Arpa Campania Ambiente n.3 del 2013

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Avete presente quel formag- gio svizzero pieno di buchi ma, dicono in molti, tanto gustoso? Si chiama gruviera. Bene le strade di Napoli sono simili a quel prodotto caseario ma certamente non buone come quella pasta morbida, anzi, si sono rive- late fonte di pericoli e di ri- schio anche per la vita di chi le percorre. È questa la tri- ste realtà di una città che di- venta ogni giorno più invivibile. Ovviamente la Procura della Repubblica ha aperto un’ indagine per le- sioni visto che per poco un giovane scooterista, finito in un fosso-voragine, non ci stava rimettendo la pelle. Naturalmente individuare le responsabilità soggettive non sarà facile anche perché è cominciato, da parte degli amministratori cittadini il solito scaricabarile. “Abbiamo ereditato una si- tuazione disastrosa”: affer- mano gli esponenti del Comune capoluogo. Che le casse comunali non abbiamo mai goduto di buona salute a Napoli è storia più che nota, che le restrizioni deri- vanti dalla crisi finanziaria del Paese hanno provocato la riduzione dei trasferi- menti economici dall’erario dello Stato verso gli enti lo- cali è altrettanto vero ma è fin troppo facile scaricare su altri le proprie inadem- pienze. Esistono delle prio- rità da salvaguardare comunque e la manuten- zione ordinaria delle strade dovrebbe rientrare tra i compiti di routine. O non è così? Certo non erano queste le aspettative dei napoletani quando hanno scelto di cam- biare i propri amministra- tori. Una città meravigliosa, Napoli, che merita di più, molto di più di quanto, ahimè, è invece costretta a sopportare. Pietro Funaro I rischi dei territori nelle aree industriali pag.3 Cicloamatori del beneventano, ci siamo quasi. Sono ormai in dirittura d’arrivo i lavori per completare il progetto di bike- sharing nel capoluogo sannita. Sei i centri di raccolta delle bici a pedalata assistita. pag.4 L’aereo sentinella che monitora l’ambiente Perché donare soldi per so- stenere la ricerca su malat- tie gravi come il cancro se non si investe nella preven- zione? pag.8 pag.13 Hélio Olga: alternativa moderna e sostenibile per il legno pag.15 Meno biodiversità più rischio allergie Diossine in Campania: i dati editi nei “quaderni Ispra” Si intitola “Diossine, furani e policlorobifenili. Indagine am- bientale nella Regione Campa- nia”, il volume recentemente pubblicato nella serie I qua- derni di Ispra. Il rapporto rac- coglie i risultati di diverse indagini eseguite nella nostra regione da diverse organizza- zioni, tra cui, oltre all’Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale, anche l’Istituto superiore di sanità e Arpa Campania. In questo nu- mero sintetizziamo i contenuti del volume, in particolare quelli elaborati da Arpac. Filazzola-Vito a pag.6 Oltre 33.000 ettari! Queste le dimensioni di uno dei più grandi parchi naturali della Campania, il Parco regionale del Matese, istituito il 12 aprile 2002, per salvaguardare uno dei più grandi ed importanti massicci di natura calcarea e dolomitica presenti nella nostra regione. Buonfanti a pag.8 Il comparto bufalino: un settore in forte crescita In tempo di crisi, di disoccu- pazione giova- nile, di chiusura di aziende è con- fortante rilevare dai dati del 6° Censimento che il settore bufa- lino, dopo un pe- riodo di crisi dovuto alle varie note emergenze, ha intrapreso un percorso di espansione sia numerico che di qualificazione, avviandosi, trainato dalla filiera della mozzarella, verso una stabile ripresa. Mercadante a pag.12 Martelli a pag.17 I menù ecologisti dei Masterchef italiani La Neapolis divenne meta di speculatori (nulla è cambiato da allora) che nei luo- ghi più ameni del litorale napoletano co- struirono sontuose ville attratti anche dalla mitezza del clima e dai costumi grecizzanti. De Crescenzo - Lanza a pag.14 Grande autonomia e grande orgoglio In pochi secoli il Ducato di Napoli divenne autonomo da Bisanzio Bike sharing: tutto (quasi) pronto a Benevento Continuano gli incontri di approfondimento organizzati dalla Di- rezione Generale dell’Agenzia, finalizzati alla formazione degli operatori Arpac. All’ultimo appuntamento, ha partecipato Ales- sandro Carettoni, consigliere del ministro dell’Ambiente Clini. Tafuro a pag.7 Formazione professionale sull’economia verde NAPOLI, CITTÀ GRUVIERA ! Parco Regionale del Matese Storia, novità e progetti PRIMO PIANO ISTITUZIONI NATURA & BIODIVERSITÀ AMBIENTE & SALUTE BIO-ARCHITETTURA CURIOSITÀ GREEN ARPAC AMBIENTE & TRADIZIONE

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magazine istituzionale dell'Arpa Campania

Transcript of Arpa Campania Ambiente n.3 del 2013

Avete presente quel formag-gio svizzero pieno di buchima, dicono in molti, tantogustoso? Si chiama gruviera.Bene le strade di Napolisono simili a quel prodottocaseario ma certamente nonbuone come quella pastamorbida, anzi, si sono rive-late fonte di pericoli e di ri-schio anche per la vita di chile percorre. È questa la tri-ste realtà di una città che di-venta ogni giorno piùinvivibile. Ovviamente laProcura della Repubblica haaperto un’ indagine per le-sioni visto che per poco ungiovane scooterista, finito inun fosso-voragine, non cistava rimettendo la pelle.Naturalmente individuarele responsabilità soggettivenon sarà facile anche perchéè cominciato, da parte degliamministratori cittadini ilsolito scaricabarile. “Abbiamo ereditato una si-tuazione disastrosa”: affer-mano gli esponenti delComune capoluogo. Che lecasse comunali non abbiamomai goduto di buona salutea Napoli è storia più chenota, che le restrizioni deri-vanti dalla crisi finanziariadel Paese hanno provocatola riduzione dei trasferi-menti economici dall’erariodello Stato verso gli enti lo-cali è altrettanto vero ma èfin troppo facile scaricare sualtri le proprie inadem-pienze. Esistono delle prio-rità da salvaguardarecomunque e la manuten-zione ordinaria delle stradedovrebbe rientrare tra icompiti di routine. O non ècosì? Certo non erano questele aspettative dei napoletaniquando hanno scelto di cam-biare i propri amministra-tori. Una città meravigliosa,Napoli, che merita di più,molto di più di quanto,ahimè, è invece costretta asopportare.

Pietro Funaro

I rischi dei territorinelle aree industriali

pag.3

Cicloamatori del beneventano,ci siamo quasi. Sono ormai indirittura d’arrivo i lavori percompletare il progetto di bike-sharing nel capoluogo sannita.Sei i centri di raccolta dellebici a pedalata assistita.

pag.4

L’aereo sentinella chemonitora l’ambiente

Perché donare soldi per so-stenere la ricerca su malat-tie gravi come il cancro senon si investe nella preven-zione?

pag.8

pag.13

Hélio Olga: alternativamoderna e sostenibile

per il legno

pag.15

Meno biodiversitàpiù rischio allergie

Diossine in Campania: i datiediti nei “quaderni Ispra”

Si intitola “Diossine, furani epoliclorobifenili. Indagine am-bientale nella Regione Campa-nia”, il volume recentementepubblicato nella serie I qua-derni di Ispra. Il rapporto rac-coglie i risultati di diverseindagini eseguite nella nostraregione da diverse organizza-zioni, tra cui, oltre all’Istitutosuperiore per la ricerca e laprotezione ambientale, anchel’Istituto superiore di sanità eArpa Campania. In questo nu-mero sintetizziamo i contenutidel volume, in particolarequelli elaborati da Arpac.

Filazzola-Vito a pag.6

Oltre 33.000 ettari! Queste le dimensioni diuno dei più grandi parchi naturali dellaCampania, il Parco regionale del Matese,istituito il 12 aprile 2002, per salvaguardareuno dei più grandi ed importanti massicci dinatura calcarea e dolomitica presenti nellanostra regione.

Buonfanti a pag.8

Il comparto bufalino:un settore in forte crescita

In tempo dicrisi, di disoccu-pazione giova-nile, di chiusuradi aziende è con-fortante rilevaredai dati del 6°Censimento cheil settore bufa-lino, dopo un pe-riodo di crisidovuto alle varienote emergenze,ha intrapreso un percorso di espansione sianumerico che di qualificazione, avviandosi,trainato dalla filiera della mozzarella, versouna stabile ripresa.

Mercadante a pag.12

Martelli a pag.17

I menù ecologisti deiMasterchef italiani

La Neapolis divenne meta di speculatori(nulla è cambiato da allora) che nei luo-ghi più ameni del litorale napoletano co-struirono sontuose ville attratti anchedalla mitezza del clima e dai costumigrecizzanti.

De Crescenzo - Lanza a pag.14

Grande autonomia e grande orgoglioIn pochi secoli il Ducato di Napoli divenne autonomo da Bisanzio

Bike sharing: tutto (quasi)pronto a Benevento

Continuano gli incontri di approfondimento organizzati dalla Di-rezione Generale dell’Agenzia, finalizzati alla formazione deglioperatori Arpac. All’ultimo appuntamento, ha partecipato Ales-sandro Carettoni, consigliere del ministro dell’Ambiente Clini.

Tafuro a pag.7

Formazione professionale sull’economia verde

NAPOLI, CITTÀGRUVIERA !

Parco Regionale del MateseStoria, novità e progetti

PRIMO PIANO

ISTITUZIONI

NATURA & BIODIVERSITÀ

AMBIENTE & SALUTE

BIO-ARCHITETTURA

CURIOSITÀ GREEN

ARPAC

AMBIENTE & TRADIZIONE

Angelo Morlando

Due importanti novità comu-nitarie sul fronte ambientale:la prima riguarda una nuovadirettiva sul trattamentodelle acque reflue e la secondaè inerente all’approvazione diuna nuova direttiva sull’effi-cienza energetica.Andiamo con ordine e par-tiamo dalla depurazione, ar-gomento di particolareinteresse per la Regione Cam-pania che vede la gestionedegli impianti del P.S. 3(Cuma, Acerra, Marcianise,Foce Regi Lagni e NapoliNord) ancora in una fase distallo e con un contenziosomilionario in corso con Hidro-gest. Questa nuova direttivanasce dalla chiusura di unaltro contenzioso, questavolta tra la Commissione Eu-ropea e il Regno Unito aper-tosi nel 2003 e riguardante iltrattamento delle acque a se-guito di eventi meteorici. Taleargomento è stato affrontatoda decenni negli Stati Uniti esarebbe ora di porre soluzionianche in Europa. La do-manda è: chi ha stabilito chele acque di pioggia sono pulitee tali da non arrecare danniall’ambiente se scaricate di-rettamente? E’ sufficiente lagrigliatura e la dislocazioneprima dello scarico delle

acque superiori alla portatamodale? Secondo moltiesperti non è sufficiente e loscarico diretto a mare e/o inun corpo idrico deve esserevalutato costantemente attra-verso un monitoraggio in con-tinuo. Faccio un esempio:dopo mesi di siccità (periodoestivo da giugno a inizio set-tembre) sulle strade, maanche nei terreni, si accumulaun po’ di tutto. Quando a fine

settembre arriva un tempo-rale capace di “ripulire” tutto,dove va a finire il “ripulito” ?Ovviamente a mare. Ancheladdove lo scarico avvenissein periodo di non balneabilità,chi ripulisce successivamentei fondali? Chi raccoglie tutto ilmateriale galleggiante? Ilproblema è che a fine settem-bre non ci sono bagnanti a la-mentarsi della sporcizia cheviene scaricata e, quindi, il

problema non viene affron-tato anche perché ci si trin-cera dietro la “eccezionalità”dell’evento; ma siccomestiamo parlando della sicu-rezza e della salute pubblica,siamo sicuri che tale eventoeccezionale non possa essereseriamente pericoloso? Il pro-blema è che, ad oggi, non èstato ancora possibile realiz-zare un sistema di monitorag-gio in continuo all’ingresso e

all’uscita dei principali depu-ratori campani, figurarsi rea-lizzare lo stesso sistema allefoci dei principali fiumi e ca-nali artificiali. Fino a che nonci saranno dati sufficiente-mente attendibili, difficil-mente si programmeràun’attività di tale impor-tanza. La nuova direttiva europeava proprio in questa dire-zione: il danno dovuto all’ec-cezionalità deve esseresempre comprovato e dimo-strabile, non basta “credere”che quando piove molto, tuttociò che non viene trattatodagli impianti di depurazioneè automaticamente “pulito”.Anche se qualcuno penseràche tale concetto aumenterà icosti per trattare sempre piùportate, molti ritengono, in-vece, che ciò consentirà di al-largare i confini delladepurazione a sistemi su piùampia scala come la fitodepu-razione.Per quanto attiene, invece,l’efficienza energetica, entro18 mesi tutti gli Stati Europeidovranno ratificare la nuovadirettiva che prevede di ade-guare ogni anno almeno il 3%degli edifici pubblici. Sarannoprevisti stanziamenti specificiper tali adempimenti, quindi,così da non pesare sui bilancidegli Stati.

Nuove Direttive Europee sull’ambienteDepurazione ed efficacia energetica al centro del dibattito

2013: anno europeo dell’aria. Nuove proposte anti-smogLe strategie di Bruxelles per salvaguardare la salute e ridare felicità ai cittadini

Giulia Martelli

Inquinamento atmosferico in Europa. I dati che ar-rivano da Bruxelles sono a dir poco allarmanti: leultime stime parlano di almeno 420mila morti pre-mature legate all'emergenza smog nell' Ue nel 2010.Secondo Janez Potocnik (commissario europeo al-l'ambiente) si tratta di una cifra semplicementeinaccettabile e, applicando su vasta scala le tecno-logie esistenti nella lotta contro l'inquinamento, l'Uepotrebbe salvare fino a 100 mila vite ogni anno. In autunno arriverà la proposta di revisione dellepolitiche Ue, cinque le principali cause del falli-mento sul fronte anti-smog evidenziate da Bruxel-les: inadeguato coordinamento delle politiche fralivelli nazionale, regionale e locale; persistenza del-l'inquinamento transfrontaliero; mancata riduzionedelle emissioni del traffico; mancato coinvolgimentodi tutti i settori nel taglio degli inquinanti; poca si-nergia con le politiche contro i cambiamenti clima-tici.I segnali in questo senso negli ultimi anni non sonomancati, con una pioggia di procedure di infrazione

per i Paesi fuorilegge come l'Italia, appena ricono-sciuta inadempiente dalla Corte di giustizia Ue peril superamento dei limiti delle Pm10 negli anni 2006e 2007. Secondo il rapporto dell'Istat “Noi Italia. 100statistiche per capire il Paese in cui viviamo”, inol-tre, nel 2012 il 35,7% delle famiglie italiane segnalaproblemi relativi all'inquinamento dell'aria nellazona di residenza e il 18,5% lamenta anche la pre-senza di odori sgradevoli. Nel 2012 l'inquinamentodell'aria è un problema per il 42,6% delle famigliedel nord-ovest, con un picco in Lombardia (47,5%).Nel nord-est la quota si attesta al 35%, con un piccoin Veneto (38,5%) e la quota più bassa in Trentino-Alto Adige (28,1%). Tra le regioni del centro, ilLazio, pur registrando una significativa diminu-zione rispetto al 2011, mostra il valore più elevato(36,7%). Al Sud la situazione peggiore è quella dellaCampania, dove il 39,9% delle famiglie dichiara dipercepire problemi di inquinamento dell'aria; se-guono la Puglia (36,9%) e la Sicilia (35,7%). L'inqui-namento atmosferico, tra l’altro, ''incupisce'' non soloil cielo ma anche il nostro umore tanto che i paesipiù inquinati risultano essere anche i meno felici. È

quanto emerso da un maxistudio condotto su 14paesi tra cui l'Italia da Byron Lew e Mak Arvin dellaTrent University di Ontario, in Canada e pubblicatosull'International Journal of Green Economics. Gliesperti hanno analizzato i dati dell'inquinamentoatmosferico (emissioni di CO2 procapite) nei 14paesi ed hanno confrontato questi dati con quelli sullivello di benessere e soddisfazione dei cittadini diciascuna nazione. È emerso che i paesi più inquinatisono anche quelli più 'infelici'… un motivo in più, al-lora, per rispettare l’ambiente!

La relazione sugli illeciti connessi ai rifiuti approvatadalla Commissione parlamentare d'inchiesta

Alessia Esposito

Sicurezza dei cittadini e tuteladell’ambiente nelle aree adia-centi a impianti industrialiche trattano sostanze poten-zialmente pericolose. Questi idue obiettivi del progetto dimonitoraggio per la mitiga-zione dei rischi naturali e an-tropici svolto da Legambientee dalla Protezione Civile. In quest’ambito nasce il dos-sier Ecosistema Industriale, incui vengono presentate le areeinteressate e il livello di parte-cipazione delle istituzioni pub-bliche ad attività diprevenzione del rischio. In Ita-lia sono attualmente presenti1.152 impianti industriali chetrattano sostanze pericolose inquantitativi ritenuti dallalegge potenzialmente perico-losi e interessano i territori di739 comuni. Secondo l’Inven-tario redatto dal Ministerodell’Ambiente le suddette areesono per lo più al Nord: Lom-bardia (con 289 impianti), Ve-neto (116), Piemonte (101) edEmilia Romagna (100), men-tre al sud il primato è di Sicilia(74) e Campania (68).A rischio sono quelle aree si-tuate nelle vicinanze di im-pianti chimici, petrolchimici,raffinerie, depositi di gpl, diesplosivi o composti tossici. Incaso d’incidente o di guastodell’impianto, infatti, “la pre-senza di tali sostanze può con-tribuire a causare incendi,

contaminazione dei suoli edelle acque o nubi tossiche.”Dei comuni interessati sono211 le amministrazioni chehanno aderito al progetto di ri-cerca di Legambiente. Leazioni che spettano alla PAsono previste dall’adesionealla direttiva europea Seveso,dal nome del comune brian-

zolo più colpito dopo l’inci-dente in uno stabilimento cheprovocò la fuoriuscita di unanube tossica nel 1976.Il 94% dei comuni intervistatiha recepito le indicazioni con-tenute nella scheda informa-tiva redatta dal gestoredell’impianto secondo la proce-dura prevista dalla legge per

poter valutare la pianifica-zione urbanistica consona eavviare campagne di informa-zione e prevenzione presso lacittadinanza. Ma sono 181 icomuni che poi hanno indivi-duato le aree di danno che su-birebbero conseguenze nelcaso di incidente; nel 49% deicasi queste aree comprendono

strutture sensibili, ovveroscuole (per il 18%) centri com-merciali (13% ) strutture ricet-tive turistiche (8%), luoghi diculto (8% ) e addirittura ospe-dali (2%). Se il 70% dei 210 co-muni aderenti al questionariohanno realizzato campagneinformative relative al rischioindustriale, solo il 50% di esseha compreso anche indicazioniper la fase di emergenza.Scende la percentuale dei co-muni che si sono messi in con-tatto con organizzazioni per laprotezione civile per realizzarecampagne di sensibilizzazione:solo il 58% (tramite sito web,iniziative nelle scuole, opuscoliinformatici e incontri pub-blici). Analizzando le diffe-renze regionali, se i comunidella Toscana e delle Marchesono stati molto attivi nellecampagne di prevenzione, datimolto inferiori presenta laCampania (anche se il capo-luogo partenopeo si mostra at-tivo in questo senso). E ancorameno i comuni che hanno pro-mosso esercitazioni (il 36% delcampione) e addirittura solo il16% coinvolgendo in esse lapopolazione. La regione piùvirtuosa in questo è invece ilPiemonte. I dati dimostranoche qualcosa è stato fatto e chec’è ancora molto da fare, so-prattutto guardando con pre-occupazione ai comuni che nonsi sono sottoposti all’indagine.Inerzia della PA o incoscientedisinteresse al tema?

I rischi dei territori nelle aree industriali

Nella nostra amata regione,quella che i grandi pensatorilatini definirono “Campaniafelix”, l’inquinamento ha deter-minato danni incalcolabili e aquanto pare con conseguenzedrammatiche anche per il fu-turo dei nostri figli. L’allarmelo ha lanciato in questi giornila Commissione Parlamentared’inchiesta sulle ecomafie.La relazione di diverse centi-naia di pagine, proposta dal-l’on. Stefano Graziano, è unduro atto di accusa contro lacriminalità organizzata e con-tro i nostri amministratori (cheavrebbero favorito illeciti).Secondo la relazione il sistemamesso in piedi è stato capace diprodurre profitti incredibili enello stesso tempo è riuscito a

condizionare le soluzioni deiproblemi facendo sì che quellodei rifiuti in Campania si tra-sformasse in un vero e proprio“affaire”. L’affare rifiuti è di-ventato per tanti motivi uncaso nazionale tanto da esporreil nostro Paese a sanzioni piut-tosto gravi da parte dell’UnioneEuropea. La vicenda concer-nente le ecoballe, costituite da6 milioni di tonnellate di rifiutiin siti di stoccaggio che avreb-bero dovuto essere provvisori eche hanno finito per trasfor-marsi in discariche a cieloaperto, è emblematica dellaproporzione di ingestibilitàdelle problematiche dei rifiutinella regione. Siti di stoccaggio,di pseudo eco balle, sono diven-tati bombe ecologiche al veleno

per la popolazione. E, come sisuol dire, dopo il danno la beffa,c’è stata infatti una campagnamediatica denigratoria, volutadai soliti sciacalli, che ha soste-nuto la tesi che era colpa deicittadini se certe problematichelegate ai rifiuti non trovavanosoluzione. Ritornando al dossier, si evincequindi che molte delle societàoperanti nel settore ambien-tale, sono riconducibili alla cri-minalità organizzata, munitedi regolari autorizzazioni e ge-stite da interlocutori apparen-temente estranei alla malavita.Secondo sempre la relazione,nel giro di qualche decennio lasituazione manifesterà ildanno reale di tutto ciò che inquesti anni è stato fatto.

Le istituzioni si attrezzano per arginare i rischi? Solo 211 i comuni

che hanno risposto all’indagine

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Bike sharing: tutto (quasi) pronto a BeneventoIn dirittura d’arrivo il progetto per la mobilità sostenibile in città

Paolo D’Auria

Cicloamatori del beneventano,ci siamo quasi. Sono ormai indirittura d’arrivo i lavori percompletare il progetto di bike-sharing nel capoluogo sannita.L’iniziativa è stata promossadal Dipartimento di Ingegneriadell’Università del Sannio, conl’impegno dell’Assessorato allaMobilità e quello dell’Energiaprovinciale, già da diversi mesied è ora in fase di concretizza-zione. Sei i centri di raccoltadelle bici a pedalata assistita –trenta in tutto – dislocati sulterritorio della città di Bene-vento: piazza Risorgimento, viaSanta Colomba (in corrispon-denza degli uffici regionali),piazza Carducci (uffici provin-ciali), piazza Colonna (sta-zione), piazza Cardinal Pacca eviale dell’Università. In realtàsolo le prime tre sono ad unostadio avanzato di realizza-zione, mentre per le altre si at-tende il completamento deilavori ad opera dell’Enel perl’allaccio alla rete elettrica dellepensiline fotovoltaiche. Infatti, il tipo di bicicletta a pe-dalata assistita (che aiuta il ci-clista nei tratti più impegnativiattraverso un motorino elet-trico) necessita di un’alimenta-zione a batteria la cui ricarica,a sua volta, è assicurata da unafonte di energia elettrica noninquinante perché prodotta dapannelli fotovoltaici installatisulle apposite pensiline di cia-scuna ciclostazione di parcheg-gio. Pensiline che, comunque,

vanno connesse alla rete elet-trica per “scaricarvi” l’energiaprodotta quando non utilizzataper la ricarica. Un sistema di prenotazione viaweb, attraverso il sito www.bi-kesharing.it già operativo inoltre cento comuni italiani, con-sentirà di avere a disposizionela bicicletta a pedalata assi-stita presso una ciclostazione,che serve da ricovero e da ali-mentazione elettrica dellastessa. Una volta acquisita laprenotazione, all’utente verràrilasciata una chiave elettro-nica che consentirà di sgan-ciare l’attrezzatura di sicurezzadella bicicletta e di usufruirneper il tempo necessario e conl’importo che verrà scalatodalla sua tessera identificativa.La card elettronica avrà uncosto di 10 euro nel primo annodi servizio e di 20 per quellisuccessivi e sarà ricaricabilecon carta di credito. Il tariffarioper l’utilizzo delle bici prevede:0,50 euro per i primi 30 minutidi utilizzo (gratuiti nei primisei mesi di servizio), 0,50 europer i successivi 30 minuti, 1,50euro per tutta la seconda ora, 3euro per la terza ora e 5 per leore successive alla terza. Agliutenti verrà consegnato un luc-chetto personale per la chiu-sura delle bici al di fuori delleciclo stazioni di servizio, dovecomunque la bici è in sicurezzatramite un sistema di autobloccaggio e la possibilità di in-stallare un sensore GPS per ladeterminazione della sua posi-zione.

Rifugi alpini: bando per l’efficientamento energeticoIl Ministero dello SviluppoEconomico ha avviato il bandofinalizzato all’efficientamentodel parco dei generatori dienergia elettrica prodotta neirifugi di montagna rientrantinelle categorie C, D ed E, ri-spettivamente, in relazionealla situazione locale con par-ticolare riferimento allaquota, alla durata e difficoltàdi accesso, nonché all’inci-denza del sistema normal-mente adottato per irifornimenti.Il bando rimarrà attivo dal 28gennaio al 27 febbraio: unmese per presentare le do-mande d’intervento. I fondi adisposizione potranno finan-ziare interventi di efficenta-

mento energetico. È com-presa l’installazione di pan-nelli solari, aerogeneratori,piccoli gruppi elettrogeni, pic-cole centraline idroelettriche,impianti fotovoltaici, gruppielettrogeni funzionanti a gasmetano biologico, con potenzaelettrica non superiore a 30kW.A disposizione ci sono 1 mi-lione di euro, che possono es-sere utilizzati per interventisino a 80.000 euro, per i qualisi potranno ricevere contributipari al 50% delle spese rite-nute ammissibili, ovvero40.000 euro, e che corrispon-dono ai costi di progettazione,di realizzazione, costruzione emessa in esercizio. Gli inter-

venti proposti, devono essererealizzati entro 18 mesi dalladata di avvio del progetto diinvestimento, che deve esseresuccessiva alla data di presen-tazione della domanda, che,come anticipato, possono es-sere presentate a mezzo racco-mandata A/R fino al 27febbraio prossimo.Sul sito www.sviluppoecono-mico.gov.it è disponibile tuttala documentazione necessariaalla presentazione della do-manda più un’utile e detta-gliata sezione FAQ, perchiarire ogni eventuale dubbiocui potrebbero incappare gliinteressati. La sezione è arti-colata in sei sottocategorie:“Chi” che chiarisce dettaglia-

tamente i destinatari delbando; “Come e quando” coninformazioni circa la tempi-stica e le modalità di accessoal finanziamento; “Cosa” perla determinazione univocadegli interventi finanziabili;“Aspetti tecnici” che contiene

chiarimenti circa le caratteri-stiche che devono avere i pro-getti; “Quanto” per stabilire inche misura i vari tipi di lavoripossono essere coperti; im-mancabile, poi, la sezione“Altro”.

P.D’A.

Sei i centri di raccolta delle bici a pedalata assistita dislocati sul territorio

della città di Benevento »«

Valentina Passaro

..."Creare qualcosa è un senti-mento meraviglioso ed esta-tico che ci riporta alla fontedell'esperienza e della cono-scenza umana..." (Steve Jobs).L'atto del creare se accompa-gnato da una giusta dose dioriginalità, curiosità e "spre-giudicatezza" riesce a conce-pire 'capolavori' di inusitatabellezza artistica e non solo.Oggi, il progresso dell'uomo e

delle sue tecnologie coadiuva,in direzione di risultati spe-ciali, il lavoro del 'creatore' dinuove opere, giungendo a ri-sultati inimmaginabili fino aqualche secolo fa.… "L'innovazione è ciò che di-stingue un leader da un follo-wer..." (Steve Jobs).E tra le innumerevoli innova-zioni in campo tecnologico checostellano il nostro tempo eche fanno, parafrasando lanostra citazione, l'uomo 'lea-der,' quella inerente la ricercasulle stampanti 3d rappre-senta una svolta eccezionale.Tali innovazioni hanno con-sentito in tempi relativa-mente celeri di produrrearchetipi di vario genere,comprese architetture abba-stanza complesse. Nono-stante ciò, non si era maiaffacciata l'idea di una "casa

stampata". A progettare unasimile idea ci ha pensato, l'ar-chitetto Janjaap Ruijssenaarsdello studio olandese "Uni-verse Architecture": il pro-getto appellato LandascapeHouse, trascina dirattamentenella sua realizzazione anchel'Italia. L'architetto JanjaapRuijssenaars, già ha avutomodo di contraddistinguersinel panorama internazionalecon le sue creazioni spettaco-lari, visionarie: infatti è arte-

fice del progetto 'FloatingBed' (letto galleggiante) impo-stato su principi magnetici eche ha suscitato interesse, suscala mondiale, per la singo-larità della tecnologia impie-gata. Il modello progettualedella Landascape House sifonda su di una forma aanello infinito, illimitato;come se fosse una rivisita-zione del “Nastro di Moebius”.Riferendosi alla casa da luiconcepita, l'architetto Ruijsse-naars ha così spiegato: "… Ipavimenti si trasformano intetti, l'interno in esterno.Sarà prodotto con tecniche in-novative di stampa in 3d.Sarà un'architettura dellacontinuità con un range infi-nito di applicabilità...". Larealizzazione del disegno pro-gettuale di Ruijssenaars chesi avvale della collaborazione

dell'artista e matematicoRinus Roelofs, prevede la ri-partizione del disegno in por-zioni più piccole che in seguitosaranno assemblate in unsolo insieme. Per raggiungereil risultato prefissatosi, sonostati stimati in un'ottica gene-rale, diciotto mesi di lavoro.L'architetto olandese Ruijsse-naars per 'stampare' ciascunelemento (da 6х 9 metri), siservirà della "D-Shape", lastraordinaria stampante 3d

ideata da Enrico Dini. Questastampante fortemente tecno-logica è capace di convertirestrati sottili di sabbia e mi-scela inorganica in materialeda costruzione, attraverso unprocedimento conosciutocome “stereolitografia”. Ilcreatore di tale innovazione,Ruijssenaars, riferisce che siastato Enrico Dini a consi-gliare di 'stampare' unica-mente la forma della casa, e,ricoprire l'interno utilizzandocemento rinforzato in fibra divetro per assicurare stabilitàe resistenza alla costruzione.Con questo ambizioso e spet-tacolare progetto, Ruijssena-ars ha intenzione di prendereparte a "European"; una garadi idee europea (a cadenzabiennale), destinata ai gio-vani talenti del settore dellaprogettazione spaziale.

La straordinaria "casa stampata" in 3d

Riciclo e arte un binomio perfetto, che oggi come oggitrova espressione diretta nell’attuazione di idee parto-rite da ricercatori, artisti e studiosi, che hanno tutti acuore il destino del nostro pianeta. Ed ecco che, in occa-sione della Giornata mondiale del riciclo, prende vita lacostruzione realizzata dallo studio di architetturaCuacs di Granada, in Spagna: un padiglione espositivofatto con quarantacinque mila cartoni del latte, usaticome dei veri e propri mattoncini lego. Chi l’avrebbemai detto che i contenitori tetrapak avrebbero fattoquesta “fine”. Decisamente meglio che essere gettati inuna pattumiera e essere marchiati come “rifiuto” da eli-minare. Ma la voglia di riciclare per creare qualcosa dinuovo e di innovativo stavolta ha preso il sopravvento.Facendo tesoro della legge secondo cui in natura nullasi crea, nulla si distrugge, ma semplicemente si tra-sforma, lo studio Cuacs ha focalizzato la sua attenzionesul problema spinoso dei rifiuti e sulla possibilità di riu-

tilizzarli per scopi alter-nativi, aggiudicandosi ilGuinness dei Primati.L’attività svolta hacoinvolto la popolazionelocale, attraverso la col-laborazione con diversescuole per la raccoltadegli involucri e graziealla partecipazionedegli studenti della fa-coltà di Architettura diGranada, che si sono oc-cupati di elaborare unsistema costruttivo e dimontare gli elementidel progetto. In partico-lare, l’idea nasce dalla

collaborazione tra il Dipartimento dell’Ambiente delGoverno di Granada e la società di raccolta dei rifiutiRESUR per la sensibilizzazione del riciclo di un mate-riale come il tetrapak. Analizzando più da vicino il pro-getto, per la sua realizzazione è stato sfruttata ilprincipio dei sistemi a secco e della compatibilità, non-ché possibile combinazione degli elementi base: gli in-volucri, che sono stati collegati tra loro con dellegraffette a formare angoli di 135°, sono stati assemblatisecondo due differenti moduli che hanno dato la possi-bilità di realizzare telai rigidi, opachi e trasparenti, ingrado di filtrare in maniera differente il passaggio dellaluce. È stato possibile realizzare intere pareti lunghetrenta metri e perfino una torre circolare alta 7 metri.Ci troviamo, quindi, di fronte ad una struttura realiz-zata nell’arco di pochissimo tempo – circa 2 settimane,capace di coinvolgere riciclo, creatività e ingegno, conlo scopo primario di dimostrare che anche semplici og-getti di uso quotidiano e semplici “rifiuti” possono rina-scere a nuova vita.

A.P.

Quando il riciclo incontra l’arte

M.T. Filazzola, M. Vito

Nel luglio 2012 è stato pubbli-cato da ISPRA un dettagliatoresoconto dell’attività di inda-gine svolta al fine di compren-dere le problematiche legatealla presenza di diossine(PCDD), furani (PCDF) e poli-clorobifenili (PCB) sull’interoterritorio della Regione Cam-pania. Queste attività sonostate realizzate con il supportoanalitico del Sistema delleARPA/APPA, utilizzando ifondi residui della L. 268/2003.Il report racchiude i risultatidelle campagne di monitorag-gio condotte in un periodo disei anni, dal 2004 al 2010, at-traverso il campionamento el’analisi di oltre 1400 campioniprelevati dall’Istituto supe-riore per la protezione e la ri-cerca ambientale e 800campioni prelevati da ARPACsu tutto il territorio regionale,principalmente dalla matricesuolo, oltre che dagli altri com-parti ambientali quali acqueinterne superficiali, sedimentiecc..Indagini Ispra. Le indaginieseguite da ISPRA sono staterealizzate in due fasi succes-sive. Nel corso della prima fase imonitoraggi condotti nellevarie matrici ambientali(suolo, sedimenti, acqua edaria) sono stati finalizzati a de-lineare l’eventuale situazionedi contaminazione diffusa intutta la Campania con l’iden-tificazione delle concentrazionizonali dei contaminanti d’inte-resse (PCDD, PCDF e PCB) dautilizzare come riferimento e

confronto per i risultati delleanalisi effettuate successiva-mente. I risultati, in partico-lare quelli relativi alla matricesuolo, hanno permesso, attra-verso un’accurata trattazionestatistica, di suddividere la re-gione Campania in tre aree diinteresse, caratterizzate da di-versi valori di concentrazionediffusa di PCDD/PCDF e gene-ralmente comunque inferioriai limiti normativi.Per la seconda campagna di in-dagine si è scelto di monitoraresiti ubicati nelle aree in cui, inbase ai primi risultati, è statavalutata maggiore la probabi-lità di ritrovare una contami-nazione da diossine ed, in più,è stata presa in considerazionela pressione ambientale deter-minata dalla presenza, adesempio, di siti industriali o diaree soggette ad incendi ca-suali. Le indagini sono state

estese anche alle ceneri di in-cendi (potenziali sorgenti diemissioni di PCDD/PCDF),alle matrici vegetali ed all’it-tiofauna.Monitoraggi Arpac. Nel con-testo generale degli studi con-dotti da ISPRA si inseriscono imonitoraggi realizzati daARPAC che, nel periodo 2008-2010, sono stati particolar-mente intensificati attraversole attività realizzate in attua-zione di due particolari pianidistinti sia per quanto ri-guarda il soggetto promotoreche la fonte di finanziamento.Si tratta del Piano di sorve-glianza sulla contaminazionedi diossine in regione Campa-nia (approvato con Delibera-zione di Giunta regionale n.2235 del 21 dicembre 2007, fi-nanziato dall’Assessorato allaSanità regionale e condotto,per quanto riguarda il monito-raggio delle matrici biologiche,in cooperazione con l’IstitutoZooprofilattico Sperimentaledel Mezzogiorno) ; e del Pianodi controllo per la definizionedei livelli di contaminazione dadiossine nella filiera bufalina,su indicazioni tecniche del-l’Unione europea, anche esso afinanziamento regionale exL.R. 3/2005.Il primo dei due (piano di sor-veglianza) ha assicurato, neltriennio 2008-2009-2010, ilmonitoraggio delle diossinesull’intero territorio regionaleattraverso i controlli eseguitisu suolo ed acqua. Nell’ambitodi questo piano si sono realiz-zate due campagne. Si è con-dotta infatti una campagnastandard per PCDD/PCDF ePCB-dl (PCB simili alle dios-

sine) eseguita sulla base dei ri-sultati della prima fase di mo-nitoraggio ISPRA incrociaticon i dati di uso del suolo (Co-rine Land Cover 2000 e Cartadell'Utilizzazione Agricola deiSuoli della Campania - CUAS,2004). Questa campagna haprevisto un numero maggioredi campionamenti nelle aree amaggiore grado di contamina-zione (identificate come tali nelcorso della prima fase dellostudio ISPRA) rispetto ai cam-pionamenti realizzati nellezone a contaminazione mediobassa e bassa. È stata poi svol-tauna campagna straordinariadi monitoraggio nelle areeusate per gli animali da alleva-mento in corrispondenza di po-sitività alla diossinariscontrate nel latte prodotto(ricontrolli da incrocio dati traARPAC e IZSM), in rispostaad un sistema reciproco di al-lerta sanitario/ambientale.Il Piano di controllo, invece,trae origine dalla legge regio-nale 3/2005 che prevede con-trolli di natura chimica, fisicae microbiologica sui prodottialimentari provenienti dallatte di bufala ed è comple-mentare al Piano di sorve-glianza in precedenzadescritto. Si rese necessariopoiché dai controlli eseguitisulla mozzarella di bufaladall’IZSM nel marzo 2008 eraemerso un inquinamento daPCDD/PCDF che aveva inte-ressato circa il 20% dei pro-dotti analizzati. L’UnioneEuropea e il Ministero dellaSalute, in conseguenza, richie-sero alla Regione Campanial’attuazione di un Piano di con-trollo mirato (definito Piano

UE) sulla intera filiera produt-tiva bufalina, per evitare prov-vedimenti restrittivi in ambitocomunitario delle produzionidel settore. Il Piano UE, termi-nato a marzo 2010, ha compor-tato controlli sulle matriciambientali e sulle matrici bio-logiche (latte e derivati) di ori-gine bufalina affidatirispettivamente ad ARPAC eall’IZSM.I risultati. Nel complesso, icontrolli eseguiti da ARPACattraverso i due citati pianisono più di 800.Dalla valutazione integratadei risultati ottenuti nell’am-bito delle due fasi delle inda-gini ambientali ISPRA, ecoerentemente con quantoemerso nel corso delle campa-gne di monitoraggio realizzateda ARPAC, sono state trattedelle conclusioni generali sullasituazione ambientale della re-gione Campania.La presenza di PCDD, PCDF ePCB riscontrata nei suoli è ca-ratterizzata da valori di con-centrazione inferiori ai limitidi legge e, addirittura, spessoal di sotto del limite di rileva-bilità degli strumenti. È unasituazione analoga a quella ri-scontrata in altri contesti an-tropizzati italiani ed europei.Sono state osservate alcune si-tuazioni puntuali di contami-nazione dei suoli. In questocaso, l’analisi identificativacondotta da ISPRA (il cosid-detto studio di fingerprint) haricondotto la provenienza ditale contaminazione a diversecause, tra cui viene sottoli-neata la pratica di incendiarerifiuti in maniera incontrol-lata. (continua a pag. 7)

Report sulle diossine in Campania pubblicatonei “Quaderni di Ispra”, con contributo Arpac

Foto tratta dal volume Diossine, furani e policlorobifenili. Indagine am-bientale nella Regione Campania, edito da Ispra.

Si intitola “Diossine, furani epoliclorobifenili. Indagine am-bientale nella Regione Cam-pania”, il volume pubblicatonel 2012 nella serie I qua-derni di Ispra. Nel volume vengono espostii risultati di uno studio a cuihanno partecipato, tra glialtri, Istituto superiore di sa-nità e Arpac. Nell’ambito di questo studio,sono stati prelevati centinaiadi campioni di varie compo-nenti ambientali (tra cui ter-reni, acque, aria, vegetali,fauna marina), per valutarela contaminazione da dios-sine sul territorio campano.

L’indagine

Gennaro Loffredo

La magia della neve sui litoralidella Campania è una merce rara.Quando arriva, colora di un biancoinsolito zone che da sempre sonoconsiderate la patria del caldo e delsole. La neve sul mare ha sempreavuto un certo fascino. Ma è così dif-ficile vedere una nevicata lungo illitorale domizio, a Napoli, Salerno olungo la costiera amalfitana?Ebbene, indubbiamente non è sem-plice. La nostra regione si trova inuna posizione geografica poco espo-sta alle gelide sfuriate provenientidal nord Europa. Immersa nelcuore del tiepido Mar Mediterraneo,risulta prevalentemente protettadall’Appennino che addossa sui con-trafforti montuosi interni le nubi ele nevicate provenienti dai Balcani(perché è da li che arriva il verofreddo). “Stau” è il nome dato a que-sto fenomeno: lo stau libera le costedalle nuvole e dalle precipitazioni,favorendo la discesa di aria secca efredda proveniente dalla catena ap-penninica. Nonostante ciò, possonoverificarsi situazioni particolari.Basta menzionare le famose ondatedi gelo storiche che portaronoun’inusuale meteora a cadere sututte le coste e le isole, imbiancandola città partenopea che indossò unasuggestiva immagine da cartolina(per gli scienziati, una meteora èqualsiasi fenomeno che avviene nel-

l'atmosfera terrestre, non solo i po-polari meteoriti dunque). Ricor-diamo in particolare le nevicate del1929, 1956, del 1985. Sulle costecampane, la neve è caduta anche inaltri periodi ma solo sporadica-mente e occasionalmente e mai haraggiunto l’estensione e l’intensitàdi quegli anni.Ma quale sarebbe la configurazioneideale per veder nevicare lungo lecoste campane? Innanzitutto, unponte di alta pres-sione che dalle isoleAzzorre vada ad ab-bracciare l’antici-clone russosiberiano. Un“ponte di Weikoff”(così è chiamato ingergo questo feno-meno) pescherebbearia gelida conti-nentale che si met-terebbe in motolungo il bordo orientale di questalingua anticiclonica e sarebbepronta a raggiungere le nostre zone.Questa corrente fredda, a contattocon l’aria temperata e umida delMediterraneo, favorirebbe la forma-zione di un centro di bassa pres-sione, ubicato proprio lungo iltirreno dinanzi le coste campane. Siforma così il mix micidiale di ariaumida e temperata che scorre al disopra del cuscino gelido situato neibassi strati dell’atmosfera, favo-

rendo la formazione di nubi e di pre-cipitazioni essenzialmente nevosequalora persistano temperature alsuolo vicine allo zero. Un esempiotipico è la nevicata del febbraio1956, quando si accumularono incittà come Napoli e Salerno circa 10cm di neve pura e asciutta per lapresenza di aria secca continentale.Un altro caso è quello dei primis-simi giorni del gennaio 1985,quando, a più riprese, i fiocchi bian-

chi si affacciarono anchesu Ischia e Capri. In cir-costanze più rare, èanche possibile che lenevicate possano rag-giungere le nostre costedalla Groenlandia o dalcircolo polare artico at-traverso intense irru-zioni artico – marittime.Questo evento si verificaper l’intrusione di impe-tuose e fredde correnti

di maestrale che, contrastando conle temperature più miti del Tirreno,offrono una condizione sufficienteper la formazione di temporali ne-vosi. In questo caso la neve cade peril rovesciamento di aria freddadall’alto verso il basso e quindi, adifferenza dell’esempio precedente,è a falde più larghe, più umida emista a grandine. Insomma, comeuna donna sfuggente e affascinante,“la dama bianca” si fa veramentedesiderare dalle nostre parti.

Riguardo ad altre matrici analizzate,per quanto riguarda i campioni vege-tali è stato riscontrato un livello dicontaminazione da PCDD, PCDF ePCB inferiore di circa un ordine digrandezza rispetto alle raccomanda-zioni comunitarie; mentre nei sedi-menti di alcuni bacini fluviali è statorilevato uno stato di contaminazioneda PCDD, PCDF e PCB che è partico-larmente rilevante nei Regi Lagni enel fiume Sarno, nei quali non è statopossibile nemmeno caratterizzare glieffetti sull’ittiofauna per la mancanzadi pesci in grado di sopravvivere inquei bacini. ISPRA ha effettuatoanche studi di caratterizzazione eco-tossicologici che però non hanno evi-denziato criticità particolarmentericonducibili a PCDD, PCDF e PCB,ma piuttosto ad un diffuso degradoambientale, probabilmente attribui-bile ad uno stato di contaminazione difondo da altri inquinanti.Il risultato complessivo dei vari moni-toraggi eseguiti è comunque quello diaver fornito un quadro conoscitivo ab-bastanza ampio e consolidato della di-stribuzione della contaminazione daPCDD, PCDF e PCB nella RegioneCampania da cui discende l’impor-tanza di operare opportune misure dicontenimento e di controllo delle sor-genti di immissione nell’ambiente.

Andrea Tafuro

Il ruolo delle amministra-zioni pubbliche è fonda-mentale nello sviluppodell'occupazione “verde”:se ne è discusso durante l’incontro di approfondi-mento tecnico-giuridicosulle tematiche ambien-tali, dal titolo “Azioni digoverno sulle energie rin-novabili e sostenibilitàambientale”, organizzatoa inizio febbraio da ArpaCampania. All’appunta-mento hanno partecipatoil direttore generaleArpac, Antonio Episcopo,il direttore tecnico del-l’Agenzia, Marinella Vito,Alessandro Carettoni,consigliere del ministrodell’Ambiente CorradoClini, moderati da Ga-briella Tagliamonte, re-sponsabile relazioniesterne Arpac. Il sistemapubblico ─ hanno sottoli-

neato i relatori ─ ha uncompito preciso nel pro-muovere la crescita deigreen jobs (i posti di lavorolegati all’economia verde),sia in forma di domandadiretta, sia sotto forma disollecitazione indirettadella domanda di nuovecompetenze. Un fattore-chiave, come sottolineatoda Episcopo, è quello dellaformazione per i dipen-denti pubblici. L’aggiorna-mento professionale è lostrumento che, nel corsodegli anni, è stato l'inve-stimento più proficuo, per

le amministrazioni pub-bliche, uno strumento ca-pace di fornire aglioperatori del settore pub-blico gli strumenti neces-sari a tradurre in realtà lepolitiche di sostenibilitàambientale. Dal cantosuo, Carettoni ha illu-strato la Strategia energe-tica nazionale, lostrumento di indirizzo eprogrammazione delle po-litiche energetiche del no-stro Paese. La Strategiainclude l’insieme delle mi-sure necessarie per incre-mentare lo sviluppo delle

fonti rinnovabili in un ap-proccio organico. L’espertodel ministero ha tracciatouna disanima delle incen-tivazioni e degli strumentinormativi vigenti nel no-stro ordinamento. Cosìagli operatori dell’Agenziaè stata fornita una cono-scenza ulteriormente affi-nata delle competenzenecessarie a valutarequelle richieste, da partedegli investitori privati epubblici, miranti ad incre-mentare lo sviluppo difonti energetiche rinnova-bili.

segue da pagina 6

Economia verde: istruzioni per l’usoFFormazione professionale. Continuano gli incontri di approfondimento promossi da Arpac

Raccontiamo il meteo. Avviamo una rubrica divulgativa sul “tempo che fa” in Campania

Neve sulle coste campane: un evento raroI Siti contaminati di interesse nazio-nale (Sin) passano da 6 a 2 in Cam-pania. È uno degli effetti di unrecente decreto siglato dal ministrodell’Ambiente Corrado Clini. Pas-sano alla Regione le competenzeper litorale domitio-flegreo e agroaversano, litorale vesuviano, bacinodel Sarno e sito di Pianura (lm).

Riforma dei Sin

ARPA CAMPANIA AMBIENTE del 15 febbraio 2013 - Anno IX, N.3Edizione chiusa dalla redazione l’11febbraio 2013

DIRETTORE EDITORIALEAntonio EpiscopoDIRETTORE RESPONSABILEPietro FunaroIN REDAZIONEPaolo D’Auria, Salvatore Lanza, Fabiana Liguori, Giulia Martelli, Luigi MoscaHANNO COLLABORATOCristina Abbrunzo, Savino Cuomo, EleonoraFerrara, Andrea TafuroSEGRETARIA AMMINISTRATIVACarla GaviniDIRETTORE AMMINISTRATIVOPietro VasaturoEDITOREArpa Campania Via Vicinale Santa Maria delPianto Centro Polifunzionale Torre 1 80143 NapoliREDAZIONEVia Vicinale Santa Maria del Pianto Centro Polifunzionale Torre 7- 80143 NapoliPhone: 081.23.26.405/426/427 Fax: 081. 23.26.481 e-mail: [email protected]

Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Na-poli n.07 del 2 febbraio 2005 distribuzione gra-tuita. L’editore garantisce la massima riservatezzadei dati forniti e la possibilità di richiederne la ret-tifica o la cancellazione scrivendo a: ArpaCampa-nia Ambiente,Via Vicinale Santa Maria del Pianto,Centro Polifunzionale, Torre 7-80143 Napoli. In-formativa Legge 675/96 tutela dei dati personali.

Alessia Giangrasso

Perché donare soldi per soste-nere la ricerca su malattiegravi come il cancro se non siinveste nella prevenzione? Damolti anni, troppi anni, la pra-tica criminale dei roghi tossiciin Campania va avanti senzache nessun organo compe-tente ne prenda atto, anzi con-

sentendo che lo scempio simanifesti ovunque senzasosta a causa di uno scarsocontrollo. L’inerzia delle am-ministrazioni rappresental’ostacolo più grande alla riso-luzione del problema, un pro-blema che affonda le sueradici nella camorra! I roghiillegali di rifiuti, spesso “spe-ciali” e tossici, importati dal

nord dalle mafie, si moltipli-cano ed in Campania, specienelle province di Napoli e Ca-serta, storicamente più espo-ste al fenomeno ed allacamorra, l’aria è irrespirabile. I Comitati cittadini attivi daanni tentano di lottare controi roghi e gli stessi autori, de-nunciando attraverso regi-strazioni di video e foto le

azioni illecite invano, senzamai ottenere un impegno pre-ciso dalle istituzioni nono-stante la denuncia dellatracciabilità dei flussi di ri-fiuti industriali e dell’illegalesmaltimento, dimostrandol’equiparazione del reato am-bientale ad un reato di ca-morra. Stavolta, però, lagiunta Caldoro ha compiutoun primo passo verso la riso-luzione del problema. In particolare, l’Assessoreall’ambiente Giovanni Ro-mano, si sta preparando a sti-

pulare un accordo con laGuardia Costiera per il moni-toraggio del territorio graziead un velivolo attrezzato conradar e telecamere multi spet-tro per fotografare i danni alterritorio, le loro cause e lemodificazioni geomorfologichecausate da discariche abusive. Grazie all’impegno dell’Asses-sore Romano, infatti, l’aereosentinella potrà rappresen-tare un mezzo di controllo deiroghi tossici sulla nostra re-gione, nonché l’inizio dellaloro fine!

Storia, novità e progetti di questo inestimabile patrimonio di biodiversità

Parco Regionale del MateseIlaria Buonfanti

Oltre 33.000 ettari! Queste ledimensioni di uno dei piùgrandi parchi naturali dellaCampania, il Parco regionaledel Matese, istituito il 12aprile 2002, per salvaguar-dare uno dei più grandi ed im-portanti massicci di naturacalcarea e dolomitica presentinella nostra regione. Nel terri-torio del parco ricadono 20 co-muni, 15 appartenenti allaprovincia di Caserta e 5 allaprovincia di Benevento. IlParco del Matese è una delleprincipali aree naturalistichedell’intera catena appenni-nica, importante non solo perla ricchezza e varietà degliambienti naturali presenti,ma anche per le risorse natu-rali che esso preserva, rappre-sentate dai pascoli, dalleforeste, ma soprattutto dalleriserve idriche, che fornisconoacqua ed energia alla granparte del Molise, ma anche auna buona porzione delle po-polazioni delle province di Be-nevento, Caserta, Napoli edella Puglia. Di qui la neces-sità di tutelare anche un’area

e delle risorse strategiche perla vita e lo sviluppo. Per la suaimportanza naturalistica, ilMassiccio del Matese è statoinserito nella Rete Natura2000 e rappresenta il Sito diImportanza Comunitaria(S.I.C.–Z.P.S.) più esteso dellaRegione. Il presidente delParco, dott. Umberto De Ni-cola, ha rilasciato un’intervi-sta spiegandoci, con dispo-nibilità e gentilezza, qualisono i progetti nel futuro pros-simo. Il presidente ha chiestodi ottenere la “Certificazionedei boschi” per rilevare lamassa boschiva che in questoparco è notevole. Sono 7 leditte specializzate nel rilasciodi questa certificazione che,come in una sorta di gara d’ap-palto, gareggeranno per for-nire questo riconoscimento alParco del Matese. Inoltre, pro-prio in questi giorni è stato sti-pulato un protocollo d’intesaper assumere le GAV (Guar-die Ambientali Volontarie)che, in associazione con leguardie forestali o carabinierio altro personale delle forzedell’ordine, garantiranno mag-giore controllo e protezione. Le

GAV in totale saranno 28 edognuna dovrà svolgere un mi-nimo di 8 ore di lavoro mensili.Nel fine settimana si verificail turismo pendolare, le guar-die quindi dovranno vigilareprincipalmente contro attivandalici e mancanza di ri-spetto ambientale (accensionedi fuochi pericolosi, rilascio disacchetti di rifiuti, ecc.) men-tre durante la settimana,quando il turismo è più scarso,

si occuperanno principal-mente della caccia illegale edel taglio abusivo di legname.Alle GAV quindi è affidata lavigilanza sull’applicazionedelle leggi regionali in materiadi protezione della flora, dellafauna, della pesca e dell’am-biente nel suo complesso, ivicomprese le acque marine edolci. Un altro protocollo d’in-tesa invece, a livello ministe-riale, è stato firmato per

favorire il restauro ed il ripri-stino dei percorsi. Il parco in-fatti offre percorsi spettacolarie gli appassionati di trekkingpotranno deliziarsi in ogni sta-gione. Inoltre, l’idea del presi-dente De Nicola è quella diattuare una serie di percorsiitineranti, ad esempio il per-corso dell’acqua, che porte-ranno i visitatori a scoprireluoghi particolari e spesso sco-nosciuti ma di estrema bel-lezza. “La valorizzazione dellezone è fondamentale – affermail presidente – ma è necessariauna coesione, un’armonia, unacollaborazione tra gli enti, iparchi, la Regione e le forzedell’ordine per far sì che ognitassello del mosaico vada alsuo posto”. La protezione am-bientale, qui al Sud, è ancoraun argomento quasi utopi-stico, anche se negli ultimianni la sensibilità verso la na-tura e le tematiche ambientaliè notevolmente aumentata. E allora una passeggiata nelParco del Matese non potràche inorgoglire ogni cittadinocampano che avrà la fortunadi spingersi fin sulle vette piùalte, lì dove osano le aquile.

L’aereo sentinella che monitora l’ambiente

Il mese scorso l’assessore all’Ambiente dellaRegione Campania Giovanni Romano ha effet-tuato, insieme all’ammiraglio Antonio Basile,direttore marittimo della Campania, una rico-gnizione aerea su Atr 42 MP della Guardia Co-stiera per verificarne le potenzialità in campoambientale. Con loro il comandante del nucleodi polizia ambientale della Capitaneria Rosa-rio Meo, il capo della Sezione operativa dellastessa Autorità marittima Pasquale Palescan-dolo, e il professor Massimiliano Lega dell’Uni-versità Parthenope, collaboratore dellaCapitaneria per l’elaborazione delle analisitecniche. Nel corso del test è stato sorvolato,tra l’altro, il litorale Domitio con particolare ri-ferimento alla foce del Volturno ed è emersoche l’inquinamento non è dovuto ad idrocar-buri. “Il velivolo – ha spiegato l’ammiraglio Ba-

sile – è dotato di una sofisticata strumenta-zione in grado di operare il telerilevamento eil controllo del territorio e di restituirne poiuna attenta fotografia relativa alle fonti di in-quinamento. È cioè in grado di attivare unamappa di alert ambientali di varia natura per-ché il Corpo delle Capitanerie lo ha allestito ededicato alle finalità istituzionali di monito-raggio ambientale.” Sulle torri esterne all’Atrsono installate apposite telecamere, tra cuiquella multispettrale per l’individuazione dispecifiche sostanze inquinanti, nonché unradar ‘Slar’ per il rilevamento dell’inquina-mento marino. A bordo, i terminali restitui-scono fotografia e dati acquisiti: quelli relativiall’inquinamento da idrocarburi sono imme-diatamente disponibili, gli altri invece an-dranno analizzati in laboratorio.

La prima “missione” dell’aereo-sentinella

Salvatore Allinoro

Il chiostro del platano èl’esempio più bello di architet-tura rinascimentale del com-plesso benedettino che oggiospita il Grande Archivio.Deve il nome ad un albero che

secondo la tradizione vennepiantato da san Benedetto inpersona.Il platano che possiamo am-mirare oggi è un esemplareimponente nato sessanta annifa, misura venticinque metridi altezza.L’ordine dei benedettini ri-cerca una regola che sappiarispecchiare attraverso leazioni la volontà data al mo-mento della creazione per“comporre ed abbellire ilmondo”. Nel chiostro la simmetria sipalesa nel doppio colonnatoscandito da colonne in pi-perno che lasciano un ampiomargine all’aiuola esposta asud. Delle specie botanichecoltivate dai benedettini ascopo edibile e carminativooggi non ci sono più tracce maè rimasto un rigoglioso pratodi trifoglio a simbolo della tri-nità. Il maestoso platano èmeta di turisti interessati piùspesso agli affreschi quattro-centeschi che ne decorano l’in-torno che alle essenzericavabili dalle sue gemmeutili a guarire i fastidi cuta-nei. Nell’aiuola cresconopiante spontanee adatte alladieta umana a confermare ilsospetto di trovarsi in pre-senza di un suolo fertile e re-lativamente poco inquinato.

Dalla messa in funzione delletelecamere a circuito chiusodella ZTL il numero di speciedi licheni, un affidabilissimoindicatore ambientale, è cre-sciuto considerevolmente.Il confronto con gli alberi cheadornano il vicino Corso Um-

berto conferma l’ipotesi. La qualità della vita delbioma nel chiostro è migliore.Le radici affondano in un ter-reno direttamente a contattocon la falda freatica, l’aiuolanon è un riempimento ma unesempio ammirevole di addo-mesticazione della collina. Lefoglie sono più lucenti, l’aria

arriva meno carica di nano-particelle. Un’indagine al microscopioelettronico confermerebbe lapresenza di aperture stomati-che solo lievemente infiam-mate. L’illuminazione artificiale not-

turna è schermata dall’im-pianto dell’opera, la foto-sintesi rispetta i ritmi circa-diani a vantaggio del benes-sere fisiologico senza stres-sare i sistemi. Lo sviluppodell’albero nel luogo della ger-minazione gli ha evitatostress radicali nella fase dellagerminazione.

Monumenti vegetali:il chiostro del platano

Rosa Funaro

La Bagnolifutura, Società diTrasformazione Urbana diNapoli, ha indetto il Con-corso "Astipe ca Ritruove". Il bando ha ad oggetto laprogettazione e realizza-zione di elementi di arredourbano “sostenibile”, cioè co-struiti con materiali prove-nienti da fonti rinnovabili,riciclabili, riciclati, riusati orecuperati, da collocare poinelle piazze della Porta delParco. L’invito è rivolto atutti gli studenti, professio-nisti ed amanti del fai da te. L’adesione può avvenire informa individuale o asso-ciata. L’obiettivo dell’inizia-tiva è molteplice: valorizzare

le piazze mediante la colloca-zione di elementi di arredourbano che ne esaltino le pe-culiarità architettoniche; ac-crescere la consapevolezza ela sensibilità ambientale deicittadini attraverso la realiz-zazione di uno spazio pub-blico sostenibile; coinvolgeree valorizzare studenti, gio-vani talenti, artisti delcampo del design attraverso

la partecipazione al con-corso; appassionare il mondodel design e della comunica-zione, nonché le associazionidi categoria e i professioni-sti, che a vario titolo prende-ranno parte all’evento; e,infine, realizzare una mo-stra di tutti i lavori prodottiche consenta ai cittadini diapprezzare, ancor di più, illavoro svolto dai parteci-panti e li esorti a utilizzare,in modo abituale, i manu-fatti ideati.I vincitori riceveranno pic-coli premi in denaro e non,messi a disposizione da al-cuni promoter e sponsor delconcorso. Le opere premiate, maanche nell’ordine tutte le

altre presenti in graduato-ria, saranno esposte alla“Mostra temporanea di ele-menti di arredo urbano so-stenibili” organizzata daBagnolifutura SpA sullepiazze della Porta del Parco. Gli interessati a partecipareal concorso possono inviarela propria candidatura siaattraverso la posta elettro-nica che mediante l'invio diun plico, entro le ore 12:00del giorno 28/02/2013.Il bando è pubblicato sul sitointernet della società:www.bagnolifutura.it, non-ché disponibile per il dow-nload sul sito web delprogetto all’indirizzo web:www.portadelparco.it/home-concorso.html.

I quaranta giardini del centro storico di Napoli sono oasinaturalistiche che resistono allo strapotere del deserto dicemento. Possiamo ricercarli simulando il volo a planaresulle fotografie satellitari oppure in appendice al volume“Il giardino sacro” di A. Margiotta, custodito nella sezionenapoletana della Biblioteca Nazionale. Sono nascosti die-tro i portoni dei conventi o protetti dai cancelli degli edificidell’amministrazione pubblica. I monaci lavoravano leaiuole per ottenere erbe medicamentose e gli ortaggi perla mensa. La cura della natura era parte della dottrinache vedeva nei laboratori orticoli un modo per ringraziarela divinità per la generosità della terra. Il pozzo ricorda lafondamentale ricerca dell’abbondanza d’acqua alla basedel progetto di costruzione. Il microclima tra i portici èumido e fresco. L’aria carica di smog viene assorbita dallefoglie per essere restituita respirabile, gli odori delle es-senze rilasciate dalle piante officinali si imprimono nellamemoria. Regna il silenzio, le spesse mura perimetrali for-mano una barriera insormontabile per l’inquinamentoacustico che attanaglia la città mentre i canti ed i cori ri-suonano di un’eco armoniosa. Le piante sono associate allecelebrazioni religiose in tutte le culture del mondo. La ra-dice archetipica del saggio guaritore si è mutata in sacer-doti, imam, sciamani. Le funzioni delle guide spiritualiperò rimangono immutate: conoscere la natura per impa-rare a controllarla, distribuire i doni che offre generosa-mente e mettere in guardia dalle insidie del suo aspettoselvaggio. Il chiostro quindi è una immagine della naturanella quale cerchiamo di integrarci. Un’opera didattica checelebra da millenni il paesaggio dal nomadismo alla vitasedentaria. Per uccelli ed insetti questi habitat artificialisono l’unica nicchia ecologica, si spostano da un giardinoall’altro come novizi. La crisi delle vocazioni significa unminor numero di religiosi che possono dedicarsi a coltivarela terra. Può essere risolta concedendo spazio alle associa-zioni di volontariato.

S.A.

I quaranta giardini delcentro storico di Napoli

Concorso “Astipe ca Ritruove”:in città le idee sostenibili prendono sempre più forma

Porte aperte al pubblico il lunedì ed il giovedì

Anna Paparo

Ora lo si può davvero affer-mare con certezza: è possibileprendere lucciole per lan-terne. Quando si dice che iproverbi ci prendono sempre.In questo caso, però, allonta-nandosi un po’ dal campo se-mantico a cui appartienequesta massima famosissima,c’è chi ha saputo coniugare laricerca con la voglia di salva-guardare l’ambiente. Così, 2team di scienziati francesi,belgi e canadesi hanno con-dotto la ricerca per migliorarele capacità della tecnologiaLED, pubblicandone poi i ri-sultati in 2 articoli apparsi suOptic Express, la rivista dellaOptical Society (Osa). Sembraun’utopia, eppure la natura cidà ogni giorno gli strumentiper poter creare e ricreare,solo che spesso e volentierifacciamo finta di non vederecome se avessimo un velo da-vanti agli occhi. E, quindi, chimeglio di una lucciola puòsquarciare questo velo diMaya? I Lampiridi sono pic-coli coleotteri che hanno svi-luppato nei segmenti terminalidel loro addome (uriti) la ca-pacità di emettere luce. Labioluminescenza è dovuta aduna reazione chimica di ossi-dazione di un substrato orga-nico formato da due sostanze(luciferina ad ossiluciferina)presente all’interno di partico-lari cellule, dette fotociti, egrazie ad un enzima che fungeda catalizzatore (luciferasi). Isegmenti addominali, cheospitano il substrato, sono tra-sparenti sul lato ventrale ericcamente percorsi da tra-chee che conducono l'ossigenonecessario alla reazione.Quella che viene prodotta èuna luce fredda (lunghezzad'onda fra i 500ed i 650nm), lacui intensità varia a secondadella specie (ne esistono circa2000). Regolando il flusso del-l'aria, l'insetto può regolare lafrequenza del lampeggia-mento. Uno dei problemi prin-cipali della bioluminescenzadelle lucciole, come esaminatonel primo dei due studi degliscienziati (“Improved light ex-traction in the bioluminescentlantern of a Photuris firefly”),è determinato dal problemadella rifrazione. La luce prodotta all’interno

dei fotociti attraversa unostrato di protezione che faparte dell’esoscheletro (cuti-cola) e si propaga nell’aria.Durante questa sorta di attra-versamento, le lunghezzed’onda subiscono variazioni didirezione e grandezza: inparte si trasformano, in partevengono riflesse verso l’in-terno. Proprio come la tecno-logia dei LED: anche in quelcaso, infatti, si hanno delleperdite di efficienza dovutealla riflessione all’internodella zona-sorgente. Nel se-condo studio (“An optimallight-extracting overlayer”) sidescrive l’implementazione diuna “pelle” artificiale da rea-lizzare su LED esistenti,senza intervenire sulla confor-mazione interna degli stessi.In particolare, Nicolas André

ha depositato sulla superficiedi un dispositivo LED unostrato di materiale fotosensi-bile, che ha poi scolpito informa di scaglie delle dimen-sioni di 5μm per massimiz-zare la trasmissione dellaluce, riducendo gli effetti delladiffrazione. I risultati sono sorprendenti:la trasmissione della luce, edunque l’efficienza luminosadel LED, aumenta di circa il55%, dando a tali dispositiviun’alta capacità energetica edeconomica. Quindi, sulla sciadi Annick Bay dell'Universitàbelga di Namur, che ha gui-dato i team di ricerca, pos-siamo affermare che «l'aspettopiù importante di questo la-voro è che mostra quanto pos-siamo imparare osservandoattentamente la natura».

Prendere lucciole per lanterne…ora si può!

Se Parigi è da sempre la cittàdell’amore forse lo sarà ancordi più con un cielo stellato benin vista. Dal prossimo primoluglio in Francia si spegne-ranno all’una di notte le luci diuffici, negozi, edifici pubblici,monumenti, municipi, stazionie tutto quel che non è residen-ziale. Le luci interne degli uf-fici potranno restare accesesolo entro un’ora dalla chiu-sura dell’esercizio. È quello chestabilisce un decreto emanatodal Ministro dell’Ecologia delgoverno Hollande, DelphineBatho, ma in embrione già nelprecedente governo Sarkozy. Ilfine del provvedimento è, ov-viamente, la riduzione dei con-sumi energetici attraversol’abbattimento degli sprechi,molto diffusi “grazie” ai bassiprezzi consentiti dal nucleare.

Inoltre si agisce anche sul ver-sante dell’inquinamento lumi-noso, dannoso tanto per ilbioritmo delle persone che perle migrazioni e la riproduzionedegli uccelli e di altre specie.Secondo il Ministero si rispar-mieranno circa 2 Terawattoradi elettricità, un quantitativopari al consumo di 750mila fa-miglie, tagliando emissioni per

circa 250mila tonnellate l’annoe spese per 170 milioni di euro.Il decreto non si estende acase, alberghi, all’illumina-zione stradale (per questioni disicurezza) e nei casi in cui l’il-luminazione è funzionale adevitare situazioni di pericoloper il singolo, come furti nelleabitazioni. Sono inoltre previ-ste delle eccezioni per i giorni

festivi, mentre sono eccezionipermanenti quelle che riguar-dano luoghi di spiccato inte-resse turistico in 41 città. Percitarne alcune, le zone pari-gine di Montmartre e gliChamps-Elysées. Altre dero-ghe saranno previste in casieccezionali. L’opinione pubblica è divisa:pareri positivi di molti citta-dini, associazioni ambientali-ste e astrofisici che finalmentepotranno compiere il propriolavoro non disturbati dalle luciartificiali; ma il decreto portacon sé anche molte proteste,come quelle della federazionedelle aziende dell’illumina-zione (secondo cui il risparmioenergetico sarebbe di appenamezzo Twh) e quelle dei com-mercianti.

A.E.

Francia: dal primo luglio luci spente di notte

La provincia salernitana non è nuova a iniziative chepromuovono la tecnologia Led, infatti, il comune di Tor-raca prima e quello di Pertosa poi, guidano da qualcheanno il fronte delle led-cities del Belpaese. Lo scorso2012, a rendere ancora più unico e spettacolare lo sce-nario delle famose grotte di Pertosa, ci ha pensato unnuovo impianto d’illuminazione led particolarmente ar-ticolato, versatile e suggestivo, unico in Italia nel suo ge-nere e caratterizzato da colori che “trasportano” ivisitatori in un mondo incantato. Il vecchio impianto d’il-luminazione, che constava di apparecchi tradizionali,inoltre, produceva elevate emissioni nell’ultra-violettotali da favorire la proliferazione di muschi e vegetazionevaria sulle pareti delle grotte, proprio in corrispondenzadei corpi illuminanti: questo fatto ne modificava l’habi-tat sia dal punto di vista geologico, sia da quello biolo-gico. Di qui l’esigenza di una svolta, e grazie allesorgenti luminose a tecnologia led il fenomeno è statoquasi del tutto eliminato. Oltre alle Grotte, da qualchegiorno, nella cittadina salernitana è stato attivato unnuovo impianto di illuminazione pubblica a led che copreil 90% del territorio comunale. Questa svolta green èstata possibile grazie alla contrazione di un mutuo de-cennale da parte dell'amministrazione comunale(estinto il quale il Comune diventerà proprietario del-l’impianto), mutuo le cui rate verranno pagate con ifondi ricavati dal risparmio della bolletta della correnteelettrica. Il nuovo impianto, infatti, consentirà, a pienoregime, un risparmio energetico compreso tra il 40 ed il50% rispetto ai costi attualmente sostenuti per l'illumi-nazione pubblica. Dimezzare i consumi, alleggerire lebollette e tutelare l’ambiente dall’inquinamento lumi-noso … adesso si può!

G.M.

Illuminazione pubblica aled: risparmi fino al 50%

Due ricerche mostrano quanto possiamo imparare dalla natura

La famiglia come laboratorio di va-lori e luogo di educazione. Anche dieducazione ambientale. È partendoda questa salda convinzione che vo-gliamo raccontare di un buon pro-getto: “A scuola di … ecologia”, inatto dallo scorso 4 febbraio a Mon-toro Inferiore, in provincia di Avel-lino. Siamo nellascuola secon-daria statale1° grado Mi-chele Pironti ei destinataridell’iniziativanon sono comef a c i l m e n t epresumibilegli alunni, mabensì i lori ge-nitori. Il progetto èrealizzato invia sperimen-tale grazie al cofinanziamentodell’Unione Europea, nell’ambitodel POR Campania FSE 2007/2013– Asse IV Capitale Umano. L’obiettivo è quello di diffondere esviluppare una profonda coscienzaecologica ed una maggiore atten-zione alla sostenibilità ambientalenelle mamme e nei papà attraversolezioni e incontri informativi e for-

mativi. Venticinque sono i genitori“in classe”, settanta le ore di didat-tica teorico-pratiche. I corsi si svol-gono durante le ore pomeridianenelle aule della scuola. Durante l’attività didattica sono af-frontati, grazie al contributo di do-centi ed esperti del settore, diverse

importanti te-matiche: dallasicurezza dome-stica alle cala-mità naturali,dalla riduzionedi produzione dirifiuti in casa alrisparmio ener-getico, dall’ali-m e n t a z i o n esana e sosteni-bile alla mobi-lità sostenibile.I genitori, inol-tre, partecipe-ranno a due

laboratori pratici: impareranno adar vita ad un orto in casa e a cuci-nare impiegando i prodotti naturalie a chilometri zero. Il corso per questi “grandi” allievi siconcluderà nel mese di maggio conla presentazione alla comunità delleattività svolte e dei risultati otte-nuti.

F.L.

Un’iniziativa del presidente di Last Minute Market Andrea Segrè

Azzera lo spreco in 100 mosse Fabiana Liguori

Social network sì, social net-work no. A ognuno le proprieopinioni. Ma, in proposito, c’èuna cosa senza alcun dubbioevidente: quando si tratta difar arrivare qualcosa allagente in modo economico e ve-loce, twitter e facebook sonodei grandissimi piccioni viag-giatori. Di Andrea Segrè, pre-sidente di Last MinuteMarket è l’iniziativa “Azzera-lospreco in 100 mosse”. Sitratta di una social guide perazzerare gli sprechi: dal ciboall'acqua, dall'energia ai ri-fiuti, dalla logistica alla mo-bilità. Il manuale digitale einterattivo sarà realizzato ecomposto grazie ai tweet e aipost che da adesso fino a set-tembre saranno pubblicatisulle pagine web dedicate. Work in progress, quindi. In-dicazioni, consigli e precau-zioni utili per vivere in modoecosostenibile ma anche piùeconomico saranno presto rac-colti in questo opuscolo. Nelfrattempo, è già possibile dare

uno sguardo e cogliere i primisuggerimenti collegandosi allepagine web riguardanti il pro-getto. Chiunque può collabo-rare e proporre le proprie“mosse green”! Tutti i followere gli amici di Facebook, in-fatti, possono contribuire edinteragire, “raccontando” leesperienze e gli accorgimentiche, con impegno, realizzanonel proprio quotidiano. Ma ve-diamo nel dettaglio. Di seguitoalcuni dei post pubblicati e de-stinati probabilmente a farparte della futura guide green:“Mangereste uno yogurt sca-duto da qualche giorno? E daquattro settimane? Molti pro-dotti sono ottimi anche dopola data che indica la “prefe-renza di consumo” e non lascadenza vera e propria. Leggil’etichetta e fidati del tuo ol-fatto”. Poi, ancora: “Hai assag-giato l’acqua del tuorubinetto? Generalmente èbuona, se non eccellente: èl’unico vero Km 0, basta gi-rare la manopola. Comperare1.000 litri di acqua in bottigliaall’anno costa circa 250 euro.

Nello stesso periodo si paganoall’incirca 240 euro per 110mila litri di acqua del rubi-netto, per la fognatura e per ladepurazione”. E ancora: “Pia-nifica quello che mangerai inuna settimana e metti nel car-rello solo quello serve a prepa-rare i tuoi piatti. Non lasciartiingannare da 3x2 o altre of-

ferte speciali, compra soloquello che assaporerai congusto, il resto potrebbe finirenel secchio”. Questi, natural-mente, sono solo alcuni deitanti spunti di riflessione emessaggi che troverete a di-sposizione cercando sui socialnetwork “azzeralospreco in100 mosse”. Una volta com-

pletata, la social guide saràpresentata nell'ambito dellacampagna europea di LastMinute Market "Un anno con-tro lo spreco", dedicata que-st'anno al focus "Spreco zero".Abbiate cura di voi, delle vo-stre tasche e di tutto quelloche avete intorno. Basta pocoper essere migliori.

Imparare da grandi a “coltivare” un futuro green per i propri figli

Dall’incontro del Cineca (consorziosenza scopi di lucro che unisce ilCNR, 54 università italiane, più altriistituti di ricerca sempre del nostroPaese) e della Eurotech, azienda ita-liana leader mondiali nel settore del-l'alta tecnologia per la minia-turizzazione di computer, nasce: “Eu-rora”, il super computer più ecologicoal mondo. Fulcro della macchina: 128processori NVIDIA, basati sull’archi-tettura Kepler. Prestazioni sostenute:3.150 megaflop per watt. Grazie allacombinazione delle tecnologie GPUNVIDIA Tesla K20 con la tecnologiaAurora Hot Water Cooling di Euro-tech, il sistema Eurora si presentacome un vero e innovativo colosso delsettore. Così come ci spiega Giovan-battista Mattiussi, ResponsabileSales&marketing della Eurotech:“Eurora è estremamente potente ecompatto. Ha la densità computazio-nale (operazioni al secondo per metroquadrato) più alta tra i supercompu-ters. Inoltre, come da nostre misure,consuma meno energia degli altri.Una delle peculiarità è che è raffred-dato a liquido, con temperature di raf-freddamento tra i 18 e i 50°C. Lapossibilità di usare acqua calda per-mette di eliminare l'aria condizionatada un centro dati”. L’innovativa mac-china è in grado di far risparmiarefino al 50% dell'energia elettrica con-

sumata da un centro dati se confron-tato con un sistema di analoga po-tenza computazionale, maraffreddato ad aria e di “risparmiare1500 tonnellate di CO2 nel corso dellatipica vita utile di un supercomputer,cioè 5 anni”.La versione commerciale del proto-tipo si chiama Aurora Tigon ed è giàdisponibile.Ma quali i costi e le possibili applica-zioni? “Un armadio Aurora Tigon –secondo Mattiussi - ha un costo va-riabile a seconda della scelta dei com-ponenti che dipende dal cliente. C’èda dire che un armadio di Aurora èequivalente a circa 7600 computer de-sktop e costa tra 1M a 2M di Eurocirca. Generalmente è usato nella ri-cerca, nelle previsioni meteo, nel-l'analisi di grandissime quantità didati e altre applicazioni che richie-dono enorme potenza computazio-nale”.

Alta tecnologia e risparmio energeticoEurora, il super computer green!

Brunella Mercadante

In tempo di crisi, di disoccu-pazione giovanile, di chiusuradi aziende è confortante rile-vare dai dati del 6° Censi-mento che il settore bufalino,dopo un periodo di crisi dovutoalle varie note emergenze, haintrapreso un percorso diespansione sia numerico chedi qualificazione, avviandosi,trainato dalla filiera dellamozzarella, verso una stabileripresa. È cresciuta stabil-mente la produzione certifi-cata, è aumentata lapenetrazione nei mercatiesteri e con un fatturato di 78milioni di euro nell’export lamozzarella di bufala campanasi posiziona al quarto posto frai formaggi dop nazionali spe-diti oltreconfine e si colloca alsesto posto nella graduatoriadei migliori prodotti nazionalia denominazione di origineprotetta. La Campania d’al-tronde in tale contesto è la re-gione leader, come è noto,costituisce il territorio natu-ralmente vocato all’alleva-mento bufalino e allaproduzione di mozzarella edegli altri formaggi bufalini.Tecniche di fabbricazione ori-ginali sedimentate nel tempo,le particolari caratteristichedel territorio conferiscono allamateria prima e al prodotto fi-nito quella qualità unica ecomprovata, riconosciuta intutto il mondo. Del patrimo-nio nazionale bufalino, checonta 360.291 capi distribuitiin 2.435 aziende, il 72% deicapi e il 58% delle aziende èconcentrato in Campania,nell’Agro Aversano, nel terri-torio del Matese e nella Pianadel Sele, il resto nell’ariale de-finito dal disciplinare di pro-duzione della dop, checomprende oltre alla regioneCampania, il basso Lazio e leprovincie di Isernia e Foggia.Si tratta per lo più di bufaleda latte, ma non bisogna di-menticare che anche la produ-zione di carne di bufalo haoggi discrete prospettive disviluppo, grazie alle caratteri-stiche organolettiche e saluti-stiche del prodotto.L’allevamento bufalino si col-loca in netta controtendenzarispetto ad altri comparti zoo-tecnici anche per una specifi-cità che deriva da circuiti di

produzione e consumo che nonrientrano in regime di politi-che agrarie legati, ad esempio,a quote di produzione (comeper il comparto bovino con lequote latte).I dati evidenziati dai rileva-menti del 6° Censimento, con-fermano che la peculiarità delcomparto dell’allevamento bu-falino ha stimolato, in Campa-nia, numerosi imprenditorigiovani a investire energie erisorse in questa attività,quasi un terzo delle aziendebufaline, infatti, è condotto dagiovani, mentre quelle bovineil dato si ferma a un quintodel totale. Rilevante nel set-tore bufalino è anche la pre-senza di società di capitali,che è pari al 3,6%. Anche in questo caso, il datorileva meglio la sua impor-tanza se confrontato conquello dell’allevamento bo-

vino, dove la presenza di so-cietà non raggiunge l’1%. Al-tresì l’aumento delladimensione media aziendalecampana nel settore bufalinocostituisce l’esito di un pro-cesso selettivo che vede undrastico ridimensionamentodegli allevamenti di piccole di-mensioni (con la sola ecce-zione delle aziende di 3-5 capi,sostanzialmente stabili), unforte aumento delle aziendecon più di 100 capi, e un au-mento superiore al 300% (chediventa quasi il 400% rispettoal numero dei capi) delleaziende con più di 500 capi. Ildato non deve sorprendere inquanto in primo luogo le im-prese di piccole dimensionipresentano maggiori difficoltàa sostenere i costi di adatta-mento strutturale derivantidal rispetto delle normativevigenti o imposti dagli elevatostandard qualitativi richiestidagli acquirenti del latte. Insecondo luogo, la crescente in-ternazionalizzazione dei mer-cati di sbocco stimola latransizione del compartoverso strutture aziendali dimaggiori dimensioni, che pos-sano garantire una maggioremassa critica di prodotto stan-dard capace di soddisfaremercati sempre più ampi equalitativamente esigenti.

Il comparto bufalino:un settore in forte crescita

Fabiana Clemente

Slow Food - associazione noprofit promotrice di un cibobuono, di qualità e prove-niente da produzioni che ri-spettano l’ambiente, tutelanola biodiversità e riconosconola giusta remunerazione aiproduttori – ha di recentepubblicato un articolo nelquale esplicita una serie diproposte di politica alimen-tare in vista delle imminentielezioni. Il recupero dei ter-reni agricoli in stato di abban-dono, l’opposizione dicoltivazioni geneticamentemodificate, la tutela delle ri-sorse idriche, protezione delterritorio, tutela della biodi-versità e sostegno ai giovaniagricoltori sono solo alcunipunti focali su cui si concentrail documento. Nello specifico

l’associazione insiste sulla ne-cessità di approvare nel nuovoParlamento il Disegno diLegge “Salvasuoli”votato dalgoverno uscente, per sottoli-neare l’urgenza di salvaguar-dare i suoli fertili e recuperarei suoli agricoli abbandonati, ilcui uso corretto costituirebbeuna pietra miliare non soloper l’evoluzione di ogni econo-

mia del pianeta ma anchenella riduzione dei rischi idro-geologici. Si necessita, inoltre,di politiche che mirano a con-trastare sistemi illegali di pro-duzione di cibo, qualil’introduzione di certificazionedella regolarità del lavoro, uncontrollo minuzioso dei mer-cati dei prodotti alimentari efavorire un rapportotra pro-duttori e consumatori basatosu un principio di traspa-renza. Per quanto concerne latutela della biodiversità, SlowFood sollecita il prossimo Par-lamento ad approvare laLegge Cenni e invita le Re-gioni a dotarsi di una legge suisemi finalizzata alla tutela ealla valorizzazione delle va-rietà autoctone. L’associa-zione, inoltre, manifestal’urgenza di una politica ingrado di liberare il sistema

alimentare dagli OGM, impu-tati di ostacolare lo sviluppodelle diversità e delle risorselocali e di conseguenza deiprodotti made in Italy. Un’ul-teriore questione particolar-mente sentita da Slow Food èla tutela e l’ottimizzazionedelle risorse idriche, ovvero ri-sulta fondamentale miglio-rare l’efficienza della reteirrigua e promuovere inter-venti per evitare gli sprechi.L’associazione fa presente neldocumento l’importanza difornire incentivi per le nuovegenerazioni di agricoltori, disostenere i piccoli agricoltori ea basso impatto ambientale ele economie locali. Puntaresulla sana alimentazione esulla gastronomia nostranaper rilanciare l’economia ita-liana? Con innovazione e se-rietà si può!

Slow Food: nuove proposte di politica alimentare

Roberta Schettini

Da parecchi anni ha preso piede la moda salutista del“crudismo” e, in particolare, oggi si stanno diffondendosnack e aperitivi a base di verdure crude che mantengonointatte tutte le proprietà nutritive. Si tratta di uno spun-tino perfetto per smorzare il senso di fame contribuendoalla dieta senza rinunciare all’appetibilità nel piatto. Lecruditè, infatti, consentono di soddisfare lo status mentaledella “voglia di qualcosa di buono” grazie alla vivacità evarietà dei loro colori e soddisfano anche la fame grazieall’ingente apporto di fibre che favorisce un rapido sensodi sazietà. Protagonisti del piatto sono carote, sedano, fi-nocchi, cetrioli e insalata belga ma, spesso, si aggreganopomodorini (spesso si usano i “datterini”), ravanelli, pe-peroni, olive e frutta (mela, avocado, etc.). La prepara-zione dipende dal gusto e varia dalla bustina “peralimenti” da portare in ufficio a piatti decorati con fanta-sia e arricchiti da salsine ed emulsioni varie. In Italia siusa chiamarle verdure in pinzimonio; possono includerealcuni ortaggi sbollentati come broccoletti, cavolfiori e ci-polline e sono sempre accompagnate da un intingolo abase di olio extravergine di oliva, sale, limone o aceto espezie secondo il gusto. L’idea di accompagnare le cruditècon una salsina è perfetta per dare completezza a unospuntino; si può usare una base di olio (ad esempio la vi-naigrette) o di yogurt (come lo tzatziki greco) per aggiun-gere un po’di grassi che placano i bruciori della fame eattenuano l’appetito. L’olio, in particolare, arricchisce ilpiatto di antiossidanti e vitamine e aiuta la motilità inte-stinale; lo yogurt apporta un contributo proteico e mine-rale (calcio) trasformando lo snack in uno spuntino piùnutriente. Dunque, un piatto coloratissimo (più è colorato,maggiori sono i benefici) di verdurine crude, mangiatoprima dei pasti, placa la fame, apporta vitamine, mineralie antiossidanti in quantità, aiuta la motilità intestinalegrazie alle fibre, combatte la ritenzione idrica ed è facilee pratico da preparare.

Cruditè per ogni occasione

La mozzarella di bufala campana “regina” dei mercati esteri

Eloise Peirce

Il 3-monocloropropandiolo (3-MCPD) è il più comune di ungruppo di contaminanti chi-mici noti come cloropropanoli.Il 3-MCPD si forma quandoalimenti contenenti grassi esale sono esposti ad alte tem-perature nei normali processidi produzione. Lo si ritrova a

bassi livelli in molti alimentied ingredienti alimentaricome risultato di processo, inquantità maggiori si ritrovafrequentemente in salsa disoia e proteine vegetali idro-lizzate col metodo dell’idrolisiacida. Infatti, il 3-MCPDviene prodotto come contami-nante nei processi tecnologicidi produzione degli esaltatoridi sapidità, noti come proteinevegetali idrolizzate. Gli esal-tatori di sapidità sono comu-nemente aggiunti in diversialimenti come per esempiopasti surgelati, zuppe istanta-nee e snack vari e in alcunitipi di salse di soia allo scopodi rendere gli alimenti più ap-petibili. Diverse ricerchehanno evidenziato livelliquantificabili di 3-MCPD indiversi alimenti quali: pane,cracker aromatizzati, biscotti,formaggi, ciambelle, hambur-ger e salami, mentre, tra lesalse di soia, quelle fermen-tate non contengono 3-MCPD. Il MCPD desta particolare at-tenzione a causa delle sue pro-prietà tossiche: causa cancroin animali di laboratorio, in-fertilità nei ratti, inibizione

della funzione immunitaria, e,sebbene l’introito di queste so-stanze sia basso, potrebberappresentare un rischio perla salute umana. Nel 2001 ilComitato scientifico dell’ali-mentazione umana del-l’Unione Europea avevastabilito una dose giornalieraammissibile pari a 2 µg/kg dipeso corporeo per il 3-MCPD e

nella legislazione comunitariaè stato specificato un livellomassimo di concentrazionepari a 20 μg/kg per il 3-MCPDnelle proteine vegetali idroliz-

zate e nella salsa di soia.Alcune ricerche indicano cheil MCPD può formarsi a par-tire dagli esteri del 3-MCPDin seguito a processi ad altetemperature e a causa del-l’azione delle lipasi nel trattodigestivo umano. Nel dicem-bre del 2007 è stata segnalataper la prima volta la presenzadi esteri grassi del 3-MCPD in

diversi prodotti alimentari tracui i grassi raffinati comme-stibili, come la margarina e glioli, nonché gli alimenti perlattanti e il latte materno.

Contaminanti alimentari: 3-MCPD

Da una parte allergie e malat-tie autoimmuni in costanteaumento. Dall’altra la biodi-versità che, al contrario, è inrapido declino. E se i duetrend fossero collegati? Viveree crescere in un ambiente con-traddistinto da un’ampia va-rietà di specie vegetali eanimali, per esempio neipressi di un bosco o di una fo-resta, diminuisce la possibilitàdi sviluppare questo genere difastidiose patologie respirato-rie. Parola del Dipartimentodi bioscienze dell’ università diHelsinki, che ha condotto unostudio pubblicato su Pnas, ri-vista della National Academyof Science statunitense, su188 adolescenti finlandesi,provando il collegamento tra

la minore presenza nell’orga-nismo dell’uomo dei cosiddettibatteri definiti “buoni” e la ri-dotta biodiversità ambientale.I 188 giovani, di età compresatra i 14 ed i 18 anni, vivevano-tutti concentrati in un’areaorientale della Finlandia, macon casa in ambienti molto di-versi: chi in città, chi in piccolivillaggi di campagna, chi incascine isolate. Del campionefacevano parte anche soggetticon sensibilizzazione atopica,una condizione che comportasensibilità agli allergeni edunque predisposizione alleallergie. Dallo studio è emersoche condurre uno stile di vitapiù sano, segnato dalla pre-senza di ambienti naturali(superfici boschive, fattorie,

zone rurali) costituisce una di-fesa rispetto a queste partico-lari patologie. Perché? Larisposta è semplice: facilita lapresenza e lo sviluppo di par-ticolari batteri presenti nell’intestino (come il Lactobacil-lus), sulla pelle e all’internodelle vie respiratorie. Questibatteri favoriscono la minore

reattività agli allergeni dandouna marcia in più a chi ha vis-suto in campagna rispetto, nelcaso dello studio, ai coetaneiurbanizzati. Insomma la bio-diversità conta, anche per lasalute e offre un motivo in piùper preoccuparsi della prote-zione ambientale.

I. B.

Quando si parla di sale, solitamente si pensa agli effettinegativi che il suo utilizzo provoca sull’organismo; moltinon sanno però che esiste una tipologia di questo com-posto ionico che rappresenta un vero toccasana per lanostra salute: il sale rosa detto anche “cristallino”. Losanno bene gli abitanti dell’ Himalaya, che lo traggonodalle loro montagne e da secoli ne sfruttano le proprietà. Questo sale fossile, infatti, risale ad un'epoca nella qualel'ecologia marina era vergine da qualsiasi traccia di in-quinamento; questa purezza è uno degli elementi cherendono il sale rosa dell'Himalaya unico al mondo. Il suoeffetto terapeutico è riconosciuto anche dalla medicinaufficiale. Esso può concorrere a regolare la pressionesanguigna, a migliorare le condizioni della pelle o pulirel’intestino e depurarlo dalle tossine. La speleoterapiasfrutta l’aria salubre all'interno delle grotte di sale percurare pazienti affetti da asma, malattie polmonari e af-fezioni dermatologiche. Siamo circondati da apparec-chiature che emettono onde elettromagnetiche(televisione, computer, forni a microonde e telefoni cel-lulari) e disturbano l’equilibrio, nell’aria, tra le particellecon carica positiva e le particelle con carica negativa.L’effetto terapeutico del sale, oltre a rendere disponibilioligoelementi essenziali, si basa anche sullo spettro dioscillazioni dell'energia accumulato nel suo reticolo cri-stallino, capace di riequilibrare i deficit energetici del-l'ambiente e dell’organismo. Per approfittare però deibenefici del sale rosa non è necessario doversi recare sul“tetto del mondo”, basta dotarsi di una delle tante “lam-pade di salgemma” oggi facilmente reperibili sul mer-cato. Si tratta di blocchi di sale himalayano estratti amano e poi modellati dove, il calore prodotto dalla lam-pada posta al loro interno, scatena una reazione chimicache rilascia ioni negativi e disinquina l’ambiente.

G.M.

Sale rosa: il sale chefa bene alla salute

Meno biodiversità, maggiore rischio allergie

Osservatorio Regionale Sicurezza Alimentare

L’ambiente naturale offre protezione e fortifica il nostro sistema immunitario

Gennaro De CrescenzoSalvatore Lanza

La Neapolis divenne meta dispeculatori (nulla è cambiatoda allora) che nei luoghi piùameni del litorale napoletanocostruirono sontuose ville at-tratti anche dalla mitezza delclima e dai costumi greciz-zanti, si diede inizio così, aicosiddetti “OTIA” napoletani(che continuano ancora).Tale stato durò fino alla ca-duta dell’impero Romanod’Occidente e l’ultimo impe-ratore Romolo Augustolo furelegato da Odoacre nell’iso-letta di Megaride, nell’anticaVilla di Lucullo, dove sispense nel 476 d.C.. Alla con-quista gotica seguì poi la ri-conquista bizantina, narratada Procopio di Cesarea e Na-poli venne espugnata da Be-lisario con uno stratagemma:si penetrò nella città attra-verso l’acquedotto sotterra-neo (tale stratagemma loattuò molti secoli più tardianche Alfonso I d’Aragona).Divenuta una provincia bi-zantina, retta da un governa-tore militare, nominatodall’esarca di Sicilia nel 638fu istituito il Ducato su ini-ziativa dell’esarca bizantinoEleuterio. I poteri civili e mi-litari vennero concentratinella mani di una sola per-sona (dux) sottoposto allostratega di Sicilia. Nel 661fermata l’espansione Longo-barda, Costante II di Bisan-zio nominò duca Basilio(661-666), un funzionario del-

l’impero: nacque così di fattoil Ducato di Napoli. Il ducatoaveva una estensione pari aquella dell’attuale provinciadi Napoli, con esclusione delNolano (il territorio nolano fupoi incluso nel ducato nel de-cimo secolo); comprendeva leisole di Procida e Ischia,(Capri era di Amalfi) a Nordaveva il suo confine sul fiumeClanio (gli attuali RegiLagni) e quindi inglobavaanche tutto il territorio aver-sano. Si susseguirono dodiciduchi che simbolicamente ri-cevevano il beneplacito di Bi-sanzio ma nel 755 con il ducaStefano II vi fu l’indipen-denza totale da Bisanzio, in-fatti costui associò prima ilfiglio Cesario al potere e poil’altro figlio divenuto duca coltitolo di Gregorio II dal 788 al794 . Era la completa indi-pendenza da Bisanzio, in talmodo la carica di duca era di-ventata ereditaria. In questo periodo il ducatodovette più volte difendersidalle mire espansionistichedei Longobardi, specialmenteBeneventani, e incrementòuna potente flotta con laquale si difese sia dalle incur-sioni dei saraceni, sia per svi-luppare un fiorente trafficocommerciale (sia detto per ri-gore storico, che qualchevolta si alleò anche con i sa-raceni per convenienza pro-pria). È senz’altro a nostromodesto parere il periodo piùbello della storia di Napoli: èil periodo nel quale i Napole-tani combatterono per la loro

città, non soggetta, come neiperiodi storici prece-denti, epoi in quelli successivi a reg-gitori della città a loro estra-nei. Seguirono una serie diduchi che abbellirono la città,ne potenziarono le difese edall’alto del loro palazzo du-cale, posto sulla collina delMonterone (l’attuale largoSan Marcellino dove vi èl’Istituto di Mineralogiadell’Università Federico II)potevano mirare le proprienavi nel sottostante porto. Fu così che al tempo del ducaSergio I, (anche conte diCuma 840-864) venuti a cono-scenza che i saraceni stavanoapprontando una potenteflotta, per rinforzare la lorobase posta alle foci del Gari-gliano, il duca diede il co-

mando della flotta napoletanaa cui si erano associati anchegli Amalfitani, al figlio Cesa-rio Console; che respinse i Sa-raceni in una battaglia navaledi fronte a Gaeta nel 847. Dueanni più tardi venuti a sapereche i Saraceni, volevano con-quistare la Sardegna perfarne una base operativa perle loro razzie in Italia nell’849sempre Cesario Console con leflotte di Napoli, Amalfi eGaeta e con la partecipazionedi galee romane, con la bene-dizione del papa Leone IV, difronte ad Ostia, annientaronocompletamente la flotta sara-cena. Fu prima di Lepanto,certamente la battaglia piùepica della marineria cri-stiana (si dice che per co-struire le mura di Roma,

volute dal papa Leone IV eperciò dette leonine, si utiliz-zarono i saraceni presi prigio-nieri). Il ducato continuò lasua esistenza con una serie diduchi, combattendo spessocontro Capua e Beneventofino a quando il duca SergioIV nel 1127, donò la contea diAversa a Rainulfo Drengotprimo condottiero normannonell’Italia meridionale e ful’inizio della fine. Con SergioVII (1123-1137) si concluse lastoria del ducato infatti il1137 segna la conquista diNapoli da parte dei Nor-manni. Iniziò così il periododelle varie dominazioni stra-niere, ma questa è un’altrastoria. (segue nella prossima edi-zione).

Grande autonomia e grande orgoglioStoria della Campania

In pochi secoli il Ducato di Napoli divenne autonomo da Bisanzio

Hélio Olga: alternativa moderna e sostenibile per il legnoAntonio Palumbo

La passione dell’ingegnere brasilianoHélio Olga per le strutture in legnonasce alla fine degli anni Settanta,dall’incontro con l’architetto e desi-gner bahiano Zanine Caldas.Parlare del legno in riferimento ad unPaese come il Brasile evoca nell’im-maginario collettivo tutti quegliaspetti negativi legati allo sfrutta-mento indiscriminato della forestaamazzonica: da questo punto di vista,la strada intrapresa da Olga vuol rap-presentare un’alternativa moderna esostenibile per utilizzare al meglio larisorsa “legno”, di cui il Brasile è par-ticolarmente ricco. Da più di trent’anni Olga progetta erealizza strutture in legno attraversol’attività dell’azienda di famiglia, laIta Construtora, che, grazie al suo la-voro, si è trasformata da semplice im-presa convenzionale di costruzioni inazienda d’avanguardia per la realiz-

zazione di edifici prefabbricati inlegno. Grazie all’opera di Olga, dallafine degli anni Ottanta in poi, si è pro-gressivamente sviluppato anche inBrasile l’interesse per la costruzionemoderna in legno: quest’esperienzaha decretato anche la svolta della ItaConstrutora, con il passaggio da unmetodo semiartigianale all’attualeproduzione. Fattore determinante peril successo dell’impresa di Olga èstato il lavoro di squadra di operai ecarpentieri, che curano nei minimidettagli tutte le fasi di produzione emontaggio degli elementi, sotto la sa-piente regia del titolare-ingegnere,progettista delle strutture, in un vir-tuoso equilibrio tra industrializza-zione e lavoro artigianale.Parallelamente alla qualità del pro-getto, l’azienda sviluppa la ricerca dimaterie prime altamente selezionate,provenienti da una gestione control-lata delle foreste del nord del Brasile.In circa trent’anni di attività in que-

sto settore, la Ita Construtora ha rea-lizzato oltre trecento case, soprattuttoin Brasile: emblematica, in tal senso,è la casa di Olga, realizzata a SanPaolo su progetto degli architettiMarcos Acayaba e Mauro Halluli. QuiAcayaba - progettista particolar-mente attento alla connotazionestrutturale e tecnica delle architet-ture in legno - realizza questa casa diabitazione come un prototipo indu-strializzato, pensato per mettere allaprova le possibilità costruttive dellegno in presenza di siti molto acci-dentati. In un terreno con una pen-denza del 100%, la costruzione sisviluppa in direzione normale allecurve di livello, con una strutturaprefabbricata costituita da 20 moduliquadrati e simmetrici di 3,30 ml dilato, crescendo verticalmente in al-tezza per quattro livelli.Appoggiata su 6 colonne di cementoarmato, che affondano nel terreno per18 ml mantenendo intatto il declivio

naturale, la struttura è costituita es-senzialmente da 3 portici intelaiatiformati da pilastri e travi di legno,singoli nelle estremità e doppi al cen-tro, collegati nei nodi di incastro conbulloni di acciaio galvanizzato, aiquali si agganciano i tiranti per il con-troventamento trasversale.La Residência Hélio Olga, portandoalle estreme conseguenze la ricercastrutturale e formale alternativa in-trapresa dalla Ita Construtora neiprogetti precedenti - basata sullo stu-dio della costruzione prefabbricata emodulare del legno, accoppiato all’uti-lizzo di una materia prima prove-niente esclusivamente da quelle areedove la foresta è gestita mediante unapproccio ecosostenibile - raggiungeun grado insuperato di tecnica e pu-rezza costruttive, rappresentato dallasemplificazione estrema del partitostrutturale, che si traduce nella per-fetta definizione del teorema architet-tonico di Olga.

Il sughero: dal tappo di champagne alla casaElvira Tortoriello

Il sughero è un prodotto natu-rale che si ricava dall’ estra-zione della corteccia dellaQuercus suber la quercia dasughero. Questa pianta è unasempreverde, longeva, che cre-sce nelle regioni del Mediter-raneo, in Italia, principalmentein Sardegna (90%), in Porto-gallo, Spagna , Francia, Ma-rocco e Algeria. Il sugheropossiede caratteristiche uni-che, difficilmente riproducibiliartificialmente: è molto leg-gero, elastico, comprimibile,resistente alle abrasioni e im-permeabile a liquidi e gas; hainoltre eccellenti proprietà iso-lanti, acustiche e termiche,oltre che ignifughe. Pertanto èun materiale estremamente

duttile e prezioso, riciclabile al100%. Riciclare il sughero vuoldire: 1. sostenere la produzione deltappo di sughero;2. salvaguardare le sughereteitaliane e mediterranee, impor-tanti habitat ecologici per labiodiversità;3. dare nuovi impulsi alla fi-liera di produzione del sughero,slegandola dal singolo prodotto

del tappo per l'imbottiglia-mento dei vini, ma proponendonuovi impieghi quali l'ediliziasostenibile (isolamento termoacustico), il design (vestiti e ac-cessori, complementi di ar-redo), la bonifica ambientale eil rivestimento interno di bar-che e automobili.Interessante è l’uso in archi-tettura, specie in Portogallo.Dopo le prime applicazioni del-

l’architetto Alvaro Siza Vieriae dell’architetto Souto deMoura (con il padiglione porto-ghese all’Expo 2000 di Hanno-ver) il sughero è statoriproposto da Barbiniarquitec-tos con l’ Eco-cabana nell’areaprotetta di Cascais. concepitacome unità di accoglienza ecome intervento minimo edecosostenibile. La pianta aforma di stella a tre punte, rea-lizzata con travi lamellari, èracchiusa in pannelli di su-ghero di 10 cm. Il prototipo di70 mq è di facile realizzazione,modulare e riciclabile: l’obiet-tivo è realizzare piccoli ‘nidi’ abasso consumo energetico de-stinati a rifugi naturali, strut-ture sanitarie o di ricerca.Ottimizzare gli investimentidisponibili e facilitare la frui-

zione del Parco di Sintra, pa-trimonio dell’Unesco, sonostate le motivazioni principalidi una proposta flessibile, ener-geticamente autonoma e per-fettamente funzionante Ilsughero è gradevole al tatto eall’olfatto, ed è una naturaleprotezione e barriera tra in-terno/esterno. La struttura cel-lulare a nido d'ape in cinquestrati ne garantisce le eccel-lenti proprietà d’isolamentotermo-acustico, di impermeabi-lità a liquidi e gas, elasticità,resistenza al fuoco e durata neltempo. Impenetrabile agli in-setti e roditori, perché indige-sto, e inattaccabile da muffe.Inoltre vi è un controllo diacqua ed energia e un sistemache stabilisce i limiti di con-sumi.

Da più di trent’anniprogetta e realizzastrutture in legno attraverso l’attività di famiglia che si ètrasformata in aziendad’avanguardia

Cristina Abbrunzo

La moda è uno dei tanti set-tori che hanno da tempo fattoi conti con l’emergenza am-bientale e, ormai, l’esseretrendy passa per il riuso crea-tivo di oggetti destinati alladiscarica, materiali biologici,basso impatto ambientale etutela dei diritti. La nuova pa-rola d’ordine è per tutti “soste-nibilità”.La moda ecologica è semprepiù di moda e questo ormai èsotto gli occhi di tutti…E’ già da qualche anno che lepasserelle anche dei piùgrandi marchi, nostrani e non,si tingono di “verde”!La vera novità del momentoè, piuttosto, la diffusione chesta avendo, su territorio na-

zionale, più che una modastrettamente ecologica, unache potremmo definire piùampiamente “etica”.Si tratta nello specifico dimarchi e produzioni “fuori dalcomune” così definiti sia per latipologia dei vestiti e degli ac-cessori realizzati, sia per lamanodopera impiegata, perlo-più composta da detenute sot-toposte a regime carcerario.Da diverso tempo sono natedelle cooperative di lavoro chehanno lo scopo di promuoverela professionalità, il recupero,l'inserimento lavorativo e lacreatività delle persone instato detentivo. Il lavoro è lo strumento più ef-ficace di reinserimento nellasocietà per i detenuti: lo di-cono i numeri, lo dice l’espe-

rienza. Secondo i dati recenti del mi-nistero della Giustizia, nei pe-nitenziari italiani lavorano14.174 detenuti, pari al 20%dei detenuti presenti. Fale-gnameria, legatoria, pellette-ria, serigrafia, cosmetica,alimentare: sono solo alcunidei settori lavorativi in cuioperano i detenuti.Ebbene, nelle carceri d’Italiaoggi si fa anche moda, e nonsolo: si fa moda etica, creativa,e soprattutto ecosostenibile!Moda intesa quindi come oc-casione di produzione e con-sumi responsabili, comespazio in cui è possibile tro-vare un accordo fra etica edestetica, fra creatività ed in-clusione sociale, fra libertà equalità della vita.

Tra le esperienze nazionalipiù significative, ormai casiimprenditoriali di successo, vàsegnalato il marchio Made inCarcere con la sua collezionedi borse realizzate, con scartidi tessuto, dalle detenute delcarcere di Lecce.L’attività della cooperativa,dalla forte valenza sociale,fonda le sue basi su un “recu-pero” duplice: delle “cose” edelle “vite umane”.Scopo principale della coope-rativa sociale è quello di dif-fondere la filosofia della“Seconda chance”: un’altra op-portunità alle detenute e unadoppia vita a tessuti e oggetti.Le stiliste di Made in Carcerelavorano con tutti quei mate-riali che normalmente ven-gono buttati o dimenticati,esaminandoli, rimaneggian-doli e lavorandoli come fosseroi più rari e preziosi al mondo.E così, nel riuso, un pezzo distoffa d'arredamento, un vec-chio cuscino ricamato, acqui-stano una dignità che nonsapevano di avere, e diven-tano borse, scialli, bracciali.Ma questa leccese non è

un’iniziativa isolata. Da norda sud, lungo tutto lo stivale, lamoda etica e sostenibile pro-dotta in carcere si sta diffon-dendo a macchia d’olio.Giusto per citare alcuni altrimarchi segnaliamo: i “GattiGaleotti” di Ecolab a Milanocon la Sartoria di San Vittore,“La casa di Pinocchio” dellacasa circondariale di Torino eil brand calabrese “Cangiari”(in dialetto, cambiare) che la-vora con i beni confiscati allamalavita organizzata.Lontane dalle luci sfavillantidelle passerelle, piccole stili-ste d’Italia, nel chiuso dei lorolaboratori, dietro le sbarre chele detengono, creano abiti eaccessori rispettosi dell’am-biente, con impegno e pas-sione.Poi li mandano al mondo làfuori, perché tutti noi, al diqua delle sbarre, sappiamoche la creatività non si spe-gne, nemmeno con un pro-cesso, una condanna, unatragedia interiore; e se co-struire un mondo pulito sipuò, già dentro le celle, figu-riamoci fuori.

Una tendenza davvero inno-vativa nella moda green èquella lanciata qualchetempo fa al Festival dellaScienza di Edimburgo dallaCatalytic Clothing. Come ri-corda il nome dell’azienda, iltessuto adoperato per glisplendidi abiti consente dipurificare l’aria circostantechi li indossa, attraversouna semplice reazione chi-mica. I tessuti di questi abitisono ricoperti di nano-parti-celle di biossido di titanio,una polvere cristallina inco-lore tendente al bianco efunzionano, appunto, comefoto- catalizzatori. In pre-senza della normale radia-zione solare, luce ed

ossigeno accelerano le rea-zioni chimiche che permet-tono la scomposizione degliagenti inquinanti presentinell’atmosfera e li trasfor-mano in altri agenti non no-civi!Creatori di questo tessutoincredibile sono l’affermata

stilista inglese Helen Storeye il chimico polimero Tony JRyan, i quali assicurano cheun metro quadrato di tes-suto catalitico indossato re-golarmente sarebbe in gradodi scindere e trasformare 0,5grammi di ossidi di azoto algiorno.Pensare che quello che in-dossiamo potrebbe cambiareil modo in cui viviamo, è unacosa bellissima e soprat-tutto, l’aspetto che più colpi-sce degli abiti catalitici èl’altruismo del concettostesso; i benefici, infatti nonarrivano direttamente a chili utilizza, ma a tutti coloroche si trovano vicini.

C.A.

Dalle carceri italiane la moda etica e sostenibileTra riuso creativo dei materiali e recupero sociale

CCatalytic clothing: gli abiti del futuroPurificano l’aria mentre si indossano

Giulia Martelli

Il prossimo marzo a Bangkoksi terrà la 16° Conferenzadelle Parti della Cites (sulcommercio delle specie in pe-ricolo) e tutti: ristoratori, am-bientalisti e consumatorisono con il fiato sospeso … Laconferenza precedente, tenu-tasi a Doha nel 2010, infatti,si è rivelata un fallimento perquanto riguarda la sostenibi-lità ambientale in quantosono state respinte le propo-ste di inserire nelle liste Citesin Appendice I, (quelle cioèche garantiscono il massimogrado di tutela a flora e faunaprevisto dalla convenzione,che ne vieterebbe qualunqueforma di commercio interna-zionale) specie marine seria-mente minacciate diestinzione, come il tonno rossodel Mediterraneo, il corallo ediverse specie di squali. Perqualche altro mese, allora,sarà possibile ordinare senzatimore di rimaner delusi por-zioni di sushi, sashimi, bre-saole e tartarre di tonno, inbarba a tutti gli appelli e allericerche che hanno dimo-strato che proprio questa spe-

cie ittica è attualmente quasiscomparsa a causa di un ec-cessivo sfruttamento e dellapesca illegale. Gli stock ditonno rosso, infatti, si sonoridotti di oltre l’85% in tuttoil mondo rispetto ai livelli incui si è registrato il massimostorico della specie. In Italiaperò la situazione sta cam-biando. Chef e ristoratori no-

strani, infatti, stanno dimo-strando di possedere una co-scienza ecologista davveronotevole impegnandosi a ri-durre l’impatto ambientaledella propria cucina e così,stanno iniziando a sparire daimenù di alcuni tra i più rino-mati relais italiani tutte lespecie minacciate da attivitàdi pesca non rispettose del

periodo di fermo, così da ga-rantirne la riproduzione.Carlo Cracco, il Masterchefitaliano, sostiene la necessitàdi educare i clienti a cibi al-ternativi, ecco così nascere daun’ idea di Moreno Cedroni ilsushi all’italiana mentrenelle cucine più rinomate ilBluefin sta lentamente ce-dendo il posto a specie più co-

muni come la palamita o iltonno alalunga tipico dei no-stri mari. Oltreoceano, però,prevale la logica del denaropiù che quella dell’ambiente edunque, si continua ad assi-stere ad episodi sconcertanticome quello di un imprendi-tore giapponese proprietariodi un’importante catena di ri-storanti che ha speso un mi-

lione di euro per acquistareun tonno di 222 Kg incurantedegli appelli degli ambienta-listi. Davvero cose dell’altromondo! L’ultima parola, al-lora, ai Paesi della Cites conla speranza che vengano sta-bilite regole più ferree ri-spetto alle specie ittiche arischio sul piano della conser-vazione, prevedendo uno stopdella vendita da parte dellagrande distribuzione almenofino al ripopolamento dellostock nel mare, così da perse-guire per una volta la salva-guardia dell’ecosistema e nonsempre e solo il profitto,senza scordare, però, che iconsumatori con i loro com-portamenti di acquisto pos-sono fare davvero molto in talsenso.

«In Italia il Bluefinsta cedendo il

posto a specie piùcomuni come la

palamita o iltonno alalunga»

Via il tonno rosso, è necessario proporre ai clienti cibi alternativi

I menù ecologisti dei Masterchef italiani

Fabio Schiattarella

L’ Uncommon Ground è il locale sta-tunitense, sito a Chicago, dichiaratocome il ristorante più green delmondo. La scelta è stata effettuatadalla Green RestaurantAssociation,una associazione no profit con sede aBoston. Per l’assegnazione del titolosono stati considerati differentiaspetti riguardanti le attività svolteda parte dei ristoranti, con riferi-mento all’utilizzo dell’energia, alle mi-sure di riduzione dell’inquinamento edell’impiego di sostanze chimiche, allaquantità di rifiuti generata, oltre al-l’eco compatibilità degli edifici stessie dei mobili selezionati per l’arreda-mento. Ma quali sono i punti forti delgreen restaurant di Chicago? Inprimo luogo si è focalizzata l’atten-zione sulla riduzione dei rifiuti pro-dotti riuscendo a sottrarre alladiscarica il 95% degli stessi; inoltreha potuto produrre energia rinnova-bile direttamente nella propria sedeed ha deciso di utilizzare un sistemadi illuminazione a basso consumo.All’interno del ristorante sono statiimpiegati ingredienti sostenibili perla preparazione dei piatti. Nelle duesedi del ristorante presenti a Chicago

sono stati utilizzati per il 24% ali-menti di origine locale, provenienti danon più di 300 miglia di distanza.Dalla presenza di un tetto verde adi-bito ad orto collocato al di sopra dellasede di Uncommon Ground situata inWest Devon Avenue deriva la prefe-renza per gli ingredienti a chilometrizero da utilizzare direttamente nellacucina del ristorante. Il tetto verdedell’ Uncommon Ground è stato ilprimo a ricevere una certificazionebiologica all’interno della nazione, ri-conoscimento che è stato assegnatonel 2008. È stata infine data rilevanzaalle caratteristiche degli alimenti ac-quistati ed utilizzati per la prepara-zione dei piatti serviti: il 71% di essisono vegani ed il 24% sono vegeta-

riani. Il sindaco di Chicago, RahmEmanuel, ha descritto UncommonGround come un esempio delle buonepratiche che tutta la città dovrebbeimitare, in particolare relativamenteall’utilizzo responsabile di acqua e dienergia, alla coltivazione di alimentiin maniera sostenibile e ad una ge-stione degli affari che tenga conto delrispetto dell’ambiente. L’idea di un ristorante che abbia unorto coltivato biologicamente a pro-pria disposizione rende possibile ser-vire all’interno del locale piatti distagione preparati con ingredienti achilometri zero e sempre freschi, nelpieno rispetto dell’ambiente e dellasalute. Un esempio sicuramente daimitare.

Il “Green Restaurant” di Chicago

Eleonora Ferrara

Quando e come va tutelato illavoratore dipendente. Sem-pre più spesso ci si ritrova aporsi questa domanda e quasimai si perviene ad una rispo-sta soddisfacente.In un momento storico, comequello attuale, in cui man-cano sicuramente dei riferi-menti certi, il lavoratore, deltutto demotivato, continua aricercare unicamente nellalegge, che in campo lavori-stico cambia continuamente,l’unico appiglio possibile perfare chiarezza sulla propriasituazione.La legge tutela il lavoratoresotto il profilo economico, fi-sico e morale, garantendogliin tal modo l’integrità moralee fisica.La Costituzione e lo Statutodei Lavoratori ne sonoespressione e presupposto ne-cessario, trovando piena at-tuazione nel contratto dilavoro, strumento attraversoil quale le parti dichiarano edefiniscono gli accordi presi,specificando diritti e doveri dientrambe. Il Governo ha poi costituitodegli organi di tutela del la-voro, quali:• il Ministero del Lavoro edelle Politiche Sociali checontrolla e interviene comemediatore nelle vertenze tradatori e lavoratori;• l’Ispettorato del Lavoro, cheè l’organo di vigilanza per ilrispetto della norme sul la-voro;• l’Ufficio del Lavoro, Agenzieper il lavoro e Centri per l'im-piego istituiti per il colloca-mento dei lavoratori el’assistenza agli emigrati.Da più parti, comunque, si la-menta la difficile situazionein cui versano i dipendentipubblici che, a causa delblocco dei contratti sono de-stinati a subire una notevole

perdita economica.Lo stipendio non cresce, con ilcontestuale aumento della di-soccupazione.La crisi investe, natural-mente, anche i lavoratori delsettore privato.Sempre più giovani sonopronti ad accettare qualsiasiimpiego, anche precario, purdi guadagnarsi una retribu-zione.Molti giovani, alla ricerca delprimo impiego, diventandooperatori di call center, sonoriusciti a costruirsi una car-riera importante passandodal ruolo di operatore a quellodi coordinatore, per poi spe-cializzarsi in una specificaarea funzionale. C’è chi, infine, come Montipropone un nuovo contrattodi lavoro, al fine di contra-stare la precarietà.I punti fondamentali di que-sto nuovo tipo di contratto dilavoro sono definiti dal giu-slavorista Pietro Ichino. Alla base c'è l'obiettivo di az-

zerare la precarietà, ma perfare questo occorre renderepiù flessibile e meno penaliz-zante per il datore di lavoro ilcontratto a tempo indetermi-nato. L'idea di Monti e Ichinoè quella di prevedere per que-sto nuovo contratto a tempoindeterminato, la possibilità,durante il primo biennio, daparte dell’azienda di poter li-cenziare il dipendente, pa-gando un indennizzoproporzionato ai mesi di im-piego, con l’obbligo di aiutarloa ritrovare un lavoro. Tutto ciò non tutela assoluta-mente il lavoratore, anzi nemortifica la professionalità.L’impegno, la serietà nel por-tare a termine il proprio la-voro, nell’interesse di chiripone nel lavoratore la pro-pria fiducia, sono sviliti dauna convulsa quantificazionedella qualità.

GREEN ECONOMYSulla GU n.21 del 25-1-2013 è pubblicata laCirc. (Min Amb) 18 gennaio 2013, n. 5505, diattuazione dell’articolo 57 del decreto-legge n.83 del 22 giugno 2012, convertito, con modifi-cazioni, dalla legge n. 134 del 7 agosto 2012,recante: «Misure per lo sviluppo dell’occupa-zione giovanile nel settore della green eco-nomy».EDILIZIA GREENIl DM 22 novembre2012 (GU n.21 del25-1-2013) ha modi-ficato l’Allegato A deldecreto legislativo 19agosto 2005, n. 192,recante attuazionedella direttiva2002/91/CE relativaal rendimento ener-getico nell’edilizia. SOSTANZE PERI-COLOSEIl Regolamento (UE)n. 73/2013 dellaCommissione, del 25gennaio 2013, recante modifica degli allegatiI e V del regolamento (CE) n. 689/2008 delParlamento europeo e del Consiglio sul-l’esportazione ed importazione di sostanzechimiche pericolose, è pubblicato sulla GUUEL26 del 26-1-13OZONOSulla GUUE C25 del 26-1-13 è pubblicata laComunicazione 2013/C 25/06 della Commis-sione Europea destinata alle imprese che in-tendono importare nell’Unione europea oesportare dall’Unione europea nel 2014 so-stanze controllate che riducono lo strato diozono e alle imprese che intendono produrreo importare nel 2014 tali sostanze per usi es-

senziali di laboratorio e a fini di analisi.IMPIANTO MOBILE FRANTUMA-ZIONE PIETRISCO, VA AUTORIZZATOLa sola produzione di sostanze (eventual-mente nocive) che vengono immesse nell'at-mosfera è sufficiente a rendere necessarial'autorizzazione prevista dall'articolo 279,Dlgs 152/2006, a nulla rilevando il fatto che

a procurarle sia unimpianto mobile ofisso. Secondo la Cas-sazione (sentenza 7gennaio 2013, n. 191)infatti, un impiantosingolo dotato di au-tonomia operativarientra pur semprenel concetto di "stabi-limento" di cui all'ar-ticolo 268, lettera h),Dlgs 152/2006 per ilquale è previsto l'ob-bligo di autorizza-zione. L'unica ipotesiin cui i singoli im-pianti (mobili o non)

non necessitano di autorizzazione si haquando gli stessi sono "coperti" dall'autoriz-zazione di una più vasta realtà produttiva.L'emissione di polveri provenienti dall'im-pianto mobile oggetto della sentenza, accer-tato che vi sono state consistenti emissioni dipolveri, risultato della frantumazione, inol-tre, integra il reato di "getto pericoloso dicose", previsto dall'articolo 674 del Codice pe-nale, e consistente nel "gettare o versare coseatte a offendere, imbrattare o molestare per-sone".http://reteambiente.it/news/17850/im-pianto-mobile-frantumazione-pietrisco-va-autori/

A.T.

La tutela del lavoratore dipendente

Viaggio nelle leggi ambientali

LLAVORO E PREVIDENZA

Andrea Tafuro

A Genova qualche anno fa hoconosciuto alcune donne chevivevano chiedendo l'elemo-sina davanti ai supermercati.Ad un certo punto arrivò ilServizio Sociale del comuneche iniziò un progetto di svi-luppo con loro, nacquero cosìdelle cooperative per produrredei manufatti ricamati. Arrivòil giorno che queste donne tor-narono a vendere i fazzolettidoni, alla gente, frutto del lorolavoro, proprio di fronte a queisupermercati dove avevanochiesto l'elemosina. Nei primigiorni io continuavo a dareancora l'elemosina, i soldi, manon volevo il fazzoletto, finchéuna di quelle donne mi disse:“Se non vuoi il fazzoletto, noinon vogliamo i soldi”. Ho de-scritto questa esperienza perparlare di un tema oramai indisuso nella nostra societàturbocapitalista: il dono. Pre-metto che voglio parlare deldono non inteso come regalo,ma come riconoscimento del-l'altro in una relazione di re-ciprocità e di ricerca dellafelicità. Il concetto di cui parloè quello che ha origine dallaparola latina “munus”, cioè undono che obbliga a uno scam-

bio. L’aggettivo derivato è“communis” e sta ad indicarechi ha in comune dei “munia”,cioè dei doni da scambiarsi.Communis significa quindi:essere legati insieme, colle-gati dall’avere comuni doveri,dal condividere comuni sorti,dall'essersi scambiati undono. Il continuo scambiarsicrea un sistema di compensa-zione, che quando gioca all’in-terno di uno stesso ambientedetermina una comunità, cioèun insieme di uomini uniti daquesto legame di reciprocità.Quindi la categoria fondativadel circuito del dono non è lagratuità, ma la reciprocità.Nelle dotte azioni dei profes-sori, che ci curano per usciredalla crisi, non è compreso ilmessaggio che la reciprocitàdel dono è una caratteristicadello scambio economico, è ilsimbolo dell'equità dei rap-porti tra simili nelle societàcontemporanee. Anzi, essendotecnici, ci dicono che il pro-dotto, sia esso economico o so-ciale assume sempre più ilvolto ambiguo di un dono chela società dei consumi fa al-l'individuo, in cambio dei suoiservigi. Nel loro vocabolarionon sono compresi concetticome: reciprocità, redistribu-

zione e scambio. Negli scambiregolati dalla reciprocità, sonogli individui e le relazioni adassurgere ad un posto cen-trale. Nel nostro agire quoti-diano l’ambiente è un’entitàviva che elargisce doni, pre-tendendo che ci si assumaverso di lei certe responsabi-lità. In questa concezione èfondamentale che il mondosia per noi una rete infinita direlazioni, che si estendono,penetrano nell’intera condi-zione sociale dell’individuo esi applicano a tutti e a tutto,incluso la terra. Le persone

sono collegate al loro am-biente fisico e naturale attra-verso le esperienze vissute.L'individualismo esasperato ela difficoltà di relazione ripro-pone il dilemma: battersi, op-pure venire a patti. Qui entrain gioco la redistribuzione.Nella relazione di reciprocitàc'è l'accettazione del rischio,che si può dare e non riceverequando si chiede. Ma è un ri-schio che si può annullare solocon la fiducia nell'altro. Com-prendendo i bisogni dell'altroe soddisfacendo le nostre ne-cessità, possiamo superare le

limitazioni dello scambio edinaugurare una società che ri-distribuisce futuro, nella mi-sura in cui i nostri doniriescono a dare sostanza allasperanza. Per riuscire a daree creare futuro, abbiamo biso-gno di riformare e liberaliz-zare il tema dello scambio.Alle aride logiche di mercato,contrapponiamo una logica didistribuzione di beni che sifonda sullo scambio fondatosull'aspettativa di riceverealtri beni in modi stabiliti. Mirendo conto che parlare didono oggi suona come qual-cosa di anacronistico. Nellasocietà della rapacità consu-mista l’uomo si è abituato acomprare quasi tutto, i suoisogni e i suoi desideri. Il suo immaginario è stato co-lonizzato. Il dono ha un ruolomarginale nella sua vita. I re-gali, nelle società ricche tro-vano posto in occasioni benprecise: il compleanno, unmatrimonio. Ma il valore deldono va al di là di quello checomunemente la gente pensa.Ha una funzione sociale im-portantissima che è quella dicreare legami. Il concetto didono è radicato nella storiadell’essere umano e, oggi piùche mai, è importante tornarea parlare di dono. Le diffe-renze tra il dono e lo scambiomercantile, sono almeno tre.Il primo concerne la libertà. Ildono è libero, non vi è nessunvincolo e nessun contratto checi spinga a donare o a ricam-biare. La seconda differenzariguarda la valutazione chefacciamo dell’altro. A diffe-renza dello scambio mercan-tile, nel dono non esistonogaranzie. Questo presupponeed alimenta fiducia in chi dà ein chi riceve. L’ultimo aspettoriguarda ancora il rapporto direciprocità che si instaura at-traverso il dono. Lo scambio mercantile è in-centrato sull’abolizione del de-bito: al termine dellatransazione le parti risultanorispettivamente proprietariedel bene scambiato e prive diobblighi nei confronti dell’al-tra parte. Il dono, induce al-l’indebitamento. Infatti, ladimensione prolungata neltempo nella restituzione deldono crea un debito che man-tiene attivo il legame tra ledue o più parti.

Raffaele Ruffo

Mio compagno a Genova èFra Raf, grande bassistametal. Con lui abbiamo con-diviso tante battaglie e gli hochiesto di parlarci del dono inriferimento alla sua Africa.Eccolo...Cosa mi ha spinto adandare nella RepubblicaCentrafricana, uno dei paesipiù poveri del continenteafricano? Semplice, il deside-rio di rispondere ad unapressante richiesta fatta dalsuperiore dei frati cappuccinilì operanti: il bisogno di frati“professori” disposti ad an-dare a tenere un corso di teo-logia ai giovani studenticentrafricani che si prepa-rano al ministero sacerdo-tale. A quanto pare ladisponibilità ad andare lag-giù non è una cosa scontata.In effetti, insegnare nellostudentato di Bouar, davantia pochi studenti, il mio primoanno erano solo due, in unpaese tra i più poveri delmondo, non fa certo carrierao prestigio. Quando sentiiquell’appello, nel mio cuoredissi subito di sì. Di fronte

agli amici che mi facevano icomplimenti per il mio an-dare in Africa, immaginandochissà quali esperienze dimissione potessi fare: aiu-tare i bambini poveri, pren-dersi cura dei malati, io misentivo quasi imbarazzato,perché dovevo spiegare chenon andavo a fare niente ditutto quello, ma solo a tenereun corso di teologia ai frati.Non andavo a donare deisoldi o altri beni materiali,ma, attraverso l’insegna-mento, in fondo, andavo a do-nare un po’ di me stesso… Lamia è stata una bellissimaesperienza di “condivisione”fraterna. Nell’insegnamento

ho cercato di dare il meglio dime, pur nella non perfettapadronanza del francese, cer-cando di condividere con glistudenti, oltre i contenuti delcorso, la mia esperienza difrate che vive in Occidente e,a mia volta, ascoltando conmolta attenzione la loroesperienza di giovani fraticappuccini africani. Ci siamocosì arricchiti a vicenda. Misono sentito subito a casa.Tra le altre cose, ho potutonotare lo spiccato senso digratitudine presente nei cen-trafricani, tanto che quandosalutavo qualcuno di loro,questi spesso mi rispondeva:“Merci!”. Come a dire: “Gra-zie che ti sei accorto di me emi auguri una giornata be-nedetta!”. Ho capito che ilsemplice donare il saluto adun estraneo può diventareun’esperienza condivisione ecomunione fra gli uomini.Tornando alla vita del con-vento, ho ammirato con gioiail modo davvero sentito concui festeggiavano gli onoma-stici dei frati. Il giorno del-l’onomastico uno studente siimpegna a cuocere una torta,

un altro prepara un piccolovasetto di fiori che pone sulposto dove solitamente man-gia il festeggiato e, poi, allafine del pranzo, prima dimangiare insieme il dolce, lostudente decano si alza ementre tutti si azzittiscono,prende la parola facendo gliauguri al festeggiato, conclu-dendo con un commoventis-simo canto in lingua locale.Non erano parole scontate odi circostanza, si percepiva,infatti, che venivano dal pro-fondo del cuore. Confesso cheil mio più bell’onomasticol’ho festeggiato proprio lì inCentrafrica. È stato partico-larmente toccante anche l’ul-timo saluto prima del mioritorno in Italia. Anche inquell’occasione discorso so-lenne da parte di uno stu-dente, che a nome di tutti glialtri, mi ha espresso il lorosentito ringraziamento per ilfatto di essere venuto dallalontana Italia fino lì in Cen-trafrica proprio per loro, adaiutarli nella loro formazioneteologica e spirituale.È pro-prio vero che il dono di sé nonconosce latitudini…

Il dono di sè non conosce latitudini

Per conoscere Fra Raf: Per conoscere Fra Raf: www.cadesseilmondo.comwww.cadesseilmondo.com

Fra Raf e la rivoluzione della gratuità. Dare, ricevere e ricambiare

9 Febbraio 2013 – Orto Botanico di Portici: “Carnevale nel Bosco”, laboratorio di riciclo creativo

10 Febbraio 2013 – Carnevale di Palma Campania (NA)

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