Antonio panigalli 12mesi-maggio_10

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di ANTONIO PANIGALLI 7 O PINIONI E siste un modo poco visibile per farsi del male, che non comporta licenziamenti e/o chiusure di aziende che de- localizzano, né una vera e propria sop- pressione dei posti di lavoro esistenti, bensì la conclamata incapacità, per “manifesta insostenibilità”, di attirare investitori esteri. Gli investimenti, noti come IDE (inve- stimenti diretti esteri), da qualche tem- po sono oggetto di studi e di ricerche. Lo ha fatto recentemente anche Con- findustria ed ha senso parlarne perché gli IDE verso l’Italia sono perennemen- te in caduta libera, mentre in buona par- te degli altri Paesi europei sono stabili o meglio in ascesa. È chiaro che l’alto costo del lavoro (vedi tabella allegata) da solo, oltre a far inorridire per il gap che scatena, può in qualche maniera giustificare gli IDE delle imprese italiane verso l’estero. Ma, facendo finta per un momento di dimenticarsi che oggi (dati febbraio 2010), in Italia, dove tutti si lamentano, si lavora molto meno che in altri paesi con una conseguente caduta verticale dell’efficienza e che il costo del lavoro Italiano è pari al doppio di quello USA o, per rimanere nel bacino del Medi- terraneo, risulta di quattro volte supe- riore a quello della Turchia, perché la stragrande maggioranza delle imprese multinazionali, a parità “facciale” del costo del lavoro con i parametri Italiani, preferiscono comunque altri Paesi? La risposta inclemente è sempre la stes- sa, la sistemica mancanza di quell’im- portantissimo qualcosa che gli Italiani si abituano fin da piccoli a superare con stratagemmi fantasiosi e, a dire il vero, non sempre etici o leciti (il famoso nero, ii = IMPOSSIBLE ITALY le frodi, l’elusione fiscale, ecc.), e che gli stranieri e gli investitori globalizzati non possono accettare per un paese che si definisce civilmente all’avanguardia. Prendendo come esempio uno degli ul- timi anni (2006), il rapporto fra lo stock degli IDE accumulati in entrata e il Pil Italiano è stato di circa il 16%, mentre la media degli altri paesi UE è stata di circa il 38% (come è possibile notare, anche qui la differenza è più del dop- pio) e le operazioni di IDE in entrata negli ultimi cinque anni sono state pari a 561 in Italia contro le 1.360 in Francia, 727 in Spagna e 1.033 in Polonia. Nella ricerca di Confindustria, la do- manda cruciale posta ad una sessan- tina di imprese multinazionali è stata: “Quali sono i problemi più rilevanti che le imprese straniere incontrano nell’operare in Italia?”. Le 60 imprese intervistate hanno risposto indicando una dozzina di fattori critici, dei quali almeno quattro (burocrazia, politica, leggi, giustizia) riportano, per torna- re al tema iniziale, ad un unico fattore comune: la mancanza della certezza (della legge, del diritto, della pena, ecc.) che poi sfocia nella soggettiva interpretabilità di ogni norma. Una domanda-barzelletta per riassu- mere il tutto: chi mai andrebbe ad in- vestire in un paese dove la principale risoluzione della legge finanziaria vie- ne titolata “Milleproroghe”? comparazione costo medio orario LOMBARDIA USA EXTRA UE TURCHIA Salario medio annuo (lordo dipendente) 27.500 22.800 19.300 COSTO ANNUO AZIENDALE 38.683 30.306 25.200 Euro Usd TRY Ore lavorate 1.642 1.862 2.100 TRY/hr $/hr Costo orario medio 23,6 16,3 12,0 TRY/hr $/hr /hr Ore lavorate 23,6 11,6 5,7 delta percentuale (in diminuzione) delta percentuale (in aumento) 1 -50,65% -75,74% 1 202,64% 412,27% 12 MESI MAGGIO 2010

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di ANTONIO PANIGALLI

7OPINIONI

E siste un modo poco visibile per farsi del male, che non comporta licenziamenti e/o chiusure di aziende che de-

localizzano, né una vera e propria sop-pressione dei posti di lavoro esistenti, bensì la conclamata incapacità, per “manifesta insostenibilità”, di attirare investitori esteri.Gli investimenti, noti come IDE (inve-stimenti diretti esteri), da qualche tem-po sono oggetto di studi e di ricerche. Lo ha fatto recentemente anche Con-findustria ed ha senso parlarne perché gli IDE verso l’Italia sono perennemen-te in caduta libera, mentre in buona par-te degli altri Paesi europei sono stabili o meglio in ascesa.È chiaro che l’alto costo del lavoro (vedi tabella allegata) da solo, oltre a far inorridire per il gap che scatena, può in qualche maniera giustificare gli IDE delle imprese italiane verso l’estero.Ma, facendo finta per un momento di dimenticarsi che oggi (dati febbraio 2010), in Italia, dove tutti si lamentano, si lavora molto meno che in altri paesi con una conseguente caduta verticale dell’efficienza e che il costo del lavoro Italiano è pari al doppio di quello USA o, per rimanere nel bacino del Medi-terraneo, risulta di quattro volte supe-riore a quello della Turchia, perché la stragrande maggioranza delle imprese multinazionali, a parità “facciale” del costo del lavoro con i parametri Italiani, preferiscono comunque altri Paesi?La risposta inclemente è sempre la stes-sa, la sistemica mancanza di quell’im-portantissimo qualcosa che gli Italiani si abituano fin da piccoli a superare con stratagemmi fantasiosi e, a dire il vero, non sempre etici o leciti (il famoso nero,

ii = IMPOSSIBLE ITALY

le frodi, l’elusione fiscale, ecc.), e che gli stranieri e gli investitori globalizzati non possono accettare per un paese che si definisce civilmente all’avanguardia.Prendendo come esempio uno degli ul-timi anni (2006), il rapporto fra lo stock degli IDE accumulati in entrata e il Pil Italiano è stato di circa il 16%, mentre la media degli altri paesi UE è stata di circa il 38% (come è possibile notare, anche qui la differenza è più del dop-pio) e le operazioni di IDE in entrata negli ultimi cinque anni sono state

pari a 561 in Italia contro le 1.360 in Francia, 727 in Spagna e 1.033 in Polonia.Nella ricerca di Confindustria, la do-manda cruciale posta ad una sessan-tina di imprese multinazionali è stata: “Quali sono i problemi più rilevanti che le imprese straniere incontrano nell’operare in Italia?”. Le 60 imprese intervistate hanno risposto indicando

una dozzina di fattori critici, dei quali almeno quattro (burocrazia, politica, leggi, giustizia) riportano, per torna-re al tema iniziale, ad un unico fattore comune: la mancanza della certezza (della legge, del diritto, della pena, ecc.) che poi sfocia nella soggettiva interpretabilità di ogni norma.Una domanda-barzelletta per riassu-mere il tutto: chi mai andrebbe ad in-vestire in un paese dove la principale risoluzione della legge finanziaria vie-ne titolata “Milleproroghe”?

comparazione costo medio orario

LOMBARDIA USA EXTRA UETURCHIA

Salario medio annuo (lordo dipendente)

27.500 22.800 19.300

COSTO ANNUO AZIENDALE

38.683 30.306 25.200

Euro Usd TRY

Ore lavorate 1.642 1.862 2.100 TRY/hr$/hr

Costo orario medio 23,6 16,3 12,0 TRY/hr$/hr€/hr

Ore lavorate 23,6 11,6 5,7delta percentuale

(in diminuzione)

delta percentuale (in aumento)

1 -50,65% -75,74%

1 202,64% 412,27%

12MESIMAGGIO 2010www.amerigoviaggi.it

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