Sportivissimo Settembre

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La rivista dello sport vicentino

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magazine mensile di sportdistribuito gratuitamente

direttore responsabileLuigi Borgo

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redazionePaola Dal Bosco

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segreteria di redazioneGiuliana Lucato

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il 21 dicembre 2005 n.1124

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Leonardo Sciascia, che era un uomo di sinistra, ha scritto che c’è “il cretino di sinistra”. Montanelli, che invece era un uomo di destra, gli ha risposto, assicurandolo, che c’è anche il “cretino di destra”. Noi che siamo uomini di sport, diciamo che c’è perfi no “il cretino dello sport”. Nello sci, per esempio, ha addirittura un suo nomignolo: “scimunito”. Chi tenta d’intrufolarsi negli

impianti cercando di evitare la fi la o chi per rifi nanziarsi le tasche vende lo ski pass gior-naliero alle 3 del pomeriggio oppure chi, per sentire il brivido della velocità, si lancia dritto giù per una pista affollata di turisti alla prendo-chi-prendo senza sapere nemmeno tanto sciare, ecco, quello è uno “scimunito”. Ma sono tanti i cretini dello sport: si va da quelli che credono che le strade siano circuiti d’auto o di moto a quelli che, guardando una qualsiasi partita, si fanno prendere a tal punto dalla tensione agonistica che credono di essere loro in campo, a quelli che pensano di essere dei campioni, ne assumono l‘at-teggiamento arrogante dei divi, mentre sono solo dei mediocri. In tutti i casi, “il cretino sportivo” è il prodotto di un’esaltazione. Che è un passo più in là rispetto a quell’entusiasmo positivo e simpatico con cui ciascuno di noi deve vivere lo sport. Tra l’entusiasta e l’esaltato c’è la differenza che c’è tra il complimento e il gaso. Entrambi sono fatti di parole, ovvero di aria, ma i complimenti sono di quell’aria che tiene su gli aerei e ci fa viaggiare nei cieli, il gaso di quella che ci gonfi a lo stomaco e dal cul ci fa fare trombetta, come diceva Dante. Gli uni, i complimenti, sono sacrosanti e premiano, attraverso la riconoscenza, ciò che si sa fare: una curva sugli sci ben fatta, un tiro perfetto, una gara vinta; il gaso, viceversa, o anticipa con bonarie preveggenze ciò che ancora non si è dimostrato di saper fare: la prossima volta vincerai tu, sarai il più grande della storia, oppure, che è quasi peggio, come nel caso del tifoso, si pensa di saper fare quello che in realtà sanno fare gli altri. Se dai complimenti, perché veri, nasce l’autostima, dal gaso, perché falso, nascono i montati di testa. Stupidissimi a non capire che la loro esaltazione si poggia su nulla. Stupidissimi a non sapere che quanto gli si dice, non è riferibile al loro essere ma a quanto si vorrebbe che loro fossero. Stupidissimi, insomma, a non intuire che loro sono così scarsi e così deboli al punto di aver bisogno d’incoraggiamenti e di lusinghe continue. “Il cretino sportivo” non com-prende che tra quello che lui pensa di sé e quello che gli altri vedono di lui non c’è la minima corrispondenza. Da questa divergenza nasce l’antipatia che sentiamo per essi, quel diverso sentire tra loro e noi, quell’anti pathos, che ce li rende odiosi. Uno studioso americano, Malcolm Gladwell, sostiene che per arrivare al successo in qualsiasi campo vale la regola delle 10 mila ore. Bisogna, dice, applicarsi per 5 anni lavorativi, nel caso dello sci per 10 inverni, per poter dire di saper fare qualcosa decentemente. 10 mila ore di sport fatto senza gaso e solo con qualche raro complimento meritato è il tempo che ci vuole per non essere mai, ma proprio mai un “cretino sportivo”.

il cretino dello sport

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La struttura artifi ciale, fra le più alte d’Euro-pa, è stata inaugurata sabato 10 settembre insieme al nuovo pun-

to vendita specializzato Zam-berlan Mountain Sport e ad una innovativa sala indoor dvi ar-rampicata per il bouldering.La parete artifi ciale è alta cir-ca venti metri, tutta in pannelli di simil roccia di vetroresina, attrezzata con oltre 1200 prese nei vari lati. Il numero è tale da permettere ai “climbers” di de-streggiarsi fra decine e decine di itinerari, adatti sia per prin-cipianti sia per arrampicatori di livello avanzato. In tutto, circa 650 metri quadrati di pareti ar-tifi ciali arrampicabili in quattro aree diverse. Va ricordato infatti che queste nuove strutture vanno ad aggiungersi alla parete lead e sala boulder pre-esistente all’in-terno dello storico punto vendita Mountain Sport, completando così in maniera egregia la gam-ma di possibilità e di servizi of-ferti agli appassionati dello sport arrampicata.Per l’inaugurazione, è accorsa a Pieve una folla di centinaia di appassionati e non: tra questi anche un atleta di fama interna-

XXLarrampicarein città

zionale, il climber Silvio Reffo del Team Mammut, e Alessan-dro Causin, arrampicatore non vedente di Mogliano Veneto. Entrambi hanno dato la scalata alla torre XXL, fra gli applausi, seguiti da decine di appassionati che nel corso della giornata han-no voluto cimentarsi in una sfi da all’ultimo appiglio, sulle pareti

interne ed esterne, del Centro Zamberlan. In modo particolare le pareti hanno riscosso un incredibile successo nei bambini e nei ra-gazzi; attratti naturalmente dal gesto dell’arrampicata, hanno preso d’assalto ogni angolo di parete per tutta la giornata, gui-dati in sicurezza dagli istruttori

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5pieve di torrebelvicino

Inaugurata a Pieve di Torrebelvicino la nuova torre del Centro Sportivo Zamberlan XXL, tra le più alte d’Europa

della Federazione Arrampicata Sportiva Italiana -FASI- dell’As-sociazione Sportiva AZA.Testimonial d’eccezione della giornata, un personaggio che vive la montagna a 360 gradi, il noto alpinista di Rovereto Sergio Martini, salitore di tutti i 14 otto-mila del pianeta.Il tutto a testimoniare ulterior-mente la passione per la monta-gna della famiglia di imprendito-ri Zamberlan, dal capofamiglia Emilio alla moglie Marinilde, ai fi gli Marco, Maria e Mara.E’ una storia che viene da lon-tano: a fi anco del Centro di Ar-rampicata Sportiva, infatti, c’è il Calzaturifi cio che da decenni “sforna” ed esporta in tutto il globo scarpe adatte al trekking, alle passeggiate in montagna, alle scalate alpinistiche e in ul-timo, le nuovissime scarpette da arrampicata. Il punto vendita Mountain Sport, cresciuto negli anni sino a questo ulteriore ampliamento, rappre-senta oggi un punto di riferimen-to per quanto riguarda l’offerta di materiale tecnico per l’alpini-

smo, l’arrampicata, il trekking, ed il campeggio.Entrando nel nuovo punto ven-dita, si respira da subito un’aria montana e rilassante: ci accoglie una fontana in legno tipica, ac-compagnata da un profumo di cirmolo e di legno, al cospetto di ambienti luminosi e rilassanti, perchè il tutto è stato realizzato a regola d’arte da falegnami scel-ti appositamente dal Sud-Tirolo, maestri nel genere.Insomma, vale la pena fare un giro all’interno solo per ammira-re la realizzazione architettonca dello spazio.Il momento piu’ importante della giornata di inaugurazione della parete XXL è stato il taglio della corda da parte del signor Emilio Zamberlan, che molto emoziona-to ci ha spiegato con un discorso il senso della sua nuova opera.“Ad essere sinceri, il motivo piu’ forte che mi ha spinto a questa realizzazione è quello di pro-muovere lo sport, attraverso l’ar-rampicata.Considero l’arrampicata uno sport magnifi co e dagli alti valo-

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ri educativi.Ho voluto realizzare questo Cen-tro di Arrampicata per tutti gli sportivi ed in particolare per i ragazzi e per i giovani. Noi del-la famiglia Zamberlan vogliamo che il centro diventi un punto di riferimento e di aggregazione per i nostri giovani, troppo spes-so lasciati da soli.E’ nostra intenzione dedicarci con tutte le forze alla formazione dei ragazzi, senza dimenticare che la parete è comunque un ser-vizio per tutti, grandi e piccoli uniti dalla stessa passione verti-cale”.

Il Centro di Arrampicata Sportiva Zamberlan XXL

sarà aperto, a pagamento, per tutto l’anno.

Le nuove sale interne da boulder saranno

sempre aperte dal martedì al venerdì nelle fasce orarie

9:00 - 12:30 e 15:30 - 22:30;

negli stessi giorni la torre esterna sarà accessibile

nella fascia 14:30 - 22:.30 riservandoci di modificare

sia l’apertura che la chiusura in base alla stagionalità;

la multisala (lead più boulder) sarà accessibile

nelle stesse giornate dalle 18:30 alle 22:30.

Apertura domenicale garantita in caso

di pioggia dalle 14:30 alle 18:30.

Centro di arrampicata Zamberlan XXL

Via Venezia 1/3 36036 Pieve di Torrebelvicino (Vi)

www.zamberlanmountainsport.com

tel. 0445/660476

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foto di copertina e dell’articolo:

Lorenzo Maraschin - www.el-nino.it

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Zamberlan® XXL è a Pieve di Torrebelvicino Vicenza, in via Schio.Orario d’apertura dal martedì al venerdì:Nuove sale boulder indoor: 9:00 - 12:30 e 15:30 - 22:30;Torre esterna: 14:30 - 22:30; Multisala (lead + boulder): 18:30 alle 22:30.Domenica (in caso di pioggia): 14:30 alle 18:30. Gli orari possono subire variazioni in base alla stagionalità.Per informazioni: tel 0445 660 476 · [email protected] · www.zamberlanmountainsport.com

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9vicenza

la città sommersa di Baia

di Antonio Rossofoto di Sergio Coppolae Antonio Rosso

Giovedì 6 ottobre ore 21,00 presso la sede del Valdagno Sub in piazza

Dante, Antonio Rosso presenterà “foto subacquee di Baia” cronaca fotografi -

ca di un fi ne settimana archeologico

Presenti gli istruttori FIPSAS del Valdagno sub, Franco Dall’Alba, Raffaele

Gianesini, Claudio Borghesini e Agostino Bevilacqua con Diego Massignan

di Montebello ed il sottoscritto

Cos’era Baia per i Romani? Per le acque termali altamente benefi che, per

il clima e per il paesaggio accattivante, Baia era diventata dal 2° secolo a.c.

fi no al 3° secolo d.c. una stazione di villeggiatura molto ambita dalle famiglie romane

più facoltose. Vi avevano fatto costruire fastose ville gli Scipioni, Giulio Cesare, Ci-

cerone, Licinio Crasso, Nerone. Baia era un simbolo di uno stile di vita dedito al lusso

e al divertimento. Qui fu costruito un vero e proprio palazzo imperiale, residenza di

villeggiatura per gli imperatori Augusto, Tiberio, Claudio, Caligola, Nerone, Adriano.

Tuttavia, a causa dei fenomeni di bradisismo succedutisi nel tempo, avvenne un pro-

gressivo abbassamento del livello del suolo e tutte le costruzioni rivierasche sono spro-

fondate fi no all’attuale profondità di cinque metri.

Il fi ne settimana è stato un “tour de force” ed una “full immersion” in tutti i sensi, a

partire dalle 16 ore di auto tra andata e ritorno: grazie Agostino che non hai chiesto

cambi alla guida. A detta di tutti, però, ne è valsa la pena. Quattro immersioni in altret-

tanti siti archeologici e speciali cene a base di pesce, crostacei e vino gustate in locali

espressamente raccomandatici dagli amici di Pozzuoli.

Una “tre giorni”, organizzata in modo tale da avere sempre con noi l’esperto tecnico

e fotografo, Sergio Coppola che ringraziamo per la gentilezza e competenza che ci ha

dimostrato, nonché per le foto che ci ha permesso di utilizzare e l’assistenza dell’ar-

cheologo Michele Stefanile, entrambi subacquei, oltre che avere a completa dispo-

sizione una piccola imbarcazione, con pilota, del locale diving: il Centro sub Campi

Flegrei, ottimamente gestito dall’onnipresente Enzo, che ha trovato il tempo anche di

accompagnarci alla secca Fumosa.

Alla mattina visita al museo di Baia collocato nel castello Aragonese, da cui si è ammi-

rato anche lo splendido panorama del golfo di Pozzuoli. Successiva visita delle princi-

pali realtà archeologiche di Pozzuoli, tra cui la Piscina Mirabilis,

una cisterna a pianta rettangolare, di 70 x 25,5 metri alta 15, sca-

vata interamente nel tufo del sottosuolo e sorretta da 48 pilastri.

Al pomeriggio e nel giorno seguente le quattro immersioni.

i mosaici

Fine settimana archeologico per i ricercatori subacquei vicentini riuniti nell’associazione “rosa dei venti”. Obiettivo una serie d’immersioni guidate sui resti sommersi delle ville imperiali della città romana di Baia, a Pozzuoli in quel di Napoli.

le statua del ninfeo

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la strada romana

Ovunque, sul fondale, resti archeologici: colli

e manici d’anfora, tessere di mosaico, cocci

ceramici, ….. A Villa dei Pisoni pavimenti a

mosaico, il complesso termale ed un ampio

giardino circondato da un portico e da corri-

doi; a Porto Giulio (Iulius in latino) strutture di

abitazioni e mosaici, mentre al Ninfeo di Pun-

ta Epitaffi o ecco le statue (copie) con relative

strutture murarie delle stanze. Poco lontano,

una strada romana completa di basoli e cordo-

nature laterali.Fuori dal consueto, invece, l’immersione alla

secca Fumosa, a 16 metri di profondità ricca di

fenomeni termali con sorgenti di acqua calda e

vulcanici con colonne di bolle gassose che si

sprigionanno dal fondale come il nome faceva

già prospettare e con alcuni resti di strutture

murarie della diga frangifl utti del porto Iulius,

tanto per non dimenticare l’archeologia. strutture murarie

Le immersioni, sono terminate, la ricogni-zione è fi nita, così come l’aria delle bombo-le, usate, in ogni immersione, fi no all’ultima bolla. Giusto il tempo di una ultima gustosa mozzarella di bufala offertaci anche questa da Sergio, che dobbiamo andare: una doccia e via. Alla prossima. Per informazioni: 349 8780066

veduta aerea dei resti delle abitazioni sotto il fondo del mare

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Scopertadella città sommersa

Nel 1756 le acque della baia hanno restituito

un medaglione in marmo raffi gurante Eschine,

un orafo ateniese. Agli inizi degli anni trenta,

durante alcune operazioni di dragaggio del porto,

allora commerciale, sono emersi tra il fango sol-

levato dalle benne resti di opere murarie risalenti

all’epoca romana. La conferma si è avuta nel

1946 grazie alle prime foto aeree effettuate dal

pilota, nonché subacqueo, Raimondo Bucher, le

quali mettevano in risalto la topografi a del grande

complesso portuale “Portus Julius” che si estende

su una superfi cie di circa dieci ettari tra il lago

Lucrino e l’attuale porto di Pozzuoli.

Tra il 1953 e il 1954 vi furono recuperi fortuiti di

statue e ornamenti architettonici, ma è del 1959,

a cura di Nino Lambogla, la prima carta arche-

ologica dei fondali su cui spicca ben evidente la

strada, la via Herculea che conduceva al Portus

Iulius e la pianta di numerosi edifi ci disposti a

trapezio che delimitavano un intero quartiere.

Nel 1969 dopo una forte mareggiata avviene il

ritrovamento a Punta Epitaffi o di due statue suc-

cessivamente riconosciute come Ulisse e Baios,

compagno di Ulisse, che sarebbe stato sepolto sul

litorale e da cui deriva il nome di Baia. Si dovrà,

però, attendere fi no al 1981 per poter preparare

uno scavo subacqueo organizzato in modo tale da

permettere di ritrovare l’intero ninfeo del Palazzo

di Claudio che ospitava le statue già rinvenute as-

sieme ad altre opere marmoree. Successivamente

dal 1984 le campagne di ricerca, autofi nanziate, si

sono susseguite con scoperte sempre più interes-

santi che hanno portato alla cartografi a completa

dell’area e, nel 2002, all’istituzione dell’Area

Marina Protetta, Parco Sommerso di Baia.

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È stata la 47ª edizione della “Tra-versata dello Stretto” quella svoltasi domenica 7 Agosto da Punta Faro (ME) a Villa San Giovanni (RC) sulla distanza

di 5,2 Km e dove si sono confrontati i 100 atleti (50 Agonisti e 50 Master) selezionati dal Comitato Organizzatore per i posti a nu-mero chiuso disponibili.Edizione caratterizzata da correnti che per la forte intensità, specialmente nel tratto lungo costa, hanno fatto ipotizzare al giudi-ce di gara una possibile sospensione.Anche le meduse hanno creato grossi pro-blemi segnando con i loro tentacoli, chi più chi meno, quasi tutti i partecipanti fi no ai casi limite di Timothy O’Shea che dopo appena due minuti si ritirava, evento dav-vero insolito per una gara di questo livello e della rappresentante del Nuoto Monfalcone uscita a fi ne gara con le gambe “devastate” e bisognosa di attenzione medica.Per fortuna che almeno la balenottera, che ha dato spettacolo per gli spettatori/tifosi presenti in campo gara e forse avvicinata-si per “giocare” con le barche d’appoggio, non ha interferito con la gara come pure i pescispada avvistati anche dagli atleti.La competizione, che ha avuto origine il 5 settembre del 1954, nell’arco di qualche anno coinvolse i migliori specialisti riscuo-tendo insieme alla Capri-Napoli, più giova-ne di un’edizione, un enorme successo e di-ventando così una delle classiche nazionali nella specialità del fondo ed a poter dire c’ero anch’io in questa prima domenica di Agosto tre rappresentanti di Famila Schio Nuoto, Gianmaria Collicelli e Roberto Dec-chino tra gli Agonisti e Riccardo Furiassi tra i Master. Molte volte i nostri portacolori si sono trovati a gareggiare con teste di serie e nazionali della specialità, ma questa gara ha un qualcosa in più, questa volta “si fa sul se-rio” perché ci si deve confrontare oltre che con il meglio del nuoto di fondo italiano, tra cui tre atleti del G.S. Fiamme Oro di Napoli e due di Roma, con selezioni straniere ed atleti che per poter essere presenti hanno percorso migliaia di chilometri come quelli provenienti dalla Germania, dalla naziona-le di fondo Master Ungherese, da un club sportivo di Londra fi no a quelli della Uni-versity of Oxford Alumni Swimming Club. Rifi utate, perché in ritardo, le iscrizioni di nuotatori provenienti da Singapore e del Medio Oriente (Paesi non proprio dietro l’angolo). Per il Master scledense Furiassi questa è stata la prima partecipazione men-tre per i due Agonisti era la seconda con in più una questione in sospeso da risolvere.

schio

di Franco Decchino

Infatti nella scorsa edizione, dove Gianma-ria Collicelli e Roberto Decchino sono sta-ti gli unici rappresentanti di Famila Schio Nuoto, i portatori dei rispettivi barchini di appoggio, non diciamo per dolo ma sicura-mente per incapacità, avevano contribuito a falsare il risultato della gara portandoli fuori rotta e facendoli concludere attorno al 60° posto nonostante che negli ultimi 1.200 m i nostri atleti avessero ancora la forza per segnare tempi più bassi del 10° classifi cato.L’esperienza così acquisita sulla propria pelle, ha fatto si che la partecipazione all’e-dizione 2011 della prestigiosa gara di fondo si concludesse con posizioni nella classifi ca fi nale più consone al valore dei nostri At-leti. Infatti, certifi cate dal cronometraggio elettronico, i nostri portacolori guidati da barchini d’appoggio degni del loro compito e specialmente in questa edizione dove il

non farsi contrastare completamente dalle correnti era essenziale, hanno ottenuto le seguenti posizioni :Roberto Decchino 7° Assoluto con il tem-po di 1h 29’34”, Gianmaria Colicelli 9° Assoluto con il cronometro bloccato ad 1h 31’18” e Ricardo Furiassi 63° Assoluto in 2h 13’42”. Nella classifi ca Agonisti Senior, valida per il Campionato Nazionale di Fon-do, Decchino e Collicelli si sono piazzati rispettivamente al 5° e 6° posto mentre Fu-riassi ha segnato il 1° posto in quella Master M55. I risultati ottenuti sono stati di pri-missimo piano ma essi, per quanto davvero eccellenti, passano in secondo piano in una gara come questa. E’ l’emozione, infatti, di aver attraversato lo stretto di Messina in una competizione con i più forti fondisti del nuoto italiano e non solo, a rendere questa prova un’esperienza sportiva e umana uni-ca. Come, infatti, alcuni anni fa, disse – e così fi rmando lo slogan della Traversata dello Stretto - un partecipante, quando, ta-

Più che una gara, la 47ª edizione della “Traversata dello Stretto” di Messina, è una grande, indimenticabile emozione.

attraversando lo stretto

gliato il traguardo, ancora stremato dallo sforzo e con appena un fi lo di voce: “Questa non è una gara…è un’emozione”. Per la cronaca, la vittoria è andata al nazio-nale di fondo Simone Ercoli delle Fiamme Oro Napoli che ha percorso la distanza di 5,2 Km in 1h 17’01”. Se si pensa che lo scorso anno la vittoria di Marco Buccio-ni delle Fiamme Oro Roma, arrivato 2° in questa edizione in 1h 19’33”, era stata ottenuta coprendo la medesima distanza in 44’24’’, si può ben capire come le correnti abbiano infl uenzato in maniera negativa le prestazioni degli atleti. 3° posto per Filip-po Pupulin della Deakker Bologna, in 1h 24’00”. Al 4° posto e prima tra le donne, Fabiana Lamberti delle Fiamme Oro di Na-poli con il tempo di 1h 26’11”. Sprint fi nale per il quinto posto tra i due reggini Mauro Gully e Andrea Attinà delle Paideia Reggio Calabria ed il ns. Roberto Decchino, con il primo che ha avuto la meglio con 1h 29’ 13’’ contro 1h 29’ 32’’ e 1h 29’ 34’’ degli altri due. 3 posizioni in 21” dopo un’ora e mezzo di gara, un’inezia.

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Via Nori 1/A Valdagno (Vicenza)Tel. 0445 401264 Cell. 349 2948066

LIVIO GONZO ANTICHITÀ RESTAURIARREDAMENTI SU MISURA

valdagno crescere in acquaApre la nuova stagione il CENTRO AVVIAMENTO ALLO SPORT - NUOTO E TUFFI per i bambini dai 5 ai 10 anni

Con l’apertura della pisci-na coperta di Valdagno riparte anche quest’anno l’attività del Centro Av-viamento allo Sport ri-

volta a quei bambini tra i 5 e i 10 anni che abbiano dimostrato di avere una buona acquaticità e predisposizione alle esercitazioni proposte. Lo scorso anno erano iscritti una quarantina di piccoli atleti, ma quest’anno i numeri sono aumentati considerevolmente.

Gli obiettivi tecnici del C.A.S. sono l’apprendimento delle nuotate e dei fondamentali quali partenze e virate e dei tuffi elementari da 1m nel ri-spetto dello sviluppo di ogni singolo bambino. Il nuoto e i tuffi non sono però lo scopo unico del C.A.S. in quanto per prima cosa gli istruttori e gli allenatori vogliono formare un gruppo ed insegnare i valori del-lo sport, quali quello di squadra, di rispetto delle regole e degli altri, di

impegno per migliorare e ottenere i risultati. Gli allenamenti sono bi o tri settimanali a seconda della fascia d’età: il nuoto il lunedì e il mercole-dì dalle 17.15 alle 18.30 e il venerdì dalle 16.15 alle 17, i tuffi il martedì e il giovedì dalle 17.15 alle 18.30 e il venerdì dalle 16.15 alle 17. Prima dell’allenamento in acqua è prevista mezz’ora di lavoro a secco sottofor-ma di ginnastica e gioco che favori-sce nei piccoli l’apprendimento degli

di Martina Dogana

schemi motori terrestri di base come la coordinazione che è fondamenta-le in acqua, ma anche l’equilibrio, la velocità, la resistenza e la forza che nei più grandi cominciano ad essere importanti in vista delle gare che af-frontano. Infatti tutti i bimbi iscritti al C.A.S. partecipano al circuito di gare propaganda della F.I.N. In cui si confrontano con i pari età di tutta la provincia e, nel caso dei tuffi , della regione.

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15recoaro

il giro deisessanta

Chi non ha mai peda-lato potrà pensare che “il giro dei ses-santa” sia il fatidico momento in cui uno

raggiunge l’età della pensione. Ma per tutti i ciclisti della Val-le dell’Agno questo è una delle pietre miliari degli itinerari sulle due ruote, il giro in cui si inizia-no ad affrontare le prime salite. Sicuramente questo vale per tutti coloro che praticano le due ruote da un po’ di decenni, forse i più giovani non ne avranno mai sen-tito parlare, ma quelli della mia età sicuramente sanno di cosa si

di Gianni Garbinsta parlando. Il mitico giro dei 60 non è altro che l’anello che è formato da: Recoaro, Passo Xon, Valli del Pasubio, Schio, Malo, Priabona, Cornedo, Val-dagno, Recoaro. Come dicevo il primo approccio con le salite, il Passo Xon, più facile se salito dal versante recoarese, un po’ più impegnativo salendo da Valli del Pasubio, ed il valico di Priabona, salita abbastanza agevole da en-trambi i versanti. Questo circu-ito ha dato il nome ad una bella iniziativa nata a Recoaro e più precisamente al Mini Bar, situa-to proprio alla rotonda di Piazza

REGISTRATEVI sul sito: www.girodei60.itBuone pedalate a tutti.

Un ringraziamento a:Mini Bar

Alpe BikeCicli Cornale ValdagnoRifugio Campogrosso

Sorgato Sport SchioCicli Bolzon Cornedo V.no

Boss Equpment Corratec di Altavila Vic.na.

Dolomiti, dove inizia la salita verso il Xon. Il locale del buon Mirco, fra caffè e prosecchi, è ormai da alcuni anni il ritrovo di alpinisti, sci alpinisti e ades-so anche degli amanti delle 2 ruote. E’ nata così, con la fattiva collaborazione dell’appassio-natissimo Andrea Pellichero di Alpebike, l’idea di un sito web in cui oltre al già citato giro dei 60 si possano inserire, testare e commentare i molteplici itinerari ciclistici della Valle dell’Agno e non solo. L’ idea è sicuramente interessante e vincente, dando inoltre la possibilità a tutti gli amanti delle due ruote di cono-scere e far conoscere itinerari vecchi e nuovi. Per il momento si sono già aggregati alla compa-gnia dei supporters alcune realtà commerciali della zona, la pros-sima mossa sarà quella di avere il patrocinio dei Comuni interes-sati al passaggio dei vari itinera-ri. Quindi un appello a tutti gli amanti delle due ruote.

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16arzignano

il ritorno...

Con il secondo Rally Ronde Città di Negrar è iniziata la stagione ago-

nistica del pilota montor-sino Giovanni Cocco, na-vigato da Marco Grande, new entry nell’abitacolo della Renault Clio Super 1600 della Delta Rally e seguiti passo a passo dalla Play Sport di Griso Fabio.Prima uscita un test dri-

ver e car presso le colline adiacenti alla Valle del Chiampo in programma il 2 agosto, per poi cimen-tarsi “a lama tratta” per riconfermare le prime po-sizioni del 2010, nel poker di rally con cui proseguirà la stagione.I rally che i piloti vicentini andranno a fare sono tutti di primissimo livello, dove la selezione è sempre mol-to alta.

Giovanni ci spieghi per quale motivo parti a metà anno con il campio-nato di zona?I miei sponsor di sempre e alcuni nuovi mi hanno dato la possibilità di scen-dere fi nalmente in pista. Sono molto carico e deter-minato nel voler far bene in queste quattro gare che disputerò. L’auto è molto competitiva e poi in questi giorni sono diventato papà e non volevo procurare ul-teriori preoccupazioni alla mia compagna Cristina..

Dimmi qualcosa di più sulla vettura che andrai a pilotare..A parte la carrozzeria che la rende simile ad una au-tovettura, per tutto il resto potremmo considerarla a un Go-Kart, uscito dalle mani abili del preparato-re della DeltaRally. Una vettura molto performante con una potenza di cir-ca 235Cv, molto simile a quella scelta dal pluricam-pione di F1 Robert Kubica, quando, per pura passione verso la guida, scendeva dalla Formula 1 e si mette-va a correre i rally.

di Carlo Nieddu

Cocco e Grande cerche-ranno di riconferma l’ot-tima affermazione della scorsa edizione del rally Ronde Città del Palladio dove si sono aggiudicati la prima posizione di classe e un 8° posto assoluto su 110 equipaggi di altissimo livello.Alcune domande ci vengo-no spontanee..

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17valdagno

La giornata era di quelle giuste, sole caldo e una leggera brezza che toglie-va l’umidità dall’aria. Una condizione ideale per af-

frontare l’impegnativo tracciato del-la prima edizione Castello Classic, terza tappa del Giro della Provincia e conclusiva prova del trittico Valle dell’Agno. In sella tra i migliori ci-clisti della provincia e qualche nome di spicco del panorama nazionale, come il toscano Massimo Gaiardelli del team Focus Italia. La gara si pre-sentava fi n dalla carta impegnativa: 40 km “nervosi” con strappi continui sulla montagna di Castelvecchio. E la battaglia è stata intesa fi n dall’ini-zio con subito la salita impegnativa verso la contrada Biondi e poi Bice-ghi fi no a raggiungere il gran premio della montagna collocato al passo dello Xovo di Castelvecchio a quo-ta 800 metri circa per poi scendere “secchi” verso Campotomaso, pas-sando attraverso le contrade Pozza e Lorenzi e la Val del Boia, per poi ritornare in zona Castello per contra-da Giorini. Ottima l’organizzazione del Coccodrillo Bike di Valdagno diretto da Massimo Cocco: “sono stati giorni impegnativi, ma ricchi di soddisfazione. Desidero ringraziare tutti gli amici che mi hanno aiutato da chi ha concesso il passaggio dei bikers sui campi di loro proprietà ai volontari di percorso, effi cientissimi come professionisti, e gli organizza-tori della manifestazione venatoria “La nostra Terra”, all’interno della quale si è svolta la gara, e ovviamen-te tutti gli atleti che hanno offerto al numeroso pubblico un grande spet-tacolo”. Per la cronaca della gara ha

castello classic

Dominica 4 settembre si è disputata a Valdagno la prima e riuscitissima edizione della gara di montain bike Castello Classic intitolata all’indimenticabile Radames Gaspari: gara valevolecome terza e conclusiva prova del trittico Valle dell’Agno.

di Paola Dal BoscoFoto di Roberto Bertozzowww.rbfotostudio.com

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vinto un super Renato Cecchetto del Geko Bike. Il campione di casa è riuscito a imporsi su uno dei favoriti della vigilia, Massimo Gaiardelli del team Focus, già ciclista professionista del Mtb. Terzo è giunto Marco Sbabo del Team Ecor di Schio. Tra le donne si è imposta Miriam Agosti del Restena Bike davanti ad Anna Maria Chiarello sempre del Restena Bike. Radio corsa ha registrato commenti positivi su tutta l’organizzazione di gara sia da par-te degli atleti che hanno apprezzato la diffi coltà del percorso e la sua messa in sicurezza sia da parte del numeroso pubblico che ha visto sui sentieri di casa grande ciclismo. Dopo la gara la giornata è prose-guita con le premiazioni e un pasta party. La gara è stata intitolata alla memoria di Radames Gaspari, ciclista appassionato e di valore, prematuramente scomparso. L’appuntamento è fi ssato per l’anno prossimo, Castello Classic è già una classica del Mtb.

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1919piccole dolomitila montagna è la fauna

selvatica che ci vive:il gallo cedrone

Quando noi saliamo sulla montagna, è un po’ come andare ver-

so nord; la temperatura si abbassa , le specie animali si fanno sempre più rare e più specializzate.La vegetazione si specia-lizza cambiando gradual-mente in base all’altitu-dine, per esempio: fi no a quota 700 m.s.l/m ci sono castagni e querce,dai 700 ai 1300 m.s.l/m i faggi,

dai 1300 ai 2000 m.s.l/m i rari abeti bianchi e il pino mugo, dai 2200 ai 3000 m.s.l/m praterie e brughie-re con muschi e licheni e poi ancora più su la nuda roccia e le nevi perenni. Si tratta pertanto di diver-si strati ben individuati di vita vegetale a cui si collega una vita animale anch’essa varia per motivi alimentari, di riparo e di riproduzione.La montagna non è solo boschi, ma è anche valli,

strapiombi, torrenti, pic-chi e vette inaccessibili, grandi prati e silenziosi ghiacciai.La montagna quindi con i suoi spazi, la nitidez-za dell’aria rarefatta, quell’alternarsi di colori dal verde opaco dei ca-stagni, al verde vivace dei faggi, al verde scuro delle conifere, al bianco di roc-ce e ghiacciai, procura for-ti sensazioni di naturalità e di spazialità.La vastità dei territori

evoca sensazioni “forti” nelle persone sensibili al fascino della natura. Non a caso le vette furono considerate luoghi che si avvicinano al sacro. Gli dei greci risiedevano sul Monte Olimpo, e così pure Mosè ricevette le sacre Ta-vole sul Monte Sinai.Per cui dopo aver cam-minato e sudato per salire sulla montagna, la giusta ricompensa di un avvi-stamento di un selvatico magari desiderato da anni

viene molto apprezzato.In montagna le emozio-ni sono possibili anche nelle diverse stagioni. In inverno sulla neve è bel-lo andare in scioltezza ad osservare la natura che in questa stagione sembra completamente silente, in realtà riserva parecchie sorprese. Si può osserva-re la pernice bianca che cerca di passare inosser-vata confi dando del suo piumaggio candido come la neve.

di Dorino Stocchero

“il gallo cedrone è il più grande tetraonide che può raggiungere il peso di 4-5 chilogrammi,le galline circa la metà. I due sessi sono di molto diversi anche per la colorazione: il maschio è di colore nerastro con il collo blu-verde lucente, con ciuffo di penne pendente dal manto a forma di barba, ali brune e coda nera con macchie bianche. È dotato di una macchia bianca anche sull’ala(alla spalla), nella testa ha delle caruncole rosse.

La femmina è di colore bruno-mimetico con

abbondanti segni bianchi e neri, il petto è caratteristico

di un colore bruno-ruggine.”

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Nella stagione invernale quando il cibo si fa scar-so molte specie di uccelli scendono a bassa quota, altre migrano verso aree europee e africane in cui svernare. Ci sono anche quegli uccelli che scelgo-no di rimanere in zona e si difendono creando ripari nella neve come nel caso del gallo forcello che vive sotto la neve.Certe specie si sono adat-tate a camminare sulla neve, per esempio i galli cedroni hanno sviluppato delle membrane a forma di pettine ai lati delle dita dei piedi.Il gallo cedrone (tetrao urogallus) vive tra le coni-fere di montagna ricche di sottobosco delle Alpi cen-tro orientali ed orientali e , molto più raro di quelle centro occidentali,in fore-

ste temperate e nei boschi maturi.Nidifi ca in Scozia e nella Spagna settentrionale, dif-fusamente in Scandinavia, Pirenei, Carpazi e dalle Alpi verso est, in declino in molte aree.Preferisce le pinete vec-chie e naturali, si trova raramente nelle pianta-gioni di pini. Si alimenta in prossimità di foreste, nelle radure paludose con mirtilli , ginepri ed eriche e sugli alberi, ma rimane nell’ambito di queste aree per tutto l’anno.Il gallo cedrone è il più grande tetraonide che può raggiungere il peso di 4-5 chilogrammi,le galline circa la metà. I due sessi sono di molto diversi an-che per la colorazione: il maschio è di colore nera-stro con il collo blu-verde lucente, con ciuffo di pen-

ne pendente dal manto a forma di barba, ali brune e coda nera con macchie bianche. E’ dotato di una macchia bianca anche sull’ala (alla spalla), nella testa ha delle caruncole rosse. La femmina è di colore bruno-mimetico con abbondanti segni bianchi e neri, il petto è caratteristico di un colore bruno-ruggine.Le parate nuziali del gallo cedrone iniziano già nel tardo inverno fi no ai primi di maggio. Il gallo comin-cia i suoi richiami ancora prima dell’alba dall’al-bero dove ha trascorso la notte e scende quindi nell’arena non appena fa chiaro.Il suo canto consiste di quattro strofe: il gocciolio, il trillo, lo schiocco e l’ar-rotamento( simile all’affi -latura di una falce).La gallina depone a mag-gio dai 5 ai 9 uova e cova

per 26-28 giorni. I pulcini lasciano immediatamente il nido e sono in grado di muoversi autonomamente poco dopo la nascita e di volare dopo 2-3 settimane.Nelle prime settimane di vita i pulcini si nutrono esclusivamente di insetti, soprattutto formiche , loro larve e pupe, in seguito passano ad un’alimenta-zione vegetale.Il gallo cedrone è una spe-cie stanziale, poligama, possiede un volo pesante e un fragoroso frullo, cor-re celermente sul terreno; in primavera e in inverno sosta con frequenza sugli alberi, mentre in estate e autunno preferisce stare sul terreno. Durante l’in-verno e il periodo degli amori vive gregario, men-tre per il resto dell’anno vive solitario.Il prelievo venatorio non è consentito.

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5 terre su 2 ruoteDalla pianura padana attraverso gli appennini al mare e ritorno

valdagno

Nei primi giorni di luglio il A.S.D.Veloclub Piana ha organizzato una splendida 3 giorni sulle due ruote per tutti gli appas-sionati. Un nutrito gruppo di ciclisti ac-compagnati dal pulmino con fotografo

a bordo, hanno potuto dare sfogo alla loro voglia di pedalare lungo un’itinerario di sicuro effetto.Sono stati 3 giorni di fatiche e di sudore , ma anche di divertimento ed allegria. Il programma prevedeva una percorrenza media giornaliera di 120/130 km con soste prestabilite.

Il primo giorno dopo un trasferimento in pulmino o con mezzi propri siamo partiti da Sassuolo e dopo qualche decina di km abbia-mo affrontato il passo Radici (1529 s.l.m.) che collega L’Emilia Romagna con la To-scana. Strada facendo il meteo ci ha riserva-to un’abbbondante “doccia” , ma dopo una rapida asciugatura “in sella”, abbiamo attra-versato la Garfagnana ed attaccato il secondo passo appenninico cioè il Passo del Vestito (1100 s.lm.) per poi calarsi defi nitivamente attraverso cave di marmo di Massa Carrara fi no alla destinazione fi nale di Ameglia

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di Orazio Zanatta

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Vai sempre a tutta birra

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Dopo esserci rinfocillati in hotel la serata si è conclusa con un’uscita esplorativa .Il secondo giorno abbiamo trovato ad attenderci Marcello,un nostro amico ciclista della zona ,il qua-le ci ha guidato in un percorso ad anello lungo lo splendido paesag-gio delle 5 Terre.Scorci naturalistici di grande effet-to hanno fatto da cornice a questa escursione di impagabile bellez-za. Mare , monti, colline, paesi costruiti su luoghi impossibili, si presentavano ai nostri occhi con un’alternanza di colori e sfumature indescrivibili.

Al rientro nel primo pomeriggio l’inevitabile bagno in piscina ci ha rigenerato le forze.La seconda serata si è rivelata la più scatenata, con esibizioni mu-sicali e balli di gruppo da parte

di tutti i componenti, con grande dimostrazione di affi atamento ed armonia.All’alba del terzo giorno abbiamo iniziato la strada del ritorno con le gambe ancora “ calde” dalle fatiche dei giorni precedenti, e dopo aver attraversato la citta di La Spezia abbiamo affrontato un nuovo passo appenninico il passo del Cerreto ( 1260 s.l.m.) che no-nostante i suoi 30 km di salita ,si è rivelato più agevole del previsto.

Dopo esserci fermati al termine della salita ad apprezzare le spe-cialità culinarie della zona ab-biamo pedealato per altri 80 km tra l’appennino e la pianura per

raggiungere Sassuolo in assoluto relax ammirando le bellezze pae-saggistiche di questa parte d’italia poco conosciuta.

È stata per tutti un’esperienza si-curamente indimenticabile ,grazie anche alla perfetta organizzazione del Veloclub Piana curata nei mi-nimi dettagli dal Vice presidente Zerbato Flavio.L’appuntamento al prossimo anno per tutti gli appassionati delle due ruote ma anche per chi oltre all’at-tività fi sica vuole assaporare il pia-cere di stare insieme.

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24 Intervista “doppia” a Franca Peretti e Marco Fochesato.Due piacevoli sorprese dell’annata agonistica 2011 per il Veloclub Piana, che, con il suo sempre più nutrito gruppo di ciclisti ed appassionati, si sta distinguendo grazie anche a questa coppia vincente.

coppia FRANCA PERETTI:ragazza semplice dal carat-tere solare e sempre sorri-dente Franca raccontaci come è nata la tua passione per la bicicletta?È una passione nata pochi anni fa’, ini-zialmente con la mountain byke, con qualche giretto solo nel periodo estivo, poi ho avuto l’occasione di cimentar-

mi con la bici da strada e così chilometro dopo chilometro ho notato che la “gamba” migliorava.La mia prima gara l’ho fatta lo scorso anno e con grande sorpresa arrivò il primo successo.Non ci credevo, fu proprio in quell’occasione che si accese in me la fi amma dell’agoni-smo che oggi mi sta dando grandi soddisfazioni.

Stai per raggiungere risultati di rilievo, sicuramente l’allenamento continuo e la co-stanza non devono mai mancare, ma come riesci a conciliare gli impegni lavorativi con l’attività sportiva? Sicuramente sto mettendo tanto impegno e fatica, ma certi risultati si ottengono solo se ci si può allenare in un ambiente dove l’affi atamento di squadra è massimo. Il Veloclub Piana in questo mi ha sempre aiutato molto e colgo l’occasione per ringraziare gli amici ciclisti Marco Rossato e Luca Bevilacqua che sono i miei “angeli custodi” prima, du-rante e dopo ogni gara.

Come vedi il tuo futuro sulle due ruote e vuoi dare qualche consiglio al pubblico femminile che ci segue?Spero che il futuro mi possa regalare ancora tante soddisfazioni e consiglio a tutte le donne un’attività sportiva come il ciclismo, che aiuta a migliorare la qualità della vita mantenendo il fi sico sempre in forma.

Per concludere vediamo di seguito alcuni dei risultati ottenuti quest’anno dalla nostra amica Franca Peretti :

1° classifi cata Medio Fondo di Predazzo1° classifi cata Medio Fondo di Villafranca 1° classifi cata Medio Fondo di Asiago1 °Cronoscalata di Villabalzana 2° Campionato Provinciale3° classifi cata Circuito Giordana 3 °classifi cata Medio Fondo di Vicenza3 °classifi cata Medio Fondo di Gambellara+4° classifi cata Gran Fondo del conero ( Ancona)4° classifi cata Medio Fondo di Marostica... e tanti altri risultati di rilievo in competizioni a livello nazio-nale come la Medio Fondo Cunego, la gran Fondo Merkx, La Gran Fondo Fizik e la Gran Fondo Liotto

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valdagno d’assiMARCO FOCHESATO:31 anni con un fi sico possente e un carattere molto estroverso, che ha scoperto in questi ultimi anni la passione per le due ruote. Come mai hai iniziato così tardi la tua carriera di ciclista?È una passione nata pochi anni fa’. Sono sempre stato uno sportivo ed in età più giovane ero molto appassionato e giocavo a calcio, ma poi, un po’ per gli infortuni e un po’ per gli impegni lavorativi, ho dovuto smettere.Ho iniziato così a pedalare quasi per scherzo con alcuni amici. Dopo poche uscite ho capito che le mie potenzialità erano molto elevate e quindi ho iniziato ad allenarmi con una certa costanza.Ho trovato una squadra come il Veloclubpiana dove grazie anche ai consigli dei miei compagni più esperti ho potuto migliorare co-stantemente.Con le prime partecipazioni a gare agonistiche non hanno tardato ad arrivare i primi risultati di un certo rilievo e già lo scorso anno mi sono preso parecchie soddisfazioni.Quale tattica di gara preferisci e quali sono le emozioni che si provano quando si passa per primi sul traguardo?Devo ancora maturare molto sotto l’aspetto tattico, perché ogni gara richiede una preparazione a “tavolino”, ma come tutti i ciclisti provo il massimo della soddisfazione quando riesco a staccare gli avversari ed arrivare in “solitaria”. Quest’anno sono riuscito più volte in que-sta impresa e vi assicuro che è un’emozione indimenticabile. Quando passi la linea del traguardo per primo sei ripagato abbondantemente di tutte le sofferrenze patite.Come vedi il tuo futuro sulle due ruote?Spero di poter mantenere questo livello di forma più a lungo possibile e di potermi togliere altre soddisfazioni, l’unico rammarico è quello di aver scoperto la bici un po’ tardi.

Vediamo di seguito i risultati ottenuti da Marco Fochesato nell’an-nata 2011 :1° classifi cato Medio Fondo Fizik1° classifi cato Medio Fondo Marostica1° classifi cato Ciecuito di Villafranca (VR)1° classifi cato Medio Fondo Cunego (VR)1° classifi cato Campione provinciale di categoria e campione triveneto salita 20111° classifi cato Vincitore del Circuito Giordana2° classifi cato Medio Fondo Liotto di Valdagno2° classifi cato Medio Fondo Merkx4° classifi cato Medio Fondo di Vicenza4° classifi cato Medio Fondo di Asiago.........ed altri buoni piazzamenti alla Gran Fondo Franciacorta, alla Gran Fondo Conero di Ancona, ed alla Medio Fondo di Predazzo.

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25di Orazio Zanatta

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era

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Da un po’ di anni a questa parte, alla Scuola di Kung Fu e Tai-jiquan del Ma-

estro Bon, non ci si eccita più per l’imminente organiz-zazione di un viaggio in cui vi saranno importanti work-shop, conferenze, gare o training intensivi in località che spaziano un po’ in tutto l’emisfero nord del mondo: dal Canada alla Cina si parte con l’intento di accrescere l’”ARTE” e l’emozione del neofi ta viene a essere sosti-tuita con l’impegno di chi sa già quello che gli spetta: la-voro duro e conosceva vera della più profonda sapienza marziale.Le conoscenze acquisite in questi anni, infatti, appaiono sempre come una costan-te riscoperta e riconquista dell’interno Kung Fu ossia dell’energia vitale che ognu-no di noi ha, e troppe volte non sa di avere, dentro di sé; senza questo, la fi amma dell’arte, di qualsiasi Arte Marziale, un po’ alla volta si spegne ed allora si abban-dona… Maestri che lasciano anche dopo anni di pratica e di insegnamento; allievi che “mollano” prima di aver assaggiato ma solo dopo un insignifi cante “sniffare”… così senza quel fuoco inter-no, che deve sempre essere mantenuto acceso e a vol-te rinvigorito, ci si ritrova “spenti dentro” e non c’è di peggio per poter affrontare sacrifi ci e allenamenti a vol-te pesanti.Noi della Scuola Italia Poon Zè Team del Maestro Bon

questo fuoco, se lo vogliamo, lo possiamo mantenere sem-pre ben acceso, anzi bisogna stare attenti a non scottarci! Da un po’ di anni abbiamo conosciuto un Grande Ma-estro di Taijiquan, il Mae-stro Chen Zhonghua, che ci ha fatto riscoprire la reale marzialità di questa antica arte cinese che in occidente troppo spesso viene consi-derata una “specie di Yoga”, senza nulla togliere a questa ultima disciplina, ma non si può scambiare il “pane con la polenta”!Del Maestro Chen già vi ho ampiamente parlato in diversi articoli ma in que-sto, prima di affrontare il più semplice racconto della nuova esperienza cinese, vi voglio raccontare il perché io defi nisco “Grande Ma-estro” il Maestro Chen, in cui il titolo di “Grande” non proviene da maestose ceri-monie o da chissà quali tito-li, questi, sono sicuro, li avrà in un futuro, io uso l’agget-tivo “Grande” nel senso più “umano” e “tecnico” del ter-mine. Nel mondo ci sono una in-fi nità di “Maestri di Arti Marziali” come di altrettan-te “Arti Marziali”, alcune di queste stanno nascendo anche in questo momento e si proclamano come “Arte Marziale Suprema ed Invin-cibile”.I Maestri sono imbattibili, hanno sconfi tto il mondo intero e praticato e assorbi-to tutto in diverse parti del globo. Ci sono migliaia di conferenze, discussioni e competizioni, magari orga-

nizzate di fronte a televisioni o giornalisti al fi ne di incre-mentare esclusivamente la propria immagine, ma sono rari i Maestri che di fronte a platee che comprendono Maestri e discepoli di diver-se discipline danno prova concreta della loro capaci-tà tecnica, insomma danno prova “fi sica” della loro “arte”.Con il Maestro Chen tu puoi confrontarti costantemen-te, non importa da quale disciplina tu provenga, lui è sempre disponibile a far-ti vedere le tecniche a farti capire perché funzionano, a spiegarti perché e dove tu sbagli o dove tu sei “vuoto” e dai a Lui la possibilità di intervenire e farti “cadere”. Ho visto oltre che provato direttamente queste espe-rienze nel Daqingshan in Cina, dove questo anno ab-biamo passato alcune setti-mane di training. Ho visto molti Maestri e “fi gthers” provenienti un po’ da tutto il mondo provare con lui per imparare le tecniche sopraf-fi ne del Taijiquan Stile Chen Metodo pratico Hong. Alcu-ni di loro erano anche il dop-pio fi sicamente del Maestro Chen ma non c’era nulla da fare… l’energia che riesce a trasmettere, la velocità delle sue applicazioni e la fi nezza della sua tecnica sovrastano enormemente la forza fi sica! Sembra proprio vero il detto “più grosso sei e più rumore fai quando cadi!”, ed il bello è che non ci credi se non sei lì direttamente a provare.Altre volte a chi vede per la prima volta sembra tutto un po’ falso, tutto organizzato, tutto molto colorito, ti dici “beh… si saranno messi d’accordo” oppure “beh sì quello lì è debole e è un suo discepolo che lo asseconda” poi scopri che era un Mae-stro 5 Dan di Karate prove-niente dall’India e che aveva studiato Karate per molti anni proprio in Giappone e che da più di trenta anni pra-tica e insegna o che era un campione cinese quasi due volte il Maestro fi sicamente.Il Maestro Chen è molto di-retto nei suoi insegnamenti che hanno sempre una vi-sione tecnica e scientifi ca del movimento dando agli allievi una continua spiega-zione di vantaggi e svantag-gi delle tecniche applicate e confrontando senza mai criticare altri metodi, stili o persone.Anche se il Maestro Chen è molto simpatico e amiche-vole, molte volte sembra rimproverarti perché non segui i suoi insegnamenti e, pur essendo molto paziente, sembra dirti “perché ascol-

ti la lezione ma poi non la metti in pratica e commetti sempre gli stessi errori?”. Imparare l’”Arte” non è semplice!! Devi dimenticare l’uso e le abitudini comuni del tuo corpo e dei tuoi usua-li movimenti, le spiegazioni sembrano così semplici e banali ma mettere in pratica va nella direzione opposta: è assolutamente complicato e un percorso molto lungo for-se “troppo lungo”, e allora io dico “per me questa è una sfi da!”, io voglio! E sono convinto che no-nostante l’età ormai non proprio così giovanile ed il “tempo” per gli allenamenti ma con la determinazione e il grande aiuto di avere al fi anco un Maestro come il Maestro Bon e la sua Scuola che condivide appieno espe-rienze e idee, saprò vincere.Il Maestro Chen dice: “devi trovarlo il tempo perché non sarà il tempo a trovare te!”. Questa potrebbe essere ba-nalmente defi nita come una “saggezza orientale”, ma non lo è! Semplicemente è un dato di fatto, siamo con-vinti di non avere tempo, di essere talmente presi da lavoro, famiglia ecc. e così aspettiamo e ci troviamo a “consumare il tempo” che passa inesorabile e non ci aspetta e tantomeno vuole “lui” trovarci.Noi così ancora una volta ci troviamo ad affrontare un lungo viaggio e a passare una buona fetta delle no-stre vacanze, se non tutte, a perseguire l’obiettivo di apprendere qualcosa in più dell’Arte del Taijiquan. Io sono partito qualche giorno dopo la partenza per la Cina del mio Maestro Bon che as-sieme ai suoi allievi Valen-tina Faccin, Andrea Setaro e mio fi glio Leonardo e al Maestro Huang Shaosong ed altri suoi allievi si sono diretti, prima di arrivare nel Daqingshan dal Maestro Chen, a Shaolin per prati-care del Wushu e Kung Fu Tradizionale.Sinceramente il viaggio è stato un po’ pesante e sono arrivato nel Daqingshan dopo 28 ore di viaggio tra aerei e macchina. Da subito è iniziato il training che “alla cinese” non ha tante soste e perdite di tempo.Ci alzavamo alle 5 di mat-

Conosciamo la vera

energia del Taijiquan

Stile Chen metodo pratico

Hong

di Massimo Neresini

vicenza

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tina per essere nel campo di allenamento alle 5,30 già pronti ad eseguire gli eserci-zi di stretching diretti quasi sempre dal Maestro Hong Sen. (nipote del Grande Ma-estro Hong Junsheng Mae-stro diretto del Maestro Chen Zhonghua). Gli esercizi del cosiddetto “basic foundation” sono proprio il fondamento della disciplina perché se non riusciamo a liberare il nostro corpo dalle rigidità che per così dire “bloccano” la mobi-lità del “Kua” (cioè della vita o dei fi anchi) e non alleniamo il tronco ad essere albero por-tante dei movimenti a spirale tipici del Taijiquan (tanto per essere molto semplicisti), non riusciremo mai a fare un buon Taiji.Il Maestro ci dice regolar-mente che 5 sono le parti del nostro corpo che possono “uscire” e sono i piedi, che affondano nel terreno per ave-re un grande radicamento, le mani, con le quali si arriva al contatto con l’avversario e dalle quali si indirizza l’ener-gia e la testa che si deve tenere sempre ben eretta ed è la cima dell’albero maestro del nostro corpo, la spina dorsale. Tutto il resto del corpo deve “entra-re” nel senso che la direzione del movimento principale è verso o diretta all’interno, così ad esempio i gomiti (es. più semplice da fare in quan-to regolarmente nei nostri movimenti quotidiani siamo “allenati” o “abituati” a por-tarli verso l’esterno) vanno sempre diretti all’interni ver-

so il centro del nostro corpo non superando mai la metà e restando sempre più bas-si delle mani e delle spalle. Ecco solo questo semplice esempio, molto più sem-plice ovviamente vederlo che descriverlo, vi indica la estrema diffi coltà dell’Arte. Per non dire delle mani, già vi ho raccontato in un passa-to articolo del “rovesciare il cielo” e cioè le mani stanno ferme e sono i piedi che si muovono, beh vi racconto questa: noi tutti canadesi, cinesi, americani, allievi dalle più svariate parti del mondo, dall’India a Singa-pore ed europei ci stavamo allenando in uno spiazzo all’aperto dedicato, mentre il Maestro con alcuni altri ospiti del nuovo splendido Resort del Daqingshan da lui costruito stavano visi-tando la parte in costruzione quando sentiamo dall’al-to (il Maestro stava in un terrazzo della parte nuova a 200-300 m da noi sulla collinetta di fronte) come una voce “forte e quasi so-prannaturale” proclamare: “don’t move your hands… elbow in!!” (non muovete le mani… dentro i gomiti!!)… noi tutti ci siamo fermati e guardati intorno perché non capivamo da dove prove-nisse questa voce, poi fi nal-mente vediamo il Maestro in alto nella terrazza e pen-siamo… dentro ci scappa un sorriso… non ci abbandona mai nel suo continuo con-trollo del movimento.

Alle 7,30 fi nalmente una gran colazione, sostanzial-mente un pasto, un po’ di pausa e poi si riparte per la seconda parte di allena-mento mattutino dalle 9 alle 11,30.Il cibo è fantastico sempre in eccesso con verdure di stagione coltivate dai con-tadini della zona e carni di pollo e coniglio ed i clas-sici piatti tradizionali della cucina cinese, certo un po’ meno per un ragazzino di 13 anni come mio fi glio Leonardo al quale abbiamo dovuto comperare dei più occidentali biscotti e mar-mellate per la colazione, mentre per il mezzogiorno il Maestro Chen mi ha ac-compagnato in cucina per insegnare al cuoco come cucinare gli spaghetti che avevamo trovato al super-mercato del paese vicino, non vi dico la meraviglia quando dicevo al cuoco di aggiungere il sale all’acqua che bolliva… “sono pazzi questi italiani??”. Va beh bisogna abituarsi a bere te a tavola e questo per un vene-to è un po’ complicato però io fortunatamente non bevo alcolici e quindi sono anda-to alla grande.L’allenamento pomeridia-no, visto anche il clima par-ticolarmente caldo e umido, iniziava alle 15-15,30 dopo un bel riposino e continua-va fi no alle 18,30 ora della cena. Poi tutti assieme per lezioni di gruppo e di teoria con il Maestro Chen sempre disponibile a qualsiasi tipo di spiegazione o a farti pro-vare direttamente su di Lui

che faceva da “pupazzo” mentre tu cercavi di appli-care qualche tecnica di Tue Shou (mani che spingono, la lotta del Taijiquan) per mandarlo a terra… fatica sprecata!Arriva come sempre ine-sorabile il tempo dei saluti e ritorniamo a Beijing con l’aereo da Qingdao, dopo il solito viaggio avventuroso in pulmino dal Daqingshan. Abbiamo passato gli ultimi due giorni da semplici tu-risti, ma con un cuore spe-ciale, quello di chi sa anche vivere ed apprezzare la cul-tura di questo immenso pae-se, visitando la Grande Mu-raglia, dove io e Leonardo abbiamo fatto di corsa qual-che km sciando in disce-sa tra i marmi lucidati dal tempo per poi trovarci tutti assieme e scattare qualche bella foto che vi propongo, il Tempio del Cielo ed altre mete caratteristiche. Siamo tutti però tranquilli tanto il Maestro Chen Zhon-ghua sarà ancora presente con noi in aprile a Valdagno del prossimo anno per il quarto Stage Italiano di Tai-JiQuan Stile Chen metodo pratico Hong.Il percorso continua ineso-rabile, senza fi ne, alla ricer-ca ed all’approfondimento del Taijiquan; siamo consa-pevoli delle diffi coltà, dei sacrifi ci che costantemente ci aspettano, ma come di-cevo prima, si tratta di una sfi da e vogliamo tutti noi vincerla! Poi questa esperienza nel Daqingshan in Cina, in un ambiente meraviglioso, con

compagni eccellenti ed il superlativo Maestro Chen Zhonghua pronto a stupirti continuamente e ad inse-gnarti mattone dopo mat-tone a costruire attorno e dentro di te un po’ di vero e concreto Taijiquan sarà in-dimenticabile.Un carissimo abbraccio al mio compagno di camera degli ultimi giorni il Ma-estro Sandeep Desai da Munbai India, e a tutti gli al-tri compagni e amici di Taiji da Tomex Raganowich a Mat, Blake, Wilking, Byron, Nathan ed al simpaticissimo “Newyorker” Josh!

Il TaiJiQuan stile Chen Metodo Pratico Hong lo potete trovare esclusiva-mente presso le Palestre dove insegna il Maestro Giuseppe Bon, Diretto Di-scepolo del Maestro Chen Zhonghua.

A.S.D. Italia poon-ze team del Maestro Giuseppe Bon info: www.poon-ze.com . cell. 328 7304862 – Face-book attivo per contatti.

Grazie a tutti e imparate continuamente senza pen-sare mai di essere arriva-ti o di aver fi nito, è allora che si spegnerà il vostro Kung Fu, come mi ricorda il mio Maestro Bon.Mi abituo a pensare che tutto è circolare, così non ha mai fi ne!Buon rientro a tutti.

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29torribelvicino

Domenica 4 set-tembre 2011 nel corso dell’inte-ra giornata, si è svolta a Torrebel-

vicino, organizzata dal Moto Club Trial Val Leogra la quarta prova nazionale del trofeo mo-nomarca Master Beta con la partecipazione di una settanti-na di piloti maschi e femmine provenienti da tutte le regioni. Due le formule di gara: sei prove e tre giri per gli Junio-res, tutte presso l’area trial del moto club Valleogra di Ponte canale dove sono state dise-gnate le sezioni dedicate agli juniores e due per gli over 16 (è stata questa una scelta az-zeccata, con zone caratteriz-zate da passaggi spettacolari e comode da raggiungere anche per gli spettatori più pigri); altre 9 zone in Val Mercanti collegate da un trasferimento di dieci chilometri a tornata per un totale complessivo di 27 km..Purtroppo il meteo non ha sorriso agli orga-nizzatori, con un temporale all’alba cui sono seguiti altri scrosci intensi ma, fortunata-mente di breve durata, i quali non hanno però compromesso il lavoro svolto dai tracciatori rendendo un po’ più pepati e spettacolari alcuni passaggi. Tutti, piloti compresi, si sono complimentati per l’ottimo lavoro dei soci del moto club Valleogra e tutti vincitori e vinti, sono rientrati nelle pro-prie sedi molto soddisfatti. Anche il pubblico che magari si è avvicinato per la prima volta a questa spettacolare e “sicura” disciplina sportiva, ha avuto buone indicazioni con addirittura bibite bevan-de fresche a disposizione. I complimenti sono venuti anche per la bellezza e la funzionalità dell’area trial di Ponte canale ricca di osta-

Valleogra trialSuccesso a

Torrebelvicino della 4ª prova

Beta monomarca di Trial.

di Enzo Casarotto

coli naturali ed artifi ciali che il Moto club Trail Val Leogra con questa manifestazione ha saputo ancora più valorizzare. Alberto Zanella e il moto club vi aspettano per pro-vare questo sport entusia-smante (info 0445.527639 -www.zanellamoto.it). Un doveroso ringraziamento va ai proprietari dei terreni teatro naturale della pro-va nazionale ben riuscita anche per la loro disponi-bilità.

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Geko Bike, quanti risultati!

Anche per la Geko Bike è arrivato il momento di tirare le somme a conclusione di

una stagione che ha lasciato il segno grazie alle prodezze di un team di atleti che sono andati oltre le aspettative. A coronare un 2011 con i fi occhi la manifestazione del 9 ottobre prossimo, la gara delle gare, la Mediofondo Geko Bike, il gran fi nale del circuito Blubi-ke Superchallenge MBT. Gli sforzi di tutti i soci sono concentrati in questo evento sportivo molto importante a livello regionale: la gara che conclude un ciclo di 11 appun-tamenti, si districherà lungo le zone montuose della vallata dell’Agno decretando il Cam-pione assoluto Blubike. Atleti, simpatizzanti della mountain bike, amici e famiglie: tutta la Geko Bike a pieno regime im-pegnata nell’organizzazione di questa manifestazione che chiude un 2011 ricco di risul-tati importanti. Molti infatti sono gli atleti che hanno dimo-strato il loro talento conqui-stando traguardi notevoli. Chi sono questi bikers così meri-tevoli? Andiamo a conoscerli scoprendo i risultati ottenuti di recente.

GINO BUSATOClasse 1965, Gino vive a Valdagno e milita nella Geko Bike da due anni. La bici da corsa è la sua più grande passione a due ruote anche se la mountain bike lo diverte molto. Da veterano quest’anno ha portato a casa degli ottimi risultati.

1° class. al Challenge Giordana grazie alla somma di 5 pro-ve iniziate con la Granfondo di Valdagno il 16 aprile e con-cluse con la quinta gara il 13 giugno a Brentino Bellunese. Fondamentali le prove disputate alla Cunego di Verona e alla Fizik di Vicenza dove ha rispettivamente conquistato il primo e il terzo posto di categoria.

3° class. al Campionato Provinciale Mediofondo composto da tre gare: la Granfondo di Marostica l’8 maggio, la Gran-fondo Bottecchia di Vicenza il 22 maggio e la Granfondo di Asiago il 26 giugno. Va ricordato che a vincere il campionato è stato un altro atleta tesserato Geko Bike Diego Mascella.

RENATO CECCHETTO1° class. alla Granfondo Triveneto Udace a Colognola i Colli, Vr il 1° Maggio

1° class. di categoria M4 alla Coppa Veneto Serenissima grazie alla somma dei punteggi di 5 gare concluse il 20 Giu-gno al Montello

1° class. al Campionato Veneto a Sistino di Livenza

2° class. ai Campionati Italiani a Gola Secca nel mese di giugno

3° class. ai Mondiali in Folgaria il 17 luglio

1° class. al Triveneto Cross Country a Baone (Pd) l’11 set-tembre in corsa per la conquista del circuito Blubike Super-challenge

di Chiara Guiotto

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FILIPPO DAL MASO

3° class. assoluto all’Italian Raid Commando di Monza (gara di orientamento e tiro militare)2° class. ai Campionati Italiani di Duathlon1° class. assoluto alla Brescia no limit (gara composta da corsa, tiro, nuoto e superamento ostacoli)6° class. assoluto alla Skyrace de-gli altipiani in Folgaria1° class. alla gara di orientamento e tiro militare Pasubio 20114° class. alla gara di mountain bike Vallelonga Fortuna

valdagno

ANGELO BERTOLDIÈ il primo anno che gareggia per la Geko Bike e da marzo ad oggi ha già raccolto una serie di importanti risultati:21 piazzamenti e 3 vittorie in così poco tempo. Categoria Gentleman, classe 1962, Angelo vive a Cornedo.1° class. alla Cronometro Udace di Sandrigo il 20 marzo1° class. alla Cronometro Udace di Gambugliano il 21 agosto1° class. alla gara Udace di Asiglia-no il 27 agosto2° class. ai Campionati Italiani su pista, Km da fermo a Sossano il 3 luglio2° class. al Campionato Veneto a cronometro di Marola il 4 settembre5° class. ai Mondiali di Orgiano, specialità Cronometro individuale l’11 settembre

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32vince il territorioStraordinaria medaglia d’argento dello Junior Riccardo Rossetto di Schio al campionato mondiale di MTB Orienteering in terra berica. di Antonio Rosso

foto Archivio MTB Orienteering

Un Mondiale MTB Orienteering storico per Vicenza: ha vinto il territorio. Oltre 4 milioni i contatti RAI TV complessivi. Ogni arrivo una gran festa per tutti.Dal 20 al 28 agosto si è tenuto nel vicentino il campionato mondiale di Mountain Bike Orienteering. Test Training il 20 a Brendola, Model Event il 22 a Castagnero, Nanto e Arcugnano. Qualifi cazioni per la lunga distanza il 23 a Zugliano, Carrè e Chiuppano con cerimonia uffi ciale di apertura a Vicenza. Il giorno seguente fi nale di lunga distanza a Marostica, Bassano. Finale media distanza il 25 a Piazzale di Villaga, fi nale di staffetta ad Alonte il 26 per chiudere il 27 con il fi nale sprint a Sossano.

Grandi soddisfazioni. Due le medaglie conquistate dall’Italia. Ambedue nella prova di lunga distanza Marostica/Bassano. Prima arriva il bronzo di Laura Scaravonati di Cremona poi l’argento di Riccardo Rossetto, lo Junior vicentino, di Schio, al debutto mondiale, un atleta non ancora ventenne che darà sicuramente altre soddisfazioni e che solo da due anni pratica il MTB Orienteering.

Per sapere come sia andata questa manifestazione iridata in terra vicentina, lo chiediamo a Gabriele Viale, Event Director MTBO 2011. Professionista vicentino, organizzatore di eventi (Shanghai, Belgrado, Oslo, Palermo, i più recenti), il quale, pur occupando una posizione così ricca di attività, ha trovato il tempo di fare amicizia con noi di Sportivissimo.

Gabriele, cosa signifi ca es-sere direttore di un Mon-diale?Ricoprire l’incarico di Event director è una notevole re-sponsabilità, nei confronti degli atleti, della Federa-zione, dei componenti lo staff, delle amministrazioni pubbliche, degli sponsor e dei volontari. Richiede tem-po ed energie che sono co-munque sottratte alla fami-glia. Con la crisi economica è stata una sfi da ancora più diffi cile ed organizzare un Mondiale di questi tempi ri-chiede tanto coraggio. Parti-colare attenzione l’abbiamo dedicata alla sicurezza, con centinaia di volontari a con-trollare strade ed incroci. Che struttura organizza-tiva è stata necessaria?Abbiamo creato una strut-tura organizzativa suddivi-sa in sei aree: comitato di gestione fi nanziaria, area tecnica (cartografi e, traccia-tori, controllori, etc), mar-keting e sponsor, comuni-cazione, logistica, sicurezza e volontari, segreteria. Quali sono le tue impres-sioni, a posteriori, sulla manifestazione?Di grande soddisfazione. Siamo consapevoli di aver lavorato bene. con tanto im-pegno ed entusiasmo, intro-ducendo nel Mountain Bike orienteering nuovi elementi per rendere attrattivo ai me-dia ed agli sponsor questo sport. Abbiamo particolar-mente curato la cerimonia di apertura di piazza dei Signo-ri. Abbiamo cercato, anche, il

più possibile, di portare par-tenze ed arrivi nelle piazze delle località previste. Nei paesi abbiamo coin-volto le associazioni dei prodotti tipici (sopressa, prosciutto, vini, pane, olio, etc) ed ogni arrivo era una gran festa per tutti. Le TV, nazionali e locali hanno supportato la ma-nifestazione?Ogni gara mondiale è stata trasmetta su RAI SPORT per circa 30 minuti con un ascolto medio a puntata di circa 700.000 persone. Per tutta la settimana dal 22 al 28 Agosto RAI TG3 Veneto ha dedicato spazio ai mon-diale con 6 uscite durante il TG Regionale fascia po-meridiana e serale con un ascolto medio di 400.000 persone per un totale di 2.400.000 contatti.Tanto seguito è stato dato anche nelle Tv e giornali locali che approfi tto per rin-graziare.Oltre al TG3, abbiamo avu-to 6 uscite su RAI SPORT 1 e in REPLICA su RAI SPORT due di 30’ ciascuna con ascolti medi nella fa-scia serale di 700.000 utenti per un totale di 4.200.000 contatti (a cui va aggiunto un altro 25% delle repliche.

Se dovessimo dare i nu-meri, cosa citeresti?23 comuni coinvolti;8 comuni sedi di tappa;49 aziende partner;5 consorzi prodotti tipici coinvolti (Tutela vini Colli berici, Prosciutto Veneto, Soppressa Vicentina - Oli-Bea – Olivicoltori Berici

Associati – Consorzio Pro-loco Colli Berici);76 gli addetti all’organizza-zione;600 i volontari coinvolti a supporto dell’organizzazione;30 le nazioni ospitate;1.000 il numero dei compo-nenti la carovana interna-zionale. Parliamo ora delle istitu-zioni. Come le avete coin-volte?Per la Regione Veneto, per la Provincia di Vicenza e per i comuni è stato un evento importante. Una buona pro-mozione per il territorio e le eccellenze enogastronomi-che, che gli atleti potevano degustare dopo l’arrivo. Abbiamo fatto visitare ad alcuni Campioni le tipiche cantine e attivato una serie di manifestazione collatera-li per rendere piacevole la permanenza di tanti appas-sionati sportivi provenienti dal centro e nord europa come il Golf ed il Nordic Walking.Per la Federazione Italiana Sport Orientamento è stato un mondiale storico, con la conquista di due medaglie (Laura Scaravonati e Ric-cardo Rossetto, vicentino di Schio), ed una buona squa-dra juniores, che lascia ben sperare per il futuro.

Quale sarà il futuro, sia per il MTB Orienteering che per il territorio e lo sport vicentino?Il Mondiale MTB-O vuole essere un punto di parten-za per la valorizzazione del territorio. Per noi è solo l’inizio di un percorso di valorizzazione del territorio stesso attraverso il binomio vincente di sport e turismo che comincia ora e ha l’o-biettivo di promuovere il vicentino come palestra outdoor.Con entusiasmo e passione a breve desideriamo creare un Museo a memoria del Campionato del Mondo MTB-O 2011 ed un per-corso tematico MTB-O dei comuni sedi di tappa (tour MTB-O 2011). Personal-mente, con il mio staff, cu-rerò il marketing dei pros-simi campionati Europei di BMX di Creazzo 7-8 aprile 2012.

il medagliere MTBO 2011 dei mondialiORO ARGENTO BRONZO

RUS 5 4 3DEN 4 1 2FIN 2 4 4CZE 2 4 3AUT 1 0 2

FRA 1 0 0SUI 1 0 0ITA 0 1 1POL 0 1 0SVK 0 0 1

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33vicenza

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34schio

La pioggia disturba il MOTOINCONTRO del Moto Club Poleo ma è comunque

festa per tutti.

giringiro Compie il primo lustro, il Mo-toincontro denominato “GI-RINGIRO” organizzato a Poleo, frazione di Schio dal Moto Club Poleo. L’affl uenza

purtroppo non ha soddisfatto gli organiz-zatori ma non ci si poteva aspettare molto di più viste le condizioni atmosferiche che hanno giocato un ruolo primario sot-to l’aspetto quantitativo dei centauri. Do-menica 18 settembre sopra Schio il cielo è sempre stato di un colore grigio intenso è questo ha scoraggiato i motociclisti che dovevano partire da sedi lontane costrin-gendoli a disdire la promessa fatta agli or-ganizzatori in sede di preliminari. In tutte le Associazione sportive, però, esistono “ i temerari” che si sono presentati al ban-co di registrazione fermi e decisi con tan-to di tessera FMI e foglio di marcia, per adempiere le formalità di rito per poi gu-starsi il programma che il MOTO CLUB POLEO aveva stilato per la manifestazio-ne. I presenti occasionali e i motociclisti partecipanti, hanno avuto modo di osser-vare dei pezzi quasi rari, di moto di un tempo andato, esposte in bella mostra a lato del parcheggio, oltre a tutte le altre di ultima generazione più tecnologiche ma di sicuro meno affascinanti. Dopo un breve ed inciso saluto, rivolto ai presen-ti da parte del Presidente del Moto Club Poleo Roberto Savio e dallo storico se-gretario nonché coordinatore dell’evento Ezio Marrone, si è provveduto a partire per il giro turistico proprio in concomi-tanza con i primi goccioloni di pioggia. Il percorso prevedeva una sessantina di km. con passaggio a Santacatterina, Corzati, Valli del Pasubio, Staro, Recoaro, Cor-nedo, Monte di Malo, Monte Magrè, San Vito di Leguzzano col rientro a Schio. All’evento, hanno partecipato, con una loro rappresentanza, il Team Fiat 500 di Thiene, una Fiat 125 ed un Quod prov-

visto di lampeggiante ed avvisatore acustico che ha fatto da apripista seguito dalle staffette e da tutti i partecipanti. La manifestazione si è conclusa con un ritro-vo conviviale, presso i locali della Polisportiva Sacro Cuore di Schio e le abbondanti libagioni hanno messo in secondo piano le sensazioni di freddo ed umido partite nei 60 km. del “Giringi-ro 2011”.

di Enzo CasarottoFoto di Marta Casarotto

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un lancionel vuoto

Un interminabile minuto di adrenalina pura, un salto nel

vuoto. Mai prima d’ora avevo provato una sensazione così: volare è davvero qualcosa di magico che lascia un segno indelebile in chiunque provi

questa esperienza. Gli uomini sono nati per stare con i piedi per

terra, questo si sa, ma da lassù tutto è diverso, perfi no i pensieri.

Tutto prende una forma nuova, mai vista prima.

È una sfi da con il proprio corpo e la propria mente: attorno

solo cielo, aria, e una terra così lontana... e il cuore che ti salta

in bocca. Questo è il lancio in caduta libera da 4.500 metri di

altezza!

Una splendida dome-nica di settembre, un tantino afosa ma l’i-deale per realizzare una pazzia sportiva e

sfi dare le proprie paure. Ad aspet-tarmi alla scuola di paracaduti-smo Skydrive di Thiene l’Istrut-tore Armido Maran che per una ventina di minuti mi ha trasmesso nozioni importanti sia di carattere teorico che pratico del lancio tan-dem: mi ha spiegato nel dettaglio l’attrezzatura, le manovre di lan-cio, le informazioni tecniche di volo e tutto quello che mi serviva per darmi sicurezza e stuzzicare ancora di più la mia voglia di vo-lare. In quei momenti la tensione era tanta ma attorno a me avevo dei professionisti che cercavano di allentare ogni mia preoccu-pazione. Dopo aver indossato l’imbrago e ripassato le opera-zioni più importanti di lancio e di volo, era arrivato il momento di salire in aereo. Io l’unica “bur-betta”, attorno a me solo istruttori ed esperti di volo: il mio angelo custode Armido con cui mi sono lanciata detiene le qualifi che di I.P., Pilota tandem e la certifi -cazione AFF (Accelerated Free Fall); assieme a noi il Campione Italiano Fabio Lorenzetti, il mio amico Massimo Miglioranza che ha ripreso ogni istante delle fasi di volo, Igor Galvan Istruttore della disciplina “lavoro relativo”, Gian

Guido Paolini un altro skydriver con molta esperienza che ha scat-tato le immagini più belle in alta quota, e a chiudere il mio team di volo un praticante. 15 minuti ci sono serviti per rag-giungere quota 4500 metri, un tempo infi nito. Salendo mi sono venute in mente le parole del mio amico Massimo quando un giorno mi ha detto ”La visione del mon-do da un angolo così diverso e particolare ti apre gli occhi a nuo-ve prospettive e completa ancor di più la nostra esistenza. Per questo mi piace volare” diceva Massimo. Arrivati in quota non c’è stato tempo di pensare, forse è stato meglio così. Al segnale di luce rossa tutti pronti, a quello verde ci si butta. Prima tutti i miei com-

pagni di avventura, per fi nire io e Armido, legati stretti, strettissi-mi. “Chiara, mi disse. Sei pronta ad una dose di adrenalina pura?” Non mi ricordo se gli ho risposto, ricordo solo che tutto si è svolto in una frazione di secondo: capi-re che toccava a me, mettersi in posizione, dare uno sguardo alla terra così piccola...VIA....for-se ho chiuso gli occhi, forse no. Che vuoto...sì, proprio un vuoto di fronte a me. Ho realizzato che stavo precipitando da 4500 me-tri di altezza, ad una velocità di circa 200 Km/h con l’aria che mi penetrava il corpo ma che nello stesso tempo mi teneva a galla. Nonostante stessimo volando a velocità elevatissima, la sensa-zione che avevo era quella di es-

sere a galla su un tappeto di aria. Intorno a me i miei compagni di volo cercavano di catturare le mie smorfi e, a volte i sorrisi, e con i gesti mi chiedevano se andava tutto bene. Ho assunto subito la posizione corretta per cavalcare il cielo: ginocchia leggermente pie-gate, braccia aperte con i gomiti a novanta gradi, mento sollevato; niente male per una “burbetta”! Si è trattato di un salto nel vuoto lungo circa un minuto e in totale sicurezza. Pensavo di non essere in grado di godermi l’emozione come meritava a causa della ten-sione e della paura. Invece la cosa fantastica è stata proprio quella di poter realizzare cosa stavo facen-do e catturare dentro di me ogni emozione. Non respiravo l’aria,

di Chiara Guiotto

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37thiene

la mangiavo tanto era invasiva, ma anche questa è una sensazione da provare! Sotto di me il mondo piccolo sembrava una cartolina scattata dallo spazio. Tutto ad un tratto Armido guardò l’altimetro al polso e capii che era arrivato il momento di aprire il paraca-dute. Le sensazioni cambiarono completamente, la velocità pure e fi nalmente sono riuscita a scam-biare due parole con il mio angelo custode. Vedevo le casette così piccole anche se non realizzavo ancora cosa avevo fatto. Guidata da Armido ho compiuto qualche virata e ho capito che eravamo scesi a 1500 metri. In una decina di minuti abbiamo raggiunto il suolo e più ci avvicinavamo all’a-eroporto più la felicità animava il

mio viso. “E’ stato incredibile”, queste le mie parole appena ho messo i piedi a terra. Ho alzato lo sguardo al cielo incredula e senza parole, dopodiché ho ringraziato il mio istruttore e tutti i miei com-pagni per l’esperienza. Le gambe tremavano, le mani di più ancora, la mente un po’ confusa..di certo un concentrato di sensazioni che non usciranno mai più dalla mia mente!!Con un pò di cioccolata e qualche bicchiere d’acqua fresca sono tor-nata di nuovo in forma e pronta per conoscere Peter Allum, classe 1964, uno degli atleti con più lan-ci al mondo, addirittura 28 mila. E’ stato per me un onore conosce-re un campione di sport così umi-le e semplice. Nonostante abbia

un palmarès di risultati che pochi al mondo detengono, ho avuto la sensazione di parlare con una persona qualunque che ha fatto del paracadutismo un vero e pro-prio stile di vita. Nato a Londra e cresciuto con la passione del volo trasmessa dalla mamma, a quel tempo skydriver pure lei, Peter volava già a 16 anni, ha vissuto in America per molto tempo e ha ga-reggiato con la nazionale inglese per più di vent’anni conquistando numerosissime volte il 4° posto ai Campionati Mondiali nelle disci-pline “Lavoro Relativo” e “Swo-op”. Da quando iniziò a gareggia-re con la nazionale italiana Peter è riuscito fi nalmente a guadagnare i gradini del podio mondiale: ha infatti conquistato la medaglia di

bronzo sia nel 2006 che nel 2009 in tutte e due le discipline, lavo-ro relativo e swoop. Attualmente è anche Campione Italiano 2011 in entrambe. “Il volo è una passio-ne che mi ha cambiato la vita, la mente e lo stare assieme alla gen-te -ha affermato Peter- Per volare occorre un lavoro fi sico abbinato ad un lavoro mentale, niente di più”. Quali sono gli sport pro-pedeutici al paracadutismo che ti piace fare? Ho chiesto a Peter. “Per tenere il mio corpo allenato fi sicamente amo andare in bici, sciare, fare yoga e correre. Oggi alleno la squadra italiana di lavoro relativo EX3MO che mi da tante soddisfazioni. Vivere di sport è un dono e sono felice di averlo rice-vuto” ha concluso Peter.

Per chiunque volesse contattare lo Skydrive Thiene per informazioni sui corsi e le attività, la scuola si trova presso l’Aeroporto Ferrarin di Thiene in Via Prà Novei, 13 oppure visitate il sito www.skydrivethiene.it

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Festa dello Sport“Valdagno si muove” 2011Riuscitissima edizione nel nome della solidarietà

Più di 600 atleti e 150 volontari hanno ani-mato la Festa dello Sport 2011. Il tradi-zionale appuntamen-

to dello sport cittadino è stato quest’anno rivoluzionato: il comitato organizzatore ha pun-tato sugli sport non convenzio-nali e ha fatto in modo che le società sportive partecipassero non solo per promuovere le proprie attività, ma soprattutto per collaborare fra loro a co-struire un’altra idea di sport a Valdagno Un sole splendente ha illumi-nato il weekend del 27 e 28 agosto, durante il quale si sono tenuti eventi e dimostrazioni per tutti i gusti.«Questa nuova edizione di “Valdagno si muove” – ha commentato l’assessore allo sport, Alessandro Grainer – è stata frutto del prezioso lavoro degli uffi ci, ma soprattutto del

comitato organizzatore che in questi mesi si è dato da fare coinvolgendo le diverse realtà sportive cittadine e non solo, per offrire un weekend spor-tivo adatto a tutti. Non va di-menticato l’aiuto di Banca San Giorgio e Valle Agno che an-che quest’anno ha scelto di so-stenere l’iniziativa con grande entusiasmo. In collaborazione con le associazioni sportive cittadine abbiamo voluto dare spazio allo sport, alle attività all’aria aperta e soprattutto a quelle discipline poco presenti o poco conosciute in città. La festa dello sport si è conferma-ta come momento di socializ-zazione all’insegna di uno stile di vita attivo e sano.»“Valdagno si muove” ha visto quest’anno uscite di nordic walking con gli istruttori del-la Scuola Nazionale Nordic Walking; ”Biciclando”, una pedalata proposta dal Velo

Club Piana e un percorso didat-tico per la mountain bike con il Maestro Giorgio, del gruppo Ortica Amica; alcune dimo-strazioni di pallamano con la Società Aurora Schio.Le due giornate di manifesta-zioni hanno permesso agli or-ganizzatori di sfruttare lo sport come mezzo per una “vera” integrazione, con una partita di cricket organizzata in colla-borazione con l’Associazione Sociale Internazionale Nav-chintan di Arzignano. Grande partecipazione hanno avuto anche “Anaconda”, una grotta artifi ciale per bambini realizza-ta dal gruppo speleologico del CAI e l’arrampicata su parete artifi ciale con il Centro Servizi Le Guide.Due i main events 2011: un quadrangolare multisport e il I° Memorial “Dario Savi”.Quattro le formazioni che si sono affrontate a suon di cal-cio, basket, pallavolo e giochi popolari per contendersi il pre-mio di 2.000 euro messo in pa-lio da Banca San Giorgio e Val-le Agno. Ad ogni squadra era abbinata un ente della città. Le squadre hanno poi devoluto il loro premio al partner assegna-to. Il montepremi, equamente spartito, è così andato alla Co-operativa Intreccio, all’Istituto comprensivo di Via Pasubio, alla Direzione Didattica Statale di Valdagno e alla scuola me-dia “Garbin” come contributo per l’acquisto di attrezzature per l’attività sportiva.Domenica 28 agosto, con il I° Memorial Dario Savi (che ha visto la collaborazione fra l’Assessorato allo Sport e quello alla Cultura), si è poi voluto ricordare il “papà” di tanti sportivi valdagnesi, re-centemente scomparso. Una passeggiata escursionistica ha quindi portato i partecipanti a riscoprire i luoghi tanto fre-quentati da Dario, grande spor-tivo e conoscitore della città, sulle tracce delle sue grandi passioni. Lungo il percorso è stato inoltre possibile effettua-re una visita guidata allo stabi-limento Marzotto. L’interesse dei valdagnesi è stato chiaro

fi n dal primo mattino con più di 300 partecipanti iscritti. Pre-sente in prima fi la anche la fa-miglia Savi, che ha partecipato al completo anche alla fase organizzativa con la passione che distingueva proprio l’ami-co Dario.L’Assessorato allo Sport ha voluto infi ne ringraziare il Co-mitato organizzatore e i gestori degli impianti coinvolti. A que-sti si sono affi ancati numerosi volontari, la Protezione Civile e gli Alpini per l’assistenza e l’aiuto logistico, ma anche la ditta Marzotto, la Biblioteca Civica ed il Museo “D. Dal Lago” che nell’insieme han-no permesso l’ottima riuscita dell’intera manifestazione.

di Giulio Centomo

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39vicenza

una Vespa e viaDiario di un viaggio eccezionale: in solitaria verso Nordkapp su una vecchia, indistruttibile

Vespadi Fabio Mauri

Sabato 30 settembre 2011, si parte per

un’altra sfi da……. Nordkapp con la

vespa in solitario.Viaggio che ho sempre avuto in

mente di fare da quando ho avuto la

mia vespa (17 anni, ora ne ho 46).

Ho organizzato tutto con gran entusiasmo; en-

tusiasmo che però un paio di giorni prima di

partire si era affi evolito.

Erano affi orati vari dubbi e tanti “SE” che mi

avevano quasi portato a rinunciare… Il gior-

no prima ad esempio ero super teso, nervoso,

indeciso.Certo che se si dovesse sempre badare ai “ SE

“ non si uscirebbe mai dal proprio “ guscio”

e vivere sempre poi con i rimpianti…

Cosi sabato mattina alle ore 08.00 salgo in

sella alla mia vespa, l’ho accesa e via verso la

meta, vada come vada.

Parto con un timido sole che mi accompagne-

rà fi no quasi al Brennero.

Più macino km più sono convinto di ciò che

sto per fare.Per di più ho dalla mia una benedizione che

sono riuscito ad accaparrarmi la sera prima da

una persona Speciale, a me molto cara…. Il “mitico “ don

Lorenzo.

Il 1° giorno ho fatto circa 600 km.

Come ho già detto, il primo pezzo l’ho supera-

to sotto a un timido sole fi no al Brennero, dopo

di che ho trovato nuvoloso, e fi no a Munchen

anche parecchio vento. Si faceva fatica a tene-

re, a volte, la Vespa.Ho trovato anche piccoli tratti di pioggerellina,

Tot. Km 8716Partito daTorri di Quartesolo Vi

il 30/07/11ore 08.00Ritornato a casa il 14/08/11

ore 02.55Tot litri benzina 267

Tot olio per miscela 8 kg

Sostituito 2 pneumatici posteriori

p.s. altre foto su facebook mauri fabio,

album nordkapp parte 1 e parte 2

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ma niente di preoccupante.Primo inconveniente: poco prima della prima tappa, a Greding, dove ho montato la tenda, ho forato!Un piccolo breafi ng per domani, una birra e a nanna. Domani mi aspetta un’altra giornata di moto. Speriamo nel meteo.

2° giorno:mi sveglio verso le 07.00… guardo fuori per vedere che tempo mi aspet-ta…nuvoloni grigi, quasi neri pieni di pioggia e ancora vento.Il mio primo pensiero è stato :”ma che c.zzo faccio qui?”A dire la verità il mio primo impulso è stato: “prendo e giro la Vespa verso casa, per il pomeriggio dovrei riusci-re ad arrivare”.Smonto la tenda, ripreparo i bagagli e faccio colazione. Faccio tutto con calma, sono indeciso sul da farsi.Intanto cambio la camera d’aria del-la ruota che avevo forato (è stata la mia prima volta).Nel momento di risalire in Vespa, 09.30 circa, mi torna la gran voglia di proseguire.Il tempo è sempre pessimo ma non

piove, fi no a metà pomeriggio, quando a circa 200 km da Hannover il cielo si apre ed esce il sole…FAN-TASTICO!!! Tutta un’altra cosa.Tutto ciò dura poco però perché dopo circa 100 km prendo anche l’acqua.In prossimità di Hannover, e di pre-ciso a Derneburg, decido che è ora di montare la tenda. Non piove più. Il campeggio Seecamp Derneburg è bellissimo.Oggi ho fatto circa 500 km e la mia Vespa si è comportata benissimo, anzi, secondo me, si sta montando la testa, perché ogni volta che ci fermiamo è accerchiata da curiosi, pronti ad immortalarla con le loromacchine fotografi che, e stupefatti o meglio increduli che mi porterà fi no a Nordkapp.

3° giorno:Parto che sono le 8 passate ed im-mancabilmente il tempo è brutto.Lungo il tragitto le nuvole si alterna-no da un colore grigio pieno d’acqua a un grigio più innocuo.Trovo anche nebbia poco prima di Puttgarden, dove invece trovo, stra-

no ma vero, il sole.Puttgarden è il punto d’imbarco per la Danimarca.Sto per lasciarmi alle spalle la “pal-losa” Germania….. era ora.Tempo d’attesa per l’imbarco circa 30 minuti;tempo di traghettamento circa 45 minuti.Appena sbarcato inizia un forte tem-porale.Fino a Kopenaghen è un susseguirsi di pioggia forte e sole.Per la Svezia ci sono due opzioni: traghetto o strada a pagamento.Decido per quest’ultima; 4 km circa sotto l’acqua per poi riaffi orare su un lunghissimo ponte (16 km) per arrivare a Malmo…. Merita!!! Qui il tempo è bellissimo e mi sento come a casa. (Quanti bei ricordi di gioventù!)A 20 km fuori Malmo mi fermo in un campeggio, anche questo bellis-simo, in riva al mare.Monto la tenda con un tramonto mozzafi ato.Il mio caro “insetto” oggi ha maci-nato circa 550 km e si è comportato ancora bene.

Eccomi qua,al 4°campeggio.Sono a pochi km da Oslo.Sono arrivato a metà circa del per-corso d’andata. La stanchezza sta affi orando ma l’entusiasmo la tiene ancora a bada. Sono le 22.00 ed è ancora chiaro.Oggi ho trovato fi nalmente una bel-lissima giornata di sole rovinata solo da 5 minuti d’acquazzone.Ho fatto poco più di 500 km e la Ve-spa va ancora bene.All’arrivo al campeggio due giorna-listi del posto mi hanno intervistato, anche loro increduli, con tanto di foto; che emozione!!Da domani il viaggio dovrebbe es-sere ancora più bello grazie ai ma-gnifi ci paesaggi che la Norvegia dovrebbe offrire.

5° giornoSono le 07.30, sto smontando la ten-da a petto nudo, è caldo!!Destinazione Trondheim proseguen-do per la strada E6.La giornata è stata soleggiata e cal-da per quasi tutto il tragitto, mentre

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l’ultimo tratto ho preso tanta acqua che mi ha costretto poi a fermarmi circa 20 km prima, in un campeggio; il Halland camping.dove mi sono preso un bungalow.Ah che comodità…. Niente di spe-ciale, ma il poter stare all’asciutto, asciugare il tutto con la stufetta e dormire su di un letto, ti rigenera. Il percorso che ho fatto a un certo punto, circa un centinaio di km pri-ma di Trondeim, sale su un fantasti-co altopiano; un posto magnifi co. Peccato che da lì a poco abbia ini-ziato a piovere.

6° giornoMe la sono presa un po’ comoda (male); Partenza alle 09,30 destina-zione Mosjoen o poco più in la, mi-nimo 500 km.Mamma che paesaggi!!!!!!!Mi ricorda il Canada, boschi ( di pini però e non d’aceri), fi umi e laghi a volontà.Un luogo perfetto per chi ama la pe-sca. Si vedono anche a volte i salmo-ni che risalgono la corrente.Bellissimo!!!Avrei voluto fermarmi più spesso per osservare tutto ciò che c’era da guardare, ma la meta principale, quella più importante, mi aspetta. Me la prenderò con più calma al ri-torno.La giornata è stata bella; ci sono stati dei nuvoloni che non promettevano niente di bello, ma non ho mai preso

una goccia d’acqua. Ho visto anche tre scoiattolini che mi hanno attra-versato la strada costringendomi a frenare per non prenderli sotto. Mi sono fermato a dormire a Osen cam-ping in riva a un lago.

7° giornoStamattina partito alle 08.00 con un tempo bruttissimo, nuvole non gri-gie ma nere e un forte vento.La strada è un susseguirsi di gallerie lunghe da 200 m. fi no anche a 8 km male illuminate.Malgrado il tempo pessimo, il per-corso diventa sempre più bello.Si cominciano a vedere i fi ordi. A un certo punto arrivo al circolo polare artico.Doverosa sosta per qualche foto.Incontro una coppia d’italiani da Genova in camper di ritorno dal capo nord che mi riferiscono che è bello ma che hanno trovato foschia e perciò il panorama non era proprio affascinante. Speriamo bene!!!Il tempo è ancora pessimo ma da lì a poco, dopo una lunga discesa verso il mare, migliora sempre più fi no a diventare limpido. C’è anco-ra tanto vento. A un certo punto per continuare per la mitica E6 bisogna prendere un traghetto per passare sulla riva opposta del fi ordo. È fan-tastico!!!!!!!!!!Mi accampo una ventina di km dopo Narvik. Alle 23.40, quando entro nel sacco a pelo, c’è ancora il sole alto. Speriamo di dormire.

Domani, se tutto va bene, è la gior-nata clou. Che palpitazione!!!Oggi, grazie all’aiuto via sms dell’a-mico tecnico personale, ho regolato il cambio che iniziava a darmi pro-blemi. N.b.: ho sostituito anche la ruota posteriore; pneumatico ormai fi nito.

8° giornoPensavo di farcela in giornata ad ar-rivare e invece eccomi qua ad Alta. Mi mancano ancora 240 km.Oggi è stata veramente dura. Ho patito tanto freddo e per di più c’era un vento fortissimo per quasi tutto il tragitto. Non so quante calorie ho perso oggi per il freddo e per la tensione nel controllare la Vespa continuamente “disturbata” dal vento. Sono arriva-to congelato!!Comunque anche oggi il panorama è stato magnifi co.Ho conosciuto un motociclista di Aosta e sette di Padova.I padovani avevano, come li chiamo io, i “salotti” a due ruote più al se-guito un camper.Tutti stupiti dalla mia Vespa. Ci sia-mo dati appuntamento per domani al punto d’arrivo.Più su vado e più trovo tutti i mo-tociclisti di ogni nazionalità che, sia sulla corsia opposta sia quelli che mi superano, mi salutano indicandomi con l’indice o con il pollice alzato. Che orgoglio!!!!!!Lei, la mia compagna tiene ancora bene.

9° giornoFinalmente è il giorno decisivo, se DIO vuole.Il tempo, manco a dirlo, è nuvoloso di un grigio d’acqua. Fa un freddo cane!!!A tratti trovo anche della pioggerel-lina .Più i km passano più la frenesia di arrivare sale. Sono così eccitato che continuo a ripetermi: Fabio, stai cal-mo, ormai ci sei, non strafare. Ultimi tunnel, tra cui uno a paga-mento lungo circa 7 km con discesa del 7% e una salita di un altro 7%; praticamente attraversa un fi ordo sotto l’acqua. 20 km prima dell’arrivo mi fermo per pernottare, dove trovo la compa-gnia dei padovani.Il tempo di espletare la pratica del pernottamento che sono già in sella alla mia mitica Vespa per vedere il punto di terra più estremo d’Europa FINALMENTE !!!!Ultimo pedaggio per entrare e poi un grande grido liberatorio di feli-cità... C’E L’ABBIAMO FATTA !!!!

Trovo ad aspettarmi l’ amico val-dostano con il quale condivido la gioia per l’impresa. Foto a volontà. Il tempo non è male, ma fa freddo; in fi n dei conti dopo di noi c’è solo il polo nord.Incredibile, ma è proprio vero quan-do dicono che il mondo è piccolo; nel punto più estremo d’Europa incontro Silvia, un’amica anche lei iscritta al grande VESPA CLUB VI-CENZA arrivata però lì in macchi-na. Che sorpresa!!!Questo viaggio l’ho fatto solo solet-to ma vi assicuro che è stato MA-GNIFICOÈ un esperienza che auguro a tutti di fare...

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Potete scrivere al Senatore Alberto Filippiinviando le vostre e-mail a:

[email protected]

lettere

Le vostre lettere possono essere letteanche nel sito: albertofi lippi.it

Tanti auguri a Alberto e Monica

Marini che si sono

sposati il mese scorso, da parte di

tutta la redazione

di Sportivissimo.

Caro Valerio,

il tuo sogno è il mio sogno. La cultura calcistica di Vicenza meriterebbe di avere una grande squadra di calcio che militas-se in seria A e potesse giocare anche in Europa. Oggi il Veneto ha una sola squadra in A, il Chievo e molte in B, Cittadella, Padova, Verona e il nostro Vicenza. A livello di regione, se sommiamo le due serie, A e B, non siamo messi male. Prima, infatti, ci sono la Lombardia e la Toscana con 3 squadre in A e 3 in B, poi c’è l’Emilia Romagna, con 2 in A e 3 in B, ma subito dopo arriviamo noi con una in A e ben 4 in B. Nessuna regione ha tante squadre in B come il Veneto. Quindi il nostro calcio è complessivamente di buon livello. Se, poi, osservia-mo la classifi ca attuale della serie A, notiamo che le squadre sono tutte a punteggio ravvicinato e in testa alla classifi ca non ci sono più le solite note, dai bilanci super milionari. L’Udi-nese, pur avendo venduto tanti giocatori per un incasso record di oltre 50 milioni, è ancora una delle migliori squadre del campionato. Questo signifi ca che non sono più i soldi a fare la differenza, ma il collettivo intelligentemente messo assieme e fatto ben giocare. E questo ci dà speranza. Credo che anche il Vicenza potrebbe fare un’operazione simile a quella dell’Udi-nese. Sarebbe un sogno bellissimo. E possibile.

Viva il Vicenza, Alberto.

Caro Senatore,

sono un appassionato di calcio. Lo seguo da sempre. Adoro vedere le partite e di tanto in tanto vado a San Siro a vedere il Milan o l’Inter. Lei dirà: ma come? Milan e Inter? Per quale tifa? Nessuna delle due; vado a San Siro perché mi piace il grande calcio visto dal vero. Quello che si guarda dalle tribu-ne è uno spettacolo unico perché si vede tutto il gioco delle squadre in campo, mentre dalla televisione ci si deve accon-tentare di vedere solo dove va il pallone. Ma il calcio, lo di-ceva Mourinho, non è solo l’azione con la palla, è anche tutto il resto. Vado a San Siro e qualche volta anche al Bentegodi, ma vorrei tanto andare al Menti a vedere un grande Vicenza in campo con le grandi squadre si seria A. Perché, secondo lei, non possiamo avere anche a Vicenza una squadra nella massima categoria?

Cordiali saluti, Valerio.

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