La Voce del Popolo 2011 16

48
Ǥ Naturalmente l’augurio di buona Pasqua non significa solo: possa tu vivere il giorno di Pasqua in serenità e gioia. Questo è certamente importante, ma nell’ottica della fede non basta. Ci vuole anche quello che Paolo scrive ai Colossesi (e che ascoltiamo nella Messa di Pasqua): “Voi siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio!” (Col 3,3) C’è dunque un senso in cui facciamo esperienza di morte e c’è un senso in cui facciamo esperienza di una vita nuova. Quella che muore è la vita ‘mondana’ intendendo con questo termine una vita che si riduce alle dimensioni del ‘mondo’ e non cerca altro se non quello che il mondo può dare. È mondana l’esistenza del ‘consumatore’ che vive solo di ciò che compera e ǯ ή /$ 92&( '(/ 3232/2 usa; dell’arrampicatore sociale che accetta compromessi per conquistare una poltrona ambita; del libertino che pensa e vive il sesso senza alcun impegno personale; e così via. La Pasqua uccide questa vita. L’esistenza nuova che la Pasqua offre è “nascosta con Cristo in Dio.” Dio entra dunque nello spazio della nostra vita e la fa grande; non è una vita che arriva solo fino al limite del mondo; sa guardare anche oltre, sa aprirsi al mistero di Dio, è fatta anche di fede e di speranza. Una vita che sa di essere preceduta e sostenuta dall’amore di Dio, che a questo amore è riconoscente e che cerca di esprimere la riconoscenza accettando cordialmente la vita stessa, gli altri, il mondo. San Francesco sa apprezzare lo splendore del fuoco, l’utilità dell’acqua, la bellezza di un prato fiorito. Ma vive tutte queste realtà del mondo aperto a Dio, lodando Dio; la sua è un’esistenza nuova, non mondana, che sa vedere il mondo come creatura di Dio. Si tratta, dice ancora San Paolo, di un’esistenza ‘con Cristo’. Il modello e l’origine di questa esistenza nuova è Gesù, la sua esperienza di Dio, il suo modo di vivere nel mondo. Gesù appartiene a pieno titolo alla famiglia umana. Come scrive Paolo ai Galati, egli “è nato da donna, nato sotto la legge.” (Gal 4,4) E tuttavia vive la sua esistenza davanti al Padre; sa di essere amato dal Padre, di ricevere tutto dal Padre; a sua volta ama il Padre e fa quello che il Padre gli chiede (Gv 14,31). Non cerca successi o guadagni mondani, ma desidera solo che la sua vita dia gloria a Dio (Gv 12,27-28). Per questo vive nel mondo come una persona libera, che le promesse non possono irretire e le minacce non spaventano. “Il mio cibo – dice – è fare la volontà di colui che mi ha mandato e portare a compimento la sua opera.” (Gv 4,34) Con questo stile di vita Gesù introduce nel mondo la volontà di amore del Padre e il mondo diventa capace di esprimere questo amore che lo supera immensamente. La vita cristiana è vita ‘con Cristo’ nel senso che la forma di vita di Cristo diventa nostra. Stare con Gesù, ascoltarlo, guardarlo suscita nei discepoli pensieri e desideri nuovi. Gesù lava i piedi ai suoi discepoli; è un esempio che i discepoli debbono imitare. Ma è di più perché il gesto di Gesù, rivolto direttamente a loro, muove dentro di loro una serie inedita di sentimenti e di affetti: al vedere il maestro che amano e che stimano piegato ai loro piedi debbono sentirsi per forza imbarazzati; debbono capire quanto sia inutile cercare posti di prestigio; debbono cominciare a desiderare di essere loro stessi servi. Fiorisce così la vita ‘con Cristo’. Dunque vita nuova, vita in Dio, vita con Cristo; questo dice e fa la Pasqua. Allora, di cuore, buona Pasqua a tutti! Possiate (possiamo!) risorgere con Cristo per una vita nuova! È nella debolezza che esprime la sua forza, trasforma i cuo- ri con la sua mitezza, raccoglie il nord, il sud, l’est e l’ovest in un abbraccio cosmico (Ef 3, 17-19). La modalità della croce, cioè il travaglio pasquale che fa scaturire l’inattesa vita dal nulla mortale, è inscritta negli elementi, nei dina- mismi viventi, è la forma con cui siamo stati creati. Ogni frammento ne porta il segno costitutivo, come un’immagi- ne cui conformarsi (Rm 8, 29). Nel legno della croce scorre una linfa che dà vita a tutto il cosmo: scorre oltre il dolore e le memorie, come realtà indipendente ma al tempo stesso in- dissolubilmente legata ad ogni evento trascorso. Come pace che perenne si distende nel fondo dell’anima. L’albero della croce, la croce che fiorisce, è in mezzo al primo giardino ed è nella piazza della nuova Gerusalemme, dove Dio abita con gli uomini per sempre; all’om- bra di questo albero di vita andremo a sederci: là lui passerà a tergere le lacrime di ognuno (Ap 21, 1-6). Per una Chiesa capace di servire Sanpolino. “Ricuciamo la Solidarietà” ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌ Ǧ ǡ Ǧ ǤǤ ° Roma Express. Con il soffio caldo di Cristo nel cuore Giuseppe De Rita. Un Paese senza legge né desideri Il Brescia trema, ma lo sguardo è al futuro Vescovo e fornai per il riposo festivo Ǥ f ne una le m dissolu perenne croce che f nuova Gerusa bra di questo a lacrime di ogn ǤǤ Ǥ Ǥ ǡ ǡ Ǥ Dzdz

description

Triduo pasquale a Brescia

Transcript of La Voce del Popolo 2011 16

Page 1: La Voce del Popolo 2011 16

Naturalmente l’augurio di buona Pasqua non significa solo: possa tu vivere il giorno di Pasqua in serenità e gioia. Questo è certamente importante, ma nell’ottica della fede non basta. Ci vuole anche quello che Paolo scrive ai Colossesi (e che ascoltiamo nella Messa di Pasqua): “Voi siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio!” (Col 3,3) C’è dunque un senso in cui facciamo esperienza di morte e c’è un senso in cui facciamo esperienza di una vita nuova. Quella che muore è la vita ‘mondana’ intendendo con questo termine una vita che si riduce alle dimensioni del ‘mondo’ e non cerca altro se non quello che il mondo può dare. È mondana l’esistenza del ‘consumatore’ che vive solo di ciò che compera e

usa; dell’arrampicatore sociale che accetta compromessi per conquistare una poltrona ambita; del libertino che pensa e vive il sesso senza alcun impegno personale; e così via. La Pasqua uccide questa vita.L’esistenza nuova che la Pasqua offre è “nascosta con Cristo in Dio.” Dio entra dunque nello spazio della nostra vita e la fa grande; non è una vita che arriva solo fino al limite del mondo; sa guardare anche oltre, sa aprirsi al mistero di Dio, è fatta anche di fede e di speranza. Una vita che sa di essere preceduta e sostenuta dall’amore di Dio, che a questo amore è riconoscente e che cerca di esprimere la riconoscenza accettando cordialmente la vita stessa, gli altri, il mondo. San Francesco sa apprezzare lo splendore del fuoco, l’utilità dell’acqua, la bellezza di un prato fiorito. Ma vive tutte queste realtà del mondo aperto a Dio, lodando Dio; la sua è un’esistenza nuova, non mondana, che sa vedere il mondo

come creatura di Dio.Si tratta, dice ancora San Paolo, di un’esistenza ‘con Cristo’. Il modello e l’origine di questa esistenza nuova è Gesù, la sua esperienza di Dio, il suo modo di vivere nel mondo. Gesù appartiene a pieno titolo alla famiglia umana. Come scrive Paolo ai Galati, egli “è nato da donna, nato sotto la legge.” (Gal 4,4) E tuttavia vive la sua esistenza davanti al Padre; sa di essere amato dal Padre, di ricevere tutto dal Padre; a sua volta ama il Padre e fa quello che il Padre gli chiede (Gv 14,31). Non cerca successi o guadagni mondani, ma desidera solo che la sua vita dia gloria a Dio (Gv 12,27-28). Per questo vive nel mondo come una persona libera, che le promesse non possono irretire e le minacce non spaventano. “Il mio cibo – dice – è fare la volontà di colui che mi ha mandato e portare a compimento la sua opera.” (Gv 4,34) Con questo stile di vita Gesù introduce nel mondo la volontà

di amore del Padre e il mondo diventa capace di esprimere questo amore che lo supera immensamente.La vita cristiana è vita ‘con Cristo’ nel senso che la forma di vita di Cristo diventa nostra. Stare con Gesù, ascoltarlo, guardarlo suscita nei discepoli pensieri e desideri nuovi. Gesù lava i piedi ai suoi discepoli; è un esempio che i discepoli debbono imitare. Ma è di più perché il gesto di Gesù, rivolto direttamente a loro, muove dentro di loro una serie inedita di sentimenti e di affetti: al vedere il maestro che amano e che stimano piegato ai loro piedi debbono sentirsi per forza imbarazzati; debbono capire quanto sia inutile cercare posti di prestigio; debbono cominciare a desiderare di essere loro stessi servi. Fiorisce così la vita ‘con Cristo’. Dunque vita nuova, vita in Dio, vita con Cristo; questo dice e fa la Pasqua. Allora, di cuore, buona Pasqua a tutti! Possiate (possiamo!) risorgere con Cristo per una vita nuova!

È nella debolezza che esprime la sua forza, trasforma i cuo-ri con la sua mitezza, raccoglie il nord, il sud, l’est e l’ovest in un abbraccio cosmico (Ef 3, 17-19). La modalità della croce, cioè il travaglio pasquale che fa scaturire l’inattesa vita dal nulla mortale, è inscritta negli elementi, nei dina-mismi viventi, è la forma con cui siamo stati creati. Ogni

frammento ne porta il segno costitutivo, come un’immagi-ne cui conformarsi (Rm 8, 29). Nel legno della croce scorre

una linfa che dà vita a tutto il cosmo: scorre oltre il dolore e le memorie, come realtà indipendente ma al tempo stesso in-

dissolubilmente legata ad ogni evento trascorso. Come pace che perenne si distende nel fondo dell’anima. L’albero della croce, la

croce che fiorisce, è in mezzo al primo giardino ed è nella piazza della nuova Gerusalemme, dove Dio abita con gli uomini per sempre; all’om-bra di questo albero di vita andremo a sederci: là lui passerà a tergere le lacrime di ognuno (Ap 21, 1-6).

Per una Chiesa capace di servire

Sanpolino. “Ricuciamo la Solidarietà”

Roma Express.Con il soffio caldo di Cristo nel cuore

Giuseppe De Rita. Un Paese senza legge né desideri

Il Brescia trema, ma lo sguardo è al futuro

Vescovo e fornai per il riposo festivo

fne

unale m

dissoluperenne

croce che fnuova Gerusabra di questo alacrime di ogn

Page 2: La Voce del Popolo 2011 16

Carissimi,mi è stato suggerito di spiegare al presbiterio e alla diocesi le motivazio-ni che mi spingono e gli

obiettivi che mi riprometto con il prossimo Sinodo sulle unità pasto-rale. E lo faccio volentieri con que-sta lettera.

La parrocchia. La nostra pastorale è fondata da secoli sulla parrocchia e sul parroco strettamente legati tra loro. La Chiesa locale (la diocesi) è articolata in parrocchie e ciascuna parrocchia è assegnata a un parroco che ne è pastore proprio e ne ha quin-di piena responsabilità. Naturalmen-te possono darsi delle collaborazioni – soprattutto in momenti di partico-lare necessità: confessioni generali o sagre patronali – ma la relazione parrocchia-parroco rimane assoluta ed esclusiva: nella parrocchia il par-roco è tutto, fuori della parrocchia è niente. Questa definizione pasto-rale ha avuto degli enormi meriti: ha permesso anzitutto una presenza capillare della Chiesa sul territorio, la vicinanza continua alle singole fa-miglie nei momenti importanti della vita. Il parroco era sentito (e in alcu-ne parrocchie è ancora sentito) come uno di casa. Questo stile di servizio ha favorito nei parroci il senso di re-sponsabilità e ha prodotto esperien-ze di dedizione ammirevole al mini-stero. Si pensi, ad esempio, a quel modello straordinario che è il Santo Curato d’Ars.

L’ecclesiologia. Siamo però testi-moni e attori, oggi, di cambiamenti profondi che obbligano a ripensare la situazione. La mobilità delle perso-ne è notevolmente aumentata e oggi quasi tutti si allontanano dalla loro residenza per andare a scuola o al la-voro o al luogo di divertimento; spes-so a casa rimangono solo gli anziani. Attraverso la radio e la televisione il mondo intero entra nelle singole ca-se e le persone diventano consape-voli di drammi che si svolgono fisica-mente lontano; si aggiunga internet attraverso cui il singolo utente naviga nel mondo intero alla ricerca di ciò che lo interessa e costruisce legami

e alla Chiesa particolare (la diocesi); i confini mantengono un significato giuridico prezioso, ma non posso-no diventare limiti invalicabili per l’azione pastorale. Insistere troppo sull’identità parrocchiale e dimenti-care la comunione diocesana fa per-dere alcuni elementi preziosi dell’ot-tica di comunione. Infine la diminuzione del numero dei preti rende impossibile l’affidamen-to di ogni parrocchia a un parroco come nel passato. Dal punto di vista del territorio le scelte diventano: o eliminare le piccole parrocchie o af-fidare più parrocchie a un singolo parroco. Entrambe queste soluzioni non soddisfano perché sono troppo rigide e inevitabilmente producono spazi sempre più ampi non raggiunti dall’attività pastorale.

Le unità pastorali. La creazione di unità pastorali non risolve tutti questi problemi. Mi sembra, però, che aiuti ad affrontarli meglio perché va nella linea di una maggiore flessibilità. Si spezza il legame rigido parrocchia-parroco e se ne crea uno più ampio: unità pastorale (quindi un insieme di più parrocchie) ed équipe pastorale (quindi un insieme di presbiteri e di altri operatori pastorali). Questo per-mette una maggiore valorizzazione delle attitudini di ciascun operato-re (prete giovane o prete anziano o diacono o catechista….) entro una visione unitaria di servizio. Nello stesso tempo questa articolazione pa-storale favorisce la vita comune dei presbiteri (che non è e non diventerà un obbligo ma è un’opportunità pre-ziosa che risponde a reali bisogni), la collaborazione e la corresponsabili-tà (perché c’è un programma pasto-rale che può essere fatto solo solle-citando il servizio di molti; e se mol-ti debbono operare insieme diventa più facile che riflettano e decidano e verifichino insieme), l’attivazione di abilità nuove (un parroco, per quanto geniale, non riesce a fare tutto quello che una comunità umana oggi richie-de; si pensi anche solo al mondo di internet o all’attenzione alle dinami-che del mondo giovanile).Come dicevo, sono ben lontano dal ritenere che le unità pastorali siano

Mons. Marco Alba, Fausta Ambrogi, don Riccardo Bergamaschi, don Adriano Bianchi, Rossana Bianchi, Riccardo Bonardi, mons. Luigi Bonfadini, Barbara Bonomi, Michele Busi, mons. Giacomo Canobbio, Ivano Cristini, Danila D’Incà, Giovanni Falsina, Angelo Farisoglio, padre Francesco Ferrari, Alberto Festa, Pierangelo Giudici, don Antonio Lanzoni, don Angelo Maffeis, don Mario Metelli, don Marco Mori, don Massimo Orizio, Luciano Pace, Silvana Platto,

mons. Cesare Polvara, Adriana Pozzi, Andrea Re, Fabio Righettini, don Gianfranco Rossi, don Paolo Salvadori, Francesco Tomasoni, mons. Renato Tononi, Renato Turini, Paolo Zaninetta, madre Eliana Zanoletti. Sono questi i nomi dei 35 membri della Commissione ante-preparatoria che, presieduta dal provicario generale mons. Cesare Polvara (nella foto), è da qualche settimana al lavoro per l’avvio della fase preparatoria del Sinodo sulle unità pastorali.

l’insegnamento del Vaticano II) ci ha insegnato l’importanza decisiva della comunione per cogliere il sen-so della Chiesa. La parrocchia, come espressione di Chiesa, riesce a com-prendere la sua identità e a vivere la sua missione solo se rimane aperta in modo vitale alle altre parrocchie

la soluzione dei problemi pastorali attuali. I cambiamenti richiesti sono ben più profondi e si radicano nella cultura del mondo contemporaneo. Ma sono convinto che le unità pasto-rali sono un elemento della soluzione e che, se fatte bene, possono favorire una trasformazione di tutto il tessuto pastorale, possono stimolare l’impe-gno di molti. Il rischio è che l’unità pastorale sia percepita e vissuta co-me un’altra forma dell’accorpamento

con persone diverse. Il territorio ri-mane ancora un elemento essenziale per definire l’identità della persona e della famiglia, ma ormai non è più il riferimento unico o decisivo. Se vo-gliamo seguire le persone e agire sul loro vissuto dobbiamo creare una pa-storale che attraversi i diversi luoghi in cui le persone vivono e s’incontra-no. Molto si è fatto con quella che ve-niva chiamata ‘pastorale d’ambiente’ – pastorale scolastica, pastorale del lavoro e così via. Ma le trasformazio-ni sono più profonde di quanto la pa-storale d’ambiente riesca a cogliere.In secondo luogo l’ecclesiologia (e

Page 3: La Voce del Popolo 2011 16

“È l’assemblea dei sacerdoti e degli altri fedeli della Diocesi scelti per prestare aiuto al Vescovo diocesano in ordine al bene di tutta la comunità”. È questa la definizione di sinodo diocesano data dal Codice di diritto canonico (can. 460). Si tratta di un’assemblea che si celebra nelle singole Chiese particolari quando, a giudizio del Vescovo, sentito il consiglio presbiterale, le circostanze lo suggeriscano. La Chiesa bresciana, nella sua lunga storia, ha già vissuto 28 sinodi diocesani.

Il primo è stato quello del 1134 convocato dal vescovo Manfredo. L’ultimo, nel 1979 dal 7 al 9 dicembre, quello indetto da mons. Luigi Morstabilini. A conclusione della visita pastorale, nella traccia allora segnata dal Concilio Vaticano II e nel tentativo di cogliere lo spirito che avrebbe potuto animare le sfide per il futuro per tre giorni 473 persone (153 sacerdoti, 25 religiosi, 50 religiose e 245 laici) si confrontarono e prefigurarono

norme, orientamenti pastorali e impegni a cui fare fronte nella comunione di fratelli che credevano e speravano insieme. “Per una Chiesa comunità che segue e annuncia Cristo” fu il tema che, nella chiesa del Centro pastorale Paolo VI trasformata in aula sinodale (nella foto), guidò le riflessioni di quelle intense giornate che si aprirono con una celebrazione nella chiesa di Sant’Afra ed ebbero la loro chiusura in Cattedrale.

di presenza di questo genere: i grup-pi di ascolto del Vangelo, le cellule di evangelizzazione, le comunità fami-gliari, le piccole comunità di base e così via. Le forme sono molteplici ma nascono tutte da un bisogno sentito che è quello della prossimità. In una comunità cristiana ci si deve senti-re prossimi gli uni degli altri; non ci possono essere persone o famiglie che nessuno ha in nota; bisogna che ogni battezzato senta di essere parte viva della comunità. E tutto questo si può ottenere solo con uno sforzo grande di prossimità. In particolare capisco che le unità pastorali non sono la soluzione ulti-ma della pastorale cittadina. La cit-tà è un sistema unico con dinamiche proprie e la pastorale deve cercare di intrecciare questo sistema di vita nei suoi gangli vitali, i luoghi di in-contro, i flussi di spostamento delle persone. Questo pone un problema che, mi sembra, non siamo ancora in grado di affrontare e di risolvere. In ogni modo, sono convinto che l’arti-colazione della diocesi in unità pasto-rali vada nella direzione giusta e che quindi di questo si possa e si debba discutere per giungere – se abbiamo un sufficiente consenso – a una de-cisione. Credo di avere già detto a sufficienza che non si tratta di cam-

stolto non ascoltare chi ha realmen-te (anche se non tutto) il dono dello Spirito; sarebbe arrogante pensare di avere in modo completo questo dono senza il bisogno di confrontar-si con gli altri. Certo, un cammino di comunione non semplifica i passi e per certi aspetti può renderli anche più difficili. Solo se tutti sono davve-ro in ascolto dello Spirito, cercano non di prevalere ma di contribuire a formare una convinzione condivisa, sono liberi da impulsi di orgoglio e di autoaffermazione… solo in que-sto caso la logica sinodale si rivela vincente perché rende tutti davvero corresponsabili. Il cammino sinodale funziona bene solo se è accompagna-to da umiltà, saggezza, desiderio di comunione, servizio fraterno. La scelta di fare un Sinodo è una scommessa: scommetto sulla matu-rità di fede della Chiesa bresciana. Sono convinto che sia una Chiesa matura, capace di riflettere nella pa-ce e nella fraternità; capace di deci-dere senza animosità e senza parzia-lità; capace di accettare le decisioni senza risentimento. La sfida è tanto più importante nel contesto cultura-le attuale che non è certo incline alla sinodalità ma piuttosto allo scontro a trecentosessanta gradi. Se la Chiesa bresciana riesce a fare trionfare lo spirito sinodale sullo spirito di con-trapposizione e contrasto obbedisce allo Spirito e nello stesso tempo im-mette nella società preziosi valori di comunione.Intendo quindi il Sinodo come un mo-mento solenne della vita diocesana, ma non come un momento straordi-nario. Vorrei, piuttosto che la logica sinodale entrasse nel vissuto quoti-diano delle nostre comunità e che la celebrazione di Sinodi finisse per ap-parire cosa normale. Non è un ‘even-to’, come oggi si dice; è una funzione normale dell’esistenza diocesana.Questi sono i motivi della scelta di fare un Sinodo. Non sono ancora in grado di determinare i tempi della celebrazione perché non vorrei che una definizione prematura impedisse la riflessione calma e il contributo di tutti. Per di più nel 2012 si celebrerà a Milano l’Incontro mondiale delle fa-miglie che coinvolgerà anche le dio-cesi della regione. Staremo attenti a che le due celebrazioni non s’intral-cino a vicenda. Con questi intendi-menti pubblicherò tra qualche setti-mana il decreto che indice il Sinodo secondo gli esiti della consultazione fatta in tutte le zone pastorali; e chie-do a tutti di vivere questo momento di grazia con fede e con gioia.

biare in modo traumatico l’articola-zione della diocesi. Si tratta di defi-nire un traguardo da porre davanti al nostro cammino in modo che le diverse decisioni che si prenderan-no in futuro non siano scoordinate, ma si muovano verso una meta pre-cisa, con un ritmo calmo ma anche con progressione continua.

Perché il Sinodo. Il motivo poi per cui desidero prendere questa deci-sione in un Sinodo si rifà alla tradi-zione della Chiesa. Il Sinodo fa parte della tradizione più antica della vita ecclesiale ed esprime nel modo mi-gliore quel dinamismo di comunio-ne che deve innervare tutte le scel-te della Chiesa. La Chiesa non è una democrazia nella quale il potere ap-partiene al popolo e viene eventual-mente gestito attraverso l’elezione di rappresentanti. Ma la Chiesa non è nemmeno una monarchia assoluta nella quale il potere appartiene al re e ai sudditi è lasciato solo il dovere dell’esecuzione fedele. La Chiesa è comunione gerarchica: le decisio-ni appartengono al vescovo, ma il processo che conduce alle decisio-ni deve coinvolgere tutta la comu-nità. Tutti i battezzati sono portato-ri della sapienza del Vangelo e sono mossi dallo Spirito Santo. Sarebbe

delle parrocchie e in questo modo si verifichi quella rarefazione della pre-senza sul territorio che vorremmo invece evitare. Per questo abbiamo bisogno di accompagnare la forma-zione delle unità pastorali con forme di capillarità che facciano capire e vedere alla gente che la Chiesa c’è, che è accanto a loro, che li cerca, che si mette al loro servizio. La pastorale contemporanea ha inventato (sta in-ventando) una molteplicità di forme

Page 4: La Voce del Popolo 2011 16

ogliere l’embargo di Isra-ele dalla Striscia di Gaza: è questo, secondo Sil-via Stilli, portavoce della piattaforma per le Ong

italiane in Medio Oriente, il modo migliore per raccogliere il testimo-ne di Vittorio Arrigoni, il volontario e giornalista, assassinato la scorsa set-timana nella Striscia. Il rapimento e l’uccisione del trentaseienne italiano ha riproposto in maniera drammati-ca la situazione nella Striscia di Ga-za dove vivono 1,5 milioni di persone sottoposte dal 2007, ovvero da quan-do Hamas ne ha assunto il controllo, ad embargo da parte di Israele che, per evitare che arrivino rifornimenti di armi, ha imposto rigide limitazioni su cosa può o non può entrare nel ter-ritorio. Si tratta, denunciano le orga-nizzazioni umanitarie, di “un assedio di stampo medievale” che va a colpi-re gli abitanti della Striscia. Il risulta-to di questo assedio, secondo Samah Sabawi, scrittrice e attivista palesti-nese di nazionalità australiana e rap-presentante di Australians for Pale-stine, è che il 55% della popolazione di Gaza è vittima dell’insicurezza ali-mentare e il 10% dei bambini di Gaza è preda di disturbi della crescita e del-la malnutrizione. Una situazione de-nunciata ancora in questi giorni dallo stesso parroco di Gaza, padre Jorge Hernandez: “La situazione sociale ed economica a Gaza resta drammati-

colpi sono arrivati molto vicino alle nostre abitazioni”. Decine di giovani palestinesi e pacifisti hanno organiz-zato nei giorni scorsi marce di prote-sta e di lutto per ricordare l’attivista Vittorio Arrigoni ucciso nella Striscia.A Gaza, la manifestazione è avvenu-ta nella piazza Jundi, dove i giovani si sono radunati portando bandie-re palestinesi e italiane, insieme a grandi foto di Arrigoni. Altre mani-festazioni di lutto e preghiere si so-no tenute nella West Bank e a Bet-lemme, sulla piazza della Natività.Vittorio Arrigoni, 36 anni, soggiorna-va a Gaza dal 2008 ed era conosciuto

ca, come ho avuto modo di dire altre volte, viviamo in una prigione a cielo aperto con tutti i rischi che questo comporta. Non ci sono miglioramen-ti. I confini sono sigillati. Si continua a sparare e, in questi ultimi giorni, i

Si sono ormai concentrati a Misura-ta e Ajdabiya gli scontri di maggiore intensità tra le forze del colonnel-lo Muammar Gheddafi e i rivoltosi che controllano la regione orientale della Cirenaica: lo hanno affermato all’agenzia Misna responsabili di al-cune organizzazioni umanitarie che operano in Libia. Nonostante gli scon-tri in atto, nel porto di Misurata è po-tuta attraccare una seconda volta in pochi giorni una nave dell’Organizza-

zione internazionale per le migrazioni (Oim) che sta cercando di portare in salvo migliaia di migranti africani in-trappolati dal conflitto. La missione ha permesso di consegnare medicina-li e altro materiale indispensabile per gli ospedali e di portare un secondo gruppo di migranti a Bengasi, in Cire-naica, prima del loro trasferimento in Egitto e negli altri Paesi d’origine. Se-condo il direttore dell’ospedale al-Hi-kma, in città dall’inizio degli scontri le

vittime sarebbero state circa 1000, per l’80% civili. Ha suscitato perplessità la notizia del rinvenimento di bombe a grappolo a Misurata. Riferita dall’or-ganizzazione non governativa Human rights watch, anche se non ancora ve-rificata con altre fonti, la notizia apre a un ulteriore inasprimento del conflit-to. Secondo la Campagna italiana con-tro le mine, l’ordigno di cui ha dato notizia Human Rights Watch sarebbe di produzione spagnola: un Mat-120,

con un proiettile di mortaio di 120 millimetri che si apre a mezz’aria ri-lasciando 21 submunizioni su una va-sta area. Esplodendo a contatto con un oggetto, ogni sottocarica si disin-tegra in frammenti ad alta velocità in grado di ferire e uccidere. “L’uso di cluster bombs dimostra che sono le popolazioni civili ad essere le princi-pali vittime della guerra” ha afferma-to Giuseppe Schiavello, direttore del-la Campagna italiana contro le mine.

da tutta la popolazione. Il suo corpo è stato ritrovato impiccato e tortu-rato a poche ore dalla diffusione di un video che lo ritraeva nelle mani di alcuni salafisti che per il suo ri-lascio domandavano ad Hamas la liberazione di loro correligionari.Ihab al-Ghoussein, portavoce del ministero degli interni di Hamas, ha espresso la sua condanna per l’ese-cuzione, “un crimine atroce che non riflette i nostri valori, la nostra reli-gione, i nostri costumi e tradizioni” e ha giurato di portare davanti alla giustizia i gruppi salafiti che ne so-no colpevoli.

In Terra Santa diminuisce l’afflusso di pellegrini, a causa del clima di tensione e dei controlli serrati ai check-point fra i Territori palestinesi e lo Stato di Israele. Circa 10mila fedeli hanno partecipato alla processione per la Domenica della Palme, guidata da mons. Fouad Twal, patriarca latino di Gerusalemme. Il numero è in calo rispetto alla media di 20mila pellegrini che ogni anno compiono il percorso dal villaggio palestinese di Betfage fino alla

città vecchia di Gerusalemme. Padre Marcello Gallardo, vice-cancelliere del Patriarcato latino di Gerusalemme afferma all’agenzia AsiaNews, che “molti cristiani di Betlemme e Ramallah non hanno partecipato alla processione, a causa dei pochi permessi rilasciati dalle autorità israeliane, in occasione della Settimana Santa. Nonostante le difficoltà – aggiunge – i pellegrini sono ancora numerosi e nei prossimi giorni affolleranno i luoghi santi della

Passione di Cristo”. Secondo il sacerdote il clima che si respira fra i fedeli è di gioia e la gente sta vivendo con grande fervore e devozione il periodo pasquale”. Padre Athanasius Macora, ex direttore del Christian information Center (Cic), spiega che rispetto agli anni passati i luoghi santi sono meno affollati. Secondo il Cic alcuni stranieri hanno cancellato le loro prenotazioni a causa della situazione di tensione in Medio Oriente.

Page 5: La Voce del Popolo 2011 16

“All’emergenza le diocesi hanno risposto immediatamente, quello di cui abbiamo bisogno oggi è la definizione di accordi con i soggetti referenti, siano essi regioni o protezione civile”. Così Oliviero Forti, responsabile immigrazione della Caritas Italiana, fa il punto della situazione per quanto riguarda l’accoglienza attivata dalle diocesi italiane per far fronte all’emergenza sbarchi. Ad oggi il sistema di accoglienza della Caritas ha accolto circa 600 migranti provenienti da

Lampedusa in circa un centinaio di diocesi dove sono stati attivati 3300 posti. Una risposta rapida in contrasto con l’idea delle tendopoli, “soluzione che non avevamo mai accolto sin dall’inizio”, sono ancora considerazioni di Forti. Tra le regioni in cui le diocesi hanno attivato l’accoglienza ci sono, oltre alla Sicilia, la Toscana e l’Umbria per prime, poi Sardegna, Puglia, Campania, Emilia Romagna, Lombardia e, per ultimo, il Friuli Venezia Giulia.

ei giorni scorsi il Senato ha approvato un emenda-mento che di fatto impo-ne uno stop al program-ma di rientro italiano nel

nucleare. Il provvedimento adottato ha rimandato a fine estate ogni deci-sione sulla costruzione delle prime quattro centrali nucleari in Italia. Si preferisce attendere il pronunciamen-to dell’Unione europea in merito alla siciurezza degli impianti. Lo stop, co-me hanno confermato diverse fonti governative, è la diretta conseguenza del disastro nucleare di Fukushima e delle preoccupazioni destate nella comunità scientifica internazionale. Con lo stesso emendamento il Sena-to ha dato mandato al Consiglio dei ministri di definire una nuova strate-gia energetica per il Paese. La decisio-ne, un vero e proprio passo indientro rispetto alle dichiarazioni di alcuni ministri che nei giorni successivi al disastro nucleare giapponese aveva-no ribadito l’intenzione di procedere con i piani adottati, ha scatenato le consuete polemiche politiche. Il mi-nistro dello Sviluppo economico Pa-olo Romani ha affermato che l’emen-damento “consentirà al Governo di accelerare sulla presentazione di una nuova strategia energetica nazionale, a cui stiamo già lavorando con forte impegno”. Diverse le reazioni di espo-nenti delle opposizioni che non han-no visto nello stop un ripensamento

virtuoso, ma soltanto il tentativo di evitare i referendum del 12 giugno e una probabile sconfessione dell’ope-rato del Governo. Diverse, invece, sono state le reazioni della società civile. Per Matteo Mascia, esperto di temi ambientali della Fondazione Lanza, l’abrogazione di tutte le nor-

me previste per la realizzazione di impianti nucleari in Italia, decisa dal Governo, “è una buona notizia con riserva”. Per Mascia si tratta di una notizia positiva “perché si è deciso di mettere da parte un piano nucle-are molto costoso, con scarsa pro-babilità di essere ultimato, soprat-tutto per ragioni di sicurezza”. Ciò che caratteriza la riserva espressa dall’esperto della Fondazione Lan-za è l’assenza di un piano energeti-co alternativo per il Paese. “Si vive sull’emergenza, sulle emozioni – af-ferma Matteo Mascia –. Si sceglie di azzerare il progetto nucleare dopo la sciagura di Fukushima, senza però prospettare alternative”. Di buona notizia, in sede bresciana, parla an-che Roberto Rossini, presidente del-le Acli provinciali. In un comunciato l’associazione di via Corsica afferma che “il Governo pone così rimedio, almeno parzialmente, alla forzatura introdotta con l’approvazione della legge 99 del 2009. Per dimostrare che non si tratta di una decisione dettata da tatticismi elettorali, ci aspettiamo che la scelta sia immediatamente ac-compagnata da azioni concrete e stra-tegiche in favore delle energie rinno-vabili, come indicato del resto dallo stesso ministro dell’Economia Giulio Tremonti”. Le Acli e il loro presidente Rossini si augurano che anche sulla privatizzazione dell’acqua il Governo scelga di fare marcia indietro.

Page 6: La Voce del Popolo 2011 16

Si è soliti dire che viviamo nell’epoca delle immagini, che soffocano le parole e riducono ai minimi termini gli spazi per la lettura. Che la nostra conoscenza della realtà sia alimentata più dalle immagini che dall’esperienza delle cose è innegabile. Così come è certo che la quantità di immagini che ci vengono proposte, la velocità con cui scivolano dai nostri occhi dentro la nostra mente, la carica emotiva che possono produrre, sono fattori che incidono sui meccanismi del pensiero, sul rapporto con le parole, sulla capacità di concentrazione.Tuttavia la parola non è stata certamente cancellata. Anzi, la realtà dice il contrario. Le librerie, per esempio, non sono sparite. Semmai ne nascono di nuove, specie a misura di centri commerciali (ce ne sono anche a Brescia e provincia) e sono molto accattivanti per gli amanti del libro. Non solo perché si trova una vasta offerta, anche di altri prodotti mediatici, ma perché lì si ha la percezione di quanto sia vasta la produzione libraria. Mi è capitato recentemente di entrare in una di queste librerie e mi sono perso dentro un labirinto

Le mostre al Museo di Santa Giulia fanno rete e attivano collaborazioni con i musei limitrofi (il Vittoriale degli Italiani, i Musei Mazzucchelli e il Museo diocesano di Brescia): tutti i visitatori che presenteranno alla biglietteria delle mostre Matisse ed Ercole i biglietti d’ingresso di una delle tre istituzioni avranno diritto al biglietto a prezzo ridotto. La stessa promozione è valida per i visitatori che si presentano alle biglietterie dei tre enti con il biglietto delle mostre allestite a Santa Giulia.

La collaborazione prevede la possibilità per il visitatore di acquistare il biglietto d’ingresso alle mostre Matisse ed Ercole a tariffa ridotta (11 euro) esibendo il biglietto del Vittoriale degli Italiani, dei Musei Mazzucchelli oppure del Museo diocesano. Così presentando il biglietto d’ingresso delle mostre Matisse ed Ercole alla biglietteria del Vittoriale degli Italiani, dei Musei Mazzucchelli o del Museo diocesano, si potrà usufruire a tariffa ridotta.

Da 19 anni “Bonsai aid Aids” rappresenta un momento di aggregazione intorno al problema dell’Aids. L’iniziativa si svolgerà in oltre 3000 piazze dal 22 al 25 aprile e consisterà nell’informazione dei cittadini sulle problematiche inerenti l’Aids e nella distribuzione del consueto omaggio del bonsai a tutti coloro che sosterranno l’Associazione aderendo all’iniziativa. Nel Bresciano saranno 80 le piazze coinvolte dalla manifestazione il giorno di Pasqua:

ad Adro, Agnosine, Bagnolo Mella, Borgosatollo, Bovezzo, Desenzano, Gavardo, Gussago, Nave, Palazzolo, Pisogne, Ponte di Legno, Rovato, Salò, Sabbio Chiese e Verolavecchia, solo per citarne alcune. Fra queste, a Brescia l’appuntamento è al Centro commerciale Freccia rossa, agli Spedali civili e in via Altopiano d’Asiago 3. Per saperne di più, si può telefonare al numero verde: 800592680 (da lunedì a venerdì dalle 8 alle 16).

riempire le edicole e nelle case arriva una marea di carta stampata di genere vario, compresi i free-press cioè i giornali gratuiti. Per non parlare delle parole che si dicono anche in tv, che pure vive di immagini, e in radio, ascoltata più di quanto si pensi.Infine non possiamo ignorare il capitolo della rete informatica e telefonica (con i cellulari pieni anche di parole scritte insieme a quelle dette). Solo il numero degli utenti attivi di

Facebook ha doppiato la boa del mezzo miliardo: alcuni di essi, naturalmente, sono più attivi di altri, ma ogni giorno va su Facebook almeno la metà di tutti i suoi utenti attivi. La proprietà ci dice che l’utente medio di Facebook ha 130 amici (amici su Facebook), e gli utenti vi trascorrono complessivamente più di 700 miliardi di minuti al mese. Questa cifra divisa in parti uguali fra tutti gli utenti attivi di Facebook, corrisponde a circa 48 minuti al giorno per ciascuno. In

di scaffali e di libri da far venire una specie di vertigine. Mi sono domandato quanti di questi libri vengono realmente letti e quanti vanno a finire al macero. Quanti sono quelli che meritano di essere stampati e quanti invece soddisfano soltanto il narcisismo degli autori. La mia percezione era comunque quella di essere capitato in mezzo a una grande ondata, un diluvio di parole che mi davano quasi la percezione del soffocamento.Anche i giornali continuano a

alternativa, potrebbe corrispondere a un totale di 16 milioni di persone che trascorrono su Facebook sette giorni a settimana, 24 ore al giorno. Il che significa un’altra marea di messaggi e quindi di parole. E quanti sono i messaggi che passano attraverso la posta elettronica? Non so se esistono delle statistiche, ma si può dare per certo che si contano a milioni.Infine si può dire che i nuovi mass media e le immagini non hanno per nulla ucciso la parola: la stanno moltiplicando all’infinito. Semmai gli interrogativi sono altri. Riguardano lo stile di scrittura (e di lettura) sempre più barbaro (con neologismi e semplificazioni criptiche, come quelle degli sms); riguardano la manipolazione della parola, ridotta a funzioni servili piuttosto che usata come strumento di condivisione dei pensieri e dei sentimenti. Il tutto può pericolosamente trasformarsi in un’assuefazione alla superficialità di una cultura commerciale. Un diluvio di parole dentro il quale la Parola è destinata a perdersi nell’insignificanza. Buona Pasqua.

Page 7: La Voce del Popolo 2011 16

’alto tasso di disoccupa-zione che caratterizza la nostra società e i conse-guenti problemi ad esso legati ci hanno indotto a

riflettere per cercare di trovare una soluzione a questa piaga. Per questo motivo abbiamo voluto dare vita al progetto “Ricuciamo la Solidarietà”, un vero e proprio laboratorio di taglio e cucito nato dalle esigenze di alcune donne immigrate residenti a San Polo e a Sanpolino, con l’obiettivo di dar loro la possibilità di imparare un me-stiere e l’ambizione di realizzare, un domani, una vera e propria sartoria di quartiere”. Con queste parole suor Santina e suor Sabrina, suore operaie della comunità Sichem di Sanpolino ci hanno presentato il progetto, or-mai avviato da alcune settimane, na-to dalla collaborazione tra il Comune di Brescia, la Circoscrizione Est, Casa delle Associazioni, Suore operaie, Ca-ritas diocesana, Università della Terza Età e Fondazione Asm. “Gli incontri di “Ricuciamo la Solidarietà” si tengono ogni giovedì mattina dalle 10 alle 11.30 presso i locali di Casa delle Associa-zioni, che sorgono ai piedi della Torre Cimabue di San Polo, in attesa di ade-guare i locali della Circoscrizione Est, a Sanpolino. Coordinate da Isabella ed Elena e seguite da una maestra di taglio e cucito, da suor Santina e da tre volontarie, vi prendono parte 22 giovani donne immigrate, di svariata

(tre macchine da cucire e una taglia e cuci, gentilmente offerte da Fonda-zione A2A) ci ha costrette ad operare una selezione. Osservare l’attenzione e l’impegno che le donne iscritte met-tono in questo lavoro, ma soprattutto l’aggregazione e i sentimenti di ami-cizia che si stanno creando, ci rende soddisfatte e veramente contente di aver intrapreso questa avventura. At-traverso il lavoro, queste donne stan-no imparando che si può far fronte a numerose difficoltà e che, seppur nelle diversità, possiamo essere uniti da un sentimento fraterno e solidale”. Ma l’impegno delle Suore operaie a

provenienza e diversi credo religiosi: sintomatico il fatto che il laboratorio fosse stato inizialmente pensato per 14 donne e che abbiamo ricevuto una quarantina di richieste di iscrizione. Tuttavia, la scarsità di strumentazione

“La realizzazione del progetto di riqua-lificazione dell’ex istituto geriatrico Arici Sega (nella foto il cortile inter-no), a San Polo, sarà una delle opere più importanti di questo mandato del-la Giunta Paroli” ha detto l’assessore comunale ai lavori pubblici, Mario La-bolani. I locali che ospitarono la Casa di riposo sono dismessi da 15 anni e così, dopo alcune aste e un appalto, mai portato a termine, la scelta del Comune di Brescia è stata impronta-

ta al sociale. La consegna del proget-to definitivo è avvenuta il 16 marzo, mentre l’1 aprile è stata firmata la con-venzione tra Comune e Regione che si impegna ad elargire al primo circa sette milioni di euro sui 20 previsti per la realizzazione effettiva del proget-to. I lavori si dovrebbero concludere entro tre anni: al termine degli stessi, quindi, tra il quartiere di San Polo e quello di Sanpolino sorgerà una sorta di piccolo borgo connesso e integrato

ad entrambi. 76 nuovi alloggi a canone sociale e moderato, circa una ventina di camere a locazione temporanea per donne in difficoltà, nuova illuminazio-ne, piste ciclabili, aree verdi, esercizi commerciali, parcheggi e un punto famiglia per informare e orientare la cittadinanza sui servizi offerti dal Comune. Il tutto, a pochi metri dalla nuova Rsa attualmente in costruzio-ne, che sarà a tutti gli effetti operativa tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012.

Sanpolino non si esaurisce qui: la lo-ro accogliente casa è sempre aperta alle famiglie della zona e sono loro che, in collaborazione con le parroc-chie della diaconia, portano avanti un corso per i genitori dei neo battezzati. Inoltre, ci sono le Via Crucis e i Ro-sari itineranti, i centri d’ascolto nei periodi forti, le celebrazioni religiose e i momenti di festa come “Il Sapore dell’Incontro” che si terrà nel pome-riggio del prossimo 29 maggio in via Levi Sandri e che vedrà la presenza di stand caratteristici, giochi gonfiabili, momenti culturali e religiosi, musica e balli per tutti.

Circa un decennio fa il progetto Sanpolino rientrava per la prima volta nella pianificazione urbanistica bresciana. I lavori di costruzione iniziarono alcuni anni più tardi e tuttora Sanpolino è un “cantiere a cielo aperto”. Pensato allo scopo di riqualificare la zona, il quartiere, composto da tre comparti residenziali e commerciali, è stato insignito, nel 2006, del premio Next Energy Award, dedicato a progettisti che si sono distinti nel campo della ricerca energetica.

“Abito a Sanpolino da circa tre anni” ci ha detto un residente, “mi sono trasferito qui dopo aver vissuto a lungo in paese. Qui mi trovo bene, rispetto ad altre parti della città, la zona è tranquilla, c’è verde e i mezzi di trasporto che collegano il quartiere al centro storico, sono per lo più puntuali. Sicuramente alcune aree del quartiere, specialmente all’ingresso, andrebbero maggiormente curate, tuttavia, non posso lamentarmi di Sanpolino, dove ci sono anche

alcuni esercizi commerciali, come pizzerie, forneria, edicola, parrucchieri, bar. Si sente però la mancanza di una farmacia, di un ufficio postale e di un supermercato, che pur essendo presenti nelle vicinanze, sarebbero servizi sicuramente apprezzati anche in quartiere. Infine ringrazio quanti si occupano della diaconia e dei servizi religiosi per il loro impegno attento e puntuale, purtroppo penalizzato da alcune difficoltà di comunicazione”.

Page 8: La Voce del Popolo 2011 16

hissà se a Pasqua i gazebo elettorali saranno messi in un angolo. La disaffezione generale alla politica non attecchisce a livello locale.

Presentate le liste, 29 Comuni brescia-ni si preparano al voto del 15 e del 16 maggio. La consultazione si esaurirà in quelle due giornate, perché nessun paese supera quota 15mila abitanti. Barghe con una sola lista è una mo-sca bianca in confronto a quanto suc-cede in provincia dove le divisioni o divergenze sono sfociate nella nascita di più liste, molto spesso più per que-stioni personali che per diversità di vedute. A Pontoglio e a Corte Franca siamo in presenza di cinque liste. Sul territorio si assiste al proliferare del-le civiche (alcune pure, altre spurie); l’unico partito che quasi dappertutto si presenta con il proprio simbolo è la Lega Nord che vuole contarsi per contare ancora di più nel Governo. In alcuni casi la scelta potrebbe rive-larsi un boomerang. Si pensi al caso

ed Enrico Salvinelli (Forza Nuova). A Bagnolo Mella la contesa è a quattro: Giampietro Donini (Civica Bagnolo Donini Sindaco), Silvana Davini (Con Bagnolo a sinistra), Alberto Cigala (Cambiamo con appunti) e Cristina Almici sostenuta da Lega e Pdl, che si era già presentata come candidata nel 2001. Bagnolo (9397 votanti), Na-ve (8694 votanti) e Ospitaletto (9641 votanti) sono i tre Comuni più rap-presentativi chiamati alla prova del voto. Sono 13 i Sindaci che si ripresen-tano davanti alle urne per un secon-do mandato: a Barghe, Castel Mella, Collio, Corte Franca, Esine, Isorella, Moniga del Garda, Ono San Pietro, Ossimo, Pian Camuno, Polpenazze, Soiano del Lago e Torbole Casaglia. A Isorella, invece, si ricandida l’attuale sindaco Francesco Piccinelli (Onestà-democrazia-chiarezza) che se la vedrà con Chiara Pavesi (in questo Comune piccolo è stato trovato l’accordo Lega Nord e Pdl) e con l’ex segretario del-la Cisl bresciana Renato Zaltieri (Ci-

di Nave dove nel 2006 si impose Cor-sini (Lega e Pdl) per un centinaio di voti: in quel caso c’erano solo due li-ste, mentre oggi sono tre e di fatto il centrodestra si presenta diviso. Il ri-schio spaccatura è stato scongiurato a Ospitaletto dove alla fine Pdl e Le-ga hanno trovato l’accordo nella per-sona di Angiola Giudici, assessore ai Servizi sociali, per continuare l’opera di Giorgio Prandelli; opposta la civica “Insieme per Ospitaletto” (Udc, Pd, Italia dei Valori…) con il candidato Giovanni Battista Sarnico. Accanto ai due candidati ci sarà anche Giulio Incontro (Ospitaletto prima di tutto)

Il 2 ottobre 2011, nel salone Fra Gabriele della parrocchia di Santa Giovanna Antida di Brescia, nel quartiere Abba/Torricella, si terrà la prima esposizione del libro dialettale bresciano. Nell’ambito dell’esposizione si terranno le premiazioni del Concorso di poesia in dialetto bresciano. Sia la mostra che il concorso sono dedicati alla figura di Tom Gatti (nella foto). Mentre alla mostra dedicheremo spazio prossimamente, qui vogliamo brevemente parlare

di Tom, uno dei personaggi da annoverare tra i protagonisti della cultura divulgativa bresciana nel secondo dopoguerra. Il 20 aprile ricorreva il 30° anniversario della sua morte; era nato nel 1921. Dal padre Vittorio, editore di Mazzolari, raccolse l’amore per la cultura e per i libri. Di suo aggiunse l’amore per l’arte che lo impegnò anche nell’insegnamento. Ma ciò che più lo impegnava era la scrittura che, con la collaborazione a vari giornali, fra i quali la “Voce”, ebbe un posto

importante. Le pubblicazioni da lui curate riguardavano soprattutto Brescia, la sua storia, le sue tradizioni, il suo dialetto. Con don Antonio Fappani, allora direttore di “Voce”, curò un’antologia del dialetto bresciano, edita nel 1971 dalla stessa “Voce” e poi rieditata più volte. Per questo l’iniziativa della mostra e del concorso è un giusto riconoscimento all’opera di Tom. Di lui però vorremmo ricordare anche la personalità di uomo mite, che coltivava i rapporti umani nel segno

dell’amicizia, intellettualmente onesto con sé e con gli altri. Molto spesso i collaboratori dei giornali sono critici con i redattori; Tom Gatti era, invece, un collaboratore che metteva a disposizione le sue conoscenze senza pretese, felice di discuterne con i redattori e rispettoso delle decisioni redazionali. Una specie umana in via d’estinzione? Non penso. Una specie da coltivare, nel nome e nella memoria di figure esemplari come quella di Tom Gatti. (a.o.)

La questione A2A continua a tenere banco nell’agenda politica bresciana. Tra scambi di accuse e polemiche in seguito alle dichiarazioni del consi-gliere della Lega Nicola Gallizioli – poi sfiduciato dallo stesso sindaco Paro-li – che aveva criticato aspramente la gestione Tarantini. I gruppi consiliari del Partito democratico, della Sini-stra Arcobaleno e dell’Italia dei Valori hanno fatto fronte comune per chie-dere chiarezza. Le tesi dell’assesso-re Di Mezza del Pdl (che considera la partecipazione in A2A finanziaria) e del capogruppo Pd Del Bono (che guarda all’utilità sociale complessiva dell’azienda) sono lontane, anche se il presidente del Comitato di Sorve-glianza Tarantini non è dello stesso parere: “Siamo disposti a un confron-to sulle tesi di Di Mezza e Del Bono.

È giusto che il Comune debba dare indirizzi. Ma devono essere basati su dati confortati da chi vive l’azien-da dal di dentro”. C’è anche chi nelle dichiarazioni di Tarantini intravede nuovi scenari politici (nuove maggio-ranze o meglio maggioranze allargate) all’orizzonte di Palazzo Loggia, anche se per il momento tutto sembra lonta-no. Del Bono ha parlato di “inadegua-tezza politica” da parte di chi gover-na; così si “rischia di far perdere altri due anni alla città. Ora siamo al dun-que delle questioni e bisognerà pren-dere delle decisioni invece che bar-camenarsi”. Se la maggioranza deve fare i conti con alcune contraddizio-ni interne, l’opposizione nelle parole di Del Bono sembra compatta su un tema importante e strategico per la città come quello di A2A.

vica Isorella “Terra tra fiumi”), che ha coinvolto persone non legate ai parti-ti. Altri come Francesco Ghiroldi (già sindaco per due mandati consecutivi prima di Elio Tomasi a Piancogno) e Carlo Zamboni (già sindaco a Ponca-rale) ritornano in gioco dopo alcuni anni per la carica di prima cittadino. A Piancogno la lista politica (la Le-ga), che nel 2006 vinse con il 72,94% dei voti, si affida a Ghiroldi e sfida Virginia Bruna della civica “Uniti per Piancogno”.

Page 9: La Voce del Popolo 2011 16

’Ufficio documentazione e ricerca pedagogica, setto-re pubblica istruzione, del Comune di Brescia ha va-rato il progetto “Una Santa

per amica: Sant’Angela Merici, mes-saggera di pace e amore a Brescia e nel mondo e amica dei bambini”. Il progetto è curato da Donatella Maldi-na, funzionario dell’Ufficio stesso. Il progetto è nato grazie al sostegno del Vescovo di Brescia, di mons. Mario Vigilio Olmi, di don Daniele Saottini responsabile Ufficio scuola della dio-cesi, della Compagnia di S. Angela, del prof. Gianpietro Belotti dell’Ate-neo di Brescia, dell’avv. Sara Squassi-na. Nell’ambito del Piano dell’offerta formativa, trasversale alle 21 scuole dell’infanzia comunali, si è pensato di offrire ai bimbi una prospettiva nuova dando voce al messaggio del-la grande Santa e declinandolo nei cinque campi d’esperienza previsti nelle integrazioni Irc alle indicazioni per il curricolo per la scuola dell’in-fanzia e per il primo ciclo d’istruzio-ne del febbraio 2010. Il percorso nel-le sue linee generali è stato condiviso e realizzato anche a livello di scuola primaria trovando presso tutti i bim-bi grande attenzione e interesse. La storia di Angela Merici è stata scelta per molteplici ragioni. Le principali si possono così sinteticamente in-dicare: nella sua storia esemplare di

cittadina e nell’impegno civile dimo-strato seppe infatti rappacificare gra-zie al suo illuminato intervento due fazioni in lotta; nell’impegno a favore dei poveri, dei bisognosi, delle don-ne; nell’essere stata in grado di fon-dare una Compagnia: la Compagnia di S. Orsola, che ha aperto la via per

Con una delibera la Regione prevede l’istituzione di strutture destinate a pazienti sub acuti, per lo più cronici. “Nonostante in questa delibera ci sia-no alcuni punti critici che richiedono di essere chiariti, alla luce dell’attuale situazione demografica, l’istituzione di queste nuove strutture, parrebbe essere particolarmente adatta al no-stro tipo di società”, ha detto, durante un convegno presso Fondazione Po-liambulanza, il prof. Enrico Agabiti Rosei, ordinario di Medicina interna presso l’Università degli Studi di Bre-scia. “Nel 2010 l’età media dei pazienti ricoverati in Medicina si aggirava in-torno ai 70/75 anni: la maggior parte di loro sono fragili e spesso soli e la nascita di strutture come quelle previ-ste consentirebbe a coloro che soffro-no di patologie croniche non eccessi-vamente gravi, la possibilità di essere assistiti 24 ore su 24 in una struttura

adeguata. Sarà importante che il per-sonale in servizio presso queste strut-ture sia collegato e integrato con gli ospedali e collabori con i medici di fa-miglia mentre a monte, dovrà essere la stessa Università a formare i futuri medici. Dello stesso parere anche il dott. Angelo Bianchetti, direttore del Dipartimento di medicina e riabilita-zione dell’Istituto clinico Sant’Anna di Brescia: “Negli ultimi anni, l’età media dei pazienti dimessi è sempre più alta; di conseguenza, più alta è l’età dei pa-zienti, maggiore è il tasso di disabilità degli stessi. Strutture come quelle che sorgeranno, potrebbero essere un ot-timo supporto agli ospedali per acuti dove per problemi di tempo e di so-vraffollamento non è possibile ottene-re un recupero completo di alcuni tipi di paziente. Alcune perplessità sono state invece espresse dal dott. Carme-lo Scarcella (nella foto), direttore Ge-

nerale dell’Asl di Brescia: “La prevista nascita di strutture destinate a pazien-ti sub acuti, rischia di diventare una pezza alle attuali difficoltà: sarebbe opportuno uno sforzo maggiore per incentivare il passaggio delle infor-mazioni. Inoltre, sarebbe auspicabile che strutture come queste fossero di proprietà del territorio più che degli ospedali e lo dimostra il fatto che, il II livello assistenziale domiciliare Asl, da tempo avviato presso gli ospedali di Leno, Orzinuovi e Villa Gemma sta dando i suoi frutti. La delibera regio-nale contempla due possibilità: la na-scita del reparto intorno a un ospeda-le o la nascita dello stesso in un’altra struttura sanitaria. Asl Brescia preve-de la creazione di un’ottantina di po-sti letto in cinque nuovi reparti, che si aggiungeranno ai 17 esistenti presso le tre strutture già citate, per un tota-le di 97 posti”.

La festa di San Gottardo inizia mercoledì 4 maggio, festa liturgica dei Santi Gottardo e Floriano. Le S. Messe saranno celebrate alle ore 8 alle 11 e alle 17. Sabato 5 maggio la Santa Messa si celebrerà alle 17. Domenica 8 maggio le celebrazioni saranno alle ore 9 e alle 11 con la Messa solenne presieduta dal cancelliere vescovile, mons. Marco Alba, e condecorata dalla corale S. Cecilia di Flero. Nel pomeriggio alle 17 la Messa solenne condecorata dalla corale S. Maria

Assunta di Gussago cui seguirà la tradizionale processione in chiostro e la benedizione con la reliquia del dito di San Gottardo. I pellegrini e visitatori saranno accolti durante tutte le giornate della festa con stand gastronomici e potranno ammirare la mostra patrocinata dall’Associazione Artisti “Martino Dolci” degli artisti: Fausto Redaelli, Loredana Mor, Gianluigi Magri, Angelo Gavezzoli, Giuliano Magri, Milly Turlini. Non mancherà la tradizionale pesca di beneficenza.

Le Acli propongono due iniziative nel campo del turismo responsabile. Nell’ambito del percorso “Altrogiro Altroviaggio”, che ha già portato numerosi giovani a Nomadelfia e alla fiera “Fa’ la cosa giusta” di Milano, i Giovani delle Acli, Ipsia e la Commissione giustizia e pace propongono per sabato 30 aprile la visita a Casa Giona di Breno (nella foto). Casa Giona è il centro di pronta accoglienza per l’emarginazione realizzato dalla parrocchia nel 1999. La partenza

è prevista per le 9 (dalla sede di via Corsica 165) e il rientro per le 18. Per il secondo anno il Punto Famiglia di via Corsica e il Centro turistico delle Acli propongono alcune opportunità (tra mare e montagna) di vacanze a “basso costo” per le famiglie. 10 proposte per rispondere alle diverse esigenze e soddisfare le aspettative di gruppi o singole famiglie che intendono la vacanza come occasione di “fare comunità”. Per info, tel. 0302294030 o www.aclibresciane.it.

l’emancipazione della donna; nella creazione di una Regola contenente specifiche indicazioni, ma importante categoria di pensiero cui fare riferi-mento in ogni contesto di convivenza civile. Queste ragioni possono basta-re per comprendere quanto attuale e significativa possa divenire la vita di Angela, seppur a distanza di oltre quattro secoli dal 1540, anno della sua morte, anche per i bimbi in età scolastica. Accanto alla narrazione e all’utilizzo del mezzo grafico è sta-ta costruita la “Scatola delle Parole Preziose” per contenere i termini im-portanti che i bimbi via via apprende-vano e ricollocavano nel quadro degli apprendimenti acquisiti.

Page 10: La Voce del Popolo 2011 16

’istituto Bonsignori, in collaborazione con il Co-mune di Remedello, ha organizzato un conve-gno di eccellenza dal ti-

tolo “Educare alla legalità”. Dopo il saluto del dirigente scolastico Ven-ceslao Boselli, che ha espresso sod-disfazione per il ruolo della scuola nel promuovere valori educativi, ha preso la parola il prof. Rocco Resta, moderatore dell’incontro che ha in-sistito sulla qualità d’eccellenza dei relatori e sull’importanza della for-mazione alla legalità delle classi di-rigenti sia nei livelli medio-alti che nei piccoli. Il sindaco di Remedel-lo, Francesca Ceruti, ha esortato i giovani a non violare la legge per non incappare nella pene previste dalla Giustizia. Il moderatore del di-battito nel passare la parola al dott. Quaranta, già Procuratore al Tribu-nale dei Minori di Brescia, ne ha presentato l’eccellente curriculum. Quaranta ha dedicato la vita alle istituzioni, vivendo scortato nel periodo della lotta al terrorismo; il procuratore Quaranta sostiene che la legge, per vitalizzare la legalità, deve essere chiara, uguale per tut-ti i cittadini, certa nella pena e ri-educativa per lo stesso imputato. Ricordando il sacrificio della vita di diversi magistrati come Falco-ne, Livatino, nella lotta alle ille-

galità e alle mafie, ha sottolineato che l’eclissi delle legalità non può essere soppiantata dal ruolo della magistratura. Sono le classi diri-genti, nel loro insieme, che devono recuperare senso etico ed efficien-

Una crocifissione fuori dagli schemi, che fa della luce uno degli elementi principali dell’opera. Queste le caratteristiche del trittico che Giovanni Repossi ha donato alla parrocchia, e di fatto a tutta la comunità, di Chiari. Il 9 aprile l’opera è stata esposta nella chiesa di Santa Maria Parva. Era presente anche il critico d’arte Rolando Bellini, che ha illustrato le caratteristiche dell’opera. “Luce dalla croce”, questo il titolo dell’opera, si discosta dai canoni

tradizionali delle opere sulla crocifissione. Secondo il prof. Bellini è presente “Un campionario di varia e attuale umanità che affolla l’impianto pittorico del trittico di Repossi: donne dagli abiti di foggia orientale da un lato, il “venditore di dolore” e le maschere con gli aspetti negativi del mondo dall’altro compartecipano nella penombra alla luminosa scena centrale in cui campeggia la straordinaria e sobria compostezza del Cristo in croce, con la Mater Dolorosa,

Maria Maddalena, padre David Maria Turoldo e un bambino mutilato dalle guerre che dilaniano l’umanità di oggi”. Suggestiva l’animazione musicale della serata, coordinata da Alessandro Gozzini, con l’esecuzione dello “Stabat Mater” di Pergolesi interpretato dal soprano Virginia Magatelli, dal mezzosoprano Raffaela Ravecca e dall’organista Alessandro Casari. L’opera verrà collocata nella chiesa di Santa Maria Maggiore, centro della devozione mariana di Chiari,

dove si trovano già opere dello scultore Pietro Repossi (1902 – 1983), padre di Giovanni, come la statua della Madonna utilizzata nelle processioni, a cui i clarensi sono legati, o alcuni bronzi. Verrà così a crearsi, con la sistemazione definitiva della “Luce dalla Croce” un percorso di spiritualità, un dialogo artistico tra padre e figlio, che racconta la devozione clarense degli ultimi 100 anni. Il catalogo illustrato dell’opera è curato da Gam Editrice di Rudiano. (p.f.)

vani è che “la legalità dà vantaggi”. Suor Rosalina della comunità Sha-lom di Palazzolo successivamente ha incoraggiato con ardore i ma-gistrati nel loro faticoso lavoro e, citando Sant’Agostino, ha esortato i giovani “a imparare a conoscere il Bene” poiché, troppo spesso, la società attuale, nel suo insieme, consegna alle nuove generazioni modelli educativi da “spazzatura”. Lo stesso padre Igor, vicario gene-rale della Sacra Famiglia di Naza-reth, ha esortato i presenti a vivere la legalità nel rispetto delle regole precisando che, come tanti educa-tori, vorrebbe evitare di trovare propri ex-alunni nelle comunità di recupero. Un passaggio chiave del convegno che ha visto in piena sintonia entrambi i magistrati Qua-ranta e Papalia è l’affermazione del principio che, in Italia, la Legge fa riferimento ai grandi valori della Costituzione, perno centrale della società, tant’è che le leggi che igno-rano questo principio vengono poi cassate dalla Corte Costituzionale. Questo potrebbe essere anche un richiamo e un suggerimento per le classi dirigenti? Gli scenari legisla-tivi (ad esempio il processo breve), e il conflitto istituzionale (Governo, Parlamento, Quirinale) che il Pae-se sta vivendo andrebbero, forse, riletti alla luce di questi principi.

za amministrativa. Quaranta ha af-fidato ai giovani presenti il futuro della società e, pur garantendone l’accompagnamento, ha ceduto lo-ro metaforicamente il testimone. Il procuratore generale Papalia ha espresso soddisfazione per le ini-ziative sulla legalità da parte della scuola e del docente Resta. La le-galità, ha ribadito, è costruita at-traverso la partecipazione alla for-mazione delle leggi ed è sinonimo di autentica libertà. La legge deve essere uguale per tutti e riferirsi costantemente alla Costituzione. Il motto che Papalia affida ai gio-

Page 11: La Voce del Popolo 2011 16

orgosotto “ritrova” la sua “Madonna di Cara-vaggio”. Grazie, infatti, al Rotary Club Brescia Sud-Est di Montichiari,

che si è accollato l’intera spesa di oltre 5000 euro, è stato riportato allo splendore originario dopo un accu-rato restauro di quattro mesi l’omo-nimo dipinto di Giovanni Antonio Cappello (Brescia, 1669 – 1741), olio su tela risalente al XVIII secolo po-sto sulla parete destra della chiesa parrocchiale di Maria Immacolata. L’opera era anticamente ubicata nel-la seicentesca chiesa del Suffragio: mancano, tuttavia, testimonianze sul periodo in cui essa è stata suc-cessivamente spostata nel luogo di culto della frazione monteclarense. Palpabile è la soddisfazione del par-

roco, padre Rinaldo Guarisco, che alla presentazione dell’opera restau-rata, lo scorso 18 aprile, a cui hanno partecipato anche amministratori comunali e rappresentanti del Ro-tary monteclarense e del consiglio pastorale parrocchiale e degli affari economici, ha elogiato “quanti han-no voluto il restauro di questo pre-zioso olio su tela che per noi par-rocchiani è fondamentale stante la devozione secolare che abbiamo verso la Madonna di Caravaggio. E visto che abbiamo altri due dipin-ti da sistemare, quelli raffiguranti Santa Lucia e Santa Apollonia, sia-mo sempre disponibili ad accogliere quanto ci offrirà la Provvidenza…”. Il sindaco di Montichiari Elena Za-nola ha puntato il suo intervento ri-cordando la religiosità “che ancora è viva e fervida nella nostra città, basti pensare alle 30 chiese, oggi rimaste 19, che anticamente erano presenti sul territorio; rivolgo un plauso al-la comunità di Borgosotto per il si-gnificativo evento che presentiamo oggi”. “Volevamo realizzare qualco-sa di importante per l’ambito locale – ha commentato Elena Albini Albi-ni, presidente del Rotary Club Bre-scia Sud-Est Montichiari – e grazie all’intuizione di Ferdinando Lazza-ri, un nostro socio, si è pervenuti a ridare alla comunità uno dei quadri più belli della chiesa parrocchiale, segno del ruolo di servizio che il no-stro sodalizio, che proprio quest’an-no festeggia le 30 primavere, ha co-me filosofia”. All’inaugurazione del dipinto era presente anche il restau-ratore Romeo Seccamani che ha tratteggiato le varie fasi del lavoro ricordando come l’opera fosse “in condizioni pessime, dovute anche alla sua persistenza in luoghi umidi che ne aveva danneggiato soprattut-to la parte inferiore. Problematico si presentava anche lo strato pitto-rico tanto che gli angoli risultavano completamente distrutti”. Il lavoro di restauro, dunque, si è presentato particolarmente complesso, ma è riuscito perfettamente grazie ad un intervento certosino e delicato. E per dare modo a tutti di ammirare il dipinto domenica 8 maggio, al termi-ne della Santa Messa delle 11.30, lo stesso sarà benedetto e presentato alla comunità parrocchiale di Bor-gosotto. Per l’occasione è stato in-vitato Umberto Sesini, autore di un libro sulla devozione alla Madonna di Caravaggio, che testimonierà l’im-portanza di tale culto nel bresciano.

Nel pieno della Settimana Santa, tra i solenni riti che commemorano e fanno rivivere la passione, morte e risurrezione di Gesù, trova spazio per esprimersi la devozione e la pietà popolare che in molte comunità si concretizza in una cerimonia di lunga tradizione. A Barco, piccola frazione di Orzinuovi, da ben 59 anni il Venerdì Santo vengono allestiti in paese e nei campi circostanti le rappresentazioni di alcune scene della Via Crucis, che

vengono toccati dal percorso di una processione che parte alle 20 dalla chiesa parrocchiale. La rappresentazione coinvolge ogni anno circa 200 figuranti e sin dalla sua nascita ha conosciuto una libertà rispetto al tema proposto: alle scene della passione si mescolavano a volte episodi evangelici o tratti della vita quotidiana di Nazareth. Portata avanti dagli abitanti della frazione, la tradizione negli anni scorsi era entrata in crisi, rischiando di

scomparire. Dall’arrivo del parroco don Antonio Lanzoni, però, circa 10 anni fa, la situazione è cambiata. Affidando l’organizzazione a Ettore Bonetti e alla moglie Silvia Ferrari, la manifestazione ha ripreso vigore, arrivando anche a una certa regolarità dei soggetti rappresentati. Soprattutto si respira un clima di grande partecipazione: “La cosa bella – spiegano gli organizzatori – è che molti giovani, magari coinvolti da amici, vogliono partecipare.

E quella che inizialmente era un’esperienza fatta con motivazioni diverse può diventare via verso la spiritualità”. Il pubblico è folto, qualche migliaio di persone che affollano il percorso fino alla conclusione nei campi. In un’atmosfera suggestiva creata dalla luce di nove enormi falò, si mette in scena una crocifissione, capace di suggerire agli spettatori una profonda prospettiva con la quale accostarsi al mistero pasquale. (f.u.)

E D I T R I C E

LA SCUOLAVia L. Cadorna 11 - BRESCIA

Tel. 030.2993212 - Fax 030.2993317

www.lascuola.it

NOVITÀ

EMANUELA LA FEDE

LA FAMIGLIAE IL DISAGIO

DEI FIGLI2670 - pp. 128, € 9,00

Se il percorso di crescitadei figli mette in luce

sempre più momenti didisagio dei ragazzi stessi,i genitori tentano di trovarea loro modo delle soluzioni

alle difficoltà cheincontrano.

Questo testo proponeriflessioni e spunti

per alleggerire le faticheeducative vissute dalle

famiglie di oggi.

MK

T-2

011

16

Page 12: La Voce del Popolo 2011 16

ra gli episodi umani, di riscatto sociale, di lavo-ro come umanizzazione della persona, ve n’è uno piccolo ma molto signifi-

cativo che vale la pena di conoscere: è l’esempio messo in campo a Ber-zo Demo, la cui Amministrazione comunale, guidata dal sindaco Cor-rado Scolari con l’ottima collabora-zione del vicesindaco Gian Eusebio Bernardi e l’appoggio di una mag-gioranza coesa, ha sperimentato, nel piccolo, quello che potrebbe diven-tare la società tutta nel suo insieme. Utilizzando alcune economie interne

sfatta l’Amministrazione comunale, soddisfatti gli attori di questo piccolo ma importante percorso, che chiedo-no al Comune di continuare con ini-ziative analoghe. Lo chiedono i volon-tari, lo chiedono i disabili psichici, lo chiedono le loro famiglie.

La Regione ha previsto per l’anno 2011 un drastico ridimensionamento delle risorse destinate alle attività socio-assistenziali. Nell’ultimo triennio e in maniera prorompente nell’ultima annualità – registra un documento diramato dall’Asl Valcamonica Sebino e dalla Conferenza dei sindaci – a fronte di un incremento delle competenze dei Comuni in materia socio-assistenziale, i trasferimenti da parte del Governo hanno visto un decremento di notevole entità. Il

fondo nazionale politiche sociali ha registrato una diminuzione di quasi il 50%. Il fondo “Non Autosufficienze” sul quale i Comuni della Valle hanno costruito le proprie politiche domiciliari rivolte alle persone anziane e disabili, nel 2011 è stato azzerato. “In questi ultimi anni – scrive Francesco Abondio, sindaco di Darfo Boario Terme e presidente della conferenza – l’unica nota di stabilità è stata rappresentata dal costante e imprescindibile intervento della

Regione che, attraverso il fondo sociale ha consentito al Distretto di mantenere un livello di qualità dei servizi erogati”. Il fondo sociale regionale per la Valle Camonica ha sempre avuto un trasferimento pari a circa 1 milione di euro. Il previsto dimezzamento metterebbe i Comuni (che oggi coprono il 70% del bilancio sociale) nell’impossibilità di agire. L’assemblea dei sindaci, all’unanimità, ha sottoscritto una mozione a Formigoni affinché ripristini le risorse. (e.g.)

di gestione, è stato studiato un “vou-cher sociale” da distribuire a quattro cittadini del Comune, in cura presso il Cps, per sostenerli in lavori social-mente utili e adatti alla loro situazione fisica e psichica. Proprio negli ultimi anni, le tre frazioni che compongo-no il Comune, Demo, Berzo e Monte, hanno visto rinascere i loro centri sto-rici con la posa in opera di percorsi interni in porfido alternato all’acciot-tolato nobile e ben curato. Centri sto-rici diventati belli, attraenti e più uma-ni: ma difficili da pulire, ad esempio, con la moderna “motospazza”. Ecco la necessità che qualcuno, dotato di

pazienza e con tempo a disposizione, ripulisca a dovere questi preziosi per-corsi, tanto cari agli anziani e graditi ai turisti. Compresa la situazione, un gruppo di volontari del paese si è rim-boccato le maniche garantendo al Cps e all’Amministrazione comunale la piena collaborazione: loro e i quattro concittadini “disabili psichici” avreb-bero ripulito i centri storici. Il tempo a disposizione era un mese: ma in due settimane il lavoro è stato compiuto a regola d’arte. Segno, questo, che dimostra la grande motivazione nel mettere in moto un meccanismo che va ben al di là del risultato concreto.

Risultato, peraltro, considerato otti-mo: oggi i tre centri storici sono tirati a lucido, ripuliti tutti gli angoli più na-scosti, bonificate e purificate a fondo anche le tante fontane pubbliche del Comune, lavate con idranti e spazzate con ramazza tutte le stradine, i vicoli, i porticati e le tante piazzette che ca-ratterizzano questa comunità. Ma so-prattutto, volontari e disabili hanno costruito assieme una storia: quella del lavoro umano e possibile per tutti, senza discrimini e senza barriere, sen-za il ritmo frenetico e a volte impossi-bile da sostenere, soprattutto per chi ha problemi più degli altri. Soddisfat-ti gli abitanti delle tre frazioni, soddi-

Ogni giorno 38 mila sacerdoti diocesani annunciano il Vangelo nelle parrocchie tra la gente, offrendo a tutti carità, conforto e speranza. Per continuare la loro missione,

hanno bisogno anche del tuo aiuto concreto: di un’offerta per il sostentamento dei sacerdoti. Queste offerte arrivano all’Istituto Centrale Sostentamento

Clero e vengono d is t r ibu i te a tut t i i sacerdot i , spec ia lmente a que l l i de l le comuni tà p iù b isognose, che possono contare cos ì su l la generos i tà d i tu t t i .

Offerte per i nostr i sacerdot i . Un sostegno a molt i per i l bene d i tutt i .

I sacerdoti aiutano tutti.Aiuta tutti i sacerdoti.

Per offrire il tuo contributo hai a disposizione 4 modalità:

CartaSi

L’offerta è deducibile:

Per maggiori informazioni consulta il sito www.offertesacerdoti.it

C H I E S A C A T T O L I C A - C . E . I . C o n f e r e n z a E p i s c o p a l e I t a l i a n a

Page 13: La Voce del Popolo 2011 16

a Provincia di Brescia (assessorato Economia e Lavoro), con il con-corso attivo degli en-ti territoriali (Comuni

e Comunità montana) e delle or-ganizzazioni sindacali ha avviato il progetto “Valcamonica-Sebino bresciano 3” a sostegno dei sog-getti deboli che sono esclusi dal mercato del lavoro e che versano in particolari condizioni di svan-taggio e fragilità professionale. L’intervento è stato illustrato a Breno, presenti l’assessore pro-vinciale Giorgio Bontempi e quel-lo comunitario Fabio Fanetti. Il progetto è gestito tramite il por-tale “Sintesi” (http:// sintesi. pro-vincia. brescia. it), utilizzato per la trasmissione dei dati e la ge-stione dei servizi della Provincia. L’intervento promuove e valoriz-za le risorse locali ed è rivolto a 25 donne disoccupate di tutte le età, sole e con figli a carico, che hanno perso il posto di lavoro nel triennio precedente (2008-2011), non percettrici di alcuna indenni-tà, o sostegno al reddito, legati al loro “status”; 25 soggetti “over” 55,

usciti dalla mobilità, o dalla disoc-cupazione indennizzata, ai quali manchi il versamento delle ultime 12 mensilità di contributi previden-ziali per poter percepire la pensio-ne di anzianità; 25 soggetti fino ai 35 anni d’età, che abbiano già as-solto all’obbligo scolastico, per i quali è già in atto un tirocinio for-mativo e di orientamento presso l’impresa, o sia terminato da non oltre quattro mesi. I requisiti per la partecipazione sono: iscrizione nelle liste del centro per l’impie-go; residenza in uno dei Comuni del territorio della Valle Camoni-ca e del Sebino bresciano (da Pon-te di Legno a Monticelli Brusati).

Il referente Andrea Richini con la redazione della newsletter “Grigna Informa”, (Ersaf struttura sviluppo foreste di Lombardia, sede di Bre-no) in questi giorni ha dedicato la sua attenzione ai vari gemellaggi tra gli otto Comuni dell’Accordo di programma “Area Vasta Valgrigna” (Artogne, Berzo Inferiore, Bienno, Bovegno, Collio, Esine, Gianico, Prestine) “Potrebbe sembrare stra-no – scrive Richini – che un Comu-ne decida di instaurare un qualsi-voglia sodalizio con un altro bor-go che magari si trova a centinaia, talvolta a migliaia di chilometri di distanza. Eppure ogni gemellaggio è qualcosa di più di una semplice scritta aggiuntiva sul cartello che segna i confini territoriali: è anzi un chiaro segno che simboleggia l’avvicinamento culturale tra real-tà diverse e che testimonia quindi un’apertura intellettuale e sociale decisamente ammirevole”. La piccola inchiesta ha rilevato che su otto Comuni ben quattro (Berzo Inferiore, Bienno, Gianico e Presti-ne) non sono gemellati con alcuna cittadina. Potrebbe forse essere questa l’occasione per instaurare nuovi legami, magari con paesi che hanno a che fare con la montagna e con gli alpeggi. Dei rimanenti quattro municipi, tre sono gemellati con altri siti italia-ni: Esine (nella foto) con Civitano-va Marche; Bovegno con Narcao, in provincia di Carbonia Iglesias (Sardegna) e Collio con Castro-reale in provincia di Messina (Si-

cilia). Infine uno solo è gemellato con un paese straniero: dal 1999 infatti Artogne è legato al Comune vallone di Courcelles in Belgio: una cittadina di quasi 30mila abitanti. Tristemente famoso il disastro del 1950, quando ben 39 minatori per-sero qui la vita, in una miniera per una fuga di gas “grisù”. L’evento è stato commemorato durante il 2010 nel sessantesimo.

La Scuola di alta formazione manageriale di Assocamuna ha offerto un evento di grande attualità. Presso l’Incubatore di Imprese di Cividate Camuno, Fabio Sdogati, docente di Economia internazionale al Politecnico di Milano e al Mip, ha tenuto una lezione dal titolo: “La nuova geografia della crescita e della stagnazione (Libia, Giappone, globalizzazione: nuovi scenari tra tendenze globali e crisi regionali”). L’evento, patrocinato da “Impresa e Territorio, ha voluto essere

occasione di approfondimento circa i nuovi scenari internazionali a fronte dei recenti eventi che stanno caratterizzando la scena mondiale, primi tra tutti quelli libici e quelli giapponesi. L’oratore, membro del gruppo di studio del Cnr per lo sviluppo economico ed economia internazionale, ha offerto un approfondimento agli imprenditori della Valle. Nel frattempo continua la “Scuola di alta formazione manageriale”, che termina il 14 maggio. Per info: telef. 0364/534580.

Martedì 26 aprile a Esine alle ore 20.45, presso la chiesetta della Visitazione della Beata Vergine Maria Sacca di Esine via Santa Maria, 1, va in scena “La risurrezione del Larice” con Alessandro Mor per la regia di Alessandro Quattro. Alessandro Mor è la voce del dolore raccontato dallo scrittore russo Varlam Šalamov, autore de “I racconti della Kolyma”, un viaggio straziante nel ricordo delle terribili condizioni di vita

in un lager sovietico. Dopo tutti gli orrori un ramo morto di larice, l’albero della Kolyma, ritorna in vita come fosse la voce dei morti che ci chiedono di ricordare. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti disponibili. L’iniziativa rientra nella sezione “Terre di passione” per il programma 2011 di Crucifixus-Festival di Primavera è il più importante festival italiano dedicato a teatro, arti, musica e tradizioni del sacro.

Le risorse finanziarie sono pari a 9.500 euro (valore massimo ed on-nicomprensivo) e sono distribuite in modo tale da incentivare il rag-giungimento dell’obiettivo occupa-zionale a seconda delle criticità che si evidenziano in relazione allo sta-tus del destinatario. In particolare per il target n. 1 (donne), le risor-se sono così attribuite: euro 1.500 per l’ente accreditato per i servizi al lavoro: 3.600 borsa lavoro per la destinataria che partecipa alle azio-ni previste dal progetto; 2.000 per servizi di formazione; 2.400/ 1.200 per contributo all’azienda che as-sume. Per il target n. 2 (over 55): 1.500 per l’ente accreditato; 6.000 per contributo destinatario al pa-gamento parziale/totale delle ulti-me 12 mensilità di contribuzione previdenziale obbligatoria da ero-gare come incentivo all’azienda che assume; 2.000 per formazio-ne intra-aziendale, affiancamento di un tutor aziendale. Per il target n. 3 (tirocinanti) le risorse hanno un importo variabile dagli 8.000 ai 2.000 e sono quantificate in base al tipo di rapporto contrattuale che si instaura.

Page 14: La Voce del Popolo 2011 16
Page 15: La Voce del Popolo 2011 16

on l’allargata veglia di preghiera che ha riunito in parrocchia attorno al-le quattro suore di Colo-gne madre Giuseppina,

suor Mariarosa, suor Giovanna e suor Enrica, anche le sorelle di Ro-ma e Milano, ha preso avvio l’inte-so programma dei festeggiamenti, nel 26° anniversario della beatifica-zione di madre Maria Caterina Tro-iani, per il centenario della Scuola dell’infanzia S. Antonio delle suore francescane missionarie. In questi giorni, la storica struttura che sorge nella via intestata all’arciprete colo-gnese (1896-1913) don Santo Anto-melli che un secolo fa la fondò, si è vestita a festa, in vista delle solenni manifestazioni di maggio. In ricor-do della morte (il 6 maggio 1887) della venerata “madre dei poveri”, sabato 7 maggio alle 17.30 è atteso il transito di quadro e reliquia della Santa in chiesa dove mons. Gaeta-no Fontana (già parroco di Cologne) celebrerà la messa prefestiva delle 18, animata dagli amici della Beata. La preparazione spirituale riprende-rà sabato 28 maggio col rosario me-ditato (sempre alle 17.30 in chiesa)

e la messa animata dalle suore che introdurrà nel vivo delle celebrazio-ni di domenica 29. Alle 9 nel salone aprirà i battenti la mostra fotografi-ca dedicata al centenario (visitabile fino al 5 giugno dalle 16 alle 17) men-tre alle 10 dopo il rinfresco ci sarà il ritrovo di tutti i bimbi che, muniti di palloncini e accompagnati dalle no-te del Corpo musicale, sfileranno in corteo fino in piazza Garibaldi dove alle 10.45 li libereranno in cielo. Al-le 11 seguirà un’altra solenne messa

in parrocchia con la partecipazione della Corale Montorfano e seguita dal maxi pranzo in oratorio (preno-tazioni dal 26 aprile dalle suore o al 334.3557377). Alle 16 chiuderà lo spettacolo “La consacrazione a Dio della beata madre Caterina” cura-to da Studio Danza e Idea Teatro di Chiari. Ma non è tutto: è in elabo-razione in questi giorni dalle mani dell’appassionata storica e scrittri-ce suor Maria Teresa Todaro di Ro-ma un’opera dedicata al centenario.

A Castello Quistini a partire dal 25 aprile è aperto un percorso tra giar-dini inglesi, rose e bioenergia per una giornata all’insegna della natura e del benessere. La Franciacorta è una ter-ra ricca di storia, di ville e castelli e di famiglie nobili che nei secoli scorsi hanno portato ricchezza e benessere al territorio. Castello Quistini (nella foto) è un’antica villa fortificata ri-salente al Cinquecento. All’interno delle mura un parco di oltre 10mila metri quadrati in cui la Famiglia Maz-za dal 1999 ha progettato e realizzato un vero e proprio giardino botanico con graziosi angoli verdi, giardini se-greti, orti e frutti antichi. Progettato dall’ecodesigner Marco Nieri con la tecnica del “bioenergetic landscape” a Castello Quistini è stato realizzato uno dei primi giardini bioenergetici in Italia. Le rose sono le vere protagoni-ste dei giardini con oltre 1500 varietà,

dalle antiche alle inglesi fino alle più classiche rose moderne che a partire da Maggio esplodono in colori e pro-fumi a di poco deliziosi. Il parco e il palazzo sono visitabili fino a fine lu-glio per ammirare ogni singola fioritu-ra del parco. “Un giardino dev’essere pensato per fiorire tutto l’anno – affer-ma la famiglia Mazza, proprietaria del palazzo – ad aprile tra i nostri giardi-ni si possono ammirare i tulipani e le prime fioriture delle peonie, maggio è il mese delle rose e lo spettacolo è assicurato; in autunno i colori cambia-no ma il fascino delle fioriture rimane con i bellissimi colori degli Aster. Mol-te le novità 2011: un piccolo giardino degli aromi, progettato con l’intenzio-ne di risvegliare l’olfatto della persona che sosta al suo interno circondata da profumi e odori delle piante presenti, l’innesto di nuove piante officinali e curative nel famoso “hortus”, per un

secondo percorso olfattivo che sfida i visitatori a riconoscere gli aromi più utilizzati in cucina. Si possono sco-prire varietà di frutti antichi, piante ormai dimenticate che richiamano la curiosità di molti per gli strani ac-coppiamenti sperimentati in passato, come il biricoccolo, ibrido natura-le tra susino e albicocca, dal colore rosso vellutato e dal sapore dolcis-simo. L’ingresso prevede una mappa dei giardini e delle sale visitabili per un percorso unico tra storia e botani-ca. Il percorso è arricchito da alcuni oggetti misteriosi nascosti in natura. Figure d’animali realizzati con mate-riali riciclati affiorano dall’acqua del laghetto o tra i cespugli di rose e vi accompagneranno in questo magico itinerario. Si potrà visitare le domeni-che e festivi dalle 10 alle 18 fino a fine luglio. Il calendario si trova sul sito www.castelloquistini.com.

Si tiene il 30 aprile l’ottava edizione del Campionato lombardo sbandieratori e musici presso il Parco Piano Life di via Levadello a Palazzolo. L’evento coprirà tutta la giornata, prendendo il via a metà mattinata con la grande sfilata d’apertura per le vie della cittadina, proseguendo nel primo pomeriggio con le gare nelle varie specialità di singolo e coppia tradizionale, piccola squadra, giovani e gli assoli dei musici e chiudendo i battenti dopo la cena con le

ultime competizioni e premiazioni. Portavoce della manifestazione è Marco Zuccotti, membro nonché rullante del Gruppo Sbandieratori e Musici di Mura. Dal 1991 infatti, anno in cui la festa si ripropose sempre più rampante, i tamburi del suddetto gruppo cominciarono a suonare sotto il nome di Musici per poi arricchirsi nel corso delle successive edizioni con timpani, rullanti e chiarine fino a costituire l’organico attuale che dal 2002 annovera pure gli Sbandieratori.

Un piacevole pomeriggio con la possibilità di degustare i Curtefranca Doc e Sebino Igt prodotti da 23 aziende della Franciacorta. Torna il 2 maggio l’evento “Curtefranca una Doc” da scoprire, alla sua seconda edizione dopo il successo del 2009 al Convento dell’Annunciata di Rovato e per la prima volta a Brescia, nella splendida cornice del Museo Mille Miglia di Sant’Eufemia. Qui il Consorzio per la tutela del Franciacorta,

organizzatore dell’evento, allestirà i banchi d’assaggio dove i presenti potranno conoscere oltre 70 fra le migliori etichette di vini bianchi e rossi prodotti nel territorio. L’evento si svolgerà dalle ore 15 alle 20 del 2 maggio. Il costo d’ingresso è di 5 euro. Ad ogni visitatore sarà consegnato un calice per la degustazione previo versamento di una cauzione di 5 euro. Il programma dell’evento è consultabile sul sito www.franciacorta.net.

Page 16: La Voce del Popolo 2011 16

uando cominciarono era-no una decina di soci, ora sono circa 1400 an-che dai Comuni vicini: parliamo della “Associa-

zione volontariato La Pieve” di Inzi-no. Lo statuto all’art. 3 recita “L’as-sociazione non ha scopo di lucro e persegue esclusivamente finalità di solidarietà... a favore delle perso-ne svantaggiate in particolare delle persone anziane... per una effettiva integrazione ed una migliore qualità di vita all’interno della società civi-le”. L’iscrizione è gratuita ma obbli-gatoria per partecipare alle sue atti-vità. È nata giusto in questo periodo nel 1998. Si erano liberati dei locali a piano terra delle scuole medie in via Monte Guglielmo. L’allora sinda-co Giuseppe Salvinelli, incontrando un gruppo di amici affiatati già im-pegnati nella comunità di Inzino, fece la proposta: il Comune li met-teva a disposizione per iniziative a favore della terza età. Detto e fat-

600 iscritti alla fine del primo anno. C’era bisogno di cucina separata, un ripostiglio: si scoprivano due loca-li chiusi adiacenti, ex sede scuola scherma e giudice di pace. Il Comu-ne forniva materiale di costruzione, piastrelle per le pareti, infissi, ecc: a tutto il resto pensavano i soci, ca-pomastro Battista Turinelli: messa a norma cucina, ad evitare ispezioni e resto dell’autorità sanitaria, servizi, bar, grande salone di accoglienza, un nuovo locale di servizio nel sottosca-la. Sono là da vedere: la sede è aper-ta 365 giorni all’anno dalle 14.30 alle 18.30 grazie a una quindicina di soci a turno. Un crescendo inarrestabi-le: a fianco del relax conviviale, con continua fantasia ed entusiasmo na-scevano mille iniziative. Un centinaio circa all’anno: si va dalle conferenze sanitarie, ai tornei di carte; alle gite culturali (la prossima a Brescia per la mostra di Matisse) ai corsi di cu-cina, di ginnastica rieducativa, mo-stre le più svariate nella sede, corsi

to: steso lo statuto e firmato l’atto costitutivo, creato un direttivo con Adriano Gitti presidente e suo vice Vanni Lancelotti, sottoscritta l’appo-sita convenzione col Comune per la disponibilità degli ambienti, avute in mano le chiavi, i soci si tassarono di 10mila lire ciascuno e cominciarono i lavori di ripulitura e sistemazione cominciando dall’attuale grande sa-la col bar, Il Comune metteva a di-sposizione una quarantina di sedie e 10 tavoli, ditte generose posate e stoviglie: si organizzava una cucina da “campo” per buona trippa e pri-mi spiedi. Grande successo: circa

Giuseppe Cancarini, in arte Joe (nella foto), nel lontano 1982 decide di dare una svolta alla sua vita e acquista un rustico, con attiguo un pezzo di monte, nel Comune di Pezzaze. A soli 23 anni, ma dopo aver dato un’occhiata al mondo – ha soggiornato anche tre mesi in Nepal – lascia la pianeggiante Villa Carcina e si insedia a 750 metri di altitudine, poco distante dal santuario di Bovegno. Qui per alcuni anni si improvvisa muratore e falegname

per sistemare la cascina, quindi acquista due vacche e prova a fare il mandriano, come fanno un po’ tutti da quelle parti. Si costruisce una serra e inizia a coltivare ortaggi in modo biologico: si prepara le sementi, semina, raccoglie e cerca di distribuirli, ma con poco successo poiché il mercato non è ancora ricettivo e specie nella nostra Valle quasi tutti hanno l’orticello; nei supermercati, poi, non ci sono ancora quelle buste piene di verdura tagliata,

lavata e asciugata, che oggi va tanto di moda. Allora si specializza nella coltivazione dei piccoli frutti (lamponi, more, fragole e ribes rosso): il raccolto viene convogliato in un laboratorio artigianale di Trento per essere trasformato in succhi (lampone e mora) e confetture (lamponi, more, fragole, ribes rosso, misto bosco e castagne).Il prodotto finito lo vende nei mercatini e nelle fiere ma anche in alcuni negozi della valle (Bionatura

di Cogozzo, Cooperativa di Tavernole, Valtrompia Market di Bovegno e Formaggeria di Concesio). Percorsa la strada che dal centro di Pezzaze sale irta e sconnessa (cosi si procede tranquilli ammirando il bel paesaggio e sono rare le automobili che arrischiano la salita) dopo alcune centinaia di metri si è accolti da Joe, che ti accompagna volentieri a visitare l’azienda. Per ora vive da solo nel suo paradiso terrestre. (g.b.)

Al centro della mostra ospitata e pro-mossa dal Comune di Marcheno sta la pazienza dell’intagliatore che, toglien-do materiale dal legno grezzo, ottiene un po’ alla volta una copia della realtà. L’esibizione “Pensieri nel legno”, inau-gurata lo scorso 19 aprile presso la Sa-la consiliare del municipio marchene-se, è visitabile sino a giovedì 28 aprile. Protagonisti sono i lavori del maestro Abele Floccchini e quelli dei suoi al-lievi alla scuola di Tavernole. Nato 46 anni fa tra i prati di Pertica Bassa, tuttora Flocchini vi risiede e nella pic-cola frazione di Avenone ha coltivato da autodidatta la sua passione per il mestiere d’intagliatore, partecipando a numerosi concorsi e simposi per la lavorazione di legno e ghiaccio. “A Pertica Bassa – riferisce lo stesso Abele Flocchini – ho creato ‘La bot-

tega di scultura’ e da alcuni anni ho intrapreso la carriera d’insegnante in diverse scuole sia nella provincia di Brescia (Tavernole, Roè Volciano, Pertica Bassa) sia a Trento (Praso e Bezzecca). Per me il legno è materia viva verso la quale bisogna prestare ascolto, tanto che ai miei allievi non chiedo altro che lasciarsi guidare dal materiale, sentendo la forma che gli viene suggerita e adoperandosi per ottenerla grazie ai rudimenti tecnici che posso offrire loro”. Alla mostra sono presenti alcune opere realizza-te da Flocchini e dai partecipanti alla scuola di Tavernole. Visitabile sino a venerdì 28 aprile, rimarrà aperta dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle 12 e dalle 17 alle 21; nelle giornate di Saba-to Santo, Pasqua e Lunedì dell’Angelo l’orario andrà dalle 15 alle 21.

di giardinaggio e potatura: l’ultimo è terminato con 80 iscritti. È un appun-tamento fisso il ballo del giovedì col gruppo Villa. Offre festa annuale agli over 80, ecc. Ha una biblioteca con circa 1500 titoli, in collegamento con quella Civica. Dopo Gitti si sono sus-seguiti alla presidenza Angelo Orizio, Vanni Lancelloti: ora lo è Giulio Peli con vice il Vanni e segretaria Elisa-betta Cornago. Il gruppo si autofi-nanzia; la sua sede è punto di aggre-gazione per tutti i sodalizi di Inzino.

Page 17: La Voce del Popolo 2011 16

mmerso nel verde agli 830 me-tri del Colle S. Bernardo, fra l’omonima chiesetta e una sto-rica malga, spunta con la sua cupola argentea l’Osservatorio

Serafino Zani, dove con l’arrivo del-la primavera trova compimento un nuovo progetto didattico: la ripro-duzione del sistema solare in sca-la. “Lungo la strada che conduce all’Osservatorio – dice Tarcisio Za-ni – verrà realizzato questo model-lino del sistema solare; coloro che saliranno a piedi al colle potranno immaginare di incontrare i pianeti come se la distanza che separa il Sole da Nettuno fosse ridotta alla distanza di tre chilometri: infatti, è questa la lunghezza della piacevole passeggiata che dalla chiesa della Pieve sale all’Osservatorio e lungo la quale si incontreranno pannelli che descrivono le principali caratte-ristiche dei corpi celesti del nostro sistema solare”.Un progetto che rende sempre più l’Osservatorio Serafino Zani un pre-zioso punto di riferimento scientifi-co per tutta la Valtrompia, arricchi-to anche da una stazione meteo già presente alla specola valgobbina ma

ora ampliata nelle sue funzioni. “I da-ti meteorologici raccolti – precisano gli astrofili Ivan Prandelli e Stefano Soffiantini – vengono messi in rete e sono consultabili sul sito www.astrofilibresciani.it (sezione ‘Me-teo’), in modo che il pubblico possa conoscere i principali parametri del tempo prima ancora di salire al col-le”. Informazioni preziose non solo per gli utenti serali dell’osservatorio, ma anche per i ragazzi delle scuole che spesso vanno in visita didattica

e per i visitatori diurni che affollano l’ampio prato pubblico sottostante la chiesetta di San Bernardo. Le attivi-tà per il pubblico riprenderanno il 3 maggio e durante l’estate sono previ-ste serate speciali, in vista dell’eclis-si totale di luna del 15 giugno e in occasione della notte di S. Lorenzo dedicata all’osservazione delle stel-le cadenti. Per informazioni sull’os-servatorio visitare il sito web www.astrofilibresciani.it o chiamare il nu-mero 030.872164.

Letti. In quel participio passato di una lettura che è scorsa e nel morbido oggetto di un notturno desiderio di sogni sta l’anima di “Oblomov. Letti in Valle”, festival dei narratori che dal 5 al 7 maggio torna ad animare la biblioteca di Gardone (nella foto). “Dopo il felice esordio del 2008 e l’altrettanto prospera edizione 2009, l’anno scorso ci eravamo fermati per mancanza di fondi – dice il direttore artistico Claudio Comini –, ma ora possiamo contare, oltre al contributo del

Comune, anche sull’appoggio della Fondazione comunità bresciana. E la cosa che ci rende felici è l’attesa che si è creata attorno al festival e il fermento di tutte le persone che capitano in biblioteca”. Una 3ª edizione che vedrà protagonisti gli scrittori Andrea De Carlo, Marco Malvaldi, Diego De Silva, Paolo Nori, cui s’aggiungono le presenze della giornalista Elena Valdini e dei musicisti Corrado Guarini, Guido Bombardieri, Antonio Zambrini. “Abbiamo cercato di

mantenere il prezioso equilibrio tra letteratura e spettacolo che ha decretato la fortuna delle precedenti due edizioni, con una particolare attenzione all’aspetto musicale. E se parliamo di musica non possiamo dimenticare la sigla del festival (‘Scritti nel mondo, letti in valle’) incisa l’anno scorso da Piergiorgio Cinelli e ora divenuta un marchio, cosi come l’illustrazione di Alessandro Sanna, che abbiamo voluto mantenere per la sua efficacia nell’interpretare lo

spirito profondamente leggero del nostro festival di narratori”. Una rassegna che parte dall’inattività di Oblomov, personaggio uscito dalla penna del russo Ivan Goncarov e protagonista dell’omonimo romanzo. La prima serata è prevista per giovedì 5 maggio, come sempre nel cortile antistante la biblioteca comunale “Carlo Filippini”, dove con un tendone le partiture di scrittori e musicisti potranno scorrere tranquille. Info su www.bibliotecagardonevaltrompia. (a.a.)

Page 18: La Voce del Popolo 2011 16
Page 19: La Voce del Popolo 2011 16

Nasce da un incontro sportivo la collaborazione tra Gianni Lombardi e Tegla Loroupe. Il primo si occupa di atletica da molti anni, la seconda è una maratoneta di fama mondiale proveniente dal Kenya, che negli ultimi anni si è dedicata alla realizzazione di una scuola nel West Pokot. La costruzione dell’edificio è ultimata, si tratta di organizzare la didattica per i circa 200 bambini della materna e delle cinque classi della primaria. Ed è qui che si inserisce il progetto formativo

dell’associazione “Tegla Loroupe Academy Garda bresciano” al quale partecipano diverse associazioni e realtà scolastiche del Garda, delle quali l’ente capofila è il liceo E. Fermi di Salò. Il fine del progetto è di far conoscere realtà differenti agli ospiti che partecipano allo scambio culturale. Al momento sono ospitati in Italia dall’associazione il preside della scuola “Tegla Loroupe”, che sta facendo un tour per le scuole gardesane per apprendere l’organizzazione delle segreterie e

una fisioterapista dell’associazione di padre Kizito che lavora a Kibera, lo “slum” più esteso di Nairobi, la quale sta svolgendo un periodo di stage presso l’Anffas di Maderno. “L’idea spiega Gianni Lombardi è di continuare questo scambio

di conoscenze: ad aprile, periodo di vacanza in Kenya, ospitiamo noi qualcuno, mentre ad agosto, periodo di ferie per noi, qualche docente dall’Italia potrebbe andare in Kenya per portare la sua esperienza”. (l.p.)

l 22 aprile verrà inaugurata, al Museo del Divino Infante di Gardone Riviera, la mostra col-laterale “Ex voto”, composta da una serie di tavolette votive

appartenenti ad una collezione pri-vata. La direttrice del museo, Hiky Mayr, ha deciso di affiancare alla mostra permanente delle statuette raffiguranti Gesù bambino, di cui è anche la proprietaria, un’esposizio-ne di quadretti votivi che raccon-tano un periodo storico che va dal Seicento al Novecento. L’offerta di doni votivi risponde alla primor-diale esigenza dell’uomo di eludere un male temuto ricorrendo a forze occulte, oppure propiziandosi una divinità con la promessa di un do-no ed esprimendo gratitudine per il beneficio ricevuto. L’ex voto dipinto associava la funzione di scioglimen-to del voto a quella di ampliamento del culto attraverso la comunicazio-ne della grazia ricevuta: in passato infatti le immagini votive venivano esposte sui muri dei santuari per testimoniare e divulgare la grazia all’intera comunità. Quest’ultimo aspetto conferisce ai dipinti la fun-zione storica di documenti che te-stimoniano gli usi e costumi di un passato più o meno lontano. Ac-canto all’esposizione di ex voto si potranno sempre visitare gli spazi in cui sono alloggiate le oltre 200 sculture italiane del Bambino Gesù: la collezione Hiky Mayr rappresenta

infatti la più importante rassegna di opere figurative del Divino Infante. La direttrice della fondazione ha qui riunito il frutto di una ricerca che si svolge da quasi 40 anni. “Fino a qualche decennio fa, le sculture che raffiguravano il Bambino Gesù non avevano molto successo, nel merca-to dell’arte si preferivano le statue di

angeli o Santi: così con una pazien-te ricerca nei negozi di antiquari o nei mercatini ho potuto acquistare diverse statue e infine riunirle tutte in questo museo, ormai cinque an-ni fa”. L’edificio che ospita l’espo-sizione, situato in una zona vicino al Vittoriale (via dei colli 34), quasi nascosto dalla vegetazione circo-stante, si presenta agli occhi del vi-sitatore come un’oasi di pace e me-ditazione. La struttura, ricavata da un ex albergo ormai abbandonato, è stata interamente ristrutturata dal-la signora Mayr rispettando lo stile delle strutture vicine. Collezionista, architetto e anche restauratrice: la Mayr si dedica infatti ad un lavoro di recupero e restauro delle statuet-te esposte. “Ho acquistato queste opere nei mercatini antiquari e mol-te di esse erano in condizioni con-servative pessime, per cui ho senti-to l’esigenza di prendermene cura personalmente facendo attenzione all’originalità del materiale e all’ico-nografia” ha raccontato la Mayr. La mostra di ex voto si potrà visi-tare fino al 2 ottobre con i seguenti orari: venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18, nei periodi dal 22 aprile al 3 luglio e dal 2 settembre al 2 ottobre; tutti i giorni tranne il lunedì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19 nel periodo dal 5 luglio al 28 agosto. Per ulteriori in-formazioni consultare il sito www.il-bambino-gesu.com.

Il 6 maggio, dalle 9.15, si tiene al Vittoriale il Convegno di studi: “Il Medioevo di Gabriele d’Annunzio”. Verrà siglato un protocollo d’intesa fra la Fondazione Il Vittoriale degli Italiani, il Comando generale dell’Arma dei Carabinieri – Reparto investigazioni scientifiche (Ris) di Cagliari e l’Università degli Studi di Cagliari. Verrà presentata la collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Fra gli altri, partecipa con una relazione Franco Cardini (nella foto).

Page 20: La Voce del Popolo 2011 16

opo le festività pasquali che quest’anno includo-no anche il 25 aprile, in Gavardo l’atmosfera di festa continua, anche se

in toni più profani, per la ricorrenza dei Santi patroni Filippo e Giacomo e del Calendimaggio. La fiera del 1° maggio fa risalire le sue origini fino al Medioevo ed è merito degli in-dustriosi gavardesi l’averla saputa mantenere viva nel tempo: sopres-sa nel periodo dell’ultimo conflit-to mondiale è stata ripristinata nel 1956 con l’istituzione di un Ente or-ganizzatore. L’esposizione fieristica gavardese, in programma il 30 apri-le e 1° maggio prossimi, raggiunge quindi quest’anno il prestigioso tra-guardo della 55ª edizione.Per l’occasione il presidente Daniele Comini e il nuovo direttore dell’or-ganizzazione Emanuele Turelli han-no progettato la fiera secondo uno stile innovativo “formato famiglia”.L’intento è quello di dare alla manife-

si confronta, si apre all’esterno. Per noi è un momento irrinunciabile del-la vita sociale”. Il programma della manifestazione prevede l’inaugura-zione alle ore 11 di sabato 30 aprile con la tradizionale sfilata dalla se-de del municipio verso i padiglioni espositivi, aperta dallo spettacolo degli sbandieratori della Franciacor-ta. I padiglioni espositivi inizieran-no ad accogliere i visitatori a partire dalle 10 del mattino fino alla sera di domenica 1° maggio. Sul palco alle-stito al centro del palazzetto, cuore dell’intera manifestazione, si sus-seguiranno durante le due giornate piccoli e grandi eventi. Già da tem-po fervono i preparativi per allesti-re all’interno e all’esterno del polo fieristico aree verdi e nuove zone espositive. Al termine del percorso fieristico i visitatori verranno accol-ti da una stand gastronomico gestito dalle locali Penne nere, come degna conclusione di una manifestazione rigorosamente tradizionale.

Essendo Gavardo sede del Sistema museale della Valle Sabbia, nel programma fieristico di quest’anno si è voluto inserire una nuova, qualificante iniziativa dal titolo emblematico “È storia”. Negli orari di apertura della fiera viene gratuitamente offerta la singolare opportunità di fare un’esperienza unica ed indimenticabile: un viaggio nella storia lungo 45 minuti. Si tratta di un percorso sensoriale ideato dagli organizzatori della

manifestazione in collaborazione col Sistema museale della Vallesabbia e la Fondazione Valle delle Cartiere. In un padiglione, appositamente allestito, il percorso si snoderà secondo tre filoni storici principali: il primo condurrà le persone dalla preistoria all’età romana; il secondo le porterà dal Medioevo al Rinascimento; mentre il terzo e ultimo farà vivere loro esperienze sensoriali inerenti l’epoca moderna e

la rivoluzione industriale, con una divagazione centrale riguardante l’Unità d’Italia per celebrarne il 150° anniversario. Per poter assimilare gli aspetti che contraddistinguono ogni epoca storica ai visitatori verrà offerta l’opportunità di prendere parte attiva ai laboratori pratici e manuali. Gli operatori museali guideranno nel percorso indossando gli abiti tipici di ogni epoca che verrà anche ricreata attraverso: proiezioni, suoni,

esposizioni di oggetti specifici.Una passeggiata nel tempo dunque imperdibile; unica ed indimenticabile, destinata soprattutto a genitori e bambini.La Fiera prevede un’ampia zona espositiva e commerciale con lo stand gastronomico tradizionale alpino, il luna park, percorsi sensoriali, la fattoria didattica, le esibizioni folkloristiche e tradizionali. La Fiera è aperta sabato 30 dalle 9.30 alle 22 e domenica dalle 9.30 alle 22.

stazione una forte caratterizzazione locale per differenziarla dalle altre fiere bresciane e per matenere vivo l’interesse del pubblico.Fedele alla tradizionale componen-te merceologica e commerciale la fiera ospita quest’anno 70 standisti, suddivisi in tre padiglioni interni e una ventina di commercianti che espongono all’esterno.Si aggiungeranno in oltre tante at-trattive rivolte alle famiglie: lo stand sensoriale sulla storia, le dimostra-zioni pratiche degli artigiani e degli artisti valsabbini, lo spazio riserva-to alle fattorie didattiche, la mostra di 40 vespe originali prodotte fra gli anni ‘50 e ‘70. Come sempre farà da contorno il luna park, allestito in piazza Aldo Moro. La fiera gavarde-se è ora candidata all’inserimento nel cartellone dell’Expo mondiale del 2015 e, in quanto manifestazio-ne del territorio valsabbino a voca-zione rurale, si propone di ospitare nei prossimi anni, sotto l’egida di

“Festival delle valli rurali”, le valli del panorama lombardo, successi-vamente quelle del territorio italia-no, nel 2014 quelle del continente europeo e nel 2015 quelle dislocate in tutto il mondo.Per quest’anno comunque la valle protagonista sarà quasi esclusiva-mente la Valle Sabbia. L’idea è che la fiera gavardese possa nel futuro diventare un punto di incontro e di confronto per le valli rurali mon-diali, oltre che di scambio promo-zionale delle proprie eccellenze e delle proprie economie. Con questo programma ambizioso, come dice il sindaco Emanuele Vezzola (nella fo-to): “Sulla nostra tradizione gloriosa stiamo impostando il nostro futu-ro” per essere protagonisti all’Expo 2015. “In questa fiera – prosegue il primo cittadino – è rappresentata la storia economica d tutta la nostra cittadina dal dopoguerra ad oggi. È molto di più di una fiera: è un mo-mento in cui la comunità si ritrova,

Page 21: La Voce del Popolo 2011 16

Sotto l’egida dell’importante evento mondiale che coinvolgerà la Lombardia, nasce la nuova filosofia della Fiera di Gavardo. Il progetto è chiaro quanto definito. Gavardo e la Valle Sabbia, in quanto territori rurali a vocazione tradizionale si sono candidati formalmente per ospitare, nel 2015 all’interno del cartellone dell’Expo, un evento di natura internazionale riguardante proprio la ruralità delle zone di montagna. Per questo, a partire dall’edizione 2011 della Fiera,

comincerà a circolare il nome di “Festival internazionale delle valli rurali”. Nella kermesse in programma il 30 aprile e 1° maggio la valle protagonista sarà la Valle Sabbia. Ma per il futuro la strada è già tracciata: il prossimo anno si inviteranno valli del panorama lombardo, nel 2013 del territorio italiano, nel 2014 del continente europeo e l’anno dell’Expo, si cercherà di avere la presenza di valli rurali dislocate in tutto il mondo. Un programma ambizioso, che fornisce

un grande respiro al presente proiettandolo verso il futuro. I passi formali sono già stati svolti e si attende l’ufficialità del percorso, che andrà condiviso che tutti gli altri enti locali della zona, ma nel progetto generale c’è l’idea che la Fiera di Gavardo possa diventare la vetrina all’interno della quale le valli rurali di tutto il mondo si incontrato e si conoscono, mettono a confronto le proprie dinamiche promozionali, le eccellenze, le micro e macro economie.

I gruppi folkloristici valsabbini si esibiscono all’interno del Festival internazionale della valli rurali: sa-bato 30 aprile alle 17 e alle 20 e do-menica 1° maggio alle 11, alle 15.30, alle 17.30 e alle 20.30. Spazio anche ai sapori con la dimostrazione della lavorazione casearia tradizionale al-la fattoria didattica. Quando? Saba-to 30 aprile alle 11.30, alle 14 e alle 18 e domenica 1° maggio alle 10, al-le 14 e alle 17. Per informazioni più dettagliate, si può consultare il sito www.fieradigavardo.it.

anta longevità merita-va un nuovo stile e una nuova filosofia di fon-do. La kermesse (in pro-gramma il 30 aprile e 1°

maggio prossimi) ha visto un rinno-vamento che l’ha portata a presen-tarsi al pubblico come una fiera in “formato famiglia”. Tante le attratti-ve rivolte al target famigliare: dallo stand sensoriale “È storia” allestito in collaborazione con il Sistema mu-seale della valle, alle dimostrazioni pratiche degli artigiani e degli arti-sti valsabbini, con spazio per fatto-rie didattiche, luna park (allestito in piazza Mercato). Dalla presenza di sbandieratori, alla mostra, unica nel suo genere, che porterà in fiera qua-ranta vespe originali prodotte fra gli anni ‘50 e gli anni ‘70. Ma la fiera, te-nendo fede alla sua vocazione, avrà una forte componente merceologi-ca e commerciale: saranno 70 gli standisti che presenteranno i loro prodotti negli spazi interni, suddi-visi in tre padiglioni e una ventina i commercianti che esporranno negli spazi esterni della manifestazione. Rinnovata anche l’immagine: l’edi-zione 55 della kermesse presenterà

un nuovo titolo: Fiera di Gavardo e Valle Sabbia… verso l’Expo 2015, grazie alla scelta di candidare que-sto evento, nei prossimi anni, all’in-serimento nel cartellone del grande Expo mondiale che coinvolgerà l’in-tero territorio lombardo. Il program-ma prevede l’inaugurazione alle 11 di sabato 30 aprile, con la tradiziona-le sfilata dal palazzo del municipio verso i padiglioni espositivi, aperta dallo spettacolo degli sbandierato-ri della Franciacorta. I padiglioni espositivi cominceranno ad acco-gliere i visitatori a partire dalle 10 del mattino. Fino alla domenica se-ra (1° maggio) sarà poi un alternar-si di piccoli e grandi eventi, sul pal-co allestito al centro del Palazzetto dello sport, cuore artistico e ludico dell’intera manifestazione. Per l’oc-casione anche il polo fieristico ga-vardese è stato tirato a lucido, con la piantumazione di tutte le aree ver-di, creando un invidiabile giardino e polmone verde, ma anche con l’al-lestimento di una nuovissima area espositiva esterna, ritagliata alle spalle delle tribune dello stadio co-munale. Il percorso obbligato della fiera porterà i visitatori verso la zo-

na interna, poi li condurrà nella zo-na esterna, al termine della quale è stato posto uno stand gastronomi-co gestito dalle locali Penne nere. Anche quello, rigorosamente tradi-zionale. E poi c’è chi la chiama sem-plicemente… fiera. Ma è molto di più: è un momento per condividere un momento di festa adatto a tutte le età: sono tanti, infatti, i momenti pensati per coinvolgere i tanti visi-tatori (attesi a migliaia) che sceglie-ranno la Fiera.

Page 22: La Voce del Popolo 2011 16
Page 23: La Voce del Popolo 2011 16

’icona russa è una delle più grandi manifestazioni d’arte mondiale... le icone sono preziosi dipinti di rara bellezza, tutte pene-

trate di profondo significato... L’in-teresse crescente per l’icona russa contribuirà alla consacrazione della pittura dell’antica Russia come par-te integrante del tesoro culturale dell’umanità intera. Così descriveva le icone russe Igor Grabar accade-mico dell’arte in Russia, noto pittore e critico d’arte. L’icona è arte sacra, non religiosa. L’icona va considera-ta uno dei più emblematici esempi di arte antica, misterioso esempio di rara bellezza e chi le dipingeva

era considerato la “mano di Dio”, dove la bellezza spirituale e la bel-lezza estetica dovevano coniugarsi e fondersi per rappresentare la “Bel-lezza divina”. L’icona pretende di es-sere rivelazione e non descrizione del mondo divino. Perciò quando

rappresenta il Cristo, o altri perso-naggi sacri, mostra delle teofanie profetiche, delle visioni salvifiche il cui intento profondo è permette-re l’incontro del cristiano con Dio. L’apologia dell’icona è la versione di un ragionamento che giustifica tutta l’arte sacra autentica. L’arte sacra non imita il mondo visibile materiale, e tanto meno è occasio-ne per esibire sentimenti e giudizi personali dell’artista.Essa esiste per rendere visibili gli ar-chetipi trascendenti che altrimenti resterebbero senza espressione le icone sono quindi emanazioni for-mali, proiezioni del mondo sensi-bile di prototipi celesti. Non sono

raffigurazioni realistiche ma simbo-liche, dedicate alle intensificazioni della forma, le icone non vogliono mai rappresentare la natura. Le raf-figurazioni religiose realistiche non hanno valore di immagini miraco-lose. In questi casi si parla non di icona ma di quadri religiosi. Men-tre allo spettatore il quadro si rivela normale, il fine dell’icona è aiutare la preghiera del credente; con l’ico-na si può parlare, ragionare, gridare, piangere, gioire, impetrare, e tace-re, tutto viene accolto e trasfigurato nel mistero.Il segreto dell’arte iconografica sta nel fatto che essa renda manifeste e visibili quelle verità salvifiche della

fede e che la Chiesa santa, universa-le ed apostolica professa nella pro-pria dottrina. Acquistare oggi un’icona antica è come investire in un’opera d’arte importante. Molte sono dei veri e propri “fondi oro”, altre sono rive-stite d’argento e pietre preziose, la maggior parte sono state dipinte in epoche lontane e tutte vanno con-siderate “arte sacra”. Il mercato sta assumendo un’im-portanza che pone queste opere nel novero dell’arte antica, il valore commerciale sempre più notevole e in movimento, sarà la novità as-soluta nei prossimi anni nel mondo antiquariale.

Page 24: La Voce del Popolo 2011 16
Page 25: La Voce del Popolo 2011 16

“Molto tempo fa, un vecchio monaco di nome Pavve piantò un albero sec-co, poi disse al suo giovane discepolo Kolov di innaffiare l’albero tutti i gior-ni finché non fosse diventato verde. Ogni mattina Kolov scendeva fino al fiume, riempiva un secchio d’acqua e si arrampicava su per il pendio della montagna e innaffiava l’albero secco; solo all’imbrunire tornava alla sua cel-la stanco e sfinito. Kolov fece così per tre anni, silenziosamente e fedelmen-te finché un bel giorno, salendo sulla montagna, non vide che tutto l’albero era ricoperto di gemme fiorite”. Que-sto breve detto preso dalla “Filocalia”, apre il film di Andrej Tarkovskij “Sa-crificio”. Per il mistico regista russo è l’immagine della preghiera. Un padre racconta questa storia al suo bambi-

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”. Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario che era stato sul suo capo non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.

i cerca sicurezza in que-sto Vangelo e si trova so-lo la traccia di chi non c’è. Rubato, sottratto, sparito. Comunque assente. Il cor-

po che non c’è costringe a cercare, a correre, a guardare. Ma la mancanza, il vuoto è l’unica possibilità per supe-rare il buio della morte. Maria va al sepolcro quando è ancora buio ed è lo stesso buio che c’era nell’ora della morte, sul Calvario, il giorno prima della Parasceve. È buio che non si dirada quando si corre soltanto ver-so il luogo e non si cerca che il cor-po. E non ci sono angeli a spiegare cosa sia successo, perché la pietra è spostata e il corpo non c’è più. Nem-meno immaginano: più sordi dei ne-mici che ricordavano le parole della risurrezione. Per i discepoli è ancora il tempo della nostalgia, e del bisogno del corpo. Contraddicono la speranza per il bisogno di toccare, per quel che ancora in vita, aveva detto. Speranza.Cosa avrà visto nelle bende, nel su-dario e nei teli quel discepolo senza nome? Perché vederli e credere. Solo

quelle cose bastano? Mentre gli altri cercano il corpo lui intuisce l’assen-za. E capisce. E crede. I teli e le bende sono il segno dell’assenza, della man-canza. Sono il segno del futuro. Lui è lì a guardarli e ricorda; come dimenti-care il passato? Eppure li guarda con occhi diversi. Il Signore non è lì. Po-tranno cercarlo finché vorranno, ma Lui non è lì. Non potrà più essere lì. Sarà sempre, ma non lì. Non imprigio-nato nei loro bisogni, nelle loro spe-ranze passate. Sarà sempre nel loro futuro e come senso del loro futuro. Lui crede e comprende che da quel momento tutto è davvero compiuto perché tutto è futuro. Loro stanno ancora cercando il buio della nostal-gia mentre il discepolo senza nome guarda le bende e impara a credere. Non ha parole perché non può e non deve parlare. Sa che sarà la mancan-za di Lui il futuro possibile e sarà, in-sieme, il modo perfetto perché Lui rimanga sempre con loro. Tutti i giorni. Ma costringendo alla fe-de. Perché non sia permesso a loro, così come a noi, di ridurLo alla no-

stra misura, di concepirLo come uno di noi. Si devono guardare i segni per sentire la Sua mancanza e intuire che non sarà più possibile averlo a dispo-sizione nella frammentarietà dei gior-ni. Lui è l’Eterno. Ed è il futuro. Ormai è l’alba e il buio se ne va. L’aria chia-ra del mattino spinge a correre verso il mistero. E a chiudere le labbra per aprire il cuore, per imparare finalmen-te a credere. Tu, grande assente, rubato, portato via, trafugato. /In pianto, con il cuore che in gola rimbomba /per la corsa /verso il luogo dove non ci sei più./ Vedere le bende: credere. /Sentire il nome: credere./ Toccarti: credere. /Lì dove avresti dovuto restare non ci sei più./E il luogo non è più luogo, le cose non sono più cose: /cercare la tua mancanza, /sperare di trovarti,/ ancora sentirti. /Dove sarà il tuo luo-go, /dove sarà il posto dove poterti tro-vare?/ Io non lo so./ Corro col cuore in gola/ verso il posto dove non ci sei /e tento di credere vedendo qualcosa /che non sei più tu./ Chiamami anco-ra./ Chiamami ancora.

no invitandolo a prendersi cura di un albero secco piantato a pochi metri dal fiume. Il film narra di una cata-strofe nucleare che sta conducendo il mondo verso la distruzione, ma il protagonista, Alexander, con una preghiera capovolge la situazione e ri-orienta il mondo verso la vita. Il pa-dre rivolge al bambino alcune parole illuminanti: “ … se ogni giorno, esatta-mente alla stessa ora, uno compisse la stessa azione, come un rituale, siste-maticamente, ogni giorno alla stessa identica ora, il mondo cambierebbe”. La nostra preghiera ha a che fare col mondo intero, pregando ci prendiamo cura del mondo, dell’umanità e realiz-ziamo quel compito che Dio diede ad Adamo quando gli affidò il Giardino perché «lo coltivasse e lo custodisse»

(Gv 2,15). La preghiera agisce, plasma non solo la persona che prega, ma la realtà stessa che la circonda. Possia-mo comprendere tutto questo nella fede perché lo Spirito ha un compito ben preciso: “assistere” la creazione nelle doglie del parto che Paolo de-scrive nella lettera ai Romani (8,21-22). La creazione e la storia hanno una meta: la ricapitolazione in Cristo di tutte le cose e la preghiera ci orienta verso questo fine. Non solo, noi stes-si pregando, partecipiamo a questo lavorio che lo Spirito, nel silenzio, produce continuamente nel mondo. Come un rituale, ogni mattina, com-piendo la stessa identica azione, cioè la preghiera, partecipiamo e collabo-riamo alla trasformazione del mondo nel Regno di Dio.

Page 26: La Voce del Popolo 2011 16

rami di palma e i ramoscelli d’ulivo agitati dal vento. Im-magine che si ripete ogni anno e che ci comunica la conclu-sione del tempo di Quaresima,

ci parla della gioia dell’ingresso di Cristo a Gerusalemme, quel “salire” verso la città santa accolto dall’en-tusiasmo delle folle, che pochi gior-ni dopo saranno pronte a ribaltare completamente il proprio giudizio nei confronti del “profeta Gesù, da Nazareth di Galilea”. Ci parla an-che della prospettiva del venerdì, di quella “salita” al monte Calvario che diventerà, nella domenica, la vittoria della vita sulla morte.La domenica della Palme, dunque, descrive il cammino di Gesù verso il tempo della città santa, “verso la comune festa della Pasqua, memo-riale della liberazione dall’Egitto e segno della speranza nella libera-zione definitiva”. Sa che lo aspetta una nuova Pasqua, ha ricordato Be-nedetto XVI nell’omelia pronuncia-ta in piazza San Pietro; sa che toc-cherà a lui prendere “il posto degli agnelli immolati, offrendo se stes-so sulla Croce”. Un cammino verso “l’altezza della Croce, verso il mo-mento dell’amore che si dona. Il ter-mine ultimo del suo pellegrinaggio è l’altezza di Dio stesso”, alla quale “vuole sollevare l’essere umano”.Il Papa ha sottolineato che da sem-pre l’uomo tende a essere come Dio,

conquiste della tecnica ci rendono liberi e sono elementi del progresso dell’umanità soltanto se sono unite a questi atteggiamenti, se le nostre mani diventano innocenti e il nostro cuore puro, se siamo in ricerca del-la verità, in ricerca di Dio stesso, e ci lasciamo toccare e interpellare dal suo amore. Tutti questi elemen-ti dell’ascesa sono efficaci soltanto se in umiltà riconosciamo che dob-biamo essere attirati verso l’alto; se abbandoniamo la superbia di volere noi stessi farci Dio”.Il punto è qui, “come l’uomo pos-sa arrivare in alto, diventare total-mente se stesso e veramente simile a Dio”. Una ricerca che ha sempre impegnato l’umanità e appassiona-to filosofi, ha ricordato il Papa. Il nostro desiderio di “salire”, è un po’ come la vicenda di Icaro e del-le sue ali di cera: la presunzione di poter fare tutto da soli ci porta alla sconfitta. Abbiamo bisogno di colui che ci tira verso l’alto e “nell’essere sorretti dalle sue mani – cioè nella fede – ci dà il giusto orientamento e la forza interiore che ci solleva in alto. Abbiamo bisogno dell’umiltà della fede che cerca il volto di Dio e si affida alla verità del suo amore”.Abbiamo bisogno, come affermava Sant’Agostino, di “Gesù Cristo che, da Dio, è disceso verso di noi e, nel suo amore crocifisso, ci prende per mano e ci conduce in alto”.

e raggiungere “l’altezza di Dio” è il desiderio sotteso in tutte le inven-zioni dello spirito umano: “ottenere delle ali, per potersi elevare all’al-tezza dell’Essere, per diventare in-dipendenti, totalmente liberi, come lo è Dio”. L’umanità ha realizzato tante cose, siamo in grado di vola-re, ci vediamo e parliamo da un ca-po all’altro del mondo. “Tuttavia, la forza di gravità che ci tira in bas-so è potente. Insieme con le nostre capacità non è cresciuto soltanto il bene. Anche le possibilità del male sono aumentate e si pongono co-me tempeste minacciose sopra la storia. Anche i nostri limiti sono ri-masti: basti pensare alle catastrofi che in questi mesi hanno afflitto e continuano ad affliggere l’umanità”.Siamo così sospesi tra il bene e il male, tra l’essere amati da Dio, la forza che ci attira verso l’alto, e la gravità che ci porta verso il basso, “verso l’egoismo, verso la menzo-gna e verso il male”.Ha detto ancora il Papa: “Le grandi

Si sono riuniti nei giorni scorsi a Bruxelles i membri della Commissione “Caritas in veritate” del consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee). Presidente è mons. Giampaolo Crepaldi, arcivescovo e vescovo di Trieste. La Commissione è stata istituita di recente dall’assemblea dei presidenti ed è sembrato opportuno chiamarla con lo stesso nome dell’ultima enciclica del Papa, come punto di

riferimento ispirativo ma anche, sostanzialmente, come traccia per il programma operativo. La Commissione è nata a seguito della decisione di ridefinire le attività del Ccee con uno sguardo sociale, dall’attenzione all’ambiente alle migrazioni, fino a giustizia e pace. La finalità è quella di evidenziare un’attenzione particolare alla realtà sociale dell’Europa nella prospettiva della Dottrina sociale della Chiesa.

La “lunga notte delle chiese” è il nome di un’iniziativa che è nata nell’arcidiocesi di Vienna nel 2005. All’epoca, nessuno avrebbe immaginato che il suo esempio avrebbe aperto la strada non solo a molte imitazioni., anche all’estero. Più di 350mila visitatori da tutto il Paese hanno oltrepassato, l’anno scorso, i cancelli di 744 chiese appartenenti a 14 denominazioni cristiane, attirati da un programma speciale composto da mostre, spettacoli, concerti e altro. L’evento di quest’anno si svolgerà il 27 maggio e toccherà tutte le aree della vita culturale della società (www.langenachtderkirchen.at). Il 27 maggio anche la Repubblica ceca aprirà i cancelli delle proprie chiese per la terza volta. La notte delle chiese ha una dimensione ecumenica.

Il “coraggio” di prendere “decisioni” per promuovere la libertà di religione e denunciare ogni forma di discriminazione per motivi religiosi in Europa e nel mondo. Lo ha chiesto il 12 aprile il card. Jean-Louis Tauran (foto), presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, intervenendo a Strasburgo al dibattito sulla dimensione religiosa del dialogo interculturale nell’ambito della sessione primaverile dell’Assemblea del Consiglio d’Europa.

Nell’ultimo mese diverse parrocchie hanno esposto la mostra “Beati i perseguitati per causa mia – 12 storie di martiri del nostro tempo” realizzata dal Centro missionario Pime di Milano. Il tema è di stretta attualità. Quasi ogni giorno le cronache portano alla ribalta casi di martiri cristiani che succedono in Paesi islamici (Iraq, Egitto, Pakistan, Sudan, Turchia), comunisti (Cina, Vietnam, Laos) o altri come India e Birmania.

Page 27: La Voce del Popolo 2011 16

In occasione della Messa crismale del Giovedì Santo, saranno ricordati gli anniversari di ordinazione.70°: Angelo Calegari. 60°: Renato Busi, Andrea Ferronato, Secondo Moretti, Giorgio Tansini. 50°: Giovanni Arrigotti, Pier Vigilio Begni Redona, Franco Bertanza, Giuseppe Bettoni, Luigi Bontempi, Livio Cenini, Giovanni Cristini, Giovanni Dallera, Annibale Fostini, Battista Gatteri, Domenico

Gregorelli, Egidio Guizzetti, Giuseppe Minelli, Mario Pelizzari, Pietro Stefanini, Natale Tameni, Valentino Tottoli, Marco Trombini, Francesco Turla, Giovanni Pasqualino Zanotti. 25°: Claudio Ballerini, Leonardo Farina, Gianpaolo Goffi, Tiziano Goretti, Roberto Guardini, Pierantonio Lanzoni, Bruno Loda, Pietro Minelli, Claudio Paganini, Gualtiero Pasini, Giancarlo Pasotti, Giuseppe Pezzola, Daniele Saottini, Claudio Zanardini, Vigilio Zanelli.

nche quest’anno si è rinnovato il consueto appuntamento per i cresimandi col “Roma Express”. L’iniziativa,

propedeutica alla cresima, è orga-nizzata dal nostro Centro oratori e coinvolge gli adolescenti, tra i 12 e i 13 anni, di Brescia e provincia. Centro caldo del viaggio è la Messa delle Palme, celebrata dal Pontefi-ce in piazza San Pietro. Il pellegri-naggio è iniziato venerdì 15 aprile alla stazione di Brescia. Verso le 22 i giovani si sono raccolti nel piaz-zale, in attesa dei due treni speciali che li hanno portati a Roma. Suddi-visi per oratorio e capeggiati ognu-no da curato e accompagnatori, i circa 2100 “impavidi” hanno saluta-to i genitori, ascoltando le direttive dei responsabili, ed euforici apro-no gli striscioni. Tra schiamazzi e cori gioiosi il primo treno è parti-to verso la mezzanotte. È proprio questa l’atmosfera che caratterizza la lunga notte insonne negli scom-partimenti e che prosegue fino al-le 7 di sabato, quando tutti sono scesi a Roma Termini. Dopo una breve colazione, si fa tappa nella Basilica di Santa Maria Maggiore per il momento di preghiera con mons. Luciano Monari. Il nostro Vescovo ha ripreso la Lettera pa-storale e parlato dell’amore di Dio per l’uomo che uniforma le diffe-

renze e rende i cristiani “membra vive” di un unico corpo: la Chiesa. Ha concluso consegnando ai por-tavoce degli oratori un segnalibro di papa Giovanni Paolo II, tra po-co Beato, con alcune riflessioni sui ragazzi. È seguita una passeggiata per la città e una visita ai luoghi più

suggestivi: di particolare effetto la Basilica di San Pietro e le grotte vaticane. Alle 17 sono arrivati i 50 pullman, a ‘misura di cresimandi’, per il trasferimento negli alberghi. Disposti in alloggi diversi, si tira-no le somme della giornata appe-na trascorsa. Accanto al raccoglimento non manca lo svago: una sfida a brisco-la, due chiacchiere davanti a una coca e, perché no, una partita di calcio in tv. Riprese le forze dopo il meritato riposo, domenica alle 10 si è svolto l’incontro col Santo Padre. Abbracciati dall’immenso colonnato del Bernini, gli adole-scenti bresciani si sono mischiati con i fedeli di tutto il mondo e si sono accalcati attorno all’altare, ove è stata celebrata la Messa in più lingue e cantate, una ad una, le Stazioni della Passione di Gesù. Papa Ratzinger esorta a una fede viva, radicata nel mondo e saluta, durante l’Angelus, i gruppi accorsi. I nostri giovani fanno altrettanto, agitando gli striscioni ed esultando a un solo grido: viva il Papa! La me-raviglia è ancora presente sui loro volti, quando si recano alla stazio-ne di San Pietro per tornare a casa. È così che termina la 16ª “tregiorni” a Roma. Come alla fine di una fa-vola i protagonisti sono rinvigoriti da una forza nuova e tangibile: il “soffio caldo” di Cristo nel cuore.

Page 28: La Voce del Popolo 2011 16

Venerdì 22 aprileOre 8.30 – Brescia – Ufficio delle letture e lodi in Cattedrale.Ore 20.30 – Brescia – Liturgia della passione in Cattedrale.

Sabato 23 aprileOre 8.30 – Brescia – Ufficio delle letture e lodi in Cattedrale.

Ore 22 – Brescia – Veglia pasquale in Cattedrale.

Domenica 24 aprileOre 8.30 – Brescia – S. Messa presso il carcere di Verziano.Ore 10 - Brescia - S. Messa in Cattedrale.Ore 17.45 - Brescia - Vespri in Cattedrale.

inquanta santuari, 293 missionari, 24 parroc-chie, 14 scuole, quattro case per malati e orfa-ni, quattro case per pel-

legrini, tre istituti accademici, 1 centro ecumenico, due case editri-ci, oltre 1.320 posti di lavoro, 501 appartamenti, 70 restaurati e 30 in via di restauro, 350 borse di studio, 157 sussidi per studenti in difficol-tà: sono questi i numeri della Custo-dia di Terra Santa, alla quale i Papi, sin dal 1342, hanno affidato la cura dei Luoghi Santi. Una cura resa pos-sibile anche grazie alla colletta del Venerdì Santo, conosciuta anche come “Collecta pro Locis Sanctis”. Ogni anno, per stimolare le Chiese locali a questa raccolta obbligato-ria, la Congregazione per le Chiese Orientali, nella persona del prefet-to, invia una lettera a tutti i Vescovi del mondo nella quale è contenuto un appello a offrire preghiere e ge-nerosità concreta per la Chiesa di Gerusalemme e del Medio Oriente. Di norma la Custodia di Terra San-ta riceve solo il 65% delle collette, mentre il restante 35% è destinato ad altre istituzioni che operano in Terra Santa. Le attività del Patriar-cato Latino, per mandato della San-ta Sede, sono sostenute dai Cava-lieri del Santo Sepolcro e da altre istituzioni. Su questo appuntamen-to abbiamo posto qualche doman-da al custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa.Come nasce la colletta del Ve-nerdì Santo e qual è il suo si-gnificato?La colletta per la Terra Santa nasce dalla volontà dei Papi di mantene-re forte il legame tra tutti i cristiani del mondo e i Luoghi Santi e per ri-cordare alla Chiesa un impegno che risale all’epoca apostolica. Nei tem-pi più recenti Paolo VI, attraverso l’esortazione apostolica Nobis in animo (25 marzo 1974), diede una spinta decisiva in favore della Terra Santa disponendo, tra le varie cose, che “in tutte le chiese una colletta abbia luogo il Venerdì Santo o in qualche altro giorno, con lo sco-po di mantenere non solo i Luoghi Santi, ma anche ogni attività pasto-

rale, benefica, educativa e sociale che la Chiesa svolge in Terra Santa per beneficare i fratelli cristiani e la popolazione locale”. Come avete impegnato la Col-letta del 2010?Con i fondi del 2010 la Custodia ha finanziato, tra le altre cose, lavori ad Ain Karem, a Betania, a Betlem-me e a Gerusalemme. Si tratta di restauri, ristrutturazioni e nuove costruzioni. Nella città santa ab-biamo consegnato 69 nuovi nuclei abitativi. A Magdala sono prosegui-

ti i lavori di conservazione dell’area archeologica. A livello sociale ab-biamo finanziato 360 borse di stu-dio universitarie, sostenuto 10 im-prese artigiane, attivato consulenze a famiglie in difficoltà, assistenza medica. Abbiamo dato risorse per la costruzione di campi di calcio, di basket e di una piscina a Geru-salemme. Interventi analoghi so-no stati condotti anche in Siria e in Libano.Per quanto riguarda Brescia, du-rante la giornata del Venerdì Santo, tutte le comunità parrocchiali ab-biano un ricordo particolare nella preghiera per i cristiani di Terra Santa; s’invitino i fedeli ad un gesto di solidarietà concreta con una col-letta significativa da viversi all’in-terno della solenne Azione liturgica della Passione. I parroci provvede-ranno a consegnare in Promotoria quanto raccolto.

L’Unione diocesana dei sacristi San Costanzo organizza una gita pellegrinaggio mariano-culturale per martedì 17 maggio. La meta è il Santuario della Madonna delle Grazie in Curtatone (Mantova). Partenza dalla parrocchia della Volta in città. Presso il Santuario celebrerà la messa mons. Egidio Caporello, vescovo emerito di Mantova. Nel pomeriggio c’è la visita alla basilica di San Luigi Gonzaga di Castiglione delle Stiviere e poi al Sacrario di San Martino Solferino.

Page 29: La Voce del Popolo 2011 16

In occasione della beatificazione di Giovanni Paolo II la redazione de “La Voce del Popolo” ha preparato un magazine dedicato alla figura del Papa polacco. Viene distribuito gratuitamente alle parrocchie che ne fanno richiesta, fino a esaurimento delle copie: telefonare allo 03044250. Allo stesso numero si può prenotare al costo di 5 euro il cd audio in mp3 che Radio Voce ha realizzato sulle due visite ufficiali a Brescia (1982 e 1998) di papa Wojtyla.

Dal 3 al 9 maggio, il gruppo “Mater Christi” San Padre Pio di Brescia propone un pellegrinaggio ai Santuari di Francia (Ars, Parigi, Lisieux, Alençon, Tours, Nevers, Paray-le-Monial, Annecy) di sette giorni e sei notti, in pullman. Partenza da Brescia martedì 3 maggio in via dei Mille e da Castenedolo. Info: Luciano 03027311010 (ora pasti), Carla 3484208785, Renata 030395060.20.15.

ella splendida cornice della Cascina Foret, ora-torio del Beato Palazzo-lo, lo scorso sabato si è svolto un convegno per

celebrare i trent’anni trascorsi dalla pubblicazione della lettera Familia-ris consortio di papa Giovanni Paolo II. Da allora, novembre 1981, vorticosi e molteplici i mutamenti. Come sono cambiate le famiglie e come è cam-biato il loro rapporto con la società e il volontariato? Un incontro voluto dal Forum provinciale delle Associa-zioni familiari in collaborazione con l’Ufficio diocesano per la famiglia e con la Consulta per l’apostolato dei laici, non a caso, a poche settimane dalla beatificazione del Pontefice che avverrà il primo maggio. Molti i relato-ri che hanno voluto ricordare, a par-tire da don Giorgio Comini direttore dell’Ufficio famiglia, l’intensa attività di Giovanni Paolo II sul valore del rap-porto tra società e famiglia. Un impegno che ha il suo centro nel-la Familiaris consortio, ma che si articola in più direzioni che l’allora Papa personalmente percorse, dai documenti che portarono alla ste-sura della Carta dei diritti della fa-

miglia, ai mercoledì di catechesi. Un cammino attuale per far compren-dere a chi governa che la famiglia è un soggetto che ha dei diritti, che è una risorsa per tutti e non un debito, che molto dà alla società ed è tempo che il suo ruolo venga riconosciuto e rispettato.Lavorare insieme, come associazioni, per affrontare le nuove sfide, a livello locale e nazionale, che si stagliano sul-la strada delle famiglie, su questo pun-to Silvana Platto della Consulta dei laici e Urbano Gerola del Csv hanno fatto leva, sottolineando l’importanza di restare collegati alla rete per agire in maniera più efficace portando un aiuto solido, non solo in termini eco-nomici, ma anche spirituali. Rete che nasce dal Forum delle associazioni cattoliche delle quali testimonianza

attiva è stata portata da Tina Leonzi. Essere presenti anche nella società e nel territorio per offrire un futuro più concreto forti del concetto, esplica-to dal prof. Giuseppe Mari ordinario di pedagogia generale all’Università cattolica di Milano, di “genealogia ci-vica”, ovvero di tramandare tramite la famiglia un indirizzo di compor-tamento civile, sociale e morale che attraversi le generazioni e che da sempre costituisce la base della no-stra cultura. Poi è toccato alla politica, uomini e donne con idee diverse, ma accomu-nati dai principi del cattolicesimo. In-fine Enzo Torri, della Cisl, ha aperto lo scenario al nuovo concetto di welfare, che non può che avere al suo centro la famiglia, specie in questi tempi di crisi dove proprio le famiglie d’ori-gine e i nonni hanno permesso alle giovani coppie di sopravvivere nel-le difficoltà economiche. Un valore enorme, hanno infine ricordato Nino Sutera, presidente e Saverio Todaro del Forum provinciale, che è neces-sario riscoprire, dando alla famiglia l’importanza che merita. La mattina si è conclusa con un aperitivo offerto da Confartigianato.

L’Oftal (Opera federativa trasporto ammalati a Lourdes), sezione di Brescia, organizza unpellegrinaggio diocesano a Lourdes dal 6 al 12 agosto 2011 con gli ammalati. Sarà presieduto da mons. Giulio Sanguineti, vescovo emerito di Brescia. Lo scopo prioritario dell’Oftal è quello di prestare assistenza materiale, spirituale e morale ai malati nel corpo e nello spirito. L’Associazione per raggiungere i propri fini si poggia sul volontariato

e non sul professionismo, in quanto riconosce il valore fondante della gratuità del servizio e rifiuta la cultura imperante del “do ut des”. Il volontariato gratifica e fa bene.Le iscrizioni sono aperte fino a esaurimento dei posti e comunque non oltre il 30 giugno. Info: Oftal, sezione di Brescia - via Montirone, 58 - 25021 Bagnolo Mella (Brescia) Tel-Fax 030-6821720; 030-6821720; cell. 338-2123255; 338-2123255; e-mail: [email protected] sito: www.oftalbrescia.it

Page 30: La Voce del Popolo 2011 16

’è futuro per i giovani? Cittadini europei o fratel-li d’Italia? Il volontariato giovanile paga, non paga o appaga? E ancora, liberi di

partecipare o costretti ad impegnar-si? Volontari per gioco o per mettersi in gioco? Queste alcune delle 10 do-mande di “Dammi spazio”, il titolo provocatorio di un progetto concre-to. Nell’Anno europeo delle attività volontarie che promuovono la citta-dinanza attiva e dei 150 anni dell’Uni-tà di Italia Csvnet, Coordinamento nazionale dei Centri di servizio per il volontariato, ha strutturato un per-corso partecipato per realizzare il ma-nifesto della promozione del volonta-riato giovanile. Partendo appunto da un blog (www.dammispazio.org) e da 10 domande cui dare le proprie rispo-ste. “Dammi spazio” è una richiesta di “Maggior dialogo con le istituzioni per poter mettere a frutto le esperienze e le competenze acquisite con il volon-tariato anche nel mondo del lavoro e nella società dei grandi”. All’interno del progetto, nel corso di un conve-gno si è cercato di sfatare il mito del disimpegno giovanile che vuole i ra-gazzi d’oggi completamente avulsi dal contesto di partecipazione sociale. Le immancabili indagini confermano infatti nel decennio appena trascor-so l’aumento dell’11,8 % dei 18enni e 19enni che negli ultimi 10 anni hanno fatto volontariato in associazione. An-che nel Bresciano il Centro servizi sta cercando di agevolare l’incontro fra gli studenti e le organizzazioni di vo-lontariato che spesso, soprattutto per quanto riguarda gli ambiti del pronto

ai giovani non ci si relaziona in quan-to risorse importanti e portatori di interesse: non è sufficiente pensare iniziative per i giovani, è fondamen-tale pensarle e realizzarle insieme a loro chiedendo impegno, rispetto dei tempi, investimento nell’esperienza, ma dando spazi di formazione e di crescita. Nello specifico per il volon-tariato la sfida più grande è quella del coinvolgimento non solo per “recluta-re”, ma soprattutto per sensibilizzare, orientare, accompagnare, accogliere, formare, garantire spazi di crescita e relazione. La richiesta e la volontà è quella di essere presi sul serio, di po-ter partecipare spendendosi e impe-gnandosi, ma senza essere considera-ti degli eterni apprendisti.

intervento e dell’emergenza, trovano punti di contatto e di collaborazione. Dalla ricerca “Quando i giovani par-tecipano” (disponibile sul sito di Svi-luppolocale Edizioni), prima indagi-ne nazionale sulla presenza giovanile nell’associazionismo, nel volontaria-to e nelle aggregazioni informali, è emerso come ancora troppo spesso

Scatti al volo... per immortalare la solidarietà. Un immagine vale più di mille parole? La Società San Vincenzo de’ Paoli e il Centro servizi per il volontariato di Brescia cercano quell’istantanea, quella rappresentazione di un attimo che sappia trasmettere non solo momenti di vita associativa, ma anche la propria idea di solidarietà, impegno civile, partecipazione, cittadinanza attiva, aggregazione sociale

e culturale. A catturarla deve essere un ragazzo o una ragazza di età compresa fra i 15 e i 35 anni. Gli organizzatori di “Scatti al volo” vogliono conoscere l’idea, la rappresentazione del volontariato in ogni sua forma, aspetto, particolarità per come è colta e concepita dai ragazzi.Le fotografie, in formato jpeg o tiff, dovranno essere inviate via mail all’ indirizzo [email protected] unitamente alla Scheda di

Partecipazione scaricabile dal sito www.sanvincenzobrescia.it. La premiazione avrà luogo il 3 dicembre 2011 in occasione della Giornata internazionale del Volontario (5 dicembre), presso il PalaBrescia durante una grande festa dedicata a tutti i volontari. Saranno premiati i migliori tre lavori: al primo classificato una macchina fotografica reflex digitale, al secondo e al terzo buoni di 300 e 100 euro per l’acquisto di libri o musica.

I NOSTRI SERVIZI1) Servizio di traduzione e Inter-

pretariato (rivolto ad Aziende,

Enti pubblici).

Consulenza ed assistenza lingui-

stica in convegni, conferenze,

incontri, fiere e visite/training

aziendali.

Interpretariati: interpretazione

simultanea, interpretazione di

trattativa.

2) Servizio di sbobinatura e

battitura testi (rivolto alle

università, enti pubblici, aziende)

3) Formazione: corsi a pagamen-

to di Lingue, Turismo, Informati-

ca, Contabile, ASA, OSS e Riquali-

fica.

4) Servizio di Data Entry, Scanne-

rizzazione dei documenti, Archi-

viazione.

Il servizio è rivolto: alle aziende,

tribunali, federazioni, ospedali,

enti pubblici.

Il servizio viene svolto da ragazzi

diversamente abili con Handicap

Fisico.

5) Verbalizzazione delle multe

(rivolto ai Comuni e alle Provin-

ce).

Il servizio comprende:

Software: sistema accessibile

tramite web;

Esternalizzazione data entry:

caricamento dati (comando o

presso nostra sede);

Esternalizzazione stampa: imbu-

stamento, predisposizione posta-

lizzazione dei verbali.

Esternalizzazione rendicontazio-

ne: caricamento dati - notifiche,

pagamenti, decurtazione punti,

gestione art. 126-bis.

APPLICA

Via Chiassi, 106 - Castiglione delle

Stiviere (MN)

Tel 0376 1818124 www.applica.it

email [email protected]

Page 31: La Voce del Popolo 2011 16

onsegnati”: con questa traccia del “Caleidociclo della carità”, si era conclu-so il convegno delle Cari-tas parrocchiali dello scor-

so anno (17 aprile 2010) imperniato sul “sostare” per rileggere l’essere e l’operare della Caritas e discernere le azioni capaci di favorire presenze di comunione e relazioni di prossimità. “Con|segnati”, proponendo la chiave interpretativa del “con i segnati, per-ché consegnati”, aprirà anche il con-vegno delle Caritas parrocchiali del del 30 aprile, dal titolo “Chiesa, pro-fumo di relazioni”. Nel solco della let-tera pastorale 2010/2011 “Tutti siano una cosa sola”, il convegno si propo-ne di dare valore e vigore alla “scelta pastorale delle relazioni” all’interno di un’esperienza di comunità, di Chiesa. Emblematiche in tal senso le imma-gini-guida che accompagnano l’invito al convegno: in copertina, l’immagine di un intreccio circolare di punti, di fili, di legami che richiama il manda-to della Caritas a “Tessere la carità in parrocchia” (vedi: Giornata Caritas parrocchiali, 2009-2010) ovvero a “Ri-scoprirsi comunità a partire da gesti di quotidiana prossimità” (vedi Gior-nata Caritas parrocchiali, 2010-2011); all’interno, una rivisitazione della nota “Icona della Trinità” di Rublev che rimarca la dinamica relazionale dell’essere consegnati gli uni gli altri, chiamati alla comunione: … perché tutti siano una cosa sola come tu Pa-dre sei in me e io in te siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato (Gv 17,21). Proprio dalla contemplazione dell’Icona del-

lizzato a condividere esperienze, fa-tiche, narrazioni di speranza dell’es-sere “con|segnati”, nonché a eviden-ziare domande da porre al Vescovo nel dialogo previsto il pomeriggio. Culmine della giornata l’incontro con il Vescovo e con la Parola, accompa-gnato dalla consegna a moltiplicare il “profumo di carità” nella quotidiana prossimità di una esperienza di comu-nità. Il convegno si svolge sabato 30 aprile, dalle 9 alle 16.30, presso i lo-cali dell’oratorio San Filippo Neri di Nave (via Monteclana, 3 – Nave), con possibilità di parcheggio in via Sorelle Minola. L’Agape Fraterna sarà curata con contributo di Cast Alimenti. Per info: Caritas diocesana di Brescia: 030-37 57 746; www.brescia.caritas.it.

la Trinità, il convegno prenderà avvio: intervallato dall’accompagnamento musicale del pianista Enrico Pompili, mons. Alfredo Scaratti introdurrà i di-versi aspetti dell’essere “con|segnati” come uomini e donne della carità, co-me Caritas parrocchiali, come comu-nità. A seguire, il confronto in gruppi animato da alcuni facilitatori e fina-

“L’opera ci ha colpito per efficacia, spessore ed originalità”, queste le motivazioni che hanno portato il Servizio promozione sostegno economico alla Chiesa della Cei-Conferenza episcopale italiana a girare, dal 18 al 20 aprile, un video reportage sull’esperienza dell’“Ottavo Giorno”, la piattaforma logistica per la raccolta, lo stoccaggio e la distribuzione di generi alimentari alle Caritas parrocchiali impegnate nel contrasto alla povertà e nel

sostegno alle persone in condizioni di sofferenza alimentare.Il progetto “Ottavo Giorno”, realizzato grazie al contributo determinante della Fondazione Cariplo che, per il tramite della Fondazione Comunità Bresciana, si è impegnata a coprire la metà dei costi del progetto, ha beneficiato infatti anche di una quota parte di contributi 8xmille. Selezionata nell’ambito del progetto “8xmille Doc. Videoinchieste in 4’, volte a “fare trasparenza delle tante e belle

opere e dei progetti realizzati con i fondi dell’8xmille”, l’esperienza dell “Ottavo Giorno” verrà raccontata attraverso i “viaggi della spesa donata” e la voce dei protagonisti, la Caritas diocesana e le Caritas parrocchiali. Il videoreportage, curato da Manuela Borracino e Mauro Capponi, sarà trasmesso nei prossimi mesi su Rai Uno, nel corso della trasmissione “A sua immagine”, sulle reti Tv2000, Sky, Current Tv, oltre che consultabile sul web (www.sovvenire.it).

Page 32: La Voce del Popolo 2011 16
Page 33: La Voce del Popolo 2011 16

iviamo un’epoca in cui dominano la tecnica, il pragmatismo, la conce-zione strumentale delle cose, le “quantità” della

ragione matematica, del calcolo. In essa, c’è poco spazio per il discor-so sul senso del reale, sulle essen-ze profonde di ciò che esiste, per la filosofia. L’uomo in sé ha bisogno tanto della prima dimensione quan-to della seconda. Per questo moti-vo, sta emergendo un ritorno delle domande filosofiche fondamentali, che non possono essere sradicate dall’esistenza umana. La Coopera-tiva cattolico-democratica di cul-tura, cogliendo tale sollecitazione, ha organizzato anche quest’anno un ciclo di incontri dedicato alla filo-sofia che è stato inugurato da Vir-gilio Melchiorre, docente emerito di Filosofia morale nell’Università cattolica di Milano con una confe-renza sul pensiero di Edmund Hus-serl (Prossnitz, Moravia, 1859 - Fri-

le del suo itinerario porta al limite estremo della conoscenza, dove si aprono orizzonti metafisici, che ri-mandano all’assoluto. Come possiamo vedere, la lezione di Husserl stimola il nostro pensie-ro, dicendoci che non dobbiamo fermarci alla superficie delle cose, al torpore dell’immediato, come propone il “pensiero debole”, ma possiamo “leggere” dentro la realtà, cogliendo dei significati, che vanno al di là dei limiti della nostra espe-rienza sensoriale.

È

burgo, 1938). Melchiorre afferma che la filosofia di Husserl si colloca nel cuore della contemporaneità, poiché essa si richiama al percorso teoretico che inizia con Cartesio e affronta questioni cruciali del pen-siero moderno. La sua “fenomeno-logia” vuole approfondire le origini della conoscenza umana, cercando di cogliere le cose e i nostri modi di conoscerle. Secondo lui, a tale riguardo, è fondamentale la “co-scienza”: noi, infatti, percepiamo le cose sempre in essa. Per esem-pio, c’è un albero, noi lo percepia-mo non in modo assoluto, ma nella

nostra coscienza, come nostro mo-do di vedere l’albero. Nell’analisi di Husserl, il pensiero deve sforzarsi di capire il rappor-to tra coscienza e realtà, metten-do tra parentesi tutto ciò che non rientra in tale processo: egli parla di sospensione del giudizio per co-gliere le radici delle cose. A questo proposito, è centrale il concetto di “intenzionalità”: io colgo l’oggetto presente nella mia coscienza. Tutte le nostre conoscenze vivono nella nostra interiorità, per cui il mondo esterno è filtrato dai nostri modi di vedere le cose. Anche il tempo si mostra sia nella dimensione ester-na, del divenire, delle ore e dei mi-nuti, sia nella sfera interiore, come coscienza del tempo che passa e per noi è più importante la secon-da accezione, perché abbiamo una vita coscienziale che elabora tutte le nostre esperienze.Il discorso di Husserl, dice Mel-chiorre, arriva alla “scienza delle

essenze”: noi possiamo intuire le strutture profonde del reale non nell’ambito delle scienze ma in quello del pensiero filosofico. In questo modo, ci accorgiamo che la realtà è costituita di tanti gradi: dalle cose più piccole ai significa-ti più profondi, fino a un orizzonte infinito, che rimanda a una realtà assoluta. Il filosofo, però, qui si ferma, perché esaurisce la sua in-dagine fenomenologica e non può andare oltre. Secondo lui, l’uomo non ha la capacità di definire Dio. Questa è la parte meno nota del-la sua filosofia. Melchiorre rivela che una sua assistente, una suora, ha parlato con lui prima della sua morte sul tema di Dio, che egli non ha quasi mai affrontato nei suoi te-sti. Husserl avrebbe definito la sua filosofia come una “via atea verso Dio”, cioè un percorso puramente di ricerca che ha messo tra paren-tesi l’assoluto per non compromet-tere l’indagine. Tuttavia l’esito fina-

Page 34: La Voce del Popolo 2011 16
Page 35: La Voce del Popolo 2011 16

rescia si appresta a vive-re uno dei rari momenti di elevata valenza cul-turale grazie al “Master-class 2011” che, iniziato

da poco per terminare a novembre, vede il Conservatorio “Luca Maren-zio”, grazie anche al contributo della Fondazione comunità bresciana e di 10 Rotary club del territorio, ospi-tare otto maestri di fama mondiale che si mettono a disposizione degli studenti per un’irripetibile occasio-ne di perfezionamento.È la prima volta che il Conservato-rio, tra i più attivi a livello nazionale con i suoi oltre 700 allievi, distribu-iti nelle due sedi di Brescia e Darfo Boario Terme e un corpo docenti che supera le 130 unità – ha detto il suo presidente Patrizia Vastapa-ne – ospita un master, la cui qualità consente ai nostri studenti di con-frontarsi con il mondo”.“Questo master – ha osservato il direttore del “Marenzio” Carlo Bal-

ro Sobrino, già precocissima prima parte solista nell’Orchestra della Rai di Torino all’americano Philip Moll, pianista camerista di vastissima no-torietà, da Andrea Dieci, definito da molti “la vera star della chitarra clas-sica” al trombettista, compositore e jazzista tedesco Markus Stockau-sen, figlio d’arte e con un’enorme attività discografica alle spalle; per finire con Aldo Ciccolini, il decano dei grandi pianisti italiani e Michele Pertusi, notissimo cantante parmen-se, già Premio Abbiati della critica musicale italiana.Il costo del progetto è di 60mila eu-ro, per la metà sostenuto dal Con-servatorio e per il rimanente equa-mente ripartito tra Fondazione co-munità bresciana e i 10 Rotary club del territorio. “La caratteristica pe-culiare della Fondazione – ha so-stenuto il suo presidente Giacomo Gnutti – è la capacità di convoglia-re le risorse disponibili, per la gran parte provenienti dalla Fondazione

zaretti – offre l’opportunità agli studenti più dotati di ascoltare, confrontarsi, migliorare, effettuare un’immersione nei problemi inter-pretativi ed esecutivi con suggeri-menti d’alto profilo e il nostro più sentito grazie va a chi ha creduto nel Conservatorio e ha permesso la realizzazione di un sogno”. I nomi dei Maestri non hanno quasi bisogno di presentazioni: dal flautista Bruno Cavallo, per molti anni prima parte nell’Orchestra del Teatro alla Scala, al moscovita Sergej Krylov, vincito-re di tre importanti concorsi inter-nazionali; dal clarinettista Giampie-

Comune di Brescia, associazione Officine mentali e Danzalab, presentano lo spettacolo “Una antica Passio bresciana”. Ritenuto uno dei documenti più antichi di volgare bresciano, collocabile nella prima metà del XIV secolo, questa versione della Passio Christi fu editata per la prima volta nella sua interezza nel 1989.Il testo, nato nell’ambito della confraternita dei Disciplinati, diede vita a un fenomeno di massa con pubbliche penitenze e

autoflagellazioni. L’antica “Passio” è un ritorno alle più arcaiche radici della cultura bresciana, a dimostrazione del contributo che la città seppe dare al più vasto panorama della cultura italiana ed europea. Infatti, proprio dalla “passio” trae origine il dramma moderno, un teatro epico che affonda in un patrimonio collettivo di esperienze e fa appello per questo alle emozioni dello spettatore, in particolare essendo qui formulato in lingua materna, il

volgare bresciano, di cui l’anonimo autore fu tra i primi fabbri.In scena Andrea Anselmini, Marcello Bergoli, Elena D’Ambrosio, Giulia Martinelli, Irene Maruelli, Maurizio Milzani; coereografie e costumi di Antonella Massussi; musica elettronica di Camillo Togni;regia ed elementi scenici e sonori di Giorgio Rosa.Giovedì 21 aprile alle ore 20.30 nel Salone Vanvitelliano di Palazzo Loggia, con ingresso libero.

A un anno dalla scomparsa dell’arti-sta tedesco, presso il Museo diocesa-no e presso la biblioteca Queriniana sono allestite due mostre che rendo-no omaggio all’ultimo decennio di at-tività di Anselm Roehr. Nella sala di lettura della Queriniana saranno esposte dal 26 aprile le chine destinate a illustrare il testo di Her-mann Broch, “La morte di Virgilio” (“Der Tod des Vergil”), volume usci-to in edizione limitata in Germania nel 2009 per i tipi di Ulrich Keicher.Nella Galleria piccola del Museo dio-cesano sono invece già esposte le chine originali di tre cicli di ispirazio-ne religiosa: i “Martiri”, i “Quattordi-ci santi ausiliatori” e la “Via Crucis”. I tre cicli, tutt’ora inediti, illustrano bene l’evoluzione dell’arte di Roehr affidata come al solito alla rigorosa

alternanza di bianco e nero. L’arte di Roehr è sempre concepita come commento, come presa in carico di un messaggio già scritto al quale l’ar-tista ha il compito solo di aggiungere uno spunto di poesia e un barlume di bellezza. Le tavole sono una sorta di linfa che esce dal testo e diventa visi-bile nella semplicità del segno inter-pretativo dell’artista. In questo senso egli è creatore per mediazione di uno spazio che condivide interiormente con la cultura, la spiritualità e la reli-giosità. Non inventa i suoi temi: li rin-viene nelle pagine e nelle storie che strutturano l’Occidente dalla classi-cità all’antichità biblica al Medioevo dantesco fino alla contemporaneità in una rilettura continua dell’espe-rienza personale che diventa espe-rienza dell’umanità intera.

Cariplo, verso progetti che permet-tano di migliorare la qualità della vita, comprendendo tra essi quelli legati all’istruzione e alla cultura. La condivisione di un progetto con 10 Rotary supera le cifre in quanto ta-li – ha sottolineato Gnutti – perché rappresenta la capacità e la volontà di soddisfare un bisogno nel segno di un servizio alla comunità”.“Il messaggio rotariano del servizio al di sopra dei nostri interessi – ha evidenziato Silvano Zaglio a nome

dei 10 club – è il filo conduttore che ci lega al Conservatorio e siamo fe-lici di essere scesi dal livello inter-nazionale del ‘global’ a quello loca-le del ‘glocal’, nella realizzazione di un progetto che rende onore ad una delle più prestigiose istituzioni della nostra città”.Le serate finali dei master saranno dei veri e propri concerti di eleva-tissimo livello e ogni informazione è disponibile sul sito www.conser-vatorio.brescia.it

Page 36: La Voce del Popolo 2011 16

iuseppe De Rita (Roma, 27 luglio 1932) socio-logo, laureato in Giuri-sprudenza, è stato tra i fondatori nel 1964 del

Censis (Centro studi investimenti sociali), di cui è consigliere delegato per 10 anni e poi segretario generale dal 1974 ad oggi. In questa veste da anni offre alla riflessione di tutti gli italiani analisi della realtà molto ap-prezzate e studiate. Il 9 maggio del 2006 ha ricevuto 19 voti nelle vota-zioni per la elezione del presidente della Repubblica italiana 2006. Ha otto figli e 14 nipoti.Nell’ultimo rapporto del Censis si esprime un concetto che lei ha ripreso anche in varie inter-viste: il Paese ha un inconscio senza legge né desideri. Che co-sa vuol dire?È un tentativo che abbiamo fatto di traslare a livello sociale un problema di carattere tipicamente individuale.

La regolazione fra desiderio e legge, fra autorità e libertà, è data, almeno sul piano individuale, dall’inconscio che dovrebbe mediare fra le sue pul-sioni. A volte ci riesce, a volte no. Se vince l’autorità c’è la nevrosi, la depressione e quant’altro; invece se vince il desiderio c’è la sregolatezza, la ribellione. Oggi questo fenome-no è scomparso perché l’inconscio non regola più autorità e libertà; so-no venuti meno sia il desiderio che la legge. In sostanza non c’è più la passione della libertà. Questo sul piano individuale è chiaro. Trasferi-re questa analisi sul piano generale della società è un po’ più azzardato. Noi abbiamo tentato di esporlo con grande cautela. La nostra è una so-cietà in cui c’è l’evaporazione del padre come simbolo dell’autorità e della legge, e al tempo stesso si avverte la mancanza di desiderio. Questi due elementi fanno sì che la nostra democrazia sia fragile, imber-

anni. Potremmo dire che in giro per il mondo da una parte c’è il prima-to del mercato sul piano economico e sul piano culturale c’è il primato dell’individuo. A tutti i livelli.La realtà italiana è segnata dal localismo. Che futuro ha questa prospettiva?

be, non abbia esperienze regolatrici dell’inconscio, non abbia neppure più l’inconscio.In questo processo che ruolo ha la globalizzazione, dato che a quel livello la mancanza di rego-le è plateale?La globalizzazione significa mercato, quindi regole del mercato. Ma la glo-balizzazione sul piano sociale non può vivere di mercato. Vive d’altro. Vive di una liberazione dei compor-tamenti che si può ritrovare nel ra-gazzo che fa il bullo a scuola come nel ribelle che a un certo punto de-cide di andare a rintanarsi a Cuba. Lo abbiamo visto nel corso di tutta l’avventura dell’American way of li-fe (traducibile con ‘stile di vita ame-ricano’ o ‘all’americana’ – ndr), che ci ha liberato da tutti i condiziona-menti e ci ha portato all’esaltazione della libertà dell’individuo, all’arbi-trio nei comportamenti individuali, tendenza che si è accentuata negli

Avrà inizio lunedì 2 maggio con il tema “I profeti del sospetto: il presidio di Nietzsche, Marx e Freud nel XX secolo” il corso di “Filosofia del Novecento”, dedicato ai protagonisti del secolo scorso. Il successivo appuntamento del corso che terminerà il 19 maggio sarà il 5 maggio con “Il pensiero cattolico dall’enciclica Aeterni Patris a Benedetto XVI” (saranno affrontati pensatori quali Maritain, Gilson, Bontadini,

Balthasar e Rahner).Relatore degli incontri sarà don Mario Neva, a sua volta accompagnato dal lettoreGuido Uberti.Il corso si terrà dalle ore 20.30 alle ore 22.30 a Cemmo di Capo di Ponte, nella sede della Fondazione Cocchetti. Quota di partecipazione: euro 50,00 a persona. Iscrizioni entro giovedì 28 aprile. Info: www.fondazionecocchetti.bs.it 0364331284.

Una mostra dedicata al movimento Madì, nato in Argentina nel 1944 quando Carmelo Arden Quin, R. Rothfuss, G. Kosice, J. Torres Garcia, M. Mendes, V. Huidobro, L. Prati, E. Bayley, T. Maldonado e M.E. Vieira da Silva fondano a Buenos Aires la rivista “Arturo”, la prima dedicata all’arte astratta del Sud America, fondamentale per il successivo sviluppo dell’avanguardia artistica e letteraria in Argentina. Nella seconda metà del Novecento

Madì si diffonde in tutto il mondo.Madì nasce come scissione di un precedente gruppo denominato “Arte concreto invenction”. “Creazione” e “invenzione” sono la chiave di lettura di “Noir et Blanc”, che ci presenta alcune recenti opere del movimento, nelle quali i geometrismi di colore nero e bianco danno vita a ricerche di gusto optical e cinetico. Fino al 30 aprile, da martedì a venerdì dalle 15.30 alle 19.30, sabato dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19.30 (l.b.).

Page 37: La Voce del Popolo 2011 16

Il localismo è stato per secoli un fat-tore fondamentale di identità. Gli italiani si sono sentiti prima di tutto legati al proprio territorio. L’identità non è un’idea imperiale. L’italiano di-ce: sono lombardo, sono bresciano, sono della Valtrompia, sono di Ab-biategrasso. È un’identità con grandi valori etnici e tradizionali, ma pochi valori attuali. Quando è incomin-ciata la stagione della Lega e giravo l’Italia per conferenze e incontri, al Nord c’era sempre qualcuno che in-cominciava il discorso declinando la sua identità locale e rispondevo, sfottendo: “Io sono romano monti-ciano…”. Che cosa vuol dire?. Nulla, oltre il fatto localistico. Perché non dice se sono intelligente o stupido,

serio o no, non dice che cosa faccio e come lo faccio. Negli ultimi decenni il localismo è stato distorto perché è diventato politico. Per cui se di-co che sono perugino o anconitano non creo problemi perché in quelle zone non c’è un localismo politico. Dove invece ciò è avvenuto, penso alle zone della Lega, si è enfatizzata una connotazione secondaria. Sul piano sociale è un fenomeno che ha dato risultati deludenti. Non so se darà risultati politici. A mio avviso le leggi sul federalismo diranno po-co. Per certi versi sarebbe stato me-glio fare la battaglia non sul federa-lismo regionale, ma sulle autonomie locali che hanno radici culturali più significative.Che contributo possono dare i cristiani per il cambiamento?Il contributo fondamentale è quello di dare senso alla vita, alla storia, al camminare insieme. Se è vero, come credo che sia vero che mercato e in-dividualismo la fanno da padroni, è evidente che le domande fondamen-tali sulla vita (chi siamo? dove stia-mo andando? qual è il futuro che ci aspetta?) restano senza risposte. La crisi delle ideologie in qualche modo ha accentuato questa crisi di senso. Perché dichiarare un’appartenenza (sono comunista, sono socialista, sono liberale, sono democristiano e altro) esprimeva un’identità. Oggi non c’è più nulla e la mancanza di significato può essere un vantaggio per i cristiani. Perché sono gli uni-ci che possono mettere insieme un significato per la terra e oltre la ter-ra. Un significato per la vita di tut-ti i giorni e per la prospettiva che va oltre l’esperienza terrena, per il corpo e per lo spirito. Il cristiano ha questa doppia capacità, quella oriz-zontale della storia e quella verticale trascendente. Capacità incarnata dal Figlio di Dio fatto uomo.

Page 38: La Voce del Popolo 2011 16
Page 39: La Voce del Popolo 2011 16

La primavera a volte riesce a porta-re aria nuova anche nelle emittenti televisive; in questo caso il posto al sole spetta a Rai Uno. Per la rete am-miraglia il mese di marzo si era chiu-so piuttosto male, con il fallimento dell’esperimento “Centocinquanta”, un triste spettacolo di disunità del-la coppia Baudo-Vespa, cancellato dopo solo quattro puntate, un flop di ascolti fra litigi in onda e addirit-tura sputi e insulti dietro le quinte. Per fortuna ci ha pensato Terence Hill a riunire il pubblico disperso dai faccendieri della tv… Ecco infatti la buona notizia di aprile: l’ex don Matteo, per 10 anni amato dal pub-

blico della Rai, indossa ora la divisa di guardia forestale nella mini serie tv “Un passo dal cielo”, in onda ogni domenica sera su Rai Uno. 12 pun-tate prodotte da Rai Fiction e Lux Vide, dirette dallo stesso regista di “Don Matteo”, Enrico Oldoini, che dalle storie del sacerdote di Gubbio ha ripreso il canovaccio e le caratte-ristiche, senza far mancare qualche novità: innanzitutto si tratta della prima serie televisiva a essere tra-smessa in alta definizione sul cana-le digitale Rai HD. Un’ottima scelta di produzione, considerando che le storie si svolgono nel Parco natura-le delle Dolomiti di Sesto, in Alta Val

Pusteria, Trentino-Alto Adige. Sce-nari mozzafiato e riprese aeree mol-to suggestive di un’Italia “a statuto speciale” esaltata nella sua magnifi-cenza paesaggistica. Altra presenza d’eccezione è il commento musica-le di Pino Donaggio (un altro dello staff di “Don Matteo”), ben definito e sempre appropriato. Tutti i perso-naggi hanno il loro lato interessan-te, alcuni forse troppo esasperati ma comunque nei limiti stilistici della fiction popolare. Una serie tv tecni-camente eccellente, molto curata e ben pubblicizzata. Ecco la Rai che funziona, potremmo dire. Se non fos-se per un dettaglio odioso che sto-

na irrimediabilmente con tutto il re-sto: durante la fiction ogni 20 minuti compare una scritta in basso a sini-stra dello schermo: “Nel programma sono presenti inserimenti di prodot-ti a fini promozionali”. Infatti in al-cune scene saranno ben presenti e molto riconoscibili, inquadrati come in uno spot pubblicitario, alcuni pro-dotti di famose marche commerciali che fanno da “sponsor viventi” all’in-terno delle storie. Quindi oltre alle abituali interruzioni pubblicitarie, dovremo subire i brand che irrompo-no sulla scena e diventano per un at-timo gli attori principali nonostante la sceneggiatura non ne abbia affatto

bisogno: c’è chi guida un fuoristrada del quale è ben in evidenza marca e modello, chi mangia uno yogurt di una famosa marca tenendo l’etichet-ta a favore di cinepresa… Non basta-va già assistere a tonnellate di spazi pubblicitari sulla tv di Stato. Ades-so mentre siamo concentrati sulla storia che ci viene raccontata, non possiamo fare a meno di notare quel dettaglio ben definito, quel marchio che durante la nostra fiction prefe-rita ci ricorda che, anche se per un paio d’ore ci sembra di essere fra i monti del Trentino, in realtà siamo sempre dei consumatori in coda allo stesso supermercato.

Page 40: La Voce del Popolo 2011 16

“Annuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam” annuncia il cardi-nale protodiacono alla folla festante in piazza San Pietro. E il film sarebbe già finito, se il nuovo eletto al Soglio Pontificio non urlasse e, in preda al panico, si mettesse a correre per le stanze vaticane. “Habemus Papam” di Moretti, dopo le immagini reali del funerale di Giovanni Paolo II, parte da qui, dalla crisi tutta umana di un uomo che si trova scelto a guidare la Chiesa, con tutte le responsabilità del

mma Marrone, nota co-me Emma, è l’ultima vincitrice del concor-so musicale “Amici”, nonché cantante a fian-

co dei Modà del brano “Arriverà”, giunto secondo al recente Festival di Sanremo ma trionfatore negli ascolti radiofonici e nei download da piattaforme digitali. Emma ha al suo attivo da solista, prima di que-sto nuovo album intitolato “A me piace così”, solamente l’ep “Oltre”, presentato subito prima della vitto-ria ad “Amici” del 2010.Prima di addentraci in questo suo cd (la cui edizione sanremese con-tiene anche “Arriverà” cantata in coppia con i Modà), è necessaria una doppia premessa. La prima è che chi scrive non è un fautore del-la musica in tv, preferisce ascol-tarla oppure viverla dal vivo, dove l’emozione è vera e istantanea. La seconda è che, nonostante questo, non c’è un pregiudizio nei confronti di chi partecipa ai concorsi televi-sivi, che sembrano diventati la pa-nacea del mercato musicale ma che in realtà stanno già riscontrando un calo negli ascolti. A questi parteci-pano molti ragazzi bravi e prepara-ti musicalmente, ai quali purtrop-po vengono imposti dei paletti ben

precisi: un certo tipo di canzoni, un certo tipo di suono, un certo stile di canto. Originalità bandita quindi, il che vuol dire tarpare le ali a chi vi partecipa e chiudere le porte a chi è fuori dal branco. Detto ciò passia-mo ad analizzare questo cd, secon-do lavoro di Emma, fiorentina di nascita ma salentina di residenza.Emma si presenta scortata da una voce piuttosto grintosa (è eviden-te come tra i suoi riferimenti ci sia Gianna Nannini) e con un’immagine vagamente trasgressiva. Le canzoni sfilano tutte secondo stilemi piutto-sto noti a chi mastica il pop italiano. Arrangiamenti quindi un po’ gonfia-ti e uno stile poco riconoscibile, a parte la voce. Emma si infila così in un percorso che la rende fruibi-le a un ampio pubblico, a discapito però di scelte meno scontate mu-sicalmente, alle quali la cantante

avrebbe potuto certamente ambi-re. Il disco risulta così imbrigliato, adatto a un ascolto giovanile e poco durevole per una cantante che, se indirizzata altrove, potrebbe punta-re a prodotti più interessanti, grazie anche alla sua notevole personali-tà. Anche una canzone molto bella come “La lontananza” di Domenico Modugno, seppur resa con rispetto ed equilibrio, fa fatica a distinguersi dal resto dei brani, e questo ci pare piuttosto sintomatico a proposito del lavoro di omologazione operato in fase di produzione. Non ha col-pe Emma, piuttosto la causa è da ricercare nell’idea che sta a monte di questi progetti troppo pensati a tavolino.Un disco non brutto ma sicuramen-te piatto, nonostante alcune canzo-ni piacevoli e la voce graffiante di Emma. Tra i brani del disco quelli che catturano di più sono il bel sin-golo sanremese, “Arriverà”, spinto soprattutto dalla voce di France-sco “Kekko” Silvestre; “Cullami”, introdotto da un bel gioco di piano iniziale; “Con le nuvole”, sinuoso e avvolgente ed “Emozioniamoci ora”, con la voce un po’ indolen-te di Emma che attraversa questo pezzo sorretto da un’ottima chitar-ra ciondolante.

Page 41: La Voce del Popolo 2011 16

ruolo. Il tema è questo: la fragilità, l’in-terrogativo, il senso di inadeguatezza di un uomo davanti ad un incarico im-portante. Avrebbe potuto raccontare l’incertezza e il timore di chiunque davanti ad un incarico di grande re-sponsabilità; Nanni sceglie la Chiesa. Un senso di inadeguatezza porta Papa Melville, interpretato da Michel Pic-coli che comunica con le espressioni più che con le parole la confusione che il personaggio vive, a cercare di uscire dalle mura del conclave, me-

scolarsi alla gente; si avvicina a una compagnia teatrale che sta mettendo in scena Cechov. Chiari riferimenti a Giovanni Paolo II. Mentre il neoletto si trova per le vie di Roma, i cardinali e Moretti, nei panni di uno psicanali-sta chiamato per aiutare il Papa, re-stano chiusi in S. Pietro, ignari della sparizione del Pontefice: diventano macchiette che alleggeriscono i toni. “Habemus Papam” è un film ben gira-to, ben diretto, ma in tutto questo la crisi del Papa e del mondo davanti al

balcone che rimane vuoto appare po-co approfondita. Manca interamente l’aspetto della spiritualità, della pre-ghiera di quella tensione verso l’Infi-nito che può risolvere la situazione, che senza, ovviamente, non evolve e porta a un finale morettiano. Moretti è un ateo ma nel raccontare la storia di un uomo che è il Papa non si può cancellare con un colpo di spugna la fede. La storia del cinema è ricca di esempi di registi atei che hanno gira-to film legati al messaggio cristiano,

lasciando aperta la porta della presen-za del Divino, in molti modi, ma mai escludendola. Come se in un film su Buddha escludessimo la meditazione e la spiritualità. In un momento sem-bra aprirsi al fascino della fede quan-do il Papa assiste a una messa in cui un sacerdote parla della necessità di riconoscersi bisognosi e di un Dio mi-sericordioso che si china a curare le ferite. Ma è solo un attimo, anche se ne avrebbe segnato il finale.In fondo senza infamia e senza lode.

Page 42: La Voce del Popolo 2011 16

uove norme per le aper-ture degli esercizi com-merciali, con maggiori possibilità di apertura domenicale, divieto di

vendita del pane fresco la domenica, negozi e centri commerciali sempre aperti la domenica nei Comuni a vo-cazione turistica, maggiori facilita-zioni di apertura domenicale per gli outlet. Erano state queste alcune delle novità introdotte da una legge che il Consiglio regionale lombardo aveva approvato nel 2007. Una normativa che nelle intenzioni dei suoi promoto-ri doveva dare risposte concrete alle richieste delle categorie, del territorio e dei Comuni, “tenendo conto – era uno dei commenti dell’epoca – anche delle profonde trasformazioni sociali e dei cambiamenti nelle abitudini dei consumatori”. Una legge che, per chi in consiglio regionale aveva espres-so voto negativo, avrebbe finito con l’aggravare la crisi dei piccoli negozi impossibilitati a reggere la concorren-

zi alla richiesta portata avanti da una sparuta minoranza che chiedeva il su-peramento del loro riposo domenica-le. Riposo, continuava ancora la loro lettera , che “è frutto di una conquista del settore (titolari e dipendenti) visto che il nostro è un lavoro usurante e di grande sacrificio per cui i lavoratori del settore, titolari e dipendenti, non sono disponibili a sacrificare ancor di più il tempo da dedicare alle famiglie”. Il sindacato panificatori chiedeva al Vescovo un sostegno morale, “con-sapevoli – scrivevano – che questa è una battaglia contro corrente rispetto

Un protocollo d’intesa a quattro per lo sviluppo dell’economia e delle infrastrutture della regione del Garda: è questo l’accordo che la Confartigianato di Brescia, l’Associazione artigiani e piccole imprese della provincia di Trento, Confartigianato imprese di Mantova e Unione provinciale artigiani di Verona hanno ratificato a Brescia un importante documento di collaborazione. La ratifica del protocollo d’intesa, è stato detto in occasione della

firma, è stato favorito anche dal recente insediamento del comitato delle Provincie del Garda formato dai presidenti delle amministrazioni provinciali di Brescia, Verona, Trento e Mantova. Le organizzazioni che si sono date appuntamento a Brescia rappresentano oltre 40mila imprese artigiane. Il documento condiviso impegna i sottoscrittori a marciare compatti, senza alimentare divisioni e particolarsi, in tutte quelle azioni politiche

ed economiche che siano utili al rilancio del sistema di quella che è stata definita “Regione del Garda”. Il protocollo d’intesa dedica un’attenzione particolare al tema delle infrastrutture già realizzate (sistema aeroportuale del Garda) e a quelle future come il corridoio 5, l’alta velocità ferroviaria. Le associazioni firmatarie hanno anche chiesto di essere coinvolte nella definizione di politiche turistiche di tutela del territorio gardesano.

za dei grandi centri commerciali. La legge regionale del 2007 stabiliva un numero fisso di giornate domenicali e festive in cui le attività commercia-li potevano restare aperte. La legge, salvo deroghe motivate da parte dei Comuni interessati, prevedeva inoltre un divieto generale di vendere il pane nelle giornate domenicali e festive, al fine di garantire il riposo settimanale dei panificatori. Per qualche anno la situazione è andata avanti in questo modo tra le proteste di larga parte del mondo cattolico e la sostanzia-le indifferenza di tanta gente che ha continuato a frequentare i centri com-

merciali anche la domenica. Nei mesi scorsi, però, si è riaperto in Lombar-dia il dibattito sul riposo domenicale dei panifici. In nome della liberaliz-zazione, infatti, la Giunta lombarda ha proposto una serie di modifiche al Testo Unico regionale in materia di commercio e fiere; tra queste an-che l’abolizione del divieto di vendi-ta del pane panificato nelle giornate festive. Le immediate proteste della grande maggioranza degli operatori del settore avevano portato ben pre-sto all’archiviazione di questa ipote-si. Partita chiusa, allora? Tutt’altro, dal momento che la normativa regio-nale sul commercio dava facoltà alle singole amministrazioni comunali di concedere deroghe. Un escamotage a cui molte realtà, anche nel Bresciano, hanno fatto ricorso. La normativa re-gionale, infatti, dava la facoltà ai Co-muni, al di fuori dei circuiti turistici, di permettere l’apertura festiva degli esercizi commerciali, panifici inclu-si, in casi eccezionali. “Il problema

- affermano Francesco Mensi e Pa-olo Carrara, presidente e segretario del sindacato panificatori di Brescia - che il concetto di eccezionalità è sta-to annacquato, andando a mettere a repentaglio quello che per tantissimi panettieri bresciani è un diritto sacro-santo come quello del riposo festivo”. Visto che per molti panificatori la sop-pressione del riposo festivo avrebbe messo a repentaglio anche la loro vita di fede, il sindacato ha preso carta e penna e si è rivolto direttamente al ve-scovo Monari. “Eccellenza – si apriva la lettere inviata al Vescovo il 7 febbra-io scorso – desideriamo sottoporre al-la Sua attenzione la preoccupazione della maggioranza della nostra cate-goria rispetto all’eventualità dell’aper-tura alla panificazione domenicale e festiva dei forni; tema costantemente al nostro ordine del giorno e oggetto di grandi pressioni in tal senso sul legislatore regionale”. I panificatori chiedevano a mons. Monari di condi-videre la loro preoccupazione dinan-

Page 43: La Voce del Popolo 2011 16

Tra le numerose iniziative promozionali messe in atto da Terranostra e Coldiretti Brescia a supporto delle aziende agrituristiche associate è stata realizzata, in collaborazione con MrMap, la guida degli Agriturismi di Terranostra Brescia in un nuovo formato tascabile che, una volta aperta, diventa una vera e propria mappa della provincia. La guida è acquistabile inserendo un solo euro nei distributori automatici (nella foto) installati in tre dei

principali parcheggi di Brescia: piazza Vittoria, piazzale della Stazione e Goito. Sulla guida di Terranostra Brescia si trovano da un lato le attività agrituristiche, e ogni riferimento utili all’utente per contattare l’azienda, dall’altro la cartografia della provincia di Brescia con la collocazione geografica delle aziende stesse. Presente sulla guida anche l’elenco delle imprese agricole aderenti all’associazione Agrimercato di Brescia, imprese Coldiretti che

hanno attivato la vendita diretta dei loro prodotti. “Terranostra ambisce a individuare soluzioni promozionali innovative a favore delle sue aziende – ha affermato la presidente dell’associazione Alessandra Morandi – e, quando ci è stata presentata la proposta abbiamo pensato che facesse al caso nostro”. “La guida – ha affermato il presidente di Coldiretti Brescia Ettore Prandini – incontra le esigenze dei turisti che possono avere a disposizione una guida chiara ed economica”.

ur non avendo una delega specifica (in consiglio re-gionale è presidente della III Commissione Sanità e Assistenza, ndr.) Marghe-

rita Peroni, consigliere regionale Pdl, segue da vicino il tema del riposo fe-stivo degli operatori del commercio. “Già qualche anno fa – ricorda il con-sigliere regionale – avevo sottoscritto la campagna lanciata da Mcl per ga-rantire ai tanti lavoratori del commer-cio il riposo festivo come occasione per stare con le proprie famiglie e, per chi crede, di vivere la propria vita di fede”. Per questo motivo quando nel-le prime settimane di questo 2011 è uscita la notizia di una iniziativa del-la giunta regionale per concedere una deroga al divieto della panificazione domenicale, Margherita Peroni ha im-mediatamente contattato l’assessore Stefano Maullu, titolare delle deleghe in materia di commercio, turismo e servizi, per chiedere spiegazioni. “Mi è stato risposto che si trattava soltanto di un ragionamento fatto ad alta vo-ce – ricorda il consigliere regionale – e che non c’era nessun atto forma-le a sostegno di tale ragionamento”. Oltretutto, questa la spiegazione da-

ta da Maullu a Margherita Peroni, si trattava di considerazioni fatte nell’in-teresse proprio della categoria dei pa-nificatori. “Visto che in molti centri commerciali viene messo in vendita nelle aperture domenicali pane pre-confezionato – questa la spiegazione data dall’Assessore – si voleva dare la possibilità ai panificatori che pro-ducono pane artigianale di fornire ai consumatori il loro prodotto”. La le-vata di scudi della grande maggioran-za dei panificatori ha fatto rientrare il tutto, “tanto che – afferma Margherita Peroni – mi pare di poter dire che la proposta di derogare al divieto regio-nale di panificazione festiva sia defi-nitivamente tramontata”. Resta pur sempre, però, il tema delle deroghe che le singole amministrazioni comu-nali possono dare ai loro panificatori.

ad un volere trasversale della politica che sembra badare solo ad una libera-lizzazione senza regole evocando un retorico consenso popolare, facile da ottenere quando si parla del sacrificio altrui. Un volere che non guarda ad al-tro che a rendere tutto funzionale alla mercificazione senza alcun riguardo alla persona, alla famiglia e al credo personale”. Mons. Monari non solo ha fatto proprie le preoccupazioni che gli sono state presentate dai panificatori aderenti al sindacato, ma ha compiu-to anche un ulteriore passo. E così, nel corso di un incontro, il 29 marzo scorso il Vescovo si era assunto l’im-pegno di mettere mano anche a un documento su una questione tanto importante. “Per noi – continuano il Presidente e il Segretario del sindaca-to panificatori – l’appoggio di mons. Monari è di grande importanza e ci dà maggior forza nel proseguire la batta-glia contro la deroga facile al divieto di panificazione nei giorni festivi”. Quella portata avanti dalla categoria

è anche una battaglia per dare alla stessa un futuro. “Se viene meno an-che il diritto al riposo festivo – affer-mano Francesco Mensi e Paolo Car-rara – sarà sempre più difficile trova-re giovani disposti a investire in una professione che richiede tanti sacrifi-ci”. Sono 530 le fornerie in provincia di Brescia; 150 in città; circa 1600 le persone occupate complessivamen-te, a fronte di un consumo giornalie-ro procapite nel Bresciano, riferito al 2010, che è di 120 grammi a testa. I pa-nificatori aderenti al sindacato che fa capo all’Associazione artigiani, hanno presentato le loro preoccupazioni ai parlamentari e consigliere regionali eletti nella provincia di Brescia per-ché si facciano portatori delle loro ragioni nelle diverse sedi istituzionali. Non sono mancati poi i contatti con le Acli e Mcl, associazioni che in passato si erano fatte promotrici di campagne di sensibilizzazione contro l’abolizio-ne del riposo settimanale imposta a tanti lavoratori.

“Anche in questo caso – sono con-siderazioni del consigliere regionale – mi pare di poter dire che i paletti messi dalla legge regionale siano ab-bastanza limitanti. Per prevenire in-terpretazioni estensive delle deroghe è bene iniziare a fare fronte comune”. A partire dai panificatori che devono dissuadere i colleghi che panifica-no anche la domenica “senza titoli”.

Monitoraggio dell’acqua, del suolo e dell’aria, raccolta dei dati e studio dei risultati ottenuti, sono questi alcuni dei punti sviluppati nel protocollo siglato lo scorso 16 aprile dalla Fon-dazione Cogeme onlus e 18 Comuni della Bassa bresciana. Nel castello di Padernello, i sindaci hanno firmato i protocolli d’intesa “Pianura sostenibi-le” validi per i prossimi quattro anni. Il progetto prevede una campagna di monitoraggio secondo 43 indicatori ambientali, di contesto e socio-eco-nomici stabiliti durante il tavolo di lavoro del 2010. Tra maggio e giugno verranno quindi raccolti i dati riguar-danti l’acqua, il suolo, l’aria ma anche i rifiuti, il traffico e le politiche energeti-che dei Comuni aderenti. I risultati sa-ranno una fonte importante per com-prendere i punti di forza ma anche le

criticità del territorio, soprattutto per quanto riguarda la qualità dell’aria ed il traffico. Si tratta di un progetto im-portante anche dal punto di vista eco-nomico: la Fondazione Cogeme (pre-sieduta da Giovanni Frassi) si farà ca-rico dei costi di progettazione, gestio-ne, della direzione scientifica e delle consulenze, mentre i 90mila euro del noleggio delle strumentazioni e delle attrezzature di monitoraggio verran-no ripartite tra i Comuni partecipanti in base ad una quota proporzionale alla popolazione. Il monitoraggio, già sperimentato in Franciacorta, oltre ad indirizzare future politiche ambienta-li, potrà permettere anche l’accesso a bandi e finanziamenti che spesso co-stituiscono una boccata d’ossigeno per le amministrazioni locali in tempi di magri bilanci.

Page 44: La Voce del Popolo 2011 16

ettimana da terremoto quel-la che si conclude con la sfida con il Milan sabato 23 aprile alle 19 al Rigamonti. Il primo scossone al Brescia

e alle sue certezze è arrivato dalle vi-brazioni che hanno nei primi minuti di Genoa-Brescia hanno scosso la tra-versa della porta di Eduardo, dopo il colpo di testa di Caracciolo. La prima scossa che annuncia il disastro. Se-conda scossa: la polemica tra Prezio-si e Iachini che reso ancor più il clima teso attorno all’ambiente Rondinelle. Il terremoto vero e proprio arriva ad inizio settimana: Gino Corioni annun-cia che il suo rapporto con il Brescia è finito. La città ha bisogno di altro, dice il patron delle Rondinelle, ha bi-sogno di qualcuno che possa ancora investire per permettere al Brescia di rimanere in Serie A e lottare per l’Europa League, nel caso arrivi la salvezza, o allestire una squadra che lotti per la Serie A, se la conclusione di questa stagione sarà quella meno lieta. Un cambio della guardia che ha già portato alla ribalta alcuni nomi dello sport e dell’industria; su tutti Giuseppe Pasini, patron della Feral-pi Salò, presidente della Federacciai. Interpellato ha lasciato aperta la pos-sibilità a una compartecipazione con altri. Che Corioni voglia vendere non è una novità, ma è nuova l’amarezza con cui Gino si è espresso. Futuro, forse lontano o forse vicino, ma fu-

turo non immediato. La matemati-ca, quella benedetta matematica mai amata tanto, ci tiene ancora in vita e dà ancora speranza. Il cammino per la salvezza passa da cinque gare, su tutte gli scontri con Sampdoria e Ce-sena, ma perché queste siano fonda-mentali per la permanenza in A, non bisogna perdere il contatto con quelle davanti. Quindi anche la sfida con il Milan di sabato sera è fondamentale.

Il Brescia, come i rossoneri, saran-no avvantaggiati dal fatto che le altre squadre avranno già giocato alle 15. I risultati potrebbero aiutare e mette-re le ali ai piedi o appesantire ulterior-mente le gambe degli uni o degli altri. Nella stessa giornata la Sampdoria an-drà a Bari, l’Udinese ospita il Parma, il Bologna accoglie il Cesena e Geno-va arriva il Lecce. Per gli uomini di Allegri, con mezzo scudetto sul pet-

Centrale del Latte che conclude la stagione regolare al secondo posto in classifica. La sconfitta casalinga contro Trento (74-71) ha fatto perdere il primato in classifica passato alla Copra Piacenza. Quindi sarà Perugia l’avversaria dei biancoazzurri nel primo turno degli spareggi promozione. Formula che prevede cinque gare al meglio delle tre vittorie. Si comincia domenica primo maggio al San Filippo, stesso discorso mercoledì 3. Venerdì 6 e domenica

8 si va a Perugia e l’eventuale bella sarà di nuovo in programma a Brescia l’11 maggio. Dall’altra parte del tabellone si affonteranno Piacenza e Treviglio con i primi avvantaggiati dal fattore campo. Le due vincenti accederanno al secondo turno in programma dal 15 al 25 maggio. Scontri play out, invece, fra Trento-Pavia e Castelletto-Trieste. Retrocedono Siena, Recanati, Senigallia, Riva del Garda, Ozzano ed Osimo. (m.c.)

to e senza giocatori illustri come Pa-to e Ibrahimovic saranno interessati a Palermo-Napoli e un poco meno a Inter-Lazio. Tutto può ancora succe-dere. Intanto i tifosi della Curva Nord hanno cominciato i festeggiamenti per il centenario e continueranno fi-no all’1 maggio a S. Polo. Il Brescia ha inoltre presentato il progetto “Io tifo positivo” realizzato da Comunità Nuova a cui aderisce con Provincia di Milano, Regione Lombardia, Coni Milano, Inter, Milan, Gazzetta dello sport e Armani Junior. L’obiettivo è formare una cultura della sportività, in contrasto al tifo violento. L’idea al-la base del progetto è quella di orga-nizzare una serie di azioni educative rivolte agli studenti delle scuole pri-marie e medie entrando in classe con operatori preparati. Nella partita Bre-scia-Milan i giocatori entreranno in campo accompagnati da bambini che indosseranno la maglia “Io tifo positi-vo”. Collegamenti in diretta su radio Voce(88.3 - 88.5) a partire dalle 18.45.

Se la prima squadra maschile ha con-quistato matematicamente i play off promozione dominando il campiona-to di A1, a Calvisano i riflettori della palla ovale da due anni a questa par-te sono anche puntati sulla forma-zione femminile. La neonata squa-dra “in rosa” comincia a raccogliere i primi frutti conquistando il titolo di campione di Lombardia nella Coppa Italia a 7. In realtà la conquista era pressoché certa con una giornata

d’anticipo ma nello scorso fine setti-mana si è avuta la certezza assoluta del successo regionale e della parte-cipazione alle finali nazionali fissate per il 15 maggio prossimo a Noceto. “È una grandissima soddisfazione” ha commentato coach Pierato, al se-condo anno sulla panchina giallone-rorosa. Questo il percorso: Calvisano che ha vinto per 5-0 contro il Monza, 3-2 contro il Cogoleto e ha pareggia-to 1-1 contro il Lovere. In virtù di tali

risultati si è piazzata al primo posto nella classifica di giornata, a pari me-rito, con il Lovere. Il piazzamento ha consentito alle ragazze bassaiole di andare molto oltre, nella conquista dei punti necessari alla vittoria del girone. La squadra calvisanese da tempo si distingue per la qualità del proprio gioco, molto più inclinato a sfruttare schemi, velocità e qualità tecniche che la potenza fisica. Non a caso – infatti – al termine della scorsa

stagione la femminile è stata premia-ta con la targa disciplina. L’allenato-re Pierato ha potuto contare − oltre all’apporto di una rosa competitiva – del sostegno del suo vice Massimo Capelletti. Ed ora serve la ciliegina sulla torta: provare a strappare un buon piazzamento alle finali nazionali del 15 maggio. Prima di ciò, però, c’è da tifare per i colleghi uomini visto che in palio c’è il ritorno nell’élite del rugby dopo due anni di purgatorio.

Page 45: La Voce del Popolo 2011 16

l weekend pasquale costituirà l’occasione ideale per ricarica-re le pile in vista della volata fi-nale che condurrà agli scudetti. Nel calcio a 11 la finale potreb-

be regalare il bis della Supercoppa di inizio stagione, che vide opposte Ea-gles Bagnolo e Fuorimisura. Le loro ambizioni, però, saranno ostacolate in semifinale da Scaglioni e Alfan Calcio. Anche il calcio a 7 ha le sue quattro candidate al titolo. Da una parte ci sono Bovegno e Carrozzeria Bosini, dall’altra Saip e Noce. Ottavi e quarti hanno mietuto vittime illustri come i campioni in carica di ER Costruzioni in ferro, Cafè Noir e Cigolese. Nel ta-bellone del calcio femminile spicca una semifinale epica, quella tra Bovez-zo e Brescia Femminile, che nella pas-sata stagione furono protagoniste as-solute in campo provinciale, regiona-le e nazionale. Una sola, questa volta, potrà accedere alla finalissima, dove troverà la vincente di Sale – Castene-dolo. Tempo di quarti di finale nel cal-cio a 5, dove il Giglio Costruzioni ha abdicato anzitempo al trono provin-ciale. Calcinato - Caffè Danesi; Faggi di Eva - Futsal Gavardo; Orzinuovi – Bar La Corsina; Virtus Capriolese Jr – Polpenazze le gare in programma. Nel mondo del calcio giovanile sono giorni di attesa per i top junior in vi-sta delle semifinali. Smv affronterà Hotel Catullo, mentre Asco Vestone se la vedrà con i gussaghesi del Sale. Il percorso degli juniores sarà un po’ più lungo. Fontana – Padergnone; Pu-

La carovana ciclistica ciessina ha toccato le rive del lago d’Iseo lo scorso fine settimana in occasione del VII Memorial Vezzoli, gara valevole come terza prova di coppa Primavera disputata a Provaglio. Circa 130 corridori si sono sfidati su un percorso di 6,3 km, suddivisi in due partenze distinte. La prima ha coinvolto i ciclisti delle categorie senior 1, 2 e gentlemen e ha visto trionfare Angelo Corini, dominatore di una gara che in cui il gruppo è rimasto piuttosto compatto fino alle

pedalate finali. Dietro all’atleta della Mobilbrix si è piazzato Gianbattista Marchina dell’Ospitaletto, terzo Vittorio Benedetti (Cicli Benedetti). Il copione di gara è stato simile anche tra gli junior, dove Claudio Pizzoferrato (Borgosatollo Cycling) ha tagliato il traguardo per primo precedendo Matteo Benedetti (Cicli Benedetti) e Giacomo Venturini (Pedale Orceano Sachesghinghem).Le ruote torneranno in sella il primo maggio a Flero, dove si terrà il III Gp Industriale Gomma.

lival Service – Bar Cantuccio Odolo; Treviso Bresciano – San Giacomo; Nozza Alfacond – Aurora Lumezzane saranno gli accoppiamenti dei quarti di finale. Tra gli under 14 sono certi del passaggio ai quarti solo Serafica San Carlo, Augusta A, Asco Vestone e Bovegno, mentre è tutto chiaro nella categoria allievi, dove il San Giacomo sogna una finale in famiglia tra le sue

formazioni ’95 e ’96. Rock Torbiato e Gazzolo vogliono rovinare la festa al sodalizio cittadino. Intanto arrivano i primi verdetti dalle zone, dove le migliori formazioni di Eccellenza del calcio a 7 continuano la caccia alla promozione in Elite. Nella Bassa oc-cidentale Brandico si aggiudica il tito-lo battendo 4-3 in finale Berlinghetto, che cercherà il salto di categoria attra-verso i playoff. La finale cittadina si disputerà il 6 maggio sul campo della Torricella. Il giorno successivo arrive-ranno i verdetti in Valtrompia, Bassa orientale e Sebino con le sfide deci-sive a Tavernole, Gambara e Timoli-ne. Chiude il sipario la Valverde con le partite dell’8 maggio a Bedizzole.

Page 46: La Voce del Popolo 2011 16

Lettera apertasull’accoglienza

Egr. direttore,siamo un gruppo di insegnanti dell’Istituto statale “Don Lorenzo Mi-lani” di Montichiari, fortemente pre-occupati per le repentine dichiarazio-ni di contrarietà emerse nel consiglio comunale di Montichiari del 5 aprile 2011 in relazione alla possibilità di ac-cogliere nella Caserma Serini, in lo-calità Fascia d’Oro, una parte dei pro-fughi in arrivo in Italia in questi giorni dal Nord Africa.Per quanto riguarda il nostro ruolo di educatori, non solo ci impegniamo a sviluppare con gli studenti una discussione seria, infor-mata e responsabile su questa delica-ta tematica, ma segnaliamo anche la nostra piena e consapevole disponi-bilità a realizzare attività e iniziative di solidarietà concrete con le persone bisognose di aiuto che oggi ci chiedo-no di essere accolte nelle nostre terre. Chiediamo a tutte le autorità che stan-no per competenza seguendo questa drammatica vicenda di valutare insie-me l’opportunità di coinvolgere il no-stro Istituto, con la sua quarantennale cultura della fratellanza fra i popoli, nello studio e nella realizzazione di forme di ospitalità diretta tra le mura della scuola di uno o più nuclei fami-liari migranti. Confrontarsi quotidia-namente con le loro problematiche costituirebbe per i nostri ragazzi una straordinaria possibilità di apprende-re dal vivo elementi concreti e tangi-bili di educazione alla cittadinanza e alla interculturalità. Facciamo appello a tutte le donne e agli uomini di buona volontà affinché almeno in questa vi-cenda prevalgano le ragioni dell’uma-nità e del buonsenso. 44 insegnanti del “Don Milani”

Pasqua di risurrezione

Egr. direttore,siamo alle porte della Pasqua di ri-surrezione e stavolta vorrei narrare la risurrezione di alcune anime che nei decenni scorsi erano nel pecca-to. Queste che narro le ho sentite a Radio Maria in una recente discus-sione durante una tavola rotonda: come muore un ateo. Un sacerdote va a trovare un morente, chiamato da sua madre. Il malato chiede chi sia e saputo che era un prete lo vuol man-dare via. Ma questi gli parla in modo dolce e convincente, dicendo che sua madre l’aveva pregato di venire a tro-varlo. Allora l’uomo si mette a dialo-gare e alla fine chiede i sacramenti. Il sacerdote glieli imparte e qualche giorno dopo egli rende l’anima a Dio. In tal modo la sua anima che era nelle tenebre ora vedrà la luce del divin Ri-sorto. Il secondo episodio parla di un giovane che si presenta ad un missio-nario e gli dice che la notte prossima si sarebbe suicidato. Il motivo è che la sua fidanzata l’aveva lasciato e lui troppo addolorato vuole farla finita. L’uomo di Dio mentre, come dice lui aspetta un aiuto dallo Spirito santo guarda il coltello con il quale il ragaz-zo voleva attuare il suo folle gesto di-cendo che quello non era adatto e bi-sognava comperarne uno nuovo. Poi si mette a ragionare dicendogli che se la fidanzata lo aveva lasciato non lo amava e nella sua grande città ne avrebbe trovata un’altra che l’avreb-be fatto felice. Allora il giovane ascol-ta volentieri e chiede al sacerdote dove può parlare ancora con lui e il prete tutto contento annuisce e gli dice come trovarlo. Da quel giorno il ragazzo non perde più una messa la domenica, trova la fidanzata, si spo-

sano e hanno una vita felice. Anche in questo caso egli passò dal diavolo a Dio. Il missionario poi diceva che questo fu il più bel giorno della sua vita. La terza storia riguarda ancora un sacerdote. Un giorno questo vuol andare a trovare la mamma. Sale su una corriera dove c’erano tutti pro-testanti che andavano in gita. Il prete prende la corona e recita il rosario. Una donna che gli è vicina lo guar-da in continuazione. Ad un tratto vi è un incidente un ragazzo è travolto e ferito grave, ma nessuno si muove. Il prete scende pulisce il giovane e chiama dei contadini perché lo aiuti-no. Intanto lui lo fascia e fa tutto per alleviargli il dolore, Poi alcuni uomi-ni lo portano all’ospedale. Egli risale sulla corriera e la donna che l’aveva sempre guardato gli dice: grazie, og-gi lei mi ha fatto vedere come abbia applicato bene la parabola del buon samaritano. L’ultimo fatto ha un lie-to fine. Son due sposi che decidono di far morire la creatura che la don-na ha nel grembo. Ma quella mattina il celebrante parla proprio della vi-ta che noi dobbiamo rispettare. Ve-nendo a parlare dell’aborto dice tra l’altro: non uccidete mai il frutto del vostro amore, quel bimbo potrebbe divenire medico, sacerdote... Queste parole fanno desistere i due sposi a commettere quel delitto e il pargolo vede a suo tempo la luce. Passano tanti anni e un giorno alcuni diaco-ni sono consacrati sacerdoti. Una donna si avvicina al parroco nuovo e gli dice piangendo: uno di questi è mio figlio e fu un suo confratello che con le sue parole mi convinse a non abortire ed oggi piango di gioia per-ché le parole del mio parroco hanno salvato la mia anima, donandomi la felicità di aver donato un sacerdote

in più alla Chiesa. Ecco queste sono storie della risurrezione di alcune anime come Gesù aveva chiesto ai suoi apostoli: risuscitate i morti, cioè i morti nell’anima. Domenico Marchesi

Lettera di Pasqua a Gesù di un ergastolano ostativo

Gesù,ci sono dei giorni che mi sembra che i muri della mia cella mi stritolino il cuore e ci sono dei momenti che non mi ricordo più come si vive da uomo libero. Gesù, non riesco a ca-pire! A cosa serve e a chi serve che tanti “uomini ombra” dopo venti an-ni, trenta anni, alcuni molti di più, rimangano chiusi in una cella?Gesù, un “uomo ombra” ha poco tempo per pensare, perché è occu-pato tutto il giorno a trovare buoni motivi per sopravvivere ad un gior-no dietro l’altro. Gesù, come sono stupidi gli uomini “buoni”: invece di farci fare qualcosa fuori, ci tengono chiusi nelle celle come belve feroci senza fare nulla. Gesù, in certe not-ti non esiste nessun altro luogo do-ve trovare tanta tristezza come nel cuore degli “uomini ombra”, perché non si può pagare il proprio passa-to con tutta una vita. Gesù, non ho mai avuto paura dei cattivi, ci sono nato intorno a loro, piuttosto è da tanto tempo che sono i buoni che mi fanno paura. Gesù, per tutti il futuro è un mistero, ma non lo è per gli “uomini ombra” perché noi sappiamo già come vivremo, dove vivremo e dove moriremo. Gesù, le lacrime degli “uomini ombra” non si vedono, perché pure quelle sono di ombra. E non è vero che sperare

non costa nulla perché una speran-za andata a male è più dolorosa di qualsiasi altro dolore.Gesù, i sogni vanno e vengono, i ri-cordi restano: per questo preferisco più ricordare che sognare, perché neppure i cattivi possono vivere senza amore sociale, senza futuro e senza speranza. Gesù, se tu fossi nato di questi tempi non ti avrebbe-ro messo in croce, ti avrebbero dato l’ergastolo ostativo, perché gli uo-mini buoni sono diventati molto più cattivi di quelli di una volta. Gesù, anch’io vorrei morire come te, ma i buoni non vogliono: dicono che sia peccato, loro vogliono far giustizia così, per essere più cattivi di noi.Gesù, i buoni non fanno come i catti-vi, loro le vite preferiscono spegner-le, farle soffrire e distruggerle un po’ tutti i giorni. Gesù, spero che tu non senta mai tutto il dolore, l’angoscia e la tristezza degli “uomini ombra”, perché noi respiriamo, ma non vi-viamo. Gesù, non capirò mai come persone “perbene”, probabilmente “buone”, mettono, dicono non per vendetta ma per giustizia, la gente in prigione con una pena che non fi-nisce mai e in un posto brutto, schi-foso e illegale come il carcere. Gesù, te la posso fare una domanda? Vale-va la pena farti mettere in croce per gli umani che sono così disumani? Gesù, valeva la pena che tu morissi per far diventare i “buoni” così cat-tivi? Non ti conveniva mettere in croce un altro al posto tuo, come stanno chiedendo a me per uscire dal carcere? Gesù, dopo venti anni di carcere mi hanno chiesto questo, ma se non l’hai fatto tu che sei così buono, perché lo devo fare io che sono così cattivo?Carmelo Musumeci

Page 47: La Voce del Popolo 2011 16

UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

Auguri di Pasquadall’Albania

Egr. direttoreil tempo scorre davvero veloce e an-che se mi sembra che poco tempo fa stavo scrivendo alcune riflessio-ni del Natale, eccomi già a pensare alla Pasqua… e a condividere come sempre con gratitudine e amicizia, un pensiero che ci unisca nei nostri cammini mentre celebriamo Colui che dà senso al nostro camminare, che è il Signore Gesù. L’augurio più sincero è che anche noi, come “l’altro discepolo” che è giunto al sepolcro il mattino di Pasqua facciamo la scelta di credere, mai come in questi ulti-mi tempi si sta rendendo necessario, qui e in ogni parte del mondo, il no-stro credere. Sì, c’è bisogno di essere credenti, di vivere da credenti, di sce-gliere da credenti…di testimoniare ciò che crediamo. Il Signore Gesù ha voluto che quel mattino al sepolcro i discepoli credessero nonostante i tra-dimenti di pochi giorni prima quando lo avevano lasciato da solo; il Signore Gesù vuole che ancora oggi noi, pur nel mezzo delle nostre debolezze, di-ventiamo sempre di più uomini che credono non per i nostri meriti ma per quello che Lui ha operato con la sua Risurrezione. Dal sepolcro i discepoli sono tornati con la voglia di credere…prego e mi auguro che anche tutti noi nel giorno di Pasqua proviamo questo desiderio: quello di credere. I missio-nari sono coloro che vanno per far maturare le persone in questo deside-rio, quello di credere, la vera povertà c’è nell’uomo quando non si crede… e tante cose anche qui in Albania non cambiano proprio perché l’uomo non crede e non credendo l’orizzonte del-la sua vita diventa molto buio, pove-

ro e privo di significato. Non è facile aiutare la gente a credere…ma è una avventura che vale la pena di essere vissuta. Ed è la stessa cosa che anche voi potete fare vivendo con un certo stile negli ambienti della vostra vita quotidiana; siate missionari anche voi.Qui il mio servizio continua e stiamo cercando di vedere come evolverà, è un lavoro molto poco evidente: non costruisco pozzi o ospedali, non co-struisco strade o ponti, non costru-isco chiese o altro… ma silenzio-samente mi dedico alla formazione delle persone, soprattutto di quei ra-gazzi che manifestano una generosi-tà al servizio e che stanno iniziando a pensare al loro futuro; mi dedico all’ascolto, all’educazione delle co-scienze attraverso tanti incontri per-sonali… e tutto per gettare le fonda-menta nascoste di un futuro migliore per questa Chiesa. La Domenica del-le Palme sono andato a celebrare la messa in un villaggio veramente iso-lato in mezzo alle montagne al confi-ne tra le due diocesi che servo… là c’era un ragazzo, Fatmir, che è venuto agli incontri vocazionali quest’anno; ho conosciuto la famiglia che mi ha detto della gioia che questo ragazzo ha a 16 anni nel servire la Chiesa… e se vedo dove vive, resto meravigliato di questa sua generosità… oltre alla chiesa, alla scuola e alle montagne non c’è nulla. Come può aver matu-rato l’idea di donare la sua vita? Un mistero che solo il Signore conosce! Come sempre vi sono grato per ogni aiuto che ci permette di vivere e di da-re un futuro a questi ragazzi; forse vi potrà sembrare che siamo un pozzo senza fondo nel chiedere aiuti, forse è vero… ma non possiamo contare su nessuna risorsa! Nel frattempo fin che possiamo, io qui a Rreshen e don

Gianfranco a Suç, continuiamo a so-stenere ragazzi a scuola, i seminaristi che abbiamo al Seminario nazionale a Scutari, continuiamo a comprare me-dicinali o a cercare possibilità di cure per chi non saprebbe nemmeno a chi rivolgersi. Proprio in queste settimane sto affrontando un nuovo caso, quel-lo di un ragazzo kosovaro di 22 anni con un tumore al fegato ormai in sta-dio avanzato… che era stato visitato e dimesso piu volte dall’ospedale con la diagnosi di una gastrite! Solo con l’intervento delle Kforce (i militari italiani in servizio in Kossovo) siamo riusciti a spedirlo in Italia per tentare il possibile. Cerchiamo di far capire la necessità della prevenzione, delle vi-site in tempi opportuni… ma spesso non è possibile. Nella famiglia di que-sto ragazzo è già il terzo che finisce cosi; non vogliamo essere cattivi, ma le famose bombe all’uranio impoveri-to usate nei Balcani durante la guerra del 1997 continuano a fare il loro lavo-ro… anche se tutti continuano a ne-garlo. Tutto questo non ci impedisce di sperare e di lavorare per il futuro di questi ragazzi, lo meritano nono-stante i tanti limiti che incontriamo. A voi chiedo il ricordo della preghie-ra che contraccambiamo pregando sempre per i nostri benefattori; ogni aiuto che riceviamo è per noi fonte di quella vita nuova che sperimentiamo con la Pasqua di risurrezione. Auguri di cuore a tutti!don Roberto Ferranti

La politica energetica

Egr. direttore,il referendum non era e non è lo stru-mento più adeguato per fare politica energetica. Una politica che all’Italia

manca da troppo tempo. Tanto più non è adeguato quando questo ca-pita a ridosso di eventi seri e dram-matici quali un incidente nucleare. L’energia è certamente uno dei beni fondamentali per un Paese, ormai ce ne siamo accorti tutti. Indispen-sabile per andare avanti e garantire lavoro, salute, sicurezza, benessere. Servirebbe una seria riflessione e una decisione politica di strategia su questo tema, ben ponderata e condi-visa, di lungo termine come richiede la stessa natura del problema ener-getico. Di certo non emotiva o peg-gio basata su giochi di opportunità politica. Una buona occasione per dimostrare la reale consistenza di chi ha a cuore il bene comune, non a parole. Vista dopo un trentennio, l’Italia appare come una nazione che ha deciso di non impostare o guidare una politica energetica, lasciandola al solo “mercato”. Che ha risposto scegliendo la cosa più semplice, più remunerativa e meno rischiosa (per chi investiva): i combustibili fossili, gas in primis. Così che ne dipendia-mo per oltre l’85%, e praticamente tutto dall’estero, unici tra i Paesi più industrializzati. Luigi Pazzini

Page 48: La Voce del Popolo 2011 16