12Mesi - BERGAMO - edizione Luglio-Agosto 2012

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RICERCA DI LAVORO: GLI ERRORI DA EVITARE ATTENTI ALL’HACKER IMMOBILI DI PRESTIGIO AFFIDO WHAT’S UP AL CINEMA IN VELA SUL SEBINO BACHECA È SUCCESSO PE NSIERI DI Giacomo Agostini Donato Losa Maria Cristina Rodeschini Gian Battista Scarfone STRADE E QUARTIERI Longuelo HINTERLAND Torre Boldone VIAGGIO IN PROVINCIA Credaro Predore Sarnico Tavernola Bergamasca Villongo 1,20 N. 4 ANNO I // LUGLIO-AGOSTO 2012 BERGAMO, IN BICI TRA NATURA E STORIA

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la rivista dei bergamaschi

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ricerca di lavoro: gli errori da evitare

attenti all’hacker

immobili di prestigio • affido • what’s up • al cinema • in vela sul sebino • bacheca • È successo

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bergamo, in bici tra natura e storia

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DODICI MESI // luglio-agosto 2012

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L’aperitivoOpinioni

Prodotto & mercatoGian Battista Scarfone: Far spazio

ai giovani è la priorità di questo paeseGiacomo Agostini: “L’Italia è una bella moto

ma con i filtri sporchi”Donato Losa: Il segreto del successo?

Saper ascoltare e osservareMaria Cristina Rodeschini: La nuova

frontiera è la contaminazione Strategia d’impresa

BachecaRicerca di lavoro: gli errori da evitare

Inchiesta: Attenti all’Hacker Strade e quartieri:

Longuelo

IN QUESTONuMERo

Registrazione Tribunale di Bergamo n. 10/12 del 16/03/2012

Hanno collaboratoGiuseppe Amato, Silvio Bettini, Donatella Carè,

Laura Ceresoli, Alessandro Cheula, Mario Conserva, Sergio Cotti, Salvatore D’Erasmo, Giovanna Dolci,

Fulvio Facci, Bruno Forza, Lorenzo Frizza, Roberto Giulietti, Immanuel, Laura Bernardi Locatelli, Sara

Noris, Antonio Panigalli, Lelia Parisi, Massimo Rossi, Giuseppe Ruggieri, Daniele Selini, Giordana

Talamona, Donatella Tiraboschi, Alessandra Tonizzo.

FotografieSergio Agazzi, Umberto Favretto Agenzia Reporter,

Rolando Giambelli Il Fotogramma,Vincenzo Lombardi, Patrick Merighi Brescia in Vetrina, Cristina Minini,

Archivio Sale’s Solutions

PubblicitàSale’s Solutions Srl

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DODICI MESIMensile di attualità, economia, inchieste,

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Luglio-agosto 2012Anno I - Numero 4

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EditoreEdizioni 12 Srl

RedazioneVia Paglia, 26 - 24122 Bergamo

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Sede legale: Brescia Viale Duca degli Abruzzi, 163

Direttore Responsabile

Giorgio [email protected]

CoordinamentoDonatella Carè

Giuseppe Ruggieri

ImpaginazioneSale’s Solutions Srl

StampaTiber Spa - Brescia

Hinterland: Torre BoldoneViaggio in provincia: Basso SebinoSarnico, Credaro, Villongo, Predore, Tavernola BergamascaInchiesta: Affido Gesto straordinario per persone normaliBergamo, in bici tra natura e storiaWhat’s up: L’arte essenziale del declutteringVela: Quella Bergamo che gioca col ventoAl cinema È successoSoluzioni immobiliari di prestigio

Page 3: 12Mesi - BERGAMO - edizione Luglio-Agosto 2012

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12MESIluglio-agosto 2012

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11L’APERITIVO

la mafia non esiste (e il teRRoRismo nemmeno)…

uando è scoppiata la bom-ba a Brindisi, ho deciso di cambiare il pezzo mensile che scrivo, e dedicarlo per la prima volta a un fatto di

cronaca nera. Certo vengono già scritti fiumi di inchiostro, e realizzate ore e ore di programmi televisivi, su cosa spinga a commettere gesti tanto efferati, compiu-ti d’impulso o premeditati, da soli o con complici, a mente fredda o sotto l’effetto di droga o alcol, per denaro o per rabbia. Cogne, Erba, Garlasco sono nomi che ci fanno paura per la normalità dei prota-gonisti, perché un domani anche un no-stro amico o conoscente potrebbe esse-re coinvolto in fatti così drammatici, ma di cui presto non si parlerà più. E molti di più sono i delitti che non conosciamo, perché l’assassino tiene un profilo bas-so, nasconde, nega, vuole dimenticare e che gli altri dimentichino. Poi esisto-no le stragi, gli attentati, con obiettivi mirati o con vittime sacrificali casuali, commessi con il massimo livello di pla-tealità ed efferatezza, orditi scientifica-mente perché se ne parli il più possibile, perché se ne individuino le simbologie e le motivazioni, per incutere terrore o ottenere folle consenso, condizionare o destabilizzare la pubblica opinione. Questi criminali avranno buon gioco finché nella nostra società si tenderà a cercare le motivazioni o le finalità dei loro osceni gesti. Certo gli inquirenti dovranno capire chi, come e perché, ma

per noi cittadini un criminale deve esse-re un criminale. Fino a pochi decenni fa, nel nostro ordinamento giuridico, erano previste importanti attenuanti per il de-litto “d’onore”. Nel 1981 furono abro-gate le norme che potevano permettere a un uomo che uccideva la moglie o il di lei amante di cavarsela con pene mini-me. Oggi chi non sopporta una moglie o un marito fedifraghi può al massimo ricambiare il tradimento o chiedere il di-vorzio. Adesso, rispetto a qualche anno fa, un uomo che uccide la moglie non ci fa pensare a un marito sconvolto che si fa giustizia da solo, ma solo a un criminale privo di controllo. Quando gli “ultras” di una squadra di calcio mettono a ferro e fuoco una città o tirano mattoni alla poli-zia non dobbiamo vederli come dei tifosi arrabbiati, ma come puri e pericolosi delinquenti. Quando viene commessa una strage o un attentato, non dobbia-mo pensare alle motivazioni ideologico-politiche, ai complotti o ai particolari contesti sociali, ci penseranno i magi-strati. Per sconfiggere le strategie di chi compie e ordisce quei fatti, noi comuni cittadini non dobbiamo chiamarli ma-fiosi o terroristi, termini che purtroppo contengono accezioni non totalmente e sempre negative. Chiamiamoli solamen-te come la pubblica opinione dovrebbe considerarli sempre e comunque: degli spregevoli assassini.

Giorgio Costa

Q

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13OPInIOnI

di aNtoNio PaNigalli spenDinG RevieW o aGenzia Delle uscite…

Fonte: BCE (elaborazione interna)

rank MEMBRIUE

COSTO AIUTIin migliaia di €

dal 2010

PIL ANNUOin migliaia di $

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Lettonia

Malta

Lituania

Cipro

Bulgaria

Lussemburgo

Estonia

Ungheria

Repubblica Ceca

Danimarca

Slovenia

Svezia

Romania

Slovacchia

Polonia

Irlanda

Finlandia

Grecia

Portogallo

Austria

Belgio

Regno Unito

Olanda

Spagna

Italia

Francia

Germania

680.000

834.000

900.000

1.926.000

1.960.000

2.387.000

2.405.000

3.110.000

3.270.000

3.330.000

4.344.000

4.970.000

5.650.000

9.297.000

11.060.000

14.878.000

16.794.000

21.898.000

23.341.000

25.929.000

32.442.000

35.560.000

53.246.000

111.163.000

167.338.000

190.817.000

253.486.000

32.609.000

10.423.000

56.750.000

23.259.000

97.066.000

41.271.000

24.762.000

188.677.000

262.144.000

201.702.000

56.663.000

356.321.000

254.918.000

120.524.000

723.032.000

176.555.000

187.696.000

318.670.000

247.458.000

333.537.000

396.035.000

2.181.456.000

680.772.000

1.372.720.000

1.778.832.000

2.134.941.000

2.944.352.000

14.504

24.833

17.235

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81.466

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18.841

24.950

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28.073

38.204

11.895

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34.918

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33.910

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8,28%

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TOTALE 1.003.015.000

s e dopo la prossima pausa esti-va il costo del rifinanziamento italiano sarà ancora sopra il 5 per cento, il rischio di una in-

voluzione della crisi sarà assolutamente marcato. Quindi, come dicono anche qualificati membri della Commissione europea, con una soglia di questo tipo, per tentare di contenere l’elevato costo del rifinanziamento (dell’immane debito pubblico italiano), dal prossimo autun-no si avranno o nuove manovre o richie-sta di aiuti (si veda il grafico del folle costo degli aiuti per la crisi europea dal

2010 in avanti e degli scompensi che si rilevano tra Pil paese, reddito disponibi-le pro capite e peso degli aiuti).Difficile immaginare la prima opzione (nuove manovre), giacché il sistema non regge e non reggerà. Dal 2008 sono ormai migliaia le aziende fallite (con un andamento statistico che purtroppo non mostra inversioni di tendenza) e sono centinaia di migliaia i posti di lavoro persi, senza contare il trend della cassa integrazione (in Italia tragicamente il co-sto del lavoro lordo rimane tra i più alti in Europa e il salario netto tra i più bassi).

Nonostante tutto questo pare siano ve-ramente in pochi i referenti politici che hanno metabolizzato i risultati delle re-centi tornate elettorali, nelle quali è stato sancito e riconfermato, qualora ve ne fosse necessità, un ulteriore scollamento nei rapporti tra Stato e Paese ed una vera e propria spaccatura tra il mondo dei privi-legi (statali e parastatali) e quello dell’eco-nomia reale. Fino ad oggi il costo delle quattro manovre susseguitesi dal secondo semestre 2011 è stato così scaricato: 79,42% cittadinanza (contribuenti e pensionati); 19,88% re-gioni ed enti locali; 0,70% Stato centrale.A fronte di ciò, il processo di soppres-sione, ridimensionamento e/o accor-pamento di enti e uffici pubblici è stato assolutamente impercettibile, non un solo posto di lavoro nel settore della pubblica amministrazione è stato ogget-to di ripensamento (nessuna mobilità né ricollocazione ad altra funzione di maggiore utilità per la collettività) no-nostante la macroscopica inefficienza, molto distante da principi meritocratici, della macchina pubblica. Per creare consenso sociale, per esempio attorno all’Agenzia delle Entrate, che probabilmente farà il suo lavoro meno peggio di tante altre articolazioni dello Stato, serve, sicuramente una revisione della spesa complessiva dello Stato, in termini di alcuni punti percentuali sui circa 800 miliardi di euro, che consenta, con un risparmio di qualche decina di mi-liardi, di invertire il trend sulla pressione fiscale. Ma anche un’Agenzia delle Uscite con poteri esecutivi e coercitivi (rispetto a politica e pubblica amministrazione) almeno comparabili a quelli che lo Stato applica sui suoi cittadini contribuenti (www.governo.it/GovernoInforma/spending_review/index.html). Il misero 5 per cento di risparmi sulle spese com-plessive dello stato corrisponderebbe a circa 40 miliardi di euro di disponibilità praticamente immediate.

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15RUBRICA

di silVio BEttiNi

PRODOTTO & MERCATOGRanelli Di saBBia

s crivevamo a dicembre che in Grecia presto si sarebbe con-sumato il dramma e così, pur-troppo, è stato. Il popolo greco

sta pagando l’incapacità, o forse la diso-nestà, di un’intera classe politica che, dopo aver manipolato i propri bilanci per entrare nell’Euro e godere dei vantaggi che ne sono derivati, ha consentito che corruzione e mala gestione rendessero insostenibile la propria posizione. A dicembre il governo socialista guidato da Papandreou ha messo sotto scacco la UE con l’astuta mossa di anticipare un possibile referendum per chiedere ai greci di manifestare la propria volontà di rimanere nell’euro con tutti i sacrifici derivanti dalle misure fiscali di austerity imposte dalla signora Merkel; o di uscir-ne con conseguenza impossibili da im-maginare ieri, così come inimmaginabili rimangono oggi.Dopo la convocazione di un immediato G20 la crisi è rientrata al costo però di una svalutazione del debito pubblico ellenico, detenuto in gran parte da fran-cesi e tedeschi, all’incirca pari al 75 per cento oltre al concomitante via libera per le ulteriori tranches di aiuti. Questa la storia degli ultimi cinque mesi, e ora? Ora la storia si ripete, le promesse non sono state mantenute, caduto il gover-no, le elezioni hanno dato esito contra-stato e non si vede schieramento che sembri avere la voglia o la forza neces-saria per prendere in mano la situazio-ne, situazione che per altro è talmente complessa da far affermare al commis-sario europeo al Commercio, Karel De

Gucht, che Bce e Commissione euro-pea starebbero lavorando addirittura a un piano di emergenza per l’uscita della Grecia dall’euro. Il tema che tocca tutti noi non consi-ste nel fatto che Atene rimanga o esca dall’euro, ma nei costi che entrambi gli scenari comportano per l’Europa, costi che nessuno sembra in grado di definire con esattezza. Atene resta previa un’ulte-riore svalutazione del debito pubblico: il costo per l’Europa oscillerebbe da 60,6 miliardi di euro (in caso di un nuovo ta-glio di un terzo) fino a 90,9 miliardi con un taglio per metà del debito. Questa volta a pagare dopo il sacrificio richiesto a banche e investitori privati sarebbe il settore pubblico. Tra finanziamenti Bce, prestiti bilaterali e fondo monetario ci sono in campo ben 182 miliardi. Atene esce, il costo potrebbe essere triplicato. Come prima e più evidente conseguenza assisteremo a una pesante svalutazione della dracma nei confronti dell’euro. Se per esempio fosse svaluta-ta del 50 per cento, ciò comporterebbe un raddoppio dei costi stimati sommati al costo che pagherebbe l’Europa via banche centrali che sono esposte per altri 104 miliardi. Azzerare quelle risorse renderebbe ne-cessaria per Bce e banche centrali dei vari paesi una ricapitalizzazione. Il con-to finale si aggirerebbe tra i 225 miliardi e i 240 miliardi. Cifre che valgono tra l’1,8 e l’1,9 per cento del Pil dell’Euro-pa intera. Oltre a tutto ciò l’uscita della Grecia rappresenterebbe il fallimento dell’Eu-

ropa come istituzione, con conseguenze che si riverserebbero sulle aspettative degli operatori finanziari, che vedreb-bero nell’Europa un grande castello di sabbia pronto a crollare perché si cree-rebbe un precedente storico: altri pae-si che stanno affrontando il medesimo scenario economico greco potrebbero chiedere l’uscita dall’euro che si svalu-terebbe di molto. Cosa accadrebbe infine alle banche europee in caos di default greco? Se lo sono chiesti gli analisti di Nomura. L’impatto sarebbe tutto sommato gesti-bile con perdite tra l’1 e il 2 per cento del capitale dell’universo bancario di Germania e Francia, i due paesi in as-soluto più esposti. Ma anche qui gli effetti più eclatanti riguarderebbero un eventuale effetto domino. Se la Spagna seguisse le orme greche il disastro per le banche avrebbe proporzioni tali da non essere più gestibile. Non è Atene da sola la minaccia, forse l’euro, per come lo co-nosciamo, si è rivelato una scommessa troppo ambiziosa.Ecco perché probabilmente la Grecia non uscirà dall’euro e perché i suoi nuo-vi leader politici, sull’onda delle proteste di piazza, stanno rimettendo in discus-sione gli accordi presi solo pochi mesi fa. Ed ecco perché la signora Merkel, le-ader del paese del rigore totale, perso il suo più fido alleato, il francese Sarkozy, oggi in Europa si sente più sola; su po-sizioni più morbide ma contrapposte si collocano infatti Monti, Hollande e per-sino Obama quale interessato osservato-re delle vicende europee.

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12MESIluglio-agosto 201212MESI

luglio-agosto 2012

In azienda ho cercato

di inserire più giovani anche in posizioni decisive

1716 PEnsIERI dI

faR spazio ai Giovaniè la pRioRità Di Questo paese

a colloquio con gian Battista scarfone, direttore generale dell’atb.

di DoNatElla tiRaBoschi

D ottor Scarfone, Le capi-ta mai di prendere un autobus Atb?“E come no, lo faccio

come un cittadino qualunque, ma mi ri-conoscono quasi subito”. Con che occhio guarda?“Critico. Diciamo che osservo molto, dalla condizione del mezzo allo stile del conducente. Ma guardo anche la gente, cerco di capire chi è l’utilizzatore dei nostri servizi”. Che gente è?“Sono cittadini, non solo giovani, che viaggiano con una nuova consapevo-lezza, quella della rinuncia all’auto non solo per i costi, ma come approccio verso un modello di vita collettiva e in-dividuale in cui l’utilizzo esasperato del mezzo privato non costituisce più l’ele-mento centrale”.Il suo mezzo di trasporto preferito?“Le mie gambe. Appena posso, mi muo-vo in città a piedi o nei fine settimana cammino in montagna”. Dunque la sua auto è sempre in garage?“La utilizzo soprattutto quando devo spostarmi verso altre città, anche se la

lascio nei parcheggi periferici, come ad esempio quando vado a Milano. Una vol-ta parcheggiata, mi servo della rete Atm che è molto efficiente”.Più dell’Atb?“Milano dispone di una rete tramviaria e metropolitana molto diversa; ho lavora-to molti anni nel gruppo delle Ferrovie Nord. Ciò non toglie che Atb abbia rice-vuto, anche lo scorso anno, importanti riconoscimenti”. Che aria respira su e giù dai mezzi?“La gente sta vivendo un periodo di ten-sione e i venti di crisi si avvertono anche nei luoghi pubblici come appunto i mez-zi di trasporto. I bergamaschi sono pre-occupati, come tutti, ma abbiamo dalla nostra la determinazione che ci spinge ad agire con grande convinzione”. Cosa cambierebbe della nostra città?“Non ho questo potere. Spesso, negli incontri a cui prendo parte, mi limito a ricordare che da piccolo volevo cambia-re il mondo, da grande mi accontento di farne funzionare un pezzetto, che poi è quello che mi compete”. Che bambino è stato? “Un bambino estroverso che giocava molto per le strade e nei prati di Castelli di Cale-pio, dove sono nato. In bicicletta, certi po-

meriggi, facevo il giro del lago d’Iseo; oggi lo faccio ancora ma solo la domenica, con il traffico dei giorni feriali sarebbe impropo-nibile. Studiavo molto, questo sì, cercando di combinare nel modo migliore i due inte-ressi, lo studio e la vita all’aria aperta”.Se non avesse esercitato questa pro-fessione?“Avrei fatto il medico, perché in quegli anni lo spirito giovanile di impegno ver-so gli altri si identificava nella professio-ne medica. Sono comunque soddisfatto di quello che ho fatto”.Com’è nato il suo interesse per la mo-bilità?“È stata una condizione di pendolarismo a determinarla, da studente, tutti i giorni da Grumello a Bergamo in treno. È stato quello il primo movens; e poi sono stato anche fortunato, ho incontrato oppor-tunità professionali molto interessanti anche fuori Bergamo”. Tre aggettivi con cui si definirebbe?“Tre sono troppi. Direi, che sono atten-to agli altri, ascolto le loro opinioni e, se sono circostanziate, posso anche cam-biare le mie, ma al tempo stesso sono anche un decisionista. Il ruolo che mi compete è prendere decisioni in tempi rapidi, anche se continuo ad essere un

sognatore. In questo mestiere, come in molti altri, bisogna avere a cuore due elementi: garantire un determinato standard ogni giorno e vedere il futuro. Questi 15 anni di lavoro nella mia città mi hanno confortato: ho visto realizzarsi alcuni dei miei sogni grandi e piccoli”.Mai pensato di “dirigere il traffico” dei mezzi pubblici in altre città, ad esempio Venezia dove ci si muove in modo non convenzionale?“No, sarebbe troppo complicato, anche solo per le lamentele dei residenti verso i turisti. Ho ritenuto di rimanere qui, c’erano cose importanti da concludere, anche se non ho mai pensato di abbar-bicarmi ad una posizione in particolare, mi vedrei tranquillamente anche in altri ambiti, ma forse ho superato la soglia temporale per effettuare un cambio. La mia visione del mondo è legata a un me-stiere dove conta la passione civile, un termine forse poco di moda”.Un tram chiamato desiderio?“Un desiderio realizzato in Valle Seria-na. Per la Valle Brembana il problema è quello delle risorse”. Teb, ovvero intuizione di qualche po-litico illuminato?“Se così non fosse stato oggi non avrem-mo quello che abbiamo: l’intuizione politica di 20 anni fa fu quella di aggan-ciarsi a una normativa particolare che ci consentì di sfruttare il vecchio sedime”.Quali doti riconosce a un politico?“Il politico deve avere convinzioni, valori e visione del futuro. E poi non dovrebbe mai smettere di approfondire i problemi. Una questione che spesso emerge è che talvolta i nostri politici non hanno suffi-ciente competenza su certi problemi”. Il difetto della politica italiana?“Direi piuttosto un eccesso di politicizza-zione che permea argomenti e temi non prettamente politici. Nei comuni tedeschi non si valuta se una corsia preferenziale sia di destra o di sinistra, la si valuta per la sua efficacia nel risolvere un problema. La politica deve essere uno strumento per ri-solvere i problemi della collettività, mentre da noi prevale una visione politica ‘da tifo’, come mera contrapposizione”. Un politico che merita menzione?“Ci sono state più figure importanti, a secondo dei vari periodi. Non ne posso

citare solo una, farei un torto ad altri”. Che cos’è l’intuizione?“La capacità di intravedere una soluzio-ne che apparentemente non è lineare ma che consente di raggiungere il risultato che si vuole”.Che futuro vede per le giovani gene-razioni?“I nostri figli hanno una prospettiva di benessere generale e di opportunità la-vorative che, però, non sono in progres-sione così come lo sono state per la mia generazione. Mio padre era maestro e mio nonno capomastro di cantiere, io ho realizzato la loro voglia di miglioramen-to. Una delle maggiori preoccupazioni del nostro Paese e della nostra città è quella di fare spazio ai giovani”.Atb in questo senso cosa fa?“Ho cercato di immettere più giovani anche in posizioni decisive, con me col-laborano due ingegneri che hanno poco più di trent’anni, mentre all’Atb point c’è uno staff di giovani collaboratrici tutte laureate e multilingue. Il ricambio generazionale della classe dirigente è un grosso problema anche della mia gene-razione, quella dei cinquantenni; siamo

schiacciati da un establishment dotato di occhiali che non leggono più i processi evolutivi della società e del lavoro”. Che ne pensa dell’aeroporto di Orio?“Un’ottima gestione di una realtà com-plicata”. Il suo viaggio più bello?“Dal punto di vista professionale, il Tgv Atlantique tra Parigi e Nantes ad oltre 500 km orari pochi giorni dopo l’inau-gurazione, da quello personale un giro in barca a vela nelle Isole della Grecia qualche anno fa”. Qualche rimpianto? “Aver sacrificato qualche amicizia per il lavoro, in alcuni momenti mi è mancato il tempo per tenerle in vita”.C’è un momento in cui non pensa al lavoro?“Quando dormo”.Deve dire grazie a qualcuno?“Sicuramente alla famiglia che mi ha aiutato, ma anche all’ostinazione con cui mio padre mi ha stimolato nello stu-dio, e poi un grazie ad alcune figure con cui ho lavorato nel periodo milanese alle Ferrovie Nord, tra cui l’ingegner Cesi”.Un aggettivo per definire la vita?“Rischierei una risposta banale, è una ricerca della felicità che si apprende con il tempo e che si realizza nelle piccole cose, in piccoli momenti”.L’ultima volta che è stato felice?“Ieri sera, dopo tanto tempo sono uscito a cena con mio fratello”.

la scheda

Gian Battista Scarfone, esperto in Programmazione e gestione di si-stemi di trasporto, è approdato agli inizi degli anni ‘90 al gruppo FNM Milano dove ha ricoperto diversi in-carichi. Nominato presidente di ATB nel 1995, ne ha guidato la trasforma-zione da municipalizzata in società per azioni e lo sviluppo successivo. Dal 2002 è direttore generale di ATB Mobilità Spa e, dal 2004, è anche amministratore delegato di TEB Spa (Tramvie elettriche bergamasche). Componente del Direttivo naziona-le di AssTra (Associazione nazionale delle aziende di trasporto) dal 2006 è presidente di AssTra Lombardia.

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PEnsIERI dI 19

“l’italia è una Bella moto

ma con i filtRi spoRchi” Faccia a faccia con giacomo agostini, leggenda del motociclismo con 15 titoli mondiali.

di lauRa BERNaRDi locatElli

è l’unico ad aver conseguito più titoli iridati, ben 15. E con 123 Gran Premi vinti e 163 podi conquistati su 190

gare, il suo record al momento è salvo in cassaforte. E sarà difficile batterlo. Gia-como Agostini, leggenda del motocicli-smo, racconta la sua passione per le due ruote e le sfide d’altri tempi, guardando con nostalgia agli esordi, quando parti-va con quattro amici e pane e salame a volontà. Da motociclista e imprendito-re vincente, il campione bergamasco di Lovere (nato in una clinica bresciana), spiega che marcia dovrebbe innestare il nostro Paese per uscire dal tunnel, sen-za nascondere la rabbia per quei bastoni di troppo tra le ruote e per le polemiche e critiche spesso gratuite, comprese quelle mosse a Valentino Rossi.

Agostini, il suo record è ancora salvo in cassaforte... “Per il momento è lì e sarà difficile su-perarlo”.Le darebbe fastidio se venisse insidiato?“Non nascondo che mi dispiacerebbe, ma sarà un’impresa fare meglio”. Le qualità che deve avere un buon pilota?“Sono convinto che si nasca con questo dono di natura, che deve però essere affinato a suon di allenamenti. E per correre in moto o per fare qualsiasi altro sport la vita sregolata non aiuta, ci vuole molta disciplina”.Suo padre le disse che non avrebbe mai acconsentito al suo “sfracellamento” prima di cedere al suo talento. Come si comporterebbe lei oggi da padre?“Piergiacomo ha 17 anni e alle moto, che pure ama, ha fortunatamente sem-pre preferito il pallone. Se avesse insi-

stito per correre in moto, come feci io a mio tempo, non glielo avrei comunque impedito. Fortunatamente oggi i circui-ti sono più sicuri, ai miei tempi ogni set-timana c’era un funerale e fu anche per questo che fu difficile avere il benestare da mio padre”. La sicurezza non ha nulla a che vedere con la morte di Simoncelli?“No, purtroppo la morte di Sic è stata una tragica coincidenza di fatalità. Tutto è andato storto: è caduto e non è stato sbalzato dalla moto, la moto ha conti-nuato la sua corsa ed è stato impossibile evitarlo in pista”.Lei perse un amico fraterno, Gilber-to Parlotti, nel ‘72 e disse basta alla Tourist Trophy all’Isola di Man.“Non si poteva perdere la vita in quel modo. Allora la Tourist Trophy era inse-rita tra le gare del campionato del mon-do e non si aveva scelta. Mi rifiutai di s

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20 PEnsIERI dI

correre quella gara e da questa presa di posizione nacque un movimento di pro-testa dei piloti che portò all’esclusione della gara dal Motomondiale”.Cosa sta succedendo a Valentino Rossi?“Mi fa rabbia sentir ripetere che Valenti-no è finito. Se ha perso qualcosa, ha per-so quei due o tre decimi, gli stessi per cui prima erano tutti a incensarlo. Non si può essere sempre al 100 per cento, nessuno ci riesce e sarebbe opportuno che tutti lo ricordassero più spesso”.È una questione di anagrafe?“Certo. Se non fosse per l’anagrafe io correrei ancora e Gimondi sarebbe an-cora in sella alla sua bici”.Lei ha vinto tanto, ricorda una scon-fitta cocente?“La ricordo sempre tra le gare più belle, anche se non la vinsi: la Tourist Trophy all’Isola di Man. Vinse Mike Hailwood: io gli stavo davanti e stavo riuscendo nell’impresa di batterlo, quando all’ul-timo giro mi si ruppe la catena. Man-cavano solo quattro chilometri e per gli altri 356 avevo condotto la gara. Lui fu grande e mi disse: ‘Sei tu il vincitore morale’ e mi invitò a cena. Così diven-tammo amici, rivali solo in pista. Mi manca in certi momenti: è morto in un modo assurdo mentre portava i suoi figli a mangiare fish and chips”.Parliamo allora di rivalità in pista, la sua con il romagnolo Pasolini divise l’Italia, quella di Rossi e Biaggi la ri-cordano tutti… Oggi si è perso un po’ di gusto per la sfida tra piloti?“Oggi è tutto diverso, i piloti non si incontrano quasi. Nel paddock ci sono venti o trenta persone e sono pochissi-me le occasioni d’incontro. Un tempo era tutto diverso, era un clima più fami-liare: noi ci incontravamo e ritrovavamo spesso e così nascevano simpatie e anti-

patie, amicizie e rivalità”.Passiamo al suo lavoro da imprendito-re edile. Come legge questo periodo? “Siamo all’assurdo: invece di incenti-vare il lavoro in Italia tutti ti mettono i bastoni tra le ruote. Per un permesso si aspetta un anno e tutte le volte ci si trova a sbrogliare un groviglio di vincoli”.Se dovesse costruire la sua città idea-le, da che parte inizierebbe?“La mia città ideale è guidata con buon senso. Nella mia città le leggi avrebbe-ro ovviamente la loro importanza, ma a prevalere sarebbe sempre e comunque il buon senso”.Se il nostro Paese fosse una moto che moto sarebbe?“L’Italia è un Paese meraviglioso, quin-di direi una Yamaha, ma purtroppo abbiamo i nostri problemi e una classe dirigente che a volte sembra davvero lontana dal rappresentare l’interesse de-gli italiani”.Siamo quindi una bella moto senza benzina?“No, la benzina c’è, diciamo che abbia-mo i filtri sporchi…”. Si sente un uomo di marketing?“Ho esordito con la tuta nera e pian piano l’ho tappezzata di sponsor. Vin-cendo facevo notizia e per me è stato abbastanza facile avere sponsorizzazioni e visibilità. Poi, certamente, ci ho messo del mio. Non so se posso definirmi un uomo di marketing ma sicuramente mi sono sempre conquistato l’ammirazione del pubblico, anche lontano dalla pista”. Ha avuto fama di latin lover, prima di capitolare, a 46 anni suonati, ai piedi della sua bellissima moglie. Ci si ri-trova con questa immagine da sciupa femmine o i rotocalchi calcarono un po’ la mano?“Non posso nascondere di avere avuto

le mie chances… Avevo vent’anni, viag-giavo moltissimo, vincevo, facevo noti-zia e forse ho avuto più occasioni rispet-to a quelle che avrei avuto con un lavoro diverso. Poi ho conosciuto mia moglie (la bellissima spagnola, interprete d’in-glese, Maria Ayso, ndr) in Spagna in una conferenza stampa, un colpo di fulmine. L’età c’era, l’amore anche e ho messo la testa a posto”.A proposito di passioni, ci descriva il suo amore per le due ruote…“La moto è e resta il mio grande amore, che non ho mai tradito e mai tradirò. Ricordo con affetto quando da ragazzi-no partivo per fare le prime gare con al seguito i miei amici e due chili di pane e un salame, perché le possibilità erano quelle che erano, ma ci si divertiva tan-tissimo e l’entusiasmo era alle stelle”.Come trascorre il suo tempo libero?“Vado in moto appena posso (in garage ha diverse moto, tra cui la F4S la “Ago” moto che l’Mv Agusta gli ha dedicato, ndr) mentre per il resto della settimana ormai mi muovo in scooter per lavoro. Gioco a tennis e mi piace andare in bici, ma nulla mi dà la sensazione di libertà delle due ruote”. La sua strada preferita?“Qualsiasi strada non trafficata”.Automobilisti e rider indisciplinati?“Più che altro distratti: chi parla al tele-fono, chi legge il giornale, chi gioca con i bambini invece di guidare… Fortunata-mente correre in moto mi ha insegnato tutte le mosse di emergenza perché per l’imprudenza di altri ho rischiato grosso sulle nostre strade”.Cosa rappresenta lo sport?“Lo sport è una scuola di vita, che apre la mente e porta a conoscere e a supe-rare i propri limiti. Per questo gli devo molto”.

Nella mia città ideale

a prevalere sarebbe sempre e comunque il buon senso

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PEnsIERI dI 23

il seGReto Del successo?sapeR ascoltaRe

e osseRvaRe

intervista a Donato losa, presidente di cartemani e autore del libro “le ragazze non guardano i lattai”.

di DoNatElla tiRaBoschi

l osa, ci svela le tre qualità di un self made man di successo?“Visione, determinazione e for-mazione, che sono poi le cose

che fanno il successo di un’azienda”.Cartemani che cos’è per lei?“Un mezzo, non vivo per lei”.Per cosa vive?“Per i sogni che devo ancora realizzare che richiedono energia e tenacia. E mol-ta formazione in un mercato difficile”.Oggi con la crisi, forse ancora di più…“La crisi oggi sta nelle gambe”.In che senso?“Eravamo abituati a clienti che ti cerca-vano, adesso dobbiamo essere noi a cer-care il cliente. Il mercato è comunque sempre molto ricco di opportunità. Si può comprare a un buon prezzo e ven-dere a condizioni migliori”.Nessuna paura per il futuro?“E perché mai dovrei averne? Quando è nata Cartemani, nell’80, il denaro costa-va il 24 per cento, lo sconfino dal conto il

28 per cento. Le aziende che sono nate in periodi difficili non hanno nulla da teme-re. Succederà lo stesso anche a quelle che nascono oggi, avranno di sicuro più suc-cesso delle altre, nate in tempi migliori”.Se lei fosse un giovane imprenditore?“Seguirei l’intuizione come 30 anni fa, sonderei i mercati nascenti come era allora quello dell’igiene personale, quando a far da carta igienica nei bagni dei locali pubblici c’era la Gazzetta dello Sport tagliata e appesa a un chiodo. Non ho mai pensato di vendere carta igienica ma di cambiare il mercato, un mercato che adesso è maturo”.

Gavetta?“Tanta e molto formativa. Ho fatto il cameriere, avevamo un ristorante sotto casa: lì mangi, sei vestito in giacca e cra-vatta e stai in mezzo ai signori, mi diceva mia mamma. Finita la scuola alberghiera sono partito come emigrante in Belgio. Non è stato facile, ma mi è servito, poi sono stato a Montecarlo, quindi in Ger-mania fino a che ho avuto la visione”.Cioè?“Ho aperto la latteria in piazza Pontida, nel ’74; per me rappresentava un miglio-ramento della qualità di vita: finire di lavo-rare alle otto di sera e avere la domenica libera. È stata un’opportunità che ho sa-puto cogliere, come quella con cui ho dato vita, un po’ di tempo dopo, a Cartemani: portare nella stanza da bagno l’igiene della persona, non il semplice prodotto”.Il segreto del successo, dunque?“Saper ascoltare e osservare”.E quello per fare buoni affari?“Vendere costoso. Che non significa vendere caro, ma abbinare il prodotto a un servizio. Poi occorre essere veloci

Eravamo abituati a

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24 PEnsIERI dI

nell’erogazione e far guadagnare le per-sone che collaborano con te in azienda”.Chi collabora con lei?“Sta bene ed è sereno ed è quello che conta”.Cosa pensano di lei i suoi dipendenti?“Penso che mi amino, la vera soddisfa-zione sta nel rapporto personale che ho con loro, il momento più bello è quando li incontro con le loro famiglie nella fe-sta annuale”.Chiama ancora i prodotti dell’azien-da con i loro nomi?“Certo, è anche quello un modo per co-municare. Non siamo un’azienda che si occupa di detergenti, ma di persone. Certi prodotti, come la carta igienica nera, di cui si è parlato tanto, servono solo per comunicare”.I suoi uomini non la fanno mai arrab-biare?“Negli ultimi dieci anni non mi è mai successo”.Il complimento più bello che le han-no fatto?“Mi hanno detto che faccio correre l’ac-qua in salita”.La sua più grande soddisfazione?“Quella di aver mantenuto la promessa con me stesso e con i miei uomini. Ho avuto la fortuna di scegliere persone che venivano da esperienze negative, che come me erano alla ricerca di un riscatto e che mi hanno seguito in questo pro-getto aziendale”.Che cos’è la gratitudine?“Vito, uno dei miei collaboratori, mi ha detto che è la memoria del cuore. Que-sta non mi manca”.

Le sue passioni, oltre al lavoro?“Molte. La produzione omerica in gene-rale, i vetri del ’900, la fotografia e l’ar-te, soprattutto quella dell’800 e degli artisti non convenzionali”.Esiste un imprenditore artistico?“Certo, è quello che disegna il futuro, il luogo e il momento dove saremo tra qualche anno”.Lei sarà ancora qui?“Non lo escludo. Ci sono lavori che an-drebbero cambiati nel momento esatto in cui uno capisce di avere imparato a farli. Avrei mille progetti, mi piacerebbe fare un viaggio nella conoscenza operativa, ma l’azienda va guidata con l’esempio”. Lei dove abita?“Nel centro di Bergamo”.Che rapporto ha con la città?“La amo così come amo i bergamaschi: sono loro grato, mi hanno dato la pos-sibilità di crescere, di fare impresa, di essere ascoltato”.Niente di negativo?“No, anzi, se rapportata ad altre città, direi che Bergamo è anche più pulita. Magari eviterei di appendere le foto dei giocatori dell’Atalanta agli alberi del via-le, anche se ammiro molto il presidente nerazzurro Percassi”.Mai pensato di investire nelle sponso-rizzazioni sportive?“No, preferisco abbassare i prezzi”.Cosa pulirebbe nel mondo?“Molte cose mi disturbano: la mancanza di senso civico, i prepotenti, l’aggressi-vità che si vede in tutto, anche quando uno è in coda a uno sportello. Ho vissuto molto all’estero, dove le regole sono re-gole e vanno rispettate, sarà per questo che le noto di più e ne soffro”. Che cosa invidia all’estero? “Si vive bene, ma io sto bene anche qui

in Italia, certo devi essere una persona a posto”. Il suo libro “Le ragazze non guardano i lattai” è stato anche un piccolo caso editoriale… Chi guardano le ragazze?“Oggi, come trent’anni fa, solo i buoni partiti. Quanto al libro ha venduto 3mila copie è stato, più che altro, il mio mezzo per comunicare. L’ho regalato anche a Berlusconi”. Uno che di ragazze se ne intende…“È stato un grande imprenditore, certo il potere ha il suo fascino”.Berlusconi è stato un politico, come dire, anomalo…“Anche in politica ci sono persone pre-parate, peccato che non riescano ad emergere”. Mai pensato a una discesa in campo?“L’ho evitato. Mi sarebbe piaciuto fare politica, ma non mi andava di cedere la notorietà della mia azienda a un parti-to. L’idea di far politica è affascinante, non disdegnerei un’esperienza come sindaco, ma a me piace lavorare bene, con metodo, e non potrei mai pensare di farlo part time”.Cosa lascerà ai suoi figli?“Quello che un padre lascia in eredità, e cioè il sapere, le esperienze e la parte caratteriale di determinazione, volontà e tenacia”.In solido?“L’azienda sarà per loro un’opportuni-tà”.

la scheda

Donato Losa è nato a Calolziocorte il 16 agosto 1952. Prima di diventare imprenditore è stato cameriere nei ristoranti di mezza Europa, lattaio a Bergamo e rappresentante di com-mercio. Biscotti, orologi e poi carta i passi come venditore. Nel 1980 af-fitta un box e compra un fiorino di seconda mano. È la nascita di Carte-mani e Carteco. Oggi Cartemani con-ta più di 100 collaboratori, vende in Italia e all’estero, è presente sul terri-torio con nove filiali.

Pulirei molte cose che mi

disturbano: la mancanza di senso civico, i prepotenti e l’aggressività

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PEnsIERI dI 27

la nuova fRontieRa èla contaminazione

Parla Maria cristina Rodeschini, responsabile di accademia carrara e gamec.

di aNNa Facci

“t he Accademia Carrara in Bergamo (northeast of Milan) is one of the jewels of Italian mu-

seums and a haven for art lovers”. Sono le parole con cui il Metropolitan Mu-seum di New York presenta la mostra (allestita fino al 3 settembre) di 15 ca-polavori della pittura del nord Italia del ’400 e ’500 – tra cui Bellini, Tiziano e Lotto – provenienti dalla collezione cittadina. E da sole bastano a rinfresca-re la memoria sul valore di un patrimo-nio che i bergamaschi possono trovare così a portata di mano. Maria Cristina Rodeschini è la responsabile di Acca-demia Carrara e Gamec, con il ruolo di direttore, e, tra le altre attività, negli ul-timi anni, con la chiusura per restauri della pinacoteca, ha “accompagnato” le nostre opere in Italia e nel mondo, in un’operazione che ha trasformato un handicap, come la mancanza della sede, in occasioni di promozione.

Che riscontri arrivano dalla presenza sul palcoscenico internazionale?“Le istituzioni culturali riconoscono la straordinaria ricchezza della nostra raccol-ta e il Metropolitan, secondo museo più visitato al mondo (dopo il Louvre, ndr), che accoglie alcuni dei nostri dipinti e li colloca nel cuore della sezione dedicata al Rinascimento ne è una chiara conferma. Ad essere apprezzato non è solo il valore storico delle opere ma la loro raffinatezza, il gusto finissimo di chi le ha scelte”.Ben 2.800 dirigenti cinesi hanno fat-to tappa a Bergamo nel maggio scorso e sono un esempio eloquente dei nuo-vi flussi turistici. Come si può inter-cettare un pubblico con una cultura così diversa?“In Gamec abbiamo avviato l’esperienza molto positiva dei mediatori culturali. Sono persone impegnate ad aprire le porte dell’arte alle loro comunità. La co-munità cinese, per esempio, era arrivata in massa da Bergamo e Milano per la mo-stra di Yan Pei-Ming. Trattandosi di un connazionale i motivi d’interesse c’erano

e riuscire, sollecitando l’attenzione, a far superare le riserve di chi non era mai en-trato in un museo è stato un passo impor-tante. Abbattuta questa barriera l’osmosi tra il dentro e il fuori è più facile e questa può essere anche la chiave per intercet-tare turisti con una cultura lontana dalla nostra, come quella cinese appunto”.Si tratta, insomma, di trovare un punto di contatto...“L’arte è il migliore mezzo di comuni-cazione e credo che nella società mul-tietnica in cui di fatto viviamo la nuova frontiera sia proprio la contaminazione, l’apertura al mondo, un’arte inventiva e creativa, frutto dell’incontro. È lo stesso concetto che ha espresso Carlin Petrini di Slow Food a proposito del cibo”.Cosa dice?“A New York, in una conferenza all’I-stituto italiano di cultura alla quale ho partecipato in occasione dell’inaugura-zione della mostra della Carrara, ha rac-contato che è dagli scambi che nascono i risultati migliori. Anche il mais della nostra polenta, in effetti, viene dal- s

Sabato 18

SETTE SOTTO cover pop dance

Agosto

Venerdì 17

ANIMA cover 360°

Agosto

Vener 24

SUPER UP cover pop

dì Agosto

Giovedì Agosto

AMBRA MARIE icona rock italiana

23

Martedì 21

6 COME 6 cover 360°

Agosto

Sabato 25

SHARY BAND tributo alla disco dance

Agosto

Lunedì 27 Agosto

JOVA NOTTE tributo a Jovanotti

Programma spettacoli

Venerdì 31 Agosto

DEJA VU cover italiane

Venerdì 07 Settembre

RED MOON successi ‘70/’80

Domenica 26 Agosto

MERQURY BAND tributo ai Queen

Giovedì 16 Agosto

5° ELEMENTO cover pop

Mercoledì 05

RIFLESSO cover pop dance

Settembre

Sabato 08 Settembre

LOOKING 4 GROOVE cover 360°

Programma spettacoliProgramma spettacoli

Mercoledì 15 Agosto

MT LIVE pop dance e trasformismo

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Mercoledì 22

DOCTOR BEAT

Agosto

cover 360°

Martedì 28

CANI SCIOLTI

Agosto

cover pop

Mercoledì 29SUGAR LIVE tributo a Zucchero

Agosto

Giovedì 30 Agosto

ANIMALI RARI cover rock

Sabato 01

EXES cover pop rock dance

Settembre

Martedì 04 Settembre

MAX BRANDO cover 360°

Giovedì 06

MAMAMIA

Settembre

cover 360°

Domenica 19

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Agosto

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(Consumazione obbligatoria)

Domenica 02 Settembre

MARCO BRUCO cover anni ‘80

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Lunedì 20Diapason

Agosto

TRIBUTO A VASCO (Consumazione obbligatoria)

Lunedì 03

BANDALIGA

Settembre

tributo a Ligabue

(Consumazione obbligatoria)

Domenica 09 Settembre

MT LIVE pop dance e trasformismo

APERTURA STRAORDINARIA A PRANZO

Lunedì 10Diapason

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28 PEnsIERI dI

le Americhe. Credo che per l’arte oggi l’opportunità più affascinante sia pro-prio il confronto tra le culture”. Ma oggi gli artisti hanno la capacità di incidere sul pensiero, sulla società?“Non sono rare le opere che contengono messaggi etici, in altri casi gli artisti metto-no in risalto criticità, precedono la lettura della realtà, offrono spunti per capirla”.Eppure sembra che l’apparenza gua-dagni sempre più terreno...“Invece qualcosa sta cambiando. È in atto una riflessione, credo che si stia finalmente concludendo l’epoca del ‘Grande Fratello’; i giovani hanno voglia di far capire che valgono. Ho due figli e sono stanchi di sentirsi dire che per loro non c’è spazio, diamogli fiducia”.Che cosa ha fatto scattare in lei l’inte-resse per l’arte?“Un bravo insegnate del liceo. Avevo sempre pensato di iscrivermi a biologia,

ma nell’ultimo anno ho scelto gli studi artistici”.Quindi la scuola avvicina all’arte…“Sì, quando è capace di accendere l’in-teresse, di aprire un orizzonte”.Ma l’arte ha sempre bisogno di essere spiegata?“Diciamo che lancia più ami: più si è at-trezzati per leggerla più se ne coglie la ric-chezza. L’arte colpisce ed emoziona, ma si può anche cercare di capire il perché”.Lei con i capolavori ci lavora, c’è un’o-pera che continua ad emozionarla?“La madonna con il Bambino di Mante-gna. L’ho vista recentemente a Firen-ze, dove è in restauro all’Opificio delle Pietre Dure, e quella mano, umana e geniale, non lascia indifferenti, anche chi, come me, per via della professione ha sviluppato una sorta di filtro raziona-le all’immediatezza della sensazione. È questa la grandezza dell’arte, il fatto che non smette di provocare emozioni”.E nel suo lavoro che cosa la stupisce?“Che non è mai uguale. Anche la stessa opera, lo stesso artista possono essere inse-riti in percorsi, in progetti sempre diversi”.Cosa dice a chi ritiene che l’arte con-temporanea sia solo provocazione e business?“Se ci sono competenza e messaggio, e il messaggio funziona, perché non dovrebbe essere arte? Capire Lotto o un artista contemporaneo è complesso

nella stessa misura. È una questione di voglia e disponibilità ad entrare nel lin-guaggio. Non è facile, quando però si hanno gli strumenti diventa un piacere, che diverte e arricchisce”.Spesso, negli itinerari turistici, la tappa al grande museo è quasi obbli-gata e si trasforma in un tour de force che lascia esausti. È così che si visita una collezione?“Ci si sente stanchi non perché si per-corrano chissà quanti chilometri ma perché, come dicevamo in precedenza, l’arte ha un forte impatto emotivo. Di un museo andrebbero selezionate dieci/venti opere da vedere bene altrimenti si rimane storditi. Si può entrare in un museo anche per una sola opera. E poi, naturalmente, ci si torna”.I punti di forza e le criticità di Berga-mo viste dai visitatori.“Tutti restano incantati dalla bellezza di Città alta. Non solo per l’ecceziona-le centro storico, per il fatto che è ben conservato, ma anche per la presenza di un impagabile contesto ambientale così vicino. Basta uscire da Porta Sant’Ales-sandro e avviarsi verso i colli per trovarsi in uno scenario altrettanto suggestivo. Le lamentele riguardano il fatto che è scomoda da raggiungere. Se ci si sposta in treno bisogna arrivare prima a Brescia o a Milano e anche il collegamento con l’aeroporto non è così semplice”. C’è un messaggio che vorrebbe lan-ciare alla città?“In questo momento ricorderei la sotto-scrizione per riacquistare un paesaggio del pittore veneziano Antonio Maria Mari-ni, che già faceva parte della raccolta della Carrara e di cui si erano perse le tracce. At-traverso l’Associazione Amici dell’Acca-demia Carrara è stata lanciata una raccolta fondi che ha già superato la metà della cifra necessaria. È un risultato importante che testimonia la vicinanza della città al suo museo e una modalità ripetibile”.

Di un museo andrebbero

selezionate dieci-venti opere da vedere bene, altrimenti si rimane storditi

Credo stia finendo

l’epoca del Grande Fratello, i giovani hanno voglia di far capire che valgono

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STRATEGIA D’IMPRESAliBeRo scamBio tRa ue e paesi Del GolfomateRie pRime competitive peR l’inDustRia euRopea

p oco più di un mese fa il Par-lamento Europeo in sessio-ne plenaria ha votato una risoluzione sullo sviluppo

delle Relazioni tra l’Unione Europea e il Consiglio di cooperazione del Golfo, o Gulf Cooperation Council (GCC), un’organizzazione che riunisce sei sta-ti arabi del Golfo Persico, Bahrain, Ku-wait, Oman, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Varata nel 1981, l’organizzazione nacque per istituire nel Golfo un mercato comune; in effet-ti, una volta firmato l’accordo a Ryad nel novembre del 1981, subito dopo i Paesi membri aprirono le loro frontiere ai beni prodotti all’interno della regio-ne. Da quel lontano 1981 il mondo è cambiato profondamente e i paesi del Golfo giocano da tempo un ruolo fon-damentale nel panorama economico internazionale; la situazione mondiale di crisi ha evidenziato nella circostanza la loro straordinaria solidità e la pronta capacità di reazione con riforme strut-turali nei principali settori dell’econo-mia, dalle materie prime allo sviluppo industriale.

L’Unione Europea – 27 paesi ed ol-tre 500 milioni di cittadini – ha tutto l’interesse a consolidare rapporti com-merciali, politici e culturali con questa parte del mondo relativamente vicina all’Europa, con una popolazione dieci volte inferiore all’Ue ma dotata di enor-mi risorse e di importanti prospettive di

sviluppo. Per dare un’idea dei rapporti commerciali tra Unione Europea e GCC basterà rammentare che il Golfo è il se-sto principale mercato di esportazione per l’Europa, con un valore di oltre il 5 per cento totale complessivo dell’export UE e che in termini assoluti il vecchio continente è il secondo partner com-merciale del GCC dopo il Giappone. L’importanza di un buon rapporto tra queste due aree non è una cosa nuova, i primi negoziati per definire un Accordo di libero scambio, Free Trade Agree-ment (FTA), ebbero infatti inizio quasi una ventina di anni fa, ma per una serie di motivi si sono sempre arenati in vista del traguardo; la recente nuova risolu-zione del Parlamento Europeo vuole dare un importante segnale di volontà di accelerazione all’accordo; in virtù di quanto previsto dal Trattato di Lisbona, che attribuisce al Parlamento Europeo nuovi poteri e competenze esclusive sul-le questioni commerciali e sugli investi-menti, tutto questo implicherà sul piano dei negoziati una interazione non solo con la Commissione europea ma anche con il Parlamento europeo e con gli Sta-ti membri, quindi dovrebbe consentire, con il maggior peso politico acquisito, di mettere sul tavolo dei problemi mol-to concreti e non solo questioni spesso lontane dai problemi reali dell’econo-mia e dei cittadini.

Tra i punti essenziali c’è quello dell’ac-cesso alle materie prime e dell’impor-

tanza di una partnership tra l’Unione Europea e i Paesi del Golfo per favorire un mercato libero da barriere doganali, capace di assicurare uno scambio di ma-teriali e beni affidabile e sostenibile. È un tema forte per entrambe le parti, l’Ue ne trarrebbe indubbi benefici non solo per i temi sull’energia ma principalmen-te per assicurarsi a condizioni competi-tive una materia prima come l’alluminio, indispensabile per ogni crescita indu-striale ed economica. L’Ue ha infatti bisogno dell’alluminio primario, di cui ha una preoccupante scarsità produt-tiva, per alimentare le industrie a valle delle trasformazioni e della manifattura in edilizia, meccanica, trasporti, elet-trotecnica e imballaggio; per i Paesi del Golfo la produzione di alluminio prima-rio è seconda di importanza solo all’in-dustria legata al petrolio, è un settore in fase di grande crescita che nel giro di pochi anni, prima del 2015, rappre-senterà più del 10 per cento del totale di tutto l’alluminio prodotto al mondo.

Nel quadro dell’accordo di libero scam-bio sono contemplati tra l’altro anche importanti capitoli riguardanti la coo-perazione bilaterale su programmi di ri-cerca e innovazione, ma non c’è dubbio che il peso strategico dell’approvvigio-namento di alluminio primario a condi-zioni competitive rappresenta di gran lunga per l’Ue l’aspetto fondamentale del trattato, che è auspicabile si realizzi in tempi brevi.

31RUBRICA

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BAcHEcA 33

Sacbo, ricavi in crescita per l a̓eroporto di Orio L̓ assemblea degli azionisti Sacbo, la società di gestione dellʼa-eroporto di Orio al Serio, ha approvato allʼunanimità il bilancio

relativo allʼesercizio 2011. L̓ attività svolta ha generato ricavi per 100,5 milioni, in crescita di 7,7 milioni rispetto allʼesercizio precedente (+8,26%) chiuso con ricavi per 92,9 milioni. A tale incremento hanno contribuito sia i risultati della gestione tipicamente aeronautica (+7,08% rispetto al 2010, pari a 4.796.907), sia quelli relativi alle attività commerciali non aviation (+10,2%, corrispondente a 2.873.896). Al netto delle imposte di competen-za per 6,4 milioni, nel 2011 Sacbo ha conseguito un utile di esercizio di 10,6 milioni (in diminuzione rispetto ai 12,2 milioni dellʼesercizio precedente).

04/06

Borse di studio, intesa fra Siad e Università di Bergamo Nel 25° anniversario della joint venture Siad-Praxair, le due so-cietà, in collaborazione con lʼUniversità degli Studi di Bergamo

e la Colorado State University di Pueblo (Stati Uniti), hanno stipulato un protocollo dʼintesa fi nalizzato allʼattribuzione di due borse di studio annua-li che prevedono anche la possibilità di un tirocinio formativo in azienda.Le borse di studio saranno assegnate a un laureando dellʼUniversità di Ber-gamo e a uno di Pueblo. I laureandi dovranno preparare la tesi di laurea nellʼuniversità partner su un argomento dʼinteresse della Siad a Bergamo e della Praxair a Pueblo.

06/06

Baresi nuovo presidente della BCC della Bergamasca Gualtiero Baresi, 59 anni, è il nuovo presidente della BCC della Bergamasca. Meritevole di aver raggiunto negli ultimi anni livel-

li dʼeccellenza, secondo i parametri valutativi della Banca dʼItalia, di aver incrementato il proprio patrimonio da 30 a 80 milioni di euro e di aver consolidato la propria base associativa (4.250 i soci in base ai rilevamenti fatti in occasione dellʼAssemblea dei soci dello scorso 20 maggio), lʼistituto di Zanica guarda al futuro con ottimismo. “In un periodo complicato come quello che stiamo attraversando – ha commentato Baresi – un tassello di primo piano è rappresentato dallʼulteriore valorizzazione del territorio. Non dobbiamo dimenticare che siamo una cassa rurale nata allʼombra del Campanile, nel rapporto quoti-diano con chi vive sul territorio e in esso crede e investe. Dob-biamo pertanto continuare a lavorare per sostenere lʼecono-mia “vera”, fatta dalle piccole e medie imprese che negli anni si sono sviluppate in queste terre”.

08/06

Confi ndustria, il “Premio dei premi”va alla Cosberg di Terno dʼIsola Signifi cativo riconoscimento per la Cosberg di Terno dʼIsola a cui è stato assegnato il “Premio dei premi”, essendosi distinta ai

massimi livelli nella V edizione di “IxI Imprese per Innovazione”, istituito da Confi ndustria con il Contributo della Fondazione Mai e con la collaborazione dellʼAssociazione Premio Qualità Italia. Il “Premio dei Premi” è stato ritirato a Roma, a Palazzo Madama, dal presidente della Cosberg, Gianluigi Viscardi, alla presenza del presidente del Senato nellʼambito della Giornata Nazionale dellʼInnovazione. Il “Premio dei premi” attribuisce riconoscimenti alle esperienze di innovazio-ne premiate nelle competizioni a carattere nazionale organizzate nei settori dellʼindustria, del design, dellʼuniversità e ricerca pubblica, della pubblica amministrazione e dei servizi, inclusi quelli bancari.

13/06

Popolare di Bergamo, Cristina Bombassei cooptata nel Cda Cristina Bombassei è stata chiamata a far parte del Consiglio di amministrazione della Banca Popolare di Bergamo. La decisione

è stata assunta a seguito delle dimissioni presentate da Laura Viganò, che dal 10 maggio scorso ha lasciato lʼincarico per potersi dedicare pienamente allʼattività didattica e di ricerca scientifi ca. Cristina Bombassei resterà in carica fi no alla prossima assemblea, che sarà chiamata a confermare la decisione del Consiglio di amministrazione. Dal dicembre 1997 membro del Cda di “Brembo spa”, società bergamasca leader di mercato nella progettazione e produzione di sistemi frenanti, Bombassei è anche membro del Consiglio direttivo ristretto di Confi ndustria Bergamo e Consigliere del Parco scientifi co tecnologico “Kilometro Rosso”.

05/06

La Camera di Commercio premia i brevetti migliori Con lʼobiettivo di premiare le imprese della Bergamasca che ab-biano realizzato interventi tecnologicamente innovativi e abbiano

utilizzato il brevetto quale strumento di valorizzazione e di protezione del-la proprietà intellettuale, la Camera di Commercio di Bergamo ha messo a disposizione un fondo di 60mila euro da erogare sotto forma di premi in denaro. Per la domanda di brevetto pubblicata si intende quella depositata da almeno 18 mesi. L̓ ente camerale considererà prioritari i brevetti sviluppati in collaborazione con centri di trasferimento tecnologico, servizi di innovazione di Associazioni di categoria, università, enti pubblici e centri privati di ricerca. Ogni impresa potrà presentare più domande, allo sportello dellʼUffi cio age-volazioni economiche. Saranno esaminate le domande pervenute fi no al 31 agosto 2012. Info: www.bg.camcom.gov.it.

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RIcERcA dI lAVORO 35

RiceRca Di lavoRoGli eRRoRi Da evitaRe

Parla Mario Bianco, autore del libro “curriculì curriculà”: “in 30 anni di attività ho visto tanti candidati commettere sbagli, tenere comportamenti scorretti durante i colloqui vanifi cando così i propri sforzi”. Eppure bastano piccoli accorgimenti per riuscire a catturare l’attenzione dei selezionatori.

di gioRDaNa talaMoNa

n on più lungo di tre pagine, chiaro, sintetico, ma esau-riente. Queste le caratte-ristiche di un curriculum

vitae che sappia colpire l’attenzione di un head hunter che si occupa di selezione del personale, che leggendo centinaia di candidature l’anno, mal scritte, ricolme di refusi e strafalcioni, sa riconoscere quella giusta al primo sguardo. Il curriculum vitae è un importante bi-glietto da visita per chi cerca con qual-

che speranza un primo impiego, per chi deve ricominciare tutto daccapo dopo un licenziamento, o per chi, bontà sua, de-sidera fare carriera. Per fare breccia, tra le centinaia di altri anonimi curricula che ogni anno vengono inviati alle agenzie di lavoro, però, ci vuole metodo. “Curricu-lì, Curriculà”, libro scritto da Mario Bian-co ed edito da Arpanet, è una perfetta, quanto ironica, guida alla compilazione del curriculum vitae che va oltre i già noti manuali sul tema, perché, tra un consi-glio e l’altro, inanella una serie di comici errori commessi da veri candidati.

“Mi occupo da trent’anni di selezione del personale, per importanti aziende che richiedono figure professionali con funzioni amministrative, commerciali e informatiche – spiega Bianco, con-sulente delle risorse umane e titolare della Selebi, società milanese che lavora principalmente per aziende del nord Ita-lia – quindi ho potuto constatare quan-ti errori commettano i candidati nella compilazione del proprio curriculum e quanti comportamenti sbagliati tenga-no durante un colloquio di lavoro”. Le donne scrivono meglio il proprio cur- s

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riculum, giungono al colloquio più pre-parate, sono più motivate e conoscono meglio le lingue degli uomini. Il difetto peggiore? Arrivano spesso in ritardo o danno buca a un colloquio, mentre gli uomini sono più puntali, ma spesso meno preparati”. Sbagliando s’impara, vien da dire, ma è meglio imparare dagli errori degli al-tri, piuttosto che dai propri. “Nessuno rilegge attentamente il proprio curricu-lum, tanto che è molto frequente – spie-ga Bianco – trovare strafalcioni che sono il risultato di sciocche distrazioni, che danno evidentemente già un’idea nega-tiva sul candidato”. Può sembrare incredibile, ma tra le svi-ste più frequenti ci sono quelle riguar-danti i propri dati anagrafici. Si parte dal nome, cognome e indirizzo: sbagliare sembra impossibile, eppure c’è chi ci casca. Innanzitutto il nome va sempre scritto prima del cognome, il contrario fa tanto appello da scuola media. I tito-li non vanno scritti in questa parte del curriculum: trovare scritto sulla prima riga “Curriculum vitae dell’avvocato Giuseppe Vattelapesca” dà l’idea di un candidato pieno di sé e presuntuoso. Si può usare la dicitura “libero/a” senza specificare se si è vedovi, divorziati, ce-libi o nubili. È superfluo soffermarsi sul proprio aspetto fisico: che siate di “bella presenza” non spetta a voi dirlo, semmai vi verrà chiesta una foto. “Da evitare assolutamente le autovalu-tazioni: sono riflessiva, dinamica, intel-ligente – continua Bianco –, sono tutte caratteristiche che vengono valutate in sede di colloquio”. C’è chi poi, in un eccesso di zelo, ha scritto sul proprio curriculum: “altezza 185 cm, peso 55 kg, ho un fisico atletico che può ispirare fiducia a chi pratica sport”, nonostante il colloquio non fosse per la posizione di personal trainer. Per i titoli di studio si parte dal diplo-ma, indicando la data dell’ottenimento, l’istituto e la votazione, che deve essere esatta (non come quello che ha scritto “laureato con 115 e lode. Esagera-to!), mentre per i corsi extrascolastici, conviene precisare solo quelli di tipo professionale, tralasciando gli altri che andranno indicati nella sezione hobbies.

Giunti alle esperienze lavorative, siete già a metà dell’opera. Il criterio tempo-rale vuole che si parta dall’esperienza più recente a quella più in là nel tempo, tralasciando i lavori di poco conto, o che nulla hanno a che fare con la vostra candidatura (se vi proponete come im-piegato, è inutile precisare l’esperienza maturata come uomo proiettile nel cir-co!). Meglio indicare, per ogni lavoro svolto, il nome della posizione ricoper-ta, le mansioni, le competenze acquisi-te, le persone coordinate e le eventuali esperienze maturate all’estero, avendo

cura di indicare i risultati ottenuti. “Il candidato deve sottolineare se ha avuto, durante il suo iter lavorativo, degli avan-zamenti o un aumento di responsabilità – spiega Bianco –. Nel caso di una figura commerciale, ad esempio, è fondamen-tale capire se ha portato avanti gli obiet-tivi della propria azienda, aumentando la clientela o raggiungendo certi risultati”. Le lingue e le conoscenze informatiche fanno parte di un’altra importante se-zione. L’inglese apre le porte al mondo, quindi un buon candidato lo deve saper parlare, ma occhio agli errori di di-

Gli strafalcioni più divertentiNei curricula • Laureatocon115elode• Diplomaticoinragioneria• Culturauniversitariaequipolente• DiplomadisegretariadiRadiazione• Laureatoincibernatica• Controllolatimbraturadeicardellini• Lavoronelsettoreelettrodomenicale•Montoimonitorconicristallilimpidi• Liberodaobbligazionimilitari• Sonointernista(lavorasuinternet)

Nelle lettere di accompagnamento• Visottomettolemieambizioni• Inspiroalladirigenzaentroi30anni• Hounaferocevogliadiemergere• Sonostancodiesserecassadisintegrato• Conlacrisidell’aziendahannoassuntountagliatorediteste•Nonconoscol’inglesemapossoautocompensarlocolfrancese•DiconochehounbeltimbrodivoceBari-Tonale•NelloscioRumservoiclienti•Nellamiatraiettoriadilavoro…

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RIcERcA dI lAVORO

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luglio-agosto 2012

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strazione: scrivere “ottima conoscenza di world” potrà farvi inquadrare, forse, come giramondo, ma mai come esperto di informatica o di lingue (se non avete capito il perché, avete un problema!). La valutazione della lingua va da suf-ficiente a ottimo, sia per lo scritto che per l’orale, ma state attenti a non fare autogoal scrivendo “inglese level god”, “il mio blackground professionale è…” o “lavoro bene in theam” (se non avete riso, il vostro problema continua!). Le motivazioni per cambiare un posto di lavoro, o per trovarne un altro dopo essere stati licenziati, sono davvero tut-to. Nelle lettere di presentazione evitate di parlare male del vostro ex capo, di quanto vi sfruttasse o di quanto le vostre

qualità non fossero capite, molto meglio dimostrare di avere ambizione, in giusta misura, senza mai esagerare. Superato il primo ostacolo, occorre arri-vare preparati al colloquio di lavoro. “Se sull’annuncio è indicato il nome dell’a-zienda per la quale ci si candida occor-re documentarsi molto bene su di essa, capire il settore merceologico di riferi-mento, se si possono vantare esperienze specifiche nel settore e tutto ciò che dà l’idea di essere motivati. Se l’azienda non è indicata, venire preparati al col-loquio significa leggere attentamente le mansioni specificate sull’annuncio, fo-calizzando bene quali possano essere le risposte da dare”.Una ripassatina al proprio curriculum,

quindi, non è male. Il classico “mi par-li di lei” è sempre in agguato, al quale occorre rispondere con un discorso di massimo tre minuti. Si parte dati ana-grafici, gli studi compiuti, il perché della scelta, le esperienze lavorative e le aspettative. “Occorre essere presenti a se stessi. Anche il momento di riflessio-ne è importante, senza sparare la prima cosa che passa per la testa – spiega Bian-co –. Mai essere troppo pretenziosi: arrivano persone che chiedono subito cosa offre l’azienda, come quel candida-to per un posto di perito informatico che mi disse: “Dottor Bianco, non ho tempo da perdere, parliamo subito del conqui-ribus”, senza rendersi neanche conto di quale strafalcione avesse fatto”.

lasciano il tempo che trovano, tanto più se il candidato ha cominciato a lavorare da meno di un anno. Nel caso delle lin-gue, ad esempio, non è infrequente tro-vare delle esagerazioni. L’‘ottima cono-scenza dell’inglese’ è tra le competenze più gonfiate, facilmente smascherabile durante un colloquio”. La segnalazione è sinonimo di rac-comandazione o è il giusto modo per sapere se una persona vale davvero? “Dipende dal tipo di segnalazione. Se viene da una persona che conosce il can-didato, ed è in grado di garantirne la pro-fessionalità, ha un senso, ma se viene da una conoscenza personale che mira solo a facilitare quella persona, allora la cosa è ben diversa. La segnalazione può esse-re un’arma a doppio taglio: c’è chi dopo l’assunzione si impegna a dare il massimo per dimostrare le proprie capacità ed evi-tare di passare per un privilegiato e chi, al contrario, sentendosi le spalle protette può tendere ad approfittarsene”. Cosa non si deve assolutamente fare durante un colloquio? “Non si critica l’ex datore di lavoro, seppur si creda di avere tutte le ragioni del mondo. I cellulari devono rimanere spenti: ricordo ancora un candidato che, dopo averlo fatto squillare ripetutamen-te, rispose al telefono chiedendoci di aspettare”.

Ricevono circa 70mila curricula l’anno, di cui 4.000 solo per il territorio ber-gamasco, con una rete capillare di 112 negozi di elettrodomestici distribuiti in tutta Italia, nei brand Mediaworld e Sa-turn. Mediamarket è un colosso dell’e-lettronica di consumo che, nonostante la crisi, continua ad aprire punti di ven-dita offrendo lavoro a giovani anche al primo impiego. Ernesto Gatti, direttore delle risorse umane di Mediamarket, ammette che l’aspetto caratteriale è una componente fondamentale per essere assunti in un punto vendita. La lettera accompagnatoria è impor-tante? “Sì, se scritta bene. Direi che una buona lettera accompagnatoria dovrebbe essere sintetica, non più di cinque o sei righe. C’è chi è troppo prolisso o chi si dimentica di firmarla, gli errori banali sono tanti”. L’errore imperdonabile? “Quello di utilizzare la stessa lettera di presentazione, fotocopiata. C’è ancora chi si presenta ai nostri punti di ven-dita per lasciare il proprio curriculum, allegando una lettera di presentazione. Talvolta il candidato non si prende ne-

anche la briga di intestarla, scrivendo semplicemente ‘Spett.le azienda’, cosa che non depone a suo favore. Ci sono poi errori più banali, come chi dimenti-ca di indicare il cellulare, o l’e-mail, ca-nali che oggi velocizzano enormemente la procedura di selezione”. Quanto conta la motivazione, nella scelta di un candidato? “Molto, almeno quanto le attitudini. Se la motivazione è forte, diventano supe-rabili quelle lacune che, inevitabilmen-te, un candidato giovane può avere”.

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il punto Di vista Dei ResponsaBili Delle RisoRse umane

Scame Parre

lauRa tRussaRDi: la RaccomanDazione può esseRe un’aRma a Doppio taGlio

La Scame Parre Spa è un’azienda me-talmeccanica della media Valle Seriana che, dal 1963, si occupa di produzione di materiale elettrico. Operai specializ-zati, periti meccanici ed elettrotecnici sono le figure professionali maggior-mente richieste, alle quali si affianca personale impiegatizio con ampia espe-rienza tecnica ed elettrotecnica. Laura Trussardi, responsabile delle risorse umane, riceve mediamente circa 250-300 curricula l’anno. Trova tanti errori nei curricula? “Dei più svariati, ma mentre cerco di chiudere un occhio su alcuni di quelli presenti nei curricula dei diplomati, specialmente tecnici, trovo meno accet-tabili quelli dei laureati. La cosa che mi lascia un po’ sorpresa in questi ultimi anni, infatti, è ricevere curricula di lau-reati sbagliati nell’impostazione, non ri-controllati, a volte con errori ortografici o spesso troppo prolissi. Un curriculum di cinque pagine, in cui viene fatta la

descrizione minuziosa di ogni singo-la esperienza, non invoglia la lettura: le conoscenze dettagliate si verificano semmai in sede di colloquio”. Ritiene che negli ultimi dieci anni, a seguito dell’introduzione delle lauree di primo e secondo livello, i candidati si approccino al mondo del lavoro in maniera diversa? “Credo di sì. Penso che molti manchino di spirito di iniziativa e intraprenden-za e che ciò possa dipendere in parte da una diversa impostazione: prima l’università ti spingeva a maturare una certa autogestione, dovendo impostare autonomamente il piano di studi e do-vendo affrontare esami complessi, che inducevano a sviluppare un certo spirito organizzativo. Oggi gli esami sono fra-zionati in più prove scritte e orali che, se da un lato agevolano, dall’altro rendo-no l’impostazione simile a quella della scuola superiore. Così spesso si arriva sul posto di lavoro senza aver maturato

la giusta autonomia, in attesa di essere imbeccati dall’alto”. Dalla sua esperienza, il curriculum dà veramente la percezione di quanto sia preparato un candidato? “Sì e no, un curriculum ben fatto può dare delle indicazioni importanti al se-lezionatore, ma tutto va poi verificato in fase di colloquio. Certi termini pompo-si, come responsabile o coordinatore,

mediamarket (mediaworld e Saturn)

eRnesto Gatti: l’aspetto caRatteRiale può faRe la DiffeRenza

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Laura Trussardi

Ernesto Gatti

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ciSalfa SPort

fRancesca cajo: lo stRafalcione nel cuRRiculum è l’aspetto più neGativo

Hanno circa 2.200 dipendenti, inseriti in 150 negozi di articoli sportivi distri-buiti su tutto il territorio italiano, oltre a 200 persone che lavorano in un’im-portante sede direzionale in provincia di Bergamo. “Cisalfa Sport è un grup-po che crede nei giovani, che premia le loro potenzialità in un clima informale e stimolante”, sostiene Francesca Cajo, responsabile delle risorse umane. Lei stessa, che nel 2005 è entrata in Cisalfa con uno stage, ricopre oggi un impor-tante ruolo di responsabilità. Quanti curricula ricevete?“Diverse centinaia al mese, ma ahimè la quantità non fa la qualità. Le auto can-didature, molto numerose per i punti di vendita, sono spesso poco attinenti ai pro-fili ricercati. Le modalità che utilizzano i candidati sono tra le più canoniche: l’auto candidatura cartacea, quella inviata per e-mail, o la compilazione del format ‘lavora con noi’, presente sul nostro sito”. Su cosa vi orientate per effettuare una prima scrematura? “Oltre alla valutazione dei tradizionali dati socio-anagrafici, in base al ruolo ricercato, verifichiamo se il candida-to ha un diploma o una preparazione universitaria. Anche l’esperienza è una componente altamente rilevante. Poter

avere un candidato che ha maturato del-le esperienze pregresse nel mondo della grande distribuzione o, meglio ancora, nel settore sportivo, può avvantaggiarlo enormemente in una selezione con altri candidati, così come la passione per gli sport e la pratica degli stessi”.Che punti critici rileva abitualmente nei curricula? “Ci sono dei candidati che puntano sulla propria immagine estetica portata all’ec-cesso, taluni che ci inviano, addirittura, dei book fotografici. Presumo che qual-cuno associ il mondo dello sport alla prestanza fisica, cosa che, chiaramente, non ha alcuna rilevanza per una posizio-ne da contabile o buyer”. Cosa la colpisce di più di certi curri-cula? “La presenza di errori ortografici: se un candidato non si è preso neanche il di-sturbo di leggere il proprio curriculum o la propria lettera di presentazione, è chiaro che ha uno scarso interesse per quel ruolo professionale. Per fortuna è una tendenza che sta scomparendo, ma ogni tanto qualche caso capita ancora”. C’è chi arriva impreparato al collo-quio? “Succede, ma anche in questo caso, molto meno rispetto al passato. Credo

che la diffusione di internet permetta, alle nuove generazioni, di informarsi molto più facilmente. Spesso arrivano dicendo di aver visitato il nostro sito, come se avessero ormai intuito che que-sto può fare una buona impressione”. C’è un candidato che, più di altri, ha inanellato una serie di errori durante un colloquio, tanto da essere, per cer-to, il peggiore degli ultimi anni? “Sì, ricordo un giovane completamen-te incapace di argomentare gli aspetti esperienziali del suo curriculum. Di solito chiedo al candidato di presentar-si brevemente, cosa che mi permette di farmi un’idea più ampia di chi ho

Vi servite dei nuovi mezzi di comuni-cazione per fare selezione? “Spesso i nostri selezionatori vengono contattati attraverso linkedin, un buon mezzo per trovare risorse. Mentre non facciamo alcun controllo preventivo attraverso Google, semmai diamo uno sguardo dopo il colloquio, solo per ave-re un’ulteriore conferma dell’impres-sione avuta”. L’aspetto caratteriale è importante? “Certamente, tanto più se si considera che nella selezione del personale, per i punti vendita, abbiamo un panel molto ampio di candidature. Per questo faccia-mo dei test attitudinali che, di fatto, ci

aiutano a comprendere meglio il carat-tere del candidato, sia in termini di re-lazioni che di predisposizione al lavoro di squadra”. Ricevete segnalazioni? “Sì, ma quelle che teniamo in conside-razione provengono principalmente dai nostri colleghi. Se qualcuno che lavora con noi segnala un figlio, un parente o un amico, vuol dire innanzitutto che lui stesso è soddisfatto di lavorarvi e crede nell’azienda. Questo, però, facilita solo l’incontro, non la selezione”.Che consigli si sente di dare a chi sta per affrontare un colloquio di lavoro? “Di arrivarci con una certa preparazio-

ne. È una buona prassi non solo prende-re informazioni sull’azienda, ma anche conoscere l’attività e i brand. Un altro punto di forza può essere quello di rac-cogliere notizie sul ruolo per il quale ci si presenta. Se, ad esempio, ci si candida come addetto alla vendita, può essere una buona idea fare un giro in negozio e osservare cosa fa quella figura. Arrivare preparati a un colloquio è tra le cose che fanno la differenza tra ottenere, o no, un lavoro”. Il peggior candidato che si ricorda? “Quel tale che si è seduto convinto di fare un colloquio per un nostro concor-rente!”.

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Francesca Cajo

RIcERcA dI lAVORO

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RIcERcA dI lAVORO42

Lonati Group è un’azienda che opera nel territorio bresciano nel settore meccano-tessile, elettronico, siderurgico, agrico-lo, immobiliare e finanziario. La ricerca del personale viene talvolta affidata ad aziende esterne, per poi essere comple-tata da colloqui interni di selezione. Mas-simo Strabla, il responsabile dell’area risorse umane, riceve circa un migliaio di curricula l’anno, per posta o via web. L’errore più banale nei curricula? “C’è chi non indica il numero di telefono o l’e-mail, ma solo l’indirizzo postale. A questo punto, se si tratta di un curriculum particolarmente interessante, si invita il candidato, con telegramma, a mettersi in contatto con noi per telefono”. Per effettuare la prima scrematura, a cosa prestate più attenzione?“Di fronte agli innumerevoli curricula che riceviamo ogni mese, valutiamo per prima cosa le competenze tecniche spe-cifiche dei candidati”. Utilizzate i nuovi mezzi di comunica-zione per valutare meglio il candida-to? “Raramente, solo se sono emerse delle zone d’ombra, o se il candidato ha avuto degli atteggiamenti negativi durante il colloquio. Cerco, infatti, di non lasciarmi influenzare dai profili dei social network, perché non si sa mai come una persona desideri presentarsi fuori dal contesto lavorativo. Ricordo, tuttavia, un caso nel quale il profilo pubblico di un candidato,

per il quale nutrivamo già molti dubbi, seppe confermarci alcuni aspetti preoc-cupanti della sua personalità”.C’è chi arriva impreparato? “In termini generali, direi di no. Sempre più candidati dimostrano di conoscere la nostra azienda, tendenza che riscontro da circa un paio d’anni. Credo, infatti, che la diffusione di internet abbia giova-to molto alla preparazione dei candidati che, sempre più spesso, conoscono non solo le informazioni basilari sull’azien-da, ma anche la struttura e i mercati a cui ci rivolgiamo”. Quali sono i comportamenti da evita-re durante un colloquio? “Presentarsi in ritardo, cosa che capita più spesso di quel che si possa immagi-nare, o arrivare con eccessivo anticipo. Se l’appuntamento è per le 10 e il candi-dato si presenta in azienda alle 9, è come se mettesse pressione al selezionato-re. Presentarsi un quarto d’ora prima dell’orario convenuto, è più che suffi-ciente. Un altro errore molto frequente è quello di chi, al primo colloquio, chie-de già quante pause gli spettino durante un turno di lavoro, domanda che, seppur lecita, non va fatta in quella fase”. E gli atteggiamenti arroganti? “Ci sono, altroché. Chi si presenta con un’aria di sufficienza o arroganza lo fa, forse, per sembrare più sicuro di sé, ma un conto è una sana autostima, un altro è la supponenza”.

L’errore più grave? “Mentire. È meglio non rispondere a una domanda del selezionatore, piut-tosto che sostenere di possedere com-petenze o caratteristiche personali che non ci appartengono. Ricordo un can-didato che asseriva sicura dimestichez-za sulla programmazione del ‘centro controllo numerico’, a cui sono bastate due domande tecniche per crollare ine-sorabilmente”. Ricevete segnalazioni per facilitare l’assunzione di qualcuno? “Non molte, tuttavia se la segnalazione viene fatta per supportare delle com-petenze tecniche del candidato, è un conto, altra cosa è la raccomandazione, nell’accezione negativa del termine, alla quale non diamo peso”.

lonati GrouP

massimo stRaBla: innanzitutto valutiamo le competenze tecniche

davanti, permettendogli di esprimere le sue competenze trasversali. Durante quel colloquio, ricordo che il candidato continuava a guardare il soffitto, far-fugliando qualcosa, tanto che dovetti intervenire con alcune domande speci-fiche, leggendo passo, passo, il suo cur-riculum. L’incapacità argomentativa era tale, che mi ha fatto sorgere il sospetto che avesse inventato buona parte delle esperienze segnalate nel curriculum”.

Massimo Strabla

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il tRattaMENto RiaBilitatiVo DElla scoliosi

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l a scoliosi è una patologia irreversibile della colonna vertebrale. Si parla di scoliosi congenita quando essa è asso-

ciata a un’anomalia dello scheletro a li-vello della colonna vertebrale o delle co-ste. La scoliosi acquisita ha come cause lesioni di tipo traumatico o infiammato-rio oppure può essere indotta da lesioni di tipo neuromuscolare (poliomielite, sclerosi a placche, ecc.). Più frequente invece (80% circa) è la scoliosi idiopati-ca le cui cause non sono note. Si ipotiz-zano alterazioni di tipo genetico, neuro-muscolare, biochimico, metabolico, di sviluppo, dell’organo dell’equilibrio, dell’accrescimento, ecc.. È una patolo-gia che colpisce entrambi i sessi ma le femmine sono più interessate. La sco-liosi idiopatica deve essere inquadrata tempestivamente dal punto di vista cli-nico-strumentale e monitorata periodi-camente da un team multidisciplinare di specialisti (medico fisiatra/ortopedico, fisioterapista, tecnico ortopedico) con l’obiettivo ambizioso di contrastarne l’eventuale evolutività. Benché in lette-ratura non si evidenzino prove cliniche con assoluta validità scientifica a favore o contro la pratica della kinesiterapia, i risultati finora riportati documenta-no che una “ginnastica specifica” ben indirizzata e individualizzata è efficace nel frenare l’evoluzione naturale di una curva scoliotica con scarso potenziale evolutivo. Va subito chiarito, per fugare ogni equivoco, che scoliosi con docu-mentazione radiografica di evolutività certa necessitano di trattamento ortope-dico-ortesico. Oltre alla deformazione strutturale del rachide, la scoliosi può

provocare sull’organismo del paziente danni funzionali a livello neuromotorio, bio-meccanico, organico e psicologico. È proprio dalla conoscenza di tali conseguenze parametrate sul caso specifico che vanno ricavati gli obiettivi terapeutici da persegui-re di volta in volta con l’esercizio fisico nel trattamento delle scoliosi. Nelle scoliosi minori il trattamento fisico è una forma di “prevenzione primaria”. Gli obiettivi posti sono, sul versante neuromotorio, lo sviluppo di un miglior controllo posturale e sta-bilità vertebrale tramite tecniche di presa di coscienza dei difetti e autocorrezione della postura allo specchio, il rafforzamento dei gruppi muscolari antigravitari, il po-tenziamento delle reazioni di equilibrio ed educazione ergonomica mentre, sul ver-sante organico-psicologico, il miglioramento della funzione cardio¬respiratoria e lo sviluppo di un’immagine positiva del corpo tramite, per lo più, la pratica di attività motorie globali. A tal proposito va sottolineato come, mentre sia da sconsigliare nel periodo di maggior rischio evolutivo la pratica di attività sportiva agonistica (special-mente sport che privilegiano movimenti ripetitivi ed eccessivamente “mobilizzanti” la colonna vertebrale in massima estensione o flessione), qualsiasi attività sportiva, praticata in forma ricreativa, offre invece grandi benefici sia a livello cardio-respira-torio che psicologico restituendo una rappresentazione positiva del proprio corpo evitando un’influenza negativa sulla maturazione della personalità senza significativi rischi di modificazioni strutturali. Il nuoto, considerato per anni una vera panacea nei casi di scoliosi, va considerato, alla pari di altri sport, come ausilio, mai come terapia, ai trattamenti riabilitativi. Nelle scoliosi evolutive la correzione posturale e la stabilità vertebrale sono garantite in genere dall’ortesi. Il trattamento kinesitera-pico gioca un ruolo elettivo sia in preparazione al corsetto (per favorire le correzioni successive dell’ortesi mobilizzando la colonna su tutti i piani) che in corsetto (per accentuare le correzioni dell’apparecchio, sviluppare il trofismo muscolare e il con-trollo propriocettivo del rachide) così come in fase di liberazione (per riarmonizzare il soggetto alla postura statica e dinamica non più sostenuta), riducendo così i danni da immobilità (ipotrofia muscolare) e i danni dell’apparecchio (deficit respiratori). Nelle scoliosi chirurgiche l’intervento kinesiterapico è importante in fase sia pre sia post operatoria consentendo il graduale recupero di postura, forza, equilibrio, coor-dinazione e fiducia in se stessi in funzione del ritorno alla quotidianità. In generale, senza alcuna pretesa di “correggere” le scoliosi, possiamo affermare che l’intervento kinesiterapico sia benefico ogni volta che gli esercizi sono indirizzati ad insegnare comportamenti corretti, a migliorare funzioni neuromotorie, a sviluppare qualità fisiche utili al paziente scoliotico.

www.habilita.it

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attentiall’hacKeR

Vandali della rete e pirati truffatori o vittime dello stereotipo? leggende e verità sul popolo degli hackers. la nuova professione dell’homo informaticus e alcuni piccoli segreti per i “non addetti ai lavori”.

di MassiMo Rossi

uando si parla di hacker non possiamo non tor-nare allo stereotipo del pirata informatico pro-posto nelle mille varianti

della cinematografia, soprattutto statu-nitense: da “War games” del 1983 a “I signori della truffa” del 1992 o a “Ta-kedown” (2000) fino al più recente “Fi-rewall – accesso negato” del 2006. Non è una classifica poiché la lista potrebbe allungarsi moltissimo. In molti casi a in-carnare la figura dell’hacker è il ragazzi-no imberbe, disordinato, inconsapevole e anche un po’ disadattato. Di solito è un piccolo genio del computer a caccia di sfide o di sortite più o meno innocenti nei pc della scuola piuttosto che in quelli governativi (difficile la via di mezzo). E se non è un ragazzino è quasi sempre un giovane uomo socialmente isolato, un borderline che vive in un appartamento-

tugurio. Questi stereotipi sono entrati nell’immaginario collettivo con tanto di neologismi e stili consapevolmente ricercati. Nulla di più provvisorio e ina-deguato.

hacKERs, cRacKERs E laMERMa partiamo dai presunti giovani guru dell’informatica. Gli hackers più esper-ti, abili e consumati definiscono questi ragazzini all’avventura come “lamer”, ossia “sfigati”. I lamer sono dei pratico-ni che utilizzano programmi, anche di una certa complessità, per fini “ludici” (scherzi, a volte anche gravi, a danno di amici), per dimostrare la propria bravu-ra o, in alcuni casi, anche per fini di lucro fino a operazioni anche penalmente più rilevanti. I lamer, tuttavia, si limitano a utilizzare la tecnologia esistente come fossero consumatori un po’ più rapidi e pratici in relazione a quanto offerto alla massa comune. Ben diverso, quindi, il

discorso relativo agli hackers. Costoro, oltre a una conoscenza profonda del discorso software e hardware, sono in grado di manipolare la stessa tecnolo-gia. Gli hackers inventano sistemi e me-todi per piegare, smontare e rimontare in maniera più efficiente un particolare prodotto. Insomma, se il lamer è poco più di un buon esecutore, l’hacker è un vero e proprio creativo, che inven-ta, modifica sostanzialmente, rinnova o perfeziona qualcosa. Ora, se le opera-zioni dell’hacker sconfinano nell’ille-galità è forse più opportuno, a questo punto, parlare di cracker, ossia di colui che si ingegna nel rimuovere i blocchi imposti dai software per trarne guada-gno (parliamo di spionaggio industriale, frodi di grande complessità, spionaggio politico, ecc.). Va sottolineato che non esiste età o condizione sociale affinché una persona possa essere etichettata in un modo piuttosto che in un altro: lamer può essere anche il professionista

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quarantenne mentre hacker o cracker può esserlo il sedicenne.

hacKER Di casa NostRaPer parlare di pirateria informatica e di sicurezza ci siamo rivolti a Enrico Ghe-di e Fabio Lorenzini, due veri esperti del settore informatico, che hanno fatto di quest’ambito la propria professione. È dagli anni Ottanta che scorazzano nel mondo dell’intelligenza artificiale. Dopo l’apprendistato canonico della scuola e delle inevitabili “bischerate”, ecco il sal-to di qualità come consulenti in ambito di pubblica sicurezza fino all’attuale at-tività di progettazione e intervento per le aziende sul versante Ict (Information, communication tecnology). In altre pa-role proteggono le imprese sul versante della sicurezza informatica e offrono con-sulenza a 360 gradi. L’hacking non nasce con connotazioni negative – riferiscono Enrico e Stefano – poiché all’origine vi sta unicamente l’attività di ricerca e di individuazione di falle nei sistemi al fine di ricostruire, ottimizzando, il sistema stesso. E per fare ciò non basta la semplice conoscen-za di windows 7 o di sistemi Mac. Fare hacking, insomma, prevede un bagaglio e un’esperienza non propriamente co-muni. La formazione scolastica (e anche universitaria se vogliamo) è solo il primo passo verso una personale esplorazione pionieristica. Fare hacking in questo senso è come fare arte: è pura ricerca. Ma come si diventa hacker? L’hacker non sa di esserlo. Spiegano Ghedi e Lorenzi-ni: “Nella ‘formazione’ di un hacker non è prevista né una scuola né un mentore. Se volessimo citare una celebre frase di Steve Mitnick, forse il più grande (o forse il più celebre) hacker del mondo, per rendere l’idea del dove e del come uno possa diventare un hacker, diremo questa: ‘internet è il mio hard disk’. Per il resto diciamo che poter essere definito hacker ha i suoi vantaggi, anche in ter-mini professionali: chi avesse un’azien-da da proteggere dal punto di vista della sicurezza informatica si affiderebbe a un buon ingegnere informatico o a un inge-gnere informatico noto anche per le sue riconosciute abilità nell’hacking? Questa è la nostra scommessa”.

Quanto alle tecniche di intrusione e di violazione dei computer: “Iniziamo col dire che oggi i sistemi di sicurezza pre-sentano molti meno problemi rispetto al passato. Le falle sono assai ridotte e an-che per i cracker il discorso diventa più difficile – affermano Ghedi e Lorenzini –. È vero che si vocifera dell’avvento di nuovi programmi in grado di abbattere firewall e password di accesso, ma ve-diamo di non vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso. Se un sistema di sicurezza è efficiente e ben architettato, uno dei modi ancora più semplici per pe-netrare all’interno dello stesso è far leva sulla cosiddetta ‘ingegneria sociale’. Facciamo degli esempi: se una segreta-ria lascia un post-it con trascritti numeri a password in bella vista sulla cornice

del suo terminale sarà molto semplice per il malintenzionato fare dei dati di quell’azienda una vendemmia d’annata. Lo stesso dicasi per i documenti gettati (e non distrutti) nello sporco. Frugare nei sacchi dell’immondizia delle aziende è pratica largamente utilizzata da chi ha progetti e intenzioni poco ortodosse. Semplice ingegneria sociale. Stabilire contatti amichevoli con la vittima per carpirne informazioni personali è un’al-tra tecnica di avvicinamento al suo ambi-to professionale. Utilizzare la medesima password nei tanti siti in cui qualcuno è iscritto è pericolosissimo. Insomma, a volte prima del complicato lavoro tecno-logico vi è – per il cracker – una certosi-na indagine in ‘bassa tecnologia’. Forse, tuttavia, la più produttiva”.

uno steve joBs italiano?A nove anni (nasce nel ’79) programma già in codice binario. Durante le scuole medie legge pubblicazioni di carattere universitario imparando nuovi linguaggi macchina, nonché matematica avanzata. Ben presto alcuni dei suoi primi vide-ogiochi trovano un editore americano. Dopo il suo approccio all’intelligenza artificiale continua a collaborare con al-cune delle più importanti aziende mon-diali di videogiochi. Scrive moltissimo:

vanta qualcosa come 21 titoli (citeremo, come esempio, Telefonare con Internet, Skype che funziona, Navigatori satellita-ri, L’investigatore informatico, Virus KO e Machinima, per non parlare dei celebri Grand Theft Auto San Andreas o FIFA 2006). È consulente di sicurezza infor-matica per svariate aziende. È Riccardo Meggiato. Un uomo un programma. Che, a dispetto della sua riconosciuta fama, è una persona molto alla mano.

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RICONOSCIMENTO ALL’OPEROSITÀ E ALLA PROFESSIONALITÀ“SIAMO QUELLO CHE FACCIAMO RIPETUTAMENTE. L’ECCELLENZA NON È UN ATTO MA UN’ABITUDINE.”Aristotele

La premiazione delle “Eccellenze al lavoro”, giunta quest’anno alla sesta edizione, ha visto alternarsi sul palco della Sala Caravaggio, nella Fiera di Bergamo, 61 dipendenti di altrettante aziende associate a Confindustria Bergamo, a conferma della volontà dell’Associazione e delle imprese rappresentate di porre in luce i valori del talento, della professionalità, della dedizione, dello spirito di collaborazione, della capacità di intraprendere iniziative innovative ed originali, tutte qualità essenziali, che unite alla passione contribuiscono in modo sostanziale al successo del “fare impresa”.La volontà di dedicare un evento ad hoc, pensato e realizzato con l’esclusiva finalità di porre il merito, in ogni sua espressione, al centro dell’attenzione, riconoscendo ai migliori dipendenti e collaboratori il valore dell’impegno profuso, è la chiara dimostrazione dell’attenzione da sempre rivolta al capitale umano, risorsa preziosa e imprescindibile.

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Lo abbiamo incontrato per una breve intervista sul mondo dell’informatica, in particolare sul discorso relativo alla sicu-rezza e ai problemi legati a internet.È vero che nel campo dell’informati-ca tutto è possibile? “Certo: dati e strumenti per gestire il di-scorso sono oramai talmente tanti che i software e gli hardware si possono rivol-tare come calzini, a piacimento. E i mar-gini di sviluppo sono ancora enormi”.Come valuta il livello di sicurezza de-gli istituti bancari italiani? È vero che utilizzano software piuttosto obsoleti? “In realtà la situazione è molto migliora-ta. E poi tutti stanno sempre a guardare i siti bancari, tralasciando il fatto che i criminali, di solito, puntano nell’altra direzione: gli utenti. Difficilmente un cracker cercherà di attaccare l’account di un utente nel sito di una banca. È mol-to più semplice accedere al computer della vittima e rubarle i dati di accesso, in modo da entrare nel conto bancario in modo “legittimo”. La sicurezza infor-matica non è mai una strada a senso uni-co, bensì una piazza: i pericoli arrivano da tutte le direzioni. Aggiungo che or-mai tutti i siti bancari, e non solo, sfrut-

tano le note “chiavette”: grazie a essere la sicurezza è aumentata moltissimo”.Come si prende possesso di un termi-nale privato o pubblico? Quali sono le “vie” tendenzialmente utilizzate da un cracker? “La più diffusa è il phishing, ossia il con-fezionamento di siti o email, in apparen-za legittimi, che invogliano l’utente a inserire i suoi dati personali. Una volta inseriti, accade che questi stessi dati fi-

niscano direttamente nel computer del cracker. Poi ci sono anche i trojan: pic-coli programmi (non virus) che i cracker installano nel computer della vittima, a volte con scuse (social engineering), al-tre volte con tecniche informatiche mol-to avanzate. Effettuata l’installazione, il trojan passa i comandi del computer della vittima al cracker che può, a questo punto, fare tutto quel che vuole: aggiun-gere ed eliminare file, attivare la web-cam, controllare la posta elettronica, e molto altro ancora”.Com’è che un cracker sceglie le pro-prie vittime? “Sfatiamo il mito degli attacchi mirati. Senza dubbio si fanno e accadono, ma se non abbiamo un conto ad almeno 8 zeri difficilmente saremo vittime ‘prede-stinate’. I cracker puntano sulla massa, lanciano ‘sonde’ verso migliaia di po-tenziali vittime e poi, in base all’esito di questa prima ricognizione, le scelgono a secondo del livello di vulnerabilità del loro sistema”.Esiste il colpo informatico perfetto, quello che non lascia tracce? “Assolutamente no. L’anonimato in rete non esiste per nessuno, nemmeno per i criminali informatici. Ci sono, comun-que, tecniche per confondere le tracce”.Nell’antichità ciò che non era razio-nalmente spiegabile era giustificato con il mito. Anche oggi, tuttavia, a fronte di una situazione economica e sociale molto complessa e anche nega-tiva, torna di moda la necessaria “teo-

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L’appuntamento è per le 21 al par-chetto. Troppo difficile il tragitto che porta a casa sua. Sarà, quindilui, “Nero” (così lo chiamano gli amici), a condurci direttamente al suo domicilio nella bassa bresciana. Insieme a lui altri tre amici. Nero è un sedicenne patito dell’informati-ca. Con alcuni suoi amici trascorre molte nottate in una sorta di scan-tinato-taverna attrezzato “ad hoc” per quelle che in gergo tecnico sidefiniscono “lan party”, cioè i lun-ghi tornei di videogiochi ormai tan-to di moda tra i giovani e non solo. Nero e i suoi amici hanno allestito un vero e proprio laboratorio con 6 postazioni-terminali più un com-puter “centrale” (server) che fa da segnale e controllo per gli altri pc. A volte le sfide prevedono un’autotas-sazione per premiare la scommessa del vincitore (che può essere la piz-za o altre cose). Alcuni degli amici del Nero hanno i brufoli e portano magliette di Mario Bros e parlano da secchioni, cioè da “nerd” come oggi dicono tra di loro. Ma non si considerano dei “lameroni” sfigati. Ammettono, tuttavia, di non poter-si nemmeno considerare hackers. Nero, lui ce l’ha un amico più gran-de che è un vero hacker: “Il mio amico è di un altro pianeta. Tuttavia che noi si sappia nel bresciano non ci sono degli hackers di un certo li-vello, dei fuoriclasse per intenderci. C’è gente molto brava e abile, ma non dei veri pezzi da novanta. Que-sta stanza, così com’è ora, l’abbia-mo creata con un annetto di lavoro, con sacrifici e soprattutto con vera passione. I pc li abbiamo montati noi, curando l’assemblaggio in ma-

niera maniacale. Il server è una spe-cie di super computer da tutti i pun-ti di vista. A noi serve per giocare. Diragazzicomenoiconquestapas-sioneeconstanzesimiliquinelbre-sciano ce ne sono tanti. Non siamo lamer. Forse è meglio dire “newbie” che è pur sempre il principiante, ma consapevole dei propri limiti e della sua voglia di migliorare e di evolve-re. Al di sotto dei newbie ci sono i lamer e forse al di sotto dei lamer ci stanno i “noob” (“nabbo”) ai qualinon frega nulla di migliorare. A loro, ai noob, interessa fare solo una cer-ta cosa in un dato momento e basta. Ealloraquestitelitrovinellechatainvocare info e a rompere i coglioni. I più sgamati rispondono sempli-cemente con il classico Rtfm (Read the fucking manual, leggiti il fottuto manuale). Principalmente noi gareg-giamo con giochi del tipo “hack and slash”neiqualil’obiettivoè‘exparemob killando con mani e spade’”. Cioè guadagnare punti salendo di li-vello (“expare”), abbattendo mostri (“mob”) che si uccidono (“killando”) con spadoni, asce e anche con le mani. E i genitori? “I genitori non ci dicono nulla. Anzi, il fatto di sapere esattamente dove trascorriamo le notti forse li rendepiù tranquilli.Eper la verità non facciamo proprio nulladimale.Sì,d’accordo,qualchepiccolo scherzo in facebook o nel-lamaildiqualcheamicoeamicalofacciamo, ma nulla di più. Noi non siamo lamer e sappiamo benissimo che se fai certe cazzate ti beccano in 5 secondi. Sogni nel cassetto? Che daquestoscantinatoungiornoescaqualcosadi nuovoe rivoluzionario,come è stato per Steve Jobs”.

ria del complotto” di cui Anonymous si fa paladino. Lei che cosa ne pensa? “Anonymous era partito con ottime in-tenzioni, ma adesso è diventato un “car-tello” dietro il quale, purtroppo, si cela-no anche attacchi da parte di cracker. Il fatto che si punti all’anonimato, ora, dà la possibilità a certi individui di dire di avere colpito un determinato obiettivo ‘a nome di Anonymous’. Non sto dicen-do che siano tutti dei manigoldi, ma i coordinatori dovevano usare in modo più opportuno il concetto di anonimato. La situazione, purtroppo, mi sembra ir-reversibile: finché ci sarà anonimato, ci sarà anche chi se ne approfitta”.Alcuni brevi consigli ai “non addetti ai lavori” per preservarsi da sortite nei propri terminali (anche qualche consiglio sui famigerati programmi antivirus)…“Prima dell’antivirus installate un fire-wall: non è la stessa cosa. Un firewall controlla i dati in entrata e uscita dal vostro computer, verificando che non contengano minacce, mentre un antivi-rus controlla se tali minacce risiedono già tra i dati del disco fisso. Insomma, ci vuole la cura, ma anche la prevenzione. Esistono programmi che uniscono fire-wall e antivirus e che funzionano mol-to bene. Se avete Windows il firewall interno è discreto e come antivirus c’è Microsoft Security Essentials, una scel-ta comunque valida e gratuita (cercatelo su Google, si trova nel sito della Micro-soft). Se avete Mac, invece, attenzione! Il sistema non è sicuro come si credeva un tempo e negli ultimi mesi i computer di Apple hanno iniziato a essere bersagli golosi per i criminali informatici. Con l’aggravante che i Mac non vantano mol-ti software di sicurezza efficaci. Anche in questo caso è bene installare un anti-virus. Quindi fate attenzione alle email che aprite, cercando, in particolare, di prestare un occhio di riguardo a quelle che provengono da mittenti sconosciuti. Infine un po’ di pubblicità a fin di bene. Nel mio libro Piccolo manuale della si-curezza informatica, disponibile anche in ebook, ho raccolto tutti i trucchi ne-cessari per difendersi, sia con pc sia con mac. Attenti! È scritto in tono diverten-te, crea assuefazione”.

partY lan e dintorni

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STRAdE E QUARTIERI50

lonGueloil “paese” in città

di saRa NoRis

il quartiere è a misura d’uomo, con verde e servizi soddisfacenti. Peccato per la Zona 30 che ha ridotto il traffi co locale e mal distribuito i parcheggi.

E c’è chi chiede il ritorno del vigile di quartiere.

v illette, vialetti alberati, qualche panchina qua e là, piccole piazzole tra una casetta e l’altra e un pugno

di negozi sotto i portici di via Mattioli, fulcro delle attività e della vita di Lon-guelo. Un quartiere residenziale, a due passi dal centro cittadino, dove pochi condomini, costruiti attorno alla piazza della chiesa “nuova”, svettano sulle ca-sette a due piani, attorniate da siepi e giardini, e dove tutti, ma proprio tutti, si conoscono, si salutano, si danno una mano quando serve. Un’atmosfera dal sapore un po’ paesano e genuino che solo lontano dalla città si può respirare, ma qui, sotto il colle della Benaglia e a

pochi metri da Astino, si è già in città. E i commercianti del quartiere non perdo-no l’occasione per ricordarlo. I negozi di prima necessità ci sono – macelleria a parte – e anche i servizi (l’ufficio posta-le, tre banche, la biblioteca, il centro so-ciale per gli anziani e quello sportivo per i piccoli calciatori e anche un cinema). Un paradiso, dunque? A metà. Colpa del traffico. Perché Longuelo nelle ore di punta è la scorciatoia preferita di quanti, per evitare la Briantea, attraver-sano le vie del quartiere (via Bellini, via Mattioli, via Polaresco…) creando spes-so lunghe code, soprattutto la mattina, verso il centro cittadino. E, secondo chi nel quartiere ci lavora, la Zona 30 – rea-lizzata durante la Giunta Bruni – non ha risolto granché. C’è chi stima un 30 per

cento di traffico in meno, un prezzo un po’ troppo alto da pagare per il commer-cio e gli affari, già alle prese con i vicini centri commerciali di Curno. Non solo. La Zona 30, dicono gli operatori locali, avrebbe dovuto contenere il traffico e distribuirlo a misura di quartiere senza però penalizzare i parcheggi – che ora sono limitati – e che costringono chi arriva in auto per fare acquisti a fare spesso marcia indietro e andare altrove. Viabilità a parte, Longuelo resta tutta-via un quartiere a misura d’uomo, dove i bambini possono giocare e muoversi nel verde, forse “un po’ dimenticato” dall’amministrazione comunale, ma dove chi ci abita respira l’aria semplice dei piccoli paesi. A due passi dal centro della città.

CI RACCONTANOloNguElo

MoNica caPElli(“l’oasi DElla casa”) via RossiniCome si vive e lavora a Longuelo?“Non abito qui, ma è un bel quartiere, anche se non eccessivamente vivo. Si la-vora abbastanza bene anche se la Zona 30 non ci ha aiutato: non ci sono più molti parcheggi in questa via e il disco orario non è proprio rispettato”. Ci sono buoni servizi?“Sì, direi di sì. C’è un po’ di tutto. È a misura di famiglie”.Cosa manca? “Da un po’ di tempo ha chiuso la macelle-ria-salumeria sotto i portici e per molta gen-te del quartiere è un problema. E a catena lo è per tutti, perché se la gente non trova nel quartiere quello che serve va altrove”. Cosa trovano qui i giovani?“Non molto, direi pochissimo. Forse

non ci arrivano nemmeno e si fermano al Polaresco”. Come è il quartiere di sera?“È tranquillo, non si lamenta nessuno. Certo, d’inverno quando chiudo il ne-gozio non c’è in giro proprio nessuno”.

RuDi PEliZZoli(“BaR FlY”) via Mattioli

Un pregio di Longuelo?“Ci si conosce tutti, ci si aiuta. Io arrivo da Curno e immaginavo Bergamo un po’ diversa, pensavo ci fosse più freddezza nei rapporti. Qui invece ci si conosce tutti, la vita di quartiere è come quella di un paese”.Un difetto?“In realtà di difetti non ne vedo. Si vive e si lavora anche bene”.È cambiato il quartiere negli ultimi anni?“Io ho aperto la mia attività solo due anni e mezzo fa. Forse in questi anni è un po’ cambiata la viabilità, il traffico”.Come vede il futuro del quartiere?“Ho investito qui perché ci credo, spero che non cambi, che resti così com’è”.

luca ElZi(ottica ElZi) via MattioliSi trova bene a Longuelo?“Sì, è un buon quartiere. Io non abito qui, ma posso dire di lavorarci in modo

soddisfacente. È come se fosse un pic-colo paese”.Cosa cambierebbe?“Una miglior pulizia delle strade e dei marciapiedi. E poi presterei una mag-giore attenzione al decoro, anche la cura delle aiuole nella Zona 30 è importante”.È un quartiere sicuro?“Relativamente sì. Non ci sono mai sta-ti grandi problemi né io li ho mai avuti. Forse soffrono un po’ gli abitanti della zona delle villette, quella più isolata”.Vengono organizzati eventi o inizia-tive?“Sì, direi che è un quartiere che si dà da fare. Il centro sportivo è ben presente nel quartiere per l’attività calcistica dei bambini, ma anche l’oratorio e la par-rocchia sono molto attivi”.Il Comune potrebbe fare qualcosa in più per il quartiere?“Beh, sì. Penso alla vigilanza, a controlli più assidui da parte delle forze dell’or-dine”.

MauRo E DiEgo locatElli(PasticcERia locatElli) via MattioliQuali sono i problemi del quartiere?“A dire il vero non ce ne sono. Direi che è una piccola Svizzera: non siamo in centro città ma la città è vicina. Ci sono molti vantaggi”.La clientela è del quartiere?

Luca Elzi

Rudi Pelizzoli

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

Quartiere residenziale a pochi passi dal centro citta-dino, immerso nel verde ai piedi dei Colli, Longuelo ci è parso un quartiere costruito a misura di famiglia, con tutti i servizi di prima necessità. Spicca la Zona 30, decisa per regolare la viabilità, ma spicca pure la mancanza di un buon arredo urbano. Con qualche panchina e fi oriera in più il quartiere ci guadagne-rebbe.

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STRAdE E QUARTIERILonguelo

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“Sì, per la maggior parte, ma molti arri-vano anche dal centro città”.Cosa vorrebbe in più per Longuelo?“Un po’ più di attività e iniziative per i gio-vani. C’è il Polaresco, d’accordo, ma si fer-mano lì. Non arrivano qui nel quartiere”.Un errore del passato.“Sicuramente la Zona 30. Ha modifica-to il quartiere e anche la sua viabilità”. Ci sono molti immigrati?“Abbastanza, ma sono bene integrati. Molti dell’America Latina, dell’Africa e qualche indiano e asiatico. Nessun pro-blema con loro”.

Le nostre domande a…

DARIO RUGGIERI, RESPONSABILE DELL’ASSOCIAZIONE COMMERCIANTI DI LONGUELODario Ruggieri, oltre che portavoce dei commercianti di Longuelo, è tito-lare della Oreficeria Ruggieri, sotto i portici di via Mattioli, ed è residente nelquartieredaunavita.cos’ha di così bello vivere o lavora-re a longuelo?“Èunquartierecheoffremoltiservizi.Chiabitaquitrovatutto.Lamacelle-ria sotto i portici ha chiuso qualcheanno fa ma per il resto c’è tutto. Ol-tre ai negozi, c’è la parte storica, la vecchia chiesa e l’oratorio, il centro sociale, che funziona bene, la scuola di calcio con 150 bambini, la bibliote-ca.Ha resistitoanche il cinema,chesi è ritagliato un suo spazio con film dinicchiaequalità.EpoiLongueloèunquartieredoveci si salutae ci siconosce tutti. Le pare poco?”.la creazione della zona 30 ha ri-solto i problemi di traffico o vi ha danneggiato?“Neglioraridipuntailquartierecon-tinua ad essere attraversato da traf-

fico improprio. La Zona 30 è stata comunquerealizzataconalcunepec-che: era desiderata da tutti, certo, ma non così. Sono venuti meno un po’ di parcheggi e possiamo dire di avere avuto il 30 per cento in meno di traf-fico. Che per il commercio è troppo”. un problema quello dei parcheggi, quindi?“Più che altro sono mal definiti. Nel parcheggio di via Mattioli potreb-bero essere parcheggiate molte più auto se fossero disposte in modo diverso e soprattutto se ci fosse l’obbligo di disco orario che costrin-gerebbe ad una continua rotazione”. in compenso, il verde non manca…“Sì, abbiamo tanto verde. Il parco di via Lochis, ma anche la zona di Asti-no: aree verdi da sfruttare per pas-seggiate e percorsi nel verde. Sei in città e puoi camminare chilometri nel verde”.i giovani trovano spazio nel quar-tiere?

“Se si pensa alla parrocchia sì. L’ora-torio funziona ed è un punto di riferi-mento per i giovanissimi. Forse fati-canodipiùavivereilquartierequellipiù grandi che si fermano al centro Polaresco”.cosa chiederebbe all’amministra-zione comunale?“Longuelo è un poco dimenticata, so-prattutto in tema di sicurezza. Fino a treoquattroannifaavevamoivigilidiquartierechegiravanoperlestra-de. Ora non si vedono più. Perché?”.

Mauro e Diego Locatelli

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luglio-agosto 2012

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toRRe BolDonenon vuol più esseRe un paese DoRmitoRio

di lauRa Di tEoDoRo

attraversato dalle due strade per la Val seriana, il centro alle porte di Bergamo è penalizzato dalla storica assenza di una piazza. ora il comune

corre ai ripari per accresce la vivibilità e ravvivare il tessuto sociale.

u n paese diviso tra pianura e collina. Un territorio abbracciato dal verde della Maresana e dei colli

circostanti ma da sempre diviso e attra-versato dalle due strade principali, che collegano Bergamo alla Valle Seriana. Torre Boldone è un paese dai più volti: c’è l’aspetto più verde, quello che sale verso la collina, la parte “centrale” con i principali negozi e il Comune e c’è la parte oltre la strada provinciale, la co-siddetta zona artigianale e industriale. Tre zone che raccolgono gli oltre 8mila abitanti del paese. Questa frammenta-zione, a detta di molti, non ha permes-so al comune di costruirsi attorno a un centro, alla classica piazza che diventa il cuore di ogni paese e punto di incontro dei suoi abitanti. Una carenza che molti commercianti definiscono penalizzante per il territorio e che l’amministrazio-ne comunale stessa vede come priorità tanto da aver progettato la realizzazione

di una piazza, completamente nuova, davanti al Comune. La speranza è quella di richiamare la gente, giovani e meno giovani, a vivere il paese, soprattutto negli orari serali e durante le feste. Un paese che troppo spesso viene definito “dormitorio” perché la maggior parte dei suoi abitanti parte la mattina presto e torna la sera tardi a causa degli impe-gni di lavoro. Ma la volontà di togliere quell’appellativo resta forte, motivo per il quale molti commercianti, in collabo-razione con l’amministrazione comune e l’assessorato al Commercio, hanno e continuano a organizzare feste ed eventi quali la Notte bianca, la festa di Primave-ra o la Festa del Patrono. Torre Boldone resta comunque, per molti, un paese dove si vive bene, dove i problemi legati alla sicurezza sono li-mitati. La nuova pista ciclabile da poco aperta permette il collegamento con Ra-nica e con la Valle Seriana e sulla carta i progetti per rendere questa località ancora più vivibile e bella non mancano, anche se le finanze restano limitate.

DiEgo PEDRali(aBBigliaMENto uoMo PiÙ) Via Donizetti La sua è un’attività presente da 25 anni. Da ieri a oggi come sono cam-biate le cose?“Dal punto di vista del commercio sono cambiate poco. Come paese, Torre Bol-done resta diviso da due strade princi-pali e per questo continuerà ad essere penalizzato”.Per quanto riguarda la sua attività?“Personalmente non posso lamentar-mi. Ho la mia clientela affezionata e per scelta non voglio competere coi centri commerciali né fare saldi o promozioni. Chi ci frequenta vuole scoprire prodotti nuovi e noi cerchiamo di dare riesposte”. Lei è presidente del Gruppo operato-ri commerciali del paese. Cosa fate?

le idee e la volontà di tutti potremo fare ancora qualcosa di utile”. Come sta andando il lavoro?“Sicuramente siamo penalizzati. La gente è confusa, sono cambiati i modi di vivere e le abitudini. Il commercio sof-fre a causa soprattutto dei grandi centri commerciali. Ce ne sono troppi e que-sto è un rischio concreto per il tessuto economico dei paesi”.

alEssaNDRo guERiNoNi(aliMENtaRi saluMERia)via CarducciDa quanti anni ha il negozio qui?“Da circa 40 anni. Purtroppo nel giro di pochi anni molto è cambiato. Il lavoro scarseggia, la crisi morde”.Lei resiste, per fortuna...“Grazie a una clientela affezionata e agli anziani del paese che restano legati al negozio sotto casa. Sono aumentati an-che gli stranieri, mentre ho visto dimi-nuire i giovani”.Secondo lei perché?“Torre Boldone è un paese ‘dormitorio’. La gente parte la mattina presto e torna tardi e non vive molto la quotidianità della vita. Negli anni passati il rapporto con la clientela era molto più familiare; oggi invece i clienti entrano ed escono dal negozio velocemente, tutti hanno fretta e i rapporti restano superficiali”.

giuliaNo MoRi (oREFicE) Via Bugattone

Il suo negozio ha più di 40 anni. Com’è cambiato il paese in questi anni? “È cambiato il mercato. Da otto anni a questa parte risentiamo molto della cri-si. Si vende davvero poco. Addirittura, c’è chi viene in negozio per vendere i propri ori, ma non posso acquistarli”.Come si resiste?“Facendo lavori di oreficeria. Purtrop-po il nostro è un settore che ha risentito molto di questo momento perché anche il cliente che può spendere ormai sta molto attento”. Cosa manca a Torre Boldone?“Direi che non manca nulla. Si vive bene, è un paese pulito e non ho nulla da recrimi-nare all’amministrazione. I problemi arri-vano da lontano, un malgoverno che come Italia ci tiriamo dietro da troppi anni”.

luca sERtuRiNi(taBacchERia) Via BugattoneLei lavora qui a Torre Boldone da un anno. Come si sta?“Mi trovo bene e per quanto ci riguarda abbiamo risentito poco della crisi. Sono diminuite le giocate al lotto, ma penso sia un fenomeno legato ai tempi e al fatto che ci sono giochi nuovi”. Ci sono alcune problematiche da se-gnalare?

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

Torre Boldone è un paese diviso tra la voglia di recu-perare la genuinità dei valori del passato e la neces-sità di vivere una vita frenetica. Un dualismo che si rifl ette sulla conformazione del territorio stesso: da una parte il verde delle colline e dall’altra la strada provinciale che divide in due il paese. Commercian-ti e pubblica amministrazione stanno lavorando per riavvicinare la gente a quel concetto di vita fatto di sorrisi scambiati per strada e ritrovi in piazza.

CI RACCONTANOtoRRE BolDoNE

Diego Pedrali

Pietro Musci Alessandro Guerninoni

Giuliano Mori

“Con il contributo dei commercianti ci stiamo impegnando in particolar modo sul fronte sociale per aiutare chi ne ha bisogno”. Cosa manca al suo paese?“Sarebbe bello avere un centro poli-valente, magari con una piscina, ma mi rendo conto che i soldi sono pochi. L’illuminazione su questa via andrebbe rivista perché di sera la visibilità non è ottima. Per il resto non posso lamentar-mi perché qui si vive bene”.

PiEtRo Musci (lo sMERalDo, gioiElli) Via Carducci In qualità di presidente dell’Asso-ciazione commercianti e artigiani di Torre Boldone cosa state facendo per aiutare gli esercenti?“In questi anni ci siamo impegnati insie-me al Comune nell’organizzare eventi quali la Notte bianca o eventi sportivi e per i giovani. Questo per consentire ai commercianti di farsi conoscere e creare opportunità di incontro tra gli abitanti, soprattutto di sera”.Come è stata fino ad oggi la risposta dei commercianti?“Una buona parte ha aderito e continua a crederci. Sono convinto che attraverso

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“Direi poche. Forse alcuni dossi nelle strade centrali sono troppo alti e que-sto crea problemi alle sospensioni delle auto. Questo e la nuova pista ciclabile hanno secondo me penalizzato il transi-to delle automobili”. A livello di verde come è messa Torre Boldone?“I parchi ci sono, ma non sono tenuti benissimo. Fortunatamente non sono malfrequentati”.

BaRBaRa BERtoliNi(aRtEFioRi) Via ReichDa quanti anni lavora qui?“Ho aperto il negozio dieci anni fa”Riaprirebbe qui?“Sì, i clienti affezionati resistono. Cer-to, si spende meno per il cimitero e per i matrimoni. Ma fortunatamente, grazie alle iniziative messe in campo dai com-mercianti, il paese si sta rianimando. È bello vedere la gente che gira per strada di sera anche se questo non significa che noi guadagniamo”. Qual è il principale problema di Tor-re Boldone?“Purtroppo è un paese ‘lungo’ e spez-zettato. Non esiste un vero e proprio centro e questo porta a una dispersione evidente”.

EZio Battaglia(RistoRaNtE DoN luis) Via S. Vincenzo De’ PaoliCome definirebbe il paese?“È un bel centro anche se sotto alcuni aspetti è un paese dormitorio perché chi ci abita non lo vive realmente. Come commercianti facciamo il possibile per organizzare eventi e iniziative sociali”.Com’è cambiata la clientela nel suo ristorante?“Io sono qui dal 1970. Prima vivevamo grazie all’industria della Valle Seriana. Oggi che quell’industria è morta il la-voro si è calmato. La gente si sposta di meno, i giovani preferiscono una pizza veloce, ma fortunamente resistiamo”.

Cosa manca a Torre?“Manca una bella piazza dove i giovani possano riunirsi e dove si possano or-ganizzare delle serate o dei momenti di incontro”.

56 HInTERlAndTorre

Boldone

Luca Serturini

Barbara Bertolini

Ezio Battaglia

Le nostre domande a…

CLAUDIO SESSA, SINDACO DI TORRE BOLDONE l’introduzione di un assessorato al commercio come e quanto ha cam-biato la situazione del settore?“Un paese senza i classici negozi di vicinato è un paese che muore. Per questomotivohovolutounassesso-rato ad hoc. C’è stata sicuramente una svolta sia nel settore del com-mercio sia a livello di eventi e ma-nifestazioniquali laNottebianca,lafesta del Patrono e la festa dei gio-vani.Inoccasionediquestimomentichiudiamo le strade del centro e la gente è ben felice di vivere il paese”. la crisi sta colpendo duramente i commercianti. il comune cosa può fare?“Per i negozi abbiamo tenuto l’ali-quota Imu più bassa. Inoltre stiamolavorando insieme alle associazioni del commercio presenti per avvicinare ul-teriormente i cittadini al territorio”. c’è la possibilità che torre Boldo-ne possa entrare nel distretto del commercio della Valle seriana?“Questo obiettivo forse si sta realiz-zando. Per riuscire ad aggregarci al distretto serve la contiguità dei pa-esi e, ora che Ranica ha aderito, per noi la possibilità diventa concreta. Questovorrebbedirequalchesoldoin più per il settore”.in tanti lamentano la mancanza di una piazza.“È un dato oggettivo. Per questo

abbiamo inserito nel Pgt il progetto di una piazza da realizzare proprio davanti al Comune dove si potran-no organizzare concerti e altri eventi che coinvolgano i commercianti e i cittadini. I progetti per migliorare ul-teriormentequestopaeseeoffrirepiùservizi sono tanti ma ci troviamo a fare i conti con una situazione economica generale non facile. Da parte mia sto facendo il possibile per intercettare bandi soprattutto a livello europeo e accedere a finanziamenti che, ad oggi, ci hanno permesso di fare già tanto”. c’è chi lamenta la presenza di dossi troppo alti e un’illuminazione non ancora adeguata…“Per i passaggi pedonali rialzati a bre-ve ne abbasseremo due che effettiva-mente sono un po’ alti. L’obiettivo era abituare lagentea rallentare inqueitratti, ora sistemeremo sicuramente quellochenonva.Perquantoriguar-da l’illuminazione, da otto mesi stiamo sostituendo pali e lampioni. Purtroppo un furto di cavi ha rallentato il tutto”.

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il Basso seBinotRa nuove chance e antichi pRoBlemi

sarnico e credaro alle prese col traffico, Villongo con i troppi dossi, Predore deluso dall’impatto della nuova palestra e tavernola Bergamasca

in allarme per il cementificio. Ma il turismo è ancora una risorsa

s arnico, estremo lembo sud del lago d’Iseo, è il centro turisti-co più famoso tra tutti i paesi lacustri della sponda bergama-

sca. Con i suoi 6.652 abitanti si estende dalla sponda del lago, sino al tratto del fiume Oglio, offrendo un paesaggio che richiama turisti da tutta la Lombardia. Nel secolo scorso il territorio ha svilup-pato con successo la cantieristica navale, indirizzata soprattutto alla costruzione di imbarcazioni da diporto, tanto che ancora oggi, all’estremità sud di Sarnico, sorgono i prestigiosi cantieri Riva. Le attività commerciali si sviluppano lungo tutte le vie del paese, sino alla Contra-da, la zona turistica vicina al lungolago, dando l’impressione di non aver risenti-to della crisi. Il problema principale che

affligge Sarnico è il traffico intenso che durante il weekend congestiona le vie in uscita dal paese. Uno studio di viabilità avrebbe rintracciato una variante che dalla città di Bergamo potrebbe collega-re Sarnico attraverso il territorio brescia-no, da Palazzolo a Capriolo, ma manche-rebbe la copertura economica necessaria per poterla realizzare. A poca distanza da Sarnico sorge l’abita-to di Credaro, con i suoi 3.400 abitanti. Il paese si snoda in prevalenza a ridosso della strada provinciale della valle Cale-pio, sempre trafficata e congestionata, sulla quale si sviluppano le principali at-tività commerciali. La viabilità potrebbe essere snellita dalla prosecuzione dei la-vori previsti dall’accordo di programma, che prevede l’eliminazione dei semafori a Credaro, a fronte dell’allargamento di via Casali, sul territorio di Castelli di

di gioRDaNa talaMoNa Calepio. L’amministrazione comunale ha costruito la rotatoria all’entrata del paese, ha messo a bilancio i 150mila euro necessari alla compartecipazione dei lavori, ma da allora tutto si è ferma-to a causa della mancata prosecuzione del cantiere da parte del Comune di Castelli di Calepio. Il territorio, nono-stante la breve distanza dal lago, non ha alcuna vocazione turistica, fondando la propria economia sull’industria della gomma plastica, legata principalmen-te alle aziende presenti nel Comune di Villongo. Proprio attaccata a Credaro, tanto da non capirne i confini, si apre l’abitato di Villongo, con i suoi 7.770 cittadini. Il paese è piuttosto esteso, contraddistinto da innumerevoli dossi, alcuni dei quali apparentemente superflui. L’economia di Villongo e di tutto l’hinterland si s

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basa principalmente sull’industria della gomma plastica. Oldrati Group è uno tra i leader più importanti del settore che crea, con le altre grandi aziende pre-senti nella zona, un significativo indotto per centinaia di piccole e medie aziende che costituiscono la spina dorsale del territorio. Grazie alle esportazioni com-petitive di guarnizioni industriali verso grandi marchi automobilistici tedeschi, l’economia di Villongo non è stata col-pita in maniera significativa dalla crisi, almeno se paragonata ad altri territori della provincia di Bergamo. Il commer-cio e le casse del Comune, al contrario, non possono cantar vittoria. I commer-cianti lamentano lo scarso utilizzo delle aree feste, mentre la neoeletta ammi-nistrazione comunale deve far fronte a drastici tagli per colmare un buco da 250mila euro. Lungo la strada Sebina occidentale, dopo qualche chilometro oltrepassato Sarnico, si incontra l’abitato di Predo-re, con i suoi 1.895 abitanti. Il paese è molto grazioso, con alcuni ristoranti e alberghi che, prima della crisi, vantava-no un turismo proveniente dalla regio-ne e dall’estero. Il paese si presterebbe molto bene ad espandere la propria ani-ma turistica grazie al lago, alle Terme Romane appena restaurate e alle spetta-colari falesie che richiamano gli appas-sionati dell’arrampicata, ma la mancata lungimiranza del passato non ha per-messo al territorio di svilupparsi quan-

to la vicina Sarnico. La nuova palestra, collocata proprio davanti al lago, sembra creare oggi il malcontento maggiore tra la popolazione. Il servizio postale ridot-to a soli tre giorni la settimana da Poste Italiane, inoltre, non fa che creare ulte-riori problemi a una popolazione che avrebbe voglia di vivere di più il proprio paese e di rilanciare la propria vocazione turistica. Tavernola Bergamasca, 2.146 abitan-ti, proprio davanti a Monte Isola, è un piccolo gioiello dai trascorsi medievali, come testimonia la Torre dei Fenaroli. L’economia del paese è stata per de-cenni legata al cementificio dell’attuale Gruppo Sacci, che dava lavoro a qualche centinaio di famiglie. Oggi quello stes-

so cementificio, che con l’automatizza-zione meccanica influisce molto meno sull’economia del paese, si rivela essere una spina nel fianco a causa delle pa-ventate sperimentazioni dei rifiuti, riu-tilizzabili come combustibile. L’Istituto superiore della Sanità ha recentemente chiesto di effettuare delle verifiche sulle ricadute ambientali del futuro incene-ritore, provvedimento che sembra dare manforte all’attuale amministrazione comunale, totalmente contraria alla ri-conversione del cementificio. Staremo a vedere se questo grazioso paesino, che si presta a un turismo mordi e fuggi, sia per le famiglie che per gli appassionati del cicloturismo, saprà preservare il proprio territorio.

Nelle pagine precedenti, Tavernola Bergamasca.Qui sopra, Predore. A destra, dall’alto, Credaro, Sarnico e Villongo.

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CI RACCONTANOsaRNico

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

Vitale, bello, un paese pieno di attività commerciali. Chi vive a Sarnico si sente in vacanza tutto l’anno, pagando il dazio del traffi co intenso e dei parcheg-gi a pagamento durante il weekend. Proprio tutto non si può avere.

FRaNcEsca BoNatti(lE chicchE Di luisa)Viale della Libertà

Con la crisi è cambiato qualcosa? “Non molto, forse abbiamo lavorato un po’ meno ad aprile”.Come mai? “Nel nostro settore la crisi non è ancora arrivata. Credo, infatti, che per l’abbi-gliamento dei bambini, la gente spenda quel qualcosa in più”. Un problema? “A Sarnico gli affitti sono alti, quindi non è facile andare avanti, nonostante la clientela non manchi”.Come giudica Sarnico? “È un paese molto vivo, sembra di esse-re sempre in vacanza”.

liDia PaRENgi(VEtERiNZoo) Viale della Libertà Com’è cambiato il paese negli anni? “Si è sviluppato e urbanizzato molto”. Cosa manca? “Niente. Anzi devo dire che, ultima-mente, l’amministrazione pubblica ha valorizzato il territorio, cambiando l’ar-redamento urbano e quello della chie-sa”.La viabilità? “Durante la settimana, nell’ora di pun-ta, è un disastro, per non parlare della domenica: scendere nel centro storico è impossibile”. Di sera è aperto qualche locale? “Nella zona della Contrada i locali, spes-so, fanno delle aperture straordinarie”.

MichEla Boccia(lE DEliZiE Di REBEcca) Viale della Libertà

Un pregio? “Sarnico sembra una località di villeg-giatura”. La crisi? “Si sente. I turisti ci sono, vengono a Sarnico per fare un giro, ma non entrano nei negozi”. Il traffico? “Tantissimo, nel weekend è impossibile per i residenti fare una passeggiata sul lungolago! I parcheggi sono pochi, tutti a pagamento, così non ci rimane che an-darci a piedi o in bici”. Se domani potesse avere qualcosa in più? “Un grande parcheggio, libero”.

ElisaBEtta VolPi(BoutiQuE la caRaVElla)Via S. Martino Come è cambiato Sarnico negli anni? “Si è urbanizzato molto e il lungolago è stato ampliato in modo da favorire le passeggiate”. I suoi clienti? “Sono tutti affezionati, alcuni anche di

Iseo. Credo che chi ha un’attività da tan-ti anni, nonostante la crisi, riesca ancora a farcela”. Nuove attività ne sono state aperte? “In Contrada sì, ma nel giro di un anno chiudono. Gli affitti sono troppo alti”. Come commercianti organizzate del-le manifestazioni? “Due volte l’anno c’è lo “Sbarazzo”: si tratta di svendere i fondi di magazzino a prezzi scontati”. Un problema? “I parcheggi a pagamento. Li hanno messi anche al Lido Nettuno e molta gente non ci viene più”.

aNia MoZZiNa(NatuRaNia) Via Piccinelli Ha aperto da pochi mesi. Scelta co-raggiosa? “Me lo dicono tutti, ma volevo provare a mettermi in proprio”. Le piace Sarnico? “Sì, molto. È una realtà piccola, ancora a misura d’uomo”. Ci sono delle potenzialità inespresse? “Il turismo dovrebbe essere maggior-mente incentivato. So che la Pro Loco sta lavorando già molto bene, ma manca,

Francesca Bonatti

Michela Boccia

64 VIAGGIO In PROVIncIABasso Sebino

probabilmente, la comunicazione ester-na, verso i giornali”. Perché, come turista, dovrei venire a Sarnico? “I motivi sono tanti: per i concerti che vengono organizzati nei fine settimana, per il Busker Festival, per la regata veli-ca ed altro ancora”.

Ania Mozzina

Le nostre domande a…

FRANCO DOMETTI, SINDACO DI SARNICO

la viabilità congestionata durante il weekend, è il problema più rile-vante che affl igge sarnico. gli studi effettuati in passato che esito han-no dato? “C’era allo studio una variante che da Bergamo avrebbe dovuto colle-gare la parte bresciana, da Palazzolo sino a Sarnico. Questo avrebbe con-sentito di decongestionare la statale 469, ma per poter sostenere un pro-getto di queste dimensioni occorretrovare i fondi necessari. Stiamo par-lando, infatti, di un investimento non da poco, di oltre 50 milioni di euro”. converrà che il problema viabilità penalizza proprio la provincia di Bergamo. “È vero, se infatti si viene da Brescia la viabilità non è così congestionata, soprattutto in uscita da Sarnico. Al contrario, tornando verso Bergamo, tra le 17 e le 18 della domenica, si crea un intasamento eccessivo che penalizza il nostro territorio e i turi-sti della provincia, che, come è ovvio, non vogliono passare la propria do-menica sera incolonnati sulla strada”. cambiando discorso, non trova che i parcheggi a pagamento siano troppi sul territorio? “No, non credo. Su 1.600 parcheggi, solo 450 sono a pagamento, metà dei quali gratuiti, dal lunedì al venerdì.Quelli a pagamento, sette giorni su sette, sono nella piazza principale e sul lungolago. Questa scelta risponde alle

richieste dei commercianti di avere una turnazione dei parcheggi, che per-metta maggior affl usso di pubblico”. il commercio a sarnico sembra non aver risentito, in maniera signifi ca-tiva, della crisi, perlomeno se pa-ragonato agli altri paesi lacustri. È d’accordo? “Direi di sì. I casi di apertura e chiusu-ra istantanea di attività sono davvero pochi sul nostro territorio. Alcune nic-chie di mercato risentono della crisi, ma la maggior parte, grazie alla tradi-zione consolidata e alla propria com-petenza, riesce ad andare avanti”. come se lo spiega? “La nostra è una realtà in contro-tendenza rispetto alle altre, con un fl usso turistico in netta crescita. Gli ultimi dati pubblicati indicano un in-cremento nella zona di oltre il 18 per cento, contro realtà che hanno visto ridimensionare nettamente i propri fl ussi turistici. Questo grazie agli in-vestimenti fatti, alla nostra posizione e all’impegno condiviso da tutti”.

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CI RACCONTANOcREDaRo

agostiNa FaPPaNi (FaRMacia) Via Roma

Com’è cambiato il paese? “Negli ultimi 5 anni sono arrivati molti immigrati. Alcuni si sono integrati, altri sono qui senza permesso di soggiorno”. È arrivata la criminalità? “No, ma di sera la zona non è percepita come molto tranquilla. I locali sono qua-si tutti chiusi”.Com’è la viabilità? “Spesso congestionata. Il traffico intenso si forma a partire dalla zona dei Castelli di Calepio, creando code sino a Credaro”.Un pregio del paese? “Siamo vicino a Brescia, a Bergamo e all’aeroporto”.

caRMEla soRRENtiNo (BaR aNtEPRiMa)Piazza del MunicipioRiesce ad andare avanti con la sua at-tività? “Il guadagno è scarso. Gestisco questo bar da soli due mesi, ma sto già cercando

altro. Lo si tiene aperto, sperando che la situazione possa cambiare”. Siete vicini al lago, turisti se ne vedono? “No, per niente”. I credaresi si lamentano di qualcosa? “Della piazzetta del Municipio, dicono che è isolata, che avrebbe dovuto richiamare pubblico, ma in realtà è sempre deserta”. Parcheggi? “C’è chi si lamenta che sono troppo pochi. Se, ad esempio, vuoi arrivare a quelli della scuola devi fare un giro in-terminabile nel paese”.Come giudica il paese? “Fermo, poco vitale. L’unica cosa che dà movimento è il traffico, che purtrop-po intasa il paese nelle ore di punta. La situazione della viabilità è sempre stata così sin dagli anni Ottanta”.

gaBRiElla RaDici (taBacchERia) Via Roma Com’è cambiato il paese? “È aumentata la popolazione rispetto al passato. Io, che sono nata qui, ho notato un notevole cambiamento”.Cosa manca?

“Strutture per i giovani, campi sportivi, parchi giochi”. E i negozi? “Molti hanno aperto e chiuso dopo po-chi mesi. Gli affitti sono troppo alti”. Le piace la piazza del Municipio? “Sì, ma è strutturata male, perché la fac-ciata non dà sulla via principale. È come se fosse girata al contrario”. Parcheggi? “Ce ne sono, semmai occorrerebbe far rispettare il disco orario”.Un pregio? “Si è vicini a tutto: al lago, alla montagna e alla città”.

Agostina Fappani

Carmela Sorrentino Gabriella Radici

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

Il territorio è tagliato in due dalla strada provinciale che favorisce il passaggio rapido, piuttosto che una sosta per il caffè. Peccato, perché una volta trovato parcheggio, si può fare una bella passeggiata lun-go la via principale, conoscendo dei cittadini cor-diali e simpatici. Un paese da scoprire.

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Le nostre domande a…

HEIDI ANDREINA, SINDACO DI CREDAROun problema rilevante per la po-polazione è il traffico intenso che si crea proprio a partire da castelli di calepio. c’è allo studio qualche soluzione?“Cinque anni fa, con il comune diCastelli di Calepio e con l’allora am-ministrazione provinciale, avevamo posto in essere un accordo di pro-gramma in base al quale sarebbestata realizzata, con i fondi dei due Comuni, l’attuale rotatoria all’ingres-so di Credaro e l’allargamento di via Casali, sul territorio di Castelli di Ca-lepio. La rotatoria è stata realizzata, i 150mila euro per l’allargamento di via Casali sono stati messi a bilancio, ma il comune di Castelli di Calepio non ha ancora avviato i lavori”. se fossero realizzati, come si snelli-rebbe il traffico?“L’accordo prevede che, una volta allargata la via, ed eliminati i sema-fori sul nostro territorio, attraverso il giro delle rotatorie di Villongo, iltraffico intenso su Credaro possa es-sere smaltito. Questo risolverebbe il problema del traffico da Villongo aCastelli di Calepio, passando da Cre-daro, ma non sul tratto successivo”. Quando inizieranno, dunque, i la-vori? “Il sindaco di Castelli di Calepio mi ha dato conferma che inizieranno a breve”. c’è chi lamenta una mancanza di par-cheggi, è possibile fare qualcosa? “I parcheggi ci sono, e anche tanti, ma la gente non ha mai voglia di fare due passi.C’èquelloenormedelcimiteroche nessuno utilizza, c’è quello del-

la pensilina, c’è quello della Chiesa,quelli della frazionedi Fiaschetteria,così comequelli presenti nella zonaindustriale. Rispetto ai residenti, dun-que,Credaroèbenservita”.secondo lei mancano le strutture per i giovani? “Il nostro è un piccolo paese, di ap-pena3kmquadrati,acuinonmancaniente. Ci sono la palestra per l’atti-vità sportiva, il campo sportivo, che l’oratorio ha appena ristrutturato, il campetto di disimpegno per giocare atenniseabasketequattroparchipubblici. Inoltre realizzeremo un’a-rea feste nella zona nuova di San Fermo”. sembra che in via tito speri ci sia un semaforo a tempo, con una tele-camera non funzionante. le risulta? “No, la telecamera è perfettamen-te funzionante. Il problemadi questisemafori a tempo è che dovrebbero essere sorvegliati maggiormente dal-le forze dell’ordine, ma i nostri agenti non riescono a controllare costante-mente tutto il territorio. Con la teleca-mera, però, riusciamo a risalire, spes-so, a chi supera i limiti di velocità”.

DaRio PaNZa(la casa DEl FioRE) Via Roma

Una nota positiva? “È arrivata tanta popolazione negli ulti-mi 10 anni”. Se domani potesse svegliarsi con qualcosa in più sul suo territorio? “Con delle strutture sportive. Abbiamo solo il campo dell’oratorio e una picco-lissima palestra”.Il traffico? “Siamo messi male. La provinciale è molto battuta perché è l’unico sbocco che dall’autostrada porta ai paesini della zona”. D’estate, organizzate qualcosa?“Abbiamo la banda, il gruppo sportivo e alcune associazioni che organizzano qualcosa”. DoMENico liEggi(PiZZERia Da luisa) Via Roma Avete aperto da poche settimane, perché proprio qui? “Veniamo da Bari, siamo a Credaro da due anni. Il paesino ci è piaciuto subito, sembra quasi la Svizzera”. Cioè? “È ordinato, preciso e giusto”. Un difetto?

“Forse la gente ci mette un po’ a darti fiducia, ma col tempo ce la faremo”. Qualche problema? “C’è un semaforo a tempo, in via Tito Speri, che ha una telecamera non fun-zionante. Là le macchine passano col rosso, sfrecciando ad alta velocità. È pe-

ricolosissimo. Speriamo solo che non ci debba scappare il morto, per fare qual-cosa”. Avete già segnalato il problema? “Sì, certo, all’amministrazione pubblica, ma per ora non è cambiato niente. Pare che non abbiamo soldi per ripararla”.

Dario Panza e Giuseppina Boffelli

Famiglie Lieggi, Bonatti e Di Giovanni

68 VIAGGIO In PROVIncIABasso Sebino

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12MESIluglio-agosto 201212MESI

luglio-agosto 2012

7170 VIAGGIO In PROVIncIABasso Sebino

CI RACCONTANOVilloNgo

gioVaNNi VaVassoRi(PiZZERia) Piazza degli Alpini

C’è meno clientela con la crisi? “Sì, molto meno”. Le piace il paese? “No, è spento, non vengono sfruttate le sue potenzialità”. Quali? “Abbiamo tante piazze che non vengono utilizzate per creare manifestazioni ed eventi. Anche quella degli alpini, dove ci troviamo noi, è enorme, piena di par-cheggi, ma completamente inutilizzata. La pubblica amministrazione potrebbe, in questo modo, incentivare il commercio”. Riaprirebbe nuovamente qui? “No, non riaprirei proprio. Troppe tas-se, non ne vale più la pena”. Criminalità? “Non ne abbiamo”.

NoEMi PEllEgRiNi BElotti(BaR DaliDa) Piazza degli Alpini

Com’è cambiato Villongo? “Negli ultimi vent’anni è arrivata più po-polazione, il paese si è urbanizzato e sono state create molte aziende di guarnizioni che danno lavoro alla popolazione”. Se potesse togliere qualcosa? “I dossi, ne abbiamo troppi! Quelli vi-cini alle scuole sono necessari, ma al-tri sono proprio inutili, come quelli in prossimità degli stop. Non esiste una sola strada senza dossi!”.Cosa provocano? “Aumentano il costo della manutenzione delle nostre automobili. E non ci sono mai stati incidenti tali da motivarne un numero

così alto. Anche le gare di ciclismo dei ragaz-zi sono state eliminate, a causa dei dossi”. Le aree feste? “Non vengono utilizzate. La piazza de-gli Alpini è stata riqualificata per per-mettere delle manifestazioni, ma da due anni non se ne fanno”.

aNtoNElla BElotti(accoNciatuRE NEWFashioN) Via Risorgimento

La crisi ha inciso sulla sua attività? “Sì, se prima avevo clienti che venivano tutte le settimane, adesso tornano ogni 15-20 giorni”. Hanno chiuso molti negozi? “Non mi sembra”. Cosa manca?

“Le manifestazioni. Il paese è spento”. È cambiato molto, negli anni? “No, è sempre stato un paese tranquillo”. Se potesse togliere qualcosa? “Gli ultimi due dossi in fondo a via Ri-sorgimento, sono assurdi”.

Rosa BoNZi(aBBigliaMENto) Via Risorgimento

Com’è cambiato il paese? “È migliorato, soprattutto grazie alla forte industrializzazione degli ultimi decenni”. Per quali produzioni? “All’inizio quella dei bottoni e poi quel-la della gomma”. Sono tante le aziende che danno lavoro? “Sì, moltissime sia grandi sia piccole. La crisi l’hanno sentita anche loro, ma con-tinuano a produrre”. E per il commercio? “Un disastro, quello sì”. Cosa manca? “Un asilo nido. Le tante coppie giovani che sono arrivate ne gioverebbero, so-prattutto se avesse un costo accessibile. L’asilo nido più vicino è a Sarnico”.

luca thEoDoRou(FREE WoRK) Via Aldo Moro Quali sono i settori produttivi più im-portanti della zona? “Siamo nella valle della gomma plastica, ci sono tre grandi leader che danno indotto a centinaia di piccole e medie aziende”. La figura professionale più richiesta? “L’operatore di macchina che verifica lo stampaggio del pezzo in plastica. La ten-denza, tuttavia, è quella di una maggiore richiesta, rispetto al passato, di operai qualificati come tornitori e fresatori”. Quanto ha inciso la crisi?“Nel 2008 alcune aziende hanno chie-sto la cassa integrazione o sono state

costrette a chiudere, mentre questa crisi è diversa. Ho notato che le aziende che lavorano con l’estero riescono ad andare avanti, le altre sono ferme”. Perché? “Probabilmente perché il ramo princi-pale delle guarnizioni è quello automo-bilistico, in particolare dei grandi mar-chi tedeschi (Bmw, Mercedes, Audi). Tenga conto che in ogni automobile ci sono circa 5.000 guarnizioni”.

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

Un grande paesone, con molti, troppi, dossi. Tra su

e giù, mettendo a repentaglio le sospensioni della

propria macchina, a Villongo è vietato avere fretta.

Persino la gara di ciclismo dei ragazzi è stata can-

cellata per i dossi. Li metteranno primi sul podio?

Giovanni Vavassori

Noemi Pellegrini Belotti (a sx) con la sorella

Antonella Belotti

Rosa Bonzi

Luca Theodorou

Le nostre domande a…

MARIELLA ORI BELOMETTI, SINDACO DI VILLONGOsindaco, lei è appena stata eletta. c’è chi dice che ci siano troppi dos-si nel territorio di Villongo, alcuni assurdi. È d’accordo?“In parte hanno ragione, soprattutto per gli ultimi due dossi recentemen-te collocati. Ci sono due fronti tra i cittadini, coloro che si lamentano e coloro che ci chiedono di metterne altri.Èunacosa,dunque,chevalute-remo. Il problema vero è che, in alcu-ne ore della giornata, per tagliare il traffi co intenso, c’è chi passa ad alta velocità nel centro abitato del paese. È un problema che è stato segnala-to, soprattutto, da chi va in bicicletta e da chi ha dei fi gli”. Nel vostro programma avevate inse-rito lo studio di fattibilità di una casa di riposo. Quando verrà effettuato? “Se ne parlerà dopo l’estate, al mo-mento abbiamo il serio problema dell’approvazione del bilancio. In ogni caso, se non la casa di riposo, faremoqualcos’altroperglianziani,magari un centro diurno”. Nel paese manca un asilo nido, vale lo stesso discorso? “Purtroppo sì. Come amministrazio-ne siamo aperti a tutto per migliora-re il nostro paese, valutando le varie richieste e proposte che arriveranno dai cittadini, ma al momento abbia-mo il problema del bilancio”.

siete in passivo? “Sì, dobbiamo coprire un bel buco. Saremoquindi costretti a fare ulte-rioritaglieaprenderequalchedeci-sione impopolare”. Quanto vi manca? “Dopo i tagli già effettuati, che han-no interessato vari settori, abbiamo ancora 250mila euro da trovare”. c’è chi lamenta la mancata valoriz-zazione dell’area festa in piazza de-gli alpini. cosa risponde? “Nel nostro programma elettorale abbiamo proprio inserito l’obiettivo chequestapiazzafossevissutapie-namente da cittadini e non soltanto dal mercato del sabato. Faremo il possibile, nonostante il momento diffi cile. Capisco, infatti, che spesso i cittadini siano più colpiti da una ma-nifestazione che da altro, ma oggi, purtroppo, le nostre priorità sono altre”.

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12MESIluglio-agosto 2012

73VIAGGIO In PROVIncIABasso Sebino

CI RACCONTANOPREDoRE

BERNaDEttE coNus(RistoRaNtE il 21) Via Achille Bortolotti

C’è qualcosa che andrebbe migliorato? “Bisognerebbe cominciare a far vivere il lago, richiamando più turisti”. Un errore dell’amministrazione? “La nuova palestra situata proprio da-vanti al lago, accanto al porto. Per un anno i lavori si sono fermati, adesso pare che ricomincino, ma ritengo che sia un inutile spreco di denaro pubblico”. Altro? “Sono arrivati molti turisti che volevano visitare le Terme Romane, dopo la loro inaugurazione e i numerosi articoli ap-parsi sui giornali, ma le hanno trovate

chiuse, senza alcuna spiegazione”. Cosa manca? “L’ultimazione della pista ciclabile lun-golago, che da Sarnico collega Predore. Sarnico l’ha da poco ultimata, ma la pista si ferma proprio al confine con il nostro paese. Questo sì che sarebbe un bel modo per valorizzare il nostro territorio, altro che palestra!”.

aNNaMaRia laNZa(alBERgo DEll’aNgElo) Via Roma Com’è cambiato il paese? “È molto regredito, in questi anni. Poco turismo, i negozi di abbigliamento han-no chiuso, le attività principali sono mi-nime”. Su cosa vive il paese? “Sul turismo e sulle industrie della gom-ma. Quest’anno, di stranieri, neanche l’ombra”. Mentre prima? “Durante l’estate arrivavano molti tede-schi che facevano da noi un paio di gior-ni, per poi spostarsi al mare. Tre anni fa, ad esempio, avevamo turisti provenienti da molte parti d’Europa”. E d’inverno?“Soggiornavano gli operai che lavorava-no ai motoscafi Riva o al cementificio di Tavernola, mentre con la crisi si è ferma-to tutto”. Un pregio del paese? “È tranquillo, oggi anche troppo”.

alEssaNDRa FEDREghiNi (caFFÈ VEcchia FilaNDa)Piazza Vecchia FilandaChe paese è Predore, rispetto agli al-tri paesi lacustri? “È quello che è rimasto più indietro. Manca un vero e proprio lungolago. Da poco è stata realizzata la piazza Unità d’Italia che permette una breve passeg-giata, ma non è sufficiente”. Il malcontento del paese?“La palestra davanti al lago. Hanno as-segnato l’ultimo lotto e pare che verrà ultimata, ma credo che sia uno spreco di denaro pubblico oltre che un impatto enorme sul paesaggio”. La viabilità? “Andrebbe migliorata. Le strade sono tutte piccole, ma a doppio senso, con tut-to ciò che ne comporta. So che il Comune ha appaltato uno studio a riguardo”. Perché venire a Predore, come turista? “Abbiamo un sito archeologico di gran-de pregio, c’è il lago, ci sono delle fale-sie spettacolari. Ma tutto andrebbe mag-giormente pubblicizzato”.

Bernadette e Marcello

Alessandra Fedreghini

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

Un grazioso paesino, con una certa potenzialità inespressa. La mancanza di un bel lungolago è la prima cosa che salta agli occhi al turista dell’ultima ora, che non può non notare, di contro, l’impatto visivo della palestra in costruzione.

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12MESIluglio-agosto 201212MESI

luglio-agosto 2012

74 VIAGGIO In PROVIncIABasso Sebino

RolaNDo MaRchEtti(RistoRaNtE il gaBBiaNo)Via LucianoCome va la sua attività? “Si sopravvive, perché il nostro è un ri-storante a gestione familiare, altrimen-ti…”.Che clientela ha? “Quella della zona, tutti clienti affezio-nati da anni”. Turisti? “Pochi, ma il lago d’Iseo ha sempre chia-

mato un target di turisti basso spenden-ti, che preferiscono mangiare la pizza piuttosto che andare al ristorante. Quei turisti che vengono a cena da noi pro-vengono dalle grandi città e si fermano giusto per un giorno”. Il milanese che ha la casa sul lago pas-sa le vacanze estive qui? “Pochissimi. Il bel periodo degli anni Sessanta è un lontano ricordo, se uno dice di passare le vacanze a Iseo quasi si vergogna”.

alEssaNDRa PaissoNi (EDicola colosio MaRisKa) Via Don Leopoldo GentiliChe paese è? “Esteticamente molto carino, ma non offre molti servizi. Trovo sia un paese vecchio, che si sta spegnendo”.Il punto di riferimento per i giovani? “L’oratorio, con il campo da calcio. A parte questo, manca un vero e proprio luogo di aggregazione giovanile”.

Cosa ne pensa della nuova palestra? “Per me è uno spreco, piuttosto avrei visto un’area feste, nello stesso luogo”. Dove fate i concerti? “Nell’auditorium civico, ma, essendo un’ex chiesa sconsacrata mai ristruttu-rata, avrebbe bisogno di alcuni lavori. Manca anche il riscaldamento”. Un problema? “È stato ridotto il servizio postale a soli tre giorni la settimana, con tutti i disagi che ne comporta”.

Le nostre domande a…

PAOLO BERTAZZOLI, SINDACO DI PREDORE

Parlando con i suoi concittadini il malcontento maggiore sembra essere la costruzione della nuova palestra. Perché collocarla proprio davanti al lago? “Non c’era modo di costruirla altro-ve, anche in base al piano regolatore che risale alla fi ne degli anni Novanta. In realtà, la palestra era un’esigenza molto sentita dalla popolazione, per questolastiamocostruendo”.Non trova che impatti enormemen-te sul paesaggio? “Indubbiamente un certo impatto c’è, ma dal lago la palestra è completa-mente occultata dagli edifi ci che sono stati costruiti nella zona sud; mentre gli unici due lati visibili sono la parte chedà sulla stradaequella frontale,quest’ultima parzialmente nascostadall’edifi co che sorge nella darsena”. come avete trovato i fondi per as-segnare l’ultimo lotto che porterà alla sua ultimazione? “Alienando un’area edifi cabile, in località San Giorgio, per 1milione

e 600mila euro. Se non ci saranno intoppi, contiamo di inaugurare la struttura nel corso del 2013”.Venendo alle terme Romane recen-temente inaugurate, perché sono spesso chiuse al pubblico?“Le Terme sono in edifi ci di proprietà del Comune, donati da privati, attual-mente aperte ad evento, perché con-tengono dei reperti molto preziosi. Ci stiamo attrezzando per avere del personale che ci permetta di aprirle conunacerta frequenza,maperunComune piccolo come il nostro, tro-varequesterisorsenonèfacile”.c’è una pista ciclabile, lungolago, che parte da sarnico interrompen-dosi proprio a Predore. avete in-tenzione di ultimarla? “Non è mai esistito un progetto di pista ciclabile che andasse oltre a quella che sta completando il Co-mune di Sarnico. Il nostro territorio, infatti, non si presta alla prosecuzio-ne dei lavori per tratti signifi cativi, se non attraverso grossi espropri,

demolizione di marciapiedi e con-tinui attraversamenti. Quello che abbiamo in progetto, invece, è l’ul-timazione della pista ciclabile che da Tavernola arriverà sino al centro del nostro territorio”.il servizio postale è stato ridotto. Potete fare qualcosa? “L’anno scorso abbiamo battagliato con Poste Italiane per aprire la Posta almenoquattro giorni la settimana,ma non c’è stato nulla da fare, con-troquellacheconsiderounapoliticascellerata, che penalizza i piccoli pa-esi come il nostro”.

Rolando Marchetti Alessandra Paissoni

CI RACCONTANOtaVERNola BERgaMasca

aNtoNio DE Rosa(RosE caFÈ) Via Roma

È cambiato il paese? “Sì, in meglio. Sono stati creati più par-cheggi e, ultimamente, stanno ristruttu-rando la scuola e l’asilo. Inoltre sono state realizzate delle manifestazioni che duran-te l’anno richiamano più pubblico”. Cosa manca? “Andrebbe creato un porto più grande, dove inserire nuove attività commercia-li, ma mi rendo conto che è una spesa grossa”. Che paese è questo? “Molto vivo durante l’estate, mentre du-rante l’inverno ha un calo, come tutti i paesi del lago d’Iseo”. Il paese è conosciuto da… “Dai ciclisti, che arrivano a Tavernola per una breve sosta, prima di affrontare le pendenze sino a Parzanica, con una salita di 7 km”.

MaRisKa colosio(RistoRaNtE la toRRE) Via Torre

Negli ultimi anni il paese è cambiato? “Pochissimo. Io ci lavoro, ma vivo altrove”.Le piace? “Sì, c’è tutto”. Criminalità? “Non ne abbiamo”.Voce di discussione? “Il cementificio. Si dice che vogliano provare a fare delle sperimentazioni. Il paese non è tranquillo”.

DaViDE MaZZucchElli (EDicola coNsoli) Via RomaChe differenze ci sono tra questa spon-da e quella bresciana del lago d’Iseo? “La conformazione è proprio differente: quella bergamasca ha poco spazio dove po-ter urbanizzare, mentre quella bresciana ha declivi più dolci che favoriscono il lago.

Per questo nella nostra sponda occorre sfruttare meglio il poco spazio che c’è”. Ci sono delle iniziative interessanti sul territorio? “Sì, la nostra Pro Loco organizza molti eventi, per questo non ci si può lamentare”. Un pregio ? “Il clima è bello, sia d’inverno che d’e-state”. Un difetto? “Siamo chiusi, proprio come popolazio-ne”. Un’occasione mancata? “Non abbiamo incentivato il turismo, quando ne avevamo la possibilità. Il ce-mentificio, una volta, dava lavoro a tutti e questo ha limitato l’espansione di altre attività collaterali”. Cosa ne pensa delle sperimentazioni del cementificio?“Di questo preferisco non parlare”.

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Antonio De RosaMariska Colosio

Mariangela Consoli e Davide Mazzucchelli

PAESE CHE VAI…LE NOSTRE IMPRESSIONI

Costeggiando il lago, l’impatto visivo del cemen-tifi cio toglie un po’ di bellezza al paese. Poi ci si arriva, si conoscono gli abitanti e tutto è dimentica-to. Un luogo d’altri tempi, ancora a misura d’uomo.

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12MESIluglio-agosto 2012

l a diffusione delle fonti di energia rinnova-bile ha contribuito a cambiare lo scenario energetico del nostro paese con una velo-cità e dei risultati impensabili fino a pochi

anni fa. La nostra provincia, in particolare, è in prima fila per il numero di impianti fotovoltaici e per presenza di operatori specializzati in grado di seguire le varie fasi che vanno dall’installazione al monitoraggio e al con-trollo del corretto funzionamento. Non solo. Il merca-to resta in forte evoluzione, con un’attenzione crescente alla qualità, visto che i nuo-vi pannelli ad alta resa sono in grado di controbilanciare l’abbassamento degli incen-tivi, garantendo la redditività degli impianti, a patto, però, che il funzionamento venga costantemente monitorato e ottimizzato.“Ormai ci si rende sempre più conto - sottolinea Rober-to Caspani, system integra-tor, con una quindicennale esperienza nel telecontrollo, che ha dato vita nel 2011 a Energ&metry, la soluzione web di monitoraggio per im-pianti fotovoltaici, eolici, di biomassa e di cogenerazione - sono sistemi complessi che per avere un’alta resa devo-no essere “seguiti” giorno per giorno. Oggi poi, vista l’inevitabile riduzione degli incentivi del “conto energia” diventa sempre più impor-tante una gestione attenta”. Ecco perché i sistemi di quantificazione “real time” possono fare la differenza.

Un conto è, infatti, la stima teorica della resa prima dell’installazione, un altro è la resa effettiva, che può essere compromessa da ombreggiamenti non pre-visti, oppure fermi derivati da varie anomalie su cui prima si interviene e più si minimizzano le perdite.“Sempre più importante - aggiunge Roberto Caspa-ni - è anche la sorveglianza. Spesso, soprattutto in caso di impianti di una certa dimensione realizzati su campi agricoli isolati, ma anche in zone industriali, il cliente ha necessità di un controllo anti-intrusione

tramite video-sorveglianza”. In particolare il sistema per-mette la visualizzazione di tutti gli impianti gestiti, di mostrare la funzionalità per ogni inverter, tramite un portale web da dispositivi fissi o portatili e consente di controllarne i parametri in modo efficace con aggior-namenti frequenti anche ogni minuto. Possono così essere visualizzati la poten-za generata e immessa in rete, la tensione e la cor-rente continua in ingresso all’inverter, la temperatura interna e lo stato di isola-mento verso terra. È noto che le variazioni di tensione o di frequenza produco-no un distacco automatico dell’impianto; la gestione del sistema di monitorag-gio segnala tali variazioni e consente interventi imme-diati sia tramite internet sia attraverso smartphone e ta-blet, per esempio anche in caso di spegnimento di un inverter o fusibili difettosi. Così e-mail o messaggi in-

RoMiNa PEZZotti(RoMi Ricci E caPRicci) Via Roma

La sente la crisi? “Sì, molto. Sono stati aperti altri negozi, nelle frazioni limitrofe, che hanno assor-bito parte della mia clientela”. Che paese è questo? “Siamo molto uniti”. Una manifestazione di successo? “Il Palio delle Contrade che rievoca tutti giochi del passato, dal palo della cucca-gna, alla corsa degli asini”. Cosa manca? “Le strutture ricettive sono poche, ap-pena qualche b&b. Servirebbe un picco-lo alberghetto per i turisti dell’estate”.

Rosa tiNElli (PaNiFicio Zatti) Via Chiesa Il paese è cambiato? “Pochissimo”. Una controtendenza? “Per molti anni le giovani coppie sono andate via dal paese, ma ultimamente noto che c’è un’inversione di tendenza. Chi si sposa ristruttura la casa paterna e rimane sul territorio, nonostante abbia il lavoro altrove”. Villeggianti che hanno la casa qui, ce ne sono?“Sì, tornano durante l’estate”.

Parcheggi? “Ne hanno creati di nuovi, ma la dome-nica sono insufficienti per l’arrivo dei turisti che lasciano la macchina qui e

vanno a Monte Isola col traghetto”. Consiglierebbe il paese? “Sì, a chi ama la tranquillità e ha dei fi-gli”.

76 VIAGGIO In PROVIncIABasso Sebino

Romina Pezzotti

Rosa Tinelli

Le nostre domande a…

MASSIMO ZANNI, SINDACO DI TAVERNOLA

la cosa che sembra preoccupare di più i suoi concittadini sono le speri-mentazioni da parte del cementifi-cio del gruppo sacci. “Èvero,pernoièunaquestionean-nosa,chesi trascinagiàdaqualcheanno. Già nel 2005, infatti, c’era sta-ta una prima consultazione popolare che aveva detto no alla sperimenta-zione, perché era stata ritenuta asto-rica la presenza di un cementificio che, sullo specchio del lago d’Iseo, voleva riconvertirsi a inceneritore”. oggi l’istituto superiore della sanità ha chiesto di effettuare delle verifi-che sulle ricadute ambientali. cosa ne pensa di questo provvedimento? “Lo leggo positivamente, perché è la prima volta che un ente competente ponelaquestionedegliinquinantiedelle possibili ricadute sulla salute pubblica. È chiaro che la preoccu-pazione, che al momento è rientra-ta, non cessi definitivamente: noi tutti, infatti, ci poniamo il problema di un’eventuale successiva autoriz-zazione. Al momento, tuttavia, non possiamo che aspettare”. la creazione di un porto a taverno-la è un’idea realizzabile? “Sì, la parte conclusiva del mio man-dato sarà rivolta allo sviluppo turi-sticodelporto,per ilqualecisonoarrivati già dei finanziamenti dalla Regione. Occorre, però, trovare i no-stri capitali di compartecipazione”.

il paese si trova proprio davanti a Monte isola, dunque durante il weekend molti turisti lasciano la macchina nel vostro paese, cosa che crea un certo disagio alla po-polazione. c’è la possibilità di cre-arne altri? “Abbiamo recentemente creato una zona parcheggi, ma c’è allo studio la possibilità di creare due piani inter-rati,peraltri cinquantaposti, in viaRoma”. altri interventi previsti? “Oltre ai due grossi interventi sull’il-luminazione e sul rifacimento dei marciapiedi,prevediamodiriqualifi-care, con dei piccoli lavori, la passeg-giata lungolago intervenendo sulle ringhiere e sui lampioni”.

12MESIluglio-agosto 2012

sPEcialE ENERgiE RiNNoVaBili

NEllE tEcNologiE iNNoVatiVE DEl FotoVoltaico

BERgaMo iN PRiMa Fila

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12MESIluglio-agosto 2012

79IncHIEsTAAffi do

affiDoGesto stRaoRDinaRio peR peRsone noRmali

di BRuNo FoRZa

“v ivere le sofferenze de-gli altri aiuta a guarire le proprie. La loro cura è la nostra cura. Noi

siamo cittadini normali, consapevoli che questa è una parte della nostra vita. I nostri sembrano gesti straordinari, ma l’affido non è per persone straordinarie, se torniamo indietro di 50-60 anni nei paesi funzionava già così. C’era sempre l’occhio vigile di adulti e anziani, erava-mo affidati a un contesto sociale meno acculturato, ma più accogliente. Oggi siamo chiusi nel nostro privato, ma forse siamo più infelici di prima. Nella relazio-ne, invece, ci arricchiamo della cultura e della saggezza degli altri. Questi scambi umani non portano solo difficoltà, per-mettono di conoscere la realtà umana. L’affido è una cosa normale”.Il senso dell’affido emerge in tutta la sua chiarezza e profondità dalle parole di Fabrizia Quecchia, Maria Panizza e Angelo Bulgarini, i tre portavoce delle associazioni che hanno dato vita al Co-ordinamento delle Famiglie Affidatarie di Brescia. Abbiamo parlato con loro di un mondo forse meno noto rispetto a quello dell’adozione, ma altrettanto im-portante per il presente e il futuro della società.

Quando la famiglia soccorre la famiglia. Focus su una rete sempre più estesa a supporto della società e delle generazioni future.

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12MESIluglio-agosto 2012

formano di eventuali allarmi il personale di manu-tenzione in una manciata di secondi, specificando in dettaglio l’anomalia. Il manutentore può decidere di intervenire da remoto oppure inviare personale.Sono inoltre disponibili funzioni aggiuntive come il giornale delle manutenzioni periodiche e l’analisi delle performance dell’impianto. Informazioni facil-mente fruibili grazie ad un’interfaccia utente parti-colarmente studiata.Servizi che sono stati immaginati per medie e gros-se installazioni ma che, progressivamente, potranno estendersi ai clienti più piccoli, tipicamente quelli residenziali. “In effetti - spiega Roberto Caspani - questo è uno dei nostri obiettivi e rientra nello sforzo di essere pro-tagonisti in un mercato evoluto e concorrenziale”.Fra i protagonisti nel mondo delle energie rinnova-bili c’è anche SER, una delle prime società in Italia ad occuparsi solo di risparmio energetico e produ-zione di energia da fonti rinnovabili. Oggi SER, il cui quartier generale è a Pognano, si è consolidata nel settore come gruppo leader e di riferimento, capa-

ce di offrire servizi e assistenza completi, con sedi nel nord Italia e in Sardegna.L’offerta è completa, dalla gestione dell’iter di acces-so agli incentivi alla scelta della migliore soluzione per il cliente, e si integra con l’attività di SERTECH, società nata per gestire la fase cruciale dell’installa-zione e la messa in funzione dell’impianto (in sinergia con l’ufficio tecnico di SER), che cura anche la fase della manutenzione e del monitoraggio.Capitolo fondamentale è quello della formazione continua dei propri tecnici, attuata in collaborazio-ne con enti di ricerca e università, collaborazione che prosegue anche per la ricerca di nuove soluzio-ni tecnologiche.“L’energia solare, sia essa fotovoltaica o solare ter-mica - spiega l’ingegner Matteo Piccoli, amministra-

tore e legale rappresentante - è la princi-pale attività di SER, quella da cui ha avuto origine. SER si colloca quindi in questo set-tore quale leader indiscusso, capace di for-nire di propri clienti la soluzione più ade-guata alla specifica esigenza. Siamo però attivi anche nel campo dell’energia eolica e siamo in grado di fornire una gamma di veicoli elettrici (autovetture, city car, scoo-ter, ciclomotori e biciclette) che garantisco-no prestazioni ottimali e risparmi energetici elevati coprendo le esigenze di spostamen-to di privati cittadini, aziende ed enti pub-blici. Abbiamo inoltre ampliato il nostro intervento anche nell’ambito dell’audit energetico per aumentare l’efficienza degli immobili ad uso residenziale e in industriale con interventi mirati per raggiungere obiet-tivi di alto risparmio energetico.

Un approccio globale che è la forza di SER e che ha consentito alla società di ottenere riconoscimenti come l’assegnazione a fine 2010 dell’Award Ecohitech, il più impor-tante premio per aziende ed enti pubblici che hanno raggiunto significativi risultati in tema di ecocompatibilità sfruttando tecno-logie innovative”. SER è risultata vincitrice della categoria Energy Efficiency Evolution per la progettazione e realizzazione del campo fotovoltaico ad inseguimento solare biassiale di Spirano e per le sue numerose attività nel campo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica.

sPEcialE ENERgiE RiNNoVaBili

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12MESIluglio-agosto 201212MESI

luglio-agosto 2012

8180 IncHIEsTAAffido

uNa MissioNE a tEMPo DEtERMiNatoBambino, tribunale, servizi sociali, fami-glia d’origine. Ecco il pacchetto comple-to dell’affido. Accogliendo un minore le famiglie sanno di dover aprire le porte della propria casa anche a tutto ciò che sta intorno alla sua figura. Qui entra in gioco il coordinamento, chiamato a combattere la dimensione di solitudine della famiglia affidataria. Ad ognuna è offerto un con-sulente, che ha il compito di accompa-gnare la coppia facendo da mediatore con i servizi sociali in situazioni che possono generare o amplificare tensioni deleterie. Pensare di riuscire a risolvere i problemi da soli è un errore, accettare i propri limi-ti un sinonimo di saggezza. La legge italiana dice che l’istituto dell’affido è temporaneo. Di fatto lo Stato concede alla famiglia naturale due anni di tempo per assestarsi. Se non ba-stano è possibile un “rinnovo” di altri 24 mesi, che possono comunque es-sere prorogati perché la legge, almeno in questi casi, ammette il buonsenso. I bambini tengono il piede in due scarpe e raramente i quattro anni canonici sono sufficienti per il ritorno nella famiglia d’origine. Ogni caso, comunque, fa sto-ria a sé ed è il tribunale a dettare i tempi degli incontri tra il minore e i genitori naturali. In linea teorica l’affido è a tempo deter-

minato, ma può diventare per sempre trasformandosi in adozione. Tra le storie più belle sbocciate in provincia c’è quel-la di una bambina affetta dalla sindrome di dawn, che a circa un anno è stata affi-data a una coppia non più giovanissima. Avevano dato la loro disponibilità solo per qualche mese, ma nel giro di poco tempo è stato avviato il procedimento di adozione. Cosa è accaduto? Se ne sono innamorati e a quanto pare la piccola se ne è accorta. Aveva gravi problemi di salute. Dopo l’affido ha fatto progressi enormi. È rifiorita.Non tutte le storie, però, hanno un lieto fine, e l’ombra del fallimento è sempre la più inquietante. I genitori affidatari, infatti, possono tornare sui loro passi causando un grosso danno al bambino e aprendo una crepa non indifferente an-che nelle loro dinamiche famigliari.

stRatEgiE PER il succEsso FaMiliaREDare tempo al tempo è fondamentale. Nelle famiglie affidatarie deve esserci la consapevolezza – così come in quelle adottive – di dover convivere con la soffe-renza dei bambini. Per superarla è neces-sario camminare insieme poiché non esi-ste un rapporto consolidato, ma il minore viene da un’altra realtà. Le differenze non tardano ad emergere e vanno gestite nel migliore dei modi. Questo discorso calza a pennello anche riguardo al parallelismo con la famiglia d’origine. Il muro contro muro o il testa a testa sono da evitare, la competizione è deleteria. Il bambino deve percepire una stima reciproca tra le famiglie poiché il legame con la sua par-te “vitale” è indissolubile. Sembrerà un paradosso, ma come ci racconta Fabrizia Quecchia servirebbero più investimenti

Fase 1 - conoscenzaColloquiodipresentazionedelCoordinamentoalqualeseguonodueincon-tri utili a conoscere la coppia e le sue motivazioni. Fase 2 - FormazioneCorsodiquattroserateconuncolloquiofinale.Fase 3 - ValutazioneSe ne occupa il centro affidi dell’Asl.Fase 4 - accreditamentoIn caso di valutazione positiva la coppia entra nella banca dati del Coor-dinamentoevienepresa inconsiderazionequando il tribunaledispone ilcollocamento in famiglia di un bambino.

affido: il percorso

proprio lì, nella famiglia d’origine: “Oggi i servizi sociali per difficoltà economiche non investono sulla famiglia d’origine. Invece i problemi andrebbero risolti alla fonte. Un’idea vincente potrebbe essere la creazione di una rete di famiglie di ap-poggio che possano affiancare le famiglie naturali. Dobbiamo tutelare il minore dalla nascita. I Comuni puntano su un supporto educativo domiciliare. Può es-sere una risorsa, ma è limitata. Avvicinare una famiglia ad un’altra, invece, può ri-sultare più virtuoso. La famiglia d’origine avrebbe una guida nella quotidianità. La solidarietà può fare la differenza”.Prevenire, insomma, sarebbe meglio che curare, anche alla luce di quelli che sono numeri ridotti. Nel 2011 sono state 73 le famiglie affidatarie a Brescia e provincia, dato assolutamente insufficiente non tan-to per il numero di bambini che hanno bi-sogno di una collocazione, quanto ma per la necessità di famiglie con caratteristiche diverse per stabilire abbinamenti ideali. “Non abbiamo bisogno di dieci famiglie fenomenali – afferma Maria Panizza – ma di cento famiglie normali”.

FaMiglia E socialE iN tEMPo Di cRisiTutto e subito. Nel nostro mondo si vuo-le vedere il risultato nel più breve tempo possibile. Nel sociale non può essere così. Investire sulle persone è una semina che prevede frutti a lungo termine e non sempre garantiti. La politica e la colletti-vità devono capirlo e crederci iniziando a guardare all’affido come a un servizio di grande valore, che qualsiasi cittadino può esercitare per il bene della società. Nessun servizio, anche il più utile, può re-stituire a un bambino ciò che è una fami-glia, il luogo ideale in cui si può ritrovare la serenità per ricominciare da capo.Investire nell’affido, poi, conviene an-che dal punto di vista economico. Nel comune di Brescia le famiglie affidata-rie ricevono un sussidio mensile di 500 euro per ciascun figlio, nulla a che vede-re con i 100-120 euro al giorno versati per mantenere un bambino in comunità. Un ragionamento da tenere seriamente in considerazione, anche alla luce dei numerosi tagli che stanno travolgendo il settore.

Non volevano restare con le mani in mano. Lina e suo marito Claudio ave-vano già due figli, Marco e Cristina, ma sentivano il dovere di mettersi in gioco per tendere la mano verso i tanti, trop-pi bambini che hanno bisogno di aiuto. “Dovevamo fare qualcosa. La nostra av-ventura è iniziata sposando il progetto di accoglienza dei ragazzi di Chernobyl durante i mesi estivi. Lo abbiamo fatto per tre anni, ma ci sembrava un’espe-

BerGaMo: nUove strateGie a sUpporto della faMiGlia d’oriGineNel capoluogo orobico la crescente carenza di famiglie disponibili all’af-fido famigliare ha portato l’ammini-strazione a riflettere sulla necessità di investire sulla creazione di una cultura dell’accoglienza nel contesto cittadi-no, al fine di favorire da un lato una ridefinizione condivisa del senso di ac-cogliere, dall’altro il diffondersi di una nuova sensibilità nei confronti delle fa-miglie e dei bambini in difficoltà al fine di attivare forme di aiuto differenziate in rapporto ai bisogni espressi. L’attivazione di reti di accoglienza e di solidarietà all’interno delle real-tà sociali in cui la famiglia è inserita come parrocchie, scuole e associa-zioni sono pilastri essenziali per mo-

dificare le pratiche di lavoro.Secondo la responsabile del servizio in-terventi a favore di persone e famiglie del comune di Bergamo, Elena Lazzari: “È fondamentale contribuire a cambia-menti all’interno della famiglia d’origi-ne, per modificare le problematiche e la conflittualità che hanno portato all’al-lontanamento del minore, e favorire così il suo rientro”. C’è poi l’ampia sfera dell’affido ai parenti: una realtà estesa. Accanto alle forme di affido tradizio-nali sono state avviate soluzioni di accoglienza innovative, che garanti-scono comunque il principio di tem-poraneità. Sono forme di accoglienza “leggera”, che si caratterizzano per: sostegno alla genitorialità; possibilità

di garantire il mantenimento del mino-re nella famiglia di origine; promozio-ne delle risorse della famiglia; realizza-zione di obiettivi specifici attraverso un progetto di vicinanza tra nucleo famigliari diversi o con una persona singola. Strategie concordate con la famiglia d’origine che si realizzano, quindi,inunregimediconsensualità.

i numeri del 2011Progetti di affido famigliare: 51.Dettaglio: 40 eterofamiliari a tempo pieno, 3 eterofamiliari part-time, 8 affidi a parenti. I minori: 24 stranieri e 2 disabili gravi.Fasce d’età: 0-3 anni: 1; 4-5 anni: 6; 6-11 anni: 24; 12-15 anni: 12; 16-18 anni: 8.

Nella foto Maria Panizza Bassi, presidente dell’Associazione L’Affido di Carpenedolo (BS), con il marito e i figli.

la stoRia Di lina, maDRe affiDataRia

rienza fine a se stessa. Volevamo fare di più, così ci siamo avvicinati alla Comu-nità per minori di Lograto offrendoci come genitori di appoggio”.Ben presto, tuttavia, avete aperto le porte all’affido in pianta stabile.“Ci hanno chiesto se eravamo disponi-bili ad aprire la casa per un po’ di tempo ed è arrivato Anthony. Aveva 13 anni. A quel tempo Marco e Cristina ne avevano 17 e 12”. s

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Tutto è iniziato circa dieci anni fa, prima qualche domenica insieme a Claudio, Lina e i loro figli. Poi le vacanze e infine il trasferimento dalla comunità a casa loro. “Sono stato felice fin da subito – racconta Anthony –, mi trovavo davvero bene”.Come è stato il rapporto con i figli na-turali?“Con Marco bellissimo, ci siamo trovati subito. Da parte di Cristina, invece, av-vertivo una certa gelosia. Non trapelava niente, ma la sensazione c’era, anche se non ci sono mai stati scontri. Io in ogni caso ho sempre cercato di capirli”.Cosa significa avere due famiglie?“Bisogna sempre tenere separate le si-tuazioni. Io ho cercato di farlo per non caricare Lina e Claudio da una parte e mio padre dall’altra di questioni che, di fatto, non dovevano affrontare”.A 18 anni te ne sei andato. Come mai?“Dentro di me volevo restare e mi sareb-be piaciuto, ma ho scelto di affrontare il mondo per crescere ulteriormente. Sono stato 3-4 mesi con mio padre, poi mi sono iscritto a infermieristica qui a Bre-scia e sono andato a vivere da solo. Loro comunque sono sempre stati un punto di riferimento e continuano ad esserlo”.

Cosa devi ai tuoi genitori affidatari?“Grazie a loro ho due palle quadrate. Mi hanno insegnato ad affrontare le avversità e mi hanno trasmesso il senso di respon-sabilità. Da piccolo non ammettevo le mie colpe, ma ero determinato a crescere e a capire. Ricordo ancora le diatribe con gli psicologi. Non volevo qualcuno che mi desse sempre ragione, volevo vedere il mondo dall’altra parte e avere gli elemen-ti per confrontarmi con la realtà. Claudio e Lina ci sono riusciti e hanno avuto co-raggio. Mi hanno preso con loro in piena adolescenza. Un’età difficile”.Ti sei mai chiesto chi glielo ha fatto fare?“Hanno un grande cuore. Quelli come loro lo fanno per vocazione, perché se lo sentono dentro. Spesso mi veniva da chiamarli mamma e papà”. Nei tuoi progetti futuri c’è l’intenzio-ne di metter su famiglia? E di aprire le porte all’affido?“Sto cercando di sistemarmi per mette-re su famiglia. Spero di poter diventare padre e dare ai miei figli l’amore che mi è mancato. Se non potrò avere figli na-turali ci sarò di sicuro per i bambini che hanno bisogno”.

Come hanno reagito?“All’inizio erano un po’ titubanti, anche se avevano già vissuto le esperienze estive temporanee. Questa situazione, però, era ben diversa. Marco ha reagito bene, Cri-stina vedeva Anthony come la causa di una riduzione di spazio per tutti. Oggi siamo tutti soddisfatti per ciò che è stato”.A 18 anni Antony ha deciso di pren-dere la sua strada. È stato difficile se-pararsi da lui?“Abbiamo rispettato la sua scelta. È giu-sto così. In ogni caso periodicamente viene a casa, conta parecchio sui nostri consigli. Siamo molto legati. Quando se ne andò eravamo preoccupati. Ci chiese se poteva tenere qui uno spazzolino da denti… La risposta fu ovvia”.Com’è stato il suo percorso al vostro fianco?“È sempre stato un ragazzo molto estro-verso, attivo nello sport e in parrocchia. Sapevano tutti che non era nostro figlio naturale e a lui pesava, voleva soltanto normalità. Abbiamo vissuto con lui il pe-riodo piuttosto complicato dell’adole-scenza e abbiamo dovuto mettere qual-che paletto, ma è sempre stato libero di fare le sue esperienze. Abbiamo spinto solamente in occasione della decisione relativa agli studi. Un ragazzo con le sue potenzialità doveva fare il liceo. Si è lau-reato e oggi è un infermiere. Il merito è tutto suo, ha una grande forza d’animo”.L’esperienza dell’affido per voi non è finita.“No. Da quattro anni abbiamo accolto Eva. Ha 14 anni”.Qual è la difficoltà più grande per un

la stoRia Di anthonY, fiGlio in affiDo

genitore affidatario?“Bilanciare le richieste dei ragazzi con lo stile della famiglia. Dare un’educazio-ne di un certo tipo è difficile. Calibrare le aspettative con la realtà e tenere insie-

me tante cose, compresi gli equilibri con i figli naturali, non è semplice”. Il passato di questi ragazzi è un peso?“Eva all’inizio soffriva per la sorella mag-giore, che non era in affido. Si sentiva av-vantaggiata. Oltretutto si sentiva respon-sabile del fallimento della sua famiglia”.Genitori affidatari – genitori natura-li. Com’è il rapporto?“I contatti sono davvero al minimo, ma abbiamo sempre trovato persone corret-te che non hanno mai ostacolato l’affido”.Cosa ha guadagnato la vostra famiglia con Anthony ed Eva?“È stato uno scambio, fatto anche di sa-crifici e rinunce, ma che ha fatto bene a tutti. Noi ci sentiamo arricchiti, penso che Anthony prima ed Eva poi potranno guardare al futuro con un’esperienza importante alle spalle e con ritrovata serenità”.

Al centro Anthony Faletti Aramini, tra la madre affi dataria Lina Corsini e suo fi glio Marco Vaccarezza.

83IncHIEsTAAffi do

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85PISTE CICLABILI

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in BicitRa natuRa e stoRia

peR RespiRaRe nuove emozioni

i l ritorno della bicicletta. Co-scienza ecologista, una rinnova-ta passione per la natura o sem-plicemente una scelta dettata

dall’austerity. Qualsiasi sia il motivo, sta di fatto che le persone in sella a una bici sono sempre di più: c’è chi la preferisce all’auto o al bus per raggiungere l’uffi-cio, chi l’ha munita di seggiolino per portare i bimbi all’asilo, chi l’ha eletta a mezzo ideale di relax post-lavorativo.

arriva l’estate e per i ciclisti torna il piacere di affrontare lunghe pedalate.Ecco tre itinerari, tra monti e fi umi, per chi vuole passare una giornata alternativa. Ratti (aribi): “in crescita la passione per le due ruote, soprattutto tra i giovani. Ma servono più protezioni”.

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87PISTE CICLABILI86

Chi l’avrebbe detto, quando fino a qual-che anno fa la bici era soprattutto uno sport per ciclisti incalliti, quelli acces-soriati da testa a piedi con bike wear ultra tecnologico che ti ritrovi pericolo-samente lanciati sulle statali ad alto traf-fico e ti costringono a rischiosi slalom. “Stiamo assistendo a un aumento dell’u-so della bicicletta, soprattutto tra i più giovani, questo il dato interessante – di-chiara Claudia Ratti, presidente di Ari-bi, l’associazione fondata a Bergamo nel 1981 per promuovere l’uso della bici-cletta come mezzo di trasporto alterna-tivo all’auto e come strumento di svago e conoscenza del territorio –. Il nostro numero di iscritti è in aumento e anche le iniziative del Comune, di cui siamo partner, si stanno uniformando alla ne-cessità di tutelare la massa di ciclisti in crescita, raccordando tra loro le tante piste ciclabili cittadine esistenti, ancora troppo scollegate, e intervenendo sulle strade sprovviste di copertura (previsti interventi a breve per la via Angelo Mai e altre strade ad alta percorrenza). Mag-giori tutele per i ciclisti sono, tra l’altro, in relazione diretta con la riduzione del

traffico su gomma e, al tempo stesso, fa-voriscono la pratica di uno sport salutare e alla portata di tutti che incentiva la sco-perta e la fruizione del territorio”. Insomma, la bici piace ed è trendy, in

particolare tra i giovanissimi. Se negli Anni ’60 e ’70, con l’incremento del trasporto su gomma, la bici era diventa-ta demodé (utilizzata da chi non poteva permettersi la moto o l’auto), ora, a di-

stanza di 50 anni, andare in bici è ridi-ventato cool.

gli itiNERaRiProponiamo tre itinerari tra i più sugge-stivi della Bergamasca e dintorni, una to-pografia delle emozioni che ondeggia tra paesaggi d’acqua, di terra e dell’anima. Percorsi non impegnativi, con dislivelli contenuti che si possono percorrere per intero o in parte, a discrezione del ciclista.Itinerari che scoprono panorami altri-menti inaccessibili e sconosciuti, che tagliano prati, boschi, pascoli. Anche perché l’andare in bicicletta spalanca un’altra dimensione dell’andare. Se il camminare è meditativo, prosastico, il pedalare è poetico, musicale. Andare in bicicletta mette di buon umore, ri-congiunge con la felicità spensierata dell’infanzia. Chi è in bici è più rilassa-to, sorride di più. Forse perché si sente più libero, libero di essere l’artefice del proprio trasporto e di non doverlo dele-gare ad altri (qualsiasi mezzo a motore), di bastare a se stesso. Anche il paesag-gio visto dalla bici è un’altra cosa. Lo sguardo di chi va in bicicletta è diverso da quello abitudinario, è più attento, più vorace, coglie più dettagli, mobilita più recettori. E il paesaggio diventa più che mai sensazione del paesaggio.

i consiGli Utiliil kit: cosa non dimenticarePrima di mettersi in sella per una gita che ci porta fuori dalla“distanzadisicurezza” (quellache,per intender-ci, possiamo percorrere con la bici in mano), è bene in-nanzitutto controllare lo stato della bicicletta, ma anche verificare di avere con sé tutto il necessario, come la pompa per gonfiare le gomme, il lucchetto, la bor-raccia, k-way per ri-pararsi dalla pioggia, eventuali indumenti di ricambio e, nel caso di un itinerario non segnalato che si com-pie per la prima volta, una mappa o un GPS su cui l’abbiamo preventivamente scaricato. Consigliabile anche l’uso del casco: ce ne sono per tutte le tasche, da meno di 20 eurofinoacirca100europerquelliultra-leggeri e tecnologici.Ma se vogliamo metterci al riparo da even-tuali imprevisti che potrebbero guastarci

la gita, molto utile può risultare un piccolo set di attrezzi per riparazioni, che comprenda: camere d’aria di ricambio, chiavi composte per svitare e fissare i bulloni, set di brugo-le, leve per smontare i copertoni, smagliacatena per inter-ventisullacatenaequalchemagliadicatena,piccolokit

con pezze e colla per riparare le camere d’aria, cavi per freni e cambio guaine. Ol-tre a un kit di primo soccorso (cerotti e di-sinfettante), in caso di caduta accidentale.

come scaricare l’itinerario per il gPs o stampare la mappa Il sito internet www.lombardia.movimen-tolento.it consente il libero download dei tracciati (roadbook), per importazione nel GPS, nei formati GPX e GBD, oppure la stampa del percorso dettagliato. In www.piste-ciclabili.com si accede, previa regi-strazione, ai formati PLT e TRK e alla stam-pa del roadbook degli itinerari.

le iniziative dell’ariBi per il Mese di lUGlio

L’Aribi offre consulenza al Comune di Bergamo nella mappatura del ter-ritorio per l’individuazione di trac-ciati protetti per piste ciclabili e di trattidiraccordoperquelleesisten-ti. I percorsi protetti sono pubblicati sul sito dell’associazione (www.aribi.it). L’Aribi organizza per i suoi iscritti gite fuori porta ogni sabato mattina e ha un fitto calendario di iniziative “a più ampio raggio” la domenica. Offre la copertura assicurativa agli iscritti “un motivo che spinge sem-pre più persone ad iscriversi - pun-tualizza Claudia Ratti -, oltre al fatto di poter partecipare alle tante ini-ziative promosse dall’associazione”. Ecco le prossime due iniziative

Domenica 8 luglio: visita delle città murate, da Pizzighettone a Palazzolo sull’Oglio (70 km). Il tour, che adotta la formula del treno (Bergamo-Milano Centrale-Pizzighet-tone via Codogno) + bicicletta, de-dica la prima parte dell’itinerario alla visita della possente cerchia muraria di Pizzighettone, risalente nella sua forma attuale al 1650, ma la cui co-struzione venne avviata nel 1300. Ci si spostaquindiaPalazzoloperunavisita del centro storico, a Soresina e infine a Soncino, importante ples-

so medievale e sede di una colonia ebraica sefardita che fondò la Casa dello Stampatore, meta della visita insieme al castello di Soncino, tra i meglio conservati della Lombardia.

Domenica 29 luglio: Gita in Valla-garina tra Peschiera del Garda ed il Castello di Avio (50 km). Formula auto + bici: itinerario Affi-Avio andata e ritorno.Formula treno + bici; itinerario Avio-Peschiera. Percorso condiviso dai due gruppi: Avio-Affi.Un itinerario tra sterminati vigneti collinari e di pianura in un paesaggio magnetico, per approdare al Castello di Avio, il grande complesso castel-lano del Trentino proprietà del FAI, che ne organizza le visite, dalla po-derosa cinta muraria che asseconda le pendenze del terreno, composto da cinque torri, il palazzo baronalee l’imponentemastio.Daqui transi-tarono nei secoli ospiti illustri come il re longobardo Autari, con la moglie Teodolinda,gli imperatoriCarloVeMassimiliano d’Asburgo. La gita in-clude la visita guidata del castello e dei suoi raffinati affreschi, esempio precocedipitturaprofanadelXIVse-colo, databili intorno al 1330.

s

Adda, ciclabile tra Trezzo e Canonica.

Pista ciclabile in Val Brembana.

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ITINERARIO SULL’ADDA

immeRsi nel paRco fluviale a contatto col Genio leonaRDesco

Partenza: Stazione FS di Cas-sano d’Adda (treno direzione Milano, via Treviglio Ovest)arrivo: Lecco (treno per Berga-mo da stazione FS di Lecco)Lunghezza percorso: 49 km (3 ore circa); 69% percorso protetto.Percorso non segnalato.

Un percorso relativamente lungo, ma facile (la pendenza è di soli 125 m) che abbina treno (o auto) e bici con partenza da Cassano d’Adda e che risale il fiume fino al lago di Olginate, dove incontra la Ciclovia dei Laghi puntando verso Lecco. Un itinerario immerso in buona parte nel Parco dell’Adda Nord, che intreccia arte, cultura, storia, il tutto circondati da un paesaggio fluviale rigoglioso e, a tratti, sel-vaggio, con le sue splendide vedute sulle rapide dell’Adda che all’altezza di Trezzo procede impe-tuoso tra balze e dirupi. Un terri-torio dove emer-gono ovunque le tracce del genio leonardesco che a Vaprio d’Adda trascorse diversi anni al servizio di Ludovico il Moro per stu-diare un sistema per la navigabilità dell’Adda. Suoi sono gli studi sulle chiuse (visibili a Trezzo d’Ad-da) realizzate nei secoli successivi e suo il progetto del traghetto riprodotto fedel-mente nel modello che a Imbersago fa an-cora la spola tra le due rive. Qui si incrocia l’Ecomuseo Adda di Leonardo, un museo a cielo aperto che si estende su 10 comuni (da Cassano a Imbersago). Il percorso ciclabile costeggia nel suo tratto iniziale il naviglio Martesana in direzione nord, alternando la strada sterrata al percorso su strada, fino a Va-prio d’Adda, dove, dopo un tratto sulla provinciale, inizia un percorso chiuso al traffico che prosegue tra il fiume Adda e il naviglio.Giunti al Santuario di Concesa di Trez-zo si imbocca l’alzaia (strada sterrata) del fiume Adda, uno stretto sentiero che passa sotto il castello di Trezzo. Sulla destra c’è la prima tappa importante: il villaggio di Crespi d’Adda, patrimonio dell’Unesco e tra i migliori esempi di villaggi industriali in Italia. Per raggiun-gerlo si attraversa il fiume lungo la pas-serella in ferro all’altezza del Santuario, proseguendo verso destra.

Il Villaggio di Crespi d’Adda, sede di un villaggio operaio sorto alla fine dell’800 per opera della famiglia tessile Crespi impressiona, oltre che per il buono sta-to di conservazione e l’omogeneità dello stile, per la modernità del progetto che combina funzionalità e armonia delle forme, con le sue graziose casette mono e bifamiliari, le villette in stile inglese dei dirigenti, la scuola, gli edifici del co-tonificio, gli uffici, un villaggio così or-ganico alla sua fabbrica da farlo sembra-

re il modellino di una città ideale dove vita lavorati-va e vita privata si integrano senza conflitti.Tornando sulla sponda milanese, si incontra, per-fettamente inse-rita nel contesto paesaggistico del fiume, la gran-

diosa centrale elettrica Taccani in stile Liberty edificata ai primi del ’900 su progetto di Gaetano Moretti per forni-re elettricità al cotonificio. Una perfetta sintesi tra architettura colta e ingegne-ria impiantistica. In questo punto l’Adda assume le sem-bianze di un canyon correndo tra le due rive di roccia di puddinga, nota come ceppo dell’Adda. In alto svettano i rude-ri della torre di Bernabò Visconti dove, secondo la leggenda, si aggira ancora il fantasma del tiranno morto avvelenato dal nipote. Lasciata alle spalle la monumenta-le centrale idroelettrica, la pista si snoda

tra il lento fluire dell’Adda, che assume un aspetto quasi lacustre, e il Naviglio di Paderno, la bretella fluviale progettata dal Meda nel XVI secolo e realizzata nel Settecento. La zona è nota come “Valle dei Mulini” per i numerosi impianti di macchine idrauliche attivati dal naviglio. Proseguendo, dopo l’ansa di Cornate si vede sulla destra il punto che fece proba-bilmente da fondale alla “Vergine delle Rocce” di Leonardo. Il percorso ciclabile prosegue quindi sino a Paderno, dove si passa sotto l’imponente ponte in ferro, pregevole esempio di archeologia indu-striale, arrivando a Imbersago. Qui, si può ammirare l’unico traghetto leonar-desco ancora funzionante, mentre scivo-la con la sola forza della corrente da una sponda all’altra del fiume, unendo i moli di Imbersago e Villa d’Adda. Con meno di 1 euro si può traghettare il fiume con bici al seguito, percorrendo la variante, per infilare dopo circa 2 km la passerel-la in legno sullo stagno lunga 140 metri che porta all’osservatorio ornitologico, lasciando la bici nell’apposito deposito. Tornati sul percorso principale, si prose-gue attraversando la piazza del Castello di Brivio, riprendendo l’alzaia che costeggia le anse del fiume. Nove km dopo Brivio, ci si trova a costeggiare il lago di Olgina-te, quindi si infila la ciclovia dei Laghi per raggiungere Lecco.

Dove mangiare

A Cassano (frazione Groppello), la Trattoria il Buco mette in carta un menù “fluviale” con rane, piccoli pesci, oltre alle proposte classiche.A Trezzo sull’Adda, la Cantina di Trezzo offre una cucina regionale in am-biente rustico.A Crespi d’Adda, Da Mualdo propone una cucina classica per palati esigenti in un ambiente elegante.A Lecco, nel vecchio borgo di pescatori de “I Promessi Sposi”, la Trattoria VecchiaPescarenicoèspecializzatanelpescedimaredagustareinunam-biente semplice, ma accogliente.

PISTE CICLABILI88

ITINERARIO VALLE SERIANA

in sella sul tRacciato Dell’ex feRRovia tRa santuaRi e RepeRti aRcheoloGici

Risalire in bicicletta il corso del Serio, partendo praticamente dalle porte di Ber-gamo, è un’esperienza rigenerante e ri-lassante, accessibile a tutta la famiglia. Le frequenti aree verdi di sosta, le fontanelle, i percorsi didattici e ricreativi, gli attraver-samenti in sicurezza rendono questo per-corso agevole e piacevole al tempo stesso.Il fondo della ciclovia è in terra battuta fino a Casnigo, asfaltato nella parte più settentrionale. L’ultimo tratto, da Ponte Nossa a Clusone, segue il tracciato del-la vecchia ferrovia dismessa nel 1967. Anche qui, come in Valle Brembana, si prova l’emozione di ripercorrere quello che era il tragitto del trenino che risaliva la valle fino a Clusone. I pochi tratti in promiscuità con il traffico veicolare in-teressano strade poco frequentate.Tra boschi, passerelle e ponti medievali, la pista ciclabile collega i maggiori bor-ghi della valle e rappresenta un interes-sante esempio di ripristino dell’ecosi-stema fluviale, grazie all’accurato lavoro di recupero delle sponde del Serio.Anche in Valle Seriana sono numerosi i luoghi di interesse sia naturalistico sia storico-artistico, già a partire da Alza-no. Le seicentesche Sagrestie di Alzano

Lombardo, annesse alla basilica di San Martino e parte dell’omonimo museo di arte sacra, rappresentano, con i loro straordinari intarsi, stucchi e affreschi, uno dei complessi più raffinati e opu-lenti del barocco lombardo. Opera dei Fantoni e dei Caniana, celebri famiglie di scultori e intarsiatori, le sagrestie erano utilizzate come locali di riunione e preghiera del clero, e come luogo di custodia di paramenti e oggetti sacri. Costeggiando la roggia Serio, la pista ciclabile lascia Alzano e prosegue per Nembro, dove l’itinerario ricalca il trac-ciato dell’ex ferrovia: a tratti asfaltato, a tratti sterrato. Pedalando lungo la spon-da sinistra del Serio, si raggiunge Al-bino riattraversando il fiume dal ponte medievale a tre arcate. Arrivati a Cene (qui la ciclabile finisce per riprendere dopo 400 metri) è d’obbligo una visita al Parco Paleontologico che custodisce i resti fossili del più antico rettile volan-

te (pterosauro) mai trovato, risalente a 220 milioni di anni fa.A Colzate si passa ai piedi del suggestivo santuario di san Patrizio, che domina il paese da una rupe.Il santuario, caso unico nella Bergama-sca, è dedicato al culto del vescovo irlan-dese che diffuse il cristianesimo in Irlan-da. Numerosi, all’interno della chiesa, gli affreschi e i dipinti, tra cui spicca un ciclo pittorico del Cavagna. Proseguendo verso Ponte Nossa, la cicla-bile spalanca panorami mozzafiato sulla cima della Presolana, mentre il Serio si fa bizzoso. Questo tratto si snoda nel verde tra i parchi, numerose sono le aree di so-sta con tavoli e fontanelle e le edicole con pannelli informativi. L’ultimo tratto, tra Ponte Nossa e l’inizio di Clusone è qua-si tutto in salita. Alle porte di Clusone si estende fitta la rinomata pineta, un picco-lo polmone di ossigeno al cui interno ci si può rilassare e ricaricare.

Dove mangiare

Ad Alzano Lombardo, la Trattoria Bertonella è un locale semplice, ancorato alle schiette tradizioni del territorio.A Parre,all’HotelRistoranteBelvederesigustanospecialitàlocali,comegliscarpinocc.A Clusone, il Ristorante Mas-cì propone una cucina del territorio rivisitata in ambiente elegante.

Partenza: Alzano Lombardo, ponte sul fiume Serioarrivo: ClusoneLunghezza percorso: 28 km (2 ore circa), 95% percorso protettodislivello: ca. 330 metriPercorso segnalato con dicitura “Ciclovia Valle Seriana”

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12MESIluglio-agosto 2012

ITINERARIO VALLE BREMBANA

la via DeGli antichi meRcantiè oGGi la pista più amata Dai ciclisti

È uno dei percorsi più amati dai ciclisti. L’itinerario segue nostalgicamente il tracciato della vecchia ferrovia dismessa negli Anni Sessanta, affiancando in alcu-ni punti il corso del Brembo e passando da alcune vecchie stazioni, come quella di San Pellegrino, la cui vista basta a riportarci ai tempi d’oro della cittadina termale. Alcuni tratti della ciclabile si sovrappongono all’antica Via Mercato-rum, percorsa nei secoli passati dai mer-canti diretti verso i Grigioni ed il nord Europa. Superfluo dire che questa ciclabile è un vero e proprio viaggio nella storia, nell’arte e nella cultura della valle. Il tracciato è a misura di bicicletta, con dislivelli contenuti, il fondo ben curato e pochissimi tratti sterrati, viste strepitose a picco sulle pozze verde smeraldo for-mate dal Brembo, aree di sosta e gallerie ferroviarie ben illuminate. Da Zogno, la ciclabile punta in direzio-ne San Pellegrino Terme, costeggiando il Brembo. Qui, all’altezza dello stabili-mento di acque minerali, ci si può fer-mare alla fontanella di acqua sorgiva per il pieno della borraccia. Proseguendo in direzione San Giovanni Bianco, dopo avere attraversato il paese, una devia-zione dalla ciclabile, una ripida salita in

acciottolato, conduce verso il borgo di Oneta e la Casa di Arlecchino. Una visita è d’obbligo a questa signorile casa in pietra a vista, attribuita ad Arlec-chino da una tradizione secolare. Movi-mentata da portici, balconate e finestre a sesto acuto, la casa si affaccia sulla piaz-zetta centrale del paese, un groviglio di case antiche con ballatoi in legno a inta-gli rustici da cui si dipartono selciati in pietra e stretti porticati.All’interno del Museo di Arlecchino permangono tracce di affreschi che decoravano pareti e soffitti lignei. Visi-bile la copia di un vecchio affresco che raffigurava un uomo irsuto e vestito di pelli che brandiva un randello a guardia dell’abitazione, che è stata ritenuta la

matrice originale della maschera di Ar-lecchino, figura che nell’immaginario popolare era sinonimo di forza bruta ma anche di estrema forza vitale.Lasciata Oneta, un lungo tratto con nu-merose gallerie dotate di illuminazione automatizzata porta all’area di sosta di Cornello. Il bellissimo borgo medievale di Cornello dei Tasso è un’altra tappa imperdibile, anche se richiede la devia-zione su un percorso non molto facile. Il borgo di Cornello lega il suo nome a quello dell’antica famiglia Tasso che fondò il servizio postale in Europa e ne detenne per secoli il monopolio. Un luo-go dalle atmosfere ovattate d’altri tempi, che ha conservato intatta la sua struttura urbanistica medievale: un borgo che si lascia leggere come un libro di storia. La ciclabile prosegue verso Lenna, per-correndo una serie di gallerie e affian-cando la trafficata statale, dove all’altez-za di Scalvino si incontra la segnalazione dell’agriturismo Ferdy. Qui si attraversa il Brembo su una passerella di ferro, co-steggiando i campi di allenamento dei cavalli dell’agriturismo. Superato l’agri-turismo, si giunge a un ponte a schiena d’asino (Ponte delle Capre) e, attra-versata la strada, si prende la ciclabile che, passando per la stazione di Lenna, porta sino ai pressi del piazzale di Piazza Brembana, dove un tempo terminava il tracciato della ferrovia.

Partenza: Zogno, piazzale del Mercatoarrivo: Piazza BrembanaLunghezza: 24 km (2 ore circa); 81% percorso protettodislivello: 220 m circa Percorso segnalato come “Ciclovia Valle Brembana”

Dove mangiare

Ad Ambria, tra Zogno e San Pellegrino, l’Albergo Ristorante Da Gianni ha un chiosco sul Brembo lambito dalla pista ciclabile: cucina e prodotti del territorio. A Oneta, la Taverna di Arlecchino propone cucina bergamasca e classica con prodotti in gran parte locali.A Scalvino (Lenna), all’agriturismo Ferdy si gustano caprini e salumi dell’a-zienda.A Piazza Brembana, il Ristorante La Pineta è un buon indirizzo per la cucina di pesce di mare.

PISTE CICLABILI90

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12MESIluglio-agosto 201212MESI

luglio-agosto 2012

P er una volta, possiamo asserire fieramente che sì, prima ancora di sapere esat-tamente cosa diavolo fosse il decluttering, noi lo praticavamo già da un pezzo. Aspettate un attimo, però, a considerarci à la page, perché il dubbio è venuto anche a noi: più che una scelta metodica e razionale, infatti, abbiamo sempre se-

guito un istinto “di pancia” (innaffiato da tanta, tanta pigrizia). Varrà lo stesso?Di cosa stiamo parlando? Beh, semplice: di tutto quello che soffoca inutilmente la nostra vita. Prima di approdare a considerazioni new age, è sufficiente – eccome! – concentrar-ci sugli oggetti, o meglio, sulla marea di cose di cui ostinatamente ci circondiamo, sicuri di non poterne mai fare a meno. Lo shopping compulsivo è un esempio lampante, anche se estremo, della tendenza d’oggi, ovvero l’accumulo incontrastato di chincaglierie che si sedimentano, a mo’ di strati fossili, attorno a noi. Case e uffici, in sintesi, potrebbero essere il “macrocosmo” di quest’effetto consumistico – riflettendo tutta la nostra ansia da possesso con cassetti straripanti e armadi-ballarò –, il cui effetto psicologico trasver-sale nasce e si palesa prima di tutto dentro di noi – l’impedimento a “lasciar andare” (un affetto, un’esperienza, uno stato d’animo), l’incapacità di seguire il ciclo naturale

vita-morte-vita –, e che, nelle donne, è preannunciato da ciò che possiamo chiamare “sindrome della borsetta”.

92 wHAT’s UP?

l’arte essenziale del declUtterinGliBerarsi del sUperflUo… in tUtti i sensi

di alEssaNDRa toNiZZo

93

Alzi la mano, infatti, chi non ha mai avuto una nonna, una zia, o persino la mamma che, ovunque si andasse, portasse con sé, con un misto di circospezione e nonchalance, l’immancabile borsa (in alternativa, riguardatevi Madagascar2, il cartoon in cui la vecchietta si ancora alla propria

clutch neanche fosse il Santo Graal). Donne sul bagnasciuga come nel confessionale di una chie-sa, donne inerpicate su ghiaccio, acqua, fango e neve, donne ovunque, sempre con la fedele

compagna sotto braccio. Non credete loro quando vi diranno che la paura d’essere scippate ha sconvolto il buonsenso, perché non è questo il motivo: la “sindrome della borsetta”, difat-ti, altro non è che la volontà ferrea di avere a portata di mano, sempre, una “casa in minia-tura”, scendendo a patti con scoliosi e mariti collerici (ancora, chi non ha mai visto uomini vestiti di tutto punto imbracciare, rossi in viso e palesemente disperati, straripanti bisacce stile Hello Kitty? Tranquilli: mai stati “terroristi fru-fru”, quanto compagni di una donna con la suddetta sindrome che, impietositi da tanto carico, puntualmente si rammaricano di aver dato loro “il cambio”).

Credeteci perché nonostante, come detto, per noi l’arte dello sbarazzo – decluttering per gli anglofoni (clutter, infatti, significa ingombro superfluo) – sia routine, alla borsa-valigia

non rinunciamo affatto. D’altronde, dopo aver mensilmente svuotato armadi, cantine, cucine, uffici e scrivanie, lasciateci almeno questa sicurezza sotto braccio! Noi lo abbiamo sempre fatto

per istinto di leggerezza, per pigrizia (buttare, una volta imparato, è più facile che riorganizzare interi spazi), e per necessità: chiedete un po’, difatti, a chi è solito cambiar città frequentemente, chi sa cosa vuol dire stare carponi a impacchettare nel pluriboll la propria vita per decine di volte, cosa pensa del collezionismo. Ecco, costui vi farà un bel sorriso, il ghigno dell’intenditore, che sottende la superiorità di chi ce l’ha fatta e, nell’ordine, ha buttato vecchi diari, giradischi, bomboniere, ciucci, sonaglini e pa-perelle, per riciclare poi ogni genere di vestiario – senza eccezione per borse, scarpe e dintorni –, sele-zionando accuratissimamente lettere, foto e cartoline varie. La regola? Tutto deve stare in un paio di borsoni, senza rimorsi.

Lo sappiamo, non è da tutti, per-ché effettivamente non è facile e, come tutte le cose, se s’impara da piccoli è un altro paio di maniche… Ma niente paura: una volta convin-ti che le cose davvero importanti sono poche – una recente indagine indica che le persone usano solo il 20 per cento delle cose che possiedono –, armati di euforico coraggio, ci si può rivolgere allo specialista in space clearing, parente stretto dell’anti-clutter, nonché amico del feng shui (arte geomantica cinese che, in sin-tesi, spiega come arredare gli spazi in armonia con i cinque elementi uni-versali: fuoco, terra, metallo, acqua, legno). Sulla scorta di programmi come Ma quanta roba hai?! – for-mat satellitare condotto da Sian Jaquet e Gez Johns –, anche in Italia esistono dei professionisti per cui il decluttering è un’arte da svelare, imparare e tramandare; uno di questi è Lucia Larese – laurea in Lingue, ma-ster in marketing internazionale, per molti anni si è occupata di relazioni internazionali,

viaggiando in tutta Europa –, autrice di libri tematici in cui insegna alle persone a “fare spazio” fuori per stare meglio dentro, e idea-trice di seminari periodici sullo space clearing.

Su internet, è un tripudio di regole e steps per iniziare, in maniera “fai da te”, que-sta particolare “pulizia di primavera” che alleggerisce in tutti i sensi, eccone alcu-ne: non bisogna mai nascondersi dietro al “potrebbe essere ancora utile”, perché il disordine nasce da un attaccamento morboso alle cose che ci circondano e ci allon-tana dal benessere; con un bloc-notes e una penna bisogna elencare le zone critiche, cioè quelle più soggette ad essere invase da nuovi arrivi (armadi, librerie, ingresso); quando si passa alla cernita delle cose da eliminare o da tenere, bisogna evitare di accumulare pile di oggetti con la scusa di decidere più tardi: vanno tenuti o buttati immediatamente; non è necessario portare a termine tutto in un weekend, ma è me-glio seguire i propri ritmi personali: non esistono scadenze, se non quelle imposte dalla voglia di vivere con leggerezza.

Certo, ci sarà anche chi, terminato il lavoro, a forza di rimuginare sull’operato finirà per dare retta ai sensi di colpa, rincorrendo amici e parenti per farsi restituire la sciarpa fatta all’uncinetto o l’elefantino di pietra pomice; ma saranno davvero pochi, tutti e solo coloro i quali, in fondo, non erano pron-ti a togliersi quel peso dalle spalle. Perché, invece (per chi non si fidasse di noi) le testimonianze di chi ha fatto decluttering sono più che positive, basta leggere in rete: “Si può ottenere un senso di leggerezza, benessere e freschezza, un alleggerimento del proprio bagaglio… di conseguenza esiste una possibilità di avere maggiore attenzione alla nostra vita, piuttosto che alle cose materiali che ci circondano”; “è molto importante vivere nell’ordi-ne: aiuta a sentirsi meglio e occorre prestare attenzione perché si possono,

con i propri comportamenti, influenzare anche gli altri”; “Lasciare andare le cose inutili è capire che quel qualcosa che ero convinta fosse legato a degli oggetti, in realtà, rimane dentro di me anche se, appunto, li lascio andare”.E per gli irriducibili, che non mancano mai? A prova che il declutte-ring ci ha reso anche più buoni, offriamo la prova di San Tommaso: chi ha voglia di aiutarci a incellophanare le stoviglie per il prossimo, imminente trasloco?

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12MESIluglio-agosto 2012

95SPORT

Quella BeRGamo cheGioca col vento

sul sebino o in città, con basi operative al lago e al mare, non mancano le occasioni per navigare sulle ali del vento. Max Barro: “una delle opportunità più importanti per fare gruppo”.

di FulVio Facci

s embrano informazioni pesca-te belle e pronte in internet, in realtà la rete non è così so-fisticata. C’è voluta qualche

ricerca per scoprire che Bergamo è la città europea con il più alto numero di brevetti per immersioni subacquee in proporzione agli abitanti e che nella no-stra provincia sono state rilasciate ben 15mila patenti nautiche. Pur essendo prevalentemente montuosa, la nostra è quindi una terra dove, accanto a quella per escursioni e scalate, sembra essere ben radicata anche la passione per le attività sportive e da diporto che hanno affinità con l’acqua. Nello specifico ci occupiamo della vela che ha, ovviamente, il suo bacino “natu-rale” sul Sebino, anche se ci sono appas-sionati che hanno ormeggiate le loro im-barcazioni in località marine. Nel Sebino – che è il quarto lago italiano per esten-

sione, dopo Benaco, Verbano e Lario – ci sono circa 2.500 imbarcazioni delle quali quasi la metà a vela, tra derive e cabinati. “Questi sono i numeri – rileva Max Barro, grande appassionato di vela del lago d’Iseo –, ma in realtà, tranne i mesi di punta di luglio e agosto, possia-mo stimare che in acqua costantemen-te ce ne siano una cinquantina o poco più. Credo manchi ancora una buona dose di cultura marinaresca; la barca, e il discorso vale ancor più per quelle a motore, viene più frequentemente vis-suta come uno status symbol, qualcosa da mostrare. Invece la vela è passione e condivisione, una delle opportunità più importanti per fare gruppo”. Se questo è il panorama di chi si dedica all’attività, altre considerazioni si possono fare su cosa la vela può significare per il nostro lago: “Penso si tratti di un traino da non sottovalutare per il turismo – prosegue Barro –. Bene senz’altro l’attività nauti-ca in mare ma è solo sui laghi, sul Sebino

in particolare, che si incontrano acqua, vento e montagne, capaci insieme di creare profonde suggestioni. Più in ge-nerale la vela può essere un ingrediente per la promozione di un turismo verde ed ecosostenibile”.A Bergamo città invece – e ovviamente lo sappiamo – il lago non c’è, ma non per questo la passione verso la vela è meno profonda rispetto alle realtà rivierasche. Nel 2001, infatti, è stato fondato lo Yacht Club Bergamo che proprio per la sua col-locazione geografica (la Casa del Mare è al Lazzaretto) può sviluppare anche atti-vità diverse. “In effetti, operiamo anche come organismo educativo/formativo – racconta il presidente Giovanni Campi – visto che in pratica organizziamo du-rante tutto l’anno corsi e incontri tenuti da istruttori federali che prestano la loro opera a titolo di volontariato. Lo scorso anno abbiamo staccato la tessera numero mille e questo aspetto contribuisce anche a dare una dimensione al nostro lavo- s

NON RESTARE APPESO A UN FILO

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12MESIluglio-agosto 201212MESI

luglio-agosto 2012

97SPORT96

ro”. La base nautica dello Yacht Club è invece a Salò, con la scuola vela affiliata alla Fiv (e quindi con istruttori federali), che propone corsi di vari livelli e l’attivi-tà agonistica. “Una novità a cui teniamo molto – aggiunge il presidente – è l’a-pertura da quest’anno della nostra scuola federale anche alle giovani leve, Cadetti, dai 6 ai 12 anni, e Juniores, dai 13 ai 18. Organizziamo anche crociere e viaggi vacanza in tutto il mondo: noleggiamo le imbarcazioni sul posto e poi ci muoviamo con i nostri skipper. Curiamo inoltre la preparazione per le patenti nautiche”.Non si può quindi dire che manchino le occasioni, pur in un contesto tutt’altro che marittimo come Bergamo, per spie-gare le vele. In città e nell’hinterland sono presenti anche altre associazioni veliche che promuovono la disciplina e organizzano corsi facendo base sui laghi

o al mare. Sul Sebino, invece, accanto ai circoli più conosciuti di Lovere e di Sar-nico, ci sono il Circolo nautico Bersaglio di Costa Volpino, il Circolo velico di Tavernola e la Sportaction di Solto Col-lina (località Grè), che si occupa anche di windsurf, canoa e bike. Focalizzando

l’obiettivo sui risultati agonistici, non si può inoltre non fare riferimento, pur essendo sulla sponda bresciana, all’Ans, Associazione nautica sebina di Sulzano, che, tra partecipazioni olimpiche, titoli mondiali ed europei ha un albo d’oro da fare invidia a tanti circoli del Garda.

ASSOCIAzIONE VELICA ALTO SEBINO

Dal poRto Di loveRe anche i DisaBili possono salpaReL’atto di nascita dell’Avas, Associazione velica alto Sebino, è abbastanza recente visto che è datato 1998, anno in cui due circoli velici esistenti a Lovere – L.C.N. e Ansal – decisero di mettersi insieme. Ma la tradizione velica è ben più radica-ta, basti pensare che quest’anno l’Avas può festeggiare la quarantesima edi-zione della classica Lovere-Tavernola-

Lovere, aperta a tutte le classi e in pro-gramma il 22 di luglio. A far muovere i primi passi a questa attività, in effetti, è stato il circolo legato all’Italsider, agli inizi degli anni Sessanta.Non è, comunque, soltanto in base all’età che si misura l’efficienza di un gruppo, ecco quindi che il sodalizio lo-verese può esporre con assoluta fierezza i numeri e il senso della propria attività, con risvolti che sfociano anche nell’im-pegno sociale. “Abbiamo circa 300 soci – spiega il presidente Lino Locatelli – e barche di ogni classe. La nostra attività, oltre a vivere direttamente sull’acqua la nostra passione, si articola nei filoni classici dei circoli della vela. Abbiamo quindi un apparato organizzativo e una scuola Fiv con istruttori federali. Prepa-riamo per diverse classi, dall’Optimist alle varie derive e cabinati. Per essere al top ci manca solo l’uscita in mare che per evidenti ragioni non possiamo fare a Lovere. Siamo attorno ai 200 allievi per anno ma è un numero destinato ad in-crementarsi visto l’accordo di collabora-

zione che abbiamo definito con le scuo-le. Dovremmo stabilizzarci attorno ai 300 allievi in un futuro prossimo”. Per quanto riguarda la parte organizzativa “ogni anno – ricorda il presidente – ab-biamo almeno un evento di carattere in-ternazionale, sia mondiale sia europeo, e poi le regate nazionali e zonali. Que-sto senza trascurare l’attività agonistica nella quale abbiamo ottenuto nel 2011 risultati particolarmente significativi”.Il bilancio agonistico è senz’altro in-teressante. Fabrizio Olmi si è infatti laureato campione italiano classe 2.4 mR e partecipa alle Paralimpiadi di Londra nella classe 2.4. Matteo Gritti è campione italiano classe 49er; Alberto Cantamesse è campione europeo, me-daglia di bronzo ai mondiali e campione italiano classe X35, oltre che vincitore di altre regate importanti nel corso del 2011 (Copa del Rei in Spagna, Trofeo Pirelli); Davide Arata, Raul Domeni-ghini e Michele Campagnoni sono vice campioni italiani classe Soling e Marco Gualandris partecipa alle Paralimpiadi

di Londra nella classe Skud. Senza di-menticare le soddisfazioni regalate dai più piccoli.L’Avas accoglie nel pieno senso del termine anche un’altra realtà. Si tratta di Disvela, un’associazione di volonta-riato che sostiene i disabili nella pratica dello sport della vela avvalendosi delle strutture del circolo e dell’appoggio totale del sodalizio. “Sentivamo que-sta necessità e tre anni fa abbiamo dato vita a questo progetto – racconta Marco Gualandris che insieme a Fabrizio Olmi rappresenterà l’Italia ai Giochi paralim-pici che si svolgeranno a Londra dopo le Olimpiadi, dal 29 al 9 settembre –. Siamo in una quindicina e svolgiamo le attività di base. Non è semplice per nulla ma sono proprio le difficoltà a rendere ancora più affascinante questa disciplina per tutte le età”.

CIRCOLO VELICO SARNICO

oBiettivo: tRamanDaRe l’aRte ai GiovaniLo rintracciamo mentre sta armeggian-do con una gru, probabilmente quella da sei tonnellate che costituisce uno dei motivi di orgoglio del suo Club. Lui è Rosolino Besenzoni, 72 anni, cofon-datore con l’avvocato Giulio Raines del Circolo Velico Sarnico di cui attualmen-te è presidente Luigi Passeri. Nel Club, Besenzoni ha fatto di tutto: dal gruista al presidente e ora si occupa delle pubbli-che relazioni.“Eravamo una ventina di amici appassio-nati di vela – racconta – c’erano anche dei ragazzini. Nel ’77 abbiamo deciso di organizzarci meglio, così siamo andati dal notaio e abbiamo fondato il Club. La nostra sede era nel centro storico e avevamo le barche alla boa sul lungola-go. Ora invece abbiamo una struttura decisamente bella e funzionale. Abbia-mo due pontili dove sono ormeggiate le 165 barche dei nostri soci e una gru da sei tonnellate indispensabile per esegui-re le operazioni di manutenzione delle imbarcazioni. E ne abbiamo di tutti i tipi: dalle derive ai cabinati, alle barche da regata”.Con gli altri “marinai di lago” che stia-mo incontrando ha in comune, oltre alla passione per la vela, il desiderio di tra-mandare l’arte e l’esperienza. Navigano, si divertono ma soprattutto insegnano. “Guardiamo con attenzione ai giovani – prosegue Besenzoni – e quando ter-minano le scuole apriamo la nostra di scuola. Abbiamo infatti una buona atti-vità giovanile su barche di proprietà del

Club. C’è la classe Optmist che è per un solo ragazzo, in genere fino a 12 anni di età, e poi la classe Feva che ha due vele e un equipaggio di due persone. In questa classe arriviamo ai 16 anni. Sul Feva, ol-tre che per gli aspetti tecnici, si sviluppa già il concetto di lavoro di gruppo”. “La nostra base di addestramento – prose-gue – è su Montisola. La raggiungiamo con i gommoni, si sale e siamo subito nel vento. Abbiamo istruttori federali e i nostri volontari che ci danno una mano. Si tratta di un lavoro di grande impegno che svolgiamo con entusiasmo. È gra-tificante stare a contatto con i giovani, cerchiamo di insegnare loro le cose fon-damentali, i primi rudimenti di questo sport affascinante”. Il Circolo Velico Sarnico è impegnato non solo sul fronte della formazione ma anche nell’organizzazione di regate. Ne vengono organizzate cinque o sei per ogni stagione. Si tratta prevalentemen-te di gare zonali alle quali partecipano dai 30 ai 35 equipaggi, alcuni dei qua-li provenienti da fuori provincia: dalla “zona” appunto in cui la Fiv ha diviso il territorio nazionale, che nello specifico comprende Lombardia, Piemonte e Val-le d’Aosta. Al circolo si deve anche l’or-ganizzazione del campionato invernale, che offre, quindi, ai velisti l’opportunità di gareggiare anche in questa stagione. “Sono sempre gare molto spettacolari – conclude Besenzoni – anche grazie alla cornice dello splendido panorama del nostro lago”. Lino Locatelli, presidente dell’Avas.

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a cura di EliZaBEth BERtoli

Regia: Gary RossCast: Jennifer Lawrence, Elizabeth Banks, Woody Harrelson, Lenny Kravitz, Stanley Tucci.Genere: drammaticoProduzione: USA 2012Durata: 117 minutiUscita nelle sale: 1 maggio 2012Trama: Panem, in un futuro post-apocalittico non meglio precisato, 74a edizione degli Hunger Games. Ogni anno vengono selezionati 24 ragazzi tra i 12 e i 18 e anni per essere offerti come tributo durante uno spietato show televisivo. I prescelti dovranno combattere tra di loro fi no alla morte. Katniss decide di offrirsi volontaria per salvare la vita di sua sorella.

Regia: Drew GoddardCast: Kristen Connoly, Chris

Hemsworth, Anna Hutchinson, Fran Kranz, Jesse Williams

Genere: horrorProduzione: USA 2012

Durata: 95 minutiUscita nelle sale: 18 maggio 2012

Trama: Un gruppo di compagni di college va a fare un’escursione e decide di accamparsi in una ca-

setta isolata in mezzo al bosco per trascorrere un weekend all’insegna

della dissolutezza. Ben resto i ragazzi si accorgono che la casa è infestata da inquietanti presenze e dovranno trascorrere una

notte di terrore e follia.

giovanna, 34 anni, commerciante: “Bellissima idea associare un’ambientazione quasi medievale a una storia moderna come i reality”.Daniele, 31 anni, disoccupato: “Bellissimo, un’idea originale realizzata bene”.Filippo, 29 anni, enologo: “È quasi meglio il fi lm del libro, è avvincente”.Nicoletta, 23 anni, studentessa: “Bello e inquietante, la storia lascia un po’ di angoscia addosso”.Manuela, 39 anni, impiegata: “Un bel fi lm per ragazzi pieno di spunti di rifl essione”.gabriel, 22 anni, elettricista: “Mi è piaciuto, una bella storia originale e un bel po’ di azione”.

Vittorio, 19 anni, cameriere: “Non l’ho molto capito, mi sembra sconclusionato, comincia male e fi nisce peggio”.Michela, 25 anni, commessa: “È vomitevole, la trama non ha senso e la regia è peggio”.carlo, 47 anni, tecnico radiografo: “Ho accompagnato mio fi glio ma non è piaciuto nemmeno a lui, un fi lm inutile”.Valeria, 21 anni, operaia: “È quasi ridicolo, una banalità dietro l’altra”.

huNgER gaMEs

a cura di

Hemsworth, Anna Hutchinson,

Uscita nelle sale:Trama:

di college va a fare un’escursione e decide di accamparsi in una ca-

setta isolata in mezzo al bosco per trascorrere un weekend all’insegna

al cinema

99TEMPO LIBERO

anna, 32 anni, impiegata: “La storia di fondo è la solita di 1.000 fi lm, ma l’hanno resa molto particolare”.Mario, 43 anni, idraulico: “Mi è piaciuto, sembra una parodia dei classici fi lm dell’orrore con le trame tutte uguali”.Davide, 28 anni, impiegato: “Bello, mi sono divertito tantissimo, la seconda parte del fi lm è un vero delirio”.Fabrizio, 36 anni, commerciante: “L’ho trovato geniale, fa rifl ettere sul genere horror in generale”.

Federico, 26 anni, tecnico informatico: “Horror e fantasy mescolati malamente”.Manuela, 35 anni, operaia: “Troppe idee e cose diverse per un fi lm così”.Diego, 21 anni, studente: “Sono un appassionato di horror ma questo è assurdo e pessimo”.Monica, 41 anni, impiegata: “Al peggio non c’è mai fi ne, è una scemenza pura.”andrea, 34 anni, camionista: “È un fi lm molesto e ridicolo, hanno strafatto per fare gli originali”.chiara, 19 anni, studentessa: “Non lo consiglierei a nessuno, è orribile e non ha senso”.

QuElla casa NEl Bosco

pRomosso

pRomosso

Bocciato

Bocciato

i paReRi Di chi l’ha visto

i paReRi Di chi l’ha visto

12 luglio

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12MESIluglio-agosto 2012

ÈsUccEssO 101

//05.maggio

2012

2012 //03.maggio //03.maggio2012

//8.novembre

//03.maggio

2012

//01.maggio2012

2012

MONDOsuccesso...èFrancois Hollande vince il secondo turno

delle presidenziali francesi: il candidato del Ps diventa il secondo presidente di sinistra della Quinta Re-pubblica, alle spese di Nicolas Sarkozy, che lascia l’Eliseo

dopo un solo quinquennio. Hollande – 57 anni, denomi-nato dalla gauche “l’uomo normale” – ha ottenuto

circa il 52 per cento delle preferenze.

Tokyo, si spegne l’ultimo re-attore nucleare nella centrale

di Tomari dopo l’incidente di Fukushima del 2011. Per la

prima volta il Giappone resta senza reattori attivi, per la gioia di quel 59,5% dei sopravvissuti contrari alla riapertura dei siti.

2012 //08.maggioGiornata mondiale contro la

Green Hill di Montichiari (Bs) e la vivisezione. Sit-in e manife-

stazioni in almeno venti nazioni, sparse in quattro continenti. Pro-teste in più di venti città italiane, con presidi anche nelle principali capitali mondiali: da New York ad

Amsterdam, da Londra a Parigi.

//05.maggio

“L’urlo” di Edvard Munch è battuto all’asta di Sotheby’s per 119,9 milioni di dollari, raggiungendo

così il record dell’opera d’arte più costosa mai venduta all’asta, in soli 12 minuti. Il celebre dipinto è la quarta

riproduzione e l’unica ad essere in mano ad un privato (Petter Olsen), le altre sono conservate in musei. Al

Museo omonimo, il Munch ad Oslo, fu rubato ben due volte: ma il quadro fu ogni volta recuperato e restaurato.

Strage in India: un traghet-to con a bordo almeno 300

passeggeri affonda nel fiume Brahmaputra. A bordo si trovavano contadini e le

loro famiglie. Il traghetto investito da una tempesta di

vento e pioggia mentre era in navigazione nello Stato di Assam, in una zona remota vicino al confine con il Ban-

gladesh. Almeno 103 i morti.

2012 //17.maggio

Muore Donna Summer, in Florida, all’età di 63 anni. La regi-na della disco Music – più di cento milioni di copie vendute in

tutto il mondo, 24 dischi d’oro e di platino, 19 dischi d’argento – è stata stroncata da un cancro ai polmoni, che l’aveva colpita

all’indomani dell’11 settembre.

//21.maggio2012

Guantanamo (Cuba), inizia il processo a Khalid Sheik

Mohammed, la mente degli attentati dell’11 settembre

2001, dopo nove anni dalla sua cattura. A guidare l’accusa il

generale Mark Martins, inca-ricato dal Pentagono di assicu-rare una condanna a morte e

di dimostrare che una military commission è in grado di ga-

rantire un processo equo.

Il Vertice Nato prepara la fine della guerra in Afghani-

stan. Obama accoglie gli alleati e i partner della Nato per un

vertice sulla strategia di usci-ta dall’Afghanistan: fine alla

guerra entro il 2014, dall’Italia 100 mln euro l’anno per soste-

nere il post transizione.

Amnesty International celebra i suoi 50 anni di attività con Toast To

Freedom, brano tributo, a cui hanno collaborato oltre

50 artisti internazionali, che debutta nella Giornata

Onu per la Libertà d’informazione.

FONDAZIONE EUROPEA DI RICERCA BIOMEDICA

ONLUS

I malati di Alzheimer e Parkinsonsi curano a casa

FERB e A.O. Bolognini al servizio del malato, non solo in ospedalePresentati quattro innovativi progetti

Nella bergamasca ammontano a circa 9 mila le persone af-fette da demenza e questa patologia oltre a colpire i malati,

determina importanti conseguenze anche nelle loro famiglie. E’ chiaro che numeri così importanti e in costante crescita richie-dono innovazioni culturali e attenzioni socio-sanitarie come mai prima d’ora.Si tratta di malattie neurodegenerative caratterizzate dalla per-dita lenta e progressiva di una o più funzioni del sistema ner-voso. Sono forme invalidanti il cui impatto sociale è devastante, progressive, hanno una durata media di 10 anni, durante i quali l’autonomia del paziente diminuisce richiedendo impegno e co-sti crescenti da parte della famiglia. La quasi totalità delle cure e dell’assistenza è fornita dalla famiglie, che vivono il dramma quotidiano di una emergenza sanitaria.La FERB (Fondazione Europea di Ricerca Biomedica Onlus) in associazione in partecipazione con l’A.O. Bolognini di Seriate, gestisce l’Ospedale S.Isidoro di Trescore Balneario e il Centro di Eccellenza per malati di Alzheimer presso l’ospedale Briolini di Gazzaniga. Propone un nuovo approccio complessivo a questo tipo di gravi patologie con quattro progetti innovativi.Il primo è un intervento psicoeducativo a favore dei familiari dei pazienti affetti dalla malattia di Alzheimer. “Ha avuto la durata di tre anni e mezzo e si sta concludendo, ha spiegato il prof. Carlo Alberto Defanti, direttore del Centro di Eccellenza per malati di Alzheimer di Gazzaniga. Esso è consistito nell’offrire ai familiari una serie di sedute con una psicologa nel corso delle quali sono stati affrontati tutti i problemi relativi alla malattia, al coinvolgi-mento personale del familiare e al comportamento da tenere nei riguardi del paziente. Dette sedute si sono svolte, secondo la pre-ferenza dei familiari, presso il Centro o a domicilio. 148 persone hanno accettato di far parte dello studio. Al fi ne di verifi care l’ef-fi cacia dell’intervento, solo metà delle persone (scelte per sorteg-gio) hanno ricevuto subito l’intervento, mentre le altre lo hanno ricevuto un anno dopo. Il motivo di questa dilazione è di poter

effettuare un confronto fra il gruppo dei pazienti trattati e non du-rante il primo anno, e il gruppo dei trattati subito e di quelli trattati successivamente. Lo studio sta terminando. L’impressione generale è che l’intervento sia stato utile e gradito dai partecipanti.”Il secondo prevede l’intervento a domicilio di una fi gura di riferi-mento, un’infermiera professionale esperta (con funzioni di case manager) reperibile ad un numero di cellulare dedicato, disponi-bile ad accedere al domicilio dei malati, per ora ristretto di casi particolarmente diffi cili una fi gura di riferimento. Questo interven-to comporta la compilazione di una cartella e di diverse schede di osservazione che permetteranno successivamente la valutazione della sua effi cacia.Il terzo è l’assistenza domiciliare specializzata nella malattia di Parkinson. “Attualmente gli interventi a sostegno del malato di Par-kinson sono in larga parte basati sul trattamento farmacologico e su programmi di riabilitazione erogati dal Servizio Sanitario, spiega il dott. Luca Barbato, neurologo - mentre sono scarse le risorse da destinare ad interventi sul territorio che, soprattutto se organizzati in maniera altamente specializzata, potrebbero mi-gliorare la qualità della vita dei pazienti e del loro nucleo fami-liare oltre a contenere i costi sanitari attraverso la prevenzione delle complicanze e la riduzione di ospedalizzazione impropria. L’obiettivo di questo progetto, che propone l’intervento di un team multidisciplinare (medico, infermiere professionale, neuropsicolo-ga, logopedista, nutrizionista, fi sioterapista) direttamente a casa del malato, è quello di valutare l’effi cacia di un approccio coor-dinato al paziente residente nella provincia di Bergamo al fi ne di elaborare un intervento innovativo di eccellenza specialistica domiciliare secondo le necessità delle varie fasi di malattia.”Il quarto è un intervento psicoeducativo sui caregivers (coloro che si prendono cura, che aiutano, cioè le famiglie) dei pazienti affetti da malattia di Parkinson, simile all’intervento a favore dei familiari dei pazienti affetti dalla malattia di Alzheimer.Prendersi cura di una persona affetta da malattia di Parkinson provoca disagio psicologico (ansia e depressione), deterioramen-to della salute fi sica, isolamento sociale e riduzione del tempo da dedicare a bisogni personali e ad altri ruoli, sia familiari che professionali.L’obiettivo del progetto è quello di valutare l’effi cacia di un suppor-to psicologico ed educazionale sui caregivers dei pazienti.Tutti gli interventi sono tesi a migliorare le condizioni di vita non solo del paziente, ma dell’intera famiglia che si presta all’assisten-za del proprio caro con amore e dedizione ma che va aiutata e supportata in questo diffi cile e complesso compito.

Per informazioni: tel. 035.306.8244mail: [email protected]

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

Da sinistra: dott. Luca Barbato, dott. Antonio Brambilla,dott. Amedeo Amadeo, prof. Franco Cammarota,prof. Carlo Alberto Defanti, dott. Alberto Zucchi

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12MESIluglio-agosto 201212MESI

luglio-agosto 2012

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2012

ITALIAsuccesso...è//06.maggio

2012 //11.maggio

2011 //20.maggio

//03.maggio2012

//14.maggio2012

//26.aprile2011

2012 //07.maggio

2012 //08.maggio

2011 //19.maggio

Gambizzato il dirigente dell’Ansaldo Roberto Adinolfi: poco dopo la Fai (Federazione Anarchica Informale)

rivendica l’agguato. La cellula “Olga” (intitolata ad una militante greca arrestata) fa sapere tramite lettera al

Corriere della Sera: “Abbiamo azzoppato Roberto Adinolfi (...), tra i maggiori responsabili insieme a Scajola del

rientro del nucleare in Italia”.

Equitalia sotto attacco: due bottiglie molotov a

Livorno, un assalto alla sede di Napoli, due ispettori aggrediti a Melegnano (Mi),

un pacco bomba a Roma. Il ministro della Giustizia,

Paola Severino: “Chi colpisce Equitalia, colpisce lo Stato”.

Elezioni Amministrative: calo alle urne in tutta Italia, sconfitta in diverse città del Popolo della Libertà, vera novità

delle elezioni i grillini del Movimento Cinque Stelle. Scontro Grillo-Napolitano sul boom politico del comico: “Di boom

ricordo solo quello degli anni Sessanta in Italia; altri boom non ne vedo”, commenta il Presidente, ed è subito polemica

sui social network, tanto da aprire un’indagine per offese via web al Capo dello Stato.

Lo Stato vuole acquistare altre «auto blu», per una spesa di poco

meno di 10 milioni di euro: scoppia la rivolta sul web, anche perché,

secondo il Formez (Centro servizi, assistenza, studi e formazione per l’ammodernamento delle Pubblica

amministrazione) circa 800 vetture giacciono inutilizzate nei garage.

Forte terremoto in Emilia: sette morti, oltre 4.000 sfol-

lati, decine di monumenti distrutti per una scossa di

magnitudo 6, avvertita anche al Nord. Il Presidente del Con-siglio, Mario Monti, rientra in

anticipo dagli Stati Uniti.

Juventus campione d’Italia: i bianconeri

hanno vinto lo scudetto grazie alla vittoria sul

Cagliari e alla sconfitta del Milan nel derby con l’Inter.

Città del Vaticano: nominato il sostituto di William M. Morris, vescovo australiano sollevato il 2

maggio 2011 dalla guida della diocesi di Toowoomba per aver prospettato per

la Chiesa la possibilità che venissero ordinati uomini sposati e donne per far fronte alla carenza di sacerdoti. Mons.

Robert McGuckin, finora vicario generale di una curia vicina, gli succede.

Imprenditore armato si barrica con ostaggi. Luigi Martinelli, un ex piccolo imprenditore di 54 anni, sequestra 15 persone negli uffici dell’Agenzia delle

Entrate in provincia di Bergamo, poi la trattativa con le forze dell’ordine e la resa. “Non ho soldi, mi ammazzo” ha

urlato; nel suo zaino, oltre a un fucile, c’erano due pistole e munizioni.

Bomba esplode di fronte all’Istituto superiore Mor-villo Falcone di Brindisi provocando la morte di una

ragazza e ferendo altre cinque studentesse. A provocare l’esplosione tre bombole di gpl in un cassonetto. Nell’anni-versario della strage Falcone, si pensa ad un gesto mafio-

so. Monti: “atto senza precedenti”.

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BERGAMOsuccesso...è

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2012

2012 //29.maggio

2012 //22.maggio2012

2012

//18.maggio

2012

All’Istituto Comprensivo di Gromo inizia la distribuzio-ne gratuita delle bat box, scatole appositamente studiate

per accogliere i pipistrelli, nelle scuole del Parco delle Orobie Bergamasche. L’obiettivo è aumentare il numero di

rifugi a disposizione di questi mammiferi, notevolmente diminuiti negli ultimi decenni.

A Bergamo gli acquisti online crescono del 20%. Il dato è in linea con la media nazionale, ma, secondo

Netcomm, la nostra provincia spicca per lo scontrino medio (136 euro) degli acquisti via internet, tra i più alti d’Italia. In

particolare è al 5° posto per l’acquisto di viaggi e soggiorni turistici (943 euro annui) e in 12° posizione a livello

nazionale per spesa media annua per persona effettuata online (416 euro).

Il raduno dei camperisti. La crisi ha colpito anche

loro e dei 5.600 camper che erano attesi a Bergamo per il

36° raduno internazionale, ne sono previsti al massimo 300. Troppo alto il costo del viaggio: per compiere 1.000

km, oggi ci vogliono tra i 700 e gli 800 euro di gasolio.

Apre lo sportello “Cane amico” nella sede della Circo-scrizione 1, in via Furietti, a Bergamo. Il nuovo servizio

gratuito è rivolto ai proprietari che hanno domande o per-plessità sui propri amici animali. Lo sportello sarà aperto

ogni primo e terzo venerdì del mese dalle 20 alle 22,30.

//21.maggio

Più di 5 milioni di euro stanziati dalla Regione

Lombardia per il progetto di bonifica della discarica abusiva ex cava Cuter, in

località Cucco del Comune di Zanica.

//13.maggio

//29.maggioIl nuovo Ospedale

“Papa Giovanni” di Berga-mo sarà pronto per il collau-

do finale entro fine agosto. Il trasloco avrà inizio il 22 ottobre e durerà tre setti-mane: nello spostamento

saranno coinvolti diretta-mente circa 650 pazienti.

//23.maggio

2012 //26.maggioIl questore Vincenzo

Ricciardi saluta per l’ulti-ma volta commosso la sua

Bergamo, dopo 40 anni in Polizia. Il suo ultimo

pensiero, prima di andare in pensione, è andato alla

piccola Yara.

//27.maggio2012

Seriate, aereo troppo basso. Cadono tegole dal

tetto di una casa in località Cassinone, soggetta alle turbolenze degli aerei in

atterraggio a Orio. Sfiorata la signora Dina, 83 anni,

che si trovava nel cortile di casa. Era già successo 15

giorni fa.

Zogno e la Val Brembana entrano nel tunnel. Previsto a breve l’avvio degli scavi per

la nuova variante in galleria di Zogno. I lavori fin qui realizzati

hanno preparato gli accessi alle gallerie e le strade della

futura variante (la cui conclu-sione è prevista nel 2014).

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Soluzioni immobiliari di prestigio Soluzioni immobiliari di prestigioII III

12MESIluglio-agosto 2012 12MESI

luglio-agosto 2012

Fermati un attimo… immagina…

I mmagina di entrare nella tua nuova casa dove tutto è già pronto, armadi, letti, divani, proprio quelli che hai scelto tu insieme ai colori delle carte da pa-rati, tessuti antichi e tutto il resto e mentre chiudi

gli occhi e immagini… c’è chi realizza la tua casa pro-prio come la desideri. Turnkey, chiavi in mano, non stiamo scherzando… è possibile portare le proprie idee e mentre tu immagini… architetti specializzati creeranno il tuo capolavoro.Se hai intenzione di acquistare un immobile di pre-stigio, puoi trovare l’opportunità che stai cercando rivolgendoti a un’agenzia specializzata: appartamenti rifiniti con gusto ed eleganza, ambienti raffinati ed esclusivi, servizi personalizzati come se ti trovassi in un raffinato resort e tutto quello che avrai immaginato diventerà d’incanto realtà, la tua realtà. Avrai la garanzia di fare un investimento che acquista valore nel tempo, in un luogo di grande tranquillità, con una natura e dei paesaggi incantevoli, o nel conte-sto esclusivo di un patrimonio artistico di inestimabile valore o ancora altro, molto altro, immagina…Acquistare una proprietà prestigiosa permette di av-vicinarsi alle cose semplici e genuine con un tocco personale che dà gusto alle cose. Uno stile di vita vero e proprio, tanto speciale da innamorarsene perduta-mente.Non è difficile, gli immobili di prestigio si ricono-scono alla prima occhiata. La location, la facciata, il giardino, tutto ha un aspetto impeccabile e singolare. Se l’immobile è datato, l’usura degli elementi derivata dal clima o dal contesto è trattata in modo che questi inestetismi non tornino per molti anni; materiali pre-giati, marmi o altre pietre naturali che possono appa-rire opachi o graffiati sono ristrutturati con materiali pregiati. Tutto è curato nei dettagli, nulla è lasciato al caso… proprio come avevi immaginato.Acquistare una proprietà prestigiosa continua a ren-dere: nel secondo semestre 2011 le abitazioni di lusso meno costose hanno visto scendere i valori del 4,8% su base annua, ma quelle di livello più elevato hanno

guadagnato invece lo 0,3%. È questo il panorama del settore di prestigio del mercato immobiliare. Oggi c’è un’offerta molto ampia, ma la stragrande maggioranza è destinata a non incontrare alcuna do-manda poiché scadente sotto il profilo architettonico/funzionale e troppo cara. Le offerte, con reali poten-zialità di assorbimento, restano da un lato quella di alta qualità e di prestigio, dall’altro quella caratterizza-ta da un giusto rapporto qualità/prezzo. Situate solitamente in centri altrettanto di prestigio, le case di lusso sono considerate tali per la loro locazioni, per i servizi che offrono, per i rivestimenti e i materiali usati e per il contesto in cui si trovano.Le caratteristiche di “prestigio” dettate dalla ristrut-turazione, dalla bellezza della costruzione, dalla par-ticolare ubicazione e dalla eventuale vista panoramica sono affidate alla sensibilità e alla cura dell’Agenzia specializzata che sceglierai, il resto potrai immaginarlo tu liberamente, personalizzando la tua idea di casa e l’unicità della tua intuizione. Ogni casa deve esprimere la personalità di chi vi abita, deve far trasparire l’atmosfera che abbiamo immagi-nato di respirare prima di andarci ad abitare. L’aspetto emozionale è importante nell’acquisto di una casa, fa parte di ciò che abbiamo immaginato, è un pezzo del nostro sogno, una parte importante della nostra vita e dei nostri affetti.Ogni casa di prestigio è unica, la personalizzazione ri-entra nel servizio “all inclusive” e si estende alla fase di arredamento vero e proprio con il progetto immagi-nato o con una soluzione originale che affianchi ele-menti d’arredo vecchi a nuovi, per chi non si vuole separare dai mobili a cui è affezionato.Il contesto è ora favorevole così aumenta sempre più anche il numero di stranieri che vogliono comprare casa in Italia, specie immobili di lusso e mentre gli inglesi sognano un casale d’epoca da noi, immagina cosa puoi realizzare tu che sei… a un tiro di schioppo.

Cosimo Malagnini

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luglio-agosto 2012

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Spettacolare, affascinante loft industriale su 2 livelli, 200 mq con 30 mq di terrazzo abitabile. Accesso esclusivo all’immobile grazie all’ascensore diretto al piano. Totalmente ristrutturato, l’immobile, moderno e unico nel suo genere, si compone di un ampissimo open space al piano primo con cucina all’americana, bagno padronale e grandi spazi giorno. Importanti vetrate consentono l’accesso al giardino terrazzato, piantumato e molto vivibile. Al piano mezzano camera, cabina armadio e secondo bagno. Dal tetto le vetrate illuminano gli spazi con affascinante effetto scenico. Domotica integrata, corredata da impianto antifurto, riscaldamento autonomo e aria condizionata. Immobile in classe C IPE 20,6.

€ 700.000,00.

Bergamo, via Mazzini Ranica Bergamo, via Botta

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Centralissimo, ad.ze v.le Vittorio Emanuele, elegantissima palazzina liberty in fase di totale recupero. Realizzazione di pregevoli unità abitative:a) ufficio posto al piano terra 63mq Euro 440.000,00;b) appartamento distribuito su due livelli piano terra e primo per tot. 240mq Euro 1.600.000,00;c) appartamento posto al piano secondo per tot. 150mq Euro 1.100.000,00d) attico al terzo e quarto piano per tot. 250mq oltre a 20mq di terrazzi Euro 2.400.000,00Disponibilità vari box e cantina. Immobile in classe energetica F IPE 167,4.

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Orari:sabato, domenica e festivi:dalle ore 9.30 alle ore 12.30dalle ore 15.00 alle ore 19.00feriali:dalle ore 15.00 alle ore 19.00

Ingresso libero

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Museo della Basilica Clusone

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