12Mesi - BRESCIA - Novembre 2011

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3 DODICI MESI // novembre 2011

IN QUESTO nUmero

Editoriale Iniziativa popolare! Prodotto & mercato Laura Castelletti: Internet pu cambiare Brescia? Giacomo Canobbio: Ripartire dalla solidariet sociale Renato Borsoni: Mezzo secolo di successi Nice Bonomi: Il senso della vita dietro un naso rosso Lorenzo Maternini: Alla professionalit preferisco lamore Strategia dimpresa Lavoro Bacheca Sistema Brescia, la sindrome del bonsai Sulla via di Sofia Al supermarket con venti euro Strade e quartieri: Via Crocifissa di Rosa Hinterland: Cellatica, Gussago

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76 Viaggio in Provincia. Val Trompia: Sarezzo, Gardone Val Trompia, Marcheno, Bovegno, Collio/San Colombano 103 Dalla Bornata il vino della citt 107 Tu e il fisco 109 Politica e societ 110 Pelo e contropelo 113 Brainstorm 115 BSNews.it/Il sondaggio: Giovani e lavoro 119 Come vivere le ferie a scrocco 123 Ricostruiamo Haiti 127 Qui & l 130 Skyrunning, corsa in alta quota 135 La Loggia scende in campo e perde 138 Gentile Farmacista 140 Specchio delle mie brame 143 Videoteca 144 successo

Mensile di attualit, economia, inchieste, opinioni e cultura da Brescia e dal mondo. Novembre 2011 Anno III - Numero 10 Rivista mensile - 1,20 Viale Duca degli Abruzzi, 163 - 25124 Brescia tel 030.3758435 - fax 030.3758444 www.dodicimesi.com [email protected] Direttore Responsabile Giorgio Costa [email protected]

DODICI MESI

MESI

Macchinetta amore mio!

Coordinamento Donatella Car [email protected] Hanno collaborato Alice Aimo, Eva Alessandri, Giovanni Altuni, Stefano Anzuinelli, Davide Bacca, Fiorenzo Bandirali, Luce Bellori, Livio Benassi, Esterino Benatti, Elizabeth Bertoli, Silvio Bettini, Paoloemilio Bonzio, Donatella Car, Alessandra Cascio, Lodovico Cherubini, Alessandro Cheula, Mario Conserva, Enrico Filippini, Bruno Forza, Emanuela Gastaldi, Rolando Giambelli, Roberto Giulietti, Immanuel, Viola Ladi, Lucrezia Lombardi, Ferdinando Magnino, Sergio Masini, Enrico Mattinzoli, Cristina Minini, Fedele Morosi, Giorgio Olla, Antonio Panigalli, Irene Panighetti, Francesco Rastrelli, Libero Rosellini, Federico Rossi, Massimo Rossi, Emanuele Salvi, Salvatore Scandurra, Alessandra Tonizzo, Andrea Tortelli, Silvia Valentini.Questo periodico associato allUnione Stampa Periodica Italiana

Editore Edizioni 12 Srl Viale Duca degli Abruzzi, 163 - 25124 Brescia Registrazione Tribunale di Brescia n. 52 del 24/11/2008 Impaginazione Sales Solutions Srl Fotografie Archivio Sales Solutions, Umberto Favretto Agenzia Reporter, Rolando Giambelli Il Fotogramma, Patrick Merighi Brescia in Vetrina, Cristina Minini Stampa Tiber Spa - Brescia Pubblicit Sales Solutions Srl Viale Duca degli Abruzzi, 163 - 25124 Brescia tel 030.3758435 - fax 030.3758444 [email protected]

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ESiamo un popolo

DITORIALE

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di tifoSi

DA ITALMARK I MIEI SOGNI DIVENTANO GIOCHI.Fino al 6 gennaio 2012

n paio di anni fa, alcuni miei amici mi invitarono a partecipare ad una trasferta in Spagna per vedere una partita Barcellona-Inter. Io sono un misero tifoso del Cagliari ed dai tempi di Gigi Riva che non riesco a gioire per la mia squadra e la proposta non mi risult affatto interessante; fui per incuriosito perch gli amici in questione erano tutti milanisti e la trasferta programmata, per orari e costi, era piuttosto impegnativa; nel declinare lofferta chiesi quindi se avessero cambiato casacca. Apriti cielo! Quasi mi insultarono: Guarda che andiamo a tifare il Barcellona, sperando di veder umiliato lInter e tutti gli interisti. Ero basito. Io, simpatiche o antipatiche che mi siano, quando Iuve, Inter, Milan o Roma giocano in coppa, tifavo e tifo sempre per le italiane. Perch per me, lazzurro sempre prevalente, pi appassionante, coinvolgente ed emozionante del rossonero, nerazzurro, bianconero, rossoblu e chi pi ne ha pi ne metta. Gi, siamo nel 150 dellunit dItalia e agiamo ancora come Guelfi e Ghibellini. Tav e notav, indignados e black block, Pd e Pdl, magistratura e governo, imprenditori e lavoratori, burocrati e cittadini. Non stiamo tifando per la stessa squadra, non speriamo nella vittoria della nazionale italiana, ma solo nellumiliazione del nostro avversario. Purtroppo per cos ci facciamo male da soli, perch chi crediamo avversario, sta giocando con la nostra stessa casacca azzurra. Ogni occasione buona per schierarci pro o contro qualsiasi fatto o persona, al di l

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del buon senso e della logica, senza mai considerare che stiamo giocando tutti la stessa partita. Il funzionario che non aiuta il cittadino o limprenditore a destreggiarsi nei meandri dellamministrazione pubblica, ma suona la vuvuzela nel rifiutargli un timbro, sta facendo un sonoro autogol. Coloro che non mandano dentro buttando via la chiave, quei simpatici ragazzi che lanciano gli estintori, sono persone pervase da un totale e irresponsabile masochismo che buttano la palla nel vuoto. I politici che pensano di essere i maradona con la ricetta giusta per recuperare tre gol di scarto, sono dei tapini che vagano per il campo, vedendo impotenti scorrere il cronometro di una partita che sta per finire. Quello che conta invece che vinca lItalia, lavorare sodo, accettare di essere spostato avanti o dietro nel campo per dedizione alla maglia azzurra e chi in panchina o in tribuna sostenga chi sta correndo e non veda la sconfitta dei propri compagni come la propria vittoria. Tifare Italia solo quando in nazionale gioca un beniamino della nostra casacca assolutamente inutile e controproducente. Smettiamo di tifare per chi porta i nostri colori preferiti, anche se in nazionale non azzecca un tiro. Se non rinunceremo tutti a un po del potere che ci stato dato, ad un po dei privilegi che tutti abbiamo acquisito, a dare un po pi spazio a chi sappiamo avere pi birra nelle gambe rispetto a noi, lesito della partita sar scontato. E senza arrivare ai supplementari. Giorgio CostaMESI 12novembre 2011

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iniZiatiVa popolaRE!Bergamo, www.liceolussana.com) ma lo scoglio degli interessi di sistema e di chi lo appoggia rimane grande. Salta comunque allocchio di tutti e di tutte le tasche di chi investe nelleducazione dei figli, che la spesa media (e i tetti di spesa previsti dal Miur, il ministero dellIstruzione, dellUniversit e della Ricerca) pagherebbe abbondantemente linvestimento (anzi, nel tempo, oltre alle migliori performance, si otterrebbero anche significativi risparmi in ordine sociale, ecologico, economico, ecc.). MONETICA: si stima che il costo annuo della circolazione della moneta, solo in Italia, si aggiri intorno ai 10 milioni di euro lanno. Anche in questo caso con pochi piccoli accorgimenti e listituzione di un organo pubblico di gestione della moneta elettronica (oggi non chiaro comprendere chi la governa), si otterrebbe un sicuro risparmio economico (linefficiente sistema bancario sar daccordo?) oltre ad un imbattibile strumento di verifica fiscale. IMPRESE: dematerializzazione e digitalizzazione sono parole molto abusate e poco usate; secondo le stime ogni anno siano circa 1,3 miliardi le fatture circolanti in Italia (tutte con un formato proprietario e follemente non standardizzato per legge), di cui oltre il 95% risulterebbe ancora cartaceo. Lutilizzo del documento elettronico (standardizzato) potrebbe portare vantaggi fino a 60 miliardi di euro a seconda del modello utilizzato. Anche in questo caso si otterrebbe un sicuro risparmio economico per la collettivit ed un imbattibile strumento di verifica fiscale (in caso di deposito centralizzato della copia dei documenti contabili). FISCALIT: lapertura di un semplice fascicolo elettronico per ogni singolo cittadino, nel quale, come peraltro avviene in altri paesi europei, imputare tutti i redditi percepiti, imputare tutti i costi sostenuti (imponendo de facto il rilascio da parte delle controparti del documento contabile/fiscale: dentista, meccanico, ristoratore, imbianchino, idraulico, bagnino, colf, badante, ecc.) ed arrivare ad una automatica denuncia dei redditi (in auto compilazione semplificata da Pc), sarebbe banale, ma, con una semplice operazione di buon senso civico e politico potrebbero essere recuperati gran parte degli stimati 120 miliardi di euro lanno (poca cosa tra il 10% e il 20% del Pil annuo italiano) che oggi, da pi parti, vengono annualmente imputati allevasione fiscale (quella complessiva ovviamente non quella diretta). Con poche cose di buon senso si potrebbero ottenere risultati da fantascienza e soprattutto si potrebbe iniziare il percorso per un mondo migliore (anche in Italia). Allora perch chi impegnato nelle attivit socio/politiche non fa cartello per promuovere, e seguire fino alla promulgazione, le opportune leggi di iniziativa popolare?MESI 12novembre 2011

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erch la societ civile non dovrebbe impegnarsi nella proposta non demagogica e se mai fosse possibile trasversale al buon senso (quindi apartitica) di una serie di leggi di iniziativa popolare che, con interventi chiari e socialmente responsabili, possano dare un contributo fattivo a quelli che paiono problemi insormontabili del paese? I temi da affrontare sono veramente parecchi (anche troppi), ma basterebbe iniziare con alcuni di quelli, a cui dedicheremo un approfondimento nei prossimi mesi, che potrebbero fare alcune significative differenze. SCUOLA: abolire la maggior parte dei libri di testo sostituendoli con device informatici (up-to date: portatili, wi-fi, tablet, ecc.) aggiornati allo stato dellarte tecnologico tipico del nostro attuale contesto socio/culturale; alcuni esempi stanno venendo avanti (come ad esempio il Liceo Scientifico Lussana di

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olto probabilmente, mentre questo nuovo numero del Dodici sar fresco di edicola, in Grecia si star consumando il dramma. Come gi accaduto in Argentina nel 2001, quando la bancarotta ebbe come effetto peggiore quello di spazzare via, oltre allintero ceto medio, anche migliaia di aziende generando una riduzione del Pil di oltre il 20%, il popolo greco pagher lincapacit se non la disonest di unintera classe politica; sembra che la Grecia non si salver: sar default. Schiacciata da un debito pari a 353 miliardi di euro, cinque volte quello che nel 2001 condusse alla bancarotta lArgentina, con entrate tributarie nel primo semestre 2011 a meno di 22.000 miliardi contro un obiettivo superiore a 25.000 e un totale di spesa pubblica superiore a 33.000 miliardi contro un obiettivo che ne prevedeva meno di 32.000, non resta che svalutare il debito ben oltre il limite previsto da Bce e Fmi solo nel luglio scorso, epoca del tentativo di salvataggio. Stime recenti ipotizzano che la svalutazione del debito dovr salire dal 20%, precedentemente previsto, al 50-70% per ottenere un qualche effetto, come dire che chi detiene un titolo di stato greco di valore nominale 100, forse si vedr restituire, a scadenza, 50 o magari anche 30. Una perdita considerevole, soprattutto perch una bella fetta di questo debito, quasi 153 miliardi di dollari, pi o meno 115 miliardi di euro, detenuta dalle maggiori banche private europee: al primo posto le francesi con 65,27 seguite dalle tedesche con 28,99 miliardi, mentre pi contenuta, ma co-

munque enorme, lesposizione delle banche italiane: 6,25 miliardi. Io non credo che una svalutazione di quella portata ne lascerebbe in piedi molte e infatti non lo credono nemmeno le banche che quindi non si fidano pi le une delle altre; il mercato interbancario, quello degli istituti che si prestano soldi tra loro per fronteggiare temporanee carenze di liquidit, vive, secondo il vicedirettore generale di una media banca popolare, una paralisi senza precedenti e la cosa brutta che questa paralisi la paghiamo tutti noi: lavoratori dipendenti e autonomi, imprenditori, risparmiatori che di certo non ce la siamo andati a cercare. Daltronde le banche, per mestiere, dovrebbero prendere soldi a prestito contro interessi da chi ne ha in eccedenza e darli a prestito, contro interessi pi elevati, a che ne ha necessit; ma in presenza di un debito pubblico che paga un tasso, oggi, tra il 5,5 e il 6%, quanto costa a un banca finanziarsi? Quindi i maggiori costi che le banche sostengono si riflettono sui costi dei prestiti che chiediamo. Con tre fenomeni che stanno cambiando la faccia al sistema economico: 1) pi garanzie e tassi pi alti di due o tre punti a carico di chi chiede soldi in banca; 2) continue richieste delle banche alle aziende, ma anche alle famiglie, di rientro o di rinegoziazione onerosa dei prestiti; 3) un complessivo caro-tassi che si registra su tutti i prodotti, dai mutui casa ai prestiti personali. Purtroppo sembra che questa situazione non sia destinata a migliorare nel 2012. Allora che fare? Salvate o salvande le banche europee esposte, non rester

che abbandonare la nave che affonda. La situazione del settore bancario ha dichiarato Trichet richiede particolare attenzione, tenendo conto dellinterazione fra i problemi del rischio sovrano e le necessit di finanziamento delle banche. Dopo le forti pressioni di mercato delle scorse settimane sulle banche e le loro acute difficolt a finanziarsi con capitali privati, la Bce ha ritenuto che la priorit fosse assicurare loro accesso alla liquidit. Trichet ha quindi annunciato che la Bce realizzer due operazioni di rifinanziamento a un anno a favore del sistema bancario, prolungher le sue normali operazioni a pi breve termine a tasso fisso con quantit illimitate almeno fino a met del 2012 e acquister 40 miliardi di euro di covered bond emessi dalle banche. Si tratta di strumenti gi adottati dallistituto di Francoforte nei mesi successivi al collasso di Lehman Brothers. Non si vedono alternative, ma egoisticamente non si vede nemmeno lora che luragano deflagri, purtroppo a discapito del popolo greco, in Argentina dopo il 2002 si sta vivendo un periodo di rinascita con un Pil che cresce del 10% allanno e meno poveri rispetto a prima della bancarotta, ma che ne sar della Grecia che sotto molti punti di vista assai pi fragile dellArgentina? Poche materie prime, pochissime esportazioni, forte dipendenza dalle importazioni, scarsa (nulla?) competitivit sui mercati internazionali, inefficienza in moltissimi settori della vita pubblica Come sempre il conto lo pagher Pantalone, sperando al contempo che gli altri Piigs resistano.MESI 12novembre 2011

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intERnEt

pu cambiaRE bREScia?A colloquio con Laura Castelletti. Che dopo anni di militanza socialista, da apolide, ha costruito la sua nuova casa nella rete.di AnDreA TorTeLLI

senza dubbio la prima politicablogger bresciana. Ed ha fatto un percorso opposto a quello di molti colleghi. Dopo anni di militanza socialista, infatti, Laura Castelletti ha fondato una lista civica. E un sito internet (www.lauracastelletti.it). Due elementi attorno a cui si formata nel tempo la piccola comunit di Brescia per passione. Un popolo fatto di politici navigati e di giovani che leggono quotidianamente le sue riflessioni on-line. Di amici che ogni gioved si incontrano in piazza Bruno Boni per un panino. Una rete che si aggrega non su base ideologica, ma in forma spontanea. Come avvenuto con il Bike mob di giugno, quando da

un post sul blog, in tre giorni, abbiamo riempito piazza Loggia di biciclette. Perch, aggiunge, la Rete forse non rivoluzioner Brescia. Ma di certo pu cambiarla e avr un peso importante anche nelle prossime elezioni.

resto unapolide della politica. Purtroppo oggi non vedo elementi di affinit strutturale con nessuno.

Ma oggi dove si colloca? Resto unapolide della politica. Capisco che a qualcuno la mia posizione possa sembrare un po strumentale. Ma purtroppo oggi non vedo elementi di affinit strutturale con nessuno. In questi anni di opposizione in Loggia ho sempre cercato di dare un contributo costruttivo, valutando nel merito le singole proposte. Ma negli ultimi mesi lo scontro ideologico tornato prepotente, con il risultato che la minoranza arroccata sul no e la maggioranza non cerca il dialogo. In questo quadro, come nelle categorie di destra e sinistra, non mi riconosco pi. Un anno fa disse che alle politiche forse non sarebbe andata a votare. La pensa ancora cos?

A volte mi arrabbio. Ma considero il voto un dovere. Non so chi sceglier, spero per che la politica nel frattempo mi restituisca la possibilit di votare per le persone attraverso la preferenza. Quindi ha firmato per il referendum? No, perch secondo me il cosiddetto Mattarellum non offre pi garanzie della legge Calderoli. Tocca al Parlamento cambiare la normativa. Parliamo di Brescia. Alle prossime comunali che far? Brescia per Passione ci sar e porter il suo contributo di valori e idee. Non mi precludo nessuna strada, ma anche alla luce di un quadro nazionale in profondo cambiamento credo sia presto per discuterne. Posso dire, per, che ho lambizione di continuare ad essere uninterlocutrice di cittadini e categorie. Ruolo che non intendo delegare a nessuno. Il Pd, di recente, lha chiamata a sedersi attorno a un tavolo con tutte le forze alternative al centrodestra... Il Pd, oggi, fatica a guidare unazione comune dellopposizione in Loggia. Definire un progetto di governo condiviso mettendo attorno a un tavolo tutto e il suo contrario mi pare unoperazione ancora pi complicata. Non mi presenter a quel tavolo. Nel corso della legislatura i suoi rapporti con Paroli sembrano essersi deteriorati. Cosa successo? Non si sono deteriorati: semplicemente lho visto allopera e posso dire che la loro concezione di citt molto diversa dalla mia. Dellattuale maggioranza in Loggia cosa salva? La scelta del nuovo sovraintendente e la nascita della Fondazione Teatro Grande, ma anche lo sforzo per il recupero dellex Polveriera di Mompiano. E il fatto che, al di l di tante polemiche ideologiche, si stanno sforzando di gestire la metropolitana unopera che certo non hanno voluto loro in maniera seria ed istituzionale. La metro, per, una delle cause delle difficolt di bilancio del Comune. Come recupererebbe le risorse per far quadrare i conti? La maggioranza si irrigidita sul programma elettorale del 2008, ma non si

accorta che da allora a Brescia e nel mondo sono cambiate molte cose. Non credo che opere come il parcheggio sotto il Castello e la sede unica, oggi, possano essere ancora prioritarie. Meglio cercare di riprendersi gli spazi che gi esistono, come Palazzo Avogadro e il Quadriportico. Io investirei di pi sui giovani. Oggi il fondo a sostegno della prima casa, per le giovani coppie, sconta un ritardo di due anni e viene rinviato a dicembre 2013. Una vergogna. Inoltre mi sarei opposta in maniera pi dura allipotesi che la Cattolica si sposti dal centro storico. A2A. Giusto continuare cos o bisogna venderla per fare cassa? Piuttosto venderei Omb che non mi pare strategica e comprerei qualche azione in pi di A2A perch cresca il nostro peso nelle scelte. Oggi, purtroppo, unazienda senza una vera vocazione e mi delude che il consiglio comunale venga coinvolto solo in occasione delle audizioni o quando si presentano problemi. Confidavo in una A2A moderna, competitiva e dinamica, che ancora non vedo. Ma non ho perso la speranza, anche perch curiosamente Paroli forse anche per ragioni caratteriali mi pare pi in sintonia con Pisapia che con la Moratti. Allarghiamo il campo. La Grecia vicina. Non teme che lItalia faccia la stessa fine? I problemi sono ben visibili, ma le condizioni di partenza sono ben diverse e il nostro Paese ha sempre dimostrato una grande capacit di reazione. Non a caso anche il fenomeno degli indignados, qui, piuttosto marginale. Un peso decisivo, nella tenuta del sistema, lha avuto anche un modello di welfare improntato pi sulla famiglia che sullindividuo. Certamente s. Ma siamo arrivati addirittura al punto di chiedere ai vecchi di lavorare sempre di pi per mantenere in casa i giovani invece dinvestire direttamente su di loro. Sono soprattutto le nuove generazioni a pagare questa crisi. Ed grave. Perch secondo me lemancipazione dei giovani uno dei fattori che porta le nazioni a crescere ed arricchirsi. Cominciamo a giocare. Gi dalla torre: Paroli o Del Bono? Tutti e due, sono competitori diretti.

I miei rapporti con Paroli non si sono deteriorati: semplicemente posso dire che la sua concezione di citt molto diversa dalla mia.Francesca Bazoli o Francesco Onofri? Salvo la Bazoli. una donna ed sveglia, averla con noi non mi dispiacerebbe. Nazionale. Marchionne o Marcegaglia? Salvo la Marcegaglia, per le stesse ragioni. Scalfari o De Bortoli? Tengo De Bortoli. Twitta benissimo. Sneakers o Tods? Butto le Tods... con Della Valle. Il suo manifesto, linno allantipolitica, stato rivoltante. Craxi o Di Pietro? Butto Di Pietro, senza pensarci. Intitolerebbe a Craxi una via di Brescia? S. Chiudiamo in maniera un po frivola. Nei suoi post e nelle foto di Facebook spicca unattenzione particolare per le scarpe dei suoi interlocutori. Di chi sono le pi singolari? Le scarpe dicono molto di chi le indossa: raccontano gli umori di giornata e i caratteri. Per questo le osservo con attenzione. Ad esempio mi hanno colpito i mocassini abbinati a calzini a righe coloratissimi indossati un giorno da Alfredo Bazoli: un osare, anche un po in contrasto con il suo carattere, che raccontava quasi di un desiderio di liberazione. Ma mi stupisce anche la Bordonali. La presidente del Consiglio, accanto a un abbigliamento tranquillo, sfoggia talvolta sandali aggressivi che mostrano la sua vera indole, domata a fatica dal ruolo istituzionale. Paroli e Del Bono, invece, che scarpe portano? Troppo uguali. Commenta questo articolo su

Foto: Erminando Aliaj

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SolidaRiEt SocialEA colloquio con mons. Giacomo Canobbio, docente di teologia presso il Seminario di brescia e presso la Facolt Teologica dellItalia Settentrionale di milano.elle stanze del seminario di via Bollani lo studio di Mons. Canobbio quello che deve essere: libri allinverosimile, non con il vezzo intellettuale del disordine creativo, ma accuratamente catalogati in bella evidenza, come si addice a chi al vezzo preferisce lo studio sistematico: perch qui i libri sono lo strumento di lavoro e, come per gli attrezzi di officina, il disordine non ammissibile. Il ragionare kantiano, ove la teoria solida solo se pratica, se le riflessioni creano un modello ma lo sottopongono a costante verifica della realt. E dalla realt parte la nostra chiacchierata. Monsignore, ragioniamo di poveri e di povert: la Chiesa non corpo estraneo alla crisi violenta di questi mesi Gli appelli delle autorit ecclesiastiche negli ultimi anni non sono mancati ma cadevano in una societ che sembrava sorda ad ogni richiamo in particolare su due aspetti che mi stanno a cuore: il relativismo dei valori e la solidariet sociale. Il primo mi fa dire che laver messo in discussione alcune verit ha creato un

RipaRtiRE dalla

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di FLAvIo PASoTTI

forte senso di smarrimento sociale. un processo che stato interpretato come un cammino verso una maggiore libert, mentre al contrario si arrivati a quello che chiamo lisolamento dellopinione. La libert di pensiero laffermazione della capacit critica nella lettura della realt mentre ci a cui abbiamo assistito un isolamento creato da una lettura del tutto acritica della realt. Il secondo, la solidariet, pi legato al mercato di quanto non si creda. Il libero mercato un valore alto che permette alluomo di dispiegare le sue capacit creative allinterno di quella che chiamiamo leconomia reale. Il corto circuito che si creato in questi anni stato il processo di sostituzione tra economia reale e finanziaria nella quale la seconda non pi stata a servizio della prima, ha annullato il senso dellintraprendere per la crescita collettiva e, soggiacendo a poteri anonimi, invisibili, non identificabili, ha distrutto il senso della comune appartenenza allumanit, mortificando la creativit umana e cercando un profitto di breve la cui vacuit oggi sotto i nostri occhi in tutto il suo deserto morale. Lei mi porta a ragionare sulle Banche che hanno rappresentato qui a Brescia un fattore importante dello sviluppo

locale. In un paese dove era sparita la grande impresa per un certo periodo sembrato che la fucina di gruppo dirigente potesse essere in qualche modo interpretata dal sistema del credito grande e piccolo: gli istituti tradizionali e le piccole BCC. Cosa si inceppato al di l degli effetti della crisi della finanza globale? Leggo le banche sempre rifacendomi al modello di solidariet. Erano un elemento che faceva sistema, la banca vista come servizio al territorio. La storia ci dice che i capitali raccolti dal nostro credito locale per decine di anni sono stati indirizzati a sostenere le capacit creative a cui mi riferivo prima. Hanno cio svolto una funzione sociale di prima grandezza, erano s una leva, ma pi sociale che finanziaria. Limpressione che lo strumento sia sfuggito di mano e che si siano trasformate in uno strumento autoreferente nel quale larricchimento fine a se stesso, esso stesso un prodotto ma privo di creativit e ricadute sociali. Un grave errore dei gruppi dirigenti. Insomma, una crisi di valori prima ancora che finanziaria Esatto e ci ricolleghiamo alla domanda iniziale: solo ora ci si rende conto di quanto la Chiesa stava proponen-

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do suggerendo per tempo di avere un sussulto di solidariet. In questi giorni a Todi si sta ragionando su come reimmettere in circolazione i valori che Benedetto XVI aveva dettagliatamente declinato nellenciclica Caritas in Veritate, la quale metteva in crisi un sistema politico non in grado di governare il sistema della finanza. La riscoperta si centra sulla societ solidale come meta dellagire politico e dei corpi intermedi. Sarebbe ben poca cosa pensare che lattenzione della Chiesa sia concentrata su una difesa autoreferenziale: la Chiesa ha un senso se assume le difese della persona. Appunto, la Chiesa: la percezione che in questi anni si sia concentrata su uno scambio tra la difesa di valori non negoziabili lasciando flebile la sua voce sul resto dellagire politico. Se fosse questa lopzione sarebbe sterile: come si pu pensare che la Chiesa possa continuare a presidiare il fine vita, ad esempio, senza occuparsi di come possano le scelte politiche aiutare le famiglie in un contesto doloroso e difficile. Se tale atteggiamento stato assunto, non pensabile possa essere unipotesi di lungo corso, perch ottieni s una legge che salvaguarda la vita, ma non si aiuta a viverla, e cos facendo si mette in pericolo in modo ancor pi radicale ci che si voleva salvaguardare. Il che ci porta direttamente a ragionare dei cattolici in politica, tanto deprecati perch considerati egemoni allepoca della Dc e tanto invocati oggi nel deserto dellesperienza civile. A bruciapelo, si torna alla unit dei cattolici come fattore identitario e fondante? No, semmai si torna a pensare a Sturzo che non per nulla si aggrapp al termine popolare e non cattolico per definire il suo partito. Lunit una opportunit, non una condizione: la constatazione di una comune visione della societ con la persona al centro; una considerazione questa che prescinde da una unit di schieramento. Credo che dallincontro tra lesperienza di Sturzo e una pratica lettura della parte prima della nostra Costituzione si possano trarre utili insegnamenti. Nella Costituzione troviamo un raro equilibrio tra i valori cari ai cattolici e le utopie socialiste.MESI 12novembre 2011

Il riferimento alle utopie porta dritti alle ideologie da cui ci siamo faticosamente liberati Certo, ma nel liberarci dalle ideologie siamo rimasti orfani di orizzonti su cui magari accapigliarsi ma che davano un senso al nostro agire sociale. Le ideologie tengono desto il futuro e spingono i corpi sociali a trovare percorsi per raggiungerlo: pensiamo alle banche, senza un orizzonte si autogiustificano con i danni che abbiamo visto. Le ideologie hanno portato pi a solidarismo che solidariet Abbiamo un problema di equilibrio sociale: dobbiamo garantire maggiore certezza perch la precariet nel lavoro rende precaria lesistenza intaccando la progettualit della persona e la sua creativit. Accettando la precariet, la politica media un modello antropologico che genera o lindignazione (positiva) che abbiamo visto in questi mesi o la rassegnazione se non il soggiogamento sociale: come dire, torna la societ di clientes. Le garanzie del modello delleconomia sociale di mercato europea in Italia per hanno creato non poche storture, in primis la cultura del posto fisso ma anche una fortissima cristallizzazione sociale: come dire, una societ pi sicura ma ugualmente senza futuro. Non lo nego, si tratta di trovare un adeguato equilibrio tra sicurezza e incentivi perch la competizione un aspetto fondamentale della vita: ci che importante che tutti siano messi nelle condizioni di competere. La competizione anche un elemento costituente del mondo cattolico. Mi riferisco alla catalogazione dei cattolicesimi bresciani apparsa sulla stampa nellautunno del 2010 in cui si battezzavano i tre filoni: montiniano, tridentino leghista e quello di Comunione e Liberazione. A un anno esatto mi pare che quella esemplificazione si sia in qualche modo dissolta. Sbaglio? Costruire modelli di analisi impone confini che una realt fluida, variegata e ricca di contaminazioni come quella bresciana non rispetta per principio.

Nessuno dei tre modelli pi attuale; la contaminazione ha portato ad una slavatura delle identit e le tre corazzate del cattolicesimo si stanno interrogando sulla rotta. Sta venendo meno una capacit di elaborazione teorica robusta e mancano anche i luoghi in cui riflettere. Anzi, si ha paura di costruire luoghi comuni di riflessione critica tra i gruppi ecclesiali spesso incapaci di confronto. Il senso della neonata Accademia Cattolica dovrebbe proprio essere questo, e la mia ambizione di portarla ad essere questo luogo aperto di confronto. Le due giornate che abbiamo organizzato sul dialogo tra cristiani e musulmani in Medio Oriente sono state unoccasione straordinariamente positiva di collaborazione che cercher in ogni modo di replicare. Ma per mettere destini in comune servono idee da proporre. Prima si mette ordine in casa propria poi si parla col mondo. Anche lidentit di Brescia qualcosa di diverso da quanto spesso si legge. Solo un paio di settimane fa, alla presentazione della edizione di Brescia del Corriere della Sera, Piergaetano Marchetti si riferiva a Brescia parlando di Lucchini, Camadini e Bazoli come di un genius loci in triade. Sarebbe come continuare a costruire unidentit sul passato senza tener conto della complessit del presente. Brescia ormai qualcosa di molto pi complesso. Non sarebbe compito anche della politica locale contribuire a definire unidentit pi ricca per una societ pi aperta alla modernit di quanto non si creda? La politica anche locale deve riscoprire il dono del dare. A Todi un gruppo di professori ha dato un contributo gratuito, una propria visione della societ frutto della esperienza professionale maturata negli anni. La politica un atto generoso: se intesa come collocazione personale, fa fare al contrario il percorso, dalla splendida e libera farfalla al bruco chiuso in se stesso. Commenta questo articolo su

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Incontro con renato borsoni, un uomo di comunicazione a tutto tondo e un pezzo significativo della storia della cultura bresciana (e non solo).

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SuccESSiDottor Borsoni, partiamo da due case history della sua carriera di grafico: il logo della Bipop e Cicciobello Bpop o Bipp? Per un po mi sono divertito con questo gioco degli accenti, che anche servito in chiave promozionale. Comunque, venendo allimmagine, credo proprio che abbia dato fastidio alla direzione dei musei, ma questo fa parte del gioco dellironia: far storcere il naso ai tradizionalisti o ai benpensanti lironia mi piace molto di pi come mezzo provocatorio rispetto ad immagini trasgressive e violentemente dirette che invece non fanno per me. Oggi la fotografia ha disinnescato il suo potenziale ironico, la creativit si spenta, c stanchezza. La grafica si basa troppo sul computer e ha cos perso la creativit manuale: chi ci restituir pi quei lunghissimi tempi di esecuzione, quel flusso riflessivo dalla testa alle

urioso e brillante: incontrarlo un piacere, non unintervista. Anche perch allinizio, per un buon inizio, le domande le ha fatte lui e la conversazione si accesa. Renato Borsoni un nome di fama, e non solo a Brescia: da levatrice, per usare termini suoi, di Bresciaoggi, a creatore di immagini che sono ormai indelebili nella memoria storica della nostra citt, dal logo per la raccolta differenziata della carta degli anni Settanta allirriverente Vittoria Alata con le cuffie del walkman logo della Bipop, alle figure per la centrale del latte a quelle per lAsm. Senza dimenticare, come potremmo, il celebre Cicciobello. Incontriamo Renato Borsoni nella nuova sede del suo studio, sempre in via dei Mille, dove ha festeggiato i 50 anni di

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di Irene PAnIGheTTI

attivit, con una mostra dove sotto ogni gigantografia delle immagini simbolo della sua carriera scampanellavano gaie meravigliose biciclette, storiche o nuove, che segnano le tappe di un cammino che ha interpretato la realt in movimento: sempre saldamente in sella.

La Leonessa si persa per strada, sta vivendo un periodo di disfacimento che sarebbe da affrontare con coraggio.

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dita senza intermediazioni tecnologiche? ho scritto sotto il pannello del logo della Bipop che fa parte della mostra per i festeggiamenti dei 50 anni di attivit. La Bipop, appunto, che cosa ha provato quando questo marchio morto? Una forte delusione professionale, che si presentata tutte le volte che realt bresciane partite con inebriante successo sono velocemente precipitate e fallite. Certo, ho avuto la fortuna di vederle crescere, ma anche la disgrazia di vederle morire. Cicciobello? Questo marchio ripresenta la stessa parabola di quello Bipop: un boom iniziale, molto pi di quello che pensavamo: ogni paese del mondo aveva la sua tipologia di Cicciobello, da quello giallo a quello nero. Limmagine di questo bambolotto tanto amato dimostra che qualche volta il cliente ha ragione: perch noi non eravamo tanto convinti di chiamare con questo nome il prodotto ma Gervasio Chiari, insistette, come sapeva fare soltanto lui. Ha avuto ragione. Purtroppo, come spesso accade, non riuscito a trasferire le sue capacit e le sue intuizioni al management e lazienda crollata. Oggi, grazie alle nuove tecnologie e alla rete, c un modo diverso di fare grafica, campagne pubblicitarie, comunicazione. Secondo lei questo fatto aumenta la libert e le possibilit di cultura o il contrario? Difficile da dire, soprattutto arduo prevedere gli sviluppi futuri. Oggi siamo andati talmente avanti con la tecnologia che da casa mia posso parlare con una persona che sta pescando in Rus-

Sostenere il nostro orgoglio nazionale secondo me vuol dire investire nella ricerca.sia, cosa che solo una ventina di anni fa non avremmo mai pensato di poter fare. Questo sviluppo cos avanzato ha aspetti positivi, ma anche negativi. Credo che quando luomo si render contro del danno che sta facendo e capir che c un modo per ritornare ai principi basilari della solidariet, allora trover il modo per correggere gli errori cui stato sottoposto anche dalle nuove invenzioni. Lei ha segnato gli anni in cui Brescia era una Leonessa, effervescente, dinamica, anche se si basava sulla dialettica tra grandi blocchi di potere. Oggi quei blocchi non ci sono pi: questo favorisce la crescita o la limita? Prima di tutto non direi che in certi anni Brescia era effervescente: forte s, densa di contraddizioni, ma effervescente mai. Comunque, pur non essendo un laudator temporis acti, in questo caso devo ammettere che la Leonessa si persa per strada, sta vivendo un periodo di disfacimento che sarebbe da affrontare con coraggio. Bisognerebbe saper guardare la realt al di l del quotidiano, con una visione futura ampia. Ma questa capacit non c e sono preoccupato per il domani dei miei nipoti. Se avesse ventanni oggi, in quale settore e dove indirizzerebbe una sua attivit? Cercherei di occuparmi di politica, cosa che non ho mai fatto direttamente; ma nella condizione attuale invece mi impegnerei per la cosa pubblica. Non mi iscriverei certo ad un partito, forse ne fonderei uno io. In termini di lavoro, a un Renato Borsoni di 20 anni direi di stare nelle Marche, mia terra dorigine, e di non uscire da l!. Unazienda o una tipologia di prodotto per la quale le piacerebbe studiare

Se avessi ventanni oggi, cercherei di occuparmi di politica. Non mi iscriverei certo ad un partito, forse ne fonderei uno io.MESI 12novembre 2011

una campagna pubblicitaria? Nel settore degli enti pubblici o para pubblici. Lo dico dopo decenni di lavoro con Asm, dal logo per il riciclo della carta degli anni Settanta a quello del termoutilizzatore del Duemila. E un politico? Per chi le piacerebbe curare limmagine pubblica? Non saprei come rispondere, non c nessuno che mi ispiri. Limitiamo il campo: tra Formigoni, Molgora e Paroli? Per nessuno dei tre perch mi sono quasi sempre rifiutato di fare campagne per persone con cui non condividevo i progetti. Lo feci per Prandini, e mi sono pentito, e per Quadrini che ho apprezzato come persona quadrata, pur non essendogli politicamente vicino. Oggi faccio veramente fatica a trovare un uomo che mi faccia dire: ecco a lui darei volentieri una mano per la sua immagine. Nemmeno per Obama? Il presidente degli Stati Uniti non ha pi nulla da dire, ma ammetto che i leader esteri a livello di immagine sono superiori a quelli italiani, per i quali non nutro alcuna stima. Secondo lei lItalia si potrebbe salvare se gli investimenti dei cittadini si indirizzassero principalmente verso i prodotti italiani? Per dirla con uno slogan: sono italiano, la mia auto deve essere una Fiat? No, tenere assieme il paese non significa comprare prodotti italiani sostenere il nostro orgoglio nazionale secondo me vuol dire investire nella ricerca. Per concludere, nella sua vita il teatro ha avuto un ruolo centrale, dal Teatro Stabile al Teatro Grande, dove ha ancora un ruolo gestionale. Se oggi dovesse dirigere lei un teatro, che impostazione darebbe? Seguirei la linea che ho sempre sostenuto: il teatro pubblico. Sono convinto che in certi settori il pubblico, se ben gestito, pu garantire vera libert. Il teatro privato fatto da persone che devono tendere al risultato personale, mentre quello pubblico deve rendere conto alla comunit, per questo avere un buon risultato economico un dovere.

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il SEnSo dElla Vita diEtRo

a un naSo RoSSodi brUno ForZA

Intervista a nice bonomi, allieva del celebre Patch Adams e portabandiera della clownterapia a brescia, in Italia e nel mondo.mia vita. Questa esperienza mi ha dato tantissimo, al punto di fondare un gruppo di animazione per le scuole chiamato Aglio e peperoncino. Lavoravo con il comico Giorgio Zanetti. Io ero Peperoncino e lui Aglio. Davamo sapore alle nostre e alle vite altrui. Poi arrivato lincontro decisivo: quello con Pach Adams. Lho conosciuto per caso a un festival della risata a Genova. Mi ricord quel messaggio di vita che era sempre stato in me, ma che dopo la morte dei miei genitori si era spento. Lho seguito per cinque anni e sono diventata uno dei primi dottori clown in Italia. Allepoca, per, le sue teorie non erano molto apprezzate. In America la cosa aveva gi messo radici e nel 2000, con luscita del film, c stato il boom. Io avevo iniziato a portare quello che mi aveva insegnato allOspedale Civile nel 1997. Parlavo della terapia dellamore, ma dicevano che ero fuori di testa. Col tempo le cose sono cambiate. Il film ha dato notoriet e credibilit al nostro metodo. Entriamo nel merito. Lui insegna semplicemente ad accogliere e amare. Questo vale per il lavoro che facciamo in ospedale cos come per qualsiasi altro contesto della vita. Patch Adams mi ha rovesciata come un calzino. Fino ad allora non mettevo in azione i valori che mia madre mi aveva insegnato. A quel punto nata la dottoressa Takipirina. Ho scelto questo nome perch il primo farmaco che una mamma d al suo bambino. Come si diventa clown? Devi cominciare a chiederti chi sei, che tipo di energia hai, come sai ridere, come entri in contatto con gli altri, se hai gratitudine verso la vita, se sai essere creativo, se sai trasformare i tuoi dolori in positivit. Questo essere clown. Qualcosa che va ben oltre il naso rosso. Essere clown un modo di amare. Il naso rosso un trucco per avvicinare le persone. Consente di abbattere le barriere e crea disponibilit. Se abbraccio una persona senza il naso rosso non ottengo la stessa reazione. Chi sono i dottori clown? Volontari che sottraggono tempo a loro stessi, alla famiglia e alla professione recandosi in tutti i settori del reparto pediatrico. Fanno almeno un anno di formazione affrontando un profondo

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ittrice, avvocato o chirurgo. Da bambina Nice desiderava incamminarsi su una di queste tre strade. Sognava di poter dare libero sfogo alla sua vena artistica, di servire lumanit nel nome della giustizia o di salvare vite umane. Non poteva sapere che, a modo suo, avrebbe fatto tutte e tre le cose. Prima, tuttavia, avrebbe dovuto diventare uninsegnante specializzata nel lavoro con ragazzi cerebrolesi, lavorare 13 anni al centro spastici di Brescia, diventare moglie, madre e soprattutto essere colpita da un fulmine a ciel sereno. Era un giorno come tanti altri quando i suoi genitori vennero investiti mentre attraversavano la strada sulle strisce pedonali. Morirono entrambi. Nice piomb in una depressione fortissima. La realizzazione dei suoi sogni inizia da qui. I medici mi curavano esclusivamente con i farmaci racconta ma che terapia era? Nel momento in cui smettevo di assumerne ricadevo nella depressione. Quando si arriva a quel punto, qual la via duscita? Mi sono chiesta che senso avesse la mia vita. Mia madre mi aveva sempre insegnato che la vita un grande dono, quindi avevo il dovere di guardare avanti. Lei aveva perso la vita, io lavevo e non volevo perderla, ma a 42 anni non sapevo che direzione seguire, finch ho deciso di fare semplicemente ci che volevo. Quindi? Ho seguito la terapia del teatro di Dario Fo, che mi ha aiutata a rielaborare il lutto tornando a prendere in mano la

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da anni sempre lei:Il momento pi triste? Ogni volta in cui muore un bambino. Arriva un giorno in cui trovi la stanza vuota. E quello pi toccante? Ho seguito una bambina che si chiamava Sonia dai 3 agli 8 anni, poi un giorno anche la sua stanza si svuot e non la vidi pi. Non sapevo cosa fosse accaduto. Molti anni dopo andai a fare una lezione in una scuola superiore. A fine lezione mi si avvicin una ragazza e mi chiese: tu sei la dottoressa Takipirina? La tua polvere magica mi ha salvata, sono Sonia. Ci siamo abbracciate e abbiamo pianto insieme. Recentemente ha deciso di portare la sua polvere magica anche in rianimazione. S, un progetto nel quale credo molto. L si vive nella seriet, invece sdrammatizzare fondamentale. Bisogna capire che il problema non la morte, ma la vita. Sto insegnando alle infermiere che affrontano contesti in cui la vita appesa a un filo limportanza di un passaggio luminoso nellaldil. Infermieri-accompagnatori, dunque. Esatto. E guai a pensare che sia un brutto lavoro. Chi d qualcosa a una persona che sta morendo eredita da essa il senso della propria vita. Com il suo rapporto con i medici e la medicina tradizionale? Il mio sogno servire la medicina intesa come cura della persona nella sua totalit e non divisa a pezzetti come fanno in ospedale. Bisogna mettere al centro dellattenzione la persona, non il sintomo. Oltre alle medicine vanno utilizzate le emozioni. Gli addetti ai lavori condividono il suo punto di vista? Parlando con le infermiere si capisce che c lesigenza di curare gli aspetti della relazione con il paziente e i suoi famigliari. Oggi, per, laspetto tecnico sovrasta quello umano, invece bisogna essere allaltezza su entrambi i fronti. Come attuerebbe la sua riforma in rianimazione? Con un personale preparato a 360 gradi ed entusiasta, non spento. Noi siamo fatti di energia e i pazienti ne hanno bisogno. Io immagino una rianimazione con musica, infermieri che parlano e ridono. Il suono vibrazione e pu aiutare la guarigione. Se avesse di fronte il ministro della Sanit italiano che cosa gli direbbe? Lo picchierei. Non se ne pu pi di tagli. Qui in ospedale non mi pagano il corso di formazione per i medici perch non ci sono fondi. Allora io ho risposto che se solo una questione di soldi lo faccio gratis e sono in attesa di una risposta. Oltre a sua madre c una figura di riferimento in ci che fa? Ges. Il mio intento non guadagnarmi il paradiso, penso semplicemente che se ognuno di noi facesse una piccola cosa per gli altri avremmo molta felicit in pi. E poi Ges era un clown... Il primo miracolo che ha fatto stato trasformare lacqua in vino perch voleva gente allegra. Per questo non capisco la cupezza di certe chiese e la seriet di certe cerimonie. Quante volte si sentita giudicata male per le sue idee e per la sua missione? Tante. Mio marito stato il primo a boicottarmi in tutti i modi, facendomi credere che ero incapace e che nessuno mi avrebbe creduto. Io ho sofferto, ma ho portato avanti il mio scopo. Come immagina il futuro della clownterapia a Brescia e in Italia? Pi che immaginarlo ci lavoro. Io ho sempre fatto la parte dellariete buttando gi le porte con tanta fatica e penso di aver facilitato il lavoro a chi verr dopo di me. Nel frattempo il naso rosso di Nice sbarcato anche negli orfanotrofi e negli ospedali in India, Indonesia, Kenya e Malindi.Tailor Made Communication

lavoro interiore, per scoprire la propria identit autentica. C una selezione da superare? Io non faccio selezioni, faccio formazione. La prima cosa che chiedo : perch vuoi farlo? Se vuoi fare il clown perch desideri diventare un trasmettitore di gioia e la tua intenzione deve essere pura, pulita. Quale qualit serve pi di ogni altra? La consapevolezza che loggi non torna pi, quindi ogni cosa va fatta al meglio. Io ringrazio sempre la signora che pulisce il pavimento in ospedale; ognuno ha il suo pezzetto e se lo fa bene ne giovano tutti. Come si riesce a sorridere di fronte a un bambino malato? Imparando a non sconvolgersi, ma a coinvolgersi, altrimenti non possibile aiutarlo. Questo non significa staccarsi emotivamente, ma entrare in empatia e chiedersi: se io fossi al suo posto, cosa vorrei? Lacrime o sorrisi?. Qual stata la pi grassa risata che si fatta in oncologia? Di ricordi ne ho tanti. Di solito do ai bambini una polvere magica. Gli dico che fa guarire tutto. Un bambino una volta mi chiese: Anche il mal di pancia?. Io risposi di s, e lui: Ma se scoreggio restano profumate? E io: Certo!. Pass qualche giorno e il bambino torn sullargomento: Ho dato la polvere magica a mio pap, ma le sue scoregge sono sempre puzzolenti!.

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pREfERiSco lamoRELa storia di Lorenzo maternini, giovane che sogna di diventare imprenditore di se stesso.Giovane, il caso di dirlo, qui la parola chiave Certo, perch il vero anello mancante non solo per quel ricambio generazionale in assenza del quale molte aziende muoiono sono proprio i giovani imprenditori: da noi si aspettano i 40-50 anni per mettersi in proprio, mentre in Cina a 23 si dirige gi unazienda. Ma, senza andare cos lontano, basta guardare quellAmerica che ci sembra, a torto, la fucina di ogni occasione: chi scrive i discorsi di Barack Obama un ventisettenne. Crolla il mito degli USA? Sono stato a New York, e posso dire che pi facile trovare lavoro a Brescia! E che lItalia resta sempre la patria della creativit pura: indiscutibile. Per lampante che le possibilit di lavoro, a livello internazionale, esplodano se rapportate al locale Che ci sia una crisi a livello mondiale, innanzitutto, un dato di fatto. E penso che, per i prossimi 15 anni, nessuno vorr investire in Italia: il futuro allestero. Per, vero che Brescia, per certi aspetti, questa crisi la sente meno, e si appoggia a quegli imprenditori illuminati, come Ettore Lonati, che credono nei giovani, finanziano progetti: noi ne siamo lesempio. Quindi come ti vedi tra una manciata danni? Lo chiedete ad uno che stava per iscriversi a Filosofia ed ora si occupa di comunicazione: gli obiettivi continuano a cambiare, e questa una domanda a cui, pi passa il tempo, pi faccio fatica a rispondere. Il mio sogno, comunque, quello di aprire una mia attivit e credo che lavorando bene, creando soprattutto un network valido tra estero e locale, la cosiddetta fuga di cervelli non sia necessaria. Ci vuole il coraggio di avere lo sguardo proiettato lontano, ma lavorare qui. Non facile, quando le prospettive sono i soliti le faremo sapere o, quando va bene, contratti a progetto ballerini e mal pagati... Ovvio, le cose sono cambiate, anche rispetto soltanto agli anni 70, quando pap ti trovava lavoro con relativa facilit. Ma a questo io dico anche per fortuna!, perch credo sia necessario metterci del proprio. Le difficolt di oggi non devono farci arrendere, anzi:s

alla pRofESSionalit

amore per il lavoro, ovvio. Per un attimo ceravamo illusi, invece Lorenzo Maternini resta s un sognatore, ma con i piedi per terra e gli occhi puntati al futuro. Bresciano, 27 anni, liceo classico, laurea triennale in Architettura, specializzazione in Comunicazione per il Patrimonio culturale conseguita in Svizzera, sei mesi in Inghilterra e un anno di lavoro al Guggenheim di New York: il curriculum vitae di Lorenzo inappuntabile, eppure, dice, di porte a vuoto ne ha bussate pi duna prima di arrivare dove si trova ora, a spingere il made in Brescia fin dove pu arrivare (Dallas e Berlino, per ora, le prime tappe estere). In attesa di mettersi in proprio, Lorenzo uno dei dodici ragazzi, selezionati grazie a un bando pubblico, che lavoreranno per due anni nei campi di marketing, fashion, industrial design, grafica e comunicazione, formandosi in maniera diretta con lo scopo di aprire una propria azienda, usufruendo di una borsa studio stanziata dalla Regione. Il motore di tutto ci Machina Impresa, unimpresa che tramite un progetto sperimentale attivo da un anno, condotto dalla cooperativa Foppa e dalla Regione Lombardia forma giovani imprenditori sia ad hoc, per affrontare i singoli progetti, sia a lungo termine: il know-how per gestire unimpresa.

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di ALeSSAnDrA TonIZZo

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abbiamo una sola possibilit, dobbiamo giocarcela bene. Allora cosa pensi di chi molla tutto e va ad aprire il classico bar in Costa Rica? Penso che, pi che mollare tutto, questo sia scappare da tutto, vale a dire uno slogan da adolescenti. Poi, davanti al prossimo problema, si molla tutto di nuovo... Bisogna mettersi in gioco davvero, pur senza inseguire a tutti i costi il mito del vincente: pi che nella professionalit termine abusato, spesso vuoto , credo nella dignit, nellamore per il proprio lavoro, qualunque esso sia. Cosa consiglieresti, quindi, ai tuoi coetanei in cerca dimpiego? Il segreto, ora, lintraprendenza: non aspettare mai che le occasioni piovano dal cielo, perch cos non arriveranno, nonostante la laurea da 110 e lode. Poi, sapersi proporre pi importante del saper fare, in un momento in cui la flessibilit ovunque e il posto fisso unantichit. Pensiamo al mito di Steve Jobs: il suo talento consisteva nel saper leggere

Nelle foto, il gruppo di Machina Impresa. Sopra con il senatore del Congo Mutinga.

Il segreto lintraprendenza: non aspettare mai che le occasioni piovano dal cielo.

la realt che gli stava intorno, infatti, pur non sapendo, in concreto, programmare, ha creato una cosa come lApple. Che le nostre universit non preparino a sufficienza lampante, ma la formazione sar pur necessaria, no? Naturale, ed il lavoro stesso a fornirla. Le universit italiane formano la mente e, anche quelle pi specializzate, come ingegneria, una volta usciti, non ti mettono in grado di saper gi lavorare. Forse, negli ultimi due anni di corso,

bisognerebbe cambiare qualcosa Io, ad esempio, ho deciso di andare allestero quando mi sono reso conto che, al Politecnico, sulla carta riqualificavo quartieri senza per saper progettare le fondamenta di una casa. E in Svizzera cosa cera di diverso? Cera che, gi dal primo anno di specialistica, minsegnavano come mandare i curricula per gli stages e i docenti provenivano dal mondo del lavoro, pochissimi erano cattedratici: ottimi riferimenti, questi, per sapere come muoversi nelle prime dinamiche lavorative. Credo molto nellItalia, ma fare una puntata allestero fa capire come gira il mondo, quantomeno evita di fare poi la classica figura del pesce fuor dacqua. Quindi, alla fine, essere imprenditori per te ha un significato pi profondo. Esatto, perch non vuol dire tanto essere lamministratore delegato di unazienda, quanto imprenditore di te stesso. Conosco troppi coetanei che vorrebbero a tutti i costi fare gli artisti, ma poi hanno paura anche solo a bussare alle gallerie di Milano: questo, per me, terribile. Bisogna proporsi, rischiare sempre, avere coraggio. Commenta questo articolo su

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in evidenza

DeL ProF. PIneLLInon SoLo LASer, mA AnChe mICroonDe e Uv-A

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STRATEGIA DIMPRESApolitica EnERgEtica

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oberto Pinelli, Docente di Patologia Corneale e Tecniche di Chirurgia Refrattiva allEuropean School of Advanced Studies in Ophthalmology, presso lUniversit della Svizzera Italiana di Lugano, il fondatore dellIstituto Laser Microchirurgia Oculare. Ilmo rappresenta da oltre 13 anni uneccellenza bresciana nel mondo, conosciuta per le innovazioni nella correzione dei difetti visivi, sia dal punto di vista tecnologico, sia dal punto di vista delle tecniche chirurgiche che allIlmo sono sempre improntate alla bilateralit, alla completa assenza di dolore, al rapido recupero visivo. Professor Pinelli, recentemente le sue propriet intellettuali per la cura del cheratocono sono state cedute ad una compagnia statunitense? Che cosa significa? Uno dei filoni di ricerca di cui mi occupo da molti anni riguarda la cura del cheratocono, una malattia degenerativa della cornea che ne modifica la curvatura con protuberanze progressive che rendono nel tempo impossibile poter vedere correttamente sia con occhiali, sia con lenti a contatto personalizzate. Ho individuato una sostanza che ha la capacit di penetrare negli strati pi interni della cornea e, grazie allazione combinata con i raggi UV-A, crea nuovi legami di collagene che ne fortificano la superficie, contrastando la progressione della malattia e in molti casi evitando il temuto trapianto di cornea. Si tratta di gocce quindi? Esattamente. Si tratta di una specifica formulazione di riboflavina, un derivato della vitamina B2, che viene instillata in gocce sulla cornea che poi viene irradia-

ta per qualche minuto dalla luce ultravioletta. La compagnia statunitense Avedro la commercializzer in tutto il mondo con il nome di ParaCell. Ma si tratta di una terapia con il laser? No, in questo caso il trattamento che ho messo a punto si chiama Cross-Linking Osmotico Transepiteliale, un nome apparentemente complesso che di fatto significa che attraverso unosmosi cellulare avviata dalla riboflavina illuminata dagli UV-A la cornea riceve una trattamento rinforzante che ne solidifica la struttura. La particolarit del mio trattamento sta nel non rimuovere lepitelio corneale, con un indubbio vantaggio per il paziente. Sono fermamente convinto che in medicina si debba continuare a ricercare quel sottile equilibrio tra il massimo risultato raggiungibile e il minor impatto terapeutico sul paziente. Quindi, non solo laser per la terapia dei nostri occhi? Non in questo caso. In questo caso un trattamento per il cheratocono chiamato Keraflex utilizza inizialmente le microonde sulla cornea per modificarne la curvatura e in un secondo momento un crosslinking transepiteliale, per fissare con raggi UV-A e riboflavina il risultato raggiunto. Laccordo con Avedro consente ad Ilmo di proporre una tecnologia molto sofisticata che permette di effettuare il cross-linking corneale in soli tre minuti, contro il trattamento tradizionale che ne richiedeva circa una trentina. Si chiama infatti Accelerated Cross-Linking. In ogni caso il laser resta uno degli strumenti principe dellattivit di Ilmo, istituto che fa appunto di questa tecnologia la sua punta di diamante. Quando fondai Ilmo nel 1998 rifuggivo dallidea di ferro chirurgico, parola che spaventa e che fa passare ogni voglia di sottoporsi ad un intervento. Preferivo pensare ad una chirurgia meno invasiva, basata sul ruolo centrale della luce e dei fotoni. In senso lato, in questa idea rientrano oggi tutte le nuove tecnologie che migliorano la qualit della vita di chi si sottopone ad un intervento. In ogni caso il laser in oftalmologia rimane lo strumento principe e la sua versatilit riserva tutti i giorni grandi sorprese. Dallargon laser, al laser ad olmio, al laser ad eccimeri fino a quello a femtosecondi. Il laser e sar senza dubbio la strumento del futuro che consentir alla moderna chirurgia oftalmica di essere sempre meno invasiva: quasi una non-chirurgia.

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ecentemente le compagnie nazionali del sistema dellenergia controllate dal ministero del Tesoro, Enel, Eni e Terna, hanno inviato alla Consulta Attivit Produttive del partito di maggioranza una serie di suggerimenti riguardo alla politica energetica nazionale, accompagnati anche da decise posizioni critiche, come quella dellamministratore delegato di Terna, Flavio Cattaneo, contro la Robin Tax. Tra le proposte, un primo punto fermo che occorre unAutorit delle reti per lo sviluppo delle sinergie infrastrutturali, quindi con preciso riferimento allenergia, ma anche ai trasporti e allacqua. Viene poi auspicata una maggiore chiarezza decisionale anche sugli strumenti di programmazione, di autorizzazione e di normazione per quanto riguarda le opere di interesse nazionale per la sicurezza e la competitivit di settori industrialmente importanti, come appunto quello dellenergia; secondo le indicazioni del libro bianco, tali responsabilit dovrebbero essere ricondotte alla competenza dello stato, in modo tale che alle infrastrutture energetiche essenziali e strategiche, come la rete elettrica di trasmissione nazionale, sia riconosciuta una effettiva priorit e il rispetto dei termini realizzativi previsti dalle norme vigenti. Al riguardo, secondo lEnel un fatto prioritario rivedere gli iter di autorizza-

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zione e realizzazione delle opere: Dalla piena apertura alla partecipazione pubblica discenda una responsabilizzazione del cittadino, con la preclusione dellesercizio del diritto al pentimento dopo che la fase amministrativa cui questi ha partecipato, o ha avuto modo di partecipare, si sia chiusa. Molto realistico il punto che sollecita una revisione alle misure di compensazione sul territorio in modo da potere disinnescare le ben note forme di opposizione indicate con le sigle Nimby (Not in my back yard, non nel mio cortile), spesso portata avanti con clamori tipo sommossa popolare da gruppi di cittadini, e Nimto (Not in my terms office, non durante il mio mandato), ancora pi pericolosa, silenziosa responsabile di non decisioni delle amministrazioni locali. Altre importanti osservazioni riguardano la richiesta di interventi significativi per lo sviluppo massiccio delle reti di trasporto e distribuzione dellenergia, la liberalizzazione dei servizi di rete e delle infrastrutture e una maggior attenzione allefficienza energetica e alle smart grid, quelle tecnologie basate su una rete informatica che, affiancando la rete di distribuzione elettrica, gestisce la stessa in maniera intelligente per il trasporto e la diffusione, evitando sprechi energetici. E ancora, diversificazione delle fonti e dei fornitori, quindi pi rigassificatori

dove servono metanodotti con nuove rotte di approvvigionamento e una maggiore attenzione al carbone come fonte a basso costo e a basso rischio di approvvigionamento, in modo da correggere leccessivo sbilanciamento a favore del gas del mix energetico italiano. Infine, da rimarcare la posizione di Eni sulle rinnovabili: gli sforzi andrebbero concentrati sulle risorse a maggior potenziale, promuovendo, tra le rinnovabili, le fonti che meglio si sposano con le caratteristiche del territorio. Finora, purtroppo, lalto livello degli incentivi e la loro allocazione non equilibrata ha determinato un premio eccessivo a favore di tecnologie ancora economicamente non sostenibili, mentre sarebbe consigliabile puntare sullo sviluppo (anche con forte di partnership pubblicoprivato) di nuove soluzioni tecnologiche in grado di ripagare gli investimenti e di generare una solida filiera produttiva nazionale. Rilevanti infine, anche se tutto sommato scontate, le osservazioni di Terna rispetto alle questioni aperte sulla ricerca e sviluppo; la societ che gestisce la rete elettrica sottolinea, infatti, quanto gli investimenti nellinnovazione possano essere determinanti per il futuro del paese, evidenziando il proprio ruolo, in particolare riguardo alle reti intelligenti e allaccumulo dellenergia in batterie, fondamentali per la sicurezza e la crescita delle rinnovabili.MESI 12novembre 2011

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se lera del capitalismo e del libero mercato fosse giunta al termine? Se il significato dellultima crisi fosse che anche questo modello economico, come altri prima di esso nel ciclo dei corsi storici, fosse giunto a piena maturazione e non fosse pi adeguato a sostenerci, ad essere il sistema portante della nostra attuale societ? In altre parole, se non funzionasse pi? di questi ultimi anni una teoria, detta della decrescita, che ipotizza esattamente questo. Secondo Serge Latouche, lo studioso di antropologia economica che lha codificata nel suo La scommessa della decrescita (2006), proseguire con lattuale dinamica di crescita ci metter presto di fronte alla prospettiva di una scomparsa della civilt. Lutilizzo indiscriminato delle risorse non rinnovabili, il meccanismo della concorrenza e del libero mercato che hanno guidato la corsa allaccaparramento e al commercio delle stesse, ci hanno fornito cibo e tecnologia alle migliori condizioni, ma hanno avuto effetti devastanti sulla biosfera. Laumento demografico e linvecchiamento della popolazione, la globalizzazione, la saturazione dei mercati e limpossibilit ormai vicina di trovarne di vergini, con la scomparsa di nuove frontiere di investimento, starebbero facendo il resto. Il concetto molto semplice: poich non si pu crescere allinfinito, secondo la teoria della decrescita occorre abbandonare in fretta e radicalmente lobiettivo di una crescita per la crescita, figlio di una logica esclusivamente economica e di profitto, che ha conseguenze disastrose per lumanit e per lambiente,

che non sarebbe pi in grado di sostenerne il progresso tecnologico. Sarebbe dunque tempo di cominciare a pensare a una politica del dopo-sviluppo e sforzarsi di individuare gli elementi di un progetto economico e sociale alternativo. Lungi dallessere un discorso apocalittico, questo approccio invece una spinta ad uscire dalla logica della corsa allinnovazione fine a se stessa, che forse un poco ci schiavizza, e un incentivo, come afferma Latouche, a riaprire lo spazio dellinventiva e della creativit dellimmaginario. Non si tratta di smettere di progredire, dunque, ma di imparare a progredire diversamente. Se cos fosse, lidea stessa di innovazione ne risulterebbe mutata. Nel nuovo scenario, innovare non significherebbe pi soltanto contribuire al progresso tecnologico, ma innanzitutto applicare lingegno creativo nello studio di un nuovo sistema pi sostenibile per lumanit, rivedendo i valori nei quali credere e attorno ai quali organizzare la nostra vita quotidiana, individuando altri indici di misurazione del progresso e della civilt, ritrovando il senso della misura, uscendo questa forse la sfida pi grande dallossessione del misurabile. In altre parole, scardinare la legge per cui unattivit proficua solo se d profitto e un paese cresce solo se ne aumenta il pil, costruire un mondo in cui leconomia ridiventi uno strumento e non il fine ultimo della vita umana. Farlo senza regredire la scommessa. Una strada che presenta sicuramente problemi di riconversione dellapparato produttivo, ma che pu offrire nuove opportunit per lingegno umano e la sua capacit di trovare le necessarie soluzioni al momento giusto.

E se labilit di problem solving una competenza gi oggi tra le pi richieste, la revisione dei valori e lidentificazione di nuovi parametri di definizione della crescita richiederebbero una capacit ancora maggiore di sviluppare, accanto alla produzione dei beni materiali, beni relazionali. Fiorirebbero probabilmente nuove attivit e nuovi mestieri, nellambito dellistruzione, dellarte, della filosofia, della letteratura, della ricerca scientifica pura (non pi sacrificata sullaltare della ricerca applicata). Lopera dellartigiano o dellartista non avrebbe pi un ruolo subalterno, e, se il nuovo sistema di valori imponesse nuovi comportamenti, nuove professioni potrebbero affermarsi: consumare con rispetto invece di gettare, riparare invece di sostituire, riciclare componenti invece di produrre rifiuti sposterebbero il focus dalla progettazione al riutilizzo. Un ingegnere non dovrebbe pi occuparsi di creare nuovi oggetti tecnologici, ma di intuire nuove applicazioni per gli oggetti esistenti, non pi producendo, ma modificando, con un radicale cambio di prospettiva, ma senza perdita del proprio ruolo e della ragione dessere della sua professione. Ripensare il ruolo della terra invertirebbe il processo di allontanamento dal territorio, avvierebbe la riforestazione, promuoverebbe il passaggio a fonti di energia alternative e la creazione di nuovi ruoli e mestieri di tutela e di uso del territorio. In definitiva, ci che il nuovo scenario richiederebbe alluomo di applicare unabilit gi data oggi per scontata, ma esplosa allennesima potenza, ancora e di nuovo: la capacit di precedere il cambiamento, prevedendolo.MESI 12novembre 2011

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UnA PhILArmonICADI QUALITIkea Brescia: raccolti oltre 800 libriIkea Brescia ha chiuso con un ottimo risultato liniziativa Ri30/09 leggimi, svolta dall1 al 18 settembre in collaborazione con lAssociazione Volontari del Sebino Onlus. Lattivit sostenibile Rileggimi invitava i visitatori di Ikea Brescia a portare in negozio dei libri per i bambini, nuovi o usati, in cambio di un omaggio. I collaboratori dellAssociazione Volontari del Sebino hanno raccolto pi di 800 libri (quasi 12.000 i libri raccolti in tutti i negozi Ikea in Italia), che saranno destinati alle diverse e molteplici realt in condizioni di bisogno con cui lassociazione entra in contatto quotidianamente.

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Agricoltura: on-line uva, viti e vinoUva, viti e vino della Lombardia: tutto on-line con un solo click. 12/10 A partire da questa vendemmia, infatti, i viticoltori lombardi, con ununica procedura totalmente informatizzata, potranno presentare liscrizione del vigneto nello schedario vitivinicolo, la rivendicazione delle produzioni a Do/Ig e la dichiarazione di vendemmia e di produzione. Adempimenti necessari, questi, per certificare la produzione e ottenere contribuiti comunitari. Il nuovo sistema operativo consentir di ridurre di 2/3 la mole degli adempimenti cui le aziende e lamministrazione hanno dovuto fare fronte nel 2010, riducendo a 5.500 domande le 15.100 dellanno scorso (circa 3.000 domande di iscrizione agli albi, 6.600 domande di denuncia uve e 5.500 di rivendicazioni). Ora tutti i produttori potranno effettuare una dichiarazione unica, collegandosi al Sistema Informativo Agricolo Regionale (Siarl); il Sistema verificher la congruit delle informazioni inserite, restituendo un dato certificato e valido ai fini di legge. Per approfondimenti vai al sito: www.bsnews.it

GUIDo FoLonArI, ereDe DI UnA DeLLe STorIChe FAmIGLIe vInICoLe ITALIAne, PUnTA SULLeCCeLLenZA SIA Come ProDUTTore DI vIno SIA Come ImPorTATore e DISTrIbUTore DI ChAmPAGne e DISTILLATI.nimportante storia familiare alle spalle, una grande passione, un progetto enologico ambizioso iniziato dieci anni fa. Progetto ormai consolidato con ben tre aziende vinicole realizzate nelle pi prestigiose aree di produzione fra Piemonte e Toscana, e con la costituzione della societ di distribuzione Philarmonica Spa. Ed ha un nome: Guido Folonari, che ha proseguito la tradizione familiare puntando sulleccellenza sia come produttore di vino sia come importatore e distributore. La profonda conoscenza dei mercati di riferimento e delle esigenze dei consumatori hanno fatto il resto. Oggi, Philarmonica, con al timone il direttore generale Gianfranco Tagliani, non pi solo vini dalta gamma e champagne. La dinamica realt bresciana vanta ormai un portfolio di distillati di tutto rispetto, che sta promuovendo con vari appuntamenti dedicati ad intenditori ed operatori del settore. Tra questi, il meeting del 17 ottobre scorso a Desenzano del Garda allHotel Acquaviva, dove alcuni dei pi importanti produttori e storiche aziende di distillati hanno tenuto un seminario con degustazione finale. Presenti personaggi famosi come Madame Florence Castarde, proprietaria dellomonima azienda, la Plus ancienne Maison de Ngoce dArmagnac, con oltre 175 anni dexpertise familiare. O come Monsieur Guillaume Drouin, esponente della storica famiglia produttrice del calvados Marquis de Saint Loup, proveniente dal cuore della Pays DAuge. Gran finale con un brand di classe: AnCnoc, il single malt Scotch whisky (il cui nome in gaelico significa collina nera), una delle migliori espressioni di whisky di puro malto delle Highlands scozzesi, che i numerosi intenditori ed appassionati presenti hanno particolarmente apprezzato.MESI 12novembre 2011

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Sisal Wincity ha aperto anche a BresciaLidea quella di coniugare, in modo nuovo, lintrattenimento, la ri06/10 storazione e il gioco. questa la scelta strategica di Sisal Wincity che, dopo Milano, Roma e Torino, allinizio di ottobre ha inaugurato il suo quarto spazio polifunzionale a Brescia in via Alessandro Volta. Oltre 900 mq, aperti tutti i giorni dalle otto di mattina alle due di notte, dove, oltre ad un ristorante ed unarea riservata ad eventi ed esibizioni, la sala d la possibilit di provare tutti i giochi del Gruppo Sisal (SuperEnalotto, SiVinceTutto, Win for Life; scommesse Sisal Match Point) e in particolare le innovative Videolotteries che, grazie ai terminali multigioco, danno la possibilit di vincere ricchi jackpot. Sisal Wincity mette sempre a disposizione dei clienti anche i Personal Player, professionisti formati per spiegare le modalit di gioco secondo un approccio allineato allimpegno di Sisal nel promuovere un gioco responsabile che ha portato, ad esempio, alla creazione dei marchi Gioca il giusto e 18 +. Questo spazio a Brescia di Sisal Wincity ha dichiarato Francesco Durante, amministratore delegato Sisal Slot la realizzazione concreta della nostra strategia che punta sul cliente e le sue esigenze e che prevede lo sviluppo di un modello di business in grado di unire intrattenimento e gioco. In occasione dellinaugurazione tutti i presenti sono stati invitati a destinare le proprie vincite allassociazione Bimbo Chiama Bimbo, onlus bresciana che svolge attivit nel campo dellinfanzia e a sostegno delle famiglie dei bambini in difficolt.

Artfidi Lombardia: i soci salgono a 20mila14/10 Continua a crescere Artfidi Lombardia, il confidi dellAssociazione Artigiani, che dopo lestate arrivata a sfiorare quota 20mila soci, includendo un nuovo confidi al suo interno e rafforzando la propria presenza nella zona strategica del milanese. Il consorzio fidi di via Cefalonia ha perfezionato la fusione per incorporazione della Cooperativa Fidi Acai di Seveso, attiva da oltre trentanni nel panorama del credito alle imprese. I soci della Cooperativa Fidi Acai al momento della fusione erano 526. Con questa operazione quindi i soci di Artfidi Lombardia salgono complessivamente a oltre 19.500. Complessivamente Artfidi Lombardia nel primo semestre del 2011 ha avuto richieste di finanziamento per circa 100 milioni di euro, con un incremento del 7% sullanno precedente. Per approfondimenti vai al sito: www.bsnews.it

Da sinistra: Gianfranco Tagliani - Dir. generale Philarmonica; Florence Castarde - Maison Castarde; Andrea Spinello - Export manager di International Beverage; Guillaume Drouin - Maison Drouin.

La grande partecipazione di pubblico e di operatori del settore agli incontri organizzati da Philarmonica ha sottolineato lamministratore delegato, Guido Folonari il segno evidente di come, nonostante la crisi economica, il mercato abbia mantenuto linteresse per proposte di distillati, cos come per i vini, di fascia alta. LItalia, in particolare negli ultimi anni, diventata il mercato di riferimento internazionale per prodotti altamente qualitativi. Per questo motivo ha proseguito Folonari Philarmonica cos attenta alla ricerca delle eccellenze nel mondo da proporre al mercato nazionale, unattivit che sar seguita con sempre pi attenzione e focus al mercato. La strategia di crescita della societ bresciana quindi ben definita e parte dalla ulteriore valorizzazione del canale di distribuzione specializzato dellhoreca, che tocca attivit di ristorazione, wine-bar, catering, gastronomie e pasticcerie. Ma non solo. Sempre maggiore attenzione sar rivolta alla ricerca, in tutto il mondo, di etichette selezionate per le loro caratteristiche di qualit, storicit, e per il prestigio dellarea geografica di appartenenza. Come dire che Guido Folonari continuer a cercare per il mondo quello che ha scelto per le proprie aziende: leccellenza.

Compleanno del TCI nei ristoranti del Buon Ricordo17/10 I 117 anni del Touring Club Italiano e i 150 anni dItalia: una duplice, importante, ricorrenza che sar festeggiata l11 novembre nei ristoranti del Buon Ricordo di tutta la penisola, che metteranno in tavola circa 15mila fra soci e simpatizzanti del TCI e del Buon Ricordo. Anche i ristoratori della Lombardia associati allUrbr omaggeranno lUnit dItalia, imbandendo una cena tricolore. A coloro che l11 novembre festeggeranno il compleanno del Tci, sar regalato un esclusivo piatto in ceramica, tradizionale simbolo del Buon Ricordo, ispirato al 150 anniversario dellUnit italiana. Indirizzi e telefoni dei ristoranti si trovano sul sito www.buonricordo.com Per approfondimenti vai al sito: www.bsnews.it

Biztravel Forum 2011, Brescia quarta provincia italiana per export19/10 Brescia domina la classifica dellexport italiano con una quota del 3,6% (al giugno 2011), posizionandosi al quarto posto a livello nazionale. Il dato emerso a Milano durante il convegno di apertura del Biz Travel Forum 2011, organizzato da Uvet American Express per riunire i responsabili aziendali della mobilit con gli operatori del settore viaggi daffari e turismo. A trainare le esportazioni Milano (9,9%), seguita da Torino (4,7%) e Vicenza (3,9%). Il posizionamento sullexport per regione colloca la Lombardia al primo posto (+28%) seguita da Veneto (13,3%) ed Emilia Romagna (12,8%). Il 2011 si chiuder con una leggera crescita (+2%) per i viaggi daffari anche se a settembre e ottobre si registra un certo rallentamento. Per approfondimenti vai al sito: www.bsnews.itMESI 12novembre 2011

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proprio nei settori tradizionali maturi che, nonostante la crisi, stanno maturando le risposte pi realistiche e coraggiose al nanismo industriale. Come la Feralpi che sta pensando a un impianto siderurgico in Algeria e Tunisia. meglio se con altri partner, ma se necessario anche da soli.

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opo il tempo dellindividualismo spinto, che stato comunque per mezzo secolo un potente fattore di crescita dellindustria bresciana, ormai maturo, sia a livello di coscienza soggettiva che di realt oggettiva, il tempo dellaggregazione. Ma quale aggregazione? Aldo Bonomi, imprenditore bresciano vicepresidente della Confindustria con delega alle reti e ai distretti industriali, insiste da tempo (lo ha fatto anche nel recente convegno sulle reti dimpresa organizzato il 12 ottobre scorso da Aib e Camera di Commercio) sulla interazione tra due momenti (due strumenti). Da una parte le reti territoriali, realt funzionali orizzontali, dallaltra le filiere aziendali, realt produttive verticali. Grazie a que-

sti due fattori, il fare squadra diventa qualcosa di pi di una semplice ipotesi. A patto che vengano superati sia i distretti, storicamente benemeriti ma ormai inadeguati e quindi obsoleti, sia i metadistretti, oggi assorbiti nella pi ampia latitudine dei sistemi a rete. Un PerCorSo CorALe Una politica di aggregazione non pu essere solo unipotesi astratta o un appello progettuale. Deve sostanziarsi di contenuti programmatici concreti, realistici e fattibili. Alcuni di questi sono da tempo allordine del giorno. Vediamoli brevemente. Infrastrutture direttamente funzionali allapparato produttivo quali polo logistico intermodale (Piccola Velocit) e centrale termoelettrica (progetto per ora bloccato ma non tramontato). Non una mega-centrale termoelettrica da 800 Mw come si parlava fino a ieri ipotesi peraltro bocciata dalla Regione Lombardia anche nella versione dimezzata da 400 Mw ma due o tre centrali turbogas di minore potenza e pi modesto impatto ambientale, come insegna la saggia esperienza svizzera al cui esempio potremmo utilmente attingere. Strumenti operativi quali le alleanze verticali di filiera in luogo delle alleanze orizzontali di prodotto. Un esempio per tutti, modesto ed emblematico ma non ancora emulato o clonato

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come si potrebbe, lItalian Technology Group di Bovezzo, un consorzio tra quattro aziende della tipica filiera meccanica bresciana forno-pressa-transfer-robot. Strumenti finanziari come la cartolarizzazione del credito rieditando, aggiornandoli, mezzi gi collaudati quali i bond di distretto emessi da banche convenzionate e garantiti dai Confidi regionali, secondo lesempio gi applicato anni fa da Unicredit in altre situazioni. Innovazioni strumentali come le filiere produttive la cui funzione, in particolare per le reti, pu essere rilanciata oltre i distretti della cui personalit giuridica, decretata dalla dimenticata Legge Finanziaria 2006, non si parla pi essendo caduta in totale desuetudine (sarebbe dovuto essere il primo passo verso una possibile configurazione istituzionale del distretto quale cellula di un assetto territoriale federale, ma si tratta di una ipotesi totalmente rimossa dal novero dellagenda politica). Comprensori territoriali allargati come le aree metropolitane (in una prospettiva di medio termine poich per ora non hanno valenza istituzionale) nel cui ambito Brescia pu interfacciarsi a Ovest con Bergamo e Milano (interazione di servizi gi avviata nella fusione tra Asm e Bas e in quella tra Asm e Aem, interazione finanziaria con la fusione delle due maggiori banche locali); a Est

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FIERA DI BRESCIA presenta lappuntamento autunnale con larte: BRIXIAFINEART, due saloni in contemporanea per mettere in mostra il m