Antonio panigalli 12mesi-giugno_09

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V iviamo in un mondo nel quale, “di facciata”, l’etica sembra aver invaso tutto. Il commercio è etico e soli- dale, le imprese si autoregolamentano e adottano codici etici e perfino la finanza è diventata etica. In realtà: compensi stravaganti, rendi- menti finanziari senza senso, esaspe- razione delle differenze, incertezza del diritto, prevaricazione verso gli altri e mancanza di rispetto per l’ambiente, sono sintomatici di una vera e propria emergenza etico-valoriale che non può non essere, tra l’altro, conseguenza di un’economia e verrebbe da dire di una politica che non si sono mai realmente preoccupate dell’etica. Certo, l’econo- mia, come la scienza, sono da sempre considerate disgiunte dalla morale, ma, la politica e la “polis” di un paese civile “devono” essere comunque fisiologi- camente deputate a organizzare regole che consentano l’evolversi, in assoluto e prioritariamente, di una diffusa cultura di valori e di rispetto. L’autonomia dell’economia e la sua au- toreferenziale capacità di regolarsi si sono rivelate un’illusione; se si è giunti al dover misurare i danni, poco calcola- di ANTONIO PANIGALLI EEE ETHICONOMIA CERCASI... (MA IL RUOLO FONDAMENTALE È DELLA POLIS) “L’autonomia dell’economia e la sua autoreferenziale capacità di regolarsi si sono rivelate un’illusione”. 9 O PINIONI 12 MESI GIUGNO 2009 bili in corso d’opera, di una crisi globale è proprio perché lo sbilanciamento tra regola dettata dalla politica (con i suoi tempi pachidermici) e regola di libero mercato (con le sue innovative fulminee tecnologie) hanno portato a una scom- pensazione di valori o comunque a una diversa velocità di azione e di reazione. I soliti furbi hanno fatto e fanno il resto navigando a vista in questo limbo incon- trollabile e i risultati sono visibili alla buona parte delle persone di buon sen- so; la colpa comune sta nell’accettazione di un circolo di illegalità e di carenza valoriale teoricamente insostenibile in un paese democratico. D’altron- de il sistema vive sul filo del rasoio e solo la politica, e la sua necessaria capacità di regolamentazione della vita civile, può ergersi da facilita- tore tra il principio del mercato e della conseguente disparità da una parte (un euro, una voce) e quello della democrazia e dell’uguaglian- za dall’altra (una persona, una voce), obbligati alla ricerca permanente di un compromesso. Questa tensione “democratica” permette al sistema di adattarsi e di non rompersi come suc- cede alle società governate da regimi totalitari e ai sistemi basati su un principio solo, avvalorando così la tesi secondo la quale il capitalismo vince come organizzazione eco- nomica grazie alla democrazia, ma proprio il bilanciamento di questo articolato sistema, affidato al go- verno della politica, deve essere prioritariamente salvaguardato per evitare che etica e denaro va- dano in conflitto. Resta il problema della globalizza- zione, dove gli attori si dividono in categorie non omogenee: governi demo- cratici, teocratici, oligarchici, dittatoria- li, tribù, lobbies e potentati mondiali e locali, parlano con linguaggi incompren- sibili fra loro rendendo impossibile ogni mediazione per la condivisione di un modello di sviluppo. Forse una confe- renza mondiale su una definizione uni- voca della parola “etica” potrebbe essere un punto di partenza.

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V iviamo in un mondo nel quale, “di facciata”, l’etica sembra aver invaso tutto. Il commercio è etico e soli-

dale, le imprese si autoregolamentano e adottano codici etici e perfino la finanza è diventata etica.In realtà: compensi stravaganti, rendi-menti finanziari senza senso, esaspe-razione delle differenze, incertezza del diritto, prevaricazione verso gli altri e mancanza di rispetto per l’ambiente, sono sintomatici di una vera e propria emergenza etico-valoriale che non può non essere, tra l’altro, conseguenza di un’economia e verrebbe da dire di una politica che non si sono mai realmente preoccupate dell’etica. Certo, l’econo-

mia, come la scienza, sono da sempre considerate disgiunte dalla morale, ma, la politica e la “polis” di un paese civile “devono” essere comunque fisiologi-camente deputate a organizzare regole che consentano l’evolversi, in assoluto e prioritariamente, di una diffusa cultura di valori e di rispetto.L’autonomia dell’economia e la sua au-toreferenziale capacità di regolarsi si sono rivelate un’illusione; se si è giunti al dover misurare i danni, poco calcola-

di ANTONIO PANIGALLI EEE ETHICONOMIA CERCASI... (MA IL RUOLO FONDAMENTALEÈ DELLA POLIS)

“L’autonomia dell’economia e la sua autoreferenziale capacità di regolarsi si sono rivelate un’illusione”.

9OPINIONI

12MESIGIUGNO 2009

bili in corso d’opera, di una crisi globale è proprio perché lo sbilanciamento tra regola dettata dalla politica (con i suoi tempi pachidermici) e regola di libero mercato (con le sue innovative fulminee tecnologie) hanno portato a una scom-pensazione di valori o comunque a una diversa velocità di azione e di reazione.I soliti furbi hanno fatto e fanno il resto navigando a vista in questo limbo incon-trollabile e i risultati sono visibili alla buona parte delle persone di buon sen-so; la colpa comune sta nell’accettazione di un circolo di illegalità e di carenza valoriale teoricamente insostenibile in un paese democratico. D’altron-de il sistema vive sul filo del rasoio e solo la politica, e la sua necessaria capacità di regolamentazione della vita civile, può ergersi da facilita-tore tra il principio del mercato e della conseguente disparità da una parte (un euro, una voce) e quello della democrazia e dell’uguaglian-za dall’altra (una persona, una voce), obbligati alla ricerca permanente di un compromesso. Questa tensione “democratica” permette al sistema di adattarsi e di non rompersi come suc-cede alle società governate da regimi totalitari e ai sistemi basati su un principio solo, avvalorando così la tesi secondo la quale il capitalismo vince come organizzazione eco-nomica grazie alla democrazia, ma proprio il bilanciamento di questo articolato sistema, affidato al go-verno della politica, deve essere prioritariamente salvaguardato per evitare che etica e denaro va-dano in conflitto. Resta il problema della globalizza-zione, dove gli attori si dividono in

categorie non omogenee: governi demo-cratici, teocratici, oligarchici, dittatoria-li, tribù, lobbies e potentati mondiali e locali, parlano con linguaggi incompren-sibili fra loro rendendo impossibile ogni mediazione per la condivisione di un modello di sviluppo. Forse una confe-renza mondiale su una definizione uni-voca della parola “etica” potrebbe essere un punto di partenza.