Sportivissimo

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La rivista dello sport vicentino

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magazine mensile di sportdistribuito gratuitamente

direttore responsabileLuigi Borgo

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direzione commercialeLaura Danzo

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redazionePaola Dal Bosco

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segreteria di redazioneGiuliana Lucato

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via Monte Ortigara, 8336073 Cornedo Vicentino (VI)

tel. 0445 430985 fax 0445 [email protected]

stampaTipografia Danzo srl

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registrazioneIscrizione al Tribunale di Vicenza

il 21 dicembre 2005 n.1124

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Nel febbraio del 1993, all’apice del suo successo, Sting, la grande rock star inglese, si travestì da barbone e con la chitarra in mano si mise in un angolo della metropolitana di Londra a cantare le sue canzoni. Sting cantava Sting a meno di mezzo metro da chiunque, senza che nessuno, però, lo riconoscesse. Eppure lui era Sting.

Forse non era così facilmente riconoscibile, camuffato da barbone, ma la voce era la sua, quella voce inconfondibile che la maggior parte degli utilizzatori della metropolitana di quel giorno di febbraio avrebbe attribuito a lui, se fosse uscita da una radio e non dalla sagoma incerta di un barbone. La notizia fece il giro del mondo. Cinque anni dopo, nel 1998, Claudio Baglioni ripeté l’esperi-mento in galleria Umberto I a Napoli. Se Sting raccolse 75 pance, pari a 1600 lire, meno di un euro, a Baglioni andò più o meno allo stesso modo. Nessuno riconobbe lui né tantomeno la sua voce. Baglioni cantava i suoi successi e nessuno si curava di fermarsi ad ascoltarlo. A Napoli come a Londra il talento musicale di due tra gli artisti più affermati del momento passò completamente inosservato. Nello sport una cosa del genere non è mai accaduta né credo che possa mai accadere. Se da Monte Falcone, faccio un esempio, scendesse con gli sci Ted Ligety; se nel campetto di calcio delle Borne facesse due palleggi e due tiri Leo Messi; se sulla salita del Passo Xon si fosse affiancati da Ca-del Evans, beh, ritengo che chiunque si accorgerebbe che quello sciatore, quel calciatore, quel ciclista siano qualcosa di più di sportivi qualsiasi. Nello sport quello che è capitato a Sting e a Baglioni non potrebbe verificarsi perché il talento sportivo è così potente che s’impone nella sua evidenza ovunque esso si esprima. E’ come la bellezza femminile, non c’è bisogno che qualcuno ci faccia notare la farfalla tatuata di Belen. Allora proviamo a immaginare le parole di Celentano non dal palcoscenico di Sanremo, davanti a 14 milioni e rotti d’italiani disposti ad ascoltarlo, ma dall’angolo di una metropolitana o dal bancone di uno dei nostri bar. Provia-mo anche a valutare quelle parole con lo stesso criterio con cui giudichiamo l’azione di uno sportivo. Che cosa ne verrebbe? Attenzione da parte nostra? Centinaia di articoli di commento sui media? Denari a migliaia? Non ho dubbi, senza il palcoscenico di Sanremo, il discorso farneticante di Celentano sarebbe stato giudicato per quello che in effetti è stato, un discorso delirante, e valutato per quello che è stato, una pietra miliare di stupidità. Quindi nel mondo dello spettacolo la differenza tra intelligenza e stupidità, tra bravo e pessimo, tra talento e brocco la fa, e molto, il palcoscenico, ovvero il luogo da cui si canta (Sting e Baglioni) o si parla (Celentano), che nello sport, invece, non fa nessuna differenza (il palleggio di Leo Messi al campetto delle Borne o al Camp Nou è sempre il palleggio del pallone d’oro 2012). Dato, però, che a farsi ammaliare o meno dall'effetto palcoscenico sono le persone, cioè noi, dobbiamo riconoscere che quando ragioniamo da sportivi e giudichia-mo senza farci condizionare da nulla, valutando con la nostra testa la qualità di ciò a cui assistiamo, siamo molto, ma molto, ma molto più evoluti e raffinati di quanto non lo facciamo, per esempio, da imbambolati spettatori della tv. Insomma, ecco un motivo in più per non dimenticarci mai di tenere vivo il nostro ragionare da sportivi, ma anzi di estenderlo anche su ciò che sport non è.

ragionare da sportividi Luigi Borgo

La palestra Axel di Vicenza, in occasione del suo 25°, pubblica uno straordinario calendario d’autore, in cui si coglie il gesto plastico dei maestri e degli istruttori che vi insegnano; una serie di immagini assolutamente fantastiche che mostrano tutta l'espressività del gesto sportivo. L’opera è firmata dal fotografo Fabio Santagiulianaed è dedicata e offerta a Daniele, un grande amico della palestra Axel.

Il Calendario 2012 “ARTLETI” e’ stato voluto dalla Palestra AXEL per ringraziare tutti coloro che dal 1987 hanno contribuito a farle rag-giungere l’ambito traguardo di 25

anni di attività sportiva a Vicenza.Si tratta di un oggetto di qualità pregiata di 70 cm per 50, stampato su carta pati-nata da 200 gr con vernice di protezione riservata in bianca che potete trovare in Palestra e in altri Punti Amici pubblicati sul nostro sito.Fabio Santagiuliana è l’Artista che ha cu-rato l’opera nella sua totalità; maestro del chiaroscuro, ha interpretato perfettamen-te il pensiero AXEL immortalando i suoi atleti e i suoi istruttori nella dinamica del

gesto sportivo o rivelando in una sola im-magine la loro molteplicità dimensionale.Sono dodici fotografie inedite che spazia-no tra le diverse proposte sportive offerte dalla Palestra.Dipinti in movimento per trasmettere emozioni. Emozioni che vengono evocate dalla per-fezione della progressione di un gesto tec-nico come dall’intenso sguardo della sof-ferenza scolpito nel volto di un guerriero dopo il combattimento, dall’ espressione trascendente e meditativa del Maestro di un’antica disciplina come dalle movenze eteree di un passo di danza. Ma quest’opera non è solo celebrativa di un percorso, abbiamo voluto darle un va-

lore piu’ grande e strettamente collegato allo spirito sportivo AXEL. Il ricavato della vendita (€ 14,00) andrà ad aiutare un ragazzo della Palestra che sta lottando contro un avversario infido e crudele: una malattia rara che colpisce il sistema ner-voso centrale.Una malattia che sta costringendo un’in-telligenza vivace alla schiavitù di un corpo di carta che non le risponde piu’ e che la fa scivolare in un mondo dove la differenza tra luce e ombra diventa ogni giorno più flebile.Il nostro amico Daniele ha bisogno an-che del vostro aiuto e vi ringrazia dal sito www.axelpalestre.it

Per uno di noi

di Massimo Neresinifoto di Fabio Santagiuliana

IL NOSTRO AMICO SISSIGNO!Nel 1998 la palestra si era da poco trasferita in zona industriale quando abbiamo incontrato Daniele per la prima volta. Come tanti ragazzi sui vent’anni aveva deciso di frequentare una palestra di pesi dove poter al-lenare la muscolatura, anche perché cominciava ad avere qualche piccolo problema di equilibrio e l’attività fisica poteva solo essergli d’aiuto.Sempre simpatico, autoironico e solare allora come oggi, un giorno ci confidò sorridendo che in sala pesi una bella ragazza bionda lo aveva apostrofato con un nomignolo affettuoso, dimostrazione lampante che anche ella si era innamorata di lui come molte e molte altre. In quel preciso istante, sommerso dalle pacche sulle spalle e dagli sfottò degli amici, Daniele divenne “CICCINO”, soprannome che oggi ancora lo accompagna e che nel tempo e per i casi della vita si è “brasilianizzato” in “SISSIGNO”Sissigno ha continuato ad allenarsi con impegno e allegria, cercando di contrastare i danni che la malattia infidamente gli infliggeva; e anche oggi, pur con grandi limiti continua a frequentare questo luogo dove ha incontrato tante persone che gli vogliono bene.

Purtroppo la malattia neurologica a detta degli specialisti della A.M.R. Mauro Baschirotto non può essere nosograficamente deter-minata, e da questo consegue che l’aiuto delle istituzioni è limitato da problemi burocratici.Sissigno vive con la mamma pensionata anche lei con qualche proble-ma di salute.Pur consapevoli che molte associazioni che aiutano i meno fortunati sono egualmente meritevoli di ricevere contributi di solidarietà, ab-biamo alla fine deciso di devolvere gli utili derivanti dalla vendita del calendario del venticinquennale AXEL a un amico di cui conosciamo bene la situazione. Se vi capiterà di incontrarlo vedrete quanto questa persona è forte e ottimista. Da quando lo conosco e gli chiedo: “Come va Sissigno?” La risposta è sempre quel “BEENEE!” carico di energia e accompagnato al suo sorriso che mi spiazza e mi fa capire quanto misero sono a non guardare sempre con gioia ogni persona, cosa e momento della mia vita.

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Con la partecipazione di diretti discepoli del Maestro Chen Zhonghua, provenienti da Canada, Germania, Repubblica Ceca, Irlanda e Francia

ed istruttori della scuola “Italia Poon Ze’ Team” del Maestro Giuseppe Bon che saranno

a disposizione per l’insegnamento e la pratica anche a principianti di questa disciplina

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Per i cacciatori di lineeGiobatta Pianalto è un maestro di sci veneto che insegna da alcune stagioni a La Plagne, in Savoia. Nel suo pezzo ci descrive la bellezza e le emozioni dello sci fuori pista, invitandoci a fare con lui un’indimenticabile esperienza sciistica in uno dei più bei comprensori del mondo.

di Giobatta Pianalto

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La Plagne, Savoia, Fran-cia. 04-02-2012. Bel-la giornata di sole ma freddo polare pungente a schiaffeggiare il volto

nei punti più esposti. Temperatura a 3100mt s.l.m.:-25°. Siamo in 6 a partire alla ricerca di quota e zone non ancora sfruttate, dove piedi o, meglio, sci non hanno ancora lasciato la loro traccia sulla neve…5 di noi sono istruttori di sci in questa immensa area sciisti-ca, il “Paradiski”, dove più di 450 km di piste battute si sommano ad altrettante aree vergini da esplorare attrezzati di spirito d’avventura, sci adatti all’off-piste “fat”, conoscen-za del manto nevoso e, soprattutto, tanto rispetto delle montagne che ci accolgono e ci lasciano cavalcare le loro onde di neve polverosa, la pou-dreuse.Seduti sull’ultima seggiovia che ci permette di attraversare il ghiac-ciaio in diagonale, scrutiamo con occhio vigile l’orizzonte: monte Bianco e rispettiva catena, mount Pourri, Grande Casse, Grande Mot-te, Gran Paradiso, monte Rosa…quando lavoriamo e spieghiamo ai nostri clienti dove realmente sono, in quale parte del mondo si trovano a prendere lezioni di sci o snowbo-ard, concludiamo spesso lo speech affermando che quello che vedono attorno a loro è IL nostro ufficio! Le mura immaginarie del nostro posto

di lavoro…quale invidia nei loro occhi…Clack-clack!scarponi ben allacciati,bip-bip! Apparecchio ARVA attivato e al sicuro sotto la felpa, ziiip!ultimo check allo zaino e si può partire…Decidiamo di prendere l’ultimo couloir (vajo) che affaccia sul ver-sante nord del Glacier de Bellecote, la cosiddetta Face Nord. La diffi-coltà di questo couloir non sembra eccessiva, la prima parte è ripida, sul 55%, ma abbastanza larga per permettere agli sci di girare e a noi di controllare senza troppi sforzi la velocità. Rapida occhiata generale e via! Par-te il primo…4 curve rapide e svolta di sicurezza verso sinistra al riparo dietro un grosso masso. Qualcosa si muove, ma niente di preoccupante, il manto nevoso appare abbastanza stabile e l’ultima grossa nevicata ri-sale alla settimana precedente.Tre di noi seguono una direzione verso destra, i restanti 3 tentano una linea differente tagliando ver-so sinistra e provando a passare in un’area libera da tracce…funziona! La nuova linea porta una bella scari-ca di endorfina al corpo, e una netta sensazione di calore s’insinua nella schiena…Ci raggruppiamo e decidiamo di provare un’ulteriore zona “tracks-free” spingendoci verso sinistra. Il primo a partire se la gode alla

grande, prende una discreta veloci-tà e dopo aver tentato il salto di un “cliff” si schianta clamorosamente perdendo uno sci e rotolando per vari metri nella neve fresca…si rial-za come un pupazzo di neve!A questo punto decidiamo di andare ad esplorare un’area che nessuno di noi aveva provato prima, dalla carti-na notiamo due bei canalini da scia-re in tutta libertà, dove pare i caccia-tori seguano le loro prede durante l’autunno. Ma noi della caccia agli animali non siamo assolutamente interessati, anzi. Siamo piuttosto dei “cacciatori di nuove linee”…Raggiungendo quest’area ci im-battiamo in una specie di altopiano dove nessuno aveva ancora messo piede, esposizione nord, pochi albe-ri, risultato: magico! La neve faceva pouff! E come si dice in francese: cadeau!!Il primo tentativo di arrivare all’im-bocco del canalino fallisce per trop-pa neve in cui camminare, mentre il secondo va a buon fine tagliando per la foresta e seguendo il fiuto…lo troviamo e subito ci lanciamo come dei folli a tutta velocità attraverso giovani abeti e barriere rocciose.Di quest’avventura resta da rac-contare l’arrivo a fondo valle, dove togliamo gli sci e per aspettare una navetta dispettosa siamo obbligati a bere qualche birra in un rifugio di soli freeriders…what a shame!!!Lo sci fuoripista, o free-ride per gli

adepti di youtube, è una disciplina in rapida evoluzione, soprattutto da questa parte delle Alpi, dove appena i primi fiocchi fanno capolino nelle montagne, si ritrovano in tantissimi, sciatori di qualsiasi livello, a far la fila davanti agli impianti di risalita per potersi fiondare per primi a se-gnare con una propria linea la neve ancora vergine..Appena i pisteur, gli addetti ai lavori che sorvegliano le zone fuoripista e s’incaricano degli esplosivi per ten-tare i distacchi preventivi di valan-ga, hanno compiuto il loro giro con la dinamite nelle zone più a rischio, una selva di cacciatori di linee si scatenano alla ricerca di emozioni forti e adrenalina a basso costo (sen-za considerare lo skipass…).Noi, come moniteurs de ski, pos-siamo svolgere le nostri lezioni an-che fuoripista, secondo le esigenze del cliente, possiamo anche portare delle persone per una giornata in-tera a trovare nuove linee su pendii vertiginosi, possiamo insegnare le tecniche per la sciata nella neve pol-verosa e consigliamo i materiali da utilizzare in base ai casi. Soprattutto nelle stagioni come questa, in cui neve ne abbiamo in abbondanza, la richiesta di lezioni offpiste non manca mai.Al contrario di quello che succede in Italia, dove lo sci fuoripista con clienti è fortemente proibito (e le leggi a riguardo non sono molto

chiare), in Francia l’insegnamento del free-ride è molto ben inquadrato a livello nazionale e il ma-estro di sci con patentino può andare dove vuole a patto che non necessiti di materiale da alpinismo per lo svolgersi della lezione. Noi lavoriamo per una scuola sci che fa parte dell’ESI (Ecole Ski International), sigla del sinda-cato internazionale che raggruppa numerose scuole sci del panorama europeo. Noi siamo “Oxygene Ecole de ski et snowboard”,

La Plagne. Negli ultimi anni la nostra scuola è stata insignita di vari premi per la qualità dei servizi of-ferti e l’organizzazione. C’è da dire che siamo un equipe giovane e molto ben affiatata, motivo per cui tra noi siamo amici anche al di fuori dell’am-biente lavorativo e non solo nel periodo invernale.Organizziamo lezioni di sci e snowboard sia in pi-sta che fuori pista, corsi propedeutici per “assag-giare” le varie discipline, telemark, test di slalom gigante con cronometraggio, numerose attività

extra come moonlight skiing (sci sotto le stelle), superbob derby (discesa in bob su una pista da sci con torcia frontale), camminate con ciaspe e uscite con sci d’alpinismo..abbiamo a nostra disposizione un giardino d’infanzia e uno ski shop aggiornato con materiali recenti ogni anno, e un equipe di gio-vani skiman che tengono sotto controllo quotidia-namente la qualità dei materiali.Nel nostro equipe abbiamo di che soddisfare buona parte delle lingue parlate nel mondo…siamo tutti

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fluenti in inglese e francese, chi, in più, è fluente in spagnolo e italiano e chi se la cava col russo e l’o-landese. Fra di noi parliamo una lingua mista che comprende una base di francese e parole in inglese e qualche sonora bestemmia in veneto che ormai tutti conoscono…Stiamo valutando di organizzare da metà marzo, periodo di media stagione, dei pacchetti all in-clusive per una clientela principalmente italiana: soggiorno in hotel 3 stelle con mezza o completa

pensione, corso sci e snowboard per la durata del soggiorno (6 giorni), skipass e varie attività della scuola a scelta del cliente (moonlight, bob, piscina riscaldata esterna, spa, ciaspe, ecc..).Per quanto riguarda i prezzi, sono molto conve-nienti considerando il luogo e la qualità che offre, e per ogni ulteriore informazione vi prego di contat-tarmi via mail : [email protected] .Il periodo che va da metà marzo a fine aprile è con-siderato da molti il top della stagione, in quanto le

giornate sono molto lunghe e soleggiate, e il fred-do di conseguenza si attenua senza però diventare troppo caldo, motivo per cui la stagione qui finisce sempre attorno il 30 aprile.Cosa aspettate a venire a trovarci?Vi aspettiamo quassù, pronti a soddisfare ogni vo-stro bisogno di adrenalina o relax, discese sfrenate o quiete…A presto!

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Il giorno di Santo Stefano i ciclisti professionisti vicentini sanno che non possono mancare al tradiziona-le appuntamento con gli auguri da parte dei bimbi e dei ragazzi della

Scuola di Ciclismo Rampon di Piovene Rocchette e non possono rinunciare all'in-vito da parte del cav. Antonio Cannata di pedalare con i “suoi” piccoli atleti!E così lo scorso 26 dicembre 2011 si è svolta la settima edizione della pedalata dei campioni con i bambini della Scuola di Ciclismo con ritrovo alle 10.30 alla ro-tatoria di Marostica. Quest'anno in tanti Pro hanno risposto all'appello: dai padroni di casa i vicen-tini Filippo Pozzato, Emanuaele Boaro (Saxo Bank), Andrea Pasqualon, Gian-luca Brambilla, Enrico Battaglin, Marco Canola (Colnago CSF) e Angelo Furlan (Cristina Watches), Andrea Guardini (Farnese Vini) i trevigiani Matteo Tosat-to (Saxo Bank) e l'ex iridato Alessandro Ballan (BMC) e Stefano Agostini (Liqui-gas).Per il quarto anno anch'io sono stata invi-tata dal cav. Cannata per questa passeg-giata invernale. Per me è sempre un onore pedalare al fianco di tali campioni!Dopo aver atteso tutti alla rotatoria di Ma-rostica, siamo partiti pedalando lungo la Gasparona Nuova fino a Thiene, quindi siamo passati per Zanè fino ad arrivare alle porte di Piovene Rocchette dove ci

pedalata con i campionidi Giulio Centomo

aspettavano i bambini e le bambine del-la Scuola di Ciclismo tutti vestiti con la divisa della loro squadra e in sella alle loro biciclette nonostante la temperatura rigida. Abbiamo sfilato lungo le strade cittadine fino all'Oratorio, all'interno del quale ci aspettava un ottimo rinfresco e un po' di calore.I bambini, tra di loro anche alcuni cam-pioni italiani di categoria su strada e mountain bike, non hanno esitato a chiedere autografi e consigli e a scatta-re qualche foto con i loro beniamini. La loro energia e vitalità ha caricato anche noi “grandi”. È sempre emozionante in-contrare queste giovani leve perché tra-smettono tanta grinta e gioia. E anche se qualcuno è più timido si vede che in loro sta nascendo una passione sana per uno sport sicuramente duro ma formativo che trasmette tanti valori. Per questi bambini la bicicletta è un gioco e un modo di stare insieme e di crescere sani all'aria aperta, ma chissà che tra di loro non si nasconda qualche campione del futuro...intanto bi-sogna pedalare, sudare e imparare a fati-care e a soffrire per raggiungere traguardi sempre più importanti e togliersi tante bel-le soddisfazioni!Con l'augurio che anche il 2012 ci porti tanti bei risultati!

Impossibile tenerli fermi

Ero in Marocco quest’e-state in agosto, faceva

caldo, come sempre, anche a Rabat. Pur es-

sendo la capitale, pareva che la città non avesse

molto da offrirci e quella di fare a schiaffi con le

onde dell’Oceano ci parve in quel momento la cosa migliore da fare. Fu

un’esperienza breve ma intensa. Era come se ad ogni singola cellula del

mio corpo fosse suonata la sveglia! Ne uscii rintro-

nato ma felice, una botta di vita insomma... Proprio

come dopo 3 giorni di Krap Invaders!!!

Non trovo maniera migliore per descrivere le emozioni provate stando assieme a quel-la mandria di scatenati che sal-tavano, arrampicavano, rotola-vano e giocavano ad ogni ora del giorno, dappertutto e per tre giorni di fila.Ok, sono partito sparato, forse è meglio fare un po di presen-tazioni. Molti di voi si staranno chiedendo cosa sia KRAP.Ebbene, KRAP è un’associa-zione sportiva dilettantistica (affiliata UISP) che riunisce praticanti di sport freestyle in particolare skateboard, parkour, freerunning, bmx, ma anche breakdance, hip-hop, giocoleria e altro. Orga-nizza corsi ed eventi in una struttura dedicata, coperta ed attrezzata che consente di

allenarsi e provare in sicurez-za tutte le tecniche di queste discipline. Sul sito ufficiale www.krap.it troverete altre informazioni a riguardo.Oltre agli allenamenti settima-nali, l’associazione KRAP or-ganizza eventi in stile jam, che più o meno significa: “Noi ci mettiamo la struttura, voi ve-nite ad utilizzarla in libertà e saltate quanto volete!”.E’ questa l’idea tanto sempli-ce quanto accattivante che sta dietro al Grande Evento:KRAP INVADERS! Dopo due edizioni estive nel 2010 e 2011 è arrivata anche la seconda edizione invernale, che si è tenuta a Santorso nel KRAPANNONE (la sede as-sociativa) dal 6 all’ 8 gennaio.Nonostante la giovane età (l’associazione KRAP è stata fondata nel 2008) i ragazzi di KRAP e il fenomeno KRAP INVADERS si stanno espan-dendo molto rapidamente, fanno parlare di sè, registrano sempre un maggior numero di iscritti ed i video su internet sono sempre più cliccati, la

gente ormai si riconosce e si ritrova di stagione in stagione.L’evento era così strutturato: Primo giorno Parkour in-door, Secondo giorno usci-ta sulla neve a Madonna di Campiglio, Terzo giorno Skate indoor sempre in Kra-pannone.In realtà lo show è iniziato due giorni prima con l’elet-trizzante arrivo degli ospiti internazionali, Pasha Petkuns (Lettonia) Alexander Zyu-lev (Russia) e Waldi Muller (Germania) provate a cercare i loro nomi su youtube per ve-dere cosa sanno fare! Impossi-bile tenerli fermi.Per quelli di voi che ancora poco conoscono del Parkour, piccola introduzione:

Parkour è una parola di origi-ne francese che significa Per-corso, è uno sport freestyle in cui il vero obiettivo è quello di sfruttare gli spazi urbani (e non) per giungere da un punto all’altro (tracciando un per-corso, ecco spiegato il nome) nel modo più fluido ed effi-cace possibile. Ci si allena ad ascoltare e quindi a conoscere il proprio corpo, scoprire e su-perare i propri limiti esercitan-do pazienza, perseveranza il tutto… Divertendosi!C’è molta filosofia dietro a questa “arte del superare gli ostacoli” che i media, il suc-cesso, la spettacolarizzazione tendono a far dimenticare. Eventi come quello organizza-to da KRAP, che richiamano più di 150 persone da tutta Europa e addirittura dalla Rus-sia, nascono dal desiderio di dimostrare che anche i “miti” più

cliccati e adorati del web (vedi ad esem-pio Pasha Petkuns che è stato il vinci-tore dell’ultimo Red

Bull Art of Motion, svoltosi a Santorini in Grecia), sono semplicemente giovani con una forte passione, con i qua-li è possibile comunicare di persona (sfoderando quel po’ di inglese che tutti più o meno conosciamo) condividere del tempo, dei tricks e magari chiedere un consiglio su come meglio eseguire quel numero che da tanto stiamo provando. Il Krapannone è il quartier ge-nerale di KraP e si trova nella zona industriale di Santorso a poca distanza dal centro di Schio. 1000mq di spazio a completa disposizione di chi desideri correre, saltare su rampe, trampolini, volteggia-re tra barre metalliche e infine magari buttarsi in una vasca 70 mq riempita di cubi di gomma-

piuma. Insomma un cocktail esplosivo dal gusto irresisti-bile per chiunque l’intraveda su internet o “peggio ancora” ci mette piede dentro. Bastava sentire i commenti dei parte-cipanti all’evento o leggere quelli scambiati su Facebook nei giorni successivi per rias-saporare l’entusiasmo di quei giorni: Ricordo ancora l’emo-zione di un ragazzo di Bologna che davanti al grande portone rosso del Krapannone, prima di entrare dice all’amico: “Oh ma allora è questo il Kra-pannone! Stiamo entrando in Krapannone! Mi sto cagando sotto!!!”Mentre non avete idea di quan-ti avrebbero voluto rimanere a

…viverci.. dentro al Krapannone, di quelli che ringra-ziando Krap per l’esperienza ap-

pena vissuta pubblicavano nel-la loro bacheca su face book commenti del tipo: “Krapin-vaders change your life!”. Nella giornata di sabato, 80 di questi ragazzi si sono spostati con 2 pullman in montagna, per avvicinarsi alla pratica dello Snowboard, durante la giornata promossa dalla UISP “Snowboard Day”, nella quale un maestro FISI e due Opera-tori Sportivi Volontari UISP sono stati a disposizione dei ragazzi per insegnare questa fantastica disciplina.Infine, la domenica ha visto protagonisti gli skaters che suddivisi per età in 2 catego-rie (sotto i 16 anni e sopra i 16 anni), si sono sfidati in una gara composta da tre rounds, ognuno con un diverso assetto del park in modo tale da sfrut-tare tutte le varie strutture co-struite dallo staff KRAP.

una nuova disciplina sportiva: scatenata, elettrizzante, folle e divertentissima,il Parkour al centro dell'evento giovanile più in del momento, il Krap Invaders

testo di Diego De Marchi - photo courtesy and © by andrea-costa.org

schio

Le migliori foto dell’evento le potete trovare sul sito

ufficiale www.krapinvaders.com, tutti i vecchi e i nuovi

video stando sintonizzati sul canale di YouTube, www.

youtube.com/krapvideo ma soprattutto, se la cosa vi

interessa, venite a fare un salto in Krapannone o al

prossimo KrapInvaders questa estate dal 27 al 29 lu-

glio a Schio. Moostamba!!!

17valdagnotalento Rossi

Francesco Rossi, il giovanissimo attaccantedel Recalac Hockey Valdagno, si racconta.

Il pubblico di Valdagno ti ha adottato, da te ci si attende mol-to. Dalla pista lo percepisci?Certo che sì. Sento molto il ca-lore e l’affetto dei tifosi, è stato così fin da subito. Avverto ve-ramente affetto sincero, la gente ha voglia che io segni. Il tutto mi rende molto felice e mi cari-ca di responsabilità perché non voglio deludere i supporters. Con mister Vanzo come ti trovi?L’allenatore ha una grande esperienza e il mio rapporto con lui è molto buono. Sono consapevole che in questo mo-mento non può rischiare schie-randomi per molti minuti. Io, da parte mia, cerco sempre di farmi trovare pronto per sfrut-tare tutte le occasioni che mi capitano. Dal 2012 che cosa ti aspetti?Per la squadra mi auguro che ci sia una forte ripresa per ar-rivare ai playoff nella miglior posizione possibile. Perché ciò avvenga dovremo fare un fi-lotto di vittorie. Per quanto mi riguarda, cercherò di sfruttare al meglio ogni opportunità che mi verrà data giocando diver-tendomi e, in contemporanea, dando il massimo. Come nu-mero di goal mi riterrei soddi-sfatto di arrivare a quota 5, a 10 sarei molto soddisfatto. Al momento sono andato a segno 2 volte: con il Molfetta al Pala-lido e a Trissino.Facciamo un gioco. Se potessi rubare qualcosa ai tuoi com-pagni dell’attacco cosa pren-deresti da ognuno di loro?Da De Oro intensità di gioco e corsa. Da Tataranni la visione tattica dei movimenti, vale a dire la capacità di farsi trova-re sempre nel posto giusto al momento giusto. Da Nicolia la fantasia, la tecnica e il suo alza e schiaccia. Con tutti loro ho un bel rapporto, so che averli vici-no è una fortuna e un’opportu-nità per imparare e rubare qual-che trucco del mestiere. Anzi, a dire il vero, sono loro stessi che spesso mi avvicinano per darmi consigli, sempre utili. Un tuo pregio e un tuo di-fetto.

Direi che tra le cose positive c’è l’estro, l’inventiva, la fan-tasia sotto porta. Il difetto è l’inesperienza che mi porta in alcune occasioni a non avere la giusta cattiveria agonistica. Come hai cominciato la tua avventura con l’hockey?Ho iniziato a tre anni e mez-zo. Mio fratello Edoardo, di 5 anni più vecchio, giocava nel Roller Bassano e io seguivo le sue partite, ero una specie di mascotte. Poi lui ha smesso di giocare a causa di un infortu-nio al ginocchio ma, nel frat-tempo, ero rimasto contagiato da questo mondo. A 16 anni ho debuttato in A1 nel Roller a Lodi con Roberto Zonta alle-natore. L’anno successivo ero l’undicesimo e ho colleziona-to 4 presenze. Lo scorso anno sono esploso giocando con più continuità e segnando 15 goal. Hai qualche rito che fai pri-ma di ogni partita?Mi faccio il segno della croce e tocco la scritta “I belong to Jesus” che ho sui pattini. Sono credente e mi affido a Lui du-rante i match. Oltre all’hockey ti piacciono altri sport?Si, un po’ tutti. Calcio, basket Nba e l’atletica leggera che seguo soprattutto in occasio-ne di Olimpiadi e campionati mondiali. C’è qualche campione che stimi particolarmente?Kaka, Del Piero e Baggio: campioni a tutto tondo, anche nella vita. Nell’hockey Dario Rigo, per i tanti trofei vinti, e Nicolia, per la sua popolarità. E la scuola? Sei del ’93, quin-di starai finendo le superiori. Frequento il liceo linguistico New Cambridge. È molto im-

pegnativo conciliare lo studio con l’hockey però faccio il possibile. Mi piace la storia dell’arte mentre italiano e di-ritto non li sopporto.Che musica ascolti?I Linkin Park e, in generale, il rock alternativo.

In una valle nascosta, alcuni posti sono più nascosti di altri.Dove passione e amore per uno sport si fondono tra

zone d'ombra e freddo.Se d’estate ci infiliamo nel fresco verde per trovare sollievo dalla calura della pianura, d'inverno i ruscelli e i torrenti diventano fan-tastici castelli di ghiaccio da salire, per svelare il magico mistero del-la loro apparizione. Ovviamente a patto che il termometro ci aiuti, sprofondando verso il basso per cristallizzare le “chiare e fresche dolci acque” e dare vita ai sogni degli arrampicatori. Quest’inverno, dopo un inizio col freno tirato, i gelidi venti orientali di febbraio hanno dato un’incre-dibile svolta, trasformando una stagione insipida in una davvero eccezionale! Erano ormai venti anni che non si vedevano cascate di queste dimensioni anche in bas-sa valle!! Una fortunata combina-zione di fattori, su tutto le rigidissi-me temperature, che di fatto hanno determinato delle condizioni ideali per divertirsi su canali verticali e pareti di ghiaccio, che un po’ dap-pertutto si trovano nella nostra val-le e nelle valli limitrofe. Queste sculture di acqua ghiaccia-ta poi, hanno un fascino tutto loro, che sta nella provvisorietà della ca-scata stessa. Infatti, anche se si rifà l’anno prossimo, non sarà sicura-mente uguale a quella di quest’an-no o dell’anno precedente. Meta-foricamente parlando, ha il sapore di una “conquista amorosa”, dove l’alpinista è il primo amante e compagno di quel ghiaccio!!Tornando alle cose più reali, questa passione ha comunque bisogno di essere coltivata e perseguita con tenacia, il divertimento infatti au-menta esponenzialmente con l’alle-namento e la tecnica acquisita, che fanno gustare ogni singolo passo in salita su queste strutture irreali. Ov-viamente, come in tutte le attività alpinistiche, oltre all’allenamento servono una adeguata preparazione tecnica e degli adeguati materiali, unitamente alla giusta dose di pru-denza e attenzione.In questa sede vi parleremo di tre cascate della nostra zona, probabil-mente le più conosciute dagli ap-passionati di questa disciplina, che annovera tra i suoi praticanti gio-vani e non solo, tutti accomunati dalla voglia di affondare piccozze e ramponi nel ghiaccio vivo…vivo perché questo elemento è sempre in trasformazione.

Partiamo con la più conosciuta del-le tre cascate, denominata “Mani Fredde”, che si trova nell’alta Val di Leno, appena qualche centinaio di metri sotto la strada delle Sette Fontane, che collega il Passo di

castelli di ghiaccio

Con questo articolo, inizia la collaborazione delle guide alpine, Paolo Asnicar e Paolo Dani, e delle guide naturalistico ambientali, Sebastiano Sandri e Michele Franceschi, del Centro di Arrampicata 7A con Sportivissimo per farci conoscere vie su roccia e su ghiaccio, esplorazioni e grandi viaggi; in questo numero ci presentano tre delle più belle cascate delle Piccole Dolomiti.

di Paolo Asnicar

19

Campogrosso con il Pian delle Fu-gazze.La cascata si sviluppa su di un dislivello di 100 metri, con una difficoltà di 4/II, esposta a Nord – Ovest si trova ad una quota di partenza di 1300 slm, con arrivo a 1400 mls. Un paio di tiri di cor-da sfruttando, se si vuole, gli spit nella parete adiacente, oppure in classico stile alpino inserendo nel ghiaccio gli appositi chiodi. Il ri-entro al rifugio avviene attraverso il sentiero di discesa. Nella parete alla destra della cascata è possibile provare un impegnativo e diver-tente tiro di dry tooling attrezzato a spit.

La cascata “Emanuela” si trova nell’alta Valle Chiara, vicino alla frazione Parlati di Recoaro Terme. Una volta lasciata la macchina al parcheggio di inizio valle, o in caso non ci sia neve lungo la strada che porta ad una quota di 750 mt slm, ci si addentra nel bosco per una stradina silvo-pastorale, che diventa poi sentiero fino a raggiun-gere il greto del torrente, salendo poi il pendio sul fianco sinistro. La cascata formata si vede chiaramen-te in alto verso la fine del pendio, si sviluppa per una lunghezza di 70 mt, con un dislivello di 50 mt. E’ preferibile calzare i ramponi già sul sentiero di avvicinamento, per evitare scivoloni indesiderati. Ci sono diverse linee di salita sia con corda dall’alto sia dal basso, da notare e sicuramente salire il canalino di sinistra, che quando è ben formato offre qualche bel mo-vimento abbastanza verticale. Una difficoltà di III/3 che comunque appaga della scarpinata. Vari chio-di sparsi aiutano assieme alle soste su piante a garantirci la sicurezza. Rientro su corda doppia e sentiero fino alla macchina.

L’ultima cascata si trova in località Ronchi, sempre di Recoaro Terme.Passata la cittadina termale si sale verso direzione Gazza e arrivati all’altezza della contrada Asnicar si gira a sinistra verso il centro fon-do “Le Montagnole”. In contrada Ronchi si parcheggia lungo la stra-da e si attraversa il bosco in quota seguendo la strada silvo – pastora-le vicino alla fontana in direzione sud. Attraversata la prima valle si raggiunge la seconda che salita porta alla cascata in oggetto.Uno sviluppo di 25 metri con dif-ficoltà di 4/I ma ovviamente va-riabile a seconda della stagione(di solito la difficoltà è maggiore 4+/I). Si forma di solito con una candela verticale che si collega poi alla roccia soprastante. Il rientro si fa in discesa con una corda doppia.

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Scala delle difficoltà per le Cascate di GhiaccioPer le cascate di ghiaccio si utilizza la scala canadese, intro-dotta alla fine degli anni ottanta, la quale divide la difficoltà d'ambiente da quella tecnica. Questa è composta da due numeri, il primo romano indicante la difficoltà globale (avvicinamento, pericoli oggettivi..) e il se-condo arabo che indica la difficoltà tecnica del tiro più difficile.Possiamo avere vie comode e sicure (numero romano basso), ma tecnicamente difficili (numero arabo alto) e viceversa.

Difficoltà d'ambienteI. Breve cascata, facilmente raggiungibile con discesa senza problemiII. Cascata con facile avvicinamento, una o più lunghezze e pochi pericoli oggettiviIII. Cascata di più tiri, possibile lungo avvicinamento e ri-schio di pericoli oggettiviIV. Cascata di più tiri difficili in ambiente isolato con difficile discesa e pericoli oggettiviV. Lungo e complesso avvicinamento che richiede esperienza alpinistica, con molti pericoli oggettivi; discesa difficile e da attrezzareVI. Lungo itinerario d'alta montagna, che richiede molta espe-rienza alpinistica; alti pericoli oggettivi e forte possibilità di bivacco.

Difficoltà tecnica1. Passaggi a 50°-60°, necessita comunque esperienza nell'uso di piccozza e ramponi; conoscenza delle tecniche di assicu-razione2. Passaggi a 60°-70°, il ghiaccio offre sempre buone possibi-lità di assicurazione3. Passaggi a 70°-80°, solitamente su buon ghiaccio; tratti verticali di massimo 5-6 metri alternati a tratti appoggiati ove situare le soste4. Passaggi a 75°-85°, con tratti verticali di massimo 10-12 metri. Solitamente possibilità di buone soste5. Lunghezza che necessita di grande esperienza e tecnica, anche per la qualità del ghiaccio (meduse e cavolfiori). Tratti verticali anche di 20-25 metri6. Uno o più tiri impegnativi, tratti verticali di oltre 30 metri con ghiaccio fragile e delicato.

Difficoltà Dry-ToolingQueste salite presentano la sezione di ghiaccio collegato da tratti rocciosi, da affrontare sempre con piccozze e ramponi. La difficoltà si indica con la lettera M seguita da una cifra in numero arabo. Gli ideatori pensavano che le loro salite affrontassero il mas-simo grado di ghiaccio e quindi segnarono la partenza da M7, ma oggi si trovano anche salite fino a M4. I valori massimi si attestano su M12/M13 e le vie in Dry-Tooling sono solita-mente protette su roccia; in questa disciplina generalmente, la porzione di roccia e predominante su quella di ghiaccio.

21schio

Fabio Andrian, classe 1974, di Schio è uno dei più affermati navigatori vicentini. E oggi fa coppia con ben quattro piloti: il vicentino Michele Caliaro su Citroen C2 Max; con il trentino Matteo Daprà su Renault Clio Super 1600; con il pilota milanese Vincenzo Tor-torici, ancora Renault Clio Super 1600 e infine con il pilota emiliano Alberto Montanari, Subaru Impreza. La sua grande passione per i rally lo ha portato a essere un navigatore vincente, capace di leggere sempre la strada più veloce, arrivando alla vittoria con ciascuno dei quattro piloti con cui corre.

Quando hai scoperto che in auto preferivi leggere le carte che guidare la macchina? Avevo sedici anni quando ho accompa-gnato un mio amico a vedere il rally di Schio. Era il luglio del '91. Ci siamo messi nel mitico tornante della prova speciale di Santa Caterina. Dopo il passaggio della prima BMW M3 mi sono sentito la pel-le d'oca per lo splendido passaggio che ci aveva regalato un forte pilota del tempo. Da quel brivido è nata la mia passione e il mio interesse per i rally. Per anni ho fat-to lo spettatore, fino a quando, nel 1998, ho avuto l’opportunità di realizzare il mio sogno facendo da navigatore ad un mio amico e portando a termine positivamente il rally della mia città, Schio. Appena sce-so dalla macchina, il mio pensiero è stato: "quando potrò risalirci di nuovo???"

E quando è ricapitata una buona oc-casione?Quella mia prima gara è andata bene; ho avuto subito l’opportunità di risalire in auto. Oggi corro con quattro piloti in al-trettanti trofei.

Ogni pilota avrà caratteristiche diverse.Certamente, ognuno ha un proprio talento e tutti sono molto veloci: il mio compito è

di studiare ogni dettaglio con i piloti e con i meccanici in uno spirito di grande condivi-sione. È un rapporto inteso che nel tempo è si è trasformato in vera e propria amicizia. Non hai mai paura?Capire la strada è anche capire le qualità del pilota che ti siede al fianco. Ho cieca fiducia delle loro capacità.

Cosa ti piace nello stare nel sedile di destra?E’ un ruolo affascinante quello del navi-gatore. Dare le note, come si dice in ger-go, significa anticipare l’azione del pilota, fargli vedere quello che tra brevissimo dovrà affrontare.

Quando dai le note usi un tono di voce di sprono oppure uno normale?Bisogna sempre trovare il tono giusto, a volte di sprono se si percepisce che si può fare qualcosa in più. Altre volte, invece, bisogna proprio fare il contrario quando si capisce che si è oltre al limite e basta un nonnulla per uscire di strada.

Quindi note di gara ma anche tanta psi-cologia?Il pilota ha in mano la macchina. Egli sen-

te il peso della responsabilità tutto su di lui: è normale ma questo peso psicologico può compromettere il suo rendimento. Il navigatore deve condividere questa re-sponsabilità e trovare il modo di rassi-curarlo affinché egli possa guidare il più serenamente possibile. Se si è sereni, si guida velocissimi. L’aspetto psicologico è fondamentale all’interno della macchina. Guai a farsi prendere dal nervosismo. Ne va del risultato. Il mio compito è dare fi-ducia e sicurezza.

C’è un modo per allenarsi ad essere un bravo navigatore? Qualcosa si può fare ma quello che più conta è maturare tanta esperienza in gara. Io ne ho fatte 147.

E quale è stata la più bella?Oh, sono state tutte belle; ogni gara mi ha arricchito di nuove conoscenze e di tante emozioni.

A chi dedichi i tuoi risultati? Ad Anna, la mia fidanzata, che è la mia prima tifosa e poi ai miei amici che mi se-guono in tutte le gare.

di Demitri Brunello

Fatti guidare da luiFabio Andrian è uno dei più forti navigatori vicentini con un palmares ricco di affermazioni; lo abbiamo incontrato dopo il trionfo nel Trofeo Citroen 2011 in coppia con Michele Caliaro.

Andrian Fabio nato a Schio il 6 ago-sto 1974. Residente a Schio.Debutto al rally di Schio 1998 su Peugeot 205 N2 (Gestisport)Gare disputate al 27 novembre 2011: 147rally con tanti risultati di classe.Trofei disputati:2003: trofeo Rover MG con Simone Brusori 2°di trofeo2005: trofeo Fiat Stilo con Francesco Fanari2006: trofeo Subaru Impreza con Francesco Fanari2009: trofeo Citroen C2 R2 vieffe corse con Michele Caliaro 2°assoluto a fine trofeo2011: trofeo citroen C2 R2Max procar con Michele Caliaro 1°assoluto.Nel 2011 ho disputato il trofeo Ci-troen C2 organizzato da Procar con Michele Caliaro, ragazzo 26enne di Durlo di Crespadoro.Riporto di seguito le gare e i risul-tati:Rally della Lanterna1°di classe e 1°di trofeoRally del Casentino2°di classe e 1°di trofeoRally Città di Lucca3°di trofeo (causa foratura)Rally Aci Como1°di classe e 1°di trofeo

Con Michele abbiamo corso anche alla ronde del Grifo 1°di classe e alla ronde del Palladio 2°di classe.Nel 2011 ho disputato il CHALLEN-GE DI ZONA con Matteo Daprà, pilota 34enne di Roverè della Luna (TN)Riporto di seguito le gare e i risultati:Rally di Schio3°di classe e 9°assolutoRally del Bellunese2°di classe e 12°assoluto

Rally Città della Quercia bas-sa classifica a causa di una fo-ratura ma primi assoluti nella prima prova speciale e primi assoluti al primo riordino.Rally di S.Martino di Castrozza1°di classe e 16° assolutoRally 2Valli2°di classe e 6°assolutoRisultato finale del CHAL-LENGE 2011 4°+5°zona = 3°ASSOLUTI DI ZONA Altri risultati 2011 con Vin-cenzo Tortorici pilota 39enne di Milano.Rally2 Jolly di Aosta2°di classe S1600Rally Ronde Barocco Salentino2°di classe S1600 e 4°assoluto

Andrian Fabio

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LIVIO GONZO ANTICHITÀ RESTAURIARREDAMENTI SU MISURA

Il cross cornedese si riconferma ai primi posti nei più prestigio-

si campionati a livello nazionale; una lunga tradizione di successi che risale a piloti del calibro di Franco Picco, Parker, Battila-na, Antoniazzi, Pretto, Stevanini, Marini, Cortese, che hanno fatto grande in Italia e non solo in Italia il nome di Cornedo; oggi il cross cornedese si riconferma tra i più forti in Italia proprio nell’anno in cui la storica pista dell’Omo della Roccia, fucina di questi successi, è stata chiusa, lasciando il movi-mento crossistico cornedese senza una pista.

Il Team Hobby Motor di Cor-nedo nella stagione agonistica 2011 conquista con Federico Bracesco un ottimo terzo posto nel più prestigioso Campionato nazionale Motocross in sella alla

Vincere senza una pista

Suzuki RM-Z 450, quarto An-drea Cogo nella categoria Over 21 con la sua Suzuki RM-Z 250, entrambe le moto preparate e se-guite dalla concessionaria Hob-by Motor.Risultati raggiunti dopo entusia-smanti prove disputate nei più bei crossodromi d’Italia: Mon-tevarchi, Malpensa, Mantova, Città di Castello, San Severino Marche, Cavallara. Ogni appun-tamento agonistico caratteriz-zato da duelli molto serrati ma sempre all’insegna della spor-tività che da sempre contraddi-stingue i piloti di motocross.Il Team Hobby Motor è tra l’al-tro vincitore del Campionato Triveneto Top Rider MX1 2011 sempre con Federico Bracesco, sesto nella MX2 con Andrea Cogo e si è infine classificato terzo nel Campionato a squadre con Federico Bracesco, Andrea Cogo e Denj Usaj, pilota slove-no che si è aggiunto ai piloti del team per disputare questo im-portante campionato composto da quattro gare, dove il risultato

è dato dalla somma dei risultati di tutti, dove conta la squadra e non il primato del singolo.Per il prossimo anno il team cercherà di migliorare gli ottimi risultati ottenuti quest’anno con le Suzuki dai piloti Bracesco e Cogo ai quali si aggiunge Edo-ardo Spongia che gareggerà con le KTM SX-F 250 e 350 2012.Purtroppo il titolare Giancarlo Novella constata con molto ram-marico che il motocross a Cor-nedo sta vivendo un momento molto difficile a causa della to-tale impossibilità per i giovani di potersi allenare né tantomeno avvicinarsi a questo sport che tante soddisfazioni ha dato nel corso degli anni alla città, que-sto a causa della chiusura della storica pista dell’Omo della Roccia, del Motoclub dal 1978. Ad oggi i motivi non sono chia-ri, quello che è sicuro è che non c’è stato interesse da parte delle istituzioni a mantenere viva la tradizione di questo sport.Un vero dispiacere per tutti co-loro che con molta nostalgia

ricordano le vittorie di Picco, Parker, Battilana, Antoniazzi, Pretto, Stevanini, Marini, Cor-tese…piloti che hanno dato alla città di Cornedo numerosi primi posti assoluti di Campionati Ita-liani e anche un titolo mondiale con Parker. Nessun altro sport ha portato tanto lustro alla città senza ri-chiedere in cambio nessun tipo di investimento pubblico.Per questo sembra impossibile che non si possa fare nulla per proseguire la storia del moto club; senza una pista i piloti iscritti al Cornedo si ritrovano senza un punto di riferimento, nella necessità di spostarsi per fare allenamento. Con la conse-guenza prevedibile che anche il Motoclub stesso in breve tempo si sgretoli.Chissà che non si possa nel prossimo futuro trovare una so-luzione, un’alternativa concreta, che possa riempire la mancanza che la pista di Cornedo ha la-sciato nel cuore dei numerosi appassionati di motocross della nostra vallata.

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Oggi è la volta del Vicenza Triathlon, un team giovanis-simo in quanto

è nato nel 2011 dall'incontro di tre tecnici F.I.Tri. (Pao-lo Masina, Marco Rossi e Pierantonio Pretto) con i dirigenti del Triathlon ASM di Montecchio Maggiore, società affiliata alla Fitri già dal 2001.Ho chiesto a Paolo Masina di presentarmi la squadra e i suoi obiettivi.Quando abbiamo deciso di formare questa nuova socie-tà il nostro obiettivo comu-ne era quello di diventare il punto di riferimento per gli appassionati di triathlon e multisport in provincia di Vicenza, fino ad allora spar-si in realtà limitrofe. Anche per questo abbiamo creato un sito web che potesse fare da riferimento della società. Il sito è www.vicenzatri.it ed è stato pensato in modo da consentire agli atleti iscrit-

ti di organizzarsi, di condi-videre e di confrontare alle-namenti e gare. Il sito inoltre fornisce tutte le indicazione necessarie a chi è incuriosito o vuole avvicinarsi alla mul-tidisciplina.Devo ringraziare per il sup-porto il nostro sponsor uf-ficiale, la ASM robots & automation engineering di Montecchio Maggiore che è anche titolare della società sportiva.So che avete avviato anche un progetto per i giovani.Esatto. Per noi nel 2011 è sta-to di fondamentale importan-za l'avvio della scuola triath-lon per ragazzi, che ha già portato alla luce il talento e la determinazione dei giovani atleti a livello agonistico.Quali sono i vostri obiettivi per il 2012 appena comin-ciato?Il nostro obiettivo fonda-mentale per il 2012 è il con-solidamento delle attività av-viate, cioè la promozione del nostro sport anche attraverso

il supporto dell'Amministra-zione Comunale di Mon-tecchio Maggiore, la scuola triathlon giovani e gli alle-namenti di gruppo il sabato pomeriggio a Montecchio Maggiore, la pianificazione di una serie di incontri aperti a tutti su varie argomenta-zioni legate al nostro sport, l'organizzazione di un evento promozionale in provincia e la partecipazione a gare na-zionali ed internazionali.Cosa diresti a chi avesse intenzione di iniziare a fare triathlon, ma fosse ancora titubante?Gli direi di iscriversi alla no-stra squadra perchè non serve essere già triathleti anzi basta essere incuriositi e disposti a sudare un po', con l' idea che fare sport è bello e farlo in compagnia è divertente.Ho sentito parlare di un progetto ecologico che soste-nete. Me ne vuoi parlare tu?Certo! Si tratta di una nuova iniziativa appena partita che abbiamo chiamato "ViTri for

environment". Si tratta di un progetto legato all'ambiente e alla salute che punta a po-tenziare gli spostamenti senza auto in modo da diminuire l'inquinamento atmosferi-co (anche perché a noi atleti piace allenarci e gareggiare in un ambiente pulito) e ridurre le malattie legate alla seden-tarietà (obesità, ipertensione, lombalgie, stress...). In pratica è una gara di endurance che durerà tutto l' anno e anche i successivi, dove vincerà chi percorrerà più km con mezzi "human powered" (bicicletta, camminata...) al posto dell'au-to. Per partecipare basta es-sere registrati al sito www.vicenzatri.it e inviare un pun-teggio pari al numero di km percorsi a "vitri" al seguente link www.vicenzatri.it/classi-fica/inserisci-km.html .Interessante! Ultima do-manda: quando e dove si svolgono gli allenamenti?Per i giovani l'appuntamento con la scuola triathlon è nei seguenti giorni:

Mercoledì 15.00 - 16.30 corsa - ciclismo al Palatenda (piazzale Collodi Montec-chio Maggiore)Venerdì 15.00 - 16.30 cor-sa - nuoto presso la Piscina Comunale di Montecchio Maggiore.Sabato 14.30 - 16.00 cor-sa - nuoto presso la Piscina Comunale di Montecchio MaggioreCon gli adulti invece non abbiamo un ritrovo fisso, ma cerchiamo di trovarci al mercoledì e al venerdì sera alla piscina di Arzignano per allenamenti di corsa e nuoto alle 19.30. Un altro gruppet-to si da appuntamento il mer-coledì sera a Torri di Quarte-solo (Strada Camisana) alle 20. In più ci troviamo al sabato alle 14.30 presso la piscina comunale di Montec-chio Maggiore.

Grazie Paolo e in bocca al lupo per la stagione!

Secondo appuntamento per presentare ai lettori di Sportivissimo le squadre di triathlon vicentine.

di Martina Dogana

25schio

È stato festeggiato con una manifestazione in grande stile il 30° anno di fondazione dell'A.D.S. Bushido Karate Club: lo scorso 18 dicembre quasi 150 atleti di tutte le età, afferenti alle scuole di Schio, Valdagno e Vicenza, si sono dati appuntamento presso il palazzetto dello sport

Don Bosco nel centro di Schio per celebrare lo storico traguardo raggiunto del glorioso club di arti marziali. Una tappa importante che contraddistingue la serietà e la costanza della scuola da sempre aperta ai giovani come modello educativo e formativo ed ai meno giovani come possibilità mantenimento psico-fisico. A presenzia-re ufficialmente la manifestazione anche l'attuale presidente della federazione nazionale karate (FESIK) Luigi Aschedamini. All'in-terno della grande palestra, per l'occasione “addobbata” in chiave orientaleggiante, il nutrito pubblico di familiari, sostenitori ed ap-passionati ha così potuto assistere ad una spettacolare esibizione che ha visto alternare prove collettive, a squadre ed individuali pre-sentate da allievi diverso grado ed età. A spiccare tra tutte le per-formance vi è stata sicuramente quella del ventitreenne scledense Francesco Dellai, atleta considerato tra i più promettenti nel nostro paese dopo i sensazionali riconoscimenti ottenuti ai mondiali di due anni fa in Messico. Traguardo che si aggiunge al già impor-tante palmares del Bushido Club che, in questi primi tre decenni di attività ha conseguito oltre 40 medaglie tra titoli Italiani, Europei e Mondiali, distinguendosi sotto ogni sigla federale. Il Club vanta anche di un arbitro Internazionale, il 3° Dan Angelo Rosestolato. Grande la soddisfazione della maestra Daniela De Pretto, presiden-tessa e storica insegnante del Bushido Club, che oltre ad aver co-ordinato le esibizioni dei propri allievi si è esibita in un suggestivo katà in abiti tradizionali Giapponesi, applaudito da una vera e pro-pria ovazione del pubblico. Oltre alle esibizioni pratiche l'evento è stato accompagnato da alcune interessanti presentazioni proiettate su maxy-schermo che hanno illustrato ai presenti la storia e i nobili concetti alla base del Karate, permettendo a tutti i presenti di com-prendere la vera essenza di una disciplina troppo spesso erronea-mente associata all'idea di violenza. Il prossimo appuntamento in programma per gli allievi del Bushido è fissato per la prima tappa del campionato regionale Veneto FIK 2011 che si terrà domenica 29 gennaio 2012 ad Arcade (Tv). Per tenersi aggiornati su tutti gli eventi ufficiali della scuola o informarsi sui nuovi corsi è possibile collegarsi al sito: www.karateschio.it

l’essenza del karateFesta grande e spettacolare esibizione con più di cento atleti percelebrare il trentennale di attività del celebre Karate Bushido Club di Schio

di Fabio Landifoto di Armando Mattioli (www.armafoto.it)

Il Karate Bushido Club è nato a Schio nel 1981, con lo scopo di affermarsi nell'allora lacuno-sa realtà delle arti marziali del territorio vicentino. Molti non sanno che l'attuale sport del Ka-rate è una disciplina dalle origini antichissime che trae i suoi na-tali da un tipo di lotta praticata nell'arcipelago nipponico delle isole Ryu Kyu. Proprio nell'iso-la di Okinawa furono documen-tati i primi 600 anni di storia di questa arte: nata come difesa da ruberie ed aggressioni, essendo in tale epoca vietato l’uso delle armi, era tramandata in segreto di genitore in figlio. Fu a partire dal XIV secolo, in seguito ai cre-scenti rapporti commerciali tra Cina ed Okinawa, che il Karate conobbe il suo maggiore svilup-po ricevendo forti influssi dalle già sviluppate arti marziali cinesi e diffondendosi a macchia d'olio

in tutto il territorio Giapponese con svariate interpretazioni. Solo verso il 1750 si pose un freno al dilagare delle interpretazioni di quest’arte e l’insegnamento divenne codificato. E’ da questo momento che la fusione delle tecniche del Tode (antico nome del karate) con la filosofia del Budo (via del guerriero) diedero come risultato il karate tradizio-nale. Nato come arte marziale che insegna il combattimento e l'autodifesa, con il tempo il karate si trasformò in vera e propria filo-sofia di vita, in impegno costante di ricerca del proprio equilibrio, in insegnamento a "combattere senza combattere", a diventa-re forti modellando il carattere, guadagnando consapevolezza e gusto nella vita, imparando la ca-pacità di sorridere nelle avversità e di lavorare con determinazione e nel costante rispetto degli altri.

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MULTISALA

27piccole dolomiti

Gli uccelli sono una classe di vertebra-ti appartenenti alla categoria degli omeotermi , ovvero

animali in grado di mantenere costante la temperatura corporea indipendentemente dalla tempe-ratura esterna.Hanno ossa cave, ripiene di aria, i medesimi sono quasi tutti vola-tori con caratteristiche di essere ricoperti di piume (che servono alla termoregolazione) e penne (che conferiscono aerodinamici-tà). Gli arti posteriori consentono gli spostamenti a terra mentre gli arti anteriori sono ali e servono per volare.Conoscere i nomi delle varie parti del corpo degli uccelli ci aiuterà ad identificare anche la specie.La necessità di battere la concor-renza di altri animali nella ricer-ca del cibo e di luoghi adatti alla nidificazione ha sviluppato per selezione naturale, una differen-ziazione anatomica tra le varie specie.I diversi tipi di zampa e di becco che si possono osservare in natu-ra ci fanno capire il grande sforzo compiuto dagli uccelli per adat-tarsi ad ambienti molto diversi tra loro. Le penne più vistose, quelle delle ali e della coda, definiscono la forma dell’uccello e sono dette di contorno. Alla base di queste troviamo le filopiume, caratte-

il segreto di vincere il freddo

rizzate da una rachide lunga e sottile con al termine un ciuffo di barbe. Le penne sono strutture cornee infisse nel derma degli uc-celli formate di uno stelo centrale (scapo) che supporta un tessuto piatto simile ad una vela (vessil-lo). Lo scapo si suddivide in una parte basale nuda e cava detta ca-lamo che consente il passaggio delle sostanze nutritive durante la crescita della penna e in parte apicale piena, detta rachide, che sostiene il vessillo. Il vessillo è formato da ramificazioni dette barbe che crescono in entrambi i lati della rachide. In molti uccelli è presente anche il piumino costituito da morbide piume nascoste sotto le penne esterne.Le penne assumono nomi diversi a seconda della loro posizione. Le grandi penne dell’ala, fonda-mentali per il volo, sono dette remiganti (primarie, secondarie, terziarie) e le grandi penne del-la coda sono dette timoniere che

LA BIOLOGIA DEGLI UCCELLI:penne, scheletro, becchi e zampe;il segreto della sopravvivenzadegli uccelli al freddo piùintenso dell’inverno

di Dorino Stocchero

svolgono un’azione stabilizza-trice e direzionale nel volo. Le copritrici sono quelle penne mor-bide disposte in serie , che copro-no parzialmente nella loro parte basale le remiganti e le timoniere.Tutti gli uccelli per volare effi-cientemente devono mantenere in ordine il piumaggio, per cui è facile vederli nel momento di riposo, posati sui rami intenti a mordicchiare le penne per rior-dinarne la struttura e a imperme-abilizzare il piumaggio con una sostanza oleosa che prelevano

con il becco dall’uropigio, una ghiandola posta alla base della coda. Le penne, di struttura de-licata per quanto solida, sono soggette a consumo e rotture, per questo esse vengono rinnovate periodicamente e tale processo si definisce muta. Normalmente gli uccelli mutano una volta all’an-no e precisamente in autunno, ma in certe specie si verifica sia in primavera sia in autunno. Di solito la muta è graduale per cui l’uccello è sempre rivestito di penne ed è pertanto in grado di

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volare sempre. Il becco è un al-tro elemento caratteristico della struttura degli uccelli e assolve un’importante funzione nell’ali-mentazione, venendo usato per afferrare, raccogliere e sminuzza-re il cibo. Lo stesso è rivestito da una sostanza cheratinosa che cre-sce continuamente ed è soggetta a usura come le nostre unghie. La sua forma e la sua dimensione è assai varia essendo adattata al tipo di nutrimento. Cosi i rapaci, prevalentemente carnivori, hanno un becco adunco e robusto.Il becco diritto e appuntito con mascelle finemente seghettate dell’airone è adatto alla cattura di organismi acquatici. Il frosone è il fringillide con il becco di mag-giori dimensioni. Con tale becco, grazie anche alla forte musco-latura della mandibola riesce a spaccare noccioli durissimi.La beccaccia ha il becco rivesti-to da un tessuto vascolarizza-to molto sensibile sulla punta, con il quale cattura i vermi in profondità nei terreni morbidi. Il crociere ha un becco con punte incrociate è specializzato nell’a-prire le pigne di conifere per estrarne i semi. Le varie specie di uccelli hanno zampe diverse perché hanno esigenze particola-ri di vita. Ad esempio gli acqua-tici sono provvisti di membrane interdigitali che rendono le loro zampe (palmate) simili a pinne. I razzolatori hanno zampe robu-ste adatte a smuovere il terreno, i tetraonidi hanno zampe pettinate o calzate adatte e ideali per gli spostamenti sulla neve.Il numero di dita varia da due a quattro dove il primo è rivolto indietro e gli altri tre in avanti

oppure il primo e il quarto indie-tro ed il secondo e terzo in avanti (esempio i picchi).Gli uccelli hanno udito e soprat-tutto vista molto sviluppati, di-versamente dal senso dell’olfatto.Tra tutti gli animali risultano i più dotati di mezzi canori anche se non mancano specie mute o che emettono semplici note di richia-mo non armoniose o modulate.Il canto è un insieme di suoni emessi con una certa logica se-quenziale che consente all’uc-cello di difendere il territorio, attirare le femmine e mantenere i legami di coppia. Gli uccel-li possono essere divisi in varie categorie a secondo del loro re-gime alimentare. Ci sono infatti uccelli insettivori, pascolatori , necrofagi, frugivori, granivori e nettarivori che si nutrono rispet-tivamente di insetti, frutta, gra-naglie, erbe, carogne e nettare. In pratica infatti la quasi totalità degli uccelli hanno regime ali-mentare misti che consentono una maggiore sopravvivenza. La riproduzione si verifica nel nostro Paese in primavera, assumendo le caratteristiche di un fenome-no tipicamente ciclico. Tutti gli uccelli sono ovipari: le femmine depongono le uova che devono essere covate. La maggior parte delle specie sono monogame, nel senso che si formano coppie fis-se durante la stagione riprodut-tiva, mentre altre sono poligame, vale a dire che un solo maschio si accoppia con diverse femmine. Le uova vengono deposte in nidi con forme e collocazioni diverse a seconda delle abitudini di vita delle singole specie. Le uova pos-sono essere in numero vario ma

in genere le covate più numerose si hanno nelle zone temperate e quelle meno numerose nelle zone fredde o tropicali. L’incubazione viene seguita da entrambi i ge-nitori, ma anche dalla femmina nel caso di specie poligame. Una specie, come quella del cuculo, depone invece le uova in nidi di altri uccelli e si disinteressa poi dell’allevamento della prole. I piccoli nati possono essere in gra-do di lasciare il nido subito dopo la schiusa (galliformi), in quanto nascono ad occhi aperti e rivestiti di penne (prole precoce); se inve-ce nascono a occhi chiusi e senza penne (falconiformi), si tratten-gono nel nido fino a che non sono in grado di volare e di nutrirsi da soli (prole inetta).

29bassano

assi di spadeSara Bortoletto e Francesco D’Alessandro sono due tra i più forti spadaccini in carrozzina; ecco la loro sfida sportiva nella partita della vita

di Chiara Guiotto

Il Circolo della Spada di Bassano è l'unica società sportiva vicentina che in-segna la scherma in car-rozzina. “Sara e Francesco

sono il mio orgoglio -ha dichia-rato il loro allenatore nonché Presidente del Circolo il Dott. Giovanni Sponza. Amo questo sport e ancora di più amo inse-gnare a loro”.

Nei loro sguardi si legge un forte desiderio di rivalsa nei confronti di una vita che è stata ingiusta, ma nei gesti atletici e nel loro modo di vivere lo sport traspare voglia di normalità, determina-zione e tanta grinta.Li abbiamo incontrati durante un allenamento presso la palestra del Liceo Da Ponte di Bassano: lei, la giovanissima Sara Borto-letto, 16 anni, vive con i genitori e la sorella pure lei schermitrice, a Paderno del Grappa e frequen-ta la terza Superiore. Qualche anno fa una terribile malattia l'ha costretta a rimanere in carroz-zina ma Sara ha saputo reagire grazie al supporto della sua fa-miglia, e oggi sta diventando una validissima schermitrice dotata di riflessi veloci e una volontà incredibile. “E' stato per merito di una mia compaesana che mi sono avvicinata a questa attività sportiva -ha detto Sara. Ho pas-sato tante ora su Internet a cerca-re società sportive della zona che proponessero attività per ragazzi in carrozzina come me, ma le ricerche sono state inutili. Final-mente quando ho saputo che il Circolo della Spada di Bassano gestiva una scuola dedicata alle persone in carrozzina, in poco tempo la spada è diventata la mia

compagna nello sport -ha prose-guito Sara”. Lui, Francesco D'A-lessandro, 27 anni, vive a Bassa-no del Grappa. In seguito ad un tragico incidente d'auto qualche anno fa che lo ha costretto a re-stare in carrozzina, Francesco oggi è uno studente universitario della facoltà di Scienze dell'Edu-cazione. Anche lui ha scoperto la scherma per caso, facendo zap-ping in rete ma è stato davvero difficile trovare una società spor-tiva, non troppo distante da casa sua, che organizzasse attività anche per i ragazzi in carrozzi-na. “In TV raramente si parla di scherma in carrozzina, questo mi dispiace molto -ha commentato Francesco- Questo sport mi pia-ce veramente, e anche se è solo un anno che lo pratico, mi da enormi soddisfazioni. Giovanni Sponza è davvero bravo: oltre ad essere il nostro allenatore è anche un amico che ci trasmet-te tanta grinta e determinazione, non solo nello sport ma anche nella vita”.Sara e Francesco non si allenano nella sede della società sportiva di Campolongo bensì presso la palestra del Liceo Da Ponte di Bassano, perché è dotata di pe-dana di accesso all'area di alle-namento. “Ci mancano ancora molte attrezzature adeguate alla scherma in carrozzina -ha preci-sato Giovanni Sponza- Vorrem-mo migliorare la visibilità, la sicurezza e la qualità dei servizi offerti in particolare ai giovani disabili che molto spesso sono costretti ad adeguarsi a situazio-ni scomode e difficili proprio per la mancanza di sensibilità nei confronti di questa realtà spor-tiva”.

All'Istruttore Tecnico di scherma in carrozzina dal 2007, Giovanni Sponza, abbiamo chiesto: Cosa insegna a Sara e Francesco? “In-segno loro a tirare di scherma senza mai arrendersi, a lavorare sui riflessi e sull'abilità tecnica senza mai perdere di vista che lo sport è prima di tutto diverti-mento”. Le difficoltà? “Poiché le carrozzine vengono fissate a ter-ra ad una distanza stabilita dalla lunghezza del braccio armato dei tiratori, tirare di scherma a questa misura implica che chi si allena con costanza e impegno ha riflessi più veloci e maggio-re abilità tecnica di chi tira di scherma in piedi e che quindi può sfuggire ad un attacco usan-do le gambe -ha concluso Spon-za”. Sara e Francesco sono mol-to reattivi nonostante la loro, per ora, poca esperienza. Rispetto ai normodotati la tensione all'assal-to è molto più forte e questo per-mette ai ragazzi di essere molto più reattivi e pronti di fronte all'avversario.Quando prevede le prime com-petizioni? Nonostante Sara e Francesco abbiamo iniziato questo sport solo l'anno scorso -ha dichiarato Sponza- penso proprio che nei prossimi mesi potranno partecipare a qualche competizione, in particolare Sara che sta dimostrando giorno dopo giorno di essere davvero portata per questo sport.”Giovanni Sponza è il Presiden-te del Circolo della Spada dal 2001; dopo alcune vicissitudini che hanno variato l'assetto del-la società, Sponza oggi vanta di uno staff prestigioso composto da Dorina Vaccaroni, quattro volte Campionessa del Mondo

di Fioretto, il Maestro Maurizio Galvan e la Professoressa Cinzia Arcamone che coordina la pre-parazione atletica specifica per gli schermitori. Il Circolo della Spada vede schierate numerose categorie di atleti schermitori che praticano spada e fioretto e che nell'arco degli anni hanno ottenuto successi importanti, in particolare i giovanissimi tra i quali stanno emergendo delle piccole promesse. Accanto ai corsi di spada e fioretto per nor-modotati e disabili, e alla pre-parazione atletica specifica, il circolo organizza anche corsi di ginnastica posturale e correttiva tenuti da Cinzia Arcamone. “Ne approfitto in questa sede -ha concluso Giovanni Spon-za- per comunicare che siamo alla ricerca di uno sponsor che ci aiuti ad acquistare una peda-na per disabili, si tratta di una pedana speciale per i miei ra-gazzi in carrozzina e per tutti i disabili che vorranno avvicinarsi a questo sport. Ci auguriamo di implementare il numero di atleti di questa bellissima disciplina che appassiona moltissimo Sara e Francesco perché come dico sempre i diversi sono quelli che non tirano di scherma!. A tal pro-posito chiunque volesse maggio-ri informazioni può contattare il numero 0424/32746”.Un grazie particolare a Sara e Francesco che stanno dimostran-do che la diversità non è un limi-te e che lo sport aiuta a vincere le sfide della vita. Sportivissimo vi da appuntamento ai loro primi risultati!

Questo articolo è nato dalla curiosità di alcuni subac-quei vicentini (ritornati

da alcune immersioni a Kytira edAntikytera, in Grecia) di appro-fondire perché quest’ultima pic-cola isola del mar Ionio, di soli 40 abitanti, fosse così conosciuta e importante nell’archeologia su-bacquea.Antikythera deve la sua fama al ritrovamento nel 1901 di ciò che è definito “il meccanismo di An-tikythera”: il più antico calcolato-re meccanico oggi conosciuto. E’ databile intorno al 150-100 a.C. e si tratta di un sofisticato plane-tario, mosso da ruote dentate in bronzo, per calcolare il sorgere del sole, le fasi lunari, i movimen-ti dei cinque pianeti allora cono-sciuti, gli equinozi, i mesi, i giorni della settimana e le date dei giochi olimpici. Comandato da manopole era racchiuso in una scatola di le-gno dalle dimensioni di circa trenta centimetri per quindici ed aveva lo spessore di un libro.La scoperta si deve alla segnalazio-ne di un gruppo di pescatori di spu-gne i quali, a causa di una tempe-sta, erano stati costretti a rifugiarsi sull'isoletta rocciosa che allora ave-va il nome di Cerigotto. Qui, alla profondità di circa 43 metri, ave-vano rinvenuto il relitto di una nave romana risalente all'87 a.C. adibita al trasporto di statue in bronzo e marmi che proveniva da Rodi.Tra i materiali recuperati e messi in magazzino vi era anche un pezzo incrostato che sembrava un blocco come tanti altri. A scoprire la sua diversità, ma aiutato dal fatto che, disseccandosi, si era aperto, fu nel 1902 l’archeologo greco Stais, il quale vide alcuni strani ingranaggi inglobati. Un esame più approfon-dito permise di scoprire che, quella che era sembrata inizialmente una pietra, era in realtà un meccanismo fortemente incrostato e corroso, di cui erano sopravvissute tre parti prin-cipali e decine di frammenti minori.In realtà si trattava di un'intera serie di ruote dentate, ricoperte da iscrizio-ni e facenti parte di un unico elabora-to meccanismo mosso da manopole o manovelle.Il merito di aver capito tutto ciò, lo si deve all’archeologo e ricercatore americano Derek John De Solla Price, professore di storia presso la Yale Uni-versity che inizia a studiarlo nel 1951. Prima si dedica al suo restauro, ripu-lendolo, quindi inizia a tradurre e deci-frare le iscrizioni, scoprendo che sono spesso delle istruzioni; infine cerca di capirne il funzionamento aiutandosi con radiografie ai raggi X e riuscendo, dopo circa venti anni di ricerche, a co-struirne un modello.Ciò non appare sufficiente e dopo trent’anni Mike Edmunds, professore di astronomia all’Università di Cardiff concorda con i Greci di effettuare ulte-riori sofisticate analisi al reperto. Inizia-te nel 2005, le ricerche si sono concluse l’anno seguente ed i risultati sono stati presentati ad un convegno ad Atene.Questi ultimi studi sono stati compiu-ti effettuando una TAC completa del

il meccanismo di AntikytheraIl più antico calcolatore meccanico astronomico al mondo

ricostruzione dei meccanismi interni

ricostruzione dei meccanismi interni

la rotta della nave naufragata

di Antonio Rosso e Agostino Bevilacqua

31vicenza

reperti sui fondali di Kythera

uno degli autori che si preparaall’immersione

meccanismo ed utilizzando una sofisticata apparecchiatura di qua-si otto tonnellate di peso, portata al museo di Atene dall’Inghilterra. Si sono così, scoperte moltissime altre iscrizioni non rilevabili o illeggibili nelle precedenti analisi ai raggi X e si sono trovati anche otto nuovi in-granaggi. Il reperto ha fornito oltre 2.000 caratteri di scrittura, dei quali il 95 per cento è stato decifrato. Ciò ha permesso a Michael Wright, ex curatore della sezione di Ingegneria meccanica del Museo delle Scienze di Londra, di costruire una nuova co-pia del meccanismo in cui sul davanti vi sono le iscrizioni del calendario greco ed egizio, con le lancette che mostrano la posizione del sole, della luna (tenendo pure in conto le aberra-zioni dell’orbita) e degli allora cinque pianeti conosciuti. Sul retro vi sono due indicatori, il primo dei quali mo-stra un calendario di 19 anni e gli anni delle Olimpiadi mentre il secondo permette di predire la data delle eclissi solari e lunari.Il meccanismo è conservato nella col-lezione di bronzi del Museo archeolo-gico nazionale di Atene, assieme alla sua ricostruzione, ma a Pavia a giugno dell’anno scorso si è tenuta una mostra proprio su questo meccanismo a cura della Fondazione Nazionale di Ricerca Neoellenica.Il meccanismo di Antikythera, nono-stante non trovi equivalenti fino alla realizzazione dei primi calendari mec-canici successivi al 1050, o, meglio, fino alla comparsa dei primi orologi astronomici del XIV secolo, rimane co-munque integrato nelle conoscenze del periodo tardo ellenistico perché vi sono rappresentati solo i cinque pianeti visi-bili ad occhio nudo ed il materiale usato è un metallo facilmente lavorabile.Va, infine, detto che già dal 213 a.C. Ci-cerone riporta della presenza a Siracusa di una macchina circolare costruita da Archimede con la quale si rappresenta-vano i movimenti del Sole, dei pianeti e della Luna, con le loro fasi ed eclissi.Non tutto è stato compreso, ci sono an-cora dei punti oscuri, ma possiamo dire con certezza che oltre 2100 anni fa, nella Grecia del II secolo a.C. esisteva una tra-dizione di altissima tecnologia e questo grazie anche all’archeologia subacquea.

Pedalando si impara. Se il moto viene facilitato da una batteria ecco che si scopre anche il piacere di limitare gli sforzi e il gusto del risparmio rispetto alla fin troppo praticata quattro ruote. Il nuovo rilancio all’uso della bici

elettrica è partito dalla nota casa motociclistica tanto cara al ‘Dottore’. Il messag-gio è stato raccolto con entusiasmo nella Vallata dell’Agno da alcuni esercenti e sta avendo un successo incredibile tra le oltre trenta aziende che hanno deciso di appoggiare l’i-niziativa. “L’idea è nata per riprovare a sensibilizzare la gente –spiega il promotore Nicola Bolzon, titolare di un esercizio a Trissino-. Visto che dall’alto non arrivavano spunti abbiamo deciso di farli partire dal basso”. Bolzon ha trovato in fretta altri tre esercenti che hanno deciso di collaborare. Dopo l’E-pifania avevano in programma di recarsi nella sede della casa motociclistica del ‘Dottore’ per allargare ulteriormente l’iniziativa per coinvolgere altre categorie economiche. “Ci sono persone che usano l’auto anche per fare solo un paio di chi-lometri –spiega Manuel Pasetti, contitolare di un negozio a Valdagno-. In moltissi-me famiglie, poi, ogni componente ha un’auto. Siamo estremamente convinti che la gente debba cambiare mentalità in particolare nel momento attuale per il quale sono prospettati pesanti sacrifici. La bicicletta elettrica è una soluzione importante in ottica ecologica ed economica”. Qualche tempo fa a Valdagno era partita una promozione supportata da incentivi e lanciata da un negozio specializzato, ma non ha avuto successo. “In quel tempo la benzina non costava così cara come ora –pro-segue Pasetti-. Inoltre, nonostante gli incentivi, il prezzo della bici elettrica era alto”. Ora di incentivi non ce ne sono più, né di derivazione nazionale, né regionale, né provinciale. Le bici meccaniche attuali hanno una componentistica all’avanguardia e a chi ne usufruisce è richiesto solo un po’ di sforzo fisico. Perché allora scegliere una bici elettrica? “Sono veloci e silenziose –conclude Manuel Pasetti-. Con 1€ di ricarica si possono percorrere da 300 a 500 chilometri. E’ possibile percorrere anche le zone a traffico limitato. Non c’è bisogno né di assicurazione né di casco. Le salite sono facili pur con bimbo a bordo”. La tecnologia sulle bici elettriche è in costante evoluzione e ci sono diversi modelli che possono essere scelti in base alle esigenze di percorso che abitualmente l’utente compie. Senza contare che il peso sta avvicinandosi sempre più a quello di una bicicletta normale. E i costi non sono impos-sibili. Avrà un futuro la bici elettrica? Si vedranno circolare in città in numero tale da diventare consuetudine? Gli organizzatori di questa campagna di sensibilizzazione ci credono e per questo hanno avanzato una proposta al Comune. “Perché non program-mare –sostengono con voce unanime- alcune zone in città servite da colonnine dove poter ricaricare le batterie delle bici elettriche? Ovviamente con una corresponsione adeguata. Con un solo euro è garantita poi una percorrenza di molti chilometri”.

Il futurocorre in bici La nuova generazionedi bici elettriche, più leggere,più economiche, con migliori prestazioni rappresenta il futurodella mobilità interurbana.

di Giannino Danieli

Siamo abituati a sentir parlare di sport come il calcio o il ba-sket, la pallavolo piuttosto che l'atletica leggera, ma stan-no prendendo piede anche gli sport minori e alternativi, se

così vogliamo chiamarli. Tra questi c'è il ballo che da sempre appassiona le platee di tutte le latitudini, vuoi per l’interesse che esercita in tutte le generazioni, vuoi perché la musica è un’arte che affascina sempre. In zona sono molte le palestre e le scuo-le di ballo che hanno cominciato a dare il via a diversi corsi, dal latino-americano alle danze caraibiche passando per quel-le standard; dal ballo liscio alla salsa avvicinando anche i più giovani. Lucio Mantese promuove nell’Alto vicentino questa attività presso la sua scuola di ballo “Mister Daniel” nel suo centro in Via dell'Olmo della zona industriale Schio- Santorso. Sono centinaia le persone e le coppie che frequentano annual-mente i corsi tenuti dai maestri Daniela e Lucio ma nel nostro caso ci soffermiamo sui più giovani che stanno dando tante soddisfazioni al gruppo come negli intenti della scuola che dà spazio al settore giovanile facendo emergere giovani coppie nell'ambito delle danze sportive. Valentina e Riccardo, Da-niele e Desirèe, Daniele e Isabel, Martina e Michele, Alessia e Jhonny sono le coppie che gareggiano nelle categorie 8/11 anni e 12 /14 anni. Finora si sono ben comportati andando a podio nelle prima gare fin qui disputate a Torri di Quarteso-lo, Cartura, Fontanafredda (PN) e a Sossano. Gli impegni si moltiplicano anche se conta la crescita spor-tiva più che il risultato fine a se stesso. Gli appuntamenti proseguono, a metà febbraio si è gareggiato ad Albettone e in vista ci sono i campionati italiani della Federazione Ita-liana Danza Sportiva che si svolgeranno a Rimini nel mese di giugno. Per vedere da vicino il tasso tecnico e di pre-parazione raggiunto da questi mini-atleti l’appuntamento è per il fine settimana del 10-11 marzo al Palacampagnola, dove il “G.D.S. Mister Daniel”, diretto dai maestri Daniela e Lucio Mantese, organizza, come da tradizione, una ma-nifestazione federale riservata al ballo, denominata “13° Trofeo Città di Schio”.

Il balloè giovaneSi avvicina il 13° Trofeo Città di Schio, appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati

di Enzo Casarotto

schiovaldagno

33vicenza piccole dolomitipedalata

con i campioni

Il giorno di Santo Stefano i cicli-sti professionisti vicentini sanno che non possono mancare al tra-

dizionale appuntamento con gli au-guri da parte dei bimbi e dei ragazzi della Scuola di Ciclismo Rampon di Piovene Rocchette e non possono rinunciare all'invito da parte del cav. Antonio Cannata di pedalare con i “suoi” piccoli atleti!E così lo scorso 26 dicembre 2011 si è svolta la settima edizione della pedalata dei campioni con i bambini della Scuola di Ciclismo con ritrovo alle 10.30 alla rotatoria di Marostica. Quest'anno in tanti Pro hanno rispo-sto all'appello: dai padroni di casa i vicentini Filippo Pozzato, Emanua-ele Boaro (Saxo Bank), Andrea Pa-squalon, Gianluca Brambilla, Enrico Battaglin, Marco Canola (Colnago CSF) e Angelo Furlan (Cristina Watches), Andrea Guardini (Farne-se Vini) i trevigiani Matteo Tosatto (Saxo Bank) e l'ex iridato Alessan-dro Ballan (BMC) e Stefano Agosti-ni (Liquigas).Per il quarto anno anch'io sono stata invitata dal cav. Cannata per questa passeggiata invernale. Per me è sem-pre un onore pedalare al fianco di tali campioni!Dopo aver atteso tutti alla rotatoria di Marostica, siamo partiti pedalan-do lungo la Gasparona Nuova fino a Thiene, quindi siamo passati per

Zanè fino ad arrivare alle porte di Piovene Rocchette dove ci aspetta-vano i bambini e le bambine della Scuola di Ciclismo tutti vestiti con la divisa della loro squadra e in sel-la alle loro biciclette nonostante la temperatura rigida. Abbiamo sfilato lungo le strade cittadine fino all'Ora-torio, all'interno del quale ci aspet-tava un ottimo rinfresco e un po' di calore.I bambini, tra di loro anche alcuni campioni italiani di categoria su stra-da e mountain bike, non hanno esita-to a chiedere autografi e consigli e a scattare qualche foto con i loro be-niamini. La loro energia e vitalità ha caricato anche noi “grandi”. È sem-pre emozionante incontrare queste giovani leve perché trasmettono tan-ta grinta e gioia. E anche se qualcu-no è più timido si vede che in loro sta nascendo una passione sana per uno sport sicuramente duro ma formativo che trasmette tanti valori. Per questi bambini la bicicletta è un gioco e un modo di stare insieme e di crescere sani all'aria aperta, ma chissà che tra di loro non si nasconda qualche cam-pione del futuro...intanto bisogna pe-dalare, sudare e imparare a faticare e a soffrire per raggiungere traguardi sempre più importanti e togliersi tan-te belle soddisfazioni!Con l'augurio che anche il 2012 ci porti tanti bei risultati!

di Martina Dogana

AVVICINAMENTO:Da Recoaro Terme, percor-rendo la strada “dei Ronchi” che sale a Recoaro Mille, si superano le “Casare Asnicar” e poi si raggiungere la tratto-ria Gabbiola; da qui si conti-nua per la strada in direzione Recoaro Mille e ad un certo punto si giunge ad un ampio tornante.Sulla sinistra del tornante si trova un parcheggio, da dove si prosegue a piedi per la stra-da fino ai piedi del Sassolon-go di Campetto.Ad un certo punto si giunge in prossimità di un evidente ca-nale, il canalone Nord (o vaio Falcone), per raggiungerlo è necessario oltrepassare un breve tratto di bosco.Arrivati al canale, lo si risa-le mantenendosi sulla destra fino a circa metà vaio; da qui si vede sulla destra una guglia molto intasata da mughi.Ora la si deve raggiungere fino a portarsi ai suoi piedi passan-do per un sentiero poco accen-nato e intralciato da mughi.

Sull’estrema destra di questa guglia inizia la via che ab-biamo chiamato “Tenebre” (chiodo con cordino rosso).

RELAZIONE:Primi salitori:Camposilvan Moreno e Gemo Bruno il 9 ottobre 2011

Sviluppo: 180m circa(in parete sono stati lasciati qualche chiodo e cordino più 5 soste per la calata in corda doppia) Tempi di avvicinamento: un’ora e mezza circa fino all’attacco della parete (solo parete due o tre)

Attrezzatura:consiglio corda da 70m, 2-3 chiodi, cordini e 4-5 rinvii.

Difficoltà:la via è abbastanza facile, con passaggi che variano dal III al V su misto roccia erba (adatta per chi vuole cimentarsi nel mondo della montagna).

le tenebredel FalconeIl 9 ottobre del 2011 Moreno Camposilvan e Bruno Gemo aprono una nuova via sulla Guglia Falcone, catena delle Piccole Dolomiti “Tre Croci”, ecco la scheda di scalata della via Tenebre.

di Moreno Camposilvan e Bruno Gemo

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lettere

dieta e sportCaro Senatore,

vorrei essere sincera e confessare che io faccio sport solo per dimagrire. Corro, ormai da anni, per circa un’ora, almeno tre volte la settimana, ma non mi piace correre, non mi è mai piaciuto, addirittura detesto farlo, infatti mi annoio, faccio fa-tica, faccio fatica perfino a pensare di dover fare fatica eppure continuo a correre solo con l’obiettivo di tenermi un po’ in forma. Di dimagrire quel poco che mi fa sentir meglio. Però, adesso, lo riconosco, è diventata quasi un’ossessione: se non corro, penso d’ingrassare, per cui quando non vado, mi sento in colpa, divento nervosa e sto bene solo dopo aver assolto il mio dovere, ma che barba… questo sport.Con amicizia, una lettrice.

Le vostre lettere possono essere letteanche nel sito: albertofilippi.it

Cara lettrice,

non sei la sola a correre per tenersi in forma. Con tutte le oc-casioni che abbiamo per mangiare più del necessario, siamo in tanti a correre per mantenere in uno stato, diciamo, decente il nostro fisico. Però, tu dici che non ti piace correre. Forse allora è necessario trovare una soluzione: anziché correre, che per te uno sport noioso, potresti fare un altro sport che sappia darti quel piacere di farlo che la corsa non è riuscita a darti e nello stesso tempo farti fare quel moto che il tuo corpo e la tua testa richiedono. Di sport ce ne sono tanti e non ti sarà difficile trovare quello giusto per te.

Con simpatia, Alberto.