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12 MESI GIUGNO 2012 9 O PINIONI di ANTONIO PANIGALLI SPENDING REVIEW O AGENZIA DELLE USCITE… Fonte: BCE (elaborazione interna) rank MEMBRI UE COSTO AIUTI in migliaia di dal 2010 PIL ANNUO in migliaia di $ 2010 PIL PROCAPITE in $ 2010 PIL/CONTRIBUTI peso 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 Lettonia Malta Lituania Cipro Bulgaria Lussemburgo Estonia Ungheria Repubblica Ceca Danimarca Slovenia Svezia Romania Slovacchia Polonia Irlanda Finlandia Grecia Portogallo Austria Belgio Regno Unito Olanda Spagna Italia Francia Germania 680.000 834.000 900.000 1.926.000 1.960.000 2.387.000 2.405.000 3.110.000 3.270.000 3.330.000 4.344.000 4.970.000 5.650.000 9.297.000 11.060.000 14.878.000 16.794.000 21.898.000 23.341.000 25.929.000 32.442.000 35.560.000 53.246.000 111.163.000 167.338.000 190.817.000 253.486.000 32.609.000 10.423.000 56.750.000 23.259.000 97.066.000 41.271.000 24.762.000 188.677.000 262.144.000 201.702.000 56.663.000 356.321.000 254.918.000 120.524.000 723.032.000 176.555.000 187.696.000 318.670.000 247.458.000 333.537.000 396.035.000 2.181.456.000 680.772.000 1.372.720.000 1.778.832.000 2.134.941.000 2.944.352.000 14.504 24.833 17.235 28.960 12.934 81.466 18.527 18.841 24.950 36.443 28.073 38.204 11.895 22.195 18.981 39.492 34.918 28.496 23.262 39.761 36.274 35.059 40.973 29.830 29.480 33.910 36.081 2,09% 8,00% 1,59% 8,28% 2,02% 5,78% 9,71% 1,65% 1,25% 1,65% 7,67% 1,39% 2,22 7,71% 1,53% 8,43% 8,95% 6,87% 9,43% 7,77% 8,19% 1,63% 7,82% 8,10% 9,41% 8,94% 8,61% TOTALE 1.003.015.000 S e dopo la prossima pausa esti- va il costo del rifinanziamento italiano sarà ancora sopra il 5 per cento, il rischio di una in- voluzione della crisi sarà assolutamente marcato. Quindi, come dicono anche qualificati membri della Commissione europea, con una soglia di questo tipo, per tentare di contenere l’elevato costo del rifinanziamento (dell’immane debito pubblico italiano), dal prossimo autun- no si avranno o nuove manovre o richie- sta di aiuti (si veda il grafico del folle costo degli aiuti per la crisi europea dal 2010 in avanti e degli scompensi che si rilevano tra Pil paese, reddito disponibi- le pro capite e peso degli aiuti). Difficile immaginare la prima opzione (nuove manovre), giacché il sistema non regge e non reggerà. Dal 2008 sono ormai migliaia le aziende fallite (con un andamento statistico che purtroppo non mostra inversioni di tendenza) e sono centinaia di migliaia i posti di lavoro persi, senza contare il trend della cassa integrazione (in Italia tragicamente il co- sto del lavoro lordo rimane tra i più alti in Europa e il salario netto tra i più bassi). Nonostante tutto questo pare siano ve- ramente in pochi i referenti politici che hanno metabolizzato i risultati delle re- centi tornate elettorali, nelle quali è stato sancito e riconfermato, qualora ve ne fosse necessità, un ulteriore scollamento nei rapporti tra Stato e Paese ed una vera e propria spaccatura tra il mondo dei privi- legi (statali e parastatali) e quello dell’eco- nomia reale. Fino ad oggi il costo delle quattro manovre susseguitesi dal secondo semestre 2011 è stato così scaricato: 79,42% cittadinanza (contribuenti e pensionati); 19,88% re- gioni ed enti locali; 0,70% Stato centrale. A fronte di ciò, il processo di soppres- sione, ridimensionamento e/o accor- pamento di enti e uffici pubblici è stato assolutamente impercettibile, non un solo posto di lavoro nel settore della pubblica amministrazione è stato ogget- to di ripensamento (nessuna mobilità né ricollocazione ad altra funzione di maggiore utilità per la collettività) no- nostante la macroscopica inefficienza, molto distante da principi meritocratici, della macchina pubblica. Per creare consenso sociale, per esempio attorno all’Agenzia delle Entrate, che probabilmente farà il suo lavoro meno peggio di tante altre articolazioni dello Stato, serve, sicuramente una revisione della spesa complessiva dello Stato, in termini di alcuni punti percentuali sui circa 800 miliardi di euro, che consenta, con un risparmio di qualche decina di mi- liardi, di invertire il trend sulla pressione fiscale. Ma anche un’Agenzia delle Uscite con poteri esecutivi e coercitivi (rispetto a politica e pubblica amministrazione) almeno comparabili a quelli che lo Stato applica sui suoi cittadini contribuenti (www.governo.it/GovernoInforma/ spending_review/index.html). Il misero 5 per cento di risparmi sulle spese com- plessive dello stato corrisponderebbe a circa 40 miliardi di euro di disponibilità praticamente immediate.

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12MESIGIUGNO 2012

9OPINIONI

di ANTONIO PANIGALLI SPENDING REVIEW O AGENZIA DELLE USCITE…

Fonte: BCE (elaborazione interna)

rank MEMBRIUE

COSTO AIUTIin migliaia di €

dal 2010

PIL ANNUOin migliaia di $

2010

PIL PROCAPITEin $

2010

PIL/CONTRIBUTIpeso

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680.000

834.000

900.000

1.926.000

1.960.000

2.387.000

2.405.000

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97.066.000

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7,82%

8,10%

9,41%

8,94%

8,61%

TOTALE 1.003.015.000

S e dopo la prossima pausa esti-va il costo del rifinanziamento italiano sarà ancora sopra il 5 per cento, il rischio di una in-

voluzione della crisi sarà assolutamente marcato. Quindi, come dicono anche qualificati membri della Commissione europea, con una soglia di questo tipo, per tentare di contenere l’elevato costo del rifinanziamento (dell’immane debito pubblico italiano), dal prossimo autun-no si avranno o nuove manovre o richie-sta di aiuti (si veda il grafico del folle costo degli aiuti per la crisi europea dal

2010 in avanti e degli scompensi che si rilevano tra Pil paese, reddito disponibi-le pro capite e peso degli aiuti).Difficile immaginare la prima opzione (nuove manovre), giacché il sistema non regge e non reggerà. Dal 2008 sono ormai migliaia le aziende fallite (con un andamento statistico che purtroppo non mostra inversioni di tendenza) e sono centinaia di migliaia i posti di lavoro persi, senza contare il trend della cassa integrazione (in Italia tragicamente il co-sto del lavoro lordo rimane tra i più alti in Europa e il salario netto tra i più bassi).

Nonostante tutto questo pare siano ve-ramente in pochi i referenti politici che hanno metabolizzato i risultati delle re-centi tornate elettorali, nelle quali è stato sancito e riconfermato, qualora ve ne fosse necessità, un ulteriore scollamento nei rapporti tra Stato e Paese ed una vera e propria spaccatura tra il mondo dei privi-legi (statali e parastatali) e quello dell’eco-nomia reale. Fino ad oggi il costo delle quattro manovre susseguitesi dal secondo semestre 2011 è stato così scaricato: 79,42% cittadinanza (contribuenti e pensionati); 19,88% re-gioni ed enti locali; 0,70% Stato centrale.A fronte di ciò, il processo di soppres-sione, ridimensionamento e/o accor-pamento di enti e uffici pubblici è stato assolutamente impercettibile, non un solo posto di lavoro nel settore della pubblica amministrazione è stato ogget-to di ripensamento (nessuna mobilità né ricollocazione ad altra funzione di maggiore utilità per la collettività) no-nostante la macroscopica inefficienza, molto distante da principi meritocratici, della macchina pubblica. Per creare consenso sociale, per esempio attorno all’Agenzia delle Entrate, che probabilmente farà il suo lavoro meno peggio di tante altre articolazioni dello Stato, serve, sicuramente una revisione della spesa complessiva dello Stato, in termini di alcuni punti percentuali sui circa 800 miliardi di euro, che consenta, con un risparmio di qualche decina di mi-liardi, di invertire il trend sulla pressione fiscale. Ma anche un’Agenzia delle Uscite con poteri esecutivi e coercitivi (rispetto a politica e pubblica amministrazione) almeno comparabili a quelli che lo Stato applica sui suoi cittadini contribuenti (www.governo.it/GovernoInforma/spending_review/index.html). Il misero 5 per cento di risparmi sulle spese com-plessive dello stato corrisponderebbe a circa 40 miliardi di euro di disponibilità praticamente immediate.

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