12Mesi - BRESCIA - Ottobre 2011

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il patto sociale

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3 DODICI MESI // ottobre 2011

IN QUESTO NUMero

Editoriale Medioevo o Rinascimento? Prodotto & mercato Mario Labolani: Il Pdl deve puntare sul rinnovamento Gianfranco Abate: Dal campo di calcio al tribunale Luciano Pensante: Leretico Eliana Bonandi Saleri: Sfida imprenditoriale al femminile Nadia Blackstock: Di ritorno dallAustralia Strategia dimpresa Lavoro Bacheca Il Corriere a Brescia: fine della societ chiusa? Comparto Milano: un progetto per il futuro Globalizzazione: un patto sociale modello Brescia?

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55 Evasione fiscale: alziamo laliquota delleducazione 59 Strade e quartieri: Via Cremona 63 Hinterland: Botticino 68 Viaggio in Provincia. Franciacorta: Rovato , Erbusco, Adro, Corte Franca, Iseo 91 Tu e il fisco 93 Politica e societ 94 Pelo e contropelo 98 Brainstorm 99 Le vacanze degli altri 105 BSNews.it/Il sondaggio: Giovani e sballo 108 La stressante ricerca del benessere 111 La nuova Tunisia tra attesa e speranze 116 Qui & l 119 Calcetto, uno sport alla portata di tutti 122 Gentile Farmacista 124 Specchio delle mie brame 127 Videoteca 128 successo

Mensile di attualit, economia, inchieste, opinioni e cultura da Brescia e dal mondo. Ottobre 2011 Anno III - Numero 9 Rivista mensile - 1,20 Viale Duca degli Abruzzi, 163 - 25124 Brescia tel 030.3758435 - fax 030.3758444 www.dodicimesi.com [email protected] Direttore Responsabile Giorgio Costa [email protected] Coordinamento Donatella Car [email protected] Hanno collaborato Alice Aimo, Eva Alessandri, Giovanni Altuni, Stefano Anzuinelli, Davide Bacca, Fiorenzo Bandirali, Luce Bellori, Livio Benassi, Esterino Benatti, Elizabeth Bertoli, Silvio Bettini, Paoloemilio Bonzio, Donatella Car, Alessandra Cascio, Lodovico Cherubini, Alessandro Cheula, Mario Conserva, Enrico Filippini, Bruno Forza, Emanuela Gastaldi, Rolando Giambelli, Roberto Giulietti, Immanuel, Viola Ladi, Lucrezia Lombardi, Ferdinando Magnino, Sergio Masini, Enrico Mattinzoli, Cristina Minini, Fedele Morosi, Giorgio Olla, Antonio Panigalli, Irene Panighetti, Francesco Rastrelli, Libero Rosellini, Federico Rossi, Massimo Rossi, Emanuele Salvi, Salvatore Scandurra, Alessandra Tonizzo, Andrea Tortelli, Silvia Valentini.Questo periodico associato allUnione Stampa Periodica Italiana

DODICI MESI

MESI

Editore Edizioni 12 Srl Viale Duca degli Abruzzi, 163 - 25124 Brescia Registrazione Tribunale di Brescia n. 52 del 24/11/2008 Impaginazione Sales Solutions Srl Fotografie Archivio Sales Solutions, Umberto Favretto Agenzia Reporter, Rolando Giambelli Il Fotogramma, Patrick Merighi Brescia in Vetrina, Cristina Minini Stampa Tiber Spa - Brescia Pubblicit Sales Solutions Srl Viale Duca degli Abruzzi, 163 - 25124 Brescia tel 030.3758435 - fax 030.3758444 [email protected]

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essi a ventanni Il giovane Holden, il romanzo di Salinger del 1951, manifesto dellanticonformismo per molte generazioni. Forse semplicemente non lo capii, forse era troppo lontano dalla nostra societ, ma non mi colp e tantomeno mi influenz. Pochi mesi dopo lessi invece il libro che segn, non solo quel periodo della mia vita, ma anche i decenni successivi: Fantozzi di Paolo Villaggio. Quando ne leggevo dei brani a mio padre rideva fino alle lacrime, perch, per lui che aveva fatto la guerra, la campagna dAfrica in Libia, le avventure del ragioniere, erano davvero situazioni di cui sorridere senza leggerne il lato amaro e la denuncia sociale. A distanza di quarantanni, rileggendo il libro, non riesco pi a ridere anzi, penso con invidia alla signora Pina, allimproponibile figlia Mariangela, al collega Filini e a tutti gli altri personaggi fantozziani. Penso a quella societ piena di speranze, allItalia intera che si ferma per la partita con lInghilterra, allorchestra che tira indietro di due ore lorologio per festeggiare il capodanno anche in un altro ristorante. Naturalmente i grand. Uff duca conte Lup Mann ci sono ancora e sempre pi lupi mannari; ma oggi il paradosso che una gran parte della popolazione non irride Fantozzi ma lo invidia. Invidia la sua misera scrivania e il suo modesto stipendio che d per sufficiente sicurezza per firmare tonnellate di cambiali per la mitica bianchina, pur sapendo che quella vita non sar certo piena di lustrini. In Grecia, default o non default, un dipendente pubblico su cin-

que perder il lavoro entro un anno e in Italia non stiamo molto meglio. La disoccupazione giovanile ai massimi storici e tutta la popolazione diventata pi povera. Auspichiamo ed sollecitiamo iniziative dalla politica, ma qualsiasi governo le promulgher, porteranno inevitabilmente ad una riduzione dei servizi sociali e del welfare in generale, provocando, almeno inizialmente, un aggravamento della situazione. Dovremo pensare a noi stessi sempre pi da soli. Lo stato, la nostra grande comunit in piena crisi economica, sociale, identitaria ed etica e, in attesa di una sua rifondazione, dobbiamo stringerci intorno alla prima comunit naturale, la pi elementare e sicura: la famiglia. Molte famiglie giovani e meno giovani, sono gi aiutate dai risparmi e dalle pensioni dei genitori, ma in molti casi non basta e baster sempre meno. Altro che bamboccioni: nonni, genitori e nipoti dovranno tornare sotto lo stesso tetto, un solo affitto da pagare, un solo riscaldamento, una sola pentola per il pranzo di tutti. Il figlio far da badante allanziano e il nonno il doposcuola ai bambini. Medioevo? Decisamente no. Leconomia non si sostiene consumando pi gas o petrolio ma, quando si pu, comprando un vestito nuovo, andando al cinema o a mangiare una pizza. Meglio se sotto casa per far durare di pi il pieno. grazie anche a questo modello di welfare familiare, che i paesi ex terzo mondo sono diventati emergenti, crescono a percentuali di due cifre e ci bagnano il naso. Giorgio CostaMESI 12ottobre 2011

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Perch accontentarsi di sembrare quando si pu essere.

Medioevo o rinaSCiMento?

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ome si governa il mondo (How to run the world) il titolo sicuramente ambizioso di un libro pubblicato da Fazi Editore. Lo ha scritto Parag Khanna, 34 anni, politologo di origine indiana, consigliere diplomatico di Barak Obama e dirigente del centro studi New America Foundation. Secondo Khanna si registrano ormai due macro driver: la esuberante pluralit degli attori in termini glokali (globali e locali) e il cambiamento di paradigma avvenuto con lacuirsi e il sedimentarsi della crisi finanziaria, economica e alimentare che dal 2008 attanaglia tutto il mondo, in primis quello occidentale (che pi viziato e quindi meno avvezzo alladattabilit). La Cina non sostituir gli Usa scrive Khanna . LAsia non sostituir lOccidente. Non nel senso che lOccidente e gli Usa continueranno nel mantenimento di un potere tipicamente egemonico, ma nel senso che lo spostamento del baricentro economico del mondo non significher automaticamente legemonia di una nuova potenza. E questo non perch la potenza asiatica (basterebbe quella demografico/quantitativa) non possa o non voglia presidiare lindirizzo del potere planetario, come hanno fatto nei secoli passati Gran Bretagna ed USA, ma, semplicemente perch i nuovi equilibri mondiali di tipo multipolare e non baricentrico, si dimostrano troppo complessi per consentire a qualcuno di averne democraticamente il polso. Khanna sostiene che questa complessit figlia di troppe componenti dalla infinita crisi della farraginosa Organizzazione delle Nazioni Unite, alla irre-

frenabile crescita demografica, dalla globalizzazione informatico/economica e delle comunicazioni alla crisi dellecosistema, e cos via ed accentuata dalla progressiva incapacit degli Stati Democratici nel presentarsi come gli unici depositari della legittimazione necessaria per prendere le decisioni che incidono sulla vita delle persone, a livello sia locale sia globale. Tutto quello che globale o, se si vuole, sovranazionale (come ad esempio, le reti del terrore, le multinazionali dellindustria, i net-networks Wikileaks, Facebook, Twitter, ecc., le agenzie di sicurezza, i fondi di investimento, ecc.) contribuisce a frantumare la focalizzazione di scenario, facendo involvere il potere di uno Stato nazionale e delle sue prerogative prioritarie, come legiferare, controllare, sanzionare, che dovrebbero essere impostate per strategie di medio-lungo periodo, non per rispondere giorno per giorno alle mutabili esigenze del momento. La pragmatica convenienza del buon senso, nella quale confida un po utopisticamente Khanna, dovrebbe spingere stati, governi, cittadini, aziende e tutte le forme di espressione civile a collaborare per trovare soluzioni originali e creative ai problemi di tutti e di ciascuno, abbandonando sia la miope difesa dei privilegi sia lo spirito di rivalsa dei pi poveri sui pi ricchi. Un tale indirizzo di frammentato governo riporta allo spirito medioevale. Cos come nel Medioevo (in Europa soprattutto, ma anche altrove) dove su uno stesso territorio convivevano diversi strati di potere e diverse competenze, cos nel mondo del futuro la sovranit, la competenza politica e il potere di deci-

sione potrebbero essere frammentati sia in senso orizzontale che verticale (basti guardare alle differenze tra le stratificate citt stato/i macro agglomerati urbani, fino agli stati rurali territorialmente estesi), per saper rispondere, con una specie di griglia a maglia dinamica, in modo efficiente ed efficacie alle multiple identit (culturale, religiosa, politica, ecc.) della polis del ventunesimo secolo. Accettare questa possibilit di differenziazione, secondo Khanna, consentirebbe di aggirare alcuni nodi geopolitici apparentemente irresolubili, come la corrispondenza tra stati, nazioni e confini in Africa o il governo di risorse comuni come lacqua o la gestione di rischi comuni come quelli ecologici. Allo stesso tempo, ci sarebbero i modi per creare una cappa di stabilit che parte dai livelli regionali per estendersi a quello mondiale. Nel Consiglio di sicurezza dellOnu non dovrebbero esserci singoli Stati, secondo Khanna, ma entit regionali: lUnione europea, lUnasur, lUnione Africana e via dicendo. Da un nuovo Medioevo pu nascere un nuovo Rinascimento, suggerisce Khanna. Peccato che, nel frammentato esercizio medievale della sovranit, sia dal punto di vista geografico che da quello politico/sociale, ciascuno dei poteri concorrenti pretendeva che questo esercizio fosse esclusivo nella propria sfera e il dissenso interno era spesso inconcepibile, perch rischioso per lesclusivit. Qualsiasi sia la ricetta del nuovo Medioevo che dovesse portare al nuovo Rinascimento, sar importante che, nel processo evolutivo, i cittadini, rimangano tali e non somiglino neppure lontanamente al format dei sudditi.MESI 12ottobre 2011

PH.: Marino Colato

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Rdi SILVIo bettINI

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PRODOTTO & MERCATOleuro, i MerCati,

il dileMMa tedeSCourante i primi giorni di agosto, mentre 24 milioni di italiani si accingevano a partire per le vacanze estive, in Europa si sfiorato il collasso. Declassato il rating USA, lo spread tra i nostri titoli di stato e il bund tedesco schizzato oltre i 330 punti base (280 a met luglio), facendo sorgere seri dubbi sulla possibilit di collocare la porzione di debito per la scadenza prevista e per tutte le successive. Preoccupato dalla lentezza della politica italiana, ma anche di quella europea, Jean Claude Trichet si visto costretto a far acquistare alla BCE massicci quantitativi di titoli di stato italiani e spagnoli, portando lesposizione complessiva dellistituto a 96 miliardi di euro, essendosi reso conto suo malgrado che la situazione italiana aveva raggiunto il punto del non ritorno. Una decisione simile laveva gi dovuta prendere a maggio 2010 comprando titoli greci ed accettandoli come collaterale nelle operazioni di prestito, salvo poi, a fine anno, provvedere a pesanti accantonamenti per far fronte alle perdite subite sui titoli acquistati. La decisione non piaciuta ai tedeschi e il comportamento del governo italiano non ha giovato a renderla popolare in Germania: sette mesi fa, si era dimesso il governatore della Bundsbank, Axel Weber; il 9 settembre scorso ha fatto lo stesso Jrgen Stark, membro di nomina tedesca del comitato esecutivo dellistituto. Le dimissioni di Stark non sono solo un segnale del dissenso interno alla Banca Centrale, ma una presa di distanza della Germania da unistituzione in cui non si riconosce pi. Lha capito anche il mercato svalutando pesantemente leuro. Daltronde I tedeschi avevano accetta-

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boNd ItALIANI IN ScAdeNzA in miliardi di euro174,582 110,901 69,159 140,788 86,783 60,579 86,558 86,388

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Fonte: Bloomberg, dati 3 agosto 2011

to a malincuore di privarsi dellamato Denmark in cambio di solide garanzie sulla futura politica monetaria. Queste garanzie sono state violate. Sia Weber che Stark si sono dimessi perch non vogliono avere nulla a che fare con decisioni ai limiti della legalit, che violano lo spirito se non la lettera degli accordi europei. La funzione di una banca centrale infatti quella di fornire liquidit al sistema, non di assumersi rischi di credito n tanto meno di salvare stati sull orlo del fallimento. A questo punto, nonostante i moniti del futuro presidente BCE, Mario Draghi, secondo il quale futuri acquisti di titoli del debito nazionale non sono affatto scontati, listituto europeo al bivio: se si tira indietro lItalia fallisce, se non si tira indietro leuro si spacca. Angela Merkel si trova dunque al bivio: da un lato deve salvaguardare linteresse tedesco: la sua economia fondata sullexport di cui oltre il 65% verso il resto dEuropa, un ritorno a un marco forte renderebbe meno appetibili le esportazioni non solo in Europa ma anche verso Usa e Cina. Al contempo deve sorvegliare lesposizione delle banche del suo paese verso gli altri membri Ue: nel complesso 1.400 miliardi di euro, una consistente parte dei quali nei confronti

dei paesi a rischio, i Piigs (di cui 120 miliardi verso lItalia). Il collasso di questi ultimi comporterebbe gravi problemi per il sistema bancario e finanziario. Cosa succeder? Lipotesi pi diffusa la formazione di ununione monetaria alternativa, tra Germania, i Paesi del Nord Europa e la Francia, che rappresentano unarea economicamente omogena per una moneta comune. Per minimizzare il costo politico di distruggere lEuropa, la Germania pu presentare questa manovra come un passo in avanti, invece che un passo indietro. Con questi Paesi, entrerebbe in ununione non solo monetaria ma anche fiscale. Lattuale euro rimarrebbe invece la moneta del Sud Europa. Dunque questi Paesi rimarrebbero in unEuropa di serie B e solo dopo aver dato prova di essersi riformati, migliorando la competitivit e il bilancio pubblico, potranno essere ammessi allEuropa di serie A. Oggi lunica reticenza dei tedeschi nel fare questo passo sarebbe quella di abbandonare lItalia, un partner commerciale importante e uno dei Paesi fondatori dellEuropa. Ma, come confessano in molti la nostra politica li sta aiutando enormemente a superare anche questultima reticenza.MESI 12ottobre 2011

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il pdl deve puntare Sul

rinnovaMentoA colloquio con Mario Labolani, assessore ai Lavori Pubblici e responsabile organizzativo provinciale del Popolo delle Libert.di dAVIde bAccA

lesponente pi anziano della giunta, eppure tra gli assessori di palazzo Loggia il pi vulcanico, istrionico e intraprendente. Mario Labolani ogni mattina, prima di andare in ufficio, passa in rassegna i suoi cantieri e spulcia tra progetti e cronogrammi. Sul web alla costante ricerca di un dialogo con i cittadini. C una buca nel marciapiede davanti casa? C la Labo-line! Negli anni le iniziative che portano il suo nome si sono moltiplicate: il Laboparty, il Labo-diario, il Labo-pullman. Cinquantasette anni, sposato da pochi mesi con Sara Balsamo, nel 2008 il sindaco Adriano Paroli gli ha affidato le deleghe ai lavori pubblici e al centro storico. Un compito che porta avanti con cocciuta passione. Una vita dedicata alla politica, la sua (il prossimo anno faccio 40 anni di tessera...) e alla destra (la destra sociale, quella di Rauti), prima nellMsi, poi in An e ora nel Pdl, di cui responsabile organizzativo provinciale. Assessore Labolani, oggi ha ancora senso parlare di destra e sinistra? In cosa si distingue un amministratore di destra da uno di sinistra? Le ideologie saranno anche cadute, ma le idee esistono ancora. E destra e sinistra hanno idee diverse su come organizzare la societ e gestire leconomia. La destra crede nella libert dei cittadini e nel rispetto delle regole per far funzionare una comunit, la sinistra invece allarga le regole a dismisura e pretende di direMESI 12ottobre 2011

ai cittadini cosa giusto fare. Da amministratore di destra il mio primo obiettivo far s che Brescia sia una citt vivibile, pulita, decorosa, ordinata. Il mio lavoro far s che strade e marciapiedi siano tenuti bene e non abbiano buche; la sinistra invece diceva: restringiamo le strade cos la gente user di pi i mezzi pubblici o andr a piedi. Era unimposizione, il frutto di una politica ambientale miope. Tant che con strade pi strette cerano pi code e pi smog. Quando lei era giovane le contrapposizioni forti erano tra destra e sinistra o tra capitalisti e proletari. Oggi invece la contrapposizione pi marcata sembra sia quella cittadini-politici. Mah, credo che in tutto questo ci sia un po troppa demagogia. troppo semplicistico dire che il politico uno che fa solo il suo interesse e non quello della gente. Ci sono anche questi casi, ma vanno perseguiti. La maggior parte delle persone che fa politica, soprattutto a livello locale, lo fa per spirito di servizio. Io faccio lassessore a 2.700 euro netti al mese e passo tutti i giorni in assessorato, dalle 8.30 alle 19 senza tredicesima o pensione. Potrei venire qui a firmare le mie delibere ad andarmene a casa. Ma la mia idea di politica unaltra, fatta di valori, passione, lavoro. E non le d fastidio essere accomunato alla casta? Certo. Purtroppo credo che le liste calate dallalto o le candidature decise a tavolino abbiano allontanato la gente dalla politica. Per questo sono favorevole alle primarie e al fatto di coinvolgere i cittadini nella scelta dei propri candidati.

Spero davvero che il parlamento cambi in fretta la legge elettorale, anche perch non credo che lo strumento giusto sia il referendum, che unoperazione tutta politica del centro sinistra. E poi ho seri dubbi sullefficacia dello strumento referendario. Qualche anno fa abbiamo votato per abolire il ministero dellagricoltura, eppure ancora l.... Ha parlato di primarie, come le intende? Primarie di partito, a tutti i livelli, per scegliere i candidati e i dirigenti del Pdl. Ho gi chiesto ai vertici provinciali che i nostri candidati alle prossime amministrative siano scelti attraverso le primarie. Almeno nei comuni pi importanti, come Desenzano, Rovato e Darfo. Quindi in vista delle elezioni del 2013 primarie anche a Brescia?

Cinque anni sono troppo pochi per giudicare unamministrazione. Non c il tempo per vedere realizzata lidea di citt che si ha in mente. Pertanto va riconfermato il sindaco uscente, che sta lavorando benissimo. Ma il meccanismo deve comunque essere quello delle primarie. Quindi primarie anche a Brescia e mio pieno e convinto sostegno alla candidatura Paroli che, sono certo, sar riconfermato primo cittadino fino al 2018. E se Paroli le dicesse: Faccio il sindaco ma continuo anche a fare il parlamentare? No, sarebbe un errore. In questi anni difficili Adriano ha fatto bene a tenere il doppio incarico: a Roma riuscito a stare sul pezzo e a portare a casa risultati importanti per la citt, come la caserma Randaccio. Ma a Roma ci sono comunque tanti parlamentari bresciani che possono dare una mano alla citt. In futuro il sindaco dovr fare solo il sindaco, cos come il presidente della Provincia solo il presidente della Provincia. Lei ha sempre fatto politica dentro i partiti. Oggi quale scelta del Pdl non accetterebbe? Ricandidare Silvio Berlusconi alle po-

ricandidare berlusconi alle politiche del 2013 sarebbe completamente sbagliato.

litiche del 2013. Sarebbe completamente sbagliato. Il futuro del centrodestra in Italia si chiama Angelino Alfano. Io mi immagino un triumvirato composto da Alfano, Maroni che deve sostituire Umberto Bossi e Casini, con il quale va trovato un accordo politico. A novembre dovrebbero tenersi i congressi del Pdl, che cosa si aspetta? Credo che debba esserci un forte rinnovamento, magari ripartendo da chi ha fatto gavetta sul territorio e non catapultando in parlamento chi fino al giorno prima faceva tuttaltro. Molti poi devono fare un passo indietro. Persone come Tremonti o Romano devono essere sostituite. I nomi nuovi non mancano. Abbiamo molti giovani che stanno dimostrando di avere capacit e passione. Penso a Lupi che vedrei molto bene in incarichi importanti. La nostra Maria Stella Gelmini un ministro giovane che sta lavorando bene. Stefano Saglia uno dei politici pi competenti in materia di industria ed energia. Potrebbe essere un ottimo ministro. Stesso discorso per Viviana Beccalossi, che per anni stata assessore allagricoltura in una regione strategica per il settore come la Lombardia e che sta facendo molto bene per il partito a livello di coordinamento regionale e provinciale. E a livello locale? Anche qui rinnovamento, e per certi versi lo dico contro il mio interesse. Dobbiamo costruire un partito senza casacche o correnti. Si possono avere idee diverse ma bisogna lavorare tutti nella stessa direzione. Mi auguro che al congresso ci sia una grande partecipazione e che si riesca a trovare una candidatura unitaria. Se per si dovesse andare avanti con scelte di parte, allora le candidature potrebbero essere molte e anchio valuterei il da farsi. Parliamo un po di Loggia: oltre a Paroli, Lei e il vicesindaco Rolfi siete le

due figure forti della giunta. Che rapporto c tra di voi? Abbiamo un rapporto molto stretto fin da quando eravamo entrambi presidenti di circoscrizione. Nellestate 2007 Paroli mi chiam e mi disse che voleva incontrare Fabio Rolfi, lesponente di spicco della Lega in citt. Io organizzai lincontro in una pasticceria di piazza Arnaldo. Fabio rimase colpito dal carisma di Adriano e Adriano rest ammirato dallefficienza di Fabio. Fabio ha un grande capacit, sa trovare in fretta le soluzioni ai problemi. Oggi uno dei punti cardine di questa giunta e gli auguro davvero di ottenere incarichi anche a livello nazionale. Nessuna competizione tra di voi? La competizione pu esserci tra partiti, Pdl e Lega, non tra i loro esponenti. La forza del nostro gruppo che siamo amici prima che colleghi. Lei assessore ai Lavori Pubblici. Che traccia vorrebbe lasciare sulla citt? Il cubo bianco? Laula studio in Largo Formentone un progetto a cui sono molto legato. Il progetto va avanti, lo abbiamo inserito nel Pgt. C qualcuno che fa ironie, a iniziare dal nome cubo bianco ma quando si vedr lopera realizzata si capir la bellezza di questo progetto. Ma poi vorrei essere ricordato per quello che ha chiuso la partita delle torri di San Polo e che ha fatto partire i cantieri per il Parco dello Sport. Lei ha puntato molto sulla comunicazione on-line: un blog aggiornato e seguito, una pagina facebook con migliaia di contatti. Perch questa scelta e che tipo di risultati le sta portando? stata unintuizione di mia moglie Sara. Credo che gli strumenti offerti dalla rete siano unoccasione formidabile per avere un contatto immediato, senza filtri o attese con la gente. Che proprio quello che la gente chiede. Alcuni giorni fa sono stato nella Bassa, alla festa dello gnocco fritto. L ho potuto incontrare una dozzina di persone conosciute su facebook. Tutti hanno manifestato il bisogno di interagire, di poter dire la loro opinione, di fare domande, di avere un contatto diretto con lamministrazione. E internet pu offrire questa possibilit.MESI 12ottobre 2011

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dal CaMpo di CalCio alGianfranco Abate si racconta. dallesordio a 19 anni nel brescia, segnando un goal direttamente da calcio dangolo, ai trentanni trascorsi nelle aule di tribunale come avvocato penalista.di roberto GIULIettI

triBunalerale che si vada meno a guardarle dal vivo. Per quanto riguarda il tifo, anche allora le tifoserie si confrontavano dentro e fuori dallo stadio. La rivalit, in modo particolare con alcune squadre, era vissuta intensamente ma senza quegli gli eccessi che si sono visti negli ultimi anni.

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na volta limportante era saper saltare lavversario e crossare bene. Questo era lobiettivo di chi aveva sulla maglia il numero 7, quello dellala destra, soprattutto se si voleva giocare a calcio in serie B. Questo era quello che riusciva a fare lavvocato penalista Gianfranco Abate allinizio degli anni 70. Mi ricordo bene dellesordio al Rigamonti a 19 anni perch ho fatto goal direttamente da calcio dangolo, cos come di una partita di Coppa Italia contro lInter e delluscita dagli spogliatoi dello stadio milanese di San Siro al fianco di un mito come Giacinto Facchetti; ricordo anche il primo volo in aereo per una trasferta a Bari con la squadra accompagnati anche dal super tifoso ed ex sindaco Bruno Boni. Gli occhi sorridono nel ricordare questi episodi. Ma comera il calcio di quegli anni rispetto a quello attuale? Con meno pressioni, con tappeti erbosi non propriamente allinglese ma con tanti pi spettatori. Allora si privilegiava la tecnica individuale del giocatore che si acquisiva sin da piccoli quando in un fazzoletto di terra alloratorio, si giocava per ore arrivando a scartare anche i paletti. In compenso la preparazione atletica era tutto sommato un elemento marginale, poco curato. Oggi il gioco decisamente pi veloce, in quegli anni limportante era saper saltare lavversario e crossare bene.

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E lo stadio? Il tifo comera? Il Rigamonti aveva meno capienza ma era comunque sempre affollato; ricordo che anche quando militavamo in B, curve e gradinate erano colme di giovani. Oggi con la disponibilit di partite che vengono trasmesse in televisione natu-

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Come giudica la tessera del tifoso, i tornelli allingresso dello stadio? Ho amici che non avendo la tessera non possono andare allo stadio quando capita. Quanto alle barriere e ai controlli agli ingressi credo siano sostanzialmente inutili, anche se, stando ai risultati, alcuni segnali positivi sono stati registrati con un calo degli incidenti allinterno degli stadi. Gioca ancora a calcio? Praticamente non ho mai smesso anche perch la passione rimasta forte e con amici ex giocatori professionisti e colleghi, sfidiamo giudici, carabinieri, polizia in qualche partitella, soprattutto per beneficenza. Fa il tifo per il Brescia? Sempre, lunica squadra per cui tifo, non sono mai stato tifoso di grandi squadre come il Milan o lInter, piuttosto sono ammirato dallabilit dei singoli calciatori come Recoba, Baggio o Cassano, indipendentemente dalla squadra in cui giocano. Cosa le ha lasciato quellesperienza? Tantissimi bei ricordi ma per fortuna nessun rimpianto e poi faccio lavvocato con grande soddisfazione proprio per colpa del calcio. Perch? Dopo le scuole superiori mi ero iscritto alla facolt di ingegneria ma per gli allenamenti frequentavo poco ed i risultati ne erano la conseguenza. Non credo sarei mai riuscito a terminarla e per questo, anche su consiglio di mio padre, mi indirizzai su unaltra facolt che non prevedesse una frequenza cos assidua. Scelsi giurisprudenza a Parma e dopo la laurea, con lesame a Brescia, nel 1978 sono diventato prima procuratore e poi avvocato penalista. Com stato linizio della sua professione? Ho partecipato, negli anni 80, ad alcuni processi come il sequestro Gnutti o lomicidio Compagnoni e, pi avanti, il processo per lomicidio di Desir Piovanelli,

Lunica squadra per cui tifo sempre il brescia.12MESI ottobre 2011

con colleghi di grande professionalit dai quali ho potuto imparare molto. Vede delle differenza tra i clienti di allora e quelli degli ultimi anni? La dovuta premessa che chi si rivolge a un penalista accusato di reati che prevedono come condanna anche il carcere. Una volta chi si rivolgeva al mio studio era pi rispettoso del ruolo dellavvocato, erano persone soprattutto di nazionalit italiana, pi bresciani. Oggi sono magrebini, albanesi, marocchini e quelli tra coloro che vengono qui per delinquere ti usano come usano il territorio. Nessuna volont di integrarsi anzi spesso sono sprezzanti e tentano di strumentalizzarti. Un dato credo sia significativo: nelle carceri bresciane oltre il 50% dei detenuti extracomunitario. Con questo non esprimo nessun giudizio di alcun tipo ma prendo solo atto della situazione che quotidianamente mi trovo a vivere in tribunale. Oggi quali sono le tipologie di reato che come penalista si trova a dover affrontare con maggiore frequenza? Spaccio di droga, furti, falsificazione di carte di credito. Nel corso degli anni sono stati individuati, volta per volta, reati da perseguire con intensit diverse. Un esempio sono le leggi introdotte per inasprire le pene per lo spaccio di stupefacenti ma di fatto il numero di reati non diminuito, sono solo cambiate le sostanze stupefacenti e i loro effetti. Stanco di doversi confrontare quotidianamente con situazioni cos difficili? Forse. Certo che trentanni di attivit cominciano a pesare, ma quando affronto un nuovo caso mi scopro ancora con la curiosit di capire la personalit di chi delinque e con la voglia di difenderlo al meglio delle mie possibilit. Ci sono differenze tra i giudici degli anni 70 e quelli di oggi? Ho molta fiducia nella magistratura e trovo i giudici globalmente preparati per

I problemi maggiori della giustizia oggi: la mancanza di fondi disponibili, la presenza di troppi avvocati e il sovraffollamento delle carceri.

il difficile compito che sono chiamati a svolgere. Mi lamento piuttosto della scarsa professionalit di qualche collega. Ci faccia capire. Credo che sia stato un grosso errore non aver portato avanti negli anni passati la separazione degli albi professionali. Oggi non ci sono differenze tra un avvocato penalista, un civilista e un amministrativo. Tutti possono fare di tutto e questo non il massimo della garanzia per lutente. I miei clienti rischiano il carcere, la privazione della libert personale uno dei beni pi preziosi per un uomo. Per questo credo debbano avere la maggiore professionalit possibile da parte di chi li deve difendere. Dopo 30 anni di carriera i mali della giustizia italiana sono ancora gli stessi? Non proprio. Oggi il problema maggiore deriva dalla mancanza di fondi disponibili, ci sono pochi giudici, pochi pubblici ministeri ma mancano anche cancellieri, ausiliari o semplicemente i traduttori. Mancano addirittura i soldi per aggiustare i fax e le fotocopiatrici. Ci sono poi troppi avvocati e troppo poco specializzati. La terza questione quella delle carceri che sono veramente troppo sovraffollate, con una popolazione carceraria che vive in situazioni disumane. In uno scenario cos poco incoraggiante come vede il futuro di chi volesse fare lavvocato? Siamo davvero in tanti a svolgere questa professione, non pi come una volta, oggi i giovani colleghi sono altrettanto bravi e preparati ma si devono muovere in un mercato pi complesso e difficile. Poche speranze quindi per i giovani avvocati, qualche consiglio? Puntare molto sulla formazione continua, sullaggiornamento, volendo continuare a crescere professionalmente. Soprattutto mi piacerebbe che i giovani colleghi non abbassassero mai la guardia nel difendere i propri principi e i propri ideali.

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Nomen omen: pensante ma non errante bens protestante. Luciano Pensante, patron della Prontofoods che produce le instant drinks del marchio ristora, ha fatto del dovere civile e del rigore morale un abito comportamentale e un must imprenditoriale. Ma senza spocchia n presunzione.

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per tutta la famiglia ed in particolare per le persone che sono intolleranti al lattosio, ma non vogliono rinunciare al sapore del buon latte. Contiene solo lo 0,1% di lattosio! In questo latte, infatti, il lattosio ha subito la trasformazione nei due zuccheri semplici glucosio e galattosio che sono pi facilmente assimilabili e rendono il prodotto pi digeribile. latte con tracciabilit certicata e proviene solo da stalle bresciane.

igoroso ma non rigorista. Pensante un grande solista come imprenditore e un tranquillo solitario come persona. Anche se, come lui dice, nel suo caso solitario non fa rima con elitario, e solista non fa rima con solipsista (n tanto meno con moralista). Triestino di nascita, classe 1936, dopo aver fatto il volontario in Marina sbarcato nel 1958 a Verona come venditore dei dadi Lombardi e poi a Brescia, nel 1963, come fondatore della San Giusto, che nel 1971 diventer Prontofoods, leader italiana nel segmento delle be-

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di ALeSSANdro cheULA

vande istantanee e dei prodotti in polvere per la prima colazione con il marchio Ristora. Un fiore allocchiello dellalimentare bresciano con bilanci da fare invidia agli Oscar delle migliori societ certificate. Pensante a settancinque anni ancora saldamente alla guida dellazienda di Montichiari. Un complesso modernissmo dove sono occupate 240 persone, in gran parte donne. Entrare in Prontofoods significa entrare in una realt anomala. Nel senso positivo del termine. Anomala non solo per la eccezionale redditivit ma anche per larmonia interpersonale e la serenit ambientale che vi regnano, specchio di una leadership capace di favorirle.

Il bilancio Prontofoods non certificato ma talmente trasparente da potersi definire autocertificato: cos? Quando un bilancio trasparente in ogni sua posta pu autocertificarsi da s: i miei rendiconti, pur non formalmente certificati, sono tutti certificabili al 100%, a cominciare dallultima e penultima riga, quella dellutile netto e delle tasse, per risalire alle prime righe, quelle dei marchi, dei brevetti e del patrimonio. A proposito di tasse, si dice che lei sia daccordo con quanto diceva Padoa Schioppa, che pagare le tasse bello: non le pare unaffermazione maso-

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chistica, o quantomeno autolesionistica? Pagare le tasse non sar un godimento ma certamente giusto e doveroso, poich le tasse sono la base non solo dello Stato e del rapporto cittadino-Stato, ma anche dello Stato sociale, che la forma pi efficace e moderna di solidariet istituzionalizzata: chi guadagna di pi deve pagare di pi, a condizione, ovviamente, che guadagni onestamente. Lei passa per un imprenditore solitario, oltre che solista, un anticonformista al limite del bastian cuntrari, un originale eccentrico mai allineato ma sempre fuori dalle righe. Ha detto bene: fuori dalle righe, mai sopra le righe. Ma anche un po snob: va bene che lei triestino e non bresciano, ma non le pare un atteggiamento un po elitista? Il mio non un atteggiamento snobistico o elitario, ma una scelta personale: sto bene come sono, nella mia azienda sono a casa mia e la mia casa, come pu vedere, a dieci metri dallufficio. Faccio una vita molto ritirata, non frequento salotti, niente vita mondana, la sera leggo un buon libro, guardo un bel film o ascolto buona musica. Sono curioso di tutto. Non faccio un giorno di ferie poich anche se saprei dove andare non saprei cosa fare. Potrei consentirmi pi di un capriccio ma non mi interessa. Mi interessa invece il bene dellazienda, il suo futuro e quello dei miei dipendenti. Il lavoro e lazienda, insomma, sono tutta la mia vita e anche la mia seconda famiglia, una grande realt affiatata e coesa dove le maestranze e i dirigenti cresciuti al mio fianco mi stimano. Cosa posso volere di pi?. daccordo, come diceva Luigi Metelli, grande industriale di Cologne, che lazienda non dei figli ma di chi se la merita? Io ne sono un esempio, nella mia societ ho corresponsabilizzato i dirigenti dando loro il 10% delle azioni. Ho risolto cos il problema della continuit aziendale, avendo due figli che non sono interessati alla gestione dellimpresa di famiglia. Lei iscritto allAib? S, da tempo, mi sembra giusto oltreMESI 12ottobre 2011

che opportuno; lassociazione un fornitore di servizi e finch i servizi sono efficienti e competitivi resto iscritto. Lei viene da Trieste, una delle capitali della grande cultura mitteleuropea, la citt di Svevo e di Slataper, di Saba e di Margherita Hack, la citt dove vive e lavora Claudio Magris, uno dei prossimi probabili premi Nobel della letteratura: cosa le hanno insegnato le sue origini? La coscienza del dovere ma anche dei meriti, il senso del limite e della relativit e caducit delle cose umane, la laicit senza fideismi, dogmatismi o clericalismi: quando qualcuno viene qui per farmi la morale dico di lasciar perdere perch lanima una cosa strettamente personale. Lei, per cinque anni sponsor del Brescia Calcio di Corioni, molto corteggiato dai cacciatori di sponsor ma a tutti dice di no. Perch? Per il fatto che quasi sempre il gioco non vale la candela. I miei prodotti si rivolgono a chi fa la spesa nei supermercati, che al 70% sono massaie, Cnghe, madri di famiglia o responsabili di comunit. Che me ne faccio di una striscia su una Formula 1 o su una vettura della Mille Miglia? Col Brescia Calcio ho fatto cinque anni ma poi sono uscito poich il costo-contatto era sproporzionato. Il marchio Ristora, come lei vedr, rivolgendosi alle famiglie compare soprattutto nella pubblicit televisiva. Cosa pensa dei nostri politici? Male, la politica italiana ha raggiunto i limiti oltre i quali c solo il disgusto, per non dire la vergogna: in questo ha ragione Dallera, presidente Aib. Per

Pagare le tasse non sar un godimento ma moralmente giusto e doveroso, chi guadagna di pi deve pagare di pi.

parte mia aggiungo che abbiamo a che fare con politici lontani dallinteresse nazionale, tutti ripiegati sul tornaconto personale o di parte, tutti presi dalla loro beghe interne o interpersonali, mentre il Paese rischia il degrado e leconomia il default, come sta gi accadendo per lo Stato italiano che, con un debito al 122% del Pil, tecnicamente fallito: se la mia azienda avesse un debito pari al 122% del fatturato dovrei portare i libri in tribunale. E dei politici bresciani? Li conosco poco e li frequento ancor meno. Stimo Saglia e Molgora, politici che dimostrano di fare il proprio dovere in modo pragmatico e non ideologico, disposti alla collaborazione e allascolto: persone che si applicano ai problemi cercando i risultati e guadagnandosi la stima e la fiducia degli imprenditori. E del sindacato? Il sindacato? Non mi prenda per vanesio o spocchioso se dico che il miglior sindacalista dei miei dipendenti sono io. Non le sembra una posizione da ancien regime, da vecchio paternalismo, una sorta di dispotismo illuminato da tout pour le peuple, rien par le peuple, tutto per il popolo, niente dal popolo? Certo non una posizione politicamente corretta, come si dice oggi, e ovviamente non voglio mettere in discussione il sindacato che in molte situazioni necessario: voglio solo dire che qui non c perch non serve: penso infatti che nessun sindacato potrebbe ottenere quello che hanno ottenuto i miei dipendenti. Nessuna definizione su Pensante pi adatta della parola eretico. Ereticale e protestantico. Ma in compenso moralmente intransigente, socialmente cosciente, personalmente conseguente, umanamente sensibile. Leale e trasparente anche a costo di essere impopolare. Un uomo cui piace dire la verit. Anomalo ed eccentrico ma senza posa n finzioni. Come la sua azienda, leader nel valore ma pure nei valori. Senza enfasi. Senza ostentazioni. Essenziale come lui, leretico Pensante.

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PA colloquio con eliana bonandi Saleri, donna manager alla guida dellAidda provinciale e della Villa colonna distillerie.

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al FeMMinileconvinzioni, ma anche per mettere in comune le idee e le esperienze personali e da queste far crescere le nostre conoscenze e le nostre competenze. Cosa ne pensa delle quote rosa imposte per legge anche nei consigli di amministrazione delle aziende? Perch no. Ben vengano se servono a smuovere una situazione ingessata da una cultura che non premia il merito ma solo il genere di appartenenza. Conosco molte donne che meriterebbero di essere valutate in modo diverso da quello che sono. Altrettanto certo che poi, i posti acquisiti con le quote devono essere mantenuti con le proprie qualit professionali.

liana Bonandi Saleri una donna che, senza perdere alcun tratto della propria femminilit, ha un carattere forte e determinato che uscito prepotentemente da quando, nellottobre dello scorso anno, ha deciso di far crescere il marchio Villa Colonna Distillerie. Insieme ai figli Vittorio e Carlo Alberto, si messa a capo di unimportante ristrutturazione dello storico marchio Sari Distillerie di Gussago. Una sfida importante che segna un punto fondamentale per il futuro dellazienda e che lei vive, come donna e come manager, con grande passione e altrettanta fermezza. Un esempio per tante donne imprenditrici che per questo lhanno voluta alla guida dellAidda (Associazione imprenditrici e donne dirigenti dazienda) provinciale, per i prossimi tre anni. In un mondo imprenditoriale e, pi in generale, in una societ come quella attuale, ha ancora senso partecipare a unassociazione? Direi proprio di s anche perch inutile negarsi che facciamo parte di una societ ancora troppo maschilista. Credo molto nelle donne, senza per questo essere femminista, e soprattutto credo nelle nostre capacit. Per troppo tempo abbiamo commesso lerrore di paragonarci agli uomini e ci siamo auto ghettizzate. Oggi dobbiamo solo far vedere come sappiamo fare il nostro lavoro, come sappiamo essere coerenti, incorruttibili, diplomatiche, come possiamo essere collaborative con lo staff ma, al tempo stesso, essere in grado di prendere decisioni difficili. Associarsi poi importante per unire le forze, per dare maggiore peso alle proprie

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Da come lo dipinge, questo mondo imprenditoriale al femminile sembra quasi perfetto, non ha qualche limite, qualche difetto? Ovviamente s, come ad esempio una competitivit qualche volta eccessiva e, come limite, una certa difficolt, o ritrosia, nellesibire le proprie capacit, fatto questo che aumenta le difficolt nel farci spazio nelle aziende. Come ha tradotto, nella sua impresa, queste convinzioni? Le donne allinterno della Villa Colonna Distillerie rappresentano il 60% dellintero personale. Secondo la mia esperienza, le donne sono molto precise nello svolgere il lavoro e per alcune loro peculiarit sono, in alcuni settori, la scelta migliore. Un esempio? Nella gestione dei rapporti con i clienti esteri e italiani abbiamo solo donne cos come nellufficio informatico. Arriviamo allazienda. In un mercato moderno e globale, dove una sana concorrenza dovrebbe essere lunico elemento per confrontarsi con i competitor, che peso ha il marketing? Molto grande cos come la pubblicit. Le moderne strategie di marketing sono in grado di inventare un bisogno nel consumatore cos come una campagna pubblicitaria in grado di tradurre tutto questo complesso meccanismo che, a volte, parte dalla creazione di un nome prima ancora di avere un prodotto. La nostra realt diversa. Da sempre, la nostra azienda stata capace di interpretare le esigenze o i sogni dei consumatori e di trasformarli in liquori. Certo che cambiando i consumatori, cambiano le loro richieste ed per questo che lattenzione a tutto quello che ci attorno, dalla cucina alla moda, particolarmente importante cos come essenziale cercare sempre di creare qualcosa di nuovo. Come pu nascere un nuovo prodotto? Lo si immagina con lolfatto, lo si pensa al palato e si trasferiscono le sensazioni al chimico che inizia a creare il prodotto e lo perfeziona fino a quando non supera lesame definitivo: quello della degustazione che per la nostra famiglia quasi un rito. Resta poi la parte pi complicata: la risposta del mercato.

Eliana Bonandi Saleri con i figli Vittorio e Carlo Alberto.

Quali sono i punti di forza della vostra strategia aziendale? La nostra storia, i nostri valori come la seriet negli affari ma soprattutto la qualit dei nostri prodotti e del servizio che riserviamo ai clienti. Anche per questo continuiamo ad avere grandi soddisfazioni dal mercato estero pi attento alla sostanza che alla forma. Il nostro maggior pregio? Aver mantenuto nel tempo, e con costanza, la qualit della nostra produzione. La nostra maggiore soddisfazione? Aver creato qualcosa da bere e non solo da vendere. A proposito di vendite, come sono cambiati i consumi dei liquori negli ultimi anni? Oggi la tendenza prevalente quella di consumare i liquori in casa come conseguenza delle ridotte disponibilit economiche delle famiglie o come momento conviviale da vivere allinterno delle mura domestiche. I prodotti vanno adeguati a questi cambiamenti, non si

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Le donne sono molto precise nello svolgere il lavoro e, per alcune loro peculiarit, in alcuni settori sono la scelta migliore.

pu stare fuori dal mercato ma non per questo si deve rinunciare ai propri valori, alla propria tradizione. Di certo la crisi economica mondiale ha fatto sentire i suoi effetti ma Villa Colonna Distillerie, producendo liquori di alta qualit e per un mercato di nicchia, ne ha subito meno le conseguenze. Come madre e come manager di unazienda che produce liquori, come vede labuso di alcool dei giovani spesso causa delle stragi del sabato sera? Ritengo che alcuni messaggi pubblicitari, come quello di una nota bevanda che dice che se la bevi ti mette le ali, siano estremamente pericolosi. LItalia poi un paese dove spesso si fanno le cose a met. I limiti per lassunzione di alcool per chi si mette alla guida sono troppo bassi. Per questo sono spesso superati e quindi inutili ai fini di una prevenzione degli incidenti stradali. Molto pi semplice sarebbe stato vietare totalmente di bere a chi deve guidare (la cosiddetta tolleranza zero), consentendo agli altri di farlo, sempre per con moderazione. Un personale sogno nel cassetto che non riguardi lazienda o la famiglia? Quello di scrivere un libro in cui racconter che ogni giorno ha qualcosa di bello e di speciale per cui vale la pena esistere, che c sempre un domani da vivere senza mai cedere allo sconforto di un momento difficile che, purtroppo, pu sempre capitare.

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dallauStraliaNadia blackstock, una giovane bresciana che ha scelto di tornare a casa.adia una simpaticissima ragazza di 30 anni, sposata, vive e lavora a Brescia. I nonni abitano a Gussago, la sorella in citt, la madre sul Garda, ma la sua giovinezza lha attraversata a cavallo di due emisferi, in un continente che sempre pi incuriosisce, affascina e richiama tanti bresciani. La tua una famiglia dimmigrati bresciani, cosa ti hanno raccontato della loro scelta di partire per lAustralia? Era il 1967 quando i miei nonni decisero di emigrare. In realt, a spingerli, non fu il bisogno di lavoro come spesso accadeva, ma curiosit e cocciutaggine: mio nonno era impiegato come saldatore, sposato e sistemato, quando cominci a subire il fascino delle lettere e dei racconti di un amico che vi si era trasferito. Sintestard e volle imbarcarsi per lAustralia portando con s moglie e figlia dodicenne. Non trov lambiente che aveva favoleggiato e che forse lamico aveva ingentilito troppo, ma a quel punto lorgoglio prese il sopravvento. Elesse lAustralia a sua patria, tuttavia si rifiut per tutta la vita dimparare anche una sola parola dinglese.

di ritorno

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di SerGIo MASINI

Comera la vita allora, per un bresciano trapiantato dallaltra parte del globo? LAustralia aveva aperto le frontiere allimmigrazione poich aveva bisogno dincrementare loccupazione a vari livelli e quindi il lavoro non era un problema. Da principio dovettero subire piccole discriminazioni a vari livelli, ma in breve le cose andarono meglio. Qual era e com cambiata la percezione dellItalia? Per molto tempo gli stessi italiani sono stati alla base della diffusione dei soliti stereotipi. Lontani dal loro paese natale si fossilizzavano ed alle volte esageravano persino le tradizioni e le tipicit del belpaese, fino a suggerire limmagine di una nazione irrimediabilmente ferma al dopoguerra, terra di mafia e sughi di pomodoro. Daltronde anche per molti italiani quella ancora la sconfinata colonia inglese dei canguri, koala, e tenebrosi aborigeni. Mentre potrebbe stupire sapere che Che il principale problema faunistico dato, per esempio, dalleccessiva presenza di cammelli, che la sua industria cinematografica ha sfornato negli ultimi anni molti dei pi conosciuti divi hollywoodiani e che vanta una dimestichezza quotidiana con la tecnologia che

molte citt europee sono ancora lontane dallottenere. Come hai riscoperto Brescia? Venire in Italia un sogno per tantissimi giovani australiani perch significa entrare in contatto con il meglio dellarte e della storia del vecchio continen-

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Una nazione come lAustralia, grande quattro volte lItalia, governata da un terzo dei rappresentanti e da tre soli partiti.te. Da principio venivo a trovare i parenti, poi per brevi periodi di studio, infine per il gusto di vivere le infinite possibilit di svago e crescita: montagna, citt darte, mare, laghi tutto a portata di macchina! Una volta diplomata, quando mi sono resa conto che lavoravo tutto lanno per poi permettermi lagognata estate italiana (magari pure rimpiangendo di non essere qui per la stagione dello sci), ho pensato di trasferirmi qui. Nel frattempo mia sorella si era sposata con un ragazzo conosciuto a Brescia e i miei nonni avevano scelto di vivere qui la loro vecchiaia. Quali differenze ti hanno colpito di pi? Sicuramente lassurda burocrazia che qui regna sovrana: non so quante volte mi sono chiesta come fosse possibile che per un unico, semplice documento si dovessero girare mille uffici, attendere mesi e districarsi fra indicazioni luna divergente dallaltra! Perfino per sposarmi ho fatto fatica: in Australia basta decidere, andare da uno dei tanti professionisti accreditati e scegliere data e luogo. Qui ho dovuto persino rinunciare ad avere un caro amico come testimone perch americano (cera, pare, il rischio che non comprendesse le promesse). Lo stesso apparente complicarsi la vita lo rivedo nella giurisprudenza e nella politica: una nazione come lAustralia, grande quattro volte lItalia, governata senza problemi da un terzo dei rappresentanti, ci sono tre soli partiti storici, quando una legge inutile o superata la si cancella subito e le parole dordine sono semplificare ed ottimizzare. Cosaltro mutueresti? Sicuramente delle facilitazioni per il lavoro, anche per i semplici impieghi part-time da studente. In Australia un ragazzo che vuole lavorare assunto a tempo determinato, pagato meglio di chi ha contratti pi elaborati, assicurato e gli sono versati i contributi. Se poi lavora bene ottiene dei premi e, se lo desidera, pu fare quante ore settimanali desidera in pi, altrimenti il suo monte ore gli drasticamente ridotto al punto che lui stesso si licenzia. In questo modo si premiano capacit e buona volont e nessuno perde tempo. Cosa suggeriresti ai giovani bresciani prendendo spunto dai coetanei doltreoceano? Sicuramente di viaggiare di pi e sperimentare prima la vita fuori casa. Ma questo non dipende solo da loro: in Australia, come in America, la vita costa meno, pi facile gestire lezioni, fare lavoretti o esperienze allestero. In Italia nessuna ditta o scuola ti permetterebbe senza problemi di dedicare due o tre mesi consecutivi lanno a viaggiare, n la cosa agevolata da facilitazioni pubbliche. Sei nata in una nazione che si fonda su di un moderno coesistere di razze, religioni e culture, in una terra cresciuta grazie allimmigrazione. Cosa pensi dei flussi che stanno investendo lItalia? Credo che siano stati mal gestiti sin dallinizio. Ad oggi anche le porte australiane dellimmigrazione sono aperte, ma permane una selezione che consente di far accedere chi davvero ha qualit, capacit, preparazione e integrit morale. A quel punto, una volta accettato, sei australiano a tutti gli effetti, senza ulteriori, costosi iter e scartoffie. Torneresti a vivere in Australia? Certe cose mi mancano, ma Brescia mi ormai entrata nel cuore: una provincia che ha tutte le fortune e non basterebbe una vita per conoscerla ed apprezzarla come meriterebbe! Certo, se si potesse fare un po qua e un po l sarebbe ununica, interrotta, lunga estate... magari quando sar in pensione, sempre che la burocrazia non ci metta lo zampino!.

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STRATEGIA DIMPRESAla SCienza e la riCerCa in italiapoCa, di Qualit, non SFruttata

LIMPIANto dI ProdUzIoNe Fabbricato 11 anni fa dalla Kaspar Schulz di Bamberga (Franconia), che questanno celebra i 333 anni dalla fondazione, il primo impianto della ditta tedesca in Italia, la sua vetrina per il nascente mercato dei microbirrifici italiani. A parit di materie prime e ricetta, la qualit dellimpianto fa la differenza nella creazione di un mosto con tutte le caratteristiche biochimiche e chimico-fisiche necessarie per produrre birra di qualit. LAcQUA Elemento chiave per la qualit della birra e delle nostre birre in particolare. Gli ioni dellacqua sono fondamentali nelle reazioni biochimiche e chimiche durante lintero processo di produzione; inoltre, circa il 90% della birra acqua. Lacqua che ci viene fornita unacqua dolce, solo 13F di durezza. Contiene inoltre pochissimi carbonati, quindi non necessita di nessun pretrattamento. IL MALto Per circa il 98% fornito dalla Bamberger Malzerei (Bamberga), considerata tra le migliori malterie in Baviera. La base di tutte le nostre birre un malto Pils poco modificato che si addice alla tradizionale tecnica bavarese della decozione; la maggior parte delle grandi malterie non produce pi questo tipo di malto Pils. I LUPPoLI Utilizziamo solo variet nobili di luppolo, che danno i migliori risultati in termini di qualit dellamaro e piacevolezza di profumi. Costano normalmente di pi a causa di maggiori difficolt di produzione e minori rese. La qualit dellamaro, ben diversa dal concetto di intensit dellamaro - misurabile tramite analisi in IBUs componente essenziale della beverinit della birra; lamaro gradevole, richiama la bevuta e poi si affievolisce e lascia la bocca pulita.MESI 12ottobre 2011

I LIeVItI Non utilizziamo in fermentazione lieviti secchi. La ditta Probiotech di Villanova sullArda (PR) propaga in laboratorio tutti i nostri lieviti. I ProceSSI Utilizziamo diversi processi di produzione a seconda delle birre: fermentazione con gasatura naturale della birra sul finire della stessa prima di trasferire la birra in maturatore (Hell e Doppio Malto); rifermentazione in bottiglia con zucchero (la Bionda, Rebuffone e La Rocca); rifermentazione in bottiglia con mosto (Weizen); rifermentazione in tino con mosto (altre 2 birreprodotte per terzi). Non filtriamo e non pastorizziamo, pur non avendo niente in contrario alla filtrazione di certe tipologie di birra, a patto che sia fatta con discrezione!

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a tempo c un certo dibattito sullo stato della scienza italiana, specialmente quando si parla di tagli ai finanziamenti alle attivit di ricerca, e alla probabile conseguenza che questi rappresentino lanticamera per un declino scientifico. A priori sembrerebbe proprio cos, per, per entrare nel merito doveroso un riscontro oggettivo, anche se non facile misurare la consistenza quantitativa e qualitativa della ricerca prodotta in un paese. Ci aiuta in questo un recente articolo Declino scientifico dellItalia? Probably yes! scritto da uno scienziato biochimico italiano Mauro Degli Esposti, insegnante di Tossicologia molecolare allUniversit di Manchester, autore di centinaia di pubblicazioni sulle riviste tecniche internazionali, e impegnato a rappresentare in varie sedi istituzionali la posizione dei ricercatori italiani allestero. Il punto di partenza il metodo di analisi per sintetizzare in pochi elementi, concreti e ben percepibili, tutto quello che come attivit scientifica si fa in Italia: per le valutazioni il ricercatore ha adottato un approccio semplificato, basato in sostanza sul prendere in considerazione il numero delle citazioni di pubblicazioni scientifiche provenienti o riguardanti lItalia e operando con opportuni criteri selettivi ad hoc per la

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raccolta dei dati dai principali data base internazionali. Nei limiti delle semplificazioni adottate, i dati raccolti indicano una certa caduta dimpatto per lItalia nel periodo pi recente (dal 2010 ad oggi) rispetto a dieci anni fa (dal 2000 ad oggi); sembra in sostanza che siano veri i timori che limpatto della scienza italiana stia effettivamente declinando, non solo rispetto ad altre nazioni europee a noi simili e vicine come caratteristiche, tipo la Spagna, che ha fatto registrare un aumento di impatto seppure lieve, oppure la Germania che cresciuta in modo pi netto, ma soprattutto rispetto a nazioni emergenti come la Cina, che ad ogni modo sovrasta alla grande come crescita di impatto il continente europeo in ogni campo, ma anche lArgentina. A questi dati non molto esaltanti vale la pena di aggiungere alcune conclusioni di un recente studio della Royal Society inglese dedicato al cambiamento del modo di lavorare degli scienziati negli ultimi anni ed agli sviluppi del processo di internazionalizzazione della loro attivit. Riferendosi allItalia, lo studio sostiene in primo luogo che lintegrazione degli italiani nella comunit scientifica internazionale molto alta, e questo un dato positivo; sotto laspetto quantitativo, sempre valutato come produttivit scientifica in base al numero delle pubblicazioni, risulta che continuiamo

a difendere le posizioni con un peso relativo degli articoli italiani nel corso degli anni recenti rimasto sostanzialmente costante, intorno al 3,5% del totale mondiale. Se per, aggiunge lo studio, consideriamo un altro indicatore, e cio il numero di brevetti presso il Patent Office degli Stati Uniti, scopriamo che dal 1989 al 2009 lItalia scesa con un andamento continuo dal settimo allundicesimo nella classifica per paesi, e questo fa ritenere che il frutto della nostra ricerca stenta a trasformarsi in strumento effettivo per lo sviluppo economico e, fatto ancora pi preoccupante, che si tratta di una debolezza crescente nellarco degli ultimi ventanni, quindi senza volont o capacit di modificarne la tendenza negativa. La conclusione di estrema sintesi che possiamo trarre che il nostro sistema ricerca piccolo, ma produttivo, regge il confronto internazionale, ma distante dal nostro mondo economico e non ben collegato con le imprese ed il sistema produttivo. Gli stringenti impegni che il nostro paese sta assumendo per ridurre da una parte il debito sovrano e contemporaneamente accrescere le nostre capacit di sviluppo dovrebbero portare i decisori a ben pi approfondite riflessioni su possibili interventi programmati e incisivi riferiti al nostro sistema della ricerca e dellinnovazione tecnologica.MESI 12ottobre 2011

RLAVOROdi eMANUeLA GAStALdI

UBRICA

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pratiCHe StreSSanti, Ma inevitaBili

geStione del riSCHio e deCiSion MaKingdecisionali. Sono variabili come la naturale avversione al rischio, connessa al timore di un risultato negativo che porta al mantenimento dello status quo, o lanticipazione del rimpianto, cio la consapevolezza di quella reazione negativa, conscia ed emotiva, ad azioni e comportamenti compiuti, che si manifester dopo che una persona si render conto che non avrebbe dovuto fare o avrebbe dovuto fare una determinata cosa che ha o non ha fatto. Una consapevolezza ben presente alla nostra mente, che si insinua e accompagna il processo decisionale. E ancora: talvolta la tendenza umana alla sottovalutazione del rischio davvero estremo ad entrare in gioco. Quando la nostra mente sovraccarica, tendiamo a prendere scorciatoie mentali, e allora succede che il rischio di eventi estremi, bassissimo ma non nullo, inconsciamente liquidato perch la probabilit che accada percepita come talmente bassa che la mente non in grado di valutarla intuitivamente. Daniel Kahneman, psicologo e premio Nobel per leconomia nel 2002 per i suoi studi sulla percezione del rischio nelle pratiche di management, suggerisce di non sottovalutare il ruolo giocato dalla paura, soprattutto della perdita: il dolore della perdita un sentimento decisamente pi forte che il potere dellacquisto, e ci rende la valutazione del rischio poco obiettiva. Il fattore emotivo si rivela dunque basilare, e maggiore la carica emotiva che levento atteso possiede, meno ragionevole il comportamento delle persone. Queste sole tendenze umane allerrore di valutazione spesso finiscono per inficiare le pi rigorose applicazioni di metodi scientifici. Ad esse si possono

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oter calcolare un rischio in maniera talmente precisa da ridurlo a zero, prendere una decisione che porter sicuramente a raggiungere lobiettivo prefissato, con sicuro guadagno, nessuna perdita, garanzia di margine e senza fare danni (o peggio, vittime) strada facendo. questo il sogno di ogni imprenditore o di ogni manager? E nella decisione se correre o meno un rischio, interviene solo una logica di profitto oppure giocano una parte consiste anche lelemento etico e la responsabilit nei confronti della comunit? Qualunque sia la risposta a queste domande, una cosa certa: decidere significa operare una scelta tra possibili opzioni, ciascuna delle quali comporta sempre dei rischi, anche se minimi, e correre un rischio sempre una pratica stressante e un pericolo potenzialmente destabilizzante per lorganizzazione che la attua. Per questo motivo abbondano le pratiche di risk management e spopolano i modelli di decision making, che mirano a ridurre i margini di errore nel calcolo del rischio e guidano a compiere la scelta migliore possibile. Le fluttuazioni del mercato, la situazione generale delleconomia oggi tanto liquida, cos come la turbolenza legata ai delicati equilibri planetari da un punto di vista politico e sociale, sono sicuramente elementi che giocano un ruolo essenziale nella determinazione del rischio. Ad essi si aggiunge la complessit dei sistemi di comunicazione e di reperimento e gestione delle informazioni. Ma le componenti legate allanalisi del rischio sono varie, alcune persino insospettabili: quelle legate al fattore umano, determinanti ma spesso poco considerate nei processi

aggiungere persino pregiudizi formali, cognitivi, culturali, atteggiamenti dettati dalla situazione, come per esempio, di fronte alle conclusioni tratte da un gruppo di lavoro che ha maturato una decisione, laccettazione di risposte erronee al calcolo del rischio perch socialmente doloroso opporvisi, o perch politicamente scorretto, o perch opporvisi genera un conflitto di interessi. E ci sono alcune aree nelle quali la posta in gioco ancora pi alta, per esempio fare una scelta in condizioni di profonda incertezza o sotto la pressione di una scadenza imminente. A fronte di questo scenario cos variegato e complesso, Kahneman non ottimista sulla possibilit di individuare i meccanismi da attuare per evitare gli errori di valutazione del rischio: il fattore umano non pu essere eliminato. Ma pu essere meglio gestito. Per questo importante che un manager o un imprenditore maturino la consapevolezza dellesistenza di questi elementi, affinch il processo di decision making sia esercitato sempre e solo attraverso il continuo riequilibrio tra comportamenti organizzativi e comportamenti emotivi. importante che imparino ad anticipare i comportamenti, ad individuare le proprie necessit emotive in situazioni di decision making, ad ascoltarle, a valutarne limpatto, e a mediarle con le necessit organizzative. utile che apprendano ad analizzare i propri processi decisionali e che provino ad abbandonare lapproccio solo razionale di tipo analitico-sintetico per muovere verso un approccio di tipo olistico, sistemico, che tenga cio in dovuto conto tutti gli aspetti razionali ed emotivi che rientrano nel proprio processo di decision making.MESI 12ottobre 2011

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BIl Garda Golf Club entra nella top ten dei migliori campi italiani02/08 Gardagolf Country Club ha festeggiato il traguardo dei 25 anni posizionandosi nella top ten dei migliori campi italiani. Lidea di realizzare un campo da golf in Valtenesi degli imprenditori Riccardo Pisa e Giorgio Simonini che nel 1986 inaugurarono le prime nove buche. Gardagolf riconosciuto dagli esperti come uno dei migliori campi da golf realizzati negli ultimi 20 anni. Un campo che ha contribuito alla storia del mondo del Golf Italiano, con un curriculum di altissimo livello che ha visto disputarsi due edizioni dellOpen dItalia e quattro edizioni dello European Challenge Tour, oltre a decine di Campionati Italiani di varie categorie. Inoltre, Gardagolf ha dato i natali e visto crescere fior di campioni, non ultimo il fenomeno del Golf Mondiale Matteo Manassero. Per approfondimenti vai al sito: www.bsnews.it

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La Camera di Commercio punta sui paesi Bric.12/09 La Camera di Commercio e lagenzia speciale Pro Brixia hanno organizzato per i prossimi mesi varie missioni daffari nei paesi Bric (Brasile, Russia, India e Cina), le quattro potenze economiche che viaggiano a tassi di crescita vicini alla doppia cifra. Dopo Shanghai (18-24 settembre), seguiranno Mosca (16-19 ottobre), San Paolo (6-10 novembre) e Mumbai (27 novembre-3 dicembre), oltre che due viaggi in Romania e Kazakhstan. La missione in India, in particolare, stata suggerita dagli stessi imprenditori attraverso una sorta di test-sondaggio. Perch lIndia? Banalmente perch bisogna andare dove il mercato cresce, ha detto il presidente Francesco Bettoni. I numeri indiani sono impressionanti. Il Pil negli ultimi 10 anni cresciuto ad una media del 7.6%. La crisi pare inoltre non avere inciso sul gigante asiatico dal momento che il tasso di crescita si mantiene attorno all8% e il Pil annuo si attesta a circa 1.800 miliardi di dollari. Per approfondimenti vai al sito: www.bsnews.it

Adamello Ski, Giovanni Malcotti nuovo direttore06/09 Giovanni Malcotti, 46enne milanese con pluriennale esperienza nel settore del turismo, il nuovo direttore del Consorzio Adamello Ski, che si occupa della promozione e commercializzazione del territorio a cavallo tra Valle Camonica (Lombardia) e Val di Sole (Trentino), conosciuto come destinazione invernale deccellenza grazie ad un carosello sciistico di 100 km. Il nuovo direttore ha preso il posto di Maurizio Andreotti. Il 2 agosto scorso il Consorzio ha nominato anche un nuovo presidente il trentino Denis Bertolini, 49 anni, sindaco di Vermiglio , che subentrato ad Alessio Delpero.

Avedro produrr una formulazione frutto della ricerca dellIlmo di Brescia14/09 Avedro Inc., azienda produttrice di dispositivi medicali e per la correzione della vista, ha acquisito tutti i diritti di propriet intellettuale per produrre, commercializzare e distribuire uninnovativa formulazione transepiteliale della riboflavina sulla base della ricerca del dott. Roberto Pinelli, chirurgo oculista direttore scientifico dellIstituto Laser Microchirurgia Oculare (Ilmo) di Brescia. La formulazione transepiteliale di riboflavina ParaCel di propriet di Avedro e per la quale stato richiesto brevetto si basa sulla ricerca iniziale del dr. Pinelli. ParaCel fornisce una formulazione per il trattamento del cheratocono una patologia progressiva della cornea che porta nei casi pi gravi al trapianto senza rimuovere lepitelio. La possibilit di eseguire il cross-linking transepiteliale elimina il dolore e il tempo di guarigione associati al normale cross-linking.

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Bruno Bertoli, nuovo vice presidente di Federmeccanica13/08 Bruno Bertoli il nuovo vice presidente di Federmeccanica e succede a Giancarlo Dallera, presidente di AIB, che lo aveva preceduto nella carica. Lo ha eletto la Giunta della Federazione che rappresenta 12.000 imprese italiane con pi di 900.000 addetti. Bruno Bertoli dal 2009 vice presidente del settore sindacale dellAssociazione Industriale Bresciana, incarico con cui ha governato le relazioni industriali locali con rigore ed equilibrio. 62 anni, sposato con due figlie, presidente della Metra Spa, azienda leader nellestrusione dellalluminio, con 90.000 tonnellate di profilati prodotti ogni anno e 350.000 mq di stabilimenti presenti in Italia, Polonia e Canada. Metra esporta la sua tecnologia in tutto nel mondo: il profilato in alluminio firmato Metra stato scelto per la piramide del Louvre, la sede del Parlamento europeo di Strasburgo, la sede della Regione Lombardia e le nuove costruzioni antisismiche di New York. Bruno Bertoli, coadiuver ed affiancher Pierluigi Ceccardi, presidente di Federmeccanica.

A luglio la produzione industriale bresciana tornata a crescere21/08 Dopo lo stallo rilevato nel mese di giugno e in linea con il periodo moderatamente positivo dei primi cinque mesi dellanno, nel mese di luglio la produzione industriale bresciana risulta di nuovo in aumento. quanto emerge, per lindustria manifatturiera bresciana, dallindagine congiunturale mensile di luglio condotta dal Centro studi dellAib su un panel di 250 imprese associate. Lattivit produttiva aumentata per 30 imprese su 100, con un saldo positivo del 16% tra imprese che dichiarano variazioni in aumento e in diminuzione. Landamento per classi dimensionali denota un deciso aumento della produzione per le grandi imprese e per quelle di maggiori dimensioni; un incremento pi contenuto per le piccole imprese, per le medie e per le medio grandi; un andamento leggermente negativo per le micro imprese. Complessivamente, le vendite sul mercato nazionale sono aumentate per il 28% delle aziende, con un saldo positivo del 7% tra imprese che dichiarano variazioni in aumento e in diminuzione; quelle nei Paesi UE fanno rilevare un saldo positivo del 13% e quelle nei Paesi extra UE presentano un saldo positivo del 9%. Per approfondimenti vai al sito: www.bsnews.itMESI 12ottobre 2011

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il Corriere a BreSCia

Fine della SoCiet CHiuSa?verit, che nel giornalismo non la Verit con la maiuscola ma le verit con la minuscola. NoN PI ortUS cLAUSUS? Lapertura del terzo quotidiano sar quella rivoluzione culturale che una parte dei lettori bresciani, quelli attenti non solo allinformazione ma anche allopinione, attendono da tempo? Una rivoluzione forse no, ch parlare di evento messianico o cesura rivoluzionaria sarebbe una ennesima inconscia ammissione di inveterato provincialismo, ma una evoluzione profonda, e un cambiamento altrettanto importante, certamente s. Se non altro per una mera ragione di concorrenza di mercato e di oggettiva pluralit dellinformazione. vero che il Corriere della Sera presente da tempo nel Bresciano con la pagina di cronaca dellinserto Lombardia, ma il salto a dodici pagine, configurando la nascita di un nuovo quotidiano, comporta una notevole trasformazione nello scenario dei media bresciani. Una nuova testata made in Brescia, data la particolare situazione locale, sar qualcosa di pi di un terzo giornale o di una terza fonte di notizie che si affianca alle due esistenti. Per la ragione evidente che non siamo a Milano, societ aperta e mercato competitivo, quindi meritocratico, per eccellenza. Qui siamo in un mondo che, per quanto grande economicamente, sul piano politico ma pi ancora su quello culturale assai pi modesto e limitato della sua forza industriale. Un mondo dove, sia nel pubblico che nel privato, il merito viene spesso ignorato o poco considerato, e dove lobbedienza viene spesso preferita allintelligenza: se questultima c bene, ma se non c meglio. FINe deL MoNoceNtrISMo MedIAtIco? Con lavvento del terzo quotidiano linformazione bresciana potr dirsi un mercato aperto e non pi un ortus clausus tutelato e protetto come stato in buona sostanza fino ad oggi? La risposta dovrebbe essere affermativa. Dopo oltre sessantanni di monopolio mediatico uno scenario mascherato da duopolio poich il secondo quotidiano nato nellaprile del 1974, pur avendo rotto positivamente il monolitismo locale, non ne ha incisivamente modificato lassetto lasciandone inalterato il sostanziale carattere monocentrico il panorama bresciano cambier rispetto al passato, sia remoto che recente.

Il quotidiano milanese, gi presente in citt con la pagina di cronaca del dorso Lombardia, dal 18 ottobre sar in edicola con un inserto bresciano: dodici pagine giornaliere realizzate da otto redattori diretti da Massimo tedeschi, giornalista bresciano e ascoltato trait dunion con la curia e il mondo cattolico locale.di ALeSSANdro cheULA

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a societ chiusa e i suoi amici. Cos, parafrasando il titolo di una nota opera del filosofo razionalista Karl Popper (La societ aperta e i suoi nemici) potrebbe essere definita la situazione della stampa bresciana. Societ chiusa non solo nel senso di mercato chiuso ma anche di tutto quanto ne consegue in termini di informazione e di conoscenza, e quindi di cultura in senso lato (linformazione accezione e strumento di una moderna cultura tout court, poich una persona oggettivamente e obbiettivamente informata posta nella condizioni di formarsi da s in modo autodiretto, cio di farsi soggettivamente una cultura, senza occhiute censure n occulte supervisioni eterodirette). Quale la differenza, per quanto riguarda linformazione, tra societ chiusa e societ aperta? Che nella societ aperta linformazione unetica, o pu aspirare ad esserlo essendo nelle condizioni per poterlo fare (linformazione, perseguendo la verit dei fatti, o etica o non ). Mentre nella societ chiusa la comunicazione diventa una estetica mancando le condizioni concorrenza, confronto, competizione, pluralismo per essere etica, cio per perseguire la

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Ferruccio De Bortoli.

FAre MercAto e/o FAre oPINIoNe? Con larrivo del Corriere della Sera Brescia sar un mercato aperto in quanto pi competitivo e selettivo e quindi, si spera, meritocratico, con una maggiore concorrenza tra luna e laltra testata e migliore osmosi da un quotidiano allaltro. Ma ci che pi importa, ai fini di una pi accentuata sprovin-

cializzazione della stampa bresciana e della sua omologazione a modelli metropolitani, la qualit dellinformazione. Non che laumento dei suoi attori o lallargamento delle sue fonti sia automaticamente garanzia di miglioramento dei contenuti, ma certo la competizione e il confronto indotti dalla pluralit dei soggetti costituisce comunque un efficace incentivo e un contesto favorevole allaccrescimento qualitativo. Cosa che pu avvenire a condizione che il fare mercato, pur ovviamente necessario, non debba escludere in modo assoluto laltro aspetto, altrettanto doveroso per una informazione degna di questo nome, del fare opinione. La nostra speranza che lavvento del terzo quotidiano possa contribuire al superamento di due ritardi. Il primo lindisponibilit delle borghesie locali, sia laica che cattolica (distinzione tuttora pertinente, datata ma non superata) a correre lalea di una autostoricizzazione che, per essere davvero cosciente e trasparente, richiede la

messa in discussione di conclamati valori e la messa in piazza di consolidati interessi. Un rischio che non si vuole correre per paura non tanto di perdere quanto di condividere il potere. Dimenticando che una garbata riflessione critica potrebbe essere il modo migliore per ricomporre a un livello pi alto potere e prestigio,cedendo una piccola parte del primo per recuperare la pienezza del secondo. Il secondo il ruolo della stampa locale che, pur capace fino a ieri di capolavori di marketing involontari anche se non inconsapevoli, lungi dallessere formativamente informativa (non pedagogica) come dovrebbero suggerire i suoi referenti ideologici (cattolici), invece subalterna ai fenomeni. Nel senso di appiattirsi su un tipo di informazione presidiata bench non precettata che, dietro lalibi di una neutralit oggettiva equidistante e sotto forma di una modernit grafica accattivante, sapientemente elusiva bench non evasiva, raramente dentro o allaltezza dei fatti, non estranea ma esterna ai problemi.

MASSIMO TEDESCHI, PRONTI PER LA SFIDARiuscire a dire qualcosa di originale e di non scontato, facendo ogni giorno una selezione delle notizie che vale davvero la pena raccontare e raccontandole dal nostro punto di vista. Massimo Tedeschi illustra cos la sfida che dal prossimo 18 ottobre sar chiamato ad orchestrare: sei giorni su sette, dal marted alla domenica, i bresciani troveranno in edicola, insieme al quotidiano, il nuovo dorso del Corriere della Sera dedicato alla Leonessa. Sar un giornale nel giornale, con tanto di prima pagina spiega Tedeschi. Un giornale accurato e non gridato, com nello stile del Corriere, che avr alcune cifre stilistiche ben precise. Innanzitutto le 12 pagine su Brescia e provincia convivranno con quelle gi oggi dedicate alla Lombardia e a Milano. Ogni giorno, in prima pagina, vi sar poi un editoriale scritto dalle grandi firme delMESI 12ottobre 2011

Corriere (un nome su tutti, il bresciano Massimo Mucchetti) ma anche dai giornalisti della redazione bresciana e da professori dellUniversit cittadina. Inoltre anche nelle pagine interne vi saranno brevi corsivi e approfondimenti per offrire al lettore spunti di riflessione e chiavi di lettura originali dei fatti. Insieme a Tedeschi faranno parte della squadra bresciana del Corriere anche Marco Toresini (caposervizio), Wilma Petenzi (nera e giudiziaria), Carlos Passerini (sport), Ferruccio Pinotti (politica e cronaca) e tre giovani cronisti scelti al termine di una lunga selezione: Massimiliano Del Barba (economia), Mara Rodella (cronaca e web) e Pietro Gorlani (cronaca e web). Il nuovo giornale partir con una tiratura di circa 15mila copie e sar presentato ufficialmente il 15 ottobre, al ridotto del teatro Grande, dal direttore Ferruccio De Bortoli.

Massimo tedeschi, nato a Rezzato nel 1958, laureato in Filosofia a Milano, giornalista professionista dal 1986. Dal 1983 ha lavorato a Bresciaoggi di cui stato per molti anni inviato e firma di punta. Al suo attivo anche una lunga serie di pubblicazioni storico-politiche tra cui Il palazzo e la citt, Storia del Consiglio comunale di Brescia (1946-2006) e Altare della Patria Cento anni di un monumento bresciano.

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ella zona di 380mila metri quadrati che dal centro cittadino arriva fino al cimitero Vantiniano, meglio nota come Comparto Milano, in quasi trentanni di storia si conosce e si detto pi o meno tutto. Tra progetti iniziali, passaggi di propriet, convenzioni, piani particolareggiati e successive varianti, tra le migliaia di metri quadrati che saranno costruiti, si ha quasi la sensazione, per, di essersi dimenticati

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che si sta disegnando e definendo una fetta importante della Brescia del futuro, un segno di dove vuole andare la citt, con tutto quello che ci comporta. Per questo abbiamo scelto di parlare del Comparto Milano guardando avanti e chiedendo allassessore allUrbanistica del Comune di Brescia, Paola Vilardi, di fare il punto su quello che il comparto rappresenta nella strategia dellamministrazione e allarchitetto genovese Alfonso Fema quale stata la filosofia che ha guidato la progettazione di quella parte dellarea di propriet della Draco.

Cosa si aspettano il Comune e il suo assessore allUrbanistica dalla realizzazione del comparto Milano? Attuando i progetti cos come ci sono stati presentati, nel Comparto Milano potremo avere un quartiere moderno, di ampio respiro dove unimportante proposta abitativa si coniugher con parchi e aree verdi, dove il terziario si affiancher ad attivit artigianali e ai negozi e dove si potranno creare spazi culturali da vivere quotidianamente come si possono trovare in citt internazionali come Parigi. I numeri ci dicono che in citt cresce

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Paola Vilardi, assessore allUrbanistica del Comune di Brescia.

foto Enrico Geminiani

la popolazione anziana, mentre sono in calo le nascite, mi immagino il nuovo quartiere come unulteriore possibilit, soprattutto per i giovani, per tornare a vivere il e nel capoluogo. Non solo. Il Comparto Milano una zona importante, anche perch da riqualificare, e deve diventare un punto