SalutePiù - Giugno 2011

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1 L’ORTOPEDICO Il Menisco suturato Terme di Cretone ...natura d’amare! VARICI: UNA NUOVA SOLUZIONE ARTROSI DELLA SPALLA LA TIROIDE E LE DONNE In Sabina Sant’Angelo Romano SPECIALE GRAVIDANZA INTERVISTE STEFANO PETRUCCI - L’oro verde della Sabina On. Nicola Illuzzi

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Questo numero di Salute Più contiene uno speciale sulla gravidanza mentre l’ortopedico si occupa dell’artrosi della spalla e della sua risoluzione chirurgica. Ginecologo ed Otorino, approfondiscono il tema della tiroide dai rispettivi punti di vista. Il Chirurgo si occupa di varici e delle nuove soluzioni mini-invasive per curarle. Sant’Angelo Romano è il comune raccontato in questo numero insieme ad un’intervista al suo sindaco Mario Mascetti. Con Stefano Petrucci, Presidente del Consorzio di Tutela dell’Olio Sabina DOP, abbiamo fatto il punto sul percorso intrapreso per la valorizzazione dell’olio d’oliva della Sabina. Con Nicola Illuzzi, Vicepresidente della Commissione Sviluppo Economico, Ricerca e Innovazione, Turismo della Regione Lazio, abbiamo invece parlato di turismo.

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L’ORTOPEDICOIl Menisco suturato

Terme di Cretone

...natura

d’amare!

VARICI: UNA NUOVA SOLUZIONEARTROSI DELLA SPALLA

LA TIROIDE E LE DONNE

In SabinaSant’Angelo Romano

SPECIALE GRAVIDANZA

INTERVISTESTEFANO PETRUCCI - L’oro verde della Sabina

On. Nicola Illuzzi

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Hanno collaborato con noi

Il Chirurgo - Varici, una nuova soluzione “mini-invasiva”

L’Ortopedico -Operare l’artrosi della spalla salvando l’osso

Speciale Gravidanza

Il Ginecologo - La tiroide e le donne

L’Otorinolaringoiatra - I noduli della tiroide

Fara Music Festival

Sant’Angelo Romano

On. Nicola Illuzzi

Stefano Petrucci - L’oro verde della Sabina

benessere cultura costume

la medicina

anno IInumero8giugno 2011

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27Direttore ResponsabileFabrizio Sciarretta

Segreteria di RedazioneFilippa [email protected] 06 90625576

Art director e impaginazione:Alessia Gerli

EditoreLaboratorio Clinico Nomentano SrlVia dello Stadio 1 00015 Monterotondo (RM)Iscritto al registro della stampa e dei pe-riodici del Tribunale di Tivoli n. 97/2009

StampaGraffietti Stampati S.n.c.S.S. Umbro Casentinese km.4.50001027 Montefiascone (VT)

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in sabina

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le interviste

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Questo è un numero di SalutePiù molto al femminile. Del resto, è anche giusto che sia così poiché – notoriamen-te – le donne sono molto più attente alla salute ed alla forma fisica degli uomini ed anzi, in molte famiglie, è la donna a gestire le “faccende” di salute per tutti. Non si tratta di “leggende domestiche” ma di fatti: anche dal nostro modesto osservatorio ci rendiamo conto come siano le donne a partecipare con più attenzione e tempestività alle campagne di prevenzione portandosi al seguito gli “elementi” maschili del gruppo familiare.Così, il focus di questo numero è sulla gravidanza dove abbiamo cercato però di trovare un approccio un po’

diverso dal solito. Infatti, non parliamo di temi assolutamente imprescindibili – quali i vari accertamenti che si effettuano per monitorare lo stato di salute del nascituro e della mamma – ma trattati più di comune, bensì di come fare per “sentirsi bene” durante tutto quel periodo che va dal concepimento alle prime settimane del ritorno a casa non solo dal punto di vista fisico ma anche psicologico. Non è che vogliamo millantare chissà quale scoperta: dai tempi di Roma Antica vige infatti la massima mens sana in corpore sano e noi, tutt’al più, possiamo vantarci di non aver ancora dimenticato il latino delle scuole medie ! Abbiamo dunque messo insieme tre aree di competenza diverse per guardare da più angoli allo stesso tema: la Dr.ssa Carol Dettori, ginecologa, per capire come prendersi cura di se stesse dal punto di vista medico; la Dr.ssa Maria Cristina Zara, psicologa e psicoterapeuta, per aiutarci a percorrere l’iter che rende una coppia “genitori” ed il Dr. Sergio Curti, terapista della riabilitazione, per scoprire come la gestanti possa trovare un equilibrio con il proprio corpo che è anche equilibrio della mente. Nelle pagine che seguono, affrontiamo poi anche altri temi vicini alla salute della donna: le patologie della tiroide, più diffuse tra il gentil sesso che tra gli uomini; le nuove tecniche chirurgiche per risolvere il problema delle varici con soluzioni assoluta-mente innovative e molto meno invasive che in passato.Terminate le fatiche necessarie per preparare la parte medica della rivista, sono riuscito finalmente a sparire per qualche ora ed andarmi a godere un panorama magnifico, quello del belvedere di Sant’Angelo Romano. In Maremma, che è un’altra terra che mi appassiona come la Sabina, quei borghi che, per collocazione, offrono viste spettacolari sono affettuosamente detti “i balconi della Maremma”: Sant’Angelo è senz’altro uno dei più splendidi “Balconi della Sabina” ! Della vista eccezionale che da lì si gode potete leggere più in là nelle nostre pagine e vi incoraggio caldamente a scegliere una bella mattinata tersa per andare a godere di uno spettacolo indimenticabile. Purtroppo, non riesco a fare a meno di dirvi come questo affaccio meraviglioso consenta anche di valutare appieno il degrado che molti decenni di amministratori locali (e magari non solo “locali”) assolutamente privi di alcuna civiltà hanno causato alle nostre terre. Ad esempio, il numero inquietante di cave aperte nei fianchi delle montagne e bellamente abbandonate senza che nessuno abbia riqualificato l’area di cava dalla quale si era arricchito alla faccia nostra: probabilmente perché lungimiranti concessioni pubbliche semplicemente non prevedevano che dovesse farlo. Oppure le disadorne corone di case qualunque che cingono i borghi storici, edificate in periodi – mica tanti anni fa – in cui del decoro urbano non gliene fregava nulla a nessuno.Per favore, quando vi affacciate da Sant’Angelo, dopo aver pensato che l’infinito esiste davvero, date un’occhiata ai guai che siamo stati capaci di combinare (perché un po’ di colpa è anche nostra che non reagiamo di fronte a tutto questo) e l’indigna-zione che proverete portatevela appresso la prossima volta che entrerete in una cabina elettorale.

Fabrizio SciarrettaDirettore Responsabile

ACCOMPAGNAMENTO ALLA GRAVIDANZA E PREPARAZIONE AL PARTO CON IL METODO RESSEGUIERDott. SERGIO CURTI

Il Dr. Sergio Curti si laurea Terapista della Riabilitazione presso l’Università di Roma “La Sapienza” nel 1980. Ha col-laborato con vari centri della Capitale sia nell’ambito della fisioterapia che della logopedia. Nel 1987 si è specializzato nel Metodo Resseguier ed utilizzando tale metodo ha ope-rato nell’Ospedale San Pio X di Ceres (Goias) in Brasile nel 1996-97 nei reparti di Ostetricia e Ginecologia, Chirurgia, Cardiologia, Pediatria e Medicina. Attualmente svolge ala sua attività libero professionale utilizzando il Metodo Res-seguier per tutte le patologie di natura fisica ed emozionale.

VARICI-UNA NUOVA SOLUZIONE MINI-INVASIVADott. ANTONINO GATTO

Il Professor Antonino Gatto, Primario Chirurgo del Presidio Ospedaliero SS. Gonfalone della ASL RMG; è specialista in Chirurgia d’Urgenza e Pronto Soccorso, in Urologia ed in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva. Nell’ambito della Scuola di Specializzazione in Chirurgia Generale dell’Università de-gli Studi di Tor Vergata di Roma è titolare dell’insegnamento di Chirurgia d’Urgenza. E’ autore di oltre 60 pubblicazioni scientifiche di interesse chirurgico e la sua la sua casistica operatoria consta di oltre 6.000 interventi chirurgici di me-dia ed alta chirurgia generale, vascolare, toracica, urologia

LA TIROIDE E LE DONNEDott. ssa MANUELA STEFFÈ

Medico, specialista in Ostetricia e Ginecologia, la dr.ssa Manuela Steffè da quindici anni svolge la sua attività principale nell’ambito dell’infertilità, della diagnosi alle terapie di 1° e di 2° livello. Co-autrice di 27 lavori originali pubblicati su riviste nazionali ed internazionali. Ha partecipato, quale relatrice, ad 11 congressi presentando lavori originali, tutti di interesse ostetrico-ginecologico. E’ responsa-bile del Centro per la Procreazione Medicalmente Assistita di 1° Livello presso il Laboratorio Clinico Nomentano.

LA SALUTE DELLA DONNA IN GRAVIDANZADott. ssa CAROL DETTORI

La Dr.ssa Carol Dettori si è specializzata in Ginecologia e Ostetricia presso l’Università di Roma “La Sapienza”. Ha conseguito successivamente la Specializzazione in

Omeopatia Clinica che utilizza nella sua pratica quoti-diana. Autrice di numerose pubblicazioni, ha parteci-pato a numerosi Congressi e Corsi di Aggiornamento in Ecografia Ostetrica e Ginecologica. Attualmente opera come libera professionista in diversi studi di Roma e presso il Poliambulatorio Specialistico “Laboratorio Clinico Nomentano” nell’ambito della diagnostica per immagini ostetrica e ginecologica.

I NODULI DELLA TIROIDEDott. ssa MARZIA RUGGERI

Marzia Ruggieri si è laureata in Medicina e Chirurgia e si è specializzata in Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale presso l’Università di Roma La Sa-pienzaDal 2003 al 2006 ha lavorato presso la Divisione di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico Facciale dell’Istituto Tumori di Roma “Regina Elena”.Attualmente svolge attività libero professionale pres-so diverse strutture sanitarie ed è Responsabile della Branca di Otorinolaringoiatria del Poliambulatorio Specialistico Nomentano. Sta svolgendo inoltre un Dottorato di Ricerca in “Tecnologie avanzate in Chi-rurgia” presso l’Università di Roma” La Sapienza”, Dipartimento di Otorinolaringoiatria, Audiologia e Foniatria “G. Ferreri.”

DALLA GRAVIDANZA ALLA GENITORIALITÀ: UN PERCORSO PENSATO IN COMUNEDott. ssa MARIA CRISTINA ZARA

Maria Cristina Zara si è laureata in Psicologia- indirizzo Cli-nico e di Comunità presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e si è specializzata presso la Scuola Romana di Psicoterapia Familiare. Ha prestato servizio presso la Usl RMB, il Policlinico Umberto I e l’Ospedale Villa San Pietro-Fatebenefratelli di Roma. Ha operato per Progetti Regionali su Servizi di Prevenzione ed assistenza per la popolazione tossicodipendente. Attualmente collabora con il Centro di Terapia Relazionale di Roma e dal 2007 svolge l’attività di Formatrice e Psicologa Scolastica all’interno di Progetti finanziati dai Servizi Sociali-Politiche Educative del Comune di Monterotondo. Esercita la sua attività di Psicoterapeuta presso lo Studio Medico Polispecialistico Cappuccini.

OPERARE L’ARTROSI DELLA SPALLA SALVANDO L’OSSODott. FABIO SCIARRETTA

Il Dott. Fabio Sciarretta è specializzato in Ortopedia e Traumatologia presso l’Università di Roma “La Sapienza”. Chirurgo ortopedico, ha prestato servizio in qualità di di-rigente sanitario presso l’Ospedale San Giovanni Battista di Roma, presso il Reparto di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale Civile di Velletri e presso l’Ospedale Israelitico di Roma. Svolge attualmente la sua attività professionale presso diverse case di cura romane. E’ stato relatore in oltre 40 congressi nazionali ed internazionali ed ha al suo attivo 38 pubblicazioni.

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Qualità di contenuti insieme ad una veste grafica raffinata:SalutePiù è una rivista che ciascuno prende per portarla a casa

e condividerne la lettura con i suoi familiari, non per incartarci le uova ....Desideriamo riunire intorno a questa iniziativa pochi inserzionisti "fedeli"

per condividere un percorso di crescita e promuovere efficacemente le nostre aziende.Studieremo con ognuno iniziative specifiche che vadano oltre la presenza nella rivista!

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IL CHIRURGO

vena safena, sia sostituito un trattamento endovascolare (cioè dall’interno della vena) con l’ap-plicazione alla parete venosa di energia sotto forma di onde elet-tromagnetiche in radiofrequenza ad alta concentrazione o di luce laser; tale trattamento essenzial-mente determina, nei giorni suc-cessivi alla procedura, la chiu-sura della vaso venoso senza che sia necessario rimuoverlo in modo cruento dalla sua sede. L’intervento è dunque intera-mente eseguito attraverso una piccolissima incisione di alcuni millimetri, od anche con la sola puntura della vena, subito al di sotto del ginocchio; evitando quindi di eseguire le ampie ferite chirurgiche nella regione ingui-nale necessarie nella tecnica di asportazione venosa per “strip-ping”. Per quanto riguarda le eventuali varicosità collaterali, nella mag-gior parte dei casi si osserva una regressione spontanea delle stesse allorché eseguito il tratta-mento mini invasivo endovasco-lare della vena safena; nei rari casi in cui dovessero persistere varicosità collaterali, le stesse possono essere asportate attra-verso ulteriori incisioni cutanee di pochi millimetri. Tutte le mini in-cisioni sono suturate con tecni-ca intradermica con filo riassor-bibile, evitando così al paziente anche l’inestetismo di una ferita chirurgica ed il disagio della ri-mozione dei punti di sutura.Il grande vantaggio della tecni-ca mini invasiva è rappresentato dalla pressoché totale assenza di sintomi postoperatori, dalla

estetico, provocano sintomi dapprima modesti, quali senso di pesantezza degli arti inferio-ri, gonfiore, prurito localizzato, dolenzia, più evidenti la sera o dopo un periodo prolungato di stazione eretta. Tuttavia, con l’aumentare della dilatazione delle varici e dei problemi di de-flusso venoso dagli arti inferiori, si possono manifestare sintomi ben più gravi quali dolore, an-che molto intenso, edema degli arti, crampi muscolari notturni ed alterazioni cutanee con di-scromia che posso evolvere fino alla comparsa di ulcere cutanee a lenta guarigione. In questi casi di patologia varicosa avanzata il trattamento chirurgico è forte-mente consigliato.

Il chirurgo, tradizionalmente, in-terviene attraverso l’asportazio-ne chirurgica del circolo veno-so superficiale. In particolare la tecnica chirurgica consolidata consiste nell’asportazione della vena grande safena – safenec-tomia - e delle eventuali vene collaterali dilatate. Da alcuni anni tuttavia si è sviluppato un approccio meno aggressivo alla chirurgia delle varici degli arti in-feriori con il preciso obiettivo di ridurre il disagio postoperatorio dei pazienti ed il periodo di con-valescenza che segue l’interven-to di chirurgia invasiva.L’innovativo approccio chirur-gico mini invasivo prevede che, alla rimozione chirurgica della

Le varici degli arti inferiori sono dilatazioni del circolo ve-noso superficiale, situato al di sopra della fascia muscolare, determinate dalla discrepanza tra l’elevata pressione idro-statica esercitata dal sangue contenuto nelle vene e la resi-stenza elastica della parete delle vene superficiali dell’arto inferiore.

Una nuova soluzione “mini-invasiva”

Varici il catetere monouso viene introdotto all’interno della venail catetere emette energia a radio-frequenzail catetere viene estratto e la vena collassa chiudendosi

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1 2 3Attraverso una piccolissima incisio-ne di alcuni millimetri viene inserito

il catetere per la diffusione di onde elettromagnetiche in radiofrequenza o

di luce laser

venosa degli arti inferiori de-terminata dall’effetto facilitan-te il deflusso venoso prodotto dall’attivazione della muscola-tura delle gambe; quindi duran-te la giornata lavorativa sarebbe sempre opportuno camminare, anche solo per alcune decine di metri, almeno ogni due ore.Altra particolare condizione che determina l’innalzamento della pressione idrostatica degli arti inferiori, che si osserva anch’es-sa durante la gravidanza, è l’ostacolo al deflusso venoso determinata dalla compressio-ne del feto sul circolo venoso posto all’interno del bacino.Dunque la prevenzione delle varici deve essere basata es-senzialmente su corrette abitu-dini di vita e lavorative, nonché sull’adozione di calze elastiche a media compressione allor-ché si riscontrino particolari condizioni, quali ad esempio la gravidanza, in cui sia inevitabi-le sottoporre il circolo venoso delle gambe a fattori favorenti lo sviluppo di varici. Un contributo alla prevenzione delle varici può anche venire dall’assunzione, per un periodo di tempo limitato e sotto stretta sorveglianza me-dica, di farmaci che aumentano il tono della parete venosa.Le varici, oltre al problema

elastica della parete del circolo venoso a causa di numerosi fat-tori; tra questi, svolgono sicura-mente un ruolo preponderante la predisposizione genetica dei pazienti – familiarità - e l’assetto ormonale femminile. Quest’ulti-mo fattore predisponente as-sume particolare risalto nelle pazienti in condizioni di aumen-to relativo, anche modesto, delle concentrazioni ematiche di estrogeni - quale si osserva ad esempio nella fase preme-nopausale e neiprimi anni della menopausa – od anche nel par-ticolare assetto ormonale che si osserva durante la gravidanza.Un aumento della pressione idrostatica nelle vene degli arti inferiori può essere determinato da erronee abitudini di vita e la-vorative; in particolare dal man-tenere per un lungo periodo la stazione eretta senza deambu-lare od anche dalla necessità di restare seduti alla scrivania per molte ore senza muoversi. Pro-prio durante la deambulazione si osserva una netta riduzio-ne della pressione idrostatica

possibilità di deambulare a po-che ore dall’intervento e dalla convalescenza limitata a po-chi giorni; essendo possibile, in condizioni di esigenze particolari del paziente, limitare la convale-scenza alle sole ventiquattro ore successive all’intervento mini invasivo. Il disagio per i pazien-ti sarà dunque limitato alla sola necessità inderogabile, prevista peraltro anche nell’intervento tradizionale, di indossare una calza elastica contenitiva per un periodo di almeno un mese dopo l’intervento chirurgico.

Dott. Antonino GattoSpecialista in chirurgia d’urgenza e pronto soccorso Specialista in urologia Specialista in chirurgia plastica e ricostruttiva Primario chirurgo del presidio ospedaliero di Monterotondo della ASL RMG.

Dunque, sia eventi che de-terminano un incremento della pressione idrostatica del san-gue che una riduzione della resistenza elastica della pa-

rete venosa possono indur-re l’insorgenza o la pro-

gressione delle varici degli arti inferiori.

Si osserva una riduzione del-

la resistenza

L’approccio chirurgico mini invasivo

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Come tutte le articolazioni anche quella della spalla può andare incontro ad una progressiva usura della cartilagine che ne riveste le superfici. Purtroppo, si

tratta di una patologia che non tende a guarire, ma, anzi, a peggiorare con il tempo. Il processo, infatti, finisce per interessare progressivamente anche l’osso al di sotto della cartilagine articola-re. Ciò avviene, in genere, in due modi: creando escrescenze ossee ( i cosiddetti “osteofiti”) che progressivamente vanno a limitare il movimen-to dell’articolazione oppure determinando dei “vuoti” o dei”fori” nell’osso ( i cosiddetti “ge-odi”) che ne riducono la resistenza. Un quinto della popolazione over 60 presenta dei segni clinici o radiografici dell’artrosi della spalla. Tale incidenza, anche se può apparire elevata, e’, tuttavia, inferiore a quella dell’artrosi di altre articolazioni che devono sostenere il peso del corpo, come l’anca od il ginocchio.Il principale sintomo di un’artrosi di spalla è il dolore che, con il progredire della malattia, non è più solamente presente solo sotto sforzo, ma diventa presente anche a riposo e quindi quasi costante. Al dolore finiscono poi per associarsi una limitazione dei movimenti, un gonfiore e i cosiddetti “scrosci articolari”. cioè quei rumori determinati dallo sfregamento di una superficie ossea contro l’altra. Quando noi chirurghi ortopedici specialisti nella chirurgia della spalla ci troviamo di fronte ad una sofferenza importante su base artrosica non possiamo fare altro che impiantare una protesi artificiale che vada a sostituire l’estre-mità dell’omero (“la componente omerale”), la parte della scapola (“la componente glenoi-dea”) od entrambe. La componente omerale e’ normalmente costituita da uno “stelo”, che, come per l’anca, viene introdotto all’interno del canale midollare dell’omero e da una parte sferica che riproduce l’estremità sferica della

testa dell’omero. La componente glenoidea e’, invece, oltre che sferica anche concava in modo da accogliere la parte sferica della componente omerale.Da alcuni anni, però, quando almeno la metà del tessuto osseo della estremità prossimale dell’omero è intatto, è possibile sostituire solo il tessuto danneggiato impiantando una prote-si di rivestimento, cioè una specie di “scudo” metallico che va a ricoprire la testa dell’omero, riportata durante l’intervento alla sua originaria forma sferica. Tale intervento consente quindi di risparmiare molto osso sano, di abbreviare i tempi chirurgici ed abbreviare anche i tempi di ripresa funzionale dell’articolazione operata. La chirurgia, si e’ spinta con il tempo ancora oltre: è, infatti, possibile ricorrere a protesi di “rive-stimento parziale” in cui viene ricoperta e sosti-tuita solo la parte d’osso inizialmente aggredita dal processo artrosico.In conclusione, posso affermare che anche in Ortopedia deve valere sempre di più il concetto di prevenzione o ancor meglio di pronta cura dei problemi: chi meno aspetta più mantiene integro il proprio corpo e più rapidamente riprende tutta la funzione dell’articolazione causa di problemi!

Operare l’artrosi della spallasalvando l’osso

LABORATORIO CLINICO

STUDIO MEDICO POLISPECIALISTICO

Dott. Fabio SciarrettaChirurgo Ortopedico

1. Sostituzione protesica della spalla e del gomito2. Protesi di rivestimento parziale3. Protesi di spalla di rivestimento 4. Immagine radiografica di protesi di rivestimento5. Immagine radiografica di protesi di rivestimento parziale

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La Salute della donna in gravidanza

mento al parto sia la donna che il nascituro subiscono profonde trasformazioni. Il feto cresce sia di misura che in attività funzionale e trasforma se stesso adattandosi all’am-biente in cui è ospite. La donna attua un cambiamento strutturale anatomico e fisio-logico principalmente dedicato all’ospite ap-pena arrivato, accomodando la sua struttura corporea in modo tale da ottenere il miglior equilibrio possibile per questa convivenza. Il bambino che cresce nel grembo mater-no porta ad uno spostamento del centro di gravità associato ad importanti cambiamenti posturali, i quali saranno necessariamente integrati nell’equilibrio generale della nuova coppia. Le possibilità di adattamento sono davvero infinite ma a volte capita che qualche par-te della struttura non riesca ad adeguarsi al cambiamento creando un conflitto funziona-le, compatibile con la vita ma decisamente scomodo, energicamente dispendioso ed impegnativo da un punto di vista fisiologico Accade allora che sia la donna che il bam-bino soffrano per la perdita di questo adat-tamento strutturale, associando a questa si-tuazione dei compensi fisiologici ed organici sia da una parte che dall’altra: il nascituro potrà ad esempio assumere delle posizioni anomale nel tentativo di sfuggire alle tensioni subite, mentre la donna potrà vivere dei di-sagi fisici come il mal di schiena, la cefalea, la nausea, il vomito, le alterazioni dell’umore o del ritmo sonno-veglia e perturbazioni va-scolo-nervose che nel loro insieme potranno influire sulla formazione del piccolo ospite. Viceversa attraverso un buono stato di salu-te della madre il bimbo potrà crescere in un ambiente sicuro e confortevole. Merita quindi un’attenzione particolare que-sta meravigliosa espressione di vita a due.Ecco allora che mediante un riequilibrio “ma-nuale” della struttura corporea materna si è in grado di liberare il corpo da fastidiose ten-sioni e rilanciarne i normali ritmi vitali. E’ im-portante aiutare la donna a mantenere il mi-glior equilibrio possibile durante questi nove mesi e preparare la pelvi ed il bambino al fu-turo impegno del parto. Rendendo elastico il pavimento pelvico ed il centro tendineo del perineo si può ad esempio evitare un trava-glio doloroso ed un parto difficile riducendo

enormemente la necessità di episiotomie.Esistono inoltre manovre di una delicatez-za incredibile ma estremamente potenti che possono indurre con maggiore facilità il travaglio e riarmonizzare la posizione del feto all’interno del quadro osseo del bacino, favorendone la naturale discesa nel canale uterino. Lavorando sui plessi nervosi e sul sistema cranio sacrale è possibile stimolare o inibire alcune attività delle mucose e dei tessuti muscolari, rendendo più confortevole il travaglio e facilitando l’attività osteo-mu-scolare durante la fase del parto.Concludendo è dunque molto importante accompagnare le donne in questa magica esperienza, rendere serena, equilibrata e fe-lice la loro vita a due anche come investi-mento per l’armonia della nuova famiglia che si va a creare.

Aspettando il parto...

Ci sono tre livelli di azione per mantenere la salute di una donna in gravidanza:- il corpo, il suo funzionamento

fisiologico e la fisiologia come risorsa pri-maria, endogena. Ossia una buona co-noscenza di se stesse permette di sfrut-tare al meglio le proprie energie • il mondo emozionale e relazionale della donna, • l’ambiente attorno alla donna e il suo stile di vita.Per permettere dunque un decorso se-reno, ottimale della gravidanza stessa è importante conoscere i punti su cui lavo-rare ed i pilastri della salute in gravidanza sono i seguenti:• una buona armonia del sistema ormo-nale: la produzione ormonale è stretta-mente legata alle emozioni e agli istin-ti. Fare in modo le la donna dia spazio all’espressione delle emozioni insieme ad un ambiente caldo e protetto • una buona comunicazione del sistema neurovegetativo: il sistema simpatico e parasimpatico lavorano in sintonia e in alternanza in condizione di salute, sono in equilibrio. L’eccesso dell’attività sim-patica (ritmo attivo) crea distress, ossia disequilibrio; l’eccesso dell’attività para-simpatica (ritmo passivo) crea passività e mancanza di contenimento. In gravidan-za tuttavia, ai fini della salute si crea una leggera prevalenza dell’attività parasim-paticaStrumento operativi per favorire l’armo-nia del sistema neurovegetativo sono il lavoro sui ritmi comportamentali, sullo stile di vita. E’ importante che la donna impari ad alternare ritmi attivi a ritmi pas-sivi e ad approfondire la sua capacità al rilassamento e che la società glielo per-

metta. L’attività parasimpatica può esse-re stimolata anche attraverso il massag-gio, il canto o altre attività creative. • una buona dinamica e comunicazione feto-placentare (tra mamma e bambino): lo scambio feto-materno è fondamenta-le per la salute del bambino che cresce. Nel cordone ombelicale c’è un altissima concentrazione di ormoni e neurotra-smettitori, un sistema di comunicazione che informa costantemente la madre sul-lo stato del bambino e il bambino sullo stato della madre • una buona comunicazione tra donna e ambiente umano e fisico: la capacità re-lazionale di ognuno di noi nasce nella vita prenatale e perinatale (dalla 28a settima-na di gestazione fino a 28 giorni dopo la nascita). Il sistema relazionale della don-na ci parla della sua esperienza: senza sostegno ambientale tutto il processo riproduttivo entra in crisi e, a volte, si può trasformare da un processo creativo in un processo distruttivo. I corsi in gravidanza e figure di supporto professionali e non professionali sono lo strumento per lavorare su questi cinque “pilastri”. Se la donna riesce a modificare e miglio-rare il suo adattamento, allora la don-na torna all’omeostasi (la condizione di equilibrio interno all’organismo) con la ripresa di un ritmo fisiologico della gra-vidanza. Il ritmo tra omeostasi e distress si alterna spesso durante la gravidanza perché l’intenso cambiamento biologico e il ritmo insito nella gravidanza stessa richiedono un costante adattamento da parte della donna, un adattamento che peraltro risulta preparatorio per il grande adattamento durante il travaglio di partoDurante i mesi che vanno dal concepi-

Dott. ssa Carola DettoriSpecialista in Ginecologia e OstetriciaBranca di Diagnostica per ImmaginiPoliambulatorio specialisticoL. C. NOMENTANO

SPECIALE GRAVIDANZA

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Durante il periodo della gravidanza le donne sono mag-giormente con-

sapevoli del funzionamento del proprio corpo. In questo periodo avviene un importante cambia-mento posturale e un risveglio delle sensazioni e percezioni del corpo femminile. Con la crescita costante del bambino la donna si trova a vivere tra due sentimenti contrapposti: la gioia e la paura legata alla consapevolezza del cambiamento irreversibile che sta avvenendo in lei. In questo periodo è essenziale essere pa-droni del proprio corpo interiore. Con il “metodo Resseguier” (Ar-monizzazione del corpo sensi-bile), eseguito almeno una volta mese, la gestante diventa attrice principale del proprio corpo vi-vendo la gravidanza e il parto con consapevolezza e partecipazione. Durante la gestazione il bambino aumentando di volume va a oc-cupare uno spazio sempre mag-giore, se in questa fase non vi è elasticità nella futura mamma la crescita del bambino provocherà in essa disturbi come: nausea, vomito, acidità di stomaco, mal di schiena, gambe gonfie, vene varicose, stitichezza, insonnia. Inoltre il bambino sarà costretto a vivere gran parte dei nove mesi compresso solo in una zona ri-stretta della pancia e non sarà mai in armonia con la sua futura genitrice.Tramite il “metodo Resseguier” la gestante potrà ritrovare l’ela-sticità del proprio corpo e dei propri tessuti e la corretta postu-ra in modo da riuscire a vivere i nove mesi in comunione con se stessa, con il proprio bambino e il proprio partner. Alla base delle sedute mensili c’è un rapporto d’empatia tra terapeuta e ge-

seguendo un percorso che fosse in grado, insieme alla mia volontà e alla professionalità di uno spe-cialista, di scoprire e affrontare quella serie di cambiamenti con serenità e coscienza. Grazie alle sedute con il terapista ho supe-rato le nausee dei primi mesi, la stitichezza, ma soprattutto il ri-acutizzarsi di una lombosciatal-gia per una protrusione discale. Quest’ultima sopraggiunta anche durante il parto, sono riuscita a gestirla chiedendo espressa-mente di interrompere l’epidura-le, agevolando così, il decorso del travaglio. La fiducia verso il risultato finale e la completa se-renità che si vive durante questo percorso, contribuiscono a ren-dere tutto più limpido ai nostri occhi e a prendere coscienza e conoscenza del nostro corpo e di tutte quelle emozioni e paure in-teriori che finalmente impareremo ad affrontare e a controllare an-che in un momento difficile come quello del travaglio e del parto”.

stante e il lavoro svolto è esegui-to per metà dal terapeuta e per metà nell’interiorità della futura mamma. Vivere i nove mesi d’attesa con serenità ed equilibrio interiore farà sì che il proprio utero diventi elastico e morbido permettendo al bambino di espandersi agevol-mente rendendo l’attesa grade-vole e il parto più agevole e meno doloroso, un evento naturale, fi-siologico, non vissuto come una malattia o un peso. Un bambino che ha vissuto una gravidanza serena avrà una vita serena con meno problemi dopo la nascita.

Testimonianza di una paziente:

“Mi presento sono Roberta, un’ostetrica, ho dato alla luce a novembre 2010 mia figlia e nei nove mesi precedenti sono sta-ta preparata da un terapista se-guendo il metodo Resseguier. Vorrei raccontarvi la mia straor-dinaria esperienza della gravi-danza e del parto, avvenute in totale simbiosi con il terapeuta. Ho imparato a conoscere il mio corpo, le sensazioni e le emozio-ni derivanti dai suoi continui cam-biamenti. Durante la gravidanza il mio organismo è stato sottopo-sto a cambiamenti continui, visi-bili a tutti, che sono stati ancora più intensi e frequenti all’interno di me. Sono nate paure, insicu-rezze, momenti di gioia e curiosi-tà alternati a momenti di tristezza e malinconia. Continui cambia-menti di umore causati in parte dagli ormoni e in parte dalla con-sapevolezza che la mia vita stava cambiando completamente. Ap-pena saputo di essere incinta, in comune accordo con mio marito, ho deciso di trascorrere questi nove mesi che mi aspettavano,

Quel complesso percorso, che la medicina definisce “processo gravidico”, e che porta dal concepimen-to alla nascita ed all’avvio di una vita familiare che comprende adesso anche il neonato, vengono general-mente individuati quattro momenti:

DAL CONCEPIMENTO ALLA PERCEZIONE DEI MOVIMENTI FETALI. Come reagisce il sistema fa-miliare all’attesa del bambino? Passato il momento di eufo-ria, di contentezza o di shock, ha inizio la ristrutturazione dei rapporti di coppia sul-la base delle nuove esigenze e, a questo punto, si posso-no presentare maggiormente le differenze segnate proprio dai dati biologici. Ad esempio nel primo trimestre la donna è maggiormente coinvolta sul piano fisico, anche perché an-cora la gravidanza non è visi-bile all’esterno, ma comincia a fornire segnali nel suo cor-po che la mettono di fronte al cambiamento rispetto alla percezione che aveva di se stessa in precedenza. Nel contempo, può fantasticare con largo margine sulla nuova condizione di madre, anche attraverso sentimenti di ambi-valenza rispetto a sé, al figlio, al futuro padre ed ai genitori giocando proprio sullo sta-to gravidico e sull’incertezza concomitante. Il livello di ansia

in questo periodo può essere molto elevato per la donna ed esprimersi nei disturbi tipici del primo trimestre: nausea, vomito, senso di debolez-za. L’uomo, a sua volta, può sperimentare sentimenti con-tradditori, alla ricerca di una collocazione. Se la gravidanza è la prova tangibile della sua virilità adesso deve decentrar-si rispetto al suo ruolo stere-otipico, per entrare maggior-mente in contatto con le parti accudenti che gli consentano di prendersi cura della moglie la quale, adesso più che mai, manifesta bisogni di vicinanza e di protezione.

DALLA PERCEZIONE DEI MOVIMENTI FETALI FINO ALLE ULTIME FASI DI GRAVIDANZA.Il feto in questo periodo è percepito in modo progressi-vamente differenziato e viene riconosciuto come un’entità a sé. Sia durante i nove mesi che nel periodo perinatale la donna vive un particolare stato psicologico che suscita in lei una sensibilità estrema-mente acutizzata. Se in pre-cedenza la donna era stato il polo “materno” della relazione di coppia, ora spetta all’uomo fungere da supporto emotivo rispetto alle ansie ed alle pau-re della donna incinta, soste-nendola e ‘nutrendola’ affet-tivamente in questo periodo, proprio come ella nutre e fa crescere il figlio che porta in

grembo. Ora prendono forma sia fantasie consce che incon-sce rispetto al bambino (ad es. sul suo aspetto fisionomi-co, sul suo temperamento ca-ratteriale, sulla rosa di nomi), ossia “prende forma e spazio” nella vita dei futuri genitori. Questi momenti sanciscono non solo la trasformazione della relazione di coppia in una situazione triangolare ma introduce un nuovo elemen-to in quanto moglie e marito iniziano a percepirsi come coppia genitoriale. Creare nella coppia la consuetudine a comunicare e confrontarsi sui temi della genitorialità, su fantasie, timori e dubbi cir-ca la prospettiva di vita con il bambino rappresenta una importante prevenzione delle difficoltà che la coppia si tro-verà ad affrontare. Questa in-teriorizzazione predispone alla comunicazione e all’ascolto del proprio bambino e pone le basi per lo sviluppo della re-lazione affettiva e di attacca-mento.

GLI ULTIMI MOMENTI ED IL PARTO.Sono presenti in questo perio-do ansie riguardanti l’integrità del bambino, il travaglio e il parto.

L’INIZIO DELLA VITA A TRE: IL PUERPERIO. Le settimane successive al parto, con il ritorno a casa, con i possibili disturbi fisici, i pri-mi approcci e tentativi di cura del bambino rappresentano una fase di transizione, densa di sentimenti contrastanti e di emozioni a volte confuse: si alternano sentimenti di onni-potenza, di euforia, di perdita,

Accompagnamento alla gravidanza e preparazione al parto con il metodo Resseguier

Dalla gravidanza alla genitorialità: un percorso pensato in comune

Dott. ssa Maria Cristina ZaraPsicologa e psicoterapeutaCentro Medico PolispecialisticoCAPPUCINI

Dott. Sergio CurtiTerapista della Riabilitazione

Il Creatore del Metodo: Jean-Paul Rességuier

Kinesiterapeuta francese diplomato nel 1978. All’inizio della sua pratica profes-sionale incontra il metodo di Françoise Mézières, poi studia l’osteopatia e la me-dicina e filosofia cinese.Da allora, attraverso la sua pratica quoti-diana, la sua curiosità e la sua passione per la filosofia occidentale e orientale, sviluppa un nuovo approccio alla riabili-tazione che corrisponde meglio alla sua sensibilità. I risultati ottenuti lo incitano a continuare in questa direzione. Nel 1985 stabilisce le basi del metodo di Riabi-litazione Integrata che porta oggi il suo nome, e comincia ad insegnarlo.I seminari che anima da oltre vent’anni si rivolgono essenzialmente ai professioni-sti del campo medico- socio-educativo e sono organizzati in Francia, Italia, Svizze-ra, Belgio e Sudamerica.E’ co-fondatore e presidente di un’as-sociazione no-profit svizzera che lavora nell’ambito dell’umanizzazione delle pra-tiche terapeutiche e la loro applicazione in diverse comunità.

SPECIALE GRAVIDANZA

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di frastuono… Questa fase è un momento di particolare vulnera-bilità per l’immaginario che spes-so si scontra con la realtà, per le sensazioni ed il timore di non riu-scire a gestire adeguatamente le nuove richieste e il nuovo ruolo. La preoccupazione materna pri-maria, come è stato definito dal-lo psicoanalista D.H. Winnicott questo particolare stato e assor-bimento nel bambino, è un fatto-re essenziale del processo di for-mazione del legame. La capacità

della madre di immedesimarsi nel suo bambino influenza la qualità dell’interazione ed è at-traverso i primi contatti con la madre che il bambino sviluppa le prime reazioni di attacca-mento e stabilisce il primo le-game (il “bonding”). La madre è facilitata nel fornire al bam-bino un ambiente di holding (contenimento), essenziale al suo sviluppo, se lei stessa è sostenuta psicologicamente e accudita: una puerpera tende a regredire psicologicamente, sperimentando un particolare bisogno di sicurezza, di esse-re protetta, di avere qualcuno che si occupi di lei e la sosten-ga psicologicamente. Il coin-volgimento, la collaborazione e il sostegno del suo compagno presenti durante i nove mesi diventano cruciali in questa fase. Non secondario sarà an-che il supporto dato dalle fa-miglie d’origine che sia in gra-do di assecondare le esigenze della ‘nuova famiglia’.

SPAZIO DI CONFRONTOSi parla sempre delle gioie legate alla gravidanza e alla maternità, mentre meno spes-so si parla apertamente delle difficoltà che il passaggio a questo nuovo ruolo comporta. Per accettare questo profondo cambiamento è necessario ri-conoscere anche le emozioni negative ad esso legate, quali la rabbia, la frustrazione, l’egoi-smo, il sentimento di rinuncia, anche se questo comporta l’andare contro il mito del geni-tore perfetto. Diventare madri e padri significa anche perdere una parte di se stessi ed as-sumere un nuovo ruolo, da figli a genitori, e questo cambia-mento richiede un periodo più o meno lungo di adattamento. Prestare specifica attenzione agli aspetti psicologici si è rive-lato in ogni caso di grande uti-lità e può consentire, ulterior-mente, di individuare eventuali fattori di rischio importanti per la prevenzione post partum.

“conclamate”, qualora produ-cano disturbi al paziente, op-pure “subcliniche”, ossia sen-za sintomi per il paziente. E’ stato stimato che l’incidenza di ipotiroidismo è di 3 nuovi casi per 1.000 donne per anno, mentre negli uomini è di circa 1 caso per 1.000 per anno. Tale incidenza aumenta di 10 volte se si considerano le for-me subcliniche, arrivando ad interessare anche il 2-3% della popolazione generale. Quasi tutte le forme subcliniche sono causate da autoanticorpi. Gli anticorpi sono normalmente prodotti dal nostro corpo per distruggere degli agenti estra-nei ma in alcuni casi sono pro-dotti contro alcuni nostri orga-ni distruggendoli lentamente, e sono definiti autoanticorpi. Circa il 10% della popolazio-ne generale (di cui solo l’1-2% uomini) è portatore di autoan-ticorpi contro la tiroide, senza che questi soggetti abbiano manifestazioni cliniche di pato-logia tiroidea in atto. Sebbene questa condizione costituisca un fattore di rischio importan-

te, soltanto una minima parte di questi soggetti svilupperà una malattia tireoidea autoim-mune e nella maggioranza dei casi, gli ipotiroidismi subclinici, semplici o autoimmuni, non necessitano di terapia.

LA TIROIDE E LE DONNETuttavia, poiché la ciclicità or-monale ovarica della donna è regolata anche dagli ormoni tiroidei, qualora si presentino alcune condizioni ginecologi-che specifiche (mestruazioni frequenti e irregolari oppure ritardi mestruali) è importan-te indagare sulla buona fun-zionalità della tiroide. Le alte-razioni della tiroide possono essere anche una importante causa di infertilità, aumentan-do il rischio di aborti precoci (entro il primo trimestre) e di parto pretermine. Tra le donne infertili per cau-sa ovulatoria c’è una alta inci-denza di ipotiroidismo subcli-nico ed elevati anticorpi TPO, spesso associato ad altre patologie come l’endometrio-si o la menopausa precoce.

Sostanzialmen-te, comunque, escluse le pa-tologie tumora-li, le alterazioni della tiroide si

esprimono in due condizioni: l’ipertiroidismo (eccesso di ormoni tiroidei) e l’ipotiroidi-smo (deficit di ormoni tiroidei). Date le dimensioni del proble-ma, già nel 2000, l’American Thyroid Association (ATA) con-sigliava, nelle sue linee guida, di effettuare l’esame del TSH in tutta la popolazione adulta al disopra dei 35 anni e di ripe-tere questo esame ogni 5 anni con controlli più frequenti nei soggetti a rischio. In questo caso, i fattori di rischio com-prendono oltre alla storia per-sonale di malattie autoimmuni (quali diabete mellito di tipo I e vitiligine), o all’uso di alcuni far-maci, anche la storia familiare di patologie, quali le tireopatie ed il diabete mellito.

L’IPER E L’IPO - TIROIDISMOLe condizioni di iper- e di ipo-tiroidismo si possono definire

LA TIROIDE E LE DONNE

IL GINECOLOGO

Dott. ssa Manuela SteffèResponsabile del Centro per la Procreazione Medicalmente assistita di I livello presso il Laboratorio Clinico Nomentano

In assoluto, le tireopatie sono i disturbi ormonali più frequenti: circa il 50% della popolazione in apparenza sana presen-ta una qualche forma di alterazione della funzionalità tiroidea con patologie molto varie, sia come quadri clinici che come cause.

SPECIALE GRAVIDANZA

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ce dei dubbi sulla “benignità” della formazione) si procede all’Agoaspirato tiroideo (vedi Approfondimento 2) per se-lezionare i noduli da operare subito (noduli con i caratteri della malignità) oppure quelli che devono essere seguiti nel tempo con ecografie regola-ri. In generale, comunque, di fronte a dei noduli chiaramen-te maligni, sospetti o indeter-minati la scelta terapeutica si indirizzerà verso la chirurgia con l’asportazione totale della tiroide (tiroidectomia totale).A giudizio del medico (TSH basso, dimensioni sopra il centimetro) potrà essere ese-guita anche una Scintigrafia tiroidea che aiuta ad eliminare i casi di iperfunzione tiroidea (ipertiroidismo) che vengono curati in altro modo (cioè con cure mediche).Oggi il crescente numero di Pa-zienti affetti da patologia tiroi-dea e la sempre maggiore at-tenzione alla diagnosi precoce, hanno portato ad un aumento del numero degli interventi e per questo motivo è importante sottolineare che oggi, con l’uti-lizzo di tecniche mini-invasive, la chirurgia tiroidea ha fatto no-tevoli passi in avanti (vedi Ap-profondimento 3).

Il percorso terapeutico della riproduzione assistita prevede l’uso di farmaci che inducono l’ovulazione controllata. Il tal modo, il tasso di ormoni estro-geni prodotto è mediamente più alto rispetto all’ovulazione spontanea e ciò può peggio-rare la funzionalità tiroidea. Nelle donne senza tiroiditi au-toimmuni queste alterazioni sono transitorie, ma in quelle con anticorpi TPO positivi l’in-duzione dell’ovulazione do-vrebbe essere associata ad un adeguata terapia di supporto per la tiroide.

LA GRAVIDANZALe linee guida ATA menzio-nano il caso particolare della gravidanza, dove lo scopo principale è quello di garantire un adeguato sviluppo psico-fisico del feto, prevenendo le complicanze sia materne che fetali. Nell’ipertiroidismo e’ necessaria la terapia e sono consigliati controlli mensili degli ormoni tiroidei. Inoltre si sottolinea che la donna deve essere rivalutata 6 settimane dopo il parto perché in que-sta fase avviene spesso un peggioramento della malattia. In caso di ipotiroidismo in gravidanza, i dosaggi trime-strali del TSH ne garantiranno un adeguato controllo ed un eventuale aumento della tera-pia. Dopo il parto si deve ritor-nare alla dose originaria, con-trollando la risposta tiroidea a 6-8 settimane dal parto.

Dott. ssa Marzia RuggieriResponsabile Branca di OtorinolaringoiatriaPoliambulatorio Specialistico L. Cl. Nomentano

La tiroide è una ghiandola situata anteriormente alla trachea, cioè alla

base del collo, che produce i cosiddetti ormoni tiroidei: la tri-iodotironina (T3), la tetra-iodotironina (T4) e la Calcito-nina, fondamentali per il man-tenimento delle normali attività cellulari dell’organismo.La presenza di noduli (anche molto piccoli) della tiroide è comune. interessa infatti un adulto su due sopra i 50 anni ed aumenta con l’età, mag-giormente nelle donne. Solo circa il 10% dei noduli è però “palpabile” e ciò in funzione delle dimensioni, della sede (superficiale o profonda) e del-la consistenza (più è solido e più è palpabile). Pertanto, si ricorre all’ecografia della tiroide per effettuare una dia-gnosi precoce dei noduli.L’aspetto ecografico di un nodulo non permette di affermare con sicurez-za la sua natura (benigna o maligna) ma la probabili-tà che un nodulo sia maligno aumenta qualora esso abbia determinate connotazioni vi-sibili con l’ecografia (vedi Ap-profondimento 1).La scoperta di un nodulo pone il problema del compor-tamento che bisogna tenere: monitorarne l’andamento o trattarlo? Una volta ottenute tutte le informazioni possibili dall’ecografia, se il medico lo ritiene opportuno (presenza di almeno un elemento che indu-

APPROFONDIMENTO 2: Agoaspirato tiroideo sotto guida ecografica

La metodica è finalizzata a distinguere un nodulo be-nigno da uno maligno ed orientarsi quindi alla chi-rurgia. L’esame dura pochi minuti e non richiede ane-stesia essendo il dolore è paragonabile ad una nor-male puntura: consiste nel pungere con un ago il nodu-lo (verificando il corretto po-sizionamento dell’ago con l’impiego dell’ecografo) ed aspirare con la siringa parte del materiale all’interno del

nodulo stesso. L’esame di quanto raccolto consente al medico anatomopatologo di formulare la diagnosi.

APPROFONDIMENTO 3: MIVAT - Chirurgia mini-invasiva della tiroide video assistita

Questa metodica consen-te, grazie all’utilizzo di ap-parecchi endoscopici, di ridurre al minimo la breccia chirurgica attraverso la qua-le viene estratta la tiroide. Comunque, è oggi possibi-le eseguire la tiroidectomia anche in maniera tradizio-nale (cioè senza l’utilizzo dell’endoscopia) utilizzando un’ incisione minima di cir-ca 2,5-3 cm. e con piccoli strumenti chirurgici si pro-cede alla tiroidectomia to-tale attraverso l’incisione. Viene poi posizionato un tubicino di drenaggio che viene tolto dopo 24-48 ore. La dimissione del Paziente avviene in seconda giorna-ta riducendo così al minimo anche i tempi di degenza. L’utilizzo di questa tecni-ca mini-invasiva consente di ridurre al minimo i danni estetici provocati da una ci-catrice più ampia, il dolore post chirurgico e la degen-za ospedaliera.

APPROFONDIMENTO 1: caratteristiche ecografiche di “sospetto” dei noduli tiroidei

1. i noduli solidi sono più so-spetti di quelli a contenuto li-quido2. i noduli ipoecogeni (talvol-ta anche isoecogeni) sono più sospetti per malignità3.contorni sfocati (sono pre-senti nel 75% dei carcinomi)4. presenza di micro calcifica-zioni all’interno del nodulo5. presenza di vascolarizza-zione intranodulare (tipo IV)

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“La V edizione del Fara Music Festival rappre-senta la consacrazione internazionale di un ap-puntamento che nel cor-so degli anni è divenuto tra i più attesi dell’estate musicale italiana”. Questa è la motivazione che ha spinto il “Jazz al Lincoln Center” (tempio mondiale del jazz), l’Isti-tuto italiano di Cultura di New York e la Twins Music Corpora-tion a scegliere il Fara Music per rappresentare l’Italia nei prossi-mi festeggiamenti del Columbus Day. Fara Music, infatti sarà tra i protagonisti dell’“Italian Jazz Days”, una settimana di con-certi conferenze, dibattiti, mo-menti di riflessione in varie istitu-zioni del jazz newyorkese !

Del resto, i risultati ottenuti nel-le prime quattro edizioni del Festival parlano da soli: oltre 40 concerti con i più grandi

jazzisti a livello internazionale, 400.000 visite sul sito ufficia-le www.faramusic.it, più di 16.000 musicisti iscritti ai blog della manifestazione (www.myspace.com/faramusic e www.facebook.com), 40.000 spettatori, il Premio Fara Music Jazz Live, concorso aperto ai giovanissimi talenti europei del jazz, alla sua prima edizione nel 2009.

Fino ad oggi il Festival non solo ha ospitato alcuni tra i più gran-di jazzisti internazionali come gli Yellowjackets, Tuck & Patti, En-rico Rava, Danilo Rea, Stochelo Rosenberg ma ha anche accol-to oltre 450 studenti di musica provenienti da tutta Italia, che hanno avuto la possibilità di studiare con artisti del calibro di Maria Pia de Vito, Fabio Zeppe-tella, Umberto Fiorentino, Dario Deidda, Ares Tavolazzi, Fabrizio Sferra, Ellade Bandini, John Ar-nold, Cinzia Spata, Ramberto Ciammarughi, Greg Burk, Su-sanna Stivali, Andrea Rodini, Elsa Baldini, Raffaella Misiti.

Yellowjackets nel 2010

Enrico Moccia, organizzatore e ideatore del Festival, insieme a

Kim Plainfield direttore didattico del dipartimento di

batteria che sarà tra gli insegnanti delFara Music Summer School 2011

all’interno del Collective School of Music di New York

V Edizione del Fara Music FestivalFara Sabina 18 - 24 Luglio

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Stilare classifiche è un’operazio-ne sempre difficile, soprattutto

quando si tratta di un tema assoluta-mente soggettivo quale la bellezza di un paesaggio. In questo caso, però, non vi sono dubbi: lo spettacolo che si apre dal belvedere di Sant’Angelo Romano è assolutamente ecceziona-le, tra i più incantevoli dell’intera Sa-bina. Soprattutto perché la posizione di questo borgo, posto su un colle che emerge dalla pianura improvvi-samente, come lanciato verso l’alto da una implacabile forza primordiale preistorica, è tale da consentire di abbracciare tanto la Sabina Romana che Reatina. In più, percorrendo il pe-rimetro del centro storico, si ottiene una visione a 360° che dà al visitatore una percezione chiara di come si di-spiega una porzione di territorio am-plissima: di fronte Roma e l’Agro Ro-mano; verso sinistra, Montecelio con

La storiaCon la caduta dell’impero romano divenne rifugio per gli abitanti del-le ville romane vicine e ciò portò alla costruzione - sulle ceneri della fortezza romana – dell’attuale roc-ca già nel XI secolo circondata da mura. Essa prima appartenne ai Ca-poccia e poi, dal 1379, agli Orsini. Nel 1594 il feudo venne acquistato dai Cesi, e fu in questo periodo che conobbe il suo massimo splendo-re. Nel 1612 Papa Paolo V ne fece un principato con a capo Federi-co Cesi (1585-1630), fondatore nel 1603 dell’Accademia dei Lincei. Nel 1678 il castello venne ceduto ai Borghese.Nel 1867 il castello fu utilizzato dalle truppe di Garibaldi nelle guerre per l’unità d’Italia. Durante la II guer-ra mondiale, venne occupato dalle truppe tedesche.Oggi, di proprietà del comune e re-staurato ospita il Museo Preistoricodel Territorio Tiberino-Cornicolano ed è visitabile nel weekend

I MonumentiPORTA CAPOCCI ORSININel XV secolo era la porta principa-le di Sant’Angelo. Constava di una porta di legno (ne rimangono i car-dini) e di una saracinesca di maglia di ferro rigida la quale scorreva die-tro la porta.

LE CHIESESanta Maria e San Biagio è la “par-rocchiale”. Costruita sulla prece-dente parrocchiale dedicata alla Beata Vergine Maria degli Angeli, fu consacrata nel 1759 e restaurata nel 1863 e nel 1976. L’interno si ar-ticola in 5 cappelle laterali dedicate a San Giuseppe, San Francesco di Paola, Madonna di Pompei, Anime del Purgatorio e a Cristo Salvato-re. Ospita una “Beata Vergine” del 1522 realizzata da Federico Barocci ed un trittico attribuito ad Antoniaz-zo Romano (XV secolo). La chiesa di Santa Liberata, del XIV secolo, si vuole sia stata consacrata

la sua rocca decapitata e poi Tivoli, più in giù i Castelli Romani ed i Monti Cornicolani; a destra via via Menta-na, Monterotondo e poi la Sabina Re-atina: Fara, Montopoli, fino a Poggio Mirteto. Ma non bisogna dimenticare di guardare alle proprie spalle dove si erge incontrastato il Monte Gennaro e sotto Palombara con il suo castello. Tutto questo si vede dalla cima Mon-te Patulo (400 metri s.l.m.) dove – non deve essersi trattato di un caso – si vuole che già prima del 1000 a.C. abi-tasse l’uomo. Infatti, il Monte Patulo potrebbe aver ospitato la città latina di Medullia, che entrò nell’orbita ro-mano sotto il regno di Anco Marzio, e dove poi i romani posero poi un presi-dio militare evidentemente per sfrut-tare una posizione dominante unica nel suo genere.

da Bernardo da Chiaravalle. All’atto della sua costruzione distava circa 500 metri dall’abitato, mentre oggi è stata inglobata dallo stesso. Re-staurata nel 1695 e nel 1737 ed am-pliata insieme all’annesso convento da Giovanni da Evora. Ospita un coro ligneo di Antoniazzo Romano. La chiesa di San Michele. La tradi-zione locale la vuole consacrata da Papa Eugenio III. È certo però che il campanile venne inaugurato il 10 aprile del 1677 dal vescovo di Tivoli. Nel 1867 venne utilizzata dai gari-baldini come dormitorio. Restaurata nel 1935 e nel 1997.

TORRE DELL’ OROLOGIOEdificare sui resti di una più antica torre della cinta muraria; il meccani-smo dell’orologio risale agli inizi del XIX secolo, poi rinnovato negli anni ‘30 e successivamente nel 1990. Restaurata nel 2000.

PIAZZA MEDULLIAEra fino agli inizi del XX secolo la piazza principale del paese. Vi si aprivano un’osteria, l’antico forno e alcune botteghe artigiane.

I dintorni di Sant’Angelo RomanoNelle vicinanze si trova la voragine carsica del Pozzo del Merro, sita all’interno della Riserva Naturale Macchia di Gattaceca e Macchia del Barco. Il Pozzo del Merro è il sinkhole (voragine carsica che ospi-ta sul fondo un laghetto di appena 20 m di diametro) più profondo del mondo. All’inizio degli anni 2000, è stato esplorato l’ipotetico fondale (grazie al contributo di un ROV dei vigili del fuoco), posto a circa 392 m. dalla superficie. Anche il Bosco di Grotta Cerqueta, sempre facente parte della Macchia di Gattaceca, ospita 3 doline ed una grotta car-sica, la quale dà il nome al bosco. Nel 1971 il bosco è stato inserito nell’elenco dei biotopi di rilevante interesse vegetazionale stilato dalla Società Botanica Italiana.

Sant’Angelo Romano

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Sindaco Mascetti, partiamo dai dati de-mografici: Sant’An-gelo è un raro caso di centro storico che

non soffre di “spopolamento”.

Effettivamente è vero. Sant’Angelo ha sofferto questo problema ne-gli anni ’60 con il noto fenomeno della crescita delle grandi periferie cittadine a danno dei piccoli centri. Poi, però, a partire da una ventina di anni fa, il fenomeno ha mutato segno e la popolazione è tornata ad aumentare. In parte si è tratta-to di un ritorno, in parte di cittadi-ni diciamo così “nuovi”. In termini numerici, oggi siamo circa 5.000, negli anni ’80 eravamo la metà, e dei 5.000 di oggi circa il 50% non sono originari del nostro comune. Evidentemente, il risultato è quel-lo di avere oggi un centro storico, anche nella parte più antica, total-mente abitato.

Voi siete un esempio spesso citato di una comunità che ha accolto un nucleo importante di residenti stranieri. Come va il processo di integrazione?Senza dubbio si tratta di una co-munità importante: circa 800 resi-denti sono infatti di origine romena. Il processo di integrazione procede molto bene e come amministrazio-ne siamo attenti nel fornire adegua-ti servizi sociali di supporto: pensi che prestiamo anche un servizio di consulenza legale gratuito effettua-to da un’avvocatessa madrelingua romena. Viceversa, posso afferma-re con piacere che c’è altrettanto desiderio di integrazione da parte della comunità romena: in occa-sione delle celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia, le dico che ho provato una certa emozione a sen-tire cantare insieme l’Inno di Mameli da studenti italiani e romeni.

E per venire all’argomento

Intervista al Sindaco Mascetti

della tutela ambientale ed ur-banistica, che sta particolar-mente a cuore a SalutePiù?Credo che sia necessario dividere la risposta in due parti, una riferita al passato e l’altra al presente. In-fatti, il recupero del centro storico di Sant’Angelo parte circa venti anni fa con il restauro del Castello Orsini Cesi effettuato con fondi della Co-munità Europea e perfettamente ri-uscito. Oggi il castello ospita il Mu-seo Preistorico e Protostorico del Territorio Tiberino-Cornicolano ed è regolarmente aperto e visitabile durante i fine settimana. Successi-vamente, è avvenuto il restauro del-la Torre dell’Orologio e la completa ripavimentazione del centro storico in porfido bianco.

E passando ai giorni nostri?Qui il problema è serio, come l’im-pegno che stiamo profondendo per risolverlo. Quando quindici mesi fa ho assunto l’incarico di sindaco, ho trovato una situazione di degrado preoccupante che sarebbe trop-po lungo esporle compiutamente. Se ci riferiamo al tema ambientale ed urbanistico, pensi soltanto alle cave dismesse che insistono sulla collina su cui sorge il paese lasciate senza alcun progetto di recupero, il nostro stupendo belvedere utilizza-to come capolinea per gli autobus e la sosta selvaggia, l’assenza di un sistema di raccolta differenziata, l’abusivismo edilizio nelle frazioni da arginare e, addirittura, censire. Su alcuni di questi problemi siamo fortunatamente riusciti ad interveni-re in tempi rapidi, altri necessitano di più tempo.

Iniziamo dai “tempi rapidi”D’accordo. Allora iniziamo dal bel-vedere, che è tornato ad essere tale con il trasferimento del capo-linea degli autobus. Poi abbiamo potato gli alberi del centro storico, che è una misura di sicurezza ele-mentare ma spesso trascurata, e creato due aree pedonali da giugno

ad agosto. Abbiamo in corso i lavo-ri per la sistemazione del giardino del centro storico. A questi vanno aggiunti tutti quegli interventi che hanno un impatto diretto sul “vivere civile” e che riguardano la gestione delle utenze di base e dei servizi pubblici e sociali di “primo livello”.

E passando agli interventi di maggior respiro, sempre nell’ambito ambientale-urba-nistico?Credo che l’iniziativa più emblema-tica avviata dal Comune sia quello del recupero delle cave in disuso. A questo proposito, attraverso un bando di gara, abbiamo dato in concessione ad una società spe-cializzata lo spazio della ex Cava Unicem, di circa due ettari, per la realizzazione di una centrale fo-tovoltaica con diversi apprezzabili risultati per Sant’Angelo. Innan-zitutto, la bonifica e la messa in sicurezza della cava ed il suo rin-boschimento, poi la produzione di energia elettrica pulita con un ritor-no economico diretto per il Comu-ne che comparteciperà insieme al concessionario ai ricavi provenienti dalla vendita dell’energia all’ENEL.

Mi faccia terminare l’inter-vista con una domanda più “leggera”: quali sono le mani-festazioni di piazza per le qua-li Sant’Angelo è più nota e da unire ad una visita al centro storico?A parte il fatto che, secondo me, se una persona passa vicino a Sant’Angelo e non viene su ad af-facciarsi al nostro strepitoso bel-vedere, non ha idea di che cosa si perde, comunque abbiamo due momenti topici. Il primo è la Fe-sta delle Cerase che si tiene a fine maggio e coincide con la festa dei nostri Santi Patroni, San Michele Arcangelo e Santa Liberata, Il se-condo, la prima domenica di luglio, è il Festival Internazionale del Folk-lore che vede la partecipazione di gruppi folkloristici italiani e stranieri. A questo proposito, ci sono due re-altà a Sant’Angelo di cui andiamo fieri: il Gruppo Folk Monte Patulo, che è anche l’organizzatore del Fe-stival, e la Banda Folkloristica Me-dullia, che esiste da 126 anni, quasi come l’Unità d’Italia

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LE INTERVISTE

Nicola Illuzzi46 anni, dentista, eletto per la prima volta al Consiglio Regionale del Lazio con la Lista Polverini, ha assunto la carica di Vicepresidente della Commissione Sviluppo Economico, Ricerca e Innovazione, Turismo ed è membro Commissione Piccola e media impresa, commercio e artigianato. Evidentemente, per il suo curriculum, non può che essere inserito tra le nuove leve della politica e, soprattutto, un’espressione della “società civile” e non un politico di professione. Con lui, SalutePiù ha cercato di tracciare un bilancio di questo suo primo anno di mandato.

Nicola Illuzzi

dosi come anello di congiun-zione fra il soggiorno a Roma, meta privilegiata del movi-mento turistico del Lazio, e il patrimonio culturale, ambien-tale e naturalistico che circon-da i borghi e i piccoli centri storici, allargherà la tipologia e la qualità dell’offerta turisti-ca. Il successo imprendito-riale dell’iniziativa dipenderà dalla capacità dei protagonisti di lavorare, se pur con diverse funzioni, al progetto comune. Intendo per protagonisti: i co-muni stessi, gli imprenditori turistici, le piccole e medie imprese proprie di altri settori produttivi come, ad esempio, il commercio, l’artigianato e l’ agricoltura. Lo strumento finanziario mediante il quale sarà possibile attuare questo progetto è il Fondo unico per il Turismo, istituito con L.R. 4/2006, art. 175 comma 6, al fine di riqualificare e poten-ziare l’offerta turistica regiona-le. Ecco quindi che l’AD può offrire un valido impulso per evitare lo spopolamento dei borghi. Senza considerare poi che il turismo di questo tipo potrà essere quasi totalmente indipendente dalle condizioni climatiche: l’Albergo Diffuso è totalmente destagionalizzato e può generare indotto eco-nomico durante tutto il corso dell’anno. di antiche tradizio-ni, prodotti tipici, gastrono-mia locale, al fine di creare un flusso turistico per tutto l’arco dell’anno.

E in questo momento di “vacche magre” su quali e quanti fondi si potrà con-tare?

Si è deciso di investire” sei milioni di euro nella promo-zione del Lazio. Utilizzeremo i canali tradizionali (tv, stampa, radio, cartelli), ma soprattutto cercheremo nuovi modi per

“intercettare” i flussi turistici. Il Lazio sarà “presente” dentro gli aeroporti, sugli aerei con accordi che investono i princi-pali vettori europei, nel siste-ma delle crociere. “Dovremo andare a prendere i turisti, invogliarli, ingolosirli, allettar-li. Dobbiamo far diventare il Lazio, una scelta turistica am-bita, di qualità, capace di “af-fascinare”. Cultura, religione, storia, ma anche ambiente, mare, terme e qualità della vita. Abbiamo tutte le carte in regola per poter vincere que-sta partita.

Il secondo obiettivo che ci riguarda da vicino è quel-lo che punta a qualificare le strutture ricettive del-la nostra Regione ed, in particolare, a potenziare i servizi per il benessere nell’ambito del settore ter-male. Come verrà svilup-pato? Ci saranno interven-ti economici significativi in supporto agli operatori?

L’obiettivo individuato nel Pia-no Turistico Triennale riguar-do le risorse termali è quello di sostenere e valorizzare que-sto patrimonio della Regione Lazio che presenta notevoli potenzialità di crescita e rap-presenta un’importante seg-mento del settore turistico.

Lo sviluppo dell’offerta ter-male e del wellness con-sente di tessere una trama per valorizzare e rendere maggiormente fruibile una delle risorse più importanti del territorio.

E’ necessario, quindi, pro-muovere interventi che tenga-no conto, da una parte delle potenzialità in termini territo-riali e dall’altra della doman-da che a livello nazionale ed internazionale è sempre più

nizzato e moderato conve-gni come quello ad esempio svoltosi a settembre a Roma, che aveva come temi: il feno-meno dell’abusivismo odon-toiatrico, la pubblicità sanita-ria odontoiatrica ingannevole, il turismo odontoiatrico nei paesi dell’ est Europa, tutti fe-nomeni sempre più dilaganti nel nostro paese che, appro-fittando spesso della poca informazione dei cittadini, ne mettono spesso a repentaglio la salute.

La Regione Lazio ha da po-chi mesi approvato il Piano Turistico Triennale del La-zio che contiene almeno due obiettivi di forte inte-resse per la Sabina. Il pri-mo è quello di sostenere i Comuni per una migliore gestione dei flussi turistici, ed in particolare migliorare la fruibilità dei borghi sto-rici minori con lo svilup-po dell’albergo diffuso. In concreto, quali azioni met-terete in campo?

Abbiamo puntato a migliorare la disponibilità del potenziale turistico dei borghi e dei centri storici minori del Lazio unen-do la ricettività dell’ ospitalità diffusa ad un’offerta integrata di servizi. E’ indispensabile puntare sulle straordinarie ri-sorse dei borghi e dei piccoli centri storici, che sono pronti ad essere rivalutati attraver-so una nuova destinazione turistico-ricreativa. La nasci-ta di una struttura ricettiva di ospitalità diffusa offre alle co-munità locali la possibilità di prendere l’iniziativa e divenire esse stesse protagoniste, at-tivando-rinforzando il lavoro di gruppo e la cooperazione at-traverso forme di partenariato pubblico privato, reti locali di imprese e cooperative sociali. L’albergo diffuso, proponen-

Onorevole Illuzzi, dalla sua ele-zione in Consiglio Regionale è passato un anno. In questi do-dici mesi per la salute dei citta-dini del lazio quali sono stati i suoi impegni?

Ho cominciato a lavorare ai temi che più mi stanno a cuore come cittadino e politico. Primo tra tut-ti quello della salute pubblica. Come Consigliere, uno tra i primi impegni è stato quello di visitare il Pronto Soccorso del San Camillo. Dopo aver presentato alla Pisana un’interrogazione sul nosocomio più grande d’Europa e punto di riferimento del sistema ospedalie-ro del Lazio, ho voluto rendermi conto personalmente della situa-zione interna al Dea. Sono tornato poi, come promesso, a dicembre per verificare la realizzazione delle azioni migliorative auspicate du-rante la prima visita. Ho presen-tato tra le altre, un’interrogazione sull’ECM, l’educazione continua in medicina. I crediti formativi ECM rappresentano la misura dell’impe-gno che ogni operatore della sa-nità dedica all’aggiornamento e al miglioramento della propria profes-sionalità, con lo scopo finale di po-ter garantire al cittadino, attraverso l’aggiornamento professionale un’ assistenza qualificata. Ho orga-

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al turismo, si stanno perfe-zionando anche delle guide tecniche che vogliono diven-tare indispensabile strumen-to di consultazione dedicato sia ai medici sia ai “turisti del benessere. L’offerta turistica può ricevere senz’altro gran-de impulso da tali iniziative.

Onorevole, Lei si occupa di sviluppo economico ma, nel contempo, è un medi-co. La crescita economica nel Lazio potrebbe anche venire dallo sviluppo di nuovi servizi sanitari da parte dei privati. Invece, la Regione, come al solito, discrimina la sanità privata invece di valorizzarla ed, addirittura, dal 2008 non concede più autorizzazioni all’apertura di nuove strut-tura, anche totalmente pri-vate. In questo, la Giunta Polverini, si comporta in modo assolutamente ana-logo a quella Marrazzo. Lei che ne pensa?

Abbiamo approvato a mag-gioranza la nuova legge che interviene sulle scadenze e sulle modalità di accredita-mento delle strutture sanitarie e socio-sanitarie private. Le nuove norme sono state in-trodotte attraverso una serie di modifiche alla legge finan-ziaria regionale per l’esercizio 2008, all’assestamento del bilancio annuale e pluriennale 2010-2012 e alle disposizioni collegate alla legge finanzia-ria regionale per l’esercizio fi-nanziario 2011. Le azioni che sono state fatte riguardano: l’introduzione di un termine ultimo per gli accertamenti legati alle procedure di rila-scio degli accreditamenti, un regolamento sul servizio di assistenza domiciliare, crite-ri di trasparenza e pubblicità sull’esito degli accertamenti

effettuati sulle strutture ac-creditate, l’inserimento delle strutture private accreditate all’interno del sistema Recup; la salvaguardia di tutti i con-tratti. Tutti sappiamo quanto il sistema di accreditamento costituisca una parte signifi-cativa dei servizi sanitari che vengono erogati ai cittadini. Possiamo senz’altro dire che quella approvata in Consiglio è una legge che si rende-va tanto necessaria quanto ineludibile per permettere a tante strutture di poter conti-nuare a garantire servizi che in molti casi rappresentano un patrimonio di esperienze e di specialità che fanno del-la nostra Regione un punto di riferimento anche a livello na-zionale. Questo adempimen-to mi sembra una risposta positiva rispetto alla salva-guardia dei livelli occupazio-nali delle strutture accreditate, con il sistema sanitario regio-nale e servirà a ricondurre in un quadro di regole certe la qualità sui requisiti strutturali, tecnologici, professionali ed organizzativi, nonché i con-trolli sulle prestazioni eroga-te. Il fatto che sia approvato questo provvedimento indivi-duando una sintesi attraverso la riformulazione dell’artico-lato, dà atto alla presidente Renata Polverini della dispo-nibilità della Giunta nel trovare massima condivisione su una materia così delicata com’ è quella che riguarda la salute e le esigenze dei pazienti della nostra regione e della nostra provincia, altresì dell’impegno profuso dalle forze politiche di maggioranza e di minoran-za che si sono confrontate in maniera sì serrata, ma certa-mente costruttiva.

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orientata verso il turismo del-la salute e del benessere del corpo. Attraverso il poten-ziamento, lo sviluppo ed il miglioramento delle strutture termali e dei servizi correla-ti alla cura del benessere è possibile ottenere importan-ti ricadute economiche sulle aree geografiche interessa-te dagli insediamenti termali e che riguardano, nel caso specifico, tutte le province del Lazio. Queste aree, indi-viduate particolarmente nella Tuscia, nella Sabina Romana, nel reatino, nella Ciociaria e nel sud del Lazio, utilizzando in maniera strategica il vo-lano rappresentato dalle ri-sorse termali, in sinergia con un’adeguata incentivazione delle strutture ricettive, pos-sono effettivamente benefi-ciare di una maggiore valo-rizzazione del territorio, sia sotto l’aspetto turistico che socio – economico. Dovremo favorire e sostenere l’ammo-dernamento delle strutture ricettive mediante la riqualifi-cazione, il miglioramento ed il potenziamento dei servizi ag-giuntivi destinati al benessere quali piscine, attrezzature per il turismo sociale e sportivo. Favorire anche le ristruttura-zioni e gli ampliamenti degli stabilimenti termali se neces-sari e opportuni. Le agevola-zioni saranno concesse alle imprese turistiche sotto forma di contributi in conto capitale in conformità della disciplina comunitaria. Per l’attuazione di quest’azione potranno es-sere utilizzate anche le risorse finanziarie relative al Fondo di cofinanziamento dell’offerta turistica di cui alla Legge 29 marzo 2001, n. 135 “Riforma della legislazione nazionale del Turismo” finalizzato al mi-glioramento ed alla riqualifica-zione dell’offerta turistica. Per rilanciare questi aspetti legati

LE INTERVISTE

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L’abbinamento tra Sabina e olio non è certo dei più origina-li, ma è profondamente vero. Perché dai tempi di Roma an-tica chi ha scritto di Sabina ha parlato del suo olio. Perché una pianta di duemila anni, la più grande del mondo, vive tra le sue colline e gli oliveti riempiono ogni angolo del suo paesaggio. Perché è l’olivo a dettare i ritmi della vita delle comunità, dove ogni famiglia possiede le sue piante e ne trae il proprio olio.

M a, si sa, il mondo si trasforma ed anche l’econo-mia cambia i suoi

equilibri: così, oggi, la Sabina ed il suo olio si trovano ad affrontare nuove sfi-de che sono fatte di mercati molto più ampi dei suoi antichi confini, di consu-matori molto più attenti ma anche alla ricerca di prodotti di qualità importante.

La persona migliore per capire il per-corso preso dall’olio sabino è certa-mente STEFANO PETRUCCI, Pre-sidente del Consorzio di Tutela dell’OLIO SABINA DOP.

meglio con l’autoproduzione che con la commercializzazione. Cosa state facen-do per favorire l’evoluzione del settore?Il problema della Sabina non è legato all’autoproduzione di per se molto positiva sia per la conservazione del territorio e la sua tutela ambientale sia per la salvaguar-dia delle proprie tradizioni e delle proprie radici culturali. Il problema risiede in quella fascia intermedia che è sopra l’autopro-duzione ma non è sufficiente per creare una impresa. Ovvero le produzioni da 5 a 20 quintali di olio da sole non sono in grado ne di essere redditizie ne di creare una impresa. Noi non possiamo fare nulla perché questo è un problema di carattere patrimoniale dove solo una legge regiona-le con importanti agevolazioni fiscali e/o attraverso il Piano di Sviluppo Rurale può incentivare l’accorpamento fondiario ridu-cendo il numero di aziende improduttive e così favorendo la creazione di produttive di reddito e di lavoro.

Competere sul mercato nazionale ed all’estero significa anche poter contare su un marketing ed un brand unitario?Si senz’altro. Proprio per questo abbiamo realizzato un nuovo packaging che tutti i produttori certificati DOP possono adotta-re per il loro prodotto proprio per trasmet-tere con chiarezza origine e tradizione del prodotto. Infatti la nostra principale preoc-cupazione è offrire ai consumatori un olio garantito, certificato e chiaramente rico-noscibile sul mercato. Si tratta di aspetti fondamentali in un mercato in cui è facile per il consumatore incappare in prodotti di cui non è chiara la provenienza e tantome-no la reale qualità.

Come fa il Consorzio di Tutela a garan-tire la qualità del prodotto DOP?Le rispondo con quello che è scritto sul-le ns bottiglie: GARANTITO DAL MINI-STERO AGR….ETC – ovvero noi insieme con gli altri organi di vigilanza concorria-mo a garantire i consumatori sulla quali-tà e tipicità dell’olio SABINA DOP. La ns è una certificazione di prodotto e non di azienda ovvero tutte le bottiglie o lattine in commercio sono state precedentemen-te analizzate. Da quest’anno è diventato

operativo il nostro Agente di Vigilanza che sarà orientato più all’attività di prevenzio-ne considerato che la nostra DOP non è ancora stata oggetto di truffe significative.

In questo momento state predispo-nendo una campagna promozionale su scala nazionale per l’olio della Sabina. Come l’articolerete?La campagna promozionale sarà realizzata sulle reti Mediaset a valle di un processo sinergico che ha consentito di fare sistema con altre realtà Istituzionali. Le prime sono sicuramente le CCIAA di Rieti e CCIAA Roma con i quali stiamo sviluppando un piano per la realizzazione di cartelli su tutto il territorio della Sabina, in collaborazione con le Province ed i Comuni interessati, per ricordare a tutti i turisti che qui si produce il Sabina Dop. Insieme al Comune di Fara In Sabina è in corso la realizzazione del pro-getto pilota che coinvolgerà i ristoranti con lo scopo di stipulare un patto con i risto-ratori e lanciare il consumo dell’olio SABI-NA DOP sui nostri ristoranti. Presenteremo sempre il nuovo packaging in tutte le forme pubblicitarie utilizzate e nei ristoranti. Alla fine di questo percorso che durerà almeno 18 mesi speriamo di farci riconoscere dai consumatori.

Per concludere: con l’estate in avvicina-mento, i turisti che visiteranno la Sabi-na, che occasioni avranno di assaggiar-ne l’olio e, magari, di portarsene anche un po’ a casa?Sono previste varie giornate dell’olio SABI-NA Dop, ad esempio il 4 giugno a Caste-lnuovo di Farfa. Stiamo in particolare cer-cando di inserirci nelle feste di maggiore prestigio sul nostro territorio per proporre un approccio ad un prodotto di qualità che non può essere svilito in una bancarella con la bruschetta. Proponiamo degustazioni ed abbinamento con il cibo oltre a convegni per approfondire i tempi più importanti ri-volti ai consumatori ed in alcuni casi anche ai produttori.

Presidente Petrucci, se è fuor di dub-bio che l’olio sia in termini di cultura e di immagine il blasone della Sabina, cosa rappresenta in termini economi-ci l’oleicoltura nel complesso dell’eco-nomia sabina?In termini economici è ancor oggi la principale fonte di sostentamento dell’imprenditoria agricola Sabina. No-nostante il settore sia in crisi genera co-munque reddito nelle attività connesse come l’Agriturismo e la trasformazione. Quest’ultime in costante crescita sia in termini di fatturato che con la creazione di nuove aziende. Il patrimonio olivicolo della Sabina è la principale risorsa per il turismo e l’enogastronomia ma per per quadrare il cerchio è necessario che tutti gli operatori della ristorazione capisca-no che solo utilizzando l’olio certificato SABINA DOP faranno un salto di qualità nei confronti dei loro clienti e contempo-raneamente salvaguarderanno anche il paesaggio della Sabina, ormai si vedono sempre più spesso degli oliveti comple-tamente abbandonati da molti anni.

Tradizionalmente la grande maggio-ranza degli oleicoltori sabini hanno di-mensioni produttive che si conciliano

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LE INTERVISTEConsorzio per la Tutela e la Valorizzazione dell’Olio Sabina DOPIl Consorzio - riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole - è dedicato alla tutela della Denominazione di Origine Protetta dell’olio Sabina ed alla vigilanza sul corretto uso del marchio. Il Consorzio, costituito tra produttori olivicoli, frantoi e imbotti-gliatori, non ha fini di lucro e si propone di:

vigilare che sia rispettato il disciplinare di produzionegarantire i consumatori sulla qualità e la genuinità del prodotto Olio Extra Vergine di oliva D.O.P. “Sabina”tutelare, valorizzare e promuovere attraverso convegni, studi, partecipazione a mostre, fiere e degustazioni.

L’Area di ProduzioneLe olive destinate alla produzione dell’olio di oliva extravergine DOP “Sabina” devono essere prodotte nel territorio della Sabi-na idoneo alla produzione di olio con le caratteristiche e livello qualitativo previsti dal disciplinare di produzione. Tale zona com-prende in tutto o in parte il territorio dei Comuni di

in provincia di Roma Roma, Guidonia, Fontenuova, Marcellina, Mentana, Montecelio, Monteflavio, Montelibretti, Monteroton-do, Montorio Romano, Moricone, Nerola, Palombara Sabina, Sant’Angelo Romano, San Polo dei Cavalieri;in provincia di Rieti Cantalupo in Sabina, Casaprota, Casperia, Castelnuovo di Farfa, Collevecchio, Configni, Cottanello, Fara Sabina, Forano, Frasso Sabino, Magliano Sabina, Mompeo, Montasola, Montebuono, Monteleone Sabino, Montenero Sabi-no, Montopoli in Sabina, Poggio Catino, Poggio Mirteto, Poggio Moiano, Poggio Nativo, Poggio S.Lorenzo, Roccantica, Salisano, Scandriglia, Selci, Stimigliano Tarano Toffia, Torricella, Torri in Sabina, Vacone

La Tutela dei ConsumatoriIl prodotto certificato Sabina DOP gode di tutela e protezione dalle contraffazioni su tutto il territorio dell’Unione Europea. La azienda che hanno ottenuto tale riconoscimento e che commercializzano la propria produzione di olio con questo marchio di identificazione, devono attenersi ad uno specifico “Disciplinare di Produzione” e sottostare al controllo della Camera di Commercio di Roma, ente in-caricato dal Ministero per le Politiche Agricole a rilasciare la certifi-cazione emettendo l’etichetta numerata da esporre sulle confezioni. Inoltre la bottiglia numerata, previsto per la DOP Sabina, consente la tracciabilità dell’olio, in pratica dal numero della bottiglia si può risalire al produttore e alla zona di produzioneIl disciplinare di produzione contiene tutte le norme di conduzio-ne dell’oliveto, di trasformazione delle olive e di confezionamento dell’olio che devono essere rispettate per l’ottenimento dell’olio a marchio Sabina DOP.

Marchio di identificazione DOP

Bollino dicertificazioneDOP SABINA

Logo Consorzio Sabina Dop

Siti web sulla Sabina ed il suo olioConsorzio per la Tutela e la Valorizzazione dell’Olio SabinaDOPtel. 331 8490950 - fax 0765 9430889www.sabinadop.it

Strada dell’Olio della SabinaPercorsi culturali, naturalistici, enogastronomici legati all’olio sabina DOPwww.stradadelloliodellasabina.com

Apt Rieti - http://www.apt.rieti.it’);” title=”Azienda di Promozione Turistica di Rieti”>www.apt.rieti.itAzienda di Promozione Turistica di Rieti

Go Sabina - www.gosabina.comEventi, feste, sagre e manifestazioni in Sabina, immagini della Sabina, ospitalità

Sabina Mater - http://www.sabinamater.it’);” title=”Sabina Mater - sito sulla Sabina e la sua storia”>www.sabinamater.itSabina Mater - sito sulla Sabina e la sua storia

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