sportivissimo aprile

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la rivista dello sport vicentino

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Casa editrice Mediafactory srlvia Monte Ortigara, 83 - Cornedo Vicentino (VI)Sportivissimo: Pubblicazione registrata pressoil Tribunale di Vicenza il 21 dicembre 2005 n. 1124Stampa Tipografi a Danzo sncVia Monte Ortigara, 83 - Cornedo Vicentino

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Direttore responsabile Luigi BorgoRedattore capo Filippo PavanRedazione Paola Dal Bosco, Andrea CornaleWeb master Nicola Anzoni

Redazione tecnicaalpinismo Luigi Centomoarco Carlo Carliarti marziali Massimo Neresiniatletica Ivanoe Simonelliavventura Franco Spanevellobasket Filippo Pavanbenessere Alessandro Grainerboulder Nicola Anzonicaccia e pesca Dorino Stoccherocalcio Alessandro Grainercalcio a 5 Nicola Ciatti

ciclismo Guido Lanaroequitazione Michele Toldogolf Sergio Vellarhockey Cristian Ponzamaratona Gianni Garbin montainbike Marco Canistrimotocross Valeria Vianellonuoto Giuseppe Martiniorienteering Paolo Mutterlepallavolo Enzo Casarottoparapendio Luca Basso

pattinaggio artistico Giuliano Crosararally Demitri Brunellorugby Giuliano Piccininnoscherma Giuliano Piccininnosci Luigi Borgosci nordico Sergio Vellarsub Antonio Rossotennis Chiara Guiottotriathlon Martina Doganatuffi Michele Verzivela Alessandro Lotto

Direzione commerciale Laura DanzoAgente Aldo RonconiSegreteria Giuliana Lucato

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Ci sono persone che mi affascinano più di altre e, per mia fortuna, molte tra queste sono miei amici. Mi sono chiesto cos’è che mi affascina di loro, avendo amici così diversi gli uni dagli altri al punto che mi sarebbe davvero diffi cile organizzare una cena tutti assieme. Sono così diversi per personalità e interessi che un incontro di poche ore non sarebbe in grado di mettere in chiaro quello che in fondo li accomuna e che costituisce il nucleo della loro seduzione su di me. Vi assicuro che mi ci è voluto del tempo per capire cos’è che unisce sportivi duri e puri con intel-lettuali altrettanto duri e puri; single convinti e convinti padri di famiglia; amanti del vino rosso e amanti di quello bianco. Se non mi fossi incaponito a cercare cosa fa di una persona, una persona interessante, forse non sarei riuscito a capire che i miei amici sono, nel profondo, molto simili tra loro. Simili, cioè, nel grande entusiasmo per le cose che fanno, fossero curve sugli sci o pe-dalate in bicicletta; studio di quello e di quell’altro autore. Sono persone, insomma, che vivono i loro interessi con intensa parte-cipazione. E - ecco, questo è un punto fondamentale - sono anni e anni e anni che lo fanno. Oh, non è proprio gente che segue le mode. Per intenderci, non è gente da Nordic Walking, bellino, ma troppo giovane e troppo semplice per ‘intripparli’; come non è gente che legge Camilleri, Vitali, bellini, ma troppo commerciali per interessarli. Con questo, non sto dicendo che sono degli snob; sono fatti così, e dopo una vita passata a fare curve sugli sci o giri in bici o a dare calci al pallone o a studiare questo e quell’autore, questo o quel libro, questo o quell’artista ne sono così dentro, così coinvolti, così raffi nati nei loro pensieri che hanno le loro le-gittime esigenze: o se ne parla con competenza, cioè dal di dentro o manco se ne parla. Perché è da decenni che sgobbano e sudano

per fare quel “salto di qualità” che li renderebbe le persone più felici del mondo. Nella competenza del loro fare c’è la gioia e il senso della loro esistenza. A domande, quindi, che dal di fuori possono sorgere: “perché scii?” “Perché scrivi?” “Perché suoni il pianoforte?” con le loro sottovarianti: “Che cos’è lo sci?” “A cosa servono i romanzi?” “E’ bella la musica classica?” fi no a: “Che cos’è lo sport?” “Che cos’è l’arte?” loro rispondono con il loro stesso vissuto. Sarebbe come chiedere a ciascuno di noi: “perché sei vivo?” “Perché ami i tuoi fi gli?” “Perché ritieni che tu e i tuoi fi gli dobbiate esistere?” Sono domande, le une e le altre, non solo ovviamente sceme perché im-plicano una risposta banale, del tipo “perché è così!”, ma sono do-mande addirittura offensive: “e perché non dovrei vivere?”Ebbene, dalla loro passione, continuo a imparare un sacco di cose, ma soprattutto ho capito il principio del loro vivere. Ognu-no di noi fi no a un certo anno di età, cresce: cresce di corpo e di mente; è la fase in cui fa un po’ tutto la natura. Poi, non si cresce più, però, ci si può migliorare. Migliorare sia nelle prestazioni del corpo sia in quelle della mente. Qui la natura non fa più nulla, anzi, il più delle volte ostacola. Tocca a noi, alla nostra volontà continuare nella nostra crescita, migliorando il nostro modo di ra-gionare, le nostre prestazioni fi siche, tutto quello che ci riguarda più da vicino. Invecchiando, abbiamo meno forza, ma possiamo aumentare la resistenza; meno elasticità, ma possiamo essere più abili nella strategia di gara; abbiamo meno memoria, ma possia-mo aumentare le nostre capacità di analisi. Insomma, se la natura ci fa crescere fi nché vuole lei; la nostra volontà ci va migliorare sempre, e chi vive con questo spirito, almeno per me, è una per-sona affascinante.

amici affascinantidi Luigi Borgo

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Ilario da Rosà. Sembra il

nome di un artista del Cinquecento e nel

suo sport, in effetti, può essere considerato tale. D’altronde andando “ a bottega “ alla 06 Alpi ha avuto buoni maestri.Ilario Munari è di Rosà dove è

nato nel 1964 ed è titolare della Omer, azienda di lavorazioni meccaniche che ha messo su con il fratello. E’ papà di Luca, già Campione Italiano ed Europeo nelle gare giovanili che da quest’anno passerà di categoria e perciò d’ora in avanti sarà scontro in famiglia.Affascinato fi n da giovane dal tiro con arco nel 1997 Ilario si iscrive ad un corso di tiro organizzato dalla 06 Alpi, storica compagnia di arcieri, punto di riferimen-to in Veneto, ma anche a livello nazio-nale, per le gare di tiro alla sagoma. Lo

frecciatricolore

Ilario Munari centra il bis e per la seconda volta vince il titolo italiano

conosco da allora dato che la “ Zeroseialpi” è anche la mia compagnia, ne sono il segretario dal 1994. Anzi direi che lo cono-sco bene. Lo ricordo dapprima riservato, quasi timido come tanti quando entrano in un

mondo che non cono-scono, ma voglioso di imparare in fretta, di avere tutte le dritte dagli anziani del gruppo per tribolare il meno possibile e raggiungere risultati di rilievo. Aveva scelto di tirare nello “Stile Libero” (è una delle classi di tiro) con mirini e sgancio manuale e forse la scelta non era delle migliori per un neofi ta poiché implica-va il salto di alcune tappe fondamentali nell’apprendimento del gesto sportivo. Tuttavia l’applicazione e la voglia di pri-

meggiare l’avevano portato alle prime affermazione nelle gare regionali e, con l’esperienza accumulata negli anni, alle prime soddisfazioni ai campionati italia-ni, ma mai il podio.Lo scorso anno decide di cambiare classe per passare allo “sgancio”, come in gergo chiamiamo la classe di tiro “ Stile Libe-ro Illimitato” quella con mirini e sgancio meccanico, una sorta di impugnatura da agganciare alla corda che si aziona come il grilletto di un fucile. Ha trovato la sua strada. In pochi mesi ottiene risultati in-coraggianti, si iscrive anche alla Fitarco, la federazione delle specialità olimpiche, si allena in palestra dopocena e prende parte a gare “indoor” e “3D” (simili a quelle Fiarc). E’ un altro arciere.Lusingato dei risultati decide di parteci-pare al campionato europeo in Estonia, che essendo Open non necessita di gare

arco

di Carlo Carli

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di qualificazione, senza aver neanche partecipato al campionato italiano. Sem-bra più un viaggio di piacere abbinato a tre giorni di gara: così, al posto delle ferie tanto per vedere com’è. Medaglia d’argento: incredibile.Due mesi più tardi ai campionati italiani di Bagno di Romagna non è iscritto per questioni di lavoro ma l’infortunio di un amico che doveva portare Luca alle gare lo ha costretto a di-sdire alcuni impe-gni in azienda per accompagnarlo. E dato che c’era ha pensato bene di tirare nonostan-te le poche sedu-te di allenamento nelle settimane precedenti. Forse nell’occasione ha giocato a favore la mancanza di aspet-tativa e di tensione nervosa che solita-mente accompagna chi cerca il risultato, fatto sta che dopo quattro giorni di gara si gioca il titolo all’ultima freccia e lo fa suo per un punto.Il resto è storia re-cente. Ai Campionati Fiarc di Brentonico ha confermato il ti-tolo. I quattro giorni di gara su altrettanti percorsi hanno visto competere 630 arcieri nei magnifici pascoli e boschi che fanno da cornice alle piste di sci

del monte Baldo. Sono state gare indimenticabili non solo per l’ottima organizzazione ed i tiri molto tecnici, come si conviene in un Campionato Italiano ma anche per il livel-lo delle sfide. In quasi tutte le classi di tiro la competizione è stata serrata ma soprattutto nell’ ”illimita-

to”. La classifica aggiorna-ta dopo ogni prova vedeva i soliti 3-4 arcieri distaccati di una manciata di punti e solo all’ultima gara il nostro Munari riusciva con una prova invidiabile a prender-ne una ventina di margine la-sciando il secondo e il terzo staccati tra loro di solo due punti.La vittoria dello scorso anno era arrivata inaspettata, que-sta no: la tensione c’era tutta e gli occhi erano puntati sul campione uscente. Sapeva che sarebbe stato così e per-ciò si era allenato con scru-polo, non aveva lasciato nul-la al caso. L’attrezzatura era preparata a puntino, la forma fisica eccellente, psicologi-camente era carico…. aveva stabilito il budget di spesa per i festeggiamenti, ma si sa, le gare sono gare. E’ an-data bene! “Birra per tutti”.

la concentrazione durante la fase di mira

Ilario Munari

un “cucciolo” al tiro

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Un viaggio in Nepal non è cosa di tutti i giorni, non è poi così facile pren-dere e partire per una meta così lontana, per un mondo così diverso da quello a cui comodamente ci siamo abituati.Il Nepal è un Paese di grandi meraviglie e grandi contrasti. Laggiù spiccano le vette himalayane, l’Everest, l’Annapur-na, il Cho Oyo e molte altre, colossi e divinità, venerate e rispettate dalla po-polazione. Ma ai piedi dei grandi 8000 solo da pochi anni si sono spenti gli spari e le grida della guerra civile, in tutto il Paese i salari sono miseri, la gente sof-fre la fame e si ammala per la mancan-za di cure e per le inesistenti condizioni igieniche. Eppure questo magico Paese rimane ancora un luogo che esercita una magnetica attrazione su chi, come me, cerca l’avventura e vuole lasciarsi rapire da qualcosa che ancora ignora.Io ho voluto scommettere, su me stesso prima di tutto, e sono partito da solo e

Nepal, peace and love

Un viaggio tra la gente, la cultura e le mille bellezze dello stato himalayano,il Paese della pace e dell’amore eterni

di Giulio Centomo

Nepal, peace and love8

Nepal, peace and love

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senza idee chiare su cosa avrei trovato o fatto, semplicemente mi sono fatto conquistare da quello a cui andavo in-contro.Kathmandu mi ha aperto le sue porte in una bella giornata piena di sole agli ini-zi di novembre e subito mi ha sbattuto nel caos polveroso delle sue strade, nel traffi co di mezzi a dir poco folkloristi-ci, smontati e riassemblati ormai chissà quante volte. Sfi oro la capitale e mi diri-go subito a Bhaktapur, piccola città ricca di storia e di fascino a 20 km da Kath-mandu, qui il tempo sembra essersi fer-mato all’epoca in cui la cittadina era par-te di un piccolo regno, nel cielo svettano i templi a pagoda, le meraviglie dell’ar-chitettura newari che sono uno dei tanti tratti caratteristici del Nepal. Questa cit-tadina, conosciuta anche come Bhadga-on o Khwopa, rimarrà nell’immaginario dei tanti appassionati di cinema perchè è stata il set del fi lm “Il Piccolo Buddha”, fi rmato da Bernardo Bertolucci. Per un momento pare di entrare nel fi lm e nell’atmosfera di quei tempi, circondati da un alone di misticismo che si mescola con gli odori ed i rumori della città.Non posso che cedere di fronte al richia-mo delle viuzze intricate che la percor-rono, mi getto giorno dopo giorno in un vicolo e nell’altro, vago senza meta, mi perdo e poi ritrovo la strada. Passo da stretti porticati bui ad immense piazze baciate dal sole, costeggio le rive del fi u-

Nepal, peace and love 9viaggi

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me Hanu-mante dove frotte di bimbi

sorridenti mi vengono incontro attratti dalla telecamera che è stata la mia fedele compagna d’avventura. Tra i loro sorrisi non mi sento mai solo, si, a volte penso a casa, ma la più bella sorpresa che mi ha regalato il Nepal è stata l’accogliermi a braccia aperte. Tra la gente nepalese non mi sono mai sentito giudicato, cri-ticato o sbeffeggiato. Ho sentito i loro sguardi curiosi su di me, poi però sono stato invitato ad entrare nelle loro case dove insieme abbiamo sorseggiato the e mangiato frutta matura. Non di rado ho visto scendere la sera senza accorger-mi del trascorrere del tempo, mi sono intrattenuto ore ed ore a chiacchierare, miscelando il mio inglese ai gesti ed alle poche parole di nepalese che ho impara-to parlando con il contadino fermo per un attimo a riposare, con la ragazza dagli occhi dorati che gentile mi offriva una coroncina di fi ori in segno di benvenuto o con i bimbi che ho incontrato nelle mie lunghe passeggiate.Al calar del sole, saluto gli amici della strada e rincaso, faccio ritorno alla sem-plice guest house dove alloggio e dove trovo la mia seconda famiglia, Debesh,

sua moglie ed il piccolo Pupesh che fi n dal primo giorno mi hanno trattato come fossi un loro fi glio, mi hanno fatto sco-prire i sapori della terra cucinando ogni prelibatezza per me, mi hanno fatto co-noscere i grandi luoghi sacri della val-le di Kathmandu ed i piccoli angoli di pace delle colline dove salivamo per assaporare il tepore del sole e vagare con la fantasia ammirando il panorama delle alte montagne del Langtang sul-lo sfondo. E così si sono consumate le

settimane, giornate stupende che avrei voluto non fi nissero mai, ore spese nel silenzio o in piacevoli conversazioni con gli ospiti della guest house. Una giovane dottoressa tedesca, due fratelli canadesi arrivati in Nepal per insegnare in una scuola e ancora l’amico giapponese che con trepidazione attendeva il suo visto per l’India, due cugini francesi ancora alla rincorsa del Nepal degli hippie, delle fumate di marijuana e della meditazione buddhista.

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Non di rado capita di trovarsi nel mezzo di uno sciopero, soprattutto a Kathman-du, con tanto cariche della polizia e lanci di lacrimogeni. L’opposizione all’opera-to del governo, o a quello che dovrebbe essere tale, è forte, la gente non si sente rappresentata ed è costretta ad osserva-re impotente l’arricchirsi di pochi eletti, mentre alla maggior parte della popo-lazione resta appena il necessario per sfamarsi ogni giorno. Molti nepalesi emigrano in India o in Giappone per tro-

vare un lavoro migliore per mantenere le proprie famiglie, c’è anche chi tenta la strada verso l’Italia e mi racconta dei problemi incontrati.Un viaggio non è fatto solo di momenti di gioia e nel sentire certi racconti da quelli che sono divenuti in poco tempo degli amici mi rattristo, poi però spazio con lo sguardo ed incrocio gli occhi sor-ridenti di un bambino intento a giocare con una matassina di fi lo, lì accanto un gruppetto di anziani gioca a carte mentre

alcune giovani ragazze girano instanca-bili il riso disteso ad asciugare... tutto mi trasmette un’immensa pace e serenità ed anche il cuore del viaggiatore non può che alleggerirsi.Sarebbe diffi cile incastrare questo Paese in una sola defi nizione, qualcuno mi rac-conta che le lettere del nome Nepal non sono altro che l’acronimo di Never En-ding Peace And Love (il Paese, dicono, della pace e dell’amore infi niti)… c’è da crederci!

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Premessa: l’escursionismo praticato su mulattiere o sentieri ben tracciati, non esposti, nulla ha a che fare con l’alpini-smo. In questo caso, l’escursionista re-sponsabile, oltre ad avere una buona pre-parazione fi sica, deve poter contare su una buona conoscenza dell’orientamento, del-la topografi a, della meteorologia, di alcune nozioni per praticare un primo intervento sanitario, avere un adeguato abbigliamen-to con calzature idonee, portare con sé be-vande e cibi adeguate allo sforzo che si va a sostenere... In montagna, però, esistono percorsi escursionistici che si confondono con il “facile” alpinismo. Tali percorsi possono essere sentieri non ben tracciati, ma, soprattutto, sentieri esposti; possono essere i vaji, le creste, alcune vie normali, quelle per intenderci che raggiungono la vetta per il percorso più facile. In questo caso l’escursionista responsabile, soprat-tutto se investe di capogita e magari con al seguito bambini o persone inesperte, ha il dovere morale di portare con sé un’attrez-zatura alpinistica adeguata alla morfologia del terreno da percorrere e di saperla usare correttamente in caso di necessità. In que-sto caso il nostro capogita non deve avere dubbi almeno su sei punti:

Escursionismoresponsabile

1) soste e vari ancoraggi; 2) movimento della cordata a “tiri”; 3) movimento della cordata in con-serva che varia da situazione a si-tuazione; 4) discesa in corda doppia; 5) risalita su corda fi ssa; 6) calata di uno o più compagni...

La neve si sta sciogliendo, sta arrivando l’estate nelle Piccole Dolomiti:nei prossimi mesi sempre più persone saliranno le nostre montagne,ecco alcune considerazioni per affrontarlecon intelligenza e responsabilità.

In pratica il capogita-escursionista re-sponsabile dovrebbe all’occorrenza saper trasformarsi in un buon alpinista che sa muoversi in totale sicurezza su terreni non necessariamente estremi ma relativamente pericolosi.

N.B. Anche nelle uscite su ferrate il capogita-escur-

sionista responsabile non dovrebbe accontentarsi di

portare e conoscere l’uso del solo “set da ferrata”, ma

ancora una volta deve avere tutto ciò che possa per-

mettergli di affrontare gli imprevisti di una salita che

può sempre sconfi nare nell’alpinismo vero e proprio e

soprattutto deve saper mettere correttamente in prati-

ca tutte le competenze necessarie

di F.S.

escursionismo12

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Il tempo è stato davvero clemente con gli scialpinisti che si sono dati appunta-mento domenica 21 marzo presso il Ri-fugio La Guardia, dov’era posto il punto di ritrovo degli atleti, che da lì si sono trasferiti alla partenza vera e propria del-la gara, situata nel piazzale sottostante il Rifugio Campogrosso. Tra i 140 parten-ti, oltre ad un certo numero di atleti del panorama agonistico dello scialpinismo, vi era anche un buon numero di alpinisti provenienti non solo dalla provincia di Vicenza venuti appositamente per parteci-pare a questa ormai consolidata manifesta-zione, nonché per il sentimento di affetto e stima che legava tutto l’ambiente della montagna a Cristina, che è stato il vero motore della manifestazione. Il percorso della gara, dopo la partenza e il passaggio al Rifugio Campogrosso, preve-deva la discesa senza togliere le pelli fi no al ponte della strada per Obra da dove si prende la salita verso il Boale dei Fondi. Dopo aver raggiunto il tratto più ripido di Bocchetta Fondi, gli atleti dovevano toglie-re sci e pelli per proseguire a piedi fi no a scollinare, per poi scendere in discesa verso la Busa di Campobrun da dove riprendeva la salita per concludere la gara al Rifugio Fraccaroli (m 2239), situato immediatamente sotto Cima Carega (m 2259), massima eleva-zione delle Piccole Dolomiti. Sin dalle prime battute si è capito che la vera e propria sfi da sarebbe stata ristretta a pochi atleti fra cui il giovane vicentino Davide Pierantoni dello Sci CAI Schio, promessa dello scialpinismo nazionale, il team austriaco, il trentino Salva-dori e i vicentini Tosin, Sinicato, Mastrotto e Perin. Alla fi ne è salito sul gradino più alto del po-dio con il tempo eccezionale di 1h03’58” lo scledense Pierantoni, fi glio d’arte (il papà Bep-pe è Guida Alpina), alle sue spalle l’atleta del

Buona visibilità e anche qualche raggio di sole al terzo Raduno

Scialpinistico del Carega – Trofeo Cristina Castagna - che

quest’anno è stato intitolato alla giovane alpinista vicentina

scomparsa tragicamente lo scorso anno sul Broad Peak. La

manifestazione, organizzata dal CAI Recoaro Terme e dal

Centro Servizi Le Guide, ha visto alla partenza 140 atleti,

fra loro anche Giampaolo Casarotto, compagno di Cristina

nelle spedizioni agli Ottomila, oltre ai tre alpinisti tedeschi

del Dynafi t Team, Benedikt Boehm, Sebastian Haag e

Thomas Steiner, che condivisero con Cristina la spedizione

in Himalaya e che furono testimoni della tragedia che ha

colpito tutto l’ambiente alpinistico non solo del vicentino.

ricordando Cristina

di Gianni Garbin

13sci alpinistico

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Dynafi t Team, Benedikt Boehm, distanziato di quasi tre minuti, mentre il terzo posto è andato ad Alex Salvadori dell’Alpin Go Val Rendena che ha tagliato il traguardo dopo 1h07’58” di gara. Tra le donne prima clas-sifi cata Alessandra Visonà con un tempo di 1h39’55”, secondo gradino del podio per Giovan-na Novella che ha raggiunto il traguardo in 1h50’47” prece-dendo di cinque minuti la terza classifi cata Marta Bevilacqua 1h55’15”. Gli organizzatori hanno vo-luto ricordare Cristina mon-tando le tende da spedizione dell’atleta vicentina nei pres-si della partenza e all’Hotel Trettenero, dove si sono svolte le premiazioni. Una giornata di festa, sci e mon-tagna per ricordare il sorriso e la vitalità di Cristina. L’evento è stato organizzato dal Centro Servizi Le Gui-de e dalla Sezione CAI di Recoaro Terme con il pieno sostegno di Salewa, Dyna-fi t e dei negozi Valli Sport di Schio e Tecno Sport di Valdagno. Tra i gruppi che hanno collaborato all’or-ganizzazione dell’evento anche i gestori dei rifu-gi Piccole Dolomiti La Guardia, Campogrosso, Fraccaroli, il Gruppo A.N.A. San Quirico e il Consorzio “Vicenza è” ai quali va un caloroso rin-graziamento per il soste-gno alla manifestazione.

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il lato bello della vitaStrada per Campogrosso n° 3300, Recoaro Terme (VI), 36076 - tel.0445 75257 cellulare 335 6901685 (aperto tutto l’anno)

1 120 PIERANTONI DAVIDE 1.03.58 classifica ufficiale

2 149 BOHM BENEDIKT 1.06.38

3 67 SALVADORI ALEX 1.07.58

4 138 TOSIN RENATO 1.11.36

5 121 SINICATO MARCO 1.12.35

6 131 MASTROTTO MICHELE 1.16.39

7 69 PERIN PIETRO 1.16.47

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L’orso siglato “M5” e chiamato “DINO”, detto anche “il maratoneta del Veneto”, sta tenendo in apprensione gli abitanti dell’Alto Vicentino con la sua presenza e con i suoi spostamenti in Valsugana, nell’Altopiano di Asiago, a Recoaro, Valli del Pasubio, Posina, Laghi e Tonezza del Cimone. Dorino Stocchero ci fa conoscere la sua specie e il “nostro” esemplare che pare prediliga i boschi vicentini.

Il “nostro” orso

L’orso, ursus arctos arctos, il più grande mammifero terrestre della fauna selvatica italiana, è il più grande predatore europeo ed appartiene all’ordine dei carnivori, fa-miglia Ursidi. Questo animale è di forme massicce e pesanti, con aspetto generale tozzo, la testa grossa, gli occhi piccoli, le orecchie corte e arrotondate, il muso allun-gato, gli arti brevi e raccolti e i piedi plan-tigradi (camminando appoggia sul terreno tutta la pianta del piede). Il colore della pelliccia è brunastro con sfumature diverse da individuo ad individuo, il suo peso può variare dagli 80 Kg fi no a raggiungere i 300 kg mentre la lunghezza è mediamente com-presa fra i 150 e i 200 cm con altezza al garrese di circa 90¬-110 cm. La dentatura dell’orso è composta da 42 denti mentre le sue mammelle sono 6. Il suo habitat ideale

sono i boschi di latifoglie miste, ricchi di sottobosco che fornisce un’alimentazione variata, le conifere, i cespuglietti, gli arbu-steti, l’ambiente urbano e i ghiacciai. Nel nostro paese vive in zone boscose e roccio-se scarsamente antropizzate e le sue abitu-dini sono prevalentemente notturne anche se è attivo di giorno. Pur essendo sedenta-rio compie spostamenti di diversi chilome-tri con passo spedito alla ricerca del cibo, come si è visto con M5 instancabile nel suo peregrinare nei boschi dell’Alto Vicentino, dove copriva in una sola notte distanze di 50 e più km. L’orso è un abile nuotatore e si arrampica con agilità sui tronchi degli alberi e sulle rocce, il maschio vive solita-rio e ricerca la sua compagna solo per la riproduzione. Questo mammifero trascorre

gran parte della stagione invernale (dicem-bre-febbraio) in una sorta di letargo abi-tualmente in una tana sotterranea o in una cavità della roccia, ma non è raro che inter-rompa il periodo di ibernazione per ripren-derlo dopo aver ricercato il cibo. Durante il letargo nell’animale viene ridotta l’attività respiratoria e cardiaca, ma, a differenza di quanto avviene ad esempio nel letargo della marmotta, la temperatura corporea resta invariata e l’orso esce di tanto in tan-to dalla tana per urinare e defecare, oppure esce se disturbato facendo udire un sordo e profondo brontolio che si contrappone alla sua indole generalmente silenziosa. È un animale onnivoro e la sua dieta è composta di pesci, rettili, anfi bi, uccelli che riposa-no a terra, mammiferi di media e piccola

di Dorino stocchero

15natura

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taglia sia selvatici che domestici, insetti e altri invertebrati, frutta, tuberi, bulbi ed è notoriamente molto ghiotto di miele. Il pe-riodo degli amori va da maggio a giugno, la gestazione è di 7 mesi e il parto avviene da gennaio a febbraio nella tana quando gene-ralmente vengono partoriti 2-3 cuccioli con gli occhi chiusi. I piccoli sono di dimen-sioni relativamente modeste, 500 grammi circa alla nascita e il nanismo degli orsetti permette di economizzare nell’allattamen-to che avviene per circa 3-4 mesi durante l’ibernazione e quindi in un periodo in cui la madre non si nutre e deve vivere a spese delle sue risorse di grasso. I giovani seguo-no la madre fi no ai due anni di età circa, quando si rendono indipendenti. La ma-turità sessuale si manifesta dai 2 ai 4 anni mentre la durata della vita è stimata in 25-30 anni. Il plantigrado è diffi cile da vedere in quanto ha un olfatto fi nissimo che gli permette di “fi utare” il pericolo da molto lontano e di conseguenza di evitarlo, men-tre si possono notare abbastanza facilmen-te le sue impronte sul fango o sulla neve. In questo ultimo periodo è stata registrata la comparsa di un orso denominato M5 “DINO” (non smentendo l’origine del pro-prio nome che a quanto pare è stato scelto in onore dello scrittore, giornalista e pittore bellunese Buzzati, grande innamorato della montagna) che sta tenendo in apprensione la popolazione dell’Alto Vicentino con le sue incursioni per trovare cibo negli alle-vamenti della zona. Questo soggetto non è proveniente dal nucleo reintrodotto nel Trentino Occidentale ma è arrivato spon-taneamente dall’originaria popolazione presente in Slovenia. Queste informazioni sono certe poiché il 14 ottobre 2009 in Val Canali (Primiero) l’orso “DINO” è stato

catturato dagli uomini del servizio fore-ste e fauna della Provincia Autonoma di Trento e, dopo la cattura, l’animale è sta-to munito di un radiocollare, che trasmette sia con modalità GPS (Satellitare) che in modalità VHF, e di due trasmittenti aurico-lari. L’operazione ha avuto il via a seguito all’autorizzazione rilasciata dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare conformemente alle indicazioni presenti nel piano d’azione per la conser-vazione dell’orso bruno nelle Alpi Centro Orientali (PACOBACE). Nel periodo di osservazione dopo la cattura, veniva inoltre rilevata l’età del soggetto stimata tra i 3 e d i 5 anni e il peso che si aggirava sui 180 chilogrammi circa. Il monitoraggio radio telemetrico aiuta a seguire gli spostamenti anche extra provinciali di un orso partico-lare, considerata la sua giovane età e la sua provenienza. La cattura è avvenuta con laccio “ALDRICH” posto su di una pecora predata e l’azione di cattura ha costituito anche un’occasione per aumentare la dif-fi denza dell’orso nei confronti degli esseri umani ed in particolare dell’attività zootec-nica. Dalle rilevazioni si è potuto appurare che l’orso M5, dopo essersi risvegliato dal letargo invernale il 25 febbraio 2010, ha continuato a peregrinare provocando sgra-diti episodi alle popolazioni dei luoghi in cui è passato. Il plantigrado, inesauribile camminatore, è transitato a nord di Bassa-no per giungere poi in Valbrenta in località Merlo di S. Nazario, ha attraversato il fi ume Brenta dirigendosi verso Asiago e passando per la Val dei Remi, quindi lungo i boschi di Valstagna, è arrivato fi no a nord di Con-co. A questo punto l’animale si è spostato in Trentino proseguendo attraversando la Lessinia Veronese e i boschi di Recoaro

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per approdare, dopo essere transitato per il comune di Valli del Pasubio, nell’alta valle di Posina, Laghi e Tonezza del Cimone. In questi ultimi luoghi l’orso ha creato forte apprensione tra i residenti a causa dei danni provocati nelle vicinanze delle abitazioni dovuti alla ricerca di cibo. L’animale viene monitorato costantemente dagli agenti della Polizia Provinciale di Vicenza, in concerto tra Regione Veneto e Provincia di Vicenza ed è stato attivato un piano dissuasorio e di sicurezza che prevede il pattugliamento degli agenti nelle zone nelle quali è segna-lata la presenza dell’animale allo scopo di spaventarlo con rumori ed eventualmente con colpi in gomma esplosi verso l’orso con fi ne intimidatorio. A memoria d’uomo è diffi cile ricordare episodi di aggressioni dell’orso nei confronti di un essere umano, sicuramente, se è successo, si trattava di persone che lo hanno volutamente infasti-dito, perché normalmente, come per tutti gli animali selvatici, la presenza umana li induce alla fuga. La distribuzione della popolazione di orso in Europa è cosi sud-divisa: 37000 esemplari nel Nord Europa (Russia – Scandinavia), 6000 esemplari nei Carpazi, 2500 esemplari nei Balcani, 3000 esemplari nel Caucaso, 20-22 esemplari nei Pirenei Centro Occidentali e 80-85 esem-plari nei Monti Catabrici in Spagna. In Italia, oltre alla popolazione che vive nelle Alpi del Trentino composta da 25-30 esem-plari, la specie è presente con un numero di 40-60 esemplari nel Parco Nazionale D’Abruzzo. L’orso è considerato una spe-cie autoctona particolarmente protetta e tu-telata dalla legge n°157/92, dalla L.397/97 e dalla L.R.50/93. L’orso ha valore storico culturale, è un indicatore biologico ed è un marchio ambientale.

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Ben 13 le nazioni presenti per un to-tale di 80 atleti al 5° Campionato Europeo di Paraski – gara abbinata di paracaduti-smo di precisione e di sci aplino – che si è svolto nel cielo e sulle nevi della Val di Fiemme. Tre giorni, dal 10 al 13 marzo, ottimi per la visibilità e per le condizioni della pista, che hanno permesso un rego-lare svolgimento delle gare. Con l’Asso-ciazione Paracadutisti d’Italia di Verona ha preso il via l’atleta cornedese Nicola Fongaro, che ha segnato un’eccellente ri-sultato, 30° assoluto in una competizio-ne che vedeva i migliori paraski atleti d’Europa. La sua gara è stata buona sia nella prova di slalom gigante, sia nei cinque lanci di precisio-ne su bersaglio inclinato. Da segnare anche la prova super degli altri atleti azzurri. All’Italia, infatti, va il primo e il terzo posto nella classifi -ca individuale. Nicola Fongaro desidera ringraziare tutti i suoi sostenitori, in particolare il nego-zio Belluzzo Sport da sempre vicino e sensibile alla sua attività agonistica, e lo Sci Club Marzotto.

Si è svolto in Val di Fiemme dal 10 al 13 marzo, il 5° Campionato Europeo

di Paraski. Ottima la prestazione dell’atleta cornedese Nicola Fongaro

Volare e sciare18

paraski

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Nel n. 39 di Sportivissimo, ottobre 2009, è stato pubblicato un primo articolo alla scoperta di una disciplina che non por-ta con sé il nome ed il ricordo del mondo orientale, il Krav Maga. Tuttavia, anche questa è un’Arte Marziale e ha, al pari delle altre arti marziali, origini antiche, che da noi solo ora sta incominciando a prendere piede. Grazie alla tenacia di Maestri, Istrut-tori ed estimatori, che hanno saputo farla conoscere ed apprezzare, iniziamo a vedere il nascere di corsi presso palestre e centri di difesa personale, alla quale questa disci-plina è fortemente legata. Ad uno di questi Insegnanti, in particolare, il Maestro Diego Brugnolo, era stato dedicato l’articolo, an-che grazie all’intervento del Maestro Mar-co Vigolo che mi ha invitato ad uno stage dimostrativo di questa Arte Marziale che mi è sembrata estremamente valida nella esecuzione di tecniche semplici quanto ef-fi caci sia nella difesa da aggressioni a mani nude che da minacce con coltello o pisto-la. In questo numero vi presentiamo una iniziativa che il Maestro Diego Brugnolo sta portando avanti nel comune di Castel-gomberto ma che speriamo possa risve-gliare l’attenzione di esperti e organizzatori per poterla inserire anche in altre palestre. Vi parleremo di un allenamento alla prati-ca di applicazioni che hanno come scopo il contrastare un problema importante e molto sentito la “DIFESA PERSONALE FEMMINILE”. Prima di tutto, però, visto che qualcuno può non aver letto l’articolo sul Krav Maga dello scorso ottobre, vi darò ancora una rapida illustrazione su questa Arte Marziale. In ebraico signifi ca “com-battimento con contatto”, sì, perché stiamo parlando di una Arte Marziale non più di origine orientale ma piuttosto di formazio-ne più occidentale. Il Krav Maga è un siste-ma di difesa personale e di combattimento per eccellenza. Trae le sue origini dalle vi-cende di un popolo, quello d’Israele, che, sottoposto a minaccia costante, ha dovuto e saputo concentrare il meglio di sé alla ricerca della “difesa e protezione persona-le”. Il Krav Maga è una delle tecniche di difesa personale più popolari e riconosciute al mondo. Ciò è indubbiamente dovuto alla incredibile reputazione delle forze speciali israeliane, per effi cacia e tempismo, ed al fatto che è di facile apprendimento e appli-cazione. Il Krav Maga fu ideato per essere un sistema di lotta e difesa e non uno sport vero e proprio, d’altro canto quasi tutte le Arti Marziali nascono con lo scopo della di-fesa e del combattimento per dominare uno o più avversari. Agli allievi viene insegnato a mirare alle parti più vulnerabili del corpo e a continuare l’attacco fi no a neutralizza-re la minaccia. Non ci sono competizioni né forme, niente altro che preparazione e addestramento con la fi nalità di giungere rapidamente al suo vero obiettivo origi-nale, quello di essere un sistema di difesa personale altamente effi cace! Per la sua re-

ale effi cacia nell’in-segnamento dei colpi e delle tecniche di difesa, che potrebbero essere necessarie nella vita quotidiana, è stato adattato anche alle per-sone comuni di ogni età e sesso. Veniamo ora a centrare l’obiettivo dell’articolo e cioè a parlarvi del CORSO DI DIFE-SA PERSONALE FEMMINILE organizzato dal Maestro Brugnolo con le tecniche del Krav Maga. Così quale miglior cosa se non quella di ascoltare una don-na che vi possa parlare della difesa personale femminile. Allora sarà proprio Elena Chemel-lo, già presidente della Commissione Pari Op-portunità del Comune di Valdagno e co-fondatrice dell’As-sociazione “Punto D sui diritti delle donne”, attual-mente volontaria presso lo Sportello Donna di Malo e che da anni si oc-cupa di problematiche del mondo femminile a parlarvi del corso e del Maestro. “Quello che mi ha subito in-teressato, oltre all’importanza dell’au-todifesa (e per di più femminile) è proprio la particolarità di questa Arte Marziale che nasce da reali necessità di sopravvivenza e che ha reso, innanzitutto, i propri cittadini persone consapevoli del proprio valore e delle proprie capacità di difendersi in caso di attacco, quindi di diventare “cittadini attivi” e non vittime passive e di fatto, già perdenti. Parlando poi con il Ma-estro Diego Brugnolo, che conosco come amico ed ammiro come per-sona e amorevole papà, ho potuto approfondire proprio l’aspetto della consapevolezza ed inco-raggiamento a sentirsi più forti e quindi “realmente ad esser-lo”; questo vale soprattutto per quelle persone che non sono per natura e non devono o vogliono sentirsi necessariamente ag-gressive. Anzi, la disciplina che egli insegna (assieme ad altri Istruttori e validi collaboratori), consiste proprio nel fornire, oltre alla preparazione e conoscenza della tecnica, una serie di “nozioni pratiche” molto utili e di immediata applicazione, proprio in fase di svol-gimento del corso. Alla fi ne, le donne, che seguono il corso, ne ricavano un aiuto

krav maga Antiaggressionee difesa

personaleTesto di Massimo Neresiniha collaborato Elena Chemello

Il Krav Maga è una delle tecniche di difesa personale più popolari e riconosciute al mondo.

Ciò è indubbiamente dovuto alla incredibile reputazione delle forze speciali israeliane,

per effi cacia e tempismo, ed al fatto che è di facile apprendimento

e applicazione.

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ed una conoscenza che non è imperniata totalmente nelle applicazioni tecniche (an-che perché, come più volte è stato ribadito nel precedente articolo, il Krav Maga è un’arte complessa che richiede molto al-lenamento ed impegno fi sico e mentale e non può certo essere appresa con poche le-zioni, in tutta la sua complessità fi losofi ca e tecnica). Applicando però quanto viene insegnato con formule di “pratico utilizzo” si riesce a focalizzare l’attenzione di chi lo pratica facendolo diventare una “fonte di esperienza” positiva che infonde sicurezza e consapevolezza”. Così su richiesta di Elena, il Maestro ci darà qualche esempio pratico, conceden-doci di pubblicare anche una breve sche-da riassuntiva di alcune semplici nozioni tecniche di prevenzione a livello pratico e psicologico che vengono affrontate duran-te il corso di anti-aggressione. ANALISI TECNICHE NELLE SITUAZIONI DI PERICOLO TIPI DI AGGRESSIONE: stato di alterazione, numero di aggressori, luogo (affollato, isolato, notturno), moda-lità di attacco (a mani nude o con armi). FATTORE SOGGETTIVO: vulnerabili-tà della vittima quindi il modo di presen-tarsi le condizioni fi siche, le capacità difen-sive. ATTENZIONI PARTICOLARI: Prevenzione e Sicurezza. Alcuni semplici esempi: In casa: chiudere porte e fi nestre, aree illuminate, non lasciare fuori di casa arnesi che l’aggressore potrebbe utilizzare (ad es. scale...). A passeggio: Borse chiuse ed assicurate, camminare al centro del mar-ciapiede, controllare e guardarsi attorno in determinate occasioni (prelievo bancomat, passeggiata solitaria, ecc.). Se una persona si ferma in auto per chiedere informazioni, non avvicinarsi al veicolo, tenere sempre le chiavi di casa a portata di mano, ma senza farle vedere; in auto e in viaggio: Non par-

cheggiare in posti isolati e scegli parcheggi ben illuminati, attenzione agli automobili-sti che chiedono soccorso se viaggi da sola, tenere i documenti in posti sicuri; in treno: scegliere posti vicini all’uscita e controllare se quando scendi vieni seguita, fai venire a prenderti da qualcuno se viaggi in orari di poco traffi co, ecc. Mi sembra che i corsi di autodifesa coinvolgano molto i lettori; d’al-tro canto oggi sempre più spesso accenden-do la televisione o sfogliando un giornale, appare immediatamente l’immagine o la descrizione di una aggressione, che molte volte purtroppo fi nisce molto male. E’ vero anche che l’eccesso poi di autodifesa può portare a gravi conseguenze penali, anche questi casi appaiono spesso in televisione o nei giornali. Io mi ripeto ancora proprio perché, come ho scritto sopra, i corsi di auto difesa oggi sono tanto richiesti quanto importanti, così anche il Krav Maga, seb-bene molto più diretto nel suo obiettivo di altri sistemi di autodifesa, non può essere escluso dal fatto che tutte le tecniche di di-fesa personale sono il frutto di un continuo e lungo apprendimento, molto spesso estre-mamente faticoso; sicuramente le tecniche non possono essere apprese in quattro le-zioni, né dopo una semplice lettura di un articolo su di una rivista per quanto specia-lizzata, né guardando un DVD; siate quindi consapevoli che lo scopo di questo articolo è esclusivamente quello di farvi conoscere una Arte Marziale e l’indirizzo per seguire un corso interessante sia dal punto di vista fi sico che psicologico, che ha come scopo e obiettivo quello di applicare tecniche per la difesa personale. Come ho già scritto più volte, ma non fi nirò mai di dirlo, non c’è di peggio che credersi forti e invincibili solo perché si ha frequentato un breve corso di difesa personale o tanto peggio perché si è letto qualcosa.

Per saperne di più, potete contattare il Maestro Diego Brugnolosul suo sito:[email protected] a info: 3475309698. Apprendere è sempre faticoso…ma il risultato è per questo di grande soddisfazione.

Il Maestro Diego Brugnoloè nato in Belgio da genitori italiane nel 1960 ed è da sempre un gran sportivo e Ma-estro di Krav Maga, passione e pratica che segue dal 1997 dal Maestro Claudio Artusi (suo attuale Maestro) e Philipe Kaddouce che è il primo Istruttore Italiano di Krav Maga. Ringrazio il Maestro Diego Bru-gnolo per il suo impegno nella divulgazio-ne dell’arte della difesa personale e Elena Chemello per la sua disponibilità ed aiuto nella produzione di questo articolo.

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È realmente un valdagnese doc e non è solo la sua carta d’identità a dimostrar-lo. E’ lui l’attuale capitano del Valdagno, Dario Rigo, atleta bianco-celeste da 2 sta-gioni, che lo scorso aprile ha festeggiato i suoi 40 anni. Un signor giocatore che ha esordito in serie A nell’ormai lonta-no 1987 con la maglia del Trissino e che nell’arco della sua prestigiosa carriera ha raccolto una sfi lza di risultati che pochi giocatori in Italia hanno fi nora colleziona-to. Ricordiamo che Dario ha giocato per la squadra Nazionale Italiana per ben 15 anni conquistando nel 1997 la medaglia d’oro di Campione del Mondo a Wup-pertal in Germania, nel 1990 la medaglia d’oro ai Campionati Europei, e nel ‘92 si è guadagnato il podio alle Olimpiadi di Barcellona aggiudicandosi la medaglia di bronzo. Ma queste sono solo alcune del-le incredibili soddisfazioni che Dario ha avuto durante la sua lunga carriera di ho-ckeista: gioca da professionista da quan-do aveva 19 anni, ha militato per squadre come il Roller Monza, l’Hockey Novara, il Vercelli, il Liceo Coruna in Spagna, il Bassano 54 vincendo addirittura sei titoli di Campione d’Italia. Ma se volessimo dare un occhiata anche a tutte le medaglie d’argento e di bronzo conquistate agli Europei e ai Mondiali nelle varie annate,

Auguri capitano!

di Chiara Guiottofoto di Federico Pedron

A 40 anni appena compiuti Dario Rigo, capitano dell’Isello Hockey Valdagno, mostra tutta la sua grinta e la sua determinazione alla vigilia di due importantissimi appuntamenti di fi ne stagione: la Final Six di Eurolega e le fasi fi nali della Regular Season.

ai campionati come la Coppa Cers, la Coppa delle Coppe e così via, avremmo biso-gno di una pagina intera solo per pub-blicare tutti i risultati.Sono due le stagio-ni che vedono Dario Rigo impegnato nella squadra valdagnese che oggi, a campionato con-cluso, festeggia il primo posto in classifi ca generale. La squadra bianco-celeste è stata la vera dominatrice fi n dall’inizio stagione non solo nella regular season ma anche in Eurolega dove ha raggiunto la Final Six accanto a squadre come il Barcellona e il Porto che dell’hockey su pista hanno fatto la storia.“Determinazione e unità di gruppo rappresentano i punti forza della mia squadra -esordisce il numero 9 Rigo- Combattivi e fi duciosi: così affrontere-mo i prossimi appuntamenti.”A 40 anni ancora sui pattini: i tuoi tifo-si ti vorrebbero in pista ancora per molti

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anni. Cosa rispondi a loro? La pensione è lontana? “Fino a quando mi divertirò, continuerò a giocare. Dal momento in cui diventerà un peso allora smetterò e andrò in pensione come giocatore.”Eccellente capitano delle 4 rotelle, otti-mo marito e padre di due splendidi bam-bini: un mix di soddisfazioni, sia sportive che personali. Come lo vede Dario Rigo il proprio futuro? “Dal punto di vista professionale sarà un altro inizio, una ripartenza, un mettersi nuovamente in gioco; dal punto di vista personale avrò la certezza di avere sempre vicino la mia famiglia come è sempre stato.”Diventerai allenatore dei tuoi fi gli tra 10 anni? “Non credo, è troppo diffi cile esse-re padre e allenatore contemporaneamen-

te, ma non si può mai dire!”L’hockey Valdagno organizzerà la fi nale di Eurolega, notizia clamorosa per la città di Valdagno. Quanto importante è, secon-do te, giocare in casa questa Final six? Oppure l’emozione di disputare le partite in casa potrebbe giocare brutti scherzi? “Per l’hockey Valdagno far parte delle sei squadre più forti d’Europa è motivo di grande soddisfazione. Tutto quello che riusciremo a fare nella fase fi nale sarà tut-to di guadagnato. Il fatto di poter giocare nel nostro palazzetto è un’opportunità da non lasciarsi scappare. I nostri tifosi lo meritano e di certo la loro presenza ci sarà di grande aiuto e supporto!”Una squadra che ha tutte le carte in re-gola per coronare il sogno di tutti i tifo-

si bianco-celesti: per scaramanzia non nomino questo grande sogno, ma Dario Rigo è scaramantico? Cosa ti aspetti da questa fi nale di campionato? “Con i play off si parte tutti da zero e bisogna pensare che ogni partita è una fi nale. Se entriamo in pista con questa mentalità allora....”Ci sono dei riti scaramantici che sei abi-tuato a fare prima di entrare in pista? “Più che riti scaramantici sono delle consuetu-dini ben auguranti...” E quali sono? “Per scaramanzia non si dicono!”Cosa farai se dovessi vincere il.......?e magari pure la...? “Non so, non ci voglio pensare...credo che l’adrenalina, la feli-cità e l’istintività facciano da padrona in quei momenti!”

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Il grande lavoro iniziato sette anni fa sta dando i suoi risultati. E sono risultati esal-tanti che gratifi cano nel giusto modo chi ha creduto nel progetto di riportare l’ho-ckey valdagnese ai massimi livelli non solo nazionali ma anche internazionali. Come tutti sappiamo, la nostra è la società più antica in Italia. Nei suoi quasi 80 anni di storia ha avuto fasi altalenanti. Sette anni fa, si è voluto dare nuova spinta a tutto il movimento hockeistico valdagne-se senza, tuttavia, stravolgere i principi etici-sportivi che hanno caratterizzato la lunga storia della Società Hockey Marzot-to. Così si è formato uno staff dirigenziale misto di vecchi e nuovi dirigenti, che ha saputo dare inizio a un processo di crescita i cui risultati oggi sono sotto gli occhi di tutti. Per la prima volta, infatti, la squadra di Valdagno ha vinto la Regular Seasons, un’impresa assolutamente straordinaria per almeno tre motivi: primo, perché in tanti anni, come ripeto, è il risultato più prestigioso; secondo, perché è avvenuto in un momento estremamente diffi cile per le risorse economiche della Società; ter-zo, perché non è solo una vittoria stagio-nale, ma è un risultato che dimostra quel

cambio di livello che era il nostro vero obiettivo. Fin dall’inizio, infatti, la nuova dirigenza ha voluto fortemente costruire una squadra dalla mentalità vincente, che sapesse primeggiare in modo costante. Ed è quello che si è verifi cato. Il cam-pionato di quest’anno, vissuto sempre al comando, ha dimostrato che siamo un top team. Oggi, possiamo dire con orgoglio che l’Isello Vernici Hockey Valdagno è da tutti, in Italia quanto in Europa, con-siderata una squadra matura, solida, tra le prime della classe. E questo è stato grazie a una Società che con sapienza ha saputo crescere anno dopo anno, con impegno, professionalità e tanta passione. La forza della Società è stata quella di essere riu-scita a coinvolgere una città intera attorno ad essa: 1200 sono le persone che abi-tualmente seguono le partite nello stadio del Lido della prima squadra e 150 sono i giovani che militano nelle 10 formazioni minori e nella squadra iscritta alla seria B, che costituisce il bacino e il futuro della Società. Oltre allo straordinario successo nella Regular Season, l’Isello Vernici Ho-ckey Valdagno ha conquistato per la prima volta anche l’accesso alla Final Six della

Champions League. Altro grande traguar-do, anch’esso reso possibile grazie a tutte quelle aziende, piccole e grandi (per noi comunque tutte vitali) che hanno dato il loro sostegno alla squadra. Mi sento, al riguardo, in dovere di ringraziare tutti. Per noi, come per altre società sportive, il 2009 è stato un anno di sofferenza eco-nomica, tuttavia siamo riusciti a far fron-te non solo ai nostri obiettivi sportivi ma anche ai nostri impegni organizzativi: il prossimo maggio, infatti, ospiteremo la Fi-nal Six della Champions League, l’evento hockeistico più importante della stagione dove le sei squadre più forti del continente - e noi siamo tra esse - si sfi deranno per una settimana circa per la conquista del titolo di Campione d’Europa. Un evento straordinario, che darà grande impulso a tutto lo sport valdagnese e soprattutto al movimento hockeistico. Per la prossima stagione, 2010-2011, confi diamo che i nostri sponsor confermino il loro soste-gno alla squadra per dare continuità a uno sport che ha dato tanto ai nostri giovani e a tutta la nostra città, e che la Società Hockey Marzotto ha dimostrato di saper ben far crescere.

sette annimeravigliosi

La Società Hockey Marzotto sta coronando una stagione super, frutto di una rivoluzione

societaria iniziata sette anni fa: storia e passione di un gruppo vincente

di Francesco Rossino

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APPUNTAMENTI

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SSono alla stazione di Bangor e sta di-luviando da ore ormai. Il bus che devo pren-dere è in ritardo causa il brutto tempo. Ci son volute cinque ore di bus per arrivare da Boston in questo posto sperduto nel centro del Maine e ci vorrà il resto del pomeriggio per arrivare a Millinocket, paesino a ridos-so del monte Katahdin dove l’ AT ha inizio. E dunque tutto vero, domani è il giorno del solstizio d’estate e inizia la mia grande avventura da tanto desiderata. Mi ci sono voluti mesi e mesi di preparativi, e ora, fi-nalmente, è tutto fatto, pronto per incomin-ciare. Se, e come mi sono organizzato, lo scoprirò strada facendo...ah ecco il bus!Il bus mi scarica a Medway che è pratica-mente una stazione di servizio lungo l’ au-tostrada, per fortuna c’è Paul, che mi aspetta per portarmi al suo ostello dove pernotterò. Da quando ho lasciato i miei amici a Bo-ston, dove sono stato per un giorno dopo il mio arrivo dall’Italia, non ho visto che boschi infiniti e laghi lungo l’autostrada. Chiaro monito che quello che vedevo dal finestrino del bus non era che un’anticipa-zione dell’ambiente in cui avrei vissuto nei prossimi cinque mesi.L’idea mi eccita e mi sconvolge allo stesso tempo. Paul e sua moglie hanno percorso l’intero sentiero nel 2005 e una volta com-pletato hanno deciso di venire a vivere pro-prio qui, dove termina il sentiero. Hanno comprato una vecchia casa e ne hanno fatto un ostello e cosi aiutano chi termina o inizia (come me) il viaggio. Ti offrono ospitalità, un letto e un piatto caldo, ma soprattutto ti danno tutta una serie di suggerimenti che si riveleranno assai preziosi e, ancora più importante,una buona pacca sulla spalla di incoraggiamento. Stiamo chiacchierando in macchina quando lui d’ un tratto si gira, mi guarda e con una faccia seria e preoccu-pata mi dice: Le zanzare quest’ estate sono terribili!!C’è un momento di silenzio... Io colgo dall’intensità delle sue parole che mi sta av-vertendo di un grosso problema, e dentro di me mi chiedo: e come possono essere tanto terribili le zanzare...? ...Oh, le ultime parole famose!Alle sette del mattino successivo, saluto e ringrazio Paul prima di entrare nell’uffi-cio del parco dove registro il mio nome e spiego le mie intenzioni riguardo alla mia avventura. Il ranger prima mi dà un’occhiata, poi mi scruta: vedo che dentro la sua mente sta calcolando se io mai arriverò a firmare il mio nome nel registro del collega che sta nell’altro ufficio, a 3505 km da qui, dalla parte opposta del sentiero. Certo, non mi dice quello che ha pensato: nel suo lavoro è compreso l’ imbocca al lupo di routine. Fuori, sta ancora piovendo, me-glio dire che non ha mai smesso per tutta la notte. Mi organizzo e mi preparo a partire per la salita della cima del monte Katahdin, meta tanto attesa per chi percorre il sentiero

Tre stagioninei boschiLino ha deciso ed è partito per la sua grande avventura. Zaino in spalla e un paio di buone scarpe ai piedi. Seconda parte del suo straordinario cammino lungo la catena dei monti Appalachi dal monte Katahdin a Harpers Ferry, 1800 km circa in due mesi e mezzo di cammino.

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l’arrivo dell’estate. Attraverso il Vermont, il Massachusetts ed i Connecticut, i paesaggi sono fantastici, il piacere è unico, l’emozio-ni giornaliere sono indimenticabili. Le gen-tili e verdi boscose colline ti riportano allo sguardo dei primi pionieri che hanno abitato questi luoghi. L’attraversamento dei grandi fi umi (su ponti, adesso) con la loro enorme quantità d’acqua che lentamente scende ver-so l’Atlantico ti fanno capire le dimensioni di questo pezzo di mondo. Questa regione è il New England, il primo insediamento che gli anglosassoni fecero nel nuovo continen-te. Si attraversano paesi bellissimi, tipici borghi, in genere piccoli, costruiti a partire dal diciassettesimo secolo in stile nordeuro-peo che hanno mantenuto l’antico fascino. E’ diffi cile non lasciarsi tentare a passare qualche giorno in paese per riposare. La cu-cina, poi, ottima e tipica di queste zone si sposa con i pub che ti offrono una squisita birra irlandese. Per uno che da una cinquan-tina di giorni ha mangiato cibo disidratato e bevuto solo acqua, la tentazione per una bella bevuta e mangiata è forte, e.. dovuta!Bear Mountain Bridge è il punto più basso di tutto il percorso. Si è infatti sulla foce del fi ume Hudson e in lontananza si intravede Manhattan con i suoi grattacieli. Si è al tempo stesso vicini e lontani a New York, dato che da lontano la si intravede ma

ti accompagnano per tutto il giorno fi no al tramonto. La foresta adatta la propria chio-ma in base alla morfologia ma mai ti abban-dona. Gli alberi con la loro presenza ondeg-giante diventano la tua compagnia abituale, il fruscio del vento è il suono più famigliare mescolato a quello dei vari rumori del sotto-bosco. Non è raro scorgere Alci tra la vege-tazione o a mangiare alghe nelle zone palu-dose. Assolutamente importante attenzione a come gestire il bivacco. Qui si è ospiti e gli Orsi Bruni i padroni di casa, seppure ani-male schivo non esita ad avvicinarsi e pren-dersi il tuo cibo. A rendere diffi cile la mia situazione, però, c’è un’incessante pioggia che sommata al disgelo delle nevi ha reso gli innumerevoli ruscelli e fi umi particolar-mente gonfi e quindi pericolosi da guadare. Nell’attraversare il fi ume Piscataquis l’ac-qua mi è arrivata al petto. Me la sono vista veramente brutta, il cuore mi batteva a mille per l’adrenalina che il mio corpo produceva nel timore di essere trascinato via dalla cor-rente e magari affogare.Le White Mountains e le Green Mountains coronano la parte nord del sentiero. Si pen-si che nel Mount Washington si è registra-to la velocità di vento più forte al mondo, 231 miglia orarie, circa 372 km all’ora. Qui vengono ad allenarsi gli scalatori prima di affrontare le cime Himalayane, date le estreme condizioni meteo che caratterizza-no queste alture. Ma a me mi si sono offer-te col bel tempo. Infatti ad un certo punto ha smesso di piovere. Sono trascorsi più di venti giorni da quando ho iniziato: è pro-prio il caso di dire “fi nalmente!” Ma resta il problema dei piedi bagnati. Il terreno è cosi fradicio che si cammina nel fango costante. Ma i giorni passano e an-che questo si risolve. E’ iniziato il secondo mese di cammino. Il sentiero scende dalle mon-tagne verso le pianure: fa più caldo e il tempo si è stabilizzato con

da sud verso nord, ma per me che vado in senso opposto, è un punto di profondi so-spiri: qui è il mio inizio. Infatti, per dar via uffi cialmente al viaggio si deve salire sulla vetta per poi ritornare a valle e continuare in direzione sud. E io sono salito...I primi giorni di cammino li trascorro in completa solitudine. Non un’anima viva. Solo foreste sconfi nate, laghi, ruscelli, pa-ludi e fi umi tutto in dimensioni che mi fa-cevano sentire così piccolo. Tutto è verde e azzurro. Per fortuna avevo la compagnia delle...zanzare! Credevo di avere una certa esperienza con gli animali selvaggi. Mi sba-gliavo, invece. E’ incredibile che animali così piccoli possano essere tanto diabolici. Ero praticamente circondato da migliaia di questi minuscoli insetti che si stavano lette-ralmente cibando di me. Non avevo scam-po. Col passare dei giorni ho scoperto che questi piccoli mostri non volano poi così veloci e che potevo fuggire da loro. Dunque accelerando il mio passo, riuscivo a tenere la nuvola che mi circondava leggermente dietro di me. Cosicché venivo punto sola-mente nella parte sottovento del corpo. Alla prima occasione, cioè un centro abitato a qualche chilometro dal sentiero, ho deviato e mi son procurato l’unica soluzione pos-sibile, un prodotto chimico simile al DDT che ti fa probabilmente venire il cancro, ma almeno non ti fa divorare dalle zanzare, né, rischio altrettanto possibile, ti fa diven-tare pazzo. Funziona bene, il prodotto si è rivelato anche un ottimo repellente per le zecche portatrici della malattia dei cervi: Lime, molto pericolosa se contratta.Il Maine offre uno stralcio di sen-tiero di incontaminata bellezza. Centinaia di miglia senza nes-suna presenza umana, né luci, né rumori, con aria tersa e un cielo così stellato che mai avevo visto prima. L’ es-senza del pino e dei mu-schi è accompagnata dal cinguettio degli innu-merevoli uccelli che dall’alba

27Appalachian National Shenic Trail

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tutt’attorno ci sono solo grandi piante e ver-di prati. E incredibile: una delle più grandi e vitali città del mondo è all’orizzonte ma dal sentiero è come se fosse solo un miraggio.Il viaggio continua attraverso il New Jersey, lungo un bel costone in rilievo che offre panorami a 360 gradi sull’infi nita china bo-scosa della regione. Delawer Water Gap de-marca l’inizio dello stato della Pennsylva-nia e del calvario per i miei piedi, ma credo anche per quelli di chi mi hanno preceduto e come di quelli di che verranno. I prossi-mi trecento chilometri sono davvero duri. Il sentiero, infatti, in questa zona percorre una serie di creste collinose formatasi dai ghiac-ciai nell’ultima glaciazione. Queste colli-ne sono lastricate da detriti d’accumulo di rocce di varia misura e dimensione e sono sconnesse e pungenti. Un’autentica tortura per i piedi e per le caviglie. Alla sera, dopo una giornata intera di cammino, il dolore agli arti inferiori che ti ha accompagnato, sale e si distribuisce omogeneamente per tutto il corpo. Certe notti ho creduto che mi facessero male anche le orecchie. A questo punto sono al mio massimo allenamento fi -sico e decido di percorrere i 450 kilometri che mi separano dal giorno del mio comple-anno in 11 giorni. E’ un record personale! Il caldo umido di certo non aiuta, ma con una media di 40, e con due giorni di 52 kilo-metri al giorno, compio la mia impresa. Ora mi godo un paio di giorni di riposo e brindo alle mie 43 primavere.Harpers Ferry è una cittadina ricca di sto-ria, situata in un angolo che tocca tre stati. Il Maryland, West virginia e Virginia. Luogo tanto contestato tra nordisti e sudisti durante la guerra civile americana (1861-1865). La cittadina si erge nella confl uenza del fi ume Shenandoah e del fi ume Potomac. Relativa-mente al viaggio, Harpers Ferry, segna ed

è anche considerata la metà spirituale del percorso. Sono all’ ostello nella mia camera a riorga-nizzarmi. Tengo su una mano le scarpe nuo-ve , appena comprate, e sull’altra quelle sfondate da sostituire e penso:“ al-manco metà fadiga la gò fata !”. Vedo la faccia del ranger che mi augura in bocca al lupo in quel suo piccolo uffi -cio lassù nel lontano Maine. Rivivo mental-mente tutti i giorni che mi separano da allora e mi sento rincuorato di essere arrivato fi n qui, e sento che davvero posso arrivare fi no al termine di questo viaggio. Ma in un lampo la mia men-te, malvagiamente, mi ricorda dell’altra metà del sentiero davanti a me, prima di poter cantar vittoria, e il mio sguardo ritorna alle due paia di scarpe e di come saran-no ridotte quelle nuove dopo altri 1700 kilome-tri. “Icarus..,vieni a farti un’altra birra in onore del tuo compleanno” E’ il mio nuovo compagno di viaggio Buffalo che mi chiama. Icarus é il mio nome di viaggio sul sentiero...(E noi ci ritroviamoil prossimo mese perla parte conclusiva).

28

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La scuderia dei fratelli vicentini Pao-lo e Federico Rodeghiero raddoppiano le forze creando una collaborazione con il Faber Racing Team del manager vicentino (non ché fratello maggiore dei due) Fabri-zio Rodeghiero.Con l’esperienza meccanica maturata dal-la scuderia nelle piccole cilindra-te (2 tempi) e la

sap ien te organizzazione del Fa-

ber Team pluricampione europeo nella 600 superstok, i due team affronteranno la Coppa Italia classe 125 sport con due moto Aprilia rs 125.In sella alle Aprilia della scuderia palla-dio moto ci saranno due giovani piloti, il friulano Giovanni Luc (già pilota della scuderia nell’ultima gara della scorsa sta-gione) e il nuovo pilota Croato Tedi Basic che si impegnerà a far ben fi gurare la sua nazione.I due team vicentini l’11 aprile sono già scesi in pista nel circuito Misano World Circuit per la prima gara di campionato e Luc era iscritto anche alla gara della Mo-totemporada (quindi ben due gare nella stessa giornata).Dopo due giorni di prove, le libere nel ve-nerdì e le cronometrate al sabato, Giovan-ni ha preso subito un buon passo andando a migliorare notevolmente il tempo sul giro che gli è valso la 12 posizione nella gara della passata stagione, mentre Tedi ha familiarizzato con il tracciato e con la moto, ma purtroppo senza riuscire a tro-vare il giusto feeling compromettendo il risultato per la gara.Dopo una nottata all’insegna del cattivo

tempo, la domenica il circuito si presenta-va abbastanza bagnato e per la gara della Coppa Italia il direttore di gara ha dichia-rato gara bagnata, i fratelli Rodeghiero hanno convinto Giovanni a partire ugual-mente con le gomme da asciutto, dopo la partenza Luc ha mantenuto la posizione ma con l’asciugarsi della pista è riuscito a rimontare fi no ad un’ottima dicianno-vesima piazza abbassando ancora la sua prestazione sul giro.Nel pomeriggio il tracciato si è comple-tamente asciugato, Giovanni alla partenza della Mototemporada rimane un po’ ingar-bugliato nelle posizioni di rincalzo, dopo due giri riesce a scrollarsi di dosso alcuni avversari un po’ lenti e riesce prendere un ottimo tempo sul giro che gli vale il quinto miglior tempo assoluto in gara, riuscendo a girare a meno di 2 secondi dal capo clas-sifi ca fi nendo la gara in settima posizione.La prossima gara della Coppa Italia si svolgerà il 16 maggio nel Circuito Fran-ciacorta nel Bresciano.Quest’anno la Scuderia Palladio Moto ed il Faber Racing Team potranno contare sul supporto di due note aziende Vicentine, la Ditta Cabel System di Bolzano Vicentino e la Vicenza Alimentare di Mores Ales-sandro sita ad Arcugnano.

La Scuderia Palladio Moto raddoppia il suo impegno

nel mondo delle due ruote creando un’importante

sinergia con il premiato Faber Racing Team.

29moto

Uniti per vincere

Page 30: sportivissimo aprile

Anche in questa stagione, come nel-le molte altre che l’hanno preceduta, una piccola realtà come Famila Schio Nuoto è riuscita a qualifi care un numero importante di atleti ponendosi al livello e molte volte superando Società di Città molto più grandi o di quelle, ormai molto diffuse, nate come frutto di fusione di vari impianti.Con la formula già sperimentata lo scor-so anno, del “numero chiuso” ai 30 atleti che han-no ottenuto le migliori prestazioni stagionali, sotto la guida del Responsabile Tecnico Ma-nuel Borga e dell’Allenatore in seconda Lorenzo Decchino, 9 sono gli scledensi che hanno strappato il biglietto di partecipazione, Alessandra Abbenite e Marta Fontana per le femmi-ne e Filippo Gasparin, Matteo Greselin, Giovanni Mio-ni, Nicola Retis, Jacopo Sambo, De-nis Savio e la matricola Matteo Zampese per i maschi. 9 Atleti che si sono guadagnati l’accesso ai Campionati in ben 22 gare individuali e mai co-me in quest’edizione la possibilità di ottimi piazzamenti si era preannunciata così concreta con più Atleti a puntare a po-sizioni di prestigio.Ed in questa edizione dai numeri record, dove gli atleti iscritti sono stati comples-sivamente 1.872 (851 femmine e 1.021 maschi) con complessive 237 società rap-presentate a con-tendersi 161 titoli indi-viduali (87 maschili e 74 femminili) e 18 di staffetta equamente divisi tra maschi e femmine, la pattuglia scledense non ha de-luso le aspettative dando il massi- mo come è sempre avvenuto in occasione di questo prestigioso appuntamento che ha da-to al medagliere scledense, negli ultimi 3 lustri, 1 Oro, 5 Argenti e 9 Bronzi.

Orgogliosi della propria identità territoria-le e intenzionati a ripagare la fi ducia dello Sponsor principale Famila del Patron Mar-cello Cestaro, che ha permesso in questi ultimi anni di a-vere quella tranquillità indispensabile per il proseguo dell’attività agonistica a livello nazio-nale, questi sono stati nel dettaglio i risultati ottenuti:Bronzo per Matteo Greselin nei 50 m stile libero “Juniores ‘92” con 23”38.Atleta che ha poi ottenuto anche il 4° posto nei 100 m dorso in 56”20, il 5° posto nei 50 m dorso con 26”26 e l’8° nei 100 m stile libero in 51”18. Anche se non a podio, questi piazzamenti sono stati comunque utili per ottenere punti va-lidi per classifi ca fi nale per società.Ancora un bronzo quello ottenuto da Ni-cola Retis nei 50 m delfi no “Juniores ‘92” con il tempo di 24”96, prestazione che do-vrebbe consentirgli l’accesso ai prossimi Campionati Italiani Assoluti Primaverili in programma ancora a Riccione dal 14 al 18 Aprile.Nicola ha poi sfi orato il podio con il 4° tempo nei 100 m delfi no con 55”45 e piaz-zatosi an-cora all’8° posto nei 200 m delfi -no in 2’05”98 ed al 25° nei 50 m stile libero (24”20).5ª posizione e punti validi per la classifi ca a squadre per Marta Fontana con 1’13”56 nei 100 m rana “Ragazzi ‘96” a soli 4 decimi dal podio. Marta si poi classifi cata 13ª nella doppia distanza (2’43”19). Ancora punti validi per la classifi ca a squa-dre quelli ottenuti dalla “matricola” Matteo Zam-pese con il 7° posto nei 100 m rana “Ragazzi ‘96” in 1’09”69 e l’8° nella dop-pia distanza in 2’31”56.Il nostro giovane rappresentante si è poi piazzato al 24° posto nei 50 m stile libero (26”04).Filippo Gasparin 16° nei 400 m misti “Ra-gazzi ‘96” (4’40”16). Jacopo Sambo 22° nei 50 m stile libero “Ragazzi ‘94” (24”67) e 29° nella doppia distanza (54”40). Denis Savio è giunto 26° nei 50 m stile

libero “Juniores ‘92” (24”24) e 31° nella doppia di-stanza (53”27). Alessandra Abbenite, categoria “Ragazzi ‘96” ha ottenuto il 28° piazzamento nei 200 m stile libero (2’10”88) ed il 27° nei 400 m stile libero (4’38”59).30° Giovanni Mioni nei 50 m rana cadetti (30”48).Podi e piazzamenti che hanno permesso alla squadra femminile di classifi carsi al 51° po-sto nella classifi ca a squadre “Ragazzi” ed al 92° su 237 società in quella “Assolu-ta” e do-po anni di predominio “rosa”, alla squadra maschile di classifi carsi al 14° po-sto nella clas-sifi ca a squadre “Juniores”, al 67° posto in quella “Ragazzi” ed al 34° su 340 compagini in quella “Assoluta”.Altro motivo d’orgoglio l’essere stata la prima Società vicentina in classifi ca e la 3ª veneta. (Preceduta da Plain Team Veneto e Hydros, so-cietà come già detto rientrano tra quelle nate come frutto di fusione di vari impianti)Per tutti, inol-tre, la soddi-sfazione del sostanziale m ig l i o r a -mento dei r i s u l t a t i cronome-trici che fa ben spe-rare nel proseguo s t a g i o -nale.

successone FamilaUn successone, così si può

riassumere la partecipazione scledense alla 39ª edizione deiCampionati Italiani Primaverili

di Nuoto di Categoria, svoltisi a Riccione dal 26 al 31 Marzo

di Franco Decchino

30nuoto

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tiri immersiXVIII trofeo Ettore Modesti di tiro al bersaglio subacqueo

Il 21 Marzo a Schio, nella piscina co-munale, si è svolto il tradizionale trofeo Ettore Modesti giunto ormai alla XVIII edizione, con la gara di tiro al bersaglio subacqueo.Quest’anno gli organizzatori, il Centro Subacqueo Nord Italia di Vicenza, poteva-no fregiarsi del titolo di Campioni Italiani in carica della specialità, per la staffetta a squadre.Non hanno saputo mantenere il primo po-sto, ma si sono comportati in modo onore-vole. Come sempre organizzare una mani-festazione implica uno stato di stress che va ad incidere sui risultati.I primi premi sono stati spartiti tra due città, Brescia e Vittorio Veneto, Treviso, unica altra rappresentanza veneta oltre al

già citato CSNI di Vicenza.Nella gara tiro libero, in campo maschile, ha primeggiato Meduri Giuseppe del Sub Club Brescia mentre in campo femminile è risultata prima Turelli Debora dell’Euro-pa Sporting Club, sempre di Brescia.Nella gara di biathlon maschile primo Sin-gia Roberto dell’Europa Sporting Club di Brescia, in campo femminile ha prevalso Marini Marusca dell’ Associazione Amici Apnea di Vittorio Veneto, Treviso.Nella Staffetta, gara per società è risultata prima l’Associazione Amici Apnea di Vit-torio Veneto, Treviso.

di Antonio Rosso

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SPECIALITÀ Class. Atleta Società Punt. fi nale

Tiro libero maschile

1 Meduri Giuseppe Sub Club Brescia 36002 Cavallini Giacomo Gruppo subacqueo Ferrarese 34003 De Luca Tino Europa Sportin Club Brescia 31504 Marcolin Michele Centro Sub. Nord Italia VI 31265 Didoni Luca Centro Sub. Nord Italia VI 3100

Tiro libero femminile

1 Turelli Debora Europa Sporting Club BS 31502 Marini Maruska Amici apnea Vittorio Veneto TV 29503 Ramunno Incoronata Ocean Sub Modena 19054 Santocco Maria Evenina Bolzano Sub 18005 Benini Alice Gruppo subacqueo Ferrarese 1600

Biathon Maschile

1 Singia Roberto Europa Sporting Club BS 5

Data

: 21

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ia2 Girolimetto Primo Amici apnea Vittorio Veneto TV 53 Manzini Matteo Nuoto sub Vignola MO 54 Villani Franco Apnea Club Brescia 45 Grandi Maurizio Nuoto sub Vignola MO 4

Biathon femminile

1 Marini Maruska Amici apnea Vittorio Veneto TV 42 Ramunno Incoronata Ocean Sub Modena 23 Santocco Maria Evenina Bolzano Sub 01Amici apnea Vittorio Veneto TV 20532Maremania ASD 17943Europa Sporting Club BS 16594CSNI Vicenza 16415Sub Club Brescia 1632

Tiro Sub 18° Memorial Ettore Modesti

Le sole due squadre, tra le asso-ciazioni subacquee vicentine del-la FIPSAS, che hanno raggiunto nel 2009 traguardi nazionali, alla premiazione del “gran gala dello sport” del Comune di Vicenza (vedi Sportivissimo di marzo).In rigorosa tenuta azzurra, a si-nistra, la squadra dell’Associa-zione Nuoto Pinnato di Vicenza, campione Italiano di pesca con la mosca a squadre (Urbani Stefano, Urbani Pierpaolo, Biasi Andrea, Gervasoni Pierpaolo, Franchi Andrea, Marchelini Gianluca) e a destra i tre moschettieri del Centro Subacqueo Nord Italia, campioni italiani di tiro al bersa-glio, staffetta a squadre (Macu-lan Loris, Didoni Luca e Riato Franco).

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Tiro libero femminile

1 Turelli Debora Europa Sporting Club BS 31502 Marini Maruska Amici apnea Vittorio Veneto TV 29503 Ramunno Incoronata Ocean Sub Modena 19054 Santocco Maria Evenina Bolzano Sub 18005 Benini Alice Gruppo subacqueo Ferrarese 1600

Biathon Maschile

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2 Girolimetto Primo Amici apnea Vittorio Veneto TV 53 Manzini Matteo Nuoto sub Vignola MO 54 Villani Franco Apnea Club Brescia 45 Grandi Maurizio Nuoto sub Vignola MO 4Biathon femminile

1 Marini Maruska Amici apnea Vittorio Veneto TV 42 Ramunno Incoronata Ocean Sub Modena 23 Santocco Maria Evenina Bolzano Sub 01Amici apnea Vittorio Veneto TV 20532Maremania ASD 17943Europa Sporting Club BS 16594CSNI Vicenza 16415Sub Club Brescia 1632

Tiro Sub 18° Memorial Ettore Modesti

Stefano Benincà, atleta corne-dese in forza alla Polisportiva Val-dagno, ha ottenuto un eccellente 6 posto assoluto nella maratona che si è disputata a Brescia domenica 14 marzo scorso. Il suo tempo di gara è stato di pochissimo sopra le 2 ore e mezza per coprire la classi-ca distanza di 42 km e 195 metri; un tempo strepitoso se si conside-ra che il vincitore, il keniano Da-vid Chelule ha impiegato 2 ore, 13 minuti e 53 secondi. La ma-ratona bresciana prendeva avvio proprio dal centro cittadino, da Piazza della Loggia, e si svilup-pava in un percorso insidioso con continui sali e scendi che l’hanno resa particolarmente dura. Circa un migliaio i con-correnti che hanno preso il via, suddivisi tra la 10km, la mez-za maratona e la maratona.Stefano Benincà oltre al se-sto posto assoluto è giunto 1° nella categoria MM40 (master maschile) e 3° nella classifi ca degli italiani. Con questo risultato il forte at-leta della Polisportiva Val-dagno ha migliorato il suo record personale che era di 2h35’24” ottenuto nel-la Maratona di Venezia lo scorso ottobre.

Stefano Benincàha corso la maratona di Brescia in 2 ore 33 minuti e 36 secondi: un tempo straordinario che lo premia con il 6° posto assoluto e fa segnare la sua migliore prestazione di sempre.

Beninca da record‘

33corsa

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Con l’inizio della bella stagione tor-nano a ripopolarsi i numerosi campi da beach volley presenti su tutta la provincia, lo staff del BEACH CLUB CORNEDO VICENTINO dopo un lungo inverno è tornato a sistemare i campi in P.zza Briga-ta Cadore in centro a Cornedo rendendoli già operativi dal 17 marzo. Quest’anno la stagione beach presenta grandi novità, pri-ma tra tutte che Luca Battilotti, referente provinciale FIPAV Vicenza beach volley e attuale gestore dei campi di Cornedo in collaborazione con la Polisportiva Pal-lavolo Cornedo, gestirà anche il campo di Ponte dei Nori a Valdagno sito in via Generale Dalla Chiesa nelle vicinanze della stazione dei carabinieri. Tutto que-sto avverrà grazie all’amministrazione co-munale valdagnese che tramite la società Valdagno Volley permetterà la gestione ed il rilancio del campo inaugurato nel 2008 tramite tornei e corsi. Numerosi gli eventi che caratterizzeran-no l’estate 2010: prima fra tutte dal 31 maggio al 2 giugno i campi di Cornedo-Valdagno ospiteranno una tappa nazionale OPEN secondo livello sponsorizzata dalla

Sabato 12 e domenica 13 giugno il campo di Valdagno ospiterà una tappa del cam-pionato provinciale riservato alle catego-rie under 16 e 19 maschile e femminile, alla quale si spera parteciperanno tutte le società pallavolistiche indoor della valla-ta. Successivamente 25-26-27 giugno a Cornedo si terrà il master fi nale del cam-pionato vicentino dove verranno eletti i campioni provinciali di ogni categoria: spettacolo assicurato.Anche quest’anno proseguirà l’attività giovanile rivolta ai ragazzi delle elemen-tari e delle medie con campus e scuola beach volley che inizierà il 15 giugno e terminerà il 24 luglio suddivise in due turni giornalieri: dalle 8.30 alle 12 e dalle 16 alle 19. A coordinare il tutto sarà Luca Meneguzzo laureato in scienze motorie e professore di educazione fi sica oltre a uno staff di giovani della società di pal-lavolo di Cornedo. Abbiamo il vantaggio di poter usufruire dei furgoncini della Polisportiva Cornedo grazie a cui pos-siamo offrire alle famiglie dei giovani un servizio trasporto che al giorno d’oggi è indispensabile - spiega Luca Meneguzzo

Cornedo e Valdagno beach

FIPAV Vicenza. Sarà l’occasione di porta-re per la prima volta nella nostra provincia una tappa di così alto livello alla quale si-curamente parteciperanno i big di questa disciplina, un appuntamento da non per-dere per gli appassionati e non, visto che il beach volley è una disciplina olimpica gradevole alla vista di tutti.Inoltre i campi faranno parte di un circu-ito amatoriale costituito dalle province di Mantova Verona e Vicenza dove verranno ospitati tornei amatoriali maschili, femmi-nili e misti a partire dal sabato 5 giugno, questo darà la possibilità anche a chi non ha mai praticato beach volley di confron-tarsi con altre persone di pari livello e quantomeno avrà la possibilità di passare una giornata in compagnia e in allegria.Per migliorare le proprie doti sulla sabbia verranno allestiti dei corsi per tutti i livelli e saranno tenuti da personale qualifi cato come Patricia Labee, Maestra di beach volley che fi no a 3 anni fa gareggiava per l’Olanda al World Tour. La preparazione del docente è un elemento essenziale in quanto una buona preparazione permette di allenare allievi di qualsiasi livello.

Cornedo e Valdagno beachCornedo e Valdagno beachCornedo e Valdagno beachCornedo e Valdagno beachCornedo e Valdagno beachCornedo e Valdagno beachCornedo e Valdagno beachCornedo e Valdagno beachCornedo e Valdagno beachCornedo e Valdagno beachCornedo e Valdagno beachvolley

Importante sinergia tra i comuni di Valdagno e di Cornedo per la gestione dei

campi e per la promozione del Beach Volley con tante attività e grandi eventi

sportivi, tra tutti una tappa nazionale Open, in scena dal 31 maggio al 2

giugno, con Luca Battilotti nel ruolo di principale coordinatore

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- l’anno scorso abbiamo avuto numerose adesioni, ma contiamo di aumentarle visto che possiamo offrire il servizio in tutta la vallata dell’Agno. In vallata la beach vol-ley mania ha contagiato anche il gruppo alpini di Cornedo tanto da indurli ad or-ganizzare un torneo tra le loro sezioni dal 17 al 19 giugno nei campi di Cornedo e successivamente dall’ 1 al 4 luglio si svol-gerà un torneo tra contrade del comune. Da quest’anno ci sarà la possibilità di dare

continuità al movimento beach anche nei mesi freddi, infatti a Zermeghedo(VI) co-mune sito nelle vicinanze di Montebello presso il centro sportivo THE GAME in via Leonardo da Vinci 4 è stato allestito un campo da beach volley coperto e ri-scaldato usufruibile su prenotazione tutto l’anno. Questo darà la possibilità di dedi-carsi 12 mesi all’anno a questa disciplina che fi nora è sempre stata vista solo come

Cornedo e Valdagno beach

estiva. Sicuramente per fare tutto questo bisogna ringraziare le amministrazioni comunali che con il loro sostegno per-mettono alle associazioni sportive di poter svolgere queste attività, ma un doveroso ringraziamento va fatto al gruppo Alpini di Cornedo e a tutte quelle persone che de-dicano il proprio tempo alla realizzazione degli eventi. Ora non resta solo che spera-re nel bel tempo!!!

volleyPER QUALSIASI INFORMAZIONE

RIGUARDANTE IL BEACH

VOLLEY E LA PRENOTAZIONE

CAMPI DI VALDAGNO,CORNEDO

E ZERMEGHEDO RIVOLGERSI A

LUCA BATTILOTTI 3398884885

[email protected]

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Il Torneo organizzato dall’ A.S.D. Spa-gnago in collaborazione con il circolo Noi Associazione di Spagnago, avrà inizio lu-nedì 24 maggio e si svolgerà nel campo da calcetto situato in piazza a SPAGNAGO presso il circolo.La formula del torneo prevede un massi-mo 10 squadre con girone all’italiana, tutti contro tutti, pertanto 9 partite assicurate, 45 partite di qualifi cazione per arrivare alla fi nale del 2 luglio.Le prime 2 classifi cate vanno direttamente in semifi nale, mentre dalla 3a alla 6a clas-sifi cata si gioca per i play off.Le partite avranno luogo la sera con inizio alle ore 20,10 per la prima partita, alle ore 21,00 per la seconda ed alle ore 21,50 per la terza.Tutte le squadre verranno premiate con coppe o altri premi e la squadra vincitrice del torneo si aggiudica 500 €, la seconda 200 € e la terza 100 €.La coppa disciplina va alla squadra con meno ammonizioni, la coppa capocanno-

Per il modulo d’iscrizione rivolgersi a circoloNOI ASSOCIAZIONE

di SpagnagoPer ulteriori chiarimenti chiamare il 3392216657

spagnago2010

16° torneo notturno calcio A cinque

niere al giocatore che segna più gol e la coppa del miglior portiere a chi se lo me-rita, al di là dei gol presi.La quota d’iscrizione è fi ssata in 230 € più 50 € a titolo cauzionale, per eventuali ammonizioni.La domanda di adesione dovrà pervenire entro e non oltre Mercoledì 19 maggio presso il circolo NOI Associazione di Spa-gnago, accompagnata dalla quota d’iscri-zione e corredata con l’elenco preciso dei giocatori.La squadra che segna l’ultimo gol di ogni partita vince una bottiglia di birra fresca.

37calcioA5

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Un grande successo si ripete da 60 anni per una manifestazione dedica-ta agli sport invernali giovanili oggi ad Asiago. Una festa antica dedicata agli atleti delle categorie giovanili dell’Alto-piano che si sono cimeatati, sull’ultima neve di primavera, in gare di sci alpino e nordico. Si tratta delle “Mini Olimpiadi Don Bosco” storico appuntamento per gli appassionati di sci vicentini, promos-so ed organizzato dal Comune di Asiago. Sono stati oltre 400 gli atleti di tutti gli Sci Club dei “7 Comuni” che si sono dati appuntamento sulle piste in quota, dove ancora la coltre nevosa permette di scia-re. Gare di slalom gigante e fondo e gran-de allegria nel segno dei valori che proprio Don Bosco – a cui è dedicata la manifestazione – ha voluto porre alla base dell’edu-cazione dei giovani. Gare senza classifi che e con premi uguali per tutti e tanta festa nel nuovo Palasport di Asiago che non ha potuto contenere la massa dei partecipanti. E proprio sui valo-ri del divertimento, della gioia di trovarsi assieme, di vivere lo sport come aggregazione prima che come agonismo esasperato ha voluto insistere il presidente della Fisi, Giovanni Morzen-ti, che non ha potuto mancare all’invito dell’assessore allo sport di Asiago, Guido Carli. Con il massimo esponente della Federazione anche il suo vice, Alberto Piccin, ed i presidenti del Veneto, Roberto Bortoluzzi e di Vicenza, Silvano Panozzo. Una presenza molto qualifi cata e importante che è servita an-che per incontrare gli Sci Club dell’Alto-piano e vicentini per tracciare un bilancio

LA FISI ALLE “MINI OLIMPIADI DON BOSCO” DI ASIAGO per celebrare una manifestazione che dura da 60 anni

mini olimpiadi

della stagione che, anche per gli atleti di quella Provincia, è stato positivo. Nel corso dei festeggiamenti sono stati cele-brati anche gli ultimi due fondatori della manifestazione che, dopo 60 anni, hanno

voluto esprimere l’attualità dei valori e delle motivazioni che, allora, li spinse-ro a creare questa autentica “festa dello sport giovanile”.

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happy end al“Tom e Gerry show”Con 14 medaglie olimpiche vinte in 4 Olimpiadi Gianmaria Dal Maistro chiude la sua strepitosa carriera agonistica ai vertici dello sci disabile, mentre la sua guida, Tommaso Balasso, continua

I due atleti parao-limpici Gianmaria Dal

Maistro, 30enne ipove-dente, e Tommaso Balasso, 29enne

guida, protagonisti a Vancouver con un argento e due bronzi, al loro rientro, han-no ricevuto i complimento dall’Ammini-strazione comunale di Schio al completo. Presente anche Carlo Carta, il presidente del Comitato regionale paralimpico che nel suo intervento ha ringraziato la cop-pia per i risultati ottenuti. Dopo le sua quattro Olimpiadi che in tutto gli hanno regalato 9 medaglie, Gianmaria Dal Mai-stro abbandona l’attività agonistica per dedicarsi agli studi (gli mancano tre esa-mi alla laurea) e al suo futuro. “In questi anni si sono avvicendate un turbinio di emozioni - sostiene Gianmaria - di sof-ferenze, di soddisfazioni con obbiettivi raggiunti, con molti stimoli e l’arriva-re al podio ti ripaga di tutti i sacrifi ci

di Enzo Casarotto

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39sci

Page 40: sportivissimo aprile

Vai sempre a tutta birra

FRATELLI CAMPOSILVAN SNCDISTRIBUZIONE BEVANDE

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fatti”. La guida Tommaso Balasso (per lui 5 medaglie) rimane, invece, nell’ambien-te: “questa è la conclusione di una storia durata otto anni: il “Tom e Gerry show” ed è stata una storia bellissima che mi ha dato tantissime emozioni, ma adesso non riesco a mollare questo ambiente perché ne sono innamorato e sento che non è an-cora tempo per me di lasciare”. Le sue aspettative sono ora quelle di diven-tare maestro e allenatore con spe-cializzazione d’insegnamento per disabili. Di sicuro entrambi si adopereranno an-cora per la pro-paganda e la promozione della discipli-na. Un gran bell’esempio per i loro con-cittadini e per tutti.

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Si è disputato all’Abetone (PT) il 26° Campionato Italiano di sci alpino e nordico per Vigili del Fuoco, manifestazione che ha visto anche l’esordio del Campionato riserva-to allo snowboard. Le gare si erano aperte giovedì 11 marzo pro-prio con lo snowboard e sono proseguite nelle giornate successive di venerdì 12 e sabato 13 marzo con le gare, rispettivamente, di slalom gigante e fondo. Super lavoro per gli organizzatori che hanno dovuto lavorare sotto una bufera di neve che ha investito la zona “regalandone” un metro il giorno precedente le competizioni. Ciò nonostante lo “Sci Montagna Pistoiese” di Maresca, che ha supportato la manifesta-zione, si è dimostrata all’altezza della situa-zione e tutte le piste sono state preparate al meglio. Piste perfette ma condizioni climatiche molto variabili fi no a diventare in alcuni casi proibi-tive tanto da condizionare alcune gare. Infatti la fi tta nebbia ed alcuni infortuni han-no costretto il direttore di gara a cancellare la seconda manche di “Gigante”. Il Comando provinciale di Vicenza era presen-te, per il “Gigante e Fondo” con 15 Atleti : Andrea Formentini, Pierluigi Mattiello, Car-lo Scaldaferro, Armando Battistin,Mauro Fa-bris, Simone Volpato, Fabio Rebeschini, Mas-similiano Rossi, Paolo Rela, Alberto Perin, Daniele Carbini, Mauro Michelangeli, Luca Faccio, Andrea Gallo e Luca Pregrasso. I vicentini, anche se non a podio, si sono ben segnalati con il miglior risultato ottenuto da Luca Pregrasso undicesimo nella Categoria C del “Gigante”. Per quanto concerne il Fondo, che ha visto una partenza di massa dalla piazza cittadi-na, nei 12 km in tecnica libera (skating) si è messo in evidenza Paolo Rela, quinto sempre nella Categoria C. Alla fi ne della manifestazione il Comando di Vicenza è risultato classifi cato al 17° posto. Una prestazione più che lusinghiera se si esaminano i numeri della manifestazione che vedeva 800 Atleti provenienti da 67 Comandi di VV.F. di tutta Italia. La prossima edizione dei Campionati si svol-gerà dal 20 al 22 Gennaio 2011 in Trentino a Pozza di Fassa.

nevee fuoco All’Abetone 26° Campionato Italiano di Sci Alpino e Nordico e 1° Campionato Italiano Snowboard per Vigili del Fuoco

di Franco Decchino

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Un fi nale di stagione col fi ato sospeso.In semifi nale scudetto: Faenza-Familae Taranto Venezia

Il Famila raggiunge la semifi nale scu-detto ma la tegola dell’infortunio subito da Laura Macchi nell’ultimo minuto di garadue dei quarti a Como potrebbe es-sere un handicap grave e incolmabile per la formazione di Marcello Cestaro che contro il Faenza, nel turno di semifi nale scudetto dovrà ritrovare il cuore per es-sere competitiva e strappare alla favorita Faenza il pass per la fi nalissima. Nell’altra semifi nale vede il favorito Taranto incon-trare, sempre al meglio delle 3 partite (su 5) un Venezia ora discontinuo e poco to-nico. Quel grande cuore che il Famila ha dimostrato di possedere negli ultimi 15’ di garatre che gli ha permesso di qualifi carsi ai danni della Comense fi n qui brava a ri-manere incollata alle arancioni nonostante un tasso tecnico molto inferiore a Mascia-dri e compagne (vittoria qualifi cazione per 80-54). Augurandoci che il cammino del Famila sia ancora lungo… non ci resta che analizzare questa stagione altalenan-te fi n qui disputata da un Famila tonico e tosto nella prima parte in cui ha lottato in Europa alla pari con le migliori formazio-ni continentali ma che poi ha vissuto un periodo di appannamento con qualche passo falso di troppo e qualche sconfi tta imprevista anche con formazioni di me-dia caratura. Il 6 e 7 marzo per il Famila ancora un picco in positivo con la vittoria al fotofi nish nella fi nal four di Coppa che ha portato a Schio la quinta Coppa Italia e nuovamente le sconfi tte patite nelle ulti-me due gare della stagione della regolar season con Venezia e Faenza (sei in tutto nella regolar season) che hanno relegato in terza posizione le ragazze di Marcello Cestaro. In positivo c’è la convocazione di Laura Macchi nell’All star game europeo e la presenza importante nelle classifi che di rendimento della regolar season per qual-che atleta arancione: naturalmente l’ha fatta da padrona Laura Macchi con il terzo posto tra le marcatrici con 16,80 punti per gara (dietro alla comense Smith Brooke con 17,53 e alla faentina Geraldine Robert

di Enzo CasarottoFoto di Euro Grotto

16,86 – 10^ Ngoyisa con 13,07 e in dop-pia cifra anche Antibe e Masciadri con rispettivamente 10,95 e 10,77 punti per gara di media). Macchi è seconda anche nella classifi ca degli assist con 2,55 a par-tita (al comando Moises Pinto con 3,27) e seconda dietro alla priolese Meneghel (46,48%) anche nei tiri dai 6,25 con un 43 su 93 che equivale al 46,24% com-plessivo: davvero niente male! E’ stata anche la stagione con ben 5 giocatrici (Riccardi, Zannoni, Coleman, Gattini e il prolungamento del contratto all’olandese fantasma Nieuwveen ben poco utilizzata) avvicendate in corso d’opera e quella dei proclami di ben fi gurare in Europa (me-glio di sempre… ma che occasione get-tata alle ortiche!!!). Per fortuna la vittoria

di Coppa Italia ha qualifi cato il Beretta Famila all’Eurolega 2011 e questa di per se è già una buona notizia in una stagione di sicuro molto tribolata che fi n qui non ha fatto felici i numerosi tifosi costretti spesso a lasciare il Palacampagnola a testa bassa delusi dal gioco espresso dalle loro beniamine. Con la speranza d’invertire il trend e che nel prossimo numero si pos-sa commentare in positivo questo fi nale di stagione… intanto, soffriamo insieme, da veri tifosi e SEMPRE FORZA FAMI-LA!!!

Il gran finale42

basket

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Talvolta capita che nella porta accanto ci viva qualche personaggio, ai più scono-sciuto, che si distingua per la sua attività a livello internazionale ma che nessuno mai ne parli e che la sua professionalità riman-ga sconosciuta. Uno di questi è il quaran-taduenne Gabriele Rossi di Povolaro di Dueville che di professione fa il meccanico e da ben 18 anni è al servizio del ciclismo che conta. La sua carriera inizia nel 1992 con il team Assistenza Meccanica Orfeo

il mago della biciGabriele Rossi fa il meccanico professionista di bicicletta,la prossima è la sua 18^ stagione nel ciclismo che conta

Casolari Campagnolo e prosegue con i di-lettanti della De Nardi; nel 1996-97 passa ai pro con la Roslotto di Argentin con atleti del calibro di Konicev, Fondriest, Ugrumov, Ferrigato, Fincato, Salvoldelli e successiva-mente per tre anni opera alla femminile Gas Sport Team con Ghirotto sostituito poi da Amadori. Grazie a Ghirotto si accasa alla Bianchi e questa che va ad iniziare per lui è l’ottava stagione con il team celeste della MTB di Felice Gimondi. Ha seguito 5 anni

il francese Julien Absalon e con lui ha vin-to quattro titoli mondiali, un’olimpiade, tre coppe del mondo, e titoli nazionali inglesi, francesi, colombiani e italiani (con Comi-nelli nel ciclocross). E’ meccanico della nazionale italiana di mountain bike diretta da Palhuber e lo scorso anno in Australia ha vinto il mondiale in staffetta con la Lechner, Cominelli, Fontana e Kensbauer e il titolo mondiale juniores con quest’ultimo. – Il meccanico deve guadagnarsi la fi ducia dei

di Enzo Casarotto

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suoi corridori. “Si, -sostiene Gabriele - per loro vuol dire tanto avere a fi anco una persona di cui fi darsi. Con Absalon dormivo con la sua bici a fi anco al letto e gliela consegnavo prima della gara e lui correva senza chiedermi se il mezzo era a posto o meno. Con lui, dopo i primi tre-quattro mesi, oltre al rapporto professio-nale, ho avuto un rapporto di vera amicizia e anche adesso a di-stanza di anni questo legame è ancora in atto. Grazie a lui ho avuto il privilegio e l’onore di partecipare ai mondiali come meccanico personale assieme a tutto lo staff Bianchi”. -Tante le soddisfazioni di carattere personale e umano. “Fortunatamente opero in un team vincente e quando si vince le cose vanno sempre bene! L’impor-tante è che il corridore a fi ne gara ti dica che la bici era a posto; poi se vince bene, altrimenti pazienza; per quello che ha fatto il lavo-ro, conta l’essere contraccambiato con la fi ducia e con la stima dal corridore poi quando cominci a vincere coppe del mondo, mondiali, olimpiadi diciamo che le soddisfazioni ripagano i sacrifi ci fatti”. – E’ dispiaciuto che in provincia pochi la conoscano per il ruolo che svol-ge? “Personalmente non sono quello che si mette in mostra; i nostri clienti s’interessano della mia attività magari non vedendomi frequen-temente in bottega (ha un negozio artigianale di biciclette a Povolaro avviato nel 1965 dal papà Bruno sulle orme del nonno Battista e lavora assieme ai fratelli Walter e Anna), qualche appassionato mi segue nella stampa (soprattutto straniera) ma tanti non sono a conoscenza della mia attività in campo professionistico”. –Un grazie va di sicuro a papà Bru-no che l’ ha introdotta nell’ambiente e con tanta modestia e tanta umiltà le ha insegnato il mestiere. “Questo di sicuro; visto che ero il fi glio mag-giore ho iniziato ad andare a bottega all’età di 10 anni e l’esperienza si fa lavorando al fi anco di qualcuno che appunto ne sa di più. Adesso lo devo ringraziare perché nonostante che gli anni passino e che potrebbe prendersi qualche giornata di relax, quando sono fuori con la Bianchi, mi sostituisce e mi rimpiazza. Un grazie lo rivolgo anche ai miei fratelli per-ché quando manco dal negozio devono lavorare anche per me. E un grazie anche alla mia famiglia, Paola, Beatrice ed Edoardo, per tutti i sacrifi ci che devono fare”. Tra l’altro Gabriele è anche il presidente della Cicli Rossi 2F Battilana, un team amatoriale Udace con una quarantina di iscritti.

La prima prova della Veneto Cup - Coppa Ve-neto Serenissima Zero-Wind di XC Mountain bike va all’azzurro Rafael Visinelli (Forestale) che tra gli elite nei 40 km di gara (4 giri di 10 km. con un dislivello di 300 metri al giro) ha lasciato dietro di oltre due minuti Dalto e Andreis targati Olimpia. Si è corso a Carrè con la prima organizzazione FCI (promossa a pieni voti dai partecipanti) del-la società Biker For Ever del presidente Gianni De Marchi. In campo femminile si è imposta la valdagnese Anna Ferrari (Elettroveneta Corra-tec). Al via oltre 450 bikers.

Carre land’s

’Ottimo prima prova della Veneto

cup per Rafael Visinelli e per la valdagnese Anna Ferrari

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La salvaguardia del patrimonio ittico rappresenta uno dei temi di maggior sensibilità e attualità verso cui la pesca sportiva in generale si sta orientando, una priorità che ha lo scopo di tute-lare le specie più caratteristiche nel nostro territorio. La Provin-cia di Vicenza ha individuato la confi gurazione territoriale delle concessioni: il territorio è stato suddiviso in 5 bacini di cui 4 in zona “A” (Bacino Agno Chiampo, Bacino Astico Leogra, Bacino Bacchiglione Astichello Tesina e Bacino Acque Fiume Brenta) e uno in zona “B”. La legge regionale ha identifi cato un considerevole numero di corsi d’acqua liberi da vincoli di concessione e in dette acque è consentita la pesca sportiva e dilettantistica, attività esercitate nel tempo libero senza scopo di lucro da circa 20.000 pescatori. Pescare non signifi ca so-lamente sapere scegliere la giusta esca, lanciare, recuperare, ferrare e gestire la preda per avere la meglio anche sui pesci più importanti ma sicuramente queste nozioni tecniche fon-damentali con il tempo possono essere affi nate in funzione dell’esperienza che ognuno concretizza nelle sue uscite di pesca nelle quali diventa essenziale il rispetto dell’ambien-te. Per poter pescare nella Regione del Veneto è necessario essere in possesso di regolare attestazione del versamento della tassa di concessione regionale e portare sempre al seguito un documento di identità valido. Nel medesimo versamento devono essere riportati i dati anagrafi ci del pescatore nonché la causale del versamento “licenza di pesca” e le ricevute di avvenuto versamento delle tasse regionali hanno valore dalla data del pagamento fi no alle ore ventiquattro dello stesso giorno dell’anno successi-vo. Tale ricevuta costituisce la licenza di pesca in tutto il territorio nazionale e l’attività può essere esercitata con i mezzi indicati sul regolamento provinciale. Per i minori compresi tra i quattordici e i diciotto anni di età viene concessa una riduzione dell’ottanta per cento della tassa di concessione regionale. I residenti nella Regione Veneto con età inferiore ai quattordici anni e gli adulti che hanno compiuto il settantesimo anno di età possono esercitare la pesca dilettantisti-co-sportiva senza aver provveduto al versamento della tassa di concessione regionale purché muniti

tempo di pesca

di Dorino Stocchero

Importanti novità per la nuova stagione di pesca, ecco come è diventato più semplice immergere l’esca.

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Page 46: sportivissimo aprile

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di un documento di riconoscimento vali-do. Nelle acque in concessione ai bacini il minore di dieci anni non iscritto all’as-sociazione concessionaria, purché in pos-sesso di regolari documenti per l’esercizio della pesca (documento di identità e tes-serino regionale), può esercitare la pesca se accompagnato da un pescatore socio fi nché entrambi non arrivano a catturare il penultimo dei cinque salmonidi prelevabi-li dal socio per quella giornata, dopodiché solo uno dei due potrà continuare a pesca-re usando una sola canna da pesca. Le cat-ture effettuate dal minore vanno annotate sul tesserino regionale dello stesso e sulla tessera associativa del socio accompagna-tore.In Provincia di Vicenza è vietata ogni for-ma di pesca subacquea. La pesca è con-sentita dalla prima domenica di marzo e termina l’ultima domenica di settembre. La pesca nella Regione Veneto è discipli-nata dalla Legge Regionale N°19/1998, “norme per la protezione e lo sviluppo della fauna ittica e disciplina dell’esercizio dell’acquacoltura, della pesca professio-nale, sportiva e dilettantistica nelle acque pubbliche interne della Regione Veneto”, che consente in zone limitate delle gare e manifestazioni di pesca sportiva con un calendario programmato provinciale a partire dal mese di gennaio di ogni anno. Il 30 gennaio 2010 in occasione dell’as-semblea dei soci del Bacino Agno Chiam-po si sono tenute le elezioni degli organi direttivi dell’associazione sportiva-dilet-tantistica stessa. Dai risultati delle preferenze raccolte è stato eletto il sig. Pace Piergiorgio come Presidente il quale sarà coadiuvato dal consiglio direttivo cosi composto: Nardi Ampelio (Vice Presidente), Urbani Sil-

vano (Vice Pres idente) , Balasso Clau-dio (Direttore Tecnico), Lo-vato Antonio (Direttore Am-m i n i s t r a t i v o ) , Bocchese Edo-ardo, Meneguzzo Luciano, Caccia-villani Giuseppe, Molon Gianpietro, Pegoraro Flaviano,

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ULTIMI GIORNI

Costantini Riccardo (Consiglieri). Il collegio dei revisori dei conti è cosi composto: Lovato Giovanni (Presidente), Gaicher Filippo e Bovolato Andrea (Con-siglieri), Pezzelato Eduardo e Zulpo Ren-zo (Consiglieri Supplenti). Al comitato direttivo la provincia concede l’esercizio della pesca sportiva e dilettan-tistica nelle acque pubbliche denominate Bacino Agno Chiampo.Il concessionario si impegna a provvede-re alla gestione delle acque nell’interesse oltre che dei soci dell’associazione con-cessionaria, di tutti i pescatori, attuan-do la coltivazione delle acque basandosi sull’incremento della produttività naturale degli ecosistemi acquatici, sul riequilibrio biologico e sul mantenimento delle linee genetiche originarie delle specie ittiche, il tutto uniformandosi alle indicazioni con-tenute nella carta ittica della Provincia e nel regolamento provinciale per l’eserci-zio della pesca.

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È iniziata l’attività al femmi-nile 2010 delle due ruote e anche quest’anno nel decimo anno d’atti-vità sociale, l’Avantec Lievore De-tersivi Artuso del presidente Gior-gio Pigato ha fatto il pieno. In tutto sono trenta le ragazze della forma-zione dei tecnici Massimo Cisot-to e Stefano Franco (proveniente dalla Vecchia Fontana) e Paola Rigon coadiuvati nelle categorie esordienti e allieve da Marco Fi-lippi, Loris Palladin , da Oreste Fraccaro, Luigino Segato, Mara Guerra, Mario Vezzaro, che in tutte le categorie tranne le giovanissime (per questione di spazi sicuri per allenarsi), indosseranno con onore la casacca sociale per un 2010 che dovrebbe ripetere le sod-disfazioni della scorsa stagione. “Neppure il tempo di chiudere la stagione invernale del ciclocross con la bolzanina Doris Arman campionessa veneta – ha puntua-lizzato il presidente – ed eccoci proiettati verso la lunga stagione della strada, dove correremo con junior, allieve ed esordienti. Gra-zie ai nostri partner ed ai nostri sponsor che ci permettono di alle-stire una formazione competitiva, di tutto rispetto, con cui sono certo potremo toglierci altre belle soddi-sfazioni dopo un 2009 davve-ro ad alto livello, culminato con il bronzo mondiale della nostra Susanna Zorzi ma ca-ratterizzato anche da altre 19 splendide affermazioni, non solo ad opera delle junior ma anche delle colleghe più gio-vani”. Da sottolineare inoltre che nell’ultimo campionato italiano elite strada di Imola delle 52 partenti, ben nove atlete hanno vestito la maglia del Breganze, ciò per rilevare l’importanza di questo vivaio conosciuto in tutto il territorio nazionale. La società si distin-gue anche nell’organizzazione della “Giornata Rosa” a Nove quest’anno fi ssata a ridosso del Mondiale il 12 settembre in cui saranno impegnate tutte le ca-tegorie, giovanissime comprese. L’Avan-tec affi ancherà anche l’impegno organiz-zativo del Gs. Granella il 5 settembre, gara questa riservata alle esordienti e allieve.

Queste le atlete del gruppo: Esordienti 1° anno: Maria Simioni, Sharon De Vi-cari, Deborah De Vicari, Deborah Ros-si, Alisea Salmaso, Martina Tosin, Bea-trice Rossato, Martina Sartori, Marika Campanaro, Alessia Rizzolo e Alessia

Giannati. Allieve: Beatrice Carollo, Laura Tasca, Kezia Pittarello, Silvia Grotto, Zita Striker, Silvia Oro, Mina Sica, Cristina Zaramella ed Elisabetta Giacometti. Juniores: Sofi a De Pieri, Lara Vieceli, Viviana Gatto, Susanna Zorzi, Valentina Gherardi, Samantha Pagani, Chiara Pierobon, Erika Cec-chel, Eleonora Zordan. Under: Doris Arman.

le maglie a pua ‘48ciclismo

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I nostrimariti ciclisti

Vivere con passione, è quanto abbia-mo sperimentato in alcuni giorni trascorsi a Forte dei Marmi in compagnia dei nostri mariti, fi danzati, amici, intraprendendo in-sieme a loro l’avventura della gara di crono della bella Versilia. I nostri ragazzi, Silvio Pittarello, Daniele Marchesin. Leopoldo Corrà, Eddy Cibotto, Gabriele Ongaro, Nicola Buffa, Tommaso Sabadin, Moreno Cegalin hanno iniziato questa “impresa” un po’ per gioco, perché “era bello allenar-si insieme”. Poi, km dopo km, il gioco è diventato impegno, l’impegno obiettivo, meta, sogno. e così allenamento dopo al-lenamento, il sogno cresceva e con esso la voglia di realizzarlo tutti assieme, cercando di far emergere da ciascuno il meglio per vivere un ciclismo elegante, genuino, dove l’amore e la passione potessero dettare

Cronaca in rosa della Crono della Versilia, dove il team Vetreria Vicentina conquista la 32 posizione, dalla pennadi tre fan speciali: le moglie e le fi danzate dei protagonisti, per una bella pagina di sport e amore

di Paola Dalla Pozza, Maria Rosa Pittarello, Valentina Sabatin

il loro ritmo. E noi li abbiamo visti cor-rere a casa dal lavoro stanchi, sfi niti, farsi una doccia veloce e poi via per ripartire in sella alle loro biciclette. Li abbiamo visti organizzarsi gli allenamenti, rinunciare ai riposi, trovarsi la sera tardi... Li abbiamo visti anche arrabbiarsi, scontrarsi “perché così non va bene”, perché qualcuno non ci credeva abbastanza... Ma non li abbia-mo mai visti sfi duciati, anzi sempre pronti, impegnati con negli occhi quella luce che solo la passione per qualcosa di grande ti lascia dentro. ... eccoli, allora, tutti schierati sulla pedana di partenza il 14 marzo 2010 con i loro body azzurri a stelle bianche e lucenti che fan venir voglia di alzare gli occhi al cielo e pregare perché vada tutto bene. E poi... Tre, due, uno.. via! Partiti. E noi al seguito e non solo con l’auto (pie-

na di ruote di scorta e materiale vario) ma anche con tutto il nostro entusiasmo, la no-stra gioia e l’amore che abbiamo per loro, per ognuna di loro! E siamo qui a scrivere questo articolo perché vogliamo ringraziar-li per averci coinvolte in questa avventura, perché abbiamo imparato tanto, perché con loro abbiamo faticato, rinunciando ai sabati assieme, alle feste, ai week-end romantici... Ma condividere la loro gioia, vederli così uniti, felici, determinati ha reso migliori anche noi. E non è stato il risultato la vera soddisfazione (se pur straordinario: trenta-duesimi su 191 squadre con una media di 48,400 km/h). La vera grande soddisfazio-ne è stata vivere tutto, ogni istante insieme! Grazie allora ragazzi! e ricordatevi, ed è una promessa: l’anno prossimo la squadra: “la femo mista”.

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Potete scrivere al Senatore Alberto Filippiinviando le vostre e-mail a:

[email protected]

Le vostre lettere possono essere letteanche nel sito: albertofi lippi.it

lettere

Cani lupi orsiovvero camminare nei nostri boschi

Caro Senatore,

le scrivo per raccontare cosa mi è capitato la scorsa settimana. Sono una pensionata che con un’amica, talvolta siamo anche in tre e in quattro, prende la macchina e va fare qualche pas-seggiata sui nostri colli. Io e le mie amiche lo facciamo per tenerci in forma, per trascorrere assieme un paio d’ore serene all’aria aperta. Quasi mai ci inoltriamo per sentieri, preferia-mo le strade sui nostri colli, sebbene siano asfaltate e transita-te da automobili. Le nostre zone cambiano in base alla stagio-ne. Nei primi mesi dell’anno andiamo sui colli Berici, oppure sulla dorsale dei castelli di Giulietta e Romeo; quando fa più caldo, invece, saliamo verso Altissimo oppure alla Selva di Trissino verso Nogarole o verso Quargnenta, talvolta cammi-niamo sulla strada che dal passo Xovo va verso Civillina o, in senso opposto, verso la chiesa dei Massignani. Già l’anno scorso volevo scriverle perché più volte c’è capitato di pas-sare per una contrada e di trovarci di fronte a un grosso cane lupo libero. E’ vero, non siamo mai state aggredite, al massi-mo il cane si avvicinava, ci annusava le scarpe e poi ci osser-vava mentre con cautela noi ci allontanavamo. Eppure, glielo assicuro, ogni volta è stato un piccolo momento di paura. E se ci aggredisce? Se ci morsica? Ma di questi tempi è addirittura peggio: c’è perfi no l’orso nei nostri boschi! Non le sembra che si stia esagerando? Abbiamo paura delle nostre città di notte, adesso anche di passeggiare per i colli in pieno giorno. Non c’è il rischio, come è accaduto per alcuni luoghi dei nostri centri, deserti alle 10 di sera, di allontanare le persone dalla natura, privandole di una bella passeggiata all’aria aperta?

Con simpatia, Luigina Trevi.

Carissima Luigina,

avere paura di passeggiare per i nostri colli, come avere paura di passare a piedi per alcune zone dei nostri centri urbani è davvero una brutta cosa. La paura è un sentimento che nes-suno di noi dovrebbe mai provare solo per passare da un dato luogo. Come cittadini, infatti, abbiamo il diritto di sentirci si-curi ovunque. Se, viceversa, in alcuni posti non ci sentiamo tali, vuol dire che stiamo passando per un luogo dove non c’è civiltà. E questo è un’assurdità per un paese che è e dev’essere civile, com’è il nostro. Certo, lasciare un grosso cane libero sottintende il fatto che è un cane buono, ma, anche se non è un fatto così grave come il lasciare alcune zone delle nostre città in mano a bande e bandine, è comunque una violazio-ne a un’ordinanza dello Stato (Articolo 672 Codice Penale, Omessa custodia e mal governo degli animali; art. 2052 del Codice Civile, Danno cagionato da animali). Nessun cane può essere lasciato libero in un luogo pubblico, a meno che non sia un parco specifi co per cani. Ed è giusto che sia così. Come l’uomo, nel rispetto degli altri uomini, non può fare tutto quello che vuole, a maggior ragione un animale deve essere messo nelle condizioni di non disturbare. Se, passando per una nostra contrada, sulla strada pubblica, un cane ti ha infastidito, è colpevole il padrone di quel cane; se è un cane randagio, responsabile è il comune del luogo in cui si trova il cane. I padroni dei cani devono capire il diritto di tutti di passare per quella strada che è di tutti, a cui i loro grossi cani, certo, non possono fare da guardia. In questi giorni, alcuni mi hanno chiesto che cosa pensassi sull’orso Dino. Per quanto possa apprezzare l’iniziativa di reintrodurre un’animale che un tempo abitava le nostre montagne, c’è da dire che Dino non si limita a vivere solitario nei luoghi più impervi della nostra provincia. Di notte, è uso scendere vicino alle case abitate, entrare nei recinti per cacciare galline, conigli, muli. Chi vive in contrada, non nasconde di avere una certa apprensione pen-sando che nel bosco dietro a casa, possa esserci un orso. Gli esperti dicono che l’orso scappa alla vista dell’uomo. Anche il padrone del cane dice che il suo cane è buono, ma non si può mai sapere cosa passa per la testa di un animale! Il tuo timore, cara Luigina, come quello di chi teme l’orso, è comprensibile e condivisibile.

Un salutone, Alberto.

Volevamo ringraziare il vostro collaboratore

F.S. per averci suggerito il sentiero chiamato

“Sentinello” che abbiamo fatto il giorno di

Pasquetta. È stata una bellissima esperienza:

bello il sentiero, bello il paesaggio, giusta la

fatica. Famiglia Coaro

I 3 GIORNALISTI DA SEMPRE PRESENTI SONO: CHIARA GUIOTTO, MASSIMO NERESINI, DORINO STOCCHERO;I 4 INSERZIONISTI PUBBLICITARI:AUTOVEGA, HABITAT, SAMPDORIA VINI, VALTERMO;HA VINTO VALENTINA DE MARCHI DI ISOLA VICENTINA

E ANDYS03 VIA E-MAIL.A LORO I NOSTRI SPORTIVISSIMI COMPLIMENTI.

SOLUZIONE

DEL CONCOR-

SO “VINCI UN

MAGNUM:

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