Professione Veterinaria, Anno 2001, Nr 5

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PR O FESSI O NE VETERINARIA MENSILE DI AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE molto tempo si dibatte all’interno della Categoria, ovvero l’opportunità o meno che venga istituita anche in Italia la figura professionale dell’infermiere veterinario ed il suo ruolo nel nostro panorama professionale. Il problema si era già posto alcuni anni orsono quando la Scivac, affacciandosi al mondo europeo aveva avuto modo di cogliere questa realtà professionale che altri paesi avevano e che dava un validissimo supporto all’attività del Medico Veterinario. Era quindi stato indetto un referendum tra gli associati alla Scivac al fine di comprendere se la nostra Categoria era pronta a vedere introdurre una figura di infermiere veterinario anche nella nostra Nazione. La risposta al quesito era stata assolutamente negativa. Con una maggioranza schiacciante infatti i Medici Veterinari italiani avevano bocciato tale ipotesi. I motivi di un atteggiamento di chiusura così netto potevano essere ricondotti all’alto numero di Medici Veterinari che già allora aveva la nostra nazione; nella conseguente disoccupazione e sotto occupazione dei giovani veterinari e quindi il timore che qualsivoglia innovazione potesse creare una ulteriore possibilità di concorrenza. Oggi ad alcuni anni di distanza il problema viene nuovamente posto, vuoi per la necessità di recepire normative europee in tal senso, vuoi anche per la trasformazione in atto della professione del Medico veterinario italiano che vede quindi mancare questa figura di supporto alla attività In questo numero della rivista viene trattato un argomento che da 001 EDIZIONI SCIVAC - Anno 11, numero 5, mensile, maggio 2001 Spedizione in abbonamento postale - 45% Art. 2 comma 20/b-Legge 662/96 - Filiale di Piacenza Concessionaria esclusiva per la pubblicità EDIZIONI VETERINARIE E.V. srl - Cremona Nuove figure professionali si affacciano a supporto dell’attività del medico veterinario Assistente o ausiliario: novità in vista? Si discute da tempo sull’opportunità di istituzionalizzarle, ma siamo davvero pronti ad accoglierle? Gli infermieri veterinari l’editoriale di Carlo Scotti (in questo numero:) 1 19 24 Prima Pagina: Assistente o ausiliario: novità in vista? di Fabrizio Pancini L’Intervista Gianni Mancuso eletto deputato di Carlo Scotti Attualità: Riunito a Roma il Consiglio Nazionale degli Ordini di Aldo Vezzoni 11 20 26 L’Inchiesta: Rifiuti sanitari: rilevante problema o inutile complicazione? di Giorgio Neri ANMVI Informa: Anche i veterinari l.p. al tavolo delle concertazioni a cura di Sabina Pizzamiglio In Rete: La ricerca di indirizzi email di Fabrizio Pancini 15 22 28 Attualità: Identificazione elettronica del cane con microchip di Aldo Vezzoni Rubrica Legale: A proposito del diritto all’autocertificazione di M.T. Semeraro L’Opinione: Cosa aspettarsi dal nuovo Governo di Oscar Grazioli 18 23 31 Attualità: Anagrafe bovina: ritardi e limiti di Alberto Casartelli Rubrica Fiscale: Il Modello Unico 2001 di Giovanni Stassi Dalle Associazioni: I numeri del 42° Congresso SCIVAC di Antonio Manfredi 52 H ill ’s * A PAG. 3 di Fabrizio Pancini Global Leader in Pet Nutrition I l settore veterinario ha moltis- sime pubblicazioni specializ- zate, forse anche troppe per il ri- stretto numero di iscritti agli Ordi- ni (meno di 20.000), a dimostra- zione di una diversificazione del- le politiche e degli obbiettivi edi- toriali ma anche della frammen- tazione della nostra Categoria. Limitiamo qui la nostra analisi alle riviste dedicate all’informazione professionale, altrettanto numero- se di quelle scientifiche. Tuttavia, se escludiamo i vari bollettini de- gli Ordini che hanno una distribu- zione provinciale o regionale (i.e. Il Chirone organo della Federazio- ne degli Ordini della Lombardia) e gli organi d’informazione dei Sindacati di Categoria che hanno una distribuzione limitata ai propri iscritti, i periodici d’informazione che possono vantare un peso di livello nazionale sono soltanto tre: Il Progresso Veterinario, La Setti- mana Veterinaria e Professione Veterinaria. Il primo, arrivando gratuitamente a tutti gli iscritti agli Ordini, è il più diffuso e quest'an- no supererà le 22.000 copie; è l’organo ufficiale della FNOVI e, con una veste istituzionale, men- silmente, dà informazioni molto utili sulla e dalla Federazione. La Settima Veterinaria per la sua stessa periodicità è più legata al- l'attualità del settore e fornisce re- portage degli avvenimenti scienti- fici più importanti; essendo distri- buita in abbonamento ha una dif- fusione molto più limitata e inoltre è aperta ad ogni collaborazione e contributo senza esprimere una propria posizione ufficiale. Infine, abbiamo Professione Vete- rinaria, la nostra rivista, sulla qua- le se permettete vorrei fare alcune riflessioni. Professione Veterinaria, a seguito di una profonda trasfor- mazione editoriale, è diventata uno strumento d’aggiornamento professionale mensile, unico nel panorama editoriale veterinario. È infatti uno spazio aperto al con- fronto, dove si affrontano senza ti- mori né preclusioni tutti gli argo- menti, anche i più ostici e delicati, che possono aiutare la Categoria a diventare più forte e consapevo- le dal punto di vista professionale. E tutto questo i colleghi l’hanno capito subito. Bastino a dimostrar- lo la diffusione di Professione Vete- rinaria (notevolmente superiore ai 9500 Colleghi destinatari), ma so- prattutto la crescente partecipa- zione dei suoi lettori attraverso email, lettere al Direttore, invio di contributi, annunci, quesiti e ri- chieste di pubblicazione, per non dire del diffuso apprezzamento verso la rivista, sempre più spesso citata quale autorevole riferimento per l’informazione di settore. È giusto però anche ricordare le critiche che ci vengono rivolte. In primis, il coraggio di affrontare anche quei temi che potrebbero esporre la Categoria Veterinaria al giudizio di chi non ne fa parte, ad esempio i clienti. Abbiamo già detto che Professione Veterinaria non è una rivista per la sala d'a- spetto ma una pubblicazione ri- servata alla Categoria, ma na- sconderci i problemi e far finta che vada tutto bene non solo sa- rebbe ipocrita ed inutile ma to- glierebbe alla stessa rivista gran parte della sua ragione d'essere. Ultimamente ci è stato inoltre criti- cato il fatto di ospitare anche po- sizioni proprie di una minoranza di veterinari o di non veterinari. Ri- teniamo al contrario che sia dove- roso dare a tutti la possibilità di esprimersi e coinvolgere nel con- fronto anche esperti non veterina- ri in grado di contribuire ad un se- rio approfondimento, utile ad arri- vare a ragionate conclusioni che i nostri organi rappresentativi po- tranno tenere in debito conto. Professione Veterinaria, pur non essendo l'organo ufficiale del- l'ANMVI, è comunque il suo riferi- mento per l’informazione di settore e lo sta diventando anche per tut- te le Associazioni Federate. An- che per questo, la nostra rivista continuerà ad essere sempre aperta al confronto, senza remore e senza censure, lasciando all’in- telligenza dei suoi lettori il giudizio finale. Uno spazio aperto al confronto CONTINUA A PAG. 3

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Professione Veterinaria è un settimanale specializzato rivolto a Medici Veterinari e operatori del settore

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PROFESSIONE VETERINARIA

MENSILE DI AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE

molto tempo si dibatte all’internodella Categoria, ovverol’opportunità o meno che vengaistituita anche in Italia la figuraprofessionale dell’infermiereveterinario ed il suo ruolo nelnostro panorama professionale. Il problema si era già postoalcuni anni orsono quando laScivac, affacciandosi al mondoeuropeo aveva avuto modo dicogliere questa realtàprofessionale che altri paesiavevano e che dava unvalidissimo supporto all’attivitàdel Medico Veterinario.Era quindi stato indetto unreferendum tra gli associati allaScivac al fine di comprendere sela nostra Categoria era pronta avedere introdurre una figura diinfermiere veterinario anche nellanostra Nazione.La risposta al quesito era stataassolutamente negativa. Con unamaggioranza schiacciante infatti iMedici Veterinari italiani avevanobocciato tale ipotesi.I motivi di un atteggiamento dichiusura così netto potevanoessere ricondotti all’alto numerodi Medici Veterinari che già alloraaveva la nostra nazione; nellaconseguente disoccupazione esotto occupazione dei giovaniveterinari e quindi il timore chequalsivoglia innovazione potessecreare una ulteriore possibilità diconcorrenza.Oggi ad alcuni anni di distanza ilproblema viene nuovamenteposto, vuoi per la necessità direcepire normative europee in talsenso, vuoi anche per latrasformazione in atto dellaprofessione del Medicoveterinario italiano che vedequindi mancare questa figura disupporto alla attività

In questo numerodella rivista vienetrattato unargomento che da

001 EDIZIONI SCIVAC - Anno 11, numero 5, mensile, maggio 2001

Spedizione in abbonamento postale - 45% Art. 2 comma 20/b-Legge 662/96 - Filiale di Piacenza

Concessionaria esclusiva per la pubblicità

EDIZIONI VETERINARIE E.V. srl - Cremona

Nuove figure professionali si affacciano asupporto dell’attività del medico veterinario

Assistente oausiliario:novità in vista?Si discute da tempo sull’opportunità diistituzionalizzarle, ma siamo davveropronti ad accoglierle?

Gli infermieriveterinari‘‘l’editoriale

di Carlo Scotti

(in questo numero:)

1 19 24Prima Pagina:Assistente o ausiliario:novità in vista?di Fabrizio Pancini

L’IntervistaGianni Mancuso elettodeputatodi Carlo Scotti

Attualità:Riunito a Roma ilConsiglio Nazionaledegli Ordinidi Aldo Vezzoni

11 20 26L’Inchiesta:Rifiuti sanitari: rilevanteproblema o inutilecomplicazione?di Giorgio Neri

ANMVI Informa:Anche i veterinari l.p. altavolo delleconcertazionia cura di Sabina Pizzamiglio

In Rete:La ricerca di indirizziemaildi Fabrizio Pancini

15 22 28Attualità:Identificazioneelettronica del cane conmicrochipdi Aldo Vezzoni

Rubrica Legale:A proposito del dirittoall’autocertificazionedi M.T. Semeraro

L’Opinione:Cosa aspettarsi dalnuovo Governodi Oscar Grazioli

18 23 31Attualità:Anagrafe bovina: ritardie limitidi Alberto Casartelli

Rubrica Fiscale:Il Modello Unico 2001di Giovanni Stassi

Dalle Associazioni:I numeri del 42°Congresso SCIVACdi Antonio Manfredi

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Hill’s*

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di Fabrizio Pancini

Global Leader in Pet Nutrition

I l settore veterinario ha moltis-sime pubblicazioni specializ-

zate, forse anche troppe per il ri-stretto numero di iscritti agli Ordi-ni (meno di 20.000), a dimostra-zione di una diversificazione del-le politiche e degli obbiettivi edi-toriali ma anche della frammen-tazione della nostra Categoria.Limitiamo qui la nostra analisi alleriviste dedicate all’informazioneprofessionale, altrettanto numero-se di quelle scientifiche. Tuttavia,se escludiamo i vari bollettini de-gli Ordini che hanno una distribu-zione provinciale o regionale (i.e.Il Chirone organo della Federazio-ne degli Ordini della Lombardia)e gli organi d’informazione deiSindacati di Categoria che hannouna distribuzione limitata ai propriiscritti, i periodici d’informazioneche possono vantare un peso dilivello nazionale sono soltanto tre:Il Progresso Veterinario, La Setti-mana Veterinaria e ProfessioneVeterinaria. Il primo, arrivandogratuitamente a tutti gli iscritti agliOrdini, è il più diffuso e quest'an-no supererà le 22.000 copie; èl’organo ufficiale della FNOVI e,con una veste istituzionale, men-silmente, dà informazioni moltoutili sulla e dalla Federazione. LaSettima Veterinaria per la suastessa periodicità è più legata al-l'attualità del settore e fornisce re-portage degli avvenimenti scienti-fici più importanti; essendo distri-buita in abbonamento ha una dif-fusione molto più limitata e inoltreè aperta ad ogni collaborazione econtributo senza esprimere unapropria posizione ufficiale.Infine, abbiamo Professione Vete-rinaria, la nostra rivista, sulla qua-le se permettete vorrei fare alcuneriflessioni. Professione Veterinaria,a seguito di una profonda trasfor-mazione editoriale, è diventatauno strumento d’aggiornamentoprofessionale mensile, unico nelpanorama editoriale veterinario. Èinfatti uno spazio aperto al con-fronto, dove si affrontano senza ti-mori né preclusioni tutti gli argo-menti, anche i più ostici e delicati,che possono aiutare la Categoria

a diventare più forte e consapevo-le dal punto di vista professionale.E tutto questo i colleghi l’hannocapito subito. Bastino a dimostrar-lo la diffusione di Professione Vete-rinaria (notevolmente superiore ai9500 Colleghi destinatari), ma so-prattutto la crescente partecipa-zione dei suoi lettori attraversoemail, lettere al Direttore, invio dicontributi, annunci, quesiti e ri-chieste di pubblicazione, per nondire del diffuso apprezzamentoverso la rivista, sempre più spessocitata quale autorevole riferimentoper l’informazione di settore.È giusto però anche ricordare lecritiche che ci vengono rivolte. Inprimis, il coraggio di affrontareanche quei temi che potrebberoesporre la Categoria Veterinaria algiudizio di chi non ne fa parte, adesempio i clienti. Abbiamo giàdetto che Professione Veterinarianon è una rivista per la sala d'a-spetto ma una pubblicazione ri-servata alla Categoria, ma na-sconderci i problemi e far fintache vada tutto bene non solo sa-rebbe ipocrita ed inutile ma to-glierebbe alla stessa rivista granparte della sua ragione d'essere. Ultimamente ci è stato inoltre criti-cato il fatto di ospitare anche po-sizioni proprie di una minoranzadi veterinari o di non veterinari. Ri-teniamo al contrario che sia dove-roso dare a tutti la possibilità diesprimersi e coinvolgere nel con-fronto anche esperti non veterina-ri in grado di contribuire ad un se-rio approfondimento, utile ad arri-vare a ragionate conclusioni che inostri organi rappresentativi po-tranno tenere in debito conto.Professione Veterinaria, pur nonessendo l'organo ufficiale del-l'ANMVI, è comunque il suo riferi-mento per l’informazione di settoree lo sta diventando anche per tut-te le Associazioni Federate. An-che per questo, la nostra rivistacontinuerà ad essere sempreaperta al confronto, senza remoree senza censure, lasciando all’in-telligenza dei suoi lettori il giudiziofinale. ■

Uno spazio aperto al confronto

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A chi non è capitato, so-prattutto all’inizio del-la professione o

quando ancora era iscritto all’uni-versità, di prestare la propria ope-ra presso l’ambulatorio del colle-ga più esperto o presso la clinicadi qualche facoltà di veterinaria,svolgendo anche e soprattutto lemansioni più disparate? Com’ènoto, da sempre esiste una sortadi tacito accordo tra veterinario egiovane studente o neo-laureato,che definisce certe forme di col-laborazione che taluni chiamanosubordinazione. Certo da una ventina d’anni adoggi le cose sono forse migliora-te, se non altro dal punto di vistadell’organizzazione del lavoro edella migliore qualità dell’offertadi prestazioni e servizi da partedel veterinario nei confronti dellaclientela.Per tale ragione, così come acca-de in altri Paesi europei ed ex-traeuropei, si sono venute a crea-re figure professionali come l’as-sistente e l’ausiliario veterinari. Ilprimo, autorizzato a sostituire ilveterinario nell’espletamento del-l’ordinaria amministrazione, si oc-cupa dell’organizzazione e del-l’amministrazione dell’ambulato-rio o della clinica, collaborandoalle varie attività svolte dal veteri-nario: lo assiste durante gli inter-venti e le normali visite (prepara-zione degli animali, iniezioni, ane-stesia, ecc…), esegue bendaggi,presta aiuto durante l’esecuzionedi radiografie o di interventi chi-rurgici ed effettua analisi di labo-ratorio. L’ausiliario veterinario,svolge compiti di segretariato,sbriga mansioni amministrative,risponde al telefono e fissa ap-puntamenti, riceve inoltre i pro-prietari degli animali e li conducealla visita. In occasione di control-li, trattamenti ed interventi: assi-ste gli animali, effettua proceduretecniche finalizzate all’ottenimen-to di analisi di laboratorio e si oc-cupa dell’igiene degli strumenti,degli impianti e dei locali.Forse in Italia le mansioni di que-ste due figure professionali sonoun po’ sfumate l’una nell’altra (nelsenso che si può identificare nel-la stessa persona la figura del-l’assistente e dell’ausiliario veteri-nari), proprio per una necessitàsostanzialmente determinata da

fattori di convenienza economicae ragioni di carattere culturaleche non si sono ancora ben svi-luppate a livello di categoria. Esi-ste quindi la necessità di istituzio-nalizzare tali figure professionali esoprattutto di regolamentarnel’attività, visto anche l’orientamen-to generale dei medici veterinari,da un lato preoccupati che pos-sano avvenire dei pericolosi abu-si della professione veterinaria,ma, dall’altro lato, consapevoliche il futuro dovrà fare i conti conl’inserimento di queste nuoveprofessioni create proprio asupporto del loro lavoro.Al di là dell’opinioneespressa dai nostri in-terlocutori, a nostroavviso occorrereb-be che l’istituziona-lizzazione di tali fi-gure avvenisse,oltre che con re-gole precise, an-che con l’aiutoeconomico delloStato (attraversol’università o asso-ciazioni riconosciutedi alta caratura scien-tifica). Tale contributopotrebbe favorire la for-mazione di giovani, anchenon laureati, che potrebberocosì esprimere la loro professio-nalità a supporto, sia del mana-gement dell’attività ambulatoriale,sia degli aspetti più prettamentesanitari della struttura in cui pre-stano la propria opera.

Claudio Bussadori,libero professionistaMilano

Ritieni indispensabile l’istitu-zionalizzazione della figura del-l’assistente e dell’ausiliario ve-terinari? E come mai in Italiaqueste ultime non hanno anco-ra preso piede se non a livellouniversitario o di grandi clini-che private? Solo per una que-stione economica o perché cer-te mansioni vengono svolte daneolaureati “costretti” spesso afare gavetta?Nella mia esperienza maturataall’estero ho avuto la possibilitàdi apprezzare il lavoro svolto datecnici qualificati. Il personale

paramedico che trova colloca-zione in una clinica veterinariaprivata può avere mansioni diver-se a seconda delle strutture nellequali lavora.In particolare, per quanto riguar-da l’infermiere professionale, aquesto possono essere affidaticompiti organizzativi riguardantiperò solo l’operatività della strut-tura. I compiti amministrativi e diorganizzazione del lavoro nelsenso delle mansioni del perso-

nale, delle turnistiche e dei rap-porti con clienti e fornitori debbo-no essere gestiti da altra personasenza competenze mediche, lequali, in questo caso, potrebberoessere non solo inutili ma addirit-tura fuorvianti.Il vero ruolo dell’infermiere si svol-ge a contatto con l’animale ed èvolto a ridurre al minimo le ma-nualità che il medico deve svol-gere sul paziente con il conse-guente risparmio di tempo.I motivi per i quali queste figureprofessionali non sono ancoradelineate in Italia sono a mio pa-rere diversi, non ultimo il fatto cheprima si è dovuto svolgere il lun-go cammino della formazionedella figura professionale del ve-terinario di piccoli animali. Nondobbiamo, infatti dimenticare chefino a non molti anni fa la granparte del lavoro di questo profes-sionista consisteva in quelle man-sioni che oggi vengono spesso

affidate all’infermiere. Premessoche non mi è chiara la differenzatra assistente e ausiliario, così co-me sono delineate nella doman-da. Vorrei dire che paragonandoqueste figure a quelle conosciutenell’organizzazione ospedalieraumana mi sembra di capire che ilprimo corrisponda all’infermiereprofessionale, e alla figura del“technician” veterinario e il se-condo a un ibrido fra l’infermieregenerico e una segretaria.Probabilmente il primo può trova-re migliore impiego in una grossa

clinica dove già esistono tecni-ci di laboratorio, generici e

segretarie; mentre il se-condo è più adatto ad

una piccola struttura.Sicuramente i neo-laureati come aiutor a p p re s e n t a n oun’alternativa va-lida e a costo in-feriore ma un ser-vizio professiona-le ci consentiràuna migliore im-

magine con i clien-ti e una maggior co-

stanza nel tempo del-la qualità del servizio.

A livello formativo chepreparazione dovrebbero

avere queste figure professio-nali e chi e come dovrebbe or-ganizzare eventuali corsi di di-ploma? Le università, che dasempre utilizzano nelle loro cli-niche tali figure professionali o,in alternativa o a supporto diesse, enti come le Regioni oprivati come la SCIVAC o altresocietà affini?Il momento per incominciare laformazione di infermieri professio-nali veterinari è maturo. Nei paesidove queste scuole esistono l’or-ganizzazione è simile a quelladelle scuole per infermieri umani:tre anni di corso teorico pratico, dicui l’ultimo si svolge come attivitàpratica presso le cliniche conven-zionate con la scuola.Credo che il compito di formarequeste figure professionali an-drebbe alle Università anche senon andrebbe esclusa l’ipotesi discuole private o regionali conven-zionate fra loro.

Marco Caldinlibero professionistaPadova

Ritieni indispensabile l’istitu-zionalizzazione della figura del-l’assistente e dell’ausiliario ve-terinari? Ritengo di grande importanza lapresenza di figure professionaliparamediche nel nostro campoprofessionale. Il medico veterina-rio impiega oggi gran parte dellapropria giornata lavorativa in atti-vità di carattere pratico, che com-prendono anche compiti di se-gretariato, amministrativi, di pre-parazione degli animali agli inter-venti, etc. Questo tempo potreb-be venire impiegato dal medicoper lo studio e la valutazione ap-

profondita di ciascun caso clini-co, per l’aggiornamento nellebranche di interesse, trasferendole altre attività quotidiane a figureprofessionali opportunamenteformate, quali gli assistenti e gliausiliari veterinari.

E come mai in Italia queste fi-gure non hanno ancora presopiede se non a livello universi-tario o di grandi cliniche priva-te? Forse solo per una questio-ne economica o perché certemansioni vengono svolte daneolaureati costretti spesso afare gavetta?Purtroppo vedo ancora lontananel nostro Paese la possibilità direalizzare tale livello di distribu-zione delle competenze, per di-versi motivi. La presenza di di-pendenti nelle nostre strutture im-pone costi di costituzione e ge-stione (stando alle norme vigenti)notevolmente superiori, a cui nonpenso sia facile far fronte, data lascarsa resa economica del nostrolavoro in relazione agli investi-menti da farsi, l’incertezza e lanon prevedibilità sul medio-lungoperiodo dell’andamento della no-stra professione. A tale propositovorrei ricordare che in Italia il rap-porto di lavoro dipendente è an-cora fortemente vincolante, datala mancanza di una elasticità le-gislativa che consenta di potereventualmente riprogrammare ilproprio staff a seconda delle esi-genze momentanee.Non da ultimo, i numerosi giovanicolleghi o studenti delle nostreUniversità, costituiscono un eser-cito di volontari e volenterosi aiu-tanti! Non avendo sufficiente pre-parazione pratica nei nostri Ate-nei, ci affiancano spesso nellanostra attività professionale e perlo più a titolo gratuito.In sostanza quindi, le figure pro-fessionali paramediche sarebbe-ro fondamentali, ma a tutt’oggidifficilmente collocabili nella no-stra realtà lavorativa. Si rendequindi necessaria una modifica-zione di tipo culturale della nostraprofessione, che deve nascereproprio nelle Università, dove igiovani colleghi imparino il confi-ne tra quella che è attività medicae paramedica o gestionale, per ri-coprire dopo la laurea ruoli cherealmente competono loro, giu-stamente retribuiti, lasciando cosìspazio alle emergenti figure para-mediche.

A livello formativo che prepara-zione dovrebbero avere questefigure professionali e chi e co-me dovrebbe organizzare even-tuali corsi di diploma? Le uni-versità, che da sempre utilizza-no nelle loro cliniche tali figureprofessionali o, in alternativa oa supporto di esse, enti come leRegioni o privati come la SCI-VAC o altre società affini?Attribuire alle Regioni o ad Entilocali la formazione di paramediciporta al rischio che, come spessoaccade in altri settori, tali figurerestino poi isolate dalla realtà la-vorativa. Pur sapendo che il pro-

PROFESSIONE VETERINARIA 5/2001 3D A L L A P R I M A P A G I N A ➥

l’editorialeSEGUE DALLA COPERTINA

professionale.Certo è che se già alcuni anni fasi temeva che un infermiereveterinario avrebbe potutotogliere spazi occupazionali adun giovane veterinario, oggi conuna disoccupazione ormaigaloppante, la situazione nonpuò certamente esseremigliorata.È innegabile infatti che i giovaniveterinari italiani incomincino illoro percorso di formazioneprofessionale con una attività ditipo infermieristico pressostrutture veterinarie o al seguito

di professionisti affermati.L’introduzione della figuradell’infermiere veterinariopotrebbe essere concorrenzialee di conseguenza far diminuiredrasticamente la possibilità per ineolaureati di affacciarsi inqualche modo al mondoprofessionale.Peraltro non si potrà pensare dicontinuare a chiudere la portadavanti all’evoluzione dellanostra professione.Gli infermieri veterinari o prima odopo diventeranno una realtàanche nel nostro paese come

ormai sono figure tradizionalinella maggior parte dei paesieuropei. Per evitare quindi ilcrearsi di ulteriori conflitti internialla Categoria, basterà usareuna ricetta semplice.Diminuire il numero di Laureati inMedicina veterinaria che i nostriatenei sfornano annualmente.Allora potrà trovare una suacollocazione la figuradell’infermiere veterinario,andando a sostituire quellaanomalia odierna che è la figuradel Medico Veterinarioinfermiere. ■

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cesso di revisione della figuraprofessionale dei medici veterina-ri e l’introduzione dei paramediciavrebbe senz’altro strada più bre-ve, per la conoscenza delle realiesigenze del veterinario pratico,se affidata a società come SCI-VAC o affini, ribadisco ancorauna volta che una così profondamodificazione culturale debbaavere radici nelle nostre Univer-sità, per conferire a tali figure pro-

fessionali, carattere di ufficialità.

Stefano Candottilibero professionistaPordenone

Ritieni indispensabile l’istitu-zionalizzazione della figura del-l’assistente e dell’ausiliario ve-terinari? E come mai in Italiaqueste ultime non hanno anco-ra preso piede se non a livello

universitario o di grandi clini-che private? Solo per una que-stione economica o perché cer-te mansioni vengono svolte daneolaureati “costretti” spesso afare gavetta?L’istituzionalizzazione di questefigure para-veterinarie nasce, senon sbaglio, dalla riforma univer-sitaria (D.M. 509/99).Certo, se guardiamo all’estero,come facciamo in caso di vendita

ambulatoriale di farmaco veteri-nario e Pet-corner, queste figuredovranno essere non solo affron-tate nei prossimi anni, ma ancheaccettate, perché rappresentanol’evoluzione naturale della veteri-naria, come di altre professioni.Tuttavia tale evenienza mi preoc-cupa non poco: in primo luogoperché la realtà del 70-75% dellenostre strutture è fatta da piccoli-medi ambulatori, con spese ed

entrate ben definite, per cui, sefacessimo entrare queste figurein strutture di questo tipo, avrem-mo una lievitazione dei costi eduna complicazione della gestionelegale e burocratica tali da farcimandare fuori mercato senzaavere nessun beneficio economi-co diretto. In secondo luogo, lemie perplessità nascono dal fattoche noi veterinari liberi professio-nisti abbiamo già enormi proble-mi per la presenza dei colleghi di-pendenti ASL che svolgono atti-vità intramurale, senza contare ivari abusivismi da parte di altrecategorie (es: farmacisti, alleva-tori, erboristi, ecc…). Il fatto diaggiungere quindi una nuova fi-gura professionale affine alla no-stra senza avere risolto prima iproblemi appena citati, favorireb-be una ulteriore confusione deiruoli di ognuno.Esiste poi un altro aspetto da nonsottovalutare e cioè che questa fi-gura, ancora poco definita e/o de-finibile, verrebbe ad istituzionaliz-zarsi attraverso una scorciatoia,quale è appunto la laurea breve.Per tali ragioni al momento, nontrovo quindi la scelta né utile, nénecessaria agli interessi della no-stra categoria.

A tuo avviso occorrerebbe isti-tuire un vero e proprio Alboprofessionale degli infermieri odegli ausiliari veterinari cosìcome esiste quello degli infer-mieri umani? E da chi dovrebbeessere costituito e gestito?Mi pare che nel D.M. 509/99 le in-tenzioni del legislatore sianoquelle di far confluire queste figu-re paramediche con laurea brevenello stesso Albo professionaledei medici veterinari. Tale deci-sione è a mio avviso sbagliata efonte di ulteriori difficoltà future dinon poco conto; così come, delresto, anche la creazione di unAlbo apposito per i para-veterina-ri determinerebbe solo nuove efastidiose contrapposizioni.Sarebbe forse più giusto istituireuna sorta di “sotto-Albo” con l’e-gida della FNOVI, ma mi chiedoin che modo, visto che gli ordiniprovinciali fanno fatica a regola-rizzare deontologia e tariffari lo-cali di noi veterinari, per cui comefarebbero a controllare un ulterio-re Albo ambiguamente paramedi-co, con proprie tariffe e propriadeontologia?

A livello formativo che prepara-zione dovrebbero avere questefigure professionali e chi e co-me dovrebbe organizzare even-tuali corsi di diploma? Le uni-versità, che da sempre utilizza-no nelle loro cliniche tali figureprofessionali o, in alternativa oa supporto di esse, enti come leRegioni o privati come la SCI-VAC o altre società affini?È molto difficile rispondere a que-sta domanda. Infatti, se parto dalpresupposto che il paramedicoveterinario, da noi, è un traguardoancora troppo precoce da realiz-zare, la risposta non la trovo.Occorrerebbe forse guardare ai

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modelli già esistenti in altri Paesi,soprattutto per quanto riguarda laconfigurazione di ruolo e legale,cercando di prenderne il meglio ecomunque non prescindendo maida una rigida regolamentazione,onde evitare i rischi di una nuovaforma di invasione di campo senon proprio di abusivismo profes-sionale medico veterinario. Co-munque sia, se e quando questefigure paramediche nasceranno,dovrebbero avere una chiara fun-zione di assistenza al medico ve-terinario senza poter avere auto-rizzazione legale all’esercizio pro-fessionale al di fuori di una strut-tura ambulatoriale o clinica, sottoil diretto controllo del direttore sa-nitario della struttura, in modo ta-le che essi non possano nemme-no effettuare la somministrazionedi un semplice vaccino!Diversamente, il risultato sarebbequello di far nascere la figura del“mezzo veterinario” o del “quasi-veterinario”, che, per l’evoluzio-ne sociale della nostra professio-ne allo stato attuale, sarebbe unvero disastro.

Carlo Damianilibero professionista Napoli

In linea di massima sarei favore-

vole all’istituzionalizzazione di talifigure professionali. È vero che leUniversità già utilizzano questi ti-pi di tecnici, ma non hanno unpunto di riferimento che li qualifi-chi.Ancora una volta, per risolvereuna simile mancanza, siamo co-stretti a guardare all’estero: a merisulta che negli Usa ci siano del-le scuole per infermieri veterinari,sia pubbliche sia private, con ve-ri e propri corsi e tirocini pratici.Dopo il conseguimento del lorodiploma anche i “technicians”,così come i veterinari, sono obbli-gati all’aggiornamento perma-nente e frequentano congressi in-sieme ai veterinari con sessionispecifiche a loro dedicate. La si-tuazione italiana però, è un po’particolare (come al solito). Comepiù volte da me dichiarato il nu-mero dei veterinari operanti sulterritorio è elevatissimo e ci po-trebbe essere il rischio che i mol-ti neolaureati utilizzati (ahimè) co-me infermieri ausiliari, possanopoi essere spiazzati o messi inconcorrenza. Tuttavia, anche se questo pro-blema venisse superato, mipreoccuperei comunque di isti-tuire degli Albi professionali bendistinti evitando di poter incorre-re in situazioni paradossali co-me quella esistente, ad esem-

pio, tra i dottori commercialisti ei ragionieri.

Carlo De Feolibero professionistaPerugia

Ritieni indispensabile l’istitu-zionalizzazione della figura del-l’assistente e dell’ausiliario ve-terinari? E come mai in Italiaqueste ultime non hanno anco-ra preso piede se non a livellouniversitario o di grandi clini-che private? Solo per una que-stione economica o perché cer-te mansioni vengono svolte daneolaureati “costretti” spesso afare gavetta?È auspicabile che tali figure pro-fessionali entrino a far parte del-l’organico delle nostre struttureveterinarie per migliorare la qua-lità del lavoro del medico veteri-nario, che oggi, in molti casi, ècostretto a svolgere funzioni chevanno dall’infermiere a quelle deldirettore sanitario. Sicuramente,l’attuale livello di remunerazionedelle prestazioni veterinarie ren-de difficile trovare le risorse eco-nomiche per pagare due o più sti-pendi per regolarizzare tale tipo-logia di personale, cosa menoproblematica per le Università (cipensa lo Stato!) o per le struttureche svolgono una maggiore moledi lavoro e hanno una clientelapiù sensibile e competente. C’èda aggiungere che, attualmente,tali mansioni sono svolte del tuttoo in parte da colleghi tirocinantipoco retribuiti o non retribuiti af-fatto (in cambio di acquisizionipratiche e teoriche utili per la fu-

tura attività), mansione del restosvolta a suo tempo dalla maggiorparte dei veterinari che si sonodedicati alla libera professione.

A tuo avviso occorrerebbe isti-tuire un vero e proprio Alboprofessionale degli infermieri odegli ausiliari veterinari cosìcome esiste quello degli infer-mieri umani? E da chi dovrebbeessere costituito e gestito?Sicuramente il ruolo andrebbeistituzionalizzato specificandobene le mansioni di competenza,onde evitare episodi di esercizioabusivo della professione veteri-naria, come oggi si verificano inalcuni casi ad opera di certe figu-re di “infermieri” non di ruolo, gra-zie ad acquisizioni di nozioni ve-terinarie di base presso struttureuniversitarie e non.L’Albo, dovrebbe essere costitui-to da infermieri veterinari diplo-mati e gestito dalla stessa classeveterinaria.

A livello formativo che prepara-zione dovrebbero avere questefigure professionali e chi e co-me dovrebbe organizzare even-tuali corsi di diploma? Le uni-versità, che da sempre utilizza-no nelle loro cliniche tali figureprofessionali o, in alternativa oa supporto di esse, enti come leRegioni o privati come la SCI-VAC o altre società affini?Per quanto riguarda la prepara-zione dovrebbe essere sovrappo-nibile a quella dei loro colleghidel nord Europa e statunitensi:quindi, il corso di diploma do-vrebbe essere di pari durata e li-vello (due/tre anni). Il compito di

programmazione e svolgimentodei corsi dovrebbe essere dicompetenza delle Università edelle Associazioni culturali in gra-do di offrire un elevato livello qua-litativo. Escluderei la possibilitàche tali corsi possano essere ge-stiti da enti o privati per evitare di-sparità nella preparazione.

Susanna Marchetti Presidente Circolo Vet. Bologneselibero professionista, Bologna

Ritieni indispensabile l’istitu-zionalizzazione della figura del-l’assistente e dell’ausiliario ve-terinari? E come mai in Italiaqueste ultime non hanno anco-ra preso piede se non a livellouniversitario o di grandi clini-che private? Solo per una que-stione economica o perché cer-te mansioni vengono svolte daneolaureati “costretti” spesso afare gavetta?La nascita di una figura profes-sionale quale un ausiliario veteri-nario si sta rendendo necessariaanche nella nostra realtà. Una di-stinzione così precisa tra due fi-gure però, penso sia, dal lato pra-tico, prematura. Fanno eccezionealcune situazioni particolari di la-voro quali grandi cliniche privateo universitarie. La struttura me-dia, che ritengo al momento at-tuale essere quella più largamen-te presente in Italia, potrebbe av-valersi più facilmente di una figu-ra intermedia che svolga concompetenza attività ausiliariequali ad esempio alcune manua-lità di laboratorio, manutenzione epreparazione della strumentazio-

PROFESSIONE VETERINARIA 5/2001 5D A L L A P R I M A P A G I N A

Il progetto Leonardo

L ’armonizzazione richiesta dalla Comunità Europea sulla istitu-zionalizzazione dell’assistente e/o ausiliario veterinari non lascia

dubbi in proposito, per cui la risposta è certamente affermativa. Il pas-sato ci insegna che il non considerare le figure “para professionali” olaiche che dir si voglia si è sempre risolto in una perdita di controllo del-la nostra attività professionale, con gravi ripercussioni sull’occupazionedel veterinario. L’esempio dei fecondatori laici è forse la prova più ecla-tante, ma ve ne sono molte altre che si potrebbero citare. Resta il fattoperò che la situazione attuale di sovrapproduzione di laureati lascia aprima vista perplessi riguardo l’esigenza di immettere “ufficialmente”sul mercato una nuova figura professionale riconosciuta in apparenteconcorrenza con i poveri colleghi neolaureati. Ma se è vero che oggicerte mansioni vengono svolte da giovani laureati, altrimenti disoccu-pati, è ancor più vero che la dignità del titolo di studio dovrebbe ga-rantire loro un impiego più qualificante e qualificato. Sono un gran so-stenitore della “gavetta”, nella convinzione che gran parte del succes-so professionale dipenda dalle capacità di gestire i problemi dellaclientela cercando di mediare tra gli aspetti puramente (e certe volteastrattamente) scientifici e quelli pratici. Per acquisire una tale capacitànon esiste alcun corso di laurea o specializzazione, ma solo l’esperien-za pratica, cosa che nessuna Università, per ovvi motivi, potrà mai da-re. Ma gavetta non deve voler dire sfruttamento. Alla base di tutto ciò,come al solito, riaffiorano i problemi principali della veterinaria, assilla-ta da troppe Facoltà, laureati in eccesso, poca preparazione e scarsasensibilità alle esigenze del mercato.L’ANMVI ha aderito insieme a Francia, Gran Bretagna, Spagna e Por-togallo al “Progetto Leonardo” (programma voluto e finanziato dallaCE), che prevede l’istituzione di un Ente che si occupi di monitorarela gestione della preparazione e della armonizzazione di simili figureprofessionali in ambito comunitario. Ciò per impedire la proliferazionedi diplomi, certificazioni e affini non controllate e prive di qualunquerequisito di serietà e qualità. La creazione di un Albo quindi creereb-be i giusti presupposti per regolamentare questa nuova categoriaprofessionale.A mio avviso il processo formativo di queste figure professionali dovreb-be avere la connotazione di una laurea breve, con un indirizzo sanitarioed uno amministrativo. Ritengo più che mai realistico immaginare chedovranno essere Università e mondo libero-professionale, attraverso leSocietà Scientifiche, i gestori sia dei corsi di formazione sia degli esamidi ammissione alla professione. Non penso che il coinvolgimento di altrienti o istituzioni darebbe le stesse garanzie di serietà e di controllo.

Marco EleuteriPresidente ANMVI

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ne tecnica, preparazione del pa-ziente, ma anche occuparsi dellasegreteria e dell’accoglienza delcliente.L’assistenza del chirurgo durantegli interventi chirurgici o l’assi-stenza anestesiologica devonoessere svolte a mio avviso solo dalaureati in medicina veterinaria.Quindi la figura professionale del-l’infermiere veterinario per il mo-mento deve essere quella di untecnico con cognizioni e compitidi base; il rischio di personale al-tamente specializzato, come pre-sente in altre nazioni o nella me-dicina umana, può essere quellodi creare situazioni ambigue,causare innumerevoli problemi diconflitti di competenza e, non daultimo, sottrarre posti di lavoro aduna categoria che non ne ha si-curamente bisogno; in alcuni casiinfatti potrebbe risultare economi-camente più conveniente avva-lersi di un non laureato che ri-chiede una contribuzione econo-mica meno onerosa rispetto adun laureato.Nella cosiddetta “gavetta” non tro-vo nulla di disdicevole; è sempreesistita in tutte le arti e professionied, anzi, è un passaggio indispen-sabile nella formazione professio-nale sia per l’apprendimentoscientifico che per l’esperienza divita. Appena laureati non ci si puòsentire e non si è dei professionistiarrivati. È proprio la gavetta abbi-nata allo studio pre e post laurea eal patrimonio prezioso che possia-mo ricavare dall’esperienza di altriche ci renderanno dei veri profes-sionisti. La gavetta di un neolau-reato può diventare una forma disfruttamento solo nelle mani di per-sone prive di etica.

A tuo avviso occorrerebbe isti-tuire un vero e proprio Alboprofessionale degli infermieri odegli ausiliari veterinari cosìcome esiste quello degli infer-mieri umani? E da chi dovrebbeessere costituito e gestito?Nel caso in cui queste figure pro-fessionali diventino una realtà at-tivamente presente e adeguata-mente riconosciuta dalla normati-va nazionale sarà opportuno chesi riconoscano in collegi o albiprofessionali; tali strutture funge-ranno anche da garanti della figu-ra dei propri iscritti.

A livello formativo che prepara-zione dovrebbero avere questefigure professionali e chi e co-me dovrebbe organizzare even-tuali corsi di diploma? Le uni-versità, che da sempre utilizza-no nelle loro cliniche tali figureprofessionali o, in alternativa oa supporto di esse, enti come leRegioni o privati come la SCI-VAC o altre società affini?Nel caso dell’istituzionalizzazionedi figure assimilabile a quelle pre-senti in campo umano penso cheil percorso formativo debba esse-re simile. Quindi dovranno nasce-re delle scuole indirizzate a que-sto fine sotto il controllo dello Sta-to, con una legislazione appro-priata. È auspicabile che i corsivengano svolti da insegnanti qua-lificati che possono essere uni-versitari, dipendenti pubblici oprivati ma anche liberi professio-nisti; in questo caso le societàscientifiche quali, ad esempio, laSCIVAC potrebbero essere coin-volte nella scelta dei docenti.

Ferruccio Marellolibero professionistaCuneo

Ritieni indispensabile l’istitu-zionalizzazione della figura del-l’assistente e dell’ausiliario ve-

terinari? E come mai in Italiaqueste ultime non hanno anco-ra preso piede se non a livellouniversitario o di grandi clini-che private? Solo per una que-stione economica o perché cer-te mansioni vengono svolte daneolaureati “costretti” spesso afare gavetta?Una vera e propria “istituzionaliz-zazione” di entrambe queste figu-re mi pare eccessiva, soprattuttoin rapporto allo specifico panora-ma professionale veterinario ita-liano, anche perché, teoricamen-te, una parte considerevole deicompiti potrebbe essere svoltada entrambi, generando sovrap-posizioni operative non giustifica-bili in termini di miglioramento or-ganizzativo, a fronte dei costi cheandrebbero sostenuti.Inoltre, proprio lo specifico pano-rama in cui si trova ad operare ilVeterinario italiano potrebbe sug-gerire l’utilizzo, per queste man-sioni, dei neolaureati, con tempi,mansionari e retribuzioni adegua-ti e comunque da definirsi univo-camente per tutto il territorio na-zionale. Questa soluzione con-sentirebbe di dotare le struttureche ne sentano la necessità dipersonale già in possesso diquelle nozioni fondamentali che,viceversa, andrebbero insegnateappositamente ad altre figureesterne a costi sicuramente menoaccessibili. Al termine del perio-do prefissato, il Collega neolau-reato avrà così cominciato a gua-dagnare qualcosa da subito, ac-cumulando un bagaglio non indif-ferente di esperienze praticheche gli potrebbe addirittura con-sentire di rimanere nella strutturache lo ha accolto in assunzionefissa.Anche dal punto di vista del neo-laureato, la soluzione dovrebbeessere considerata interessante,poiché il suo livello di effettiva uti-lizzabilità pratica subito dopo laLaurea non potrà che essere rela-tivamente basso, senza contarepoi che i periodi di gavetta “vera”(non quindi il tirocinio universita-rio), possono svolgere una fun-

zione molto importante nel suopercorso formativo generale.

A tuo avviso occorrerebbe isti-tuire un vero e proprio Alboprofessionale degli infermieri odegli ausiliari veterinari cosìcome esiste quello degli infer-mieri umani? E da chi dovrebbeessere costituito e gestito?Indubbiamente sì, anche perchéla creazione ufficiale di tali figuregenera, giocoforza, la non trascu-rabile possibilità di avere numero-si potenziali professionisti abusi-vi, operanti al di fuori delle strut-ture in cui ufficialmente lavorano.Tale Albo, sarebbe quindi l’unicoserbatoio da cui i Veterinari inte-ressati potrebbero scegliere i po-tenziali collaboratori, che verreb-bero in esso iscritti solo se in pos-sesso di tutti i requisiti che an-drebbero preventivamente predi-sposti in sede organizzativa.Inoltre, l’Albo potrebbe garantireche gli iscritti ricevano formazio-ne nuova, costante e documenta-bile nel tempo, sia all’interno del-la struttura in cui operano, sia al-l’esterno, subordinando il rinnovodell’iscrizione annuale alla pre-sentazione di un percorso forma-tivo in cui si possa accertare l’av-venuta crescita culturale dell’o-peratore.A mio avviso, i più indicati a ge-stire tale attività dovrebbero esse-re gli Ordini Provinciali, i quali, inogni caso, già dovranno presumi-bilmente esercitare tale funzionenei confronti dei Colleghi regolar-mente iscritti.La cosa più importante è fare inmodo, qualora si decidesse dicreare tali figure, di predisporreun’organizzazione che non gene-ri “palle al piede” costose ed im-produttive, né tanto meno sog-getti troppo collegati all’idea del-l’avvenuto raggiungimento di un“posto fisso”. Analogamente alveterinario libero professionista,che non deve mai smettere di stu-diare e migliorarsi, se ambisce amantenere ed ampliare le propriequote di mercato, così l’ausiliariodovrà adeguarsi con lo stessospirito.

A livello formativo che prepara-zione dovrebbero avere questefigure professionali e chi e co-me dovrebbe organizzare even-tuali corsi di diploma? Le uni-versità, che da sempre utilizza-no nelle loro cliniche tali figureprofessionali o, in alternativa oa supporto di esse, enti come leRegioni o privati come la SCI-VAC o altre società affini?Il nocciolo della questione è pre-stabilire quali dovranno essere leloro mansioni poiché, un addettoal ricevimento dei clienti, alle ri-sposte telefoniche, al filtro dei re-clami o ad altre attività di custo-mer care, non potrà non ricevereadeguata formazione in questematerie specifiche. Se lo stessooperatore deve anche effettuareanalisi di laboratorio, la situazionecambia, poiché gli argomenti so-no ovviamente diversi, così comemolto diversi sarebbero i tempi

necessari per la trasmissione del-le informazioni. Stessa cosa sipuò dire se lo stesso assistentedovesse coadiuvare un veterina-rio in sede operatoria, magari confunzione di anestesista: comenon formarlo su argomenti qualil’anatomia, la fisiologia e la far-macoterapia?Secondo la logica, la formazionedovrebbe essere compito princi-palmente delle Università e que-sto per almeno due buone ragio-ni: la prima è che esse dispongo-no già di tutto il materiale umano,strutturale ed organizzativo permettere a punto questi Corsi; laseconda è che sarebbe forte-mente auspicabile che i program-mi fossero uniformi su tutto il terri-torio nazionale, in modo che ununico programma (legittimato dalMinistero della Sanità) faccia dalinea-guida, anche per cautelareil veterinario a fronte di eventualiritorsioni legali da parte di utentiinsoddisfatti.A quel punto, anche le Regioni oassociazioni private come la SCI-VAC potrebbero, teoricamente,farsi promotrici di analoghi Corsi,a patto però che i programmi, leesercitazioni, i periodi di tirocinio,ecc… siano gli stessi.Vedrei molto bene programmi dicooperazione fra parti teoriche (inUniversità) e parti pratiche (inStrutture private diverse, a rota-zione programmata e prefissata).La limitazione dell’attività alle Uni-versità potrebbe comunque esse-re auspicabile, al fine di creareDiplomati in numero strettamenteproporzionale alle esigenze effet-tive del settore.L’importante quindi sarà non in-durre all’iscrizione persone chesiano già in cerca di un lavoro,senza poter assicurare un colle-gamento statistico valido e co-stante nel tempo fra domanda edofferta.

Giorgio Nerilibero professionistaNovara

Ritieni indispensabile l’istitu-zionalizzazione della figura del-l’assistente e dell’ausiliario ve-terinari? E come mai in Italiaqueste ultime non hanno anco-ra preso piede se non a livellouniversitario o di grandi clini-che private? Solo per una que-stione economica o perché cer-te mansioni vengono svolte daneolaureati costretti spesso afare gavetta?I neolaureati hanno rappresentatouna insperata fortuna, soprattuttoper le strutture medio-piccole,derivante dall’impossibilità daparte di questi neo-colleghi, perragioni di mercato, di aprire subi-to, diversamente da come succe-deva in passato, una propriastruttura veterinaria. È stata unaconquista perché non si può di-menticare che, in altri tempineanche troppo lontani, soprat-tutto negli interventi chirurgici ilveterinario spesso si avvaleva dicollaboratori molto meno qualifi-

PROFESSIONE VETERINARIA 5/20016D A L L A P R I M A P A G I N A

Un ruolo indispensabile

P er l’attività professionale degli anni 2000 sarà indispensabile ilruolo dell’infermiere veterinario o di figure analoghe in grado

di svolgere compiti di assistenza al medico veterinario.Oggi tali funzioni consentono la sotto-occupazione di giovani laureati odi professionisti a tempo limitato. In futuro è quindi prevedibile una mi-nore disponibilità di spazi per i giovani che vogliono fare pratica pres-so i colleghi.Non vedo soluzioni a questo problema se non la limitazione del nume-ro di neolaureati sfornati ogni anno dalle Facoltà.Un albo professionale potrebbe essere utile anche per gli infermieri se fi-nalizzato a controllare il rispetto di un codice deontologico, l’aggiorna-mento continuo, ecc… La gestione dovrebbe ricadere sulla loro orga-nizzazione, una volta riconosciuta la figura professionale degli infer-mieri veterinari.La preparazione professionale che porta al conseguimento di un diplo-ma spetta all’Università, ma potrebbero essere istituiti corsi di prepara-zione professionale alternativi da altri enti (Regioni, associazioni). Per i contenuti basterebbe verificare cosa viene insegnato nei Paesi do-ve gli infermieri veterinari sono stati istituzionalizzati da tempo (StatiUniti, Inghilterra, Francia, ecc…).

Prof. Claudio PeruccioUniversità degli Studi, Torino

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cati: (in ordine di “competenza”)lo studente praticante, la mogliedel veterinario, addirittura il clien-te stesso). Del resto il motivo delricorso ad una assistenza cosìpoco qualificata era (ed è) fintroppo intuitiva: non costava nien-te e quindi era alla portata anchedelle piccole strutture.Questa ottica di miglioramentoqualitativo nella preparazione deiruoli ausiliari al veterinario in futu-ro non potrà, a mio avviso, pre-scindere dalle figure dell’assi-stente e dell’ausiliario, che saran-no destinate ad diffondersi sem-pre più anche nel panorama del-la veterinaria italiana. Ciò porterà un indubbio valoreaggiunto, in termini qualitativi, al-la struttura veterinaria, ma ovvia-mente anche un onere non indif-ferente, per cui verosimilmente al-meno inizialmente queste figurerimarranno appannaggio dellestrutture più organizzate e meglioavviate, per poi diffondersi piùcapillarmente se continuerà quelprocesso già in atto, e a mio avvi-so inevitabile, di fusione dellestrutture minime in altre più gran-di ed organizzate. Un’altra via disbocco potrebbe essere quelladel part-time, in cui il paraveteri-nario, rappresentando un vero eproprio libero professionista, pre-sti la sua opera in misura più omeno ampia e continuativa in piùdi una struttura, permettendo inquesto modo di rendere più facil-mente accessibile, in termini eco-nomici, la sua prestazione anchea realtà che diversamente do-vrebbero rinunciarvi.

A tuo avviso occorrerebbe isti-tuire un vero e proprio albo pro-fessionale degli infermieri o de-gli ausiliari veterinari così co-me esiste quello degli infermie-ri umani? E da chi dovrebbe es-sere costituito e gestito?L’istituzione di un albo professio-nale sarebbe opportuna, per nondire indispensabile. La creazioneinfatti di nuove figure che avreb-bero competenze in parte so-vrapponibili o, quanto meno, fa-cilmente confondibili con quelledel medico veterinario potrebbeportare a frequenti episodi diabuso professionale, cosa chepotrebbe essere evitata se vi fos-sero delle regole precise e un or-ganismo di controllo che le fa ri-spettare e che potrebbe rappre-sentare un interlocutore facilmen-te individuabile nei rapporti congli Ordini dei Veterinari.Bisogna comunque anche rileva-re che, laddove venisse determi-nata e istituzionalizzata la profes-sionalità del para-veterinario, contanto di ordine o collegio a sup-portarla, sarebbero destinati asparire molti degli aiutanti improv-visati descritti nella risposta pre-cedente che, diversamente, ri-schierebbero a loro volta l’accusadi abuso di professione.Per quanto riguarda la gestionedi questi albi penso che, non por-tando i relativi corsi di formazioneal conseguimento di una laureama bensì di un diploma di scuola

professionale, dovrebbe essereautonoma, trattandosi di collegi enon di ordini. Al limite potrebbeessere prevista la presenza insuo seno di uno o più rappresen-tanti dell’Ordine dei Veterinaricompetente per territorio, anchese mi sembra un po’ una forzatu-ra e un po’ un’utopia.

A livello formativo che prepara-zione dovrebbero avere questefigure professionali e chi e co-

me dovrebbe organizzare even-tuali corsi di diploma? Le uni-versità, che da sempre utilizza-no nelle loro cliniche tali figureprofessionali o, in alternativa oa supporto di esse, enti come leRegioni o privati come la SCI-VAC o altre società affini?A mio avviso chiunque abbia unasufficiente credibilità e una ade-guata dotazione di mezzi e com-petenze professionali dovrebbepoter venire accreditato per isti-

tuire dei corsi di formazione di as-sistenti ed ausiliari veterinari, be-neficiando senz’altro dei contri-buti regionali che altre realtà at-tingono a piene mani.

Pier Mario Pigalibero professionista, Torino

Ritieni indispensabile l’istitu-zionalizzazione di entrambequeste figure? E come mai in

Italia queste ultime non hannoancora preso piede se non a li-vello universitario o di grandicliniche private? Solo per unaquestione economica o perchécerte mansioni vengono svolteda neolaureati costretti spessoa fare gavetta?Dipende da cosa si intende peristituzionalizzazione. Penso chenel nostro paese i tempi sianomaturi per consentire lo sviluppodella figura dell’infermiere veteri-

PROFESSIONE VETERINARIA 5/2001 7D A L L A P R I M A P A G I N A

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nario, ma perché questo possaavvenire si devono creare perquesta mansione degli spazi nelmercato del lavoro che attual-mente sono molto limitati.Le ragioni di questa situazionesono molteplici, ma credo sia so-prattutto l’esubero dei laureati inmedicina veterinaria ad aver fre-nato la richiesta di infermieri etecnici veterinari in Italia. Atutt’oggi sia il settore pubblico

che quello privato hanno indubbivantaggi economici nel reclutareneolaureati piuttosto che infer-mieri, inoltre il mercato del lavoroper i primi è caratterizzato dauna piccola domanda e unagrande offerta, mentre per i se-condi la domanda è decisamen-te scarsa e l’offerta praticamenteinesistente. Con lentezza le cose stanno cam-biando; università, zooprofilattici

e ASL e le poche grandi struttureprivate sentono la necessità diausiliari veterinari per sviluppareruoli lavorativi che oggi sono indi-spensabili nella cura degli anima-li e non possono essere più dele-gati ad altri se non alla figura del-l’infermiere veterinario.

A tuo avviso occorrerebbe isti-tuire un vero e proprio albo pro-fessionale degli infermieri o de-gli ausiliari veterinari così co-me esiste quello degli infermie-ri umani? E da chi dovrebbe es-sere costituito e gestito?Non penso che il numero degli in-fermieri veterinari italiani possa,oggi, giustificare la creazione diun albo professionale, ma credoche sia la strada giusta da per-correre.Il primo passo potrebbe essere lacreazione di una semplice asso-ciazione professionale nazionaledi infermieri veterinari e soloquando gli infermieri stessi e laclasse veterinaria avvertiranno lanecessità di normare l’accesso ele regole di questa professione sidovrà provvedere alla creazionedi un albo professionale.È meglio, comunque, non averefretta ed ispirarsi ad esempi col-laudati quali la BVNA (British Ve-terinary Nursery Association) na-ta più di trent’anni fa sotto l’egidadella BSAVA (British Small AnimalVeterinary Association) e delRoyal College, sono queste orga-nizzazioni consolidate e con unagrande esperienza alle spalleche possono offrire aiuti e consi-gli di enorme utilità a quelle piùrecenti o in via di formazione.

A livello formativo che prepara-zione dovrebbero avere questefigure professionali e chi e co-me dovrebbe organizzare even-tuali corsi di diploma? Le uni-versità, che da sempre utilizza-no nelle loro cliniche tali figureprofessionali o, in alternativa oa supporto di esse, enti come leRegioni o privati come la SCI-VAC o altre società affini?La scuola per infermieri veterinaridovrà avere una forte connotazio-ne professionale, con ampi spazidedicati alle parti pratiche. Dovràprevedere degli indirizzi che dif-ferenzino la preparazione dei di-plomati in relazione alle diversespecie animali trattate ed al livel-lo raggiunto dalla professione ve-terinaria in quel settore.L’infermiere veterinario, soprattut-to agli inizi della sua professionenon avrà una vita facile dal puntodi vista lavorativo e come si è giàdetto subirà la concorrenza dilaureati, con l’ulteriore peggiorati-vo di una scarsa richiesta di infer-mieri da parte delle strutture vete-rinarie, che offriranno possibilitàdi carriera limitate. Sarà, di conseguenza, una pro-fessione a carattere fortementevocazionale e quindi la scuolache formerà i futuri infermieri do-vrà necessariamente essere se-lettiva e capace di dare forti moti-vazioni.Chi si accollerà il difficile compito

di formare queste figure profes-sionali deve essere ben consciodel fatto che i futuri infermieri ve-terinari diplomati, se il numeronon sarà contingentato, sarannodei potenziali disoccupati o sot-toccupati. Con questi presupposti, nel no-stro paese, i corsi di diploma ver-ranno sicuramente organizzati dachi tradizionalmente non si è maioccupato della collocazione lavo-rativa di chi ha formato, quindinon dalla SCIVAC. Chiedo scusaper il sarcasmo ma, visti i prece-denti, credo che esista un realepericolo per cui l’attivazione di uncorso per infermieri possa avve-nire con motivazioni sbagliate edopposte alle esigenze della pro-fessione veterinaria e degli stessifuturi infermieri.Credo che l’unico modo per evi-tare tutto ciò sia dare tempo altempo, lasciando ancora perqualche anno che questa figurasi sviluppi spontaneamente, sen-za l’intervento di enti locali, uni-versità o associazioni varie. Sa-ranno gli interessati ad organiz-zarsi secondo le esigenze dellaprofessione veterinaria in manieranaturale e senza traumi per nes-suno.

Carlo Pizziranilibero professionista, Firenze

Ritieni indispensabile l’istitu-zionalizzazione dell’assistentee/o ausiliario veterinari? E co-me mai in Italia queste ultimenon hanno ancora preso piedese non a livello universitario odi grandi cliniche private? Soloper una questione economica operché certe mansioni vengonosvolte da neolaureati costrettispesso a fare gavetta?Nelle strutture veterinarie, piùgrandi e più complesse da unpunto di vista organizzativo, esi-stono già figure professionali cheaiutano il Medico Veterinario nel-l’espletamento della propria pro-fessione e fanno sì che il servizioricevuto dal paziente e dal clientesia il migliore possibile. Questa èla lampante dimostrazione che fi-gure ausiliare sono non solo im-portanti ma indispensabili.Allo stato attuale delle cose la lo-ro formazione avviene all’internodella struttura stessa in cui ope-rano ma ritengo che questo sialeggermente limitativo.I problemi che gravano sulla figu-ra del Medico Veterinario sono or-mai innumerevoli e dai moltepliciaspetti, (ultimo, e solo in ordinecronologico, il passaggio dellaketamina nel gruppo degli stupe-facenti), per cui sarebbe auspi-cabile che il Medico Veterinariopotesse fare della Medicina lasua unica attività delegando adaltre figure professionalmentequalificate tutto il resto.Se attualmente, in certe situazio-ni, le mansioni di assistenza alMedico Veterinario vengono svol-te da neolaureati questo avvieneper molteplici motivi: 1) spesso i neolaureati, che non

ricevono un adeguato tirociniopratico dalle strutture Universi-tarie, chiedono di poter fre-quentare per un certo periodouna struttura e di partecipareall’attività della struttura stes-sa. Tale richiesta è, oltre cheun modo veramente utile di farpratica, anche un modo per“ripagare” il collega che liospita.

2) Il sistema fiscale attuale è pe-nalizzante per quanto riguardal’assunzione di personale; daparte mia, con l’aiuto del Con-siglio dell’Ordine di Firenze ePrato e di un Commercialista,mi sono adoperato affinché,anche nel nostro settore, ve-nissero riconosciuti i contrattidi “formazione lavoro”, comeinvece già esistono in altri set-tori professionali, ma senzariuscire ad ottenere rispostadai miei interlocutori.

3) Mancanza di figure tecnica-mente preparate.

A livello formativo che prepara-zione dovrebbero avere questefigure professionali e chi e co-me dovrebbe organizzare even-tuali corsi di diploma? Le uni-versità, che da sempre utilizza-no nelle loro cliniche tali figureprofessionali o, in alternativa oa supporto di esse, enti come leRegioni o privati come la SCI-VAC o altre società affini?Le figure professionali di assi-stenza e ausilio veterinario do-vrebbero ricevere una formazioneteorico-tecnica ben accurata ge-stita o dalle Università (tipo laureabreve) o da associazioni cheperò siano seriamente accredita-te, naturalmente con l’obbligo distage di tirocinio pratico pressostrutture private selezionate.

A tuo avviso occorrerebbe isti-tuire un vero e proprio albo pro-fessionale degli infermieri o de-gli ausiliari veterinari così co-me esiste quello degli infermie-ri umani? E da chi dovrebbe es-sere costituito e gestito?Gli albi professionali che si ver-rebbero a creare dovrebbero es-sere associati e gestiti dagli Ordi-ni provinciali dei Medici Veterina-ri, si creerebbe così un polo dellaSanità Veterinaria come d’altron-de già esiste per la MedicinaUmana.

Paolo Sattalibero professionistaVarese

Ritieni indispensabile l’istitu-zionalizzazione di entrambequeste figure? E come mai inItalia queste ultime non hannoancora preso piede se non a li-vello universitario o di grandicliniche private? Solo per unaquestione economica o perchécerte mansioni vengono svolteda neolaureati costretti spessoa fare gavetta?Sono sempre stato un convintosostenitore della validità della fi-gura professionale dell’ausilia-

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rio-veterinario. Il problema diistituzionalizzarle, però, mi parevenga in secondo piano: primaoccorrerebbe creare le condi-zioni per renderne possibile l’e-sistenza. Giustamente fai osservare che inItalia non vi è un grande utilizzodi personale non laureato nellestrutture veterinarie, eppure sa-rebbe di grande utilità: permette-rebbe infatti di migliorare il livelloqualitativo dei servizi offerti, con-sentendo al Veterinario di con-centrarsi su compiti prettamentemedici. Inoltre, ampliando con-temporaneamente i settori inevi-tabilmente trascurati, il veterina-rio sarebbe sollevato dalle molteincombenze amministrative-bu-rocratiche, con notevoli vantaggisia diretti che indiretti. In pratica sarebbe un contributoa favore di un salto di qualità e diimmagine per l’intera categoria.Ma è bene dire subito che ades-so non è possibile e che l’ostaco-lo è di ordine economico.Quali ambulatori possono per-mettersi un lusso simile? Quantihanno bilanci così solidi da potersopportare il costo di uno stipen-dio di un dipendente diplomato oequivalente, quando le stessemansioni possono essere esple-tate da veterinari a prezzo piùbasso?La realtà è questa e denunciacon molta semplicità la arretra-tezza e immaturità della nostracategoria rispetto al resto delmondo del lavoro. Negli ultimidecenni abbiamo assistito allacrescita numerica e scientificadella nostra professione senzapreoccuparci di irrobustire le no-stre qualità imprenditoriali e lacapacità di procurarci le risorseeconomiche per sostenerne losviluppo e ora, forse, non ci ren-diamo ancora conto delle conse-guenze. Continuiamo a pensareche esercitare una professionenobile come la nostra voglia direnon pensare al denaro, senzaaccorgerci degli effetti disastrosiche facciamo ricadere sulle no-stre scelte professionali e sullecondizioni di lavoro sempre me-no accettabili a cui costringiamosoprattutto i giovani, ma non so-lo.È urgente invertire la rotta e tro-vare gli strumenti idonei per re-cuperare il terreno perso. Il no-stro obbiettivo deve essere quel-lo di guadagnare di più, non peravidità di denaro, ma per poterriportare la nostra professione alivelli dignitosi e consegnare allegenerazioni future una situazionevivibile. Dobbiamo ricordarci chea differenza di altri paesi, in cui ilmercato si regola da sé, dato l’e-siguo numero di professionistioperanti, per noi che siamo inmolti è essenziale dedicare pa-recchie più energie per sostene-re una adeguata strategia comu-ne e per darci tutto il supportopsicologico per abbattere le re-more che ci condannano ancoraa vivere d’espedienti con metodidi sopravvivenza degni di altreepoche. È un lavoro necessario

che può dare esiti positivi solo sefatto in modo coordinato e unita-rio.Solo quando avremo fatto cre-scere i nostri redditi potremo faravverare molti nostri desideri,compreso quello legittimo di ave-re degli infermieri che ci affian-chino.

A tuo avviso occorrerebbe isti-tuire un vero e proprio alboprofessionale degli infermieri o

degli ausiliari veterinari cosìcome esiste quello degli infer-mieri umani? E da chi dovreb-be essere costituito e gestito?Pochi giorni fa, un collega e ami-co spagnolo, mi diceva che nelloro paese sempre più ambulato-ri utilizzano l’assistente veterina-rio, tale figura non ha riconosci-mento giuridico, poiché gli ausi-liari veterinari spagnoli ricevonouna formazione senza alcun va-lore legale presso alcune struttu-

re veterinarie private che vienecomunemente accettata comeelemento qualificante ai fini del-l’assunzione. Credo che una si-tuazione simile possa presto otardi generare dei problemi, mavorrei dire anche che, mentre tro-vo necessario definire fin dall’ini-zio il titolo di studio necessario,possa essere rimandato alla loroiniziativa, quando lo vorranno fa-re, il compito di radunarsi in unalbo per tutelare i loro interessi.

A livello formativo che prepara-zione dovrebbero avere questefigure professionali e chi e co-me dovrebbe organizzare even-tuali corsi di diploma? Le uni-versità, che da sempre utilizza-no nelle loro cliniche tali figureprofessionali o, in alternativa oa supporto di esse, enti comele Regioni o privati come laSCIVAC o altre società affini?Vi possono essere molte soluzio-ni e tutte valide. Credo però che

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vi siano alcuni aspetti da tenerpresente: in primo luogo la for-mazione professionale degli au-siliari dovrà essere attentamentedimensionata alle reali esigenzedel mondo del lavoro e stare alpasso con l’evoluzione scientifi-ca e tecnologica della medicinaveterinaria. Si dovrà quindi daremolta importanza al dialogo tramondo didattico e professionalee avere dei piani di studio estre-mamente flessibili.In secondo luogo, la figura pro-fessionale che ne uscirà dovràavere una preparazione che pri-vilegi gli aspetti tecnici più cheteorici, tanto che chiunque necuri la formazione dovrà assicu-rare molte esperienze didattichepratiche sul campo (tirocini). Sidovranno inoltre prevedere scuo-le distribuite in modo uniformesul territorio nazionale in mododa offrire indistintamente a tuttiuguali possibilità di formazioneprofessionale in tutte le aree geo-grafiche del Paese.Infine, si dovrà limitare il numerodi scuole e di diplomati, rappor-tandolo alle reali possibilità di im-piego, in modo da evitare gli er-rori commessi dalle facoltà di Ve-terinaria, che hanno portato a si-tuazioni di disoccupazione, sot-toccupazione e conflitto profes-sionali che ben conosciamo.

Matteo Tommasini Degnalibero professionistaRoma

Ritieni indispensabile l’istitu-zionalizzazione della figura del-l’assistente e dell’ausiliario ve-terinari? E come mai in Italiaqueste ultime non hanno anco-ra preso piede se non a livellouniversitario o di grandi clini-

che private? Solo per una que-stione economica o perché cer-te mansioni vengono svolte daneolaureati “costretti” spessoa fare gavetta?Si, ritengo che la figura dell’infer-miere veterinario sia indispensa-bile, anche se la dicitura assi-stente e ausiliario non mi sembracorretta. La figura dell’ausiliarioed assistente già esiste, perso-nalmente ho già fatto approvarediversi contratti di formazioneprofessionale per assistente ve-terinario dalla Regione, e questocrea un precedente.Ma non è questo il problema, lemansioni segretariali si possonosvolgere sotto una qualunquequalifica del contratto commer-cio, semmai il problema reale èquello di creare una qualifica ve-ra di infermiere veterinario, auto-rizzata dal Ministero della Sanità,che abbia gli stessi diritti e fa-coltà che ha un infermiere pro-fessionale umano sugli umani.Quindi attenzione, non creerei ul-teriore confusione con altri nomi,quella che voi volete creare co-me figura di assistente veterina-rio deve essere l’infermiere vete-rinario, che deve poter fare en-dovenose, seguire anestesie sot-to la supervisione del veterinario,ecc… (e qui c’è da legiferare sul-la base della figura del veterinaytechnician con licenza sul model-lo americano. Se poi il termineassistente rende più facile un iterburocratico è un altro paio di ma-niche.Per quanto riguarda la secondaparte della tua domanda, pensoche in Italia queste figure profes-sionali non abbiano ancora presopiede a causa dell’elevato costodel lavoro e di un grado di buro-crazia nelle assunzioni che rendele procedure troppo poco snelle,con conseguenze insopportabilie a volte paradossali per piccoliambulatori che decidono di farela scelta di assumere dipendenti.Senza contare che è ancora radi-cata una certa mentalità in moltivecchi colleghi veterinari chefanno confusione tra la figuradell’infermiere veterinario e la lo-ro e pensano che poi gli infer-

mieri rubino loro il mestiere, met-tendo in atto una sorta di abusivi-smo.La gavetta a cui sono costretti ineolaureati è la conseguenza diun sistema sbagliato: l’universitàlaurea dei professionisti chespesso non sanno fare neppureuna iniezione, per tale ragionequindi nei giovani colleghi c’èuna forte motivazione a metterein pratica tutta la teoria studiatanel corso di laurea e questa loronecessità viene sfruttata dai col-leghi che hanno una carriera allespalle.

A tuo avviso occorrerebbe isti-tuire un vero e proprio Alboprofessionale degli infermieri odegli ausiliari veterinari cosìcome esiste quello degli infer-mieri umani? E da chi dovreb-be essere costituito e gestito?Penso che ci dovrebbe essereun vero e proprio Albo gestito da-gli stessi infermieri veterinari, chedovrebbe fare capo al Ministerodella Sanità.

A livello formativo che prepara-zione dovrebbero avere questefigure professionali e chi e co-me dovrebbe organizzare even-tuali corsi di diploma? Le uni-versità, che da sempre utilizza-no nelle loro cliniche tali figureprofessionali o, in alternativa oa supporto di esse, enti comele Regioni o privati come laSCIVAC o altre società affini?È ovvio che sia università che En-ti privati (di provata capacità edesperienza e con requisiti discelta meramente meritocratici)dovrebbero poter organizzarecorsi di diploma, cercando di da-re la priorità assoluta al prodottoche si crea. È quindi ovvio cheSCIVAC ed Enti privati, visto co-me stanno le cose, avrebberomolte cose da dire e da offrire.

Laura Torrianilibero professionistaMilano

Ritieni indispensabile l’istitu-zionalizzazione della figura del-

l’assistente e dell’ausiliario ve-terinari? E come mai in Italiaqueste ultime non hanno anco-ra preso piede se non a livellouniversitario o di grandi clini-che private? Solo per una que-stione economica o perché cer-te mansioni vengono svolte daneolaureati “costretti” spessoa fare gavetta?Dipende da come evolverà neiprossimi anni il lavoro della cate-goria. Sicuramente, se si proce-derà verso la direzione dellegrandi strutture con la gradualeriduzione dei piccoli ambulatoridovranno necessariamente esse-re riconosciute nuove figure lavo-rative. Le due domande succes-sive, in realtà, hanno un’unica ri-sposta: gli istituti universitari visono obbligati per questioni legi-slative e tecniche e, dal punto divista economico, in questo mo-mento solo alcune strutture conun giro d’affari particolarmenteelevato si possono permettere disostenere finanziariamente per-sonale assunto regolarmente peril quale occorre far fronte a con-tributi, sostituzioni, maternità,ecc...Da ciò consegue che le struttureminori, se hanno bisogno di aiutinon necessariamente “professio-nali”, si rivolgono al bacino deineolaureati, ricavandone, è vero,mano d’opera a costi minori, maai quali, contemporaneamente,forniscono il vantaggio di seguirecolleghi più esperti e strutturenon universitarie che danno loroun’idea più realistica e meno idil-liaca del lavoro vero e proprio,che è diverso da quello propostoall’università.In altri campi, come tutti sappia-mo, è accettato e consideratonormale un periodo anche di an-ni di tirocinio o specializzazione,dato che per molte professionila preparazione universitaria èsolo la base sulla quale lavorareper raggiungere poi la compe-tenza necessaria per poter svol-gere il lavoro senza fare (e subi-re) danni. Il paradosso della situazione uni-versitaria italiana, che in determi-nati campi immette sul mercato

un numero di laureati assoluta-mente eccedente rispetto alle ri-chieste del mercato, consiste nelfatto che, in ultima analisi, alme-no nelle fasi iniziali, il lavoro deidottori costa meno di quello dipersonale non laureato. Questodato deve, secondo me, esseretenuto presente nella “progetta-zione” delle figure professionaliin discussione, in modo da noncreare un’ulteriore categoria didisoccupati.

A tuo avviso occorrerebbe isti-tuire un vero e proprio alboprofessionale degli infermieri odegli ausiliari veterinari cosìcome esiste quello degli infer-mieri umani? E da chi dovreb-be essere costituito e gestito?Se le figure professionali in que-stione dovranno avere una realevalenza professionale non c’èdubbio che la strada da seguiresia quella dell’albo professionale,con le stesse modalità e respon-sabilità dei corrispondenti in me-dicina umana.

A livello formativo che prepa-razione dovrebbero avere que-ste figure professionali e chi ecome dovrebbe organizzareeventuali corsi di diploma? Leuniversità, che da sempre uti-lizzano nelle loro cliniche talifigure professionali o, in alter-nativa o a supporto di esse,enti come le Regioni o privaticome la SCIVAC o altre societàaffini?Dipende anche qui da quali sa-ranno le richieste del mercato.All’estero, molte delle attivitàpratiche che qui ci dobbiamoarrangiare a svolgere autonoma-mente, vengono eseguite dapersonale infermieristico. Nelmomento in cui esiste una verifi-ca finale reale delle capacitàprofessionali non ritengo moltoimportante dove sia avvenuta lapreparazione. Spero solo cheanche in questo campo non ci silimiti a fornire “pezzi di carta”ma ci sia l’effettiva volontà dipreparare seriamente degli indi-vidui ad affrontare il mondo dellavoro. ■

PROFESSIONE VETERINARIA 5/200110D A L L A P R I M A P A G I N A

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L e problematiche relativeai Rifiuti Sanitari hanno,negli ultimi anni, assunto

un rilievo ed una complessità talida assumere, agli occhi degli ad-detti ai lavori, le caratteristiche diuna vera e propria emergenza.Gli scopi di questo articolo sonoessenzialmente due: da un latoquello di entrare nel merito dellanormativa per analizzare e com-mentare i punti che sono, piùpraticamente, di interesse nelcampo delle Strutture VeterinariePrivate (è infatti chiaro che alcunipunti dei suddetti decreti ci inte-ressano particolarmente perchévengono da noi applicati quoti-dianamente nella nostra praticaprofessionale, mentre altri sonodifficilmente attuabili [es. steriliz-zazione dei rifiuti infetti] o pocoattinenti in quanto riferiti preva-lentemente ad altre realtà delmondo sanitario o a coloro cheprovvedono alla raccolta, al tra-sporto e allo smaltimento dei ri-fiuti), dall’altro quello di cercaredi ricondurre la cosa entro i ter-mini di una equilibrata colloca-zione, sfatando quel clima da“caccia alle streghe” che haspesso rappresentato il sottofon-do di questo tema.Per questo, alla rassegna analiti-ca delle varie tipologie di rifiutipiù comunemente prodotte nellestrutture veterinarie verranno in-tercalati brani (riconoscibili per ilcarattere corsivo) di un lavoro ef-fettuato dalla Regione Piemonte– Assessorato Ambiente – conte-nuti in una pubblicazione dal tito-lo “La gestione dei rifiuti prodottinelle strutture sanitarie”. Li riten-go molto interessanti perché illu-strano sicuramente meglio di co-me saprei fare io quella che è la“ratio” della normativa più recen-te in materia di rifiuti sanitari etracciano alcune linee guida acui sarà doveroso attenersi nellapratica attuazione delle leggi inmateria. Avvertenza essenzialeper chi legge deve essere quelladi tenere conto che purtroppo,

come troppo spesso capita, l’o-rientamento del lavoro della Re-gione Piemonte è rivolto a consi-derare con molta più attenzione irifiuti provenienti da strutture sa-nitarie umane che non quelli ve-terinari. La differenza è partico-larmente importante quando sitratta di alcune tipologie di rifiuticome, per es., i rifiuti sanitari ta-glienti e pungenti che, qualorasiano stati utilizzati, vengonoconsiderati infetti a priori in casoprovengano da attività sanitariasu umani, solo a posteriori (a par-ticolari condizioni che vedremopiù avanti) se provengono da at-tività veterinaria.Dal punto di vista dei rifiuti pro-dotti, le strutture sanitarie rap-presentano un caso di studiomolto complesso ed articolatoanche in considerazione dellavarietà di attività che si svolgonoal loro interno.È noto infatti che in una strutturasanitaria convivono innumerevolispecialità e discipline, rappresen-tanti diverse realtà produttive: la-boratori chimici, biologici; cucine;uffici amministrativi; reparti di de-genza; servizi di diagnosi; blocchioperatori; sale mortuarie; servizidi manutenzione, lavanderia, puli-zia; parcheggi, giardini; ecc., ecc.A causa dell’aumento del costoda sostenere per lo smaltimentodei rifiuti, a partire dalla fine de-gli anni ’80 i responsabili dellestrutture sanitarie hanno dedica-to sempre maggiori attenzioni erisorse economiche ed umanealla gestione dei rifiuti. Alla finedegli anni ’80 il costo di smalti-mento dei rifiuti prettamente sa-nitari (denominati oggi rifiuti sa-nitari pericolosi a rischio infettivosecondo il decreto ministeriale26 giugno 2000, n. 219) era tal-volta superiore a 3500 £/kg epertanto, per gli ospedali, tali ri-fiuti rappresentavano un gravosoonere.A rendere ulteriormente complica-ta la situazione intervennero trefattori tuttora in parte perduranti:

• normativo: la normativa cheregola lo smaltimento (e piùgeneralmente la gestione deirifiuti) data la sua notevolecomplessità presenta difficoltàapplicative;

• esecutivo: per difficoltà localiz-zative non si è proceduto a rea-lizzare impianti di smaltimento;

• sanzionatorio: connesse allagestione dei rifiuti sanitari vi so-no articolate responsabilità am-ministrative e penali.

Indubbiamente i rifiuti sanitari(RS) rappresentano uno dei casipiù emblematici della contraddit-torietà del nostro Paese: se da unlato essi rappresentano una quotainferiore all’1% dei rifiuti urbaniprodotti e la loro pericolosità nonè stata ancora dimostrata, dall’al-tro essi sono stati oggetto, nell’ul-timo decennio, di continui inter-venti legislativi che in genere han-no reso complessa ed articolatala loro gestione.In realtà il problema dei RS è damolti anni al centro dell’attenzionedella comunità scientifica. Lo te-stimonia il gran numero di articoliscientifici scritti sull’argomento: ilMedline indicava alla voce “Medi-cal Waste” 102 articoli nel biennio’92/’93, mentre al giugno 2000 sene contano quasi 1200.Nonostante il proliferare di lineeguida e contributi sull’argomento,uno smaltimento corretto dei RSnon sembra ancora realizzato.Inoltre, poiché non tutti gli inci-denti addebitabili ad essi vengo-no registrati, non sono disponibilidati completi sulla loro pericolo-sità ed è quindi preferibile parlaredi rischi potenziali per gli operato-ri che maneggiano RS piuttostoche di rischi reali. I rischi, secon-do quanto dettato dall’OMS nel1993, interessano: la salute fisicadel personale e dei pazienti deipresidi sanitari; la salute pubblicain relazione alle problematiche ditrasporto ed eliminazione finaledei rifiuti infettivi e pericolosi; le in-cidenze ambientali ed economi-che dei metodi di eliminazione deirifiuti solidi.Per quanto riguarda, in particola-re, i rischi per i pazienti ed il per-sonale sanitario non esiste docu-mentazione alcuna di epidemie ocontaminazioni di pazienti corre-late ai RS. È opinione consolidatache la loro pericolosità sia minimaquando gli operatori li maneggianocon accortezza e seguono correttemodalità di smaltimento.

I veterinari, nella loro attività pro-fessionale, possono produrre va-rie tipologie di rifiuti. A noi inte-ressa esaminare i rifiuti definiti“Speciali” in quanto quelli “Urba-

ni”, prodotti eventualmente dallapulizia delle aree esterne allastruttura, non possono lasciaredubbi circa il loro smaltimento,che avviene con i Rifiuti Solidi Ur-bani (RSU).I Rifiuti Sanitari Speciali vengonosuddivisi in Pericolosi e Non Peri-

Rifiuti sanitari: rilevante problemao inutile complicazione?

colosi. A loro volta i Pericolosivengono suddivisi in due catego-rie fondamentali: quelli a RischioInfettivo e quelli a Rischio Chimi-co; quelli Non Pericolosi possonoessere Assimilati agli Urbani op-pure no, oppure lo possono di-ventare quando previsto dai rego-

PROFESSIONE VETERINARIA 5/2001 11L ’ I N C H I E S T A FATTI E NOTIZIE SOTTO LA LENTE D’INGRANDIMENTO ?!

di Giorgio Neri

Libero professionistaNovara e Trecate (NO)

D. Leg. 22/97; Allegato I

CARATTERISTICHE DI PERICOLO PER I RIFIUTI

H1 “Esplosivo”: sostanze e preparati che possono esplodere per ef-fetto della fiamma o che sono sensibili agli urti e agli attriti più deldinitrobenzene;

H2 “Comburente”: sostanze e preparati che, a contatto con altre so-stanze, soprattutto se infiammabili, presentano una forte reazioneesotermica;

H3-A “Facilmente infiammabile”: sostanze e preparati:- liquidi il cui punto di infiammabilità è inferiore a 21 °C (compresi i li-

quidi estremamente infiammabili), o- che a contatto con l’aria, a temperatura ambiente e senza apporto

di energia, possono riscaldarsi e infiammarsi, o- solidi che possono facilmente infiammarsi per la rapida azione di

una sorgente di accensione e che continuano a bruciare o a consu-marsi anche dopo l’allontanamento della sorgente di accensione, o

- gassosi che si infiammano a contatto con l’aria a pressione normale, o- che, a contatto con l’acqua o l’aria umida, sprigionano gas facil-

mente infiammabili in quantità pericolose;

H3-B “Infiammabile”: sostanze e preparati liquidi il cui punto di infiam-mabilità è pari o superiore a 21 °C e inferiore o pari a 55 °C;

H4 “Irritante”: sostanze e preparati non corrosivi il cui contatto imme-diato, prolungato o ripetuto con la pelle o le mucose può provocareuna reazione infiammatoria;

H5 “Nocivo”: sostanze e preparati che, per inalazione, ingestione openetrazione cutanea, possono comportare rischi per la salute di gra-vità limitata;

H6 “Tossico”: sostanze e preparati (comprese le sostanze e i prepara-ti molto tossici) che, per inalazione, ingestione o penetrazione cuta-nea, possono comportare rischi per la salute gravi, acuti o cronici eanche la morte;

H7 “Cancerogeno”: sostanze e preparati che, per inalazione, ingestio-ne o penetrazione cutanea, possono produrre il cancro o aumentarnela frequenza;

H8 “Corrosivo”: sostanze e preparati che, a contatto con tessuti vivi,possono esercitare su di essi un’azione distruttiva;

H9 “Infettivo”: sostanze contenenti microrganismi vitali o loro tossine,conosciute o ritenute per buoni motivi come cause di malattie nell’uo-mo o in altri organismi viventi;

H10 “Teratogeno”: sostanze e preparati che, per inalazione, ingestio-ne o penetrazione cutanea, possono produrre malformazioni congeni-te non ereditarie o aumentarne la frequenza;

H11 “Mutageno”: sostanze e preparati che, per inalazione, ingestioneo penetrazione cutanea, possono produrre difetti genetici ereditari oaumentarne la frequenza;

H12 Sostanze e preparati che, a contatto con l’acqua, l’aria o un aci-do, sprigionano un gas tossico o molto tossico;

H13 Sostanze e preparati suscettibili, dopo eliminazione, di dare ori-gine in qualche modo ad un’altra sostanza, ad esempio ad un prodot-to di lisciviazione avente una delle caratteristiche sopra elencate;

H14 “Ecotossico”: sostanze e preparati che presentano o possono pre-sentare rischi immediati o differiti per uno o più settori dell’ambiente.

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lamenti comunali. Vedremo piùavanti che il discorso dei RifiutiSanitari Speciali Non PericolosiAssimilati agli Urbani, pur in pre-senza di alcune difficoltà interpre-tative e nella variabilità dei casi di-pendenti da quanto disposto daivari regolamenti comunali, è difondamentale importanza in virtùdel fatto che molti tipi di rifiuti chenoi produciamo possono confluirein questa categoria.

I Rifiuti Sanitari Pericolosi sonoquelli che, come fa intuire il loronome, qualora vengano prodottinello svolgimento della nostraprofessione, meritano maggior at-tenzione da parte nostra per leimplicazioni burocratiche, legali,ma soprattutto legate alla salutepubblica e degli operatori sanitariche comportano.Gli eventuali rischi potenziali, daessi derivanti, in cui possono in-

correre gli operatori delle struttu-re veterinarie nell’esercizio delleloro mansioni si possono essen-zialmente distinguere in quelli ditipo biologico e quelli di tipotossico.

A proposito del rischio biologi-co (infettivo) negli USA è d’usodistinguere gli hospital wastes,che comprendono tutti i RS, daimedical wastes, derivati dal trat-

tamento dei pazienti: tra i medi-cal wastes si distinguono gli in-fectious wastes che rappresen-tano la frazione potenzialmentepericolosa.Quest’ultima, per essere tale,dev’essere correlata alla pre-senza di microrganismi capaci,per numero, tipologia e virulen-za, di causare l’evento infettan-te; inoltre deve esistere una“porta d’ingresso” che consenta

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PROFESSIONE VETERINARIA 5/200112

a detti microrganismi di causaremalattie.Indubbiamente microrganismipatogeni sono presenti nei RS main misura minore rispetto ai rifiutidomestici. Inoltre, la percentualedei patogeni nei RS è sì elevata(più del 2% dei campioni preleva-ti da RS contaminati con sanguerisultano HBV positivi), ma è altre-sì dimostrato che la quantità disangue e di cariche microbichecontenute nei rifiuti urbani pre-senti in cassonetto è 3 volte su-periore rispetto a quella contenu-ta nei rifiuti che escono da unasala operatoria.I patogeni individuati nei RS sonosoprattutto batteri (80-90%). Ilpatogeno più comune è loStaphylococcus aureus (2-10 co-lonie/g di rifiuto), seguonoEscherichia coli, Pseudomonasaeruginosa e Candida albicans.Gli stessi patogeni sono, peral-tro, rilevabili anche nei rifiuti ur-bani in concentrazione talora piùelevata. I rifiuti ospedalieri sonosicuramente più ricchi di ceppiantibiotico-resistenti ma non inmisura superiore ai microrgani-smi veicolati dagli scarichi degliallevamenti. La quantità minimadi patogeni presente al momentoiniziale può aumentare se i rifiutirimangono a lungo in un luogonon refrigerato: tuttavia la caricamicrobica, dopo i primi giorni dicrescita correlata alla elevata di-sponibilità di materiale organicoutilizzabile, tende a scendere ra-pidamente. È stato dimostratoche le condizioni che si verifica-no nelle discariche di rifiuti solidiurbani (e, per estrapolazione, iprincipi possono valere ancheper i rifiuti di origine sanitaria)ostacolano naturalmente lo svi-luppo dei patogeni a vantaggiodella moltiplicazione dei saprofitidel suolo.Da quanto enunciato si può rite-nere che il potenziale infettivo deiRS sia alquanto ridotto e correla-to alla presenza di sangue o dicolture microbiche tanto che al-cuni tipi di RS, quali pannoloni osacchi per l’urina, se non altri-menti contaminati potrebbero es-sere smaltibili come rifiuti urbani.La sola frazione di RS a rischiopotenziale d’azione è rappresen-tata, secondo i CDC (Centre Di-sease Control – Atlanta, USA), darifiuti microbiologici, sangue ederivati, rifiuti dei laboratori di

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istologia patologica, oggetti ta-glienti e carcasse di animali eparti anatomiche.Al di là del potenziale contenutoin microrganismi patogeni, la peri-colosità del rifiuto è correlata adalcuni fattori tra cui le vie disponi-bili per la penetrazione nell’orga-nismo. Tra queste ultime, il conta-gio per via aerea è molto impro-babile perché occorre una caricamicrobica elevata non riscontrabi-le nell’aerosol generato dai rifiuti.È stato documentato in modo pre-ciso un rischio per inoculazioneda ferita con taglienti. Questi ulti-mi sono rappresentati da aghi, la-me, piccole cannule di plastica ri-gida, rasoi monouso, frammenti divetro o plastica taglienti, butterfly,bisturi monouso.La frequenza degli incidenti cor-relati ai RS è variabile ed interes-sa in modo particolare le mani, gliavambracci e gli arti inferiori.Mc Cormick (1981) riporta che il16% degli incidenti occupazionalida taglienti è correlato alla raccol-ta e distruzione di rifiuti e bian-cheria e che il 24% delle puntureaccidentali è causato dal riposi-zionamento degli aghi.Somenzi (1993), in uno studiotriennale sugli infortuni avvenutinell’ospedale di Cremona, rilevache alla manipolazione dei rifiuti èattribuibile il 6% degli infortuni so-pravvenuti ed essa è la causa piùfrequente dopo le manovre pergarantire assistenza ai degenti(7%).I dati dello studio SIROH, la piùcompleta indagine sul rischio bio-logico tra gli operatori sanitari, di-mostrano che oltre il 50% dei casidi incidenti con aghi e taglienti ècorrelata con lo smaltimento deglistessi (dati 1994 raccolti in 26ospedali italiani).La prevenzione di questo tipo diincidenti è affidata all’adozionedi precauzioni universali (ricordoa proposito che il D.M. 29/09/90stabilisce che “l’eliminazione de-gli aghi e degli altri oggetti ta-glienti, utilizzati nei confronti di

qualsiasi paziente, deve avvenirecon cautele idonee ad evitarepunture accidentali. In particola-re gli aghi, le lame di bisturi e glialtri materiali acuminati o taglien-ti monouso non debbono essererimossi dalle siringhe o da altrisupporti né in alcun modo mani-polati o reincappucciati, ma ripo-sti per l’eliminazione, in appositicontenitori resistenti alla puntu-ra”). Al fine di prevenire puntureaccidentali gli aghi non vannoreincappucciati (i dati SIROH1994 dimostrano ancora un 13%di incidenti correlati all’incappuc-ciamento) o volontariamente pie-gati o rotti, rimossi dalle siringheo altrimenti. Dopo l’uso, aghi, la-me di bisturi e altri oggetti ta-glienti debbono essere ripostiper l’eliminazione in appositicontenitori resistenti alla puntura,sistemati in posizione vicina ecomoda rispetto al luogo dovevengono usati.Non esistono altre documenta-zioni di trasmissioni da RS adoperatori sanitari anche se va ri-cordata la potenziale esposizio-ne della cute non integra e dellemucose dovuta a contaminazio-ne con liquidi ematici prove-nienti da contenitori per RS nona tenuta stagna o scarsamenteimpermeabili.

I Rifiuti Sanitari Pericolosi a Ri-schio Infettivo sono quelli che cimettono più a dura prova doven-do venire conferiti ad una ditta ditrasporto e/o di smaltimento en-tro trenta giorni (5 giorni perquantitativi, peraltro difficilmenteraggiungibili dalle strutture vete-rinarie, superiori ai 200 litri) dallaloro produzione.Fortunatamente però, la defini-zione di questi rifiuti data dal D.22/97 e ribadita dal D. 219/2000porta come conseguenza cheessi vengano generalmente pro-dotti nelle nostre strutture piutto-sto infrequentemente: i Rifiuti Sa-nitari Pericolosi Infettivi sonoquelli “contenenti microrganismi

vitali o loro tossine, conosciute oritenute per buoni motivi comecause di malattie nell’uomo o inaltri organismi viventi”, per dirlacome riportato sull’all. I del D.Leg. 22/97, ovvero quelli che“siano contaminati da agenti pa-togeni per l’uomo o per gli ani-mali” o “siano venuti a contattocon qualsiasi liquido biologicosecreto od escreto per i quali siaravvisato, dal medico veterinariocompetente” (quale può essere,per esempio, il direttore sanitariodella struttura, n.d.r.) “un rischiodi patologia trasmissibile attra-verso tali liquidi” volendo citare ildettato del Decreto 219/2000;naturalmente tali condizioni de-vono essere presenti non soloquando il materiale viene “pro-dotto”, ma anche quando diventaa tutti gli effetti un rifiuto (quandocioè il veterinario decide di di-sfarsene) e quando viene confe-rito alla ditta deputata al traspor-to e/o allo smaltimento (comedetto entro 30 giorni da quandodiviene rifiuto). È un concetto,quest’ultimo, che mi sembra mol-to importante e che vorrei sottoli-neare anche alla luce di quantodetto sopra (in corsivo) circa l’e-voluzione della carica microbicapresente nei rifiuti sanitari. Misembra di non essere troppo otti-mista se ribadisco quanto sopraaffermato: è abbastanza infre-quente che, nella nostra praticaprofessionale, produciamo rifiuticon queste caratteristiche.Nel momento in cui produciamorifiuti di questo tipo possiamoquindi conservarli in depositotemporaneo per un tempo massi-mo di trenta giorni in contenitori,anche flessibili, recanti la scritta“Rifiuti sanitari pericolosi a rischioinfettivo” e il simbolo del rischio

biologico. Se i rifiuti infetti sonoanche taglienti o pungenti i con-tenitori devono essere obbligato-riamente rigidi e recare la scritta“Rifiuti sanitari pericolosi a rischioinfettivo taglienti e pungenti”. En-trambi i tipi di contenitori vanno aloro volta conservati in un secon-do tipo di contenitore rigido,eventualmente riutilizzabile pre-via idonea disinfezione ad ogniciclo d’uso, recante la scritta “Ri-fiuti sanitari pericolosi a rischio in-fettivo”. Tutti i contenitori devonoessere sufficientemente robustiper resistere alle sollecitazioni acui sono sottoposti e di coloreidoneo a distinguerli da quellicontenenti altri tipi di rifiuti. Glistessi contenitori vanno utilizzatiper tutti i passaggi a cui sonosoggetti questi rifiuti (depositotemporaneo, movimentazione in-terna alla struttura sanitaria, stoc-caggio, raccolta e trasporto).All’atto del conferimento dei rifiutialla ditta di trasporto e/o smalti-mento verrà compilato (a cura delproduttore dei rifiuti) l’appositoformulario ove verrà indicato il co-dice CER di questa categoria dirifiuti (180202).Mi sembra utile ricordare, vista latendenza di qualche collega apensare che sia meglio, nel dub-bio, considerare un rifiuto comeinfettivo, conferendolo quindimensilmente (melius abunda-re…) piuttosto che catalogarlocorrettamente, che la normativain materia vieta di mescolare i di-versi tipi di Rifiuti Pericolosi tra diloro o con i Non Pericolosi, e pu-nisce severamente i trasgressori(arresto da sei mesi a due anni eammenda da 5 milioni a 50 milio-ni di lire). Da ciò deriva che neicontenitori per i rifiuti infetti an-dranno depositati quelli, e solo

quelli, che presentino le caratteri-stiche sopraesposte. Una alternativa a questa procedu-ra potrebbe essere quella dellasterilizzazione dei rifiuti, ma es-sendo questa, per i costi e lecomplessità tecniche che com-porta, praticamente inattuabiledalle strutture veterinarie, nonverrà presa in considerazione inun lavoro, quale si propone di es-sere questo, che non tratta la nor-mativa nel suo complesso, ma so-lo nelle parti di interesse praticoper il veterinario medio.

In tema di rischio tossico biso-gna rilevare che molte sostanze diuso sanitario (in modo particolaresolventi e reagenti di laboratorio,liquidi di sviluppo e fissaggio del-le lastre radiografiche, farmaci edisinfettanti) sono potenzialmentetossiche.Escludendo l’ingestione, divenutaeccezionale dopo l’entrata in usodelle pipette meccaniche, il mec-canismo più frequente di contami-nazione è l’inalazione seguita, adistanza, dal contatto diretto concute e mucose.

I Rifiuti Sanitari Pericolosi a Ri-schio Chimico sono quei rifiutiprodotti da attività sanitaria chepresentano almeno una delle ca-ratteristiche di pericolosità (esclu-sa la H9 poiché è relativa al ri-schio infettivo) elencate nell’all. Idel decreto 22/97 (vd. in calce). Ilproduttore deve classificare que-sti rifiuti con i codici (CER) dellecategorie elencate nell’all. D dellostesso decreto. A noi interessanosoprattutto i “liquidi radiologici disviluppo”, i “liquidi radiologici difissaggio” e le “sostanze chimi-che di scarto e i farmaci scaduti”,non potendo peraltro escludere la

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Proposta di convenzioniper il ritiro e lo smaltimento

dei rifiuti sanitari

I n queste settimane la questione dei rifiuti sanitari è stata oggettodi studio ed approfondimento normativo da parte dei consulenti

dell’ANMVI. Ci auguriamo in questo modo di aver soddisfatto le nu-merose richieste di spiegazione della complessa normativa che rego-la la materia e invita i Colleghi ad intervenire sulla vetlink-list ([email protected]) per segnalare i problemi di gestione dei rifiuti, riscontratinella pratica quotidiana, con particolare riferimento ai servizi di ritiro edi smaltimento degli stessi. I contributi inviati saranno utili ai fini dellavalutazione di possibili convenzioni regionali o interregionali con dittespecializzate in grado di garantire servizi efficienti, vantaggiosi, orien-tati alle esigenze e alla normativa del nostro settore e che soddisfino irequisiti richiesti dalla Categoria stessa.

Il Consiglio Direttivo ANMVI

ARCOSAN S.r.l.TELERIE T.N.T MONOUSOMEDICAZIONE CHIRURGICAVia Bainsizza, 41 - 21042 Caronno Pertusella - Varese Tel. 02/96459129 - Fax 02/96459711

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produzione più infrequente di altritipologie di rifiuti (es. mercuriopresente in termometri e sfigmo-manometri, cod. CER 060404).Il deposito temporaneo può dura-re fino ad un anno (due mesi perquantitativi superiori ai 10 metricubi).All’atto del conferimento dei rifiutialla ditta di trasporto e/o smalti-mento verrà compilato l’appositoformulario ove verrà indicato il co-dice CER delle varie tipologie dirifiuti (es.: 090101 per i liquidi disviluppo, 090104 per i liquidi difissaggio, 180204 per i farmaciscaduti e le sostanze chimiche discarto).Può essere utile ricordare che, inalcuni casi, i liquidi di fissaggionon deargentati possono essereavviati alla raccolta differenziataanche a mezzo di apposite con-venzioni stipulate tra i Comuni e lestrutture sanitarie.

I Rifiuti Sanitari Non PericolosiNon Assimilati agli Urbani so-no quelli che, pur non presen-tando le caratteristiche di peri-colosità di cui all’all. I del D.22/97 (vd. oltre), non sono com-presi nell’elenco degli Assimilatiagli Urbani. In altre parole rien-trano in questa categoria tutti i ri-fiuti che noi produciamo esclusiquelli Pericolosi e quelli Urbani oad essi assimilati. È intuitivoquindi che in questa categoriarientrano la maggior parte dei ri-fiuti da noi prodotti. Per fare de-gli esempi ricorderò che sono ivicompresi gli organi, i tessuti, leparti anatomiche non riconosci-bili, gli aghi, le lame, le siringhe,i contenitori vuoti di medicinali(esclusi i contenitori in vetro disoluzioni di farmaci antiblasticied i contenitori in vetro di farma-ci radioattivi), ecc. È importantericordare che i componenti que-sta categoria di rifiuti possonoessere dai Comuni assimilati inparte o in toto agli Urbani. I Ri-fiuti Sanitari Non Pericolosi NonAssimilati Agli Urbani possonoessere stoccati in deposito tem-poraneo per tipologie omogeneefino ad un anno dalla loro produ-zione (se, come nel nostro caso,il volume dei rifiuti non supera i20 metri cubi) e devono venireconferiti ad una ditta idonea cheprovveda al loro trasporto e/o al-lo smaltimento. A seconda dellaloro natura sul formulario biso-gnerà indicare i codici CER180201 (oggetti da taglio (bistu-ri, rasoi) o 180203 (rifiuti la cuiraccolta e smaltimento non ri-chiede precauzioni particolari infunzione della prevenzione di in-fezioni).

I Rifiuti Sanitari Non PericolosiAssimilati agli Urbani sonoquelli elencati all’art. 2, comma1, lettera g) del D. 219/2000 (peres. quelli derivanti dalla prepara-zione di pasti, il vetro, la carta, ilcartone, la plastica, i metalli, gliimballaggi, la spazzatura, gli in-dumenti monouso, i gessi orto-pedici, gli assorbenti igienici, ipannolini e i pannoloni) e tutti

quelli non pericolosi che i Comu-ni deliberino, con apposito rego-lamento, di assimilare agli Urba-ni. Devono venire conferiti alladitta che si occupa dei RSU se-condo le metodiche definite daiComuni (delle linee guida in me-rito esistono già, ma sarebbe inu-tilmente complesso illustrarle inquesta sede).

Per completezza ricordo infineche il D. 219/2000 prende in con-siderazione, quale tipologia parti-colare di rifiuti, le feci, le urine edil sangue, disponendo che possa-no essere fatti confluire nella retefognaria.

In conclusione, il problema deiRS è ampiamente superabile ri-spettando semplici norme di si-curezza e non è comunque di-verso da quello dei rifiuti urbaniper il quale il legislatore ha pre-visto minori precauzioni. Purtrop-po la rilevanza emotiva di un ri-fiuto definito “sanitario” è tale daingenerare ingiustificate paureche sono alla base di norme ec-cessivamente farraginose e re-strittive, le quali, a loro volta, so-no la causa sia della crescitaquantitativa dei RS prodotti siadelle conseguenti implicazionieconomiche legate allo smalti-mento degli stessi. Bastino, a ti-tolo d’esempio, i seguenti datidesunti dai MUD presentati inPiemonte nell’anno 1998: la ca-tegoria ISTAT “ospedali e case dicura generali”, che ha presenta-to il 4% del totale dei MUD, haprodotto il 72% del totale dei ri-fiuti infettivi; il complesso dellestrutture sanitarie dotate di postiletto, che ha presentato il 7% deltotale dei MUD, ha prodotto il92% del totale dei rifiuti infettivi;la categoria ISTAT “servizi deglistudi odontoiatrici”, che ha pre-sentato il 74% del totale dei

MUD, ha prodotto lo 0,94% deltotale dei rifiuti infettivi; i rifiutisanitari pericolosi provenienti dastrutture veterinarie e i cadaveridi animali provenienti dai labora-tori hanno costituito, nel com-plesso, il 2,38% del totale dei ri-fiuti sanitari pericolosi. Si ha allo-ra l’impressione che la Legge,non ponendo una quanto maiopportuna distinzione tra attivitàche meritano la massima atten-zione in virtù della quantità pro-dotta di rifiuti pericolosi e attivitàche in questo ambito si possonodefinire minimali, ha obbligatoun enorme numero di operatorisanitari ad uno sforzo comples-sivamente elefantiaco per parto-rire il classico topolino. Si può pertanto dire che al mo-mento i maggiori problemi sonodovuti alla contrapposizione tral’ottica legalistica, legata alladifficile interpretazione di normespesso utilizzate in senso restrit-tivo e punitivo dalle autoritàcompetenti, e l’ottica tecnicache cerca di interpretare la nor-ma alla luce della letteraturascientifica più recente. A ciò siaggiungono le inevitabili interfe-renze prodotte da chi fornisceprodotti o servizi ed ha tutto l’in-teresse ad allargare artificiosa-mente il mercato dei RS. La re-cente evoluzione della Normati-va italiana introduce peraltro ilconcetto di discrezionalità tecni-ca, secondo il quale il tecnico disettore (medico curante o diret-tore sanitario) può decidere divolta in volta se alcuni rifiuti rela-tivi ad un determinato pazientepossono essere considerati in-fetti in considerazione del mec-canismo di trasmissione dellapatologia in atto. Questo impor-tante elemento di novità dovreb-be contribuire a ridurre drastica-mente la quantità della frazioneinfetta.

L’uso intelligente della Normati-va si affianca quindi come armafondamentale al tentativo di ri-durre la produzione dei RS siaagendo alla fonte (ad esempioriducendo l’utilizzo del momou-so o di sostanze contaminanti)sia aumentando in quantità equalità il riciclaggio o recuperofinale di buona parte del mate-riale di scarto utilizzando appo-site forme di raccolta differen-ziata. Il Veterinario (o, più precisamen-te, il Direttore Sanitario di unastruttura veterinaria) viene inve-stito di una responsabilità nonindifferente, in quanto suo com-pito è quello di saper distingue-re a norma di legge le varie tipo-logie di rifiuti prodotti e suddivi-derli di conseguenza; se in unastruttura vengono prodotti fre-quentemente Rifiuti Sanitari Pe-ricolosi a Rischio Infettivo (ma-gari perché al suo interno si ef-fettua ricerca biologica), oltreche, eventualmente, Rifiuti Peri-colosi a Rischio Chimico e Rifiu-ti Non Pericolosi, sarà interessedi chi la gestisce di stipulare uncontratto, magari in regime diconvenzione, con una idoneaditta di trasporto e/o smaltimen-

to per un ritiro con cadenzamensile dei propri rifiuti; se, dif-ferentemente (e più comune-mente), si producono solo sal-tuariamente dei Rifiuti SanitariPericolosi a Rischio Infettivo,ferma restando la produzionedegli altri tipi di rifiuti, il conferi-mento di quelli non infettivi av-verrà una volta all’anno (oppure,entro questo termine, quando ilDirettore Sanitario lo ritenga op-portuno), prevedendo in più dichiamare la ditta di trasporto e/osmaltimento, entro 30 giorni,ogniqualvolta si produca un ri-fiuto infettivo; nell’ipotesi in cuivengano prodotti solo Rifiuti Ur-bani e Rifiuti Speciali SanitariNon Pericolosi Assimilati agli Ur-bani, non si avrà bisogno di unaditta che li trasporti e/o smalti-sca che non sia quella che sioccupa dei RSU.Come si vede il rapporto traStruttura Veterinaria e ditta ditrasporto e/o smaltimento di ri-fiuti sanitari non potrà più, allaluce delle novità normative,configurarsi in un’unica tipolo-gia di servizio, bensì il serviziostesso andrà di volta in voltamodellato alle necessità dellasingola Struttura. ■

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INTRODUZIONENegli ultimi dieci anni l’identifica-zione elettronica con microchip delcane e degli animali in generale(sistema d’identificazione median-te frequenze radio - RFID, radiofrequency identification system) haavuto uno sviluppo enorme in tutti ipaesi industrializzati, anche se inItalia si è imposto solo negli ultimianni con una sempre maggioreconsapevolezza della sua validitàda parte degli operatori del settoree delle istituzioni. La legge 281 del1991 ha imposto l’identificazioneobbligatoria di tutti i cani, al fine dieliminare o ridurre il randagismoed il grave problema dei cani ab-bandonati, oltre che per disporredi un sistema di controllo in caso dimalattie infettive come la rabbia;purtroppo la legge nasceva giàvecchia, non avendo tenuto inconsiderazione i moderni sistemidi identificazione elettronica, giàapplicati ad esempio nella vicinaSpagna che si ritrova oggi ben piùavanti dell’Italia (e non solo per l’i-dentificazione dei cani!), ed indi-cando il tatuaggio come unico si-stema d’identificazione del cane.L’esperienza di questi anni, som-mata all’esperienza più lunga deltatuaggio dei cani di razza, ha di-mostrato e confermato tutti gliaspetti negativi di questo sistemad’identificazione del cane: neces-sità di una sedazione od anestesiaper il fastidio od il dolore provoca-to dall’operazione di tatuaggio, dif-ficoltà di lettura dei dati tatuati eperdita nel tempo della capacità dileggerli, impossibilità di rendere iltatuaggio leggibile nei cani concute pigmentata, enorme variabi-lità delle sigle tatuate (sigle provin-ciali ASL, sigle provinciali di dele-gazioni ENCI, sigle di allevatoricon affisso, sigle di enti stranieri,ecc.). Sulla base di queste consi-derazioni, molte Regioni, nelle leg-gi regionali applicative della 281,hanno introdotto l’identificazioneelettronica come strumento richie-sto ai fini dell’identificazione obbli-gatoria del cane, convinte della su-periorità di questo sistema e delfatto che in tutto il mondo è statoormai accettato uno standard uni-co che permette un’interscambia-bilità dei dati. Anche i kennel clubdi molti paesi hanno introdotto l’im-piego dell’identificazione elettroni-ca dei cani iscritti o come metodosostitutivo del tatuaggio, o comemetodo alternativo, come fase ditransizione ad un utilizzo esclusivoin futuro.

LO STANDARD ISOL’accettazione e la diffusione delsistema elettronico d’identificazio-ne del cane con microchip nei va-ri paesi è stata resa possibile dal-

l’emanazione, da parte dell’I.S.O.(International Standards Orgniza-tion) di un apposito standard uni-co. L’I.S.O. è una organizzazionemondiale con sede a Ginevra cheha lo scopo principale di favorirela standardizzazione tecnologicaa livello internazionale. Nel 1991,su sollecitazione delle varie azien-de produttrici e della FECAVA, lafederazione europea delle asso-ciazioni veterinarie per animali dacompagnia, aveva istituito unaCommissione, denominata WG3,con il mandato di standardizzarela tecnologia dei microchip per glianimali. A quel tempo, infatti, leaziende elettroniche sul mercatodei microchip stavano operandocon prodotti incompatibili tra di lo-ro, ciascuno dei quali richiedevaun proprio lettore che non era ingrado di rilevare e leggere micro-chip di altre aziende; era evidenteil danno per gli utenti e per il si-stema in generale, che apparivadebole proprio perché limitato apiccole nicchie di mercato e nonin grado di soddisfare le esigenzedi una identificazione su vastascala. A causa della conflittualitàe della competitività tra le varieaziende del settore, ciascuna in-tenta a proteggere i propri brevet-ti, fu adottata, come base per lostandard, una nuova tecnologia dimicrochip, diversa da quelle giàpresenti sul mercato, denominataFDX-b per i piccoli animali edHDX per i grossi animali. Nel 1996l’I.S.O. ha pertanto emanato lostandard ISO 11784, che defini-sce la struttura e le informazionicontenute nel microchip, e lostandard ISO 11785 che definisceil protocollo di comunicazione trail microchip ed il lettore. Nella riu-nione del Comitato SC19 dellaI.S.O., da cui dipende la Commis-sione WG3, svoltasi a Francoforteil 22 marzo 2000, è stato ribadito ilcompleto appoggio dell’I.S.O. aquesto standard, per incoraggia-re le aziende del settore a diffon-dere su vasta scala la tecnologiabasata su di esso e per assicura-re gli operatori sull’affidabilità delsistema e sulla interscambiabilitàdei dati tra microchip e lettori di

diverse aziende.

LA COMPATIBILITÀ CON SISTEMI PRECEDENTIPer permettere una compatibilitàcon i microchip del passato, ed inparticolare quelli con tecnologiaFDX-a, che erano quelli più diffu-si, l’I.S.O. ha raccomandato che,per un periodo di transizione, ilettori costruiti per leggere lostandard ISO fossero in grado dileggere anche i microchip prece-denti. Anche se la diffusione nelnostro paese di microchip constandard non-ISO è stata molto li-mitata (Sardegna e Valle d’Aostaprima del 1998), la compatibilitàdi lettura per questi microchippuò essere utile anche per identi-ficare cani provenienti da altripaesi dove invece questi micro-chip avevano avuto una maggiordiffusione (Spagna, Svizzera,Svezia, Regno Unito). Dal 1998non è più ammessa dall’I.S.O. ladistribuzione da parte della ditteproduttrici di microchip nonconformi allo standard ISO.

IL MICROCHIP ISOIl microchip ISO, detto anche tago trasponder, è costituito da unacapsula iniettabile di vetro bio-compatibile che contiene un chipsu cui è stato impresso, nel mo-mento della fabbricazione, un co-dice di 15 cifre, ed una micro-bo-bina che viene attivata dal lettoresolo nel momento in cui viene av-vicinato e che permette la letturadel chip stesso. Quando il micro-chip non viene attivato dalle onderadio di un lettore è un corpo com-pletamente inerte e non emette al-cun tipo di onda. La superficieesterna della capsula è trattatacon microsolchi per facilitarnel’ancoraggio nei tessuti sottocuta-nei ed impedirne, pertanto, la mi-grazione. Il microchip ha una di-mensione esterna di 13 mm di lun-ghezza e di 2 mm di diametro, edè contenuto in una siringa mono-uso necessaria per poterlo inietta-re nel sottocute del cane. La sirin-ga contenente il microchip è con-tenuta in un involucro sterile daaprire immediatamente prima del-

l’uso. La confezione riporta unadata di scadenza che si riferiscealla sterilità dell’involucro e chedeve essere rispettata. La duratadel microchip, una volta impianta-to, è per tutta la vita del cane. Peraccertarne il continuo funziona-mento è consigliabile che almenouna volta all’anno esso venga con-trollato con un lettore; anche seestremamente improbabile, vistele piccole dimensioni, un traumadiretto verso la sede di impiantopotrebbe danneggiare la strutturadel microchip e renderlo inerte.

IL CODICE DEL MICROCHIP ISOLe prime cifre del codice identifi-cano o la ditta produttrice od ilpaese in cui il microchip viene im-piantato; nel primo caso la dittaproduttrice deve poi essere ingrado di garantire la tracciabilitàdel microchip registrando i codiciimpiantati nei vari paesi; nel se-condo caso, dopo il codice delpaese deve essere riportato il co-dice della ditta produttrice. Per l’I-talia il codice paese è 380; i codi-ci fino ad ora assegnati dall’I.S.O.,in collaborazione con l’Internatio-nal Committee on Animal Recor-ding (ICAR), alle ditte produttricidi microchip ISO per animali so-no: AEG (che fornisce “Trovan”)968, Allflex 982, AVID 977, Data-mars (che fornisce “Animal CoderBayer”) 981, Destron (che forni-sce “Indexel Merial”) 985, Soky-mat 975/967. Le altre cifre del co-dice sono in combinazione ca-suale e permettono 2 miliardi e750 milioni di combinazioni; unnumero tale da poter garantirecon assoluta certezza che cia-scun codice è unico per almeno20 anni. Il codice, invece, dei vec-chi microchip era alfanumerico ecomposto da 10 caratteri.

LA SEDE D’IMPIANTO DEL MICROCHIPLa standardizzazione delle sedid’impianto dei microchip è unfattore essenziale per l’integritàdell’intero sistema d’identificazio-ne mediante frequenze radio. Ciòè particolarmente importante peri protocolli di comunicazioneFDX, perché la loro effettiva di-stanza di interazione, ovvero ladistanza tra lettore e trasduttore,è relativamente breve. Tuttavia,per quanto la standardizzazionedelle sedi d’impianto sia d’impor-tanza critica nell’identificazionedi un microchip impiantato, nonsi deve trascurare l’importanzadella funzionalità del lettore; inassenza di ciò, il sistema fallisce.I punti che seguono costituisco-no le raccomandazioni del Sotto-comitato per i microchip dellaWorld Small Animal Veterinary

Association (WSAVA), circa le se-di d’impianto negli animali dacompagnia. Nel cane e nel gatto sono due lesedi attualmente utilizzate:a) Il microchip viene impiantatonel sottocute della linea dorsalemediana subito cranialmente allescapole. Questa è la sede d’im-pianto standard di tutti i paesiesclusi quelli europei. b) Il microchip viene impiantatonel sottocute della porzione me-dia sinistra del collo. Questa èla sede d’impianto standard inEuropa.Finché non si concorderà una se-de globalmente comune, è neces-sario che l’esplorazione (scanning)con il lettore si concentri nelle sedidi impianto comunemente utilizza-te nel contesto geografico di ap-partenenza. Se lo scanning doves-se risultare negativo, si raccoman-da di esplorare anche la seded’impianto alternativa.

L’IMPIANTO DEL MICROCHIPL’impianto del microchip nel sotto-cute dell’animale è una proceduradi pertinenza veterinaria, in quan-to devono essere garantiti il ri-spetto delle norme d’asepsi edantisepsi necessarie per evitareinfezioni, il rispetto della sede d’i-noculazione, l’attenzione ad evita-re le strutture vascolari vicine (ar-teria carotide e vena giugulare) edi ferire l’orecchio o l’occhio in ca-so di movimenti improvvisi dell’a-nimale e la cura nell’effettuareun’esecuzione indolore. L’ago, digrosso calibro per poter contene-re il microchip, è molto affilato e,in mani inesperte, potrebbe esse-re pericoloso per l’animale e perlo stesso operatore. L’utilizzazioneo meno di un anestetico locale odi un tranquillante per gli animalimolto agitati è di pertinenza delsingolo veterinario, anche se ge-neralmente non si rendono neces-sari. Prima dell’impianto, ancorprima di aprire la confezione dellasiringa, deve essere controllata ladata di scadenza ed ogni micro-chip deve essere testato con unlettore per verificarne il funziona-mento e la corrispondenza con ilcodice riportato sulla confezionestessa.

IL LETTORE O SCANNER ISOI lettori o scanner o tranceiverscertificati ISO sono in grado dileggere tutti i microchip ISO pro-dotti dalle varie ditte. Alcuni sonoin grado di leggere anche micro-chip precedenti allo standardISO, ed in particolare i microchipFDX-a. Il lettore funziona emetten-do delle onde radio che attivano ilmicrochip e ne ricevono il codice.Sono disponibili sul mercato letto-

PROFESSIONE VETERINARIA 5/2001 15

Identificazione elettronica del cane con microchip: situazione attuale e sviluppo futuro

A T T U A L I T À

di Aldo Vezzoni

Medico veterinario, specialista inclinica dei piccoli animali,Presidente FSA, SegretarioFNOVI, componente della CTCdell’ENCI.

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ri portatili e lettori collegabili ad uncomputer mediante porta seriale;nel primo caso il codice del mi-crochip viene mostrato sul displaydel lettore, mentre nel secondocaso esso viene anche inviato alcomputer per registrarlo. L’ali-mentazione dei lettori è assicura-ta da normali batterie sostituibili oda accumulatori interni ricaricabi-li mediante collegamento alla reteelettrica. L’utilizzo del lettore pre-suppone che venga prima accer-tata la carica delle batterie o lasua connessione a rete. Comeogni apparecchiatura elettronica,anche il lettore o scanner per mi-crochip deve essere conservatoin luogo asciutto, non esposto atemperature fredde né al sole o afonti di calore, al riparo da urti.

LETTURA DEL MICROCHIPPer ottimizzare le prestazioni dellettore o scanner, occorre rispet-tare le avvertenze specifiche con-tenute nella sua confezione, inparticolare per il suo funziona-mento e manutenzione e quellepiù generali che seguono. Innan-zitutto bisogna sincerarsi che illettore sia compatibile con i mi-crochip utilizzati nella propria

area o su cani di altre aree chepotrebbero presentarsi per l’iden-tificazione. Ad esempio, un giudi-ce di gara dovrebbe utilizzare unlettore con compatibilità estesaanche ai microchip FDX-a oltreche ai microchip ISO (FDX-b).Quando si ricerca la presenza diun microchip nel cane, la proce-dura per ricercare e leggere il mi-crochip, detta scanning dovrebbeiniziare presso la sede di impiantostandard nel cane in quel deter-minato contesto geografico (latosinistro del collo in Europa). Senon viene immediatamente identi-ficato il microchip, lo scanningdovrebbe comprendere un’areamaggiore procedendo in centriconcentrici a lenta espansione.Alcuni produttori raccomandanodi muoversi “ad otto”. Durante loscanning, il lettore deve toccare osfiorare il pelo dell’animale. La di-stanza di lettura può essere lieve-mente influenzata dall’orienta-mento del microchip rispetto allettore e l’influenza di questo fatto-re varia in base alla struttura delmicrochip e del lettore, anche senell’impiego di routine ciò non in-fluenza la lettura in maniera signi-ficativa. Sebbene non sia possibi-

le visualizzare l’esatta posizionedel microchip rispetto al lettoredurante lo scanning, può essereutile ruotare il lettore, se la struttu-ra lo permette, verso destra o ver-so sinistra. Per garantire l’identifi-cazione di un animale a cui è sta-to impiantato un microchip, laprocedura di scanning dovrebbedurare per un tempo minimo di 10secondi (od anche di più se pos-sibile) ed essere ripetuta per duevolte consecutive prima di poterdichiarare che un soggetto non èportatore di microchip. Quandopossibile, la procedura va ripetutacon un lettore diverso dal primo,anche se, fortunatamente, ciò è dirado necessario, costituendoun’eccezione piuttosto che la nor-ma. Come precedentemente ri-cordato, dovrebbero essereesplorate tutte le sedi di impiantoriconosciute. Poiché i lettori emet-tono e ricevono energia elettro-magnetica, possono essere in-fluenzati da altri apparecchi elet-tronici o da oggetti metallici. Perquesto motivo, canili e clinicheveterinarie possono essere consi-derati ambienti “ostili” per la pre-senza di computer, luci fluore-scenti e tavoli di acciaio inossida-bile, per citare solo alcuni esempi.Si deve mantenere una distanzadi almeno un metro dagli appa-recchi elettronici. Idealmente, nonsi dovrebbe eseguire lo scanningsu tavoli di acciaio inossidabile eci si deve ricordare di rimuoveredal cane un eventuale collare me-tallico.

ADOZIONE DEL MICROCHIP DA PARTE DELLE REGIONI Sono ormai molte le Regioni che,nel recepimento regionale dellalegge 281 del 1991 sull’obbliga-torietà dell’anagrafe canina, han-no adottato il microchip come

metodo d’identificazione del ca-ne. In diverse di queste Regionil’amministrazione regionale haacquistato direttamente, con gared’appalto, i microchip che vengo-no poi distribuiti, attraverso leASL provinciali, ai veterinari, siapubblici che privati, autorizzati adimpiantarli; in altre Regioni solo leASL di alcune province hanno ini-ziato l’utilizzo dei microchip, co-me studio pilota.Le Regioni in cui è già stata ema-nata una normativa regionale checonsidera l’utilizzo dei microchipper l’identificazione del cane ed incui esso è già utilizzato, pur condiversi gradi di operatività, sono:• Abruzzo • provincia Autonoma di Bolzano • Campania • Emilia Romagna• Friuli • Marche • Puglia • Sardegna• Sicilia: solo ASL di Palermo e

Catania• Valle d’Aosta • Veneto Nelle seguenti Regioni è già stataemanata una normativa regionaleche considera l’utilizzo dei micro-chip per l’identificazione del caneed è in corso uno studio pilota inalcune ASL:• Lazio• Piemonte• Toscana• UmbriaNelle seguenti Regioni non è an-cora stata emanata una normativaregionale che considera l’utilizzodei microchip per l’identificazionedel cane, anche se è in corso direalizzazione o di proposizione:• Basilicata• Calabria• LombardiaIn Liguria è già stata emanata una

normativa regionale che conside-ra l’utilizzo dei microchip per l’i-dentificazione del cane, ma non èancora diventata operativa.

ADOZIONE DEL MICROCHIP DA PARTE DELLA FSALa Fondazione Salute Animale hareso obbligatorio, dal 1-1-2000, l’i-dentificazione con microchip ditutti i cani certificati per il controllodelle malattie ereditarie. Data l’im-portanza, ai fini della selezione edella riproduzione canina, che l’i-dentificazione del cane esaminatosia assolutamente certa per il po-tenziale riproduttivo del cane con-trollato e per il danno che può de-rivare alla sua razza per sostituzio-ni dolose od accidentali di identitàe considerato che il tatuaggiospesso non rimane leggibile a lun-go, la FSA richiede che l’identifica-zione permanente del cane esami-nato per il controllo delle malattieereditarie sia eseguita al momentodell’esame mediante identificazio-ne elettronica, ottenuta con l’inseri-mento di un microchip conformeallo standard ISO per piccoli ani-mali (FDX-b) o con il rilevamento,mediante il lettore, di un microchipeventualmente già impiantato daaltri enti (anagrafe canina, ENCI,altri Kennel Club).

ADOZIONE DEL MICROCHIP DA PARTE DELL’ENCINella seduta del 6-11-98 il Consi-glio Direttivo dell’ENCI ha appro-vato l’accettazione dell’identifica-zione elettronica del cane me-diante microchip come sistemad’identificazione alternativo al ta-tuaggio per la registrazione al li-bro genealogico. La recente ac-quisizione di lettori da parte del-l’ENCI per renderli disponibili du-rante le manifestazioni cinofile fa-vorirà certamente l’adozione diquesto sistema d’identificazionedei cani di razza. In data 30-01-01, il Consiglio Direttivo dell’ENCIha deliberato di concedere lapossibilità, agli allevatori titolarid’affisso, di utilizzare i microchipin luogo del tatuaggio con la nu-merazione a ciascuno assegnata.

DIFFUSIONE ATTUALE DEL MICROCHIP IN ITALIAAttualmente circa 350.000 canisono identificati con un microchip,rappresentando il 5% della popo-lazione canina stimata in Italia (6,8milioni). Almeno il 20% dei veteri-nari per animali da compagnia di-spone dell’attrezzatura necessariaper l’impianto dei microchip in ca-ni, gatti, cavalli ed animali esotici.È prevedibile che questi numerivengano quantomeno raddoppiatinel corso del 2001.

COMPATIBILITÀ Poiché diversi organismi nel no-stro Paese utilizzano ed utilizze-ranno sempre più l’identificazioneelettronica del cane, si pone il pro-blema della compatibilità tra i varisistemi, per evitare che allo stessoanimale siano inoculati più micro-chip. Con l’adozione dello stan-dard ISO da parte di tutti gli orga-nismi pubblici e privati che ricorro-

A T T U A L I T À

PROFESSIONE VETERINARIA 5/200116

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no all’identificazione elettronicadel cane, la compatibilità sarebbegarantita dallo standard stesso. Lostandard ISO costituisce pertantoil riferimento obbligatorio per tuttigli organismi che utilizzano l’iden-tificazione del cane mediante mi-crochip, affinché i dati possanoessere scambiati tra di loro con lamassima compatibilità e più orga-nismi possano fare riferimento allostesso codice d’identificazione.Un cane identificato con un micro-chip ISO distribuito dalla ASL diappartenenza, può essere regi-strato, con lo stesso codice pres-so l’ENCI, nel caso di un cane dirazza, e presso la FSA se dovessepoi effettuare un controllo dellemalattie ereditarie. Viceversa, uncane identificato con un microchipISO per la registrazione all’ENCIod alla FSA, con lo stesso codicepuò essere registrato presso l’a-nagrafe canina del proprio Comu-ne o della propria ASL; in entram-be le situazioni, l’ente certificatoreverificherà con un lettore la pre-senza del microchip ISO e l’effetti-va corrispondenza del codice d’i-dentificazione. L’inoculazione dialtri microchip nello stesso canenon è giustificata, sia per il rispet-to del benessere animale, sia perevitare doppie numerazioni. Solonel caso di un cane identificatocon un microchip non ISO, come ilvecchio standard FDX-a, utilizzatoanche nel nostro Paese fino all’in-troduzione dello standard ISO(FDX-b), potrebbe essere giustifi-cata l’inoculazione di un nuovo mi-crochip conforme ISO, anche se,proprio secondo le raccomanda-zioni espresse dalla ISO stessa,per trent’anni dall’entrata in vigoredello standard ISO i lettori dovreb-bero essere in grado di leggeresia il nuovo che il vecchio stan-dard. A questo proposito, consi-derando anche che in altri paesieuropei come Svizzera, RegnoUnito, Spagna e paesi scandinavisono stati identificati negli anni no-vanta migliaia di cani con il vec-chio standard, è certamente rac-comandabile che si utilizzino letto-ri in grado di rilevare e leggere siai microchip ISO, sia quelli FCX-a.

AZIENDE DISTRIBUTRICI DI MICROCHIP ISO IN ITALIALe aziende impegnate nel merca-to italiano dei microchip per pic-coli animali sono principalmentela Bayer che distribuisce, con ilmarchio “Animal Coder”, il siste-ma d’identificazione elettronicaprodotto dalla svizzera Datamarse la Merial che con il marchio “In-dexel” distribuisce il sistema pro-dotto dalla statunitense Destron.Con quote minori la OPV distribui-sce il sistema prodotto dalla All-flex e la ditta Ghislandi distribui-sce il sistema prodotto dalla AEGcon marchio “Trovan”.

BANCHE DATILa banca dati rimane il punto cri-tico maggiore nel sistema dell’i-dentificazione elettronica del ca-ne nel nostro Paese. La compe-tenza regionale in tema d’anagra-fe canina attribuita dalla legge281/91 ha comportato la creazio-ne di banche dati regionali indi-pendenti, che per il momento nonsono ancora confluite in un’unicabanca dati nazionale. Esistonopoi altre banche dati come quella

della FSA per i cani controllati perle malattie ereditarie, quella chel’ENCI costituirà nel momento incui riceverà registrazioni al librogenealogico di cani identificatielettronicamente e quelle costitui-te da privati che raccolgono datiprovenienti da proprietari di ani-mali identificati con microchip.Certamente, vista l’obbligatorietà,per legge, dell’anagrafe canina, idati di tutti i cani identificati conmicrochip dalle varie organizza-

zioni, pubbliche e private, do-vranno confluire nelle banche da-ti delle varie Regioni cui spettaquesto compito; è auspicabileche quanto prima le banche datiregionali confluiscano, a loro vol-ta, in una banca dati nazionale.Poiché il sistema dell’identifica-zione elettronica si regge su trecomponenti, il microchip, il lettoree la banca dati, solo disponendodi una banca dati efficiente e fa-cilmente consultabile tutto il siste-

ma funziona. In altri paesi dove l’i-dentificazione elettronica è gesti-ta unicamente a livello privato, nelcosto d’acquisto del microchip ègià compreso il costo d’iscrizionealla banca dati. A livello europeoè stata costituita a Bruxelles unabanca dati europea (www.Euro-PetNet.com) che si propone diraccogliere i dati dai vari paesi edi renderli disponibili su internetalle varie organizzazioni nazionaliaderenti. ■

PROFESSIONE VETERINARIA 5/2001 17A T T U A L I T À

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PROFESSIONE VETERINARIA 5/200118

PREMESSAL’anagrafe del bestiame è il pun-to di partenza per arrivare e aduna zootecnia veramente rispet-tosa del consumatore e dei pro-duttori. È indispensabile saperecon certezza la storia di ogni sin-golo animale, da dove arriva, do-ve è stato allevato e dove verràmacellato. Il principio ispiratore diqualunque anagrafe deve quindiessere la certezza dei dati e laraccolta di questi, dato il grandenumero di capi sottoposti adidentificazione, deve servirsi deipiù avanzati mezzi di rilevazioneche la tecnologia mette a disposi-zione. In sintesi, vediamo qualisono gli aspetti operativi e gestio-nali dell’attuale sistema di ana-grafe imperfetto e come lo si po-trebbe invece rendere più effi-ciente e d’avanguardia.

LIMITI DELL’ATTUALE SISTEMA In Italia l’anagrafe non funzionaper molte ragioni: innanzitutto tut-te le parti interessate - allevatori eistituzioni veterinarie - l’hanno vi-sta come un balzello economicoed un impegno gravoso, anzichél’inizio di una vera svolta nell’alle-vamento bovino. In secondo luo-go, il perno su cui ruota l’attualeprogetto d’anagrafe è fragile per-ché il riconoscimento dell’ani-male (ovvero del suo patrimo-nio genetico) è lasciato all’alle-vatore anziché essere affidatoalla certificazione ufficiale di unveterinario, dipendente ASL o li-bero professionista.Quanto al sistema di identifica-zione, la marca auricolare oltrea non essere efficace nella pre-venzione di irregolarità, si prestafacilmente a banali inconvenien-ti dovuti alle stesse pratiche d’al-levamento (i.e. auto-catturantiche provocano il distacco delcosiddetto “orecchino”); da quila necessità di rimarcare il me-desimo animale più volte nell’ar-co del ciclo produttivo, con pos-sibile perdita di dati e soprattut-to con disagio e costi per l’alle-vatore. Anche l’eccesso di bu-rocrazia, soprattutto nel passag-

gio dal cedolino compilato dal-l’allevatore alla nascita dell’ani-male fino al passaporto ufficiale,non favorisce l’attendibilità e lasicurezza dei dati.

MICROCHIP EINFORMATIZZAZIONELa marca auricolare dovrebbe es-sere superata dal sistema di iden-tificazione mediante microchip. Ilbolo ruminale per esempio è unmicrochip contenuto in una capsu-la di ceramica che una volta collo-cato nel rumine dell’animale evitaeventuali frodi e permetterebbe lalettura digitale dei dati ed il loro ca-ricamento su un semplice palma-re. I disguidi derivanti dalla gestio-ne cartacea dei dati, gli errori diregistrazione che oggi sono tan-to frequenti, verrebbero in que-sto modo scongiurati: il veterina-

rio incaricato dell’identificazionesarebbe in grado di trasmettereper via telefonica le informazioniad una banca dati centralizzata. L’informatizzazione permettereb-

be anche di realizzare in manierasemplice delle schede cliniche edei trattamenti che possono ac-compagnare l’animale per tutta lasua carriera produttiva e fornire,in sede di trasformazione dell’ani-male, informazioni utili all’ispezio-ne veterinaria e alla sicurezza delconsumatore.

IL RUOLO DEL VETERINARIOPer un efficace funzionamentodell’anagrafe, l’identificazione de-gli animali deve essere considera-ta una competenza squisitamenteveterinaria, non delegabile allaproduzione e alle sue associazionidi riferimento. Del resto in tutti glialtri settori (animali da compagniaed equini) il ruolo del medico ve-terinario è fuori discussione.Adeguatamente responsabilizza-to e dotato di strumentazione elet-tronica, il veterinario sarebbel’unico garante della serietà edell’attendibilità dell’operazio-ne. Naturalmente, l’identificazionecomporterebbe anche l’assunzio-ne di precise responsabilità, defi-nite sotto il controllo della ASL.Ecco allora che l’introduzione del-la figura del veterinario ricono-sciuto, da tempo auspicata daANMVI e SIVAR, trova ulteriori oc-casioni per far riflettere sulla suaimportanza.

CONCLUSIONIÈ ormai superfluo ricordare chel’Europa ha posto la sicurezza ali-

Al veterinario l’identificazione dei capi

Anagrafe bovina: ritardi e limiti di un sistema che non dà garanzie

di Alberto Casartelli

Presidente SIVAR

A T T U A L I T À

Le critiche della Confagricoltura

I ritardi di attuazione vengono lamentati senza mezzi termini dalPresidente della Confagricoltura Augusto Bocchini, il quale ha

dichiarato: “L’anagrafe zootecnica è una tappa indispensabile perfar partire l’importante processo della completa tracciabilità dei pro-dotti senza la quale non si otterrà mai la fiducia dei consumatori. Manon si sa quando il Ministero della Sanità raggiungerà il traguardo.La Confagri- ha aggiunto Bocchini – sta preparando un progetto sul-la sicurezza alimentare, un programma tutto improntato a politichemoderne e sempre più rivolte al consumatore. Evasivo invece su unpresunto ingresso nel governo Berlusconi. Bocchini si è limitato a di-re di non porsi il problema.

Multe per chi sbaglia l’identificazione

R ischia multe pesanti chi non identifica in modo corretto i bo-vini. La non corretta certificazione e registrazione dei capi

prevede sanzioni a carico degli allevatori e dei fornitori di auricolari da2 a 12 milioni. Riciclare i marchi usati costituisce invece una frode da35/120 milioni.È quanto previsto dal decreto legislativo del 19/04/2001.L’anagrafenon è solo una banca dati indispensabile per il controllo del patrimo-nio bovino nazionale ma anche per accedere ai premi Pac per la ma-cellazione (oltre 2 milioni di capi macellati nel 2000 risultavano sco-nosciuti all’anagrafe) e agli indennizzi per arginare i danni conse-guenti all’emergenza BSE.

A brevel’anagrafeanche per gli equini

L a proposta avanzata dalPresidente ANMVI Marco

Eleuteri di costituire un’Ana-grafe degli Equini che distin-gua fra equini “sportivi e dacompagnia”, non destinati allaproduzione di carne, ed equi-ni produttori di carne, è statavagliata dall’ufficio legislativodel Ministero della Sanità everrà presto tradotta in “attonormativo”. Il Dipartimento diSanità Pubblica Veterinaria haintanto disposto la realizzazio-ne, tramite gli Assessorati diun censimento delle aziende ocomunque dei siti, anche all’a-ria aperta, in cui sono tenuti ocomunque allevati equidi.

Richiesta staff veterinari per assistenza

al controllodell’afta epizootica

C onsiderato l’incremen-to del numero di casi di

Afta Epizootica nel Regno Uni-to detta FMD, si chiede la vo-stra collaborazione nel segna-larci uno staff di veterinari ido-nei ad aiutarci nel controllodell’epidemia. I veterinari do-vrebbero lavorare al controllodella FMD, incluso analisi cli-nica del bestiame. È necessa-rio che i colleghi lavorino pres-so Centri di Controllo dellamalattia, che abbiano unabuona conoscenza dell’ingle-se, capacità di comunicazioneed esperienza nel campo delbestiame e la patente di guidavalida per il Regno Unito.

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mentare fra le priorità della politi-ca comunitaria. I consumatorihanno il diritto alla garanzia deglialimenti e tutta la filiera agro ali-mentare deve impegnarsi a pre-venire ulteriori emergenze alimen-tari. Per questo servono profes-sionalità riconosciute in grado diavanzare proposte e soluzioni au-torevoli e competenti. La veterina-ria italiana può dare un contributodecisivo, ma servono un coordi-namento migliore con la produzio-ne e con le istituzioni e iniziativepiù incisive e d’avanguardia. ■

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S icuramente un successopersonale meritato quel-lo dell’amico e Collega

Gianni Mancuso, eletto alla Ca-mera il 13 maggio scorso nelle li-ste di Alleanza Nazionale, ma an-che un successo della Categoriache può così vantare un espo-nente parlamentare. Come luistesso riferisce nell’intervista chesegue, la carriera politica del Col-lega Mancuso è iniziata circavent’anni fa ed è sempre andatadi pari passo con l’impegno pro-fessionale all’interno di varie orga-nizzazioni di settore, sempre rico-prendo incarichi di rilievo e re-sponsabilità. Dopo le sue dimis-sioni da Vice Segretario Naziona-le Vicario del SIVeLP (ProfessioneVeterinaria 3/2001 ndr), ecco lasvolta parlamentare che siamocerti permetterà alla nostra Cate-goria di avere un riferimento istitu-zionale attento, che ben conoscele battaglie del settore. Con lasua elezione ne abbiamo già vin-ta una.

Vuoi sinteticamenteraccontarti?Ho 43 anni, sono sposato conRaffaella e padre di Matilde, cheha otto anni. Sono nato a San Pel-legrino Terme, Bergamo, ma dal-

l’età di un anno vivo nella miacittà, Novara.Dopo aver frequentato il liceoscientifico “Antonelli” di Novarami sono formato alla facoltà diMedicina Veterinaria di Milano.In seguito, come sottotenente dicomplemento dell’AeronauticaMilitare, ho assolto gli obblighi dileva.Dal 1984 libero professionista nelcampo degli animali d’affezione,nel cui ambito mi sono dedicatoall’attività sindacale che mi ha vi-sto nel tempo Segretario Provin-ciale, componente della Segrete-ria Regionale, componente dellaSegreteria Nazionale e Vice Se-gretario Nazionale del S.I.VE.L.P.Ricordo l’impegno per due trienninell’Ordine Provinciale di Novarae con particolare piacere l’espe-rienza nella SO.VE.P., che in 15anni mi ha visto passare da iscrit-to a Vice Presidente.Infine, dal 1992 al 1996 ho rico-perto l’incarico di Delegato Pro-vinciale dell’E.N.P.A.V., e dal1997 al 2001 siedo nel Consigliod’Amministrazione dello stessoEnte.Il mio percorso politico mi ha por-tato dal 1983 al 1987 al ConsiglioCircoscrizionale Porta Mortara diNovara, dal 1987 al 2001 ininter-rottamente nel Consiglio Comuna-le di Novara, dal 1994 al 1995 nelConsiglio Provinciale, dal 1995 al2000 (VI Legislatura) nel Consi-glio regionale del Piemonte, ricon-fermato dal 2000 ad oggi (VII Le-gislatura).

Prima di diventare parlamentareti sei impegnatonell’associazionismo dicategoria, come ricordi questaattività?Tra i risultati più incisivi ricordo: lasoppressione dell’odiosa tassaregionale sugli apparecchi ra-diologici, un maggior coinvolgi-mento della classe medico-ve-terinaria a livello Comunale, Pro-vinciale e Regionale, la legge re-gionale per la revisione dell’Isti-tuto Zooprofilattico Sperimenta-le del Piemonte, la legge regio-nale sui cimiteri per gli animalid’affezione. Sul versante animali-

sta e zoofilo mi sono impegnatosulle tematiche del benessereanimale: combattimenti tra cani,detenzione di cani potenzialmen-te pericolosi, revisione della nor-mativa regionale derivante dallaLegge 281/91, uso di animali dalaboratorio per la sperimentazio-ne e la ricerca.In ambito E.N.P.A.V. ho collabora-to con il Presidente Lombardi, peradeguare la nostra Cassa di Pre-videnza alla mutata realtà dellaprivatizzazione e per ottenere ilmigliore rendimento economicodelle risorse provenienti dai sacri-fici dei colleghi di tutta Italia.

Nell’ambito della tua futuraattività parlamentare continueraia dedicarti ai problemi delsettore veterinario?Ovviamente la risposta è afferma-tiva. Desidero portare la mia sen-sibilità e la mia conoscenza dellequestioni all’interno della sededecisionale.Penso, per esempio, alla rivisita-zione del ruolo degli ordini profes-sionali coinvolgendo le categorie,

alla possibilità della riduzione odabolizione dell’I.V.A., alla possibi-lità di vendere farmaci, alla sem-plificazione burocratica.Considerato che, probabilmente,sarò l’unico veterinario parlamen-tare della XIV Legislatura, farò tut-to quanto sarà possibile. Sono,inoltre, disponibile a diventare ri-ferimento per le associazioni edenti del mondo veterinario persvolgere una sana attività di lob-bing, partendo dalla mia espe-rienza politico-amministrativa dialcuni anni.È vero, abbiamo anche un pro-blema di “immagine”. Il livello po-litico potrà fare qualche cosa, mascordiamoci che la visibilità chetutti i veterinari auspicano possavenire dal Parlamento. Esiste unproblema culturale all’interno del-la veterinaria italiana: un’eccessi-va frammentazione tra le catego-rie e sottocategorie ed uno spic-cato individualismo dei professio-nisti, determinano un intrinsecostato di debolezza ed una scarsapossibilità di incidere nelle sedidecisionali. ■

Veterinari e Politica

Gianni Mancuso, eletto deputatoÈ l’unico Medico Veterinario in Parlamento

di Carlo Scotti

PROFESSIONE VETERINARIA 5/2001 19L ’ I N T E R V I S T A

Candidato alle politiche

anche un Collega di ReggioCalabria

I l Collega Gianni Mancuso

non è stato l’unico veteri-

nario candidato alle politiche.

Ha corso per Democrazia Eu-

ropea nel Collegio di Reggio

Calabria anche Giovanni Batti-

sta, dirigente della ASL locale,

senza tuttavia essere eletto.

Da un monitoraggio condotto

da questo giornale durante il

periodo elettorale, è emerso

che la Veterinaria italiana ha

comunque propri esponenti in

molte amministrazioni locali

del Nord, del Centro e del

Sud. Le indicazioni dei nostri

delegati regionali hanno con-

sentito di individuare molti

Colleghi impegnati in ruoli di

consigliere o assessore comu-

nale, provinciale e regionale,

nelle fila dei più diversi schie-

ramenti politici.

Candidati ed eletti cremonesi alle politiche

D urante la campagna elettorale si sono svolti numerosi incontri territoriali fra rappresentanti del-l’ANMVI e candidati parlamentari di zona, nel corso dei quali si è inteso sensibilizzare tutti gli

schieramenti verso i principali temi della veterinaria italiana. Non poteva mancare un faccia a faccia tra ilConsiglio Direttivo dell’ANMVI e i candidati della città in cui ha la sua sede. All’incontro, svoltosi il 24 apri-le u.s., sono intervenuti i candidati dei collegi cremonesi in corsa per la Casa delle Libertà, per l’Ulivo e peraltri schieramenti. Il Presidente ANMVI, Marco Eleuteri, ha così spiegato ai presenti il senso di questa ini-ziativa: “Vorremmo che si segnasse un ideale punto di congiunzione fra l’attività che la nostra Associazio-ne svolge sul territorio cremonese e quella che sta conducendo in modo altrettanto significativo sul pianonazionale, in collaborazione con le istituzioni del nostro Paese, in rappresentanza della Categoria. Ritenia-mo pertanto che l’ANMVI debba ai candidati dei collegi cremonesi il riconoscimento che si deve ad inter-locutori di riferimento, non solo per la comune estrazione territoriale, ma anche per il lavoro che stiamo por-tando avanti in ambito nazionale, rispettivamente in rappresentanza della professione veterinaria e delleistituzioni politiche”. Fra i candidati intervenuti sono stati eletti: Antonio Verro, Lamberto Grillotti e Giovan-ni Jacini, tutti per la CdL.

Eletti: on. Grillotti e on. Jacini (terzo e quarto da sinistra) e on. Verro (ultimo a destra).

Page 19: Professione Veterinaria, Anno 2001, Nr 5

PROFESSIONE VETERINARIA 5/200120

La Consilp riconosciuta “parte sociale”

Anche i veterinari liberi professionistial tavolo delle concertazioniIl Ministero del lavoro sentirà anche le libere professioni

A T T U A L I T ÀA . N . M . V . I . I N F O R M A

Bonus fiscali

ai fondiintegrativi?

S e ne parlava già al-l’epoca della Riforma

Ter del Ministro Bindi; dopo leelezioni l’argomento torna inauge: ai Fondi Integrativi po-trebbero essere riconosciutiforti sgravi fiscali. C’è infatti in-tesa all’interno della Casa del-le Libertà per incentivare ladefiscalizzazione di chi ha sot-toscritto Fondi Sanitari Integra-tivi. Attualmente, le quote ver-sate dai sottoscrittori non sonofiscalmente detraibili.

Nuovi servizi ANMVIRecupero crediti, finanziamenti, polizze RC e mutui agevolati

Nuova Giunta

Esecutiva CONSILP

Presidente:Gaetano Stella

(Ass. dottori Commercialisti)

Vice Presidenti:Giovanni Pocaterra

(Federnotai) e Antonino Rando (Ass. Ragionieri)

Segretario:Salvatore Biancarosa

(Ass. Forensi)

Tesoriere:Daria Bottaro

(Consulenti del Lavoro)

L e libere professioni sonoammesse al tavolo delleconcertazioni. L’11 maggio

infatti la CONSILP - Confederazio-ne delle Libere Professioni - ha uf-ficialmente ottenuto di diventareparte sociale e, grazie all’ANMVIche vi aderisce dal marzo 2000,lo sono anche i medici veterinari. Il Ministero del Lavoro e della Pre-

videnza Sociale, alla presenza dirappresentanti della Presidenzadel Consiglio, ha firmato il verbaled’intesa che riconosce alla Con-silp l’adesione ai contenuti e alleprocedure concertative, così co-me espresse nel Patto Sociale perlo sviluppo e l’occupazione firma-to tra Governo e Parti Sociali il 1°febbraio 1999. “In tal modo – si

legge nel documento ufficiale –viene sancita l’ammissione dellesopracitate Confederazioni al ta-volo della concertazione, al paridelle altre forze produttive”.Gaetano Stella, riconfermato aiprimi di maggio Presidente dellaConsilp, ha dichiarato: “Il risultatomaggiore è che abbiamo ottenutodi essere gli unici soggetti am-

messi alla concertazione per con-to delle libere professioni. Si trattadi un risultato storico, che pone fi-ne all’esclusione di categorie cheproducono circa il 12% del Pil”.Il significato immediato per la ve-terinaria libero-professionale èl’assunzione di maggior forza edignità nei rapporti con il pubbli-co impiego. ■

D opo il successo del FondoSanitario, l’ANMVI ha

approfondito con le sue Associa-zioni Federate le comuni esigenzedel settore per individuare e valu-tare nuovi servizi. Al di là di quel-le prettamente professionali sullequali l’Associazione sta già inter-venendo (es. con un servizio diconsulenza legale e fiscale gratui-ta), le esigenze attorno alle qualisi è focalizzata l’analisi sonoquattro: servizio finanziario di re-cupero crediti, finanziamenti, Rc emutui. A breve, l’ANMVI presen-terà alcune possibilità interessan-ti, studiate con Enti e Società Spe-cializzate.

RECUPERO CREDITI Molti colleghi hanno evidenziatola difficoltà di recuperare i propricrediti professionali.Ad esporre il medico veterinarioa questo rischio sono soprattuttoi clienti che rimandano il momen-to del saldo delle prestazioni e

nel frattempo si rivolgono ad unaltro collega lasciando così in so-speso somme consistenti. L’in-terruzione di un rapporto di colla-borazione rende estremamentedifficile il rientro del credito e so-lo l’intervento di società specia-lizzate può dare buone possibi-lità di recupero, anche in consi-derazione dei tempi e dei costiche una procedura giudiziariacomporta in questi casi. L’accor-do che l’ANMVI ha definito conuna società del settore, operativasu tutto il territorio nazionale per-metterà a tutti i colleghi di averebuone possibilità di rientro delleposizioni insolute.

FINANZIAMENTI VELOCI Ottenere finanziamenti, sia pur li-mitati negli importi, con procedu-re molto semplici e veloci può es-sere conveniente per chi vuolepartecipare a corsi e stage all’e-stero o acquistare pubblicazionie attrezzature. Questa possibilità,

è già stata proposta in via speri-mentale per alcuni corsi e saràproposta a tutti dopo averne con-statato la buona operatività. L’ac-cordo che stiamo definendo per-metterà anche di proporre aiclienti, con la semplice compila-zione di un documento, la possi-bilità di pagare ratealmente leprestazioni veterinarie. Quantevolte di fronte alla necessità di unintervento abbastanza costoso ilcliente ha rinunciato? La possibi-lità di offrirgli un pagamento ripar-tito nel tempo può, quindi, in mol-ti casi non farci perdere una im-portante possibilità di lavoro ecrescita professionale e soprattut-to poter garantire all’animale tuttele prestazioni necessarie.

POLIZZA ASSICURATIVA R.C.La trasformazione del nostro set-tore ed una sempre maggiore at-tenzione dei proprietari di animaliverso il loro benessere ha reso si-curamente più difficile ed anche

conflittuale il rapporto con i nostriclienti sempre più esigenti ed at-tenti alla qualità del nostro lavoro.Questa situazione può portare al-la contestazione della prestazioneed eventualmente a richieste di ri-sarcimento danni che dobbiamoprevenire. Diventa quindi neces-saria una polizza assicurativa checi garantisca e ci copra da even-tuali rischi. Le proposte sono nu-merose e vengono da diversecompagnie ma è estremamentedifficile trovare una polizza cheabbia un buon rapporto qualità-prezzo. Quella che l’ANMVI stadefinendo, dopo aver valutato leproposte di diverse compagnie,dovrebbe essere il meglio che ilsettore assicurativo è in grado dioffrire. Sarà presentata nei prossi-mi giorni per dare a tutti i colleghil’opportunità di usufruirne al piùpresto.

MUTUI IMMOBILIARI Anche in questo settore molti

colleghi ci hanno chiesto di ri-cercare sul mercato proposte in-teressanti e vantaggiose. Gliaspetti da considerare sono so-stanzialmente due: convenienzadelle condizioni e semplicità del-le operazioni. Quanto alle condizioni, il puntopiù importante è certamente iltasso d’interesse che deve esse-re dei più favorevoli, ma anche icosti accessori sono importanti edevono essere il più possibilecontenuti. Il secondo aspetto ri-guarda soprattutto i tempi e lasemplicità della documentazioneda produrre per definire l’opera-zione. Nel mercato finanziario le pro-poste sui mutui sono varie ecambiano quasi a ritmo giorna-liero, quindi è estremamentedifficile fare scelte definitive eassolute. Tuttavia, la propostache l’ANMVI avanzerà sarà cer-tamente selezionata fra le piùinteressanti. ■

I l 30 aprile scorso è scaduta laproroga per le adesioni al

Fondo Sanitario ANMVI. I nuovinuclei familiari aderenti dal 1 lu-glio 2001 sono 260 e vanno adaggiungersi al migliaio di titolari incopertura già dall’inizio dell’anno.Operativamente, dovendo ade-guarsi in poco tempo all’alto nu-mero di iscritti, il Fondo ha accor-dato la priorità al trattamento del-le opzioni superiori - media emassima - che comportano mag-giori probabilità di beneficiaredelle coperture sanitarie sotto-scritte. L’opzione minima infatti,ovvero il piano di copertura di ba-

se, è rivolto unicamente a situa-zioni di eccezionale gravità sani-taria e per la maggior parte degliiscritti ha rappresentato l’occasio-ne di rendere graduale l’adesioneal Fondo Sanitario.

RimborsiLe prime richieste di rimborso so-no già state avanzate e la loro li-quidazione è in trattamento. A tutti i nuclei familiari è stato at-tribuito un codice comune I64(che identifica il Fondo Sanitarioquale contraente collettivo di Mar-sh e Assidim ) e un codice indivi-duale richiedibile alla Segreteria

di Cremona allo 0372/40.35.37. Icodici sono utili ai fini delle comu-nicazioni con la Centrale Operati-va Filo Diretto e dell’invio delle ri-chieste di rimborso.

Passaggio ad opzioni superioriMolti sottoscrittori, in particolaretitolari di opzione minima, hannorichiesto di passare ad opzionisuperiori in corso d’anno. Si ricor-da che non è possibile modifica-re le condizioni di sottoscrizioneper l’anno corrente. Tuttavia, entroil 31/10/2001, come da Statuto eRegolamento del Fondo, saràpossibile comunicare in forma

scritta la scelta eventuale di pas-sare all’opzione media o massi-ma. Le nuove condizioni sarannovalide per il 2002.

La FinestraAnche chi ha aderito entro il 30aprile potrà comunicare variazionidi opzione entro il 31/10. In man-canza di diversa comunicazioneda parte del titolare, il trattamentodi queste adesioni verrà parificatoalle condizioni di versamento e dicopertura previste dall’annualità apartire dal 01/01/2002 ■

Info: www.anmvi.it

Fondo Sanitario ANMVI Adesioni chiuse, le prossime nel 2004Altri 260 nuclei familiari coperti dal 1 luglio. In liquidazione i rimborsi dei primi sottoscrittori

a cura di Sabina Pizzamiglio

Page 20: Professione Veterinaria, Anno 2001, Nr 5

Tribunale di Roma:

Condannatal’errata

attribuzione deititoli

professionali

T empo fa, un Collega ha in-viato alla nostra rivista il

ritaglio di un quotidiano localeche parlava di una truffa su pre-sunti investimenti immobiliari edella denuncia penale che neera seguita. Per un errore dell’articolista, ilgiornale presentava come vete-rinario uno dei protagonisti del-la vicenda che invece in passa-to aveva svolto attività allevato-riale. Il Collega sollecitava unintervento dell’ANMVI dato chequalificando l’inquisito comeveterinario, all’interno di un tito-lo “urlato”, si era pesantementedanneggiata l’immagine dellaCategoria.L’intervento richiesto è statosollecito e qualche giorno do-po il quotidiano ha riportato sìuna rettifica, ma dandovi unospazio insignificante rispetto alrisalto dato alla notizia. Ci famolto piacere leggere che perun caso analogo, il Tribunale diRoma non solo ha riconosciutoil diritto dell’Ordine di Roma edel Consiglio Nazionale deiDottori Commercialisti ad inter-venire nei confronti dei quoti-diani che hanno erroneamenteattribuito il titolo di commercia-lista ad un professionista arre-stato per corruzione ma ha an-che condannato gli editori a ri-sarcire l’Ordine per il dannosubito. Ci sembra una sentenza moltogiusta che ci permetterà d’orain poi, se vorrete sempre tener-ci informati, di intervenire tem-pestivamente contro notizie odinformazioni erroneamente ri-portate e lesive della nostra im-magine.

ANMVI vsFederfarma

L a Federfarma con una let-tera inviata all’ANMVI l’11

maggio scorso, ribadisce che“considerato il quadro normati-vo vigente, le farmacie avreb-bero potuto dar corso alla spe-dizione delle ricette in questio-ne solo a seguito di un autore-vole pronunciamento da partedell’Autorità in indirizzo (Il Mini-stero della Sanità ndr) a tutt’og-gi non pervenuto. Atteso il tonoperentorio della nota ANMVI lascrivente chiede nuovamenteun urgente chiarimento sullaquestione, fornendo alle farma-cie le indicazioni indispensabiliper un corretto espletamentodel servizio”. Tre giorni dopo la FOFI chiedeal Ministero “ di voler esprimere

un orientamento sulla possibilitàper i medici veterinari di pre-scrivere nei casi in cui la leggelo consenta, medicinali ad usoumano destinati a curare anima-li che, ove fossero destinati aduso umano sarebbero prescrivi-bili solo da specialisti (…) al fi-ne di consentire a questa Fede-razione di poter fornire preciseindicazioni per il corretto eserci-zio della professione”.

Cosa dire? La risposta dellaFederfarma alla presa di posi-zione dell’ANMVI e la conse-guente richiesta di chiarimential Ministero, malgrado la pre-sunzione dei toni, ci fanno rite-nere che i farmacisti si sonoresi conto della nostra determi-nazione e, cosa mai avvenutaprima, si rivolgono al Ministeroper un chiaro e definitivo pro-nunciamento. ■

PROFESSIONE VETERINARIA 5/2001 21A . N . M . V . I . I N B R E V E

Una circolare esplicativa sugli stupefacenti

I l 24 maggio il Ministero ha diramato una circolare ministeriale aven-te per oggetto le Applicazioni del D.P.R. del 9 ottobre 1990, n. 309,

ai medicinali veterinari ad azione stupefacente e psicotropa.Questa circolare esplicativa conferma le disposizioni già previste dalcitato Decreto e ufficializza le indicazioni per il settore veterinariopubblicate nelle scorse settimane da FNOVI e ANMVI attraverso i pro-pri organi d’informazione. Il documento è disponibile in formato PDFa www.anmvi.it.

Page 21: Professione Veterinaria, Anno 2001, Nr 5

PROFESSIONE VETERINARIA 5/200122

I l D.P.R. 08.12.2000 N° 445riunisce in un testo unico laprecedente normativa sulla

documentazione amministrativa in-troducendo, con decorrenza dal 1°marzo 2001, precise regole in temadi esercizio del diritto all’autocertifi-cazione da parte dei cittadini.La novità assoluta contenuta nelD.P.R. N° 445/2000 è la previsionedi sanzioni a carico della PubblicaAmministrazione che rifiuti di ac-cettare l’autocertificazione in so-stituzione di certificati, nei casi incui l’autocertificazione è consenti-ta dalla legge.La pubblicità data a tale innova-zione a mezzo della stampa e deimass media ha, però, generatonei cittadini il falso convincimentoche il diritto all’autocertificazionesia privo di limitazioni e che, dun-que, più nessun soggetto pubbli-co o privato possa richiedere l’al-legazione di certificati anagraficicosì come di ogni altra certifica-zione, senza incorrere in sanzioni.Così non è.Il cittadino, infatti, può avvalersidel diritto all’autocertificazionenel rapporto con le Amministra-zioni dello Stato, con le Regioni,le Provincie, i Comuni, gli altriEnti pubblici (compresi quellieconomici) e con imprese chegestiscono servizi pubblici(Enel, INPS, ecc.)In sostituzione della produzionedel certificato ogni cittadino può,sotto la propria responsabilità, au-

tocertificare, con dichiarazionescritta, quanto segue:- il luogo e la data di nascita, laresidenza, la cittadinanza, il go-dimento dei diritti politici, lo sta-to civile, lo stato di famiglia, l’e-sistenza in vita, la nascita di unfiglio, il decesso del coniuge odi un discendente od un ascen-dente, la posizione agli effettidegli obblighi militari, l’iscrizio-ne in albi o elenchi tenuti dallaPubblica Amministrazione, lamaternità, la paternità, la sepa-razione, il divorzio, la comunio-ne o separazione dei beni nelrapporto con il coniuge, appar-tenenza a ordini professionali,titolo di studio ed esami soste-nuti, situazione economico/red-dituale, i dati contenuti nell’ana-grafe tributaria (codice fiscale,partita IVA) stato di disoccupa-zione o di pensionato, qualità distudente, qualità di legale rap-presentante di persone fisiche egiuridiche, qualità di tutore ocuratore, iscrizione presso as-sociazioni o formazioni socialidi qualsiasi tipo, tutte le posi-zioni relative all’adempimentodegli obblighi militari, non averriportato condanne penali, nontrovarsi in stato di procedureconcorsuali, qualità di vivenza acarico, e tutti i dati a diretta co-noscenza dell’interessato con-tenuti nei registri dello stato ci-vile.In sostituzione della dichiarazione

autocertificativa il cittadino può, inalternativa, esibire il documentodi identità con riferimento ai datiivi contenuti.La sanzione per il rifiuto immotiva-to all’accettazione dell’autocertifi-cazione relativa alle posizionisoggettive qui elencate si appli-ca, dunque, ai dipendenti dellaPubblica Amministrazione inquanto è a questi e solo a questisoggetti che la legge impone l’ob-bligo di accettare l’autocertifica-zione.L’allegazione dei certificati è, in-vece, obbligatoria se richiesta da-gli uffici giudiziari.Gli enti o le Associazioni priva-te non sono obbligati ad accet-tare l’autocertificazione anchenei casi consentiti dalla leggenel rapporto tra Pubblica Ammi-nistrazione e cittadino.Nessuna sanzione è, dunque,prevista nei confronti di banche,assicurazioni, associazioni priva-te che richiedono ai propri clientio ai propri iscritti di allegare certi-ficati attestanti le sopra elencateposizioni soggettive.Un’associazione privata può,dunque, legittimamente richiede-re, senza incorrere in alcuna san-zione, ad un neo associato di alle-gare alla documentazione di iscri-zione all’associazione il certificatoche attesti una sua particolarequalità, soprattutto se questa è unrequisito previsto dallo statuto as-sociativo per assumere la qualitàdi associato.La legge prevede, infatti, per Entie Associazioni private la facoltà enon l’obbligo di avvalersi dell’au-tocertificazione per attestare leposizioni soggettive sopra richia-mate.La diversa regolamentazione ri-servata dal legislatore alla Pubbli-ca Amministrazione e agli Enti-As-sociazioni private in tema di auto-certificazione, si fonda sul fattoche la ratio del diritto all’autocerti-ficazione è quella di agevolare icittadini nel loro rapporto con laPubblica Amministrazione. È la pubblica Amministrazioneche non può più pretendere, anzi,che non deve pretendere, alpunto di essere sanzionata in ca-so contrario, l’allegazione di cer-tificazioni attestanti dati già insuo possesso o che la stessa ètenuta a certificare.Con il D.P.R. N° 445/2000 si è,dunque, voluto porre fine ad uncomportamento vessatorio dellaPubblica Amministrazione chepretendeva dal cittadino l’allega-zione di documenti comprovanticircostanze risultanti da albi o re-gistri pubblici a cui la PubblicaAmministrazione medesima ave-va ed ha accesso diretto.Diverso è, invece, il discorso perle Associazioni private le quali

non hanno accesso diretto ai datiattestanti qualità e/o circostanzepersonali dei propri associati dicui si rende necessario entrare inpossesso.Va, dunque, considerata razio-nale e tutelante non solo per leAssociazioni medesime ma pertutti gli associati, la scelta opera-ta dal legislatore di consentire adetti soggetti privati di richiedereai propri iscritti l’allegazione di

certificati provenienti dalla Pubbli-ca Amministrazione.Va anche detto che ogni Ente oogni Associazione potrà, dun-que, decidere se e in che modoavvalersi del disposto contenu-to nel D.P.R. N° 445/2000 anchevalutando quali tra le posizionisoggettive elencate dalla leggepossono essere autocertificatee quali no nel rapporto con ipropri clienti o associati. ■

R U B R I C A L E G A L E�Ambito di applicazione del D.P.R. 08.12.2000 N° 445

A proposito del dirittoall’autocertificazione

a cura di Maria Teresa Semeraro

Avvocato, Bologna

www.ipzs.it, ovvero la Gazzetta Ufficiale in Internet

L’Istituto Poligrafico dello Stato rompe gli indugi e pubblica gra-tuitamente on line la Gazzetta Ufficiale. Solo le serie degli ul-timi 60 giorni, però... L’ha deciso il Ministero del Tesoro (forsesulla spinta del Sole 24 Ore che aveva segnalato l’esosità delservizio: 8.000 lire ogni pagina in pdf?) nell’ambito del pianoper l’e-government. Norme e atti pubblici sono consultabili informato testo e stampabili. Sono reperibili la sera stessa delgiorno di emissione o al più tardi la mattina successiva. Delu-sione comprensibile per gli abbonati, ma dal 1 luglio entreran-no in vigore nuove tariffe di abbonamento per le consultazionidi numeri antecedenti i sessanta giorni di libera consultazione.

Page 22: Professione Veterinaria, Anno 2001, Nr 5

I l Modello UNICO 2001 Per-sone fisiche, approvato conProvvedimento dell’Agenzia

delle Entrate in data 13 marzo2001 e pubblicato sul supple-mento ordinario n. 74 della Gaz-zetta Ufficiale del 6 aprile 2001,presenta alcune novità di rilievorispetto alla dichiarazione deiredditi dell’anno precedente.In sintesi le principali novità chesi desumono dalle istruzioni almodello sono le seguenti:

• Nuove modalità di trasmissio-ne della dichiarazione

• Nuove ipotesi di detrazioni perspese mediche, per spese diassistenza specifica, per spe-se veterinarie, ecc.

• Nuova ipotesi di deduzionedal reddito imponibile per icontributi versati per addetti aiservizi domestici

• Restituzione della tassa sulmedico di famiglia

• Detassazione dell’abitazioneprincipale

• Incremento della detrazione afavore degli inquilini per la lo-cazione dell’abitazione princi-pale;

• Incremento della detrazioneper figli a carico minori di treanni

• Acconti IRPEF per l’anno 2001

• In dettaglio le novità sono leseguenti.

Nuove modalità ditrasmissione delladichiarazione

Tutti i professionisti sono obbli-gati a presentare telematicamen-te la propria dichiarazione deiredditi in via telematica, diretta-mente o tramite un intermediarioabilitato.L’obbligo riguarda in particolare:

a) tutti coloro che nel corso del-l’anno 2000 erano tenuti apresentare almeno una di-chiarazione periodica IVA;

b) coloro che sono tenuti nell’an-no 2001 a presentare la di-chiarazione dei sostituti d’im-posta (modello 770/2001).

La presentazione ad un interme-diario abilitato dovrà essere ef-fettuata entro il 31 ottobre 2001.L’intermediario rilascerà al con-tribuente una copia della dichia-razione con la propria firma checostituirà ricevuta di avvenutapresentazione. La ricevuta defi-nitiva verrà rilasciata dall’ammi-nistrazione finanziaria entro 5giorni dalla trasmissione telema-tica effettuata dall’intermediario.Coloro i quali vogliono trasmette-

re direttamente la propria dichia-razione dovranno avvalersi:

• del servizio telematico Entratelse nel corso dell’anno 2000hanno effettuato ritenute allafonte ad un numero di soggettisuperiore a venti e sono quinditenuti a presentare il modello770 in forma autonoma;

• del servizio telematico Inter-net se il numero di soggettiper i quali sono state effettua-te ritenute alla fonte sono infe-riori a venti oppure se nel cor-so dell’anno non sono state ef-fettuate ritenute alla fonte.

Le modalità per accedere all’unoo all’altro dei servizi telematicisono state esposte nel nostro ar-ticolo di febbraio su questa stes-sa rivista.

Nuove detrazioni per spesemediche

Oltre alle ipotesi di detrazioneper le spese mediche sostenuteper sé o per i propri familiari acarico è stata introdotta la possi-bilità di detrarre (sempre nellamisura del 19%) anche le spesemediche sostenute a favore diun familiare non a carico perspecifiche patologie che dannodiritto all’esenzione dalla parte-cipazione alla spesa sanitariapubblica.La detrazione spetta fino ad unmassimo di spese sostenute dilire 12.000.000 (sulla parte cheeccede le 250.000) per la partedi esse che il familiare non hapotuto detrarre per mancanza dicapienza di imposta da cui po-terle detrarre.I righi di riferimento su cui indi-care tali spese nel quadro RP delModello Unico 2001 Persone fisi-che sono il rigo RP1 Colonna 1ed il rigo RP2.

Spese di assistenza specifica

È stata anche introdotta una nuo-va detrazione d’imposta nella mi-sura del 19% delle spese soste-nute per l’assistenza specifica.In particolare le spese in que-stione sono quelle sostenuteper:

• assistenza infermieristica eriabilitativa;

• prestazioni rese da personalein possesso della qualificaprofessionale di addetto al-l’assistenza di base o di ope-ratore tecnico assistenzialeesclusivamente dedicato al-l’assistenza diretta della per-sona;

• prestazioni rese da personaledi coordinamento delle attivitàassistenziali di nucleo;

• prestazioni rese da personalecon la qualifica di educatoreprofessionale;

• prestazioni rese da personalequalificato addetto ad attivitàdi animazione e/o di terapiaoccupazionale.

Nel quadro RP del Modello Uni-co 2001 Persone fisiche tali spe-se andranno indicate al rigoRP1.

Spese veterinarie

La detrazione per spese veteri-narie spetta nella misura del19% delle spese sostenute, finoall’importo massimo di lire750.000, sulla parte che eccedel’importo di lire 250.000. La mas-sima detrazione pertanto sarà dilire 95.000 (500.000 x 19%).Tali spese andranno indicate alRigo RP6 del predetto ModelloUnico.

Spese per l’acquisto del caneguida per non vedenti

Nel rigo RP5 può essere indicatala spesa sostenuta per l’acquistodel cane guida dei non vedenti.La detrazione, in misura pari al19% del costo sostenuto, spettauna sola volta in un periodo diquattro anni, salvo i casi di per-dita dell’animale.La detrazione spetta con riferi-mento all’acquisto di un solo ca-ne e per l’intero ammontare delcosto sostenuto (senza quinditener conto di alcuna franchi-gia).La detrazione può essere usu-fruita in unica soluzione o, in al-ternativa, essere ripartita inquattro rate annuali di pari im-porto.

Spese di mantenimento deicani guida

Tale detrazione spetta esclusiva-mente al soggetto non vedente(e non anche alle persone cuiquesti risulti fiscalmente a cari-co) nella misura forfetaria di lire1.000.000.Per usufruire della detrazioneoccorre barrare la casella postaal Rigo RP40 e riportare l’impor-to di lire 1.000.000 al rigo RN16.La detrazione spetta a prescinde-re dalla documentazione dellaspesa effettivamente sostenuta.

Deduzione per contributiversati per addetti ai servizidomesticiSono deducibili dal reddito com-plessivo i contributi previdenzialied assistenziali obbligatori ver-sati per gli addetti ai servizi do-mestici ed all’assistenza perso-nale o familiare (es. colf, babysitter e assistenti delle persone

anziane) fino all’importo massi-mo di lire 3.000.000.Naturalmente l’importo deducibi-le è quello che è rimasto a cari-co del datore di lavoro e si riferi-sce esclusivamente ai contributiobbligatori versati all’INPS.L’importo di tale onere deducibi-le andrà indicato al rigo RP23.

Restituzione della tassa sulmedico di famiglia

Chi ha versato nel 1993 la quotafissa per l’assistenza medica dibase (cosiddetta “Tassa sul me-dico di famiglia”) pari a lire85.000 per ciascun componentedel nucleo familiare, potrà otte-nere il rimborso dell’80% diquanto versato.Per usufruire del rimborso occor-rerà indicare al Rigo RN28, l’80%dell’importo complessivamenteversato.

Detassazione dell’abitazioneprincipale

La Legge 388/2000 ha stabilitoche a partire dall’anno 2000 ilreddito dell’abitazione principalee delle relative pertinenze nonviene più assoggettato ad IRPEF.Al proprietario (o titolare di altrodiritto reale di godimento: usu-fruttuario, abitazione, ecc.) spet-ta infatti una deduzione dal red-dito complessivo in misura corri-spondente all’intero importo del-la rendita catastale.La deduzione naturalmente do-vrà essere rapportata:

• alla quota di possesso dell’im-mobile nel caso di contitola-rietà;

• al periodo dell’anno durante ilquale l’immobile è stato desti-nato ad abitazione principale.

La deduzione andrà indicata alRigo RN4.

Incremento della detrazione afavore degli inquilini per lalocazione dell’abitazioneprincipale

I contribuenti intestatari di con-tratti di locazione di immobili daessi utilizzati come abitazioneprincipale, e solo se il contrattodi locazione è stato stipulato se-condo quanto disposto dalla leg-ge n. 431 del 1998 (i cosiddetticontratti convenzionali ai sensidell’art. 2, comma 3, della citataLegge 431/98), hanno diritto aduna detrazione d’imposta.La detrazione deve essere cal-colata in base al periodo dell’an-no in cui l’immobile è stato adibi-to ad abitazione principale ed alnumero dei cointestatari del con-tratto di locazione, nonché alreddito di ciascuno dei cointe-

statari del contratto.La detrazione, che è stata incre-mentata rispetto agli importi pre-visti per l’anno precedente, è pa-ri al massimo a:• Lire 960.000 se il reddito com-

plessivo non supera Lire30.000.000;

• Lire 480.000 se il reddito com-plessivo supera Lire30.000.000 ma non lire60.000.000.

Se il reddito complessivo superalire 60.000.000 non spetta alcu-na detrazione.Per usufruire della detrazioneoccorre compilare il Rigo RP39 eriportare l’importo della detrazio-ne spettante al rigo RN16.

Incremento della detrazioneper figli a carico minori di treanni

Da quest’anno è previsto un in-cremento della detrazione per fa-miliari a carico per ciascun figliodi età non superiore a tre anni.La detrazione è stata determi-nata in lire 240.000 (in aggiuntaalla detrazione ordinaria) espetta in proporzione ai mesiper i quali il figlio ha avutoun’età inferiore a tre anni ed al-la percentuale riportata nel pro-spetto “Familiari a carico” delquadro RP a colonna 6.Si precisa che se si usufruisceper il primo figlio della detrazio-ne prevista per il coniuge, non siha diritto, solo per questo figlio,all’ulteriore detrazione per i mi-nori di tre anni.

Acconti IRPEF per l’anno 2001

La misura dell’acconto d’impo-sta per l’anno 2001 è del 95%.Per stabilire se è dovuto o menol’acconto IRPEF per l’anno 2001occorre controllare l’importo in-dicato nel rigo RN29.Se questo importo:

• non supera Lire 100.000, nonè dovuto acconto;

• supera Lire 100.000, è dovutoacconto nella misura del 95per cento del suo ammontare.

L’acconto così determinato deveessere versato:

• in unica soluzione entro il me-se di novembre 2001, se l’im-porto dovuto è inferiore a Lire502.000;

• in due rate, se l’importo dovu-to è pari o superiore a Lire502.000:– la prima entro il 20 giugno

2001, nella misura del 40 percento;

– la seconda entro il 30 no-vembre 2000, nella restantemisura del 60 per cento. ■

PROFESSIONE VETERINARIA 5/2001 23

Modello UNICO 2001Novità per la dichiarazione dei redditi

di Giovanni Stassi

Dottore Commercialista, Torino

R U B R I C A F I S C A L E

Page 23: Professione Veterinaria, Anno 2001, Nr 5

PROFESSIONE VETERINARIA 5/200124A T T U A L I T À

I problemi generali della no-stra Categoria sono stati det-tagliatamente analizzati nel

corso dell’ultima riunione del Con-siglio Nazionale degli Ordini. Si so-no potuti riprendere in mano, effi-cacemente, tutti i progetti rimasti insospeso nel mandato precedente(farmaco, strutture veterinarie, tarif-fario nazionale, elenchi di veterina-ri fiduciari, veterinario aziendale) esi sono affrontate nuove tematichecome quelle del pet corner, dell’e-ducazione medica permanente,delle buone pratiche veterinarie,della pubblicità sanitaria su Inter-net, delle certificazioni veterinarie edi un maggior coordinamento ditutte le componenti veterinarie.

RIFORMA DEGLI ORDINIPROFESSIONALIContinua la discussione a livellodelle varie organizzazioni profes-sionali ed in particolare del CUP(Comitato Unitario Professioni), cuifa parte anche la FNOVI. Il MinistroFassino ha rielaborato una bozzadi legge, più consona alle esigenzedegli Ordini, che però non è riusci-ta a superare il dibattito parlamen-tare. Se ne riparlerà con la prossi-ma legislatura.

STRUTTURE SANITARIEVETERINARIE PRIVATELa Conferenza Stato Regioni, a li-vello tecnico, ha approvato in lineadi massima la bozza FNOVI sulle

strutture veterinarie ed il Ministerosi è dichiarato disponibile a sosti-tuire, in tempi brevi, le linee guidasulle strutture veterinarie pubblica-te nel ’98 con nuove linee guidache contengano le indicazioni for-nite dalla FNOVI. L’emanazionedelle nuove linee guida consenti-rebbe alle Regioni di predisporredei regolamenti regionali sui requi-siti minimi strutturali e tecnologici alfine di semplificare, razionalizzareed unificare le procedure di auto-rizzazione sanitaria delle struttureveterinarie private.

TARIFFARIO NAZIONALEPurtroppo il cambio di Ministro dal-l’On. Bindi al Prof. Veronesi ha costi-tuito un rallentamento per questoprogetto normativo e per tutte le ini-ziative intraprese precedentemente.La FNOVI ha dovuto ricominciare dacapo nel sensibilizzare gli esponentiministeriali su queste problematiche.Dopo le recenti vicende delle emer-genze veterinarie dove moltepliciprofessioni hanno saccheggiatocompetenze prettamente veterina-rie, è diventato ancora più impellen-te un documento ufficiale che leidentifichi e le codifichi. Un tariffarionazionale ufficiale serve, inoltre, perregolamentare i rapporti di lavoro inconvenzione con enti pubblici e pri-vati ed evitare che si verifichi, cometutt’ora, la prevaricazione nei con-fronti del professionista mediantecontrattazioni locali libere. La Comu-

nità Europea si è inoltre recentemen-te espressa a favore di tariffari mini-mi e massimi per le professioni, al fi-ne di garantire l’utente sugli stan-dard qualitativi minimi ed anche suitetti massimi delle prestazioni. Sonopertanto venute a cadere le resisten-ze espresse in passato dall’anti-thru-st che considerava i minimi tariffaricontrari alla libera concorrenza.

FARMACO VETERINARIONonostante i continui ritardi, sem-bra proprio imminente la conclusio-ne dell’iter legislativo del Decretoche regolamenta la distribuzionedel farmaco veterinario. Difficile ca-pire i motivi di ritardi così esagera-ti, se non pensando ad un’opposi-zione organizzata e forte da partedi lobby economiche contrarie alprovvedimento. Siamo in grado diassicurare che il Ministro Veronesifirmi questo decreto prima della fi-ne del suo mandato, sulla basedelle assicurazioni avute in tal sen-so dal suo sottosegretario On. Om-bretta Fumagalli-Carulli. Il decreto,infatti, ha ottenuto oramai anche ilparere positivo del Consiglio di Sta-to, oltre a quello ottenuto lo scorsonovembre dalla Conferenza Stato-Regioni.

VETERINARIO “ACCREDITATO”Sulla figura del veterinario accredi-tato o d’azienda, un veterinario libe-ro professionista che, garantendocompetenze specifiche, svolge fun-

zioni di epidemiosorveglianza nelleaziende di sua competenza, cometramite tra il servizio sanitario pub-blico e gli imprenditori privati, nonsono stati fatti passi significativi.Dopo che il 4 aprile 2000, la Confe-renza Stato-Regioni aveva espres-so parere favorevole sullo schemadi disegno di legge dal titolo “Misu-re urgenti per il sostegno del setto-re agricolo” dove si preveda che iveterinari libero professionisti po-tessero certificare animali e prodot-ti derivati, non ci sono stati sviluppisignificativi, salvo un impegno dimassima da parte del Ministero diaffrontare la questione per definirecompiti, responsabilità e limiti diquesta figura. Le recenti emergen-ze sanitarie in zootecnia hanno evi-denziato la necessità di un monito-raggio più capillare sul territorioche la figura del veterinario azien-dale potrebbe certamente contri-buire a migliorare.

“PET CORNER” E LA MODIFICADEL CODICE DEONTOLOGICOLa FNOVI, cui compete l’imposta-zione ed il controllo sulla profes-sione veterinaria in Italia, in segui-to all’evoluzione della stessa nel-l’ultimo decennio ed all’equipara-zione con quella degli altri paesieuropei, ha avvertito l’esigenzache il medico veterinario, nel pre-stare la sua opera professionale ditipo clinico, possa anche fornire alproprietario dell’animale in cura

Stato dell’arte della professione

Riunito il 6 maggio a Romail Consiglio Nazionale degli Ordini

di Aldo Vezzoni

Segretario FNOVI

dei servizi accessori che possanomigliorare e completare la propriaprestazione, come la cessione diconfezioni di medicinali aperte periniziarne il trattamento e prodottiattinenti alla salute ed al benesse-re animale il cui impiego può be-neficiare della competenza speci-fica del medico veterinario. A talescopo la FNOVI aveva modificato,previa approvazione del Ministerodella sanità, il proprio codicedeontologico, inserendo il se-guente comma nell’articolo 52:“ilmedico veterinario può cedere aipropri clienti prodotti attinenti allasalute ed al benessere degli ani-mali in cura; detta attività va co-munque svolta in forma diretta enon può essere pubblicizzata. Èvietata l’esposizione dei prodotti.”È così nato il concetto di “pet cor-ner” con il quale s’intende un servi-zio accessorio a quello strettamen-te professionale, offerto dal veteri-nario alla propria clientela e consi-stente nella cessione di beni ine-renti la salute animale. La sua rea-lizzazione ha però comportato no-tevoli difficoltà di tipo burocraticoed organizzativo, legate ai diversirequisiti richiesti dalle varie autoritàlocali (cambio di destinazione d’u-so dei locali, metratura minima,ecc.). La FNOVI esprime la preoc-cupazione che questo iter rischi diporre l’attività clinico-professionaledel medico veterinario sullo stessopiano di un’attività di tipo pretta-mente commerciale. La FNOVI,nello sforzo di individuare una di-versa e più semplice procedura diattivazione del pet corner, ha per-tanto chiesto al Ministero delle Fi-nanze e a quello dell’Industria eCommercio di valutare una possibi-le configurazione, nella legislazio-ne vigente, di un’attività commer-ciale accessoria alla professioneveterinaria, limitata esclusivamenteai clienti del medico veterinario chegià usufruiscono delle sue presta-zioni professionali, non pubbliciz-zata e svolta direttamente dal me-dico veterinario stesso; chiedendoinoltre e a quali obblighi normatividebba assolvere il professionistache intendesse svolgere quest’atti-vità commerciale accessoria allapropria attività clinica.Non appena i Ministeri interpellati sisaranno pronunciati, la FNOVI saràin grado di emanare delle linee gui-da che indicheranno le modalità, lepossibilità ed i limiti che dovrannocaratterizzare quest’attività acces-soria del medico veterinario, non-ché le tipologie merceologiche deiprodotti inerenti la salute animaleche i medici veterinari potranno ce-dere ai propri clienti come servizioaccessorio.

PUBBLICITÀ SANITARIA SU INTERNETPoiché con la legge 362 del 14-10-99 è stato modificato l’art. 1 dellalegge 175/92, consentendo la pub-

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La prenotazione da diritto alla partecipazione del corso e all’attestato di frequenza

PROGRAMMA SCIENTIFICODOMENICA 17 GIUGNO

Introduzione(h 9.00-10.00)

- Perché è importante la formazione per il medico veterinario

Aspettative e bisogni del cliente: come comportarsi?(h 10.00 - 12.15)

Il rapporto con il proprio animale: aspettative e bisogniIl rapporto col medico del proprio animaleLa soddisfazione per un servizio di qualità

11.00 – 11,30 Pausa caffè

Indicazioni psicologiche verso la comprensione delladinamica cliente-animale: una ricerca

(h 12.15 - 13)

Dott. Claudio Ottavio, med.vet.

13.00 – 14.00 Pausa pranzo

Il colloquio e l’analisi della domanda(h 14.00 – 16.00)

Come condurre il colloquio durante la visitaCosa dire e cosa non dire

Scoprire il proprio stile relazionaleImparare ad ascoltare

La difesa dalle emozioni e dalla relazione: sono un medico o uno psicologo?

16.00 – 16.30 Pausa caffè

Dibattito

Obiettivi didatticiIl corso si propone di fornire al professionista spunti teorici ma so-prattutto indicazioni tecniche e pratiche per gestire con maggioreefficacia ed efficienza la relazione con la clientela, attraverso l’ap-profondimento di paradigmi psicologici che forniscono strumentiper comprendere ed indirizzare le complesse dinamiche interperso-nali che si strutturano nel delicato rapporto d’aiuto tra il medico edil proprietario. Il fine è quello di aumentare la professionalità e lecompetenze di un operatore che, comunque, opera all’interno diuna organizzazione di servizio che per essere strategicamente vin-cente deve muoversi nell’ottica del miglioramento della qualità delservizio offerto.

RelatoriIl corso è tenuto dalla Dott.ssa Barbara Alessio, psicologa e psico-terapeuta, formatrice e ricercatrice presso l’Istituto “A.Adler” diTorino, e cultrice della materia nell’ambito del corso di “Organiz-zazione e Gestione delle Risorse Umane” presso la Facoltà di Psi-cologia dell’Università di Torino, da anni operante nell’ambito del-la formazione e della consulenza organizzativa.È previsto l’intervento del Dott. Claudio Ottavio, medico veterina-rio, che presenterà i risultati di una sua ricerca condotta in un terri-torio di frontiera tra veterinaria e psicologia.

Sede del corsoLa sessione avrà luogo in Asti, presso IL CENTRO CULTU-RALE “SAN SECONDO”, via Carducci 24. Tel. 0141 -354030

Come arrivarci:AUTO: dall’uscita autostradale prendere direzione centro, par-cheggiare in piazza Catena.TRENO: 7 minuti a piedi dalla stazione ferroviaria.

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Page 24: Professione Veterinaria, Anno 2001, Nr 5

blicità sanitaria anche su giornaliquotidiani periodici d’informazione,anche la pubblicità su internet èpermessa. Ovviamente sempre nelrispetto delle condizioni richiestedalla legge e cioè rispetto dei con-tenuti ammessi e nulla-osta dell’Or-dine. A questo proposito si ricordala necessità del rispetto rigorosodelle norme che regolano la pub-blicità sanitaria, sia per un fattodeontologico, che per non incorre-re nelle gravi sanzioni che la legge175/92 prevede; in particolare perquanto riguarda il testo riportatosugli annunci, che deve avere ilnulla-osta dell’Ordine, ed anchequanto riportato sui propri ricettari.La FNOVI ha commissionato unostudio accurato sulle inserzioni ve-terinarie italiane ed estere su inter-net, oltre che sui siti che offronoservizi di informazione o di consu-lenza veterinaria, al fine di accerta-re i limiti entro i quali può configu-rarsi una presenza corretta su inter-net di medici veterinari e di infor-mazioni sulla salute animale.

ECM (EDUCAZIONE CONTINUAIN MEDICINA)La sigla ECM indica la formazionesanitaria permanente di tutti glioperatori del sistema sanitario na-zionale (medici chirurghi, mediciveterinari, farmacisti, ostetriche, in-fermieri), entrato in vigore in viasperimentale da luglio dello scorsoanno per i medici chirurghi e chedovrebbe coinvolgere dal primo lu-glio di quest’anno tutte le compo-nenti del SSN come obbligatorietà.Sembra comunque che il periodosperimentale venga ulteriormenteprolungato. L’ECM, quindi, riguar-da direttamente il SSN e non gli Or-dini, anche se per questi la riformaordinistica prevede un sistema diformazione continua obbligatoria.

BUONE PRATICHEVETERINARIEPer buone pratiche veterinarie s’in-tendono quei comportamenti pro-fessionali che rispettano i protocol-li più indicati per ciascuna situazio-ne d’intervento professionale, se-condo gli sviluppi scientifici. In altripaesi le buone pratiche veterinariesono già state codificate, fornendoagli iscritti dei protocolli di compor-tamento che costituiscono per tuttiuna strada maestra nell’esercizioprofessionale. La FNOVI ha iniziatolo studio dei protocolli adottati neglialtri paesi per creare un documen-to che possa costituire la base perrealizzare le nostre buone praticheveterinarie. Anche a livello euro-peo, nella FVE, stanno elaborandoun documento condiviso dai varipaesi. La disponibilità di un codicedelle buone pratiche veterinarieconsentirebbe agli Ordini di dispor-re di uno strumento indispensabileper poter valutare i comportamentidei Colleghi contestati dai loroclienti. Sono, infatti, aumentati i ca-si di controversie nei confronti diColleghi, evidenziando una ten-denza, peraltro comune anche inaltri Paesi, a segnalare all’Ordinecomportamenti degli iscritti ritenutiprofessionalmente o deontologica-mente scorretti. Il rispetto, pertanto,

oltre che del codice deontologico,delle regole delle buone praticheveterinarie, è un segno di respon-sabilità e di rispetto della nostraprofessione. La nostra è una pro-fessione protetta e come tale loStato deve poterne garantire alpubblico l’affidabilità, la competen-za e la serietà attraverso un siste-ma di autocontrollo esercitato tra-mite l’Ordine. Ogni comportamentonon rispettoso di queste regole,non espone solo il Collega interes-

sato, ma anche tutta la categoria.L’Ordine pertanto non può tolleraresituazioni che pongono in cattivaluce la professione veterinaria eche, pertanto, possono ingenerarenel pubblico una perdita di fiducianell’affidabilità e competenza delmedico veterinario.

TAVOLO DELLA VETERINARIAITALIANALe recenti emergenze veterinarieche hanno sconvolto tutto il pae-

se hanno evidenziato un gravescollamento tra le varie compo-nenti della nostra professione, trail ministero, regioni, università,veterinari ASL, istituti zooprofilat-tici e veterinari liberi professioni-sti. La FNOVI si è fatta promotricedella creazione di un tavolo co-mune della veterinaria italiana inseno al Ministero della Sanità cheattraverso il sottosegretario On.Fumagalli-Carulli ha condiviso ilprogetto e ci auguriamo che pos-

sa essere realizzato nella prossi-ma legislatura. La professione ve-terinaria ha bisogno di saper va-lorizzare le proprie competenze,troppo spesso scippate da altrefigure professionali che non nehanno né il diritto né le capacità,e per far questo è indispensabileun concreto coordinamento ditutte le sue componenti che han-no ben poche occasioni istituzio-nali di confronto e di collabora-zione. ■

PROFESSIONE VETERINARIA 5/2001 25A T T U A L I T À

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I N R E T E

PROFESSIONE VETERINARIA 5/200126

F orse non tutti sanno chein Rete, tra le tante, esistela possibilità di rintracciare

un indirizzo di posta elettronica diuno specifico utente. Nella praticaprofessionale, ma anche per moti-vi differenti, sarebbe utile trovare ilrecapito di un collega o di un ami-co: per tale ragione è utile cono-scere i modi e gli strumenti piùidonei per soddisfare questa esi-genza. Certo, su Internet, purtrop-po, non esiste l’equivalente direttodi un elenco telefonico e quindinon esiste un sistema certo pertrovare un indirizzo di posta elet-tronica. Ciò nonostante, negli ulti-mi anni sono stati fatti vari tentativiper rimediare alla difficoltà di tro-vare gli indirizzi in Rete, si sonocosì moltiplicati decine di motori diricerca dedicati esclusivamente aricerche di questo tipo, ciascunodotato del proprio database, più omeno completo (un elenco è di-sponibile su Yahoo!, all’indirizzohttp://dir.yahoo.com/Reference/Phone_Numbers_and_Addresses/Email_Addresses/Individuals/). Al momento, i tentativi di investi-gazione che personalmente sem-brano averci dato le migliori rispo-ste corrispondono ai seguenti mo-tori di ricerca specializzati:Yahoo! People Search(http://people.yahoo.com/) Bigfoot (http://www.bigfoot.com) Internet Address Finder(http://www.iaf.net) Switchboard(http://www.switchboard.com) Infospace(http://www.infospace.com/)WhoWhere(http://www.whowhere.lycos.com/)

Considerando la difficoltà di tene-re traccia di tutti gli utenti di Inter-net, nelle ricerche sarà spessonecessario, e talvolta non suffi-ciente, interrogare più motori diricerca dedicati allo scopo. Potràaiutarci in parte l’equivalente perla posta elettronica dei cosiddetti“meta-OPAC” appena considera-ti: un meta-indice che interrogaattraverso un unico modulo tredei servizi sopra ricordati e alcu-ne altre basi dati minori. Si trattadella funzione “e-mail lookup”messa a disposizione dal servizioPeopleFinder di Excite, all’indirizzohttp://www.excite.com/referen-ce/email_lookup/. Un altro servizio di questo tipo è ilMESA (Meta Email Search Agent)dell’università di Hannover, con-sultabile all’indirizzo:http://mesa.rrzn.uni-hannover.de/.Tuttavia, se vogliamo essere rin-tracciabili in Rete, è essenzialefornire il nostro indirizzo di postaelettronica e i nostri dati almeno aun paio di questi indici. Per ra-gioni facilmente intuibili tuttavia,

riempiendo il modulo richiestocon il proprio indirizzo e numerodi telefono di casa, si possono ri-schiare, talvolta, spiacevoli incon-venienti in quanto queste basi didati vengono utilizzate anche conscopi commerciali. In questi casi,quindi, vi può capitare che la vo-stra casella di posta venga subis-sata da messaggi pubblicitari nonsempre graditi.Ma vediamo ora, sia pur sintetica-mente, alcune delle caratteristi-che specifiche dei motori di ricer-ca degli indirizzi di posta elettroni-ca elencati in precedenza.Yahoo! People Search ha recen-temente assorbito Four11, un al-tro dei siti “storici” per la ricercadi indirizzi e-mail in rete. Essopermette di effettuare ricerche,oltre che sugli indirizzi e-mail, an-che per reperire numeri telefonici(ma la relativa base dati si limitaagli Stati Uniti), e “classifica” gliutenti attraverso una catalogazio-ne molto minuziosa, che com-prende le scuole e le universitàfrequentate, il lavoro svolto, gli in-teressi, gli hobby, ecc.L’interfaccia per la ricerca, co-munque, è semplice ed efficiente.Inoltre, la gestione dei dati perso-nali avviene attraverso una regi-strazione gratuita che permette diottenere una password da utiliz-zare nel caso si volessero appor-tare integrazioni e modifiche.Bigfoot, è di semplice utilizzazio-ne: basta riempire i campi “FirstName” e “Last Name” della sche-da “Find People” con nome e co-gnome della persona cercata epremere il pulsante di richiesta.Per questo motore due caratteri-stiche meritano di essere segna-late: la prima riguarda la possibi-lità di mantenere “riservati” alcunidei dati forniti (infatti, chi rintrac-cia un utente in Bigfoot potrà spe-dirgli un messaggio attraversouna apposita interfaccia, ma nongli verrà rivelato l’indirizzo di po-sta elettronica); la seconda carat-teristica si riferisce alla possibilitàdi attivare gratuitamente un indi-rizzo e-mail. Bigfoot ha inoltre sitinazionali per Inghilterra, Francia,Germania e per i paesi arabi.Internet Address Finder si è co-stituito col tempo una base datiassai ampia, integrandovi i risulta-ti delle ricerche su indirizzari di or-ganismi universitari e di ricerca.Anche in questo caso, l’interfac-cia risulta molto semplificata e difacile accesso: in generale, bastainserire il cognome della personacercata per verificare se è pre-sente o meno nel database di IAF.Una funzione interessante è la co-siddetta reverse search: se un in-dirizzo è nel database, ci portadall’indirizzo al nome della perso-na che lo ha registrato.

Come la maggior parte dei servizidi questo tipo, anche IAF è colle-gato a un servizio di assegnazio-ne gratuita di un indirizzo e-mail:l’URL da contattare è al seguenteindirizzo: http://iaf.iname.com. Atutt’oggi, gli indirizzi di posta elet-tronica che IAF ha memorizzatosono oltre 7 milioni.Switchboard è un servizio cre-sciuto notevolmente negli ultimianni, anche grazie all’accordocon due fra le principali risorseper la ricerca su Web, AltaVista eHotBot, che lo utilizzano comestrumento per la ricerca di indiriz-zi e-mail. Switchboard dichiara fi-nora una base dati di circa 15 mi-lioni di indirizzi.Infospace offre numerosi e inte-ressanti servizi: oltre alla ricercadi indirizzi di posta elettronica, in-fatti, permette di effettuare ricer-che di indirizzi e numeri di telefo-no, su una base dati costituita da-gli elenchi telefonici di moltissimipaesi, Italia compresa. Non a ca-so, questo servizio è utilizzato damoltissimi altri siti in rete, a comin-ciare dalle White Pages del porta-le MSN realizzato dalla Microsoft(http://search.msn.com/mod_wpages.asp). Infospace permette,inoltre, di creare sul proprio sitouna sorta di “rubrica” personaliz-zata (e privata: per l’accesso viverranno assegnati nome utente epassword) di indirizzi postali edelettronici.WhoWhere, recentemente asso-ciatosi con il motore di ricerca Ly-cos, ha fornito i risultati migliorinella ricerca di indirizzi italiani diambiente universitario (cosa que-sta che può interessare i mediciveterinari), mentre è più carentenelle ricerche di indirizzi registratipresso provider privati. AncheWhoWhere dispone, se ne sentia-mo il bisogno, di un buon mecca-nismo di tutela della privacy degliutenti che hanno depositato il loroindirizzo di posta elettronica: atti-vando la ricerca, infatti, chi ha tro-vato il nostro nome nell’indice puòmandarci un messaggio, pur sen-za conoscere il nostro indirizzo e-mail. Da segnalare l’amplissimoindice di pagine personali, e quel-lo relativo agli indirizzi di personee istituzioni soprattutto statuniten-si. WhoWhere permette anche laricerca di numeri telefonici: il mo-dulo di base si riferisce solo agliStati Uniti, tuttavia, partendo dauna pagina separata, all’indirizzohttp://www.whowhere.lycos.com/wwphone/world.html, è possibi-le effettuare ricerche anche su-gli elenchi telefonici di moltissi-mi paesi, Italia compresa. Esi-stono versioni nazionalizzate diWhoWhere in francese, spagno-lo e giapponese, ma per ora nonin italiano.

Infine, per quanto riguarda il no-stro paese, va segnalato l’ottimoservizio Mailory, realizzato daTIN e raggiungibile alla URLhttp://mailory.tin.it/. La base di datidi Mailory è ancora abbastanza li-mitata per cui, in caso di risultati diricerca negativi sul database inter-no, l’indagine viene completata at-traverso altri motori di ricerca spe-cializzati allo scopo, riuscendoquindi a fornire buoni risultati. In os-

Tra le strabilianti potenzialità di Internet esiste la possibilità di rintracciarne gli utenti

La ricerca di indirizzi e-mail: chi cerca trova…

di Fabrizio Pancini

servanza alla legge sulla privacy,Mailory permette di cancellare omodificare i propri dati personali.Infine, un servizio interessante èanche quello fornito da Pronto.it(http://www.pronto.it), che per-mette la ricerca diretta (dal nomedell’abbonato al numero di telefo-no e all’indirizzo) e contraria (dalnumero di telefono al nome del-l’abbonato) su tutti gli elenchi te-lefonici italiani. ■

http://www.anfi.it/

I nteressante pagina web per coloro che per lavoro o semplicemen-te per passione si interessano di gatti. Il sito è gestito dall’Associa-

zione Nazionale Felina Italiana (ANFI), prima Associazione sorta inItalia a difesa e promozione del gatto ed unica organizzazione felinariconosciuta dallo Stato Italiano che, oltre a promuovere e patrocina-re Esposizioni Feline, cura la tenuta dei Libri Genealogici ed il rilasciodei pedigree. Nel sito si trovano razze, allevamenti, esposizioni, arti-coli di interesse veterinario tradotti dall’inglese pubblicati dalla Den-ver Dumb Friends Lea.

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Biotecnologie: conoscere per scegliere337 paginePrezzo 98.000 lire (50.61 euro)Autore: Giorgio Poli

Giorgio Poli è Professore Ordinario di Microbiologia e Immunologia Ve-terinaria dell’Università di Milano e docente al corso di laurea in Bio-tecnologie.

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tirgli scelte consapevoli. I contenuti spaziano dalle applicazioni biome-diche (es. farmaci e vaccini) alla clonazione e al progetto genoma; dal-le piante e animali transgenici ai batteri che disinquinano l’ambiente;dai microrganismi antigelo a quelli produttori di plastica biodegradabi-le; dalle piante che crescono nel deserto o che sfruttano l’acqua sala-ta agli alimenti OGM; dalla valutazione dei rischi e benefici al principiodi precauzione sui prodotti biotecnologici e alla brevettabilità della vita;dagli aspetti etici e normativi allo scontro scientifico/politico tra sosteni-tori e oppositori.

R E C E N S I O N E

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PROFESSIONE VETERINARIA 5/2001 27

N O T I Z I E D A L L ’ E U R O P A

Libera circolazionenell’UE per gli animali da compagnia

Il Parlamento Europeo ha appro-vato il 3 maggio scorso il regola-mento che stabilisce misure volte agarantire una maggiore libertà dimovimento degli animali da com-pagnia all'interno dell'Unione. I deputati sostengono le propostedell'Esecutivo che mirano a ren-dere più coerenti, da qui al 2002,le regole applicabili ai movimentia carattere non commerciale deglianimali da compagnia. Tale legi-slazione eliminerà gli ostacoli almovimento di cani e gatti nell'U-nione e in alcuni paesi terzi, acondizione che gli animali sianoidentificabili con un trasponditoreelettronico o un tatuaggio, chesiano vaccinati e che la loro im-munità sia stata verificata almenosei mesi prima del loro sposta-mento. La proposta è stata avan-zata dopo le campagne di vacci-nazione contro la rabbia dei canie dei gatti (dal 1991), che hannoportato alla soppressione dellaquarantena di sei mesi impostadal Regno Unito e dalla Svezia. Il Parlamento chiede un periodotransitorio di otto anni in modo daarrivare progressivamente all'eli-minazione del tatuaggio per l'i-dentificazione degli animali a fa-vore del microchip. Con il tempo,infatti, i tatuaggi possono alterarsie diventare indecifrabili. Servonopoi controlli severi alle frontieredell'Unione, in modo da assicura-re il buon funzionamento del nuo-vo sistema.

Misure contro la scarsitàdi medicinali ad usoveterinario

Il Parlamento ha approvato a lar-ga maggioranza la relazione diAvril DOYLE(PPE/DE) con la qua-le si chiedono misure urgenti perfar fronte alla scarsità di medici-nali necessari per la cura deglianimali destinati all'alimentazione.Tale carenza è determinata dallerestrizioni, fin troppo rigorose, fis-sate per proteggere la saluteumana. La relazione, che fa se-guito a una comunicazione dell'E-secutivo in cui si evidenzia il pro-blema, afferma che la carenza dimedicinali ad uso veterinario hadato origine a una crisi con “graviconseguenze per la salute e il be-nessere degli animali”. La relatri-ce precisa in particolare che lamancata disponibilità di anesteticilocali provoca “situazioni inaccet-tabili”. All'origine di tale situazionevi è l'esigenza, enunciata nella le-gislazione comunitaria, di fissaredei limiti massimi di residui (LMR)di medicinali ad uso veterinario. Ilimiti devono essere corrispon-denti alla concentrazione massi-ma di residui tollerata negli ali-menti di origine animale. Il ritirodal mercato, a partire dal 1° gen-naio 2001, di tutti i medicinali aduso veterinario per i quali non era

stato definito alcun limite non hafatto che aggravare la situazione.Il Parlamento sostiene le misure abreve termine annunciate dall'E-secutivo per aumentare la dispo-

nibilità dei medicinali. L'Aula chie-de comunque di instaurare, nellungo periodo, un sistema paneu-ropeo di autorizzazioni che per-metterebbe una migliore circola-

zione dei medicinali tra gli Statimembri. Infine, chiede che per icavalli sia autorizzato l'utilizzo disostanze per cui non sono statifissati limiti. ■

Novità dal Parlamento Europeo su animalida compagnia e farmaci

Per ulteriori informazioni:http://www.europarl.eu.int/press/index_it.htm

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Q uando cambia un gover-no, in Italia, la prima co-sa da fare è contenere

l’euforia, specie per i più giovani.

Nel nostro paese sono cambiati piùo meno una sessantina di governi incinquanta anni e, per quanto ogninuovo governo, abbia apportato

qualche elemento di novità (vorreiben vedere!) non mi sono mai ac-corto di sconvolgimenti epocali.Uno che al governo c’è stato per

molto tempo, anche se in modoanomalo, verso la fine del suo“mandato” ha detto: “Il popolo ita-liano è ingovernabile”. Si chiamava

Cosa aspettarsi dal nuovo governo(ovvero come sognare?)

di Oscar Grazioli

Medico Veterinario, Reggio Emilia

Benito Mussolini e, pure avendo iouna pessima considerazione delsuo operato, devo riconoscergliche quella frase aveva una sua lo-gica. Forse perché intendeva go-vernare un po’ troppo a modo suo.Eppure la storia ci ha regalato, do-po la liberazione, un governo ogniotto mesi e francamente faccio fati-ca a pensare che tutti coloro che vihanno partecipato fossero degliinetti, incapaci di dotarci di una le-gislazione moderna e avanzata. Daqui nasce il mio pessimismo suquanto ci aspetta. Se pensiamoche l’avanzamento di una catego-ria, debole come la nostra, avvengaspontaneamente perché il nuovogoverno sarà così “bravo” da occu-parsi fattivamente di noi, siamo deipoveri illusi. Di fronte al PIL, alla di-soccupazione, alla criminalità, alproblema del mezzogiorno, all’effi-cienza della sanità (umana) e aisuoi costi, alle grandi infrastruttureecc. ecc. i problemi dei veterinari li-beri professionisti scompaiono inun microcosmo dove anche il mi-glior Zeiss farebbe fatica a far luce.Detto questo non ho motivo di du-bitare che i nuovi padroni del va-pore abbiano serie intenzioni dimantenere quanto promesso incampagna elettorale. Credo che lamaggior parte di noi non guadagnioltre 200 milioni l’anno e, se verràmantenuta la promessa di abbas-sare la tassazione al 23%, perso-nalmente mostrerò tutta la mia gra-titudine. Poi, come cittadini, ognu-no può aspettarsi quello che vuole,dalla rovina delle finanze pubbli-che, all’uscita dall’Europa alla cre-scita di una nazione moderna,sburocratizzata, dove un processobanale non duri otto anni. Comeveterinari invece ho l’impressioneche dovremo rimboccarci le mani-che perché nessun nuovo governoci avrà più in nota del precedente.Starà a noi farci notare con i passigiusti, con una maggiore afferma-zione della nostra figura professio-nale, facendo capire e valere, a li-vello pubblico, la nostra valenzasociale. Se pensiamo che il nuovoministro della sanità, chiunque es-so sia (e quando scrivo non ne hola più pallida idea) ci spalanchi leporte del ministero o ci risolva ilproblema del farmaco o dei requi-siti minimi, allora siamo veramentedegli inguaribili ottimisti. Niente dimale. È accertato che gli ottimistivivono più a lungo. In tal caso te-mo (e mi tocco… ferro) che non di-venterò Matusalemme. Se i veteri-nari, invece di digrignare i denti emugugnare chiusi nelle loro strut-ture, alzeranno la testa e comince-ranno finalmente a capire che nonci sono solo le vaccinazioni da fa-re o le ossa da aggiustare forse ot-terranno l’unica cosa che si posso-no aspettare. Di essere ascoltati, ilche non vuol dire esauditi. ■

L ’ O P I N I O N E

PROFESSIONE VETERINARIA 5/200128

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PROFESSIONE VETERINARIA 5/2001 29

La Facoltà diMilano a

VancouverIn relazione alle ultime lettere ap-parse su “Professione Veterinaria”,relativamente alla partecipazioneitaliana al Congresso di Vancou-ver, mi sembrava doveroso appor-tare alcune delucidazioni.Il 26esimo Congresso Mondialeorganizzato dalla WSAVA (TheWorld Small Animal Veterinary As-sociation) sarà preceduto, insie-me ad altri Simposi, dal terzoCongresso Mondiale di MedicinaComportamentale.Dopo Birmingham in Inghilterranel 1997 e Lione, in Francia nel1999, la manifestazione che riuni-sce i più grandi nomi dell'etologiaa livello internazionale, quest'an-no si sposta oltre Oceano. In questi ultimi anni l'etologia ita-liana sta facendo passi da gigan-te, grazie anche alla presenza diun Corso di Specializzazione po-st-laurea in Etologia Applicata,aperto ai Medici veterinari e agliPsicologi, in grado di formare pro-fessionisti legalmente riconosciutied idoneamente preparati ad af-frontare la tematica dei disturbicomportamentali. Ed è proprio la stretta collabora-zione che si è venuta a creare trala Facoltà di Medicina Veterinariae quella di Medicina e Chirurgiadell'Università degli Studi di Mila-no, che ha permesso la realizza-zione di importanti ricerche inter-disciplinari riguardanti la relazio-ne cane-uomo, il grado di attac-camento che si può stabilire e iproblemi ad esso correlati, avva-lendosi dell'ausilio di parametricomportamentali e fisiologici. I ri-sultati di questi studi verrannopresentati dalla Dott. Clara Pale-strini, dalla Prof. Marina Verga edalla Prof. Emanuela Prato Previ-de nel corso delle due giornatedel Congresso.È importante sottolineare che nonsolo l'Università, parteciperà alCongresso, ma a rappresentare iMedici Veterinari Liberi Professio-nisti che lavorano nel settore, laDott. Cristina Osella presenteràuno studio relativo ai cani poten-zialmente pericolosi.A tale proposito, nel corso delledue giornate di Congresso siterrà uno speciale simposio suiproblemi di aggressività nei canie relative normative vigenti neidiversi Paesi. Per l’Italia sarà pre-sente la Prof. Marina Verga conuna casistica relativa ai casi diaggressività trattati dal Consulto-rio per i Problemi Comportamen-tali dei Piccoli Animali, presso laFacoltà di Medicina Veterinaria aMilano.

Manuela Michelazzi

E l’ENPAV?Mi è capitata fra le mani una fat-tura, o ricevuta, emessa da unaclinica universitaria per una pre-stazione effettuata sul cane di unmio cliente che su mio suggeri-

mento si era rivolto a loro. A par-te il fatto che quanto richiesto misembra veramente poco, credoaddirittura sotto i livelli minimi delnostro tariffario, mi ha colpito ilfatto che nel documento non vie-ne esposto l'addebito per l'EN-PAV. Vorrei quindi chiederti: le cli-niche universitarie sono soggetteal tariffario dell'Ordine? Le loroprestazioni, come quelle di tuttigli altri enti pubblici (IZO, ASL,ecc.) sono soggette all'ENPAV?Se così fosse, a chi devo denun-ciare l'accaduto inviando il docu-mento che il cliente mi ha gentil-mente passato?

Filippo Molari

La situazione è purtroppo annosae potrà essere risolta soltantoquando tanti Colleghi si comporte-ranno come hai fatto tu: denun-ciando questi fatti alle autoritàcompetenti. I professori universita-ri che svolgono attività su animali,anche soltanto all'interno dellastruttura universitaria, devono es-sere iscritti all'Ordine. Mentre alcu-ne Facoltà si sono messe in rego-la, anche su sollecitazione degliordini competenti, vi sono ancoraalcune situazioni irregolari.Il tariffario, a nostro avviso, do-vrebbe essere rispettato quindianche dalle strutture pubbliche,comprese le università. Speriamoche a breve, la FNOVI e l'ANMVIcontinuano a sollecitarlo, il Mini-stero approvi finalmente il tariffa-rio nazionale chiarendo definitiva-mente tutto il problema. Non vi èdubbio che le fatture di questi en-ti pubblici debbano essere sog-gette ad ENPAV. La tua denunciadovrà quindi essere inviata all'Or-dine di competenza, all'ENPAV emagari per conoscenza anche al-la FNOVI.

Carlo Scotti

Troppi titoliper una solaprofessione

Caro Scotti,si parla molto di trasformazionedei corsi di laurea, nuove specia-lizzazioni, lauree brevi, diplomi, equant’altro. Non sarebbe logicoche il mondo professionale fossecoinvolto per evitare che si affac-cino al mondo del lavoro centinaiadi laureati senior, junior, brevi, lun-ghi, diplomati, infermieri, ausiliari,tecnici, e via dicendo? Non di-mentichiamo che gli spazi di lavo-ro sono sempre meno e la con-correnza è sempre più dura esempre meno rispettosa del codi-ce deontologico. Capisco la diffi-coltà di dare una risposta alla miadomanda ma come l'ANMVI hasaputo essere perentoria nei con-fronti della Federfarma ci aspet-tiamo che lo stesso atteggiamen-to venga assunto anche nei con-fronti di quella parte di mondo uni-versitario che continua a snobbar-ci ritenendosi sull'Olimpo e quindifuori dalla realtà dei problemi dinoi poveri mortali.

Luisa Ferroni

Noi e gli altri Caro Carlo,ho letto sull'ultimo numero di Profes-sione Veterinaria la lettera con cui laFNOVI sollecitava le aziende delsettore farmaceutico veterinario aduna maggiore attenzione alla nor-mativa che regola l'informazione ela pubblicità delle specialità farma-ceutiche. Era ora che ci si accor-gesse che da molto tempo le rego-le non venivano rispettate! Per noiveterinari invece l’informazione far-maceutica è un elemento importan-te e caratterizzante che ci distinguee qualifica rispetto ad allevatori,zootecnici e agronomi. Come èpossibile che nel settore veterinariovi siano associazioni o societàscientifiche che oltre ad essereaperte ai veterinari accolgono an-che al loro interno soci che appar-tengono a categorie professionaliche spesso si trovano in concorren-za con noi o che perlomeno rappre-sentano la nostra clientela? Conquale immagine professionale econ quali criteri le due figure vengo-no considerate sullo stesso pianoper l'aggiornamento scientifico?Parliamo tanto di immagine che nonabbiamo verso il pubblico o i nostriclienti ma come facciamo a crearla,a costruirla se accettiamo di esseremessi sul loro stesso piano? Ve li im-maginati i medici, quelli di umana,in una società scientifica di cardio-logia con gli infermieri o con gli am-malati di cuore? Se non comincia-mo a renderci conto che abbiamoqualifiche e professionalità che nes-sun altro professionista può avere edi cui dobbiamo essere orgogliosinessuna campagna pubblicitariapotrà mai cambiare la nostra imma-gine. Noi non siamo medici di se-conda scelta, siamo medici veteri-nari ed il nostro ruolo è scientifica-mente, culturalmente e socialmentemolto importante ed insostituibile.Non dimentichiamolo mai!Un caro saluto.

Andrea Morizzi

Denunciamoli! Egregio Dr Scotti, ho pensato molto prima di scriverlequesta lettera e mi sono deciso afarlo perché ho l'impressione che lasituazione che vorrei denunciare siaveramente diventata insostenibile.Io trovo veramente inaccettabileche alcuni colleghi per quattro lire sivendano ai grossisti di farmaci oagli allevatori svilendo la nostra pro-fessione nel gesto, a mio avviso, piùqualificante e fortemente significati-vo agli occhi del pubblico: la pre-scrizione farmaceutica. Ci sono in-fatti colleghi che lasciano all'alleva-tore ma soprattutto ai grossisti ricet-te in bianco, regolarmente firmate,coprendo in questo modo un mer-cato illecito o in nero che esclude ilveterinario, squalifica la nostra cate-goria e deteriora il settore zootecni-co. Credo che sia venuto il momen-to di denunciare questi colleghi agliOrdini, alle ASL, ai NAS o alla Guar-dia di Finanza o a chi vogliamo madenunciamoli! Stanno rovinandotutta la categoria, non possiamopermetterglielo. Non so, Dr. Scotti,se lei è d'accordo con me, ma è oradi incominciare a fare qualcosa.

G.L.

Intramoenia edisoccupazioneCaro Direttore,vorrei riprendere un tema già am-piamente dibattuto sulla tua rivi-sta: la libera professione dei di-pendenti ASL e la disoccupazio-ne dei giovani veterinari.A mio parere discutere di quantosia giusto che un veterinario pub-blico eserciti anche la libera pro-fessione credo risulti un eserciziopuramente dialettico. Sino aquando il contratto di lavoro deidipendenti pubblici sarà comunea quello dei medici chirurghi del

S.S.N. questa possibilità presumoresterà a lungo. È giusto?Per la dignità della categoria, si-curamente sì, essendo uno dei ra-ri esempi in cui i medici veterinarivengono considerati al pari deicolleghi medici.Per altri versi parrebbe di no, vi-ste le violente reazioni dei liberiprofessionisti. Sull’argomento la mia preoccupa-zione riguarda più la possibilità di“distrazione” professionale del ve-terinario dipendente, piuttostoche una questione morale. Mi spiego meglio. Le mie perples-sità riguardano il fatto che il di-pendente pubblico che esercitala libera professione può esseretentato di dedicare maggiormentela sua attenzione ai problemi del-l’attività clinica piuttosto che aquelli della sanità pubblica. Difficile per me invece risulta entra-re nel merito morale e cioè se è giu-sto che chi già percepisce un buonstipendio sottragga opportunità achi di questo lavoro ci campa o civorrebbe campare. Non mi sentoinfatti in grado di definire un limitealla “avidità” (ma è solo questa lavera causa?) della natura umana,così come non mi sento pronto perstabilire se un libero professionistadeve limitare la propria clientela perlasciare spazio ai colleghi neo lau-reati o comunque meno fortunati. Voglio solo ricordare che l’attualeregime derogatorio che consenteai veterinari ASL di svolgere atti-vità libero professionale intra moe-nia nel proprio ambulatorio preve-de che l’interessato riscuota perconto dell’amministrazione la par-cella. L’intero importo incassatoviene poi versato all’Azienda USLche, fatte le previste trattenute,

L E T T E R E A L D I R E T T O R E @

Solo i mediocrisono sempre al loro meglio.

W.S. Maugham

Precisazioni sul prodotto software CRIVET

(in riferimento a: LETTERE AL DIRETTORE “software e fregature” - PROFESSIONE VETERINARIA N. 3 / 2001)

La SINPRO SVILUPPO S.r.l, produttrice e titolare unica dei diritti del software CRIVET (Gestione Stu-dio Veterinario), chiamata indirettamente in causa dalle lamentele espresse da un lettore sul prodot-to intende precisare quanto segue:- CRIVET è un prodotto software capace di soddisfare ampiamente gli standard tecnici e funzionali

ricercati dall’utenza a cui si propone; tale validità ci è dimostrata dai Clienti da noi acquisiti e dal-l’ottimo riscontro raccolto alla presentazione dell’ultima Versione fatta in occasione del 42° Con-gresso Nazionale SCIVAC (Milano 1-4 Marzo 2001) presso lo stand SINPRO

- SINPRO SVILUPPO cura direttamente la produzione/implementazione, assistenza e commercializ-zazione del prodotto ed è l’unico soggetto a poter “attivare” le licenze operative vendute.

- CRIVET viene commercializzato anche da canali “indiretti”; tali soggetti devono attenersi scrupo-losamente alle modalità di offerta ed ai prezzi imposti da SINPRO

- In nessuna azione commerciale o pubblicitaria, SINPRO SVILUPPO si è fregiata di patrocini inesi-stenti né ha mai autorizzato alcuno ad utilizzare citazioni simili per il prodotto

In merito ai fatti esposti dal lettore, ed esclusivamente per la parte relativa alla qualità informatica delprodotto, ci rendiamo disponibili per chiarire le rimostranze avanzate e fornire il nostro più completosupporto per l’utilizzo del prodotto.A tutela della propria immagine e del diritto dei Clienti, SINPRO SVILUPPO si riserva la facoltà di va-lutare eventuali comportamenti inadempienti o non autorizzati praticati sul prodotto CRIVET.

Per chi intende contattarci e ricevere informazioni e chiarimenti forniamo i nostri riferimenti:- [email protected] Numero Verde 800.432445- www.sinpro.it

SINPRO SVILUPPO S.r.lDirezione Commerciale

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provvederà a riversare l’importodovuto sul cedolino mensile deldipendente. La mancata compila-zione della fattura quindi non solorappresenta una frode al fisco eall’ENPAV, ma anche una truffa aidanni dell’Ente con conseguentepossibilità di licenziamento. L’e-ventuale punizione di comporta-menti scorretti può fare solo piace-re a tutte le persone oneste, sianoesse impiegate nel settore pubbli-co, siano liberi professionisti.

La mia scelta è stata quella di de-dicarmi soltanto al lavoro di dipen-dente pubblico trovandolo già suf-ficiente per riempirmi la giornata la-vorativa. Ma se lo scontro frontalenon ha portato sino ad oggi risulta-ti soddisfacenti per la parte liberoprofessionale, dove possono esse-re trovate soluzioni alle difficoltà dilavorare dei nuovi e come conse-guenza dei vecchi veterinari?Sicuramente la strada intrapresa dichiedere una limitazione del nume-

ro di laureati è senz’altro importan-te, ma più importante potrebbe ri-sultare riuscire a quantificare le esi-genze per settore lavorativo. Man-ca, a mio modo di vedere, infatti labenché minima bozza di un osser-vatorio del lavoro capace di moni-torare le esigenze del mercato e diprevederne le necessità. Una stret-ta collaborazione tra Stato, Regioni,Ordini professionali, Università,mondo della produzione e indu-striali della trasformazione e della

distribuzione può riuscire a quantifi-care con una certa approssimazio-ne il numero di laureati in veterinarianecessari per le diverse specializ-zazioni. Non si tratta quindi di stabi-lire un numero chiuso assoluto, madi definire un numero chiuso perindirizzo di laurea. Chi si occupadi igiene degli alimenti di origineanimale difficilmente si imbatte inveterinari impegnati nella verificadei sistemi di qualità delle industriedi produzione o di trasformazione.

Per la maggioranza sono impegna-ti biologi, chimici o laureati in scien-ze delle produzioni animali.Questa situazione probabilmentetrova una spiegazione a montedella formazione veterinaria. Soli-tamente il giovane che si iscrive aveterinaria ha in mente di curaregli animali, sicuramente perchéquesta attività risulta per molti l’at-tività più affascinante, ma forseanche perché è all’oscuro delle al-ternative che offre la nostra pro-fessione. Le indagini svolte sullapopolazione dimostrano infatti chela maggioranza della gente nonassocia il veterinario con l’igiene ela qualità degli alimenti consuma-ti. Forse la recente crisi della BSEha invertito questa tendenza, macredo comunque che difficilmentesia riuscita ad incidere sulle sceltedi chi si iscrive all’Università.Ne consegue che i pochi laureatiche si avventurano su strade attual-mente considerate come alternati-ve, sono spesso spinti da situazionicontingenti, per lo più di naturaeconomica, con il ritorno ad impe-gni considerati più tradizionali nonappena se ne presenti l’occasione.L’industria, conoscendo questatendenza del giovane laureato inveterinaria, è riluttante nell’investirenella formazione, preferendo impe-gnarsi con altre figure professionalicon meno ambizioni e che consi-derano l’occupazione offerta comeun buon punto di arrivo e non comeun insoddisfacente inizio.Da queste considerazioni nascel’idea di istituire l’osservatorio dellavoro che dovrebbe divenire perl’Università lo strumento per unaadeguata programmazione e unagiusta valorizzazione delle mate-rie insegnate, per gli ordini pro-fessionali lo stimolo per fornire uncorretto orientamento alla popola-zione e agli studenti delle scuolemedie superiori e per l’industria eil mondo della produzione la pos-sibilità di modellare il futuro lau-reato sulle proprie esigenze.Pura fantasia? Forse, ma se que-ste iniziative funzionano, anche secon una certa approssimazione,in altre realtà, perché non posso-no funzionare nella nostra?

Gabriele Squintani Azienda U.S.L. Rimini

Ancora facoltàCaro Scotti, forse non sei ancora stato informa-to che presto le Facoltà di veterina-ria, in Italia, non saranno più 13 + 1,quella del Friuli che non ho mai bencapito che attività faccia, ma si ag-giungerà una nuova facoltà a Ro-ma o più probabilmente a Rieti. Co-sì anche il Lazio avrà la sua facoltà.Di questo passo arriveremo prestoa superare il numero di 20. Purtrop-po per noi gli interessi locali, in pie-na sintonia con quelli di una partedel mondo universitario, sono deci-samente più forti delle nostre ri-chieste ma soprattutto delle realiesigenze della nostra categoria.Non prendertela troppo.Un caro saluto.

Franco

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Protegge il canedalle malattie trasmesse

dalle zecche e dai flebotomi

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S u questa rivista abbiamogià avuto modo di parlar-vi del successo del 42°

Congresso Nazionale SCIVAC te-nutosi a Milano dall’1 al 4 Marzoscorso (Professione Veterinarian. 3/2001 ndr). Raffreddati gli en-tusiasmi del momento, ci sembraopportuno fare alcune riflessioniper comprendere la decisione ditrasferire il multisala da Monteca-tini a Milano. Lo facciamo con l’ausilio di tabel-le che riassumono dati e rileva-zioni congressuali.

PRESENZE IN CRESCITA,STUDENTI SOLO AL 7%La tabella 1 confronta le diversetipologie di iscritti ai congressimultisala della SCIVAC negli ulti-mi tre anni: Montecatini 1999 e2000 e Milano 2001. I totali evi-denziano il forte incremento dipresenze registrato dal con-gresso di Milano rispetto alleedizioni precedenti: quasi il 30%in più (435). Anche la media gior-naliera, pur essendoci un forteincremento delle iscrizioni gior-naliere, è aumentata considere-volmente (351). Gli studenti,iscritti agli ultimi anni di facoltà oalle scuole di specializzazione, inpercentuale sono aumentati me-no rispetto all’incremento totaledei congressisti, rappresentan-do soltanto il 7% di tutti i presen-ti; fra l’altro solo 34 di loro nonerano iscritti alla SCIVAC. Il pros-simo anno si potrà certamentefare di più, ad esempio miglio-rando la promozione del con-gresso all’interno delle universitàper sensibilizzare maggiormentei futuri veterinari. Parlando anco-ra di non soci è interessante ve-dere come i veterinari non iscrittialla SCIVAC siano soltanto 2, un

dato davvero trascurabile chepotrebbe far pensare che fra inon soci SCIVAC ci sia poco in-teresse per l’aggiornamentoscientifico. Il numero degli in-gressi offerti dalle aziende haavuto un forte incremento a Mila-no, così come quello degli invi-tati (membri di Consigli Direttividi Società Specialistiche e altreAssociazioni, Delegati Regionali,docenti universitari, Presidenti diOrdine, ecc…). Il numero com-plessivo di inviti è rimasto quellodegli anni scorsi ma forse per lacomodità dei trasporti o sempli-cemente per la maggior vicinan-za della sede congressuale èaumentato il numero di chi ne hausufruito.

MENO VETERINARI DAL CENTRO ITALIA Le tabelle 2 e 3 evidenziano in-vece il flusso di provenienzageografica dei partecipanti, con-frontando i dati dell’ultimo con-gresso di Montecatini con quellodi Milano di quest’anno e rappor-tandoli al numero di iscritti cheha la SCIVAC nelle varie regioni.Portando il congresso a Milano,l’area Nord-Ovest che primacontribuiva con il 30,60% sul to-tale dei presenti è passata quasial 50%. Sono rimasti stabili il Nord-Est, ilSud e le Isole che trovano forsepiù comodo arrivare a Milanopiuttosto che a Montecatini men-tre, come si era previsto, è cala-to fortemente il Centro passatoda 35,22 a 15,60.Gli iscritti del Centro Italia sonostati quelli più penalizzati daquesto trasferimento di sede maè anche giusto ricordare che incambio, se così si può dire, que-st’anno avranno tre seminari su

Roma di cui due completamentegratuiti ed offerti dalla Hill’s edalla Bayer ed un CongressoEuropeo di Medicina Felina aPerugia. A Napoli, l’anno scorso,tutti si ricordano le tre interes-santissime giornate gratuite conla Kirby sponsorizzate dallaWaltham e dallo Zoomark. Tutteiniziative che saranno ripropostel’anno prossimo.Se andiamo poi a vedere le pre-senze in percentuale rispetto alnumero di iscritti alla SCIVAC conil 46,39% la Lombardia ha sosti-tuito la Toscana che l’anno scorsoaveva il 47,7%. Un forte incremento lo hannoavuto il Piemonte, il Veneto ed inmisura minore l’Emilia. Le regionidel Centro sono tutte diminuitementre quelle del Sud e delleIsole si sono mantenute aglistessi livelli. Le percentuali più

basse sono espresse dalle re-gioni del Sud nonostante che, daanni, ormai il numero di iscritti al-la SCIVAC e quindi l’esigenza diun continuo aggiornamento sianotevolmente aumentata e chequeste regioni esprimano pro-fessionisti di ottimo livello scien-tifico e culturale.

I DATI CONFERMANO CHEMILANO È LA SEDE IDEALEQuesti dati confermano, comun-que, che la decisione di portare ilCongresso a Milano era corretta esiamo certi che l’anno prossimo,risolti alcuni problemi incontratiquest’anno, il 44° Congresso SCI-VAC 2002 non avrà nulla da invi-diare alle iniziative organizzate daPaesi considerati d’avanguardia.Potremo finalmente dire che la ve-terinaria italiana è entrata a pienotitolo in Europa. ■

I numeri del 42° Congresso Congresso Multisala SCIVAC:riflessioni per il 2002

di Antonio Manfredi

Tabella 1

Tabella 2

Tabella 3

ISTITUTO ZOOPROFILATTICOSPERIMENTALE DELL’ABRUZZO

E DEL MOLISE“G. CAPORALE” - TERAMO

Corso di formazione manageriale

FORMAZIONEFORMATORI

Teramo, 25-28 giugno 2001

Presentazione

Questa iniziativa costituisceun momento di apprendimen-to per chi, nell’ambito del pro-prio lavoro deve affrontare,saltuariamente o in modo piùcontinuativo, situazioni di au-la in qualità di docente forma-tore.È articolato come un percor-so didattico/formativo che,nell’arco di 4 intense giornatedi lavoro, intende fornire leconoscenze e il "bagaglio" dibase per la corretta e incisivagestione dell’apprendimentodegli adulti e della formazio-ne in aula.

A chi è rivolto

Personale di servizi veterina-ri pubblici e libero professio-nisti impegnati nell’ambitodel proprio lavoro in attivitàdidattico-formative.

Organizzazione

Il corso, strutturato in lezioniteoriche ed esercitazioni insottogruppi è articolato in 4giornate. Al corso è ammes-so un numero massimo di18 partecipanti. Alla fine delcorso verrà rilasciato l’Atte-stato di Partecipazione.La quota di partecipazione alcorso è di Euro 878,98 - Lire1.700.000 (IVA esente e com-prensiva dei diritti di bollo peremissione della fattura)

Segreteria organizzativa/

Sede del corso

Reparto FormazioneIstituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo edel MoliseVia Campo Boario -64100 Teramo

Tel. 0861/332208-332254 -Fax 0861/332251Sito Web: http://www.izs.itE-mail: [email protected]

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PROFESSIONE VETERINARIA 5/200132D A L L E A S S O C I A Z I O N I

XXI Seminario sulle nuove professionalità

ANIMALI, SALUTE, QUALITÀ DELLA VITA

Le professionalità legate allo studio e alla cura degli animali

e alle interazioni con salute e qualità della vita

(Pordenone 7-8 giugno 2001)

Èdedicato ad animali e salute il XXI Seminario sulle nuove professionalità dell’Istituto Regionale di Stu-di Europei del Friuli Venezia Giulia. Lo sconcerto di fronte al cosiddetto fenomeno “mucca pazza” è

senz’altro all’origine della scelta del tema di quest’anno ma non sarà il tema unico del Seminario, che vuolepiuttosto offrire l’opportunità di alcune riflessioni a monte, ben sintetizzate nei titoli delle due relazioni di aper-tura: “Interazione uomo-animale” e “Lavorare con gli animali per un reciproco benessere”.Un Seminario, come è consuetudine dell’Irse, aperto a tutti gli interessati ma dedicato particolarmente a co-loro che vivono e/o lavorano con animali. Prima di tutto ai tanti medici veterinari che sentono il bisogno nonsolo di sempre ulteriori specializzazioni ma anche di approfondimenti culturali nella linea di un’etica della re-sponsabilità, per un reale reciproco benessere; sia che operino nel pubblico che nel privato, nell’assistenzaagli allevatori o nella salvaguardia degli animali selvatici o nella cura dei vari animali da affezione, sempre piùpresenti nelle nostre famiglie, o nelle nostre vite di single.Nelle due giornate a Pordenone alcuni esperti di fama – etologi, biologi, medici veterinari, neuropsichiatri,esperti di scienze della produzione animale – interverranno a portare contributi di idee, magari in contrastotra loro, a relazionare su esperienze, a confrontare risultati di ricerche; con l’intento di suscitare un dibattitoche ci auguriamo il più libero e ampio possibile.Non mancherà un aggiornamento specifico su “BSE e malattie da prioni negli animali e nell’uomo”, perun’informazione corretta, che vada oltre le varie ondate di terrorismo seguite da quelle altrettanto forti di fa-ciloneria, buttateci addosso con l’obiettivo di riconquistare la fiducia del consumatore. Per un’informazionecapace di farci riconquistare, invece, fiducia nell’uomo e nella scienza.

Relatori: Roberto Marchesini, Corrado Carenzi, Maurizio Pasinato, Roberta Benini, Marta Avanzi, Gunther Haider, Giovanni Ballarini, Hermann Bubna-Littitz, Maria Pia Onofri, Marcello Galimberti,

Ombretta Pediconi, Fulvia Ada Rossi, Patrick Pageat, Marco Galeotti, Knut Niebuhr, Pier Giuseppe Meneguz, Miha Adamic, Stefano Bovolenta.

Info: IRSE ISTITUTO REGIONALE DI STUDI EUROPEI DEL FRIULI VENEZIA GIULIAVIA CONCORDIA 7 - 33170 PORDENONE - TEL. 0434 365326 - FAX 0434 364584

e-mail: [email protected] http://www.culturacdspn.it

Il costante aumento degli iscrittie del flusso di messaggi delle

liste telematiche gestite da ANMVI,SCIVAC, SIVE, SIVAR, SIVAE ha re-so necessario un intervento di rias-setto generale di questi sistemi didiscussione, entrati ormai a farparte degli strumenti professionalidei medici veterinari italiani.Le soluzioni tecniche prescelte al fi-ne di garantire agli utenti l’uso age-vole del servizio nonostante l’au-mento del traffico di messaggi sonostate individuate in base a quantoemerso dalla sessione sulle proble-matiche Internet tenutasi a Milano inoccasione del 42° Congresso Nazio-nale SCIVAC. Sono stati presi inoltrein considerazione i numerosissimiconsigli e suggerimenti che ci giun-gono quotidianamente dai veterinariche utilizzano le liste di discussione.Si ricorda che attualmente il numerodi iscritti alle suddette liste è di circa1600, valore in continua ascesa (siprevede il raggiungimento di 2000iscritti entro la fine del 2001).

PROPOSTA DI RIASSETTO1) Le aree di discussione sarannodivise in 4 liste scientifiche e 1 listadedicata ai temi professionali, e cioè scivac-forum, medicina del canee del gatto sivae-forum, medicina degli ani-mali esotici sive-forum, medicina del cavallo sivar-forum, medicina degli anima-li da reddito [email protected], discussioneprofessionaleL’iscrizione ad una delle listescientifiche comporterà l’iscrizio-ne automatica alla lista professio-nale dell’ANMVI ([email protected]). In questo modo gli utenti po-tranno utilizzare a piacimento unalista tematica per i diversi settorimedico-scientifici, oppure quelladell’ANMVI per inviare messaggidi carattere professionale.

2) Tutti i messaggi verrano archi-viati in una base dati consultabilevia web. Grazie ai campi di ricercasu SOGGETTO, TESTO, DATA,SPEDITO DA si potranno recupe-rare in qualsiasi momento e congrande efficacia i messaggi chemaggiormente interessano. 3) Si vuole dare grande impulsoallo scambio di immagini favoren-do l’invio di file grafici senza peròappesantire le caselle di posta de-gli utenti. Le immagini saranno in-viate ESCLUSIVAMENTE da unapagina web; il modulo provvederàad inviare SOGGETTO E TESTOalla lista e ad archiviare i file grafi-ci nella base dati, dalla quale po-tranno essere visualizzati a piaci-mento. 4) L’accesso alle liste è libero pertutti i medici veterinari previa com-pilazione di un modulo di iscrizione. 5) Non è prevista alcuna forma dilimitazione, filtro o censura ai mes-saggi indirizzati alle varie liste. Siprende atto di certo malcontentorelativo al basso livello professiona-le della discussione di questi ultimigiorni, ma si ribadisce che sono gliutenti stessi gli unici garanti delcorretto uso di questo mezzo di co-municazione. Il gestore delle listeinterverrà solo per riportare la di-scussione nella sede appropriataoppure, come extrema ratio, per ri-muovere gli utenti particolarmenteindisciplinati.6) Oltre alle suddette liste specia-listiche saranno attivate una listariservata al cerca/trova (lavoro eattrezzature professionali, [email protected]) e una di carat-tere assolutamente generico, uti-lizzabile dai medici veterinari co-me strumento di messaggisticanon professionale ([email protected]). L’iscrizione a questedue liste è facoltativa e non conse-guente all’ingresso in una delle li-ste sopra citate.

ANMVI, SCIVAC, SIVAE, SIVAR e SIVE On Line

Proposta di riassetto delle liste di discussione in rete

di Enrico Febbo, Coordinatore Servizi On Line

ANMVI SCIVAC, SIVAE, SIVAR, SIVE vi invitano a inviare i vostri com-menti all’interno dei Forum di vostra appartenenza, alla vetlink del-l’ANMVI, o, se preferite, direttamente all’indirizzo email [email protected]. I vostri suggerimenti saranno tenuti in debita considerazione al fi-ne di definire un’impostazione ottimale di questi servizi, anche in consi-derazione degli sforzi operativi ed economici che essi richiedono. Almomento opportuno si comunicherà la data esatta di attivazione dellenuove liste e l’apertura delle iscrizioni.

CIRCOLO VETERINARIO MILANESEViale Caprilli 43, 20151 Milano - Tel. e Fax 02/40072510 - [email protected] il patrocinio dell’Ordine dei Medici Veterinari della provincia di Milano

INCONTRI DI DERMATOLOGIARelatore Dott. Fabrizio Fabbrini

Domenica 10 Giugnoore 9-12: approccio clinico diagnostico al paziente dermatologico con un caso clinico interattivoore 12-13: discussioneore 13-15: pausa pranzoore 15-17: esecuzione, limiti ed utilità diagnostica di raschiati, esami batteriologici e biopsie in dermatologiaore 17-18: discussione e fine lavori

Domenica 24 Giugnoore 9-12: approccio clinico diagnostico al prurito nel cane con un caso clinico interattivoore 12-13: discussioneore 13-15: pausa pranzoore 15-17: approccio clinico diagnostico alla alopecia nel cane con un caso clinico interattivoore 17-18: discussione e fine lavori

Domenica 8 Luglioore 9-12: approccio clinico diagnostico al prurito nel gatto con un caso clinico interattivoore 12-13: discussioneore 13-15: pausa pranzoore 15-17: le malattie autoimmuni di frequente riscontro in cani e gatti con casi cliniciore 17-18: discussione e fine lavori

Costo: £ 200.000 (compreso 3 colazioni di lavoro)

Iscrizioni: riservate ai Soci del Circolo Veterinario Milanese (l’iscrizione è gratuita e può essere effettuata du-rante il corso) fino ad esaurimento di 80 posti. Al termine del corso verrà rilasciato un attestato di frequenza.L’iscrizione va effettuata entro il 30/5/2001 presso la segreteria dell’Ordine dei Veterinari di Milano, allegando fo-tocopia del bonifico bancario Sul C/C n°14507 intestato al Circolo Veterinario Milanese ABI 1005,CAB 1615 pres-so la Banca Nazionale del Lavoro Ag 15- Piazza Napoli 15 –20146 Milano e inviandola per FAX 02/29403722Ritenendo di fare cosa gradita il CVM ha riservato 20 posti gratuiti agli iscritti agli Ordini nel corso del 2001.

Sede del Corso: Centro Culturale Krugg Via dei Lavoratori, 7 20090 Buccinasco Milano

Per Informazioni: 02/29400945 oppure 02/4814340

TUTTI INSIEME RISPETTOSAMENTE…Gli animali ci insegnano a vivere meglio

C/o Alberto Perdisa Editore - Via della Quercia 7Ozzano Emilia

4 luglio 2001 - Ore 18.00

Alberto Perdisa Editore rilancia una iniziativa già collaudata in passa-te edizioni per sensibilizzare il pubblico contro l’abbandono degli ani-mali. La manifestazione del prossimo mese di luglio vuole anche sti-molare le istituzioni sulle valenze didattiche formative e terapeutichedell’interazione uomo-animale promuovendo l’istituzine del microchipcome metodo identificativo dei cani. Info: [email protected]

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Zooantropologiaapplicata

alla didatticaI PROSSIMI APPUNTAMENTI

DOPO IL CONVEGNO INTERNAZIONALE DI BOLOGNA

Il Convegno Internazionale di Bo-logna, promosso dal Centro Studidi Bioetica e Pedagogia dellaComplessità in collaborazione conla Società Italiana di Scienze Com-portamentali Applicate, ha ospitatoil 29 aprile scorso diversi studiosi,coordinati dal Presidente della SI-SCA: il dott. Maurizio Pasinato.Nel corso dell’incontro sono statipresentati dal dott. Roberto Mar-chesini, medico veterinario ezooantropologo, i progetti di inter-vento nelle scuole nonché i relativiprotocolli e gli strumenti didattici damettere a disposizione dei veteri-nari che hanno l’obiettivo di opera-re all’interno delle scuole e agenzieeducative. Per tutti i partecipanti èstata l’occasione per conoscereimportanti esperienze internaziona-li, e di avere informazioni sui per-corsi formativi, sugli eventuali iterprocedurali e sulle opportunità of-ferte a quanti desiderino intrapren-dere questa attività nelle scuole. Nei giorni 6 -7 luglio 2001 ancheNapoli, presso l’Istituto Zoopro-filattico Sperimentale del Mez-zogiorno di Portici in via Saluten. 2, ospiterà un Convegno con lestesse finalità, fidando nella par-tecipazione di numerosi veterina-ri; tale occasione darà al sud lapossibilità di partecipare in ma-niera attiva a questi progetti inmodo da sensibilizzare diversecategorie professionali; viene ga-rantita la presenza, in qualità direlatore, del dott. Roberto Mar-chesini, promotore di tali progetti.Egli è stato pioniere, iniziando ametà degli anni ’80 esperienze di di-

dattica zooantropologica, dando vi-ta nel corso degli anni ’90 a diversiprogetti didattici, patrocinati dal Mi-nistero della Pubblica Istruzione,che gli hanno permesso di incontra-re circa 50.000 studenti di scuoleelementari e medie inferiori, realiz-zando nel contempo seminari di ag-giornamento per i docenti presso leIRRSAE regionali e i provveditorati.La partecipazione dei medici ve-terinari da tutta Italia, al convegnodi Bologna, ha dato la possibilità

di creare un “gruppo di lavoro”che avrà un’attenta formazione euna guida per poter lavorare nelmiglior modo possibile, in collabo-razione con il corpo insegnante,presente al convegno, che si è di-mostrato interessato e disponibilea collaborare con la categoria pro-fessionale dei veterinari, in quantoalla base delle lezioni zooantropo-logiche c’è l’interdisciplinarietà.I lavori si sono aperti con una re-lazione del dott. Giorgio Celli, che

PROFESSIONE VETERINARIA 5/2001 33D A L L E A S S O C I A Z I O N I

......

Sisca Observer:restyling

Restyling grafico, ma anche ap-profondimento scientifico cultu-rale per la nuova SISCA OB-SERVER, rivista della SISCAche vede il collega FabrizioPancini in veste di DirettoreScientifico. Il numero 1/2001 èin distribuzione in questi giornia tutti i soci SCIVAC/SISCA.

......

Roberto Marchesini, Maurizio Pasinato, Claude Beata.

Page 33: Professione Veterinaria, Anno 2001, Nr 5

ha dimostrato la sua approvazio-ne a questi progetti; la presenzadel dott. Claude Beata ha dato,sia ai veterinari che si occupanodi terapia comportamentale cheai “neofiti” della materia, un’utilepanoramica della scuola francesedescrivendone ed analizzandonebrevemente i principi di base.Ha trattato in particolare il rapportobambino-animale, descrivendoquali sono le patologie comporta-mentali da controllare maggior-mente; l’aggressività è stata de-

scritta puntualizzando gli aspettida valutare ed in particolare il per-corso da effettuare davanti ad unquadro clinico che comprendemanifestazioni aggressive: identifi-care il tipo di aggressività, verifica-re l’integrità della sequenza ag-gressiva, evidenziare il livello dicontrollo del morso. Il dott. ClaudeBeata, docente dei corsi di TerapiaComportamentale organizzati dallaSISCA, il prossimo dei quali si ef-fettuerà a Perugia nelle date 15-16-17 giugno 2001, con grande

stupore ha appreso la notizia chein Italia, finalmente, si stanno for-mando figure professionali chesupporteranno il lavoro del medicoveterinario in qualità di “ISTRUT-TORI DI CANI DA COMPAGNIA”. Il corso è organizzato dal GIAC(Gruppo Interattivo Animali daCompagnia), in accordo protocol-lare con la SCIVAC-SISCA, per-segue principi di divulgazione peruna cultura cinofila differente, mi-rata a migliorare il benessere uo-mo/animale ed il loro rapporto.

L’istruttore di cani da compagnia,oltre a svolgere il suo ruolo facilita-tore verso il proprietario, deve es-sere un punto di riferimento per ilmedico veterinario soprattutto nel-l’ambito dell’applicazione dei pro-grammi di rieducazione o di tera-pia comportamentale. Il corso for-nisce le conoscenze teorico-prati-che finalizzate alla formazione edalla qualifica della nuova figuradell’Istruttore “Gentile”, dando glistrumenti necessari per istruire ilcane ed il suo proprietario. A tali

PROFESSIONE VETERINARIA 5/200134D A L L E A S S O C I A Z I O N I

SIMEF: in 300all’esordio

Sabato 19 e domenica 20 mag-gio, la Società Italiana di Medi-cina Felina, ha tenuto il suo pri-mo seminario nazionale, Ane-stesiologia e Medicina d’Urgen-za nel Gatto, in collaborazionecon il Gruppo di Studio SCIVACdi Anestesia. A Cremona, sededel convegno, sono giunti 300veterinari per seguire le relazio-ni di Alessandro Bonioli, Loren-zo Novello, George Lubas,Massimo Baroni, Fabio Fattori eFabio Sangion. Per l’occasioneè stato presentato in anteprimail primo numero della rivista uffi-ciale della SIMEF edita da EVsrl, attualmente in distribuzionea tutti i soci SCIVAC e SIMEF.

obiettivi si giunge attraverso le ma-terie principali del programma di-dattico: etologia, psicologia anima-le, zooantropologia, tecniche edu-cative, cinotecnica, bioetica edeontologia professionale. Le le-zioni saranno sviluppate secondo idettami della ricerca scientifica e lagaranzia sarà data dalla partecipa-zione di docenti qualificati e rico-nosciuti, che rilasceranno l’Attesta-to di Frequenza con il quale si po-trà sostenere l’esame per la qualifi-ca professionale di “ISTRUTTOREDI CANI DA COMPAGNIA” GIAC.Il corso è a numero chiuso, è pre-vista la selezione dei candidatiistruttori, valutati da Roberto Mar-chesini, Aldo La Spina e Luigi Ri-moldi, il 1 giugno 2001 presso lasede della SCIVAC, Palazzo Trec-chi - Cremona, ed il primo fine set-timana di corso sarà svolto a Ber-gamo il 2-3 giugno 2001. La durata complessiva del Corsomultidisciplinare è di oltre un annocon frequenza obbligatoria di unfine settimana al mese, per coloroche supereranno la selezione èprevista una facilitazione nellemodalità di pagamento.I candidati istruttori attualmenteiscritti al corso provengono da tut-to il territorio nazionale, numerosisono i veterinari, altrettanti proven-gono dalle più disparate categorieprofessionali. In futuro sempre piùnumeroso sarà in tutta Italia, il per-sonale qualificato che lavorerà insinergia con il medico veterinario.Che l’Italia da allieva, possa esse-re d’esempio? Ciò sarebbe pernoi motivo di orgoglio!Per coloro che desiderino ulterioriinformazioni sui convegni pro-grammati o sul GIAC rivolgersi allasegreteria SISCA, oppure alla dott.Alessandra Maltese 03477278633e-mail: [email protected]

Page 34: Professione Veterinaria, Anno 2001, Nr 5

PROFESSIONE VETERINARIA 5/2001 35

Excenel® RTU:agiscesull’animale,non sul lattePharmacia Animal Health assicu-ra che il nuovo antibiotico – Exce-nel® RTU – da all’utilizzatore unmaggiore margine commercialeessendo il primo antibiotico iniet-tabile che ha un tempo di sospen-sione del latte uguale a “zero” eduna notevole efficacia su un am-pio spettro batterico.Excenel® RTU (ceftiofur cloridrato)è già stato lanciato in molti PaesiEuropei. Nel Nord America è statoimpiegato per la terapia di circaquattro milioni e mezzo di vaccheda latte, senza alcuna necessitàdi eliminare il latte delle bovinetrattate per la presenza di residui. Excenel® RTU è il primo antibioti-co iniettabile approvato con iltempo di sospensione del latteuguale a “zero” da tutti i tredici ipaesi membri della Comunità Eu-ropea.Con queste caratteristiche, il bi-lancio e l’economia dell’alleva-mento della vacca da latte posso-no essere influenzati in manierapositiva portando dei notevoli be-nefici economici agli utilizzatori.Di solito, circa il 10% delle vacchein lattazione può essere isolato acausa del trattamento con antibio-tici convenzionali con tempo disospensione; l’allevatore preferi-sce non rischiare togliendo la bo-vina dalla produzione. 24 ore opiù di scarto di latte rientra nellanorma. Le implicazioni commer-ciali e finanziarie nel conferire lat-te con residui sono considerevoli.Excenel® RTU agisce su molti bat-teri responsabili di patologie sianella vacca sia nel vitello, inclusigermi Gram-negativi e Gram-po-sitivi. Risulta avere eccellente effi-cacia nei confronti dei tre princi-pali patogeni per forme respirato-rie* ed è indicato nel trattamentodella necrosi interdigitale del bo-vino sostenuta da Fusobacteriumnecrophorum e Bacteroides mela-ninogenicus.Excenel® RTU è somministratocon un basso volume di inoculo,si concentra nel sito di infezione enon si disperde in maniera indi-scriminata nei tessuti e liquidi or-ganici.Excenel® RTU facilita inoltre la ge-stione dell’allevamento, eliminan-do tutti quei fattori che fanno per-dere tempo come l’isolamento de-gli animali, la mungitura selezio-nata, etc.. In effetti, l’uso del pro-dotto semplifica la normale routi-ne dell’allevamento.Studi hanno dimostrato che l’uso

di Excenel® RTU non interferiscecon la coltura iniziale per la pro-duzione del formaggio, yogurt ealtri prodotti caseari.Il nuovo antibiotico appena lan-ciato offre altri benefici importanti,quali la grande disponibilità neltempo per il legame proteico re-versibile che si stabilisce tra prin-cipio attivo e proteine circolanti,che porta alla disponibilità delprincipio attivo durante tutte le 24ore, la riduzione dello stress datrattamento, data da una solasomministrazione giornaliera edal basso volume di inoculo ri-chiesto. Excenel® RTU appena lanciato inItalia è già il farmaco più usato nelNord America nel settore dellavacca da latte.Pharmacia Animal Health, divisio-ne di Pharmacia Corporation, èimpegnata a sviluppare prodottiche migliorano la salute degli ani-mali da compagnia e da reddito intutto il mondo.Pharmacia Corporation (NYSE:PHA)è un’azienda farmaceutica globa-le di primo livello con una conso-ciata leader nell’ambito dell’agri-coltura. Farmaci innovativi ed altriprodotti di Pharmacia salvano levite umane e migliorano la saluteed il benessere.I 59.000 dipendenti di Pharmacialavorano insieme a molti collabora-tori per assicurare questi beneficialle persone nel mondo e per crea-re nuove soluzioni per la salute.

Rapido, potentee praticoNuflor Suini Iniettabile, antibio-tico ad ampio spettro per il primointervento contro le patologie re-spiratorie del suino.Il successo ottenuto da Nuflor nel-l’allevamento del bovino, ha spin-to Schering-Plough Animal Healthad ampliarne l’impiego registran-do nuove confezioni destinateesclusivamente all’allevamentodel suino.Il suo principio attivo, florfenicolo,trova impiego esclusivamente inmedicina veterinaria ed ha dimo-strato un’efficacia inalterata an-che dopo 5 anni di utilizzo nel bo-vino.Dai risultati ottenuti sia in vitro chein vivo, Nuflor Suini Iniettabile ri-sulta essere particolarmente effi-cace nei confronti di tutti i princi-pali agenti patogeni, batteri e mi-coplasmi, coinvolti nella sindromerespiratoria suina.La somministrazione intramusco-lare di Nuflor Suini Iniettabilecon 2 soli interventi a distanza di48 ore, al dosaggio di 1 ml ogni20 kg di peso, assicura 4 giorni dicopertura antibiotica.

Efficacia, rapidità d’azione e prati-cità d’impiego sono, in estremasintesi, i punti di forza di un pro-dotto destinato a diventare il riferi-mento tra i farmaci di primo inter-vento contro le forme respiratoriedel suino.Il prodotto è disponibile in confe-zioni da 50 ml, 100 ml e, tra bre-ve, anche da 250 ml.

Comepartecipare aFriskies MicioShowPer vincere la meravigliosa video-camera digitale Panasonic DS 15oppure uno dei 10 MICIO BOX,messi in palio ogni giorno dal 14giugno al 28 settembre, è suffi-ciente partecipare al Concorso"Telefona e Vinci subito".Acquistando due prodotti a scel-ta tra Friskies in lattina da 400grammi (Bocconcini, Paté Rusti-co, Fiocchetti Rustici, Junior), Fri-skies Festa in lattina da 85 gram-mi e Friskies Supreme in busta da100 grammi, sarà possibile chia-mare lo 02 49962540, comunica-re i propri dati anagrafici, la datadi scadenza e l'ora di produzioneriportati sulle confezioni e scopri-re così se avete vinto.Per ricevere il premio è necessa-rio inviare mediante raccomanda-ta, entro 10 giorni dalla data dellavincita, le lattine o le buste in ori-ginale che riportano i fortunati nu-meri a Concorso Friskies MICIO-

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Page 35: Professione Veterinaria, Anno 2001, Nr 5

PROFESSIONE VETERINARIA 5/200136

Vetmedin®, il trattamentoiconoclasticodell’InsufficienzaCardiacaI disturbi cardiaci interessano cir-ca il 10% della popolazione cani-na, e circa il 30% dei cani anzia-ni. Solitamente si tratta di malattiecardiache acquisite, per lo più ri-conducibili ad una insufficienzadelle valvole atrioventricolari (in-sufficienza valvolare), o ad unadegenerazione del miocardio(cardiomiopatia dilatativa). In en-trambi i casi, nelle prime fasi del-la malattia si attivano dei mecca-nismi di compensazione allo sco-po di preservare la gittata cardia-ca e la pressione sanguigna.Dapprima questi meccanismiadattativi sono in grado di preser-vare una funzione emodinamicapressochè normale, e l’animalenon manifesta sintomi particolari;tuttavia, con il passare del tempo,subentra il cosiddetto ‘scompen-so’, compaiono sintomi prima sot-to sforzo e poi a riposo (tachi-pnea, dispnea, tosse, debolezza,intolleranza all’esercizio, ecc.) el’animale sviluppa una insufficien-za cardiaca cronica. La terapiatradizionale dell’insufficienza car-diaca si indirizza verso la compo-nente vascolare della malattia –ri-ducendo l’edema (diuretici) o in-ducendo una vasodilatazione–oppure verso la componente car-diaca, somministrando un inotro-po positivo, come la digossina.

Vetmedin® (pimobendan), fruttodella ricerca cardiovascolare d’a-vanguardia di Boehringer In-gelheim, è il prototipo di una nuo-va generazione di farmaci dotatidi una doppia azione. Vetmedin®,infatti, agisce sia sul cuore, di cuimigliora la contrattilità, che suivasi sanguigni, dove induce va-sodilatazione. Sul cuore, Vetme-din® svolge una azione Calcio-sensibilizzante a livello della fi-brocellula muscolare. È noto chela ‘gestionÈ del Calcio (ione car-dine del processo contrattile) daparte della fibrocellula muscolarerisulta alterata nel corso di insuffi-cienza del miocardio. Questocomporta, tra l’altro, una ridottasensibilità delle miofibrille al Cal-cio, con conseguenti alterazionidella contrattilità. Vetmedin® si le-ga selettivamente alla troponinaC, potenziandone la capacità dilegare a sua volta gli ioni Calciogià presenti all’interno della fibro-cellula, con conseguente ripristi-no del normale processo contrat-tile. Pertanto, Vetmedin® migliorala contrattilità del miocardio otti-mizzando lo sfruttamento delle ri-sorse disponibili, e senza aumen-tare il consumo energetico. Vet-medin® possiede un secondomeccanismo d’azione, che siesplica a livello della tunica mu-scolare dei vasi sanguigni: l’inibi-zione della fosfodiesterasi III(PDE III) periferica. La PDE III èun enzima intracellulare che con-tribuisce in maniera determinanteal mantenimento del tono musco-lare della parete di arterie e vene.L’inibizione della PDE III provocapertanto un potente effetto vaso-dilatatore arterioso e venoso: ciòdetermina un’importante riduzio-ne dei carichi di lavoro a monteed a valle del cuore, ed inoltre un

aumento della perfusione corona-rica, con conseguente migliora-mento dell’efficienza del miocar-dio. Di conseguenza, Vetmedin®

aumenta la gittata cardiaca inmaniera ‘economica’ e riduce icarichi di lavoro del cuore, otti-mizzando la funzionalità del siste-ma cardiovascolare. In questomodo, Vetmedin® migliora in ma-niera evidente la qualità della vi-ta, come dimostrato dagli studiclinici finora svolti e dall’esperien-za di campo sin qui accumulatain altri paesi. La sintomatologiaregredisce prontamente dopo l’i-nizio della terapia, con particolarieffetti benefici sulla vitalità, la tol-leranza all’esercizio e l’interazio-ne con il proprietario. Vetmedin®

prolunga inoltre la sopravvivenza,e, grazie al duplice meccanismo

d’azione, garantisce la normalefunzionalità renale. Vetmedin® èindicato qualora compaiano sin-tomi di insufficienza cardiaca,siano essi conseguenti a insuffi-cienza valvolare che a cardiomio-patia dilatativa. Vetmedin® è di-sponibile in flaconi da 100 capsu-le in due diversi dosaggi. Si som-ministra due volte al giorno lonta-no dai pasti, e non presenta pro-blemi di interazione con diuretici,antiaritmici o altri prodotti comu-nemente usati per il trattamentodella patologia.

Per ulteriori informazioni: Boehringer Ingelheim Italia – Divisione Vetmedica, Tel 025355462, Fax 025355459, e-mail [email protected]

A T T U A L I T ÀA T T U A L I T ÀN O T I Z I E D A L L E A Z I E N D E

Forte è l’interesse per la Polizza Cane & GattoGli accessi al sito www.sicuramente.it, su cui è possibile reperire tutte le informazioni sulle condizioni di po-lizza, sulla tabella degli indennizzi e sulla raccolta delle risposte ai quesiti più frequenti, sono in forte cre-scita a conferma dell’interesse sia dei proprietari degli animali da compagnia che della categoria dei Me-dici Veterinari per uno strumento assicurativo che mette al riparo coloro che decidono di stipulare la poliz-za da gran parte di quei costi per cure veterinarie necessarie a seguito di infortuni e malattie che possonocolpire gli amici di casa.Questi alcuni elementi di forza della iniziativa capace di ridurre quelle differenze di costume nella previdenzache ancora ci dividono dai popoli del nordeuropa:

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A N N U N C I AAALa rivista non è responsabile dei contenuti degli annunci. La loro pubblicazione è libera e gratuita.

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PROFESSIONE VETERINARIA 5/2001 37

• Sono una veterinaria svizzerache 8 anni fa ha aperto uno stu-dio per piccoli animali nella re-gione di Lugano (parte italianadella Svizzera). Sono più di seimesi che cerco un veterinario ouna veterinaria che abbia espe-rienza con piccoli animali e cheparli la lingua italiana - Tel.0041/919669825.

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terinaria aperta 24h - Roma cer-ca 4 neolaureati per tirocinio teo-rico-pratico. La struttura è apertada più di 10 anni. Si assicura no-tevole casistica clinica e chirurgi-ca. Durata dello stage 5 mesi.Inviare curriculum o telefonare allo06/58238488-9 Fax 06/58200550.Rif. Dottor Loffari o Sig. Petrone.

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terinario sito in Trento. Tel. 0348-5176313.

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Chiuso in stampa il 25 maggio 2001

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