TUTTOBRINDISI Maggio 2011

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TuttoBrindisi - Anno 16 numero 31

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UN MESE ALL’INSEGNA DEL ROMANTICISMO

Quello che avete tra le mani è un numero di TB intriso di romanticismo e poesia. Ce ne siamo accorti per caso, perché la cosa non era stata programmata, scorrendo le bozze del giornale. Troverete romanticismo ed un rinnovato amore per la vita nelle pa-role scritte da Tiziana Piliego, che ha scelto di raccontare (a pagina 7) la sua incredibile esperienza personale, anche per ringraziare i medici (e Dio) che l’hanno salvata. Ritro-verete la parola romanticismo nell’intervista con il giornalista brindisino Carlo Annese, nuovo vicedirettore del mensile GQ (uno dei magazine a cui ci ispiriamo, guarda un po’ il caso...): «Sto provando a ricostruire un giornale, a farlo rinascere ripensandolo. Cosa c’è di più romantico?», ci ha chiesto Carlo rispondendo ad una nostra domanda sul declino del giornalismo (a pag. 14).

NON RESTATE A GUARDARE

d i F A B I O M O L L I C A

C’è del romanticismo, e c’è passione, tanta passione, nell’impresa avviata dai titolari di Valle Fiorita, Carlo Sardano e Pietro Minisci, (a pag. 16) così come nelle giorna-te lavorative dei nostri produttori vinicoli, Pietro Giorgiani in testa, ogni giorno a contatto con la terra e la vite (pag. 27). E poi guardate (a pag. 22) le foto che Emanuela Quaranta ha scattato in piazza Mercato ai venditori di frutta e verdura: cosa c’è di più vero e romantico di quei volti? E di quelli dei giovani sessantenni (e più) intervistati da Iole La Rosa a bordo piscina (articolo a pag. 31)? Dulcis in fundo, vi invito a non perdere gli articoli di Guido Giampietro (pag. 38) su una commovente Sara Bevilacqua, e di Mario Lioce (pag. 48) sulla scuola di oggi e quella di ieri. Anche lì troverete del sano romanticismo. E tanta, tanta poesia.

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Ho sentito dire che c’è un matto in giro, con le tasche piene di parole e sogni che nessuno ha realizzato

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5e non sa coltivare se non dentro la sua testa vuota

Ora è ufficiale: siamo la Città dei Cortei (inutili). Il ri-conoscimento

da parte della Presidenza del Consiglio è arrivato con un po’ di ritardo, ma è arriva-to. Il presidente B (scusate, ma il nome per esteso non riusciamo proprio a scriverlo), in un raro momento di lavoro, ha firmato il decreto che san-cisce questo ulteriore passo avanti della nostra città verso l’ignoto. Tutto era cominciato tre anni fa, o quattro?, con il corteo contro il rigassifica-

tore: 100.000 manifestanti secondo gli organizzatori, 320 secondo la Digos, conside-rando quelli che sfilavano ma avevano votato o tifavano per la Brindisi Lng. Tra le iniziative più recenti, commoventi ed encomiabili, il corteo per salvare il calcio (20.000 mani-festanti per gli organizzatori, 12 secondo la Digos) e quello per il lavoro (200 disoccupati presenti, più 300 sindacalisti, cioé sempre gente che non la-vora, ma si preoccupa di chi è rimasto senza lavoro). Poiché, come dovreste sapere, siamo un magazine troppo avanti con i tempi, vi diamo in ante-prima l’elenco dei cortei della

Agosto 2011: Corteo per non farci prendere più per culo! È il corteo che si farà solo a parole, come i progetti dell’Autorità portuale. Il tam tam partirà da Lido Azzurro e coinvolgerà presto tutti gli stabilimenti balneari. Migliaia di brindisini garantiranno la loro presenza al corteo, alcuni annunceranno di vo-lersi presentare con forconi e stivali con punta di ferro. Poi, complice il caldo, le vacanze e la grande coerenza dei brindisini, bravi solo a parlare e a lamentarsi, il corteo andrà deserto (anzi, per la questura si tratterà del primo coprteo a saldo negativo della storia italiana contemporanea: -18 persone).Settembre 2011: Corteo per il palazzetto. I tifosi del basket si recheranno nel luogo in cui era previsto “il miracolo del palasport”, di cui avevano già parlato (pur con slang diversi) la Madonna di Fatima, quella di contrada Uggio e quella di contrada Santa Teresa. Giunti sul posto a piedi, come si conviene ad ogni pellegri-

naggio degno di tale nome, scopriranno di essere stati presi in giro e troveranno solo un canestro old-style realiz-zato con un palo della luce ed un cerchione di bicicletta. I capi-ultras, dall’alto della loro saggezza, cercheranno di calmare gli animi più riscal-dati: «Ragazzi, tranquilli, non è la prima volta e non sarà certo l’ultima che ci prendono per i fondelli, quindi è inutile agitarsi troppo».Ottobre 2011. Corteo pro-Mennitti. Alla vigilia del congresso Anci, i sostenitori del primo cittadino si riuni-ranno numerosi sotto Palazzo Granafei-Nervegna e raggiun-geranno il Nuovo Teatro Ver-di. Il corteo (previsti 90.000 partecipanti, 158 per la Digos) sarà aperto da uno striscione che non lascerà spazio a dub-bi di sorta: «Mennitti non ci ripensare, dimettiti davvero». Prevista la presenza dei Pen-netta Boys («Questa città non ti merita, lasciala subito») e di alcuni consiglieri comunali («Stiamo ancora aspettando quell’incarico...»). Ci sarà anche una delegazione della Brindisi Lng («Come faremo senza di te?»). La manifesta-zione sarà completamente ignorata da una importante televisione locale, che per il mese di ottobre, in occasione delle dimissioni del sindaco, ha già annunciato, in segno di lutto di rispetto, l’oscura-mento totale del segnale per almeno 15 giorni. Se vi state chiedendo di quale emitten-te si tratti, non meritate di leggere questo giornale.

SOGNANDO ALTAN

PER ME NON SI DIMETTE!

IL SOLITO PESSIMISTA

LA CITTÁ DEI CORTEIAd ottobre è previsto il più importante di tutti, quello pro-Mennitti. Attesi 90.000 partecipanti (per la Digos saranno solo 158). In apertura lo striscione: «Non ci ripensare, dimettiti davvero»

DI FABIUS CRUMB

E L’ENEL BASKET BRINDISI FINÍ SOTTO ACCUSA: «HA COMPRATO PIÚ BIDONI DELLA MONTECO»

PRIMO PIANO I SATIRA PLAUSIBILE

stagione 2010, che prevede grandi novità in palinsesto.Godetevelo tutto, e parteci-pate numerosi.Maggio 2010: Corteo contro Giampiero Pennetta. Orga-nizzato dal sindaco Mennitti, dovrebbe vedere la presenza di 21 partecipanti, ma si dà per scontato che alcuni si pre-senteranno travestiti, oppure invieranno un certificato di malattia. La questura segnala il rischio di una contro mani-festazione violenta. Questa volta però non si tratterà di centri sociali, ma di addetti ai servizi sociali.Maggio 2010: Corteo per salvare il basket. Vista la delicatezza del tema, si pre-vedono 2milioni di persone, ma le richieste saranno le più disparate. Sono infatti in preparazione cartelli recanti le seguenti scritte: «Avete comprato più bidoni della Monteco!»; «Ferrarese resta con noi»; «Ferrarese vatte-ne»; «Ferrarese, deciditi», «Ferrarese, fai che cazzo ti pare, però lasciaci in serie A, altrimenti non dormiamo la notte»; «Maria Teresa C. della fila 86, settore Q, ti vorrei proprio...»; «Meglio altre due centrali a carbone che la retrocessione».Giugno 2011: Corteo per le spiagge. Accortisi che ormai l’unica spiaggia libera praticabile è l’ex Lido Poste, un comitato spontaneo di senza-cabine organizzerà un corteo il 15 giugno. Parten-za dalla conca, con obbligo di tuffo a coffa, e arrivo ad Acque Chiare.

A proposito di Enel Basket Brindisi, poco prima di mandare in stampa questo numero di TB, la società ha diramato una nota che pubblichiamo integralmente.

«Sono aperte le selezioni per il roster del campionato di Legabasket (o LegaDue, non abbiamo ancora deciso) 2011/2012. Al fine di evitare gli errori commessi nelle ultime stagioni, è stata composta una commissione di giurati (tutti di grande competenza cestistica) che esaminerà quanti decideranno di partecipare alle selezioni. I giurati sono: Lele Mora, Alessia Marcuzzi e Mara Maionchi.Alle selezioni potranno accedere solo esponenti di sesso maschile (gay e trans compresi) in possesso di almeno uno dei seguenti requisiti:1) Esperienza Nba. Si precisa che non basterà aver guardato in tv almeno 10 par-

tite Nba, come negli anni passati, ma bisognerà effettivamente aver fatto parte di un roster Nba, e per di più in ruoli chiave (diciamo dal massaggiatore in su).2) Bella presenza. È un requisito espressamente richiesto da sponsor e abbonate.3) Automuniti. Visto che i bilanci si sono fatti più magri, da qualche parte dob-biamo iniziare a tagliare le spese.4) Conoscenza delle regole del basket. Quanto meno della corretta postura del tiro libero e della corretta esecuzione del terzo tempo. Siamo disposti a chiudere un occhio su passi e doppio palleggio.5) Certificato di garanzia di almeno 12 mesi. Onde evitare l’acquisto di giocatori rotti o di prossima rottura, i candidati dovranno esibire certificato di garanzia che permetterà alla società di cambiarli in corsa senza rimetterci altro denaro.

ENEL BASKET: INIZIATE LE SELEZIONI 2010/2011

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«Le liste di attesa restano il male peggiore della sanità pubblica pugliese». La denuncia arriva dal consigliere regionale del Pdl Maurizio Friolo, che giudica gli ultimi provvedimenti annunciati a novembre scorso dall’assessore alla Salute Tommaso Fiore “assolutamente inefficaci”. «Ci si renda conto di quanto sia umiliante e deprimente per i cittadini sentirsi rispondere dall’operatore del CUP (centro unico di

prenotazione) di dover attendere 18 mesi per una risonanza magnetica. La situazione è grave in ogni provincia pugliese ma a Brindisi i dati spiegano forse meglio l’esasperazione degli utenti». Se qualcuno si rivolgesse oggi al Cup

per chiedere di prenotare un semplice ecodoppler o una ecografia si vedrebbe differire l’esame diagnostico a novembre. Tempi diversi per una risonanza magnetica lombosacrale: l’attesa diventerebbe in questo caso di ben 18 mesi. Peggio ancora per un aneurisma cerebrale, cioè per una malformazione a carico delle arterie cerebrali, grave patologia subdolamente silenziosa. La Tac, che in questi casi dovrebbe essere quasi immediata considerate le motivazioni che spingono il medico a chiederla, all’ospedale “Perrino” può essere fatta non prima di dicembre 2012. Stessa incredibile data anche in caso di sospetta sclerosi multipla che necessita di risonanza encefalo e midollo spinale: dicembre del prossimo anno. «Dopo le tante vane pro-messe di Vendola - aggiunge Friolo - qualcuno sperava che le nuove direttive annunciate a novembre scorso dall’asses-sore Fiore potessero produrre almeno dei lievi migliora-menti, ma la situazione, come confermano questi dati di Brindisi, è invece peggiorata ancora. Purtroppo neppure nel resto della Puglia si sta meglio: un paziente adulto deve attendere fino a 36 mesi per una visita dal logopedi-sta».

MAURIZIO FRIOLO

LISTE D’ATTESA: VA SEMPRE PEGGIOAl Perrino 18 mesi per una risonanza magnetica. Sei mesi per una ecografia. Un anno e mezzo per la Tac!

PRIMO PIANO I PERSONE

ANTONIO GAGLIONE

SEMPRE PRIMO.TRA GLI ASSENTISalta il 92% delle sedute parlamentari. Ma non si dimette e rilancia: «Se mi ricandido...»In uno dei numeri più recenti l’Espresso lo ha dipinto come un “fannullone di Stato”, nonché “deputato fantasma”. Il suo 92% di assenze alla

Camera lo ha fatto diventare popolare in tutta Italia. Sul web impazzano le critiche e le accuse, ed ovviamente le richieste di dimissioni. Ma

lui, il cardiologo latianese che vive e lavora a Bari alla clinica Villa Bianca, salvo tornare nel paese natale solo il venerdì e sabato per portare avanti il vecchio studio privato, da questo orecchio proprio non ci sente. E continua a percepire il lauto stipendio parlamentare: quasi 20mila euro al mese. Andando a Roma - sono parole sue, ripor-tate dall’Espresso - «solo una volta al mese e se si discute qualcosa che veramente mi interessa». Cosa lo interessi però è difficile capirlo, visto che ha saltato anche le sedute in cui si votava la fiducia a Berlusconi e la finanziaria.Di una cosa è convinto però: «In Parlamento si perde solo tempo. E io sono uno che lavora, non sono come quelli che poltriscono sui divani di Montecitorio».La parola dimissioni non la vuole neanche sentire, «a meno che non ci dimettiamo tutti e cambiamo legge eletto-rale per eleggere i parlamen-tari con le referenze». Perché lui, il medico-onorevole, è convintissimo che in caso di ricandidatura e ritorno alle preferenze verrebbe rieletto a furor di popolo: «In Puglia valgo il doppio di tutti gli altri democratici messi insieme».Il problema però è che di ritorno alla preferenza non se ne parla. E Gaglione non ha più un partito, visto che dal PD è stato costretto ad allontanarsi per volontà di Rosy Bindi, arrabbiata per l’assenteismo del brindisino-barese. La legislatura porterà via an-che lui. A meno che non faccia il salto del fossato, magari con i Responsabili o, perché no, con il Pdl. Salto che finora però Gaglione ha sempre escluso. Finora.

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7e dentro le speranze di chi non ha mai deciso niente

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8 TuttoBrindisi Maggio 2011 “Dammi un foglio bianco e ne faccio un pezzo nuovo”

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La vita è una sor-presa, nel bene nel male. E nulla accade per caso. La mia sorpresa più grande sono i miei figli che vedo crescere

ogni giorno. Nel male, la mia “sor-presa”, è quella che ho avuto poco meno di tre mesi fa. Un venerdì, un maledetto venerdì, come lo sono tutti adesso, quasi fossero marchiati a fuoco. Non avevo particolari pro-grammi quel giorno, un febbrone da cavallo, mi costringeva da quattro giorni a letto. È l’ultimo ricordo che ho, il resto lo attingo dai racconti degli altri. Quella mattina improv-visamente, sono stata colta da un forte attacco epilettico, così violento che il mio tremore l’ho trasmesso anche a mio marito che mi reg-geva. La corsa in ospedale sotto gli occhi terrorizzati della mia famiglia che incrociavano i miei incapaci di comunicare. È così che è iniziato il mio inferno. Il ricovero nel reparto malattie infettive per una sospetta meningite. Poi arriva la diagnosi: Adem, una rara malattia che colpi-sce prevalentemente i bambini e che agisce sul sistema nervoso. Mi trasferiscono in terapia intensiva neurologica. Inizia la fase più critica, con peggioramenti, febbre e qual-che ora di coma. Dal momento del ricovero e per una ventina di giorni, rimango in uno stato che io defini-sco di “lucida incoscienza”. Parlo, saluto la gente che viene a trovarmi, firmo i consensi per i numerosi esami, racconto anche di un paio di interventi subiti in passato, invio persino sms. Di tutto questo io non ho alcun ricordo, quasi una forma di autodifesa del mio cervello. Il mio dramma, l’ho vissuto e lo vivo ancora, attraverso gli occhi dei miei familiari, attraverso i loro racconti che a volte mi sembrano incredibili ma mi fanno percepire la gravità di ciò che mi è accaduto. Gravità che ho avuto modo di comprendere meglio, quando a raccontarmi del mio stato, sono stati i medici che per un mese si sono occupati di me. Mi hanno parlato di un caso complicato che li ha messi a dura prova, una sfida da cui loro, insieme a me, sono usciti vincenti e soddisfatti.L’angoscia mi ha assalita dopo i

venti giorni di incoscienza, quando ho ripreso per bene i sensi e ho dato uno sguardo alle mie gambe. Un mese bloccata a letto, flebo e veleni vari, anche piuttosto pesanti, avevano disintegrato i miei muscoli allenati da venti anni. Ho pensato che non avrei più camminato. Non osavo neanche guardarmi allo specchio, sapevo che avrei visto un viso trasformato e stravolto che forse non avrei accettato. Mi ango-sciava sapere che i miei bimbi non mi vedevano da un mese e chissà ancora per quanto, visto che mi è stato subito prospettato un periodo di riabilitazione per riprendere a camminare. Dopo un mese al Per-rino, mi trasferisco in un centro di riabilitazione. Ci arrivo in barella e per i primi giorni, la mia compagna è una sedia a rotelle che fatico anche a manovrare. La mia caparbietà, nota ai più, la voglia di tornare a casa e riabbracciare la mia famiglia, mi consentono di rimettermi in piedi dopo 5 giorni sotto gli occhi stupiti e increduli di molti. È in quel momento che inizio a crederci, tra alti e bassi d’umore, inizio a pen-sare che tutto poteva tornare come prima. Da qualche settimana sono final-

mente tornata a casa dopo due mesi. Due mesi che hanno cambiato la mia visione della vita. Ho ritrovato tanti amici, ho tratto linfa vitale dalle loro parole, dalle loro preghiere, dagli abbracci, così come da quelli di parenti e semplici conoscenti. Ho scoperto che non sono sola. Ho capito che il mio momento non era ancora giunto e di segnali in questo senso, ne ho avuti molti. Ho iniziato a vedere i lati positivi, per quanto possibile, delle cose. Ho una corazza più forte di quella che mi è stata data in dotazione. Tutto mi scivola addosso, ora do importanza alle cose che la meritano, quelle che ti fanno affrontare ciò che la vita riserva. Non serve programmare, bisogna vivere attimo per attimo, assaporare la vita con prudente ingordigia, perché tutto è scritto e nessuno ce lo rivelerà mai. Ho imparato a ridere e sorridere e sto provando ad insegnarlo agli altri. Ho imparato a piangere senza dover-mene vergognare, semplicemente perché dopo mi sento meglio.Probabilmente ho corso il rischio di annoiare chi mi ha letto. Ma avevo il bisogno di scrivere e non so nean-che se sono riuscita a trasmettere il messaggio. Ringrazio Fabio che

mi ha concesso lo spazio per dare sfogo a quest’impulso. E infine, ma non certo per importanza, ringrazio doverosamente e pubblicamente, dopo averlo fatto di persona, i medici, gli infermieri e tutto il per-sonale dell’ospedale Perrino che ho conosciuto e che con amore e dedizione si sono occupati di me. Il dottor Piergiorgio Chiriacò, primario dell’unità di Malattie Infettive e tutti i suoi preziosi collaboratori. E poi il reparto di Neurologia diretto in maniera ineccepibile dal professor Bruno Passarella. Uno staff di pro-fessionisti, ma soprattutto di per-sone attente e sensibili. Gente che ringrazierò finché avrò fiato in gola e che rappresentano la buona sanità che, per fortuna ancora esiste e che non ci costringe a viaggi della spe-ranza. La loro professionalità mi ha fatto “vivere con dignità il dolore”, così mi ha detto il professor Pas-sarella, etichettandomi come una paziente modello. Una piccola sod-disfazione in questo triste momento. Grazie di cuore a tutti. Grazie alla mia splendida famiglia che non mi ha abbandonato un attimo. E grazie alla vita che mi ha dato una seconda possibilità.

TESTIMONIANZE I TIZIANA PILIEGO

sono ancora avvolti in cellophane e carta d’alluminio

VIAGGIO ALL’INFERNOCON BIGLIETTO DI RITORNOUna febbre da cavallo, poi l’attacco epilettico, il ricovero ed il coma. La nostra collaboratrice racconta il calvario che ha vissuto per due mesi. E che ha superato grazie alla sua forza, alla famiglia, e a una sanità (locale) che funziona.

DI TIZIANA PILIEGO

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11e pesano di tutti quei rimpianti che ogni uomo ha dentro

PRIMO PIANO I BRINDISI TURISTICA?

TurismoSI FA PRESTO A DIRE

Gli Enti locali continuano ad andare in ordine sparso, con iniziative che non vengono condivise con operatori turistici e cittadinanza. Risultato?Del boom dei voli low-cost il capoluogo non raccoglie nemmeno le briciole. Eppure, per far diventare Brindisi una vera destinazione turistica, basterebbe guardare a cosa hanno fatto in altre città...

Storia

ServiziIdee

Cabina di regia

Coinvolgimento

Come spesso accade, in questo territorio si discute di turismo solo per due mesi l’anno, preferibilmente con l’avvicinarsi della BIT di Milano, che per i nostri amministratori (ma

non per gli operatori del settore) resta l’evento più importante. Poi, passata la fiera, e la baraonda di inutili conferenze stampa ed interviste televisive in diretta dal capoluogo lombardo, si archivia l’argo-mento, per riprenderlo, eccezion fatta per qualche rarissima comparsata sui giornali, a gennaio del prossimo anno. È invece giunta l’ora di iniziare a pensare al turismo in maniera seria e continuativa, come sostenuto alcuni mesi fa su questo giornale da Domenico Di Paola, amministratore di Aeroporti di Puglia, cioè l’azienda che, grazie ai fondi regionali e agli accordi con le compagnie low-cost, è stata l’arte-fice del boom dell’aeroporto del Salento. Un boom che tutti hanno saputo sfruttare (Lecce, Ostuni, Fasano, La Valle d’Itria) ad eccezion fatta del nostro capoluogo. Perché siamo rimasti alla finestra è facile spiegarlo: in questa città pensiamo che per attrarre i turisti

basta andare alla Bit e riempirsi la bocca della parola turismo. Nei fatti, però, nessuno ha mai lavorato alla definizione di un prodotto turistico e ad un progetto finalizzato a far diventare davvero Brindisi una desti-nazione turistica.Affinché ciò possa accadere, non bastano un presi-dente della Provincia volenteroso ed un assessore comunale al Turismo competente. Serve qualcosa in più. Partendo dalla consapevolezza che non è ne-cessario inventarsi nulla di nuovo, e che si potrebbe prendere spunto da quanto accaduto in altre città italiane o estere.COSA OFFRIAMO. Sappiamo cosa offriamo? Sappia-mo cosa vogliamo offrire ai turisti? Temo proprio di no. Lo sa Ostuni (che negli anni ha saputo promuo-vere la propria immagine). Lo sa Fasano (che grazie agli investimenti di un paio di gruppi imprenditoriali è oggi una delle mete più apprezzate dal turismo “d’elite” legato al golf ed alle strutture di target ele-vato). Lo sa Cisternino, che si sta imponendo come nuova destinazione turistica grazie alla bellezza del suo borgo ed alla gastronomia locale. Perfino

di FABIO MOLLICA

LINK“La destinazione turistica

di successo”Josep Ejarque

Hoepli

“Soft Innovation”Marco Paiola

e Roberta SebastianiFranco Angeli

www.josepejarque.comwww.cittadimantova.it

www.fourtourism.it

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Carovigno è ormai più nota del capoluogo e si sta ritagliando una fetta di mercato, di fascia media, grazie a nuove strutture ricettive e al traino dell’oasi di Torre Guaceto. La città di Brindisi invece non ha ancora definito un prodotto turistico. Cosa siamo? E cosa vogliamo offrire?Vogliamo offrire il mare? Salvo qualche rara eccezio-ne, non abbiamo stabilimenti al passo coi tempi. O almeno in linea con quanto chiedono i turisti. Siamo ancora alle cabine, ormai scomparse ovunque. Abbiamo altre risorse? Centro storico, monumenti e musei, così come sono, non rappresentano delle attrazioni capaci di convincere qualcuno a venire a soggiornare a Brindisi per una notte. Perfino i due castelli sono inguardabili: quello in uso alla Marina cade a pezzi e non è aperto al pubblico (lo spettacolo offerto il 17 marzo per la festa dell’Unità d’Italia non era dei migliori…); quello di mare resta ancora un’opera a metà, tutt’ora in fase di recupero e quasi sempre chiuso.Abbiamo, dunque, una serie di potenziali risorse turistiche, sulle quali ci sarebbe da fare un lavoro im-mane per renderle attraenti. E soprattutto bisognerà integrare tra loro queste risorse.CHI COINVOLGIAMO. Ma c’è stato finora un altro problema che ha fatto e farà naufragare ogni velleità turistica: finora qualsiasi progetto è sempre partito dall’alto e non ha previsto il coinvolgimento degli operatori turistici e della città. L’esperienza di Barcel-lona (anni ’80), Torino (fine anni ’90) e di molte altre città italiane, insegna che non si inventa una città turistica se non si rendono partecipi del progetto di crescita i cosiddetti “stakeholder”, cioè quanti sono direttamente interessati a questo cambiamento. Finora gli albergatori non sono mai stati interpellati,

così come i ristoratori. Figuriamoci la città! Vero è che gli albergatori cittadini non hanno mai fatto gruppo, anzi: in una situazione di crisi tendono a fregarsi i clienti a suon di sconti che portano dritto al suicidio collettivo. Quanto ai ristoratori, non hanno mai avuto una associazione che li riunisse, al contra-rio di quanto accaduto in realtà come Noci e Ceglie Messapica. Ed è tutto dire.COSA SAREMO. Le destinazioni turistiche si dividono in 3 tipologie: uniche, di base, parti di un circuito. Le prime sono mete esclusive del viaggio (New York, Londra, Parigi). Le seconde sono scelte come base di partenza per un giro più ampio (Napoli, per esempio, viene spesso scelta come base per poi visitare la co-stiera amalfitana, Capri, Ischia, la Reggia di Caserta). Le ultime sono punti di transito verso altre mete: Milano lo è per i tour dei turisti cinesi che partono dalla capitale della moda per poi spostarsi in bus a Firenze, Roma, Venezia...Escludendo la possibilità di poter mai diventare una destinazione unica, Brindisi oggi, pur avendo l’aero-porto e l’enorme traffico di passeggeri low-cost, non è riuscita ad essere né una destinazione parte di un circuito né una destinazione di base. Non riusciamo a fermare i turisti diretti nel Salento o nella Valle d’Itria nemmeno per una notte o per un giorno.Siamo una base di partenza invisibile: il 95% dei turi-sti che scendono dai voli Ryanair, di Brindisi vedono solo l’aeroporto. Eppure potremmo essere sia una destinazione di base che una destinazione parte di un circuito.DEFINIRE IL PRODOTTO. Per diventarlo, però, dovre-mo definire finalmente il prodotto turistico Brindisi. Per farlo, dobbiamo seguire la strada seguita altrove. Basta con le tavolate di sindaci e assessori e presi-

denti. Va costi-tuita una cabina di regia ristretta, come per esem-pio il consorzio Turismo Torino (www.turismo-torino.org), a cui demandare risorse e compiti. Dovrebbe essere questo nuovo organismo (dan-do per scontato che sia affidato a gente competente ed esperta), a decidere, in collaborazione con gli stakeholder, il tipo di prodotto turistico, la definizione degli obiettivi ed il posizionamento sul mercato, la politica di marke-ting, il controllo del funzionamento della destina-zione turistica, la formazione del personale (quello alberghiero, dei ristoranti, delle guide turistiche, dei custodi dei monumenti…).Si tratta insomma di un procedimento complesso. Di un progetto che, se dovesse nascere oggi, darebbe i primi risultati ponderabili solo tra 3 anni, perché questo è il tempo medio che passa dalla progettazio-ne di un prodotto turistico alla sua prima fruizione.Fino a quando non saranno gettate queste basi, potremmo andare a promuovere il territorio alla BIT, a Stoccolma o in capo al mondo, ma a Brindisi, intesa come capoluogo, non resterà mai nulla, a parte le spese per la promozione.NE VALE LA PENA? Verrebbe da chiedersi se ha sen-so per il capoluogo generare uno sforzo del genere e tentare di fare concorrenza a mete come Lecce,

Il turismo è senza dubbio la componente meno replicabile di un territorio. Da qual-che anno il turista-consumatore ha aggiunto al proprio profilo nuovi aggettivi, dal culturale all’enogastronomico fino al sociale e al sostenibile, e si trova a poter

disporre di un’offerta molto più ampia che in passato, con standard di costi e di qualità sostanzialmente paragonabili a livello internazionale. In questo scenario in continuo fermento, le città sono chiamate a reagire con la forza della creatività attraverso, essen-zialmente, la semplificazione del paesaggio urbano in una costellazione di prodotti e attrattori turistici. Lo sviluppo del turismo deve partire dalla valorizzazione delle risorse che ciascun territorio offre. Ogni realtà ha i suoi tratti esclusivi, a volte identitari, che diventano portatori di interesse per chi ama viaggiare e ha la curiosità di scoprirli. L’at-tore del territorio, non sempre e non solo quello pubblico, ha il compito di trasformare quelle risorse in valore creando e diffondendo il fenomeno turistico. Penso alla Taranta che, recuperata dalla civiltà contadina, è diventato un fenomeno quasi globale; alle masserie e ai trulli trasformati in aziende agrituristiche e resort di lusso; alla gastrono-mia tipica proposta sulle riviste specializzate come tappa di viaggio; al vino che dà vita a un più ampio sistema di eventi dedicati alla promozione turistica delle eccellenze. Non si inventa nulla. I segni del territorio, adeguatamente riletti attraverso articolate azioni di marketing e strategie di investimento, vengono reinterpretati ed entrano in una dimensione di offerta turistica favorevole a un decollo non provvisorio e capace di autoalimentarsi. Le esperienze messe a punto in altre città, che diventano talora modelli per le rinnovate ricadute sui flussi turistici in entrata, sono irripetibili perché derivano il più delle volte dalle naturali espressioni del territorio. Noi dobbiamo fare la nostra parte ragionando sempre più in ottica di sistema e mettendo in rete tutto ciò che le qualità ambientali, culturali e sociali della città possono proiettare in termini di sensibilità turistiche. Per questo l’amministrazione comunale ritiene superata la formula Bit, non solo perché lo sviluppo di Internet ne ha assorbito gran parte delle funzioni e per gli alti costi legati

alla partecipazione: le azioni dirette possono aggredire mercati che oggi guardano con più interesse a territori, come Spagna e Croazia, che hanno fattori attrattivi simili ai nostri ma promuovono con maggiore forza macroaree con più servizi e varietà di offerta. La parte-cipazione a fiere specialistiche, come Vinitaly, permettono invece di dare impulso a quei fattori qualificanti sui quali il territorio può costruire e promuovere caratteri esclusivi e di richiamo. Il territorio è infatti un prodotto formato in gran parte da elementi di natura pre-determinata, come la posizione geografica, la storia, l’aspetto morfologico, sui quali non si può intervenire, ma si possono strutturare azioni per creare un’immagine ad hoc, supe-rando i limiti esistenti e creando un flusso di turisti e consumatori verso l’area. Promuovere il turismo significa proprio questo e bene hanno fatto quei centri della provincia brindisina che hanno identificato la propria offerta con le forme originali del paesaggio e lo sviluppo delle produzioni tradizionali, dopo averle tradotte secondo le tendenze e le esigenze del mercato. Così Fasano con le sue masserie di charme, Ostuni con le case strette dipinte di calce e le marine attrezzate, Cisternino con gli affreschi incantati della Valle d’Itria, Ceglie con la gastronomia d’eccellenza, Oria con le sue influenze federiciane, infine le terre del vino nella parte meridionale della provincia. Tali risorse ne rappresentano il fattore d’attrazione, il motivo che guida il visitatore nella scelta del luogo: per rendere la località piacevole e attraente. Ma non sono sufficienti le risorse presenti, occorre anche una serie di elementi che ne arricchiscano l’offerta, rendendola, nel rispetto della risorsa principale e dell’identità del territorio, completa e di valore. Quello di Brindisi è sempre stato un turismo di transito, connaturato nella particolare loca-lizzazione della città, come di transito è il carattere delle civiltà che ne hanno segnato la storia. Ciò ne ha fatto una città permeabile e aperta alla quale oggi manca evidentemente una risorsa esclusiva che ne riveli immediatamente l’identità, quella che gli studiosi chia-mano “declinazione urbana”. Pertanto, Brindisi ha più valori sui quali edificare il proprio sviluppo, non uno in particolare da destinare ai cartelli di benvenuto, e non a caso il disegno rimane quello di città cosmopolita e internazionale legata intimamente alle dinamiche di

«CULTURA E TERRITORIO: LA STRADA È TRACCIATA»DI DOMENICO MENNITTI, sindaco di Brindisi

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13“Datemi la sete, andrò a cercare una sorgente”

PRIMO PIANO I BRINDISI TURISTICA?

Alberobello, Ostuni. Ebbene, quello che oggi può sembrare uno sforzo vano, domani potrebbe apparire sotto una luce diversa. Quattro anni fa nessuno avrebbe scommesso sulla riuscita del Nuo-vo Teatro Verdi. Oggi i risultati

parlano chiaro e danno ragione a chi ci ha creduto andando controcorrente e sorbendosi le critiche.Penso che un tentativo vada fatto. Non solo perché abbiamo tante potenziali risorse turistiche ine-spresse e non sfruttate, ma anche perché il turismo è un’attività labour intensive, cioè ad alta densità occupazionale: 100.000 euro investiti nel turismo creano più posti di lavoro rispetto alla stessa somma investita nell’industria. E con la crisi che attanaglia le grandi aziende del territorio non abbiamo scelta: o si inizia a lavorare seriamente per sfruttare i flussi turistici (oggi solo di passaggio) oppure tra 10 anni staremo ancora a raccontarci di avere un bel porto, l’aeroporto ed il mare… A conti fatti non ci manca nulla. A parte le idee e la capacità di sederci intorno ad un tavolo e lavorare ad un grande progetto.QUALCHE SUGGERIMENTO. A proposito di idee, eccone qualcuna. Visto che l’amministrazione comu-nale ha deciso di investire sulla Cultura, si potrebbe seguire l’esempio di città come Mantova, Brescia, Modena, che hanno puntato sui festival per darsi

una identità e ritagliarsi nicchie di mercato turistico molto interessanti. Mantova è ormai nota come città dei festival: a settembre quello della letteratura, a novembre quello dell’arte e del teatro per l’infan-zia, a fine aprile Mantovadanza, a giugno il festival europeo del teatro urbano e di scena. A Modena invece, a settembre, si svolge il festival della filosofia. A Trento si punta sull’economia (il festival quest’anno si terrà dal 2 al 5 giugno). A Perugia è da poco termi-nato il festival internazionale del giornalismo.Si tratta di eventi che richiamano ospiti da tutto il mondo e visitatori dalle città vicine. Si svolgono in bassa stagione e richiedono budget consistenti ma non astronomici come quelli che servono per organizzare per esempio i concerti dell’estate. Quel che più conta è che queste iniziative caratterizzano il luogo in cui si svolgono dandogli una identità ben precisa e, se ben organizzati, garantiscono una visi-bilità ed una popolarità eccezionale, che può essere usata per sostenere i flussi turistici. Non solo: nelle città appena citate i festival sono organizzati da un comitato promotore, ma coinvolgono reti di capitale sociale e umano, attivano il tessuto culturale e pro-duttivo creando interazione, partecipazione e radica-mento, scambi culturali e rapporti di lavoro. I festival insomma coinvolgono il mondo della scuola e delle aziende, della cooperazione e del volontariato. Scrivono Marco Paiola e Roberta Sebastiani nel libro Soft Innovation (Franco Angeli) che «Trento ha sapu-to trasformarsi da città dei grandi impianti industriali a città di medie dimensioni moderna, che presenta insediamenti tecnologici, una vitale università, e non ultimi un turismo e iniziative culturali ben sviluppati. Il Festival Economia di Trento contribuisce alla rilet-tura della formula imprenditoriale di un territorio

in termini di aggiunta di connotati immateriali e di servizi e alla produzione di cultura e alla creazione di significati».Ora, di festival nuovi è difficile inventarsene. Ma abbiamo tre brindisini divenuti tre volti noti del giornalismo italiano: Carlo Annese (vicedirettore del mensile GQ), Leonardo Sgura (caporedattore del TG1) e Mino Taveri (da anni conduttore delle reti Mediaset). Aggiungiamoci Pier Paolo Cito, photo-reporter dell’Associated Press, ormai conosciuto in tutto il mondo. Perché non coinvolgerli tutti e quattro per l’organizzazione di un Festival, se non del giornalismo, della Comunicazione?Un’altra idea potrebbe essere un Festival del Mare (o comunque qualcosa ad esso legato): abbiamo il Salo-ne nautico, evento di richiamo locale, e la regata ve-lica internazionale Brindisi-Corfù. Differenti esigenze temporali, ma forse anche l’illimitata miopia locale, non hanno finora consentito l’unione delle due ma-nifestazioni. Ma ci pensate ad un maxi-evento che unisca il salone della nautica, la Brindisi-Corfù ed un festival che sia legato a queste due manifestazioni?Anche il Negroamaro Wine Festival potrebbe diven-tare un’attrazione turistica, se riuscirà a coinvolgere il territorio e ad offrire qualcosa in più delle bevute in piazza.Di strade da percorrere, insomma, ce ne sarebbe-ro. Ma bisogna sedersi tutti insieme e ragionare in grande, senza primedonne e primogeniture. Noi lanciamo un sassolino nello stagno. Ed è per questo che abbiamo chiesto ai protagonisti di quello che potrebbe essere un cambiamento radicale, di inter-venire sull’argomento turismo. Nella speranza che un giorno, dalle parole, si passi finalmente ai fatti.

(foto di Emanuela Quaranta)

“Better city, better life”, occorre chiarire cosa s’intende per città migliore e per qualità della vita. Ogni città, lo abbiamo detto, progetta un modello urbano e di sviluppo mirato che parte in ogni caso dalla valorizzazione “orizzontale” dei suoi punti di forza. Senza tralasciarne alcuno. In passato ciò è avvenuto per mano di uno “sbarco industriale” indi-scriminato che ha generato profondi squilibri e lacerazioni nel tessuto della città sotto la spinta di consorterie lobbistiche e miopi strategie di cambiamento. Oggi Brindisi si riprende le sue vocazioni, in perfetta armonia con l’originale linguaggio del territorio, provando a proiettarle nel futuro. Sono cinque anni, ad osservare bene i dati, che il turismo a Brindisi - nella provincia e nel capoluogo - registra esiti positivi, pure se siamo consapevoli che molto c’è ancora da migliorare sul piano dell’efficienza dei servizi e della convenienza dei costi. Però vorremmo ricordare a tutti che per distruggere un patrimonio occorrono poche, ostinate, talvolta strategiche disattenzioni; per ricostruirlo - quando peraltro sono tra-scorsi anni di inedia e di cattiva informazione specializzata - occor-rono tempi lunghi, che richiedono perseveranza anche quando i risultati non appaiono subito evidenti. Brindisi, dopo alcune speri-mentazioni empiriche, oggi ha scelto la sua strada, qualificandosi nello sviluppo della cultura e nel recupero di un assetto urbanistico idoneo ad ospitarla in una cornice di enorme suggestione naturale. Siamo peraltro in marcia verso un obiettivo che qualche anno fa avremmo avuto soggezione a dichiarare, la competizione perché la città sia scelta nel 2019 capitale europea della cultura. Sognatori? Forse, ma sicuramente consapevoli che, per traguardare un futuro migliore, la “città reale” si costruisce, magari con fatica, giorno dopo giorno, muovendo lungo un percorso obbligato che inizia inevitabilmente dalla rimozione delle sagome d’ombra delle ciminiere spente. Se non “fumano” più, non trasmettono una sensazione di produzione, di lavoro, di fermento, di vita. Il rischio è che diventino sepolcri neppure imbiancati. Noi stiamo lavorando per rimuovere il paesaggio di morte e restituire alla città, ai cittadini, a quanti decideranno di trascorrere da noi un giorno o una settimana, un segnale di vita. Anzi di vitalità.

relazione del suo mare. Attorno al classico porto d’imbarco, che pure richiede un continuo adeguamento dei servizi e una maggiore sensibilità da parte degli esercizi commerciali, la città ha esteso negli ultimi anni la sua offerta indirizzandosi in particolare verso lo sviluppo delle infrastrutture culturali. Il teatro, ad esempio, si avvia a concludere la sua quarta sta-gione artistica con oltre settanta giornate di apertura e ventimila spettatori, di cui un terzo in età scolare, e un numero consistente di presenze provenienti da altre province e altre regioni; così l’allestimento di spazi espositivi nelle diverse sedi culturali della città, tutti a ingresso gratuito, tra cui mostre, incontri letterari, serate musicali e collezioni, che nel 2010 hanno registrato oltre ottantaseimila visite; le rassegne e le iniziative sulle produzioni di artisti contemporanei; la recente inaugurazione dell’ex convento delle Scuole Pie che offrirà uno spazio multifunzionale in pieno centro storico cittadino. E ancora il vino, l’essenza del rapporto con la terra, che nell’ultima edizione di Vinitaly ha consegnato alle pregiate lavora-zioni del “negroamaro” di Brindisi il maggior numero tra i riconoscimenti più ambiti. Soste-niamo da tempo che la rivalutazione dei prodotti della nostra terra costituisce la base sulla quale edificare l’aspetto enogastronomico, ritenuto un elemento di grande richiamo per lo sviluppo del turismo di città, formula ormai diffusa per via anche della spesa più acces-sibile alle classi sociali meno abbienti. A Brindisi abbiamo eletto questa linea come guida per attrarre visitatori, tanto è vero che l’anno scorso la città ha ospitato una delle manife-stazioni più prestigiose del settore, essendo stata scelta a sede della selezione del “vino del Sindaco”, una della iniziative più accreditate in Italia per il proprio genere. Di più: abbiamo colto l’occasione per ideare una iniziativa organizzata direttamente dall’amministrazione, che celebra il vitigno “negroamaro” nella sua specificità brindisina. A giugno prossimo, una mostra ampliata e rinnovata sarà ospitata nel centro cittadino, aperta a tutti ovviamente, ma in particolare alla grande folla di naviganti in attesa di mollare gli ormeggi dal porto interno, in rotta verso Corfù, per rinnovare il gemellaggio non fra due centri, ma fra due nazioni cariche di omogeneità culturali.Piccoli tasselli che testimoniano il cammino avviato nel senso di una dimensione civica deci-samente post-industriale. Brindisi abbraccia il suo modello di sviluppo, policentrico e soste-nibile, allargato alle molteplici “anime” della città, ponendo attenzione ad obiettivi di recu-pero urbano e di valorizzazione degli impianti che abbiano riguardo per l’ambiente e per la domanda di occupazione. Se la formula mediatica utilizzata per l’Expo 2010 di Shangai era

e pensano che siano ottimi rimedi contro il tempo, perché possa un giorno muoversi in un altro senso

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PRIMO PIANO I BRINDISI TURISTICA?

Colgo l’occasione di questo stimolante articolo del direttore di Tutto-Brindisi, per cercare di meglio precisare il significato della mia solle-citazione a “pensare al turismo in maniera seria e costante” in esso

riportata da una mia precedente intervista. In realtà essa sarebbe generica, se non dettagliata in modo preciso nei metodi e nei contenuti. Credo che un mio ulteriore, breve intervento possa essere utile per due motivi contin-genti e per uno fondamentale di prospettiva di sviluppo della nostra amata regione.I motivi contingenti. Il primo è determinato dalle recenti polemiche circa il portale Puglia Events. Non entro nel merito delle polemiche politiche, ma devo sottoli-neare che il tema dello sviluppo turistico della nostra regione, in un contesto altamente competitivo, non può prescindere da un impegno comune e bipartisan a varare un approccio nuovo, con la consapevolezza che, al di là delle valutazioni sui fatti specifici, un approccio industriale nel settore turistico non è mai stato affrontato nella nostra terra nè da giunte di destra nè da quelle di sinistra.Il secondo è determinato dal rischio di valu-tare come positive o più positive alcune realtà (vedi ad esempio il paragone tra il capoluogo ed alcuni paesi della sua provincia), lì dove il successo, tutto peraltro da valutare ed analiz-zare, è frutto magari di una scala più piccola e comunque non di un corretto approccio che fissi precisi obiettivi e ne verifichi il raggiungi-mento.Il motivo invece fondamentale di prospettiva per lo sviluppo della nostra regione, risiede nella circostanza per cui, in presenza di un drammatico declino del settore industriale, non possiamo permetterci di non mettere a frutto nel migliore dei modi le nostre straordi-narie risorse turistiche, culturali, enogastrono-miche ed ambientali.Non credo sia possibile nel breve periodo sostituire il PIL perso nell’industria con un incremento del PIL nel settore del turismo, ma certo questo settore è uno dei pochi o pochissimi che possono contri-buire a limitare danni della crisi e, nel medio periodo, diventare un vero e proprio motore di sviluppo. Va ricordato fra l’altro che il turismo è un settore con un alto contenuto di lavoro e può garantire impieghi, anche di elevato contenuto professionale. Per far diventare il turismo in Puglia una leva per la crescita di tutta la regione è necessario un vero e proprio piano strategico di sviluppo, definito con le metodologie di un piano industriale aziendale, con in più strumenti adeguati a coordinare e far muovere in un’unica direzione molti soggetti diversi come le amministrazioni pubbliche, chi è già operatore del settore e chi lo può diventare, chi garantisce accessibilità del territorio e delle singole località, eccetera.Vorrei quindi fare qualche riflessione su quali devono essere le caratteristi-che di questo piano e quindi di tutto il movimento di sviluppo del turismo:1) Obiettivi misurabili. Prima e necessaria caratteristica di un piano indu-striale è la definizione di obiettivi quantitativi, che siano rilevanti e raggiungi-bili; si tratta di ragionare con attenzione su un sistema articolato di obiettivi,

definendo ad esempio numeri attesi di arrivi di turisti italiani e stranieri, distribuiti per territori e lungo il corso dell’anno. La definizione degli obiettivi quantitativi è un esercizio istruttivo in quanto comporta la comprensione della situazione attuale, con l’analisi delle aree di forza e di debolezza, la valutazione delle potenzialità massime raggiungibili (ad esempio in termini di capacità ricettive), e l’identificazione delle azioni concrete che possono condurre a conseguire quegli obiettivi.2) Gestione professionale. Più o meno tutti hanno fatto delle esperienze da turisti e questo sembra giustificare il fatto che chiunque dica la sua opinione

su come si dovrebbe sviluppare il turismo in questo come in altri territori. La gestione del turismo è invece un’attività che richiede conoscenze specifiche e un piano strategico di sviluppo come quello che immagino può avere successo solo se affidato a chi ha com-petenze comprovate sul campo e/o umiltà tale da stimolare studio e approfondimento della materia.3) Orientamento al mercato. Lo sviluppo di nuovi flussi turistici presuppone l’incontro, felice nei casi di successo, fra una domanda (fatta da esigenze, desideri, cultura dei turisti) e un’offerta (l’insieme delle opportunità che offre un territorio). In Puglia quando si pensa allo sviluppo del turismo per prima cosa il pensiero corre all’eccezionale opportunità di un territorio con potenzialità non sfruttate, qualche volta sopravvalutando qualche elemento e qual-che volta sottovalutando caratteristiche che potrebbero essere meglio valorizzate. L’altro aspetto della dialettica del turismo viene invece costantemente trascurato: che cosa vuole davvero chi potrebbe venire in Puglia? Quali alternative considera? Quali sono le caratteristiche geografiche, demografiche e motivazionali dei potenziali clienti? Il piano strategico deve tenere conto dell’of-ferta, da sviluppare e adeguare, ma, per avere successo, deve prima di tutto partire dalla seg-

mentazione dei mercati.4) Integrazione dei terreni di gioco. Quella del turismo è una partita com-plicata perché si gioca contemporaneamente su tanti terreni di gioco: non basta avere delle strutture ricettive moderne e attraenti se il territorio è poco accessibile; e non bastano trasporti e ricettività da soli a giustificare un viaggio, servono in più eventi con forza attrattiva per chi viene da lontano e strumenti per valorizzare e rendere fruibile il patrimonio ambientale, cultu-rale, eno-gastronomico della regione; e una volta confezionato un prodotto bisogna definire il giusto prezzo, comunicare la sua esistenza e promuoverlo. Il piano strategico richiede quindi che molti soggetti interagiscano, su più piani, all’interno di un quadro logico di obiettivi ed azioni coerenti.Spero che sia chiaro che queste riflessioni non servono affatto a mettere in evidenza che le cose in passato sono state fatte male o con approcci tradi-zionali di scarso successo. Quello che conta veramente, io credo, è condividere il metodo e mettersi da subito tutti insieme a lavorare per raggiungere una meta davvero impor-tante: dare un futuro di sviluppo e benessere alla nostra regione.

«SUBITO UN PIANO STRATEGICO DI SVILUPPO»DI DOMENICO DI PAOLA, amministratore unico Aeroporti di Puglia

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15“Datemi un pennello e prima o poi nascerà un quadro”ho sentito dire che quel matto è ancora in giro adesso e vomita parole da un megafono che resta spento

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L’INTERVISTA DEL MESE

Un giornalista

Com’è nato il passaggio a GQ?L’esperienza come responsabile delle pagine “Altri Mondi” della Gazzetta negli ultimi quattro anni è stata fondamentale. Mi ha dato una dimensione di giornalista a tutto tondo, che (con la passione per la tecnologia) mi ha consentito di farmi conoscere anche al di fuori dell’ambito sportivo. Gabriele Romagnoli mi ha chiesto di seguirlo in questa avventura: una grande opportunità che non potevo rifiutare.Cosa hai imparato dall’esperienza in Gazzetta?La Gazzetta è una grande scuola. Io sono stato un allievo molto fortunato, avendo potuto girare il mondo grazie alla “rosea”. Ho imparato soprattutto l’arte della sintesi e la precisione dei dettagli.Qual è il vostro progetto per il nuovo GQ? Vorremmo farne un mensile di buona scrittura gior-nalistica e letteraria. Troppi periodici si sfogliano, noi vorremmo farci leggere.Cosa diresti ai ragazzi che sognano di diventare giornalisti?Studiate, leggete molto, abbiate tanta pazienza. E se possibile cominciate dal basso, collaborando con un giornale o una radio/tv locale: l’esperienza sul campo vale spesso più di un corso universitario.Non credi che questo “mestiere” abbia perso il suo lato “romantico”?Non credo. I giornalisti non sono solo quelli che si vedono litigare (più o meno per finta) in tv con il politico di una parte avversa. Né sono quelli che traducono, copiano e incollano da Internet. Per 15 anni, come inviato della Gazzetta, ho raccon-tato i fatti, le persone e i luoghi in prima persona: un’esperienza ogni giorno emozionante. Ora sto provando a ri-costruire un giornale, a farlo ri-

nascere, a ri-pensarlo, su carta e online. Cosa ci può essere di più romantico?Nel tuo primo editoriale su GQ hai ricordato l’ospi-talità dei brindisini verso gli albanesi nel 1991, comparandola con il respingimento dei nordafrica-ni cui assistiamo oggi. Perché siamo così cambiati?Credo che la gente non sia cambiata. Sono cambiati i politici che ci guidano: sta prevalendo l’intolle-ranza, non solo verso i migranti ma in generale nei confronti di chiunque sia diverso, di una parte dell’attuale maggioranza di governo che non penso sia condivisa dalla maggioranza degli italiani.

di scegliere i parlamentari. Non c’è bisogno di annunciare la sospensione di giudici e tribunali, basta ignorarli. E l’opposizione? E i sindacati? Dav-vero c’è chi pensa che questa opposizione e questi sindacati possano impensierire qualcuno? Gli unici davvero pericolosi sono i mafiosi e i criminali, ma con quelli ci si siede intorno a un tavolo e si trova un accordo. Poi si può lasciare in circolazio-ne qualche giornale, autorizzare ogni tanto una manifestazione. Così nessuno si spaventa. E anche la forma è salva». Confermi tutto?In effetti, citavo un editoriale del direttore di Inter-nazionale. Un anno fa lo sottoscrivevo in pieno. An-che oggi, purtroppo. Con un’aggravante: nemmeno la forma è riuscita a farla franca, anzi.Il tuo film preferito?Mediterraneo.Il libro?Scritti corsari, di Pier Paolo Pasolini, e Viaggio al termine della notte, di Céline.Il giornale?Il New Yorker. E un vecchio giornale che sento come un’eredità ricevuta da mio padre: Il Politecnico, diretto da Elio Vittorini.Il personaggio (o idolo)?Sandro Pertini.La musica?Keith Jarrett.Come vedi Brindisi da Milano?Brindisi ha subito un notevole intervento di resty-ling. Nelle rare occasioni in cui torno in città mi fa piacere riscoprire angoli, finalmente puliti e illumi-nati, che fino a qualche anno fa, erano infrequen-tabili. Ma non ho idea se, oltre la superficie più gradevole, la situazione sia realmente migliorata.

non protagonistaCarlo Annese, brindisino, è da qualche settimana vicedirettore del mensile GQ, diretto da Gabriele Romagnoli. Qui ci parla del suo nuovo incarico, dell’esperienza nella Gazzetta dello Sport, e del suo libro “I diavoli di Zonderwater”, in cui ha raccontato la storia dei prigionieri italiani in Sudafrica che sopravvissero alla guerra grazie allo sport. Prima di concedersi all’intervista, però, si raccomanda: «Senza esagerare, per favore».

Come sta andando il tuo libro e perché hai scelto di raccontare quella storia?L’editore è molto contento delle vendite, sono stati acquistati i diritti per la realizzazione di una fiction e di un film, e il libro è tra i finalisti del premio Ban-carella Sport, che si assegnerà il 16 luglio. A questo io aggiungo la soddisfazione di aver raccontato una storia corale e importante del nostro passato che era colpevolmente sconosciuta.A marzo 2010 hai scritto sul tuo weblog: «Oggi è inutile mandare i carri armati per prendere il controllo delle principali reti televisive, basta cam-biare i direttori. Non serve far bombardare la sede del parlamento, è sufficiente impedire agli elettori

Sto provando a ricostruire un giornale,

a farlo rinascere, ripensandolo. Cosa c’è

di più romantico?

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17e non si dà mai pace fino a quando ogni sguardo è appeso alle sue tasche, ancora troppo piene di conigli e fiori

Carlo Annese, fotografato da Maurizio De Virgilis

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Piero Minisci e Carlo Sardano, i due soci fondatori di Valle Fiorita

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DI MARIO LIOCE

ECONOMIA I PROFILI AZIENDALI

e solo adesso me ne rendo conto che non c’è nessuno in giro e che è soltanto quel che penso

VALLE FIORITA

Un esempio

Quando parlando di impresa si citano le iniziative del nostro territorio, molto spesso si assiste allo sterile binomio vino-olio, quasi ci fosse una

sorta di misteriosa impossibilità di partorire idee diverse. Mancanza di una classe imprenditoriale adeguata? Infrastrutture talmente insufficienti da limitare lo spirito di impresa? Scarso suppor-to delle istituzioni allo sviluppo economico del territorio? Basterebbero tali quesiti per rendere necessario lo spazio di almeno un altro articolo. Tuttavia, armandosi di pazienza e buona volontà, le sorprese non mancano nemmeno nella nostra provincia. Una di queste è Valle Fiorita di Ostuni, uno dei principali produttori a livello nazionale di prodotti da forno e sandwich. Quando le imprese parlano di sé stesse c’è sempre il vizio di un abuso del termine “leader”: leader di, leader nel; un’attribuzione spesso impropria e fuorviante ma che nel caso di Valle Fiorita trova una collocazione ben precisa. Se la giovane età di questa impresa lascia ancora ampi margini di crescita economica e strutturale, è una realtà incontrovertibile che abbia già raggiunto - nel breve volgere di pochi anni - una meritata leadership nell’ambito della qualità. Standard di produzione e gestione certifi-cati, elevato livello delle materie prime utilizzate, spiccata cura e attenzione alle esigenze di salubri-tà, innovazione di prodotto e di processi e tanto altro ancora ne certificano il primato in Italia. Fa effetto pensare che un’azienda del nostro territo-

rio, così martoriato dalla piaga della disoccupa-zione, produca una tipologia di prodotti destinati a realtà sovente ben più moderne della nostra, in cui stili di vita dinamici e rapidi conducono a un consumo orientato al “fast food”. Un chiaro segnale che sacrificio, spirito imprenditoriale e fantasia possono far attecchire idee di successo anche in contesti difficili. Oltre agli elementi sum-menzionati, la modernità di Valle Fiorita si misura anche in altri ambiti assolutamente innovativi: sia per assicurarsi il pieno coinvolgimento fattivo

ed emotivo del personale, sia per premiarne la costante dedizione, a molti collaboratori sono state cedute delle quote dell’azienda. Una politica degna di economie più illuminate della nostra. Non è infrequente che a molte delle aziende del nostro territorio si rimproveri, come da manuale del management, un orientamento al prodotto e non al mercato, fenomeno che provoca “l’incapa-cità” di ascoltare - e quindi di soddisfare - i segnali e le esigenze che il mercato e i consumatori manifestano. Anche in questo caso nulla di tutto ciò è ascrivibi-le a Valle Fiorita. Pur non avendo a disposizione i budget di imprese ben più grandi da indirizzare alle attività di comunicazione e marketing, Valle Fiorita ha sempre destinato attenzione e risorse verso tali leve. Una continua attività di monito-raggio dei mercati moderni e maturi come quello francese e inglese per le necessarie politiche di benchmarking, attenzione verso il design del packaging dei loro prodotti per aumentarne l’appeal e, elemento fondamentale, sensibilità verso le politiche di branding, le uniche in grado di assicurare un costante incremento dei livelli di equity e awareness del proprio marchio. Gli elementi per augurare a Valle Fiorita un futuro radioso ci sono tutti, la nostra speranza è che queste idee imprenditoriali possano rappresen-tare una sorta di volano per il nostro territorio, aiutando e incentivando la nascita di altre realtà economico-produttive.

da imitareCarlo Sardano e Piero Minisci hanno iniziato nel 1997 solo con i panini: oggi sono il terzo gruppo italiano operante nel settore. La loro impresa, situata nella zona industriale di Ostuni, dà lavoro a 23 persone, molte delle quali detengono quote aziendali, ed ha raggiunto un fatturato di circa 5 milioni di euro. Ecco i loro prossimi obiettivi.

Sacrificio, spirito imprenditoriale

e fantasia possono far attecchire idee di successo anche in contesti difficili

Valle Fiorita è nata agli inzii del 1997. Produce in media ogni giorno circa 10-12.000 pezzi tra tramezzini, focacce, focaccine, pani speciali, pucce. Ha 23 dipendenti ed il fatturato 2010 si è attestato intorno ai 5 milioni di euro, confermando il trend di crescita dell’ultimo biennio. Nel giro di tre anni la sede sarà trasfe-rita dall’attuale capannone di 2500 metri quadrati, in un’altra struttura di 5400 mq, sempre nella zona industriale di Ostuni.

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21mentre poi mi guardo intorno, ciò che vedo è il mio riflesso su uno specchio troppo stanco di morirmi sempre addosso

BRINDISINI I ARIA NUOVA

LA MEGLIO BRINDISI (2) Seconda puntata del nostro servizio dedicato ai personaggi - più o meno nascosti - che con il loro lavoro e le loro passioni contribuiscono a migliorare il territorio.

Mino e Paolo Molfetta non sono propriamente degli sconosciuti, anzi. Soprattutto il più grande

dei due fratelli, Mino, è da molti anni ormai un volto noto. I due proprietari di CiccioRiccio, la radio-leggenda nata in uno scantinato di un condominio del quartiere Casale di Brindisi, è conosciuta in tutta Italia ed ascoltata in Puglia e Basilicata. Mino e Paolo fanno “girare” una squadra di una cin-quantina di persone ed hanno saputo trasformare CiccioRiccio in una radio moderna, che si può ascoltare, seguire e vedere online, in tv e nelle piazze.GIOIELLI DI RAME. Natalia Testa è una giovane ramista. La sua scommessa è stata quella di aprire tre anni fa l’officina d’arte creativa Natycrea nel borgo antico di Ostuni lasciando la sua Taranto. Manipola sapientemente l’oro rosso dan-do vita a gioielli dalle forme ora primitive ora cosmiche, unendole a pietre naturali. Parlerebbe ore e ore di questo metallo dalle riconosciu-te proprietà magnetiche e che lei descrive come quanto di più bello la natura abbia dato all’umanità, perché nella sua purezza trasmette energia, magia ed esalta la perso-nalità di chi lo indossa. Ogni sua creazione è unica e nelle sue mani il rame rivive all’infinito creando nuovi disegni e colori. Su richiesta impreziosisce acconciature e abiti da sposa e realizza complementi d’arredo. Non smette mai di stupire perché tra un monile e l’altro dà sfogo al suo estro con la pittura dipingendo quadri ispirati all’esote-rismo, all’introspezione e all’incon-scio. Di recente è stata a una mostra di Dalì e ora ha due sogni: ritornare in Irlanda e visitare la Scozia.UNA CASA GIOIELLO. È da oltre quarantanni che i mesagnesi fanno

DI COSIMO SARACINO E SARA MACCHITELLA

affidamento alla famiglia Librato per costruire o ristrutturare la propria abitazione. Hanno creato ambienti confortevoli in tantissime case, grazie all’iniziativa imprenditoriale di papà Giovanni, oggi, Mauro e Mas-simo Librato (46 e 44 anni) accol-gono con un sorriso i propri clienti. Entrambi sposati e con due figli cia-scuno, oltre al lavoro condividono la stessa passione per il calcio. Tutte e due tifano per il Milan. Spiccata pro-fessionalità, vasta offerta di prodotti di grandi marche sono gli ingredienti

di un’azienda che opera dal 1964. La sede è sempre stata la stessa, in via Federico II di Svevo, ma con un nuovo show-room che comprende la sala per la scelta dei pavimenti, i mobili da bagno ed altro. I due fra-telli Librato promettono di riscaldare ogni anima “gelata” grazie a camini e stufe a pallet Palazzetti e Ecotek e caldaie a gas Beretta. I loro locali sono molto frequentati da artigiani professionisti poiché vi trovano pro-dotti per incollaggio delle ceramiche e per la ristrutturazione della casa.

NON PIÚ SOLO CHIESE. È uno di quegli imprenditori della nostra provincia che può dire di essere cresciuto giorno dopo giorno senza l’aiuto di nessuno e facendo affidamento solo allo studio e alla volontà di creare. Angelo Contessa, amministratore della C&G srl di Mesagne, oggi può contare su un’azienda che lavora senza sosta su tutto il territorio nazionale. Da Genova a Bologna passando per l’Aquila il suo è un girovagare per la nostra Italia sapendo che da lui

A sinistra Paolo e Mino Molfetta. Sopra: Angelo Contessa

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Autorizzazione Tribunale di Brindisi n. 4 del 13/10/1995

Editore: Edizioni Effe srl, Brindisi, Prolungamento Viale Arno snc

Direttore responsabile Fabio Mollica

Graphic DesignSalvatore Antonaci

Stampa: Martano, Lecce

Pubblicità: 0831.550246.

www.fabiomollica.com [email protected]

dipendono i redditi di tante famiglie. L’azienda si interessa, tra l’altro, di costruire aeroporti, centri commerciali, aziende oppure grandi quartieri. Ma all’in-terno della società il “core business” rimane il restauro dei beni monumentali specialmente di grossa committenza. L’impresa ha effettuato negli anni diversi inter-venti di recupero di monumenti. A Mesagne si ricordano la chiesa dei Domenicani, quella di Santa Maria in Betlem e il recente restauro della cupola di Mater Domini. Angelo è uno di quegli imprenditori che non ha mai dimenticato le sue origini semplici. Capace di dialogare con tutti e sempre pronto a condividere con le associazioni locali gli impegni sociali. Da qualche tempo è presi-dente Cna Costruzioni di Puglia, l’or-ganizzazione della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa che riuni-sce i costruttori pugliesi.L’OASI DI MONTICELLI. Hanno viaggiato tantissimo e un giorno tornando da una loro avventura

hanno dato vita a Quarto di Monte, un’oasi di ombrelloni di paglia, sdraio e cuscini immersi nella macchia mediterranea della località Monticelli a Ostuni. Alfonso D’Amico e Tina Lococciolo, coppia affiatata nella vita e nel lavoro, nel 2000 hanno aperto uno dei locali più belli che la costa ostunese possa offrire. Un luogo degno di relax dove fermarsi di rientro dal mare per ascoltare ottima musica dal vivo. Un ambiente romantico ed accogliente capace di trasmettere a chi si avvicina il piacere di fermarsi ed ammirare comodamente ciò che lo circonda. La scelta degli arredi e la cura del particolare sono per Alfonso e Tina il frutto di una profonda esperienza di vita e di una continua ricerca. Buonissimi smoothies e insalate fresche e sane vengono elaborate grazie alla fantasia da Tina;

originali aperitivi a base di frutta fresca sono invece preparati con maestria da Alfonso. Quest’anno gli sforzi della coppia si estendono dal mare al borgo con Casa San Giacomo, la loro affezionata osteria, tappa protagonista dell’evento enogastronomico ostunese Girogola. Poco distante dalla chiesa di San Giacomo di Compostela, in via Bixio Continelli nel centro storico, si pranza e si cena piacevolmente in una elegante e raffinata “dimora”. La cucina richiama i piatti poveri e gustosi di un tempo, cotti sul fuoco senza l’ausilio del gas. Qui il tempo si ferma. È forse questo il segreto del successo di Tina e Alfonso?

Nelle foto: i fratelli Librato. Alfonso D’Amico.

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PORTFOLIO I PIAZZA MERCATO

Emanuela Quaranta

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VOLTI DI UN ALTRO MONDOCi sono luoghi, nelle nostre città, in cui è ancora possibile ritrovare colori, profumi e volti che si vanno perdendo. Nei mercati è possibile ritrovare tutto que-sto, ed è fantastico ascoltare le grida dei commercianti, le loro offerte del momen-to, le battute per attirare l’attenzione dei clienti. Altro che carrelli, altro che guanti e bilance con numeri e disegni: comprare frutta e verdura, pesce ed ortaggi nei nostri mercatini è davvero un’esperienza tutta da vivere. Sono questi i luoghi dove le scuole dovrebbero portare in gita i nostri figli: perché conoscendo queste per-sone che si svegliano alle 4 del mattino per guadagnarsi la giornata, guardando le loro mani sporche e vissute, ma anche i loro sorrisi, veri e genuini, imparerebbero molte cose che sui libri, su internet e in televisione non troveranno mai.

quel matto son io che vorrebbe un cappello più grande ed un paio di mani più attente

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Il mondo del vino è in fermento. Malgrado la crisi, che da due anni rallenta le vendi-te soprattutto in Italia,

le aziende locali presenti al Vinitaly hanno dimostrato una gran voglia di voltare pagina e di presentarsi sul mercato con nuovi prodotti, capaci di incuriosire i consu-matori e conquistare nuove nicchie di vendita. Ecco le etichette che più ci hanno colpito. Le potrete degusta-re al prossimo Negroamaro Wine Festival, in programma a Brindisi dal 2 al 6 giugno.CANTINA SAN DONACI. La cooperativa presieduta da Marco Pagano ha dimo-strato grande aggressività e nuovi prodotti, oltre che uno stand elegantissimo tutto all’insegna del bianco. Il nuovo presidente sta in effetti portando avanti una politica di revisione globale, che passa attraverso una

C’È VINO PER TUTTI

Cantine Due Palme lancia le grappe. Paolo Leo amplia la gamma. La Cantina San Donaci mette sul mercato due bollicine fantastiche.

Ecco cosa abbiamo bevuto di buono alla fiera di Verona. E cosa potrete degustare durante l’evento in programma a Brindisi dal 2 al 6 giugno

SPECIALE I VINITALY & NEGROAMARO WINE FESTIVAL 2011

A sinistra lo staff delle Cantine Due Palme,

con al centro il presidente ed enologo Angelo Maci.

Nella foto sotto il presidente della

Cantina San Donaci, Marco Pagano

nuova immagine e nuovi vini. Tra questi segnaliamo i frizzanti Momento, un rosato ed un bianco. In particolare quest’ultimo, Malvasia bianca, merita davvero un applauso. Tra i rossi, invece, il Contrada del Falco ed il Posta Vecchia ora non hanno nulla da invidiare ai grandi vini pugliesi.CANTINE DUE PALME. Otto gran menzioni la dicono

lunga sulla qualità costante espressa dai vini di Angelo Maci. A costo di ripeterci all’infinito, il Selvarossa continua ad essere uno dei rossi italiani più apprezzati. Ma a noi piace sottolineare l’ottimo Melarosa. E ci è piaciuto anche il falanghina Anthea. L’azienda di Cellino San Marco ha presentato al Vinitaly le Grappe Selvaros-sa da uve negroamaro. E

che nascondan bene perfino, alla gente il segreto di quel che son io

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SPECIALE I VINITALY & NEGROAMARO WINE FESTIVAL 2011

scommettiamo che anche in questo caso il successo e le imitazioni non tarderanno ad arrivare.TENUTE RUBINO. Dell’azienda di Luigi Rubino quest’anno ci hanno convin-to soprattutto il Giancòla (un’annata eccezionale per questo Malvasia) e le due corazzate storiche, Jaddico e Visellio. Restano su ottimi livelli anche i vini “base”, in particolare il Marmorelle bianco.CARVINEA. Questa nuova azienda carovignese lanciata da Beppe Di Maria (con la consulenza dell’enolo-go Riccardo Cotarella) ci ha sorpreso per il Sorma 2008 (70% montepul-ciano, 30% petit verdot) e ancora di più per il Serma 2008 (un aglianico in purezza). CANTINE SANTA BARBARA. Pietro Giorgiani, un vero signore del vino ma soprattutto un signore nella vita, continua a dare qualità e sostanza ai suoi vini: Sumanero, Ursa Major e Barbaglio sono rossi che si lasciano bere con piacere in ogni occasione e ad ogni annata.ZAURITO. Una nuova, piccola azien-da di San Donaci, che si mette in evidenza per l’immagine colorata ed originale delle sue etichette. Da

provare il Serenere primitivo 2009.MELILLO. Di questa cantina di Villa Castelli dovete assolutamente pro-vare il nuovo passito, Doride: siamo ai livelli del moscato di Trani o del passito di Pantelleria. Ottimo.BOTRUGNO. Anche la cantina di Sergio Botrugno ci ha deliziato con il passito, il Botrus, tornato a livelli al-tissimi. Quest’anno abbiamo trovato eccellente anche il rosato Aurora.PAOLOLEO. La cantina di Paolo Leo e

di sua moglie Roberta sta lavorando benissimo ed è giunta a 2 milioni di bottiglie l’anno. Per noi i rossi Orfeo (negroamaro), Salice Salentino, e Fiore di Vigna (Primitivo) sono vini meritevoli del 3 Bicchieri.TORMARESCA. Anche in questo caso, siamo a livelli d’eccellenza. L’azienda che ha sede a San Pietro Vernotico propone ogni anno etichette super-lative. Le nostre preferite sono il Pietrabianca, il Masseria Maime ed

il Bocca di Lupo.ED ALTRI. in ordine sparso, vi consigliamo di assaggiare il Vigna Delle Monache, salice salentino doc riserva della Cantina Sampietrana; il Simposio Riserva della brindisina Risveglio Agricolo; il rosato Rosal-bore della Cantina di San Pancrazio Salentino; il negroamaro Emozione della Vinicola Mediterranea di San Pietro Vernotico.

Nella foto a sinistra: Paolo Leo con la moglie Roberta. A destra Pietro Giorgiani (Cantine Santa Barbara)

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Dopo la mostra “Ul-timo atto d’amore” che ha celebrato nel prestigioso scenario di Palazzo Reale a

Milano il genio di Mimmo Rotella e il dono poetico di Alda Merini, la suggestiva cornice di Castello Mo-naci a Salice Salentino (LE) ospiterà il prossimo 28 maggio (dalle ore 20) una selezione accuratissima di opere del maestro calabrese, attra-verso le quali i visitatori potranno percorrere un tratto significativo della carriera dell’artista, spaziando dai “multipli decollages” degli ultimi progetti ai monotipi, passando attraverso i celebri decollages che lo hanno reso famoso in tutto il mondo. Attraverso le opere in mostra il visitatore avrà occasione di approfondire tutte le tematiche importanti sviluppate dall’artista nel corso della sua lunga carriera: partendo dal culto dell’immagine e dal confronto con il tema del simulacro, declinato attraverso l’ossessivo confronto con il volto di Marilyn Monroe. Si percorreranno gli anni d’oro del cinema hollywoo-diano, rappresentato dalle squisite lacerazioni inferte ai manifesti e alle locandine dei film, per arrivare fino al rapporto serrato con la parola e con la poesia.Ci sarà dunque l’occasione unica di potersi avvicinare alle opere, realizzate con tecniche diverse in periodi differenti dell’attività creati-

va, inequivocabili testimonianze della continua evoluzione espressiva e della cifra stilistica del maestro calabrese.La mostra-evento è organizzata dalla società E.M.A. Preziosi d’Arte di Brindisi, in collaborazione con la galleria Spirale Milano. Le due realtà collaborano da anni nella realizzazione di progetti culturali che si caratteriz-zano per raffinatezza, preziosità ed eleganza e che perseguono l’obiettivo di coniugare i suddetti temi con i valori dell’arte e della bellezza.Perché questa esposizione dedicata a Mimmo Rotella nella magica cornice di Castello Monaci?«In primo luogo - dicono i soci di E.M.A. Preziosi d’Arte - quello che ci si propone, fuori da intenti commemora-tivi, è di raccontare l’arte del maestro calabrese attraverso le più importanti tecniche e le più significative forme espressive da lui sperimentate, adden-trandoci nei segreti delle sue ricerche, lasciandoci accompagnare all’interno

del suo laboratorio alchemico nei meandri del quale hanno preso forma per oltre 60 anni le sue creazioni non meno geniali che sbalorditive».Per dare il senso del lavoro dell’artista e dei temi che lo hanno caratterizza-to, sono state selezionate opere che hanno una loro coerenza interna, pur essendo il frutto del lavoro di periodi diversi e pur essendo realizzate con tecniche molto differenti tra loro.Durante questo evento straordinario i visitatori avranno anche l’opportunità di assistere ad una piccola e significati-va anteprima delle opere che il grande artista Helidon Xhixha esporrà al PAC di Milano nell’autunno 2011 in una mostra personale.Anche l’artista albanese si caratteriz-za attraverso l’elaborazione di temi legati al potere dell’immagine cari a Rotella, attraverso un supporto diverso - l’acciaio - e attraverso l’utilizzo dei riflessi, delle sfumature e dei riverberi della luce.

ULTIMO ATTO D’AMORE DI MIMMO ROTELLA La E.M.A. Preziosi d’Arte, società brindisina operante nel settore delle opere d’arte di grande pregio, porta a Castello Monaci, il 28 maggio, una selezione di capolavori del maestro calabrese. E un anteprima di Helidon Xhixha

INVESTIMENTI I QUADRI D’AUTORE

che se avessi un cappello più grande ti terrei da quel mondo distante

I soci della E.M.A. Preziosi d’Arte: Umberto Aprile, Vito Manca e Mino Elia. A destra un’opera di Rotella

Convinto che in Arte non ci fosse più nulla da inventare, il maestro Rotella ha sperimentato nuove tecniche espressive. È nato così il “decollage”, forma d’arte che consiste nello strappare manifesti e locandine pubblicitarie dalla strada e attaccarli sulla tela, dando vita ad una nuova forma espressiva, che negli anni ‘60 fu applicata alle locandine dei film hollywoodiani, dando origine a capolavori assoluti come la “Marylin calda” e “La gatta sul tetto che scotta”, per citare soltanto due tra i suoi lavori più co-nosciuti. Come ha scritto un celebre critico: «Rotella si appropria dei volti degli attori, dei titoli dei film, delle scritte promozionali, degli animali da circo, delle automobili, dei nudi, degli aeroplani di tutte le icone che compongono la narrazio-ne e la spettacolarizzazione della comunicazione in città, e innesta su queste un processo reattivo, tra-mite lo strappo, affinché la strada entri nella sua arte e diventi una potenza generatrice, sempre impri-gionata nel crogiolo della pittura». Rotella è scomparso a Milano nel 2006 e le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private di tutto il mondo.

Per informazioni: E.M.A. Preziosi d’Arte, Brindisi, tel. 0831.548208, www.emapreziosi.com, [email protected]

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BELLE STORIE I TUTTI IN VASCA!

tra fiori e conigli non pesa alla gente il segreto di te, tra fiori e conigli perfino la gente ha paura di me

Incontrandoli per strada appaiono uomini e donne comuni, impegnati nel quotidiano, pro-fessionisti, commercianti, impiegati, pensionati, come tanti altri, genitori dinamici, nonni affet-

tuosi. Ma non appena mettono piede in acqua si trasformano in squali, desiderosi di dare il meglio di sé e conquistare il podio. Sono i nuotatori Master, “la nuova gioventù-matura”, che durante la settimana si sottopongono a duri allenamenti in piscina, e la domenica spesso si ritrovano in giro per la Puglia o per l’Italia a sostenere competizioni con serietà ed entusiasmo. Il fenomeno “Master” si sviluppa a Brindisi intorno al 1998 ed é subito un crescendo di nuotatori, squadre, competizioni. Splendidi nei loro sorrisi, energici fino all’incredibile, questi atleti sono accomunati da un desiderio interiore di chiedere al

proprio fisico e alla propria mente ciò che per anni è spesso rimasto celato, soppresso per seguire studi, attività, famiglia. “Ho pensato prima alla famiglia”, riferisce una frizzante Lucia Matteo, M65 (dove il numero indica l’età), “quando i figli sono cresciuti, ho seguito la mia passione ed ho iniziato a nuotare, all’età di 58 anni!”. Mamma di due atleti master e nonna di un piccolo nuotatore, grazie agli allenamenti Lucia riesce a trovare la carica per affrontare le sue giornate. “Quando entro in piscina dimentico tutto il resto, mi rigenero e mi sento bene!”.Ciò che rende speciali queste persone è lo spirito competitivo che le anima e che permette loro di chiedere a corpo e spirito sempre di più. Guai par-lare di attività ludico-sportiva: vogliono agonismo allo stato puro; quello che, oltre all’allenamento

La nuova gioventù MATURA

Si allenano con costanza e serietà. Lavorano duro. Gareggiano. Si emozionano e si arrabbiano. Come fossero dei ragazzini. E invece sono persone adulte. Alcune classificabili come “anziane”. Ma dopo averle viste nuotare...

Si ringrazia per la collaborazione Giovanni Membola

DI IOLE LA ROSA

Nella foto Maria Assunta Martina (73 anni) e Lucia Matteo (67)

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35ho sentito ridere dell’uomo e delle debolezze, ogni volta che per ogni sbaglio ha perso le certezze

BELLE STORIE I TUTTI IN VASCA!

aerobico, richiede tenuta di nervi, freddezza psi-cologica e cuore forte. Gran cuore e carattere ha indubbiamente Adriana Allegrini (M55). “Praticare sport ago-nistico mi fa sentire giovane, una ragazza!”. Sportiva da sempre, appassionata d’atletica e di basket, l’esuberante Adriana si è avvicinata al nuoto, da circa dieci anni. “L’attività sportiva mi permette di stare tra i giovani e di star bene. Agonismo per me è entrare in una fase completa dello sport. La sua pratica mi fa sentire viva; il mio cervello è attivo. Ho cominciato a competere per gioco… vivo i confronti con forte spirito ago-nistico: quando gareggio sono me stessa, e voglio sempre vincere!”.“Io lo spirito ce l’ho”, dice, sorridente, Maria Assunta Martina, nuotatrice M70. “Gareggio da circa dieci anni e adoro nuotare a rana, dorso e stile libero. Ho impostato la mia vita, quella dei miei figli e adesso dei miei nipotini sullo sport”.Come vive le competizioni? “Con gran trasporto. Avverto paura e adrenalina che scarico durante la gara. Quando vedo il mio avversario, mi carico e do il massimo di me! Durante l’ultima gara avevo la febbre… non potevo perderla, ho vinto ma dopo sono rimasta quindici giorni a casa con l’influenza!”.“Vivo l’emozione di una ragazzina!”, racconta Lucia Matteo, con due occhioni brillanti. “L’at-tesa della gara parte già dal giorno precedente. Durante la notte ho difficoltà ad addormentarmi e se dormo… sogno di gareggiare!”. Il momento più emozionante? “La premiazione!”, ovviamente. Salita numerose volte sul gradino più alto del podio in diverse specialità, Lucia ha ottenuto due importanti terzi posti alla competi-zione nazionale svoltasi a San Marino. “Quando chiamano gli M65 tu vai. Poi sali sul podio e conquisti la posizione più alta: un’emozione che non ha eguali. Le gambe ti tremano ed il cuore sembra fermarsi per assaporare applausi e gloria”. I medici consigliano in genere di muo-versi, fare le scale, una camminata mattutina o serale: i nuotatori master fanno molto di più e si sentono atleti a tutti gli effetti. I risultati danno loro ragione. A guardarli gareggiare sembrereb-bero geneticamente modificati: in realtà sono adulti che hanno il desiderio di sentire dentro fer-vore, fuoco, impeto da esprimere in competizioni agonistiche. “In acqua nessuno si risparmia!”, esordisce Libero Salvemini, M65. Sportivo da sempre, Libero ama ricordare gli allenamenti di nuoto che si svolge-vano negli anni ’60, in mare con lunghe nuotate

da Sant’Apol-linare a Mare Misti; così come le partite di pallanuoto giocate nello spazio d’acqua antistante il Monumento al Marinaio d’Ita-lia. “Nuotiamo per divertirci, stare in forma, perché lo sport ci fa star bene. Nessuno vuole perdere: se possibile si

cerca di migliorare i propri tempi!” Libero, che si diletta a percorrere a stile libero le diverse distanze dai 50 ai 400 m, nel 2004 ha parte-cipato ai Campionati del Mondo tenutisi a Riccione “Un’esperienza unica e indimenticabile per la mia vita sportiva!”. Condivide con la moglie Ines Giovine, le ore trascorse in piscina. “Mio marito mi sostiene durante le gare, mi sprona a dare il massimo”, così Ines, che di grinta ne ha da vendere, migliora di volta in volta le sue prestazioni. Predilige lo stile della rana e, nel 2010, ha ottenuto un’importante medaglia di bronzo ai Campionati Italiani; nuota con grande spi-rito agonistico e, tutte le volte che arriva esausta al traguardo, dice a se stessa: “Potevi fare meglio!”.Anche Elio Renna (M55), lo scorso anno, è riuscito a salire sul podio ai Campionati Nazionali tenutisi ad Ostia. “La soddisfazione più grande è quella di gareg-giare con campioni di sempre che non hanno mai abbandonato lo sport, un’esperienza straordinaria,

da vivere nella vita!”. Da buon medico, Elio pone in risalto il benessere psico-fisico che può trarre l’organismo al contatto con l’acqua. “Entrare seria-mente in un ambiente sportivo, soprattutto se agonistico, permette l’approccio a stili di vita diffe-renti, sani, a partire dalle abitudini alimentari, fino a giungere a quelle posturali. È salutare praticare uno sport adatto a tutte le età e che non provoca traumi d’alcun genere all’organismo”. Divenuto famoso nel mondo dei master pugliesi per il suo intervento medico provvidenziale, durante una competizione tenutasi a Bari qualche mese fa, Elio, prima dedito al calcio, si è affacciato al nuoto da appena 5 anni ed ha ottenuto dei risultati impensabili. Il suo prossimo obiettivo è quello di “partecipare nuovamente ai campio-nati nazionali, sperando in nuovi buoni risultati”. Quanto è importante far parte integrante di un gruppo motivato e unito da un forte spirito spor-tivo? Come tutti gli agonisti, Elio ama mettersi in gioco, nella vita, nel lavoro, nello sport, conoscere i propri limiti e provare a superarli. Questo, d’al-tronde, è lo “spirito agonistico”! Molti altri atleti dovrebbero essere citati e, quest’articolo, vuole coinvolgerli tutti indistinta-mente e rendere loro merito e riconoscimento. In realtà ognuno delle splendide donne e degli straordinari uomini ha già vinto la sfida più impor-tante, dimostrando a se stesso e a chi lo osserva che la vita va vissuta fino in fondo, fino all’ultima bracciata, per toccare il traguardo fiero e certo di esserci riuscito al meglio. Il cuore di leone e l’agilità di delfino rappresentano gli ingredienti del successo, le emozioni rappre-sentano la parte più affascinante e passionale della gara di una vita che spetta a noi scegliere come disputare.

In alto, da sinistra: Elio Renna, Ines Giovine e suo marito Libero Salvemini, Valeria Vitale, Adriana Allegrini, e Luisa Torino

Monica Priore: non la batte neanche il diabete Una donna meravigliosa che ha avuto tante volte gli onori della cronaca per ciò che rappresenta, per i tra-guardi che si prefigge e gli obiettivi che persegue: Monica Priore, M35, di Mesagne, sprigiona la sua bellezza attraverso uno sguardo fiero e un sorriso ammaliante. Affetta da diabete mel-lito dall’età di 5 anni, Monica ha scelto il nuoto agonistico per dimostrare che si può gareggiare e vincere contro chi, in acqua, si tuffa senza il timore che il valore glicemico possa compromettere la prestazione. Vinci importanti competizioni e mandi un messaggio importante. Dove prendi tutta quest’energia? Quando gareggio penso sempre a tutti i diabetici che mi stimano e credono in me e questo mi da più forza. È la marcia in più che mi permette di sopportare i duri allenamenti che effettuo durante la settimana. Hai voluto chiedere di più a te e al tuo fisico: hai attraversato a nuoto lo Stretto di Messina, e hai gareggiato nella Capri-Sorrento. Perché? Ho voluto gridare “si, sono diabetica e questo non è un limite”.È stata dura, perché ho avuto le correnti contro e le ore di traversata sono state tante, ma ho voluto dimostrare che nonostante il diabete, si può ambire anche a traguardi di questo tipo. Il diabete è un problema con cui si può convivere, l’importante è imparare a conoscersi e gestirsi adeguatamente”.Qual è stata la tua soddisfazione più grande?Sapere che molti ragazzi diabetici cominciano a seguire il mio esempio e si sono avvicinati al mondo sportivo ed in particolare al nuoto.Il tuo prossimo obiettivo?Quest’anno è l’Iron master, che consiste nel disputare, durante l’anno agoni-stico, le 18 gare del circuito di nuoto. Per ottenere dei risultati bisogna sudare, perché niente ci viene regalato e non bisogna mai smettere di lottare anche quando tutto ci sembra diffi-cile”. (Iole La Rosa)

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La cosa peggiore di una realtà “bipartisan”, è che non si arriva mai a giudizi unanimi.Un pazzo ha tirato un oggetto sul viso del nostro presidente del consiglio: grande sdegno di tutti, a dx e a sx, ma qualcuno ha sorriso. Un incendio ha devastato un campo Rom e sono morti 4 bambini, eppure una mano folle ha scritto sui muri con una bom-boletta spray: “Rom, -4”. Ma queste situazioni di non-unanimità dipendono dalla follia di pochi; tante altre, invece alla disinformazione di molti. Essere disinformati è un sacrosanto diritto. Andare al lavoro e poi vivere il resto della giornata con cose che nulla hanno a che fare con la Juve, con il Pdl o con i mass media: si può fare. Non partecipare a conversazioni, dibattiti politici in tv, fregarsene di tutto, igno-rare, arrivare all’irrealtà del non pensare.Ma chi sceglie di no… ecco che parla nelle trasmissioni politiche. E spesso si creano situazioni aberranti: la ministra Gelmini che dibatte con Concita De Gregorio - un ossi-moro visivo - troppo alta la statura di una per un confronto di idee e parole, non dovreb-bero stare nemmeno nella stessa stanza. La sera dopo ancora peggio: Ignazio La Russa accanto a Gino Strada: uno impregnato di idee guerrafondaie, l’altro invece sapeva una cosa soltanto: la guerra è mostruosa sempre!In confronti sbilanciati come questi è più facile intuire la distanza tra l’uno e l’altro che non l’oggettiva grandezza di quest’ultimo. E quando si mettono di traverso due grandi “l’altro”, succede l’esatto contrario: si capisce a pelle che sul palco del dibattito ci sono due personaggi “altissimi”, ma proprio non si riesce ad intuire quanta distanza ci sia tra loro e chi prevalga, seppur di millimetri.Tempo fa passò in tv Roberto Saviano, e ci disse che le mafie pascolano anche al Nord. Grande sdegno, e il ministro Maroni pretese una replica in par condicio. Salvo poi scoprire

LA VERITÁ, TUTTA LA VERITÁ,NIENT’ALTRO CHE LA VERITÁL’eterno conflitto per il pezzo di terra più conteso nel mondo

che la ‘ndrangheta ce li ha davvero i tentacoli infi-lati dentro Milano.Mi colpì quel grattacielo, la sua ipnotizzante elo-quenza, la competenza, la memoria e la cultura, e anche l’idea che ognuna di queste cose lo costrin-gessero a vivere sotto scorta. Ma più di tutte fu l’altezza. E di recente ho visto qualcosa di più alto. Naturalmente, ho creduto si trattasse di un uomo. Aveva braccia e gambe come me, pure qualche tatuaggio, i capelli arruffati e una catenina al collo. Ma mi bastò sentirlo parlare per capire che era molto più di un uomo, anch’egli forgiato da una vita passata tra proiettili e bombe, accanto ai palesti-nesi che erano sulla loro terra. Lui no, lui aveva la sua terra nel nostro bello Stivale e anche una famiglia benestante. E non era andato in Palestina perché qui non riusciva a mettere insieme uno stipendio, ma solo per scelta. E che nessuno creda che questo basti a fare di lui un eroe. La parola eroe contiene dei numeri dentro sé, percentuali prossime allo zero, ed è un bene da centellinare affinché non perda il significato. Più che di eroi sparsi per il mondo, è più facile com-prendere l’idea che dappertutto ci sono attivisti che si battono in difesa dei più deboli. Ma di questa frase senza eroi si riescono a capire chiaramente solo le parole. I pensieri che esse si fanno carico di diffondere sono leggermente più difficili. Anzi, impossibile capire cosa sia la vita in un posto come Gaza per chi non c’è stato, o come si possa vivere se al sibilo di un colpo di mortaio si può associare soltanto la speranza che non sia la tua la casa che verrà colpita. Così come è impossibile capire come si vive sottoscorta perché la camorra ha emesso una condanna senza appello. Se lo vorrò sapere lo chiederò a Saviano.Una vita palestinese sotto le bombe di Gaza, invece, la raccontano le parole di un giovane italiano, attivi-sta per i diritti umani. Si chiamava Vittorio Arrigoni. E sapeva bene come si vive in quel posto, semplice-mente perché c’era stato a lungo. Non era un eroe perché ha scelto di andato a vivere lì, ma soltanto

perché ci ha raccontato solo ciò che ha visto: www.youtube.com/watch?v=EAbsnDjpUWw.Saviano ha parlato della magnifica Tel Aviv, tolle-rante e accogliente, posto ideale per la comunità gay come un rigoglioso pascolo per erbivori. Ma quanto diventa scura e più sinistra quella luce quando si scopre che un ministro israeliano ha par-lato, addirittura davanti all’assemblea delle Nazioni Unite, del progetto di deportazione di un milione e mezzo di arabi israeliani. Un altro Olocausto…La colpa del buon Roberto è solo quella di non sapere dei ghetti, di giornate lavorative che durano 14 ore perché 6 di queste vengono trascorse ai check-point della frontiera dove soldati israeliani perquisiscono e controllano tutti quelli che non riconoscono simili, e di tante altre cose diabolica-mente affini. Ma è una colpa gravissima per il grat-tacielo che lui pretende di essere.Ci sono anche piazze israeliane imbrattate del sangue di giovani ebrei che stavano bevendo un caffè in un bar esploso per mano di un kamikaze. Ma in una storia lunga sessant’anni non conta più chi le armi definiscono Golia e chi Davide, non conta chi ha sparato per primo, forse conta poco anche chi viveva per primo su quella terra. Conta soltanto che la gente soffre e muore, che esplodono bombe e si portano via braccia, gambe ed esistenze, che si vive tra passaggi di frontiera e circondati da muri di cemento alti 6 metri, che si và al mercato a comprare la frutta con la paura di saltare in aria perché l’uomo con la barba scura ha indossato un gilet di dinamite e si è fatto esplodere, questa paura, dicevo, è una piccola morte. Conta che a Gaza decine di migliaia di persone sono state bruciate al fosforo (anche in questo caso su YouTube trovate qualcosa), armi proibite dalle norme internazionali. Conta che 73 risoluzioni Onu non siano state firmate da Israele.Davanti a tutto questo, quanto sembra opportuno mettere la faccia di grande personaggio pubblico in una manifestazione pensata da chi vuole magnifi-care la faccia più accogliente, tollerante e benevola dello stato di Israele? Non invitare neanche un palestinese sembra il più evidente degli ossimori. E non parlare di come vivono le minoranze (per un beffardo gioco del destino, le popolazioni autoc-tone) in quel posto lì, è palese disinformazione. Ce lo possiamo aspettare dai pasdaran che vanno in TV, a destra come a sinistra, ma agli ultimi piani di un grattacielo l’aria è talmente sottile e rarefatta che l’odore stantio di una parola falsa, o semplice-mente omessa, è davvero nauseante.Restiamo umani.

STEFANOLA MONICA vampiri

di mattina

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CartelloneEVENTI › PROTAGONISTI › MOSTRE

dentro a quel cilindro nero non nasconde più sorprese, solo quello che rimane senza trucco e senza attese

Brindisi

2-6 G I U G N O

SECONDA EDIZIONENEGROAMARO WINE FESTIVAL

Giunto appena al secondo anno di vita, il Negroamaro Wine Festi-

vini delle migliori aziende pugliesi, con il Negroamaro a farla da padrone, ovviamen-te. Ci sarà spazio anche per la musica e gli appuntamenti culturali. «Ma il Wine festi-val - dice Renna - sarà soprattutto un pro-getto di qualità, non l’ennesima vetrina di prodotti rivolta ad un non ben identificato target di appassionati, bensì un modello di promozione che punta sull’impegno diretto dei produttori, affiancati dalle istituzioni e da professionalità in grado di esprimere al meglio le potenzialità di questa regione». Appuntamento in piazza Vittoria ed in piazza Mercato, nel cuore del centro stori-co brindisino.

val organizzato dall’Amministrazione comunale già si presenta come evento in crescita, che può diventare una manife-stazione di grande richiamo turistico per l’intera provincia. Non a caso il sindaco Domenico Mennitti e l’assessore alle Attività produttive Francesco Renna hanno scelto di presentare in anteprima l’evento al Vinitaly: quale migliore vetrina per dare la giusta importanza ed il miglior risalto all’iniziativa. Quest’anno le ditte parteci-panti dovrebbero essere una sessantina, ed il festival non sarà monotematico, ma aprirà le porte anche all’olio ed ai sapori. Durante i cinque giorni sarà possibile degustare i

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La mostra, promossa dall’Archivio di Stato di Brindisi e dall’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale (AIPAI) con il CNR - Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali di Lecce, attraverso un ricco repertorio di materiali documentari e iconografici spesso inediti, testimonia modo e mezzi della comunicazione d’impresa, e arricchisce di nuovi elementi la ricostruzione storica del tessuto imprenditoriale del territorio di Brindisi fra la fine dell’Ottocento e gli anni Cinquanta del ‘900.I curatori si augurano che la mostra possa costituire uno stimolo a ulteriori ricerche e invitano i cittadini di Brindisi a partecipare al recupero della memoria del passato industriale della città. Pertanto, lungo il percorso è allestita una postazione per raccogliere i documenti visivi di quanti conservano le testimonianze

delle aziende e delle persone che operavano nella città tra la fine dell’800 e il 1950.

La mostra documentaria “Qui… dove la terra finisce e il mare comincia”. Memoria e immagine dell’impresa, allestita nelle sale dell’ex Corte d’Assise di Brindisi, è aperta dal martedì alla domenica, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 20.00, sino a domenica 15 maggio.

MOSTRA

DOVE LA TERRA FINISCEE IL MARE COMINCIAAll’Archivio di Stato documenti e foto che ricostruiscono un’epoca

Domenica

13 M A G G I O

NUOVO TEATRO VERDIBrindisi

VINO DENTROVersi di... vini e altre storie

Ore 20 - Posto unico € 10

Angelo Roma, brindisino di 42 anni, insegna Scrittura creativa e Antropologia della narrazione all’Università degli Studi di Bergamo. Il suo libro “L’Angelo Ribelle” (Marco Tropea Editore, pagine 224, 17,00 €) racconta la

vita di Gabriele Borsoni, protagonista di questo romanzo d’avventura e insieme esistenziale, ambientato tra Bergamo, Parigi e Los Angeles.

LIBRI

L’ANGELO RIBELLEIn libreria il romanzo di Angelo Roma

TEMPO LIBERO I CARTELLONE

Brevi racconti originali, citazioni e parodie, divertissement che danno vita a uno spettacolo

in cui convivono i ricordi operistici e melodrammatici, della rivista e dell’avanspettacolo. Il vino è il pretesto per raccontare il teatro: il vino, come il teatro, illude i sensi, ma entrambi sono necessari, perché aiutano a sognare. Un gruppo di attori, capitanati da uno strambo capocomico, animano uno sgangherato cabaret per continuare a tenere vivo un teatro che strizza l’occhio ai fasti del passato. Uno spet-tacolo con diversi livelli di lettura, ma che altro non è che uno specchio della situazione critica in cui versa il teatro, e la cultura in generale, che prova a sopravvivere nonostante l’abbandono di una società che pare non averne più bisogno. Da Omero a Shakespeare, da Baudelaire a Calvino passando per Io-nesco e Bukowski, un cocktail di parole e vino esalta una sbronza di pensieri che viene narrata, recitata, ballata attraverso un intreccio di linguaggi espresiivi diversi tra loro. Totò, Wanda Osiris, Petrolini, De Filippo ma anche Hoffenbach e Fellini confluiscono in uno spettacolo compreso tra due luoghi: un davanti e un dietro, la scena e i camerini, entrambi metà veri e metà finti, divisi da una porta, un varco che separa il mondo della finzione da quello reale. Ma quale è il mondo reale e quale quello finto?

F i n o a l

23 M A G G I O

CAMERA A SUDBrindisi (Largo Otranto)

FESSO CHI LEGGEMostra fotografica di Ida Santoro. Parole di Domenico Saponaro

Con la lettura, con la parola scritta, si può giocare senza peccare di eresia; rileggere e

riscrivere in chiave ironica o irriveren-te, ma non per questo blasfema, brani, citazioni o intere opere, è cosa bella per chi la fa e per chi ne fruisce. Sovvertire in modo dissacrante i canoni della buona scrittura, rivedere in chiave ludica moduli lessicali e sintattici, spiazzare quindi il lettore abituato a un consolidato e accomodante sistema interpretativo, laddove non appaia un’operazione fine a se stessa (ipotesi invero plausibile in molti casi), può in-generare nuove chiavi di lettura, nuovi stimoli creativi, nonché un rinnovato interesse per il testo. «Fesso chi legge»: chi non ha mai letto questa scritta, cadendo quindi nella trappola? E alzi la mano chi non l’abbia mai scritta o non sia mai stato tentato di farlo. L’affermazione sintetizza mirabilmente il senso di quanto sinora detto, con la sua disarmante impertinenza e la lapi-darietà di un concetto tutto da verifi-care (ammesso che ve ne sia bisogno). Altrettanto impertinente o irriverente può forse sembrare, in questa mostra, l’accostamento - tra il provocatorio e il ludico - di pseudoconcetti, similcitazio-ni, fuorvianti definizioni e altri giochi di parole, alle bellissime e indiscutibil-mente serie fotografie di Ida Santoro, ispirate, appunto, alla lettura e alla parola scritta.

Giovedì

2 GIUGNO

TEATRO IMPERO Brindisi

UN OPERAIO DI DIOIl Musical su Don Bosco.A cura della parrocchia Spirito Santo. Ingresso gratuito - Ore 20.

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TEMPO LIBERO I LUOGHI

Il Parco Curtipetrizzilandia di Franco Carrisi, a Cellino San Marco, si conferma anche quest’anno una delle mete preferite per il divertimento di

grandi e piccini. La struttura si estende su una superficie di circa 80 ettari ed è un parco naturalistico, tematico, ac-quatico e dei divertimenti. Disteso tra ulivi e querce secolari è anche un’oasi di tranquillità e di riposo. Quest’anno la novità sarà la storia del West: la posada messicana, il saloon, il pony ride, il Palatexas, il Kocis Indian Village, l’hotel Santa Fe, vi incanteranno e sor-prenderanno. L’intento è quello di far rivivere quella che era la realtà legata alla vita dei cowboys. Una realtà fatta di cose semplici ed estremamente a contatto con la natura: passeggiate sui pony per i bambini, escursioni nel bosco, grigliate sui barbecue nell’area

A CURTIPETRIZZILANDIAMAGIA E DIVERTIMENTO Nel parco di Franco Carrisi, a Cellino San Marco, tante novità e nuove attrazioni. E il 12 giugno riapre l’Acquapark

pc-nic.Una nota d’allegria è data dal trenino che fa da spola dall’Area Divertimenti all’Area Boschiva, per far visitare le diverse aree tematiche: la Giungla, una nuova area allestita con animali in vetroresina tipici di questo habitat; il Minizoo, un percorso per conoscere da vicino le abitudini degli animali più amati dai bambini: cavalli, daini, renne, zebre, cammelli, struzzi e tanti altri; le fiabe nel Bosco, un sentiero davvero suggestivo che rapisce i bambini trasportandoli in un mondo fantastico. Il percorso è scandito ed accompagnato da sculture di alcuni personaggi delle fiabe, sagome di animali, cartelli con disegni, casette di legno ove i bimbi lasciano messaggi per gli amici gnomi; l’Area Jurassica, un fantastico passaggio tra

dinosauri in vetroresina a dimensione naturale.Il pomeriggio si può accedere all’area gonfia-park e al covo dei briganti. Per concludere la giornata, spumeggianti spettacoli al Palatexas trascinano tutti i bambini nel mondo delle fiabe tra musiche e danze coinvolgenti! Gli adulti, invece, possono ballare la line-dance, il tipico ballo western. Le due mascotte del parco, Wandy e Teo, saranno sempre a vostra disposizione per le foto ricordo con i più piccoli.

Il parco acquatico, invece, aprirà il 12 giugno e resterà aperto sino al 4 settembre. I visitatori saranno rapiti dagli scenari suggestivi di Curtipetrizzilandia acquapark, parco a tema piratesco con incantevoli specchi d’acqua tra le rocce, cascate rigeneranti, palme e ulivi dove

divertimento e meraviglia sono assicurati oltre che dallo scenario, dalla simpatia dello staff, capace di rendere l’incontro con i pirati un momento emozionante e adatto a un pubblico di tutte le età.L’acquapark, che sarà aperto dalle ore 10.00 del mattino, dispone di 3.000 metri quadri di piscine caraibiche, terrazze solarium, lettini, idromassaggio nelle rocce, toboga, multipista, acquatube, bar, armadietti sicurezza e animazione.

Sono a disposizione dei turisti ampi parcheggi, area pic-nic attrezzata con tavoli e panche, barbecue, punto bar, tavola calda self service. Infoline: 0831.618152,349.2914792,

www.curtipetrizzilandia.it.

NON PERDETE IL PROSSIMO NUMERO DI TB, ALL’INTERNO TROVERETE IL BUONO SCONTO PER L’INGRESSO ALL’ACQUAPARK DI CURTIPETRIZZILANDIA!

sembra un pozzo senza fine e senza fiori da mostrare, i conigli tremano non sanno più scappare

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Non avendo trovato posto alla pri-ma dello spettacolo avevo dovuto ripiegare sulla replica. Ma non fu questo l’unico inconveniente della serata. Anche fuori il tempo non prometteva nulla di buono, con un cielo nel quale veloci correvano sfilacci di nuvole biancastre. Il colpo di grazia lo ricevetti quando, oramai nel foyer del Teatro Verdi, anziché piegare a sinistra verso la platea fummo indirizzati a destra, verso il palcoscenico…Solo un momento, poi allo sconcer-to subentrò lo stupore. Mi resi con-to di trovarmi nel Sancta Sanctorum del teatro o - più prosaicamente - nel suo ventre che, come quello d’una donna pudica, si mostra in tutta la sua intimità solamente a chi si vuole bene. Ad artisti e addetti ai lavori, per l’appunto, non certo a un pubblico quasi sempre più curioso che intenditore. Con entusiasmo scoprivo le balconate, le passerelle sospese, i sistemi di tiri manuali e meccanici. E, ancora, i camerini degli artisti, i fondali, le quinte, le luci, il sipario tagliafuoco… Insom-ma, grazie a questo accorgimento scenico, voluto dalla regia di Sara Bevilacqua (insieme a un arredo minimo ma funzionale), ero in con-dizione di vivere, in simbiosi con gli artisti, le emozioni di questa pièce scritta da Emiliano Poddi e portata in scena dai “Meridiani Perduti”, l’affermata compagnia teatrale di giovani brindisini. In pratica, sul medesimo piancito e senza soluzio-ne di continuità, c’erano Sara - ora nel ruolo di attrice -, il pianista e il cantante. E gli spettatori che, come il coro dell’antico teatro greco, par-tecipavano in diretta agli eventi fasti e nefasti della rappresentazione.Questo antefatto - lo confesso con un po’ di vergogna - serve a pren-dere tempo. In realtà non so come iniziare. Premesso che Revolution è uno spettacolo delizioso, da dove parto? Dall’autore cui va il merito d’aver scritto una storia in grado di far vibrare le corde della sensibilità dello spettatore, giovane o maturo che sia? Una storia in cui - va subito detto - la levità del linguaggio fa da contraltare al peso dei temi esistenziali e la brindisinità si sposa felicemente con l’internazionalità delle melodie dei Beatles. Oppure parlo della toccante interpretazione

dell’attrice, quasi una lectio magistralis sul teatro? Insomma, Emiliano o Sara? È il dilemma che da sempre attanaglia il recensore. Come dire: è stato più bravo Puccini a comporla o Maria Callas a interpretarla, la Tosca?Opto per Sara e non solo per un fatto di cavalleria, ma perché con le sue lacrime - autentiche e fastidiosamente contagiose! - ha suggellato un’inter-pretazione superba, da attrice provet-ta e oramai matura per calcare ben altri palcoscenici. Io stesso, a dirla con Erri De Luca, “mi passai le dita in cima

al naso per acchiappare due lacrime ladre che stavano scappando”. Per la cronaca non ricordo d’essere riuscito a fermarle quelle due lacrime e non so nemmeno se mi andava di farlo. Tornando a Sara, come si potrebbe sintetizzare la sua interpretazione? Eterea! Con una misurata gestualità, le efficaci espressioni facciali e le dolci tonalità della voce (ad eccezione di quel roco “manco morta!”…) finisce per diventare una delle tante bolle di sapone che, quasi a materializzare un sogno, aleggiano sulla scena con l’iridescenza dei loro arcobaleni.“Il mondo - come afferma Coelho - è nelle mani di coloro che hanno il co-raggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni” e la ragazza, brindisina doc, che Sara impersona, tra una fuitina dello zio Tonino e le lezioni sullo “spazio universo” dello zio Enri-

VISTI IN SCENA

LA “REVOLUTION” CHE CI HA MESSI IN GINOCCHIODavvero bello lo spettacolo della compagnia Meridiani Perduti. Con una commovente Bevilacqua

co, è una grande sognatrice. Tanto grande da immaginare le smilze silhouette dei Beatles al posto dei quattro santi sulla facciata della Cattedrale! Però c’è da dire che in quegli anni - i fatidici anni Sessanta - bastava poco per sognare, in ciò agevolati anche dalle musiche dei Beatles. Musiche che l’estro d’un valente Daniele Bove al pianoforte e la calda voce d’un concentratissi-mo Daniele Guarini hanno saputo rendere al meglio catapultandoci, come per magia, a Liverpool - al 10 di Mathew Street -, direttamen-

te dentro il mitico Cavern Club. Anche in questo sta la bravura di Emiliano Poddi. Nell’aver inven-tato un linguaggio nuovo fatto di parole comprensibili a chiunque. Si passa, infatti, da quelle italiane, alle brindisine, alle inglesi di “Lady Madonna” o “Help” o “Ticket to ride”. Così che Revolution potrebbe essere rappresentata indifferente-mente al Royal National Theatre di Londra o all’Eliseo di Roma. Gli anni Sessanta, quelli che nonostan-te i lutti e il Vietnam non riescono mai a essere veramente tristi perché c’è sempre un ricordo o la strofa d’una canzone come “Hey Jude” a farceli ricordare come anni speciali. Questo, almeno, vale per chi ha avuto la fortuna di viverli. Anche se Emiliano li ha descritti con una ricchezza di particolari da

DI GUIDO GIAMPIETRO

TEMPO LIBERO I CARTELLONE

renderli belli a tutti. Ma per le “va-sche” su corso Garibaldi nemmeno l’autore ha potuto fare niente. Quelle, se uno non le ha macinate personalmente, non si potranno mai comprendere. Come dire che, una volta tanto, l’età paga…In una Brindisi che, stiracchian-dosi scompostamente, s’andava svegliando da un lungo letargo e s’apprestava a vivere la sua Revo-lution industriale - una rivoluzione non di matrice popolare, ma imposta dall’alto - la nostra ragazza, tra una chiacchierata e l’altra con la Madonna della Cattedrale, i bat-tibecchi con nonna Tetta la giappo-nese e le serate di liscio da nunna Bricida, affacciata alla finestra della sua camera fantastica sul primo viaggio orbitale intorno alla Terra

di Jurij Gagarin e, in un crescendo di emozioni, su quello di John Glenn e dell’Apollo di Armstrong, Aldrin e Collins. Ma è Valentina Tereškova il modello da imita-re, il vero, grande sogno della ragazza. E mentre lei lo insegue sbirciando la luna, Brindisi s’illude di diventare una città industria-le rinnegando il proprio passato e consentendo al Petrolchimico d’appropriarsi d’una superficie estesa quattro volte la città. Spariscono così le colture dei pregiati vitigni e le distese giallo-verdi di meloni e

angurie. Per non parlare dell’offesa fatta al mare. Questo, signori, è il prezzo da pagare alla rivoluzione! E il conto finale, quello che viene presentato l’8 dicembre 1977 con la morte scenica di Roberto e lo scoppio - vero - del reparto P2T, è ancora più alto. Come ha detto Natalia Ginzburg: “Non si amano solo le memorie felici. A un certo punto della vita, ci si accorge che si amano le memorie”. Ed è proprio questa la via che Emiliano Poddi, con Revolution, storia d’amore e di dolore, ha seguito e ci suggerisce di percorrere. In maniera che la memoria del passato sia d’ammae-stramento per il futuro e consenta anche a noi, così come era capitato alla ragazza sognatrice, di trovare il nostro, personale, Mare della Tran-quillità. (foto di Dario Rovere)

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Avete mai provato a fare un test di cultura generale? Beh, vi consiglio di evitare accuratamente l’esperienza se siete

facilmente deprimibili: non solo rischierete di accorgervi di quanto siano approssimative le vostre conoscenze, ma anche di avere un quadro preciso sulla limitatezza del vocabolario utilizzato giornalmente. Lo sapevate che il gentil sesso utilizza un linguaggio più forbito, riflessivo e vario, mentre gli uomini risultano più preve-dibili nella scelta dei vocaboli? O che la parola euro non cambia al plurale, trasformandosi in euri come tutti i regolari sostantivi maschili, a seguito di un acceso dibattito tra rinomati studiosi? In ogni caso, visto la crisi, la questione appare di scarsa importanza e il singolare ben si adatta alla quantità di moneta in circolazione. Ma ogni crisi che si rispetti deve essere colta come un’occasione di riflessione e di cambia-mento, una chiave straordinaria per affrontare le sfide. Sotto la luce, o meglio, l’oscurità della crisi, cambiano di segno e di ruolo molti com-portamenti. Diventiamo tutti più attenti a tema-tiche e scelte che pur non potendo essere gene-ralizzate, danno una indicazione precisa dell’an-damento dei tempi: pensiamo alla raccolta differenziata, al commercio equo e solidale, ai prodotti biologici, insomma ai consumi respon-sabili. Se guardiamo alle nostre città con occhio attento, con affetto e con simpatia, - elementi indispensabili, - vedremo piccoli e impercettibili cambiamenti in grado di produrre, nel tempo, una visione comune e un ritrovato senso civico che lasciano ben sperare per il futuro.RACCONTARE. La formazione giornalistica di Maura Cesaria, le conoscenze di marketing e comunicazione di Marialba Guadalupi e la passione per il sociale di Daniele Pomes hanno dato vita al progetto “I love Brindisi”, vincitore del bando regionale Principi Attivi 2010, che si pro-pone di risvegliare il senso di appartenenza alla città, stimolando la partecipazione alle attività culturali divulgandone le iniziative. La finalità

I LOVE BRINDISI,IL SITO NON ANCORA NATO E GIÁ PREMIATO E poi un libro sul teatro, un documentario, una radio ed un artista “nascosto”...

del progetto è quella di offrire un supporto sia all’or-ganizzazione delle singole associazioni che all’utente finale di tali attività. www.ilovebrindisi.it.LEGGERE. La storia, sappiamo bene, non è solo quella dei grandi avvenimenti, ma anche quella del vissuto quotidiano sotto ogni suo aspetto. Terminati, o quasi, i festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia, una occasione per addentrarsi nella storia cittadina è quella di sfogliare il libro “La fabbrica del Teatro, Cent’anni di spettacolo a Brindisi”, a cura del Mini-stero per i Beni Culturali e Ambientali, disponibile solo per consultazione all’Archivio di Stato. Analizza la vicenda-teatro che da un secolo tiene desta l’atten-zione dei brindisini, diventata un po’ il simbolo della cultura e di tutte le vicissitudini che ha generato nella città nel corso del tempo. Il libro traccia un excursus dalla nascita dei primi teatrini privati, intorno al 1840, fino alla costruzione del teatro Giuseppe Verdi nel 1903 e alla sua demolizione avvenuta nel 1960. È possibile farsi un’idea del contesto urbano dell’epoca attraverso le planimetrie di piazza Cairoli e i prospetti di palazzi insistenti sulla stessa piazza, ma soprattutto con la consultazione dei documenti che testimoniano la gestione del Verdi, la sua attività durante le due guerre e il successivo stato di degrado che portò all’ordinanza di chiusura del 1956 e alla demolizione del 1960. Oggi si dice la cultura costa. Ma quanto è costata la non-cultura? VEDERE. Paola Crescenzo, regista brindisina già colla-boratrice di Edoardo Winspeare, e Daniele Guadalupi, artista e docente dell’Accademia Fotografica Italiana di Brindisi, firmano “Milanonichisoloandata”, docu-mentario in concorso al Festival del Cinema Europeo di Lecce. Nato dalla necessità di raccontare un preciso momento storico, racconta dei nichi-bus organizzati attraverso la rete e i social network dalle Fabbriche di Nichi, una nuova forma di comitato elettorale costitu-ito da volontari, che hanno permesso a molti pugliesi

fuorisede di tornare in Puglia a votare per le ultime elezioni regionali, ad un prezzo simbolico. “Siamo saliti su uno di quegli autobus per raccontare una emigrazione

interna purtroppo mai cessata, quella di uomini e donne che hanno scelto di vivere altrove pur mante-nendo la propria residenza in Puglia” dicono i registi.

Ne è nato un road movie girato quasi tutto all’interno di pulmann che da Torino, Milano e Bologna e altre città sono partiti per raggiungere la Puglia. Le imma-gini sono arricchite dagli sguardi silenziosi che dal ciglio dell’autostrada raccontano la speranza nella politica e nel futuro di giovani pugliesi. www.youtube.com/milanonichisoloandata. ASCOLTARE. Alessandra Mandese, già speaker per Radio Dara e Radio Manbassa, conduce “La voce della Formica”, un interessante programma radiofonico da lei ideato, che va in onda ogni giorno dalle 11 alle 13 su Radio Voice, unica radio in FM nel panorama italiano che si occupa di tematiche animaliste, ma che grazie allo streaming si può ascoltare da tutto il mondo. È interessante scoprire le argomentazioni di cui tratta: caccia, vivisezione ma anche zoo, circhi e corride, che visti da un punto di vista critico, possono risultare molto meno divertenti di quanto si immagini. Radio Voice è contro lo specismo così come definito da Richard Ryder e cioè la diffusa convinzione che gli esseri umani godano di uno status morale superiore e che quindi debbano godere di maggiori diritti rispetto agli animali. www.radiovoice.fm. SCOPRIRE. In virtù dell’imponderabile e grazie a quegli eventi casuali della vita ho conosciuto e sco-perto Francesco Passaro, 40 anni circa, artista che si nasconde tra Francavilla e Taranto. Pittore per

passione e scultore appena ne ha l’ingegno, dal suo avamposto riesce a dare il via alla creatività che lo contraddistingue partendo dalle tele grezze e dalla preparazione dei colori imparata dal padre Pompeo, classe 1920, autodidatta come lui. “Ho scoperto la pittura attraverso la sensualità della donna, mia unica musa ispiratrice, osservandone i fianchi e il collo, un concentrato di grazia e bellezza”. Dopo avere frequen-tato un grande artista contemporaneo come Gennaro Solferino, avere sfiorato con la sua sensibilità il teatro e avere superato una crisi interiore che per due anni gli ha impedito di esprimersi, torna alla sua passione ispirato da uno spettacolo teatrale. Ha partecipato a diverse collettive, molte le presenze che non ricorda. Osserva con uno sguardo obliquo da un laboratorio ricavato nella vecchia lavanderia sul terrazzo di casa, domandandosi se ha ancora senso il dipingere. Io dico di si. www.facebook.com/francesco passante.

MARCANTONIOGALLOmagazzini

culturali

poi mi guardo intorno, è sbiadito il mio riflesso su uno specchio troppo stanco di morirmi sempre addosso

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Chi vive in una casa costruita qualche decennio fa e magari mai ristruttu-rata, può comprendere benissimo quanto si possa risparmiare con

l’uso delle nuove tecnologie: impianti di riscal-damento malfunzionanti, spifferi dagli infissi, infiltrazioni e mille altri problemi. A dire il vero anche le palazzine di più recente costruzione non è che abbiano brillato per l’attenzione alle nuove opportunità offerte dal mercato. Fortu-natamente qualcosa sta cambiando, e tra qual-che mese anche Brindisi potrà finalmente avere il suo primo fabbricato in categoria energetica A. Si tratta dello stabile che la Simer (Società interventi meridionali) della famiglia Capeto sta realizzando al rione Bozzano, in via Bozzano 7, proprio alle spalle del cinema multisala Andro-meda. Gli appartamenti (da 2-3-4 vani con box auto) saranno pronti alla fine del 2012, ma l’in-teresse che stanno suscitando è già notevole. La categoria energetica A, infatti, garantisce una serie di vantaggi non da poco, come il risparmio sulla spesa energetica (vengono utilizzati mate-riali particolari che coibentano meglio), oppure l’impianto climatizzato caldo-freddo e l’acqua calda alimentati da pannelli fotovoltaici: non si pagano più le bollette e addirittura si può rice-vere un reddito consistente dai gestori nazionali del servizio. Nei nuovi appartamenti della Simer, inoltre, l’impianto di riscaldamento sarà allog-

giato nel pavimento: maggior comfort, dunque, e niente caloriferi in giro per la casa. Ancora: il fabbricato sarà dotato di sistema di raccolta delle acque piovane e non avrà barriere archi-

ECCO IL PRIMO PALAZZO IN CATEGORIA ENERGETICA “A”

LO STA REALIZZANDO LA SIMER AL RIONE BOZZANO: APPARTAMENTI DI 2-3-4 VANI CON BOX AUTO, TUTTI CONFORMI ALLE NUOVE NORMATIVE SULL’ABITARE SOSTENIBILE EMANATE DALLA REGIONE (MA NON ANCORA RECEPITE DAL COMUNE

DI BRINDISI). IMPIANTI FOTOVOLTAICI PER CLIMATIZZATORI E ACQUA CALDA, RIUSO DELLE ACQUE PIOVANE, IMPIANTI DI RISCALDAMENTO NASCOSTI NEI PAVIMENTI E NESSUNA BARRIERA ARCHITETTONICA

SPECIALE I COMPRAR CASA

tettoniche di sorta. Infine, sono previsti finanziamenti persona-lizzati con l’accollo di quota fra-zionata mutuo del costruttore (Banca Popolare di Bari).Insomma una serie di vantaggi che, tra l’altro, non vanno ad incidere in maniera consi-stente sul prezzo d’acquisto dell’immobile. Il fabbricato è conforme alla legge regionale 13 del 2010, quella sull’abitare sostenibile, che prevede per i costruttori un premio volume-trico ed incentivi in conto oneri di urbanizzazione secondaria, nonché uno sgravio dell’Ici, della Tarsu e di altre impo-ste comunali. Peccato che il Comune di Brindisi non abbia ancora recepito questa legge: ciò vorrà dire che l’impresa costruttrice si accollerà le spese come se stesse realizzando una palazzina “normale”. Per ulteriori informazioni o per fissare appuntamenti:

SIMER srl, via Cesare Battisti 11/10, Brindisi, tel. 0831.524153, 333.9281692, 380.6349240, 345.3460774.

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APPARTAMENTI ESCLUSIVI ALLA COMMENDAI. Da € 85.000Ultimi 2 appartamenti al centro del rione Commenda. Ristrutturati in maniera eccellente, con giardino esclusivo, rifinitissimi, soluzioni da 2 e 3 vani.

BRINDISI CENTRO - Trattativa riservata. Centro storico, ampia metratura su due livelli da ristrutturare con 150 mq di giardino interno.

BRINDISI S. ELIA - € 110.000.Sigtuato in Piazza Rosai. Ristrutturato, 4 vani ed accessori oltre cantina e box auto termoautono.

BRINDISI COMMENDA - € 75.000. Via Romolo, tre vani da ristrutturare, termoautonomo, con area solare esclusiva (affare.

BRINDISI CAPPUCCINI - € 65.000 Via Addis Abeba, rifinito e indipendente, monolocale su due livelli, arredato.

TEL. 347 0677327 TEL. 347 0677327

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APPARTAMENTI ESCLUSIVI AI CAPPUCCINI. Da € 125.000Nel cuore del quartiere Cappuccini, in posizione angolare luminosissima, nuovo edificio di immi-nente costruzione con ricercato disegno architet-tonico. Gli appartamenti di 2-3-4 vani, con box e posti auto, saranno curati nei minimi dettagli. Avranno la predisposizione per l’allarme, aria condizionata, sanitari sospesi, termoarredo, par-quet zona notte. Consegna 24 mesi data inizio lavori. Facilitazioni di pagamento.

BRINDISI CENTRO - € 160.000. Appartamento ristrutturato di circa 60 mq. oltre terrazzo, composto da sala, cucinotto, camera, cameretta/studio con soppalco, lavanderia, 2 balconi e lastrico solare di pertinenza esclusiva. Rif. DP10864.

BRINDISI COMMENDA - € 135.000.Appartamento di circa 120 mq. composto da 4 vani, 2 bagni, ripostiglio, balcone, giardino condominiale. Rif. MP10858.

BRINDISI S.ANGELO - € 110.000. Appartamento di circa 75 mq composto da soggiorno, cucina, 2 camere da letto, bagno, posto auto assegnato. Rif. PM10873.

BRINDISI BOZZANO - € 110.000. Appartamento composto da soggiorno, angolo cottura, 2 camere da letto e posto auto scoperto assegnato. 70 mq. circa. Rif. MM10848.

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BRINDISI CENTRO - € 250.000Ubicato al piano primo, con doppio ingresso, da Via Filomeno Consiglio e da Scalinata di Ripalta, si compone di 7 vani + accessori ed un patio interno e misura mq 230. Struttura dei solai con tipiche volte a stella e botte. Lavori di ristrutturazione già avviati e seguiti da ingegnere. Si presta ottimamente a diventare 2 unità immo-biliari, abitativa ed uso ufficio ad esempio, data la disposizione ed il doppio ingresso. Rif. 509415

BRINDISI VIA APPIA - € 320.000. Luminosissimo e pregiato 6 vani mq 190, salone doppio, veranda a livello, box auto + monolocale attiguo, ideale come investi-mento. Rif. 490236.

BRINDISI CENTRO/CAPPUCCINI € 140.000.Rifinito ed elegante 3 vani mq 90 intera-mente e recentemente ristrutturato. Molto luminoso, cantina al piano superiore, 3° piano, no ascensore. Rif. 556073.

BRINDISI CAPPUCCINI - € 125.000. Nella centralissima via Cappuccini (sopra la concessionaria Piaggio), luminoso ed ampio 4 vani con box auto. Posizione angolare, mq 105, 2° piano. Da ristrutturare. Rif. 538626.

BRINDISI CAPPUCCINI - € 140.000. Di recente costruzione, in un mini condo-minio, rifinito 3 vani con angolo cottura, salone, 2 vani letto, 1 bagno, cabina rmadio, box auto 18 mq. Rif. 556652.

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BRINDISI CENTRO - € 110.000.Spazioso 2 vani + accessori, mq 70, posizione angolare, piano rialzato, luminoso, ristruttu-rato e rifinito. Adiacente rispostiglio e can-tina. Rif. 538981.

BRINDISI CASALE - € 250.000. Ampio appartamento 4 vani, 160 mq + giardino 60 mq e box auto. Piano rialzato. Ottime condizioni generali. Ingresso anche indipendente. Rif. 556119

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BRINDISI CASALE - VILLA INDIPENDENTE € 390.000 trattabiliImmobile ben rifinito, dislocato su tre livelli, situato in via Caduti di Nassirya (alle spalle della caserma della Guardia di Finanza). 180 mq più giardino di 500 mq. Costruttore Micaletti (anno 2007). Ingresso da via Rug-giero Simone. Al piano rialzato: salone, camera, bagno. Al primo piano: 3 camere da letto, 1 bagno. Al piano interrato: ampia taverna con cucina, sala hobby, bagno. Parquet al primo pianto e al piano rial-zato. Ogni livello della villa si estende per circa 60 mq. Porte a scrigno. Impianto antifurto.

BRINDISI S. ANGELO - € 185.000. Appartamento rifinito, 4 vani + accessori (salone, tinello, cucina, 3 camere da letto, bagno). Box auto doppio.

Sesto piano con ascensore. Anno di costruzione 1989.

BRINDISI COMMENDA - € 250.000. In condominio di nuova costruzione con 3 appartamenti (via Asinio Pollione, angolo via Romolo),

vendiamo rifinito 4 vani, con doppi accessori, situato al primo piano. 110 mq + verande di 20 mq. Box auto 21 mq, posto auto coperto, ripostiglio. Sanitari sospesi, termo arredo, gres porcellanato 45x45. Infissi in pvc con vetrocamera 4+14+4.

Predisposizione per antifurto, aria condizionata, pannelli solari per acqua calda. Due porte a scrigno. Tapparelle elettriche.

TEL. 347 0677327 TEL. 347 0677327

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LA MEMORIA SFIGURATA

MARIOLIOCE turista

per casa

Svilire la figura dell’insegnante offende tutti noi

La cornice non ha nulla di pretenzioso ma racchiude al suo interno una delle tappe di un viaggio lungo numerose generazioni. Un dialogo interiore mi

lega a quelle migliaia di volti che hanno attra-versato da protagonisti quel viaggio, per poi cadere nell’oblio di un anonimato delicato e discreto. La foto appesa nel salone dei miei genitori ne contiene un numero che è possibile rappresentare dischiudendo tutt’al più tre mani. Una foto senza data che ritrae una scolaresca, presumibilmente a cavallo tra fine ‘800 e gli inizi del ‘900. I volti sono allegri, scanzonati. L’abbigliamento inevi-tabilmente strappa un sorriso amaro. Una nitida rappresentazione della desolante ma dignitosa povertà delle campagne di quel periodo. Improbabili abiti da marinaretto con cappello d’ordinanza annesso, giacche palesemente più grandi di un paio di taglie sfruttate in precedenza da almeno un paio di fratelli, palandrane sdrucite ma sempre utili a coprire d’inverno esili gambe protette solo da un calzoncino e calzini corti spaiati, scarpe logore perennemente infangate in cui i lacci sono optional da benestanti. I contorni sfumati non lasciano intuire se ci si trovi in un’aula o in una stalla, l’unico elemento certo è la paglia disseminata per le vecchie assi di legno che compongono il pavimento. Alcuni di questi bambini sull’orlo dell’adole-scenza sono in piedi, altri accovacciati o sulle ginocchia. In mezzo a loro una fragile sedia sorregge l’imponente e severa figura del maestro. Sguardo austero, grandi baffi scuri, ampia giacca con il panciotto stretto che lascia intravedere la catenina reggi “cipolla”, il classico orologio da tasca. L’ho scrutata tante di quelle volte che se gli sguardi alte-rassero la carta fotografica, di quell’imma-gine non resterebbero che brandelli. Accomodandosi su una delle sedie del grande salone la prospettiva conferisce la sensazione di un’unica azione che parte dal passato per abbracciare un presente in dive-nire. La foto appesa al muro del bisnonno, il busto in gesso del nonno nella sua classica posa dietro la scrivania, tra le dita di una mano il sigaro e nell’altra l’immancabile libro. Accanto un’altra foto che ritrae le sue otto

sorelle dai suggestivi nomi tipici dell’epoca: Elettra, Iginia, Talìa e altri ancora che mi sfuggono. Posate su un antico tavolo di legno e marmo delle cornici con in sequenza i volti di mio padre, mia madre, mio fratello. Tutti insegnanti. Tutti maestri o docenti di materie umanistiche. Avrei potuto citarne ancora ma, essendo il più “giovane” di casa, di molte figure non ho ricordo, sparse come sono in una memoria di famiglia che si va dissolvendo e che andrebbe invece condivisa per perpetuarla. Una memoria che, pur avendo scelto un percorso differente, ho portato sempre con orgo-glio. Una memoria collettiva, poiché comune a tanti e quindi patrimonio di tutti, che qualcuno tenta di sfigurare, svilire, insudiciare. Sono di appena qualche settimana addietro gli attacchi pretestuosi e volgari che parte della politica ha rivolto alla classe docente italiana, tacciata di inculcare ai giovani ideologie e valori diversi da quelli della famiglia. Non mi sfugge che la frase è da attribuire al solo presidente del consiglio ma se la politica, al di fuori di poche voci isolate, rimane in silenzio al posto di urlare il pro-prio sdegno, allora si rende complice. Sono sereno rispetto a chi dovesse accusarmi di usare impropria-mente il “mio spazio” su questa rivista o comunque trovasse fuori luogo parlare qui di un argomento di interesse nazionale. Brindisi non è fuori dal mondo e, anzi, sono fermamente convinto che il modo migliore per lasciare il nostro territorio in un limbo fatto di sterile isolamento, sia incancrenirsi a par-lare solo degli accadimenti locali decontestualizzan-doli da scenari certamente più ampi e complessi.

Siamo estranei ai problemi del precariato? Non ci turba il rischio che la continua delegittima-zione degli insegnanti possa produrre effetti deleteri nei nostri figli? Non abbiamo amici,

parenti o conoscenti che vivono il dramma di incari-chi lontano dalla propria casa e, spesso, in luoghi che li vedono persino vittime di una strisciante quanto maleodorante forma di razzismo? Inculcare ai giovani ideologie e valori diversi da quelli della famiglia. Ogni volta che rileggo questa frase sento il sangue ribollire nelle vene. Valori diversi da quelli della famiglia? Ho ancora vivido nella mente il ricordo di mia madre - insegnante elementare - che prima della lezione accompagnava in bagno i bam-bini provenienti da famiglie disagiate per aiutarli a lavare meglio mani viso e orecchie, e si occupava di rammendare alla ben meglio grembiuli privi di

bottoni e con tasche scucite, affinché nessuno di loro avvertisse alcun imbarazzo rispetto ai compagni più fortunati. Ideologie? Mio padre - severo docente di letteratura e storia - non ha mai nascosto il suo essere di sinistra. Alla sua morte aveva smesso di insegnare da molti anni. Eppure ancora oggi è fre-quente che io incontri suoi ex alunni, ormai maturi e incanutiti che, pur provenendo da estrazioni poli-tiche diverse, ricordano con sincero affetto filiale quel professore che non parlava loro di politica ma di coscienza politica come luogo di maturazione civica. L’uso strumentale dell’invettiva nei confronti di un’istituzione come la scuola non è altro che la becera decodifica di un comportamento deleterio teso a demolire scientemente i pilastri fondanti della nostra società. Attacchi feroci che provengono da chi, attraverso i suoi media, ha innescato un processo involutivo della cultura in Italia. Una tra-sformazione che sta relegando la cultura a un ruolo irrilevante, mortificando il pensiero e diffondendo cinismo e indifferenza. Sono stato colto da un sussulto quando in aprile ho letto del nuovo reality che su Canale 5 avrebbe spe-culato sulle disgrazie degli insegnanti precari spetta-colarizzandone il dramma. “Non è mai troppo tardi”: un titolo mutuato da un vecchio programma del maestro Manzi che negli anni 60 insegnò la lingua italiana a tanti che non avevano avuto l’opportunità di andare a scuola. Ma dell’intento pedagogico di quel tipo di televisione non vi è più traccia. Impegno, serietà, abnegazione sono concetti che si cerca di sradicare dall’etica e dalla morale dei giovani, indot-trinandoli con la convinzione immorale che tutto sia dovuto senza dover pagare un controvalore in fatica. Trovo assurdo che dell’insegnamento si rappresenti una sorta di natura “eversiva” occultandone l’effetto formativo. È come una palese dichiarazione di avver-sione verso quello che è l’obiettivo precipuo della scuola: forgiare personalità libere e critiche. Non ho le competenze per parlare di svalutazione della professionalità degli insegnanti, offerta didat-tica, sotto-retribuzione, formazione, autonomia scolastica; e quindi mi scuso per aver scritto questo articolo con la “pancia” e non con la testa. Tuttavia per concludere vorrei riportare le parole di Stéphane Hessel, partigiano e diplomatico francese, autore del caso letterario dell’anno: “L’educazione non deve essere solo trasmissione di sapere, ma anche di valori, deve stimolare lo spirito critico. E non solo: deve far sviluppare il senso di responsa-bilità per le azioni concrete”. Hessel, membro della commissione che creò la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, rivolge ai giovani un invito all’attivismo sociale, consigliando loro di entrare a far parte di gruppi che si impegnino su questioni concrete. Per chiudere non potrei trovare nulla di meglio del titolo del libro di Hessel: “Indignatevi”.

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