Arpa campania ambiente 2013 23

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P PRIMO PIANO Messa in sicurezza delle discariche casertane Morlando a pag.2 Di cose scritte sul suo conto, in trentatré anni, ne ho lette tante. La sua vita e il suo sogno continuano ad appas- sionare milioni di persone in tutto il mondo. Liguori a pag.5 Cambia il clima, cambia l’ecosistema L’aumento delle tempera- ture fa sciogliere i ghiacciai, questi, non avendo alterna- tiva, si ritirano, ma non sono soli. Piante ed animali si tro- vano a dover combattere tra la vita e la morte. Schiattarella a pag.8 Era il lontano 1963 quando l’azienda giapponese Sharp mise in commercio i primi moduli fotovoltaici. Da allora questa tecnologia si è diffusa ovunque sfruttando l’inesau- ribile energia solare. Buonfanti a pag.15 Il recupero delle ferrovie dismesse Palumbo a pag.16 Si è tenuto in Campania il corso per aggiornare gli addetti alla prevenzione Pannelli fotovoltaici orientati “al contrario” Sicurezza sul lavoro nelle Arpa Formazione «in rete» per le Agenzie Gli operatori delle Arpa sono chiamati a tutelare la popola- zione dai rischi provenienti dall’ambiente. Questo non sa- rebbe possibile, però, se i tec- nici delle agenzie ambientali non fossero consapevoli dei rischi che loro stessi devono fronteggiare nello svolgi- mento del loro lavoro. Da molti anni le Arpa di tutte le regioni si stanno coordinando per mettere in rete le loro co- noscenze riguardo alla sicu- rezza sul lavoro e alla tutela della salute dei dipendenti. In quest’ottica, a inizio di- cembre, nella sede centrale Arpac si è tenuto un incontro di aggiornamento per respon- sabili e addetti alla sicurezza di diverse agenzie regionali, tra cui Arpa Piemonte, Ligu- ria, Puglia e Sardegna. Mosca a pag.7 Acque di Napoli: potabili fino a prova contraria! L’Espresso pubblica una copertina a effetto ed è subito bufera. “Bevi Napoli e poi muori” non è piaciuto a tutti. Il comune di Napoli ha chiesto un miliardo di euro di risarci- menti, le carte sono coperte da segreto istruttorio in attesa del processo. Allinoro a pag.4 Speciale Natale Ci sono luoghi che non lasciano spazio alla tristezza. So- prattutto a Natale. E nonostante in voi batta un cuore ar- rabbiato, tormen- tato o mesto, sappiate che la città di Napoli, è sempre pronta a regalarvi un sorriso e tante altre cose belle. Lasciate per- dere i “grandi” sondaggi, i commenti artefatti e tutti gli altri tentativi di nascondere quella che è l’unica e sola verità: l’ex Capitale delle Due Sici- lie è, e sarà per sempre, la città più calda e acco- gliente che abbiate mai visitato. De Crescenzo-Lanza-Liguori- Martelli pagg.9-12 Cavallo-Colarusso a pag.13 Inquinamento ambientale e sicurezza degli alimenti Chi ha visto Salvate il soldato Ryan di Ste- ven Spielberg? In questo popolare film ci sono due scene che sono importanti da ricordare. La prima è quando il soldato Ryan si rende conto che un gruppo di militari sta rischiando la vita per lui, pur di salvarlo da morte certa. Tafuro a pag.19 Malala, Doris cantrici del femminismo “Qualsiasi cosa tu sia destinato a fare, falla ora”. Doris Lessing Nelson Mandela, l’eroe “silenzioso” DAL MONDO NATURA & BIODIVERSITÀ BIO-ARCHITETTURA SCIENZA & TECNOLOGIA AMBIENTE & SALUTE NATUR@MENTE L’impiego della forza lavoro trova la propria regolamenta- zione anche in forme contrat- tuali difformi dalle consuete previsioni. Si è costituita, così, la categoria dei contratti ati- pici, contrassegnati da una certa flessibilità dell’orario di lavoro. Il più diffuso fra essi e senz’altro il contratto a tempo parziale. Nella considerazione della corrispondenza tra pre- stazione lavorativa offerta e retribuzione che ne scaturi- sce, commisurata all’orario di lavoro effettuato, non è con- sentito al datore di lavoro di diminuire il numero di ore di lavoro al fine di corrispondere al pestatore un compenso in- feriore, se non in casi espres- samente previsti dalla legge. Ferrara a pag.18 Il contratto di lavoro a tempo parziale LAVORO & PREVIDENZA

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magazine pubblicato dall'agenzia regionale protezione ambientale campania

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Page 1: Arpa campania ambiente 2013 23

PPRIMO PIANOMessa in sicurezza delle

discariche casertane

Morlando a pag.2

Di cose scritte sul suo conto,in trentatré anni, ne ho lettetante. La sua vita e il suosogno continuano ad appas-sionare milioni di persone intutto il mondo.

Liguori a pag.5

Cambia il clima,cambia l’ecosistema

L’aumento delle tempera-ture fa sciogliere i ghiacciai,questi, non avendo alterna-tiva, si ritirano, ma non sonosoli. Piante ed animali si tro-vano a dover combattere trala vita e la morte.

Schiattarella a pag.8

Era il lontano 1963 quandol’azienda giapponese Sharpmise in commercio i primimoduli fotovoltaici. Da alloraquesta tecnologia si è diffusaovunque sfruttando l’inesau-ribile energia solare.

Buonfanti a pag.15

Il recupero delle ferroviedismesse

Palumbo a pag.16

Si è tenuto in Campania il corso per aggiornare gli addetti alla prevenzione

Pannelli fotovoltaiciorientati “al contrario”

Sicurezza sul lavoro nelle ArpaFormazione «in rete» per le AgenzieGli operatori delle Arpa sonochiamati a tutelare la popola-zione dai rischi provenientidall’ambiente. Questo non sa-rebbe possibile, però, se i tec-nici delle agenzie ambientalinon fossero consapevoli deirischi che loro stessi devonofronteggiare nello svolgi-mento del loro lavoro. Damolti anni le Arpa di tutte leregioni si stanno coordinandoper mettere in rete le loro co-noscenze riguardo alla sicu-rezza sul lavoro e alla tuteladella salute dei dipendenti.In quest’ottica, a inizio di-cembre, nella sede centraleArpac si è tenuto un incontrodi aggiornamento per respon-sabili e addetti alla sicurezzadi diverse agenzie regionali,tra cui Arpa Piemonte, Ligu-ria, Puglia e Sardegna.

Mosca a pag.7

Acque di Napoli: potabili fino a prova contraria!

L’Espresso pubblica una copertina a effettoed è subito bufera. “Bevi Napoli e poi muori”non è piaciuto a tutti. Il comune di Napoliha chiesto un miliardo di euro di risarci-menti, le carte sono coperte da segretoistruttorio in attesa del processo.

Allinoro a pag.4

Speciale NataleCi sono luoghi chenon lasciano spazioalla tristezza. So-prattutto a Natale.E nonostante in voibatta un cuore ar-rabbiato, tormen-tato o mesto,sappiate che la cittàdi Napoli, è semprepronta a regalarviun sorriso e tante altre cose belle. Lasciate per-dere i “grandi” sondaggi, i commenti artefatti etutti gli altri tentativi di nascondere quella che èl’unica e sola verità: l’ex Capitale delle Due Sici-lie è, e sarà per sempre, la città più calda e acco-gliente che abbiate mai visitato.

De Crescenzo-Lanza-Liguori- Martelli pagg.9-12

Cavallo-Colarusso a pag.13

Inquinamento ambientalee sicurezza degli alimenti

Chi ha visto Salvate il soldato Ryan di Ste-ven Spielberg? In questo popolare film ci sonodue scene che sono importanti da ricordare.La prima è quando il soldato Ryan si rendeconto che un gruppo di militari sta rischiandola vita per lui, pur di salvarlo da morte certa.

Tafuro a pag.19

Malala, Doris cantrici del femminismo“Qualsiasi cosa tu sia destinato a fare, falla ora”. Doris Lessing

Nelson Mandela, l’eroe “silenzioso”

DAL MONDO

NATURA & BIODIVERSITÀ

BIO-ARCHITETTURA

SCIENZA & TECNOLOGIA

AMBIENTE & SALUTE NATUR@MENTE

L’impiego della forza lavorotrova la propria regolamenta-zione anche in forme contrat-tuali difformi dalle consueteprevisioni. Si è costituita, così,la categoria dei contratti ati-pici, contrassegnati da unacerta flessibilità dell’orario dilavoro. Il più diffuso fra essi esenz’altro il contratto a tempoparziale. Nella considerazionedella corrispondenza tra pre-stazione lavorativa offerta eretribuzione che ne scaturi-sce, commisurata all’orario dilavoro effettuato, non è con-sentito al datore di lavoro didiminuire il numero di ore dilavoro al fine di corrispondereal pestatore un compenso in-feriore, se non in casi espres-samente previsti dalla legge.

Ferrara a pag.18

Il contratto di lavoro a tempo parziale

LAVORO & PREVIDENZA

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Messa in sicurezza delle discariche casertaneAngelo Morlando

Si è tenuto il 29 novembrescorso, presso la Sala Consi-liare della Provincia di Caserta,un interessantissimo seminariosullo stato delle caratterizza-zioni e delle messe in sicurezzadelle discariche in provincia diCaserta. A condurre la discus-sione la dott.ssa Eleonora Bec-caloni dell'Istituto Superioredella Sanità, il dott. Mario DeBiase, Commissario di Governodelegato alle bonifiche del Lito-rale Domitio, l'ing. En-rico Brugiotti e l'ing.Luigi Falco della Soge-sid S.p.A. - Ministerodell'Ambiente e l'As-sessore Provincialeall’Ambiente di Terradi Lavoro, prof. ing.Paolo Bidello.Nel corso del semina-rio sono stati illustratii risultati delle carat-terizzazioni dei La-ghetti di CastelVolturno, ma, cosa piùimportante, sono stati illustratii cronoprogrammi per la messain sicurezza di alcune discari-che in provincia di Caserta, inparticolar modo si è discussosugli interventi previsti per ladiscarica So.Ge.Ri ubicata traCastel Volturno e Mondragone.Sfortunatamente nel corso

della prima Conferenza deiServizi tenutasi lo scorso 20 no-vembre non è stato possibile ac-quisire tutti i pareri perl'approvazione del progetto de-finitivo. Per i laghetti di CastelVolturno, l'analisi dei rischidell'I.S.S. ha evidenziato chenon sussistono rischi anche perun utilizzo dell'area a fini turi-

stico - ricettivi. Per la balneabi-lità si attendono i risultati mi-crobiologici. Si è chiesto unmaggior monitoraggio e appro-fondimento solo per le ex "CaveBaiano" che costituiscono unapiccolissima area rispetto al to-

tale. In conclusione, l'area nonnecessita di messa in sicurezza,tantomeno di bonifiche, è ne-cessario soltanto un continuo eattento monitoraggio. Graziealla disponibilità dell'ing. Bru-giotti della Sogesid S.p.A. e del-

l'Assessore Bidello della provin-cia di Caserta, è stato possibileapprendere che nel progetto de-finitivo è stato inserito lo smal-timento di circa 5.000 kg dielettrodomestici abbandonatipresenti nell'area e che gliespropri sono esclusi da questoprogetto e che, quindi, sonostate prese in considerazionetutte le osservazioni fatte sullaprogettazione preliminare. E'emersa, ancora una volta, lanecessità di approvare in tempibrevissimi la progettazione de-finitiva per poter procedere agliimprocrastinabili interventi dimessa in sicurezza per evitareche, a seguito di eventi piovosi,migliaia di litri di percolatocontinuino ad essere riversatinei canali di raccolta intornoalla discarica e, di conseguenza,nel vicino Canale Agnena e,quindi, a mare, perpetrando undisastro ecologico che prosegueda decenni. Il cronoprogrammacomplessivo di tutti gli inter-venti (discariche Ferrandelle,Maruzzella, Parco Saurino I eII) ha evidenziato lo stato avan-zato delle procedure e l'inizioconcreto degli interventi abreve. I contributi dei relatorisi sono distinti per chiarezza esintesi e hanno sicuramentedato un pò di speranza ai pochipresenti interlocutori chehanno visto un barlume di lucee speranza per il prossimo fu-turo.

SScavi di Pompei: il futuro è adesso!Mentre nelle domus degli scavidi Pompei continuano a verifi-carsi crolli e vicissitudini do-vute alla trascuratezza e aldeterioramento del sito, il mi-nistro Massimo Bray assicurae “rassicura”: in questi giorniinizieranno i lavori di messa insicurezza e valorizzazionedell’area archeologica, cosìcome redatto nel “Grande Pro-getto per Pompei”. E luce fu!Direbbero gli ottimisti! Ma trabandi, nomine e rinvii vari, lasituazione resta ancora in bi-lico. E, purtroppo “mentre ilmedico studia... il povero ma-lato se ne muore”! Da altriorizzonti, invece, si pensa giàal futuro e alla prevenzione diquesti ed altri tristi eventi.Con il progetto “Fabbrica dellaConoscenza” promosso dal Be-necon (Centro di CompetenzaRegionale per i Beni Culturali,Ecologia e Economia), dallaTOPCON Corporation e dal

Comune di Pompei che, avva-lendosi dell’ausilio della Guar-dia di Finanza, ha ottenuto unfinanziamento di 3 milioni e800 mila euro (Fondi Por), saràrealizzata una rete di vigilanzaper questo meraviglioso “pezzodi storia”, dotata di: sensori ainfrarossi termici da applicarenei punti sensibili del sito, ungeoradar e un satellite per ri-levare il livello dell’acqua e an-ticipare, così, i cedimentistrutturali. Il piano, inoltre,prevede anche l’utilizzo di sen-sori digitali aviotrasportati e dilaser scanner di ultima gene-razione, che non soltanto rile-

veranno gli edifici con metodotridimensionale ma analizze-ranno anche i suoli in profon-dità, riportandone dati emisure. La realizzazione diuna carta dei rischi in 3D, poi,consentirà di avere sotto con-trollo lo stato di ogni domus,monitorare l’intera area ar-cheologica e stabilire una scaladi priorità in caso di necessitàdi interventi anti-crolli. “Il progetto – spiega il profes-sore Carmine Gambardella,presidente del Benecon e diret-tore del Dipartimento di Archi-tettura e disegno industrialeLuigi Vanvitelli della Sun –ha, inoltre, l’obiettivo di crearesinergia e cooperazione traUniversità e grande impresaper generare lavoro e ricchezzasfruttando in modo sano le ri-sorse del territorio. Siamopronti a partire con il pro-gramma da subito, avendo giàdei soldi disponibili grazie a un

nostro cofinanziamento del30% sull’importo finanziatodai Por”. L'iniziativa ci sembradavvero lodevole. Il sito di Pompei è dotato di unpotenziale socio-culturale, eco-nomico e turistico davvero im-portante. E va recuperato,rinvigorito. Circa 2,5 milioni dituristi visitano l’area archeolo-gica ogni anno, mentre 4 mi-lioni di pellegrini viaggianoverso il santuario della Ma-donna di Pompei. E queste nonci sembrano affatto solo cifreda "raccontare". Ci sono graviproblemi derivanti dalle preca-rie condizioni delle vie di ac-cesso e comunicazione chevanno affrontati e manca diuna pianificazione sostenibile,che sta danneggiando l'iden-tità e il patrimonio non solo diPompei ma di tutta la regioneCampania. Parola d’ordine: in-tervenire.

F.L.

I risultati del seminario che si è tenuto il 29 novembre scorso

Interventi e progetti per la riqualificazione e la tutela del sito archeologico

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Boom nei consumi del diesel. E cresce il pericoloper la salute. L'ultimo rapporto annuale sui tra-sporti dell'Agenzia europea dell'ambiente (Aea),svela una nuova realtà, secondo cui il fenomeno “èuna delle principali cause dell'elevata concentra-zione di particolato nelle città europee”. Secondol'Aea, il 69% del carburante consumato sulle stradein Europa nel 2012 è diesel, solo il rimanente è ben-zina. In particolare l’allarme è forte in Italia, doveil parco veicoli alimentati a diesel è fra i più nume-rosi del vecchio continente, piazzandosi all'ottavoposto nell'Ue dopo Lussemburgo, Belgio, Austria,Francia, Spagna, Romania e Bulgaria e prima diPortogallo e Germania. Il diesel “emette più polverisottili (Pm) e ossidi di azoto (NOx) rispetto allabenzina”, avverte l'agenzia europea dell'ambiente.Gli stessi inquinanti (NO2 e Pm10) per cui l'Italiaregistra livelli fra i più elevati in Europa, specie alNord, legati ad aree con un forte traffico e all'usodi vecchie auto. L'Italia in Europa è ancora al topper numero di veicoli per mille abitanti: 610 nel2011, subito dopo l'Islanda (645) e il Lussemburgo(658). Strategie vincenti per ridurre l’uso delle autoin città si sono rivelati i ticket per accedere al cen-

tro come gli ecopass, che hanno portato ad una ri-duzione del 18% del traffico a Roma fra 2000 e2005, del 23% a Bologna fra 2004 e 2006 e del 14%in nove mesi fra 2007 e 2008 a Milano. “Diversecittà stanno applicando idee innovative che fa-ranno sembrare il sistema dei trasporti basatosulle auto un'idea del secolo scorso” ha commentatoil direttore esecutivo dell'Aea, Hans Bruyninckx. “La vita in città - ha aggiunto Bruyninckx - nondeve significare aria inquinata, traffico, rumore eviaggi lunghi”. L'auto di fatto è ancora il mezzo pre-ferito dagli italiani nei centri urbani: secondo un'in-dagine di Eurobarometro, il 52% degli intervistatia Palermo usa l'automobile e il 19% la moto, piaz-zandosi al secondo posto dopo Lefkosia a Cipro(89% e 2%). Al quarto posto c'è Verona (55% e 11%),all'ottavo posto Napoli (52% e 10%) e al quattordi-cesimo Roma (50% e 8%). Il 37% di chi va a lavoro a Roma impiega oltre 30minuti nel tragitto casa-ufficio, una percentualeche arriva al 65% a Londra. In generale, secondo ilrapporto dell'Aea le emissioni di gas serra dei tra-sporti nell'Ue, inclusa l'aviazione ed escludendo itrasporti via mare, fra 2010 e 2011 si sono ridotte

dello 0,6%, ma sono sempre aumentate di oltre il25% rispetto ai livelli del 1990. Anche il consumodi petrolio nel settore è calato dello 0,6% fra 2010e 2011, troppo poco rispetto all'obiettivo di tagliodel 70% per il 2050 rispetto al 2008. L'Unione eu-ropea inoltre è ancora lontana anche dal target del-l'uso delle rinnovabili nei trasporti: in media il3,8% nel 2011, soprattutto biocarburanti.

P.D’A.

Paolo D’Auria

“Investire sulle foreste alpineper prevenire e contrastare ildissesto idrogeologico consentenon solo di salvaguardarel'ambiente e l'ecosistema, maanche di ridurre i costi tra le 5e 20 volte, a seconda delle di-verse situazioni, rispetto aquelli che si dovrebbero soste-nere per realizzare opere confunzione protettiva”.Lo afferma il sottosegretario alMinistero dell'Ambiente,Marco Flavio Cirillo, nel corsodel workshop su “I servizi eco-sistemici delle foreste alpine:identificazione, valutazione estrumenti potenziali per la lorovalorizzazione” organizzato aTrento dalla Presidenza ita-liana 2013-2014 della Conven-zione delle Alpi e dallaProvincia autonoma di Trento.“Sulle alpi svizzere - ha spie-gato - le foreste svolgono unafunzione in termini di tuteladella sicurezza del territoriocomparabile a quella di infra-strutture il cui costo e manu-tenzione è stimato in 89miliardi di euro”. “Oggi, a dif-ferenza di quanto accadeva inpassato, la superficie ricopertadalle foreste nell'area alpina -

ha continuato il sottosegreta-rio - è in costante espansione.Tuttavia, affinché questa cre-scita abbia un impatto positivosulla sicurezza del territorio eil contrasto del dissesto idro-geologico è necessario investiresu queste 'infrastrutture ver-di', attraverso un maggioremonitoraggio e una gestioneforestale attenta, in cui la ma-nutenzione si integri con la va-

lorizzazione turistica ed econo-mica delle foreste”. Durantel'appuntamento è stato fatto ilpunto su quello che può essereil ruolo futuro delle foreste del-l'area alpina, la cui superficie,secondo l'Agenzia Europea del-l'Ambiente nelle Alpi, è co-perta per oltre il 40% (pari a7,5 milioni di ettari) da foreste.Un tema di grande attualità,quello del dissesto idrogeolo-

gico, soprattutto dopo le tristivicende verificatesi su tutto ilterritorio nazionale a seguitodi violente perturbazioni me-teorologiche. E pensare che glistrumenti per attuare una ef-ficiente politica di sicurezzacontro questo pericolo ci sono,eccome. Tra fondi europei e na-zionali stanziati per la messain sicurezza del dissesto idro-geologico, sono stati messi a di-

sposizione 2,5 miliardi di euroma sono stati spesi “solo” 400milioni. Lo ha ricordato il capodella Protezione Civile, FrancoGabrielli, nel corso dell'audi-zione alla Camera per sottoli-neare come molto spesso lamancanza di interventi non siaun problema di risorse, ma diiniziative. “Ho verificatoquanti miliardi sono stati im-putati a progetti - ha spiegatoai commissari Gabrielli - trafondi comunitari, fondi ex Fas,fondi di coesione e fondi regio-nali sono 2 miliardi e mezzo,dei quali sono stati spesi 400milioni”. Ma non solo: “Dei 600milioni del fondo Apq (Accordodi programma quadro sul dis-sesto idrogeologico), abbiamovisto che ci sono Regioni chehanno speso lo 0,1%, moltoprobabilmente il compenso alcommissario che doveva farequalcosa e non ha fatto”. Ilcapo della Protezione Civile hapoi ricordato che, anche sel'Italia diventasse un paesevirtuoso a partire da oggi, perla messa in sicurezza del terri-torio “occorreranno anni edanni”, sia per un problema dimeccanismi di spesa sia per itempi tecnici di progettazionee realizzazione delle opere.

Foreste alpine contro il dissesto idrogeologicoInvestimenti per aiutare l’ambiente e ridurre i costi fino a venti volte

Boom nei consumi di diesel: pericolo per la saluteItalia a rischio secondo il rapporto Aea

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Capodanno con PaestUmanità

Alessia Esposito

Dopo averci suggerito campi di volonta-riato green per le vacanze estive, Le-gambiente torna con una nuovaproposta per il Capodanno. L’associa-zione cerca infatti sette volontari prontiad impegnarsi in un’attività di prote-zione di una delle zone più suggestivedel Parco Nazionale del Cilento e areaarcheologica della Magna Grecia: Pae-stum. Trascorrere tra le sue mura igiorni tra il 28 dicembre e il 3 gennaiodiventando parte del progetto PaestU-manità, finalizzato a restituire dignitàe splendore a un luogo eletto patrimo-nio dell’UNESCO nel 1998. Esso vuoleliberare l’area del sito archeologico daimezzi meccanici, coltivazioni e baraccheabusive che lo circondano, per riconse-gnare questa risorsa agli abitanti e lastoria ai turisti, restituire insomma laricchezza e la bellezza di Paestum allacollettività tutta. Un interesse che èpaesaggistico e archeologico insieme esi concretizza in una vera e propriaazione di marketing territoriale cheparte dalla concezione di promuovereun singolo bene per sviluppare l’interoterritorio. Con un progetto di protezionee azionariato sociale si persegue così ildoppio fine di promuovere la partecipa-zione dal basso nella tutela dei beni e sisostengono le attività di Legambiente. Anche per chi non è interessato a par-

tecipare ai campi di volontariato, è in-fatti possibile aiutare PaestUmanità at-traverso la sottoscrizione di una “buonaazione”. Alcuni artisti hanno già donatole loro opere per la causa: Riccardo Da-laisi, Marco Vecchio, Mario BrunoBambacaro, Tiberio Gracco.Il celebre giornalista e scrittore AndreaCamilleri elogia l’iniziativa con questeparole: “Sono particolarmente orgo-glioso che proprio dal Meridione partauna bella iniziativa che salvaguardabeni davvero di tutta l'umanità, evi-tando così che possano finire in manipoco raccomandabili.” Il critico d’arteGillo Dorfles aggiunge: “Bisogna met-tere fine ad una situazione assurda.Qualunque nazione estera investirebbeingenti capitali per sfruttare quei ter-reni. Noi invece li usiamo per orticul-ture inutili e pericolose per le rovinesottostanti. Provare ad acquistare al-cune di quelle aree è una specie disfida... speriamo di vincerla.” Per finirecon l’invito del cantautore ed ex asses-sore al turismo Franco Battiato: “Credoche il progetto Paestumanità di Legam-biente sia meritevole di essere soste-nuto e spero che tutti lo facciate.”Prendersi cura del bene pubblico èprendersi cura un po’ di noi stessi. Le-gambiente così invita a iniziare benel’anno. O perché no.. iniziare già dalNatale a regalare ad un amico “qualchebuona azione”.

Il progetto punta alla riqualificazione del territorio adiacente il sito archeologico

Salvatore Allinoro

L’Espresso pubblica una copertina aeffetto ed è subito bufera. “Bevi Na-poli e poi muori” non è piaciuto atutti. Il comune di Napoli ha chiestoun miliardo di euro di risarcimenti, lecarte sono coperte da segreto istrut-torio in attesa del processo. Dopoaver finanziato i controlli delle fon-tane pubbliche e dei campioni d’ac-qua prelevati direttamente nelleabitazioni delle sue truppe, il co-mando N.A.T.O risponde garbata-mente se proviamo a telefonare airesponsabili che hanno scovato traccedi Uranio. Su internet le conseguenzeper l’organismo in caso di uso umanodelle acque sono descritte in detta-glio, tuttavia trovare le fonti (l’originedei dati) è davvero difficile. Il copy-right mostra molti limiti in questa vi-cenda dai contorni poco limpidi: irisultati dei referendum pretendono

acqua pubblica, le informazioni cheriguardano un bene primario non do-vrebbero essere mercificate. I risul-tati delle ricerche sono disponibili dadiciotto mesi e sono stati trasmessiagli organi di stato competenti senzasuscitare interesse. Le pagine chehanno spaventato quindi avevano leconferme dei controlli incrociati. Perun rapporto così importante è unapecca notevole. I dati riguardano solouna porzione di territorio a Nord delcomando del lungomare che ospital’ufficio del console. Le centinaia diparametri oggetto d’esame rispettanole procedure previste da scrupolosemetodiche U.S.E.P.A. (United StatesEnvironment Protection Agency). Leindagini sono costate milioni di euroma in dettaglio sono disponibili solomettendosi in contatto diretto conl’ufficio di sanità pubblica del co-mando U.S.A., chiamando lo081.811.6299. Se i dati microbiologici

fossero confermati in città assiste-remmo a epidemie tanto frequentiquanto mai verificatesi. I livelli di ri-schio considerati si ottengono som-mando i pericoli derivanti da aria,acqua e suolo contemporaneamente,nessuna delle leggi del nostro paeseprevede standard igienici così elevati.Il danno di immagine rischia di avereconseguenze da tracollo economicoper le strutture ricettive. Negli ultimitre anni i turisti erano raddoppiati, iltrend rischia di subire una battutad’arresto. Il dibattito sui blog è ac-ceso, arrabbiato, risentito. Le contro-prove sono necessarie e richiedonomonitoraggi, aspettano i finanzia-menti e soprattutto volontà politicaper essere attuati. Le mappature deiterreni del famigerato triangolo deiroghi e quelli degli inquinanti rin-tracciabili nelle fontane pubblichemancano. C’è stata presa di coscienzao si è voluto creare il panico?

ACQUE DI NAPOLI: POTABILI FINO A PROVA CONTRARIA!

Il Comune porta l’Espresso davanti ai giudici

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Anna Paparo

Chi l’avrebbe mai detto cheuna piccola isola nell’arcipe-lago delle Hawaii, simbolodella biodiversità, nascon-desse una realtà alquantosconcertante: è piena zeppa dispazzatura, in particolare dirifiuti di plastica. Si tratta diTern, un atollo di dieci ettaridelle French Frigate Shoals

(Banchi di sabbia della fre-gata francese, così chiamatidal Settecento in ricordo dellenavi dell’esploratore francesede la Pérouse) situato a circa900 km a nord-ovest di Hono-lulu, che ora potrebbe diven-tare il primo sito contaminatoprotetto dalla legge federaledegli Stati uniti d’America.Facendo parte nel Rifugio na-zionale della fauna selvaticadelle Hawaii, esso ospita unadelle più importanti colonie almondo di volatili tropicali, chevengono sempre più decimatidalle montagne di plastica ches’impigliano ai suoi margini.Per fortuna c’è la fitta rete dicoralli e atolli delle Hawaiisettentrionali che, come unasorta di pettine, aiuta la faunaa vivere rispetto ai rifiuti flot-tanti nell’oceano, che convo-gliano in massa verso l’isola diplastica del Pacifico (Pacific

Garbage Patch) - l’enorme di-scarica galleggiante dalle di-mensioni di difficile stima (aseconda della concentrazionedi plastica tenuta in conside-razione). Da tempo la piccolaTern è diventata un magneteper la plastica. Mentre altritipi di rifiuti affondano o sibiodegradano, i frammenti diplastica – ridotta in tanti pic-colissimi pezzi dai raggi solari

e dal moto ondoso – sonoscambiati per cibo dagli ani-mali e vengono ritrovati neglistomaci degli uccelli morti. Inparticolare, i pezzi più grandi,come i sacchetti, sono ungrave pericolo per foche, del-fini e tartarughe. Per questo, l’Epa, l’Agenzia fe-derale statunitense per la pro-tezione dell’ambiente, ha resonoto la scorsa settimana cheinizierà delle indagini appro-fondite sull’isola e sul suostato di salute. Si tratta di una valutazionepreliminare, prima tappa nelprocesso d’inclusione del sitonella lista Superfund, la leggefederale che identifica e ob-bliga alla pulizia prioritariadei siti contaminati da rifiutipericolosi, così come da inqui-nanti o contaminanti definitia più ampio raggio, che pos-sono nuocere alle persone o

agli ecosistemi locali. Ma die-tro tutto ciò c’è una petizionefatta un anno dal Centro perla diversità biologica, che haespressamente richiesto al-l’agenzia federale di studiarel’inquinamento da plasticanelle acque delle Hawaii nor-doccidentali, inclusa una por-zione dell’isola di plastica delPacifico sotto la giurisdizionestatunitense. L’Epa non ha

dato il via all’ispezione dell’in-tera area, ma ha detto «sì» perTern. Così ci si concentreràsui pericoli di tossicità postidai rifiuti di plastica nei con-fronti degli animali selvaticiche vi abitano. A risvegliare il suo interessesono stati in particolare glialti livelli di policlorobifenili(Pcb) riscontrati nelle fochemonache, cioè quei compostiorganici la cui tossicità persi-stente si avvicina in alcunicasi a quella della diossina,banditi in America. La stradaverso la classificazione del sitonelle liste Superfund è, però,ancora molto lunga, in ognicaso questo primo studio am-bientale dell’Epa, che si con-cluderà nel 2014, rappresentasicuramente il primo passoper iniziare a sensibilizzare ilmondo verso la salvaguardiadella natura.

L’isola di Tern: da paradiso a discarica

Fabiana Liguori

Di cose scritte sul suo conto, in trentatré anni, ne ho lettetante. La sua vita e il suo sogno continuano ad appassionaremilioni di persone in tutto il mondo. Grandi elogi e forti ma-nifestazioni di cordoglio e commozione per la sua dipartita.Nelson Mandela lottava, con diplomazia e coraggio, per so-stenere una delle cose più belle e giudiziose della vita:l’uguaglianza tra gli uomini. Icona dell’antiapartheid, è statocolui che ha segnato la storia contemporanea del Sudafricae dell’intero continente. Nobel per la pace nel 1993, si èspento a 95 anni nella sua casa di Johannesburg. Questo“omone nero” è un eroe per tanti. È un buon esempio. Unuomo capace di fare la differenza, di lottare senza violenza,di sacrificare la propria libertà per la libertà di un popolo, diparlare e agire semplicemente come se fosse Figlio di Dio, aldi là di bandiere, colori, imposizioni, paure e influenze. Man-dela ha fatto dei suoi ammirevoli propositi una realtà. Hafatto del suo popolo, un unico popolo. Nato a Mvezo in Su-dafrica nel 1918, rinunciò al suo diritto ereditario di diven-tare capo della tribù Xosa per laurearsi in legge e diventareavvocato. Nel 1944 entrò a far parte del Congresso Nazio-nale Africano (Anc), un movimento di lotta contro l’oppres-sione dei negri sudafricani e diventa uno degli esponenti dipunta della Lega della Gioventù del Congresso. Nel 1948, inSudafrica, arrivò al potere il Partito Nazionale, che istitu-zionalizzò la segregazione razziale, creando il regime del-l’apartheid. Ispirandosi a Gandhi, Mandela e l’Ancresistettero alla segregazione con metodi pacifici. La Legadella Gioventù organizzò una campagna di disobbedienza ci-vile contro queste leggi discriminatorie. Nel 1952, organizzòi volontari che sfidavano il regime. Era il leader del movi-mento Anc. La repressione aveva riempito le carceri di 8miladetenuti, tra cui lo stesso Mandela, che fu confinato a Jo-hannesburg. Lì ha aperto il primo studio di avvocati di coloredel Sudafrica. Nel 1955, scontata la breve condanna, è riap-parso in pubblico, promuovendo l’approvazione di una “Let-tera della Libertà”, nella quale chiedeva uno Statomultirazziale, ugualitario e democratico, una riforma agra-ria e una politica di giustizia sociale. Ma un anno dopo, il re-gime creò un piano di governo per intensificare ladiscriminazione. L’Anc rispose con manifestazioni e Man-dela fu detenuto di nuovo con l’accusa di tradimento. Nel1961 uscì dal carcere per mancanza di prove e l’anno dopofu condannato all’ergastolo per sabotaggio e altre accuse.Mandela è stato 27 anni in galera, la maggior parte dei qualinella prigione di Robben Island. Dopo la sua liberazione l’11febbraio del 1990, è diventato leader delle negoziazioni perla democrazia multirazziale del Sudafrica, obiettivo che èstato raggiunto nel 1994 con le prime elezioni democratiche.Mandela vinse le elezioni, diventando presidente dal 1994al 1999. Il suo mandato è stato caratterizzato da un precisointento: dare priorità alla riconciliazione nazionale.

Nelson Mandela, l’eroe “silenzioso”

L’EPA ha reso noto che inizierà delle indagini approfondite

Diplomazia e coraggio per la libertà

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Luigi Mosca

È la loro missione: gli opera-tori delle Arpa sono chiamatia tutelare la popolazione dairischi provenienti dall’am-biente. Questo non sarebbeaffatto possibile, tuttavia, sei tecnici delle agenzie am-bientali non fossero consape-voli dei rischi che loro stessidevono fronteggiare nellosvolgimento del loro lavoro.Ecco perché, da molti anniormai, le Arpa di tutte le re-gioni si stanno coordinandoper condividere le conoscenzee le procedure da utilizzareper proteggere i propri di-pendenti. Questo avviene, daun lato, con i corsi di forma-zione destinati ai dipendentidelle agenzie. Però, a monte,anche i responsabili e gli ad-detti dei servizi di preven-zione e protezione (Rspp eAspp) delle Agenzie devonoessere costantemente aggior-nati sugli obblighi di legge esulle migliori pratiche per lasicurezza sul lavoro, in modoche possano trasmettere leloro conoscenze ai colleghi.Giuseppe Acquafresca, Rsppdi Arpa Piemonte, da annicoordina questo lavoro di in-terscambio tra le Agenzie. «Èun lavoro impor-tante», ci spiega.«Càpita cheun’Arpa possaaver sviluppatoal massimo unaspecifica compe-tenza, e sia chia-mata a trasferirequesto patrimo-nio di esperienzeai colleghi diun’altra re-gione». L’espertodell’Arpa Pie-monte ricordache, sebbene lapubblica amministrazionesia considerata un settorecon pochi rischi per la salutedei lavoratori, in realtà nondi rado compie delle attivitàche pongono delle sfide per ilbenessere dei dipendenti, amaggior ragione nel casodelle agenzie ambientali, chelavorano “sul campo”. In que-sto senso, mettere in rete leconoscenze alla lunga con-viene a tutti ed è il modo mi-gliore per affrontare iproblemi di sicurezza. È inquest’ottica che nella sedecentrale di Arpa Campaniasi è tenuto un corso di aggior-namento per oltre trenta re-

sponsabili e addetti dei ser-vizi di prevenzione e prote-zione di svariate Arpa, traqueste quelle di Piemonte,Liguria, Emilia Romagna,Toscana, Puglia, Basilicata eSardegna, oltre che del-l’Ispra. Il corso, introdottodal Direttore generale del-l’Arpa Campana, l’avvocatoAntonio Episcopo, e coordi-nato dall’Rspp piemontese edal suo omologo Arpac, Seba-stiano Sodano, si è tenuto il3 e 4 dicembre. Tra i docenti, gli ingegneriRenato Pingue, direttore pro-vinciale dell’Ispettorato del

lavoro di Napoli,Luigi Giudice (di-rigente dei Vigilidel fuoco del Co-mando provin-ciale di Napoli) eGiuseppe Gra-ziuso (AnsaldoBreda), oltre aRoberto Amato(responsabile deiservizi di preven-zione e protezionedell’Asl Napoli 3Sud) e al medicocompetente perArpac, Rosaria

Panariello. Chiusura dei la-vori a cura dell’ingegnereMaria Rosaria Della Rocca,dirigente Arpac delegato allasicurezza. È il decreto legislativo 81 del2008 (decreto legislativosulla tutela della sicurezza edella salute nei luoghi di la-voro) a prevedere l’obbligo diaggiornare la preparazionedei responsabili e degli ad-detti dei servizi di preven-zione e protezione, in modoche possano essere formatisulle nuove norme che inte-ressano il loro ruolo. A que-sto proposito, il dott. Amatoha svolto un intervento sulle

novità introdotte dal cosid-detto “decreto del fare” (dl69/2013). È un provvedi-mento che ha introdotto nu-

merose semplificazioni negliadempimenti sulla sicurezza.Tuttavia lo scopo non è dimi-nuire il livello di tutela di chi

opera in situazioni di rischio,bensì applicare una filosofiaall’insegna del “meno carte,più sicurezza”.

Gennaro Loffredo

In Campania la stagione autunnale, appenaconclusa, si è distinta per le estreme condi-zioni meteorologiche. Le piogge sono cadutesporadicamente ma spesso sottoforma diveri nubifragi in un lasso di tempo brevis-simo, provocando disagi e danni su variezone del territorio regionale. I fenomeni in-tensi sono stati accompagnati da un decisorinforzo del vento, causando molte volte l’in-terruzione dei collegamenti marittimi con leisole minori del Golfo di Napoli. È stato un autunno governato da poche maintense perturbazioni atlantiche, alimentatedal calore latente del Mediterraneo, interval-late da lunghe fasi anticicloniche prevalente-mente soleggiate e, per tre quarti dellastagione, con temperature largamente supe-riori alla norma stagionale. Nei mesi di settembre, ottobre e durante laprima parte del mese di novembre sonomancate le irruzioni di aria fredda provenientidalle latitudini artiche. Questa situazione nonha permesso un fisiologico quanto naturaleraffreddamento delle acque del Mediterra-neo, le quali hanno conservato il calore ac-cumulato durante l’estate, fornendo ulterioreenergia alle perturbazioni atlantiche. Solo nell’ultima decade del mese di novem-bre si è verificato un brusco abbassamentodelle temperature per il sopraggiungere dicorrenti molto fredde di origine artica, le qualihanno parzialmente ridotto l’anomalia ter-mica positiva delle acque superficiali delmare. I primi temporali autunnali hanno inte-ressato le nostre zone già verso la metà delmese di settembre. Un fronte freddo proveniente dall’Atlanticoha riversato al suolo quantitativi di pioggiapari a 60mm, in particolare sui settori setten-

trionali della regione e sull’Avellinese, il tuttoaccompagnato da numerose fulminazionicon frequenze molto alte. Nonostante ciò letemperature non hanno registrato grossiscossoni, permanendo su valori superiorialla media per tutto il mese.Ottobre, invece, si è rivelato il mese piùcaldo degli ultimi decenni. Un mese dap-prima variabile, con i primi 12 giorni all’inse-gna dell’instabilità e di piogge concentratetra il 5 e il 12 quando masse di aria più fre-sca nord-atlantica si sono incuneate al disotto della masse di aria calda preesistente. Nella rimanente parte del mese, una dura-tura cella anticiclonica di matrice africana hadeterminato una forte stabilità atmosfericacon notevole soleggiamento diurno, assenzadi ventilazione, forti inversioni termiche, neb-bie, scarso ricambio d’aria e disagio nellapopolazione. Sono state le classiche ”otto-brate”, tant’è che il mese si è concluso conuna media di 2.5°C superiore alla norma sta-gionale. E infine novembre, il mese piùestremo del trittico autunnale. Le prime in-cursioni fredde di origine polare hanno im-pattato su un territorio ancora troppo caldo esu un mare con temperature quasi estive:una situazione esplosiva, che ha generato latremenda alluvione del 18 novembre in Sar-degna e che si è ripetuta anche negli ultimis-simi giorni del mese, quando un’intensadepressione in risalita dal Mar libico ha favo-rito mareggiate eccezionali sullo Ionio (il ser-vizio mareografico dell’Ispra ha misurato alargo di Crotone onde alte più di 10metri). In Campania a fine mese si sono registratidisagi per il forte vento, con punte massimedi 109km/h registrate a Capodimonte e143km/h sul monte Partenio. Negli stessigiorni la neve è caduta per la prima volta sulVesuvio e su Avellino e Benevento.

«Autunno caldo» in Campania

Formazione «in rete» per la sicurezza sul lavoro Nella sede dell’Arpa Campania si è tenuto un corso per aggiornare gli addetti alla prevenzione di diverse agenzie regionali

Tra i docenti, i respon-sabili per la sicurezzadi Arpa Piemonte e AslNapoli 3 Sud.

L’incontro. Operatori di diverse Arpa si sono dati appuntamento nella sede dell’agenzia campana per l’aggiornamento professionale.

Raccontiamo il meteo. Stagione ricca di eventi estremi

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Anna Gaudioso

L'educazione ambientale nasce, intutto il mondo ed anche in Italia,esclusivamente come educazione perla difesa e conservazione della natura.In Italia e a livello internazionale, leprime citazioni in merito risalgono al1933, nella prima Convenzione per lapreservazione in stato naturale diflora e fauna. Nel 1965, comincia acomparire nei documenti internazio-nali il concetto di educazione ambien-tale e, nella conferenza di Bangkok,viene indicato come strumento per laconservazione del patrimonio natu-rale. Dall’educazione ambientale all’educa-zione allo sviluppo sostenibile sonomolte le tappe di un percorso dove sialternano e si intrecciano conoscenzae tutela della natura, scienza della so-stenibilità ambientale, per la costru-zione di un tessuto sociale cheattraverso l’educazione porti alla rea-lizzazione di una nuova società. Di-fatti, man mano l'aspetto naturalisticotende ad essere superato e già il docu-mento che segue alla Conferenza diStoccolma dell'Onu del 1972 si ri-chiama alla necessità di un'educazioneai problemi ambientali attraverso ilsenso di responsabilità di individui,

società e collettività per la protezionee il miglioramento dell'ambiente nellasua piena dimensione umana, al finedi garantire il progresso e lo sviluppoanche alle generazioni future. Nel do-cumento “Schema mondiale per l'edu-cazione ambientale” della ConferenzaUnesco-Unep di Belgrado del 1975, sievidenzia in modo deciso come l’edu-cazione ambientale debba avere un ca-rattere sociale e trasmettere valorietici per stabilire e ristabilire un rap-porto tra l’uomo e un suo simile e tral’uomo e la natura. Durante la PrimaConferenza mondiale sul tema del-l’educazione ambientale , nel 1977,vengono sottolineati l'importanzastrategica dell'educazione e il ruolofondamentale che può avere nel rinno-vamento del processo educativo. Adesempio, si invita a stimolare la presadi coscienza individuale per «dare ilsenso della continuità che collegal'atto di oggi alle conseguenze di do-mani». Nel 1987, al Congresso Unesco è rico-nosciuta all’educazione ambientale lapossibilità di guidare gli individui ad

una presa di coscienza collettiva, per-ché solo modificando i comportamentidella maggioranza della popolazioneattraverso una libera e cosciente inte-riorizzazione dei valori positivi perl'ambiente si può arrivare ad una so-luzione duratura dei problemi. Nel 1988 L'Unione europea affronta itemi dell'educazione ambientale e neattua l'inserimento in tutti i settori eprogrammi di attività. Nel 1992, alla Conferenza dell'Onu su"Ambiente e sviluppo" di Rio de Ja-neiro, l'educazione viene identificatacome strumentoprimario per promuovere sistemi divita e di produzione sostenibili, al finedi garantire un uso delle risorse distri-buito equamente tra i popoli e tra legenerazioni presenti e future. Nel1993 il Parlamento europeo adotta unprogramma di azione Pluriennale, conl’obiettivo di integrare la dimensioneambientale in tutti gli aspetti dell'in-segnamento e a tutti i livelli; di con-centrare gli sforzi sui programmi diformazione destinati agli insegnanti;di promuovere l'educazione perma-nente degli adulti in materia di am-biente; di promuovere lo sviluppo dicentri di ricerca e di formazione inter-disciplinare nel campo dell'educazioneambientale. Inoltre vengono sottolineati il ruolofondamentale delle scuole e dei loro insegnanti, e la necessità di svi-luppare una rete di scambio tra i varisoggetti che lavorano nel settore. Trale iniziative educative proposte rien-trano azioni nelle scuole, l'organizza-zione di settimane nazionali dieducazione ambientale su progetti elavori definiti dai giovani e attività di

sensibilizzazione realizzate dai comi-tati d'impresa sui luoghi di lavoro. Nel 1997 con la Dichiarazione di Salo-nicco, alla Conferenza internazionaledell'Unesco, è ribadita la necessità dipromuovere uno sviluppo sostenibile,attraverso un processo di partecipa-zione e di apprendimento collettivoche coinvolge governi, autorità locali,università, imprese, eccetera. In que-sta occasione il Gruppo di lavoro dellaCommissione europea ha prodotto iltesto "Environmental Education inThe European Union", che rappre-senta una guida su quanto è statofatto finora e allo stesso tempo dà in-dicazione sulle metodologie adottate esu come l'educazione ambientale è in-corporata nei sistemi educativi nazio-nali. Nel 1997, La Carta dei principi perl'educazione ambientale, elaborata aFiuggi da rappresentanti dei ministeridell'Ambiente e della Pubblica Istru-zione, è il primo documento del generein Italia e si rivolge ai cittadini di ognietà come alla Pubblica Amministra-zione, alle imprese come ai lavoratori,alle scuole come alle agenzie educativedel territorio. La Carta propone orien-tamenti alla ricerca, alla riflessione, alconfronto, sottolineando l'importanzadella diffusione, qualificazione e socia-lizzazione delle scelte pubbliche volteallo sviluppo sostenibile e, non ultimo,si integra con il processo di rinnova-mento delle strutture educative del si-stema formativo. Nel 2001, al terminedi un ciclo di seminari dei referentieducazione ambientale del sistemaAnpa/Arpa/Appa, viene redatta laCarta di Fiesole "Per un'educazioneambientale capace di futuro".

Strada facendo: l’educazione ambientaleLLa storia. Nel Novecento nasce un concetto che diventerà cruciale per la sopravvivenza dell’umanità

ARPA CAMPANIA AMBIENTE del 15 dicembre 2013 - Anno IX, N.23Edizione chiusa dalla redazione il 10 dicembre 2013

DIRETTORE EDITORIALEAntonio EpiscopoDIRETTORE RESPONSABILEPietro FunaroCAPOREDATTORISalvatore Lanza, Fabiana Liguori, GiuliaMartelliIN REDAZIONECristina Abbrunzo, Anna Gaudioso, LuigiMosca, Andrea TafuroGRAFICA E IMPAGINAZIONESavino CuomoHANNO COLLABORATOS. Allinoro, I. Buonfanti, S. Cavallo, G. Cola-russo, P. D’Auria, G. De Crescenzo, A. Esposito,E. Ferrara, R.Funaro, G. Loffredo, B. Mercadante,A. Morlando, A. Palumbo, A. Paparo, F. Schiat-tarella, E. TortorielloSEGRETARIA AMMINISTRATIVACarla GaviniDIRETTORE AMMINISTRATIVOPietro VasaturoEDITOREArpa Campania Via Vicinale Santa Maria delPianto Centro Polifunzionale Torre 1 80143 NapoliREDAZIONEVia Vicinale Santa Maria del Pianto Centro Polifunzionale Torre 7- 80143 NapoliPhone: 081.23.26.405/426/427 Fax: 081. 23.26.481 e-mail: [email protected]

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CAMBIA IL CLIMA, CAMBIA L’ECOSISTEMA

Fabio Schiattarella

L’aumento delle temperature fa scio-gliere i ghiacciai, questi, non avendoalternativa, si ritirano, ma non sonosoli. Piante ed animali si trovano adover combattere tra la vita e la morte.Se guardiamo all’ ambiente montanoitaliano, senza guardare all’ artico, marestando a casa nostra, troviamo unpaesaggio che va man mano deforman-dosi. Uno dei casi più significativi èquello degli stambecchi del Parco Na-zionale del Gran Paradiso. Qui si cen-sisce da decenni la popolazione diquesto mammifero, ma nel 1998, dopoanni di aumento, i ricercatori hannoavuto una sorpresa: molti piccoli nonriuscivano più a superare il primo in-verno. Le cause precise non sono an-cora chiare: forsefemmine troppo vec-chie, che partorisconocuccioli più deboli.Altre due ipotesi for-mulate in uno studioitaliano pubblicato suWildlife Biology l’annoscorso hanno a chefare con i cambia-menti climatici. Se-condo Antonello Pro-venzale, ricercatore diIsac-Cnr, è possibileche l’aumento co-stante delle tempera-ture agevolino lasopravvivenza inver-

nale dei parassiti e delle loro larve,esponendo i neonati di stambecco adun maggiore carico parassitario nel-l’estate successiva; non è da sottovalu-tare che tutto potrebbe dipendere dalcambiamento dei cicli biologici, quindifioritura anticipata e modifica dellavegetazione alpina indotta dalle tem-perature più alte e dalla precoce fu-sione della neve. Le femminepartoriscono all’inizio dell’estate; se lavegetazione anticipa la sua fioritura,oppure cambia, è possibile che le madrinon trovino più erbe adatte alla produ-zione di latte di qualità, e che quindi ipiccoli crescano meno robusti. Questifenomeni prendono il nome di “ mi-smatch ”, termine che gli scienziatiusano per indicare lo stravolgimentodell’ecosistema. I mammiferi, se-

guendo il loro istinto,hanno iniziato unalenta ma progressivafuga verso nord infattiProvenzale sottolineacome le specie di mon-tagna stanno risa-lendo e quelle dipianura stanno arri-vando nelle aree pede-montane. I risultatipotrebbero esserel’estinzione delle spe-cie endemiche, un me-scolamento negativodegli habitat naturalidi animali e pianteanche se ciò potrebbe

aumentare la biodiversità. Le specieanimali che vivono già in alta quota enon possono salire oltre, vedi la pernicebianca, sono destinate a scomparire.Lo stesso discorso vale per la naturache ci circonda. I ghiacciai, con l’au-mento dei cicli di gelo e disgelo causatidai cambiamenti climatici, stannocambiando colore. Attualmente sonoesposti alla frammentazione. I detriticadono sui ghiacciai, in qualche modo

li vestono facendoli apparire più scuri.Un altro effetto negativo è la riduzionedelle risorse idriche per la popolazione,con effetti diretti sulla vita quotidiana.Molti bacini delle centrali idroelettri-che, per esempio, sono alimentati daighiacciai, così come l’acqua utilizzatadalle popolazioni che vivono a valledelle montagne, compresi i grandigruppi asiatici, dall’Himalaya al Kara-korum, viene dalla fusione glaciale.

POSIDONIA : UNA PIANTA CHE FA MIRACOLIBrunella Mercadante

La Posidonia è una pianta stra-ordinaria, senz'altro la piantamarina più importante del Me-diterraneo, una vera e propriafonte di vita, che, oltre che es-sere una fabbrica di ossigeno,offre una immensa serie di van-taggi. Le praterie sottomarinedi Posidonia hanno grande im-portanza ecologica a cominciaredall'azione di protezione dellelinee costiere, e naturalmenteper la moltitudine di organismianimali e vegetali che vivonoall'interno trovando nutri-mento e protezione. L'ecosi-stema della Posidonia èparticolarmente interessante,può essere definito come la sededi una infinità di nicchie ecolo-giche, con altrettanti inquilini.Osservando, infatti, un trattodi fondale coperto di Posidoniaci si rende subito conto che

verso la parte alta delle foglie,esposte a molta luce si trovanoorganismi che vogliono un am-biente luminoso; man mano chesi scende verso la base dellapianta ci sono zone di penom-bra che vengono scelte da orga-nismi in cerca di tassi di lucediversi, alla base della piantapoi, tra i rizomi, troviamo tuttauna serie di forme animali fos-sorie, cioè viventi sotto il sedi-mento. Quindi in un mondofatto di lunghe foglie verdi chea prima vista potrebbe sem-brare povero di vita, vi è in-vece, un vero e proprio scrignodi vita nascosta. In una prate-ria di Posidonia, in funzionedelle forme animali che vi sitrovano, si instaura una retetrofica con alla base i cosiddetticonsumatori primari, cioè glierbivori, che si nutrono siadelle foglie della Posidonia siadelle minuscole alghe che vi

crescono sopra( alghe epifite).Ci sono poi i consumatori se-condari, i carnivori, costituitida molluschi cefalopodi, crosta-cei e pesci di varie taglie. Le fo-glie morte, infine, vengonodecomposte dai batteri, che leriducono a sostanze ingeribilidagli organismi detritivori,come le oloturie. La posidonia èimportante anche per la prote-zione delle spiagge, quelle in-fatti che possono avvalersi dellapresenza di un posidonieto sulfondale subito prospiciente, aprofondità non troppo elevate,risentono molto meno del feno-meno dell'erosione. La prateriasubito antistante la costa, in-fatti, "spegne" la forza del motoondoso e limita molto la sottra-zione di sabbia. Inoltre, quandola Posidonia si secca, le foglietrasportate dalle correnti edalle onde vanno a formare lefamose banquette, grossi cor-

doni che diventano vere e pro-prie barriere di protezione, unasorta di scudo dove l'onda siferma.Una pianta straordinaria la Po-sidonia, un regalo che il MarMediterraneo ha fatto in tempilontani, ma che l'uomo mo-derno sembra non sappia ap-prezzare appieno, mentrequesta vera e propria fonte di

vita marina dovrebbe esseremaggiormente protetta: fon-dali, infatti, che una volta ab-bondavano di Posidonia adessone sono privi, perché il torbi-dume delle acque, ormai nonpiù limpide, impedisce alla lucedel sole di arrivare efficace-mente sino al fondo per inne-scare il fenomeno dellafotosintesi.

Uno dei casi più significativi è quello degli stambecchi del Gran Paradiso

È una vera e propria fabbrica di ossigeno

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Un caldo e accogliente Natale in CampaniaLe tradizioni, la spiritualità e l’arte inebriano ogni anno milioni di turisti

Fabiana Liguori

Ci sono luoghi che non lasciano spazioalla tristezza. Soprattutto a Natale. E nonostante in voi batta un cuore ar-rabbiato, tormentato o mesto, sappiateche la città di Napoli, è sempre pronta aregalarvi un sorriso e tante altre cosebelle. Lasciate perdere i “grandi” son-daggi, i commenti artefatti e tutti glialtri tentativi di nascondere quella che èl’unica e sola verità: l’ex Capitale delleDue Sicilie è, e sarà per sempre, la cittàpiù calda e accogliente che abbiate maivisitato. Quest’anno, le Festività Natalizie porte-ranno non solo a Napoli, ma in tutta laregione Campania, una serie di appun-tamenti ed iniziative di grande rilevanzastorico-culturale, gastronomica e reli-giosa. Occhio ai vari programmi sui sitiweb istituzionali, quindi, ma anche aquelli delle piccole realtà locali (Associa-zioni, Comitati, e così via). Interessanti“rotte” sono, inoltre, indicate su alcunepagine facebook: come quella di “Cam-pania, arti e tradizioni” o quella del“Museo del Sottosuolo di Napoli” dove,da pochissimo, ha preso il via una bellarassegna artistico-culturale ed enoga-stronomica proprio nella suggestiva cor-nice della Napoli che fù. Sul sitowww.nartea.com, invece, troverete par-ticolari ed emozionanti eventi a cui par-tecipare. Tra gli altri, consigliamo, contutto il cuore, quello in programma il 22dicembre: “Sub Urbe - emozioni sotto-voce”, una visita guidata teatralizzatanel Tunnel Borbonico costruito da En-rico Alvino per Ferdinando II di Bor-bone. Ampie sale bianche, scale, cunicolie giochi di luce, saranno la scenografianaturale di un nuovo percorso teatraliz-zato fatto di emozioni sussurrate e di ri-cordi impressi nella “memoria” di unacava a 30 metri sotto terra, dove alcuniattori riporteranno in vita personaggi le-gati alla storia e agli aneddoti del luogo.

I visitatori riscopriranno la vera animadella città, con una visita guidata fuoridagli schemi, dove la storia, i racconti ele credenze popolari si intrecceranno perdare vita ad un vero e proprio viaggio neltempo. Per quanto riguarda i caratteristici mer-catini di Natale, sono tante le localitàche propongono giornate all'insegna del-l'artigianato, delle danze popolari, delletipicità culinarie e della passione perl'arte presepiale. Salerno, ad esempio,ospita i mercatini grazie alla collabora-zione tra l’Associazione “Buongiorno Ita-lia” Onlus & Luci d’Artista con ilpatrocinio della Città di Salerno. Oltre100 gazebi rossi sono stati posizionatisul lungomare Trieste, e saranno lì finoal 6 gennaio 2014 a corredo dell’eventoclou della stagione invernale che loscorso anno ha portato oltre 2 milioni divisitatori: "Luci d'Artista". Il tema del-l'edizione 2013-2014 è: "Neve di prima-vera”. Alle tradizionali composizioni dicarattere natalizio e invernale ("Giar-dino d'Inverno", l’Albero di Natale, slittee renne) troverete l'opera simbolo che,

come di consueto, è installata in PiazzaFlavio Gioia: una raffigurazione dellaprimavera di Botticelli. Il tema della pri-mavera torna, poi, in diverse zone delcentro storico, grazie alla presenza nellestrade del ciliegio, altra figura chiave diquesta edizione. Infine, anche que-st'anno, sulla scia del successo delloscorso anno, sarà riproposto il gemellag-gio con San Gregorio Armeno: grande at-tesa, infatti, per l’esposizione a Salernodei presepi del '700 napoletano. Fino al

22 dicembre accoglieranno i mercatini dinatale anche Caposele (AV), Camerota(SA) e Afragola (NA). Nel comune parte-nopeo, infatti, dopo lo strepitoso successodello scorso anno, con circa 15.000 visi-tatori, si terrà la seconda edizione di “E’NATA…LEmozione”. La kermesse orga-nizzata dalla Giangi Animation Groupcon il Patrocinio morale del Comune,prevede l’istallazione di tipiche casettedi legno allestite a tema, che faranno dascenario a prodotti artigianali, artisticied enogastronomici, animazione perbambini, spettacoli serali, ospiti e tantimomenti dedicati al sociale. Per l’occa-sione viale S. Antonio sarà trasformatoin area pedonale dove sarà possibile am-mirare e acquistare variegate eccellenzecampane. Gli artisti di strada, darannovita ad emozionanti performance, men-tre la Villa Comunale si trasformerà nelVillaggio di Babbo Natale per accoglierei desideri dei più piccoli. E non solo...Il giorno dopo invece, toglieranno i bat-tenti i mercatini di Boscoreale (NA) ePontecagnano Faiano (SA). A Avellino,Succivo (CE), Pietravairano (CE), SantaMaria Capua Vetere (CE), Sirignano(AV), Telese Terme (BN), Casandrino(NA) e Bellizzi (SA), l'appuntamento coni mercatini si protrarrà fino al nuovoanno.

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Alfonso de’ Liguori nacque aMarianella, presso Napoli, il 27settembre 1696 e morì a Pagani(Salerno), il 1° agosto 1787. Fi-glio di un nobile ufficiale di ma-rina, si iscrisse dodicenneall’università e dopo quattroanni svolgeva già la professionedi avvocato, professione che ab-bandonò quando diventò sacer-dote, a trent’anni. S. Alfonsoorganizzava delle riunioni serali(“cappelle serotine”) per spie-gare i Vangeli anche alle per-sone più umili e con lo stessoscopo fondò la Congregazionedei Redentoristi, predicando ilvangelo nelle terre più abbando-nate del regno. Scrisse oltrecento opere di teologia e molte diesse sono state tradotte in tuttoil mondo. A dimostrazione dellasua capacità di saper parlare atutti, compose, in napoletano,

anche una delle “canzoni” piùfamose che siano mai statescritte: “Quanno nascette Ninnoa Bettalemme, era notte e pa-reva miezo iuorno... maie lestelle, lustre e belle, se vedètteroaccussì... de pressa se scetaienoll’aucielle, cantanno de na formatutta nova... co’ tutto ch’eravierno, Ninno bello, nascettero amigliara rose e sciure... Nonc’erano nemice pe’ la terra: lapecora pasceva co’ ‘o lione... Nonc’erano nemice pe’ la terra”).

G.D.C. e S.L.

Brunella Mercadante

Il Presepe non è solo un simbolodel Natale, è luogo remoto del-l’infanzia, un universo in minia-tura, un’allegoria della vita, unvivido fermo immagine deisogni di pace che costellano lastagione dell’Avvento. A Napoliè l’emblema stesso della tradi-zione. Naturalmente il Presepenon è una prerogativa di Na-poli, ma è qui più che altroveche è radicata questa tradi-zione, che ha assunto tratti ca-ratteristici, esclusivi, che nefanno una rarità nel mondo.Il presepe delle origini è duesole dimensioni, diventa tridi-mensionale a partire dal “400”.All’inizio, come rappresenta-zione sacra, era appannaggiodelle Chiese, dal “500” in poi di-venta sempre più fenomeno po-polare, fino all’apoteosi ed almomento di massima diffusionenel “700”quando l’ispirazionebarocca tocca il culmine ed i pa-stori vantano dimensioni note-voli; per poi nell’”800”, quandoil presepe diventa patrimonio ditutte le famiglie, rimpicciolirsiper proporzionarsi alle “sceno-grafie “ più ridotte. In effetti peril Presepe napoletano tutto haveramente inizio nella prima

metà del “500” con l’arrivo aNapoli di San Gaetano daThiene, che costruì un presepein cui tutti i personaggi indos-savano costumi d’epoca, dai piùumili a quelli di rango più ele-vato. Fino ad allora i pastoriavevano vestito gli abiti tipicidella Palestina del tempo e an-

cora oggi è così per i pastori deiPresepi delle altre regioni. Que-sto espediente tattico di grandeefficacia aveva lo scopo di farsentire il popolo partecipe dellastoria di Cristo favorendo l’im-medesimazione degli spettatoricon il microcosmo che animavala scena della nascita di Gesù..

Per questo nel presepe napole-tano accanto alle figure cardinedi Maria , di San Giuseppe, delBambinello, del bue e l’asinello,degli angeli che reggono il car-tiglio con la scritta “Gloria in ex-celsis Deo” troviamo ipersonaggi e le scene più im-pensate a partire dal corteo dei

Magi ridondante di donne e uo-mini di razze esotiche, di scim-mie ed elefanti, alla tavernadove i personaggi giocano, de-vono e mangiano, al pastoreBenino che dorme in un an-fratto; a fontane , bancarelle eprodotti di ogni tipo. Niente enessuno però è messo nellascena presepiale per caso , tuttoriflette delle precise simbologiecosì la taverna sovrastata dalbalcone al quale si affaccia unadonna rappresenta i vizi del-l’uomo; la fontana è simbolodella purificazione a cui devesottoporsi l’umanità prima dipresentarsi al Signore; Beninoche dorme è l’umanità sorda alrichiamo di Dio. Tradizionale èanche la data dell’8 dicembre,giorno dell’Immacolata, chesegna l’inizio della “costruzione”del Presepe nelle case napole-tane, si deve parlare proprio dicostruzione: perché se è veroche è possibile acquistare sce-nografie di tutti i tipi e stili, gliamanti del presepe preferisconofarsela da sé, con le propriemani, utilizzando sughero, le-gnetti, cartone e va da sé cheogni anno sarà diversa e sa-ranno aggiunti ai pastori vecchinuovi personaggi e una miriadedi accessori e di oggetti.

Piccola storia del presepe napoletano

Sant'Alfonso Maria de’ Liguori Il santo napoletano, il santo di Natale

“Cari fratelli e sorelle! Con animo pieno digioia sono giunto in questa Basilica di Paganiper venerare le reliquie di sant’Alfonso Mariade’ Liguori. Sono venuto seguendo l’esempiodi pietà del mio predecessore, il Papa Pio IX,che qui si recò, l’8 ottobre 1849, durante il suoesilio a Gaeta. Sant’Alfonso, missionariodella povera gente, rinnovatore della morale,dottore della preghiera! Nell’odierno incontrodesidero ancora una volta riflettere con voi,cari fratelli e sorelle, sui suoi esempi e inse-gnamenti. Egli, infatti, in un tempo non privodi difficoltà e di tensioni, contribuì in modoveramente notevole all’edificazione del regnodi Cristo nei cuori e nella società. Sant’Al-fonso fu un maestro di vita cristiana. Lo fu

con la predicazione, alla quale in via eccezio-nale ebbe facoltà di dedicarsi già da diacono eche continuò con grande zelo per tutta la vita.Lo fu con gli scritti, mediante i quali cercòsempre, con stile semplice e immediato, diguidare i lettori alla conoscenza dei misteridella fede e soprattutto “alla pratica di amarGesù Cristo” [...]. Che questo mio pellegrinag-gio alla tomba di sant’Alfonso sia una rispostaai problemi della teologia morale contempora-nea. Che la teologia morale sia sempre unafedele guida, nello spirito del Vangelo, pertutti i cristiani e per tutta l’umanità. Auspicoche questa preghiera sia più volte ripetutasulla tomba di sant’Alfonso che è il celeste pa-trono dei confessori e dei moralisti”.

Le parole di Giovanni Paolo II durante la sua visita nella Basilica di S. Alfonso

(Pagani, Lunedì, 12 novembre 1990)

Grande teologo e grande comunicatore, seppe trasformare in tenera poesia l’amore per Cristo

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Giulia Martelli

Mancano pochi giorni al Na-tale, le città risplendono di luc-cichii e colori e in quasi tutte lecase, oramai da una settimana,albero e presepe fanno la feli-cità di grandi e piccini...Tutto èpronto nell’attesa della Vigiliaquando, tra la gioia e uno stu-pore che si rinnova anno peranno, assisteremo ad un mera-viglioso intreccio tra sacro eprofano, dove la nascita delMessìa e la corsa frenetica al-l’acquisto dei regali e ai prepa-rativi per il cenone simescoleranno in un vortice dimodernità e tradizione. Questoè quello che succede a casa mia,nella mia città. La saggezza po-polare suggerisce: “Natale con ituoi e Pasqua con chi vuoi” sot-tendendo la filosofia con cui gliitaliani vivono queste due festi-vità; il Natale va passato rigo-rosamente in famiglia, quasi avoler dar vita alla Sacra Fami-glia rappresentata nel presepe.Personalmente, però, mi è capi-tato di trascorrere il Natale lon-tano da casa più precisamentead Antigua in occasione dellamia luna di miele (per una tra-dizionalista come me, aggiun-gerei: per cause di “forzamaggiore”). L’atmosfera natali-zia è molto festosa in questo pa-radiso tropicale, la popolazioneresidente a religione cristianarispetta molte tradizioni nata-lizie inglesi, dalle illuminazionistradali alle decorazioni dei ne-gozi con campane e stelle, vi-schio e agrifoglio e delleabitazioni con abeti artificialiaddobbati, fino alle cene in fa-miglia per le feste nazionali del25 e del 26 dicembre con ilmenù speciale con tacchino alforno e Christmas pudding, chesi intrecciano alle celebrazioniper l’arrivo di Babbo Natale suun carro trainato da un asino ealla consuetudine del barbecuein spiaggia con bevande a basedi frutta fresca dei Caraibi alsuono di musica locale. Paeseche vai usanze che trovi…Pro-pongo allora un “virtual tour”,per immergerci nelle tradizionie nelle usanze natalizie deglialtri continenti stando comoda-mente seduti in poltrona, nellanostra casetta, davanti al no-stro abete e al nostro presepe,aspettando il cenone della Vigi-lia…

Natale con i tuoi…ma con lo sguardo oltreoceano

In molti Paesi africani, la coe-sistenza di culture religiosediverse ha dato vita ad inte-ressanti incontri. Ad esempio,in Nigeria, si celebrano le

principali feste delle religionipresenti in misura maggiore.Così, per Natale, le famigliesi riuniscono attorno agli an-ziani e tutti i conoscenti,senza far distinzioni tra iculti, sono invitati a parteci-pare alla cena della vigilia. Inquella sera, vige infatti l'abi-tudine di lasciare apertol'uscio di casa per far sì chechiunque si senta il benve-nuto. La tradizione vuole checi si scambi regali, spessoconsistenti in cibi sia crudiche cotti. Ogni famiglia riceveed offre molto più cibo diquanto in realtà se ne con-sumi, e questa abbondanza èconsiderata di buon augurio.Oltre ai doni alimentari,corre l'uso di donar vestiti,specie se i destinatari sonodei bambini. Nei giorni che

precedono il Natale sono leragazze che vanno di casa incasa, ballando e cantando ac-compagnate da tamburi. Dal25 in avanti, invece, è la voltadegli uomini di esibirsi lungole strade. Con i volti copertida grosse maschere di legno,raffigurano vari personaggilegati al costume locale. Men-tre il presepe è una tradizioneimportata solo di recente, l'al-bero è presente nelle celebra-zioni natalizie africane giàdai primi tempi delle mis-sioni. Inutile però pensare alclassico abete europeo... Ladecorazione più frequente, incasa come in chiesa, consistein un intreccio di rami dipalma, spesso disposti a for-mare un arco, su cui vengonoapplicati dei grandi fiori bian-chi che sbocciano sotto Na-

tale. La sera della Vigilia sisegue una grandiosa fiacco-lata che ha luogo dopo lamessa di mezzanotte e che ècaratterizzata dai canti reli-giosi cristiani, quasi semprein inglese. La notte trascorrein compagnia fino al mattino,quando si comincia ad alle-stire un pranzo abbondantis-simo: più famiglie siriuniscono per ammazzare unanimale (un agnello, unacapra, una pecora o almenoun pollo). I due ingredientiche non possono mancare alpasto principale del giorno diNatale sono la carne (cuci-nata in umido) ed il risobianco; ad essi si accompa-gnano altri cibi che apparten-gono alle tradizioni familiarie non sono specifici delle festedi fine anno.

Africa: una festa per tutti senza distinzione di culto

L'antico bisogno di propiziarsi un anno fertile ostentando ab-bondanza nei giorni di festa, manifestato nelle culture tradizio-nali da pani e dolci arricchiti con spezie e frutta secca, si ritrovaoggi nello shopping sfrenato che caratterizza ormai tutta la cul-tura occidentale e che raggiunge punte massime negli StatiUniti d'America. Qui il Natale assume tratti particolari, costi-tuendo uno dei momenti privilegiati in cui vengono alla luce lediverse radici culturali; il modo di festeggiarlo varia infatti infunzione delle origini familiari. Ad esempio, gli italo americani(numerosi anche in Canada) osservano la Vigilia di magro edattendono la mezzanotte per consumare un sontuoso pranzo abase di pesce, mentre i cino-americani non rinunciano alle lorotradizioni, per quanto trasformate e riproposte come nuove: peril Capodanno, rinnovano il tipico scambio di visite e di doni ali-mentari offrendo agli amici dei cookies a forma di Buddha o dipesce, simbolo di vita e fecondità. I neri d'America salutano ilnuovo anno con il kwanjaa, una grande festa con cui rivendi-cano la doppia appartenenza culturale, mescolando musicheafricane a costumi alimentari acquisiti nel Nuovo Mondo. Mal-grado la varietà di abitudini culturali, si sono imposte con glianni consuetudini che accomunano un po' tutti, come l'attesadei regali portati dal moderno Santa Klaus, l'albero addobbatoo i Christmas-crackers. La festa ha un suo momento importantein cucina, dove è il tacchino ripieno di castagne a rappresentarela tradizione americana, adottato da tutti gli immigrati e pre-sente anche accanto alle preparazioni esotiche. Il pranw si con-clude con il Christmas pudding e la Christmas cake che vienedistribuita nelle parrocchie di varie regioni canadesi dopo lamessa pomeridiana (dedicata ai bambini) della vigilia di Natale.Qualche ora più tardi, dopo la funzione notturna, in chiesa sifesteggia la nascita di Cristo brindando e sgranocchiando bi-scottini e formaggio. Accanto alla calza appesa per i doni, i bimbiapparecchiano un frugale pasto per Babbo Natale e le suerenne: un bicchiere di cognac, una carota e un mince-pie caldo.

America: i mille volti del Natale Tradizioni ed usanze nel resto del mondo

La festa più importante del lunario cinese è il Capodanno, che cadeintorno al 28 gennaio del calendario solare. I festeggiamenti duranouna settimana, e comportano vari fuochi, scambi di doni e riti pro-piziatori che coinvolgono soprattutto i bambini, i quali affidano alnuovo anno i migliori propositi mettendo sotto il cuscino un sac-chettino rosso. Anche in Giappone si attende il Capodanno perstare insieme. Al contrario di quanto accade in Occidente, gli ultimigiorni dell' anno si dedicano alla famiglia. Infatti, se ormai tutti igiovani, specie nelle città, festeggiano il Natale secondo l'uso sta-tunitense (anche qui non manca la corsa agli acquisti, la calza diSanta Klaus e gli alberi dalle luci colorate), il Capodanno è festasia civile che religiosa. Qui la ricorrenza è anticipata di circa unmese (rispetto alla Cina), così da farla coincidere con la fine del-l'anno solare. L'ultima notte di dicembre è d'uso recarsi al tempio(la tradizione riguarda sia la religione buddista che quella scintoi-sta), dove, a turno, si batte una grossa barra metallica posta in unastruttura all'interno del giardino sacro. La casa viene addobbatacon festoni e decorazioni di bambù e rami di pino che servono a te-nere lontani gli spiriti maligni; esse vengono disposte davanti allaporta d'ingresso, sui due lati. Al mattino del primo dell'anno si in-dossa il kimono più bello per recarsi di nuovo al tempio, dove si lan-ciano dei soldi in un' arca di legno e si prega dio perché conceda unnuovo anno ricco di felicità. In casa, più tardi, ci si riunisce per par-tecipare al pranzo "più rumoroso": la pietanza servita in quella ri-correnza consiste infatti in tagliolini che vanno tradizionalmentetrangugiati con grande rumore per dimostrare quanto siano ap-prezzati.

Asia: non solo capodanno

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Rosa Funaro

Il Natale è il trionfo di luci e co-lori, un momento di festa cheveste a nuovo le case, le vetrinee le strade ma per l’ambientepuò essere davvero un danno.Ogni anno durante il periodo

natalizio vengono venduti, solonel nostro Paese, più di10.000.000 di oggetti in pla-stica, come fili d’oro e d’argento,bombolette di vernice spray eneve artificiale, fili di luce,carta colorata, carta adesiva eogni anno quasi la metà di que-sti prodotti finisce tra i rifiuti.Sono numeri che fanno riflet-tere… Ma cosa possiamo farein concreto? Ovviamente la so-luzione non è non decorare lecase ma piuttosto cercare dinon utilizzare materiali non ri-ciclabili. Ecco allora alcune ideesu come addobbare l’ambientedomestico senza danneggiarel’ecosistema. Ad esempio: le ecotempere, la pasta di sale, l’ar-gilla, lo spago, la stoffa sonostrumenti che possono darevita a magiche creazioni per de-corare il nostro Natale rispet-tando l’ambiente e anche ilportafoglio! Facendo del riciclouno stile di vita, potremo sco-prire, ad esempio, che bottigliedi plastica, rotoli di cartone(scottex e carta igienica), tappidi sughero e lattine si possonotrasformare in artistiche deco-razioni per l’albero, o acco-glienti capanne del presepio,mentre con la carta è possibilerealizzare catene di ghirlande.Con i sementi (farro, mais, le-

gumi ecc.), invece, si potrà darevita a quadri a tema natalizio emanifesti. Basterà munirsi diuna colla ecologica, eco temperecolorate ed il gioco è fatto. Unprodotto molto decorativo e as-solutamente atossico ed ecolo-gico è l’happy mais un gioco

composto da un derivato delmais, colorato con polveri natu-rali, che si incastra mattoncinosu mattoncino e attraverso ilquale si possono creare babbonatali, stelle comete, alberi na-talizi, pupazzi di neve e tantialtri personaggi od oggetti atema. Al posto delle lucine diNatale, è possibile usare dei

vecchi cd: invece di buttarli via,possono essere appesi all’al-bero lasciando che la loro parteluminosa produca un riflessonaturale a sostituzione dellaluce artificiale. Purtroppo lavita frenetica ci fa abdicaresempre più spesso all’acquisto

di decorazioni già belle e fatte,ma, almeno per una volta, ilconsiglio è quello di mettere alprimo posto il rispetto dell’am-biente senza rinunciare allamagia e ai colori del Natale ,forse perderemo un po’ ditempo in più ma ne guadagne-remo certamente in ecososteni-bilità ed originalità!

Arte ed ecologia peraddobbare le case

Anche quest’anno, per Natale,Ikea lancia un’iniziativa a fa-vore del WWF. A partire dafine novembre è possibile ac-quistare in tutta Italia, pressoi punti vendita del marchiosvedese, gli alberi di Nataledal cuore sostenibile. Grazie ad un progetto del co-losso dell’arredamento, in-fatti, tra il 4 e il 12 gennaio delnuovo anno sarà possibile re-stituire l’albero utilizzato e incambio ottenere un buono cor-rispettivo al prezzo di que-st’ultimo (14,99 €): per ognialbero restituito saranno de-voluti 2 euro all’oasi WWF delCratere degli Astroni, nel

cuore di Napoli. La sommaraccolta andrà a finanziare unpiano di conservazione perproteggere la flora e la faunadi questa foresta, sita nel cra-tere di un antico vulcano: sitratta di una delle ultime fo-reste mediterranee a farniadell’Italia meridionale. Acausa della fragilità dell’am-biente si sono verificati diversicrolli che hanno coinvolto que-sto tipo di alberi.Il cliente Ikea potrà decideredi donare all’oasi ulteriori 2euro, scalandoli dall’importodel buono (spendibile dal 13gennaio fino al 2 febbraio2014). Ma che fine fanno gli

alberi di Natale restituiti?Vengono trasformati in ferti-lizzante naturale o utilizzatiper la produzione di pannellitruciolati. L’iniziativa natali-zia sostenibile è ormai collau-data: in nove anni sono statirestituiti più di 150.000 abeti.L’anno scorso, con una campa-gna a sostegno degli OrsiBruni Marsicani, più del 50%degli alberi acquistati è statorestituito e molte sono state ledonazioni per un totale di47.000 euro devoluti al WWF.Si auspica anche quest’announ gran numero di “restitu-zioni” per sostenere una pre-ziosa risorsa naturale del

territorio partenopeo. E ancheper “restituire” alla terra unpo’ di quello che prendiamo.

A.E.

Il Natale si avvicina e sarebbe opportuno riscoprire il valoredella semplicità associata a questa festività attraverso lapianificazione di un Natale ecologico, a partire dal presepe.Si può creare un presepe ecologico in molti modi, tutte ideeche nascono dal riuso di materiali che andrebbero invecegettati tra i rifiuti.Il polistirolo incluso nelle confezioni del televisore appenaacquistato, ad esempio, può essere un’ottima base di par-tenza per il nostro presepe. La sua estrema duttilità ne con-sente l’utilizzo per realizzare case o modellare i dislivelli. Per le statuine sono perfetti i tubi di cartone della carta igie-nica, da tagliare a misura e modellare con forme particolari.In alternativa, per i presepi più piccoli si possono sfruttarei tappi in sughero dello spumante che avete iniziato a stap-pare!Il cotone idrofilo è l’ideale per realizzare le pecorelle, ani-male immancabile in ogni presepe che si rispetti. Se preferite lavorare con il legno vi serviranno dei “rametti”,potete raccoglierli in un bosco o nella parco pubblico più vi-cino a casa. In alternativa potete utilizzare i bastoncini deigelati a stecca perché quella è la lunghezza ideale o comun-que è facilmente adattabile: per costruire una scala moltolunga vi basterà incollare più bastoncini o utilizzare dei pa-stelli marrone, così da non doverla dipingere.Per questi lavori, la colla a caldo è la più indicata ma peravere un occhio di riguardo verso l’ambiente, acquistiamouna colla ecologica o se volete agire ancora all’insegna delrisparmio, potete utilizzare del semplice filo.Ma vediamo lo spazio clou di ogni presepe: la capanna conil Bambinello. La mangiatoia si può fare semplicemente conil mezzo guscio di una noce, adeguatamente contornatadalla paglia.

I.B.

Il presepe “green”

Alberi di Natale “a noleggio” da Ikea Per ogni abete restituito saranno devoluti 2 � all’Oasi WWF Cratere degli Astroni

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Inquinamento ambientale e sicurezza degli alimentiGli esiti dei controlli effettuati in Campania non hanno restituito uno scenario preoccupante

Stefania Cavallo Germana Colarusso

Con l'espressione “Terra deifuochi” si identifica una vastaarea situata tra le province diNapoli e Caserta, caratteriz-zata dalla presenza di roghi dirifiuti. Citata per la primavolta nel 2003 nel RapportoEcomafie curato da Legam-biente, la zona si caratterizzaper lo sversamento illegale dirifiuti, anche tossici, da partedella camorra. In molti casi icumuli di rifiuti, illegalmenteriversati nelle campagne, o aimargini delle strade, vengonoincendiati dando luogo ai noti"roghi".Negli ultimi mesi l’interessemediatico sulla Terra dei Fuo-chi è cresciuto in manieraesponenziale, così come lapreoccupazione che la diffu-sione degli inquinanti possainteressare non solo l’aria maanche gli alimenti, siano essidi origine vegetale o animale.Gli alimenti di origine vege-tale possono essere contami-nati durante la coltivazione oattraverso l'uso di acque irri-gue contaminate o per rica-duta di particolato originatosidurante i roghi tossici.Differentemente avviene pergli alimenti di origine ani-male, dove l'inquinamento de-riva o dall'assunzione daparte dell'animale di alimenticontaminati, quali ad esempioil foraggio, o da pratiche com-portamentali come il lecca-mento delle staccionate ol'ingerimento accidentale diterreno durante il pasto.Il problema dell'inquina-mento ambientale e della pos-

sibile ricaduta sulla sicurezzadegli alimenti è un tema af-frontato già da tempo in Re-gione Campania. Infatti, apartire dal 2008 si sono succe-duti nel tempo numerosi pianidi campionamento, sia nazio-nali che regionali, per la ri-cerca di contaminantiambientali. Dal 2008 ad oggisi sono avvicendati moltipiani di monitoraggio per laricerca di diossine, PCB e me-talli pesanti, attraverso iquali sono stati effettuati piùdi 2000 campionamenti. L'obiettivo di ciascun piano è

stato sempre quello di analiz-zare le materie prime in mododa individuare le partiteeventualmente contaminateancora prima che queste fos-sero lavorate e trasformate inprodotto finito. In tal modo siè evitato che materie primecontaminate finissero nel cir-cuito produttivo, cercando dipreservare in primo luogo lasicurezza alimentare dei cit-tadini, nonchè l'economia lo-cale.I campionamenti sulle matricialimentari hanno interessatosia gli alimenti destinati al-

l'alimentazione animale che illatte prodotto, per poi allar-garsi alle carni ed alle uova.Partendo da un campiona-mento allargato che ha inte-ressato tutto il territorioregionale, si è giunti ad unaprogressiva focalizzazione deicontrolli sulle aree a "maggiorrischio" ambientale, tra que-ste la Terra dei Fuochi e i SIN- Siti di Interesse Nazionale. I SIN sono zone nelle quali, inseguito ad attività umanesvolte o in corso, è stata accer-tata un'alterazione delle ca-ratteristiche qualitative deiterreni, delle acque superfi-ciali e sotterranee; tali areesono presenti su tutto il terri-torio nazionale. Per la Cam-pania, i siti indagati sono statidapprima il bacino del FiumeSarno, poi il Litorale Domitioe Agro Aversano e, nel 2013, irestanti SIN (Pianura, Ba-gnoli, Napoli Orientale e Lito-rale Vesuviano).Gli esiti analitici di tutti i con-trolli effettuati nel tempo nonhanno tuttavia restituito unoscenario preoccupante. Lepercentuali di positività deicampioni sono prossime allozero e laddove siano stati in-dividuati limiti critici sonostate immediatamente postein essere misure preventiverigorosissime.

Le attività di monitoraggio ecampionamento non si sonofermate e sono attualmente inprogrammazione nuove azionimirate, come ad esempio ilprotocollo di gestione deigrandi roghi incontrollati dirifiuti. Si tratta di un proto-collo operativo che i ServiziVeterinari delle AASSLL at-tuano su tutto il territorio re-gionale: esso è teso adevidenziare particolari situa-zioni di rischio cui sono stateesposte le matrici alimentarivegetali, gli alimenti per ani-mali e le produzioni zootecni-che a causa del fenomenocombustivo.Sebbene fino ad oggi sianostate messe in campo tutte lemisure necessarie a prevenireeffetti nocivi sulla saluteumana, numerosi sono i fat-tori che influenzano la perce-zione del rischio da partedell’opinione pubblica, chenon sempre viene orientatacorrettamente alla compren-sione dei veri pericoli e dei ri-schi ad essi associati. Lapresentazione del tema daparte dei media è sicura-mente uno degli elementi piùimportanti e fuorvianti, maquesta non sempre avvienenel modo migliore generandoconfusione e timori nei consu-matori.

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Gennaro De CrescenzoSalvatore Lanza

Con l’unificazione italiana Na-poli diventò una provincia delRegno d’Italia. Tra problemiantichi e nuovi, la città perse isuoi privilegi di capitale dopocirca sei secoli: non erano piùnecessari, allora, ministeri,ambasciate o uffici (circa ot-tantamila nel complesso gliimpiegati) e si affermò cosìuna nuova Napoli non più ca-pitale politica ma capitale soloculturale. Per alcuni anni cifurono numerose tensioni le-gate alla sanguinosa e tragicaguerra detta “del brigantag-gio” che scoppiò in tutto il Suddell’Italia. Anche nei dintornidi Napoli e nella stessa ex ca-pitale (dove furono numerosis-simi gli arresti), migliaia dicontadini, ex soldati dell’eser-cito borbonico, uomini dichiesa e popolani ancora fedelia Francesco II, si ribellaronoai nuovi conquistatori piemon-tesi e molto spesso, purtroppo,furono massacrati e furono di-strutti interi paesi. Intorno al1870, con la progressiva crisidell’agricoltura e di molte fab-briche locali, il porto napole-tano iniziò a diventare il portoprincipale per la partenza deinostri emigranti: milioni di uo-

mini, donne e bambini avreb-bero lasciato per sempre laloro terra imbarcandosi perl’America e per il resto delmondo. I napoletani che da al-lora ad oggi hanno lasciato lacittà per andare a trovare unlavoro, sono più numerosi diquelli che hanno avuto la for-tuna di continuare a viverequi. È anche grazie a loro chein questi anni le condizionidella città sono migliorate enon dovremmo mai dimenti-carci di questi concittadini chespesso conservano, genera-zione dopo generazione, le lorotradizioni, la loro lingua e laloro cultura e si sentono piùnapoletani di noi, dovunque sitrovino, da Milano a Torino,da New York a Sidney. Centi-naia sono le canzoni che ricor-dano le partenze di queibastimenti che si staccavano,a fatica, dalla banchina del-l’Immacolatella: quando gliemigranti salivano sulle naviche li avrebbero portati versole Americhe, conservavano intasca un gomitolo di lana, lolanciavano a terra verso chi lisalutava e li vedeva, spesso,per l’ultima volta. Quel filotroppo corto si spezzavaquando la nave si allontanava,a poco a poco, dal porto.

(prima parte)

Verso i nostri giorni…Napoli da capitale politica e culturale a semplice provincia

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Ilaria Buonfanti

Era il lontano 1963 quandol’azienda giapponese Sharpmise in commercio i primi mo-duli fotovoltaici. Da alloraquesta tecnologia si è diffusaovunque sfruttando l’inesauri-bile energia solare. Ma oggiarriva la notizia che i pannellisolari, tutti i pannelli presentinell’emisfero nord del nostropianeta potrebbero non esserestati installati nella manieracorretta. Fino a pochi giornifa c’era solo una cosa certa sulfotovoltaico: che lo dovevi in-stallare con la faccia del pan-nello che prende il soleorientata verso sud est.Adesso non c’è neanche que-sta certezza: secondo uno stu-dio del Pecan Street ResearchInstitute dovremmo orientarliverso ovest! Si tratta di una ri-cerca condotta su 50 impiantidomestici nella città di Au-stin, nel Texas. Alcune di que-ste 50 case avevano i pannelliorientati a sud, altre a ovest,altre avevano un impianto inparte orientato a sud e inparte a ovest. Dalle misura-zioni dell’energia elettrica pro-

dotta dai tre tipi di impianti èemerso, ovviamente visto iltragitto che fa il sole, che ipannelli orientati a ovest pro-ducevano molta meno energia

di mattina e molta di più dipomeriggio. E, in totale, quelliesposti a ovest producono il2% in più degli altri: il 37%dell’energia consumata dalla

casa nell’intera giornata con-tro il 35% dei pannelli fotovol-taici orientati a est.Ma il dato interessante non ètanto la quantità totale di

energia prodotta, bensì la per-centuale di autoconsumodell’energia stessa. Se il pan-nello produce sul tetto mentrenoi consumiamo sotto, alloranon compreremo l’energia

dalla rete ma useremo la no-stra. Il resto verrà ceduto allarete, con il meccanismo delloScambio sul Posto meglio notonegli Stati Uniti con il ter-mine di “net metering”. Dallo studio emerge che lapercentuale di autoconsumo èmaggiore se i pannelli sonoorientati a ovest: il 65% controil 54% dei pannelli a sud e sudest. Questo perché il picco deiconsumi si ha di pomeriggio(di giorno si sta fuori casa a la-vorare): dalle tre alle sette. Inpratica le case texane con ipannelli orientati a ovest pro-ducono il 2% in più di energiaelettrica e ne cedono alla retecon il net metering l’11% inmeno. E quest’ultimo fattorenon è da sottovalutare, vistoche negli Stati Uniti è in corsouna guerra durissima controlo Scambio sul Posto!

«Dallo studio emerge

che la percentuale

di autoconsumo è

maggiore se i pannelli

sono orientati a ovest»

Una ricerca svela come guadagnare maggiore energia modificando l’orientamento dei pannelli

Pannelli fotovoltaici orientati “al contrario”

Il Bonsai nasce dalla tradizione orien-tale. Per i popoli dell’est l’estetica èconsiderata “la meditazione dell’arte”,si fa bonsai per rendere fruibile aglialtri l’arte e la bellezza e suscitare inloro emozioni. “La dottrina del bello”è l’esperienza del bello attraverso laprocedura dei prodotti dell’arte. Nonsi fa arte per se stessi ma per gli altri,infatti alla fine del percorso il bonsai-sta deve lasciare libera la sua operaallontanandosi da essa. I bonsai nel-l’estetica orientale vengono visti comeun percorso di vita che si divide in 3passaggi: SHU dove si apprendono leregole osservando il maestro, HA dovesi mette in pratica la tecnica appresae infine RI dove l’allievo diventa mae-stro e va oltre la regola. Arrivando inEuropa il concetto della bellezza edella forma è stato unito alla sosteni-bilità utilizzando l’idea del bonsaicome oggetto sostenibile da parte deinuovi artisti : i designer. Vivien Mul-ler, designer parigino, è l’inventoredel bonsai a pannelli solari. L’idea ènata per creare sculture intelligenticapaci di accumulare energia e ricari-

care batterie e dispositivi mobili qualicellulari, lettori mp3 e qualsiasi altroapparecchio dotato di porta USB, op-pure, all’occorrenza, essere dotato ditecnologia wireless per ricaricare di-spositivi senza fili. L’ispirazione di Vi-vien Muller è nata osservando gli

alberi che si nutrono della luce rece-pita da ogni singola foglia. L’eco-bon-sai ha infatti delle foglie solari checaptano la luce ed è dotato di ramisnodabili e orientabili a seconda delladirezione della radiazione solare. Seesposto alla luce, ricarica piccoli di-spositivi elettrici senza ricorrere adenergia elettrica.Le sculture di Muller hanno un’al-tezza complessiva di 42 centimetri eognuna dispone di 27 celle solari chesimulano le foglie del bonsai per unasuperficie totale di circa 2000 cm2,che permettono di ricaricare una bat-teria da 13.500 mAh impiegandocirca 36 ore di luce solare.La tecnica di assemblaggio è quella ti-pica dei comuni giochi da costruzione:il bonsai infatti è composto da ele-menti intercambiabili che possono es-sere smontati e rimontati in formediverse.Lo scopo è far capire come è sempliceprodurre energia solare dando all’og-getto di design una funzione sosteni-bile.

E.T.

Il design green ispirato alla naturaLo scultore Vivien Muller e il bonsai a pannelli solari

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Il recupero delle ferrovie dismesse

Antonio Palumbo

Il recupero ecosostenibile diaree caratterizzate dalla pre-senza di linee ferroviarie di-smesse ha assunto negli ultimianni un importante valore sim-bolico, fornendo all’architetturadel paesaggio sorprendentispunti ed opportunità, tanto dalpunto di vista compositivoquanto rispetto all’introduzionedi inediti e singolari elementidella rappresentazione e dellafruizione di questi peculiari siti.Tra i progetti più si-gnificativi, non pos-siamo che cominciaredal ben noto inter-vento per la riqualifi-cazione della HighLine di New York. Sitratta di un parco li-neare realizzato inluogo della famosalinea ferroviaria so-praelevata, che, a par-tire dai primi anni ‘30,ha attraversato la Citynewyorkese correndo lungo ilconfine occidentale di Manhat-tan. Tutto ha avuto inizio nel1999, grazie alla costituzionedella Friends of High Line, uncomitato civico, formatosi in op-posizione all’ipotesi di abbatti-mento della celebre infra-struttura sopraelevata, il quale

ne ha proposto e sostenuto conforza la riqualificazione e ricon-versione in parco urbano. Il pro-getto della nuova promenade,approvato nel 2002, è stato af-fidato agli architetti Diller Sco-fidio + Renfro supportati dalpaesaggista James Corner dellostudio Field Operations. I lavori

sono cominciati nel 2006 ed ilprimo tratto del parco, com-preso tra Gansevoort Street e la20ª strada, è stato aperto alpubblico nel giugno del 2009.Esattamente due anni dopo, nelgiugno del 2011, è stato poi

inaugurato il secondo tratto,che ha incrementato il parco dicirca un chilometro, fino alla30ª strada. Il completamentodell’ultimo tratto della HighLine - che raggiungerà versonord la 34ª strada, nel West Vil-lage - è previsto per la fine del2014, mediante la realizzazionedi un anfiteatro verde e di unbosco urbano. I principali obiet-tivi conseguiti con l’interventosulla High Line - oltre a quellopreminente di conservare la so-praelevata più famosa degliStates, salvaguardando unpezzo di storia (anche cinema-tografica) della Grande Mela -sono stati quelli di garantire unuso esclusivamente pedonaledel nuovo parco lineare, pro-muovere un “percorso lento” incontrasto con la velocità diManhattan, aumentare glispazi verdi ed i luoghi di ritrovoe socializzazione, preservare laCity da ulteriori speculazioniedilizie. Andiamo ancora negliStati Uniti per analizzare unaltro intervento di rilievo, an-cora in corso di realizzazione:quello pensato per riqualificarela cintura ferroviaria della Bel-tLine, che corre intorno allacittà di Atlanta. L’idea proget-tuale per la BeltLine è nata nel1999, grazie alla proposta re-datta da Ryan Gravel, uno stu-dente universitario dellaGeorgia che l’aveva presentatacon la propria tesi di laurea: lasoluzione immaginata preve-

deva la realizzazione di unacintura verde lungo il percorsodella vecchia linea ferroviaria,capace di risolvere, nel con-tempo, i problemi del trasportometropolitano attraverso larealizzazione di un innovativosistema di mobilità pubblica edi percorsi pedonali e ciclabili.Il nuovo circuito verde, proget-tato dallo studio Perkins + Willin collaborazione con i paesag-gisti di Field Operations, rag-giungerà un’estensione di 22miglia, inglobando una serie diparchi urbani esistenti e cre-ando 13 nuove aree verdi inte-grate - denominate “BeltLineJewels” - collegando tra loro piùdi 40 quartieri, scuole, siti sto-rici e culturali e centri commer-ciali. L’intervento per laBeltLine rientra nella logicadei cosiddetti “Catalyst pro-ject”, ossia piani urbani multi-funzionali finalizzati adindividuare nuovi spazi pub-blici caratterizzati da una mo-bilità pratica, veloce edefficiente, in grado di miglio-rare la vita dei cittadini, at-trarre nuovi residenti edincrementare le occasioni di la-voro. Il progetto mira altresì arimodellare le dinamicheespansive della città di Atlanta,sempre caratterizzate, per ilpassato, da una crescita rapida,disarticolata ed incontrollata,che ha ostacolato lo sviluppodella metropoli e compromessola qualità di vita degli abitanti.

GREEN ZERO: LA NUOVA FRONTIERA DELL’ACCOGLIENZAElvira Tortoriello

Per Il progetto Green Zero eNaturalmente Chic, rivisita ilconcetto di accoglienza ita-liana. Seguendo la tendenzadelle sperimentazioni interna-zionali dello studio e sviluppodi spazi piccoli, ultra funzionalie flessibili, un team di proget-tisti guidati da Manichini harealizzato un modulo abitativoposizionabile in qualsiasi con-testo, al mare, in montagna, inmezzo ad un bosco in qualsiasiluogo che sia a contatto con lanatura. Lo scopo del progetto è,infatti, quello di incentivare unnuovo modo di vivere la va-canza e “l'ospitalità diffusa”,provando come gli elementi ca-ratterizzanti le costruzioni eco-compatibili sfruttino al megliole energie e le risorse del terri-torio garantendo il massimocomfort. La struttura portantedel modulo è rappresentata da

un sistema intelaiato di legno,gli elementi portati verticali eorizzontali sono costituiti dauna stratigrafia che permetteun elevato isolamento ed il pas-saggio degli impianti e della ca-mera d’ aria. La scelta diquesta soluzione nell'unità perl'ospitalità diffusa permette diottimizzare l'involucro in rela-zione al contesto climatico incui è installato, garantendo divolta in volta il raggiungi-mento della classificazione Ca-saClima. Il rivestimento difacciata è realizzato con un si-stema di tavole di legno ad in-castro, che copre gli elementidi fissaggio, trattato con impre-gnante naturale. Il sistemastrutturale è completato da uninsieme di tubi di ferro che uni-scono l’aspetto scenograficoalla funzione di pilastri por-tanti e di recupero e incanala-mento delle acque piovane.GREEN_ZERO è inoltre do-

tato di un sistema fotovoltaicoche copre tutta l'area della co-pertura che garantisce il fabbi-sogno energetico per ilfunzionamento degli impianti.Per adattare l'impianto allaparticolare conformazione delsolaio sono stati utilizzatinuovi pannelli fotovoltaici sot-tili in abbinamento ad una la-stra di laminato di zinco titaniofacilmente lavorabile, che haconsentito di realizzare tutti glielementi tecnici necessari allaventilazione, allo smaltimentoe al recupero delle acque pio-vane. Il modulo, che può esserepersonalizzato in base alle esi-genze del cliente, è compostoda un'area esterna, camera ebagno, con la presenza di un lo-cale tecnico in cui sono inglo-bati gli impianti. I serbatoi e imacchinari di recupero e trat-tamento delle acque in in-gresso ed uscita sono sistematinella parte finale del modulo.

Nella “Grande Mela” gli interventi più significativi

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Cristina Abbrunzo

Edison, operatore leader nelsettore dell'energia elettrica edel gas, manifesta, ormai daanni, il proprio impegno nellasostenibilità ambientale e nellacomunicazione verso i giovanicon un originale progetto notosotto il nome di Change theMusic, ovvero fare musica ademissioni zero. Nato nel 2008per sviluppare la cultura dellasostenibilità e del risparmioenergetico nella musica, il pro-getto è cresciuto nel tempo finoa diventare un vero e propriomovimento che coinvolge arti-sti, promoter, discografici, mu-sicisti, appassionati di musica,fino al grande pubblico con oltre100.000 fans. Tutte queste per-sone, oltre a partecipare ai varieventi live sul territorio nazio-nale, danno vita ad una vivacecommunity sul web che fa rife-rimento al sito www.edison-changethemusic.it ed è attivasui principali social network(Facebook, Twitter, You Tube,Myspace, Flickr). Il contributoofferto dalla Community haportato alla creazione del Mani-festo della musica sostenibile,un decalogo che riassume le“best practice” per la realizza-zione di un evento musicale so-stenibile:1. Localizzare l'evento musicalein un luogo ben servito dallarete dei trasporti urbani (treni,autobus, tram e metro) per di-sincentivare l'utilizzo dell'autoprivata da parte del pubblico;2. In occasione di concerti al-l'aperto notturni, evitare l'usoeccessivo di luci ed effetti spe-

ciali al fine di contenere i con-sumi energetici. Ove possibile,privilegiare i concerti diurni;3. Produrre energia elettrica azero emissioni da impianti so-lari fotovoltaici per alimentareil sistema audio, luci e video;4. Azzerare le emissioni di CO2attraverso i certificati di produ-zione rinnovabile (RECS – Re-newable Energy CertificateSystem), un sistema di certifi-cazione internazionale voltoalla promozione e allo sviluppodi un mercato volontario di cer-tificati legati alla produzione dienergia da fonti rinnovabili;5. Annullare le emissioni di

CO2 con l'acquisto di crediti diemissione di tipo VER (VerifiedEmissions Reductions) sul mer-cato volontario o compensarlecon la piantumazione di alberinell'ambito di progetti di fore-stazione (in Italia e all'estero);6. Utilizzare apparecchiature ef-ficienti per la produzione dienergia elettrica come gli im-pianti a led e gli amplificatoridigitali e - dovendo utilizzaregruppi elettrogeni convenzionali- alimentarli con il biodiesel in-vece dei combustibili fossili;7. Promuovere l'utilizzo di mezzidi trasporto efficienti per lo spo-stamento della band e del-

l'equipment musicale prefe-rendo l'uso del treno o delle autoalimentate a metano o biodieselinvece delle auto o camion ali-mentati a benzina.8. Incoraggiare soluzioni di tra-sporto efficiente per lo sposta-mento dei fan:- trasporto su treni, tram e au-tobus premiato con una consu-mazione o con un gadget;- adozione del car pooling ossiala condivisione dell'automobilecon altre persone per percorrerelo stesso tragitto;9. Favorire l'utilizzo di prodottiin materiale riciclato (carta rici-clata per la realizzazione delle

locandine, dei manifesti e dei bi-glietti; plastica riciclata o bio-plastica per i materiali diconsumo). Inoltre i biglietti car-tacei potrebbero esser sostituiticon quelli elettronici acquistan-doli via internet e le bottigliedelle bevande potrebbero esserridotte con la distribuzione di bi-bite alla spina;10. Incentivare la raccolta diffe-renziata dei rifiuti (carta, vetro,plastica, alluminio e umido) al-l'interno della manifestazionemusicale predisponendo dellearee attrezzate con specifici con-tenitori e segnalate all'ingressodel luogo della manifestazione.

“Tu come lo fai?”: imparare a riciclare grazie alla musicaNelle scuole di Napoli l'iniziativa di Ricrea con la band Capone & BungtBangt

Capire l’importanza del riciclo, attraversola musica. E’ questo l’obiettivo di ‘Tucome lo fai?’, un’iniziativa promossa daRicrea, il consorzio senza scopo di lucroper la raccolta e il riciclo degli imballaggiin acciaio, e destinata a tutti i ragazzidella scuola media di Napoli. Il progettoè ideato da Capone & BungtBangt , lanota band che utilizza gli imballaggi inacciaio per realizzare i propri strumentimusicali, un gruppo considerato tra i pio-nieri della eco music mondiale. Fondatadal musicista Maurizio Capone nel 1999con l'intento di dimostrare le infinite pos-sibilità creative che hanno i rifiuti solidiurbani, la band, attraverso canzoni, semi-nari e workshop, ha lanciato la JunkMusic, genere che oltre a prevedere l’usodi strumenti realizzati con materiali rici-clati, promuove al contempo il più vastoconcetto di ecomusic, ossia la musica pro-

dotta con criteri di sostenibilità. Il consor-zio Ricrea, attraverso Capone, ha pro-dotto sei video tutorial scaricabili dal sitowww.consorzioricrea.org in cui oltre aspiegare la riciclabilità al 100% ed all'in-finito dei contenitori in acciaio, viene mo-strato come realizzare gli strumentimusicali con barattoli, fusti, tappi e bom-bolette usate. Nasce così il tour che vedràla band impegnata quest'anno sul terri-torio campano: alcune scuole medie diNapoli (Arenella, Scampia, Sanità, Vo-mero) e periferia (Giugliano, Qualiano,Pomigliano, San Vitaliano, Villa Ricca)avranno infatti l'opportunità di assistereal "workshow" di Capone & BungtBangtin maniera totalmente gratuita. Il wor-kshow è una formula originale che uniscedidattica e musica live con la presenta-zione degli strumenti fatti con gli imbal-laggi d'acciaio riciclati, dal "tappero"

(sonaglio tipico della tradizione popolaremeridionale, ma realizzato con tappi co-rona in acciaio) alla "lattam" (strumentoche riproduce il ritmo tipico della musicalatino americana, costruito con un barat-tolo di pomodori) e il "bidullante" (tam-buro realizzato con un bidoncino d'acciaioda venti litri, di quelli normalmente usatiper olio e vernici). "E Tu come lo fai?" offrelo spunto per educare i ragazzi a ricono-scere gli imballaggi in acciaio e a far com-prendere loro che, se raccolti con ladifferenziata e avviati al riciclo, possonoavere una seconda vita e trasformarsi inbinari ferroviari, lamiere per auto o navi,chiodi, bulloni o chiavi inglesi. La musica,insomma, come efficace mezzo di comuni-cazione che consente di arrivare allenuove generazioni in un linguaggio a loroperfettamente comprensibile.

C.A.

L’ecostenibile leggerezza della musicaIl decalogo per un evento musicale ad impatto zero

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Eleonora Ferrara

L’impiego della forza lavorotrova la propria regolamenta-zione anche in forme contrat-tuali difformi dalle consueteprevisioni. Si è costituita, così, lacategoria dei contratti atipici,contrassegnati da una certaflessibilità dell’orario di lavoro.Il più diffuso fra essi e senz’altroil contratto a tempo parziale.Nella considerazione della corri-spondenza tra prestazione lavo-rativa offerta e retribuzione chene scaturisce, commisurata al-l’orario di lavoro effettuato, nonè consentito al datore di lavorodi diminuire il numero di ore dilavoro al fine di corrispondere alpestatore un compenso infe-riore, se non in casi espressa-mente previsti dalla legge.Infatti, se si verificasse un’ipo-tesi del genere, il datore do-vrebbe, in ogni caso, pagarel’intera retribuzione spettanteal lavoratore. Diverso è il casodel ricorso alla c.i.g. ed a figurecontrattuali atipiche come ilcontratto di lavoro a tempo par-ziale. Questa fattispecie, appo-sitamente regolamentata,prevede un utilizzo ridotto del-l’attività del lavoratore, cui cor-risponde, dall’altra parte, unacontrazione del compenso spet-tante. Naturalmente, viene sta-bilito un orario di lavoroinferiore rispetto a quello nor-male. E’ interessante osservarecome l’ordinamento, per tantianni, non abbia preso in consi-derazione l’idea di ricorrere aquesta forma contrattuale, cheè stata introdotta soltanto nel1984 con la legge n. 863.Al riguardo, una profonda ri-forma è stata introdotta dal de-creto legislativo 25 febbraio2000 n. 61 modificato, in se-guito, dall’articolo 46 del decretolegislativo n. 276/2003 e dall’art.1 comma 44 della legge247/2007. Nell’ambito del lavoropubblico, trova applicazione lanormativa del decreto legisla-tivo n. 61 del 2000, nella suaversione originaria, non poten-dosi applicare, in questo settore,le modifiche apportate dal d.lgs.276/2003. I dipendenti pubblici,però, possono beneficiare di nor-mative speciali per il passaggiodal part-time al full-time e vice-versa. Il lavoro a tempo parziale puòessere di tre tipi:• Part-time orizzontale, previstodall’art. 1 comma 2 del d. lgs.61/2000, consistente nell’utilizzodell’attività lavorativa per untempo ridotto rispetto al nor-

male orario giornaliero;• Part-time verticale, articolatoin periodi predeterminati nel-l’arco della settimana;• Part-time misto, risultantedalla combinazione delle duesuddette tipologie, come av-viene, per esempio, nel caso deicontratti stagionali con un ri-dotto orario giornaliero.A volte, si ha la sensazione chedeterminate figure contrattualiatipiche si sovrappongano. Inu-tile dire che, analizzando com-piutamente l’istituto, si intuiscapienamente la differenza, comeavviene nel caso della somi-glianza tra part-time verticalestagionale con il contratto di la-voro a tempo determinato. In-fatti, mentre il primo conservala propria attività anche per lostesso periodo dell’ anno succes-sivo, il secondo cessa alla sca-denza. Nel contratto di lavoro atempo parziale viene tutelato,essenzialmente, l’interesse dellavoratore. Infatti, pattuita lacollocazione dell’attività lavora-tiva, la stessa può essere modi-ficata, unicamente, con ilconsenso scritto del lavoratore.

RIFIUTIIl Consiglio di Stato Sen-tenza n. 4756 del 2013 il hastabilito che "con l’art. 195,comma 2, lett. e) del d. lgs. n.152 del 2006 si è dettata unanormativa chiara e coerentecon i principi comunitari, es-sendosi stabilito che “nonsono assimilabili ai rifiuti ur-bani i rifiuti che si formanonelle aree produttive, com-presi i magazzini di materieprime e di prodotti finiti,salvo i rifiuti prodotti negliuffici, nelle mense, neglispacci, nei bar e nei locali diservizio dei lavoratori o co-munque aperti al pubblico”.In quanto non assimilabili, irifiuti che si formano nellearee produttive, salve le ec-cezioni sopra elencate, sipongono al di fuori della pri-vativa comunale". INQUINAMENTOCon Sentenza 26 Giugno2012, n. 25207, la Corte diCassazione opera una nettadistinzione tra pneumaticifuori uso (Pfu) e pneumaticiusati, anche se eventual-mente usurati, purché passi-bili di ricostruzione. I

pneumatici che, pur usurati,conservano integre le loro ca-ratteristiche naturali e sonoquindi ricostruibili, eviden-zia la Cassazione nella sen-tenza n. 25207/2012, devonoessere considerati beni e nonrifiuti (eccettuati i casi in cuiil detentore dimostri la pa-lese volontà di disfarsene op-pure si tratti di componentidi veicoli fuori uso). In talicasi la ricostruzione non rap-presenta un’operazione di re-cupero di un rifiuto (cfr.Cass. n. 46643/2007), ma untrattamento di risanamentodi un bene.Spetta, dunque, al soggettodetentore dimostrare le cir-costanze concrete a sostegnodella pretesa destinazionealla ricostruzione, con laprova della ricostruibilità po-tenziale in primis, ma ancheattraverso l’indicazione delricostruttore e la dimostra-zione di precedenti conferi-menti.SISTRISul sito ufficialewww.sistri.it, dopo il QuadroSinottico relativo agli aspettinormativi, arriva il Quadro

Sinottico relativo agli aspettitecnici che contiene le rispo-ste del ministero e del-l'Agenzia per l’Italia digitalead alcune domande presen-tate dalle associazioni di set-tore.Tra i temi trattati: respingi-mento dei carichi dagli im-pianti di destinazione (allostudio nuove semplifica-

zioni), procedure di riallinea-mento, deviazioni del tra-sporto dal tragitto prefissato,l‘unificazione dei registridegli impianti di gestione, re-plica della scheda movimen-tazione per conferimentiperiodici, previsione delledue unità di misura alterna-tive, ecc. ecc.

A.T.

Viaggio nelle leggi ambientali

Il contratto di lavoro a tempo parzialeLLAVORO E PREVIDENZA

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Andrea Tafuro

Chi ha visto Salvate il soldatoRyan di Steven Spielberg? Inquesto popolare film ci sonodue scene che sono importantida ricordare. La prima èquando il soldato Ryan sirende conto che un gruppo dimilitari sta rischiando la vitaper lui, pur di salvarlo damorte certa. Il capitano dellaspedizione colpito a morte, èormai finita la battaglia,prima di esalare l’ultimo re-spiro, rivolgendosi a Ryan glidice: “Méritatelo!”. La secondascena è quella in cui Ryan, di-ventato vecchio, si reca al ci-mitero a rendere omaggio alcapitano che, con la sua mortegli ha permesso di vivere. Al-l'improvviso, come colpito daun lampo accecante, rifletteche egli è ancora vivo grazie alsacrificio del suo capitano e ri-volgendosi alla moglie dice conenfasi: “Dimmi che ho vissutobene!”. Queste due espressionici sono utili per riscoprire/sco-prire, un concetto che è en-trato in disuso tra gli uomini:il sacrificio. Il sacrificio, dal la-

tino sacer e facere, cioè ren-dere sacro, è quel gesto ritualecon cui dei beni vengono toltidalla condizione profana e con-segnati al sacro. In questa pagina vi voglio par-lare di Doris Lessing, scrittriceinglese, nata in Iran, vissutain Africa, figlia di un impie-gato e di un infermiera emorta il 17 novembre scorso,nel sonno, a 94 anni. E’ famosol’aneddoto di quando, nel2007, vinse il Nobel per la Let-teratura. Tornava a casa con

le borse della spesa nel suoquartiere di Londra: si sedettesui gradini e, davanti ai tantigiornalisti che l’aspettavano,esclamò: “Oh Cristo!”. Doris èmorta più o meno alla stessaetà che aveva il personaggio diMaudie in Il diario di Jane So-mers, il suo romanzo più fa-

moso forse.Jane Somers, l’autrice del dia-rio, è una donna alle soglie deicinquanta, bella, elegante e disuccesso. È rimasta da pocovedova. Il marito è morto dicancro e, così come era avve-nuto anni addietro per lamorte della madre, si rendeconto di non avere veramentesofferto e si ritrova sola. Per-ché è una donna abituata anon dipendere dagli altri, maanche a non avere nessuno chedipenda da lei, è incapace di

confrontarsi con il dolore, lamorte e la vecchiaia. Jane maisi era accorta di tutte quelledonne anziane che abitano nelsuo quartiere. Un giorno ca-sualmente incontra MaudieFowler che vive sola, in un ap-partamento sporco e malte-nuto e in un stato di incuriasia personale che di tuttoquello che la circonda. Nono-stante l’iniziale repulsione diJane, tra le due donne si sta-bilisce un’intimità che risuc-chia Jane nell’esistenza diMaudie.Quest’ultima rifiuta gli aiutiche la rete dei servizi pubblicile offre, perché non ammettedi essere dipendente daglialtri. Con Jane è diverso, per-ché ella è diventata un’amica,la sua unica e migliore amica.Maudie ricostruisce a Jane, inlunghe conversazioni, la suavita nella quale poco o nienteella ha avuto dagli altri. Lapresenza di Jane dà quindi aMaudie la possibilità di risco-prire il piacere di voler bene aqualcuno da cui ci si sente vo-luti bene. Perché anche Janevivrà l’esperienza dell’impor-tanza dell’altro, dell’averequalcuno che dipende da lei,ma da cui si sente anche di-pendere nel momento in cui ri-conosce di essere importanteper Maudie la quale, nono-stante l’esaurirsi della sua au-tonomia fisica, rivela unostrenuo attaccamento allavita. Ma la natura, altrettantoostinatamente, fa il suo corsoe a Maudie viene diagnosti-cato un cancro allo stomaco.Maudie, un “mucchio di ossa

perdute in un letto”, muore inospedale, assistita da Jane eda infermiere distratte, che in-durite dalla vita complicata espesso tristi sono incapaci dicapire la fame di vita dellavecchia malata.Il percorso che fa la Lessingparte da uno scavo all’internodella vita di due donne: JaneSomers e Maudie Fowler, lespoglia di ogni difesa e pudoreportandole verso una presa dicoscienza del valore di quei“legami forti” basati sulloscambio relazionale in sé efondati su quel nutrimentoprofondo che è il bisogno diesistere per qualcuno: il sacri-ficio...rendere sacro l’affetto. Cambiamo continente. “Carifratelli e sorelle, ci rendiamoconto dell’importanza dellaluce quando vediamo le tene-bre. Ci rendiamo conto dell’im-portanza della nostra vocequando ci mettono a tacere.Allo stesso modo, quando era-vamo in Swat, nel Nord delPakistan, abbiamo capito l’im-portanza delle penne e dei libriquando abbiamo visto learmi… Il 9 ottobre 2012 i tale-bani mi hanno sparato... Pen-savano che le pallottole ciavrebbero ridotto al silenzio.Ma hanno fallito. Da quel si-lenzio sono uscite migliaia divoci. I terroristi hanno pensatoche avrebbero cambiato i no-stri obiettivi e fermato le nostreambizioni. Ma niente è cam-biato nella mia vita, a ecce-zione della debolezza, dellapaura, dello scoramento, chesono svaniti. Sostituiti daforza, potenza, coraggio. Io

sono la stessa Malala. Le mieambizioni sono uguali. Le miesperanze sono uguali. I mieisogni sono uguali.” . È uno stralcio dell’appassio-nante discorso pronunciato loscorso 12 luglio all’Onu da Ma-lala Yousafzai. Parole dettecon tale chiarezza e decisioneda far impallidire quelle ormaiobsolete dei potenti di turno.Non tutti sanno però che inPakistan giovani cristiane, inparte minorenni, vengono ra-pite e costrette, con minacce dimorte e attraverso veri e pro-pri complotti, a convertirsi al-l’islam. Segue poi il matrimonio for-zato con un musulmano. In-vano le famiglie, duramenteprovate, tentano di trascinarein tribunale i rapitori e di ria-vere le figlie. Le sofferenze diqueste giovani donne e dei lorofamiliari sono quasi inimma-ginabili. E nessuno le aiuta: nélo Stato né gli imam locali, cheanzi infiammano gli animicontro i cristiani. Vendute erecluse, a queste ragazze nonresta che subire. Ma ci sono al-cuni coraggiosi cristiani pachi-stani che, nella loro vesteufficiale di avvocati, studio le-gale CLAAS, si battono perqueste donne tormentate,anche a rischio della lorostessa vita. Questo è avvenutoper Teena, Maria, Rebecca... eavviene per Asia Bibi che nerappresenta tante altre. Ilgiornalista Daniel Gerber èstato in Pakistan a conoscerele donne liberate e coloro chele hanno aiutate, ha riportatola sua esperienza in “Non mirimaneva che pregare e pian-gere. Donne cristiane in Paki-stan”, libro di sacrificio etestimonianza.

MALALA, DORIS CANTRICI DEL FEMMINISMO “Qualsiasi cosa tu sia destinato a fare, falla ora”. Doris Lessing

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