Mensile Valori n.61 2008

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valori Anno 8 numero 61. Luglio/Agosto 2008. € 3,50 Internazionale > Valori nel Congo della schiavitù al servizio delle miniere Finanza > Con il mercato dei derivati l’energia italiana rischia grosso Economia solidale > Ctm boccia Banca Prossima. E scatena il dibattito Dossier > Confronto con la sobrietà: comuni le critiche, non le proposte Decrescita? Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità DENNIS STOCK / MAGNUM PHOTOS Fotoreportage > Architetture futuristiche Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P . e I.R. Supplemento > Energie sostenibili

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Mensile di finanza etica, economia sociale e sostenibilità

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valoriAnno 8 numero 61. Luglio/Agosto 2008. € 3,50

Internazionale > Valori nel Congo della schiavitù al servizio delle miniereFinanza >Con il mercato dei derivati l’energia italiana rischia grosso

Economia solidale > Ctm boccia Banca Prossima. E scatena il dibattito

Dossier > Confronto con la sobrietà: comuni le critiche, non le proposte

Decrescita?

Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità

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Fotoreportage > Architetture futuristiche

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P. e I.R.

Supplemento > Energie sostenibili

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Sobrietà, più dirittimeno consumi

di Andrea Di Stefano

IL DIBATTITO DEI PROSSIMI ANNI, con il petrolio prossimo ai 200 dollari al barile e l’insostenibilitàreale di stile di vita dissipativi, sarà sempre più polarizzato dalla fine del dogma della crescita. Non è un caso perché proprio in Italia fu fondato nel 1968 il Club di Roma,su iniziativa di Aurelio Peccei e Alexander King, che produsse nel 1972 il Rapporto sui limitidello sviluppo. L’anno successivo fu quello del famoso shock petrolifero e il nostro Paeseentrò in una fase che venne battezzata dell’austerità. Da allora nulla è però cambiato. Anzi, la corsa ai consumi è proseguita ad un ritmo sempre più accelerato e gli squilibriinternazionali si sono accresciuti. L’accumulazione delle ricchezze si è sempre più polarizzata: oggi come denunciato dal quotidiano della city londinese Financial Timesle 1500 persone più ricche detengono un patrimonio pari a quello dell’1,5 miliardo più povero. Una sperequazione fatta soprattutto di concentrazione dei mezzi finanziari,evasione e elusione fiscale, progressivo trasferimento di reddito dalla parte meno abbiente a quella più ricca. Non possiamo non fare i conti con questa realtà anche se riteniamo, legittimamente, che molto dipenda dalle nostre scelte, dagli stili di vita di ogni giorno. Parlare di decrescita è molto istruttivo: ci permette di analizzare in modoprofondo quando l’ideologia dello sviluppo, della produzione e consumo di merci, della mercificazione stessa della nostra esistenza sia entrata profondamente nelle nostreabitudini e convinzioni. Da qui bisogna ripartire, dai nostri stili di vita improntati alla sobrietà, al risparmio, alla riduzione dei consumi. Ma senza dimenticare i diritti, il ruolo delle scelte pubbliche. Alla Superideologia “meno stato più mercato” dovremmo contrapporre “più diritti, meno consumi” cercando di combattere una facilederiva che ci ha trasformato tutti in consumatori piuttosto che cittadini, in titolari di una disponibilità economica che ci permette di acquistare merci che sono in realtà anche dei beni collettivi.

Da questo punto di vista alcune affermazioni dei teorici della decrescita lasciano molteperplessità: «gli indicatori di ricchezza e povertà non sono più adeguati semplicementeperché si è prodotto un cambiamento delle mentalità e modificarli mantenendo intatto il contesto economico e sociale significa mettere vino buoni in vecchie botti. La decolonizzazione dell’immaginario passa per un processo di reintroduzionedell’economia all’interno della sfera sociale – scrive Latouche ne La scommessa della decrescita – rovesciando così i termini della questione. Se invece ci si continua a concentrare sulla ricchezza economica, come avviene all’interno della società mercantile,la povertà viene considerata un problema e un’ingiustizia contro la quale lottare. Ma questa battaglia è necessariamente votata al fallimento poiché l’obiettivo si allontanasempre di più». Forse è opportuno continuare questa battaglia contro la povertà, ancheattraverso la redistribuzione della ricchezza mediante la leva fiscale: altrimenti c’è il rischiodi potersi accontentare di un card per i poveri che restituendo un po’ di dignità eliminadall’immaginario collettivo il fastidio dell’indegnità materiale. .

COOP

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| sommario |

valoriluglio/agosto 2008mensilewww.valori.itanno 8 numero 61Registro Stampa del Tribunale di Milano n. 304 del 15.04.2005

editoreSocietà Cooperativa Editoriale EticaVia Copernico, 1 - 20125 Milano

promossa da Banca Etica

sociFondazione Culturale Responsabilità Etica, Arci, TransFair Italia, Mag 2, Editrice Monti, Fiba Cisl Nazionale, Cooperativa Sermis, Ecor, Cnca, Fiba Cisl Brianza, Agemi, Publistampa,Federazione Trentina delle Cooperative, Rodrigo Vergara, Circom soc. coop., Donato Dall’Ava

consiglio di amministrazioneUgo Biggeri, Stefano Biondi, Pino Di Francesco Fabio Silva ([email protected]), Sergio Slavazza

direzione generaleGiancarlo Roncaglioni ([email protected])

collegio dei sindaciGiuseppe Chiacchio (presidente), Danilo Guberti, Mario Caizzone

direttore editorialeUgo Biggeri ([email protected])

direttore responsabileAndrea Di Stefano ([email protected])

redazione ([email protected])Via Copernico, 1 - 20125 Milano

Paola Baiocchi, Andrea Barolini, Ilaria Bartolozzi,Francesco Carcano, Matteo Cavallito, Paola Fiorio, Emanuele Isonio, Michele Mancino,Mauro Meggiolaro, Andrea Montella, Jason Nardi,Irene Panozzo, Francesca Paola Rampinelli,Elisabetta Tramonto

progetto grafico e impaginazioneFrancesco Camagna ([email protected])Simona Corvaia ([email protected])

fotografieDennis Stock (Magnum Photos), Roberto Brancolini, Raffaele Masto

stampaPublistampa Arti graficheVia Dolomiti 12, Pergine Valsugana (Trento)

abbonamento annuale ˜ 10 numeriEuro 30,00 ˜ scuole, enti non profit, privatiEuro 40,00 ˜ enti pubblici, aziendeEuro 60,00 ˜ sostenitore

abbonamento biennale ˜ 20 numeriEuro 55,00 ˜ scuole, enti non profit, privatiEuro 75,00 ˜ enti pubblici, aziende

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Per le fotografie di cui, nonostante le ricercheeseguite, non è stato possibile rintracciare gli aventi diritto, l’Editore si dichiara pienamentedisponibile ad adempiere ai propri doveri.

Carta ecologica Sappi Presto da gr. 90 e Sappi Magnoda gr. 150, sbiancata senza uso di cloro o biossidodi cloro, ottenuta da cellulosa proveniente da foreste ambientalmente certificate.

California. Più di trent’anni fa, in questostato, alcuni studiosi hanno dato vita a una scuola alternativa di architettura,nota come “Sci-Arc”, ovvero il SouthernCalifornia Institute of Architecture. Così è stato superato il dualismo tra moderno e postmoderno.Usa, 1997D

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CONCESSIONARIA PER LA PUBBLICITÀSisifo italia srlVia Don Soldà 8, 36061 Bassano del Grappa

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LETTERE, CONTRIBUTI, ABBONAMENTICOMUNICAZIONE E AMMINISTRAZIONE Società Cooperativa Editoriale EticaVia Copernico 1, 20125 Milano

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bandabassotti 7

fotoreportage. Architetture futuristiche 8

dossier. Decrescita 16Critiche comuni, ma proposte divergenti 18Vivere sobriamente, il segno di un progetto 20Pallante: «Contro il progresso, superideologia politica» 22No al Suv-capitalismo, che ruolo ha Marx? 24La mappa dell’Italia in decrescita 25Montanari: «Più case e più cemento, un male per tutti» 26

finanzaetica 28Ctm boccia Banca Prossima. E scatena il dibattito 30Assemblee di Eni ed Enel: piccoli azionisti alla carica 32Idex alle porte, energia alla deriva? 34Alla fiera della speculazione, la festa non è ancora finita 35Ubi Banca: la fusione piace al sindacato, meno ai mercati 37

finanzaislamica 41

economiasolidale 42

I Gas rischiano di dimenticare la “esse” 44Turismo sostenibile: accoglienza, solidarietà e profitti 48Congresso Ifoam: biologico a 360 gradi 50Ue: infrazioni senza sanzioni 53

lavanderia 57

internazionale 58Nel Congo della schiavitù al servizio delle miniere 60E dopo la Fao, il nulla 63Social Forum: prossima fermata Malmö, Svezia 65

agorà 68

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indiceetico 77

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Un Titanic con a bordo53 Pil Usa

Derivati| bandabassotti |

di Andrea Di Stefano

C’È STATA LA CRISI DEI SUBPRIME. Violentissima e costosa (secondo le ultime stime 1300 miliardi di dollari).Sul mercato dei credit default swap circola la paura di una possibile difficoltà che potrebbe mettere in crisiun sistema che annovera un nozionale (cioè un valore complessivo) di 62 trilioni di dollari, al puntoche la Fed ha ricostruito una clearing house con i tredici principali operatori statunitensi che controllanoil 90% di questo mercato. Eppure il mondo dei derivati non si ferma, anche grazie alla totale inazionedelle autorità di controllo. L’ultimo rapporto trimestrale della Banca dei Regolamenti Internazionalifotografa una situazione a dir poco esplosiva: il primo trimestre del 2008 ha registrato una crescitarecord assoluta in termini di volumi con prodotti presenti sui mercati per un valore di 692 trilioni di dollari, in crescita del 30% rispetto all’ultimo trimestre del 2007 quando il nozionale si era fissato a 539 trilioni. Molta parte di questa crescita è imputabile a derivati di copertura a breve sull’andamentodei tassi. Complessivamente tra i prodotti legati alle materie prime sono cresciuti su base annua del 52%. Ma non basta. C’è poi il segmento Over the counter, cioè quello non regolamentato, dove i dati si fermano all’ultimo trimestre dello scorso anno con una crescita del 15% per un nozionale di 596 trilioni di dollari che segue il boom del primo semestre del 2007 quando era stato registrato un +24%. Il mercato dei Cds sui mercati OTC è cresciuto del 178% nella seconda parte del 2007.

Ogni giorno a livello globale girano sul mercato dei cambi 3.200 miliardi di dollari: come dire che ogni giorno sui mercati valutari si scambia un quarto di tuttoquello che gli Stati Uniti producono in un anno. Questoincremento di transazioni valutarie è stato molto forte: nell’arco di tre anni il loro ammontare è cresciuto del 71% a tassi valutaricorrenti e del 65% a tassi di cambio costanti. Formidabile anche l’incremento del turnover giornaliero medio complessivo dei contratti derivati over the counter, che ha raggiunto

i 2.100 miliardi di dollari; anche in questo caso, l’ammontare supera del 71% quello rilevato nel 2004 quando risultava pari a 1.290 miliardi di dollari. Questa crescita, rimarca la Bri, corrispondea un tasso composto d’incremento annuo del 20 per cento.

L’aumento è stato particolarmente forte nel comparto dei derivati in cambi, dove la media degli scambi giornalieri in swaps tra valute e opzioni in valuta estera è aumentata del 111%portandosi a 300 miliardi di dollari. Circa due terzi degli scambi complessivi in derivati sono infattiavvenuti solo in due Stati, nei quali, per contro, si svolge solo la metà del mercato tradizionale in valute: si tratta del Regno Unito, che con il suo 42,5% delle vendite mondiali è la locationpiù importante per i contratti derivati, seguito dagli Stati Uniti, che detengono il 23,8% del mercatoglobale. Al di fuori di questi due mercati la maggior parte delle transazioni in derivati si è svolta in Europa e in particolare in Francia (7,2%), Germania (3,7%) Irlanda (3,4%) e Svizzera (2,9%). Fuori dall’Europa, sono andati forte con l’attività in derivati il Giappone (3,5%) e Singapore (2,7%).L’Italia ha una quota di mercato dei derivati molto piccola (1,3%) e come spiega dettagliatamente il comunicato diffuso ieri dall’Uic, questo tipo di attività si è ridotto negli ultimi tre anni, a fronte di un’espansione dell’operatività in valute. .

Nonostante una crisi che ha bruciato 1300 miliardi di dollari, il mercato dei derivati non si ferma. Tra dicembre e marzo è cresciuto del 30%

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er dirla alla Biondillo, scrittore/architetto, autore di “Metropoli per principianti”(Guanda), alla fine il ragazzo della via Gluck non l’ha avuta vinta. E forse è meglio così,perché «quando non si capisce qualcosa si diventa nostalgici, si vagheggia un passatobucolico». Di fronte alle nuove sfide lanciate dall’architettura ci si rifugia nei ricordi,perché lo sforzo di immaginazione che richiedono i nuovi progetti nelle metropoli di tutto mondo, Milano compresa, non sempre è sostenibile dai comuni mortali.

L’architettura è scienza che diventa arte quando decide di superare se stessa,soprattutto se costretta a ripartire dalle macerie. Se oggi si osserva Manhattane la sua skyline si può avere o un senso di vuoto oppure una nuova intuizione. Come è accaduto all’architetto David Fisher che, ammirando la Grande Meladall’appartamento di un amico, ha trovato la soluzione per sfruttare al massimo lo spazio. Non più grattacieli dritti e impertinenti, flessibili al gioco del vento e rigidiallo sguardo di chi li ammira, bensì edifici che ruotano, come le Rotating Tower,cangianti nella forma. Ogni piano delle torri di Fisher, infatti, ruota in modo indipendentedall’altro. E così l’edificio assume forme sempre diverse. Opere che ridisegnano la loro dimensione spaziale, assecondando l’esigenza degli uomini che le abitano.

La particolarità di questi grattacieli sta anche nel processo di produzione. Sono infatti costruiti in fabbrica con un notevole risparmio sui tempi per “metterli in piedi”. Sono inoltre autosufficienti dal punto di vista energetico. Le turbine eolichesistemate tra i piani e i pannelli solari garantiscono al grattacielo energia sufficienteper i propri consumi, ma anche ai fabbricati vicini. Così il sole “rubato” ai più piccoliviene in parte restituito.

Per il momento le torri rotanti di Fisher sorgeranno a Mosca e Dubai. Quella russa,commissionata dalla Mirax, sarà alta 400 metri per 70 piani. Il grattacielo “entrerà in fabbrica” alla fine dell’anno e sarà completato nel 2010. Quello di Dubai, invece, è leggermente più grande: sarà alto 420 metri. Gli appartamenti avranno una superficieminima di 124 metri quadrati fino ad una massima di 1200. Possono ospitare anchepiscine, giardini e avranno ascensori per le automobili in modo da poterle parcheggiare,sospese nel cielo, fuori dal proprio appartamento. La rotazione dei piani potrà avvenirecon un comando vocale e nel giro di un paio d’ore.

Gli oggetti che cambiano secondo le condizioni di contesto sembrano pensanti o ci illudono di esserlo. La tecnologia, unita alla potenza visionaria dell’uomo, genera un nuovo ordine estetico nel mondo. Le torri rotanti di Fisher sono intelligenti per la capacità che hanno di facilitare la vita degli uomini o di complicarla. È soloquestione di punti di vista che possono cambiare pronunciando una semplice parola.

L’AUTORE

Dennis Stock è nato nel 1928 a New York. A 17 anni si è arruolatonella Marina Militare. Nel 1947 è diventato apprendista fotografopresso la rivista “Life”. È entrato a far parte dell’agenzia Magnum nel 1951. Stock è riuscito a rappresentare lo spirito americanoattraverso i ritratti delle star di Hollywood, in particolare JamesDean. Dal 1957 al 1960, per il suolibro “Jazz Street”, ha realizzatoindimenticabili ritratti di musicisti,tra cui Louis Armstrong, BillieHoliday e Duke Ellington. Nel 1968ha creato “Visual Objectives”,società di produzionecinematografica. Alla fine del 1960ha immortalato la comunità hippiecaliforniana. Poi per tutti gli anniSettanta e Ottanta ha lavorato sul colore, sottolineando la bellezzadella natura. Nel 1990 è tornatonuovamente alla sua origine“urbana”, esplorando e documentando l’architetturamoderna delle grandi città. Stock , quasi ogni anno, a partiredal 1950, ha pubblicato un libro o una mostra. Ha insegnato in numerosi workshop ed esposto i suoi lavori in Francia, Germania,Italia, Stati Uniti e Giappone. Ha lavorato come scrittore, regista e produttore per la televisione e il cinema e le sue fotografie sonostate acquisite dalle principalicollezioni museali. È statopresidente della divisione film della Magnum dal 1969 al 1970.

foto di Dennis Stock / Magnum Photos

Da Mosca a Shangai, passando per Milano e Dubai. L’architettura con la sua capacitàvisionaria non solo ridisegna i profili delle grandi metropoli, ma stabilisce un nuovoordine estetico nel mondo e rivoluziona il modo di comunicare lo spazio. La sfida è statalanciata e le torri rotanti di David Fisher ne sono un esempio.

> Architetturefuturistiche

> Architetturefuturistiche

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Toronto. In Canadabisogna difendersidalle temperaturetroppo rigide e quindisi sono inventati il Path (percorso),ovvero ventisettechilometri di tracciatopedonale sotterraneo,che collega i principalipalazzi del centro, alla metro e allastazione centrale. Si accede da ungrattacielo, con uffici,banche, ristoranti e negozi, fino a scendere sottoterra.Canada, 1997

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A sinistra, Francoforte. Sopra, la Défense a Parigi e, a destra,New York. Grattacieli, uffici, economia e residenze. Un tempo edifici simbolodello sviluppo tecnologico e dellasupremazia economica occidentale. Oggi in competizione con le nuovemetropoli orientali, soprattutto cinesi,dove ogni giorno si aprono cantieri per opere avveneristiche.Germania / Francia / Usa, 1997

> Architetturefuturistiche

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A destra, Tokyo. Sopra, Yokohama. Shinjuku (Tokyo) è oggi la capitale giapponesedei grattacieli. La stazione ferroviariaShinjuku-eki, con i suoi 3 milioni di passeggerial giorno, è la più affollata al mondo. Invece,l’archittetura avveneristica del quartiereMinato Mirai 21, ha reso Yokohama famosa in occidente. La città può, infatti, vantare la Landmark Tower, 296 metri, ovvero il più alto edificio del Giappone, e la Torremarittima, il faro più imponente al mondo.Giappone, 1997

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A sinistra, Hong Kong. Sopra, Tokyoe, a destra, la Geode nel parco della Villette di Parigi. In tutto il mondosolamente 10 edifici hanno superato i 400 metri di altezza, mentre solo 6 superano attualmente i 100 piani.Hong Kong, 1996 / Giappone / Francia, 1997

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a cura di Paola Baiocchi, Andrea Di Stefano, Andrea Montella e Elisabetta Tramonto

dossier

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Lione, stazione ferroviaria del Tgv.L’alta velocità è uno degli emblemi del modellodi società dello sviluppo, l’espressione moderna dell’esaltazione futurista del ruolodella macchina e del progresso tecnologico.Francia, 1997

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Contro lo sviluppo infinito che distrugge Pianeta e essere umani quali azioni per il futuro?Si può combattere l’ideologia delle merci e del consumo senza dimenticare i diritti

Critiche comuni, ma le proposte sono divergenti >18Vivere sobriamente, il sogno di un progetto >20Contro il progresso, Superideologia politica >22Contro il Suv capitalismo che ruolo ha Marx >24La mappa dell’Italia in decrescita >25

Decrescitae sobrietà a confronto

Stili di vita

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pertanto, in termini di reddito monetario sono povere la maggiorparte dei servizi alla persona sono sempre stati forniti all’internodelle famiglie mediante scambi non mercantili, basati sul dono esulla reciprocità – scrive Maurizio Pallante nel suo La decrescita fe-lice – i vecchi restavano in casa fino alla morte, ma ciò non vuoldire che non venissero assistiti dai figli. A questo proposito il con-cetto di assistenza è totalmente fuorviante perché indica un rap-porto unidirezionale tra un soggetto che assiste, che dà, e un sog-getto assistito, che riceve. Un rapporto così squilibrato puòesistere solo in una logica mercantile: in cambio di denaro». E ilvolontariato? Il Terzo settore? Tutte le realtà non profit che inquesti ultimi anni, seppur con luci ed ombre, hanno contribuitoin modo determinante a costruire quella welfare society che puògarantire diritti altrimenti messi in discussione dalle logiche mer-catiste? Se si accetta il principio che l’accrescimento del gettito fi-scale può avvenire solo con due possibilità «l’aumento delle ali-quote sui redditi e la crescita del prodotto interno lordo»(Pallante, La decrescita felice, pag. 95) si finisce per demolire il cri-terio di equità e redistribuzione che è stato pesantemente incri-nato dall’affermarsi dell’ideologia del mercato.

COS’È? Un passaggio volontario verso una società equa, partecipata ed ecologicamente sostenibile. Da non confondere con un’involontariacontrazione economica.

OBIETTIVO Raggiungere una “giusta misura” nell’economia mondiale:. riducendo l’impronta ecologica;. migliorando la qualità di vita delle popolazioni dei Paesi più poveri,

senza imporre dall’esterno politiche di sviluppo; . ridistribuendo in modo equo la ricchezza e il benessere all’interno dei singoli Stati e tra un Paese e l’altro.

PERCHÉ. Perché la crescita economica, misurata dall’aumento del Pil, porta a un incremento della produzione, dei consumi e degli investimenti,quindi a un uso sempre maggiore di materiali, energia e terra.. Perché, nonostante i progressi tecnologici, la crescita ha portato a un aumento dell’estrazione di risorse naturali . Perché la crescita economica non ha portato a un calo sostanzialedella povertà, bensì a un aumento della disuguaglianza tra Paesi. Perché la produzione e il consumo non possono crescere all’infinito.C’è un limite, superato il quale si provocano danno irreparabili per l’ambiente e per le generazioni future.. Perché ci sono sempre più prove che la crescita della produzione e dei consumi è socialmente insostenibile e antieconomica: i costisuperano i benefici.. Perché i Paesi più ricchi stanno sottraendo risorse ambientali ai Paesi poveri, che si ritrovano a pagare le conseguenze dei cambiamenti climatici.. Perché se non invertiamo rotta e non ritroviamo una “giusta misura”,si innescherà un incontrollabile declino economico, con un impattosociale gravissimo, soprattutto per i più poveri.

* Rielaborazione a cura di Valori della “Dichiarazione sulla Decrescita”, redatta durante la “Conferenza internazionale sulla decrescita economica per la sostenibilità ecologica e l’equità sociale”, che si è tenuta a Parigi il 18 e 19 aprile, a cui hanno partecipato 140 economisti e ricercatori da 30 Paesi del Nord e del Sud del mondo. http://events.it-sudparis.eu/degrowthconference/

bbattere il mito del progresso, della crescita come parametro e obiettivo prio-

ritario e assoluto, al quale immolare la vita stessa degli esseri umani oltreché

ovviamente le risorse del Pianeta. Riscrivere i paradigmi sviluppisti, prima ancora che

sul piano materiale, sul fronte molto più delicato, ma nello stesso tempo cruciale, cul-

turale. Riattribuire valore ai rapporti interpersonali, alla logica dello scambio non mer-

cantile. Ridurre i consumi, proponendo un modello di economia conservativa in con-

trapposizione al sistema dominante basato sulla dissipazione delle risorse . È almeno

dalla fine degli anni Sessanta che economisti, sociologi, filosofi e più recentemente an-

che storici s’interrogano sui limiti dello sviluppo. Ma da una decina d’anni si è affer-

mato un movimento, soprattutto in Francia e Italia, che propone la decrescita.

LA “DICHIARAZIONE” DELLA DECRESCITA*Critica comune

ai paradigmima le proposte sono divergenti

Con la critica all’idolatriadel Pil rischia di esseretravolto il tema dei diritticollettivi in forza di un comunitarismolocale, contro le città e lo stato sociale. Un dibattito che vale la pena di fare

La “decrescita” si innesta su un filone di critica, anche radicale,nei confronti del modello economico capitalistico che trae le sueorigini nell’analisi di Marx e delle tante e variegate correnti dipensiero, favorevoli e contrarie, alle tesi dell’economista tedesco.Nella sua elaborazione i teorici della decrescita sono però arrivatia mettere in discussione molti cardini del riformismo europeo, acominciare dallo Stato sociale.

Analisi largamente condivisaL’analisi dei teorici della decrescita può essere largamente condi-visa dalla maggior parte delle persone, indipendentemente da va-lutazioni di natura prettamente politica. Ma i sostenitori della ve-ra e propria contrazione del Pil possono diventare gli interpreti diuna linea di conservatorismo sociale alzando un vero e propriomuro con i detrattori della decrescita non accettano di prendereneppure in considerazione il cambio di paradigma proposto dachi non considera il progresso come unico faro dell’umanità. Vie-ne quindi spontaneo immaginare un confronto a distanza tral’impostazione di Serge Latouche e quella della sobrietà di Fran-cuccio Gesualdi. Non perché nelle parole di Francuccio non ci sia

di Andrea Di Stefano

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una critica feroce nei confronti della società dei consumi, ma for-se perché Gesualdi accompagna alla sobrietà un termine che nel-la decrescita è poco presente: quello dei diritti. Quasi tutti gliesponenti internazionali e nazionali della decrescita demolisconoi principi basilari dello Stato sociale attribuendogli un ruolo dicomprimario del sistema produttivo e sociale basato sulla produ-zione di merci. «In tutte le società tradizionali in cui l’economianon è finalizzata alla crescita del prodotto interno lordo e che,

SERGE LATOUCHE

È il teorico di riferimento del “Movimentointernazionale della decrescita”. Nato a Vannes, in Bretagna, nel 1940.È economista e sociologo, professoreemerito di Scienzeeconomicheall’Università di ParisXI-Jean Monnet e direttore del Groupede Recherche en Anthropologie,Epistemiologie et Economie de la Pauvreté. Neglianni settanta ha vissutoin Africa occidentale,dove si è evoluto dalle posizioni marxiste tradizionali a una critica radicaledelle ideologie del “progresso” e dello“sviluppo”, anche nellaloro versione di sinistra.

NICHOLASGEORGESCU-ROEGEN

Nato in Romania nel 1906, morto nel 1964. Ha studiatoa Bucarest e a Parigi.Emigrato negli StatiUniti dove eraprofessore di economia.È considerato il fondatore di quella che chiamò la “bioeconomia”. Ha gettato le fondamenta dellateoria della decrescita.In The Entropy Law andthe Economic Process(1971), applica il concetto di entropiaall’economia e alle sue relazioni conl’ambiente. In sintesi:non si può crescereall’infinito, perchéprodurre significaconsumare risorse e generare rifiuti. Tuttoquesto si ripercuotesull’ambiente e sulla vita dell’uomo.

MAURO BONAIUTI

Quarantaquattroanni, docente di Impresa e sistemacompetitivo alla Facoltà di economiaall’Università di Modena. È uno dei referentiprincipali in Italia del Movimento della decrescita. Da oltre dieci anni si occupa di tematiche trans-disciplinari tra economia ed ecologia. È stato tra i promotori delMAUSS (Movimento anti utilitarista nelle scienze sociali)e della RES (Rete di EconomiaSolidale) in Italia. È tra i curatori del sito:www.decrescita.it

> I PROTAGONISTI

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una rappresentazione del modello di sviluppo basato sulla cresci-ta del Pil e dell’acquisto di merci. Anche lo sviluppo di modellienergetici basati sulle risorse rinnovabili come il fotovoltaico el’eolico sono criticati perchè per produrre pannelli solari e pale è

Anche il capitolo riguardante i paesi poveri non può essere af-frontato solo sostenendo l’autoproduzione, che è comunque unmodello basilare per qualsiasi progetto eco solidale. Secondo i teo-rici della decrescita il commercio equo e solidale altro non è che

indispensabile ricorrere all’utilizzo di materiali derivanti dal pe-trolio che contribuiscono alla crescita del Pil. Insomma, secondoi teorici della decrescita non c’è alcuna possibilità di uscire dal cir-colo vizioso di un Superideologia del mercato e della produzione

di merci. Tutto è affidato ai singoli, alle scelte che si fanno ognigiorno, all’opzione dell’autoproduzione e del saper fare materialein contrapposizione con il progresso e la tecnologia utilizzataesclusivamente per incrementare la produttività del sistema. .

LE PAROLE CHIAVE DELLA SOBRIETA’*

IL TEMPO“Un aspetto che non consideriamo mai è il tempo (…) quello che passiamo al lavoro per guadagnare i soldi necessari per i nostri acquisti. Prendiamo per esempio l’automobile. Se guadagni mille euro al mese, devi lavoraredieci mesi di fila per comprarti un’automobile di medie dimensioni. E sei solo all’inizio. Per viaggiarci hai bisogno dell’assicurazione, del bollo, della benzina. Secondo un rapporto

dell’Aci pubblicato nel gennaio 2004, mediamenteavere un’auto costa 4.414 euro all’anno. Se hai un’auto di piccola cilindrata e percorri solo 5 mila chilometri all’anno 3.311 euro. Ossia 500 ore di lavoro. Se aggiungi il tempo passato nel traffico, quello che ti serve per cercare unparcheggio e la manutenzione, la tua macchinaassorbe ogni anno un migliaio di ore della tuavita. Fai lo stesso calcolo per tutti gli altri beni e ti accorgerai di vivere per consumare.

LE 5 R NELLA VITA QUOTIDIANA:RIDURRE“Mangiamo troppo e buttiamo via troppi avanzi. Ogni anno in Italia buttiamo nella spazzatura il 15% della carne e il 10% del pane e della pasta messi in tavola. Nel complesso fa un milione e mezzo di tonnellate di cibo buttato”.RIUTILIZZARE, RIPARARE, RICICLARE“La sobrietà è una scelta di rispetto. Consumare

con rispetto significa trattare bene gli oggetti affinché possano durare a lungo. La società dei consumi ci ha abituati a buttare via le cose quando sono utilizzabili, solo perché non sono più di moda o non piùall’avanguardia tecnologica”.RALLENTARE“La sobrietà è uno stile di vita, personale e collettivo, più parsimonioso, più pulito, più lento, più inserito nei cicli naturali”.

CONSUMI COLLETTIVI “La sobrietà è un modo di organizzare la societàaffinché sia garantita a tutti la possibilità di soddisfare i bisogni fondamentali con il minordispendio di risorse e produzione di rifiuti.Rivedere quindi i consumi collettivi, eliminare gli armamenti, sprecare meno energia per l’illuminazione delle città, accontentarci di treni meno veloci e meno lussuosi, costruire meno strade”.

* brani estratti dal libro:

Franco GesualdiCentro nuovo modello di sviluppo

Sobrietà: dallo spreco di pochi ai diritti per tutti

Feltrinelli, 2005

C’È FINALMENTE UN PO’ DI SOLE dopo tanti giorni di pioggia,quando ci incontriamo con Franco Gesualdi a Vecchia-no. Ci sediamo all’esterno della grande casa di campa-

gna dove ha sede il Centro Nuovo Modellodi Sviluppo e durante l’intervista il sole con-tinua ad apparire e sparire tra le nuvole. Di

fronte a noi si stendono campi coltivati che arrivano fi-no all’Aurelia, proprio dove vorrebbero insediarsi il piùgrande centro commerciale della provincia pisana el’Ikea. Ma questa è un’altra storia, che per ora i cittadinisono riusciti a bloccare.

Sulla storia del Centro e di Franco Gesualdi invece èappena uscito un libro-intervista di Lorenzo Guada-gnucci (vedi ). Da questa cascina sono partite elabo-razioni che hanno cambiato il modo di pensare e di agi-re di tanti: l’idea di consumo critico, le campagne disensibilizzazione dei consumatori per ottenere il rico-

BOX

noscimento dei diritti dei lavoratori nelle imprese delo-calizzare, come Nike, Del Monte, Chicco-Artsana, sonostate appoggiate o interamente ideate qui, nel grande ar-chivio-biblioteca che prima era una stalla.

«All’origine di tutto - spiega Franco - c’è un proget-to. Non ci siamo trovati qui per caso. Prima di venire aVecchiano avevamo scritto insieme il progetto che vo-levamo mettere in pratica: unirci per essere più incisivie realizzare un luogo dove poter mescolare la dimen-sione sociale e politica, ma anche quella individuale,come stili di vita, assieme all’accoglienza. Una militan-za che già portavamo avanti nelle nostre case, ma inmaniera meno efficace. Ci voleva un luogo che ci des-se una certa libertà d’azione, dove avere la nostra pic-cola struttura organizzativa con l’intento di suscitareuna nuova sensibilità. Abbiamo costituito un’associa-zione apposta per acquistare questa vecchia casa di con-tadini, un rudere abbandonato da dieci anni che abbia-mo ricostruito noi. All’inizio eravamo sei, sette gruppifamigliari, ora siamo tre famiglie».

La sobrietà è il vostro stile di vita e il titolo diun libro che hai scritto: cosa c’è di diverso trasobrietà e decrescita?

La mia risposta è che la decrescita è soltanto una critica

alla crescita di questa società. Mentre la sobrietà è un pro-getto, è andare oltre: io critico questa società sprecona ela sostituisco con la sobrietà, che non è soltanto un cam-biamento individuale dello stile di vita, ma è un cam-biamento profondo del modo di organizzare l’economiain ambito privato e soprattutto in ambito pubblico. Difronte alla scarsità delle risorse nella mia logica la priorità

dovranno essere i diritti, che, per definizione, apparten-gono al pubblico. In una società sobria il pubblico, cheva declinato in un senso più esteso di Stato, deve avereun grande spazio. La differenza per me è questa: qui c’èun progetto che si sta tentando di costruire, là c’è una cri-tica che si ferma soltanto a fare alcune proposte di tipopersonale, che sono totalmente insufficienti.

Vivere sobriamente il segno di un progettoNella campagna di Vecchiano c’è il Centro nuovo modello di sviluppo, dove la sobrietà è diventata stile di vita. Ma anche iniziativa politica.

FRANCESCOGESUALDI

Nato nel 1949 a Foggia. Da allievo di Don Milani ad attivista per i dirittiumani e dei lavoratori,convinto che se sivuole si può cambiare,cosciente che il sapere senza l’azionenon serve a niente. Ha trascorso due anniin Bangladesh per un servizio di volontariato. È uno degli animatoridel “Centro nuovomodello di sviluppo”di Vecchiano (vediarticolo sotto). È tra i promotori della Rete di Lilliput.

LIBRI

Intervista a Francesco Gesualdi di LorenzoGuadagnucciDalla parte sbagliatadel mondoDa Barbiana al consumo critico:storia ed opinioni di un militante

I libri di Altreconomia,2008

di Paola Baiocchi

La decrescita è soltanto una critica alla crescita di questa società. La sobrietàè un progetto per cambiarel’economia privata e soprattutto pubblica

Alcune immagini dei locali del CentroNuovo Modello di Sviluppo di Vecchiano, nei pressi di Pisa,fondato da FrancuccioGesualdi.

LA CRESCITA FA BENE, SE C’È EQUITÀ

IL CRITERIO DI GIUDIZIO È PRATICAMENTE LO STESSO: l’etica. Il punto di arrivodiametralmente opposto. Se i movimenti che propongono la decrescita economica e la sobrietà nella vita individuale e collettiva, usano motivazioni etiche, ambientali e sociali per criticare la crescita senza limiti, Benjamin Friedman, professore di economia ad Harvard, sostiene proprio il contrario: “lo sviluppo economico rendeuna società più aperta, tollerante e democratica”. Nel suo libro “Il valore etico della crescita” porta argomentazioni storiche ed economiche (ripercorrendo la storiadi Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania) per dimostrare come a momenti di crescita economica sono sempre corrisposti periodi di apertura sociale, mentre le ricadute nell’intolleranza hanno sempre seguito anni di contrazione. Ma c’è un“trucco”: Friedman parla di una crescita economica in cui la ricchezza è distribuitain modo diffuso e dichiara esplicitamente che lo Stato non solo può, ma deve fare di tutto per promuovere questo tipo di crescita e un’equa distribuzione dellaricchezza. Per Friedman si innescanocircoli virtuosi o viziosi, dove benessere e apertura, o contrazione e chiusura, si alimentano reciprocamente.

Benjamin FriedmanIl valore etico della crescitaSviluppo economico e progresso civile

Università Bocconi editore, 2006

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Che cosa fare dopo aver preso coscienza che lerisorse non sono infinite?

Sicuramente smettere di trasformare i prodotti alimen-tari in carburante; poi tutti insieme a livello mondialedovremmo cominciare a dare meno spazioa tutto questo consumo di carne. E poi biso-gna mettere la museruola agli speculatori.Sono tre iniziative che dovrebbero essere as-sunte, accanto al ripensamento del modo digestire l’agricoltura a livello mondiale. Que-sta agricoltura sempre più orientata verso

l’esportazione, che toglie l’autonomia ai piccoli produt-tori e li urbanizza trasformandoli in potenziali affamati,non è una risposta per sfamare il mondo. Mentre se vuoidare da mangiare a tutti, oggi, devi salvaguardare il pic-

colo contadino. Quindi tornare alla produ-zione, ai mercati locali, alla grande autono-mia locale. È la modalità migliore persalvaguardare le persone e l’ambiente. Perparlare seriamente di sobrietà poi dobbiamoaffrontare i temi di sistema: dobbiamo co-minciare a ripensare il concetto di benesse-

re, che ora è tutto centrato sul possesso di beni, magaricorreggendolo con l’idea di benvivere, che implica an-che la dimensione sociale e ambientale. Se vogliamo fa-re in modo che la gente stia bene, in una società che de-ve fare i conti con risorse scarse, inevitabilmente si dovràtentare di ridurre il più possibile lo spazio del denaro. Macome riusciamo a garantire i diritti indipendentementeda come sta andando l’economia? La soluzione non puòessere altro che un coinvolgimento diretto della gentenella gestione dei servizi, in modo che sia motivata, chesenta che sta lavorando per sé e per gli altri. .

Centro nuovo modellodi sviluppowww.cnms.it

www.altreconomia.it/libri

INFO

a decrescita parte da una teoria di carattere economicoma tracima, subito, in una di carattere filosofico. Sicontrappone alla Superideologia che ha contraddistin-

to le teorie politiche del ‘900»: MaurizioPallante è molto franco in questo collo-quio che segue il dibattito, molto parteci-

pato, di cui è stato protagnista al convegno organizza-to a Terra Futura Liberiamoci dal Pil promosso dallacoalizione italiana del Social Watch, Mani Tese e Fon-dazione Culturale Responsabilità Etica.

essere conservatori io rispondo di sì. La crescita e il pro-gresso esercitano un vero e proprio terrorismo psicologi-co nei confronti di chi non li accetta supinamente. Percriticare l’ideologia progressista che fa del cambiamentoun valore in sè, contrariamente a quanto dicono i pro-gressisti, bisogna non essere conservatori e andare a ve-dere, accettando solo i cambiamenti che comportano unmiglioramento degli uomini con gli ambienti. Quelloche voglio dire è che per la decrescita bisogna essere piùprogressisti dei progressisti, ma anche conservatori nelsenso di dare valore a quello che è stato ed è valido. Peresempio il saper fare, il dono, l’autosufficienza materialeche sono tutti considerati “vecchi”.

C’è anche una critica feroce dello Stato sociale.Non è rischiosa?

Il nodo è sempre lo stesso: se parliamo di servizi garan-titi dallo Stato attraverso la tassazione del reddito non

usciamo dal paradigma della crescita continua, dell’in-cremento della produttività, del benessere prodotto dal-la produzione e acquisto di merci. Gli asili nido non so-no fatti per il bene del bambino, che tutti gli studidicono che dovrebbe stare con la madre, e neppure peril bene dei genitori ma sono funzionali al fatto che bi-sogna lavorare e produrre per poi acquistare. Se i vecchinon venissero ricoverati negli ospizi, i giovani dovreb-bero sottrarre tempo alla produzione di merci. Dovreb-bero cioè dedicarsi ad un’attività che non comportatransazioni di denaro e non incrementa il Pil. Ma c’è dipiù: nelle famiglie allargate di una volta i vecchi mette-vano a disposizione il loro sapere per i più piccoli, ridu-cendo ulteriormente la transazione di moneta per asilinido, babysitter e così via. I bambini starebbero meglio,le mamme pure, ma noi avremmo una contrazione delPil e della crescita. Un atto d’amore diventa un fattorerecessivo. Così lo Stato sociale sostituisce un dono». .

Con la solita verve polemica Maurizio Pallante risponde ad alcune domande e critiche rivolte alla decrescita che non esita a definire «una teoria di carattere economico che tracima, subito, in una di carattere filosofico».

Ldi Alessia Vinci

Contro il progressoSuperideologia politica

La grande bibliotecache è anche il cuore del Centro di Vecchiano dove vivono alcune famiglie.

IL DECALOGO DELLA DECRESCITA FELICE*

1. ACCORCIARE LE DISTANZE TRA PRODUZIONE E CONSUMOChiedersi sempre: quanta strada ha fatto ciò che sto consumando? Acquistaredirettamente dal produttore.

2. RISCOPRIRE IL CICLO DELLE STAGIONI E IL RAPPORTO CON LA TERRARitrovare il gusto di aspettare la stagione giusta per assaporare i frutti della terra

nel momento in cui sono più saporiti e nutrienti.

3. RIDEFINIRE IL PROPRIO RAPPORTO CON I BENI E CON LE MERCIEliminare il più possibile le merci (prodotte peressere vendute) e autoprodurre: yogurt, pane,liquori, conserve, vestiti.

4. RICOSTRUIRE LE INTERAZIONI SOCIALIATTRAVERSO LA LOGICA DEL DONO

Creare momenti comunitari di scambio di beni autoprodotti, facendo attenzione a non cadere nella logica del baratto, precursore del commercio.

5. FARE COMUNITÀConsolidare le relazioni umane non mediate dal denaro.

6. ALLUNGARE LA VITA ALLE COSE, RIFIUTANDO

LA LOGICA DELL’ “ULTIMO MODELLO”Adottare uno stile di vita che poggi sullequattro R: riduzione, riuso, recupero, riciclaggio.

7. RIPENSARE L’INNOVAZIONE TECNOLOGICAAdottare tecnologie che riducono il consumo di risorse naturali.

8. PESARE IL MENO POSSIBILE SULL’AMBIENTEFare le stesse cose con meno ed evitare quello

che non è necessario per il proprio benessere e quello degli altri. Sostituire, se possibile, l’autocon mezzi pubblici o meno inquinanti, car sharingo car pooling. Attuare prassi di risparmio energetico.

9. RIDEFINIRE IL PROPRIO RAPPORTO CON IL LAVORORipensare il lavoro come mezzo per soddisfareparte dei propri bisogni e non come fine dellapropria esistenza.

10. DIFFONDERE I PRINCIPI DEL MOVIMENTOPER LA DECRESCITA FELICE IN AMBITOPOLITICOAnche senza partecipare direttamente alla vitadi partiti politici, trovare le strade per fargiungere le idee del MDF a chi ha governa il territorio in cui si vive.

* Tratto dal sito www.decrescitafelice.it: gli “obiettivipossibili” suggeriti a chi voglia costituire un circololocale del “Movimento per la decrescita felice”

MAURIZIO PALLANTE

Nato a Roma nel1947. Ha svolto lavoridi consulenza per il Ministerodell'Ambiente riguardol'efficienza energetica.È stato tra i fondatori,con Mario Palazzetti e Tullio Regge del Comitato per l’usorazionale dell’energia(CURE) nel 1988.Svolge attività di ricerca e di pubblicazionesaggistica nel campodel risparmioenergetico e delletecnologie ambientali.Ha fondato il “Movimento per la decrescita felice”.

Se per sostenere la decrescitabisogna essere conservatori, allora lo sono sicuramente. Ma credo che invece sia indispensabile essere più progressisti dei progressisti

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Fermiamoci un attimo sul capitolo economico.Critica radicale ma senza mettere in discussio-ne i modi di produzione?

La decrescita non vuole mettere l’accento sul modo di pro-duzione, sulla suddivisione del reddito prodotta dalla ric-chezza che è uno dei temi cardine dell’azione socialista ecomunista. Se si accetta la crescita della produzione dellemerci la teoria più appropriata e coerente è sicuramentequella liberista, perché se la dinamica del mercato consen-te di investire in innovazioni di processo e di prodotto unaquota di reddito tanto maggiore quanto minore è la quo-ta di reddito che viene prelevata con la tassazione per so-stenere la spesa pubblica in servizi sociali la politica eco-nomica liberista favorisce l’innovazione, il cambiamentoe la modernizzazione più di quella di ispirazione socialista.

La decrescita, quindi, è conservatrice? Se per doversi avviare sulla strada della decrescita bisogna

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UNA VIA D’USCITA: LA CONOSCENZA

«L’UNICO VERO VINCOLO ALLA CRESCITA ECONOMICA sono le leggi di natura,l’ambiente, le risorse limitate e non rinnovabili». Su questo concetto di base AndreaFumagalli, professore di Teoria dell’impresa, all’università di Pavia, è in linea con le idee della decrescita. Ma probabilmente è l’unico punto di contatto.Secondo Fumagalli, infatti, oggi l’economia mondiale ha preso una direzione che in gran parte fa decadere le critiche alla crescita del movimento fondato da economisti come Georgescu-Roegen e Latouche. La teoria della decrescitainfatti si basa sul concetto di entropia applicato all’economia: all’aumentare della produzione, si consumano quantità crescenti di materia ed energia. Cioè si distrugge più di quanto la natura possa creare. Un esempio: per bruciare un pezzodi carbone bastano cinque minuti, per crearlo ci sono voluti cinque mila anni.Questo è vero per le merci materiali, ma non per quelle immateriali: la conoscenzainnanzitutto. «Negli anni 70 si è passati da tecnologie meccaniche materialifinalizzate alla produzione di beni materiali, quantitativi, tangibili fisicamente(automobili, lavatrici, televisori) all’utilizzo di tecnologie tendenzialmente immateriali:linguaggio, comunicazione, relazioni», spiega Fumagalli. «Il cuore della tecnologiainformatica è digitale, cioè la produzione di linguaggi artificiali. Il valore non è tantonel bene, quanto nella tecnologia immateriale del bene venduto. Questo processova a modificare la struttura delle preferenze e del consumo: oggi non si compranole scarpe perché se ne ha bisogno, ma perché si acquisisce un simbolo che permette di avere relazioni sociali. È il passaggio da un capitalismo mercantilemateriale ad un capitalismo cognitivo e immateriale». In questo contesto, come si inserisce il concetto di decrescita? Secondo il professor Fumagalli la creazione di ricchezza attraverso risorse immateriali potrebbe essere la soluzione alladistruzione di risorse naturali. «La conoscenzanon è un bene scarso, anzi più si diffonde più cresce. È un bene comune, continuamenterinnovabile a costi tendenzialmente pari a zero. Se non esistessero i diritti di proprietàintellettuali, brevetti e copyright».

IL BAGNO DELL’ECOLOGISTATREMONTI

“LA MAGIA DELLE GLOBALIZZAZIONE”, spintadall’ideologia mercatista e dalla tecno-finanza, si stainceppando in una crisi finanziaria “non congiunturalema strutturale”. Giulio Tremonti, con un linguaggio“biopolitico” da centro sociale, nel suo libro La paura e la speranza traccia nuovi scenari politici a partiredalla crisi generata dai subprime, uno dei conti - secondo il ministro - che la globalizzazione ci stapresentando assieme all’emergenza climatica.

Abbiamo paura perché c’è il “fantasma della povertà che sta bussando alla nostra porta”,mentre la speranza l’abbiamo già venduta: “abbiamo i telefonini, ma non più i bambini”. Il libro non è controil liberalismo - spiega Tremonti - ma contro il mercatismo, che ne è una versione degenerata.Tremonti pone una serie di domande: “Perché abbiamoscambiato gli interessi con i valori? L’avere conl’essere?”. Ma dopo il bagno d’umiltà torna il pensatoredel condono tombale. “Il lato oscuro dellaglobalizzazione” è la Cina, che prepara piani “tattici” e non “strategici” non “piani commerciali” ma “pianiimperiali”. Una Cina da cui l’Europa può difendersiritrovando le sue radici giudaico-cristiane, emettendoeurobond, estendendo agli Usa un trattato commercialeper costruire “un nuovo grande spazio atlantico”. Un manifesto politico che prevede lo smantellamentoorganico della nostro ordinamento costituzionale firmatodal presidente dell’Aspen Institute, uno dei massimi organidi interferenza nelle politiche dei governi per conto delle élite finanziarie del mondo. P.B.

L POSTFORDISMO, LA SOCIETÀ POSTINDUSTRIALE, la morte dellaclasse operaia e la resurrezione della “moltitudine” deilavoratori post-industriali non-produttori, sono i para-

digmi con cui figure come AndréGorz, Toni Negri e molti altri hannoprovato a raffigurare il “nuovo si-

stema” di accumulazione capitalistico, dove il lavoroconcreto è reso virtuale dalle nuove tecnologie infor-matiche, che avrebbero ridotto la quantità, la qualità, ilvalore del lavoro-vivo rispetto al potere produttivo in-corporato nelle nuove macchine.

Ma il fordismo resistenei Paesi in via di sviluppoQuesto affresco sulla scomparsa del lavoro produtto-re di valore, non corrisponde alla realtà: esaminandola “globalizzazione” scientificamente si riconosce uncapitalismo transnazionale, fordista e taylorista cheutilizza tutti gli strumenti produttivi, organizzativi,finanziari, politici e militari per affrontare le nuovecontraddizioni del sistema di produzione e di sovrap-produzione; dai vecchi Fondo Monetario Internazio-nale e Banca Mondiale, alla risistemazione geografica

Il materialismo storico offre una lettura attuale delle tematiche sociali connesse ai grandi problemi ambientali.

Idi Alessia Vinci

Contro il Suv-capitalismoche ruolo ha Marx?

Carlo VercelloneCapitalismo cognitivo

Manifestolibri,2006

LA MAPPADELL’ITALIA IN DECRESCITA

Famiglie, associazioni, circoli,aziende che hanno scelto, in modi diversi e con un diversogrado di avvicinamento, il percorso della decrescita o della sobrietà.

TREZZO SULL’ADDA (MI)Sifri srlSistemi ed impianti da fonti rinnovabili integrate, sistemi a 360°www.sifri.it

BERGAMOSpazio decrescita Bergamo

NAPOLINodo Decrescita Napoli(comitato promotore)

PESCARADecrescita felice e libertà coscienzewww.fafaitalia.net

LIVORNOGruppo di studio sulla Decrescita di Livorno

CIAMPINO (RM)Eutimia srlEnergy management, soluzioniintegrate, fonti rinnovabiliwww.eutimia.it

MODENANodo della Decrescita di Modena

TANETO DI GATTICO (RE)Fuori Orario www.arcifuori.it

BRUNICO (BZ)Suntek srlImpianti solari termici per la produzione di ACS ed integrazione al riscaldamento Solvis - Pompe di calore geotermiche www.suntek.it

BASSANO DEL GRAPPA (VI)Sisifo Italiaservizi al non profit, all’impresa,alla pubblica amministrazionewww.sisifoitalia.it

PORDENONEOfficina della Decrescita

SUISIO (BG)Termoidraulica FDR srlInstallazione impianti tecnologici ed energie rinnovabiliwww.termoidraulicafdr.it

MILANONodo della Decrescita di Milano

ROMADynaproc srlProdotti software, soluzioniinternet, consulenza, integrazione di sistemi e formazione professionalewww.dynaproc.com

ATP management&technology srlServizi nell’ambito dellaconsulenza aziendale:organizzazione, sicurezza, qualitàwww.atpmanagement.it

MARINO (RM)Servizi Professionali Innovativi srlAttività di consulenza per valorizzare realtà produttive e infrastrutture in un’ottica territoriale, accorciando la filiera produttivawww.servizipi.it

Soluzioni Professionali srlProduzione software gestionalePropone soluzioni avanzate per la gestionedi piccole e medie impresewww.soluzioniprofessionali.it

ROMALaboratorio Permanente della Decrescita

Libero Ateneo della Decrescita

TORINOAssociazione per la Decrescita (vedi scheda a pagina ???)Corso Farini 32/5 – TorinoLe associazioni che hannoaderito sono indicate in verde nella mappa

BOLOGNADePILazione

LOPPIANOINCISA IN VAL D’ARNO (FI)Economia di Comunione (EdC) È un progetto che coinvolgeimprese dei cinque continenti,creato da Chiara Lubich, la fondatrice del movimento dei Focolari. Il polo produttivoitaliano, Polo Lionello, è natonell’aprile 2001, nei pressi di Loppiano, (Incisa in Val d’Arno,FI), dove sorge la cittadellainternazionale del Movimento dei Focolari. EdC spa è formata da oltre 3.000 soci. Gli imprenditoriche aderiscono mettono in comunione i profitti della loroazienda: un terzo, per aiutare le persone in difficoltà, creandonuovi posti di lavoro; un terzo per diffondere la “cultura del dare”e dell’amore; un terzo, vengonoreinvestiti nella stessa aziendawww.edc-online.org

VECCHIANO (PI)Centro Nuovo Modello di Sviluppo(vedi articolo pag 20) via della Barra, 32Vecchiano (Pisa)www.cnms.it

RIMINIMovimento per la Decrescita Felice(vedi scheda a pagina 22)Nasce il 12 gennaio 2007 e il 15dicembre a Rimini si costituisceufficialmente come Associazione.Chiunque può organizzare circoliTerritoriali. Sul sito le istruzioniwww.decrescitafelice.itNella mappa in arancione

VENEZIABilanci di GiustiziaUna campagna lanciata nel 1993da “Beati i Costruttori di Pace”. I 53 gruppi locali comprendonooltre 500 famiglie che voglionomodificare i propri consumi e l'utilizzo dei propri risparmi. Lo strumento per “auto-misurare” il proprio impegno è il bilanciofamiliare, che ogni mese gli aderenti alla Campagna invianoalla segreteria nazionale. Un primoobiettivo è il contenimento deiconsumi. Nel 2006 il consumomensile individuale medio era di 872 euro, contro i 1.068 dellamedia nazionale secondo l'Istatwww.bilancidigiustizia.it

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EMENTO IN CRISI? Non può che fare bene allasocietà». A sostenerlo è Marco Montanari,docente all’Ispi, l’Istituto per gli Studi di Po-litica Internazionale, di Milano e osservato-re elettorale per la Commissione Europea el’Osce. Come esempio, porta il caso di Reg-

gio Emilia sua città natale, che, «negli ultimi cinque anni, ha avu-to una crescita dei volumi edificatori cinque volte superiore a Bo-logna. La popolazione è cresciuta in maniera vertiginosa,arrivando a 170.000 abitanti in pochissimi anni, clandestini in-clusi che la Caritas di Reggio stima prudenzialmente in circa 6.000unità. C’è stato avviato quello che chiamo “il sacco di Reggio”,cioè la cementificazione selvaggia del territorio

Perché questa cementificazione selvaggia?Perché l’amministrazione locale voleva far cassa costruendo a più nonposso. La cementificazione del territorio è un’attività ad alta intensitàdi capitale, ci vogliono grandi investimenti e relativamente poca ma-nodopera e dequalificata. Mentre ad esempio la ristrutturazione di vec-chie abitazioni che sprecano energia in un’ottica di risparmio energe-tico è una attività che coinvolge moltissimi professionisti qualificati.

Quali sono state le conseguenze per Reggio Emilia?La cementificazione, qui come altrove, è affamata di manodoperadequalificata a anche di lavoro in nero, sfruttamento, caporalato,riciclaggio di denaro sporco della criminalità. La cementificazioneha portato all’esplosione del fenomeno dell’immigrazione. Dai da-

Invece di costruire nuove case un grande piano per la ristrutturazione degli edifici esistenti, riducendo drasticamente i consumi energetici e puntando sulle risorse rinnovabili.

ti del Comune a maggio di quest’anno i residenti extracomunita-ri in città erano il 13,92% otto anni fa il 5,41%. Questo ha porta-to ad avere più inquinamento, traffico, criminalità, degrado socia-le, meno benessere per tutti , crescita della xenofobia e la crisigravissima dei servizi sociali che sono strutturati per una città be-nestante di 130.000 abitanti.

Sembra parlare in modo critico del fenomeno immigratorio…Gli immigrati sono le prime vittime del fenomeno di inseguire ilfalso “mito” del PIL. L’immigrazione di massa è causata proprio dacoloro che propongono a livello politico ed economico questo mo-dello di pseudocrescita illimitata e che sono poi i primi ad urlare“stop agli stranieri”.

E che cosa si può fare?La ricetta è la decrescita. Significa più posti di lavoro qualificati conl’applicazione di nuove tecnologie per il risparmio energetico, lefonti rinnovabili, il recupero di edifici esistenti senza sprecare ulte-riore territorio. Descrecita significa meno traffico, meno inquina-mento, meno sprechi, meno rifiuti, meno consumi energetici equindi maggiori risorse di cui disporre, più benessere e qualità dellavita e stop allo sfruttamento dei Paesi più poveri.

In molti sostengono che sia una teoria anti-industrialeAl contrario. Prendiamo l’edilizia, non si propone la morte del set-tore. Ma che cambi pelle e che dalla quantità passi alla qualità inve-stendo su risparmio, efficienza, recupero, restauro, fonti pulite. .

Più case e più cemento: un male per tutti

«C

LIBRI

Serge LatoucheLa scommessa della decrescita

Feltrinelli 2007

Serge LatoucheCome sopravvivereallo sviluppo: dalladecolonizzazionedell'immaginarioeconomico allacostruzione di unasocietà alternativa

Bollati Boringhieri,2005

Mauro Bonaiuti(a cura di)

Obiettivo decrescita

EMI – EditriceMissionaria Italiana,2004

LIBRI

Maurizio PallanteDiscorso sulladecrescita. Manifestoper una felicesobrietà

Luca SassellaEditore, 2007

Maurizio PallanteLa decrescita feliceLa qualità della vitanon dipende dal PIL

Editori Riuniti, Roma,2005

Aniello De Padova e Roberto LorussoDePILiamociLiberarsi del PIL superfluo e vivere felici

Editori Riuniti, 2007

PENSARE GLOBALE E AGIRE LEGHISTA

di Matteo Incerti

della forza lavoro. Di fronte a questo vec-chio capitalismo e alle sue crisi ciclicheanalizzate dal marxismo, la teoria delladecrescita si propone come una terza via,con le sue molteplici sfumature da EdwardGoldsmith, a Alain de Benoist, a Serge La-touche, a Paolo Cacciari, Maurizio Pallan-te. Questi intellettuali propongono unmodello che assicura la convivenza di co-munità associate, dedite alla mutualità ealla cooperazione, contesti locali di nic-chia che praticano l’autoproduzione e il“conservatorismo” come lo chiama lostesso Pallante.

Lo sviluppo ha dei limiti?I precursori della decrescita, nel 1972 ne “I limiti dellosviluppo”, rapporto del MIT finanziato da Volkswagenper il Club di Roma e nel 1992 ne “Oltre i limiti dello svi-luppo”, valutano prima il rischio sociale connesso all’in-terazione di cinque fattori: aumento della popolazione,produzione alimentare, industrializzazione, esaurimen-to delle risorse naturali e inquinamento. Tentano poi ladescrizione di uno sviluppo sostenibile prospettandoprogrammi di crescita controllata, di efficienza energeti-ca, di riciclo dei rifiuti, di risoluzione non violenta deiconflitti e di sviluppo delle comunità dal basso.

Di questo pensiero sono eredi alcuni teorici della de-crescita, che prendono spunto da questeanalisi per tentare una spallata alla criticaradicale del sistema capitalistico mossadal marxismo, che individua l’inscin di -bilità tra la struttura economica e le suericadute sociali e ambientali.

L’ecologismo è di destrao di sinistra?L’ecologismo dovrebbe rivolgersi ai valoridella destra e mantenere le idee della sini-stra, superando delle collocazioni. Gold-smith, teorico del glocale (pensare globalee agire locale) e De Benoist inventano le ca-tegorie politiche del bioregionalismo e delcomunitarismo, attraverso le quali attuareforme di governo etnico-federali, conl’obiettivo di costituire comunità interdi-pendenti, autosufficienti, autonome e sus-sidiarie. Categorie ben viste dalla destraestrema e dalla Lega, ma anche accolte nei

movimenti e nei centri sociali, grazie ai contributi dal-la “sinistra sociale” di Gorz, Serge Latouche e MarcoRevelli, che insistono sulle comunità associate e le re-lazioni conviviali.

Gorz, collaboratore di Sartre in “Temps modernes”,propugna un ecologismo umanitario, come correttoreinterno al sistema, credendo che si possano promuo-vere aree di lavoro comunitario e cooperativo, al difuori delle leggi dell’accumulazione capitalistica, basa-te sul volontariato e lo scambio di beni e servizi noncommerciabili. Sarebbe la “società del bene comune”che supera il mondo asservito alla tecnica e approdaverso l’equità, la sostenibilità e la decrescita. Teoriecondivise anche da Marco Revelli e Paolo Cacciari. La-

touche in più, ne “La scommessa delladecrescita”, accusa direttamente Marxdi accomunarsi all’ideale liberale disoddisfare il benessere sociale attraver-so l’utilizzo della capacità produttivadella tecnica. .

LA POLITICA DEL PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE non è solo uno slogan della decrescita, ma è anche la prassidella Lega. Perché tutta una serie di radici culturali sonocomuni, mutuate dalla destra europea più reazionaria: da Carl Schmitt, il padre del “decisionismo”, ai fratelli Jünger i teorici delle “moltitudini”, passando per Heidegger, a cui attingono sia uomini di destra che di “sinistra” comeGianfranco Miglio, i Cacciari, ma anche Danilo Zolo, GiacomoMarramao e Pietro Barcellona. Fino a giungere ai “pensatori”più conosciuti all’interno dei Centri sociali come Toni Negri,Edward Goldsmith editore di Ecologist e Serge Latouche chehanno svolto il lavoro paradigmatico di far perdere alle classisubalterne la percezione della loro natura sociale.

Il voto ha confermato che il leghismo è il collante di unblocco sociale, che trascina anche spezzoni di quella classeoperaia, data per estinta dalla cultura post-marxista. Si rendenecessario mettere a fuoco la natura sociale e politica dellaLega, e risalire alle sue cause organiche. Senza attardarsi su aspetti “esteriori” e “simbolici” del “leghismo”, che hannofatto perdere di vista i connotati della crisi che l’ha partorita.

Tra gli anni 80 e 90, dopo la morte di Berlinguer,l’abbandono progressivo di una concezione classista dei rapporti tra società civile e società politica ha provocatouna crisi crescente della democrazia di massa e del sistemademocratico. Da cui ha potuto trarre spunto l’iniziativaleghista in tutto il Nord e Nord-Est, per ragioni connesse al rapporto tra sistema produttivo, democrazia e territorio. Ma anche per l’abbandono della “qualità” del lavoro

che faceva il Pci sul territorio con la programmazionedemocratica “globale”, in cui la piccola e media impresaerano inserite come alleate del movimento operaio e delle forze democratiche. I ceti “medi”, che sono stati sospinti ad una “reazione” cavalcata da destra, che ha favorito la nascita di un movimento reazionario di massa che esalta i “diritti dell’individuo” contro lo Stato e il “privato” contro il “pubblico”.

Nel momento stesso in cui il “leghismo” viene percepitocome movimento antisistema e poi come partito di massa e di integrazione sociale, occupa lo spazio lasciato dai verticidi Cgil e Pci, quando accettano la strategia delle “riformeistituzionali”. Strategia aperta, oltre che dalla destra Dc e dal Psi di Craxi e Amato, da forze extraparlamentari ed eversivecome la loggia massonica P2, che trova pronto il “leghismo”.Oggi è più chiaro che il fenomeno leghista è figlio di unacultura “modernista” d’impresa degli anni 80, aziendalista,efficientista e campanilista, che permea tutto il Nord e che la “sinistra” soprattutto lombarda ed emiliana, ha legittimato.Tanto che fu Guido Fanti (presidente della Regione Emilia dal ‘71 al ‘75) a parlare per primo di “padania” non comeparte dello Stato ma come soggetto, nel convegno “La repubblica della regioni”, ponendosi come un capo “di destra” di un “nuovo regionalismo”, sull’asse Emilia-Veneto.Poi cancellando il Sud e l’Italia, vennero i convegni “Milano e l’Europa” della destra milanese del Pci (i “miglioristi” che editavano “Il moderno” con i finanziamenti di Berlusconi).Angelo Ruggeri

LIBRI

Luca Mercalli e Chiara SassoLe mucche nonmangiano cemento

SMS - SocietàMeteorologicaSubalpina, 2004

www.benecomune.netwww.unmondopossibile.netwww.depiliamoci.itwww.apres-developpement.org

IN RETE

Page 15: Mensile Valori n.61 2008

| inbreve || inbreve |

finanzaeticaStop a Banca Prossima, Ctm fa marcia indietro >30 Assemblee di Eni ed Enel, piccoli azionisti alla carica >32Idex alle porte, energia alla “deriva”? >34

BANCHE ARMATERISERVATEZZADAL GOVERNOITALIANO

Il governo italiano ha reso notal’ultima relazione sull’esportazionedi armi, ma le tabelle con le singoleoperazioni autorizzate dalle banchesono sparite. Lo segnalano le treriviste promotrici della “Campagnadi pressione alle banche armate”:Mosaico di Pace (diretta da AlexZanotelli), Missione Oggi (da NicolaColasuonno) e Nigrizia (da FrancoMoretti). Chiedono al governo di consegnare i dati al parlamento.‹‹È richiesto dalla legge 185 del 1990che regola la materia, necessario,non solo per comprendere il valoremonetario e la controparte esteradelle singole operazioni autorizzatedalle banche, ma anche per verificare la corrispondenzadelle autorizzazioni rilasciate dal dipartimento del Tesoro con quelle emesse dal ministerodegli Esteri››, ha commentato GiorgioBeretta, coordinatore nazionaledella Campagna. La responsabilitàdella mancanza di dati resta per ora un mistero. La relazione, ha sottolineato Raffaello Zordan di Nigrizia, è stata redatta dal governo Prodi ma è stataconsegnata al senato il 6 maggio,ovvero dopo l’insediamento del nuovogoverno. Il documento in pdf del testo cartaceo pubblicato sul sitointernet del Senato (documento 67 – LXVII) riporta in prima pagina la dicitura “Presentata dal Presidente del Consiglio dei ministri (Silvio Berlusconi)”.

HEDGE FUND,SAMUEL ISRAEL SVANITONEL NULLA

Al biglietto inneggiante al suicidionon crede nessuno, tantomeno le autorità statunitensi che dallametà di giugno gli stanno dando la caccia. Samuel Israel, ex gestoredel Bayou Management, un hedgefund da due mila miliardi di dollari,è sparito, lasciando gli inquirenti a interrogarsi su che fine abbia fattolui e le centinaia di milioni di dollariche ancora non sono stati trovati. Il 10 giugno Israel avrebbe dovutopresentarsi in un carcere del Massachussets per iniziare a scontare una condanna a 20 anniper appropriazione indebita e frode.Ma la cella che lo attendeva è rimasta vuota. La polizia ha ritrovato la sua macchina a BearMountain (New York) nei pressi del fiume Hudson. Nel veicolo c’eraun biglietto: “suicide is painless” (il suicidio è indolore). La suacompagna Debra Ryan, l’ultima ad averlo visto il giorno della scomparsa, è stata fermatacon l’accusa di favoreggiamentonella presunta fuga dell’ex re di WallStreet. Israel aveva dato vita al suohedge fund nel 1994. 11 anni dopo,aveva richiamato l’attenzione della SEC. L’autorità di vigilanza ha scoperto false certificazioni di bilancio, insolvenza e milioni di dollari volatilizzati. Nel corso del procedimento l’ex manageraveva contribuito al ritrovamento di 100 milioni sottratti negli anni.Altri 400 circa mancano all’appelloma è probabile che Israel sappiacome rintracciarli.

WORLD BANK,AMBIENTALISTI ALL’ATTACCODEL CLIMATEINVESTMENT FUND

Sono 121 le organizzazioni che hanno firmato unappello contro il “Clean Tecnology” e lo “StrategicClimate”, i due Climate Investment Funds promossi di recente dalla Banca Mondiale. I fondi, dal valorecompreso tra i 7 e 12 miliardi di dollari, dovrebberoessere utilizzati per fronteggiare i cambiamenticlimatici del Pianeta. La Banca Mondiale, si apprendedal comunicato reso pubblico dai firmatari, vienegiudicata del tutto inidonea a una simile iniziativaessendo massicciamente coinvolta nel finanziamentodelle industrie operanti nel campo dei combustibilifossili. Secondo l’associazione americana Friends of the Earth (FoE), la gestione dei fondi spetterebbe

di diritto alle Nazioni Unite che sui cambiamenti climaticihanno elaborato in passato una convenzione quadro. «Non esiste una definizione di “clean” (pulito ndr) nelcosiddetto “Clean TechnologyFund” - ha affermato

l’esponente del FoE Janneke Bruil - . Il “carbone pulito”ad esempio è una falsa soluzione che non ha niente a che fare con l’energia pulita». L’iniziativa, ricordano i firmatari, risulterebbe «altamente inappropriata,implicando un ulteriore indebitamento per i Paesi poverichiamati ad adattarsi ai cambiamenti climatici causatidai Paesi industrializzati che forniscono i prestiti». I sostenitori della protesta chiedono alle nazioni più ricche di rigettare il piano finanziario della BancaMondiale ma le buone notizie, in questo senso,tarderebbero ad arrivare. Secondo l’agenzia di stampaRSI News, i governi di Stati Uniti, Gran Bretagna e Giappone avrebbero già espresso sostegno ai duefondi. Gli Usa dovrebbero contribuire con due miliardi di dollari in tre anni anche se dalla commissioneFinanze della camera dei rappresentanti sono già stateespresse delle perplessità.

CIBO ED ENERGIA:IL SENATO USASTUDIA UNA RIFORMAANTI-SPECULAZIONE

Il presidente della Commissione senatoriale Usa sulla Sicurezza Nazionale e gli Affari Governativi, Joe Lieberman (nella foto), e la collega, Susan Collins,hanno sottoposto alla Camera alta tre documenti a sostegno della loro proposta di riforma del mercatodei derivati sulle materie prime. A promuovere la proposta di legge l’ormai radicata convinzione che all’origine del boom dei prezzi del settore vi sia la speculazione finanziaria. La speranza dei senatori è quella di una rapida approvazione da parte dellaCamera nel mese di luglio. ‹‹Il costo del cibo e quellodell’energia stanno creando serie preoccupazionipresso le famiglie americane della classe lavoratrice

– ha dichiarato Lieberman, già candidato democratico allavicepresidenza nel 2000 –. Ogni viaggiodal distributore o al supermercatomette a dura prova i bilanci dellefamiglie. Non siamo testimoni, comequalcuno continua a sostenere, dellanaturale azione delle forze di mercato.Stiamo osservando al contrario l’operadi una speculazione eccessiva, motivo

per il quale il nostro governo deve approvare nuoveleggi per proteggere la nostra economia e i nostriconsumatori››. La proposta di legge Lieberman-Collinsprevede il divieto di investimento nel mercato delle commodities per i fondi pensione, la fissazione di un tetto massimo nella quota di mercato gestibiledagli speculatori per ogni singola commodity e, infine, l’abolizione del cosiddetto Enron Loophole,quel provvedimento del 2000 che consente di fatto agli investitori di assumere legalmente posizionispeculative nel mercato dei derivati. SecondoLieberman dal 2003 al 2008 il giro d’affari dei fondid’investimento legati alle commodities è passato da 13 a 260 miliardi di dollari. Negli ultimi cinque anni i prezzi del cibo e delle materie prime legate al settoreenergetico sono aumentati mediamente del 200%.

WALL STREET,LA SCURE DELLAGIUSTIZIA SUGLISPECULATORI

Ralph Cioffi, Matthew Tannin e in futuro chissà quanti altri. L’FBInon fa sconti e adesso a tremare è un esercito di speculatori arricchitisicon la bolla subprime. Gli inquirentiamericani hanno svolto indaginidurate mesi preparandosi a una valanga di incriminazioni per quello che potrebbe essere uno dei più memorabili scandalifinanziari di sempre. I numeri resipubblici dall’FBI parlano chiaro: l’“Operation Malicious Mortgage”coinvolge circa 400 personesospettate di frode. All’operazionestarebbero lavorando attivamente46 dei 56 uffici federali del Paese.Tutto ha preso il via alla metà di giugno, quando le autorità federalihanno arrestato i manager dei duehedge-fund della banca d’affari BearStearns, crollati la scorsa estate e costati agli investitori 1,6 miliardidi dollari. Ralph Cioffi e MatthewTannin, i due trader indagati,avrebbero fornito agli investitorifalse informazioni, gonfiando,inoltre, il valore degli assets in loro possesso. ‹‹Mi rivolgo allepersone coinvolte in queste storie: vi troveremo, indagheremo su di voi,vi perseguiremo›› ha dichiarato il direttore dell’FBI Robert Mueller.Negli ultimi tre anni l’indagine del FBI è raddoppiata coinvolgendocirca 1.400 casi. La crisi dei mutui,osservano gli analisti, avrebbecostretto le società di tutto il mondo a produrre svalutazioni per complessivi 387 miliardi di dollari nel corso dell’ultimo anno.

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MICROCREDITO:BASILEASTUDIA REGOLEINTERNAZIONALI

Il Comitato di Basilea per la vigilanzabancaria progetta una proposta di regolamentazione del settore del microcredito. Lo ha dichiarato il presidente della Banca Centraleolandese, Nout Wellink, in occasionedel seminario “A billion to gain-thenext phase” ad Amsterdam. Wellink,che è anche presidente del Comitatodi Basilea, ha sottolineato il crescenteruolo svolto dalla microfinanza nello scenario creditizio mondiale e la sua provata capacità di contrastare la povertà sostenendoi progetti di sviluppo individualedegli operatori dei Paesi piùdisagiati. Con una crescita mediadell’utenza del 19% annuo tra il 2001 e il 2006, il microcreditoconta oltre 1.100 istitutispecializzati che servono quasi 60 milioni di clienti, per un capitalecomplessivo di 16 miliardi di dollari.Non è ancora chiaro quali sarannole linee guida, anche perché – ha sottolineato Wellink – i contestisociali e nazionali in cui si èsviluppato il microcredito hannoevidenziato differenze significative.Compito, non facile, di Basilea saràproprio quello di teorizzare unastruttura regolamentare sa applicaresu scala mondiale per proteggere gli istituti e i clienti dai rischi di fallimento. L’interesse del Comitatoè in linea con le ultime tendenze delmondo bancario. Da qualche tempo,infatti, anche le banche commercialihanno iniziato a mostrare unacrescente attenzione per le attivitàdi social banking in generale.

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| finanzaetica |

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| finanzaetica | commercio equo |

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È durato pochi mesi, è stato criticato duramente e, di fatto, non è mai diventato operativo. L’accordo tra Ctm

Altromercato e Banca Prossima è naufragato, scontrandosi con il voto dei soci.

VOLTE, DI RADO, CAPITA CHE UNA DECISIONE presa dall’alto,venga ribaltata dal basso. Capita, ancora più rara-mente, che un accordo, economicamente molto con-

veniente, venga annullato perchési ritiene che non rispecchi i proprivalori etici. E capita che qualcuno,

dopo essere stato criticato e, in un certo senso, “tradito”, faccia am-menda e tenda una mano. Questi insoliti elementi si sono intrecciatidietro la relazione, breve ma intensa, tra il consorzio del commercioequo e solidale Ctm Altromercato e Banca Prossima, costola di Inte-sa-San Paolo dedicata al non profit. Una relazione punteggiata dacontestazioni, accesi dibattiti e persino boicottaggi (a Firenze alcuni

gruppi di consumatori del commercio equo hanno sospeso gli ac-quisti alle Botteghe del Mondo).

Una relazione che in realtà ha visto un terzo protagonista, nondirettamente coinvolto nella vicenda, ma, per molti versi, tra le sueprincipali cause e conseguenze: Banca Etica, di cui Ctm è tra i socifondatori. Se avesse soddisfatto le esigenze finanziarie delle botte-ghe, Ctm non avrebbe mai pensato di siglare un accordo con unacostola di Intesa-San Paolo. È questa l’opinione che circola in granparte del mondo del commercio equo e solidale. Che sia vero o no,sta di fatto che dopo la firma della convenzione, i vertici di BancaEtica hanno incontrato più volte quelli di Ctm, per cercare nuoveproposte per le botteghe, che incontrassero meglio i loro bisogni.

Stop a Banca ProssimaCtm Altromercato fa marcia indietro

di Elisabetta Tramonto

A

Inizio e fine di una relazioneLo scorso settembre il consiglio di amministrazione di Ctm Altromer-cato ha firmato una convenzione triennale con Banca Prossima, perfinanziare le botteghe del commercio equo. Il 7 giugno l’assemblea loha bocciato con il 69% di voti contrari. «È l’intero sistema Altromer-cato a uscirne vittorioso, non solo chi era contrario all’accordo - di-chiara Franco Bettin della cooperativa Nazca, socio di Ctm - Ancorauna volta Altromercato si è dimostrato un luogo di confronto e di di-battito democratico con i soci, con le Botteghe del Mondo e conl’intero tessuto sociale del movimento».

Perché sì e perché noLa notizia dell’accordo con Banca Prossima aveva lasciato a bocca aper-ta i soci del consorzio, scatenando nove mesi di dure contestazioni. Aprescindere dalla convenienza dell’accordo, significava scendere a pat-ti con il “nemico” di sempre: una diretta emanazione di Intesa-San-paolo, al primo posto nella lista delle “banche armate” (nonostante ab-bia più volte dichiarato di essere in procinto di uscirne) e protagonistadi quel mondo della finanza classica, contro cui si batte il movimento

del commercio equo. I termini dell’accordo però erano decisamente al-lettanti: sei milioni e mezzo di euro messi a disposizione dall’istituto dicredito in tre anni, per finanziare, fino a un massimo di 65 mila euro,le botteghe del commercio equo. Nessuna richiesta di garanzie ai soci,al consorzio solo l’8% sull’affidato. Una situazione più unica che rara.«Era un accordo che avrebbe potuto aiutare molti soci», dichiara Giam-piero Girardi, presidente della cooperativa Mandacarù, di Trento, tra isoci di Ctm Altromercato favorevoli alla convenzione con Banca Pros-sima. «Il consorzio avrebbe assunto un ruolo di mediazione e di ga-ranzia. Mentre gli amministratori delle singole cooperative non avreb-bero più dovuto garantire di persona, cosa non da poco. Oggi figuranocrediti del consorzio verso i soci per diversi milioni di euro. Significache una parte delle risorse che le singole cooperative hanno destinatoal sostegno del commercio equo finiscono a coprire i buchi lasciati nelbilancio dai soci morosi. Questo non è giusto. Molti soci di Ctm han-no una visione troppo idealistica e lontana dalla realtà e da un’inevi-tabile necessità di mediazione», conclude Girardi. La maggioranza deisoci di Ctm Altromercato però, evidentemente, non la pensa così. La“relazione” con Banca Prossima è chiusa. Almeno per il momento. .

BANCA PROSSIMA: «LE PORTE NON SONO CHIUSE»

APPARE PERPLESSO E SORPRESO, ma per niente rassegnato, Marco Morganti, (nellafoto) amministratore delegato di Banca Prossima. Difende quello che giudica un ottimoaccordo, molto conveniente per le botteghe del commercio equo. Ma l’accordo è statorifiutato proprio da quelle botteghe che ne avrebbero beneficiato.

Che cosa pensa di quanto è accaduto?Non lo capisco fino in fondo, ma non ne faccio un dramma. Certo che in nessunmomento, né nella fase consenso né in quella del dissenso, qualcuno ha mai detto che l’accordo non era conveniente. Ciò da un lato è positivo, perché dimostra la qualitàdel prodotto che abbiamo offerto, dall’altro rattrista perché lo stop è stato dettato da ragioni ideologiche, di cui avevamo già discusso con il consorzio e che non avevanofermato il CdA, che aveva stipulato l’accordo con noi.

Il problema probabilmente non riguarda solo Ctm-Altromercato.Considerando il settore a cui vi rivolgete, non sarà difficile incontrarealtre contestazioni nei confronti di Intesa Sanpaolo…

Veramente finora non abbiamo avuto nessun tipo di contestazione per ragioni etiche.Tuttavia voglio fare una prercisazione: Banca Prossima non si propone come una banca

etica, non è più etica di Intesa Sanpaolo o delle altre banche del sistema. È un istituto di credito specializzato che si rivolge a clienti “etici”. Etico è il mondo italiano del non profit. Quelloche ci differenzia dalle altre è il fatto che cerchiamo di esserepiù bravi a capirne i bisogni e che, da statuto, abbiamoun’impostazione solidaristica e inclusiva, grazie al nostro Fondoper lo sviluppo dell’impresa sociale.

Che cosa offrite in più al mondo non profit?Ci rivolgiamo a tutti i protagonisti di questo settore, anche alle cooperative più piccole o più isolate. Offriamo prodotti convenienti e finanziamenti veloci, come, del resto, era la convenzione messa a punto per Ctm Altromercato.

Ma non voglio parlare al passato. Sono convinto che tornerà il momento di riprendere in mano questo accordo.

Non abbiamo chiuso la porta. In questi mesi alcune cooperative del commercioequo e solidale si sono avvicinate a Banca Prossima, interessate a trattare con noi, anche singolarmente. Stiamo cercando di trovare delle soluzioni ad hoc, che gestiremocon grande trasparenza.

CTM ALTROMERCATO: «UN OTTIMO ACCORDOMA L’ASSEMBLEA È SOVRANA»

PAROLA AI VERTICI DI CTM, che prima hanno siglato l’accordo conBanca Prossima, poi lo hanno sottoposto al parere dell’assemblea deisoci. Chiara Bonati, presidente del consorzio (foto sopra), e Carlo Brugnoli(foto sotto), responsabile amministrativo.

Non eravate tenuti a coinvolgere l’assemblea. Perché lo avete fatto?

BONATI Dato l’argomento, non solo tecnico ma anche politico, non potevamo restare indifferenti al malcontento che si era manifestato.Abbiamo ritenuto corretto rimettere la decisione ai soci. L’assemblea è stata solo il momento finale di un lungo processo partecipativo, che abbiamo portato avanti da settembre, con moltissimi incontriterritoriali con i singoli soci.

Era una reazione prevedibile. Perché dunque firmare un accordo che si preannunciava fonte di contestazioni?

BONATI Era un accordo vantaggioso da un punto di vista economico e non prevedeva garanzie da parte dei soci, ma solo dal consorzio. Spesso gli amministratori si sono trovati a firmarefideiussioni personali per chiedere un prestito per far sopravvivere la bottega. Inoltre la convenzione garantiva le stesse condizioni in tutta Italia, mentre di solito il Sud risultapenalizzato. E comunque avevamo siglato solo un accordo quadro, un contenitore vuoto, che si sarebbe riempito solo quando qualche cooperativa avesse chiesto e le fosse stato concesso un finanziamento. Questo non è accaduto e la convenzione non è mai diventata operativa.

L’annullamento dell’accordo ha creato un danno a Ctm Altromercato? BRUGNOLI È difficile dirlo. Quello con Banca Prossima era un ottimo accordo, ma l’assembleaè sovrana. E in ogni caso non avrebbe certo risolto tutti i problemi del commercio equo.

Non tutti i soci hanno festeggiato la fine dell’accordo con BancaProssima. Alcuni lo vedevano come un vantaggio per le botteghe con problemi finanziari e per tutto il consorzio, danneggiato, dicono, dai debiti dei soci insolventi…

BRUGNOLI Ctm è tra i principali fornitori delle botteghe, quindi è naturale che i problemi di liquidità dei singoli ricada sul consorzio e, in un certo senso, su tutti gli altri soci. Ma non è questo il caso. I debiti accumulati dalle botteghe verso Ctm non sono così elevati. È una situazione che riusciamo a gestire.

Perché non cercare accordi simili con soggetti bancari più affini agli ideali di Ctm Altromercato?

BRUGNOLI Abbiamo convenzioni con Banca Etica, Cgm Finance ed Ethical Banking. Ma non erano sufficienti a soddisfare l’esigenza di credito delle botteghe. Uno degli effetti positividi questo accordo, seppure annullato, è di aver messo in moto qualcosa. Abbiamo incontratodiverse volte Banca Etica per trovare degli accordi che rispondessero alle nostre esigenze.

BANCA ETICA: «UN MESSAGGIO FORTE PER NOIPIÙ CHE L’ACCORDO, IL NO DELL’ASSEMBLEA»

BANCA ETICA: è il nome che circolava nell’ombra durante tutti questimesi di dibattito acceso dentro e fuori da Ctm Altromercato. Perchéricorrere a Banca Prossima? Non bastava l’offerta di Banca Etica e degli altri istituti di credito dello stesso mondo? Rispondono il presidente di Banca Etica, Fabio Salviato (foto sopra), e il direttoregenerale, Mario Crosta (foto sotto).

Ctm è uno dei soci fondatori di Banca Etica, sposa i vostri ideali ed è, o dovrebbe essere, per voi uno dei principali interlocutori. Perché questo accordocon Banca Prossima?

CROSTA Le botteghe, come molti altri “mondi di riferimento” di BancaEtica, hanno una particolare necessità di credito e di prodotti finanziari,spesso personalizzati. Noi abbiamo sempre cercato di soddisfarli, ma non è possibile dare risposte a tutti. È normale che si rivolgano anche ad altre banche. Quello con Banca Prossima è stato un modo per risponderea delle esigenze esclusivamente in termini funzionali, contro il sistema di valori.

Alla fine ha vinto il fronte del no tra i soci di Ctm. Ma il fatto stessoche sia stato inizialmente siglato un accordo rileva bisogniinsoddisfatti, evidenzia un allontanamento da Banca Etica

SALVIATO Non c’è mai stato un vero e proprio allontanamento, di certo non da un puntodi vista politico. Sul fronte operativo, abbiamo trovato qualche difficoltà, ma non abbiamomai smesso di lavorarci e di cercare modi per soddisfare le necessità dei soci di Ctm.

Ma è un messaggio forte verso Banca Etica...CROSTA Ne prendiamo atto. Abbiamo sempre dedicato trattamenti di favore a Ctm e alle singole botteghe: tassi agevolati, nessuna garanzia reale. Da quando Ctm ha un nuovo cda, abbiamo cercato di portare la collaborazione da un piano strettamentecommerciale a uno strategico. Stiamo pensando a fare in modo che ci sia qualcunoall’interno di Ctm che si occupi della preistruttoria, a crediti agevolati per i dipendenti, a un banchiere ambulante di Banca Etica dedicato al settore del commercio equo.SALVIATO Sicuramente avremmo potuto fare di più e ora stiamo cercando di recuperare il ritardo accumulato. Negli ultimi mesi abbiamo incontrato più volte i vertici del consorzio,per cercare di capire quali necessità non abbiamo saputo soddisfare.

Tra i soci di Ctm aleggia una domanda: se non ci fosse statol’accordo con Banca Prossima, Banca Etica avrebbe compiuto dei passi avanti verso Ctm?

CROSTA Posso dire con certezza di sì. Avevamo iniziato il processo di revisione degliaccordi con Ctm Altromercato già da qualche anno. L’accordo con Banca Prossima per noiè stato ininfluente. Ha molto più peso la decisione dell’assemblea di sospendere l’accordo.Ci fa riflettere, ci responsabilizza e ci stimola a trovare delle risposte immediate.

Page 17: Mensile Valori n.61 2008

| 32 | valori | A N N O 8 N . 6 1 | L U G L I O / A G O S T O 2 0 0 8 | | A N N O 8 N . 6 1 | L U G L I O / A G O S T O 2 0 0 8 | valori | 33 |

| finanzaetica | azionariato critico |

OCHE LE NOVITÀ “ISTITUZIONALI” emerse dalle assemblee diEni ed Enel del 10 e 11 giugno scorsi. Le rispettive diri-genze hanno annunciato i risultati dell’ultima gestione:

per Eni un fatturato di 87 miliardi di eurocon ben 18 miliardi di utili, mentre Enel hagenerato ricavi per oltre 43 miliardi di euro

e un utile netto di 4 miliardi, a dispetto di un indebita-mento cresciuto fino a circa 55 miliardi a seguito dell’ac-quisizione della spagnola Endesa.

Le proposte del ministero dell’Economia e delle Fi-nanze di confermare la maggioranza del Cda, le presi-denze e gli amministratori delegati di entrambe le impre-se sono state approvate ad ampia maggioranza. Edifficilmente poteva essere altrimenti, considerando che,in entrambe le aziende il ministero dell’Economia detie-ne una quota superiore al 20%, alla quale si somma un10% circa di proprietà della Cassa Depositi e Prestiti. Con-siderando che nelle due assemblee gli azionisti presentirappresentavano poco più del 40% del capitale sociale, sicapisce come le votazioni siano state un atto poco più cheformale. La novità più interessante è stata sicuramente larichiesta dello stesso ministero di ridurre del 20% il pianodi Stock Options di Enel, una proposta che il Cda non hapotuto che sottoscrivere.

Parola ai piccoli azionistiGli interventi più interessanti sono sicuramente statiquelli dei piccoli azionisti che hanno preso la parola perportare in assemblea posizioni critiche e per porre do-mande alla dirigenza. Spesso simili i quesiti presentati al-

le due assemblee (in particolare riguardo la governance el’impatto ambientale e delle emissioni di gas serra). Sicu-ramente diversa la risposta data dalle due imprese,l’attenzione dimostrata verso i piccoli azionisti e la pro-pensione al dialogo.

Eni non rispondeLa dirigenza Eni ha dato la sensazione di non volere “per-dere tempo”. Dopo gli interventi e le domande ha presola parola il presidente Roberto Poli, mentre l’a.d. PaoloScaroni rimaneva in silenzio, quando non si alzava, la-sciando vuoto il suo posto al tavolo della presidenza. Sumolte questioni sollevate non è stata data alcuna risposta,e dopo il breve intervento del presidente non è stato nem-meno concesso il diritto di replica agli azionisti interve-nuti, negando così un minimo di dialogo tra la dirigenzae gli azionisti nell’unica occasione annuale di incontro.Peccato, perché molte delle questioni poste avrebbero si-curamente meritato ben altra attenzione. La Fondazio-ne Culturale Responsabilità Etica è intervenuta portan-do due progetti di Eni all’estero, accusati di avere fortiimpatti ambientali e sulle popolazioni locali: gli investi-menti nel Kazakistan e nel Delta del Niger. Nel primo ca-so la Fondazione si è concentrata sui rischi e gli impattiambientali nel giacimento di Kashagan, il più grandescoperto negli ultimi 30 anni e di cui Eni è operatore.Impatti legati all’elevatissima presenza di solfati nel pe-trolio, ai conseguenti problemi di stoccaggio dello zolfoe al rischio di piogge acide. In Nigeria Eni, come altremultinazionali petrolifere, continua a utilizzare la prati-

ca del gas flaring, bruciando a cielo aperto il gas legato al-l’estrazione del petrolio, con conseguenze pesantissimeper le popolazioni locali e l’ambiente.

Non una parola di risposta sulle questioni sollevatedalla Fondazione, mentre nel buon umore generale Sca-roni si toglieva la cravatta, segnalando come l’intro -duzione di un abbigliamento più casual negli uffici Enipermettesse di abbassare l’aria condizionata in estate, conconseguente diminuzione del consumo di elettricità.Non c’è che dire, davvero un grande esempio di respon-sabilità ambientale, mentre l’Eni continua a praticare ilgas flaring, illegale in Nigeria da quasi 30 anni e che l’AltaCorte di Giustizia nel 2006 ha nuovamente dichiarato es-sere “contro il diritto alla vita, alla salute e alla dignità”.

Da Enel buone maniereDecisamente migliore la gestione dell’assemblea Enel.Presidente e amministratore delegato hanno puntual-mente risposto a tutte le domande. In particolare l’ad Ful-vio Conti è entrato nel dettaglio di tutte le questioni tec-niche poste dagli azionisti, ai quali è poi stata concessa lapossibilità di una breve replica, prima della contro-repli-ca della dirigenza e delle votazioni sui diversi punti al-l’ordine del giorno. La Fondazione Culturale ha segnala-to gli impatti di Enel in materia di emissioni di Co2 e suicambiamenti climatici, contestando all’impresa i forti in-vestimenti nei combustibili fossili e in “false soluzioni”,quali il nucleare e le grandi dighe. Due in particolare i ca-si portati: il completamento dell’obsoleto impianto nu-cleare di Mochovce, in Slovacchia (risalente ai tempi del-

l’Unione Sovietica) e un sistema di cinque grandi dighe inuno degli ultimi paradisi naturali della Patagonia cilena.

Nucleare senza replicheBuona la gestione dell’assemblea, non altrettanto i con-tenuti. Enel ha difeso a spada tratta la propria scelta di in-vestire nel nucleare nei prossimi anni. Una decisione sucui non ha detto parola il rappresentante del governo,malgrado sia ancora valido il risultato del referndum cheobbliga l’Italia a non produrre energia nucleare. È stato so-lo ricordato come il governo si limiti a chiedere che le im-prese partecipate creino valore per gli azionisti, senza in-tervenire nelle questioni gestionali o decisionistrategiche, nè riguardo le tematiche della responsabilitàsociale e ambientale. In questo quadro la possibilità di de-nunciare comportamenti irresponsabili e di chiedere uncambiamento alle due multinazionali dell’energia è dele-gato alla società civile, alle campagne di pressione, ai pic-coli azionisti. Se ci si ferma a considerare il peso che que-sti hanno, sembrerebbe una lotta contro i mulini a vento.Guardando però ai risultati raggiunti da simili iniziativein altri Paesi e all’interesse suscitato da questa prima espe-rienza di azionariato critico in Italia, è possibile affermareche dei risultati concreti possono essere raggiunti. È ne-cessario lavorare in un’ottica di medio-lungo periodo ecostruire alleanze tra piccoli azionisti per fare sentire lapropria voce, utilizzando i diritti di azionista come unostrumento di democrazia economica e come una leva perottenere una maggiore responsabilità e sostenibilità daparte delle imprese quotate. .

Assemblee di Eni ed Enel:piccoli azionisti alla carica

La Fondazione Culturale Responsabilità Etica alla prima esperienza di azionariato aritico, per chiedere maggiore

sostenibilità ai due colossi dell’energia. Eni si volta dall’altra parte. Enel risponde, almeno a parole.

Pdi Andrea Baranes

Una donna pedalaportando caschi di banane nei pressidel villaggio di Umuchen, in Nigeria. Sullosfondo brucia il gasdell’estrazione del petrolio (gasflaring). Provati i danni per la salutedelle persone e per l’ambiente.

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| finanzaetica | derivati in Borsa | | finanzaetica |

Idex alle porte, energia alla“deriva”?

La Borsa di Londra annuncia il prossimo esordio del mercato italiano dei derivati energetici. Ma i dettagli restano sconosciuti e l’esperienza internazionale non sembra preludere a nulla di buono.

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zioni di acquisto che nella maggior parte dei casi non si traducono inun’operazione effettiva potendo essere scaricate (a prezzo maggiora-to) su una parte terza sicura, a sua volta, di realizzare un successivoprofitto. Se a ciò si aggiunge che la maggior parte delle operazioni av-vengono su piattaforme elettroniche al di fuori della borsa (il famosomercato “over the counter”) e dai suoi controllori, non è difficile com-prendere come mai la trasparenza rappresenti ancora la merce più ra-ra del mercato derivato. In un simile contesto è intuitivo concluderecome i rischi di speculazioni siano portati ad aumentare quando i be-ni fisici coinvolti sono caratterizzati da una forte volatilità del prezzo.Una caratteristica tipica, fra gli altri, dei mercati energetici.

...e l’energiaLa variabilità dei prezzi delle fonti d’energia e la corsa al rialzo è giusti-ficabile almeno per tre ragioni. L’aumento della domanda, favorita dal-lo sviluppo economico dei grandi mercati emergenti (Cina e India),l’instabilità politica e le difficili relazioni tra i detentori di risorse (Ve-nezuela e Iran per il petrolio, Asia Centrale per il gas etc.) e i compra-tori (Stati Uniti in primis) e l’interdipendenza tra le risorse che ha per-messo all’elettricità prodotta negli USA, ad esempio, di crescere divalore a fronte degli aumenti record del gas naturale utilizzato comepropellente nei processi produttivi. Per spiegare la corsa al rialzo degliultimi anni, tuttavia, i tipici fattori di mercato non bastano più. La de-nuncia degli effetti devastanti della speculazioni è ormai data per ac-quisita tanto che i tradizionali attori del mercato mondiale sono staticostretti ad ammetterne l’evidenza. Di recente, il ministro libico del-l’energia Shokri Ghanem ha sostenuto che il petrolio potrebbe sfon-dare quota 200 dollari al barile anche a causa dell’impotenza degliesportatori. Schiacciato dalla forza degli speculatori l’OPEC è stato difatto esautorato del suo ruolo di banca petrolifera capace di controlla-

PARTIRE DA SETTEMBRE anche l’Italia avrà il suo mercato deiderivati finanziari dell’energia. L’annuncio, fatto il 22maggio scorso dall’ad del London Stock Exchange, Cla-

ra Furse, e riportato da alcune agenziedi stampa, è stato confermato da fon-ti di piazza Affari che, tuttavia, non

hanno saputo fornire particolari approfonditi confermando come “lasvolta finanziaria” del mercato energetico sia ancora avvolta nel mi-stero. Di certo si sa che i derivati energetici italiani daranno vita a unapiattaforma indipendente, l’IDEX, che non dovrebbe avere nulla ache fare con i parenti più o meno stretti dell’IDEM (il mercato dei de-rivati tuttora funzionante in cui si scambiano futures e simili su alcu-ni titoli quotati in Borsa Italiana) o della borsa elettrica (il mercato “fi-sico” dell’energia). Tale piattaforma coinvolgerà per ora il solomercato dell’elettricità e sarà sottoposta alla vigilanza congiunta diConsob e Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (AEEG) come per al-tro già previsto dal decreto legge entrato in vigore il 1° novembre2007. L’anteprima, dunque, è tutta qui, ma tanto basta perché si fac-ciano strada i dubbi sull’opportunità di un mercato dimostratosi al-l’estero facile preda di speculatori.

Una combinazione micidiale: i derivati...La finanza definisce “derivato” ogni titolo il cui valore sia basato suquello di un qualsiasi altro titolo. Costituiti, tra gli altri, da contratti atermine, opzioni d’acquisto o contratti differiti (futures) i “derivatives”possono agevolmente coprire il rischio di un’operazione (ad esempioperché legati a un indice destinato a salire al calare di un paniere azio-nario) ma sono anche soggetti a una forte spinta speculativa potendoessere rivenduti a un prezzo superiore generando una plusvalenza ca-pace di incidere, s’intende, anche sul mercato fisico. È il caso delle op-

di Matteo Cavallito

A

C’È LA FIERA DELLA SALSICCIA, dell’agricoltura,dell’artigianato e perfino dei pannelli solari. Da quest’anno, finalmente, è arrivata anchel’esposizione internazionale dei prodottifinanziari derivati. Future, swaps, options, tutti in vetrina in oltre cinquanta stand all’IDX,International Derivatives Expo, nel centro di Londra, dal 9 all’11 giugno. Oltre ottocento i visitatori regolarmente iscritti. Dall’Italia unadelegazione intera da Piazza Affari, alla scopertadi nuove opportunità, dopo la fusione con il London Stock Exchange. All’entrata uno stand con i migliori derivati per fare tradingsull’elettricità dei Paesi nordici, con tanto di certificati verdi dalla Svezia, più avanti ScottLogic, società di software finanziari, distribuisceassegni fac simile da 100.00 sterline e invita a scommettere virtualmente su cinque titoli della borsa di Londra. «I risultati dopo le 17», mi spiega una standista. «Se vincerà le invieremouna mail e le arriverà a casa un i-pod nano».Dappertutto schermi accesi su Bloomberg e su nuove piattaforme di trading. Lucette verdiquando si compra, rosse quando si vende, curveche si impennano e poi si sgonfiano, cifre chegirano attorno ai codici dei titoli. Tra i gadget va forte la pallina di gomma antistress,provvidenziale in questi tempi nervosi. Ma i migliori sono i cinesi di Hong Kong, la borsadi Taiwan, i coreani. Sono loro i veri protagonisti.Ti inseguono con i dolcetti, con i biscotti, le agendine, le chiavette USB, i cavatappicolorati, le caramelle al ginseng. «Perché noninveste un po’ anche in Cina? Da Hong Kong le offriamo questa nuova piattaforma», mi diceJerry Yang, tutto sorridente, mettendomi in manoun pacchetto di carte da poker. No, vi prego,

lasciatemi stare. Voglio vincere il viaggio in elicottero sopra Londra, voglio la macchininadi «Vix Futures». Un modellino di BMW spiderrossa, distribuita da uno dei cento brokerinformatici che si accalcano in sala. Non sarà la Porsche d’ordinanza, ma con i tempi che corrono bisogna sapersi accontentare.

C’è fermento nei corridoi. Un’aria frizzante,un’euforia immotivata, visti gli sfaceli provocatidai derivati nelle tasche degli investitori. «Non riesco a ricordare un periodo così difficile e turbolento per i mercati finanziari come questiultimi dodici mesi», dice Michael Spencer alla cerimonia di apertura. «Ma l’età dell’oro dei derivati, iniziata 25 anni fa, continueràancora a lungo». Spencer è amministratoredelegato di ICAP, la più grande società di brokeraggio internazionale: 1.000 miliardi di dollari al giorno di transazioni, la metà del PILitaliano. Il pericolo, però, è sempre in agguato. Si chiama Stato, politica, e assume la forma di regolamentazioni, direttive, delibere: i lacciche cercano di imbrigliare gli spiriti animalidel mercato. «C’è sempre il rischio di reazionieccessive da parte dei politici e delle autorità di vigilanza», continua Spencer, «ma i dannicreati della normativa americana Sarbanes –Oxley, che ha ingessato i mercati, sono ancoraevidenti. Difficilmente saranno approvate normealtrettanto restrittive». Uno stop ai box per la finanza speculativa. Per poi ripartire alla grande.«Diamo tempo ai mercati di sgonfiarsi. Presto il trend si invertirà. Gli investimenti continuano a fluire nei fondi hedge nonostante la crisi.L’innovazione finanziaria e la globalizzazionesono dalla nostra parte». Al workshop sul ruolodei derivati nella crisi dei mercati, gli esperti

del settore evitano accuratamente ogni ammissionedi colpa. «È facile accusare un prodotto se nonlo si conosce», spiega il professor Peter Hahn. «I derivati sono strumenti ottimi per la gestionedei rischi. Alcune banche hanno usato male alcunitipi di derivati. Ma non si può dire che i prodottiin sé non siano validi». E c’è chi si spinge a direche «la colpa è dei politici e delle autorità di vigilanza», che non avrebbero saputo adottarenorme “progressiste”, ostacolando una crescitacorretta dei mercati. Nel lessico dei trader, il crollo di Bear Stearns diventa «un utile stresstest», mentre lo scandalo che ha travolto SociétéGénérale è «un esempio di come i mercatipuniscano regolarmente i perdenti». In sostanzale mele marce pagano sempre il conto. Sempreche i politici non si mettano di traverso.

Ma per tastare il polso agli animal spiritsbisogna tornare tra gli stand. È lì che si scoprononuovi prodotti, tagliati su misura in base alle esigenze degli investitori. Il petrolio continuaa salire? Eccovi il derivato sulla plastica, che vi protegge dalle oscillazioni del prezzo. Il Sudokuvi annoia? Cercate di smontare le Binary Optionso l’Indice di Correlazione Implicita messi in vetrinadal CBOE (Chicago Board Options Exchange). E se gli squilibri dei mercati hanno azzerato il business dei prodotti strutturati basati sui mutui,le banche e i fondi hedge hanno scoperto un nuovo terreno fertile dove piazzare scommesse:l’inflazione. Eh sì, perché se i prezzi salgono si può sempre scommettere, con un derivato, che salgano di più o di meno di una sogliaprevista. Molti hanno già cominciato a farlo, per proteggersi dai rischi. O, più spesso, sperandodi cavalcare la prossima ondata di profitti. Mauro Meggiolaro

ALLA FIERA DELLA SPECULAZIONE LA FESTA NON È ANCORA FINITA

re il prezzo attraverso la gestione dell’offerta. La fuga dal petrolio cheha portato allo sviluppo dei biofuels ha prodotto, se possibile, conse-guenze ancora peggiori. Il commercio di derivati legati alle commoditiesprimarie ha prodotto uno shock nel mercato alimentare con ricadutetragiche nei Paesi più poveri. Siamo insomma al delirio dei prezzi, e inun mondo che continua ad aver bisogno di energia l’idea di affidare ilmercato alle spirali speculative può aprire scenari da incubo.

Un mondo di nullaDelle potenzialità distruttive dei derivati si sono accorti in molti. Direcente alcuni storici frequentatori del mondo finanziario come l’ex

presidente Consob Guido Rossi e il banchiere americano George So-ros hanno lanciato l’allarme. Parlando dei default credit swaps, prodottifinanziari che dovrebbero mettere al riparo il risparmiatore dai rischidi fallimento della società in cui si è investito, il finanziere statunitenseha parlato di un mercato completamente sregolato da 45 trilioni didollari. Se la cifra vi sembra impressionante considerate come la sud-detta costituisca solo una quota minoritaria dell’universo derivatives.Secondo le stime più caute l’ammontare del valore dei derivati nelmondo sarebbe pari a 300 trilioni di dollari, ma c’è anche chi ha par-lato di un ammontare doppio. Qualsiasi sia la cifra esatta resta evi-dente come non esista nessuna altra voce equivalente nell’economia

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Ubi Banca: la fusione piace al sindacato Un po’ meno ai mercati

Il modello popolare, alla base della fusione tra BPU e Banca Lombarda, incontra il favore dei lavoratori. Ma per gli analisti lo spirito cooperativo rischia di essere un freno ai profitti, perché ostacola il raggiungimento degli obiettivi.

BI, CHI ERA COSTUI? Forse è la prima domanda che ci si po-ne quando si sente parlare dell’Unione di Banche Italiane.Nata nel marzo del 2007 dalla fusione tra le Banche Po-

polari Unite (BPU) di Bergamo e la Banca Lom-barda, con sede a Brescia, l’UBI non riempie le pa-gine dei quotidiani finanziari al pari di Unicredit

o Intesa e non suscita particolari clamori. Una fusionesottotraccia, senza superstar da copertina o favolose ac-quisizioni oltre confine. Eppure il nuovo Gruppo, guida-to da Giampiero Auletta Armenise, è il terzo in Italia percapitalizzazione, ha quasi 2.000 sportelli in tutto il pae-se, ed è riuscito a riunire sotto un unico tetto otto ban-che con una lunga storia di radicamento a livello locale,tra cui le popolari di Bergamo e Ancona, la PopolareCommercio e Industria, il Banco di Brescia, la Banca diValle Camonica e la Carime (Casse di Risparmio Meri-dionali), confluita in UBI e nata a sua volta dalla fusionedi tre casse di risparmio del sud.

«Siamo di fronte al primo e finora unico caso di fu-sione in controtendenza», spiega Lando Sileoni, segreta-rio generale aggiunto del sindacato bancario FABI. «Conl’aggregazione si è deciso di adottare il sistema di governocooperativo di BPU e non il modello “società per azioni”di Banca Lombarda. Di solito succede il contrario. Qui in-vece siamo di fronte a un grande gruppo bancario popo-lare a tutti gli effetti». Dove le decisioni vengono preseascoltando le minoranze, secondo il principio “una testa,un voto”. Peccato che, in alcuni casi, il processo decisio-nale rischi di andare per le lunghe. «Nel merger tra BPU eBanca Lombarda si sono creati degli intoppi, in particola-

re nell’integrazione dei sistemi informatici», spiega Pier-luigi Passerone, analista di Intermonte SIM. «UBI ha im-piegato sei mesi per stabilire quale piattaforma applicare,per poi decidere che avrebbe utilizzato quella di BancaLombarda, la banca che è stata acquisita». Una scelta ano-mala, perché di solito è il “cacciatore” che impone il si-stema informatico alla “preda”. Ma nelle banche popola-ri vigono altre regole. E le minoranze, a volte, possonoavere la meglio. Con buona pace dei mercati. «Da un pun-to di vista prettamente economico, la governance dellepopolari può rappresentare un limite, un freno al rag-giungimento degli obiettivi», continua Passerone. «Nellesocietà per azioni, come Unicredit e Intesa, è più chiarochi governa. E le fusioni sono meno problematiche». Maè veramente così?

Trasparenza sui numeriQualità degli obiettiviPer capirlo partiamo dai numeri. Utile netto di 1,4 miliar-di di euro al 2010 e sinergie per oltre 760 milioni. Incenti-vi all’uscita per 900 lavoratori (di cui 700 nelle filiali) e ri-corso al fondo esuberi solo su base volontaria. Sul pianoindustriale triennale c’è tutto, cifra per cifra, grafico dopografico. «A differenza di quanto sta succedendo nella fu-sione Unicredit-Capitalia, in UBI è stato approvato un pia-no industriale con obiettivi molto chiari, condivisi con leparti sociali», spiega Giulio Romani, segretario nazionaledel sindacato FIBA-CISL. «Abbiamo ottenuto che sianostabilizzati 411 dipendenti interinali il cui contratto pas-serà a tempo indeterminato. La riduzione quantitativa del

di Mauro Meggiolaro

mondiale. Il Pil globale è stato misurato in circa 50 mila miliardi men-tre, in una recente ricerca, gli economisti di Morgan Stanley StephenJen e Charles St-Arnaud hanno stimato in 100 trilioni di dollari il va-lore della somma azioni/obbligazioni e in 121 trilioni quello delle ri-serve petrolifere della Terra. La massima parte della ricchezza scam-biabile sul pianeta, in altre parole, è costituita da prodotti privi diqualsiasi fisicità o, per meglio dire, di un riscontro reale di valore. Unenorme, sconfinato, ma soprattutto sregolato, mercato del nulla.

Italia: quale controllo?In Italia, intanto, non sono solo i trader ad attendere di saperne dipiù sulle prospettive del nuovo mercato. ‹‹I servizi pubblici essenzialinon possono essere trattati come le altre merci perché hanno unadimensione di grande valenza sociale per la comunità. Con lo svi-luppo dei prodotti derivati temiamo che la situazione possa sfuggir-ci di mano›› spiega Carlo De Masi, segretario della Cisl Flaei, secon-do il quale, tuttavia, il derivato resta uno ‹‹strumento di riskmanagement assai utile alle aziende, se monitorato con attenzionedall’Autorità competente per evitare speculazioni››. In un quadro ca-ratterizzato dalla scarsità di informazioni e dai dubbi - ‹‹occorre ve-dere se i derivati si trasformeranno in una soluzione speculativa op-pure se aiuteranno a creare forme di mercato in un sistema regolato››ha sottolineato il responsabile del dipartimento elettrico della Se-greteria Nazionale CGIL – Filcem Giacomo Berni – è inevitabile cheil tema della regolamentazione costituisca, almeno per ora, la que-stione centrale. ‹‹Ci vuole un controllo pubblico, l’Autorità che re-gola le tariffe non è sufficiente – sottolinea in tal senso De Masi – .È necessario che a vigilare siano anche i rappresentanti delle asso-ciazioni, i cittadini. Per questo riteniamo che nell’Autorità debbanoentrare anche i rappresentanti delle forze produttive e delle forze so-

ciali››. Riformare l’Autority, dunque, ma anche il sistema delle rego-le. Un’ipotesi da prendere per lo meno in considerazione soprattut-to alla luce dell’esperienza internazionale.

Usa: cambio di rottaÈ “bastato” che il petrolio toccasse l’ormai rimpianta quota di 70dollari al barile perché la Commissione d’Inchiesta del Senato USAammettesse che “il largo influsso dell’investimento speculativoaveva condotto a una situazione in cui per il petrolio si avevano ele-vati livelli di prezzo nonostante alti livelli di riserve”. Nel giugno2006, il gruppo di lavoro presieduto da Norm Coleman e Carl Le-vin accusò apertamente i futures sul greggio puntando il dito con-tro la piattaforma di scambio dell’Intercontinental Exchange (ICE)e contro tutti quei mercati over the counter che, allo stato della legi-slazione, non erano tenuti a comunicare alla Commodity FuturesTrading Commission i dati sugli scambi, un privilegio che costitui-va in pratica un invito a nozze per gli speculatori. Responsabile diquesta anomalia un provvedimento legislativo del 2000 contenutoall’interno del Commodity Futures Modernization Act e conosciu-to come “Enron Loophole” dal nome della compagnia che più diogni altra fece pressione per l’introduzione della regola. La Enron èfallita nel 2002 e il suo Ad Jeffrey Skilling si è beccato 24 anni di car-cere per bancarotta fraudolenta. Ci sono voluti però altri sei anniperché l’abolizione dell’Enron Loophole fosse approvata dal Con-gresso e l’epopea non è ancora finita. L’onere della ratifica passa oraal presidente George Bush che, a pochi mesi dalla scadenza delmandato, potrebbe scegliere di scaricare l’ingrato compito sul suosuccessore. A maggio il candidato repubblicano John McCain si èdetto contrario al progetto di riforma del mercato dei derivati e, diconseguenza, all’abolizione del provvedimento. .

La pubblicità fatta da Ubi Banca in occasione della fusione.

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personale è stata compensata da un miglioramento quali-tativo dell’occupazione». Tutte le richieste dei lavoratorisembrano essere state esaudite e anche UBI Sistemi e Servi-zi, dove si concentrano le attività informatiche, è stata ce-duta «con la garanzia degli stessi livelli contrattuali, in

“perpetuo”», precisa Lando Sileoni. «Anche questo è uncaso unico» - continua - «nella cessione della società di ser-vizi di Unicredit, le garanzie si fermano a 10 anni».

I paradossi della finanzaLe incognite del futuro Tutti contenti allora? Non proprio. A suonare il campa-nello d’allarme sono, ancora una volta, i mercati. «La fu-sione sta procedendo secondo le attese, UBI è tra le ban-che italiane più sicure in termini di capitale. Il Tier1 èstimato vicino al 7% a fine anno», spiega Passerone. «Masul titolo non siamo positivi. Proprio la buona situazionedel capitale potrebbe indurre la banca a puntare su altrerealtà popolari, per nuove acquisizioni. Auletta Armenisel’ha dichiarato più volte. C’è un rischio acquisizioni che inun momento come quello attuale di crisi di liquidità e dif-ficoltà a raccogliere capitali freschi, potrebbe pesare nega-tivamente sul titolo». Il buon livello del capitale di UBI èuna potenziale fonte di rischio per gli analisti, ma lo è an-che il basso tasso di capitalizzazione del Banco Popolare(vedi Valori, n. 60), che potrebbe essere la prossima predadi UBI. Paradossi della finanza. Ma i punti deboli della fu-sione soft tra Bergamo e Brescia sono anche altri.«L’integrazione delle due culture, quella dell’ex BPU equella dell’ex Banca Lombarda, è ancora lenta, nonostan-te la dirigenza dichiari il contrario», spiega Lando Sileoni.«In più c’è scarsa attenzione per le banche periferiche, co-me Carime e la Popolare Ancona. Su possibili future ac-quisizioni, però, siamo positivi. Se portano valore perchédire di no?». Appunto. Provate a spiegarlo agli analisti. .

I NUMERI PRIMA DELLA FUSIONE AL 31.12.2006

FON

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BPUDipendenti: 13.887Sportelli: 1.187Totale attivo: 74,27 miliardi di euroCrediti verso clientela: 52,68 miliardi di euroRaccolta clientela: 55,28 miliardi di euroUtile: 640,8 milioni di euro

BANCA LOMBARDA Dipendenti: 7.491Sportelli: 796Totale attivo: 39,75 miliardi di euroCrediti verso clientela: 30,58 miliardi di euroRaccolta clientela: 30,60 miliardi di euroUtile: 308,2 milioni di euro

PUNTI DI FORZA E PUNTI DI DEBOLEZZA DELLA FUSIONE

PUNTI DI FORZA. Forte radicamento territoriale, fusione con modello “popolare” . Buono il dialogo con i sindacati. Trasparenza negli obiettivi del piano industriale . Buono il livello di capitalizzazione

PUNTI DI DEBOLEZZA. Lentezza decisionale per alcune scelte strategiche(piattaforma informatica) . Difficoltà di aggregazione tra le varie “anime” della banca . Poca attenzione alle “banche periferiche” del Gruppo

OBIETTIVI DELLA FUSIONE

Capitalizzazione Oltre 14 miliardi di euro

Tipo di fusione Fusione per incorporazione di Banca Lombarda in Banche Popolari Unite. Concambio di 0,83 azioni della Lombarda per ogni azione delle Popolari Unite.

Sinergie lorde stimate Utile netto di 1,4 miliardi di euro al 2010 e sinergie per oltre 769 milioni, delle quali il 65% sarà ricavato sul fronte dei costi.

Esuberi 900

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APPUNTAMENTI LUGLIO>OTTOBRE PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVETE A [email protected]

L’incontro è dedicato al programma One Planet Leaders, un’iniziativa volta a sensibilizzare managers e operatori di mercato sui temi della tutelaambientale. www.panda.org

8-20 settembreMOMBASA (KENIA)THE SCHOOL OF APPLIEDMICROFINANCE 2008Corso di due settimane a cadenzaannuale sui temi del microcreditowww.samtraining.org

15-26 settembreBANGKOK (THAILANDIA)WORLD BANK - ACHIEVING THEMILLENNIUM DEVELOPMENT GOALS:POVERTY REDUCTION, REPRODUCTIVEHEALTH AND HEALTH SECTOR REFORMIl corso organizzato dalla BancaMondiale affronterà soprattutto il temadella promozione e della protezionedella salute nella lotta alla povertà.http://web.worldbank.org

16-17 settembreBAKU (AZERBAIJAN)4TH AZERBAIJAN MICROFINANCECONFERENCEEvento biennale organizzatodall’Azerbaijan Micro-finance Association(AMFA). Titolo dell’edizione 2008:“Microfinance-10 years of Best practice”.www.amfa.az

18-20 settembreBERGAMO (ITALIA)BOULDER-BERGAMO FORUM ON ACCESS TO FINANCIAL SERVICES:EXPANDING THE RURAL FRONTIERRealizzato dal Boulder Institute of Microfinance, ha l’obiettivo di analizzareprogrammi, strategie e strumentifinanziari da applicare nel settore agricolodei Paesi in via di sviluppo.www.bouldermft.org/bergamo

20 settembreMASERADA SUL PIAVE (TREVISO)FESTA DEI GIT DI BANCA ETICA Evento dedicato alle circoscrizioni localidella Banca (Git) dell’area Nord Est.www.fieraquattropassi.orgwww.git-bancaetica.org

23-26 settembreNEW YORK (USA)ANNUAL MEETINGS OF THE ICCRMEMBER ORGANIZATIONSIncontro annuale delle organizzazioniassociate all’Interfaith Center on Corporate Responsibility. Attivo da 45 anni nello sviluppo dei temi della responsabilità d’impresa con la sua opera di azionariato attivo,l’ICCR raccoglie 275 investitoriistituzionali di ispirazione religiosa.www.iccr.org

24-25 settembreMELBOURNE (AUSTRALIA)RIAA INTERNATIONAL RESPONSIBLEINVESTMENT CONFERENCE 2008L’edizione 2008 della conferenzaorganizzata dalla RIAA, ResponsibleInvestment Association Australasia, punto di riferimento per gli operatoridell’investimento sostenibile in Oceaniawww.responsibleinvestment.org

25-26 settembreFRANCOFORTE (GERMANIA)BANCA CENTRALE EUROPEA -ELEVENTH ANNUAL INTERNATIONALBANKING CONFERENCE Gli ultimi sviluppi del mercato finanziarionella crisi del credito. Tra gli sponsor la Federal Reserve Bank of Chicago.www.ecb.eu - www.chicagofed.org

27 settembreVICENZABANCA ETICAInaugurazione della nuova filiale di Vicenzawww.bancaetica.it

6-8 ottobreL’AIA (OLANDA)THE SECOND ANNUAL EUROPEAN ANTI-CORRUPTION SUMMITLa corruzione e i reati finanziarirappresentano una minaccia costante.Le imprese possono vedersi costrette ad andare incontro a danni economici e morali enormi. Obiettivo della conferenzal’analisi delle pratiche di prevenzione.www.ethicalcorp.com/ethicseurope

Convegno realizzato da The MicrocreditSummit Campaign e Gema PKMIndonesia e dedicato al tema dello statoattuale e del futuro della micro-finanza.Tra i relatori Muhammad Yunus, premioNobel per la Pace 2006, considerato il padre del microcredito.www.inamicrocreditsummit.org

29-31 luglioLAGOS (NIGERIA)MICROFINANCE WEST AFRICA 2008Obiettivo del convegno è la creazione di una piattaforma per gli operatori del settore microcreditizio nell’Africaoccidentale attraverso una nuovastrategia e nuovi progetti. (foto: panoramica di Lagos vistadall’isola di Ikoyi, Benji Robertson – Creative Commons License)www.microfinancegateway.org

7-20 agosto KARACHI, PESHAWAR, LAHORE(PAKISTAN)DELINQUENCY AND PORTFOLIOMANAGEMENT Il corso mira a trasmettere conoscenze e competenze in merito agli strumentiper il controllo dei fattori “delinquenza”e “corruzione” da parte di manager e supervisori del credito. www.sasbk.comwww.microfinancegateway.org

22 agosto – 5 settembreFRANCOFORTE (GERMANIA)MICROBANKING SUMMER ACADEMYSponsorizzato dalla Frankfurt School of Finance & Management, il corso è giunto alla nona edizione.www.frankfurt-school.de/summer_academy

26-29 agostoHANOI (VIETNAM)MICROFINANCE IN THE 21ST CENTURY: SECOND ASIA MICROFINANCE FORUM Organizzato da Banking With the PoorNetwork e Foundation for DevelopmentCooperation, l’evento metterà a confrontoalmeno 300 operatori del settore delmicrocredito provenienti da tutto il mondo.www.bwtp.org

3-5 settembreTAPLOW (UK)ONE PLANET LEADERS SUSTAINABILITY PROGRAMME (WWF)

7-9 luglio 2008DAVAO (FILIPPINE)MARKETING MICROFINANCEPRODUCTS AND SERVICESRealizzato dall’Università di Manila, uncorso di tre giorni su “Financial Literacyfor Remittance Receivers”.www.sedpi.org

13-16 luglioHONG KONG (CINA)2008 WORLD CREDIT UNIONCONFERENCERappresentanti di oltre 50 Paesi. Temichiave: il ruolo delle cooperative rurali e delle credit union nello sviluppo della Cina, il mobile banking, il ruolodelle donne nelle comunità in via di sviluppo e le tendenze finanziarie e tecnologiche del microcredito.www.woccu.org

16 luglioLONDRA (UK)THE GUARDIAN CLIMATE CHANGESUMMIT 2008Organizzato da Guardian Professional, la divisione commerciale della societàeditoriale Guardian News & Media, il convegno affronterà il tema del ruolodell’azione collettiva degli azionisti per massimizzare la sostenibilitàriducendo al minimo l’impatto ambientale.http://environment.guardian.co.uk/climatesummit

27 luglio – 1 agostoRØNDE (DANIMARCA)“PROFIT FOR PEOPLE AND PLANET”,SECONDA EDIZIONE DELLA IBSSUMMER SCHOOLOrganizzato dall’Institute for SocialBanking (IBS) di Bochum (a cui aderiscela Fondazione Culturale ResponsabilitàEtica), in collaborazione con la MerkurBank di Copenhagen, rappresenta il prossimo grande appuntamentoeuropeo per la formazione di studenti e operatori finanziariwww.social-banking.org

28-30 luglioBALI (INDONESIA)ASIA-PACIFIC REGIONAL MICROCREDITSUMMIT 2008

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In azienda la Shari’ahè sotto controllo

Corano alla lettera| finanzaislamica |

di Federica Miglietta

A FINANZA ISLAMICA SI BASA SU ALCUNE REGOLE RELIGIOSE IMPRESCINDIBILI, che devono essere rispettate,anche nella redazione dei contratti. Il Corano ne prevede una serie. Possono essere usati e combinati per il commercio, il finanziamento, lo scambio. Perché vi sia conformità, comunque, è necessario che tutte le regole stabilite nel libro sacro siano seguite alla lettera. Una clausoladifficile da rispettare, poiché negli ultimi secoli molte prassi del commercio sono cambiate e sui mercati internazionali si sono sviluppate strutture finanziarie molto complesse, che spessonon rientrano tra le strutture classiche permesse dal Corano. La giurisprudenza si è allorainterrogata su come risolvere il problema relativo ai contratti che non rientrano tra quelli classici,un problema ancora più complesso nelle società, nelle banche, nelle assicurazioni, per via dellacomplessità delle prassi operative.

Per avere la sicurezza di comportarsi secondo conformità, le società si sono dotate di un consiglio sciaraitico o Shari’ah supervisory board che rappresenta una figura peculiare del contesto societario, finanziario ed assicurativo islamico. Per assicurare, infatti che tutti gli aspetti operativi e contrattuali dei prodotti strutturati e venduti siano in linea con la leggecoranica, è prevista, all’interno di ogni istituzione islamica, la presenza di dottori della leggecoranica che affiancano il vero e proprio consiglio di amministrazione.

Lo Shari’ah board, indipendente dal management della società, è generalmentecomposto da giuristi specializzati in giurisprudenza commerciale e da almeno un membro esperto in finanza; tutti devonoessere molto competenti in materia religiosa. I componenti dello Shari’ah board hanno

la responsabilità di assicurare che i prodotti e le operazioni condotte dalla società siano in linea con i principi coranici e che le aspettative di quanti sono coinvolti nelle operazioni, anche in termini di creazione di valore, siano rispettate all’interno dei criteri di conformità. Essi rivestonoun ruolo fondamentale: in primis, assicurano la compliance di ogni singola scelta di investimentoalle prescrizioni coraniche. In secondo luogo, svolgono anche un controllo di tipo consuntivo per verificare anche ex post la conformità delle scelte. Il consiglio ha, dunque, diritto di voto (ma anche di veto) su tutte le scelte societarie.

Il consiglio sciaraitico rappresenta, quindi, una sorta di consiglio di amministrazione religioso,con compiti di indirizzo e di controllo e deve, in ultimo, svolgere una azione di audit sul portafoglioe sulle scelte societarie, per verificare, anche ex post, la compliance religiosa. Un compito cosìdelicato può essere fonte di conflitto di interesse con il management, che potrebbe avere ideedifferenti per quello che riguarda la strategia di investimento e finanziamento o avere una visionedifferente dal Consiglio riguardo, per esempio, qualche investimento specifico. .

Per essere sicure di comportarsi in modo conforme ai dettami del testosacro, le società si sono dotate di un consiglio sciaraitico. Una sortadi consiglio d’amministrazione religioso che vigila sugli investimenti

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| inbreve || inbreve |

economiasolidaleI Gas rischiano di dimenticare la “esse”>44Turismo sostenibile: accoglienza, profitti e solidarietà >48Congresso Ifoam, biologico a 360 gradi >50

XEROXLANCIA LA CARTACANCELLABILE

Costerà il doppio della cartatradizionale, ma visto che si potràriutilizzare fino a cento volte, il risparmio sarà evidente. E, dal punto di vista ambientale, il passo in avanti potrebbe essereaddirittura epocale. Basticonsiderare che ogni anno si stampano oltre 15 miliardi di pagine, la metà delle quali è letta una volta e poi stracciata. La “rivoluzione” sarà targata Xerox,colosso fra i produttori di stampantiche ha messo a punto la prima“carta cancellabile”. Un semplicefoglio bianco, ricoperto da un composto chimico moltosimile a quello in uso nelle lentifotosensibili degli occhiali, che si schiariscono e scuriscono in funzione della luce che le colpisce.Solo che i testi e le immaginistampate sui fogli impiegherannocirca 24 ore a scomparire. Cosìpotranno essere letti e poi il fogliotornerà immacolato. La casaproduttrice stima che i volumi di carta stampata dovrebbero ridursidel 30% nei prossimi dieci anni. C’è però un “ma”. Anzi due: per poter usare la carta cancellabilebisognerà acquistare una stampantespeciale, che invece dell’inchiostro,emetterà fasci di luce che regiranno con i composti chimici e creeranno lettere, numeri, parole e pensieri. Inoltre, la carta perde il suo “potere” se ci si scrive sopracon penne o matite oppure se la si straccia. Grafomani, pregasi astenersi…

«DOLCIEVASIONI»DAL CARCERE DI SIRACUSA

La diffidenza della gente, la difficoltàa conciliare produzione e proceduredi sicurezza, il lungo percorso per acquisire visibilità sul mercato:elementi oggi superati per il laboratorio pasticcero l’Arcolaio,nella Casa Circondariale di Siracusa.Dal 2003 cinque dipendenti,detenuti, formati e coordinati dal capo d’arte, Francesco Morana,preparano leccornie che giranol’Italia. Cominciano alle 7 e fino alle 14 dal lunedì al venerdìimpastano, decorano, infornano e poi confezionano pasticcini dellalinea Dolci Evasioni. Grazie a loro, i pistacchi dell’Etna incontrano lo zucchero del commercio equo e solidale, gli agrumi del siracusanodiventano canditi per guarnirepasticcini di mandorla d’Avola e così via. I loro prodotti vengonocommercializzati attraverso alcunebotteghe del Ces, qualche Gas e, a breve, nelle farmacie, perchédiventano gluten free. Il successodel progetto si legge nei sorrisi della guardia che è di turno nel laboratorio: «per me questoprogetto è la realizzazione di un sogno», nella. Ma anche nella determinazione di GiovanniRomano, presidente dell’Arcolaio: «Il prossimo passo è una fattoriasociale, dove disabili e detenuticoltivino prodotti bio e accolganoospiti per una ristorazione solidale».L’Arcolaio è una cooperativa socia di Banca Etica. La banca ha finanziatole sue attività con 85 mila euro.

COMMERCIO EQUO,“STOP ALLA POVERTÀ”:14 PROGRAMMI COOPNEL SUD DEL MONDO

Dal miele del Guatemala al cous cous palestinese,passando per il caffè del Nicaragua, il curry dello Sri Lanka, il pesce del Senegal, le sciarpe del Nepal e le scarpe dell’Ecuador. Tutti prodotti provenienti dal commercio equo e solidale che, entro i prossimi tre anni, affiancheranno quelli già esistenti nei supermercati Coop, ma con una novità:l’associazione di cooperative di consumatori non si occuperà solo della distribuzione: ne sosterrà la produzione con 14 progetti di sviluppo in 11 Paesi di Africa, Asia e America Latina volti a sostenereprogrammi di istruzione e sanità rivolti a donne e bambini. La campagna “Stop alla poverta” - avviata in collaborazione con associazioni e Ong italiane,

ma anche con la società civiledei Paesi in cui si interviene - è nata da una recente indaginetra i soci Coop, il 68% dei qualisi è detto favorevole ad avviareprogetti concreti di solidarietàcon i Paesi poveri. «Tutte le iniziative - ha spiegato

Aldo Soldi, presidente di Ancc - sono accomunate da un obiettivo: stimolare le popolazioni locali a costruireiniziative economiche da cui far dipendere nel tempo il loro fabbisogno». I singoli interventi, ha spiegatoRoberto Cavallini di Coop, «sono stati scelti da uncomitato di valutazione esterno che li ha selezionati tra oltre 60 proposte di ong e associazioni». I prodottisaranno etichettati con il (già esistente) marchioSolidal (oltre 21 milioni di euro di vendite nel 2007, in aumento del 25% rispetto al 2006). «Non sarannosolo prodotti solidali - ha assicurato il presidente Coop -ma faranno concorrenza per qualità agli altri marchi.Per fare del commercio equo un canale veramentealternativo a quello tradizionale, che il consumatoresceglie non solo perché i suoi prodotti sono eticamentebuoni ma perché piacciono di più».

CRESCONOI PUNTI VENDITAALCENERO& MELIZIA

Tanta qualità, poco imballo, nessunintermediario, prodotti a “km zero”,valorizzazione della diversità, culturaagroalimentare fatta direttamentedai produttori. I “pilastri” della retedei punti vendita dei soci di AlceNero, Mielizia e Libera Terra arrivanoanche al sud Italia. Dopo i primi trein Emilia Romagna e Piemonte, sonostati inaugurati altri cinque puntivendita (presso aziende apistiche e di trasformazione) in Abruzzo,Calabria, Toscana e, di nuovo, in Emilia Romagna: a Tornareccio(Chieti), a ridosso del Parco dellaMaiella, a Calopezzati (Cosenza)sulla Costa Ionica, a Rocca Bernarda(Crotone), a Cesena e a San CascianoVal di Pesa (Firenze). In ciascunpunto vendita i consumatoritroveranno il meglio di tutte le produzioni realizzate in quelterritorio da quell’agricoltore, e tutti i prodotti del gruppo AlceNero, Mielizia e Libera Terra: tanti tipi di miele e altri prodottidell’alveare, riso, paste, olio,conserve, biscotti, cioccolate nonché la gamma Libera Terra, fruttidelle cooperative che in Sicilia,Puglia e Calabria hanno restituitoalla legalità e allo svilupposostenibile le terre confiscate allacriminalità organizzata. «L’avvio di questa rete di punti venditadiretti – spiega il presidente delgruppo Alce Nero & Mielizia, LucioCavazzoni - è utile a tutti: agliagricoltori ma anche ai consumatorie all’ambiente, perchè offre prodottiche valorizzano la biodiversità».

UN PREMIOPER I PROGETTIDI ENERGIASOSTENIBILE

Stimolare un cambiamento esemplarenella produzione e nell’utilizzodell’energia, all’interno delle comunitàurbane. Nasce con questo obiettivo il concorso “Energia sostenibile nellecittà”, promosso dal ministerodell’Ambiente e della tutela del marein collaborazione con l’istitutonazionale di Urbanistica. Destinataridel bando, soggetti pubblici e privatiimpegnati nell’elaborazione di piani e progetti urbanistici attenti alle problematiche energetiche e alla sostenibilità dello sviluppo. Il concorso, che ha cadenza annuale, è articolato in tre sezioni: metodologia(per gli studi di nuovi approcci capacidi evidenziare le questioni energetichenei piani regolatori), progettienergeticamente sostenibili (per ricercare nuove soluzioniprogettuali a livello edilizio e urbanoper migliorare la gestione del capitaleenergetico cittadino) e Urbanpromo(una mostra elle migliori proposteprogettuali che verranno presentate a Venezia dal 12 al 15 novembreprossimo). La domanda di partecipazione e il progettodovranno pervenire all’Inu entro il 15 settembre. Tra i membri dellacommissione giudicante, Corrado Clini, direttore generale del ministerodell’Ambiente e Federico Oliva,presidente dell’Inu. Tutte le informazionisul concorso e il bando sonodisponibili sul sito dell’istitutonazionale di Urbanistica (www.inu.it).

EMILIA ROMAGNAVENTI RISTORANTIE AGRITURISMI PER MANGIARE SOLIDALEXXXXXXXChi non abita in Emilia Romagna potrebbe rimanereinsoddisfatto. Per gli abitanti della regione invece puòessere un’occasione per andare a scoprire venti luoghiper mangiare sano. E, soprattutto, solidale. Venti, come i ristoranti gestiti da altrettante cooperativesociali presentati nella “Guida al mangiare solidale”,nata da un progetto dall’associazione Isnet di Bolognacon il contributo di Banca Etica. La pubblicazioneaccompagna il lettore alla scoperta di ristoranti,agriturismi, trattorie e bar diversi dal solito. Filo conduttore è infatti la volontà di rendere visibili le forme di turismo enogastronomico sociale e le realtàche s’impegnano a creare opportunità d’inserimentolavorativo di soggetti svantaggiati. C’è l’agriturismo,

dove ragazzi con disagio psichicopreparano crescentine e carne alla brace. C’è il bar, specializzato in piadine ricavato in un ex manicomio.C’è l’osteria, che serve solo prodottiequosolidali. E c’è anche il ristorante,dove i cappelletti li servono ragazze e ragazzi, che hanno finalmente trovatola loro strada dopo un passatoburrascoso. Oltre alle indicazioni

per raggiungere la struttura e alle principalicaratteristiche dei ristoranti, ogni scheda offre una descrizione del servizio, una breve storia di ciascuna cooperativa sociale e di chi ci lavora. In più, vengono segnalate iniziative ricreativeorganizzate dalle singole realtà (lettura di poesie,musica dal vivo, spettacoli teatrali, cene a tema). Per il futuro è già in programma una seconda edizionedella guida, estesa ad altre realtà italiane. Per offrireun’alternativa alla ristorazione tradizionale e per uniremomenti di riflessione con la buona cucina.

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Gas, il rischiodel boomè di dimenticare la“esse”solidale

La “solidarietà gasista”Quando si pensa alla solidarietà, si è portati a ridurla alla beneficenza:un rapporto di aiuto “unidirezionale” in cui c’è chi fa del bene e chilo riceve. «Ma l’aggettivo “solidale” racchiude in sé molti significati –osserva Andrea Saroldi, coordinatore della Rete Gas nazionale -. Puòquindi essere inteso nel senso di un aiuto reciproco, per affrontare iproblemi con forme di collaborazione e mutualità. Questo è il signifi-cato della “S” dei Gas. Che si concretizza in un’equa ripartizione deicompiti all’interno del gruppo, con i produttori (definendo un prez-zo “giusto” per i prodotti) ma anche verso l’ambiente (conl’agricoltura biologica e i prodotti a “km zero”) e verso le altre popo-lazioni (attraverso il circuito del commercio equo)». «Un modo – pre-cisa Giuseppe Vergani, uno dei responsabili della Retina brianzola –per marcare la distanza dall’economia di mercato formale e moneta-ria, segnando la tensione ad un progetto che propone di democratiz-zare l’economia locale e valorizzare gli scambi informali». Questa la

tualità, si snatura il senso della scommessa». «L’impostazione sba-gliata di molti giornali, che li presentano come se il loro scopo prin-cipale fosse il risparmio, incuriosisce chi in realtà non intende spo-sare il progetto - spiega invece Saroldi - E c’è il rischio che il gruppodiventi uno strumento per difendere le esigenze del consumatorecontro il produttore. Ovvero, l’opposto del concetto dei Gas, per iquali l’interesse collettivo è un pilastro fondamentale».

..o un’opportunità in più?A voler essere ottimisti, però, c’è anche la possibilità chel’espansione, anziché essere un limite, apra la strada a “fronti soli-dali” altrimenti impensabili. Un modo per diffondere i valori deiprimi “adepti”. Di iniziative “solidali” interessanti ce ne sono pa-recchie in giro per l’Italia (vedi i a pagina 46): alcuni gruppiscelgono di collaborare con i produttori sociali che lavorano le ter-re confiscate alla criminalità organizzata (come Libera Terra in Si-

BOX

base di partenza per inquadrare la “solidarietà gasista”. Che però apreun problema: i gruppi che si distanziano (in tutto o in parte) dal mo-dello ideale (vedi ), possono ancora definirsi solidali? «Ognigruppo è autonomo e non c’è un organo centrale che fissa la linea daseguire. Sono quindi possibili differenze tra le varie realtà. Per ora misembra che il modello stia “tenendo” ma - confessa Saroldi -l’espansione del fenomeno apre la strada a possibili “cedimenti”».

L’espansione dei Gas. Un rischio?Le pressioni generate dal caro-vita e l’attenzione dei media hannofatto aumentare gli iscritti. Un incremento che cela rischi di snatu-rare la filosofia gasista. «Esistono Gas che si sono trasformati in sem-plici gruppi d’acquisto - denuncia Franco Schenkel, tra i fondatorinel 2001 di VenezianoGas - Quando si perdono i legami diretti coiproduttori e si sviluppano forme di intermediazione per gestire ilgruppo, non si può più parlare di Gas. Se si sfibrano i rapporti di mu-

TABELLA

ONO NATI NEL 1994 come forma di acquisto diversa ri-spetto al commercio tradizionale. Con il desiderio diuscire dalle normali logiche di mercato. Con la spe-

ranza di unire consumo e soli-darietà. Con lo scopo di costrui-re un nuovo stile di vita e nuo-

ve relazioni tra consumatori e produttori. Ma a distanza di 14 an-ni, i Gruppi d’acquisto solidali hanno mantenuto fede alle pro-messe? Hanno consolidato le proprie peculiarità? O la loro espan-sione (dal 2005 sono più che raddoppiati passando da 146 a 374,con 25mila famiglie coinvolte) ha prodotto uno snaturamento de-gli obiettivi? In poche parole: la “S” dell’acronimo “GAS” è ancoravalida? La questione è complessa. Ma si può partire da due puntifermi: è assai arduo riunire in un’unica analisi una realtà così com-posita come quella dei Gas e non c’è un solo modo per intendere ilconcetto di azione solidale.

di Emanuele Isonio

Dove si perdonolegami diretti coi produttori e si sviluppanoforme diintermediazione, i Gas si trasformanoin semplici gruppi d’acquisto e si snatura il senso dellascommessa gasista

Obiettivi

Elementi di solidarietà

Il prezzo giusto

Provenienza dei prodotti

Rapporto consumatore-produttore

Rapporti tra membri del gruppo

Ruolo del consumatore

GRUPPI D’ACQUISTO

Nascono per risparmiare denaro

Assenti o marginali

Il prezzo giusto è quello più basso

Non è un interesse primario. Possono essere utilizzati ancheprodotti realizzati a grandi distanza

È solamente utilitaristico e spessoindiretto, vista la presenzadi intermediari

Solo funzionali all’acquisto

Passivo: si limita a ordinare i prodotti di cui ha bisogno e a ritirarli

GRUPPI D’ACQUISTO SOLIDALI

Nascono per fare acquisti critici e consapevoli e per incentivare nuovi stili di vita basati su rapporti mutualistici

Sono presenti e vengono sceltiautonomamente da ciascun gruppo (forme di mutualità, fondi di solidarietà, sostegno a iniziative etiche o cooperative sociali)

Il prezzo giusto è quello che garantisceun’equa remunerazione dei produttori

Si scelgono espressamente prodotti “a Km 0” o del circuito equo-solidale

È diretto e costruito per avere un maggiorescambio reciproco

Scambio e reciprocità

Attivo: i ruoli e i compiti sono distribuiti a rotazione tra tutti i membri del gruppo

DUE FILOSOFIE A CONFRONTO

Sono nati 14 anni fa e dal 2005 sono più che raddoppiati. Conivolgono ormai oltre 25 mila famiglie. Ma oggi i Gruppi d’acquisto solidali rischiano di perdere la loro filosofia? Sì, se perdono di vista l’interesse collettivo.

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Nella foto grande, le colline intorno all’aziendaagricola di Sadurano (provincia?). Sopra, una rappresentazione del progetto Tatawelo in Chiapas, sostenuto dal Gasp di Pisa.

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di Emanuele Isonio

| economiasolidale || economiasolidale |

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Il lievito è ciò che fa aumentare l’impasto. Nel mondodell’economia solidale, molte realtà puntano sullaquantità. A una sorta di “grande Gas” per raggiungerepiù persone. Ma per farlo accettano le regole del merca-to tradizionale, utilizzando gli stessi canali della grandedistribuzione. Così facendo si rifà la Coop. Un Gas con600 famiglie non può non perdere il valore della rela-zione. E si riduce a mero gruppo d’acquisto.

Il condimento invece…È ciò che esalta le proprietà di una pietanza senza sna-turarla. In questo caso, i Gas mantengono le proprie pe-culiarità, rimangono autonomi ma si inseriscono in

URTROPPO STANNO NASCENDO molti organismi che usano iltermine “Gas” ma hanno poco a che fare con la filosofiaoriginaria», denuncia Sergio Venezia, fra i promotori delDESbri, il distretto di economia solidale della Brianza.

Quindi è inevitabile: espandersi significa snatu-rare l’esperienza-Gas?

Il rischio esiste. Ed è connesso al tipo di sviluppo che ab-biamo in mente. Da tempo immagino tre metafore perdelineare gli scenari per l’evoluzione del consumo criti-co e consapevole: lievito, condimento e macchia d’olio.

Metafore culinarie. Partiamo dal lievito…

E il suo cuore per quale modello batte?Per il modello “a macchia d’olio” e rifugge da quello del“lievito”. Ma la testa mi dice che il modello intermedio,che inserisce i Gas nello schema dei distretti di econo-mia solidale, è quello migliore per il medio periodo.

A proposito dei Gas, come si possono contra-stare gli usi “impropri” del termine?

Nella rete nazionale non esistono forme di controllo.Chiunque si può iscrivere. Se non vogliamo registrare ladenominazione, quantomeno sarebbe utile imporre, almomento dell’iscrizione, l’impegno formale a rispettareil “documento base” del 1999. .

“confederazioni” (agevolate dai distretti di economia so-lidale) per avviare progetti comuni quando, uniti, gliobiettivi si raggiungono meglio e più rapidamente.

Infine, la macchia d’olio.Che cade non prevista e si allarga lentamente. Delineaesperienze che si diffondono solo con il passaparola, ca-ratterizzate da valori forti e controcorrente: sobrietà, de-crescita e sostenibilità. I Gas (o reti di Gas) ad alto livel-lo di partecipazione e di consapevolezza non necessita-no di sistemi di distribuzione o sedi fisiche di aggrega-zione. Così si tutela il senso d’appartenenza ma la diffu-sione è inevitabilmente lenta.

«PIl futurodeiGasdipendeda come si sviluppanoSergio Venezia (DesBri): «Il modello migliore sarebbe quello che inserisce i gruppi nei Distretti di economia solidale. Nel frattempo, occorre trovare nuove forme di controllo per evitare usi impropri della denominazione.

cilia o il consorzio Goel nella Locride). Altri decidono di creare dei“fondi di solidarietà” con una percentuale dei soldi spesi per so-stenere cooperative di ragazzi disabili o di detenuti. C’è chi strin-ge accordi con i produttori per avviare coltivazioni biologiche e chisposa progetti nei Paesi in via di sviluppo (il “Gasp!” di Pisa so-stiene il progetto Tatawelo prefinanziando le coltivazioni di caffèdelle comunità del Chiapas). È essenziale però un’azione ben coor-dinata per coinvolgere i neofiti. In tal senso, il ruolo dei vecchi so-ci è essenziale. «Noi di VenezianoGas abbiamo organizzato un ser-vizio di “tutoraggio” per i nuovi iscritti - spiega Schenkel - per far-li entrare nella mentalità del gruppo». «Dobbiamo essere bravi adiffondere il “credo-gasista” ai nuovi arrivati che spesso - concor-da Paolo Ricci, degli InGASati di Forlì - nonhanno un senso di solidarietà innato. Dob-biamo lottare contro la perdita d’interessealla collaborazione reciproca». .

LE “EQUO-FELPE”, QUANDO L’UNIONE FA LA FORZA

ASSEMBLEA NAZIONALE DEI GASwww.faircoop.it/equofelpeE se invece di un limite, l’espansione del fenomeno-Gas fosse un modo per ampliare le azioni solidali?Davanti al progetto “equo-felpe” il dubbio viene.Perché non si sarebbe mai potuto concretizzare se i Gas non fossero proliferati e avessero creatosinergie. L’idea è del Gas Birulò di Genova: creare una filiera del tessile per poter vestire abiti liberi da sfruttamento (lavorativo e ambientale). Il progettoviene sposato dall’assemblea nazionale dei Gas, in collaborazione con Fair. Si inizia con le felpe,realizzate dai produttori indiani del Rajlakshmi CottonProject (seimila acri e mille famiglie di contadini cheutilizzano metodi biodinamici per coltivare il cotone).Ma per rendere economicamente sostenibile l’ordine,se ne dovevano acquistare 500. Il coinvolgimento

di tutti i Gas ha però reso vincentel’iniziativa, che ha già raggiunto il quarto ordine collettivo. E grazie a Libero Mondo sarà possibileacquistarle in molte botteghe in tuttaItalia. I prezzi: 39 euro quellegirocollo, 43 quelle con il cappuccio.

UN ORTO IN CARCERE E UN “TESORETTO” PER LA SOLIDARIETÀ

VENEZIANO GASwww.venezianogas.it Una convenzione con la coop sociale “Rio Terà dei Pensieri” del carcere femminile della Giudecca, un accordo con quella parmense Il Piolo, che produceparmigiano reggiano, coinvolgendo ex tossico-dipendenti, figli di immigrati con problemi di inserimentoo destinati a pene alternative e un fondo di solidarietàrealizzato grazie all’accordo con un panettiere bio (Il “Forno a Legna” di Piazza Vecchia di Mira). Sono le tre “esperienze” sostenute dai soci del VenezianoGas. Per realizzare il fondo, i gasisti aggiungono il 10% al prezzo dei prodotti acquistati e il panificio un altro 5%. «Abbiamo così realizzato – spiega Franco Schenkel, uno dei fondatori – 4-5 mila euro da destinare alla cooperativa del carcere cittadino per acquistare materiali per il loro “Orto delle

Meraviglie”, coltivato dalle detenute». Il VeGAS acquista le eccedenze della produzione invenduta nel banco del giovedì fuori dell’ingresso del carcere. «Ciò anche grazie ad un’amministrazione carcerariaparticolarmente illuminata».

DAGLI ACQUISTI, UN AIUTO PER PROGETTI DI INCLUSIONE SOCIALE

GLI INGASATI – FORLÌwww.ingasati.net “Accettiamo di spendere un po’ di più per avereprodotti di qualità superiore e per aiutare al tempostesso un progetto meritevole”. È la filosofia che ha spinto le ottanta famiglie socie degli InGASatidi Forlì al “sodalizio” con la onlus “Sei Sadurano”(www.sadurano.it). Un gruppo di sei cooperativesociali (fondato e coordinato dal 1982 da don DarioCiani) impegnate nella coltivazione di frutteti e ulivi,nell’allevamento di animali, nella produzione di formaggi, carni, olio biologico, vino Sangiovese e in attività didattiche rivolte alle scuole della zona.Nelle cooperative vengono coinvolti disabili ed exdetenuti per avviare percorsi di (re)inclusione sociale.Un luogo in cui ospedale, carcere, devianze, droga e marginalità si trasformano in cultura, prevenzione,salute, benessere e giustizia sociale. In più, la ciliegina sulla torta: ogni settimana, a rotazione, i gasisti del gruppo consegnano i prodotti agli altri

membri con una macchinaelettrica, concessa dal Wwflocale. E anche l’ambienteringrazia…

Veterinari omeopati e gasisti a Sadurano. A destra GASiste in uno stand allestitoper la promozione.

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| economiasolidale | rifiorenze |

Turismo sostenibileaccoglienzaprofitti e solidarietàSi può fare

ni, che, in collaborazione con Manitese Firenze creano un’associa-zione - l’“Ospitale delle Rifiorenze” - e chiedono lo stabile in con-cessione all’assessore fiorentino alle politiche sociali, Lucia De Sier-vo. La richiesta viene accolta. Ma con una clausola: dovrà dividerela struttura con la Caritas. Loro la utilizzano da aprile a novembre.La Caritas subentra invece nei mesi più rigidi per farne un centrod’accoglienza per i senza tetto. In poco tempo, con un investimen-to di 30 mila euro ottenuti grazie al bando Cesvot (Centro Servizivolontariato Toscana), riaprono al pubblico e realizzano un centrodi riferimento per Ong, mondo noprofit e associazioni italiane edestere (www.firenzeospitale.it). Un luogo per dormire e per organiz-zare seminari e workshop. Un ostello estivo “equo e solidale”: 80 po-

sti letto divisi in 20 “unità” da quattro persone: biblioteca, internetpoint, noleggio bici e colazioni e pranzi “bio”. «La nostra principa-le attività – spiega Caterina Bonaiuti, una dei soci - è di dare acco-glienza, con l’obiettivo primario di promuovere una nuova forma diturismo, responsabile e sostenibile, in antitesi al turismo di massamordi e fuggi a cui Firenze si è da tempo abituata». Vengono quin-di organizzati una serie di “itinerari sociali” per favorire una scoper-ta della città «lenta e consapevole, fuori dai percorsi tradizionali». Sipuò scegliere tra la visita delle botteghe artigiane e delle fattorie bio-logiche o la scoperta della città multietnica. Esplorazioni ai proget-ti-piloti della Toscana eco-efficiente o gite alle esperienze di volon-tariato e di economia sociale. Non solo: accanto alla struttura ricet-tiva, organizzano eventi teatrali, musicali, corsi di yoga e di respira-zione per rendere l’Ospitale uno spazio aperto anche ai fiorentini.Per partecipare alle iniziative, basta pagare la quota associativa di 4euro (una tantum, per ottenere un’iscrizione vitalizia). Sembra po-co, ma il risultato è sorprendente. 5500 persone hanno finora allog-giato nelle camere dell’Ospitale (già mille da aprile scorso). Inoltre,in appena sette mesi, da aprile a novembre 2007, al netto delle spe-se di gestione e degli stipendi dei ragazzi che ci lavorano, l’Ospitaleproduce circa 10mila euro di guadagni. Devoluti al Comune di Fi-renze sottoforma di servizi di pulizia della struttura quando si tra-sforma in luogo d’accoglienza anti-freddo.

«Abbiamo intrapreso questa sfida con un obiettivo: dimostrare -racconta Luca Biggeri, 27 anni, presidente dell’associazione e por-tiere alla reception - che l’economia dei servizi può essere responsa-bile, può produrre profitti, rispettando pure i diritti di chi ci lavora».Scommessa vinta, a quanto pare. Per il futuro, un solo auspicio: «Cipiacerebbe poter disporre di una concessione più lunga (magari ditre-cinque anni) che ci permetta di accedere ai fondi comunitari odi chiedere finanziamenti al circuito del credito». .

Lo dimostra la storia dell’Ospitale delle Rifiorenze: uno stabile ristrutturato per il Giubileo è stato trasformato daun gruppo di ragazzi in un ostello e in un centro per il mondo non profit. I guadagni vengono poi destinati all’emergenza-freddo.

GNI TANTO UNA BUONA NOTIZIA: turismo, profitti, solida-rietà e responsabilità etica possono coesistere. La no-tizia arriva da Firenze: nel 2000 l’amministrazione

cittadina ristrutturò uno stabile - ilComplesso del Carmine, poco lontanodallo storico ponte Vecchio - per tra-

sformarlo in centro di alloggio con 80 posti letto, per i pellegrini delGiubileo. Ma, nonostante un investimento affatto irrisorio (2 mi-liardi e 647 milioni di vecchie lire), dall’inizio del 2001 la strutturaera utilizzata solo cinque mesi l’anno per l’accoglienza invernale dichi è senza fissa dimora.

All’inizio del 2005 si fanno avanti 9 ragazzi, quasi tutti trenten-

Odi Emanuele Isonio

Dov’è l’intoppo, allora?Nessun intoppo. I ragazzi dovranno parlare emettersi d’accordo con la Asp “Fuligno” (l’a -zienda comunale di servizi alla persona, ndr) che finora hadelegato la gestione delle “attività invernali” alla Caritas.

Tra l’altro, l’accordo con l’associazione “Ospita-le delle Rifiorenze” prevede che i guadagni sia-no destinati al Comune?

Il Comune ha potuto risparmiare i soldi della ditta di pu-lizie durante i mesi dell’accoglienza “anti-freddo” per-ché i ragazzi si occupano di questo servizio tutto l’anno,come pagamento dell’affitto della struttura. Sull’utilizzodegli eventuali ulteriori utili, individueremo insieme aquali progetti destinare le risorse. Nella nostra città o neiPaesi in via di sviluppo. .

delle bellezze artistiche, la storia di impegno civile delnostro territorio.

Che ne pensa quindi dell’auspicio dei ragazzi dipoter avere una concessione più lunga e non so-lo di sette mesi l’anno?

Voglio chiarire un punto: non ho alcun tipo di preclu-sione a che i ragazzi dell’Ospitale assumano in futuro lagestione anche dell’accoglienza invernale.

In passato era più scettica?Gestire il centro invernale significa avere a che fare conottanta persone marginali. Non è un compito leggero. Enella fase di rodaggio della nuova iniziativa, sarebbe sta-to una fatica insormontabile. Ora che l’Ospitale è statoavviato alla grande, sarei ben felice…

Lucia De Siervo, assessore alle Politiche dell’accoglienza del capoluogo toscano: l’iniziativa permette di scoprire la storia di impegno civile della città.L TERZO ANNO DI APERTURA DELL’OSPITALE, posso dire chela scommessa è stata vinta». È il commento, che nonnasconde un certo orgoglio, dell’assessore fiorentino

alle Politiche dell’accoglienza e del Terzo settore,Lucia De Siervo.

Una scommessa vinta per chi?Per tutti. Vince l’amministrazione comunale perché èriuscita ad utilizzare per tutto l’anno una struttura fati-cosamente restaurata per il Giubileo. Vincono i ragazziperché hanno saputo coniare un’iniziativa unica nel suogenere che non è solo un’ostello ma un motore per pro-muovere il turismo solidale. Vincono i fiorentini perché,a costo zero, hanno un servizio per l’accoglienza inver-nale e servizi per scoprire un volto meno noto della città.Gli “itinerari della Firenze solidale” dimostrano, al di là

«Adi Emanuele Isonio

TERRA FUTURA RILANCIA LE ALLEANZEPER UN FUTURO EQUO E SOSTENIBILE

«ENTRIAMO IN UN MOMENTO STORICO in cui per rispettodei diritti umani non si intende solo quello dei diritti politici e del rifiuto della tortura, ma anche il diritto alla casa, al cibo, alla sicurezza… e ancora all’ospitalità, all’essereaccolto in modo dignitoso». Wolfgang Sachs (Wuppertal Institut,Germania), presidente del Comitato consultivo di Terra Futura, al termine della quinta edizione che si è svolta a Firenze dal 23 al 25 maggio,mette in guardia su come siamo tutti indirettamente co-responsabili delleconseguenze sociali e ambientali del sistema economico dominante: «Ognunodi noi è causa, senza volerlo, di violazione dei diritti umani, di danni controvittime anonime e che non conosciamo. Il nostro sistema di produzione e consumo avrà sempre di più un impatto enorme sui diritti».

Per contrastare questa tendenza occorrono alleanze forti e coraggiose.Alleanze che coinvolgano cittadini, movimenti, sindacati, imprenditori,ricercatori, realtà del commercio equo e della finanza etica, istituzioni sia del nord che del sud del mondo. Alleanze trasversali per scoprire nuovimodalità di azione tra imprese e cittadini, tra mondo della ricerca e istituzionipolitiche che favoriscano l’innovazione sociale e produttiva.

«Siamo sulla strada giusta: i temi ambientali e sociali interessano sempredi più alla gente e non sono più visti come separati tra loro», afferma Ugo Biggeri, presidente della Fondazione culturale di Banca Etica, principalepromotore di Terra Futura. «Costruire alleanze per una terra futura significaanche rispetto di differenti percorsi purché sinceri: abbiamo estremo bisognosia delle sperimentazioni più coraggiose, sia di piccoli cambiamenti nel sistema che vogliamo modificare. Terra Futura ha dimostrato che questidiversi mondi si possono incontrare e possono insieme far nascere una nuovaeconomia responsabile», conclude Biggeri. Gli fa eco Karl-Ludwig Schibel,coordinatore della Fiera delle Utopie Concrete: “Nei prossimi mesi si tratteràdi rendere queste alleanze operative, di allargare attivamente il terreno della “comunità” Terra Futura, per costruire innanzitutto un’Italia sostenibile.Dobbiamo resistere all’imbarbarimento nei rapporti umani e con la natura”.Tra i temi importanti emersi a Terra Futura c’è l’esigenza di una svolta etica e di regole chiare nella finanza: “È ormai irrimandabile una riforma dei meccanismi che regolano i mercati finanziari e il rapporto della finanzacon lo sviluppo, con il mondo produttivo, con la compatibilità ambientale, con la vita degli uomini”, sostiene Giuseppe Gallo, segretario nazionale Fiba Cisl. Ma anche una riforma dei modi con cui si “misura” lo sviluppo e il benessere, a partire dal PIL – come è emerso dal convegno del Social Watch.

Terra Futura è stata un’occasione per scoprire nuovi sistemi di certificazione delle imprese promossi dalla società civile come ValoreSociale, per immaginare una piattaforma web per interconnettere l’economiasolidale e chi vi partecipa (www.zoes.it), per capire nei seminari, nelle animazioni, presso gli espositori, ma anche nei momenti di svago, che l’economia responsabile di cui abbiamo bisogno sta crescendo dal basso sotto i nostri occhi e grazi e ai nostri sogni.

I numeri dell’appuntamento confermano la crescita e vitalità in Italia di chi vuole un futuro più equo e sostenibile per tutti: 94.000 visitatori, 550 espositori, 220 eventi culturali e 850 relatori, 160 momenti fra animazionie laboratori di buone prassi. Jason Nardi

«Una scommessa vinta per i ragazzi, i turisti e per Firenze»

Lucia De Rienzo,assessore al Terzo settoredel Comune di Firenze.

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| economiasolidale | ModenaBio 2008 |

Congresso IfoamBiologicoa 360 gradi

che non possiede una definizione europea nell’ambito del biologi-co – spiega Cristina Micheloni, del Comitato scientifico Aiab -. Findal 1991 si può produrre olio d’oliva extravergine, birra, succhi difrutta, persino vino di frutta secondo il regolamento CE 2092/91. Sipuò parlare di vino prodotto con uva biologica, ma non di vero eproprio vino bio. Serve un sistema di certificazione condiviso». Perfar fronte alla mancanza di una regolamentazione comunitaria, iprincipali produttori europei di vino biologico sono impegnati dal2006 nel progetto di ricerca Orwine, cofinanziato dalla Ue e coordi-nato dall’Aiab. Per il 2009 consentirà di definire, con solide basiscientifiche e attraverso la discussione tra produttori e consumatori,i contenuti del futuro regolamento europeo sulla vinificazione bio-logica. La mancanza di una specifica normativa ha creato problemidi competitività per i nostri vini biologici. «Perchè non ci ha per-messo di utilizzare il logo europeo mentre i vini di altri paesi extra-Ue potevano riportare in etichetta il riferimento al metodo», con-clude Cristina Micheloni.

Dai vestiti ai cosmeticiGli alimenti biologici continuano ad essere il cuore di questo setto-re, ma, scorrendo i titoli delle conferenze di ModenaBio 2008, emer-ge un mondo in evoluzione che si sta sempre più espandendo ver-so settori, dalle altissime potenzialità, come il tessile bio o la cosme-si naturale, e verso obiettivi di natura sociale e cooperativa come laconquista di diritti per le popolazioni dei Paesi in via di sviluppo ela parità delle donne.

«Non abbiamo ancora capito che cosa comporti la scelta dell’ab-bigliamento che indossiamo», ha dichiarato Vandana Shiva alla pla-tea del ModenaBio2008, citando alcuni casi chiave del potere di-struttivo della produzione tessile di tipo industriale, come quello diBophal, dove una fuga di insetticidi per il cotone ha provocato lamorte di più di tre mila indiani. «Produrre tessile biologico è soste-nibile anche dal punto di vista economico», testimonia MusaMuwanga del movimento nazionale per l’agricoltura biologica in

Uganda. Qui, dopo l’abbandono di una produzione di cotone nonpiù redditizia, gli agricoltori stanno riscoprendo il biologico che co-sta di meno e rende di più. Un mercato ancora di nicchia, ma percui il boom è sempre più vicino, tanto che il settore punta al rad-doppio nel giro di un anno. «Le imprese del tessile hanno iniziato apensare al biologico nel 2000. Nel 2007 il mercato mondiale ha rag-giunto un volume d’affari di 2,7 miliardi di dollari», spiega Paolo Fo-glia, responsabile del settore Ricerca e Sviluppo di Icea. Ma il settore non-alimentare più sviluppato del mondo bio è quello

della cosmesi, con un mercato che si aggira intorno ai 7 miliardi didollari. Anche per questo settore, purtroppo, la regolamentazione ri-mane piuttosto confusa. Sono tanti i prodotti sul mercato che si de-finiscono “biologici” o “naturali”, sfruttando la mancanza di leggiin materia. Su questo si sono mossi i promotori della conferenza:Icea, Istituto per la certificazione etica e ambientale, e Ccpb, Societàco-operativa per il controllo dei prodotti biologici. Obiettivo: stabi-lire standard e procedure per i cosmetici naturali, garantendo sia iconsumatori che i produttori.

Dalla frutta al vino, dal tessile alla cosmesi. A Modena si sono dati appuntamento tutti i mondi del biologico, per il sedicesimocongresso internazionale dell’Ifoam. Parole d’ordine: salute, ecologia, equità sociale e cura. Sono gli obiettivi dell’agricoltura biologica. Un mercato in continua espansione, che cresce anche da un punto di vista economico.

BOLIAMO L’AGRICOLTURA INDUSTRIALE!», ha esordito conquesta esclamazione Vandana Shiva, scienziata, atti-vista e ambientalista indiana, durante la cerimonia di

apertura del sedicesimo Con-gresso Ifoam, la Federazione in-ternazionale che riunisce i mo-

vimenti per l’agricoltura biologica di 108 Paesi. Oltre 1.700 con-gressisti per il più grande evento internazionale dedicato al biologi-co, che dal 16 al 20 giugno ha fatto di Modena la capitale mondia-le dell’agricoltura bio. Ospiti illustri, coltivatori, produttori, coope-rative. Un evento che ha luogo ogni tre anni, in un Paese, anzi, inun continente diverso (le edizioni passate si sono tenute a Basilea ead Adelaide, in Australia. Candidati per il 2011 sono la Corea del Sude Taiwan). «Siamo contro una visione meccanicistica dell’agricoltu-ra, che da sempre ha favorito i fertilizzanti chimici e ha individuatola tecnologia industriale come inevitabile – ha dichiarato VandanaShiva -. In tutti questi anni ci hanno venduto illusioni come fosse-ro realtà, facendoci anche credere che in questo modo si potesse in-tervenire per ridurre la fame nel mondo: niente di più falso. La mo-nocoltura, ormai è chiaro, non ha funzionato. Al contrario la biodi-versità è oggi l’unica soluzione per portarci nuovamente ad avere unrapporto corretto con il mercato, l’unica scelta che possiamo fare sevogliamo continuare ad avere un futuro. Il sistema politico è basatosul fascismo del cibo. Deve trionfare invece la democrazia del ciboche cresce dalla terra verso l’alto».

Vino bio senza regole, in EuropaCibo biologico, ma sempre più anche vino. Oltre 80 mila gli ettaridi superficie agricola dedicata alla viticoltura biologica in Europa (38mila in Italia). Il Belpaese guida con 34 mila ettari la classifica euro-pea dei paesi produttori. Seguono la Francia (19 mila ettari), la Spa-gna (16 mila ettari), la Germania (2.800 ettari) e l’Austria (2.500 et-tari). Peccato che non esistano norme europee che ne certifichino imetodi di produzione. «Il vino è l’unico prodotto agroalimentare

Adi Elisabetta Tramonto

A sinistra, la scienziata e attivistaindiana Vandana Shiva alla conferenzadi apertura di ModenaBio 2008.Sopra, la Casa circondariale Sant’Annaa Modena, e uno dei convegni della sede distaccata di Vignola.

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| europa | economiasolidale || economiasolidale |

bri dell’Unione. Ma le procedure d’infrazione, avviatedi volta in volta dalla Commissione, servono davveroad evitare che parlamenti e governi europei approvinonorme e leggi in contrasto con le regole comuni? E, so-prattutto, qualora uno Stato non si conformi alla leggecomunitaria, la procedura europea è abbastanza veloceda giungere in tempo ad una condanna e, quindi, al pa-gamento di una multa? In altre parole: la procedurad’infrazione costituisce o no un vero deterrente?

Come funzionano L’organismo dell’Ue che ha il compito di vigilare sul-l’applicazione del diritto comunitario da parte degliStati membri è la Commissione europea, che assumeil ruolo di “custode dei trattati” (che, nel loro insieme,costituiscono il complesso delle norme comunitarie).Per farlo, tramite i suoi uffici tecnici, essa si tiene co-stantemente informata sulle normative vigenti nei

Le procedure d’infrazione sono lo strumento che l’Europa utilizza per far rispettare il diritto comunitario ai Paesi membri. In caso di recidività, dovrebbero scattare pesanti sanzioni. Dovrebbero. Perché i tempi sono lunghi ed è praticamenteimpossibile arrivare a far pagare le multe. Ecco lavorano la Commissione e la Corte di Giustizia.

E L’ITALIA NON SI CONFORMERÀ ALLE RICHIESTE DELL’EUROPA, scatterà la procedura d’infrazione». Chi legge abi-tualmente i giornali o ascolta i notiziari alla radio o in televisione avrà sentito pronunciare questa fra-se innumerevoli volte. Soprattutto in Paesi, come il nostro, che spesso sono stati messi sotto accusadalle istituzioni comunitarie. Ultimo caso, in ordine di tempo, quello lanciato nei giorni scorsi, inesclusiva, da Valori online (www.valori.it) e ripreso da tutti i media nazionali. Si tratta delle riserve (an-cora non ufficiali) manifestate dai tecnici della Commissione europea in merito al “decreto-rifiuti” ap-provato dal governo Berlusconi. Ma la questione delle procedure d’infrazione non riguarda solo l’Italia(nei nostri confronti sono attualmente aperti ben 185 fascicoli). Il problema della conformità del di-ritto «interno» rispetto a quello comunitario ha toccato e tocca, in misura diversa, tutti i Paesi mem-

«Sdi Andrea Barolini

Infrazionisenza sanzioni

un’azienda agricola biologica. Dal 2000, l’istituto modenese ha av-viato due progetti per il recupero e il reinserimento sociale dei de-tenuti: uno incentrato sull’apicoltura; l’altro, “Agricola 2000”, sul-l’agricoltura biologica. «Abbiamo voluto offrire ai detenuti, in granparte stranieri, la possibilità di apprendere tecniche colturali a bas-so impatto ambientale da applicare quando torneranno nei loroPaesi d’origine», spiega il direttore della Casa circondariale, PaoloMadonna. Sotto la guida di agronomi esterni, i detenuti, una quin-dicina, inquadrati come braccianti agricoli e regolarmente retribui-ti, lavorano all’azienda agricola interna, che occupa una superficiecomplessiva di 4 ettari. A partire dal 2006 la produzione di vegetalie ortaggi (2,5 tonnellate annue) è certificata bio, mentre la frutta(due tonnellate) è ancora in regime di conversione.

Biologico in rosaPer molte donne, soprattutto nel Sud del mondo, biologico è sino-nimo di una vita migliore per sé e per lo proprie famiglie, è un mez-

zo per l’emancipazione economica e sociale e la tu-tela della salute. A testimoniarlo a ModenaBio don-ne provenienti da tutto il mondo: dall’Uganda, do-ve grazie a un progetto sulla noce di karitè bio, «ledonne non sono più bocche da sfamare ma personeche portano un reddito a casa», spiega Edith Ku-nihira dell’associazione Agro Eco, all’India, dove«grazie all’agricoltura biologica le donne hanno co-minciato ad avere un certo controllo sul reddito, iraccolti e il bestiame», dice la ricercatrice Subrah-manyeswari Bodapti. A ModenaBio è stato siglato unaccordo al femminile in difesa dell’agricoltura biolo-gica e della salvaguardia della biodiversità. .

Per la giustizia sociale«Nei Paesi in via di sviluppo non c’è giustizia sociale senza biologi-co», dichiara Jacqueline Haessig Alleje, impegnata da anni a diffon-dere le pratiche bio fra i contadini delle Filippine e rappresentante diIfoam a ModenaBio2008. «Per chi abita nelle aree rurali del mondo– spiega la Alleje –, ridotte alla fame dall’industria agricola e costret-te ad abbandonare le campagne per le città, passare al biologico si-gnifica riacquistare i propri diritti. In Sud America la noce dell’A-mazzonia, primo prodotto equo ad arrivare sugli scaffali della gran-de distribuzione organizzata, è diventata il simbolo della difesa dellaforesta e dei suoi abitanti. In Palestina, a Jenin, l’agricoltura biologi-ca ha dato lavoro a 200 disoccupati e da vivere a intere famiglie, ol-tre a diventare terreno di dialogo fra israeliani e palestinesi. «Ora pos-siamo e dobbiamo pensare su grande scala – sottolinea Alice TepperMarlin, presidente di Sai (Social accountability international), enteche definisce gli standard per rispettare i diritti umani sul lavoro.- Og-gi i consumatori sono disposti a spendere di più per prodotti “giusti”,sono consapevoli che si può costruire un mondo mi-gliore anche con i propri acquisti».

Una finestra tra le sbarreE se nei Paesi in via di sviluppo l’agricoltura biologi-ca è un modo per garantire i diritti dei lavoratori, nel-la parte “ricca” del mondo si rivela uno strumentoutilissimo per l’inserimento sociale e lavorativo dipersone con disabilità mentale, ex-tossicodipenden-ti e oggi anche detenuti. Proprio Modena è all’avan-guardia in questo campo. La Casa circondariale lo-cale è infatti uno dei quattro istituti penitenziari ita-liani (su un totale di 200), ad ospitare al suo interno

BIO IN CIFRE

IN ITALIAGiro d’affari:2,2 miliardi di euro 1,1 milioni di ettari coltivatiIN EUROPAGiro d’affari: 15 miliardi di euro 6,8 milioni di ettari coltivati NEL MONDOGiro d’affari: 26 miliardi di euro 31 milioni di ettari coltivati (Fonte: ministero delle Politicheagricole) www.modenabio2008.org

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LE INFRAZIONI ATTUALI

LE PROCEDURE ATTUALMENTE APERTE nei confronti dell’Italia sono complessivamente185. Di queste, 151 riguardano violazioni del diritto comunitario, mentre 34 sono stateavviate per mancato recepimento di direttive. Eccole suddivise per settore:

Affari economici e finanziari 6Affari esteri 3Affari interni 4Agricoltura 4 Ambiente 50 Appalti 20 Comunicazioni 4Concorrenza e aiuti di stato 2Energia 5Fiscalità e dogane 22 Giustizia 1Istruzione, università e ricerca 1 Lavoro e affari sociali 12 Libera circolazione dei capitali 1 Libera circolazione delle merci 11Libera circolazione delle persone 2Libera prestazione dei servizi e professioni 10Pesca 4 Salute 15Trasporti 7Tutela dei consumatori 1Totale 185

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Paesi membri. L’obiettivo, infatti, non è solo quello disanzionare l’adozione di leggi non conformi alle “re-gole” sancite dai trattati: la Commissione punta primadi tutto a prevenirne l’introduzione. Può accadere, in-fatti, che il mancato rispetto da parte di uno Stato delprincipio di conformità al diritto comunitario non di-penda da una scelta. Si può trattare, ad esempio, disemplici (sebbene non per questo meno gravi) negli-genze amministrative o di lacune tecniche (ad esem-pio per quanto riguarda la stesura dei testi).

Quando la Commissione constata che un Paesemembro non ha applicato (o lo ha fatto in modo sba-gliato) il diritto comunitario, esprime un “parere mo-tivato”: una sorta di relazione sul comportamento del-lo Stato. Alla quale ci si aspetta una risposta ufficiale(entro due mesi) da parte di quest’ultimo.

Se la risposta non arriva (o non è soddisfacente) laCommissione può “diffidare” il Paese. E porre un ter-mine entro il quale è obbligato a conformarsi alle nor-me comuni.

Scaduto questo ulteriore termine (che è discrezio-nale), la Commissione può ricorrere alla Corte di Giu-stizia (si tratta della conclusione del cosiddetto «pre-contenzioso», secondo quanto previsto dall’articolo226 del Trattato che istituisce la Comunità europea).

E le multe?I commissari specificano anche l’importo della san-zione che ritengono dovrebbe essere inflitta allo Statomembro. A questo punto, però, in media sono passa-ti oltre 20 mesi. Un tempo nel corso del quale il Paeseoggetto della procedura d’infrazione ha mantenuto invigore (impunemente) le norme in conflitto con leleggi europee.

La questione, quindi, viene rimessa nelle mani deigiudici della Corte (che operano in forza dell’articolo228 del Trattato CE). I tempi della giustizia europeanon sono – fortunatamente – quelli delle procure ita-liane. Ma ciò non significa che le questioni si risolva-no sempre in breve.

Si procede secondo i gradi di giudizio canonici del-la Corte. E la durata media di un procedimento impu-gnato presso l’istituzione che rappresenta la giustiziaeuropea è di circa 18 mesi, che, sommati ai 20 prece-denti, fanno oltre tre anni. E parliamo di medie: in al-cuni casi i tempi si allungano di molto.

Nel corso di questo lungo procedimento, lo Statomembro può decidere in qualunque momento diconformarsi al diritto comunitario.

Evitando, quindi, le multe. La procedura d’in -frazione, quindi, si traduce in una multa solo nel caso in

cui un Paese perseveri a lungo nel suo comportamento. E sempre che non ci siano intoppi negli uffici di

Bruxelles e Lussemburgo. Certo, rimane il fatto cheun’azione contro un Paese membro ne sottolinea leinadempienze. Ma se davvero giungere alle sanzioni ècosì difficile, perché i governi dei Paesi europei do-vrebbero preoccuparsi più di tanto? .

I NUMERI DEI PROCEDIMENTI

I TEMPI

TRA IL 1999 E IL 2005, il tempo medioimpiegato dalla Commissione europea per trattare i casi di infrazione, calcolato a partire dalla registrazione dei casi, finoall’invio della lettera alla Corte di giustizia(secondo quanto previsto dall’articolo 226del trattato CE), è stato di 20,5 mesi rispettoai 24 mesi del solo periodo 1999-2002. Allo stesso modo, il tempo medio impiegatoper trattare i casi basati su una denuncia e quelli individuati dalla stessa Commissioneè stato di 28 mesi rispetto ai 35 del periodo1999-2002. Per quanto riguarda le infrazionideterminate dal mancato recepimento delle direttive europee, il tempo trascorso è stato in media di 14,5 mesi rispetto ai 15 mesi per il periodo 1999-2002.

DAL 1985 IN ATTESA DI UNA DECISIONE DEFINITIVA

PER QUANTO RIGUARDA I PROCEDIMENTI D’INFRAZIONE attuatinei confronti dell’Italia, l’ultimo apertodalla Commissione - in ordine di tempo –è il 2008/2132. Oggetto dellacontroversia i trasporti nel nostro Paese,ed in particolare la mancatacomunicazione del Rapporto biennalesulla realizzazione degli obiettivi nazionali.

Si tratta, in questo caso, di una violazionedel diritto comunitario: per questo la Commissione ha proceduto alla “messa in mora” secondo quantoprevisto dall’art. 226 del trattato CE.

Stupisce, invece, il dato della procedura più vecchia. Si tratta di un fascicolo aperto addirittura nel 1985(il 1985/0404) per una questione legata

al tema «Fiscalità e dogane»: la mancatariscossione di dazi doganali relativi ad importazioni di materiale ad usomilitare. La norma non rispettata in questocaso è il regolamento (77/2891). Ecco perché, di fatto, gli Stati membripossono “contare” sull’arenarsi delle procedure anche per periodi molto lunghi.

LE SANZIONI

ESISTONO DUE TIPI DI SANZIONIche l’Unione europea ha diritto di infliggere a un Paese membro, al terminedell’iter amministrativo-giudiziatio. Quelle “forfettarie”, che quindi si risolvonoin un “una-tantum” e quelle cosiddette “di mora”. L’entità delle multe viene,ovviamente, commisurata alla gravità delleinadempienze degli Stati. Tuttavia è fissato,per ciascun Paese, un tetto minimo al disotto del quale la multa non può scendere.Nel caso dell’Italia esso è di 9 milioni e 920 mila euro (nel caso della sanzioneforfettaria), mentre la penalità di mora può oscillare tra 22 mila e 700 mila euro per ogni giorno di ritardo nell’attuazionedella sentenza della Corte di Giustizia.

IL VOLUME COMPLESSIVO DEI PROCEDIMENTI di infrazione avviatidalla Commissione – si legge nella relazioneannuale del 2007 – è diminuitoleggermente, passando da 2653 nel 2005 a 2518 nel 2006. Precisamente, al 31 dicembre 2006, erano in corso 1642procedimenti sui 2518 registrati. Anche il numero di denunce è lievementediminuito, passando da 1154 nel 2005

a 1049. Esse rappresentano il 41,7% deltotale delle infrazioni individuate nel 2006.

La Commissione, infatti, può procedereper una denuncia specifica, oppureattraverso indagini avviate “motu proprio”. Il numero di procedimenti di infrazioneavviati dalla Commissione in quest’ultimomodo è aumentato da 433 nel 2005 a 565 nel 2006 nell’Europa composta da 25 Stati membri. Da notare il dato

politivo della diminuzione dei procedimentiper mancata comunicazione del“recepimento” delle direttiva comunitarie(che, infatti, devono essere adottate dai Paesi membri con un apposita legge): è diminuito da 1079 nel 2005 a 904 nel 2006. Va detto, però, che ciò è dovuto in parte alla riduzione del numero di direttivecon termine di recepimento. Non è solomerito, dunque degli Stati membri.

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Risorgano i servizi deviati

Si riaprano le tombe

di Paolo Fusi

L CONTE ENRICO MARIA PASQUINI, ambasciatore di San Marino, ufficiale dei servizi segreti e finanziereromano, di cui avevamo cantato le gesta filoferrotranviarie nella scorsa “lavanderia” sull’Alta Velocità, ha risposto da par suo alle frasi di sconcerto da noi pubblicate. Dopo che la Svizzera ha sbattuto la porta in faccia alla sua Banca virtuale nelle isole Vanuatu (la UIB) lui si è comprato nientemeno che la Banca del Titano, una delle banche più antiche della Repubblica di San Marino, e l’ha rinominata S.M. InternationalBank. Tié. L’operazione, dal punto di vista finanziario, non fa una grinza. L’ha pagata 1 euro, al netto dei debiti della banca stessa. Per non far pagare tutta la cifra alla sua fiduciaria sanmarinese (la SMI SanMarino Investments), l’ha divisa con un socio di minoranza, la Amphora Fiduciaria di Roma, che Pasquinicontrolla all’85%. Perché mai? Direte voi. Non lo sappiamo, ma sappiamo che l’Amphora è la società delgruppo Pasquini il cui presidente del consiglio d’amministrazione è Lionello Ferrante, ex sindaco effettivodel Gruppo Finagria-Italgrani, il colosso della farina napoletana di Francesco Vittorio Ambrosio, crollato in una bancarotta fraudolenta miliardaria qualche anno fa e trascinato in inchieste sul traffico d’armi.

Ma perché mai la Banca del Titano è stata regalata a Pasquini? Nel 2006 i suoi dirigenti scoprirono che nelle casse c’era un buco di circa 40 milioni di euro. La procura di San Marino chiese immediatamenteragguagli, dato che, in modo del tutto indipendente, la procura di Forlì aveva aperto un’inchiesta con il sospetto di importazione illegale di valuta, contrabbando e riciclaggio contro alcuni esponenti della

stessa banca. Il governo sanmarinese, di cui alcuni esponentierano nel cda della banca, proibì l’inchiesta e promulgò unatassa che obbligava ogni singolo cittadino sanmarinese a pagare500 euro per ridurre il deficit della Banca del Titano. Da allora le informazioni sulla Banca sono segreto di Stato. Il procuratoredi Forlì, Fabio Di Vizio, indaga (tra l’altro) sul fatto che dallaBanca del Titano sono passati 100 milioni di dollari intestati

alla Finbroker SA San Marino. Uh! La Finbroker, ve la ricordate? La società dell’ex ministro della Giustiziasanmarinese ed ufficiale di collegamento dei servizi di Broccoletti e Finocchi, il mitico Alvaro Selva, e dei suoi soci Loris Bassini ed Aldo Anghessa? Ma come no… si tratta di una delle due società millantatedall’altrettanto mitico Conte Igor Marini e dal massone Antonio Volpe, grande amico di Anghessa, come la cassaforte per le tangenti di Telekom Serbia. Nell’inchiesta del procuratore Di Vizio ci sono anchedelle carte che collegano la Banca del Titano ad operazioni sconcertanti di Gianpiero Fiorani e di un’altrasocietà fiduciaria sanmarinese, la Fincompany. È la società usata da Bassini, Selva e Anghessa per tentare la scalata al colosso del gas ucraino Neftigas, che portò alla creazione della Iugas, una società di Gallarateche fu il canto del cigno di Anghessa prima di lasciare l’Italia per il Senegal.

Non so se piangere lacrime di commozione o di nostalgia. Pasquini, che si spaccia per membro dellafamiglia Agnelli, sembra essere il link mancante tra Scaramella, Guzzanti, Pio Pompa e il passato remotodei servizi deviati. Ora che sappiamo tutto ciò, e che sappiamo che la Repubblica di San Marino, qualoralui non ce la facesse, tasserebbe tutti i cittadini per aiutarlo, diamogliela ‘sta benedetta licenza per l’AltaVelocità. Diamogliela, che questa è l’Italia che lavora e sa farsi valere all’estero, come ormai il governoBerlusconi ci ha indicato, a colpi di leggi e decreti. E salveremo il Paese e la sua traballante economia. .

I

Il conte Enrico Maria Pasquinisembra essere il link mancantenell’affare che coinvolseScaramella, Guzzanti e PioPompa. Un’intreccio fatto di bancarotte e atti giudiziari

| lavanderia |

APPUNTAMENTI LUGLIO>OTTOBRE PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A [email protected]

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| economiasolidale |

1 al 4 ottobre ROMAZEROEMISSION ROME 2008Salone internazionale delle fontirinnovabili per il MediterraneoL’edizione 2008 è l’insieme di otto eventispecializzati dedicati a energia eolica,fotovoltaica, emission trading, solare termodinamico, agroenergie,biocarburanti, cambiamenti climatici e al nuovo mercato dell’energia. Accanto all’area espositiva, sarannoorganizzate decine di conferenze,workshop e incontri. Per la prima voltasarà presente un Paese Partner dell’Area del Mediterraneo: la Tunisia.www.zeroemissionrome.eu

3 - 5 ottobreMONZAHABITAT CLIMA IN&OUTTerza mostra-convegno sull’efficienzaenergetica, la qualità ambientale e il benessere abitativo.Palacandy - viale Stucchiwww.habitatclima.it

8 - 10 ottobre RAVENNARAVENNA 2008Rifiuti, acqua, energia, sviluppo locale & Valorizzazione economica. Tre giorni di incontri informativo-formativi dedicati alle tematiche tecnico-economiche della gestione di rifiuti, acqua ed energia.www.labelab.it

8 - 10 ottobreBOLZANOKLIMAENERGYFiera specializzata delle energierinnovabili per usi commercialiGli effetti negativi delle variazioniclimatiche sono sempre più visibili. La produzione d’energia da fontirinnovabili, oltre al risparmio energetico,sarà la sfida del futuro, soprattutto per chi ha un alto fabbisogno energetico,come industria e artigianato.KlimaEnergy cerca di fornire soluzioniidonee alle richieste energeticheprovenienti da questi settoriwww.fierabolzano.it/klimaenergy2008

5-6 luglioNON SCHERZATE COL FUOCOCampagna nazionale del dipartimento Protezionecivile e di Legambiente per arginare la piaga degliincendi boschivi. Iniziative e appuntamenti per imparare ad essereprotagonisti nella lotta agli incendi.www.protezionecivile.it

7-10 luglio MILANOIMPIANTI PER IL TRATTAMENTO DEI RIFIUTI URBANICome ottimizzare il rendimentoeconomico e produttivo di un impiantodi trattamento rifiuti? Quali sono i nuovi strumenti finanziari offerti dal mercato? Queste le domande che saranno affrontate nel convegnorealizzato dall’istituto internazionale di Ricerca IIR. Il 7 luglio, workshop pre-conferenza“Operare nel settore dei rifiuti dalla A alla Z”. Il 10 luglio incontro post-conferenza“Regole e procedure per le discariche”.Ata Hotel Executivewww.iir-italy.it

9-11 luglioROMASVILUPPO DI UN PROGETTO EOLICO EMINIEOLICO: TECNOLOGIA, NORMATIVAED ECONOMICITÀCorso di formazione organizzato da IsesItalia in collaborazione con Anev. Istitutodi Analisi dei Sistemi ed Informatica -IASI CNR -Viale Manzoni, 30www.isesitalia.it

24-27 luglioMONTE SANT’ANGELO (FG)FESTAMBIENTESUD 2008 Quarta edizione della festa nazionale di Legambiente per il sud Italia nel Parconazionale del Gargano Spettacoli e dibattiti, artigianato e prodotti della terra, sagre e degustazioni. Una kermesse delle esperienze positivedi un sud che guarda all’Europa ed al Mediterraneo. www.festambientesud.it

29 luglio - 3 agostoVICO DEL GARGANO (FG)TEATRO CIVILE FESTIVAL Nel centro storico, quattordici spettacoli per raccontare le storie del sud e riflettere sul ruolo del teatronella società italiana di oggi. Il programma completo suwww.festambientesud.it

31 luglioBORSE DI STUDIO PIA PARADOSSIGiunge alla IV edizione il Bando “Pia Paradossi”,la borsa di studio che promuove

la ricerca di una cultura dell’anti-sprecoe dell’economia solidale. L’iniziativa è promossa dalla FondazioneCulturale Responsabilità Etica onlus,Manitese Firenze onlus, Riciclaggio e Solidarietà scarl di Firenze. Il fondomette a disposizione un assegno di 6 mila euro in sostegno alla ricerca, a tirocini, a stages, da svolgereall’interno della regione Toscana. Le domande devono pervenire in forma cartacea ed elettronica alla Fondazione Culturale ResponsabilitàEtica entroil 31 luglio a: FondazioneCulturale Responsabilità Etica, Piazza dei Ciompi, 11 – 50122 Firenze [email protected] commissione risponderà entro il 15 settembre 2008.

8 AgostoVOLTERRA (PI)CENE GALEOTTEAtmosfera suggestiva, candele, vini doc e sommelier per la terza cenaorganizzata dai detenuti del carcerepisano nel cortile sotto le mura del Maschio di Volterra. Lo chef che dirigerà i detenuti sarà BenedettaVitali del Ristorante Zibibbo (Firenze). Il ricavato sarà devoluto ad Arci - Libano.Per informazioni e prenotazioni: AgenzieToscana Turismo - 055 2342777

Fino al 17 AgostoGOLETTA VERDE 2008Riparte la campagna estiva di Legambiente di informazione e sensibilizzazione sullo stato di salutedel nostro mare. Dal 1986 ad oggi, ogni estate, il battello ambientalistacompie il periplo delle coste italiane,prelevando e analizzando circa 500campioni d’acqua.www.legambiente.eu

11 - 14 settembreBOLOGNASANA 2008XIX salone internazionale del naturaleNell’edizione di quest’anno, tre le areetematiche: la sostenibile qualità del buon cibo, del buon abitare, del benessere.www.sana.it

26 - 28 settembrePORRETTA TERME (BO)ECO APPENNINOII Fiera delle tecnologie per il risparmioenergetico e delle fonti rinnovabili per la montagna. Dopo il successo dello scorso anno, oltre 20 milavisitatori, l’edizione 2008 sarà dedicataalle nuove tecnologie per usare le biomasse della montagna, ai percorsiper realizzare a livello locale gli obiettividi Kyoto, alla nascita di società di servizienergetici, ai criteri per accedere ai finanziamenti europei. Patrocinata da Legambiente e dal Kyoto club.www.ecoappennino.it

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iinternazionale| inbreve |

Congo: Valori nelle zone delle miniere interdette >60Crisi alimentare: il “fallimento cosmico” della Fao >63Forum sociale europeo: prossima fermata Malmö, Svezia >65

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ANTITRUST:INTEL SEMPRE PIÙ NEI GUAI

Dopo la Corea del Sud gli Stati Unitie a settembre, forse, l’UnioneEuropea. Per la multinazionalecaliforniana, primo produttoremondiale di microprocessori, sono tempi duri: a giugno, la commissione di controllo sullaconcorrenza di Seul ha condannatoIntel al pagamento di una multa da 25 milioni di dollari per abuso di posizione dominante. Secondoquanto trapelato, la Korea Fair TradeCommission avrebbe accolto la denuncia presentata dalla rivaledi mercato Amd - Advanced MicroDevices secondo la quale Intelavrebbe dato vita a un cartello conil distributore Media-Saturn-Holding.La decisione potrebbe costituire un precedente molto pericoloso per la compagnia dato che le accuseparlano di un comportamentodiffuso in molte altre parti delmondo. Secondo il Financial Times – Deutschland, Intel e Media-Saturn-Holding si sarebbero accordate per escludere dai negozi della catenai processori Amd. L’Ue decideràentro settembre se aprire o meno un procedimento contro i californianicherischierebbero una maxi multada 4 miliardi. In attesa di conoscerela decisione dell’Europa, la Intel si prepara ad affrontare il processoavviato contro di lei dalla FederalTrade Commission degli Stati Uniti.Commentando il procedimento, chedovrebbe partire nel febbraio 2010,l’azienda statunitense ha respinto le accuse dichiarandosi pronta a collaborare con gli inquirenti.

IL GOVERNO CINESENON MANTIENE LA PROMESSA “OLIMPICA”SULLA LIBERTÀ DI STAMPA

Altro che aperture al mondo, alla viglia dell’avvio dei giochi olimpici di Pechino la Cina continua ad essere un Paese dominato dalla censura e dallerestrizioni ai media. Lo sostiene un rapporto di CPJ(Committee to Protect Journalists), una Ong impegnatanella difesa della libertà di stampa nel mondo.«Nonostante le promesse di garantire ai media“la più completa libertà”, la Cina continua a imporresevere restrizioni alla stampa locale e straniera»spiegano da CPJ sottolineando come «26 giornalisticinesi siano imprigionati, una vasta censura sia in attoe gli attacchi e le intimidazioni ai giornalisti continuino

a svolgersi nell’impunità››.Quando nel 2001 Pechino si guadagnò il diritto di ospitarei Giochi del 2008, il ComitatoOlimpico Internazionalericevette adeguaterassicurazioni circa la tuteladella libertà d’azioni

dei giornalisti. La promessa, evidenziano ancora da CPJ, non è stata mantenuta anche perché moltirestano i temi sensibili che le autorità cinesi non vogliono consegnare al dibattito dell’opinionepubblica. Oltre alla “caldissima” questione tibetana,restano tabù i temi delle minoranze religiose (i cattolici, i musulmani dello Xinjiang), ma anche quelli relativi ai costi socio-ambientali dello sviluppoeconomico e alle restrizioni imposte ai rifugiatinordcoreani. Nell’ultima classifica della libertà di stampa nel mondo pubblicata dalla Ong franceseReporters Sans Frontières la Cina occupa il 163esimoposto. Peggio di lei solo Birmania, Cuba, Iran,Turkmenistan, Corea del Nord ed Eritrea.

| inbreve |

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SUDAMERICA: LA COMUNITÀWAYÚU SFIDA IL GASDOTTO

La comunità indigena Wayúu (mezzomilioni di individui tra la Colombianordorientale e il Venezuelanordoccidentale) continua la sua protesta contro il gasdottoTrans Caribe che, estendendosi per 225 chilometri, collega la cittàdi Maracaibo, in Venezuela, con il centro colombiano di PuntaBallenas. Secondo quanto riferitodal sito Corpwatch, i Wayúulamentano l’impatto ambientaledella struttura che avrebbe prodottouna drastica diminuzione delle fontid’acqua, della vegetazione, e della fauna. Inaugurato nel 2007dai presidenti Álvaro Uribe (Colombia),Hugo Chávez (Venezuela) e RafaelCorrea (Ecuador), il gasdotto, la cui realizzazione ha saputomettere d’accordo l’InterAmericanDevelopment Bank (IDB), la ChevronTexaco, l’impresa statale colombianaEcopetrol e la venezuelana PDVSA,rappresenta il primo passo verso un più ampio progetto d’integrazioneenergetica che dovrebbe unireattraverso un’unica strutturadistributiva l’America Centrale e Meridionale dal Nicaragua al Cile.La comunità indigena, che chiedel’avvio di un programma di riforestazione, sostiene di nonavere avuto la possibilità di attuareun dialogo utile con la PDVSA che, dal canto suo, si difendesottolineando i benefici economicidel gasdotto e dichiarandosi prontaa confermare l’offerta di benimateriali fatta ai Wayúu in cambiodel loro appoggio al progetto.

ZIMBABWEMUGABE BLOCCAANCHE LE ATTIVITÀ DELLE ONG

Nel disperato tentativo di rafforzare un controllopolitico che (si spera) pare sul punto di sfuggirgli di mano, il dittatore dello Zimbabwe Robert Mugabe ha imposto lo stop alle attività delle organizzazioniumanitarie operanti nel Paese. Secondo il presidente,al potere di fatto dal 1980, le Ong starebberocollaborando con i movimenti di opposizione che da marzo protestano aspramente chiedendo la finedella dittatura. L’Unione Europea ha chiesto a Mugabedi ritornare sulla sua decisione ma non ha ricevutoalcuna risposta da parte del presidente che, nonostantele restrizioni imposte da Bruxelles, si è recato come

se niente fosse a Roma in occasionedel vertice della FAO. La situazionepolitica dell’ex Rhodesia restaestremamente precaria. Alle elezioni del 29 marzo il leader del Movimentoper il Cambiamento Democratico(MCD), la principale forza di opposizione,Morgan Tsvangirai si era guadagnato il diritto di sfidare Mugabe nel ballottaggio per le presidenziali

del 27 giugno ma ha successivamente rinunciato dopo che il suo partito è stato oggetto di pesantiintimidazioni. Alla fine di giugno il numero due del MCD Tendai Biti è stato arrestato con l’accusa di sovversione e brogli elettorali; nelle settimaneprecedenti lo stesso Tsvangirai è stato più voltefermato dalle autorità per essere successivamenterilasciato. Quella dello Zimbabwe continua ad essereuna delle economie più deboli del mondo. Gli espropri delle terre in mano alla minoranza biancanon hanno costituito il preludio a un programma di redistribuzione delle risorse. Il controllo dell’industria agroalimentare è passata all’élite militare registrando un impressionante calo della produttività. A maggio il tasso di inflazione ha superato il 100.000% (no, non è un errore di stampa…).

EXXON: LA SVOLTA“VERDE” DEIROCKEFELLER

Il numero uno di Exxon Mobile RexTillerson resta al suo posto e il cambio di rotta sulle politicheambientali non ci sarà, ma intantola corrente di pensiero Rockefeller si conferma in crescita di consensipresso una quota rilevante degli azionisti. È quanto emersodall’ultima assemblea del gigantedell’energia USA del 28 maggioscorso. Nell’occasione NevaRockefeller, azionista dellacompagnia e nipote di John D. Rockefeller, aveva presentato un pacchetto di mozioni tese aspingere l’impresa verso una politica“maggiormente eco-sostenibile”. Tra le idee messe al vaglio degli azionisti il taglio delleemissioni di gas serra (31% di sì) e l’aumento dei fondi da destinarealla ricerca sulle fonti di energiarinnovabili (27%). A raccogliere i maggiori consensi è stata però la proposta di sdoppiamento (e incompatibilità) delle cariche di presidente e Ceo della compagnia:il 39,5% degli azionisti ha votato per l’abbandono di una delle duecariche da parte dell’attuale titolareRex Tillerson. Nonostante il rinnovodella fiducia da parte del 60% della compagnia, Tillerson sarà ora chiamato a ripensare al suocomplicato rapporto con l’ala“riformista”. ITillerson, intanto, si sarebbe detto pronto ad ascoltareanche le ragioni del fronte critico.

LAVORARESTANCA? NON SECONDO L’UE

Lavorare 60 o addirittura 65 ore alla settimana? A breve potrebbeessere possibile farlo legalmente. Lo hanno stabilito i ministri del Lavoro dell’Unione Europea riunitiin Lussemburgo per una riunione ad hoc. L’accordo raggiunto, che dovràessere approvato in via definitiva dal Parlamento di Bruxelles, prevedeuna deroga alla regola comunitariache fissa a 48 il limite delle orelavorative settimanali. Stando al nuovo documento, un lavoratorepotrà “scegliere” di essere operativoper 60 ore alla settimana (fino a 65 per i cosiddetti contratti di lavoro “a chiamata” che prevedonoanche tempo inattivo). La scelta di allungare i limiti dell’orario di lavoro potrebbe rappresentareuno dei risvolti del compromesso tra imprese e policy maker sul temadella flessibilità. Oltre a rendere “più elastico l’orario”, infatti, il nuovo testo garantisce (sullacarta) parità di trattamento per i lavoratori temporanei e quelli a tempo indeterminato in relazionea retribuzione, congedo e maternità.‹‹Abbiamo creato maggiore sicurezzae migliori condizioni per i lavoratoritemporanei e non, mantenendo al tempo stesso la flessibilità di cui l’industria ha bisogno›› ha commentato il CommissarioEuropeo all’Occupazione VladimírŠpidla. Si stima che nella Ue i lavoratori temporanei sianoalmeno 8 milioni. Il loro numero è, per ammissione della stessa Ue, in costante crescita.

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| internazionale |

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| internazionale | Congo |

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E TRA QUALCHE SECOLO UNO STUDIOSO dovesse scrivere lastoria dei nostri tempi non potrebbe fare a meno di ri-ferire ai suoi contemporanei che… la schiavitù fu abo-

lita per legge in tutto il mondo nel 1890ma di fatto questa odiosa pratica conti-nuò, in forma solo leggermente atte-

nuata, per diversi secoli ancora. Questa frase non è una forzatura di qualche integer-

rimo militante per i diritti umani, non è nemmeno unaprevisione fantapolitica né tantomeno lo spunto per unbuon romanzo. La schiavitù oggi esiste e non è un feno-meno marginale nel quadro dell’economia globale è ad-dirittura l’aspetto fondante del nostro sistema politico-

economico.La conferma appare evidente se si visita, co-me ha fatto Valori inviando il sottoscritto, la regione con-golese del Sud Kivu, un’area remota del Congo, uno deiPaesi più importanti e ricchi di materie prime, strategi-che e non, di tutto il continente africano.

Nelle regioni orientali del Congo c’è tutto e in gran-de quantità: oro, diamanti, cobalto, legname pregiato,coltan, cassiterite, wolframite, uranio. Tutte materie pri-me presenti nella nostra vita quotidiana il cui commer-cio è regolamentato da leggi e accordi internazionali checontribuiscono alla formazione dei prezzi sui mercatimondiali, che tutelano le multinazionali (e i Paesi di ri-ferimento) che ne detengono il controllo, le aziende che

assicurano la lavorazione e infine i consumatori. Ma intutta la filiera di queste materie l’unico luogo in cui leg-gi, accordi e convenzioni internazionali non hanno al-cun valore sono proprio i luoghi di estrazione.

Nel Sud Kivu la schiavitù è normale e coinvolge mi-lioni di persone come daremo più ampia testimonianzanel prossimo numero. Sono immagini “rubate” perchéquesti luoghi sono interdetti ai giornalisti che, se si sal-vano da qualche spiacevole incidente, rischiano di esse-re accusati di spionaggio con conseguenze pesantissime.A non volere occhi indiscreti in questi luoghi sono le au-torità politiche locali, ovviamente, ma anche i rappre-sentanti delle grandi corporation che sfruttano quelle

materie prime lasciando mano liberà alla brutalità deiraffazzonati eserciti locali e delle numerose formazioniguerrigliere che controllano il territorio. Valori ha visi-tato Kamituga, città di quasi un milione di abitanti com-pletamente isolata dal resto del mondo. L’unica stradache vi arriva è una pista che fende la foresta impratica-bile anche ai più moderni e potenti fuoristrada. Da que-sta regione è arrivato l’uranio per le bombe di Hiroshi-ma e Nagasaki e oggi si estrae oro e coltan. L’estrazioneè l’unico lavoro consentito alla popolazione, anche alledonne. Ma soprattutto ai bambini perché la corporatu-ra minuta consente loro di penetrare nei precari tunnelscavati nelle montagne, provvisti solo di una torcia elet-trica legata al capo. L’estrazione avviene senza nessunatecnologia. La forza di milioni di braccia sostituisce ru-spe, scavatrici e setacciatici e il salario e appena suffi-ciente per consentire a questi minatori preistorici di la-vorare il giorno successivo. Sì, perché qui il prezioso Oro,il ricercatissimo Coltan, il compromettente uranio nonvalgono nulla, non si mangiano. Il valore di queste ma-terie prime cresce vertiginosamente man mano che que-ste si allontanano dai luoghi di estrazione.

E il fatto che a Kamituga non arrivi nessuna stradanon deve trarre in inganno, non è un luogo dimentica-to da Dio e dagli uomini. Oro, Coltan, Cassiterite ven-gono trasportati a spalla fino all’aeroporto più vicino ofino al luogo dove può arrivare un fuoristrada. Molte te-stimonianze poi parlano di un coinvolgimento dellaMonuc, la più grande missione Onu attualmente in cor-so nel mondo dispiegata nel Kivu e nel vicino Ituri, i cuielicotteri spesso arrivano inspiegabilmente a Kamituga.

Una presenza, quella dei caschi blu dell’Onu, giusti-ficata dal fatto che questa regione è l’epicentro africanodal quale si irradiano le più devastanti guerre del conti-nente. Comprensibile perché per lo sfruttamento delforziere africano nei mercati internazionali oggi non c’èun accordo. L’arrivo della Cina e la mancanza di un’in-tesa tra le multinazionali europee e quelle nord ameri-cane impediscono la pacificazione della regione, manon lo sfruttamento delle sue ricchezze. .

S

Dalle miniere del Sud Kivu provengono tutte le materieprime strategiche per il sistema economico attuale, compreso il coltan. Ma qui i diritti dei lavoratori non esistono e al saccheggioparteciperebbe anche la missione Onu.

I giornalisti nonsono graditi nelleminiere, dovela manodoperaè soprattuttoinfantile.Congo, 2008

RAF

FAEL

E M

ASTO

Materie primee schiavitùnel“forziere”africano

A DIGA DELLE TRE GOLE IN CINA è senza dubbio l’impiantoidroelettrico più famoso del pianeta. Un mostro di fer-ro e cemento che si erge maestoso sul fiume Yangzte, il

terzo corso d’acqua più lungo al mon-do. Per costruire uno dei simboli dellastraripante potenza economica cinese

sono stati sommersi molti centri urbani, ricollocando centinaia dimigliaia di persone, forse addirittura due milioni.

Eppure quest’opera mastodontica rischia di essere offuscata da un

immenso sbarramento che dovrebbe sorgere in Africa, nella Repub-blica Democratica del Congo. Si conosce già il suo nome, Grand Inga,e si sono fatti un po’ di calcoli sui costi previsti. O almeno se n’è ini-ziato a parlare a fine aprile a Londra, durante un meeting che ha vistola presenza di rappresentanti di sette governi africani, di importantibanche d’affari e delle principali compagnie edilizie del mondo. La ci-fra adombrata è da brividi: 80 miliardi di dollari. Per i fautori del pro-getto saranno soldi ben spesi, che consentiranno di raddoppiare la ri-serva di energia a disposizione nel continente africano. Si prevede che

Grand Inga avrà una potenza di 40mila MW, grazie ad un’altezza del-lo sbarramento di circa 150 metri e all’impiego di più di 50 turbine.Sempre per fare un paragone con la diga delle Tre Gole, l’energia idroe-lettrica messa a disposizione dalla nuova big dam africana dovrebbe es-sere il doppio di quella fornita dall’impianto cinese.

Energia anche per Italia e TurchiaIl progetto, che vedrebbe la luce nei pressi delle cascate del fiume Con-go, prevede la realizzazione di almeno tre linee di trasmissione dell’e-

lettricità a lunga distanza: una di 3.500 chilometri fino al Sud Africa,un’altra verso la Nigeria. La terza, di 5.600 chilometri, dovrebbe attra-versare tutta l’Africa per arrivare in Egitto e nei Paesi dell’Europa me-ridionale. Tutti gli addetti ai lavori, infatti, sono concordi nell’affer-mare che l’unica possibilità per rendere economicamente sostenibileGrand Inga è quella di costruire una linea di trasmissione che arrivi alMediterraneo, per vendere energia elettrica all’Italia e alla Turchia.

Ma non tutti concordano con il grande entusiasmo di banchie-ri, imprenditori ed istituzioni locali ed internazionali. Tante Ong del

Un altro progetto di diga sul fiume Congo prevede almeno tre linee di trasmissione elettrica: fino al Sud Africa, verso la Nigeria e verso il Mediterraneo. Ma i precedenti fanno pensare che non porterà benessere alle popolazioni locali.

Il grande furto elettrico

di Luca Manes, Crbm*

L

di Raffaele Masto

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l’allora presidente Joseph Désiré Mobutu, coinvolto in prima perso-na negli scandali di corruzione e collusione che hanno ben prestomacchiato l’immagine delle due dighe.

Inga I e Inga II, progetti in cui è sono state coinvolte anche diverseimprese italiane e la Banca mondiale, hanno avuto un impatto deva-stante sulle popolazioni locali e sull’ambiente del Congo. Nonostantequesto, la popolazione della RDC si è dovuta accollare il debito gene-rato dai due progetti, pur non avendone mai beneficiato. Entrambe ledighe, infatti, oggi funzionano a meno del 30% della potenza, el’energia prodotta viene esportata interamente nello Zambia con una

rete di elettrificazione di 2.000 km, mentre ol-tre il 90% della popolazione della RDC vivesenza avere accesso a fonti di energia elettrica.

Tra pochi anni dovrebbe essere comple-tata la costruzione anche di Inga III, una di-ga da 4.350 MW dal costo complessivo sti-mato in 3.6 miliardi di dollari, inclusi 3000km di linea di trasmissione elettrica verso glialtri Paesi del Western Power Corridor (SudAfrica, Angola, Namibia, Botswana).

Un “banchetto” per le bancheMa i banchieri di Washington della World Bank, da qualche anno tor-nati alla grande nel business delle grandi infrastrutture nel Sud delmondo, si sono già detti pronti a considerare l’ipotesi di finanziare siaInga III che Grand Inga – per la verità quest’ultima sembra solleticareanche l’interesse della Banca Europea per gli Investimenti (BEI) e dellacooperazione italiana. La popolazione congolese, fiaccata da anni dadecenni di guerra civile ancora non del tutto finita e da una povertàendemica, avrebbe bisogno di ben altri investimenti per raggiungeregli Obiettivi del Millennio delle Nazioni Unite e iniziare così un per-corso virtuoso di sviluppo e crescita. Ma il business delle grandi digheper l’ennesima volta sembra debba avere la meglio. Purtroppo..*Campagna per la riforma della Banca Mondiale

| crisi alimentare | internazionale |

| A N N O 8 N . 6 1 | L U G L I O / A G O S T O 2 0 0 8 | valori | 63 |

| internazionale |

| 62 | valori | A N N O 8 N . 6 1 | L U G L I O / A G O S T O 2 0 0 8 |

nel settore manifatturiero si fosse ridotto su scala globa-le, la maggioranza dei Paesi industrializzati e una buonaparte di nazioni povere continuassero a proteggerel’agricoltura ad alti livelli”.

La Banca Mondiale lanciava quindi l’allarme sulleconseguenze delle pratiche “distorsive” del mercato(sussidi agli agricoltori, restrizioni all’export etc.) a co-minciare dalla riduzione della disponibilità di prodottiproseguendo con le difficoltà d’accesso al mercato per iPaesi più poveri (anche nel segmento dei “lavorati”).Una difficoltà che si traduce in bassa offerta, crescita ri-dotta o nulla del settore e insoddisfazione della doman-da interna. Sono aspetti perfettamente noti così come èassodato il paradosso del libero mercato che vede pro-prio nelle aree più sviluppate la minore inclinazione aquella politica di apertura così propagandata in sedeWTO e FMI. Tra il 2000 e il 2002 i Paesi OECD avevanospeso qualcosa come 230 miliardi di dollari in sussidi peril settore agricolo mentre nelle aree depresse del mondogran parte delle tariffe e delle restrizioni erano state eli-minate nel decennio precedente.

Paure argentineSarà per l’evidenza dei fatti che la Fao, in definitiva, haavuto il coraggio di fare la voce grossa solo sul tema delprotezionismo invitando i sottoscrittori a liberalizzare ilcommercio delle materie prime e dei prodotti lavorati.Disgraziatamente, però, l’organismo Onu non ha sapu-to rimarcare alcune differenze sostanziali e le conse-guenze non si sono fatte attendere. L’Argentina ha con-

L VERTICE FAO SVOLTOSI A ROMA dal 3 al 5 giugno ‹‹è statoun fallimento›› ha spiegato Jean Ziegler, ex relatore del-l’Onu per il diritto all’alimentazione, e guardando a

quel documento talmente vago da non la-sciare spazio ad alcun provvedimento con-creto, verrebbe proprio da dargli ragione. Ep-

pure, e qui sta il lato tragicomico della vicenda, le risibi-li quattro pagine scarse della dichiarazione conclusivahanno rischiato di non essere nemmeno approvate.Non è bastato lasciare a margine i problemi del cambioclimatico, scaricare sui singoli Stati le valutazioni sul-l’impatto dei biofuels o degli ogm né tantomeno igno-rare il tema della speculazione finanziaria sulle commo-dities. L’iter della ratifica (con note a margine di Argen-tina, Cuba e Venezuela) ha dimostrato ancora una voltache il settore agricolo resta un terreno di scontro, ma an-che un ambiente capace di assumere ruoli diversi: setto-re imprescindibile nel modello di crescita dei Paesi in viadi sviluppo, segmento “residuale” nelle economie deiPaesi industrializzati.

Una distinzione che si riflette nei diversi significatidelle politiche di controllo: strategia macroeconomicaindispensabile per gli uni, intervento mirato nella logi-ca della conservazione per gli altri.

E’ proprio in nome di questa logica, ad esempio, cheil protezionismo commerciale continua a caratterizzareil settore agricolo nei Paesi più sviluppati. Se ne è accor-ta anche la Banca Mondiale che ancora nel 2005 sotto-lineava nel suo rapporto “Global Agricultural Trade andDeveloping Countries” come ‹‹sebbene il protezionismo

I

Nord e del Sud del mondo hanno da tempo attaccato senza mezzitermini Grand Inga.

Già tre dighe sul fiume africano“Oltre al forte rischio corruzione, visti i capitali in ballo, il progettonon andrà a beneficiare la popolazione locale, quasi tutta non al-lacciata all’inadeguata rete nazionale” ha dichiarato Terry Hathawaydella Ong americana International Rivers durante un’intervista rila-sciata al quotidiano britannico The Guardian.

Non sono solo le Ong a essere scettiche. Secondo diversi esperti, ilcosto, i rischi e le perdite per trasportarel’elettricità a tali distanze, e in particolare at-traverso 2.000 km di deserto, sono di granlunga superiori ai profitti economici che si po-trebbero ottenere. Questo senza consideraregli enormi problemi di manutenzione delle li-nee elettriche nei diversi Paesi e i rischi e pro-blemi ambientali di tale operazione. Il solocompletamento della linea elettrica verso ilSud Africa ha un costo stimato di 4 miliardi didollari, più di quanto sarebbe necessario perrealizzare una capacità produttiva equivalente in loco. E poi ci sono iprecedenti, che certo non depongono a favore del nuovo mega-sbar-ramento. Sul fiume Congo, infatti, ci sono già due grandi dighe euna terza è attualmente in fase di costruzione.

Mobutu: grandi opere, grandi debitiBasta dare un’occhiata a qualche cifra per capire perché c’è da guar-dare al passato con più di una preoccupazione. Il finanziamento del-le due mega dighe Inga I e Inga II è responsabile di circa il 33% del-l’enorme stock di debito pubblico che sta oberando da anni la Re-pubblica Democratica del Congo. Costate rispettivamente 163 e 480milioni di dollari ed entrate in funzione fra il 1972 e il 1982, le dueopere sono una scomoda testimonianza degli anni di dittatura del-

Il vertice di Roma si è concluso senza risultati. I problemi veri (e le loro cause) sono stati volutamente ignorati.Mentre sull’agricoltura organica si è fatto un passo indietro…

Il “fallimentocosmico” della Fao

Nelle foto in alto la diga Inga I.Nell’immagine satellitare sono evidenziate in nero Inga I, Inga II e i bacini che hannocreato; in rosso sono segnati i tracciati delle dighe Inga III e Grand Inga, mentre il blu indica il gigantesco bacino che si formerebbe.

L’Agenzia dell’Onu per lo sviluppo della nutrizione è nata nel 1945. I paesi membri sono 191 oltreall’Unione Europea.

di Matteo Cavallito

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| Forum Sociale Europeo | internazionale |

| A N N O 8 N . 6 1 | L U G L I O / A G O S T O 2 0 0 8 | valori | 65 || 64 | valori | A N N O 8 N . 6 1 | L U G L I O / A G O S T O 2 0 0 8 |

| internazionale |

ARTITO DA FIRENZE NEL 2002, il Forum sociale europeo (Fse) ha percorso in questi anni molta strada, con un pro-cesso a volte accidentato. Da Firenze a Parigi, poi a Londra, poi pausa di un anno, quindi Atene, altra pausa ea settembre 2008, dal 17 al 21, è la volta di Malmö, in Svezia. Cinque giorni di seminari, dibattiti, manifesta-zioni, eventi culturali e artistici e spazio per “il pensiero strategico e la costruzione di alleanze”. Sembra unacoincidenza singolare il fatto che due eventi usciti da una matrice comune come il Forum sociale europeo e Ter-ra futura - ma poi totalmente indipendenti nel loro percorso e sviluppo - quest’anno abbiano posto al centrodel dibattito il tema delle alleanze. In realtà entrambi gli eventi sono nati con l’idea di favorire la costruzionedi strategie comuni e di mobilitazioni “per un altro mondo migliore” e la conclusione è che bisogna concen-trarsi proprio su come far funzionare le alleanze, senza perdersi per strada.

Riconnettere i movimenticontro la frammentazioneIl Forum sociale europeo è oggi il principale “spazio” di confrontoper i movimenti sociali, le organizzazioni della società civile, inetwork e gli attivisti, su “un’altra Europa possibile”, più sostenibi-le, democratica e giusta. Migliaia di attivisti si ritrovano per condi-videre esperienze, idee, campagne e formulare proposte per costrui-re le alleanze che creino la massa critica necessaria per delle azioniefficaci di cambiamento della società.

Tra i partecipanti vi sono sindacati, reti di migranti, organizza-zioni ambientaliste, femministe, movimenti per la giustizia globale,network pacifisti, dei diritti umani, associazioni di ricercatori e di gio-vani attivisti, e molti altri. In particolare, quest’anno, le organizza-zioni dell’Est europeo saranno presenti con delegazioni numerose esaranno pienamente protagonisti del programma e del dibattito. «Siadal punto di vista del programma che da quello del pluralismo delleorganizzazioni coinvolte, questo Forum Sociale Europeo pare segna-re un momento interessante e significativo di ripresa del processo»,afferma Raffaella Bolini, dell’Arci, che ha seguito da vicino la prepa-razione del Fse. «Il lavoro di accorpamento dei seminari - prosegue

Pdi Jason Nardi

Prossima fermata: Malmö, Svezia

A settembre più di 20mila esponenti di movimenti sociali, organizzazioni della società civile, sindacati e attivisti si incontrano.Per condividere esperienze, idee e campagne per costruire un’Europa più sostenibile, democratica e giusta

bastasse l’organismo non ha voluto ribadire quella posi-zione affermata appena un anno fa. ‹‹Gli elementi dimaggior forza dell’agricoltura organica sono la sua indi-pendenza dai combustibili fossili ed il suo fare affida-mento su mezzi di produzione disponibili localmente –scrivevano gli analisti Fao nel rapporto “Agricoltura or-ganica e sicurezza alimentare” del 2007 – . Intervenen-do con processi naturali incrementa l’efficacia dei costie la resistenza degli ecosistemi agricoli nei confronti dicondizioni climatiche difficili. (…) L’agricoltura organi-ca inoltre rompe il circolo vizioso dell’indebitamento acui sono costretti i piccoli agricoltori per acquistare imezzi di produzione agricoli››. Sull’organico (31 milionidi ettari per un fatturato mondiale di oltre 40 miliardi didollari secondo la Fao) occorrerà comunque lavorare an-cora. Resta aperto ad esempio il problema dei costi dicertificazione – ‹‹quasi il 10% del valore di un prodotto,una tassa imposta dal mondo ricco›› sottolinea Cavaz-zoni – spesso insostenibili per il Terzo Mondo, ma è purvero che, alle attuali condizioni di mercato, quella “or-ganica” resta l’unica via economicamente sostenibileper i Paesi in via di sviluppo.

Sarebbe bastato citare qualche stralcio del rapporto2007 ma il direttore Jacques Diouf e i suoi collaboratorihanno scelto di limitarsi a chiedere “maggiori investi-menti per l’agricoltura” rendendo pubblici i contributidi “generosità” annunciati durante il vertice. Dai 5 mi-liardi degli USA scendendo fino ai 7,5 milioni della Nuo-va Zelanda si arriva a un totale di 18,36 miliardi. In as-senza di indicazioni potrà anche sembrare inutile ma infondo è un inizio. Meno di cinque mesi fa, a causa delrincaro del prezzo dei cereali, il World Food Program del-le Nazioni Unite aveva annunciato il possibile taglio del-le razioni nei programmi alimentari. .

testato l’uso nel documento dell’aggettivo “restrictive”sostenendo che il suddetto avrebbe connotato negati-vamente le politiche di controllo dell’export imple-mentate da Buenos Aires. Nel tentativo di frenare laspinta inflazionistica (+9% secondo il governo, addirit-tura +20% secondo gli analisti “dissidenti”), il presiden-te Cristina Fernández ha imposto nuove tasse sulleesportazioni scatenando la violenta reazione dei pro-duttori. La Fao probabilmente non approva ma i timoridell’Argentina restano vivi almeno quanto i ricordi del-la “fame” del 2002, con una percentuale di popolazionedenutrita superiore al 3% e un incremento della morta-lità infantile nelle regioni più povere di Tucumán, ElChaco e Jujuy. Un assurdo per un Paese dotato di unacapacità produttiva in grado di soddisfare ben più deisuoi 40 milioni di abitanti, ma anche una dimostrazio-ne definitiva di come il vero problema non sia la dispo-nibilità delle risorse quanto la possibilità di accedervi.

Agricoltura organica?Mai sentitaNon c’è solo l’apertura dei mercati ad agitare i critici diun vertice mai decollato. A sorprendere è infatti il passoindietro della Fao sull’agricoltura organica. ‹‹Si fanno ap-parire come necessari l’uso dello zucchero per i biocar-buranti e gli Ogm» attacca Lucio Cavazzoni, presidentedi Alce Nero & Mielizia, un’impresa di agricoltori biolo-gici, apicoltori e produttori Fair-Trade, che definisce ilvertice di Roma un “fallimento cosmico”. La Fao non hapreso alcuna posizione critica sugli organismi genetica-mente modificati e, soprattutto, sulla gestione oligopo-listica di un mercato che tiene i suoi consumatori, i con-tadini del terzo mondo, schiavi di semi sterili e royaltiesfirmate Abengoa (Monsanto) o Syngenta. Come se non

IL FORUM SOCIALE EUROPEO si terrà dal 17 al 21 Settembre 2008a Malmö in Svezia, che è collegata a Copenhagen da un ponte e da una ferrovia. Il viaggio in treno è di circa mezz’ora. Per l’aereoconviene andare a Copenhagen. Sul sito Fse si trovano indicazioni per alberghi in città che possono essere prenotati via Internet. È prevista anche l’accoglienza in ostello e in campeggio.

REGISTRAZIONI INDIVIDUALI: 40 euro. 20 euro per giovani sotto i 22 anni, disoccupati, pensionati e partecipanti dall’Est europeo.

ORGANIZZAZIONI: dai 50 ai 250 euro a seconda della grandezza e della capacità finanziaria.

Le registrazioni si possono effettuare direttamente sul sito:www.esf2008.org

COME PARTECIPARE

Nel vertice di Romala Fao non haassunto unaposizione criticasugli Ogm e ha fattoun passo indietrosull’agricolturaorganica.

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| internazionale |

| A N N O 8 N . 6 1 | L U G L I O / A G O S T O 2 0 0 8 | valori | 67 |

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| 66 | valori | A N N O 8 N . 6 1 | L U G L I O / A G O S T O 2 0 0 8 |

APPUNTAMENTI LUGLIO>SETTEMBRE PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A [email protected]

Bolini cerca di superare la solita iper-frammentazione del program-ma, di favorire la discussione fra le diverse reti e organizzazioni pre-senti. Molti sono quest’anno i seminari legati alla riflessione politicae culturale, oltre che quelli utili a rafforzare reti e campagne».

Saranno affrontate molte questioni: dal trattato europeo ai dirit-ti dei lavoratori, dai servizi pubblici al cambiamento climatico, dal-la resistenza alla guerra e al razzismo, all’immigrazione e alla solida-rietà globale.

Il Comitato Organizzativo Nordico«Il Comitato organizzativo nordico (Noc) vi dà il benvenuto aMalmö, Sud della Svezia, con i suoi movimenti popolari tradizio-nali, una relativa giustizia di genere e un forte welfare statale – tut-ti sotto attacco del neoliberismo e della globalizzazione guidatadalle multinazionali». Si presenta così il Noc, il comitato respon-sabile per l’organizzazione e la logistica del Fse. Costituito nell’ot-tobre 2007, ne fanno parte 130 organizzazioni – da sindacati na-zionali al movimento esperanto, dalle principali organizzazioniambientaliste e dei diritti di cittadinanza ai movimenti “pirati”che sono emersi nei paesi scandinavi negli ultimi anni. Nel consi-glio direttivo sono presenti 15 rappresentanti – svedesi, norvegesi,danesi e finlandesi – e 11 gruppi di lavoro.

Sara Andersson è la coordinatrice responsabile per il program-ma, l’informazione e la stampa. Fa parte di Attac Svezia e ha orga-nizzato in passato due “forum sociali” locali nella sua città, Gote-borg. «I problemi più grandi da affrontare - rivela senza nascon-dere la preoccupazione - sono come trovare 600 interpreti neces-sari per tutti i seminari, come accomodare tutti (ci aspettiamo piùdi 20.000 partecipanti e Malmö è una piccola città – anche se hamolti paesi vicini) e come chiudere il programma in tempo...»

La scelta di Malmö è dovuta a questioni pratiche e politiche:«Dopo gli scontri al vertice europeo di Goteborg del 2001 - dice Sa-ra - non ci avrebbero mai permesso di fare il Forum lì. E Stoccolmaè una città troppo cara. Abbiamo voluto quindi scegliere una cittàpiù piccola e meno costosa, ma con un buon sistema di acco-glienza, anche per poter coinvolgere più pienamente la cittadi-nanza. Durante l’estate stiamo girando in tutta la Svezia con un“tour” di rappresentanti del Fse in tutti i principali Festival per in-vitare la gente a partecipare».

MERCOLEDÌ 17 SETTEMBRE ALLE ORE 18.00 il Forum sociale europeo si aprirà con un evento politico culturale.

GIOVEDÌ 18 E VENERDÌ 19 si terranno seminari e assemblee autorganizzate, divise in tre fasce orarie dalle 9.30 alle 21.00.

SABATO 20, alla mattina ci saranno ancora seminari e assemblee tematiche. Nel pomeriggio ci sarà una manifestazione.

DOMENICA 21 si terranno gli ultimi seminari, l’assemblea dei movimenti sociali e un evento di chiusura.

Durante tutti i giorni del Forum si svilupperà un ricco programma culturale, con musica, performance artistiche e cinema.

IL PROGRAMMA DEL FSE IN BREVE

A Kievl’assemblea preparatoria All’inizio di giugno, l’assemblea preparatoria europea si è svoltain Ucraina. «Aver fatto quest’assemblea a Kiev è stato importan-te, anche se molto difficile», afferma Sara. «Siamo stati ospitati dadue sindacati locali che fino a poco tempo fa non si parlavano. Incompenso, c’era un’ampia delegazione di attivisti russi e moltiucraini – il che ci fa ben sperare per la partecipazione di Europeidell’Est», conclude.

A Kiev è cominciato il processo di “agglutinamento” delle ol-tre 800 proposte di seminari presentate da organizzazioni, movi-menti e reti da tutta Europa. Alla fine del processo di “fusione” nedovranno risultare 200, in modo da favorire la convergenza e lealleanze strategiche sui temi e le campagne che si confronteran-no a Malmö.

Nove assi per cambiare l’EuropaI temi di discussione sono organizzati intorno a nove assi temati-ci: si parte dall’inclusione sociale (welfare, servizi pubblici e benicomuni), poi una terra sostenibile (sovranità alimentare, giustiziaambientale e climatica), passando per un’Europa democratica enon securitaria (apertura, uguaglianza, libertà, diritti delle mino-ranze), per i diritti di eguaglianza (contro tutte le discriminazioni,contro il patriarcato), per un’Europa costruttrice di pace (contro leguerre, il militarismo e le occupazioni). E ancora, dalle politicheper un lavoro dignitoso per tutti (contro la precarietà e lo sfrutta-mento), alle economie alternative (giustizia, economia e sociale),dalla democratizzazione dei saperi (cultura, educazione, informa-zione e media) a un’Europa dell’inclusione (contro ogni forma dirazzismo e per l’accoglienza di rifugiati e migranti).

Tutte questioni di attualità e di grande respiro, per le quali simuovono molte organizzazioni, troppo spesso in maniera fram-mentaria e scollegata. Se il vento nordico riuscirà a rivitalizzare icollegamenti e le mobilitazioni comuni tra i vari movimenti, il Fseavrà ridato energia a una società civile ancora troppo scoordinatae debole come quella europea di fronte ai grandi processi di tra-sformazione imposte dall’Ue. E a preparare il processo di costru-zione del 6° Forum Sociale Europeo, che nel 2010 approderà adIstanbul, in Turchia. .

7-9 luglioHOKKAIDO (GIAPPONE)G8 SUMMITCrisi alimentare, ambiente ed energia al centro della riunione dei rappresentantidegli 8 Paesi più industrializzati (Francia, Germania, Italia, Regno Unito,Canada, Giappone, Russia e USA)www.g8summit.go.jp/eng

11-13 luglioTINMOUTH (VERMONT, USA)SOLAR FEST 2008 RENEWEBLE ENERGY FESTIVALAttiva dal 1995, Solar Fest è un’organizzazione no profit per la sensibilizzazione ai temi della conservazione delle risorse naturali e la promozione delle energierinnovabili. L’edizione 2008 affiancheràintrattenimento e almeno 50 workshopsui temi dell’energia.www.solarfest.org

21-25 luglioPATRASSO (GRECIA)ECAI: EUROPEAN CONFERENCE ON ARTIFICIAL INTELLIGENCE18° appuntamento biennale della sua storia, ECAI 2008 è organizzato dallo European Coordinating Committeeon Artificial Intelligence dell’Università di Patrasso e dall’Hellenic ArtificialIntelligence Society

27 luglioCAMBOGIAELEZIONI PARLAMENTARIA quattro anni esatti di distanza si votaper il rinnovo dell’Assemblea Nazionale.Grande favorito il Partito PopolareCambogiano (Kanakpak PracheachonKâmpuchéa) che nel 2003 avevaconquistato la maggioranza assolutadella Camera bassa con 73 seggi su 123. I 61 membri del Senato sononominati dal re Norodom Sihamoni su indicazione dei partiti.

28 luglio – 12 settembreGINEVRA (SVIZZERA)ONU - UNODA, CONFERENZA SUL DISARMO, PARTE TERZAIstituito nel 1979, lo United Nation Officefor Disarmament Affairs (UNODA) si occupadel tema del controllo delle armi.Secondo la sua ultima denuncia, nel mondocircolano attualmente 87 milioni di armi

“leggere” responsabili di almeno mezzomilione di decessi ogni anno.http://disarmament.un.org

30 luglio – 1 agosto TOKYO (GIAPPONE)RENEWABLE ENERGY 2008 TOKYO FAIRE PVJAPAN 2008Appuntamento nella capitale nipponicaper la Fiera promossa dal Japan Councilfor Renewable Energy. Alla manifestazionesi affianca il PV Japan 2008, l’esposizionededicata all’energia solare organizzatadalla Japan Photovoltaic Energy Association(JPEA) e dalla Semiconductor Equipmentand Materials International (SEMI). www.renewableenergy.jphttp://pvjapan.org

3-8 agostoCITTÀ DEL MESSICO (MESSICO)UNICEF - CONFERENZAINTERNAZIONALE SULL’AIDSL’agenzia ONU per l’infanzia harecentemente sottolineato i progressi nellalotta alla trasmissione da madre a figliodel virus, un problema risolto oggi nel 31%dei casi (contro l’11% del 2005). Si stimache nel 2007 i bambini sieropositivi nel mondo fossero oltre 2 milioni.www.unicef.org

7-8 agostoBANGKOK (THAILANDIA)ASEAN26esimo incontro dei ministridell’energia dell’Association of South-East Asian Nationswww.aseansec.org

10 agostoBOLIVIAREFERENDUM SUL MANDATOPRESIDENZIALEDopo i successi degli autonomisti nelle consultazioni dei dipartimenti di Santa Cruz, Beni e Pando, il presidenteEvo Morales ha indetto un referendumconfermativo sul suo mandato. Morales e il tribunale elettorale boliviano hanno giudicato illegale il voto delle tre province unitamente a quello del dipartimento di Tarija (22 giugno). Le regioni autonomiste sono le più ricche di gas naturale, principale risorsa del Paese.

del Paese.

11 agosto – 12 settembreNEW YORK (USA)ONU - COMMISSION ON THE LIMITS OF THE CONTINENTAL SHELF, 22ESIMA SESSIONESi riunisce la commissione ONUchiamata a implementare la Convenzione sul Diritto Marittimo. Al centro dell’interesse, negli ultimi anni,le contese di sovranità sull’Antartide.Entrato in vigore nel 1961, il TrattatoAntartico ha sospeso per 30 anni ogni discussione relativa alla sovranità. A 17 anni dalla ripresa delle discussioni,l’Onu ha fissato al maggio 2009il termine ultimo per presentarerivendicazioni in attesa che la commissione ad hoc inizi a valutare le richieste valutando una modifica del trattato.www.un.org/Depts/los/clcs_new/clcs_home.htm

21-23 agostoNEW DEHLI (INDIA)RENEWABLE ENERGY INDIA 2008 EXPOUna vetrina per l’industria locale delle rinnovabili, capace di richiamarel’interesse degli operatori stranieri allaricerca di contratti nel mercato indiano.www.renewableenergyindiaexpo.com

22 - 28 agostoGINEVRA (SVIZZERA)ONUIncontro degli esperti della Convenzionesulla Proibizione dello Sviluppo, dellaProduzione e dello Stoccaggio delle ArmiTossiche e Batteriologiche.www.opbw.org

25-28 agostoDENVER (COLORADO, USA)CONVENTION DEL PARTITODEMOCRATICO

È il giorno del trionfo per Barack Obama. Il senatore dell’Illinois è rimasto l’unico candidatopresidenziale del partitodemocratico dopo il ritiro

della sfidante Hillary Clinton, chiamatasifuori dalla corsa una volta accertatal’impossibilità matematica della rimonta. www.democrats.org

25-29 agostoROMA (ITALIA)FAO - 20TH SESSION OF THE TECHNICALCONSULTATION AMONG REGIONALPLANT PROTECTION ORGANIZATIONSConferenza Internazionalewww.fao.org

26-29 agostoLIBREVILLE (GABON)WHO - WORLD HEALTH ORGANIZATION(ORGANIZZAZIONE MONDIALE PER LA SANITÀ)1° Conferenza Interministeriale su Salute e Ambiente in AfricaL’evento, dedicato all’individuazionedelle priorità in materia nel continenteafricano, vedrà anche la partecipazionedi agenzie, media, Ong ed esponentidella società civile.www.who.int

1-4 settembreMINNEAPOLIS (MINNESOTA, USA)CONVENTION DEL PARTITOREPUBBLICANOInvestitura ufficiale per John McCain. Il 72enne senatore dell’Arizona ha conquistato la maggioranza assolutadei delegati con netto anticiposbaragliando la concorrenza dei rivali. Le elezioni presidenziali sono in programma il 4 novembre.www.gopconvention.com

1-5 settembreVALENCIA (SPAGNA)EUROPEAN PHOTOVOLTAIC SOLARENERGY CONFERENCE AND EXHIBITIONGiunto alla 23esima edizione, l’evento è occasione di discussione tra gli operatori in merito ai più recentisviluppi tecnologici in materia.www.photovoltaic-conference.com

7 settembreHONG KONGELEZIONI PARLAMENTARIQuarto appuntamento per la regione “ad amministrazione speciale”. L’assemblealegislativa si compone di 60 seggi.

9-10 settembreWILMINGTON (DELAWARE, USA)AWEA OFFSHORE WIND PROJECTWORKSHOPUltime novità dal settore dell’energiaeolica, un segmento in espansione anchenegli Stati Uniti. Al centro dell’attenzionei nuovi progetti di regolamentazione e l’esempio dell’Europa.www.awea.org

15-18 settembreRWANDAELEZIONI PARLAMENTARI

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| agorà |

| A N N O 8 N . 6 1 | L U G L I O / A G O S T O 2 0 0 8 | valori | 69 || 68 | valori | A N N O 8 N . 6 1 | L U G L I O / A G O S T O 2 0 0 8 |

Rilanciare l’autonomiaculturale di classe

Movimento operaio

UELLO CHE COLPISCE DOPO L’EMARGINAZIONE DAL PARLAMENTO DELLA COSIDDETTA SINISTRA RADICALE, è la suachiusura in un’affannosa diatriba tra micro-correnti che si rimpallano le responsabilità di un cosìprolungato “tatticismo”. Quando quello che urge è l’approfondimento delle carenze “culturali”all’origine di una “prassi” politico-sociale divenuta sempre più subalterna ai poteri dominanti: incline all’apologia della “globalizzazione” e scissa da una “filosofia” critica delle nuove forme della contraddizione che continua ad attraversare il capitalismo.

Dovrebbe almeno ora essere chiaro come, liquidato il Pci, con il pretesto della sopravvenuta crisi del “socialismo reale”, i suoi epigoni si siano adagiati (nella logica del bipolarismo e dell’alternanza al governo) in un “collateralismo”, ormai arreso alla presunta fatalità del superamento della prospettivadella “rivoluzione democratica”, cui si sono ispirate le lotte degli anni 1945-1978: con ciò recidendo le radici di una autonomia fortificata dall’intreccio tra ideologia dell’antifascismo, antagonismo di classe in nome dei principi della Repubblica fondata sul lavoro e lotta per la democratizzazione della società e delle istituzioni, nel segno di una Costituzione “democratico-sociale” alternativa al “costituzionalismo liberaldemocratico”.

Ma non basta prendere atto che è fallita l’opzione di passare da una vocazione “antisistema” ad una logica “di sistema”, perché va soprattuttoriconosciuto che la ripulsa del metodo del materialismo storico ha comportato quella rinunzia all’autonomia culturale che è la causa prima del potenziarsi di una lottadi classe “unilaterale”, a favore di un potered’impresa di cui ci si è limitati a conclamare le drammatiche conseguenze nel segno

del cosiddetto “precariato”. Trascurando, però, dietro agli slogan sul “post-moderno”, “post-industriale”,“post-marxismo”, di perseverare nel più sistematico attacco alla continuità del dominio internazionale /nazionale di un capitalismo sempre preda di crisi cicliche.

Infatti per uscire da un’impasse rivelatasi così catastrofica più a livello sociale che politico, il ritornoalla teoria “critica” appare indispensabile, sia per respingere la superficialità con cui si è additata al movimento operaio e ai suoi naturali alleati l’ineluttabilità di appiattirsi sulla “società che è cambiata”,sia per riprendere l’elaborazione di una strategia politica e sindacale volta a cogliere gli attuali nessi tra sociale, economico e politico, nelle prospettive di un “internazionalismo” più concentrato di quelloche andava maturando nei decenni precedenti.

La lotta culturale tra le grandi narrazioniLungi quindi dall’ascoltare le sirene di quanti (e fra essi anche intellettuali che in tempi non lontaniostentavano un marxismo più o meno ortodosso) ci invitano a rompere con idee di un passato da dimenticare, cancellando anche dalla sola memoria “il ‘900” così intriso di lotte di classe tantosignificative specialmente in Italia, è urgente nella quotidianità e unità delle lotte riprendere l’uso

del materialismo storico. Perché solo attraverso una “concezione del mondo” – nella lotta culturale tra quelleche oggi sono chiamate le “grandi narrazioni” – è recuperabile quel nesso, unitario e articolato al tempostesso tra tutti i valori che segnano natura, ruolo e destino delle classi, idoneo a contrastare con la “filosofiadella prassi” l’ideologia delle forze che, per puntellare un capitalismo rinnovantesi anche tramitele sue crisi, rivendicano stabilità di governo per garantire stabilità dell’economia, cioè del loro potere.

Stati nazionali e globalizzazioneBenché l’offensiva ideologica del capitalismo (lanciata già all’inizio degli anni 70, in nome della“riduzione della complessità della democrazia”) si sia dilatata ovattando il suo tradizionale “liberismo”dietro al fantasma della “fine dello Stato”, della “fine del lavoro” e addirittura di “fine della storia”, è ben singolare che la reazione antidemocratica con forme di vario terrorismo sia stata concentrataspasmodicamente per cancellare la cosiddetta “anomalia” del caso italiano. Dato che sia il ruolo dello “Stato” sia il ruolo del “lavoro”, benché modificatisi via via, sono coessenziali a qualificare le interdipendenze sociali, economiche e politiche che il capitalismo, per sua vocazione storica“globale” (lo ha subito rilevato il “Manifesto” di Marx-Engels del 1848!) vede cadenzate nei singoliterritori, irriducibili però ad un agglomerato indistinto, dominato dalle forme del capitale finanziario.

Ed è infatti proprio nel “territorio” e nelle sue articolazioni, che il movimento operaio italiano ha condotto le lotte contro le grandi imprese nel cuore degli anni ‘70, su cui quasi l’intero fronte degli intellettuali pone una coltre di silenzio, in contestuale complicità con le politiche di rovesciamentodei processi di democratizzazione avviati con la strategia delle “riforme”: imperniata sulla rete delleassemblee elettive dando alla “legge” un connotato coerente con la “centralità” del Parlamento e sullafunzione normativa a sua volta assegnata alla contrattazione sindacale, in un processo di convergenzatra partiti di massa e sindacato di classe indirizzato alla socializzazione del potere, già ben consci delleinterconnessioni internazionale/nazionale del potere capitalistico e nel contempo politico-statuale.

Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale sono ben risalenti nel tempo e il processo di europeizzazione a sua volta risale ai primi anni ’50, sicché solo con una falsificante ideologia si può tentare di avallare – gli ex marxisti con il revisionismo ideologico e gli idealisti e i pragmatici con il rovesciamento dei rapporti struttura-sovrastruttura – la politica di cosiddetta “liberalizzazione”,mirante a reimporre il dominio oligopolistico sia nell’industria che nei servizi pubblici: in nome del primato del mercato sulla democrazia, dell’efficienza sull’efficacia, del privato sul pubblico,dell’economico sul sociale, dell’amministrazione sulla politica, degli esecutivi sulle assemblee, della governabilità sulla rappresentatività, della concertazione sul conflitto.

Non ci sono diritti se non c’è potere socialeAnziché sorprendersi dei successi del “leghismo”, occorre ripristinare l’organizzazione di massa, comestrumento di reale e non effimera “partecipazione” dal territorio sui territori, per garantire la creazionee il consolidamento di quei “diritti” - mai enfatizzati come in questa fase, che ne vede invocata la sola“dignità” residuale -: diritti che non vivono e rimangono “cartacei”, se non sostenuti da un “poteresociale” che li fondi, nell’aspro conflitto con chi li disconosce e comprime.

Potere sociale e democratico che contrasti la scissione tra diritti “civili” e diritti “sociali” volta a privilegiare astrattamente i primi sui secondi, poiché l’esigenza di trasformare la società deriva dalleconferme che i “diritti di libertà” sono illusori se non fondati sull’eguaglianza e quindi sull’emancipazione.

Grave è infatti il rischio che la proclamazione di questioni “non negoziabili” – con riferimento alle“persone” dei due sessi in tutte le varie implicazioni – rimangono prive del reale esito, se non collegatecontestualmente al peso che anche indirettamente rivelano i rapporti sociali di produzione, rinviando e drammatizzando l’impostazione e la soluzione delle “questioni identitarie” di cittadini, lavoratori,migranti, immigrati: tutti bombardati dalle ideologie che le comunicazioni di massa veicolano, in quantoa loro volta in mano a pochi monopolisti sottratti ai più complessivi controlli sociali e politici necessari a contenere il dominio dei centri di potere che condizionano la qualità della vita e la qualità del lavoro. .

Q

Più che della sinistra radicale,emarginata in Parlamento e divisa in micro-correnti, si sente la mancanza di una lotta culturale. Anziché sorprendersi dei successi del “leghismo”, occorre ripristinarel'organizzazione di massa

di Salvatore d’Albergo

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altrevoci| narrativa |

TORNACAPPELLIE IL GRANDEROMANZO

“Parenti lontani” è statodefinito (e a ragione) «Il grande romanzo italiano».Pubblicato nel 2000 e subitodimenticato è stato ripescato(per fortuna!) da Marsilio.

Nel libro si racconta la storia di Carlino di Lontrone,giovane orfano di entrambi i genitori, che viene allevatodalla nonna paterna Ilde,matriarca piuttosto decisa che gli ha pronosticato un radioso futuro a capo della ditta di famiglia.

Carlino va alla scopertadel mondo, dalle notti on theroad nella lontana provincialucana, alla New York deglianni Ottanta (immortalatanella copertina del bravo LucaPignatelli), dove s’imbatterà in tycoon arroganti, maghiguru e gangster, artisted’avanguardia e miliardariebizzose, barboni e snobsquattrinati e in una ragazzache sembra una favolosanullità e che è invecedestinata a diventare un’iconadel nostro tempo: Madonna.

GAETANO CAPPELLIPARENTI LONTANIMarsilio, 2008

DEMOCRAZIAE FINANZALA NUOVA SFIDA

I mass media hanno datoampio spazio alla recente crisifinanziaria mondiale. Il testodescrive i meccanismi chepreludono alle crisi finanziarie,spiegando in modo semplicetermini come: liquidità,cartolarizzazione, bond, ecc.L’Autore discute del ruolo deimercati finanziari e del lorooperare con strumenti semprepiù sofisticati e fuori controllo.La tesi sostenuta è che le crisifinanziarie sono ormai la forma principale di instabilità dell’economiamondiale e parte integrante, e non accidentale, del suomodello di sviluppo. A partiredagli anni ‘80 vi è unosquilibrio tra finanza ed economia reale cheattende ancora una risposta.“Democratizzare” la finanzaper riformare il capitalismo è la sfida fondamentale che ci attende.

ALBERTO BERRINILE CRISI FINANZIARIE E IL DERIVATUS PARADOXUSEditrice Monti, 2008

MOLTO PIÙ DI UN PRESTITO,FIDUCIA E CREATIVITÀ

Il volto di un clown, un palloncino, gli occhi di un bambino e la barba di un nonno.Immagini e parole si intrecciano in questolibro, per dipingere un mondo, quello del nonprofit, della cooperazione, della lotta al disagiosociale. Parole e immagini a tinte vivaci, forti,creative. Un romanzo e, contemporaneamente,un reportage. Il diario di un viaggio lungo tuttala penisola, da Nord a Sud, attraverso 14 storie, diverse ma simili. Una “scuola della fantasia” dove i bambini si immergono in un mondo magico, fatto di favole e colori,teatro e realtà. Un ex complesso militare, contanto di residuato bellico, che si è trasformatoin un laboratorio sociale, di formazione e per il tempo libero. Una casa famiglia in un casolare tra le colline toscane. Un’anticascuola di musica nel popolare quartiereromano di Testaccio. E altre ancora... Storievere e verificabili, con tanto di nomi, cognomi e indirizzi. Progetti diversi con un elemento in comune: dopo aver bussato inutilmente alla porta di diversi istituti di credito, hannoricevuto fiducia e un finanziamento da BancaEtica. La determinazione di chi crede con tuttosé stesso nei propri obiettivi. E la fiducia di chi vede il credito come uno strumento per fare, creare, aiutare.

L’introduzione è affidata a Don VirginioColmegna, che ha interpretato così il libro: «È un inno al rinnovamento, al lasciarsireinventare dalla vita che te lo chiede».

LUCIA VALCEPINA E FABRIZIO PADOVANIFARFALLE D’INVERNO Cooperativa Editoriale Etica, 2008

DECRESCITASOCIALELA VISIONEDI LATOUCHE

Per Serge Latouche, professoredi scienze economicheall’Università di Paris-Sud e specialista dei rapportieconomici e culturali Nord-Sud e dell’epistemologia delle scienze sociali, quandosi parla di decrescita non si intende una crescitanegativa, che di per sèsarebbe già un ossimoro. La parola adatta sarebbeinvece “acrescita” chesottolinea anche il distacco da uno dei dogmi dell’economia,del progresso e dello sviluppo.Se è ormai riconosciuto che il perseguimentoindefinito della crescita è incompatibile con un pianeta finito, le conseguenze(produrre meno e consumaremeno) sono invece ben lungidall’essere accettate. Il futuronon è roseo ma siamo ancorain tempo per invertire la rottae adottare un sistema basatosulla “società di decrescita”.

SERGE LATOUCHEBREVE TRATTATO SULLADECRESCITA SERENABollati Boringhieri, 2008

IL CONTAGIOUNA BORGATASENZASALVEZZA

Un romanzo sulla periferia di Roma, dall’intenso saporepasoliniano. I nuovi ragazzi di vita, le borgate che si trasformano perdendo la loro identità, senzapossibilità di salvezza.

Una casa popolare, tre piani di cemento a vista e, all’imbocco della scala A, la scritta “l’invidia è la forzadei cornuti”. Dentro abitanoChiara e suo marito Marcello,ex culturista dalla sessualitàincerta, Francesca, la paraplegica combattivamilitante di sinistra, Bruno,ultrà romanista in affidamentodiurno. E poi Gianfranco, lo spacciatore che prova a entrare nel giro grosso,Eugenio detto “er Trottola”,che lavora in un’officina e si scopre innamorato dellaprostituta con cui convive.

In questo paesaggio fattodi pezzi di campagna, villaggie lembi di metropoli, le lorostorie s’intrecciano, unendosia quelle di personaggi che la borgata l’hanno scelta, per ribellione, per fascinazione.

WALTER SITIIL CONTAGIOMondadori, 2008

ARCHITETTO AMERICANOVISIONARIO E INNAMORATO

All’inizio lui è solo un promettentema sconosciuto architetto a cui una giovane coppia affida il progetto della propriacasa. Un incarico che parecome tanti altri.

Nessuno poteva immaginareche il progetto di quella casasarebbe stata la scintilla di un adulterio e di un amorescandaloso. Perché entrambiavevano una famiglia e dei figli, e il divorzio, nella societàamericana dell’epoca, eraimpensabile. E nessuno potevaimmaginare che, un giorno,quella casa sarebbe finita nei manuali di architettura.

Sette anni di ricerchestoriche, diari, lettere e documenti per un romanzoche è al tempo stessol’avvincente ritratto di un’animafemminile e del suo tormento, e un affresco vivissimo di un’intera epoca storica.

NANCY HORANMIO AMATO FRANKEinaudi, 2007

LA LIBERTÀÈ UN PASSEROBLU CHE VOLAIN BRASILE

Sulla costa nordorientale del Brasile, donnaMenina domina uomini e terre dalla sua villarigogliosa. Né l’arcivescovo, né il governatore,tanto meno le figlie sottomesse osano opporsial suo volere. Soltanto Marina, nipote adorata,non cammina per casa in punta di piedi, nel timore perenne della nonna centenaria.

Lei ha conosciuto altri mondi, si è scontratacon paure più crude. Con João, Marina avevaesplorato i giardini abbandonati della cittàvecchia, il porto con le navi cariche di sacchi di cotone, il quartiere dei bordelli. Avevapescato i granchi a Jaçanã, nel silenzio salatodella notte. Si era sentita scorrere il sanguenelle vene come un vino tiepido. Adesso João è in carcere per aver gridato che i poveri paganoper tutti, per aver scritto sui muri che il passeroè un uccello blu.

Marina, tenera e ostinata, lancia appelli, va a trovarlo ogni sabato con un vassoio di biscotti fatti in casa. Le dicono che João non potrà mai corrispondere il suo amore, che non potrà mai amare una donna. Le diconoche il bellissimo forestiero giunto da poco alla villa è stato l’amante di João. Marinaaccusa il colpo fin sotto l’ombelico, come se le avessero spaccato le viscere. Ma il suoamore non muta, non muore.

HELONEIDA STUDARTLA LIBERTÀ È UN PASSERO BLUMarcos y Marcos, 2008

UN MANUALEDA USAREALLA FINEDEL PETROLIO

Il prezzo del petrolio è allestelle e noi dipendiamo troppodall’oro nero. Come liberarcida questa dipendenza? La soluzione arriva da Albert K. Bates, fondatoredell’Ecovillage Network of the Americas e del GlobalEcovillage Network. L’autoreanalizza i vari aspetti delnostro quotidiano proponendoal lettore dodici passi perliberarci gradualmente dallamentalità petrolio-dipendentee costruire una società più sobria ed ecosostenibile.Il libro contiene riflessioni, ma anche suggerimenti e proposte concrete per modificare lo stile di vitain vista dell’inevitabiletransizione all’era del post-petrolio, evitando tonicatastrofistici e apocalittici.

Oltre 150 ricette perl’autoproduzione di alimenti,la preparazione di conserve e la realizzazione di piattivegetariani con ingredientipoveri, piante spontanee e riutilizzo degli avanzi.

ALBERT K. BATESMANUALE DI SOPRAVVIVENZAALLA FINE DEL PETROLIOAam Terra Nuova, 2008

| economiaefinanza |

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IL GIAPPONERACCONTATODA UNEUROPEO

In “Diario Giapponese.Immagini di oggi tra ieri e domani”, Andrea Quattriniracconta in 32 fotografiel’esperienza artistica vissuta in Giappone.

Un racconto per immagini,fatto con gli occhi di un europeo, in bianco e nero. Istantanee tratte dal quotidiano vissuto tra Kyoto,Tokyo e la sua provincia.Fotografie scattate sullemetropolitane, nei treni e nelle scuole di campagna,nelle strade caotiche e nel silenzio dei templi.Sacralità e nevrosi, dolcezze e solitudini. L’armonia del vecchio e le fughe del nuovo. Al centro l’uomo e le sue paure, le speranze, le sconfitte e le vittorie di tuttii giorni. Tra passato e futuro,contraddizioni del tempopresente. Un passatolontanissimo che resiste e un futuro ancor più distante:il Giappone di ieri e di domani.

Fino al 31 luglioSala Santa Rita Roma

SCOPRIE FOTOGRAFAIL PARCOINVISIBILE

Il Parco Nazionale GranParadiso si è fatto promotoredi un concorso fotografico il cui tema è “Il Parcoinvisibile”. Ovvero tutti queiluoghi sconosciuti o pocofrequentati, gli spazi, le persone, le costruzioni e gli stili di vita all’internodell’area protetta che sono per lopiù ignoti allamaggioranza dei suoi fruitori.

Il concorso è aperto a tuttigli appassionati di fotografia,ed è rivolto a due categorie:residenti e non residentiall’interno del Parco.

Gli autori dovranno inviarenon più di 3 opere, a colori o in bianco e nero. È lasciatala più ampia libertàd’interpretazione limitatamenteal tema indicato; condizionenecessaria per l’ammissione al concorso è che le immaginisiano scattate all’interno dei confini del ParcoNazionale Gran Paradiso. Informazioni e regolamento sul sito www.pngp.it

Fino al 30 settembreParco Nazionale Gran Paradiso

KOUDELKA CONSEGNÒALLA STORIA LA PRIMAVERA DI PRAGA

Una prima assoluta, un’occasione per ammirare le fotografie dell’invasione di Praga (tra cui tante inedite) realizzate dal grande fotografo Josef Koudelka nel 1968, durante l’invasione di Praga da parte delle forze del patto di Varsavia.

Un anno dopo l’invasione queste immaginipassano la frontiera di nascosto e arrivanonegli Usa, dove Elliott Erwitt, presidente della Magnum, le utilizza per un cortometraggioper la Cbs. Senza citare il nome dell’autore, la Magnum distribuisce il servizio alle maggioririviste internazionali mentre Koudelka, ormai divenuto apolide, trova asilo politico in Inghilterra, inizia a viaggiare in Europainseguendo i suoi soggetti preferiti e finalmente, nel 1971, entra a far parte della Magnum.

Sono passati dunque qurant’anni dallaPrimavera di Praga e questa mostra catapultal’osservatore in quei momenti drammatici:l’arrivo dei carri armati, la sorpresa sui voltidella gente che si trasforma in rabbia, la disperazione di chi cerca di fermarel’invasore con la sola forza del proprio corpo.Foto che documentano con grande capacitàuna stagione durissima e consegnanodefinitivamente quei fatti alla storia.

Fino al 7 settembreCentro internazionale di fotografia Milano

BASAGLIAL’UOMOCHE CHIUSEI MANICOMI

Franco Basaglia è entrato a pieno titolo nella storia del Novecento italiano. Fu lo studioso che liberò“dalla schiavitù” dei manicomimigliaia di persone. Se trent’anni fa ai matti è stata riconosciuta la pienadignità di persone, lo si deve a lui e alla legge che porta il suo nome. La legge 180 ha ridato libertà a vitesegretate e sorvegliare perché “pericolose per sé e per gli altri”.

Basaglia è stato il grandeispiratore di quella stagione di impegno civile, costringendotutti a prender atto che il malato mentale non è un rifiuto della società, ma una persona che nella suadebolezza conserva la pienadignità di essere umano.

La sua riforma si è via viadefinita a Trieste all’internodell’ospedale psichiatrico di San Giovanni a partire dal 1971 e approvata nel 1978 dopo anni di polemiche e battaglie.

Claudio ErnèBASAGLIA A TRIESTE. CRONACADEL CAMBIAMENTONuovi Equilibri, 2008

DAI UNAOCCHIATAALLE FOTOSU MAC

Solo un’occhiatina alle immagini. “Justlooking” è il nuovo software free per la visualizzazione delleimmagini in Mac OS X. È statoprogettato per essere usato al posto di “Anteprima” sia per la navigazione che per la visualizzazionedella maggior parte di formati di file di immagine esistenti. Il programma non si concentraconcentra su elenchi di file,bensì su file e cartelle. Unavolta caricato un file, si puòfacilmente navigare attraversotutti gli altri file all’internodella stessa cartella.

JustLooking anzichéinterpretare le informazioni dei meta-dati, visualizza le immagini nella lororisoluzione originaria ed è in grado di mostrarecorrettamente anche le gifanimate. L’intero programmapuò essere facilmenteutilizzato attraverso semplicicombinazioni di tasti. Nella nuova versione sono stati sanati alcuni bachiconsiderati critici.

www.macupdate.com

ATUNN TUTTO CIÒDI CUI HAI BISOGNOLO TROVIIN INTERNET

Atunn è l’acronimo di “All That U Need Now”(Tutto ciò di cui hai bisogno ora). Nasce dall’idea di poter fare tutto on line, senza installare nulla. Creato da due fratellibolognesi, è il primo sistema Internet che organizza e seleziona le miglioriapplicazioni online e risorse. Facile da usare e con un design elegante, permette di attivarele categorie grazie ad una dockbar in stile macposta in fondo alla pagina: ricerca, mail,musica, cinema, notizie e quotidiani, retisociali, giochi, istant messaging, strumenti per le lingue, documenti e applicazioni.

Per la ricerca basta inserire le parolechiave e premere Invio. Verranno mostrati i risultati ottenuti con i migliori motori di ricerca disponibili sul web. Innovativa è la sezione “musica” dove è possibileascoltare brani 24 ore su 24 ore. Il lettoremusicale fornisce anche informazioni per autore, titolo della canzone e dell’album. Il metamotore di ricerca include lo streamingonline per film; una web radio innovativa che si appoggia a last.fm con la possibilità di scegliere la musica per generi, umore,tempo, stagione, eventi e via dicendo; una etichetta indipendente solo CreativeCommons e tutte le migliori applicazioni web 2.0 a portata di di click.

Atun in spagnolo e portoghese vuol diretonno, animale emblematico cui gli autori si affidano per orientarsi nella rete.

www.atunn.com

AYURVEDAUN VIAGGIOLUNGO MILLENNI

Ayurveda (euro 14,90) è un viaggio attraverso India,Europa e Stati Uniti, alla scoperta di un mondo e di persone che nell’era della globalizzazione riesce a vivere con naturalezza,secondo la filosofia ayurvedica.Il regista Pan Nalin avvicinamedici e guaritori cheposseggono e tramandano il sapere scientifico degli antichi testi sacri di conoscenza indiani: i Veda.

In questa visione corpo,mente e spirito rappresentanonon solo un tutto inscindibile,ma anche tre componenti che hanno la medesimaimportanza nelle pratiche di guarigione, di prevenzione e di vita. Ayurveda è infatti il termine sanscrito che indicala Scienza (Veda) della Vita(Ayus) e rappresenta nellamitologia indiana una veritàrivelata che gli antichi saggihanno ricevuto per intuizionediretta da Brama il creatore:Ayurveda ci guida nell’incontrodi chi, millenni più tardi,tramanda, pratica e traegiovamento dalla scienza della vita e dall’arte della guarigione.

PAN NALINAYURVEDAFeltrinelli, 2008

CON BENIGNIL’INFERNODIVENTADELIZIA

Roberto Benigni legge i Canti I, II e III dell’Inferno di Dante(tre cd euro 44,90). Questo giullare (serissimo)emoziona e diverte attraversoun’immaginaria lettera scrittaal grande poeta Dante Alighieri.

Un viaggio unico capace di spaziare dalla pura comicitàalla Divina Commedia,passando dall’attualità alla poesia. Un lavoro che gli è valso l’Oscar tv 2008.Dall’entrata dell’Inferno, nel canto I, con i famosi versi“Nel mezzo del cammin di nostra vita”, Benigni spaziaal Canto II e al III nel qualeVirgilio esorta Dante a oltrepassare la portadell’inferno.

Colpiscono la passione e la commozione di Benigniquando racconta la tragediadei due innamorati, Paolo e Francesca, travolti da unamore profondo e travolgente. La bellezza del verso stanell’orecchio di chi ascolta e non nella penna di chi scrive.

ROBERTO BENIGNITUTTO DANTE VOL. ICecchi Gori, 2008

| fotografia | | multimedia |

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| future |

PASSAPORTIRFID PER UMANIED EQUINI

In Germania alla polemicasulla tutela dei dati del passaporto Rfid è prontamente seguital’offerta sul mercato hitech di prodotti a tutela dellasicurezza. Le bustine portapassaporto dovrebberocontribuire alla tutela dei datiche potrebbero essere captatiartatamente. Intanto in tuttaEuropa arriva il passaportocon il chip ma per i cavalli.L’ufficio che si occupa di Sicurezza Alimentare ha infatti disposto che tutti gli animali dovranno esseretaggati e dotati di un documentodi riconoscimento a onde radio.Il progetto è stato strutturatoper poter «affrontare,contenere e debellarel’eventuale insorgere di malattie pericolose».

Il regolamento verràapplicato a tutti i cavallipresenti sul territorio comunitario.Il codice assegnato ad ogniequino verrà registrato in unaapposita banca dati, in cuiverranno iscritte tutte lemodifiche di nome, proprietario,allevamento e che permetteràla tracciabilità anche nel casodi modiche al nominativo. I cavalli destinati alla macellazione dovrannoessere accompagnati dal passaporto in modo darintracciare le carni all’internodella filiera alimentare.

TRAFFICO A LOSANGELESSUL CELL

Il problema del traffico nella megalopoli Los Angeles è molto sentito. Ogni giornomigliaia di cittadini e visitatorirestano bloccati anche per tempi considerevoli sulleprincipali arterie della città.

Il network televisivo NBCha pensato così di offrire un servizio di monitoraggio del traffico in tempo reale dai diversi punti nevraglicidella città. Fin qui, nulla di particolare, Traffic Cam è tuttavia pensato come un progetto crossmediale e non televisivo, consultabilevia telefonino. L’utente si collega ad una rete di quasi trecento telecamereposizionate in città che inviano via streaming il segnale indicante lo statodel traffico. Prima di accederead una direzione si può quindivalutare in modo empirico se si rischia di restareimbottigliati nel traffico per un periodo più o menoaccettabile. Traffic Cam è natoda una partnership tra il network NBC e il Dipartimentodei Trasporti locale ed è formalmente gratuito per l’utente finale anche se, in una logica sempre piùdiffusa nella Rete, chi vorràfruire di questi contenuti dovràaccettare lo spot pubblicitarioinviato dall’emittente.

LA MUCCA PAZZAAGITALA RETE

Il mix tra mucca pazza e democrazia della Reteha prodotto nella ipertecnologica Corea un fiume di proteste che allarma il governo.Per la prima volta sono stati minacciatiprovvedimenti per “razionalizzare” l’utilizzodella Rete che in Corea raggiunge il 94% dei cittadini.

Il pretesto è stata una proposta governativaper reintrodurre l’importazione di carne bovinadagli Stati Uniti a seguito della cessazionedell’allarme sul fenomeno della “muccapazza”. Veicolata sulla Rete la protesta dei cittadini che si dicono ancora timorosi per la propria salute è sfociata in manifestazionidi piazza. Il presidente coreano Lee Myoung-Bak, fautore dell’enorme sviluppo tecnologicocoreano, si è detto sorpreso dalla irrazionalitàdella protesta che sarebbe stata fomentatatramite notizie tendenziose e spam per “attentare alla razionalità e alla fiducia dei cittadini”. I netizen, esponenti di rilievodella società civile coreana, di fronte a questedichiarazioni si sono scatenati, intravedendoun tentativo di controllo della Rete e della sua libertà. Secondo Gaia Bottà di punto.informatico «i netizen coreani sono attenti osservatori della scena politica e mediatica e sono stati determinanti nelle nomine delle autorità politiche,sviluppando un solido sistema informativobasato sulla testimonianza diretta dei cittadini.In Corea i media tradizionali si trovano in difficoltà a tenere il passo di fronteall’attivismo della blogosfera e dei cyberattivisti».

ARCHITETTIDELLA LUCE E DISCUTIBILIARCHI-STAR

Berlino, città di frontiere e avanguardie, presenta le architetture della luce in una mostra chiamata“Berlin a light” fino al primofebbraio 2009 al MarkischesMuseum. Per festeggiare il centenario del Museo lo sguardo è rivolto al futurocon una esposizione dedicataa un tema rilevante nelle future architetture: il ruolo della luce in architettura. Alla mostrainterverranno anche rinomatiartisti internazionali chepresenteranno installazioniluminose all’interno del museo, come ChristinaKubisch che sarà ospitataall’entrata. L’esposizione è centrata sul tema della luceartificiale e su come il suoavvento abbia reso possibileun’evoluzione architettonica e culturale della città ed una crescente ridefinizionedell’urbanistica basata non sulla ricostruzione ma sulla reinvenzione ottica e mediatica delle strutture.Una prospettiva di particolareinteresse nel momento in cui,anche in Italia, si apre grazie a Franco La Cecla il dibattitosul ruolo degli “archi star”,architetti internazionali ormaidivenuti presenze costanti nellaprogettazione a volte a scapitodelle specificità della culturalocale e del genius loci.

FAIRTRADEMARCHIOEQUO, BIO E AMBIENTALE

Il mercato equo e sostenibileè stato protagonista a TerraFutura 2008. Il fair tradeitaliano totalizza all’anno 115 milioni di euro di valore al pubblico (l’80% nel settorealimentare), distribuendo i suoi prodotti per metàattraverso le botteghe del mondo e per l’altra metàtramite i supermercati.

Nella tre giorni allaFortezza è stata sottolineatala necessità di coniugarecertificazione sociale alleesigenze ambientali. Questo è il nocciolo duro anche dellastrategia di Fairtrade TransfairItalia, il marchio di garanziadei prodotti equo e solidali nel nostro Paese. L’altroaspetto è la certificazionebiologica. Fairtrade Italia ha sempre incentivato, con una retribuzione più alta, i prodotti biologici, cherappresentano il 65% dellemerci che certifica. Il marchioFairtrade registra una crescitaglobale del 47% , puo’ contaresu un milione e mezzo traproduttori e lavoratori, sparsiin 58 Paesi in via di sviluppoche beneficiano del circuito; le vendite globali parlano di 2,3 miliardi di euro.

www.equo.it

ARCHITETTISOSTENIBILIPREMIATIA FIRENZE

Premiati a Terra Futura i vincitori della terza edizionedel concorso “Architettura e Sostenibilità”, per le miglioritesi di laurea e di dottorato di ricerca sui temidell’architettura sostenibile,dell’innovazione tecnologica e della progettazionepartecipata. Tra i 70 progettipresentati, hanno ottenuto il primo premio Nicola Fitti(laureato in architettura a Pescara) con la tesi di laurea “Nuovi paesaggiinfrastrutturali” e Valeria Saiu(laureata in Ingegneria a Cagliari) con la tesi di dottorato di ricerca“Periferie sostenibili tra oriente e occidente.Trasformazioni contemporaneee nuove idee di città”. Tra le tesi di laurea menzionate:“Progetto della missionecattolica di Santa Germana e Marsassoum, Senegal” di Pier Cesare Vittadello e Gianni Ulgelmo; “Il disagioabitativo degli immigrati –progetto di autocostruzione a Mestre (Venezia)” di AndreaAndrich; “Progetto per una scuola di architettura” di Luca Frassanito.

www.terrafutura.it

TERRA FUTURA:UN MODELLODA CUI ATTINGONOANCHE GLI USA

La quinta edizione di Terra Futura ha fattoregistrare ancora una crescita. Sono aumentati i visitatori, circa 94.000, gli espositori, 550, le realtà rappresentate,oltre 5.000. In aumento anche le attività: 220 appuntamenti culturali a cui hannopartecipato 850 relatori, 160 momenti fra animazioni e laboratori di buone prassi.Ottima la presenza degli studenti a “Terra Futura per la scuola”, circa 4000, e quasi 2000 i docenti.

Un contributo alla crescita dell’iniziativa(promossa da Fondazione culturaleResponsabilità Etica, Regione Toscana e Adescoop) è stato dato dai partner (Acli, Arci, Caritas Italiana, Cisl, Fiera delle Utopie Concrete, Legambiente).Terra Futura è un progetto innovativo, tanto da diventare un evento a cui guardano con interesse altri Paesi, anche d’oltreoceano:come testimonia la partecipazione di un rappresentante del Green Festival(manifestazione americana su giustiziasociale, sostenibilità economica ed ecologia) e di delegazioni provenienti da RepubblicaDominicana, Brasile, Messico, Catalogna.La sesta edizione di Terra Futura si terrà dal 29 al 31 maggio 2009.

www.terrafutura.it

FINANZAETICA E RIFORMADEL SISTEMA

La crisi della finanza e la necessità di una riformadel sistema sono stati i temicentrali del convegno “Perchéla finanza globale ha fallito?”,organizzato da FondazioneCulturale Responsabilità EticaOnlus, CRBM-Campagna per la Riforma della BancaMondiale e Counter Bilance.Una denuncia dell’attualesituazione e la dimostrazioneche la finanza etica puòessere una risposta efficaceverso la sostenibilitàdell’economia, mobilitando il mercato e offrendo nuovispazi per l’occupazione.

Dalla Fortezza da Basso di Firenze ha preso, dunque, il via, annunciato dal segretariogenerale della Cisl, Raffaele Bonanni, il percorsodi condivisione di unaproposta di riforma di leggeper rivedere i meccanismi che regolano i mercatifinanziari e il loro rapportocon lo sviluppo, la produzione,la compatibilità ambientale e sociale. Tra gli obiettivi della proposta: la tracciabilitàa monte del denaro,agevolazioni fiscali, standard di trasparenza per gli investimentisocialmente responsabili,disincentivazione dei paradisifiscali e bonifica della finanza.

www.bancaetica.com

| terrafutura |

Page 39: Mensile Valori n.61 2008

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| indiceetico |

VALORI NEW ENERGY INDEX

I PROVANO OGNI ANNO. Puntualmente, quando i titoli del solare comin-ciano a surriscaldarsi, una schiera di analisti ben informati inizia a par-lare di “colli di bottiglia”, “correzioni imminenti” e addirittura di “ri-

schio bolla”. Poi, puntualmente, non succede granché. Le quotazioni scendono perqualche mese, ma alla fine tornano a risalire. Nessun crollo, nessuna crisi paragona-bile all’ultima grande bolla del 2000. «Allora siscommetteva su titoli dell’hi-tech, su nomi di im-prese che, spesso, dietro non avevano nulla», spie-gano gli esperti del settore. Dietro al solare, inve-ce, ci sono industrie, catene di montaggio, c’èl’economia reale. È difficile che tutto si dissolva inpochi mesi. E c’è chi si spinge a dire che, in realtà,gli allarmismi di questi giorni siano stati creati adarte dalle grandi lobby del petrolio e del nucleare,preoccupate per l’ascesa di una fonte di energiasempre più concorrenziale. Intanto in Germaniasono stati annunciati tagli del 7% ai sussidi pub-blici per l’energia del sole, a partire dal 2009. I ti-toli, per ora, hanno tenuto. Il calo dei contributi –si dice – sarà più che compensato da un aumentodell’efficienza. I mercati sono pronti a crederci. .

La bolla del solarenon scoppierà

NOME TITOLO ATTIVITÀ BORSA CORSO DELL’AZIONE RENDIMENTO20.06.2008 DAL 30.09.06 AL 20.06.2008

Abengoa Biocarburanti/solare Siviglia, SpagnaBallard Power Tecnologie dell’idrogeno Vancouver, CanadaFirst Solar Pannelli solari Phoenix, USACanadian Hydro Energia idroelettrica/eolica Calgary, CanadaConergy Pannelli solari Amburgo, GermaniaSolar Millennium Pannelli solari Erlangen, GermaniaFuel Cell Energy Tecnologie dell’idrogeno Danbury, CT-USAGamesa Pale eoliche Madrid, SpagnaNovozymes Enzimi/biocarburanti Bagsværd, DanimarcaOcean Power Tech Energia del moto ondoso Warwick, Gran BretagnaBiogas Nord Biogas Bielefeld, GermaniaPhoenix Solar Pannelli solari Sulzemoos, GermaniaQ-Cells Pannelli solari Thalheim, GermaniaRePower Pale eoliche Amburgo, GermaniaSolarworld Pannelli solari Bonn, GermaniaSolon Pannelli solari Berlino, GermaniaSchmack Biogas Biogas Schwandorf, GermaniaSunways Pannelli solari Konstanz, GermaniaSuntech Power Pannelli solari Wuxi, CinaVestas Wind Systems Pale eoliche Randers, Danimarca

+48,10%

-6,83%-44,50%-4,41%

-10,46%-61,07%-70,53%-19,54%94,73%3,65%

-45,64%-88,85%

222,31%115,73%297,30%-28,80%97,84%-72,06%

9,84%1,45%

333,76%

UN’IM

PRES

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MES

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€ = euro, $ = dollari USA, £= sterline inglesi, CAN $ = dollari canadesi, DKK = corone danesi

I titoli di First Solar, Solar Millennium, Biogas Nord e Schmack Biogas sono entrati nell’Indice il 31.10.2007. Il loro rendimento risente dei rendimenti negativi dei titoli che hanno sostituito (Biopetrol, EOP Biodiesel, Pacific Ethanol, Suedzucker)

21,14 €3,90 CAD171,38 €5,25 CAD

14,83 €29,79 €7,62 $

33,65 €465,00 DKK

9,81 $5,09 €

47,38 €69,68 €

220,90 €30,85 €58,50 €9,81 €8,26 €

41,31 $681,00 DKK

Cdi Mauro Meggiolaro

Ricavi [Milioni di $]

134,974

503,976

Utile [Milioni di $] Numero dipendenti 2006

2007

3,974

723

158,354 1.462

in collaborazione con www.eticasgr.it

Amex Oil Index [in Euro]

Valori New Energy Index [in Euro]

10,78%

48,10%

Rendimenti dal 30.09.2006 al 20.06.2008

First Solar www.firstsolar.com Sede Phoenix, Usa

Borsa Nasdaq, New York

Rendimento 29.09.06 – 20.06.08 –4,41% (First Solar è entrata nell’indice al posto di Biopetrol, di cui sconta i rendimenti negativi)

Attività Costituita nel 1999, First Solar ha iniziato a lanciare i suoi primi prodotti nel 2002.È il maggiore produttore mondiale di moduli per pannelli fotovoltaici a film sottile.Dal 17 novembre del 2006 è quotata al Nasdaq. Chi ha investito in First Solar al momento della quotazione oggi ha in tasca il 984,14% in più.

RReeddaazziioonnee:: vviiaa ddeeggllii SScciiaallooiiaa 330000119966 RRoommaatteell.. 0066//3366000022551166ffaaxx 0066//3322882288224400lloo..ssttrraanniieerroo@@ccoonnttrraassttoo..iitt

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Razzismo all’italiana

In Italia dai cpt ai cie:

le carceri parallele

La crisi alimentare

vista dall’Africa

Roma: la città di Alemanno,

l’eredità veltroniana

Napoli: la rivolta a Chiaiano,

assalto al campo rom,

storia di un camorrista

Le novità da Cannes

Nicola Chiaromonte:

il tempo della malafede

il n. 97 è in libreria

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SPED. IN ABB. POST. D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n°46) art.1, comma 1, DCB ROMA

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Roma e Napoli, dopo il crollo della sinistra: immigrati, zingari, discariche, periferie, truffe, complicità

Donolo: Populismo e democrazia / Manconi: Razzismo all’italiana Borella: Miseria dell’urbanistica / Rossi: Don Milani in Umbria

Ndiogou Fall: Africa e crisi alimentare René Girard: Speranza e apocalisse /Fernand Deligny: Seme di canaglia

Nicola Chiaromonte: Il tempo della malafede

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Redazione: via degli Scialoia 300196 Romatel. 06/36002516fax 06/[email protected]

il n. 97 è in libreria

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Page 40: Mensile Valori n.61 2008

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Leggo solidale

valoriAnno 8 numero 61. Luglio/Agosto 2008. € 3,50

Internazionale > Valori nel Congo della schiavitù al servizio delle miniereFinanza >Con il mercato dei derivati l’energia italiana rischia grosso

Economia solidale > Ctm boccia Banca Prossima. E scatena il dibattito

Dossier > Confronto sobrietà decrescita: comuni le critiche non le proposte

Decrescita?

Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità

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Fotoreportage > Architetture futuristiche

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P. e I.R.

Supplemento > Energie sostenibili

Valori a casa vostra, insieme a Nigrizia, l’unico mensile dell’Africa e del mondo nero, oppure insieme a IC, il mensile della Caritas Italiana, per capire meglio la società e il mondo che ci ruotano attorno, nel segno della solidarietà.Alleanza di pagine e idee, a un prezzo conveniente.

Bollettino postale c/c n° 28027324

Intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1 - 20125 Milano

Causale: Abbonamento “Valori + Nigrizia” oppure “Valori + Italia Caritas”

Bonifico bancario c/c n° EU IBAN: IT29 Z 05018 01600 000000108836 della Banca Popolare Etica

Intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1 - 20125 Milano

Causale: “Valori + Nigrizia” + Cognome Nome e indirizzo dell’abbonatooppure “Valori + Italia Caritas” + Cognome Nome e indirizzo dell’abbonato

Attenzione: Per l’attivazione immediata dell’abbonamento si prega di inviare copia del bonifico al fax 02 67491691 oppure file pdf all’indirizzo [email protected]

Dieci numeri annui di Valori

Undici numeri annui di Nigrizia

a 47 euro

Dieci numeri annui di Valori

Dieci numeri annui di Italia Caritas

a 40 euro

+valori

Anno 8 numero 61. Luglio/Agosto 2008. € 3,50

Internazionale > Valori nel Congo della schiavitù al servizio delle miniereFinanza >Con il mercato dei derivati l’energia italiana rischia grosso

Economia solidale > Ctm boccia Banca Prossima. E scatena il dibattito

Dossier > Confronto sobrietà decrescita: comuni le critiche non le proposte

Decrescita?

Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità

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Fotoreportage > Architetture futuristiche

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P. e I.R.

Supplemento > Energie sostenibili

SICUREZZA E MIGRAZIONI, I LIMITI DELLE NUOVE NORME

PACCHETTO. E IL PROGETTO?

MENSILE DELLA CARITAS ITALIANA - ORGANISMO PASTORALE DELLA CEI - ANNO XLI - NUMERO 6 - WWW.CARITASITALIANA. IT

Italia Caritas

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RUMENI D’ITALIA ORMAI SONO UN MILIONE: RISORSE, NON “MOSTRI” RICERCA SUI CONFLITTI L’AMBIENTE VA ALLA GUERRA

CUBA RIVOLUZIONE AL BIVIO, LA CHIESA ASPETTA LE APERTURE

luglio / agosto 2008

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Leggo doppio

Che cosa si nasconde nel cemento italiano

La galassia Pesenti| bruttiecattivi |

di Elisabetta Tramonto

IZZA, MAFIA E MANDOLINO. Un’immagine dell’Italia ormai superata. O forse no. Del resto perché dovrebbe?Stando a quanto si legge ogni giorno sui giornali, c’è ben poco da indignarsi se uno straniero ha ancorain mente gli stessi stereotipi. Prendiamo, per esempio, una grande società italiana, solida, nel listinodella Borsa di Milano, che fa ottimi affari con l’estero: Italcementi. Immaginiamo che voglia quotarsi a Wall Street (cosa non lontana dalla verità, secondo molti). Le autorità americane le spalancherebberole porte? Qualche dubbio è legittimo. A metà giugno l’amministratore delegato di Italcementi, Carlo Pesenti (un nome molto, molto noto nel panorama, economico e non solo, Italiano. Basta ricordare il caso del Banco Ambrosiano, Licio Gelli, la P2 e i rapporti d’affari tra il banchiereRoberto Calvi e Carlo Pesanti, nonno dell’omonimo di cui scriviamo in questo articolo) è stato indagatodai pm della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, per concorso in riciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, aggravati dall’avere avvantaggiato la mafia. Ma nel registro degli indagati è stata iscritta anche l’Italcementi spa, per “responsabilità amministrative”,in relazione all’accusa di “concorrenza con minaccia o violenza, aggravata dall’avere agevolato la mafia”.I difensori di Pesenti parlano di “un atto dovuto”. Sarà. Peccato che questa sia solo la ciliegina sulla torta. L’amministratore delegato del gruppo cementiero è coinvolto nell’inchiesta sulla Calcestruzzi

spa, del gruppo Italcementi, sequestrata nei mesi scorsiperché accusata di infiltrazioni mafiose e di aver fornito alle imprese cemento di qualità inferiore a quello previstonei capitolati d’appalto.

Secondo gli inquirenti la Calcestruzzi avrebbe proceduto,non solo nella provincia di Caltanissetta e in Sicilia, ma su tutto il territorio nazionale, alla creazione di fondi

neri, “da destinare - sostengono i pm - quantomeno in Sicilia, alla mafia”. L’azienda avrebbe fornitoinoltre calcestruzzo di qualità inferiore a quello richiesto dalle imprese che eseguivano appalti pubblici. Un cemento di serie B, che potrebbe mettere in pericolo la struttura e la durabilità delle opererealizzate negli anni, tanto che il gip di Caltanissetta nei mesi scorsi aveva già ordinato il sequestro di diverse opere.

E gli inquirenti temono che questo sistema possa essere stato esportato negli impianti del restod’Italia che riforniscono i più grossi cantieri di opere pubbliche, fra i quali quelli di alcuni tratti della Tav, della nuova metropolitana e del maximuseo d’arte contemporanea di Roma, del nuovopalazzo della Provincia di Milano, del nuovo ponte sul Po di San Rocco al Porto (Lodi), e dei cantireidella chiesa di San Paolo Apostolo a Pescara, tanto per citare quelli più recenti. Un’inchiesta che pesa sull’immagine del gruppo Italcementi. Uno dei fiori all’occhiello della galassia della famigliaPesenti (Carlo è tra i consiglieri di Unicredit, nel cda di Mediobanca, nel cda e nel Comitato Esecutivo di RCS Media Group) è Bravosolution, leader nelle piattaforme do e-procurement, cioè nelle aste on line per gli appalti di opere pubbliche. Un’azienda che avrebbe tutte le carte in regola per essere quotata a Wall Street. Ma sarà possibile? La Sec americana chiuderà un occhio?Difficile, molto difficile. .

P

Indagato l’amministratoredelegato di Italcementi, Carlo Pesenti. Tra le accusecompaiono parole come: mafia, riciclaggio, denaro e beni di provenienza illecita