Sportivissimo Luglio Agosto

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La rivista dello sport vicentino

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F.A.C.S.C O P P E T A R G H E T R O F E I M E D A G L I E

di Dal Maso Angelo e Stefano

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il 21 dicembre 2005 n.1124

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omLo sport più cool di questa estate del 2012 è il ciclismo, lo sport che trasforma gli uomini in muli. Ho scritto “muli”, non “asini”, ed è, come si vedrà alla fine, un com-plimento. Che la bici sia lo sport più attraente del momento lo dicono tutti dalla tv ai giornali e lo dimostrano perfino gli indicatori dei prezzi delle biciclette, gli unici a mantenere il sacrosanto valore di listino, grazie a una domanda che non dà segni di

flessione. Il ciclismo è lo sport di quest’estate perché è green, cioè ti fa vivere all’aria aperta of-frendoti paesaggi sempre diversi; è cool perché è rigenerante, oggi vi si applicano tecniche di respirazione derivate dallo yoga, quando già da anni il mio amico Paolo lo definiva con genia-lità “la nostra camera iperbarica”; è cool perché è low cost, dopo la spesa iniziale, non ci sono altri particolari costi; è cool perché ti fa visitare il mondo e le sue bellezze artistiche e naturali (in questo numero di Sportivissimo ci sono cronache di viaggi culturali, naturalistici, patriotti-ci in Provenza, in Slovenia, lungo i fiumi padani, a Bolzano per l’Adunata degli Alpini); è cool inoltre perché ti fa dimagrire e ti tiene in forma (si dice che dietro alla vittoria in Germania di Alonso oltre al corazón spagnolo, alla tecnologia italiana e alle genialate dell’ingegnere gre-co, ci siano i 300 km alla settimana di bicicletta che fa per curare la sua preparazione fisica). Ebbene, noi aggiungiamo che il ciclismo è lo sport del presente perché più di qualsiasi altro sport sa trasformare gli uomini in muli e questa è la vera ragione del suo attuale, folgorante appeal sulle masse. Il ciclismo educa alla fatica, educa a risparmiare le energie, educa alla tenacia, educa, soprattutto, a fare senza tanto tener conto degli sforzi che si fanno con quella caparbietà, appunto, in nome della quale i muli sono entrati nella storia patria. Ogni sport ha le proprie prerogative e quelle del ciclismo sono queste, anche se, ovvio, ci sono delle discipline del ciclismo, come la Mountain Bike o il Downhill o le acrobazie con la Bmx dentro l’half-pipe, che richiedono una notevole componente di abilità tecnica. In genere, però, il ciclismo classico è uno sport considerato semplice. Ciò che serve, l’equilibrio, è una facoltà congenita, basta risvegliarla, poi è solo questione di far girare le gambe. Prova ne è che sono in tanti quelli che a qualsiasi età si mettono a praticarlo, e anche con discreti successi. Per cui basta una bici, inforcarla e pedalare, e più uno pedala e più è forte. Poi, seconda ovvietà, anche nel ciclismo una certa predisposizione fa la differenza, ma si tratta sempre di una predisposizione fisica o, al limite, tattica, di gestione delle forze, più che tecnica e qui si torna ai muli, dove anche nel loro regno di animali tenaci e caparbi non tutti sono uguali. Dire che il ciclismo trasforma gli uomini in muli non è disprezzarlo, ma è tesserne l’elogio in tempi di crisi come questi da cui usciremo solo se sapremo fare i muli, lavorando senza sentire il peso sulla schiena delle tasse oltre il 50% del reddito, senza mezzi efficaci sui crediti da riscuotere, sui quali comunque si è versata l’Iva, risparmiando energie e costi ovunque sia possibile, soprattutto tenendo duro con caparbietà oltre ogni limite, anche quello, il più assurdo, di lavorare senza guadagnare, di tirare avanti e basta. Con i muli abbiamo vinto sul Pasubio, facendo i muli usciremo da questa crisi. È sorprendente come ciò che avrebbe potuto sembrare una semplice moda sportiva, ecologica, salutistica, new age, nel profondo non lo sia affatto, ma sia, invece, un modo per allenare quelle facoltà umane che oggi più che mai occorrono, secondo quel modo di fare sport che ci viene dagli antichi greci che lo praticavano principalmente per prepararsi a vincere o a sopravvivere nelle loro battaglie.

Essere ciclisti ci salverà

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Sui campi del Meeting Club è andato in scena dal 23 giugno al 7 lu-glio il Trofeo Eiland-Città di Valdagno, che

ha interrotto il digiuno di 7 anni da tornei di livello nazionale in città. Sotto la direzione dei Giu-dici Arbitri Alberto Arici e Giu-liano Cacciavillani, i 68 giocatori iscritti hanno dato vita a 15 gior-ni di tennis di buon livello, nei quali si sono messi in luce gio-vani talenti come Tommaso Dal Santo, scledense classe 1996, o

Davide Callegari, padovano del 1997, che sicuramente avranno un futuro in B.A vincere il torneo è stato il val-dagnese Eugenio Menato, classe 1982, alla sua seconda afferma-zione stagionale dopo quella del Trofeo Midac a Montecchio, che in finale (arbitro Sig. Rolando Turco di Verona) ha sconfitto il concittadino Daniele Danzo, classe 1985, Maestro al Tennis Club di via Carducci. Una fina-le divertente dove Danzo, partito con gli sfavori del pronostico ma con un folto pubblico a suo soste-gno, “mollava” il braccio senza

DUE BATTUTE CON IL VINCITOREEugenio, cosa si prova a vincere in casa?Giocare in casa è bello...ma solo se si vince! In altre parole, c’è sempre un po’ di pressione che accompagna le partite casalinghe.

Questo torneo però l’hai voluto tu...Certo. Volevo portare un torneo di categoria a Valdagno, e in questo senso il Meeting Club con il suo contesto lo meritava sicuramente, quindi ho parlato a Sereno (Zarantonello) che insieme a tutto il diretti-vo del Meeting mi ha dato fin da subito un appoggio totale.

Quest’anno il Meeting fa 30 anni...Infatti questa è una delle manifestazioni che ricordano l’anniversario.

Menato conquista l’Eiland

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particolari preoccupazioni, ren-dendosi incisivo con la sua arma migliore, il servizio. Menato dal canto suo imponeva un gran rit-mo da fondocampo e dopo aver chiuso il primo parziale sul 6/3, dava l’impressone a inizio se-condo set di poter chiudere la partita. Sul 2/3 in suo sfavore Danzo aveva però una reazione d’orgoglio che lo issava sul 5/3 con la possibilità di servire per il set. Da qui il recupero di Menato che infilava 4 game consecutivi e chiudeva l’incontro con un ace al primo match point: 6/3 7/5 il risultato finale.Il torneo ha visto concludersi anche le sezioni intermedie nelle

quali hanno trionfato Gianluca Geremia del C.T. Vicenza (sez. 4.NC) e Lorenzo Sgorbati del Meeting Club Valdagno (sez. 4^ cat.). Alla cerimonia di premia-zione sono intervenuti l’Asses-sore allo Sport del Comune di Valdagno Alessandro Grainer, il Comandante della stazione dei carabinieri di Valdagno, Ten. Giacomo Gandolfi, il Consigliere regionale FIT Gianfranco Sanna, i Presidenti di Meeting Club spa e Asd Meeting Club Franco Co-stantin e Sereno Zarantonello.Emozionante l’intervento del Presidente di Meeting Club spa Franco Costantin che ha porta-to il ricordo dell’avv. Rolando Spanevello, “storico” Presidente scomparso pochi mesi fa. Sod-

Menato conquista l’Eilanddisfatto l’Assessore allo Sport Grainer il quale, nel sottolineare il buon momento dello sport val-dagnese, ha posto l’accento sulla parola passione, ingrediente fon-damentale per il raggiungimento di qualsiasi risultato.Parole finali e saluti affidate a Sereno Zarantonello (che nel torneo ha ricoperto il ruolo di Direttore di gara), il quale nel rinnovare l’invito per l’anno prossimo ha ringraziato il Main sponsor EILAND, il co-sponsor VELO-CITY e i partners LARI-PLAST, TECNOSPORT, RP RE-PORTER, HOME COOKING, SPORTIVISSIMO nonché tut-to lo staff del Meeting club per l’impegno e la disponibilità of-ferta prima e durante la manife-stazione.

Sui campi del Meeting Club è andato in scena il “Città di Valdagno”

Agassi odiava il tennis, tu?Anche! A parte gli scherzi, credo che chiunque giochi a tennis si in-namori di questo sport. Però a volte penso che le parole di Adriano Panatta “il tennis è stato inventato dal diavolo” non siano poi così lontane dalla realtà...

Qualche segreto/scaramanzia?Fin da piccolo non pesto mai le righe del campo e bevo l’acqua in sorsi alternati (4 o 2). Mi lavo sempre nella seconda doccia da sinistra. Ho un “mentore” speciale, preferisco chiamarlo A.T., il cui nome lo tengo scritto nella mia borsa durante le partite per ricordarmi come abbia cambiato la mia mentalità dentro al campo.

A settembre andrà in scena un torneo dei “ricordi” con magliette a tema e racchette di legno.

Quanto ti impegna il tennis?Per me il tennis è stato un impegno serio fino a 4-5 anni fa. Fino a 25 anni infatti ho giocato in cat. B tra Padova, Vicenza e Palermo. Poi, laurean-domi in Economia nel 2007, ho dovuto calare l’attività per impegni di lavoro. Il tennis e lo sport però non potranno mai mancare dalla mia vita.

Il tuo idolo?Federer indubbiamente ma è la perfezione assoluta, quindi non mi ispiro a lui perché fallirei in partenza. Per questo mi piacciono molto Almagro, Youzhny o Ferrero, che sono modelli “imitabili” ed ognuno dei quali ha qualcosa di originale. Non mi piace invece il cyber-tennis di Nadal e Djokovic.

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Off road extremeDa quando è approdato in Italia nel 2005, al Nord non era mai stato organizzato: quest’anno,

dopo sette anni, è arrivato a Valdagno: è il WTI (Warn Trophy Italia), il “Campionato Italiano

Extreme Offroad” giunto alla quarta tappa e organizzato dall’USM Adventure Team di Valdagno

assieme al Dead Dogs, Associazione Fuoristradista Nazionale.

L’evento, gratuito grazie alla presenza di nume-rosi sponsor e tenutosi a Valdagno il 7 e l’8 lu-glio scorsi, ha riscontra-

to un grande successo superando le aspettative degli organizzatori. 20 equipaggi provenienti da di-verse regioni d’Italia, anche dalla Slovenia. Quartiere generale della manifestazione il centro polifun-zionale presso l’ex inceneritore di Valdagno dov’erano dislocati la zona logistica, numerosi esposito-ri, gli sponsor, il catering e il parco chiuso con officine mobili per pilo-ti e auto. La zona invece riservata alle prove estreme è stata la Cava Faedo Marmi e i boschi limitrofi di Cornedo, aree che possiedono le caratteristiche ideali per svol-gere questo tipo di prove estreme: addirittura otto, senza contare la

prova speciale in notturna, la pri-ma in assoluto da quando viene organizzato questo campionato in Italia. “Non avremmo mai pensa-to che ci fosse così tanto pubblico anche di sera -ha esordito il Presi-dente dell’USM Sergio Urbani- Ad assistere alle prove notturne erano presenti oltre 500 persone”. Due le categorie in gara: “Limited 38”, vetture fino a 96 cm di gomma, ed “Extreme”, senza alcun limite di gomma. Le prove consistevano nel superamento di ostacoli più o meno impegnativi utilizzando vei-coli forniti di potenti verricelli che permettevano, laddove il veicolo non fosse in grado di procedere au-tonomamente, di attaccarsi a piante o rocce con corde tessili. Importan-te il ruolo dei navigatori, dei veri e propri atleti, che quasi sempre non rimanevano all’interno della vettura ma correvano ad attaccare

le corde alle piante e alle rocce per aiutare il proprio pilota a supera-re gli ostacoli durante il percorso. Non sono mancate fangaie, guadi, rampe impossibili e discese moz-zafiato. Nella giornata di sabato sono state particolarmente apprez-zate le prove di risalita del torrente secco, mentre domenica la scalata e la discesa della collina nella parte più a nord della cava. Nonostante otto ribaltamenti, una macchina incendiata e una dispersa e recu-perata il giorno dopo, non ci sono stati feriti e la manifestazione si è svolta con successo grazie anche ad un pubblico numeroso ed ener-gico. La prova che ha entusiasmato di più i piloti, data la novità, è stata senza dubbio la gara in notturna resa possibile anche dall’utilizzo di attrezzature per l’illuminazione fornite dalla Protezione Civile di Valdagno. “Tutto si è svolto in modo perfetto

e sono davvero contento -ha prose-guito Urbani- C’è ancora una cosa che a nostro parere ha un grande valore ed è lo spirito che gli equi-paggi hanno dimostrato prima, durante e dopo le prove e che ci fa capire quanto una competizio-ne non ha limiti: sentirsi parte di una grande famiglia sia durante la gara che dopo aver tolto il casco. Questo è lo spirito giusto che noi tutti dovremmo avere quando pra-tichiamo qualsiasi tipo di attività sportiva: certamente lo sport è competizione ma è anche unione. Un grazie particolare ai Comuni di Valdagno e Cornedo per il pa-trocinio, alla Marmi Faedo che ha messo a disposizione la cava e le attrezzature, al Corpo Forestale dello Stato, alle Forze dell’Ordine, ai soci dell’USM, agli Alpini e a quanti hanno reso possibile la ma-nifestazione -ha concluso Urbani”.I vincitori: il Team Ciani Verde per la categoria “Limited 38” e il Team BDS TJ per la categoria “Extreme”.

di Chiara Guiotto

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Aikido in collinaDomenica 6 maggio si è svolto a Nogarole Vicentino un importante stage di Aikido dedicato ai bambini e ai ragazzi in età scolare: grande successo con oltre50 atleti presenti.

Notevole il colpo d’occhio offerto agli spettatori nel palazzetto dello sport , il cui cam-

po di gioco si presentava inte-ramente ricoperto da tre “ta-tami”, sui quali i partecipanti sono stati divisi in tre fasce di età: fino agli 8 anni, dai 9 agli 11 anni e dai 12 anni in su. La giornata è stata organizzata dall’Aikido Club Valchiampo di Arzignano, che, grazie agli sforzi del presidente Paola Carradore e del maestro San-dro Dal Maso, è riuscito a concentrare in un’unica gior-nata una esperienza “multi-pla” che non era mai stata tentata in precedenza. Gli allievi provenienti da tutta la provincia hanno così avu-to la possibilità di mettersi alla prova con vari maestri di scuole diverse. L’Aikido Club Valchiampo è un’associazione sportiva che fa parte della scuola di Aikido “Aiwakan Aikido Ryu” diretta dal maestro

Aldo Gonzato, 6° dan e fi-gura storica dell’Aikido in Italia e in Europa. Gonza-to, a suo tempo è stato al-lievo, e più volte ospite in Giappone, del maestro Hi-rokazu Kobayashi (Osaka 1929 – 1998), a sua volta uno dei pochi discepoli di “Osensei” Morihei Ueshi-ba (Tanabe 1883 – Tokio 1969), fondatore dell’Ai-kido. Gonzato è stato eccellente-mente coadiuvato da altri direttori tecnici quali Livio Zulpo , Antonio Albanese e Luca Marchetti della scuo-la del maestro Paolo Tessa-ro, i quali sono intervenuti insieme agli insegnanti delle rispettive scuole. Du-rante l’intera giornata, si sono alternati sui tappeti e hanno contribuito a ren-dere altamente intensa e formativa l’esperienza dei ragazzi. I genitori hanno potuto così assistere a in-numerevoli momenti spet-tacolari con “proiezioni” e

“cadute” altamente acroba-tiche, immersi in un’atmo-sfera gioiosa e rilassata.L’Aikido, è un’arte mar-ziale che riprende in chia-ve moderna le antiche tecniche di combattimento dei samurai, praticate sia a mani nude sia con le armi bianche tradizionali giap-ponesi, “ken” (spada) e “jo” (bastone). Particolare importanza rivestono le ca-ratteristiche psico-fisiche , le quali rendono l’Aikido una pratica particolarmen-te indicata per la crescita dei bambini e dei ragazzi, sia maschi sia femmine (vedi riquadro a lato).Gli organizzatori vogliono ringraziare il comune di Nogarole e in particolare l’Assessorato allo Sport, che hanno permesso la re-alizzazione di tale evento.Aikido Club Valchiam-po: per informazioni 348-8744188 (Sandro) – 339-5903421 (Paola)

di Matteo Mistè

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Se ci fossero dei dubbi, quello che ha fatto vedere Katia Ragusa, la quindi-cenne di Breganze in casacca Veloce Club Schio 1902 tra le allieve, domeni-ca a Santomio di Malo nel campionato

italiano donne allieve che gli è valso il bronzo su un lotto di ben 186 partenti e 95 società iscritte, ha dell’incredibile! Fermo restando l’onore che deve essere dato alla neo campionessa italiana Jessica Licata (Forlivesi) autrice di un “numero” d’altri tempi con il suo attacco vincente partito al km. 15 e concluso con una galoppata in solitaria; anche l’azione di Katia Ragusa merita la promo-zione a pieni voti. Lei infatti, quando la sede stra-dale saliva in prossimità di Vallugana con pendenze interessanti, si è messa all’inseguimento delle due attaccanti (con altre tre ragazze) e con una rimon-ta di qualità durata una ventina di km. staccando le altre, si è conquistata un meritatissimo bronzo che la fa salire nell’olimpo del settore nazionale di ca-tegoria (è al primo anno tra le allieve n.d.r.). Katia Ragusa sta vivendo una stagione magica e fin qui ha ottenuto le vittorie su strada a Vò e a Bolzano, si è aggiudicata il primo posto nella classifica nazionale del bracciale del crono-women, ha chiuso al secon-do posto il campionato italiano crono nella settima-na tricolore di Caldonazzo dietro a Silvia Peserico (Valcar), è campionessa provinciale di Vicenza del settore strada e come detto ha conquistato il bronzo agli italiani di Santomio di Malo organizzati dal Torre Vicenza Pink Bike e due settimane dopo il campionato italiano ha vinto anche in Alto Adige a Sluderno il 15 luglio. Grazie ai numerosi piazzamenti, si gode il terzo posto nella classifica nazionale tra le allieve dietro a Sara Wackerman (Molinetto Footon Servetto)e a Silvia Persico (Valcar) e in questa graduatoria è la prima ve-neta in classifica con 54 punti. Prospettiva una carriera da superstar”.

La vicentinaKatia Ragusa

(V.C. Schio 1902)pronta per il salto

di qualità.

Katia go

di Enzo Casarotto

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campione al quadratoRenato Cecchetto della Geko Bike conquista sia il titolo di Campione d’Italia che del Mondo: una straordinaria impresa del biker del team Geko

A distanza di soli venti giorni ha conquista-to non una, bensì due Medaglie d’Oro coro-nando il sogno che rin-

correva da molti anni. È lui Renato Cecchetto il Campione d’Italia e del Mondo 2012 di mountain bike UDACE, categoria gentleman. La sua famiglia e il team Geko sono al settimo cielo: “Ci speravo ma non pensavo di riuscire a portare a casa entrambi i titoli” ha dichiarato Cecchetto ai microfoni di Sporti-vissimo.Un marito e un papà dal cuore grande, un atleta con la A maiusco-la, leale con tutti, umile e rispetto-so. 48 anni compiuti il 15 febbraio, vive a Montecchio Maggiore assie-me alla moglie Silvia e alla figlia

Laura: fisico atletico di un trenten-ne, 68 Kg per 1,75 m di altezza. Questo è l’identikit del gentleman pluri-medagliato della Geko Bike Renato Cecchetto, che abbiamo in-contrato all’indomani del Campio-nato Mondiale che ha sigillato la 2° Medaglia d’Oro del vicentino. Emozionato, felice e orgoglioso. Ma era sempre lui Renato, l’umile biker con i piedi per terra che con addosso la maglia tricolore ci ha raccontato le sue imprese lascian-do trasparire la sua gioia immensa.Appassionato di mountain bike da quando nel 1992 la moglie Silvia gli ha regalato la bici per la nascita della loro figlia: da quel momento ne ha fatta di strada, ma soprattutto ne ha fatti di risultati, e parecchi. In un quaderno a quadri con tan-

to di copertina in plastica per non rovinarlo, Renato ha annotato tutte le gare che ha disputato, pagine e pagine fitte di dati, luoghi e risulta-ti che lui scrive regolarmente e con precisione dal ‘95, da quando ha iniziato a partecipare alle compe-tizioni. ”Guai perdere questo qua-derno, sarebbe impossibile risalire a memoria a tutte le gare che ho fatto fino ad oggi -ha commentato Renato”. Un palmarès importan-te che è stato difficile riassumere: facciamo riferimento solo alle ulti-me tre stagioni da quando Cecchet-to corre con il team Geko Bike, per capirci le ultime sei pagine del suo quaderno! Andiamo subito a par-lare del Campionato Italiano che lo ha visto salire sul gradino più basso del podio nel 2010, nel se-

condo gradino nel 2011 e nel più alto, quello tanto ambito, quest’an-no. Terzo posto al Campionato del Mondo sia nel 2010 che nel 2011, mentre è sua la Medaglia d’Oro 2012. Ma non è finita qui perché nel 2010 ha conquistato anche il Campionato Triveneto, il Campio-nato Triveneto Medio Fondo e il Campionato Veneto, per un tota-le di 23 gare disputate in un solo anno. Nel 2011 su 26 competizio-ni tra le migliori, senza contare il Mondiale e gli Italiani, ricordiamo ben cinque primi posti al Cam-pionato Triveneto Granfondo, al Campionato Veneto, al Campio-nato Triveneto, alla Coppa Veneto Serenissima e al circuito Super-challenge. Ma veniamo alla sta-gione odierna, la più prestigiosa:

di Chiara Guiotto

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dopo numerosi ottimi piazzamenti e le vittorie alla Medio Fondo di Sossano, al Campionato Triveneto Granfondo di Colognola ai Colli e al Lessina Legend di Velo Verone-se, recentissime le Medaglie d’Oro tanto desiderate al Campionato Ita-liano e al Mondiale. Campionato Italiano - 24 giugno Cologno MonzeseCircuito veloce di 36 km (sei giri) con poco dislivello e poche disce-se. “Un percorso poco adatto a me -ha commentato Cecchetto- Quel giorno era molto caldo e tutti lo abbiamo sofferto; difficoltà non ce n’erano ma bisognava scattare in continuazione. Ho vinto in volata sul bresciano Gianpaolo Fappa-ni, il Campione Italiano uscente, a sei secondi. Una gara tesissima fino alla fine -ha proseguito Re-nato”. Presente all’arrivo il papà Giuseppe, incredulo ed emoziona-to di fronte alla straordinaria per-formance del figlio! “Quando mia moglie non mi segue alle gare vie-ne mio padre che ha 80 anni e poter vincere di fronte a lui è una gioia

immensa -ha dichiarato Cecchetto con evidente emozione”.Mondiali - 15 luglio Folgaria“Questo sì che è stato il percorso adatto a me -ha esordito Renato- 41 km, salita lunga e costante, oltre 1000 metri di dislivello. Il tempo era brutto e umido, le discese erano belle e sono riuscito a vincere con il tempo di 1 ora e 56 minuti, con il distacco di circa 2 minuti dal biker Ambrosi.”Quale tra le due medaglie d’oro preferisci? “Tra i due il più sentito è certamente il Campionato Italia-no: indossare la maglia tricolore è un’emozione unica che non ca-pita tutti i giorni. Il percorso ogni anno è diverso e la competizione è maggiore. Questa maglia chi me la leverà più?” Ha commentato sorri-dendo Cecchetto.Nonostante Renato sia una perso-na molto umile e riservata, abbia-mo scavato un tantino nella sua vita privata e di atleta per scoprire qualche cosa di lui che ancora nes-suno sa.Preferisci allenarti da solo o in

gruppo? “In gruppo è sicuramente più divertente: ad inizio stagione mi alleno con i compagni e amici di squadra, poi quando la stagione entra nel vivo gli allenamenti spe-cifici li faccio da solo per arrivare al top alle gare.” Quanti allenamenti fai durante la settimana? “Cinque o sei a secon-da della settimana e dell’intensità dell’allenamento che normalmente dura un paio d’ore”.E la moglie Silvia cosa dice? “Lei è la mia più grande tifosa e mi sop-porta! Dedico a lei e a mia figlia Laura queste due Medaglie d’Oro! Un grazie particolare anche alla Geko Bike per il supporto tecnico costante durante la stagione.”Sei sempre in bici per cui viene da pensare che di tempo per altri sport e hobby non ne hai. È vero? “In re-altà una grande passione ce l’ho e riesco anche a trovare il tempo per praticarla. Ad ottobre, dopo aver partecipato all’ultima gara, la Via dei Berici, appendo la bici e dedico due mesi alla caccia!”Il tuo miglior pregio di atleta?

“Sono forte in salita”. E il Pre-sidente della Geko Bike Marco Cracco ha aggiunto: “ Renato è un ciclista umile e molto professiona-le, a volte troppo leale. Averne di atleti come lui”. E il tuo difetto? “Soffro la discesa tecnica”. E come uomo? “Mia mo-glie direbbe vai troppo in bici!!!”Hai deciso che regalo ti farai per queste due vittorie? “Certamente festeggiare assieme ai miei com-pagni della Geko e alla mia fami-glia è già un regalo enorme! Penso però che per il compleanno di mia moglie andremo a festeggiare in Folgaria visto che ai Mondiali ho vinto un soggiorno. Chiaramente ci andò in bici!!!!!!”.La stagione è conclusa? “Assolu-tamente no. Il 12 agosto mi aspet-ta il Campionato Triveneto Cross Country a San Donà di Piave e il 2 settembre il Campionato Veneto a Teolo”.È scontato che Cecchetto punterà alle Medaglie d’Oro, per non per-dere l’abitudine!

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il grande saltoLa Digimax Midac Tennis

Montecchio Maggiore vola in serie A2

Impresa storica per la squa-dra della Digimax Midac Tennis Montecchio Mag-giore che domenica 24 giugno si è guadagnata la

meritata promozione nel campio-nato nazionale di tennis a squadre di serie A2. La squadra vicentina si presentava ai nastri di parten-za del campionato come un’au-tentica corrazzata, composta dal neo-acquisto italo-croato Viktor Galovic, dallo spagnolo Gorka Fraile e dai vicentini Mirko Bale-stro e Marco Di Maro (quest’ul-timo proveniente dal vivaio della società), oltre ai due capitani non giocatori Andrea Falchi e Mas-simo Dambruoso. Come da pro-

nostico, la squadra castellana ha vinto dapprima il proprio girone grazie a 5 vittorie ed 1 pareggio, quindi nel doppio turno finale dei play-offs ha sconfitto il Tennis Lombardo Milano, vincendo la gara di andata a Milano per 4/2, e completando l’opera a Montec-chio con un netto 3-1.La garaDi fronte al pubblico delle grandi occasioni, il primo a scendere in campo era Marco Di Maro, che opposto al modesto Conti non ha avuto problemi a portare il Mon-tecchio sull’ 1 a 0 con un rapido e perentorio 6/1 6/1. Decisiva, in-vece, si rivelava l’affermazione di Mirko Balestro sul n. 3 lombardo

Paolo Benincà che al termine di un match altamente vibrante ed appassionante (3/6 6/0 7/6 (4) il risultato finale) portava la squadra di casa sul 2 a 0. Il Tc Lombardo accorciava le distanze sul 2 a 1 grazie all’af-fermazione di Nicola Ghedin sul numero 1 castellano Viktor Galo-vic, alla sua unica sconfitta in un campionato di altissimo livello, ampiamente giustificata, oltre che dal valore dell’avversario comun-que battuto 6/3 6/3 nella gara d’andata, anche da un infortunio al ginocchio che ne ha notevol-mente compromesso la presta-zione: 7/6 (3) 6/1 il punteggio a favore dell’alfiere lombardo.

La parola definitiva sull’esito dell’incontro e del campionato la metteva comunque Gorka Fraile che s’imponeva alla sua maniera sul n. 1 meneghino Luca Rovetta col punteggio di 6/2 6/3: 17 gio-chi persi in 8 incontri è l’impres-sionante bilancio del campionato della “macchina da guerra” im-personata dal campione spagnolo!Alla fine grande festa di squadra, dirigenti e tifosi entusiasti per il brillante risultato raggiunto, e obiettivo già rivolto verso il pros-simo campionato di A2 nel quale il team di Montecchio con questo organico potrà ben figurare.

di Eugenio Menato

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a Bolzano e ritornoNuova impresa degli Alpini del Gruppo di Novale: in bici all’adunata di Bolzanoe ritorno: cronaca di una tre giorni di sport, amicizia e spirito alpino

Eravamo in sedici all’al-ba di sabato 12 maggio, davanti alla

sede del Gruppo Alpini di Novale, pronti a par-tire per Bolzano. Dopo Bergamo e Torino, una nuova impresa ciclisti-ca: oltre ai soliti noti (Gino “Il Capitano” Ce-rato, Rino “Becàro” Pel-lichero , Maurizio “Fon-driest” Peretto, Vittore “Il Campione” Peserico, Luciano e Riccardo “Cip e Ciop” Ponza, Gianluca “Pompa” Preto, Clau-dio “Tempi e Metodi” Reniero, Ennio “El Ve-cio” Zordan), avevamo due volti nuovi: Matteo Campanaro ed il vice sindaco di Valdagno Giancarlo Acerbi, scor-tati dal sottoscritto con la Palio di “Pompa” e da Luigi Asnicar con il “Ducato” degli Alpini. Hanno voluto prova-re l’emozione anche se parzialmente: Davide, Enrico e Romeo. Verso le sette siamo al Passo dello Zovo: rior-

dinate le file, giù con prudenza verso Schio. Ed ecco a Monte Magrè la prima delle inevitabi-li forature filmate senza pietà dalla telecamera di Gino. Poco dopo le otto giungiamo alla pausa caffè in un piccolo bar (Il Fortino, ristorantino piacevole solo su pre-notazione) nei pressi di Barcarola e poi via su per Lastebasse fino alla chiesetta di Carbonare: già in Trentino, poco dopo le 10 ci si aspetta per scollinare assieme dal Valico della Fricca a quota 1098. Proviamo a fare la pausa panino, con il rischio di non ri-partire più: per fortuna che è tutta discesa fino a Trento. Fotoricordo al Castello del Buoncon-siglio, con tanta gente incuriosita dalla nostra divisa: ma siamo di fret-ta perché le previsioni dicono di un temporale in arrivo per le ore 17. Così telefoniamo alla Pizzeria di Zambana per anticipare i tempi del pranzo: su e giù, di qua e

di là, per la ciclabile di San Michele sembra che non arrivino mai. E in-vece puntuali alle 12.30 li vedo pedalare sull’ar-gine dell’Adige. Marti-no ci accoglie con tutti gli onori assieme alle sue ragazze: spaghetti-no, bistecchina e caffè, come una vera squadra sportiva. Davide ci la-scia e alle 13.45 ripar-tiamo: i ragazzi si sono ricaricati così tanto che dopo venti chilometri al bici grill di Egna mi vedo sfrecciare un trico-lore di sette alpini che non riesco a fermare. Per fortuna gli altri sei hanno un’andatura più lenta: chiamiamo i batti-pista e li facciamo torna-re al posto di ristoro per una coca cola dissetante. Poi via e stavolta riesco-no ad arrivare tutti as-sieme al PalaMazzali di Bolzano: anzi, sono loro a venirci a scortare ver-so la destinazione che è in piena zona ZTL dal giorno prima. Varchia-mo il portone della strut-tura sportiva alle 16.30

e da lì i nostri mezzi si muoveranno solo la sera dopo. Dobbiamo ringra-ziare la presidenza del Basket Club Bolzano ed in particolare la signora Antonella che si è pro-digata per ospitarci al meglio. Il temporale è in arrivo ma dopo una salutare doccia faccia-mo in tempo ad arrivare in Piazza Walther senza una goccia. Terminata la visita al Duomo, alle 18.30 decidiamo che è opportuno fermarsi nel-la prima pizzeria libera, sia per il maltempo che per i primi morsi della fame serale, memori che a Torino abbiamo cenato ben dopo le 22. Così il Capitano ci porta drit-ti al “Vecchio Teatro” giusto in tempo prima che si scateni il diluvio: canederli, gulash, birra e buone pizze. Finché pio-ve, mangiamo di gusto: e lì perdiamo Enrico, poi via con Matteo alla ricerca del bar dei pa-racadutisti alpini. Luigi e Giancarlo ci lasciano per una visita al Museo

del Similaun ma ci ritro-viamo al palazzetto per una chiacchierata ed un ultimo cin cin da alpini prima del riposo nottur-no. Domenica 13 maggio: al mattino una pattuglia di ciclisti va a farsi una pedalata fino a Chiusa (40 km. fra andata e ri-torno), mentre Giancarlo riesce a trovare il “no-stro” assessore Federico Granello (pure lui venu-to su al sabato, ma con il Coro) e vanno a farsi un giro sull’Altopiano del Renon. Claudio tro-va il momento giusto per salutare il sindaco di Occimiano in sfilata e alle 16.30 siamo tutti in ammassamento, ma dobbiamo aspettare due ore per partire in parata. Tanta gente lungo tutto il percorso che applaude e in Piazza della Vitto-ria vuole una foto: ma è tardi, non possiamo sod-disfare tutte le richie-ste, dobbiamo partire al volo verso San Michele all’Adige perché si fa sera. La ciclabile è tutta

di Mario Dal Lago

Page 14: Sportivissimo Luglio Agosto

in discesa ed il viaggio procede ad una media vi-cina ai trenta chilometri orari: ma c’è un’altra fo-ratura e nonostante tutto, gli undici ciclisti arrivano al Garni “La Vigna” poco dopo le 22, stremati: ac-colti amabilmente da Fa-bio e Clelia, dopo una buona cena ci sistemiamo nelle camere confortevo-li del B&B situato nelle vicinanze del casello au-tostradale, già pensando al viaggio di ritorno del giorno dopo.Lunedì 14 maggio: sve-glia alle ore 7e colazione mezz’ora dopo. Riuscia-mo a partire alle 8 e 20: in un’ora i ciclisti arrivano a Trento e poi per San Donà di Cognola, Civezzano e Pergine per evitare la Su-perstrada della Valsuga-na. Abbiamo stabilito una sosta in riva al Lago di Caldonazzo, sono quasi le undici ed il Bar Smile è ancora chiuso vista la sta-gione ma c’è già chi pren-de il sole. Una giornata stupenda: la pausa pani-no è molto breve perché la strada è ancora lunga e allora i ciclisti partono mentre Gigi ed io faccia-mo le pulizie nell’area at-trezzata. Poi andiamo ad attenderli a Cismon del Grappa, per scortarli fino ad Oliero dove abbiamo programmato il pranzo: ci arriviamo poco dopo

le 14 con un adeguato preavviso al personale di cucina. Siamo in riva al Brenta in un gazebo della Pizzeria “Canaletto”: fet-tuccine con panna, speck e funghi, insalata di mez-zo, bistecca di tacchino e patatine fritte, una buona fetta di dolce, tanta ac-qua frizzante e un caffè per ripartire. Si pensa di fare una sosta brevissima sul Ponte degli Alpini a Bassano del Grappa e così è: poi come un treno, sentiamo aria di casa e la nostalgia dopo tre giorni di assenza, Marostica, Thiene, Malo, la salita verso Priabona mette in fila i più forti, a Cornedo una sosta da Cicli Bolzon e Velomania che sono sta-ti gli sponsor tecnici del raid. Per il resto ci siamo autofinanziati: alle 18.30, al bar del Palalido, Gian-carlo offre una bottiglia di prosecco, facciamo l’ultimo cin cin e poi via verso casa a Novale dove da “Bobo” ci aspetta il ca-pogruppo e vicepresiden-te vicario Enrico Crocco per i complimenti di rito. Chilometri percorsi: in furgone 375, in bici 410.

È una di quelle storie di cui mi piace scrivere, quella che sto per raccontarvi: essa ricorda un alpino di Novale disperso in Russia, ma che

nella sua vita ha lasciato buon ricordo di sé in Friuli.Si tratta del soldato Segato Gino, clas-se 1921, alle armi con la 59ª Compa-gnia del mitico Battaglione “Vicenza”, zio dei fratelli Cerato, una pasta di ragazzo che ha lasciato un gran vuoto nella sua famiglia.Orbene, durante la campagna di Rus-sia, ha compiuto un atto di eroismo che non è scritto negli annali: ne siamo ve-nuti a conoscenza pochi giorni fa quan-do da Terenzano di Udine è arrivata la lettera di Maddalena Deana, figlia di un reduce di Russia. Ci scrive che il papà Luigi (cl. 1917, oggi deceduto) durante la ritirata è stato salvato dal buon Gino: dopo aver superato quasi indenne le battaglie sui fronti greco ed albanese, il friulano era stato colpito da una pallottola che gli aveva perforato

il femore e non riusciva più a rialzarsi. Segato, vedendolo ferito a terra, torna-va indietro a rischio della propria vita e lo salvava da morte certa, perché a poche centinaia di metri avanzavano a cerchio i carri armati nemici. Era i1 21 gennaio 1943 a Popowka (Russia) e da allora non si ebbero più notizie di Gino Segato, che è ricordato come disperso al Tempio di Cargnacco (Ud) e nel ci-mitero di Valdagno, e in quello di No-vale in una fotografia che lo ritrae con la mamma Adele e la sorella Enrica sullo sfondo di Santa Maria Panisacco.Oggi la signora Maddalena, esauden-do postumo il desiderio del padre, al telefono è riuscita a mettersi in contat-to con i parenti di Gino Segato ed ha chiesto una foto del giovane alpino cui per tutta la vita la famiglia friulana è stata riconoscente: foto che con emo-zione pubblichiamo anche noi. Con la certezza che le famiglie Deana e Ce-rato si incontreranno a Terenzano per consolidare la reciproca conoscenza nel ricordo dei propri cari.

UNA BELLA STORIA

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15novale

a Chioggia lungo gli arginiUn gruppo di amici di Novale ha percorso gli arginidei fiumi Agno, Guà, Frassine e Gorzone per arrivareda Novale a Chioggia. Cronaca di una pedalata in amicizia.

L’idea di ripete-re la fantastica esperienza del-lo scorso anno di arrivare a

Chioggia in arrampichino pedalando lungo gli argi-ni del nostro fiume Agno, che cambia, nella sua cor-sa verso il mare, ben altri tre nomi, ci frullava da tempo nelle nostre menti. Tanto era forte il ricordo di quella giornata che ad ogni uscita in bici ci si ripromet-teva di tornare a Chioggia lungo il fiume il più presto possibile. Così, la mattina

del 2 giugno, a trovarci davanti alla Ruetta pronti per la partenza eravamo addirittura una quarantina, ovvero più del doppio dei partecipanti della prima gita. Tempo bello, tanta voglia di pedalare: tutte le condizioni ideali per af-frontare un’intera giornata sulle due ruote. La parten-za è avvenuta alle ore 6.00 e subito ci siamo diretti verso la ciclabile dell’A-gno che abbiamo tenuto fino a Montebello. Poi a Lonigo abbiamo preso l’ar-gine che costeggia il fiume

che da qui si chiama Guà per arrivare fino a Cologna Veneta, dove abbiamo fatto la nostra prima tappa per prendere un caffè. Ore 9.00 e circa 60 km superati, la media tenuta è stata buo-na considerando il gruppo così numeroso. Poi abbia-mo proseguito fino a Este, dove gli organizzatori ave-vano prenotato il ristorante per il pranzo. E poi ancora in sella lungo l’argine del fiume che adesso ha pre-so il nome di Frassine e che diventerà Garzone nei pressi di Vescovana per poi

immettersi nel fiume Bren-ta e sfociare nell’Adriatico. Se l’acqua è la stessa che dalle sorgenti del Rotolon arriva al mare Adriatico sono i paesaggi, che essa e il ciclista che le pedala af-fianco toccano, a cambiare. I quattro nomi dei fiumi, infatti, richiamano i diversi paesaggi che ciascun trat-to presenta: si va dal pae-saggio alpino dell’Agno a quello dei dolci colli del Guà; da quello delle estese campagne del Frassine a quello degli ampi spazi che preannunciano il litorale

adriatico. Sta qui il bello di questa gita: il variare del paesaggio. Finalmente a Chioggia siamo tutti corsi in spiaggia dove abbiamo fatto un bagno ristoratore. Chilometri superati 160 dei quali più della metà sterra-ti. Orario d’arrivo, 5 del pomeriggio, perfetti per una tazza di te, pardon, per una birra fresca! Rientro con il pullman, prenotato dall’efficientissima orga-nizzazione del Gruppo di Novale… non c’è due, sen-za tre…Alla prossima!

di Davide Escalini

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16thiene

Ormai da più di un decennio la Scuola di Arti Marziali Cine-si “Italia Poon

Zè Team” del Maestro Bon Giuseppe si dedica con suc-cesso ad esibizioni in forma di vero e proprio spettacolo. Così quando la gente arriva si siede, un po’ annoiata e non troppo curiosa di assistere alla “solita” rappresentazione, più propagandistica che altro, di una delle tante reclamate Arti Marziali… ma tanto è caldo e la serata all’aperto non può che far bene. Quando poi inizia lo spettacolo con “luci” calde, musiche in piena armonia con le esibizioni, proiezioni di foto che ricordano la lontana Cina e veri e propri “atleti” dell’Ar-te Marziale che applicano le loro conoscenze in funzione dello spettacolo e che poco

magia a thienesi preoccupano di fare capire le difficoltà dell’Arte quan-to invece di fare emozionare lo spettatore… beh allora le braccia stanche lasciate cade-re dai braccioli delle sedie si incrociano o si appoggiano al viso e alla bocca quasi a voler dire uno “scusatemi non avevo capito”.E’ così parte e si avvolge all’o-ra e mezza uno spettacolo sen-za soste che alterna, raccontan-do un po’ di storia della Cina; la “meditazione” dei “monaci” che attraverso l’esercizio fisico riuscivano poi a meditare mol-te ore, la loro “forza guerriera” con azioni di combattimento con le tipiche armi più volte incontrate in diversi film, l’i-mitazione degli animali, dai quali nasce una grande parte dello spirito del Kung Fu, dal-

la piccola mantide al feroce leopardo alla audace aquila. Si alternano poi queste rapide sequenze con le più armoniose azioni del Taijiquan nei diversi stili, dal più morbido e cono-sciuto Yang, quasi una danza che nasconde una sfumatura di Arte Marziale, al più tecnico e sconosciuto ai più stile Chen Metodo Pratico che realizza invece a fondo proprio il vero combattimento Taijiquan. In mezzo a tutto questo non man-ca mai il Maestro Bon, sia a scegliere le musiche che agli allenamenti ed alla scelta delle coreografie che poi ad esibir-si lui per primo con tecniche di enorme difficoltà; questo è molto apprezzato da tutti i sostenitori di queste Arti Mar-

ziali ed in primo luogo dai suoi allievi, perché l’esibizione, molte volte di grande tecnica quanto di vigore atletico, del Maestro che ci guida è l’essen-za della sua grande tenacia e forza del continuo allenamen-to “essenziale nel Kung Fu”; ricordate quanto più volte ho detto in diversi articoli: “mai lasciare che l’acqua smetta di bollire altrimenti si deve rico-minciare dall’inizio”.Lo spettacolo da anni si spegne con la grande emozione di una esibizione di QiGong Marzia-le, ossia di lavoro di concen-trazione mediante tecniche di respirazione e di focalizzazio-

di Massimo Neresini

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ne dell’energia interna in al-cune parti del corpo; in questo caso a Thiene il Maestro Bon ha piegato con la gola due lan-ce facendosi poi rompere sulla schiena due lastre di marmo sotto lo sguardo incredulo de-gli spettatori.E’ così che poi quando lo spettacolo è finito e la gente comincia ad andare si sente mormorare “…ma io pensavo fosse la solita rappresenta-zione di tecniche marziali… proprio non credevo fosse uno spettacolo così colmo di fan-tasia, arte e azione… mi sono

proprio divertito e sono anche un po’ colpito quanto il vigore atletico possa trasformarsi in spettacolo!”.Ringrazio molto per primo il Maestro Bon Giuseppe e di seguito tutti i suoi Istruttori e Allievi che hanno partecipato con grande spirito di sacrificio alla buona riuscita dello spet-tacolo: Alex Greco, Simone Corazza, Lorenzo Miglioran-za, Luca Tiso, Rachele Ur-bani, Elias Bertoldo, Alberto Rumignani, Marco Rossato,

Graziano Rilievo, Michela Dalle Ave, Valentina Faccin, Alice Zerbaro, Giorgio Busa-to, Andrea Toniolo, Fabio Cec-cato, Daniele Maitan, Luigina Locallo, Paola Boriero, Fabio Nico, Giampiero Belomet-ti, Andrea Rampon, Silvana Calgaro, Graziella Marchioro, Massimo Neresini, Emanuel Bon e la grande presenza di Marcello Bon, senza di lui, che

ha iniziato ormai mezzo se-colo fa a praticare il Kung Fu con il Maestro Shin Dae Won a Vicenza, tutto questo non ci sarebbe stato.Un particolare ringraziamento alla “grande voce” di Luciano Torresendi, calda ed esperta che ha accompagnato tutto lo spettacolo.

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Vi lascio ancora con questa citazione che mi ha suggerito Steve Chan:

“Quando sei di fronte al peri-colo, non avere paura;quando sei di fronte alle diffi-coltà, non avere preoccupazio-ni o stress;quando sei di fronte all’ingiu-stizia, non avere collera;sempre affronta la vita senza sensi di colpa.

Mai tirarsi indietro.

Nessun compromesso. Nem-meno di fronte all’apocalisse!”

Buone Vacanze ed arriveder-ci a settembre.

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L’uccello che non costruisce il nido

I l cuculo (cuculus canorus) è ce-lebre per il suo tipico richiamo e per il suo com-

portamento riprodutti-vo: la femmina depone il suo uovo nel nido di un altro uccello, che lo coverà al suo posto.Sono note circa 50 spe-cie diverse di uccelli ospiti, spesso ballerine bianche, cannaiole, co-dirosso.La femmina di cuculo quando trova un nido, può rubare un uovo e rimpiazzarlo con uno dei suoi. Quando l’uovo si schiude, dopo soli 12 giorni, il piccolo cucu-lo implume e cieco, del peso di circa 8 gram-mi, qualche ora dalla nascita s’inarca e spin-ge fuori le altre uova o pulcini e reclama il

cibo dal suo genitore adottivo. Ha dimensio-ni minori di un piccio-ne; ali lunghe, con coda lunga. Vola con la pic-cola testa tenuta alta, le ali battono sotto il livello del corpo, occhi gialli facilmente visi-bili a distanza ravvici-nata. La coda spesso a ventaglio. Si posa con ali basse, la coda che oscilla da lato a lato. I giovani sono marrone-rossiccio con barrature scure e punti color cre-ma, punti chiari sulla nuca, gli stessi hanno inizialmente ali più ar-rotondate con un volo pesante e rumoroso. Il richiamo del maschio è un inconfondibile cu…cu…. Cuckoo; an-che note ridacchianti, roche e gorgheggianti che fanno da richiamo

per attirare le femmine.Come tutti gli uccelli maschi, il cuculo canta per due motivi: attirare una compagna e marca-re il territorio, il vola-tile una volta innalzata la sua barriera sonora, deve continuamente di-fenderla cantando per tutto il giorno. Il cuculo è piuttosto mattiniero, comincia farsi senti-re fin dalle prime ore dell’alba e va avanti fino al calar del sole e tante volte fino a notte fonda. La particolarità di questa specie è che il territorio così delimita-to non coincide con lo spazio vitale, ma solo con l’area abitata dal maschio della coppia; la stessa che la femmi-na userà come base per partire alla ricerca dei nidi di altre specie in

cui deporre le sue uova. Le femmine hanno un territorio ben più esteso di quello di un maschio, nel corso della stagione riproduttiva fa visita a più di un compagno. Sembra che in queste specie non si forma-no coppie stabili, ogni femmina viene corteg-giata da più maschi, il cui ruolo si esaurisce dopo la fecondazione della compagna. I cu-culi non costruiscono il nido e non covano le uova. Dopo ogni accop-piamento con un diver-so partner la femmina di cuculo depone un uovo per un totale 12-20 uova nell’arco di 3-7 settimane. Da parte sua la femmina di cu-culo sta bene attenta di sceglier per il suo pic-colo genitori adottivi

che seguano una dieta adeguata per la specie: i migliori candidati sono uccelli insettivori.Un buon numero di uova deposte dalla fem-mina di cuculo non vengono affatto covate: gli uccelli che subisco-no l’invasione del nido, possono decidere anche di abbandonarlo. Il suc-cesso di questa opera-zione riveste un impor-tanza fondamentale, in quanto se la specie pa-rassitata scopre l’intru-sione o ritiene non più sicuro il sito, con faci-lità abbandona il nido e interrompe la cova.Ogni femmina preferi-sce deporre le sue uova nel nido di una partico-lare specie di uccello, forse quella da cui lei stessa è stata allevata. Da notare che le uova

IL CUCULO non sa costruire il suo nido e così si serve del nido di un’altra specie di uccelli a cui affida anche le sue uova per la cova fino a nutrire il piccolo nato, come questo articolo e questa straordinaria sequenza di

immagini raccontano.di Dorino Stocchero

Page 21: Sportivissimo Luglio Agosto

di cuculo non hanno un colore specifico; il loro guscio ha infatti tinte e motivi che assomiglia-no di volta in volta a quelli della specie ospi-tante. Non solo le uova di cuculo sono partico-larmente leggere per un uccello di quella taglia,

dunque si confondono con le altre piuttosto facilmente.L’invenzione della pa-rassitazione ha nel cuculo radici remote, e si ritiene si sia gradual-mente instaurata in antenati lontani come strumento di soprav-

vivenza, considerato il grande imbarazzo, divenuto con il tempo assoluta incapacità in questi uccelli di costru-irsi un proprio nido e di allevare autonoma-mente.Una particolarità di questa specie, si nutre

di bruchi pelosi e irri-tanti, perciò rifiutati dalla maggior parte degli altri uccelli; per esempio la processio-naria del pino. Questo è permesso in quanto è dotato di una membra-na che riveste lo stoma-co, in grado di “cattu-

rare” i peli degli insetti trasformandoli in una specie di pelliccia. A intervalli regolari, que-sto tessuto si rinnova andando incontro a una sorta di muta.Il cuculo è una specie protetta.

Page 22: Sportivissimo Luglio Agosto

22valdagno Tutti pazzi

per PedroPresentato al Palalidol’asso spagnolo Pedro Gil

La presentazione dell’asso spagnolo Pedro Gil è stata un bagno di folla: tanti i tifosi che si sono ri-

trovati al Palalido per vedere dal vivo quello che da oggetto del desiderio si è trasformato in una splendida realtà per l’Hockey Valdagno. Entusiasmo misto a curiosità per il super campione che fa già sognare i tifosi bian-coazzurri. “Ho scelto Valdagno perché la squadra in questi ulti-mi anni ha fatto grandi cose, la dirigenza sta portando avanti un bel progetto -le prime parole di Gil. Sono contentissimo di veni-re a giocare in quella che è la mi-gliore squadra italiana”. Più che positivo anche l’approccio con la città che lo ha già adottato: “Val-dagno è piccolina ma molto cu-rata, sarà un bel posto nel quale vivere assieme alla mia famiglia. La gente è simpatica e capisce di hockey, è molto competente”. Il numero di Pedro Gil in questa nuova avventura sarà il 7: “L’ho scelto -ha spiegato- perché è il numero con il quale ho sempre giocato nelle giovanili”. Il pre-sidente Paolo Centomo non ha

nascosto la propria gioia: “Sono felicissimo di poter presentare un campione del calibro di Pedro Gil. L’acquisto di Pedro è fonda-mentale, assieme a Nicolia, Sil-va e ai ragazzi che hanno vinto quest’anno il tricolore, renderà la squadra una miscela esplosiva. Spero che a fine stagione questo sarà ricordato come l’anno del Valdagno, l’obiettivo è vincere tutto. Mi auguro che l’acquisto di Gil contribuisca a fare usci-re definitivamente il nostro tifo dall’incapacità di saper vincere, per anni siamo stati abituati a non primeggiare e c’è ancor gen-te che pensa che la società non sia forte. Pedro Gil è un simbo-lo che saprà dare una mentalità vincente anche ai tifosi”. Sul-

la campagna abbonamenti che prende il via, Centomo si augura che “ci sia un segnale forte da parte della tifoseria e della città che capisca lo sforzo che è stato fatto. Da quando è cominciato a circolare il nome di Pedro Gil l’interesse attorno all’Hockey Valdagno è cresciuto. Mi auguro che il Palalido sia sempre pieno e bello da vedere come in gara4 contro il Viareggio, i campioni in pista garantiranno uno spettacolo eccezionale anche con squadre non di primissimo livello”. Ora si punta ad ampliare la capien-za del palazzetto spostando la tribuna stampa nella zona delle panchine e liberando in questo modo una cinquantina di posti molto appetibili.

1997/98 con il Tenerife vince la Coppa del Re e la coppa Cers2002/03 con il Porto vince il campio-nato2003/04 con il Porto vince il campio-nato2004/05 con il Porto vince il campio-nato, la Coppa del Portogallo e la Su-percoppa

2005/06 con il Porto vince il campio-nato, la Coppa del Portogallo e la Su-percoppa2006/07 con il Porto vince il campio-nato 2008/09 con il Reus vince l’Eurolega e il Mondiale per club2009/10 con il Porto vince il campio-nato e la Supercoppa

2010/11 con il Porto vince il campio-nato e la Supercoppa2011/12 con il Porto vince la Super-coppaCon la Nazionale spagnola ha vinto 5 mondiali , 2001, 2005, 2007, 2009, 2011, e 6 Europei, 2000, 2002, 2004, 2006, 2008, 2010, consecutivi oltre a 3 Coppe delle Nazioni 2001, 2003, 2007.

PEDRO GIL, I NUMERI DI UNA CARRIERA ECCEZIONALE

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23cornedo

Grandi soddisfa-zioni per l’ho-ckey Valdagno per quanto concerne il

settore giovanile. Le finali di Coppa Italia e Campio-nato disputate a Valdagno e Trissino hanno portato due vittorie ed un secondo posto. L’under 20 ha trion-fato nelle finali di Coppa Italia lo scorso 27 maggio. Una grande prestazione dei ragazzi guidati da Beppe Cocco che non hanno la-sciato scampo al Correggio, travolto in finale con un pe-rentorio 5 a 0. In rete sono andati Rossi, Giulio Cocco, Dal Ronco, doppietta per lui, e Faedo. In semifinale contro il Thiene si era già messa una seria ipoteca sul

trionfo finale.Sette giorni dopo alle fina-li nazionali di Campionato l’under 13 si è arresa solo in finale dopo un bel torneo. I ragazzi di Jesus Hernandez hanno compiuto una grande impresa arrivando a giocar-si la finale poi persa con il Trissino. Un torneo ricco di soddisfazioni quello dei piccoli under 13, è mancata solo la ciliegina sulla torta ma Hernandez e i suoi ra-gazzi non vedono l’ora di migliorarsi l’anno prossi-mo. La finale under 13 ha visto la vittoria del Trissino per 5 a 1. La squadra co-munque non si è mai arresa cercando il goal della ban-diera fino alla fine. È andato a segno Alex Zordan ma un bravo va a tutti, dal primo

all’ultimo. Sempre nelle finali di Cam-pionato l’Hockey Valda-gno si è laureato campione d’Italia con l’under 17. Il gruppo guidato da Beppe Cocco ha concesso il bis dopo la vittoria dello scor-so anno nell’under 15. Una finale straordinaria quella andata in scena contro il Bassano. Grandi emozioni e vittoria al golden goal, 4 a 3, grazie a una prodez-za di Giulio Cocco. Per il Valdagno sono andati a se-gno Tommaso Sillamoni e Giulio Cocco, doppietta per entrambi. Per l’Hockey Valdagno tan-te soddisfazioni che vanno a premiare il lavoro di tutta la società.

Valdagno il futuro è roseoVisonànumber one

A Gianluigi Visonà il 1° Torneo Sociale del Tennis Club Cornedo Vicentino

di Nicola Ciatti

Si è conclusa martedì sera presso i campi comunale di Via De Gasperi la Prima Edizione del Torneo Socia-le del Tennis Club Cornedo

Vicentino. Una manifestazione du-rata circa un mese, con la partecipa-zione dei soci del club cittadino, che si sono dati battaglia, sportivamente parlando, a caccia del primo trofeo assoluto. Sono stati 16 i partecipanti ad iscriversi al torneo disputato con la formula di tre partite minimo per singolo iscritto, con punteggio per determinare la griglia di accesso agli ottavi di finale. Poi spazio all’elimi-nazione diretta per ottavi di finale, quarti di finale, semifinale e finalissi-ma. Sono arrivati all’atto conclusivo i due numeri uno del tabellone, Gian-luigi Visonà e Marco Zattera, che hanno dato vita ad una finale molto divertente, appassionante e ricca di equilibrio. Alla fine ad avere la me-glio è stato il numero 2 Gianluigi Vi-sonà, capace di imporsi sul rivale per 6-4, 6-3, meritandosi la vittoria della prima edizione del torneo.

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Il Torre Vicenza Pink Bike ha superato l’esame e lo ha fatto a pieni voti! Dopo due anni in Federazione, la società cicli-stica femminile di Claudio Pa-

rise, grazie al coinvolgimento delle società sportive vicentine, all’Am-ministrazione comunale di Malo con l’Assessore Matteo Strullato in prima fila e la Proloco di Santomio di Malo; con tanti volontari delle so-cietà sportive maladensi oltre a tutti quelli coinvolti nei servizi della parte tecnica (107 a disposizione), ha sa-puto allestire un campionato italiano di ciclismo giovanile di tutto rispetto riservato alle esordienti del primo e del secondo anno e per le allieve in tre gare distinte nel quale si sono

confrontate quasi 400 ragazze in un percorso impegnativo che ha eviden-ziato le qualità delle migliori. 15 le regioni rappresentate con oltre 500 persone tra tecnici, atlete, accompa-gnatori e familiari ad occupare gli alberghi della zona e che hanno rice-vuto la calorosa accoglienza come la Valleogra sa offrire in ogni occasio-ne. Le gare, (soprattutto quella pome-ridiana delle allieve) sono state come doveva essere, il fiore all’occhiello della manifestazione grazie all’im-pegno che tutte le atlete nonostante la giornata torrida hanno profuso. Parise ha ricevuto i complimenti da Flavio Milani (vice presidente vica-rio della FCI Nazionale) e dal settore tecnico nazionale presente. Moltissi-

me società si sono complimentate per un circuito “finalmente all’altezza” di questo sport al contrario di quel-lo che nel femminile spesso si vede con i soliti circuiti noiosi finalizzati esclusivamente per la volata finale. L’aspetto tecnico è stato curato da Sergio Bernardi e Alex ed Ampelio Albertin ma il gran lavoro d’equipe per mettere in sicurezza i due circu-iti di Santomio di Malo, allestire la zona ritrovo, arrivo e premiazioni, è frutto di tanti volontari provenienti da: Veloce club Schio 1902, Scuola Ciclismo Alto Vicentino, Scuola Ci-clismo Piovene, Mainetti, Isolana, Scuola Ciclismo Berica, Sandrigo Sport, Fausto Coppi, Montecchio Precalcino, Villaverla e Veloce Club

Torre società vicentine coordinate nei vari compiti da Giuseppe Retis, Pino Sassaro, Giuseppe Dal Santo, Ser-gio Zanettin, Paolo Strozzo, Mirko Broccardo, Dino Quartiero, Stefano Retis e Piero Berlato con Michele Monaco che ha coordinato il lavoro di segreteria e di aggiornamento del sito www.vicenzapinkbike.it e con Drusy Frigo referente per la sistema-zione alberghiera. Da non dimentica-re anche la presenza di ciclismosicu-ro.it che non ha voluto far mancare le testimonianze di Kezia Pittarello, Enrico Franzoi, Emiliano Barban e Silvana Valente sulle tematiche del-la sicurezza del ciclismo, argomento questo sposato appieno dalla filoso-fia della società Torre Vicenza Pink

scommessa vinta

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25vicenza

Bike che ne è in concreto una delle più attive nel sostenere le tematiche proposte dal portale ciclismosicuro.it fin dalla nascita. Gli organizzatori hanno coinvolto, grazie all’interessa-mento di Stefania Villanova, da sem-pre sensibile a questi aspetti tra socia-le e sport, anche altre realtà creando un gemellaggio con il progetto degli oratori di Don Antonio Mazzi, con il progetto per lo sport Fibrosi Cisti-ca e con la “Città della Speranza” associazione quest’ultima nata pro-prio a Malo, città tra l’altro insignita con il titolo di “Città europea per lo sport”. Un campionato italiano di ciclismo donne che sotto l’aspetto finanziario ha sfiorato i 42.000 euro che grazie a: Lavorazioni Carni e

Pollo Cles di Malo, Banca Medio-lanum agenzia di Malo, Giacomello Arte di Malo sponsor principali e a: Sorelle Ramonda, Righetto Serba-toi, Essegi 2, Perrel, Officine Dalla Fontana, Nico Velo, Nuova Europe Metalli, GT Trevisan e Not Just Bike (per l’abbigliamento dello staff), Bar Afrodithe, India, El Gelataro de Ma-grè e a Villabonin e Victory che han-no accettato di fare da Title Sponsor, sono stati interamente coperti. Dopo il successo di quest’anno la società continua l’attività sportiva con le sue 10 ragazze e con il motto “non molla-re mai” e grazie al suo presidente che si definisce “fondamentalmente una persona sempre ottimista”, non si sa mai che prima o poi (e si sta lavoran-

do proprio per questo oltre che verso l’educazione e la formazione delle ragazze mediante l’attività sportiva), ad un campionato tricolore non sia proprio una “nostrana” a chiudere a braccia alzate in solitaria e a guada-gnare quel tricolore che l’organizza-zione di quest’anno, grazie al Comu-ne di Malo e ai tanti suoi volontari si è ampiamente meritato sul campo. Complimenti a chi ha vinto e un rin-graziamento va al Torre Vicenza Pink bike per aver organizzato al meglio una manifestazione che rimarrà in-delebile nel ricordo di chi ha vissuto una due giorni all’insegna dello sport sano e nello stesso tempo accogliente e familiare.

A Santomio si è tenuto il Campionato Italiano di ciclismo giovanile, grande sport e ottima organizzazione di Enzo Casarotto

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26valdagno

“È una soddisfazio-ne che ripaga dei sacrifici fatti fin da piccola quan-do la mamma mi

portava in pista a Castelgomberto”. Questa è la prima dichiarazione di Michela Pavin appena rientrata da Anania in Portogallo alla conclusione degli europei juniores in cui la nazio-nale di Salvoldi, Cristini e Fusarpoli ha conquistato ben 11 medaglie sug-gellando il buon momento della pista azzurra nonostante la crisi che con molta provabilità non consentirà alle azzurre di partecipare al mondiale neozelandese. “E’ sempre bello par-lare delle medaglie al femminile per evidenziare i progressi dello sport – continua Michela Pavin – poi quando si parla di riconoscere qualcosa che possa compensare tutti i sacrifici a cui dobbiamo sottostare, non si rie-sce ad ottenere nessuna certezza per

il nostro futuro, sarebbe bello almeno confrontarsi a livello mondiale per dimostrare quanto valiamo”. Questo lo sfogo della biondina diciottenne dal 15 luglio di San Vito di Leguz-zano che assieme alla sua famiglia si gode questo trionfo nella specialità più impegnativa della pista. L’om-nium è una gara su 6 prove suddivise in due giornate di gara, in cui il vin-citore è determinato da una classifica a punti. “Abbiamo iniziato con il giro lanciato esordisce Michela - una spe-cialità che non è nelle mie corde e ho iniziato in sesta posizione nonostante il mio miglior tempo stagionale. Mi sono rifatta nella corsa a punti in cui sono riuscita a prendere il giro di vantaggio a 15 tornate dalla fine e ho vinto la successiva corsa a punti. Alla fine della prima giornata ho fat-to terza nella corsa ad eliminazione e terza anche nella classifica generale a tre punti dalle prime due; il secondo

Michela Pavin conquista un bronzo europeo nell’omnium, una medaglia che la ripaga di

tanti sacrifici.

Michelabronzo europeo

di Enzo Casarotto

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Ci trovatein via Rio, 27Cereda di Cornedo Vic.no

giorno con i tempi che otteniamo in Italia nell’inseguimento siamo mol-to indietro rispetto alla preparazione delle altre e con il settimo posto sono scesa al quarto posto della generale; infine con lo scratch (5^ e seconda tra le ragazze del podio provvisorio) e con i 500 metri (4° posto) sono ri-uscita a prendermi il bronzo con un po’ di rammarico essendo arrivata ad un solo punto dall’argento”. – Ora gli altri obbiettivi stagionali quali sono? “Corro gli europei strada il 12 agosto in Olanda con tanta vo-glia di fare bene e sarà la mia quarta maglia azzurra (una da riserva), poi spero di poter partecipare ai mondiali dell’omnium ma come ho già detto le finanze forse non ci sono”. Per con-cludere. “Spero che ci sia la voglia di investire con la pista; un ringrazia-mento è doveroso alla mia società, la Vecchia Fontana e ai signori Veleda, al tecnico Massimo Cisotto, a Sergio

Bianchetto che mi ha messo in pi-sta e che mi segue un grazie anche al meccanico Liliano Lullo a cui ho regalato i fiori (che di solito vanno al massaggiatore), perché penso che e la persona che dorme meno di tut-ti e che si fa il mazzo per preparare al meglio le bici, ma il grazie più grande va alla mia famiglia che oltre che a seguirmi nello sport mi ha in-segnato quei valori e quelle qualità che contano per diventare adulti e per crescere sani e onesti”. Per Mi-chela Pavin non è solo il tricolore nell’omnium, il bronzo europeo e le sei vittorie tra pista e strada che ha conquistato in questo 2012 ad avere un valore assoluto; al contrario, il rispetto e la stima nella sua famiglia e nelle piccole cose di tutti i giorni valgono altrettanto nonostante la sua sia in prospettiva una carriera da superstar.

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in bici per il mondo

Il gruppo ciclistico Palladio organizza ogni anno gite in bicicletta un po’ ovunque: quest’anno è toccata la Francia del sud. Dal nostro inviato speciale la cronaca di una sei giorni indimenticabile tra Costa Azzurra, Provenza, Camarghe, Linguadoca e Pirenei con arrivo a Lourdes

La passione spesso con-duce a soddisfare le proprie voglie…… cantava Fabrizio DE ANDRE’ e la passio-

ne per la BICILETTA mi porta ogni anno a soddisfare la voglia di VIAGGIARE. Passione e voglia mi hanno porta-to a conoscere oramai da più di 10 anni il gruppo ciclistico PALLA-DIO di Vicenza, che ogni anno organizza una settimana di vacan-za, (se così si riesce a chiamare), visto che ogni anno presentano un percorso che varia dagli 800 ai 1200 km. in posti sempre nuovi sia in Italia che all’estero. Quest’anno la partenza prevista era da VENTIMIGLIA. Sabato 2 giugno, portati dal pul-lman che sposterà i nostri bagagli e funzionerà da supporto per tut-ta la settimana ci scarica appena passato il confine francese.La nostra meta finale sarà LOU-RDES dopo aver percorso CO-STA AZZURRA, PROVENZA, CAMARGHE, LINGUADOCA e PIRENEI.1° giornoSi rimontano le biciclette e indos-sate le divise, si parte. A breve distanza tra loro, si sus-seguono le pittoresche località di Mentone, Monte Carlo e Nizza, magiche città della Costa Azzur-

ra.Seguendo la costa si raggiunge Antibes, magnificamente situata alla base della penisoletta del Cap d’Antibes. La meta della prima tappa è Valbonne alle porte della Provenza. 2° giornoIl secondo giorno prevede l’attra-versamento della Provenza pas-sando per Grasse, rinomata citta-dina ai piedi delle Alpi Marittime e centro dell’industria di profumi.Da qui in poi con un sali-scendi spacca gambe ci porta a Ca-stellane imbocco naturale delle profonde gole del fiume Verdon che squarciano la terra per 25 chilometri creando il canyon più impressionante d’Europa, grazie alle sue pareti di calcare bianca-stro a strapiombo sul fiume verde smeraldo alte fino a 1500 metri, immerse in una natura lussu-reggiante e rigogliosa. Un vero paradiso per gli sportivi che pra-ticano sport estremi. Alla fine del Canyon, suggestiva è la vista del Lago de Sainte Croix con il pa-esino di Moustiers-Sainte Marie, uno dei borghi più belli di Fran-cia. Questo meraviglioso villag-gio arroccato si trova nel mezzo di due maestose rupi rocciose attraversate da un vivace ruscello di montagna. La leggenda raccon-ta che il cavaliere di Blacas, per

ringraziare la Vergine di essere tornato sano e salvo dalle crocia-te, fece issare una stella appesa fra le due pareti di roccia con una catena. E ancora oggi la stella veglia sulle teste degli abitanti scintillando al sole del tramonto. L’arrivo a Greoux les Bains segna la sede della seconda tappa.3° giornoLa terza giornata è focalizzata sull’ascesa del Mont Ventoux 1912 mt. che, nella parte sommi-tale, si presenta come una pietraia battuta da forti e insistenti venti che hanno messo a dura prova la tenacia di tutti i componenti del gruppo.Dalla sommità un panorama mozzafiato, si estende dalle Alpi ai Pirenei passando per il mare Mediterraneo. Il Tour de Fran-ce propone spesso la scalata di questa cima, celebre per l’eleva-ta pendenza della strada e per il calore che l’asfalto sprigiona nel mese di luglio. Si ricordano le imprese di Charly Gaul, Raymond Poulidor, Eddy Merckx, Bernard Thévenet, Eros Poli nel 1994 (autore di una fuga di 171 km in solitaria), Mar-co Pantani e Richard Virenque. Nell’edizione del 1967, il britan-nico Tommy Simpson morì quasi in vetta, vittima del doping. Una piccola lapide sul bordo della

strada lo ricorda e, per noi, l’o-maggio è motivo di una breve so-sta per recuperare anche le forze. Il percorso dopo la ripida discesa si immerge nelle distese di vigne-ti e lavanda che portano ad oltre-passare la città di Avignone, con il suo celebre Palazzo dei Papi. L’arrivo di tappa, dopo aver oltre-passato il parco regionale des Al-pilles, è ad Arles sulla riva sinistra del Rodano con la sua splendida Arena Romana e la casa di Van Gogh meta delle nostre visite.4° giornoLa quarta tappa del nostro tour ci porta nel cuore della Camargue, regione umida fra il Mar Mediter-raneo e i due bracci del delta del Rodano.Con un’area di oltre 930 kmq la Camargue è il più grande delta fluviale dell’Europa occidentale. Essa è una vasta pianura com-prendente vaste lagune di acqua salata divise dal mare da banchi di sabbia e circondate da paludi coperte da canneti, a loro volta attorniate da grandi aree coltiva-te. Qui si possono trovare alcuni degli animali selvatici maggior-mente protetti di tutta l’Europa e cavalli, cavalli dappertutto.La nostra meta è S. Marie de la Mer, famoso per il santuario di Santa Sara meta di pellegrinaggi dei Gitani che qui convergono da

di Guido Lanaro

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Ci trovatein via Rio, 27Cereda di Cornedo Vic.no

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tutto il mondo per venerare la loro santa protettrice. Siamo in Linguadoca-Rossiglio-ne, si attraversa Aigues Mortes, famoso borgo fortificato che ha conservato intatta la cinta di mura medievali. Si prosegue velocemente lungo la stupenda costa per Sète, gros-so porto commerciale, punto di partenza del Canal du Midi’ che collega il Mediterraneo all’ocea-no Atlantico.Il riposo di giornata ci aspetta a Beziers.5° giornoE’ il quinto giorno e di buon mat-tino ci avviamo, per trasferirci ai piedi dei Pirenei dove ci aspet-tano altre cime mitiche del Tour de France.Sosta obbligatoria lungo il per-corso è Carcassonne, per visitare la sua celebre CITE’, splendida cittadella medioevale patrimonio dell’UNESCO. Il piccolo borgo in cima alla collina è tutto chiuso da un doppio giro di mura merla-te difeso da 52 torri. La strada inizia a salire dolce-mente e ci fermiamo per una bir-ra a Mirepoix, che ci seduce per l’autenticità della sua architettu-ra medievale. Nel cuore di questi paesaggi immutati, il catarismo, forma medievale di Cristianesi-mo, trovò uno dei suoi luoghi di

predilezione. Attraversando luoghi e paesi caratteristici arriviamo a Foix, storica città dei Pirenei orientali dominata dall’alto dall’omoni-mo castello. Con il sesto giorno le gambe sono ormai pronte e cominciano le salite pirenaiche. Lasciamo Foix, e con continui sali-scendi attraversiamo uno dei luoghi più caratteristici nel cuore dei Pire-nei, fino all’ascesa del Colle di Portet-d’Aspet. E’ un valico francese pirenaico situato alla quota di 1.069 mt nel dipartimento dell’Alta Garonna, regione Midi-Pirenei, collega le valli dei fiumi Ger e Bouigane. Frequente punto di passaggio di tappa del Tour de France. Ha conosciuto triste notorietà il 18 luglio 1995 quando nella sua discesa, l’olimpionico Fabio Ca-sartelli ha perso la vita dopo una rovinosa caduta. Sul luogo della disgrazia è stata innalzata una stele in memoria dello sfortunato corridore ita-liano, presso la quale ci siamo fermati per il doveroso omaggio. Il percorso prosegue per il col de Mentè e il col de Peyresourde per arrivare a Saint Lary Soulan, importante stazione invernale Pirenaica.Splendido l’albergo che ci ospita

e ci consente di riscaldarci con una sauna, visto che il tempo non più bello come i giorni pre-cedenti, ci ha riservato anche de-gli scrosci di pioggia.6° giornoL’ultima giornata si presenta all’insegna del brutto tempo. Dobbiamo affrontare le ultime asperità pirenaiche: Col d’Aspin e Col du Tourmalet che con i suoi 2.115 mt rappresenta il pun-to più alto del nostro viaggio.Durante l’ascesa al primo colle la nebbia si fa padrona del pae-saggio circostante e ci nasconde l’arrivo della pioggia che ci sor-prende al passaggio del valico. Dopo una ripida discesa, bardati con tutto quello che avevamo al seguito, troviamo un villaggio con un bar dove ci infiliamo per bere una cioccolata calda. Il ge-store preso da compassione ac-cende pure il caminetto e questo tepore ci fa tornare alto il morale per affrontare il Col du Tourma-let.La pioggia da tregua ed allora baldanzosi si parte per l’ultima salita. Troviamo un professio-nista dell’EUROPCAR in alle-namento, cerchiamo di seguirlo ma, dopo poche pedalate non lo si vede più.Sulla sommità del colle la nebbia ci impedisce di vedere il paesag-

gio circostante e il freddo si fa sentire. La meta di giornata e del nostro viaggio ormai è vicina.E’ quasi finita, una discesa moz-zafiato e una quarantina di chilo-metri sulla dorsalepirenaica ci portano a Lourdes.

Il sabato, dopo le dovute visite alla grotta, alla basilica e aver preso parte alla santa messa, decidiamo, visto che il sole ri-splendeva in cielo di noleggiare un’auto per tornare dove erava-mo passati il giorno precedente.Come si poteva tornare a casa senza vedere i paesaggi pirenai-ci che avevamo percorso e che avevano richiesto tutto il nostro sudore. Spettacolare la vista del Pic du Midì de Bigorre con il suo osser-vatorio astronomico e altrettanto la casualità di trovarci nel bel mezzo della festa della transu-manza delle greggi con banchet-to tra i pastori.Nel tardo pomeriggio l’aereo RyanAir ci fa capire che il tutto è finito e non ci resta altro che ri-guardare le foto scattate durante tutto il percorso e pensare dove la nostra bici-passione ci porterà l’anno prossimo.

Totali chilometri percorsi 1158 con dislivello totale di 13000 mt.

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Quel gesto immortaleIl presidente della Pro Santomio, Alessandro Zaupa, ha inaugurato il monumento a Coppi e Bartali.

A margine del tricolore gio-vanile riserva-to alle donne si è svolta, in

prossimità degli impianti sportivi di Santomio, l’i-naugurazione di un monu-mento raffigurante lo sto-rico scambio di borraccia tra Fausto Coppi e Gino Bartali, una scultura in bronzo dell’artista locale Aldo Meneguzzo (datata 1986) che Pietro Marchio-ro ha deciso di donare alla

di Enzo Casarotto

Pro Santomio. Importan-te il parterre degli ospiti con alcune vecchie glorie vicentine e tra queste l’O-limpionico Valentino Ga-sparella (originario di Iso-la Vicentina), il norvegese Knut Knudsen, il suo ca-pitano Giovanni Battaglin che ha vinto il giro d’Italia del 1981, oltre al sinda-co di Malo sig. Antonio Antoniazzi accompagna-to dall’Assessore Matteo Strullato e dal vice presi-

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dente del Coni vicentino Emiliano Barban. Il Mo-numento è stato benedet-to da Don Pietro Astegno e la Pro con l’intervento del suo presidente Ales-sandro Zaupa, ha sottoli-neato l’impegno di Pietro Marchioro per le due ruote che nella sua attività di or-ganizzatore fino al 1992 ha saputo organizzare per ben 27 volte il gran Premio Santomio per dilettanti e allievi, tre circuiti degli

assi con i professionisti e ben 18 edizioni del pre-mio “ruota d’oro”. Ora il testimone dal 78enne Pie-tro Marchioro, passa nelle mani della più “dinamica Pro Santomio”. “Siamo orgogliosi di partecipare a questo evento – afferma Alessandro Zaupa - che grazie ai nostri ormai col-laudati collaboratori (360 tesserati) e alle nostre strutture ci ha permesso di offrire gli ospiti giunti an-

che da lontano per questa due giorni di ciclismo al femminile, quelle specia-lità e quei servizi che ci hanno permesso acconten-tare le loro richieste. Per tornare all’inaugurazione del Monumento al ciclista, per noi è un onore portare avanti la tradizione delle due ruote iniziata con le organizzazioni di Pietro Marchioro che ci ha dona-to la scultura del conterra-neo Aldo Meneguzzo.

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Hanno scelto il percorso più im-pegnativo, quello che i media defi-niscono “impresa

eroica”: 82 km, 4200 metri di dislivello e 4 Passi attorno al

Gruppo del Sella; il nome del-la manifestazione “Sellaronda Hero” è davvero appropriato perché queste sono fatiche che solo gli eroi possono compiere!Certamente serve molto più che un’abbondante dose di

duro allenamento per parteci-pare alla Sellaronda Hero e per completare con successo il giro dei quattro famosi passi dolo-mitici del Gardena, di Cam-polongo, del Pordoi, del Sella, nonché del Duron.Partiti alle 8:30 del mattino e tagliato il traguardo di Selva di Val Gardena nel tardo po-meriggio: il tempo impiegato è un segreto come l’età delle donne, ma l’obiettivo, quello di arrivare entro il limite massimo consentito, è stato raggiunto. “Questa sì che è un’impresa eroica! -hanno commentato all’arrivo i vicentini”. Andrea Cornale, Omar Ravazzolo, Pie-tro Pranovi, Andrea Rossato e Andrea Cavion: non sono pro-fessionisti della mountain bike, sono semplicemente cinque amici appassionati della bici-cletta che avevano un grande sogno: partecipare ad una delle competizioni più impegnative d’Europa. Sportivi e amanti delle sfide, per loro la Sellaron-da Hero è stata una scommessa in primo luogo con se stessi. Gara estrema e massacrante, non c’è dubbio; ma la fatica e lo sforzo sono stati ampiamen-

te ripagati da uno spettacolo naturalistico impressionante con la vista su alcuni dei più incantevoli panorami delle Do-lomiti: ogni passo raggiunto corrispondeva ad una piccola fetta di successo: un panino, una bibita e perché no una foto in compagnia, e poi via verso il passo successivo con lo spi-rito agonista che molto spesso lasciava spazio al divertimento.I vicentini, tutti residenti nella vallata dell’Agno, nonostante il tempo parecchio instabi-le del mattino, la pioggia e il freddo, hanno tagliato il tra-guardo dopo 82 Km stremati dalla fatica ma orgogliosi per essere riusciti nell’impresa. Di-mostrando il loro straordinario impegno possono oggi consi-derarsi vincitori di loro stessi!

CuriositàTra i biker partecipanti anche Pasquale Bruno, ex calciato-re di Juventus e Lazio che ha concluso il percorso di 82 Km in 8:53’45’’. Direttore di Gara, l’ex sciatore azzurro Peter Runggaldier, vincitore della Coppa del Mondo di supergi-gante nel 1995.

Sellaronda HeroVicentini alla 3° edizione della Sudtirol Sellaronda Hero.Oltre 2 mila i biker partecipanti provenienti da 25 nazioni

di Chiara Guiotto

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Il fascinoirresistibile

delle meduseIl nostro Antonio Rosso ci fa scoprire le bellezze e i pericoli

delle meduse, invertebrati dall’irresistibile fascino.

di Antonio RossoFoto di Antonio Rosso, Denis Zorzin e Wikipedia

In piena estate sono d’obbligo le immersioni e le vacanze al mare. L’emergenza me-

duse rientra tra i perico-li a cui vanno incontro coloro che frequentano le spiagge, a qualunque latitudine. I più protetti sono i subacquei che in-dossano le mute, mentre coloro che praticano lo snorkeling, sono esposti ai tentacoli urticanti di questi animali.Le meduse sono inverte-brati che appartengono al philum dei Cnidari, etimologicamente orti-che di mare. In realtà la medusa è uno dei due stadi del ciclo vitale che caratterizza questi orga-nismi, in cui si alterna una generazione di indi-vidui che conduce vita li-bera, in acqua (le medu-se) e una di individui che rimangono aggrappati al

fondale (i polipi).Le meduse sono diffuse in tutti i mari ed hanno dimensioni da pochi cen-timetri fino i due metri e mezzo di diametro.Hanno la forma di un ombrello rovesciato con il corpo che presenta una simmetria raggiata dove al centro c’è la bocca e, nella parte inferiore, ci sono i tentacoli. La loro trasparenza è dovuta al fatto che contengono meno dell’2% di materia organica, mentre il resto è composto da acqua.Le meduse hanno par-ticolari cellule, i cnido-blasti, particolarmente numerosi nei tentacoli, i quali contengono una struttura urticante, i ne-matocisti, che possiedo-no un filamento che vie-ne espulso e si conficca nella nostra pelle. Le me-duse utilizzano questo sistema per difendersi e

per catturare i piccoli pe-sci e gli altri invertebrati di cui si nutrono. Il liqui-do urticante che ci viene iniettato, inoltre, è mol-to complesso, essendo composto da una misce-la di tre proteine: una con effetto paralizzante, una con effetto infiammato-rio e una neurotossica.La medusa ha una ri-produzione sessuale; la femmina rilascia le uova in mare che gli spermatozoi, liberati dal maschio, fecondano. La larva che ne nasce, salvo alcune eccezioni, si fissa al fondale e si trasforma in polipo. Si riprodurrà poi asessuatamente, ge-nerando altre meduse e così via.Le meduse più comuni nel Mar Mediterraneo sono tre: la Pelagia noc-ticula, la Cotylorhiza tuberculata, la Rhizosto-ma pulmo (Polmone di

mare). Quest’ultima è la più grande, fino a 60 cm di diametro, con un om-brello bianco latte a mar-gine violetto; la Pelagia nocticula è detta anche medusa luminosa perché di notte è fosforescente; ha dimensioni di circa 10 cm di diametro, possiede tentacoli fini ma lunghi ed è particolarmente pericolosa perché si pre-senta spesso in branchi di molte centinaia di elementi; la Cotylorhiza tubercolata o Cassiopea ha una forma a disco e anche i tentacoli termi-nano con dei dischetti, ha un aspetto a cespu-glio fiorito ma rovescia-to. Concludendo, per il loro aspetto, le meduse si prestano molto alla fotografia subacquea, ma è bene avere l’avverten-za di scattare le foto in controluce e ad una certa distanza dai tentacoli.

Cosa fare quando si è colpiti da una medusa?Le meduse sono sempre più diffuse nei nostri mari e poiché possono provocare lesioni da contatto anche importanti è bene sapere come comportarsi. Alcune specie, diffuse nei mari tropicali, sono particolarmente pericolose e in alcuni casi possono causare la morte per shock anafilattico. Innanzitutto bisogna stare calmi, respirare normalmente, uscire subito dall’acqua e lavare la parte colpita con acqua di mare e non con acqua dolce sia per pulire la pelle dalle parti di medusa rimaste attaccate alla pelle, sia per diluire la tossina non ancora penetrata.Ognuno ha un rimedio: applicare sulla parte una pietra o acqua calda, strofinare con sabbia calda, lavare con ammoniaca o urina, aceto o alcool. La medicina ufficiale ritiene questi rimedi “fai da te” non solo inutili, ma che possono far peggiorare l’aggressione tossica che provoca, generalmente, solo una reazione infiammatoria locale, da far controllare appena possibile ad un medico. Secondo alcuni siti internet, la medicazione corretta andrebbe fatta con l’applicazione di Gel Astringente al Cloruro d’Alluminio. che ha un’azione antiprurito e blocca la diffusione delle tossine. Tale gel non è comune in Italia ma per questo medicinale si può sentire il proprio medico. Per contro, se si evidenzia nel soggetto colpito una reazione cutanea diffusa e sono evidenti difficoltà respiratorie, pallore, sudorazione e disorientamento, la cosa migliore è chiamare il 118 e spiegare di cosa si tratta: si riceveranno le istruzioni sul da farsi in attesa che arrivi il Personale di Pronto Soccorso. Infine, poiché l’area di pelle, colpita dalle meduse rimane sensibile alla luce solare e tende a scurirsi rapidamente, si può evitare che la pelle si macchi tenendola coperta fino a quando è finita l’infiammazione.

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Slovenia Tour Tour dell’alta sloveniacon l’A.S.D. Veloclub Piana

Anche stavolta noi del Veloclub Piana abbia-mo fatto centro con questa iniziativa ri-volta agli appassionati

delle due ruote pedalando nei gior-ni del 2 e 3 giugno, intorno al parco naturale del Tricorno (TRIGLAV). Un week end in amicizia nell’alta Slovenia, assaporando pienamente il fascino nascosto e poco cono-sciuto di queste terre di confine, che un tempo non tanto remoto apparte-nevano in parte all’Italia. Il ritrovo a Valdagno ha visto la partecipazione di un nutrito gruppo di ciclisti del Veloclub Piana, con

al seguito la “mitica ammiraglia” condotta con grande maestria dal nostro fotoreporter Giampietro, pronta ad intervenire in qualsiasi evenienza o necessità.Dopo il trasferimento in auto fino a CIVIDALE DEL FRIULI è iniziata l’avventura ciclistica.Pronti Via..... ed eccoci dopo 10 km. già oltre il confine. Il panorama è subito cambiato: valli incontaminate, torrenti impe-tuosi, foreste a perdita d’occhio e piccoli paesini arroccati sulle mon-tagne, hanno fatto da cornice alle nostre pedalate in libertà.Questa si è rivelata una terra ancora

molto selvaggia, non a caso il regno del noto orso bruno.Giunti a CAPORETTO, importan-te località storica, teatro di eventi bellici molto tristi per la nostra pa-tria, abbiamo imboccato la valle del fiume Isonzo ( “Soca “in Sloveno), per circa 50 km. apprezzando le meraviglie di questa valle carsica, autentico paradiso incontamina-to per gli amanti del “ Rafting” e dell’avventura nella natura.Dal 70° km. in poi sono iniziati i “ dolori” perchè abbiamo dovuto affrontare le terribili pendenze del passo VRSIC con punte dal 12% al 15% ed un dislivello di 1200 metri

sugli ultimi 10 km.Quì ognuno ha potuto “testare” la propria preparazione arrivando si-curamente al limite.E’ stato un vero peccato che le avverse condizioni meteo, con un cielo ricoperto di spesse nubi, non abbiano permesso di ammirare i bellissimi paesaggi del Parco Na-zionale del Tricorno.Una volta giunti sulla vetta abbia-mo assaporato il piacere della di-scesa fino a KRANISKA GORA (nota località sciistica, dove ogni anno si svolgono le discese di cop-pa del mondo), per proseguire poi alla volta di BLED. Nel tardo po-

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meriggio, stanchi ma felici, dopo 145 km. di pedalata siamo arrivati finalmente al tanto sospirato alber-go affacciato sul lago di BLED.Sistemati e rinfocillati per bene, siamo usciti in gruppo per l’escur-sione serale.La visita al castello che domina il lago ci ha proiettati di colpo in una magica atmosfera medioevale. Gra-zie alla contemporaneità di una ma-nifestazione folkloristica in costu-me, abbiamo visto sfilare davanti ai nostri occhi dame di corte, arcieri, guerrieri in armi, giullari, maghi, giocolieri.Tutto bellissimo. Con i suoni e le

immagini ancora ben presenti nel-la mente, siamo rientrati in albergo per il meritato riposo. Ed il primo giorno era andato...........Il secondo giorno, di buon matti-no dopo un’abbondante colazione, abbiamo visitato con andatura tu-ristica la meravigliosa località di BLED, con le sue casupole, am-mirando in particolare la stupenda chiesetta che emerge da un isolotto al centro del lago. Più carichi che mai siamo poi ripartiti alla scoper-ta di nuove salite e nuovi paesaggi. Con una piccola variante al percor-so programmato, abbiamo visitato anche il lago BOJINI, altra nota lo-

calità turistica della Slovenia.Purtroppo però da questo punto in avanti la nostra giornata è stata condizionata dai capricci di “Gio-ve Pluvio”, che ha pensato bene di rinfrescarci le idee. Questo però non ci ha scoraggiato, anzi, la no-stra voglia di arrivare cresceva con l’aumentare della pioggia. Dopo l’ultima pausa “tecnica” per il pranzo, presso TOLMINO (altro baluardo Italico della grande guer-ra), siamo giunti nel pomeriggio con il classico sprint finale a CIVI-DALE DEL FRIULI.Bagnati, ma felici, dopo aver per-corso quasi 300 km. prima di in-

traprendere la strada del ritorno, abbiamo ricordato, davanti ad una buona birra, tutte le emozioni vis-sute assieme. Un ringraziamento particolare al A:S:D: Veloclub Piana e alla sua sempre perfetta organizzazioneper averci fatto conoscere questi luoghi così vicini a noi, ma poco frequentati, ideali per chi ama le due ruote, la natura, la storia ed il vivere all’aria aperta...E a tutti gli appassionati un arri-vederci alla prossima..

di Orazio Zanatta

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Potete scrivere al Senatore Alberto Filippiinviando le vostre e-mail a:

[email protected]

lettere

Alla gente piacciono di più le Olimpiadi o i Campionati del Mondo di calcio?

Le vostre lettere possono essere letteanche nel sito: albertofilippi.it

Caro Senatore,

ogni giorno la Gazzetta dello Sport segna con un countdown i giorni che ci separano dall’inizio delle Olimpiadi di Londra. Mi chiedo e le chiedo - quando ancora qualche giorno ci sepa-ra dal loro inizio - esse sapranno davvero interessare il grande pubblico sportivo? Perché, osservando questi giorni di vigilia preolimpica, noto che i grandi media si sono interessati di più al passaggio di Ibra e di Thiago Silva al Paris Saint-Germain (tanto che oggi sappiamo quello che già potevamo immagina-re: Ibra guadagnerà 90 volte tanto lo stipendio di Hollande) che alle imminenti Olimpiadi londinesi. A dar rilievo a questi dati, verrebbe da dire che i Giochi abbiano perso un po’ del loro fascino e che non siano più quel grande show planetario capace di coinvolgere gli sportivi di tutto il mondo e che al loro posto si stia sempre più affermando il calcio con i suoi mille interessi. Insomma, secondo lei, alla gente piacciono di più i Campionati del Mondo o le Olimpiadi?

Un augurio di buone vacanze, Enrico Bicego.

Carissimo Enrico,

le Olimpiadi sono sempre le Olimpiadi e quando inizieran-no, stai certo, esse sapranno coinvolgerci più di qualsiasi altro campionato sportivo, più di qualsiasi altro spettacolo. Nemmeno il calcio e le sue appassionate sfide sapranno so-stituirsi a quel Tutto che esse sono. Perché le Olimpiadi sono una grande laica celebrazione dell’uomo e delle sue capacità. Ogni appassionato sportivo avrà il miglior spettacolo che il proprio sport possa oggi offrirgli. Vincere una medaglia olim-pica è scrivere il proprio nome nella storia millenaria non solo dello sport ma dell’umanità. Ogni atleta di ogni nazione di ogni disciplina darà il massimo per fare la propria parte, per diventare un Campione dell’Umanità. E quando in gioco ci sono questi valori, spettacolo ed emozioni sono sempre as-sicurati.

Buone vacanze anche a te e a tutti i lettori di Sportivissi-mo, Alberto

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