SalutePiù - Luglio 2010

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benessere cultura costume L’Ortopedico LA SPALLA DEL TENNISTA L’Oncologo LA PREVENZIONE IN ONCOLOGIA In Sabina FARA JAZZ FESTIVAL - DIFFERENZIAMOCI In Sabina FARA JAZZ FESTIVAL - DIFFERENZIAMOCI

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Il tennis dal punto di vista del medico dello sport, la "spalla del tennista" vista dall'ortopedico e la relativa dignostica specialistica (ecografia e risonanza), la prevezione oncologica trattata dal prof. Terzoli, il russamento, mestruazione ed osteoporosi, sono i temi medici di questo numero. In Sabina proponiamo uno special sul Festival Jazz di Fara Sabina ed uno sulla raccolta differenziata nella provincia di Rieti con un focus su Poggio Mirteto. Infine un'intervista parallela ai tre consigieri regionali eletti a Monterotondo: Buonasorte, Lucherini e Rossodivita.

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benessere cultura costume

L’OrtopedicoLA SPALLA DEL TENNISTAL’OncologoLA PREVENZIONE IN ONCOLOGIA

In SabinaFARA JAZZ FESTIVAL - DIFFERENZIAMOCI

In SabinaFARA JAZZ FESTIVAL - DIFFERENZIAMOCI

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lo sport

Hanno collaborato con noi

Il Medico dello Sport - Tennis

Il Radiologo - Ecografia e Risonanza Magnetica

L’Ortopedico - La spalla del tennista

L’Otorinolaringoiatra - Il russamento

L’Oncologo - La prevenzione in oncologia

Il Ginecologo - Mestruazioni e Osteoporosi

Tris d’assi - Intervista a Bonasorte, Lucherini e Rossodivita

Fara Music Festival e Fara Music Summer School

Differenziamoci

numero3luglio 2010

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22 Direttore ResponsabileFabrizio Sciarretta

Segreteria di RedazioneFilippa [email protected] 06 90625576

Art director e impaginazione:Alessia Gerli

EditoreLaboratorio Clinico Nomentano SrlVia dello Stadio 1 00015 Monterotondo (RM)Iscritto al registro della stampa e dei pe-riodici del Tribunale di Tivoli n. 97/2009

StampaGraffietti Stampati S.n.c.S.S. Umbro Casentinese km.4.50001027 Montefiascone (VT)

Per la pubblicità su questa rivista rivolgersi a:GERLI [email protected] T 0774 608028

il life coach

la medicina

in sabina

l’intervista

L’Ortopedico8

21 raccolta differenziata

L’Oncologo12

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Guardando a questo nostro Paese impantanato in una crisi che non è solo economica ma è prima di tutto istituzionale, mi viene in mente la famosa frase di Antonio Gramsci circa “il pessimismo della ra-gione e l’ottimismo della volontà”. E’ evidente che oggi può valere solo “l’ottimismo della volontà” e che

vi sono almeno tre categorie che debbono dare l’esempio. La classe politica, innanzitutto, sia nazionale che locale. Perché qui è necessario un colpo di reni che superi l’assoluta sterilità delle polemiche (che tanto fanno solo perdere voti ai litiganti) per creare le condizioni di un nuovo grande patto sociale e scatenare le forze migliori (molte, per fortuna) che il Paese ha. La seconda categoria sono gli imprenditori, che hanno la loro forza proprio nella capacità di rischiare (l’ottimismo della volontà, appunto) e che ora devono trovare un dialogo con la politica fatto di proposte di cambiamento forti senza sfuggire al “ruolo sociale” dell’impresa, ovvero ai doveri che ogni azienda ha verso il tessuto sociale di cui è parte. La terza categoria, forse a sorpresa, sono i giornalisti, perché questo Paese è tutt’altro che finito ed ha in sé la forza per rinascere. Solo che dobbiamo dirlo e farlo vedere.Nel nostro piccolo, questo è ciò che proviamo a fare in questo numero (ed anche nei prossimi). Iniziando dal campo medico, leggete l’articolo sull’oncologia del Professor Edmondo Terzoli. Continuate con le iniziative di cambiamento e modernizzazione del nostro territorio, come lo slancio che nel reatino sta prendendo la raccolta differenziata. Per passare alla cultura, con il Fara Music Festival che in tre anni è riuscito a portare i grandi del jazz italiani e stra-nieri ad un passo dalle nostre case con a fianco un’attività didattica dedicata ai giovani musicisti. Credo che si tratti di esempi di concretezza, di grande capacità di fare, di vitalità che senza dubbio appartengono all’“ottimismo della volontà”.

Fabrizio SciarrettaDirettore Responsabile

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LA SPALLA DEL TENNISTAIL RUSSAMENTO

La Dott.ssa Marzia Ruggieri si è laureata in Medicina e Chi-rurgia e si è specializzata in Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale presso l’Università di Roma La SapienzaDal 2003 al 2006 ha lavorato presso la Divisione di Otorino-laringoiatria e Chirurgia Cervico Facciale dell’Istituto Tumori di Roma “Regina Elena”.Attualmente svolge attività libero professionale presso diverse strutture sanitarie ed è Responsabile della Branca di Otorinolaringoiatria del Poliambulatorio Specialistico Nomentano. Sta svolgendo inoltre un Dottorato di Ricerca in “Tecnologie avanzate in Chirurgia” presso l’Università di Roma” La Sapienza”, Dipartimento di Otorinolaringoiatria, Audiologia e Foniatria “G. Ferreri.”

ECOGRAFIA E RISONANZA MAGNETICA

Dott.ssaMARZIA RUGGIERI

HANNO COLLABORATO

TENNIS

Il Dottor Emanuele Graziani è laureato in medicina e chirur-gia e specializzato in medicina dello sport, ha conseguito un master in “agopuntura e moxibustione”. Fa parte del-l’Equipe Medica della Federazione Italiana Scherma e col-labora in progetti che vedono le attività sportive condotte in ambienti climatici particolari. Esercita la sua attività di Medico dello Sport presso il Poliambulatorio Nomentano

Dott. EMANUELE GRAZIANI

MESTRUAZIONI E OSTEOPOROSI

LA PREVENZIONE IN ONCOLOGIA

Il Prof. Edmondo Terzoli, specialista in ematologia, oncolo-gia, tisiologia e malattie dell’apparato respiratorio, è uno dei più importanti oncologi italiani. Autore di circa trecento pubblicazioni scientifiche, è professore a contratto presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.E’ stato Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica del-l’Istituto Regina Elena di Roma, Presidente nazionale del-l’Associazione Italiana Oncologia Medica – Servizi (AIOM – Servizi) e Coordinatore dell’AIOM - Regione Lazio nonché Presidente dell’AMO (Assistenza Domiciliare Malati Onco-logici). E’ attualmente Presidente dell’Associazione per l’As-sistenza Morale e Sociale negli Istituti Oncologici (AMSO), Vice-presidente dell’Associazione Onlus Malati Oncologici Colon-retto (AMOC) e Presidente del Comitato Scientifico dell’Associazione Lotta Tumori nell’Età Giovanile (ALTEG).

Il Dott. Fabio Valerio Sciarretta è specializzato in Orto-pedia e Traumatologia presso l’Università di Roma “La Sapienza”. Chirurgo ortopedico, ha prestato servizio in qualità di dirigente sanitario presso l’Ospedale San Gio-vanni Battista di Roma, presso il Reparto di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale Civile di Velletri e presso l’Ospedale Israelitico di Roma. Svolge attualmente la sua attività professionale presso diverse Case di cura romane. Ha curato l’edizione italiana di oltre 20 trattati di Orto-pedia e Traumatologia americani ed internazionali ed è stato relatore in oltre 100 congressi nazionali ed interna-zionali. Ha al suo attivo 50 pubblicazioni. Il suo interesse professionale è concentrato verso la Chi-rurgia del Ginocchio e l’Artroscopia, in particolare sulle tecniche di ricostruzione del legamento crociato e di riparazione delle lesioni del menisco e, successivamen-te, verso la Chirurgia della Cartilagine, dedicandosi alle diverse tecniche di ricostruzione del danno cartilagineo nelle articolazioni.Nell’ultimo decennio si e’ in particolar modo dedicato allo studio dei sostituti sintetici della cartilagine.

Dott.EDMONDO TERZOLI

Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” con il massimo dei voti, il dottor Francesco Vulterini si è specializzato presso l’Università Catto-lica del Sacro Cuore di Roma in “Scienza delle Immagini - Ra-diologia Diagnostica”. Ha operato prima presso la USL RM 30 nei presidi di Colleferro-Valmontone e dal 1996 presso il polo ospedaliero Palestrina-Zagarolo della USL RMG. Dal 1999 presta servizio presso l’Ospedale Nuovo Regina Margherita di Roma nel reparto di Radiologia. Consulente radiologo del-l’IPA, l’istituto di previdenza per i dipendenti del Comune di Roma e della Clinica Mater Dei, è Responsabile del Servizio di Radiologia del Poliambulatorio Specialistico Nomentano.

Medico, specialista in Ostetricia e Ginecologia, la dr.ssa Ma-nuela Steffè da quindici anni svolge la sua attività principa-le nell’ambito dell’infertilità, della diagnosi alle terapie di 1° e di 2° livello. Co-autrice di 27 lavori originali pubblicati su riviste nazionali ed internazionali. Ha partecipato, quale relatrice, ad 11 congressi presentan-do lavori originali, tutti di interesse ostetrico-ginecologico. E’ responsabile del Centro per la Procreazione Medical-mente Assistita di 1° Livello presso il Laboratorio Clinico Nomentano.

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Dott. Emanuele GrazianiMedico dello SportPoliambulatorio Specialistico Nomentano

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Come funziona il nostro corpo quando si gioca a tennis? Saperlo può aiutarci a migliorare e ad evitare problemi fisici? Vediamo di ragionarci nel prosieguo di questo articolo.

Come funziona il nostro corpo quando si gioca a tennis? Saperlo può aiutarci a mi-

gliorare e ad evitare problemi fisici? Vediamo di ragionarci nel prosieguo di questo articolo.Il tennis è un gioco ad elevato con-tenuto tecnico, ovvero richiede un’elevata coordinazione neuromu-scolare per una corretta esecuzione dei movimenti. Bisogna possedere un’esatta percezione della posizio-ne del corpo e dei suoi segmenti nello spazio ed essere capaci di correggere il movimento nel corso della sua stessa esecuzione ed in questi meccanismi, è il cervelletto a svolgere il ruolo centrale. Il prin-cipiante sbaglia spesso nel lanciare e nel colpire la palla ma, per prove successive, l’esecuzione migliora fino ad arrivare ad un’ “automa-zione” del gesto tecnico tale che si parla di memoria cerebrale in quanto un movimento ben appreso non viene più dimenticato. Queste considerazioni suggeriscono che l’apprendimento di un gesto ad ele-vata complessità tecnica si realizza meglio nell’età dello sviluppo, quan-do esiste la possibilità di sviluppare preferenzialmente alcune vie neurali finalizzate all’esecuzione ottimale del movimento stesso.Oltre al lato tecnico, il tennis richiede un’importante componente atletica: per comprendere quest’aspetto, analizziamo lo svolgimento di un incontro e valutiamo le richieste energetiche in funzione della dura-ta e tipologia delle azioni di gioco. Il giocatore, durante la partita, impie-ga circa la metà del tempo in pause ed il resto in attività fisica vera e pro-pria: ciò fa del tennis una disciplina

di accelerazione su 5 - 15m, questa caratteristica migliora. Servizio, smash, lo scatto per pren-dere una smorzata, sono tutte azio-ni esplosive. L’esplosività tanto più è sviluppata, tanto più renderà il gioco incisivo ed efficace. Sia per gli arti inferiori che superiori, il metodo di allenamento migliore è appesantire con zavorre del 5-10% del proprio peso corporeo i gesti tecnici carat-teristici, con 4 serie di almeno 12-16 ripetizioni ognuna.La rapidità presuppone la capacità di ripetere movimenti coordinati in tempi brevi. Essa si ottiene muoven-dosi con massimo equilibrio dinami-co in spazi molto ristretti. Ad esem-pio, un giocatore che ricerca un colpo preciso ed esplosivo al tempo stesso, arriva sulla palla con una se-rie rapida di passettini a baricentro basso, ricercando un equilibrio qua-si statico nel momento di impatto con la palla. Il miglioramento della rapidità favorisce gli spostamenti del giocatore e consente un buon equilibrio sia nella fase d’impat-to con la palla che nel successivo rientro in posizione. Si può dire che la rapidità rappresenta l’elemento ideale di congiunzione tra tutte le altre qualità dell’atleta ed il gioco del tennis. Il lavoro di rapidità neuromo-toria necessita di due momenti di training: spostamenti veloci in per-corsi prestabiliti (scalette, navette a stella di 2-3 metri); e attività tecnica sul campo di gioco.Non è da sottovalutare il riscalda-mento e lo stretching prima di ogni seduta di allenamento o partita, che permettono di “mettere al sicuro” tutte le strutture anatomiche coin-volte nella disciplina.Un breve cenno anche sull’idrata-zione, tanto importante quanto l’al-lenamento stesso: bere continua-mente durante ogni pausa di gioco, sia acqua semplice, sia integrata di sali minerali e malto destrine, è la ci-liegina sulla torta per un sano diver-timento all’insegna dello sport, e se di integratori proprio non se ne vuol sentir parlare, allora un paio di ba-nane ricche di potassio e zuccheri a rapido assorbimento sono il top… parola di Micheal Chang (vincitore del Roland Garros 1989).

“aerobica-anerobica” e significa che è necessario essere in possesso di una condizione fisica “di fondo” suf-ficiente a mantenere a livelli adeguati alcune caratteristiche quali l’esplosi-vità, per evitare l’inesorabile declino della prestazione nel trascorrere delle 2-3 ore di una partita. Ilregime di allenamento prevederà dunque una o due sedute alla set-timana di lavoro aerobico, cioè al-meno 45-60 minuti di corsa ad una frequenza cardiaca che approssi-mativamente corrisponde al 65% della frequenza massima teorica (220 – l’età espressa in anni). Su tale base vanno inseriti poi esercizi di lavoro anaerobico lattacido, una o due volte alla settimana, con ri-petute di 2 minuti ad una frequenza corrispondente all’85-90% della fre-quenza massima teorica, intervallati da 45 secondi di corsa leggera, il tutto ripetuto per almeno 4 volte, aumentando di settimana in setti-mana i 2 minuti di 10 secondi.Le caratteristiche delle azioni di gioco si possono classificare in tre categorie: velocità, esplosività e rapidità. Tali caratteristiche trovano attuazione nell’ambito di un susse-guirsi casuale di movimenti che ri-chiedono inoltre una considerevole capacità di resistenza. In conside-razione sia delle caratteristiche degli spostamenti che delle ridotte misu-re del campo di gara, nel tennis, più che di velocità, è opportuno parlare di capacità di accelerazione e de-celerazione. Allenando la “velocità” in senso stretto - per esempio con prove ripetute su distanze di 40/50 m. - si rischia di non avere in cam-po i risultati sperati. Viceversa, pri-vilegiando l’allenamento con prove

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La cuffia dei rotatori è una struttura particolar-mente soggetta a traumi

e comunque ad usura, in nu-merosi sport sia a livello di-lettantistico che agonistico. Una corretta valutazione di qualunque sua problematica è fondamentale nell’ottica di un discorso terapeutico. A tal riguardo, la diagnostica per immagini in questi ultimi anni ha compiuto notevoli passi in avanti: in particolare, l’indagine di prima istanza nella valutazione della cuffia dei rotatori è sicuramente l’ecografia. Attraverso que-sta metodica è infatti possi-bile visualizzarla in maniera molto precisa, mentre non è altrettanto facile distinguere i fasci dei muscoli che la com-pongono, che ricordiamo es-sere il sopraspinato, il sotto scapolare, il sottospinato ed il piccolo rotondo, che risul-tano orientati in senso obli-quo rispetto alla superficie posteriore della scapola. La loro funzione è principalmen-te un “contenimento” della testa dell’omero nella cavità glenoidea della scapola.La rottura di alcune fibre mu-scolari con conseguente versamento ematico, è un evento piuttosto frequente negli sportivi soprattutto nei giocatori di tennis ed in altri

IL RADIOLOGO

Dott. Francesco VulteriniRadiologo - Responsabile servizio di Radiologia Poliambulatorio Specialistico Nomentano

sport in cui l’articolazione scapolo omerale è partico-larmente sottoposta a sforzi. L’ecografia risulta particolarmente utile sia nella valutazione degli effetti immediati prodotti da un trauma sulla cuffia dei rotato-ri, sia nella valutazione a distanza di qualche settimana o mese.La risonanza magne-tica è invece ottimale nella valutazione ade-guata dei singoli fa-sci muscolari e delle strutture tendinee che da essi derivano, avendo maggiore risoluzione spaziale e potendo usufruire di scan-sioni orientate ed eseguite in base al sospetto clinico. A questo riguardo il tendine più frequentemente lesiona-to risulta essere quello del sopraspinato poiché è quello che interviene maggiormente nella funzione del movimento, oltre che in quella già citata del contenimento articolare. Esso viene, peraltro, visua-lizzato dalla risonanza quasi sempre in maniera adeguata e corretta.In questo modo è possibi-le per il radiologo, in stretta

collaborazione con l’ortope-dico, stabilire quale sia la te-rapia da attuare, sia di tipo conservativo che chirurgica, soprattutto nel caso in cui sia interrotto completamente o parzialmente il tendine del capo lungo del bicipite bra-chiale o, come già accenna-to in precedenza, del sopra spinato.

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TENNISTA

La spalla è, ovviamente, una delle articolazioni più a rischio per il tennista. Tra le problematiche specifiche vi sono l’impingement (o sindrome da attrito acro-mion-omerale), la rottura della cuffia dei rotatori e la “Slap Lesion” che hanno in comune sia aspetti legati alla terapia che al trattamento chirurgico. Proveremo, pertanto, a trattarle in sequenza.

Dott. Fabio SciarrettaChirurgo Ortopedico

L’Impingement è una delle più comuni cause di dolore alla spalla ed è dovuta alla pressione che viene

imposta sui tendini che permettono di ruotare la spalla (cuffia dei rotatori) da parte della porzione più laterale della scapola, detta acromion, nel momento in cui si solleva il braccio. E’ legato al-l’uso delle braccia al di sopra del piano della testa come nel nuoto, nel baseball e nel tennis, per l’appunto. Il dolore, che ne è il sintomo principale, e’ localizzato in corrispondenza del versante anteriore della spalla e può essere associato ad un gonfio-re locale. Con il progredire della patologia, il dolore può essere presente anche di not-te ed impedire di portare il braccio dietro la schiena. Si può arrivare alla cosiddetta “spalla congelata”, in cui, a causa della infiammazione del tessuto di scorrimento tra osso e tendini, chiamata “borsa”, e’ presente una importantissima limitazione dei movimenti della spalla associata ad un intollerabile dolore, anche a riposo.Una volta visitato il paziente e richiesti gli idonei accertamenti diagnostici (vedi il parere del radiologo), deve essere subito avviato il trattamento. Inizialmente viene consigliato il riposo e l’astensione dalle atti-vità che fanno lavorare il braccio al di sopra

del piano equatoriale della testa. Vengono prescritti farmaci anti-infiammatori non steroidei ed insegnati esercizi di stretching per migliorare l’articolarità della spalla. Viene, infine, prescritto un trattamento riabilitativo adeguato che può durare diverse settimane o mesi e comprende quelle terapie anti-infiammatorie locali che possono arrivare più in profondità e quin-di avere maggiore probabilità di successo. Oggi, molte nuove terapie fisiche possono aiutarci: tecarterapia, ipertermia, hilterapia e scenarterapia.Quando un prolungato trattamento riabili-tativo non ha successo, il chirurgo ortope-dico si vede costretto a porre l’indicazione all’intervento chirurgico. Lo scopo e’ quello di rimuovere l’impingement e crea-re un maggior spazio a disposizione dei tendini della cuffia dei rotatori. Ciò consente alla testa dell’omero di muover-si liberamente al di sotto della scapola e al paziente di poter sollevare e muovere il braccio senza dolori. L’intervento chirur-gico più frequente è la “decompressione subacromiale o acromioplastica anteriore” che oggigiorno viene eseguito sempre più spesso per via artroscopia e consiste nel ricreare lo spazio originariamente a dispo-sizione dei tendini per il loro libero scorri-mento. L’artroscopia di spalla viene praticata effet-tuando due o tre piccole incisioni della cute di circa 1 cm. Attraverso una di queste vie-ne introdotta l’ottica artroscopica nell’arti-colazione. Le immagini vengono inviate ad un monitor attraverso cui il chirurgo ed il paziente possono osservare l’interno del-l’articolazione: utilizzando il monitor come guida, il chirurgo fa la diagnosi. Attraverso le incisioni possono essere introdotti di-versi strumenti, quali ad esempio un pal-patore od una fresa, che in questo caso permettono di asportare il margine inferio-re dell’acromion (porzione più laterale della scapola) ed il tessuto bursale esuberante

L’OR

TOPE

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La spalla del

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L’ORTOPEDICO

TENNISTA

ed infiammato. Al momento dell’interven-to per l’impingement, il chirurgo può an-che trattare altre condizioni presenti nella spalla, quali un’artrosi dell’articolazione tra scapola e clavicola, una tendinopatia del bicipite o una rottura della cuffia dei ro-tatori. La cuffia dei rotatori e’ l’insieme dei tendini che si inseriscono sulla spalla al fine di consentire e comandare i movimenti di rotazione di questa articolazione. La rot-tura della cuffia può essere dovuta ad un singolo evento traumatico, ma più spesso, al sovraccarico di questi tendini e muscoli per mesi od anni. I più a rischio sono sem-pre gli sportivi che utilizzano il braccio al di sopra del piano della testa e quindi soprat-tutto i tennisti. Il protocollo terapeutico e’, almeno in parte simile all’impingement, e prevede un idoneo periodo di riposo e fisiochinesiterapia. Si propone l’intervento chirurgico se la rottura della cuffia e’ recente e causa mol-to dolore ed una importante perdita della funzione della spalla, se la lesione ha col-pito l’arto dominante di una persona attiva oppure se il trattamento riabilitativo non ha alleviato i sintomi. Il tipo dell’interven-to dipende dalla sede, dalla estensione e dalla forma della rottura. Una rottura par-ziale può richiedere solo una “pulizia” (o “debridement”). Una rottura completa ri-chiede la riparazione dei tendini, spesso mediante l’uso di particolari ancorette che vengono infisse nell’omero e che agisco-no da sostegno per la ricongiunzione delle

estremità lacerate dei tendini. L’intervento viene frequentemente effettuato mediante l’artroscopia, oppure, nei casi di lesioni più estese, mediante accessi “mini-open” o interventi chirurgici tradizionali a cielo aperto.Una patologia più rara spesso riscontrabile nei tennisti e’ la “Slap Lesion”. Il termine “SLAP” sta per “Superior Labrum Anterior Posterior”, in cui il cercine, cioè quella porzione di tessuto fibroso che completa l’articolazione tra scapola e testa dell’ome-ro, si distacca dall’osso all’apice del mar-gine superiore della cavità glenoidea della scapola che accoglie la testa dell’omero. Il distacco del cercine e’, in genere, asso-ciato ad un “click”, ad un blocco articolare della spalla o alla sensazione che la spalla non sia a posto. In questi casi, il cercine può essere reinserito per via artroscopica utilizzando un’ancoretta biodegradabile o un’ancoretta da sutura. Dopo l’intervento l’arto operato viene posto in un tutore, che favorisce la guarigione tessutale. Appena passato il dolore post-operatorio, il pazien-te inizia a muovere l’arto ed un programma riabilitativo incentrato sul recupero del tono muscolare del cingolo scapolare e sul re-cupero del movimento della spalla.

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Il russamento è un sintomo molto co-mune sia negli adulti che nei bambini che va attentamente valutato po-

tendo essere rivelatore di una patologia molto più diffusa di quanto non si creda ed ancora misconosciuta. E’ importante innanzi tutto precisare che possiamo tro-varci di fronte a due situazioni diverse:

il russamento semplice (roncopatia cronica), caratterizzato da periodi di russamento più o meno protratti nel corso della notte che possono essere interrotti da sporadiche apnee (inter-ruzione del flusso di aria che arriva ai polmoni) senza provocare altera-zione del sonno né sintomi diurni. Il russamento semplice deve essere considerato come un campanello di allarme dal momento che potrebbe portare alla sindrome delle apnee/ipopnee ostruttive (per “ipopnea” si intende una condizione meno grave di apnea);la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (OSAS), caratterizzata dal-la presenza di più o meno numerose apnee (cioè arresti respiratori durante il sonno profondo) che terminano con una ripresa rumorosa del respiro. Tale fenomeno occorre approssimativa-mente nel 4% degli uomini e nel 2% delle donne che, però, dopo la meno-pausa, tendono ad assumere lo stes-so livello di rischio degli uomini.

Un russamento semplice o una Sindro-me delle Apnee Ostruttive nel Sonno possono essere ricondotti alla presenza di uno o più restringimenti al passag-gio dell’aria inspirata che deve arrivare ai polmoni.Il restringimento può verificarsi a vari li-velli: per esempio un’ importante ostru-zione nasale, delle tonsille molto volumi-nose o una lingua di grosse dimensioni,

possono parzialmente chiudere lo spazio necessario al passaggio dell’aria durante il sonno.Lo specialista Otorinolaringoiatra, ha dunque un ruolo centrale nell’inquadra-mento diagnostico del paziente ronco-patico. Questo è basato su un protocollo di indagini clinico-strumentali specialisti-che - necessarie a stabilire la sede, il gra-do e il tipo dell’ostruzione faringea – da cui scaturisce un appropriato approccio terapeutico. La certezza della diagnosi e soprattutto la valutazione della gravi-tà del quadro patologico, si ottiene con un esame chiamato Polisonnografia. Questa consiste nella registrazione con-tinua durante tutta la notte, di tutti i pa-rametri cardiaci, respiratori, dello stato di ossigenazione del sangue e della attività cerebrale. Il sovrappeso e l’obesità costituiscono il principale fattore di rischio per l’OSAS. La deposizione di tessuto adiposo con infarcimento sottomucoso a livello del-la gola (si pensi a quei grossi colli nel-le persone sovrappeso !) determina un notevole restringimento al passaggio di aria durante l’inspirazione. A questo si aggiunge la posizione supina e il rilascia-mento muscolare che fisiologicamente interviene durante il sonno che insieme aumentano lo schiacciamento delle pri-me vie aeree.Oltre all’obesità vi sono altri fattori com-portamentali che possono favorire lo sviluppo o l’aggravamento delle apnee notturne:

Cena abbondanteCoricarsi a distanza ravvicinata dal pastoBevande alcoliche soprattutto se-raliFarmaci sedativi (Benzodiazepine)Fumo di sigaretta

Una storia di russamento cronico pre-sente da anni generalmente è il motivo che spinge il paziente dal medico. La sin-tomatologia notturna deve essere inda-

Il russamento

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Dott.ssa Marzia RuggieriResponsabile Branca OtorinolaringoiatriaPoliambulatorio Specialistico Nomentano

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gata coinvolgendo anche il partner, che è in grado di fornire informazioni sulla pre-senza di russamento cronico disturbante e pause respiratorie durante il sonno.Le conseguenze della sindrome del-le apnee ostruttive vanno dai disturbi dell’umore al pericolo di vita. Le con-seguenze sono dovute al fatto che du-rante le apnee non vi è l’ossigenazione del sangue creando uno stato di “stress” ripetuto per gli organi più sensibili cioè cuore e cervello. E’ infatti comune che la sindrome delle apnee durante il sonno si accompagni ad alterazioni della pressione sangui-gna (ipertensione) e del battito car-diaco (aritmie). Inoltre i pazienti hanno un rischio maggiore, rispetto alla po-polazione normale, di avere importanti conseguenze come infarto cardiaco o ictus cerebrale. A causa dell’eccessiva sonnolenza diurna, che può arrivare a compromettere le normali occupazioni di vita sociale e lavorativa, i pazienti han-no un elevatissimo rischio di incorrere in incidenti automobilistici o sul lavoro.

Un cenno a parte meritano le importan-ti conseguenze che possono colpire i bambini come: ipertensione polmona-re, cuore polmonare cronico, scarso sviluppo staturo-ponderale, problemi comportamentali, ridotto rendimento scolastico, sonnolenza o irritabilità diur-na ed enuresi.Dato l’importante impatto sociale si comprende come un russamento deb-ba essere valutato nella giusta maniera per individuare tutti quei casi che inevi-tabilmente possono andare incontro a gravi complicanze e capire quindi se si tratti solo di un “fastidioso disturbo” per il partner o se invece sia già un sintomo di OSAS.

Il russamento

Come si riconosce?

I sintomi clinici che aiutano nella diagnosi sono:• estrema affaticabilità e perdita di ogni energia,• depressione o irritabilità,• difficoltà nella concentrazione,• mal di testa mattutino,• spesso è presente il riferimento a precedenti inci denti automobilistici.• sonnolenza con difficoltà a rimanere svegli durante la lettura del giornale o la visione di un film.I sintomi dell’ OSAS

1. Russamento abituale (tutte le notti) e persistente da almeno 6 mesi2. Pause respiratorie nel sonno (riferite da partner)3. Risvegli con sensazione di soffocamento4. Sonnolenza diurna

LE TERAPIETerapia con ventilazione notturna (CPAP)un piccolo ventilatore connesso ad una maschera, crea una pressione positiva nelle vie aeree del paziente, impedendo in tal modo il collasso delle strutture molli e quindi l’ostruzione che è alla base del rus-samento e dell’OSAS.Terapia comportamentale mette in atto tutti quei comportamenti vol-ti ad eliminare le errate abitudini illustrate nella precedente tabella.Apparecchi ortodontici riposizionano la mandibola e spostano in avanti la lingua, si sono dimostrati utili, in casi selezionati, in alcuni pazienti con for-me di sindrome delle apnee del sonno di gravità lieve o moderata.Terapia chirurgicapermette di risolvere sia il russamento che gli eventi apnoici andando ad intervenire su quelle strutture anatomiche responsa-bili dell’ostruzione.

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la strategiaper non cedere al nemico

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LA PREVENZIONE IN ONCOLOGIA:

B isogna inoltre considerare che le persone che convivo-no con una diagnosi di tu-more maligno sono 170.000 e che per circa 80.000 di loro è stato necessario alme-no un ricovero ospedaliero. Se aggiungiamo i ricoveri in day-hospital e le prestazioni ambulatoriali, diviene chiaro come le dimensioni sanitarie ed economiche del proble-ma cancro identificano que-sta patologia come una vera e propria emergenza sociale che richiede soluzioni non solo mediche ma anche “po-litiche”.I dati di incidenza e mortali-tà ci dicono che c’è ancora molto da fare e che, nono-stante gli innegabili progressi terapeutici, i risultati ottenuti non sono pari alle aspetta-tive. Chirurgia, radioterapia, chemioterapia, immunotera-pia ed altre opzioni terapeuti-che hanno cambiato in parte la storia naturale della malat-tia; tuttavia non sono state in grado di ridimensionare in modo decisivo il problema.Valutato che ancor oggi il la-palissiano non ammalarsi o sorprendere la malattia in una fase estremamen-te precoce è lo strumento per ridurre l’impatto delle neoplasie sulla salute dei cit-tadini ed anche sulle risorse economiche, è necessario dare alla prevenzione lo

spazio necessario per lotta-re contro il cancro. A tal fine sono indispensabili:• campagne di informazione per contrastare gli stili di vita che favoriscono l’insorgere delle neoplasie. Particolare attenzione deve essere posta ai fruitori del messaggio: non è pensabile rivolgersi esclu-sivamente agli adulti perché coinvolgere i giovani significa far crescere una popolazione educata alla sfida e tramite loro veicolare le informazioni alla popolazione adulta; • diagnosi “pre-clinica od anticipata”, è il secondo strumento per porre argine alla malattia.In termini pratici, si tratta di operare attraverso azioni di prevenzione primaria, ov-vero divulgare la consapevo-lezza che stili di vita corretti consentono di evitare alcune patologie neoplastiche ed azioni di prevenzione se-condaria, ovvero attuare campagne di diagnosi pre-coce per “sorprendere“ la malattia in una fase ancora guaribile.

LA PREVENZIONE PRIMARIAPer quanto riguarda lo stile di vita, l’uso del tabacco è responsabile nei paesi svi-luppati del 16% dei casi di tumore e del 30% dei deces-si. Le neoplasie dovute al ta-bagismo sono più numerose

di quello che comunemente si pensa, sono infatti legati a questa abitudine i tumori di cavità orale, esofago, la-ringe, polmone, pancreas e vescica. Anche i tumori di stomaco, rene, fegato, ca-vità nasale e cervice uterina sono, anche se in maniera meno forte, legati all’uso del tabacco. Il cosiddetto fumo passivo, costituisce comun-que un rischio anche se mi-nore dell’esposizione diretta. Smettere di fumare è impor-tante ma è ancora più impor-tante non iniziare, infatti, una volta smesso, il rischio di tu-more diminuisce lentamente e non velocemente come per le malattie cardio-vascolari.Altro aspetto da considera-re seriamente è l’alimenta-zione. Il rischio non è tanto dovuto ad un singolo alimen-to quanto alle abitudini oc-cidentali eccessivamente energetiche, spesso troppo abbondanti e povere di frutta e verdura: la dieta è la se-conda causa di rischio dopo il tabacco. Sovrappeso e obesità gio-cano un ruolo importante tra le cause delle neoplasie di seno, colon-retto ed ute-ro. A tal proposito l’Ameri-can Cancer Society sugge-risce di:- seguire una dieta varia, ric-ca di frutta e verdura (almeno 5 porzioni di frutta o verdura

In Europa ogni anno circa due milioni di persone muoiono di cancro e si registrano più di tre milioni di nuovi casi. Circa sei milioni di persone con-vivono poi con la malattia. Nel Lazio i tumori costituiscono la seconda causa di morte: vengono infatti diagnosticati 25.000 nuovi casi l’anno di neoplasia maligna con circa 15.000 decessi. E’ chiaro, dunque, che la sfida contro il “male del secolo” è lungi dall’essere vinta.

Prof. Edmondo TerzoliOncologo

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al giorno)- mantenere un peso forma per tutta la vita- adottare uno stile di vita fi-sicamente attivo (attività mo-derata per 30 minuti o più, cinque giorni la settimana per gli adulti e 60 minuti o più per bambini e adolescenti).In relazione a quest’ultimo aspetto, l’attività fisica ha dimostrato la diminuzione della possibilità di contrarre cancro della mammella e del colon.Viceversa, l’alcool assunto in eccesso promuove l’in-sorgere del cancro di cavi-tà orale, faringe, laringe ed esofago. Anche il tumore del fegato, della mammella, del colon possono essere favo-riti dall’assunzione smodata di alcool.Un altro tema è quello delle “esposizioni occupazio-nali”. Ovvero, l’esposizione eccessiva al nichel, ai fungi-cidi e pesticidi contenenti ar-senico, all’asbesto è rispet-tivamente causa di tumori polmonari, dei seni nasali e di mesoteliomi (tumori di pleura, peritoneo, pericar-dio). Contatti prolungati con benzidina e beta-naftilammi-na (industria della gomma) favoriscono le neoplasie del-la vescica. Il benzene sem-bra avere un ruolo nell’insor-genza di leucemie e linfomi. I raggi ultravioletti sono causa dei tumori cutanei.Alcune infezioni giocano un ruolo importante nell’ori-gine di varie neoplasie. Virus dell’epatite B nel cancro del fegato, virus del papilloma nel cancro della cervice, he-licobacter pilori nel cancro dello stomaco, HIV nei linfo-mi non Hodgkin e nel sarco-ma di Kaposi, virus Epstain- Barr nel linfoma di Burkitt. Quanto esposto deve im-pegnare la classe medica e quella politica ad una at-tenta opera di prevenzione: la società civile deve essere

correttamente informata che alcune “attenzioni” posso-no salvaguardarci o quanto meno ridurre il rischio di con-trarre tumori. La fiducia nelle terapie, sicuramente ben ri-posta, non deve far abbas-sare la guardia, al contrario deve convincere i non malati a prevenire la malattia nella consapevolezza che evitarla è la migliore “strategia tera-peutica”.

LA PREVENZIONE SECONDARIALa diagnosi pre-clinica- cioè posta in essere prima che la sintomatologia sveli la presenza di una neoplasia - rappresenta l’arma spes-so decisiva per la possibilità di guarigione, una volta che non sia stato possibile preve-nire il male. Oggi è verosimile sostenere che campagne di diagnosi “anticipata” possa-no aver successo nei tumori della mammella, del colon-retto e della cervice uterina. In un futuro prossimo è ipo-tizzabile che altre neoplasie possono essere oggetto di simili strategie.

CANCRO DELLA MAMMELLAE’ dimostrato che lo scree-ning delle donne di età tra i 50 e i 60 anni con mam-mografia ogni due anni ha ridotto la mortalità dovuta a questa neoplasia. Esistono prove limitate di efficacia per lo screening mammografico per le donne di età compre-sa tra i 40 ed i 49 anni, sen-za rischio familiare. Alcuni dati sembrano dimostrare il successo di tale comporta-mento anche per donne con età compresa tra i 60 ed i 74 anni.

CANCRO DEL COLON-RETTOEsistono dati sufficienti per raccomandare la realizzazio-ne di screening di massa per soggetti asintomatici con il test per la ricerca del san-gue occulto nelle feci, da

effettuare ogni due anni per la popolazione di età supe-riore ai 50 anni.E’ inoltre accertato che la sigmoidoscopia (un esame endoscopico che permet-te il controllo, attraverso un endoscopio per via rettale, della superficie interna del tratto terminale del grosso intestino) è strumento sicu-ro ed accettabile al fine della prevenzione.

Costi ed eventi avversi della metodica non sembrano im-pedirne l’uso. La prevenzione, primaria e secondaria, considerato quanto detto, sarà in grado di garantire a tutti noi la pos-sibilità di allontanare il rischio di ammalarsi o di guarire più facilmente. Inoltre genererà un risparmio nella spesa sa-nitaria evitando di creare o quanto meno riducendo una popolazione di malati che in-cide in modo negativo sulle già esigue risorse finanziarie dedicate alla sanità. Bisogna tornare ad occupar-si dei cittadini sani oltre che dei cittadini malati, evitando che i primi si trasformino nei secondi.La possibilità di ridimensio-nare in modo significativo l’incidenza della malattia e la mortalità ad essa legata è funzione diretta di una pre-venzione corretta. Pur ricono-scendo alle varie terapie oggi disponibili grande importan-za nella lotta alla “malattia del secolo” è tuttavia accer-tato che l’attività di preven-zione è ancora la prima e fondamentale cura.

Prof. Edmondo TerzoliOncologo

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Carlo Lucherini, laureato in sociologia, a 22 anni rico-pre l’incarico di assessore

alla Sanità e ai Servizi Sociali del Comune di Monterotondo. Tre anni più tardi è eletto sindaco, mante-nendo per vent’anni la carica di primo cittadino. Dopo essere sta-to eletto per due volte consigliere provinciale, nel 2000 entra in Con-siglio Regionale. Nel 2008 è eletto prima coordinatore e poi segreta-rio del Partito Democratico nella Provincia di Roma. Nella scorsa legislatura ha ricoperto l’incarico di Vicepresidente del Consiglio Re-gionale. Nelle ultime elezioni è sta-to rieletto alla carica di Consigliere Regionale.

Roberto Buonasorte, nel 1990 viene eletto per la pri-ma volta consigliere comu-

nale a Monterotondo. E’ rieletto nel 1995, nel 1999 quando è il candi-dato sindaco del centrodestra e nel 2004 risultando il consigliere comunale più votato nella Casa delle Libertà. Nel 2003, il Presiden-te della Regione Storace lo nomi-na Presidente dell’I.R.Vi.T. (Istituto Regionale per le Ville Tuscolane) che si occupa della valorizzazione del patrimonio rinascimentale. Il 26 luglio 2007, è tra i 35 fondatori del movimento politico “La Destra”. Oggi è commissario della Federa-zione di Roma e Provincia de La Destra e Consigliere Regionale.

Giuseppe Rossodivita, 40 anni, avvocato penalista, dal 1997 è militante radi-

cale. Avvocato di Marco Pannel-la, di Emma Bonino e del Partito Radicale. E’ stato, tra l’altro, di-fensore del dr. Mario Riccio, as-solto con formula piena dal rea-to di omicidio del consenziente per aver staccato su richiesta di Pergiorgio Welby il respiratore ar-tificiale che lo teneva in vita. Dal 2001 è componente della Direzio-ne Nazionale di Radicali Italiani, responsabile del settore giustizia ed è Segretario del Comitato Ra-dicale per la Giustizia Piero Ca-lamandrei. Eletto Consigliere Re-gionale è Presidente del Gruppo Radicale alla Pisana.

Fabrizio Sciarretta

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Bonasorte - Lucherini - RossodivitaI tre Consiglieri Regionali eretini a confronto

TRIS D’ASSI

Le elezioni regionali dello scorso aprile hanno determinato un risultato eccezionale dal punto di vista del territorio eretino, ovvero l’elezione di ben tre consiglieri regionali di Monterotondo. Viene spontaneo chie-dersi cosa ciò significherà per un’area in forte crescita urbana, sociale ed economica e che, proprio per questa dinamica, si trova a dover af-frontare problematiche importanti ed allo stesso tempo a dover essere capace di cogliere opportunità altrettanto importanti.Per poter iniziare a capire tutto questo, Salute Più ha condotto tre inter-viste parallele, sottoponendo a Roberto Buonasorte, a Carlo Lucherini ed a Giuseppe Rossodivita (in rigoroso ordine alfabetico) le medesime cinque domande e pubblicando una accanto all’altra le loro risposte.

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L’INTERVISTALa presenza di tre eretini nel Consiglio Regionale è un evento senza precedenti. Cosa cambierà per Monte-rotondo?Buonasorte. Ovviamente si tratta di un evento eccezionale, tanto da non essersi mai prima d’ora verificato in nessun co-mune del Lazio. Inoltre, la novi-tà sta anche nel fatto che men-tre fino ad oggi Monterotondo è sempre stata rappresentata in regione dalla sinistra, questa volta c’è anche un consigliere di destra che per di più fa parte della maggioranza. Gli ereti-ni, e più in generale gli elettori del “nord est”, hanno compre-so come sia importante farsi rappresentare da persone del territorio e che, per il nostro ter-ritorio, questo significa la pos-sibilità di ricevere dalla regione più risorse per lo sviluppo.Lucherini. E’ certamente un fatto positivo per la città. Al di là delle diverse posizioni politiche è importante che si marci insie-me nelle occasioni importanti come il bilancio o il piano sani-tario. L’obiettivo comune deve essere quello di rappresentare al meglio il territorio.Rossodivita. Occorrerà ve-dere quanta convergenza ci sarà. Se ognuno tirerà solo ‘la propria carretta’ al massimo si potrà realizzare una somma; l’opportunità è di realizzare una moltiplicazione.Cosa ha fatto negli ultimi 5 anni la Giunta Marrazzo per il territorio di Monteroton-do? Cosa dovrebbe fare la Giunta Polverini e cosa, se-condo Lei, riuscirà effettiva-mente a fare?Buonasorte. Come dicono i bi-lanci regionali, ha destinato più risorse a Monterotondo Stora-ce che Marrazzo. Penso ai fon-di per lo svincolo autostradale, al Teatro Ramarini, alla TAC per l’ospedale. Quindi, il mio giudizio sulla Giunta Marrazzo è negativo. Con la presidente Polverini e tre consiglieri eretini potremo fare molto e lo svinco-

lo autostradale rappresenterà la leva che ci consentirà di sfrutta-re a pieno le potenzialità della nostra città. Le grandi iniziative dovranno articolarsi attorno alla riconversione del deposito del-l’Aeronautica in campus univer-sitario, al nuovo ospedale, allo sviluppo delle aree produttive e commerciali valorizzate proprio dallo svincolo. Lucherini. Abbiamo inserito l’ospedale di Monterotondo nel piano sanitario, con una batta-glia politica che è stata duris-sima. Abbiamo lavorato per la viabilità, inserendo importanti finanziamenti per strade come la variante alla Salaria che si sta completando, l’allargamento della Salaria fino a Settebagni, la nuova arteria Nomentana-via delle Fornaci. E poi la piscina comunale che è stata ricostrui-ta grazia al finanziamento re-gionale, il casello autostradale, il finanziamento di 1 milione di euro per l’adeguamento del Santo Gonfalone. C’è da au-gurarsi che si prosegua su que-sta strada.Rossodivita. La Giunta pre-cedente ha stanziato 14 milioni di euro per l’adeguamento del tratto della Salaria tra Setteba-gni e Monterotondo, ma proprio di questi giorni è la notizia che il CIPE (Governo) ha fatto rima-nere nel cassetto il progetto del raddoppio della Salaria, che dunque non partirà. Un primo, bruttissimo segno di disinteres-se per il nostro territorio, con la intera maggioranza e la Giunta Polverini che non ha alzato un dito. La situazione della mobili-tà verso Roma è oramai intolle-rabile e grazie alla Polverini tale rimarrà. Nel solo 2009, il Sistema Sanitario Regionale ha pro-dotto un disavanzo di oltre 1.5 miliardi di euro. Quali misure occorre adottare per risanare il sistema? Le 600 strutture ambulatoriali “pri-vate accreditate” che ope-rano nella Regione offrendo un capillare servizio sul ter-

ritorio, troveranno finalmen-te pari dignità rispetto alle strutture pubbliche e saran-no inserite nei meccanismi di programmazione dell’as-sistenza sanitaria regionale e nel CUP?Buonasorte. Francamente, non mi appassiona la distinzio-ne tutta ideologica tra pubblico e privato. L’importante è che il cittadino venga curato bene. Quindi, per me, gli operatori sono tutti uguali: devono offrire un servizio di qualità ed eco-nomicamente sostenibile per la Regione e spesso i dati di-cono che il privato costa meno del pubblico. In accordo con la Polverini, dico che la soluzione non è tagliare i posti letto ma abbattere gli sprechi. Dunque, parità tra pubblico e privati ma sottoscrivendo con questi ultimi quello che definirei un “proto-collo d’intesa etico” dove il rap-porto con il cittadino, l’umanità, la trasparenza, vengano prima del profitto. Nel protocollo inse-rirei un elemento di novità: che il privato investa parte dei suoi profitti in un fondo per la ricer-ca che concorra a finanziare, appunto, la ricerca in medicina nella Regione Lazio.Lucherini. Con la giunta Mar-razzo abbiamo coperto intera-mente il debito accumulato dal-la giunta Storace di 9 miliardi e 600 milioni con un mutuo che dovremo pagare per i pros-simi 30 anni. Abbiamo ridot-to il disavanzo da due miliardi l’anno a 1 miliardo e 300mila. Nei prossimi giorni la Polverini dovrà prendere delel decisioni ancha a causa del blocco dei 400 milioni di euro dei fondi Fas. La Regione è commissa-riata e accreditamenti saranno impossibili in queste condizioni. Penso che comunque privato e pubblico debbano, in un regime di eccellenza concorrere sullo stesso piano per fornire servizi adeguati alla cittadinanza. Rossodivita. La Giunta prece-dente ha costantemente ridotto il disavanzo. Grazie a Storace

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paghiamo, con soldi delle mag-giori tasse che pagano i laziali, un mutuo di 340 milioni di euro all’anno per 30 anni, servito per ripianare il debito. Cosa occor-rerebbe fare? Superare il Com-missariamento; rinegoziare la sottostimata partecipazione del Lazio al Fondo Sanitario Na-zionale; riequilibrare la spesa sanitaria che è accentrata sulle costose prestazioni ospedalie-re a favore dei presidi territoriali per le prestazioni più semplici e con carattere continuativo, consentendo agli ospedali di alta specialità di ottimizzare l’uso delle risorse per risponde-re alle domande più comples-se; monitorare l’appropriatezza delle prestazioni erogate. Nel rapporto con la sanità priva-ta, occorrerebbe distinguere gli operatori per complessità, ponendo attenzione alla con-gruità delle prestazioni ed indi-viduando i criteri per consentire agli operatori privati e pubblici di operare in condizioni reali di pari opportunità.Per il nuovo ospedale di Monterotondo, dobbiamo aspettarci solo altri impe-gni o diventerà realtà? Quale configurazione operativa po-trebbe avere, considerando la vicinanza del Sant’Andrea e la necessità di ottimizzare la spe-sa sanitaria?Buonasorte. Io mi sono battu-to perché il nuovo ospedale si facesse a Monterotondo e non sulla Nomentana e questo non per campanilismo ma per evi-denti motivi logistici. Adesso, per passare dalle intenzioni ai fatti, bisognerà verificare se la Giunta Marrazzo ha veramente lasciato la copertura finanziaria per l’operazione, come ha di-chiarato. Per quanto riguarda la configurazione operativa del-l’ospedale, credo che questa decisione non spetti alla poli-tica ma ai tecnici. Le possibili soluzioni andranno verificate all’interno del Piano Sanitario Regionale nonché, certamente, rispetto ai servizi già resi dal vi-

cino S. Andrea. Queste, però, sono scelte tecniche.Lucherini. L’ospedale che sor-gerà allo Scalo sarà l’ospeda-le della Sabina romana e della Valle del Tevere. Per realizzarlo l’ospedale di Palombara è sta-to trasformato in Casa della sa-lute. Quelli di Civita Castellana e Magliano sabino in presidi di prossimità. Si sono così re-cuperati i posti letto necessari L’ospedale avrà 250 posti letto con un bacino di utenza di 250 mila abitanti che non coincide con quello del Sant’Andrea. Rossodivita. La realizzazio-ne dell’Ospedale della Valle del Tevere è un punto inserito nel Piano Sanitario Regionale firmato anche dal Commissa-rio di nomina Governativa. Si tratta di passare ai fatti, cosa che spetterà alla Giunta del-la Polverini. Dall’opposizione posso stimolare e tentare di evitare ‘ripensamenti’ o colpi di mano che finirebbero per dan-neggiare i cittadini di un’area vasta che comprende ma non si esaurisce con Monteroton-do. Penso ad un Ospedale ad elevatissima specializzazione, sia in termini di personale che di strutture tecnologiche. Oc-corre vigilare però, affinché non diventi l’ennesimo baraccone clientelare della politica locale da utilizzare come serbatoio di voti e di preferenze.Pensa che la Regione possa contribuire definitivamente al recupero del Teatro Ra-marini e, se si, come do-vrebbero essere impiegati gli eventuali fondi regiona-li? Quale sarà l’utilizzo della struttura una volta comple-tata?Buonasorte. Per onore di veri-tà, va detto che il Teatro Ramari-ni è stato ristrutturato con i fondi della Giunta Storace. Poi, che i lavori effettuati sono inadeguati: sono stati mischiati cinque stili diversi dando luogo ad un’ac-cozzaglia inaccettabile. Ciò detto, se servissero altri fondi, sarei disponibile a proporre in

regione un emendamento per reperirli. Vorrei mettere però un punto fermo: il teatro non può essere gestito dai soliti noti e dalle solite associazioni amiche. La politica deve restare fuori da queste scelte: il Comune dovrà nominare un Direttore Artistico di fama che riporti il Teatro Ra-marini agli antichi splendori.Lucherini. Il teatro Ramarini è già quasi completato. E’ stato acquistato dal Comune grazie ad un finanziamento regionale di due miliardi di lire in seguito ad un mio emendamento al bilancio. Sono convinto che la struttura comunale dovrà esse-re gestita in modo da favorire la produzione teatrale nel circuito nazionale così come incentiva-re la produzione di spettacoli delle compagnie locali.Rossodivita. La Provincia di Roma ha stanziato un milione di Euro per la ristrutturazione ed il recupero del Teatro Ramarini che deve al più presto tornare ad essere un centro di aggre-gazione culturale per la città. Chiederò al Comune di Monte-rotondo un dossier sulla situa-zione relativa ai tempi, ai costi del recupero ed alle idee relative all’utilizzo del Ramarini. La pre-senza di un Teatro per una città è importantissima, penso so-prattutto ai giovani ed agli scarsi stimoli culturali che ricevono dai media tradizionali; immagino un luogo al servizio dei cittadini in ogni occasione utile e per qual-siasi tipo di evento che possa partecipare alla crescita cultu-rale della comunità. Il Governo Berlusconi ha operato pesanti tagli nel settore, mostrando di avere scarsa considerazione per la cultura e per il teatro. Il programma della Polverini nel Lazio è conseguente a quello di Berlusconi, ma sarebbe bello avere una Stabile Compagnia Teatrale di Monterotondo e la Regione sul punto potrebbe stanziare i fondi necessari.

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DIl Fara Music Festival – che dal 19 al 25 Lu-glio celebrerà la sua quarta edizione, - è divenuto in soli tre anni una realtà nazionale tra i festival di musica Jazz. Più di 30 concerti

con i più grandi jazzisti a livello internazionale, 300.000 visite sul sito ufficiale - www.faramusic.it- più di 5.000 musicisti iscritti al blog della manifestazione - www.my-space.com/faramusic - 25.000 spettatori nel corso delle tre edizioni, un doppio CD live contenente i migliori brani del 2008 in vendita per RAITrade in tutti i negozi di dischi in Italia, il Premio Fara Music Jazz Live, concorso aperto ai giovanissimi talenti europei del jazz, alla sua prima edi-zione nel 2009.Il Festival nelle prime tre edizioni , oltre ad ospitare alcuni tra i più grandi jazzisti a livello internazionale come Tuck & Patti, Enrico Rava, Danilo Rea, George Garzone, Rosario Giuliani, Maria Pia De Vito, Roberto Gatto, Gegè Telesfo-ro, Ivan Segreto, Fabrizio Bosso, Maurizio Giammarco, Bob Gullotti, Michael Rosen, ha accolto oltre 300 studenti di musica provenienti da tutta Italia, che hanno avuto la possibilità di studiare con artisti del calibro di Maria Pia de Vito, Fabio Zeppetella, Umberto Fiorentino, Dario Deidda, Ares Tavolazzi, Fabrizio Sferra, Ellade Bandini, John Ar-nold, Ramberto Ciammarughi, Greg Burk, Susanna Sti-vali, Andrea Rodini, Elsa Baldini, Raffaella Misiti.

Fara Music Festival e Fara Music Summer School

Il Festival inizierà con un’ante-prima domenica 18 luglio presso la Centrale Enel di Farfa: un’occasione per unire alla cul-tura degustazioni di prodotti eno-gastronomici tra i più premiati in Italia

Fara Music Festival e Fara Music Summer School

Il Fara Jazz Festival è diventato in tre anni un palcosce-nico musicale di primo livello. Si tratta della forza di una buona idea, dell’impegno degli organizzatori o ci sono altre considerazioni?Certamente l’impegno degli organizzatori è notevole e l’idea originaria, evidentemente, aveva una sua forza. Il festival però, mi porta a fare anche una considerazione più ampia, siamo cioè davanti ad una situazione in cui il jazz si distacca dall’ascolto di nicchia ed approda ad un pubblico più composito. Eventi come il Fara Music Festival hanno tra l’altro proprio questo ruolo: in una fase storica in cui una delle problematiche più evidenti è l’ap-piattimento culturale, sono necessari a dare una risposta positiva ed incoraggiare coloro che hanno la curiosità per approfondire nuovi argomenti, per lasciarsi coinvolgere in nuove esperienze.

Viene naturale a questo punto chiederti quale tipo di pubblico frequenta il festival ?Un pubblico decisamente eterogeneo; dall’amante del jazz al musicista, dallo studente al professionista. Anche se non posso fare una catalogazione precisa, quello che posso dire è che il pubblico proviene sia dalla provincia di Rieti che da Roma e Viterbo. Ho conosciuto persone che per alcuni concerti (tutti sempre gratuiti) sono arrivati da Perugia, Terni, L’Aquila, Teramo, Pescara. Va anche detto che non tutti vengono con l’obiettivo principale di assistere ai concerti: c’è anche chi vuole solo partecipare alla kermesse delle strade del borgo, godersi il fresco dei sui 480 metri di altezza. Ma va benissimo così, perché piano piano si crea cultura intorno al jazz, ci si avvicina a questa musica e si apprezza questo gioiello rappresen-tato da Fara Sabina.

Enrico Moccia con Enrico Rava - Foto di Fabrizio Farese

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Fara Music Festival e Fara Music Summer SchoolFara Music Festival e Fara Music Summer School

Sulla passione per Fara non posso che venirti appresso ! Ma come va l’alchimia tra borgo e festival ?Io a Fara ci sono nato e ci vivo, quindi magari non sono obiettivo, ma fammi dire che Fara Sabina è un borgo storico meraviglioso ed è l’ambientazione adatta per un festival come il Fara Music. I concerti in piazza, le mostre fotografiche sul jazz lungo la via, le degustazioni all’inter-no dei vicoli, le installazioni d’arte moderna, gli artigiani all’interno delle cantine, la didattica all’interno dei palazzi storici, le scenografie virtuali sulle facciate dei palazzetti, le jam session sulla passeggiata, sono tutti ingredienti im-portantissimi per il successo dell’iniziativa.

I concerti e la didattica insieme mi sembrano un mix vincente …In effetti i seminari al Fara Music sono davvero la nostra

forza. I workshop estivi avvengono durante i giorni del festival e quello invernale all’interno del Convento delle Clarisse. Ogni anno raggiungiamo il massimo delle iscri-zioni e siamo costretti a chiuderle perché non ci sono ab-bastanza alloggi. Circa 300 studenti provenienti da tutta Italia hanno fin qui frequentato i nostri corsi, ottenendo un attestato importantissimo per il proseguimento della loro carriera. I costi dei seminari sono poi tra i più bassi in Italia, con i più quotati insegnanti a livello nazionale, così come sono estremamente bassi i costi degli allog-gi all’interno del Convento delle Clarisse. Infine, ancora una volta, c’è il borgo: i concerti così come la didattica all’interno dei palazzi storici hanno un sapore diverso. Si respira cultura, essendo poi tutto a misura d’uomo, gli studenti sono a contatto 24 ore al giorno con insegnanti e concertisti, e tutto questo crea un’atmosfera magica

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Associazione Fara MusicVia del Popolo 15, 02032 Fara in Sabina (RI)C.F. 90050600577 – P.I. 01013970577Web: www.faramusic.it Blog: www.myspace.com/faramusicMail: [email protected] Cell. 328/7664585

Tuck & Patti - Foto di Fabrizio Farese

Fammi esplorare un altro aspetto. Cosa significa il fe-stival in termini di indotto per il territorio?Il festival, chiaramente, non solo porta avanti un discorso culturale ma in questi anni è stato in grado di creare per Fara e la Sabina un importante flusso turistico. L’anno scorso, nel corso della settimana, abbiamo registrato circa diecimila presenze. Tra musicisti e studenti riem-piamo tutte le strutture ricettive della zona: il Convento, gli agriturismi, le case affittate dai privati. Ti dirò di più: io sono convinto, e Fara Music lo dimostra, che eventi culturali ben organizzati sarebbero in grado di rivitalizzare non solo dal punto di vista culturale ma anche da quello economico un centro storico che d’inverno conta circa 250 abitanti. Credo quindi che il Fara Music Festival sia un buon esempio per molti.

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IN SABINA

norevole Felici, iniziamo dai principi generali, quale ruolo è affidato alle provincie nell’am-

bito del ciclo di gestione dei rifiuti?In primo luogo, va detto che la gestio-ne operativa della raccolta e smaltimen-to dei rifiuti è compito dei comuni i quali percepiscono dai cittadini una apposita tassa proprio per finanziare questa atti-vità. Viceversa, però, tutti i livelli dell’am-ministrazione dello Stato hanno respon-sabilità proprie nel predisporre risorse ed azioni di supporto ai comuni. Il sistema si fonda sulla legge 152 del 2006 che prevede che ciascun “ambito territoriale ottimale”, nel nostro caso il territorio della provincia, debba essere autosufficiente nello smaltimento dei rifiuti da esso stes-so prodotti. Il Governo, con la Legge Fi-nanziaria del 2007, ha anche posto spe-cifici obiettivi per proteggere l’ambiente e ridurre i costi di gestione dei rifiuti. Infatti, ha indicato un obiettivo di raccolta diffe-renziata dei rifiuti urbani pari al 60% per il 2011. La Regione Lazio, a sua volta, ha predisposto un suo piano di gestione dei rifiuti dal quale discendono i piani provin-ciali che garantiscono il raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata, fis-sano i parametri economici e definisco-no il sistema di impianti di trattamento e smaltimento necessari.

E la Provincia di Rieti a che punto sta di questo percorso?Affronterei l’argomento da due punti di vista: da un lato, l’attuale stato delle cose e, dall’altro, le azioni che stiamo metten-do in campo. Infatti, in questo momento, la nostra provincia è lontana dall’auto-sufficienza: i rifiuti del reatino vengono trasportati a Viterbo per essere smaltiti e

Dopo l’approvazione nel 2008 del Piano Provinciale per i Rifiuti, nel reatino il tema della raccolta differenziata, uno degli snodi vitali quando si parli di tutela dell’ambiente in un territorio fortemente urbanizzato e popolato, sta passando dalla fase progettuale a quella delle realizzazioni pratiche. Poiché salute,ambiente, qualità della vita sono argomenti fortemente correlati, ci è sembrato importante fare il punto della situazione e capire come si stiano muovendo le amministrazioni locali e quale sia l’orizzonte temporale di riferimento.Tratteremo il tema sia in questo numero della rivista che nel prossimo attraverso alcune interviste: ini-ziamo con Giancarlo Felici - da circa un anno As-sessore alla Provincia di Rieti per le Attività Produt-tive e Sviluppo Locale, Formazione Professionale, Energia, Trasporti e Rifiuti – e prima di allora per un decennio sindaco di Montopoli e con Fabio Refrigeri, sindaco di Poggio Mirteto e Pre-sidente dell’Unione dei Comuni della Bassa Sabina.

Giancarlo Felici Assessore alla Provincia di Rieti

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la raccolta differenziata è ancora indietro. Tutto questo ha anche delle conseguen-ze economiche: grossomodo, il sistema oggi in essere costa 120 euro per citta-dino all’anno, ovvero circa 20 milioni di euro. Se questo è lo stato delle cose, però, è anche vero che stiamo rapida-mente mettendo in campo le azioni ne-cessarie per raggiungere gli obiettivi na-zionali. Nel 2008 abbiamo varato il Piano Provinciale dei Rifiuti, nel 2009 abbiamo supportato i comuni mettendo a loro di-sposizione, a spese della provincia, 12 mezzi e 75 operatori dedicati alla diffe-renziata. Il 2010 è dedicato alla costitu-zione di una società mista pubblico-pri-vato per la gestione, a livello provinciale, dell’intero ciclo. In pratica, la Provincia ed i comuni reatini, deterranno il 60% del capitale di un’azienda che sarà respon-sabile della raccolta, trasporto e gestione degli impianti di trasformazione dei rifiuti. Entro l’anno, vogliamo aver individuato il socio privato ed avviato l’attività. Si trat-terà di un cambiamento radicale rispet-to alla situazione attuale, dove ben 12 aziende effettuano questo servizio nel territorio della provincia.Lei diceva che il Piano Provinciale definisce nel suo complesso anche il sistema impiantistico. In sintesi, come si articolerà?Il nostro obiettivo è quello di ottimizzare il ciclo di gestione. Quindi, innanzitutto, stiamo dotando il territorio della provincia di sei “isole ecologiche” per consentire ai

comuni di conferire lì la loro differenziata. Di queste 6 isole, due sono già realizzate e quattro sono in progettazione. Poi, rea-lizzeremo tre impianti di trattamento: uno per la lavorazione della raccolta differen-ziata e l’invio dei materiali ai consorzi di recupero, un secondo per il trattamento del cosiddetto “umido” al fine del com-postaggio ed il terzo per la gestione di quel che rimarrà di raccolta indifferenziata onde recuperare quanto possibile ed in-viare il resto in discarica. Infine, come di-cevo prima, avremo a breve una azienda dedicata ad occuparsi di quanto sopra.Ci sarà un ritorno per i cittadini?Credo proprio di si. Innanzitutto, non di-mentichiamo il fatto che gestire corret-tamente i rifiuti significa salvaguardare l’ambiente per noi e per i nostri figli, e mi sembra un fatto imprescindibile. Poi, e non guasta, la raccolta differenziata, l’autosufficienza del nostro territorio e l’impiego di un’unica azienda che po-trà avvantaggiarsi di economie di scala, porteranno ad un contenimento dei costi nella gestione dei rifiuti che significherà una riduzione delle imposte connesse.

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L’Unione dei Comuni della Bassa Sabina comprende Cantalupo, Forano, Monto-poli, Poggio Mirteto e Tarano raggrup-pando circa 17.000 cittadini con l’obiet-tivo di promuovere l’integrazione dei territori. In quest’ambito è stata svilup-pata un’iniziativa di raccolta differenziata su cui abbiamo fatto il punto con Fabio Refrigeri, Sindaco di Poggio Mirteto e Presidente dell’Unione.Presidente Refrigeri, quali sono i ri-sultati fin qui ottenuti?Ad oggi, nel territorio dell’Unione, servia-mo 3.800 utenze attraverso un servizio di raccolta porta a porta. Ogni settima-na ritiriamo carta e plastica mentre per il vetro impieghiamo i tradizionali punti d’accumulo. Ogni quindici giorni, poi, procediamo al ritiro dei rifiuti ingombran-ti. L’umido, invece, viene ancora raccolto attraverso il normale sistema dei casso-netti. Tutto questo ci ha portato al 15% di raccolta differenziata, un risultato ancora lontano dagli obiettivi provinciali e nazio-nali ma che ci consente di confrontarci con i problemi pratici ed individuare le necessarie soluzioni.Pertanto, come pensate di muovervi?Il futuro va esaminato da due punti di vi-sta: le soluzioni specifiche per il nostro territorio e l’integrazione nel più ampio sistema provinciale. Per quanto riguar-da le prime, il problema maggiore è la sparsità della popolazione sul territorio che renderebbe la raccolta porta a por-ta estesa a tutte le abitazioni economi-camente insostenibile. L’idea è quella di organizzare punti di accumulo a livello di strada in modo da agevolare le operazio-ni. Per realtà ancora piuttosto rurali quali siamo, un altro problema è la gestione di sfalci, potature di giardini e via dicendo.

In questo caso, abbiamo acquistato 800 compostiere che verranno distribuite alla popolazione e permetteranno a ciascu-no di gestire in autonomia questi residui producendo anche concime naturale da riutilizzare nel proprio giardino. Per quan-to riguarda, invece, l’integrazione nel sistema provinciale, ci posizioneremo in esso non appena dalla Provincia ci verrà il via libera e saranno disponibili gli im-pianti di trattamento di quanto raccolto attraverso la differenziata. A quel punto, potremo fare il salto di qualità estenden-do la differenziata a tappeto su tutto il territorio dell’Unione.Immagino che, però, per una realtà delle vostre dimensioni esista un pro-blema economico importante nel ge-stire la raccolta differenziata?Si, certo, perché in realtà siamo picco-li per poter gestire autonomamente un sistema di differenziata ottimizzato e dai costi contenuti. Già il fatto di operare come Unione aiuta ma un sistema di trat-tamento della differenziata ha bisogno, per essere economicamente sostenibile, di grandi quantità di rifiuti da trasforma-re. Ecco perché aspettiamo con urgenza l’avvio del sistema provinciale: pensi che sul bilancio del solo Comune di Poggio Mirteto, la gestione dei rifiuti incide per un costo di 600.000 euro l’anno. Si tratta di risorse ingenti per le quali ogni soluzio-ne di efficientamento è benvenuta.

IN SABINA

Fabio Refrigeri Sindaco di Poggio Mirteto

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a mestruazione è un fenomeno di tipo “Dr. Jekyll e Mr. Hyde”, a se-

conda del contesto culturale in cui avviene. In molte culture la comparsa del primo flusso mestruale segna il passaggio di una ragazza verso lo stato di donna, la mestruazione e la fertilità, nonché qualcosa da festeggiare.Alcune culture indiane ameri-cane consacrano i primi cicli mestruali con sontuose ce-lebrazioni. Per queste tribù, l’adolescente si pone in uno stato “potenziato” nel quale può influenzare il benessere del prossimo. In altre culture, invece, compresa quella USA, la mestruazione è vista come una seccatura ed una fonte di problemi fisici e psicologici. Alcune ricerche suggeriscono che le ragazze negli Stati Uni-ti non siano bene informate riguardo al ciclo mestruale e che le loro attese a riguardo siano affette da grossolani er-rori in negativo. Ad esempio, è poco noto quanto l’età di passaggio verso l’età adul-ta sia accompagnata da una notevole crescita scheletrica. Gli anni dell’adolescenza rap-presentano un periodo critico per la formazione delle ossa. Il picco di densità minerale os-sea e delle dimensioni ossee viene raggiunto quasi intera-mente durante l’adolescenza. Infatti, si dice che l’osteopo-

rosi sia una malattia pediatri-ca con conseguenze però in vecchiaia. Un indice di valuta-zione dello stato di salute ge-nerale, in particolare della sa-lute ossea, è la regolarità del flusso mestruale. Semplice da analizzare (basta chiedere!) ma fondamentale nel predire lo stato di salute ossea futu-ra. In base ai dati pubblicati in materia, più del 50% delle giovani donne senza ciclo per menopausa precoce consul-ta tre o più medici prima che

qualcuno le prenda sul serio e prescriva i test di laboratorio utili per una diagnosi. Mol-te altre donne, però, tardano a consultare uno specialista perché l’assenza del ciclo non è considerato un problema si-gnificativo. La presenza di un ciclo rego-lare indica che le ovaie svol-gono normalmente la propria funzione di produzione ormo-nale, in particolare di estroge-ni. Questi “nutrono” e manten-gono in buono stato e giovani

OSTEOPOROSI: che c’entrano le adolescenti?

IL GINECOLOGO

Dott.ssa Manuela SteffèResponsabile del Centro per la procreazione medicalmente assistita di I° livello presso il Laboratorio Clinico Nomentano

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IL G

INEC

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Otutti i nostri organi (la pelle, i capelli, il cuore, ..) ma tra i principali bersagli troviamo le ossa. Ciò è valido anche nel sesso maschile. Gli uomi-ni che presentano un difetto congenito nell’utilizzo o nella sintesi degli estrogeni svilup-pano osteoporosi, nonostante la presenza di normali livelli di testosterone (il principale or-mone maschile). L’estradiolo (il principale ormone femmini-le) è pertanto importante ai fini del raggiungimento del picco di massa ossea tanto negli uomini quanto nelle donne. Il prezzo di una diagnosi ritar-data di un deficit di estrogeni consiste in una riduzione della densità minerale ossea. E’ op-portuno quindi essere più vigili verso le adolescenti che rife-riscono l’assenza o un ritmo anomalo del ciclo mestruale. Il fatalismo sulla regolarità del flusso durante l’adolescenza rappresenta una sfortunata concezione erronea che con-tribuisce al ritardo di un cor-retto inquadramento diagno-stico. E’ dimostrato che nelle ragazze normali dopo il primo flusso mestruale, è conside-rato anomalo una ricorrenza del ciclo superiore ai 90 gior-ni. Pertanto, una volta esclusa la gravidanza, il medico deve

concentrarsi su vari aspetti della storia clinica (tab. 1). Si procede quindi alla prescrizio-ne di semplici dosaggi ormo-nali per poter giungere alla dia-gnosi corretta. Questa dovrà essere ampiamente illustrata alla paziente ed ai suoi geni-tori (se minore), per poter ge-stire le potenziali conseguenze emotive e fisiche (tab. 2).Le principali cause dell’ame-norrea secondaria (ossia as-senza di ciclo dopo che lo sviluppo mestruale) sono so-stanzialmente quattro: iperpro-lattinemia (ossia tassi elevati di un ormone detto prolattina), amenorrea ipotalamica (ossia una disfunzione nel comando dell’ipofisi), menopausa pre-coce e la sindrome dell’ovaio policistico. Le prime tre cause sono in genere associate ad un deficit di estradiolo, mentre la sindrome dell’ovaio polici-stico non lo è.Iperprolattinemia e amenor-rea ipotalamica: molti casi di iperprolattinemia e di amenorrea ipotalamica ri-spondono ad un trattamento farmacologico adeguato, con il ritorno ad un’adeguata fun-zionalità ovarica e la conse-guente remissione del deficit di estrogeni. Un difficile esem-pio di amenorrea ipotalamica

è l’anoressia, dove spesso è presente anche una seria compromissione dello stato di salute generale anche se non evidente. Menopausa precoce: nel caso della menopausa preco-ce non esistono attualmente terapie efficaci che possano ripristinare l’attività ovarica. Pertanto le ragazze e le gio-vani donne affette da questa patologia è opportuno che as-sumano una terapia ormonale sostitutiva fino all’età in cui in-terviene la menopausa natura-le. Infatti, le donne la cui ame-norrea sia iniziata prima dei 20 anni presentano una densità minerale ossea ridotta, di 3 volte inferiore rispetto a quelle in cui la patologia è comparsa dopo i 20 anni. Inoltre è molto frequente riscontrare un’insuf-ficienza di vitamina D ed un inadeguato apporto di calcio. Oltre alla terapia farmacolo-gia adeguata, il Department of Health and Human Servi-ces degli USA raccomanda un’adeguata attività fisica, che aiuti la buona salute delle ossa: minimo un’ora al giorno di attività moderata, unitamen-te allo svolgimento di attività di rafforzamento muscolare e corporeo almeno tre volte alla settimana.

Aspetti da valutare:- Può essere una prima manifestazione di uno stato precario di salute generale?- Si è sottoposta ad un eccessivo esercizio fisico?- L’apporto calorico è inadeguato? ( es: anoressia)- E’ presente un eccessivo stress emotivo?- Si è sottoposta in precedenza a radioterapia o chemioterapia?- Sono presenti cefalee, disturbi della vista o secrezione lattea dal seno?- Vi sono segni di eccessivi ormoni maschili?

Informare la paziente ed i suoi genitoria seconda del caso

- L’adolescenza comprende un ampio spettro di livelli di maturità emotiva- La diagnosi influenza sia la ragazza che i suoi genitori- La famiglia rappresenta un’unità emotiva

Gestire la condizione della paziente- Salute emotiva- Salute genetica- Salute fisica- Pianificazione familiare

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Toshiaki Yoshikawa è uno dei migliori chef giapponesi ed anche il maggiore esperto di cucina ita-liana del Sol Levante dove ha scritto li-bri dall’inequivocabile contenuto, quali il “Grande libro della cucina italiana”. Per questa sua peculiarità è spesso ospite di trasmissioni TV dedicate all’Italia ma ha anche contatti con aziende di im-port di prodotti tipici italiani. Poiché tra gli obiettivi dell’associazione “La Palom-bella” vi è la valorizzazione dei prodotti della Sabina, è nata l’idea di invitare lo chef giapponese a Palombara per fargli conoscere di prima mano le realtà pro-duttive della zona. La visita si è svolta il 6 giugno, quando l’ospite è stato ac-

colto dal Presidente dell’Associazione, il Dr. Giovanni Quaglia. Yoshikawa è stato innanzitutto portato a visitare la millena-ria pianta d’olivo che a Palombara viene chiamata “U livò” per poi proseguire al Castello Savelli, dove a ricevere l’ospite c’era il sindaco Paolo della Rocca e dove è avvenuta la presentazione dei prodotti. Le aziende che hanno aderito all’iniziati-va sono state la “De Santis“, la “Massimo Massimi”, la “Antonella Dominici” e la “ Michele Rubino”; con la loro produzio-ne di olio DOP e vino IGT. L’incontro si è concluso con un pranzo, organizzato dalla “Delizie della Sabina” di Michela Schiti, una azienda di catering palomba-rese, a base di piatti locali conditi con olio a crudo, per farne risaltare le pro-prietà organolettiche, accompagnati dai i vini delle aziende “ Michele Rubino” e “Massimo Massimi”. Naturalmente tra i prodotti presentati non potevano non far bella mostra di se le “cerase” offerte dal socio Valter Decadi.

IN SABINAIl Giappone alla ricerca dei prodotti tipici della SabinaA Palombara la visita di uno dei migliori chef giapponesiorganizzata dall’Associazione Socio Culturale ”La Palombella”

L’Associazione prende il nome in onore del Generale Alessandro Guidoni, prima Medaglia d’oro al

Valore Aeronautico, al quale fu poi dedi-cato il Comune di Guidonia Montecelio e si prefigge la diffusione dello sport del tiro a segno, nonché la promozione del-la cultura storica e materiale legata alle armi ed al loro utilizzo legittimo, etico e sicuro. Per tali fini, l’ASD Alessandro Gui-doni organizza squadre e gruppi sportivi per la partecipazione a gare e campiona-ti ed organizza attività sportive, ricreative

e culturali a favore dei propri soci. Tra gli sport praticati vi sono il tiro a segno con armi ad aria compressa e con armi da fuoco ed il tiro con l’arco e la balestra, L’attività didattica prevede un nutrito pro-gramma di corsi tra cui:tiro accademicotiro dinamicotiro operativoanti-aggressione e difesa femminilecorretto utilizzo, in sicurezza, delle armipreparazione per il rilascio del Certificato d’idoneità al maneggio delle armi

Associazione Sportiva Dilettantistica Alessandro Guidoni

ASSOCIAZIONE SPORTIVA DILETTANTISTICA ALESSANDRO GUIDONI Via Maremmana Inferiore, 50 00012 Guidonia RomaInfo-line 338/7647799 e-mail: [email protected] web: www.asdalessandroguidoni.it

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Il massaggio Ayurveda ; riequi-libra il benessere psico – fisico dell’uomo.

Ayurveda; il termine è dato da ayur = vita e veda = conoscenza della vita ed è una delle scienze olistiche;

Olismo; filosofia orientale che vede l’uomo nel suo insieme all’interno dell’universo ed è rappresentato dal tao dove il cerchio rappresenta la terra, i pallini rappresenta-no l’uomo e la donna, il bianco e il nero rispettivamente sono il bene e il male.

In ognuno di noi c’è un tao perchè c’è sia il bene che il male, c’è un po’ donna e un po’ uomo.Noi prendiamo e cediamo l’energia dal-la natura, la gioia dal sale, la noia dalla pioggia, prendiamo l’energia dal cibo che mangiamo, il dolore e lo scompenso fisico è dato da un valore o uno stato inferiore.

L’universo; è formato da 5 elementi che sono presenti nella materia dell’universo, energia più materia sono una cosa sola.Acqua, fuoco, terra, aria ed etere che in-fluenzano il tutto e creano anche le per-sone. Aria e etere: con l’azione e il movi-mento generano il calore e quindi il fuoco che a sua volta scioglie e crea l’acqua.L’acqua da vita a delle molecole che co-stituiscono la vita quindi la terra.

Questi elementi si combinano nel nostro corpo e sprigionano energia e quando ci sono degli scompensi c’è un calo di energia vitale. Lo stato di salute lo avver-te e a lungo andare da luogo a una ma-lattia “ ciò che oggi è una tristezza può portare domani una malattia”.

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