Magazine Arpa Campania Ambiente n. 18 del 30 settembre 2016

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Rapporto sul dissesto idrogeologico 2015! M Morlando a pag.3 Paparo a pag.5 Zurigo, regina della sostenibilità Fanelli a pag.10 Sul sito meteoarpac.it tutti i dati del Centro Meteo Clima dell’Agenzia LE PREVISIONI METEOAMBIENTALI DELL’ARPAC La principale competitor, il fornitore o l’azienda dove lavora il vostro compa- gno. Si ha l’imbarazzo della scelta nel decidere l’azienda da sfidare a colpi di pedalata. È Bike Challenge Italia 2016, l’iniziativa della FIAB (Federa- zione Italiana Amici della Bicicletta) che invita le imprese pubbliche e pri- vate alla competizione gratuita aperta dal 16 settembre al 31 ottobre... La Bobbing Forest di Rotterdam Oltre che del porto più grande d’Eu- ropa e del mastodontico ponte Era- smusbrug sul fiume Nieuwe Maas, da qualche mese Rotterdam può benefi- ciare di una nuova (e piuttosto insolita) attrazione green: la cosiddetta Bob- bing Forest (foresta galleggiante), che ne qualifica e ne caratterizza forte- mente il ruolo di città tra le più soste- nibili del vecchio continente. L’idea è nata nel 2014, per una intuizione del noto ed apprezzato artista e designer colombiano Jorge Bakker... Palumbo a pag.11 Spes: un progetto di monitoraggio ambientale L’espressione “Terra dei Fuochi” identifica un’area specifica nella quale è av- venuta per anni la combustione incontrollata di rifiuti industriali e urbani il- lecitamente sversati su suolo o interrati con conseguente rilascio di diossine, composti diossino-simili e i policlorobifenili. Per il monitoraggio delle matrici ambientali e animali, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno (IZSM) di Portici (ente promotore) insieme all’Istituto Nazionale Tumori “Fon- dazione G. Pascale” (centro coordinatore) ha intrapreso il progetto SPES (Stu- dio di Esposizione nella Popolazione Suscettibile)che utilizza la distribuzione spaziale delle sorgenti di contaminazione ed i valori di concentrazione... Femiano a pag.4 PRIMO PIANO ISTITUZIONI NATURA & BIODIVERSITÀ È certamente superfluo ri- portare tutta la normativa del settore e ricordare quanto sia importante la co- noscenza dei rischi idrogeo- logici, quindi, descriveremo subito i punti principali... Tumore pancreas: nuove procedure di intervento L’associazione chirurghi ospedalieri italiani, presieduta da Carlo Molino ha organizzato un convegno all'ospedale Cardarelli di Napoli, dove da qualche tempo è stato adottato una nuova pro- cedura di intervento per pazienti altri- menti inoperabili.Tale innovazione è stata introdotta alla luce dei dati sulla migrazione sanitaria in Campania,di- scussi proprio durante la convention,e che non risultano per nulla incorag- gianti: nell’ambito della regione, in- fatti, questo fenomeno continua a risultare un grave problema... Cuoco a pag.12 Il Centro Meteorologico e Climatolo- gico della Campania - CEMEC - è la struttura operativa dell′ Arpac dedi- cata a svolgere previsioni e valuta- zioni meteoambientali. La sua istituzione risale al 2004, grazie al- l'operato dei dirigenti Arpac Giuseppe Onorati e Nando Scala su impulso della Giunta Regionale della Campa- nia che ha promosso la realizzazione, con il cofinanziamento comunitario, POR Campania 2000-2006, Misura 1.1, del “Sistema regionale di monito- raggio ambientale” comprendente anche il progetto “Meteorologia”. Il CEMEC svolge l′attività meteo e cli- matologica finalizzata alle applica- zioni in campo ambientale a scala re- gionale. Tale attività si basa sull'utilizzo di un sistema informatico, completamente virtualizzato di re- cente, utilizzato per l'elaborazione dei dati, l'esecuzione di modelli numerici e la loro pubblicazione su internet al- l'indirizzo www.meteoarpac.it. Il CEMEC fornisce al pubblico e agli enti istituzionali sia prodotti meteo- climatici di base, sia prodotti meteo- ambientali tematici, attualmente focalizzati sulla qualità dell'aria e sullo stato del mare. D’Ambrosio-Onorati a pag.7 Giulia Civita, la Montessori del mare Tafuro a pag.19 DAL MONDO Le alte temperature e la salute degli oceani Un nuovo allarme per surri- scaldamento globale è stato lanciato dall'Unione Interna- zionale per la Conservazione della Natura (Iunc, ndr), in occasione del congresso mon- diale tenutosi alle Hawaii. BIKE CHALLENGE I TALIA: SFIDA SU DUE RUOTEEsposito a pag.16

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Rapporto sul dissestoidrogeologico 2015!

MMorlando a pag.3

Paparo a pag.5

Zurigo, regina dellasostenibilità

Fanelli a pag.10

Sul sito meteoarpac.it tutti i dati del Centro Meteo Clima dell’Agenzia

LE PREVISIONI METEOAMBIENTALI DELL’ARPAC

La principale competitor, il fornitore ol’azienda dove lavora il vostro compa-gno. Si ha l’imbarazzo della scelta neldecidere l’azienda da sfidare a colpi dipedalata. È Bike Challenge Italia2016, l’iniziativa della FIAB (Federa-zione Italiana Amici della Bicicletta)che invita le imprese pubbliche e pri-vate alla competizione gratuita apertadal 16 settembre al 31 ottobre...

La Bobbing Forest di Rotterdam

Oltre che del porto più grande d’Eu-ropa e del mastodontico ponte Era-smusbrug sul fiume Nieuwe Maas, daqualche mese Rotterdam può benefi-ciare di una nuova (e piuttosto insolita)attrazione green: la cosiddetta Bob-bing Forest (foresta galleggiante), chene qualifica e ne caratterizza forte-mente il ruolo di città tra le più soste-nibili del vecchio continente. L’idea ènata nel 2014, per una intuizione delnoto ed apprezzato artista e designercolombiano Jorge Bakker...

Palumbo a pag.11

Spes: un progetto di monitoraggio ambientaleL’espressione “Terra dei Fuochi” identifica un’area specifica nella quale è av-venuta per anni la combustione incontrollata di rifiuti industriali e urbani il-lecitamente sversati su suolo o interrati con conseguente rilascio di diossine,composti diossino-simili e i policlorobifenili. Per il monitoraggio delle matriciambientali e animali, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno(IZSM) di Portici (ente promotore) insieme all’Istituto Nazionale Tumori “Fon-dazione G. Pascale” (centro coordinatore) ha intrapreso il progetto SPES (Stu-dio di Esposizione nella Popolazione Suscettibile)che utilizza la distribuzionespaziale delle sorgenti di contaminazione ed i valori di concentrazione...

Femiano a pag.4

PRIMO PIANO ISTITUZIONI

NATURA & BIODIVERSITÀ

È certamente superfluo ri-portare tutta la normativadel settore e ricordarequanto sia importante la co-noscenza dei rischi idrogeo-logici, quindi, descriveremosubito i punti principali... Tumore pancreas: nuove

procedure di intervento

L’associazione chirurghi ospedalieriitaliani, presieduta da Carlo Molino haorganizzato un convegno all'ospedaleCardarelli di Napoli, dove da qualchetempo è stato adottato una nuova pro-cedura di intervento per pazienti altri-menti inoperabili.Tale innovazione èstata introdotta alla luce dei dati sullamigrazione sanitaria in Campania,di-scussi proprio durante la convention,eche non risultano per nulla incorag-gianti: nell’ambito della regione, in-fatti, questo fenomeno continua arisultare un grave problema...

Cuoco a pag.12

Il Centro Meteorologico e Climatolo-gico della Campania - CEMEC - è lastruttura operativa dell′ Arpac dedi-cata a svolgere previsioni e valuta-zioni meteoambientali. La suaistituzione risale al 2004, grazie al-l'operato dei dirigenti Arpac GiuseppeOnorati e Nando Scala su impulsodella Giunta Regionale della Campa-nia che ha promosso la realizzazione,con il cofinanziamento comunitario,POR Campania 2000-2006, Misura1.1, del “Sistema regionale di monito-raggio ambientale” comprendenteanche il progetto “Meteorologia”. Il CEMEC svolge l′attività meteo e cli-

matologica finalizzata alle applica-zioni in campo ambientale a scala re-gionale. Tale attività si basasull'utilizzo di un sistema informatico,completamente virtualizzato di re-cente, utilizzato per l'elaborazione deidati, l'esecuzione di modelli numericie la loro pubblicazione su internet al-l'indirizzo www.meteoarpac.it.Il CEMEC fornisce al pubblico e aglienti istituzionali sia prodotti meteo-climatici di base, sia prodotti meteo-ambientali tematici, attualmentefocalizzati sulla qualità dell'aria esullo stato del mare.

D’Ambrosio-Onorati a pag.7

Giulia Civita,la Montessori del mare

Tafuro a pag.19

DAL MONDO

Le alte temperature e la salute degli oceaniUn nuovo allarme per surri-scaldamento globale è statolanciato dall'Unione Interna-zionale per la Conservazionedella Natura (Iunc, ndr), inoccasione del congresso mon-diale tenutosi alle Hawaii.

BIKE CHALLENGE ITALIA:SFIDA “SU DUE RUOTE”

Esposito a pag.16

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Alessia Esposito

Sono dodici i siti UNESCO chepotrebbero presto rientrarenella lista dei Patrimoni UNE-SCO a rischio secondo ilWWF. Tre quelli italiani mi-nacciati secondo l’associazioneambientalista: le isole Eolie, ilDelta del Po e la Laguna diVenezia. I pericoli derivano inmaniera preponderante da at-tività economiche nocive comel’agricoltura intensiva, lo sfrut-tamento energetico, la man-cata sostenibilità delle infra-strutture. E ciò accade nonostante i sitisiano tutelati anche dalle di-rettive Uccelli e Habitat del-l'Unione Europea e faccianoparte della rete europea Na-tura 2000 delle aree protette:una legislazione che c’è, mache spesso non viene appli-cata.Il simbolo di questa mancataattenzione alla protezione deipatrimoni dell’umanità è, se-condo il WWF, il Parco di Do-ñana (Spagna meridionale) sucui si è concentrato infatti l’in-dagine del Dalberg Global De-velopment Advisors “SalvareDoñana: dal pericolo alla pro-sperità”. Il sito UNESCO è

particolarmente minacciatodal sovrasfruttamento delle ri-sorse idriche e conseguente al-larme di inaridimento.Le attività umane, mille pozzie tremila ettari di allevamentiillegali, le conseguenti modifi-che apportate all’alveo delfiume interessato hanno cau-sato una riduzione dell’80%delle acque. Senza contare idanni delle attività estrattiveavvenuti in passato a cui si ag-giungono ulteriori concessioniper proseguire nelle estra-zioni.Uno degli effetti più pericolosidel cattivo stato di Doñana èla perdita della biodiversitàconseguente a quella dell’habi-tat. Il Parco ospita infatti oltrequattromila specie animali,sei milioni di uccelli migratorie la lince iberica, tra i felinipiù rari al mondo. Una situazione preoccupanteancor di più perché teorica-mente, per tutte le sue virtù, ilparco è tutelato da diversi ac-cordi internazionali e protettoda molti titoli di conservazione(oltre ad essere Patrimoniodell’umanità è parco nazio-nale, sito Ramsar, sito Natura2000, riserva della Biosferadall'Unesco).

Un danno che investe anche ilmercato del lavoro perché Do-ñana offre lavoro a 200.000abitanti nell’industria dellapesca, dell'agricoltura, nellaricerca e nell'ecoturismo. Laproduzione spagnola di fragole- un comparto che genera pro-fitti per 400 milioni di euroannui – arriva per il 70% pro-prio dal Parco. A proposito della situazione diDoñana, il direttore del WwfSpagna, Juan Carlos delOlmo, conferma che sia “traquelli più a rischio nel patri-monio mondiale", come delresto Geneviève Pons, diret-tore del Wwf Ufficio politicoeuropeo, che sostiene: "il ri-schio è che Doñana possa es-sere perso per sempre, cosìcome molte altre aree protettee specie in Europa. Le attivitàche stanno danneggiandol’area violano le leggi europee,norme che tutti i governi del-l'Ue hanno l'obbligo di appli-care e che devono essererafforzate dalla Commissioneeuropea". Quest’ultima ha ora avviatoalcune procedure di infrazionecontro il governo spagnolo. Siriuscirà a salvare Doñana?

(foto da www.wwf.it)

WWF: a rischio alcuni siti Unesco

Il report dell’Inventario Annuale delle Emissioni dell’UnioneEuropea, recentemente pubblicato dall’Agenzia Europea perl’Ambiente (EEA), rivela dati interessanti sulla riduzione dinumerosi inquinanti in atmosfera.I limiti di emissione per ossidi di zolfo, ossidi di azoto, com-posti organici volatili e ammoniaca sono fissati dal Protocollodi Göteborg allegato della Convenzione delle Nazioni Unitesull’inquinamento atmosferico transfrontaliero a grande di-stanza (LRTAP). Il documento mira a limitare e, per quantopossibile, ridurre gradualmente e prevenire, l’inquinamentoatmosferico.Le emissioni di molti degli inquinanti coinvolti dalla Con-

venzione sono tuttaviascese notevolmente a par-tire dal 1990. Tra questi itre inquinanti atmosfericiin primo luogo responsabilidella formazione di ozonotroposferico (O3): monos-sido di carbonio, compostiorganici volatili e ossidi diazoto sono stati ridotti ri-spettivamente del 65%,60% e 55%. Nell’Ue-28, leemissioni di ossidi di zolfosono inoltre diminuite

dell’88% dal 1990 grazie a misure come il passaggio a com-bustibili con basso tenore di zolfo (come il gas naturale), ladesolforazione dei gas in impianti industriali e le direttivecomunitarie relative al tenore di zolfo di alcuni combustibililiquidi. Le emissioni di Pm10, Pm2,5 e black carbon sonoscese rispettivamente del 23%, 25% e 42% a partire dal 2000.Le emissioni di metalli pesanti come piombo, cadmio e mer-curio, così come di diossine, furani, esaclorobenzene e poli-clorobifenili, sono diminuite a partire dal 1990, di circa il66%. Caso diverso e in controtendenza, invece, per l’ammo-niaca. Il 94% delle emissioni di NH3 in Europa è causato dal-l’agricoltura, principalmente da attività come lo stoccaggiodel letame, la diffusione di liquami e l’uso di fertilizzanti con-tenenti azoto. Il problema è che l’ammoniaca è un inqui-nante che contribuisce all’eutrofizzazione e all’acidificazionedegli ecosistemi e gioca un ruolo importante nella forma-zione della componente secondaria del particolato presentenell’atmosfera, che danneggia la salute umana. Per la primavolta nell’UE, nel 2014, questo tipo di emissioni sono lieve-mente aumentate rispetto al limite del 2010.Secondo gli esperti, l’aumento delle emissioni di ammoniacanel 2014 è dovuto principalmente agli incrementi che si sonoverificati in Francia, Germania e Spagna. Quattro Paesi(Finlandia, Germania, Paesi Bassi e Spagna) hanno anchesuperato i loro massimali individuali per questo inquinantenel 2014.

L’inventario annualedelle emissioni UE

Le aree protette, tra direttive europee e tristi realtà

Giù i livelli di tutti gli inquinanti, tranne l’ammoniaca

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Angelo Morlando

È certamente superfluo ripor-tare tutta la normativa delsettore e ricordare quanto siaimportante la conoscenza deirischi idrogeologici, quindi,descriveremo subito i puntiprincipali dell’ultima pubbli-cazione ISPRA in merito (n.233/2015). Il capitolo 1 è focalizzato sullapericolosità da frana; il capi-tolo 2 descrive l'attuazionedella Direttiva Alluvioni, gliscenari di pericolosità idrau-lica e di rischio e i Piani di Ge-stione del Rischio Alluvioni; ilcapitolo 3 fornisce un quadrosinottico per le aree a mag-giore pericolosità, in terminidi numero di comuni e di su-perfici; il capitolo 4 presenta idati relativi all'erosione co-stiera; il capitolo 5 contienegli indicatori di rischio perfrane e alluvioni. Per quanto attiene ai feno-meni franosi, i cittadini e gliaddetti di settore hanno a di-sposizione l’Inventario dei Fe-

nomeni Franosi in Italia (Pro-getto IFFI) che costituisce labanca dati italiana più com-pleta e di dettaglio(http://www.progettoiffi.isprambiente.it). Le frane censite nell’Inventa-rio dei Fenomeni Franosisono 528.903 e interessanoun’area di 22.176 kmq, pari al7,3% del territorio nazionale. Per quanto attiene al rischioalluvioni, nelle more del rag-giungimento della piena ope-ratività delle Autorità diDistretto, le Autorità di ba-cino sono state mantenute infunzione, ma, è giusto ricor-darlo, fra poco saranno tra-scorsi quasi 30 anni dalletragedie di Sarno, Quindici,Bracigliano e Siano. Si potevae si doveva fare di più. I co-muni interessati da aree a pe-ricolosità da frana elevata(P3) molto elevata (P4) e dapericolosità idraulica media(P2) sono 7.145 pari all’88,3%dei comuni italiani. La mappatura è ben definita,ma mancano risorse e pro-

grammazioni affidabili perl’esecuzione degli interventi.Le mosaicature delle aree apericolosità da frana PAI edelle aree a pericolositàidraulica sono facilmente di-sponibili, in quanto pubbli-cate sul Geoportale ISPRA(http://www.geoviewer.ispra-ambiente.it) e sulla piatta-forma cartografica ItaliaSicura (http://mappa.italia-sicura.gov.it). Per quanto at-tiene l’erosione costiera, èconfermata la tendenza del-l’erosione complessiva. I tratti in progradazione sonoquelli che hanno attivato daanni una politica di preven-zione efficacia. Da questabreve sintesi emerge che glistrumenti ci sono, mancaun’organizzazione che affidicompiti certi in tempi certicon una cabina di regia unica,dove le scelte siano ampia-mente trasparenti. In mancanza di tutto ciò, con-tinueremo ad assistere ad in-terventi post emergenza opost tragedia.

Rapporto sul dissesto idrogeologico 2015È possibile una programmazione affidabile per ridurre i rischi ?

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Rossella Femiano

L’espressione “Terra dei Fuo-chi” identifica un’area speci-fica nella quale è avvenutaper anni la combustione in-controllata di rifiuti indu-striali e urbani illecitamentesversati su suolo o interraticon conseguente rilascio didiossine, composti diossino-si-mili e i policlorobifenili. Per il monitoraggio delle ma-trici ambientali e animali,l’Istituto Zooprofilattico Spe-rimentale del Mezzogiorno(IZSM) di Portici (ente promo-tore) insieme all’Istituto Na-zionale Tumori “FondazioneG. Pascale” (centro coordina-tore) ha intrapreso il progettoSPES (Studio di Esposizionenella Popolazione Suscetti-bile)che utilizza la distribu-zione spaziale delle sorgentidi contaminazione ed i valoridi concentrazione misuratinelle diverse matrici nell’am-bito del Piano di MonitoraggioIntegrato “Campania Traspa-rente”. Nell’area della “Terradei Fuochi”, la presenza di sitiinquinati oltre allo scarsostato qualitativo dei corpiidrici superficiali e sotterra-nei rende molto più com-plessa la definizione dellapopolazione esposta ovverocon medesimo “indice di ri-schio potenziale” in quantotali elementi vanno a som-marsi con altri fattori di ri-schio: stile di vita (fumo,alimentazione squilibrata,ecc.), attività professionale einquinamento delle matriciambientali. Ne deriva un’au-mentata suscettibilità alle pa-tologie cronico-degenerativepur essendo ampiamente ri-conosciuto, da letteraturascientifica,che l’effetto combi-nato di diversi fattori di ri-schio non ha le stesseconseguenze sulle persone,anche se appartenenti al me-desimo gruppo familiare, inquanto esiste una specifica ri-sposta individuale (genetica)al danno. La complessità determina lanecessità di attivare uno stu-dio con approccio innovativo,non-convenzionale, multi di-sciplinare e multi-parame-trico in grado di perseguireuna sola finalità: la valuta-zione della relazione tra in-

quinanti ambientali (Metallipesanti, IPA, PCB, Diossine,ecc) e Salute in Campania.Essa verrà raggiunta me-diante due obiettivi specifici:- la quantificazione diretta, inun ampio campione di popola-zione (4200 soggetti), dell’ef-fetto dell’esposizione ambien-tale; - l’analisi, in un sottostudiodi525 soggetti, rispettivamente,dell’esposizione a tossicitàambientali e della presenza dipolimorfismi genetici coin-volti nel metabolismo di con-taminanti ambien- tali. La metodologia adottata con-sisterà nel confrontare, in uncampionamento stratificatocon maggiore interesse verso

le fasce giovanili, i contami-nanti ambientali (sangue, edeventualmente liquido semi-nale nei maschi, latte di pri-mipare) di 90 comuni della“Terra dei Fuochi” e gli stessinei comuni a medio e bassoindice di inquinamento. La popolazione (il cui recluta-mento iniziato ad agosto ter-minerà a dicembre) saràsottoposta ad un questionarioepidemiologico, un questiona-rio ambientale, un diario ali-mentare e ad una appro-fondita anamnesi sulle abitu-dini di vita e sulle attivitàprofessionali, in modo dapoter avere informazioni percontrollare eventuali fattoridi confondimento.

Spes: un progetto di monitoraggio ambientale

Domenico Matania

Muoversi a Napoli. Se i tra-sporti su gomma continuanoa non soddisfare le esigenzedei napoletani, più ottimismoinvece si intravede grazie allelinee metropolitane. La linea1 è attualmente attiva nellatratta da Piazza Garibaldi aPiscinola, passando per ilcentro storico e per il Vo-mero. L’opera sarà comple-tata con la stazione Duomo econ il collegamento che daGaribaldi condurrà all’aero-porto di Capodichino pas-sando per Centro Direzionalee Poggioreale: il tutto entro il2020. È in costruzione anchel’arteria Piscinola – Di Vitto-

rio con tre fermate interme-die (Miano, Regina Marghe-rita, Secondigliano). Quest’ultima tratta permet-terà alla linea 1 di chiudersi,e di formare un anello. I la-vori sono in capo alla RegioneCampania e realizzati daEAV, però fermi da anni con

un contenzioso in atto. Capi-tolo linea 6: la tratta preesi-stente (da Mostra aMergellina) si espanderà finoa Municipio (collegandosialla linea 1), passando perSan Pasquale e Chiaia; conprevisioni ottimistiche si au-spica l’apertura già ad inizio2017. È di qualche giorno fainvece la riapertura dei can-tieri della linea 7: dal 2019(secondo le più rosee previ-sioni), gli studenti universi-tari diretti a MonteSantangelo non dovrannopiù battagliare per raggiun-gere il complesso di Via Cin-thia. La prima tratta dellalinea 7 della metropolitana diNapoli, costituita dalla bre-

tella di Monte Sant'Angelocollegherà la Circumflegrea ela Cumana alla zona di Soc-cavo e Fuorigrotta. I lavori,dal costo complessivo di 68milioni e 800.000 euro finan-ziati dallo Stato, erano ini-ziati nel 2008, ma sono statiinterrotti da contenziosi fi-nanziari tra la Regione Cam-pania e il gruppo che stacostruendo la linea, la Infra-flegrea Spa, costituita daAstaldi e Giustino Costru-zioni. Per il 2021 la tratta do-vrebbe completarsi con lestazioni di Parco San Paolo,Terracina e Kennedy. Bellesfide insomma per garantireai napoletani una città sem-pre più efficiente.

Napoli Underground: il trasporto è sotto terra

Nel Rapporto “Banca delleQualità Campane”stilatodalla Fondazione Symbola incollaborazione con la Federa-zione Campana Banche Cre-dito Cooperativo, la CassaRurale ed Artigiana BCC diBattipaglia e MontecorvinoRovella, vengono annoveratealcune tra le tante piccole egrandi realtà imprenditorialiche, con talento e coraggio,contribuiscono a rendereunico il territorio campano. Si tratta di50 Eccellenze (ri-cadenti nei comuni di Batti-paglia, Eboli, Capaccio,Altavilla Silentina, Alba-nella, Bellizzi, Serre, Posti-glione, Campagna, Controne,Pontecagnano Faiano, GiffoniValle Piana, Giffoni Sei Ca-sali, Montecorvino Rovella,Montecorvino Pugliano,Acerno) che compongono unsistema produttivo eteroge-neo in cui pesa non tanto ladimensione terziaria (che in-cide sulla provincia per il 18%del valore aggiunto) maquella industriale (20%) edagricola (36%, più di un terzodell’economia provinciale).

Un racconto che mira a dif-fonderestorie di successo delMade in Italy in vari settoriche, anche nel periodo dellacrisi (2009 - 2013),hanno mo-strato un dinamismo tale dafar registrare un trend posi-tivo pari al +4,5% nel settoreagricolo (in linea con il datoregionale) e pari al +1,3% nelsettore terziario (contro il+0,9% regionale).I punti di forzae di competiti-vità percepiti nell’area che vadai Monti Picentini al Cilentosono stati rilevati anche apartire da un’analisi del “sen-timent web” su diversi socialmedia, vagliando circa230mila post tra il gennaio2015 e il gennaio 2016: eventie festival (primo tra tutti ilGiffoni Film Festival con45mila commenti) seguonositi archeologici e cultura (conpiù di 40mila commenti so-prattutto sull’Area Archeolo-gica di Paestum) cibo (con25mila commenti dei quali lametà sulla mozzarella di bu-fala) e sport (con 11mila com-menti).

Ros.Fem

La “Banca delle Qualità Campane“

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ZURIGO, REGINA DELLA SOSTENIBILITÀ

Anna Paparo

Zurigo è stata incoronata la città piùsostenibile del mondo, piazzandosi alprimo posto del “Sustainable CitiesIndex” pubblicato dalla società di con-sulenza Arcadis, che ha valutato gliaspetti sociali, ambientali ed economicidi ben cento città. Passando al setacciole metropoli in riferimento a tre aspettilegati alla sostenibilità, le persone, ilPianeta e il profitto, è stato tracciatoun quadro dello stato di salute e benes-sere della metropoli, rivelando che lecomunità urbane purtroppo fanno an-cora fatica a trovare un equilibrio trala conservazione dell’ambiente, la tu-tela della salute pub-blica e la crescitaeconomica. E tra lecento città esaminate,nonostante alcune diesse siano in una posi-zione di leadership inmolti settori, Zurigo èquella che ha ottenutoun punteggio mag-giore in ogni area. Mavediamo le altre posi-zioni. Medaglia d’ar-gento per la città diSingapore, seguita daStoccolma, Vienna eLondra. Roma è venti-duesima e si collocaappena davanti a

Vancouver, prima città nordamericanapresente in classifica. Gli Stati Unitisono fuori dalle prime venticinque po-sizioni con New York, la città Usa piùsostenibile, classificandosi solo venti-seiesima. Tuttavia, nel Nord Americala città più sostenibile è Vancouver cheoccupa la ventitreesima posizione dellaclassifica. Milano, l'altra città italianaanalizzata, è al quarantaduesimoposto. Se le città europee occupano leprime posizioni, la parte bassa dellaclassifica è presidiata dai Paesi emer-genti, con Calcutta, Il Cairo, Nairobi,Nuova Delhi e Manila li troviamo agliultimi cinque posti. Purtroppo, questecittà pagano lo scotto della mancanza

di sviluppo economico,insieme ai pochi pro-gressi sul fronte delleenergie pulite, delleemissioni di anidridecarbonica e della qua-lità dell'aria. Comeabbiamo già detto, laclassifica, stilata in-sieme al “Center foreconomic and busi-ness research” in-glese, ha raccolto idati relativi alle centocittà basandosi su trepilastri fondamentali:persone, pianeta eprofitto. Il primoprende in esame la

qualità della vita, e spazia da salute eistruzione a salari e criminalità. Il se-condo pilastro guarda all'ambiente(energie rinnovabili, aree verdi, emis-sioni, inquinamento atmosferico). Lavoce profitto descrive la salute econo-mica delle città (Pil, facilità di “fare im-presa”, trasporti, connettività). Nei trepilastri Roma è rispettivamente tren-tatreesima, settima e quarantanove-

sima; Milano trentaquattresima, tren-taseiesima e cinquantasettesima. Lasocietà Arcadis con questa classifica havoluto incoraggiare le amministrazioniurbane a mettere le persone al centrodei piani per la sostenibilità, utiliz-zando i dati registrati per impararedalle realtà più virtuose e di conse-guenza emularle per salvaguardaretutti noi e l’ambiente che ci circonda.

WE FOOD: IL SUPERMERCATO DEL CIBO IN SCADENZA

Fabiana Clemente

WeFood è il primo supermer-cato anti spreco del suo genere.Il paese di origine? La Dani-marca. Progetto realizzatodalla ONG locale FolkekirkensNødhjælp. Inaugurato recente-mente dalla principessa da-nese Mary Elizabeth insiemeal ministro dell’Agricoltura edell’Ambiente il negozio che hal’obiettivo di evitare lo sprecoalimentare, vendendo prodottibrutti, prossimi alla scadenza,con imballaggi danneggiati,ma soprattutto prodotti ugual-mente sicuri. In rapporto allatipologia dei prodotti venduti,i prezzi di questo supermer-cato sono molto vantaggiosi: siva dal 30% al 50% in meno ri-spetto ai tradizionali super-

mercati. e forse in Europa. Maattenzione, non è rivolto solo aclienti a basso reddito o co-munque a coloro che voglionorisparmiare. In realtà vi èanche un’utenza ecosostenibile- composta da chi si preoccupaper l’ambiente e per lo sprecodi risorse, e vede nella grandequantità di rifiuti alimentariprodotti una piaga da risol-vere. Spreco alimentare si tra-duce in spreco di denaro e diconseguenza nell’impossibilitàdi trasferire risorse a chi dav-vero ne ha bisogno. L’ONG èriuscito a concretizzare il pro-getto grazie al raccolta fondi,raccogliendo circa 134.000euro! Inoltre, il negozio è ge-stito da volontari e i proventidella ONG sono destinati aprogetti di solidarietà. La Da-

nimarca non è l’unico paesesensibile nella lotta allo sprecoalimentare. Anche la Franciasi è dimostrata impegnata a ri-durre gli sprechi, approvandouna legge specifica con duplicevalenza. Da un lato obbliga igrandi supermercati a nonbuttare i prodotti invendutiancora utilizzabili – donando ilcibo in scadenza alle organiz-zazioni del Terzo Settore, che

così poi lo distribuiscono agliindigenti - dall’altro impone aigrandi ristoranti di distribuireai clienti che la richiedono ap-positi contenitori dove riporregli avanzi per portarli a casa.Oltreoceano, un progetto meri-torio simile è stato realizzatodagli Stati Uniti, grazie al-l’idea dell’imprenditore Doug

Rauch – ex presidente della ca-tena alimentare Trader Joe –di voler evitare gli sprechi dicibo ed aiutare famiglie ameri-cane con difficoltà economiche.Nella speranza che queste pic-cole realtà di diffondano amacchia d’olio, non ci resta cheaspettare un progetto analogoanche nel nostro paese.

A incoronarla città più green del mondo è la Sustainable Cities Index

Il neo negozio danese ha l’obiettivo di contrastare lo spreco alimentare

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Anna Gaudioso

Dopo la conferenza HabitatI del 1976, dove i governihanno riconosciuto la ne-cessità, in seguito alla ra-pida urbanizzazione, diinsediamenti umani soste-nibili, e dopo Habitat II, ar-riva Habitat III. Inizieràsabato 15 ottobre 2016, ap-punto, la Conferenza inter-nazionale Habitat III,organizzata da Un-Habitat,l’Agenzia delle NazioniUnite che si occupa di hou-sing urbano sostenibile.L’evento si terrà a Quito inEcuador dal 17 al 20 otto-bre. Parteciperanno ai la-vori ministri e delegati chesaranno impegnati in unadiscussione aperta e inte-rattiva su tutti i temi dedi-cati allo sviluppo urbanosostenibile. L’obiettivo diquesto evento consiste nelrafforzare l’impegno mon-diale sul tema dell’urbaniz-zazione sostenibile edell’attuazione della“Nuova Agenda Urbana”,costruita sull’Agenda Habi-

tat adottata ad Istanbul nel1996. Tutti i paesi che par-teciperanno alle tavole ro-tonde dovranno redigere unRapporto nazionale sullepolitiche urbane, sia in at-tuazione degli impegni as-sunti nella precedenteConferenza Habitat II del

1996, sia in relazione aitemi connessi agli insedia-menti urbani in ambito na-zionale. Nei centri urbani è giustoadottare azioni che permet-tano ad un Comune, o aqualsiasi comunità, dimuoversi verso forme di ge-

stione sostenibile, azioniintese come elemento es-senziale di uno sviluppopiù equilibrato, in grado disoddisfare le attese del mo-mento senza compromet-tere quelle dellegenerazioni future.Le Amministrazioni localihanno il compito di affron-tare e risolvere i problemiambientali, economici e so-ciali, per cui è indispensa-bile che tra di loro ci siacomunicazione, affinché leesperienze di ognuno sianodi valido supporto al lavorodi tutti. La condivisione di questeinformazioni può dare l’av-vio a nuove partnership tracittà o favorire alleanze pernuovi progetti. Come recita il rapporto ita-liano stilato dalla Presi-denza del Consiglio deiministri in vista di HabitatIII, occorre «avviare un pro-cesso sostenibile che puntia una migliore qualità dellavita urbana, in particolarenei Paesi in via di svi-luppo».

Il progetto Gelsocurato dall’IspraIl Rapporto annuale sulla“Qualità dell’ambiente ur-bano”, edito da Ispra e dalSistema nazionale di prote-zione ambientale, cita come«fondamentale» l’azionedelle buone pratiche dellecittà. Tutte le Amministra-zione che stilano progetticonsiderati “buone pratiche”trasmettono dati in merito.Queste informazioni, dopoessere stati pubblicate nelRapporto, vengono inseritenella banca dati online delsito GELSO. Il progettoGELSO (GEstione Localeper la SOstenibilità) di Ispraraccoglie, appunto, informa-zioni sulle buone pratiche disostenibilità locale, con unmetodo di ricerca che si basasulla collaborazione direttadelle Amministrazioni Lo-cali. L’Italia è caratteriz-zata da alcune grandi città(“città metropolitane”), danumerose medie città e daun numero elevato di piccolerealtà urbane, che spessodefiniscono nuovi poli ur-bani o modificano i preesi-stenti. In questo quadrotroviamo problemi, diffi-coltà sociali e anche oppor-tunità, soprattutto nellegrandi città. Spetta alla po-litica ed alle classi dirigentiindividuare una modalitàattraverso cui ridurre learee di disagio ed assicurarela sostenibilità della crescitadegli insediamenti umani,sia che essi si realizzino inpiccole comunità rurali, opiccole città urbane o mediee metropolitane.Il governo italiano si sta im-pegnando a sostenere il pro-cesso di definizionedell’Agenda urbana euro-pea, fissando priorità e me-todi di lavoro e contribuendoalla stesura dei documentistrategici dell’Agenda ur-bana europea tra i quali ilPatto di Amsterdam. A li-vello nazionale, le politicheurbane trovano supportonella programmazione dellerisorse della politica di coe-sione 2014-2020. L’ obiettivo è quello di raf-forzare la coesione econo-mica, sociale e territorialeconcorrendo così alla realiz-zazione della Strategia 2020per una crescita intelligentee sostenibile. Alla politica dicoesione per il periodo 2014-2020 è destinato un terzodelle risorse previste nel bi-lancio complessivo del-l’Unione europea. A.G.

AA Quito delegati di numerosi Paesi discuteranno di sviluppo urbano sostenibile

Al via in Ecuador la Conferenza Habitat III

Aree urbane

Terra Madre - Salone del Gusto 2016 a TorinoCon la cultura del cibo si può voler bene al pianeta

Tina Pollice

Si è svolto a Torino l'appun-tamento biennale della piùgrande kermesse gastrono-mica italiana, “Terra MadreSalone del Gusto 2016”. Unimportante evento interna-zionale dedicato alla culturadel cibo, per la prima voltaaperto al pubblico e senza bi-glietto di ingresso. Un'edizione che ha celebratoi venti anni dalla nascita delSalone internazionale delGusto e i trenta anni di atti-vità di Slow Food in Italia.L’iniziativa è stata organiz-zata da Slow Food, RegionePiemonte e Città di Torino, incollaborazione con il mini-stero dell’Agricoltura e il so-stegno di numerose realtà,tra cui Lurisia, Pastificio diMartino, Radeberger GruppeItalia, Elpe, Lavazza, Sapori,Iren, Intesa San Paolo; con ilcontributo, inoltre, di Coldi-retti, Fondazione TerraMadre, Compagnia di SanPaolo, Fondazione Crt-Cassa

di Risparmio di Torino e As-sociazione delle Fondazionidi origine bancaria del Pie-monte. Inoltre, si segnala ilsostegno di Ifad, Unione eu-ropea, Cia e numerose orga-nizzazioni ambientaliste.Cinquemila i delegati di 160Paesi del mondo, più di nove-cento gli eventi tra forum edegustazioni, la gran partegratuiti. Centrato l'obiettivodi 500mila visitatori. Il temadi Terra Madre Salone delGusto 2016, “Voler bene allaTerra”, racchiude in sé ilcuore delle attività di SlowFood nel mondo. Voler benealla Terra significa prender-sene cura, occuparsene congentilezza e amore: coltivaree custodire l’ambiente deveessere il segno distintivo diquesto momento. Serve unamobilitazione di tutti noi, unmovimento globale cheprenda in mano le disugua-glianze economiche ed ecolo-giche e si impegni perrisolverle. È stata un'edi-zione dove la Campania, con

il titolo “Cibo per l'Anima”,ha presentato - è il caso didire - succulenti prodotticome l'albicocca vesuviana, ilpane di San Sebastiano, ilmaracuoccio di Lentiscosa,famoso legume cilentano, isalumi irpini, i grani bene-ventani, la cipolla di Alife, lapapaccella napoletana, lamozzarella di bufala, ed an-cora, le tecniche di conserva-zione tipiche del casertano:come trasformare in eccezio-nali conserve pomodorini,melanzane, cipolle e peperon-cini. La biodiversità delgrano italiano e proprio igrani antichi sanniti sono

stati protagonisti del labora-torio del gusto “Le vie delgrano da Benevento a Casellein Pittari”, proponendo unpercorso che va dalle collinesannite all'area cilentana. Dalla Campania all'AltoAdige, pani di antichi graniper un nuovo concetto di co-munità slow-food Campania-Trentino Alto Adige.Quest'anno la manifesta-zione porta in primo pianoTerra Madre per sottolinearela centralità delle Comunitàdel cibo e il ruolo da protago-nisti che sempre più è asse-gnato a tutti coloro che nelmondo coltivano e produconoil cibo, mettendo in evidenzavalori come responsabilità so-ciale e sostenibilità. Terra Madre è il nuovo sog-getto al servizio del pianeta,rappresenta ciò che è statodefinito “glocalismo”: unaserie di piccole azioni localiche hanno grandi ripercus-sioni a livello mondiale. SlowFood è ciò che siamo e TerraMadre ciò che facciamo.

La kermesse

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Antonio D’AmbrosioGiuseppe Onorati

Il Centro Meteorologico e Climatolo-gico della Campania - CEMEC - è lastruttura operativa dell′ Arpac dedi-cata a svolgere previsioni e valuta-zioni meteoambientali. La suaistituzione risale al 2004, grazie al-l'operato dei dirigenti Arpac GiuseppeOnorati e Nando Scala su impulsodella Giunta Regionale della Campa-nia che ha promosso la realizzazione,con il cofinanziamento comunitario,POR Campania 2000-2006, Misura 1.1,del “Sistema regionale di monitorag-gio ambientale” comprendente ancheil progetto “Meteorologia”. Il CEMEC svolge l′attività meteo e cli-matologica finalizzata alle applica-zioni in campo ambientale a scalaregionale. Tale attività si basa sul-l'utilizzo di un sistema informatico,completamente virtualizzato di re-cente, utilizzato per l'elaborazione deidati, l'esecuzione di modelli numericie la loro pubblicazione su internet al-l'indirizzo www.meteoarpac.it.Il CEMEC fornisce al pubblico e aglienti istituzionali sia prodotti meteocli-matici di base, sia prodotti meteoam-

bientali tematici, attualmente focaliz-zati sulla qualità dell'aria e sullo statodel mare. Le attività sono svolte a par-tire dai dati del Centro di riferimentoeuropeo ECMWF, resi disponibili dalServizio Meteorologico dell'Aeronau-tica Militare tramite un accordo isti-tuzionale, e in collaborazione conIspra, ARPA Emilia Romagna, strut-ture tecniche della Regione Campa-nia, CIRA e strutture universitariecampane. Per rendere fruibili le infor-mazioni acquisite nell'ambito dellecollaborazioni istituzionali, sono rea-lizzati grafici meteorologici (meteo-grammi) e mappe tematiche sullabase dei dati del modello LAMI in fun-zione al CINECA, acquisiti con cadenzagiornaliera, con riferimento alle previ-sioni a tre giorni su base trioraria diprecipitazioni, copertura nuvolosa,venti e temperature in Campania e interritori limitrofi. A questa catenaoperativa si affianca quella per l'ese-cuzione del modello CHIMERE – Chemi-stry- Transport model - per laprevisione delle concentrazioni di in-quinanti in atmosfera. Si tratta di unmodello matematico di pubblico domi-nio, utilizzato per produrre previsioniorarie giornaliere o di lungo termine,utilizzato in CEMEC per le previsionidelle concentrazioni di inquinantiquali il particolato (PM10 e PM2.5),l'ozono e gli ossidi di azoto. Le previ-sioni sono elaborate sotto forma dimappe tematiche orarie pubblicate sulsito. Inoltre, i dati prodotti sono utiliz-zati per la realizzazione di report an-nuali sulla concentrazione degliinquinanti. Elementi caratterizzantidell'implementazione del modello CHI-MERE utilizzato in CEMEC sono il domi-nio di calcolo esteso anche oltre iconfini regionali e la risoluzione spa-ziale piuttosto elevata (celle di 5km dilato). Le condizioni meteorologiche diriferimento sono fornite dal modello

LAMI e quelle al contorno dal sistemaPrev'air che ha implementato il mo-dello CHIMERE a scala europea. Sulsito è diffuso anche, a seguito di un inaccordo tra Arpac e il Centro Funzio-nale Decentrato afferente al sistemadi Protezione Civile Regionale, il Bol-lettino meteorologico regionale giorna-liero per zone omogenee (attivitàsvolta dal Centro Funzionale Multiri-schi – Area Meteorologica). L'insiemedi bollettini, output di modelli e datiLAMI e ECMWF, prodotti del sistemaCopernicus, dati meteo al suolo acqui-siti dal CEMEC e da altre strutture re-gionali, unitamente ai dati rilevatidalla rete di monitoraggio della qua-lità dell'aria, è utilizzato per elaborareprevisioni meteoambientali a tregiorni per i capoluoghi di regione, pub-blicati sul sito www.meteoarpac.itcome Bollettini Meteoambientali IlCEMEC elabora inoltre i dati meteoro-logici acquisiti dalle reti al suolo della

Regione Campania per alimentare ilsistema SCIA di Ispra. L'obiettivo diSCIA è la raccolta, l'elaborazione e ladiffusione di dati e indicatori climaticidi interesse ambientale a livello nazio-nale. Un altro mo ello in esecuzionepresso il CEMEC è il modello SWAN - Si-mulating Waves Nearshore - per laprevisione a tre giorni su base orariadel moto ondoso lungo la costa cam-pana. Tale modello, insieme ai citatidati e modelli meteo, ai dati relativialla temperatura e qualità delle acqueacquisiti dall'Arpac e alle elaborazionidelle immagini satellitari MODIS resedisponibili dal sistema Copernicus, èutilizzato per l'elaborazione dei Bollet-tini Meteoambientali delle coste dellaCampania. A breve, al termine delconsolidamento della rete regionale diqualità dell'aria, il CEMEC renderà di-sponibili anche i dati rilevati dai sen-sori meteo installati direttamentesulle centraline della qualità dell'aria.

ARPA CAMPANIA AMBIENTE del 30 settembre 2016 - Anno XII, N.18Edizione chiusa dalla redazione il 30 settembre 2016

DIRETTORE EDITORIALEPPietro VasaturoDIRETTORE RESPONSABILEPietro FunaroCAPOREDATTORISalvatore Lanza, Fabiana Liguori, GiuliaMartelliIN REDAZIONECristina Abbrunzo, Anna Gaudioso, LuigiMosca, Andrea TafuroGRAFICA E IMPAGINAZIONESavino CuomoHANNO COLLABORATOI. Buonfanti, F. Clemente, F. Cuoco, F. DeCapua, A. D’Ambrosio, G. De Crescenzo, D.Matania, A. Esposito, R. Fanelli, R. Femiano,R. Funaro, R. Maisto, B. Mercadante, A. Mor-lando, G. Onorati, A. Palumbo, A. Paparo, T.Pollice, A. StabileSEGRETARIA AMMINISTRATIVACarla GaviniDIRETTORE AMMINISTRATIVOPietro VasaturoEDITOREArpa Campania Via Vicinale Santa Maria delPianto Centro Polifunzionale Torre 1 80143 NapoliREDAZIONEVia Vicinale Santa Maria del Pianto Centro Polifunzionale Torre 1- 80143 NapoliPhone: 081.23.26.405/427/451 Fax: 081. 23.26.481 e-mail: [email protected]

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Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Na-poli n.07 del 2 febbraio 2005 distribuzione gra-tuita. L’editore garantisce la massima riservatezzadei dati forniti e la possibilità di richiederne la ret-tifica o la cancellazione scrivendo a: ArpaCampa-nia Ambiente,Via Vicinale Santa Maria del Pianto,Centro Polifunzionale, Torre 1-80143 Napoli. In-formativa Legge 675/96 tutela dei dati personali.

Il sistema di previsioni meteoambientali dell’AgenziaSul sito meteoarpac.it tutti i dati del Centro Meteo Clima Arpac

Esempio output modello SWAN

Esempio output modello LAMI

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Energia dalle alghe “spiag-giate”?!? Ora si può grazie adun progetto tutto italiano natonella bellissima Trinacria. E’questo l'obiettivo del progettopilota Medcot, finanziato dal-l'Unione Europea, patrocinatodalla Regione Siciliana evanta la partnership della Tu-nisia. Avendo già tre anni divita e partendo dall’analisi delcompost ottenuto dalla tra-sformazione delle alghe cheabbondano sui litorali sici-liani, i test hanno dato risul-tati lusinghieri, tanto da farsperare in una vera e propriarivoluzione only green. In lo-calità turistiche come Mar-sala, Mazara del Vallo,Marinella di Selinunte creanodisagio e diventano un pesoeconomico i Comuni per la ri-mozione dai lungomari e dallespiagge per diventare fertiliz-zante. Il progetto sperimentale è infase di attuazione per le alghedi Marinella di Selinunte. Mavediamo più nello specificocosa è stato evidenziato. Tutti i riflettori sono puntatisull’alga, la Posidonia, è al-quanto dispettosa: arriva inspiaggia quando nessuno sel’aspetta, cogliendo tutti di

sorpresa. E, quando, invece,ce n’è bisogno non se ne vedenemmeno l’ombra. Un pro-getto di cooperazione tra l’Ita-lia e la Tunisia, di cui ilComune di Castelvetrano ècapofila, rappresenta un ri-scatto per il “made in Italy” incampo della sperimentazione“green”. Obiettivo primariodel Medcot, acronimo per

“Méthodologies Durables pourla Réhabilitation et la Valori-sation du Littoral Côtier”, èquello di trasformare la posi-donia spiaggiata in compostper l’agricoltura, attraversoun macchinario sulla spiaggiadello Scalo di Bruca di Mari-nella di Selinunte. Una bellaresponsabilità per le varieamministrazioni della città,

che non hanno avuto paura dirischiare e di mettersi in giocoper la salute dell’ambiente edin particolare dei litorali sici-liani. Il macchinario, racchiuso den-tro un grosso container, èstato collocato sulla piccolaspiaggia dello Scalo di Brucaa pochi metri dal porticciolo, afine luglio e, più che trasfor-

mare le alghe in compost, hala funzione di lavarle to-gliendo sabbia e sale, prepa-randole quindi alla fase dilavorazione. Davvero un pro-getto impegnativo e allo stessotempo innovativo. Tuttavia, lasperimentazione ha avutodelle scadenze: il termine dei“lavori” è stata fissata per lafine dell’anno, poi ci sarà unworkshop a breve a Castelve-trano, durante il quale sa-ranno presentati i risultatiottenuti, che a loro volta sa-ranno presentati ed illustratianche alla “Fiera Eco Am-biente”, che si svolgerà nellacittà di Rimini durante ilmese di Novembre. E’ propriovero che in natura “nulla sicrea, nulla si distrugge, masemplicemente si trasforma” equesto progetto ne è unaprova tangibile. Aspettiamoimpazienti l’arrivo di nuovidati positivi in merito, così dapromuovere il made in Italyanche per la salvaguardia del-l’ambiente. Il nostro Pianetaha bisogno di cure e la ricercasperimentale può e deve con-tinuare ad andare avanti perpoter migliorare sempre di piùle condizioni di vita nostre e diMadre Natura. A.P.

Rosemary Fanelli

Fervono i preparativi nel can-tiere Jacques-Cartier di SaintMalo, nella Francia occidentale,in vista della partenza, a feb-braio prossimo, dell’Energy Ob-server.L’imbarcazione, ribattezzata“Solar Impulse dei mari”, ècompletamente green e farà ilgiro del mondo senza emetteregas serra, ma utilizzando fontidi energia alternative, qualiacqua, vento, rinnovabili edidrogeno. La missione dell’Energy Observer nasce dallanecessità di sensibilizzare l’uti-lizzo di energie eco-sostenibili.L’iniziativa, sotto il patrociniodell’Unesco, si rifà all’avven-tura intrapresa dal primo aereoad energia solare, che nel luglioscorso ha concluso il giro delmondo. L’eco-catamarano sol-cherà i mari del pianeta, pro-muovendo l’utilizzo delle

energie a basso impatto am-bientale, così da proteggeremari ed oceani dai rischi corre-lati all’inquinamento. L'EnergyObserver, infatti, si muoveràsolo sfruttando l’energia pro-dotta dai pannelli solari, dallepale eoliche e da due motorielettrici reversibili, per pro-durre e conservare idrogeno.Con il bel tempo, l’energia saràfornita da eolico e solare, men-

tre quando ciò non sarà possi-bile l’imbarcazione sfrutteràl’idrogeno. Il risultato è che l’im-barcazione non userà alcuncombustibile fossile, né altrafonte che produca emissioni diCo2. Il catamarano sarà anchemonitorato da remoto grazie adei sensori, che forniranno al la-boratorio di Grenoble tutti i datisulle performance energetiche. L'Energy Observer, 30 metri di

lunghezza, 12,80 di larghezza eun costo di 4,2 milioni di euro, èstato progettato da un team diarchitetti navali e l'istituto di ri-cerca Cea-Liten, che si occupaproprio di sviluppo di tecnologieal servizio della transizioneenergetica verso le fonti rinno-vabili. L’imbarcazione attraver-serà il Mediterraneo, per poinavigare alla volta dell'Atlan-tico e del Pacifico. Durante ilpercorso, toccherà 50 diversipaesi, effettuando 100 scali ecompiendo complessivamentecirca 2000 giorni di naviga-zione. Il viaggio avrà però uncosto notevole, pari a circa 4 mi-lioni di euro all'anno, per ilquale il team di ricercatori è at-tualmente alla ricerca di spon-sor e di finanziamenti.Un’impresa non da poco, chedovrebbe toccare chi ha a cuorela salute e la salvaguardia delpianeta Terra. Oltre ad esserela prova delle potenzialità delle

energie alternative, il catama-rano dimostrerà che è possibileusare, anche nei trasporti ma-rittimi, tecnologie pulite e ma-teriali all'avanguardia per iltrasporto via mare di merci epersone, senza inquinare. Ilsolo trasporto marittimo inter-nazionale genera attualmente il2,7% delle emissioni globali diCO2. A causa dell’accresci-mento delle importazioni, giàdal 1997 le emissioni di CO2 de-rivanti dal trasporto marittimointernazionale sono cresciutedel 100% ed ammontano attual-mente a 870 milioni di tonnel-late l'anno, il doppio delleemissioni di CO2 provenientidalla sola Italia. In un pianetache dipende dai combustibilifossili, le imbarcazioni ecososte-nibili, quali l’energy Observer,ci permettono di sperare chequalcosa potrà cambierà dav-vero. Per la nostra MadreTerra.

L’energia dalle alghe spiaggiate

Il catamarano amico dell’ambiente

Il progetto sperimentale Medcot è in fase di attuazione sul litorale di Marinella di Selinunte

L’imbarcazione navigherà sfruttando l’energia prodotta da pannelli solari, pale eoliche e motori elettrici

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Le auto saranno più green col sistema 4 noksFabio Cuoco

Negli ultimi quindici anni, sono stateavanzate tante le ipotesi e tanti i pro-getti di auto alimentate con fonti rinno-vabili, in grado di rimpiazzare, inaffidabilità e prestazioni, i prodotti de-rivanti dal petrolio.Sebbene oggi sia l’auto ibrida che quellaelettrica siano passati dall’essere pro-dotti di nicchia a modelli di grande di-stribuzione, è anche vero chel’alimentazione elettrica non sia affattosinonimo di fonte rinnovabile: l’energia,infatti, può essere ottenuta anche dalpetrolio, annullando, di fatto, la sua uti-lità dal punto di vista dell’impatto am-bientale.Di conseguenza, si è continuato a cer-care una soluzione che rendesse le vet-ture autosufficienti: inizialmente l’ideadi impiantare dei pannelli fotovoltaicisui tettucci delle automobili sembraval’unico sistema valido per alimentarel’auto sfruttando la luce del sole.Con la scoperta di nuovi materiali, piùsottili e più adattabili alle piccole di-mensioni, si è arrivati ad un processo dimiglioramento progettuale dei nuoviveicoli autosufficienti.L’ultima trovata arriva dalla Germaniae si chiama 4-noks: si tratta di un si-stema di monitoraggio dell’energia otte-nuta da fonti fotovoltaiche. Tale sistemaè utilizzato prevalentemente per abita-zioni e capannoni industriali ma,l’azienda produttrice tedesca Ener-quinn, ultimamente, ha progettatoanche una soluzione per le automobili,

che ha preso il nome di “Elios4you”.Tale sistema, come detto, provvede acontrollare e gestire la stazione di rica-rica dell’auto che è realizzata in mododa sfruttare al massimo l’energia pro-dotta in eccesso.In particolare, il sistema è munito diuna colonnina capace di sfruttare il se-gnale in uscita del sistema quando si co-mincia a produrre energia in eccesso:tale segnale 0-10V permette alla colon-nina di regolare l’afflusso di corrente daautoconsumare per la ricarica dell’auto,senza avere, dunque, la necessità di ac-quisirne dalla rete.In questo modo, l’energia solare vienesfruttata in modo flessibile per dimi-nuire i costi della mobilità elettrica edincrementare l’autoconsumo. Inoltre, lavelocità di ricarica viene modulata inbase alla quantità di energia in eccessodisponibile: nei momenti di massimaproduzione, infatti, essa avverrà rapida-mente ed alla massima potenza, mentrenei momenti in cui è disponibile pocaenergia pulita in esubero, l’auto verrà ri-caricata più lentamente.La differenza sostanziale di questo si-stema con quelli progettati in prece-denza, sta proprio nello sfruttamentodell’energia: nel caso del sistemaElios4you, infatti, questa non viene con-servata in una batteria e sfruttata fin-ché non ci sia la necessità di “farerifornimento”, ma si tratta di un si-stema di ricarica a ciclo continuo, conpicchi di sfruttamento dell’energia so-lare nei momenti di maggior illumina-zione solare.

L’innovativa soluzione arriva dalla Germania e si basa sull’autoconsumo

Ilaria Buonfanti

L’argomento morte nella nostra so-cietà è ancora un vero e proprio tabù.Il termine stesso viene spesso sosti-tuito da alcuni sinonimi, quali “scom-parsa” o “dipartita”. Di frequente,riferendosi ad una persona cara chenon c’è più, si dice che è “passata amiglior vita”. Eppure, con la conclu-sione del nostro percorso sulla Terraprima o poi tutti dovremo fare i conti.Quali potrebbero essere le ultime vo-lontà di chi per tutta la propria esi-stenza si è impegnato a comportarsinel pieno rispetto del Pianeta?Grazie ad un’urna funeraria biode-gradabile ed a nuovi metodi di sepol-tura sostenibile, in alcuni Paesiesteri è possibile optare per una ce-rimonia funebre all’insegna della so-stenibilità ambientale, per sé o per ipropri cari, alla ricerca di un rinno-vato ed eterno contatto con la Terra.In una sorta di rituale di rigenera-

zione, ciò che resta del nostro corpofisico potrà entrare rapidamente afar nuovamente parte del ciclo vitalesu cui si basa l’esistenza di tutti gliesseri viventi presenti sul nostro Pia-neta. Oggi anche a Napoli sarà pos-sibile scegliere un “post mortemgreen” utilizzando un’urna biodegra-dabile in grado di agevolare la resti-tuzione delle ceneri alla Terra. Daesse potrà in seguito nascere un al-bero. All’interno dell’urna è infattipossibile inserire il seme di un alberoa propria scelta, a secondo del luogoche si sceglierà per la sepoltura dellastessa ed in base alle proprie prefe-renze personali. L’involucro del-l’urna, battezzata dal suo inventoreBiosUrn, è costituito da materialiquali cellulosa, torba e gusci di nocidi cocco, che ne garantiranno la com-pleta biodegradabilità. Il seme, unavolta che l’urna sarà stata sepoltainizierà a germogliare e crescerà,fino a dare vita all’albero prescelto.

Si potrà piantare la persona cara nelproprio giardino o ovunque si desi-dera creando un legame indissolubiletra morte e vita. Con BiosUrn sitorna alla vita attraverso la natura.All’estero un simile rituale rientratra quelle che vengono definite“green burials”, cioè “sepoltureverdi”. In Italia ogni cittadino ha lapossibilità di optare per una cerimo-nia laica o religiosa, per la sepolturao per la cremazione, con possibilità didispersione in natura, rendendo notele proprie volontà tramite testa-mento. Le disposizioni in merito pos-sono variare a seconda delle regionio dei comuni di appartenenza.L’urna, pensata già nel 1997 e pre-miata con diversi riconoscimenti nelcorso degli anni, è in vendita onlineall’indirizzo www.urnabios.com eviene spedita in tutto il mondo alcosto, tutto sommato economico peruna “resurrezione”, di 75 euro piùspese.

DIVENTARE ALBERI DOPO LA MORTEA NAPOLI SUCCEDE ANCHE QUESTO!

Il capoluogo campano, prima città d’Italia ad utilizzare le BiosUrn, le urne biodegradabili

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Un nuovo allarme per surri-scaldamento globale è statolanciato dall'Unione Interna-zionale per la Conservazionedella Natura (Iunc, ndr), inoccasione del congresso mon-diale tenutosi alle Hawaii.Dal rapporto, elaborato da 80scienziati provenienti da 12diversi paesi, si evince che apagare lo scotto dell’innalza-mento della temperaturasiano soprattutto gli oceani,divenuti vero e proprio ter-reno di coltura di batteri e po-polati da vibrioni, alghetossiche ed altri organismipatogeni. Il documento spiegacome l’aumento della tempe-ratura dell'acqua faccia so-pravvivere i patogeni anchein ambienti precedentementeostili. È l'esempio del Vibriovulnificus, simile al batterioche causa il colera, la cui pre-senza è stata riscontrata 1600chilometri più a nord del suohabitat naturale, nel marBaltico ed in Alaska. La pericolosità del vibrione èdovuta alla percentuale dimortalità correlata al micror-ganismo, che risulta letale nel48% dei casi in cui infettal’uomo. Sarebbero, inoltre, al-meno 100 le alghe tossiche ca-paci di provocare disturbigastrointestinali, respiratorie neurologici. I danni dei mi-crorganismi posso essere cau-sati sia dal contatto con leacque contaminate che dalconsumo di pesci infetti, comenel caso dell'alga ciguatera,molto comune negli alleva-menti. "La quasi totalità delcalore prodotto dal riscalda-mento globale causato dal-l'uomo dagli anni '70, circa il93%, è stato assorbito dal-l'oceano, che agisce da 'tam-pone' - spiega Dan Laffoley,uno degli autori del rapporto- ma questo ha richiesto unprezzo. Siamo stupiti dallascala e dall'estensione deglieffetti sull'intero ecosistema”.Il documento, difatti, ha va-lutato anche le conseguenzadel surriscaldamento sullaflora marina. Molte specie dimeduse, tartarughe, uccellimarini e plancton, ad esem-pio, si sono spostati più a nordper trovare acque con tempe-rature sopportabili, influendoanche sulle popolazioni dimammiferi marini. Il riscal-

damento sta inoltre danneg-giando gli habitat, con effettiletali anche sui pesci. Neiprossimi decenni, infatti, se leemissioni di CO2 continue-ranno ai livelli attuali, la resadelle battute di pesca dimi-nuirà fino al 30%. In Africaorientale e nell'Oceano In-diano il calore ha già distruttoparte delle barriere coralline,indispensabili per la soprav-vivenza dei pesci. Ingentisono i disturbi arrecati allasalute umana, quali derma-titi, irritazioni cutanee, impe-tigine contagiosa, ma anchealle gastroenteriti provocate,specie nei bambini, dall’acqua

infetta. Dopo la plastica, pre-sente a iosa nei nostri mari epurtroppo anche nel pesce checonsumiamo, anche i batterisi approssimano a diventarepericolosi se assunti attra-verso il cibo, sebbene studiconcreti in tal senso siano an-cora in atto. Viene da chie-dersi se il pericolo siacorrelato unicamente aigrossi predatori, come il tonnoo il pesce spada, che nutren-dosi di pesci piccoli assumonogià grandi quantità di inqui-nanti, quali il mercurio, o sel’eventuale cottura sia suffi-ciente ad abbattere la caricabatterica. Ros.Fa.

L’incidenza delle alte temperature sulla salute degli oceani

Rosario Maisto

Se si domanda a un bambinoqual è il segreto per costruireun bel castello in riva almare, vi risponderà semplice-mente “la sabbia”. In realtà sitratta di una vera e propriarisorsa ricercata dalle im-prese edili in grandi quantità.Secondo la stima del pro-gramma delle Nazioni Uniteper l’Ambiente (UNEP), ba-sata sulla produzione su scalamondiale di cemento, ognianno sono estratti oltre 50miliardi di tonnellate di ma-teriali inerti di cui 30 di sab-bia e ghiaia, una quantitàdue volte superiore a quellaprodotta da mari, laghi efiumi. Si pone in evidenza il

problema della scarsità dellarisorsa in questione: esclu-dendo infatti la sabbia deigrandi deserti, le cui parti-celle hanno forma irregolareperché modellate dal vento, le

attività degli scavatori si con-centrano sui depositi fluvialie sui banchi marini,a seconda della necessità diutilizzo. Le sabbie fluvialisono nel complesso meno ab-bondanti ma più facilmenteraggiungibili di quelle ma-rine; queste ultime, nono-stante debbano esseresottoposte a costosi processidi lavaggio per rimuovere ilsale (che altrimenti corrode-rebbe in pochi decenni lestrutture metalliche) sono ri-chieste in progetti edilizi im-ponenti. Per fare un esempio la costru-zione di Palm Jumeirah, nelsistema di arcipelaghi artifi-ciali al largo di Dubai, ha ri-chiesto 385 milioni di

tonnellate, tant’è che, esau-rita la sabbia dei propri fon-dali, l’emirato arabo è statocostretto a ricorrere alla sab-bia australiana per comple-tare Burj Khalifa, il più altograttacielo al mondo. Il fenomeno della diminu-zione costante dei bacini, do-vuto all’estrazione in grandiquantità di sedimenti e leconseguenti erosioni, unita-mente al danneggiamentodelle falde acquifere, alteravisibilmente l’ecosistema.Inoltre l’abbassamento e ladiminuita capacità di stoccag-gio della falda lascianoasciutti i pozzi meno pro-fondi, causando l’inaridi-mento del clima locale.

(Prima parte)

Le cittá dai grattacieli di sabbia

Antonio Stabile

Non è una leggenda, la lucertola azzurra esiste vera-mente… identificata a metà fine ‘800 su segnalazione delnaturalista botanico locale Ignazio Cerio (1870), il suonome scientifico è Podarcis sicula coerulea ed è una delletante varianti di lucertola campestre. La lucertola az-zurra è una vera e propria rarità zoologica dell’isola diCapri ed è custodita dai famosi Faraglioni, precisamentequello di Mezzo e quello di fuori Scopolo habitat naturaledi questo simpatico rettile che può raggiungere la lun-ghezza di circa 15 cm. La sua colorazione forse è dovutaa un interessante caso di adattamento naturale che si in-tona al mare e al cielo dell’isola di Capri e questo parti-colare caso di mimetismo la rende meno visibile aipredatori. La lucertola si distingue per la particolare co-lorazione azzurra della gola, del ventre, dei fianchi e delsottocoda e dalla pigmentazione nerastra sul dorso. Pre-senta una corporatura elegante, con capo ben distinto,lingua piatta bifida e retrattile, gli occhi sono muniti dipalpebre mobili con pupille rotonde e di indole molto vi-vace. I maschi adulti di questa specie sono molto territo-riali specialmente durante il periodo della fregola in cuisono soliti azzuffarsi, è un abile cacciatore di piccoli in-setti di cui si nutre. Speriamo che alla lucertola azzurradi Capri non accada quello che è avvenuto alla Podarcissicula sanctistephani, dell’isola S.Stefano (ArcipelagoPonziano), estinta per ragioni ignote tra il 1900 e il 1910;è notizia recente che la carcassa di una di queste rare lu-certole è stata trovata impiccata col cappio in una dellestradine che fiancheggiano la Capri del ‘600.

La lucertola azzurra dell’isola di Capri

Gli esperti dello Iunc lanciano un nuovo allarme

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Antonio Palumbo

Oltre che del porto più granded’Europa e del mastodonticoponte Erasmusbrug sul fiumeNieuwe Maas, da qualchemese Rotterdam può benefi-ciare di una nuova (e piuttostoinsolita) attrazione green: lacosiddetta Bobbing Forest (fo-resta galleggiante), che nequalifica e ne caratterizza for-temente il ruolo di città tra lepiù sostenibili del vecchio con-tinente.L’idea è nata nel 2014, per unaintuizione del noto ed apprez-zato artista e designer colom-biano Jorge Bakker, il qualeha immaginato di predisporredegli olmi olandesi su alcunevecchie boe circolari di segna-lazione cadute in disuso, chegalleggiano in un’area chia-mata Aqua Dock e sono visibilinella zona portuale di Rijnha-ven. Il progetto è piaciuto par-ticolarmente a JeroenEveraert, fondatore della so-cietà Mothership, ad AnneVan der Zwaag, storica d’arteed imprenditrice culturale e aldesigner olandese Jurgen Bey,che hanno deciso di appog-giare l’artista nella creazionedi quest’insolita foresta.La Bobbing Forest è la ver-sione in miniatura della scul-tura acquatica di JorgeBakker. Una specie di acqua-rio con alberi galleggiantiesposto, nel 2012, nella mostraIn Search of Habitats: unasorta di riflessione sul rap-porto tra uomo urbano e na-tura.

L’obiettivo principale che l’am-ministrazione della città olan-dese si prefiggeva diraggiungere con la realizza-zione di tale intervento eraquello di aumentare la quotadi verde urbano nell’impor-tante realtà industriale di Rot-terdam.Gli alberi scelti per colorare diverde il porto più grande d’Eu-

ropa sono stati oggetto di lun-ghe e approfondite ricerche: viera infatti il rischio che lepiante non sopravvivessero almoto ondoso, per non parlaredelle problematiche legate al-l’irrigazione. Per verificaretutto questo sono stati con-dotti dei test su un albero diprova per sei mesi. Ciò ha permesso ai ricercatoridi individuare la specie vege-tale più indicata a sopravvi-vere “a mollo” nel porto: l’olmoolandese, appunto. Segnatamente, la scelta diquesto tipo di albero è statafatta grazie ad una ricercadegli studenti della Facoltà diScienze Applicate dell’Univer-sità di Van Hall Larenstein:pare infatti che questa sia unadelle poche specie in grado diresistere ad un ambiente ac-quatico marino senza soffriremolto il “mal di mare”. Gli in-gegneri civili della Delft Uni-versity of Technology, invece,hanno studiato la conforma-zione delle boe e come esseavrebbero dovuto essere adat-tate per questa precisa utiliz-zazione: le modifiche allestesse sono state apportate daalcuni giovani tirocinanti,

sulla base dei disegni delgruppo di progettazione strut-turale dell’università. L’ammi-nistrazione della cittàolandese ha poi commissio-nato alla società Mothershipla realizzazione del primo pro-totipo di foresta galleggiante,sotto la supervisione degli stu-denti della Rotterdam Univer-sity e della Delft University of

Technology.Del resto, la città di Rotter-dam si era già distinta in pas-sato per progetti all’insegnadella sostenibilità ambientale,dal mulino a vento di ultimagenerazione che produce ener-gia pulita alla proposta di rea-lizzare il manto delle stradecittadine in plastica riciclataper dire addio all’asfalto.

La bobbing forest di Rotterdam:una nuova frontiera green

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Nuove procedure di intervento per il tumore al pancreas

L’associazione chirurghi ospe-dalieri italiani, presieduta daCarlo Molino ha organizzatoun convegno all'ospedale Car-darelli di Napoli, dove da qual-che tempo è stato adottato unanuova procedura di interventoper pazienti altrimenti inope-rabili.Tale innovazione è stataintrodotta alla luce dei datisulla migrazione sanitaria inCampania,discussi proprio du-rante la convention,e che nonrisultano per nulla incorag-gianti: nell’ambito della re-gione, infatti, questo fenomenocontinua a risultare un graveproblema, basti pensare aicirca duecentocinquanta pa-zienti malati di tumore al pan-creas, che ogni anno sonocostretti a partire verso altreregioni per subire interventi,pari a circa il 40% dei casi dia-gnosticati. Una delle caratteri-stiche di questa forma dicancro, che risulta tra i più pe-ricolosi, è l’assenza di sintominella fase iniziale, i quali,anche in un secondo momento,risultano essere disturbi aspe-cifici, vale a dire facilmente at-tribuibili ad altra patologia, siadagli stessi pazienti che, addi-rittura, dagli specialisti. Que-sto, in molti casi, comporta unadiagnosi tardiva, quando ormaila malattia è già estesa. I sin-tomi più chiari, che risultanoessere comunque variabili a se-conda della zona del pancreas

colpita dalla neoplasia, compa-iono quando il tumore ha ini-ziato a diffondersi agli organivicini oppure ha bloccato i con-dotti biliari. Alcuni dei segnaliche rendono chiara la presenzadi una neoplasia al pancreassono l’improvvisa e rapida dipeso e di appetito, ittero, dolorenella parte superiore dell’ad-dome o nella schiena, debo-lezza, nausea e vomito, mentre,in alcuni casi, il paziente puòsviluppare il diabete. La nuovatecnica di cura del cancro al

pancreas è destinata a casi ditumore non resecabile e nonsuscettibile di termoablazione.Si tratta di una tecnica nontermica che utilizza campi elet-trici che di fatto uccidono le cel-lule tumorali, alterando lapermeabilità delle membrane.In questo modo, le strutturevascolari o biliari non vengonointaccate dal processo di di-struzione del tumore. Un ulte-riore vantaggio è quello dipoter intervenire con unaguida ecografica, in modo da

poter inserire e posizionaredegli aghi nel tumore, attra-verso i quali viene poi tra-smessa la corrente. L’idea delconvegno è nata, appunto, perla validazione di un protocolloche potesse servire da guidanel trattamento dei casi cheogni chirurgo può trovarsi adover affrontare durante que-sto tipo di intervento. Al conve-gno, organizzato nel centroospedaliero di maggiore impor-tanza dei capoluogo campano,hanno preso parte i vertici

ospedalieri italiani, tra cuiildott. Robert Martin, il quale hamesso a punto una tecnica dielettroporazione irreversibile,la quale viene praticata ancheal Cardarelli di Napoli. Tra gli altri partecipanti, oltreal Manager dello stesso centroospedaliero, Ciro Verdoliva,hanno presenziato anche DiegoPiazza (Acoi), Francesco Cor-cione (Sic), Francesco Stan-zione (Acgc), Guido De Sena(presidente onorario del conve-gno). Fa.Cu.

Inquinamento domestico? Ci pensano le piante!

Per molti sembra strano sentirparlare di inquinamento do-mestico. Problema troppo sot-tovalutato, eppure gli ambientichiusi sono addirittura più in-quinati di quelli esterni, dovesi nascondono pericolose so-stanze chimiche responsabilidi varie patologie. Benzene,xylene, formaldeide, ammo-niaca, tricloroetilene sono soloalcune delle sostanze nociveche circolano ogni giorno nel-l’aria che respiriamo. Intro-dotte nell’ambiente domesticotramite il riscaldamento el’aria condizionata, l’utilizzo diapparecchi elettrici ed elettro-nici, spray, profumatori, ver-nici, detergenti e altri prodottichimici, fumo di sigarette, can-dele, fornelli o camini. Ciòcausa vari problemi e fastidi,

quali emicrania, nausea, aller-gie, perdite di concentrazione,irritazioni a vari organi, affati-camento, disturbi neurologici,fino a patologie ben più gravi.Molte le ricerche condotte finoa oggi - il cui obiettivo è quellodi migliorare la qualità del-l’ambiente domestico – hannoidentificato una serie di pianteda appartamento in grado dipurificare l’aria di casa. La loro straordinaria capacitàdi eliminare tossine e agentiatmosferici inquinanti, ci ga-rantiscono una sorta di si-stema immunitario ad ampioraggio. E non bisogna nem-meno andare in capo al mondoper reperirle. Basta rivolgercial solito vivaio sotto casa, peracquistarne qualcuna. Abbel-lire casa e proteggere i nostri

bimbi non è mai stato così fa-cile. Nella fattispecie, si trattadi piante che hanno bisogno diumidità e prediligono tempe-rature calde. Nel bagno, adesempio, abbondano sostanze

tossiche - alcol metilico, ace-tone, ammoniaca, detersivi edetergenti per la persona - egrazie all’umidità e al caldopossiamo facilmente ospitarviqualche pianta tropicale –

edera o orchidea ad esempio.Per la camera da letto è prefe-ribile accogliere qualche succu-lenta e cactacee – piantegrasse per intenderci – le qualigrazie alla sintesi clorofillianainversa producono ossigeno dinotte anziché bruciarlo. Lalista bianca, o per meglio diregreen, di piante protettricidella salute, ne annovera circauna ventina. Palma nana, felcedi boston, felce kimberleyqueen, sempreverde cinese,pianta ragno, palma di bambù,ficus benjamin, edera, anthu-rium, giglio erboso, palma, ger-bera, dracena, lingua disuocera, spatifillo, crisantemoe altre ancora. Detto ciò, ar-miamoci di buona volontà…ecoloriamo di verde il nostropollice. F.C.

Alcune sono in grado di eliminare tossine e agenti atmosferici inquinanti

Dall’Ospedale Cardarelli, le linee guida per l’innovativo intervento su pazienti inoperabili

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Brunella Mercadante

Napoli anche quest'anno alla73esima Mostra del Cinemaè stata presente con autori, re-gisti, attori e naturalmente,come sempre quando si parladella nostra città, con qualchepolemica. L'occasione: Robinù,il documentario ideato e di-retto da Michele Santoro, pre-sentato, non in gara, nellanuova sezione Cinema inGiardino. Accolto con ampioconsenso dalla stampa nel-l'anteprima, il documentarionarra il mondo di quei soldatibambini che a Napoli appenaquindicenni imparano a spa-rare, a combattersi tra bandea colpi di kalashnikov, diquella faida tra baby bossdella camorra per il controllodel territorio e dello spacciodella droga, che negli ultimianni ha provocato una vera epropria mattanza, con più disessanta vittime adolescenti eche ha mutato la stessa ca-morra portando all'estremo laviolenza. Viene chiamata “laparanza dei bambini”: disordi-nata, evanescente, violentaproprio come pesci di paranzacadono nelle reti a decine e dinuovo sbucano invadendo levie della città, centrali e peri-feriche, imbracciando armi,sparando, spaventando, fe-

rendo, uccidendo. Temuti eamati in una logica perversanon hanno paura di nulla, con-trollano, o almeno credono, ladroga, le estorsioni, la prosti-tuzione, hanno tanti soldi e chisupera i limiti comanda, o, seesagera, viene fatto fuori. Ro-binù racconta le storie, la vitaspesso brevissima, di alcuni diquesti baby boss, folli, spietati,che uccidono a sangue freddo

con la assoluta mancanza di li-miti e di paura tipiche del-l'adolescenza, che diventanoicone per i loro quartieri,esempi mostruosi per i coeta-nei del loro territorio. Il primoche appare è Mariano che dalcarcere minorile di Airola rac-conta la sua scelta criminale,la sua passione per il kalash(kalashnikov). Di seguito Ema-nuele Sibillo, ucciso a 19 anni

e divenuto un’icona a Forcella,dove si porta, per omaggiarlo,il suo stesso taglio di capelli ela stessa lunga barba. Poi laragazza madre agli arresti do-miciliari, spacciatrice per ne-cessità. Storie terribili etragiche dei figli di quella Na-poli con un destino già segnatoda un nome, dal quartiere incui sei nato. Il documentariodi Santoro conduce in quella

Napoli a tinte fosche che peralcuni non può essere raccon-tata, perché se si mostra, comeè avvenuto già con Gomorra, siesagera, si denigra, si diffamatutta la città, si esporta un’im-magine che corrisponde solo inparte alla realtà. Ma è una re-altà che purtroppo esiste e dicui non si può non prenderecoscienza, se non per risol-verla, almeno per affrontarla.

Rosa Funaro

Il 24 e il 25 settembre 2016 si sono svoltele Giornate Europee del Patrimonio. Ogni anno il Ministero dei beni e delleattività culturali e del turismo aderiscea questa importante manifestazione pro-mossa nel 1991 dal Consiglio d’Europa edalla Commissione Europea con l’obiet-tivo di favorire e rafforzare il dialogo elo scambio in ambito culturale tra le Na-zioni europee. Si tratta di un’occasionedi straordinaria rilevanza per riaffer-mare il ruolo centrale della cultura inItalia. All’iniziativa, infatti, aderiscononon solo i luoghi statali ma anche museicivici, comuni, gallerie, fondazioni e as-sociazioni private, con proposte culturalisempre di grande valenza: eventi in lo-cation d’eccezione, aperture straordina-rie o notturne di siti storici, e così via.Uno straordinario “viaggio nel tempo”che rende bene l’idea della ricchezza e

della dimensione “diffusa” del Patrimo-nio culturale nazionale: dai suggestiviluoghi e grandi musei più conosciuti allepiccole realtà che seppur meno in vista,sono piene di tracce storiche e artisticheda tutelare e valorizzare. L’edizione di quest’anno è stato un veroè proprio successo. La partecipazione daparte degli utenti, di cui molti turisti èstata superiore a ogni aspettativa. Tra le tante le iniziative proposte nellacittà di Napoli, numeri da record sonostati registrati per il Museo archeolo-gico: oltre 3.400 visitatori nella duegiorni. Mille persone hanno invece visi-tato il Conservatorio San Pietro a Ma-jella, custode di una grande tradizioneaccademica e oltre 1.500 biglietti sonostati staccati per entrare al Museo diCapodimonte, che sabato 24 ha ospitatoil “Gran ballo ottocentesco” in costume euna visita guidata dedicata a Carlo diBorbone.

Napoli alla Mostra del Cinema di Venezia

Le Giornate Europee del Patrimonio

Largo consenso per il documentario “Robinù” di Michele Santoro

Napoli si conferma , ancora una volta, meta ambita e regina della Cultura in Italia

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Gennaro De CrescenzoSalvatore Lanza

“A una fortuna di mare e adun vago desiderio di giovinesposa si dee l’origine delle de-lizie di Portici. In un dì delmaggio 1737 levatosi improv-visamente un mare assaigrosso, si vide riparare allaprossima spiaggia una realgalea che da Castellammareveleggiava per Napoli.Grande e nobile gente ne di-scese che ivi andata era a di-porto per godere della pescadel tonno, e per l’allegrezza ditrovarsi fuori pericolo e per laserenità ed il bello aspettodella contrada, la più notabiledama della comitiva è memo-ria che esclamasse: -Che in-cantato luogo è mai questo! Ecome volentieri io trarrei quimolti giorni dell’anno…- e achi della gente di palazzo fa-ceva notare che il luogo erapericoloso perché sottostanteal Vesuvio il devoto Principerispondeva: -La Madonna eSan Gennaro ci penseranno-“.La filosofia borbonica, allora,molto somigliante a quella cheda secoli contraddistingue ilrapporto tra il Vesuvio e i na-poletani, vinse tutte le per-plessità dei consiglieri piùrazionali e i lavori per la Reg-gia di Portici proseguirono inmodo che la corte potesse giàdimorarvi e settimanalmenteil re veniva informato sul loroandamento.Certamente originale e nonpriva di significato la scelta difar passare la strada Regiaper le Calabrie attraverso lareggia stessa così come av-viene ancora oggi. La man-canza di una valida soluzionearchitettonica alternativa siassocia comunque alla volontàdi “aprire” la reggia al passag-gio di uomini e carrozze, raf-forzando e sottolineando ilcontatto diretto che i Borbonecercavano sempre con i popoligovernati.Gli ospiti trascorrevano il lorotempo libero al mare, pressole peschiere, presso il grandeparco (originaria riserva dicaccia borbonica dal mare allependici del Vesuvio) o recan-dosi a visitare gli animali fe-roci custoditi nella parte altadel bosco: nel 1742 era arri-vato anche un elefante im-

menso inviato dal sultanoMahmud, gran signore di Co-stantinopoli. Dal giardinoverso il Vesuvio, attraverso unviale di elci, si arrivava aduna grande muraglia con con-trafforti a riparare un granderecinto: vi si praticava il “giocodel pallone” e la muraglia ser-viva appunto “ a respingere ilpallone allorché battuto dalbracciale diverge nel giuoco enon colpisce nel segno e que-sto giardino somigliava aquello delle Tuileries”.

Proseguendo ancora versol’alto vi si trovava “un castellocon una picciola chiesetta de-dicata alla Beata Vergine delRosario. Del castello comandòla costruzione Ferdinando ilVecchio per simulati armeg-giamenti di assedio e difesacon fossi, controfossi, spalti ebastioni” e secondo alcunefonti esso doveva servire inpratica agli esercizi militaridel piccolo Ferdinando IV.Danni rilevanti la strutturaed i suoi interni subirono nel

1799 durante l’occupazionefrancese (alcuni oggetti sac-cheggiati sono ancora custo-diti presso il Museo di Sèvres)e, in tempi più recenti, du-rante la seconda guerra mon-diale con l’occupazione delletruppe inglesi. Dalla costru-zione della Reggia di Portici(1738) nacque, favorita dal-l’esenzione fiscale istituita daCarlo di Borbone (tutti i centriprossimi a Portici venivanoconsiderati “sito reale”) lamoda di costruire ville per lavilleggiatura in quella zona:inizia così la storia delle VilleVesuviane (complessivamentecirca 200, unite a quelle agri-cole-residenziali), destinate acaratterizzare fortemente epositivamente tutto il paesag-gio. La costruzione dell’interocircuito delle ville durò in pra-tica circa un cinquantennio(dalla Reggia di Portici nel1738 a Villa Campolieto nel1775): il progetto di Carlo diBorbone non era solo legatoad interessi turistici ma siproponeva come un progettoarticolato su una serie di mec-canismi economici e fiscali e laspesa pubblica orientava gli

investimenti privati versoun’operazione residenziale-produttiva in cui l’alta qualitàera sempre il requisito essen-ziale. Spesso i regnanti parte-cipavano a feste organizzatedai nobili in quelle ville contri-buendo ad accrescere il lorovalore e non solo sotto il pro-filo squisitamente mondano.Nel 1786, ad esempio, il prin-cipe di Jaci e Campofiorito,Stefano Reggio Gravina, orga-nizzò in una delle ville piùbelle del tempo, quella dellaFavorita a Resina, una son-tuosa festa alla quale invitò laregina Maria Carolina: vi par-teciparono anche il re e l’impe-ratore e l’imperatrice d’Au-stria e “spiccò la magnifi-cenza, cotanto fu il buon or-dine tenuto, la vaghezzadell’illuminazione, la copiositàe la squisitezza dei rinfreschiche potè dire il defunto impe-ratore non aver egli mai cosasimile veduta”. Successiva-mente la villa fu ceduta dallostesso principe al re e Leo-poldo, figlio di Ferdinando, lafece ampliare con un bosco “apubblici giochi”.

(segue a pag. 15)

Il Vesuvio e le sue storieNel Settecento cominciò la costruzione delle duecento Ville Vesuviane volute dai Borbone

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Per meglio completare la sin-tesi del clima culturale traSettecento e Ottocento sullastoria del Vesuvio, non si puònon evidenziare l’importanzadegli scavi archeologici di Er-colano e Pompei che restitui-vano, in quegli anni, le lorotestimonianze più interes-santi mentre l’Accademia Er-colanese, sempre voluta dalBorbone, pubblicava le inci-sioni di vasi pitture e diquanto veniva estratto av-viando la nascita del Neoclas-sicismo.Particolarmente significativo,poi, il caso di una delle villepiù belle già dal punto di vistaarchitettonico: Villa Bruno aSan Giorgio.Nel 1816 apparteneva alla fa-miglia Righetti che, nono-stante le proteste dei nobiliconfinanti, vi installò una fon-deria famosa per essere statala fonderia di fiducia del Ca-nova e per aver fuso le duestatue equestri di Carlo e Fer-dinando di Borbone collocatenell’ex Largo di Palazzo (at-tuale piazza del Plebiscito) aNapoli. La fonderia diventeràin seguito una vetreria e puòessere considerata un esempioilluminante per l’intero tes-suto urbano dell’area vesu-viana del tempo, con tutta lasua valenza artistica, turisticae anche produttiva ed econo-mica. La stessa villa avevaospitato più volte il cardinaleFabrizio Ruffo di Calabria,protagonista dei fatti del1799. A questo proposito è daricordare che tutta l’area ve-suviana fu al centro di quei

tragici eventi, sia quando iFrancesi invasero il Regno chequando il Ruffo, alla testadell’armata napoletana, cri-stiana e borbonica, riconqui-stò il Regno sconfiggendo ifranco-giacobini della Repub-blica Napoletana.Proprio all’alba del 13 giugnodel 1799, giorno della vittoriaanti-repubblicana, l’armata diRuffo partì dirigendosi versoNapoli e “la coda non era an-cora uscita da Nola mentre lafronte era vicina a Portici”; lanotte precedente altre truppeavevano messo in fuga i Fran-cesi verso San Giovanni a Te-duccio dal forte del Granatellooccupando poi il Palazzo Realedi Portici; Ruffo, passando perSomma e poi per San Giorgio,salito sul terrazzo della casapiù alta del posto, assiste agli

scontri con il cannocchiale eordina di distribuire pane, for-maggio, vino e acqua ai suoiuomini. Altri combattimenti siaccendono presso la “Villa Fa-vorita a Resina e tra le lavedel Vesuvio”: nonostante unabatteria di cannoni repubbli-cani posta proprio davanti alportone della villa, i cacciatoricalabresi sbaragliarono i ne-mici giungendo a sorpresaproprio dalle “lave vesuviane”e preparando così l’ingressonella capitale e la vittoria de-finitiva. Il fervore di attivitàeconomiche e culturali cheanimava in quegli anni la ca-pitale, si ripercuoteva su tuttele cittadine vesuviane che di-ventarono sedi di mercato ecentri di approvvigionamentodi Napoli e con Napoli diven-tava più forte il bisogno di col-

legamenti: di qui la scelta dicostruire la famosa ferroviaNapoli-Portici, ampliata poifino a Castellammare e a Sa-lerno. Tra Portici e San Gior-gio, oltre ad alcune prestigioseaziende vinicole, si contavanoaltre strutture produttive (ve-trerie, fonderie, linifici, setificie pastifici) in grado di espor-tare i loro prodotti in diversipaesi del Mediterraneo e nelresto del mondo.Non lontano da quell’area siregistravano le presenze difabbriche di dimensioni note-voli: la già citata fabbrica me-talmeccanica di Pietrarsa, laReal Fabbrica di Armi diTorre Annunziata, i cantieridi Castellammare o le fonde-rie di ferro di Macry-Henrynel “polo industriale” napole-tano, di fronte ai Granili.

Tra i prodotti più tipicamentevesuviani del tempo si pos-sono citare, oltre al vino digrande qualità, le “Candelecerogene del Vesuvio”, con laloro “luce bianca e non vacil-lante che si poteva lasciarleardere la notte presso al tuoletto senza temerne sinistroaccidente” (furono scelteanche dal re per illuminare lasua reggia e il San Carlo) e lepietre vulcaniche lavorate dicui “si adornavano le più gen-tili donne d’Italia, di Francia,d’Inghilterra e di tutto il Set-tentrione”. Molte, in conclu-sione, le testimonianze delrapporto profondo e, po-tremmo dire, proficuo, che esi-steva tra Vesuvio e Borbone:non mancano neanche testi-monianze letterarie. Centi-naia, infatti, erano le poesie(in italiano, latino o napole-tano) che raccontavano le eru-zioni più violente (terribilequella del 1794) e che univanoalle esigenze celebrative epoetiche la gratitudine verso isanti (San Gennaro in testa) everso quei regnanti che “conpaterno zelo riparavano altutto”.E se “la Madonna e San Gen-naro” continueranno a proteg-gerci dal Vesuvio (come moltoreligiosamente, fatalistica-mente e, in una parola, napo-letanamente si auguravaCarlo di Borbone) a noi nonresta che la necessaria spe-ranza di difendere e valoriz-zare tutta l’area vesuvianaricostruendo anche la memo-ria storica del rapporto che halegato questa terra ad una di-nastia che seppe fare grandeNapoli. (Ultima parte)

segue da pagina 14

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La principale competitor, ilfornitore o l’azienda dove la-vora il vostro compagno. Si hal’imbarazzo della scelta nel de-cidere l’azienda da sfidare acolpi di pedalata. È Bike Chal-lenge Italia 2016, l’iniziativadella FIAB (Federazione Ita-liana Amici della Bicicletta)che invita le imprese pubblichee private alla competizionegratuita aperta dal 16 settem-bre al 31 ottobre in occasionedella Settimana Europea dellaMobilità per diffondere e sen-sibilizzare aziende e dipen-denti alla mobilità sostenibilein bicicletta. Quest’anno l’iniziativa diventanazionale dopo il successodell’anno scorso quando laBike Challenge Milano havisto la partecipazione di 92imprese e oltre 2.000 persone,per un totale di 300mila km inbicicletta. Per partecipare allanuova edizione basta iscriversitramite il sito web biketo-work.it o l'App LoveToRide,pedalare almeno 10 minuticontinuativi in un mese emezzo (registrando l’attivitàgrazie all’app) e coinvolgerequanti più colleghi possibile.Le aziende sono divise nella

competizione in base alla di-mensione e vincerà quella diloro che riuscirà a coinvolgeremaggiormente i lavoratori.Anche tra questi ultimi ci sa-ranno premiazioni per chi saràstato il miglior “ambasciatore”dell’iniziativa coinvolgendo ilmaggior numero di colleghi. I premi? Soggiorni in tutta Ita-lia offerti dal circuito Alberga-

bici.it e, per chi continuerà adutilizzare la bici per tuttol’anno condividendo l’espe-rienza su www.biketowork.it esull’app, persino viaggi inter-nazionali in Nuova Zelanda!“Obiettivo è stimolare le per-sone a provare, almeno unavolta, ad andare in bicicletta,per scoprire come sia piace-vole, veloce, economico e soste-nibile spostarsi in città sulledue ruote, e come possa diven-

tare una sana abitudine”, af-ferma Francesco Baroncini, di-rettore FIAB.Insieme all’iniziativa, FIABoffre alle aziende una campa-gna per sensibilizzare i dipen-denti sui vantaggi delle dueruote e un supporto concretoper rendere le sedi sempre piùattrezzate ottenendo la certifi-cazione europea bike friendly.Non resta che iniziare a peda-lare! A.E.

Bike Challenge Italia: la sfidatra aziende “su due ruote”

Fabiana Liguori

Nel cuore di Napoli, in Piazzadel Plebiscito, si svolgerà dal7 al 10 ottobre la trentesimaedizione di “Futuro Remoto”.Tema e titolo dell’edizione diquest’anno: costruire. “Fu-turo Remoto – Costruire” èun’occasione per comunicare efar conoscere i risultati più re-centi ed importanti della ri-cerca scientifica, culturale etecnologica, ma rappresenta

anche una vetrina dell’indu-stria italiana e della innova-zione proposta dalle impresedel nostro Paese. Nei quattrogiorni della manifestazione ci

saranno laboratori scientifici,lezioni in piazza, ma anchespettacoli dal vivo, perfor-mance, letture e rappresenta-zioni. Tra i momenti dimusica da segnalare quellodella Scarlatti Junior, conmusicisti tra gli 11 e i 18 annidel grande vivaio dell’Orche-stra Scarlatti di Napoli. Moltianche gli ospiti illustri tra cuiPiero Angela, che terrà il 6 ot-tobre 2016 alle 19 la confe-renza di apertura della

manifestazione, poi anche:l’astronauta italiana Saman-tha Cristoforetti, il Presi-dente dell’Agenzia SpazialeItaliana (ASI) Roberto Batti-ston e tanti altri. Il cuore pul-sante di Futuro Remoto è,come sempre, il Villaggio dellaScienza che quest’anno saràancora più grande e artico-lato: 9 le isole tematiche, cia-scuna con responsabiliscientifici di fame nazionale einternazionale, con allesti-

menti di oltre 6.000 mq, con ilcoinvolgimento del PalazzoReale, del Circolo Ufficiali del-l’Esercito, del Circolo Ufficialidella Marina Militare, del Cir-colo artistico Politecnico, delCaffè Gambrinus.Tutte le attività sarannohands on, basate sull’interat-tività e sulla possibilità per ivisitatori di toccare “conmano” i fenomeni scientifici edi scoprire le frontiere della ri-cerca a livello internazionale.

Giulia Martelli

Si intitola “Demain” il documentario di Cyril Dion e Mélanie Lau-rent che uscirà il 6 ottobre prossimo nelle sale cinematograficheitaliane. La pellicola ha l’ambizioso obiettivo di sostituire il mitoamericano del consumismo proponendo un nuovo modello econo-mico-sociale mutuato dalle leggi di natura in cui sia possibile di-stinguere e soddisfare i "veri" bisogni degli uomini tracciandostrade alternative e superando la dicotomia crescita-decrescita.Demain è suddiviso in cinque capitoli: nella prima parte, dedicataall’agricoltura, viene mostrato come a Detroit, città socialmentedesertificata dal crollo dell’industria automobilistica, siano sorteben 1600 fattorie urbane nelle quali i cittadini coltivano e consu-mano i propri ortaggi. È una piccola ma importantissima rivolu-zione per un Paese nel quale il cibo percorre in media 2400 kmper arrivare dal produttore alla tavola del consumatore. Nel ca-pitolo sull’energia vengono mostrati gli esempi virtuosi di Malmö,Reykjavik, Copenaghen e dell’isola della Reunion dove si lavoraper arrivare all’ambizioso traguardo di una copertura al 100%delle energie rinnovabili. La capitale danese è, come sempre, ilmodello per le città del futuro: il 67% degli abitanti di Copena-ghen si muove senza utilizzare mezzi privati e il 26% utilizza labicicletta. La quarta parte affronta il tema delle valute alterna-tive, illustrando esempi che funzionano come quello di Totnesdove si stampano banconote da 21 (!) sterline. Nel capitolo sul-l’istruzione Demain si sposta in Finlandia dove l’insegnamentoviene considerato come una ricchezza nazionale: “Qui non per-diamo tempo a valutare, ma ci concentriamo sull’insegnare”.L’ultimo capitolo è dedicato alla politica. È l’ultimo tassello da ri-sanare e fra gli intervistati c’è David Van Reybrouck che proponeun modello a sorteggio come alternativa alle elezioni, portandoesempi concreti di come questo sistema funzioni. Il documentariosi muove fra Europa, Stati Uniti, India e Africa. Partendo da que-ste esperienze reali Cyril Dion e Mélanie Laurent immaginanoun nuovo futuro per noi e per i nostri figli. Risultato: una sor-prendente, contagiosa e ottimista spinta al cambiamento, perchèil domani non è mai stato così vicino.

Un “Domani” tutto da riscrivere

Giorno dopo giorno, silenziosamente, “costruire”

Un’iniziativa FIAB per incentivare l’utilizzo della bicicletta

Dal sette al dieci ottobre a Napoli la trentesima edizione di Futuro Remoto

Al cinema, un film sulle nuove strategie di sviluppo

Page 17: Magazine Arpa Campania Ambiente n. 18 del 30 settembre 2016

Cristina Abbrunzo

L’EUCYS (European UnionContest for Young Scientists) èil concorso dell’Unione Euro-pea per scienziati in erba. E’una competizione per aspi-ranti scienziati dai 14 ai 20anni promossa dall’Unione Eu-ropea; piccoli geni nei campidella matematica, fisica, me-dicina, o biologia, che hannoscoperto qualcosa di social-mente utile, dalla sostenibilitàambientale alla salute pas-sando per l’informatica. La cerimonia di premiazione siè svolta a Milano e tra 169 pro-getti arrivati in finale, ne sonostati scelti nove (tre per ogniposto sul podio), più altri ra-gazzi che hanno vinto l’oppor-tunità di visitare laboratori edesposizioni scientifiche. Nonc’era tricolore sul podio, eppuresono tre gli italiani scelti dagliistituti di ricerca per espe-rienze di tirocinio. Tra loro, Al-varo Maggio 20 anni e unagrande idea: un progetto perrendere le acque potabili attra-verso gli scarti delle bucce dibanana. È iniziato tutto alliceo, presso l’istituto l’IIS Q.Ennio di Gallipoli, quando Al-varo, allora studente di quarta,decide di partecipare a un con-corso scientifico. Poco tempodopo, viene brevettato Metals-

catchers, un nuovo filtro a basedi frutta per ripulire le acqueinquinate dai metalli pesantigrazie alla pectina. E per il gio-vane italiano si spalanca unfuturo da ricercatore. AlvaroMaggio, oggi al secondo annodi ingegneria industriale al-l’Università del Salento diLecce, ha messo a frutto i suoianni di scuola superiore svi-luppando quello che potrebbediventare una delle invenzionipiù importanti dei prossimi de-

cenni: i suoi filtri a base discorze di banane, sono le piùefficaci ma sono stati raggiuntibuoni risultati anche con buccedi tuberi e verdura, sono a bas-sissimo impatto ambientale epotrebbero rendere utilizzabilibacini d’acqua molto inquinati.Metals-Catchers”, è dunqueuna soluzione per rendere po-tabili le acque contaminate e,come racconta lo stesso Mag-gio, il progetto nasce grazieall’aiuto della sua professo-

ressa di biologia al liceo concifaceva degli esperimenti pertestare la capacità delle buccedi frutta e verdura di mitigaregli effetti collaterali di alcunifarmaci gastrolesivi, ed ha cosìavuto modo di osservar che lafrutta ha una carica negativa(attraverso la peptina) mentrei metalli si comportano come leparti cariche positive. In pa-role semplici, ha trovato unmodo per purificare le acquedai metalli, attraverso filtri

fatti con le bucce di banana es-siccate. Il metodo è semplice elow cost. Il processo è chimicoe naturale, perché la buccia dibanana viene essiccata e tri-tata, e poi inserita nei comunifiltri per la depurazione o neitubi. Attraverso questi scarti siprelevano i metalli disciolti. Sipossono pulire tutti i tipi diacque: il metodo è testato sul-l’acqua con una quantità di1300 microgrammi di metalloper litro, una quantità letaleche si solito non si trova mai.La buccia di banana funzionafino al nono utilizzo, senza per-dere di efficacia. Alvaro ha già avuto delle pro-poste di finanziamento permettere in produzione la suaidea: «Le ho rifiutate tutte. Mihanno chiesto percentuali al-tissime per una eventuale so-cietà: mi sembrava troppo.Spero di trovare un finanzia-tore che creda in me, e che mifaccia una proposta migliore».Vincere un tirocinio negli isti-tuti di ricerca dell’Unione Eu-ropea sicuramente gli saràd’aiuto per una eventuale pub-blicazione, anche se, nel suofuturo, Alvaro non vede solol’Italia: «Vorrei finire la trien-nale e poi magari andare fuori,negli Usa o in Canada. Pensoche la mia università sia moltobuona, ma l’Italia non dà tan-tissimo peso alle buone idee.Penso che altrove adolescenticome me, o come gli altri par-tecipanti dell’EUCYS avreb-bero molto più spazio dicrescita». Medita Italia! Me-dita!

Piñatex: l’ecopelle che si ricava dagli scarti dell’ananas

Un'imprenditrice spagnola hascoperto che dalle foglie diananas è possibile creare untessuto cento per cento natu-rale in grado di sostituire lapelle. Le questioni etiche e am-bientali che vedono protagoni-sti l’industria tessile e l’usodella pelle vera, sono tra gli ar-gomenti di discussione più de-licati dei giorni nostri. Laricerca di materiali alternativia quelli di origine animale è di-ventata una necessità, anche acausa della crescente difficoltàa reperire il pellame. Dopo l’ar-rivo sul mercato della pellesintetica, la cui produzione im-plica comunque l’impiego disostanze tossiche per l’am-biente, la vera rivoluzione ar-riva da una designer spagnola,Carmen Hijosa, che ha brevet-tato un nuovo tessuto ottenuto

dalle fibre delle foglie d’ana-nas. L’idea è nata durante unviaggio di lavoro della designernelle Filippine dove, venendo acontatto con la realtà delle con-cerie, ha maturato l’intenzionedi sviluppare un materiale so-stenibile che si prestasse, esat-tamente come la pelle, allaproduzione di borse, scarpe e

altri prodotti tessili. Tuttavia,l’ispirazione è arrivata sol-tanto dopo aver osservato ilbarong talong, una tradizio-nale camicia filippina intes-suta con fibre di foglied’ananas. Dopo cinque anni diricerche svolte tra la Spagna eil Regno Unito, è nato Piñatex,un materiale ricavato dalle fo-

glie d’ananas (per un metroquadro ne servono all’incirca480) e lavorato senza tessi-tura. Si tratta di una fibraesclusivamente ecologica e bio-degradabile in quanto derivada elementi di scarto del fruttoche non richiedono aggiuntad’acqua o fertilizzanti e, inol-tre, funge da concime al mo-mento del suo smaltimento.Grazie al suo basso costo (circa23 euro al metro quadro controi 25-38 euro del pellame), que-sto materiale innovativo ha giàtrovato spazio all’interno di al-cune aziende, tra cui Puma eCamper, che si sono cimentatenella realizzazione di prototipiquali scarpe, borse, cappelli,accessori per smartphone, se-dili per auto ed elementi d’ar-redo ecologici e sostenibili.

A.C.

Bucce di banana per depurare l’acquaMetals-catchers: la geniale scoperta di un giovane italiano

Economica, ecologica e sostenibile

Page 18: Magazine Arpa Campania Ambiente n. 18 del 30 settembre 2016

Felicia De Capua

Ancora relativamente all’am-bito di applicazione oggettivodell’art. 17-bis della legge 7agosto 1990, n. 241, di partico-lare interesse è il rilievo deigiudici di Palazzo Spada: l’isti-tuto del silenzio-assenso sa-rebbe destinato ad applicarsi“solo ai procedimenti caratte-rizzati da una fase decisoriapluristrutturata e, dunque,nei casi in cui l’atto da acqui-sire, al di là del nomen iuris,abbia valenza co-decisoria”. Ilriferimento ad uno “schema diprovvedimento” ha indotto aritenere che la norma inesame abbia ad oggetto atti daacquisire nella fase decisoria,diversamente dagli artt. 16(Attività consultiva) e 17 (Va-lutazioni tecniche) che richia-merebbero atti da acquisirenella fase istruttoria. Da ciòconsegue che la disposizione inquestione sia applicabileanche ai pareri vincolanti, manon a quelli puramente con-sultivi, che rimangono assog-gettati alla disciplina previstadai predetti articoli. Gli inte-ressi sensibili, quindi, restanopienamente tutelati nella faseistruttoria, non potendo la de-cisione finale essere assuntasenza che siano stati ritual-mente acquisiti al procedi-mento, tramite l’obbligatorioparere o l’obbligatoria valuta-zione tecnica di competenzadell’Amministrazione prepo-sta alla loro cura. Quanto alla

terza questione, relativa airapporti con la conferenza diservizi, la Commissione spe-ciale ha suggerito l’applica-zione del nuovo istituto nelcaso in cui l’amministrazioneprocedente debba acquisirel’assenso di una sola ammini-strazione, e il ricorso, invece,alla disciplina sulla confe-renza di servizi nell’ipotesi incui debba ottenere assensi daparte di più amministrazioni. Alternativamente ha prospet-tato la soluzione secondo cui ilsilenzio-assenso opera anchenel caso in cui siano previstiassensi di più amministra-

zioni, prevenendo – una voltaformatosi – la necessità di con-vocare la conferenza di servizi.Quest’ultima andrebbe convo-cata solo “nei casi in cui il si-lenzio-assenso non si èformato a causa del dissensoespresso dalle Amministra-zioni interpellate, e avrebbe loscopo di superare quel dis-senso nell’ambito della confe-renza appositamente convo-cata”. Tuttavia alla luce delnovellato art. 14, c. 2 della l.241/90, è verosimile ritenereche l’articolo 17-bis troverà ap-plicazione unicamente nelcaso in cui l’amministrazione

procedente debba acquisirel’assenso di una sola ammini-strazione. In relazione all’ul-tima questione sollevata,inerente alle modalità di for-mazione del silenzio-assenso eal successivo esercizio del po-tere di autotutela, secondo ilparere “è sufficiente da partedell’Amministrazione proce-dente l’invio formale del testonon ancora sottoscritto, invista della successiva even-tuale sottoscrizione di un testocondiviso”, nell’ipotesi in cuil’Amministrazione interpel-lata esprima un assensoespresso. Il provvedimento

potrà essere sottoscritto sol-tanto dall’Amministrazioneprocedente, “dando atto nellepremesse o in calce al provve-dimento dell’invio delloschema di provvedimento edel decorso del termine per ilsilenzio-assenso”, nel caso incui l’Amministrazione inter-pellata rimanga silente. Il Consiglio di Stato ha rile-vato che nella fase successivaall’adozione del provvedi-mento finale, adottato sullabase del silenzio-assensodell’Amministrazione inter-pellata, l’autotutela soggiacealla regola del contrariusactus: “l’eventuale eserciziodel potere di riesame in auto-tutela deve seguire il mede-simo procedimento d’emana-zione dell’atto che si intenderimuovere o modificare”. Nelcaso in cui il provvedimento fi-nale non sia ancora adottato,il parere esclude che, forma-tosi il silenzio-assenso, l’Am-ministrazione inerte possasuperarlo esercitando il poteredi autotutela unilaterale. Lascadenza del termine di trentagiorni (o il diverso termine perle Amministrazioni prepostealla tutela di interessi sensi-bili), considerata la natura pe-rentoria, fa venir meno ilpotere postumo di dissentire,impedendo l’adozione formaledell’atto. Contrariamente, l’as-senso espresso sopravvenutonon inciderebbe sugli effettidell’articolo 17-bis.

(Seconda parte)

Il silenzio assenso tra pubbliche amministrazioniI profili del nuovo istituto nel parere del Consiglio di Stato

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di Andrea Tafuro

Matteo svegliati, alzati! E’ ilprimo giorno di scuola, iniziail nuovo anno scolastico. PapaFrancesco ha affermato: “Ifigli sono la pupilla dei nostriocchi… Che ne sarà di noi senon ci prendiamo cura dei no-stri occhi? Come potremo an-dare avanti?”. Queste parolemi sono tornate in mente l’al-tro giorno quando, sul trenoper raggiungere il lavoro, hovisto una giovane studentessache in apprensione piangevasulla spalla della compagnaseduta accanto a lei, nonaveva il coraggio di entrare inuna nuova classe, con compa-gni nuovi. Quella sofferenzami ha colpito molto… io eropiù ferrato in ansia e paurevarie, ma riordinando tuttequeste emozioni so bene cheeducare deriva da ex-ducere,che significa tirare fuori. In-somma la scuola è un po’ comeun’ostetrica, non porta un fi-glio in grembo quindi non puòdonare vita, ma può aiutare afarla nascere, così l’ambientedella scuola può aiutare aprendere consapevolezza deipropri talenti da sfruttare nelgrande gioco della relazionecon gli altri. Albert Einsteinha detto che: “Ogni persona èun genio. Ma, se giudichi unpesce dalla sua capacità discalare un albero, passeràtutta la sua vita pensando diessere stupido”. Di contro il di-ritto all’istruzione, la tuteladell’obbligatorietà da partedello Stato non sono sempre

stati una realtà scontata e inmolte zone del mondo non losono ancora. Dobbiamo consi-derare che sono traguardi rag-giunti, anche nel modernooccidente, soltanto nell’ultimosecolo grazie all’impegno edalle battaglie di persone corag-giose e pronte a tutto, chehanno lottato per il riconosci-mento del valore della centra-lità della persona nel processoeducativo e della necessità del-l'osservazione del soggetto percomprendere le sue naturaliinclinazioni e aiutarlo a svi-

lupparle. Tra queste figure lamia eroina è Giulia CivitaFranceschi, nata a Napoli il 16aprile del 1870, che ha spesotutta la sua vita per gli scu-gnizzi. In quei tempi, gli scu-gnizzi di Napoli non eranosemplicemente dei bambini vi-vaci che giocavano per stradae facevano scherzi ai malcapi-tati, ma una vera e propriapiaga sociale, erano orfani o,comunque, provenienti da fa-miglie indigenti, vivevano allagiornata cercando di racimo-lare il necessario per nutrirsi

e sopravvivere. Non andavanoa scuola, non lavoravano néavrebbero mai saputo farlo ederano praticamente destinatia gonfiare le schiere della ma-lavita. Urgeva un interventopubblico e l’occasione vennedal mare. La nave FrancescoCaracciolo, varata come Bril-lante nel 1869, era una cor-vetta in legno che aveva,ormai, fatto il giro deglioceani. Vecchia ed inutilizza-bile dalla marina venne disar-mata nel 1904 e donata allacittà di Napoli tre anni dopo.Si pensò di utilizzarla comepunto di aggregazione e scuolaper i ragazzi sbandati di Na-poli, così nel 1913, la Carac-ciolo divenne una nave scuolae per dirigerla fu scelta la43enne Giulia Civita France-schi. Da quel momento, fino al1928, la donna divenne un tut-t’uno con quei ragazzi disa-giati, per loro era una madre,un’insegnante ed un’educa-trice. Il sistema da lei utiliz-zato, ricordato in seguito comesistema Civita, servì a reintro-durre nella società oltre 700giovani che non avrebberoavuto altre prospettive. L’edu-catrice riusciva a sviluppare lecapacità individuali di ognisuo studente, riuscendo a tro-vare il ruolo e l’incarico adattoa tutti. L’operato sulla Carac-ciolo e il perfetto recuperodegli scugnizzi di Napoli val-

sero alla donna ben due meda-glie d’oro conferite dal Mini-stero dell’Istruzione. Tuttavia,con l’avvento di quel granpezzo di statista venuto dallaridente cittadina di Predappiola situazione cambiò radical-mente. Il sistema Civita, ba-sato sulla libertà individualedi ogni giovane e sull’elasticitànell’apprendimento, cozzavacon la cultura omologatrice delpartito e con la nascente isti-tuzione dei Balilla. Nel 1928Giulia Civita Franceschi fusollevata dall’incarico e lanave scuola venne integratanell’Opera Nazionale Balilla,per poi essere affondata pochianni più tardi. La donna cercòdi occuparsi ancora dell’educa-zione dei più giovani nelle at-tività parallele che avevacreato al di fuori della Carac-ciolo, ma il regime iniziò unavera e propria campagna con-tro di lei ed il suo operato, fi-nendo per destituirla da ogniincarico e renderle impossibilequalunque altra attività. Esa-sperata e delusa, la donna siritirò a vita privata, occupan-dosi della famiglia. Morì ad 87anni, nel 1957 e quattro deisuoi amati scugnizzi si offri-rono di trasportare la sua barafino al luogo della sepoltura emoltissimi altri accorsero perdare l’ultimo saluto alla donnache li aveva salvati da miseriae dalla criminalità.

GIULIA CIVITA LA MONTESSORI DEL MAREIl laboratorio napoletano di educazione alla cittadinanza

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25 settembre 2016 – “Puliamo il mondo” al Real Bosco di Capodimonte, una giornata di iniziative e attività

per la sensibilizzazione dei cittadini alla cura e al rispetto del bosco e degli spazi verdi presenti nello storico parco