12Mesi - Giugno 2010

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Bruno Bertoli Alberta Marniga Carlo Mazzone Antonio Savoldi Chiara TurelliSTRADE E QUARTIERI

PENSIERI DI

Via Cremona

N. 6 ANNO

II // GIUGN

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VIAGGIO IN PROVINCIA

Bedizzole Manerba d/G Polpenazze d/G Sal

Poste Italiane SpA Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB Brescia - contiene I.P.

BRESCIA SEDOTTA E ABBANDONATA

Asfalto di sangue, la strage continua Un nemico da sconfiggere

LA FOLLE CORSA ALCOLISMO

CALZONI RISPONDE A LUCCHINIVIDEOTECA

Il patto stato rotto

PELO E CONTROPELO LE TAVOLATE IN CITT TU E IL FISCO QUI E L SUCCESSO

3 DODICI MESI // GIUGNO 2010

IN QUESTO NUMEROEditoriale La societ post-crescita Prodotto & mercato Bruno Bertoli: imprenditore nel Dna Alberta Marniga: Fondazione Asm, qualcosa cambiato Chiara Turelli: da Castegnato alla NASA Carlo Mazzone: un allenatore di serie A Strategia dimpresa Tu e il fisco Brescia sedotta e abbandonata? 170 milioni di documenti a portata di un click Inchiesta: Asfalto di sangue, la strage continua Alcolismo, un nemico da sconfiggere

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87 17 91 21 95 25 97 27 100 29 105 35 107 39 109 111 49 112

Strade e quartieri: Via Cremona Estate insieme a Tavola Hinterland: Roncadelle Viaggio in Provincia: Bedizzole, Manerba d/G, Polpenazze d/G, Sal Ideologia e/o orecchiologia? Pelo e contropelo Calzoni risponde a Lucchini Qui e l Quello che le donne vogliono Tecnologia e outdoor Gentile Farmacista Specchio delle mie brame Videoteca successo

Mensile di attualit, economia, inchieste, opinioni e cultura da Brescia e dal mondo. Giugno 2010 Anno II - Numero 6 Rivista mensile - 1,00 VialeDucadegliAbruzzi,163-25124Brescia tel030.3758435-fax030.3758444 e-mail:[email protected] Direttore Responsabile RobertoBarucco e-mail:[email protected] Editore SalesSolutionssrl VialeDucadegliAbruzzi,163-25124Brescia RegistrazioneTribunalediBrescian.52del24/11/2008 PosteItalianeSpASpedizionein AbbonamentoPostale-70%-DCBBrescia Hanno collaborato AliceAimo,EvaAlessandri,GiovanniAltuni,RobertoBarucco, LuceBellori,NicolaBendinelli,LivioBenassi,EsterinoBenatti, ElizabethBertoli,SilvioBettini,PaoloemilioBonzio,Donatella Car,AlessandraCascio,LodovicoCherubini,AlessandroCheula, PaoloCittadini,MarioConserva,EnricoFilippini,Rolando Giambelli,RobertoGiulietti,ViolaLadi,LucreziaLombardi, RiccardoMaffei,FerdinandoMagnino,SergioMasini,Enrico Mattinzoli,CristinaMinini,GiorgioOlla,AntonioPanigalli, LucianoPonzi,MassimoPortolani,FrancescoRastrelli,Emanuele Salvi,SilviaSardi,SalvatoreScandurra,AlessandraTonizzo.

DODICI MESI

MESI

Questo periodico associato allUnione Stampa Periodica Italiana

Impaginazione WaveCommunicationSrl Fotografie ArchivioSalesSolutions,UmbertoFavretto AgenziaReporter,RolandoGiambelli IlFotogramma,PatrickMerighiBrescia inVetrina,CristinaMinini Stampa MediagrafSpa-Padova Pubblicit

SalesSolutionsSrl VialeDucadegliAbruzzi,163 25124-Brescia tel030.3758435-fax030.3758444 [email protected] 12GIUGNO 2010

Edi ROBERTO BARUCCO

DITORIALE

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CERA UNA VOLTA

A BRESCIA

la Brescia di domani, quella al centro delle notizie di questo numero di12 Mesi, la Brescia che potrebbe divenire, quella che cambia, si trasforma, a volte non si riconosce nemmeno pi. Quella citt dalle molteplici voci che devono trovare spazio di confronto e condivisione per arrivare a risposte certe. Soluzioni ai problemi sociali e urbani del prossimo decennio. Iniziamo in questo numero, che sa di estate, di giugno, di voglia di spensieratezza, un nuovo viaggio, uno dei nostri tanti percorsi giornalistici allinterno delle mura cittadine. Alla ricerca della gente, ancora una volta, delle opinioni e della voglia di riconoscersi nella cosiddetta brescianit che da qualche parte, nei vecchi vicoli del centro storico, riposa soltanto. Brescia come una bella donna, sedotta e abbandonata, dice il commento che porta direttamente dalla copertina alle pagine interne e punta a suscitare dialettica e stimoli. Brescia che chiede

attenzioni, che non vuole che il rapporto di fiducia e damore nato allombra della storia passata possa interrompersi. Eccola, la nostra Brescia, che tutti amiamo come luogo dellanima, prima ancora che come posto del lavoro. Dove nelle sere di giugno sopra piazza del Foro garriscono le rondini, dove nelle mattine di traffico arrivano le carrozze del metrobus. Dove la city si confonde con le viuzze, dove si fondono provincialismo e strapaese con stracitt e voglia dEuropa, economia e laboriosit paziente, mai doma. Questa Brescia dove il Castello veglia e Frate Arnaldo a braccia aperte accoglie paziente tutte le nostre miserie. Proviamo a cercare il messaggio di questa Brescia che ci parla dal basso, lasciando che i ricordi e le speranze salgano fino ai coppi delle case pi vecchie. Cara Brescia, che ci appartieni nel profondo del cuore, cercheremo di ritrovarti nelle passeggiate silenziose e solitarie dei pomeriggi pi caldi destate, quando le pietre del centro raccontano la loro storia. Andiamo pure.MESI 12GIUGNO 2010

Odi ANTONIO PANIGALLI

PINIONI

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LA SOCIET pOST-CRESCITAse proseguire nella stessa posizione, con eventuali avanzamenti di carriera, per tutta la sua vita lavorativa, dai 20 ai 60 anni. Oggi drasticamente non pi cos! Un posto di lavoro destinato ad essere estremamente flessibile, la sua durata media destinata a durare pochi anni e sar sempre pi legata alla durata di una tecnologia e/o dellorganizzazione che intorno a questa tecnologia si aggrega, sia a livello di singole imprese sia a livello di sistema economico. Queste sono e saranno le condizioni di quella che viene definita mobilit, che per certi aspetti giustamente ha fatto da spauracchio alla forza lavoro perch il termine mobilit spesso stato usato e/o abusato per trasmettere incertezza e insicurezza e da qualcuno anche demagogicamente cavalcato come argomentazione politica. Un sistema per arroccato sulla difesa delle posizioni de facto un sistema che si auto-condanna al suicidio e lItalia da questo punto di vista particolarmente debole, proprio per questo devono essere avviate e velocemente concluse le radicali riforme strutturali del sistema Italia (es. riforma pensionistica, riforma della giustizia e riforma del sistema impositivo). Certo, lennesima follia la si scopre leggendo i dati che emergono dalla Unit di valutazione degli investimenti pubblici del Dipartimento Sviluppo Economico, nei quali, non di rado, si trovano analisi che definiscono un parametro di spesa determinato dal rapporto tra linvestimento o finanziamento a fondo perduto pubblico (Stato, Regione, Comunit europea, ecc.) e il numero di posti di lavoro prodotti: orbene risulta che in molti casi produrre un nuovo posto di lavoro sia costato (a tutti noi) abbondantemente pi di 300.000,00/cad (come nei casi esemplificativi di Sarroch, Termini Imerese e Taranto, tanto per spaziare in mezza Italia). A questa stregua e a palese rischio di ingiustizia sociale, se questi soldi venissero dati una tantum, come vitalizio, direttamente allinteressato, almeno si eviterebbero i costi indotti, la mala gestione e il proliferare di una cultura basata su valori decisamente sbagliati.

ormai un dato di fatto e in qualche maniera sta diventando anche coscienza comune: le criticit e la complessit della fase che stiamo attraversando prevede un cambiamento strutturale senza precedenti nella storia! LItalia e in generale tutti i Paesi industrializzati, oggi, in maniera sempre pi pressante, si interrogano sul tema del lavoro e sulle logiche macroeconomiche che stanno a monte e a valle di questo imprescindibile cruciale valore sociale Fino a quando il modello economico/ industriale era praticamente statico e geograficamente circoscritto, generare nuovi posti di lavoro era esclusivamente una equazione data da tecnologia/mercato e investimenti, ma oggi gli strumenti (antichi) anticongiunturali non funzionano pi come una volta perch la tecnologia e gli approcci produttivi cambiano con un ritmo mai visto prima, e i paesi cosiddetti emergenti sfruttano leve, non sempre molto lecite, che nel nostro stato di diritto sono inimmaginabili. Ci che prima era prevedibile, e quindi pianificabile, oggi diventato di fatto imprevedibile. Nessuna impresa in grado di sapere con precisione cosa produrr fra tre anni, per chi, in che modo e con quali risorse umane. Tutti quanti chi si accinge alla ricerca di un nuovo posto di lavoro, chi gi lavora, chi ha dei figli per i quali preoccupato di trovare una collocazione lavorativa, chi deve formare coloro che dovranno lavorare, chi ha la responsabilit di gestire le politiche o di salvaguardare la dignit dei lavoratori o di organizzare le imprese sono nella condizione di dover abbandonare vecchi modelli di riferimento e vecchi parametri concettuali, che sono stati costruiti nellultimo secolo. Fino a non molto tempo fa, il posto di lavoro aveva una durata media di 40 anni e si poteva supporre che una persona potes-

Indice del valore aggiunto reale per occupato: rapporto tre indice del valore aggiunto e indice dei prezzi IPCA (base2000=100) 1,04 1,03 1,02 1,01 1 0,99 0,98 0,97 0,96 1998 1999GERMANIA

2000

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2002

2003

2004FRANCIA

2005

2006ITALIA

2007

SPAGNA

MESI 12GIUGNO 2010

www.amerigoviaggi.it

BRESCIA SEDE: Piazza Cesare Battisti, 2 - Tel. 030.396161 BRESCIA - BORGO WHRER: Viale Bornata, 45 - Tel. 030.360580 BRESCIA: Via Pusterla, 6/c - Tel. 030.3753765 CONCESIO c/o EMMEBIESSE TRAVEL: Viale Europa, 337 - Tel. 030.2186083 GARDONE V.T. c/o EMMEBIESSE TRAVEL: Via G. Matteotti, 288 - Tel. 030.8913845 REZZATO c/o VOYAGER 125: Via G. Matteotti, 125 - Tel. 030.2596141 TRAVAGLIATO c/o VOYAGER 125: Via G. Marconi, 37 - Tel. 030.6864641 PONTEVICO c/o VOYAGER 125: Via XX Settembre, 15 - Tel. 030.9306135 COLOGNE c/o SUBMARINE VIAGGI: Via Roma, 27 - Tel. 030.7157325

Rdi SILVIO BETTINI

UBRICA

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DI CONSEGUENZE A LUNGO TERMINE

PRODOTTO & MERCATO UNA DOCCIA FREDDA

affermazione secondo cui la Grecia non si possa considerare una nazione pilastro in Europa non pu scandalizzare nessuno, del resto il Pil greco pesa solo il 2% di quello dellUnione Europea e poi, in effetti, i governi che si sono succeduti ad Atene non hanno mai brillato di chiarissima fama. Se inoltre scopriamo che gli stessi governi hanno un pochino imbrogliato sui conti swappando qualche miliardo di euro di debito pubblico per entrare in Europa (ma non sono stati gli unici), forse si possono considerare un po birichini. In questi giorni per si dice che leconomia greca pu addirittura influenzare negativamente altre economie europee (quelle spagnola, inglese e portoghese), tra le quali la nostra, e addirittura il futuro della moneta unica. Non si tratta pi di birichinate, cosa sta succedendo? Niente di nuovo sotto il sole, a fronte di un rapporto debito pubblico/Pil pari a 115% (il nostro gi a 116%), le tre sorelle del rating, loligopolio che giudica il debito di tutto il mondo, ovvero Fitch, Moodys e Standard & Poors, hanno svalutato la credibilit (rating appunto) del debito pubblico greco e di quello portoghese. In altri termini hanno affermato limpossibilit dello stato greco di restituire tra due anni i prestiti ottenuti oggi per i titoli di stato emessi: il primo passo verso la bancarotta proprio come lArgentina nel 2001. Questa esternazione ha prodotto almeno quattro effetti, correlati, immediati: 1) limpennata

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dei tassi di interesse dei bond greci (fino a circa il 10%); 2) il crollo verticale del loro corso (chi aveva comprato per 100 euro vende a 20); 3) la caduta verticale del cambio euro/dollaro; 4) il varo da parte della Commissione europea, durante unuggiosa domenica di maggio, di una manovra da 750 miliardi di euro, mille miliardi di dollari! Se le responsabilit dei singoli stati sovrani sono innegabili, oggi colpa dei greci domani, vedremo di chi sar. Ritengo, per, che sia quanto meno opportuno chiedersi chi siano i simpatici signori concausa di tanto scempio. Frugando qua e l, senza scavare tanto a fondo, scopriamo che le citate agenzie di rating sono public companies, ovvero soggetti privati a capitale diffuso, ma che almeno dentro il capitale di Moodys e S&Ps la fanno da padrone i grandi fondi di investimento americani: come possibile che chi compra e vende titoli partecipi al capitale di chi, giudicandone laffidabilit, influenza landamento dei titoli stessi? E poi, questi giudici super partes a qualcuno dovranno pure rendere conto circa la credibilit dei propri giudizi, o no ? La risposta a questa domanda e facile, no; questi signori non rendono conto del proprio operato proprio a nessuno. Quali conseguenze a tutto ci? Il 10 maggio scorso il ministro Tremonti annuncia trionfalmente che stata scongiurata la catastrofe e che lItalia ha giocato un ruolo da primattrice in Europa, dunque: tutto bene ci che fini-

sce bene ? A me non sembra e vi spiego perch.La Grecia ha preannunciato un piano quinquennale di estremo rigore con impatto immediato su tredicesime, pensioni e welfare in generale; si scatenato un clima da guerra civile che ha provocato almeno tre morti: impiegati di banca che lavoravano anzich scioperare. In Germania, la signora Merkel ha gi dichiarato che dei promessi sgravi fiscali a famiglie ed imprese se ne dovr riparlare e cos di seguito in Europa; vabb, ma noi che centriamo? Non siamo mica tedeschi, greci o portoghesi. S, ma centriamo anche noi, un po perch siamo o dovremmo essere europei, un po perch sempre il nostro ministro Tremonti ha annunciato per il 2011 una manovrina da 25 miliardi di euro (lultima che io mi ricordi ne pesava 4), di cui quasi nessuno parla, che oggi non sappiamo come sar finanziata, ma che di certo rappresenta una fetta del conto da pagare. Nel frattempo il crollo verticale delleuro produce un immediato incremento di prezzo di tutte le commodities, petrolio per primo, che come ben sappiamo sono denominate in dollari, e questa una seconda fetta, ce ne saranno altre? Come reagir la nostra economia gi traballante? Come sempre staremo a vedere. Di certo c solo lesito di questa ennesima tragicomica vicenda, qualcuno si nuovamente smisuratamente arricchito, qualcun altro, tutti noi, ha perso, forse, una volta di pi, oltre ai soldi anche qualche ideale.MESI 12GIUGNO 2010

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ENSIERI DI

IMpRENDITORE

NEL DNAdi GIOVANNI ALTUNI

A colloquio con Bruno Bertoli, vicepresidente Aib.Bruno Bertoli.

originario della Val Trompia e nel suo codice genetico c il cromosoma dellimprenditoria, quello trasmesso di padre in figlio che non si impara sui banchi di scuola. Bruno Bertoli contitolare del Gruppo Metra e vicepresidente dellAssociazione Industriale Bresciana fa il punto della situazione sulleconomia locale, raccontandoci il suo punto di vista sullintero sistema paese. Il 2010 dovrebbe essere lanno della lenta ripresa, dopo gli effetti disastrosi del 2009 che ha messo in ginocchio il Paese. A che punto Brescia? A differenza di altre realt, qui siamo riusciti a reagire e gli imprenditori hanno tenuto duro portando avanti, nella maggior parte dei casi, i loro progetti di investimenti, di ricerca e di sviluppo. Per quanto riguarda i comparti della metallurgia e della meccanica, che come noto sono molto importanti per il nostro comprensorio, debbo dire che avverto ancora una certa preoccupazione, probabile che si debba pazientare per tutto il 2010 prima di vedere una situazione pi tranquilla. Altri settori stanno tenendo meglio, pur se con marginalit pi basse, anche per effetto dellandamento a forbice tra i prezzi dei prodotti e quelli delle materie prime. In linea generale comunque si pu dire che il sistema industriale bresciano ha reagito e sta reagendo con forza e determinazione, nella consapevolezza che nulla sar come prima e molte cose dovranno inevitabilmente cambiare, perch nel frattempo il mondo cambiato; qui si gioca il nostro ruolo di imprenditori, capire dove e come riposizionare le aziende quando la crisi sar definitivamente conclusa. E dovremo anche essere convincenti verso i decisori per sottolineare le carenze del sistema Paese e gli adeguamenti strutturali indispensabili per

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non perdere il treno della competitivit. Ad esempio? Dobbiamo fare i conti con lenergia pi cara dEuropa, e con un piano strategico nel merito ancora insufficiente; abbiamo poi un costo del lavoro altissimo, dovuto prevalentemente al cuneo fiscale; ed, infine, uneccessiva burocratizzazione della pubblica amministrazione: i meccanismi contorti della nostra burocrazia sono da sempre un freno ad ogni forma di attivit produttiva e creativa. fondamentale intervenire al pi presto con i necessari accorgimenti per evitare che il rispetto di norme e procedure, magari obsolete e inutili, rischi di farci perdere delle opportunit. Oggi, purtroppo, fare impresa ancora, scusate il gioco di parole, unimpresa. In un momento come questo non pensa che Confindustria dovrebbe fare pi politica? Confindustria fa sempre e comunque attivit politica nel senso pi ampio del termine, semmai possiamo dire che non sempre i risultati sono quelli che vorremmo nellinteresse dellindustria e del Paese; ricordo, tanto per fare un esempio, di quando chiedevamo la detassazione dellIrap, dallaltra parte la risposta stata: vi diamo gi 38 miliardi di aiuti, e la discussione finita l. Io questi aiuti, comunque, non li vedo. Sarebbe meglio toglierli visto che non sappiamo dove vanno a finire e riceverli come detrazione Irap, che andrebbe a cascata su tutte le aziende. Poi saranno gli imprenditori a decidere come distribuire queste risorse tra formazione, sviluppo, ricerca, innovazione o internazionalizzazione. Penso in sostanza che Confindustria debba impegnarsi per favorire una legislazione che vada verso il riconoscimento e la valorizzazione dellindustria, perch cos facendo si sviluppa leconomia e la cultura del nostro Paese. Inoltre, tenendo conto delle risorse a disposizione del Governo, opportuno individuare delle priorit affinch le risorse migliori siano dedicate a settori che valorizzano lo sviluppo, come ledilizia, lautomotive e le infrastrutture. Limpressione che Confindustria non spinga pi di tanto sulledilizia. Non mi sembra. Uncsaal, che fa parte di Confindustria, riuscita, insieme a tutte le altre associazioni di categoria, a fare pressioni per ottenere la famosa proroga per le

detrazioni del 55% per le ristrutturazioni a fini energetici sugli edifici. Ci che non stato invece attuato fino in fondo il Piano Casa perch presenta troppe limitazioni per chi vuole ristrutturare, mentre la possibilit di non pagare gli oneri certamente non entusiasma i comuni. Lidea geniale, perch non si tratta di cementificazione, ma di fatto inapplicabile. Bisogna mettersi al lavoro per rendere questa buona idea applicabile, e mi sembra che il Governo se ne sia reso conto e stia lavorando in questo senso. Il discorso simile riguardo alle energie rinnovabili. Abbastanza. C la necessit di un regolamento che possa far superare alcuni intoppi burocratici, come per esempio lapplicazione di pannelli fotovoltaici, o semplici pannelli solari, su abitazioni, tetti condominiali, residence in prossimit di laghi, fiumi, ecc.. Torniamo qui ai dannosi ostacoli di una burocrazia che non sta al passo con i tempi e con le esigenze della gente; bisogna trovare un criterio che metta daccordo tutti gli enti locali e che riduca le problematiche burocratiche. Questione aeroporto. Qual il punto di vista di Aib? Laeroporto di Montichiari deve essere valutato come parte integrante del sistema aeroportuale del Nord, che comprende ovviamente lasse Verona-Trento ma anche, e soprattutto, lasse Milano-Bergamo. Aib per una soluzione condivisa, in questo contesto integrato, con un giusto mix cargo e passeggeri e con un aeroporto a Montichiari veramente aperto, come quelli sopra citati. Mentre il tira e molla aeroportuale continua, ci sono fin troppe fiere. Anche il sistema fieristico ha subto in questi anni una grossa trasformazione. importante per fare una distinzione netta tra fiere di settore dal respiro internazionale, in contesti adeguati e prestigiosi (ad esempio Milano) e fiere di nicchia ed eccellenza, come pu accadere per fiere di minori dimensioni (ad esempio Verona, Vicenza e Parma). Credo che a Brescia il primo passo non possa prescindere dallunione sinergica con Montichiari, che da sola non la soluzione al problema, ma pu costituire la base per creare un sistema fieristico con nuove progettualit. Parliamo di Metra. Come siete riusciti ad attutire il botto della crisi man-

tenendo pressoch intatti i numeri del personale? Laffermazione vera solo in parte, in quanto, attraverso gli investimenti degli ultimi anni, siamo riusciti a passare da 1.040 dipendenti agli attuali 823, incrementando la capacit produttiva. Il tutto per avvenuto in 5 anni, attraverso lutilizzo di tutti gli strumenti che la legge ci mette a disposizione ed attraverso un confronto con le parti sociali (il sindacato) chiaro e costruttivo che non ha portato a impatti sociali di rilievo. Ritengo peraltro che anche Aib abbia prestato molta attenzione alle problematiche aziendali che si sono aperte sul territorio, prestandosi e spendendosi molto per trovare soluzioni condivise. Avete sempre investito sulla formazione. Quanto importante questo aspetto in tempi difficili? Le uniche spese non tagliate ma raddoppiate in Metra, nel 2009, sono state quelle della formazione, che sicuramente fondamentale. Tutte le persone, che entrano oggi in azienda, devono seguire un percorso formativo su tutto il ciclo produttivo, indipendentemente dal loro ruolo, perch debbono conoscere lazienda e i prodotti. E se oltre 800 dipendenti parleranno bene dei nostri prodotti faranno anche marketing. La scarsa meritocrazia uno dei talloni dAchille del Paese. Come riaffermarla? Se parliamo di meritocrazia come giusto riconoscimento del valore dei singoli, allora non ci sono dubbi che si tratta di una vera e propria necessit per stabilire in azienda e non solo un corretto ordine ai nostri comportamenti ed alle scelte. I collaboratori sono la vera risorsa dimpresa, come azienda siamo pi che convinti su questo punto, e dedichiamo molti sforzi al nostro interno per dare a ognuno di essi il ruolo ottimale in base alle attitudini, alle capacit ed alle aspettative. I giovani da noi sono i benvenuti, a patto che siano meritevoli; negli ultimi 5 anni abbiamo ad esempio completamente rinnovato la rete di vendita, puntando su neolaureati in architettura e ingegneria, predisposti tecnicamente alle esigenze dei nostri clienti e motivati a intraprendere una carriera che privilegia il contatto con la gente; abbiamo fatto un importante investimento per il nostro futuro, e i risultati ci stanno dando ragione.MESI 12GIUGNO 2010

PBrescia una realt viva, che va fatta amare. Comunicazione, dialogo e valorizzazione delle eccellenze, il nuovo corso della presidente Alberta Marniga.di ROBERTO BARUCCO

ENSIERI DI

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FONDAZIONE ASMi una citt non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che d a una tua domanda o la domanda che ti pone obbligandoti a rispondere. Italo Calvino, con Le citt invisibili, uno dei riferimenti possibili e la pi attuale risposta allimpegno della Fondazione Asm nei confronti dei cittadini e della tutela della tradizione, a sostegno della brescianit. Guidare la Fondazione Asm significa farsi carico di un ruolo delicato e di alto profilo, raccogliere un testimone che si traduce nella conservazione della memoria e nello stimolo alla crescita culturale e sociale del territorio. Doralice Vivetti, Rosa Angela Comini, ora Alberta Marniga. Personalit forti, impegnate, simbolo di un comune denominatore femminile al vertice della Fondazione Asm. Il domani sar allinsegna della continuit o dellinnovazione? Noi siamo per tradizione, ed singolare come la Fondazione abbia avuto sempre una continuit al femminile, in questo senso, vicini allevoluzione e alla trasformazione della societ civile. Certo, la mia nomina rappresenta un elemento nuovo rispetto alla tradizione, si tratta di una sorta di conduzione diversa, considerando che vengo da una formazione imprenditoriale. proprio questa mia esperienza eAlberta Marniga.

QUALCOSA CAMBIATO

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ABBIAMO UN LEGAME INDISSOLUBILE CON LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE.

Leasing convenzionato Leasing agevolato Leasing con Fondi BEI

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Per le condizioni contrattuali si rinvia a quanto indicato nei fogli informativi disponibili presso le agenzie UBI Leasing e le filiali del Gruppo UBI Banca

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professionalit che voglio mettere al servizio della Fondazione, quindi, s, cercheremo anche di trovare nuove vie, per la comunicazione e il sostegno alle iniziative, che sono davvero tante, presenti nel Bresciano. Penso che cultura e sociale abbiano sempre pi bisogno della nostra vicinanza. Del resto, siamo unespressione bresciana forte, caratterizzata da una storica identit. Lei anche consigliere in Brescia Musei, come vede il prossimo sviluppo delle iniziative dellente culturale? un percorso stimolante. Ci si confronta ogni giorno con un mondo nuovo, con eventi che da cittadina seguivo ovviamente meno o guardavo da prospettive diverse. Anzi, mi accorgo che esiste un vero e proprio proliferare di eventi, sono persino ridondanti. Chi

Penso che cultura e sociale abbiano sempre pi bisogno della nostra vicinanza.potenzialit da cogliere su pi livelli. Uno degli obiettivi da raggiungere proprio il mantenimento di questo approccio positivo alla nostra realt. Brescia una realt viva, che va fatta amare. E in questo senso la Fondazione sar attiva, creando e supportando le giuste competenze. Questo linizio di un cammino, che ha tante possibilit, tutte da sviluppare con attenzione e con passione. Lei imprenditrice e viene da unesperienza dirigenziale in Aib, abituata a muoversi secondo i tempi dettati dal mercato, con pragmaticit, da dove inizier? molto importante la comunicazione, lapproccio alla diffusione e divulgazione dei progetti. Penso in questo senso alle potenzialit delle espressioni multimediali, che vengono utilizzate allestero in modo massiccio, alla valorizzazione delle nostre eccellenze. Non ci mancano i riferimenti e le capacit tecniche. Guardiamo ad esempio alluso della multimedialit: potremmo creare un sistema di visita guidata, magari a

Noi ci stiamo battendo per la Fondazione. un simbolo della brescianit, delle nostre radici e del nostro passato.dice che Brescia sia povera di eventi culturali e sociali commette, a mio avviso, un grosso sbaglio. Vedo invece tantissime occasioni, anche se molte di queste andrebbero ripensate. Magari domandandosi cosa la citt chieda davvero, quali possano essere le esigenze, cosa serva realmente. E quali possano essere le alternative, anche rispetto alla stagione delle grandi mostre. Ritengo possa essere utile variare, diversificare, ampliare anche alcuni settori ora considerati di nicchia. Penso, ad esempio, a quanto viene realizzato per gli anziani, a livello culturale e quanto potremmo ancora sperimentare. Cosa cambiato, a Brescia? Brescia da qualche tempo viene percepita in maniera diversa, dallesterno. una citt che pu dare molto ed ha

Santa Giulia, arricchito, come ho visto recentemente in una citt darte, da un progetto che illustri la vita di allora, trasporti il visitatore nel mondo di un tempo, attirando e catturando lospite. Insomma, informazione, applicata ai vari progetti e tanta divulgazione, per far conoscere al meglio quanto abbiamo di unico sul territorio. Crede che la Fondazione Asm possa rischiare di perdere la propria identit bresciana? Noi ci stiamo battendo per la Fondazione. un simbolo della brescianit, delle nostre radici e del nostro passato. E non restano molti riferimenti storici, capaci di una cos forte fidelizzazione e forti di legami profondi sul territorio. Infine, da imprenditrice, direi che la fusione compiuta a livello di Asm con Milano meriterebbe unulteriore ricognizione sul modello organizzativo. Questo un aspetto che si pu migliorare lavorando in sinergia e dialogando con A2A. Ora intanto proseguiamo il cammino, nel solco della tradizione, portando tutta lesperienza possibile e rimboccandosi le maniche. Ci daremo da fare, da buoni bresciani, per meritarci laffetto dei nostri concittadini.

.LA STORIACostituita a Brescia nel 1999 e riconosciuta il 21 gennaio 2000, la Fondazione ASM nata dallesigenza di dare continuit allimpegno che lAzienda dei Servizi Municipalizzati ha sempre profuso a sostegno concreto di iniziative culturali, sociali ed assistenziali nellambito bresciano. Il presidente di ASM Brescia S.p.A., Ing. Renzo Capra, nel presentare il progetto iniziale spiegava: Quando eravamo municipalizzata potevamo gestire direttamente una serie di interventi sociali rivolti alla citt, ora le esigenze di mercato e di gestione ci hanno spinto a trasformarci in una S.p.A., in una struttura che ha scopi nuovi e diversi. Era giusto che la nostra tradizionale sensibilit sociale trovasse una struttura operativa adeguata.MESI 12GIUGNO 2010

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DA CASTEGNATO ALLA NASA CON IL DREAM TEAM DEIChiara Turelli, trentenne ingegnere bresciano, stata selezionata su 1.600 candidati provenienti da tutto il pianeta per partecipare al programma di studio e ricerca promosso da Singularity University.di ALESSANDRA CASCIO

CERVELLI MONDIALInquinamento, cibo, povert, fonti rinnovabili e pandemie, queste sono le sfide che dovr affrontare Chiara Turelli, bresciana, ingegnere trentatreenne, esperta di tecnologie e politiche europee per lenergia e lambiente, partecipando, insieme ad altri sei ricercatori italiani (Eric Ezechieli, Chiara Giovenzana, Massimo Prezioso, Luca Escoffier, Raffaele Mauro, Valentina Margaria), al programma di studio e di ricerca promosso da Singularity University al NASA Ames Research Park di Moffett Field, che si terr dal 19 giugno al 28 agosto in California. Insieme ad altri ottanta ricercatori selezionati da una rosa di 1.600 candidati provenenti da tutto il mondo, cercher, in 10 settimane, di trovare soluzioni e nuovi modelli in grado di migliorare la vita a oltre un miliardo di persone nei prossimi anni affrontando temi dimportanza planetaria. Singularity University nasce nel 2009 dallidea di Ray Kurzweil e Peter Diamandis ed , probabilmente, il pi evoluto progetto educativo-imprenditoriale oggi attivo al mondo. Basata sul motto Singularity UniversityChiara Turelli.MESI 12GIUGNO 2010

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Il quartier generale della Nasa a Washington.

preparing humanity for the impact of accelerating technological change, ha lo scopo di selezionare, radunare, educare ed ispirare dei Dream Team di leader che siano in grado di affrontare le pi grandi sfide irrisolte dellumanit utilizzando le tecnologie pi avanzate (IT, AI, robotica, ambiente, nanotecnologie, biotecnologie, spazio, energia, medicina e salute umana, forecasting & backcasting, framework legale, imprenditoria e finanza sociale) e un approccio interdisciplinare che tenga conto della natura dei cambiamenti. Sar unesperienza unica e sconvolgente afferma Chiara , parto con lidea di tornare a casa per riversare sul mio territorio lenorme bagaglio di conoscenza ed esperienza che avr acquisito. Per questo, durante tutto il

Con altri ottanta ricercatori mondiali dal prossimo 19 giugno affronter, al Nasa Research Park in California, le sfide del futuro.periodo di assenza, voglio continuare a mantenere i contatti con la mia realt locale. Nei tre mesi di full immersion i partecipanti saranno chiamati a confrontarsi e ad interagire con premi nobel, astronauti, imprenditori, docenti delle pi prestigiose universit americane, inventori e potenziali finanziatori al fine di applicare le conoscenze apprese ad idee imprenditoriali che possano avere un impatto positivo di trasformazione importante nella vita di oltre un miliardo di persone nel prossimo decennio, cos com avvenuto nella scorsa edizione di SU dalla quale sono uscite quattro start up interamente finanziate da adventure capitalist californiani. La possibilit di creare progetti che poi partano e diventino effettivamente impresa rafforzata dal fatto di trovarsi in una zona, quella della Bay area, unica al mondo e nella quale SU si pone, anche, come incubatore dimpresa che veicola le sinergie ed ospita fisicamente le sedi amministrative di queste aziende spiega Chiara, la quale si far promotrice di un progetto in campo ambientale-energetico legato allapprovvigionamento delle risorse alimentari. I temi affrontati saranno numerosi, per citarne alcuni: inquinamento, acqua pulita, povert, cibo, sicurezza energetica, disastro ambientale, pandemie. A tutti questi problemi Singularity University cercher di dare una risposta con un approccio sistemico ed interdisciplinare. Di fronte a questa allettante prospettiva, c da chiedersi che posizione assumer il nostro bel paese che attualmente poco investe in ricerca e sviluppo e che da anni si lascia sfuggire numerosi ricercatori spinti allestero dalla certezza di veder realizzati i propri obiettivi altrove. A detta di Chiara lItalia dovr semplicemente impegnarsi per trarre da questesperienza quanti pi spunti possibili, poich i nostri sette ricercatori torneranno non per rivendere le conoscenze acquisite al miglior offerente, ma per disseminare quella cultura al maggior numero di persone e aziende possibili cos da creare una piattaforma aperta di collaborazione e apprendimento in unottica dinnovazione e di progresso sostenibile. E noi tutto questo ce lo auguriamo, poich come disse E. Kennedy, [] ciascuno di noi pu agire per cambiare qualcosa nel mondo, e nellinsieme di tutte queste gesta sar scritta la storia di questa [e delle prossime ndr.] generazion[i].MESI 12GIUGNO 2010

Parto con lidea di tornare a casa per riversare sul mio territorio lesperienza acquisita..LA SCHEDACHIARA TURELLI

Nata il 26 giugno del 1976 a Castegnato (Bs), compir i suoi 34 anni alla NASA. Nel 1995 si diploma al Liceo Sperimentale Socio psicopedagogico Maddalena di Canossa di Brescia e nel 2004 consegue la laurea in Ingegneria edile/architettura presso lUniversit di Pavia. Iscritta allOrdine degli Ingegneri dal 2005, lavora come libera professionista occupandosi di disegno strutturale, ripristino dello storico italiano ed eredit culturale, disegno sismico, ricostruzione di zone industriali, recupero dellambiente, paesaggio, progettazione urbana rispettosa dellambiente, studi delle politiche Ue sullambiente, mutamento climatico, sostenibilit e conservazione del territorio. Nel tempo libero conduce unazienda agricola. presidente dellassociazione culturale Forum per domani - incontrarsi, ascoltare, discutere, nata nel 2006 con il proposito di coinvolgere le persone di Castegnato e dintorni in approfondimenti e discussioni su temi dattualit. Nel 2009 ha conseguito il diploma in Affari europei presso lIspi, Istituto per gli Studi di politica internazionale (Mi) e nel 2010 ha frequentato il Master in Europrogettazione e accesso ai fondi Eu organizzato alla Business School del Sole 24 Ore.

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ENSIERI DI

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UN ALLENATORE DI SERIE ACarlo Mazzone ricorda gli anni vissuti nella nostra citt da allenatore del Brescia.arlo Mazzone il veterano degli allenatori italiani. Detiene il record di panchine in serie A, 792, spalmate in 32 anni di carriera che lo hanno visto alla guida di Ascoli, Fiorentina, Bologna, Catanzaro, Lecce, Roma, Napoli, Perugia, Brescia e Livorno. A Brescia la sua esperienza, tre stagioni tutte in serie A, ancora indimenticata. Da quando nel 2006 si ritirato dal calcio vive ad Ascoli Piceno, la sua citt di adozione per lui romano de Roma, con la famiglia. Lo sentiamo telefonicamente. Mister Mazzone, si sente un po il padre putativo di tanti allenatori? Un po s. Alcuni miei giocatori hanno intrapreso la carriera di allenatore con ot-

MISTER MAZZONEdi PAOLO CITTADINI

C

timi risultati. Penso a Ranieri alla Roma, Guardiola al Barcellona, Giannini, MoCarlo Mazzone. riero. Sono cos tanti che nun me li posso ricord tutti. Anche Giuseppe Iachini, lattuale allenatore del Brescia, cresciuto con e grazie a lei. Al momento del vostro incontro, si intravedevano gi le qualit di allenatore? una domanda che mi fanno in tanti. La risposta che giocare e allenare sono due modi differenti di vivere il calcio e non credo che quando si calciatori si possa avere innate le caratteristiche del tecnico. Solo il lavoro e lesperienza formano le qualit dellallenatore. Detto questo, per me Iachini un bravissimo ragazzo, lho fatto debuttare in serie A ad Ascoli appena arrivato dalle giovanili della Roma. Da giocatore fuori dal campo era molto ri-

servato, sul rettangolo di gioco si trasformava, era un centrocampista che parlava molto, guidava i suoi compagni. Come allenatore ha fatto la gavetta, partito dal basso, ha vinto un campionato di Serie B con il Chiavo, costantemente cresciuto e ora a Brescia si pu togliere nuove soddisfazioni. Da quando Iachini ha preso in mano le redini del Brescia, il campionato delle rondinelle ha cambiato volto. lanno buono per poter rivedere il Brescia in serie A? Me lo auguro. Sono il primo tifoso del Brescia. In questo momento i risultati sono molto positivi, il campionato lungo ma sono fiducioso nei mezzi della squadra. Iachini un bravo allenatore, ha voglia di fare e poi la citt, la societ merita la Serie A. Non voglio lisciare ilMESI 12GIUGNO 2010

MESI 12GIUGNO 2010

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pelo a nessuno, non il mio carattere, ma il Brescia mi rimasto nel cuore. A Brescia quando si parla di Mazzone ai tifosi brillano ancora gli occhi perch tornano alla mente tre stagioni di serie A incredibili. Che ricordi ha di quellesperienza? Sono stati campionati fantastici. Il primo anno siamo arrivati settimi facendo un finale di campionato straordinario con undici risultati utili consecutivi. Ad agosto siamo arrivati a un passo dalla qualificazione in Coppa Uefa, venendo eliminati solo in finale di Intertoto dal Paris Saint Germain pareggiando zero a zero a Parigi e uno a uno nel ritorno a Brescia con il gol loro grazie a un rigore che se non ricordo male fu un po dubbio. La stagione dopo abbiamo faticato molto di pi. Complice linfortunio di Baggio, alcune partite sfortunate, la scomparsa di Vittorio Mero, ci siamo salvati solo allultima giornata battendo il Bologna per tre a zero. Era il 5 maggio del 2002 e ricordo il Rigamonti pienissimo e alla fine il presidente Corioni commosso per quanto aveva visto in campo e sugli spalti. Il terzo anno di gestione arrivammo noni ma facemmo sedici gare senza mai perdere: dalla partita di andata contro lInter alla gara di ritorno sempre contro i neroazzurri. Visti i risultati e visti i giocatori che ho loccasione di allenare, i ricordi di quei tre anni non possono che essere positivi. A Brescia sar sempre legato. Tornando alla sua esperienza alla guida delle rondinelle, come stato il suo rapporto con Brescia e con i bresciani? Con una parte dei tifosi del Brescia allinizio ci sono stati alcuni problemi. La curva aveva a mio avviso troppo potere e questo non mi mai piaciuto e non lho neanche mai nascosto. Poi abbiamo chiarito e i rapporti si sono stabilizzati e mi sono trovato bene. A Brescia come anche nelle altre citt in cui ho allenato ho sempre fatto vita da albergo. Finiti gli allenamenti mi chiudevo in camera a divorare cassette relative agli avversari, relazioni degli osservatori e a fare riunioni tecniche con i miei collaboratori. Anche a Brescia ho fatto il pendolare. La mia famiglia sempre rimasta ad Ascoli, troppo difficile farli abituare ogni anno a una citt diversa e cos mi sono sempre concen-

trato sugli impegni della squadra. Non posso quindi dire di conoscere bene o di aver vissuto la citt. Con la gente invece ho avuto e ho ancora un ottimo rapporto. Quando qualche Bresciano viene a fare le vacanze a San Benedetto del Tronto e mi riconosce si comincia a parlare di Baggio e di quei tre anni che hanno fatto la storia del Brescia Calcio. Con il presidente Corioni come si trovato? Bene direi. Corioni stato il mio presidente anche quando allenavo il Bologna a met degli anni 80. Coltiviamo unamicizia che va al di l dei rapporti professionali che legano un presidente e il suo allenatore. In occasione delle feste ci sentiamo ancora per scambiarci gli auguri. Frequentavo la famiglia Corioni anche al di fuori del campo di gioco e in estate mi viene a trovare qui nelle Marche. Mi dispiace quando i tifosi del Brescia criticano Corioni. Grazie al suo impegno il Brescia ha raggiunto obiettivi impensabili e anche se negli ultimi anni c stata qualche difficolt va detto che il Brescia ha sempre lottato ai vertici della categoria. Insieme siamo riusciti ad esportare il nome del Brescia Calcio anche al di l dei confini nazionali. Baggio, Guardiola, Toni, Pirlo sono solo alcuni dei giocatori che ha allenato durante la sua esperienza con la tuta del Brescia? Quali sono stati giocatori con cui si trovato meglio? Direi che con tutti ho avuto sempre un rapporto basato sulla lealt. Io dovevo fare le scelte e i miei giocatori le hanno sempre rispettate. Con il presidente Corioni avevamo deciso di dare fiducia a giocatori che nelle ultime stagioni non avevano fatto bene oppure erano ritenuti ormai al tramonto. In quelle tre stagioni hanno vestito la maglia del Brescia giocatori come Petruzzi, Dainelli, Bia, Sereni, Appiah, Matuzalem, Schopp tutti atleti che hanno giocato in Coppa dei Campioni e hanno vestito le maglie delle loro nazionali. Certo con Baggio il rapporto era differente, nel 2000 stato lultimo acquisto del presidente Corioni, entrato in gruppo con umilt e si messo a disposizione della squadra portando nella rosa tutta lesperienza maturata in Italia e in Europa. Lui un giocatore storico che troppo spesso stato per dimenticato. Sono felice che finalmente gli sia stato tri-

butato il giusto merito; ha vinto scudetti, coppe, il Pallone dOro. Stiamo parlando di un vero campione. Voglio aggiungere che Baggio uomo ancora pi forte del Baggio calciatore e anche a Brescia ne ha dato dimostrazione. Ultimamente ha detto che sono stato il miglior allenatore che ha avuto. Sono complimenti che ti allungano la vita e visto che questanno ne ho compiuti 73 mi fa solo piacere. Pirlo a Brescia lho reinventato regista davanti alla difesa per farlo giocare con Baggio, e con quel ruolo arrivato a vincere il Mondiale in Germania. Toni arrivato a Brescia dopo essere retrocesso con il Vicenza. Il primo anno ha fatto tredici gol, il secondo ha avuto un infortunio che lha tenuto lontano dal campo per tanto tempo limitandone limpiego, ma si vedeva che il potenziale cera e negli anni successivi esploso. Larrivo di Toni coinciso con la partenza di Hubner, lunico giocatore a

A Brescia ho sempre fatto vita dalbergo. Finiti gli allenamenti mi chiudevo in camera a divorare cassette relative agli avversari.cui ho chiesto scusa. Dario non avrebbe pi trovato lo spazio di prima e cos ho deciso di sacrificarlo, una scelta tecnica che gli ho spiegato ma che non stata facile da prendere e la dimostrazione che al primo anno lontano da Brescia Hubner ha segnato 24 reti con la maglia del Piacenza diventando capocannoniere della serie A. Lho rivisto anche ultimamente e mi sono ancora scusato con lui. Ricordo con grande piacere i Filippini, per cui la maglia del Brescia era una seconda pelle, Daniele Bonera che ho fatto debuttare in serie A e che sono contento di rivedere con la maglia della nazionale. Infine vorrei ricordare anche Vittorio Mero che se ne andato cos allimprovviso. Quando ripenso alla partita di Lecce vinta per tre a uno, rivedo la squadra che si tiene per mano nel minuto di silenzio per ricordare Vittorio e ancora mi commuovo, nonostante siano gi passati otto anni.MESI 12GIUGNO 2010

Rdi MARIO CONSERVA

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STRATEGIA DI IMPRESAINFORMATION TECHNOLOGY,UN SUppORTO BASILARE pER LE pMIistituzioni un nuovo tipo di rapporto sinergico. Oggi lInformation Technology, concetto largamente maturo per le grandi compagnie, guarda con particolare attenzione alle piccole e medie aziende che hanno correttamente metabolizzato lesigenza di sviluppare linnovazione organizzativa e gestionale, e che possono appunto trovare nellIT un eccellente strumento per integrare attraverso le tecnologie informatiche i miglioramenti programmati e predisposti. Con pochi esempi concreti si pu dare unidea abbastanza chiara di come lInformation Technology possa incidere in tanti momenti operativi del ciclo industriale, generando del valore aggiunto: uno tra i primi casi che viene in mente quello dellaumento della produttivit degli addetti in momenti operativi come linserimento degli ordini, le conferme, le spedizioni; oppure pensiamo al miglioramento della programmazione della produzione ottenibile attraverso il riscontro continuo della raccolta automatica dei dati; ed ancora: il miglioramento della logistica, con il flusso dei materiali in monitoraggio continuo attraverso la semplice lettura di codici a barre; larchiviazione ottica, con tempi di ricerca nettamente inferiori rispetto alla prassi cartacea; la gestione centralizzata degli uffici tecnici e dei dati produttivi. In parallelo, lIT pu ridurre i tempi di risposta verso il mercato, concedendo cos significativi vantaggi competitivi: flessibilit di programmazione dei prodotti; automazione delle operazioni di imballaggio e spedizione; gestione veloce degli ordini attraverso portali ad hoc, con inserimento diretto delle specifiche da parte del cliente via Web; preventivazione standardizzata ed elettronica; disponibilit veloce della situazione delle vendite. Non ci sono dubbi che lInformation Technology un concetto che pare ritagliato su misura per le piccole e medie imprese e tende ad esaltare alcune tipiche caratteristiche vincenti di queste, come la dinamicit, la flessibilit, la capacit relazionale con la clientela, tutti apprezzati punti di forza per il successo, che comunque oggi il mercato d gi per scontati. In altre parole, nella corsa a restare competitivi, lIT oggi un imperativo per le piccole e medie aziende, e va vista come unopzione secca senza alternative; non solo, ma per essere realmente efficace deve anche far parte di un progetto aziendale di vasto respiro, essere strutturata a regola darte e realizzata a misura delle esigenze e delle caratteristiche specifiche del committente; attraverso lIT lazienda si deve arricchire di opportunit e non appesantirsi con lacci e laccioli (oltrech con costi aggiuntivi) e deve rendere pi incisiva la propria identit e la propria personalit, badando bene di non cadere nellomologazione delle procedure standardizzate, che significherebbe perdita delle caratteristiche distintive e degli elementi di differenziazione rispetto alla concorrenza.MESI 12GIUGNO 2010

Information Technology, in sigla IT o ITC in formula allargata anche alla Communication, definisce linsieme delle attivit tecnologiche e industriali che hanno la finalit di elaborare, comunicare e diffondere informazioni attraverso mezzi digitali. LIT riguarda, quindi, luso di apparecchi digitali e di programmi software che consentono di creare, memorizzare, scambiare e utilizzare dati e informazioni di varia natura, come i dati numerici, quelli testuali, comunicazioni vocali e cos via. chiaro che con queste caratteristiche lInformation Technology ha trovato in prima battuta un formidabile terreno di cultura e di sviluppo nelle grandi organizzazioni, allinterno delle quali la gestione rapida, efficace ed affidabile del complesso di informazioni disponibili costituisce per definizione un problema vitale; per molte grandi compagnie lIT ha veramente rappresentato ancora pochi anni fa unarma strategica per poter far conto su dati qualitativamente migliori della concorrenza, quindi per poter costruire con i propri clienti, con i fornitori, con le associazioni e con le

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BREVE DIZIONARIO FISCALEmite un apposita dichiarazione (modello 770).

Ritenuta alla fonte a titolo dacconto (o Ritenuta dacconto)Somma sottratta dal reddito ad opera di chi lo eroga (c.d. sostituto dimposta) e che rappresenta (diversamente dalla ritenuta a titolo di imposta) una parte dellimposta totale dovuta. Al momento della dichiarazione il contribuente deve dichiarare fra i suoi redditi quelli che sono gi stati assoggettati alla ritenuta dacconto. Nel caso che le imposte dovute in base al totale dei redditi si rivelino maggiori o minori della somma delle ritenute dacconto, il contribuente dovr tenerne conto nella dichiarazione.

TrustUn trust si crea quando un soggetto (Disponente) trasferisce dei beni ad un altro soggetto (Trustee) che li deve amministrare e gestire a favore di altri soggetti (Beneficiari) a cui dovr trasferirli dopo un dato periodo di tempo, ovvero in funzione di un determinato scopo.

Stabile organizzazione la sede fissa di affari per mezzo della quale limpresa non residente esercita in tutto o in parte la sua attivit nel territorio dello Stato.

Studi di settoreSpeciali metodologie utilizzate per valutare la capacit di produrre ricavi delle singole attivit economiche. Gli studi sono realizzati attraverso una raccolta sistematica di dati, non solo di carattere fiscale ma anche strutturali e di tipo obiettivo che caratterizzano lattivit del contribuente e il contesto economico in cui questa si svolge. Gli studi determinano lentit dei ricavi che con maggiore probabilit pu essere attribuita al contribuente individuando non solo la capacit potenziale di produrre ricavi, ma anche i fattori interni o esterni allazienda che possono determinare una limitazione della capacit stessa (orari, situazioni di mercato, ecc.). Il contribuente, attraverso gli studi, in grado di conoscere i criteri ai quali si attiene lAmministrazione nelleffettuare gli accertamenti. Conoscendo preventivamente cosa il fisco si aspetta da lui, il contribuente pu regolare i propri comportamenti: - adeguando le proprie dichiarazioni ai risultati degli studi di settore; - non adeguandole in presenza di validi motivi che ne giustificano lo scostamento.

Usufrutto il diritto di usare un bene di propriet altrui (e di godere degli eventuali frutti), senza per poterne modificare la destinazione duso.

Valore normalePrezzo di un bene o corrispettivo di un servizio che le forze economiche, in condizioni di libera concorrenza, tendono a determinare sul mercato.

Ritenuta alla fonte a titolo di impostaSomma sottratta dal reddito ad opera di chi lo eroga (c.d. sostituto dimposta) e che rappresenta (diversamente dalla ritenuta a titolo di acconto) lintera imposta dovuta. Il contribuente (c.d. sostituito) non ha quindi pi lobbligo di dichiarare il reddito in questione.

VerificaAttivit svolta dagli uffici dellAgenzia o dalla Guardia di Finanza per controllare il regolare adempimento degli obblighi tributari, che si conclude mediante la stesura di un verbale di constatazione in cui sono indicate le eventuali violazioni rilevate e i relativi addebiti. La Verifica unattivit pi ampia dellispezione documentale in quanto da un lato controllo e riscontro della completezza, esattezza e veridicit delle scritture obbligatorie, dei libri sociali e della documentazione (fiscale e non) relativi allattivit del contribuente, dallaltro controllo e riscontro delle notizie raccolte dalla Amministrazione relativamente ai fatti che sono stati o che avrebbero dovuto essere tenuti presenti in sede di dichiarazione annuale dei redditi. Sul piano internazionale prevista la possibilit di effettuare verifiche contemporanee da parte di organi fiscali di pi Stati nei confronti di soggetti appartenenti allo stesso gruppo e localizzati in diversi Paesi. Fine

RulingIstituto di derivazione anglosassone in virt del quale ciascun contribuente ha diritto di conoscere in modo certo gli effetti e le conseguenze delle proprie azioni sul piano fiscale (interpello).

Scritture contabiliRegistri obbligatori previsti dalle leggi tributarie e dal codice civile.

Sostituto dimposta chi (datore di lavoro, ente pensionistico, ecc.) per legge sostituisce in tutto o in parte il contribuente (sostituito) nei rapporti con lAmministrazione Finanziaria, trattenendo le imposte dovute dai compensi, salari, ecc. successivamente versandole allo Stato. I sostituti di imposta sono tenuti a denunciare annualmente le trattenute operate tra-

Transfer PricingSi intende, nella comune accezione economica, il controllo dei corrispettivi applicati alle operazioni commerciali e/o finanziarie intercorse tra societ collegate e/o controllate residenti in nazioni diverse, al fine di verificare che non vi siano aggiustamenti artificiali di tali prezzi.

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LPrima illusa poi delusa dallasse che va da Tarantini a Formigoni. Brescia sempre pi milanocentrica, in barba ai magniloquenti proclami di fusione perfetta, aggregazione paritetica, sinergia palindromica con la capitale lombarda.al centralismo regionale lombardo la gestione politica dei destini della provincia. Trattata sempre pi come periferia del Nord Ovest lombardo, senza poter diventare anticamera del Nord Est veneto. Attenzione: una delega subdola e sommersa, quella conferita al capoluogo lombardo, non apparente o esplicita perch passa allinterno delle istituzioni, cio dentro le forze che ne reggono le sorti. Un esempio per tutti la Cdo bresciana, oggi vera domina della governance locale, sempre pi succube e funzionale alla Cdo milanese. Una conferma palmare di tale dispar condicio si pu avere nella A2A, la cui incisiva gestione meneghina nel Consiglio di gestione ad opera di Giuliano Zuccoli speculare alla evasiva seppur suggestiva visione

A CITT

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BRESCIA SEDOTTA E ABBANDONATAbresciana nel Consiglio di Sorveglianza a firma di Graziano Tarantini. TROPPA ENFASI RETORICA Troppo trionfalismo, troppe magnifiche sorti e progressive, troppa retorica, troppe autoreferenzialit e autocompiacimenti distribuiti ogni giorno a piene mani con enfasi euforica, solo ultimamente temperata dalla crisi. Troppa concentrazione su noi stessi, troppa contemplazione del proprio ombelico (del proprio Ego), troppa presunzione etnocentrica (Brescianocentrica), troppa visione introflessa e introversa. Troppo provincialismo, insomma, sia pure giustificato da un Pil e da un reddito procapite ancora confortanti. Poi arrivano le classifiche in cui scopriamo di

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di ALESSANDRO CHEULA

i chi la colpa? Di un nuovo centralismo con baricentro regionale meneghino. Basti pensare alla Expo 2015 che sta bellamente bypassando Brescia, mentre le promesse di policentrismo provinciale appartengono ormai al cimitero delle occasioni perdute. Un centralismo il cui asse portante la Cdo, nuova domina del potere e sottopotere, a Milano come a Brescia. E i cui referenti hanno nome e cognome. Le responsabilit, sia pure con diversa intensit e gradazione, sono di tutta la classe dirigente, passata e presente, senza distinzione di colore politico, identit culturale, appartenenza sociale o collocazione generazionale. Ma in particolare di due componenti. Quella che nel recente passato ha conferito allesterno le grandi infrastrutture finanziarie (le due banche, Bipop e Banca Lombarda) di servizi (lAsm) e funzionali (laeroporto), delegandone la gestione rispettivamente a Bergamo, Milano e Verona. E pure quella che nel tempo presente, pur brandendo retoricamente lautonomia di Brescia come una bandiera autonomistica, ha demandato definitivamente

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non essere i primi. E nemmeno i secondi. Non gli ultimi, ma mediani. Quelle provinciali in cui ci accorgiamo di essere medi, a met graduatoria, senza infamia ma anche senza lode; quelle nazionali in cui siamo relegati in posizioni mediobasse, tra i migliori dei peggiori (come la classifica delle Universit italiane del luglio 2009, dove abbiamo scoperto che la snobbata Bergamo al terzo posto mentre la decantata Brescia al 29esimo). A leggere le quotidiane dichiarazioni sulla stampa dei leader locali non solo politici o istituzionali ma pi ancora economici e culturali (universitari) pare di

sono diventati in alcuni casi i portavoce in ossequio a una progressiva provincializzazione delle universit italiane, pochissime delle quali hanno valenza nazionale ci vediamo surclassati dalla semisconosciuta cugina, lUniversit di Bergamo. Istituto che, senza vantare alcuna primazia di orobicit, si piazzato quarto in graduatoria nazionale subito dopo il virtuosissimo ateneo di Trento e a ridosso degli altrettanto benemeriti politecnici di Torino e Milano. In tale diffusa mediet ci sono lodevoli eccezioni, come Franco Spinelli il cui master in Moneta e Finanza si impegna a svolgere un

dai primati presunti e immaginari, ripiegata su se stessa, sui suoi autocompiacimenti e sulle sue glorie passate, e nel contempo sempre pi svuotata di meriti oltre che di contenuti. E insieme la convalida che Brescia da tempo un ortus clausus, una societ chiusa i cui principali protagonisti complici i media che, avendo anteposto il fare mercato al fare opinione, hanno rinunciato da tempo a una funzione critica che non sia la convenzionale routine dei dibattiti o la sterile passerella delle tribune si legittimano reciprocamente in una connivente spirale di autoreferenzialit (per capirci, fanno a gara nel farsi i complimenti a vicenda, senza riscontri critici che non siano i convegni pilotati, tanto pi inutili quanto pi inflazionati e rituali). Un conformismo acritico che esclude ed emargina chi canta fuori dal coro, trattato con la benevola sufficienza che si riserva ai diversi, se non ai provocatori. Un mercato chiuso che sta perdendo i suoi riconosciuti e benemeriti primati economici e imprenditoriali senza acquisirne di nuovi, anzi rischiando di perdere quelli consolidati. Una societ che rischia di restare subalterna o colonizzata dalle speculari e vincenti egemonie di Milano, Bergamo e Verona. GLI AVERI PRIMA DEI VOLERI (E DEI POTERI) La storia delle recenti concentrazioni bresciane una storia di aggregazioni passive. Operazioni nelle quali Brescia non ha svolto il ruolo attivo di parte incorporante ma incorporata. Non si vuole alludere solo alla perdita del controllo su Asm, passata alla odiosamata metropoli milanese con uno squilibrato patto leonino che ha rischiato di fagocitare poteri e competenze della parte bresciana, o alla migrazione a Bergamo del controllo sulla maggiore banca locale dopo aver graziosamente rinunciato allaltra banca, la Bipop, trasferendone la propriet a Bancaroma, oggi Unicredit. Non si vuole sottendere la vexata quaestio dellaeroporto di Montichiari, la cui annosa querelle, lungi dallapprodare ad un consensuale agreement politico in vista di una mediazione reciprocamente utile con Verona, si invece insabbiata nellimmobilismo di un inutile quanto miope braccio di ferro tra Camera di Commercio-Aib daMESI 12GIUGNO 2010

Universit degli Studi di Brescia - Facolt di Economia.

vivere nel migliore dei mondi possibili. Si dimentica che chi di brescianit colpisce di provincialit perisce. A forza di abusare di (presunti) primati etnocentrici ci ritroviamo nelle retrovie del merito. Nella fattispecie, i primi dei bocciati, o se si preferisce i primi degli esclusi. TROPPA AUTOREFERENZA Prendiamo lUniversit statale, emblema della ambiguit bresciana (mediani in regione e medio-bassi in Italia). Dopo anni di enfatici peana inneggianti ai suoi meriti e alle sue magnifiche sorti in particolare Economia, quella pi mediaticamente esposta e compiaciuta, i cui docenti sono i pi organici ai potentati economici e finanziari locali, di cui

ruolo e si mantiene a un livello di qualit che vanno oltre lambito provinciale. Ma che fine faranno, nonostante tutti i commendevoli sforzi in atto che non vanno al di l della innovazione (informatizzazione) di tipo gestionale cio incrementale, gli enti di ricerca come il Csmt, il Centro servizi tecnologici multisettoriale annesso alla facolt di Ingegneria come fiore allocchiello, anzi, come quadratura del cerchio nel rapporto tra Universit e impresa? LA PROVINCIALIZZAZIONE DELLUNIVERSIT La mancata promozione dellUniversit statale di Brescia lennesima conferma di una brescianit sempre pi sbiadita,

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una parte e il Catullo dallaltra. Persino il marchio pi gelosamente bresciano, la Mille Miglia, ovvero la gestione della corsa pi bella del mondo, come dice la retorica della brescianit, passata ai romani (anche se frequenti sussurri parlano di un possibile ritorno nel 2012 in mani bresciane). Lunica proiezione esterna attiva stata, bont nostra, la fusione con la Bas di Bergamo, e lunica infrastruttura degna di tal nome si scrive Brebemi ma, con buona pace di Franco Bettoni, si legge Expo 2015. A quando la prossima rinuncia o la futura migrazione alle sponde orobiche, forse la carta stampata, ultimo baluardo di unautonomia sempre pi remissiva e rinunciataria? INTERESSI E VALORI Si vuole invece alludere, traendo lezione dagli episodi citati, al fatto che Brescia e la sua borghesia delle imprese e delle professioni categoria sociologica forse desueta ma ancor oggi metodologicamente valida a definire competenze e circoscrivere responsabilit stia da tempo abdicando ai suoi voleri, quindi ai suoi poteri, per conservare i suoi averi. La tesi pu apparire troppo astratta ed evanescente, ma limpressione che la governance bresciana abbia abdicato ai valori per tutelare gli interessi. Una deriva avviata dal vecchio establishment di sinistra che, dal versante cattolico a quello laico ha governato per un trentennio, da Trebeschi e Corsini per intenderci, ma aggravata nel segno della continuit anche dalla nuova classe diri-

gente salita al potere dopo il terremoto di due anni fa. Continuit sostanziale, anche se nelle apparenze formali la parola dordine quella dellautonomia (per non parlare della autarchia, a parole, della Lega). Si tratta di un fenomeno che, complice la connivenza dei media, non emerge a livello di coscienza critica collettiva, alias pubblica opinione, essendo gli strumenti dellinformare e del comunicare funzionali, per non dire organici, a tale deriva. Il fatto che oggi, vale a dire nelle attuali condizioni socioeconomiche, rinunciare ai voleri significa rinunciare ai poteri, o quantomeno alla possibilit di esercitarli autonomamente, e da qui alla abdicazione dei valori in nome degli interessi il passo breve. Si dimentica, invece, come dimentic a suo tempo lHopa di Chicco Gnutti (altra occasione perduta), che una classe dirigente degna di questo nome deve saper me-

N COLONIZZATI N COLONIZZATORI MA COMPRIMARI Si veda, appunto, il rapporto con Milano, Bergamo e Verona. vero che lalternativa, nelle moderne condizioni di dilatazione del mercato, non pu essere larroccamento al campanile, ci mancherebbe. Ma nemmeno proponibile lo status caudatario di colonizzati, quando potremmo essere a nostra volta non diciamo colonizzatori ma quantomeno comprimari del nostro futuro. Mutuando i parametri delle classifiche sportive, potremmo dire che, ad una economia sempre meno di seria A, nonostante la benemerita buona volont delle Pmi bresciane, fa riscontro absit iniuria verbis una politica di serie B e una cultura che, per non sbagliare, si ritagliata un neutrale quanto subalterno ruolo di serie C. Brescia da sempre un gigante economico, un nano politico e un pigmeo culturale. Tutto ci nonostante lostentata ricchezza

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diare gli uni e gli altri a una accettabile soglia di compatibilit. Perdere i poteri in nome degli averi significa prima o poi perdere anche questi ultimi. Poich gli interessi senza valori sono miopi, i valori senza interessi sono presbiti. Perci devono procedere insieme: uniti sono vincenti, divisi sono perdenti. Ma la loro mediazione deve puntare in alto, non al ribasso come invece avvenuto in questi ultimi anni. E come tutto lascia pensare possa accadere nei prossimi.

e lo scintillante dinamismo di una societ civile che, come appare dalle cronache locali, in apparenza sempre pi vivace e satura di intraprese e iniziative. Una mediet dinamica che tuttavia resta periferica e subalterna, non esprimendo eccellenze capaci di essere riconosciute oltre la retrovia provinciale. Vivacit e creativit puntualmente smentite dalla cruda realt dei fatti, intese come docce fredde dei giudizi altrui. Con buona pace del trionfalismo mediatico made in Brescia.MESI 12GIUGNO 2010

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A pORTATA DI UN CLICKGiuseppe Tamborra, amministratore unico di Wave Logistica, spiega a 12 Mesi i motivi della scelta di creare un servizio che affrontasse e risolvesse i problemi della gestione di un archivio.di ROBERTO GIULIETTI

170 MILIONI DI DOCUMENTImento una volta entrato nellarchivio. Se a questo si aggiungono gli inadeguati sistemi di antincendio o di antintrusione abbiamo una fotografia, non troppo distante, di come sono oggi molti degli archivi italiani. Da questa situazione partito, quasi dieci anni fa, il progetto di Wave di creare un servizio che potesse affrontare e risolvere questo problema. Nonostante la legge imponga ad enti pubblici come Asl, Comuni e Province ma anche a compagnie di assicurazione e banche, solo per fare alcuni esempi, la conservazione di una quantit enorme di

a rappresentazione pi comune che si ha di un archivio di documenti quella di un luogo posto magari in qualche scantinato o soffitta e sicuramente poco ordinato. Aiutati in questo anche dai numerosi servizi televisivi che ce li hanno sempre presentati in questo modo, con documenti in qualche caso alla portata di chiunque e con lalta probabilit di non riuscire a trovare il docu-

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documenti specifica Giuseppe Tamborra, amministratore unico di Wave Logistica spesso il problema della loro archiviazione stato affrontato in modo superficiale e solo recentemente se ne capita limportanza anche in conseguenza del fatto che spesso i locali adibiti ad archivio non sono a norma per quanto riguarda la legge sulla sicurezza dei luoghi di lavoro e questo comporta una responsabilit penale. Allinizio, infatti, il servizio proposto da Wave era stato quello di gestire, allinterno delle aziende, larchiviazioneMESI 12GIUGNO 2010

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20 addetti gestiscono milioni di documenti archiviati nei 23mila metri quadrati coperti della Wave a Bedizzole e nei 4.700 dello stabilimento di Torino.dei documenti. Ben presto ci siamo per resi conto che non era questa la soluzione aggiunge Tamborra . Spazi inadeguati, costi del personale e adeguamenti a nuove norme avrebbero portato i sistemi di archiviazione a costi difficilmente sostenibili. Per questo abbiamo trovato una strada alternativa che ha ottimizzato funzioni di rilevante importanza, parallele al core business aziendale, come larchivio. Il dato di fatto che oggi 20 addetti gestiscono 170 milioni di documenti archiviati nei 23mila metri quadrati coperti della Wave a Bedizzole e nei 4.700 dello stabilimento di Torino. Una montagna di carte sempre a disposizione dei clienti che fanno quasi impressione per quanto sono ordinate in scaffali che raggiungono anche i 14 metri in altezza, con un sistema di archiviazione computerizzato che consente

di conoscere la tipologia del documento e ne assicura la reperibilit in pochi minuti e con sistemi antincendio e anti fumo che ne garantiscono la sicurezza. In questi anni abbiamo investito circa 5 milioni di euro in questo progetto aggiunge Tamborra costruendo capannoni perfettamente a norma e per soddisfare le richieste dei vigili del fuoco abbiamo predisposto un bacino dacqua che in grado di erogare 500 litri al minuto in caso di incendio. E gli investimenti non sono certo finiti visto che gi in programma la costruzione di

La moderna gestione di un archivio vuol dire conoscere la tipologia di ogni documento, trovarlo in tempi rapidissimi e garantirne la sicurezza.altri 20mila metri quadrati coperti per soddisfare le nuove richieste e per reggere al ritmo dei due milioni di nuovi documenti in entrata ogni anno. Un business in crescita, quello dellarchiviazione dei documenti, che rappresenta circa il 30% dei 12 milioni fatturati dalla divisione Outsourcing di Wave Group che completa i propri servizi proponendo anche la stampa digitale, la postalizzazione e la gestione della modulistica aziendale. Per questultimo servizio conclude lamministratore unico di Wave Logistica, Giuseppe Tamborra - abbiamo predisposto un magazzino di 11mila metri quadrati che riceve il materiale, verifica e monitorizza le scorte per poi procedere alla spedizione di moduli, ad esempio, ad oltre 3500 agenzie assicurative del Gruppo Fondiaria Sai.A sinistra e in alto, gli archivi Wave a Bedizzole.MESI 12GIUGNO 2010

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ASFALTO DI SANGUELe famigerate stragi del sabato sera, ma non solo quelle, sono una realt ancora ben lontana dallessere debellata. Per strada si muore, per strada si resta paralizzati, per strada pu cambiare tutto. Per sempre. Le soluzioni? Invertire la rotta e guardare al modello anglosassone.di SALVATORE SCANDURRA

LA STRAGE CONTINUAfatto s che si sviluppasse tra gli automobilisti quelletica, quelleducazione stradale, che solo pochi anni fa non esisteva. Tutti passi significativi verso un concetto di sicurezza pi reale, passi che per non bastano, e che puntualmente vengono smentiti nei fatti dai bollettini di guerra che genera il week-end stradale. Cos, nellimminenza della stagione estiva e spensierata, in evidente controtendenza con temi ben pi soffici e balneari, noi di 12 Mesi abbiamo voluto sentire il parere di chi convive ogni giorno con le stragi della strada, e con impegno sostiene i superstiti o magari chi ha perso, in una notte balorda, luso delle proprie gambe, ed ora costretto sulla sedia a rotelle. Secondo Roberto Merli, presidente dellAifvs-Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada, Brescia sta lavorando molto per la sicurezza stradale, dai 260 morti del 1999 si passati ai 112 del 2009. Cifre comunque impressionanti, ma il lavoro svolto evidente. Va detto che Brescia resta una realt a parte rispetto a tante province limitrofe: il turismo, le autostrade che corrono sul territorio, la forte industrializzazione fanno s che il flusso veicolare sia quasi di due milioni di auto: grandissimi numeri, che comportano altrettanti problemi. La migliore arma resta la prevenzione, attraverso il racconto di quel che accade sulle nostre strade. Tra istituzioni, enti e associazioni, a Brescia attiva una consulta che ha permesso, ad esempio, di realizzare una convenzione con le scuole superiori per parlare proprio di sicurezza stradale. Incontri (un centinaio allanno) che avvicinano a queste tematiche circa 6.000 ragazzi. Ma, a parit di abitantiMESI 12GIUGNO 2010

on una questione di numeri, n ci interessano statistiche. Il fenomeno degli incidenti stradali negli ultimi anni sar anche in calo, ma non servono tabelle per parlare di vite spezzate, famiglie disperate, giorni che non tornano pi. Alla legge della strada non si scampa e oggi come ieri c da chiedersi come sia possibile per un figlio, un genitore o un compagno di vita, poter accettare la morte di un proprio caro su due o quattro ruote. La prevenzione stradale, di pari passo con automobili sempre pi sicure ma altrettanto veloci, in questi anni, va detto, ha fatto molto: lobbligo del casco e della cintura, i divieti di velocit sempre pi restrittivi, i controlli della polizia pi capillari sul territorio, hanno

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in Italia ogni anno si muore molto di pi rispetto ad altri Paesi, come lInghilterra, dove il numero (circa 3.000 vittime) dimezzato. A livello nazionale precisa Merli c ancora da lavorare parecchio: gli inglesi sono passati dai 9.000 morti sulle strade di 15 anni fa ai 3.000 di oggi, diminuendo le statistiche di incidenti mortali del 65%, attraverso un percorso molto serio che prevede corsi di sicurezza stradale fin dalle scuole materne, campagne informative capillari e una patente a punti molto diversa dalla nostra, con 12 punti da autogestirsi per tre anni senza possibilit di recupero. Inoltre, sulle strade ci sono tantissime telecamere (700 solo a Londra) e Forze dellordine dislocate sul territorio. Insomma, lautomobilista deve fare davvero tanta attenzione, sempre, perch perdere la patente diventa molto pi facile che in Italia, ma di conseguenza diventa normale andare piano e rispettare il codice. Prevenire e poi sanzionare, duramente. Il modello anglosassone parla chiaro, e non fa sconti a nessuno: misure ferree e difficili da applicare in Italia, ma, di fatto, forse lunico modo per ridurre le stragi sullasfalto e il dolore di chi perde un proprio caro. Quello stesso dolore che ha dovuto provare lo stesso Roberto Merli: Ho perso sulla strada un figlio di 14 anni. Fino a che un evento del genere non ci tocca dal vivo, penso che un po tutti siamo portati a considerare normale avere una famiglia, un figlio da crescere, vivere la nostra quotidianit, senza farci troppe domande. Ma, dopo una perdita come quella che ho dovuto subire personalmente, le cose cambiano, tutto cambia, il dolore talmente grande che si fa fatica a reagire, e ci si rende conto che quello che prima sembrava banale, in realt, era tutto quello che avevamo. In Italia, nei confronti delle vittime della

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Incidenti stradali

strada c ancora poca tutela, e lAifvs spesso nei vari processi si costituisce parte civile. Si continua a tenere in maggiore considerazione sempre chi crea il danno, con sentenze a volte incomprensibili e altrettanto gravi che la cronaca non smette di porre in primo piano. Il presupposto (sbagliato) che per chi morto non c pi nulla da fare, quindi si tende a tutelare chi ha provocato lincidente. Certe sentenze, poi, a livello penale diventano addirittura offensive. Con il patteggiamento una persona che ha creato un danno pu avere sconti di pena ammettendo la propria colpa, per il semplice motivo che gli fa comodo, e automaticamente noi vittime della strada veniamo escluse dal processo. Ma anche a livello civile le cose non vanno meglio: pur di risparmiare denaro alcune assicurazioni screditano pi che possono chi dovrebbe avrebbe diritto al risarcimento, e ci non fa altro che aggiungere dolore a dolore. Alta velocit, disattenzione, alcol, droga, restano tuttoggi a Brescia, e non necessariamente in questordine, le cause prin-

cipali di incidenti mortali. Il presidente dellAifvs precisa come certi messaggi, a volte lanciati dai politici, possano risultare pericolosi e vadano rivisti: Penso allonorevole Vallandi che ha proposto un emendamento a favore dei cosiddetti grappini, chiedendo che le persone a cui stata ritirata la patente per questo vizio tipico del Nord possano circolare WWW.VITTIMESTRADABRESCIA.ORG liberamente tre ore al giorno per non perdere il posto di lavoro. Personalmente ritengo questa proposta fuori dal mondo, perch anzich fornire uno stimolo per evitare di bere, e conseguentemente non perdere la patente, fornisce una scappatoia. E poi chi garantisce le tre ore di guida giornaliera? Chi va a controllare? Certe cose succedono solo in Italia, dove nel 2010 ancora non esiste una sicurezza della pena. La patente non va ridata con

. LA SCHEDALAssociazione Italiana Familiari e Vittime della Strada Onlus volta a fermare la strage stradale e a dare giustizia ai superstiti, supportando i familiari delle vittime della strada con il conforto umano e lassistenza psicologico e legale. Sono attivi due consultori familiari permanenti, uno a Concesio e uno a Bedizzole, mentre ai primi di settembre sorger il terzo a Darfo. Molte le famiglie coinvolte. LAifvs inoltre presente nella Consulta nazionale per il Piano della Sicurezza Stradale, abilitata a collaborare alleducazione stradale nelle scuole e interviene alle cerimonie di inaugurazione dellAnno Giudiziario in diverse Corti dAppello. Viene inoltre ammessa come parte civile nei processi penali riguardanti i soci, perch riconosciuta portatrice dellinteresse collettivo per la difesa della vita e della salute sulla strada e dei diritti delle vittime. A Brescia gli associati sono circa 500. Il sito di riferimento www.vittimestradabrescia.org.

Pur di risparmiare denaro alcune assicurazioni screditano pi che possono chi dovrebbe avrebbe diritto al risarcimento.MESI 12GIUGNO 2010

Roberto Merli.

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In Inghilterra chi sale in auto ubriaco perde la patente per tre lunghi anni senza che una riduzione di pena venga contemplata.dei trasgressori, ma privare della vita una persona resta la cosa pi grave che possa succedere. In Inghilterra - ricorda Merli - chi sale in auto ubriaco perde la patente per tre lunghi anni senza che una riduzione di pena venga contemplata. Repressione o prevenzione? Giudicate voi. Resta da dire che nel bresciano, come incidenza fa pi paura lalcol rispetto alla droga, perch gli strumenti per misurarla sono ancora pochi e nel 90% dei casi quello che spaventa di pi il guidatore sempre letilometro. Gli orari in cui si

leggerezza se si sbaglia. corretto, pertanto, partire sempre dalla vittima, che doveva vivere, a prescindere. Chi ha creato lincidente spesso si divertito, ubriacandosi o magari mettendosi al volante sotto leffetto di droghe, ma una societ civile non pu, al giorno doggi, perdonare tali eccessi. La politica troppo spesso parte invece dalla tutela

perde la vita maggiormente, in proporzione agli autoveicoli in strada, sono quelli notturni, mentre i periodi maggiori di mortalit sono quelli a ridosso della bella stagione: basti pensare che il primo picco di incidenti stradali avvenuto col primo week-end di sole di aprile: 4-5 giorni che hanno coinvolto parecchi motociclisti, magari alla loro prima uscita stagionale. Ma si continuer a morire sulle strade? Basterebbe copiare dal modello anglosassone ribadisce il presidente dellAifvs . Paesi al top in quanto a sicurezza stradale perch hanno voluto a tutti i costi diminuire questi incidenti, dove ad esempio non esiste pi la vendita di alcoolici in autogrill, mentre da noi si continua a vietare la somministrazione al banco, ma non dagli scaffali (come dire: Non ti do il caff corretto, ma puoi sempre prenderti la bottiglia e berla in auto. Buon viaggio, ndr.). Se vogliamo possiamo fare tanto, e salvare parecchie vite, ma dobbiamo farlo seriamente, tutti, senza guardare alle macchine veloci o lasciarsi condizionare dai bombardamenti mediatici.

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LA STORIA DI LUCAda. Uscimmo da l verso le 4, completamente ubriachi. Dal momento in cui mi sono seduto alla guida, sinceramente non ricordo pi nulla, so di aver portato la ragazza sotto casa sua, ma poi, tornando a Manerba, circa a met strada, purtroppo ho perso il controllo dellauto, finendo per ribaltarmi, non so neanche quante volte, in un campo. La fortuna ha voluto che proprio in quel momento sia sopraggiunta unaltra automobile, lautista ha immediatamente chiamato il 118, cos in breve tempo sono stato portato al pi vicino ospedale di Brescia. Condizioni subito gravi quindi? S, la mia degenza negli ospedali iniziata quella notte: ho passato due settimane in rianimazione, per poi essere trasferito per sette mesi in un centro di riabilitazione a Pavia, quindi ne ho dovuti passare altri quattro in un centro specializzato a Piacenza. In pratica un anno della mia vita se ne andato cos. In cosa cambiata maggiormente la tua vita dopo lincidente? Se devo essere sincero non ritengo che sia cambiata molto, lunica cosa che non cammino pi. Semplice. Hai perso degli amici? Ne hai trovati di nuovi? Gli amici! Si dice che si vedono nel momento del bisogno; subito dopo lincidente venivano a trovarmi, ma presto si sono dileguati. Fortunatamente nei mesi trascorsi in ospedale ho conosciuto tantissima gente che assieme ai miei familiari mi ha aiutato a passare momenti, nonostante tutto, sereni. Lavori? Come sono cambiate le tue giornate? Prima dellincidente guidavo un camion della ditta di famiglia, ora sono passato alla scrivania. Alloccorrenza, ancora adesso guido una piccola ruspa. Insomma, odio piangermi addosso, vivo le mie giornate senza lamentarmi, senza pensare alla sfortuna che ho avuto. La tua voglia di normalit disarmante. Segui o pratichi qualche sport? Sono sempre stato uno sportivo, linciMESI 12GIUGNO 2010

uca Maffizzoli un ragazzo di Manerba ventiduenne dalla forza di volont straordinaria. Labbiamo capito subito intervistandolo. La sua storia cambiata, tragicamente, una notte di aprile di due anni fa. Un incidente spaventoso, come tanti si dir, che ha costretto Luca su una sedie a rotelle. Un evento drammatico che per non ha intaccato la sua passione per lo sport, che Luca continua a praticare, grazie anche ai progressi della medicina e della tecnologia applicate allo sport, che oggi consentono ai disabili di fare attivit fisiche impensabili fino a qualche anno fa. Un modo, quello di Luca, di vincere e di superare gli ostacoli anche quando sembra impossibile, nella ricerca di rapporti umani e nella pratica di attivit che gli consentano di vivere nel modo pi normale possibile. Luca, cosa ricordi di quella notte? Ero in compagnia di una ragazza di Brescia, e insieme decidemmo di andare in una discoteca di Desenzano del Gar-

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I. TRE DOMANDE AD ANGELA GIO FERRARI AUTRICE DI GRAFFITI DELLANIMAAngela Gio Ferrari presidente dellassociazione Lega-ti alla vita onlus, che porta nelle scuole del territorio progetti di educazione stradale. Infermiera del reparto rianimazione dellOspedale Civile di Brescia, autrice del libro Graffiti dellanima, raccolta di pensieri e disegni di ragazzi e ragazze scritte sui muri delle sale daspetto e le scale antincendio di un reparto ospedaliero di rianimazione, in attesa di un responso riguardante la vita o la morte di un amico con il quale, magari, avevano trascorso, insieme, la nottata precedente. Graffi che parlano di lunghe attese, di disperazione o sorrisi per una vita salvata. Nonostante le lettere impresse su quei muri siano state rimosse, cancellate dalle routinarie opere digiene dellospedale, quelle testimonianze drammatiche sono diventate un volume. Testimonianze intense, che per il loro significato, vengono fatte conoscere nelle scuole, e non solo. Com possibile convivere con la disperazione delle vittime e dei loro cari e trovare la forza per dare lorouna speranza? Devo dire che un lavoro difficile trovare la forza per gli altri. Gi molto dura trovare delle ragioni per s stessi e per ci che ti si presenta davanti agli occhi! Tuttavia, credo nella prevenzione e nellimpegno di ognuno di noi affinch tali sofferenze, provocate dalle morti gratuite, che ci regaliamo, come quelle degli incidenti stradali, non si debbano reiterare. Io, scrivendo un libro, credo di aver fatto la mia parte. In cosa crede che labbia cambiata maggiormente il suo lavoro? Devo al mio lavoro una gran parte della sensibilit che ho sviluppato nellarco degli ultimi anni della mia vita, da quando riesco a vedere una realt che va oltre il camice bianco protetto dalla professionalit che distingue il personale sanitario. Il contatto con casi di vita differenti, fuori dallospedale, mi ha dato modo di entrare in empatia con ogni singolo caso che mi si presenta in corsia, magari a seguito di un incidente stradale. Fortunatamente ci sono poco in corsia, considerato il contratto part-time che ho con lospedale in cui lavoro. Sono esperienze quotidiane non facili da vivere e nemmeno da raccontare. Quale messaggio vorrebbe lasciasse il suo libro ai lettori? Impariamo a rispettare la vita, la nostra e quella degli altri. Ma facciamolo sempre, anche sulle lingue dasfalto.

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Incidenti stradali

dente non mi ha fermato: faccio sci, gioco a tennis e sono quasi tutti i giorni in piscina. Lo sport salute, e per chi nelle mie condizioni, non dico sia indispensabile, ma di certo unattivit che distrae molto. Pensi che la so