La Voce del Popolo 2011 38

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Ǥ Amanda ha sofferto, tutti sono preoccupati. Attorno a lei e non da oggi si è svolto un ampio gioco mediatico, che dal piano giudiziario e processuale ha trasferito la vicenda sul piano spettacolare. Protagonista è stata questa giovane donna avvenente che ha destato attenzione e curiosità e ha conquistato anche la stima del cappellano frequentando con assiduità la cappella del carcere. Al momento dell’assoluzione dall’accusa dell’omicidio, in base alla quale era stata condannata in primo grado, si sono concentrate tutte le premure per facilitare il suo ritorno in patria, a Seattle, dove si è fatta festa, come si trattasse di una vittoria sospirata finalmente raggiunta. In ambito processuale, purtroppo, si usano linguaggi da competizioni ǯ /$ 92&( '(/ 3232/2 sportive, parteggiando per l’una o l’altra parte, quando dovrebbe trattarsi di comune e doverosa, seppure sofferta, ricerca della verità e della responsabilità per rendere giustizia alle vittime. Nel nostro caso la vittima è stata Meredith Kercher, una studentessa inglese, che è stata sgozzata brutalmente. La vicinanza piena di affetto con gesti di protezione verso Amanda come verso lo stralunato Raffaele è legittima e rispettabile. Anche loro sono in qualche modo vittime di una carcerazione non dovuta secondo il verdetto di appello, e magari vittime anche di se stessi, essendosi cacciati in tanti guai. Amanda, tra l’altro, è stata condannata per calunnia contro Patrick Lumumba, risultato innocente. Ha già scontato la pena, ma non ha fugato l’ombra di una persona capace, in certe situazioni, di comportarsi in maniera insincera e senza scrupoli. In questa brutta e tragica storia è difficile nominare la parola innocenza. E anche la parola giustizia. Il fatto certo è la morte di Meredith, che abbiamo visto in una foto, la prima volta che è apparsa su giornali e teleschermi, dotata di una maschera macabra tipica della ricorrenza della festa pagana Halloween. Per alcuni una festa innocente, per molti solo da sballo. Lei e la sua famiglia, le vere vittime, sono rimaste male, molto male non potendo sapere neppure chi fosse stato l’assassino, considerato che il ragazzo africano Rudy Guedé è stato condannato per “concorso” in omicidio. L’assoluzione di Raffaele Sollecito e di Amanda Knox lascia una scia d’interrogativi e di dubbi. Vi sono state anche reazioni contrarie al grido di “vergogna” verso la corte. Questa ha certamente decretato l’assoluzione secondo scienza e coscienza, dopo aver assistito a tutte le sedute e ascoltato le arringhe dell’accusa, della difesa e dei periti e dopo aver discusso per 11 ore in camera di consiglio. Nessun dubbio su ciò. Il dubbio resta sulle procedure d’indagine seguite fin dall’inizio, che avrebbero dovuto condurre a più convincenti conclusioni. La conseguenza che da tutto ciò si trae è che la verità, in ogni ambito di ricerca, non sempre si appalesa facilmente soprattutto quando sono presenti interessi perché rimanga nascosta. La città di Perugia è stata certamente anch’essa vittima. Chi le addossa delle accuse di essere una città a rischio per i giovani dovrebbe riflettere che questo è comune alle città dove c’è un’alta concentrazione di gioventù proveniente da ogni parte del mondo, allegra e spensierata, al limite della trasgressione. In queste situazioni c’è sempre qualcuno che se ne può approfittare. Di questa tragedia si continuerà a parlare essendo già annunciato il terzo grado del processo, mentre tutti vorrebbero dimenticare. Che questa prolungata memoria, persino ossessiva, serva almeno ad alzare il livello d’impegno verso i giovani. Nella visita recente alle catacombe di San Callisto mi ha colpito l’insistenza della guida sulla giovane età di alcu- ni martiri: invece di pensare a tutt’altro, hanno avuto il coraggio di offrire la loro vita per la fede. Dalla storia di San Daniele Comboni si apprende che già a 17 anni decide “di consacrare tutta la sua vita all’apostolato dell’Africa centrale”. Non sono pochi per una scelta radicale? Non è meglio “coccolare” i nostri adolescenti, anziché stimo- larli a scelte faticose e forse decisive? Indubbiamente non siamo più ai tempi di Santa Cecilia o di San Daniele, ma il Vangelo – anche se in nuova traduzione – non è forse sempre lo stesso? E non invita ad andare, fare discepoli, battezzare, insegnare ciò che Gesù ha comandato? Comboni ha mantenuto fede all’impegno giovanile: ha “disegnato” un “Piano per la rigenera- zione dell’Africa” ed ha cercato in tutti i modi, con l’aiuto del Signore, di realizzarlo. Oggi non si richiede forse con urgenza anche un “Piano per la rigenerazione dell’Europa”? Perché non darsi da fare per realiz- zarlo, dai 17 anni in su, ma magari anche prima? Profughi. La via difficile della convivenza Parrocchia SS. Trinità Da mezzo secolo a servizio degli uomini ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌ Ǧ ǡ Ǧ ȋ ǤǤȌ ǯ Monari nelle zone. Unità pastorali: un passo necessario Museo diocesano. Daverio: ci sono ancora gli artisti Intervista a Zambelli Capitano, mio capitano. Montecitorio. Il grido d’allarme dell’editoria minore Ǥ la sia V an lo ste insegna fede all im zione dell Af di realizzarlo. per la rigener zarlo, dai 17 a ǤǤ ǡ ǡ Ǥ ǡ ǯ

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In nome dell'amicizia

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Amanda ha sofferto, tutti sono preoccupati. Attorno a lei e non da oggi si è svolto un ampio gioco mediatico, che dal piano giudiziario e processuale ha trasferito la vicenda sul piano spettacolare. Protagonista è stata questa giovane donna avvenente che ha destato attenzione e curiosità e ha conquistato anche la stima del cappellano frequentando con assiduità la cappella del carcere. Al momento dell’assoluzione dall’accusa dell’omicidio, in base alla quale era stata condannata in primo grado, si sono concentrate tutte le premure per facilitare il suo ritorno in patria, a Seattle, dove si è fatta festa, come si trattasse di una vittoria sospirata finalmente raggiunta. In ambito processuale, purtroppo, si usano linguaggi da competizioni

sportive, parteggiando per l’una o l’altra parte, quando dovrebbe trattarsi di comune e doverosa, seppure sofferta, ricerca della verità e della responsabilità per rendere giustizia alle vittime. Nel nostro caso la vittima è stata Meredith Kercher, una studentessa inglese, che è stata sgozzata brutalmente. La vicinanza piena di affetto con gesti di protezione verso Amanda come verso lo stralunato Raffaele è legittima e rispettabile. Anche loro sono in qualche modo vittime di una carcerazione non dovuta secondo il verdetto di appello, e magari vittime anche di se stessi, essendosi cacciati in tanti guai. Amanda, tra l’altro, è stata condannata per calunnia contro Patrick Lumumba, risultato innocente. Ha già scontato la pena, ma non ha fugato l’ombra di una persona capace, in certe situazioni, di comportarsi in maniera insincera e senza scrupoli. In questa brutta e tragica storia è difficile nominare la parola innocenza. E anche la parola

giustizia. Il fatto certo è la morte di Meredith, che abbiamo visto in una foto, la prima volta che è apparsa su giornali e teleschermi, dotata di una maschera macabra tipica della ricorrenza della festa pagana Halloween. Per alcuni una festa innocente, per molti solo da sballo. Lei e la sua famiglia, le vere vittime, sono rimaste male, molto male non potendo sapere neppure chi fosse stato l’assassino, considerato che il ragazzo africano Rudy Guedé è stato condannato per “concorso” in omicidio. L’assoluzione di Raffaele Sollecito e di Amanda Knox lascia una scia d’interrogativi e di dubbi. Vi sono state anche reazioni contrarie al grido di “vergogna” verso la corte. Questa ha certamente decretato l’assoluzione secondo scienza e coscienza, dopo aver assistito a tutte le sedute e ascoltato le arringhe dell’accusa, della difesa e dei periti e dopo aver discusso per 11 ore in camera di consiglio. Nessun dubbio su ciò. Il dubbio

resta sulle procedure d’indagine seguite fin dall’inizio, che avrebbero dovuto condurre a più convincenti conclusioni. La conseguenza che da tutto ciò si trae è che la verità, in ogni ambito di ricerca, non sempre si appalesa facilmente soprattutto quando sono presenti interessi perché rimanga nascosta. La città di Perugia è stata certamente anch’essa vittima. Chi le addossa delle accuse di essere una città a rischio per i giovani dovrebbe riflettere che questo è comune alle città dove c’è un’alta concentrazione di gioventù proveniente da ogni parte del mondo, allegra e spensierata, al limite della trasgressione. In queste situazioni c’è sempre qualcuno che se ne può approfittare. Di questa tragedia si continuerà a parlare essendo già annunciato il terzo grado del processo, mentre tutti vorrebbero dimenticare. Che questa prolungata memoria, persino ossessiva, serva almeno ad alzare il livello d’impegno verso i giovani.

Nella visita recente alle catacombe di San Callisto mi ha colpito l’insistenza della guida sulla giovane età di alcu-ni martiri: invece di pensare a tutt’altro, hanno avuto il coraggio di offrire la loro vita per la fede. Dalla storia di San Daniele Comboni si apprende che già a 17 anni decide “di consacrare tutta la sua vita all’apostolato dell’Africa centrale”. Non sono pochi per una scelta radicale? Non è meglio “coccolare” i nostri adolescenti, anziché stimo-

larli a scelte faticose e forse decisive? Indubbiamente non siamo più ai tempi di Santa Cecilia o di San Daniele, ma il

Vangelo – anche se in nuova traduzione – non è forse sempre lo stesso? E non invita ad andare, fare discepoli, battezzare,

insegnare ciò che Gesù ha comandato? Comboni ha mantenuto fede all’impegno giovanile: ha “disegnato” un “Piano per la rigenera-

zione dell’Africa” ed ha cercato in tutti i modi, con l’aiuto del Signore, di realizzarlo. Oggi non si richiede forse con urgenza anche un “Piano per la rigenerazione dell’Europa”? Perché non darsi da fare per realiz-zarlo, dai 17 anni in su, ma magari anche prima?

Profughi. La via difficile della convivenza

Parrocchia SS. TrinitàDa mezzo secolo a servizio degli uomini

Monari nelle zone.Unità pastorali:un passo necessario

Museo diocesano.Daverio: ci sono ancora gli artisti

Intervista a ZambelliCapitano, mio capitano.

Montecitorio.Il grido d’allarme dell’editoria minore

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Vanlo ste

insegnafede all’im

zione dell’Afdi realizzarlo.per la rigenerzarlo, dai 17 a

L’avvio del trasferimento di alcuni dei 110 profughi africani che dal giugno scorso sono ospiti del residence “Le Baite” ai 1800 metri di Montecampione (nella foto) ha contribuito a rimettere in primo piano una questione come quella dell’accoglienza delle migliaia di persone in fuga dal Nord Africa e sbarcate sulle coste di Lampedusa, che dopo la stagione dell’emergenza era andata perdendo di attenzione. Lo spostamento sulla base

di quello che le autorità hanno definito come “piano d’accoglienza diffusa” è occasione anche per “Voce” di tornare ad affrontare il tema già trattato nei mesi scorsi. Lo fa con alcuni degli interlocutori già ascoltati in primavera e che, a qualche mese di distanza, evidenziano aspetti nuovi, e per certi versi problematici, di questa esperienza. Il passaggio dalla stagione dell’emergenza a quella della

quotidianità ha fatto nascere, come si legge anche in queste pagine, aspetti nuovi, per certi versi imprevisti, dell’arrivo anche nel Bresciano di centinaia di profughi dal Nord Africa. Aspetti su cui anche la Chiesa bresciana con le sue comunità deve riflettere per evitare che col tempo questa presenza, fiaccata dalle lunghe attese imposte dalla burocrazia possa manifestare forme di disagio difficili da gestire.

osa succede quando dall’emergenza si pas-sa alla “normalità” (se di normalità si può parlare quando si deve dare quo-

tidiana assistenza a centinaia di pro-fughi giunti dalla Libia)? Non si tratta di un interrogativo campato per aria. Molte delle realtà che nei mesi scorsi si sono messe a disposizione per ac-cogliere nel Bresciano una parte di quelle migliaia di persone in fuga dal Nord Africa (Libia in testa) dilaniato da guerre civili si stanno confrontan-do in queste settimane con la gestione di presenza “senza data di scadenza”.“Non ci è dato sapere – afferma al pro-posito don Danilo Vezzoli, responsabi-le della Caritas di Darfo che dall’apri-le scorso sta dando ospitalità e assi-stenza ad alcune decine di profughi – quando questa situazione potrà an-dare avanti nel tempo”. Un’incertezza che se per ora non sta creando parti-colari preoccupazioni per la gestione materiale dei profughi (la Caritas ca-muna, così come le altre realtà ope-ranti nel Bresciano non ha particolari difficoltà nel reperire quel che serve al mantenimento degli ospiti) sta in-vece facendo emergere altri proble-mi che se non considerati nella loro esatta portata potrebbero veramente creare, a lungo andare, situazioni di disagio e di difficoltà “C’è il rischio –afferma ancora il sacerdote che “Vo-

ce” aveva già incontrato all’indomani dell’arrivo a Darfo dei primi profughi – che molti di quelli che abbiamo ac-colto considerino la nostra ospitalità come una sorta di diritto acquisito, di cui usufruire senza dare in cambio alcunché”. Un rischio tutto sommato abbastanza contenuto rispetto ad al-tre ipotesi che lo stesso don Vezzoli con grande lucidità tratteggia. “Anche a causa della lungaggine dei tempi del-la burocrazia (servono infatti otto me-

“Per dove?” si domanda il sacerdo-te che trova anche la risposta: “Non certo per lasciare volontariamente il Paese secondo i termini di legge”. Più facile immaginare, è ancora il suo parere, che abbiano trovato chi è di-sponibile ad accoglierli favorendo di fatto la loro clandestinità. La sensa-zione, che non trova alcun riscontro nei fatti, è che ci sia una sorta di regia esterna che sta operando per favorire la loro presenza al di fuori della legge sul territorio italiano. “Si tratta di un aspetto – continua ancora don Dani-lo Vezzoli – su cui la Chiesa italiana e quella bresciana devono riflettere perché nel nome del dovere cristia-no dell’accoglienza non cadano nel buonismo acritico. “Chi, come i pro-fughi, vive condizioni di sofferenza e di bisogno – continua il responsabile della Caritas camuna – è facilmente strumentalizzabile e potrebbe cadere vittima di chi, su un piano sociale e religioso, ha tutto l’interesse a man-tenerli da clandestini nel nostro Pae-se”. C’è poi un ultimo aspetto degene-rativo della forzata convivenza senza termine che anche a Darfo sti sta spe-rimentando ed è quello della tensio-ne crescente tra gli ospiti del Centro. Ogni divergenza diventa occasione per sfoghi che rischiano di sfociare (come in occasione della celebrazio-ne del ramadan) in vera e propria in-tolleranza tra i profughi.

si per l’incontro con la commissione territoriale di Milano che deve vaglia-re la fondatezza della richiesta dello status di rifugiato e del conseguente rilascio del permesso di soggiorno) è forte il rischio che a lungo andare i profughi possano finire con l’ingros-sare il numero dei clandestini presenti in Italia”. Già una decina di profughi ospitati a Darfo ha lasciato il centro dopo il no della citata commissione.

Poco meno di 400: tante sono, attualmente, le persone che sulla base di accordi nazionali sono state collocate nel Bresciano dopo il loro sbarco sulle spiagge di Lampedusa.Si tratta di un numero importante, direttamente collegato, come afferma anche il vice prefetto aggiunto Antonio Naccari che coordina i lavori del tavolo interistituzionale per la provincia di Brescia, all’andamento degli sbarchi sull’isola siciliana. Difficile, quasi impossibile, dire oggi se le

400 persone ospiti nel Bresciano sono un numero destinato a essere superato. Al di là dei numeri quello che è evidente è che una buona fetta di questa accoglienza a Brescia è gestito dalla Caritas e da molte delle sue articolazioni presenti nelle comunità parrocchiali della diocesi. Un’accoglienza che affonda le radici nella tradizionale capacità di leggere i bisogni e di trovare risposte sempre nuove e dignitose delle persone in condizioni di difficoltà.

a situazione dei cristiani in Medio Oriente sta diven-tando ogni giorno più dif-ficile, anche se l’attenzione del mondo è puntata su al-

tri delicati equilibri che segnano quel-le zone. Nonostante questo apparente disinteresse, però, esistono iniziative di carattere caritativo e culturale che fanno sperare in un futuro di convi-venza pacifica tra le due religioni. È a queste iniziative che l’Accademia cattolica di Brescia ha dato voce con il primo dei due incontri “Cristiani e mussulmani” tenuto l’1 ottobre scorso e destinato ad approfondire la situa-zione e le cause del tormentato rap-porto. Mons. Giacomo Canobbio, del comitato scientifico dell’Accademia, ha usato tre parole per introdurre il tema e il senso dell’iniziativa: cono-scere, capire e sperare. Occorre cono-scere la situazione dei cristiani che vi-vono in Paesi a maggioranza islamica, per capire le loro difficoltà nel tempo e oggi e dare comunque spazio alla speranza che si possa costruire una convivenza possibile e fruttuosa per tutti. Due interventi hanno permesso di affrontare il tema del conoscere. Mons. Louis Sako (in basso a destra), vescovo di Kirkuk, in Iraq, ha descrit-to la situazione dei cristiani caldei, sottolineando il problema della con-tinua riduzione numerica dei cristia-ni in quella regione. Dopo la seconda Guerra del Golfo sono rimasti solo

impoverimento anche dal punto di vi-sta storico e culturale. Nel secondo in-tervento, Peter Madros, delegato del Patriarca latino di Gerusalemme, ha raccontato la situazione dei cristiani in Palestina. Qui i cristiani non sono perseguitati, ma sono senz’altro op-pressi, non potendo accedere a po-sizioni di leadership, non potendo fondare proprie emittenti radiofoni-che e televisive e dovendo sottosta-re a regolamenti restrittivi sia nelle scuole sia nelle università. Nella se-conda parte della mattinata, altri due interventi hanno guidato i presenti nel momento di capire. Samir Khalil-

4/500mila i cristiani, suddivisi in tut-te le confessioni. Il crollo è evidente: dal 20% della popolazione si è passati, in tempi relativamente brevi, a circa il 7%. Il che, visto che si parla di una presenza millenaria, rappresenta un

“A Sirte la situazione è drammatica. I membri del Consiglio nazionale di transizione faticano a evacuare i ci-vili, per gli scontri a fuoco con gli uo-mini di Gheddafi. È necessaria una tregua”. Queste sono le drammati-che dichiarazioni rilasciate all’agenzia AsiaNews, da mons. Martinelli (nella foto), vicario apostolico di Tripoli, che ha sottolineato il rischio di una cata-strofe umanitaria. Il prelato lancia un appello alla comunità internazionale:

“I Paesi stranieri, in particolare quel-li europei accolgano i feriti nei loro ospedali. Le strutture sanitarie libi-che stanno facendo del loro meglio, ma non sono sufficienti”. Sarebbero oltre 10mila i profughi fuggiti da Sirte. Di questi almeno un terzo ha deciso di allestire accampamenti nelle aree desertiche a pochi chilometri dalla città, per restare vicino alle proprie case. Chi scappa descrive scenari caotici con centinaia di corpi per le

strade, case crollate e in fiamme. In molti accusano Nato e ribelli di aver bombardato a caso senza curarsi del-le possibili vittime civili. Secondo la Croce Rossa, a Sirte gli ospedali sono ormai inutilizzabili. I feriti gravi ven-gono trasferiti a Tripoli e Misurata, ma anche queste strutture stanno esaurendo le scorte di medicinali e la gente muore per la mancanza di bombole di ossigeno e i continui black-out.

Samir, professore presso l’Università Saint Joseph di Beirut, in Libano, ha proposto un’ampia relazione in cui è stata ripercorsa l’evoluzione storica e dei codici culturali dell’Islam dalle origini ai giorni nostri, con particolare attenzione alla nascita del fondamen-talismo e dell’Islam radicale a partire dagli anni Cinquanta e alle cause che hanno generato tale fenomeno. Ha chiuso la mattinata la relazione di Adnane Mokrani, professore presso la Pontificia università Gregoriana di Roma, che ha invece gettato uno sguardo in avanti, affrontando le sfide future per i cristiani in Medio Oriente.

La condizione di giovani e donne nel mercato del lavoro europeo, le politiche attive del lavoro e la riduzione delle disuguaglianze sociali, le nuove forme della rappresentanza e il rapporto tra lavoro, partecipazione e democrazia. Sono alcuni dei temi al centro dell’incontro in programma a Londra sino al 9 ottobre, promosso dalle Acli. Si tratta di un’occasione – si legge sul sito delle Acli www.acli.it – per fare il punto sulla

presenza delle Acli nel mondo e sulle condizioni degli italiani all’estero in tempo di crisi. L’incontro si apre il 6 ottobre, con il seminario del Patronato Acli dedicato al tema: “Quale futuro previdenziale per i giovani lavoratori in Europa? Il ruolo del patronato nella previdenza e nell’advocacy in Europa” con la partecipazione di Krzysztof Pater, del Comitato economico e sociale europeo (Cese), Stefano Ricci, della

direzione generale delle politiche previdenziali del ministero del Lavoro e Fabrizio Benvignati, vicepresidente delegato del Patronato Acli. Nella mattinata del 7 ottobre, è prevista, invece, l’Assemblea generale della Fai, la Federazione delle Acli internazionali, con i presidenti e i rappresentanti delle Acli in Argentina, Belgio, Brasile, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Lussemburgo, Olanda e Svizzera.

a ricerca di nuovi equi-l ibri in una società che invecchia richie-de azioni politiche che mettano ancora una

volta “al centro la famiglia e le scelte che ne accompagnano i pro-cessi di formazione e di sviluppo”. Sono queste le conclusioni cui so-no pervenuti gli autori de “Il cam-biamento demografico. Rapporto-proposta sul futuro dell’Italia”, cu-rato dal Comitato per il progetto culturale della Cei (www.proget-toculturale.it ) e presentato nei giorni scorsi a Roma dal card. Ba-gnasco. Al volume hanno lavorato demografi e studiosi di diverse di-scipline che hanno evidenziato co-me occorra diffondere una nuova mentalità che renda più generativa ed equa la società italiana”, preoc-cupandosi “dell’ecologia umana, cioè del rispetto di quelle forme sociali di vita che rendono digni-tosa la nascita dei figli e la pos-sibilità di allevarli ed educarli in un contesto che non ha sostituti o equivalenti funzionali: il contesto familiare”. A tale fine, continuano gli estensori del rapporto, “dob-biamo però rivedere il concetto di sostenibilità e includere in esso le relazioni umane e sociali, che ren-dono la popolazione non soltanto numericamente equilibrata, ma anche socialmente coesa e giu-

liana degli ultimi 40’anni nei con-fronti del problema demografico” abbia “prodotto gravissimi danni sociali, economici e politici”. La prima sezione, corredata da tabel-le e grafici, ripercorre il cammino demografico nel nostro Paese, do-ve da molti anni nascono meno di 600mila bambini l’anno (561.944 nel 2010, secondo l’Istat, dato in progressivo calo dagli anni Set-tanta quando toccava i 900mila), 150mila in meno di quanto sarebbe necessario “solo per garantire” nel tempo “l’attuale dimensione demo-grafica”, mentre la fecondità “si è attestata attorno alla media di 1,4 figli per donna”. La seconda parte offre una rifles-sione sui cambiamenti e i princi-pali nodi critici, tra cui l’allunga-mento della vita, la convivenza con gli oltre cinque milioni di immigra-ti, le difficoltà dei giovani adulti a raggiungere l’autonomia e il di-sagio per dover rimanere ancora in famiglia, le conseguenze della Legge 194 e l’influenza dei media sulla società. L’ultima parte del rapporto è de-dicata, infine, alle proposte e alle azioni e politiche sociali per gover-nare questi importanti mutamenti, in un contesto come quello italia-no che nei decenni non sempre si è occupato in modo adeguato della questione demografica.

“L’istruzione e la formazione professionale, scelte da quasi la metà di tutti i giovani europei dopo la scuola dell’obbligo, godono di un’immagine generalmente positiva” grazie alla “elevata qualità dell’insegnamento offerto e alle buone prospettive di lavoro che aprono”. Tuttavia, “solo il 27% dei giovani di età compresa fra i 15 e i 24 anni raccomanderebbe questo tipo di insegnamento ai propri coetanei”. Ciò dimostra

secondo la Commissione Ue, “la necessità di maggiori sforzi per migliorare l’immagine e l’attrattiva dell’istruzione professionale e applicata. Sono alcune delle conclusioni cui è pervenuto l’Esecutivo europeo a fronte di una indagine di Eurobarometro presentata nell’ambito di World Skills London 2011, il concorso internazionale di competenze professionali in svolgimento nella capitale

britannica. L’indagine attesta che il 71% del campione (27mila residenti negli Stati membri) dà un giudizio favorevole della formazione professionale, che in genere comincia dopo la scuola dell’obbligo e che peraltro assume forme e programmi differenti fra Paese e Paese. Il 75% degli intervistati ritiene che essa offra “un apprendimento di elevata qualità”. I motivi alla base di un’immagine complessivamente favorevole sono “insegnanti e

formatori di notevole competenza (76%)”, l’accesso a strutture moderne (82%) e “la possibilità di proseguire con studi di livello universitario (68%)”. L’82% sostiene che l’istruzione di questo tipo “fornisca le competenze ricercate dai datori di lavoro”. Il campione di intervistati concorda sul fatto che la formazione professionale “contribuisca positivamente all’economia (83%) e svolga un ruolo nel ridurre la disoccupazione (76%)”.

sta nelle relazioni fra i sessi e fra le generazioni”. Suddiviso in tre parti, il rapporto prende il via dal-la convinzione che “l’incuria ita-

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Ogni giorno c’è qualcuno che parla in nome e per conto del popolo italiano tirando in ballo i voti. Anche quando il consenso raccolto in qualche elezione è sotto il 10 per cento dei votanti (che sono un numero ridotto degli aventi diritto). La democrazia, magari prodotta da una legge elettorale ‘porcellum’ come quella in vigore in Italia, permette a chi ha un voto in più di governare, ma non dovrebbe mai dimenticare che anche se avesse il 50 per cento dei voti non avrebbe il consenso della maggioranza degli italiani e quindi non sarebbe autorizzato a parlare in nome di tutti. Figurarsi se si ha il 10 per cento o anche meno. Questa riflessione mi è stata suggerita dalla lettura di un corposo dossier che Luca Comodo, direttore del dipartimento politico-sociale dell’Ipsos, un istituto internazionale di ricerca, ha presentato a un seminario delle Acli lombarde, tenutosi a Milano giovedì 15 settembre.Da quel dossier emerge una fotografia del Paese che non corrisponde certo a come lo descrivono i politici di ogni colore. A partire dalla costante crescita dell’area del non voto

Lo scorso 25 settembre a Stoccolma, è stato consegnato dal prof. David Kerr, presidente dell’European Society for Medical Oncology (Esmo), l’attestato d’accreditamento Esmo all’unità operativa di oncologia medica della Fondazione Poliambulanza. L’unità operativa diretta dal dott. Alberto Zaniboni è stata riconosciuto quale Centro di eccellenza per il trattamento oncologico palliativo integrato. Sono solo 19 gli ospedali italiani che hanno ricevuto questo

importante riconoscimento. L’Oncologia medica di Fondazione Poliambulanza ha registrato in questi ultimi anni numeri importanti d’attività. Nel 2010 infatti i ricoveri ordinari sono stati 900 mentre oltre 6000 gli accessi in day hospital. Negli ultimi mesi nell’ambito dell’unificazione con l’Ospedale S. Orsola tutta l’attività oncologica medica è trova sede in via Bissolati nel rinnovato reparto di Oncologia e Day Hospital posti al piano A.

II diritto allo studio e a un’istruzione di qualità per tutti è il messaggio che migliaia di studenti italiani hanno voluto dare con le opere realizzate per il concorso nazionale “Aggiungi un posto in classe, c’è un compagno in più”, promosso da Cesar Onlus con la collaborazione del ministero dell’Istruzione, università e ricerca, e Rai Educational, media partner del concorso, per promuovere e sostenere

il diritto all’istruzione in Sud Sudan. Nel corso delle premiazioni del concorso, in programma a Roma il 7 ottobre, Maurizio Contolini, più volte volontario in Sud Sudan e membro dell’associazione Cesar, e Paul Boyong, architetto di origini sud sudanesi e residente in Italia, ricorderanno la figura del bresciano mons. Cesare Mazzolari, il vescovo comboniano di Rumbek (Sud Sudan) morto il 16 luglio scorso.

questa disponibilità. Il 71% ha poca o nessuna fiducia nella capacità del Governo di affrontare la crisi economica. Il 45% ritiene che il peggio debba ancora venire.Tuttavia gli italiani impietosi con i politici sanno anche fare autocritica. Alla richiesta di esprimere un giudizio sulla affermazione che la società civile non è migliore della classe politica perché è nel carattere degli italiani evadere il fisco, fare i furbi, ignorare la legge, il 44% è molto d’accordo e il 22% abbastanza

d’accordo. Dunque tutto si tiene. Un’altra contraddizione emerge nella valutazione del rapporto con la televisione. Gli italiani che seguono la tv, diminuiti negli anni precedenti, nel 2010 sono tornati, grazie all’aumento dell’offerta determinato dall’introduzione del digitale, ai livelli più alti, pari a 25 milioni. Per quanto riguarda la formazione delle opinioni politiche la tv è saldamente al primo posto (il 15% si informa solo e il 35% prevalentemente con la tv). Ma i giudizi non sono lusinghieri. Il

che ha raggiunto quota 44% (tra indecisi e astensionisti). Alla richiesta di spiegare le ragioni dell’astensionismo, il 70% è nauseato dai politici (a proposito di popolo); il 19% pensa che nessun Governo sia in grado di risolvere i problemi del Paese; per l’11% tutti i partiti sono simili. Il 62% giudica negativa la manovra economica (quella approvata a settembre). Il 49% degli italiani sarebbero disposti a uno sforzo comune e a fare dei sacrifici, ma la politica non è in grado di raccogliere

43% è completamente d’accordo e il 27% abbastanza sul fatto che negli ultimi tempi l’informazione giornalistica della tv è peggiorata. Anche l’ultimo rapporto del Censis sulla comunicazione evidenzia come la percezione del giornalismo e dell’informazione è cambiato negli ultimi due anni: in una scala da 1 a 10, televisione e stampa non raggiungono il punteggio di soddisfazione in termini di reputazione: 5,74 è la media della credibilità della televisione e 5,95 è il voto dato ai giornali. I giornalisti sono percepiti come poco affidabili da circa il 49,8% della popolazione. Il dossier dell’Ipsos contiene anche un significativo confronto fra il Tg1 e i telegiornali principali di Francia, Germania, Inghilterra e Spagna sui tempi dedicati ai vari argomenti di attualità, ma non ho più spazio io per parlarne. Basti la sottolineatura che il Tg1 dedica il 5% del proprio tempo ai temi dell’economia e del lavoro contro una media del 14% degli altri; il 13% al costume e alla cronaca rosa contro il 3% degli altri. Forse anche questo serve per capire la ragione della perdita di 700mila telespettatori.

iusciremo a formare la comunità cristiana su questo territorio?”. Era questo l’interrogativo che si poneva mezzo secolo

fa il primo parroco della Ss Trinità di Brescia don Francesco Zilioli. Proprio don Zilioli nel 1964 chiese e ottenne che la parrocchia fosse dedicata non a S. Rocco, ma alla SS. Trinità: la chie-sa come esperienza di comunione. La parrocchia festeggia i primi 50 anni. L’esperienza di vita della parrocchia è caratterizzata da due eventi che han-no accompagnato la Chiesa: la se-colarizzazione e la celebrazione del Concilio Vaticano. Le strutture sono già state portate a termine da tempo: la chiesa-edificio, l’oratorio, le aule di catechismo, i campi sportivi, ma “la comunità cristiana, quella di pie-tre vive, ha bisogno invece – spiega il parroco don Elio Pitozzi – di rinno-varsi in ogni generazione: è sempre stato così; ma ciò è diventato eviden-te in questi ultimi due decenni”. An-che qui si scontano quelle situazioni comuni un po’ a tutte le parrocchie: “Ogni parrocchia ha vissuto e sta vi-vendo ancora in qualche modo il tra-vaglio del nuovo non ben definito da accogliere e della fede posseduta da non annacquare con la modernità”. Don Pitozzi nel riassumere la storia della sua comunità non nasconde le difficoltà iniziali, perché “alla frenesia delle costruzioni anni Sessanta è su-

Nel corso della storia della parrocchia si segnala nel 1974 la scelta di don Se-condo Moretti di lanciare l’esperienza di “pastorale integrata”. Spunta così l’idea del catecumenato: da allora, ogni anno, la parrocchia offre a gio-vani e adulti in ricerca l’opportunità di ascoltare la “buona notizia” in un ciclo di catechesi che dura due mesi per poi intraprendere, per chi vuole, la riscoperta delle ricchezze del bat-tesimo in una comunità concreta. Le celebrazioni per il 50°, secondo il parroco don Pitozzi, non sono un mo-mento per guardare a quanto è stato realizzato, ma “l’approfondimento del

bentrata poi una mobilità impressio-nante delle famiglie”. Da una parte la secolarizzazione (“che ha scosso i fondamenti della fede”), dall’altra la celebrazione del Concilio e il “dina-mismo innescato dallo Spirito di Dio”.

Il ministro dell’Interno, Roberto Ma-roni, ha incontrato nella sala Giunta di Palazzo Loggia il sindaco di Brescia Adriano Paroli, il vicesindaco Fabio Rolfi, la presidente del Consiglio co-munale Simona Bordonali, il prefetto Narcisa Brassesco Pace, il questore Lucio Carluccio e alcuni rappresen-tanti della Giunta e del Consiglio co-munale. Sul tema della sicurezza è sta-to fatto un bilancio degli effetti portati negli ultimi anni dal Patto per Brescia

sicura. Il Ministro ha espresso apprez-zamento per i progetti realizzati e in corso di realizzazione nella nostra Cit-tà, alcuni oggetto di finanziamento da parte del ministero dell’Interno, come l’interconnessione tra le centrali ope-rative di Polizia, l’impianto di video-sorveglianza installato per presidia-re la zona della stazione e la centrale operativa della Polizia ferroviaria. Il Ministro ha quindi illustrato i tratti sa-lienti della riforma della Polizia loca-

le, che verrà discussa in Senato e che garantirà maggiori poteri alle polizie locali che da tempo attendono una nuova legge quadro. Durante l’incon-tro si è discusso anche di metropoli-tana: Paroli e Rolfi hanno chiesto un interessamento diretto da parte del ministro per sbloccare il finanziamen-to di 80 milioni di euro approvato dal Cipe; il ministro Maroni ha dichiarato la propria volontà di rivedere alcuni passaggi del Patto di stabilità.

non facile cammino dell’evangelizza-zione”. Il numero unico del Giornale della comunità mette in parallelo i 50 anni del Concilio e i 50 anni della par-rocchia: “La secolarizzazione ha toc-cato la parrocchia, le risposte del Con-cilio devono arrivare alla parrocchia. Sabato 8 ottobre alle 18.30 il Vescovo celebra l’eucaristia nell’anniversario della fondazione della parrocchia. Domenica 9 ottobre sarà celebrata la festa della famiglia. I festeggiamenti si concludono, domenica 16 ottobre, dove nel solco della storia e della tra-dizione della comunità vengono pro-poste le catechesi catecumenali.

La Sagra della lumaca torna, come da apprezzata e ormai collaudata tradizione ottobrina, pronta per essere servita negli spazi della Cascina Cattafame di Ospitaletto. Sabato 8 e domenica 9 ottobre si rinnova infatti, per ben la sesta volta, l’appuntamento con la festa sociale aperta a tutti e di connubio tra buona cucina (in tavola casoncelli bresciani, grigliate di carne e varie specialità a base di lumache freschissime allevate all’interno

della struttura), divertimento (animazione no stop per grandi e piccini e bancarelle), ma anche solidarietà: l’intero ricavato dell’ampia manifestazione sarà destinato a sostenere alcuni progetti dedicati ai minori. Il programma prevede: sabato (8 ottobre) dalle 19 e fino alle 23 apertura degli stand gastronomici, in compagnia dalla buona musica (inizio concento alle 21) del cantautore dialettale bresciano Charlie Cinelli.

Domenica 9 ottobre la cucina aprirà già da mezzogiorno e resterà efficiente fino in tarda serata; alle 14 saranno proposti divertenti giochi e coinvolgente animazione per i più piccini intervallati alle 16 dallo Show di magia del mago Fabix. Alle 18, seguirà l’aperitivo in musica coi “Cinderella Boysh” e alle 21 gran finale musicale di tributo ai Nomadi insieme ai “Mercanti & Servi”. Per info tel. 335.1865654 – 334.6810758.

orse i media si aspetta-vano altri numeri, for-se qualcuno ha pensato che non fosse giusto te-stimoniare una vicinanza

cristiana a una persona condanna-ta nei tre gradi di giudizio. Se è ve-ro che fra le virtù cristiane trova un posto di rilievo la prudenza (virtù richiamata da quanti hanno preso le distanze dalla manifestazione), è altrettanto vero che la forma più alta e più completa dell’amore è l’amicizia. Resta il fatto che 600/700 persone hanno scelto una serata di ottobre per manifestare ancora una volta la propria stima nei confronti di don Marco Baresi. Non contano i partecipanti, ma il significato di un gesto di amicizia. I processi certo non si cancellano e il loro corso non si cambia con i cortei, ma questo lo sanno bene anche gli organizzatori (Comitato Liberi nella verità, Free-Don, ex alunni, parenti e amici) del-la fiaccolata. Dalla stazione a Piaz-za Loggia hanno sfilato in maniera composta gli amici di sempre, quelli di San Zeno (dove ha fatto il curato dal 1994 al 1999) e quelli del paese natale (Chiari), ma anche quanti in

questi anni di ministero sacerdotale l’hanno potuto conoscere e quanti hanno deciso di esprimergli sem-plicemente una solidarietà umana. Lungo il percorso c’erano anche molte suore, soprattutto Operaie che l’hanno accolto nella loro casa di Passirano. Lo stile semplice del-la fiaccolata con le luci aux flam-beux è stato un segnale chiaro per una città che in questi anni ha fatto finta di non vedere il dramma uma-no di chi si ritrova stritolato negli ingranaggi della giustizia. Anche il Vescovo, pur astenendosi “da qual-siasi comportamento che sia o pos-sa sembrare un’indebita pressione sulla magistratura”, non ha avuto re-more nell’affermare: “Sono, infatti, convinto – e l’ho anche scritto – che Marco sia innocente”. La fiaccola-ta tra canti religiosi, due danze e la lettura di alcuni brani, si è conclusa

con la raccolta di firme per chiede-re la revisione del processo: molto probabilmente non servirà perché tecnicamente non è possibile, ma è un ulteriore segnale di vicinanza nei confronti di don Marco e, soprattut-to, di sensibilizzazione. La vicenda giudiziaria, comunque, non può e non deve considerarsi conclusa per-ché, come ha ribadito in più circo-stanze don Mario Neva, c’è una “cu-riosa ed emblematica appendice”. In piazza gli organizzatori hanno ribadito l’innocenza di don Marco senza soffermarsi sui meccanismi del processo (ci sono delle sedi pre-poste). Di questa serata quasi estiva rimane l’universale stima di chi lo conosce e la limpida testimonianza offerta dallo stesso don Baresi nella prova. Peccato che don Marco non potesse vedere da vicino gli occhi dei suoi amici.

“Per me è una scommessa, essendo imprenditore non ho molto tempo a disposizione, ma ho accettato volen-tieri: perché voglio bene alla Cdo e perché si è creato un gruppo di per-sone che si vogliono spendere e scom-mettere”. Con queste parole Giuseppe Battagliola, neopresidente della Com-pagnia delle Opere, ha raccontato a Radio Voce il suo stato d’animo per il nuovo incarico. Giuseppe Battagliola, 54 anni, di Manerbio, sposato con un figlio, è proprietario, insieme al fra-tello Domenico, del gruppo “La Linea Verde” di cui è presidente. Il Grup-po, fondato dai due fratelli nel 1991, rappresenta l’evoluzione dell’azien-da agricola familiare e ora leader dei piatti pronti freschi: comprende sei stabilimenti produttivi, di cui uno in Spagna. Dalla sua ha la conoscenza di un settore (quello dell’impresa) al tempo della crisi. Uno dei punti foca-li dell’azione della Cdo è proprio la rivendicazione di un’autonomia im-prenditoriale: “Gli imprenditori han-no bisogno di sentirsi stimati e non bloccati. La Cdo rispetto ad altre as-sociazioni valorizza molto la persona. Pensiamo che l’amicizia operativa sia un fattore importante, perché le azien-de non si sentano sole”. Le soluzioni potrebbero essere tante. La prima ri-sposta è in una maggiore “flessibilità: ci sono aziende che hanno lavoro, ma magari hanno paura ad assumere. Lo stesso vale per chi fatica ad arrivare a fine mese che vorrebbe poter fare gli straordinari per guadagnare di più”. Il tema della prossima (il 3 novembre) assemblea bresciana della Cdo ver-

terà proprio sulla capacità di metter-si in gioco. “Non vogliamo cercare di capire i motivi della crescita o pensa-re ai mezzi tecnici, ma vogliamo ca-pire – spiega Battagliola – quali sono le leve che possono dare speranza. I nostri genitori avevano una capacità di sacrificio, che oggi si è un po’ ap-pannata. Abbiamo bisogno di capire il perché lo facciamo e di mettere sem-pre al centro la persona”.

L’educazione alla legalità non si fa con i documenti, ma con i fatti. Ne è convinto don Giacomo Panizza, sacerdote bresciano fondatore della comunità per disabili “Progetto Sud” di Lamezia Terme. Don Giacomo è stato relatore, nella sede provinciale delle Acli, di un incontro dedicato al tema della legalità. È stata l’occasione per descrivere le azioni serie da intraprendere per contrastare “una situazione che rischia di inquinare profondamente il nostro tessuto sociale, se non

è affrontata con tempestività e passione civile”. “Le mafie – ha osservato don Giacomo – esistono anche quando non ci sono i morti”. Tutto il sistema mafioso muove infatti da una profonda azione di “educazione all’illegalità”, che è una “vera e propria educazione totale impartita in famiglia”. Da ciò discendono “le infiltrazioni mafiose negli organi politici, l’intercettazione dei finanziamenti, la ricerca del potere, e soprattutto il riciclaggio del denaro sporco”. Un’attività,

quest’ultima, che per essere attuata necessita di ingenti investimenti nelle zone più ricche del Paese. “Le mafie non è sono solo un affare meridionale. La necessità di investire e fatturare hanno spinto i clan ad infiltrarsi anche nel Nord Italia, grazie a uno spostamento di persone che vogliono fare affari con il mondo economico e politico”. Insieme al presbitero bresciano è intervenuto anche il procuratore della Repubblica di Brescia Nicola Maria Pace, il quale

ha subito chiarito che la mafia “non è un’entità geografica, etnica o culturale, ma è economica, perché l’attività consiste nel governare i mercati illegali”. Pertanto è ovvio che anche il “Nord ricco e produttivo sia un luogo d’elezione per i clan”. C’è però una differenza: “Nel nostro tessuto sociale non si è ancora radicata la mentalità mafiosa. Bisogna stare attenti a non allentare la tensione, intervenendo subito sul processo di insorgenza della cultura di mafia”. (m.n.)

er creare nelle giovani ge-nerazioni un’auspicata cul-tura della sicurezza strada-le sono necessari l’impe-gno e la sinergia di diversi

attori. E per validare questo impegno torna per l’anno scolastico 2011/2012 l’attività di “Educazione stradale” ri-volta a bambini e ragazzi. Il progetto vede capofila la Polizia locale di Bre-scia, che ha iniziato l’attività di edu-cazione stradale nel 1976 e si avvale della collaborazione dell’Ufficio sco-lastico territoriale e di una serie di enti e associazioni, quali Croce Bianca, Vi-gili del Fuoco, 118, e Familiari vittime della strada. “L’attività formativa – ha spiegato Giusy Pedracini, responsa-bile dell’ufficio educazione stradale della Polizia locale – si esplica in di-versi ambiti, tra cui percorsi in clas-se, visite alle strutture e uscite serali con pattuglie, al fine di sensibilizzare ed insegnare il corretto comporta-mento dei giovani utenti della strada in relazione al loro livello, grado di

sul tema della sicurezza stradale... ma non solo”. Una serie di incontri nelle aule magne degli istituti superiori per illustrare i temi della sicurezza strada-le e della prevenzione, con la presen-tazione dello spettacolo teatrale “rac-colti per strada”, cui segue un dibatti-to con gli studenti. “Notiamo con sod-disfazione – ha commentato Tiziana Pasini, coordinatrice provinciale per la sicurezza stradale dell’ufficio scola-stico territoriale – che in questi anni la partecipazione delle scuole è andata aumentando. Su queste problemati-che è necessario che le azioni siste-matiche di informazione non cessino mai. Stiamo cercando accordi con le Università per continuare il percorso di educazione stradale anche per fa-sce di età più adulte. Anche perché i costi sociali sono in sensibile aumen-to”. Roberto Merli, presidente dell’As-sociazione familiari vittime della stra-da che lo scorso anno ha incontrato 6.500 giovani, ha snocciolato nume-ri purtroppo ancora molto negativi.

istruzione e fascia di età”. Il program-ma è integrato da un progetto di edu-cazione alla legalità che si articola in tre livelli – prevenzione del bullismo, campagna di sensibilizzazione sul fe-nomeno dei graffiti e protezione civile – fortemente incentrati alla sicurezza e in grado di accrescere, nel singolo e nel gruppo, quella coscienza civile che rappresenta l’elemento indispensabi-le per la partecipazione alla vita della propria comunità basata sul rispetto delle norme e sull’osservanza delle regole comportamentali. Un apporto importante viene anche dal teatro con “...e se succedesse a me... riflessioni

Anche quest’anno i Missionari Comboniani, in collaborazione con il Centro missionario, promuovono un ciclo di incontri. Il titolo significativo di questa sesta edizione è “Oltre l’utopia percorsi di speranza” si tratta di otto incontri serali, il secondo giovedì del mese, da settembre ad aprile 2012, presso la Casa Comboni a Brescia. “Un cammino che deve essere fatto insieme per vedere il bello che c’è nell’oggi oltre le paure e gli egoismi” ha sottolineato padre Enea Mauri,

in apertura del primo appuntamento dedicato alla legalità. Ospite don Luigi Ciotti (nella foto), fondatore del Gruppo Abele e di Libera. Don Ciotti ha esordito ricordando la figura del giudice Rosario Livatino, martire di giustizia, ucciso il 21 settembre 1990 in un agguato mafioso, è in corso il processo di beatificazione. Don Ciotti ha rimarcato le parole lette sulle pagine del diario del giudice Livatino “Alla fine della vita non ci sarà chiesto se siamo stati credenti, ma credibili”.

Nell’essere credibili c’è il nostro essere credenti. Dalla memoria di Livatino e di tutte le vittime delle mafie è partita la riflessione del Fondatore del Gruppo Abele sulla legalità. “Prima della legalità ci sta la libertà – ha spiegato don Ciotti – la più grande ferita dell’uomo è la privazione della libertà. Assieme al dono della vita abbiamo ricevuto il dono della libertà. Purtroppo però basta guardarci attorno e troviamo tante storie, tanti volti di persone che per tante motivazioni non sono

libere, il nostro compito è affrancare queste persone”. Nella seconda parte dell’incontro il relatore ha approfondito la tematica della legalità richiamando il documento dei Vescovi “Educare alla legalità” divulgato nel 1991 un anno dopo la visita di papa Giovanni Paolo II a Napoli. “La legalità – ha proseguito don Ciotti – è la saldatura tra libertà e giustizia. Le leggi sono un mezzo, il fine ultimo è la giustizia. La giustizia è la realizzazione effettiva dei diritti”. (a.t.)

A Roncadelle, dopo il primo anno di porta a porta, la raccolta differenziata sale al 70%. “È passato poco più di un anno – spiega l’assessore all’ecologia Paolo Lucca – da quando su tutto il territorio comunale è stato introdot-to il nuovo servizio di raccolta rifiuti porta a porta con conseguente elimi-nazione dei cassonetti e delle campa-ne della differenziata. Una rivoluzione non di poco conto, dal punto di vista organizzativo, ma anche delle abitu-dini di ciascuno di noi. A distanza di un anno i risultati sono positivi e gli obiettivi possono dirsi praticamente raggiunti. Il passaggio al nuovo servi-zio è stato sostanzialmente ordinato e non ha creato particolari problemi di pulizia o di igiene”. Con il porta a por-ta i rifiuti solidi urbani sono passati da 3.447.980 kg del 2009 a 1.375.940 kg; il

dato dell’umido è ovviamente esplo-so (656.120 kg), ma la somma dei due rifiuti parla di un sensibile calo di ciò che prima finiva nella pattumiera. Ca-lano anche i rifiuti ingombranti rac-colti all’isola ecologica (da 451.240 kg a 339.160 kg), mentre aumentano quelli da spazzamento stradale (da 209.580 kg a 236.380 kg). “Questi nu-meri – conclude il sindaco Michele Orlando – dimostrano che il porta a porta, in particolare per un paese co-me il nostro attraversato da impor-tanti vie di comunicazione e da molta gente di passaggio, sia l’unico sistema che consente di ridurre la quantità di rifiuti complessivamente prodotti e di aumentare considerevolmente la raccolta differenziata, ottenendo co-sì importanti benefici ambientali ed economici”. (v.b.)

“Dopo alcuni anni di tendenza positi-va, quest’anno il numero delle vittime della strada è di nuovo in aumento. I problemi legati al mancato rispetto delle regole, vanno di pari passo con l’abuso di sostanze stupefacenti e di alcool. È necessario che tutti faccia-no la propria parte per la più ampia divulgazione all’interno delle struttu-re scolastiche”. L’intero programma è scaricabile dal sito del Comune di Brescia direttamente dal link “Polizia locale-educazione stradale”.

ª

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on Raffaele Donneschi ha nel suo dna la vo-cazione missionaria. E non solo per il suo curriculum riportato

dall’annuario diocesano: prima con il servizio da Fidei donum in Brasile (dal 1982 al 1994) e poi con la direzione del Centro missiona-rio diocesano (dal 2002). In pre-cedenza era stato curato a Caste-nedolo (dal 1976 al 1982). Dopo il periodo in America Latina ha pre-stato il suo servizio a Roncadelle, a Zone, a Botticino e a San Giacomo in città. Ha uno spirito missionario riconosciuto anche dai confratelli che hanno camminato con lui nella sua formazione prima in Semina-rio e poi sacerdotale. L’esperienza missionaria è quella che si avvici-na di più alla realtà (nei Paesi del Sud del mondo si parla anche di inculturazione del Vangelo), per-ché in missione bisogna fare di ne-cessità virtù, perché in missione le strutture vengono dopo le relazio-ni. Forte di questo insegnamento, don Raffaele domenica 9 ottobre alle 16 fa il suo ingresso come par-roco della comunità del Villaggio Violino, un quartiere della città che sta vivendo negli ultimi anni una forte immigrazione con giovani fa-miglie italiane che hanno scelto di mettervi le proprie radici; accanto

ai nuovi c’è anche un nucleo stori-co che abita e vive la comunità. In un contesto, quindi, ancora tutto da costruire, don Donneschi punta molto sulla parrocchia come luo-go di incontro e come spazio dove

Le Acli-Ipsia in collaborazione con il Centro missionario diocesano, l’Azione cattolica (nella foto, il presidente Andrea Re), l’Agesci Brescia e Sebino promuovono un percorso formativo dal titolo “Un’altra via per un nuovo stile di vita”. Il corso è rivolto a tutti coloro che sono interessati a conoscere e attuare nuovi stili di vita come scelta personale quotidiana e come esperienza virtuosa nella comunità e sul territorio per un’economia del benvivere, punto di incontro

tra sobrietà e solidarietà. È nostra responsabilità infatti soddisfare – e contenere – i bisogni del presente senza compromettere la possibilità, per le generazioni future, di soddisfare i propri. Ogni scelta che facciamo ha un impatto sulla nostra vita, su quella di chi ci sta vicino e di chi vive a migliaia di chilometri, sull’ambiente, esserne consapevoli contribuisce a rendere migliore il mondo per tutti. Il corso è strutturato in tre moduli per tre “grandi temi”: consumare,

viaggiare, salvaguardare. Al loro interno analisi del tema, risposte concrete, presentazione di esperienze, incontri e visite sul territorio. La metodologia utilizzata sarà interattiva e partecipativa. Il primo modulo dedicato al tema “consumare” partirà venerdì 21 ottobre alle ore 20.30 con l’incontro intitolato “ Che cos’è il consumo critico: definizione, analisi, proposte” presso la sede delle Acli in via Corsica 165 a Brescia; proseguirà poi nel week

end del 19 e 20 novembre presso la Casa Scout di Piazzole di Gussago e si concluderà sabato 3 dicembre con l’incontro con un produttore etico e la visita a un’azienda. Il secondo modulo partirà a febbraio 2012 mentre il terzo modulo si terrà a maggio 2012. La quota di adesione è di 10 euro per modulo. Il numero massimo di iscritti è di 30 persone. Per partecipare al corso è necessario iscriversi entro lunedì 10 ottobre (tel. 0302294012). (a.t.)

come terra di missione perché bi-sogna saper distinguere la pratica religiosa (ancora discreta) da una vita vissuta alla luce del Vangelo. “L’attenzione pastorale – spiega don Raffaele – deve essere orienta-ta alla costruzione della comunità, solo così i laici diventano anima-tori e missionari dell’80% che non frequenta la parrocchia”. L’obietti-vo è quello di trasformarsi “da co-munità di culto a comunità missio-naria. Non possiamo rivolgerci al 10% delle persone senza stimolarle alla missione, altrimenti si rinnega la Parola laddove si dice ‘Andate e annunciate il Vangelo’”. Quali sono allora i passi da fare? “Mettere al centro la Parola di Dio, formare e responsabilizzare i laici, senza rincorrere iniziative e strut-ture, pensando – perché no – anche a un direttore laico dell’oratorio”.

poter trovare “percorsi e cammini entusiasmanti. Dobbiamo tentare di condividere la scelta di mette-re al centro la Parola di Dio, dan-do valore alle potenzialità insite in ciascuno; anche per questo motivo è necessario affrontare il passag-gio epocale da laici collaboratori a laici corresponsabili”. Non po-trebbe essere altrimenti se si pen-sa che in Brasile don Raffaele ge-stiva da solo (come sacerdote) una parrocchia di 60mila abitanti: qui entra in gioco la capacità di mo-tivare e animare i fedeli. Oggi an-che il Bresciano può essere visto

Riprendono il 10 ottobre prossimo le proposte della Libera università di Orzinuovi. Il programma elaborato si articola in cinque corsi diversi. Il primo è dedicato alla fotografia e si terrà ogni lunedì dal 10 ottobre al 5 dicembre alle 20,45 presso il Centro Culturale Aldo Moro (per iscrizioni: Ufficio cultura 030-9942210/215). All’ambiente è dedicato il corso che prenderà il via, invece, il 21 ottobre. Dal 10 novembre, invece, si svolgeranno

gli incontri del corso di medicina che si terrà al Centro anziani (tel. 030/9941820). La quarta proposta è quella di un corso sui nuovi mass media in programma, come il quinto dedicato all’inglese, dal prossimo mese di febbraio. Le serate sui nuovi media si terranno dal 2 febbraio all’1 marzo 2012 alle 20.30 presso aula informatica scuola media. Il corso d’inglese si terrà dall’1 febbraio al 4 aprile presso il Centro diurno della cittadina orceana.

uando una personalità di grande levatura cessa i suoi passi sulla terra per approdare all’estre-mo traguardo dell’eter-

nità si sente il bisogno di ripercor-rerne il cammino lungo le tappe della sua esistenza, per far sì che la sua esperienza non vada perduta. È quanto accaduto martedì 4 ottobre a Orzinuovi, dove presso il centro culturale “Aldo Moro” è stata ricor-data la figura di Mino Martinazzoli, ad un mese dalla sua scomparsa. Dopo la messa celebrata alle 20 dal parroco don Franco Bertanza, che nell’omelia ha ricordato come egli “avesse percorso la sua missione all’interno dell’impegno politico”, varie sono state le voci, coordinate dall’ex-sindaco di Orzinuovi Ambro-gio Paiardi, alle quali è stato affida-to il compito di rievocare un perso-naggio complesso come fu il poli-tico orceano. Non solo una parata di bei ricordi, però, né tantomeno una pomposa celebrazione che del resto non sarebbe stata nello stile dell’uomo: a testimoniarlo il pubbli-co in sala, nel quale erano presenti molti amministratori locali e tanti che lo conobbero e ne condivisero parte dell’avventura politica, per dare la misura di un lascito estre-mamente vitale e attuale in termini di pensiero e di concezione della politica. Ecco quindi, dopo i salu-

ti iniziali del sindaco Andrea Rat-ti, le orme dell’amicizia ripercorse da Tino Bino che ne ha raccontato l’attenzione alla parola e all’orato-ria, il rifiuto dei meccanismi di una postmodernità vista come l’epilogo della sua stagione politica e infine il suo sentimento della vita, gli ul-

timi mesi “vissuti conciliato con il grande sì”, che avrebbe pronuncia-to il 4 settembre. In seguito è toc-cato al giornalista Tonino Zana trat-teggiarne i rapporti con Orzinuovi: rifuggendo programmaticamente dalla tentazione di creare un mito, ne è uscita l’immagine di un uomo dalla straordinaria statura intellet-tuale e concentrazione di pensiero, che lo rendevano quasi inaccessi-bile ai più, con l’eccezione degli amici della giovinezza orceana e di pochissimi compagni di strada. Gli ultimi due interventi, affidati al sen. Guido Galperti e all’on. Bruno Ta-bacci, hanno riportato l’attenzione sull’eredità politica di Martinazzoli, sia a livello regionale che nazionale: la dismissione della Dc e la creazio-ne del Partito popolare ha consenti-to in seguito la collocazione di molti ex democristiani nello schieramen-to politico attuale; la generosa, per-ché già segnata, sfida a Formigoni per la presidenza della Lombardia testimonia una concezione “alta” della politica. Quando il discorso, nelle parole dell’esponente dell’Api, vira sull’attualità è chiaro come il pensiero e l’esempio di questa figu-ra diventino pietra di paragone per riflettere sulla politica odierna. Non solo ricordi quindi, offerti a quanti al termine della serata si allontana-no dal centro culturale, ma “orme” da ripercorrere e meditare.

Venerdì 14 ottobre il Circolo culturale Aldo Moro presenta il volume “Il memoriale della Repubblica”. Intervengono: l’autore Miguel Gotor, Giuseppe Pisanu, roberto Arlati (già ufficiale dei Carabinieri nucleo antiterrorismo), Massimo Cacciari, Marco Follini, Paolo Corsini e Giovanni Minoli. L’appuntamento è alle 20.45 presso la sala civica dei Disciplini a Castenedolo in via Matteotti 96. L’iniziativa rientra nel ciclo “Castenedolo incontra”.

La parrocchia prepositurale dei Santi Pietro e Paolo di Gottolengo ha pensato delle proposte di spiritualità carmelitana nella vita quotidiana; il relatore è padre Mauro Sartorello. Gli ultimi due appuntamenti sono il 6 il 13 ottobre alle 20.30 nella chiesa di San Girolamo. Sabato 15 ottobre, invece, alle 20.45, l’incontro è con “Suoni, pensieri, parole: dialogo con la santità”. Partecipa il coro parrocchiale di Gottolengo e Gabbioneta. Dirige Andrea Milzani.

ono in corso dei progetti a Verolanuova per la con-servazione e il riuso del-la chiesa dei Disciplini di Santa Croce. Il restauro

è argomento di una serie di sera-te per far conoscere la situazione di degrado del tempio che risale al XV secolo. Il primo incontro è in calendario giovedì 6 ottobre al-le ore 20.30, in Disciplina con in-terventi dell’arch. Franco Maffeis, autore dei progetti; del sovrinten-dente ai beni archeologici di Lom-bardia Andrea Breda; dell’archeo-loga Anna Denise Morandi; di An-gelo Carini, dell’Università statale di Brescia; dell’ingegnere struttu-rista Antonio Valva. Altro incon-tro mercoledì 20 ottobre, alle ore 20.30 con introduzione dell’arch. Franco Maffeis, relazioni: Floriana Maffeis, storico; Dario Benedetti dell’Università di Brescia, centro di ricerca per l’archeometria; re-stauratori Fontana e Marchetti, dell’accademia Santa Giulia. Il pri-mo documento storico in cui si fa riferimento ad una chiesa dedicata al martire San Lorenzo in Verola-nuova è una carta di procura indi-rizzata al pro-prete, tale don Pie-tro, datata 1267; in effetti, le fonti non consentono di verificare se l’attuale chiesa fosse esattamente l’edificio citato, ma è certo che nel

1563 essa era la parrocchiale di Ve-rolanuova, intitolata a San Loren-zo. Alcuni autori la ritengono cap-pella gentilizia dei conti Gambara, che abitavano nel vicino Castel Merlino, i quali avevano finanziato

L’Avis di Leno ha festeggiato il 54° anno di fondazione e nell’occasione sono stati premiati gli avisini. Ecco allora che il distintivo oro con smeraldo è stato assegnato a Franco Abatti, Stefano Bellina, Renato Lavagnini e Umberto Treccani, che hanno raggiunto le 100 donazioni. Il distintivo oro con rubino (per le 75 donazioni) è stato consegnato a Silvestro Dagani, Tomaso Floriani, Aldo Groppi, Raffaele Mesa e Giuseppe Piccioli. Il distintivo oro (50 donazioni) è stato dato a

Silvana Boldini, Stefano Gandaglia, Andrea Gussago, Giuseppe Malagni, Giuseppe Mordenti, Umberto Paraluppi, Mario Pasini e Giuseppe Prandini. Distintivi argento dorato (24 donazioni) sono stati dati a 10 avisini; distintivi argento (16 donazioni), a 19 avisini e Distintivi in rame (otto donazioni), a 13 avisini. “La nostra realtà – ha affermato il vicepresidente Renato Lavagnini nel suo intervento – continua ad essere molto attiva. L’avisino autentico, anche quando

cessa di donare il sangue per limiti di età o altra causa, si sente sempre parte della grande famiglia di donatori. E ne va orgoglioso. Oggi si sente affermare, ed in parte è vero, che molti giovani, pur potendo, non donano il sangue perché mancano i valori, la generosità, l’impegno e il sacrificio. Ma state certi che l’Avis non morirà perché ha in sé quel valore intrinseco, quel legame spirituale che non verrà mai meno finché ci saranno persone bisognose di sangue”. Dopo le premiazioni e la

Messa c’è stata la deposizione della corona al Monumento dell’Avis. Inoltre è stato compiuto un importante gesto di solidarietà. Gli operai e le maestranze della Cobo, assieme alla signora Antonietta Lombardi, vedova dell’avisino Guido Soldi (avisino benemerito con distintivo d’oro con rubino per le 78 donazioni), hanno devoluto all’Avis il denaro raccolto, come partecipazione al lutto, per la realizzazione di un progetto da definire. (mtm)

chia. “La Disciplina di Santa Croce è estremamente importante per la complessa stratificazione storica e le preziose opere d’arte che con-serva, tra cui pregevoli affreschi e decorazioni” commenta l’arc. Maf-feis annotando che “l’edificio pre-senta numerose situazioni critiche dovute ad incuria che richiedono un’urgente analisi per mezzo di in-dagini diagnostiche mirate, unita-mente al monitoraggio specifico dei parametri che condizionano il degrado dei materiali”.Per questo il progetto indica una serie di interventi di specialisti e ricercatori per identificare i feno-meni di degrado e determinarne le cause. L’ultimo terremoto, che ha colpito la provincia di Brescia, ha purtrop-po aggravato la struttura compro-mettendo la stabilità e la sicurez-za dell’edificio stesso (arco di co-pertura del presbiterio, matroneo, controsoffitto centinato settecen-tesco). Mancano del tutto gli im-pianti tecnologici. Al recupero hanno assicurato il sostegno la Fondazione Nocivelli, rappresentata dalla signora Bruna, la Fondazione Cariplo ed altri enti locali quali il Rotary Club Maner-bio, sensibili all’arte ed alla cultu-ra che a Verolanuova dispone di importanti presidi.

nel 1534 un intervento di riparazio-ne dell’edificio costato 400 ducati d’oro. Nel 1625, anno della consa-crazione della nuova chiesa (ora basilica di San Lorenzo), l’edificio venne assegnato ai Disciplini di S. Croce: la confraternita lo utilizzò come propria sede religiosa fino al 1797 quando venne soppressa dal governo provvisorio bresciano.A seguito dell’editto di Saint Cloud (1804) la chiesa perse anche il Ci-mitero che da sempre la circonda-va, per finire abbandonata per più di un secolo e utilizzata come de-posito per i materiali della parroc-

Una domenica al Castello di Padernello con l’evento del vino 2011. Appuntamento domenica 9 ottobre dalle ore 14 con le atmosfere acustiche del gruppo “Ale e le maschere di Stanislavskij”: Un pomeriggio a tutta musica col conforto di “Mantua Wine 2011” che coinvolge l’universo sensoriale attraverso la combinazione dei suoi preziosi elementi:colori, sapori e storia. Un itinerario innovativo alla scoperta dei vini mantovani selezionati dal Consozio provinciale tutela vini della terra di Virgilio. Domenica 16 ottobre, invece, dalle 9.30 alle 18.30, il Castello ospita il mercato del “Buono, pulito e giusto” con il “gustoso” obiettivo di valorizzare i prodotti del territorio, alla riscoperta di tradizioni contadine invariate nel tempo, rispettose dell’ambiente, dei suoi tipici sapori genuini, e di prodotti lontani da sofisticazioni.

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opo la notizia diffusa nei giorni scorsi riguardante la situazione della Lom-bardia, in cui il suolo de-stinato ad uso agricolo è

sceso sotto il milione di ettari, l’argo-mento dello sfruttamento del territo-rio continua a tenere banco, portato all’attenzione dell’opinione pubbli-ca non solo dalle notizie relative al-le grandi opere come i cantieri della Tav e della Brebemi, ma anche per progetti ad essi collegati: più modesti, forse, ma che se considerati nel loro insieme destano preoccupazione. In questo contesto si inserisce l’assem-blea pubblica organizzata – tra gli altri – da Legambiente e Movimento per la decrescita felice martedì 4 ottobre a Urago d’Oglio. In platea, dopo un in-tenso volantinaggio e inviti a tutte le autorità locali, un centinaio di perso-ne che hanno ascoltato con interesse le parole dei relatori, non mancando di intervenire con passione e vivacità. Damiano Di Simine, presidente di Le-gambiente Lombardia, Dario Balotta, responsabile dei trasporti e Gabriele Pellegrini, esponente del Movimento per la decrescita felice, hanno espo-sto la situazione lombarda e brescia-na con riferimento a due situazioni: il polo logistico in costruzione a Cal-cio e la nuova area edificabile inserita nel Pgt di Roccafranca. Per il primo si parla di una superficie di 345mila

metri quadrati contro cui sono state raccolte già 2000 firme dei residenti, mentre la seconda ha già fatto discu-tere per la previsione di edificarvi un polo logistico a pochi chilometri da un altro – sulla strada che si dipar-te dall’uscita di Chiari della Brebemi – già in costruzione da parte dei Co-

Il cinema torna protagonista a Mon-tichiari con “Lo specchio e gli altri”, iniziativa giunta alla sesta edizione e il cui obiettivo è la promozione della co-noscenza di aspetti sociali e culturali del territorio tramite la proiezione di pellicole dei grandi registi italiani; l’or-ganizzazione è del Comune di Monti-chiari e di Montichiari Musei. “Anche tramite questi eventi – afferma il sin-daco Elena Zanola – la nostra ammini-strazione vuole diffondere cultura in tutti i suoi aspetti e la prova è il ricco cartellone di appuntamenti che du-rante tutto l’anno si tengono in città, dalla rassegna estiva alla stagione te-atrale passando per concerti, mostre e dibattiti. Invito, dunque, i monte-clarensi a partecipare alla rassegna etnografica al Museo Bergomi (nella foto) per scoprire la bellezza del cine-ma d’autore”. I quattro appuntamenti si terranno venerdì 7, 14, 21 e 28 otto-

bre, sempre con inizio alle ore 20 e ad ingresso libero; il protagonista di que-sta edizione è il regista Giorgio Diritti, autore di documentari e sceneggiati di grande impatto ed erede della tra-dizione cinematografica di Ermanno Olmi, Pupi Avati e Federico Fellini. Si parte, come dicevamo, il 7 ottobre con la proiezione de “Con i miei oc-chi”, pellicola che racconta l’avven-tura di un giovane ragazzo indio nelle foreste brasiliane, alla ricerca del fra-tello perduto. Venerdì 14 sarà, invece, la volta de “Il vento fa il suo giro”: l’ar-rivo del pastore Philippe nel piccolo borgo di Chersogno, nelle Alpi occi-tane, divide la comunità e innesca ri-flessioni, gelosie ed incomprensioni. Saranno le fatiche lavorative di alcune famiglie delle valli cuneesi gli elemen-ti che costituiscono la trama del terzo documentario “Piazzàti”, proiettato venerdì 21, mentre l’ultimo appunta-

mento, con “L’uomo che verrà”, narre-rà della strage di Marzabotto del 1944 vista con gli occhi dei componenti di una famiglia bolognese: tragedia tra le più efferate messe in atto dai nazisti durante il loro ritiro dall’Italia, è tut-tora viva nella memoria degli abitanti del piccolo borgo appenninico. Prima dei quattro documentari sarà possi-bile degustare prodotti biologici del territorio bresciano, in collaborazione con l’associazione “La Buona Terra”. Sempre il Museo Bergomi ospiterà, durante i mesi di ottobre e novembre, un corso di impagliatura sedie con un maestro cestaio, un evento che nella scorsa edizione fece il pieno di partecipanti. Per informazioni si può chiamare la segreteria di Montichiari Musei al numero 030/9650455 o il Mu-seo Bergomi al numero 030/9650591; è possibile consultare il sito www.montichiarimusei.it.

Domenica 9 ottobre, festa della Madonna del Rosario, alle ore 21, nella chiesa della Disciplina, omaggio alla Vergine Maria nell’arte della sacra rappresentazione. Va in scena “Madre”. Diretto da Maria Rita Simone, “Madre” è il racconto della Passione di Cristo dal punto di vista di colei che è testimone del martirio e martire al tempo stesso, e vede in scena una giovane attrice, Enrica Chiurazzi, portavoce del racconto-confessione della madre, guida e corpo della storia

ora attraverso le azioni fisiche, ora attraverso le parole e il canto. Lo spettacolo, tratto dai testi di San Bernardo di Chiaravalle, è la storia di Maria, custode del mistero divino, grembo di amore semplice, maestra di dolore ai piedi della croce. Una sofferenza umana che chiede di essere condivisa, raccontata e celebrata. A seguire “meditazione musicale” a cura di vari gruppi della civica associazione Santa Cecilia di Manerbio. L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.

L’associazione Don Bosco in collaborazione con l’Operazione Mato Grosso ha allestito la mostra “Arte e carità”, una mostra di arredi realizzati a mano dalle popolazioni delle Ande, il cui ricavato andrà a sostenerne le condizioni di vita. Piccoli artigiani che diventano grandi, che diventano uomini, seguendo gli insegnamenti di Don Bosco. È a lui che il salesiano padre Ugo de’ Censi, fondatore dell’Operazione Mato Grosso, si è ispirato per dare vita alla

cooperativa Artesanos Don Bosco del Perù. E ora, quei giovani sono diventati degli abili artigiani e le loro produzioni arrivano in Italia. Fino al 9 ottobre 2011 i mobili saranno in mostra presso lo Spazio Espositivo “La Peschiera” in piazza S. Andrea a Pompiano. Orari di apertura da mercoledì a venerdì dalle 20.30 alle 22,30, sabato dalle 15 alle 22.30 e domenica dalle 9.30 alle 12.15 e dalle 15 alle 22.30. Per informazioni: Alberto e Nadia (030 3581195) e Saverio e Giuliana (030 2761352).

muni circostanti. Diverse le conside-razioni che supportano l’opposizione ai due progetti e più in generale alla politica di sfruttamento del suolo: “Ol-tre alle ragioni di carattere ambienta-le – afferma Gabriele Pellegrini – che pure sono validissime visto che ogni giorno in Lombardia vengono persi dieci ettari di terreno, di cui tre solo nel Bresciano, ora siamo supportati anche da motivi economici. Dal com-parto edilizio giungono analisi che in-vitano al rallentamento, a causa del crollo dei prezzi degli immobili. Pro-poniamo una moratoria di tre anni a tutte le nuove costruzioni per consen-tire la vendita di quanto già c’è, ed è molto, a un prezzo migliore”.

L’Amministrazione comunale organizza, domenica 9 ottobre, la “32ª Ottobrata”, il raduno degli Autieri d’Italia della Sezione di Vallecamonica. Con la benedizione di motoveicoli e autoveicoli civili e militari in onore al Patrono S. Cristoforo e al 150° dell’Unità d’Italia. Alle 8 il raduno dei partecipanti e deposito motoveicoli e autoveicoli sul Piazzale Einaudi di Boario Terme; alle 10 la benedizione di motoveicoli e autoveicoli civili e

militari presso Piazzale Einaudi. Inquadramento e sfilata per il Monumento Autieri d’Italia “Alza Bandiera” e deposizione corona d’alloro con gli onori ai Caduti di tutte le guerre; alle 10.45 la sfilata fino al Tempio “Madonna delle Nevi” per la Messa. Gli automezzi proseguono la sfilata per le vie della Città di Darfo Boario Terme. Alle 11 la Messa e deposizione corone d’alloro al Sacrario “Don Turla”. Alle 12.30 il pranzo presso l’Hotel S. Martino in Boario Terme.

abato 8 ottobre la chiesa degli Alpini di Boario, de-dicata alla Madonna delle nevi, ospita una serata con due cori maschili che pro-

pongono un repertorio in parte riser-vato ad ognuno dei due cori, in parte eseguito assieme. Il titolo della serata è “Uguali e Diversi” e vuole essere un omaggio alla memoria di don Guido Maurilio Turla, fondatore del Tempio come ex-voto alla Madonna del Don, ma anche uomo di grande coraggio e umanità, meritando sul campo la me-daglia d’argento al valor militare sul fronte del Don nella Seconda guer-ra mondiale. Interpreti della serata saranno il “Coro Vallecamonica” del Gruppo Ana di Darfo, coro ufficiale della Sezione Ana camuna (presie-duta da Giacomo Cappellini); e il Co-ro “La Pineta” di Costa Volpino che annovera, tra i suoi coristi, numero-si alpini. Il repertorio spazierà dalla tradizione degli alpini, al canto della montagna, alla canzone d’autore per cori maschili che cantano la polifo-nia popolare dell’Italia unita. Ed è proprio all’Unità d’Italia che la serata vuole tributare un omaggio. Il titolo stesso del programma lo dice: essere uguali mantenendo le proprie diversi-tà, stare uniti nella stessa terra man-tenendo le tipicità che fanno lievitare il gusto delle cose, cantare assieme le stesse “cante”, sapendo cantare an-che le “proprie” specifiche, senza ri-

nunciare alle proprie caratteristiche, alle proprie storiche radici che sono tradizione e quindi memoria viva. I due Cori provengono da esperienze diverse, ma hanno percorso tratti di strada comuni: cantando De Marzi e Michelangeli, ma anche Valle, Mala-testa, Pigarelli, Carniel, Mazza, Ger-

vasi, Puritani e tanti altri. Il Coro “La Pineta” raccoglie coristi dalla bassa Vallecamonica, dall’alto Sebino e dal-la vicina Val Porlezza; il Coro “Val-lecamonica” raccoglie coristi alpini da tutta la Vallecamonica. Insieme hanno il gusto del cantare approfon-dendo il repertorio, il senso dei testi poetici, dialettali, italiani e stranieri, hanno la stessa caratteristica di im-postazione tecnica, hanno la stessa disciplina vocale e musicale, solida, ben costruita e consolidata. Sono cori che non cedono al facile effettismo, alla superficialità del suono urlato e incomprensibile, che hanno saputo curare fino nel particolare tutta la gamma sonora del cantare in coro. Le due prove settimanali ed i tanti con-certi che ognuno dei due cori realiz-za durante l’anno sono la base sulla quale si poggia un lavoro continuo e silenzioso. Ma molto produttivo e ri-pagato dal pubblico che sa di canto e che ama le cose belle. Nel concerto del 8 ottobre insieme daranno vita a un unico coro in una serata che si pre-annuncia diversa e più suggestiva ri-spetto alle semplici serate di rassegne corali, dove spesso “l’ammucchiata” di cori non permette di andare oltre la “claque”. Sarà una serata per don Turla, per l’Unità d’Italia, per la gio-ia del canto popolare italiano a voci pari maschili che cantano a cappella, insieme come un’unica voce. Il con-certo è alle ore 21 e l’ingresso è libero.

È

L’8 ottobre, a Breno, presso il Palazzo della cultura di via Garibaldi, con inizio alle ore 9, si svolgerà il convegno “Carnevali e folclore alpino”, organizzato dall’associazione culturale Lontàno Verde. L’incontro, che è inserito nella rassegna “Di là dei monti – Incontri di studio sulle tradizioni alpine” avrà come obiettivo quello di mettere a confronto diversi territori delle Alpi su un tema comune: quello delle manifestazioni

carnevalesche e delle particolari tradizioni che campeggiano lungo tutta la catena montuosa che divide l’Italia dall’Europa continentale.Abiti stravaganti, maschere spaventose, musiche e balli, tradizioni popolari legate a riti ancestrali, esseri mitologici che si aggirano tra le vallate delle Alpi: un mosaico di varietà e singolarità che meritano un’approfondita attenzione nel campo del mantenimento del

patrimonio locale. Relazioni, immagini, filmati, suoni, figure in costume. Il tutto impreziosito da una mostra fotografica. Tra gli argomenti trattati: il “Badalìsch” di Andrista (Cevo); la “Scasada del Zenerù di Ardesio; il “Carneal Vecc” di Grosio; “l’Homo Salvadego”, il Carnevale di Sappada ed il “Carnevale di Bagolino”. Alla manifestazione parteciperà Italo Sordi dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.

Ancora una volta la Sala Mostre del Centro civico di Castegnato ospita la mostra personale di un pittore bresciano; dopo Vittorio Trainini tocca alla giovane artista Chiara Beschi che espone le sue opere fino al 10 ottobre. La mostra è a ingresso libero; è organizzata con il patrocinio del Comune di Castegnato, assessorato alla cultura e propone dipinti appartenenti a tre cicli, intitolati “TraMe”, “Gechi” e “Silenzi”, che bene rappresentano le ricerche stilistiche intraprese

negli ultimi anni dall’artista. Chiara Beschi, nata a Brescia nel 1982, si diploma presso il Liceo scientifico sperimentale indirizzo artistico “A. Calini” nel 2001. Frequenta la Facoltà di Lettere e Filosofia e consegue la Laurea triennale in scienze e tecnologie delle arti e dello spettacolo presso l’Università cattolica. Parallelamente alla formazione teorica porta avanti una ricerca personale attraverso l’acquisizione delle tecniche pittoriche.

el cuore del centro stori-co di Rovato, da 10 anni, batte il cuore della so-lidarietà. In via Bettini, 21, a pochi passi dall’ora-

torio “San Giovanni Bosco”, ha sede infatti la casa famiglia “Pane e Sale”, capace di dare sostegno a cinque bambini sotto i 10 anni e a un paio di ragazze adolescenti. La realtà na-sce dalla collaborazione tra l’Istituto Palazzolo delle Suore delle Poverelle e la Fondazione Angelini di Rovato e prevede la presenza costante di una coppia di educatori e di un’operatrice educativa in loro supporto. La “Pane e Sale” gira attorno alla scelta di vi-ta, prima ancora che professionale, fatta da una coppia di sposi, Antonio e Mary Baglioni. L’obiettivo del lo-ro intervento, 24 ore su 24, è quello di “rispondere al bisogno dei mino-ri coinvolti di sentirsi amati, di poter costruire una relazione significativa con una mamma e un papà , nel ten-tativo di far sperimentare al mino-re un clima di vita familiare sereno e accogliente”. I bambini presenti a Rovato, allontanati dal loro contesto familiare o bisognosi di un supporto educativo, sono ospitati all’interno di una suggestiva ex cascina ristruttu-rata. Entrare nella struttura è lascia-re la confusione esterna e lasciarsi trasportare in un’oasi di tranquillità. Al piano terra si trovano la cucina, il soggiorno, un bagno-lavanderia, uno

studio, una camera e uno spazio gio-co. Al piano superiore ci sono camere e bagni destinati agli ospiti; i restanti ambienti sono invece ad uso della fa-miglia. All’esterno si trova poi il fio-re all’occhiello della “Pane e Sale”: un ampio giardino privato, luogo di gioco sicuro per i bambini. Non solo

bambini, comunque, l’attività della comunità educativa punta a coinvol-gere tutto l’universo familiare della capitale della Franciacorta, da anni particolarmente attento ai fenomeni del sostegno a chi è in disagio e alle politiche di affido. Proprio in questa logica è apparso normale, lo scorso 18 settembre, fissare alla “Pane e Sa-le” la festa dedicata alle famiglie della cittadina che ha concluso il progetto annuale “Insieme nella rete: un grup-po sostiene l’altro”. Il progetto è sta-to pensato e realizzato tra il 2010 e il 2011 da molte realtà e associazioni genitoriali di Rovato, con il coordina-mento del Tavolo politiche giovanili di Rovato ed il supporto dell’assessorato ai Servizi sociali del Comune: Associa-zione genitori Rovato, Gruppo genito-ri affidatari, Gruppo Semplicemente Insieme, Associazione Uno per Tutti, la stessa Casa Famiglia Pane e Sale, Auser, parrocchia Santa Maria Assun-ta e Fondazione don Carlo Angelini, ente capofila del progetto. Scopo del progetto, che ha ottenuto un finan-ziamento regionale, è quello di “far conoscere ai tanti genitori di Rovato le opportunità aggregative, di anima-zione e di impegno attivo presenti per loro sul territorio e fare in modo che azioni di solidarietà e di volontariato, portate avanti dai vari gruppi, potes-sero ancor più essere diffuse così da contagiare un numero sempre mag-giore di cittadini rovatesi”.

In occasione dei 50 anni della prima bottiglia, il Consorzio Franciacorta presenta “Intralci 1961-2011”, una mostra-evento che ripercorre, attraverso l’arte contemporanea, le tematiche e l’identità del territorio della Franciacorta. Le opere saranno esposte alla Fondazione Mudima di Milano dall’1 al 22 dicembre 2011. Protagonisti del progetto, curato da Jacopo Perfetti di Art Kitchen, sono 10 artisti provenienti da differenti Paesi.

Di concerto con il gruppo Auser Erbusco Università della Liberetà, l’ufficio Cultura ha attivato anche i corsi autunnali per tutti i tesserati Auser. Fra le proposte ci sono ginnastica dolce e in piscina, corso di alfabetizzazione al computer, incontri di psicologia, corso di cucina, bricolage, corso di inglese e spagnolo, corso di filosofia e di storia e un corso di make-up. Tutti i corsi Auser saranno avviati fra ottobre e novembre (per informazioni, 327 4759052).

Udine, nei giorni scorsi, promosso generale di brigata, Luciano Zubani ha assunto il comando della legione Friuli Ve-

nezia Giulia dell’Arma dei Carabinie-ri: è nato a Marcheno Valtrompia il 23 luglio 1956 e nella storia conosciuta risulta essere il primo valtrumplino assurto a quel grado. A Marcheno la sua famiglia col padre Peppino e la mamma Marisa abitavano in un ap-partamento appena prima della Piaz-za nell’ex “Casa Gitti” ora ristruttu-rata a farmacia. Nel 1959 si trasfe-rirono a Gardone Valtrompia dove tuttora, perso prematuramente il pa-dre due anni fa, ha la mamma ed i fratelli Cristina e Diego. Qui è rima-sto fino al diploma all’Itis locale. Poi, brillantemente superate le selezioni per l’ammissione alla Accademia di Modena (1976), è stata tutta una cor-sa verso l’alto. Tenente va a Sacile in Friuli, poi a Piacenza, Ozieri. Dal 1992 al 1995 ha retto il Reparto Operativo del Comando provinciale di Sassari. Dopo tre anni a Roma presso l’Uffi-cio del servizio navale del Comando generale (dal 1995 al 1998), tenente colonnello comanda fino al 2001 il Gruppo a Udine. Dal 2002 al settem-bre 2006 con il grado di colonnello guida il 13° reggimento Friuli Vene-zia Giulia di stanza a Gorizia: missio-ni internazionali. Poliglotta, lauree in Scienze politiche e in Scienza della

zare a tutti i livelli nazionali ed esteri. Dal marzo al luglio 2004 comanda il reggimento Msu (Multinational spe-cialized unit) a Nassiriya (Iraq) dopo l’attentato che costò la vita a 17 mili-tari italiani (oltre a due civili). Anche i corrispondenti esteri apprezzarono il suo garbo, i suoi interventi per i mi-glioramenti nel carcere iracheno ecc. Dal gennaio ad agosto 2006 è viceco-mandante missione internazionale (TipH) al valico di Hebron (Cisgior-dania), per supervisionare l’accordo di pace arabo-israeliano siglato nel settembre 1995. Segue una parente-si italiana da ottobre 2006 all’aprile 2009 al comando della Provincia di Vicenza: la stampa locale salutando-lo ne tesserà le lodi di organizzatore ed i risultati raggiunti nella lotta alla criminalità “diminuzione dei reati e al contempo un incremento di arresti e denunce”. Dal maggio al dicembre 2009 è comandante della Gtd (Gen-darmerie training division), a Bagdad, per la formazione della Gendarmeria irachena con un contingente interna-zionale di istruttori. E non mancano i riconoscimenti nazionali ed esteri: civili (Cavaliere della Repubblica), Encomio solenne del Comando Ge-nerale dei Carabinieri per la missio-ne a Nassiriya. Al ritorno nel 2010 è per nove mesi capo di stato maggio-re della Regione Emilia Romagna e da ottobre a Chieti direttore del Cna (Centro nazionale amministrativo).

Si è aperto presso il Comune di Sarezzo il bando per la selezione di otto giovani volontari di servizio civile nazionale che opereranno presso il Comune. I giovani selezionati saranno impegnati per 12 mesi nella realizzazione di due progetti, che impiegheranno ciascuno quattro volontari. “Un primo progetto – dice Roberta Guerini, assessore ai Servizi di comunicazione – si chiama ‘Io per l’altro’ e vede il volontario operare come protagonista come risorsa

all’interno della rete di servizi alla persona. L’obiettivo del progetto è la tutela delle fasce più deboli del territorio dell’ente, in particolare la popolazione anziana, le famiglie con anziani a carico, i minori, le persone in condizioni di disagio economico, attraverso la realizzazione di attività che offrano da una parte maggiori livelli di autonomia personale e di qualità della vita possibile e dall’altra migliori opportunità di relazione nel territorio. Due volontari verranno impiegati presso

la Rsa comunale e due volontari presso i Servizi sociali. Il secondo progetto – continua l’assessore Guerini – è ‘Mettiamo le radici’, per valorizzare lo straordinario insieme di opportunità culturali e di ricerca, di lettura, formazione e apprendimento, aggregazione e tempo libero, rappresentato dai diversi servizi sul territorio, promuovendo una più forte integrazione nella vita sociale con l’intento di ampliarne le fasce di utenza e valorizzare l’integrazione

funzionale di risorse, azioni, opportunità, servizi. I quattro volontari verranno impiegati presso la biblioteca”. Per presentare la domanda occorre aver compiuto il 18° anno di età e non aver superato il 28° (28 anni e 364 giorni) anno di età alla data di presentazione della domanda. La domanda di partecipazione dovrà essere consegnata presso l’ufficio Protocollo del Comune di Sarezzo (piazza C. Battisti 4) entro le 14 di venerdì 21 ottobre. (a.a.)

sicurezza interna ed esterna, è in que-ste che dimostra le sue grandi doti a 360°: non solo di comandante ma an-che umane che l’hanno fatto apprez-

La Rocca di Rodengo

DA

SETTEMBRE

A

DICEMBRE

“la soddisfazione degli ospititrova una risposta nella

cucina di qualità”

Fino al 16 ottobre è tempo di sagra del marrone. La rassegna, giunta alla 13ª edizione, è organizzata dal comitato della “Sagra del marrone” con il nuovo presidente Jeref Brunori, insieme ai Comuni di Bovezzo, Caino e Nave che ospiteranno gli appuntamenti e l’appoggio della Comunità montana della Valtrompia, Regione e Provincia.Domenica 9 ottobre, dalle 15, a Caino in via Villa Mattina caldarroste e vin brulè; sempre

domenica, dalle 15, al parco urbano di Bovezzo si possono gustare le caldarroste. Per il 14, 15 e 16 ottobre, giorni in cui si chiuderà la manifestazione, tutti gli eventi si terranno alla Pieve della Mitria di Nave. Il 14 gli stand aprono alle 18, dalle 20.30 la serata in musica; sabato 15 alle 15 l’apertura degli stand e la dimostrazione della potatura, mentre in serata, dalle 20.30, il ballo. Domenica 16, infine, alle 8 la Santa Messa, alle 9 l’apertura

degli stand, alle 12.30 lo spiedo su prenotazione e dalle 15 l’esposizione dei macchinari per la lavorazione del marrone e lo spettacolo dei burattini; la serata si conclude alle 20.30 con il ballo.Il 15 e 16, invece, sarà quindi dato spazio agli stand gastronomici con la premiazione dei marroneti più belli. E proprio durante gli ultimi tre giorni, chi fosse interessato a gustare frutti e arte, una guida porterà i turisti per visitare la chiesa della Mitria.

omenica 2 ottobre è sta-to inaugurato il nuovo oratorio San Giovanni Bosco di Lumezzane San Sebastiano. L’inaugura-

zione del centro si è aperta alle 17 con l’intervento del vescovo Luciano Monari, il quale ha celebrato la Mes-sa e donato la sua benedizione nella nuova sala dedicata a papa Paolo VI. Certo è che il percorso per arrivare sino all’aspetto attuale è stato molto lungo. Per chi lo ricorda, non più di 20 anni fa i giovani si riunivano in un piccolo centro parrocchiale che si costruiva dinanzi all’edificio centrale, ospitante le stanze per il catechismo maschile, e che presentava un cam-petto da calcio e un piccolo parco con qualche giostra per i più piccoli. Con il passare del tempo, si sono ag-giunti un campo da basket e uno da pallavolo, il bocciodromo ha lasciato spazio a un ampio salone per i ritrovi e per le feste parrocchiali e l’edificio principale si è ampliato. Ora l’orato-rio è un vero centro polifunzionale che presenta una superficie di 6.294 metri quadrati in grado di ospitare numerosissime attività e finalmente i frequentatori hanno a disposizione anche un vero e proprio parcheggio, situato sotto l’entrata pedonale in via Vittorio Veneto, nell’area ex boccio-dromo. Ecco gli interventi effettuati alla struttura: rimangono uguali il li-vello ospitante il bar e il cinema, men-

tre al primo piano sono state create quattro nuove aule da 45 metri qua-drati, due stanze più piccole, un sa-lone di 110 metri quadrati, la lavan-deria e i bagni. Anche l’appartamento del curato don Mauro Rocco è stato rifinito. Al secondo piano troviamo un altro grande salone da 100 metri

quadrati, due nuove aule da 22 metri quadri ciascuna, i bagni e il deposito. L’interno del centro, quindi, è ora per-fettamente a norma, sia per quanto riguarda l’aspetto legislativo (motivo per cui fu steso il progetto nel 2008) sia per ciò che concerne la praticità nelle attività svolte, per le quali esiste oggi un’ampia scelta di spazi dettata dalla diversità delle persone che vi si ritrovano. Nell’oratorio non si riu-niscono solo bambini e giovani, ma queste sale sono anche sede di incon-tri per anziani, per adulti, per le asso-ciazioni impegnate in missioni di so-lidarietà e per le famiglie impegnate nel catechismo o nell’organizzazione della vita parrocchiale. Ciò che resta da ultimare riguarda l’aspetta esterno e interessa la realizzazione di un ter-reno sintetico per il campo da calcio. Il parroco don Giulio Gatteri è sod-disfatto della struttura che può dirsi ultimata. Una struttura resa possibile grazie alla Regione che ha finanziato parte dei lavori e alla generosità dei concittadini che come sempre si so-no dimostrati desiderosi di prendere parte al compimento del progetto. Ringrazia di cuore chi ha aiutato alla realizzazione di questo sogno, un so-gno che appartiene a tutti coloro che amano ritrovarsi e che amano vede-re i giovani passare le loro giornate in compagnia all’interno di un luogo sicuro e dalle molteplici opportuni-tà di svago.

L’assessorato alla Cultura del Comune di Sarezzo organizza la presentazione del libro “Gli Avogadro” di Brunello Galliano.L’appuntamento è per venerdì 14 ottobre alle ore 20.30 presso Palazzo Avogadro di Zanano in via Gremone, 2. L’incontro è curato dal prof. Carlo Sabatti.La serata sarà accompagnata dalla corale polifonica Gennanates. Seguirà buffet.Per ulteriori informazioni, telefonare al numero 0308901244.

Inizia a Gavardo il corso base di protezione civile, negli spazi dell’auditorium della biblioteca comunale, in prossimità del municipio. Al corso partecipano ben 85 aspiranti volontari, provenienti per lo più dalla Valsabbia. Le future divise gialloblu andranno ad incrementare le fila di ben 12 realtà di protezione civile, fra gruppi comunali e associazioni. Nello specifico, per quanto riguarda Gavardo, questo aspetto

sarà ancora più importante in quanto il corso permetterà di “diplomare” 19 persone, fra uomini e donne, italiani e immigrati, che andranno a “servire” il neonato Gruppo comunale di Protezione Civile, pronto ormai per muovere i primi passi. Non a caso la squadra gavardese è la più numerosa all’interno del corso. L’iniziativa rientra nelle attività che la Provincia di Brescia promuove in collaborazione con l’Associazione comuni bresciani.

tempo di castagne e di vino nuovo, di polenta tiragna e dell’immanca-bile spiedo alla brescia-na, ma anche dei nuovi

profumi del prelibato tartufo... È tempo di “Ottobre in festa”, a Pol-penazze, nei grandi spazi del Polo fieristico enogastronomico del Gar-da che dalle colline valtenesine di Picedo si affaccia alla gardesana Desenzano-Salò: una grande festa lunga un mese intero, dedicata al-le prelibatezze del territorio in una cornice di intrattenimento dai gran-di numeri.Una sirena che richiama il pubbli-co da ogni dove all’insegna della buona tavola e dello stare insieme a suon di musica, sport, spettaco-li e intrattenimenti per tutte le età. Un insieme calato sul verde tavolo da gioco della Valtenesi, tra ulivi e vigneti, in questi giorni al centro delle attenzioni di molti, per la ven-demmia che volge al fine, dall’ora-mai storico “Sporting Club Felter” di Puegnago, dedito ad organizza-re feste dai grandi numeri, e pron-to anche quest’anno ad inaugurare la stagione autunnale del Benaco.Nel grande ed accogliente polo espositivo, dotato di oltre 3.000 po-sti auto, dopo l’apertura della Festa dedicata a sua maestà lo Spiedo bresciano preparato con maestria sabato 1 e domenica 2, vanno in

scena, senza soluzione di continu-ità, venerdì 7, sabato 8 e domenica 9, la 21ª Festa della polenta tiragna, il 14, 15 e 16 quella dedicata alle Ca-stagne in coppia al nuovo rosso di questi lidi, il 21, 22 e 23 al prelibato Tartufo. Ogni festa inizia il venerdì sera, dalle 18 alle 23.30, prosegue il

sabato sempre dalle 18 alle 23.30, e la domenica rimane in pista per tutta la giornata: dalle prime ore del mattino - con gli appuntamenti sportivi, cari al gruppo podistico Sport Felter animatore da oltre 30 anni di questi ritrovi -, e ad orario continuato fino alle 23.30, con il gong per il pranzo e la cena.Ogni sera e la domenica anche il pomeriggio, la festa si anima di musiche dal vivo e balli liscio e la-tinoamericano con orchestre, can-tanti e scuole. A corollario, negli spazi fieristici, lunghe file di stand espongono prodotti artigianali, fo-od e non food, di articoli per la ca-sa e la persona.Anche la beneficenza ha un angolo importante, ad “Ottobre in festa”: con la pesca degli “Amici della Gui-nea Bissau” che presentano il loro progetto “Fanhe”, frutto dell’amo-re e di molte fatiche dedite a chi, nei luoghi tra i più poveri al mon-do, attende l’aiuto già concretizzato in scuole, ambulatori, orti e pozzi d’acqua ed insegnamenti proficui.La conclusione di “Ottobre in festa” è affidata dal 29 al 31 del mese al weekend di Halloween, che pro-mette, accanto a intrattenimenti musicali e gastronomici, sempre gardesani, giochi, svaghi e attrazio-ni nel segno del… brivido.Programma completo sul sito www.ottobreinfesta.it.

Un’interessante tavola rotonda coordinata dal Presidente del Rotary valsabbino Davide Donati ha illustrato i contenuti di una recente ricerca sviluppata da Valentina Sberna nel Comune di Vobarno per conto della cooperativa sociale Area sul tema della devianza in un campione di adolescenti. Inquietanti i dati forniti; su 324 giovani adolescenti, di età cioè compresa fra 12 e 16 anni: il 57% ha dichiarato di aver già consumato alcolici, mentre il 40% dichiara di

conoscere coetanei che fanno uso di sostanze stupefacenti. Il 96% utilizza il computer e l’81% lo usa per navigare in internet, fra questi il 47% lo utilizza da 1 a 3 ore al giorno mentre un 22% più di 3 ore al giorno. Chi naviga sul web per il 77% lo utilizza per chattare (ed il 17% dichiara di aver poi incontrato amici conosciuti in chat), il 47% lo utilizza per scaricare musica. Di questi l’80% dichiara di non avere alcun controllo da parte dei genitori per l’utilizzo del pc a navigare.

i è tenuta a Vestone la se-conda edizione della fiera Ris-par-mi-an-do, la fiera espositivo-didattica sui temi dell’ambiente, del ri-

sparmio energetico e delle energie alternative, patrocinata da Comuni-tà montana Valle Sabbia, Provincia di Brescia e i Comuni valsabbini di Vestone, Anfo, Bagolino, Barghe, Casto, Lavenone, Mura, Pertica Alta e Sabbio Chiese. La manife-stazione, riguardanti temi quali ambiente, energie alternative, ri-sparmio energetico, domotica e si-curezza, cultura locale, si è svolta lo scorso weekend da venerdì 30 settembre a domenica 2 ottobre presso l’oratorio, dove sono stati allestiti diversi stand su materiali e tecnologie per il risparmio ener-getico e le energie rinnovabili, do-motica e sicurezza anche in una tensostruttura. Diversi gli eventi proposti sia per grandi che piccini insieme all’esposizione, grazie an-che alla collaborazione di diversi gruppi presenti sul territorio come Alpini, volontari ambulanza e Vigili del Fuoco, Corpo musicale Vesto-ne e Gruppo flora alpina valsabbi-na. Si sono tenuti anche alcuni in-terventi come quello di venerdì 30 “Economia della Valle Sabbia: quali opportunità dalle nuove fonti ener-getiche?”, che ha visto intervenire

esponenti di economia e finanza co-ordinati dal vicecaporedattore del “Giornale di Brescia” Gianni Bonfa-dini. Non solo energie rinnovabili: nell’arco dei tre giorni è stato dato spazio a diverse attività fra cui gio-chi educativi a cura dell’Associazio-ne italiana familiari e vittime del-

Percorrere una pista ciclabile con consapevolezza e una piccola guida ai posti e alle persone del passato: ecco il progetto “Il fiume e la fab-brica”, realizzato dai Comuni val-sabbini di Roè Volciano, Villanuova sul Clisi e Vobarno (nella foto) gra-zie al bando di Regione Lombardia 2010-2011 “Percorsi storico-letterari delle scrittrici e degli scrittori lom-bardi del Novecento: i loro territori, le loro genti”. “Ripercorrere il fiume e le colline lungo la pista ciclabile, conoscere le vicende della storia in-dustriale fra l’Ottocento e il Nove-cento, rileggere racconti e testi che in passato hanno narrato di questo territorio per trarne i caratteri di ori-ginalità e di identità. Un innovativo sguardo nell’ambito delle accresciu-te sensibilità odierne, per cogliere il fiume, la collina, il bosco, la grande fabbrica oggi luogo di archeologia

industriale analoghi a quelli in cui si trovarono gli autori quando die-dero corpo alle opere. Presentato quest’estate con diversi eventi fra letture e spettacoli nelle diverse tap-pe, questo progetto mira a rendere più consapevoli dei posti in cui si sta passando in bicicletta non solo i turisti ma anche gli abitanti del po-sto: con la piccola guida è possibile scoprire le cinque tappe. La prima è la Ferriera di Vobarno, la cui so-cietà nasce nel 1871 ed è stata attiva fino agli anni Novanta del Novecen-to. A questa è collegata la figura di Giuseppe Solitro (1855-1950), auto-re di molte opere storiche dedicate al territorio bresciano e del lago di Garda. La seconda tappa è dedicata alla ferrovia Rezzato – Vobarno e i suoi ponti di Tormini e Pompegnino, che risaliva il percorso del Chiese, a binario singolo, inaugurata nel 1897

e smantellata nel 1976. A questa è collegata la figura di Lorenzo Gigli (1889-1971), scrittore e giornalista. Terza tappa il cotonificio di Roè, la cui attività iniziò nel 1882 e si con-cluse nel 1958, dopo aver occupato, nel periodo di massima produzione, arrivò a occupare 1294 operai. La fi-gura affiancata è quella di Eugenio Bertuetti (1895-1964), scrittore e commediografo. Quarta tappa il co-tonificio di Villanuova sul Clisi, atti-vo dal 1883 fino al 1992, 110 anni di attività: qui conosciamo il maestro del lavoro e poeta Vittorino Ravasio (1907-1982). Ultimo stop il lanificio di Gavardo, aperto nel 1889 e chiu-so nel 1977 e la presentazione della figura di Arnaldo Baruzzi, ricordato per i suoi fondi pubblicati sul Popo-lo di Brescia proprio sul fiume e le sue sponde. Il sito ufficiale http://il-fiumeelafabbrica.secoval.it.

Due opportunità per i giovani. Entro le ore 12 di venerdì 21 ottobre è possibile presentare la domanda per il servizio civile a Gavardo presso il museo o la biblioteca per il progetto dal titolo “Vivere la cultura in provincia di Brescia”.Due sono i posti disponibili per il progetto, che dura 12 mesi e che prevede lo svolgimento del servizio nel settore cultura presso il Museo civico archeologico della Valle

Sabbia (piazza San Bernardino 2 telefono 0365 371474; [email protected]) o presso la Biblioteca civica (via G. Quarena 8 tel. 0365 371281 mail [email protected]). Possono partecipare tutti i cittadini italiani che abbiano compiuto il 18° anno e non abbiano compiuto il 28° anno di età alla data della presentazione della domanda.Per ulteriori informazioni, www.scanci.it

Il grande coinvolgimento popolare della gente di Prevalle per le tradizionali celebrazioni che vengono promosse a ricordo del voto fatto alla Madonna del Carrozzone dalla comunità locale, in particolare quella della contrada di Baderniga, per scongiurare la fine dell’epidemia di colera nel 1836 ha sorpreso un po’ tutti: il parroco don Vittorio Bonetti in prima fila. Due settimane fitte di processioni e di celebrazioni che sin dall’inizio

hanno riempito le chiese, le strade e le case di Prevalle. Per l’occasione è stata realizzata un’opera che racchiude tutti i segni della storia legata al Carrozzone e le secolari insegne della parrocchia e del Comune: un’incisione dello scultore e incisore Giambattista Tregambe tirata con la tecnica dell’acquaforte in un centinaio di esemplari che suggelleranno la storia in occasione di questo 175° anniversario.

la strada, dimostrazioni di pronto soccorso, prove di arrampicata su roccia e apertura del ponte tibetano a cura del Cai di Vestone, canti tra-dizionali e interessanti mostre sulla flora valsabbina e di opere realiz-zate dalle associazioni LegnoIden-tità e Bottega di Scultura di Perti-ca Bassa. È stata dedicata, inoltre, una serie di eventi anche per i più piccoli: spettacoli di burattini e di magia, trucca bimbi, visite guidate agli stand per le scuole e laborato-ri creativi a cura di alcune biblio-tecarie del Sistema Bibliotecario Nord-Est Bresciano, presente con uno stand di libri per adulti e ragaz-zi con bibliografie a tema.

“Gli obiettivi principali del Piano regionale 2010-2020 per le persone con disabilità” sono: garantire piena dignità di esistenza a tutti i cittadini, promuovendo un ambiente favorevole che coinvolga tutti i settori della società (sanità, educazione, lavoro, mondo dell’impresa, terzo settore, enti e istituzioni locali, trasporti, tempo libero, ecc); realizzare un ambiente sempre più capace di sostenere concretamente la volontà delle persone con disabilità di perseguire

la propria realizzazione personale e sociale. È inaccettabile infatti avallare l’idea che alcune condizioni di salute o di disabilità rendano indegna la vita e trasformino il malato o la persona con disabilità in un peso sociale. A sette mesi dalla presentazione ufficiale del Piano sono già diverse le azioni intraprese sui diversi fronti. Nella delibera delle regole 2011 è stata prevista, per esempio, la realizzazione di accessi e di percorsi dedicati alle cure ospedaliere delle persone

con disabilità in almeno una azienda ospedaliera per Asl. Entro pochi giorni, poi, sarà attivato un sito internet dedicato www.liberidiesserelombardia.it“Regione Lombardia – ha detto Mario Melazzini – è la prima in Italia che sta realmente trasformando in fatti concreti una legge dello Stato che è la numero 18 del 3 marzo 2009, ossia la ratifica della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità”.

iberi di essere: è questo il titolo dell’opuscolo in-formativo realizzato dalla Regione per rendere noti a tutti i cittadini scopi e con-

tenuti del “Piano d’azione regionale 2010-2020 per le persone con disabi-lità”, presentato ufficialmente lo scor-so mese di febbraio. La pubblicazione sarà distribuita a tutti i cittadini lom-bardi attraverso diversi canali (Asl, ospedali, Sedi territoriali regionali, reti comunali, reti delle associazioni, terzo settore, diffusione via web, ecc). “La campagna di comunicazione - ha spiegato il presidente della Regione

battuta”. Il presupposto fondamentale che sta alla base del Piano è infatti il concetto che la disabilità non è il pro-blema di un gruppo minoritario all’in-terno della comunità, ma una condi-zione che ognuno può sperimentare durante la propria vita.

Lombardia Roberto Formigoni, in una conferenza stampa tenuta insie-me all’assessore alla Famiglia, Con-ciliazione, Integrazione e Solidarie-tà sociale, Giulio Boscagli e a Mario Melazzini, coordinatore del Gruppo di Approfondimento Tecnico regiona-le – è solo una delle molte iniziative previste dal ‘Piano d’azione regionale 2010-2020 per le persone con disabi-lità’. Questo programma decennale, che ha visto la partecipazione di tutte le Direzioni Generali della Regione, è nato per realizzare un coordinamento forte delle politiche a favore dei disa-bili, per assicurare a ciascuno pari op-

portunità di realizzazione e garantire elevati standard di qualità della vita”. In Lombardia, secondo le ultime sti-me, ci sono circa 365mila persone con disabilità, di cui 27mila circa in età scolare. Ogni anno Regione Lom-bardia stanzia 400 milioni di euro per realizzare interventi a favore di questi cittadini. Tra gli interventi già in fase di realizzazione, Formigoni ha ricor-dato “la creazione, in almeno un ospe-dale per ogni Asl, di percorsi dedicati ai disabili per le cure, sulla scorta di quanto già messo in atto al San Paolo di Milano” e l’istituzione di un Gruppo di lavoro “per potenziare l’utilizzo del-

la Crs e facilitare l’accesso ai servizi”. “Grazie a questo piano – ha aggiungo Boscagli – tutte le politiche regiona-li sono coordinate per rispondere ai bisogni delle persone con disabilità. Il fascicolo ‘Liberi di essere’ si rivolge a tutti i cittadini lombardi e non certo solo a quelli già colpiti da una qualche forma di disabilità e serve a far capire quello che Regione Lombardia fa per venire incontro alle esigenze”. “Sul fa-scicolo ‘Liberi di essere’ – ha spiegato Mario Melazzini– non c’è nessun simboolo relativo alle persone disabili perché il Piano regionale è per i cittadini lombardi tutti. La cultura secondo cui i disabili vivono in un mondo parallelo va ab-

Con l’arrivo dell’autunno hanno preso il via anche le campagne di informazione per l’influenza di stagione che, a detta degli esperti, quest’anno dovrebbe essere meno aggressivo di quella degli anni precedenti. In attesa che il mondo delle sanità fornisca maggiori informazioni sul ceppo del virus e si lanci in previsioni sul numero di italiani che saranno costretti a letto, già arrivano i primi consigli su

come affrontare l’influenza. Un primo suggerimento è quello di non ricorrere agli antivirali, farmaci che hanno conosciuto un’impennata nelle vendite in occasione dell’allarme viaria prima e della suina poi. Si tratta di farmaci particolarmente costosi e completamente a carico del paziente. Hanno un impatto molti limitati sulla durata dei sintomi. Secondo alcuni studi, infatti, potrebbero arrivare al massimo a ridurre di un giorno

il decorso dell’influenza. Altre ricerche hanno poi stabilito che la maggiore efficacia degli antivirali si verifica quando gli stessi sono assunti nelle 48 ore succesive alla comparsa dei primi sintomi, un lasso di tempo troppo breve per distinguere l’influenza da una più banale raffreddore e non certo sufficienti a passare dal medico di base per una visita a la prescrizione della ricetta da esibire in farmacia.

’Azienda ospedaliera di Desenzano del Garda ha avviato da qualche mese, tramite l’Unità operativa di neuropsichiatria infan-

tile e dell’adolescenza dell’Ospedale di Leno diretta da Carlo Benvenuti, un progetto di ricerca-azione mirato al potenziamento cognitivo dei bambini in età scolare, basato sulla teoria Pass di A. Lurja che identifica quattro pro-cessi fondamentali alla base dell’in-telligenza: pianificazione, attenzione, simultaneità, successione. Il progetto è sostenuto da più soggetti finanziato-ri: il Centro territoriale risorse handi-

cap di Manerbio, la Cassa Padana di Leno e l’azienda ospedaliera che ha contribuito con una parte dei fondi regionali assegnati tramite l’Asl per l’attuazione di progetti di neuropsi-chiatria. L’obiettivo è di coinvolgere

insegnanti, clinici e psicologi che, con la supervisione degli operatori dell’Uonpia e dei ricercatori dell’uni-versità di Firenze, metteranno a punto materiali e/o percorsi di intervento in grado di potenziare i processi cogniti-vi per intervenire a favore degli alunni della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado con distur-bi dell’apprendimento. Gli interventi di potenziamento saranno preceduti da una valutazione dei processi cogni-tivi effettuata dall’Uonpia utilizzando il test Cognitive Assessment System (Cas), messo a punto dal prof. J. Na-glieri (esperto statunitense e relato-

re di un importante convegno tenu-tosi a Desenzano nel 2009) che po-trebbe coinvolgere anche altri alunni senza disturbi accertati, in chiave di prevenzione. Il ruolo degli specialisti dell’Uonpia e dei ricercatori dell’uni-versità, guidati dal dr. S. Taddei che ha adattato il test Cas-Naglieri per l’Italia, è di formare e informare gli insegnanti coinvolti tramite incontri di confron-to-riflessione e un lavoro condiviso. L’intervento è rivolto anche ai minori migranti essendo il test di tipo “non verbale” e quindi transculturale. “La Pass – sottolinea Carlo Benvenuti – si propone come teoria neuropsicologi-

ca che consente di ridefinire il concet-to di intelligenza umana, quale valida alternativa alla tradizionale nozione di quoziente intellettivo, in quanto pro-pone una visione multidisciplinare e dinamica dell’intelligenza. Il metodo ha mostrato una forte correlazione con il profitto scolastico in cui, per eccellenza, si manifestano le difficol-tà di apprendimento e offre valide indicazioni sull’efficienza dei sistemi cognitivi stessi”. Tramite il progetto verranno messi a punto percorsi volti al potenziamento cognitivo di tutta la classe migliorando l’apprendimento e riducendo il disagio scolastico.

“Un nuovo flagello minaccia e in gran parte già colpisce il gregge a noi affi-dato, e più duramente la porzione più tenera e più affettuosamente amata, cioè l’infanzia, gli umili, i lavorato-ri meno abbienti… Parliamo della grave angustia e della crisi finanzia-ria che incombe sui popoli e porta in tutti i Paesi ad un continuo e pauro-so incremento della disoccupazione”. “Vogliamo esprimere la nostra preoc-cupazione per la gravità della crisi del mercato del lavoro. Intorno al mondo, ci sono duecento milioni di persone senza lavoro…La crisi del lavoro col-pisce in modo particolarmente forte i gruppi più vulnerabili, tra cui i giovani e i precari”. I due passaggi sopra ripor-tati appartengono a due documenti diversi. Il secondo è l’inizio del mes-

sfugge. Si è dentro. Si è alla festa ma estranei finché non si indossa l’abito nuziale. Altra sovrabbon-danza dell’amore di Dio che po-trebbe prendere il nome di Prov-videnza. C’è tutto. C’è fin troppo. E il padrone sa che ha fatto bene e che quella follia di voler avere tut-to pieno, anche se di inconsapevo-li, corrisponde alla sua volontà di pienezza per quella festa destinata al figlio. Per lui non c’è misura. E nulla può rovinare la festa, nem-meno il rifiuto dei primi invitati. Nemmeno la nullità di quelli che sono entrati alle nozze. Nemmeno il supplemento dell’abito nuzia-le. Ma tutto deve essere pienezza. Cacciata fuori l’incomprensione c’è la festa. Perfetta come dev’es-sere. Invece quel solo convitato senza abito nuziale segna la cer-tezza che l’incomprensione è an-che lì. Nemmeno l’amore più per-fetto può costringere alla risposta d’amore. Quell’invitato senza abito nuziale ha rifiutato qualcosa. Non ha accettato quel tipo di amore, di

chiamata. È lì senza esserlo perché è come quelli che hanno rifiutato. Infiltrato senza merito o furbo sen-za furbizia. Quanti ne ha chiamati il padrone? E quanti sono entrati? Ma quel solo continua ad essere l’immagine dell’imperfezione del nostro rispondere a Dio, nono-stante Lui ci metta addosso tut-to il suo amore. Con lui entra nel Regno l’impossibilità a creare un equilibrio tra chiamata di Dio e ri-sposta dell’uomo. Quella festa per il Figlio che è la riconciliazione di Dio con il mondo in Cristo conti-nua ad essere imperfetta fino alla fine dei tempi, con la nostra per-sonale incoerenza a quella chia-mata e la pervicace volontà sua di amarci. È lo snodarsi di questo in-vito continuo a stare con Lui che ci vede nella veste degli uni o degli altri protagonisti; ma pur sempre è il bisogno di una risposta quello che anima l’agire di Dio. Così sono molti i chiamati e ma pochi gli elet-ti: un dramma che non è dell’uomo solamente, ma soprattutto di Dio.

l principio dell’incompren-sione. I protagonisti di que-sta parabola possono essere collocati alla stessa distanza dal padrone: i primi, gli invi-

tati che rifiutano, stanno da una parte, gli altri, quelli che entrano al banchetto, dall’altra. Ad acco-munarli è l’invito; a distinguerli il risultato: i primi rifiutano, i secon-di accettano. Ma lievissima, quasi impalpabile, è la linea che li divi-de, molto più labile di quella che potremmo immaginare a prima vi-sta. In entrambi i casi gli invitati non capiscono: i primi rifiutano, i secondi entrano ma senza sapere perché. Chiamati, spinti, forzati perfino a entrare perché la sala si riempia. Limite dell’amore e della volontà di Dio: che il Regno si ri-empia. Anche se gli invitati, quelli che capiscono, non hanno capito e hanno rifiutato. È il primo elemen-to di incomprensione dell’amo-re di Dio. L’altra incomprensione sembra meno colpevole perché è accettazione, ma di qualcosa che

saggio congiunto che Angel Gurría, segretario generale dell’Organizzazio-ne per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), e Juan Somavia, direttore generale dall’Organizzazio-ne internazionale del lavoro (Ilo), han-no indirizzato alla presidenza di turno francese del G20. Il primo, invece, è di 80 anni fa. È l’inizio dell’enciclica Nova impendet, promulgata da Pio XI (nella foto) il 2 ottobre del 1931, quando nel mondo e in Europa anco-ra perduravano, anzi si acuivano, gli effetti devastanti della crisi economi-ca e finanziaria (la “grande depressio-ne”) prodotta dal crollo della borsa di New York del 1929. Enciclica delle più brevi e meno note, la Nova impendet, ma di sorprendente attualità, a dimo-strazione che molti documenti pon-

tifici conservano la loro validità a di-stanza di anni, anche perché l’odierna situazione mondiale presenta molte analogie con quella di 80 anni fa. Pio XI, che nello stesso anno aveva firma-to la Quadragesimo anno (15 maggio 1931) sui problemi sociali dell’occu-pazione e del lavoro, nel solco della Rerum novarum di Leone XIII, nella Nova impendet rivolge un accorato appello, a “quanti hanno sensi di fede e di amore cristiano”, per una “crocia-ta di carità e di soccorso” in favore dei colpiti dalla piaga della disoccupazio-ne, crociata la quale “mentre provve-derà a sfamare i corpi, darà insieme conforto ed aiuto alle anime; farà in esse rinascere la serena fiducia, al-lontanando quei tristi pensieri che la miseria suole infondere negli animi”.

In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. (...)

iamo dinanzi a una situazio-ne paradossale; emerge il distacco dalla religione cri-stiana e sembra rinnovarsi il senso per una ricerca del

sacro e del religioso; si afferma che la fede non può avere alcuna voce quando si parla di vita privata, pub-blica o sociale, eppure riusciamo a riempire le città con le iniziative pub-bliche”. Lo ha ricordato, il 30 settem-bre, mons. Rino Fisichella, presiden-te del Pontificio Consiglio per la nuo-va evangelizzazione, intervenendo all’Assemblea plenaria del Ccee a Ti-rana. Per mons. Fisichella, purtroppo “l’esistenza personale si costruisce ormai prescindendo dall’orizzonte di fede che è relegato a un ambito priva-to senza incidere nella vita delle rela-zioni interpersonali, sociali e civili”. La religione, ha spiegato, “non viene negata, ma pensata con un suo ruolo ben delimitato; interviene solo in par-te e marginalmente nel giudizio etico e nei comportamenti”. Insomma, “si è venuta a creare una situazione com-pletamente nuova in cui si vogliono sostituire gli antichi valori, soprattut-to quelli espressi dal cristianesimo”. “In un orizzonte di questo tipo, in cui l’uomo viene a occupare il posto centrale, baricentro di ogni forma di esistenza – ha avvertito il presidente del Pontificio Consiglio –, Dio diventa un’ipotesi inutile e un concorrente da evitare”. Ma se “Dio ha perso la cen-tralità che possedeva”, “l’uomo stesso ha perso il suo posto. L’eclissi del sen-so della vita riduce l’uomo a non sa-persi più collocare, a non trovare più un posto all’interno del creato e della

“Non c’è nessuna iniziativa volta a costituire, promuovere o organizzare un partito di cattolici, invece avvertiamo la responsabilità della presenza cattolica nel Paese per poter mettere a disposizione di tutti il grande giacimento culturale e il patrimonio di valori di cui la comunità cristiana è depositaria”. Così ha risposto, nella conferenza stampa conclusiva dei lavori del Consiglio episcopale permanente, mons. Mariano Crociata (nella foto), segretario generale della Cei, alla

domanda se per i vescovi italiani si aprisse una stagione di attivismo in politica. “In questa fase convulsa e accelerata della storia – ha precisato – il mondo cattolico continua a rappresentare una presenza di ampio radicamento e di diffusa presenza. Si respira una forte consapevolezza che non possiamo tenere per noi questo patrimonio culturale, spirituale e sociale e quindi i vescovi hanno sottolineato l’importanza che tutti i cattolici, e non solo loro, possano convergere

attorno a questi valori fondamentali, per dare un contributo atteso a superare le odierne gravi difficoltà”. Mons. Crociata ha precisato, a proposito dei “valori non negoziabili”, che “la dottrina non è un vestito stagionale che si indossa o meno secondo le mode”. Circa i rapporti col Governo in carica, ha affermato: “La Cei notoriamente non fa i Governi e nemmeno li manda a casa. Attribuire alla prolusione del presidente un’intenzione del genere è del tutto

fuori luogo”. Sono stati poi toccati i temi della scuola cattolica: “È una falsità dire che i contributi pubblici ad essa sottraggano risorse alla scuola statale, perché in realtà per i conti pubblici la scuola cattolica ha un costo enormemente inferiore rispetto a quella statale”. Circa il tema degli abusi sessuali da parte di chierici, ha precisato che è stata prodotta una bozza di documento per l’applicazione nazionale delle “linee-guida” emanate dalla Santa Sede. (A cura di Luigi Crimella)

“Missione metropoli”. È un’attività che nasce per indicare un percor-so anche al Sinodo dei vescovi per l’ottobre 2012. “In questo primo mo-mento – ha raccontato mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la nuova evangelizza-zione – saranno coinvolte 12 diocesi che hanno offerto la loro disponibi-lità: Barcelona, Bruxelles, Budapest, Colonia, Dublino, Lisbona, Liverpo-ol, Parigi, Torino (nella foto il Duo-

mo), Varsavia, Vienna, Zagabria. Es-sa prende avvio da esperienze che sono state già vissute da alcune dio-cesi. In particolare, la missione cit-tadina di Roma”. Facendo tesoro di queste esperienze, “abbiamo pensato di far compiere un percorso comu-ne a queste 12 diocesi nello stesso periodo della prossima Quaresima, per offrire un segno all’Europa che la Chiesa vive di unità e ne presen-ta momenti concreti di attuazione”.

L’iniziativa si sviluppa in una serie di tappe: la lettura continuata del Van-gelo di Marco; la catechesi del ve-scovo, che avrà come luogo la catte-drale e come destinatari principali i catecumeni, le famiglie, i giovani; il sacramento della riconciliazione; la lettura del testo delle “Confessioni” di Sant’Agostino; la carità, con un gesto concreto, con particolare rife-rimento alla situazione di siccità di alcuni Paesi dell’Africa.

Eppure, “il cristianesimo è una condi-zione obbligatoria per comprendere coerentemente storia e attualità dei nostri Paesi”. Secondo mons. Fisi-chella, “vivere d’indifferenza, agno-sticismo e ateismo non solo non con-sentirà mai di giungere a una risposta sul tema fondamentale del senso del-la vita, ma non permetterà neppure di centrare l’obiettivo dell’effettiva unità delle nazioni”. Dunque, “non è emarginando né esorcizzando il cri-stianesimo che si potrà forgiare una società migliore”. Il cristianesimo “ha infuso valori e plasmato le culture”, ma negli ultimi decenni “questi valori si sono ossidati e rischiano di essere sottoposti a uno struggente logorio non per il trascorrere degli anni, ma per la corrosione operata da fenome-ni culturali e legislativi che minano il tessuto sociale. Avere spalancato le porte a presunti diritti individuali non ha portato a maggior coesione sociale né tanto meno a un crescen-te senso di responsabilità”. “La nuo-va evangelizzazione deve entrare in questo contesto culturale che forma la mentalità di generazioni di perso-ne” con “il compito di produrre un pensiero che sia in grado di gettare le fondamenta per un’epoca che darà cultura impregnata di fede alle futu-re generazioni, permettendo loro di vivere nella genuina libertà perché proiettate verso la verità”. “La nuo-va evangelizzazione – ha affermato mons. Fisichella – è una chance che viene offerta per leggere e interpre-tare l’attuale momento storico e per far diventare straordinaria un’attività ordinaria della Chiesa”.

società”. In questo contesto, “è neces-sario che la nuova evangelizzazione si faccia carico di contenuti capaci di mostrare che l’enigma dell’esistenza personale non si risolve rifiutando il mistero, ma scegliendo di immettersi in esso”. Per quanto riguarda l’Euro-pa, secondo mons. Fisichella, “si pre-senta una situazione paradossale evi-dente. Nel tempo in cui essa viveva di valori condivisi, possedeva una forte identità che la rendeva facilmente ri-conoscibile nonostante i confini terri-toriali. In questi anni, invece, mentre sono stati abbattuti i confini e quindi poteva essere favorito un processo di unificazione, si assiste al moltipli-carsi delle differenze e all’aumento degli estremismi: la frammentarietà

domina a tal punto da far sgretolare ogni possibile unità”. Se questo si sta verificando, dipende “anche dal fat-to che si vuole costruire un’Europa indipendente dal cristianesimo e, in alcuni casi, perfino contro di esso”.

ul tema delle unità pastora-li il vescovo Monari sta in-contrando i laici e i sacer-doti delle cinque macrozo-ne della diocesi all’interno

di “Popolo in cammino”, la terza tappa di Agorà. Venerdì 30 settem-bre presso la Sala della comunità di Inzino si è svolta la prima serata.Davanti a un folto pubblico, circa 300 tra laici, sacerdoti e consacrati, mons. Monari ha tracciato le linee guida che porteranno le nostre parrocchie al Si-nodo diocesano del 2012, presentan-do le ragioni della scelta che la no-stra diocesi sta da tempo maturando e condividendo con i presenti in sala aspettative, dubbi, considerazioni che tale scelta inevitabilmente comporta.Prima di presentare i due argomenti principali, le unità pastorali e il Sino-do, il Vescovo ha voluto puntualizza-re alcuni obiettivi del cammino della Chiesa dei nostri tempi. Un cammino caratterizzato dalla varietà dei cari-smi presenti in essa ma, contempora-neamente, basato sulla certezza che la Chiesa è una, nella dignità e nella vocazione. La responsabilità di tutti i battezzati, ha sottolineato e ripetuto più volte, è edificare il corpo di Cristo, ossia concorrere a rendere tangibile a tutti la presenza del Signore nel mon-do, nei vari ambiti in cui il cristiano è coinvolto, in primis in famiglia, nelle scelte economiche, fino ad arrivare alle sfere della politica e della cultura.

di rendere sempre più possibile, bel-la e feconda l’unità dei battezzati in Cristo. Monari ha quindi presenta-to le unità pastorali come un passo necessario per le nostre parrocchie, attualmente ancora basate sul bino-mio parrocchia-parroco. In un mondo che corre e cambia rapidamente, ha constatato il Vescovo, è auspicabile che il messaggio evangelico percor-ra nuove strade, proprio per essere sempre più efficace e vissuto. Se da un lato non ci saranno più confini tra parrocchie, venendo meno quindi la capillarità della Chiesa sul territorio concepita come lo è tuttora, le unità

Solo se questo obiettivo sarà ben pre-sente e starà a cuore a tutti, allora il cristiano non lascerà mai la comu-nità parrocchiale, nucleo della co-munione tra fratelli. In quest’ottica, il ruolo del sacerdote è allora quello

Agli inizi di un nuovo anno pasto-rale il Vescovo ci invita a pregare “Perché la Chiesa bresciana viva la preparazione al Sinodo diocesano come comunità in cammino nella preghiera, nel confronto e nella missione”. È questa l’intenzione affidataci a livello diocesano, che terremo presente tanto a livello personale, quanto nelle iniziative che, secondo un metodo collau-dato – ma aperto alle opportune

innovazioni – ci consentiranno di continuare il “cammino” di spiri-tualità, proposto dall’Apostolato della preghiera (la presidente è Anna Maria Toscani Guarneri), a servizio di tutte le vocazioni e il-luminato dall’amore del Cuore di Gesù e di Maria. Durante l’anno verranno perciò of-ferti alcuni momenti di riflessione, di adorazione, di formazione, di confronto. Il primo appuntamen-

to con il ritiro e l’assemblea è per mercoledì 26 ottobre dalle 9.30 alle 17 presso il Centro pastorale Paolo VI.Dopo il riuscito pellegrinaggio a Paray-le-Monial, Ars e Taizé, quest’anno proponiamo una me-ta più vicina, raggiungibile in una sola giornata: Betania del S. Cuore (ispirata da Luisa Margherita Cla-ret de la Touche, figura che vale la pena di conoscere, specialmente

per il suo amore al Cuore di Gesù e l’impegno per la santità dei sa-cerdoti), situata a Vische, nel Ca-navese. Questo in attesa forse di un pellegrinaggio in Terra Santa come richiesto da alcuni dei par-tecipanti agli incontri (aperti a tut-ti) dell’Apostolato della preghiera.La Gdsc (Giornata diocesana per la santificazione del clero) sarà sabato 16 giugno nella basilica di Botticino Sera, nella “scia” dell’An-

no tadiniano. Prosegue anche l’ora di adorazione eucaristica (dalle 17 alle 18) per le vocazioni presso la cappella del Santissimo Sacramen-to dalle suore ancelle della Carità di via Moretto 35. Il primo incon-tro è mercoledì 19 ottobre, il se-condo il 16 novembre e il terzo il 21 dicembre; l’ora di adorazione prosegue anche nel 2012.Per informazioni, si può contattare il numero 0303722245.

pastorali potranno promuovere atti-vità pastorali che, per varie ragioni, molte comunità hanno abbandonato o non riescono a mettere in pratica. Non si tratta, come ha ben spiegato il vescovo Luciano, di cancellare le parrocchie; si tratta invece di rivede-re la programmazione pastorale nei suoi molteplici aspetti, affinché pos-sa rispondere alle nuove necessità di tutti. Il progetto delle unità pastorali vuole che le parrocchie si aprano le une verso le altre, creando momenti di comunione e, contemporaneamen-te, permettendo alle nostre comunità di scoprire le proprie identità.

Un canto religioso dice “Camminiamo sulla strada che hanno percorso i Santi tuoi”; ed è proprio così che sabato 1 ottobre, circa 28 pellegrini hanno “camminato sulla strada” dove i Santi e i Beati della Valcamonica hanno lasciato un segno durante la loro vita. Guida tecnico-logistica ma soprattutto spirituale era don Battista Dassa, parroco di Angone di Darfo. I pellegrini che hanno accolto questa iniziativa provenivano da diversi paesi

della Valle, dall’estremità nord di Malonno e Cedegolo a quella sud di Lovere. Questo l’itinerario: partendo da Niardo, e in particolare dalla casa natale del Beato Innocenzo, si è passati per Losine (antica Via Valeriana), Malegno, Ossimo Inferiore, Santuario dell’Annunciata, Angone, Piamborno, Berzo Inferiore, chiesa della SS. Trinità, chiesa di S. Lorenzo per arrivare a Bienno alla casa della Santa Geltrude Comensoli. All’incirca 35 km di sentieri, strade sterrate e

bosco, ammirando il paesaggio e condividendo le emozioni. In questo cammino sono state fatte sette soste (uno dei numeri significativi nella Bibbia) ma sette sono i Santi e Beati della Valle Camonica: Innocenzo, Gertrude Comensoli, Annunciata Cocchetti, Mosè e Giuseppe Tovini, Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa. Ogni sosta corrispondeva al ricordo di un Santo o di un Beato, ripercorrendo la sua storia e le tracce che ha lasciato su questa terra tramite il bene compiuto.

ue giorni di ritiro all’Ere-mo di Montecastello. Per ascoltare la Parola, pre-gare, riflettere, meditare, ripensare a quanto fatto

e programmare il futuro con un toc-co in più di spiritualità. La scuola di formazione all’impegno sociale e po-litico (Sfisp) della diocesi ha ripreso le attività proponendo ai corsisti un week-end di spiritualità a 360 gradi. Lo scenario dell’Eremo ha fatto da cornice ad un programma ricco di contenuti, nei quali i partecipanti han-no potuto immergersi nell’ascolto e nell’analisi del proprio intimo. A con-durre la riflessione è stato don Dino Capra, che ha aiutato i corsisti a de-streggiarsi sui versetti biblici. Antico e Nuovo Testamento. Salmi, profeti, lettere paoline, e naturalmente il Van-gelo. Il testo biblico ha accompagnato i partecipanti lungo tutto il cammino, costellato – come accade sovente in occasione del genere – da lunghi e intensi momenti di silenzio. A con-

di partenza altre due scuole in altret-tante zone della diocesi. A Gavardo e Rovato sarà replicato il percorso fruttuosamente portato a termine in città nel biennio scorso. La scuola si rivolge a tutte le persone impegnate o disponibili ad impegnarsi in attivi-tà sociali o politiche, di età compresa tra i 18 e i 35 anni. Si richiedono una partecipazione assidua e un coinvol-gimento attivo. Il primo anno di cor-so introduce ai concetti fondamenta-li, riguardanti la politica, lo Stato, la democrazia e la dottrina sociale della Chiesa ed è orientato a dare una base cognitiva omogenea a tutti i parteci-panti. Il secondo anno si propone di approfondire alcune tematiche speci-fiche della dottrina sociale della Chie-sa: legalità, diritto al lavoro, famiglia. Per la zona Brescia Est il corso (9 in-contri tra il 14 gennaio e il 5 maggio) si terrà a Gavardo nella scuola par-rocchiale “San Giovanni Bosco”, il sa-bato mattina dalle 9.30 alle 12.30. Per la zona Brescia Ovest la sede delle le-

tatto con la natura, oppure in camera, ognuno ha cercato di ripercorrere il proprio vissuto e di trarre nuove linee per l’operato quotidiano. I momenti di condivisione serali, lo scambio di opi-nioni sull’attualità e sulla storia hanno consentito di rafforzare lo spirito di gruppo. Ora, dopo l’antipasto di spi-ritualità ci si prepara ad affrontare le sfide della nuova stagione. La Sfisp quest’anno raddoppia, anzi triplica. Nel senso che oltre al secondo anno del percorso già avviato lo scorso an-no in Valle Camonica (gli incontri si terranno all’Eremo di Bienno a par-tire dal 4 novembre) sono ai blocchi

zioni sarà sala della comunità “Mons. Luigi Zenucchini” di Rovato, sempre il sabato mattina (9 incontri tra il 14 gennaio e il 5 maggio). Le iscrizioni si effettuano on line sul sito internet www.diocesi.brescia.it/sfisp entro il 10 dicembre. La quota di partecipa-zione è di 50 euro. Infine, a Brescia i partecipanti all’edizione cittadina sa-ranno coinvolti in tavoli di discussio-ne su tematiche d’attualità. Un modo per applicare le nozioni apprese ed essere attivi nella vita sociale.

Giovedì 6 ottobreOre 9.30 - Brescia - S. Messapresso la Domus Caritatis.

Ore 20.30 - Manerbio -Incontro con la macrozona presso la Saladella comunità Politeama.

Venerdì 7 ottobreOre 20.30 - Ospitaletto - Incontro con la macrozona presso la Sala della comunità Agorà.

Il Centro missionario diocesano comunica che don Pietro Marchetti Brevi, missionario in Mozambico, resta in Italia fino al 13 ottobre. Per contattarlo si può chiamare la sorella al numero 0309787060. Suor Maria Luciana Ransenigo della congregazione delle Mariste, religiosa missionaria in Mauritania, si ferma in Italia fino al 2 novembre presso le suore mariste di San Polo (telefono 0302303888).

Sabato 8 ottobreOre 9 - Brescia -Meditazione al Convegno missionario diocesanoin via Bollani 20.Ore 18.30 - Brescia -S. Messa per il 50° anniversariodi fondazionedella parrocchia SS. Trinità.

Domenica 9 ottobreOre 8.45 - Novagli di Montichiari - Incontro e S. Cresima.

Ore 17 - Lograto -Santa Messa in occasionedelle feste quinquennali.

10 e 11 ottobreIl Vescovo partecipaalla Conferenza episcopale lombarda a Caravaggio.

Domenica 11 ottobreOre 20.30 - Brescia - Aperturadegli itinerari di spiritualitàdei giovani in Cattedrale.

“Vi ringrazio, cari atleti, che fate dello sport una ragione di stile di vita, non-ché un legittimo motivo di prestigio e di onorevoli affermazioni, Vorrei esortarvi – scriveva Giovanni Paolo II – a far sì che le competizioni spor-tive siano contraddistinte non solo dalla virtù della lealtà e dalla probità, ma anche da un impegno costante per

le conquiste più vere e durature, per le vittorie dello spirito, il quale deve avere sempre il primato nella scala dei valori umani, siano essi agonisti-ci, siano sociali e civili”. Sabato 15 ottobre dalle 20 nella parrocchiale di S. Gaudenzio di Mompiano il vescovo Monari celebra la veglia degli sporti-vi. Al termine un momento di festa.

ormazione, spiritualità e servizi. La program-mazione 2011/ 2012 dell’Ufficio pastorale della salute, diretto da

don Maurizio Funazzi, si concen-tra sulla formazione pastorale nel-le comunità parrocchiali (gruppi e associazioni). Alle tradizionali occasioni di incontro e riflessione con il vescovo Monari (il 5 febbra-io con la Giornata per la vita e l’11 febbraio con la Giornata mondiale del malato “Alzati e va, la tua fe-de ti ha salvato” alle 15.30 presso l’ospedale di Manerbio e il 12 alle ore 16 nella basilica delle Grazie) si aggiungono molte proposte. In un contesto sociale nel quale sono sempre più numerosi gli infermi e i malati cronici al proprio domici-lio, l’Ufficio propone, infatti, tem-pi di spiritualità e offre percorsi formativi (da quattro a 30 ore) su richiesta di parrocchie e gruppi, per ministra straordinari dell’eu-caristia, per volontari e altri ope-ratori pastorali con gli infermi. La preparazione è indispensabile per accompagnare la persona fragile a vivere nella fede il periodo della malattia o dell’età anziana, accom-

pagnando al dono della comunione eucaristica, anche il dono di una vicinanza, comunione ecclesiale e capacità di evangelizzare il tempo della sofferenza. La prima propo-sta (il 7, 14, 21 e 28 novembre dal-le 20.30 alle 22 al Centro pastorale Paolo VI) è il corso di formazione per i ministri della pastorale per i malati. Presso il Centro Mater Di-vinae Gratiae l’8 ottobre inizia il percorso mensile di preghiera e condivisione “Attraversiamo in-sieme il guado” per chi vive l’espe-rienza della malattia disabilitante. Prosegue anche la formazione e il sostegno alle persone in lutto che faticano a superare il tempo del lutto e a trovare nuovi equilibri di vita; fra le iniziative, si segnala dal 4 febbraio “Rielaborare… per tor-nare a vivere”.Al cospetto delle nuove frontiere tecnico-scientifiche che producono vantaggi ma sollevano anche nuovi interrogativi, non va dimenticato, inoltre, che l’Ufficio organizza an-che incontri a tema su richiesta di parrocchie e gruppi.Per quanto riguarda, invece, i pro-fessionisti della salute sono sta-te promosse, a partire da ottobre

nella chiesa degli Spedali civili, delle occasioni di formazione e di cammino spirituale, cioè degli in-contri di preghiera mensili per gli operatori sanitario-assistenziali. A ottobre e a novembre la sala con-gressi della Poliambulanza ospita il corso di formazione per farma-cisti: “Il farmacista e la relazione di qualità con il cliente/paziente”. Non mancano le proposte tradizio-nali come la festa di S. Lucia con la visita del Vescovo ai bambini ospi-ti in ospedale. Fra i servizi offerti, ci sono lo sviluppo e lo sostegno di sportelli di accoglienza negli ospedali e lo sviluppo del lavoro in rete con le associazioni di aiu-to alla donna e di aiuto alla vita. Resta operativa anche l’unità me-dica di strada: ogni martedì e gio-vedì il servizio sanitario volonta-rio, in collaborazione con Camper emergenza, ai senza fissa dimora. È attivo anche il servizio di orien-tamento alloggio per i familiari che assistono i ricoverati negli ospeda-li cittadini (il numero di telefono è il seguente: 3275424211).Per ulteriori informazioni relative all’Ufficio diocesano, si può con-tattare il numero 030372221.

A conclusione del VI Incontro mondiale delle famiglie, svoltosi a Città del Messico nel gennaio 2009, Benedetto XVI annunciò che il successivo appuntamento delle famiglie cattoliche del mondo intero con il Successore di Pietro avrebbe avuto luogo a Milano, nel 2012, sul tema “La famiglia: il lavoro e la festa”. L’incontro si terrà dal 30 maggio al 3 giugno del prossimo anno. Anche la Chiesa bresciana partecipa alla

preparazione dell’evento che si concluderà con la Messa celebrata dal Papa nel capoluogo lombardo.La commissione zonale per la pastorale sociale della zona Sebino ha deciso di dedicare al tema della famiglia gli abituali incontri autunnali. Con il titolo “La famiglia al centro” sono stati fissati due appuntamenti. Mercoledì 12 ottobre presso la vecchia chiesa di Clusane, alle ore 20.30, il dott. Nino Sutera, responsabile

provinciale del Forum delle associazioni familiari, tratterà il tema: “Quali politiche per la famiglia?”. Mercoledì 9 novembre, sempre alle 20.30 presso il teatro parrocchiale di Sale Marasino, il dott. Silvano Corli, direttore del Consultorio diocesano per la famiglia, parlerà di: “Quali modelli di famiglia?”. L’invito è aperto a tutti, in particolare ai catechisti e ai membri dei Consigli pastorali parrocchiali.

All’interno delle iniziative di preparazione al prossimo Sinodo sulle unità pastorali il Meic (Movimento ecclesiale di impegno culturale) promuove per martedì 11 ottobre alle 21 presso l’oratorio della Pace di Brescia l’incontro “Evoluzione storica delle strutture pastorali della Chiesa locale”. Introdurrà la discussione don Angelo Maffeis, docente di storia della teologia presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale.

ono 30 gli anni di vita co-munitaria e di attività in missione per la Comuni-tà missionaria di Villare-gia. Il 9 ottobre 2011 infat-

ti, la Cmv, fondata da padre Luigi Prandin e Maria Luigia Corona nel 1981, celebra i 30 anni di fonda-zione al Gran teatro Geox (Corso Australia, 55 a Padova), dove sono attese circa 3000 persone. Questa giornata vedrà riunite in un’unica grande festa le Comunità di: Vil-laregia (Rovigo), Lonato del Gar-da, Pordenone e Imola, assieme a numerosi amici che in questi anni hanno condiviso la spiritualità e l’impegno missionario della Cmv, collaborando in vari modi. Ospite speciale sarà mons. Jean Salomon Lezoutié, vescovo coadiutore di Yopougon (Costa D’Avorio), che giungerà dalla sua diocesi, dura-mente provata dai conflitti armati che hanno investito il Paese dopo le elezioni presidenziali di novembre 2010. Mons. Lezouité porterà il do-lore e la riconoscenza di migliaia di persone, cristiane e non, che hanno trovato nella Comunità missionaria di Villaregia un punto di riferimento morale, spirituale e materiale per fronteggiare gli orrori della guer-ra. Il Vescovo di Yopougon presie-derà la solenne concelebrazione di ringraziamento che avrà luogo alle

17. “Come Nuova Comunità cele-briamo questi 30 anni di cammino ecclesiale colmi di gratitudine per l’azione di Dio Trinità nella nostra storia – hanno dichiarato padre Lui-gi Prandin e Maria Luigia Corona, i

Da diversi anni gli immigrati cattolici della Lombardia rispondono numerosi alla convocazione per un pellegrinaggio mariano annuale, un pellegrinaggio che diventa stimolo e immagine di quella integrazione che è la convivialità delle differenze. In cammino verso Cristo, cuore del mondo. Così è stato domenica 2 ottobre: il santuario di Caravaggio ha assunto un volto multietnico e multicolore. Dalle diocesi di Bergamo, Brescia, Como, Crema,

Cremona, Lodi, Milano, Pavia e Vigevano nella mattinata, molti pullman si sono fermati nei parcheggi adiacenti al Santuario con i circa 2000 pellegrini ucraini, polacchi, albanesi, rumeni, peruviani, filippini, srilankesi, eritrei, ecuadoriani, senegalesi, ghanesi, nigeriani, colombiani e altri. Alle 13 è iniziato il momento religioso vero e proprio. Il pellegrinaggio è segno della condizione itinerante della Chiesa, popolo di Dio in cammino verso la

Gerusalemme celeste. La preghiera del Rosario, recitato in varie lingue, ha accompagnato la visita al Sacro Speco. Una volontaria impegnata nel servizio di accoglienza li ha così colti nel loro passare davanti all’immagine della Vergine Maria: ‘Vedevo scorrere una fiumana di gente che con fede semplice e appassionata volgeva a Maria degli occhi imploranti, spesso pieni di lacrime”. Alle 15.15 ha avuto inizio la celebrazione eucaristica, presieduta da mons. Lino Belotti e

concelebrata da 22 sacerdoti che sono impegnati nella cura pastorale dei migranti nelle varie diocesi lombarde. Prima della benedizione, la comunità dei migranti di Lodi ha annunciato la presenza della nigeriana Kate Omoregbe, cristiana, che ha ottenuto lo status di rifugiato politico evitando il rimpatrio in Nigeria, dove avrebbe rischiato la lapidazione o di essere sfregiata con l’acido per vendetta per essersi convertita alla religione cattolica. (Ester Gandini)

per raccontare in musica e immagi-ni questi 30 anni di storia.La Comu-nità missionaria di Villaregia è una realtà ecclesiale nata nel 1981, nella diocesi di Chioggia, e riconosciuta dal Pontificio consiglio per i laici come Associazione pubblica inter-nazionale di fedeli dal maggio 2002. Sono uomini e donne che hanno consacrato la loro vita a Dio e alla missione ad gentes. Le attività sono rivolte principalmente all’evange-lizzazione e alla promozione uma-na a favore delle fasce più povere dell’umanità, ma anche all’evange-lizzazione e all’animazione missio-naria sul territorio italiano, con lo scopo di sollecitare una maggio-re condivisione con chi soffre e una chiara coscienza di quei valori umani e cristiani che rendono più giusta, nobile e fraterna la convi-venza tra gli uomini. Attualmente i membri effettivi della Comunità missionaria di Villaregia sono 600, attorniati da circa 21mila membri aggregati. Nel Bresciano è presen-te a Lonato del Garda ed è attiva nelle missioni popolari. Sono mol-ti i volontari che collaborano con la Comunità di Villaregia offrendo supporto e appoggio alle varie at-tività. Per informazioni è possibile consultare il sito www.cmv.it oppu-re contattare la sede di Lonato tel. 030 9133111.

Fondatori della Comunità – la Cmv è chiamata a vivere con responsa-bilità e gioiosa libertà questa tappa della sua giovane storia. Ringrazia-mo tutti quelli che con noi, in questi 30 anni si sono adoperati ad ogni latitudine per diffondere il Vange-lo”. La giornata del 9 ottobre sarà scandita dalla riflessione dei fon-datori, che ripercorreranno le tap-pe fondamentali della fondazione, da testimonianze di persone la cui vita è cambiata nell’incontro con la Comunità e dall’incontro con al-cune autorità civili e religiose. Non mancherà anche il tocco artistico

l gioco dei quattro cantoni. È questo il titolo del corso di ini-zio anno organizzato dalla Lesic (Centro di formazione dell’Ada-smFism di Brescia) e struttura-

to su cinque convegni, aventi come unico filo conduttore quello relativo al “prendersi cura” del bambino e del-la sua famiglia. Il primo convegno si è svolto a fine agosto al Centro fiera di Montichiari. La relazione centrale è stata di Roberto Franchini, docen-te di pedagogia speciale presso l’Uni-versità cattolica di Brescia, che ha sottolineato come il mondo dell’edu-cazione debba fronteggiare impel-lenti sfide culturali caratterizzate dal fenomeno della globalizzazione, del cambiamento del mondo del lavoro e delle competenze che esso richie-de, della trasformazione dell’infanzia e dello sviluppo delle tecnologie digi-tali. Insegnanti ed educatori, dinanzi a questa complessa situazione, sono chiamati ad adottare, nei confronti dei bambini, uno “sguardo intelligente”, devono riuscire a vedere il bambino come immagine di Dio, come un “in-tero”, come anima oltre che corpo e psiche. Devono educare quindi ai tra-scendentali (all’unità, alla verità, alla bontà e alla bellezza), adottando lo sguardo di amore. Devono anticipare, liberare, far venire alla luce una parte del discente che è già presente in lui. Tutto ciò si realizza attraverso la rela-zione, (che si esplicita nello sguardo, nella postura, nella posizione e nel contatto con il bambino), attraverso l’arte della conferma, dell’incoraggia-mento, dell’alleanza educativa. Alla luce di questo è necessario ri-proget-

e creativo, soprattutto quando è frut-to dell’esperienza vissuta e quando è strettamente unito all’azione. Patri-zia Enzi si è occupata degli spazi co-me risposta ai bisogni di relazione e di cura nel rapporto educativo con i bambini. Enrica Casali ha trattato il tema della relazione con il bambino “difficile”, relazione che richiede un rapporto individualizzato e specia-le. Il livello di partecipazione è stato alto; le insegnanti hanno apprezzato il contributo teorico ricco di spunti di riflessione, hanno partecipato con voglia di mettersi in gioco ai labora-tori, all’interno dei quali hanno potu-to rielaborare, anche con esperienze dirette, il tema della “cura” e della re-lazione con il bambino piccolo.

tare la didattica, sviluppare le com-petenze socio-emotive. Il pomeriggio si è articolato in diversi workshop a valenza prevalentemente pratica. Gra-ziella Pedruzzi ha sviluppato il tema del corpo e del movimento, fonda-mentali per un corretto sviluppo glo-bale del bambino ed indispensabili per stimolare un pensiero originale

Il Gruppo di lavoro per la parità, che riunisce tutte le sigle della scuola paritaria ha inviato una lettera appello al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e ai ministri dell’Economia Giulio Tremonti e della Pubblica istruzione Mariastella Gelmini (nella foto). “Premesso che le scuole paritarie fanno parte di diritto di un unico sistema nazionale di istruzione – scrivono i firmatari – si evidenzia che il bilancio pluriennale dello

Stato, approvato a dicembre 2010, prevede per gli anni 2012 e 2013 uno stanziamento di 280 milioni di euro per l’istruzione non statale”. Una cifra ben lontana dai 535 milioni l’anno che da 10 anni è lo stanziamento storico della legge 62. “Lo stanziamento previsto per i prossimi due anni – denunciano i firmatari – comporterebbe di fatto una riduzione del 45% delle risorse”. E se il taglio rimanesse quello previsto, avverte il Gruppo di lavoro, “moltissime scuole

paritarie sarebbero costrette a cessare l’attività, con gravissimo danno per le comunità locali e per la stessa spesa pubblica”. Il Gruppo per la parità offre una possibile soluzione: la legge di stabilità da subito ripristini almeno la cifra di 535 milioni di euro, “onde evitare le lunghe procedure seguite negli ultimi anni, che hanno causato gravi ritardi nel previsto reintegro delle risorse e conseguenti pesanti sofferenze finanziarie alle scuole”.

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acile dir male di un Go-verno che governa – tenta – con lo sfavore di tanti. I motivi di questo rivolgi-mento di giudizio andreb-

bero esaminati con calma, perché danno la misura dei rapporti di po-tere. Poteri che poi si preoccuperan-no di aprirci nuove strade politiche: in questi mesi assistiamo all’interes-sante fenomeno del come ricostrui-re un’offerta politica da giocare nel momento in cui si spariglieranno le carte e si ripartirà senza il leader ber-lusconiano. Tra i diversi tentativi os-serviamo la riapertura di un file che sostava nascosto in un floppy-disk con l’etichetta “partito dei cattolici” o nella variante “terzo polo civico”, di responsabilità. L’aspetto positivo è che in quest’operazione nazionale si sollecita la presenza dell’associa-zionismo dei laici che, di solito, es-sendo a contatto con la realtà quoti-diana, hanno una buona percezione della vita concreta e sono in grado di portare elementi di vita vissuta. Ma questo associazionismo è anche de-positario di visioni differenti: si riusci-rà a rendere compatibili i pensieri di Cl, Cdo, Focolarini, Azione cattolica, Scout, Sant’Egidio, Cisl, Mcl, Coldiret-ti, Confcoop e delle Acli? È una bella sfida. Soprattutto perché una propo-sta politica vive se risponde in modo coerente a domande reali, se incro-cia le attese vissute, se è compatibile con lo spirito del tempo, se coglie il sentimento diffuso. Non si tratta di stare insieme nella tempesta: ma di sapere dove andare, leggere i venti e le correnti del mare e poi scegliere

che sostanziano i valori. Si riuscirà a collocarsi in questo quadro elabo-rando una proposta di senso valida per tutti? La leadership in politica – ricordiamo la lezione di Alberoni – è tale quando è depositaria della meta, quando indica a tutti dove andare e controlla che la rotta sia tenuta, che il viaggio solleciti consenso e senso del dovere collettivo. In altre parole, è decisivo condividere un’idea, una prospettiva coerente. È comunque un esperimento interessante rispetto a chi coltiva progetti di vertice, arte-fatti: c’è un’élite, manca la truppa. Le “risorse cattoliche” possono aprirsi per essere luogo centrale tanto quan-to il sagrato di una chiesa nella piaz-za del paese.

l’imbarcazione giusta, quella meglio in grado di affrontare la traversata. Per l’equipaggio si vedrà. Con questo s’intende dire che occorrerebbe anzi-tutto indicare dove si vuole portare il Paese, quali priorità, tenendo conto che la situazione economica è cam-biata; che sono mutate la cultura e le rappresentazioni sociali, i linguaggi

Sono molte le iniziative che sono state messe in campo in questi mesi per celebrare il 2011 come Anno europeo del volontariato. Tra le tante associazioni che si sono attivate c’è anche l’Aval, una delle ultime nate in casa Acli. Si tratta dell’Associazione volontari Acli Lombardia: in pratica la casa di tutti coloro che operano nei circoli e nelle associazioni specifiche che fanno parte del cosiddetto “Sistema Acli”. Per i volontari sono già

numerosi i corsi di formazione e i convegni che vengono proposti; per questo l’Aval ha scelto di organizzare una giornata per ringraziare coloro che generosamente offrono il loro tempo per gli altri. Si terrà infatti sabato 15 ottobre la Festa del volontario, rivolta a tutti i volontari del mondo Acli. La festa si terrà presso il salone della parrocchia di Sant’Angela Merici a San Polo dalle 17. Dopo i saluti del presidente Aval

Valter Taesi e del presidente Acli Roberto Rossini (nella foto), i volontari saranno intrattenuti dall’attore comico Giorgio Zanetti (suor Letizia a Zelig). La festa si concluderà poi con un buffet organizzato dai volontari del circolo Acli di San Polo. Un modo simpatico e divertente per ringraziare i tantissimi volontari che ogni giorno dedicano il loro tempo all’associazione e alle persone che incontrano nelle loro comunità. (r.t.)

’è una crisi tra il mondo ecclesiale e l’arte con-temporanea.Lo si osserva in quella che Philippe Daverio, ec-

centrico e straordinario critico d’ar-te, definisce una cosa di una bruttez-za senza pari, l’architettura ecclesia-le del XX secolo. Una consistente folla di estimatori d’arte di ogni età (fa piacere sotto-linearlo) si è stipata nella chiesa di San Giuseppe per poter ascoltare il critico di “Passepartout”, il pro-gramma televisivo sull’arte della Rai, nella conferenza sulla crisi del rap-porto tra la fede e gli artisti. Di cer-to gli organizzatori della Settimana dell’arte non avevano sottovalutato il prestigio dell’ospite, ma i bresciani hanno saputo stupire tutti, persino se stessi, per l’alta partecipazione riservata all’evento, lo stesso Dave-rio entrando ha voluto fotografare la folla venuta ad ascoltarlo. Solo il tempo di un saluto, dunque, da parte

Daverio: ci sono ancora artisti

mento. Non si sa quanto dovremo aspettare, ma questo movimento ha caratterizzato la storia dell’arte e del pensiero ed è quindi prevedibile che il pendolo riprenderà presto la sua oscillazione trascinando con se arti-sti e società. Chiudendo con queste parole Daverio ha illuminato il viso dei molti ragazzi che hanno scelto di dedicare la vita all’arte e con ca-pelli di strani colori e abiti bizzarri hanno varcato la soglia della chiesa per ascoltare il critico e forse hanno potuto guardare con occhi nuovi al concetto di arte sacra.

di don Giuseppe Fusari, direttore del Museo diocesano, Andrea Arcai, as-sessore alla Cultura e Giampaolo Pa-ci, presidente dell’associazione delle gallerie di Brescia che hanno lascia-to tutto lo spazio possibile all’inter-vento del critico italo-francese. Daverio ha affrontato il tema della crisi nel rapporto tra sacro e profano con la semplicità ed esaustività che da sempre lo caratterizzano e che lo hanno reso famoso, non ha rispar-miato le critiche alle brutture della moderna architettura, riferendosi alle chiese che sembrano autogrill.Si è chiesto se oggi gli edifici sacri

siano così brutti e incapaci di comu-nicare perché la religione cattolica ha perso controllo e potere nella so-cietà, non ha più un ruolo di guida, quindi a risentirne sono anche i suoi artefatti, come molti sono propensi a credere, o se invece l’arte contem-poranea non sia realmente troppo fragile per rappresentare un mondo così complesso.Facendo un rapido excursus storico artistico dal Duecento ad oggi appa-re subito evidente una differenza. La Chiesa è sempre stata immedia-tamente contemporanea, è sempre stata partecipe e spesso guida, del-le attività artistico-sociali. Infatti, fa notare il critico, ha fatto vivere e fiorire l’arte rinascimentale e le sue chiese, quella barocca e i suoi san-tuari e via a scorrere nel corso dei secoli, Chiesa e arte, l’una a trascina-re l’espandersi dell’altra. Dalla fine dell’Ottocento ad oggi questo connu-bio si è sciolto, con il risultato che l’arte è mercato per pochi, che non

ne capiscono gran che, ma amano farsene vanto, e non sa ascoltare e comprendere i tempi che vive, non sa trarne ispirazione. Gestita da po-chi speculatori l’arte contemporanea è fatta di nulla e destinata a svanire.Una critica lucida che non ha rispar-miato, nelle molte sfaccettature, le responsabilità della politica che fi-nanzia senza riserva progetti desti-nati a coccolare i rari compratori, mantenendo cosi immutato lo stato delle cose e non dedicandosi mai alla reale crescita dell’arte e degli artisti a tutti i livelli.“Non sono disperato − chiude però Daverio − so che tra le pieghe di que-sta stanza ci sono artisti che immagi-nano un mondo diverso”. Il presente dell’arte è in un momento di statici-tà che non può durare per sempre, come un pendolo che si muove tra materialismo e idealismo, il nostro tempo è fermo ad uno degli estremi, ma questa condizione è necessaria-mente quella che precede il cambia-

omincia la parte lirica della stagione al Tea-tro Grande. C’è “Il cappello di paglia di Firenze”, mai rappre-

sentato al Grande, “Romeo et Juliet-te” che da 99 anni manca dal Teatro e poi ci sono tre titoli importantissimi come “Rigoletto”, “I puritani” e “Il bar-biere di Siviglia”. “Romeo et Juliette” sarà la produzione del Teatro Grande.La stagione mescola concerti, danza e lirica: perché?Diciamo che è la prima volta che la Fondazione del Teatro Grande of-fre una stagione pluridisciplinare. L’idea è quella di far sì che il Gran-de non sia solo teatro d’opera ma divenga un luogo culturale dove dibattere, riflettere con spettacoli articolati in varie discipline, danza contemporanea – il 12 ottobre Shen Wei, uno dei più grandi coreografi al mondo – musica contemporanea con Sentieri selvaggi, musica pop con Ana Moura o Capossella. Ci so-

do, il tempo: il progetto ha bisogno di svilupparsi sul medio-lungo perio-do, per costruire una nuova identità del Grande e farla percepire. Terzo, le risorse: riusciamo a fare molto, però si necessita che siano soste-nute. Brescia può divenire un mo-dello, perché dietro alla Fondazione c’è un’intuizione lungimirante sia da parte dell’amministrazione pubblica che degli imprenditori privati. La presenza del privato supera quella dell’intervento pubblico, con un vi-cepresidente espressione della mi-gliore imprenditoria privata.La collaborazione con altre real-tà è una via praticabile?È praticabile e in parte l’abbiamo praticata o la stiamo praticando. Abbiamo collaborato con il Conser-vatorio, con le Settimane barocche, con il Festival pianistico; la stagione 2012 vedrà una prima forma embrio-nale con il Ctb. Il Grande non vuole e non sarà un eremita nel panorama culturale della città. Il Grande deve

no anche tanti altri appuntamenti, dalle Settimane barocche ai concer-ti del Conservatorio. Solitamente si usa la sala grande con il palcosce-nico, ma il progetto prevede di uti-lizzare i vari spazi del teatro: alcuni concerti saranno nel ridotto o nel sa-lone delle scenografie. Con “Il Gran-de per i piccoli” aperto a bambini e famiglie, si usano tutti gli spazi.Cosa serve al Grande per esse-re cuore della cultura cittadina?Credo servano tre aspetti. Primo, la conferma da parte del pubblico. Il “tutto esaurito” di molti spettacoli in questi mesi lo conferma. Secon-

Approda a Rezzato, con un allestimento assai suggestivo presso il chiostro del Convento francescano, una mostra fotografica realizzata da Enrico Mascheroni che documenta riti e valori di numerose religioni mondiali. “I colori di Dio” è un percorso che conta oltre 50 fotografie di grandi dimensioni.Le immagini sono accompagnate dalle note del cardinale Carlo Maria Martini, già arcivescovo di Milano.Le fotografie resteranno esposte fino al 27 ottobre con possibilità di

visite guidate il lunedì in mattinata (10-12) il mercoledì e il venerdì sia al mattino che nel pomeriggio (14-17) e il sabato dalle 10 alle 12 per consentire la più ampia visibilità da parte delle classi scolastiche del territorio. Per prenotazioni si può telefonare allo 0302594142.La mostra si chiuderà con un momento di preghiera condiviso fra vari rappresentanti di religioni presenti sul territorio bresciano nella sera di giovedì 27 ottobre, presso il chiostro del Convento.

essere un faro e spugna della città. Nuovo piano di comunicazione con sito e social network.La comunicazione è fondamentale per intercettare un pubblico giovane e dialogare con il pubblico. Abbia-mo introdotto un biglietto under 30. C’è anche “Dietro le quinte”, in cui raccontiamo sul web cosa accade dietro il palcoscenico nella stagio-ne lirica. Sarà possibile vedere l’al-lestimento delle opere, l’intervista alla sarta e via dicendo.

Allorché si parla di un’opera lirica molto celebre, è comune ascoltare affermazioni del tipo “Certo, questo brano lo conosco!”. E chi non ha mai avuto occasione di ascoltare arie co-me “Caro nome” o “La donna è mo-bile”? Eppure, se c’è un melodram-ma in cui è fondamentale inquadrare ogni parte nel suo contesto, questo è proprio “Rigoletto” di Giuseppe Ver-di. L’opera mette in musica il dramma storico di Victor Hugo “Le Roi s’amu-se”, rappresentato una sola volta a Parigi il 22 novembre 1832, prima di essere bloccato dalla censura. Prota-gonisti erano il re di Francia France-sco I e il suo buffone di corte Tribou-let. Con grande audacia, e un pizzico di temerarietà giustificata dalla con-sapevolezza di essere ormai l’operista più importante di tutta Europa, Verdi propone il soggetto per la stagione del Carnevale 1851 al Teatro “La Fenice”

di Venezia. Con abilità, nonostante i veti posti dalla censura, riesce poi a difendere il progetto, sostanzialmen-te al solo prezzo di spostare l’azione, sempre di ambientazione cinquecen-tesca, da Parigi alla non più esistente corte del Ducato di Mantova, con ri-denominazione dei personaggi. Emerge la maestria con cui Verdi ri-esce ad adattare forme tradizionali alle esigenze della vicenda. Un’altra caratteristica, presente in vari pas-saggi cruciali, è la scelta di avvalersi del diverso grado di consapevolezza di personaggio e spettatore, per in-sinuare delle forme di “ironia tragi-ca”. Nel celebre a solo “Caro nome”, la protagonista femminile, Gilda, ha appena appreso il nome (Gualtier Maldé) dalle labbra dell’amato. Gio-vinetta che si apre ai sogni d’amore dà libero sfogo alla sua passione in un’aria alquanto ornata. Lo spettatore

sa invece benissimo che il Caro nome è falso, trattandosi del libertino Duca di Mantova: amara ironia. Ancor più paradigmatica è la canzone “La don-na è mobile”, che compare tre volte nell’ultimo atto. Si tratta di un motivo musicale che esprime il gioioso vita-lismo del Duca di Mantova, ma Verdi ne fa un uso spietatamente tragico. Allorché il buffone Rigoletto ordisce un tranello per far uccidere il Duca e vendicare l’oltraggio subito dalla figlia Gilda, quest’ultima si sostitui-sce alla vittima e muore in sua vece. Quando Rigoletto crede di celebrare la sua vittoria s’ode in lontananza la voce dell’inconsapevole Duca che, salvato da una donna cui non serberà nemmeno riconoscenza, si allontana cantando che “La donna è mobile”. Verdi rappresenta il Duca come un personaggio “simpatico”, rivestito con temi musicali di grande fascino.

Secondo incontro lunedì 10 ottobre presso la Libreria Paoline (ingresso gratuito) per il percorso formativo per scambiare emozioni, pensieri, possibili strategie educative da attivare con i figli “Essere genitori dentro la complessità dell’oggi”.Interverrà Domenico Simone alle 20.30 sul tema “Di che famiglia sei? - Dalla genitorialità alla cogenitorialità: coppie separate, genitori uniti?”. Gli altri incontri si terranno di lunedì fino al 31 ottobre. Info: 03042281 o www.paoline.it

Due le grandi novità del Ctb per la stagione entrante, oltre alle rappresentazioni teatrali. “Autori a teatro” è la prima che prenderà il via il 9 novembre. Quattro incontri in forma colloquiale tra scrittori legati al teatro, addetti ai lavori e artisti impegnati nella stagione di prosa, inseguendo forme diverse di connessione fra teatro e letteratura. Il primo appuntamento vede a confronto Oliviero Ponte di Pino direttore editoriale di Garzanti libri, autore di “I mestieri del libro”

e Franco Branciaroli. Secondo appuntamento (16 novembre) con Pino Roveredo, premio campiello e autore di successi come “Mandami a dire” e “La melodia del corvo”. Dialogherà con Carla Boroni, presidente del Ctb e docente in Cattolica. Terzo incontro (23 novembre) con Bruno Gambarotta, autore del libro “Le ricette di Nefertiti”. Dialogherà con Lucilla Giagnoni. Ultimo appuntamento (30 novembre) con Franca Valeri (nella foto), autrice e attrice

televisiva. Dialogherà con Paolo Bessegato a Brescia perché regista e interprete della “Sacra Familia” di Achille Platto, una novità in scena al Santa Chiara. Tutti i dialoghi si svolgeranno nel foyer del teatro Sociale, alle 17.45, che vuole divenire centro di incontro e dialogo e ulteriore punto di incontro tra la città e il suo teatro. “Autori a teatro” è a cura di Sonia Mangoni. Tra gennaio e marzo anche “Gli incontri del foyer” con docenti universitari a cura di Roberto Gazich.

ttobre – e successivamen-te febbraio – vedrà la 5ª edizione della rassegna “Cinema Africa”, orga-nizzata dall’Associazione

Kamenge di Brescia, con il sostegno della Fondazione Asm per le proie-zioni serali, della Fondazione Tovi-ni e del Centro servizi volontariato per le proiezioni programmate per le scuole e dell’Associazione Carcere e Territorio per la mini rassegna che verrà proposta all’interno della Casa circondariale di Brescia. L’Associazione Kamenge (via Trento, 62 in città), opera a favore dei Paesi in via di sviluppo diffondendo la co-noscenza dei loro problemi economi-ci e sociali, promuovendo iniziative, quali questa rassegna, selezionata dal Coe di Milano, Centro orientamento educativo, cui si deve l’annuale Festi-val del cinema africano e dell’Ame-rica latina. Le proiezioni serali, die-ci le proposte, avverranno alle 20.30 presso il cinema di Borgo Trento in via Filzi 3 nei giorni 14-15 e 21-22 e saranno tutte in versione originale sottotitolata.Il 14 “Made in Mauritius” di David Constantin, seguito da “Abandon de poste” di Mohamed Bouhari, “Gara-gouz” di Abdenour Zahzah e chiude “Tinye so” di Daouda Coulibaly. Il 15 ottobre si prevede la proiezione di”Encourage” di Eleonora Campa-nella e “Hermanitos - Fratelli d’Italia”

di Jacopo Tartarone. La settimana successiva “Daratt” di Mahamat Sa-leh Haroun e il 22 ottobre “Errance” di Nouri Bouzid, “Souvenirs encom-brants d’une femme de menage” di Dani Kouyate.“Desideriamo approfondire la cono-scenza delle popolazioni con cui sia-

mo chiamati sempre più a confron-tarci per migliorare le condizioni di convivenza – ha detto il presidente della Kamenge Sergio Faini – e per la seconda volta entreremo in carcere, il 14 ed il 21, per estendere alla popo-lazione carceraria di origine africana il medesimo messaggio di conviven-za”. In febbraio parte dei film verrà riproposta, con alcune varianti, dalle scuole primarie (le quinte), alle se-condarie di secondo grado, in tre sud-divisioni d’età, con ottiche ed appro-fondimenti diversi, affinché i giovani possano meglio accogliere il messag-gio proposto. “Questi film non trova-no spazio nella normale distribuzione – ha detto per il Coe Emanuela Pursu-mal – e questa rassegna favorisce la conoscenza culturale africana, met-tendo in contatto la tradizione con i contrasti esistenti”. “Queste iniziati-ve sono possibili grazie alla capacità del volontariato di confrontarsi – ha aggiunto Alberto Romano, presiden-te dell’Associazione Carcere e Terri-torio – spesso chiamato a mutuare qualche risorsa istituzionale che si è sterilizzata”, mentre la responsabile della rieducazione della Casa circon-dariale cittadina Filomena Tammaro ha sottolineato come ”di fronte ad una popolazione carceraria che per il 70% è di matrice africana, queste pro-iezioni aiutano la crescita individua-le, pur in una condizione deprivante quale quella del carcere”.

to tornando da Tblisi, quan-do mi dicono che chiamano dalla Rai... Ero in una gran-de città sovietica, fine del-la via della Seta, e nessuno

sapeva che era morto papa Luciani. Mi sono fatto raccontare qualcosa da mia moglie e ho fatto il servizio alla Rai, descrivendo una qualsiasi gior-nata a Mosca”. Questo aneddoto rac-contato da Demetrio Volcic descrive bene la distanza non solo fisica ma anche comunicativa che separava l’Asia dall’Europa. Oggi, in un mondo globalizzato, non è più così.Cosa manca all’Europa per es-sere davvero unita nei momenti difficili e per andare oltre i par-ticolarismi? Era facile fare dei passi avanti verso l’unificazione europea quando i Pae-si erano cinque ed erano omogenei, più difficile con 12, molto difficile con 15, figurarsi con 27. Non si possono mettere insieme Paesi che corrono

velocità diverse. Manca tutto quello che serve per costituire una Confede-razione europea. I primi segnali sono arrivati due anni fa quando la Fran-cia e l’Olanda hanno votato contro la Costituzione europea. La speranza di poter portare tutti i 27 Paesi allo stes-so livello è piuttosto lontana; quello che più si avvicina alla Costituzione è la moneta comune (l’euro), anche se ci sono dei dubbi. Nella prima ve-ra crisi l’unità europea si è dimostrata più un fatto retorico che una realtà. La realtà è il libero transito di capi-tali e di uomini con i problemi che in alcuni casi ne sono derivati. Un Paese per entrare in Europa doveva rispettare una trentina di regole, fra queste la concorrenzialità: ma vor-rei vedere quale Paese può essere concorrenziale con la Germania… È cessata per tutti l’idea di Europa come un Babbo Natale permanente: ai Paesi emergenti erano stati offerti i soldi nel momento di associazione,

pa; la Georgia, amica degli america-ni, è quella che si è avvicinata di più a questo sogno. La Russia stessa ha bisogno di sviluppare la tecnologia legata al petrolio e ha bisogno della conoscenza e del capitale occidentaleA proposito di Federazione russa: un aggettivo per tre presidenti,

di transito e nel periodo di adatta-mento alle regole europee. Nessuno di questi ha saputo reggere alla crisi. Nello stesso tempo è aumentata an-che l’immigrazione dall’Africa senza sapere quali sono le dimensioni reali di questo fenomeno. Noi piangiamo, mentre la Tunisia ha accolto 400mila profughi dalla Libia. L’Italia e la Fran-cia hanno litigato per quei 20 che ten-tavano di entrare; l’Europa ha dimo-strato di non essere in grado di una minima solidarietà. Questo, unito alla crisi economica, ha mostrato come sia difficile procedere sulla strada di un’Europa unificata o federalista. Nello scacchiere europeo quale ruolo può esercitare la Russia con le sue risorse (gas e petrolio)? Il sogno di Gorbaciov di fare la casa comuna europea non si è realizzato. Ll’Unione Sovietica è crollata, poi ci sono stati alcuni Paesi (la Bielorus-sia, l’Ucraina e altri Paesi caucasici) che si volevano avvicinare all’Euro-

partiamo da Gorbaciov…Gorbaciov è quello che rompe con il passato. Sognatore semiconcreto passa alla storia perché ha distrutto una realtà come l’Unione Sovietica, ma non è stato capace di crearne una nuova: il tenore di vita cala del 50%.Eltsin…Ambizioso, vanitoso, malato, ma di-screto giocatore di tennis e discreto bevitore. Uomo sostanzialmente me-diocre. Nel 1996 quando viene eletto presidente è già malaticcio; è una fi-gura di transizione.Putin…Un uomo che conosce la Russia. Ha trasformato 300mila agenti della Poli-zia segreta in altrettanti funzionari di stato. La Russia come i Paesi in via di

sviluppo aveva una burocrazia nella quale si entrava solo per accettazio-ne. Putin sa che questi 300mila sono affidabili e ha affidato loro le funzioni dell’amministrazione e dell’economia ai soldati istruiti. 300mila agenti toc-cati dalla Perestroika, toccati dalla libertà di viaggio; oggi questi sono meno disonesti dei vecchi funziona-ri del Partito. E alla voce diritti umani cosa si può dire sulla Russia di oggi?Non c’è più paura di dire il proprio pensiero. Ci sono abbozzi di dissiden-za. Sono 250 i giornalisti morti negli ultimi anni. Se sei diventato capitali-sta, puoi fare il vecchio russo: spen-dere e spendere. Il Paese ha fatto 70 anni di risparmio perché il guadagno andava nelle casse dello Stato. Tutto quello che è stato costruito è stato privatizzato per due lire. Si deve considerare un Paese in via di sviluppo (con il potere eco-nomico in mano a pochi) o una po-tenza mondiale con le inevitabili contraddizioni?Penso la seconda. La Russia sta per-dendo la sua influenza sull’estero vi-cino (così chiama i Paesi che prima facevano parte dell’Unione Sovieti-ca). Probabilmente dovrà sviluppare meglio le sue infrastrutture e non per-dere soldi in progetti politici troppo ambiziosi: in Russia faranno i Giochi del 2014 a Soci è come fare i Giochi invernali a Brescia con la pista di sla-lom al Sestriere… Oggi il relativo be-nessere dei russi si sviluppa a partire dalle grandi città: la campagna è im-poverita perché la manodopera è sta-ta portata dal comunismo nelle città. L’attrezzatura ospedaliera è limitata, l’autostrada non collega ancora gli estremi della Russia. La Russia trova il suo orgoglio storico nella Secon-da guerra mondiale con 20milioni di soldati morti. È una grande potenza, perché ha la sensazione di esserlo.

È ormai una regola che i programmi di approfondimento in tv vengano posizionati all’interno del palinsesto in orari poco accessibili. Spesso so-lo chi può permettersi di fare le ore piccole ha la possibilità di seguire trasmissioni che cantano fuori dal coro, che non seguono la strada spia-nata dell’intrattenimento di massa, ma che vogliono andare più a fondo, sfruttando il mezzo televisivo in ma-niera costruttiva.È il caso di “Sbarre”, docureality in onda ogni mercoledì alle 23.40 su Rai Due. Un viaggio all’interno di un mondo con il quale tutti conviviamo, ma che pochi conoscono a fondo: il

carcere, luogo di redenzione o sola-mente di punizione? Le statistiche ci dimostrano che spesso chi finisce in prigione rischia, una volta in libertà, di commettere altri crimini. Ma molti detenuti sono più forti dei numeri, in carcere hanno trovato una strada per riabilitarsi. E vogliono raccontare la loro esperienza, soprattutto a chi po-trebbe compiere i loro stessi sbagli.In ogni puntata di “Sbarre” assistere-mo a un incontro fra un giovane e un adulto. Il primo è un ragazzo che in seguito a piccoli reati è considerato “a rischio”, vive per esempio in un ri-formatorio, in una comunità protetta o agli arresti domiciliari. Il secondo è

invece un detenuto che passerà gran parte della sua vita in carcere in se-guito a una condanna per gravi reati. L’incontro avviene dietro le sbarre del carcere di Rebibbia, uno dei peniten-ziari più grandi d’Italia.Un ragazzo “difficile” alla ricerca di un maestro positivo incontra un esempio di vita nel posto in cui nes-suno si aspetterebbe di trovarne, co-nosce una persona che ha capito il vero senso dell’esistenza, proprio perché è stata costretta dai suoi er-rori a riconsiderare tutto, a ricomin-ciare da capo.Un racconto semplice, senza effetti speciali e, proprio per questo, degno

di arrivare al grande pubblico televi-sivo: i personaggi che conosceremo grazie a “Sbarre” hanno molto da di-re, sono al di fuori di qualsiasi stereo-tipo, “bucano” lo schermo.Una bella risposta alle montagne di parole sprecate sui numerosi casi giudiziari che la televisione sfrutta per creare il suo ruolo di giudice su-premo: in questi giorni, in seguito ai recenti risvolti del cosiddetto “ca-so Meredith”, la spastica smania di protagonismo del piccolo schermo è sotto gli occhi di tutti. Ma è troppo facile – e pericoloso – presentare al pubblico casi di efferati omicidi con intriganti imputati, colpi di scena e

collusioni internazionali. Per questo tipo di racconto ci sono già parec-chie fiction tv che fanno un ottimo lavoro. La realtà invece è molto più semplice e dura: nella maggior parte dei casi chi finisce in prigione è un disperato, un emarginato, un debole. Per esempio, un giovane qualunque, con un passato difficile e con poche possibilità di riscatto che, solo per il fatto di essere nato in un quartiere degradato, rischia di passare la vita in galera: ecco una vera storia televi-siva. Invece il primissimo piano delle lacrime di Amanda Knox non ha nulla a che fare con la cosiddetta “informa-zione”: è semplice “intrattenimento”.

Ci aveva provato nel 2003 Roberto Faenza, con il mediocre “Prendimi l’anima”, a raccontare la prepoten-te relazione amorosa tra lo psico-analista Carl Gustav Jung e la sua paziente Sabina Spielrein, una don-na destinata a sua volta a lasciare un segno nel campo della psicote-rapia infantile prima di morire, per mano dei nazisti, in Russia nel 1942. La stessa storia è ora al centro di “A Dangerous Method”, nel quale anche un regista di valore come David Cro-

opo il grande successo di J Ax di sabato scor-so il Cipesse propone questa settimana un altro concerto preve-

dibilmente molto affollato. Sempre al Pala Fiera, giovedì 6 ot-tobre alle ore 21, saranno di sce-na i Modà (prezzo unico 34.50 eu-ro compresi diritti di prevendita), band emergente che ha bruciato le tappe della notorietà e che può essere considerata come una del-le realtà più interessanti del nuovo pop-rock italiano. I Modà si definiscono “romantici”, termine che ritroviamo nell’ultimo cd “Viva i romantici” del febbraio di quest’anno e nel tour di succes-so attualmente in corso, intitolato appunto “I Romantici tour 2011”. Una band che ha avuto una grande spinta dalla partecipazione all’ul-timo Festival di Sanremo, che li ha visti conquistare il secondo posto tra i big con il brano “Arri-verà”, cantato con Emma e che a detta di molti avrebbe meritato di conquistare la palma del vincito-re. Poco male, la seconda piazza ha rappresentato ugualmente un trampolino di lancio per questa band guidata da Francesco “Kek-ko” Silvestre, vocalist straordina-

rio che incarna alla perfezione il ruolo di cantante e front man di questa band dall’immagine pulita e sfiziosamente dandy. Un gruppo che mostra senza nulla nasconde-re di attingere da suoni del passa-to, aggiungendo però le giuste dosi di energia e di impatto immediato che il rock moderno impone. Co-me non viene nascosto anche se non dichiarato il fatto di apparire in alcuni passaggi molto simili ai Negramaro, dai quali si differenzia-no decisamente per l’immagine e la minor varietà sonora. La loro vicenda artistica è inizia-ta col classico ep autoprodotto “Vie d’uscita”, uscito nel 2003, cui sono seguiti tre cd (“Ti amo vera-mente”, “Quello che non ti ho det-to”, “Sala d’attesa”), molti singoli, e soprattutto l’ultimo album “Viva i romantici”, che ha segnato la de-

finitiva consacrazione del gruppo. Un “complesso” composto, oltre che dal leader “Kekko” Silvestre da Diego Arrigoni (chitarra elettri-ca), Stefano Forcella (basso), En-rico Zapparoli (chitarra acustica) e Claudio Dirani (batteria). Il loro suono si caratterizza in par-ticolare per sfumature delicata-mente dark e malinconiche, con ri-mandi evidenti, musicali ma anche di ambientazione, a melodie in vo-ga nell’Italia di alcuni decenni fa. Il tema pressoché costante delle loro canzoni è l’amore di coppia, le relazioni contrastate tra uomo e donna, la necessità di essere salvati se non redenti dall’amore. Proprio “Salvami” è il titolo dell’ul-timo singolo da poco pubblicato, che sta contribuendo a mantene-re alta l’attenzione sull’ultimo loro lavoro, che li ha definitivamente sdoganati come band di successo, non solo nazionale. I Modà saranno infatti protagoni-sti nel novembre di quest’anno a Belfast, alla serata degli Mtv Emas 2011. Una partecipazione che con-ferma la qualità di una band capa-ce non solo di realizzare canzoni apprezzabili, ma anche di rilancia-re l’immagine di un rock pulito e portatore di valori.

nenberg – che non ha mai disdegnato il ricorso a immagini ad alto impatto disturbante – appare come intimori-to dall’incandescenza della vicenda. Fino a raggelarla in una successione di inquadrature molto curate, ricche di dettagli rivelatori ma in certi mo-menti incapaci di sfuggire alla noia.Meglio così, d’altra parte, rispet-to al facile rischio di deragliare nel melodrammatico o, peggio, nel ridi-colo. In scena sono due rivoluzio-nari pensatori del primo ’900, Jung

e Sigmund Freud, e la loro amicizia dapprima intensa, poi destinata a incrinarsi quando Jung mette in di-scussione la convinzione freudiana che ogni problema nevrotico sia ri-conducibile all’ambito della sessua-lità. Su questo versante è il meglio del film e della notevole sceneggia-tura che Christopher Hampton ha tratto dal suo testo teatrale “The Talking Cure”. Negli incontri fra i due, un’acuta regia ne coglie tutte le differenze: sociale (la condizione

modesta di Freud, la ricchezza di Jung), etnica (uno è ebreo e l’altro “ariano”); psicologica (lo studio ca-otico di Freud e l’esteriore metodi-cità della vita di Jung); intellettuale, con Freud preoccupato di dare uno status istituzionale alla nuova disci-plina, e Jung desideroso di supera-re la rigidità dei canoni applicati dal maestro.Cronenberg sta dalla parte di Jung (Michael Fassbender), anche se il Freud cesellato da Viggo Morten-

sen appare più seducente. Come intriganti sono, per Jung, i discorsi contro la monogamia di Otto Gross (Vincent Cassel), psicoanalista poco ortodosso che lo influenza spingen-dolo tra le braccia di Sabine. È lei il personaggio chiave nel far compren-dere al protagonista la complessità irriducibile della psiche; peccato che il ruolo sia affidato a una Keira Knightley che esagera in smorfie e palpiti, dando corpo a una nevrosi un po’ da operetta.

Nonostante siano stati aggiornati pochi giorni fa gli elenchi del 5x1000 del 2009, sono moltissime le associazioni che dopo tre anni stanno ancora aspettando di ricevere i fondi. I pagamenti del 2009 stanno infatti arrivando solo per quanto riguarda le cifre inferiori ai 500mila euro. “È inaccettabile - ha dichiarato il portavoce Forum nazionale del terzo settore Andrea Olivero – che il 5x1000 venga erogato con una media di due anni di ritardo, che in questo caso rischia

di toccare i tre. Ciò mette a forte rischio la realizzazione delle loro attività sociali”. “Chiediamo – ha affermato ancora il portavoce – al Ministro dell’economia di assolvere in tempi brevi al suo dovere e di trovare i fondi per le integrazioni di cassa. Il terzo settore italiano non può accettare questa situazione, tanto più in questo momento di grave crisi economica, che va a incidere pesantemente nella vita di tante famiglie e cittadini che vivono in stato di disagio e di bisogno,

ai quali le organizzazioni sociali cercano di dare risposte, attivando progetti e servizi proprio con le risorse provenienti dal 5x1000”. Sono oltre 50mila, secondo i dati diffusi dall’Agenzia delle entrate, gli enti che hanno chiesto di poter beneficiare del 5x1000 2011. Si tratta di oltre 35mila enti di volontariato, 6.500 associazioni sportive dilettantesche, più di 400 enti di ricerca scientifica e università, un centinaio di enti della salute e tutti gli 8100 Comuni italiani.

iovedì 29 settembre i maggiori quotidiani han-no riportato la notizia della perquisizione della sede del giornale “L’Avan-

ti” (nato nel 1996 sulle ceneri di “Avanti!”, storico organo dei socia-listi), avanzando varie ipotesi sulla ragione dell’intervento della Guardia di finanza. Non ultima quella di truffa nei riguardi dello Stato per l’incasso di contributi editoriali indebiti. Gli stessi giornali hanno invece presso-ché ignorato l’assemblea nazionale dell’editoria cooperativa, non profit e di partito, riunita, mercoledì 28 set-tembre, a Montecitorio per iniziativa di Mediacoop, Fnsi, Articolo 21, Fi-sc, Comitato per la libertà e il diritto all’informazione, alla cultura e allo spettacolo, Federcultura-Confcoope-rative. Nel corso dell’assemblea, alla quale ho partecipato, è risuonato più volte l’allarme della crisi irreversibile che minaccia la sopravvivenza di nu-merose testate. “Il fondo per l’edito-

aggiunto Grassucci sottolineando la difficoltà di fare impresa in una si-mile situazione. “Il rischio è che il prossimo anno molti di noi non ci siano più”: un pericolo che portereb-be alla scomparsa di “500mila copie al giorno di giornali”, “400 milioni di euro di giro d’affari in meno”, oltre a “4000 tra giornalisti e poligrafici senza lavoro”.Nel corso dell’ampio dibattito, cui hanno partecipato giornalisti, am-ministratori e parlamentari, è stato citato più volte il nome di Lavitola come emblema di una distribuzio-ne scorretta dei già esigui fondi che finisce per premiare giornali inesi-stenti o profittatori. Ma l’assemblea non si è limitata a piangere su se stessa. Sono state fatte varie pro-poste sia sui criteri di assegnazione dei contributi che sul reperimento di nuove risorse. La risposta del governo è venuta dall’intervento dell’on. Paolo Bonaiuti, sottosegre-tario con delega per l’informazione

ria è stato continuamente eroso in questi anni, passando da 240 milio-ni di euro a 80 milioni per il 2011”, ha rilevato il presidente onorario di Mediacoop, Lelio Grassucci. Inoltre, “per il 2012 e il 2013 sono stati stan-ziati 194 milioni di euro”, dei quali – detratte voci di spesa come quelle per vecchio debito con Poste italia-ne spa (50 milioni) e la convenzio-ne con la Rai per il servizio pubblico (40 milioni) – “per i contributi diret-ti restano circa 80 milioni rispetto a un fabbisogno di 170-180 milioni”. “E non siamo neppure sicuri che questi soldi, alla fine, arrivino...”, ha

Il settore delle piccole e medie imprese italiano tornerà ai livel-li di fatturato di prima della crisi soltanto dopo il 2011. Dal 2008 al 2010 le Pmi italiane hanno perso il 3,3% dell’occupazione, e il loro va-lore aggiunto è diminuito del 4%. Quest’anno il numero di Pmi do-vrebbe scendere dello 0,6%, con quasi il 3% di perdita di valore ag-giunto e nessuna crescita sul fron-te del lavoro. L’Italia è un Paese che dipende dal-le microimprese (cioè le imprese che impiegano meno di 10 dipen-denti) molto di più rispetto agli al-tri Paesi europei. Sull’applicazione delle “Small Bu-siness Act”, resta ancora molto da fare per raggiungere la perfor-mance media dell’Ue in quasi tutti

i settori, soprattutto la semplifica-zione amministrativa e l’accesso al credito. Nel 2010, l’Italia ha adot-tato una strategia per accelerare questo processo, e ha nominato il suo “Mister Pmi”, Giuseppe Tri-poli del Ministero dello sviluppo economico, per coordinate que-ste iniziative. Sono queste le principali conclu-sioni sulle Pmi in Italia, contenu-te nella relazione della Commis-sione europea sull’applicazione dello “Small Business Act (Sba)”, presentata nel quadro della setti-mana europea delle Pmi lo Sba è l’iniziativa faro dell’Ue a sostegno delle piccole e medie imprese. In Italia sono oltre 3 milioni e mezzo le micro imprese, il 94,5% del tota-le, rispetto al 92% della media Ue.

e l’editoria, che sul fronte delle re-gole ha ripetuto promesse già fat-te e ripetute da molti governi nel corso degli ultimi anni, mentre per quanto riguarda i contributi non ha offerto certezze nemmeno sul con-tributo per il 2010. Ha invece detto che serve non “una riforma dell’edi-toria”, ma “una piccola rivoluzione da fare insieme e in tempi brevi”. Della serie continuiamo a raccon-tarci bugie.

ome stai?Sto meglio; bene quando sono in campo. Dicono che non ci siano più bandiere se non Del

Piero, Totti e Zanetti. Io aggiun-gerei Marco Zambelli.Sono d’accordo. Se bandiera vuol di-re stare tanti anni in una squadra, e se hai la fortuna che sia la squadra della tua città, mi sento bandiera. Sabato il Padova. Ci sarai?Una bella partita. Dovrei esserci. A inizio anno non avremmo mai pensato di essere lì. Non è una sfida cruciale per il nostro campionato. Giocare con queste squadre ti dà la consapevolez-za di ciò che sei o che potrai essere. Cosa ti piace di questo nuovo Bre-scia e cosa no?Quest’anno non ci sono cose che non mi piacciono. La cosa che mi piace di più è l’entusiasmo con cui i ragazzi si sono calati nel progetto, sia chi è re-stato, sia chi è arrivato. Indipenden-temente da chi gioca.Cosa vuol dire essere il capitano di questa squadra?Posso dirti cosa vuol dire essere il ca-pitano, stare fuori e non giocare. Da capitano, non poter dare una mano ai compagni e cercare di trascinarli è più logorante degli altri anni. Per me è un onore. Non so ancora bene come si faccia; spero col tempo di imparare.In una parola: mister Scienza.Mi viene difficile. Non potevamo chie-

dere di meglio nella situazione in cui eravamo. Non sono ruffiano: è bravo, attento alle esigenze di tutti; sa coin-volgere tutti verso le sue idee, in cam-po e fuori. Con una parola: incredibile. Chi è stata la rivelazione finora?Il gruppo, che sta tirando fuori il me-glio dai singoli: Jonathas, El Kaddouri, Salamon, Juan Antonio. Ragazzi che si stanno esprimendo al meglio. Bel-lo vedere i bresciani: Magli, Martina

Rini, Paghera: una ventata positiva.Una fotografia di cui faresti il po-ster della tua vita nel Brescia?Non l’ho ancora scattata. Chiedimelo tra 12 anni, quando smetto.Cosa fai quando non giochi?Nulla di particolare. Passo il mio tem-po a casa, con la fidanzata, gli amici e in cose socialmente utili. Meno tem-po libero ho, meglio è, così mi alleno.Perché ogni settimana vai a trova-

Tutto pronto per il ritorno nel massimo campionato del Cammi Calvisano dopo due anni di assenza. Domenica alle 15 l’esordio in casa dei Campioni d’Italia del Padova. Tema comune, ribadito in occasione della conferenza stampa di presentazione, resta la valorizzazione del settore giovanile assieme a un mix di giocatori d’esperienza. Uno su tutti, Paul Griffen che aveva deciso di smettere con il rugby giocato ma che si è preso un altro anno di tempo. Al

timone del club bassaiolo ci sarà Andrea Cavinato, uno che con i giovani ci sa fare vista l’esperienza sulla panchina della Nazionale azzurra Under 20 e tornato dopo il primo scudetto centrato proprio a Calvisano nella stagione 2004-2005. L’esordio casalingo, invece, avverrà sabato 15 contro il neo promosso Reggio Emilia. Il resto della prima giornata d’Eccellenza: Mogliano-Lazio, L’Aquila-Crociati Parma, S. Gregorio Catania-Prato, R. Emilia-Rovigo. (ma.ric.)

La stagione si è aperta sotto i miglio-ri auspici per la Pallamano Leones-sa “Centrale del Latte – San Filippo”. Dopo il felice esordio nel campiona-to di serie A2 femminile con la prima partita vinta in casa dalle Leonesse contro le atlete giallo verdi del Mestri-no la squadra guidata da Mister Lanci-ni si è presentata con le idee ben chia-re all’appuntamento a Palazzo Loggia sfoggiando grinta da vendere e un so-lo obiettivo: migliorare o mantenere

le posizioni. Un punto di partenza e di arrivo al tempo stesso che il neo presidente Matteo Rinaldi (ex consi-gliere subentrato a Ivano Lattucchel-la, costretto a lasciare la squadra per impegni di lavoro) ha ribadito più vol-te mentre insieme al vicesindaco (e tifoso) Fabio Rolfi, all’assessore alla Sport Massimo Bianchini e a un “te-stimonial d’eccezione” come il capi-tano del Brescia Calcio Marco Zam-belli elogiava l’impegno e la passione

che le atlete e lo staff tutto dedicano a questo sport forse non sufficiente-mente conosciuto ma certo nella no-stra città particolarmente fortunato. Ora ad attendere le Leonesse c’è un campionato che si preannuncia impe-gnativo e stimolante già dalle prime partite. Dopo la formazione padova-na del Mestrino – battuta al San Fi-lippo con un sudatissimo ma merita-tissimo 29 a 28 grazie anche agli 11 punti del capitano Simona Savoldi e

alle azzeccatissime parate della new entry Lorena Bassi – ora le bianco blu dovranno fronteggiare le fortissime veronesi del’Alitrans Vigasio per poi vedersela con il Casalgrande (il 15 ottobre), il Raluca (il 29), l’Ariosto Ferrara (il 5 novembre), il Mezzoco-rona (il 12), il Brixen di Bressanone (il 19), il Taufers (il 3 dicembre), lo Schenna (il 10) e il 14 gennaio del 2012 – ultimo giorno di andata – con il Cassano Magnano.

re i bambini all’ospedale?Perché fanno bene a me e ai com-pagni che vengono. Fa bene sentire storie di vita, fatte dalla realtà e dalla difficoltà. Per il mondo di cui faccio parte questi incontri fanno solo bene e ci aiutano a tenere i piedi per terra. Avere un bambino malato è difficile, a maggior ragione se si fatica ad arriva-re a fine mese. Non ho la presunzione di risolvere problemi ma far passare un po’ di tempo diverso dal solito. Quale canzone ascolti di più?“Ho messo via” di Ligabue.Di cosa non puoi fare a meno.Del Brescia, si sa, degli amici, della fidanzata e della mia famiglia, senza i quali è dura.Marco quella volta... si divertì...Quando siamo andati in Serie A....l’ha combinata grossa...Quando mi sono presentato alla Ma-turità in pantaloncini, magliettina e ciabatte, già pronto per andare al ma-re. Non mi volevano far fare l’esame....non la dimenticherà maiDevo ancora scriverla.

l ciclismo bresciano si tinge di tricolore. La delegazione provinciale ciessina torna da Grosseto con medaglie pesan-tissime che danno lustro al co-

mitato di via Chiusure. Baldassarre Mangerini, Roberto Marchesi e Fla-via Pasotti, infatti, si sono laureati campioni d’Italia in terra toscana. Partiamo dal successo del biker della Team Piton, numero uno nella mountain bike nella categoria M5. Ha completato un percorso di 7,3 km in 1h03’34’’. Per lui è il secondo titolo nazionale consecutivo, dopo il trionfo alla Vignalonga della stagione scorsa. Il gradino più alto del podio cadetti MT è stato conquistato inve-ce da Roberto Marchesi, con il tem-po di 1h10’05’’. La sua compagna di squadra Flavia Pasotti ha firmato il successo tricolore nella crono fem-minile di 11 km centrando la perso-nale doppietta il giorno successivo nella gran fondo. Nave bike ha messo in bacheca anche due argenti gentle-men con Luigi Venturini, un argento ed un bronzo veterani con Claudio Ruta. Buoni piazzamenti anche per Alberto Glisoni del Csi Ciclobre-scia, che ha disputato tre gare con-quistando un quarto, un quinto e un settimo posto.Le gare nazionali non hanno bloccato l’attività provinciale. A Barco di Orzi-nuovi sabato è stato dedicato ai bam-bini e la domenica agli adulti, con la sei ore di Urcis endurance mtb. Su un

Pavone, Sale e Timoline Cortefranca. Nel girone di Elite del calcio in rosa sono loro le uniche squadre a punteggio pieno dopo le prime due gare di campionato. Netto 5-0 della bassaiole sul Nuvolera, 2-1 del Sale sul Castenedolo e vittoria tennistica per le franciacortine, che superano 6-2 Atletica Guidizzolese. Nel big match di giornata Football Club Azzurri espugna 3-2 Bovezzo. Sugli altri campi Lions – Nave 2-1 e

Bovegno – S. Benedetto 6-4.Sugli altri campi dell’open femminile spicco il successo del S. Francesco sul Berlinghetto per 12-0. Bene anche il Pompiano (6-1 a Lady Novagli) e poverissimo del Casto al Cremignane. In Valsabbia finisce con un chiaro 5-0. Il Csi Brescia ricorda alle società di ogni disciplina sportiva di aggiornare i propri risultati online su www.csi.brescia.it al termine delle gare.

circuito di 11 km Gianpaolo Fappani ha vinto la gara. A pochi chilometri di distanza, in quel di Cremona, si è svolta l’ultima prova del Challenge delle tre province. Il miglior ciclista ciessino è stato Giancarlo Belleri (undicesimo), mentre in classifica generale buon piazzamento per En-nio Savoldi (settimo). Il prossimo ap-puntamento delle due ruote arancio-

blu sarà domenica a Pompiano, con la cronometro a quintetti Csi coppa Leonessa memorial Volpi e Ceriani. Ritrovo alle 8 in piazza S. Andrea e partenza del primo equipaggio alle 9.30. Necessaria la preiscrizione en-tro le 17.30 di venerdì. Risultati nazionali: Assoluti strada: 1) Sensi Danilo (Gs Teambike); 2) Caro-ti David (Gc Tondi Sport); 3) Digilio Emanuele (Gc Tondi Sport). Assoluti mtb: 1) Digilio Emanuele (Gc Tondi Sport); 2) Infelli Francesco (Vittorio Bike); 3) Guiducci Angelo (Extreme Bike). Assoluti crono: 1) Nencini An-drea (Team Bike Perin); 2) Barbieri Raffaele (Ss Grosseto); 3) Zugarini Simone (Ciclistica Senese).

UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

La virtù cristiana della prudenza

Egr. direttore,desidero comunicare attraverso “Voce” con gli amici di don Baresi, organizzatori della fiaccolata del 4 ottobre alla quale pure sono stata invitata a partecipare per poi fir-mare la richiesta di revisione del processo.Ritengo che sia sempre dovero-so aspettare che la Magistratura abbiaterminato il suo lavoro prima di manifestare a favore o contro un processo e le sue risultanze: per questo motivo non ci sono andata.Non ho mai avuto la fortuna di co-noscere personalmente don Marco Baresi che numerosi amici mi han-no riferito essere persona splen-dida, confermandomi anche che è “innocente”. Credo che tutti dobbiamo eserci-tare una virtù cristiana poco valu-tata e citata: la prudenza. Quest’ultima non deve mai cadere negli atti d’omissione o nell’igna-via.Amando noi tutti la Chiesa brescia-na, magari soffrendo per i suoi li-miti in alcune occasioni e gioendo per la sua lungimiranza in altre, penso che non dobbiamo mettere la nostra Chiesa in una possibile condizione di fraintendimento e malintesi, di fronte all’opinione pubblica, rispetto a qualsiasi in-dagine presente o futura da parte della Magistratura, piuttosto colla-borando come laici, clero e religio-si al bene comune dentro la socie-tà sì, ma anche dentro la Chiesa.Francesca Paganuzzi Caldonazzo

Se la bocciatura è un valore

Egr. direttore,non credevamo ai nostri occhi quan-do nello scorso luglio abbiamo letto sui giornali la sintesi del documen-to dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo econo-mico) che, nell’interpretazione dei giornalisti di quasi tutti i quotidiani italiani, invitava i docenti europei a non bocciare gli studenti. In real-tà i funzionari dell’Ocse affermano che la bocciatura non aiuterebbe gli studenti in difficoltà, mentre vi-ceversa aumenta i costi per l’istru-zione. Inoltre l’Ocse non si rivolge agli insegnanti, ma ai governi. È vero che in molti casi la bocciatura non aiuta lo studente, poiché non è in grado di eliminare le sue difficoltà, nella maggior parte dei casi dovu-te ad insufficienti motivazioni allo studio, che spesso si ripresentano negli anni successivi. In altri casi la bocciatura è utile allo studente, lo rende consapevole di non aver rag-giunto gli obiettivi minimi e lo solle-cita a riconsiderare il suo impegno.Tuttavia la questione centrale non è questa: il fine principale delle boc-ciature non consiste nel persegui-re il bene dei bocciati, bensì quello di tutti gli altri (cioè i promossi) e dell’intera società. Se uno dicesse: aboliamo le multe per le infrazioni al Codice della strada, poiché è di-mostrato, dati alla mano, che le mul-te non fanno bene ai multati e non diminuiscono la loro propensione a violare le norme, sarebbe facile ri-spondergli che il rischio delle multe contribuisce a fare in modo che la gran parte degli automobilisti rispet-ti maggiormente le regole e quindi ri-

duce incidenti, danni, morti e feriti.Allo stesso modo se si abolissero le bocciature, verrebbe meno una del-le cause fondamentali che spingono gli studenti a stare attenti in classe, a svolgere i compiti a casa, a dedica-re tempo e impegno nello studio, a cercare di rimediare alle insufficien-ze: la qualità della scuola e i livelli d’apprendimento si abbasserebbe-ro notevolmente. Anche dal punto di vista economico il ragionamen-to dell’Ocse non sta in piedi: è vero che uno studente delle superiori co-sta allo Stato circa 5000 euro annui (quindi nell’immediato un calo di bocciature costituisce un risparmio) ma i solerti funzionari dell’Ocse non hanno calcolato quale enorme dan-no economico ne deriverebbe per la società dal peggioramento della preparazione degli studenti? È ovvio che la bocciatura in sé non è desi-derabile: è l’ultima soluzione, quan-do tutti i tentativi di recupero sono falliti e le competenze minime non sono acquisite (non a caso le scuo-le di qualità hanno percentuali di non promozione un poco inferiori alla media). Negli ultimi anni, però, l’aumento degli alunni per classe e i ripetuti tagli di bilancio rischiano oggettivamente di aggravare il fe-nomeno. Maurilio Lovatti

e altri 23 insegnanti

Un sentito ringraziamento

Egr. direttore,vorrei esprimere dalle pagine del settimanale diocesano un sentito ringraziamento, a nome dei parroc-chiani di Angone, a tutti i sacerdo-ti ed al diacono che il 21 settembre

hanno concelebrato l’eucaristia del nostro patrono San Matteo Aposto-lo. Un ringraziamento particolare al nostro parroco don Battista che si è premurato nell’organizzazione di questa bella e sentita celebrazione.

Lettera firmata

Grazie dal Kenya

Egr. direttore,da circa 10 anni ricevo “La Voce del Popolo” regolarmente nella missio-ne in cui mi trovo, vicino alla capi-tale Nairobi. Nei momenti liberi leg-go il giornale che trovo sempre mol-to interessante. Mi dispiace di non avervi manifestato prima apprezza-mento e ringraziamento. Attualmente svolgo il mio servizio a due o tre ore dalla capitale, anche se la mia età è ormai veneranda. Mi trovo in una zona molto popolata e, per i già citati limiti anagrafici, fac-cio quello che posso. Visito tanta gente con cui è facile stringere ami-cizia. Sono molto contenta, perché proprio i poveri sono i più vicini a Gesù. Questa zona si chiama Kario-bangi ed è una delle parti più popo-late del Paese. Si tratta di gente po-vera ma non misera perchéè mette impegno e dignità in quello che fa, lavorando dalle 6 del mattino, ma-gari per cuocere, su un piccolo fuo-co alimentato da pochi pezzi di car-bone frittelle, ciambelle (ciapatì), grano e fagioli, ecc, riuscendo così a mettere insieme il necessario per la sopravvivenza. Termino queste poche righe esprimendo ancora una volta il mio grazie per quel che fate con “La Voce del Popolo” e invio i miei migliori auguri.

suor Donatella Reghenzi