Antonio panigalli 12mesi-marzo_12
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12MESIMARZO 2012
11OPINIONI
di ANTONIO PANIGALLI
Fonte: www.fondazioneleonemoressa.org
I NUMERI DELL’IMMIGRAZIONEINDICATORE VALOREStranieri residenti
% di donne% di minori% di nati stranieri
Imprenditori stranieriOccupati stranieriDisoccupati stranieriTasso di disoccupazione stranieroRimesseRetribuzioni dichiarate da stranieri
N° di contribuenti stranieriReddito medio dichiarato da stranieri
Fabbisogno occupazionale stranieroRetribuzione mensile dei dipendenti1ª regione per indice di attività occupazionale% di famiglie straniere che non riesce a sostenere spese
ANNO1/1/20111/1/20111/1/2011
20092010201020102010201020092009200920112010
2010
2008
4.570.31751,8%21,70%13,6%628.2212.081.282274.12111,6%6,3 miliardi €40 miliardi €12.507 €3.260.01916,30%987 €
Lombardia
58,8%
SIAMO VITTIME DELLA “MANCANZA DEL FARE”
L’ Italia, paese di indiscussa ed indiscutibile genialità e poten-ziale qualità, sta dimostrando sempre più di primeggiare an-
che nella “mancanza del fare” (dal latino deficere, da cui deficiente…), un com-portamento ormai socialmente molto dif-fuso e per lo più indotto dalla sempre più carente presenza di valori civici e sociali.Le polemiche quotidiane ormai si spre-cano: sulla stampa, nei reality televisivi, nei social network sembra che, in sosti-tuzione del calcio (mondo anch’esso di-scutibile, almeno in termini socio-edu-cativi, visti i ripetuti scandali), il nuovo sport nazionale sia la drammatizzazione e la spettacolarizzazione, molto spesso di cattivo gusto, di qualsiasi evento (dal-la meteorologia all’art.18),La meteorologia di quest’ultimo periodo ne è stata un lampante esempio: di fronte ad una grave situazione straordinaria, con il contributo di una sconsiderata pressio-
ne mediatica, il confronto iper polemico e forse anche troppo politicizzato tra gli schieramenti istituzionali romani ha fatto in modo che i pochi centimetri di neve caduti sulla capitale abbiano occupato, a discapito dei ben più gravi metri di neve caduti in mezza Italia, le prima pagine di giornali e telegiornali.Tutti contro tutti nella rincorsa allo scarica barile e quasi tutti insieme, so-prattutto e purtroppo le giovani gene-razioni, nell’attesa infinita che qualcun altro (ad esempio la mitica Protezione civile oppure lo Spirito Santo…) faccia qualcosa per risolvere il problema del momento. Non è certo questa la moda-lità intelligente di procedere, anche in considerazione del delicato momento di depressione economica; non sono le continue lamentele e polemiche che po-tranno fare recuperare competitività alla nostra economia; non saranno certo le demagogiche e strumentali insormon-
tabili barriere corporative (sindacati, libere professioni, dipendenti pubblici, ecc.) a facilitare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Proprio sul tema del lavoro, dell’occupazione giovanile e straniera, sono stati recentemente pub-blicati sui maggiori quotidiani italiani degli interessanti dati e delle analisi che dovrebbero far profondamente riflettere sul decadimento del sistema.Inutile dire che il problema non sono i rispettabilissimi immigrati che, nella maggioranza dei casi, si guadagnano onestamente il pane quotidiano e digni-tosamente si propongono di occupare una decorosa posizione sociale.Il tema riguarda invece la nostra società che è ormai intrisa di assurdo antitetico protezionismo, di insostenibili posizio-ni di privilegio e di una tutto sommato troppo diffusa “mancanza del fare”. In particolare deve far riflettere il dato che per ogni nuovo posto di lavoro lasciato da una risorsa italiana, vengono occupa-ti due posti di lavoro da risorse stranie-re. Le prime professioni occupate da la-voratori stranieri al 2010 (da un’analisi de Il Sole 24 Ore e da uno studio realiz-zato da www.fondazioneleonemoressa.org) risultano così ripartite: 518.164 addetti alle pulizie, domestici, lavandai; 216.873 muratori, carpentieri, impian-tisti; 144.340 cuochi, camerieri, bari-sti; 61.322 autisti, camionisti.Non stupisce il fatto che i giovani italiani, essendo demograficamente sempre meno numerosi e con un livello di istruzione più elevato, seguano una strategia selettiva dell’occupazione e del posto di lavoro, ma, in determinate condizioni, come quelle attuale generata dalla crisi, è indispensa-bile inventarsi il modo di fare umilmente qualcosa, così come hanno fatto i nostri padri dal dopoguerra in avanti, indipen-dentemente dalla qualità dei profili di lavo-ro che l’attuale offerta propone.