, in genere isolato e causato dacircostanze contingenti, dunque un valoroso percaso. Il passo verso il martirio, invece, non può av-venire per caso e non si può improvvisare. I martirihanno avuto tutto il tempo per riflettere e per deci-dere, perfino di rinnegare le proprie idee e la propriafede o di fuggire, come hanno fatto molti. Fratel Sa-lomone, che sarà canonizzato il 16 ottobre prossimo,non ha pensato a salvarsi e in quanto a idee le avevaben chiare. È illuminante ciò che scrisse alla sorellaqualche ora prima della sua cattura: “Soffriamo gratie allegramente le croci e le afflizioni che Dio ci in-vierà”. Chi scrive così non è un eroe per caso. Ha unatale forza interiore, frutto della fede, da superareogni paura umana.

Il 16 ottobre prossimo, papa Francesco dichiarerà santoFratel Salomone Leclercq, il primo martiredei Fratelli delle Scuole Cristiane,ucciso durante la Rivoluzione francese.

Un eroe non per caso Mario Chiarapini, FscDirettore

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consapevolmente ha volutodarle (“Accolgo le conside-razioni di molti Padri sino-dali […]”, AL 299).Ci addentreremo poi - chia-rite (speriamo) queste pro-blematiche in premessa - intaluni aspetti della Amorislaetitia a noi particolar-mente preziosi.Iniziamo dunque a darevoce alle voci che fin da subito si sonolevate per indicare quelle che hannodefinito affermazioni discutibilmentepericolose per la morale sessuale ematrimoniale e per la certezza dottri-nale: ma cercheremo di non interpre-tare gli interpreti e di usare le lorostesse parole, onde evitare ulterioriequivoci. Inizierei da uno dei primi epiù chiari fra gli interlocutori criticidella fase preparatoria del Sinodo, ilCard. Raymond Leo Burke, il quale, in-sieme con alcuni altri teologi e ve-scovi e rispondendo all’invito del Papaa un franco dialogo sulla situazione“hic et nunc” della famiglia, ha luci-damente indicato taluni punti fermidell’insegnamento di Cristo e ha rap-presentato un riferimento fermo enello stesso tempo rispettoso, in Si-nodo, per l’ortodossia dottrinale. Suquesta linea, anche i Cardinali Sarah,Caffarra e altri1.

Uno dei primi a esprimere, sul blog L’-Homme Nouveau (l’8 aprile, in Fran-cia), le proprie riserve nei confrontidell’esortazione apostolica appenapubblicata, è stato il teologo DonClaude Barthe, il quale ha rilevatocome, a suo vedere, “fin dal Concilio,sotto Paolo VI e Giovanni Paolo II, lagrande impresa dei teologi contesta-tari è stata principalmente di attac-care “Humanæ Vitæ” per mezzo dilibri, dichiarazioni di teologi, con-gressi” e per il quale “la comunione aidivorziati ‘risposati’ (e anche agliomosessuali in coppia e ai conviventi)ha avuto un ruolo di rivendicazionedirei simbolica”; Barthe rileva comesintomatiche anche le discutibili po-sizioni, nel 1993, di alcuni vescovi te-deschi, fra cui Kasper, certo poi unodei più attivi “innovatori” all’epocadel Sinodo; lo stesso per taluni ve-scovi francesi e persino riguardo alCard. Martini, il quale nel 1999, in uncontesto piuttosto importante, avevaugualmente evocato cambiamentidella disciplina sacramentale. L’analisi

È certamente con non piccoladifficoltà che ci accingiamo atrattare delle risultanti del-

l’Esortazione Apostolica “Amoris lae-titia”, un documento magisteriale che- motivatamente e prevedibilmente -sta suscitando le reazioni più dispa-rate fra i cattolici e non, fra i fedeli enon, fra gli obbedienti al Papa e co-loro che normalmente del Vicario diCristo si erano sempre disinteressatio peggio, fra teologi, vescovi, pastori,scrittori, ideologi e opinionisti i piùdisparati, fra persone autenticamenteinnamorate dell’amore vero e altre piùattente ai suoi vari surrogati offertidal mondo e dalla società: insommamai, forse, come nel caso di questodocumento pontificio, tutto e il con-trario di tutto. Ciò impone dunquegrande prudenza e concretezza, so-prattutto sincero senso della Chiesa edella sua materna missione, quale ilsuo divino Fondatore le ha affidato. Èevidente che la nostra analisi tiene indovuto conto i diretti riferimenti dellaAmoris laetitia al Sinodo, anzi, ai dueSinodi sulla famiglia.Cercheremo allora di muoverci inizial-mente nel complesso intreccio erme-neutico, quale ci può essere offertodai più genuinamente e onestamenteattenti agli obiettivi fondamentali delDocumento, onde avere un’idea suf-ficientemente chiara e fondata dello“status quaestionis”, visto il carattereoggettivamente eclatante dell’esorta-zione, quale certamente il Papa stesso

Maurizio Dossena

L’ESORTAZIONE “AMORIS LAETITIA”

UN INVITO AL DISCERNIMENTO PASTORALE

Per una corretta interpretazione e valorizzazione dell’Esortazione Apostolica.Alcuni aspetti problematici dell’Amoris laetitia.“La Chiesa è un bene per la famiglia, la famiglia è un bene per la Chiesa”.

1 AA.VV., Permanere nella verità di Cristo: Ma-trimonio e Comunione nella Chiesa cattolica,Ed. Cantagalli, Siena 2015.

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del teologo francese include ancheosservazioni assai critiche riguardo altesto legislativo Mitis Iudex DominusJesus, dell’8 settembre 2015, il qualeha vistosamente semplificato la dina-mica giuridica per la nullità dei ma-trimoni sacramentali: la conclusioneè “un’opposizione frontale con la dot-trina precedente richiamata da “Fami-liaris consortio” n.84 di Giovanni PaoloII, il quale precisava che, se gravi mo-tivi impediscono ai “risposati” di ces-sare di vivere sotto lo stesso tetto, ciòdovrebbe essere come fratello e so-

rella. La nuova proposta dottrinale siriassume invece così: in alcune circo-stanze, l’adulterio non è peccato”. “È molto possibile – rileva Barthe -che, nell’intento del Papa Francesco, sisia trattato all’inizio solo di concedereun lasciapassare “pastorale” e “mise-ricordioso”. Ma essendo la teologiauna scienza rigorosa, dovevano essereenunciati i principi che giustificasserola decisione in coscienza di avvicinarsiai sacramenti da parte delle personeche vivono in pubblico adulterio”. Ecosì siamo entrati nella questione piùforte. Uno dei punti più controversi del-l’Amoris laetitia è costituito dal con-cetto secondo cui l’unione didivorziati risposati realizzano l’idealedel matrimonio «almeno in modo par-

ziale e analogo» (n.292), per cuil’unione coniugale sacramentaleevangelica potrebbe rischiare di ap-parire non come una pienezza intrin-seca di santità e di vita, bensì comeun ideale per alcuni, un po’ come i co-siddetti consigli evangelici. Su tale il-lusorio dischetto verde di carattereetico sembra che taluni pastori sianogià partiti in quarta, considerato cheun presidente di una conferenza epi-scopale ha dichiarato in un testo pub-blicato sul sito web della stessaconferenza: «Si tratta di una misura di

misericordia, di un’apertura di cuore,ragione e spirito per la quale non è ne-cessaria alcuna legge, né bisogna at-tendersi alcuna direttiva o delleindicazioni. Si può e si deve metterlain pratica immediatamente».Particolarmente (e prevedibilmente)severo nei confronti dell’esortazioneapostolica è il Prof. Roberto De Mat-tei, in specifico nei suoi editoriali su“Corrispondenza Romana”, ove af-ferma senza mezzi termini che “ne èuscito un testo che non è ambiguo, machiaro, nella sua indeterminatezza”,per concludere poi che “il nuovo do-cumento appartiene al Magistero or-dinario non infallibile [per cui] c’è daaugurarsi che sia oggetto di un’analisicritica approfondita, da parte di teo-logi e pastori della Chiesa, senza illu-

dersi di poter applicare a esso l’“erme-neutica della continuità”, una conclu-sione sulla quale troviamo pure Mons.Athanasius Schneider, Vescovo ausi-liare di Astana (Kazakhstan), il quale,dopo essersi posto fra coloro chehanno rilevato, specialmente nell’ot-tavo capitolo dell’esortazione,“espressioni che sono fortemente am-bigue e fuorvianti [le quali] difficil-mente si possono interpretare in modoconforme alla Tradizione santa ed im-mutabile della Chiesa”, con “un au-tentico pericolo spirituale, cheprovocherà confusione dottrinale, unadiffusione rapida e agevole di dottrineeterodosse riguardanti il matrimonioe la legge morale, così come l’adottaree consolidare la prassi, che autorizza idivorziati risposati ad accedere allaSanta Comunione, prassi che avràcome effetto quello di banalizzare e diprofanare, per così dire, in un solocolpo tre Sacramenti: i Sacramenti delmatrimonio e della penitenza e quellodella Santissima Eucarestia”, con-clude appunto sulla necessità diun’analisi solida di tutte “le espres-sioni ambigue ed oggettivamente er-ronee contenute in Amoris laetitia daparte di specialisti competenti in teo-logia dogmatica e morale, “un’ analisiscientifica condotta senza livore, néparzialità (sine ira et studio) e con fi-liale deferenza verso il Vicario di Cri-sto, [di cui, a suo parere] negli anni aseguire i Papi saranno riconoscenti”2.

“Il Papa non ha bisogno di essereadulato e non ha bisogno di es-sere contestato: il Papa non lo siadula e non lo si contesta, lo sisegue. E seguire implica metterei nostri passi nei suoi, tentandodi immedesimarci nel suo cam-mino e di confrontarlo con lanostra vita”.

(Mons. Luigi Negri)

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I cardinali Baldisseri e Schoenborn alla presentazione di “Amoris Laetitia”

2 Anche le argomentazioni di Mons. Schneidersono facilmente reperibili sul blog “Corrispon-denza Romana”.

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Una linea interpretativa rispettosa-mente ed equilibratamente attentaall’esortazione papale è indubbia-mente rappresentata dalle esterna-zioni di Mons. Luigi Negri,Arcivescovo di Ferrara-Comacchio, ilquale ha ritenuto di precisare - con lasua abituale chiarezza - che “la chia-rezza c’è, non c’è obiezione alla tradi-zione magisteriale precedente.Bisogna stare alle cose che sonoscritte non all’enorme fenomeno dimanipolazione nel quale siamo in-corsi. L’ottavo capitolo della Amorislaetitia è una sfida a essere realmentepastori [in quanto] il Papa non mettein dubbio, in nessun momento, gli ar-gomenti presentati dai suoi predeces-sori, mentre la famosa nota 351 deldocumento, in cui si parla dell’even-tualità dei Sacramenti, fa riferimentoa situazioni oggettive di peccato ingenerale, senza citare il caso specificodei divorziati in nuova unione civile”3.Secondo Mons. Negri, “Papa France-sco riprende puntualmente il magi-stero della Chiesa” [con] unapreoccupazione squisitamente pasto-rale, voler rendere meno difficile unapastorale della famiglia perché la ve-rità diventi carità e quindi sia possibilequella pastorale di integrazione ditutti nella Chiesa, che è certamente unobiettivo pastorale del Papa, non con-sentendo a nessuno di sentirsi esclusoperché la misericordia di Dio ha uncampo d’azione che non accetta limi-tazioni”. A leggere e meditare seria-mente l’AL “non c’è – secondo il

Prelato ferrarese - una parola che dicache è possibile mettere fra parentesialcuni aspetti fondamentali dell’inse-gnamento tradizionale della Chiesa.La Chiesa deve farsi carico delle circo-stanze in cui trova gli uomini e ledonne ed occorre iniziare quel cam-mino di discernimento delle situazioni,di accompagnamento a coloro che vi-vono in situazioni di maggiore o mi-nore gravità perché possa accadere,alla fine di questo cammino, una inte-grazione positiva di questi nostri fra-telli nella vita della Chiesa”. Rispettoalla nota 351, Mons. Negri precisa che“la pastorale ha una serie di strumenti,non escluso quello dell’Eucarestia, chepossono rappresentare un aiuto fon-damentale nel cammino della fede,ma nel cammino della fede non perchéio ho il diritto all’Eucarestia! L’Eucare-stia può essere un aiuto straordinarioche in certe situazioni, lo dico io non ilPapa, potrebbe essere anche dato concerte circostanze di discrezione, di ri-servatezza ecc. Ma sulla base di aiu-tare il ritorno alla fede, l’esperienzadell’incontro con Cristo”.

Il capitolo ottavo era certamentemolto atteso, ma il Papa - certo scon-tentando qualcuno, soprattutto inambito di gossip ecclesiastico – vi af-

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ferma che non ci si doveva aspettare«da questa Esortazione una nuovanormativa generale di tipo canonico,applicabile a tutti i casi». Ai pastori èaffidato «un responsabile discerni-mento personale e pastorale dei casiparticolari». «I divorziati che vivonouna nuova unione possono trovarsi insituazioni molto diverse, che non de-vono essere catalogate o rinchiuse inaffermazioni troppo rigide senza la-sciare spazio a un adeguato discerni-mento» dei singoli casi, dove colpe,responsabilità e «circostanze atte-nuanti» possono essere molto diverse.Il discernimento «dovrebbe ricono-scere che, poiché il ‘grado di respon-sabilità non è uguale in tutti i casi’, leconseguenze o gli effetti di una normanon necessariamente devono esseresempre gli stessi», e questo - precisala nota 336 - «nemmeno per quantoriguarda la disciplina sacramentale,dal momento che il discernimento puòriconoscere che in una situazione par-ticolare non c’è colpa grave». France-sco invita «i fedeli che stanno vivendosituazioni complesse ad accostarsi confiducia a un colloquio con i loro pa-stori o con laici che vivono dediti al Si-gnore. Non sempre troveranno in essiuna conferma delle proprie idee e deipropri desideri, ma sicuramente rice-

3 Teatro “Rosetum” di Milano, 4.5.16. C’è quianche un riferimento alle parole del Card.Gerhard Ludwig Müller, Prefetto della Congre-gazione per la Dottrina della Fede.

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veranno una luce che permetterà lorodi comprendere meglio quello che stasuccedendo e potranno scoprire uncammino di maturazione personale».Ai pastori, il Papa raccomanda la «lo-gica della misericordia», la quale con-sidera che, «pur conoscendo bene lanorma», «in determinate circostanzele persone trovano grandi difficoltà adagire in modo diverso. […] Il discerni-mento pastorale, pur tenendo contodella coscienza rettamente formatadelle persone, deve farsi carico di que-ste situazioni». Questi sono i passaggi più significatividel tanto importante e preziosoquanto controverso capitolo ottavo.Ci attendiamo certamente - per tuttii motivi visti sopra - sia sviluppi ma-gisteriali sia di carattere ermeneuticoe cercheremo certamente di tenerneil debito conto in autentico spirito ec-clesiale, magari anche tornando al-l’Amoris laetitia su queste pagine.Al presente, dopo aver, spero adegua-tamente, tenuto conto dei necessari”distinguo“ sulle importanti questioni

viste sopra, rimane senz’altro, a noieducatori e persone di scuola, un im-mediato campo di applicazione del-l’esortazione in quella che il Papadefinisce (280) «una positiva e pru-dente educazione sessuale», che sicollochi in contesto educativo se-condo quel carattere di “sfida” che ilcontesto ormai denota: “Si potrebbeintenderla solo nel quadro di una edu-cazione all’amore, alla reciproca do-nazione. In tal modo il linguaggiodella sessualità non si vede triste-mente impoverito, ma illuminato.L’impulso sessuale può essere colti-vato in un percorso di conoscenza disé e nello sviluppo di una capacità didominio di sé, che possano aiutare afar emergere capacità preziose digioia e di incontro amoroso.” E qui -se dobbiamo ritornare alla giustaquestione della continuità del magi-stero ecclesiale - non mancheremo diritrovare la linea delle catechesi diSan Giovanni Paolo II sulla “teologiadel corpo”4. “È irresponsabile - ammo-nisce Francesco (283) - ogni invito

agli adolescenti a giocare con i lorocorpi e i loro desideri, […] Così li si in-coraggia allegramente ad utilizzarel’altra persona come oggetto di espe-rienze per compensare carenze egrandi limiti. E’ importante invece in-segnare un percorso sulle diverseespressioni dell’amore, sulla cura reci-proca, sulla tenerezza rispettosa, sullacomunicazione ricca di senso. Tuttoquesto, infatti, prepara ad un dono disè integro e generoso che si esprimerà,dopo un impegno pubblico, nell’of-ferta dei corpi. L’unione sessuale nelmatrimonio apparirà così come segnodi un impegno totalizzante, arricchitoda tutto il cammino precedente”.Un insegnamento di grande amore elungimiranza, di cui la Chiesa e la so-cietà, la scuola e il mondo educativo,la famiglia e i giovani hanno profondanecessità. ◆

4 Giovanni Paolo II, Uomo e donna lo creò.Catechesi sull’amore umano.

Elogio del buon senso

In genere, quando si vuole rivolgere un complimento a qualcuno si dice che è molto intelligente eperspicace, oppure, che è una persona di grande cultura. Sono apprezzamenti che, se sinceri e ap-propriati, manderebbero in sollucchero chiunque. Uno che ha cultura, infatti, è colui che è riuscito araccogliere un insieme di conoscenze letterarie, scientifiche, artistiche… e ha delle buone capacitàragionative; e la persona intelligente è chi riesce a percepire e a stabilire collegamenti tra le cono-scenze acquisite e le esperienze fatte, al fine di trovare soluzioni, intelligenti appunto, ai problemidella vita quotidiana, insomma, chi è capace di pensare, ragionare, giudicare, prevedere, in base allecompetenze apprese. Sarebbe il massimo poi se, in aggiunta a tutte queste belle qualità, la personaavesse anche la grande dote del buon senso. Anche se questo, purtroppo, non sempre è così palese,tanto da far dire al Manzoni con fine umorismo che “il buon senso c’era: ma se ne stava nascosto perpaura del senso comune”. Quante situazioni problematiche sarebbero facilmente risolvibili solo conun pizzico di buon senso! Invece, molte volte, si perde un sacco di tempo, o perché bloccati da for-malismi e conformismi o perché concentrati ad argomentare in base a principi giuridici ed elucubra-zioni filosofiche, che non stanno né in cielo né in terra, e non approdano a nulla, mortificando quellabella capacità naturale che permetterebbe in un battibaleno di valutare e distinguere il logico dall’il-logico, l’opportuno dall’inopportuno, favorendo altresì un comportamento giusto, saggio ed equili-brato con risultati soddisfacenti e concreti. Il guaio è, come ha scritto con fine intuito François de LaRochefoucauld, che “troviamo dotate di buon senso soltanto le persone che la pensano come noi”.

The dreamer

Sestante

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Nel mondo di satana con le sue luci fatue di cartone incombe cupa, tragica e angosciante la notte del non sensopopolata di fantasmi umani schiavi del vizio e di passioni sregolate vittime dell’ignoranza, dell’egoismo e del peccatoottusi da falsità aberranti, lacerati dal tradimento e dal rimorso.

Signore mio Dio, Luce del mondoal mattino della Creazione col tuo sole fai splendere di gioia ogni cosae riscaldi il cuore degli uomini di tonificante entusiasmo,

l’umanità che camminava nelle tenebre vede la gran Luce (Isaia 9,1)della tua Incarnazione, Vita vera e salvezza degli uomini (Gv.1,4-9,10),

col fulgore della Trasfigurazione confermi gli apostoli predilettie i tuoi miracoli prodigiosi aprono gli occhi alla speranza,

la luce radiosa della tua Risurrezione squarcia la caligine del Calvariovince la morte e rasserena i cuori con la pace dello Spirito,

i bagliori di fuoco della Pentecoste infiammano di ardore apostolico i tuoitestimoni fascinosi e instancabili dell’Amore salvezza del mondo,

la tua Parola, Verità e Vita per ogni uomo, respiro del Paraclitoè “lampada per i miei passi e luce sul mio cammino” (Salmo 119,105),

Sole senza tramonto (Isaia 60,20) mi fai penetrare il mistero trascendentecon gli occhi della fede e “nella tua Luce vedo la luce” (Salmo 36,10).

Signore mio Dio, Luce del mondonon lasciarmi brancolare nel buio dell’abbandono ma aiutami a seguirti.Come al cieco nato, guarisci la mia cecità spirituale finché c’è tempoe fammi camminare nella tua Luce per essere figlio della Luce (Gv.12,36)e luce del mondo (Mt.5,14) fatta brillare davanti agli uominicon opere di misericordia, bontà, giustizia, verità (Ef.5,9),testimone della fede nella mia vita intellettuale, morale, spirituale, apostolicaaffrontando l’indifferenza, la presunzione, l’ironia la falsità, il disprezzo e la violenza dei figli delle tenebrepurché ogni persona onesta renda gloria al Padre che è nei cieli (Mt.5,16).

Signore mio Dio, Luce del mondoquando nel seguirti i miei passi varcheranno la soglia della tua Casafa’ che io sia tra i puri di cuore che vedranno il tuo volto (Mt.5,8).Sarai per me luce eterna, mio splendore (Isaia 60,19) e godrò la tua gloria “come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità” (Gv.1,14).

...la Parola per te!

Gabriele Mossi, Fsc

...la Parola per te!

«Io sono la luce del mondo;

chi segue me, non camminerà nelle tenebre,

ma avrà la luce della vita». (Gv. 8, 12)

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lasallianità

cola stanza nella parte alta della casadove non poteva ricevere che una per-sona, Là egli si abbandonò al fervoresenza essere osservato né disturbato”(Biografia, pag. 65).

Il metodo sulpizianodi orazioneÈ quello insegnato, praticato e vissutonel seminario Saint-Sulpice. Ebbelarga diffusione e godette sempre dimeritata fama anche se non è deltutto originale perché fa capo al car-dinale de Berulle. La redazione primi-tiva di questo metodo si trova negliscritti di Jean-Jacques Olier, precisa-mente nel suo “Cathéchisme chrétienpour la vie intérieure” pubblicato perla prima volta nel 1656. Vero esten-sore del metodo fu però Louis Tronsonterzo superiore del seminario neglianni in cui lo frequentò il La Salle. Siformarono spiritualmente con quelmetodo quattro santi del “Grande Se-colo delle Anime”: Vincenzo De Paoli,Giovanni Eudes, Giovanni Battista deLa Salle e Luigi Grignon di Monfortche ne diffusero la pratica in ogni an-golo della Francia attraverso le fami-glie religiose da loro fondate.Secondo l’Olier “l’orazione mentale èuna elevazione e un’applicazione dellamente e del cuore a Dio”. È interes-sante notare in partenza che alcunitermini come “elevazione” e “applica-zione” sia della “mente” che del“cuore” li troveremo poi nel La Salle.Così come troveremo la primitiva im-postazione dell’orazione in tre parti:l’ingresso o preparazione, il corpodell’orazione e la conclusione. Fonda-mentale comunione tra i due metodi,quello dell’Olier e quello del La Salle,

S an Giovanni Battista de La Sallenon si è improvvisato maestrodi preghiera quando il Signore

lo ha chiamato a fondare i Fratellidelle Scuole Cristiane. La sua è statauna vita di preghiera in crescendo daquando era bambino fino alla morte. In famiglia Giovanni Battista si è tro-vato a vivere sia con i genitori sia coni nonni in un clima di preghiera checoinvolgeva tutti i momenti salientidella giornata, Fu per questa sua in-clinazione alla vita spirituale che illontano cugino Pier Dozet lo scelsequale suo successore come canonicodella cattedrale di Reims: aveva solo16 anni ma poté accettare il presti-gioso incarico per il privilegio che glioffriva la tonsura ricevuta a 11 anni.Da quel momento la sua preghiera di-venne quella liturgica del salterio chelo impegnava cinque ore al giorno. Ilterzo momento che arricchì la pre-ghiera di Giovanni Battista fu l’ora-zione acquisita durante il soggiornoal seminario di Saint-Sulpice a cuiegli si era iscritto per completare lasua preparazione al sacerdozio. L’ora-zione (o orazione mentale perché siesprime senza parole; oggi noi di-remmo meditazione) era la forma dipreghiera che andava per la maggiorenel Seicento francese e anche il LaSalle ne rimase conquistato.Per la sua vita di preghiera il La Sallefu certo un modello. Bernard così celo presenta nella comunità di RueNeuve, quando ormai aveva rinun-ciato ai suoi beni e al canonicato:“Sciolto da ogni legame con le cosedella terra… passava buona parte delgiorno e della notte in preghiera. Pernon essere importunato da chi potevavenire a parlargli, aveva scelto un pic-

EDUCATORIPER VOCAZIONELa Salle,maestro di preghiera (2)

Temi lasalliani 25

Bruno Adelco Bordone, Fsc

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Per La Sallela meditazione (orazione)è di grandissimaimportanza.L’ha posta come primosostegno dell’Istituto.Scrive nella Regolache il Fratello deve “amaremolto l’orazione”e considerarlacome “ la primae la principale delle pratichequotidiane”.“Se remplir de Dieu”è fondamentaleper portare Dio ai ragazzi.

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lasallianità

è l’adesione a Cristo che diventa prin-cipio e centro dell’orazione come fer-mento che coinvolge l’anima in unaadesione al Salvatore che diventa cosìil centro della vita quotidiana.

La preghiera deiprimi FratelliEra praticamente composta da dueelementi: la preghiera vocale con leformule del tempo e alcuni pensieriscritti dallo stesso La Salle con cui siintroduceva la preghiera del mattinoche era quella fondamentale per lagiornata del Fratello. Nella preghieradei primi Fratelli mancava la liturgiadelle Ore, che pure era fondamentaleper il La Salle come canonico, perchési esprimeva in latino il cui uso eravietato ai Fratelli per una scelta delloro fondatore che li voleva come laicie come insegnanti nella lingua madre.Quindi, dopo le formule vocali seguival’orazione che costituiva la parte es-senziale della preghiera.Il La Salle le ha dato tutta la massimaimportanza e l’ha posta come primosostegno dell’Istituto. Egli scrive nellaRegola che il Fratello deve “amaremolto l’orazione” e considerarla come“ la prima e la principale delle pratichequotidiane”. Lo insegna in tutti i suoi

scritti, ma un’insistenza partico-lare la usa nelle lettere ai Fratelliin cui il richiamo all’importanzadell’orazione è così frequente dafarne il fondamento della sua di-rezione spirituale

L’orazione lasallianaÈ stata la preghiera fondamen-tale raccomandata dal La Salleai Fratelli anche quando questierano semplici maestri, non an-cora chiamati a una scelta divita consacrata. Anzi è statoproprio il valore della preghierache ha portato questi a unirsi alui prima con il semplice voto diobbedienza e poi con la consa-crazione fondata sul voto di as-

sociazione per il servizio educativo deipoveri.Il La Salle stesso con il suo esempio econ la sua esperienza fu il formatoredei Fratelli all’orazione. Bernard cidice che bastavano 15 giorni vissuticon lui per ottenere l’effetto di unanno di noviziato. I suoi insegnamenticircolavano manoscritti tra i Fratellifinché egli ne fece una redazionescritta che apparve nella “Raccoltadei piccoli trattati” pubblicata per laprima volta nel 1711. Il testo dell’ora-zione mentale è praticamente com-pleto (Opera omnia, vol. 1° pagg.82-91). Innanzitutto definisce l’ora-zione come “un’occupazione interioree un’applicazione dell’anima a Dio”.Ritorneremo su questi concetti. Poidistingue l’orazione nelle classiche treparti: la preparazione, il corpo cen-trale sul tema prescelto e la conclu-sione. Tutte e tre le parti si sud-dividono in “atti” o momenti partico-lari che costituiscono lo sviluppodell’orazione. Il testo faceva partedella formazione essenziale dei Fra-telli in quanto costituiva il momentodominante della preghiera del mat-tino che era insostituibile per loro alfine di impostare la giornata secondola volontà di Dio. Quanto fosse importante per il Fratellil’orazione lo si desume anche dalle

lettere che essi scrivevano mensil-mente al Fondatore per averne una di-rezione spirituale personale. Tutte lerisposte del La Salle trattavano in ma-niera approfondita dell’orazione. Ba-stano alcuni passi per renderseneconto: “La tua prima preoccupazionedeve essere l’impegno nell’orazione”.“Ti inquieti perché il tempo dell’ora-zione è troppo lungo. È segno che nonl’ami abbastanza”. “Dio non ha bisognodei tuoi sforzi: non preoccuparti di faretutti gli atti dell’orazione; basta che tuti mantenga alla sua santa presenza”.

La “Spiegazione delMetodo di orazione”Il “Metodo di orazione” apparso per laprima volta stampato nel 1711, fu iltesto classico di cui si servì il La Salleper formare i suoi figli spirituali. Maalla fine della vita, nella pace diSaint-Yon, sentì l’esigenza di dare aloro un più completo modello di ora-zione che servisse come esempio nellaloro preghiera quotidiana; e scrisse la“Spiegazione del metodo di orazione”che fu pubblicato dopo la sua mortenel 1719. Il testo, come abbiamodetto, è un completamento del Me-todo del 1711 ma soprattuttoun’esemplificazione di come si puòfare orazione. I due terzi infatti della“Spiegazione” sono esempi che il LaSalle dona delle sue orazioni, quasiuna guida per maturare nella propriaorazione personale.Egli riprende la definizione di ora-zione data nella prima edizione delmetodo come abbiamo riferito soprae volendo spiegare il concetto fonda-mentale di “interiore” usa le famoseparole pregare “dans le fond de l’âme”,concetto che non si può esprimere inparole ma si intuisce nella profonditàdel suo significato. Il La Salle com-pleta la sua definizione dicendo cheessa è “un’applicazione dell’anima aDio”. Il concetto è molto profondoperché deve portare a “se remplir deDieu”, scelta fondamentale per capireil valore dell’orazione nella professio-nalità dell’educatore.

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lasallianità

Nel primo capitolo il La Salle affermache l’orazione si divide in tre parti: laprima consiste nel disporre l’anima alcolloquio con Dio ed è detta “racco-glimento”, la seconda è la principalee costituisce il centro dell’orazione, laterza è il ringraziamento per quantolo Spirito Santo ha operato in noi.La parte più originale, tipicamente la-salliana, è la prima in cui il La Salleinvita il Fratello a mettersi alla “pre-senza di Dio”, cioè sentirsi di fronte auna persona, Dio, con cui iniziare unrapporto a tu per tu: una conversa-zione avviene tra due persone che siguardano negli occhi. Il La Salle precisa che ci sono tre modiper mettersi alla presenza di Dio: “nelluogo in cui ci troviamo, in noi stessi,in chiesa”. Per ognuno di questi modiegli dà una breve spiegazione e poicita degli esempi pratici di come èpossibile intrattenersi con Dio. Rife-riamo solo in parte il primo dei primitre modi, a mo’ di esempio: “Quantosono felice, o mio Dio, di stare semprealla tua presenza, in qualunque luogovada o mi trovi. È una specie di antici-pazione della felicità celeste potersempre stare con te e poter sempredialogare con te. Ti prego, o mio Dio,non permettere che faccia qualcosache ti dispiaccia, perché io non possofare nulla senza di te, se voglio com-piere un po’ di bene. Conserva il miospirito così raccolto che nulla sia ca-pace di distrarlo” (Opera omnia, vol.2° pag. 800). La seconda parte è il cuore dell’ora-zione che il La Salle divide in tre sog-getti, tutti tratti dalla Sacra Scrittura:“un fatto, una virtù o una massima”.Per ognuno di questi soggetti eglielenca degli “atti” o passaggi in cuimaturare l’orazione. Per noi oggi lacosa più semplice è servirsi della Bib-bia (almeno il Nuovo Testamento) efarne una lettura attenta fino aquando si incontra un pensiero cheparla direttamente alla nostra vita.Qui fermarsi e fare riflessioni non in-tellettuali, ma “tenere e affettuose”,dice il La Salle, che si conciliano conla preghiera del cuore. La Bibbia nel-

l’orazione può essere sostituitada un libro opportunamentescelto che sia una sintesi spiri-tuale da cui ricavare riflessionicome con la Parola di Dio. La terza parte dell’orazione è unringraziamento allo SpiritoSanto per le riflessioni suggeriteche costituiscono il calore inte-riore di cui si è arricchital’anima. Il La Salle invita il Fra-tello a concludere l’orazioneformulando le “risoluzioni” cheegli vuole “presenti, particolaried efficaci”, cioè particolareg-giate e precise per essere diguida pratica nelle scelte da vi-vere nel quotidiano. Al termine,il La Salle invita il Fratello amettere il frutto dell’orazionesotto la protezione della VergineMaria di cui egli stesso lascia unesempio: “Vergine Madre di Dioche sei anche madre mia, mio rifugioe mia protettrice, con profonda umiltàmi rivolgo a te come colei in cui ri-pongo tutta la mia fiducia per pregartidi accogliere la mia orazione, i mieipropositi e tutto ciò che in essa homaturato”.

ConclusioneQueste riflessioni sono rivolte a tutti,in particolare agli educatori che ope-rano nella scuola. Dall’intimità conDio dipende la fecondità della nostramissione. Lo esprimo con un’espe-rienza che ho sempre trovato molto

significativa. Un Padre del PIME, exalunno dell’Istituto Gonzaga, dicevache la sua vocazione affondava le ra-dici nel catechismo giornaliero avutoa scuola. Il Fratello faceva il catechi-smo con una carica ogni giorno sem-pre nuova e coinvolgente. Questo loimpressionava e ne rimaneva colpitointeriormente. Diventato sacerdote ereligioso ha osato chiederne la spie-gazione al suo ex insegnante. La ri-sposta fu chiara: “Io arrivavo in classedopo mezz’ora di meditazione, in cuiavevo fatto il pieno di Dio”. Il Fratelloera la realizzazione dell’orazione la-salliana: “se remplir de Dieu” per farnedono agli alunni. ◆

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La famiglia non è un problema, èun’opportunità. Ma non è per-fetta. Le famiglie “perfette”

della pubblicità ingannevole e con-sumistica semplicemente non esi-stono: in esse il tempo non esiste,non trascorre; sono famiglie senzatempo, senza malattie, senza dolore.Sono un’ illusione, non hanno nientea che vedere con la realtà, quella cheinvece devono affrontare i veri padrie le vere madri nella vita di tutti igiorni. La famiglia, dunque, non è unideale, e nemmeno una fiction: è unarealtà; e per crescere richiede uncammino, “richiede un graduale svi-luppo della propria capacità di amare“(325). In questa logica va letta Amorislaetitia, l’esortazione apostolica diPapa Francesco, pubblicata a prima-vera, che raccoglie e integra i contri-buti dei due recenti Sinodi (nel 2014e nel 2015) sull’argomento.

Il documento vuole orientare la

riflessione e - al tempo stesso - esseredi aiuto alla famiglia, nei suoi impe-gni e difficoltà, nella sua situazionereale. Il Papa parla alle famiglie dioggi con un linguaggio attento al vis-suto della gente, con uno stile sem-plice e diretto. Con un linguaggio cur-vato sulla realtà.

E la realtà, con i cambiamenti an-tropologico-culturali di questi tempi,è sotto gli occhi di tutti: una culturaindividualistica esasperata - espres-sione della società dei consumi edell’apparenza - e un minor sostegnorispetto al passato da parte dellestrutture sociali, portano a snaturarei legami famigliari. Quando non li im-pediscono: il ritmo della vita, lo stress,l’organizzazione sociale e lavorativa,“sono fattori culturali che mettono arischio la possibilità di scelte perma-nenti” (33). C’è una sensazione ge-nerale di impotenza. Si avverte disin-teresse e poca attenzione da parte

magistero

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delle istituzioni; spesso le famiglie sisentono abbandonate, schiacciate dauna realtà socio-economica semprepiù insostenibile. L’attuale sistemaeconomico produce esclusione so-ciale. “Le famiglie soffrono in modoparticolare i problemi che riguardanoil lavoro” (44). C’è bisogno di un’ ade-guata politica familiare sia nell’am-bito giuridico, che in quello econo-mico, sociale e fiscale. La famiglia habisogno di essere protetta perché èun bene da cui la società non puòprescindere. Indebolirla, in particolarela famiglia come società naturalefondata sul matrimonio, non giovacertamente al tessuto sociale perché“pregiudica la maturazione delle per-sone, la cura dei valori comunitari elo sviluppo etico delle città e dei vil-laggi” (52).

Certo oggi dobbiamo riconoscerela grande varietà di situazioni fami-liari; ma questo non significa che una

L’IDEALEE IL BENE POSSIBILE

Amoris laetitia.Il documento

del Papasulla famiglia.Un linguaggio

curvatosulla realtà.

Dialogoe discernimento:

i percorsi personalie pastorali.

La forza dellatenerezza.

Giuseppe Norelli

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è come l’altra: “le unioni di fatto otra persone dello stesso sesso, peresempio, non si possono equipararesemplicisticamente al matrimonio.Nessuna unione precaria o chiusa allatrasmissione della vita ci assicura ilfuturo della società” (52): “solol’unione esclusiva e indissolubile traun uomo e una donna svolge una fun-zione sociale piena, essendo un im-pegno stabile e rendendo possibile lafecondità” (52).

“Come cristiani non possiamo ri-nunciare a proporre il matrimonio alloscopo di non contraddire la sensibilitàattuale” (35): priveremmo la societàdi quei valori che possiamo e - quindi- dobbiamo offrire.

Naturalmente il sacramento delmatrimonio non è una convenzionesociale, ma una forma particolare diamore “chiamata ad una costantematurazione”(134). E “l’amore matri-moniale non si custodisce prima ditutto parlando dell’indissolubilitàcome di un obbligo, o ripetendo unadottrina, ma fortificandolo grazie aduna crescita costante sotto l’impulsodella grazia” (134). Insomma la lucedell’ideale più pieno non va nascosta,ma non va sostenuta soltanto” insi-stendo su questioni dottrinali, bioe-tiche e morali, senza motivare l’aper-tura alla grazia”(37) .

A tal proposito il Papa nel suo in-tervento il 16 giugno al Convegnoecclesiale della diocesi di Roma (Laletizia dell’amore: il cammino dellefamiglie a Roma alla luce dell’Esorta-zione apostolica Amoris laetitiae) hainvitato a “non ideologizzare la fedemediante sistemi ben architettati mache ignorano la grazia“. E che allafine portano a chiudersi. Va evitatauna pastorale di ghetti e per deighetti; e la grande tentazione dellalogica separatista. Citando l’episodiodel fariseo e del pubblicano (Lc 18,11) il Papa ha continuato: “Per difen-derci crediamo di guadagnare in iden-tità e in sicurezza ogni volta che cidifferenziamo o ci isoliamo dagli altri,specialmente da quelli che stanno vi-vendo in una situazione diversa. Ma

l’identità non si fa nella separazione:l’identità si fa nell’appartenenza. Lamia appartenenza al Signore, questomi dà identità. Non staccarmi daglialtri perché non mi contagino”. Nonsiamo su sponde diverse, come se fos-simo fuori della storia perché è pro-prio la fede che ci inserisce nel mondopiù profondamente. Fede che emergenel momento che riconosciamo il bi-sogno di conversione: con questo at-teggiamento “rimaniamo inclusi nellastessa parte... e ci poniamo davanti alSignore con un atteggiamento diumiltà e ascolto”.

Non dobbiamo aver paura del dia-logo. Naturalmente questo non vuoldire venir meno alla dottrina. “Non sitratta di non proporre l’ideale evan-gelico”. Ma, al contrario, di viverloall’interno della storia. Di fronte a si-tuazioni complesse e difficili i pastoridevono saper discernere, evitando diimporre una serie di norme come sefossero pietre. Papa Francesco, spie-gando lo spirito dell’Amoris laetitia,ha parlato del realismo evangelicoche ci fa impegnare con l’altro “e nonfa degli ideali e del “dover essere” unostacolo per incontrarsi con gli altrinelle situazioni in cui si trovano”.

Per instaurare la cultura dell’in-contro, quindi, dobbiamo rinunciareai recinti. Anche quelli in famiglia. Lafamiglia stessa non deve essere unrecinto per proteggersi dalla società.Perché la famiglia ha bisogno dellasocietà; e la società della famiglia inquanto “luogo d’integrazione della

persona con la società e.. punto diunione tra il pubblico e il privato”(181). In una società sempre più bu-rocratizzata dove i legami umani sonosempre meno evidenti - mentre “ilcostume sociale e politico mostraspesso segni di degrado” - quanto cisarebbe bisogno di accrescere questospirito famigliare!

E, comunque, proprio perché “Dioha affidato alla famiglia il progettodi rendere domestico il mondo, affin-ché tutti giungano a sentire ogni es-sere umano come un fratello” (183)la famiglia è e rimane la prima scuoladei valori umani. (274); è l’ambitodella socializzazione primaria, dovesi insegna a recuperare la prossimità,e si sperimenta quell’amore artigia-nale dove ognuno dei coniugi aiutal’altro a crescere, con quella “pa-zienza propria dell’artigiano che èstata ereditata da Dio” (221). Se nonsaremo capaci di questa pazienza,avremo sempre scuse per risponderecon ira, pregiudicando la convivenzae trasformando la famiglia in uncampo di battaglia.

Entrare nella vita dell’altro ri-chiede, quindi, un atteggiamento noninvasivo: uno sguardo amabile ci per-mette di accettarne i limiti proprioperché ci impedisce di soffermarcitroppo sui suoi difetti. Un punto que-sto, specialmente oggi, molto impor-tante. Col prolungarsi della vita c’è“la necessità di ritornare a scegliersia più riprese” (163) in un progettocomune stabile, con una decisione

magistero

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del cuore che coinvolga tutta l’esi-stenza. In tal senso il matrimonio“implica un processo dinamico cheavanza gradualmente con la progres-siva integrazione dei doni di Dio”(122). Un percorso, quello dell’amore,che unisce per sempre; che per il suovalore e la sua ricchezza può offrireanche ai giovani e ai fidanzati la ca-pacità di accettare con entusiasmola sfida del matrimonio.

C’è bisogno però - ha precisatoPapa Francesco al Convegno dioce-sano - di una “creatività missionaria”per sviluppare una pastorale familiarenel segno dell’accoglienza, dell’ac-compagnamento, del discernimentoe dell’integrazione. E dobbiamo averemaggior tenerezza, maggiore delica-tezza nel nostro farci prossimo. Siacon la testimonianza che con la pa-rola. E con le parole. Quelle adatte,

dette al momento giusto, proteggonoe alimentano l’amore: nella societàdove l’ambiente non sempre è favo-revole, e non è facile coinvolgere lepersone; e pure in famiglia, dove l’at-taccamento a una certa cultura indi-vidualista esaspera – nell’insofferenza– differenze che spesso rendono com-

plicata anche la buona comunica-zione.

“Manca la tenerezza”, ha detto ilPapa. Dobbiamo fare la rivoluzionedella tenerezza. “La tenerezza è lacarezza di Dio” che apre porte suimuri della nostra paura. E dei nostrilimiti. ◆

magistero

Marco Paolantonio, Il DE PESTE di Giuseppe Ripamonti.Fonte primaria della documentazione per le pagine sulla carestia e sulla pestenei Promessi sposi, BookSprint edizioni, 2015.

Giuseppe Ripamonti (1573‐1643) fu la fonte storica principale de I Promessi Sposi, soprat‐

tutto dei capitoli XXI e XXII. Quando nell’autunno del 1629 iniziò l’epidemia di peste a Mi‐

lano, il Ripamonti ebbe esperienza diretta degli eventi, come pure del precedente periodo

della carestia. Di quei fatti sarà il principale cronista e lascerà una dettagliata memoria

anche sulla persecuzione degli untori. Oltre alla cronaca della peste di Milano del 1630 (Depeste Mediolani quae fuit anno 1630), il Ripamonti scrisse l’Historia Ecclesiae Mediolanensise altro ancora. Fu latinista presso il cardinale Federico Borromeo e dottore dell’erigenda

Biblioteca Ambrosiana. Dotato di forte personalità, dotto e intelligente, ebbe comunque

anche un carattere difficile che gli spalancò le porte della prigione, a causa della sua scarsa

disposizione a sottomettersi, anche se in seguito riabilitato.

Del tutto dimenticato come scrittore, Alessandro Manzoni lo riportò in auge dopo due secoli, avendolo scelto come

principale fonte del suo romanzo storico.

Fratel Marco Paolantonio, Fsc, autore del documentato saggio, ha sottolineato con competenza e rigore i numerosi

contributi offerti dal Ripamonti al Manzoni per la stesura dei Promessi sposi, nonché per la conoscenza di quel Seicento

che, con i suoi personaggi maggiori e minori, ne fa da sfondo.

Per dare un’idea della ricchezza documentale dello studio svolto dal Paolantonio ne riporto in sintesi i contenuti: la

1a parte compagina, arricchendole di notizie inedite, le annotazioni biografiche di autori coevi al Ripamonti, otto‐

centeschi e recenti; la 2a verifica le strutture e la validità della testimonianza storica del Ripamonti; la 3a è la ricerca

delle fonti documentarie cui il Ripamonti attinse, soprattutto del “Ragguaglio” del Tadino e del “De pestilentia” di Fe‐

derigo Borromeo. I punti di contatto, presentati in forma sinottica, agevolano la lettura e offrono un confronto im‐

mediato; la 4a espone le ragioni della scarsa fortuna storica del Ripamonti. Dei vari capitoli, risultano di particolare

interesse i “ludus similitudinis” con Tucidide, Boccaccio, la peste del 1576 e l’esame del “bel latino” che anche il Man‐

zoni apprezzò; la 5a tratta dei numerosi “debiti” contratti dal Manzoni nelle tre stesure del romanzo (per la prima

volta raccolti insieme e presentati in sinossi con i corrispondenti passi del “De peste”) e nella “Storia della colonnainfame”.

M. Ch.

IN VETRINA

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curiosità lasalliane

– Frère, venga a prendere un caffè.– Grazie, ma sono in compagnia.– Nessun problema, porti anche i

suoi amici.– Allora andiamo?... Andiamo!La signora Ida Benucci, proprieta-ria del bar-ristorante Canova-Ta-dolini, in Via del Babuino 150,conosce i Fratelli del Collegio SanGiuseppe di Piazza di Spagna, si-tuato a pochi passi dal suo localee, quando intravede qualcuno diloro, lo invita volentieri.Ottimo, il caffè! ma ciò non sor-prende, conoscendo il prestigiosolocale. La vera sorpresa viene dopo.Mentre la comitiva sorseggia ilcaffè, uno dei Frères guarda curio-samente intorno a sé e d’impulso,rivolto alla signora Ida:– Ma signora, come mai tutte que-

ste statue, busti, calchi e boz-

zetti… in un bar-ri-storante?

– Lei saprà sicura-mente chi è Canova,ma forse non sa chiè Tadolini o, per me-glio dire, i Tadolini.

– È vero. Chi sono iTadolini?

– Cari signori o Frères…– Dica pure Frères.– Allora, cari Frères, tanto per co-

minciare, c’è da dire che “i Tado-lini” rappresentano diversegenerazioni di scultori, almenoquattro, avevano qui lo studiodonato loro dallo stesso Canova.Qui si conserva la memoria di duesecoli di scultura. Il primo Tado-lini, Adamo, fu il discepolo predi-letto di Antonio Canova. Questosignifica che andiamo molto in-

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1 Enrico Tadolini (Roma 1884 - 1967) ultimo erede della famiglia Tadolini, è stato alunno del Collegio San Giuseppe. Indirizzato verso la classicità,si distanziò dai “manifesti futuristici” della sua epoca.

dietro nel tempo. Quando Canovavenne a Roma nel 1816, stabilì ilsuo atelier qui dietro, a Via delleColonnette e affittò per quel suodiscepolo il locale nel quale citroviamo. Adamo Tadolini lavoròqui fino alla sua morte, nel 1868.Di questo artista abbiamo alcuneimportanti opere a Roma: la sta-tua di San Francesco di Sales,nella basilica di San Pietro; lagrande statua di San Paolo inpiazza San Pietro, a sinistra dellagradinata e la statua del re Da-vide, una delle quattro collocatealla base della colonna dell’Im-macolata in piazza di Spagna. Etante altre opere di soggetto nonreligioso.

Uno dei Frères a questo punto in-terviene:– Ma sa signora che anche noi pos-

sediamo due grandi statue mar-moree di Enrico Tadolini?

– Enrico fu l’ultimo dei Tadolini1, fi-glio di Giulio - precisa la signoraIda - a sua volta figlio di Sci-pione, il cui padre era l’Adamo, il

QUANDO UN CAFFÈALLUNGA LA. . . CONOSCENZA

Rodolfo Meoli, Fsc

QUANDO UN CAFFÈALLUNGA LA. . . CONOSCENZA

Enrico Tadolini mentre lavora al busto del card. Pietro Gasparri, al Laterano

Fratel Rodolfo Meoli in visita all’atelier Canova-Tadolini

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curiosità lasalliane

discepolo di Canova, di cui hoparlato. Ma venite qui.

Attraverso sale e salette zeppe distatue e bozzetti disposti senzaalcun ordine, se non quello casualedi un atelier di scultura, la signoraconduce il gruppetto dinanzi adalcuni grandi calchi in gesso; tra diessi ci sono anche quelli di dueFrères, chiaramente riconoscibilidal caratteristico colletto. – Sì, sono proprio i calchi delle sta-

tue dei nostri santi Frère BenildoRomançon e Frère Salomone Le-clercq, precisa il Frère.

– Mi dica un po’: ma dove sono oraqueste statue? - chiede la signora.

– Si trovano all’ingresso della CasaGeneralizia dei Fratelli delle ScuoleCristiane, in Via Aurelia. E dirò dipiù: sul basamento l’autore, oltreal suo nome, ha scritto ben in vista,ex-alunno del Collegio San Giu-seppe. Anno 1948.

– Grazie di queste precisa-zioni. Quindi Enrico èstato un vostro ex-alunno. E io aggiungo -disse la signora - cheanche lui fu uno scultoredi vaglia. Se andate a SanPietro, non mancate diammirare la magnificastatua di Santa FrancescaSaverio Cabrini, l’apostoladell’America del nord, si-tuata in posizione strategica inuna nicchia del primo pilastro adestra, sotto la cupola michelan-giolesca, quello dove è situata lafamosa statua bronzea di SanPietro.

Girando per le sale di quello cheuna volta doveva essere un atelierfrequentatissimo, il gruppo passatra tavoli elegantemente apparec-chiati dove i clienti, al nutrimentomateriale, uniscono volentieriquello culturale. È piacevole fareuna bella colazione, prendere uncaffè o un gustoso aperitivo in unluogo del genere. Apre il cuore e lamente a nobili pensieri.– Sa, signora, questi calchi rappre-

sentano ormai due santi dellaChiesa cattolica. Questo è diFrère Salomone Leclercq, chesarà canonizzato il prossimo 16ottobre da Papa Francesco. E vo-glio aggiungere un’altra cosa: ilmiracolo che ha fatto giungerequesto Frère alla canonizzazioneè avvenuto a Caracas, in Vene-zuela…

– Frère, che mi dice! Nella piazzaprincipale di Caracas il grandemonumento a Simon Bolivar acavallo lo realizzò proprio AdamoTadolini.

– Cara signora, allora non ci restache concludere con un brindisi!Grazie a lei e… Evviva i Tadolini! ◆

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Chi desidera consultare i numeri precedenti di “Lasalliani in Italia”può entrare nel sito: www.lasalleitalia.net cliccando Pubblicazioni

Calco della statua di Fratel Salomone nell’atelier Canova-Tadolini

Statua di santa Francesca Cabrini in San Pietro

Una sala dell’atelier Canova-Tadolini

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ricordi di scuola

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Padre GIULIO ALBANESEDal rione Ponte. . . un ponte verso i poveri del sud del mondo

A Padre Giulio Albanese, missionario comboniano e no-stro ex-alunno, abbiamo chiesto quale ricordo abbia dellascuola dei Fratelli, che cosa sia rimasto di quel lavoroeducativo e in che modo abbia influito nella sua vita.

Quando Fratel Mario Chiarapini mi ha propostodi scrivere qualcosa per “Lasalliani in Italia” ho ri-sposto affermativamente e digetto, col cuore e con la mente.D’altronde, non potevo fare di-versamente per l’immensa grati-tudine che serbo nei confrontidei Carissimi1.   Lo confesso, èpiacevole tornare indietro con lamoviola del tempo, quella dellamemoria, quando, da ragazzo,frequentavo l’Angelo Braschi.Oggi quella scuola elementare,che sorgeva a piazza San Salva-tore in Lauro, nel centro del-l’Urbe, non c’è più.   Eppurel’edificio è ancora lì, le finestresono le stesse e la facciata ha an-cora i medesimi tratti architetto-nici di cinquant’anni fa.

Correvano gli anni  ‘60, quelli del boom econo-mico, anche se poi nessuno a scuola conoscesseil significato dell’opulenza. Fratel Servilio, mae-stro di V elementare, durante l’ora di Religione,ci invitava sempre alla sobrietà, ricordandoci cheper essere davvero amici, tra noi, dovevamo tro-vare il coraggio di condividere cristianamente.

1 È l’espressione affettuosa con cui venivano chiamati i Fratelli nei rioni popolari di Roma.

Un paio di scarpe in regalo a un compagno povero e, alcuni anni dopo, l’incontrocome missionario con i poveri delle periferie del mondo. La fioritura di un seme,gettato probabilmente da qualche educatore negli anni della scuola lasalliana.

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ricordi di scuola

Lungi da ogni retorica, quellostile era essenziale, davveroevangelico. Non si pagava laretta. I genitori che potevano per-metterselo, offrivano libera-mente la loro offerta infilandolanella fessura di una scatola dilegno appesa al muro, di fiancoall’ingresso della direzione. Eracomunque proibito scrivere sullabusta il nome del mittente per-ché, diceva il direttore di allora,Fratel Riccardo, “la carità si fa nelnascondimento, senza farsi vedere”.Alcuni, tra noi studenti, apparte-nevano a famiglie benestanti,altri al popolino del centro sto-rico. Non dimenticherò mai uncerto Marco, mio compagno dibanco, che durante la ricrea-zione vendeva pezzi di pizzabianca e rossa. I primi costavano20 lire, i secondi trenta. In que-sto modo aiutava il padre, chefaceva il fornaio, a sbarcare il lu-nario.  Per il suo compleanno,ricordo come fosse ieri, fa-cemmo una colletta e gli rega-lammo un paio di scarpe dicuoio. Solitamente veniva con

L’alunno Giulio, il primo a destra, in 1a elementare

Padre Giulio Albanese, missionario e giornalistadella Congregazione dei Comboniani, è statoalunno dei Fratelli delle Scuole Cristiane, a Roma,dapprima nella scuola Braschi nel rione Ponte poinella scuola La Salle di Via Pagano. Ha diretto ilNew People Media Centre di Nairobi e fondato laMissionary Service News Agency, ora divenutaMissionary International Service News Agency(MISNA). Attualmente collabora con varie testategiornalistiche per i temi legati all’Africa e al Sud

del mondo. Dal 2007 insegna “Gior-nalismo missionario/giornalismo al-ternativo” presso la PontificiaUniversità Gregoriana di Roma ed èdirettore delle riviste missionarie Po-poli e Missione e Il Ponte d’Oro. Èautore di alcuni libri di tema missio-nario. Ha vinto numerosi premi gior-nalistici e letterari. Nel 2003, è statoinsignito dal Presidente della Repub-blica del titolo di Grande Ufficialedella Repubblica Italiana per meritigiornalistici nel Sud del mondo.Il 3 agosto 2016 gli è stato assegnatoil premio “Angelo Narducci”.

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ricordi di scuola

quelle di cartone, che avevano la suola semprebucata. Quando gli consegnai a nome dellaclasse quel dono, si commosse così tanto che nonriuscì a trattenere le lacrime. E cosa dire dell’au-stero maestro Cottarelli? Era un laico, ma vivevacome un consacrato. Severissimo nell’esigere ladisciplina, era sempre pronto a redarguire chiun-que non rispondesse con prontezza alle sue do-mande. Per carità, poi, se durante le sue lezionipescava qualcuno di noi intento a riordinare,sotto il banco, le figurine dei calciatori. Si trat-tava di una passione condivisa che alimentavauna sorta di mercato nero dove si barattavanopenne, matite e quaderni, pur di ottenere quel-l’immaginetta che mancava per completare l’al-bum della Panini. Durante il doposcuola, sigiocava a pallone nel cortile della parrocchia diSan Salvatore. Tutti dovevano correre, anchequelli più pigri o meno propensi al calcio. E lesquadre si facevano sul momento perché dove-vamo imparare ad andare sempre d’accordo. Chisegnava più goal, alla fine dell’anno, riceveva inpremio una confezione di caramelleSperlari.  Tentando di tirare un bilancio della miaesperienza vissuta dentro le mura dell’AngeloBraschi, non v’è dubbio che la dimensione valo-riale, col suo carico di testimonianze vissute, èquella che ha maggiormente inciso nella mia for-mazione personale. Sono stati proprio i Fratellidella famiglia lasalliana che mi hanno trasmesso,per contagio, interessi e passioni che ho poi col-tivato da adulto. Espressioni come “Terzo

Mondo” “lotta contro la lebbra” o “vita missio-naria”… erano ricorrenti nel lessico dei maestri.Poco importa che si trattasse della fame in Biafra,della guerra in Vietnam o del colpo di stato deicolonnelli in Grecia, da parte degli insegnanti viera sempre la preoccupazione di affermare lapace, la giustizia e la solidarietà. Fu proprio gra-zie a Fratel Servilio che parlai per la prima voltacon un missionario, allora reduce dall’Africa. Eraun religioso che aveva lavorato per diversi anninell’ex Congo Belga. Mi chiese se da grandeavessi voluto seguire il suo esempio. La do-manda - lo confesso - mi turbò non poco perchémi trovò impreparato.   Temevo di non esserepronto a rinunciare alle comodità della mia vitafamiliare. Intervenne allora il maestro Servilioche sorridente mi disse: “Pregherò perché ungiorno possa fare la scelta giusta”.  Credo che abbiapregato molto perché a vent’anni, dopo unabreve esperienza in Accademia Navale a Li-vorno, entrai nel seminario dei missionari com-boniani a Firenze.  Una cosa è certa. Quegli annisono e rimarranno  indimenticabili. Purtroppome ne sono reso conto solo col senno di poi. Maforse è giusto così...

padre Giulio Albanese

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canonizzazione fratel Salomone

Da Boulogne-sur-Mer al Venezuela: la storia cheporta alla prossima canonizzazione di fratel Salo-mone Leclercq, Fratello delle Scuole Cristiane, mar-tirizzato a Parigi durante la rivoluzione francese,testimonia l’universalità della Chiesa. La Congrega-zione delle Cause dei Santi ha infatti pubblicato,martedì 10 maggio, un decreto che riconosce un mi-racolo attribuito all’intercessione di questo beato na-tivo di Boulogne: la guarigione inspiegabile di unabambina dei sobborghi di Caracas, capitale venezue-lana.

Nel 2007, María Alejandra Hernández, di cinqueanni, viene morsa da un serpente molto velenoso vi-cino al piccolo orfanotrofio, dove era ospitata. Portatain ospedale dopo due giorni, senza aver ricevuto vere

Per gentile concessione del prestigioso quotidiano “La Croix”, il princi-pale organo della stampa cattolica francese, riportiamo per i lettori di La-salliani un articolo su Fratel Salomon Leclercq, pubblicato il 11/05/2016.

UN NUOVO SANTO FRANCESE, SALOMON LECLERCQLa Santa Sede ha annunciato martedì 10 maggiola canonizzazione di Salomon Leclercq, Fratellodelle scuole cristiane, martire nel 1792.

e proprie cure, i medici le danno pochepossibilità di sopravvivenza e propongonodi amputare la gamba, dicendo che solo“un miracolo” l’avrebbe potuta salvare. Ibambini e le Suore iniziano allora a pre-gare per l’intercessione del Beato Salo-mon Leclercq, la cui statua adorna lacappella dell’eremo vicino alla casa. Meno

di due ore dopo l’inizio della loro pre-ghiera, la piccola María Alejandra torna ariprendere colore e in pochissimo tempo,scompaiono tutti i sintomi del veleno. Il“miracolo”, che i medici avevano auspi-cato sarà riconosciuto nel 2011 dalla dio-cesi di Caracas.

Ma come ha fatto l’immagine di questofuturo santo, quasi sconosciuto nel suopaese d’origine, a entrare in questo eremosulle alture della capitale del Venezuela?È necessario sapere che non lontano dalì, i Fratelli delle Scuole Cristiane avevanoda molto tempo un importante noviziato,la cui cappella era stata adornata con unastatua di fratel Salomon, che era stato se-gretario del superiore generale dei Lasal-liani, quando, nel 1791, dal governorivoluzionario fu approvata la costituzionecivile del clero.

Fratel Salomone, quadro di Aurelio Mariani

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Rifiutando il giuramento costituzionale,il religioso visse in clandestinità a Parigiprima di essere arrestato nel mese di ago-sto del 1792 e imprigionato nella prigionedei Carmelitani, dove con altri 190 eccle-siastici, fu selvaggiamente ucciso a colpidi spada durante i massacri di settembre.Questi “Martiri del convento dei Carmeli-tani” saranno beatificati nel 1926 da PapaPio XI. Salomon Leclercq fu quindi ilprimo martire della sua congregazione,per cui la venerazione nei suoi confrontisi estese in tutti i luoghi lasalliani delmondo.

Dopo la vendita del noviziato all’Uni-versità Centrale del Venezuela nel 1970,la statua di Fratel Salomon sarebbe do-vuta andare al collegio La Salle di Cara-cas, senonché un sacerdote, già Fratello,che aveva una grande devozione per ilbeato francese, chiese ai Fratelli la statuaper collocarla nella cappella del piccolo

eremo, che egli stava cercando di far rivi-vere per gruppi di giovani svantaggiati.

“Noi lo riceviamo beato e noi lo vogliamosanto”, dichiarò il sacerdote installandol’immagine nella cappella. Un desiderioche si realizzerà entro la fine dell’anno (16ottobre 2016), in Piazza San Pietro, dovePapa Francesco celebrerà la canonizza-zione di san Salomon Leclercq. ◆

Nicolas Senèze(traduzione Mario Ch.)

canonizzazione fratel Salomone

LASALLIANI IN ITALIALASALLIANI IN ITALIAnel ringraziare e ricordare gli amici sostenitori,

invita i lettori a contribuire alla stampa versando il modico abbonamento annuo di € 8,00

Fratel Luigi Montini - Fratel Augusto Zaralli - Catalani Luigi - Zaralli MarcoMaria Carambia - Rosa Socciarelli Arduini - Bernardino Bacchion - Famiglia Marcucci

Paolo Veronesi - Sacco Fulvio - Gian Salvatore Stagnitta - Gaetano Di Lillo - Marcello SbarraRoberto Gamalero Enza - Baciucchi Franco - De Carlo Luigi - Famiglia Cesari - Carlo Riuigri

Giorgio Chirieleison - Centrini Angelo - Romano Armando - Guglielmi Giovanni - Terna PietroSabatini Guido - Raiola Crescenzo - Brizi Luigia - Giagheddo Mario - Famiglia Peri Bertoni

Baiocco Ave - Pacciani Guido - Maiorano Antonio

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notizie

ARGENTINA

LANCIO DELGRUPPO EDITORIALE PARMENIA

La Fiera del Libro per il web di

Parmenia, i tre centri editoriali

del nostro Distretto (La Crujía

Ediciones, Editorial Stella and

Sendero Ediciones) si sono com-

binati per fornire una ricca

gamma di materiali per l’istru-

zione, comunicazione, cultura,

spiritualità e catechesi.

Questi tre sono alla base del

nuovo Gruppo Editoriale PAR-

MENIA, che ha aperto le porte

della sua nuova sede (uffici e bo-

okshop) a marzo. Si trova a Bue-

nos Aires, in Via Viamonte 1984.

Ognuno di loro (Crujía, Sendero

e Stella) ha una propria storia e

identità, ma sono uniti da una

missione comune, cioè contri-

buire ai settori di comunica-

zione, formazione, spiritualità e

catechesi, fornendo pubblica-

zioni di eccellente qualità e pro-

fessionalità, un servizio al

mondo della cultura, comunica-

zione e insegnamento.

Parmenia è così nata con piani

che guardano al futuro per

quanto riguarda la spiritualità, la

comunicazione e l’educazione,

cercando di affrontare le sfide

presentate dalla società, dal-

l’educazione e dalla Chiesa, e

per rispondere a loro con i

media e un linguaggio corretto

per il XXI secolo.

Per promuovere questo inizio, il

Gruppo Editoriale è stato pre-

sente alla 42a Fiera Internazio-

nale del Libro (stand 828 –

Padiglione Verde), svoltasi

nel Predio Ferial a Buenos Aires.

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notizie

Dal 20 al 22 aprile scorsi, si èsvolto l’Incontro dei Direttoridei Noviziati della RELAL nelNoviziato Casa Parmenia delDistretto di Bolivia-Perù, aCochabamba, in Bolivia. Al-l’ordine del giorno la discus-sione e la condivisione deivari aspetti della formazionee l’accompagnamento deinovizi della Regione.Tra gli invitati, Fratel PauloDullius e Fratel Cimar Rochaper trattare temi riguardantila formazione, l’identità e l’accompagnamento deiFratelli. Erano presenti anche i membri del Regio-nal Leadership Team per seguire lo sviluppo del-l’Incontro.Gli obiettivi dell’Incontro corrispondevano allepriorità del Piano d’Azione della RELAL, cioè di

comunicare ai giovani la gioia di essere Fratello,per rendere la nostra vocazione attraente, ge-nerando esperienze che promuovano in ogniFratello un processo di conversione a un impe-gno di associazione per il servizio educativodei poveri.

INCONTRO REGIONALE DEI DIRETTORI DI NOVIZIATO

BOLIVIA

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PAKISTAN

PRESA D’ABITO DEI NOVIZI

Il 3 giugno, festa del Sacro Cuore, a Faisalabad, in

Pakistan, ha avuto luogo la Vestizione religiosa di

due postulanti, Robin e Taimoor.I nuovi postulanti rientrano nel numero sempre

crescente di giovani in Pakistan che si sonosentiti chiamati alla vocazione dei Fratelli diLa Salle.La Santa Messa, in cui si è svolta la cerimoniadella presa d’abito, è iniziata alle ore 11 ed èstata presieduta da padre Francis Bashir, affi-liato dell’Istituto.La liturgia è stata organizzata da Fratel QumarJohn; gli aspiranti hanno formato il coro sottola guida del loro insegnante di musica; FratelShazad Gill era in rappresentanza del Supe-riore Generale.Dopo la Messa e le congratulazioni ai due

nuovi novizi, la comunità di Faisalabad ha offertoun pasto per festeggiare gli ospiti.I due nuovi novizi sono ora in Sri Lanka, dove se-guiranno il programma di pre-noviziato.

Page 24: 83/2004 del 5 marzo 2004 Trimestrale dei Fratelli delle ...

L’incontro nazionale 2016 dei

giovani lasalliani italiani con

tema “UP-Crescere nella miseri-cordia di Cristo” si è svolto nel

mese di maggio a Parma. Un’ot-

tantina i partecipanti, ragazzi e

alunni delle scuole lasalliane, dai

15 ai 24 anni, di Milano, Roma,

Paderno del Grappa, Cagliari e

Regalbuto (Enna). Interessanti e

intense le giornate di approfon-

dimento e di condivisione. E’possibile crescere nella miseri-cordia? E cosa rappresenta nel-l’esperienza di un giovane?Come rigenerare il propriosguardo su di sé e gli altri? A

questi e ad altri interrogativi

hanno provato a dare una rispo-

sta i giovani intervenuti.

Il tema scelto, che faceva conti-

nuamente riferimento alla Mise-ricordiae Vultus, intendeva

accompagnarli alla celebrazione

del Giubileo, ma anche a risco-

prire i propri sogni, che spesso

celano un’autentica vocazione,

per vedere con il Signore in

modo diverso la bellezza di que-

sto mondo e dei tanti volti che

lo abitano.

“La misericordia di Dio verso gliuomini è stata di fatto per il fon-datore, San Giovanni Battista DeLa Salle, la creazione dell’Istitutodei Fratelli delle Scuole Cri-

stiane, come risposta al bisognoinfinito d’amore in particolaredei poveri e dei ragazzi”, ha sot-

tolineato Fratel Gabriele Di Gio-

vanni, animatore e responsabile

della pastorale giovanile. “Tuttoil mondo lasalliano oggi è chia-mato a rinnovare questa voca-zione, risposta al bisogno dimisericordia che Papa France-sco sollecita. È chiaro che questoè possibile per noi se assu-miamo questo punto di vista elo facciamo personalmente.Ognuno è chiamato a esserequotidianamente la misericor-dia di Dio. Questo è quello chechiamiamo lo Spirito di Fede”.

INCONTRO NAZIONALEDEI GIOVANI LASALLIANI

ITALIA - Parma

notizie

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La Salle Filippine, attraverso

l’Istituto Lasalliano per l’am-

biente (LIFE) si propone di co-

struire il Giardino Botanico La

Salle.

Il cambiamento del clima glo-

bale, le inondazioni, le frane, il

disboscamento, la distruzione

delle barriere coralline, gli squi-

libri nella biodiversità - tutti que-

sti problemi possono attribuirsi

alla mancanza delle conoscenze

fondamentali e della sensibiliz-

zazione sul funzionamento del

nostro ambiente e su come si

sostiene la vita. Secondo la vi-

sione dell’essere ”buoni ammi-

nistratori della creazione di Dio”,il desiderio di costruire il giar-

dino botanico è la risposta di La

Salle alle sfide ambientali ed

ecologiche attuali.

L’obiettivo del progetto è quello

di fornire una piattaforma per la

comprensione dei problemi,

identificando al tempo stesso

potenziali soluzioni per l’am-

biente attraverso l’educazione,

la ricerca scientifica, la conser-

vazione delle piante e la parte-

cipazione del pubblico.

Il giardino botanico è stato pro-

gettato come una piattaforma

attraverso la quale è possibile

raggiungere gli obiettivi della ri-

cerca, educazione e sensibilizza-

zione. È stato progettato per for-

nire:

• un laboratorio per la ricerca

scientifica

• un giardino per la conserva-

zione delle piante

• un mezzo per sensibilizzare

l’opinione pubblica, l’istruzione

e l’apprezzamento

• un luogo per la svago

Il progetto, che sarà tra i migliori

al mondo, sarà riconosciuto e ac-

creditato dalle associazioni am-

bientali e botaniche internazio-

nali.

PROGETTO DEL GIARDINO BOTANICO LA SALLE

FILIPPINE

notizie

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notizie

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ITALIA - Piacenza

CELEBRAZIONE QUINQUENNALE DELLADICHIARAZIONE GRAVISSIMUM EDUCATIONIS

Sul tema “L’emergenza educa-tiva nella nuova evangelizza-zione” si è svolto a Piacenza, il

14 maggio, il convegno pro-

mosso dalla Confederex piacen-

tina e dagli Ex-allievi dei Fratelli

delle Scuole Cristiane

del Collegio San Vin-

cenzo. Partendo dalla

consapevolezza che

solo una conoscenza

piena e seria dei do-

cumenti della Chiesa

consente di cogliere

la pienezza perenne

del Magistero della

Chiesa Cattolica, gli

ex-allievi hanno rite-

nuto completare la

celebrazione del cin-

quantennale del Con-

cilio Ecumenico Vati-

cano II con una

lettura attenta degli

insegnamenti di uno

dei più sapiente-

mente propositivi fra

essi.

È stata rivisitata la Dichiarazione

conciliare “Gravissimum Educa-tionis” con l’intervento dell’Assi-

stente Ecclesiastico Nazionale

della Confederex Padre Giu-

seppe Turrin, SdB, che ha pre-

sentato il documento, eviden-

ziando anche gli spunti di

ripresa di esso nel Magistero

successivo, fino all’Amoris laeti-tia; e del Dott. Claudio Andreoli,

Presidente Confederex del Tri-

veneto, il quale ha portato l’eco

delle risultanze del Convegno

tenutosi su tale tema a Padova,

per iniziativa Confederex Trive-

neto, nel dicembre 2015, con par-

ticolare riguardo ai riferimenti

giuridici e politici della parità

scolastica fra Costituzione e

Legge 62/2000, con tutta l’evi-

denza delle gravi lacune e ano-

malie di una legge mancata e

di una grave manchevolezza nei

confronti della libertà di educa-

zione.

Hanno guidato le riflessioni:

Don Valerio Picchioni, Assi-

stente Ecclesiastico Confederex

Piacenza-Bobbio, sul tema I se-gni dei tempi per la Chiesa,esperta di umanità e di educa-

zione, alla sequela di Gesù Mae-stro e il Prof. Giovanni Mar-

chioni, Direttore Ufficio Pasto-

rale Scolastica Diocesi

Piacenza-Bobbio, sul tema Edu-cazione e Fede per un impegno

della comunità verso i giovani.Le conclusioni programmatiche

sono state a cura di Maurizio

Dossena, Referente Confederex

Piacenza ed Emilia-Romagna e

Vice-Presidente nazionale, il

quale ha sottolineato la neces-

sità di un impegno di cono-

scenza approfondita dei testi del

Magistero, ordinario e straordi-

nario, al di là delle fin troppo

praticate letture “fai da te” e di

autentico gossip ecclesiale.

Padre Turrin, Dossena, Andreoli

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notizie

ITALIA - Roma

CASA GENERALIZIACOMMISSIONE PER LE VOCAZIONI LASALLIANE

Dal 16 al 20 maggio, si è svolta

la prima riunione della nuova

commissione per le vocazioni,nominata dal Superiore Gene-

rale, Fratel Robert Schieler, e for-

mata da Fratel Eder Polido

(RELAL), José Manuel Sauras

(RELAF), Mr. Chris Swain

(RELAN), Fratel Rey Mejias

(PARC), P. Jacques Vincent Le

Dréau (RELEM), Sr. Juana Torres

Torres (HGS), la signora Chiara

Nardelli (Signum Fidei), Fratel

Jesus Rubio e Fratel Joseph Felix

del Segretariato per la Forma-

zione e Fratel Rafa Matas, Con-

sigliere Generale.

La commissione è stata creata

per essere un “punto di incon-

tro”, di riflessione e di discerni-

mento, uno spazio per

coordinare e promuovere la cul-

tura vocazionale in tutte le sue

dimensioni, con lo spirito della

Proposta 24 del nostro 45° Ca-

pitolo Generale: Lasalliani e La-

salliane che si impegnano a

“promuovere una cultura dellavita intesa come vocazione”(CG 45 4.8,). I membri della

Commissione, pur non lavo-

rando a tempo pieno per essa,

desiderano mettersi a disposi-

zione per darle nuovo slancio.

In questa prima fase la commis-

sione intende:

• Sviluppare un “Centro di Voca-zioni Lasalliane” sia fisico che

virtuale da cui si possa vedere,

giudicare e proporre le cose

da fare. Uno spazio che non ri-

marrà solo “necessaria analisidella realtà”, ma che “guardi alfuturo”. Un Centro che andrà

a integrare la creazione di un

“Centro Risorse”, in cui si

metta insieme tutto ciò che

viene fatto nell’ambito della

Pastorale Giovanile e Vocazio-

nale. Uno spazio per la ricerca,

l’analisi e la proiezione.

• Migliorare la comunicazione.

Si ha bisogno di diffondere ciò

che si è e che si fa. È necessa-

rio facilitare l’accesso alle in-

formazioni e generare cultura

vocazionale.

• Collaborare con i Segretariati

dell’Istituto, in particolare: la

Formazione, i Giovani Lasal-

liani, la Famiglia Lasalliana e

gli Associati.

La Commissione è consapevole

del fatto che ha tra le mani

molte sfide ma anche che, attra-

verso la comunione e la spe-

ranza, è possibile superarle

dando nuovo impulso vocazio-

nale sia all’Istituto che a tutta la

Famiglia Lasalliana.

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notizie

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Cosa ci fa un Fratello delle Scuole

Cristiane intento a spignattare as-

sieme a un soldato della prima

guerra mondiale?

La risposta a questa domanda verrà

svelata a breve, assieme a tante altre

curiosità su una inedita pagina di

Storia Lasalliana.

Si sta preparando a Roma una mo-

stra del tutto particolare: 1915-1918.

Religiosi e religiose italiani durante

la Grande Guerra. Patria e religione.

Alla guerra hanno partecipato circa

9.400 religiosi italiani, provenienti

da oltre 40 istituti religiosi; il numero

delle religiose impegnate nei vari

ospedali è imprecisato, ma certa-

mente è nell’ordine di diverse mi-

gliaia. Per quanto ci riguarda più di-

rettamente, i Fratelli chiamati alle

armi furono poco più di 300. L’espo-

sizione renderà conto della vita quo-

tidiana dei religiosi al fronte e dei

sentimenti espressi dai soldati nelle

lettere ai loro superiori, ma anche

delle tante case religiose adibite a

uso militare, delle centinaia di “Case

del soldato” fondate nel corso della

guerra, ecc. ecc.

La mostra aprirà a Roma, presso il

Vittoriano, nel novembre del 2016,

e si chiuderà nel mese di febbraio

del 2017.

Maggiori informazioni a seguire.

I FRATELLI DELLE SCUOLE CRISTIANENELLA GRANDE GUERRA DEL 1915-18

ITALIA - Roma

L’esperienza di sviluppo organizzativo presso la Bethlehem Univer-

sity rappresenta certamente una prova concreta di come le mo-

derne metodologie possano essere applicate in diversi contesti a

prescindere dalle questioni politiche, etniche, religiose, ecc. Così, nel

settembre 2015, è iniziato un progetto pilota per formare gradual-

mente il personale dell’Università sul tema della comunicazione e

su come migliorare il benessere organizzativo. Al tempo stesso è

partito un processo di coaching manageriale al fine di supportare i

livelli dirigenziali nella gestione del personale.

Il progetto si è concluso positivamente nel novembre del 2015 e ha

gettato le basi per una nuova fase iniziata nel febbraio 2016 che pre-

vede lo sviluppo di oltre 40 persone tra personale operativo e diri-

genziale.

L’obiettivo finale è quello di uniformare le competenze comunicative

di tutto il personale migliorando al tempo stesso le loro condizioni

lavorative e personali.Dott. Guido Orsi con Fratel Mark

BETHLEHEM UNIVERSITY

PROGETTO PILOTA DI FORMAZIONE DEL PERSONALE

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notizie

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Il 10 giugno l’Istituto dei Fratelli

delle Scuole Cristiane ha accolto

altri sette nuovi membri della re-

gione africana. Con giovanile entu-

siasmo hanno ribadito il loro “sì” a

Dio nel noviziato interafricano di

Nostra Signora della Grazia a Bobo-

Dioulasso nel contesto di un’assem-

blea con più di duecento testimoni

tra religiosi, sacerdoti e laici arrivati

a dare il loro sostegno.

La celebrazione eucaristica è stata

presieduta da P. Guy Sanon, par-

roco della parrocchia della catte-

drale. I sette Fratelli hanno scelto

San Miguel Febres Cordero come

loro santo protettore.

SETTE NUOVI FRATELLI DELLE SCUOLE CRISTIANE

RELAF

VIETNAM

Fuori dall’accampamento Dio ci parla faccia a fac-cia (Es 33,11).

Trentacinque Fratelli del Distretto del Vietnam hanno

avuto il loro ritiro annuale dal 11 al 17 giugno 2016.

Questo primo gruppo di partecipanti si è radunato

presso il monastero mariano cistercense di Thien

Phuoc, nella provincia di Vung Tau, Diocesi di Ba Ria,

Vietnam.

Durante la settimana, i Fratelli hanno con-

centrato la propria riflessione, preghiera e

dialogo sulla lettera pastorale 2015 del Su-

periore Generale, Fr. Robert Schieler. Il tema

è stato “Un’esperienza di Vangelo: fuori dal-l’accampamento”. Il ritiro è stato un’ottima

occasione per dedicare tempo a Dio in so-

litudine e tempo per i confratelli, dopo un

anno di impegno scolastico.

Nella pace del convento, i Fratelli sono stati

realmente vicini a Dio nel profondo del loro

cuore, ascoltando la Sua voce ed acco-

gliendo il Suo invito ad andare “fuori dall’ac-campamento” per diffondere la Buona

Novella ai giovani.

Alla fine del ritiro Fr. Andrea Ho Quoc Thang, Visita-

tore Ausiliare, ha assegnato le nuove nomine e obbe-

dienze per alcuni Fratelli a nome del Fratello

Visitatore. Fr. Andrew ha anche assistito al rinnovo dei

voti di 14 giovani Fratelli del Distretto durante una

messa speciale a conclusione del ritiro.

RITIRO ANNUALE DEI FRATELLI

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notizie

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Domenica 10 luglio, nella cappella di UniLaSalle, Canoas /RS, durante

la celebrazione della Santa Messa, quattro giovani Fratelli del Distretto

di Brasile-Cile hanno emesso i Primi Voti.

L’Eucarestia è stata presieduta dal

Vescovo ausiliare di Porto Alegre,

Mons Leomar Antonio Brustolin. Vi

hanno partecipato numerosi Fratelli,

i familiari e gli amici. Il Visitatore Fra-

tel Edgard Genuino Nicodem ha sa-

lutato e accolto affettuosamente i

nuovi Fratelli, invitandoli a vivere una

vita di amore e di gioia, in una vi-

sione rinnovata del carisma che la

Chiesa ha ricevuto da San Giovanni

Battista de La Salle.

CELEBRAZIONE DEI PRIMI VOTI

BRASILE

Il Superiore Generale, Fratel Robert Schieler, il 5 luglio

2016, ha visitato la scuola St. Joseph High School di Kee-lamudiman. La giornata, iniziata con una preghiera nella

cappella della comunità dei Fratelli, è proseguita con la

cerimonia di saluto alla scuola. Hanno avuto luogo alcuni

spettacoli per mostrare la vita della popolazione rurale

dell’India. Gli studenti hanno espresso il loro apprezza-

mento per la presenza lasalliana in città, perché risponde

alle esigenze formative dei giovani con la qualità del-

l’istruzione. Il Fratello Superiore ha incoraggiato il perso-

nale a essere creativo e a dare il meglio per prendersi

cura dei bisogni educativi dei giovani affidati alle loro

cure, insieme con i Fratelli. Ha anche incoraggiato gli studenti a cogliere l’occasione di ricevere una

buona istruzione. Nel pomeriggio dello stesso giorno la visita è proseguita al St.La salle High SchoolThoothukudi. Il Fratello Superiore è stato accolto con lo scialle tradizionale e ornato con ghirlande,

ha quindi visitato la famosa Basilica di “Nostra Signora della Neve”, considerata un gioiello della città.

Dopo la funzione religiosa, è stato onorato con i costumi tradizionali Tamil come “Aarathi” e “Poorna

Kumba Mariyathai”. È stato quindi accompagnato nel campus della scuola, dove si sono succeduti di-

versi eventi culturali tamil. La presenza del Superiore è stata anche l’occasione per inaugurare il mo-

vimento Giovani Lasalliani, formato da giovani con capacità di leadership e di assistenza agli studenti

in varie situazioni della loro vita.

INDIA

VISITA PASTORALE DEL SUPERIORE GENERALE

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ITALIA

L’Assemblea generale dei

Fratelli delle Scuole Cri-

stiane della Provincia Italia

si è svolta a Roma, presso

la Casa Generalizia di via

Aurelia, dal 10 al 16 luglio.

Presenti oltre 100 Fratelli.

Articolato il programma con

i contributi di fratel Jorge

Gallardo de Alba, vicario ge-

nerale, che si è soffermato

ad analizzare il primo capi-

tolo della Regola; la fedeltà

creativa al carisma e le esi-

genze dell’economia è stato

trattato da Sr. Alessandra Smerilli; le riflessioni di

Padre Innocenzo Cardellini hanno preparato al Giu-

bileo vissuto nel pomeriggio di mercoledì 13 a San

Giovanni in Laterano.

Sulla situazione della Regione lasalliana RELEM,

che comprende Europa e Medio Oriente (23 paesi

in 8 distretti e una delegazione) ha parlato Fratel

Aidan Kilty, Consigliere Generale che ha invitato

ciascuno “a uscire dai propri confini geografici, per-sonali, e andare oltre lo scoraggiamento, accettandole sfide poste alle istituzioni lasalliane, abbando-nando la propria comfort zone, mettendo in se-condo piano le esigenze personali, operazione pos-sibile solo se forti di una intimità contemplativacon Dio, che rende testimoni del Risorto”.

Infine, due esperienze concrete. Quella di padre

Eugenio Brambilla, barnabita, a proposito delle

scuole di seconda opportunità, con l’invito ad ac-costarsi al disagio in termini positivi, pensandoalla periferia come una opportunità e risorsa; e

quella di Andrea Monda, insegnante di religione,

giornalista, ex studente lasalliano del De Merode,

sulla grandezza e bellezza che la professione edu-

cativa offre, perché “educare non è occupare spazima generare processi”, in sintesi amare.

La celebrazione eucaristica conclusiva è stata pre-

sieduta da Mons. Carballo ofm, Segretario della

Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata

e le Società di vita apostolica.

ASSEMBLEA GENERALE DEI FRATELLIDELLA PROVINCIA ITALIA

Fratel Deogracias Fuertes Dominguez, il 22 luglio 2016, ha festeggiato 104 anni nella co-

munità della Sagrada Familia a Pont D’ Inca, Maiorca. Nato nel 1912, ha preso l’abito il 14

agosto 1928 e i voti perpetui il 5 settembre 1940. Tanti auguri, Fratel Deogracias, anche

dai Lasalliani d’Italia.

Tanti auguri Fratel Deogracias!

SPAGNA - Maiorca

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Assemblea nazionale degli insegnanti lasalliani

PAPUA NUOVA GUINEA

Per celebrare i 70 anni della presenza dei Fratelli in Papua

Nuova Guinea, un gran numero di delegati provenienti da

tutto il paese, si è riunito a Port Moresby, per l’Assemblea

nazionale degli insegnanti lasalliani. L’evento, con la par-

tecipazione di 230 delegati provenienti da tutte le pro-

vince, ha avuto luogo presso il La Salle Technical Collegedi Hohola.

La massiccia partecipazione è una riprova dell’interesse che

suscita l’ispirazione e l’impegno per il carisma lasalliano, che

si sta diffondendo ben oltre Port Moresby, nelle zone più re-

mote del paese. Quest’anno i temi toccati sono stati: la lea-

dership lasalliana, la gestione della classe, l’uso dello smartphone nell’insegnamento e sul modo di

coinvolgere i Giovani Lasalliani.

Nel suo discorso di apertura, il direttore della Catholic High School a Port Moresby, la signora Berna-

dette Ove ha riflettuto sul ricco e duraturo patrimonio lasciato da San Giovanni Battista de La Salle,

oltre 300 anni fa, e che continua a ispirare le generazioni degli insegnanti di oggi.

Il Vescovo della Diocesi di Bereina, Mons. Rochus Josef Tatamai, ha

esaltato l’eccezionale contributo che generazioni di insegnanti la-

salliani hanno dato per il successo dell’educazione cattolica in

Papua Nuova Guinea. Ha anche detto che “i laici che scelgono didiventare Lasalliani, riconoscano che questo è molto più di unasemplice appartenenza a un club dove raccogliere i benefici ine-renti, piuttosto devono considerarne la spiritualità che ha un ruolofondamentale nella missione della Chiesa cattolica in PapuaNuova Guinea”.

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Il 23 luglio, due novizi del Di-

stretto della ARLEP nella RELEM

hanno fatto la loro prima profes-

sione religiosa. I Novizi, Seba-

stián Riera e Basilio de Lucas

avevano vissuto quest’anno nella

comunità del noviziato a Madrid

insieme a un novizio polacco

Mateusz Debski e ai loro forma-

tori Santos Maza e Esteban de

Vega. Il novizio polacco non ha

fatto la sua prima professione

con i compagni poiché attende

di farla il 3 settembre in Polonia.

Hanno assistito alla celebrazione

un nutrito gruppo di Fratelli, fa-

miliari, amici, collaboratori e no-

vizi del Noviziato intercongrega-

zionale. È stata una bella occasione, molto intima e molto lasalliana.

Celebrazione dei Primi Voti di due Novizi della RELEM

SPAGNA

TURCHIA

Lasalliani in TurchiaDopo il fallito colpo di Stato in Turchia, tanti Lasalliani hanno pensato con preoccupazione alle scuole

dei Fratelli che si trovano in quel Paese.

Attualmente ci sono tre istituti lasalliani: due a Istanbul, il St. Joseph e il St. Michel, e uno a Izmir, il St.Joseph. In virtù di un accordo tra i governi turco e francese, i tre collegi funzionano come licei francesi

con direttori nominati

dalla Francia.

Da quanto abbiamo sa-

puto dalla nostra Casa

Generalizia, la situa-

zione per quanto ri-

guarda i collegi Lasalliani

è tranquilla, anche se il

futuro rimane molto in-

certo. In questo mo-

mento, ci sono due

anziani Fratelli francesi,

uno a Istanbul e l’altro a

Izmir, quali garanti e so-

stegno della missione la-

salliana nel paese.

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Il prof. Roberto Zappalà nominato consultoredella Congregazione per l’Educazione Cattolica

VATICANO

In data 28 luglio 2016, è stata

resa nota la nomina del Prof. Ro-

berto Zappalà, direttore dell’Isti-

tuto Gonzaga di Milano,

a Consultore della Congrega-zione per l’Educazione Catto-lica. Nel rallegrarci con lui per il

prestigioso e delicato incarico ri-

cevuto, gli auguriamo un fe-

condo lavoro da parte di tutti i

Lasalliani.

È noto a tutti il percorso lasal-

liano compiuto dal prof. Zappalà

che da 30 anni collabora con i

Fratelli all’Istituto Gonzaga di

Milano, dapprima come docente di storia e filosofia nel liceo classico e dal 1992 come preside del

Liceo Classico (primo preside laico della nostra Provincia religiosa), e in seguito anche del Liceo Eu-

ropeo e del Liceo Scientifico. Nel 2001, invitato dai superiori, lascia l’insegnamento e, mantenendo

la presidenza dei Licei, gli viene dato anche l’incarico di Responsabile Scolastico dell’intero Istituto,

con compiti di coordinamento generale su tutti i corsi scolastici. Dal settembre 2008 il Provinciale

lo nomina direttore dell’Istituto Gonzaga.

In ambito ecclesiale, ha collaborato tra gli anni ‘80 e ‘90 con l’Ufficio Nazionale Educazione Scuola

e Università della Conferenza Episcopale Italiana per la stesura di alcuni documenti, tra cui la Letteraper la Scuola del 1995 e come relatore in molti incontri di formazione nazionali e locali con i re-

sponsabili e gli operatori di pastorale scolastica delle diocesi italiane. Da oltre un decennio collabora

con la Congregazione per l’Educazione Cattolica della Santa Sede, per la stesura di documenti (ad

es., “Educare insieme nella scuola cattolica - Missione condivisa di consacrati e laici, del 2007, che è

stato anche chiamato a presentare in Sala Stampa vaticana). Più recentemente ha collaborato alla

preparazione del Convegno mondiale “Educare oggi e domani. Una passione che si rinnova”, pro-

mosso dalla Santa Sede in Vaticano (novembre 2015), di cui ha anche presieduto una sessione. Du-

rante l’udienza conclusiva col papa, gli è stato chiesto di rivolgere al Santo Padre una delle tre

domande sulle quali si è articolato il suo intervento a chiusura del convegno. Il 7 aprile 2016 ha par-

tecipato in Vaticano alla prima riunione della commissione mista di consacrati e laici (di cui fa parte

anche Fratel Juan Antonio Ojeda, vedi notizia su Lasalliani di giugno, n. 49, p. 30) che sta lavorando

alla stesura di un “Direttorio” sull’educazione cattolica (per scuole e università cattoliche), in esito al

convegno di novembre e come “ripresa” della Gravissimum educationis del Vaticano II.

Sicuramente, l’apporto che il nostro carissimo Roberto darà alla Chiesa non sarà solo a titolo perso-

nale, ma della “nostra tradizione lasalliana e della nostra Provincia”, come lui stesso ha tenuto a pre-

cisare.

Ancora auguri!

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Diciotto giovani Fratelli Lasalliani del Distretto di Australia,Nuova Zelanda, Pakistan e Papua Nuova Guinea si sono riu-niti per una riflessione e una condivisione come Fratellisenza frontiere, in missione e comunità. L’incontro ha avutoluogo a Bangna, un collegio di Bangkok che raccoglie 5000studenti, dalla scuola materna ai livelli superiori.

Dall’incontro sono emersi segnali positivi per le future voca-zioni future nel Distretto con undici giovani Fratelli de LaSalle in Pakistan e cinque in Papua Nuova Guinea. La setti-mana è stata caratterizzata dalla presenza di Fratel Ricky La-guda, Consigliere Generale per la Regione PARC(Conferenza Regionale per l’Asia e il Pacifico), da Fratel ChrisGorringe, Visitatore Ausiliare e da Fratel Felix, Segretario per la Formazione dell’Istituto.Il tema della riunione è stato incentrato sullo “stile di vita sano” della mente, del corpo e dell’anima comeuomini religiosi di questo secolo.

Le varie sessioni hanno trattato la conoscenza e la consapevolezza di sé stessi, nel ministero e nella co-munità; il trattamento del dolore e del controllo del corpo, con una presentazione interessante e interattivasullo stretching muscolare e il sollievo dal dolore.

Incontro dei giovani Fratelli del Distretto

TAILANDIA

GIAPPONE

Visita del Fratello SuperioreNella sua visita in Giappone, il Fratello Superiore ha visitato le nostre scuole in Hakodate e Kagoshima e

ha avuto l’opportunità di parlare con i Fratelli e di incontrare gli alunni e gli ex-alunni.

In questa visita è stato accompagnato dal Consigliere generale Fratel Ricky Laguda.

Rivolgendo il suo saluto alle comunità educative, il Superiore Fratel Robert ha detto tra l’altro: “Siete mem-bri di una rete mondiale di istituzioni educative che sono riconosciute per la loro qualità. All’interno diquesta rete globale siete membri di una unità lasalliana che noi chiamiamo Distretto lasalliano est asiatico(LEAD). Questo Distretto comprende insegnanti lasalliani e studenti provenienti da Myanmar, Thailandia,Malaysia, Filippine, Singapore, Hong Kong e Giappone… Il mondo di oggi è fatto di opportunità e di con-flitti, di solidarietà e di consumismo, di altruismo ed egoismo, di estrema ricchezza ed estrema povertà…

La missione lasalliana di educazione umana e cristianaopera in questo mondo pieno di contraddizioni. È pre-sente in quasi 80 paesi in tutto il mondo e, ogni giornodella settimana, quasi un milione di studenti di ognirazza, cultura e religione frequenta una scuola La Salle.In queste scuole gli oltre 80 mila insegnanti e Fratelli,non solo si rivolgono ai loro studenti come professori,che insegnano le conoscenze e le competenze neces-sarie per avere successo nella vita, ma si occupano diloro con la stessa premura di fratelli maggiori. Comestudenti, avete il meraviglioso privilegio di parteciparea questa eccellente scuola che offre una formazionedi qualità… Il mondo ha bisogno da voi”.

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Tra fame e paura un futuro possibile

SUD SUDAN

Il progetto Solidarietà con il Sud Sudan, che opera dal 2007 nel paese, è supportato da oltre 220 congrega-

zioni religiose maschili e femminili con cinque progetti di formazione. “C’è calma apparente in tutti i centriprincipali del paese, in realtà questa è una bomba che sta per esplodere”, così scrive da Juba Fratel Bill Fir-

man, lasalliano, uno dei responsabili del progetto. “La gente ha paura e fame. In molti non hanno un riparo,né cibo... La frontiera con l’Uganda rimane chiusa. Molti cercano di fuggire, invano”. Fratel Bill ha ancora

nelle orecchie i colpi dei fucili dei giorni scorsi. Fratel Amilcare Boccuccia, dal 2007 al 2011 responsabile del

progetto, lo conferma: “Un sacerdote sudanese me lo aveva detto anni fa: voteremo senza dubbio il referen-dum, ma seguiranno 100 anni di guerra civile per divenire un popolo. Pecca del colonialismo – che ha usatole etnie, già tradizionalmente divise, per allontanarle ulteriormente e controllarle; e poi la maledizione delpetrolio, in un paese che appare appena esplorato, con introiti usati per tenere buoni i leader delle diversefazioni mentre la gente ha fame, di tutto”. Fratel Bill incalza: “Il processo di pace è in panne. Le rappresaglieriprenderanno in altre parti del paese dove i ribelli sono più forti. Il governo del Sud Sudan è in bancarotta.Non paga i soldati e tanti altri dipendenti pubblici, che finiscono per rubare per disperazione. Noi? Vogliamorestare, per continuare a dare risposte di vita e una speranza possibile”. L’invito a visitare il Sud Sudan rivolto

all’Unione dei Superiori e delle Superiore Generali è di un vescovo e risale al 2006, dopo la firma del trattato

di pace di Naivasha che metteva fine alla seconda guerra civile sudanese. Un team intercongregazionale lo

esplora con attenzione. “Una la priorità inequivocabile emersa: la formazione”, spiega Fratel Amilcare. Due

gli ambiti scelti: “Istruzione - servono oltre 100 mila insegnanti - e sanità”. Oggi sono 264 gli insegnanti abi-

litati, mentre 175 sono impegnati nel tirocinio del quarto anno e 114 in quello del biennio; 3.443 quelli coinvolti

complessivamente nella formazione con docenti che si sono spostati verso le comunità più lontane per of-

frire percorsi di studio. Tra i paramedici diplomati: 70 infermieri e 19 ostetriche, in formazione altri 100. Cin-

que le città sede del progetto: Malakal per l’educazione, a nord, ora occupata dai Dinka; Wau, per la sanità

dove le Suore Comboniane gestiscono il Training Hospital; Rimenze per la promozione della donna e fio-

rente centro di agraria; Yambio, per la formazione degli insegnanti, aspetto di cui i lasalliani sono responsabili.

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Dopo una lunga estate trascorsa su spiagge assolate o in montagna, immersi nelsilenzio della natura, ritornare al lavoro e, per i ragazzi a scuola, è dura. Il rientro èsempre faticoso, se pensiamo agli orari: il suono della campanella che richiama all’or-dine e alla puntualità, gli insegnanti che richiamano al dovere e alla consegna regolaredei compiti. Lezioni da studiare e pagine e pagine da leggere.

E c’è chi sogna ancora le ore piccole trascorse a guardare le stelle, il crogiolarsisotto il sole per un’abbronzatura da fare in-vidia, mentre lo sguardo si perdeva all’oriz-zonte e non si distingueva più il cielo dalmare e gli occhi erano immersi nel blu. Lepasseggiate nei boschi accompagnati dallacolonna sonora dei grilli e delle cicale con unassolo di qualche usignolo. E i tramonti e lealbe con la frescura del mattino e il sorgeredel sole. Cose che sono ormai nella valigiadei ricordi. Tutto passa e diventa memoria.E inizia una nuova stagione e ricomincia lascuola, croce per molti e deliziaper pochi!

Che sensazioni il primo giorno di scuola! Ibambini, in fila, seguono la maestra che li portain classe dove inizieranno un’altra grande av-ventura. Insieme! Vecchi e nuovi compagni, gliamici del cuore. L’atmosfera si fa frizzante,pullula di colori e di ricordi, di esperienze daconfidare agli altri. Nuove emozionanti sco-perte fanno capolino tra i banchi, l’ansia divivere e di sperimentare pervade i corridoi ei cortili. Si respirano gioia ed euforia. L’ariaè ricca di speranza nel futuro. Importante è

partire bene, perché, come dice il proverbio,“chi bene incomincia è a metà dell’opera”.

E l’opera che sta per iniziare con questo nuovo anno deve esserefeconda e ricca di abbondanti frutti. Buon anno scolastico! ◆

Elisa Cianca

ritorno a scuola

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Dopo la spensieratezza delle vacanze,

si riprendono in manolibri e quaderni.

Inizia un nuovo anno di lavoro.

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storia nostra

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Igendarmi fissarono consguardo perplesso il calice daMessa (con tanto di vino den-

tro) che stazionava sulla loroscrivania.

Poi - molto lentamente - sol-levarono lo sguardo sul sacerdoteche li fissava dall’altro capo deltavolo.

“No, sul serio”, insistette il re-verendo. “Io sono convinto chequesto vino sia stato avvelenato”.

I gendarmi si scambiaronoun’altra occhiata, e poi torna-rono a fissare il sacerdote. Ineffetti, aveva l’aria di uno chese l’è vista brutta: occhiaie pro-fonde che sembravano solchi nerisulle guance, vistose ecchimosi sulcorpo, tic nervosi di uno che temeper la sua stessa vita. Uno dei gen-darmi si schiarì la gola con un colpodi tosse, e poi chiese delicatamente:“e… avete dei sospetti, reverendo pa-dre? Avete ragione di credere chequalcuno vi voglia morto?”.

Il vecchio sacerdote fu scosso daun fremito. “Non è un sospetto! È pra-ticamente una certezza! Sono gli or-fanelli di cui mi occupo! Hanno giàprovato a uccidermi in tutti i modi!”.

Seguì un silenzio di mezzo minutoabbondante. “Scusate, padre”, azzardòinfine uno dei gendarmi. “Ma voi nondirigete l’Orfanotrofio di Santa Mariaalle Terme?”.

“Sì!”.“Quello che accoglie orfanelli dai

sette ai sedici anni?”.“Proprio lui!”.“E secondo voi, un gruppetto di

bambini dai sette ai sedici anni ha ten-

tato di assassinarvi avvelenando il vinoda Messa?”.

“Non trascurate la determinazionedi un adolescente”, supplicò il sacer-dote con uno strano tic all’occhio, “ecomunque i bambini vengono in con-tatto con giovani più grandi, che fre-quentano i laboratori di avviamentoprofessionale nello stesso edificio. Nonsto dicendo che abbiano fatto tutto-tutto da soli”.

I due gendarmi si scambiarono unalunga occhiata, che valeva più di tanteparole. Comunque, il prete sembravadavvero sull’orlo di una crisi di nervi,e, tutto sommato, non ci voleva poiun granché, a prendere in consegna ilcalice e a farlo analizzare.

“Vi terremo informato, reverendo”,dissero in tono rassicurante, prima diaccomiatare il sacerdote.

“Sì ma vi prego fate presto”, sus-surrò lui, col terrore negli occhi.

Sembrerebbe un episodio tratto da

un romanzaccio (poco verosi-mile), eppure è Storia con la “S”maiuscola, con tanto di testi-monianze d’archivio a suffra-garla. Dopo aver fatto analiz-zare il vino da Messa, le forzedell’ordine scoprirono, con nonpoco sconcerto, che “se [il sa-cerdote l’avesse preso, non sa-rebbe sopravvissuto due ore,tanto forte era la dose”: “fortu-natamente se ne accorse ver-sando il vino nel calice, perchéapparve torbido e alterato”.

Non che il tentato omicidioarrivasse come un fulmine a cielsereno: a dirla tutta, come rac-

contano sgomente le carte d’archivio,“questo povero sacerdote fu percossomolte volte”. Nel disperato tentativodi domare una situazione ormai sfug-gita al controllo, il tapino “usò il rigoreestremo: la prigione, il nerbo di bue eil cavalletto erano i suoi mezzi di di-sciplina”. Peccato che “in tal modo ir-ritò tutti contro di sé: […] l’irritazionedegli alunni giunse a tal punto che siribellarono, e i soldati che furono chia-mati [in soccorso del sacerdote] do-vettero ritirarsi, non convenendo loroservirsi delle armi” (!!!).

(Cioè: ‘sta banda di scatenati nonsi chetava nemmeno di fronte a unatruppa di soldati armati! O li prende-vano materialmente a baionettate, oniente!).

E fu a quel punto che Sua SantitàGregorio XVI, patrono dell’orfanotrofio(pontificio), decretò che, forse forse,era il caso di rimuovere dall’incaricoil povero sacerdote.

…e, fin lì, era abbastanza facile ar-

Gli orfanelli di frère Hervé

Lucia Graziano

Alunni in una foto dell’Ottocento

Un direttore (prete) troppo rigido. Un orfanotrofio “dickensiano”,pieno di ragazzini ribelli e problematici. E poi… un Fratello che,incaricato dal Papa, prende in mano la situazione… con successo.

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rivarci; il problema era però un altro:chi mettere al posto del direttoremezzo ammazzato?

La situazione era palesemente de-licata: la direzione andava affidata aqualche valido educatore, che fosseuomo di buon senso e di esperienzacomprovata.

Pensa che ti ripensa, Gregorio XVIaddivenne infine a una conclusionegeniale: aveva individuato l’EducatorePerfetto! L’orfanotrofio sarebbe statoaffidato ai Fratelli delle Scuole Cri-stiane!

I quali Fratelli delle Scuole Cri-stiane persero qualcosa tipo dieci annidi vita, alla notizia.

Quell’orfanotrofio, obiettivamente,era una bella gatta da pelare. E lo sa-rebbe stato per chiunque, anche inassenza di orfanelli assassini: a creareproblemi difficilmente risolvibili, eranoproprio la storia, le finalità, persino laplanimetria della struttura.

L’Orfanotrofio di Santa Maria alleTerme, in Roma, sorgeva (appunto) vi-cino alle Terme di Diocleziano, in pros-simità dell’attuale Stazione Termini.Era ospitato all’interno di un edificiovastissimo (e, quindi, difficilmentecontrollabile), costruito verso la finedel ‘500 con l’intenzione originaria diospitare l’annona di Stato. Quando,all’inizio dell’800, fu decretato negliStati Pontifici il libero commercio deicereali, gli enormi granai destinatiall’annona rimasero improvvisamentevuoti. E così, papa Pio VII decise disfruttarli a fini assistenziali: nel 1818spalancò le porte dell’ex-annona a

storia nostra

prima visita che fece [all’orfanotrofio],rimase atterrito”.

E, con un certo divertimento, con-tinua informandoci del fatto che “Fra-tel Pio di Santa Maria, Vicario Gene-rale […], voleva che frére Hervé de laCroix diventasse direttore dell’Orfa-notrofio”. Il terrorizzato Hervé “fecedelle osservazioni per evitare tale ca-rica”, ma, nonostante la palese dispe-razione del confratello, “il Vicario nondette ascolto”, argomentando che“non aveva nessuno cui potesse con-ferire quella direzione” al di fuori del-l’infelice prescelto.

L’unica consolazione che rimanevaal disperato Hervé era la speranza dipoter guadagnare quantomeno un po’di tempo prima di cacciarsi in quelginepraio: impose, come condicio sinequa non per la sua venuta, l’attua-zione di pesanti lavori di rifacimentonell’edificio che ospitava l’orfanotro-fio. Anche perché, come puntualizza

il cronista, “questo stabile, [che] ser-viva una volta da granaio, era rimastotale e quale”… ovverosia un unico, gi-gantesco stanzone in legno, in cuidormivano, ammassati l’uno all’altro,quattrocento tra orfani, mendichi,sciancati e senza tetto.

Peccato che, nonostante la loroproverbiale lunghezza, anche le ri-strutturazioni a un certo punto fini-scano: e, come specifica il cronista,“essendo terminati i lavori dello sta-bile, che durarono quasi quattro mesi,i diciotto Fratelli destinati a questanuova missione si prepararono con un

tutti i medicanti bisognosi di asilo. E poi, entusiasmato dai promet-

tenti risultati, avviò, all’interno deglistessi locali, una Pia casa d’Indu-stria, per insegnare un lavoro ai ra-gazzi strappati alla strada.

E poi, per buon conto, visto chegli avanzava ancora spazio, scelsedi collocare lì una casa di acco-glienza per orfanelli.

Seppur creata con le migliori in-tenzioni, questa bizzarra istituzione

mista con tutte le carte in regola perdiventare un completo disastro… e in-fatti, così fu.

Torniamo così all’estate 1834,quando, di fronte a ripetuti tentatividi omicidio, papa Gregorio XVI decisedi congedare il direttore dell’orfano-trofio, e – come raccontano le carted’archivio – “fece chiamare il FratelloVicario, che, nel giorno e nell’ora indi-cati, andò in Vaticano accompagnatodal Fratello Hervé”.

“Dopo averli ricevuti conestrema bontà”, giusto per ras-sicurare i Fratelli che non gliappioppava la patata bollenteper una questione di antipatiapersonale, “Sua Santità […]espose loro le sue intenzioni”.

Udite le quali, i Fratelli,sbiancando fino ai capelli, “fe-cero notare a Sua Santità chela direzione di questo Istitutoera al di sopra delle loro forze”.Sennonché, senza minima-mente farsi impietosire, “ilSanto Padre rispose loro «Manoi lo vogliamo»”.

A quel punto, un lampo di dispe-razione dovette balenare negli occhidei Fratelli, se davvero – come assi-cura il cronista – il Papa si sentì indovere di soggiungere: «Il buon Dio viaiuterà».

L’anonimo Fratello che, in una se-rie di notarelle storiche, ci illustra lacronaca di quei giorni, doveva, in ef-fetti, essere dotato di notevole ironia.Descritta la mesta rassegnazione concui i religiosi accettarono l’incarico, ilcronista, ad esempio, non manca dipuntualizzare che “frère Hervé, nella

Papa Gregorio XVI,Bartolomeo Alberto Cappellari (1765 - 1846)

Ospizio di Santa Maria alle Terme (foto di fine ‘800)

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ritiro spirituale di otto giorni” (…gli civoleva!), “e il 29 dicembre, festa di S.Tommaso di Canterbury, si recarono,verso sera, al loro nuovo campo d’apo-stolato”.

Presumibilmente terrorizzati, ver-rebbe da aggiungere.

A dirla tutta, il primo impatto fumeno traumatico del previsto: eracome se i ragazzi dell’orfanotrofioavessero scelto di “studiare” i loronuovi maestri prima di decidere il dafarsi.

Insomma: il primo giorno si con-cluse senza morti né feriti; caso volle,però, che il secondo giorno fosse il 31dicembre, festa di San Silvestro. Edera tradizione, a Roma, che nel giornodi San Silvestro, tutti i collegi e gliorfanotrofi concedessero un giorno divacanza, accompagnando i bambiniin una passeggiata di piacere.

Una situazione non facile da ge-stire: se, da un lato, “tutti i Fratellinon avevano il coraggio di condurli[fuori]”, d’altro canto, “tenerli in casaera esporsi a renderli nervosi, e dareloro a vedere che i Fratelli li teme-vano”.

Certo: si poteva sempre provare acontrollare i ragazzi col pugno diferro… ma, con tutta evidenza, le pas-

sate vicende avevano dimostratoche non sarebbero state le puni-zioni fisiche a rendere più con-trollabile la situazione.

E dunque, che fare?Dopo aver lungamente pre-

gato, frére Hervé decise di dareuna chance ai ragazzi: “Bisognavaprenderli col cuore, manifestareuna certa fiducia e mostrare chesi attendeva molto da essi, per illoro bene”. Alla mattina del 31 di-cembre, prima di uscire per la tra-dizionale passeggiata, Hervé riunìtutti gli orfanelli nel cortile, dove,con piglio da scenografo, avevaaccatastato in una grande piratutti gli strumenti di punizioneutilizzati dal precedente direttore.Tra le ovazioni dei ragazzi incre-duli, diede fuoco alla catasta; ementre il fuoco divampava sullefruste e sulle verghe, “indirizzò loroqualche parola conveniente a solleci-tare il loro amor proprio: che li cono-sceva già sufficientemente per speraremolto da essi; ch’egli era certo che, alritorno dalla loro passeggiata, i Fratelliche li accompagnavano avrebberoavuto solo lodi [verso i ragazzi], e loavrebbero fatto partecipe della loroassennatezza”.

Avrebbe potuto essere un disastro.Invece fu un successo: “Effettiva-mente, al loro rientro, i Fratelli gli dis-sero di essere soddisfatti”.

Sarà stato un miracolo, sarà statoacume pedagogico, ma, da lì in poi,“tutti i giovani, i più grandi come i piùpiccoli, […] si mostrarono molto docilie molto rispettosi verso i Fratelli”:“composti in cappella”, “tranquilli e si-lenziosi anche nei dormitori”, ma gio-iosamente “allegri durante il loro pa-sto”. Nel corso del quale i ragazziniavevano peraltro occasione di abbof-farsi con prelibatezze mai assaggiateprima, perché i Fratelli, profittandodel clima di festa, avevano deciso dipremiare la buona condotta degli or-fanelli portando in tavola dolcezze diogni tipo.

Quando, dopo un mesetto di con-vivenza coi Fratelli, i ragazzi dell’or-

fanotrofio chiesero di poter fare unaseconda passeggiata – stavolta pervisitare la basilica di San Pietro –prontamente “furono esauditi, e fecerola loro processione accompagnati dailoro maestri”, addirittura “cantandole litanie della SS. Vergine nell’andaree venire, modesti come religiosi” (fi-nanco!).

Commenta il nostro cronista: “Eraimpossibile non vedervi la mano dellaSS. Vergine e la mano di Dio, nel cam-biamento così improvviso operatosi inquei giovani”.

Ma senza nulla togliere alle duecelesti mani, forse, un po’ di merito,ce l’avevano anche i Fratelli stessi,che avevano osato dare fiducia a gio-vani che altri avrebbero consideratosolo scarti da galera.

Del resto, già San Giovanni Batti-sta de La Salle ammoniva così i suoiprimi Fratelli: “Si persuadono più fa-cilmente gli alunni […] cercando diguadagnarli con la dolcezza e l’inco-raggiamento, che non con le ammo-nizioni e la durezza”. “Domandate confrequenza a Dio la grazia di toccare ilcuore dei vostri alunni, come lui solosa fare: è questa la grazia del vostroministero”. ◆

storia nostra

Fratelli romani di metà ‘800

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Un Fratello intento a leggere

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La lunga e intensa serie criminosa diattentati terroristici, iniziata con lastrage di Parigi alla sede della rivista“Charlie Hebdo” nel gennaio 2015,ci spinge obbligatoriamente a con-dividere delle riflessioni su un feno-meno che ormai sta condizionandola vita di tutti gli abitanti del pia-neta.

Come al solito cerchiamo di vedereil problema principalmente dal latopsico-sociologico lasciando riflessionidi tipo politico, religioso o strategicoad altri interlocutori molto più titolatia riguardo.

La nostra analisi partirà da dina-miche intra-psichiche ossia dallecause che generano comportamentiumani di tipo terroristico che sonosolo il sintomo di un malessere socialemolto più ampio.

Intanto cerchiamo di capire qualipossano essere le motivazioni (interneed esterne) che spingono una personaad arruolarsi in organizzazioni terro-ristiche e ad agire in modo cosìcruento, a volte anche suicida, versotutto e tutti.

Fino a poco tempo fa, s’identifi-cava il terrorista come una personareclutata da ambienti poveri, degra-dati e con scarse possibilità di svi-luppo personale e sociale.

I dati statistici forniti da recentistudi internazionali, rivelano inveceche il profilo medio di un terrorista

contemporaneo ha le seguenti carat-teristiche di base:

– giovane età: dai 18 ai 30 anni;– estrazione sociale medio alta;– buona scolarizzazione;– scarsa integrazione sociale;– ispirazione religiosa riconduci-

bile all’Islam pur dovendo pre-cisare che si tratta inevitabil-mente di una visione distortadella stessa a carattere forte-mente integralista e fondamen-talista (ndr).

Ovviamente non possiamo gene-ralizzare oltre misura ma certamentecapire che il profilo sta cambiando ciaiuta molto nel cercare di identificarei principali fattori psicologici, familiarie sociali predisponenti a una talescelta estrema.

Come già accennato in diversi altrinumeri precedenti, è opportuno ricor-dare che una delleprincipali cause checaratterizza qualsiasic o m p o r t a m e n t oumano è la soddisfa-zione (consapevole oinconsapevole) di unbisogno sottostante piùo meno latente.

In base al profilosopra descritto, appareevidente che una primadinamica intra-psi-chica potrebbe essere

Guido Orsi

LA PAURA AIUTA,IL TERRORE NO

temi educativi

il forte bisogno d’identificazione e diappartenenza che l’adesione a un’or-ganizzazione terroristica internazio-nale comporta.

Persone giovani, benestanti, ade-guatamente colte ma poco integratenel tessuto sociale e con una conse-guente carenza di identità personale,sono naturalmente attratte da fortirichiami legati a cause di “apparente”giustizia, equità o altri valori similari.

Non vogliamo spingerci su territoripsicoanalitici molto complessi da trat-tare e da capire, ma i loro padri fon-datori come Freud e Jung parlavano di“proiezione” esterna di contenuti emo-tivi scomodi da gestire, come di mec-canismi di difesa o come psicodinami-che comuni tra conscio e inconscio.

In parole semplici, per sedare con-flitti interiori legati ad aspetti perso-nali ritenuti negativi, tendiamo a sba-razzarci degli stessi “proiettandoli” sualtre persone che a quel punto diven-tano oggetto di un odio che in realtàproviene dal nostro stesso interno; etutto questo, su base ciclica, non fache autoalimentare il fenomeno.

Se oggi dovessimoessere contagiatidal terrore che un grupposparuto di folli tentadi trasmetterci,rischieremmo di viverebloccati nel nostro agirequotidiano.

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Il giovane insoddisfatto di sestesso, pieno di conflitti interiori legatia false aspettative e alle relative fru-strazioni, può proiettare questo suostato tensivo interiore verso l’esternogenerando un nemico “virtuale” chein realtà non è che un’immagine allospecchio.

A complicare le cose, diversi Go-verni stanno optando sempre più perpolitiche di forte repressione del fe-nomeno con strategie preventive epunitive molto mirate, non capendo,però, che queste da sole non bastanovisto che ci si concentra esclusiva-mente sul sintomo del fenomeno e

non sulle cause che lo generano.È di esempio la serie di ripetuti at-

tacchi in Francia dove le indaginistanno dimostrando che gli autori de-gli attentati venivano da un tessutosociale molto emarginato e discrimi-nato ormai da diverse generazioni.

Ma il bisogno di identificazione edi appartenenza è solo una delle pos-sibili cause che spingono un giovanea un simile percorso esistenziale.

Un’altra dinamica molto frequenteè quella della mancanza di sistemi va-loriali adeguati ai tempi moderni e diuna prospettiva socio-economico-la-vorativa motivante o perlomeno nonfrustrante.

Un giovane con una buona strut-tura di personalità, un’adeguata au-tostima e un sufficiente sostegno so-ciale e familiare, difficilmente opteràper soluzioni estreme ad alto rischio

per la propria libertà, per il propriofuturo e, in ultima analisi, per la pro-pria stessa sopravvivenza. Viceversagiovani non sufficientemente maturie integrati a livello psico-sociale sa-ranno fortemente attratti da richiamiche promettono potenziali pseudo-valori come il successo, la fama, lagloria ed altre amenità simili.

Questo significa che giovani ven-tenni di quest’ultima tipologia in re-altà hanno una struttura psicologicapoco più che adolescenziale in cui laricerca di una nuova identità e ruolonel mondo diventa elemento vitale diorientamento ma senza avere più un

opportuno controllodella famiglia di ori-gine.

Ormai il dilagaretanto di attacchi ter-roristici organizzatiquanto “artigianali”non può che incuterein ogni persona deisentimenti di fortepaura che spesso scon-fina col terrore.

Ma quali sono ledifferenze di questedue reazioni umane difronte al fenomeno del

terrorismo?La paura in genere si definisce

come una reazione appropriata a unostimolo di pericolo proveniente dal-l’ambiente circostante. Il terrore dif-ferisce dalla paura sicuramente perintensità ma soprattutto per la rea-zione che provoca sul comportamentoumano.

Potremmo dire che la paura cimette in guardia consentendoci diprendere una decisione sensata men-tre il terrore ci fa perdere il controllodelle nostre azioni.

Per fare una metafora automobi-listica possiamo paragonare la pauraa una frenata progressiva e il terrorea una brusca “inchiodata” con con-seguente retromarcia.

Nel comportamento umano lapaura aiuta a difendersi da potenzialipericoli quando effettivamente sono

reali e hanno un moderato effettosulla nostra vita quotidiana.

Viceversa il terrore ha un impattopermanente sul nostro funzionamentoimpedendoci di compiere determinateazioni che invece fanno parte del no-stro vivere quotidiano.

Se oggi dovessimo essere conta-giati dal terrore che un gruppo spa-ruto di folli tenta di trasmetterci, ri-schieremmo di vivere bloccati nelnostro agire quotidiano, evitandoviaggi, spettacoli, convegni e addirit-tura vivendo anche un semplice caffèal bar con un’ansia innaturale.

Spesso quella del terrore è una di-mensione mentale a scarsa razionalità.

Pensiamo ai terremoti ad esempio.Possiamo escludere del tutto chementre siamo in visita a un museopossa esserci qualche evento sismicoche ci possa mettere in pericolo? Op-pure che nel palazzo in cui ci troviamopossa esserci un incendio che mettaa rischio la nostra sicurezza?

La risposta è certamente no ma ilnon pensarci frequentemente e il nonessere bombardati mediaticamente datali fenomeni ci abbassa il livello diconsapevolezza e ci consente di viverein modo più rilassato che certamentenon significa esente da rischi.

Se intendiamo apportare delle mo-difiche al nostro stile di vita che ciprotegga davvero dal terrorismo, per-ché non rivolgiamo la nostra atten-zione su quelle che sono le cause pre-disponenti di tale fenomeno ossia laformazione, il sostegno e la motiva-zione dei nostri giovani ad optare perscelte sane e costruttive?

Albert Einstein diceva che “la folliaè fare sempre le stesse cose aspettan-dosi risultati diversi…”.

Non possiamo pensare che il ter-rorismo scompaia semplicemente conun forte inasprimento delle pene ocon azioni mirate dei Governi.

Serve l’impegno di tutti affinchéquelle che sono oggi delle derive psi-cologiche e sociali del mondo giova-nile si trasformino in politiche di cre-scita e di sviluppo permanenti per lenuove generazioni. ◆

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temi educativi

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didattica

Dunque, facciamo due conti. Hosessantasette anni. Ho comin-ciato a insegnare a venti. Ho

fatto scuola per quarantasette prima-vere senza interruzione: otto volte inprima, otto in seconda, dieci in terza,undici in quarta, dieci in quinta.

Per la Fornero potrei andare in pen-sione. Ma non ne ho alcuna voglia. Ciandrò quando gli alunni mi… mette-ranno fuori dell’aula per scarso e no-ioso rendimento. Per ora sono riman-dato a settembre. Ripeterò la primaper la nona volta.

Comincio già a sognare. Prima ditutto, la classe la vorrei numerosa. Ca-pitato quasi per caso alla San FilippoNeri di Massa cinque anni fa, trovaisolo nove alunni, diventati tredici colpassare degli anni. Le prime sensazionifurono da sconforto: ero abituato aitrenta. Col passare dei giorni si è rive-lata un’esperienza estremamente po-sitiva anche per il tipo di rapporto chesi è instaurato all’interno del gruppoclasse. Però la prossima prima la vorreidi almeno venti venticinque alunni. Setre quattro si ammaleranno, l’aula nonsembrerà un deserto. Come si dice,l’occhio vuole la sua parte.

Non vorrei che ci fossero bambini

Alberto Castellani, Fsc

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troppo piccoli. Esperti di aule ministe-riali e un po’ meno di quelle scolasti-che, sono riusciti a far stare insiemebambini di sei anni compiuti a gennaioe bambini di sei anni da compiere nel-l’aprile successivo, sedici mesi di dif-ferenza fra gli uni e gli altri. Un’eternità

a quell’età. Infanzia rubata e semprepiù corta.

La vorrei mista questa futuraprima, ma fifty-fifty. Ricordo le mieprime alunne Anna Maugeri e Lore-dana Pennisi immerse in un nugolo dimaschietti alquanto scalmanati inquel di Acireale, istituto San Luigi. Civollero tutte le loro grandi doti intel-lettuali e i loro eccellenti risultati pernon soccombere allo strapotere nu-merico dell’altro sesso e nello stessotempo a non assumere atteggiamentida “masculazzi”.

In aula mi hanno chiamato in tuttele maniere, soprattutto i primi giorni:col nome della maestra della scuolamaterna, mamma, papà, zia e zio. Forseora mi daranno del nonno. E sia se saràsinonimo di attenzione affettuosa, curacostante, fiducia reciproca piena, con-nivente intesa. Personalmente farò ditutto per restare un… Fratello maggioreche prende per mano e accompagnaper un tratto del cammino della vitain un ambiente esaltante come lascuola.

Da insegnante mi è capitata solouna mamma tigre, ferita a morte per-ché il suo cucciolo era abituato a pren-dere nove e dieci e io, con tutta la

Tra le memorie di anni e annivissuti tra i banchi di scuolae i sogni degli anni che verranno,è facile raccoglieredelle vere gemme pedagogiche,preziose per ogni insegnanteche si appresta a intraprendereun nuovo anno scolastico.Ricordando soprattutto che i ragazzibisogna amarli per educarli.

Quando i maestri sognano il futuro, con il cuore e la mente al passato.

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Giorno dopo giorno, li gradirei sem-pre meno smaniosi di avere la lucinarossa della telecamera accesa conti-nuamente su di loro, migliori di sestessi e non tanto degli altri. Che nonscambino l’aula per un campo di garadove superare gli altri e arrivare primiper ricevere sul petto la medaglia delmigliore della classe o quella di geniin famiglia.

Bambine e bambini fiduciosi in sestessi, nell’atto di uscire dal propriopiccolo guscio e aprirsi agli altri, con-sapevoli delle proprie risorse e dei pro-pri limiti, col tarlo della curiosità, ca-paci di porre e porsi domandesull’ambiente, le persone, il senso dellavita.

So che saranno bambine e bambinidiversi da quelli di cinquanta o cinqueanni fa. Loro sono dei nativi digitali,ma io mi sento parte della Net Gene-ration, non sono un immigrato digitale.Le nuove tecnologie, quando non sonouna moda o una droga, diventanomezzi indispensabili e potentissimi perl’apprendimento del piccolo homo vi-dens. Oggi, fare scuola senza computer,

didattica

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buona volontà, non riuscivo a metterglipiù di sei-sette per gli “orrori” di orto-grafia e la pochezza d’idee presentinegli scritti.

Ho sempre avuto ottimi rapporti dicollaborazione con i genitori e i nonnidella classe nell’organizzare di tutto edi più e soprattutto nel costruire in-torno al gruppo classe un’atmosferapositiva che ti fa sentire bene comecuccioli di elefante all’interno di unbranco minacciato da leoni. Sarà lostesso dal settembre 2016 con le“nuove” famiglie. Questo non è un de-siderio, ma una certezza.

Non avrà importanza che le futuree i futuri alunni sappiano “leggere, scri-vere e far di conto”, anzi. La brava bra-vissima maestra di scuola dell’infanziaMaria Maesano della scuola lasallianadi Acireale, in una delle mie incursioninella scuola materna, mi additò unbambino che si rifiutava di scrivere. Enon scrisse una lettera durante tuttol’anno. A settembre, nel primo giornodi scuola, Giovanni, impugnò la matitae scrisse la prima “A” della sua vita.Seguirono tutte le altre senza problemi.

Quando Annapaola Prestia, oggipsicologa e scrittrice, il primo giornodi scuola mi ritrasse seduto in cattedracon alle spalle un immenso cuore conla scritta “Maestro, ti voglio bene!”, ledissi che aveva sbagliato aula, dovevaandare in seconda, visto che era giàcosì brava. Ci accordammo perché re-stasse in prima a fare da aiuto-mae-stro. Al termine dell’anno, quasi tutti isuoi compagni erano, tutto sommato,al suo livello iniziale.

Gradirei che i miei futuri alunnisappiano impugnare correttamente lapenna, temperare le matite colorate,distinguere la destra dalla sinistra, nondire “domani sono andato a mare”, al-zare il dito per intervenire, ascoltarequando un loro compagno parla, averegli occhi aperti per leggere la realtàche li circonda.

Li vorrei narratori nati delle loroesperienze. Giocolieri di rime e fila-strocche. Inventori di storie senza fine.Pittori in erba. Manipolatori e speri-mentatori entusiasti. Capaci di mera-vigliarsi, di condividere le emozioni, disentirsi parte di un nuovo gruppo lan-ciato in una nuova grande avventura.

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didattica

internet, video, immagini in movi-mento, suoni… è come cantare la ninnananna o parlare in cinese a un gruppodi eschimesi.

Una volta si diceva che i piccoli na-scevano “con gli occhi aperti”, oggi, si-

curamente, nascono con gli occhi bio-nici. Nativi digitali, li hanno ribattez-zati. Ingoiano di tutto. Guizzano perintuito, ma la RAM personale è da rin-forzare. Fantasiosi al massimo. Più di-stratti, però, e meno riflessivi. Nutronomille interessi. Amano il successo, unpo’ meno la fatica. Non hanno filtri.Abbattono barriere. Incontentabili. Ri-cattatori eccezionali. Superaccessoriati.Superprotetti. Meno sicuri di sé. Piùfragili. Alcuni senza regole e senzapace. Qualche altro etichettato BES ocon altre sigle. Sensibilissimi al fascinodell’autorevolezza, gelatinosi in pre-senza di coccole zuccherose, facil-mente irritati dall’autoritarismo, so-prattutto quando questo si nutre distrilli e di castighi.

Anche questo non è un desiderio,ma una constatazione della realtà.Sono figli del loro tempo. Prendere olasciare. Accettarli così come sono. Masoprattutto amarli per educarli. ◆

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Soffermandoci sul significato della parola, per sosteni-bilità si intende la caratteristica di un processo o di unostato che può essere mantenuto a un certo livello, in ambito am-bientale, economico e sociale. La nostra scuola del Colle La Salle sta dando il buon esempio per quanto riguarda misure antispreco epro sostenibilità. Tutti i ragazzi e i docenti che usufruiscono della mensa scolastica si sono impegnati a ridurreil più possibile lo spreco di cibo. Non ne potevano più di vedere mele mangiate a metà e panini interi finirenella spazzatura, così la scuola del Colle ha invitato gli studenti a mettere nel piatto solo ciò che effettiva-mente fossero riusciti a mangiare, mentre per gli altri alimenti, come pane o ciò che era ancora possibileriutilizzare, messi da parte, venivano distribuiti ai Centri di accoglienza e alla Caritas.Negli ultimi tre anni, gli alunni hanno risparmiato 11000 rosette, 1400 kg di pasta, 330 kg di riso, 2300 fruttidi stagione. A tutto ciò si aggiunga il riciclo, in un solo anno, di più di 1000 cassette di legno e di plastica.Ma con il motto delle 3 R (ridurre, riusare, riciclare) è stata anche condotta in modo razionale la differenziata. In questo modo, la scuola del Colle La Salle, oltre ad aver ridotto il cibo gettato, ha diminuito anche qualchequintale di rifiuti. Parallelamente, si è impegnata alla raccolta di tappi di plastica, alla riduzione dello sprecodella carta e al riutilizzo dei sacchetti di plastica. Anche se tutto ciò è come una goccia nell’oceano è semprequalcosa e un invito ad altre scuole a fare altrettanto.

M.Ch.

SOSTENIBILITÀSOSTENIBILITÀovvero come garantire

la stabilità di un ecosistema

Il Colle La Salle dà il buon esempio

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in primo piano

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Se c’è un’esperienza in grado di acco-munare tutti, la vedrei non nelle affi-nità politiche, sportive, o religiose, che,anzi, spesso provocano aspri dissensi edivisioni, ma nell’essere andati a scuolai cui ricordi, prima fermi e nitidi, con iltempo si sfrangiano colorandosi fino aconfondersi con l’insolito e lo straordi-nario, innescando nostalgie e rimpianti:in quei giorni irrecuperabili, infatti, glistress più temibili erano quelli di uncompito, o di una interrogazione. Si èportati, in genere, a rivivere la scuolada alunni, e se la si rivisitasse non daibanchi, ma dalla cattedra, la prospet-tiva cambierebbe? E quegli uomini dicui, volenti o no, i ragazzi hanno finitoper portarsi dentro i codici comporta-mentali, chi erano realmente? Per sa-perlo bisognerebbe sottrarli a quelmondo piuttosto asfittico di registri, la-vagne e nozionismo, sgrommandoli

anche da un grumo di ricordi dol-ciastri, dentro i quali si conservanocome le cose nella naftalina.Preciserei qui che non si fa un di-scorso sul singolo, né si voglionomettere a riscontro maestri eprofessori, i docenti del nord conquelli del sud, quelli di letterecon quelli di matematica; qui,più semplicemente, ci si inter-roga sulla professione o, se sidesidera, sulla categoria, conil proposito di comprenderequello che la scuola dà,

chiede o toglie a quanti vi si dedicano.E siccome la domanda intriga e coin-volge, ma non è delle più semplici, perrispondere ricorrerò agli archivi italianidei Fratelli delle Scuole Cristiane, fami-

glia religiosa fondata da s. Jean-Bapti-ste de La Salle (1651-1719), genti-luomo francese del Grand Siècle; essihanno alle spalle una preparazione di-dattica tricentenaria, maturata su scalaplanetaria, che prende le mosse dallamaterna e raggiunge i gradi accade-mici. Il santo negò ai fratelli gli ordinisacri per non distrarli dai giovani, aiquali completamente dovevano appar-tenere; e infatti li accolgono nelle me-galopoli e nei piccoli centri, danno ilbenvenuto ai ricchi e ai poveri, senzacurarsi del sesso, pelle e credo religioso;studiare la vita di questi uomini, seequivale a immergersi nella parte piùviva e dinamica del mondo giovanileosservata con gli occhi degli adulti, si-gnifica pure confrontarsi con i problemi

È in uscita il volume di REMO L. GUIDI, Uomini in cattedra non permestiere ma per passione, Edizioni dell’Orso, Alessandria. In que-ste pagine rivivono, in una galleria luminosa, alcune tra le figurepiù seducenti dei Fratelli, insieme alla loro storia umana e profes-sionale. Qui, con la cortese complicità dell’Editore, ne presen-tiamo in anteprima ai lettori di Lasalliani in Italia la prefazione.

UOMINI IN CATTEDRA PER PASSIONEUOMINI IN CATTEDRA PER PASSIONE

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che un simile impegno comporta, le al-terazioni che produce, il coordina-mento di squadra che implica.Nel libro affioreranno, di conseguenza,dei protagonisti ritratti con la propriacifra umana, religiosa e professionale,a ridosso di un panorama assai varie-gato per competenze e specificità deiluoghi e delle categorie oggetto delleloro calde attenzioni; essi figurano al-l’interno di una silloge, numericamenteassai ristretta, ma ben scaglionata neglianni, che muove dall’unità d’Italia eraggiunge i nostri giorni: copre, dun-que, un arco cronologico ricco di tra-sformazioni epocali, che hanno portatola società dallo chassepot alla bombaatomica, dal dirigibile alle avventurenello spazio, dalla pellicola dei fratelliLumières al cinema in digitale e in 3D,dalle macchine da scrivere al computer,passando da un diffusissimo analfabe-tismo (ancora agli inizi del Novecentosu 33 milioni di abitanti, 23 risultavanoilletterati) alla situazione attuale.La campionatura che qui propongo(che è già uscita, nel corso degli anni,sulle riviste dei fratelli) è uno specimenpreso dalle centurie vissute in qualitàdi maestri nella scuola e per la scuola;la modestia che li distinse mai liavrebbe convinti a mettersi in primopiano, per cui mi sembra di sentirne lerimostranze per averli costretti, tramitegli archivi, a un rientro forzato tra noiper raccontarsi; quanto qui si leggerà èfrutto di una rigida consultazione negli

in primo piano

e rappresenta un’ assoluta novità nellastoriografia lasalliana in Italia. Al fiancodi Costanzo ho posto Elio d’Aurora,giornalista e scrittore dalla penna lu-minosa come quella di un arcangelo,per la sua assidua vicinanza ai fratellidel La Salle di Via Lodovica a Torino e,in particolare, a fratel Secondino suomentore quando scrisse la vita del LaSalle (Monsieur de La Salle. Una fedeltàche vive), e abituale collaboratore di Ri-vista Lasalliana. Entrambi restano i co-rifei dei laici, chiamati Lasalliani,perché hanno stretti rapporti con i fra-telli, dei quali condividono la spiritua-lità e l’amore per i giovani.I cammei qui presenti, escludendoD’Aurora e Costanzo, portano inciso ilsigillo della congregazione di cui feceroparte, eppure nell’osservarli non ce n’èuno che somigli all’altro: diversissimifurono anche Tullio e Luigi fratelli disangue, trovatisi a vivere per anni, avolte, nella stessa casa. Si constata, in-somma, e con meraviglia, come la vitacomune non valse a togliere a questiuomini la propria individualità, ad ap-piattirli e comprimerli; essi non vollerosentirsi gli eredi pigri di un pingue pa-trimonio riscosso dalla munificenza deipredecessori, perché, a somiglianza deiservi giudiziosi della parabola, ricevutii talenti seppero metterli a frutto congrande fantasia, per restituirli al Pa-drone, con i più alti interessi «in tem-pore opportuno». ◆

Remo L. Guidi

archivi centrali dei fratelli, o di testi-monianze raccolte dalla viva voce deicolleghi, e tuttavia ho ritenuto oppor-tuno non dichiarare le fonti, per nontogliere la scorrevolezza al testo chevuole essere divulgativo. Trattando,però, del San Giuseppe di Milano, delLa Salle di Parma e nel ‘medaglione’ inricordo di Tonino Costanzo, ne ho do-cumentato i percorsi e a ragione.Unitamente agli uomini c’erano lestrutture scolastiche, qui rimaste in unasorta di limbo, ma i fratelli per quantobravi non erano dei solisti, e il concertolo davano solo con l’orchestra, muo-vendosi ben in sincrono su uno spartitoda leggersi insieme; per dimostrarlo hoscelto i casi di Parma e Milano (SanGiuseppe): quanto lì accadde certificala forza e la determinatezza dei duenuclei scolastici, la cui coesione davaai singoli il nerbo per resistere alle osti-lità del mondo esterno, in grado di tra-scorrere dalle divergenze agli equivoci,per giungere alle campagne d’odio ealle minacce contro la persona. L’im-portanza dei fatti rievocati mi ha con-vinto, in questi due casi, a concederealle carte d’archivio lo spazio dovuto,per rendere credibile l’esposizione;un’esigenza analoga mi ha persuaso adocumentare la vicenda di Tonino Co-stanzo coach della Stella Azzurra (so-cietà di basket del San Giuseppe - DeMerode), perché la sua esperienza, in-scindibile dall’orizzonte didattico deifratelli, si è dispiegata fuori delle aule

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canonizzazione fratel Salomone

María Alejandra Hernández, noveanni fa, aveva cinque anni ed eraospite della piccola casa-famigliaMaria Goretti, diretta dalle suoredella congregazione delle Serve delSantissimo Sacramento. Il luogo è situato nella parte collinarea nordovest di Caracas ed è chiamatoEl Hatillo. A fianco alla casa c’è unachiesetta, ora denominata la cappelladi Fratel Salomone, all’interno infattisi venera una piccola statua del Fra-tello, martirizzato durante la rivolu-zione francese.Per i bambini che vi vengono accolti,la casa è molto accogliente, una verae propria famiglia. I bambini vi simuovono liberamente e ogni luogo losentono famigliare.Un giorno del 2007, María Alejandra

gioca spensieratamente tra le piantedel cortile antistante, inconscia chesotto il fogliame si possa nascondereun grande pericolo. Mentre gioca,all’improvviso sente un dolore acutoal piede sinistro. Piangendo, corre su-bito dalla sorvegliante presente inquel momento, la quale nota unapiccola ferita. Conduce la bimba alpiù vicino ambulatorio, ma non sem-bra nulla di grave. La dottoressa,quando vede i tre forellini, crede chela bambina sia stata punta da un in-setto o dalla formica bachaco. Perquesto, dopo averla disinfettata, ri-manda a casa la bambina e la gio-vane accompagnatrice.La mattina seguente tutta la gambadi Maria Alejandra è spaventosa-mente gonfia e violacea. La superiora

allora decide di portarla in ospedale.Ma questo è a Caracas e i mezzi ditrasporto sembrano fatti apposta pernon arrivare mai. Nel tragitto, lagamba della bimba si gonfia ancor dipiù e diventa più scura. Giunti finalmente al pronto soccorsodella clinica Santa Sofia, le effet-tuano un prelievo per precisare ladiagnosi. Prima ancora di svolgere leanalisi, il verdetto del dottore è ter-ribile: “Il sangue si coagula dentro lasiringa appena estratto”. Era l’effettodel veleno di un serpente. Il test dilaboratorio, dopo un’ora di attesa,precisa anche il tipo di serpente. “Sitratta del bothrops venezuelensis, maè stato perso troppo tempo. Non c’èpiù nulla da fare”. Dalla gente, que-sto serpente è chiamato tigra mari-posa o vipera dalla pancia viola,presente in Venezuela e Colombia.Se fosse stato riconosciuto pertempo, si sarebbe potuto ricorrereall’antidoto, di cui sono forniti tuttigli ospedali, tranne l’ambulatoriodove era stata portata Maria Alejan-dra. Ma la bambina aveva soltantosentito la puntura, non aveva visto ilserpente, la dottoressa dell’ambula-torio non aveva riconosciuto l’im-pronta dei denti e perciò lasituazione era diventata irreparabile. Dopo il terribile responso dei medicidella Clinica Sofia, dove la bimba erastata portata, la superiora telefonapiangendo alle suore e le mette alcorrente della grave situazione.Immediatamente le Suore, i bambini

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SULLE ALTURE INTORNO A CARACASSULLE ALTURE INTORNO A CARACASIL MIRACOLOIL MIRACOLO

Il morso di un serpente a una bambina - una diagnosi eseguita con troppo ritardo previsioni tragiche - la preghiera a Fratel Salomone - il miracolo

Chiesetta con la statua di Fratel Salomone

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e altre persone del villaggio si re-cano nella cappella e iniziano a pre-gare il beato Fratel Salomone,unendosi spiritualmente a quelle cheerano in clinica accanto alla bam-bina. I medici, poiché la coagula-zione avanzava e avrebbe causatosicuramente la morte, tentano l’am-putazione della gamba, consci che“se Maria fosse comunque soprav-vissuta, non sarebbe più stata lastessa, perché alla menomazione fi-sica si sarebbe aggiunto anche ungrave danno cerebrale”. Non essendoci altre possibilità, la su-periora dà il consenso all’amputa-zione. Intanto le preghiere a FratelSalomone si intensificano e conti-nuano senza sosta. Decisa dunque l’amputazione, ven-gono svolti gli esami necessariprima di entrare in sala operatoria,ma a questo punto i paramedici noncredono ai loro occhi e pensano chesia stato commesso un errore. Con-statano che i valori stavano tor-nando rapidamente normali. Ilsangue ricominciava a circolarenormalmente, la pelle tornava a ri-prendere il suo colore naturale. Le

analisi successive mostrarono chenon c’era più traccia del veleno e labambina si comportava in modo as-solutamente sereno.Era passato poco più di un giornoquando la bambina fu dimessa. In-sieme alle suore fece ritorno allacasa-famiglia. Le visite successivehanno constatato la perfetta salutedella bambina. A questo punto il casopoteva a ragione essere preso in con-siderazione per un processo canonicosul miracolo. Che fu infatti iniziatonel 2011. Ben 13 medici, chiamati agiudicare il caso, sia a Caracas che aRoma hanno dovuto ammettere che“la scienza non è in grado di fornirealcuna spiegazione logica per quantoè accaduto”. Ma la gente di El Hatillonon aveva mai dubitato dell’interces-sione di Fratel Salomone, anche per-ché, a loro dire, per intervento delloro santo si erano verificati già altrifatti prodigiosi di cui erano stati te-stimoni.In cinquecento anni di storia, è laprima volta che un miracolo viene ri-conosciuto nella diocesi di Caracas.La commissione medica della Con-gregazione per le Cause dei Santi ha

La superiora Sr. Rosa Karina e Maria Alejandra nel 2011

Alcuni bambini e bambine della casa-famiglia S. Maria Goretti

approvato la validità della guarigione,così il 16 ottobre prossimo Fratel Sa-lomone, che era stato beatificato no-vant’anni fa, nel 1926, saràdichiarato santo. Al rito in piazza sanPietro, sarà presente anche MaríaAlejandra che, con grande emozionevorrà ringraziare ancora il “suo”santo Fratel Salomone. Dopo il miracolo, la bambina ha con-tinuato a vivere con le suore, senzanessun trattamento particolare ri-spetto agli altri bambini. Ora haquattordici anni ed è una bella ra-gazza. Le suore non hanno mai vo-luto trasformarla in una stella damettere in mostra ma, come dice lasuperiora, “abbiamo insistito perchécomprendesse la meraviglia di cui èstata protagonista e fosse grata alSignore e al beato Fratel Salomoneche le hanno salvato la vita”. ◆

Mario Chiarapini, Fsc

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Religioso esemplarelodava il Signorecon il culto dellamusica, del canto edell’arte. Le cerimo-nie religiose, la

Santa Messa in particolare, avevano per lui unsenso se la preghiera era impreziosita dal canto,perché diceva che meglio esprimeva il nostroamore per il Signore e perché più gradita arri-vava al suo cospetto. Per questo cercava con lo-devole impegno la preparazione dei cantireligiosi, invitando i Fratelli della Comunità a“metterci anima e core” per essere interpreti gra-diti davanti agli uomini e a Dio.Non era un grande organista, ma amava l’or-gano e, quando non c’era qualcuno più bravodi lui, era lì sulla tastiera per “impadronirsidello strumento” e per provare la gioia di darearmonia e calore alle sue “suonate”. La sua for-mazione religiosa aveva avuto luogo all’aspi-rantato di Grugliasco e, nel 1937/’38, nelnoviziato di Rivalta di Torino. Aveva emesso iVoti perpetui a Castel Gandolfo l’11 agosto1946, dopo un lungo periodo di preparazione. Sentiva la scuola come un luogo privilegiatoper formare la mente e il cuore dei giovani.Come educatore e insegnante aveva lavoratoper  19 anni nelle Case di Formazione e per 8anni allo Scolasticato a Rivalta di Torino, maanche al La Salle di Parma, al Collegio San Giu-seppe di Torino e a Paderno del Grappa. Riu-sciva a trasmettere ai giovani il faticoso eintricato cammino degli uomini alla ricercadella verità. Per questo setacciava le opere deipensatori e scrittori antichi e moderni per co-glierne le verità che fanno l’uomo eterno.Possiamo senz’altro dire che fosse un appassio-nato ricercatore della verità che dispensava con“fervore apostolico” ai giovani: cercava di inte-ressare e commuovere il loro animo, in modoche la fatica dell’apprendere non si riducessesolo all’arido voto, ma offrisse loro gli stru-menti per arrivare alla verità.

Le stanze dove lui dormiva e lavorava eranostracolme di libri e di ritagli di giornali e riviste,il cui contenuto offriva opportunità di arricchi-mento culturale e religioso.Possedeva una vasta cultura non per esibirla,ma per avere più opportunità nel provocare gliinteressi culturali dei giovani e nell’aiutarli apercorrere le strade dell’elevazione dell’animo.Se gli si chiedevano informazioni  su personalitàdi spicco nel campo della teologia, della filoso-fia, dell’arte, della letteratura, della musica,della storia della Chiesa, sciorinava notizie sunotizie, sottolineando nel contempo i valoriumani e cristiani delle loro opere. Un’altra “pas-sione” di Fratel Alfonso era l’arte figurativa: lacoltivò con studi e ricerche del tutto personali,l’insegnò anche per diversi anni, dimostrandocompetenza nella lettura delle opere e nella va-lutazione critica. Ciò che colpiva, ascoltandolodavanti a un capolavoro, era il trasporto con cuiraccontava la storia del dipinto o della sculturae il suo valore artistico. Ed era quanto mai con-vincente, tanto da saperne trarre godimento persé e per gli altri. Lui stesso si dilettava nel ma-neggiare colori e pennello, producendo “operedidattiche, agiografiche e augurali”; sapeva delsuo “scarabocchiare”, ma nei suoi lavori i con-fratelli leggevano il piacere di comunicare, co-lorando, i suoi gentili sentimenti. Vasta laproduzione di “cartelloni” multicolori, conscritte e disegni legati a particolari festività li-turgiche, da esporre fuori della chiesa. Nonmancava mai, nelle ricorrenze dei compleanni edegli onomastici dei Fratelli della Comunità, difesteggiarli anche con l’esposizione in bachecad’una pagina augurale, caratterizzata da un’at-tenta perspicace osservazione dell’interessato eda un fine senso dell’umorismo. Era un piacere incontrarsi con Fratel Alfonso,perché sapeva regalare a tutti un sorriso buono,come a dire: “Coraggio, ti sono vicino. Il Signoreti vuole bene”.

Eugenio Grolla, Fsc

l’ultima campanella

Una persona modesta e buona: Fratel ALFONSO QUAGLIAPalestro (PV) 10/05/1921 - Torino 13/08/2016

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Chi educherà gli educatori? È la domanda che si pone l’autore, Alessan-dro Blanda, “un oscuro professore in una zona marginale dello Stato”insegnante di italiano in un liceo di Merano. Sono più di duemila anniche ci si lagna della scuola e l’autore con una impressionante serie di ar-gomentazioni, buon estro e brio narrativo, passa in rassegna questo la-mento bimillenario. A partire da testi di Orazio, Petronio, Giovenale,Sant’Agostino, Dante, attraverso le opere di Rabelais e Montaigne, perarrivare fino a Thomas Mann, ci mostra come nel corso dei secoli gli in-segnanti siano sempre stati malpagati, le strutture insufficienti, gli stu-denti ribelli e somari e le lezioni noiose. Non c’è nulla di nuovo sotto ilsole, insomma. E forse non ci sarà mai… Perché al termine della scorri-banda storico-letteraria, erudita quanto divertente, il professore trae lesue conclusioni: la scuola non cambia perché non può e non deve cam-biare. È meglio tenerla così com’è.

Svecchiare la scuola

Alessandro Blanda

Il lamentodell’insegnante

Guanda 2015, pp.180Euro 15,00

Consigli per la letturaa cura di Alberto Tornatora

in libreria

Scegliere la libertà

Eva Cantarella

“Sopporta cuore…”La scelta di Ulisse

Laterza 2013, pp. 101Euro 6,90

Da anni ormai siamo costretti a vivere all’insegna di un dinamismo sem-pre più frenetico. La tecnologia sforna di continuo strumenti a rapida obsolescenza; occorrecontinuamente aggiornarsi, riqualificarsi, sveltirsi sia nell’ambito lavora-tivo che in quello domestico. Nel nuovo millennio si va di fretta, crescesia l’ansia di non sprecare il tempo a nostra disposizione che la smaniada prestazione; il cellulare squilla di continuo, occorre rispondere con ur-genza alle e-mail ed è indispensabile rimanere costantemente connessi,iperattivi, scattanti. L’autore, il neurobiologo Lamberto Maffei, si chiedese non sia il caso di mettere in discussione il mito della velocità a ognicosto. Paventando un futuro nel quale dovesse regnare, sovrana e fatua,la velocità e in cui gli esseri umani si votassero – mente e cuore – al suoculto, l’autore profetizza con un pizzico di ironia mordace che: “Il suc-cesso evolutivo degli uomini rapidi porterebbe con sé la scomparsa ditutte le azioni considerate inutili, come la contemplazione, la poesia, laconversazione per il piacere di parlare, e la comparsa di una nuova arte,quella della rapidità, dove la poesia è un tweet e la pittura una pennel-lata”. Speriamo proprio che ciò non debba avverarsi.

Festina LenteAffrettati con calma

Lamberto Maffei

Elogio della lentezza

Il Mulino 2014, pp.14Euro 12,00

Copertina rossa, formato piccolissimo, la foto di una classe di bambini in-sonnoliti sui banchi di scuola e un nome che è un punto di riferimentoper tutti gli insegnanti di buona volontà innamorati del loro lavoro: Da-niel Pennac. Il libro è la lectio magistralis che il professor Pennac ha te-nuto all’Università di Bologna in occasione del conferimento da parte diquel prestigioso ateneo, uno dei primi nell’Europa del Medio Evo, dellaLaurea honoris causa in pedagogia nel 2013. L’elogio degli insegnanti,l’importanza che ha avuto un maestro, un professore, nella vita e nel fu-turo di ognuno dei suoi allievi, è la ragione che ha spinto molti insegnantia perseverare nell’impegno malgrado le oggettive difficoltà che questomestiere da sempre comporta. L’autore, professore di francese in un liceoparigino, dice con parole semplici quello che ciascuno di noi che è statoallievo a sua volta pensa del professore, cioè che è stato per lui l’incontrocon la I maiuscola. L’ultimo paragrafo del libretto, in cui si spiega cosavuol dire essere un passeur, è tutto da leggere, meditare, imparare quasia memoria. Chi sono i passeurs? Librai, genitori, bibliotecari, editori, cri-tici, universitari... tutti noi che amiamo la lettura, dice Pennac, leggereper credere.

L’importanza dei passeurs

Daniel Pennac

Una lezione d’ignoranza

Astoria 2015, pp. 48 Euro 6,00

La scelta di Ulisse è stata, come si sa, una scelta di libertà. Una consape-vole e coraggiosa capacità di costruire il proprio destino, non solo asse-condando il volere degli dei, ma seguendo con intraprendenteintelligenza il cammino indicatogli dai propri sentimenti, e dai propri de-sideri. La storica Eva Cantarella introduce il lettore, in questi nove documentatie interessanti brevi saggi nel mondo omerico e nelle vicende del suo eroeantonomastico, con l’intenzione di esplorare “il lungo, difficile, a voltetortuoso percorso che ha portato alla nascita dei concetti di colpa e re-sponsabilità morale e poi giuridica”. Concetti che non sono nati casual-mente, ma sono il prodotto di un secolare evolversi della coscienzaindividuale e sociale, a partire dal X secolo a.C. fino ai giorni nostri. Uncammino che non si è ancora concluso. L’autrice ripercorre la storia ome-rica attraverso gli episodi che hanno sottolineato in Ulisse la capacità dicostituire un modello (lo stratagemma del cavallo di Troia, l’accecamentodi Polifemo, la strage dei Proci...), suggerendo attraverso quali passaggigraduali il mondo occidentale ha elaborato i concetti di giustizia, respon-sabilità morale, consapevolezza della propria individualità.

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