TUTTOBRINDISI Giugno 2011

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TUTTOBRINDISI - ANNO 17 numero 32

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VI LASCIO UN SOGNO REALIZZATO, PER INSEGUIRNE UN ALTRO

Scrive Adam Gopnik nel libro “Una casa a New York”: «L’unica cosa da fare con un sogno diventato realtà è di rinunciarci, così che un altro sogno possa prendere il suo posto». Ho sempre sognato di fare il più bel giornale della mia città. E, scusate l’im-modestia, TB è di gran lunga il periodico migliore che questa città abbia mai avuto. E la cosa bella è che in tutti gli ultimi mesi, ogni volta che abbiamo chiuso il numero da mandare in stampa, ho sempre detto ai miei collaboratori: «Questo è il miglior numero che abbiamo fatto». L’ho ripetuto anche questo mese.A quasi 16 anni dalla nascita di TB, è giunto il momento di staccarsi dal bambino cresciuto e vederlo camminare da solo, o in altre mani. Ho creduto in un progetto di crescita che mi è stato proposto dagli editori di BrindisiReport.it, la Edizioni Futura. Perché penso che in questa città ci sia bisogno di fare gruppo: nel basket, nell’economia, nella società, e quindi an-che nell’editoria. Non ha senso che ognuno

NON RESTATE A GUARDARE

d i F A B I O M O L L I C A

continui a fare il suo sito internet, il suo giornale. Per crescere bisogna unire le forze. Ed io non voglio restare ingabbiato a vita in un ruolo o in uno schema. Lascio TB all’apice del suo successo, consa-pevole che nelle mani di Marcello Orlandi-ni (un collega che ho sempre stimato e che prenderà il mio posto) questo mensile sarà ancora più ricco ed interessante.Ringrazio tutti i lettori che hanno apprezzato questo prodotto. Anche quelli che lo criti-cano. E ringrazio soprattutto gli inserzionisti ed i miei collaboratori: entrambi hanno dato a TB linfa vitale. I primi i mezzi per farlo vivere, i secondi le idee per farlo leggere.Il mio nuovo sogno si chiama PugliaMaga-zine. È una creatura ancor più ambiziosa di TB, e guarda oltre le mura brindisine. È an-cora esile e traballante. Ma di una cosa sono certo, e scusate ancora l’immodestia: con la collaborazione dei miei nuovi compagni di avventura, diventerà il più bel giornale che la Puglia abbia mai avuto.

[email protected]

TUTTO BRINDISIN. 32 › Giugno 2011

Autorizzazione Tribunale di Brindisi n. 4 del 13/10/1995

Brano del mese“Walk on” degli U2,

dal cd “All that you can’t leave behind”, accompagna le pagine di questo numero.

È in tema con l’editoriale

E SE LA TENEBRA È PER TENERCI SEPARATI

Editore: Edizioni Futura srl, Brindisi - Via de’ Catignano, 35

Pubblicita: 0831.550246.

www.brindisireport.it

Direttore responsabile Fabio Mollica

Graphic Design Salvatore Antonaci

Stampa: Martano, Lecce

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CHE CITTÁ LASCEREMO AI NOSTRI

FIGLI?Che

città lasce-remo ai nostri

figli? Quella del teatro, delle mostre di buon livello, dello splendido Negramaro Wine Festi-val e della regata velica Brindisi-Corfù? Oppure quella delle macerie di Sbitri, che festeggiano i tre anni (come Acque Chiare) e della costa negata? Da quello che vediamo, e da quanto hanno scritto i nostri lettori rispondendo all’appello lanciato nei giorni scorsi da TB su Facebook, vor-remmo tanto guardare avanti e diventare una città turistica, bella e interessante, ma non riusciamo a risolvere problemi vecchi e nuovi, che ci costrin-gono ad essere ancora oggi la Cenerentola di Puglia. Abbiamo un’amministrazione che pensa in grande, ma poi si impantana sullo scontro Pennetta-Mennitti. Abbiamo imprenditori che vor-rebbero investire sulla costa, ma l’inerzia di Comune e Regione ci vieta perfino di fare il bagno. Siamo, insomma, la città dei sogni ad occhi aperti e dei diritti negati. Come scrivemmo in

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PRIMO PIANO I TEMA DI COPERTINA

E SE LA LUCE DEL GIORNO SEMBRA ESSERE MOLTO LONTANA

FIGLI?una vignetta apparsa su TB qualche mese fa: «Il futuro sarà tutto rose e fiori, se riusciremo a sopravvivere al pre-sente». Ecco, restiamo una città di sognatori, con lo sguardo rivolto al passato. Molto bravi a suonarcela e cantarcela da soli («non ci manca niente!», «abbiamo un mare eccezionale, il porto e l’aeroporto»...), ma ancora non in grado di passare dalle parole ai fatti. Per colpa degli ammi-nistratori, certo, ma anche per colpe nostre.Sembriamo pronti a piazzare la bandiera sulla luna. E intanto issiamo la bandiera bianca in segno di resa. Altro che Brindisi capitale d’Italia! Non riusciamo a salvare la nostra costa, a ripulire lo sconcio di Sbitri; a dare certezza ad aziende che da 10 anni attendono di sapere se possono realizzare o no il loro investimento (e non mi riferisco solo alla Brindisi Lng!).Eppure continuiamo ad incazzarci solo ed esclu-sivamente per due cose: il palaeventi che non c’è (e non ci sarà ancora per un bel po’), ed il calcio che muore. A tutto il resto, a quanto pare, ci si abitua. Purtroppo.

Fabio Mollica

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7E SE IL TUO CUORE DI VETRO SI SPEZZASSE

PRIMO PIANO I TEMA DI COPERTINA

TANIO SCARDICCHIO. Videomaker.«Lasceremo ai nostri figli una città fondata sulle raccomandazioni e le conoscenze, dove le amicizie hanno sempre secondi fini».ANTONELLA MITA. Coreografa.«Prima facciamo che diventi una città. Sperando, nel frattempo, che i figli non abbiano trovato futuro altrove. Un salto di qualità oltre la mediocrità ren-

derebbe il loro percorso di vita più decoroso e interessante. Ma son solo desideri e parole perchè, finchè non ci permetteranno di far crescere in noi la volontà di migliorare,

tutto ciò rimarrà sempre convinzione stagnante di una qualità di vità che meritiamo e non potrebbe essere migliore, alimentando la possibilità, di chi gioca con l’ignoranza, di aver sempre voce in capitolo!»LORENZO FISCHETTO. Promoter immobiliare. «Una città di scambi commerciali e turistica e non più sotto assedio in-dustriale. Crediamoci e contribui-amo tutti a cambiarla. Si può ed è troppo bella!»ROBERTO MARUCCIA. Marina Militare. «Brindisi è una città dalle mille contraddizioni, la città dei cortei (per porendere giusto spunto da un vostro articolo) all’interno della quale però, quasi per una strana alchimia rimane tutto in perfetta condizione di equilibrio, pur essendo tante le forze disequilibranti, una città che punta poco sui giovani, che ha dato natali a luminari professionisti che hanno fatto fortuna fuori Brindisi, una città nella quale una squadra di serie A di basket sembra essere sostanza oppiacea per tanti e tra questi anche molti professionisti, una città dove prevalgono i NO e poi le ritrattazioni che diventano un Ni ma mai un Si, non molto diversa da tante altre realtà meridionali, una città che non riesce a valorizzare le proprie bellezze (vedi ad esempio la costa)... questo è quello che lasciamo ai nostri figli. Però sono convinto che di tempo ne abbiamo ancora, prima di passare a rottamare la nostra generazione».MASSIMILIANO CAFORIO. Impren-ditore. «Usando la parola lasciare....intendiamo dire che qualcosa che ci appartiene e resta in eredità a qual-cuno... i nostri figli in questo caso...

Siamo immersi a tutto tondo in una realtà che non lascia spazio alla fantasia, una società in cui tra l’essere e l’apparire, si preferisce l’apparire. Un contesto in cui sin da piccoli ci viene insegna-

to che bisogna iniziare a correre, prima ancora di andare a carponi. Una società in cui le lancette del tempo fluiscono inarrestabili, non permettendoci di riflettere, di pensare, di fermarci un attimo e …capire chi siamo e cosa lasceremo in eredità.Cosa lascerò ai miei figli? Quale storia leggeranno nel libro della vita? Questa è una bella domanda che va dritta al cuore e non servono ragionamenti logici o congetture economiche per rispondere, perché si tratta di chi ti vedrà invecchiare e di chi, invece, dal canto mio, vedrò crescere.Ho sempre creduto che il mondo che ci sta di fronte sia carico di paradossi che non possono non renderci per-plessi, ma è proprio questa perplessità che ci dà la forza di costruire l’architettura dell’agire quotidiano. Un agire che spesso si scontra con l’ignoto, con il non accaduto, con l’incerto, con il rischio. Speranza e disperazione non possono non intrecciarsi nella nostra esperienza. Ma è proprio l’ignoto che Ulisse volle sfidare, è il non acca-duto che ha fascino e che ci proietta mentalmente nel futuro per scoprirlo, per afferrarlo, per avere la voglia di viverlo a pieno con i suoi punti di forza e debolezza.Fin da piccolo ho sempre creduto che la mia terra, il Sud, Brindisi, fosse una delle più belle, una terra da amare, una terra che se vai lontano ti manca dopo pochi chilometri, una terra in cui splende sempre il sole e che non ti chiede nulla in cambio. Siamo testimoni oculari e protagonisti partecipi di un periodo storico in continua trasformazione, vuoi i cambiamenti climatici, vuoi la nascita di un’economia globale, vuoi la rivoluzione tecnologica, vuoi la nuova veste della politica nazionale ed internazionale. Un presente che, specie noi del Sud, percepiamo come negativo. Il tasso di disoccupazione registra andamenti crescenti mai visti prima, le rivolte dei giovani laureati, le aziende fanno fatica a reggersi in piedi, i padri di famiglia si incatenano disperati alle porte del Comune, le banche chiedono sempre più garanzie, gli imprenditori che hanno perso la voglia di in-vestire perché costantemente costretti a fare i conti con veti burocratici delle istituzioni, la questione energetica, lo sfruttamento degli immigrati, prendersi il lusso di non usufruire dei Fondi strutturali, perché si arriva tardi, perché non si rispettano le scadenze, perché poca ac-cessibilità alla trasparenza statale ed europea, gli atavici ritardi italiani, un paese che stenta a tenere il passo alle grandi democrazie occidentali. Potrei continuare all’infinito, potrei descrivere il presente con lucidità e schiettezza, ma non serve sempre dipingerlo con il pennarello nero, evidenziando le zone d’ombra, servono i colori, serve rialzarsi, a piccoli passi, a carponi…serve iniziare a correre, serve l’entusiasmo.

In tutto questo è difficile indossare le vesti del genitore perfetto, non esistono manuali che tengano, deve esistere però la propensione a tutelarli e a dare loro qualcosa di noi, quel bagaglio culturale e morale che ti porti con te da sempre, grazie ad esso l’albero potrà crescere, sarà ricco di foglie e sempre verde. Un albero che ha bisogno di radici forti, di punti di riferimento, di un contesto culturalmente appagante, di una ricchezza che lo sappia alimentare e non abbattere. Responsabilità a vari livelli dalla famiglia, alla scuola, al gruppo dei pari, alle Istituzioni locali.Ogni volta che devo pensare al futuro, al futuro dei giova-ni, al futuro dei miei figli e a cosa potrei dar loro in eredità, con la mente vagheggio nel passato, ragionando a ritroso, aprendo i cassetti della memoria, riscoprendo i ri-cordi che diventano attuali, necessari per indossare i panni di un umile narratore della propria vita.Lascerò ai miei figli l’inse-gnamento di una donna saggia, a me molto vicina, che a volte con una sempli-ce frase, o con un semplice gesto, mi faceva capire che non servono strategie intellettualistiche o studi ingegneristici per risolvere questioni semplici. Che non bisogna preoccuparsi dei problemi con un atteggia-mento rinunciatario, ma avere la voglia di risolverli, con concretezza, con pro-pensione al sacrificio, con intuito e con tanta umiltà d’animo.Lascerò ai miei figli il mio sorriso, la mia felicità nell’anda-re a vedere una partita di basket con loro rendendo una domenica qualunque ricca di intenti e sguardi complici. La vera eredità risiede nel donare la parte migliore che è in noi, quella… rimarrà in eterno! E servirà loro alle prime difficoltà, quando dovranno fare i conti con le loro paure, con i loro “mah!”, con i loro “perché non a me!”. Quando dovranno usare le mani e non solo il cervello, quando sarà la volta della carota e non del bastone, usando la franchez-za e non l’ipocrisia, quando dovranno donare, senza attesa di contro-dono.Insegnerò loro la voglia di sognare, ma anche la voglia di svegliarsi e gioire in una giornata grigia. Insegnerò loro la costante ricerca della felicità, ma anche considerare il pianto degno di un uomo vero. Insegnerò loro che oltre la fortuna, ci sono anche le virtù, le proprie virtù. Lascerò loro il mio sguardo, che se anche il tempo arricchirà di rughe, sarà sempre colmo d’amore.

Insegnerò loro la voglia di sognareAbbiamo chiesto a Giuseppe Marinò, presidente di Confindustria Brindisi, di intervenire sul tema di copertina di questo mese. Risultato? Un testo profondo ed emozionante. Che fa emergere un profilo diverso e più intimo, noto a pochi, del rappresentante degli imprenditori.

DI GIUSEPPE MARINO’

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PRIMO PIANO I TEMA DI COPERTINA

Ma se questa cosa non ci appartiene... vuol dire che non la lasceremo, ma costringeremo qualcuno a tenersela... e sono sempre i nostri figli... Allora forse sarebbe il caso di prenderci questa città... e il modo è partecipan-do attivamente alla vita della nostra Brindisi in tutti i modi possibili. Come dice qualcuno, partendo dal saper votare; investendo direttamente una

parte del no-stro tempo per essa, e magari chi può anche investendo del denaro; cercando di istruire i nostri figli al bene comune, al rispetto delle persone, al

rispetto delle regole della convivenza, alla solidarietà. Tutto il resto sono caz-zate, perchè quando un popolo evolve, tutto ciò che lo circonda cresce. E noi dobbiamo lavorare moltissimo su questo».TIZIANA D’ERRICO. Impiegata agenzia viaggi. «Sarebbe troppo facile definirla in maniera qualunquistica una città in agonia. Ma lo è. Bisogna solo doman-darsi perché? Grazie a chi? La città nella quale viviamo è fatta e gestita dai suoi cittadini. I quali troppo poco la considerano casa. Casa come concetto avvolgente di accoglienza, condivisione, partecipazione delle vicende sociali. Probabilmente c’è chi pensa che l’ordine, la pulizia, la spinta produttiva, l’economia siano concetti astratti dietro cui l’umano operare non agisca. Se ognuno di noi considerasse Brindisi come la propria casa non

dovrebbe, forse, cercare di renderla un posto migliore, con strade pulite e percorri-bili anche a piedi e aria

respirabile? La responsabilità di ciò che abbiamo non è quindi imputa-bile a noi? A noi cittadini che troppo spesso non abbiamo reagito e gridato lo sdegno per l’indifferenza di chi ha imbruttito una città bella, per chi non si è chinato a raccogliere una carta “distrattamente” caduta dalla tasca, per chi nnon crede che il mare sia la nostra risorsa, per chi pensa che sia meglio profittare delle situazioni, per chi pensa che tanto non si può fare nulla, che tanto i figli poi se ne

A fine anni ’80, dopo la laurea in economia, due anni di esperienza in Spagna a Barcellona mi hanno consentito di stringere rapporti con la gente di questo bellissimo Paese di cui apprezzo,

tra le altre cose, un approccio generalmente spensierato alla vita ed una bassa propensione verso inutili formalismi. All’epoca, gli spagnoli vedevano noi italiani come un esem-pio di intraprendenza e stile da seguire; oggi ci considera-no un Paese incomprensibile e caotico. Ho seguito e visto crescere rapidamente quel Paese costretto ad inseguire e ad accelerare il suo sviluppo in uscita da una dittatura, fino a diventare avanguardia in Europa. Oggi la crisi economica comincia a demolire le certezze degli spagnoli. Le cose anche lì vanno molto male ed il Sistema Paese risente di problemi strutturali ancor più pesanti dei nostri. In questi giorni i ragazzi spagnoli stanno manifestando a Barcellona, Madrid e nelle altre città perché non vedono più il futuro che i loro genitori credevano di costruire. La chiamano la generazione “ni-ni” (ni estudia, ni trabaja), cioè quella dei ragazzi che non hanno lavoro e che nemmeno studiano perché hanno perso fiducia nelle possibilità di inserimen-to che la scuola e la formazione in genere gli dovrebbe assicurare. C’è quindi chi sta, non solo potenzialmente, ma anche realmente, peggio di noi. Dobbiamo consolarci? Non possiamo permettercelo. Davanti a noi si configura lo scenario di una generazione che, per la prima volta dal dopoguerra, nella migliore delle ipotesi, dovrà ridurre drasticamente il tenore di vita rispetto a quello dei propri genitori. Dobbiamo reagire e guardare ai Paesi che stanno dimostrando di sapere affron-tare una crisi pesante perché sono coesi ed hanno una organizzazione dello Stato più efficiente. La Germania è un esempio ormai indicato da tutti perché si avvia ad uscire ordinatamente dalla crisi. LA PUGLIA E BRINDISIDa noi in Puglia è disoccupato un giovane su 3 e, in provincia di Brindisi, il tasso totale di disoccupazione sulla popolazione attiva a marzo 2011 era intorno al 27% senza contare i lavoratori che sono in cassa integrazione. Sono numeri che segnalano quanto sia grave la situazione. Il fatto che ce ne accorgiamo un po’ meno che in altre parti d’Italia è perché siamo abituati ad una permanente e latente crisi economica e del lavoro con un’economia sommersa che fa da falso ammortizzatore. In realtà ci stiamo impoverendo lentamente e, senza interventi decisi, la previsione è che ci accorgeremo di essere precipitati solo quando ci ritroveremo in fondo: giovani senza lavoro, anziani senza risparmi. Non c’è bisogno di grandi cono-scenze tecniche per capirlo. Bastano poche considerazione sui dati disponibili.Osservando quale sia l’approccio al problema in atto a livello nazionale viene in mente una sola parola: immobili-smo. Anche a livello locale la situazione appare bloccata. Forse chi è chiamato a prendere le decisioni aspetta e spera che il peggio passi. Se è così, è proprio quello che non si deve fare. L’impressione, dicevo, è che tutto sia immobile, che non ci sia un progetto di sviluppo condiviso o che, nella migliore delle ipotesi, chi è deputato a decidere tenda a bloccare

Abbiamo un progetto per la città?Scrive Fabrizio D’Astore, esperto in Marketing Internazionale: «Non mi è chiaro se ci sia un progetto condiviso. E se esiste non è facilmente comprensibile»

DI FABRIZIO D’ASTORE

il sistema per perdere consenso il più lentamente possibile, aspettando tempi migliori, se verranno! Esiste un progetto per la città? Da semplice spettatore che vive e lavora a Brindisi non mi è chiaro se ci sia un progetto condiviso o, almeno, se esiste, non è facilmente compren-sibile. Riporto un episodio di cui sono stato personalmente protagonista e che mi fa percepire (non so se è davvero così, ma la sensazione è questa) che, se non siamo fermi, tutto comunque si muove in modo disomogeneo, apparentemen-te disordinato e senza un progetto generale. Due anni fa fui contattato dal presidente di uno degli Yacht Club di Mosca che chiedeva di trovare un porticciolo turistico sull’Adriatico per una delle loro imbarcazioni. Mi sono documentato at-traverso tutte le informazioni pubbliche disponibili sul portic-

ciolo di Brindisi per capire se ci fosse, oltre alla possibilità di ospitare la barca, anche quella di stabilire relazioni stabili tra lo yacht club di Mosca e la città di Brindisi. Ho fatto un report ai russi, il più favorevole ma onesto possibile e così hanno deciso di mandare una loro imbarcazione a controllare. Al ritorno da Brindisi, il comandante della barca russa ha riferito ai suoi che nel porticciolo ci sono le condizioni per la sosta, la manutenzione ed il rimessaggio, ma alle spalle del complesso c’è una realtà degradata, collegamenti insufficien-ti con il centro città, servizi assolutamente inadeguati.Un’occasione persa? Non credo che sia questo l’approccio giusto al problema. Il problema da porsi è se esiste un vero progetto con risorse disponibili o reperibili che si attuerà entro una data stabilita all’interno di un progetto generale per la città. Se non c’è, la presenza di qualche barca russa non avrebbe portato alcun vantaggio strutturale, ma solo qualche entrata in più per pochi addetti. Difficilmente la ricchezza di una comunità si produce affidandosi al caso.Voglio dire che per tentare un salto in avanti, c’è bisogno di un progetto, un progetto condiviso e credibile anche se imperfetto. È questo che fa convergere gli interessi e facilita le scelte di chi deve investire e creare posti di lavoro. Que-sto aiuterebbe sicuramente anche genitori e ragazzi a fare le loro scelte su istruzione, formazione, partire, rimanere, ritornare. Qualunque progetto, comunque, non ha alcuna speranza di ottenere risultati se il sistema decisionale è bloccato e le parti chiamate a prendere decisioni sono poco attive o in contrapposizione. In queste condizioni anche elementi del sistema competenti e motivati perdono effi-cacia e motivazione. La sensazione è proprio questa e non credo sia solo una sensazione.

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9“Datemi la sete, andrò a cercare una sorgente”E PER UN SECONDO SE TU TORNASSI INDIETRO, SII FORTE, VAI AVANTI

vanno... E qui silenziosa scende una lacrima».LINO RANIERI. Impiegato.«Un domani porterò mia figlia su un’altura ed indicandole la città le dirò: “Guarda, domani tutto questo sara’ tuo!”. Mia figlia mi sta sputando in fac-cia gia da adesso! Anzi nello specifico mi ha risposto:”grazie, rifiuto l’offerta e vado avanti!”. Detto questo, mi chiederei anche: che figli stiamo lasciando alla nostra città?»UCCIO BIONDI. Artista. «Difficile lasciare il testimone oggi, perchè di questo si tratta. Quello che non vorrei lasciare ai figli e nipoti è di

certo: un terri-torio invaso a tappezzeria da rifiuti e scorie inquinanti, serpentoni gommati uno sopra l’altro, terra soffocata da indecenza

stretta da corruzione e abusi, città e paesi imbalsamati in balia di ignoran-za e pressapochismo dei governanti, città e paesi abbruttiti da orripilanti arredi urbani e architettonici, terra e terreni sezioni staccate di camposanti a catafalco. Voglio crescita civile e culturale».LUCIANO CAGNAZZO. «Lasceremo

una città con strade sporche e piene di bu-che, parchi ab-bandonati. Un cittá d’acqua senza mare e senza spiagge, perchè peri-colose. Piena solo di centri scommesse e sale per slot

machine. È questo quello che voglia-mo lasciare ai nostri figli?»SANDRO ARRIGHI. Dipendente Edi-power. «Lasceremo ai nostri figli una città da abbandonare quanto prima possibile per realizzare qualcosa di concreto nella vita! Una città dove gli amministratori pensano a dividersi la torta senza saper fare un dolce! Sono anni ormai che (come dice un amico) si naviga a vista e non si pensa a programmare una rotta che ci porti fuori dal nulla!»RINO GIANNACE. Dipendente Regione Puglia. «Penso che prima di educare i nostri figli, dovremmo rieducare noi stessi, se ancora combattiamo per i rifiuti lasciati per strada, le cacche dei

PRIMO PIANO I TEMA DI COPERTINA

Nella corsa a staffetta, chi prende in conse-gna il testimone deve stringerlo forte in

pugno e, con pari slancio di chi glielo ha consegnato, traman-darlo a sua volta, avendo cura di non perderlo e di non dissipare il bene prezioso che esso rap-

presenta. Il patrimonio di una comunità: la sua storia, il suo paesaggio, i suoi monumenti, la sua memoria comune e le sue tradizioni sono una parte importante di quel bene pregiato, di quel testimone che passa di mano in mano. Il lascito che andiamo a consegnare ai nostri figli è ricco e prezioso, ma in larga parte lo è solo potenzialmente, non nei fatti, e necessita sostanziali interventi straordinari volti al suo recupero, alla sua valorizzazione, al suo rilancio, al ripristino di valori etici fondamentali. “Quale Paese lasceremo ai nostri figli?” Guarda caso, è il quesito cruciale posto pochi giorni fa dal governatore (uscente) della Banca d’Italia, Mario Draghi, nella sua relazione di congedo. Domanda retori-ca, la cui risposta è implicita nella denuncia di Draghi di “ritardi strutturali” del Paese, di “interessi corporativi”, “divisioni, conflitti di fazione” la cui eliminazione è una “condizione essenziale per unire solidarietà e merito, equità e concorrenza, per assicurare una prospettiva di crescita al Paese”. Mutatis mutandis, Brindisi soffre gli stessi sintomi - forse anche in maniera più acuta, stante la sua maggiore vul-nerabilità - e richiede la stessa cura: superamento delle divisioni, primato dell’interesse collettivo, rispetto del bene comune, condivisione di valori e di speranze.Ora, non voglio alimentare il “fanculopensiero” di Fabio Mollica, né sto qui a redigere il libro bianco dei desiderata o la blacklist degli scempi e delle brutture - l’elencazione sarebbe lunga e forse oziosa - ma a voler procedere per grandi temi, da una panoramica a volo d’uccello non sfuggono situazioni di assoluta gravità, alcune ereditate dai nostri padri, altre frutto della nostra incapacità di gestire almeno il presente, e non oso ac-cennare a una seria pianificazione del futuro: il degrado della costa, il mancato rilancio del porto, le periferie neglette, il centro storico oltraggiato e dequalificato, la viabilità datata, il verde agonizzante, l’ingombro inqui-nante della veteroindustria…

Bisogna fare autocritica, questo è poco ma sicuro. La nostra generazione, la classe dirigente degli ultimi tre-quattro decenni, si sta dimostrando inadatta a invertire il corso degli eventi, a risolvere la continuità/contiguità con un passato segnato da politiche miopi, mire speculative, voragini culturali. Tantomeno a recepire e sfruttare quei fattori di rilancio e di crescita che possano costituire il giusto e meritato viatico per i nostri figli, per il nostro (ma soprattutto il loro) futuro. Ancora, non siamo in grado di fare scelte coraggiose, ascoltare e adottare linguaggi nuovi, osare opzioni inedite e spiazzanti ma nondimeno stimolanti e foriere di aperture verso nuovi scenari e nuove prospettive. Dico una gigantesca ovvietà se affermo che il nostro terri-torio ha grandi potenzialità di sviluppo e di affermazione: terribilmente ovvio, ma è così; e, banalmente, non le stia-mo sfruttando, siamo seduti sul nostro futuro e sembra quasi che non ce ne rendiamo conto.Il fatto è che pare non si riesca ad arrestare una perico-losa deriva, vuoi per inettitudine o incompetenza (scelte progettuali opinabili, interventi sul patrimonio inopportuni o maldestri quando non dannosi), vuoi per mancanza di volontà politica (il pregiudiziale immobilismo di questi ul-timi anni, forse frutto di una sempre più diffusa sindrome Nimto).Quale Brindisi, allora, consegnamo ai nostri figli? Siamo ancora in tempo - ma è necessario uno scatto di reni collettivo - a tracciarne un profilo accettabile, a creare i presupposti per una “Brindisi 2.0”, a ritessere un rapporto di equità intergenerazionale.È dunque necessario ragionare in termini di sostenibilità, ossia innescare quel mutamento di pensiero che indirizzi risorse (anche immateriali), investimenti, ricerca, soprat-tutto scelte politiche, verso il soddisfacimento, sì, dei bisogni attuali ma senza pregiudicare la possibilità che le generazioni future possano soddisfare i loro.Nella corsa a staffetta, se il testimone cade, può (deve) raccoglierlo solo chi lo ha perduto, ossia chi si dimostra incapace di tramandare, di trasferire correttamente la testimonianza di un impegno, di uno sforzo, di uno slancio, auspicabilmente di una vittoria. La corsa verso il traguardo proseguirà se ci sarà, ripeto, un nostro scatto di orgoglio, un gesto di fierezza e, soprattutto, una dimostrazione di rispetto nei riguardi di chi, fiducioso, si aspetta di prendere in consegna da noi un buon testimo-ne. Altrimenti, amaramente, prepariamoci a chinarci.

Siamo seduti sul nostro futuroLa classe dirigente degli ultimi 40 anni si sta dimostrando inadatta ad invertire il corso degli eventi, a risolvere la contiguità con un passato segnato da politiche miopi.

DI DOMENICO SAPONARO

cani che insozzano i marciapiedi, alcu-ni politici le cui facce sono presenti da tanti anni in consiglio comunale, pro-babilmente ci sentiamo ben rappre-sentati da chi per tanti anni non ha fatto niente per questa città; la verità vera è che sappiamo solo lamentarci, ma non rimboccarci le maniche!»DANILO MONTALDO. Giornalista.

«Cosa lasceremo ai nostri figli? Già! bella domanda per una città che non riesce a dare risposte neanche al

presente. Sono tanti i racconti dei miei nonni e dei miei genitori sulla Brindisi di una volta: ricordi di una città che aveva uno storico e splendido teatro (Verdi) che ricordava un’eleganza e una bellezza d’altri tempi; ricordi di una città che aveva una spiaggia (Sant’Apollinare) capace di riunire inte-re famiglie; ricordi di un parco (della

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Rimembranza) che faceva nascere amori e ospitava migliaia di baci delle giovani coppie brindisine; ricordi di sagre e feste (anguria e vino) che tenevano vive tradizioni e valorizzava-no i tesori della nostra terra; ricordi di un benessere non solo materiale, ma racchiuso in un senso di ricchezza per quello che si era e per quel poco che si aveva. Cosa non abbiamo più oggi di un passato non troppo remoto? Cosa non siamo riusciti a conservare

del patrimonio naturalistico, culturale, monu-mentale e civile? Perché? In nome di quale progres-so o vantaggio economico? Non saranno quindi

un lungomare con panchine, parcheggi e qualche arbusto, un nuovo palaz-zetto dello sport oppure una nuova e pericolosa politica industriale a dare benessere ai nostri figli. Si possono costruire le più moderne e funzionali strutture, ma se non siamo in grado di tramandare l’importanza delle nostre tradizioni, della nostra storia e dei nostri valori, ai figli lasceremo ancor meno di quello che abbiamo oggi».FABIO FAZZINA. Imprenditore. «Vorrei lasciare una grande risata, voglia di vivere e tanta speranza. E soprattutto la voglia di restare in questa città, che può essere bellissima se riusciremo a non abbandonarla. E tanto orgoglio per essere brindisino, anche a dispet-to di chi ci potrebbe far vergognare».FRANCESCO D’ABRONZO. Dipenden-te Onu. l problema non è che citta stiamo lasciando ai nostri figli... il fatto è che stiamo facendo di tutto per rovinargliela. O, peggio ancora, stiamo diventando completamente abulici. La nostra mentalità perversa non è un luogo comune: ormai viviamo di stereotipi e di riflesso a quello che gli altri fanno, senza piu iniziativa. Siamo bravi a fare cortei contro il nucleare dimenticandoci delle centrali sparse intorno a noi. Gridiamo allo scandalo per la mancanza di spazi verdi e poi non raccogliamo la cacca lasciata dal nostro amato cane. Andiamo a Londra o a Parigi e prendiamo solo la metro-plitana, mentre qui per fare 500 metri prendiamo il suv. È arrivata l’estate, e il posto piu bello di Brindisi, Torre Guaceto, è irraggiungibile. A meno che tu non sia una lucertola, una folaga, un iscritto alla scuola di vela o un possessore di ultraleggero. A Lecce invece tutti possono usufruire dei laghi Alimini, anzi ci fanno pure i soldi col turismo e indotti vari... fate un po voi.

Mi viene chiesto: qua-le città lasceremo ai nostri figli ? Come prima risposta mi

viene da dire che sarà la città che tutti noi cittadini vorremo lasciargli. Appartengo ad una generazione formatasi negli anni ‘70 e, quindi, fortemente convinta

che l’attività di ciascuno di noi e quella di tutti noi può cambiare le cose. Ed ho sempre riflettuto sul fatto che Brindisi si trova a pochi chilometri da un parco marino tra i più belli d’Italia e che dopo Brindisi (ma anche pri-ma) si apre quel Salento che non tutta I’Italia, ma tutto il Mondo ci invidia. Tutte le riviste turistiche del mondo considerano oramai il Salento uno dei posti più belli della terra ed uno dei posti dove si vive meglio. Quindi, se in uno dei posti più belli del mondo vi sono delle brutture e qualcosa che non va, vuol dire che la colpa di ciò è dell’uomo, e non della natura, che invece è stata parti-colarmente generosa nel darci una terra fertile, il porto naturale più grande d’Italia, ed un ottimo clima. E se le brutture sono state realizzate dall’uomo, allora l’uomo, così come le ha realizzate, così può eliminarle.Ci vorrà del tempo? È probabile, ma questo dipende-rà solo da noi e da nessun altro. Quel che vorremmo lasciare credo che sia, secondo tutti, una città vivibile e dove vi sia lavoro, perché il lavoro è quello che dà dignità all’uomo ed evita che i giovani, che sono le vere risorse di una collettività, vadano via. Perché si realizzi qualcosa occorre che si formi prima la consapevolezza di quel che è necessario, ed in tal senso il percorso è già avviato, si tratta solo di portarlo avanti, con tenacia e con determinazione, sapendo che i problemi sono il sale di tutti i giorni.Si proceda quindi senza indugio alle bonifiche della zona industriale, onde far pervenire rilevanti risorse economiche in Città, che ha necessità immediata di investimenti che ne possano rivitalizzare nel breve l’eco-nomia: basti pensare che Porto Marghera ha ottenuto per le bonifiche 1,7 milardi di euro (già anche spesi), ossia una somma pari ad oltre tre volte l’investimento previsto per il rigassificatore, che, per alcuni, sarebbe la panacea di tutti i mali, mentre in realtà equivarrebbe ad una chiusura definitiva e senza speranza del porto di Brindisi. Abbiamo passato un decennio a dividerci in città tra chi vuole (invero pochi) il rigassificatore e chi non lo vuole (la maggioranza), ma non riusciamo ad unirci e pretendere tutti insieme la realizzazione immediata delle bonifiche della zona industriale che porterebbero in città investimenti tre volte maggiori. Si proceda alla libera-zione delle banchine del porto dal carbone ed anche delle zone retro portuali, anche chiudendo la centrale a carbone di Brindisi Nord (che secondo gli accordi firmati dal Governo andava chiusa già entro l’anno 2000, perché secondo lo stesso Ministero dell’Ambiente dell’epoca - relazione Clini - due centrali a carbone erano troppe per

la città di Brindisi, cosa poi andata nel dimenticatoio una volta attivata la centrale di Brindisi Sud).Si affidi ai migliori esperti lo studio di quanto necessario per il reinserimento del porto di Brindisi come porto commer-ciale (container ed altro), passeggeri e crociere. Si sottrarrà quindi il porto alla sua destinazione di scarico del carbone e del gas previsto dal piano regionale del 2002 (finalità che sarebbe stata in toto realizzata se i cittadini di Brindisi non fossero insorti contro il rigassificatore): si consentirà così al porto di tornare ad essere, come un tempo, fonte di ricchezza per tutti, e non per pochi.Si recuperi la costa, tenendola pulita tutto l’anno e consen-tendo che diventi anche essa fonte di ricchezza per tanti.Si realizzi a Brindisi una zona turistica, che consenta di attrarre turisti che possano poi profittare della centralità di Brindisi per apprezzare le bellezze, del tutto diverse, del Nord Salento/Valle d’Itria (Ostuni, Cisternino, Martina Fran-ca, Locorotondo, e lo stesso parco marino di Torre Guaceto) e del Sud Salento (Lecce, Otranto, Gallipoli...).Si proceda alla riqualificazione del lungomare, perché anche la zona di via Del mare venga restituita alla città, con giardini, bar e punti di ristoro, che possano costituire at-trattiva sia per i turisti che per gli abitanti della provincia; si eliminino le terribili barriere poste a custodia della Stazione Marittima e si consenta la fruibilità dell’intero lungoma-re; si realizzi un parcheggio sottostante gli attuali binari della stazione marittima (si troverà l’acqua? ci sono infiniti parcheggi nel mondo sotto il mare o sotto un lago o sotto un fiume; noi dovremmo realizzarlo solo a fianco del molo esistente); allo stesso modo si recuperi - come già previsto dal piano redatto dal Comune - l’intero lungomare, fino alla zona Sciabiche, consentendo ed incentivando l’apertura di attività commerciali, con tavolini all’aperto e con struttu-re che possano consentire di fruire del lungomare anche d’inverno; si recuperi - come pure già previsto - il Collegio Tommaseo per adibirlo ad attività turistico-congressuali (manca un vero e proprio centro congressi nell’intera provincia di Brindisi e la presenza di un aeroporto lo renderebbe particolarmente appetibile per gli operatori); si realizzino sotto il Tommaseo dei posti barca a servizio della struttura turistica soprastante; si adibisca parte del villaggio pescatori (solo parte, perché non deve perdere le sue caratteristiche, con le barche e le reti) a locali per i giovani, dove si ascolti della musica e si beva qualcosa ammirando uno dei più bei panorami del mondo: solo chi ha visto Brin-disi da quel lato, guardandone il lungomare ed il Castello di terra, può capire di cosa sto parlando; si restituisca alla Città il Castello di Terra (che il Ministero vuole vendere) e si realizzino i Giardini ed il Parco della Città. Mi fermo qui ma potrei andare oltre: non sono miei pensieri, ma è quello che ci diciamo in tanti ogni sera, incontrandoci per strada o altrove. È un sogno tutto questo? Non credo: sono cose che già tutti noi pensiamo e che tutti noi vogliamo, e su buona parte delle quali già sta lavorando l’Amministrazione Comu-nale. Uniamoci tutti per portarle a termine, e così non solo lasceremo ai nostri figli una città migliore ma, forse, faremo in tempo a godercela anche noi.

Se solo facessimo ciò che diciamo di voler fare...

DI ROBERTO FUSCO

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11e dentro le speranze di chi non ha mai deciso niente

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12 TuttoBrindisi Giugno 2011

DI SARA MACCHITELLA

L’INTERVISTA DEL MESE

Buon olio

Nelle sue vene scorre olio extra vergine di oliva Dop. Cosimo Putignano, conosciuto da tutti come Mimino, da 24 anni è al vertice della cantina

e oleificio sociale Coopir De Laurentis di Ostu-ni. Conosce il mondo agricolo e olivicolo più di ogni cosa e da quando è presidente del Gal Alto Salento (Gruppo di Azione Locale del brindisino) ha saputo coordinare quelle attività che puntano a rendere la realtà rurale una valida alternativa di riqualificazione del settore. Neanche un mese fa la Banca di Credito Cooperativo ostunese l’ha scelto come presidente. Se c’è qualcosa che sente di dire ai giovani e al loro futuro è: «Non fossiliz-zatevi sul posto fisso, ma createvi una possibilità di lavoro. Se la cercate, la trovate. Ma non mirate ad impieghi che oggigiorno neppure la pubblica amministrazione è in grado di offrirvi». Nato in una famiglia di agricoltori, ha intrapreso da subito la strada degli studi universitari fino ad arrivare ad insegnare per 3 decenni Storia dell’Arte. Non ha mai pensato di lasciar perdere l’agricoltura, una strada che segue anche il suo secondogenito Luigi. Il figlio più grande ha invece intrapreso altri cammini: analista nella City di David Cameron.Quale futuro lasciamo ai nostri giovani? «Non certamente roseo per la profonda crisi che affonda tutti i settori. La mancanza di lavoro porta ancora oggi i giovani ad allontanarsi e partire per il nord Italia o per l’estero. La causa dell’abban-dono del Sud è da rintracciare nella società. Li abbiamo allontanati da alcuni settori produttivi che invece oggi potrebbero essere fonti di guada-

gno. E questo è un errore, perché ciò ha portato loro a credere nel posto fisso, nell’impiego rag-giungibile tramite concorsi.Solo in alcuni casi il passaggio generazionale nelle famiglie che svolgono attività agricole salva questo settore, sempre che ci sia una forte moti-vazione nei figli a seguire le orme familiari».Le attività produttive hanno sempre bisogno di alleanze e sinergie. Pensa che questo sia un osta-colo per i giovani che vogliono affrontare questo lavoro? «No, perché prima di tutto ci vuole esperienza,

poi fondamentali sono il buon senso, l’equilibrio e saper fare bene i conti. Senza queste qualità non saremmo mai riusciti a tenere uniti i soci della nostra cooperativa».Come vede il futuro dell’agricoltura?«Nelle nostre zone, per fortuna, l’agricoltura non è più quella di una volta: è agevolata dalle inno-vazioni tecnologiche ed è fatta meccanicamente. Il futuro è nei settori che più ci legano alla nostra terra».E come la mettiamo con la crisi delle produzioni? «Ogni volta che il settore agricolo ha avuto le sue fasi critiche ho pensato a quale potessero essere le alternative. La ricettività è una di queste. Da 15 anni ho una masseria agriturismo, laddove una volta era solo tenuta agricola. Anche inventarsi degli escamotage non fa perdere l’entusiasmo nel proprio lavoro. Faccio altri esempi: a breve pubblicheremo alcuni bandi del Gal Alto Salento. Tenteremo di sensibilizzare gli agricoltori verso un particolare modo di operare, ma già ci stiamo rendendo conto che non è semplice. Si tratta del bando per le fattorie sociali che, a differenza delle fattorie didattiche, rende le masserie luoghi di riabilitazione per i ragazzi con handicap o altri problemi fisici. Il futuro è sì dei giovani, ma sono anche gli anziani ad avere sempre più bisogno di assistenza e di trascorrere al meglio gli anni che restano loro da vivere. Per questo le aziende, oltre a rimanere agricole e produttive, potrebbero diventare anche sedi alternative e appunto sociali per la riabilitazione dei disabili o per la degenza degli anziani. E così i giovani troverebbero nuovi sbocchi occupazionali».

nelle veneCosimo Putignano è presidente della Cooperativa De Laurentis, del Gal Alto Salento e della Banca di credito cooperativo di Ostuni. Ai giovani dice: «Non fossilizzatevi sul posto fisso, ma createvi una possibilità di lavoro». E invita gli agricoltori locali ad aderire al prossimo bando sulle “fattorie sociali”.

«Possiamo rendere le masserie luoghi di

riabilitazione per ragazzi con handicap o altri

problemi fisici. Un’opportunità per creare

nuovi posti di lavoro».

Cosimo Putignano, durante una intervista con Francesco Roma (Trcb)

PRIMO PIANO I TEMA DI COPERTINA

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13e solo adesso me ne rendo conto che non c’è nessuno in giro e che è soltanto quel che penso

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14 TuttoBrindisi Giugno 2011

FEELGOOD

Una nuotata

Per quanti abitano nel capoluogo, il nome FeelGood è forse solo uno degli sponsor della squadra di basket. Per i residenti della zona sud della provincia, invece, è un centro di eccellenza per il benessere

fisico e la cura del corpo. Stiamo parlando ci un centro sportivo che si snoda su 3.000 metri quadrati, circondato da quattro ettari di terreno che ospitano un anfiteatro, bar e gazebo. FeelGood è un’azienda che lavora 11 mesi l’anno (si ferma solo ad agosto) ed ha circa 3000 abbonati.Il centro è suddiviso in tre aree dislocate su tre livelli: wellness, acqua e spa. L’area Wellness si trova nel piano interrato ed è adibita alle attività di fitness. L’area Acqua è al pianterreno, dove si trovano tre piscine: una semiolimpionica, una per i più piccoli ed una con acqua iodata nell’Area Hydra. Attività ludiche si alternano a quelle ginniche con scuola nuoto, corsi sub, acquagym, idrokinesi, nuoto libero, idromassaggi, sauna e bagno di vapore, per raggiun-gere anche un assoluto relax.L’area Spa è situata al primo piano ed è caratteriz-zata da diversi ambienti in cui tutto è finalizzato alla cura e alla bellezza total body. Sullo stesso livello troviamo anche l’area ristoro con il bar panoramico con vista sulla piscina. Il luogo ide-ale per ritrovarsi in compagnia dopo le varie attività, gustando caffè, aperitivi e piatti caldi e freddi.Monica Martina, e suo fratello Gianni sono i titolari di FeelGood, un’idea che ha preso corpo nel 2007. A pensarla è stata proprio Monica, laureata in economia e commercio, che ha curato una analisi di mercato sul settore, scoprendo che strutture simili a quella che intendeva realizzare esistevano solo nel barese.«Vogliamo essere un punto di riferimento per tutti,

non solo per chi vuole fare sport, ma per socializzare e svagarsi un po’».In effetti il centro offre servizi per persone di tutte le età, dai bambini agli anziani: effettua corsi per neonati (il primo bimbo ha iniziato a 20 giorni) e per la terza età.«La nostra forza? Nell’arco di 9-10 chilometri abbia-mo 100 mila abitanti: San Pietro, Torchiarolo, San Pancrazio, Latiano, Novoli, Erchie, Mesagne, Salice, Guagnano... Siamo in una posizione strategica, a metà strada tra Brindisi e Lecce».Ma non si tratta solo di posizioni fortunate: «Puntia-

mo sul servizio, che deve essere di qualità, e sull’ap-proccio con i clienti. Abbiamo assistenti fissi negli spogliatoi, dove non possono entrare i genitori dei bambini che hanno compiuto 7 anni. Non abbiamo voluto tribune in piscina, perché l’ansia maggiore per il bambino a volte è proprio il genitore. Quest’ulti-mo può guardare il figlio dalla terrazza panoramica, senza distoglierlo da ciò che dice l’istruttore».L’altra forza di FeelGood è quella di riuscire ad accon-tentare e tenere impegnati, contemporaneamente, genitori e figli: «Capita infatti che mentre mamme a papà frequentino la palestra o la spa, i figli facciano nuoto, per poi ritrovarsi tutti insieme non appena finito».L’azienda vive per il cliente e grazie al cliente, e da esso trae nuovi stimoli: «Ogni trimestre valutiamo la customer satisfaction con questionari che distribu-iamo ai nostri iscritti. Sono loro a suggerirci come migliorare il nostro servizio».Tutta la struttura è immersa nel verde e rispetta l’ambiente: tutti i piani hanno riscaldamento al pavimento, non c’è traccia di umidità, un impianto fotovoltaico dà energia elettrica e riscaldamento.FeelGood organizza anche corsi di sub, corsi di bagni-no, aqua fitness. Ha circa 40 dipendenti. Ed in questi giorni è partito il tradizionale campus estivo, con circa 1000 bambini che frequentano la struttura.Il 12 giugno grande appuntamento con il Fitness Village, una giornata di ringraziamento ai clienti, ma anche l’ìopportunità (per chi non è ancora cliente) di provare gratuitamente la struttura e partecipare ad una festa di musica, spettacoli e gastronomia, con il concerto serale della cover band dei Negramaro.La giornata giusta per scorpire un luogo unico per la provincia di Brindisi.

tra gli uliviMonica e Gianni Martina sono i proprietari del meraviglioso centro sportivo di Cellino San Marco, con clienti che arrivano da tutti i comuni vicini. Nuoto, wellness e spa, per accontentare i bambini e gli anziani. E il 12 giugno c’è il FitnessVillage: musica, spettacolo, gastronomia e l’opportunità di provare i servizi offerti dalla struttura. Gratuitamente!

«Ogni tre mesi valutiamo la “customer satisfaction” dei nostri clienti. Sono loro che ci

aiutano a migliorare...»

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Monica e Gianni Martina, proprietari di FeelGood

ECONOMIA I PROFILI AZIENDALI

QUELLO CHE POSSIEDI, NON POSSONO RUBARTELO. NON POSSONO NEMMENO SENTIRLO

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Emanuela Quaranta

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17quel matto son io che vorrebbe un cappello più grande ed un paio di mani più attente

OLTRE LA CRISI

Si è svolta lunedì 6 giugno, presso la Camera di Commercio di Brindisi, la nona giornata dell’economia, organizzata in collaborazione con l’Università del Salento.

In questo speciale a cura dell’ente, vi proponiamo gli interventi del presidente Alfredo Malcarne, del direttore di Confcommercio Brindisi, Pino Marchionna,

e dell’amministratore della C&G di Mesagne, Angelo Contessa.

SPECIALE I GIORNATA DELL’ECONOMIA 2011

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SPECIALE I VINITALY & NEGROAMARO WINE FESTIVAL 2011

Il mondo del vino è in fermen-to. Malgrado la crisi, che da due anni rallenta le vendite soprattutto in Italia, le aziende locali presenti al Vinitaly

hanno dimostrato una gran voglia di voltare pagina e di presentarsi sul

mercato con nuovi pro-dotti, capaci di incuriosire i consumato-ri e conqui-stare nuove nicchie di vendita. Ecco le etichette che più ci hanno colpito. Le potrete

degustare al prossimo Negroamaro Wine Festival, in programma a Brin-disi dal 2 al 6 giugno.CANTINA SAN DONACI. La coopera-tiva presieduta da Marco Pagano ha dimostrato grande aggressività e nuovi prodotti, oltre che uno stand elegantissimo tutto all’insegna del bianco. Il nuovo presidente sta in effetti portando avanti una politica

di revisione globale, che passa attra-verso una nuova immagine e nuovi vini. Tra questi segnaliamo i frizzanti Momento, un rosato ed un bianco. In particolare quest’ultimo, Malvasia bianca, merita davvero un applauso. Tra i rossi, invece, il Contrada del Falco ed il Posta Vecchia ora non hanno nulla da invidiare ai grandi vini pugliesi.CANTINE DUE PALME. Otto gran men-zioni la dicono lunga sulla qualità

costante espressa dai vini di Angelo Maci. A costo di ripeterci all’infinito, il Selvarossa continua ad essere uno dei rossi italiani più apprezzati. Ma a noi piace sottolineare l’ottimo Melarosa. E ci è piaciuto anche il falanghina Anthea. L’azienda di Cellino San Marco ha presentato al Vinitaly le Grappe Selvarossa da uve negroamaro. E scommettiamo che anche in questo caso il successo e le imitazioni non tarderanno ad

arrivare.TENUTE RUBINO. Dell’azienda di Luigi Rubino quest’anno ci hanno convin-to soprattutto il Giancòla (un’annata eccezionale per questo Malvasia) e le due corazzate storiche, Jaddico e Visellio. Restano su ottimi livelli anche i vini “base”, in particolare il Marmorelle bianco.CARVINEA. Questa nuova azienda carovignese lanciata da Beppe Di Maria (con la consulenza dell’enolo-

La grande crisi in atto, che ha modi-ficato gli equilibri dell’intero Paese, ha reso necessaria

la rivisitazione degli strumenti di governo del territorio in un’ottica di sviluppo che ormai vede le piccole e medie imprese del settore terziario

assumere un ruolo sempre più importante per il terri-torio comunale. All’implementazione dei servizi com-merciali urbani si deve guardare anche con l’obiettivo di soddisfare un maggior mix merceologico necessa-rio alla vita dei residenti e di coloro che usano la città.Porre attenzione all’offerta del sistema commerciale cittadino, all’offerta culturale e turistica del centro storico e ad una attenta riqualificazione di vie e piazze, può contribuire alla crescita economica - ma anche occupazionale - dell’intera Città, giacché le Pmi del nuovo settore terziario hanno le potenzialità di assorbire la manodopera estromessa da altri settori produttivi.In questo quadro le tematiche del commercio e

dell’economia vanno sviluppate in una logica opera-tiva che comprenda le questioni più generali riguar-danti la città e la sua dotazione di infrastrutture, avviando percorsi progettuali che affrontino insieme la qualificazione e la vivibilità dell’ambiente urbano e la sua rivitalizzazione economica.L’impegno è quello di definire linee di indirizzo stra-tegico e collaborare alla conseguente predisposizione di azioni integrate, capaci di favorire una sintesi tra obiettivi urbanistici e interessi economico-commer-ciali, finalizzati a fornire contributi allo sviluppo della Città con la partecipazione di associazioni e parti sociali, per condividere i piani di sviluppo economico del territorio e i progetti strategici da realizzare nel prossimo futuro.La prima azione necessaria dovrà avere un carattere di discontinuità, di rottura con una prassi operativa che spesso ha generato processi di crescita caratteriz-zati più dal punto di vista quantitativo che qualitativo. La ricerca della qualità dovrà essere quindi la nuova parola d’ordine da porre alla base di ogni nuova proposta di mutazione possibile, accompagnata dalla consapevolezza che i sistemi sociali, come quelli orga-nici, devono avere caratteristiche dimensionali appro-priate alle funzioni che vengono chiamate a svolgere. In questo senso sarà necessario quindi dare corpo ad una produzione di idee e progetti, accompagnati

da analisi puntuali, che le diverse componenti del “Sistema Città” devono garantire, offrendo il proprio contributo di esperienze e competenze.Alla luce di quanto appena affermato, la costruzione del Distretto Urbano del Commercio punta ad un obiettivo di medio-lungo termine: diventare un contesto di qualità per lo svolgimento dei momenti di vita della città e delle relazioni sociali che vi si innestano.Un contesto che riesca cioè a soddisfare sia le esigenze di tipo funzionale, legate allo svolgimento della vita quotidiana e alle routine relative agli acquisti e ai servizi pubblici e privati; sia le sempre più importanti componenti relazionali ed esperienziali del vivere quotidiano: infatti la gestione del tempo libero, i momenti di svago, di festa e cultura rappresentano sempre più non il superfluo, ma un completamento dell’essere quotidiano di ciascun individuo. In questa visione così coinvolgente, gli operatori commerciali della città giocano un ruolo centrale: riuscire a soddisfare i bisogni di acquisto e di intrattenimento dei cittadini (residenti, non residenti frequentatori assidui, turisti e visitatori occasionali), attirati in sempre maggiore quantità dalla qualità dell’offerta commerciale del Centro Commerciale Naturale, ma anche dall’ottima vivibilità dei luoghi, dai programmi di valorizzazione delle risorse

IL DISTRETTO URBANO DEL COMMERCIO Così potremmo risollevare le sorti di un intero settore che oggi è al collasso.

di Pino Marchionna Direttore Confcommercio

ECCO LA FOTOGRAFIA DELLA NOSTRA ECONOMIAContinua la crisi dell’agricoltura. Ma il sistema imprenditoriale registra un aumento del numero di aziende. Cresce il turismo. E per il futuro bisogna continuare a scommettere su reti e distretti. E sull’internazionalizzazione.

di Alfredo Malcarne Presidente Camera di Commercio di Brindisi

La Giornata dell’Economia rappresenta un importante momento che

annualmente la Camera di Commercio di Brindisi organizza e vive in ottica

attiva e propositiva. L’obiettivo che ci si propone, infatti, è quello di offrire un quadro più ampio pos-sibile della realtà economica locale che consenta di individuare le aree di intervento e le prospettive di crescita.Il contesto economico, sempre più globale, costituisce un ambiente soggetto a repentini e profondi cambiamenti nell’ambito del quale le imprese locali devono saper cogliere nei tempi e nei modi opportuni le opportunità di sviluppo che vengono a crearsi, devono saper fronteggiare adeguatamente i fattori di crisi che investono, in

particolar modo, alcuni settori dell’economia. In tale scenario, il ruolo che la Camera di Com-mercio di Brindisi intende assumere è non solo quello di interprete dell’economia locale, ma anche, e soprattutto, quello di rappresentante delle esigenze produttive e di promotore di inizia-tive nell’ambito delle quali possano convergere i comuni interessi degli operatori economici e possano crearsi le condizioni per la crescita e lo sviluppo economico dell’intero territorio. Ciò, assume particolare importanza in un momento in cui l’acquisizione ed il recupero della competiti-vità si fonda sulla capacità distintiva dei prodotti offerti e sull’abilità di individuare azioni di sviluppo territoriale che tengano conto delle condizioni del contesto socio-economico di pertinenza. A tal riguardo, appare utile la dettagliata analisi dell’attuale contesto economico produttivo della provincia di Brindisi presentata nel rapporto annuale, nella quale sono stati evidenziati anche gli andamenti registrati nell’ultimo decennio ed, in particolar modo, le tendenze in atto, emergenti da un confronto con il precedente anno. Si intende richiamare in sintesi alcuni degli ele-menti emersi dall’analisi statistica, anticipando

che nell’ultimo anno sono stati avvertiti dei timidi segnali di ripresa che lasciano anche intravedere la presenza di fattori positivi e di future possibilità di sviluppo.Il sistema imprenditoriale. A livello di composi-zione settoriale delle imprese, infatti, come nel 2009, emerge che il 70% dell’universo imprendito-riale locale si concentra nei settori del commercio e dell’agricoltura e, a seguire, delle costruzioniA livello complessivo, il 2010 si differenzia in positivo rispetto all’anno precedente poiché, in controtendenza rispetto al 2009, presenta un tasso di sviluppo positivo pari allo 0,87%, sebbene lo stesso si attesti ancora a valori inferiori rispetto al corrispondente dato nazionale (1,19%). Infatti, il 2010 si è chiuso con un buon risultato per il sistema produttivo locale: il numero di imprese registrate risulta pari a 37.768, di cui 33.312 attive, ed il numero delle nuove iscrizioni (2.502) risulta superiore rispetto al numero delle imprese che hanno cessato l’attività (2.176), con un aumento complessivo del numero di imprese pari a 326. Il 2010 si rileva, quindi, come l’anno in cui, dopo il 2005, si è verificato il minor numero di cessazioni aziendali. La lettura complessiva dei dati consente

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19STAI FACENDO LA VALIGIA PER UN POSTO DOVE NESSUNO DI NOI È STATO

ambientali esistenti sul territorio, e, infine, dai programmi di eventi socio-culturali proposti dalla città. Il Distretto Urbano del Commercio dovrà perciò finalizzare le sue azioni al perseguimento di tre principali obiettivi, che saranno perseguiti all’interno di una visione strategica pluriennale: 1) coordinare l’offerta commerciale complessiva, per specializzarla e tipizzarla sempre più non solo in funzione della domanda esplicita, ma anche dei bisogni non espressi dalla popolazione; 2) sostenere commercialmente i flussi di visitatori attratti dalla vivibilità, ma anche dalle molteplici iniziative socio-culturali organizzate nella città; 3) realizzare una struttura di Town Centre Management, che diventi il luogo fisico e virtuale del confronto permanente sui percorsi e sugli obiettivi che la Città persegue.Con riguardo al primo aspetto, un’offerta generalista e scarsamente differenziata, infatti, non può che risultare inefficace rispetto ai punti di forza e agli innegabili vantaggi offerti dalle grandi polarità extra-urbane. Da qui la necessità di orientare il posizionamento della complessiva offerta commerciale verso alcuni specifici target: famiglie con presenza di componenti di età matura e fasce di consumatori con reddito medio-alto.Ciò significa, con riferimento ai primi, assortimenti a maggior contenuto di servizio e valore aggiunto (specialmente nel food) e servizi commerciali in grado di superare le tradizionali difficoltà nel muoversi per fare acquisti dei componenti familiari più avanti con

l’età; per le fasce con maggiori capacità di spesa, vuol dire sia proporre maggiore innovazione, di prodotto e in termini di componenti di servizio (ad esempio, atmosfera, modalità espositive, ampiezza di gamma con “letture” trasversali e per momenti di consumo dell’assortimento proposto), sia puntare ancora più marcatamente su una offerta di alta gamma a prezzi accessibili come gli assortimenti focalizzati su brand esclusivi anche a valenza internazionale, proposti dedicando particolare attenzione alle componenti emozionali ed esperienziali dello shopping. Con riguardo invece, al secondo aspetto, ovvero quello di sfruttare e servire commercialmente i flussi di traffico generati dalle diverse iniziative ed eventi realizzati, i flussi attratti da manifestazioni, eventi e iniziative di varia natura possono essere intercettati, da un lato, focalizzando l’offerta tanto della rete commerciale, quanto di quella della ristorazione, sui prodotti tipici locali in grado di esaltare la distintività dell’area, dall’altro lato, programmando le iniziative di natura commerciale coerentemente al più generale calendario degli eventi socio-culturali previsti. Il terzo obiettivo è strutturalmente il più ambizioso e decisivo ai fini dell’affermazione di una nuova consapevolezza collettiva che individua nel commercio e più in generale nelle attività del settore terziario il principale strumento di nuovo sviluppo dell’economia cittadina.Partendo da queste premesse, la prima fase del Piano di Valorizzazione e qualificazione della rete commer-ciale della Città di Brindisi sarà centrata sull’area del

Centro Storico, privilegiando quindi l’avvio del pro-cesso di definizione del Centro Commerciale Naturale che in esso è possibile identificare.La strategia del Distretto Urbano del Commercio - nella sua prima declinazione di costruzione del Centro Commerciale Naturale del Centro Storico - sarà implementata attraverso il perseguimento di cinque obiettivi strategici chiave: migliorare l’accessibilità e la mobilità nell’area-obiettivo; migliorare la qualità degli spazi pubblici e la loro fruibilità; sviluppare attività di marketing e promozione del Distretto; aumentare il livello di sicurezza nell’area dell’intervento; costruire un sistema di conoscenze e di governance pubblico-privato per lo sviluppo del Distretto Urbano del Com-mercio. Questi obiettivi strategici dovranno essere sviluppati e gestiti da un Tavolo di Lavoro Unitario da costituire con la partecipazione di tutti gli stakeholders (Enti Locali, Associazioni Imprenditoriali, Organizzazioni Sindacali, Associazioni di tutela dei consumatori, Associazioni Culturali e del Terzo Settore, Movimenti ambientalisti, ecc.). I soggetti sopra indicati dovranno essere impegnati con risorse e idee a sostenere la nascita e lo sviluppo di questa nuova modalità di organizzazione del commercio urbano, riconoscen-done il forte grado di innovazione nella prospettiva di una valorizzazione dell’offerta urbana come azione collettiva di sistema in risposta alla crescente afferma-zione competitiva dei poli commerciali extraurbani, peraltro in sintonia con quanto già avvenuto in altre esperienze internazionali.

SPECIALE I GIORNATA DELL’ECONOMIA 2011

di evidenziare una flessione del settore agricolo che si rivela costante per tutto l’ultimo decennio ed a cui si contrappone, senza soluzione di con-tinuità per tutto il periodo, una crescita continua del settore delle costruzioni e degli alberghi e ristoranti. Permane la tendenza, già manifestata a partire dal 2005, verso un calo demografico delle attività manifatturiere. Il settore agroalimentare ed il turismo. In tutti i comparti dell’agroalimentare emerge una com-posizione del tessuto imprenditoriale costituita essenzialmente da micro imprese, esercitate sotto la forma giuridica di ditta individuale e con un basso livello di capitalizzazione, oltre ad una specializzazione focalizzata maggiormente sulle fasi della produzione/raccolta e della commercia-lizzazione.Con riferimento al settore del turismo, è possibile rilevare che gli andamenti positivi registrati nel 2009 risultano confermati nel 2010, anno in cui è possibile registrare degli ulteriori miglioramenti. L’economia turistica brindisina denota, quindi, una stabile capacità di crescita anche in periodi di con-giuntura economica sfavorevole non solo a livello locale e nazionale, ma anche globale. Nel 2010, infatti, continua a registrarsi un incremento dell’of-ferta ricettiva rispetto al precedente anno che interessa non solo l’ambito alberghiero (+11,1%), ma anche quello extralberghiero (+12,7%), con una variazione complessiva del numero di eser-cizi pari al +12,4%, rispetto al 2009. All’aumento delle strutture ricettive corrisponde anche l’am-pliamento del numero di posti letto (+4,1%) che

si rileva soprattutto nelle strutture alberghiere. Anche l’andamento della domanda turistica in provincia di Brindisi si rivela positivo, considerato l’incremento, rispetto al 2009, sia degli arrivi (pari a 302.036 con un aumento del 7,9%), sia delle pre-senze (corrispondenti a 1.374.367 ed aumentate del 7,1%). Peraltro, il 2010 rappresenta l’anno con il maggior numero di presenze a partire dal 2005, dato da imputarsi essenzialmente alla crescita delle presenze di turisti stranieri. Il quadro positivo del settore turistico è riflesso anche dagli andamenti della spesa turistica che rivelano, nel 2010, un aumento della spesa dei turisti stranieri nella provincia di Brindisi pari al 19,7%, rispetto al 2009 (con una percentuale di incremento superiore a quella registrata a livello regionale e nazionale), attestandosi nel 2010 ad un valore di 73 milioni di euro.Reti e distretti. Per le caratteristiche dimensionali e strutturali del tessuto produttivo locale, preva-lentemente caratterizzato da micro-imprese con modesta capacità di investimento, l’attenzione verso alcune forme aggregative d’impresa risulta determinante. In relazione a ciò, nel rapporto annuale si è inteso riservare specifica attenzione alle realtà distrettuali presenti a livello regionale che più interessano il territorio brindisino, tra le quali, in particolare, il distretto aerospaziale pugliese; il distretto della nautica da diporto in Puglia ed il distretto agroalimentare di qualità Jonico Salentino. In tale ottica, inoltre, il riferi-mento alle reti di imprese appare opportuno in considerazione della possibilità di adottare dei

modelli di sviluppo reticolari che, favorendo la condivisione di conoscenze, le economie di scala e lo sviluppo di specializzazioni produttive, possano consentire il superamento dei limiti connessi alla piccola dimensione ed alla collegata ridotta dispo-nibilità di capitali. In relazione a ciò, l’identifica-zione del concetto di rete di impresa appare fon-damentale sia per distinguere tale forma di rela-zione di imprese rispetto alla realtà distrettuale, sia per considerare l’ampiezza di tale fenomeno che non si limita alla presenza di rapporti formali e che può esplicarsi attraverso l’utilizzo di strumenti giuridici anche diversi rispetto al contratto di rete, recentemente definito a livello normativo. L’internazionalizzazione. Per quanto concerne il commercio estero di beni, la serie storica inerente il periodo 2001-2010 evidenzia valori positivi in tutti i livelli territoriali (nazionali, regionali e provinciali). Nella provincia di Brindisi è stata regi-strata una variazione positiva del 36%, in linea, con l’incremento registrato a livello regionale (20,2%) e nazionale (15,7%), anche se in misura superiore. L’export brindisino fa leva essenzial-mente sul comparto “chimica, gomma e plastica” (cui corrisponde il 65% delle esportazioni) e sul settore “metalmeccanica ed elettronica” (che determina il 23% delle esportazioni) a seguire l’agroalimentare. I principali mercati verso cui si indirizzano le merci brindisine sono quelli europei (comunitari e non) con una quota pari al 69,70% del totale.

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di Angelo Contessa Ammniistratore unico C&G srl

Il settore dell’edilizia sta attraversando, come tutti i settori dell’economia reale, una fase di profonda

crisi. E stiamo assistendo a delle vere e proprie guerre tra poveri. Massimi ribassi ai limiti della follia, litigiosità tra operatori del settore, funzionari pubblici, politici. Nonostante la risposta che il settore dell’edilizia sta cercando di dare alla crisi economica, gli imprenditori talvolta si trovano in difficoltà nell’adeguare la propria attività ai cambiamenti in corso. Cambiamenti che richie-dono una forza in più per affrontare le questioni in atto e che purtroppo spesso premiano le aziende poco sane, in grado di aggiudicarsi gli appalti nei salotti.Di fronte a queste problematiche può rappresentare un’ancora di salvezza il lavoro proposto dalle Camere di Commercio e dalle associazioni di categoria. L’ente camerale come le associazioni datoriali pos-sono diventare luogo di confronto e di sintesi delle diverse esperienze imprenditoriali di un territorio.Qui, le aziende più grandi e con maggiore esperienza alle spalle, possono mettere a disposizione le proprie conoscenze per cercare di creare i presupposti utili ad una crescita delle imprese più piccole. Quasi un laboratorio controllato dove c’è un interscambio di “know out” con un obiettivo comune: la crescita.È evidente che di fronte ad una frammentarietà di piccole imprese anche la politica può metterci del suo, almeno la buona politica, quella capace di creare le condizioni perché possano nascere nuove idee imprenditoriali. Coinvolgendo gli imprenditori locali nei vari settori può portare a sviluppare delle specializzazioni e a far crescere dimensionalmente le aziende interessate. È quanto accaduto alla C&G srl negli anni, ma può essere d’esempio per qualsiasi azienda nei diversi settori dell’economia.Quindi la domanda a cui ogni imprenditore deve dare una risposta è come si può crescere per affron-

LA CRISI DELL’EDIZILIA, E LA STRADA PER USCIRNEUn imprenditore mesagnese racconta la storia della sua azienda, che grazie alle certificazioni, al continuo aggiornamento e alla costante attenzione alla qualità del servizio, è riuscita ad imporsi a livello nazionale

tare meglio le stagioni di crisi? Certamente non c’è una ricetta specifica utile ad individuare la strada della crescita della propria azienda. Ne io conosco il modo più giusto per farlo, per questo mi limiterò solo a raccontarvi breve-mente la storia dell’azienda che mi onoro di ammi-nistrare, cercando anche di suggerire gli obiettivi da tenere sempre in vista per riuscire nella crescita dimensionale e qualitativa della propria azienda.La C&G s.r.l. oggi lavora senza sosta su tutto il terri-torio nazionale. Da Genova a Bologna passando per Olbia (il nuovo terminal per aerei privati dell’aere-oporto di Olbia- Costa Smeralda è stato da noi rea-lizzato ed è l’unica opera completata per il G8 della Maddalena prima del trasferimento a L’Aquila) fino a Mesagne. Attualmente stiamo eseguendo il restauro delle facciate della chiesa dell’Immacolata di Mesagne per conto della Diocesi di Brindisi-Ostuni, e stiamo completando due edifici per l’Università del Salento, in particolare un edificio diventarà sede di beni Cul-turali ed un altro all’interno di Ekotecne con desti-nazione Hi Tech.Una esperienza, la nostra, partita dalla città dei Messapi nel 1993. Era il periodo di tangentopoli, le grandi imprese abituate a quel sistema lasciavano sui territori solo debiti , strascichi giudiziari e lavori iniziati e mai ultimati. Gli amministratori dell’epoca decisero di dare una possibilità a quel sistema di micro aziende del settore edile che spesso sono il vero asse portante della nostra economia.Il pubblico ebbe il coraggio di intraprendere un nuovo percorso nell’affidamento dei lavori: appalti, nel rispetto delle norme, alle micro imprese locali, in cambio le imprese, tra cui la mia, garantivano la realizzazione di opere pubbliche con qualità e nei tempi. Altro punto di forza su cui la C&G ha struttu-rato la sua crescita è la costante ricerca di certifica-zioni, anche quando qualcuno diceva che era inutili.Ed un particolare ringraziamento va alla mia asso-ciazione di categoria, la Cna, poiché mi ha accompa-gnato in tutto il percorso di crescita e formativo.Nel 1998 l’azienda ottenne l’iscrizione all’Albo Nazio-nale dei Costruttori. Due anni dopo l’attestazione Soa per la categoria OG2 Restauro. Ma gli investimenti di miglioramento non si ferma-rono e nel 2003 l’azienda adeguò il proprio sistema qualità alla nuova norma UNI EN ISO 9001:2008 ed alle prescrizioni del documento SINCERT RT-05 per

le seguenti attività: progettazione e costruzione di edifici civili ed industriali; restauro di beni immobili sottoposti a tutela. L’impresa opera oramai da 18 anni con qualità, sicurezza e risultato, con tecnici qualificati e specializzati garantendo tempestività, correttezza e puntualità. Le competenze specifiche, l’elevata professionalità del personale dirigente e dei tecnici, la disponibilità delle più innovative attrezzature sono le altre risorse che hanno contribuito al successo ottenuto interve-nendo su prestigiose opere pubbliche e private.Un grande bagaglio d’esperienza, d’amore per il pro-prio lavoro, di sacrifici per raggiungere gli obiettivi; un continuo desiderio di migliorarsi, con studi corsi e ricerche facendo tesoro dei propri errori, sono le chiavi che ci hanno permesso di crescere nel tempo. L’impresa dopo diverse opere ha sviluppato una specifica tecnologia per i lavori di Conservazione, Restauro e Consolidamento di opere monumentali, artistiche e storiche. Il principale obiettivo che ci siamo prefissi, come azienda specializzata nelle puliture e la conservazione nel restauro d’interesse storico artistico, e civile è la continua ricerca delle migliori soluzione tecniche per affrontare con grande professionalità le sfide impegnative in questo campo specialistico dell’edilizia. Quanto acquisito nel restauro, è stato applicato all’edilizia civile ed industriale, facendo diventare ogni commessa un’opera d’arte da amare e consegnare alla storia. Attualmente la C&G srl ha iscrizioni dirette per circa 30 milioni di euro e progettazione per importo illi-mitato, inoltre è associata ad un consorzio stabile di primaria importanza nazionale che le consente di acquisire grosse commesse come General Con-tractor. L’Impresa è un’azienda attenta alla Qualità come caratteristica distintiva sul mercato. I punti che hanno sempre guidato le strategie aziendali sono: mantenere un’alta competenza tecnologica (Qualità tecnica) dei dirigenti e del personale; avere clienti soddisfatti come punto di forza aziendale, cercando sempre di risolvere i loro problemi, rispettando i tempi, costi e qualità; dare uguale importanza sia al prodotto che al servizio; avere come punto di riferi-mento non solo il profitto, ma soprattutto la crescita aziendale. Concludo questa mia breve testimonianza con l’appello a tutti gli attori della società civile: poli-tici, imprenditori, associazioni, sindacati. Lavoriamo insieme per ridare slancio e prospettiva alla nostra economia.

SPECIALE I GIORNATA DELL’ECONOMIA 2011

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21UN POSTO IN CUI DEVI CREDERE PER POTERLO VEDERE

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DIBATTITI I BRINDISI TURISTICA?

LE CROCIERE SVANITEL

e crociere brindisine hanno viaggiato per una sola stagione. Quest’anno niente grandi navi, niente cro-cieristi in giro per la città con giornalisti al seguito. Cancellati. Almeno per quest’anno. Per colpe nostre e per sfortuna. Sfortuna infatti ha voluto che l’arrivo

della Zenith, una delle due navi più grandi che hanno fatto rotta su Brindisi, arrivasse in porto all’1.30 di sabato. Giorno e ora in cui solitamente, salvo uragani, d’estate da queste parti si va al mare. È naturale dunque che nei questionari compilati dai viaggiatori su richiesta delle compagnie di navigazione, che volevano saggiare la customer satisfaction dei propri clienti, la descrizione più ricorrente per Brindisi fosse quella di “città morta”. All’ora di pranzo dei fine settimana estivi anche New York e Barcellona non sono poi così animate, figuriamoci un piccolo centro come il nostro. Di certo c’è stata un po’ di disorganizzazione, e alla fine la maggioranza dei commercianti ha preferito tenere i negozi chiusi e risparmiare, piuttosto che sperare nell’arrivo di crocieristi dal tenore di spesa medio-

SIAMO STATI SFORTUNATI: I CROCIERISTI DICEVANO CHE LA CITTÁ ERA MORTA. MA ALLE DUE DEL POMERIGGIO DI UN SABATO ESTIVO TUTTE LE CITTÁ DI MARE SONO MORTE

“Le navi più grosse hanno preferito altri porti, perché i crocieristi sostenevano che “Brindisi è una città morta”. Ma il problema vero, dice Titi, è che dobbiamo costruire un’offerta turistica prima di promuoverla. E due operatori aggiungono che...

Foto di Sergio Scardicchio

basso. Livia Gioia, dell’omonima agenzia che ha collaborato con gli armatori della Zenith, ha le idee chiare: «Non dò la colpa alla città, come ha fatto qualcun altro. Certo qual-che negozio aperto in più non avrebbe fatto male, ma alle due del pomeriggio, di sabato, è normale trovare una città deserta. Sicuramente si poteva fare di più. Abbiamo valutato l’ipotesi di portare i turisti alla spiaggia di Torre Guaceto, ma l’escursione risultava troppo cara. Altre spiagge attrezzate non ce ne sono. Il mare non è ben collegato con la città. E non abbiamo nemmeno un negozio di souvenir. Di certo non abbiamo dato l’impressione di essere una città turistica. Ma non possiamo essere distruttivi: il Comune ha fatto la sua parte per accompagnare al meglio gli ospiti». Ci dovremo accontentare dei sette ormeggi di piccole navi da crociera che dal 14 luglio al 24 novembre faranno tappa a Brindisi. Sono le stesse che da qualche anno scelgono il nostro porto, ma trasportano da 320 a 1260 persone. Nulla a che vedere con Zenith, Seaborn, ma soprattutto con le navi

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23“Datemi un pennello e prima o poi nascerà un quadro”QUELLO CHE POSSIEDI NON POSSONO NEGARTELO. NON POSSONO VENDERLO NÉ COMPRARLO

LE CROCIERE SVANITEdi Msc, Costa e Royal Caribbean, che continuano a preferire il porto di Bari. L’assessore comunale al turismo Teo Titi è chiaro: «Credo che la retromarcia sul fronte crociere confermi quanto vado dicendo da mesi: è inutile continuare a promuovere il nostro territorio se prima non definiamo qual è la nostra offerta turistica. Dobbiamo adeguare questa offerta alle aspettative dei turisti. E poi bisogna far affezionare i brindisini alla propria città, anche con iniziative che possono apparire inutili o poco importanti come “Balconi fioriti”. Anche con queste piccole cose passeremo dal degrado al decoro. Se si vive nel bello c’è mag-gior rispetto per la propria città. In questa direzione va anche il nuovo regolamento comunale per dare in gestione ai privati le aree verdi». Insomma, dice Titi: «Prima il prodotto e poi la promozione». E serve «un cartellone unico di eventi per tutta la provincia, per evitare inutili sovrapposizioni». Nell’ambito del dibattito aperto sul turismo con il numero di maggio di TB, abbiamo ascoltato anche Giuseppe Pagliara, sto-rico tour operator della provincia (Nicholaus di Ostuni): «Intanto

va chiarita la governance, perché oggi agli enti pubblici spetta la promozione e ai privati la programmazione. Ma gli enti pub-blici si muovono spesso in maniera poco strutturata e ognuno va per conto suo. Per non parlare dei tanti consorzi privati che nascono e muoiono come funghi, anche se qualcuno lavora bene. Ecco, se tutto ciò fosse messo insieme, gli sforzi non an-drebbero persi ma si potrebbe lavorare ad un unico progetto e programma. E poi bisogna lavorare su un brand forte, ed oggi quel brand è Puglia, che pure su alcuni mercati internazionali è ancora sconosciuta. All’interno del brand Puglia, io vedrei bene il Grande Salento, non le singole terre, perché per svilup-pare un brand ci vogliono anni, o decenni. Inutile disperdersi. E all’interno del Grande Salento che possiamo promuovere tute le nostre tipicità: le riserve naturali, la Valle d’Itria, Ostuni e Fasano». Per Pagliara, serve inoltre sfruttare al meglio i voli internazionali: «Inutile mettere un volo a Stoccolma e pro-muoverci a Londra. Dobbiamo individuare le aree-obiettivo e promuoverci in esse sia al cliente finale che ai tour operator».

IO PENSO CHE IL NOSTRO BRAND SIA LA PUGLIA, E ALL’INTERNO DI ESSA IL GRANDE SALENTO. MA GLI ENTI PUBBLICI CONTINUANO A PERSEGUIRE OBIETTIVI E STRADE DIVERSE

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E se rivalutassimo le risorse industriali strategiche di cui dispone il territorio provinciale? Infatti la moratoria di un anno approvata dal Governo nel pro-

gramma di ritorno alla produzione di energia nucleare nel nostro Paese potrebbe determinare una rivaluta-zione di alcune centrali già in pieno esercizio in Italia - e di altre come ad esempio quella di Montalto di Castro in grado di raggiungerlo se si supe-rassero vari ostacoli presenti nel suo territorio - anche alla luce di quanto purtroppo è accaduto in Giappone. Infatti, ora che i drammatici avveni-menti nella centrale di Fukushima hanno riaperto negli Usa, nell’Unione Europea, in Cina e in Italia una appro-fondita riflessione sulla sicurezza di tutti gli impianti in esercizio, su quelli di terza generazione plus e più in generale sulle prospettive di lungo periodo della produzione di energia nucleare, converrebbe conoscere meglio e rivalutare le funzioni assolte nel sistema di generazione italiano - ma anche in favore dell’area di inse-diamento - dalla grande centrale a car-bone dell’Enel di Brindisi, intitolata a Federico II. Essa, con i suoi 2.640 MW, pur non essendo la più potente del Paese per capacità installata - un pri-mato che spetta a quella di Montalto di Castro ove sono concentrati 3.600 MW, non ancora però pienamente uti-lizzati - è il sito che genera tuttora in Italia la maggiore quantità di energia. E se questa è la funzione di servizio che esso assolve in favore del sistema di consumo nazionale, cosa significa invece in termini economici per tutto il territorio provinciale la sua presenza in località Cerano, a sud di Brindisi ? La costruzione della centrale - voluta a suo tempo da un ampio schieramento di Istituzioni e di forze politiche e sociali, dopo l’incidente nel Petrol-

chimico locale del dicembre 1977 che ne aveva ridotto drasticamente la capacità produttiva e l’occupazione - fu deliberata dal Cipe nell’ambito dell’aggiornamento del Piano ener-getico nazionale, varato nel 1981 e con proiezioni al 1985-1987, e venne iniziata nel 1982 protraendosi poi sino al 1993, quando entrarono in esercizio i primi gruppi di generazione. Tuttavia si può affermare che questo impianto con le sue imponenti perti-nenze sia una sorta di ‘cantiere perma-nente’, tale è l’impegno progettuale e finanziario dell’Enel per mantenerlo in piena efficienza e soprattutto per migliorarne l’ecosostenibilità, anche per rispondere con rigore scientifico e puntigliosità operativa agli ambien-talisti locali e agli ‘scalatori’ di Green-peace - giunti due volti a scalarlo - che anche di recente hanno presentato questo sito come un epicentro di inquinamento nazionale ‘selvaggio’ per le sue emissioni di CO2.Vediamo allora alcuni dati. La centrale e le attività collaterali impiegano oltre 1.200 persone, quasi tutte residenti a Brindisi e provincia, 485 delle quali sono dipendenti dell’Enel - con 15 nuovi giovani tecnici assunti di recente a tempo indeterminato - e compresi quelli di un avanzatissimo Centro

ricerche che affianca l’impianto. Sono invece 550 gli addetti di ditte terze impiegate nel suo perimetro in varie attività di supporto, mentre 180 lavorano in aziende impegnate nella logistica del carbone. Ogni anno la ricaduta economica sul territorio è di 95 milioni di euro, con intuibili effetti moltiplicativi e, dei lavori per le imprese esterne che concorrono all’esercizio, l’80% riguarda società impiantistiche del territorio brindisino. Cento inoltre sono le navi carboniere che annualmente approvvigionano la centrale, creando benefici anche per il porto con il gettito finanziario relativo allo sbarco del combustibile, che viene scaricato con modernissimi sistemi più ecosostenbili di sollevamento che hanno azzerato il precedente spol-verio che finiva col ricoprire i moli di attracco delle carboniere. Dal 2005 - solo per citare gli interventi compiuti alla Federico II nell’ultimo quinquennio - l’Enel ha investito 200 milioni di euro in opere mirate: 1) al miglioramento dei sistemi di abbattimento delle polveri da car-bone, con modifiche strutturali al suo lunghissimo nastro trasportatore; 2) alla costruzione del cristallizzatore necessario per eliminare gli scarichi liquidi dei desolforatori; 3) alla già

citata sostituzione nello scalo marit-timo dei vecchi scaricatori del mine-rale con nuovi impianti continui più ecosostenibili; 4) alla costruzione di un sistema di lavaggio di quei camion che ancora concorrono al trasporto del combustibile. All’interno della centrale poi, sono stati effettuati investimenti finalizzati all’ulteriore riduzione delle emissioni che oggi si attestano su valori al di sotto di circa il 50% dei limiti di legge.Ma non basta. La grande holding elet-trica a controllo pubblico, in attesa di ottenere dal Ministero dell’Ambiente l’Autorizzazione integrata ambientale e di sottoscrivere le nuove conven-zioni con gli Enti locali, si è dichiarata disponibile ad avviare, completandoli entro il 2013, ulteriori investimenti di 300 milioni in questo polo di genera-zione che, come si è visto, è strategico per l’intero Paese. In particolare, gli interventi riguarderanno la copertura del carbonile interno al sito, i riscalda-tori d’aria dei gruppi 1 e 4 e i corpi di bassa pressione delle turbine, i circuiti di aria dei fumi per il miglioramento dell’efficienza del sistema ambientale, i filtri a manica e i ventilatori di aria-gas dei gruppi 3 e 4, l’upgrading dei mulini, i ventilatori per aria principale e secondaria. Nel frattempo l’Enel ha avviato anche l’esercizio dell’impianto per la cattura e il contenimento della CO2 realizzato nel suo locale Centro ricerche, inaugurandolo il 1° marzo alla presenza del Ministro all’Ambiente Stefania Prestigiacomo e dell’Ammini-stratore delegato della società Fulvio Conti. E last but non least la società sponsorizza, fra l’altro, la squadra di basket cittadina che dal 2010 milita nella massima divisione.Anche con questa centrale - ma anche con altre grandi fabbriche localizzate nel suo territorio come il Siderurgico dell’Ilva a Taranto - una regione del Sud come la Puglia contribuisce allo sviluppo dell’intero Paese, offrendo ad esso energia e acciaio.

INDUSTRIA Rivalutare le risorse industriali del territorio per ripartire. È la ricetta di un editorialista che nel sistema “industriale” non vede un pericolo, bensì una ricchezza.

di Federico Pirro (Università di Bari - Centro studi Confindustria Puglia)

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Avrei dato a questo mio articolo questo titolo: “Brindisi: il Teatro dell’Ener-gia Verdi ”. Ad ognuno starà balenando nella

testa un significato differente. Sfron-tato è il riferimento al Nuovo Teatro Verdi, assassino del quartiere “San Pietro degli Schiavoni”. Ma che c’entra l’Energia con il Nuovo Teatro Verdi, complice peraltro della storica dram-matica demolizione del suo omonimo capolavoro di piazza Cairoli? Un click sul sito della Fondazione dedicatagli, è più che sufficiente.Appare in evidenza come main spon-sor, ossia sostenitore più significativo, l’ultima tenutaria della centrale a carbone di Brindisi Nord da oltre 1000 MW (oggi a mezzo servizio), ubicata in pieno porto, a tiro di schioppo dalle aree abitate: Edipower. Una centrale termoelettrica miracolata dalle leggi e dalle volontà politiche, che avrebbe dovuto essere già mero ricordo per i brindisini. Un’altro click sugli sponsor normali, li elenca. Sfolgora il “cane nero a sei zampe che sputa fuoco”, storico sim-bolo dell’Eni, che opportunamente associato alla precisazione “Power”, vuol dire centrale termoelettrica a turbo-gas (metano e petrolchimico). Si tratta dell’ultima nata a Brindisi nel “settore” all’interno del polo petrol-chimico. Potenza 1280 Mw, capace di alimentare una Regione intera.Tutto illuminato dall’immancabile albero di luce disegnato dalla regina dell’apparenza: l’Enel, titolare della centrale termoelettrica a carbone di Cerano Brindisi Sud da 2640 Mw. Tra le più grandi e potenti d’Europa e servita da un nastro trasportatore di carbone tra i più lunghi al mondo (12

Km), in partenza dal porto medio, ove per movimentare i milioni e milioni di tonnellate annue di oro nero a pepite, sostano ininterrottamente le navi car-boniere.Altra presenza pubblicitaria, quella di un’altro simbolo energetico: Sorgenia, un concorrente, diciamo così, non presente nel nostro territorio, che evi-dentemente tifa per la nostra attività teatrale.Appassionatamente uniti da unico filo conduttore. Mi viene il pensiero ango-sciante di voler arrotondare la cifra a 5000 MegaWatt, continuando ad ignorare spietatamente ogni “effetto cumulativo”.E mi sovviene anche la recondita necessità di scansare con un colpetto di mano traversa, mettendoli da parte come carte scoperte inutilizzabili, soggetti indagati per reati ambientali quali lo sversamento di percolato e materiali inquinanti nelle acque di falda, oramai da trattare come rifiuto, o la contaminazione dei terreni sino alle radici della quercia. “Compagni di Barca”, o partnership, come si usa dire, il Comune di Brindisi,

proprietario del mattone in cui si spec-chia col sole d’estate come un castello di sabbia distorto, e la Provincia di Brindisi, con la cui influenza si saranno procurati gli altri sponsor accessori incolonnati.Ecco spiegato il Teatro dell’Energia Verdi. Uno scenario di rilievo e lustro che si regge sul sostentamento di atti-vità inquinanti ed impattanti sul nostro territorio.Purtroppo, niente di cui stupirsi. E’ questo il fondamento attuale della nostra società. Niente di cui scandalizzarsi, quindi, se anche questa sana, nuova, splen-dida imprenditoria d’arte, si alimenta da queste mammelle, altrimenti, dovremo temere di perdere anche quanto mettono nel salvadanaio comune per arricchirci di cultura, senza la quale siamo destinati all’igno-ranza perenne.E già, proprio questa infatti è la pre-rogativa principale perchè la cultura possa definirsi tale: voglia di imparare, di capire, di conoscere, di criticare, e poi anche di giudicare; ma senza condannare. E’ vero: normalmente, un

popolo, per rovesciare le sorti attribui-tegli da una pianificazione maldestra sovra-ordinata e sotto-accettata, ha bisogno di tempo e di rinnovamento generazionale. Dei periodi necessari ad un cambio di destino incommen-suratamente costosi e gravi, perchè correlati al fondamento dell’ignoranza: la voglia di non apprendere.Ma credo sia altrettanto possibile, che quando quel popolo non ce la fa più, perchè vede messa a rischio la propria stessa sopravvivenza, si possano fare accelerazioni temporali di progresso. Miracoli.“Il dolore è la sola via in grado di con-sentire lo sviluppo della coscienza”Potrebbe essere questo, il processo culturale innescatosi a Brindisi per merito di chi crede fermamente nella diffusione della cultura senza ripudiare matrici dialettali.La gente sta studiando, sta capendo, sta tirando fuori la testa dal sacco, sta osservando. E non è più disposta ad aspettare. Esige da se stessa un cam-biamento, una svolta, uno scossone.Vuole vedere specchiare da quel brutto contenitore di gioielli, un riflesso di Palazzo Nervegna splen-dente nella sua innovazione e solido come roccia. Riconoscersi in aziende il cui nome finisce per “travel” o “tourist”, comin-cia per “agro”, contiene le parole “bonifica” e “vita”; auspica piaceri e futuro a piccoli esseri incolpevoli che si chiamano “figli”, imbevendoli di altre parole come “ambiente” ed “ecologia”. Non più parole, non più volti di pla-stica, non più vecchi dentro nè giovani fuori.Semplicemente una ben chiara iden-tità con tanto di documento timbrato e firmato da tutti, che ci consenta di tentare di volare con la leggerezza dell’uccello, e non col peso della zavorra.

TURISMO «Al “Teatro dell’Energia Verdi” preferirei una cultura sponsorizzata da aziende

il cui nome finisca con travel o tourist, oppure inizi per agro o eco»

di Pierpaolo Petrosillo

DIBATTITI I PRO O CONTRO I GRANDI GRUPPI

VAI AVANTI, VAI AVANTI!

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26 TuttoBrindisi Giugno 2011

ATTUALITÅ I EVENTI

IL FESTIVAL SVEGLIA LA CITTÁ

La Festa del Negroamaro ha fatto boom, richiamando migliaia di presenze, molte delle quali da fuori città. Segno che, quando si vuole, le cose riusciamo a farle bene

I più increduli erano propio loro, gli espositori, che non si attendevano il fiume di gente che ha inondato piazza Vittoria,

piazza Mercato e via Battisti durante i cinque giorni del Negroamaro Wine Festival, evento organizzato dall’am-ministrazione comunale e coordinato dall’assessore alle Attività produttive, Francesco Renna. Già alla prima sera-ta gli stand sono stati presi d’assalto. C’era tanta curiosità di vedere gli allestimenti di piazza Mercato, per una settimana trasformata in una

FOTOGRAFIE DI EMANUELA QUARANTA

bomboniera. «I produttori sono contenti» dice l’assessore alle Attività produttive Francesco Renna (in foto):«Hanno avuto la visibilità che spesso non hanno ottenuto per i loro prodotti. Le loro vendite sono andate bene. L’altra cosa importante è che una grande parte dei visitatori è venuta da fuori Brindisi. Finalmente la città è tornata a vivere. Possiamo creare nuova vitalità nel centro storico». Ma il successo dell’evento ha più cau-se. Intanto il budget: 160mila euro,

per una volta ben spesi, anche se tut-to è migliorabile. Poi la collaborazione tra l’amministrazione e le associazioni di categoria. Infine l’ottima scelta della data, a cavallo del lungo ponte.Sulle spese effettuate ci sono già delle polemiche e qualche critica, ma almeno per una volta, e almeno in questi giorni, crediamo opportuno soffermarci sulle buone notizie (per le peggiori c’è sempre tempo). Per sei giorni Brindisi ha ospitato l’evento più interessante della Puglia. E questa è già di per sè una grande notizia.

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27LO SO CHE FA MALE E IL TUO CUORE SI SPEZZA

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BELLE STORIE I LEZIONI DI VITA

MA TU PUOI SOLO PRENDERE ANCORA TANTO, VAI AVANTI

Oggi è una bellissima giornata e chissà quante cose belle posso fare! Quanti di noi al mattino provano una sensazione di benessere tale da far scaturire

dal proprio intimo queste parole, sprigionando felicità? Nello spazio delle buone notizie, desidero parlare di felicità e d’amore; l’amore incondizion-ato rivolto alla vita, agli altri, a chi ha bisogno di sostegno, alla natura, al nostro pianeta. Desi-dero trasmettervi riflessioni e ricerche scaturite dall’importante incontro tenutosi nei giorni scorsi con Patch Adams, il famoso medico clown, che da più di 40 anni vive la propria esistenza all’insegna dell’amore, della gioia, dei pensieri positivi, spro-nandomi a scrivere di “felicità”. Una sana lezione di vita quella tenuta in poche ore da Patch Adams - il quale conserva l’impeto ideale e visionario che lo ha spronato ad avviare e portare avanti in tanti anni la propria rivoluzione del sorriso - in un frangente carico di entusiasmo e patos, avendo la consapevolezza che gli argomenti affrontati sono universali, comuni, linfa del mondo, a volte appaiono addirittura banali e semplicistici… Ma allora, perché solo il 5% della popolazione globale è felice? Perché la percentuale di depressi è tanto alta e, cosa ancora più sconcertante, com’è possi-bile che sia scientificamente previsto che la malat-tia della depressione rappresenterà, nel 2020, la seconda causa di disabilità nel mondo, dopo le patologie cardiache? Appena giunto nella sala della conferenza Patch Adams ha rivolto ai giornalisti presenti due domande: «Quanti di voi sono felici? Quante per-sone, nel mondo, vivono, a vostro avviso, una vita di gioia?». Giro a voi le steese domande: quanto vi sentite felici? Quanta felicità c’è nel vostro quo-tidiano?Non mi riferisco alle emozioni che pur sono componenti fondamentali della nostra vita, alla quale trasmettono colore e sapore. Esse pos-sono produrre turbamento e conflitto, perché non sempre controllabili, ma ci fanno gustare la vita. È dalle emozioni, piccole o grandi che siano, che l’individuo spera di ricavare nuovi stimoli che muovano le sue giornate, sperimentando la gioia, il tremito dello smarrimento o della paura,

l’impeto della passione, l’abbandono alla nostal-gia, il peso e la disperazione provocati dalla sof-ferenza. Tuttavia, seppur ogni singola emozione sia importante e permetta, a chi la sperimenta, di sentirsi vivo, l’uomo è soprattutto alla ricerca di quello stato emotivo di benessere chiamato “felicità”. Dunque cosa occorre ad ognuno di noi per vivere felice? Patch Adams, nelle sue espressioni molto radi-cali, nel suo desiderio rivoluzionario, di visione della società moderna, sostiene che è il sistema politico, capitalistico, il mercato, ad essere per-meato sul dolore e sull’infelicità; che sono le case farmaceutiche ad incentivare questo stato di malessere generale per poter vendere un maggior numero di antidepressivi; che è la soci-età tecnologicamente avanzata a produrre noia; che sono i mezzi d’informazione a trasmettere ed infondere malessere diffuso, esaltando tragedie, tormenti, eventi sgradevoli.Se ci soffermiamo su questo ultimo punto, ci rendiamo conto che quotidiani, televisione, radio, urlano ogni giorno dolore nei loro titoli, accantonando le belle notizie solo nei quadretti aneddotici, o in chiusura. Diviene così un con-catenarsi di negatività che producono nuove negatività… e così all’infinito.Mi piace riportare le parole di Patch Adams: «I mass-media amano la sofferenza, celebrano l’infelicità. Non c’è mai stato un quotidiano nella storia che abbia parlato delle buone notizie e non perchè non ce ne siano: ci sono molte più belle notizie che cattive notizie ogni giorno, solo che sembra che nessuno sia interessato alle notizie positive, forse perchè ci piace compiangerci. Se dovessi pubblicare un quotidiano stamperei soprat-tutto storie felici, relegando quelle tristi alle ultime pagine in modo che chiunque voglia finire in prima pagina debba fare qualcosa di divertente. Siamo così abituati al dolore che molti di noi ormai pen-sano che un’esistenza felice sarebbe indesiderabile o addirittura noiosa...”.

La ricerca della FELICITÁ

«Sono le case farmaceutiche ad incentivare gli stati di malessere,

per poter vendere più antidepressivi. La società tecnologicamente

avanzata produce noia. I mezzi d’informazione

trasmettono ed infondono malessere diffuso,

esaltando tragedie, tormenti, eventi sgradevoli».

Parole di Patch Adams, ospite in città della Brindisi Lng,

che ha stupito i presenti con un discorso sulla felicità

di ognuno di noi.

DI IOLE LA ROSA

Nella foto in alto Patch Adams con Iole La Rosa. Qui sopra il monaco tibetano Mathieu Ricard

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www.brindisireport.it il quotidiano online di Brindisi

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31UNA CASA... È DURA SAPERE COSA SIA, SE NON NE HAI MAI AVUTA UNA

BELLE STORIE I LEZIONI DI VITA

E dunque cosa ci rende felici? È un monaco tibetano di origini francesi, Mathieu Ricard, considerato l’uomo più felice del mondo, a darci una risposta: «Molto spesso guardiamo fuori di noi. Pensiamo che dovremo mettere insieme tutto. Questo e quello… tutte le con-dizioni insieme. Avere tutto per essere felici è la convinzione migliore per distruggere la felic-ità. Avere tutto!!!… se dimentichiamo qualcosa è la rovina. E se qualcosa va storto, cerchiamo la soluzione fuori. Ma il controllo del mondo esterno è temporaneo, è illusorio! La felicità non è una successione fortunata di eventi felici, ma è un “modo di essere, ottimale” che ci dà le risorse per gestire ciò che ci succede». Quindi dovremmo sentirci felici anche se non riesciuma a pagare una cambiale alla fine del mese, o se non possiamo fare la spesa, se bisogna affrontare in casa una malattia o sopportare il dolore della perdita di un caro? Come possiamo essere felice nel dolore e nella tristezza, nelle angosce e nelle preoc-cupazioni? Facile a dirsi ma non sempre a farsi… Ecco perché a proposito della felicità si parla di conquista, di allenamento ai pensieri positivi, del tentativo costante di liberare progres-sivamente la mente dalla collera, dalla paura, dalla gelosia, dall’orgoglio. Se lascio la strada libera all’altruismo, alla compassione, alla pace interio-re, posso essere felice?«I am politically happy», ci dice Patch Adams, «e lo sono da quarantasei anni. È solo una scelta che ho fatto, probabilmente la scelta più importante della mia vita, perchè ogni altra scelta successiva è stata molto più facile dopo aver deciso di amare la vita. Non sono quasi mai triste perché vivo una vita di gioia. Naturalmente se mi succede qualche disgrazia, se mi muore un amico potrei essere triste ma bisogna essere felici anche nel dolore, perché questa è un’emozione della vita che va cel-ebrata perché parte di essa. Non difendetevi dicendo: “Non mi sentirò mai triste”, siate invece pronti alla tristezza, alla gioia, all’amore. Non importa ciò che verrà verso di voi, ma quello che è importante è che voi facciate delle esperienze positive».Non può essere prodotta da beni materiali, impossibile da acquistare o da inventare, la felicità scaturisce, dunque, dalle cose semplici, da piccoli parole o gesti, da sorrisi, da strette di mano, da persone che sei riuscito ad aiutare, da un lavoro che ti soddisfa, da un momento di dolcezza. Vedere un tramonto o leggere un buon libro può rendere felici, giocare con un bambino o colmare la solitudine di un anziano o di un malato. «Non dimenticherò mai l’emozione di una mamma ad Haiti che, avendo perso tragicamente due figli, stringeva il terzo, sprigionando una felicità indescrivi-

bile», ricorda Adams. Nelle mie ricerche non sono riuscita a trovare una ricetta per la felicità, l’avrei pubblicata volentieri, né penso possa esserci stato qualcuno nella storia, tra i filosofi, gli scienziati, i chimici o i medici che abbia potuto donarla all’umanità. Si tratta di un percorso e di una conquista talmente intima, interiore che nessuna indicazione, se non riflessiva, può essere talmente incisiva da

condizionare una scelta di vita. Voglio essere felice o infelice? Voglio vivere la mia vita, breve o lunga che sia, o voglio solo esistere ed aspettare che giunga a termine? Mi auguro che molti dei lettori che hanno avuto la pazienza di approfondire il mio arti-colo, abbiano risposto positivamente alle domande iniziali, così come spero che qualcuno desideri intraprendere il percorso appassionante, merav-iglioso, assolutamente impagabile, della ricerca dell’essenza della felicità, che inebrierà, di una gioia senza fine, la sua vita e l’esistenza di tutti coloro che riceveranno amore e gioia per suo tramite.

“Quando le onde arrivano sulla spiaggia… quando sei sul fondo batti sul fondo, batti sulle rocce dure, quando sei in cima sulla cresta sei esultante. Se vai dall’entusiasmo alla depres-sione non c’è profondità, ma se guardi in alto mare potrebbe essere bello… un oceano liscio come uno specchio, potrebbe esserci una tem-pesta, ma la profondità dell’oceano c’è ed è immutabile”. Mathieu Ricard

Il Centro Arte Danza festeggia i suoi primi 20 anni Il Centro Arte Danza di Claudia Giubilo festeggia con grande soddisfazione il ventesimo anno di attività. Direttrice artistica della scuola, Claudia ha dedicato la propria vita alla danza, una scelta che può essere affrontata soltanto con una enorme passione per la danza, che richiede devozione e sacrificio, un connubio che regala grandi emozioni e soddisfazioni. La scuola nasce proprio dall’esigenza di coloro che amano la danza e vedono in essa il loro futuro. Al Centro si possono seguire corsi di Danza Classica (metodo Vaganova), Modern jazz, Lyrical Jazz, Contemporaneo (tecnica Limon), Funky jazz, Break dance, e da quest’anno corsi di Pizzica. Ai bambini dai 4 ai 6 anni viene proposto il corso di Danza Propedeutica, sistema di avvio alla danza Classico- Accademica con criterio e dolcezza che avvia gli allievi ad un futuro professionale. Nata a Brindisi nel ‘69, Claudia entra a far parte del mondo della Danza all’età di 6 anni. Si qualifica all’accademia “Princesse Grece” a Montecarlo. Nel suo percorso di ballerina studia con Maestri di alto calibro come Nunéts, Alioscha Ponzie Wuich, Michai Ciortea, Silvia Umailà, Radu Ciuca, Diana Ferrara, perfezionandosi nella danza classica; frequenta corsi mensili di modern jazz, afro, contemporaneo “tecnica Graham” con Reginal Poitier, danza di Carattere (russa) con Sascha Priscov, flamenco e ritmo musicale. Nel 91 fonda il Centro Arte Danza, che prende la veste attuale di Associazione Sportivo Culturale Dilettantistica affiliato all’US\ACLI di Brindisi della quale è la direttrice artistica. In vent’anni di attività ha avuto l’onore di ospitare Maestri di fama internazionale come Victor Livtinov, Tuccio Rigano, Eriberto Verardi, Bella Rathinkaya, Carlos Palacios, per la danza classica, Fabrizio Monteverde, Jonathan Ridel, Elisabeth Mothley, Giorgia Maddamma per la danza Contemporanea e Modern jazz. Grande soddisfazione a livello professionale è stata quella di vincere innumerevoli concorsi nazionali ed internazionali ai quali la direttrice Claudia Giubilo da partecipato e durante i quali a molte delle sue allieve sono state attribuite prestigiose borse di studio. Quest’anno, come ogni anno, Il Centro saluterà tutti i suoi allievi al Teatro Impero organizzando il 18 giugno il Saggio di fine Anno Accademico, presentando tutti i corsi che il Centro propone e riserverà tante sorprese artistiche con grandissimo orgoglio visto il traguardo del Ventesimo anno di attività. L’ingresso al teatro è libero. Il corpo docente della scuola è formato da Claudia Giubilo per le classi di danza Classica, Modern jazz, Lyrical jazz; Giorgia Maddamma per la classe di Contem-poraneo, Beppe Loiacono per la Pizzica, Boris Cordella per la Break Dance. Un ringraziamento particolare Claudia lo manda a chi ha collaborato con lei nei vent’anni di attività: Melina Giubilo, Alessandra Desolda, Anna Esposito, Sara Desolda.Per informazioni: Centro Arte Danza, via Cappuccini 212, tel. 3402663876.. (Iole La Rosa)

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Il filosofo francesce Michel Eyquem de Montaigne, vissuto tra il 1533 e 1592 in uno

dei suoi saggi scrisse che: “I giochi dei bambini non sono giochi, e bisogna conside-rarli come le loro azioni più serie”. Questo è ciò che hanno pensato mamma Maria e papà Fabrizio Dipie-

trangelo del loro figlio più piccolo, Francesco (24 anni), quando da bambino invece di utilizzare la “cera pongo” per costruire i soldatini, giocava con la pasta di pane. Faceva il cuoco già all’asilo. Ma la vita, si sa, è spirito-sa. Prima ha studiato allo scientifico, poi si è iscritto all’università seguendo i corsi di sociologia, ma alla fine è diventato un cuoco eccellente apprezzato da tutti i clienti del locale nel centro storico di Mesagne. Per la verità crediamo che in tutto questo il dna ha avuto un ruolo da protagonista.

Mamma Maria Concetta Biscosi, proviene da una famiglia di ristoratori e a casa ha sempre preparato degli ottimi manicaretti. La specialità di Francesco sono gli antipasti pensati, cucinati e serviti come solo lui li sa fare. L’impresa è quella di famiglia (ci lavorano papà, mamma e i tre fratelli: Francesco, Stefano e Bruno). Un ristorantino dal nome

sui generis, “Giùdamino Cantina”, e con un motto davvero esemplificativo: “Dove amicizia e buona tavola s’incontrano”. Tra poco “l’impresa” di famiglia si allargherà, uno dei fratelli Dipietrangelo gestirà una “Enoteca-vineria -cioccola-teria” in piazza dei Comme-stibili. Speriamo che possa avere lo stesso successo del ristorante.GIÚDAMINO CANTINAMesagne, Via de Florenzia, 62 / tel. +39.0831.738653 • +39.348.0585210 • [email protected]

GIÚDAMINOAmicizia e buona tavolaA Mesagne un ristorante gestito dalla famiglia Dipietrangelo, con il 24enne Francesco ai fornelli

DI COSIMO SARACINO

FOOD & WINE I RISTORANTI, RICETTE E VINI

A TAVOLA

Maialino adagiato nell’ortoCospargere il filetto con olio, pepe, sale ed erbette aromatiche, farlo riposare per 30 minuti, poi infornarlo per 10 minuti a 180°. Nel frattempo grigliare i peperoni e lessare gli altri ortaggi. Cotto il filetto, tagliarlo a fette e adagiare nel piatto, affiancare le verdure e condire e con un filo d’olio extra vergine e prezzemolo finemente tagliuzzato.

DA ABBINARE A:FILARI DE SANT’ANTONÌ Negroamaro Rosso IGTprodotto da Libera Terra Puglia / Mesagne (BR)

Ogni tralcio delle viti confiscate, ogni chicco d’uva che rende possibile il nostro vino, diventa un esercizio di legalità, uno sforzo di giustizia. E sembra un sogno, aver trasformato in pochi anni dei filari spogli in vigne eleganti, dai frutti formidabili; tanto da presentare due importanti selezioni monovarietali. Due vini con non poche ambizioni, provenienti da un nobilissimo vitigno della tradizione, pieni di impegno ed attenzione: quali-tà, giustizia e responsabilità si intrecciano nei loro gusti intensi. Gradazione alcolica: 13%

Continua a crescere la rete di punti vendita diretta

delle Cantine Due Palme di Cellino San Marco. Nel mese di maggio, infatti, sono stati inaugurati gli shop di Lecce (viale Japigia (angolo via Be-nedetto croce, 17) e Bari (in via Caccuri 55, al rione Pog-giofranco). Nelle settimane precedenti invece era stata inaugurata l’enoteca di Grot-taglie, cui ha fatto seguito il “Vinificio Brundisium” di Bologna. «Siamo giunti così a 21 punti vendita», racconta, orgoglioso, Angelo Maci: «La rete di vendita diretta di Cantine Due Palme diviene sempre più una realtà ragguardevole e rami-ficata che risponde appieno alla richiesta di qualità dei consumatori e del mercato associata a tecniche all’avan-guardia, di sicurezza alimen-tare, associata a strumenti di marketing sempre più efficaci, puntando sul vino quale fattore di sviluppo, prodotto strettamente le-gato al territorio, alla storia e alla cultura della Puglia ed emblema del saper fare dell’imprenditoria locale».

Nuovi shop per leDUE PALMELa cantina presieduta da Angelo Maci apre a Lecce, Bari, Bologna

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33CASA... NON SO DIRE DOVE SIA, MA SO CHE STO ANDANDO A CASA

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Dai cinema alle gelaterie il passo è breve. Basta seguire le

passioni e la gola. E così Alessandro Salerno, franca-villese di 27 anni, laureato in Marketing e componente di una famiglia che gestisce sale cinematografiche in provincia, ha trasformato il suo amore per i gelati in un business, dando vita a Sandrino, un marchio che presto diventerà una catena. Prima apertura a Campomarino, ed è stato subito boom. A fine giugno si replica ad Ostuni, in piazza Sant’Oronzo.Perché Sandrino?Perché ovviamente amo mangiare gelati, e purtrop-po dalle nostre parti non ritrovo la stessa qualità che si può apprezzare al Nord Italia.Addirittura!Sembrerà strano ma è così. E per questo motivo ho deci-so di aprire le mie gelaterie, che offrono il gelato vero, al naturale, fatto alla vecchia maniera, senza preparati,

conservanti o coloranti. Nei nostri punti vendita i clienti troveranno i vecchi banconi con i pozzetti, che non fanno entrare luce ed aria, e dun-que conservano al meglio il prodotto.È solo questa la differenza tra voi e la concorrenza?No. Ci differenziamo anche per tipologia di prodotto: solo gusti classici, altro che Kinder Pinguì! Ma che razza di gusti sono?Quelli che chiedono i bambini.Ma se ai bambini facciamo mangiare il classico e spie-ghiamo la differenza tra un gelato buono ed uno fatto in maniera “industriale”, state certi che anche loro capiran-no la differenza.Che ingredienti utilizzate?Solo di prima scelta: limoni di Amalfi, fragoli-ne di Ribera, pistacchio di Bronte, nocciole delle Langhe piemontesi, vaniglia del Madagascar. L’unico addensante che usiamo è la farina di carrube, che è prodotta a Fasano, e dunque a chilometro zero. E quanto alla frutta, solo frutta di

IL GELATO?SI CHIAMA SANDRINODopo l’exploit di Campomarino, il progetto di catena di gelaterie al naturale ideato da Alessandro Salerno approda ad Ostuni. Prossime tappe: Lecce e Bari.

PROVATE QUESTI!Alcuni indirizzi e gusti da non perdere:

BRINDISI.Rosso e Nero (panna, noce, croccantino e rum); Choco Mix (noccionutella, dolce-salato).MESAGNE.Bar Prestige (nocciola, cioccolato).OSTUNI.Biancofiore (cioccolato, nocciola).

*

FOOD & WINE I RISTORANTI, RICETTE E VINI

stagione, spesso biologica. E non troverete mai il gusto melone a febbraio, ma solo nel periodo di raccolta.Perché impazzano i gusti pazzi?Perché si cerca di amplia-re l’offerta, facendone scadere la qualità. E perché per l’esperienza che ho il gelatiere è tendenzialmente un pigro. Fare il gelato è la cosa più facile al mondo, ma ormai nessuno più vuol perdere tempo con la prepa-razione tradizionale. Con tutti questi preparati, del resto, perché uno dovrebbe perdere tempo...?Per dare un prodotto migliore.

Appunto, è quello che vogliamo fare nelle gelaterie Sandrino.Dopo Ostuni?Ad ottobre apriremo a Lec-ce, poi due punti vendita a Bari, per febbraio-marzo. A seguire Gallipoli e Monopoli.Un impegno importante, anche dal punto di vista economico.Abbiamo previsto un budget di 80mila euro per ogni apertura. Ma sono sicuro che il progetto funzionerà. Del resto il successo che stiamo avendo a Campoma-rino è la riprova che l’idea è vincente. E che i nostri gelati al naturale piacciono.

Alessandro Salerno,ideatore e proprietario

delle gelaterie Sandrino

LASCIA IL TUO CUORE INDIETRO, DEVI LASCIARLO INDIETRO

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BRINDISINI I FERNANDO ZONGOLO

TUTTO QUELLO CHE MODELLI, TUTTO QUELLO CHE CREI, TUTTO QUELLO CHE COSTRUISCI, LASCIALO

Ascoltare le storie di un uomo di mare, di quelli veraci, che ha percorso mezzo secolo di miglia marine in immersione alla ricerca di relitti e di reperti, è come

intraprendere un viaggio sott’acqua tra meraviglia e immaginazione, nella freschezza di un racconto ricco di intense parole e straordinarie immagini.È quanto avviene incontrando Fernando Zongolo, persona all’apparenza taciturna e riservata ma ospitale e generosa nel raccontare la lunga espe-rienza maturata nell’archeologia subacquea, un settore dove si è dimostrato determinante nell’in-dividuazione, la ricerca e il recupero di materiale antico.I risultati e le sue qualità di attento osservatore dei fondali, uniti al rispetto per i ruoli e all’impegno per la salvaguardia del patrimonio archeo-logico sottomarino, gli hanno permesso di collaborare sin dai primi anni ’60 con il Museo Provinciale, quindi con la Soprintendenza per i beni Archeologici della Puglia e con il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, tanto che la sua opera è stata riconosciuta e premiata dal Ministero con il conferimento del titolo di Ispettore Onorario per l’Archeologia Subacquea.L’archivio di Zongolo è ricco di documentazione: affascinanti fotografie (si è costruito un com-plesso sistema di protezione ed utilizzo della macchina fotografica sott’acqua), video, schede e disegni di rilevamento topografico delle aree indagate raccontano cinquant’anni di campagne archeologiche e di ritrovamenti di oltre sessanta relitti, centinaia di anfore, di vasi, ancore e tanti altri oggetti risalenti ad epoche che vanno dal VI secolo avanti Cristo al medioevo. Le immagini mostrano le fasi dello scavo - con l’uso di sorbone ad aria o di idrovore - e i delicati momenti del recupero dei resti con ceste issate a gru o a palloni idrodinamici. In questo modo sono stati portati in superficie oggetti di vario genere, come i famosi Bronzi di Punta del Serrone, dove Fernando Zongolo ha operato attivamente evitando la ribalta dell’evento. Un altro interessante ritrovamento che porta la sua firma è una stadera in bronzo (bilancia di origine romana basata sul principio delle leve) integra e completa di ogni elemento, con il contrappeso raffigurante una minerva e

asta graduata a doppia portata su due scale diverse. Poi lucerne in bronzo, anfore vinarie ed olearie di varie provenienze, anelli, pelvis in ter-racotta, bicchieri e vasi decorati, statue, vasche, ancore in piombo, elmi e armi medievali, indi-viduati lungo la costa da Egnazia a Leuca e sulla parte ionica del Salento. Rinvenimenti - ora esposti in vari musei - effettuati con la sezione salentina del Gruppo di Archeologia Sottomarina (GRAS), fondato dalla stesso Zongolo insieme a Derio Camassa, Vanni Meneghini e Sandro Mariano, gruppo che ha operato per anni in stretta collaborazione con le istituzioni.Già diversi studenti si sono avvalsi dei risultati di queste ricerche per l’elaborazione di tesi di laurea e rinomati autori per la pubblicazione di interessanti lavori su alcuni libri e riviste scienti-fiche del settore.Da qualche tempo Fernando Zongolo esamina i fondali brindisini in solitario, sicuro che il nostro mare custodisca ancora in profondità reperti di un certo valore storico; allo stesso tempo par-tecipa a programmi didattici sia come istruttore per sub che sulle tecniche di ricerca subacquea a rilevanti programmi di istruzione universitaria, il prossimo è in agenda a luglio nel porto antico di Egnazia. Un impegno formativo già svolto presso il Campo Scuola universitario - istituito nel 2007 - nell’importantissimo sito di Santa Sabina, dove sono state ritrovate numerose navi “intrappo-late” tra i banchi sabbiosi e la roccia, a pochi metri dalla riva. Resti lignei di scafi, chiglie, ordi-nate, scasse, tavole e madieri tutti documentati prima che le maree ricoprissero con la sabbia parte del fasciame. Ultimamente è su uno di questi relitti, rinvenuto a sud di Brindisi, che si è soffermata l’attenzione di Zongolo: con l’aiuto di storici ed esperti di imbarcazioni antiche si potrebbe risalire all’epoca e alla tipologia di questo bastimento dalle dimensioni interessanti, naufragato proprio nel luogo che ha dato origine ad una importante tradizione locale. Potrebbe essere questa ricerca, oltre all’importante con-trib uto fornito in tanti anni di attività, una delle motivazioni per il conferimento di una laurea ad honorem nel settore che ha scandito la passione della sua vita. Lui sorride e non ci crede, ma in cuor suo sa di meritarlo.

Mi tuffo in mare A CACCIA DI TESORI

La sua passione lo ha fatto diventare un archeologo subacqueo.

Ha ritrovato oltre sessanta relitti, centinaia di anfore, vasi, ancore e altri oggetti risalenti ad epoche che vanno dal VI secolo a.C. al Medioevo. Ed ora

è impegnato nelle acque a Sud di Brindisi, a fotografare un relitto...

DI GIOVANNI MEMBOLA

Nella foto di Giovanni Membola, Fernando Zongolo con gli attrezzi del “mestiere”

Da questo numero anche Giovanni Membola entra

a far parte della squadra di TB.

Vi racconterà storie belle ed interessanti. La prima

delle quali vi porterà “a fondo”.

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BRINDISINI I PERSONE ED EVENTI

Si è svolta nei giorni scorsi a Francavilla Fontana la terza edizione del con-

corso musicale nazionale “Città degli Imperiali”, a cui hanno partecipato circa 600 studenti di musica che hanno gareggiato nelle varie sezioni strumentali e di canto. Tre piccoli brindisini, allievi della professoressa Anna

PICCOLE VOCI CRESCONORoberta Margarito, Gabriella Quero e Daniele Serra si aggiudicano il concorso musicale “Città degli Imperiali”

Maria Pizzi hanno conquistato il primo posto nella sezione di canto moderno. Si tratta di Roberta Margarito (8 anni), Gabriella Quero (8) e Daniele Serra (10), che nono-stante la loro tenera età hanno impressionato la commissione giudicante per le notevoli capaci-tà vocali ed interpretative.

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Ha aperto a Brindisi, nelle scorse settimane, ed è stato subito un successo,

un nuovo centro di fisioterapia: si chiama Fisiomed, ed offre personale altamente qualificato e macchinari di ultima generazione, come Onde d’urto, Tecar, Iper-termia, oltre a tutti i servizi della fisioterapia classica. Nel centro si effettuano visite fisiatriche e

APRE FISIOMED Il nuovo centro di fisioterapia e riabilitazione che ha aperto a Brindisi, offre alta tecnologia e grande professionalità.

ortopediche.Fisiomed punta su un servizio di qualità che garantisce la soddisfa-zione del paziente, il quale viene accolto in un ambiente elegante e confortevole. Il centro è situato in via Legnago 30, al rione Santa Chiara (nei pressi del residence Casabella)www.fisiomedbrindisi.it, tel. 0831431238.

Si è svolta nei giorni scorsi presso il centro FeelGood di Cellino la prima edizione della “12 ore di nuoto a staffetta non-stop”. Alla competizione hanno partecipato sessanta nuotatori, quasi tutti tesserati FIN (principalmente Master), suddivisi in tre squadre. Il gruppo vincente è anche riuscito a superare l’obiettivo 50 km nelle 12 ore di gara, ottenuto soprattutto grazie alla presenza di due nuotatori di calibro

STAFFETTA IN PISCINA Grande successo per la prima 12 ore di nuoto

nazionale, Davide Pensabene e Pamela Gabrieli (tesserati con il Team Lombar-dia), che hanno nuotato rispettivamen-te 9 e 6 km in 108 e 76 minuti.Dello stesso gruppo anche Antonio De Santis (3.350 m.), mentre delle altre formazioni si sono distinti Fernando Zongolo (3.100 m), Terenzio Carrozzo, Andrea Mangia (3.350 m), Stefano Ruggio (7.800 m), Silvia Colucci (3.550 m), Gianluca Carriere (5.750) e Devid Colletta (7.500 m).

TUTTO QUELLO CHE ROMPI, TUTTO QUELLO CHE MISURI, TUTTO QUELLO CHE RUBI, TUTTO QUESTO PUOI LASCIARLO INDIETRO

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ATTUALITÁ I SATIRA PLAUSIBILE

Football BrindisiGOD SAVE

Al Comune, dove la fantasia come sapete non è di casa, l’avevano denominata

Operazione top-secret. Poi perfino Pupino si era accorto che il nome non era adegua-to: «Se la chiamiamo così, non dovremmo fare un inutile comunicato stampa dopo ogni inutile incontro o telefonata che facciamo». E così, dal gabinetto del sindaco, fu proposta una soluzione più appropriata: Operazione Impossibile. Ecco tutto quello che di questa operazione nes-suno vi ha ancora raccontato. Per fortuna.1 MAGGIO. Pupino è a Palazzo di Città. Mennitti lo redarguisce: «Senti, del calcio a Brindisi non se ne fotte nessuno, figurati se interessa a me. Quindi, o trovi una solu-zione decente, o è meglio che te ne vai con le tue gambe».Pupino: «Ci sarebbero questi amici tarantini...». Alla parola tarantini, il sindaco esplose: «Dopo Galigani, è meglio non insistere con voi tarantini. Già ci tocca sop-portare Studio100. Inventati qualcos’altro». E pensare che a qualche as-sessore erano brillati gli occhi: avevano pensato a Gianpi Tarantini (quello delle feste del signor B). E già in giunta sognavano escort e incontri leggermente più interessanti rispetto alle lezioni di storia patria impartite dal sindaco.

Purtroppo per loro la realtà era più triste.23 MAGGIO. Pupino sale a Palazzo Grana-fei Nervegna: «Ho dei petrolieri australiani. Dicono di possedere tre pompe di benzina vicino Sydney. Hanno visto i reperti storici di Sbitri e si sono innam-morati di questa città. Vogliono assoluta-mente concludere l’af-fare. Però pretendono una piccola mano dal Comune. Giusto una trentina di milioni di euro».Mennitti, euforico: «Ecco i primi frutti della Città d’Acqua. Procedi pure, per i 30 milioni faremo una colletta durante gli spettacoli del Teatro Verdi e nell’intervallo della prossima messa del Papa a Brindisi».Pupino, leggermente dubbio-so: «Posso stare tranquillo?».«Sulla parola», rispose il pri-mo cittadino. Senza precisare sulla parola di chi.27 MAGGIO. Pupino va da Mennitti. «Ci sarebbero anche dei cinesi interessati all’affare. Però vogliono il monopolio dei negozi del corso. Che faccio?».E il sindaco, incredulo: «E che stai aspettando, digli di sì, così risolviamo un altro problema. Basta che stiano alla larga da palazzo Granafei-Nervegna e dal teatro Verdi! Per il resto

le parole di Voltaire: non è che poco poco ci stai prendendo per il culo?». Pupino: «Ma scherza signor sindaco! Se vuole faccio salire subito una decine di russe, ce le ho in macchina». Il volto di D’Attis - presente all’incontro - si illuminò d’immenso. Qualche assessore, percepita la possibilità di toccare con mano finalmente qualcosa di serio, mise frettolosamente da parte la mozione contro Pennetta e stappò una bottiglia di spumante. Un consigliere comunale in attesa di sistemazio-ne esclamò: «Qui non si mangia, ma almeno forse si tromba!».Mennitti chiuse l’argo-mento: «Vedi quello che puoi fare: e se riesci a fare del bene a sti pove-

racci, sarà cosa gradita».1 GIUGNO. Pupino cambia versione: «Gli australiani han-no dato forfait. Ma è pronta una cordata di imprenditori africani». Si trattava, svelò poi Quotidiano, dei marocchini che vendono fazzoletti e deo-doranti per auto ai semafori della città. Su indicazione di Ferrarese, avevano costituito una cordata per salvare il cal-cio. E così facendo avrebbero acquisito anche cittadinanza francavillese (avrebbero abitato sotto casa dell’ono-revole Vitali) e diritto al voto (ovviamente per Noi centro

con Supermax).2 GIUGNO. Pupino si pre-senta di nuovo in lacrime: «Sindaco, australiani, russi e africani mi hano fregato. Era una truffa! Hanno portato via perfino gli incassi delle ultime due partite casalinghe: 37 euro. Sono disperato!».«Non sei disperato, sei in grave pericolo di vita», disse Mennitti, mentre iniziava ad alzarsi le maniche della cami-cia. Lo bloccarono i consiglieri Martucci, D’Angelo e Albano, anche se era evidente che qualcuno avrebbe volentieri assistito al linciaggio.Pupino fu fatto uscire con di-screzione dalla finestra. I tifosi che attendevano l’annuncio miracoloso lo videro volare dal secondo piano. Il capo-ultrà, saggiamente, commen-tò: «Credo che l’incontro non sia andato un granché bene».3 GIUGNO. Pupino citofona a palazzo GN, ma gli viene im-pedito di salire, per questioni di sicurezza (la sua). La segre-taria lo invita ad annunciare le ultime clamorose novità: «Mi hanno chiamato dalla Luna: gli extraterrestri sono pronti a rilevare la società. Hanno det-to che qui si sentono a casa. Anche se ammettono che ave-te una strana predisposizione a farvi prendere per il culo da tutti. Che faccio salgo?».Non riuscì neanche a termina-re la frase che tre pitbull ap-parvero al’interno del cortile, con l’aria di chi non mangiava da diversi mesi.

DI FABIUS CRUMB

possono prendersi tutto».29 MAGGIO. Pupino sale le solite scale, con le lacrime di gioia agli occhi: «Sindaco, non so più come fare. Perfino i russi vogliono la squadra. Riempirebbero lo stadio di strafighe dell’Est!». Mennitti: «Ottimo, così maga-ri anche Berlusconi viene a ve-dere qualche partita. Procedi pure, però...».Pupino notò lo sguardo accigliato del primo cittadino. «Però?», disse l’imprenditore con un certo tremolìo della voce.E Mennitti: «Te lo chiedo con

Prima i tarantini, poi gli australiani, gli africani, i russi. Tutti vogliono il calcio (ma nessuno lo comprerà).La verità è che Pupino non può svelare la vera identità degli acquirenti: gli extraterrestri.

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41TUTTO QUELLO SU CUI RAGIONI, TUTTO QUELLO CHE INTUISCI, TUTTO QUELLO CHE DICI, PUOI LASCIARLO INDIETRO

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Se i tempi saranno quelli giusti, e se non ci sarà stato un annullamento durante i giorni in cui questo gior-

nale andrà in stampa, queste mie parole potranno essere lette alla vigilia del referen-dum sull’energia nucleare e sulla privatizza-zione dell’acqua. Ci sarebbe anche il quesito sul legittimo impedimento (un ossimoro d’aggettivo…), cioè la possibilità che non si sia (vergognosamente) del tutto uguali davanti alla Legge, ma la politica adesso deve cedere il passo a due temi molto più importanti per la nostra vita: come berremo e in che modo ci approvvigioneremo di energia.Privatizzare l’acqua farà aumentare i costi per gli utenti e non porterà servizi migliori. Sposterà un bel po’ di soldi verso i posti dove ce ne sono già. Chi questi soldi li maneggia da tempo con gran disinvoltura, invece, dirà che i servizi saranno di gran lunga migliori, che lo scrostamento della patina pubblica a favore delle iniziative private porterà benefici importanti. Più o meno ciò che successe quando Benetton l’imprenditore si fece prestare qualche miliardo di euro dalle Banche per comprare le Autostrade Italiane. Per pagare gli inte-ressi aumentò le tariffe e bona-alè.Credete che con la privatizzazione dell’ac-qua succederà qualcosa di diverso?L’acqua è uno dei servizi fondamentali per la salute e la sopravvivenza umana, e lo Stato deve provvedere allo sviluppo e alla diffusione, assicurandosi che sia fruibile per tutti i cittadini. Allo stesso modo dei ser-vizi sanitari. Del resto, noi non guardiamo con sospetto al sistema americano dove ti curano solo se hai un’assicurazione, e in fondo al cuore non li giudichiamo un po’

VOGLIO SAPERE CHE PENSI:ANDRAI A VOTARE?Mi riferisco al referendum sul nucleare. Che potrebbe generare lo tsunami

incivili per questa iniquità sulla salute?Sull’energia nucleare mi chiedo una cosa soltanto: ma non c’eravamo già espressi nel novembre del 1987, chiarendo con forza di essere contro l’ener-gia nucleare?Son passati 24 anni e qualcuno crede che forse noi italiani abbiamo cambiato idea. Forse perché credono che di Chernobyl non esista più memo-ria, ché i morti non erano nostri e non abbiamo avuto veramente paura di diventare fosforescenti. E se abbiamo cambiato idea ce lo chiedono pro-prio all’indomani di una Chernobyl giapponese, quando un terremoto ha sollevato acque che hanno cancellato case e uomini, hanno colpito centrali nucleari che poi hanno restituito plutonio al mare. E adesso lì si può pescare di notte senza la torcia perché i pesci sì che sono viola…Il politico che parla di centrali sicure (centrali di quarta generazione) dovrebbe capire quanto siamo piccoli davanti alle forze che agitano il Pia-neta. Siamo come formiche attorno ad un lavan-dino, che basta la mano di un bimbo a muovere l’acqua per spazzarci via. E allora diranno che il mediterraneo è un lavandino piccolo piccolo, che

è impossibile che ci siano tsunami da noi. Ma invece è solo improbabile. E allora che qualcuno racconti al politico del terremoto di Messina del 1908, e del mare che quadruplicò il numero dei morti fatti dalla Terra e li portò a 100.000; o del 6500 Avanti Cristo, quando un pezzo d’Etna cadde in mare e sollevò così tanta acqua che vennero cancellati insediamenti umani tra Albania, Grecia, Cipro, Libano e Israele.E invece il politico continua a inondarci con tsu-nami di cazzate, continua a fare propaganda e a urlare che faranno le loro centrali lontane dal mare, lontano dalle faglie che hanno devastato l’Irpinia e L’Aquila, lontano dal Vesuvio che prima o poi si sveglierà, lontano dall’Etna che non si è mai addormentato per davvero, lontano dal Mar-sili (vulcano sommerso nel Mar Tirreno) che gli è appena suonata la sveglia.Ma in realtà non le faranno da nessuna parte, perché non esiste Sindaco, o Presidente di Regione o di Provincia, che non promuoverà una sommossa popolare se qualcuno vorrà costruir-gli una centrale nucleare nel giardino di casa. La percentuale di quelli contrari al nucleare sarà “bulgara”, la quota dei cultori dell’atomo, invece, prossima allo zero. È una certezza, un dato incon-futabile anche per i favorevoli. Una situazione tal-mente cristallina che un referendum non è nean-che necessario. Basterebbe intervistare gente a caso per la strada. E invece ce lo propinano lo stesso e ci chiamano alle urne il secondo sabato di giugno, quando il sole può essere già così caldo da aver scaldato mare e spiagge. Ce lo propinano perché c’è una stupida infame regola che ritiene il campione non rappresentativo se alle urne non ci si reca almeno la metà degli aventi diritto, e allora il referendum è annullato.Che strano, però… per sapere cosa guardano tutti gli italiani in tv, bastano le poche centinaia di famiglie che fanno da campione per l’Auditel. Se però “solo” 18 milioni di italiani vanno alle urne a dire la loro sui vari quesiti del referendum, a fronte di 22 milioni di assenti, il referendum non vale e il mio parere non conta più nulla e la cen-trale nucleare me la fanno davvero nel giardino di casa.E allora sì che arriverebbe uno tsunami. Di uomini incazzati, però…

STEFANOLA MONICA vampiri

di mattina

Una centrale nuclare francese.

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CartelloneEVENTI › PROTAGONISTI › MOSTRE

Dal

18 G I U G N O

PAL. GRANAFEI-NERVEGNABRINDISI NEGLI ARCHIVI ALINARI

Una selezione unica di scatti rea-lizzati dagli Alinari o provenienti dalle Raccolte Museali Alinari, che

nea come “la bellezza della perfetta unione fra natura e arte che caratterizza i territori salentini è stata fissata nello specchio della memoria di un numero considerevole di preziose immagini, che la fotografia ci riporta fedelmente sin dalle sue origini”.La mostra si arricchisce di preziose sezioni cartografiche ed iconografiche a cura dell’Archivio di Stato di Brindisi.Il risultato finale è di grande fascino, perché la ricerca ha portato a raccogliere immagini, planimetrie, strumenti urba-nistici, che danno il senso di un contesto urbano e territoriale, di una storia, di una cultura bimillenaria.

TUTTO QUELLO CHE MASCHERI, TUTTO QUELLO CHE PROGETTI... VAI AVANTI. WALK ON.

ritraggono la nostra città, i suoi monumen-ti, il suo porto, le sue piazze e i suoi vicoli, la sua gente e il suo territorio. Le immagini appartengono ad una “campagna fotografi-ca” che si riferisce ad un periodo compreso fra la fine dell’ottocento ed i primi decenni dello scorso secolo e di certo rappresente-ranno una ulteriore occasione per riflettere sui grandi processi di trasformazione urba-na a Brindisi, consapevoli di quanto si sia anche perduto nel novecento in termini di patrimonio monumentale ed architettonico e di valori paesaggistici ed ambientali.Non casualmente, nella presentazione di questo lavoro, la stessa Fondazione sottoli-

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“Le verità degli estinti” è un thriller che ruota attorno a fenomeni realmente accaduti e oggetto spesso di discussioni scientifiche conosciuti come esperienze di premorte altrimenti dette n.d.e. e sogni precognitivi meglio noti come Dejà vu. Racconta la storia di Alessandro e Nicoletta e del loro amore nato ai tempi dell’università e cresciuto nella frenetica vita lavorativa dei giorni nostri. I luoghi è l’ambientazione sono proprio quelli di una cittadina del Sud Italia: Brindisi. La loro unione verrà messa a dura prova da un misterioso e inquietante passato che ritorna e dalla verità che solo i morti custodiscono. In una serrata caccia all’uomo tra delitti del passato e colpi di scena Alex ha poco tempo se vuole scoprire la verità. Ma “la verità” sarà solo l’inizio.È una storia ad alta tensione, capace di “prendere” il lettore e costringerlo a leggere il libro in due giorni. Una serie di colpi di scena che vi stupiranno. Fino all’ultima pagina.L’autore Teodoro Iaia è nato a Brindisi, dove vive e lavora. Coltiva la sua passione per la scrittura e la letteratura da diversi anni.Oltre a collaborare con testate giornalistiche locali pubblica con

“Aletti Editore” poesie in diverse raccolte, tra le

quali “Poesie del Nuovo Millennio” volume 6, “Tra un Fiore Colto e l’altro Donato” volume 6, “Poesie per Ricordare” volume 7, “Parole in Fuga”

volume 5, “Habere Artem” volume 6, è inoltre inserito

come autore nell’Enciclopedia dei Poeti Contemporanei.Con “Le verità degli estinti” il suo progetto più impegnativo firma il suo esordio da scrittore.Per saperne di più sull’autore è possibile visitare il sito www.teodoroiaia.com. Il libro è in vendita presso la libreria Camera a Sud in Largo Otranto, 1 Brindisi.

LIBRI

“LE VERITÁ DEGLI ESTINTI”IL THRILLER TUTTO BRINDISINOTeodoro Iaia ha scritto una storia carica di tensione e ricca di colpi di scena. Lo trovate in vendita a “Camera a Sud”

Fino al

18 G I U G N O

GALLERIA IL SEGNOVia Giudea 5/c - Brindisi

Mostra personaleANTONIO TAMBURRO

Orari: 17.30/20.30

TEMPO LIBERO I CARTELLONE

Tra i più effervescenti artisti della scena contemporanea inter-nazionale, Antonio Tamburro

riveste un ruolo di primissimo piano tra coloro i quali scelgono di indagare gli aspetti umani relativi alla quoti-dianità trasformandoli in momenti di essenziale dominanza luminosa. La sua potrebbe essere condensata come espressione dell’ordinarietà e dell’ovvio, là dove si consumano le relatività dell’individuo confuso tra la folla. Variabile e dedicato a tematiche preci-se, il percorso di Antonio Tamburro si definisce in relazione ad una unicità proiettiva del momento, che lo porta a liberarsi da correnti esterne che ne pos-sano frantumare e deviare la natura, poiché è proprio alla natura dell’uomo attraverso la gestualità che egli rivolge la sua attenzione. Un ruolo fondamentale nella percezio-ne dell’opera è la diffusione di un velo di fluidità che sconvolge sottofondo, prospettiva e il luogo stesso, apparendo agli occhi dell’osservatore quale imma-gine surreale; un beckettiano quadro che supera l’oggettivazione iconica per rappresentare l’organicità di ciò che l’artista sente o vede al di là di forme convenzionali. Con questa mostra Antonio Tamburro torna a Brindisi dopo circa vent’anni.

Carmen De Stasio

Venerdì-Sabato-Domenica

17/19 G I U G N O

PIAZZALE LENIO FLACCOBrindisi

FESTIVAL DEL TALENTOFESTIVAL DEL FANTASY

L’evento, organizzato dall’asso-ciazione Vetrine Inedite e dallo staff di Lunatica, è programmato

il 17-18-19 giugno in piazzale Lenio Flacco. Si proporrà come un villaggio all’interno del quale i più svariati eventi ed attrazioni originali saranno offerti alla cittadinanza perché possa intervenire ed apprezzare il talento, l’arte, la musica, la creatività e la fantasia dei giovani pugliesi. Non solo. Verranno allestiti spazi espositivi per i tanti artisti del territorio che potranno avere finalmente una vetrina per espor-re i propri lavori inediti. L’iniziativa ha raccolto il consenso di moltissimi brindisini nonché la partecipazione di molte associazioni che operano sul territorio. Cabaret, break dance, giochi di ruolo, estemporanee, presentazioni di libri e corsi di scrittura creativa, mostre, fumetti, esposizioni, mercatini, degustazioni, laboratori e seminari, area bambini, trucco artistico, eventi fashion, cosplay, teatro, musica dal vivo, incontri culturali, disegnatori dal vivo, sport… e molto, molto altro. Le attrazioni del Festival andranno oltre il già visto. Ampio spazio sarà dedicato a tutte quelle personalità arti-stiche brillanti del territorio pugliese. Riflettori accesi, dunque, su artisti, musicisti, attori e scrittori. Lo staff di Lunatica, con il festival del Fantasy, offrirà una cornice colorata e magica.

Dall’

11 G I U G N O

TORRE REGINA GIOVANNABrindisi

BACCATANI WAVEFestival interpoderale di musica, canto e balloFino al 27 agosto

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Lo scorso 9 aprile ha segnato una data storica in quel processo che il sindaco di Brindisi più volte ha etichettato con il

nome forse un po’ troppo pretenzioso di “Ri-nascimento” brindisino. Personalmente, senza tirare in ballo quel periodo aureo dell’italico ingegno, mi limiterei a parlare d’una (ri)nascita culturale della città, atteso che negli altri cam-pi le cose non vanno proprio al meglio. Perché si tratta di una data storica? Perché nel ricco programma di eventi predisposti per la XIII Settimana della Cultura è stata offerta la possibilità - più unica che rara - di potere assistere, nello stesso giorno e nel medesimo luogo, a una triplice cerimonia d’inaugura-zione. La prima ha riguardato il suggestivo completamento della ristrutturazione dell’ex Convento delle Scuole Pie. La seconda la desti-nazione di alcuni locali della suddetta struttura a sede della Fondazione Nuovo Teatro G. Verdi e, contestualmente, la firma d’un protocollo d’intesa tra il nostro Teatro e l’Opera di Roma. La terza, infine, ha segnato la nascita della “Pinacoteca Collezione Comunale Scivales”. Premesso che non intendo creare collega-menti di alcun genere tra questi accadimenti e l’ambizioso obiettivo che l’Amministrazione Comunale si è posto con la candidatura della città a Capitale della Cultura per il 2019, mi preme al momento richiamare l’attenzione sull’importanza che Brindisi si sia dotata di una Pinacoteca che viene finalmente a colmare il gap con città che, tra pubbliche e private, ne possiedono più d’una. Il piacere è anche mag-giore ove si pensi che questa Pinacoteca ospita i quadri d’un nostro concittadino, il mae-stro Armando Scivales. Tuttavia l’argomento necessita di alcuni approfondimenti.Tanto per cominciare questa Pinacoteca (che, per dovere di cronaca, dal giorno dopo l’inau-gurazione rimane inspiegabilmente chiusa a brindisini e turisti!) non può rappresentare che solo l’inizio d’un progetto a breve-medio termine che dovrebbe dare spazio ad altre col-

UNA, DUE O PIÚPINACOTECHEDopo l’accordo con l’Opera di Roma, perché non contattare gli Uffizi di Firenze?

lezioni da ospitare in uno dei tanti contenitori cultu-rali della città. In secondo luogo c’è da augurarsi che anche l’amministrazione Provinciale si muova in tale direzione affiancando, seppure in un settore diverso, l’opera meritoria che da anni va compiendo il Museo Archeologico “Ribezzo”. A questo punto sorge spon-tanea la domanda: che fine ha fatto l’intendimento manifestato fin dal 1989 dall’allora presidente della Provincia - Luigi De Michele - in merito all’istituzione a Brindisi d’una Pinacoteca Provinciale? Che sarebbe auspicabile visto che la Provincia possiede già - come si evince da un catalogo di quello stesso anno - molteplici opere di un certo interesse, ispirate a temi e ambienti della cultura contadina e riproducenti paesaggi, personaggi e momenti di vita della Puglia. Opere appartenenti ad artisti che rispondono al nome di Gastone Breddo, Roberto Manni, Anto-nio Rega, Emilio Notte, Luigi Guerricchio, Raffaele Spizzico, Graziano Miglietta, Giuseppe Marzano, Silvio Dodaro, Vito Antonio Russo, Giovanni Conte, Antonio Totero, e dello stesso Armando Scivales. Brindisi, inoltre, come nel campo delle biblioteche affianca a quella Provinciale la preziosa Biblioteca Pubblica Arcivescovile “A. De Leo”, così nel settore museale aggiunge al patrimonio cittadino dei Beni Culturali il Museo diocesano “Giovanni Tarantini” che, anche nella prospettiva di una sua futura ricollo-cazione in ambienti più idonei, potrebbe aprire al pubblico un’area dedicata all’esposizione dei pregevoli quadri di contenuto sacro di cui dispone. In tal modo le Pinacoteche a Brindisi diventerebbero addirittura tre.A questo quadro teoricamente più che ottimistico mi piace ora aggiungere una proposta che defini-re provocatoria è a dir poco riduttivo. La notizia, riportata dagli organi di stampa, rivela che a Firenze ci sono, oltre a quelli noti in tutto il mondo, anche gli “Uffizi 2”! Nel senso che, in magazzini rigorosa-mente chiusi al pubblico (tanto per cambiare), sono custodite oltre 2.500 opere d’arte, quasi tutte di straordinaria fattura. Si tratta della “Riserva” - come l’ha ribattezzata il direttore degli Uffizi - dove i quadri sono conservati al buio, senza sbalzi di umidità e di temperatura e sistemati su griglie di acciaio alte fino

a tre metri. Dunque non collocati in sequenza, ma disposti a quadreria, come volevano i gusti medicei, cioè uno sopra e l’altro sotto. Opere bellissime che dal Trecento arrivano sino alla contemporaneità, come un’Adorazione dei Magi del Botticelli, la Fanciulla con scettro, corona e cuscino di Giovanni Martinelli, il Concerto Campestre del Guercino, la Venere e Cupido con un cane e una pernice di Tiziano o, sempre del Botticelli, la Madonna della Loggia. Personalmente sono dell’avviso - evidenziato su queste pagine anche in passato - che costituisca un ottavo peccato capitale tenere chiuse nei depositi di Musei e Pinacoteche (e non sempre nelle condizioni ottimali in cui sembra si trovino agli Uffizi!) opere che andrebbero invece offerte alla fruizione del pubblico. È un non senso che il bello debba essere tenuto nascosto. Si tratta d’una forma estrema di egoismo applicato, in questo caso, alle arti figurative. Anche se, lo riconosco, non è semplice uscire fuori dall’impasse. Infatti la questione dei “depositi” (in quello del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, non dimentichiamolo, giace il “nostro” Ercole brindi-sino!) rappresenta obiettivamente uno dei banchi di prova più ardui per direttori e sovrintendenti. Oggi si cerca di risolvere il problema con la rotazione delle opere, le esposizioni sui “mai visti” (recentemente gli Uffizi ne hanno dedicata una agli autoritratti al fem-minile), le “mostre prestito” (in Cina o negli States), per finire all’apertura di nuove sedi (dal Guggenheim all’Hermitage).In che cosa consiste la mia provocazione? Come dicevo il Teatro Verdi ha recentemente siglato un protocollo d’intesa con il dott. Catello De Martino - sovrintendente della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma - e da questo accordo-quadro dovrebbe scatu-rire nel tempo una proficua collaborazione artistica tra i due Enti. Ora, passando dall’attività teatrale a quella museale, sarebbe tanto scandaloso ipotizzare un analogo accordo con il direttore della Galleria degli Uffizi - il prof. Antonio Natali - finalizzato alla cessione (o prestito prolungato o qualsiasi altra for-mula) di qualcuna delle 2.500 opere della “Riserva”? Anche in considerazione del fatto che gli Uffizi, oltre ai problemi di spazio, hanno pure quello relativo all’assalto degli insetti xilofagi (già da tre anni, infatti, sono obbligati a effettuare un sistematico intervento conservativo atto a preservare le opere dai tarli). In ultima analisi, faremmo loro un bel favore …Lo scrittore John Updike diceva: “I sogni si realizza-no; senza questa possibilità, la natura non c’incite-rebbe a farne”. Da questo ne consegue che la mia provocazione potrebbe lasciare il posto alla più rosea delle realtà. Come sempre, basta volerlo.

GUIDOGIAMPIETRO storie

nostre

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CHI CONOSCE CESARE BRAICO?Uno spettacolo al Verdi ne ha ricordato le gesta di patriota

La casa in via Ferrante Fornari che diede i natali a Cesare Braico, patriota, medico e politico nel mese scorso è

stata set per alcune riprese che sono diventate parte integrante dello spet-tacolo teatrale Uno dei Mille, visto al Nuovo Teatro Verdi il 29 maggio scorso e realizzato dal TeatroDellePie-tre, compagnia teatrale di Brindisi, in collaborazione con la Società Dante Alighieri e la Camera di Commercio. Uno Dei Mille ha visto la parteci-pazione emotiva di molti brindisini che hanno così avuto l’occasione di ripercorrere le vicende di questo illustre personaggio. Lo spettacolo è nato da una idea di Ettore Catalano, che ne ha curato la drammaturgia prendendo spunto dalle memorie scritte di Cesare Braico, rievocando le tappe principali della sua vita e delle sue lotte per l’unità d’Italia, raccon-tando attraverso la soria di un uomo la storia del Paese. Braico, brindisino nato nel 1816, fu uno dei protagonisti della storia italiana. In occasione dei festeggiamenti del 150° anniversario dell’Unità d’Italia recuperare e valo-rizzare un personaggio che è anche parte della storia di Brindisi vuol dire dare il giusto valore a uno dei suoi

DI FABRIZIO PICCOLO, FOTO DI DOMENICO SUMMA

tornare a guardare alla città con occhi attenti e ritrovata appartenenza. Siamo convinti che anche il teatro può contribuire, con il suo linguaggio, a formare l’identità storica di una città, rispolve-rando motivi di orgoglio” affermano i registi Mar-cantonio Gallo e Fabrizio Cito. Partner importante ed eccezionale la società

Beninvest di Antonio Benarrivo e Rino Cito, proprietaria del palazzo dove nacque e visse Cesare Braico, che ha dato la possibilità alla compagnia teatrale di girare all’interno delle stanze le suggestive scene proiettate durante lo spettacolo, in una bella combinazione tra arti diverse ma che ben si integravano tra loro. L’allesti-mento scenico, scarno ed essenziale, reso suggestivo da una gabbia con un manichino sospesa sulla testa del protagonista, ha evidenziato con un sapiente gioco di luci un buon mecca-nismo narrativo, in cui si sono alter-

nati il bravo Marcantonio Gallo, Fran-cesco Passaro e Stefano Lanzo, che ha colorato una tela bianca con i colori della bandiera italiana sulle note di The King di Archibald Mirri. L’apertura del sipario, preceduta da una emozio-nante introduzione di Marcantonio Gallo sulle note di Bach, ha visto in scena il Progetto Artistico Oritano, una banda di quaranta elementi diretti dal maestro Adriano Iurlaro. A due burattini il compito di insce-nare la suddivisione dell’epoca tra giacobini e sanfedisti, buona scelta registica per dare tempo al Coro Polifonico Maria SS. Assunta Basilica Cattedrale di Oria, diretto dal mae-stro Mauro Mattei e composto da sessanta elementi, di prendere posto sul palco e di concertare, tra gli altri, Verdi e Mameli. Le tre figure maschili hanno saputo rendere bene i piani narrativi e lo svolgimento storico in un allestimento dove i cambi di scena erano dati dai differenti giochi di luce. Lo spettacolo, come nelle intenzioni del TeatroDellePietre, ha favorito una sinergia tra le professionalità e le competenze artistiche del territorio, fungendo da trait d’union tra chi esprime le proprie urgenze creative attraverso linguaggi artistici differenti, generando una maniera di fare arte completa e ricca.

cittadini più illustri, spesso dimenti-cato. Molti non sanno neppure che Cesare Braico, che fu tra i protagoni-sti dell’impresa garibaldina dei Mille e fu eletto deputato di Brindisi nel primo parlamento italiano, è sepolto nel cimitero cittadino. Ricordarlo è quanto si è proposto di fare la com-pagnia TeatroDellePietre. “Troppi fatti importanti sono stati dimenticati, troppe storie aspettano solo di essere raccontate. Inglobarle in un racconto teatrale significa rendere l’allesti-mento un’occasione per riflettere e

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So che sembrerà un pensiero fuori corso, giunto oltre il tempo massimo consentito, una specie di esame di coscienza tardivo, ma mi domando che

cosa sarebbe oggi la città di Brindisi se negli anni passati avesse saputo essere lungimirante e “pensare” diversamente rispetto a quello che era il sentimento del tempo, diciamo quel periodo a cavallo tra gli anni ‘50 e ‘60, quello in cui, in nome del progresso e della moder-nizzazione che investì gran parte, forse tutta, dell’Italia conosciuta, si attuarono scempi edilizi e deturpazioni irreversibili. Per questioni legate al mio lavoro di regista e attore teatrale mi sono avventurato dentro la storia della città e ho capito quanto Brindisi avesse una vocazione diversa da quella che il tempo ci ha abituati a considerare. Ma quando ci si avventura dentro una storia inevitabilmente se ne incon-trano mille altre, impreviste, che raccontano aspetti inediti, suggestivi e carichi di bellezza di cui non ero a conoscenza. Ho cominciato a vedere il vero volto di Brindisi e a sentire la sua vera voce. Troppe parole, troppi luoghi sono andati perduti nella memoria: ci sono, ma ci passiamo accanto senza attenzione o, sempli-cemente, non li ascoltiamo né li guardiamo più. Per questo motivo con il gruppo teatrale con cui lavoro ho dato il via al progetto Teatro dei Luoghi, una maniera nuova di conciliare l’attività teatrale evidenziando gli spazi cittadini che possono ospitarla. Fare teatro fuori dal teatro significherà generare uno spazio nuovo: l’architettura del luogo diventerà un tutt’uno con l’architettura dello spettacolo; la narrazione e la pratica teatrale diventeranno il mezzo per raccontare e svelare la trama ma anche il luogo che la ospiterà. Attraverso un attento lavoro di valorizzazione e ascolto i luoghi scelti, oltre ad essere assunti come scenografie naturali, diventeranno elementi determinanti per la costruzione dello spettacolo, condizionandone lo stile, la struttura e la forma. Scegliere uno spazio inusuale per la rappresentazione dello spettacolo significa scegliere una ipotetica isola all’interno del tessuto urbano che sia

ALLA RISCOPERTA DEI LUOGHI PERDUTI NELLA MEMORIA Ci passiamo accanto e non li vediamo. Non li ascoltiamo, né li guardiamo più...

parte della memoria architettonica, paesaggistica e culturale. Dentro la città, nel territorio, dentro la società dalla quale prenderemo spunto per le nostre azioni teatrali, coniugheremo la fruizione teatrale a quella territoriale attraverso il recupero di memorie collettive, uscendo dalle scene del teatro, luogo ove si incontrano per convenzione l’ipnosi della finzione, ed entrando nelle carte del progetto urbanistico, con creatività. E basta con i luoghi comuni che collocano la cultura, e quindi anche il teatro, tra quelle cose per pochi eletti. Abbiamo visto quanto il linguaggio teatrale possa essere capace di sensibilizzare una città. Ora ci piacerebbe anche riuscire a far capire quanto la cultura può fare, in termini economici, per favorirne la crescita. ASCOLTARE. Prende il via l’11 di giugno il Baccatani Wave, Festival interpoderale di musica, canto e ballo, singolare nuova iniziativa di Torre Regina Giovanna, storica struttura nel mezzo della Riserva Naturale di Torre Guaceto. Si comincerà con un vero e proprio baccanale, un’orgia di suoni, luci e colori per conti-nuare con la performance live dei Nobraino, gruppo rock emergente, in una atmosfera felliniana dove ci si potrà imbattere in un barbiere di strada, un vendi-tore ambulante di gelati, un cartomante. Particolar-mente curioso il funerale della Regina Giovanna, che quest’anno vedrà le performances di Pietro Del Vec-chio e la soprano Angioletta Barbarello del TeatroDel-lePietre. In calendario Alessandro Mannarino, Mauro Ermanno Giovanardi (La Crus), Max Gazzè, Daniele Silvestri, La Fame di Camilla, in DJ Set di Morgan e molto altro. www.torrereginagiovanna.it.VEDERE. Dal 15 al 19 giugno avrà luogo un workshop intensivo organizzato da CasaLaboratorio Degli Urri, tenuto da Emmanuel Gallot Lavallè, per la prepara-zione dello spettacolo Ragtime, di scena il 19 giugno, un progetto teatrale in cui la scena si trasformerà in un grande schermo. Il cinema muto irromperà nel gesto teatrale, creando clip, accelerazioni cinemato-grafiche, gesticolazioni da commedia dell’arte in un “corto” veloce, ritmato e comico dove ci si ritroverà nelle atmosfere di Buster Keaton e Charlie Chaplin passando attraverso Fritz Lang, le prime gags di Méliès e i melò di Cocteau. [email protected]. “L’arte, coi suoi fascini misteriosi, con le visioni d’imponderabile allettamento, coi fantasmi

di bellezza e di bontà, rasserena le menti. Suscita ed eleva gli animi attorno a sé, sottraendoli alle influenze deleterie e guidandoli alla comprensione delle cose buone.” Così scriveva Alfredo De Sanctis, attore dram-matico nato a Brindisi nel 1866 da una famiglia di comici girovaghi. Il padre Pio, un mediocre attore che sosteneva ruoli da caratterista ed era particolarmente abile nel ruolo di Pulcinella, dirigeva una modestis-sima compagnia, composta quasi esclusivamente dai suoi parenti più stretti, la moglie, i fratelli, i figli e i nipoti. Alfredo comincia con il teatro sostituendo il suggeritore che aveva improvvisamente disertato la compagnia. Alla scuola del padre ebbe modo di imparare tutti i mestieri: fu anche bigliettaio, ammini-stratore, caratterista e poi primo attore, formando il suo gusto di interprete con un repertorio eterogeneo, opere classiche ma anche commedie moderne e sacre rappresentazioni. Nel 1895 si affermò come uno degli interpreti più intelligenti e capaci del teatro natura-lista presentando Spettri di Ibsen nei maggiori teatri italiani, proponendo un Osvaldo ambiguo e proble-matico. Scriveva di lui Antona Traversi: “Come attore egli è moderno: rivive intiero il personaggio e penetra in esso.” Per approfondire: Nardo Leonelli, “Viaggio intorno al mio camerino”.LEGGERE. L’esperienza poetica di Maura Potì, archi-tetto di Brindisi, nasce sul web, come prima modalità di scambio letterario con altri scrittori che per soddisfare una insopprimibile necessità di condivisione del pro-prio mondo interiore aprono un blog. Ma la sua ricerca espressiva la porta a cedere al fascino della carta stampata e, in un’epoca caratterizzata da diari virtuali, e-book e quant’altro, decide, controcorrente, di percorrere la strada della pubblicazione. Il tempo non è un aspirapolvere, apre uno spiraglio sul senso poetico di questa autrice, sui pensieri segreti e i monologhi interiori che compongono un mondo di parole non dette, di respiro universale, che raccontano di un presente provvisorio, in cui accadono cose che sono come domande a cui la poesia, prima o poi, risponde. FUORI PORTA. Pop Revolution è la mostra ideata e curata da Dores Sacquegna che attraversa i linguaggi trasversali dell’arte pop contemporanea. L’evento coinvolge, oltre agli spazi del Primo Piano Living Gal-lery anche spazi pubblici esterni e vede la possibilità di assistere dal vivo alle performances della pop community che si muove tra illustrazione, fumetto, video animazione e video clip. Artisti di riferimento Yuki Snow (UK), Anna Neizvestova (Russia) Gretchen Greser (USA) Soh Ee Shaun (Giappone) e molti altri.Viale Guglielmo Marconi 4 Lecce, 73100.

MARCANTONIOGALLOmagazzini

culturali

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Finora i tetti dei nostri palazzi, delle vil-lette e degli uffici spesso sono rimasti inutilizzati. In pochi li hanno sfruttati per posizionarci impianti fotovoltaici. Oggi queste superfici possono fruttare

un bel gruzzoletto di euro, oppure possono far-celo risparmiare. Già da qualche mese l’Enel offre ai suoi clienti l’opportunità di azzerare la bolletta energetica, cedendole la terrazza. Sul mercato si sono gettati anche alcuni impren-ditori locali. È il caso della Simer della famiglia Capeto, di Brindisi. «Cerchiamo tetti e coper-ture con una superficie minima di 200 metri quadri circa, da destinare alla sistemazione di un impianto fotovoltaico di proprietà della nostra azienda», spiega Lucia Capeto.I soggetti interessati possono essere: privati citta-dini, condomini, ditte che posseggono capannoni industriali, enti pubblici. «L’uso delle superfici è disciplinato da un contratto di locazione che ha una durata di 20 anni».Quanto si può intascare?«Il canone di locazione è fissato tra i 2,50 ed i 4 euro l’anno, in considerazione delle condizioni generali d’uso e dello stato di conservazione del manufatto. Le spese di manutenzione ordinaria del tetto sono a carico della Simer, come pure le spese di allaccio ed in generale le spese d’im-pianto».Anche in questo caso, così come fa Enel, il loca-tore può scegliere di ottenere il pagamento del

canone di locazione anche attraverso un “cambio merce”, ad esempio: la Simer fornisce l’ener-gia destinata agli usi condominiali (luce scala, impianti di sollevamento, ascensore secondo la consistenza del canone di locazione, sulla base dello storico di spesa) affrancando il condominio da queste spese correnti. «Siamo disposti anche ad effettuare interventi di risanamento e manutenzione per gli importi corrispondenti. Ad esempio: fissato un canone di € 500/anno, la Simer effettua manutenzioni e risanamenti per un importo di € 10.000 o giù di lì, anticipando il canone ventennale. Pensate ai benefici della sostituzione delle coperture in cemento-amianto per i capannoni»!Insomma, il concetto è semplice: il cittadino locatore mette a reddito una proprietà che non produce reddito bensì costi.Molto simile il bando “1000 tetti fotovoltaici in terra di Brindisi”, promosso dalla Confcooperative Brindisi e patrocinato dalla Camera di Commer-cio: l’iniziativa in cinque settimane ha raggiunto la soglia di 500 domande di adesione. Il bando prevede la realizzazione di 1000 sistemi fotovoltaici di potenza pari a 2,99 KWp.I destinatari sono cittadini residenti in tutta la

SPECIALE I COMPRAR CASA

provincia di Brindisi, che risultino proprietari o esercitino un diritto reale di godimento su di un immobile ubicato nel medesimo territorio.Il cittadino, attraverso la cessione di spazi della propria abitazione, con “contratto di deposito”, riceverà in cambio la totalità dell’energia elettrica prodotta dall’impianto stesso per un periodo di 20 anni. I costi di progettazione, realizzazione, collaudo e messa in funzione dell’impianto sono completa-mente a carico del committente e dei soggetti at-tuatori, oltre ai costi di manutenzione e gestione per tutta la durata dei 20 anni.In caso di posizione utile in graduatoria, il citta-dino dovrà versare esclusivamente la somma di 120 euro, quale costo di connessione alla rete.Lo staff organizzativo ha coinvolto una rete di tec-nici qualificati estesa a tutto il territorio provin-ciale, che sta curando l’interfaccia con il territorio di riferimento e supporterà successivamente la realizzazione degli impianti. La Confcooperative Brindisi informa che c’è tempo ancora qualche giorno di tempo per presentare istanza. Per ulteriori informazioni: www.1000tettiterradibrindisi.it.

Dopo i grandi gruppi, anche le aziende locali si affacciano sul mercato del fotovoltaico “da condominio”. Ecco due offerte interessanti della Simer (della famiglia Capeto) e di Confcooperative. Per mettere a reddito una risorsa mai utilizzata.

TETTITUTTI VOGLIONO I NOSTRI

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ATTUALITÁ I SATIRA PLAUSIBILE / 2

BrindisiGOD SAVE

LA FALESIA SALVATA. Giugno 2011.La costa cade a pezzi. Le spiaggie fanno cacare. Eppure alcuni giornali fanno a gara a dare meriti: «Ferrare-se ha salvato la costa». «No, è stato Mennitti a fare il miracolo!». Ma di che cazzo stiano parlano proprio non si capisce: evidentemente pensano che i brindisini vadano a mare tutti in altre province, così da non rendersi conto di come stiamo combinati da queste parti.LA MADONNA IN LACRIME. Maggio 2011. Viste le condizioni della città, pure la Madonna di contrada Santa Teresa ha iniziato a piangere. E il bello è che un giornale locale ha commis-sionato dei test scientifici per scoprire che (porco Giuda!) è sangue di donna! Beh, trattandosi della Madonna sareb-be stato strano il contrario. Comunque è sempre bene andare a fondo nelle cose. Sembra inoltre che nell’ultimo messaggio pubblicitario diramato ai fedeli, la Vergine abbia dichiarato: «Ragazzi, qui state così malmessi che non vi salverebbe nemmeno mio figlio Gesù Cristo, ammesso che abbia il coraggio di scendere di nuovo sulla

collaboratori ad intervistare (rigoro-samente in lingua inglese) i clienti della motobarca Brindisi-Casale. L’esperimento non è andato come ci si attendeva. Anche perché a quanto pare, vista la crisi, molti brindisini hanno tagliato anche la spesa per il biglietto della motobarca. In centro ci

arrivano a nuoto.IL SINDACO DIMISSIONARIO. Ottobre 2011. Mennitti si è dimesso. In sette anni ha cambiato la città, ma i cittadini non se ne sono accorti. Come al solito, non si accontentano mai. E non riesco-no ad apprezzare quanto di buono il cielo manda loro.L’ALTRA MADONNA IN LACRIME. Ago-sto 2011. Ora piange pure la Madon-nina del Monumento al Marinaio. Un noto quotidiano locale scrive in prima pagina: «È merito di Ferrarese!». I gruppi di maggioranza del Comune convocano una conferenza stampa per dire che, tutto al più «piange per le puttanate che abbiamo fatto al Comune. Quindi dovremmo dire grazie al sindaco!»TUTTI IN EUROLEGA. Giugno 2012. Finalmente Brindisi approda in EuroLe-ga! Tutto merito di un’azienda locale, la MetalTec, che ha scoperto una nuova rivoluzionaria lega in metallo. Ferrarese: «Anche questa volta sono stato di parola. Ve l’avevo promessa in tre anni, ne sono passati solo due». Il solito giornale titola: «Se potessi, mi farei quest’uomo». Con foto di...

terra e per di più in una città come la vostra».CACCIA AI CROCIERISTI. Giugno 2011. Una nota tv locale soprannominata (chissà perché?) “la Rete4 di casa no-stra”, pur di nascondere la scomparsa dei crocieristi, ha deciso di prendere per culo i brindisini mandando i suoi

Dagli articoli di giornale ritrovati in un bunker segreto, risalenti all’anno 2011, emerge uno spaccato di storia brindisina che neanche i professori Antonio Caputo e Giacomo Carito erano mai riusciti a leggere.

FERRARESE SI È DISINTERESSATO

DEL BASKET. ECCO PERCHÈ

SIAMO RETROCESSI!

E CREDI ANCORA ANCHE A BABBO NATALE

E ALLA CICOGNA?

SOGNANDO ALTAN

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