12Mesi - BRESCIA - Dicembre 2011

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3 DODICI MESI // dicembre 2011

IN QUESTO NUmerO

Un Natale ricco di emozionidal 25 novembre al 31 dicembre 2011

Editoriale Opinioni Prodotto & mercato Ettore Lonati: Il male di questo paese si chiama burocrazia Graziana Campanato: Giustizia bresciana tra luci e ombre Fabio Fossati: La passione del basket Beppe Viselli: Mister Champagnone Strategia dimpresa Lavoro Bacheca Glocalizzazione: Si scrive Brescia si legge industria Emergenza sfratti: soluzioni in campo Pranzo per dieci in tempo di crisi Hinterland: Rezzato Centro storico: Brescia la bella addormentata Tu e il fisco Politica e societ Pelo e contropelo

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115 Brainstorm 116 In punta di spada 119 Centri massaggi orientali: meglio sapere che 123 Il treno dei sapori 127 Quando a Brescia cerano i Domenicani 128 Centrale del Latte: Avere 80 anni e non sentirli 131 BSNews.it/Il sondaggio: Sar un Natale al risparmio? 136 Essere donna per dirsi femmina, sempre 139 I ventanni della Carlo Marchini Onlus 142 Klezmorim: viaggio nel tempo con la musica Yiddish 145 L esercito dei single di ritorno 149 Qui & l 154 Gentile Farmacista 156 Specchio delle mie brame 159 Videoteca 160 successo

Mensile di attualit, economia, inchieste, opinioni e cultura da Brescia e dal mondo. Dicembre 2011 Anno III - Numero 11 Rivista mensile - 1,20 Viale Duca degli Abruzzi, 163 - 25124 Brescia tel 030.3758435 - fax 030.3758444 www.dodicimesi.com [email protected] Direttore Responsabile Giorgio Costa [email protected] Coordinamento Donatella Car [email protected] Hanno collaborato Alice Aimo, Eva Alessandri, Giovanni Altuni, Stefano Anzuinelli, Davide Bacca, Fiorenzo Bandirali, Luce Bellori, Livio Benassi, Esterino Benatti, Elizabeth Bertoli, Silvio Bettini, Paoloemilio Bonzio, Donatella Car, Alessandra Cascio, Lodovico Cherubini, Alessandro Cheula, Mario Conserva, Enrico Filippini, Bruno Forza, Lorenzo Frizza, Emanuela Gastaldi, Rolando Giambelli, Roberto Giulietti, Immanuel, Viola Ladi, Lucrezia Lombardi, Ferdinando Magnino, Sergio Masini, Enrico Mattinzoli, Cristina Minini, Fedele Morosi, Giorgio Olla, Antonio Panigalli, Irene Panighetti, Francesco Rastrelli, Libero Rosellini, Federico Rossi, Massimo Rossi, Emanuele Salvi, Salvatore Scandurra, Alessandra Tonizzo, Andrea Tortelli, Silvia Valentini.Questo periodico associato allUnione Stampa Periodica Italiana

DODICI MESI

MESI

Editore Edizioni 12 Srl Viale Duca degli Abruzzi, 163 - 25124 Brescia Registrazione Tribunale di Brescia n. 52 del 24/11/2008 Impaginazione Sales Solutions Srl Fotografie Archivio Sales Solutions, Umberto Favretto Agenzia Reporter, Rolando Giambelli Il Fotogramma, Patrick Merighi Brescia in Vetrina, Cristina Minini Stampa Tiber Spa - Brescia Pubblicit Sales Solutions Srl Viale Duca degli Abruzzi, 163 - 25124 Brescia tel 030.3758435 - fax 030.3758444 [email protected]

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DITORIALE

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Jan Palach e Piazza Tienanmen

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an Palach era un giovane studente iscritto alla Facolt di Filosofia dellUniversit Carlo di Praga. Jan assistette con interesse alla stagione riformista del suo paese, chiamata Primavera di Praga. Nel giro di pochi mesi, per, questesperienza fu repressa militarmente dalle truppe dellUnione Sovietica e degli altri paesi che aderivano al Patto di Varsavia. Nel tardo pomeriggio del 16 gennaio 1969 Jan Palach si rec in piazza San Venceslao, al centro di Praga, si ferm ai piedi della scalinata del Museo Nazionale, si cosparse il corpo di benzina e si appicc il fuoco. La protesta di piazza Tienanmen, a Pechino, fu una serie di dimostrazioni guidate da studenti, intellettuali e operai nella Repubblica Popolare Cinese tra il 15 aprile e il 4 giugno 1989. Simbolo della rivolta considerato il Rivoltoso Sconosciuto, uno studente che, da solo e completamente disarmato, si par davanti a una colonna di carri armati per fermarli. La protesta si verificata proprio nellanno in cui si sono rovesciati i regimi comunisti in Europa. Il 15 maggio 2011, in occasione delle elezioni amministrative spagnole, il movimento degli Indignados ha dato vita ad una larga mobilitazione di protesta pacifica dal basso contro il governo di fronte alla grave situazione economica in cui versa il Paese. Il movimento composto da cittadini in generale, disoccupati, casalinghe, immigrati, uniti dallo slogan: Noi non siamo marionette nelle mani di politici e banchieri. A cinque mesi di distanza, il 15 ottobre 2011, nel nome comune degli Indignados, decine di proteste hanno scosso il mondo intero, interessando gran parte delle capitali occidentali e molti centri asiatici. Il 21 ottobre scorso, un uomo di 42 anni dal

comunissimo cognome Wang, si dato fuoco sulla piazza Tienanmen. Bench un atto di protesta cos estremo suggerisca collegamenti con gli incidenti e la repressione del 1989, non sembra avere nulla a che fare con la politica. La Pubblica Sicurezza sostiene che luomo abbia voluto manifestare cos la sua contrariet per una causa civile persa. Casi simili accadono, nel contesto di demolizioni brutali di abitazioni o tra i questuanti che si vedono respinte dalle autorit lamentele contro torti subiti. Questi eventi, dalla straordinaria ricorrenza temporale quasi ventennale, hanno un filo comune che li unisce: la protesta del popolo, spesso con studenti in prima fila, contro i poteri forti. Ma se nel 69 e nell89 si lottava per la libert, i diritti civili, di pensiero, dinformazione e di libera circolazione, oggi le proteste avvengono per lo pi per motivi economici, per ottenere o non rinunciare a quelli che, tutto sommato, sono privilegi. Rispetto ai miliardi di persone che in tutti i continenti vivono sotto la soglia di sopravvivenza, senza diritto allacqua, alla salute, alla vita, noi che protestiamo siamo dei privilegiati. Anche se il benessere nostro e dei nostri figli, nel prossimo futuro, sar sicuramente meno roseo del nostro passato pi recente, avremo comunque una condizione immensamente migliore di quella dei nostri genitori, dei nostri nonni e bisnonni vissuti nella prima met del 900. Non dobbiamo certo ignorare o giustificare le tirannie e i potentati di ogni tipo, ma le rivendicazioni esclusivamente economiche, troppo spesso si sono trasformate in guerre che riducevano in macerie le civilt. Rendendo sempre pi ricchi i ricchi e sempre pi poveri i poveri. Giorgio CostaMESI 12dicembre 2011

Odi ANTONiO PANiGALLi

PINIONI

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sedici sUmmiT in VenTi mesima leUroPa brUcia

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ante sono le riunioni organizzate da parte di Unione Europea e BCE che hanno avuto ad oggetto il problema, allepoca embrionale assolutamente gestibile, della Grecia e di quello che ne consegue/conseguir, ma nulla, assolutamente nulla di significativo accaduto, anzi, la mancanza di una vera banca centrale (stile Fed negli USA) e di un vero e proprio autorevole governo Europeo (politico o come minimo economico), pi o meno federale, portano diritto verso gli espropri massificati delle singole sovranit popolari, destinate ad una capitolazione, magari fino a quando non si arriver al bond tedesco? (ammesso poi ci si fermi), ma con quale effetto? Intanto una delle solenni dichiarazioni fatte fin dalla grande crisi USA del 2008 e cio dare regole certe e stringenti al devastante modus operandi della incontrollabile finanza legata agli strumenti non convenzionali (es: derivati, vendite allo scoperto, credit swap, ecc.) utilizzati purtroppo, magari anche naked, verso le emissioni del debito sovrano dei paesi che di volta in volta entrano nella mira degli speculatori, non ha ancora avuto esiti di sorta se non delle dichiarazioni di intenti. Anche lUnione Europea, finalmente, sostiene di aver apprestato una apposita tabella di marcia per impostare una riforma della finanza selvaggia che dovrebbe essere composta ed approvata entro fine 2011 (meglio tardi che mai) per poi entrare effettivamente in vigore nei successivi sei mesi (se nel frattempo non saranno gi falliti la met dei paesi EU).

Sbagliare le analisi significa nella maggior parte dei casi sbagliare anche la diagnosi e di conseguenza la terapia e questo vale anche e soprattutto se si sbagliano i tempi di intervento, se questo lo si fa volutamente, il dolo, probabilmente correlato agli interessi dei big drivers (leggesi Germania e Francia) diventa veramente grave, anche perch alla fine rischia di travolgere i piccoli inermi stati della UE, ma anche le grandi potenze economiche se non larea euro nel suo complesso. Il crack finanziario di tre anni fa aveva fatto in modo che la comunit internazionale (un po tutti gli economisti e policy maker mondiali) facesse quadrato sulla necessit di regole, regole che dovevano, principalmente ma non solo, evitare la nascita di nuove bolle di speculazione selvaggia, riducendo la finanziarizzazione dei mercati e il potere delle private societ di rating. La crisi della Grecia e a questo punto anche quella di Spagna, Italia e degli altri paesi per ora e man mano contagiati, dimostra che nulla in questo senso stato fatto e che la crisi non si combatte con una spinta selvaggia alle privatizzazioni, che essendo condotte sotto la sferza della troika UE, Fmi e Bce potrebbero consistere in vere e proprie svendite di immensi patrimoni nazionali (la scorsa settimana un amico greco mi ha raccontato che di fatto la Grecia e tutte le sue propriet sono di fatto ipotecate in toto dalla Germania, loro la chiamano la guerra del Quarto Reich). Le privatizzazioni hanno senso e vanno sicuramente fatte solo in un ambito di regolamentazione e controllo di medio lungo periodo, altrimenti, allattuale stato di

valorizzazione delleconomia, come cercare di risolvere le cose con gli stessi strumenti che hanno messo in crisi il sistema stesso o come voler spegnere un incendio con un lanciafiamme senza mai uscire dal vortice della finanziarizzazione esasperata delleconomia. Pi i mercati sono aperti, pi, in assenza di regole rigide, densa linterconnessione ed facile il contagio. La libera circolazione dei capitali ne lesempio pi estremo ed emblematico, perch basta un clic sul tasto di un computer a New York per vedere un titolo, magari anche sovrano, che sale e scende su una borsa qualsiasi in giro per il mondo. Ma questo non vale per tutto il mondo. Lo dimostrano, come controprova, i casi importanti di immunit dal contagio che la Cina e lIndia hanno dimostrato nella recessione del 2008-2009. Questi nuovi giganti economici hanno una cosa in comune: ladesione solo parziale alla libert di movimento delle merci o dei capitali e la loro ferrea regolamentazione normativa e questo rende le loro economie di fatto vaccinate contro i disastri che la deregulation della esasperata finanziarizzazione economica produce nella globalizzazione. Italia ed UE, quindi, sono di fronte allennesimo bivio: o si modifica sostanzialmente il modello di sviluppo e si riduce progressivamente la finanziarizzazione delleconomia con un contestuale rilancio di una nuova industria sostenibile in grado di far ripartire i motori delleconomia stessa, oppure si resta in bala delluragano e con gli uragani non si scherza, prima o dopo si muore!MESI 12dicembre 2011

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oveva accadere e alla fine successo: sotto il peso di uno spread che ha superato quota 600 punti il governo Berlusconi caduto con grande risonanza; tutti i paesi occidentali, preoccupati che lItalia potesse portare lEuropa nel baratro, hanno seguito in diretta gli eventi di Montecitorio del 12 novembre. Una volta per fermare la democrazia si usavano i carri armati, ora si usa lo spread ha tuonato il giorno stesso Giuliano Ferrara dal palco del Teatro Manzoni di Milano, omettendo per di dire che lo spread sui titoli di stato non si utilizza, ma si determina, cos come il prezzo di qualsiasi altro bene, dallincontro tra domanda e offerta: se questultima fissa e costante, il nostro debito esiste, non siamo in grado di rimborsarlo ergo deve essere rifinanziato, non cos per la domanda, per sua natura volatile. In Italia finito lo show di Berlusconi ha scritto Alexander Stille sul Washington Post, sottolineando come lex Presidente del Consiglio abbia dominato la vita italiana per 17 anni giocando un sorprendente numero di ruoli: tycoon della tv, proprietario di una squadra di calcio, primo ministro, imputato, playboy internazionale. Sono posizioni queste, non le sole, che hanno in qualche modo voluto correlare o confutare il legame tra la figura del nostro ex Presidente del Consiglio e loperato del suo esecutivo allandamento dei mercati finanziari.

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Ma questo legame esiste? Se vero che alcune delle cause di fluttuazione accentuata dei tassi, afferendo alla sfera della credibilit ne sono riconducibili, esistono almeno due concause tecniche che con loperato del governo non hanno nulla a che vedere. Il tema valutario - Quando, per un motivo qualunque, la finanza esce da un investimento sul debito di uno stato sovrano denominato nella sua divisa, pensiamo per esempio ad operazioni finanziarie in sterline, il prezzo dei titoli scende e di conseguenza il loro rendimento sale. Se il maggior rendimento dei titoli non sufficiente per attrarre nuovi investitori, il mercato, che in quel momento detiene sterline, si sposter verso investimenti in altra valuta. Ci significa che vender sterline che conseguentemente si svaluteranno rispetto ad altre (per esempio al dollaro o alleuro). Leffetto congiunto della riduzione del prezzo dei titoli e della svalutazione della sterlina rispetto ad altre valute, genera un innalzamento di rendimento dei titoli sufficiente per attrarre nuovi capitali e riequilibrare gli spread. Ci non avviene in Italia che fa parte delleuro, quindi chi vende i nostri Btp si trova a disporre di denaro, euro appunto, che pu tranquillamente impiegare su investimenti alternativi ancora in euro, senza generarne svalutazione; va da se allora che il nostro Tesoro deve aumentarne i rendimenti per attrarre nuovi investitori. Le scelte di investimento degli investitori passivi - Il nostro debito, negli

ultimi anni, cresciuto molto poco sia in termini assoluti i nostri deficit sono stati minori di quelli di molti altri stati sia in termini relativi, ossia in rapporto al Pil. Secondo i conteggi di alcuni economisti, nel 2000 il nostro debito era pari al 40% circa dellintero debito pubblico dei paesi delleuro, oggi sceso al 20% circa. Gli investitori passivi - Fondi comuni di investimento, fondi pensione, assicurazioni, ecc., investono massicciamente comprando indici, ovvero panieri mixati di titoli composti da azioni e da obbligazioni, non singoli titoli. Chi, fra essi, volesse comprare il debito europeo, comprerebbe titoli secondo i pesi che il debito di ciascun paese esprime in rapporto al debito pubblico in euro complessivo: se il debito italiano fosse pari al 40% del debito europeo complessivo, un fondo pensione comprerebbe 40 euro di Btp su 100 euro investiti, se fosse il 20% ne comprerebbe per 20 euro. Crescendo quindi meno degli altri, il nostro debito ha visto ridurre il suo peso relativo negli indici delle obbligazioni in euro emesse dai vari Tesori quindi, proprio perch cresciuto meno di quello degli altri, comprato di meno dagli investitori passivi. Anche questo fattore frenandone la domanda, penalizza gli spread. Io non sono in grado di stabilire il peso di ciascuno di questi tre fattori, ma plausibile pensare che ognuno di essi non pu, da solo, pesare per il 100% sulla situazione in cui ci troviamo.MESI 12dicembre 2011

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si chiama bUrocraziano dei nomi storici della finanza bresciana pronto a lasciare la scena: Hopa, la finanziaria che ha orchestrato la madre di tutte le scalate, quella a Telecom Italia del 1999, tra qualche settimana chiuder i battenti. Lo scorso ottobre la bicameralina della finanza italiana, come era stata ribattezzata, stata incorporata in Mittel. Unoperazione accarezzata da tempo. Gi nel 2007 le due societ erano arrivate a un passo dalle nozze. Allora gli azionisti di Hopa vollero per sondare unaltra via, quella che portava alla finanziaria veneta Palladio. Non seMESI 12dicembre 2011

il male di QUesTo PaeseA colloquio con ettore Lonati, presidente dellomonimo Gruppo bresciano.

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di dAVide bAccA

ne fece nulla. Tocc quindi a Sopaf sedersi al tavolo, fino al ritorno di fiamma con Mittel. La societ di Giovanni Bazoli ha rilevato Hopa nel 2008, quando la holding bresciana, uscita con le ossa rotte dalle fallite scalate bancarie del 2005, era vicina al fallimento. Ora per arrivato il tempo di una vera fusione per incorporazione. Nel portafoglio di Hopa un patrimonio netto di 214 milioni a fine 2010 ci sono oggi quote di fondi di private equity e alcune importanti partecipazioni come quella nel Fashion District (vale a dire gli outlet di Valmontone, Mantova e Molfetta). Al termine delloperazione Mittel diventer una societ diversa ha spiegato nelle scorse settimane Bazoli che

potr essere vista molto meglio dagli investitori e dai mercati, sia perch avr una struttura semplificata, sia perch dal punto di vista patrimoniale Mittel diventer pi adatta per essere quotata in Borsa. Quanto ai rapporti con i nuovi soci, Bazoli ha assicurato che tutti andranno daccordo a cominciare dalle due anime bresciane: Ci sono gi tutte le basi perch questo flusso di nuovi azionisti diventi omogeneo con quelli precedenti ha spiegato il professore, che di fusioni eterogenee se ne intende (basti pensare a quella tra San Paolo e Cab). A garanzia di questo patto darmonia Bazoli ha citato il gruppo Lonati con cui, ha spiegato, ho personalmente un rapporto antico di amicizia e lavoro. proprio il gruppo Lona-

ti, oggi, a detenere il maggior numero di azioni di Hopa. In Mittel il peso dei re delle macchine per calzifici sar di oltre il 3 per cento. Il capofamiglia, Ettore, classe 1938, da sempre socio della finanziaria bresciana, di cui stato presidente in anni delicati. Lo abbiamo incontrato per parlare di Hopa, ma non solo. Dottor Lonati, con il tramonto di Hopa finisce unepoca? La storia di Hopa la conosciamo tutti. andata come andata. Ora abbiamo deciso di fare la fusione con Mittel e tutte le azioni della holding verranno concambiate. Poi, con la quotazione in Borsa, ciascun socio potr decidere cosa fare. Per quel che riguarda Mittel lintenzione del professor Bazoli rilanciare la societ, soprattutto sul territorio bresciano. In che modo? Finora Mittel stata una realt un po ingessata, poco dinamica: lidea che possa diventare una sponda importante per gli imprenditori bresciani. E oggi qual lesigenza pi sentita dagli imprenditori? Il credito. Purtroppo scontiamo da anni direi almeno da quando iniziata la crisi una stretta che non tende ad allentarsi. Anche imprese pi che solide hanno fatto crack spaventosi e cos le banche sono diventate pi attente nel prestare denaro. In questo modo si per creato un circolo vizioso: se lazienda gira, i soldi arrivano, se limpresa in difficolt, i cordoni della borsa di chiudono. Ma proprio in questultimo caso che il credito pi urgente. Insomma, vero il vecchio detto: Le banche ti chiudono lombrello quando piove. In questi anni sul tema si sono tentati accordi e si sono sperimentate soluzioni, anche da parte di molte istituzioni (Regione, Provincia, Camera di Commercio). Ma a quanto pare non bastano. Come se ne potrebbe uscire? Bisognerebbe dare un rating alle aziende. Non parlo di una semplice valutazione finanziaria, cosa che le banche gi fanno. Ma di unanalisi tecnica non solo sui bilanci di unimpresa, ma anche sulle sue potenzialit, sulla bont dei suoi progetti, sui suoi margini di crescita. Io credo che servirebbe un istituto intermedio, un team di tecnici in grado di fare una valutazione a 360 di una realt imprenditoriale.

17 Permettere la regolarizzazione del nero tramite lacquisto in contanti Quindi il male di questo Paese si chiama burocrazia? In buona parte s. La politica conta, ci di titoli di stato mancherebbe. Ma a Roma sono le strutsenza interessi. ture ad essere incartapecorite. Non si Ma da chi dovrebbe essere composto? Penso a una struttura indipendente che si dovrebbe interfacciare con le banche per valutare standing e piano industriale delle aziende. Credo che un ruolo fondamentale potrebbe essere giocato dallUniversit che potrebbe mettere a disposizione competenze e professionalit. In un tessuto economico come il nostro, fatto per lo pi da contoterzisti, sarebbe unoperazione ancora pi importante per monitorare landamento di alcuni settori. Si potrebbe partire dai filoni imprenditoriali in cui Brescia pi forte, lautomotive, la siderurgia, il meccanotessile ma anche il commercio. Per ora solo unidea, ma sarebbe importante riuscire a mettere a punto uno strumento di questo tipo. Oltre al credito, qual secondo lei la priorit che andrebbe affrontata per far ripartire il Paese? Creare lavoro. Soprattutto per i giovani. Come? Investendo nelle infrastrutture, che sono uno dei talloni dAchille dellItalia. Provate a mettere a confronto gli aeroporti italiani con quelli tedeschi, inglesi o francesi. Fanno pena. In Austria i camion sono spariti dalle strade, perch le merci viaggiano quasi tutte sui treni. Da noi ci sono colonne di tir che intasano le autostrade: servirebbero nuove infrastrutture ferroviarie, centri logistici e snodi di smistamento delle merci. Si libererebbero le strade e diminuirebbe linquinamento. Ventanni fa si parlava di fare un polo a Rezzato con le Ferrovie Svizzere, poi la burocrazia ha bloccato tutto. Ma gli esempi sono infiniti: la Costa Crociere voleva spendere 70 milioni per fare il suo terminal nel porto di Genova ma le lungaggini amministrative hanno fatto sfumare loperazione, il rigassificatore di Porto Empedocle aspetta da sei anni, Ikea sta scappando dalla Toscana... Non bisogna andare nemmeno troppo lontano, basta pensare alla nostra autostrada della Val Trompia, o al tunnel sotto la Maddalena. Opere di cui si discute da decenni e che non sono mai partite e forse non partiranno mai. Eppure darebbero slancio alleconomia e creerebbero posti di lavoro. riesce a cambiare nulla, e quando ci si riesce ci vogliono anni. Parlo di cose di buon senso, non di riforme epocali. Per esportare il tondino in Francia ci sono pratiche amministrative che durano anche un anno. Per fortuna ogni tanto arriva anche qualche buona notizia: il Parlamento ha approvato lo Statuto delle imprese, compreso lemendamento della senatrice Vicari che tutela le aziende impegnate nel garantire forniture con posa in opera. Anche queste e io penso allAlfa Acciai potranno beneficiare delle tutele previste dal Codice dei Contratti Pubblici potendo sospendere le forniture dinanzi a mancati pagamenti. Un altro problema quello dellevasione fiscale. Che secondo alcuni studi vale almeno un sesto del Pil. Senza dubbio. E le iniziative che si possono devono mettere in campo per contrastare il fenomeno sono numerose. Unidea utile potrebbe essere quella di consentire lacquisto dei titoli di Stato in contanti al valore nominale (100), annullando ovviamente linteresse che ne deriverebbe per 5 anni con, logicamente, lobbligo di non venderli per lo stesso periodo. In questo modo chi ha liquidit in nero avrebbe interesse a regolarizzarla, sostenendo le finanze del Paese in un momento di forte difficolt finanziaria. Mi rendo conto che si tratta di una proposta che far discutere, ma io la trovo interessante. E dovranno comunque essere i tecnici a dire se veramente fattibile. I capitali devono rientrare dallestero. Ma in questo scenario lei a un giovane consiglierebbe di lasciare il Paese? Mah, dico solo che in giro ci sono Paesi che offrono grandi opportunit, cosa che in Italia non accade. Penso alla Cina, che ha ottime scuole e Universit e che oramai la locomotiva economica del pianeta. Ma anche gli Stati Uniti e lAustralia sono posti che offrono ancora occasioni di crescita e sviluppo. Io un pensierino ce lo farei.... Commenta questo articolo su

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GiUsTizia brescianaintervista a Graziana campanato, presidente della corte di Appello di brescia.

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a giustizia bresciana non malata ma soffre ed a subirne le conseguenze sono i cittadini. Non un buon punto di partenza ma un dato di fatto, una situazione complessa che gli operatori della giustizia conoscono bene e che i cittadini, troppo spesso, subiscono. E se da un lato necessario denunciare le cause di questo stato delle cose, dallaltro occorre studiare nuove soluzioni perch i cittadini di questo distretto abbiano una buona risposta di giustizia. A scattare questa fotografia Graziana Campanato, la presidente della Corte dAppello di Brescia che, per i non addetti ai lavori, guida, dirige e coordina da circa un anno i giudici che lavorano negli uffici giudiziari del distretto che comprende Brescia, Bergamo, Mantova, Cremona e Crema. Un territorio con una popolazione che supera i tre milioni, con quasi 250mila imprese che danno occupazione a oltre 1 milione di addetti ma con un rapporto giudice/abitanti tra i pi penalizzati dItalia. Ancora una volta si costretti a ricordare come la Corte dAppello di Brescia e il Tribunale abbiano un organico, di magistrati e di personale amministrativo, insufficiente a svolgere i processi. Non riusciamo ad assorbire i flussi delle nuove cause (oltre 135mila lanno) e ogni anno sono pi di mille quelle a cui non riusciamo a dare risposte (sentenze), che si aggiungono alle olre 100mila cause civili pendenti nei vari uffici del distretto (Corte dAppello, Tribunali e Giudici di Pace). Per la sola Corte dAp-

pello aggiunge la presidente sono 11mila le cause pendenti e crescono di 3.000 lanno. importante anche ricordare che il legislatore ha continuato ad ampliare le competenze della Corte

in materia civile (Consob, tutela della concorrenza, diritto familiare, diritto fallimentare) spesso chiamata ad essere giudice di primo grado. Dovrebbe essere anche ripensato il sistema delle

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impugnazioni nel settore penale che di fatto porta allattenzione della Corte un numero insostenibile di cause il cui esito spesso la prescrizione. Il risultato quasi scontato: gravi ritardi nella risposta di giustizia. Eppure, proprio a Brescia, la situazione non tra le peggiori visto che i tempi medi per arrivare a sentenza sono quattro anni che si riducono a pochi mesi per i processi che riguardano la famiglia (separazioni e divorzi), i minori, i fallimenti e il lavoro che sono stati individuati come priorit. Stiamo lavorando al massimo del limite umano sottolinea Graziana Campanato e, dati alla mano, Brescia supera ampiamente il numero congruo di cause sentenziate. La Presidente proprio non ci sta: Chi vuole dipingere una magistratura con scarsa laboriosit dei suoi magistrati non conosce la realt. Qui tutti lavorano con straordinario impegno, senza guardare agli orari o ai carichi di lavoro, cercando di sopperire alla ormai cronica insufficienza degli organici. E se linformatizzazione degli uffici giudiziari sar una delle risposte per risolvere alcuni dei problemi, la Presidente ricorda che ad oggi siamo ancora nel guado, si pu e si deve andare avanti ma non bisogna dimenticare che ancora presente il cartaceo e che ci vorr ancora tempo per essere a regime. Di certo anche linformatizzazione ha bisogno di personale e un ingegnere gestionale in prestito dallUniversit non certo sufficiente. La Campanato, forse anche per i 44 anni passati in magistratura, ha le idee chiare: Negli ultimi venti anni sono state fatte tante leggi ma nessuna vera riforma del

La Corte dAppello di Brescia e il Tribunale hanno un organico insufficiente a svolgere i processi.sistema giudiziario italiano. I tagli alla spesa hanno comportato, anzich una ragionata rinuncia al superfluo, la riduzione del personale amministrativo, senza una giustificata compensazione attraverso sistemi di snellimento delle procedure. Non cerca parole mediate dal ruolo e va diritta al problema: Occorre una radicale modifica del processo troppo ricco di passaggi, prevedendo la riduzione dei gradi di giudizio. Il nostro un sistema molto garantista e questo favorisce i ritardi delle sentenze definitive raggiungendo esattamente lobiettivo opposto: quello di non avere giustizia in tempi rapidi. Il vero rimedio la semplificazione delle procedure. Quindi una ricerca dellequilibrio tra le esigenze di garanzia e la necessit, altrettanto imprescindibile, di assicurare al cittadino che il processo abbia una durata ragionevole. E un duplice intervento: da un lato un lavoro legislativo compito del parlamento e dallaltro un adeguamento del numero dei giudici in servizio e in Italia ne mancano 1300. E da rivedere, a questo proposito, sono le procedure di accesso alla magistratura: I grandi numeri dei partecipanti ai concorsi per diventare magistrato di certo non aiutano, non consentono buone scelte. Si dovrebbe puntare molto sulla formazione dei nuovi magistrati favorendo un accesso serio, con esami difficili, alle scuole di formazione propedeutiche al concorso, altrimenti ci sono risorse che rischiano di andare disperse. E immancabile ci si ritrova a parlare di meritocrazia. I Giovani sono preparati ma per valorizzarli si dovrebbero prevedere concorsi strutturati in modo diverso. Per quanto riguarda gli avanzamenti di

Per la sola Corte dAppello sono 11mila le cause pendenti e crescono di 3.000 lanno.MESI 12dicembre 2011

carriera, anche in questo caso si corre il rischio di cadere nei soliti luoghi comuni. Un magistrato, nel corso della sua vita lavorativa, soggetto a sette valutazioni e il principio dellanzianit ormai residuale. Il vero problema che i criteri di giudizio non sono stati definiti in modo oggettivo e obbiettivo. Magistrati pi preparati anche ricorrendo a carriere separate tra chi indaga e chi giudica? una questione ideologica. Personalmente non credo che un magistrato si debba trasformare in un super poliziotto e che un pm (pubblico ministero) deve conoscere la terziet del giudizio. In questo modo si favorisce un travaso di conoscenze che pu essere utile al sistema. Dal punto di vista pratico, non si risolverebbe nessun problema legato alla gestione della giustizia. Non usa mezzi termini la presidente della Corte di Appello di Brescia, ma la schiettezza che la caratterizza nellanalisi delle cause della situazione attuale paragonabile alla tenacia dimostrata nel superamento delle difficolt. Ed a questo proposito chiede la collaborazione di tutti: agli avvocati pi responsabilit nel non presentare ricorsi che si sa in partenza che saranno ritenuti inammissibili; ai magistrati che non si lascino sopraffare dal senso di frustrazione; al personale amministrativo che continui a dimostrare la volont di miglioramento; agli enti locali e alle istituzioni perch proseguano nello sforzo di fronteggiare i problemi operativi della giustizia. Ma un impegno viene chiesto anche ai cittadini che devono continuare a servirsi della giustizia ricordandosi che ai diritti si accompagnano sempre anche i doveri. Di certo svilire la magistratura non serve. Una buona giustizia non un concetto astratto conclude la presidente Campanato ma una garanzia concreta dei diritti dei cittadini, che riafferma i principi della civile convivenza ed estende i suoi effetti ad ogni aspetto della vita di un territorio: da quello del rispetto delle regole a quello delle condizioni di sviluppo e del benessere economico. Commenta questo articolo su

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la Passione del

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Fabio Fossati, bresciano da oltre trentanni, ha viaggiato in giro per il mondo come coach. Oggi allenatore della nazionale del camerun di basket.di brUNO FOrZA

n campetto di periferia, un canestro con la rete metallica e un ragazzino con una felpa abbondante che prova un tiro in sospensione sognando di atterrare sui luccicanti parquet del grande basket. La scena madre del film di Fabio Fossati non diversa da quelle di tante pellicole made in Hollywood. Basta cambiare qualche piccolo dettaglio sostituendo il tipico sobborgo newyorkese con loratorio di Lissone. La sostanza, comunque, resta la stessa: tanta passione da buttare dentro a un sogno. Chiudevo gli occhi e immaginavo di giocare nelle arene pi importanti racconta Fossati e alla fine ci sono riuscito puntando tutto su passione e allenamento. Sognare importante. Insegnante di educazione fisica e relatore dellUniversit statale di Brescia sulle tematiche comunicative connesse allo sport, Fossati lallenatore della nazionale del Camerun di basket e ha lavorato come coach in varie parti del mondo. Il suo destino era proprio sotto canestro. Assolutamente s. Mio padre aveva un mobilificio ed ero lunico che poteva portare avanti lazienda ma il basket era la mia vita e quando andato in pensione ha dovuto chiudere.

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Scelta obbligata o scelta damore? Quando partii per Roma (prima avventura in serie A, ndr.) avevo ventanni e i miei genitori piansero. Tutte le volte che tornavo a casa mio padre mi chiedeva comera possibile che la mia vita potesse dipendere dal fatto che una palla entrasse o meno in un canestro. Io rispondevo che lui mi aveva permesso di fare ci che amavo e che questo il regalo pi bello che un padre possa fare a un figlio. Lo stesso vale oggi per mia moglie. Sa che ho sempre la valigia pronta ma mi sostiene in ogni mia scelta anche se difficile. Da giocatore ha indossato le maglie di Roma, Bergamo, Brescia, Udine e Napoli. Qual stata la citt che le ha dato di pi? Roma una seconda casa. L sono diventato uomo e giocatore, ma il mio punto di riferimento Brescia. Da atleta ho vissuto stagioni memorabili e oggi la mia citt. In quegli anni il basket bresciano tocc il suo apice. Eravamo la realt sportiva pi importante, ancora pi del calcio. Se ci avessimo creduto un po di pi forse avremmo potuto vincere lo scudetto. Qual il coach al quale deve di pi? Il primo: Pierangelo Trabattoni dellAurora Brolo Desio. Mi veniva a prendere a casa e mi portava allallenamento. Ero un ragazzino e mi ha reso consapevole delle mie potenzialit. Poi

ci sono stati Bianchini, Sales e Taurisano, grandi allenatori. Realizzato il desiderio chiamato serie A, quanto ha sognato la Nazionale? Lho sognata da morire, ma nei momenti migliori della mia carriera avevo davanti due marziani come Caglieris e Marzorati. Da allenatore, invece, il cruccio che non riesco a togliermi dalla testa. Eppure me la sarei meritata. Veniamo alla svolta della sua carriera da allenatore: il passaggio dal maschile al femminile. Ero senza squadra e ricevetti una proposta. Si trattava di una sfida avvincente. Accettai e la mia carriera cambi diventando vincente. Come fu lapproccio con le donne? Lessi parecchi libri di psicologia femminile, ma non servirono perch decisi di allenare le donne come gli uomini. Ho grande rispetto per loro. Hanno unenergia enorme, non a caso tutti gli uragani hanno nomi femminili. La prima grande squadra che ha allenato stata Como. Quando mi chiamarono pensai che avessero sbagliato numero. Le giocatrici spesso parlavano dei loro successi e io gli chiesi cosa volesse dire vincere. Mi risposero che una sensazione che dura un attimo, ma in quel momento ti senti il re del mondo. proprio cos. Un attimo che vale ogni goccia di sudore.

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Da Como a Mosca. stato il primo allenatore italiano a guidare una formazione sovietica. Unesperienza fantastica. La Dinamo era la squadra del Kgb e si sentiva. Avevo uno staff di 30 persone e giocavamo di fronte a un sacco di militari. Quellanno arriv un bronzo europeo in Fiba Cup, lEuropa League del basket. Giocammo la final four a Istanbul e perdemmo la semifinale con S. Pietroburgo per soli tre punti, ma la gente era al settimo cielo. Non scorder mai la loro incredibile sala dei trofei. Come mai decise di lasciare una societ del genere? Per la mia devozione alle sfide. A Mosca andava tutto bene: rinnovo contrattuale e campagna acquisti di primordine. Avevo anche trovato una sistemazione per mia moglie e mia figlia. Per? Mi chiam il general manager di Schio dicendo: qui hanno fallito tutti, non vinciamo da 17 anni. Se vuoi provare questa sfida... La mia vita sempre stata una sfida e quella parola stata decisiva, ma liberarmi dalla Dinamo stato difficile. Eppure a Mosca hanno conservato un ricordo splendido di coach Fossati. Pensavo che il mio tradimento avesse generato in loro un rancore pi che giustificato, invece quando sono tornato in Russia per una trasferta di Eurolega accadde un episodio commovente. Sceso dal pullman trovai il mio staff schierato sullattenti. Mi dissero: buongiorno signor Fabio. Un ricordo bellissimo. La scommessa Schio, comunque, stata stravinta. Sono arrivati due scudetti di fila, ma a volte mi chiedo come sarebbe stato andare avanti con la Dinamo. Forse avremmo vinto perfino lEurolega. Dopo Schio una parentesi in Svizzera, porta di accesso per lAfrica. Una giocatrice mi propose alla sua federazione e sono diventato il commissario tecnico del Camerun, che si trova intorno al 40 posto nel ranking Fiba. Anche qui torna il concetto di sfida, perch in cinque anni avevano cambiato sei allenatori. Qual laspetto pi difficile di questo incarico?MESI 12dicembre 2011

Scontrarsi con una mentalit diversa. Hanno grandi potenziali, ma ci sono altri ritmi e mancano programmazione e metodo, poi c discriminazione nei confronti delle donne. Le atlete hanno determinazione, ma il sistema demotivante per loro. Ci racconti qualche aneddoto. Una volta si allagato il palazzo dello sport. Per risolvere la situazione ci volevano tempi biblici, cos ci siamo dovuti allenare allaperto sotto lacqua. Per loro non era un problema. La loro risposta ad ogni mio stimolo era: yes sir. Ai Giochi panafricani e alle Qualificazioni olimpiche ha ottenuto i migliori risultati dal 1984 (ottavo e sesto posto), ma sport a parte allenare il Camerun le ha aperto un nuovo mondo. Sono stato a cena con Etoo. In Camerun il numero uno. Lui e la sua corte dei miracoli hanno tutte le porte aperte. Poi ho frequentato missionari e ragazzi del posto. Persone fantastiche. Ho conosciuto anche un romano di Medici

I trofeI dI fossatI 3scudetti-(PoolComense; FamilaSchio;FamilaSchio) 1coppaItalia-(FamilaSchio) 4Supercoppeitaliane (PoolComense;PoolComense; FamilaSchio;FamilaSchio) 1Supercopparussa (DinamoMosca) 1bronzoFibaCup (DinamoMosca) Allenatoredellanno2002 Allenatoredellanno2005

senza frontiere che 4-5 anni fa fu sequestrato in Afghanistan. Poi Alfonso Zanetti, proprietario di un ristorante magnifico che soffre in maniera cronica di mal dAfrica. Avr sicuramente incontrato anche povert e sofferenza. Purtroppo s, ma anche in quelle situazioni i sorrisi non mancano. La cosa pi triste lho vista nei pressi di una discarica in Mozambico. Cera gente immersa nellimmondizia fino allombelico. Il Camerun ha grandi risorse, ma domina la corruzione e i potenti si spartiscono la torta. La cosa pi bella dellAfrica invece sono i bambini. Il suo futuro ancora in Camerun? Vorrei mettere insieme le migliori giocatrici allenandoci in Europa e mostrare a queste ragazze una realt differente. Ho detto loro che potrebbero essere il simbolo della rinascita delle donne del loro paese. Chi sono le migliori giocatrici che ha allenato? Viviana Ballabio e Jurgita Streimikyte. La prima mi ha insegnato a vincere, la seconda mi commuove perch ha costruito la sua grande carriera con il lavoro duro. Che idea si fatto dello sciopero Nba? Sono daccordo con Obama: uno sciopero di milionari. Non morale perch in ballo non ci sono diritti e ci rimettono solo persone modeste che lavorano intorno a questi eventi. Qual , oggi, il suo sogno nel cassetto. Da uomo aiutare chi vive in povert. Da allenatore le Olimpiadi, magari sulla panchina di una nazionale europea. Sarebbe la sfida pi bella.

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chamPaGnonebeppe Viselli, settantanni da banconiere volante. Una icona della brescianit e una vita dietro il bancone, cominciata sotto le bombe nel 1943 e tuttora in corso con il figlio roberto e la moglie dolores, suoi sodali collaboratori al bar Viselli di Via Tosio.

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di ALeSSANdrO cheULA

sserva il mondo dietro il bancone da quasi sette decenni, un osservatorio privilegiato da dove ha visto passare tutta la Brescia del dopoguerra, dal miracolo economico degli anni Cinquanta e Sessanta alla grande crisi degli anni 2000. Non ama definirsi barista n barman n cameriere ma banconiere. Anzi, banconiere volante, come lo chiamavano un tempo per la sua disponibilit personale e versatilit professionale. Banconiere e, aggiungiamo noi, intrattenitore (entertainer, si dice oggi). Un autentico attore caratterista. Se Fellini lavesse conosciuto lavrebbe scritturato per una parte nei suoi capolavori onirici tipo Otto e mezzo o Amarcord, o per il ruolo di barman nello struggente Ginger e Fred. E pure Mario Monicelli, se pas-

sando da Brescia lavesse visto allopera, gli avrebbe affidato uno dei personaggi dellindimenticabile Amici miei. Se negli anni Sessanta fosse andato a Cinecitt sarebbe diventato un campione della tuttora insuperata commedia allitaliana, il genere che dopo il neorealismo ha fatto scuola nel mondo. Ma anche senza Fellini o Monicelli il nostro Beppe Viselli, classe 1931, un personaggio della brescianit lo diventato comunque, al pari di tanti altri blasonati protagonisti quali Bruno Boni o Pino Beretta o Benedetti Michelangeli, suoi simpatizzanti estimatori. Viselli uno di quei personaggi locali che, dal versante della propria specifica professionalit, hanno contribuito a fare limmagine e la cronaca della citt in questo lungo dopoguerra. Unimmagine talmente unica e una cronaca talmente ricca da poter passare anche alla storia, sia pure minore, ma sempre

storia. Per il semplice fatto che, come dice lui, li ho visti passare tutti. Tutti chi? Tutti i grandi personaggi dello spettacolo e del glorioso avanspettacolo, non solo italiani: da Gary Cooper ad Alberto Sordi, da Walter Chiari a Wanda Osiris, da Renato Rascel a Carlo Dapporto. Talmente personaggio, Viselli, da essere precocemente citato, gi al tempo della scuola elementare, ne Il sigillo del sangue, il libro di Emiliano Rinaldini (partigiano e martire delle Fiamme Verdi trucidato pochi giorni prima della Liberazione) di cui alla Tito Speri fu impunito ma rispettoso alunno (un discolo, come si diceva allora). Beppe uno stregone dellaperitivo, uno sciamano del cocktail cui linnata simpatia, una sapiente mimica e un leggero tic aggiungono il tocco di una accattivante civetteria e di una consumata bonoma, talmente riuscite da sembrare studiate. Sempre esuberante e scop-

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piettante ma mai invadente o straripante, in quanto sempre attento a stare al proprio posto senza superare il limite imposto dal fair play (savoir faire, come si diceva al tempo in cui eravamo ancora francofoni). E soprattutto mai incerto o esitante poich al cliente, come dice lui, bisogna sempre dare certezza nei gusti e sicurezza nelle scelte. Il tutto condito da una contagiosa disponibilit ed una naturale cordialit, che non mai ossequiosa condiscendenza o servile acquiescenza ma convincente abilit e coinvolgente affabilit. Quando ha cominciato il suo lavoro? A dire la verit questo lavoro non era il mio lavoro, lho fatto perch non sapevo fare altro. A dodici anni lavoravo sotto le bombe durante loccupazione tedesca. Al mattino andavo a scuola, dove terminavo le lezioni portando la cartella al maestro Rinaldini fino alluscita, cosa che allora era considerata un onore; al pomeriggio andavo a servire i clienti. Ho cominciato nel 1943 con i gerarchi della Wermacht nel comando di via Oriani: ricordo ancora i bombardamenti del 44 e 45, le case crollate e le macerie del centro storico, i morti e le sirene antiaeree. E come lo ha iniziato? Una cosa ho capito subito: il locale dovevo comandarlo io. E per far questo occorreva avere in pungo il cliente, conquistarlo e intrattenerlo col sorriso sempre pronto. Per questo ero diventato il banconiere volante, perch mi chiamavano dappertutto, al Savini in Galleria o alla Fiera campionaria di Milano. Ho fatto passare tutti i locali della vecchia Brescia, dallhotel Gallo allhotel Vittoria, dallalbergo Italia allalbergo Brescia. Al Ridotto del teatro Grande avr fatto almeno un centinaio di presenze tra opere, concerti e commedie. E ho visto passare tutti, a cominciare da Gary Cooper che stava ore a contemplare il Garda dalla veranda dellhotel Terme di Sirmione, per continuare poi con Walter Chiari, il pi cordiale e simpatico di tutti, o Virna Lisi, bellissima, di cui ricordo la bignolata ancora surgelata che tagliammo col martello servita in tavola a lei e al marito, larchitetto romano Pesci, in casa di un noto geometra eMESI 12dicembre 2011

immobiliarista bresciano mio coetaneo, ancor oggi sulla cresta dellonda. Erano i tempi del miracolo economico, di cui Brescia stata una delle capitali, non cos? Certo, per la prima volta osservavo i miei amici, quelli che avevano visto la guerra come me, lavorare, guadagnare e spendere i primi soldi al bar Maffio, al Crystal, al Moka Rex o al Rimbalzello di Barbarano, al Savoy o al Grand Hotel di Gardone, locali che allora erano i must dei geometri ruspanti e degli imprenditori rampanti. Il centro di Brescia allora era pi frequentato del sentierone di Bergamo e di piazza Br a Verona. Il primo esercizio che aprii in proprio fu nel 1960 il Gin bar di via Mazzini, cui seguirono lOsteria del Gas di via Moretto nel 73, il caff Viselli in via Trieste accanto allUniversit e infine il bar Viselli di via Tosio, dove lavoro tuttora con mia moglie Dolores e mio figlio Roberto. Il bar dove viene servito il famoso champagnone, aperitivo che ricorda le bibitone degli anni ruggenti? S, una bevanda brevettata, un cocktail unico, una formula segreta come la Coca-Cola, se mi concesso, con un rapporto qualit-prezzo ottimale in quanto adatto a quasi tutte le tasche e gradito a tutti, turisti esteri compresi che quando passano da Brescia mi fanno le congratulazioni: il nostro cavallo di battaglia, ma non lo servo a tutti, nel senso che i giovanissimi non sono ammessi nel mio locale e ai giovani consento di accedere ma non di eccedere. Aneddoti e accadimenti particolari della sua vita?

ciascuno di noi al bar pu essere qualcuno anche se nel mondo nessuno, ecco il fascino intramontabile del bar.

Tanti, dato il lavoro che faccio a contatto con molta gente, anche se non riesco a ricordarli tutti, come Lando Buzzanca, Delia Scala, Wanda Osiris, la coppia Mondaini-Vianello, Adriano Celentano allinizio della carriera o il mitico Quartetto Cetra. Ricordo il ristorante al Teatro e Domenico Modugno interprete del Rugantino con Ornella Vanoni rammento Arturo Benedetti Michelangeli, al tempo dellultimo concerto dato a Brescia prima di ritirarsi a Lugano, farmi i complimenti per il caff freddo servitogli insieme a Piergiuseppe Beretta, Morandi e Agostino Orizio mi sovviene una calda domenica di agosto del 1968 quando al Gin bar servii una mia bibitona a uno spaesato Maximillian Schell di passaggio a Brescia mi torna in mente ancor oggi un timido e taciturno Fausto Coppi mangiare solo e silenzioso allalbergo Brescia tra una tappa e laltra del Giro dItalia. Il mondo visto dietro il banco o il fascino del bar? Certo un mondo pi vero di quello visto davanti al banco, e meno vero del mondo visto da sotto il banco, ma un mondo pi allegro poich al bar si va per stare in compagnia e per trovarsi tra amici in allegria, basti pensare a tutti i film, le canzoni, le commedie, i racconti e i libri dedicati al bar, microcosmo dellumanit pi varia, arena dove ognuno pu diventare un personaggio anche se la vita non lha premiato e il destino non lha gratificato. Insomma, ciascuno di noi al bar pu essere qualcuno anche se nel mondo nessuno, ecco il fascino intramontabile del bar, uno dei pochi posti veramente popolari ed egualitari, dove ogni persona pu trovare un momento di relax e lasciare i propri problemi fuori dalla porta. Come Beppe Viselli, che senza il bar sarebbe rimasto una brava persona, ma con il bar diventato anche un personaggio? Ammesso e non concesso che lo sia, ringrazio per il personaggio ma mi basta essere una vera persona, nella speranza, non ancora realizzata nonostante la mia veneranda et, di poter diventare una bella persona: ma questo, ammesso che sia possibile, saranno gli altri a dirlo.

Rdi mAriO cONSerVA

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STRATEGIA DIMPRESAi TraTTaTi eUroPei di libero scambiooPPorTUniT ma anche minacce

li accordi commerciali dellUnione Europea costituiscono uno strumento fondamentale per sviluppare le relazioni economiche, sociali e politiche con il resto del mondo, e sono in genere vincolanti per la Comunit e per gli Stati membri, impegnando la loro responsabilit a livello internazionale. Tra i pi importanti accordi internazionali di questo tipo conclusi in materia di politica doganale e commerciale ricordiamo quello per lOrganizzazione mondiale del commercio (Omc o Wto) e quelli multilaterali conseguenti, come il Gatt del 1994 sulle tariffe doganali e il commercio, quello sugli scambi di servizi (Gats), e quello relativo ai diritti di propriet intellettuale attinenti al commercio (Trips). Laccordo commerciale di libero scambio (Fta-Free Trade Agreement), siglato recentemente tra lUE e la Repubblica di Corea del Sud, rappresenta uno tra i primi esempi di una nuova generazione di iniziative su questa materia, inquadrate nel contesto del progetto Europa Globale del 2007, impostate su solide basi economiche e molto concentrate sulla liberalizzazione dei mercati, con una visione ben pi ampia di quanto previsto ad esempio nellambito del Wto. Per contestualizzare i termini di questo accordo, si ricorda che nel 2009 il commercio di beni tra UE e Corea ha

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raggiunto circa 54 miliardi di euro, con lUE in una posizione di sostanziale disavanzo. In settori come prodotti chimici e farmaceutici, autoricambi, macchine industriali, scarpe, attrezzature sanitarie, metalli ferrosi e non ferrosi, cuoio e pellami, legno, ceramica e vetro, lUE gode di una notevole eccedenza commerciale; nel settore agricolo la Corea complessivamente uno dei pi importanti mercati desportazione dellEuropa, con vendite annue superiori a 1 miliardo di euro; nel settore dei servizi, infine, lUE registra uneccedenza pari a 3,4 miliardi di euro, avendo nel 2008 esportato in Corea per 7,8 miliardi e importato per 4,4 miliardi. In termini tariffari, entro 5 anni dallentrata in vigore di questo accordo UE e Corea dovranno abbattere pressoch totalmente i dazi per prodotti sia industriali che agricoli e si impegnano ad eliminare i maggiori ostacoli tariffari che le imprese si trovano ad affrontare in campo commerciale, in particolare nei settori delle autovetture, dellelettronica e dei prodotti farmaceutici. Secondo gli analisti, laccordo dovrebbe portare ad un raddoppio del volume degli scambi bilaterali tra UE e Corea del Sud nellarco dei prossimi 20 anni, consentendo alleconomia dellUE di lanciare nuovi commerci di beni e servizi per un controvalore intorno a 20 miliardi di euro, con significativi passi in avanti nel campo della propriet intellettuale e dello sviluppo sostenibile.

Tutto bene, quindi, ma le cose non sono poi cos semplici perch esistono comparti molto importanti per il nostro sistema manifatturiero, come quello dei metalli non ferrosi e della filiera dellalluminio in particolare, gravemente penalizzati da accordi di questo tipo; occorre infatti considerare che lazzeramento dei dazi su semilavorati, componenti e prodotti finiti in alluminio, a causa dellesistenza in UE di un dazio sul metallo grezzo che comporta un costo di questa materia prima superiore rispetto a tutto il resto del mondo, spalanca in realt le porte alle produzioni della filiera di un paese come la Corea che vanta un sistema manifatturiero di primordine e gi, anche senza laiuto di accordi di libero scambio, molto competitivo. poi ancora pi preoccupante il fatto che siano allo studio da parte della Commissione Europea accordi dello stesso tipo con altri paesi, ad esempio lUcraina, non meno aggressiva della Corea ma molto pi vicina allEuropa e pi temibile commercialmente per il nostro settore manifatturiero. Va bene battersi per la liberalizzazione dei mercati, ma non dimentichiamoci prima di tutto di assicurare alle aziende europee pari condizioni competitive, per evitare che il libero scambio sia invece loccasione di perdita di posti di lavoro ed ulteriore ostacolo alla crescita.MESI 12dicembre 2011

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unione fa la forza, sostiene un vecchio adagio. Un concetto semplice, ma rimasto a lungo inesplorato come fonte di profitto e modalit di business. Al contrario, andato affermandosi il concetto di concorrenza in un contesto quello del libero mercato in cui spesso il pi forte mangia il pi debole. Come nellevoluzione della specie, per un meccanismo ineluttabile. Oggi invece si parla di unione come un modo per far fronte alla crisi: facendo rete. Le cronache ci dicono che le esperienze si stanno moltiplicando, ma il fenomeno non ancora sistematico. Eppure, fare rete potrebbe essere un approccio vincente, soprattutto per le piccole e medie imprese, che potrebbero raggiungere cos la massa critica da spendere in ogni occasione necessaria: mettere in comune il proprio sapere e il proprio saper fare intorno a unidea, un progetto, un approccio condiviso, e presentarsi alle banche per ottenere un finanziamento, trattare con i fornitori per spuntare costi ridotti delle materie prime, interfacciarsi con mercati, soprattutto internazionali, altrimenti irraggiungibili per chi ha poche risorse economiche da investire, o non possiede ancora il bagaglio di competenze tecniche e manageriali per essere competitivi, di solito appannaggio delle grosse aziende. Una via che forse pochi stanno percorrendo perch farlo richiede in primo luogo la volont di andare oltre vecchi modelli di riferimento, mettendo in gioco un valore fondamentale: la fiducia nelle competenze e abilit altrui. Cosa occorre per far funzionare una rete? Innanzi tutto ricordare che una rete di imprese implica una rete di rap-

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porti, con le ripercussioni che questo comporta sul modo di strutturarsi di unorganizzazione e sulla messa in gioco delle abilit dei singoli individui. Occorre che sia presente un progetto molto chiaro di governance, con una leadership diffusa e condivisa, non necessariamente nelle mani di uno, molto pi spesso nelle mani di molti, che sappiano gestire le competenze in modo che ciascun nodo della rete contribuisca al meglio delle proprie potenzialit, mettendo a disposizione del gruppo le proprie peculiari abilit, perch il criterio competitivo sia uno e uno solo: leccellenza. Occorre che gli obiettivi siano definiti, dichiarati e condivisi. La rete predilige logiche sinergiche, e questo potrebbe richiedere uno sforzo di adattamento alle organizzazioni abituate ad operare invece per logiche gerarchiche. Subito dopo la fiducia, la flessibilit dunque dobbligo. Linstaurarsi di una rete potrebbe richiedere la presenza di manager dedicati a sovraintendere ai processi trasversali, ma laddove questo non si rendesse necessario, dovr essere lintera struttura ad adeguarsi. Il concetto di rete richiede un ripensamento del concetto di concorrenza, con un ritorno al suo significato originario, dal latino cum petere, cercare con: un progetto di ricerca comune e condiviso. Non pi il concetto di nemico alle porte da cui difendersi, dunque, ma qualcuno con cui intraprendere non solo per il proprio personale profitto, ma a beneficio di un gruppo, di un territorio, del bene comune. Beneficiandone come singoli in quanto parti di un tutto. La condivisione delle informazioni strategica. Le infrastrutture informatiche lasciano intravedere nuove modalit

di gestione e diffusione della conoscenza, mettono in luce capacit di comunicazione di unorganizzazione e dei singoli individui. Ai singoli professionisti si richiede lapertura mentale necessaria a superare lindividualismo che ha condotto allaffermazione di modelli di successo personale: imparare a crescere aprendosi alle contaminazioni, piuttosto che arroccarsi e proteggere il proprio sapere. A questo deve accompagnarsi lattenzione agli aspetti multiculturali propri delle reti che valicano i confini di un territorio, cos come la capacit di lavorare in team e di saperlo fare anche con chi proviene da culture diverse. Da un punto di vista organizzativo, si tratta di allenare la capacit di gestire contesti sempre pi complessi, e di saper affrontare contemporaneamente la complessit di sistemi umani e tecnologici, dove coesistono le esigenze delluomo e quelle della macchina. Fondamentali sono la capacit di lavorare per obiettivi, di applicare tecniche di project management, e, dal momento che la rete si caratterizza per la complementariet delle competenze coinvolte idealmente un gioco di squadra ben orchestrato in cui ciascuno svolge la propria parte , sar richiesto un alto grado di specializzazione nella propria competenza, mantenendo al contempo flessibilit nelle relazioni e nei giudizi, e capacit di osservazione delle situazioni da diversi punti di vista, gestendo la difficolt cognitiva e comportamentale che questa forte dicotomia tra profondamente radicato e trasversale, tra il proprio ambito del sapere e il diritto di esistere di quello altrui comporta.MESI 12dicembre 2011

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BMatching: 145 le imprese bresciane presenti20/11 Il valore di un incontro: questo il titolo della 7 edizione di Matching, levento per il business di Compagnia delle Opere, tenutosi dal 21 al 23 novembre 2011 a Fieramilano, Rho. Grazie a un lavoro svolto in sinergia con le 55 associazioni locali di Cdo in Italia e allestero, si ottiene unagenda di appuntamenti personalizzata per ciascuna azienda. In questo momento cos delicato per il futuro del nostro Paese, le imprese sono chiamate a dare un contributo decisivo alla crescita e quindi a una ripresa che crei occupazione ha dichiarato il presidente di Cdo Brescia Giuseppe Battagliola . Matching vuole essere un sostegno a chi vuole affrontare le sfide di uneconomia che cambia in modo radicale e incontrovertibile. Nelledizione 2011 le imprese partecipanti sono state oltre 2.400 (da pi di 40 Paesi) un centinaio in pi rispetto al 2010 di cui 145 bresciane. Durante la tre giorni milanese si sono svolti 44.000 incontri di business one-to-one, oltre a un nutrito programma di eventi, consultabile sul sito www.e-matching.it. Per approfondimenti vai al sito: www.bsnews.it

ACHECA

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ViviLab ha preso il via il 16 novembre 2011 e si concluder a maggio 2012 con la consegna dei premi alle scuole e alle classi vincitrici del concorso. Per approfondimenti vai al sito: www.bsnews.it

SbloccaCrediti, 2,3 milioni di euro per le Pmi bresciane23/11 Unioncamere Lombardia, UniCredit e Anci Lombardia rilanciano e arricchiscono Sbloccacrediti, il fondo regionale lanciato un anno fa per aiutare le micro e le piccole imprese lombarde che vantano crediti scaduti verso i Comuni lombardi che non sono in condizione di onorare gli impegni contrattuali per i vincoli posti dal patto di Stabilit. Laccordo prevede un ulteriore stanziamento di 5 milioni di euro per il fondo rotativo regionale gi stanziato lo scorso anno che, dai precedenti 10 milioni di euro, raggiunge ora i 15 milioni di euro. Laccordo prevede, inoltre, linnalzamento del massimale dei crediti smobilizzabili, dai precedenti 15mila euro fino a un massimo di 50mila. A siglare lintesa sono stati Francesco Bettoni, presidente di Unioncamere Lombardia, Monica Cellerino, Responsabile per il Territorio della Lombardia di UniCredit ed Attilio Fontana, Presidente di Anci Lombardia. Nel suo primo anno di attivit, liniziativa SbloccaCrediti ha registrato un importante successo: sono state oltre 700, infatti, le domande presentate, per un importo di richieste che supera i 7 milioni di euro, con un forte incremento nel corso degli ultimi mesi. Tra le province lombarde, al primo posto per lutilizzo dello strumento risulta Brescia, con 207 domande (pari al 31% del totale per oltre 2,35 milioni di euro). Per approfondimenti vai al sito: www.bsnews.it

concessionaria esclusiva per la pubblicit locale sulledizione Brescia del

Eredi Gnutti Metalli ha installato il pi grande impianto fotovoltaico su edificio in Lombardia e tra i pi grandi impianti su tetto realizzati nel Nord Italia e dedicati interamente allautoconsumo. Limpianto fotovoltaico, visibile solo dallalto, ha una taglia complessiva di 5 MWp ed stato realizzato in due sezioni allacciate alle rete elettrica. Sono stati 20.610 i moduli fotovoltaici installati parallelamente alle coperture dello stabilimento produttivo di Brescia per una superficie complessivamente occupata pari a circa 34.000 mq. La potenza dellimpianto fotovoltaico, progettato e realizzato dalla Universal Sun di Grassobbio (Bg), garantir alla societ, che data la natura stessa dellattivit svolta altamente energivora, fino al 30% della potenza energetica necessaria. Importanti le ricadute positive sullambiente perch grazie allenergia elettrica complessivamente prodotta dallimpianto si otterr un risparmio di combustibile equivalente pari a circa 847 Tep/anno e si eviter limmissione in atmosfera di circa 2.250.000 kg di CO2 ogni anno, pari alle immissioni di 260 autovetture di media cilindrata che compiano il giro del mondo.

Eredi Gnutti Metalli, installato il pi grande tetto fotovoltaico 22/11 della Lombardia

nata Retinprogress stato firmato in Associazione Industriale Bresciana il contratto di 23/11 rete, tra le societ di servizi delle tre territoriali di Confindustria, di Brescia, Cremona e Mantova, che d vita a Retinprogress. La firma, alla quale erano presenti i direttori Piero Costa (Assoservizi Bs), Adolfo Michele Solzi (Assindustria Servizi Cr) ed Alberto Zacch (Assoservizi Mn), segue la sigla dellaccordo di programma firmato tra le tre associazioni territoriali di Confindustria in maggio. Retinprogress gestir iniziative e progetti comuni di ricerca, di formazione, informazione e comunicazione, e fornir servizi alle aziende associate. Inoltre la neonata Rete lavorer per la crescita delle imprese facilitandone insediamento e integrazione sul territorio, svilupper sinergie tra le singole aziende dei vari comparti e delle diverse filiere, promuover lo sviluppo e la crescita dellinnovazione, valorizzer i prodotti ed i servizi delle imprese associate. La durata iniziale della Rete sar di tre anni, prorogabili tacitamente; a breve verranno nominati il presidente del Comitato di gestione e i componenti il comitato stesso. La sede della neonata Retinprogress sar a Brescia.

Lenergia entra in classe con VivigasConoscere le differenti forme di energia, capire qual il lungo percorso che le risorse naturali devono compiere per scaldarci o illuminare 23/11 le nostre case e comprendere il concetto di energia pulita sono gli obiettivi di ViviLab, il progetto educativo gratuito rivolto alle scuole primarie e promosso da Vivigas Spa, tra i primi quindici operatori italiani specializzati nella vendita di gas metano ed energia elettrica nel mercato liberalizzato, attiva in Lombardia, Veneto, Piemonte, Lazio e Umbria. Il progetto ViviLab mette a disposizione di scuole e studenti la possibilit di partecipare a 100 laboratori didattici sperimentali sullenergia e di vincere 1.000 euro da spendere in materiale scolastico. Alliniziativa, patrocinata dalla Provincia di Brescia, possono aderire le classi terze, quarte e quinte di tutte le scuole primarie di Brescia e della provincia.

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Da sinistra Michele Solzi, Alberto Zacch e Piero Costa.MESI 12dicembre 2011

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in evidenza

ArriVA iL NATALe dei SAPOriiN PrOGrAmmA UNA Serie di iNcONTri iN cUi i PrOdOTTi TiPici deLLe FeSTiViT NATALiZie VerrANNO PreSeNTATi direTTAmeNTe dA chi Li PrOdUce.ellaccezione moderna viene definito tecnicamente come un concept store, praticamente una piazza... in verticale. Eh s perch buonissimo sono quattro piani di isole del gusto, dove possibile acquistare, degustare, conoscere i prodotti locali e le eccellenze italiane ma anche concedersi una pausa per bere un caff o leggere un libro in uno spazio dedicato e tranquillo o magari imparare a cucinare. E tutto questo nel cuore di Brescia. Un mix di moderno e antico, di tradizioni familiari mescolate a un nuovo modo di concepire le vecchie botteghe sotto casa, di abbinare la qualit dei prodotti artigianali e biologici a prezzi ragionevoli. Una delle tante piazze dei nostri paesi nel giorno di mercato dove ci si sposta da una bancarella allaltra, dal bar ai ristoranti, con una scala mobile. La nostra ambizione precisa Tommaso Martini che dirige Buonissimo di Brescia quella di essere il punto diMESI 12dicembre 2011

dA bUONiSSimO

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ministrazione cittadina cercava proprio una proposta di questo tipo. Qui stiamo puntando sulla valorizzazione della qualit dei prodotti alimentari proponendo, nel cuore della citt, un ambiente accogliente e uno spazio di ritrovo con il quale far tornare a rivivere il centro che, pur essendo difficile dal punto di vista logistico, bellissimo e affascinante. Non solo. Qui abbiamo avuto lo spazio sufficiente per dare libero sfogo alla nostra filosofia inserendo in questo splendido palazzo depoca tre ristoranti, dove si possono scegliere gli affettati, i formaggi, le verdure, la carne o il pesce direttamente in negozio e gustarli poi al tavolo; dove proponiamo, come in una tradizionale cantina, latmosfera ideale per degustare, scegliendo tra le etichette che Buonissimo propone un buon vino o una birra fresca. A questo abbiamo voluto aggiungere la possibilit, durante la pausa pranzo o la sera, di partecipare ad un corso di cucina per conoscere, apprezzare, imparare il valore del buon cibo e di una buona bottiglia di vino. Ma i Martini volevano qualcosa di pi, di diverso: Per questo abbiamo pensato ad un Caff letterario dove

incontro delle straordinarie eccellenze enogastronomiche italiane con il maggior numero di persone possibili. E questo, secondo la nostra impostazione, si ottiene scegliendo il meglio per il consumatore; puntando al miglior rapporto qualit/prezzo, decidendo con estrema cura ogni singolo prodotto in tutta Italia e con una grande attenzione alle realt presenti sul territorio. Per noi il chilometro zero non solo il rispetto dellambiente ma anche il recupero della cultura e delle tradizioni locali. Le parole si traducono in fatti quando, attraversando i corridoi di Buonissimo, si possono leggere nomi di marchi poco noti ai consumatori, noi invece sottolinea Martini conosciamo personalmente ogni singolo produttore, conosciamo la loro storia, come lavorano e la qualit dei loro prodotti. Molte sono piccolissime aziende che fino a ieri erano cos poco strutturate che vendevano solo attraverso lo spaccio aziendale. Un mondo di conoscenze che i Martini vogliono condividere con i nuovi amici bresciani ed per questo che hanno pensato al Natale dei sapori. In vista delle festivit natalizie aggiunge Martini abbiamo programmato una serie di incontri nei quali i prodotti tipici del Natale come i panettoni artigianali, saranno presentati direttamente da chi li produce. Crediamo che questo sia il modo migliore per far conoscere la passione e la professionalit che c dietro la creazione di un prodotto. Un modello che la famiglia Martini ha adottato da tempo, da quando nel 1946 ha aperto il primo negozio di alimentari a Rovereto, a cui sono seguite lapertura del primo supermercato nel 74, trasferito nel primo Buonissimo di Rovereto nel 2001, e i successivi concept store di San Benedetto del Tronto (2007) e di Brescia (2010). Perch proprio a Brescia? Perch qui spiega Martini si sono create le condizioni per realizzare compitamente il nostro progetto. Era da tempo che stavamo tentando di trovare un luogo che potesse coniugare il fare commercio con il fare cultura e lam-

prendere un caff e leggere il giornale come in salotto magari sfogliando uno degli 8.000 titoli in vendita nella libreria e che Buonissimo mette a disposizione dei clienti anche per la semplice consultazione. Uno spazio che in questi mesi stato messo a disposizione dei bresciani, come nel caso dei sette incontri organizzati da Buonissimo in collaborazione con lAssociazione Arnaldo da Brescia per celebrare linserimento di Brescia nella lista del patrimonio mondiale dellUnesco con i siti protagonisti della candidatura bresciana, o della presentazione del patrimonio longobardo della nostra provincia, come le necropoli di Vione e Montichiari, le tombe di Calvisano, labbazia di S. Benedetto a Leno e Sirmione. E ancora la mostra, organizzata in collaborazione con lassociazione dei Beatlesiani dItalia, Metti i Beatles nella Zuppa, una raccolta di 32 opere di Andrea Rauch (designer ed illustratore italiano) ispirate allomonimo libro di Ippolita Douglas Scotti nel quale viene presentato un ricettario proposto come tributo alla musica dei quattro di Liverpool e derivato da contenuti e riferimenti a carattere gastronomico di alcuni testi delle canzoni del gruppo. Un percorso di degustazione culturale che si sposato perfettamente con il concept store di Corso Mameli. Risperro al progetto iniziale, ci sarebbe piaciuto proporre un bar sulla scia dellimpostazione data ai ristoranti ma legato al reparto ortofrutta. Avevamo pensato che il consumatore avrebbe potuto scegliere la frutta e al bar vedersela trasformata in un frullato. Ma per adesso pu andare bene anche cos. Per chiudere, alcuni numeri che danno lidea della importante dimensione del progetto: 7.000 referenze in assortimento tra prodotti freschi e tipici e 700 etichette di vini, distribuiti su quattro piani per una superficie complessiva di 4.000 metri quadrati. Quello che per i numeri non dicono la passione e la professionalit che stanno dietro la scelta di ogni singolo prodotto presente nel punto di vendita.

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Quale modello di patto sociale per una provincia da sempre regina dei prodotti maturi e madrina dei processi moderni? Per una realt con migliaia di piccoli grandi solisti dove mancano i direttori dorchestra? Per uneconomia dove nascono ancora nuove aziende ma pochi nuovi prodotti? Un patto sociale degno di questo nome deve tener conto della caratteristiche specifiche del cosiddetto sistema brescia.MESI 12dicembre 2011

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di ALeSSANdrO cheULA

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i scrive Brescia, si legge industria? Certo, ma quale industria? Non quella astratta di cui tutti parlano ma quella concreta che pochi conoscono. Tra queste la specificit bresciana fatta di maturit dei prodotti e modernit dei processi (periferia del nord ovest e anticamera del nord est) grande industria fordista orientata al magazzino e piccola impresa postfordista mirata al mercato. Una microeconomia che va inserita nello scenario macroeconomico attuale, essendo la globalit per definizione un fenomeno dilatato allintero pianeta e dunque interconnesso, interdipendente e interagente. Uno scenario a due dimensioni. Quella di una crisi globale dove la crescita non va confusa con la ripresa, dal momento che la crescita richiede come condizione la ripresa poich se questa non c non si d neppure quella; quella di una crisi locale dove non si pu dare coesione (patto) sociale nelleconomia se prima non c a monte coesione nazionale nella politica (Mario Monti docet). Per ci affermiamo che, se per uscire dalla crisi sufficiente la ripresa del mercato, per la crescita necessaria la ripresa della politica. QUALe ecONOmiA reALe? la prima crisi dellet globale o lultima dellera postindustriale? La crisi del terziario banca e finanza, ovvero i simboli della new economy (il valore senza ricchezza) si sta rivelando sempre pi come crisi dellet postindustriale, o quantomeno di un certo modo di esaltarne gli eccessi. Una crisi che ha riportato di attualit il secondario, la manifat-

tura dellera industriale ossia lemblema della old economy (la ricchezza senza valore). Tornare alla economia reale giusto e salutare a condizione che si eviti un duplice errore. Il primo quello di far diventare la manifattura un appello astratto o un discorso alla moda come stato fino a ieri il richiamo alla finanza. Il secondo quella sorta di specularit esiziale e corrivit convenzionale entrambe strabiche secondo cui, mentre la vecchia economia era ricchezza senza valore, la nuova economia valore senza ricchezza. A entrambe occorre invece riconoscere il duplice connotato di risorsa reale se lindustria a produrre ricchezza, la finanza la trasferisce cre-

Occorre investire non solo nei settori innovativi e avanzati ma anche in quelli tradizionali purch competitivi, poich vecchia e nuova economia sono complementari.

ando valore cui va attribuito un equivalente nominale e una congrua valenza convenzionale, lasciando perdere laspetto volatile e virtuale che infiniti lutti addusse alleconomia globale (e che molte anzitempo allOrco travolse alme deroi, per dirla, in senso metaforico, con lOmero di Vincenzo Monti). Globale, per inciso, perch la globalit planetaria e la modernit contemporanea, fenomeni per loro natura omologanti e unificanti, hanno azzerato le diversit ereditate dal Novecento, non potendosi pi distinguere oggi tra economia capitalistica e socialistica o tra economia occidentale e orientale (la Cina ne un esempio con il mix tra dittatura politica comunista e libert economica capitalista, dispotismo politico nello Stato e liberismo economico del mercato). Niente di nuovo poich gi quarantanni fa Ugo La Malfa diceva che il meccanismo neutrale, intendendo per tale il meccanismo oggettivo del processo di accumulazione, pressoch identico sotto ogni latitudine politica e ogni sistema economico, sia capitalistico che socialistico (e pure sotto ogni sovrastruttura ideologica). Il crollo del protosocialismo sovietico e lavvento del capitalismo postsocialista cinese, con lattuale comune condivisione dello stesso modello di sviluppo sia pure a differenti livelli di funzionalit ed efficienza, ne sono clamorosa e palmare conferma.

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beNe iNVeSTire NeLLiNdUSTriA, mA QUALe? Siamo il Paese delle vulgate, intese come corsive dicerie di moda e compiaciuti manierismi alla moda. Tutti, compreso coloro che fino a ieri scioglievano inni alla finanza virtuale e intonavano peana alleconomia terziaria e immateriale, parlano con la stessa corriva leggerezza di ritorno alleconomia reale, di tornare allindustria, di rivalutare la manifattura. Benissimo, ma quale industria? Quale manifattura? In quali comparti investire in una economia satura di prodotti industriali, non solo maturi o presunti tali ma pure avanzati o sedicenti tali? Tutti, manco a dirlo, esortano a investire nei prodotti innovativi, a puntare sui settori avanzati. Ovvio che meglio destinare risorse ai settori ad alta tecnologia che non a quelli obsoleti. Ma anche qui non si esce dal dilemma. Il fatto che in una economia moderna degna di questo nome ci che maturo non separabile da ci che avanzato. Entrambi concorrono alla maturit e modernit di un sistema socio-economico in modo strettamente intrecciato. Meglio sarebbe dire allora, quando si parla del necessario ritorno alla economia reale, che i settori sui quali puntare non sono solo quelli avanzati ma pure quelli maturi purch competitivi. In particolare per una provincia come Brescia, la cui indu-

La distinzione tra innovazione radicale e innovazione incrementale un falso problema, facendo parte entrambe dello stesso processo di crescita.stria matura soprattutto siderurgica, metallurgica, meccanica e tessile ovvero i quattro settori ancor oggi portanti della manifattura locale costituisce tuttora la base, non esclusiva ma decisiva, della sua forza produttiva e il nerbo della sua potenza economica proprio perch rimasta competitiva. TrAdiZiONALe O iNNOVATiVO? LimPOrTANTe cOmPeTiTiVO Ma proprio vero che la nostra industria matura, leggi manifattura, non pi competitiva, che non sa pi scommettere sul futuro e sulla propria capacit di innovare? Molti autorevoli commentatori si veda Carlo Scarpa, docente di economia industriale allUniversit

statale di Brescia usano, in riferimento alla manifattura bresciana (ma la stessa cosa vale per quella italiana) laggettivo tradizionale in una accezione ambigua quando non implicitamente negativa. Ossia come sinonimo non solo di matura quanto di vecchia e pertanto arretrata ed obsoleta, contrapposta allindustria innovativa, produttrice di alte tecnologie e di energie alternative, creatrice o consumatrice di fonti rinnovabili. Usare il connotato di tradizionale nel significato di obsoleto e quello di maturo nella accezione di arretrato frutto di un equivoco concettuale, oltre che lessicale e terminologico, che, condizionando a priori il ragionamento, richiede un chiarimento altrettanto preliminare. A tali tesi ci permettiamo di giustapporre unantitesi nella speranza di giungere ad una sintesi utile e accettabile. LA VerA eFFicieNZA Tradizionale un connotato che non significa necessariamente inefficiente, arcaico e superato. Unazienda arretrata o avanzata non solo per quello che fa ma anche per come lo fa. In uneconomia moderna il principale metro di misura non esclusivo ma decisivo per valutare lutilit di unimpresa la sua economicit (che poi, detto tra parentesi, la condizione della sua socialit, poich unazienda antieconomica anche antisociale in quanto distrugge ricchezza invece di crearla). Si pu essere efficienti e avanzati fabbricando prodotti tradizionali quali barre di acciaio o di ottone, come si pu essere inefficienti e arretrati facendo prodotti avanzati quali computer o cellulari. Tutto dipende dal come li si produce: se con profitto o in perdita (cio se creando ricchezza o dissipandola); se inquinando lambiente o meno. Per questo ci che tradizionale pu essere non solo efficiente ma anche innovativo. Ci per dire che, in economia, la distinzione pi pertinente e opportuna non tra tradizionale e non, ma tra competitivo o meno. ANche iL TrAdiZiONALe STrATeGicO Di pi. Oggi ci che appare tradizionale pu essere non solo competitivo ma

Qualcuno la chiama esperienza, altri parlano semplicemente di usato. Noi che ce ne prendiamo cura sappiamo che la loro affidabilit indiscutibile, lo stile immutato, i costi ridotti. A volte le certezze sono meglio delle novit. Non limitarti a desiderare. Noleggio a Lungo Termine Veicoli Usati

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E traslochi trasporti ne art logistica depositiaddirittura strategico. Brescia ne una conferma. Si prenda ad esempio la siderurgia, comparto maturo per eccellenza in quanto emblema dellet paleoindustriale, o almeno ritenuto tale da molti analisti. Ebbene, il rilancio mondiale dellacciaio nellultimo quinquennio la clamorosa conferma, a maggior ragione nellet postindustriale, della ritrovata insostituibilit della economia reale quale fattore determinante di qualunque decollo economico (si veda la Cina o lIndia o il Brasile). Chi non ricorda i corrivi de profundis intonati negli anni 80 da molti economisti a proposito della siderurgia quale specializzazione arcaica e superata da lasciare al Terzo mondo o ai Paesi in via di sviluppo? Un prodotto inesorabilmente obsoleto in base al teorema, rivelatosi poi fallace se pensiamo al suo attuale rilancio mondiale, che lacciaio non era pi la base dello sviluppo delle economie moderne? Si vuole solo ribadire che linterfaccia, per non dire intreccio e interdipendenza, tra comparti tradizionali e innovativi non solo un fatto di contiguit settoriale (fattuale) ma pure un dato di continuit temporale (causale). ecONOmiA reALe e VirTUALe C chi sembra dimenticare un altro aspetto essenziale della questione, non solo nominale ma sostanziale. Ci che viene corrivamente chiamato, con una punta di evidente seppur sfumata sufficienza, tradizionale, altro non che il settore manifatturiero, parte fondamentale di quella economia reale (lindustria) della quale tutti auspicano il ritorno dopo i danni e le delusioni della cosiddetta economia virtuale (la

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La distinzione pi opportuna? Non tra chi avanzato o arretrato ma tra chi efficiente e chi no.

finanza). Certo occorre un modo di fare industria aggiornato alle nuove tecnologie produttive e adeguato alle nuove sensibilit ecologiche e ambientali. Certamente occorre tenere conto del terziario avanzato, dei servizi e di tutti quei comparti che oggi concorrono alla formazione di un moderno sistema economico. Ma senza tralasciare il fatto che lattivit manifatturiera, sia tradizionale che innovativa, sia matura che avanzata, parte determinante di qualunque economia moderna che voglia mantenere i fondamentali secondo i quali lindustria a creare ricchezza mentre la finanza la trasferisce (crea valore). Si vuol dire che linvestimento nei comparti avanzati non alternativo n in contrasto con quello in settori maturi: entrambi fanno parte della stessa medaglia produttiva, del medesimo processo di sviluppo, dellidentico sistema socioeconomico. proprio lattuale crisi generata dalla finanza a dimostrare come la old economy (leconomia reale) fosse ricchezza senza valore mentre la new economy (leconomia virtuale) valore senza ricchezza. E senza tralasciare, sempre in tema di energie alternative non inquinanti quali leolico, il geotermico, il fotovoltaico e le biomasse, anche il nucleare, fondamentale pe