La Voce del popolo 2013 04

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Lungo la Pennsylvania Avenue la folla è di nuovo impazzita al passaggio di Obama e Joe Biden con le loro mogli. Quattro anni fa, quando Obama aveva sfilato per la prima volta tra quella folla commossa, il Paese era soffocato da una crisi economica pesantissima provocata da chi aveva voluto la deregulation del mercato finanziario, mentre sul piano internazionale gli Usa erano impantanati nelle campagne militari in Iraq e Afghanistan. Obama allora costruì il suo discorso inaugurale sull’uguaglianza di ogni persona, promise di regolare il mercato, di uscire dall’Iraq e di estendere i diritti in patria. L’iniziativa politica ǯ che caratterizzò i primi mesi di presidenza accese speranza in tutto il mondo, rese Obama popolarissimo e gli fece vincere in modo piuttosto inatteso il premio Nobel per la pace. A quattro anni di distanza il mondo non è diventato un’isola rosa e felice, ma nel quadro in chiaroscuro è possibile riconoscere la realizzazione di alcune di quelle promesse. È stato varato il Frank Dodd Act che reintroduce un sistema di regole nel mercato finanziario per riportare responsabilità nel comportamento degli operatori. Sul piano economico sono stati attivati numerosi stimoli espansivi che hanno beneficato diversi settori, a cominciare da quello dell’auto. Il mercato finanziario si è effettivamente ripreso anche grazie alla nuova legge, ma ancora non è ripartito un ciclo che sia in grado di contenere il debito pubblico. Inoltre il sistema di protezione sociale degli Usa, leggerissimo, non ha garantito una difesa della dignità della vita di chi ha subito la crisi come è accaduto invece in Europa. In questo, però, Obama non ha molto spazio. Un parlamento più lungimirante autorizzerebbe aumenti di debito nel breve periodo e un aumento del carico fiscale sui redditi più alti per finanziare stimoli espansivi e iniezioni di lavoro e reddito per i più poveri e il ceto medio, generando così nel medio periodo le risorse per il pagamento del debito iniziale. Ma in parlamento le resistenze repubblicane sono durissime. Lo si è visto anche sulla riforma sanitaria, la Obamacare, il vero fiore all’occhiello di questa Amministrazione, che ha visto reazioni davvero vergognose di fronte alla scelta di rendere accessibili le cure ad un maggior numero di cittadini. Sul piano internazionale Obama ha ereditato due situazioni terribili in Iraq e Afghanistan. Ha rispettato i tempi, ma ha dovuto farlo camminando lungo un percorso delicatissimo pieno non solo degli ostacoli interni ai due Paesi, ma anche delle insidie create dai mille giochi di potere autoreferenziale radicatisi nell’esercito durante l’Amministrazione precedente. Ne sono una testimonianza le numerose rotazioni necessarie in soli quattro anni nei ruoli più delicati dei vertici militari e dei servizi, spesso a causa di scandali imbarazzanti. Né a bilanciare può essere ascritto fra i successi l’uccisione di un uomo, per quanto pericoloso potesse essere Osama Bin Laden. Che cosa caratterizzerà i quattro anni del secondo mandato? In politica estera rimarranno le emergenze Afghanistan e Iraq, naturalmente, cui si aggiunge la relazione con l’Iran. Nel 2009 Obama offrì una mano tesa, ma il regime iraniano la rifiutò altezzoso. Emergenza lavoro. Esodati alle porte delle nostre case Verso le elezioni. Francesco Onofri: guardare all’attacco Previsioni. Un 2013 con il freno ancora tirato ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌ Ǧ ǤǤ Preadolescenti. Una spanna in più, per stare con loro Ginnastica artistica. Casella: la priorità? Riformare il sistema Messaggio del Papa. Internet non è un mondo a parte λ Ǥ Ǥ ǡ ǡ ° Ǥ ǡ ǤǤ ǯ ° /$ 92&( '(/ 3232/2 Mi è rimasta impressa la storia dei due scalpellini intenti a lavorare il marmo vicino ad una chiesa in costruzione. La storia racconta: ai due scalpellini si avvicina un tale e chiede al primo: “Cosa stai facendo?”. La risposta, con voce lamen- tosa, è la seguente: “Faccio il più brutto mestiere del mondo, da mattina a sera, per vivere, batto con il martello e lo scal- pello sul marmo. 1 un mestiere monotono, faticoso, sempre uguale. Un giorno probabilmente mi verrà la silicosi”. Quel tale si rivolge poi al secondo scalpellino che sta facendo lo stesso lavoro e chiede: “E tu, cosa stai facendo?”. Quello, sorridendo ed indicando il cantiere, risponde “Vede, costruisco la cattedrale”. Due modi opposti di vivere la quotidianità, di affrontare lo stesso lavoro. Questa storiella si accompagna all’altra che, nella giungla, di prima mattina, vede il leone sveglio a pensare “se oggi non corro più forte della gazzella morirò di fame”. Anche la gazzella si sveglia e pensa “se non corro più veloce del leone morirò sbranata”. La morale è la seguente: “Importante è correre” e si abbina a quella precedente che, trattandosi di persone, prevede di correre (lavorare) almeno in “letizia”. Ǥ Ǥ Ǥ M la s s a a t t d p p ug u si r s lavo la indica i Due mo D lavoro. Qu la prima matti p forte della gazz fo non corro più v “Importante è c persone, preved Ǥ

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Sabato 26 e domenica 27 gennaio si concludono le celebrazioni per il 70° anniversario della battaglia di Nikolajewka.

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Lungo la Pennsylvania Avenue la folla è di nuovo impazzita al passaggio di Obama e Joe Biden con le loro mogli. Quattro anni fa, quando Obama aveva sfilato per la prima volta tra quella folla commossa, il Paese era soffocato da una crisi economica pesantissima provocata da chi aveva voluto la deregulation del mercato finanziario, mentre sul piano internazionale gli Usa erano impantanati nelle campagne militari in Iraq e Afghanistan. Obama allora costruì il suo discorso inaugurale sull’uguaglianza di ogni persona, promise di regolare il mercato, di uscire dall’Iraq e di estendere i diritti in patria. L’iniziativa politica

che caratterizzò i primi mesi di presidenza accese speranza in tutto il mondo, rese Obama popolarissimo e gli fece vincere in modo piuttosto inatteso il premio Nobel per la pace. A quattro anni di distanza il mondo non è diventato un’isola rosa e felice, ma nel quadro in chiaroscuro è possibile riconoscere la realizzazione di alcune di quelle promesse. È stato varato il Frank Dodd Act che reintroduce un sistema di regole nel mercato finanziario per riportare responsabilità nel comportamento degli operatori. Sul piano economico sono stati attivati numerosi stimoli espansivi che hanno beneficato diversi settori, a cominciare da quello dell’auto. Il mercato finanziario si è effettivamente ripreso anche grazie alla nuova legge, ma ancora non è ripartito un ciclo che sia in grado di contenere il debito pubblico. Inoltre il sistema di protezione sociale degli Usa, leggerissimo,

non ha garantito una difesa della dignità della vita di chi ha subito la crisi come è accaduto invece in Europa. In questo, però, Obama non ha molto spazio. Un parlamento più lungimirante autorizzerebbe aumenti di debito nel breve periodo e un aumento del carico fiscale sui redditi più alti per finanziare stimoli espansivi e iniezioni di lavoro e reddito per i più poveri e il ceto medio, generando così nel medio periodo le risorse per il pagamento del debito iniziale. Ma in parlamento le resistenze repubblicane sono durissime. Lo si è visto anche sulla riforma sanitaria, la Obamacare, il vero fiore all’occhiello di questa Amministrazione, che ha visto reazioni davvero vergognose di fronte alla scelta di rendere accessibili le cure ad un maggior numero di cittadini. Sul piano internazionale Obama ha ereditato due situazioni terribili in Iraq e Afghanistan. Ha rispettato i tempi, ma ha

dovuto farlo camminando lungo un percorso delicatissimo pieno non solo degli ostacoli interni ai due Paesi, ma anche delle insidie create dai mille giochi di potere autoreferenziale radicatisi nell’esercito durante l’Amministrazione precedente. Ne sono una testimonianza le numerose rotazioni necessarie in soli quattro anni nei ruoli più delicati dei vertici militari e dei servizi, spesso a causa di scandali imbarazzanti. Né a bilanciare può essere ascritto fra i successi l’uccisione di un uomo, per quanto pericoloso potesse essere Osama Bin Laden. Che cosa caratterizzerà i quattro anni del secondo mandato? In politica estera rimarranno le emergenze Afghanistan e Iraq, naturalmente, cui si aggiunge la relazione con l’Iran. Nel 2009 Obama offrì una mano tesa, ma il regime iraniano la rifiutò altezzoso.

Emergenza lavoro.Esodati alle portedelle nostre case

Verso le elezioni. Francesco Onofri:guardare all’attacco

Previsioni.Un 2013 con il freno ancora tirato

Preadolescenti.Una spanna in più, per stare con loro

Ginnastica artistica.Casella: la priorità?Riformare il sistema

Messaggio del Papa.Internet non è un mondo a parte

Mi è rimasta impressa la storia dei due scalpellini intenti a lavorare il marmo vicino ad una chiesa in costruzione. La storia racconta: ai due scalpellini si avvicina un tale e chiede al primo: “Cosa stai facendo?”. La risposta, con voce lamen-tosa, è la seguente: “Faccio il più brutto mestiere del mondo, da mattina a sera, per vivere, batto con il martello e lo scal-pello sul marmo. un mestiere monotono, faticoso, sempre uguale. Un giorno probabilmente mi verrà la silicosi”. Quel tale

si rivolge poi al secondo scalpellino che sta facendo lo stesso lavoro e chiede: “E tu, cosa stai facendo?”. Quello, sorridendo ed

indicando il cantiere, risponde “Vede, costruisco la cattedrale”. Due modi opposti di vivere la quotidianità, di affrontare lo stesso

lavoro. Questa storiella si accompagna all’altra che, nella giungla, di prima mattina, vede il leone sveglio a pensare “se oggi non corro più

forte della gazzella morirò di fame”. Anche la gazzella si sveglia e pensa “se non corro più veloce del leone morirò sbranata”. La morale è la seguente: “Importante è correre” e si abbina a quella precedente che, trattandosi di persone, prevede di correre (lavorare) almeno in “letizia”.

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hissà perché per arricchir-si il vocabolario della lin-gua italiana ha bisogno di situazionie di crisi. Se in occasione dell’alluvione in

Valtellina il Paese ha fatto, purtroppo, la conoscenza con il verbo tracimare, da un anno a questa parte gli italiani possono parlare di esodati con co-gnizione di causa. Gli esodati sono lavoratori over 50 espulsi dal mercato dal lavoro e non ancora ammessi in pensione in conseguenza dell’innalza-mento dell’età o dei requisiti per acce-dere al trattamento pensionistico. Più banalmente sono il primo prodotto di quella riforma del sistema pensionisti-co che nel dicembre 2011 il ministro Fornero presentò con tanto di lacri-me agli occhi. Si parlò, allora, di rifor-ma necessaria per adeguare l’Italia al resto dell’Europa e per ricalibrare il sistema sull’aumento dell’aspettativa di vita degli italiani. Nessuno pensava, commentando il pianto in diretta del Ministro del lavoro, che di lì a poche settimane si sarebbe rovesciato sui tavoli del governo, della politica e dei sindacati lo tsunami esodati. Un’onda di piena che è andata ingrossandosi mano a mano che il Paese ha preso coscienza che quello degli esodati non era un fenomeno che poteva in-teressare al massimo qualche miglia-ia di persone, ma era una vera e pro-pria emergenza sociale se è vero che l’Inps, probabilmente la massima au-torità in materia, ha stimato che oggi in Italia il popolo degli esodati possa essere di 390mila persone, anche se proprio nelle ultime ore quotidiani e televisoni hanno lanciato la notizia che ai numeri dell’Istituto nazionale della previdenza sociale potrebbero aggiungersene altri 150mila. Insom-ma, una bella gatta da pelare per il governo che dal mese di marzo do-vrà prendere le redini del Paese. Su-gli esodati si è comunque giocata l’en-nesima partita all’italiana. Perché gli esodati sono lavoratori, del pubblico e del privato, invitati (anche con la promessa di qualche aiuto economi-co) ad accettare l’uscita anzitempo dal ciclo lavorativo, con la promessa di un accompagnamento nel perio-do di raggiungimento della sospira-ta pensione. Dalla sera alla mattina, per effetto della riforma Fornero, si

Esodati alle portedelle nostre case

sono visti cambiare le carte in tavola da una legge che, probabilmente per la prima volta in Italia, aveva imme-diato effetto retroattivo. Quella che era un’attesa di pochi mesi, per altro da affrontare con aiuti delle rispettive aziende, si è trasformata in un vero e proprio salto nel buio. Un’operazio-ne alla cieca che non uno delle centi-naia di migliaia (8000 quelli appurati nel Bresciano) avrebbe affrontato se avesse saputo delle intenzioni del mi-nistro Fornero.E, come spesso capita nel nostro Pa-ese, la rivendicazione di un diritto e di una legittima tutela, è stata trasfor-mata, anche da chi aveva causato il danno, nella richiesta di un privile-gio che lo Stato, alle prese con una crisi economica che avrebbe potuto essergli fatale, non poteva certo ga-rantire. Di qui un balletto di numeri, risorse e disponibilità tra il governo e le parti sociali che solo in queste settimane pare destinato a soluzio-ne. Nei giorni scorsi è stato pubbli-cato sulla Gazzetta ufficiale il decre-to che “pone in salvo” la prima tran-che di 65mila esodati (anche se per l’esecutività del decreto si dovranno aspettare altri 60 giorni, ndr.). Altri 55mila saranno salvaguardati con il

decreto per la spending review. Altri ancora, poco più di 10mila protran-no approfittare della legge di stabilità del 2013. I “salvaguardati”, definizio-ne degna del titolo di un romanzo di Primo Levi, saranno così poco più di 130mila, esattamente un terzo di quelli ufficialmente stimati dall’Inps. Non deve sorprendere che molti tra gli esodati che “son sospesi”, visto che il ministro Fornero ha annuncia-to che solo nei prossimi giorni l’Inps inizierà ad inviare le comunicazioni agli interessati, si sentano involonta-ri protagonisti di una vera e propria roulette russa, perché una lettera di inserimento tra i salvaguardati giun-ta a un esodato significa giocoforza l’esclusione di altri due. È vero che i 130mila sono stati individuati con particolari criteri (data dell’uscita dal lavoro, etc.), ma è altrettanto vero che tutti nutrono la speranza di rien-trare nel numero. È forse una delle poche speranze che al popolo degli esodati è rimasta, insieme a quella che il futuro governo si faccia carico di un problema creato da quei tecnici che molto meglio dei politici doveva-no conoscere la materia. Si sentono abbandonati, non sanno (o non han-no ancora individuato) a quale santo appellarsi, forse anche perché sino a pochi mesi fa erano una categoria sconosciuta. Solo da poco, anche a Brescia, si sono messi in rete, supe-rando anche quella sorta di ingiusti-ficata remora che li ha portati per lungo tempo a considerare la condi-zione di esodato un limite personale. Mettersi insieme, comprendere che quello subito è un vero e proprio tor-to e che quello che chiedono non è un diritto ma solo quanto garantito da una legge che, a loro insaputa, è stata cambiata dalla sera alla mat-tina, ha dato loro una nuova forza. Non hanno ancora scelto la strada di proteste eclatanti, di forti azioni dimostrative. Continuano a battere la strada del dialogo e del confron-to, convinti come sono che l’errore commesso nei loro confronti è tanto evidente da richiedere una repentina correzione di rotta. Per ora, almeno a Brescia, hanno trovato la vicinan-za del Vescovo e della Chiesa, che li hanno incoraggiati a proseguire nella loro legittima rivendicazione.

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È bastata la semplice risposta “Ok! Don Luciano” per creare le premesse di un rapporto che per gli esodati bresciani è molto importante. Nelle scorse settimane, come una delle prime azioni comuni, gli esodati bresciani avevano inviato a tutte le istituzioni locali la richiesta di un incontro per illustrare ragioni e preoccupazioni degli esodati. Poche, solo due, le realtà che hanno risposto all’appello: il Pd... e la Curia.I firmatari della richiesta hanno così incontrato don Mario Benedini, direttore dell’Ufficio per l’impegno sociale, che li ha invitati a un primo incontro. “Oltre a presentarmi la loro situazione, vicende personali, preoccupazioni e attese – ricorda il sacerdote – hanno avuto modo di conoscersi”. Perché, ricorda ancora don Mario, a quel primo incontro hanno partecipato rappresentanti degli esodati organizzati da Beppe Zani, ma anche altri lavoratori contattati dallo stesso sacerdote. Nel corso dell’incontro si è rafforzata la convizione che un’azione comune, anche se non urlata, poteva essere la via più efficace per far valere le proprie legittime ragioni. Il direttore dell’Ufficio per l’impegno sociale si è anche reso disponibile per trovare uno spazio fisico in cui organizzare questa azione comune. Spazio fisico che è stato poi trovato presso la Cisl di via Altopiano d’Asiago. Nel corso dell’incontro gli esodati e don Mario Benedini hanno anche parlato della corrispondenza con il Vescovo e della disponibilità manifestata dallo stesso ad un incontro. “Per i rappresentati degli esodati bresciani – ricorda don Benedini – è importante poter contare su questa disponibilità all’ascolto dimostrata dal Vescovo, perché li fa sentire meno soli nella loro battaglia”. E così, nei prossimi giorni, gli esodati saliranno lo scalone della Curia per incontrare don Luciano...

Beppe, Adele, Andrea, Mara... e tan-ti altri ancora. Tutti relegati al ruolo, non scelto, di esodati per effetto del-la riforma Fornero che, nel dicembre 2011, ha cambiato in un lampo le condizioni per l’accesso alla pensio-ne. Una riforma che ha gettato nello sconforto e anche nella disperazio-ne chi come Beppe, Adele, Andrea, Mara aveva accolto le proposte fat-te da datori di lavoro per un’uscita anzitempo (quantificabile in pochi mesi) e soprattutto economicamen-te garantita sino al raggiungimento dell’età della pensione. “Era il marzo del 2011 – racconta Mara esodata po-stale di Lonato – quando sono stata convocata per la formalizzazione di una proposta negli uffici delle Poste di Milano”. A Mara, con quasi 39 an-ni di servizio alle spalle, viene propo-sto di lasciare l’azienda al 31 dicem-bre con la garanzia dello stipendio e della copertura previdenziale (di un anno) per il periodo necessario a raggiungere l’età e i requisiti per la pensione di anzianità. “All’epoca – continua – non c’era alcun sentore che la politica potesse mettere mano a questo aspetto, anche perché né io né le altre migliaia di postali a cui è stata fatta la stessa proposta, avrem-mo accettato la fuoriuscita anticipata dalle Poste”. Quella dell’esodo incen-tivato era una strategia che l’azienda stava già mettendo in campo da an-ni per svecchiare il suo personale. Mara accetta, dopo averla vagliata attentamente, la proposta il 14 mar-zo del 2011. Avrebbe così ricevuto la pensione dal 1° gennaio 2014. “Con un marito e una figlia – racconta an-

cora – e tanti impegni nel campo del volontariato, mi sembrava la soluzio-ne migliore”. Nove mesi dopo, con la riforma Monti-Fornero i termini per la pensione sono stati modificati, con valore retroattivo e per Mara, come per molti altri, si sono spalancate le porte di quel limbo degli “esodati”. Le prime settimane sono state di grande smarrimento. “Nessuno – ri-corda ancora Mara – sapeva cosa fare e a chi rivolgersi. Poi, grazie an-che all’intraprendenza di Beppe Zani (nella foto), è nata l’idea di un colle-gamento fra chi stava vivendo la stes-sa situazione, per superare una sorta di disagio avvertito”. Oggi Mara sta lottando insieme a tanti altri esodati bresciani animata dalla convinzione che debba essere messo riparo a una

situazione che non ha cercato. Sto-ria analoga a quella di Mara, è quella di Adele, di Flero, una vita trascorsa alle dipendenze di Poste italiane. “Mi hanno chiamato - è il suo racconto - offrendomi di terminare il lavoro dopo 39 anni e quattro mesi, quindi otto mesi prima dei 40 anni lavorati-vi; avrei dovuto attendere anche un anno e un mese per l’aspettativa di vita. Avrei percepito la pensione a ottobre 2013”. Adele era soddisfat-ta: avrebbe avuto una vita tranquil-la, da dedicare alla famiglia e al suo impegno in parrocchia... “Ho firma-to – prosegue il suo racconto – come altri miei colleghi, un accordo con l’azienda e come garante l’Ufficio territoriale del lavoro di Brescia”. Poi, anche per lei è giunta la mazza-

ta della riforma Fornero e con questa l’avvio di quel calvario che accomu-na tutti gli esodati. Un calvario che sta facendo soffrire, da un punto di vista psicologico, Andrea, 61 anni, esodato dell’Iveco. Andrea è un “pro-fessional”, un quadro dell’azienda au-tomobilistica. Il 20 dicembre del 2011 viene gli viene formulata questa pro-posta: deve scegliere tra la messa in mobilità per 36 mesi e l’accompagna-mento di 12 sino al conseguimento della pensione, prevista per l’agosto 2015, o il licenziamento. “Una deci-sione – racconta – che avrei dovuto assumere in 48 ore”. Due giorni che Andrea annovera tra i più difficili della sua vita. Accetta, anche perché non ha molte altre scelte. “ Mi vengo-no garantiti 36 mesi di mobilità con uno stipendio di 900 euro e un altro anno con una decurtazione del 25% - afferma con amarezza -. Con il 2012 inizio la trafila dei lavori socialmente utili con la data dell’agosto 2015 qua-le consolazione”. Invece la riforma Fornero sposta il termine all’ottobre 2017. Due anni in più e senza nessuna sicurezza economica. Anche per An-drea, una vita dedicato all’Iveco è un peso difficile da sopportare.

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ontinua, nel nord del Ma-li, l’azione dell’esercito regolare maliano, sup-portato dal contingen-te francese e dai soldati

dalla forza africana, contro i quattro gruppi jihadisti (Aqmi, Mujao, Ansar al Din e Mlna) che tentavano di rag-giungere il sud del Paese. Lo scontro in atto sta creando i presupposti di una nuova, drammatica emergenza umanitaria. Secondo fonti non uf-ficiali sarebbero già oltre 400mila i profughi in fuga dalle zone interes-sate dai combattimenti. Un proble-ma serio per un Paese povero è già pesantemente segnato dalla carestia del 2011. L’intervento francese, sulla scorta delle ultime notizie giunte dal Paese africano, starebbe provocando il ripiegamento verso nord dei gruppi fondamentalisti che minacciano azio-ni dimostrative (come quella messa in atto nell’impianto di In Amenas, in Algeria, costata la vita di 38 ostaggi e di 29 terroristi di diverse nazionalità: algerina, egiziana, tunisina, maliana, mauritana e canadese) anche fuo-ri dai confini maliani. Una minaccia presa seriamente dall’Egitto. Il presi-dente Morsi ha infatti rotto il fronte internazionale che ha dato il suo as-senso all’azione militare, schierando-si apertamente contro la guerra. La situazione in Mali continua, comun-que, a essere drammatica, come con-fermato da don Enmmanuel Nestor

te – nonostante l’intervento francese continua a essere pesante. I quattro gruppi fondamentalisti giunti in Mali dalla Libia hanno seminato morte e distruzione, costringendo centinaia di migliaia di persone alla fuga verso sud”. Don Kone non sa spiegare le ra-gioni di quella che è stata una vera e propria invasione, uan violenza perpe-trata ai danni di un Paese povero che, per risollevarsi aveva scelto la via del disarmo e dello sviluppo. “Ciò che ha spinto i fondamentalisti a invadere il Malì è la volontà di imporre al nostro Paese la sharia – è la convinzione del direttore della Caritas di San –. Anche

Kone, direttore della Caritas di San (una delle sei del Mali) di passaggio a Brescia nei giorni scorsi per solleci-tare aiuti e attenzione al nuovo dram-ma che sta vivendo il suo Paese. “La situazione – ha affermato il sacerdo-

Hanno dovuto in tutta fretta rimet-tere insieme le loro cose per fare ri-entro in Italia. I volontari dal gruppo Mali Gavardo sono stati così costret-ti a lasciare a metà i lavori per la co-struzione di un orfanotrofio a Segou, nel sud del Paese. “Il nostro rientro – afferma Giovanna Avanzi – è sta-to caldeggiato dal vescovo locale e dall’ambasciata italiana come misu-ra precauzionale”. A Segou, dove i volontari bresciani sono impegnati

nella costruzione di una struttura per i piccoli orfani, non c’era alcun segna-le della guerra in corso nel Nord del Paese e la situazione era tranquilla. Prevedendo per le settimane a veni-re un insparimento della situazione le autorità civili e religiose locali hanno pensato di non esporre i volontari a rischi inutili. “Abbiamo accolto l’invi-to – continua Giovanna Avanzi – met-tendo fine anzitempo a una missione che doveva concludersi il 10 febbraio

prossimo”. Nonostante il rientro anti-cipato è ferma intenzione dei volonta-ri del gruppo Mali Gavardo far ritorno nel Paese africano il prima possibile per concludere progetti necessari a dare futuro a una delle realtà più po-vere dell’Africa. Un futuro che passa attraverso l’educazione e la salute, obiettivi che da Gavardo cercano di perseguire con la costruzione in Mali, da 25 anni a questa parte, di scuole e di strutture sanitarie.

se nessuno lo afferma la loro azione nasconde anche interessi legati al traffico della droga”. L’invasione del nord ha creato grossi problemi non solo alla componente cristiana, per altro minoritaria, ma anche alla mag-gioranza musulmana che ha patito la distruzione di moschee e di centri cul-turali. “Anche se nessuno in Mali ama la guerra – è il commento finale di don Emmanuel Nestor Kone – siamo con-vinti che solo l’intervento della comu-nità internazionale possa mettere alla guerra. La speranza di tutti è che duri il meno possibile per non ingrandire a dismisura i suoi effetti negativi”.

Bagno di folla a Washington per la cerimonia di inaugurazione del secondo mandato di Barack Obama. Circa 800mila persone hanno partecipato all’evento, il 21 gennaio, giorno in cui l’America festeggia Martin Luther King, ricordato dallo stesso presidente. Nel suo discorso inaugurale, durato poco meno di 20 minuti, Obama ha messo l’accento sui valori fondanti dell’America: libertà ed eguaglianza. Il presidente ha quindi dichiarato che è finito un decennio di guerre e che gli Stati

Uniti sosterranno la democrazia in ogni luogo, dall’Africa al Medio Oriente. Con l’ancora nella Costituzione, il presidente Obama guarda avanti e apre il suo secondo mandato nel segno dell’uguaglianza. “L’America è il Paese delle opportunità” e Obama ha chiesto al Paese di agire per trasportare nell’oggi i valori del passato. Le sfide per i prossimi quattro anni sono, dunque, tese a garantire uguali diritti per tutti. In primis l’economia: la ripresa c’è e deve

essere rispettosa delle classi meno abbienti. Giusto quindi occuparsi del bilancio, anche rivedendo la spesa sanitaria, ma senza smantellare l’impegno nei confronti dei cittadini. Nel discorso anche l’accoglienza degli immigrati e la nuova attenzione ai cambiamenti climatici. Infine, la politica estera: l’America sarà sempre il guardiano della democrazia del mondo ma l’epoca delle guerre è finita, una pace durevole non necessità di una guerra perenne.

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Quell’offerta da un lato diede un riferimento ai movimenti di protesta iraniani del 2009 (che si stanno preparando alle immi-nenti nuove elezioni presiden-ziali del giugno 2013) ed evitò agli Usa l’isolamento in cui ri-schiavano di trovarsi sul dos-sier nucleare di Teheran tuttora aperto. Una partita delicatissi-ma sarà l’evoluzione della ‘pri-mavera araba’, un movimento di grande portata che richiederà un tempo di assestamento lun-

go e con equilibri non scontati, come dimostrano le vicende di questi giorni in Mali e in Algeria. Obama ha equilibrio e visione per continuare a costruire pon-ti diplomatici come è stato fatto in questi quattro anni anche gra-zie alla instancabile Hillary Ro-dham Clinton. Contemporanea-mente proseguirà il dialogo con l’area latinoamericana e con i Paesi asiatici, gestendo con loro la relazione con una Cina sem-pre più attiva sul piano interna-

zionale, ma con sempre maggio-ri difficoltà interne. Nel discorso inaugurale è com-parso anche un riferimento de-ciso all’ambiente. Potrebbe ri-velare una iniziativa nuova, senz’altro benvenuta, vista la storica rigidità Usa in questo ambito. La sfida più difficile pe-rò appare quella in politica in-terna. Obama ha vinto le ele-zioni, ma non la maggioranza al Congresso. Un clima politi-co violentissimo, alimentato so-

prattutto da parte repubblicana, può dividere irresponsabilmente la nazione. Obama ha la deter-minazione, la coerenza e la legit-timazione per provare in questi quattro anni a ricomporre il Pa-ese, ricreando un clima di unità nazionale. Il suo discorso inau-gurale va in questa direzione. Ancora una volta lo ha fondato sui diritti, e ha insistito sull’esi-genza del contributo di tutti. ‘In-sieme’ è la parola più usata nel discorso, con l’enfatico “We, the

people”. Per ricomporre il Paese Obama ha a disposizione l’ere-dità di Martin Luther King, sulla cui Bibbia ha giurato, a 45- anni dal suo assassinio. È un’eredi-tà grande e difficile. Per la coe-renza che ha mostrato in questi quattro anni oggi Obama è l’uo-mo che più di altri può metterla a disposizione del Paese. Il mi-lione di persone che lo applau-diva in Pennsylvania Avenue gli chiedeva esattamente questo. (Riccardo Moro)

n primo punto fermo c’è: finalmente gli ita-liani possono conosce-re i nomi dei potenziali componenti del futuro

parlamento! La mancata modifica del “Porcellum” rende di fatto la fatica di questi giorni poco più che un sempli-ce esercizio di stile. Perché se è ve-ro che tutte le forze politiche hanno dovuto sudare le sette camicie per mettere insieme le proprie liste, tra rospi ingoiati, passi indietro e ricerca della maggior trasparenza possibile, è altrattanto innegabile che con que-sto sforzo segreterie, commissioni o comitati elettorali hanno già messo una seria ipoteca sulla composizione delle Camere. L’unico dubbio è lega-to all’esito delle urne. Agli italiani è rimasto almeno il potere di indicare da quale coalizione intendono farsi governare, non potendo, per un’altra volta ancora, scegliere i propri rap-presentanti per nome e cognome... E così anche gli elettori bresciani hanno scoperto nei giorni scorsi che il 24 e 25 febbraio prossimo si troveranno per le mani schede elettorali più vicine, per dimensioni, ad un lenzuolo che non a prezioso strumento di parteci-pazione democratica. Per la Camera (collegio Lombardia 2) sarà loro con-segnata una scheda con la bellezza di 20 liste. A fianco di quelle più o meno storiche come Pdl, Lega, Pd, Udc ne sono spuntate di nuove (nella livrea e

nella denominazione). Nel centrode-stra, che fa capo a Silvio Berlusconi, al fianco di Pdl e Lega figurano an-che le liste Grande Sud Mpa (di Mic-ciché e Lombardo, riconciliatisi dopo le regionali in Sicilia), Fratelli d’Italia (fondata da La Russa, Giorgia Meloni e Crosetto dopo la mancata celebra-

zione delle primarie nel Pdl), la Destra di Storace e Mir di Samorì (uno dei candidati delle mai celebrate prima-rie). Con il Pd del candidato premier Bersani, corrono il Sel di Vendola e il Centrodemocratico di Tabacci e Do-nadi. La Scelta Civica di Monti ha tro-vato nell’Udc di Casini e in Futuro e Libertà di Fini i suoi alleati. Seguono, nel collegio Lombardia 2, le liste “sto-riche” (perchè presenti sulla scheda elettorale da qualche consultazione) di Forza nuova, della Fiamma tricolo-re e dei Radicali (lista Aministia, giu-stizia e libertà). C’è il debutto della li-sta del Movimento 5 stelle di Grillo e della Rivoluzione civica di Ingroia, e quello di altre formazioni, molte delle quali destinate, come da tradizione, a vivere il breve tempo di una consul-tazione elettorale: Io amo l’Italia di Magdi Cristiano Allam, Fare. Ferma-re il declino di Oscar Giannino e I pi-rati di Marco Marsili. Situazione più o meno analoga anche per la scheda del Senato, con l’aggiunta nel centro-destra di Cantiere popolare, Pensio-nati e Basta tasse e la scomparsa di Grande Sud, nel centro-sinistra della lista “Moderati” e, in ordine sparso delle liste Partito comunista, Unione padana, Lega lombardo veneta e Ci-viltà rurale e sviluppo. Per la Came-ra sono 250 i bresciani in lista. Per il Senato 49. Molti di meno quelli che possono contare su un posto (quasi) sicuro in parlamento.

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Da qualche tempo e da varie parti ci giungono insistenti domande sopra la situazione attuale delle industrie tessili. Fatti recenti di opifici che si sono chiusi e di società fallite hanno preoccupato seriamente la classe operaia che teme non senza ragione di dover subire le terribili conseguenze di una qualche crisi. C’è o non c’è pericolo?Ecco la riposta: Realmente esiste in generale una profonda crisi nelle industrie tessili, eccezion fatta di quella della lana. Cotonifici di ditte che fino a pochi mesi fa si ritenevano sicurissimi, vengono chiusi, o ridotti di telai o di lavoro. Vi ha maestranza di parecchi opifici, a Nembro per esempio e a Torre Pordenone (Udine) che lavorano tre soli giorni per settimana; nel Milanese, nel Friuli, nel Torinese, solo quattro o cinque giorni al di più. In mezzo a questo ribasso, vi sono però delle Ditte le quali o per contratti fatti già da anni, o perché danno stocchi speciali sul mercato, possono anche ora smaltire le loro produzioni con relativa facilità e quindi

La crisi delle industrie tessili

Nei giorni scorsi il Gardaland Sea Life Aquarium ha accolto 43 bambini della onlus Baca Italy (Bikers against child abuse) per offrire loro la possibilità di trascorrere momenti di spensieratezza e, allo stesso tempo, di scoperta e di approfondimento degli oltre 5.000 esemplari acquatici appartenenti a ben 100 specie diverse presenti nell’Acquario. I piccoli ospiti, tra i tre e i 14 anni provenivano da Brescia, Mantova, Modena. L’associazione

Bikers against child abuse (Baca) “Motociclisti contro l’abuso sui bambini”, fondata nel 1995 negli Stati Uniti, si pone l’obiettivo di creare un ambiente sicuro per i bambini vittime di abuso e di collaborare con gli operatori dei servizi sociali, le istituzioni e le Forze dell’ordine. Si tratta di una vera e propria “famiglia” di motociclisti che aiuta, dona sicurezza e restituisce ai bambini il diritto ad avere fiducia in loro stessi e a non temere il mondo.

sottostanno malvolentieri alla solidarietà che loro impone la Federazione Industriale di ridurre le giornate di lavoro. Le cause della crisi sono molte: Innanzi tutto vi è troppa abbondanza di produzione in confronto del consumo causata in gran parte dai nuovi grandiosi cotonifici aperti in

questi ultimi tempi da società nuove sorte nella lusinga di affari d’oro. In secondo luogo poi abbiamo le speculazioni, non sempre oneste (come si vide anche in recenti processi) di azionisti di ditte che per rifarsi con sballati giuochi di borsa delle perdite che già facevano nell’industria

hanno finito con l’influire in modi fatali anche sopra le sorti di questa. In terzo luogo non bisogna dimenticare questa, che anche noi dobbiamo sentire la ripercussione della crisi che travaglia gli altri stati all’estero dove, in Inghilterra specialmente, la disoccupazione

Tornano sabato 26 gennaio le “Arance della salute”, l’iniziativa messa a punto dall’Airc, per raccogliere fondi da destinare alla ricerca contro il cancro. Per un giorno i volontari di Airc, affiancati in molti casi dai ricercatori, a chiamare a raccolta i sostenitori della ricerca, offriranno oltre 365mila reticelle di arance di 2,5 kg ciascuna, per un contributo di 9 euro. L’obiettivo è portare alla ricerca oltre 3 milioni 200mila euro, anche grazie al generoso

contributo della Regione Siciliana. Queste le piazze bresciane: Bedizzole, Borgo San Giacomo, Borno, Castel Mella, Cazzago S. Martino, Chiari, Cividate Camuno, Coccaglio, Colombare di Sirmione, Comezzano Cizzago, Desenzano, Edolo, Gottolengo, Gussago, Maderno, Manerbio, Montichiari, Nuvolento, Ospitaletto, Palazzolo sull’Oglio, Poncarale, Remedello sopra, Rezzato, Urago d’Oglio, Verolanuova, Verolavecchia, Vezza d’Oglio.

assume ancora proporzioni gravissime. Per ultimo non è a dimenticarsi il fortissimo trust di cotoni che esiste in America dove si lavora accanitamente a difendere il proprio monopolio facendo una spietata concorrenza alla produzione europea.Queste le cause principali della crisi cotoniera causa che in gran parte si assomigliano a quelle della crisi serica della quale abbiamo già parlato alcune settimane or sono.Come si presenta l’avvenire? È molto difficile prevederlo stante la complessità delle cause che hanno determinata la triste situazione presente. Secondo il parere di persone addentro in queste cose è certo più facile venga superata la crisi della seta dovuta in gran parte al mercato dei bozzoli dominato da alcuni speculatori che comprano tipi cinesi e giapponesi, che non quella del cotone sulla quale influisce non poco la spensieratezza di chi conoscendo la condizione dei mercati non avrebbe dovuto abbandonarsi ad una folle sopraproduzione.

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na volta al mese per tutto l’anno scolasti-co le classi 4 D-E delle scuole elementari di Manerbio si trasferi-

scono alla casa di riposo e tra i ban-chi incontrano gli anziani del pae-se. Con questa esperienza i giovani alunni possono ascoltare la storia del paese, le tradizioni e la cultura locale da chi l’ha vissuta. Ogni bam-bino ha adottato un nonno, ospite del ricovero. Per lui si trasforma, di volta in volta, in un piccolo giorna-lista, intervistandolo sulla sua vita e sui personaggi di Manerbio, o in un artista, confezionandogli un ri-tratto a pastelli, per poi diventare un perfetto oratore esponendo il proprio album di fotografie e un re-porter, con tanto di telecamera, per creare il video degli incontri. Anche gli anziani hanno un ruolo attivo: a loro tocca insegnare ai giovani le preghiere in dialetto, le canzoni e gli aneddoti di vita quotidiana. Il gemellaggio con la casa di riposo è parte di un progetto educativo in-novativo, voluto dagli insegnanti Massimo Pè e Giovanna Carlotti: il service learning, l’impegno sociale per acquisire competenze profes-sionali e sociali. Non si imparano le regole a memoria, ma le si spe-rimenta. “Questi bambini cresce-ranno, ma quando impareranno a essere cittadini responsabili? – si

dalla scuola, visionando le norme stradali e scegliendo il mezzo di tra-sporto”. Senza nemmeno accorger-si, alla fine, divertendosi, hanno ac-quisito importanti lezioni di italia-no, storia, toponomastica, musica e arte. Gli studenti sono entusiasti: Francesca ha invitato la sua “non-na adottiva” al proprio complean-no. Luca, rappresentante di classe, è orgoglioso della sua scelta di so-lidarietà, Martina e Chiara preferi-scono decisamente la giornata alla casa di riposo rispetto ad una tra-dizionale lezione teorica in classe. A esprimere soddisfazione è anche

domanda il maestro Pé –. Per esem-pio – aggiunge – prima di andare al ricovero, gli alunni hanno organiz-zato l’incontro, scritto una lettera al direttore per chiedere la disponbi-lità ed organizzato lo spostamento

La Protezione civile è stata l’argomen-to della mensile riunione della sezio-ne Bassa bresciana dell’Ucid che ha riunito gli associati nell’aula Paolo VI dell’Oratorio San Filippo Neri. Affolla-ta la sala con la presenza di invitati dal presidente Giuseppe Pozzi, dei coman-danti dei carabinieri, Gianfranco Cor-setti della compagnia di Verolanuova, e Daniele Trevisani della stazione locale, di amministratori comunali interessati a seguire gli interventi dei relatori, co-

ordinati dal dott. Pier Luigi Colombi, fra i quali l’assessore della Provincia Fabio Mandelli e il direttore della sa-nità bresciana, Carmelo Scarcella, che nell’occasione ha presentato il libro curato per la Cooperazione bresciana per la Protezione civile onlus dal tito-lo “Le mitigazioni delle conseguenze dei disastri naturali – il ruolo attivo dei cittadini”. In 243 pagine Scarcel-la, che è presidente del sodalizio, dà un ampio quadro dell’organizzazione,

sviluppa argomenti sugli effetti dei di-sastri naturali sulla salute, sull’auto protezione, le norme di primo soccor-so, i bisogni primari delle popolazioni colpite, le comunicazioni in situazioni di emergenza con i sistemi più attuali, compresi i telefoni ai quali è attribui-to comporti primario essendo ormai grandemente diffusi. La Protezione civile bresciana conta sull’apporto di un migliaio di volontari distribuiti nei 148 gruppi operativi.

Simona, animatrice del ricovero, che si è impegnata sin dall’inizio per la realizzazione del progetto. Se ai giovani serve esperienza agli anziani serve compagnia e questo gemellaggio è un regalo grande per i nonni. Il giorno di carnevale a loro spetterà il ruolo di giurati e dovran-no scegliere tra i loro nuovi “nipoti adottivi” la maschera più bella? Il progetto didattico si concluderà a maggio con un ultimo regalo degli alunni agli anziani: uno spettaco-lo con le canzoni e le poesie che proprio loro hanno insegnato ai ragazzini.

La Comunità ellenica di Brescia e Cremona organizza due corsi: l’insegnamento della lingua greca e le danze della tradizione ellenica. Ambedue i corsi, che si terranno il giorno di sabato, dovrebbero partire ai primi di febbraio. Il corso di lingua greca, che si svolgerà in 10/12 lezioni, si terrà presso un’aula posta in piazzetta del Comune e messa a disposizione dall’Amministrazione di Pontevico. L’insegnante sarà

Fryni Batali, residente a Milano, docente di madre lingua greca. Il costo è di 90 euro. Per quanto riguarda il corso di danze tradizionali, l’insegnante sarà Zacharìas Akis Krypotòs, maestro di ballo della Comunità ellenica di Parma e Reggio Emilia, unico corpo di ballo riconosciuto ufficialmente dalla Federazione delle comunità elleniche d’Italia. Il corso, previsto in 10 lezioni, si terrà nei giorni di sabato a partire dal mese di febbraio. Dove? Al

teatro di Pontevico. Il maestro terrà una lezione gratuita dimostrativa. Il costo: 120 euro. Le date d’inizio dei corsi saranno comunicate prossimamente. Per le prenotazioni si può telefonare a: Crisùla Laffranchi, addetto culturale della Comunità, al numero 3296487397, o al presidente Costantino Buzalis, (3336919689). Per altre informazioni, si può consultare il sito www.ellade.org e [email protected].

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a un’idea di Associazione civica Brescia e di Offici-na della città è nata Piat-taforma civica che ha in-dividuato in Francesco

Onofri il candidato sindaco. “La no-stra presenza – spiega Onofri – non cavalca la protesta, ma è figlia di una crisi di rappresentatività della politi-ca: se ci fossero stati segni di rinno-vamento, avremmo potuto aggregarci ad altri o continuare a svolgere quel servizio di informazione politica spe-rimentato con Officina della città”. In questi mesi sta incontrando la cit-tà (su www.piattaformacivica.it il ca-lendario), ma cosa chiede la gente? “Bisogno di generosità, trasparenza e contatto diretto con il governo del-la città. Vedo che c’è il desiderio di ri-guadagnare un contatto diretto, oggi smarrito, con la politica. In questi in-contri nei quartieri stiamo sperimen-tando questo bisogno: riteniamo che il nostro movimento sia in grado di rispondere bene e, forse, meglio de-gli altri a questa esigenza”. Onofri si ripresenta dopo l’esperienza di cin-que anni fa con lo stesso entusiasmo. Il suo bilancio della giunta Paroli è a luci e ombre. “Chi affronta – afferma l’avvocato – con spirito civico l’espe-rienza politica in città deve necessa-riamente riconoscere i meriti e la fati-ca del lavoro oscuro che la giunta ha svolto nella gestione della cosa pub-

blica e nella vita ordinaria dell’ammi-nistrazione. Tuttavia le ombre sono prevalenti e mi riferisco in particola-re alla politica degli annunci di grandi opere e di grandi interventi slegati da una visione di città calata nel conte-

un bando internazionale e senza una finanza di progetto”. Sul versante po-litico, Onofri sottolinea che la selezio-ne degli assessori sulla base solo del consenso ottenuto nelle urne non va bene: “Un sindaco deve circondarsi di persone che non siano adattate forza-tamente”, ma che devono “poter avere anche una contrapposizione dialetti-ca con i loro funzionari”. Fra le luci, spicca il ruolo del vicesindaco Fabio Rolfi, “che ha dato prova di essere ap-passionato ai problemi della gente”. Nel novero delle priorità inserisce la questione del trasporto: “I costi di ge-stione del metrò sono un punto inter-rogativo molto rilevante così come i dividendi di A2A. Un’altra emergenza è quella ambientale: ci sono criticità che vanno affrontate. Mi riferisco al tema dell’ex cava Piccinelli e alla pre-senza di materiale radioattivo. E poi ci sono problemi più strutturali: qua-lità dell’aria, il sito della Caffaro, l’in-quinamento del suolo e dell’acqua”. Bisogna riscrivere il bilancio sapen-do “quali sono le priorità e le spese sociali irrinunciabili, ma guardando anche a uno sviluppo. Ci piacerebbe ospitare università straniere: questo aprirsi al mondo deve essere un com-pito primario di un sindaco che non guarda solo in difesa, ma anche in at-tacco. Ci sono stati troppi passaggi che nel decennio hanno segnato un declino più che una crescita”.

sto contemporaneo ed europeo”. Nel concreto Onofri punta il dito contro una “serie di operazioni che sono sta-te per fortuna riposte nei cassetti”: la sede unica e la cittadella dello sport “per le modalità con cui erano state proposte queste operazioni, che in sé possono avere aspetti positivi, ma vanno coniugate con una metropolita-na che deve partire e con la situazione del mercato immobiliare”. C’è anche il nodo del parcheggio sotto il Castello. “Non è sbagliato parcheggiare sotto terra in una città come Brescia, ma è sbagliato in questo momento e per le modalità con cui è stato attuato: senza

Offrire una progettazione educativa e pedagogica a lungo termine per essere in grado di rispondere alle sfide e alle domande che le vengono poste: il tutto nell’ottica cristiana dell’evangelizzazione. Questa la missione della scuola cattolica oggi, aperta ai segni dei tempi, attenta ai bisogni dei suoi studenti e capace di far tesoro delle esperienze passate per guardare con fiducia al futuro. Sono stati molti gli spunti di riflessione emersi dal convegno “Scuola cattolica:

frontiere”, promosso da Fidae, Ufficio per la scuola, Comunità e Scuola, Assessorato provinciale alla pubblica istruzione e Usr Lombardia, lunedì 21. Nella sala polifunzionale dell’Università cattolica hanno preso la parola tre relatori di spessore, moderati da Davide Guarneri, preceduti dall’intervento di suor Alba Comolatti, che ha presentato la realtà delle scuole cattoliche bresciane, frequentate da 10.116 alunni. A turno quindi mons.

Vincenzo Zani, segretario della Congregazione per l’educazione Cattolica della S. Sede, il prof. Piero Cattaneo e mons. Luciano Monari hanno offerto ai presenti la propria riflessione sul ruolo della scuola cattolica locale, nazionale e internazionale, concordi nel ricordare come Brescia si connoti città dell’educazione, forte di un suo specifico carisma pedagogico. In una società segnata da globalizzazione e crisi economica sono molte le sfide degli educatori

cattolici, tra cui la capacità di rendere concreta la scuola a tutti e per tutti, ha ricordato mons. Zani. La scuola cattolica ha tanto da offrire ha detto il prof. Cattaneo mentre, chiudendo, mons. Monari ha ricordato ai presenti che non basta essere buoni insegnanti, ma che è necessario essere capaci di tradurre l’umanità in gesti concreti d’amore. A tutti quindi il compito di testimoniare il Vangelo nella certezza che solo Gesù è l’unico Maestro. (l.d.p.)

Ottimismo: è il sentimento che in que-sto avvio di 2013 sembra segnare il cammino di avvicinamento di Emilio Del Bono, della sua squadra e del Pd alle elezioni amministrative della pri-mavera prossima. “Ottimismo perché – afferma il candidato sindaco – nei nostri contatti con la città e i brescia-ni avvertiamo in modo sempre più consistente il desiderio di una grande cambiamento”. Voglia che secondo Emilio Del Bono trova riscontro an-che in una serie di indagini e di son-daggi condotti nelle scorse settimane. “Il 60% dei bresciani – sottolinea il candidato a Palazzo Loggia – hanno dichiarato di non riconoscersi più nel-la giunta Paroli”. Il candidato del Pd sa bene che questa disaffezione non si traduce in automatico in un voto al Pd e al progetto di città a cui il cen-tro-sinistra sta lavorando. “Il progetto che stiamo costruendo – sono affer-

mazioni di Del Bono – è quello di una città più unita, orgogliosa e ambiziosa, capace di riconquistare quel ruolo a cui è stata costretta a rinunciare per i troppi fallimenti di chi l’ha ammini-strata in questi anni”. Fallimenti che, secondo il candidato sindaco del Pd, rispondono ai nomi di Brescia svilup-po, Artematica, Grandi mostre, solo per citare quelli che Del Bono con-sidera i flop più eclatanti. “Puntiamo – sono ancora sue considerazioni – a un reale coinvolgimento del territorio; vogliamo ascoltare quello che han-no da dire i cittadini, frustrati da una stagione estremamente verticistica”. Un coinvolgimento necessario secon-do Del Bono anche per far fronte alla riduzione del numero dei consiglieri che entreranno in Palazzo Loggia: da-gli attuali 40 ai 32 della prossima legi-slatura. “Una riduzione – è il parere di Del Bono – che dovrà essere compen-

sato con l’istiruzione dei consigli di quartiere”. Il candidato sindaco del Pd promette anche attenzione nei con-fronti di quegli stranieri che vivono regolarmente in città e che con il lo-ro lavoro contribuiscono al benesse-re cittadino. “Non è più ammissibile, come è stato nel corso dell’esperienza amministrativa che va a concludersi – sono parole di Del Bono – che den-tro il perimetro di Brescia convivano due città separate: quella dei bresciani autoctoni e quella dei nuovi bresciani. Una reale integrazione tra queste due componenti è l’unica via per pensare una città più unita, più sicura e più pulita”. Impegni ambiziosi che non si alimentano però solo di buoni propo-siti e di affermazioni di principio. Del Bono lo sa bene che una città come quella che sta progettando richiede anche risorse. Dove reperirle, stante la stagione di grande difficoltà? “Es-

senzialmente – è la risposta – da una riorganizzazione delle spese, perchè i conti del Comune presentano ampi margini di ottimizzazione, a partire da una riduzione del numero dei dirigen-ti dell’amministrazione comunale che oggi sono 42 per un costo individua-le di 200mila euro e dalla riorganiz-zazione delle partecipazioni in tanti enti”. Passaggi che Del Bono e la sua squadra considerano indispensabilil per non andare a intaccare le spese sociali. Nella sua particolare agenda occupano posti di primo piano l’impe-gno per una riduzione della pressio-ne fiscale che oggi grava sui bresciani (circa 700 euro per abitante), le azioni per far fronte alla crisi economica e la sfida ambientale. Forte proprio di questa agenda Del Bono è anche al lavoro per delineare collaborazioni e alleanze. Anche su questo fronte c’è una sola parola d’ordine: ottimismo.

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gni azione tesa a salvare anche una sola vita da un incidente stradale ha un’importanza ine-stimabile, così come la

stessa vita salvata. È il principio base della convenzione, rinnova-ta per il settimo anno consecutivo, fra Provincia e Comune di Brescia con l’associazione “CONdividere la strada della vita”, perché que-sta possa organizzare incontri ne-gli istituti scolastici superiori della provincia sul tema della sicurezza stradale. “Queste azioni vogliono essere un’opportunità in più of-ferta ai nostri ragazzi – ha detto l’assessore provinciale ai Lavori pubblici Mariateresa Vivaldini – in quanto le testimonianze dirette sono fondamentali e siamo con-fortati dai risultati ottenuti fino ad ora poiché, pur di fronte a cifre drammatiche, si rileva un aumen-to dell’età nelle vittime”. Il 2012 ha fatto registrare sulle nostre strade

to sulla coscienza dei giovani sia fondamentale per la prevenzione e forse mai come su queste temati-che il ‘sistema Brescia’ si è rivelato virtuoso”. L’assessore provinciale alla Sicurezza e polizia Mario Mai-setti ha ribadito come “sia determi-nante la cultura del rispetto delle regole, non sempre presente nei settori chiave della società”. “Al-la base di ogni nostro intervento nelle scuole vi è il principio che ogni paese raccoglie ciò che semi-na – ha detto il presidente dell’as-sociazione “CONdividere la strada della vita”, Roberto Merli – e Bre-scia, pur di fronte all’enormità di 96 vite spezzate nel 2012, non può non pensare che nel 1999 le stesse furono 260, scese a 159 nel 2006, anno di nascita di questa conven-zione. In questi sei anni abbiamo incontrato più di 38mila giovani, 8100 solo nello scorso anno in 113 visite nelle scuole – ha continuato Merli – e la nostra presenza di te-

96 vittime, contro le 103 del 2011, ma fra queste “solo” 19 con età in-feriore ai 30 anni e si è constatato che chi ha provocato la maggior parte degli incidenti era d’età fra i 36 e i 60 anni. “Siamo convinti che la sensibilizzazione attuata nel-le scuole – ha aggiunto Vivaldini – non sia estranea a questi risul-tati”. L’impegno dell’Amministra-zione provinciale, a nome di quat-tro assessorati, ammonta a 13.500 euro, cui si sommano i 5.000 messi a disposizione dal Comune di Bre-scia, il cui vice sindaco Fabio Rolfi ha sottolineato come “l’interven-

L’oratorio S. Luigi di Roncadelle è in festa. E per celebrare come merita il suo 10° compleanno gli viene dedicata, fino a giovedì 31, una intera settimana educativa che sotto lo slogan “Progettare per costruire l’oratorio” racchiude una fitta serie di appuntamenti. Si inizia venerdì 25 alle 20.30 presso il Teatro Aurora con la consegna del nuovo “Progetto educativo dell’oratorio” alla presenza del vescovo Luciano Monari. “Lo abbiamo chiamato ‘Cammini di luce’ – spiegano i

curati don Pierluigi e don Giuseppe – uno strumento utile, pensato e condiviso. Al cuore del progetto c’è la dichiarazione di una alleanza educativa dentro l’oratorio, tra i suoi educatori e le sue diverse anime di servizio, con la comunità parrocchiale e la diocesi, con le famiglie e il territorio”. All’interno del Peo sono state individuate sei fasce – bambini, pre-adolescenti, adolescenti, giovani, adulti e famiglie ed educatori – e sono stati redatti degli schemi necessari

per evidenziare i bisogni emersi, i conseguenti obiettivi e le azioni-proposte che si vorrebbero realizzare. Sabato 26 alle 15.30 è in programma la “Marcia della Pace” con partenza e arrivo in oratorio. È invitata l’intera comunità roncadellese per riflettere insieme sul messaggio di papa Benedetto XVI “Beati gli operatori di pace”. Domenica 27 a partire dalle 15.30 spazio ai “Giochi della pace” per tutti quelli che hanno ancora voglia di giocare. Lunedì 28 alle 20.30 è di

scena il cineforum con la proiezione del film “E ora dove andremo?”, una commedia al femminile contro l’integralismo, con le donne al servizio della pace fra i popoli, segue il dibattito moderato dal critico Matteo Asti. La conclusione giovedì 31, giorno in cui si fa memoria di S. Giovanni Bosco, con la messa di ringraziamento alle 18.30 in parrocchia, un momento conviviale alle 19.30 in oratorio e lo spettacolo “Ricordi... per un futuro migliore” alle 20.30 in teatro. (v.b.)

“Tra le righe” è un concerto-spetta-colo scritto e prodotto da France-sco Sportelli e Alessia Tabacco per l’associazione culturale “Il volo del coleottero”. Canzoni, interventi, let-ture tratte dalle opere dei massimi esponenti della narrativa contem-poranea, proiezioni cinematografi-che e una scenografia che prende in prestito le opere dell’arte visiva e della fotografia moderna, rappre-sentano gli strumenti comunicati-vi di questo spettacolo semplice e completo che utilizza tutti i linguaggi dell’arte. La proposta è per i giovani e gli adolescenti: Francesco Sportel-li porta in musica la sua esperienza di fede. L’appuntamento è all’orato-rio di Santo Spirito via don Vender alle ore 20.30 di martedì 29 genna-io. Francesco è un musicista che ha

calcato più volte i palchi delle Gmg portando con gioia e professionali-tà la fede in Gesù davanti a migliaia di giovani. Le canzoni, tratte dal re-pertorio originale dell’artista Fran-cesco Sportelli e da quello di altri cantautori noti al pubblico, sono ese-guite in modalità elettro-acustica. La musica e la storia di Francesco Sportelli incrociano le opere di ar-tisti della letteratura, del teatro, del cinema e della pittura che vengono lette, interpretate e fatte conoscere al pubblico. Da Eduardo De Filippo a Giorgio Gaber, da Marc Chagall ad Alessandro Baricco, passando per Fernando Pessoa, Giovanni XXIII, Albert Einstein, Lewis Carroll, Erri De Luca, immagini tratte dai film di Roberto Benigni, Charlie Chaplin, Massimo Troisi...

stimoni diretti precede un dibatti-to ed una serie di riflessioni. In Ita-lia assistiamo quasi inermi ad una forma di guerra civile – ha conti-nuato Roberto Merli – perché ogni giorno le nostre strade contano 12 morti e 54 disabili permanenti e noi cerchiamo di imprimere nelle coscienze dei ragazzi che non capi-ta sempre ‘agli altri’, ma il telefono che suona per la comunicazione di una notizia drammatica può essere quello di ognuno di noi”.

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on l’inizio del nuovo anno il Centro per la famiglia di Orzinuovi ha pubblicato l’annuale rendiconto della sua at-

tività, iniziata otto anni fa il primo gennaio del 2005. Costituito nella cittadina della Bassa e inaugurato dal vescovo mons. Sanguineti nel 2004, si tratta di uno dei quattro centri di ispirazione cristiana pre-senti in diocesi, al servizio delle parrocchie e del territorio.Nel concreto, anche quest’anno si è indirizzato sul doppio canale del-la consulenza per le problematiche della persona, della coppia e della famiglia, oltre che su quello della prevenzione e della formazione ri-volta a parrocchie, enti, gruppi e associazioni. “Anche il 2012 – fan-no sapere gli specialisti che lavo-rano presso il centro – ha segnato una affluenza di utenza importante per numero e tipologia di richie-sta d’aiuto. La forte attenzione nei confronti della fascia preado-lescenza e adolescenza da parte delle iniziative proposte ha con-sentito di incontrare e accoglie-re un numero sempre maggiore di ragazzi portatori di disagio, at-tivando relazioni e interventi con beneficio dei ragazzi stessi e delle loro famiglie”.Un’azione, questa, che si sviluppa

grazie al buon collegamento crea-tosi con il territorio, specialmente con la rete delle parrocchie: “La fa-miglia – è il commento in proposi-to – si sta rivolgendo al Centro con fiducia e con gratitudine e questo

senza di una squadra multidisci-plinare di specialisti che riesce ad accogliere e valutare e sostenere l’utente con interventi concertati e coordinati con risultati complessi-vamente più adeguati e definitivi.All’interno di questa squadra è da sottolineare il ruolo del cosiddet-to “consulente etico”, ricoperto at-tualmente dal parroco di Orzinuo-vi don Domenico Amidani. Il suo intervento è spesso consigliato durante le prime sedute agli uten-ti anche per proporre un punto di vista morale sulle situazioni, aiu-tando ad acquisire un punto di vi-sta più complessivo.Un aiuto insomma a tutto tondo, che non viene meno neanche nel-la difficile situazione di crisi eco-nomica. I responsabili del centro anzi affermano: “Abbiamo conti-nuato anche nel 2012 a prendere in carico chi ad esso si rivolge in-dipendentemente dalla possibilità di partecipare anche minimamente alla spesa e questo rende sempre più faticosa la quadratura dei con-ti, ma con l’aiuto delle parrocchie e di liberalità da famiglie ed enti si spera con forza di poter continua-re a rendere concreto questo ‘so-gno’ a favore della persona, della coppia e della famiglia”. Per la fa-miglia e con la famiglia: è questo il principio ispiratore.

conferma il buon collegamento con il territorio sia della zona pa-storale che extra zona pastorale”. Un dato significativo è pertanto quello della provenienza di quan-ti si rivolgono al Centro: se molti soggetti provengono dalla zona pa-storale o dal territorio provinciale, non mancano nemmeno le richie-ste da fuori provincia.Il numero delle prese in carico e il numero dei colloqui effettuati sono il misuratore oggettivo del radicamento.Un ulteriore elemento di forza e di attrazione è costituito dalla pre-

Tiepolo viene celebrato anche a Padernello fino al 28 luglio il Castello ospita una mostra, organizzata dalla Fondazione Nymphe, con le gigantografie di alcune delle immagini scattate da Gilberti, un’occasione straordinaria per ammirare, anche particolari nascosti che sfuggono all’occhio distante dell’osservatore. Le due grandi tele, conservate nella basilica San Lorenzo martire di Verolanuova, sono una

delle poche testimonianze della presenza dell’artista veneto in territorio bresciano: rappresentano i temi eucaristici della “Caduta della manna” e del “Sacrificio di Melchisedec”, si collocano nella piena maturità del Tiepolo e ne documentano la grande libertà inventiva, la scioltezza esecutiva fatta di pennellate rapide e leggere, il festoso cromatismo con cui abbandonò i toni tenebrosi mettendo in campo una tavolozza

calda e luminosa. Il libro della Grafo “Il Tiepolo rivelato. I teleri in San Lorenzo di Verolanuova. Dettagli di due capolavori” contiene un breve saggio di Giovanna Capretti, che inquadra i due capolavori nel contesto artistico di metà Settecento in cui furono realizzati e i testi dedicati ai singoli teleri da Elena Bresciani, scritti in occasione della lettura scenica “Tiepolo, vita che trionfa”. Si tratta di due indiscussi capolavori

commissionati dai confratelli del Santissimo Sacramento per tramite di mons. Francesco Gambara, la cui famiglia aveva buoni legami con l’ambiente artistico veneziano. Con la mostra delle gigantografie realizzata a Padernello, aperta fino al 20 luglio prossimo, la fondazione Nymphe ha certamente offerto un valido contributo per far conoscere e valorizzare cultura e arte presenti nella pianura bresciana. (f.pio)

Nuovo appuntamento della quarta edizione di “Educ-arte - la scuola a teatro” evento organizzato dall’as-sociazione teatrale “Cara… mella” e dalla parrocchia di Bagnolo Mel-la con il contributo della Fondazio-ne Cariplo. Sabato 26 gennaio, per il terzo livello dell’iniziativa (quel-lo riservato ad alunne e alunni di scuole medie e superiori), sul pal-co del cineteatro Pio XI dell’ora-torio, la compagna Teatro “Cara… mella” presenta il proprio spetta-colo “Pagina dopo pagina” libera-mente tratto dal “Diario” di Anna Frank, con Piero Forlani (che è anche il regista), Elisabetta Inno-centi, Silvia Cornacchiari e Giorgio Forlani. Davanti alle parole scritte da una ragazza come tante, che poi diventerà un simbolo di questa im-mane tragedia, con i problemi e le speranze che tutti i ragazzi hanno

a quell’età, si ritrova la speranza e una grande profondità del messag-gio umano: “Malgrado tutto io cre-do ancora nella bontà dell’uomo”.Sono pagine famose di un diario che non pensava di diventare così importante per l’umanità negli an-ni a venire. Si possono scorgere tra le righe il tempo che passa l’incre-dulità del male che un uomo può fare ad un altro uomo, le giornate scandite dalla quotidianità violata, non più “normale”, ed è nella nor-malità delle persone che a volte si nasconde la cecità della violenza.Lo spettacolo è supportato da un gruppo di musicisti che eseguiran-no brani della tradizione Klezmer: Stefano Frizza al clarinetto, Mari-no Fracassi alla chitarra e Alberto Pezzagno alle percussioni.Anche quest’anno l’Amministra-zione comunale di Bagnolo Mella,

con una cerimonia semplice ma significativa per tutta la colletti-vità, partecipa alle manifestazio-ni per la celebrazione del Giorno della memoria, la ricorrenza isti-tuita in Italia con una Legge del 2000 in adesione alla proposta in-ternazionale di dichiarare giorna-ta per commemorare le vittime del nazionalsocialismo e dell’Olocau-sto il 27 gennaio, giorno in cui nel 1945 le truppe sovietiche nel corso dell’avanzata verso Berlino arriva-rono ad Auschwitz.La cerimonia ufficiale, in program-ma domenica 27 gennaio, sarà an-ticipata da due appuntamenti te-atrali con la presentazione dello spettacolo “Una mattina d’agosto”. La strage di Sant’Anna di Stazze-ma” in calendario per giovedì 24 e venerdì 25 (alle ore 21, (ingres-so 7 euro, gratuito per studenti e

over 65) presso la Sala Filanda di Palazzo Bertazzoli. Due bambini ripercorrono gli eventi di quello che è stato un episodio tra i più bui della storia italiana, un crimine contro l’umanità commesso il 12 agosto 1944 dai soldati tedeschi. Il programma della celebrazione uf-ficiale prevede alle ore 10 la Mes-sa presso la chiesa parrocchiale. Alle 11, al termine della celebra-zione seguirà la partenza del cor-teo che, partendo da piazza IV No-vembre (la piazza del Municipio) si snoderà nel centro del paese in via Cavour, piazza Garibaldi, via Matteotti, via Circonvallazione, via XXVI Aprile e arrivo al monumento agli internati in viale Europa dove ci sarà la deposizione della corona di fiori. In caso di pioggia dopo la messa la manifestazione prosegui-rà in sala consiliare.

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ace, giustizia sociale, reli-gione e politica nell’epo-ca della modernità: sono le principali tematiche affrontate da “Vocabola-

ri di pace” in quattro incontri pro-grammati al cinema teatro Gloria di Montichiari. Il primo appuntamento ha visto la proiezione, mercoledì 23 gennaio alle 20.30, del film, “Gli equi-libristi”: un crudo racconto delle diffi-coltà economiche di una famiglia mo-derna e sull’impoverimento umano delle persone. Mercoledì 6 febbraio alle 20.30 sarà la volta di un dibatti-to sul tema “La crisi della religione” alla presenza del professor Marco Marzano, docente universitario, so-ciologo nonché autore di diversi testi sull’argomento. Il ruolo di moderato-re è affidato a don Adriano Bianchi, direttore de “La Voce del popolo” e dell’Ufficio diocesano delle Comu-nicazioni sociali. Il terzo appunta-mento è in programma mercoledì 6 marzo sempre alle 20.30: Lucilla Gia-gnoni porta in scena uno spettacolo teatrale, da lei scritto e diretto, dal titolo “Vergine Madre”, nell’ambito della tematica “Un percorso di spe-ranza”. Gli spettatori potranno assi-stere e canti, commenti e racconti di un’anima in cerca di salvezza tratti dalla Divina Commedia di Dante Ali-ghieri. I “Vocabolari di pace” si con-cluderanno giovedì 21 marzo sem-pre alle 20,30 con un dibattito dal titolo “La crisi della politica” con il prof. Leonardo Piasere (professore ordinario presso la Facoltà di Scien-ze della formazione dell’Università di Verona) e Paolo Percassi nel ruolo di

di Santa Maria Assunta di Montichia-ri – al cinema teatro Gloria abbiamo programmato una primavera ricca di spettacoli: dalle consuete proie-zioni, anche in 3D, di film di ultima uscita sino a opere liriche in diretta dai principali e più prestigiosi teatri ai musical: l’obiettivo è di far sì che questa Sala della comunità sia sem-pre più aperta a momenti di dibatti-to, di incontro, di sano divertimento sia per i giovani sia per gli adulti: sino ad ora posso affermare che il pubbli-co, mediamente, ha risposto con in-teresse ai vari appuntamenti: speria-mo si prosegua così”. Per maggiori informazioni sulle varie iniziative in corso si può consultare il sito www.cinemagloria.it oppure chiamare la segreteria al numero 030/9962166.

moderatore. Tutti gli incontri sono a ingresso libero tranne lo spettacolo del 6 marzo il cui costo è di 5 euro. “Vocabolari di pace”, giunta alla terza edizione, è un’iniziativa organizzata dal Gruppo Scout, dalle parrocchie e dalla Caritas, da Spi Cgil e da Fnp Cisl e da privati cittadini. “Accanto a questi momenti più prettamente de-dicati alla riflessione – afferma don Italo Uberti, curato della parrocchia

Il museo multimediale etnologi-co Raìs a Palazzo Cigola Martinoni, apre le iscrizioni per le visite. “È una richiesta finalizzata a programmare la presenza del personale della Fon-dazione Dominato Leonense per ac-compagnare gli ospiti nella seconda e nella quarta domenica di ogni mese dalle 15 alle 18.30, quando è prevista l’apertura al pubblico della struttura per la didattica” informa Riccardo Geminati, presidente di Fondazione

pianura bresciana, impegnato a rac-cogliere le adesioni che pervengono dalle scuole. “Quest’anno – spiega Ge-minati – come novità didattiche abbia-mo avviato un percorso didattico in collaborazione con il Consorzio Gra-na Padano Dop prodotto tipico da un millennio della pianura del quale sa-ranno illustrate la storia, il metodo di lavorazione e proprietà nutrizionali”. Il percorso didattico prevede l’accom-pagnamento alla visione di un filmato

che introduce alla scoperta dei segreti sulla produzione nei caseifici a partire dalle caldaie fino alla salamoia e alle scalere per la stagionatura. La col-laborazione tra Fondazione pianura bresciana e Dominato Leonense ha consentito di avviare una collabora-zione con i diversi attori del territorio legati all’enogastronomia. “Per questo – aggiunge Geminati – abbiamo lavo-rato alla costituzione di una comuni-tà del cibo, per dare risalto alla voca-

zione del territorio legata alla cultura rurale e promuovere la riscoperta di sapori veri e di educazione al gusto e alla buona tavola”. Altra novità è il percorso didattico realizzato con la condotta Slow food della Bassa Bre-sciana, denominato “Go Gardening”, percorso che passa attraverso un gruppo “Memory” che porta alla co-noscenza delle operazioni di semina e di trapianto di verdure nell’orto. Per info, www.palazzocigolamartinoni.it.

Mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, è stato ospite a Manerbio nell’ambito degli incontri “Anno della fede. I testimoni della fede nella Chiesa”. Nella foto il parroco mons. Tino Clementi con il gruppo Diapason, che ha aperto e concluso l’iniziativa con un concerto di canti sulla fede. Al Politeama il pubblico era numeroso. L’argomento era di rilevante importanza e ha coinvolto

la platea che ha posto numerose domande; il Vescovo, che ha trattato il tema “Forti nella fede per una nuova evangelizzazione”, ha dato esaurienti risposte. Ha concluso dicendo che “la fede va ravvivata e trasmessa con amore nelle famiglie, con l’esempio e la preghiera”. “Anno della fede. I Testimoni della fede nella Chiesa” è il titolo delle iniziative sollecitate dall’associazione “San Lorenzo” e recepite dalla parrocchia. Venerdì 25 gennaio, il prof. Angelo Baronio

interverrà su “I testimoni della fede nel Medioevo”. Seguirà, l’1 febbraio, la relazione della prof.ssa Anna Elisa Dotta su “I testimoni della fede nella riforma cattolica”. “I testimoni negli ultimi due secoli” sarà l’argomento affrontato da Elena Ungari venerdì 8 febbraio. Chiuderà questo ciclo il prof. Delfino Tinelli, che si soffermerà sui cattolici di Manerbio dai tempi dell’Unità d’Italia ad oggi. Tutti gli incontri si svolgono all’ex convento delle Orsoline alle ore 20.30. (f.pio)

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a nuova unità di radiote-rapia presso l’ospedale di Esine, operativa a tutti gli effetti dal 2 gennaio, dà oggi un servizio a pieno

regime ai pazienti che provengono dal territorio. Nella nuova struttura operano due medici radioterapisti, uno dei quali è il prof. Paolo Frata, radioterapista da oltre 30 anni e do-cente universitario a Brescia, che ha fortemente voluto questo centro e la dottoressa Stefania Berlighieri; con loro collabora la dottoressa Renata Luoni, responsabile del day-hospital oncologico della Medicina di Esine. Operano quattro tecnici di radiolo-gia, che hanno acquisito esperienza specifica nella radioterapia. Il reparto funziona con la collaborazione di 3 infermiere professionali, mentre un fi-sico sanitario specializzato nel settore sovrintende al controllo di qualità del-le apparecchiature e collabora con la elaborazione del piano di cura radio-terapico dei pazienti. Il parere positi-vo all’apparecchiatura è partito due anni fa dell’ing. Romain Zaleski che ha attivato la Fondazione Zigmund Zaleski, con sede in Olanda, donando 1 milione di euro, somma che a sua

volta è stata implementata da Regio-ne Lombardia fino al raggiungimen-to della cifra necessaria a realizzare il centro. Dopo i tre centri esistenti a Brescia, quello di Esine completa l’offerta a tutta la sanità bresciana per la radioterapia: il prof. Frata ha dichiarato, infatti, che la provincia di Brescia vede così completato il qua-dro dell’offerta radioterapica al terri-torio, senza lista d’attesa e riducendo tutti i lunghi viaggi della salute. Oggi, infatti, la radioterapia viene applicata in oltre il 60% di pazienti oncologici. La tecnologia presente a Esine con-sente di realizzare con elevato livel-lo di qualità oltre il 90% dei possibili trattamenti radioterapici. I casi trat-tati sono per il 25% di essi sono i tu-mori della mammella, seguiti da quelli della prostata, polmone, distretto Orl, dell’utero, del colon, dell’esofago, del-lo stomaco, dell’intestino. In alcuni

casi la radioterapia viene applicata con successo anche in tumori ad an-damento generalizzato, quali le leuce-mie. La Radioterapia è stata sostenuta anche dall’associazionismo sanitario del territorio: in primis dall’Andos, l’Associazione donne operate al seno, che ha sostenuto pazienti e famiglie nei lunghi viaggi a Brescia per i delica-ti trattamenti radioterapici e che vede così finalmente coronato un grande sogno. Il direttore dell’Asl Valle Ca-monica Sebino in occasione della conferenza stampa di presentazione della radioterapia ha anche annuncia-to che è stato pubblicato l’appalto per l’acquisto di una nuova risonanza ma-gnetica che dovrebbe dare risposta a maggiori richieste specialistiche che oggi possono essere soddisfatte solo in strutture più avanzate. Esine com-pleta così la sua offerta al territorio camuno-sebino.

“Il nome – si legge nel sito internet – vuole riferirsi non al senso comu-ne della parola, che possiede una sfumatura di rimpianto del passato e di conservatorismo, ma piuttosto a quel sentimento positivo e roman-tico suscitato negli appassionati di questi gioielli [auto e moto d’epoca] d’altri tempi, un misto di amore e di ammirazione per vetture costru-ite quando il senso estetico e della ricerca stilistica erano nettamente più importanti della aerodinamica”. “Nostalgia club” nasce a Breno nel 1992 dall’iniziativa di alcuni amici già avviati al collezionismo con lo scopo di riunire gli appassionati del settore, di promuovere la conoscen-za, la conservazione ed il restauro di moto ed autoveicoli di partico-lare interesse e di stabilire rapporti sociali con altri enti ed associazioni con analoghi scopi. Nella nuova se-de del club, disposta su circa 1.000 mq, trovano spazio al 1° piano: un salone per esposizione auto, un’altra sala, accessori d’epoca, biblioteca; al 2° piano: esposizione di moto, la videoteca e un salone per riunioni e conferenze. Il museo viene inaugu-rato ufficialmente nell’aprile 1998. Il presidente Mauro Canevali e i suoi collaboratori hanno giudicato ido-neo allo scopo un edificio di viale Tassara. La struttura, unica nel suo genere in provincia di Brescia, con-ta, nel prossimo futuro, di ospitare varie mostre tematiche di auto e mo-to, oltre che organizzare dibattiti e corsi di educazione stradale per ra-gazzi a testimonianza del fatto che

“Nostalgia club” vuole mantenere vi-vi i ricordi del passato, ma rendersi altresì disponibile per una “cultura” motoristica dei giorni nostri. Dopo varie iniziative attuate con Pro loco e Comune di Breno, in questi ultimi giorni “Nostalgia club” ha pensato al calendario 2013, che è stato rea-lizzato fotografando le auto del mu-seo con le ragazze del concorso “Le Bèle de Bré” (le belle di Breno) in abiti d’epoca nei suggestivi angoli della cittadina. (e.g.)

Slitta ancora l’apertura dello svin-colo che dovrebbe collegare la su-perstrada ss. 42 “Del Tonale e della Mendola” con l’ospedale di Esine. Una connessione rapida e funzio-nale che verrebbe a costituire una corsia preferenziale per le ambulan-ze, quando qualche minuto per ar-rivare al pronto soccorso del noso-comio può costituire la differenza, cioè esser motivo di vita o di mor-te per uno sfortunato paziente. Era stato annunciato che i lavori avreb-bero dovuto avere la loro conclu-

sione verso lo scorso giugno 2011, invece forse si dovrà aspettare sino a giugno 2013. Ma non è tutto: ol-tre al collegamento rapido non at-tivato, resta in loco il cantiere stra-dale, con i relativi rallentamenti. Il nodo viene dunque ad essere un passaggio problematico per il traf-fico. L’impresa che esegue i lavori, ancora prima delle festività natali-zie 2012, aveva asfaltato lo svinco-lo e messi a dimora i “guard-rail”. Con un comunicato l’Anas si scu-sa, sottolineando che sono in cor-

so i collaudi e che i lavori sono sta-ti completati all’80 %. Da indiscre-zioni però parrebbe che per vedere in esercizio il manufatto occorrerà aspettare sino al prossimo giugno. Sul sito internet dell’Anas è segna-to l’importo dei lavori principali: 1 milione e 264.410 euro e dell’impor-to totale un milione e 611.047 euro. La consegna all’impresa è avvenuta il 22 novembre 2010. L’avanzamen-to dei lavori è al 73,65 %. Per quanto concerne infine il termine dei lavori si legge: “in corso di ridefinizione”.

Sin dal lontano inizio dell’operazio-ne è coinvolta in prima persona la Comunità montana di Valcamonica e presso l’ente comprensoriale valli-giano non sono in pochi a sospetta-re che ad arte si aspetti – per le ele-zioni – una data opportuna che ma-gari accorpi l’inaugurazione della bretella esinese con il nuovo tratto Nadro-Berzo Demo della superstra-da, ormai ultimato. È opportuno ri-cordare che il progetto della bretel-la ospedaliera è stato finanziato dal-la Comunità sin dal 2004. (e.g.)

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Qualche anno fa, riordinando in casa un vecchio armadio, è stato trovato qualche blocchetto con i diari di Martino Occhi, tenente (poi capitano) degli Alpini, nella 53ª compagnia Felina, del battaglione Vestone del sesto reggimento alpino, classe 1918. Martino Occhi era il nonno di Andrea, il protagonista di questa storia. Andrea, che abita a Vezza d’Oglio, condivide, giorno per giorno sul web, i pensieri del nonno sulla ritirata dalla Russia, durante l’inverno degli anni 1942-1943, e

sulla prigionia dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Il primo diario comincia il 16 dicembre 1942, a pochi giorni dalla decisione di ripiegare dal fronte del Don. I quaderni erano stati trascritti dalla zia Emilia e da Carla, la sorella. Perché avventurarsi in un simile progetto? “Le motivazioni principali possono essere trovate – racconta Andrea sul blog www.diariodiguerra.it – nella scarsa conoscenza da parte dei giovani rispetto all’esperienza della Seconda

guerra mondiale che, nonostante la quantità di libri pubblicati (partendo da “Il sergente nella neve” di Mario Rigoni Stern), resta sconosciuta ai più”. Un giovane di oggi dà voce a un giovane di ieri, di 70 anni fa. Andrea non ha avuto il piacere di conoscere suo nonno. “Questo diario – spiega – è stato per me il modo di entrare in contatto una persona che non ho potuto conoscere; mi piace condividere questa conoscenza nella speranza che questo possa allungare la

memoria di quei fatti e di quelle persone”. La curiosità è che ha scelto di pubblicare i pensieri del nonno sul web per raggiungere più persone possibili: “La scelta del blog – continua – deriva dalla forma letteraria dell’originale, il diario. Sono pochi i giorni in cui non viene scritto nulla e questo aiuta a mantenere un certo ritmo narrativo”. Andrea ha iniziato a pubblicare i pensieri giorno per giorno, a 70 anni esatti dalla loro scrittura.

on Antonio Mazzi è tor-nato in Valle Camonica più vispo e propositivo che mai, esattamente ad un anno di distanza

dalla grande paura dell’operazione al cuore, cui si era dovuto urgen-temente sottoporre ad inizio 2012. È tornato per incontrare operato-ri e ospiti delle sede della Comu-nità Exodus a Sonico, dalla quale dipendono altre realtà e iniziative di solidarietà. Il sacerdote vero-nese, che ha superato gli 80 an-ni, sta pianificando il passaggio di consegne e in Alta Valle ha inteso incontrare anche alcune delle per-sone cui probabilmente affiderà l’eredità, onore e onere, di prose-guire la sua opera. In primo luogo il direttore-educatore della “Casa di Enzino” a Sonico, Fortunato Po-gna, originario di Sellero. È lui uno dei componenti il manipolo di col-laboratori più vicini a don Mazzi, cui toccherà dirigere l’attività nel-la trentina di comunità attualmen-te aperte. D’altra parte l’efficacia organizzativa e la passione che si respira oltre la siepe che circonda la sede Exodus di Sonico, si pale-sa in modo chiaro, a cominciare dalla nascita ed espansione della Cooperativa InExodus, finalizza-ta al dopo-comunità, cioè a dare un’occasione di reinserimento nel mondo lavorativo per gli ex-tos-

sici. Poi c’è il decollo dell’attività del convento di Garda, cui andreb-bero aggiunte molteplici microini-ziative legate alle circostanze, al-le necessità e alle opportunità del momento (leggi allevamento di ani-mali e fattoria didattica a Novelle di Sellero, orticoltura, gestione di

un rifugio in quota e via inventan-do). Don Mazzi non ha mancato di offrire la sua consueta ‘verve’ agli amici che molto volentieri lo ac-colgono ogni anno: “Spero che il Signore mi terrà ancora per molto quaggiù a rompere” ha avuto mo-do di augurarsi col solito sorriso, aggiungendo un chiaro riferimen-to, data la lunga campagna eletto-rale in corso nel nostro Paese, al disinteresse dei governanti verso i bisogni degli ultimi, così che sono ancora necessari ‘preti dei dispe-rati’ come lui. Il disagio, le proble-matiche e ancor più le sofferenze dei tossicodipendenti sono pas-sati di moda e non entrano nelle agende politiche, spesso anche in quelle degli amministratori locali. Quindi, bisogna arrangiarsi come capita a chi non ha ‘santi in para-diso’. D’altra parte è con forze pro-prie, come orgogliosamente spiega Fortunato Pogna, che InExodus da quando è sorta nel 2001 collabora con realtà economiche importanti, in campo tessile e metalmeccanico soprattutto, così da poter limitare i danni anche in questi anni di re-cessione e crisi. Ed è con la stes-sa logica che a Garda di Sonico l’ex-casa delle suore Canossiane è stata trasformata in una sorta di casa-albergo per l’accoglienza di famiglie e ragazzi. L’avventura di Exodus continua.

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di presentazione il 30 e 31 gennaio a Milano.

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Sabato 26 sarà speciale per genitori e ragazzi di Marcheno: presso le scuole medie “Francesco Bertussi” e presso l’Oratorio è programmata “Una giornata con Nemo”Prende il nome dal “Progetto Nemo”, il leggendario capitano del Nautilus, avviato a fine 2009 dall’Amministrazione comunale con la costituzione del “tavolo educativo” con venti rappresentanti delle realtà impegnate nella comunità: scuola, parrocchia, genitori. Scopo:

esplorare il mare dell’“educazione giovani” di fronte al quotidiano disorientamento di ragazzi e genitori. Alla base la convinzione che “Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio” (lo slogan del Progetto). Obiettivo: valorizzare la comunità educante in tutte le sue componenti, promuovendo un linguaggio e un modo condiviso di gestire “regole” con bambini e ragazzi. Ha seguito il progetto fin dall’inizio come coordinatore Gabriele Fausti con

l’educatore Stefano Contardi di Lodi. Il tutto è sfociato a inizio 2012 nella firma del “Patto educativo di comunità”. Prevede incontri coi genitori, riunioni del “tavolo”, una indagine conoscitiva sui “comportamenti disfunzionali da regolare ed educare”: quella fatta, ha intercettato 940 persone. Sabato, dalle 9, nell’auditorium alle medie “F. Bertussi”, a cura delle scuole di diverso grado, si susseguiranno incontri sulla collaborazione tra genitori e figli,

drammatizzazioni specifiche (Ragazzi in regola) realizzate dal Pec con l’associazione “Treatro Terre di Confine”. In particolare dalle 15, all’oratorio, “Suoni e colori” laboratori musicali e artistici (Circolo delle Quinte e alunni liceo Artistico Arnaldo) seguito alle 19.30 da un momento conviviale aperto a tutti e proposto da Alpini, Polisportiva, Cag. Chiude alle 21, il video”Scherzo da bullo scherzo da citrullo. Balla bullo che ti passa”. (e.b.)

i chiama Vigilio Bettinsoli (Giglio), lodrinese figlio di Giovanni (Gianì): è l’ultimo vivente in alta valle reduce di Russia. Il 22 gennaio del

1943 era col suo Valchiese, 255ª Com-pagnia, 6° Reggimento alpini della Tri-dentina, al comando del capitano Lu-ciano Zani (che ritroverà in un lungo abbraccio nel 1986) all’attacco a Sche-ljakino per la conquista di un ponte strategico e il 26 a Nikolajewka. Aveva compiuto i suoi 20 anni in Russia, in marcia verso il Don, due giorni prima dell’inizio (17 luglio) della battaglia di Stalingrado. Abita ancora sopra il Dosso di Lodrino, nella sua cascina Piantù da dove lo sguardo indugia sulla vallata e sul Gölem all’orizzon-te. Avvertito dall’abbaiare della sua Lea, appare col sorriso incorniciato nella lunga barba e quegli occhi pun-genti. Il capanno di caccia è lì vicino: ha rifatto la licenza a maggio. Si avvia verso la stalla per rabboccare il fieno nella mangiatoia alla sua Sperta, raz-za bruna alpina. In cucina sulla stufa bolle la minestra di verdura. Vicina sull’asse di legno inclinato sgocciola la formagella fresca stretta nella ton-da “fasèra”. Prepara il caffè, sparisce e torna col suo cappello alpino: una reliquia che ha 70 anni, con la targhet-ta del Valchiese, la Croce di guerra, il distintivo del fronte russo, la medaglia della Presidenza della Repubblica, la medaglia d’argento dell’Associazione

combattenti e reduci della quale è an-cora presidente. “I miei 20 anni li ho compiuti a combattere sul Don”. Rac-conta e descrive tutto come fosse ieri: la leva a 19 anni; i giorni a piedi per arrivare alla “fredda Russia”; la par-tenza della squadra verso il Don con gli ufficiali che dicevano “Andiamo

a Stalingrado!”. Arrivarono sul Don, per giorni picconavano per scavare trincee, costruire ripari sotto terra col rancio (quando arrivava) una volta al giorno, il termometro a -50°. “Il 17 gen-naio alle 5 siamo partiti per la ritira-ta”. Poi il sacrificio del suo Valchiese per sfondare l’accerchiamento russo, i quasi 800 km trascinandosi nella ne-ve per 36 giorni fino a Gomel da dove partivano le tradotte verso l’Italia. Gli occhi si inumidiscono: “Avevo pro-blemi alle gambe: per quasi 20 gior-ni sono andato avanti attaccato alla cintura del Tone dè la Nano di Invico (Antonio Bettinsoli), ci siamo salvati: pesavo 70 kg, erano diventati 47... Ci hanno lasciato a casa un mese: poi via al Colle Isarco per finire l’8 settembre prigionieri dei tedeschi e in un campo di concentramento ad Amburgo, trat-tati come bestie da lavoro”. Gli ameri-cani lo liberarono il 3 maggio del 1945 e il 20 agosto era a Lodrino. Racconta ancora la sua vita: contadino in Sviz-zera quattro anni, 11 operaio alla O.M. a Milano, 15 alle Officine Valtrumpli-ne, due alla Beretta, la pensione e il ritorno alla vita contadina. Nel 1952 si è sposato con Giuseppina Attilia Bet-tinsoli persa nel 1972: ha quattro figli e otto nipoti. Usa il telefonino, non perde un telegiornale: “Sò contèt qui sui monti, nella mia casa, con le “mè bestie”, i miei che mi vengono a tro-vare, le feste con tanti amici. Mi alzo la mattina ed è subito sera...”.

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e lacrime della comunità di Ponte San Marco alla notizia della nomina del parroco don Riccardo Bergamaschi alla guida

delle parrocchie di Lumezzane Pie-ve e Lumezzane Fontana raccontano bene di come questo sacerdote, nei 10 anni di permanenza nella Bassa Orientale del Chiese, abbia saputo in-staurare un rapporto profondo con le persone. Ha accettato “la sfida come volontà del Signore”. Don Riccardo sarà anche coordinatore dell’erigen-da unità pastorale delle parrocchie di Lumezzane. “Credo che in questo momento storico – spiega don Ric-cardo – sia importante far nascere il dialogo. Dobbiamo mettere insieme le energie per portare le comunità a Cristo; voglio camminare insieme con tutti (sacerdoti, religiosi, laici) per ritrovare le vie del Vangelo per l’uomo d‘oggi”. Molto probabilmen-te porterà avanti lo stile maturato a Ponte San Marco con una realtà che doveva essere incoraggiata a “essere comunità in un territorio dalla forte immigrazione per motivi di lavoro (italiani e stranieri con percentuali molte alte di presenza scolastica) e aperto al saper vivere insieme”. In questi anni ha messo mano alla razionalizzazione delle strutture in oratorio e ha creato una zona abita-tiva per le suore, il parroco e l’ambito

ricreativo. Il primo percorso, realiz-zato con le altre due parrocchie del Comune di Calcinato, del cammino di iniziazione cristiana è terminato. Oggi si può dire che è in atto un in-serimento nella vita della comuni-tà delle giovani coppie. Nel sociale, inoltre, ha speso le sue energie per l’attenzione al mondo del lavoro: il

il suo ministero a Ghedi dove, gio-vane curato, aveva messo in campo tutto l’entusiasmo nell’elaborazione del progetto educativo (risale a quel periodo il primo progetto elaborato dalla diocesi) con la formazione dei volontari e nella ristrutturazione de-gli ambienti. In 18 anni di permanen-za ha cresciuto un’intera generazione di educatori. Contatto con i giovani che poi è proseguito anche a Ponte San Marco, in prima linea con i grest e i campi estivi. Se pur diverse, in en-trambe le esperienze ha toccato con mano un tessuto vivo. In particolare a Ponte San Marco si è soffermato proprio sulla formazione e sul rin-novo degli organismi di comunione come sale e lievito della parrocchia. Nella sua prima esperienza da par-roco ha fatto tesoro anche di quanto imparato a Ghedi con mons. Giaco-mo Pernigo. Dopo Pasqua don Ric-cardo salirà a Lumezzane, pronto a ricominciare con un bagaglio molto ricco di esperienze umane.

primo maggio in fabbrica con una preparazione specifica, l’educazione all’ambiente e il corso socio-politico in coabitazione con le tre parrocchie. Vicario zonale, ha potuto beneficia-re anche del valido aiuto di don Gian Franco Prati che dal 2007 segue al-cuni ambiti della pastorale. Classe 1958, don Riccardo aveva iniziato

A partire da febbraio 2013 il territorio navense sarà attraversato da importanti novità sul tema della raccolta dei rifiuti. Non a caso sono stati fatti tre incontri sul territorio per informare la popolazione. La normativa nazionale impone obiettivi di raccolta differenziata sempre più elevati: l’Amministrazione guidata da Tiziano Bertoli punta ad una quota del 65% entro il 31 dicembre 2013. Un obiettivo da cui il Comune

per il momento è ancora molto lontano: la percentuale di raccolta differenziata è attualmente al 40%. Per raggiungere l’obiettivo, l’Amministrazione ha valutato e individuato un sistema di raccolta innovativo che aiuta ad ottenere i risultati sperati, garantendo al tempo stesso alcune fondamentali condizioni: libertà di orari e comodità nei conferimenti ai cassonetti; misura del rifiuto indifferenziato prodotto; applicazione di una tariffa

proporzionale ai conferimenti; impedisce il conferimento da parte di utenti non abilitati; prevede un nuovo specifico servizio per la raccolta del verde (greenservice). Da febbraio 2013 nelle mini-isole ecologiche già presenti sul territorio e allestite con contenitori per la raccolta differenziata, ai cassonetti dell’indifferenziato (grigio) e a quelli per il rifiuto organico (marrone) saranno applicate delle calotte apribili solo con chiave

elettronica personale.Il modello è stato già collaudato in realtà comunali del Trentino, Emilia Romagna, Liguria, Piemonte, Friuli e in diversi Comuni della provincia (per fare un esempio, Borgosatollo), con risultati molto soddisfacenti.Venerdì 25 gennaio, dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 14 alle 18, e sabato 26 gennaio, dalle 8.30 allle 12.30 ci si può recare presso la sala consigliare per la distribuzione dei kit di raccolta rifiuti.

Dalla Cina per fede. In poche pa-role la storia di don Giuseppe Hu, si potrebbe riassumere così, con un’aggiunta finale alla vicenda: per tornare in Cina. Don Giuseppe Hu, 36 anni, è giun-to a Roma per studiare e poi ritor-nare in patria alla fine degli studi, prevista prima della prossima esta-te. Nella sua permanenza in Italia, il giovane sacerdote si è trovato a trascorrere le feste natalizie nella comunità di Fontana, senza parro-co dopo che don Italo Lombardi si è ritirato per limiti di età dopo l’estate, offrendo il proprio servi-zio pastorale. “Questa è stata la prima volta – rac-conta don Giuseppe nel suo italia-no non del tutto perfetto – in cui ho trascorso il tempo natalizio in una parrocchia italiana. Mi sono trovato in una grande famiglia. Sono cine-

se, ma qui mi sono trovato come a casa mia ed è stato un periodo feli-ce”. La gioia di don Giuseppe si ve-de sul volto mentre è immerso nelle attività dell’oratorio con i ragazzi.Ma come si fa a scegliere di dive-nire sacerdote in Cina, dove non è proprio facile essere cristiani: “La Chiesa in Cina incontra ancora qualche difficoltà. Ma dopo il 1980 le chiese riaprono e molti giovani decidono di entrare in Seminario. Io sono entrato un po’ in ritardo, ma quando lo sviluppo è stato più facile per la Chiesa, ho sentito co-me una voce nel mio cuore e quindi sono entrato in Seminario. Ci sono ancora, anche oggi, molti giovani che vogliono diventare sacerdoti”. Ma la situazione attuale della pro-fessione di fede è migliore rispetto al passato “Prima molti sacerdoti stavano in prigione, ora abbiamo

una libertà limitata, ma è meglio di prima. La Cina è sotto il governo comunista e con la Chiesa c’è sem-pre qualche scontro e difficoltà. Ma noi abbiamo la fede in Cristo e nel-lo Spirito Santo e continuiamo ad andare avanti”. Ed è proprio que-sta fede a spingere don Giuseppe, alla fine degli studi, a tornare in un Paese in cui dichiararsi cristiano è scomodo, per usare una definizio-ne leggera. “Devo tornare in Cina per la missione. La Chiesa in Cina ha più bisogno di sacerdoti” e poi ribadisce convinto “devo tornare in Cina perché il mondo sta cam-biando con l’arrivo del materiali-smo e del consumismo. La sfida è per tutta la Chiesa e anche per la Chiesa in Cina”.L’Italia e il Paese dagli occhi a man-dorla sono legati da molto e per molti motivi. Da un punto di vista

cristiano anche Brescia ha lascia-to il suo segno con la presenza di Aleni che, insieme a Ricci, evange-lizzò la Cina partendo dalle carte geografiche. Ma la storia dei mis-sionari è lunga. “Il primo vescovo della mia diocesi era italiano – rac-conta don Giuseppe –. Il rapporto tra l’Italia e la Cina è sempre più significativo. Io ho visto la Chiesa in Italia, anche nelle parrocchie e ho imparato molte cose”. Anche la comunità di Lumezzane Fontana ha sicuramente imparato qualcosa di più, forse umano e forse divino, assistendo alle celebrazioni di casa propria in un’italiano non perfetto, in un ipotetico ponte tra la Cina e Lumezzane. E scoprire che il co-losso orientale non fa solo paura per la concorrenza commerciale a posate, rubinetti e manufatti made in Lumezzane.

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A circa 70 anni di distanza, l’antica Pieve di Bornato sarà finalmente dotata di un tetto del tutto rinnovato. Procedono infatti serrati i lavori di riqualificazione della storica chiesa franciacortina, su iniziativa e per volere della “Fondazione Antica Pieve di San Bartolomeo” presieduta da Antonio Mossini (nella foto, attuale sindaco di Cazzago San Martino), ottenendo, fin dall’apertura del cantiere, tanti elogi e incoraggiamenti da parte

della comunità, ma non solo. Di recente è giunto infatti anche un contributo di oltre 20mila euro in più rispetto a quanto preventivato, derivante dallo sconto ottenuto durante la gara d’appalto e al fine di completare quasi definitivamente il tetto, a seguito dell’incontro svoltosi a Roma nei giorni scorsi del geometra Mazzoli coi dirigenti Arcus, proprio in relazione al recupero di tale agevolazione economica. Nelle ultime settimane, sono stati

posati gli impalcati lignei del tetto dell’aula e del presbiterio, mentre sono state mantenute le pendenze della copertura originaria seicentesca ed è stata valutata la proposta di realizzare anche un piccolo sporto di gronda di 40 cm in travetti in legno al fine di proteggere meglio le murature perimetrali della struttura.Ora, date le rigide condizioni atmosferiche invernali, l’Impresa Vitali, incaricata per l’esecuzione dei lavori, ha deciso di procedere

ad una temporanea sospensione dei lavori che, a causa del freddo, del preannunciato rischio pioggia e neve e delle conseguenti difficoltà nella lavorabilità delle malte, non possono essere eseguiti, mentre l’intero impalcato è stato protetto con teli, nell’attesa di poter esser presto svelato per consentire la ripresa delle opere, probabilmente già il prossimo febbraio e, sicuramente, con l’aprirsi della bella stagione a inizio primavera. (a.s.)

na decina di lavorato-ri, tra cui insegnanti, personale tecnico e ausiliario, capitanati dal dirigente scolasti-

co Gianluigi Cadei, a favore di una quindicina di bambini “poveri”, im-possibilitati, per questioni econo-miche, di prender parte alla mensa scolastica giornaliera. Lo scenario è quello dell’Istituto comprensivo “Gianfranco Miglio” di Adro dove a non tutti gli alunni nell’ora di pran-zo era garantita l’opportunità di sedersi a tavola insieme ai propri amici più fortunati, davanti a un piatto caldo, usufruendo del servi-zio mensa interno alla scuola. Da qui è nata l’idea da parte del per-sonale scolastico di autotassarsi, versando ogni mese 30 euro a testa per pagare quel desiderato pasto giornaliero ai 15 bambini (non so-lo figli di stranieri, ma anche due italiani), oltre che a garantire loro il servizio di scuolabus, messo a disposizione per coloro che abita-no lontano dal polo scolastico. La sottoscrizione di solidarietà aveva già preso avvio lo scorso settem-bre, all’inizio dell’anno scolastico grazie all’interessamento in prima linea del gruppo Caritas, in siner-gia con la Cgil, anche se ora l’ini-ziativa è divenuta ancor più sentita e accorata, come testimoniato dal massiccio e diretto coinvolgimen-

to di maestre e personale, al fine di contribuire, attraverso la quota minima di 30 euro, ad assicurare la copertura di mensa e trasporto ai 15 alunni di asilo ed elementa-re, almeno fino alla fine dell’anno scolastico, il prossimo giugno. Tra le varie vicissitudini che hanno in-

teressato il noto Istituto adrense, finito sotto i riflettori soprattutto per la scelta del Comune di dotarlo fin dal suo battesimo di un “arre-damento stile leghista”, s’inserisce anche la vicenda che vide come protagonista-benefattore l’impren-ditore locale Silvano Lancini che mesi addietro si sobbarcò perso-nalmente le spese dei servizi per i bambini. “Si tratta di una spesa – ha sottolineato il segretario gene-rale della Cgil Damiano Galletti –, che non oltrepassa i 2000 euro per tutti i bambini e va tenuto conto in questa situazione che anche molte famiglie adrensi, in questo partico-lare periodo, hanno pesantemente risentito della crisi edilizia e del-la perdita dei posti di lavoro”. Dal fronte comunale emerge invece il commento del sindaco Oscar Lan-cini convinto che “la buona azione dei maestri e del dirigente scola-stico di autotassarsi per sostenere costi di mensa e scuolabus sia una trovata pubblicitaria (come già era successo per l’imprenditore Lanci-ni), messa in atto non a caso in pie-na campagna elettorale” e che si interroga sul “perché sia stato ne-cessario sbandierare tutta questa solidarietà ai giornalisti, quando è possibile rivolgersi all’Assessora-to ai servizi sociali, dove tecnici (e non i politici) prendono in esame i reali bisogni delle famiglie”.

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l gusto a km zero in Valle Sab-bia”. È l’iniziativa che la Comu-nità montana di Valle Sabbia in collaborazione con Coldiret-ti Brescia propone fino al 22

marzo in 17 ristoranti e in altrettante aziende agricole disseminate tra Ga-vardo e Bagolino. Una manifestazione i cui protagonisti sono i prodotti che dalla terra arrivano direttamente a ta-vola, rielaborati in ricette figlie della tradizione e della creatività degli chef. Una novità assoluta per il territorio valsabbino. “Con questa rassegna – spiega Ermano Pasini, presidente del-la Comunità montana di Valle Sabbia – si intende valorizzare la cultura eno-gastronomica e promuovere gli scam-bi e la collaborazione tra ristoratori e piccoli produttori locali, incentivando così l’utilizzo delle materie prime e la creazione di menù a km zero. I menu della rassegna dovranno proporre i sapori della tradizione, prestando at-tenzione all’utilizzo dei prodotti locali ed esaltandone la qualità e la specifi-cità”. Si tratta di un modo per sottoli-neare le eccellenze del territorio e per far conoscere ai consumatori che cer-cano prodotti autentici, il linguaggio della qualità, l’origine certa e la trac-ciabilità della filiera. Un metodo che sposa tradizione e innovazione. “L’in-tenzione è di recuperare e far cono-scere il patrimonio agro-alimentare e gastronomico locale, promuovere negli esercizi di ristorazione la distri-buzione dei prodotti locali e stagiona-li dalla garantita tracciabilità e prove-nienza, far conoscere la cultura rurale e in particolare i piccoli produttori e le piccole produzioni”. Un “gioco di

che intende rilanciare una filiera tut-ta agricola e tutta italiana. “In un mo-mento di crisi come quello che si sta vivendo – precisa il presidente Ettore Prandini – trova maggior forza la bon-tà del nostro progetto, perché rappre-senta un’idea di crescita e di sviluppo completamente diversa da quella do-minante. Il sostegno dell’agroalimen-tare italiano si basa sul valore del cibo come bene comune e della produzio-ne agricola come sua premessa. Ci auguriamo che attraverso manifesta-zioni come quella valsabbina si pos-sa garantire uno sviluppo sostenibile della produzione alimentare fondato sui territori e coniugare i principi di sovranità e sicurezza alimentare con quelli di equità e accessibilità per tut-ti”. Per info 03658777.

squadra” che torna a vantaggio dell’in-tero comparto turistico della valle che consente di farla ulteriormente conoscere ed apprezzare. Una valle che può essere vissuta tutto l’anno grazie alle peculiarità del suo ambien-te, per buona parte salvaguardato, so-speso tra lago e montagna e alle sue preziose risorse artistiche e museali. L’intervento di Coldiretti nell’iniziati-va è figlio di un progetto più ampio

Una scuola primaria per il futu-ro del Kenya. Il progetto si è con-cretizzato grazie alla solidarietà bresciana. I soci di tre club Ro-tary, Valle Sabbia, Vittoria Alata e Brescia Est, hanno provveduto a garantire l’apertura della scuo-la e tutte le necessarie finiture e i bambini hanno potuto trovare ban-chi e materiale scolastico, divise e supporti didattici. La scuola, si-tuata 70 chilometri nell’entroterra

dalla costa di Mambrui, si chiama “Cha Simba” che in lingua swahili significa “Il sentiero del leone”. Si tratta di una piccola struttura fre-quentata quotidianamente da oltre 250 bambini che arrivano anche da molto lontano poiché intorno non si vedono né villaggi né capanne. È dotata di due aule in muratura, due aule realizzate sotto un pergo-lato e un’aula ricavata sotto la fol-ta chioma di un albero di chinino,

ottima per le calde giornate della savana africana, ma poco pratica durante gli acquazzoni della sta-gione delle piogge. Condivide il progetto il Ministero dell’educa-zione del Kenya che ha contribui-to realizzando i muri e pagando gli insegnanti, e non si tratta di po-ca cosa considerando il fatto che se alla data dell’indipendenza nel 1960 il Paese contava 6.000 scuo-le primarie oggi vanta ben 27.500

“istituti” avendo portato l’istruzio-ne anche in zone remote del terri-torio. L’arredo, la manutenzione della scuola, le forniture di mate-riali scolastici e spesso anche di qualcosa da mangiare per i bambi-ni che fanno anche 20 km a piedi per venire a scuola spetta ai geni-tori e alla comunità locale. Ecco allora l’importanza dell’interven-to del privato, rotariano in questo caso e bresciano.

In Valsabbia sono presenti nove Rsa, residenze sanitarie assistenziali, riconosciute dalla Regione, di cui otto fondazioni private, Bagolino, Vestone, Odolo, Vobarno, Roè Volciano, Villanuova sul Clisi e le due di Gavardo, e una sola comunale, quella di Sabbio Chiese. La richiesta di posti letto è in costante aumento e per soddisfare tutte le richieste bisognerebbe raddoppiare i posti disponibili, tutti occupati. Cresce la popolazione anziana

e crescono di conseguenza le problematiche relative alla vita quotidiana. Problematiche alle quali il personale ausiliario, infermieristico e medico, esauriti i compiti di assistenza essenziali, è in grado di rispondere con sempre maggiore difficoltà. Sempre più spesso c’è bisogno dell’intervento di volontari che, “animati da quell’amore che si esprime in primo luogo nello stare con qualcuno che nel fare qualcosa per qualcuno”, devono però

essere adeguatamente formati per potersi occupare con efficacia delle persone ospitate nelle Rsa. Per questo tre associazioni valsabbine, Avulss di Vestone, Amici della Fondazione Irene Rubini Falck e Avis di Vobarno, hanno pensato di proporre un corso con l’obiettivo di formare volontari che possano occuparsi di Rsa e cure palliative. Per illustrare finalità e modalita del corso di formazione che partirà a febbraio sono previste due serate. La

prima è in programma venerdì 25 alle 20 alla I.R. Falck di Vobarno per gli aspiranti volontari della bassa valle, la seconda si svolge giovedì 31 alle 20 alla Passerini di Nozza per quelli dell’alta valle. A condurre le serate sarà Mariella Bombardieri, psicopedagogista e formatrice, che parteciperà anche al successivo percorso articolato su 11 incontri: sei sul tema delle Rsa e cinque sulle cure palliative praticate negli hospice. Informazioni al 3207046590.

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Si è tenuto il 19 gennaio presso la Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università degli studi di Brescia il convegno dal titolo “Osteoporosi nei pazienti con malattie reumatiche” organizzato dalla Reumatologia e Immunologia Clinica degli Spedali civili e Università degli studi di Brescia e rivolto ai medici di medicina Generale, agli Specialisti e agli altri operatori sanitari coinvolti nella gestione di questa delicata condizione.

L’osteopenia e qualche volta l’osteoporosi sono fenomeni parafisiologici legati all’invecchiamento dell’osso che si verificano in particolare nelle donne in età post menopausale.Tuttavia nei pazienti con patologie reumatiche, che, tra l’altro, sono più frequenti nel sesso femminile, la osteoporosi si verifica più spesso e più precocemente rispetto alla popolazione generale generando spesso delle situazione di non facile gestione. Il convegno,

realizzato grazie alla collaborazione attiva di validissimi esperti di osteoporosi, ha permesso di approfondire le ragioni di questa frequente associazione che in effetti non è soltanto legata all’invecchiamento ma è imputabile agli stessi meccanismi patogenetici responsabili delle malattie reumatiche e ai trattamenti farmacologici necessari per curarle. L’argomento è stato affrontato in modo completo partendo dalla fisiopatologia dell’osso.

i sa che la buona cuci-na, soprattutto quando è sana, aiuta a vivere me-glio. Un principio che vale ancor di più per chi

ha problemi di salute. Quando si è affetti da una patologia cronica, come l’insufficienza renale, sape-re di poter continuare a deliziare il palato può davvero contribuire a sentirsi meglio. Da qui è nata l’idea degli Spedali civili di Brescia e del presidio di Montichiari di realizzare un calen-dario per così dire ‘speciale’: “Cu-cina e sapori in dialisi peritonea-

le 2013”, è dedicato ai pazienti in dialisi e contiene diverse ricette della tradizione italiana rivisitata per essere “il più sani possibile e attenti alle necessità dei nostri pazienti” e compatibili con le loro condizioni di saluteCome spiega la dott.ssa Federica Fasciolo, responsabile dell’Uni-tà di dialisi peritoneale di Mon-tichiari “il progetto è nato dalla stretta collaborazione con le die-tiste dell’Unità di nutrizione cli-nica che con entusiasmo hanno dato il loro contributo per aiuta-re questi pazienti, che eseguono

il trattamento terapeutico a casa, a vivere meglio anche attraverso la preparazione e la degustazio-ne di pietanze gustose ma sane”. “Sentirsi ripetere le raccoman-dazioni alimentari oltre al dover prendere medicine e modificare il proprio stile di vita per sempre, – aggiunge il dott. Claudio Macca, responsabile dell’Unità dietetica e nutrizione clinica di Brescia – può creare un grande stato di an-sia e di sofferenza in pazienti che già devono affrontare una malattia grave e invalidante”. Grazie al sup-porto di Luca Barbieri, consulente

della ditta che gestisce il servizio ristorazione dell’azienda Spedali civili di Brescia, ogni pagina del mese propone una ricetta adatta alla stagione, con tabella calorica nutrizionale e alcune attenzioni e curiosità. “Il calendario – conclude la dott.ssa Fasciolo – è stato rea-lizzato anche grazie al supporto di Baxter, che vorrei ringraziare per il sostegno per questa iniziativa, ma anche per i progetti e i servizi di assistenza che mette a disposi-zione dei nostri pazienti”. Per in-formazioni: Ufficio relazioni con il pubblico 030/3995861.

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“La predica di San Giovanni Battista” è l’imponente dipinto che decora la controfacciata della chiesa parrocchiale di Carpenedolo (nella foto), posta al di sopra della bussola dell’ingresso principale. Inserito in un contesto naturalistico ben lontano dalle descrizioni evangeliche, Giovanni, vestito di peli di cammello, esorta le folle a convertirsi stando ritto su uno sperone roccioso, a sinistra della composizione.

Tutt’intorno donne, bambini, giovani e vecchi, chi assiso chi in piedi, tutti sono rivolti a lui che scuote gli animi col suo linguaggio infervorato. Il Giordano è simboleggiato da un vivace torrente che scorre in un bosco rigoglioso, a bilanciare una composizione rivolta in modo particolare a sinistra. La preparazione rossa rende il cromatismo caldo, che traspare specialmente nella base delle figure in secondo piano; uno

splendido cielo con nuvole di bel tempo irradia la scena. Due simpatici putti giocano con un cane proprio in mezzo al dipinto: potrebbero alludere ai due cugini: il cane è simbolo di fedeltà e veniva spesso inserito nei dipinti in forma allegorica. Da alcuni mesi la grande tela è in restauro: una volta riportata a terra ci si è subito resi conto delle gravi condizioni conservative del colore.Un tessuto troppo sottile

per supportare un dipinto di tali dimensioni, unito ad una preparazione particolarmente sensibile all’umidità, avevano portato alla caduta di innumerevoli frammenti di colore, a volte sparsi sulla superficie, altre più concentrati, con la conseguente perdita di importanti porzioni.Ad eseguire l’importante restauro è stata chiamata Emanuela Montagnoli e il suo laboratorio di Nave.

a alcuni mesi la grande tela che raffigura “La predica di San Giovan-ni Battista”, che decora la controfacciata della

chiesa parrocchiale di Carpenedo-lo, è affidata alle cure di Emanuela Montagnoli. La prima fase di restauro, necessa-ria a fermare l’inesorabile degrado, è consistita nel consolidare colore, preparazione e supporto.Mediante la foderatura della tela si sono richiuse le numerose lacera-zioni, con l’inserimento di innesti di tela in quelle in cui si era perso parte del tessuto.La tela rinforzata è stata montata su un telaio in alluminio, più leg-gero e inalterabile, dotato di ten-sori lungo tutto il profilo, che con-sentiranno una regolare e costante tensione del supporto.L’impegnativa pulitura della super-ficie pittorica ha riportato in luce i colori che erano offuscati dalla

spessa patina di polvere e sporco, vernice e ritocchi alterati, esegui-ti grossolanamente in loco, senza stuccature, per celare le cadute di colore.Terminato il restauro conservati-vo si è passati alle operazioni di restauro estetico, consistenti nel-la stuccatura delle numerosissime cadute di pigmento e preparazione e successivamente alla lunga e pa-ziente fase di reintegrazione cro-matica ancora in corso.Nel frattempo si sta studiando l’opera, per cercare di dare un no-me all’autore, mediante compara-

zioni stilistiche e ricerche stori-co-artistiche, dato che la pulitura, purtroppo, non ci ha riservato sor-prese in questo senso. Il restauro è stato reso possibile grazie alla generosa offerta di un parrocchiano: in questi tempi di crisi non solo economica, ma cul-turale è un segno veramente esem-plare. “Se noi ora possiamo godere delle splendide opere che decora-no le chiese del nostro Paese – af-ferma la restauratrice – dobbiamo ringraziare i nostri padri, che con autentica fede le offrirono, con grandi sacrifici.La speranza della parrocchia di Carpenedolo è che il bel gesto che ha permesso il recupero dell’im-ponente opera d’arte possa servi-re da stimolo ad altri “mecenati”, parola stessa che ci fa ritornare al passato, quando gli artisti pote-vano esprimere le proprie qualità anche in tempi, come questi, sicu-ramente non facili.

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Chi oggi si trova a visitare la parrocchiale di Pavone Mella, dedicata a San Benedetto abate (nella foto) può verificare l’importante lavoro condotto sul coro posto alle spalle dell’altare maggiore. Le delicate fasi dell’intervento, raccontate in questa pagina, sono state condotte dal restauratore Vincenzo Marini nel suo studio di Rovato. Ogni parte della struttura è poi tornata nella parrocchiale per essere rimontata. Si è trattato di un lavoro

particolarmente dedicato avviato, solo dopo un sopralluogo di Renata Casarin, con la sostituzione totale dei travi che sostenevano il coro in quanto solo a toccarli si “sbriciolavano” a causa di un ingente attacco xilofago. I travi “nuovi” messi a sostegno del coro hanno una dimensione di 25cm per 25 cm per 4m in legno di abete e provengono da un soffitto di un mulino di 150 anni fa. Tra di loro sono stati fissati con placche di ferro e viti autofilettanti e al di

sopra da un pannello di multistrato marino che ha fatto da supporto al pavimento. Gli stalli sono stati fissati al muro mantenendoli distaccati da quest’ultimo tramite dei travetti di legno di 5-8 cm in modo da favorire il ricircolo dell’aria. Le sedute sono state fatte rifunzionare (alzare ed abbassare) in quanto nei vari anni erano state eliminate le cerniere. Un’altra decisione molto importante è stata quella di eliminare tutta la struttura che poggiava sul coro

(creata negli anni 50) che deturpava l’intero abside. Per creare questa struttura era stato rotto il coro soprattutto la seduta centrale infatti l’inginocchiatoio era stato tolto e messo in soffitta, la parte della seduta era stata riutilizzata per fare una nuova sedia utilizzata davanti all’altare. Per questo motivo la ditta di restauro ha smontato la sedia recuperando i pezzi originali del coro che ha riutilizzato per riportare come in origine la seduta centrale.

n concordanza con il parroco don Lorenzo Boldrini e il con-senso degli enti preposti per la tutela per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico

di Brescia, Mantova e Cremona e del-la curia vescovile la ditta “Marini Vin-cenzo restauro mobili antichi” di Ro-vato ha eseguito il restauro del coro ligneo della parrocchia di San Bene-detto Abate. Il coro situato dietro l’al-tare centrale dell’abside della parroc-chiale è stato costruito nel 1763 (data trovata scritta nello stallo centrale) in legno di noce e intarsi d’ulivo ed è composto da 17 stalli che formano

lacune più gravi si è proceduto al ri-facimento delle stesse tramite tassel-li. Una volta ristabilito l’assetto degli stalli è iniziata l’operazione di stucca-tura per chiudere le ultime lacune ri-maste; le più gravi con araldite mentre le minori con gesso di Bologna, terre colorate e colla in perle.

un semi cerchio. Ogni stallo presenta due riquadri nel cui interno sono sta-te collocate formelle composte da un pannello centrale in rilievo modanato a linee curve. Sulle suddette formel-le interne sono state applicate delle cornici modanate. Le lesene, che di-vidono uno stallo d’altro, hanno, nella parte centrale, applicato al loro inter-no una formella in rilievo modanato a linee curve, mentre in prossimità del capitello troviamo dei fregi raffiguran-ti un ramo con foglie e fiori. La prima decisione presa dal restauratore e da Renata Casarin, della Soprintenden-za, è stata quella di smontare il coro

in tutte le sue parti per trasportarle presso il laboratorio di restauro. Qui hanno preso il via i vari trattamenti in quanto il coro si presentava eleva-to in uno stato di degrado a causa di un ingente deposito organico e di pol-vere, soprattutto sulle cornici e negli intagli. Indubbiamente la mancanza di manutenzione ordinaria, la presen-za di attacchi atmosferici, biologici e soprattutto d’insetti xilofagi ha com-promesso in modo notevole tutta la struttura lignea evidenziando molte-plici disgiunzioni di massello. Appena arrivato in laboratorio il coro è stato sottoposto a disinfestazione tramite

antitarlo in quanto la presenza di in-setti xilofagi era molto massiccia. La procedura è durata circa 40 giorni. Una volta finita la quarantena è av-venuta la pulitura delle superfici dai vari strati di oli e vernici ossidate in quanto non bisognava salvaguardare la patina che generalmente si forma negli anni in modo da poter vedere il vero stato di conservazione del coro.La pulitura ha evidenziato lacune mol-to ingenti in tutti i supporti lignei: nel-le formelle, nelle cornici, nelle fasce orizzontali e in quelle verticali. Per questo Vincenzo Marini, in accordo con Renata Casarin, ha proseguito il restauro fissando tutte le parti di-sgiunte con della colla, mentre per le

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“Samarcanda” che quest’anno taglia il traguardo della 26 edizione, si tiene presso il Centro Fiera di Montichiari, dal 2 al 10 febbraio, con apertura al pubblico nei seguenti orari: il sabato e la domenica dalle 10 alle 19 e dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 19. La manifestazione prevede la presenza di commercianti cheoperano con licenza di vendita al dettaglio, sulla scorta dellanormativa vigente. Il regolamento messo a punto

dal Centro fiera mpone agli espositori di presentare in mostra oggetti che abbiano un’età non inferiore a 50 anni per quanto riguarda l’antiquariato e un’età non inferiore a 30 anni per quanto riguarda il modernariato ed il vintage. Sono pertanto esclusi gli oggetti nuovi o di fabbricazione recente, anche artigianale, comprese imitazionidi antichità o in stile. Proprio per garantire il livello di una

manifestazione che negli anni è andata conquistando l’interesse e il gradimento di tanti operatori del settore il Centro fiera e la segreteria organizzativa da sempre si riservano il diritto di ammettere o escludere espositori e oggetti ritenuti non conformialla manifestazione Samarcanda. Il presso del biglietto d’ingresso alla manifestazione è di 10 euro (7 il ridotto per gli ultra 65enni). I ragazzi sino a 14 anni entrano gratis.

amarcanda, la mostra mer-cato d’antiquariato, colle-zionismo, modernariato, decorazione e oggettisti-ca, in programmazione al

Centro fiera di Montichiari dal 2 al 10 febbraio, propone nove giorni inten-si, con opportunità, occasioni e pez-zi unici che faranno la gioia di colle-zionisti ed appassionati. Tra gli stand di Samarcanda, i visitatori potranno trovare un’offerta che abbraccia una molteplicità di stili e tendenze, in una combinazione in grado di soddisfare appieno le aspettative tanto del col-lezionista quanto del semplice curio-so. Samarcanda, infatti, è una fiera fruibile per la più ampia gamma di pubblico, pur mantenendo uno stile e un’eleganza che sono l’elemento or-mai distintivo in oltre 20anni di storia. Le parole d’ordine di Samarcanda so-

no tradizione e novità. La formula che ha decretato il successo della mostra mercato proposta dal Centro fiera di Montichiari è sintetizzata dal felice equilibrio tra queste due componen-ti. Nel padiglione completo di Samar-canda, i visitatori avranno l’opportu-nità di visionare un’ampia gamma di offerte che spazia dalle proposte più classiche a novità che pescano a pie-ne mani nel vintage, nel collezionismo più ricercato e nel modernariato. Gli

antiquari e galleristi presenti in fie-ra offriranno, dunque, uno spaccato coinvolgente e completo di tutte le tendenze che rendono speciale oggi il mondo dell’antiquariato, in tutte le sue molteplici sfaccettature. “Samar-canda è una fiera sempre in equilibrio fra tradizione e novità” spiega Silvia Dalcò, curatrice della mostra. “I visi-tatori potranno trovare proposte che rientrano nell’alveo della tradizione; abbiamo voluto anche dare voce a quegli stili che cercano nuove con-taminazioni e nuovi linguaggi. Come ogni anno, inoltre, Samarcanda pro-porrà inserti a tema che guardano al vintage, al modernariato e, ad esem-pio, alla bigiotteria americana di va-lore”. L’edizione 2013, dunque, offrirà un percorso classico nell’antiquariato, dando spazio a contenuti innovativi per incuriosire il pubblico.

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Poiché molti hanno cercato di raccontarecon ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi,come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola,così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza,fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo,in modo che tu possa renderti contodella solidità degli insegnamentiche hai ricevuto.In quel tempo, Gesù ritornò in Galileacon la potenza dello Spirito e la sua famasi diffuse in tutta la regione.Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere.Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:“Lo Spirito del Signore è sopra di me;per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveriil lieto annuncio (...)”.

18 gennaio 2000, Giovanni Paolo II apre la quarta porta santa del Giu-bileo, dopo San Pietro (24 dicembre 1999) aperta alla Messa di Mezzanot-te, il giorno seguente si apre San Gio-vanni in Laterano. Il 1° gennaio tocca a Santa Maria Maggiore (Maria Regina della Pace), il 18 gennaio (giornata di apertura della Settimana di preghie-ra per l’unità dei cristiani) si apre la porta santa alla Basilica di San Paolo fuori le Mura. È la quarta porta. Il Pa-pa ha voluto un forte segno ecume-nico. Accanto ci sono 22 rappresen-tanti delle principali confessioni cri-stiane che hanno accettato l’invito e i membri del Concilio ecumenico delle Chiese, che rappresenta 337 denomi-nazioni. Hanno aperto la porta simul-taneamente il papa Giovanni Paolo II,

la novità, al futuro, alla bellezza della grazia di Dio. È concretezza perché il povero questo solo comprende e i suoi orecchi e i suoi occhi sono pieni di prigionieri, di oppressi, di ciechi e di poveri. Questo vede e questo ca-pisce e questo è il messaggio lieto, e questa è la grazia di Dio. È l’ampiezza di un anno, come a dire che non c’è più la prospettiva di un giorno solo, c’è il futuro e la speranza. Il povero questo riesce a capire; non capisce l’infinito ma la concretezza di un an-no e non importa se gli studiosi del-la Scrittura sanno che quell’anno ha mille significati simbolici. Il povero non lo sa, ma sente. È una meraviglia alla quale può credere; più di quan-to possono credere quelli che sanno e che si aspettano dall’uomo di Na-zaret parole da ascoltare. Gesù dice che quella promessa si compie pro-prio lì e che la possono capire solo i poveri perché gli altri hanno le loro speranze e il loro futuro, mentre i po-veri non hanno che quella speranza e quel futuro. È l’occasione per il po-vero e la disillusione, la freddezza e

la contrapposizione per chi povero non è e crede di sapere quello che Dio dice e quello che Dio fa. Vivere quell’oggi è troppo poco e frammen-tario, è troppo povero e basso. Quel compiersi nella sinagoga di Nazaret della profezia e della promessa di Dio è il punto che distingue poveri e ricchi davanti a Gesù e davanti alla Parola: può credere solo chi si accor-ge della sua povertà e rinuncia al suo futuro. La semplicità di Dio talvolta scandalizza e lascia interdetti. È co-sì poca quella promessa che si com-pie, di fronte ai bisogni che credia-mo di avere. Solo il povero ne vede la ricchezza e l’enormità. E la concre-tezza, che è segno della verità della promessa di Dio e che, nonostante i nostri sforzi, ancora, noi uomini da soli, non sappiamo mettere in atto. Poveri, ciechi, prigionieri, oppressi sono diversi agli occhi di Dio, sono il suo futuro. E il futuro di chi crede, di chi si accorge che la sua immensa povertà è l’unico modo per incontrar-si davvero con Dio, per accogliere il suo compimento.

Il povero e Diooveri. È la condizione per capire e credere che quel-lo che sta accadendo è il compimento della profe-zia. Povero è chi non ha

niente da perdere; non solo non ha nulla ma, soprattutto, non ha nulla da perdere. Non è né buono né cattivo, non è migliore o peggiore. Solo non ha nulla da perdere. E non ha nulla da guadagnare. È uno stato non uma-no, è la condizione degli invisibili. Non avere nulla da perdere significa non aver nulla da sperare, non avere un futuro. È essere in equilibrio solo sul presente. Allora prende più signi-ficato (oltre a quello teologico) l’oggi con il quale Gesù comincia a parla-re: è l’unico orizzonte che il povero può capire, è l’unico momento che riesce a vivere e in quel presente si compie la promessa di Dio. Qui sta la differenza: chi conosce la profezia la studia; chi ha fede l’aspetta; chi non crede la ignora. Ma il povero speri-menta l’accadere della profezia. A lui è rivolto l’oggi che si compie e che parla di un messaggio lieto: apre al-

il metropolita Atanasios e George Ca-rey, arcivescovo di Canterbury. Tutti e tre sono inginocchiati sulla soglia della Basilica, e rimangono in silenzio raccolti in preghiera. La liturgia com-prendeva letture del pastore martire Dietrich Bonhoeffer e del teologo rus-so Georges Florovsky. Quell’immagi-ne è una delle più belle e più forti del Giubileo. Una grande icona che si sta-glia nel cammino della Chiesa e che ogni tanto ci fa bene contemplare. An-che Benedetto XVI il prossimo 25 gen-naio concluderà con una celebrazione ecumenica, la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani nella Basilica che custodisce le spoglie dell’Aposto-lo delle genti. Uno dei suoi primi at-ti ufficiali da pontefice, il 31 maggio 2005, fu il motu proprio: “L’antica e

venerabile Basilica” in cui rinnovava il mandato ai monaci benedettini di San Paolo fuori le Mura, di promuove-re e curare speciali eventi di carattere ecumenico. Oggi, la presenza accanto a noi di altri cristiani ci interpella, ci stimola, ci arricchisce e ci invita alla comune testimonianza di vita santa e giusta. Concludo ricordando le pa-role che il Papa ha rivolto ai giovani di Taizè, raccolti in piazza San Pietro il 29 dicembre scorso: “Cari giovani amici, Cristo vi manda là dove la lu-ce manca, perché la portiate ad altri. (…) Con l’impegno per la giustizia e per una nuova solidarietà umana, voi aiuterete quanti sono intorno a voi a comprendere meglio come il Vangelo ci conduca al tempo stesso verso Dio e verso gli altri”.

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contesti che viviamo sono se-gnati spesso da problemi rela-zionali, solitudini, divisioni, la-cerazioni, sul piano familiare e sociale; essi attendono presen-

ze amorevoli, segni di fiducia nei rap-porti umani, inviti concreti alla spe-ranza che la comunione è possibile”. È l’invito che emerge dal messaggio della Commissione episcopale per il clero e la vita consacrata per la 17ª Giornata mondiale della vita consa-crata (2 febbraio). Titolo del messag-gio è “Testimoni e annunciatori della fede”: il documento afferma di voler-si rivolgere non soltanto ai religiosi e religiose, ma di voler “raggiungere anche tutti i cristiani, nel desiderio di promuovere sempre più, in tutti, la comprensione, l’apprezzamento e la riconoscenza a Dio per la vita consacrata”. Il testo ricorda i princi-pali ambiti d’impegno dei consacra-ti: catechesi e formazione cristiana; ambienti educativi a servizio delle fa-miglie, nella scuola, in centri giovani-li, in centri di formazione professio-nale, a favore dell’integrazione degli emigrati, in luoghi di emarginazione; nel servizio della carità; “sul piano sociale e della cultura, con iniziative che promuovono la giustizia, la pa-ce, l’integrazione degli immigrati, il senso della solidarietà e della ricer-ca di Dio”. Una generosa “carità apo-stolica”. A proposito della difficoltà

odierna a stabilire relazioni umane profonde e costruttive, il documen-to dei vescovi prosegue esortando i consacrati a farsi promotori di un umanesimo accogliente. Scrivono i vescovi: “Una proposta credibile del Vangelo esige una particolare

cura dei processi relazionali e ha bi-sogno di appoggiarsi a segni di vera comunione. La vostra carità aposto-lica sia animata da vero spirito di servizio dal desiderio di suscitare la fede. Il vostro apostolato ha una sua specificità nella missione della Chie-sa: sa partire dalla persona, dal mala-to, dal povero, dal più debole, tante volte dal più lontano dall’esperienza ecclesiale”. Il testo afferma poi che i consacrati sono “chiamati a essere segno dell’amore e della grazia di Dio sin dal primo contatto con le perso-ne che incontrate. Siete chiamati – soprattutto coloro che operano coi giovani e nell’educazione – a integra-

“Riflettere sulla figura dell’assistente sottolineando soprattutto la sua identità di ‘adulto’ capace di spendersi per adulti nella fede”. Questo il filo conduttore del convegno nazionale degli assistenti regionali, diocesani e parrocchiali di Azione cattolica sul tema “Assistenti adulti per adulti nella fede”. Ne abbiamo parlato con mons. Domenico Sigalini (nella foto), vescovo di Palestrina e assistente generale dell’Ac. Il prete, adulto tra gli adulti: è realmente così, nelle

nostre comunità? “Noi siamo abituati a utilizzare il termine ‘presbiteri’, che ci fa sembrare più vecchi di quello che in realtà siamo: aiutare gli altri a crescere nella fede esige una certa maturità di fede, che a volte non coincide con una maturità umana. Un adulto oggi è pieno d’impegni, e a noi sacerdoti riesce spesso difficile capire come si possa giostrare seriamente una proposta di fede, che non consiste nel venire a tutte le nostre riunioni. Non cogliamo pienamente quanto sia prezioso

il rapporto con un laico, che viva in armonia la propria esperienza di fede. Il laico può arricchire un sacerdote portando la ferialità della fede che si dipana tra mille impegni quotidiani e, a sua volta, il sacerdote può aiutare il laico a dare profondità alla propria fede, evitandogli di rimanere un ‘bambinone’. Si tratta di una convergenza di due maturità: quella del prete e quella del laico, chiamati a un reciproco cammino e sostegno nella fede, che arricchisca vicendevolmente gli uni e gli altri”.

re profondamente e dinamicamente la preoccupazione evangelizzatrice e la preoccupazione educativa. Il servizio all’uomo ha sostegno e ga-ranzia nella fedeltà a Dio e nel tener sempre vivo lo sguardo e il cuore sul Regno di Dio”. Tra le esortazioni più forti ai consacrati c’è la seguente: “Vivete le situazioni umane, sociali, culturali, nelle quali operate, facen-dovi segno dell’agire di Dio, e siate sempre presenza profetica di vera umanità anche quando ciò esige di andare controcorrente”. Segno di un mondo futuro. Citando un passag-gio del “Messaggio al popolo di Dio” del Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione, nel documento per la Giornata sulla vita consacrata si legge: “Ovunque si sente il bisogno di ravvivare una fede che rischia di oscurarsi in contesti culturali che ne ostacolano il radicamento personale e la presenza sociale, la chiarezza dei contenuti e i frutti coerenti”. In que-sto contesto ecclesiale e culturale e in questo tempo peculiare si inseri-sce la testimonianza dei consacrati. Il messaggio finale del Sinodo interpre-ta tale testimonianza “in rapporto al senso profondo della vita, ponendo-la in relazione, con felice intuizione, con la testimonianza della famiglia, come a dire: mentre la famiglia è cu-stode della sacralità della vita nella sua origine, la vita consacrata, in quanto chiamata alla conformazione a Cristo, è custode del senso ultimo, pieno e radicale della vita”.

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Venerdì 25 gennaioOre 6.50 – Brescia − Santa Messa presso il Seminario minore.Ore 20.30 – Roncadelle − Incontro di presentazione di progetto educativo dell’oratorio.

Sabato 26 gennaioOre 11.30 – Brescia − Santa Messa e consegna del Direttorio della

Mons. Vincenzo Zani ha celebrato, domenica 20 gennaio, una Santa Messa di ringraziamento in Catte-drale per il dono dell’ordinazione episcopale. “L’inizio del mio servi-zio episcopale – ha detto il Vesco-vo nell’omelia – coincide con il 50° anniversario del Concilio e a esso vorrei legare il mio ministero. In questa prospettiva, diventa luce e guida l’intuizione di Paolo VI che volle condurre il Concilio sul te-ma della Chiesa: sulla sua identità ad intra e sulla missione ad extra”.Paolo VI ritorna anche nei ricordi del vescovo Vincenzo, quando rac-conta dell’udienza come viceretto-re dell’Istituto Cesare Arici con il Papa bresciano: “Mi invitò a lavo-rare con generosità e dedizione nel campo dell’educazione dei giovani,

della loro formazione culturale e spirituale”. Per questo nuovo in-carico (segretario della Congrega-zione per l’educazione cattolica) mons. Zani ha invocato la prote-zione di Paolo VI. Nelle parole del Vescovo bresciano sono riecheggia-te anche quelle dette nell’omelia di Benedetto XVI il 6 gennaio nell’or-dinazione episcopale: il vescovo “dev’essere un uomo che è toccato dalle vicende degli uomini. Dev’es-sere un uomo per gli altri. Ma può esserlo veramente soltanto se è un uomo conquistato da Dio. Egli de-ve essere preso dall’inquietudine di Dio per gli uomini”. Il pomeriggio di festa si è concluso con gli sban-dieratori che in piazza Paolo VI hanno allietato i presenti con uno spettacolo.

Compagnia di Sant’Angela presso il santuario di S. Angela Merici.Ore 16.30 – Brescia − Santa Messa in occasione del 70° anniversario di Nikolajewka in Cattedrale.Ore 18 – Brescia − Visita al Museo diocesano.

Domenica 27 gennaioOre 10.30 – Zanano – Cresime e prime comunioni.Ore 16 – Brescia − Santa Messa nella solennità di Sant’Angela Merici presso il santuario.Lunedì 28 gennaioOre 9.30 – Gavardo – Incontro con i sacerdoti sul Vangelo di Luca presso l’auditorium Santa Maria.Ore 17 – Brescia – Presentazione raccolta scritti di Paolo VI presso l’Università cattolica.

ià il fatto che li chia-miamo preadolescen-ti – cioè ragazzi che stanno per entrare in un’età di cambiamento

– dice tutta la difficoltà del mon-do adulto nel trovare un’identità e una progettazione adatta a questa fascia d’età.La nuova iniziazione cristiana, con l’anticipo dei sacramenti, ha tolto l’ultimo puntello ad una presenza in qualche caso forzata al catechi-smo e all’oratorio dei ragazzi del-le medie.E nonostante gli obiettivi indica-ti dal documento “Dal dono alla responsabilità” e l’invito ad una riflessione elaborata su questa fa-scia d’età in molti oratori, i pro-blemi nel costruire un cammino interessante e non sporadico so-no emersi in modo preoccupante.Da più parti tra gli educatori e i catechisti sono state formulate do-mande e richieste di suggerimenti:

domande ha provato a rispondere una piccola commissione, nata dal lavoro dell’Ufficio oratori, di alcu-ni sacerdoti ed educatori e coordi-nata da don Giovanni Milesi.Il risultato è stato uno sussidio molto pratico dal titolo “Una span-na più in là”, presentato martedì 22 gennaio a Casa Foresti, a Bre-scia nella parrocchia di Beato Pa-lazzolo, di fronte ad una nutrita platea di catechisti, sacerdoti ed educatori.Un sussidio strutturato in sei mo-duli, che non vuole offrire un per-corso già predefinito ma permette un orientamento rispetto ai temi da trattare; che offre strumenti di lavoro adatti, che toccano le cor-de di accesso più interessanti per questa fascia d’età (il lavoro di gruppo, il confronto con musica e video, l’approccio alla Sacra Scrit-tura, la meditazione, la testimo-nianza e l’esperienza personale); che non vuole abbandonare l’idea

che genere di percorso struttura-re, progressivo e articolato o piut-tosto raccogliendo le suggestioni dei ragazzi? Quali temi affrontare in oratorio: quelli che hanno a che fare con l’approfondimento della vita di fede o quelli che nascono dalle domande dei preadolescen-ti? Quali modi e tempi offrono la possibilità di confrontarsi in mo-do efficace? Quali esperienze sono adatte a questa età?Non c’è il rischio di trattarli come adolescenti, bruciando in qual-che modo i gradini naturali del lo-ro processo di crescita? A queste

di un cammino che, sebbene per-meabile alle esigenze dei ragazzi, si pone degli obiettivi chiari.Il vescovo Luciano ha voluto intro-durre il sussidio con queste paro-le: “Sarebbe più facile rassegnarsi e dire che non è proprio possibile lavorare con questa età, a tratti più

scorbutica e strana di quella ado-lescenziale; ma noi non possiamo gettare la spugna, perché voglia-mo continuare a credere che in lo-ro c’è qualcosa di più e con la pa-zienza e la saggezza dei contadini cominciamo a dissodare la terra, a piantare semi, ad aspettare e, in-sieme, a curare, a sostenere i primi germogli e a difenderli da chi vuo-le rubare la vita. In fin dei conti, facciamo come Dio: i doni sacra-mentali e di appartenenza alla co-munità che Lui ha donato a questi ragazzi sono più grandi di quello che è nelle loro attuali facoltà, ma hanno la forza di andare più in là, una spanna alla volta”.

Martedì 29 gennaioOre 16 – Brescia –Benedizione della nuova sede dell’associazione Soldanopresso la parrocchia di Santa Maria della Vittoria.Ore 20.30 – Brescia –Incontro con i cresimandi adulti presso la parrocchia di San Francesco da Paola.

Mercoledì 30 gennaioOre 18 – Brescia – Incontro sul tema “Il Concilio Vaticano II e la riscoperta della scrittura” presso la Libreria Paoline

Giovedì 31 gennaioOre 10 – Brescia – Santa Messa e inaugurazione dei restauri della chiesa di Santa Maria della Carità.

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La Cancelleriadella Curia diocesana comunicai seguenti provvedimenti: Il sac. don Riccardo Bergamaschi,già parroco a Ponte San Marco, è stato nominato parrocodelle parrocchie di Lumezzane Pieve e Lumezzane Fontanae coordinatore dell’erigendaunità pastorale delle parrocchiedi Lumezzane.

Il sac. don Dino Martinelli, parroco di Vestone e di Nozza,

’ultimo volume “Giovanni Battista Montini-Paolo VI. Carteggio (1914-1923)” è il frutto di un lungo perio-do di raccolta dei mate-

riali e di ricerca. L’edizione è curata dal prof. Xenio Toscani, segretario generale dell’Istituto Paolo VI. Il car-teggio prende in esame gli anni della formazione e della scelta vocaziona-le di Giovanni Battista Montini, dal 1914 al 1920, e la fase degli studi teo-logici. “È materiale – spiega il presi-dente dell’Istituto Paolo VI don An-gelo Maffeis – di grande rilievo per capire la sua decisione di vita. Sono i primi anni degli studi che continuano a Roma fino al breve periodo trascor-so alla nunziatura di Varsavia. Il testo arriva alla vigilia dell’assunzione di responsabilità al circolo romano del-la Fuci e come assistente della Fuci, che sarà oggetto del prossimo tomo”. Sono soprattutto lettere familiari, una parte di queste già pubblicate insieme agli epistolari particolari come quello con Andrea Trebeschi. “Il carteggio è personale, non c’è un ruolo ufficiale, anche se le lettere con il padre depu-tato lasciano intravedere le vicende italiane”. Un paio di anni fa era già uscito un volume, curato da Pazzaglia, con l’epistolario tra padre e figlio. “Il padre è stato l’anello di congiunzione con la storia del Movimento cattolico: l’ha introdotto ai dibattiti ecclesiali e alle questioni politico-sociali”. L’atti-

laborazione avviata con la diocesi di Bergamo è in programma a Bergamo, in collaborazione con la Fondazione Papa Giovanni XXIII, un convegno dedicato ai due Papi del Concilio: “Il tentativo è quello di leggere non solo il Concilio, ma anche di partire dalle origini dei due Papi. Nascono in un contesto dal punto di vista ecclesia-le e sociale molto vicino, sono stati nel servizio diplomatico della Santa Sede e sono stati pastori negli anni Cinquanta in due diocesi come Mila-no e Venezia… Per il convegno abbia-mo una nuova edizione del carteggio Roncalli-Montini che dimostra come

vità di lungo respiro dell’Istituto ve-de nel 2013 due appuntamenti legati al 50° anniversario del Concilio e al 50° anniversario dell’elezione di Pa-olo VI (giugno 1963). In primavera, il 12 e il 13 aprile, nel solco di una col-

“I Concili non sviluppano la loro azione che con il tempo. Ci vor-ranno 50 anni per poter comincia-re ad apprezzare bene il Vaticano II”. Questa frase, che potremmo definire profetica, è di Yves Con-gar, compianto cardinale e teolo-go francese. Congar sintetizza be-ne la portata storia di un Concilio che ancora oggi fa fatica a essere veramente interiorizzato. Il 50° an-niversario può essere una buona

occasione per rispolverare l’im-portanza di questo avvenimento così importante per la storia del-la Chiesa.“La generazione dei ragazzi del Concilio – spiega Luigi Alici, pre-sidente nazionale dell’Azione cat-tolica – è oggi pienamente adulta; molti si sono sposati, hanno dei figli e sperimentano ogni giorno la difficoltà di comunicare loro quel crogiuolo di esperienze stra-

ordinarie, spirituali e formative, che hanno segnato il loro ingresso nell’età adulta”. L’Azione cattolica ha riassunto nel volume “Un Con-cilio per il mondo” alcune tracce di un sentiero lungo il quale sia possibile darsi la mano e cammi-nare insieme”.Il testo si affianca alla mostra sul Concilio Vaticano II intitola-ta “Il ‘grande dono’ dello Spirito alla Chiesa: 1965-2005 il Conci-

lio davanti a noi” che, realizzata dall’Azione cattolica nazionale, è stata portata dall’Azione cattolica diocesana anche a Brescia in col-laborazione con la diocesi.L’esposizione, che è stata colloca-ta proprio in Cattedrale simboli-camente accanto al monumento dedicato a Paolo VI, si inserisce nell’ampio calendario delle cele-brazioni per le feste patronali dei Santi Faustino e Giovita.

La mostra si compone di 16 pan-nelli in legno che riprendono alcu-ni momenti, raccontano i protago-nisti (i Papi e i padri conciliari, gli osservatori e i teologi del Nove-cento e gli uditori laici) e introdu-cono ai Documenti e alle Costitu-zioni fondamentali.L’esposizione si può visitare in Cat-tedrale dal 28 gennaio al 19 feb-braio secondo gli orari di apertura della chiesa.

i contatti risalgano agli anni Venti: di-mostra la profondità dei rapporti tra i due uomini di Chiesa”. Dal 27 al 29 settembre a Concesio va in scena la 12ª edizione del colloquio internazio-nale dedicato a “Il Concilio e Paolo VI”. “In passato l’Istituto ha fatto stu-di analitici sul contributo che prima l’arcivescovo Montini e poi Paolo VI hanno dato alle diverse fasi del Con-cilio. Questa vuole essere una ripresa complessiva per capire il ruolo di Pao-lo VI nel Concilio e per trovare indica-zioni sull’asse portante del Vaticano II e sui criteri della sua interpretazione. “L’Istituto è contento di questo passo avanti nel processo di beatificazione. Questo è un invito a studiare e ad ap-profondire la spiritualità di Paolo VI per vedere lo spirito che l’ha ispira-to, guidato e sostenuto”. Può essere un’occasione per farsi conoscere di più? “L’Istituto ha sempre scelto di dedicarsi a studi rigorosi sia dal pun-to di vista storico che teologico. Con gli strumenti che abbiamo possiamo aiutare a conoscere questa figura che non ha la capacità immediata di farsi percepire come forse altre figure di Santi; bisogna aiutare a entrare nel segreto di questo cuore, di questa san-tità, di questa spiritualità”. Il Pontifica-to di Paolo VI si colloca tra Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II che hanno avuto una popolarità più immediata: “La profondità e la complessità della figura di Paolo VI hanno pagato que-sta difficoltà; capire la ricchezza della sua figura richiede uno sforzo che bi-sogna avere il coraggio di compiere”.

“Non chiudete quella porta” è il ritiro spirituale che l’Azione cattolica promuove, domenica 17 febbraio, per tutti i giovani della diocesi (anche non tesserati) che desiderano una occasione di approfondimento della fede. Il ritiro, la cui meditazione è guidata da don Raffaele Maiolini, è in programma dalle 15 alle 21; alle 18.30 si celebra la Messa. Il costo è di 3 euro, le iscrizioni si ricevono telefonando al numero 03040102.

Ultimo appuntamento con “I giorni del vento”, il ciclo di incontri sul Concilio Vaticano II. Quando? Mercoledì 30 gennaio alle 17.30 presso la Libreria Paoline di via Gabriele Rosa, 57 a Brescia. Il tema è “O voi tutti assetati venite all’acqua: Il Concilio Vaticano II e la Sacra Scrittura” e vedrà l’intervento di mons. Luciano Monari. Modera l’incontro don Livio Rota, docente al Seminario vescovile di Brescia. Informazioni, al numero 030.42281.

Il 17 gennaio è deceduto don Lucio Festa, nato a Gargnano nel 1932; ordinato a Brescia nel 1956, della parrocchia di Lumezzane S.S.; vicario parrocchiale a Berlingo 1956-1958; vicario parrocchiale a Provezze 1958-1965; vice parroco a Gussago 1965-1970; parroco a Bione 1971-1995; presbitero collaboratore a Bione dal 1995; deceduto all’Hospice di Nozza il 17 gennaio; il funerale è stato celebrato a Bione il 19 gennaio, è stato sepolto nel cimitero di Lumezzane.

è stato nominato parroco anche della parrocchia di Lavenone.

La cancelleria dellaCuria diocesanacomunica che Sua Em.zacard. Angelo Scola,arcivescovo di Milanoe gran cancelliere della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale,ha nominatoil prof. don Mario Zanidirettore dell’Istituto superioredi scienze religiose di Brescia.

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omenica 3 febbraio si festeggia la Giornata na-zionale per la vita. Il te-ma di quest’anno, scelto dalla Cei, è “Generare la

vita vince la crisi”. A livello dioce-sano sono stati pensati diversi ap-puntamenti. I Monasteri si ritrova-no in preghiera per la vita: lunedì 28 gennaio alle 7 presso il Monastero delle clarisse di Lovere; martedì 29 gennaio, dalle ore 17.30 alle 19.15, presso il Monastero delle clarisse di Bienno; mercoledì 30 gennaio, dalle ore 7 alle 7.45, presso il Monaste-ro della Visitazione di Salò; giove-dì 31 gennaio, alle 17.15, presso il Monastero delle carmelitane scalze di Brescia, venerdì 1 febbraio, alle 7, presso il Monastero della visita-zione di Brescia; sabato 2 febbra-io, alle 17, presso il Monastero del Buon Pastore; domenica 3 febbra-io, alle 17.45, presso il Monastero delle cappuccine di Brescia. Saba-to 2 febbraio, invece, come ogni primo sabato del mese al Cimitero vantiniano alle 15.30 si prega per i bambini mai nati. Sempre sabato 2, dalle 21 alle 23, le comunità di Bor-gosatollo, Chiari, Fasano del Garda, Novagli, Sellero, Vobarno e Zanano (venerdì 1 febbraio dalle 21 alle 23) preparano l’adorazione eucaristica per la vita. Monari presiede la Santa Messa di domenica 3 febbraio alle

Mercoledì 23 gennaio è ripartita al Mater Divinae Gratiae la Scuola di preghiera 2013 “Incontrare il Signore nella Liturgia”: un percorso personale e di gruppo in quattro serate, che introduce all’arte del pregare (adatto a giovani e adulti). La meditazione e l’animazione è affidata a don Marco Busca e a don Sergio Passeri (nella foto). La prima serata era su “La liturgia: preghiera del corpo di Cristo”. Mercoledì 30 gennaio.

“La liturgia eucaristica: Come si prega la Messa”. Mercoledì 6 febbraio, “La celebrazione eucaristica e l’adorazione eucaristica”. Lunedì 11 febbraio, “Pregare in famiglia: la liturgia della chiesa domestica”. L’orario della Scuola di preghiera è dalle 20.45 alle 22.15. Gli incontri si svolgono presso il Centro Mater Divinae Gratiae in via S. Emiliano 30 a Brescia.Info: www.materdivinaegratiae.it – telefono 030.3847212-273.

se sono animate dal Movimento per la vita e dal Centro aiuto alla vita, mentre nel pomeriggio si tiene la Festa della famiglia. Domenica 17 febbraio la Sala della comunità del Villaggio Badia ospita alle 16.30 lo spettacolo “Madre” con la raccolta fondi (l’ingresso costa 10 euro) per il “Progetto vita Ucraina” a Muka-cheve. La Giornata per la vita è an-che l’occasione per promuovere la campagna “Uno di noi” che viene presentata nel Bresciano al Cen-tro pastorale Paolo VI (giovedì 31 gennaio alle 20.30 con Carlo Casi-ni), a Salò (venerdì 15 febbraio alle 20.30) e a Darfo Boario Terme (ve-nerdì 22 febbraio alle 20.30). Entra nel vivo la campagna europea per il riconoscimento giuridico dell’em-brione. Scatta la mobilitazione nei 27 Paesi della Ue per raccogliere il milione di firme necessario a far intervenire il legislatore europeo sulla questione della vita nascen-te. Alla base della sfida c’è l’idea di non rassegnarsi all’assunto che l’aborto sia un fatto ineluttabile e diffondere un chiaro messaggio a favore della tutela assoluta del concepito, tanto da definirlo “Uno di noi”, come dichiara il titolo del-la campagna promossa dai Mpv d’Europa. Il sito www.oneofus.eu con un semplice clic permette di firmare la proposta.

16 presso il Santuario della Madon-na delle Grazie. L’esperienza segno di quest’anno è presso la parroc-chia di Sant’Angela Merici a Brescia con tre momenti distinti: martedì 29 gennaio alle 20.30 l’adorazione e la preghiera per la vita animata dal Movimento per la vita e dal Centro aiuto alla vita e presieduta da mons. Cesare Polvara; sabato 2 febbraio alle 21 il recital “Pane e vino per la vita” e domenica 3 febbraio le Mes-

Sabato 26 gennaio al Centro pastorale Paolo VI è in programma la Giornata formativa per gli animatori della pastorale familiare sul tema “Famiglia: chiesa domestica”. Alle 9 l’accoglienza e l’adorazione eucaristica, alle 10 l’intervento di don Giorgio Comini, alle 10.45 le testimonianze delle esperienze diocesane (parrocchia di Borgosatollo, delle Sante Capitanio e Gerosa, di Zanano), alle 11.30il dialogo con l’assembleae alle 12.15 la conclusione.

Domenica 27 gennaio, solennità di Sant’Angela, le Messe sono in programma alle 7.30, alle 9 e alle 16; alle 8.30 le lodi. La celebrazione delle 10.30 è presieduta da mons. Vigilio Mario Olmi. Dalle 14.30 alle 15.30 i diaconi permanenti guidano l’adorazione eucaristica. Alle 16 la Messa, alla quale partecipa il Seminario, è presieduta da Monari. Alle 17.30 i vespri solenni, mentre alle 18.15 nella cripta del Santuario il concerto con il coro della scuola diocesana di musica “S. Cecilia”.

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Si riunisce il 24 gennaio la commissione esaminatrice delle domande di compartecipazione al Fondo Briciole lucenti: era fissato infatti il 9 gennaio il termine ultimo per la presentazione della domande relative alla quarta tranche del Fondo Briciole lucenti. Dalla prima fase di istruttoria, le domande presentate dalle Caritas a integrazione delle erogazioni concesse a famiglie per piccole spese inerenti la casa (canoni

di affitto, spese condominiali, utenze domestiche), l’istruzione (rette scuola, mensa, trasporto), la salute risultano complessivamente 235. Nel merito, le domande saranno esaminate tenendo conto della completezza delle informazioni; dell’ammissibilità delle spese, del tipo di accompagnamento realizzato dalle Caritas nel “farsi progetto” e del coinvolgimento di altri soggetti nella costruzione di una rete di relazioni, di vicinanza

e di sostegno. Elementi questi ultimi non facili da mettere “nero su bianco”, ma indicatori di una scelta pastorale delle relazioni da promuovere e valorizzare nella capillarità. L’esito dell’esame delle domande permetterà di tracciare inoltre il bilancio di due anni di attività. La prossima scadenza per la partecipazione al Fondo Briciole lucenti è fissata il 10 luglio 2013 (per info: 030 357746; per scaricare i moduli: www.brescia.caritas.it).

ssistiamo da qualche anno ad inverni che al-ternano giorni di fred-do pungente a giornate dal sole tiepido. Ma c’è

freddo e freddo: il freddo che sop-porti di giorno è molto diverso se sai che la sera non avrai un appar-tamento riscaldato dove ricoverar-ti e dovrai attrezzarti per trovare un posto su un treno o in una fabbrica abbandonata. Hai freddo di giorno e di notte, dentro e fuori, ininterrot-tamente. Quella dei “senza tetto” è una problematica presente anche nella nostra Brescia, un fenomeno del quale sfuggono, ahimè, i nume-ri, proprio perché “non si può con-tare chi non si vede”. Diverse ma insufficienti sono le iniziative che la nostra città ha messo a punto per rispondere a questa emergenza che ogni inverno si ripropone. Per que-sto la Caritas diocesana di Brescia, la San Vincenzo ed Essere Carità Bresciana si sono raccolti attorno alla parrocchia della Cattedrale e lo scorso 20 dicembre hanno atti-vato nei locali dell’ex Oratorio della Cattedrale (via Gabriele Rosa, 2 a Brescia) un progetto di accoglienza dei “senza tetto” durante il periodo invernale, al fine di integrare con 20 posti letto quanto già viene realizza-to in città. Era quasi Natale e ci siamo lasciati guidare dalle parole di Lc 2,7 “Lo avvolse in fasce”: ci è parso fosse il modo più adatto per preparare un letto a Gesù che arrivava; che desse il senso di una vicinanza, di una rispo-sta concreta, ancorché temporanea, ad un bisogno, quasi a dire “ci sono

re. A loro va il nostro grazie perché, con lo spazio di quella sera al mese che riescono a ritagliarsi, sanno dare quel sapore diverso di accoglienza, di calore, di umanità. Ci sono volontari dell’Azione cattolica, del Movimen-to dei Focolari, degli Scout, di Bim-bo Chiama Bimbo, di alcune Caritas della provincia e di altri che, pur non appartenendo ad gruppi o Caritas, han sentito l’urgenza di mettersi a di-sposizione. L’esperienza durerà fino a marzo 2013: grazie sin d’ora a tutti coloro che nella carità continueran-no a dare ragione della speranza che è in loro sostenendo questa opera-segno. Per informazioni e adesioni: Caritas diocesana di Brescia tel. 030 3757746; www.brescia.caritas.it

e sono qui per te”. È ormai trascorso un mese dall’inizio del progetto: i 60 volontari, che si stanno alternando per il servizio cena e per la presenza durante la notte, stanno mettendo tutte le loro energie per offrire oltre al momento di ristoro anche dei mo-menti “di letizia”: una partita a carte, la tombola, i canti, quattro chiacchie-

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Nelle prossime settimane il Coordinamento famiglie affidatarie realizzerà alcune serate con un esperto e con famiglie testimoni sul tema dell’affido eterofamiliare. Lo scopo di questi incontri è coinvolgere famiglie e singoli interessati a questo tema per giungere, mediante un percorso formativo specifico, alla realizzazione di esperienze di accoglienza di minori che sono stati allontanati dalle loro famiglie d’origine. Attraverso

il corso di formazione iniziale ed una valutazione accurata della coppia, si potrà giungere alla realizzazione di esperienze di accoglienza di bambini e ragazzi. Gli incontri si terranno mercoledì 13 - 20 - 27 febbraio e 6 - 13 marzo alle 20.30 presso la sede del Coordinamento famiglie affidatarie in via Aldo Moro 22, a Brescia. Per informazioni ed adesioni contattare Marco Mason al numero 3664763007.Presentato ufficialmente il giorno

11 giugno 2005, il Coordinamento famiglie affidatarie di Brescia è un organismo provinciale che riunisce le associazioni che si occupano di affido. Spesso organizza corsi per valorizzare le competenze della famiglia affidataria attraverso l’approfondimento dei nodi critici dell’affido, nell’intento di offrire maggiori informazioni ed una conseguente capacità di stare nei progetti di accoglienza in maniera attiva e partecipata.

tiamo vivendo un periodo di inevitabili turbolenze preelettorali, dalla città al Paese intero, che per-sisterà ancora per un me-

se buono. Anche il volontariato, in diversa maniera, viene coinvolto nell’agone politico. A tal proposito – interviene il presidente del Csv Urbano Gerola – la 6ª Conferenza nazionale sul volontariato tenuta-si a L’Aquila nell’ottobre 2012, ha prodotto un documento conclu-sivo di notevole importanza. Già il primo capoverso recita: “Ci im-pegniamo ad abitare l’ordinarietà della vita di questo Paese e ad es-serci nello straordinario, nelle si-tuazioni difficili, dove i diritti sono negati, dove la precarietà rischia di soffocare ogni possibilità di sogno per il futuro”. È un’affermazione che evidenzia come il Volontariato non attenda solo da altri un’azio-ne tesa a creare le condizioni per una società migliore ed inclusiva di tutti, ma continua nella propria tradizione di prendersi cura in pri-ma persona dei problemi esisten-ti. Altri capoversi del documento chiariscono le modalità dell’im-pegno. Ora ci basta sottolineare il “Ci impegniamo”. Don Primo Mazzolari scriveva nel 1943: “Ci impegniamo noi […] senza disim-pegnarci perché altri non s’impe-gna”. È il sano protagonismo del Volontariato e la generosità dello stesso. Non sempre capito e rico-nosciuto. Un impegno, per restare nella stretta attualità, che coesiste, o, in alcuni casi, si sovrappone a

di rimettere al centro delle scelte politiche, economiche, culturali ed amministrative la persona umana, criterio e senso di ogni politica. Chiediamo che la politica faccia più attenzione alla crescente “vo-glia di comunità”, che ha bisogno di virtù civiche, amicizia e beni re-lazionali”. Non vi è bisogno di mol-te parole per commentare queste affermazioni. La “persona umana” al centro di ogni scelta. “La perso-na”, quindi tutte le persone senza esclusioni e ovviamente con un’at-tenzione maggiore a coloro che più faticano a vivere. In tempi di crisi economica e sociale è necessario

quello politico? Se noi “Ci impe-gniamo” non significa che altri non abbiano responsabilità. Ed ecco il richiamo che la Conferenza fa a tutti coloro che sono deputati a fare scelte politiche ed ammini-strative. “Chiediamo a chi governa

che le scelte siano indirizzate al benessere delle persone, soprat-tutto delle più fragili, anziché ad opere di prestigio o rinviabili nel tempo. Siamo nel pieno di grandi campagne elettorali, non è diffici-le pensare a tante facili promesse. Il volontariato che “si impegna”, in piena autonomia, sa anche far sentire la voce di chi non ha pos-sibilità di fare opinione, di chi non ha voce.Lo fa e lo farà nei confronti di tutti coloro che si propongono e che am-ministreranno le istituzioni. Il volon-tariato deve proporre o appoggiare liste di candidati? A questo propo-

sito è bene essere molto chiari. Siamo del tutto a favore della li-bertà di iniziativa politica. Pertan-to ogni cittadino singolarmente o in gruppo è legittimato a dar vita a formazioni politiche ed a parte-cipare alle competizioni elettorali. La presentazione di liste, ancorché legittima, è pur sempre una espres-sione di parte, di una formazione che ambisce a governare, ponen-dosi in alternativa o in contrappo-sizione con competitori diversi. Il volontariato è per vocazione e sto-ria movimento unificante e svolge la propria azione sociale e politi-ca nel confronto aperto con tutti i gestori delle istituzioni democra-tiche. Il volontariato bresciano è un movimento ricco di tradizioni e di iniziative attivate a favore del-le persone e delle comunità, indi-pendentemente dal colore di chi le amministra. È un patrimonio che appartiene a tutti, a quanti in esso operano, alle persone che benefi-ciano dei servizi offerti e alle no-stre comunità. Da queste semplici e scontate con-siderazioni, ne deriva che il volon-tario, individualmente, può parte-cipare alle competizioni elettorali anche come candidato oltre che sostenitore. Mentre le organizza-zioni di volontariato come tali è inopportuno che siano esse stesse promotrici di liste o dirette soste-nitrici di liste. I rischi che si cor-rono sono da un lato la spaccatu-ra dentro le singole associazioni e del sistema volontariato nel suo complesso, dall’altro la facile stru-mentalizzazione dello stesso a fini di parte. Entrambe situazioni asso-lutamente deleterie.

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el tempo dei “nativi di-gitali” alzi la mano chi tra noi, in questi anni, non si è chiesto, almeno una volta, se Facebook,

Twitter, Myspace o chi per loro, sia-no forme di comunicazione e condi-visione che contribuiscono alla cre-scita umana delle persone o piutto-sto un insidioso pericolo da evitare pena far aumentare la solitudine e lo spaesamento? Forse tutti: genito-ri, insegnanti, preti, giornalisti, edu-catori più o meno navigatori o fre-quentatori delle reti sociali (spesso della generazione degli “immigrati digitali”) che alle prese con i giovani s’interrogano su come con naturalez-za si possa considerare Internet un ambiente “altrettanto reale”, rispet-to alla realtà degli ambienti della vita quotidiana. Il punto, infatti, sta tutto qui e Benedetto XVI nel messaggio per la 47ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali sembra averlo centrato in pieno. Il testo dedicato al

tema “Reti sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione” e diffuso ogni anno in occasione della festa di San Francesco di Sales, salta a piè pari l’approccio moralistico e conflittuale tra reale e virtuale e sce-glie di farci capire anzitutto di cosa stiamo parlando e che cosa succede nelle reti sociali. In primo luogo Benedetto XVI dice che esse sono “una nuova agorà, una piazza pubblica e aperta in cui le per-sone condividono idee, informazio-ni, opinioni e dove, inoltre, possono prendere vita nuove relazioni e forme di comunità”. Relazione, condivisio-

ne, conoscenza “porte” più che “mez-zi”, “spazi” e non un “mondo parallelo o puramente virtuale, ma parte delle realtà quotidiane di molte persone, specialmente dei più giovani”. Fino a qui cosa sono e cosa accade. Ma sono un “buon” ambiente? Vale la pena frequentarli? Il Papa non man-ca la risposta ed è realista. I social network ci sono, hanno potenzialità enormi, “le persone che vi parteci-pano devono sforzarsi di essere au-tentiche” (e qui sta il rischio). In altri termini sta alla persona integrare la presenza nell’ambiente digitale con la propria vita. Chi nella vita reale tende a isolarsi e a preferire relazio-ni poco coinvolgenti e significative, in cui ci si compromette poco, può trovare nei social network un luo-go ideale di espressione del proprio narcisismo. Una persona che vive in-vece delle relazioni sostanzialmente sane, può trovare in essi una gran-de opportunità per dare continuità a rapporti che altrimenti sarebbero

eccessivamente frammentati. E la fede cosa c’entra? Le reti sociali pos-sono aiutare gli uomini a incontrare Cristo? La questione non va posta sul piano dell’adeguamento tecno-logico della pastorale o nel pensare la rete come un “mezzo” di evange-lizzazione. Invece è indispensabile poter presentare il Vangelo come ri-sposta alle domande di senso e di fe-de, che anche dalla rete emergono e nella rete si fanno strada. “I credenti, infatti, – scrive Benedetto XVI – av-vertono sempre più che se la Buona Notizia non è fatta conoscere anche nell’ambiente digitale, potrebbe es-sere assente nell’esperienza di molti per i quali questo spazio esistenzia-le è importante”. Ai cristiani l’onere dell’autenticità che “nei network so-ciali – aggiunge il Pontefice – è messa in evidenza dalla condivisione della sorgente profonda della loro speran-za e della loro gioia: la fede nel Dio ricco di misericordia e di amore rive-lato in Cristo Gesù”. Come evangeliz-

zare allora nella rete, come intreccia-re la tensione dell’uomo alla verità? La sfida della testimonianza cristiana diventa tipicamente spirituale. Le reti sociali divengono “porte di verità e di fede e nuovi spazi di evangelizzazio-ne” se i credenti sapranno rinnovare il proprio entusiasmo nel “donare se stessi agli altri attraverso la disponi-bilità a coinvolgersi pazientemente e con rispetto nelle loro domande e nei loro dubbi, nel cammino di ricerca della verità e del senso dell’esistenza umana”. Insomma a credenti, ma an-che a parrocchie, enti, organi d’infor-mazione cattolica, università, gruppi e movimenti più o meno strutturati il compito di esserci, non affrontando il web come se il problema sia quello di come usare bene la rete, ma di come vivere bene al tempo della rete contri-buendo a farvi incontrare Cristo. Ce lo chiede anche la fedeltà a Cristo e alla storia. D’altro canto “i nativi di-gitali sono vivi, noi, invece, stiamo... invecchiando” (Philip K. Dick).

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a debuttato mercole-dì 23 gennaio al Tea-tro Sociale di Brescia, per la stagione di pro-sa del Ctb, lo spettaco-

lo “Oscura immensità”, tratta dal ro-manzo di Massimo Carlotto “L’oscu-ra immensità della morte”. Si tratta di una produzione del Teatro Stabile del Veneto per la regia di Alessandro Gassman. Lo spettacolo, fatto di azio-ne serrata, di dialoghi tanto incisivi quanto crudi, di riflessioni scarne e essenziali, porta sul palcoscenico una vicenda reale. Nel corso di una rapina un malvivente prende in ostaggio una donna e il figlio di otto anni e li uccide, l’uomo viene condannato all’ergasto-lo. Per Silvano Contin, al quale hanno ammazzato moglie e figlio, la senten-za non è sufficiente. Per colpa di una rapina ha perso tutto e, proprio come il malvivente finito dietro le sbarre, si trova a vivere una personale condan-na, prigioniero com’è della solitudine e della memoria. Parecchi anni più

efficacia, dal Lele Martini della fiction “Un medico in famiglia”, al don Di Lie-gro di un’altra produzione televisiva. “Quello in scena a Brescia – afferma Giulio Scarpati – è un testo particolar-mente coinvolgente, che racconta di due infelicità parallele e che invita il pubblico alla riflessione”. Rabbia, do-lore, vendetta sono i sentimenti che accompagnano il pubblico nel corso dello spettacolo. “Credo che la tradu-zione teatrale del romanzo di Carlotto – continua il protagonista – sia un ful-gido esempio della migliore dramma-turgia contemporanea capace di inter-pellare chi assiste non passivamente alla rappresentazione”. “Oscura im-mensità” apre anche a un tema impe-gnativo come quello del perdono che, probabilmente, non trova oggi grande accoglienza nell’opinione pubblica e nella cultura italiana. “Quello per per-dono – afferma al proposito Scarpati – non è un percorso tanto semplice. A parole tutti siamo propensi alla pa-cificazione. Quando però ci troviamo

tardi l’omicida, colpito da un male incurabile, chiede la grazia. Deve ne-cessariamente ottenere anche il per-dono di Contin. Due sofferenze sono così messe a confronto: quella dell’er-gastolano e quella della vittima. Due tragedie, messe una davanti all’altra, alimentate, come si legge nelle poche note che accompagnano lo spettaco-lo, dall’incapacità dello Stato nel dare risposte certe alle vittime e ai detenuti rinchiusi in affollati istituto di pena. A dare corpo, voce e sentimenti Silvano Contin è Giulio Scarpati, uno dei più versatili attori del panorama italiano, capace di passare, con straordinaria

davanti a qualche torto, non neces-sariamente drammatico come quello subito da Silvano Contin, tutto si fa più difficile. Le vittime sono spesso lasciate sole, mentre i colpevoli tro-vano spazi, occasioni di rigenerazio-ne, riuscendo così a dare nuovo sen-so alla loro vita. Tutto questo viene affrontato nello spettacolo (in scena sino a domenica 27, ndr.) che stiamo portando in scena a Brescia, senza la presunzione di dire chi siano i buoni e chi i cattivi”.

La Scuola diocesana di musica Santa Cecilia intende promuovere alcune attività di sensibilizzazione musicale, nell’ambito del progetto già in essere “Far musica CONsapevolMENTE” av-viato dall’anno scolastico 2012 – 2013 con il sostegno della Fondazione Asm A2A, della Fondazione della comunità bresciana e della Fondazione Conte Gaetano Bonoris.Sabato 26 gennaio alle 17 “Incontro di presentazione degli strumenti mu-sicali per bambini di età scolare inte-ressati a conoscere o intraprendere lo studio di uno strumento musicale. In forma di happening interverranno docenti e allievi di organo, pianofor-te, chitarra, flauto, tromba, violino e violoncello. Per l’accesso all’incontro, gratuito, occorre segnalare preventi-vamente la propria presenza alla Se-greteria della Scuola (0303712233).Vengono proposte anche lezioni aper-

te di propedeutica musicale giovedì 24 e 31 gennaio. Ci sarà un interven-to di educazione e formazione musi-cale per bambini dai sei ai 13 anni, con il quale si intende sviluppare la capacità ritmico-motoria,la capacità di lettura della musica, la vocalità, la pratica corale. Gli incontri prevedo-no un modulo di educazione ritmico-motoria, di lettura musicale e di teoria e un modulo di educazione vocale e pratica corale. Anche qui è bene se-gnalare preventivamente la presenza.Sabato 2 febbraio alle 17 è proposto un incontro per i ragazzi dagli 11 ai 14 anni alla scoperta delle risorse sonore dell’organo; l’incontro è gratuito, ma è necessario segnalare la presenza.Ma la musica si lega in maniera in-dissolubile ad autori e periodi storici. Per questo motivo vendono proposti alcuni percorsi di formazione (tre incontri) storico-musicale tenuti dal

maestro Francesco Iuliano: dal 4 al 25 febbraio “Omaggio a Benjamin Brit-ten Peter Grimes”; “Omaggio a Giu-seppe Verdi” in due tronconi “Otello” dal 4 al 18 marzo e “Falstaff” dal 3 al 27 maggio; doppio anche “Omaggio a Richard Wagner” con “Die Meinster-singer von Nürnberg” dal 25 marzo lal 15 aprile e “Parsifal” dal 22 aprile al 6 maggio.La Scuola diocesana di musica Santa Cecilia secondo il protocollo d’inte-sa con il Conservatorio Luca Maren-zio attiva anche corsi preparatori agli esami di accesso alla formazione mu-sicale pre-universitaria e accademica.Sarà attivato anche il laboratorio di canto gregoriano tenuto da don Al-berto Donini: 12 incontri dal 4 feb-braio al 29 aprile. Le iscrizioni ai cor-si sono aperte fino al 2 febbraio: Info: 0303712233 o [email protected] o santaceciliabrescia.it

Sabato 26 gennaio alle 21 al PalaBrescia arriva il comico Maurizio Battista in “Sempre più convinto”. Con la lente del suo tagliente sarcasmo il comico romano mette a fuoco i tanti paradossi dei nostri tempi e solletica l’ilarità del pubblico che lo segue nelle spietate analisi socio-comiche, tra le quali l’eterna lotta tra uomini e donne. Il suo sguardo scanzonato e le sue domande taglienti, le gag e i monologhi sono gli ingredienti di

uno spettacolo esilarante all’insegna della schiettezza e del divertimento, dove la parola semplice e sincera raggiunge le pieghe dell’anima, e dove una certa vivace romanità gli permette di sbilanciarsi in una giungla di controsensi e incongruenze. I testi dello spettacolo sono dello stesso Battista e di Riccardo Graziosi, scene di Filippo Rocca.Biglietti da 29 euro a 17 euro con l’aumento di 4 euro per la prevendita.

Giovedì 24 gennaio alle 20.30, il sipario della sala della comunità San Giovanni Bosco riapre con un’artista ospitata per la prima volta a EdoloTeatro, Laura Curino che, prodotta dal Teatro Stabile di Torino e dall’Associazione culturale Muse, mette in scena un lavoro dall’altissimo valore sociale oltre che artistico. “Malapolvere”, il titolo dello spettacolo, fa riferimento alla polvere d’amianto prodotta per quasi tutto il Novecento dallo stabilimento della Eternit di Casale

Monferrato, una bella cittadina tra le colline e il Po, ricca di storia, d’arte e di operosità che è oggi città avvelenata. Casale Monferrato è oggi città d’amianto, città di dolore, di morte e di paura. Ma anche città di risveglio, città di coscienza, città di vita. I biglietti ancora disponibili (intero 20 euro - ridotto 18) si possono acquistare presso la Biblioteca civica di via Porro 27 (0364.770177) o presso la biglietteria del Teatro San Giovanni Bosco, via Roma 3 - Edolo.

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’inizio è con il botto. Uno di quelli che non può pas-sare inosservato, ma allo stesso in continuità. Ve-nerdì 25 gennaio alle 21

al Teatro Grande Franco Battiato si esibirà in concerto; è l’anteprima in-vernale del “Festival Tener-a-mente” legata al Vittoriale. Col botto perché il nome è importante, di quelli che da soli sono in grado di calamitare attenzione mediatica e popolare; in continuità perché è l’ennesimo “tut-to esaurito”, leit motiv della stagione scorsa per gli organizzatori del festi-val. Ma questo è “un anno speciale − spiega Viola Costa, direttrice artistica del Festival − perché siamo nel 150° anniversario della nascita di Gabriele D’Annunzio”. Ci saranno moltissimi eventi e celebrazioni in Italia e in tutto il mondo coordinati dalla Fondazione Il Vittoriale e anche “il Festival Tener-a-mente si adegua all’importanza di questo anno e organizza una stagione che ha delle caratteristiche diverse e di impatto più forte. Si parte raddop-piando le anteprime invernali in città: due appuntamenti venerdì 25 genna-io Franco Battiato apre il festival del 2013”. L’annuncio della presenza di Battiato al Grande in concerto ha su-bito scatenato la caccia al biglietto, tanto che in poco tempo si è registar-to il tutto esaurito. Ma cosa ha a che fare il cantautore sicialiano con il Va-te? “Dall’edizione del 2012 il festival ha aperto un contenitore dedicato alla grande musica d’autore italiana. Abbiamo ospitato Paolo Conte, Fran-cesco De Gregori e Samuele Bersani.

Essendo ospitato in casa di un poeta, è intenzione del festival ospitare poe-ti della canzone italiana. Ecco perché Battiato non poteva mancare”. Il 6 e il 7 aprile altra anteprima con il ritorno di Momix “al PalaBrescia con il loro nuovo spettacolo ‘Alchemy’ che debutta a fine gennaio. I Momix sono una compagnia di danza contempo-ranea e acrobatica. Sono stati tra le compagnie più richieste nel sondag-gio che diffondiamo tra gli spettatori

alla fine della stagione”. Per lo spet-tacolo dei Momix i biglietti sono an-cora disponibili. La curiosità per cosa succederà poi è certamente molta. Sui nomi che comporranno la stagione Viola Costa è ancora muta come un pesce, ma svela che “si vuole espan-dere la stagione coprendo i mesi di giugno e di settembre, ampliando an-che numero e tipologia degli appun-tamenti con un potenziamento degli spalti. Stiamo aspettando le varie con-ferme, ma verosimilmente l’edizione 2013 avrà un ampliamento dei posti a sedere. Questo ci consentirà – spiega Viola Costa − di dare spazio a eventi unici e prime nazionali con generi un pochino di nicchia, ma richiesti co-me jazz o teatro anche nel parco del Vittoriale”. Il parco nel 2012 ha rice-vuto il premio come miglior parco. “In marzo per il 150° compleanno la Fondazione e il presidente Giordano Bruno Guerri apre la zona delle vallet-te e il laghetto delle danze, da sempre chiusa. Il laghetto è a forma di violi-no – spiega la direttrice artistica – con un palcoscenico naturale al centro su cui D’Annunzio ospitava spettacoli di danza. E questo si ripeterà anche du-rante il festival”. I festeggiamenti par-tiranno il 1° marzo 2013 e si conclu-deranno il 28 febbraio 2014. Il 2 mar-zo ci sarà una solenne celebrazione, con la presentazione di un documen-tario e una serie di attività editoriali, l’installazione di un’opera di Velasco e molte altre iniziative. Per la stagio-ne: anfitetarodelvittoriale.it, mentre per le celebrazioni ci sarà un portale nuovo on line il 2 marzo.

A 30 anni di distanza dalla prima edizione, torna Deskomusic, la sfida musicale tra istituti superiori che vide vincitori, tra gli altri, anche Omar Pedrini e Francesco Renga con i “Precious Time”, antesignani dei Timoria (nella foto). Nata da un’idea di Franco Zanetti, la manifestazione, che negli anni ‘80 era un appuntamento fisso e ambito per le band studentesche, che si sfidavano a partire dalle fasi eliminatorie nell’oratorio della Pace, verrà riproposta il 14 aprile al

PalaBrescia con la collaborazione dell’associazione Condividere le Strade della Vita. Una maratona musicale di 12 ore decreterà i tre primi classificati, che riceveranno altrettante borse di studio del valore di 500, 300 e 200 euro, oltre ad un premio per il finalista più votato dal pubblico. Al concorso può partecipare una band o un solista per ogni istituto superiore; nel caso in cui ci fossero più gruppi in gara per ciascuna scuola, verrà effettuata una scrematura prima del

concorso. Ognuno dovrà presentare un repertorio di almeno tre brani inediti (non sono ammesse cover) che suonerà nelle fasi eliminatorie, nelle semifinali e nella finalissima, che si svolgeranno senza sosta nella giornata del 14 aprile. Il giudizio finale spetterà ad una giuria presieduta da Franco Zanetti. Le iscrizioni sono aperte, è possibile scaricare il modulo dal sito www.deskomusic.it, dove sono indicate anche le modalità di invio della candidatura. (a.g.)

Venerdì 25 e sabato 26 gennaio si svolgerà all’Istituto Arici la 7ª edizione di Ariciana, attività autogestite dagli alunni di ginnasio e liceo. Accanto a laboratori e percorsi tematici, si svolgeranno due assemblee dalle 11.05 alle 13: venerdì 25 “La battaglia di Nikolajewka: quadro storico e testimonianze”; sabato 26 Roberto Donadoni e Tommaso Ghirardi, allenatore e presidente del Parma parleranno de “Il calcio dalla panchina”. Questi sono aperti a tutti.

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A cinque anni dalla morte, una monografia e un’antologica, dedicata a Luigi Corsini, segue i momenti più significativi della sua vita artistica tra Urbino, Roma e Brescia, e consente di conoscere chi ebbe il merito di saper diffondere a partire dagli anni ’60 l’arte della calcografia a Brescia, le cui opere hanno ottenuto prestigiosi riconoscimenti e si trovano nelle raccolte di importanti collezionisti. Nelle sue acqueforti, osserva Andrea Barretta, si notano

profondità assunte nei toni e nelle vibrazioni dei passaggi al torchio, delle diverse impressioni, e il rigore non di virtuosismi tecnici ma se mai di invenzioni delle forme, richiamando in un certo modo la poetica dell’astrazione geometrica di Mondrian. “Geometrie e tagli di luce nelle incisioni di Luigi Corsini”, Abarte, vicolo San Nicola, 6 – Brescia. Fino al 9 febbraio, giovedì (15.30-19.30); venerdì e sabato (9.30-12.30 e 15.30-19.30).

A 60 anni dalla scomparsa, avvenuta il 22 dicembre 1952, una mostra in memoria del pittore Emilio Rizzi ospitata negli ambienti dello SpazioAref, dove il pittore visse. Un’esposizione che ripercorre l’intero iter artistico del maestro attraverso quaranta opere. In mostra anche alcune fotografie per lo più inedite e materiale documentario. “Emilio Rizzi (1851-1952)”, Spazio Aref, Piazza Loggia 11/f- Brescia. Fino al 24 febbraio, da giovedì a domenica (16-19.30).

n occasione del quarantesi-mo anniversario di fonda-zione, la Galleria dell’Incisio-ne di via Bezzecca, 4 dedica un’antologica a Bruno Mu-

nari, attraverso opere e progetti realizzati con tecniche diverse fra gli anni ‘30 e gli anni ‘90; 50 lavo-ri che ripercorrono i momenti più significativi del suo iter artistico. Nato a Milano nel 1907, dove vive e lavora fino al 1998, anno della sua morte, la carriera di Munari pren-de avvio nelle file del movimento futurista, di cui è considerato uno degli esponenti più emergenti, par-tecipando con personalità quali Marinetti, Balla, Depèro, a varie mostre nazionali e internazionali. Negli anni Cinquanta è tra i fonda-tori del Movimento Arte Concreta, di cui diviene presto un punto di riferimento per una nuova genera-zione di artisti italiani. Grafico, designer, scultore, Munari si può definire un artista poliedri-co, alquanto creativo ed estroso, le cui ricerche si concretizzano tra-mite sperimentazioni visive e tat-tili, giochi di forme e colore; una continua e profonda indagine dei

meccanismi del linguaggio visivo e della sua declinazione nella quoti-dianità, osserva Claudio Cerritelli. Tra le opere in esposizione due esempi di “Negativo-positivo”, composizioni astratte risolte nell’ambiguità percettiva tra figura e sfondo, un “Concavo-convesso”, realizzato in rete metallica sospe-sa, flessibile, frutto di sintesi tra casualità e progettazione ed una piccola Scultura da Viaggio in car-toncino, dalla quale emerge il fan-

tasioso aspetto ludico della sua fi-losofia. “È necessario che l’artista abbandoni ogni aspetto romantico e diventi uomo attivo tra gli uomi-ni, informato sulle tecniche attuali, sui materiali, e sui metodi di lavo-ro”, affermava il maestro. Accompagna la mostra un cata-logo con testo critico di Claudio Cerritelli. “Bruno Munari. Pensare confonde le idee”. Fino al 30 gennaio, dalle 17 alle 20. Chiuso il lunedì.

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Una mostra dedicata alla collezione di bottoni di Franco Jacassi, ex gallerista che ha saputo rendere lavoro la sua passione per il collezionismo. Noto a livello internazionale, luogo favorito di stilisti e ricercatori, il suo atelier di Milano ha conosciuto personalità rilevantissime, da Gianni Versace a Azzedine Alaia a Thierry Mugler. L’esposizione consta di oltre 10mila esemplari rappresentativi dei vari stili ed epoche, dal secolo XVIII fino agli anni Novanta del Novecento,

corredati da pannelli didattici sui materiali con cui sono stati prodotti. Infine, per dare una visione complessiva, una storia del bottonificio italiano che mette in risalto il lavoro artigiani e dell’industria italiana del bottone. “Il Bottone. Arte e Moda”, mostra a cura di Franco Jacassi, Musei Mazzucchelli, via G. Mazzucchelli, 2 – Ciliverghe di Mazzano – Brescia. Fino al 20 aprile, da lunedi a venerdì (9-18), sabato e domenica (10-18).

rescia si appresta a vive-re una intensa primave-ra culturale. Protagoni-sti l’arte, il Capitolium e il Museo di Santa Giulia,

patrimoni dell’umanità. Dall’8 marzo l’area di via Musei ospita tre eventi eccezionali: la riapertura del Tempio Capitolino dopo gli interventi arche-ologici e architettonici di restauro e recupero e il progetto “Novecento mai visto” che vede due importanti mostre confrontare una celebre colle-zione d’arte contemporanea europea, quella della Fondazione Daimler Mer-cedes, per il percorso “From Albers to Warhol to (now)”, con il meglio dei maestri del XX secolo nelle collezio-ni pubbliche e private di contempo-ranei della città, per “Da De Chirico a Cattelan e oltre”. Il Capitolium ver-rà riaperto con un nuovo percorso museale, sia nell’allestimento del-le grandi aule, sia nelle innovative modalità di comunicazione, frutto delle più moderne tecnologie, che consentiranno ai visitatori non solo di conoscere e ‘vedere’, ma di ‘vive-re’ e di esplorare il sito così come doveva presentarsi in origine, valo-rizzando gli ambienti di uno degli

to, di Nic Hess e di Luca Trevisani. Un evento che consente di chiudere il cerchio e di congiungere i reperti preistorici alle tendenze artistiche recenti e attuali. Una operazione che rilancia Brescia al contemporaneo e che, grazie alla sinergia pubblico-pri-vato, consente di dare vita alla mostra collaterale “Da De Chirico a Cattelan e oltre”, dedicata alle esperienze ar-tistiche dell’arte italiana del Nove-cento. La mostra intende rievocare l’iniziativa che dal 1964 al 1972 aveva consentito di dare vita, negli spazi del museo, alla Galleria d’arte moderna e contemporanea con l’esposizione di oltre 70 tele provenienti dalla colle-zione di Guglielmo Achille Cavellini. Insieme ai prestiti concessi dai privati si delinea uno spaccato che dal primo Novecento giunge agli anni Settanta. Una sezione speciale è costituita da opere selezionate con l’intento di sti-molare un dialogo fecondo con le ar-chitetture del monastero, con la sua storia. Un dialogo che possa supe-rare il tempo, tra passato e presen-te, affinché Brescia, partendo dal riconoscimento Unesco, possa in-terpretare il ruolo di città d’arte dal respiro internazionale.

edifici di età imperiale più impor-tanti e meglio conservati dell’Italia settentrionale. Poco più in là il com-plesso monastico di Santa Giulia ac-coglie, per la prima volta in Italia, una parte dei 2.000 capolavori della Dai-mler Art Collection fondata nel 1977. “From Albers to Warhol to (now)” è una raccolta di 230 opere firmate da 110 artisti internazionali, dal 1909 ad oggi, che traccia un percorso di gran-de interesse, che spazia dai classici dell’Arte Astratta, del Costruttivismo e dell’Arte Concreta, alle tendenze mi-nimaliste e concettuali degli anni ‘60 e ‘70, fino ad arrivare ai giorni nostri e ai lavori su commissione dedicati all’au-tomobile. Tra le opere esposte anche installazioni, fotografie e video di noti artisti contemporanei e la presenza di due nuovi lavori, realizzati per l’even-

Un’antologica di Giorgio Lotti, protagonista del fotogiornalismo italiano e internazionale, con oltre 100 scatti tra diversi reportage: l’alluvione di Firenze, l’inquinamento a Venezia, i funerali di Padre Pio, fino al lavoro sul teatro alla Scala, passando attraverso le celebrità di tutto il mondo. “Giorgio Lotti”, Wavephotogallery, via Trieste 32/a – Brescia. Fino al 28 febbraio, da martedi a venerdì (10-12 e 15-19.30); sabato (15-19.30).

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La Messa del sabato alle 18.30, viene trasmessa in diretta dalla chiesa parrocchiale di Cristo Re in Brescia su TT 2 Teletutto (87) e Super Tv (92-115).

Dal lunedi al venerdi a partire dalle 7, Radio Voce vi informa sui principali fatti da Brescia, dall’Italia e dal mondo. Nell’arco di oltre due ore in diretta, potete seguire rassegne stampa locali e nazionali ed approfondimenti sulle notizie principali.Per cominciare la giornata col piede giusto, ascoltando la musica migliore e costantemente informati, l’appuntamento è con Brescia in diretta. Seguite il nostro consiglio e buon ascolto.

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“La crisi è la miglior cosa che pos-sa accadere a persone e interi Pae-si perché è proprio la crisi a porta-re il progresso. La creatività nasce dall’ansia, come il giorno nasce dalla notte oscura”. Così parlò Albert Ein-stein, nel 1931.Certo, la cosiddetta “grande depres-sione” che dal 1929 per un decennio investì gli Stati Uniti e i Paesi a essi legati fu a tutti gli effetti una crisi economica. Ma oggi è possibile con-frontare la crisi del ’29 con ciò che sta accadendo a livello globale da qualche anno? Si tratta solamente di economia? Forse ciò che chiamiamo “crisi economica” altro non è che il

manifestarsi di una crisi d’identità ben più pericolosa della grande de-pressione del ’29. In gioco non c’è solo l’equilibrio economico di un Paese, ma la consapevolezza stessa della nostra esistenza: cosa faccia-mo, perché e come lo facciamo, e soprattutto quanto potremmo fare di più e cosa sarebbe meglio non fare.Non c’è dubbio che la creatività na-sca dall’ansia, ma cosa nasce dalla noia e dalla rabbia? Spesso la televi-sione, misurandosi con la crisi odier-na, punta proprio su queste due com-ponenti, noia e rabbia. Un alternarsi fra superficialità da anestesia totale e tribunali dove far cadere la testa di

turno. Inoltre di racconti drammati-ci e casi irrisolti ne abbiamo sentiti troppi, frequentando i celebri salot-ti televisivi pomeridiani e serali: la tv è satura del pietismo (per di più falso) di certi conduttori che con sguardo lacrimevole liquidano il ca-so umano di turno prima di lanciare la pubblicità.Contro una televisione che punta sul-le divisioni (di ceto, di generazione, di sesso, di pensiero) per fortuna esi-ste anche una televisione che scan-daglia il terreno delle opportunità, racconta i punti di unione, quei valo-ri che nonostante tutto sono ancora condivisi e messi in pratica.

Il nome che fa notizia in questi giorni è quello di Arianna Ciampoli, volto di riferimento di Tv2000, che dalla scor-sa settimana ha inaugurato su La7 il suo talk show, “Tutta la vita davanti”, in onda il sabato alle 14.In tv c’è poco spazio per quelle storie che non cercano la compassione del pubblico, storie di grandi ostacoli su-perati con la forza d’animo e l’inven-tiva da persone che, dopo aver visto svanire le sicurezze in cui credevano, hanno deciso di riprendere in mano la loro vita e ricominciare daccapo.Perdere il lavoro e reinventarsi una carriera all’età di 50 anni; trovare il modo di trasformare la propria pas-

sione in un’opportunità lavorativa; far vivere la speranza anche dopo aver sopportato la tragedia di una calamità naturale: sono alcune delle storie dei reportage di “Tutta la vita davanti”. Raccontano un’Italia che ha ritrovato la strada giusta, e la percor-re a testa alta, senza polemizzare o cercare visibilità, persone qualunque che vivono una vita unica. Dar voce a queste storie non significa certo of-frire soluzioni, ma piuttosto spunti di riflessione. Mai come oggi abbiamo bisogno di scintille di speranza. Ri-tornando ad Einstein: “L’unica crisi minacciosa è la tragedia di non voler lottare per superarla”.

Sono una trentina i padri conciliari ancora in vita. Tra questi c’è Roberto Caceres, vescovo emerito di Melo in Uruguay, diocesi dove operano i nostri sacerdoti Fidei donum. In Primo Piano (ore 9.20) la testimonianza di mons Caceres, allora giovane vescovo 41enne, che partecipò a tutti i lavori delle quattro sessioni del Concilio Vaticano II. Nell’ultima puntata del mese di Ecclesia (ore 11) in gennaio dedicata al mondo della

scuola, interviene Davide Guarneri, presidente nazionale dell’A.Ge. e coordinatore di Comunità e scuola. Il commento al Vangelo è di mons. Gabriele Filippini. Il programma domenicale prodotto da VoceMedia e curato da Betty Cattaneo, va in onda (in differita e in diversi orari) anche su Radio Voce Camuna, Ecz, Radio Claronda, Radio Basilica Verolanuova, Radio Ponte di Manerbio e Radio Raphaël.Le rubriche sono disponibili in podcast sul sito www.radiovoce.it

La prossima puntata della rubrica settimanale “La Buona Notizia” apre con il servizio “Una spanna più in là”, dal nome del sussidio predisposto da una commissione dell’Ufficio oratori. A seguire: la “Messa degli universitari” celebrata dal vescovo Monari in San Lorenzo; “Libertà religiosa in Italia” è il tema dell’incontro proposto in città dall’Accademia cattolica; l’incontro a Ghedi sul rapporto “Martini e il Concilio”. La rubrica

“4 parole...” è con don Pierino Bonetta per la campagna “Uno di noi”. “La Buona Notizia” va in onda: la domenica alle 13.05 su Teletutto e alle 18.30 su Tt2 Teletutto; su Super TV la domenica e il martedì alle 20; su Più Valli TV la domenica alle 8; su Teleboario la domenica alle 8.15 e alle 10; e su www.vocemedia.tv che manderà in onda anche lo speciale “Natura, fini e limiti dello Stato moderno”, con relatore Mario Falanga.

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Gli ultimi due lavori di Quentin Ta-rantino rappresentano le facce di un unico film, nel quale il regista spazza via a modo suo – a colpi di sarcasmo, pistola ed esplosivo – le grandi ingiustizie della storia. In “Bastardi senza gloria” erano i nazisti, Hitler compreso, a venire annientati in un falò liberatore. In “Django unchained” è preso di mi-ra lo schiavismo, mostrato in tutta la sua crudezza, nel Sud degli Stati Uniti pochi anni prima della guer-

La cooperativa sociale Tornasole, presso la propria sede di via Padova a Brescia, organizza “Un teatro per crescere, un teatro per giocare... la realtà”, un percorso di formazione che si rivolge a quanti operano in ambito educativo e che intendono acquisire, rinnovare o affinare competenze di gestione di gruppoutilizzando la metodologia educativa e le tecniche ispirate al teatro di Augusto Boal (nella foto). Tra le competenze che verranno fornite

ci saranno anche informazioni sul pensiero dell’autore. Il corso si volgerà a cadenza bisettimanale da sabato 23 febbraio al 20 aprile e verrà attivato per un minimo di 15 e un massimo di 25 partecipanti. Per info e iscrizioni è possibile visitare il sito www.tornasoleonlus.org oppure telefonare al 3480597500 dal lunedì al venerdì dalle 13.30 alle 17.30. Le iscrizioni al corso, del costo di 200 euro, sono aperte fino al 20 febbraio 2013.

n questo mese di gennaio, nel quale ampio spazio è dedica-to al ricordo di chi proprio in gennaio ci ha lasciati alcuni anni fa, come all’amatissimo

Fabrizio De Andrè, deceduto l’11 gennaio 1999, e a Giorgio Gaber, morto l’1 gennaio 2003, non man-cano le uscite importanti. Tra que-sto è doveroso segnalare la pub-blicazione del cd+dvd “Tutta n’ata storia - Vai mo’ - Live in Napoli” del napoletanissimo Pino Daniele. Un album live che è la testimonianza del favoloso concerto dell’8 luglio 2008 a Napoli in Piazza del Plebisci-to, con cui Pino Daniele festeggiò i 30 anni di carriera in compagnia di molti e illustri ospiti, suoi collabo-ratori durante la sua carriera. Pino Daniele è un musicista stra-ordinario, capace di costruire pon-ti anziché chiudersi nel suo alveo dorato, con una apertura a 360°, cosa piuttosto rara per la canzone italiana. Grazie ad artisti come lui, Zucchero, Pavarotti, Jovanotti sta cambiando l’idea della canzone ita-liana, ora valida anche per l’espor-tazione, non solo sul versante me-lodico (che schiera Laura Pausini come ottima e stimata interprete), ma anche in generi tipicamente an-glofoni, specialmente black, come

il blues e il soul. Pino Daniele è ri-uscito a dare il via ad una forma particolare di Neapolis blues, inne-stando la sua caratteristica napo-letanità latina nel grande river del jazz-blues, confrontandosi e lavo-rando con autentici miti del genere come Eric Clapton, Wayne Shorter, Pat Metheny e tanti altri. Il cofanet-to celebra non solo un grande even-to, ma storicizza in un certo senso

importanti duetti con Giorgia, Ire-ne Grandi e Avion Travel. Nel frat-tempo il tour di “Tutta n’ata storia – Live in Napoli” ha chiuso da po-co i battenti con le ultime tre date della serie. Una tournée che ha re-gistrato ovunque il tutto esaurito, a dimostrazione dell’affetto e dell’en-tusiasmo che circondano non solo il musicista partenopeo ma tutto il gruppo di artisti napoletani con cui Pino è tornato a suonare dopo le collaborazioni del passato. Mu-sicisti fenomenali come Enzo Gra-gnaniello, Tony Esposito, Tullio De Piscopo, James Senese, Joe Amo-ruso e lo stesso Rino Zurzolo, che con le rispettive band hanno anima-to questi recenti concerti, a stret-to contatto di gomito con la nuova band di Pino Daniele, composta da Michael Baker (batteria), Gianlu-ca Podio (piano), Elisabetta Serio (tastiere) e lo stesso Rino Zurzolo (basso e contrabbasso).“Tutta n’ata storia – Live in Napoli” è così uno splendido regalo alla città di Napo-li e al suo pubblico: uno spettacolo nuovo, che parte dalle radici della canzone napoletana per racconta-re i vari percorsi artistici intrapresi dai grandi musicisti che hanno fatto la storia della musica moderna “Ma-de In Napoli” degli ultimi 40 anni.

il valore del musicista napoletano, autore nel corso della sua carrie-ra di alcuni album fondamentali (“Nero a metà”, “Bella ‘mbriana”) e di molti hit piacevoli e di grande successo. Oltre a raccogliere il me-glio del concertone del 2008 que-sto nuova uscita di Pino contiene due brani inediti con Phil Palmer (coproduttore insieme a Pino Da-niele), Lucy Jules, Steve Ferrone e Michael Feat. In aggiunta anche tre

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ra civile. Il messaggio antirazzista arriva forte e chiaro come in po-chi film contemporanei, e appare ulteriore elemento di complessità in un’opera che non tutti possono digerire – contiene scene cruente e una resa dei conti finale che non risparmia nei dettagli – ma che non va liquidata come un gioco cinema-tografico fine a se stesso.L’amichevole apparizione di Fran-co Nero, interprete nel 1966 di “Django” di Sergio Corbucci, raf-

forza il tributo reso da Tarantino al western italiano che lui ammira e conosce alla perfezione. Ma la ri-cerca delle citazioni può trarre in inganno, perché “Django unchai-ned” è un film “di genere” che non assomiglia a nessun altro: a co-minciare dal geniale personaggio che sovrasta tutti, il dottor King Schultz di Christoph Waltz, un cac-ciatore di taglie tedesco che libe-ra lo schiavo Django (Jamie Foxx) perché è in grado di riconoscere

i tre criminali che sta cercando. Schultz prende a cuore la sorte di Django e il suo desiderio di ritro-vare la moglie Broomhilda (Kerry Washington), separata da lui con la forza. La ricerca porta la strana coppia a Candyland, dove Calvin Candie (un luciferino Leonardo Di Caprio) domina con sadismo sulla sua vasta piantagione, sensibile so-lo ai consigli perfidi dello schiavo più anziano (Samuel L. Jackson).Nel lento e compatto scorrere

della narrazione (quasi tre ore) si dispiega il marchio di fabbrica ta-rantiniano, che prevede dialoghi lunghi e ben scritti conclusi, nei momenti fatali, da scoppi fulminei di violenza; la mescolanza di “al-to” e “basso” che riesce ad adatta-re al western anche il mito di Sig-frido; e un divertimento nel quale non si annulla il pensiero, come dimostra l’irresistibile presa in gi-ro dei fanatici incappucciati del Ku Klux Klan.

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emmeno l’oroscopo più benevolo nei confronti dell’Italia presagiva un 2013 fatto di rose e fiori. Impossibile, ci sono an-

cora troppe spine per sperare in una rifioritura. E, anzi, forse questo è il momento peggiore della crisi: quello in cui nessuno paga qualcuno, quel-lo in cui la macchina dell’economia rischia seriamente di fermarsi. Non ha destato, quindi, alcuna sorpresa la relazione del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che ha prean-nunciato un 2013 con pil ancora nega-tivo; dopo un 2012 in cui si è passati da un pil preventivato (a metà 2011) a +1%, a uno conclusivo di segno ne-gativo per ben due punti percentuali. Da una piccola crescita a una brusca frenata, che non accenna a finire. Per chi non mastica molto di percentua-li, pil e quant’altro, il discorso si può riassumere così: gli italiani si stanno impoverendo. Casomai, delle parole di Visco vanno sottolineate quelle in cui fa intravvedere una seconda par-te dell’anno migliore del primo seme-stre: la tenue alba di un nuovo gior-no? Se non fosse che il Centro studi di Bankitalia è molto più serio e do-cumentato di un mago da oroscopi o di un produttore di speranze verbali, verrebbe da sospettare che tale pre-visione sia più frutto di speranze e at-tese, appunto, che di come si stiano mettendo le cose. Quando lo stesso

Governatore racconta di un crollo dei consumi che supera abbondan-temente i quattro punti percentuali, chiarisce perfettamente la gravità della situazione: meno consumi, me-no vendite, meno produzione, me-no lavoro, meno reddito disponibile; quindi meno consumi... e via via in un avvitamento verso il basso. Cosa ha spinto la Banca d’Italia a delinea-re un orizzonte meno cupo? Anzitutto

la constatazione che la bufera non sta più squassando i Btp nazionali: paga-re il 4% d’interessi sul debito pubbli-co italiano è ben diverso che pagare il 6. C’è una differenza di 40 miliardi di euro all’anno! Le banche, poi, stanno uscendo dall’ictus che le ha semi-pa-ralizzate in questi anni. L’allentamento delle condizioni imposte dal trattato Basilea 3 le fa respirare; devono dare più soldi alle imprese, ma hanno pu-

Anche la sezione bresciana di Rete Imprese Italia, che a Brescia vede la partecipazione di Associazione artigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti, partecipa, il prossimo 28 gennaio, alla Giornata di mobilitazione nazionale per denunciare la drammatica situazione che il sistema di imprese italiano da troppo tempo sta vivendo sulla propria pelle, a causa di una eccessiva pressione fiscale, di un crollo dei consumi e dei fatturati

senza precedenti, di un difficile e costoso accesso al credito, di una burocrazia esasperante ed onerosa, per citare solo i punti di maggiore criticità. Con la giornata di mobilitazione Rete Imprese Italia, a Brescia come nel resto del Paese, vuole invitare la politica e, di conseguenza, anche il nuovo governo a un occhio di riguardo nei confronti delle imprese lasciate troppo sole ad affrontare la crisi che nel 2012 ha portato alla chiusura di un’azienda ogni minuto.

Si rinnova dal 15 al 17 febbraio 2013 il classico appuntamento con la Fiera agricola e zootenica italiana di Mon-tichiari: una grande vetrina per le ec-cellenze della zootecnia bresciana che vede l’Associazione allevatori di Brescia mobilitata ai massimi livelli con il ritorno del Dairy Show e della mostra nazionale della Razza Bruna. Ridare slancio e fiducia al settore in un momento di difficile stallo econo-mico come quello attuale. Questa,

nelle parole del presidente Germa-no Pè, (nella foto) la “mission” per il 2013 dell’Apa di Brescia, che inaugura il nuovo anno annunciando il ritorno del Dairy Show dedicato alla Frisona, ma anche della Mostra nazionale della Razza Bruna, alla prossima edizione della Fiera agricola e zootenica italia-na di Montichiarii. Giunta alla sua 85ª edizione, la rassegna bresciana rap-presenta ormai una tradizione molto radicata sul territorio, ma anche una

autorevole vetrina promozionale che quest’anno vede l’associazione degli allevatori bresciani mobilitata ai mas-simi livelli nel tentativo di conferma-re, nonostante le incognite della crisi, la presenza sul territorio di due ma-nifestazioni di indubbio prestigio per il comparto zootecnico. “Le nostre aziende stanno attraversando una fa-se di incertezza e difficoltà a causa di una complessa congiuntura economi-ca che continua a pesare sui bilanci

– afferma il presidente Pè –. Da qui la volontà di rilanciare con un’edizione della Fiera davvero in grande stile: una sfida per ritrovare quello spirito di competitività fondamentale per af-frontare i mercati del futuro”. Il pro-gramma dell’edizione 2013 della Fazi si preannuncia quindi fin d’ora parti-colarmente intenso grazie al 12° Dai-ry Show- European Open Holstein Show, la competizione fra allevatori europei di Frisona.

re bisogno che l’economia stessa si rafforzi, produca fatturati e utili che consentano il rimborso del credito erogato. La spirale deve tornare po-sitiva. Ci sono poi indicatori che arri-vano dal resto del mondo. Il quadro politico americano si è stabilizzato; il costo dell’energia (la voce più consi-stente fra le spese italiane) è destinato a calare; la Cina si sta rimettendo in marcia. Gli imprenditori, che faticano sul mercato italiano, stanno piazzan-do le loro merci in giro per il mondo con un attivismo da applausi, come testimoniano i numeri dell’export. In più, tra poche settimane si vota e ci sarà un nuovo governo. E si muoverà sapendo che la politica del rigore sui conti pubblici dovrà essere mantenu-ta. Perché, con il Pil stagnante e un debito pubblico che ha superato quo-ta 2000 miliardi di euro, sarà impresa da giocolieri fare in modo che questo non continui a crescere. D’altra parte con 80-100 miliardi di euro d’interessi da pagare ogni anno, le strade da per-correre sono quasi obbligate.

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ual è il suo stato d’ani-mo dopo la nomina a direttore tecnico?Dal punto di vista prati-co non cambierà molto

rispetto ai miei impegni precedenti. Ho sempre allenato ginnaste che han-no fatto parte della selezione naziona-le. Inoltre ho accompagnato le atlete anche ai giochi olimpici di Londra. Di nuovo ci sarà un impegno verso una più ampia collettività, la volon-tà di riordinare una situazione pur in un contesto di tagli economici verso le federazioni.Quali sono quindi gli obiettivi concreti che si prefigge all’inizio di questo mandato?Prima di tutto bisogna riorganizzare il settore dal punto di vista del siste-ma di funzionamento. Va rivisto e si-stemato con modifiche abbastanza importanti, con l’obiettivo di forma-re e produrre ginnaste di alto livello, che possano sostenere il confronto internazionale, che si fa sempre più serrato. Sono cambiamenti pensati in un’ottica a lungo termine, che ri-guarderanno in massima parte il fu-turo. Poi c’è il discorso relativo alle Olimpiadi, verso le quali si orienta questo quadriennio. Abbiamo prima di tutto l’obiettivo della qualificazio-ne, poi ulteriori discorsi dovranno es-sere sviluppati nel tempo: le probabili protagoniste a Rio ora hanno circa 13 anni, si tratta di sviluppare bene le lo-

ro potenzialità in vista dell’Olimpiade. Poi non è escluso che anche qualche soggetto di grande, per esempio Va-nessa Ferrari, possa arrivare a fare an-che la sua terza Olimpiade, creando il giusto mix con la freschezza delle nuove leve. Sono discorsi ancora di là da venire, ma bisogna appunto co-minciare a metterli in conto.Quali sono secondo lei i punti di

forza o di debolezza della ginna-stica artistica italiana?Il punto di forza è rappresentato dalla volontà dei tecnici e delle società di andare avanti, di dare l’anima per ti-rare fuori il coniglio dal cilindro, con-frontandosi con situazioni sfavorevo-li. Questa è la difficoltà: se guardiamo anche solo agli altri Paesi europei scontiamo grandi mancanze nel siste-

È un tabellino da schiacciasassi quel-lo del Contadi Castaldi Montichia-ri, che ha riportato il grande basket nella città della Bassa. Dall’inizio del campionato (e da neopromossa) in Divisione Nazionale C, la squadra di coach Alfredo Foschetti ha sinora vin-to 12 partite su 14, perdendo solamen-te contro Crema (sia all’andata che al ritorno), bestia nera dei monteclaren-si. Con 24 punti messi in cassaforte sui 28 disponibili ed una differenza

di 180 tra punti fatti e subiti, Contadi Castaldi mantiene a debita distanza le dirette inseguitrici, Orzinuovi e Pia-dena, appaiate a quota 20. Obiettivi? ‘Siamo la formazione più quotata del girone B – afferma la presidente Sa-brina Lombardi – per questo non na-scondiamo le ambizioni di promozio-ne in Dnb. É chiaro che il campionato è ancora lungo e guai a sottovalutare gli avversari, ma il nostro obiettivo è salire di categoria. L’arrivo, quest’an-

no, di uno sponsor importante come Contadi Castaldi ci consente di sogna-re in grande senza dimenticare lo staff di prim’ordine: peccato solo per l’in-fortunio di Minessi, saremmo ancora più in alto se avesse potuto giocare. La Coppa Italia di marzo? Anche qui puntiamo a far bene e chissà, magari a tornare dalla Toscana con un podio di rilievo, non ci poniamo limiti”. Nel frattempo il campionato riserva, sa-bato 26 alle 20.30 in casa, lo scontro

con il quintetto milanese di Basiglio. Contadi Castaldi è l’erede del Dream Team Montichiari, nata nel 2007 per volontà della famiglia Foschetti che aveva rilevato le due squadre giova-nili di basket del Montigarda. Dopo nove anni di assenza dal PalaGeorge ed una A2 maschile sfiorata, la palla-canestro è tornata a dire la sua in un palazzetto, quello di via Falcone, che da due anni ospita anche le pallavoli-ste della Systema di A2.

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Il circolo scacchi Ghedi organizza un appuntamento di particolare rilievo come il Campionato provinciale 2013. La competizione occuperà i due fine settimana del 26 e del 27 gennaio e del 2 e del 3 febbraio e sarà valida anche quale ottavo di finale della 63ª edizione del Campionato italiano assoluto L’accogliente sala riunioni della casa di riposo in via X Giornate a Ghedi sarà la cornice dell’intensa competizione, che coinvolge

diverse categorie. Le iscrizioni, aperte a tutti i tesserati Fsi, rimarranno aperte sino alle 20 del 25 gennaio, anche se sarà possibile aderire al Campionato provinciale fino alle 14 del primo giorno di gara. Per informazioni più precise è possibile consultare il sito www.scacchighedi.altervista.org, mandare una mail a [email protected] oppure mettersi in contatto con il numero telefonico 329.0326413.

ma a cui si cerca di sopperire appunto con la passione e l’impegno personali. Io vorrei togliere i punti di debolezza mantenendo quelli di forza: si tratta di trovare sinergie e fare investimen-ti mirati, a vantaggio di tutti. Sarà un lavoro lungo e i frutti si vedranno in massima parte nel prossimo quadrien-nio, quando le ginnaste che iniziano oggi la loro formazione saranno nel pieno della maturità tecnica.Lei ha portato Brescia ai vertici del movimento nazionale. Quale sarà l’apporto bresciano alla gin-nastica italiana?A Brescia nascerà, presso la nostra sede della Brixia, una delle tre accade-mie nazionali per la formazione delle ginnaste, insieme a quelle di Roma e Milano. Sarà inoltre l’accademia de-putata a tenere i contatti con l’estero, diventando così anche un punto di ri-ferimento per tutta Italia. La situazio-ne farà bene al movimento, alla città e ai bresciani.

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È

l pallone è tornato a rotolare nel vasto mondo del calcio a 7 ciessino, e mentre le com-pagini di Eccellenza e Pro-mozione battagliano nella

fase a gironi della coppa Leones-sa, le regine d’Élite sono scese in campo per ricominciare la corsa verso le finali provinciali.Nei quattro gironi della massima categoria, dunque, è già tempo di campionato. Nel gruppo A i cam-pioni in carica del Bar Ciringhito hanno iniziato il 2013 come aveva-no finito il 2012: vincendo. Il primo acuto dell’anno è arrivato con il 4-2 sul Mythos. Grande equilibrio nel-le altre sfide. Oltre al 3-3 tra San Faustino e Lugana B, infatti, so-no arrivate vittorie di misura per Amici di Ale e Folgore su Furios Pub e Bar Mayer (3-2 e 7-6). Più ampio il divario tra Delta Rock e Tignale (4-1).Nel girone B la capolista Due Effe Liquori e Bevande non si fa trova-re impreparata e s’impone 6-2 sulla Corticellese. Eccezion fatta per il pareggio tra Noce e Abe & Friends (3-3) è stata la giornata delle vit-torie esterne. Lontano da casa esultano Mistema e Intrepida B, ma soprattutto Cafè Noir (che con il 6-2 di Orzivecchi allontana le sabbie mobili) e Fiu-micello, che fa suo il derby citta-dino con Smv (5-1). La corsa al vertice si fa sempre più

Nel big match dell’11 giornata del girone A i campioni provinciali del Team 87 confermano il loro momento di difficoltà perdendo con Monticelli Brusati, trascinata dalla coppia Gagliano – Gualandris. Anche Toscolano Maderno e Panthers Sarezzo accorciano le distanze battendo 76-44 Ome e 74-72 Jackals. Servono i supplementari, invece, alla Capriolese per vincere a Marcheno (65-58). Tutto tranquillo nel girone B, dove la capolista Virtus si sbarazza con un netto 77-36 del

New Team. Vittoria roboante anche per i City Wolves, che rifilano un +24 a Dinamo Valverde. Black Panthers consolida il terzo posto imponendosi 85-69 sulla Mgm, mentre i Senior vincono con la Dellese e la lasciano a quota zero in classifica. Tra i top player di giornata spiccano Saverio Barone dei City Wolves, con 36 punti messi a segno, mentre Quarenghi (New Team) e Solfrini (Virtus) ottengono punti importanti per confermarsi in vetta alla classifica Mvp.

avvincente nel girone C. La Gardo-nese, infatti, rallenta a Colombaro (2-2), e nello scontro diretto tra le inseguitrici Saip la spunta sul Pon-te Zanano per 3-2 mettendo in at-to il sorpasso sul secondo gradino del podio. Nelle altre due sfide disputate Po-laveno cala un pokerissimo sotto gli occhi dell’Intrepida A, mentre

Cafè della Loggia batte di misura Oratorio Bonomelli (5-4). Chiudia-mo con il girone D, dove si accen-de il testa a testa tra B.M. Servizi Ecologici e San Gervasio, appaia-te a quota 28. Il sette di Flero resta fermo un giro per il turno di riposo, e i bassaioli ne approfittano vincendo 3-2 con il Ponte San Marco. A metà classifica successi sostan-ziosi per Verolavecchia e Castel-nuovo, che non lasciano scampo a Gambara e Athena Immobiliare (5-1; 7-3). Buona la prima dell’an-no anche per il San Zeno, che espu-gna il campo del Mezzane con un netto 5-2.

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“Peccati d’omissione”

Egr. direttore,don Claudio Paganini, alla fine dell’articolo sul tifo calcistico pubblicato sullo scorso numero di “Voce”, si chiede: “Qualcuno ha mai fatto corsi in oratorio per i genitori tifosi?”. Addirittura!? No, non serve tutto ciò. Da anni non frequento il “Riga-monti”, posso però dire, senza dubbi, che i tifosi erano molto peggio 30 anni fa rispetto a oggi. Allora si ammettevano gli sfottò, si poteva urlare tutto, erano con-siderati sfoghi, irrazionali finché si vuole, ma i problemi erano altri. C’erano tifosi che entravano in curva con le spranghe, le scazzot-tate nell’antistadio erano quasi “normali”, mi è capitato di vedere pietre che volavano sopra la mia testa con destinazione il pullman della Lazio, mentre ero in coda uscendo dal parcheggio... Le parole sugli spalti non veniva-no captate da microfoni sensibili e da giornalisti pettegoli. Probabilmente tutto è cambiato con l’arrivo di giocatori stranieri. Se durante Brescia Napoli o Bre-scia Atalanta erano considerati gogliardici anche i peggiori epite-ti riguardanti l’“etnia” dell’avver-sario, non appena sono iniziati i cori contro giocatori di colore è sorta la finta indignazione. Denunciare un tifoso che fa i versi contro Boateng?Questa è la società del moralismo. Quando la morale viene messa da parte, iniziano a pullulare i mo-ralisti. Meglio sarebbe ignorare le urla. Lo sfottò, anche il peggiore, sfu-

ma nell’aria, se un giornalista lo riporta sulla sua pagina, rimarrà “in eterno” su internet...

Attilio NegriniQuei morti di piazza Rovetta

Egr. direttore,ho letto su “Voce” che domenica 27 gennaio verrà deposta una co-rona in piazza Rovetta. Vorrei ag-giungere a quella corona un ricor-do personale perché quei morti io li ho visti.Avevo 12 anni, frequentavo la se-conda media e stavo presso gli zii perché la mia famiglia abitava in paese dove, a quei tempi, non c’era la scuola media. In quella tri-ste notte un forte botto ci svegliò, ma la zia, che dormiva in camera con me, tutta assonnata mi disse che forse era caduto qualcosa giù in piazza. Così tornammo a dormire. Un no-stro prozio, che aveva la camera in fondo al corridoio, si era preci-pitato ad aprire la finestra, provo-cando l’ira dei fascisti che gli uin-timarono di ritirarsi o avrebbero sparato anche a lui. Terrorizzato non ci disse nulla e al mattino se se andò prestissimo al lavoro. Verso le sette venne mia zia a svegliarmi e, aprendo gli scu-ri, disse: “Guarda quanta gente c’è già! Forse questa mattina al merca-to distribuiscono qualcosa”. Tutto era razionato e si sperava in qualche supplemento. Lei tornò in cucina e io, curiosa, corsi alla finestra. Eravamo al terzo piano dell’allora casa Lucini e da lassù si vedeva bene tutta la piazza. Fu allora che la gente spostandosi e aprendosi un poco mi permise di

vedere, ai piedi di un lampione, in un lago di sangue, un uomo avvolto in un mantello, le ciabatte una qua e una là. Una cinquantina di metri più avanti , in via San Faustino, c’era un altro cadavere e anche li gente ammutolita. Cosa provai è difficile dirlo, so che gridavo e piangevo e so che non ho mai dimenticato quei poveri mor-ti lasciati li sulla pubblica piazza come monito per un giorno inte-ro. Se ho buona memoria in quel-la notta furono complessivamente 11 i fucilati. Erano stati prelevati chi nelle loro case, chi nello stabilimento dove lavoravano nel turno di notte. Erano rei di non condividere le idee fasciste e quindi andavano bene per un’azione dimostrativa e senza alcun processo erano sta-ti passati per le armi. Stessa notte e stessa sorte toccò, a Sarezzo, a un reduce della Russia: scampato alla tragica ritirata dal Don, era venuto a morire senza colpa nel suo paese. Sono passati 70 anni: per loro ho ancora un ricordo e una preghiera... Per noi la diffici-le speranza di un mondo migliore.

Dolores Bordoli Grugni

Un grazie dal Brasile Egr. direttore,le scrivo dal Brasile e la ringrazio sentitamente per tutto quello che ha fatto per me durante l’anno, in-viandomi “Voce” che mi è sem-pre arrivata con grande puntualità. Sono grata del vostro servizio, il Si-gnore vi ricompensi centuplican-do sempre più il bene che fate. In contraccambio io prego per tutti.

suor Orsolina Festa

UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

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