Mensile Valori n.81 2010

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valori Anno 10 numero 81. Luglio / Agosto 2010. € 4,00 Dossier > Creare malati per vendere più medicine. La strategia di Big Pharma Pillole d’oro Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.R. Finanza > Settore immobiliare a rischio bolla. Trema il mondo del credito Economia solidale > Centrali nucleari: un affare soprattutto per le banche Internazionale > Chicago Boys, il Sudamerica laboratorio della crisi odierna Fotoreportage > Medicine ALEX MAJOLI / MAGNUM PHOTOS

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Mensile di finanza etica, economia sociale e sostenibilità

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valoriAnno 10 numero 81. Luglio / Agosto 2010. € 4,00

Dossier > Creare malati per vendere più medicine. La strategia di Big Pharma

Pillole d’oro

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Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.R.

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Internazionale > Chicago Boys, il Sudamerica laboratorio della crisi odierna

Fotoreportage > Medicine

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| editoriale |

Spesa farmaceuticaIl circolo viziosodi Silvio Garattini

L’AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO (AIFA) ha reso nota la spesa farmaceutica dei primi nove mesi del 2009.Questi dati, insieme a quelli già noti, indicano che in Italia il Servizio Sanitario Nazionale spende ognigiorno circa 42 milioni di euro, a cui si aggiungono i 17 spesi dai cittadini italiani di tasca propria. La spesa per il farmaco nei primi nove mesi del 2009, rispetto allo stesso periodo del 2008, è aumentatadell’1,4%. Altre fonti indicano un aumento molto significativo della spesa farmaceutica ospedaliera dovedominano i farmaci antitumorali con alti prezzi a cui non corrispondono purtroppo adeguati risultati.

In complesso, la situazione italiana non è diversa da quella dei principali Paesi europei, salvo per alcunigruppi di farmaci come ad esempio gli antibiotici e gli antidepressivi. Preoccupa molto la diversità deiconsumi fra le varie regioni italiane. Se si considerano le principali regioni del Nord nel 2008, la spesafarmaceutica territoriale pro-capite è stata di 185 euro, mentre al Sud risulta essere di circa 240 euro: unadifferenza molto difficile da spiegare perché la spesa è già stata pesata per l’eventuale differente età degliabitanti e perché non si può ritenere che la popolazione del Sud abbia più malattie di quella del Nord.

La realtà è che sono relativamente poche le prescrizioni farmaceutiche che hanno una lororazionalità e che tengono conto degli effettivi benefici rispetto ai rischi che accompagnano semprel’impiego dei farmaci: in molti casi i farmaci vengono somministrati senza reali ragioni. Basti pensare all’impiego degli antibiotici nelle malattie da virus, all’abuso dei cosiddetti gastro-protettori,all’impiego di antidepressivi per contrastare eventi negativi della vita, all’abbondanza delle prescrizionidegli ansiolitici (126 confezioni all’anno per ogni cento abitanti) e così via.

Un’altra frazione importante delle prescrizioni riguarda in generale malattie che potrebbero essere evitate attraverso “buone abitudini di vita”. Quanti sono i consumi di farmaci per i fumatori? Basti pensare ai farmaci antitumorali, ai prodotti cardiovascolari e polmonari, somministrazioni che potrebbero essere risparmiate se i 12 milioni di italiani che fumano interrompessero questa “cattiva abitudine di vita”.

L’aumento di peso è un altro fattore consumistico per i farmaci. Si ricorda in questo senso l’aumentodi diabete dell’adulto causato dal soprappeso con conseguente impiego di farmaci antidiabetici e cardiovascolari. Per non parlare di tutti i farmaci inutili ancora in circolazione: integratori alimentari,epatoprotettori, vasodilatatori, immunomodulatori, dimagranti, farmaci per la memoria, prodottiantivecchiaia, antiossidanti e così via.

Il problema è che tutta l’informazione sui farmaci è di parte industriale, mentre è scarsissimal’informazione “indipendente”. Oltre 20 mila informatori farmaceutici stimolano le prescrizioniattraverso incontri con i medici, i mass-media vivono della pubblicità diretta od occulta pagatadall’industria farmaceutica. Una nuova tecnica per aumentare le vendite dei farmaci è quella di abbassare surrettiziamente e in modo strisciante i valori di normalità: se i livelli di colesterolo, della pressione arteriosa, della glicemia o della densità ossea diminuiscono, non ci saranno piùsoggetti sani e perciò le prescrizioni non potranno che aumentare.

I cosiddetti opinion-leader clinici sono spesso al servizio dell’industria mentre poco si fa per diffonderespirito critico attraverso informazioni obiettive.

Purtroppo non sarà facile cambiare il sistema perché più si vende e meglio è, non solo per le industrie, ma anche per le ditte pubblicitarie, i mass-media, le farmacie e, indirettamente, anche per i medici. Forse è necessaria una riflessione per fare in modo che il farmaco sia finalizzatosolo alle necessità del paziente. .

L’AUTORESilvio Garattini È nato a Bergamo nel 1928. Dottore in Medicina, docente in Chemioterapia e Farmacologia, fondatorenel 1963 e direttoredell’Istituto di RicercheFarmacologiche “MarioNegri”, che oggi ha quattrosedi - Milano, Bergamo,Ranica (Bergamo), S. Maria Imbaro (Chieti) -con oltre 950 dipendenti.Autore di molte centinaiadi lavori scientificipubblicati in rivistenazionali ed internazionalie di numerosi volumi nelcampo della farmacologia. Fondatore della EuropeanOrganization for Researchon Treatment of Cancer.

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*LIPPER FUND AWARDS 2009Rendimenti a tre anni (2006-2008)Valori Responsabili Monetario e Valori Responsabili Obbligazionario Misto

Premio Migliori Risultati Categoria Risparmio Gestito

*LIPPER FUND AWARDS 2010Rendimenti a tre anni (2007-2009)Valori Responsabili Monetario e Valori Responsabili Obbligazionario Misto

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MILANO FINANZA GLOBAL AWARDS 2009Valori Responsabili Obbligazionario Misto - Rendimento a un anno (2008)

ETICA SGR: VALORI IN CUI CREDERE, FINO IN FONDO.

Etica Sgr è una società di gestione del risparmio che promuove esclusivamente investimenti finanziari in titoli diimprese e di Stati selezionati in base a criteri sociali e ambientali.L’investimento responsabile non comporta rinunce in termini di rendimento. È un investimento “paziente”, nonha carattere speculativo e quindi ben si coniuga con la filosofia di guadagno nel medio-lungo termine comunea tutti gli altri fondi di investimento.

Parliamo di etica, contiamo i risultati.

I fondi Valori Responsabili si possono sottoscrivere presso tutte le filiali e i promotori di Banca Popolare Etica, Banca Popolare di Milano, Banca Popolare di Sondrio,Banca di Legnano, Simgest/Coop, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Casse Rurali Trentine, Banca Popolare dell’Alto Adige, Banca della Campania, Eurobanca delTrentino, Banca Popolare di Marostica, Eticredito, Cassa di Risparmio di Alessandria, Banca di Piacenza, Online Sim e presso alcune Banche di Credito Cooperativo.Per maggiori informazioni clicca su www.eticasgr.it o chiama lo 02.67071422. Etica Sgr è una società del Gruppo Banca Popolare Etica. Prima dell’adesioneleggere il prospetto informativo. I prospetti informativi sono disponibili presso i collocatori e sul sito www.eticasgr.it

Fondi etici: l’investimento responsabile

GIOCOLa borsanon è un

| sommario |

valoriMacao, l’interno di un’anticafarmacia. La maggior parte dei farmaci della medicinatradizionale cinese sonorealizzati con materie primevegetali. Esistono circacinquemila sostanze medicinali.Cina, 2006A

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globalvision 7

fotoreportage. Medicine 8

dossier. Pillole d’oro 16

Diversificare e allarmare: Big Pharma cerca nuove vie per il profitto 18

La ricerca della felicità... in pillole. Prescrizioni: +400% in nove anni 20

Generici, tutta Europa li usa. In Italia trionfa la disinformazione 22

L’amara favola dei nuovi antitumorali 24

Regali, viaggi e formazione made in lobby: In Italia (e nel mondo) c’è chi dice no 25

Paesi poveri alla mercè dei piazzisti del farmaco 26

finanzaetica 28

Immobiliare a rischio bolla. E le banche tremano 30

Il futuro di Banca Etica: parola al neopresidente 32

Bilancisti: cambiare stile di vita spinge all’impegno pubblico 35

taglieterrore 39

economiasolidale 40

Le banche scommettono sul business radioattivo 42

Economia e ambiente: nucleare sotto processo 44

Euclides Mance, il filosofo dell’economia solidale 47

In rete per costruire le istituzioni 48

lavanderia 53

internazionale 54

America Latina, qualcuno volò sul nido del condor 56

Guillermo Soto: ingiustizia cilena, “miscele” argentine 58

Africa: lo sviluppo si scarica dal web 60

La crisi colpisce i Paesi più poveri. Coopi: “Io non me ne frego” 62

utopieconcrete 65

altrevoci 66

indiceverde 73

bancor 74

luglio/agosto 2010mensilewww.valori.itanno 10 numero 81Registro Stampa del Tribunale di Milano n. 304 del 15.04.2005editoreSocietà Cooperativa Editoriale EticaVia Copernico, 1 - 20125 Milanopromossa da Banca EticasociFondazione Culturale Responsabilità Etica, Arci, FairTrade Italia, Mag 2, Editrice Monti, Fiba Cisl Nazionale, Cooperativa Sermis, Ecor, Cnca, Fiba Cisl Brianza, Federazione AutonomaBancari Italiani, Publistampa, Federazione Trentina delle Cooperative, Rodrigo Vergara, Circom soc. coop., Donato Dall’Avaconsiglio di amministrazionePaolo Bellentani, Antonio Cossu, Donato Dall’Ava,Giuseppe Di Francesco, Marco Piccolo, Fabio Silva,Sergio Slavazzadirezione generaleGiancarlo Roncaglioni ([email protected])collegio dei sindaciGiuseppe Chiacchio (presidente), Danilo Guberti, Mario Caizzonedirettore editorialeUgo Biggeri ([email protected])direttore responsabileAndrea Di Stefano ([email protected])caporedattoreElisabetta Tramonto ([email protected])redazione ([email protected])Via Copernico, 1 - 20125 MilanoPaola Baiocchi, Andrea Baranes, Andrea Barolini,Francesco Carcano, Matteo Cavallito, CorradoFontana, Emanuele Isonio, Michele Mancino,Mauro Meggiolaro, Andrea Montella, Jason Nardiprogetto grafico e impaginazioneFrancesco Camagna, Simona Corvaia([email protected])fotografieAbbas, David Alan Harvey, Alex Majoli (Magnum Photos), Matteo De MaydastampaPublistampa Arti graficheVia Dolomiti 36, Pergine Valsugana (Trento)abbonamento annuale ˜ 10 numeriEuro 35,00 ˜ scuole, enti non profit, privatiEuro 45,00 ˜ enti pubblici, aziendeEuro 60,00 ˜ sostenitoreabbonamento biennale ˜ 20 numeriEuro 65,00 ˜ scuole, enti non profit, privatiEuro 85,00 ˜ enti pubblici, aziendecome abbonarsiI carta di credito

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Il Forest Stewardship Council (Fsc) garantisce tra l’altro che legno e derivati non provengano da foreste ad alto valore di conservazione, dal taglio illegale o a raso e da aree dove sono violati i diritti civili e le tradizioni locali.

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Perché la crisinon è finita

Deficit & ripresa| globalvision |

di Alberto Berrini

L’ULTIMO LIBRO DI NOURIEL ROUBINI, uno dei pochi economisti che nel 2006 aveva denunciato che erano maturele condizioni dell’accadere di una grave crisi finanziaria, si intitola La crisi non è finita. Innanzitutto perché il processo di deleveraging, forse, è appena iniziato. Vale a dire quel processo di riduzione “dell’investimentoa debito”, che ha portato a quell’enorme bolla finanziaria che abbiamo chiamato “crisi subprime”.

Inoltre il debito non ha fatto che trasferirsi dalle istituzioni finanziarie agli Stati, sotto forma di incremento di debito pubblico, che, in rapporto al Pil, è passato mediamente a livello mondiale dal 70%al 120%. In primo luogo perché gli Stati si sono fatti carico del salvataggio delle banche. In secondo luogoperché il biennio di recessione 2008-2009 ha comportato una riduzione delle entrate fiscali e della crescita,la cui grandezza rende sostenibile l’indebitamento pubblico.

A questo punto gli Stati europei, finiti nell’occhio del ciclone della speculazione finanziaria, stannoperseguendo una pericolosa politica di risanamento (quelli che Krugman chiama “i falchi del disavanzo”)tagliando la spesa pubblica e/o aumentando le tasse. “Pericolosa” perché in questo modo si rischia di stroncare sul nascere quel poco di ripresa che ha caratterizzato il primo semestre 2010.

L’alternativa è emettere molti titoli di Stato, un altro modo di stampare moneta, con il rischio di dar luogo a importanti fenomeni inflazionistici. Ciò ridurrebbe il valore “reale” dei debiti pubblici,

ma implicherebbe anche una diminuzione del potere d’acquisto dei salari con evidenti gravi conseguenze sociali oltre che economiche.

È evidente allora che un riequilibrio dei conti pubblici che salvaguardile prospettive di crescita delle economie è un sentiero assai stretto. Si tratta, infatti, di trovare un trade off equilibrato tra sviluppo e risanamento. Questo può essere più facilmente perseguito prevedendo un aggiustamento valutario, ossia una controllata svalutazione dell’euro

(che, non dimentichiamolo, nel 2002 era 0,82 contro dollaro), che dia fiato alle economie europee, ora invece costrette nella morsa del solo aggiustamento fiscale.

L’Eurozona ha dunque di fronte a sé un sentiero difficile anche se non impossibile da percorrere, ma a una condizione: mettere sotto controllo i mercati finanziari che, come già stanno facendo,perseguendo i loro obiettivi speculativi, finiscono per porre ostacoli, se non vere e proprie trappole, sul cammino del risanamento.

Dopo solo pochi mesi dal suo insediamento il Presidente Roosvelt aveva posto alla base del suo New Deal un’importante regolamentazione dei mercati finanziari.

Oggi, a distanza di ormai tre anni dallo scoppio della crisi subprime (la cui data ufficiale di nascita risale al 9 agosto 2007), come dimostra in proposito l’esito assai deludente dell’ultimo G20 svoltosi in Corea del Sud, non siamo riusciti a produrre se non qualche parziale ed isolato provvedimento di riformadell’operare dei mercati finanziari.

Qual è il prezzo sociale ed economico che dovremo ancora pagare per mettere sotto controllo un sistema finanziario che rischia ogni giorno di implodere a causa delle sue stesse speculazioni, ma in grado di trascinare con sé l’intera economia mondiale? .

I debiti dei privati sonostati trasferiti agli Stati. Il rischio ora è di affossareil recupero economicoproprio nel tentativo di contenere i deficit

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arne cruda dei bovini piemontesi, pollo Tonchese allevato liberamente sulle collinedel Monferrato, robiola di Roccaverano, latte fresco appena munto, formaggi,insaccati e verdure Dop e prodotti agricoli tradizionali delle colline astigiane, pastatrafilata al bronzo, flan di cavolfiori con la bagna cauda. Non siamo al La Pergola di Roma, né al ristorante Caruso del Grand Hotel de Milan. Non c’entrano Heinz Beckné altri chef “Tre stelle” Michelin. Non serve nemmeno la prenotazione. Basta solo aver bisogno di cure mediche ed essere costretti al ricovero. Per chi è ormaiassuefatto all’idea che nei nostri ospedali si mangino solo coscette di pollo insipide,patate lesse e riso scotto in brodo vegetale, potrà sembrare fantascienza. Non per i pazienti del Cardinal Massaia di Asti.

Mi raccomando, non ditelo alle “povere” case farmaceutiche, ma i medici, i dietologi e i dirigenti del nosocomio hanno fatto una scelta controcorrente:piuttosto che imbottire i malati di pillole e flebo, molto meglio coccolarli con i migliori prodotti della ristorazione biologica italiana. Racconta il direttore generaledell’istituto, Luigi Robino: «Abbiamo notato che nei primi giorni di degenza, i pazientimangiavano poco perché il cibo non era buono. Ciò peggiorava le loro condizionifisiche in un momento già di per sé difficile e allungava i tempi di degenza. La gentestava peggio, rimaneva più tempo in ospedale e, quindi, costava di più. La cucinadeve invece essere al top, avere buon gusto e ottime caratteristiche energetiche per rispondere alle esigenze cliniche». Appurato questo, il resto è una strada in discesa. Un accordo tra la Asl locale, la Coldiretti e Slow Food ha reso possibile il salto di qualità che ha fatto del Cardinal Massaia la punta di diamante dellaristorazione biologica applicata ai centri di cura. Un modello, oggetto di studio da partedi altri ospedali. 1.500 pasti al giorno, tutti piatti tipici, realizzati con prodotti freschie a chilometro zero. «Il lavoro è stato molto faticoso», prosegue Robino. «Sono staticompletamente rivisti i bandi per l’acquisto dei prodotti: non ci siamo più basati sul risparmio economico, ma sulla qualità intrinseca degli alimenti».

Un pensiero lungo, non il desiderio di sprecar soldi con accortezze incompatibiliper le poco pingui casse della sanità pubblica. Solo ragionando, ottusamente, sul costo del singolo pasto, la spesa aumenta: un euro in più di quelli preparati con i surgelati. Ma i medici e i dirigenti sanitari sanno bene che un giorno di degenzacosta all’ospedale 500 euro. «Ogni volta che riusciamo a dimettere un paziente un giorno prima, quell’euro in più lo riguadagnamo 500 volte». Agricoltura di qualità e buon senso battono i medicinali su tutta la linea. Per fortuna, almeno ad Asti, la matematica non è un’opinione. Emanuele Isonio

foto di Alex Majoli / Magnum Photos

Nel Paese del boom di spesa per farmaci, esistono esempi virtuosi di medici e strutturesanitarie che a pillole, flebo, iniezioni e lunghe degenze preferiscono carni sceltissime,verdure e latte biologici, pasta trafilata al bronzo. L’esperimento del Cardinal Massaia di Astiha provato che mangiar bene fa stare meglio i pazienti e fa risparmiare la sanità pubblica.

> Medicine

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L’AUTORE

Alex Majoli, nato a Ravenna nel 1971, attualmente vive e lavoratra New York e Milano. A soli 15 anniinizia a lavorare per lo Studio F45 di Ravenna, a fianco di DanieleCasadio. Durante gli studiall’Accademia di Belle Arti di Ravenna, entra a far partedell’agenzia Grazia Neri e si recanella ex-Jugoslavia per documentareil conflitto. Nel 1994 Majoli compie

un intenso reportage sulla chiusuradel manicomio dell’isola greca di Leros, un progetto che ispireràanche la sua prima monografia:Leros. Nel 1995 soggiorna per alcuni mesi in Sudamerica,fotografando soggetti di vario genereper un progetto personale in progress: “Requiem in Samba”.Nel 1998 mette mano al progetto“Hotel Marinum”, sulla vita dellecittà portuali del mondo, un lavoroche andrà a confluire in un evento

teatrale multimediale. Lo stessoanno inizia a girare una serie di cortometraggi e di documentari.Membro permanente della MagnumPhotos dal 2001, Majoli ha documentato la caduta del regime talebano in Afghanistane, due anni più tardi, l’invasionedell’Iraq. Continua a documentare i vari conflitti che scuotono il mondo per Newsweek, The New York Times Magazine,Granta e National Geographic.

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Johannesburg, a far da contrasto a un mondoricco che ormai usa i medicinali con la stessaleggerezza e noncuranza con cui si beve un succo di frutta, ci pensano i Paesi in via di sviluppo. In cui l’unico rimedio possibile, per molte decine di migliaia di persone, è farricorso ai poteri terapeutici dei guaritori locali.E i Mondiali non hanno cambiato la situazione.Sud Africa, 2006

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Sopra, Istanbul, interno di due farmacie della città, una nella parte asiatica della città, una nel lato europeo. Nella foto grande, una farmacia di Johannesburg. Il Sudafricaè ancora oggi il Paese con il più alto numero di sieropositivial mondo in rapporto al numero di abitanti: circa 6 milioni su una popolazione di 50 milioni di persone. Si stima che quasi il 20% dei Sudafricani sia sieropositivo. Ma, oltre un milione di persone non ha accesso alle cure antiretrovirali. Le case farmaceutiche, nonostante tutto, continuano a mantenere elevati i prezzi dei farmaci e rifiutano le pressioni delle Ong che chiedono di mettere a disposizionei brevetti dei loro farmaci, per agevolare la produzione di versioni generiche delle medicine a costi ridotti.Turchia / Sud Africa, 2006

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Asti. Ospedale CardinalMassaia. Nelle cucine del nosocomio, si preparano da ormai due anni prodotti solo con ingredienti freschi, a chilometri zero e biologici. Nellaconvinzione - suffragatadai fatti - che una migliorealimentazione riduca i tempi di guarigione e convenga anche alle casse pubbliche.Italia, 2008

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| fotoreportage |

> Medicine

Sopra, dall’alto, un ambulatorio tradizionale cinese di Macaoe una farmacia tradizionale di una township di Johannesburg. Nella foto grande, una farmacia nella metropolitana di Mosca.Nonostante una storia millenaria alle spalle, la medicinatradizionale cinese sta perdendo quota a vantaggio dei farmaci “occidentali”. Secondo i dati di IMS Health, entro un anno, la Cina sarà il terzo mercato per Big Pharma,subito dietro Stati Uniti e Giappone. Francia e Germaniasaranno scalzate. La conquista della vetta della classifica è prevista per il 2027. Nel frattempo, entro il 2013, in Cina il mercato dei farmaci crescerà di oltre 40 miliardi di dollari.Cina / Sud Africa / Russia, 2006

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dossier

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Le lobby sono sempre più potenti e ramificate, le agenzie pubbliche sempre meno indipendenti. La spesa farmaceutica continua a crescere, ma il consumo è spesso frutto di scelte irrazionali

a cura di Andrea Barolini, Emanuele Isonio, Federico Simonelli

Istanbul, l’interno di una farmacia tradizionale.Turchia, 2006

Diversificare e allarmare: le nuove vie di Big Pharma >18La ricerca della felicità... in pillole >20Generici, in Italia trionfa la disinformazione >22L’amara favola dei nuovi antitumorali >24Regali e formazione pagata dall’industria. C’è chi dice no >25Paesi poveri alla mercè dei piazzisti del farmaco >26

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Medicinali & profitti

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Per qualche pillola in piu

Page 10: Mensile Valori n.81 2010

ALCUNI DEI PIÙ IMPORTANTI MEDICINALI CON IL BREVETTO IN SCADENZAQualche esempio: a giugno sarà “liberato” l’antitrombotico Clexa-ne, che nel solo 2008 è valso alla Sanofi-Aventis un fatturato di 45,66milioni di euro; a ottobre sarà la volta del Nebilox, che per la GSK èequivalso a 15,37 milioni; a giugno del 2011 scadrà il brevetto delLevoxacin, prodotto anch’esso da GSK (44,06 milioni); a novembredel 2012, ancora, AstraZeneca non avrà più l’esclusiva sull’anticole-sterolico Crestor e sui relativi 65,28 milioni. E così via (vedi ),per un vero e proprio terremoto, annunciato da tempo, ma che nonha mancato di far sentire le proprie scosse. Rimedi? Dal momentoche, come è noto, per Big Pharma contano esclusivamente i margi-ni di profitto - come per tutte le altre aziende, nonostante in questocaso si tratti di farmaci, e quindi ne vada della salute dell’umanitàintera - le possibili strade sono due: scoprire e lanciare sul mercato(del Nord del mondo) altri medicinali blockbuster, coprendo gli one-rosi costi della ricerca. Oppure, ancora, diversificare i business, pun-tando soprattutto al resto del mondo. Analizzando le politiche adot-tate negli ultimi tempi dalle grandi compagnie, sembra chiaro chela strada maestra sia quest’ultima. E, dal momento che spesso l’in-gresso delle multinazionali occidentali nel Terzo mondo ha signifi-

TABELLA

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| A N N O 1 0 N . 8 1 | L U G L I O / A G O S T O 2 0 1 0 | valori | 19 || 18 | valori | A N N O 1 0 N . 8 1 | L U G L I O / A G O S T O 2 0 1 0 |

Diversificare e allarmareBig Pharma cerca nuovevieper il profitto

| dossier | pillole d’oro |

di Andrea Barolini

a riforma sanitaria degli Stati Uniti e la crisi economica mondiale sono que-

stioni secondarie. Potrà sembrare strano, ma per i colossi dell’industria farma-

ceutica i problemi sono altri. In cima ai pensieri di Andrew Witty - amministratore de-

legato di GlaxoSmithKline - non ci sono infatti né Barack Obama, né la Grecia

indebitata. A far tremare i vertici di “Big Pharma” sono le lancette degli orologi. Che av-

vicinano sempre più alla scadenza dei brevetti di alcuni tra i medicinali che hanno ga-

rantito gran parte dei profitti negli ultimi decenni. Fazzoletto alla mano, i giganti di tut-

ti il mondo dovranno dire addio a numerose galline dalle uova d’oro: farmaci blockbuster,

la cui produzione non sarà (in alcuni casi non è già) più esclusiva di un solo marchio.

cato sfaceli (vedi gli a pag. 26), c’è molto di cui preoccuparsi.

Le strade per i colossi farmaceuticiPer anni Big Pharma ha vissuto grazie al connubio di prezzi alti e ven-dite di massa. Ora si tenta di ridisegnare il modello. Recentemente, ilFinancial Times ha indicato quattro possibilità al vaglio. Primo, diver-sificare le tipologie di prodotti, anche grazie all’uso di scienziati e ri-cercatori esterni. Secondo, espandersi nei mercati emergenti. Terzo,aumentare le vendite di prodotti liberi da brevetti. Quarto, sperimen-tare forme di flessibilità dei prezzi nei diversi Paesi. John Lechleiter,numero uno di Eli Lilly, ha sintetizzato il tutto nella formula: «Rilan-ciamo l’innovazione farmaceutica». In concreto, Merck ha chiesto lacollaborazione di altre compagnie e del settore accademico. GSK harimesso tutta la ricerca sui farmaci anti-Aids nelle mani della ViiVHealthcare, una joint venture con Pfizer, al fine di condividere le espe-rienze e, soprattutto, i costi. AstraZeneca si sta gettando nel mercatodei biomedicinali con compagnie come CAT e Med-Immune. Rocheha acquistato Genentech, azienda specia-lizzata nei prodotti biologici antitumora-li. Abbott ha preso il controllo della Sol-vay, compagnia molto presente neimercati emergenti. E ancora Sanofi-Aven-tis ha comprato la Zentiva in Slovacchia,la Medley in Brasile e la Kendrick in Mes-sico. Pfizer ha rilevato le licenze dei me-dicinali prodotti da Aurobindo e Claris Li-fe Sciences in India; stessa strategia perGSK con la Aspen in Sudafrica.

I dubbi del WsjMa si tratta di una politica vincente?No, secondo un’analisi del Wall StreetJournal. Nei Paesi emergenti, infatti, le

ARTICOLI spese sanitarie, sebbene in aumento negli ultimi anni, sono anco-ra molto inferiori a quelle delle nazioni più ricche: ad oggi, i dueterzi della spesa sanitaria globale sono sostenuti da Usa ed Europaoccidentale (sebbene al loro interno sia presente solo il 15% dellapopolazione mondiale). Inoltre nei mercati emergenti la spesa pub-blica è inferiore al 50% (in India, addirittura, i cittadini provvedo-no alle proprie spese sanitarie per il 75%), mentre nel Nord delmondo è superiore al 70%. Il che significa che sarà impossibile ipo-tizzare vendite massicce. Già oggi, ad esempio, i margini operatividi GSK nei mercati emergenti sono del 36%, contro il 60 e 68% re-gistrati negli Usa e in Europa. Allo stesso modo, AstraZeneca ricavail 25% in meno in Paesi come l’India.

Tradotto: se Big Pharma insisterà nell’espansione geografica, do-vrà accontentarsi di business limitati. Cosa escogiterà quindi percompensare i mancati guadagni? Difficile immaginarlo. C’è solo dasperare che le conseguenze per le popolazioni non siano nefaste. Ciòche è certo è che Big Pharma, in attesa di tracciare i contorni del pro-

prio futuro, si difende attaccando. A farne lespese sono i medicinali generici (vedia pag. 22 e 23): la Commissione europea hacalcolato che la strategia contro i concorren-ti low cost è costata alle casse dei Paesi mem-bri dell’Ue fino a 3 miliardi di euro tra il 2000e il 2007 in termini di mancati risparmi. Eanche i privati cittadini sono sotto il fuoco dicampagne allarmistiche su sindromi, pande-mie, pestilenze e nuove patologie tese a con-vincerli della necessità di trasformarsi in vo-raci “farmacovori”. L’isteria collettiva per larecente influenza H1N1 ne è un buon esem-pio: i consumi di antivirali sono aumentatidel 2500% in pochi mesi (vedi in questaBOX

ARTICOLI

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NOME CASA INDICAZIONI SCADENZAPRODUTTRICE TERAPEUTICHE BREVETTO

Advair (o Seretide) Glaxosmithkline Anti asma 2010Aprovel Sanofi Aventis Profil. trombosi venose profonde 2011Aricept Pfizer Cura dell’Alzheimer 2010Avandia Glaxosmithkline Anti diabete 2012Clexane Sanofi Aventis Antipertensivo 2010Cozaar Merck & Co. Antipertensivo 2010Crestor Astra Zeneca Anticolesterolo 2012Diovan Novartis Antipertensivo 2012Levaquin Johnson & Johnson’s Antibiotico 2010Lexapro (o Cypralex) Forest Laboratories Antidepressivo 2012Lipitor Pfizer Anticolesterolo 2010Plavix Bristol-Myers Squibb Anticoagulante 2011Seroquel Astra Zeneca Antipsicotico 2011Singulair Merck & Co. Anti asma 2012Symbicort Astra Zeneca Anti asma 2012Zalatan Pfizer Glaucoma 2011Zometa Novartis Prev. danni ossa in paz. oncologici 2012Zyprexa Eli Lilly & Co. Antischizofrenia 2011 pagina). Se queste sono le premesse... .

GLAXO TENTA LA “RIVOLUZIONE” OPEN SOURCE

DA QUEL MOMENTO non furono più solo le grandi aziendea delineare il futuro dei programmi per computer, ma tuttigli utenti che volessero farlo potevano mettere mano al codice. Era la nascita dell’open source, e fu un successostraordinario (in parte mutuato anche da colossi comeApple e Microsoft). Fino ad ora, però, nessuno aveva maipensato di applicarlo anche nell’industria farmaceutica.L’idea arriva da GlaxoSmithKline, che - secondo quantoriportato nelle scorse settimane dal Wall Street Journal -potrebbe testare un approccio simile al fine di scoprirenuovi medicinali, “rilasciando” al pubblico dei ricercatori di tutto il mondo 13.500 composti chimici potenzialmentein grado di inibire il parassita che causa la malaria. Anche se l’iniziativa si rivelasse fruttuosa, non è detto che anche altre compagnie decidano di seguire questastrada. Certamente, però, si tratterebbe di una novità dalle potenzialità rivoluzionarie.

INFLUENZA H1N1. SUGGESTIONE BATTE REALTÀ 25 A ZERO

L’INFLUENZA “A” è uno dei più fulgidi esempi di quali conseguenze possa provocare una campagna allarmistica. Talmentefulgido da aver indotto pochi giorni fa il Consiglio d’Europa ad accusare formalmente l’Organizzazione Mondiale dellaSanità e le autorità sanitarie nazionali e della Ue di aver distorto le priorità della salute pubblica, sprecando ingentisomme di denaro e creando allarmi ingiustificati fra i cittadini. Un’occhiata alla figura qui sotto fa capire quanto sialegittima tale accusa: il grafico mette in relazione i casi di influenza tra ottobre 2008 e novembre 2009. I due picchi si sono avuti nei mesi invernali (a gennaio e a novembre). E non c’è grossa differenza: 9 casi ogni 1000 abitanti a inizio2009, 13 ogni 1000 l’inverno successivo. Il “pericolosissimo” morbo non ha quindi provocato alcuna onda anomala di malati. Gli allarmi però un risultato lo hanno senz’altro prodotto: la vendita di antivirali, che, durante il picco d’influenza2008, segnava un valore inferiore a tre pezzi ogni 100 mila abitanti è cresciuta a partire da Aprile 2009 (quando l’Omsriceve notizia dei primi casi di influenza A in Messico e Stati Uniti), fino a toccare i 76 pezzi venduti di ottobre 2009(+2500%). Ancor più sconcertante il dato relativo all’estate: i casi di influenza erano prossimi allo zero eppure le vendite di antivirali erano decuplicate rispetto ai mesi invernali. Potere della suggestione. Em.Is.

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INCIDENZA SINDROMI INFLUENZALIANTIVIRALI

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Molti importantibrevetti sono in scadenza. Le corporationsi attrezzano percontinuare a faresoldi: ampliano il numero di farmaciin commercio,puntano sui Paesiemergenti,montano campagneper convincerci a risolvere tuttocon un po’ di pasticche

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ERA UNA VOLTA L’INVIDIATO STILE DI VITA MEDITERRANEO: cibo sa-no, lavoro quanto basta per vivere, lunghe passeggiate,tempo libero per un buon libro o per qualche serata in

compagnia. A quanto pare, roba d’altri tempi. Altroche pizza, spaghetti e buon vino. L’amore degli Ita-liani per la bella vita sembra ormai soppiantato da

una nuova passione: le pillole. Nel Belpaese si sta infattiregistrando, anno dopo anno, un clamoroso boom di far-maci. Soprattutto di antidepressivi. Una “moda” che nonlascia immuni nemmeno i minorenni, che, anzi, sono, in-sieme agli anziani, le categorie più a rischio. Una scorcia-toia per la felicità? Il segno di un malessere strisciante, ma

poco indagato? Oppure il risultato di una sottile opera dipersuasione delle corporation farmaceutiche?

Marketing innovativoOgni anno l’Osservatorio nazionale sull’impiego deimedicinali (Osmed) produce un rapporto che monitorail consumo di farmaci. Dal 2000 ad oggi i dati sono sem-pre in decisa crescita. Il numero di dosi giornaliere di far-maci prescritte sono passate dalle 580 del 2000 alle 924del 2009 (+60%). «Una crescita impressionante che nonsi può certo giustificare con l’invecchiamento della po-polazione», denuncia Roberto Raschetti, direttore del re-parto di Farmaco-epidemiologia dell’Istituto Superioredi Sanità. «La crescita dell’età media della popolazione –continua il professor Raschetti – può giustificare un au-mento di appena l’1%. Siamo quindi di fronte a una ce-sura tra prescrizioni e patologie».

Ancora più allarmanti sono i dati sul consumo di an-tidepressivi di fascia A (quella a totale carico del Serviziosanitario nazionale): le 8,2 dosi giornaliere ogni milleabitanti del 2000 sono lievitate fino alle 33,5 dell’annoscorso (+408%). In pratica, ogni giorno tre italiani sucento assumono antidepressivi. L’aspetto interessante,che forse aiuta a far luce sui motivi del boom, sta nel fat-to che ad aumentare sono quasi esclusivamente le pre-scrizioni degli antidepressivi di nuova generazione (i co-siddetti SSRI - “inibitori selettivi della ricaptazione dellaserotonina” ), che sono ancora coperti da brevetto e piùcostosi. A pensar male si fa peccato, ma le valutazioni de-

gli esperti non fanno che confermare i sospetti: «Un si-mile aumento si giustifica solo con l’aggressiva e inno-vativa campagna di marketing delle case farmaceuticheche presentano questi farmaci come un modo rapidoper migliorare genericamente la qualità di vita, a pre-scindere dalla presenza di una malattia vera e propria».conferma Angelo Barbato, psichiatra dell’Istituto MarioNegri di Milano. «Questi nuovi farmaci hanno senzadubbio meno effetti collaterali dei vecchi antidepressivitriciclici (il cui uso è invece rimasto stabile, ndr), ma vachiarito che, nel 90% dei casi, quando si è di fronte a unadepressione lieve o a semplici stati d’ansia, il loro uso èimproprio e del tutto ingiustificato».

All’assalto di bambini e anzianiL’aspetto più preoccupante di questa tendenza inarre-stabile è che dall’abuso di farmaci non sono immuni gliadolescenti. Quella dei ragazzi tra 13 e 16 anni è anziuna delle categorie che registra l’aumento più consi-stente. Anche perché, al dato dei farmaci di fascia A siunisce quello sugli psicofarmaci da banco (vendibili sen-za ricetta), utilizzati da oltre il 10% degli under 15. «Inquesti casi ci sono fortissimi dubbi sull’utilità di similiprodotti. I dati, anzi, consigliano estrema prudenza».Analogo discorso per gli anziani: «Questa fascia è sicu-ramente a rischio depressione. Ma imbottirli di goccettee pasticche è solo un surrogato di ciò che a loro occor-re», prosegue il dottor Barbato. Un modo rapido per cal-marli, più facile che ascoltarne bisogni e paure.

Il nodo informazioneMa, al di là delle strategie della lobby del farmaco, laresponsabilità pesa evidentemente sull’Agenzia delfarmaco che non contrasta il boom delle pasticche. Esui medici: sono loro che le prescrivono e ne caldeg-giano l’assunzione. «La maggior parte delle prescrizio-ni – rivela Barbato – arriva dai medici di base, che so-no quelli meno in grado di maneggiare gli strumentidi approccio psicologico al disagio dei propri pazien-ti. C’è una carenza di formazione e di informazioneindipendente».

Sul punto, batte anche Roberto Raschetti dell’ISS:«L’informazione ai medici è fortemente in mano allecase farmaceutiche, attraverso gli “informatori”, lepubblicazioni e gli eventi con sessioni sponsorizzatedall’industria. Contrastare una macchina tanto oliatae ben finanziata è cosa complessa ma indispensabile. Èdi estrema urgenza riuscire a diffondere una nuova cul-tura dell’uso dei farmaci tra i medici e gli studenti deicorsi di medicina, in cui la farmacovigilanza è pocotrattata. Purtroppo bisogna incidere su un’abitudineculturale». Che accomuna pazienti e medici: «I pa-zienti preferiscono la pasticca piuttosto che cambiareil proprio stile di vita. I medici si adeguano alle loro ri-chieste e diventano semplici “prescrittori di farmaci”.Invece dovrebbero tornare a essere figure con grandicapacità empatiche. È dimostrato che già da solo, l’am-biente e la modalità con cui ci si prende cura di un as-sistito ha un’efficacia impressionante». .

La ricerca della felicità... in pillolePrescrizioni:+400%innove anni

di Emanuele Isonio

C’Siamo un popolo di malati cronici o solo vittime di una strategia per vendere più medicine? I dati Osmed fotografano uno scenario allarmante. Gli esperti puntano il dito contro “l’informazione scientifica” monopolizzata dall’industria.

AULIN (NIMESULIDE): SPAGNA, FINLANDIA E IRLANDA LO VIETANO, L’ITALIA LO “LASCIA TRANQUILLO”

COME PUÒ ESSERE CHE UN FARMACO IN SPAGNA venga ritirato dal commercio per i suoi gravieffetti collaterali e in Italia venga prescritto talmente tanto da farne il suo primo mercato mondiale?Il caso del nimesulide (principio attivo molto noto col nome di Aulin o Mesulid) è emblematico delle “stranezze” del mondo dei medicinali. Nel 2002, Spagna e Finlandia lo ritirano dal mercato per sospetta tossicità epatica. Cinque anni più tardi, l’Irlanda si accoda, dopo che sei pazienti sottoAulin sono stati costretti al trapianto di fegato per grave insufficienza epatica. In mercati ghiotticome Giappone e Stati Uniti per il principio attivo non è stato nemmeno mai richiesta la registrazione.

In Italia di tutti questi dubbi non c’è traccia. Tanto che il nostro Paese consuma il 60% della produzione mondiale di nimesulide. Perché mai l’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco) non si è allarmata come le agenzie spagnola, irlandese e finnica? Per molto tempo ha ripetuto che, se correttamente assunto, i benefici del medicinale sono superiori ai rischi. Però, un paio d’anni fa, da un’inchiesta del pm Raffaele Guariniello, è spuntato un filmato che ritraeva il numero due dell’agenzia, Pasqualino Rossi, mentre riceveva una mazzetta da un mediatore di una casafarmaceutica per “lasciare tranquillo” l’Aulin.

Da allora, nulla è cambiato. L’Aifa si è solo limitata a girare ai medici italiani una circolaredell’Emea (l’Agenzia europea del farmaco) che, a febbraio scorso, ha imposto ai medici di prescrivere nimesulide solo se gli altri antidolorifici non hanno avuto effetto, mai per febbre o influenza. E comunque per non più di 15 giorni.

ANTIBIOTICI, QUESTI SCONOSCIUTI: TRA GLI ITALIANI POCHE IDEE MA BEN CONFUSE

1. Gli antibiotici uccidono i virus?2. Gli antibiotici sono efficaci contro influenza e raffreddore?3. Usarli senza motivo li rende inefficaci?4. L’assunzione di antibiotici produce spesso effetti collaterali come la diarrea?

Provate a rispondere a queste quattro domande e confrontate i risultati con quelli del sondaggio di Eurobarometro. Speriamo che la vostra performance sia migliore di quella del resto degli Italiani.L’abuso di antibiotici nel nostro Paese è frutto anche di una diffusa ignoranza sul tema: due cittadini su tre pensano (sbagliando) che siano efficaci contro i virus (anziché contro i batteri).Uno su due li usa come fossero antifebbrili. Il 40%, poi, ignora i loro gli effetti collaterali e il rischiodi resistenza in caso di uso inappropriato. Quel che è peggio è che i dati ci collocano sempre in fondo alla classifica europea. Visto che le casse delle Regioni sono messe a dura prova dall’usodi farmaci inutili, forse è il caso di intervenire.

TOGLIETEMI TUTTO. MA NON GLI ANTIBIOTICI

PROVATECI VOI A FRONTEGGIARE MIRIADI DI PAZIENTIcon la gola arrossata o un po’ di raffreddore, che affollanogli studi medici chiedendo, anzi implorando un antibiotico.Gli Italiani li considerano praticamente una panacea. In Europanon li batte nessuno: l’anno scorso, su 100 persone, 57 li hanno usati. Il 50% in più della media Ue (vedi ),il doppio di Olanda e Germania, quasi il triplo rispetto alla Svezia (22%). Forte lo squilibrio regionale, con tutte le regioni del Centro-Sud in testa alla classifica.

Un abuso preoccupante, che impone un’inutile spesa alle Regioni (gli antibiotici sono si solito rimborsati dal Ssn)e mette in pericolo la salute pubblica: «Usarli impropriamente- spiega Eugenio Paci, epidemiologo dell’Agenzia di SanitàPubblica del Lazio - significa ridurne l’efficacia e crearenuovi microrganismi più resistenti alle cure». Non è quindiun caso che nello Stivale stia peggiorando il trenddell’antibiotico-resistenza (con punte del 40% d’inefficaciadei farmaci), in particolare per batteri come l’Escherichiacoli, lo Stafilococco aureo e la Klebsiella Pneumoniae.

GRAFICO

Alla base di questa situazione un’evidente arretratezzaculturale. In un’indagine di Eurobarometro, solo il 14% degliitaliani ha risposto correttamente a quattro domande chiave(vedi e ) «Troppe persone sono ancora convinteche la febbre o le infiammazioni si curino con gli antibiotici»,ammette Antonio Panti, presidente dell’Ordine dei medici di Firenze. «Usiamo ancora gli antibiotici iniettabili, che nel resto d’Europa sono relegati all’uso ospedaliero».

La responsabilità ovviamente è anche dei medici: visto che gli antibiotici sono acquistabili solo dietro prescrizione,non si spiegherebbe un gap così evidente rispetto ad altri Stati.«I medici hanno torto», commenta Panti. «Ma, soprattuttoquelli di base subiscono pressioni intollerabili da parte di mamme in apprensione perché il figlio ha un po’ di tosse o da pazienti che considerano questi farmaci più potenti di altri. Salvo poi interrompere a metà la cura appena i sintomispariscono. Un’abitudine che provoca un danno enormeperché rende gli antibiotici inefficaci». Per la felicità dei batteri.E degli azionisti delle case farmaceutiche. Em. Is.

BOX GRAFICO

CONSUMO DI ANTIBIOTICI: L’ITALIA BATTE LA UEPERCENTUALE DI CITTADINI CHE LI HANNO ASSUNTI NEL 2009

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Le dosi di farmaco giornaliere prescritte dai mediciitaliani sono passate dalle 580 del 2000 alle 924 dell’anno scorso. Qualcuno dà la colpaall’invecchiamento della popolazione. Ma tale causapuò giustificare un aumento di appena l’1%.

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GLI ANTIBIOTICI UCCIDONO I VIRUS** VERO

GLI ANTIBIOTICI SONO EFFICACI CONTRO INFLUENZA E RAFFREDDORE**

L’USO SENZA MOTIVO LI RENDE INEFFICACI*

L’ASSUNZIONE DI ANTIBIOTICI PRODUCE SPESSO EFFETTI COLLATERALI COME LA DIARREA*

* La risposta giusta è “vero” ** La risposta giusta è “falso”

EU 27 83%

FALSO NON SO

Marcia AngellFarma&CoIndustriafarmaceutica: storie straordinariedi ordinaria corruzioneIl Saggiatore, 2006

LIBRI

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ANNO RISPARMIARE RISPETTO AI FARMACI “DI MARCA”, ma an-cora pochi li usano. Hanno lo stesso principio attivo deiloro concorrenti più illustri (e ovviamente lo stesso ef-

fetto curativo), eppure verso di loro inItalia serpeggia tuttora una diffidenzainconcepibile, ma che fa la felicità (e

la ricchezza) delle multinazionali del farmaco. La conseguenza è cheil mercato dei medicinali bioequivalenti (o “generici”) nel nostroPaese stenta ancora a decollare: su 100 confezioni di farmaci non co-perti da brevetto acquistate, solo 9 sono generici. In termini di va-lore economico la percentuale cala ancora: 5%. Solo la Grecia neconsuma meno: il 2% di tutti i farmaci venduti. Per il resto d’Euro-pa (e del mondo) una simile scelta è da folli (vedi ): in Olan-GRAFICO

da il peso degli equivalenti è del 59%, in Gran Bretagna al 61%, inGermania al 67%, in Polonia al 79%, in Lettonia supera l’85%. Ol-treoceano, in Canada sono al 29%, negli Usa al 43%.

Un regalo da 300 milioni a Big PharmaUn danno economico ingente per le tasche dei malati e dello Stato.Trecento milioni di euro ogni anno finiscono dritti nelle tasche del-le case farmaceutiche perché gli Italiani si ostinano a spendere di piùper comprare i medicinali di marca, nonostante il Servizio Sanitarionazionale, da quasi dieci anni, rimborsi loro solo il prezzo del gene-rico corrispondente. A questi si aggiungono i soldi letteralmentebuttati quando scegliamo di comprare i farmaci di fascia C (non rim-borsati dal SSN) originali: la Tachipirina al posto del Paracetamolo,il Voltaren anziché il Diclofenac, il Feldene anziché il Piroxicam, ilRanidil invece della Ranitidina e via dicendo.

Alla base di una simile scelta, un mix di arretratezza culturale, di-sinformazione dei medici (spesso condita con doni, pranzi e convegniin località esotiche) e sapienti campagne di stampa pompate dalle lobbydel farmaco per screditare i generici a vantaggio dei “cugini famosi”.

«Gli acquirenti di farmaci in Italia sono soprattutto persone an-ziane – spiega Antonio Panti, presidente dell’Ordine dei medici diFirenze – che magari comprano da anni lo stesso farmaco. È diffici-le fargli comprendere che potrebbero spendere di meno scegliendoun medicinale identico, ma con un nome diverso (per legge i gene-rici devono usare il nome del principio attivo che contengono,ndr)». E i medici o i farmacisti che ci stanno a fare?

Qui s’innesta un altro problema: troppi dottori, in buona o catti-va fede, dubitano che i generici siano realmente identici agli origina-li. Non a caso, rivela Federconsumatori, solo il 5% dei pazienti ha avu-

to una ricetta che esplicitamente prescriveva farmaci bioequivalenti esolo il 3% li ha acquistati su indicazione del farmacista. Con forti dif-ferenze regionali (si va dal 9% di Trentino e Toscana al 3,8% della Ca-labria). «Il ruolo del medico è cruciale – denuncia Giorgio Foresti, pre-sidente di Assogenerici – e il problema della scarsa diffusione deigenerici è tutta lì. I medici continuano a prescrivere i farmaci brand (dimarca) seppure più costosi. Su di loro c’è un’imponente attività dilobby dei grandi gruppi farmaceutici, tesa a screditare la qualità e l’ef-ficacia dei medicinali generici».

La denuncia della Commissione UeUn’indagine della Commissione europea ha rivelato l’anno scorsoche, tra il 2000 e il 2007, il 23% del budget delle aziende del farmaco èstato speso per marketing (contro il 17% destinato a ricerca e svilup-po). Nella stessa indagine l’Ue ha accusato pubblicamente la lobby delfarmaco di ostacolare, o quanto meno di rallentare, la diffusione dimedicine generiche. Una strategia che in sette anni è costata ai 27 Sta-ti Ue 3 miliardi di mancati risparmi. Secondo l'inchiesta, nei confrontidelle aziende che producono i generici sarebbero state messe in cam-po azioni "perfettamente legali", ma con effetti distorsivi. Due esem-pi: la domanda multipla di brevetti per lo stesso medicinale (fino a1.300 per un singolo farmaco) o l'avvio di contenziosi pretestuosi (nesono stati contati 700 che in almeno 200 casi hanno portato ad ac-cordi per ritardare l'ingresso dei farmaci non di marca sul mercato).

Il prezzo è calato ma…Dal punto di vista del prezzo, dall’avvento dei generici un calo c’èsenza dubbio stato anche per i farmaci di marca. Il prezzo dell’Au-lin, ad esempio, è crollato dai 13 euro di quando non aveva con-correnti ai 4,20 attuali (per il corrispondente Nimesulide se ne spen-dono circa 3). Ma, in realtà, è stata solo un’altra strategiacommerciale messa in atto da “Big Pharma”: «Per mantenere le pro-prie quote di mercato – spiega l’economista Michele Uda, responsa-bile del Centro Studi di Assogenerici – i prezzi dei farmaci branded sisono rapidamente allineati a quelli dei generici, per impedire a que-sti ultimi di aumentare i propri volumi di vendite. Finché le azien-de di generici non aumenteranno i volumi di vendite non potran-no diminuire ulteriormente i prezzi e i pazienti italianicontinueranno a pagare i farmaci mediamente molto di più del re-sto d’Europa». Diverse ricerche suffragano tali considerazioni: se siriuscisse a incrementare la quota in volumi dei bioequivalenti al li-vello della media europea, il Servizio sanitario potrebbe risparmiareoltre 900 milioni di euro rispetto al livello di spesa attuale.

«Il governo e l’Aifa (l’Agenzia del farmaco, ndr) devono agireper garantire ai produttori di generici l’accesso ai volumi. Per far-lo, è indispensabile diffondere tra i medici “un’abitudine pre-scrittiva” orientata in tal senso. Solo così si può ridurre l’inciden-za del costo dei farmaci sulla spesa sociosanitaria, che oggi siattesta sul 30% del totale».

Di strategie da copiare in giro per l’Europa ce ne sono: «La GranBretagna – rivela Foresti – prevede incentivi economici per i mediciche prescrivono i generici al posto dei farmaci originali. E l’Ue hastabilito delle soglie che impongono un numero minimo di prescri-zioni di bioequivalenti sul totale delle ricette». .

di Emanuele Isonio

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Generici,tuttaEuropaliusa In Italiatrionfa ladisinformazione

GLOSSARIO

GENERICOÈ un farmaco realizzato con un principio attivo per il quale è scaduto il brevetto di protezione. Sono venduti direttamente con il nome del principio attivo, seguitodall’azienda che li produce. La legge italiana impone che abbiano la stessa formafarmaceutica (compresse, pomate, fiale) dei farmaci originali, la medesimacomposizione e identico principio attivo. Possono cambiare gli eccipienti, ma la loroefficacia (bioequivalenza) non cambia. Sono sottoposti agli stessi controlli da partedel ministero della Salute.

BIOEQUIVALENZAÈ il concetto chiave che dimostra come un farmaco generico garantisca gli stessieffetti del corrispondente farmaco originale. Indica la capacità del farmaco di diffondersi nei tessuti umani. In pratica, un volta assunto un farmaco generico, i parametri di efficacia terapeutica - potenza d’azione, tempo di comparsadell’effetto e la sua durata, effetti collaterali - devono essere identici al farmacooriginale. C’è un margine di tolleranza di +/-10%, che è però impercettibile dal punto di vista terapeutico.

IL NUOVO TERRENO DI SFIDA? I BIOSIMILARI

LA LOTTA FUTURA TRA FARMACI BRAND E GENERICI si giocherà sul terreno dei medicinali cosiddettibiosimilari. Entro un paio d’anni infatti, quasi tutti i farmaci più importanti non saranno più coperti da brevetto e si apriranno le porte al generico, riducendo gli introiti dei produttori originali. Il vero business, si sposterà quindi sul fronte dei medicinali “biosimilari”: «Vent’anni fa – spiega il professor Antonio Panti,presidente dell’Ordine dei medici di Firenze – sono entrati in commercio i primi farmaci biotecnologici, basatisu sostanze ottenute da cellule viventi (batteri, lieviti o cellule di mammifero). Dal 2006, i primi brevetti sonoscaduti e questo ha aperto la via ai biosimilari». Diversamente dai generici, la loro efficacia rispetto agli originalinon può essere verificata attraverso la bioequivalenza (vedi ). «Ogni farmaco biosimilare ha un cicloproduttivo a sé, diverso da quello degli originali. Diverso però non significa peggiore. Anzi, può essere anchemigliore. L’efficacia in questo caso la si può verificare solo tramite un controllo dei risultati clinici».

I controlli dell’Emea (l’agenzia europea del Farmaco) e della statunitense Food and Drug administrationsono rigidi e meticolosi. La Commissione europea comunque sostiene lo sviluppo dei biosimilari, perché menocostosi e altrettanto sicuri degli originali: «I farmaci biosimilari offrono nuove opportunità, sia per la crescitadella nostra industria generica, sia per il controllo della spesa sanitaria a livello nazionale», dichiarò un paiod’anni fa commissario europeo all’Industria, Günter Veheugen. Ovviamente, di tutt’altro avviso le industrieproduttrici degli “originali” che hanno già avviato campagne mediatiche e convegni per screditare i loroconcorrenti. «Per i biosimilari – commenta Giorgio Foresti, presidente di Assogenerici - si cerca di imporre lo stesso copione adottato con i generici, compresi gli attacchi infondati sul piano della sicurezza. I biosimilari sono sottoposti a procedure di registrazione e programmi di farmacovigilanza più stringenti di quelli in atto per gli originatori. E infatti, negli Stati Uniti, l’amministrazione Obama si è mossa per ridurre la durata del brevetto dei farmaci biologici, così da garantire, grazie ai biosimilari, a un sempre maggiornumero di cittadini terapie altrimenti costose». Em.Is.

GLOSSARIO

CONFRONTO SU VOLUMI E VALORE ECONOMICO [ DATI 2009 ]IL MERCATO DEGLI EQUIVALENTI IN EUROPA E NORD AMERICA

Hanno gli stessi effetti dei farmaci originali e farebbero risparmiare un miliardo all’anno. Ma ancora pochi italiani li usano. I pazienti non li conoscono, i medici non li prescrivono, sedotti dalle pressioni dei produttori dei “cugini griffati”.

I controlli e gli obblighi imposti ai produttori di generici dall’Agenzia del farmaco italiana e dalla sua omologa europea sono identici a quellidei medicinali a brevetto scaduto. Eppure, nel 2009,solo il 5% delle ricette li prescriveva direttamente.

Un’indagine della Ue rivela: le ditte farmaceutiche spendono il 23% del budget in pubblicità e solo il 17% in ricerca

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VALORE ECONOMICO VOLUME

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tutto si ignora se (e in che misura) i farmaci più recentisiano davvero migliori dei precedenti.

Ammessi con“debito informativo”«Purtroppo ci sono molti medicinali prescritti dagli on-cologi, messi sul mercato senza adeguate verifiche», am-mette Giovanni Apolone, ricercatore del dipartimentodi Oncologia dell’istituto Mario Negri di Milano. «Inpratica, per immettere sul mercato un nuovo farmaco,la ditta produttrice deve dimostrare solo che è promet-tente. Non serve che sia davvero verificata la sua capa-cità di incidere positivamente sulla qualità della vita delpaziente. Il farmaco quindi entra in commercio con un“debito informativo” che il più delle volte non vienecolmato nei mesi successivi».

Una situazione che crea due tipi di problemi: ai pa-zienti e alle casse del sistema sanitario. Sul fronte dell’ef-ficacia varie ricerche, pubblicate su importanti riviste me-diche, hanno evidenziato che i nuovi antitumorali hannoun impatto positivo sul 10% dei casi (mentre gli effetticollaterali colpiscono quasi tutti le persone trattate), mal’aumento dell’aspettativa di vita è comunque molto bre-

ve: i dati di farmacovigilanza la quantificano in poco piùdi due mesi. Legittimo a questo punto chiedersi se tali cu-re allunghino la vita o solo l’agonia di un malato oncolo-gico. Di certo, dal punto di vista economico, l’arrivo incommercio di tanti nuovi farmaci (ogni anno sbarcanoanche quattro nuove molecole) è un vero e proprio salas-so. La spesa sanitaria per la cura dei tumori è sestuplicatain pochi anni e rappresenta ormai la prima voce negli Usae, ben presto, anche nella Ue. Il motivo è molto sempli-ce: i nuovi farmaci non sostituiscono i precedenti, ma siaffiancano ad essi. «Un medico, quindi – spiega Giovan-ni Apolone - prima di abbandonare tutte le speranze,somministra al paziente varie linee di cura, una successi-va all’altra. E il costo inevitabilmente cresce». A tal puntoda rendere concreto il rischio di default per qualche siste-ma sanitario regionale già traballante. «Questo accadeperché nell’autorizzazione di nuovi medicinali non è ri-chiesta una valutazione della loro efficacia rispetto ad al-tre terapie già in commercio», spiega Apolone. «La stradaper non arrivare alla bancarotta e contenere davvero lespese passa necessariamente per il delisting, ovvero l’eli-minazione, delle medicine che risultano meno efficaci».

Registri dei tumori in agoniaMentre il consumo di farmaci antitumorali aumenta,c’è uno strumento prezioso per la prevenzione di basee per fotografare il “fenomeno cancro” che, invece, è inagonia: i registri tumori. Oggi, coprono ancora solo unterzo della popolazione italiana (ce ne sono 31 attivi) ela mancanza di una norma ne rende grigio il futuro. Lalegge sulla privacy, infatti, per consentire l’accesso ai da-ti sensibili dei pazienti, richiede che i registri siano giu-ridicamente riconosciuti. Senza una legge in tal senso,il loro lavoro diventa praticamente impossibile. «L’a-spetto più paradossale della vicenda – spiega il segreta-rio dell’Associazione Registri Tumori, Stefano Ferretti –è che i registri sono esplicitamente previsti dal Pianooncologico nazionale. E che il problema sarebbe di fa-cile risoluzione. Basterebbe una legge che li istituiscaformalmente. Durante il governo Prodi ci eravamo ar-rivati vicino, ma la fine anticipata della legislatura habloccato tutto. Ulteriori ritardi potrebbero privare il no-stro Paese, in controtendenza rispetto a quanto avvie-ne negli altri, della possibilità di conoscere la diffusio-ne e il decorso dei tumori, di rispondere a situazioni diallarme ambientale, di monitorare le fasce di popola-zione a rischio». Una situazione assurda. A chi convie-ne questo stato di cose? .

A QUATTRO-CINQUE ANNI c’è un gran fermento attorno aimedicinali che hanno il delicato compito di arginare ilcancro. Negli articoli di stampa sono noti come “farma-

ci intelligenti”, perché sarebbero capaci di aggre-dire forme tumorali anche molto specifiche. Gliaddetti ai lavori li conoscono invece come far-

maci monoclonali. La sostanza non cambia: a voler ve-dere il bicchiere mezzo pieno rappresentano la speranzaattesa da tanti pazienti oncologici e dalle loro famiglie.Ma nell’attuale universo-salute, c’è sempre un lato oscu-ro. Perché anche questo settore delicato e drammatico èin realtà una nuova gallina dalle uova d’oro per chi queifarmaci li inventa e commercializza. Colpa di un siste-ma che non si vergogna di trasformare tante legittimesperanze in cocenti delusioni. Permettendo la vendita dinuovi medicinali senza che ne sia acclarata l’efficacia e,soprattutto, il rapporto rischio/beneficio.

Per spiegare la situazione, prendiamo l’esempio deltumore al rene. Fino a cinque anni fa, era di fatto ino-perabile. Oggi ci sono addirittura sei nuovi farmaci incommercio che promettono di contrastarlo. Ma quantosono realmente efficaci? Non si sa con esattezza. Soprat-

DL’efficacia di molte molecole è incerta. Sicuri sono solo i costi stellari e il “rischio default”per i sistemi sanitari.

di Emanuele Isonio

REGALI, VIAGGI E FORMAZIONE MADE IN LOBBY:IN ITALIA (E NEL MONDO) C’È CHI DICE NO

GADGET, REGALI, PRANZI GRATIS, FESTE, VIAGGI OMAGGIO in hotel di lusso e localitàesotiche con la scusa di un convegno medico, interventi pubblici lautamenteremunerati. Dura la vita dei medici. Nessuna ironia in questa affermazione: è davverodifficile per un medico rimanere intellettualmente indipendente, valutare correttamentel’efficacia e la reale utilità di un farmaco quando le case farmaceutiche fanno di tutto -anche attraverso la loro capillare rete di responsabili vendite (ipocritamente noti come“informatori farmaceutici”) - per convincere chi dovrà prescrivere i loro medicinali.

Il problema è reale e globale. E tocca da vicino la vita delle persone. Alcuni sanitariperò hanno alzato la testa e rifiutato questa logica. Grandi nomi della medicinamondiale si sono esposti denunciando questo stato di cose. Come Drummond Rennie,vice direttore del Journal of the American Medical Association: «Vari scienziati sonodisponibili, in nome del prestigio, a tagliare, falsificare, plagiare, ingannare, mentire,truffare e buttar via la loro reputazione, semplicemente per produrre più pubblicazioni,avanzare nella loro carriera e, ovviamente, fare soldi». O come Adriane Fugh-Berman,professore dell’università di Georgetown, che ha ipotizzato il pericolo che «si arrivi a invalidare tutta la letteratura medica, principale fonte del processo decisionaleclinico», tanto è pervasivo l’influsso delle corporation nelle pubblicazioni scientifiche.

Dietro di loro, in molti Paesi stanno nascendo movimenti di medici, infermieri e farmacisti che si oppongono allo strapotere delle lobby. In Italia, trecento di loro si sono riuniti nell’associazione “No Grazie Pago Io”: «I confini tra medicina e industriadel farmaco stanno scomparendo e i loro ruoli tanto diversi vengono confusi. Scopodell’industria del farmaco è vendere i propri prodotti per aumentare gli indici di Borsadelle società quotate. Scopo della medicina deve essere invece quello di proteggere la salute delle persone», spiega la pediatra modenese Luisella Grandori, coordinatricedel movimento.

Memore della filosofia “agire locale, pensare globale», il gruppo ha deciso di nonaccettare regali di alcun genere (nemmeno le penne biro o i block notes) dalle industriedel farmaco né tantomeno finanziamenti per andare ai convegni o per produrremateriale informativo destinato ai colleghi. Ma il loro impegno non si ferma qui. Nellericette prescrivere sempre il farmaco generico al posto di quello di marca. E, siccome il grande potere di Big Pharma sta nel controllare l’informazione medica, i “NoGrazie”lavorano per diffondere un nuovo tipo di formazione medica “non sponsorizzata”: «Al posto di lunghi viaggi ed eventi mondani – prosegue Grandori - si possonoorganizzare lavori in piccoli gruppi, che analizzino i risultati di un farmaco sulla basedelle migliori evidenze possibili, valutandone la ricaduta sulla salute dei pazienti e concentrandosi sui problemi incontrati nella pratica quotidiana. È un modo molto più efficace per formarsi e che permette di sganciarsi dall’influenza del mercato».

I sanitari di “No Grazie Pago Io” non sono gli unici a lavorare per un nuovo tipo di rapporto tra medici e case farmaceutiche. Gruppi simili sono nati in molti altri Stati: i No Free Lunch a New York e in Gran Bretagna, i No Gracias in Spagna, i GezondeScepsis in Olanda, i Mezis in Germania e gli Healthy Skepticism che, nati in Australia,hanno affiliati in tutto il mondo. Em. Is.

www.nograziepagoio.it www.healtyskepticism.org

www.nofreelunch.orgwww.mezis.de

Le nuove pilloleaffiancano ma nonsostituiscono le vecchieterapie. E la spesa vola...

Il Nair CharitableHospital di Mumbaiè un punto di riferimento per le cure cardiologichealle fasce più poveredella popolazionecittadina. In ospedale arrivanoperò molti pazientidai villaggi vicini e dalle campagne. India, 2006

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L’amara favola dei nuovi antitumorali

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| dossier | pillole d’oro || dossier | pillole d’oro |

GNI ANNO DICIOTTO MILIONI DI PERSONE muoio-no per malattie che si potrebbero preveniree curare. L’equivalente di 50 mila decessi po-

tenzialmente evitabili ogni giorno».La stima è contenuta nell’ultima ri-cerca del gruppo Incentives For Glo-

bal Health dell’Università di Yale. Un dato a dir poco allarmante, cheha portato i ricercatori a proporre la creazione di un fondo nel qua-le raccogliere contributi governativi per quelle società farmaceuti-che che si impegnassero a rendere disponibili medicinali a prezzi ac-cessibili nei Paesi in via di sviluppo.

Nel Sud del mondo, dove spesso i sistemi sanitari nazionali so-no allo sfascio o non esistono proprio, le corporation del farmacotendono a fare il bello e il cattivo tempo. «Naturalmente il pro-blema non sono solo le case farmaceutiche - spiega Gianfranco DeMaio, responsabile medico di Medici Senza Frontiere, organizza-zione molto attiva sul fronte dell’accesso ai farmaci - tuttavia no-tiamo che sovente a fare le politiche di salute pubblica nei Paesi invia di sviluppo non sono i governi, ma il mercato e questo pur-troppo non può funzionare. Se è più che legittimo che i privatitraggano profitti dalla loro attività, è altrettanto vero che non pos-sono essere loro stessi a decidere su cosa investire e su cosa no, in

situazioni di questo genere». Un esempio è quello della malattia del sonno, una

patologia che nel mondo occidentale praticamentenon esiste: a esserne colpite sono principalmente lepopolazioni dell’Africa centrale. Per anni la malattia èstata curata con i sali di arsenico, che avevano comeeffetto collaterale una mortalità intorno al 5%. Poi siè scoperto che un farmaco antitumorale, l’eflornitina,funzionava. «Solo che a un certo punto - rivela DeMaio - la casa produttrice, la Sanofi, non voleva piùcontinuare a produrne perché non lo riteneva profit-

tevole, né voleva cedere il brevetto. Successivamente si scoprì chein un prodotto cosmetico usato per la depilazione, la Vaniqa, c’e-ra una 12% di eflornitina. Sanofi in pratica aveva ceduto alla ca-sa cosmetica la possibilità di sintetizzarla, ma solo per quel pro-dotto. Appena la cosa è venuta a galla, per evitare dannid’immagine, Sanofi ha dovuto siglare un accordo di produzionecompassionevole con l’Organizzazione mondiale della Sanità,che ogni anno lo distribuisce».

Un altro caso critico è quello dei farmaci antiretrovirali per l’HIVin formulazione pediatrica. Mentre nel mondo occidentale pratica-mente non si verificano più casi di bambini sieropositivi alla nasci-ta, nel Sud del mondo, invece, di casi ce ne sono a milioni, ma nonesistono le formulazioni pediatriche dei medicinali.

I brevetti, il pomo della discordiaProprio i brevetti sono uno dei cardini attorno ai quali gira il pro-blema. Gli accordi Trips (Accordo sui diritti di proprietà intellettua-

le relativi al commercio) che regolano la materia non contengono,infatti, particolari clausole di garanzia per l’accesso ai farmaci neiPaesi in via di sviluppo. Sulla questione alcune delle battaglie con-dotte negli ultimi anni hanno dato ragione a chi sostiene che si do-vrebbero rimuovere le barriere all’accesso ai farmaci nei Paesi in viadi sviluppo (vedi sul caso indiano), ma le resistenze delle casefarmaceutiche restano alte e gli accordi internazionali, come adesempio quello di libero scambio in via di definizione fra Europa eIndia, rischiano di dare un’ulteriore stretta.

«L’implementazione degli accordi Trips ha un forte impatto sul-l’accesso alle medicine - spiega Margaret Ewen, condirettore diHealt Action International Europe - Una casa farmaceutica che de-tiene un brevetto ha infatti il diritto di impedirne la produzione adaltri. Questa mancanza di competizione può avere come effettoprezzi al dettaglio molto alti. Per promuovere l’accesso ai farmaciquello che serve sono interventi che stimolino l’utilizzo e la pro-duzione dei generici a basso costo». .

BOX

di Federico Simonelli

«ODove lo Stato è debole le corporation non trovano ostacoli: decidono su cosa investire, quali farmaci produrre, come intralciare la concorrenza. Una politica commerciale che uccide 50 mila persone ogni anno.

Paesipoveri, alla mercèdeipiazzisti del farmaco

LA ROCHE ALL’ASSALTO, L’INDIA RESISTE

A INIZIO MAGGIO L’UFFICIO INDIANO responsabile in materia di proprietà intellettuale ha rigettato il brevetto sul farmaco valganciclovir, concesso precedentemente alla Roche. Il farmaco è usatosoprattutto per trattare il cytomegalovirus in pazienti sottoposti a trapianto: un mercato fortementeredditizio che Roche cerca di difendere brevettando i suoi prodotti. L’ufficio brevetti indiano (Paeseche possiede una delle maggiori industrie di farmaci generici) ha stabilito che la casa stava tentandodi proteggere una nuova formulazione di un farmaco che in realtà era stato inventato negli anniOttanta e ha sancito il diritto dei pazienti di presentare ricorso contro un brevetto anche dopo il suo deposito. Una decisione salutata con favore da molti osservatori. Oggi il valganciclovirè estremamente caro: fino a 8.500 dollari per un ciclo di trattamento di quattro mesi nei Paesi ad alto reddito. In India il prezzo per un trattamento standard è di circa 5.900 dollari.

LATTE ARTIFICIALE:PRESSIONI (E CRIMINI) DI UN MERCATO MILIARDARIO

NESTLÉ, HUMANA, DANONE: sono poche le multinazionali che si spartiscono il mercatodel latte artificiale. Un giro d’affari di qualchecentinaio di milioni di euro solo in Italia e di parecchi miliardi nel resto del mondo.Un’industria che negli anni ha attirato forticritiche: in Occidente, per le pressioni affinchéalle neomamme vengano consigliati i sostitutidel latte materno. Nei Paesi in via di sviluppoper i rischi che l’utilizzo del latte artificialecomporta a livello sanitario. «Naturalmente i sostituti hanno una loro utilità - spiegaLeonardo Speri, coordinatore della task forcedi Unicef Italia per l’allattamento materno -quando in effetti il latte della madre manca.Tuttavia molto spesso in situazioni di difficoltà,in particolar modo nell’Africa sub sahariana,vengono diluiti fortemente e mescolati con acqua contaminata, contribuendo alla mortalità infantile».

Nel Sud del mondo meno della metà dei bambini, secondo l’ultimo monitoraggioUnicef, riceve i benefici dell’allattamento al seno fino al sesto mese. Una pratica che potenzialmente potrebbe ridurre la mortalità infantile sotto i cinque anni del 19%. La commercializzazione dei sostituti è regolamentata da un codiceapprovato nel 1981 dall’assemblea mondialedella Salute, che però viene recepito a macchia di leopardo. «In Italia - continuaSperi - effettivamente devo testimoniare io stesso che le pressioni, magari tramitedonazioni di latte o regali, nei confronti di pediatri e ospedali esistono. Capita tral’altro che il consumo di un certo latte vengaindicato persino nella cartella di dimissionidall’istituto». A livello nutrizionale, spiega il medico, «il latte materno è superiore a quello artificiale, questo è più o meno

condiviso dalla comunità scientifica. E bisognaconsiderare che quasi tutti gli studi sul latte in polvere sono finanziati dalle stesse caseproduttrici». Il forte consumo di sostituti,spiega la dottoressa Chiara Pozzi Perteghella,farmacista molto attiva sul frontedell’allattamento materno, «almeno in Italia è il prodotto di anni e anni di promozionedell’immagine di una madre indipendente, chevive l’allattamento come un peso». E i risultatisi vedono, in termini di vendite e di prezzi. «Il latte in polvere - spiega la dottoressa - sul bilancio di una famiglia può pesare intorno ai 1.500 euro annui. Paradossalmente a ritornare all’allattamento naturale sonoinvece le classi più agiate, con un più altolivello culturale e con maggiori possibilità di reperire informazioni adeguate». F. Sim.

Leche Ligue Italia: www.lllitalia.org

Gli accordi Trips consentono a un’azienda titolare del brevetto di un medicinale di non produrlo se non lo ritiene vantaggioso e di impedirne la produzione ai concorrenti. A scapito dei diritti dei malati

Calcutta. Un paziente affetto da Aids in una corsia

dell’Ospedale Centrale. India, 2002

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finanzaeticaImmobiliare a rischio bolla. E le banche tremano >30 Il futuro di Banca Etica, parola al neopresidente >32Cambiare stile di vita spinge all’impegno pubblico >35

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PER I RICCHI È INIZIATA LA RIPRESA:10 MILIONI DI PERSONEHANNO 39 MILA MILIARDI DI $

La crisi ha invertito rotta, almeno per alcuni. In particolare per i più ricchi. Ogni anno la società di consulenza Cap Gemini realizza un’indagine, per conto di Merrill Lynch Global Wealth Management(la sezione della ex banca d’affari statunitensededicata ai clienti danarosi), per verificare come si sta muovendo la ricchezza nel mondo. Risultato: nel 2009 gli high net worth individual (HNWI, individuicon un elevato valore netto) sono saliti a dieci milioni.Con questa definizione Cap Gemini si riferisce ai soggetti con un patrimonio di almeno un milione di dollari (esclusi la proprietà destinata alla residenzaprimaria, i beni esigibili, i beni di consumo e i beni di consumo durevoli). Questi ricchi, messi tutti insieme,

possiedono 39 mila miliardi di dollari (più di metà del Pilmondiale), una cifra che nel 2009 è cresciuta del 18,9%rispetto all’anno prima. “Sono state quasi interamenterecuperate le perdite subite nel 2008”, si legge nell’indagine.

«A trainare la ripresa sono stati i mercati emergenti,in particolare India e Cina, oltre al Brasile, e sarannoquesti stessi Paesi a guidare la crescita anche in futuro», ha dichiarato durante la conferenza stampadi presentazione dell’indagine Ettorina Schiaffonati,Vice President, Financial Services, Capgemini Italia.«Nel 2009 l’Area asiatica del Pacifico è stata l’unicaregione a registrare una forte espansione dei fattorimacroeconomici e finanziari che influenzano la ricchezza».

Nonostante la crescita della ricchezza dei ricchi sia stata più marcata nei Paesi in via di sviluppo, la popolazione mondiale dei milionari e la ricchezzacomplessiva rimangono principalmente concentratenegli Stati Uniti, in Giappone e in Germania, dove nel 2009 vive complessivamente il 53,5% della popolazione mondiale di HNWI.

E in Italia? Alla fine del 2009 i milionari erano178.800, il 9,2% in più rispetto ai 163.700 del 2008dopo il calo del 20,8% dell’anno precedente.

PARADISI FISCALI:IN SVIZZERAGLI EVASORI ITALIANI RESTANO AL SICURO

Gli evasori italiani che hanno affidato i loro capitali alla cura degli istituti elvetici possono tirare un sospirodi sollievo. A prescindere dal “temuto” via libera del parlamento svizzero sulla legge di condivisione dei dati bancari di Ubs con gli Stati Uniti, non vi sarebbeinfatti alcuna intesa analoga all’orizzonte tra l’Italia e la Confederazione. Lo ha rivelato nelle scorsesettimane il quotidiano Milano Finanza citando fontiinvestigative anonime. Nonostante le pressionidell’Ocse, che da oltre un anno spinge per una glasnost dei paradisi fiscali, la Svizzera non intendesottoscrivere alcun accordo internazionale per lo scambioinformativo rendendo così impossibile al fisco italiano il rilevamento dei nomi degli evasori. La notizia rassicura

così quegli stessi titolari dei conti che non hanno aderito allo scudo fiscalepromosso da Roma lo scorso autunno.Sempre secondo il quotidiano, per altro,lo stesso accordo sottoscritto tra Bernae Washington potrebbe essereinvalidato da un referendum popolareprevisto per il prossimo futuro. In questo contesto di ridimensionamentodegli obiettivi di trasparenza, intanto,

le banche elvetiche avrebbero ripreso ad attrarrecapitali stranieri specialmente dagli evasori europeiintenzionati a mettere la propria liquidità al riparo dalle possibili speculazioni al ribasso sull’euro. A sostegno delle banche svizzere la riconosciuta“professionalità” gestionale nonché quell’intangibileculto della privacy che, tuttora, continua ad ostacolarequalsiasi processo di riforma. Secondo Bankitalia, a febbraio 2010 quasi 25 degli oltre 34 miliardi di euro“scudati” dagli italiani provenivano dalla Svizzera. 35 miliardi, su 50, erano stati invece regolarizzati ma contemporaneamente trattenuti nei forzieri elvetici.

PIÙ ENERGIAPULITANEI MERCATIEMERGENTI

Gli investimenti in energia pulita nei principali Paesi emergenti si mantengono elevati e promettonodi crescere ancora grazie alla regolamentazione promossa dai governi locali. Lo sostiene uno studio del Carbon DisclosureProject (Cdp), un’organizzazionenon-profit di base a Londra, i cui risultati sono stati resi noti dal portale Socialfunds.com.L’indagine, commissionatadall’associazione Renewable Energy& Energy Efficiency Partnership(Reeep), ha messo in luce datisorprendenti. Nel corso del 2009, la Cina ha investito nel compartoben 35 miliardi di dollari, più di chiunque altro nel mondo. La cifra batte ampiamente il totaledegli investimenti statunitensi,attestatisi a quota 18,6 miliardi. In rapporto alla differente scaladelle economie, affermano gli analisti, gli investimenti cinesiequivalgono, di fatto, al triplo degliomologhi americani. Ottime notizieanche dagli altri tre casi studiati:

il Brasile ha investito 7,4 miliardi,l’India 2,3. Il Sudafrica, infine, ha sborsato 125 milioni nel corsodell’anno passato. A favorire la crescita degli investimenti,evidenzia il rapporto, ci sonosoprattutto gli sforzi regolamentari.In tal senso ci si attende moltodall’ultimo piano sulle rinnovabilipromosso da Pechino che prevede traguardi ambiziosi da raggiungere entro il 2020.

A LEGAMBIENTEIL GREEN GLOBEBANKINGAWARD

È andato a Legambiente il primoriconoscimento Green GlobalBanking Award Ad Honorempromosso nell’ambito dell’omonimoconcorso giunto alla quartaedizione. Nato nel 2006, il GreenGlobe Banking è “un laboratoriopermanente” dedicato alle attivitàbancarie “verdi” promosso da Globizcon il patrocinio del Ministerodell'Ambiente. Ogni anno organizzala Green Globe Conference per analizzare lo stato di questogenere di servizi bancari assegnandoun riconoscimento ai migliori istituti.Il premio, spiegano gli organizzatori,“sottolinea l’attenzione che Legambiente ha riservato alle innovazioni del sistemabancario in un’ottica di sostenibilitàambientale - da ricordare l’accordocon le Banche di CreditoCooperativo attraverso Federcasse -grazie alle quali le istituzionibancarie hanno potuto ricoprire un ruolo significativo nellaprogettazione di un futuro diverso, in cui rispetto per l’ambiente e crescita finanziaria lavorinosinergicamente, e non in contrapposizione, al fine di migliorare la vita di tutti”.Fondata nel 1980 sulla crescentespinta dei movimenti ecologisti,Legambiente conta oltre 115.000tra soci e sostenitori unitamente a un migliaio di gruppi locali e 30.000classi che partecipano a programmidi educazione ambientale.

LE BANCHEPIÙSOSTENIBILIDELL’ANNO

Si chiama Co-operative FinancialServices, vanta ricavi per 1,6 miliardidi dollari l’anno ed è la banca “più sostenibile” del 2010. Ne sonoconvinti il Financial Times (Ft) e l’International Finance Corporation(Ifc), organizzatori della quintaedizione dei Sustainable BankingAwards. Il concorso, creato con l’obiettivo di “offrire un riconoscimento alle banche e alle altre istituzioni distintesi per leadership ed innovazionenell’integrare aspetti sociali,ambientali e di corporategovernance nelle loro operazioni”,ha premiato anche altri soggetticandidati per differenti categorie.L’istituto brasiliano Itau Unibanco è stato premiato come BancaSostenibile 2010 per i MercatiEmergenti mentre la Ong kenianaOne Acre Fund, attiva in AfricaOrientale, ha ottenuto il massimoriconoscimento nella categoria“Attività finanziarie per la soddisfazione dei bisogniprimari”. Tra gli altri premiatil’indiana Financial InformationNetwork and Operations (Fino),società specializzata nella fornituradi servizi tecnologici alle istituzionidi microcredito, e lo statunitenseGlobal Environment Fund che, con il suo miliardo di dollari di capitale gestito in attivitàcoerenti con le sfide energetiche ed ambientale, è stato nominatoInvestitore Sostenibile dell’Anno.

CARBONMARKETDIMEZZATODALLA CRISI

Il valore del “carbon marketvolontario globale” si è ridotto del 47% nel corso del 2009crollando a quota 387 milioni di dollari alla fine dell’anno. Lo segnala il portale specializzatoGreenbiz.com evidenziando come il dato sottolinei il forte impattonegativo della crisi sui buonipropositi di responsabilitàambientale e sociale d’impresa. Il carbon market si basa sul sistemadel “cap & trade” che prevede la fissazione di limiti alle emissionidi CO2 da parte dei produttori. I soggetti che emettono una quantitàinferiore alla soglia massimatrasformano questa differenza in un “credito di emissione” che può essere rivenduto a coloroche non sono in grado di rispettareil limite imposto. Questo sistema è obbligatorio per i sottoscrittori del Protocollo di Kyoto, ovvero per quasi tutte le nazioni del Pianeta con l’eccezione di Cina e India, che operano in regime di deroga, e degli Usa, che nonhanno mai ratificato il documento.In questi Paesi esiste un mercatoanalogo ma promosso su basevolontaria in assenza di obblighi di legge e il cui valore su scalamondiale è compensato per metàdagli Usa. La volatilità dei prezzi dei crediti ha generato un mercatoparallelo di titoli derivati che vede nella City londinese il suo centro nevralgico.

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| finanzaetica | credito e costruzioni |

| 30 | valori | A N N O 1 0 N . 8 1 | L U G L I O / A G O S T O 2 0 1 0 |

| finanzaetica |

| A N N O 1 0 N . 8 1 | L U G L I O / A G O S T O 2 0 1 0 | valori | 31 |

statunitensi, ma anche nel nostro Paese la svalutazione dei creditiimmobiliari potrebbe avere pesanti ricadute sul sistema creditizio (equindi sui risparmiatori). In gioco ci sono cifre importanti: secondoBankitalia il comparto nel 2009 ha assorbito finanziamenti bancariper 550 miliardi di euro (privati e imprese), pari a un terzo del Pil ita-liano, di cui 130 miliardi confluiti verso imprese edili. Queste ulti-me hanno goduto di volumi crescenti di credito a buon mercato:+39% dal 2005, fino alla brusca frenata degli ultimi due anni. Il 2009ha inaugurato la crescita zero, mentre le sofferenze sono esplose aquota 7,5 miliardi (+47%). Stesso trend sui mutui a carico delle fa-miglie, le cui sofferenze sono passate dallo 0,8% all’1,5% del totale,ma ad accusare il colpo sono soprattutto gli immobili ad uso com-merciale (vedi ). Emblematico è il cambio di destinazione del di-scusso grattacielo curvo di Citylife, ex Fiera di Milano: non più uffi-ci, ma residenze di lusso, le sole in grado oggi di avere un mercato.Del resto sono noti i salvataggi eccellenti degli ultimi 12 mesi, da Ri-sanamento ad Aedes, per evitare fallimenti che avrebbero deteriora-to pesantemente i crediti bancari.

È il risultato di un quinquennio di cementificazioni selvagge(2002-2006) quando i finanziamenti immobiliari a famiglie e impre-se crescevano a ritmi del 16% annuo, per poi crollare sotto l’1% l’an-no scorso. Perfino negli ultimi 15 mesi a Milano sono stati immessisul mercato 70 mila nuovi alloggi ogni trimestre, come riferisce la so-cietà di consulenza Jones Lang LaSalle: su 572 mila metri quadrati dinuovi uffici in costruzione o ristrutturazione, quasi il 60% è ricon-ducibile a progetti speculativi, ossia senza un reale fabbisogno.

Senza ripresa, banche a rischio E ora? Tutti sperano nella ripresa, in primis le banche, per non accu-mulare nuove perdite sui crediti iscritti a bilancio. Ma la domanda lan-gue e una vera inversione di tendenza non è all’orizzonte. C’è da chie-

BOX

UECENTODIECIMILA POSTI DI LAVORO PERSI, novemila im-prese cancellate, crollo degli investimenti e dellecompravendite. Il 2009 passerà alla storia come uno

degli anni neri del mercato immobiliareitaliano, dopo un lungo periodo di eccessispeculativi. Ma ora il contagio sta passan-

do alle banche, che hanno scommesso parecchi miliardi sul settore.È la cosiddetta “bolla immobiliare”, che aleggia come uno spettrosulle economie del Pianeta. Alla base c’è sempre un sistema banca-rio compiacente che gonfia domanda, prezzi e investimenti, fino aquando mutano le condizioni di mercato e compaiono le prime in-solvenze. È a questo punto che il banco salta e il gioco si sgonfia.

Mercato immobiliare “sofferente”Siamo lontani dalle insolvenze registrate dalle banche spagnole e

Immobiliare a rischio bolla E le banche tremano

Il mercato immobiliare è sovra-indebitato verso le banche. Dopo una cementificazione selvaggia

e un 2009 a picco gli immobili potrebbero svalutarsi e le imprese non restituire i prestiti.

di Roberto Cuda

D

INVESTIMENTI IN COSTRUZIONI: -9,4% (-1,8% nel 2008) [ANCE]

COMPRAVENDITE: -10% [ISTAT], di cui:Abitazioni: -9,6%Uso commerciale: -14,7%

PREZZI: [NOMISMA]

Abitazioni: -3,3% medie città, -4,1% grandi cittàUffici: -3,3% medie città, -3,9% grandi città

IMPRESE FALLITE: oltre 2.000 (+30% nel primo trimestre 2010) [ANCE]

IMPRESE CANCELLATE: 9.000 (+7.800 nel primo trimestre 2010)

SVALUTAZIONE DEGLI IMMOBILI DETENUTI DAI FONDI DI INVESTIMENTO:3%, pari a 297 milioni di euro [SCENARI IMMOBILIARI]

ANDAMENTO DEI TITOLI DELLE SOCIETÀ IMMOBILIARI QUOTATE:-66,87% nel periodo 2007-2009 [SCENARI IMMOBILIARI]

I NUMERI DEL 2009

2005 2006 2007 2008 2009

Impieghi 93.665 107.669 122.026 130.216 130.706

% sul totale impieghi 7,6% 7,8% 7,9% 8,1% 8,1%

Sofferenze 6.531 6.607 6.517 5.141 7.574

% sul totale impieghi anno precedente 0,6% 0,5% 0,5% 0,3% 0,5%

ESPOSIZIONE DEL SETTORE BANCARIO VERSO IMPRESE DEL SETTORE EDILE E GRANDI OPERE (MILIONI DI EURO)

L’ESPOSIZIONE POTENZIALMENTE problematica delle banchespagnole sul settore immobiliare potrebbe ammontare a 166 miliardidi euro, mentre gli immobili già nel portafoglio dagli istituti siattesterebbe a 60 miliardi. È quanto si legge in un report diffuso dallaBanca di Spagna sulla stabilità finanziaria del Paese. Una cifra checomporta un “rischio significativo” secondo la stessa Banca centrale,ma che potrebbe lievitare nei prossimi mesi. I crediti erogaticomplessivamente al settore dell’edilizia e dello sviluppo immobiliaresono pari a circa 445 miliardi di euro.

Consistente anche l’indebitamento delle famiglie (sia nei confrontidelle banche che verso finanziarie), che ha toccato nel 2008 il 130%del reddito disponibile, quando nel 1995 arrivava appena al 50%.L’aumento più consistente è avvenuto tra il 2000 e il 2008, periodonel quale la percentuale del debito sul reddito è più che raddoppiata,contestualmente all’impennata dei mutui immobiliari.

SPAGNA: LA BOMBA A OROLOGERIA DEL CREDITO IMMOBILIARE

dersi, insomma, quanto dei 550 miliardi contabilizzati corrisponda alsuo valore effettivo, visto il deprezzamento degli immobili sottostan-ti (da -3% a -4% nel 2009, secondo Nomisma). Senza contare le di-smissioni di patrimonio edilizio in programma nei prossimi mesi - 3miliardi solo dalle prime cinque società, per abbattere parte dei debi-ti accumulati - che potrebbero innescare nuove pressioni al ribasso.

«Se gli asset (immobili, ndr) posti a garanzia dei crediti fossero va-lutati a prezzi di mercato avremmo sofferenze ben più consistenti,mentre non farei scommesse su una ripresa del settore, almeno nelbreve termine», prevede Giacomo Morri, direttore del Master in RealEstate della SDA Bocconi. «Non vedo motivi plausibili perché il mer-cato debba tornare a crescere, soprattutto nel comparto commercia-le. L’economia ristagna e sul fronte finanziario non si registrano no-vità: le banche non aumentano il credito e i tassi potrebbero anchesalire nei prossimi mesi, raffreddando ulteriormente la domanda».Quel che è certo è che i fondi immobiliari italiani hanno dovuto sva-lutare i propri asset per 297 milioni di euro (-3%), portando il bilan-cio 2009 in perdita per 165 milioni, da un utile di 56 milioni del-l’anno prima. Giacomo Morri non esclude nuovi ribassi dei prezzinell’anno in corso, considerati i tempi di reazione del mercato im-mobiliare. Il 2009, infatti, ha registrato il picco negativo delle com-pravendite (-10%) i cui effetti - a causa dei tempi burocratici delletransazioni immobiliari - potrebbero farsi sentire in questi mesi.

La stessa Associazione dei costruttori (Ance) prevede entro di-cembre una contrazione degli investimenti del 7,1%. «I prezzi sono

ancora troppo alti - continua Morri - e gli investitori non comprano.Certamente assisteremo a una selezione del mercato, nel quale la do-manda si rivolgerà soprattutto a immobili di qualità, causando il de-prezzamento degli altri. In ogni caso è difficile pensare che oggi unfondo straniero trovi appetibile il mercato italiano». Un’opinione, aquanto pare, condivisa dagli investitori, visto che dal 2007 al 2009 ititoli delle società immobiliari hanno perso il 66,86% del valore.

Dubbi sul futuroSarebbe eccessivo prefigurare rischi sistemici, se non altro perchél’indebitamento delle famiglie italiane resta contenuto: con undebito pari al 60% del reddito disponibile, siamo lontani dal130% dei nostri vicini spagnoli (Banca d’Italia, 2008). Anche i cre-diti a rischio presentano valori molto diversi: in Italia le sofferen-ze complessive si attestano intorno ai 12,5 miliardi di euro, men-tre in Spagna l’esposizione problematica potrebbe toccare i 166miliardi. Pur considerando ulteriori svalutazioni difficilmente ar-riveremmo a quella soglia. Restano tuttavia delle incognite, lega-te alla valutazione degli immobili sottostanti e all’andamento delmercato, e una domanda: in che modo le banche spalmerannoeventuali perdite sulla massa dei risparmiatori? Nel frattempo in-combe la spada di Damocle del debito bancario, che sottoporrà anuove pressioni i bilanci: tra il 2011 e il 2012 gli istituti dovran-no rimborsare 245 miliardi di obbligazioni sottoscritte dai rispar-miatori, che saliranno a 503 entro il 2014. .

GLOSSARIO

FON

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ASSETS L’insieme dei prodotti finanziari detenuti in portafoglio da un investitore e gestitiattraverso scambi di mercato. Possono essere azioni, obbligazioni o prodotti complessi.

BOLLAParticolare condizione di mercato nella quale un eccesso di euforia conduce ad un aumento anormale della domanda con conseguente innalzamento dei prezzi.Gli operatori acquistano un prodotto finanziario, un bene o una materia primaconvinti che il valore sia destinato a salire ulteriormente. La corsa al rialzo si arrestapoi all’improvviso facendo crollare i prezzi ormai eccessivi e insostenibili.

ESPOSIZIONEIl coinvolgimento di un investitore (individuo o società) in un particolare segmento di mercato. Tale coinvolgimento si misura attraverso il valore dei titoli posseduti e/o dei crediti vantati. Se il segmento è a rischio insolvenza [vedi] l’esposizione può diventare una misura del rischio bancarotta.

INSOLVENZAL’incapacità di un soggetto di onorare i propri debiti per mancanza di liquidità. Talecondizione può riguardare singoli investitori, imprese, società finanziarie o Stati sovrani.

SOFFERENZE L’insieme dei crediti vantati nei confronti di soggetti a rischio insolvenza e, in quantotali, di riscossione difficile e incerta. Tali crediti possono essere trasformati in denaroliquido attraverso l’impiego di strumenti finanziari derivati. Questo processo si definisce “cartolarizzazione”.

SPECULAZIONEOperazione di compravendita titoli realizzata in base a ipotesi soggettive sull’andamentodi mercato. Tipico esempio l’acquisto di titoli o beni determinato dalla convinzioneche l’aumento (magari immotivato) della domanda spingerà il loro valore al rialzo.

SVALUTAZIONELa perdita di valore di un asset [vedi], di una moneta o di un bene materiale,determinato dai fattori base del mercato, ovvero da un calo della domanda o da unacrescente disponibilità dello stesso (eccesso di offerta).

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| finanzaetica |

| A N N O 1 0 N . 8 1 | L U G L I O / A G O S T O 2 0 1 0 | valori | 33 |

| finanzaetica | nuovo Cda |

| 32 | valori | A N N O 1 0 N . 8 1 | L U G L I O / A G O S T O 2 0 1 0 |

NA NUOVA PAGINA DI STORIA”, “Verso un rinnovo radicale”,“L’assemblea del cambiamento”, “Profondo rinnova-mento”, “Verso la rivoluzione”. Titolavano così alcuni

giornali all’indomani dell’assemblea dei socidi Banca Etica, lo scorso 22 maggio. Un’as-semblea con una partecipazione altissima

(c’erano 960 soci, che, con le deleghe, rappresentavano5.199 voti) per assistere a un momento molto importan-te per la banca: dopo dodici anni di piccole modifichenella composizione del Consiglio di amministrazione, inquell’occasione sarebbe invece cambiato radicalmente. Ecosì è stato: sui 13 seggi disponibili in Cda sono arrivatiben 10 volti nuovi, tra cui il presidente, Ugo Biggeri, 44anni, fiorentino, finora a capo della Fondazione cultura-le di Banca Etica. «Cercheremo di essere ancora più effi-cienti e innovativi», ha dichiarato Biggeri all’assemblea.

La prima riunione del Cda è stata il 7 e l’8 giugno aBologna (la seconda il 28 giugno, ma questo numero diValori era già andato in stampa). Ed è arrivato il primo se-gnale di cambiamento, sotto forma di una maggiore tra-sparenza. Già il giorno dopo infatti è stato inviato ai di-pendenti della banca e alle circoscrizioni dei soci (la parte

attiva della base sociale, organizzata localmente, che, asua volta, provvede a diffondere le informazioni ai socidella propria zona) un resoconto delle attività svolte e deitemi discussi durante la riunione del Cda.

Quale strada prenderà quindi Banca Etica? Qualesarà la portata del cambiamento, che la sostituzione di10 su 13 membri del Cda lascia presagire? Per trovare al-cune risposte a queste domande Valori ha intervistato ilneopresidente, Ugo Biggeri.

Innanzitutto come vede questo nuovo Cda?Si respira una grande voglia di fare e di fare insieme. Vo-gliamo cogliere l’opportunità di lavorare davvero in squa-dra come Cda, confrontandoci liberamente sulle scelte stra-tegiche durante le riunioni e trovando delle linee condivise.

L’assemblea ha dato un segnale di forte rinnovamen-to, sia per i numeri dei voti espressi, sia per come si sonoripartiti e per come hanno dato luogo alla composizionedel Consiglio stesso. Il merito va non solo ai candidatieletti, ma anche ai tre esclusi, che hanno messo la facciafino in fondo e si sono messi in gioco davvero; e a tutti icandidati su cui le aree hanno svolto la selezione.

È risultata una squadra ben assortita con buone pro-fessionalità. Una squadra che nasce sulla spinta al cam-biamento di una banca che dopo aver raggiunto enormirisultati in 12 anni di vita, ora è diventata adulta e devepassare a un nuovo periodo storico, con sempre più con-

fronto con il mondo che ci circonda. Il Cda ha organiz-zato un percorso formativo per uniformare il più possi-bile le competenze e le conoscenze di tutti i membri.Due incontri si sono già svolti - uno sui mercati mone-tari e uno su patrimonio e vigilanza – il prossimo verteràsull’articolo 5 e sul perché nasce una banca etica.

Quali priorità sono emerse nella prima riunione?Abbiamo affrontato il tema dell’equilibrio tra trasparen-za e riservatezza. Perché è necessario mantenere riserbosulle questioni più delicate discusse in Cda, come quellerelative al personale e all’organigramma. Ma è anche fon-damentale essere più efficaci nella comunicazione, con isoci e con il personale. Da questa constatazione è deriva-ta la divulgazione, il giorno dopo la riunione del Cda, diun aggiornamento a dipendenti e circoscrizioni dei soci.

A parte questo aspetto, le priorità emerse sono mol-te, le abbiamo sintetizzate nei temi assegnati ai tre grup-pi di lavoro che abbiamo costituito nel Cda: organizza-zione e personale; banca etica europea e partecipazioni;capitalizzazione e alleanze.

Ma la questione più importante è quasi banale: labanca deve tornare a fare utili, che significa lavorare sul-l’organizzazione e l’efficienza. La prima impressioneemersa dalla riunione del Cda è che dovremo stare at-tenti ai numeri e alle questioni bancarie. L’aspetto valo-riale, sempre comunque presente, verrà di conseguenza.

Quello del capitale sociale è un punto fonda-mentale...

È il punto cruciale, lo diciamo tutti e da tempo, ma cre-do che il Cda, gli stessi soci e tutto il sistema non sianoriusciti a mettere le ricapitalizzazione in cima alle prio-rità, perché avevamo ancora margini. Oggi non più.Dobbiamo riuscire a far crescere il patrimonio, altri-menti siamo bloccati nell’operatività. I soci ci chiedononuovi progetti di finanziamento, forme di società nuo-ve da finanziare. Ma senza un capitale sufficiente sonoobiettivi irraggiungibili.

Può migliorare la capacità finanziamento a sog-getti senza garanzie?

Banca Etica ha un buon 25% finanziato senza garanziereali. Il primo obiettivo è non scendere sotto questo25%. Dobbiamo lavorare di più sui numeri, dimostrarea Banca d’Italia che le “nostre” garanzie non reali sonoefficienti come le altre. Ma la capacità di concedere pre-stiti e di effettuare operazioni a rischio è legata al capi-tale di rischio. Quindi torniamo al punto di partenzadella ricapitalizzazione.

Avete pensato a un conto a costo zero?Non è da escludere, ma per il momento non ci abbiamopensato e non ce lo possiamo permettere. Però esiste giàun bancomat ricaricabile a prezzo bassissimo. Può esse-

Ugo Biggeri è il nuovo presidente di Banca Etica. Efficienza e innovazione sono le sue priorità, sempre con i piedi per terra.

“U

Il futuro diBanca EticaParolaalneopresidente

di Elisabetta Tramonto

La ricapitalizzazione è il puntocruciale per la banca. Senza, molteidee e progetti di finanziamentonon potrannoessereconcretizzati

“”

Oltre al presidente, UgoBiggeri (a sinistra nella foto), il nuovo Cda di Banca Etica è composto da (in ordine di preferenze raccolte durante la votazione nell’assemblea del 22 maggioscorso - nelle foto, da sinistraa destra e dall’alto in basso): . Sabina Siniscalchi . Anna Fasano . Sergio Morelli . Roberto Museo . Giulio Tagliavini . Giuseppe Gallo . Renzo Canal . Franco Marzocchi . Daniele Lorenzi . Rita De Padova . Roberto Ennio Oliva . Luigi Barbieri

Il vicepresidente uniconominato dal Cda è Sergio Morelli.

E il comitato esecutivo è composto da: . Giulio Tagliavini . Giuseppe Gallo . Ugo Biggeri . Renzo Canal

Il segretario di presidenza è Roberto Museo.

Nella foto grande, unavotazione duante l’assembleadei soci del 22 maggio scorso.

IL NUOVO CDA

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È L’INSEGNANTE DI MESSINA che ha deciso di mettere inpiedi una cooperativa di lavoro con ragazzi disabi-li. Un cittadino di Trento entrato a far parte del ta-

volo di lavoro provinciale sulla mobi-lità. Un assessore di Quarrata, nelpistoiese, che ha steso un regolamento

urbanistico ispirato dall’obiettivo di eliminare il peso delle lobby del-l’edilizia e di ridurre il consumo di suolo. E, ancora, il ragazzo bolo-gnese che ha deciso di aprire un forno che utilizza la pasta madre alposto del lievito per produrre il pane in modo tradizionale. E c’è an-che chi, “baciato dalla fortuna”, ha ereditato una grossa somma di de-naro ma, anziché spenderla in shopping sfrenato e acquisti di lusso, hareso possibile l’apertura di un centro di assistenza per i più bisognosi.

La nuova politicaTutte queste azioni, votate al bene collettivo, sono statemesse in pratica da alcuni membri di Bilanci di Giustizia,l’associazione che da diciotto anni propone l’adozione dinuovi stili di vita. Modi nuovi di concepire i consumi, ba-sati su principi di sostenibilità e sobrietà, per rompere ilgioco della frenesia dell’acquisto e della supremazia delmercato. Azioni che non rispondono a strategie coordina-

te, ma a scelte individuali dei vari “Bilancisti”. Come se il cambio di sti-li di vita, fatto nel privato della propria famiglia, li abbia spinti a tra-sferire tali esperienze a livello collettivo. «Un passaggio dal personale alpolitico», lo definisce don Gianni Fazzini, coordinatore di Bilanci diGiustizia. «In questo momento di corruzione dilagante, che non lasciaimmune neppure la Chiesa, è un messaggio altissimo. Chi sceglie diguardare in modo nuovo i consumi e il proprio bilancio familiare ten-de naturalmente a trasferire tale impegno su un altro terreno. E ponein essere azioni “politiche”». Che non necessariamente si traducono inimpegno all’interno dei partiti, ma che producono cambiamenti nellacollettività: «È politica mettere in pratica azioni quotidiane che si ba-sano sul rispetto dei beni comuni – osserva Fazzini - è politica preferi-re un’azienda che riconosce i diritti dei lavoratori; è politica rimanerein rete e cercare nel confronto e nelle relazioni delle risposte».

Una scoperta casualeL’aspetto curioso della vicenda è che questa tendenza apassare dall’impegno familiare a quello pubblico è emer-so per caso tra i Bilancisti. Semplicemente parlando, l’in-verno scorso, in uno degli appuntamenti organizzati perpermettere lo scambio di buone pratiche. Una scopertatanto inattesa da spingere l’associazione a inserire leesperienze più interessanti nel Rapporto 2010, che saràpresentato nell’incontro annuale di fine agosto (vedi

). Compito di un docente dell’Università di Macera-ta, il professor Roberto Mancini (nulla a che vedere conl’omonimo allenatore del Manchester City), docente difilosofia teoretica, fare il punto e passare da tante storieindividuali a un percorso comune, in grado di diffonde-re le buone pratiche nei piccoli borghi o nelle grandicittà in cui i Bilancisti vivono. .

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| finanzaetica |

| 34 | valori | A N N O 1 0 N . 8 1 | L U G L I O / A G O S T O 2 0 1 0 |

| bilanci di giustizia | finanzaetica |

| A N N O 1 0 N . 8 1 | L U G L I O / A G O S T O 2 0 1 0 | valori | 35 |

Dopo aver cambiato stili di vita e di consumo, molti membri di Bilanci di Giustizia hanno iniziato a impegnarsi nel proprioterritorio. Una riscoperta della politica. Attraverso cooperative, centri d’ascolto, piani regolatori virtuosi.

di Emanuele Isonio

C’

DALLA FAMIGLIA ALLA POLITICA: QUATTRO GIORNI, MILLE ESPERIENZE

“PASSAGGI TRA PERSONALE E POLITICO”. Ovvero: chi fa scelte senza farsi (più) condizionare dalla pubblicità e dal mercato ha la consapevolezza della valenza politica del suo modo di vivere.Sarà il tema del convegno annuale di Bilanci di Giustizia, ospitato, quest’anno, a Marina di Massa tra il 26 e il 29 agosto. Diversamente dalle precedenti edizioni, al posto dei relatori, gli incontrisaranno dedicati a scoprire i modi d’impegno pubblico messi in atto dai Bilancisti, dopo avermodificato i propri stili di vita. Il programma completo dell’incontro annuale e la lista dei laboratorisono pubblicati su www.bilancidigiustizia.it.

LA STRADA ALTERNATIVA VERSO IL “BIEN VIVRE”

IL LORO MOTTO È “CONSUMARE MENO, CONSUMARE MEGLIO”.Forse il ministro Brunetta li additerà come fannulloni. Il ministroTremonti li potrebbe accusare di fare il male della Patria perché nonincentivano gli acquisti e quindi la ripresa del Pil. Eppure l’esempiodei Bilancisti dimostra che la correlazione tra consumi e qualità di vita non è inoppugnabile. Le famiglie aderenti a Bilanci di Giustiziahanno deciso di orientare i propri consumi in un’ottica di maggioresobrietà ed equità, introducendo una serie di cambiamenti nelproprio stile di vita. Piccole cose che insieme fanno grandi risultati:acqua del rubinetto invece delle minerali imbottigliate, bici anzichéauto, verdure (biologiche) al posto della carne, latte e detersivi allaspina per ridurre gli imballaggi, dolci fatti in casa anziché merendineconfezionate, e così via. Tante piccole scelte che hanno finito per “spostare” in senso più giusto il 30% dei loro consumi, con picchinell’alimentare (48%) e nell’igiene (40%). A risentirne positivamentenon è solo la coscienza, ma anche le casse familiari. In un anno, una famiglia bilancista arriva a risparmiare il 16% rispetto al resto dei nuclei familiari. Una scelta che però ha ben poco di pauperista: i bilancisti consumano più prodotti biologici e alimenti di qualità. E spendono più della media per cultura e libri. Il tutto, lavorandomeno ore della media (tagliare i consumi inutili libera risorse per il tempo libero). Che abbiano trovato la via per il bien vivre?

NELL’ANNO DELLA CRISI, BANCA ETICA REGGE IL COLPO

NONOSTANTE I COLPI DELLA CRISI Banca Etica ha superato il 2009 a testa alta. I finanziamenticoncessi hanno registrato una forte crescita: +26% dal 2008. In particolare sono volati gli interventinel settore delle rinnovabili: 21 milioni e 320 mila euro i finanziamenti deliberati nel 2009 dallabanca per la realizzazione di impianti che utilizzano fonti energetiche rinnovabili. È stato quasitriplicato il dato del 2008. Anche la raccolta di risparmio è salita: +11%. Un vero boomdelle sottoscrizioni dei fondi di Etica sgr, in aumento quasi del 50%. Il capitale sociale è cresciuto di 3,5 milioni di euro. Quasi 3.000 i nuovi soci, che si sono aggiunti ai 30 mila che la banca contava nel 2008. Permane elevata la qualità del credito. Le sofferenze nette sono ferme allo 0,3%del totale dei crediti. Il rapporto tra impieghi e raccolta raggiunge quasi il 57%. È aumentata anchela presenza operativa di Banca Etica nel territorio: nel 2009 è stata aperta la filiale di Genova che ha portato a 13 il numero complessivo di sportelli operativi su tutto il territorio nazionale. E quest’anno apriranno Ancona e Perugia.

Anche il conto economico ha chiuso in utile, seppure contenuto, di 30 mila euro. Il margine di interesse rispetto al 2008 si è ridotto di 4 milioni di euro quale conseguenza dell’andamento dei tassi di mercato. «Per chi come noi vuole fare banca in modo tradizionale, raccogliendo il risparmio per finanziare progetti di economia civile e solidale, rinunciando a ogni attivitàspeculativa, gli ultimi anni sono stati durissimi», ha dichiarato il direttore generale, Mario Crosta. «Il crollo dei tassi di interesse ci ha costretti a un faticoso contenimento dei costi per potercontinuare a erogare credito alle imprese sociali e alle realtà non profit che da sempre sono il nostro bacino di utenza e che, proprio nella crisi, hanno più bisogno di accesso al credito. Eppure grazie all’impegno costante di soci e dipendenti, che credono nella mission di questa banca, i nostri clienti non hanno conosciuto il credit crunch».

BANCA ETICA E LEGACOOP

È STATO SIGLATO lo scorso 7 giugnol’accordo tra BancaEtica e la Lega delle Cooperativeper finanziare l’avvioe il consolidamentodi impresecooperative, di nuovacostituzione e non, promosse da Legacoop. Saràfinanziato un migliaiodi imprese in tuttaItalia e di qualunquesettore, aderenti a Legacoop. I prestitisaranno garantiti da Coperfidi (il consorzio fidinazionale costituitodalle tre centralicooperative Lega,Confcooperative,Agci) e da Coopfond,la società chegestisce il fondomutualistico di Legacoop,alimentato dal 3%degli utili annualidelle cooperativeassociate. Quello tra Legacoop e BancaEtica è un rapportodi vecchia data (concirca 18 milioni di eurodi impieghi con le cooperative dellaLega), ma è la primavolta che l’interventosi allaga dallacooperazione socialead altri comparti.

Bilancisti:cambiare stiledivita spinge all’impegno pubblico

re usato come un conto corrente, permette di caricare lostipendio e non consente di andare in scoperto. È adat-to a chi effettua poche operazioni.

State pensando anche ad altri prodotti finan-ziari da offrire? Per esempio un private equitycon taglio etico?

Sarebbe interessante, come molti altri progetti che avreiin mente. Ma prima bisogna risolvere i problemi esi-stenti, innanzitutto il capitale sociale insufficiente. Senon lo facciamo crescere rapidamente non potremmorealizzare molti dei progetti che vorremmo.

Sul fronte del personale avete in programma deicambiamenti, delle integrazioni, un decentra-mento verso le filiali?

Ci sono molti bisogni relativi al personale, li abbiamoben presenti. Ma per ora dobbiamo mantenere il quadrodi bilancio della banca. Dobbiamo fare numeri.

E per quanto riguarda il terzo settore, avete inprogramma di stringere i rapporti con questomondo?

Ho già incontrato il portavoce del forum de Terzo setto-re. Allacciare rapporti con quello che per noi è il nostromondo di riferimento è una priorità. Ma il Cda si è ap-pena insediato, non possiamo avere troppi fronti aperticontemporaneamente. Abbiamo un gran numero diprogetti in mente e tanta energia e volontà per attuarli,ma lo faremo nei tempi e nei modi che ci consentirà lanostra realtà, risolvendo prima i problemi aperti.

Quanto bisogno c’è per la banca di diventarepiù efficiente? È possibile, e come, eliminare leinefficienze?

È fondamentale continuare a migliorare l’efficienza. Cre-do che sia possibile e che ci siano ampi margini di ma-novra. Ma bisogna trovare i punti deboli dove interveni-re. Per esempio abbattendo i tempi necessari per fornirealcuni servizi, come la concessione di un prestito o l’ac-censione di un conto. Resta importante il tempo dedica-to alla relazione con il cliente, ma non sempre giustificai rallentamenti. E dovremo promuovere di più il contoon line e portare a termine un numero maggiore dei mol-ti progetti (prodotti e servizi) che mettiamo in cantiere.Banca Etica negli ultimi anni è stata molto in movimen-to, i nuovi consiglieri vogliono capire come portare avan-ti le attività in essere, migliorarle e, contemporaneamen-te, introdurne di nuove. Di sicuro dovremo lavorare sullagestione interna e sulla soddisfazione del cliente, garan-tire la certezza nella risposta e la massima velocità.

La ricerca dell’efficienza è un percorso che non ri-guarda solo la banca, ma anche la struttura associativa.Prendiamo, ad esempio, il microcredito, non ce ne oc-cupiamo da soli. Serve una rete, che garantisca l’accom-

pagnamento della persona che chiede il prestito. È ne-cessario coltivare alleanze con chi ha a che fare con que-ste persone. Essere efficienti significa anche questo, crea-re delle reti solide.

Però dobbiamo guardare alla banca per quello che è,con la sua struttura economica piccola e il capitale socialelimitato. Sarebbe un errore caricarla di aspettative e di pro-gettualità che non possono essere realizzate finché non cisono i numeri adeguati. Bisogna impegnarsi su obiettivi al-la nostra portata. Sognare è importante, ma la concretez-za è una condizione necessaria per la realizzazione del so-gno, oltre ad essere un divere verso i soci e i clienti.

Che cosa vi ha spinti a firmare l’accordo con Le-gacoop (vedi ) per finanziare le cooperativeloro associate?

In questa fase di crisi economica le cooperative più chemai meritano l’incoraggiamento di un accesso al credi-to agevolato. I finanziamenti potranno essere utilizzatiper ri-capitalizzare le cooperative, per lanciare nuoveiniziative, ma anche per sostenere le imprese cooperati-ve in questa fase difficilissima per l’economia: gli entipubblici ormai pagano i fornitori a un anno se non dipiù. Come banca del terzo settore e delle imprese socia-li siamo disponibili a fare la nostra parte, naturalmentecon i nostri criteri di valutazione sociale ed economica;vogliamo quindi sostenere le cooperative, ad esempiocon anticipi fatture a condizioni vantaggiose. Speriamoche questo accordo sia l’asse portante per rafforzare lacollaborazione tra finanza etica e mondo cooperativo:due settori dell’economia italiana che condividono unavisione responsabile e orientata al bene comune delle at-tività economiche e che possono legittimamente candi-darsi a essere anticorpi della crisi, in grado di svilupparerisposte positive e innovative. .

BOX

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| finanzaetica |

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A CURA DI MATTEO CAVALLITO | PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVETE A [email protected] LUGLIO>OTTOBRE

o equivalente conseguita pressoun’Università italiana o stranieraconsiderata equipollente.sifp.it/pdf/bando.pdf

7 ottobreNEW YORK CITY (USA)ICCR’s ANNUAL SPECIAL EVENTGiunge alla sua 24esima edizionel’evento annuale aperto al pubblicodell’Interfaith Centre on CorporateResponsibility (ICCR). Attivo dal 1971nello sviluppo dei temi dellaresponsabilità d’impresa con la suaopera di azionariato attivo, l’ICCRraccoglie centinaia di investitoriistituzionali di ispirazione religiosa.www.iccr.org

8 - 9 ottobreIZMIR (TURCHIA)SOCIAL CAPITAL AND SUSTAINABLEDEVELOPMENTLa quarta edizione dell’InternationalConference on Social Sciences,organizzata dalla Social SciencesResearch Society (SoSReS), sarà dedicata al tema del ruolo dellerelazioni informali nella realizzazionedelle pratiche di sostenibilità e nella gestione del capitale sociale.www.icssconference.net

12 ottobreAMSTERDAM (OLANDA)EUROSIF ANNUAL ADVISORY COUNCIL MEETING Evento annuale organizzato da Eurosif - European Social Investment Forum,l’associazione creata nel 2001 allo scopo di riunire organizzazionianaloghe attive nei temi della finanzasostenibile e presenti nel Continente. www.eurosif.org

ottobre 2010 (data da definire)ROMACREDITO ALLE FAMIGLIE 2010Convegno organizzato dall’Abi sui temidel credito al consumo e dei mutui.“Credito alle Famiglie - spiegano i promotori - fa il punto sullo sviluppocrescente di questo mercato e, ancheattraverso il confronto fra la realtàitaliana e le esperienze internazionali,traccia le linee evolutive del settore nei prossimi anni”. Tra i temi principalianche la relazione banca/clientela e la gestione dei rischi.www.abieventi.it

Heritage Maritime Greenwich campusdella capitale inglese.microfinance.gre.ac.uk

10 - 12 settembreRETHYMNO (GRECIA)BEYOND THE CRISIS FIRST INTERNATIONAL CONFERENCE IN POLITICAL ECONOMYConferenza organizzata dalla Soas -International Initiative for PromotingPolitical Economy (IIPPE) e dalla GreekScientific Association for PoliticalEconomy. L’evento rappresenta il punto d’arrivo dei precedenti workshop realizzati dall’IIPPE a Creta,Napoli e Ankara.www.soas.ac.uk/iippe

14 - 15 settembreSYDNEY (AUSTRALIA)RIAA’S 7TH INTERNATIONALRESPONSIBLE INVESTMENTCONFERENCEConvegno sugli investimenti socialmenteresponsabili. Organizza la ResponsibleInvestment Association Australasia (RIAA).www.responsibleinvestment.org

27 - 28 settembreVENEZIAFROM THE WEALTH OF NATIONS TO THE WEALTH OF NATURE:RETHINKING ECONOMIC GROWTHConferenza sul tema della conservazionedella biodiversità e degli strumentieconomici di promozione della stessa(tassazioni, contratti etc.) organizzatadalla Fondazione Enrico Mattei in collaborazione con ConservationInternational (Ci) e lo United NationsEnvironmental Programme (Unep).www.bioecon.ucl.ac.uk

30 settembreGERA D’ADDA (BERGAMO)MICROINSURANCE: AN INNOVATIVETOOL FOR DISASTER AND RISKMANAGEMENT - SCADENZA BANDO L’Associazione Emanuela Morelli, con il patrocinio della Società Italiana di Filosofia Politica, indice un Concorsoper una Borsa di Studio da 3000 eurosul microcredito e la microfinanza.L’iniziativa è riservata a giovani studiosie studiose in possesso almeno di una Laurea Specialistica o Magistrale

30 giugno - 1 luglioPARIGI (FRANCIA)C5’s GLOBAL MICROINSURANCESUMMITIl settore microassicurativo e le sue enormi potenzialità al centro del convegno organizzato dalla societàlondinese C5. Secondo gli ultimi dati resi pubblici dagli analisti di Lloyds, le microassicurazioni nei Paesi in via di sviluppo coprono appena 135 milionidi individui pari al 5% di un mercatoglobale stimato in 3 miliardi di possibili clienti.www.c5-online.com

11 - 14 luglio LAS VEGAS (USA)THE 1 CREDIT UNION CONFERENCEConferenza unificata della World CreditUnion Conference e dell’America’s CreditUnion Conference. L’evento è organizzatodal World Council of Credit Unions(WOCCU), organizzazione che promuovelo sviluppo sostenibile delle agenzie di credito a livello mondiale allo scopodi migliorare l’accesso ai servizifinanziari e di estenderne i benefici a quante più persone possibile.www.vegas2010.org

13 - 15 luglioLONDRA (UK)TAKAFUL SUMMIT 2010Quarto appuntamento con il summitfinanziario. L’evento riunirà ancora una volta tutti gli attori internazionali del settore specializzati nel segmentodel “Takaful”, il sistema islamico di assicurazione basato sulla reciprocacooperazione e la condivisione dei profitti.www.takafulsummit.com

18 - 23 luglioFIRENZEINTERNATIONAL SUMMER SCHOOL ON SOCIAL BANKING 2010Emblematicamente intitolato “Bankingon values - what values?”, il corso,destinato agli studenti e agli operatori di banche, imprese e progetti sociali si articolerà in una serie di conferenze,dibattiti, laboratori e spazi aperti «per offrire una piattaforma che aiuti

a far fronte a questo ampio problema, e ispirare i nostri partecipanti a impegnarsiper un sistema bancario più attento e dedito all’uomo e alla natura».www.social-banking.org/summer-school

19 luglio - 6 agostoTORINO16TH ANNUAL BOULDER MFT Programma estivo di corsi organizzati dal Boulder Institute of Microfinancepresso il Training Centerdell’International Labour Organization (Itcilo) di Torino. www.bouldermicrofinance.org

25 - 30 luglioFRANCOFORTE (GERMANIA)HOUSING FINANCE SUMMER ACADEMY 2010 Corso dedicato allo studio degli strumenti finanziari utilizzati nel settore immobiliare dei mercatiemergenti. Organizza la Frankfurt School of Finance & Management. www.frankfurt-school.de

26 - 30 luglioACCRA (GHANA)MICROFINANCE SUMMER ACADEMY -WEST AFRICACorso intensivo sulla microfinanzaorganizzato dalla Microfinance Association,un’organizzazione internazionale non profit con finalità formative.www.microfinanceassociation.org

31 agostoITALIABANDO “UNIVERSITY MEETSMICROFINANCE”Scadenza del 2°bando 2010 per sostenere le ricerche in microfinanzarealizzato da Capgemini e PlaNetFinance Italia con il sostegno dell’Unione Europea. Le Borse di Studio, del valore massimodi 1.500 euro l’una, sono messe in palio nell’ambito del programmaeuropeo 2009-2011 “University MeetsMicrofinance” che mira a crearemaggiore cooperazione tra il mondoaccademico, gli studenti e gli operatoridi microfinanza in Europa.www.universitymeetsmicrofinance.eu

6 - 7 settembreLONDRA (UK)GLOBAL PARTNERSHIPS IN MICROFINANCEConferenza sul tema della creazione di reti cooperative per lo sviluppo delle attività nel settore del microcredito.L’evento si svolgerà presso il World

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| taglieterrore |

Tagli, non riforme dei servizi

La manovra

di Roberto Romano*

L RAPPORTO DEL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE DEL 14 MAGGIO SCORSO rileva che la crisi finanziaria ci ha reso più poveri e che i governi devono “stringere” la cinghia per compensare “le entrate perse”, anche se l’Fmi non imputa la crescita dei deficit alla dinamica degli interessi sul debito pubblico. Tuttavia, se è vero che negli altri Stati è cresciuto l’indebitamento pubblico per far fronte alla crisi, in Italia si tagliano le spesesenza che vi sia nessuna iniziativa di “contenimento” del ciclo economico negativo.

La manovra predisposta dal nostro governo sul biennio 2011-2012 vale quasi 25 miliardi di euro,di cui 12 per il 2011. Ma è significativamente più pesante se consideriamo il mancato rinnovo contrattuale del pubblico impiego. Stimando in 1.800 milioni l’importo medio annuo di tale rinnovo, il risultato sul biennio è pari a 26.892 miliardi, di cui 13.853 nel 2011. Un intervento profondo: tra maggiori e minorispese si incide per quasi 15 miliardi nel biennio 2011-2012, di cui quasi 8 miliardi nel 2011.

Il peso principale della manovra cade sui redditi delle persone, per un valore di quasi 4 miliardi alla voceprevidenza, 3.600 milioni per il blocco dei contratti pubblici (2011-2012), 750 milioni per la riduzione del costodel personale sanitario. Sostanzialmente, il governo taglia il reddito da lavoro dipendente per un importoequivalente a 8 miliardi, cioè lo 0,6% del Pil. Inoltre, gli Enti locali saranno soggetti a tagli prossimi a 14 miliardidi euro sul triennio: 8,5 miliardi per le Regioni, 1,5 per le Regioni a statuto speciale, 800 milioni per le Provincee 4 miliardi per i Comuni, al netto della riduzione della spesa farmaceutica di 1,2 miliardi sul biennio.

La manovra interviene anche sulla previdenza pubblica su più di un fronte. Il risparmio legato alla manovra correttiva sul triennio (2011-2013) è pari a 6.500 milioni, senza contare l’innalzamento dell’etàpensionabile delle donne nel pubblico impiego a 65 anni a partire dal 2016. I risparmi sono inoltre punitivi più per le pensioni di vecchiaiache per quelle di anzianità. I tagli alla spesa previdenziale sono piùaccentuati di quelli realizzati per Enti locali o ministeri e consegneranno

un futuro di almeno un 35% di pensionati poveri. Molti opinion makers parleranno di un possibile aumentodella pressione fiscale a livello regionale e comunale, ma la realtà è molto più dura. Neanche le più alte aliquote delle addizionali possono compensare le minori entrate degli Enti locali.

L’impatto macroeconomico della manovra è difficile da quantificare, ma la crescita del Pil dell’1,5% per il 2011 è realmente poco credibile. La propensione al consumo per i redditi più bassi si ridurrànotevolmente per una frazione di 9 miliardi, senza considerare il taglio del “consumo” pubblico degli entilocali (15 miliardi). Queste contrazioni riducono in maniera secca la domanda per almeno 1 punto di Pil.Eppure sarebbe stato possibile agire dal lato delle entrate, magari utilizzando la crisi per razionalizzare il prelievofiscale, non certo per ridurlo se vogliamo mantenere certi servizi. L’ipotesi di un’imposta reale (patrimoniale),una rimodulazione della base imponibile Ire (ex Irpef), un’imposta o tassa sulle rendite finanziarie avrebberopermesso la realizzazione di un fisco almeno prossimo a quello dei Paesi europei. Si sarebbe potuto chiedere un aggiornamento dei criteri di Maastricht, cioè un allargamento del criterio del debito, con l’inclusione neiparametri di una parte del debito privato. Inoltre, rimane aperto il problema della specializzazione produttivaitaliana che impone uno 0,5% di minore crescita di Pil rispetto all’Europa, con delle forti ripercussioni sulla capacità di creare nuovo e buon lavoro, soprattutto nei settori emergenti della green economy. .

La ricetta del governo è di diminuire le spese: ciò graverà soprattutto sui redditi. Invece avremmopotuto sfruttare la crisi e intervenire sulle entrate

* della rivistawww.economiaepolitica.it

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| A N N O 1 0 N . 8 1 | L U G L I O / A G O S T O 2 0 1 0 | valori | 41 || 40 | valori | A N N O 1 0 N . 8 1 | L U G L I O / A G O S T O 2 0 1 0 |

| inbreve || inbreve |

economiasolidaleLe banche scommettono sul business radioattivo >42Economia e ambiente: il nucleare sotto processo >44Euclides Mance, il filosofo dell’economia solidale >47

NAPOLITANOPREMIAIL PROGETTOCOHOUSING.IT

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha assegnato a Ezio Manzini, docente del Politecnico di Milano, il Premiodei Premi per l’Innovazione, per il suo progetto Cohousing.it.Come probabilmente già sapranno i lettori assidui di Valori, il cohousing è un nuovo modo di abitare, che unisce l’autonomia di una normale abitazioneindividuale con i vantaggi di servizi e spazi condivisi con altri condomini dello stesso insediamento: stanze per gli ospiti, nido e aree giochi per i bambini, lavanderie, laboratoriper il fai da te, palestre, cucine e spazi per eventi conviviali, orti. Per realizzare un insediamento di cohousing è necessario un gruppocoeso – di solito tra 20 e 40 nucleifamiliari – che deve trovare un accordo sui valori di riferimentodella nuova comunità residenziale.Un processo necessariamentepartecipato ma spesso non facile da realizzare: Cohousing.it nasceper dare un supporto a tutti coloro che vogliono vivere il cohousing. Una piattaforma in cui scambiareidee e informazioni e creare un gruppo: scelta delle persone,individuazione del sito,coprogettazione degli spazi e dei servizi da mettere in comune.Sono fasi essenziali per la buonariuscita dei progetti di cohousing.

ULIVI SECOLARI PUGLIESINEL NUOVO OLIO ALCENEROE SLOW FOOD PRESENTALA GUIDA ALL’EXTRAVERGINE

Alberi con un età dai 500 ai 2000 anni, che hannoattraversato il corso della storia dalle sponde del Mare Nostrum. Sono gli ulivi monumentali di Puglia(nella foto) dai cui frutti Alce Nero estrae e proponeoggi un preziosissimo olio extravergine di olivabiologico. Un olio che diventa messaggero dei valoridegli olivicoltori della Comunità degli UlivetiMonumentali di Puglia, che raggruppa sei piccoliproduttori impegnati in un’agricoltura che segue i ritmie le regole della natura e che si fa custode di tradizionie paesaggi. Un impegno che da anni ha sceltol'agricoltura biologica come metodo di coltivazione e produzione e che significa anche promozione dellalegalità. «È un olio che ci racconta di questa Comunità,

di questi angeli custodi, dell’impegnoalla conservazione di queste piante da parte dell’Istituto AgrarioPantanelli di Ostuni, dei suoi studenti ed insegnanti, così come del lavoro dei ragazzi della cooperativa di LiberaTerra, che opera qui su beni confiscatialla criminalità organizzata», ha sottolineato il presidente di AlceNero & Mielizia, Lucio Cavazzoni.

Di extravergini si occupa anche la nuova guidapresentata pochi giorni fa da Slow Food: nel libro(Guida agli extravergini 2010) vengono proposti 984oli, prodotti da 706 aziende diverse. Gli oli vengonosuddivisi per regione, tipo di produzione (convenzionale,biologica, integrata, biodinamica), tipo di olive usate. A ogni prodotto viene assegnato un punteggio tra unae tre olive con relativo commento. E accanto a ogniolio c’è la fascia di prezzo corrispondente (da meno di 8 euro fino a 20). Uno strumento utile per scoprire le differenze regionali tra i vari extravergini, per fare un viaggio tra le produzioni di eccellenza di cui l’Italia è ricca. E per scoprire che, non di rado, un olio di pregio non è più caro dei prodotti che troviamo tra i banchi del supermercato.

NASCE “SPESA UTILE”IL SISTEMA CHE FA VINCEREPRODUTTORI, CLIENTIE AIUTA LE COOP SOCIALI

In gergo tecnico si parla di win-win negotiation.Tradotta, l’espressione indica tutti quegli strumenti e iniziative che producono solo vincitori. Ancheun’azione semplice e apparentemente banale comefare la spesa può costruire un metodo in cui ognunotrae un vantaggio. “Spesa utile” è l’iniziativa messa in pratica dall’Isnet, un’associazione bolognese natacon l’obiettivo di sostenere la crescita e lo sviluppodelle imprese sociali.

Il circolo virtuoso di Spesa utile coinvolge fornitori,cooperative sociali, centri d’aggregazione e clienti: i fornitori, rigorosamente locali, consegnano i propriprodotti (alimentari e non) alle cooperative sociali.Queste, a loro volta, gestiscono il magazzino e preparano

le buste della spesa secondole ordinazioni dei clienti. Per le loro attività utilizzanopersone svantaggiate,fornendo loro un’opportunitàd’inserimento lavorativo.

I clienti fanno le ordinazioni e ritirano la spesa in “unitàd’ordine” (scuole, centri sportivi, condomini, parrocchieo qualunque altro luogo in cui si recano spesso).

I vantaggi di un simile sistema sono abbastanzapalesi: viene stimolato il consumo di prodotti locali(con effetti positivi sull’economia del territorio e sull’ambiente), si favorisce l’attività delle cooperatived’inserimento lavorativo, si agevola lo sviluppo delle relazioni umane grazie ai centri di aggregazione. E infine il cliente risparmia denaro (per il “salto” di intermediari) e soprattutto tempo (perché ritira la spesa, già pronta, in un luogo a sua scelta). Il sistema è stato testato con successo dallacooperativa CIM di Bologna, grazie anche al sostegnodella Fondazione Culturale Responsabilità Etica.L’iniziativa di Bologna è replicabile in tutta Italia.L’associazione Isnet conta infatti oltre 900 cooperativesociali in tutte le regioni.

SARDEGNA:LE COLONIEPENALIPASSANO AL BIO

Le colonie agricole degli istitutipenitenziari della Sardegna sposanoil biologico. L’amministrazionepenitenziaria regionale ha infattifirmato una convenzione con la sezione sarda dell’Aiab(Associazione italiana agricolturabiologica). che prevede la conversionedelle produzioni agro-zootecnichedelle colonie agricole sarde di IsArenas, Isili e Mamone: un patrimonio di 6.200 ettari tra boschi, pascoli,terreni coltivabili e spiagge in territori incontaminati. Nellecolonie si pratica allevamento allo stato brado e si produceformaggio, miele, mirto, polline,conserve e piante officinali, che saranno quindi immessi nel mercato con la certificazione bio.

L’iniziativa, che rientra nel progetto triennale C.o.l.o.n.i.a.,ha l’obiettivo di aumentare la qualità delle produzioni agricoledelle tre colonie, per valorizzarne i prodotti, il patrimonio ambientalee per aiutare i detenuti a costruirsiun futuro lavorativo. Aiab organizzeràun corso di formazione di 36 ore in ciascuna colonia penale,destinato al personale operativo e ai quadri dirigenti. I prodottibiologici delle colonie saranno poi venduti e promossi alle Biodomeniche che l’Aiaborganizza durante tutto l’anno in numerose città italiane.

ENTRO 40 ANNI200 MILIONIDI PROFUGHIAMBIENTALI

Nel 2050 potrebbero essere oltre200 milioni, ma già oggi secondo le stime sono almeno 50 milioni le persone costrette all’esodoforzato a causa dei cambiamenticlimatici. Sono i profughiambientali, i nuovi migranti chelasciano le proprie terre a causadella desertificazione e della siccità,lo scioglimento dei ghiacciai e la crescita dei livelli del mare, gli eventi meteorologici estremicome alluvioni e uragani fino alleguerre per il controllo delle materieprime. I dati sono contenuti nel dossier “Profughi ambientali”presentato da Legambiente a Terrafutura 2010.

Il dossier evidenzia come il riscaldamento globale abbiaormai scalzato i conflitti armatiquale principale causa delleemigrazioni di massa: nel 2008 a fronte dei 4,6 i milioni di profughiin fuga da guerre e violenze, sonostate 20 milioni le persone costrettea spostarsi temporaneamente o definitivamente in seguito a eventi meteorologici estremi. E il fenomeno, che già nel 1990riguardava 25 milioni di persone,sembra destinato ancora ad aumentare. Solo tra il 2005 e il 2007 l’agenzia dell’Onu ha risposto a una media annua di 276 emergenze in 92 Paesi, oltre la metà delle quali causate da calamità, il 30% da conflitti e il 19% da emergenze sanitarie.

ROADSHARING:L’AUTOSTOPAI TEMPIDEL WEB 2.0

Anche le eruzioni possono dare un aiuto inatteso a chi cerca nuovimodi di viaggiare a basso costo e con bassi impatti ambientali. Quelladel vulcano islandese Eyjafjallajokulldi aprile è stata, ad esempio, unvolano per Roadsharing.com, un sitointernet in quattro lingue che rivisitail tradizionale concetto di autostop.«Grazie a quell’eruzione, siamodiventati famosi in tutto il mondo.Viaggiare in Europa era diventatoimpossibile per il blocco degliaeroporti. I viaggiatori si sono cosìorganizzati con Roadsharing»,racconta l’ideatore Daniele Nuzzo.

Sul sito si può cercare un passaggio o offrire il propriomezzo di trasporto. Il serviziofunziona così: chi offre un passaggiosi registra con i propri dati inserendoluogo di partenza e di arrivo e restain attesa di chi cerca il passaggioverso uno dei luoghi toccati dal percorso. Chi cerca un posto in auto può invece inserire il percorsodesiderato e attendere una propostadi passaggio on line. Sarà poiRoadsharing.com a stabilire il contatto fra i futuri compagni di viaggio, senza che questi spendanoun euro per il servizio ottenuto.

In pratica, una vera e propriaborsa dell’autostop, con migliaia di proposte di viaggio già inserite.

Da pochi giorni è anchedisponibile una versione mobile(http://m.roadsharing.com/it)per poter accedere al servizio viasmartphone, quando si è lontani da un computer.

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FINANZIAMENTI DIRETTI E INDIRETTI AL NUCLEARE DA PARTE DELLE BANCHE

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| economiasolidale | nucleare |

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net, con dovizia di particolari, sul sito Nuclearbanks.org. Si tratta diuna ricerca commissionata da Greenpeace, Campagna per la riformadella banca mondiale e da altre Ong che compongono la coalizioneBanktrack, che oltre a fornire una classifica degli istituti maggior-mente esposti nel settore, spiega anche come nella maggior parte deicasi i finanziamenti non giungano direttamente alle compagnie checostruiscono e gestiscono le centrali, bensì seguano percorsi indiretti.

Il rapporto prende in considerazione, infatti, tutti i flussi di ca-pitali nel periodo compreso tra il 2000 e il 2009: il possesso di azio-ni e obbligazioni di aziende coinvolte a vario titolo nell’indotto delnucleare, i servizi di project financing, i prestiti aziendali e altri tipidi prodotti finanziari. Complessivamente, in questo modo sonostate individuate 867 transazioni, che coinvolgono 124 banchecommerciali. La più attiva è la francese BNP Paribas, con oltre 13,5miliardi di euro; seguono Barclays e Citigroup, entrambe con 11,4miliardi. Prima delle italiane è Bnl (controllata proprio da BNP Pa-ribas). Più indietro, con rispettivamente 2,3 e 1 miliardo, figuranoUnicredit e Intesa SanPaolo che, si legge nello studio, “occupano ri-spettivamente la ventitreesima e la ventottesima posizione in que-sta classifica, anche se non sono ancora disponibili informazioniufficiali su quali istituti finanzierebbero il ritorno del nucleare inItalia voluto dal governo Berlusconi”. «Le banche che finanzianoprogetti nucleari rischiano di rimetterci soldi e reputazione - spie-ga Andrea Lepore, responsabile della campagna nucleare di Green-peace - Per questo chiediamo alle banche di spostare i loro investi-menti da una fonte sporca e pericolosa come il nucleare versoprogetti di efficienza e fonti rinnovabili». .

HE COSTRUIRE UN REATTORE NUCLEARE EPR costi moltissi-mo è noto, anche se esistono valutazioni molto di-verse tra loro. Si passa dai 3-3,5 miliardi di euro ipo-

tizzati da Enel nel giugno del 2008 ai 4,5stimati dalla francese EDF nella primave-ra del 2009. Ma si arriva anche a cifre più

alte: Wulf Bernotat, capo della tedesca E.On, dichiarava a maggio2008 al Times on line che i costi possono arrivare “fino a 6 miliardidi euro”, mentre Citigroup (nel 2009) fissava un intervallo tra 5 e 6

miliardi di euro. Moody’s, infine, nel maggio di due anni fa, parla-va di 7,5 miliardi di dollari per mille MW.

Si sa, inoltre, che i costi previsti inizialmente spesso lievitanoenormemente in corso d’opera: il reattore francese in costruzione aOlkiluoto (Finlandia) avrebbe dovuto entrare in funzione nel 2009al prezzo di 3 miliardi di euro, ma i tempi di costruzione si sono al-lungati di almeno 3 anni e i costi sono quasi raddoppiati (2,5 miliardidi euro in più). Si tratta di dati che non possono confortare neppu-re i nuclearisti più convinti. A nessuno, infatti, può far piacere che le

spese aumentino in modo incontrollato. O,meglio, “quasi” a nessuno. Già, perché c’èchi potrebbe valutare l’economicità degli in-vestimenti non in funzione dell’energia pro-dotta, né dell’impatto sull’ambiente. Bensìsperare proprio che i flussi di denaro siano ipiù alti possibili. Parliamo di chi quei capi-tali li garantisce sotto forma di linee di cre-dito, ovviamente. Banche in testa.

10 nomi dietro il creditoal nucleare Non può stupire, dunque, che oltre la metà ditutti i finanziamenti che sostengono il com-parto nucleare in Europa arrivino dagli istitu-ti di credito. Anzi, a ben vedere a farla da pa-drone c’è un gruppo di soli 10 istitutifinanziari. La denuncia è pubblicata su inter-

Gli impianti nucleari costano moltissimo. Ma per gli istituti di credito è un affare gigantesco. Le Ong di Banktrack hanno stilato la classifica dei più grandi finanziatori globali.

ITALIA, FINO AL 2030 L’ENERGIA ABBONDERÀ E NON SERVIRANNO CENTRALI NUCLEARI

POSSIAMO DIRE (FINALMENTE) ADDIO ALL’INCREMENTO DEI CONSUMI ELETTRICI? Il calo registrato in Italia nel 2009 (del 6,7%, pari a 22 Twh, con una discesa a 317,6 TWh) potrebbe non essere stato solo figlio della crisi economica? La risposta è sì, secondo il rapporto della Fondazione sviluppo sostenibile “Scenari elettrici post-crisi al 2020 e 2030”. “La crisi ha promosso una riduzione non solo congiunturale dei consumi: alcuni cambiamenti virtuosi avvenuti sia nei processi produttivi sia nei comportamenti dei consumatori apparivano,infatti, già in embrione prima della crisi”, si legge nel rapporto.

Il futuro potrebbe, quindi, presentare due scenari: uno caratterizzato da un peggioramento dell’efficienzaelettrica, in cui la crescita dei consumi sarebbe comunque inferiore a quella del decennio pre-crisi, pur essendosuperiore ai 50 TWh per ogni decennio. Oppure una seconda ipotesi (che prevede un miglioramento dell’efficienza e che è considerata più probabile dallo studio), con un ritorno ai consumi elettrici pre-crisi (2007) nel 2020.

In entrambi i casi non esiste una domanda aggiuntiva tale da giustificare nuove grandi centrali nucleari, almeno fino al 2030. Nel primo scenario, infatti, il fabbisogno di potenza elettrica al 2020 sarà di circa 76 GWh:“Tenendo conto del fatto che sono già in costruzione nuove centrali termoelettriche convenzionali per circa 5,2 GWh (che saranno terminate entro il 2011) - prosegue il rapporto - e che la potenza efficiente lorda nel 2008era di 76 GWh, anche con qualche dismissione non ci saranno problemi di potenza disponibile al 2020”. Nel 2030,invece il fabbisogno salirebbe a circa 87,6 GWh, ma potrà essere coperto con i nuovi impianti già autorizzati o in fase di costruzione. Nella seconda ipotesi, inoltre, “fino al 2020 si continuerebbe ad avere un eccesso di potenza installata: servirebbero 70,6 GWh. Solo nel 2030 si arriverebbe a un fabbisogno di potenza elettricainstallata di 77 GWh”. A.B.

COSTI DI PRODUZIONE PER KWH PER IMPIANTI AL 2020 [ MILLESIMI DI $, 2007]

FONTI CAPITALE O&M* COMB.** TRASM.*** TOTALE

Carbone 70,76 5,19 18,67 3,61 98,23Gas 20,97 1,54 55,33 3,88 81,72 Eolico 84,25 9,05 0,00 6,15 99,45 Nucleare 78,38 11,42 8,88 3,14 101,82

di Andrea Barolini

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Le banche scommettonosulbusinessradioattivo

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*costi di installazione e manutenzione; **combustibile; ***costi di trasmissioneIl Dipartimento dell’energia Usa presenta periodicamente la valutazione dei costiattesi della produzione di elettricità da nuovi impianti. Vengono considerate in genere quattro fonti: nucleare, carbone, gas ed eolico. Le ultime stime del 2009confermano, come in passato, che il nucleare costa più delle fonti convenzionali. In questa stima supera anche l’eolico.

BNP Paribas è la più attiva,davanti a Barclays e Citigroup.Ma sono presenti ancheUnicredit e Intesa San Paolo

Il reattore in costruzione a Olkiluoto, in Finlandia. Sopra, fasi di costruzione del Sanmen Nuclear Power Plant (Cina, provincia di Zhejiang).

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ISTITUTO FINANZIAMENTI IN MILIONI DI EURO

BNP Paribas 13.502Barclays 11.463Citigroup 11.413Société Générale 9.750Crédit Agricole 9.179Royal Bank of Scotland 8.576Deutsche Bank 7.842HSBC 7.578JPMorgan Chase 6.721Bank of China 6.011Mitsubishi UFJ 5.389Mizuho 4.799Morgan Stanley 4.327Merrill Lynch 4.082UBS 3.990ABN Amro 3.979Commerzbank 3.926Goldman Sachs 3.731Sumitomo Mitsui 3.238Natixis 3.154Credit Suisse 2.924Nordea 2.686Bank of America 2.361UniCredit/HVB 2.310Nomura 2.172Bayerische Landesbank 1.755BBVA 1.658ING 1.563Royal Bank of Canada 1.538Lehman Brothers (fallita) 1.428SEB Bank 1.287Gazprombank 1.236Intesa San Paolo 1.071China Construction Bank 1.027

Page 23: Mensile Valori n.81 2010

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COSTI (ALTI E IN AUMENTO IMPREVISTO) e l’inquinamento so-no due dei punti principali sul tavolo di confronto trafavorevoli e contrari alla produzione di energia elettrica

dal nucleare. A riguardoabbiamo chiesto i pareri(opposti) di due esperti:

Marco Ricotti, vicedirettore del dipartimento Energiadel Politecnico di Milano (pro-nucleare) e Sergio Zabot,direttore del settore Energia della Provincia di Milano(fermo oppositore al nucleare).

1. Perché la bolletta elettrica è così cara in Italia?L’elettricità prodotta con il nucleare potrebbeessere più economica?

RICOTTI: Abbiamo la bolletta elettrica più cara d’Europaperché utilizziamo un mix energetico che non ha simi-li in Europa. Usiamo gas per oltre il 60%, poi olio com-bustibile e finalmente idroelettrico, ma pochissimo car-bone. Ricordiamo che abbiamo una potenza installatadi oltre 90 GW quando utilizziamo al massimo 65 GW.Nonostante questo extra di produzione potenziale, im-portiamo il 15% di energia elettrica (nucleare) dallaFrancia. Perché ci costa meno (e se ci fossero altri elet-trodotti, ne importeremmo di più). L’Europa invece pro-duce energia elettrica così: 40% carbone, 30% nucleare,poi gas ed infine rinnovabili. Recentemente l’Iea (Inter-national Energy Agency) ha emesso un documento dicomparazione dei costi stimati di produzione di energia

elettrica, per tutte le tipologie di fonti energetiche, neivari Paesi del mondo e a costi del capitale differenti (5%e 10%). Anche con il massimo tasso di sconto, il nu-cleare risulta ampiamente competitivo.

ZABOT: Innanzitutto bisogna sfatare la leggenda secondocui importiamo il 15% di energia nucleare dalla Franciaperché costa meno. Nel 2008 l’Italia ha importato in tutto40.000 GWh, pari al 12% dell’elettricità immessa in rete.Dai dati forniti dal GSE risulta che il 69,2% dell’energiaelettrica importata è prodotta da fonti rinnovabili, prove-niente per lo più da Austria e Svizzera. Significa che, ancheipotizzando che tutta l’energia elettrica proveniente dallaFrancia sia di origine nucleare, la quantità di energia elet-tro-nucleare immessa nella rete italiana è meno del 4%.

Ma i motivi per cui la bolletta elettrica italiana è cosìcara sono altri:1. Con il sistema del prezzo marginale, che si forma

nella Borsa elettrica, l’energia offerta dai produttorinon viene remunerata in base al prezzo richiesto daognuno di essi, bensì a quello più alto offerto daiproduttori nel loro complesso. Il risultato è che, seb-bene in Italia vi siano oltre 98.000 MW installati conpunte massime di 55.000 MW di richiesta sulla rete,c’è ancora la corsa alla realizzazione di nuovi im-pianti, perché, anche se funzioneranno a ritmi ri-dottissimi, il sistema del prezzo marginale garantiràloro delle buone remunerazioni.

2. In Italia il 10% della bolletta è destinato ai cosiddet-ti “oneri generali di sistema”, per pagare lo smantel-lamento delle 4 vecchie centrali nucleari italiane(212 milioni di euro nel 2008); gli investimenti fattiprima della liberalizzazione e, soprattutto, per in-centivare le fonti assimilate alle rinnovabili, ossia la

produzione di elettricità con gli scarti delle raffineriedi petrolio, con i rifiuti, con la cogenerazione a gasnaturale (1.720 milioni di euro nel 2008).

3. La rete di trasmissione italiana, sia in alta che in me-dia tensione, è inadeguata. Le perdite di trasmissionesono elevate (il 6% dell’elettricità immessa, che co-munque paghiamo) e le strozzature nei collegamen-ti Nord-Sud provocano un aumento considerevoledei cosiddetti prezzi zonali. Nel 2008, a fronte di unprezzo unificato nazionale (pun) di 83 €/MWh, in Si-cilia il prezzo zonale è stato di 120 €/MWh.

4. La tassazione dell’energia in Italia è particolarmenteelevata, superiore del 30% alla media europea, del19,3% alla Germania, del 36,2% alla Francia e addi-rittura del 63,9% alla Spagna.Alla seconda parte della domanda rispondo con due

altre domande:1. Perché il 9 dicembre 2008, Sergio Garriba, consulen-

te del ministro Scajola, a seguito dell’emendamentopresentato il 28 novembre dalla Lega Nord sul de-creto legge Anticrisi per eliminare il meccanismo delprezzo marginale, ha affermato: “Passare in Borsaelettrica dal sistema del marginal price a quello delpay as bid non è compatibile con i nuovi investi-menti nel nucleare, per i quali il Governo sta prepa-rando la strada. Il sistema tracciato nel DL anticrisinon è vantaggioso per gli impianti nucleari”?

2. Perché nella legge 99 del 2009, “Delega al Governoin materia nucleare” si dispone che: “il gestore dellarete di trasmissione nazionale assicura la precedenzaall’energia elettrica prodotta da impianti che utiliz-zano energia nucleare prodotta sul territorio nazio-nale”? Se il Governo è sicuro che l’energia elettro-nucleare costerà di meno, perché non lascia decidereal mercato quale elettricità immettere in rete sullabase del costo più conveniente, invece che imporcidi acquistarla per legge?

2. L’impianto EPR di Olkiluoto di Areva in Finlan-dia, ma anche l’AP-1000 di Westinghouse in Ci-na hanno visto lievitare tempi e costi di co-struzione rispetto ai progetti iniziali. Su chiricadranno questi costi extra?

RICOTTI: Le cose non stanno propriamente così. L’im-pianto di Olkiluoto ha aumentato i costi a causa del-l’aumento del costo delle materie prime, al tempo dellacorsa al rialzo del petrolio (quando costava 150 $/bari-le), e a causa di problemi di gestione della complessa fa-se di costruzione di cantiere (il primo in Europa da oltre20 anni) che ne hanno allungato i tempi, aumentandoi costi del 50-60%. In Cina invece le cose stanno an-dando diversamente: le schedule temporali sono rispet-tate e i costi non sono lontani dalle stime di previsione.

Tralasciando i casi particolari finlandese e cinese (permotivi contrattuali - acquisto chiavi in mano a costo qua-

si fisso - il primo, per motivi di regole di mercato il secon-do), ma ragionando in senso più ampio, facendo riferi-mento ad un mercato elettrico liberalizzato, i costi extrasono normalmente tenuti in considerazione come "rischiodi progetto/realizzazione" da parte del committente. È ov-vio che costi maggiori renderanno minore il margine diguadagno tra prezzo di vendita competitivo dell’energia ecosto di produzione, per l’acquirente/possessore della cen-trale. In un mercato liberalizzato il prezzo lo è pure, mal’acquirente può decidere dove e quale energia acquistare.

Obama ha deciso di mettere a disposizione un fon-do di garanzia per la costruzione delle nuove centrali nu-cleari americane, per abbattere il rischio finanziario e farsì che le banche si sentano tutelate e possano prestare icapitali alle imprese con tassi più convenienti (i finlan-desi, con il loro consorzio, hanno ottenuto il 75% del ca-pitale ad un tasso di circa il 3%). Ma se, nonostante gliintoppi in Olkiluoto, i finlandesi hanno deciso di co-struire un’altra centrale nucleare, la sesta, forse un mo-tivo di convenienza economica ci sarà.

ZABOT: La vicenda di Olkiluoto ormai la risolverà il tri-bunale di Stoccolma, a cui si è rivolto il consorzio fin-landese TVO che ha commissionato l’impianto. È noti-zia di pochi giorni fa che la costruzione del primo EPRsubirà un ulteriore anno di ritardo, oltre i 3 attualmen-te accumulati e che non sarà consegnato prima del 2013con costi che, partiti da una base di 3 miliardi di euro,sono già raddoppiati. Probabilmente si arriverà a unatransazione e pagheranno un po’ tutti a cominciare daimaggiori finanziatori, la Bayerische Landesbank, la fran-cese Coface e la svedese Export Agency (SEK) che sonotutti enti pubblici e che ragionevolmente si rivarrannosu Areva che è al 90% posseduta dallo Stato francese.

Per quanto riguarda l’Italia il problema di eventuali so-vra-costi è già stato risolto con il comma 4 dell’articolo 25della legge 23 luglio 2009, n° 99 sopra citata: pagherannoi consumatori, dato che saranno costretti a consumare l’e-nergia elettrica che sarà prodotta dalle centrali nucleari.

3. Anche se esistono dati diversi sulle scorte di ura-nio, di certo è una risorsa limitata. Che cosa com-porta questo da un punto di vista economico?

RICOTTI: Poco, per due motivi: non si ricercano nuovi gia-cimenti di uranio da quasi 20 anni, per il basso costo che

Economia e ambienteNucleare sotto processoUn’intervista “doppia” a Marco Ricotti e Sergio Zabot, che spiegano pro e contro dell’opzione nucleare.

Idi Andrea Barolini e Elisabetta Tramonto

1.000 MW DI NUCLEARE IN MILIARDI DI EURO COSTANO:

2,5-2,8 SECONDO ENEL-EDF (EPR)

FINO A OLTRE 3,5SECONDO E.ON E CITIGROUP (EPR)

CIRCA 4 SECONDO L’OFFERTA AREVAIN EAU (4 EPR)

CIRCA 5 SECONDO L’OFFERTA AREVAIN CANADA (2 EPR)

CIRCA 5,8 SECONDO MOODY’S(AP1000)

FINO A 6,1 SECONDO FLORIDA L&P(AP1000)

IMPORT-EXPORT ENERGETICO DELL’ITALIA 2008 [ GWH ]

La corsa all’atomo è dettata dai guadagni marginali. Ma da un punto di vista della produzionedi energia il nucleare è inutile

“”Sergio Zabot

MIX ENERGETICO NAZIONALE PER GLI ANNI 2008 -2009LE FONTI RINNOVABILI IN ITALIA

FONTI 2008 COMPRENSIVE DELL’IMPORT [TRA PARENTESI I GWH]

MILIARDI DI €/1000 MW

IL MIX ENERGETICO I COSTIDEL NUCLEARE

Marco Ricotti,vicedirettore del dip.Energia del Politecnicodi Milano. Sotto, Sergio Zabot, direttoredel settore Energiadella Provincia di Milano.

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STADE 672 MW744 €/KWNIEDERHAICHBACH 135 MW1.274 €/KWHAMM-UENTROP 308 MW5.519 €/KWLUBMIN 6x440 MW1.212 €/KWRHEINSBERG 70 MW5.000 €/KW

COSTI SPECIFICI DI SMANTELLAMENTO E SISTEMAZIONE IN GERMANIA

I COSTIDELLESCORIE

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IMPORT EXPORT SALDO

Francia 12.990 30% 1.151 34% 11.939Svizzera 24.178 56% 399 12% 23.779Austria 1.360 3% 2 0,1% 1.358Slovenia 4.726 11% 96 3% 4.630Grecia 179 0,4% 1.751 52% – 1.572Totale 43.433 100% 2.299 100% 40.034

PRODOTTIPETROLIFERI4%

ALTRE FONTI7%

NUCLEARE1%

GAS NATURALE48%

CARBONE13%

FONTI RINNOVABILI13%

PRODOTTIPETROLIFERI4%

ALTRE FONTI6%

NUCLEARE1%

GAS NATURALE44%

TERMOELETTRICO71%[242.107]

EOLICO 1% [4.852]

TOTALE339.482

CARBONE13%

FONTI RINNOVABILI32%

HYDRO DA APPORTINATURALI32%[41,142]

2008 2009

GEOTERMOELETTRICA 2% [5.198]

FOTOVOLTAICO 0,1% [193]

IMPORT RINNOVABILE8% [27.704]

BIOMASSE, FORSU,BIOCOMBUSTIBILI

2% [5.956]

IMPORT NON RINNOVABILE4% [12.330]

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Page 24: Mensile Valori n.81 2010

| economiasolidale |

Giacinto Palladino della Fiba-Cisl e Soana Tortora, della neonataSolidarius Italia, che ha curato l’edizione italiana.

Perché la società umana si organizza in retiAntropologo, filosofo e pedagogista, Mance ha collaborato all’elabo-razione di politiche pubbliche di sviluppo territoriale per il governobrasiliano e in particolare al programma “Fame zero”. Oggi lavoraper la promozione e l’organizzazione di reti di economia e collabo-razione solidale e per la costruzione di un’economia delle relazioni.“La costruzione di un mondo nuovo, in cui ognuno può contribuireal bem viver di tutti e di tutte per mezzo di pratiche economiche e so-ciali solidali, rappresenta l’affermazione della libertà umana”, si leg-ge nel primo capitolo del libro. È dedicato alla dimensione pedago-gico-educativa, secondo gli insegnamenti di Paulo Freire, il teorico

dell'educazione brasiliano. Secondo Mance si tratta principalmen-

te di una questione di identità e di libertà:la libertà di ognuno è maggiore quanto piùsi promuove la libertà eticamente vissuta ditutti. «Fare rete è il modo di far avanzare lalibertà di ciascuno, è l’insieme delle attivitàrealizzate per avere la possibilità di essere li-beri», afferma Euclides. «La società umanasi organizza naturalmente in reti. La primaè la famiglia: con i legami affettivi, educa-tivi. Poi c’è la propria comunità, il quartie-re, la città, ecc. Non c’è qualcuno che lospieghi, avviene in modo spontaneo». Lacostruzione di una cittadinanza cosciente,che si riconosce e opera attraverso reti di

O INCONTRATO EUCLIDES MANCE nel 2001, al primo Fo-rum sociale mondiale di Porto Alegre, in Brasile. Al-lora conoscevo solo il commercio equo, la finanza

etica e variazioni sperimentali di coo-perazione internazionale. In Italia i Gassi contavano sulle dita di una mano, si

parlava di “un altro mondo possibile”, che ripartisse ribaltando ilrapporto tra economia e società, rete Lilliput era agli esordi. E l’e-sperienza brasiliana era all'avanguardia, con il bilancio partecipa-tivo e l’economia popolare, sostenuta da sindacati e movimenti so-ciali diffusi. Sono passati nove anni, durante i quali hoapprofondito la conoscenza di Euclides Mance, che lo scorso mag-gio era a Firenze, a Terra Futura. Zoes ha promosso la presentazio-ne del suo libro Organizzare reti solidali. Con lui hanno dialogatoAlfredo Cucciniello del dipartimento Pace e stili di Vita delle Acli,

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Il filosofo dell’economia solidale

di Jason Nardi

H

Antropologo, pedagogista, Euclides Mance ha collaboratoa politiche di sviluppo con il governo brasiliano. Sostienel’organizzazione di reti di economia

solidale per il bem viver e per un mondo nuovo.

l’uranio ha mantenuto sino a pochi anni fa (se poi salis-se molto di prezzo, qualcuno potrebbe pensare di estrar-lo dall’acqua di mare, dove le quantità sono ingentissi-me, ma i costi di estrazione sono molto elevati); l’effettodell’aumento del costo dell’uranio incide poco sul costodell’energia elettrica nucleare: per un aumento del 200%del costo dell’uranio, si ha un aumento del 5% del costodi produzione dell’energia. Non cito i reattori di IV ge-nerazione, che potrebbero estendere a 1500 anni le scor-te di uranio, perché di questi reattori parleremo fra 30-40anni. Quando l’uranio non sarà ancora finito.

ZABOT: Secondo i dati forniti dalla World Nuclear Asso-ciation, le riserve di uranio totali, comprendendo quel-le “ragionevolmente assicurate” e quelle “ipotizzate”,sono pari a 5.500.000 tonnellate. Se si considera che ilfabbisogno attuale globale è di circa 72.000 tonnella-te/anno per alimentare i 439 reattori civili attualmentein funzione, più i 188 reattori navali (158 sottomarini, 9portaerei, 2 incrociatori e 5 rompighiaccio) che circola-no per gli oceani, l’autonomia con gli attuali consumi èdi 80 anni. Ma se si costruiranno i 34 reattori program-mati e gli altri 219 proposti, le riserve scenderanno a 60anni. Diversa la situazione se tra 30 anni potranno esse-re operativi i reattori di 4a generazione o addirittura ireattori al torio. Ma questa è una storia futuribile.

Ma il mercato dell’uranio è simile a quelli delle com-modities e attualmente è caratterizzato da un’offerta li-mitata a causa dei lunghi periodi di tempo necessari perl’entrata in esercizio di nuove miniere, aggravati da ri-tardi e aumenti dei costi dei progetti e dalla scarsità dimanodopera per via delle condizioni ad altissimo ri-schio sanitario in cui le maestranze operano. La coltiva-zione delle miniere di uranio deve, inoltre, fare i conticon sempre più rigorose restrizioni ambientali e, di con-seguenza, il mercato rimane limitato. Significa che lequotazioni dell’uranio non sono e non saranno esentidalla volatilità che subiscono i prodotti petroliferi. Spe-rare che il prezzo dell’uranio rimanga basso in modo daconsentirci di disporre di energia elettrica a costi strac-ciati è da ingenui o da ciarlatani.

4. Uno dei vantaggi del nucleare, secondo i suoisostenitori, è essere carbon free (cioè a zeroemissioni di anidride carbonica). Lo è davvero?

RICOTTI: Lo dicono diversi studi scientifici e non è diffi-cile comprenderne il motivo. La CO2 è prodotta in unacentrale nucleare solo in fase di costruzione, poi per 60anni non “emette” perché non “brucia”. Non emette

nemmeno gli altri agenti inquinanti come NOx e SO2,frutto della combustione. Anche considerando l’interociclo di vita (se lo facessimo ad esempio per il fotovol-taico troveremmo cose interessanti) l’energia prodottadalla centrale è decisamente superiore a quella impiega-ta e quella prodotta è certamente CO2 free, per una sem-plice ragione di fisica (fissione e non combustione).

ZABOT: È una leggenda, alla quale sembrano credere an-che alcuni ambientalisti. La produzione dell’uranio, ol-tre che essere una tipica attività mineraria, è una fac-cenda lunga e complessa. Bisogna estrarre il mineraleuranifero che contiene mediamente lo 0,15% di uranio.Questo va arricchito per aumentare la parte fissile, chenormalmente è dello 0,7% e che va innalzata almeno al3,5%. Tutte queste lavorazioni comportano l’utilizzo dicombustibili fossili, elettricità, enormi quantità di ac-qua, di acido solforico e infine di fluoro che è un gas al-tamente velenoso e provoca un effetto serra migliaia divolte più potente della CO2.

Solo le attività nel reattore non emettono CO2. Mapoi comincia la lunga e tormentata fase del ritratta-mento del combustibile esausto, che dura decine e de-cine di anni con costi enormi in termini di uso di com-bustibili fossili ed elettricità per trasportarlo da unposto all’altro: riprocessarlo, condizionarlo, confinarloin depositi provvisori, dato che in tutto il mondo nonesiste ancora un deposito definitivo. Senza contare itempi biblici dello smantellamento dei reattori che du-ra almeno 50 anni con tutta l’energia che occorre e leconseguenti emissioni di CO2. Benjamin K. Sovacool,in uno studio pubblicato nel giugno del 2008 suEnergy Policy, ha analizzato 103 studi sulle emissionidi CO2 degli impianti nucleari e dei 20 studi ritenutipiù completi e affidabili riporta un valore medio di 66grammi di CO2 per kWh prodotto con dei massimi cheindicano 288 grammi/kWh. Storm van Leeuwen inuno studio commissionato dal Parlamento europeo,aggiornato nel febbraio del 2008 riporta i seguenti va-lori di emissioni di CO2:. Front-end (attività di miniera e arricchimento):

16,26-28,27 g/kWh. Costruzione dell’impianto: 16,8-23,2 g/kWh. Operazione e Manutenzione: 24,4 g/kWh. Back-end (trattamento delle scorie): 15,51-40,75g/kWh. Decommissioning dell’impianto: 39,5-49,1 g/kWh. Totale: 112,47-165,72 g/kWh. Si consideri che un ciclo combinato a gas emette tra

i 320 e i 360 grammi di CO2 per kWh prodotto. Da rile-vare che l’Oxford Research Group sostiene che al 2050l’elettricità nucleare genererà tanta CO2 per kWh pro-dotto, quanta ne producono gli impianti a ciclo combi-nato a gas, per il solo fatto che la concentrazione (grade)di uranio nel minerale disponibile diminuisce. .

EPRÈ il reattore nucleareeuropeo ad acquapressurizzata di terza generazione, a fissione, progettatoe sviluppatoprincipalmente dalla società franceseAreva. Si tratta del modello incostruzione adOlkiluoto, in Finlandia.

GRID PARITYÈ un insieme di condizionieconomichecaratterizzate dalla coincidenza del costo del kWhprodotto attraversodiverse fonti.

REATTORI DI IV GENERAZIONESono reattori da anniallo studio ma non ancora realizzati,che promettono di diminuire la produzione di scorienucleari, nonché i costi di costruzione e di esercizio degli impianti.

GENERAZIONEDISTRIBUITAÈ una filosofia di distribuzionedell’energia che, a differenza della “generazioneconcentrata”, non sibasa su poche grandicentrali ma su molteunità di piccoledimensioni, ed è allabase dello sviluppodelle fonti rinnovabili.

ARRICCHIMENTOÈ il procedimentoattraverso il quale si aumenta la concentrazionedell’isotopo 235Urispetto al menoradioattivo 238Unell’uranio,rendendolo così utileper la produzione di energia attraversouna centrale nucleare.

GLOSSARIO

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In Italia la bolletta costa caraperché abbiamo un mix energeticoche non ha simili in Europa.L’atomo rimane competitivo

“”Marco Ricotti

GUIDA PRATICA ALL’ORGANIZZAZIONE DELLE RETI SOLIDALI

L’OPERA DI EUCLIDES ANDRÈ MANCE costituisce le fondamenta teoriche del movimento per l’economia socio-solidale in Brasile (e non solo), con una forte impronta di filosofia della liberazione e di educazione popolare. Il titolo originale di questo terzo volume italiano di Mance (dopo “La rivoluzione delle reti” - EMI, 2003 e “Fame zero.Il contributo dell'economia solidale” - EMI, 2006) era “Como Organizar Redes Solidàrias”. L’edizione italiana è stataaggiornata e arricchita, con un lavoro “aperto e collettivo” di confronto con i curatori italiani; ben oltre un manuale di “istruzioni per l'uso”, il volume è uno strumento di pedagogia sociale per la promozione e l’organizzazione di retidi economia e collaborazione solidale, nonché una dettagliata esposizione di possibili alternative nella costruzione di società post-capitaliste. Diviso in tre parti, la prima affronta la dimensione pedagogico-educativa; la seconda, la dimensione economica-imprenditiva, dall'autogestione alla sostenibilità delle imprese solidali. La terza, infine,descrive le reti di collaborazione, dalla riorganizzazione delle filiere al sistema di logistica e distribuzione solidale,

con un capitolo dedicato alla diagnosi di reti e di flussi di valore, grazie agli strumenti telematicicontenuti nel portale Solidarius.net. Il testo è in “copysol”, un copyleft un po’ speciale. Per ogni libroacquistato, un Credito Solidarius sarà accreditato a chi si registra nel SIS (Sistema di Scambio Solidale),attraverso il portale www.solidarius.net.

Euclides Mance a cura di Soana Tortora e Valter ZaninOrganizzare Reti Solidali - Strategie e strumenti per un altro sviluppoEdup, 2010

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collaborazione solidale, è la strada per promuovere sia la libertàprivata che quella pubblica.

Superare la frammentazioneIn Brasile oltre 22 mila imprese “autogestite” sono state censite co-me parte dell’economia solidale dal ministero del Lavoro e dal Fo-rum brasiliano dell’Economia solidale, che le riunisce tutte. In Ita-lia questa caratterizzazione non esiste, pur essendoci moltissimeorganizzazioni produttive sostenibili, associazioni per la difesa deidiritti, per la tutela dei consumatori. «Ma non c’è una rete che liunisca, una rete collaborativa», afferma Mance. «I Gas sono da unaparte, da un’altra c’è Banca Etica, poi il commercio equo e il nonprofit. Sono separati tra loro». E, soprattutto, si scambiano pocheinformazioni economiche.

Superare questa frammentazione in Italia sarà il frutto del lavo-ro collaborativo di tutti gli organismi e i gruppi che scelgono la stra-

da dell’economia e della collaborazione solidale. «Solidarius Italia -spiega nel suo intervento Soana Tortora - cercherà, insieme con So-lidrius Brasile, di contribuire a questo obiettivo comune a partire daun lavoro culturale e formativo».

Le reti di collaborazione solidale«Le reti permettono di integrare e far interagire consumatori, pro-duttori, servizi, finanza etica», spiega Euclides. Non è un caso che isindacati comincino a interessarsi all’economia solidale (a Terra Fu-tura, sia Cgil sia CIisl hanno organizzato incontri con i Gas):“Quando i consumatori si servono del consumo solidale, una vol-ta usati i prodotti di un’impresa che non sfrutta i lavoratori e pro-tegge l’ambiente, si crea un valore aggiunto che nella logica capi-talistica sarebbe profitto. Questo valore aggiunto, nella logicasolidale viene invece reinvestito nella costruzione di nuove impre-se (…) creando nuovi posti di lavoro, diversificando la produzione

e migliorando il tipo di consumo di tutti quelli che partecipano al-la rete”, si legge nel libro di Mance (a pag 132).

La democrazia dell'economiaMa quale rapporto devono avere le reti di economia solidale con i go-verni? È giusto che ci sia un sostegno statale? La teoria liberale pretendeche sia il mercato a regolare l’economia, ad autoregolarsi. Altri pensa-no che debba spettare allo Stato. «Le reti possono essere un’alternati-va, per una gestione democratica dell’economia», risponde Mance.«Nell’economia solidale, organizzata in rete, non ci sono lavoratori edatori di lavoro: tutti decidono insieme. Non basta creare posti di la-voro e reddito, serve democrazia. In tutti gli ambiti, anche in econo-mia». Ma, soprattutto, le iniziative di economia solidale «devono inogni caso mantenere un alto livello di autonomia dalle istituzioni». Idati brasiliani ci dicono, d’altra parte che con o senza l’appoggio delleistituzioni, le iniziative di economia solidale continuano a crescere. .

ARE RETE” è un’espressione che da qualche anno si è tra-sferita dai campi di calcio alle realtà territoriale: tutto quel-lo che nasce dal “basso” o che si vuole auto-organizzare

cerca di darsi una struttura a rete. C’è la rete dei di-stretti dell’economia solidale, c’è la rete dei Gas e si

guarda con molto interesse alle reti solidaristiche che, so-prattutto in Sud America, stanno dando importanti risul-tati per dotare le comunità locali di strumenti di gestionedelle risorse o di uscita dalla povertà.

È il caso del progetto brasiliano Fame Zero, un com-

binato di cinquanta azioni diverse, dalle cucine itine-ranti allo sviluppo dell’agricoltura familiare, che il pre-sidente Lula da Silva ha varato nel 2003 per combatte-re la denutrizione, un problema endemico in Brasileche riguarda almeno il 30% dei 175 milioni di abitantidel grande Paese emergente.

Dallo sradicamento della fameai dirittiI risultati di Fame Zero, anche nei commenti internazio-nali, sembrano lusinghieri: i ministri che hanno coordi-nato il progetto hanno più volte ricordato che non si trat-ta di un’azione filantropica, ma di una politica che serveper costruire dei diritti. Finora inesistenti. Delle cellule sta-minali di istituzioni da far crescere fino a diventare adul-te. «È in questo ambito che bisogna contestualizzare l’u-tilità delle reti», dice Roberto Romano, economistadell’ufficio studi della Cgil. «In una situazione di grandepovertà, in cui la fiscalità è inesistente, le reti possono rap-presentare il passaggio evolutivo di una società per arri-vare a un welfare più progredito». «Mentre in realtà comequella italiana – aggiunge Sergio Ristucca, presidente delConsiglio italiano delle scienze sociali – potrebbero rap-presentare una delle tante forme di sussidiarietà che sop-periscono al crescente ritrarsi dello Stato sociale». Dove loStato si ritira si insinua il mercato, con risultati di grandeingiustizia sociale e battaglie come quella che si sta com-battendo per mantenere pubblica l’acqua.

Pensare che le reti, anche di economia solidale, pos-sano servire a costruire una società post-capitalista ma al-

l’interno del capitalismo è un’ipotesi insostenibile. «È im-portante, invece, che le reti non cerchino di sostituirsi al-lo Stato – pensa Federico Oliveri, ricercatore associato delCisp, Centro interdisciplinare di Scienze per la pace – masvolgano una funzione di stimolo per migliorarlo, che sia-no un mezzo per renderlo più articolato e rilanciarne lafunzione sociale». Se è vero, come dice Manuel Castells,che la tecnologia è la rappresentazione della società, allo-ra si può dire che è stato internet, la rete delle reti, a con-tribuire al successo delle attività reticolari sia per la lorodiffusione che per la loro acquisizione come modello or-ganizzativo. In politica la rete ha sostituito il termine “or-ganizzazione” e la provenienza dal “basso” – da contrap-porre inevitabilmente a qualcosa di “alto” e quindi dilontano – ha sostituito termini come “base” e “centro”che erano propri del dibattito basato sul centralismo de-mocratico, in cui la trasmissione delle idee, e quindi del-le decisioni, andava dalla base al centro e viceversa. Unaforma di decisione condivisa, scomparsa nei partiti sem-pre più verticistici nati dopo il crollo del Muro.

Nella politica italiana si comincia a parlare di rete aTrento, il 26 agosto del ’90: inizialmente è una correntedella Dc (il Movimento per la Democrazia-La Rete). Poiè chiamata semplicemente La Rete e fondata come par-tito il 24 gennaio ’91 da Leoluca Orlando, ex sindaco diPalermo. Un altro democristiano, Giulio Andreotti, il 24ottobre 1990, da presidente del Consiglio, informa ilParlamento dell’esistenza di una rete molto particolare:la Gladio, organizzazione clandestina promossa dallaNato in funzione anticomunista. .

In rete per costruirele istituzioni

“Fdi Paola Baiocchi

SOLIDARIUS.NET, IL PORTALE INTERNAZIONALE DELLE RETI DI ECONOMIA SOLIDALE

NATO COME UN ESPERIMENTO per fare una “diagnosi” di rete e di filiera e un “pianodi fattibilità economica” per imprese socio-solidali, Solidarius ha oggi quasi sei annidi vita ed è in continua evoluzione. Il portale permette di elaborare analisi di flussieconomici in reti collaborative di economia solidale, verifica l’integrazione di impreseeconomiche, generando analisi e proiezioni degli scenari richiesti dalla pianificazionestrategica per l’impianto, l’aggregazione e la crescita auto-sostenibile di reti di economia solidale. E misura il grado ecologico e solidale dei flussi.

Uno degli strumenti informatici offerti dal portale è il sistema di scambio Solidarius,che permette di registrare e mappare tutti i flussi economici non monetari realizzatiall'interno di una rete collaborativa attraverso i Crediti Solidarius. Ogni membro della reteutilizza un conto di crediti come se fosse un conto corrente bancario e tutte le transazionirealizzate sono tracciate e consultabili pubblicamente dagli altri partecipanti.

IL PROGRAMMA FAME ZERO

LANCIATO NEL 2003 su iniziativa del presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva,il programma Fame Zero (Fome Zero in Portoghese) rappresenta “una strategiapromossa dal Governo federale per assicurare il diritto umano all’alimentazione

adeguata alle persone che hanno difficoltà nell’accedere al cibo”. Attraverso un programma coordinato dal ministero dello Sviluppo sociale e della lotta alla fame, Fame Zero si propone di agire su quattro fronti: accesso alle risorsealimentari, rafforzamento dell’agricoltura familiare, generazione di reddito(attraverso programmi professionali, riorganizzazione produttiva e microcredito) e promozione di campagne ad hoc sul tema. Studi condotti dalla Banca Mondiale,che ha finanziato il progetto con oltre mezzo miliardo di dollari, hanno sottolineatoil successo del programma evidenziando la riduzione del lavoro minorile e dei tassi di diseguaglianza sociale. www.fomezero.gov.br

Telecomunicazioni, energia, acqua, tutto scorre nelle reti. Per far arrivare meglio le istituzioni tra i cittadini o per sostituire lo Stato con il mercato?

Un manifesto del progetto Fame Zero(Fome Zero).

Euclides A. ManceFame ZeroEmi, editricemissionaria 2006

Arjun AppaduraiSicuri da morireMeltemi, 2005Anche organizzazionicome Al Qaeda,peraltro molto similealla mafia sul pianoorganizzativo, sonoreti: fatte di nodiindipendenti che si ricuciono se se ne recide uno.L’antropologo indianoArjun Appadurai li chiama sistemi“cellulari” che sioppongono ai sistemi“vertebrati” come gli Stati in cui viviamo.

LIBRI

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APPUNTAMENTI LUGLIO>OTTOBRE A CURA DI ANDREA BAROLINI | PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A [email protected]

gli spazi pubblici, prendendo coscienzache, oltre a ripulire, si dovrebbe imparare a non sporcare.www.puliamoilmondo.it/2010

27 - 29 settembrePECHINO (CINA)IPVSEE 2010 Seconda conferenza ed esibizioneinternazionale dedicata all’energiafotovoltaica. Luogo dell’evento il China World Trade Center. www.ipvsee.com

29 settembre - 1°ottobreRAVENNARAVENNA 2010È una manifestazione, giunta alla 3a edizione, che si svolge interamentenel centro storico pedonale di Ravennaall’interno di dodici sale attrezzate, in Piazza del Popolo e nelle principali vie del centro. Un evento “a km zero”dedicato ai temi come i rifiuti, l’acqua,l’energia, l’economia ambientale; ma anche ad elementi culturali cheabbracciano il cinema, musica e arte.www.ravenna2010.it

3 ottobreITALIABIODOMENICAÈ la giornata nazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione biologicaorganizzata da Legambiente,l’Associazione Italiana AgricolturaBiologica e Coldiretti. Si promuove il consumo di prodotti sicuri e di qualità,legati al territorio e alle sue tradizioni.www.biodomenica.it

7 - 10 ottobreAUGUSTA (GERMANIA)RENEXPOUndicesima edizione della fiera delleenergie rinnovabili e della bioedilizia. www.renexpo.de

8 - 10 ottobreBASTIA UMBRA (PG)KLIMAHOUSE UMBRIA 2010Fiera specializzata nell’efficienzaenergetica e nella sostenibilità edilizia,accompagnata da un ricco congresso al quale potranno assistere fino a 400 operatori del settore. Il primogiorno della manifestazione, venerdì 8 ottobre, l’ingresso é riservato a solioperatori, mentre sabato 9 e domenica10 ottobre è aperta al pubblico.www.fierabolzano.it/klimahouseumbria2010

si svolgeranno dal 6 al 10 settembre,mentre l’esibizione (5th World Conferenceon Photovoltaic Energy Conversion) si svolgerà, sempre nella fiera della città spagnola, dal 6 al 9.www.photovoltaic-conference.com

7 - 10 settembreROMAZEROEMISSION ROME 2010 L’edizione 2010 sarà caratterizzata da una rinnovata modalità di svolgimento,e comprenderà Eolica Expo Mediterraneandal 7 al 9 settembre; PV RomeMediterranean, CSP Expo, ECO House,Geoenergy Expo, CO2 Expo e CCS Expodall’8 al 10 settembre.www.zeroemissionrome.eu

18 - 19 settembreVILLA GUARDIA (CO)L’ISOLA CHE C’ÈSettima edizione della fiera comascadell’economia solidale e del consumoconsapevole. L’isola che c’è è ancheun’ampia rete di economia solidale chesi è formata sul territorio comasco dallafine del 2003, coinvolgendo realtà di variambiti: commercio equo, finanza etica,consumo critico, cooperazione sociale,riciclo e riuso, energie rinnovabili,agricoltura biologica, artigianato, turismoresponsabile, solidarietà internazionale.www.lisolachece.org

23 - 25 settembreBOLZANOKLIMAENERGYFiera dedicata esclusivamente agli usicommerciali e pubblici delle energierinnovabili, è visitata esclusivamente da operatori del settore e si distingueper il carattere altamente specializzato e qualificato di espositori, visitatori e del programma di contorno.www.fierabolzano.it

24 - 26 settembreITALIAPULIAMO IL MONDO CLEAN-UP THE WORLDÈ l’edizione italiana di Clean Up the World, il più grande appuntamento di volontariato ambientale del mondo.Una campagna di pulizia che comunicala necessità e la voglia di riappropriarsidel proprio territorio prendendosenecura, che segna il bisogno della gente di mettersi in relazione per tutelare

i castelli, da architetture di dominio, si trasformano in luoghi aperti per la promozione di una cultura della Pace e della sostenibilitàanimandosi di conferenze, concerti,spettacoli teatrali, animazione per bambini e molto altro ancora.www.festambientenet.it/castelli_di_pace.htm

6 - 15 agostoENAOLI (GR)FESTAMBIENTE È uno dei maggiori appuntamentieuropei dedicati all’ecologia e la solidarietà, organizzato nel cuoredella Maremma toscana. Il festivalpromuove la qualità della vita in tutti i suoi aspetti: sana alimentazione,salvaguardia del patrimonio ambientalee culturale del Paese, innovazionitecnologiche, promozione delle fontirinnovabili, tutela delle tradizioni e culture locali, solidarietà, svago e divertimento in chiave ambientalista.www.festambiente.it

26 - 29 agostoMARINA DI MASSA (MS)INCONTRO ANNUALE DEI BILANCI DI GIUSTIZIAIl tema di quest’anno, per il consuetoincontro annuale delle famiglie checompongono Bilanci di Giustizia è: “Passaggi tra personale e politico”.Come ogni anno sarà anche presentato il Rapporto 2010 con la descrizione dei risparmi ottenuti modificando i propri stili di vita. www.bilancidigiustizia.it

4 - 25 settembrePORTOFERRAIO (ISOLA D’ELBA)OPERAZIONE PELAGOS 2010 Anche quest’anno si parte conl’Operazione Pelagos 2010, il progetto di Greenpeace, Idea Calypso e FondazioneExodus. Le prenotazioni sono aperte a tutti quelli che vogliono vivere il mare e contribuire a proteggerlo. Una settimanaa bordo del veliero Bamboo tra delfini,snorkeling e biologia marina.www.greenpeace.it

6 - 10 settembreVALENCIA (SPAGNA)25TH EU PVSEC Venticinquesima edizione dellaconferenza mondiale sull’energia solarefotovoltaica (European PhotovoltaicSolar Energy Conference). I lavori

luglio - ottobreITALIALA CAROVANA DELLE ALPI Campagna per la difesa e valorizzazionedelle Alpi, territorio in cui si concentranoenormi risorse naturali ma anche una grande potenzialità economica e produttiva. Il primo passo per garantireil mantenimento del paesaggio e dell’identità alpina è contrastarne lo spopolamento, al pari delle azionicontro gli inquinamenti e il degrado.www.legambiente.eu

4 - 10 luglioCASCINA ARZILLA, VOLVERA (TO)OCCHI APERTI PER COSTRUIREGIUSTIZIAPrimo raduno nazionale dei Presidi e dei Giovani di Libera. Un’occasione perincontrarsi, conoscersi, formarsi e avereuna marcia in più nel fare movimento.www.libera.it

4 - 10 luglioCOMO, MARIANO COMENSE E GUANZATEL’OASI CHE C’È 2010Cinque campi estivi per bambini tra i 6 e i 12 anni: un’esperienza di formazione e gioco a contatto direttocon la terra e la natura. Sono previstilaboratori didattici alternati a giochicreativi, con lo scopo di promuovereconsapevolezza sensoriale della bellezzadel vivere all’aria aperta e degli stili di vita sostenibili.www.lisolachece.org

16 - 18 luglioPARCO DELLE MADONIESOLEXP ESPERIENZA SOSTENIBILE E LEGALE Agricoltura biologica, riuso e riciclo dei materiali, mobilità sostenibile, energie rinnovabili, bioedilizia sono i temi del festival internazionale della sostenibilità e della legalità,organizzato dal CoMeSS (consorziomediterraneo per lo sviluppo sostenibile). www.solexp.it

30 luglio - 2 agostoCAMPO CALABRO (RC)CASTELLI DI PACEFestival di animazioneterritoriale e culturale dei Piccoli Comuni dove

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| lavanderia |

Maremma maiala

Proteggere il territorio

di Paolo Fusi

L PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI GROSSETO, Leonardo Marras (nella foto), intervenendo a un convegno di una lobbydell’energia rinnovabile, ha detto qualcosa che mi ha colpito: l’azienda agricola tradizionale è morta, nonfunziona più. Il dumping di chi compra alimentari per le grandi catene di distribuzioni, l’aumento enormedell’inquinamento e le manipolazioni genetiche delle multinazionali alimentari, che hanno imposto in vent’anni un mutamento strutturale del cibo, l’alibi delle sovvenzioni, hanno ucciso l’economia, la società e l’ecosistema rurali. Per sopravvivere un’azienda deve trasformarsi e divenire polifunzionale: deve ancoraprodurre prodotti tipici e genuini per i mercati locali, ma soprattutto deve dare accoglienza ai turisti(specialmente ora che sono finiti i soldi facili per i finti agriturismi e che comincia una scrematura“darwinistica” delle strutture stesse) e divenire produttrice di energia rinnovabile.

Sono d’accordo, ovviamente, ma non mi sembra tutto. Questa cosa può funzionare solo se gli Enti locali la permettono: rendendo possibile la creazione di strutture per la produzione di energia rinnovabile,razionalizzando l’urbanistica e la mobilità del territorio, promuovendo forme di pubblicizzazione,coordinando le strutture private con quelle pubbliche, salvando i gioielli che abbiamo ancora a disposizione.

In Maremma esiste il Parco minerario naturale delle colline metallifere, un esempio meraviglioso diriconversione postindustriale del territorio che sta facendo scuola in tutto il mondo (tant’è che l’Unesco vuoleinserirlo tra i geoparchi protetti). In Maremma esiste una florida microeconomia rurale dell’energia rinnovabile

(aspramente combattuta dalla burocrazia di una Regione che ufficialmente si dice di sinistra) e dell’alimentare sano e a km zero. Tra le perle c’è il Teatrodelle Rocce di Gavorrano, che è non solo una delle cose più belle che conoscain Italia, ma è anche una struttura conosciuta nel mondo, tant’è che la poetessa e cantante Patti Smith viene a suonarci il 5 agosto.

Questo sogno sta per finire. Il governo Berlusconi vuole commissariare la Fondazione che dirige il Parco di modo da poter nominare un parente

di un parlamentare della Casa delle Libertà, “trombato” non so più in quale elezione insulsa. Allo stesso tempoi sindaci della zona si dividono tra quelli apertamente contrari al Parco (fa venire troppi stranieri sulle nostrestrade) e quelli che se ne fregano (al mio Comune non portano poi tanti soldi). Provincia e Regione sonoepidermicamente sdegnati, ma non fanno nulla. Persino Legambiente, che in Maremma è potente comel’Opus Dei, se ne lava le mani. Nei consigli comunali si discute di prebende e case popolari da dividersi, di lavori sulle strade per cui non ci sono i soldi, della spartizione dei pochissimi appalti ancora in essere, ma soprattutto delle faide di famiglia – che vengono trasposte nei partiti, come se si trattasse di “politica”.L’assenza della politica in entrambi gli schieramenti fa sì che ciò che c’è di buono venga distrutto. E i privatiaspettano che arrivi un “Salvatore dal cielo”, che, in cambio di un’onesta bustarella, metta le cose a posto.

In provincia di Benevento una famiglia di malavitosi con questo sistema tiene da oltre 10 anni in scaccotutta una serie di realtà produttive del Sannio: fabbriche, aziende agricole, squadre sportive, tribunali. E ora ha iniziato ad esportare contratti di assicurazione falsi – venduti a finanziarie americane che li usano per creareutili fittizi con il life risk settlement – per rifinanziare le bustarelle che distribuisce in giro e la finta attivitàproduttiva di una regione messa in ginocchio dall’imbecillità, ignoranze e codardia dei suoi amministratori.

“Maremma maiala”, presidente Marras. Ma se lei ha capito, perché non si muove? .

I

Nel centro della Toscanaesistono nuove,importanti opportunitàper le imprese. Ma serveil sostegno degli entilocali, che spesso latitano

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| internazionale |

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iinternazionale| inbreve |

America Latina. Qualcuno volò sul nido del condor >56 Guillermo Soto: Ingiustizia cilena, “miscele” argentine >58Africa. Lo sviluppo si scarica dal web >60

| inbreve |

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KIRGHIZISTAN:SCONTRIAL CONFINECON LA CINA

Secondo la Croce rossainternazionale in Kirghizistan è in corso “una crisi immensa”:dopo gli scontri avvenuti a giugnotra kirghizi e la minoranza uzbeka,che hanno provocato almeno 124 morti, i profughi sono circa 200 mila e manca di tutto: acqua,medicine, rifugi. Severine Chappazdella Cri - riporta l’agenzia cattolicaAsiaNews - parla del dramma deimolti dispersi: «tra diverse centinaiae alcune migliaia», dei quali le stesse famiglie non hanno notizie.Intanto, Maxim Bakiyev, figlio minoredel deposto presidente KurmanbekBakiev, è stato arrestato in Inghilterra per corruzione e sospettato di fomentare le violenze nel Paese. Chiede adessoaiuto ai russi, ma Mosca sembravoglia limitarsi alla protezione delle sue istallazioni in Kirghizistan.Il rischio della ripresa degli scontri è altissimo nella piccola ex repubblicasovietica al confine con la Cina,dove gli Stati Uniti hanno una basenei pressi della capitale Bishkek, il punto più avanzato di osservazionesulla Cina e sulla Russia che gli Usa abbiamo mai avuto in Asia. «Una base che - ha dichiarato il giornalista Giulietto Chiesa - servea preparare il disturbo elettronicosulla Cina e i controlli su tutte le comunicazioni». Dopo gli scontrigli Stati Uniti hanno annunciato di voler iniziare la costruzione di un centro di addestramentoantiterroristico nella provinciakirghisa meridionale di Bakten.

BOMBE CLUSTERAL BANDO DAL 1°AGOSTOL’ITALIA NON HA ANCORAFIRMATO LA CONVENZIONE

Entrerà in vigore il 1° agosto la Convenzione (che l’Italia non ha ancora ratificato al momento in cuiscriviamo) che mette al bando le bombe a grappolo. Le micidiali cluster bomb, costituite da un contenitoreprincipale con molti piccoli ordigni che, al momentodello scoppio, vengono sparpagliati tutto attorno in un raggio di diverse centinaia di metri e restanoinesplose nel terreno per molti anni, sono stateutilizzate in tutti i conflitti degli ultimi trent’anni. Le bombe a grappolo rappresentano una guerra a “lentorilascio” che continua a colpire i civili anche moltodopo la conclusione dei conflitti: più di un quarto dellevittime sono bambini, che restano uccisi o gravementemutilati attraversando i campi “minati” dalle cluster

o raccogliendo gli ordigni che sembrano piccoli giocattolicolorati o uova di Pasqua.

Sollecitata da campagneinternazionali più che ventennali,la Convenzione ha seguito il lungo iter dei trattatiinternazionali, arrivando

nel dicembre del 2008 a Oslo all’apertura della firma.Solo nel febbraio di quest’anno 30 Paesi hannoratificato l’accordo, permettendo che sei mesi dopo (il 1° di agosto) la Convenzione entri in vigore. Ma il percorso per eliminare le cluster sarà ancoralento e costerà ancora molte vite: i Paesi che hannosottoscritto l’accordo hanno otto anni per eliminarel’arsenale in loro possesso. E molti grandi produttori di bombe a grappolo non hanno ancora sottoscrittol’accordo: Israele, Russia, Cina e Stati Uniti, che peròhanno attivato con la presidenza Obama un primodivieto all'esportazione di bombe fabbricate negli Usa(e pianificano di bandirle entro il 2018).

Spetta al Paese aderente che ha utilizzato questiordigni bonificare la zona dove li ha lanciati mettendoin atto tutte le misure necessarie alla protezione e informazione dei civili a rischio.

NO AL REATODI TORTURA NEL CODICE PENALEITALIANO

L’Italia ha motivato il suo no all’introduzione di unadefinizione esplicita di tortura nel Codice penale,suggerita dall’Onu, perché «manca un Testo unico, ma le sanzioni sono già pesantemente previste in varienorme», come ha dichiarato l’ambasciatrice LauraMirichian. Il Consiglio dell’Onu per i diritti umani, lo scorso febbraio ha esaminato la situazioneitaliana formulando 92 raccomandazioni. L’Italia ne ha accettate 80 e respinte 12, tra cui anche quella di rivedere il “pacchetto sicurezza” sull’immigrazione.

L’Italia si è invece detta determinata a non ratificareil protocollo facoltativo relativo alla Convenzione contro

la tortura, fino a quando non si saràdotata di un’Authority nazionale di prevenzione. La decisione rappresentaun passo indietro per il centrodestra,perché proprio il governo Berlusconi nel 2003 aveva firmato il protocollocontro la tortura. Italia e Belgio sono gli unici paesi Ue condannati per torturanegli ultimi anni (l’ultima per il nostroPaese è dell’aprile scorso).

La decisione italiana è stata criticata da AmnestyInternational che l’ha definita «molto deludente»;ancora più duro il commento dell’opposizione: «Viene il dubbio che le cattive frequentazioni del premier Berlusconi, da Gheddafi a Putin, passandoper Lukashenko, stiano facendo breccia nell’approccioitaliano al tema dei diritti umani», ha detto il senatoredel Pd, Roberto Della Seta.

Tra le 80 raccomandazioni accettate, figuranoanche quelle su una maggiore lotta alla discriminazionee al razzismo, sulla promozione dei diritti di gay,lesbiche, bisessuali e transessuali e sull’indipendenza e la pluralità dei mass media. Anche se da alcune Ong, tra le quali Reporters sans frontières, non sonomancate critiche sulla legge sulle intercettazioni,attualmente in discussione.

OLIO D’OLIVADELLA GRECIAACQUISTATODALLA CINA

Quattordici accordi economico-commerciali sono stati sottoscrittitra Grecia e Cina durante la visitaufficiale del vice-premier cineseZhang Dejiang a giugno. Accordi tra società greche e cinesi per l’esportazione in Cina dell’olio d’oliva prodotto dal Paesemediterraneo, per la costruzione di navi da carico, ma ancheinvestimenti cinesi direttamente sul territorio greco, come la partecipazione alla costruzione di un aeroporto nell’isola di Creta.

Il gigante cinese del trasporto,Cosco Group, ha dichiarato di avereinteresse a espandere le sueoperazioni nel Mediterraneoacquisendo altri terminal in Grecia:ne ha già due per container nel porto greco del Pireo di Atene,grazie a un accordo del valore di mille milioni di dollari della duratadi 35 anni. Il ministro dei Trasporticinese e il collega greco per lo Sviluppo hanno firmato un accordo per il settore marittimo. La societàdi telecomunicazioni greca OTE ha, firmato un accordo - di cui ancoranon si conoscono i particolari - con la cinese Huawei Technologies.

I quattordici accordi sono unaboccata d’ossigeno per l’economiaellenica fortemente provata dallacrisi, ma hanno suscitato reazionisfavorevoli da parte degli osservatori europei e statunitensi, che guardano allarmati il soft poweresercitato dalla Cina per entrare in Europa sfruttando i varchi che la crisi ha aperto.

TESORI AFGHANI:ORO, LITIO,RAME, FERRO,COBALTO

“L’Afghanistan ha riserve di mineraliche ammonterebbero a mille miliardidi dollari”, la notizia è stata fattacircolare dal New York Times con tuttoil risalto che meritano gli scoop.Peccato che l’unico elemento di straordinarietà sia il momento in cui è stata lanciata: alla vigiliadell’annunciata offensiva di Kandahar,che dovrebbe preludere alla “soluzionefinale” del conflitto in Afghanistan.Un annuncio che negli Stati Unitiavrebbe la funzione di placebo perben disporre l’opinione pubblica versoquello che sarà un ulteriore massacroin una terra che non conosce più la pace dal 1979. Oro, ferro, rame,cobalto, litio e niobio sarebbero statilocalizzati in gran quantità conrilevamenti effettuati dal Pentagonoe dal suo servizio geologico. In realtàgià i sovietici erano a conoscenza della presenza dei preziosi minerali e li avevano mappati prima di lasciarel’Afghanistan nel 1989. Il Paesepotrebbe diventare il più grandeproduttore di rame e ferro, ma anchedi niobio, un metallo usato nellaproduzione di superconduttori. In grande quantità anche il litio,materia prima strategica, necessarianella produzione delle batterie delle auto elettriche e dei telefonini,di cui giacimenti sono stati localizzatiin grande quantità solo nei desertidella Bolivia e in Tibet. Secondo unanota del Pentagono l’Afghanistanpotrebbe diventare “l’Arabia Sauditadel litio”. Sarebbero presenti anchegrandi depositi di oro nelle zonePashtun del Sud dell’Afghanistan.

ISLANDA:PATRIADELLA LIBERTÀD’INFORMAZIONE

Valori ha sempre seguito conattenzione le vicende dell’Islanda,con una simpatia da fan clubcalcistico. Dopo il fallimento dellebanche islandesi che nel 2008 hannorisucchiato il risparmi dei correntistibritannici e olandesi, l’Inghilterraaveva invocato l’applicazione delleleggi antiterrorismo, varate nel 2001,per congelare i beni islandesi in GranBretagna. Le risposte sdegnate deiprincipali rappresentanti istituzionali,erano state supportate dal sito We Are Not Terrorist con le firme per una petizione da presentare al premier Gordon Brown, documentateda foto di rosei neonati e pensionatiislandesi a mollo nelle pozze di acqua calda di origine vulcanica.Poi sono arrivati i risultati del referendum con il quale il 93,3% degli islandesi ha bocciato il rimborso con soldi pubblici del buco provocato dalle banche e il black out aereo provocato dalleceneri del vulcano islandese che ci aveva fatto sorridere, sembrandociuna nemesi delle formiche al mondointero. L’ultima trovata è diventaresede mondiale della libertà di informazione, approvando in sedeparlamentare la proposta del sitointernet di controinformazioneWikileaks di trasformare il Paese in un porto franco del giornalismoinvestigativo. La proposta è stataaccolta quando il suo fondatore,l’australiano Julian Assange, è finitonella lista dei ricercati dal governoUsa, con l’accusa di divulgazione di materiali militari riservati.

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N SISTEMA FINANZIARIO SREGOLATO che fiuta soldi facili, un crescente di-vario di reddito, un ridimensionamento dello Stato sociale. Gli ele-menti critici erano sotto gli occhi di tutti, peccato che nessuno ciavesse veramente pensato. Tranne lui. Raghuram Rajan l’aveva ca-pito già nel 2005: l’insicurezza sociale, intuì, aveva alimentatoun’eccessiva domanda di credito presso il settore privato. Il collassoera inevitabilmente dietro l’angolo.

In quell’intuizione, è bene sottolinearlo, non c’è però solo la ge-nesi della crisi. C’è l’intera storia del neoliberismo e la spiegazione, conessa, di come i sintomi del fallimento fossero già da tempo sotto i no-stri occhi. Sarebbe bastato rivolgere lo sguardo là dove tutto aveva avu-to inizio quando un dittatore cileno aveva incontrato un futuro pre-mio Nobel statunitense. Sarebbe bastato guardare più di trent’anni faall’America Latina per capire che lì, a migliaia di chilometri da WallStreet, si stava allestendo il primo laboratorio della crisi.

Cile: il paziente zeroSi dice che il fatidico incontro durò appena 45 minuti. Milton Fried-man ascoltò un preoccupatissimo Augusto Pinochet piangere mise-

ria sulle disgrazie di quel Paese di cui si era posto alla guida grazie aun colpo di Stato (vedi ). Il guru di Chicago prese nota e promi-se a breve la terapia più utile. Era il 1975 e il Cile si preparava a di-ventare il primo sperimentatore al mondo del modello neoliberale.Basta un manipolo di tecnocrati educati negli Usa (vedi ) perlanciare una campagna di privatizzazioni senza precedenti. I “Chi-cago boys”, come vengono presto soprannominati, avviano una mi-cidiale ritirata strategica dello Stato che non risparmia quasi nulla(vedi ). Dalle banche alla grande industria passando per il siste-ma pensionistico e la sanità, l’intera struttura pubblica viene travol-ta dal vento del laissez-faire. E i risultati non si fanno attendere.

Nel 1983, ha ricordato il giornalista d’inchiesta Greg Palast, il Pilcileno si è contratto del 19% rispetto all’anno precedente. Il valorereale degli stipendi è calato del 40% mentre la disoccupazione ri-guarda ormai quasi un lavoratore su quattro. L’esperimento insom-ma è già fallito, ma per un esercito di analisti poco attenti la retori-ca del “miracolo cileno” è ormai un irrinunciabile luogo comune.Pinochet, dal canto suo, riscopre un po’ di statalismo: vengono rein-trodotti il salario minimo e la contrattazione sindacale, mentre nuo-

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vi interventi pubblici garantiscono posti di lavoro, placando alme-no in parte la tensione sociale. In precario equilibrio tra Stato e mer-cato il Cile conquista la sua salvezza. Ma i semi del disastro sono or-mai destinati a germogliare al di là delle Ande.

Argentina: cronaca di un disastroA meno di tre anni di distanza i militari argentini decidono di seguirel’esempio dei colleghi cileni (vedi ). Corre l’anno 1976 e il ministrodelle Finanze José Martínez de Hoz è già stato nominato uomo dellasvolta. Recepisce le direttive del Fmi e della Banca Mondiale accumu-lando, come da copione, un crescente debito estero. La scelta sembrainizialmente vincente, ma quando all’inizio degli anni ‘80 i tassi d’in-teresse schizzano alle stelle la strategia diventa insostenibile. Di lì in poiè l’inevitabile circolo vizioso. Ci si indebita per ripagare e il deficit si al-larga. Nel 1989 la deuda externa ha raggiunto i 57 miliardi di dollari, unacinquantina in più rispetto al ‘76. Il Paese, per altro, è in buona com-pagnia. Uno studio del Cepal ricorda come le 22 nazioni latinoameri-cane abbiano visto il proprio debito passare dai 253 miliardi di dollaridel 1980 ai 513 del 1993. Nel ‘99 la cifra sfonderà quota 700 miliardi.

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| internazionale | Sudamerica |

Qualcuno volò sul nido del condordi Matteo Cavallito

NATA IN SENO ALLA CHICAGO SCHOOL OF ECONOMICS, questa corrente è passataalla storia per la sua convinta opposizione al pensiero keynesiano che ritienel’intervento statale nell’economia come un’operazione necessaria per scongiuraredisequilibri e crisi. Riunendo il pensiero degli studiosi americani idealmentecapeggiati dal premio Nobel 1976 Milton Friedman (nella foto) e quello della cosiddetta Scuola Austriaca di Friedrich von Hayek, il movimento di Chicago ha storicamente sostenuto una politica di privatizzazione dei settori produttivi e di ridimensionamento del welfare state ammettendo però la necessità di una forteregolamentazione della politica monetaria da parte dello Stato. La sua influenzasulle politiche pubbliche realizzate in Cile dagli anni ’70 e, più in generale,

nel continente latinoamericano negli anni ’90 si devono anche allestrette relazioni accademiche sviluppatesi nei decenni precedentialle sperimentazione. Già a metà degli ’50 l’Universidad Católica di Santiago offriva programmi di scambio studentesco con l’ateneodell’Illinois. Tra gli studenti formatisi in questo ambiente si segnalaJosé Piñera, ministro economico nei primi anni della dittatura di Pinochet e fratello dell’attuale presidente cileno Sebastián.

LA SCUOLA DI CHICAGO

L’11 SETTEMBRE DEL 1973, l’aviazione cilenabombarda il palazzo presidenziale al culminedella presa della capitale Santiago da parte delle truppe di terra. Quell’operazione, giunta al culmine di mesi di tensione tra l’esecutivo e l’esercito, segna la fine del governo presiedutodal socialista Salvador Allende (nella foto), vincitore delle elezioni tre anni prima e morto suicida nel giorno stesso del golpe. Il colpo di Stato, caldeggiato e sostenuto dal segretario di Stato Usa Henry Kissinger, conduce al potere il generale Augusto Pinochet, già ministro della Difesa durante l’ultimo governodemocratico. A due giorni di distanza il parlamento viene sciolto e i partiti che avevano appoggiato Allende vengono dichiarati illegali. Lo stadio Nazionaledi Santiago diviene famoso nel mondo per la sua tragica conversione in prigionetemporanea per gli oppositori politici. La repressione del dissenso porterà al sequestro, alla tortura e alla morte di migliaia di dissidenti nel corso degli anni successivi. Sconfitto nel referendum confermativo dell’ottobre 1988,Pinochet lascia definitivamente l’incarico nel marzo del 1990. Nominatosenatore a vita, l’ex dittatore, che fino al ’98 conserverà il titolo di capo delle forze armate, morirà nel dicembre del 2006 senza aver mai subito alcunprocesso. Il privilegio dell’immunità ha caratterizzato anche i responsabili e gli esecutori della micidiale macchina repressiva messa in moto dalla juntamilitare argentina, salita al potere con un golpe il 24 marzo del 1976 e rimastain carica fino al 1983, dopo la rovinosa sconfitta nella guerra contro la GranBretagna per il possesso delle isole Falkland. Il governo militare, guidato fino al 1980 dal generale Jorge Rafael Videla, si renderà responsabile di almeno 30 mila omicidi di oppositori. Le leggi note come “Obediencia debida” e “PuntoFinal”, promosse dal presidente Raúl Alfonsín, con l’obiettivo di garantirel’immunità dei militari in cambio della loro fedeltà alla democrazia, sono statedichiarate incostituzionali solo nel 2003. M.Cav.

L’ERA DEI GOLPE

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Sopra, perquisizioni da parte dell’esercito per le strade di Santiagodopo l’11 settembre 1973. A destra, la residenza del presidente, il palazzo de La Moneda,in fiamme e, a fianco,Augusto Pinochet. Nella pagina a fianco, una manifestazionecontro il regime.

Da Chicago a Buenos Aires passando per Santiago. Così tre decenni or sono si è aperto il primo laboratorio della crisi odierna. Dall’America Latina a Wall Sreet il passo è breve. Per evitare il crollo (forse) bastava guardare indietro.

UQUELLO REALIZZATO IN CILE nel decennio iniziale della dittatura è stato il primoprogramma di privatizzazione di massa effettuato nel Subcontinente su ispirazionedelle dottrine economiche di Chicago. L’operazione viene incanalata in tutte le direzioni conducendo tanto alla privatizzazione dello Stato sociale e del sistemapensionistico, quanto alla riforma pro-impresa del mercato del lavoro e alla venditaai privati di società e aziende attive in tutti i settori chiave dell’economia nazionale.Greg Palast ha ricordato come l’iniziativa abbia sottratto allo Stato 66 banche e 212industrie nazionali. A colpire in modo particolare sono due provvedimenti che pesanotuttora negli equilibri produttivi e sociali del Paese: la svendita del settore minerarioe la privatizzazione delle risorse idriche. La prima iniziativa ha lasciato allo Stato unaquota minoritaria delle aziende coinvolte garantendo ai privati acquisizioni sottocostoe trattamenti fiscali ultraprivilegiati. Nella seconda si inserisce il clamoroso casodella cessione dei diritti sull’acqua della Patagonia all’impresa Hydro Haisen oggicontrollata da Endesa, il colosso spagnolo successivamente acquisito dall’italiana Enel. www.crbm.orgwww.patagoniasinrepresas.cl

CILE, LA CAVIA DELLE PRIVATIZZAZIONI

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Schiacciato dal macigno debitorio al Paese non resta che fare cas-sa. Inizia qui la replica cilena in salsa rioplatense. Ferrovie, linee ae-ree, telecomunicazioni, industria pesante, petrolio: tutto, ma pro-prio tutto, viene letteralmente svenduto ai privati. Senza renderepubblico un solo bilancio il governo di Carlos Menem cede i benidello Stato a un quarto o un quinto del loro valore spogliando il Pae-se di qualsiasi risorsa. Una politica che fa tendenza visto che, nel cor-so del decennio successivo, il continente latinoamericano arriverà acompensare il 60% delle privatizzazioni del pianeta. Ma il bello de-ve ancora venire. Per frenare l’iperinflazione viene varato il piano diconvertibilidad: un peso, si stabilisce per legge, equivale a un dollaro.Si può fare la spesa in moneta locale o in biglietti verdi, si possonocambiare pesos in valuta americana, ci si può sentire, insomma, piùricchi e felici. In quel tranello, benedetto dal Fondo monetario in-ternazionale, cadono in molti, ma non le banche, che alzano i tassia livelli vertiginosi. Poco più di un decennio più tardi il debito è sa-

lito a 130 miliardi e Buenos Aires dichiara ufficialmente bancarotta.

Oggi come ieri?L’aver avuto una posizione marginale nella tempesta della crisi fi-nanziaria dei giorni nostri ha rappresentato per il Subcontinenteuna sorta di rivincita morale. Ma le ferite inferte negli anni alle ca-vie del liberismo faticano a rimarginarsi. La voragine debitoria con-tinua a condizionare l’economia argentina e tra un negoziato e l’al-tro il Paese si trova a fronteggiare ancora una volta un deficitcrescente e una speculazione al ribasso sulla propria valuta. Il Cile,dal canto suo, ha deciso di svoltare affidandosi, dopo vent’anni dicentrosinistra, a un presidente miliardario educato ad Harvard e fra-tello dell’ex ministro del Lavoro di Pinochet. «È tempo di asciugar-si le lacrime e iniziare a lavorare», ha dichiarato il neo capo di StatoSebastián Piñera dopo il tragico terremoto di fine febbraio. Chissà seanche lui ha in mente di ripetere l’antico “miracolo cileno”. .

L’opinione dello storico Guillermo Guajardo Soto, ricercatore dell’Universidad Nacional Autónoma de México.

Ingiustizia cilena,“miscele”argentine

ILE E ARGENTINA HANNO COSTITUITO i casi più emblematici diquell’ondata neoliberista che, in America Latina, sarebbedefinitivamente esplosa con l’inizio degli anni ‘90. Valori

ha approfondito il tema con Guillermo GuajardoSoto, ricercatore titolare presso il Centro de Inve-stigaciones Interdisciplinarias en Ciencias y Huma-

nidades dell’Universidad Nacional Autónoma de México.

Perché l’esperimento neo-liberista ha preso ilvia proprio in Cile?

Con le sue riforme radicali il Cile rappresenta un casoanomalo in America Latina. Dopo il golpe del ‘73, inse-

rito nel contesto della guerra fredda, si ha un processo diconcentrazione del potere nelle mani di Pinochet checulmina, nel ‘75, con la nascita di un ministero econo-mico tecnocratico. È qui che inizia l’opera degli econo-misti di Chicago che lanciano il modello neo-liberista,attribuendo al mercato il ruolo di arbitro. Questa strate-gia non trova riscontri negli altri regimi militari dell’e-poca - Perù e Brasile, ad esempio - che, al contrario, fu-rono decisamente più statalisti. C’è da dire che il Cileveniva da tre anni di nazionalizzazioni sotto il governoAllende. La destra, in questo senso, temeva molto lo sta-talismo che identificava come una via al socialismo.

Il modello mostra i suoi difetti pochi anni dopo.Da lì il cambio di rotta…

Il Cile va in difficoltà con l’esplosione del debito di ini-zio anni ‘80. I tassi di interesse salgono e i Paesi latinoa-mericani vanno in forte crisi. Per i Chicago boys fu la ve-ra prova del fuoco. Pinochet: ingaggiò nuovi tecnocratiche assunsero iniziative maggiormente stataliste percombattere la disoccupazione.

Un problema che riguarda anche l’Argentina.Pochi anni prima il Paese aveva intrapreso lastrada dell’indebitamento.

L’Argentina, esattamente come il Brasile, ha iniziato a in-debitarsi per bloccare l’inflazione e sostenere la crescitaeconomica e, con essa, l’occupazione. È interessante no-tare che i militari argentini, al contrario dei colleghi cile-ni, sentivano la forte necessità di garantire il lavoro perottenere pace sociale. Ricordiamo, però, che in Argenti-

na la vera svolta neoliberista si avrà solo nel 1989, in de-mocrazia, con il governo Menem che aumentò il deficitfacendosi carico dei debiti delle imprese privatizzate.

Un’esperienza scandalosa, quest’ultima. Per-ché si scelse di privatizzare tutto comprese lerisorse strategiche? E perché si vendette aprezzi così bassi?

In Argentina si è avuta una miscela di incapacità, corru-zione e visione di breve periodo. È stato un periodo mol-to oscuro in cui corruzione a arricchimento hanno ac-compagnato gli amici di Menem come già, similmente,avevano fatto a suo tempo con quelli di Pinochet. Lavendita a prezzi bassi di industrie e risorse nazionali ser-viva a dare un segnale di fiducia al mercato e ad attrarreinvestimenti stranieri.

Come vede il ritorno di un presidente di destrain Cile? Cambia qualcosa nella gestione statale?

Ci sarà continuità. Il modello di Stato che Piñera eredi-ta è molto diverso da quello costruito dalla dittatura. Igoverni democratici hanno negoziato per vent’anni coni militari, si sono spostati a destra e, senza realizzare unavera riforma dello Stato, hanno reso il modello compa-tibile con la democrazia. Oggi il Cile deve affrontare iproblemi di sempre: le difficoltà del sistema previden-ziale privato in un Paese che invecchia, un sistema edu-cativo arretrato e una gestione delle risorse naturali affi-data prevalentemente ai privati. Oltre al fatto,ovviamente, che quella cilena resta una società profon-damente diseguale e ingiusta. .

di Matteo Cavallito

C Santiago. La paratadell’esercito inoccasione del decimoanniversario del golpe.Cile, 1983

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Naomi KleinShock economy.L’ascesa del capitalismo dei disastriRizzoli, 2007

LIBRI

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I SCRIVE OPEN HOSPITAL, si legge “sviluppo”. È unsoftware libero per la gestione degli ospedali ma an-che il nome di un progetto che sfrutta la tecnologia

per migliorare la qualità dell’assi-stenza anche laddove le risorsesono limitate. Perché «risulta evi-

dente come l’introduzione di supporti e strumenti informaticipossa favorire il miglioramento delle condizioni di vita di un ter-ritorio», spiega Mara Pieri, responsabile della comunicazione diInformatici senza frontiere, l’associazione che nel 2005 ha pro-gettato il software insieme agli studenti dell’Istituto tecnico Vol-terra di San Donà di Piave (Ve).

Da Angal a Matiri Angal è un villaggio dell’Uganda quasi al confine con il Congo, com-posto da gruppi familiari ristretti che vivono in capanne. L’ospedalerurale di riferimento, il St. Luke, fondato circa un secolo fa dai PadriComboniani, è una struttura non governativa di piccole dimensioni(280 posti letto), ma preziosissima per la popolazione locale. Il pro-getto Open hospital, sviluppato in coordinamento tra Informaticisenza frontiere e il dottor Mario Marsiaj, che dirige l’ospedale da 40anni, ha dato vita a una prima versione del programma nato ad hocper la gestione delle operazioni di base dell’ospedale: registrazione eaccettazione dei pazienti in entrata e in uscita, gestione di cartelle cli-niche e terapie, del laboratorio e del magazzino farmaci. I volontari diIsf sono quindi andati sul posto e hanno attrezzato una rete informa-tica (anche grazie ad antenne paraboliche) che viene oggi utilizzatadai medici e dal personale infermieristico, offrendo inoltre all’ospe-dale alcuni personal computer donati da aziende e da singoli, ricon-dizionati per questa necessità. Da allora Open hospital si è evoluto gra-zie al confronto continuo con i suoi utilizzatori (vedi l’aggiunta difunzioni per la gestione economica e per l’invio di sms ai pazienti di-

messi, come promemoria di terapie da seguire e medicine da prende-re); i tecnici volontari di Isf – oltre a fare assistenza a distanza – si re-cano periodicamente ad Angal per effettuare gli aggiornamenti delsoftware e per la manutenzione e l’allargamento del parco computerin dotazione, anche perché il St. Luke si è ingrandito nel frattempo.

L’altra struttura – più grande di Angal – per la quale è stato avviatoun progetto complesso è l’Ospedale Sant’Orsola di Matiri, in Kenya,completamente informatizzato grazie alla realizzazione di una retecreata sul posto. Proprio lo sviluppo di questo progetto ha consentitodi far progredire ulteriormente Open hospital (in futuro fornirà ancheservizi di e-learning e teleconsulto) attraverso una collaborazione tra chilavora al programma in Italia e chi lo testa in Africa in tempo reale.

Cultura informaticaUn sistema operativo free come Ubuntu, per non avere costi di ac-quisto dei programmi; computer portatili a batteria, per ovviare allamancanza frequente di energia elettrica e la necessità di formazioneper chi un pc non l’aveva mai avuto tra le mani prima d’ora: tutti pro-blemi che il progetto Open hospital ha elaborato nel tempo e solu-

di Corrado Fontana

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| internazionale | tecnologia in aiuto |

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Africa: lo sviluppo si scarica dal web SOFTWARE LIBERO: programmi per il computer

a disposizione degli utenti gratuitamente.

OPEN SOURCE: tecnologie e programmi che consentono all’utente, non solo il loro impiegogratuito, ma anche un’autonoma rielaborazione e l’eventuale sviluppo, senza restrizioni dovute alla proprietà intellettuale.

UBUNTU: sistema operativo gratuito per computer.

DIGITAL DIVIDE: la mancanza di un’adeguatainfrastruttura di rete digitale per lo scambio di dati.

MINI GLOSSARIO

L’OSPEDALE ST. LUKE di Angal offre 280 posti letto (51 nel reparto maschile, 39 in quellofemminile, 113 di pediatria, 56 di maternità e 21 letti per l’isolamento) ed è attrezzato con un laboratorio di analisi chimiche e microbiologiche, la radiologia e la sala operatoria. Nel 2009 vi sono stati 11.300 ricoveri di cui 8 mila in pediatria, con una mortalità infantile del 10% (prima causa di morte è la malaria); 32 mila sonostate le visite ambulatoriali e 211 mila le vaccinazioni eseguite.Il tasso medio di occupazione dei letti è superiore al 100%,dato che molti pazienti giacciono a terra sulle loro stuoie;l’assistenza viene assicurata da 136 operatori, di cui solo 4 sono medici. Il raggio d’azione dell’ospedale è di circa 50chilometri, con un bacino d’utenza di circa 120 mila persone.

OSPEDALE DI ANGAL (UGANDA)

IL SANT’ORSOLA HOSPITAL di Matiri ha circa 100 posti letto e 2 sale operatorie. Nellastruttura ci sono pediatria e radiologia e funzionano una sala parto, un laboratorio oculistico,una clinica dentaria, il centro per la nutrizione del bambino, un laboratorio di analisi e unaclinica mobile. Ci lavorano 112 persone, tra medici e infermieri.

OSPEDALE DI MATIRI (KENYA)

È UN’ASSOCIAZIONE nata nel 2005 a Treviso e organizzata con ottosezioni regionali in Italia. Si propone di facilitare l’accesso alletecnologie informatiche, nella convinzione che possano migliorare laqualità della vita. Tre le tipologie di progetti che segue: lo sviluppo di software in base a richiestespecifiche (vedi la realizzazione di un programma per la registrazione degli ospiti della strutturadiurna d’accoglienza per senza tetto Casa dell’ospitalità di Mestre); corsi di alfabetizzazioneinformatica e percorsi formativi in realtà di emarginazione ed esclusione sociale (detenuti,migranti, ex tossicodipendenti); sviluppo di sistemi informativi: vedi l’installazione di un laboratorioinformatico nel carcere di Santa Bona di Treviso, dove i detenuti possono riparare hardwareproveniente da aziende esterne, oppure la realizzazione di una rete nel reparto di onco-ematologiapediatrica dell’ospedale di Trieste, in modo tale che i bambini lungodegenti possano mantenereper via telematica i contatti con la famiglia e gli amici all’esterno o giocare tra loro.

INFORMATICI SENZA FRONTIERE

Arriva un grande contributo allo sviluppo dall’informatica open source. A cominciare dagli ospedali in Africa.

Informatici senza frontiere:«L’introduzione di supportiinformatici può favorire il miglioramento delle condizionidi vita di un territorio»

Alcuni abitanti di Angal, in Uganda.Nel villaggio si troval’ospedale di St. Luke,dove Informatici senzafrontiere ha installatoun programma per la gestione delle operazioni di base, un aiutoenorme all’attivitàospedaliera.

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| lotta alla povertà | internazionale |

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La crisicolpiscei Paesi più poveri

In un primo momento i Paesi più poveri del globosembravano fuori pericolo rispetto alla crisi dell'autun-no 2008: la maggior parte della popolazione di questenazioni vive di economia informale, e la debolezza del-le Borse locali ha impedito alla bolla speculativa di pro-pagarsi. Gli effetti si sono visti pochi mesi dopo, nellaprimavera del 2009, a partire dal drastico taglio dei go-verni occidentali ai fondi per la cooperazione. Il già dif-ficile cammino dei Millennium development goals si è fat-to ancora più in salita: sono troppi i ritardi per i 10obiettivi lanciati dall’Onu nel 2000 (tra i quali istruzio-ne elementare e sanità per tutti) per dimezzare il nume-ro di indigenti nel mondo entro il 2015. Oggi l'urgenzaè soprattutto evitare che la povertà dilaghi.

In Asia le conseguenze per il calo delle esportazioni,degli aiuti e degli investimenti sono attenuate dai fortilegami economici e commerciali con India e soprattut-to Cina, l’unico Paese in grado di continuare ad investi-re anche nei Paesi africani. A questi fattori macroecono-mici si somma però l’aumento della disoccupazione inEuropa e Stati Uniti, che colpisce giovani e donne, maanche molti lavoratori immigrati, andando ad inciderepesantemente sulle loro rimesse verso i Paesi di origine,un flusso di denaro che da solo supera quello degli aiu-ti umanitari. Nel 2009, solo in Italia, i migranti africanihanno inviato verso i loro Paesi di origine oltre 836 mi-lioni di euro, il 10% in meno rispetto al 2008.

Coopi: io non me ne frego!«É una realtà: la povertà è in crescita, i dati sono allar-manti. Non è proprio possibile restare indifferenti». Isa-bella Samà, responsabile comunicazione istituzionale diCoopi spiega così la campagna “Io non me ne frego”, dapoco lanciata dall’organizzazione. Ogni cinque secondiun bambino muore di fame, ogni minuto una donnamuore di parto, una persona su sei non ha accesso al-l’acqua potabile: i validi motivi elencati da Coopi pernon fregarsene sono 80. Ma aumentano: attraverso il si-to www.coopi.net/iononmenefrego/ chiunque può ag-giungere le proprie motivazioni. «È vero che si parlamolto di povertà, ma spesso lo facciamo tra addetti ai la-vori. Con questa campagna vogliamo portare sotto i ri-flettori le tante sfaccettature legate alla miseria e voglia-mo anche far emergere una massa critica e far sentire lanostra voce. Tutti possono fare qualcosa, a partire dal so-stenere questa campagna». .

V ENTISEI MILIONI DI POVERI IN PIÙ entro il 2020 per l’effettodomino della crisi economica mondiale: è l’allarme lan-ciato dalla Banca Mondiale nel mese di giugno, a due an-ni dallo scoppio della bolla finanziaria dei mutui subpri-me. Poveri che si concentreranno soprattutto nei Paesiin cui gran parte della popolazione vive già al di sottodella soglia di povertà: Africa sub sahariana e Paesi delSud-Est asiatico. Un dato drammatico, ma che rispettoalle previsioni iniziali migliora: al G20 di Pittsburgh, nelsettembre 2009, la stessa Banca Mondiale ipotizzava 89milioni di poveri in più entro la fine del 2010.

Le iniezioni di fondi statali statunitensi per evitare iltracollo del sistema bancario e le politiche economicheeuropee e dei Paesi emergenti (a partire da Pechino), han-no in parte arginato gli effetti della crisi, con conseguen-ze dirette anche sulle economie degli Stati più poveri.Nonostante la graduale ripresa economica a livello glo-bale, a frenare il recupero in queste regioni ora è soprat-tutto la crisi del debito in Europa, principale causa delcrollo degli investimenti esteri e delle esportazioni, congravi conseguenze per il continente africano, la cui cre-scita dipende direttamente da questi due fattori.

di Sara Milanese

Taglio degli aiuti umanitari, crollo degli investimenti stranieri, calo delle esportazioni, meno rimesse: la crisi economica globalepesa sui Paesi del Sud del mondo. La Banca Mondiale prevede 26 milioni di nuovi poveri entro il 2020.

I volti della Campagna,“Io non me ne frego”,lanciata da Coopi. Il primo a sinistra è Padre Barbieri, il fondatore della Ong.

zioni che ha esportato anche negli altriospedali rurali di Zinviè (Benin), Nzala-Kim-bau (Repubblica Democratica del Congo) eKinshasa (Repubblica Democratica del Con-go) dove Open hospital viene utilizzato. Aproposito di ostacoli, Mara Pieri ricorda però

che quelli più impegnativi da superare sono di natura culturale: «Ab-biamo incontrato le maggiori difficoltà nell’insegnare agli utentiquanto sia necessario rendere sistematico il lavoro di archiviazione eil continuo aggiornamento dei dati che il software deve organizzare:abbiamo dovuto seguire da vicino l’abbandono di pratiche di gestio-ne informali, elaborate su carta, e spesso attuate in modo sporadico.Problemi generati da una diversa forma mentis, che noi già abbiamoconsolidato proprio con l’utilizzazione di certi strumenti, rispetto adun mondo che ha una diversa concezione del tempo e dello spazio.Una vera e propria differenza culturale di cui bisogna sempre tenereconto quando si opera in determinati contesti».

Non solo AfricaOpen hospital non ha reso la vita più facile solo nelle strutture sa-nitarie africane, ma sta allargando i suoi orizzonti. E così il softwa-re è arrivato fino in Afghanistan, dove è stato installato presso l’o-spedale Indira Ganhdi di Kabul, finanziato dall’India, ma alfunzionamento e alla protezione del quale collabora la missioneitaliana: «Cercando un software per la gestione dell’ospedale – ri-corda ancora Mara Pieri – il personale locale si è imbattuto in Openhospital: ci è stato dunque chiesto di installarlo e di avere un sup-porto nelle prime fasi dell’utilizzo. Il tutto è avvenuto nel 2008 e,dalle notizie che abbiamo, il software è tuttora in uso. Poco tempodopo abbiamo ricevuto una lettera del generale che dirige la mis-sione a Kabul che ci ringraziava per quanto fatto». .

NEL NOSTRO PAESE il tema del software libero, dell’abbattimentodel digital divide come forma di discriminazione alla crescitaculturale ed economica di popoli e regioni coinvolge numerosigiovani attivisti e associazioni. Tra di esse c’è, ad esempio, la comunità di Mozilla Italia, associazione senza scopo di lucro che si dedica alla traduzione nella nostra lingua, al supporto e alla promozione dei prodotti di Mozilla Foundation, cioè di software liberi in alternativa ai soliti programmi messi in commercio ad opera dell’oligopolio di multinazionali dell’informatica (Microsoft, Apple, Hp) che attualmente gestisce il mercato. Mozilla Italia ha elaborato persino una sorta di manifesto per l’accessolibero a Internet i cui primi tre articoli sono:

1] Internet è una parte integrante della vita moderna, una componente fondamentalenell’ambito dell’istruzione, della comunicazione, della collaborazione, degli affari e dell’intrattenimento dell’intera società.

2] Internet è una risorsa pubblica globale che deve rimanere aperta e accessibile.

3] Internet dovrebbe arricchire la vita di ogni essere umano.

www.mozillaitalia.it

MOZILLA ITALIA, COMMUNITY PER UNA RETE APERTA

www.informaticisenzafrontiere.org Sito ufficiale di Isf.http://sourceforge.net/projects/angal/files/Sito web da cui scaricare Open hospital.www.amicidiangal.org e www.smomonlus.orgSiti web di associazioni che partecipano alla gestione dell’ospedale di Angal.www.tharakahospital.orgSito web del progetto Un ospedale per Tharaka e dell’omonima associazione chepartecipa all’informatizzazione dell’ospedale di Matiri.www.matirihospital.orgSito web dell’ospedale di Matiri.www.matteodemayda.com/#205485/ANGAL-UGANDA Sito del fotografo Matteo De Mayda, autore delle foto che ritraggono Angal.

SITI

L’ospedale di St. Lukead Angal. Ha 280posti letto, una salaoperatoria, radiologiae un laboratorio di analisi cliniche.

MAT

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I business sanidella biodiversità

Ambiente

di Massimiliano Pontillo

L 20 DICEMBRE 2006 L’ASSEMBLEA GENERALE DELL’ONU ha proclamato il 2010 “Anno internazionale dellabiodiversità”, designando il segretariato della Convenzione sulla diversità biologica come focal point.E invitandolo, inoltre, a collaborare con le agenzie delle Nazioni unite interessate, le organizzazioniinternazionali e gli altri attori che si occupano di ambiente, per sensibilizzare la più ampia opinione pubblicae stimolare i governi a un maggiore impegno a livello globale e locale, nella speranza che il tempo perdutonon risulti incolmabile.

La Convenzione sulla diversità biologica (Cdb), entrata in vigore il 29 dicembre 1993, si pone tre obiettiviprincipali: conservare la diversità biologica, utilizzarla in modo durevole e distribuire i benefici che nederivano in modo giusto ed equilibrato. La biodiversità designa tutte le forme di vita sulla Terra; quella di cui siamo testimoni, in quest’epoca storica, è il frutto di un’evoluzione durata miliardi di anni. In questa“diversità” vengono incluse le molte varietà di piante, di animali e di microrganismi, ma anche le differenzegenetiche all’interno di ogni specie. Forse non ci rendiamo conto che la frammentazione e il degrado fino alla scomparsa di foreste, di zone umide, di barriere coralline e di altri ecosistemi costituiscono la più graveminaccia che possiamo procurare al nostro Pianeta. E quindi a noi stessi. Per questi motivi nell’aprile 2002 i Paesi firmatari della Convenzione hanno deciso di avviare entro il 2010 “una riduzione significativadell’attuale ritmo di impoverimento della biodiversità a livello mondiale, regionale e nazionale col fine

di contribuire all’attenuazione della povertà e al profitto di tutte le formedi vita sulla Terra”. Un patto inserito nel 2007, al Summit mondiale Onu per lo sviluppo durevole tenutosi a Rio de Janeiro, tra le finalità dello sviluppo del millennio.

Un rapporto delle Nazioni unite dimostra che battersi per la difesadella ricchezza delle forme di vita è anche più conveniente che battersiper la difesa del clima. In realtà, a guardar bene, è difficile distinguere

tra i due obiettivi, visto che i cambiamenti climatici rappresentano la principale minaccia per la biodiversità.Si tratta, in realtà, di due visuali diverse per osservare la medesima questione. Nicholas Stern, ex chief economistdella Banca mondiale, aveva calcolato con il suo celebre rapporto, recentemente aggiornato, che per ognieuro investito in misure di protezione climatica - ossia efficienza energetica, fonti rinnovabili e foreste - si possono evitare tra i 5 e i 20 euro di danni. Il nuovo documento dell’Onu spiega che, investendo nelladifesa della fertilità del suolo, della pulizia dell’aria e dell’acqua, nella protezione degli insetti impollinatori e nelle altre attività di sostegno della biodiversità, si ottengono benefici da 10 a 100 volte la cifra impiegata.Di qui una serie di suggerimenti: sostenere le comunità locali che sanno mantenere l’equilibrio del territorio;fissare tetti per lo sfruttamento delle risorse; chiedere alle aziende resoconti ambientali oltre che finanziari.

Il tutto per un’ottima ragione economica, oltre che etica. Investendo 45 miliardi di dollari l’anno a livelloglobale si possono ottenere due vantaggi concreti: il primo, è che si tratta di misure reali e tangibili: alberi e pannelli fotovoltaici, non speculazione finanziaria. Il secondo è che questa operazione comporta benefici in termini di depurazione dell’aria e dell’acqua e di altri servizi ecologici che valgono tra i 4 e i 5 mila miliardidi dollari, cioè 100 volte più dell’investimento. Eppure solo due delle cento maggiori aziende nel mondocredono che la riduzione della biodiversità rappresenti una minaccia strategica per il loro business. .

I

Tutelare le forme di vitapresenti sulla Terra non è solo una questione di ambiente. In gioco ci sonoenormi risparmi economicie opportunità industriali

| utopieconcrete |

APPUNTAMENTI LUGLIO>SETTEMBRE A CURA DI PAOLA BAIOCCHI | PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A [email protected]

| internazionale |

12 agostoMADAGASCARREFERENDUM COSTITUZIONALESono nove i membri del Comitatoconsultivo sulla Costituzione, incaricatidi redigere una nuova Carta,successivamente alla presa di potere di Andry Rajoelina, nel marzo 2009. Il voto dovrebbe portare alla fine dellatransizione guidata dal presidenteRajoelina, ex sindaco di Antananarivo e principale oppositore del presidentedimissionario, ma il clima è di grandeincertezza e numerosi partner esterihanno sospeso gli aiuti allo sviluppo.

19 - 23 agostoJÖNKÖPING (SVEZIA)ERSA CONGRESSOCrescita sostenibile e sviluppo regionalenell’economia della conoscenza è il titolodella 50ma edizione del Congressoorganizzato dall’Associazione internazionaledi scienze regionali. Uso del suolo,rapporti città-campagna, salute, aspettidi genere dello sviluppo regionale,capitale sociale, turismo, innovazione,demografia e molto altri argomentisaranno oggetto di discussione.www.ersa.org/ersa-congress

6 - 10 settembreVALENCIA (SPAGNA)25TH EU PVSEC Venticinquesima edizione dellaconferenza mondiale sull’energia solarefotovoltaica (European PhotovoltaicSolar Energy Conference). I lavori si svolgeranno dal 6 al 10 settembre,mentre l’esibizione (5th World Conferenceon Photovoltaic Energy Conversion) si svolgerà, sempre nella fiera della città spagnola, dal 6 al 9.www.photovoltaic-conference.com

12 settembreTURCHIAREFERENDUM COSTITUZIONALEI cittadini turchi sono chiamati a ratificare le riforme costituzionaliapprovate dal parlamento tra la fine di maggio e l’inizio di giugno.

13 - 17 settembreMONACO DI BAVIERA (GERMANIA)IFAT 2010 Una delle principali fiere internazionalifocalizzata sulle nuove tecnologie e lo sviluppo di servizi nel campo della gestione idrica, del territorio e nel riuso e riciclaggio dei rifiuti.www.ifat.de

Quindicesimo summit dell’Unioneafricana (Ua), l’organizzazionesovranazionale e intergovernativa che comprende la quasi totalità delle nazioni africane. Al centro dei lavorii temi della maternità, della saluteinfantile e dello sviluppo in Africa.www.africa-union.org

1° agostoENTRATA IN VIGORE DELLA CONVENZIONE SULLE CLUSTERErano necessarie trenta firme di trentaPaesi, per arrivare all’entrata in vigoredella Convenzione di Oslo sullemunizione cluster. Sono ormai trentasei i Paesi che hanno firmato la ratificacontro le micidiali bombe a grappolo,che uccidono soprattutto bambini anche ad anni di distanza dalla fine delle guerre. Dal 1° di agosto i Paesi che lo hanno ratificato si impegnano ad adempiere alle condizioni del Trattato, che vieta la produzione,l’uso e il possesso dei micidiali ordigni.www.campagnamine.org

9 agostoRUANDAELEZIONI PRESIDENZIALI

9 agosto - 24 settembreGINEVRA (SVIZZERA)CONFERENZA SUL DISARMO - 3A PARTEwww.geneva-forum.org/Calendar/Current.htm

12 agostoONUINTERNATIONAL DAY OF THE WORLD’SINDIGENOUS PEOPLEGiornata internazionale dei popoliindigeni, evento annuale organizzato dal Forum permanente dell’Onu sullequestioni indigene (UN Permanent Forumon Indigenous Issues), con l’obiettivo di rafforzare la cooperazioneinternazionale per la soluzione dei problemi delle minoranze in settoricome cultura, istruzione, salute, diritti umani, ambiente, sociale e sviluppo economico.www.un.org/esa/socdev/unpfii

9 luglioOLANDAELEZIONI PARLAMENTARI

11 luglioGIAPPONEELEZIONE DELLA CAMERA ALTAGiapponesi al voto per l’elezione dei rappresentanti della Dainiju–nikaiSangiingiin Tsu–jo–senkyo, o Camera di Consiglio, l’equivalente del Senato nel sistema parlamentare bicamerale.

11 luglioSUDAFRICAFINALE CAMPIONATO MONDIALE DI CALCIOIniziata l’11 giugno 2010 la 19ma edizionedel Campionato mondiale di calcio vedràl’atto conclusivo svolgersi l’11 luglio al FirstNational Bank Stadium di Johannesburg.La finale si svolgerà nell’emisferoaustrale 32 anni dopo l’edizione del mondiale in Argentina, nel 1978.

12 - 14 luglioAMMAN (GIORDANIA)SUSTANINABLE ARCHITECTURE AND URBAN DEVELOPMENTSeconda conferenza internazionalesull’architettura sostenibile e lo sviluppourbano, organizzato da The Center for theStudy of Architecture in the Arab Region,in collaborazione con la University of Dundee, School of Architecture (Uk) e la Jordan University.www.csaar-center.org/conference/saud2010

17 luglioPALESTINAELEZIONI AMMINISTRATIVESi rinnovano i consigli comunali nella West Bank.

18 - 23 luglioVIENNA (AUSTRIA)XVIII CONFERENZA INTERNAZIONALESULL’AIDS

Durante la Conferenza verrà illustrato lo stato di diffusione del virus dell’Hiv e verrà fatto il punto sull’azione combinatadella prevenzione con le terapieantiretrovirali e l’accessibilità alle cure.

19 - 27 luglioKAMPALA (UGANDA)15TH AFRICAN UNION SUMMIT

15 - 17 settembreGINEVRA (SVIZZERA)WTO PUBLIC FORUM 2010Si intitola “The Forces Shaping WorldTrade” la tre giorni di incontri pubblicirealizzata dall’Organizzazione mondialedel Commercio (Wto). A confrontoaccademici, politici, rappresentantiistituzionali, membri dei sindacati ed esponenti della società civile.www.wto.org

18 settembreAFGHANISTANELEZIONI PARLAMENTARIIl martoriato Afghanistan torna al voto tra mille incertezze e molte paure. L’ultimoappuntamento elettorale (le passatepresidenziali) è stato caratterizzato dalle accuse di brogli e dall’escalationdella violenza dei ribelli talebani.

19 settembreSVEZIAELEZIONI GENERALI

20 - 25 settembreVIENNA (AUSTRIA)CONFERENZA GENERALE DELLA IAEA54ma sessione della Conferenza generaledell’Agenzia internazionale dell’energiaatomica (International Atomic Energy Agency - Iaea).www.iaea.org/index.html

26 settembreVENEZUELAELEZIONI PARLAMENTARIIn un clima di grave incertezza alimentatadalle crescenti difficoltà economiche, il Venezuela va al voto per il rinnovo del Parlamento. Non è esclusaun’alleanza generale tra tutte le forze di opposizione che contrastano il partitodi maggioranza guidato dal presidenteHugo Chávez (nella foto).

27 settembre - 1°ottobreKYOUNGJU (COREA DEL SUD)FAO REGIONAL CONFERENCE FOR ASIA AND THE PACIFIC (APRC)www.fao.org

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altrevociL’INTIMAANGOSCIA DEL SERIALKILLER

È una storia che spiazza e nonperché parla di un serial killerseviziatore di bambini, maperché entra senza reticenzenella mente del carnefice e delle vittime. Non è un thrillere nemmeno un romanzopoliziesco. La dimensionepsicologica e intima di chi fa il male e di chi lo subiscelasciano una traccia piùprofonda nel lettore. Non ci sono misteri, l’autrice svelasubito tutto. Una scelta giustaper un libro che ha la pretesa, e spesso ci riesce, di generareun’attesa angosciante, anche quando fa delle sceltediscutibili sul piano dellatrama. Come quando la madredi una delle vittime compra una casa dal killer di suo figlio.Così come quando il figlio di un’investigatrice tedesca, da sempre sulle tracce del serialkiller, diventa a sua voltavittima per un caso fortuito.Coincidenza quasi impossibili,in una storia ambientata tra l’Italia e la Germania in un arco di quasi vent’anni. Ci sono insomma delleingenuità che vengono peròampiamente ripagate da una scrittura che porta il lettore al cuore del male.

SABINE THIESLERLA CAREZZA DELL’UOMO NEROB.C. Dalai editore, 2010

GUIDAPRATICAPER USCIRE DALLA CRISI

Di fronte alla crisi europea e internazionale 32 economistihanno raccolto le loro proposteper un’economia sostenibile.Gli autori suggeriscono vied’uscita concrete e ragionevoli:evitare di prolungare

la recessione, rimettere la finanza al suoposto, costruire un’economia sostenibile,avviare politiche per uno sviluppo di qualità,tutelare il lavoro, ridurre le disuguaglianze. Il volume nasce da un progetto comunedell’Etui (Istituto sindacale europeo) e di Sbilanciamoci, la campagna sullealternative economiche di 47 organizzazionidella società civile italiana. Gli autori del volume sono: Bruno Amable, EileenAppelbaum, Andreas Botsch, Roberta Carlini,Antonio Cianciullo, Vincenzo Comito, Paul De Grauwe, Sebastian Dullien, Gerald Epstein,Maurizio Franzini, Jean Gadrey, FrancescoGaribaldo, Claudio Gnesutta, Pierre Jonckheer,Jacques Le Cacheaux, Robert Kuttner, AngeloMarano, Giulio Marcon, Markus Meinzer,Richard Murphy, Grazia Naletto, Mario Pianta,Felice Roberto Pizzuti, Guglielmo Ragozzino,Alessandro Santoro, Helene Schuberth, StefanSchulmeister, Daniela Schwarzer, GianniSilvestrini, Annamaria Simonazzi, AntonioTricarico, Andrew Watt.

A CURA DI ANDREW WATT, ANDREAS BOTSCH E ROBERTA CARLINIDOPO LA CRISI PROPOSTE PER UN’ECONOMIA SOSTENIBILEEdizioni dell’Asino, 2010

LE REGOLEDOPO GLI SCANDALINON SERVONO

Dopo ognigrande scandalofinanziario, la rispostadell’opinionepubblica

è sempre la stessa: servononuove regole. Ma, secondol’autore, una maggioreregolamentazione dello Statonon serve a tutelare chi investei propri soldi nelle societàquotate. Il governo societario è l’insieme di meccanismi e istituzioni necessarie a mantenere le promesse fatte ai soci, i quali se danno fiducia a quelle promesse mettonomano al portafoglio e investono,altrimenti orienterannodiversamente i loro investimenti.Quando interviene la politica il legislatore, per assecondare i propri interessi e quelli dellelobby più organizzate, utilizzastrumenti di governance pocoefficaci, cioè meno capaci di proteggere l’investitore (agenziedi rating, revisione contabile,amministratori indipendenti,ecc.). Di contro, secondol’autore, i fondi di private equitye gli hedge fund controllano in modo efficace la performance,perché mirano al profitto e, perquesto, sono presi di mira dallepolitiche di regolamentazione.

JONATHAN R. MACEYCORPORATE GOVERNANCEIbl Libri, 2010

UN’ESTATE PER SCOPRIREME STESSO E MIO PADRE

Leonardo è stato un padreaffettuoso e insondabile e Lorenzo non ha maiconosciuto la sua verità o magari l’ha sempre evitataper non scoprire di essere comelui. La morte del padre mette il figlio di fronte a una sceltadecisiva: continuare a seguirnele tracce o tentare finalmenteun’autenticità limpida, faticosa,una coerenza negli affetti. In un’estate dei nostri annispesa fra Roma e la Grecia,poche settimane in cui nessunosa o vuole dirgli tutta la verità,né le donne della sua vita, Sara e Carolina, né la madreGiovanna, elusiva e ferita, né la fragile sorella Martina, né Marco, l’amico tradito e rimpianto; in un’estate ferocein cui ciascuno è solo, eppureconsegnato al desiderio, alla ricerca spasmodica, al bisogno insopprimibiledell’altro, e nulla è davverocome sembra; in questa estatedefinitiva, Lorenzo dovràscoprire tutto insieme: chi eradavvero suo padre? È ancorapossibile amarsi? Che cosac’impedisce di essere fino in fondo chi siamo?

MATTEO NUCCISONO COMUNI LE COSE DEGLI AMICIPonte alle Grazie, 2009

L’OBLIODIETRO IL BANCONEDEL BAR

Questa è una delle tappe dellaletteratura della dissoluzione,praticata a suo tempo da maestri come Bukowski.Scavare letterariamentenell’abuso delle sostanze è un esercizio che presupponeuna conoscenza del fenomeno,almeno de relato, come puòaccadere a un giovane barmandi Hollywood, affascinato dalla decadente rovina che lo circonda. Il barman osserva i clienti scivolare nel loro oblionotturno, ascolta le loro storie,il brusio delle loro esistenze, e prende appunti per un romanzo. Nella speranza di scoprire i segreti e i fantasmidelle loro vite cerca di stringereamicizia con alcuni di loro, i clienti regolari, ognuno con la sua storia, la sua unicità.Sera dopo sera, settimana doposettimana, il lavoro lo avvolge in un soffocante universo fattodi luci basse, musica soffusa,chiacchiere e mormorii sullosfondo. Cosí accade, sembrainevitabile, che il barman inizi a versarsi piú bicchieri di quelli che porge ai suoiclienti, per sprofondare nel loro stesso oblio.

PATRICK DEWITTABLUZIONINeri Pozza, 2010

PASTORE PER LAVORO FOTOGRAFO PER CASOIL NEPAL SVELATOCON I SUOI SCATTI

“Faccio ancora qualche passo quando, senzaalcun preavviso, davanti agli occhi si para unospettacolo mozzafiato: inondata dalla luceradente del sole che scende a Ovest, si apreun’immensa, interminabile, splendida valle.Una valle fatta di verdissimi campi terrazzati e di villaggi con abitazioni di legno e fango. A vederla così si sarebbe detto un universo a parte, sospeso e incantato. Una sorta di Shangrilà, preziosamente incastonata tra le montagne”. In uno degli angoli piùremoti e seducenti dell’Asia, vive ChaturmanRai, dell’etnia dei Kulunge. Vita dura, la sua.Pastore, soprattutto. Ma, se serve, anchecarpentiere e portatore di sale. Il destino peròaveva in serbo per lui una sorpresa, portata nel suo villaggio, senza telefono né elettricità,da alcuni fotografi itineranti. Una macchinettaantidiluviana gli fa scoprire una profondapassione per la fotografia. I suoi scatti sonoevoluzioni della sua sensibilità, del suo modo di vedere il mondo esterno. Non lo fermano né la difficoltà a reperire rullini, né i duri lavoriche deve fare per tirare avanti. Non c’è nulla di inventato in questa storia. L’autore è un giovane antropologo, alle prese con la sua prima approfondita missione sul campo,in Nepal, che segue passo passo i progressi di Chaturman nel campo della fotografia. Così, gli scatti più suggestivi accompagnano la narrazione, quasi divenendone l’ossatura.

MARTINO NICOLETTICHATURMAN RAI FOTOGRAFO CONTADINO DELL’HIMALAYAExorma edizioni, 2010

PER FAREPROGRESSOCI VUOLE UN SEME

Partiamodall’autore:Fabio Bertapelleè un “agronomopentito” che ora ha deciso

di fornire consulenze gratuitesulla qualità del cibo perdiffondere una nuova coscienzaalimentare. In “Semi di Giustizia”svela una regola del mercatoagro-alimentare attuale: il grande movimento di denaro si genera in minima parte con la produzione di semi e frutti e, in larga parte, con il loro commercio e la lorotrasformazione. Così i piccoliproduttori restano emarginati,nel Sud del mondo ma non solo.Ecco perché il libro presentauna carrellata di semi, noti e meno noti, raccontandone le vicende che ne hanno segnatoil percorso e proponendoun’azione davvero concreta e solidale: condividere i semicon gli ultimi, diventando co-produttori e trasformandocida consumatori in agricoltori a distanza. Segnali positivi, per fortuna non mancano: le retidi coltivatori, come la ReteSementi Rurali, i Gas, i piùrecenti Gat (gruppi d’acquistoterritoriale) che acquistano lottidi terreno produrre il loro cibo.

FABIO BERTAPELLESEMI DI GIUSTIZIAEMI, 2010

| economiaefinanza | | narrativa |

a cura di Michele Mancino SE AVETE LIBRI, EVENTI, PROGETTI DA SEGNALARE, SCRIVETE A [email protected]

SE LA TVDECIDE PIÙDELLAPOLITICA

La politica oggiè governatadall’economia e dal mercatosovranazionali.Il ceto politico,

se da una parte perdeimportanza e potere decisionale,dall’altra ne esce rafforzato nellesue individualità. La politica, in un contesto socialeframmentato, non rappresentapiù i gruppi sociali organizzati,ma i singoli individui, ovvero il cittadino-monade. Gli individui,perdendo i tradizionali processiidentitari nelle classi sociali, si rifugiano nell’isolamentoconsumistico. Ciò che si prospetta è un’Italiamaterialista, individualista e “machista”, dove la solidarietàviene sostituita dallo scambio. In questo sistema gioca un ruolo cruciale la televisionecommerciale che ha assecondato questapropensione individualistica.Berlusconi è stato abile ad estremizzare qualcosa chec’era già. Con una comunicazionechiara, diretta e tipica di un bravo venditore di sogni,ha fatto la sua discesa in camponella politica, lasciandoall’antiberlusconismo il compitodi ingigantire il personaggio.

DIEGO GIACHETTIBERLUSCONI E BERLUSCONISMOEdizioni Arterigere, 2010

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IN SUDAFRICA ISTRUZIONE MOBILE PER COMBATTERE IL DIGITAL DIVIDE

Gli occhi puntati sul SudAfrica per i Mondiali di calcio offrono una opportunità di visibilità a storie e progetti di interazione che raramenteapprodano sui media italiani. M4girls è un progetto che è stato testato in due scuole sudafricane con l’obiettivo di migliorare il rendimento scolastico e sviluppare l’abilità matematica. Attraversol’utilizzo di cellulari con un programmaprecaricato gli studenti hanno potuto testarel’opportunità di condurre la fase Beta del test in vista del possibile rilascio di una applicazione educativa su vasta scala.Un gioco interattivo con nozioni supplementaridi matematica consente di testare i risultatiraggiunti. Altra progettualità sviluppata nel continente africano è quella di Cellbook,progetto che vuole portare i libri sul cellulare e che ha beneficiato ad oggi di una vendita di oltre duecentomila copie della Sacra Bibbiain versione mobile. La piattaforma è integratacon Facebook e altri social network e stacoinvolgendo i maggiori editori internazionali,tra cui Pearson e Oxford Press.

UNA GIRAFFA PERCONOSCERELA MALARIA

Una piccola giraffa che spiegale malattie ai bambini in televisione. Il cartoon“Tsehai Loves Learning” ha conquistato in Etiopia oltrecinque milioni di giovanissimifan, di età compresa tra i 3 e i 6 anni. Sono bambiniche non avrebbero altrimentiavuto facile accesso ad informazioni e curepediatriche. La serie di clipcon protagonista la giraffaTsehai è ambientata nelsalotto di casa della giovaneproduttrice Bruktawit Tigabu.Con una narrazione in amaricoe doppiaggi in lingua tigrina e arabo sudanese, la serie ha dato un notevole contributoin particolare alla lotta alla diffusione della malaria,spiegando ai giovanissimitelespettatori come difendersiper evitare il contagio e qualiprocedure adottare in caso di sospetta infezione. In Retesono disponibili i principaliepisodi e la storia di questofortunato cartoon con la possibilità di effettuaredonazioni per la suaprosecuzione alla casa di produzione indipendenteWhiz Kids, fondata dalla giovaneproduttrice, che si occupa di produzioni multimediali di carattere educativo.

DUE ANNI E UNA VESPAPER GIRAREIL MONDO

Come conoscere gli abitantidel mondo, o almeno unaparte, viaggiando due anni con una Vespa? Il blogVespanda.com racconta il viaggio di Ilario Navarra,ventisettenne modenesepartito alla volta delleAmeriche dopo due anni di lavoro in fonderia dove ha accumulato risparmi per sostenere il suo toura bordo di una Vespa del 1970.Viaggio in aereo per lui e in nave per “la corazzata”, la sua due ruote e quindipartenza per un attraversamentodel Continente americano.Unico collegamento con il mondo: la Rete. Nel blogracconti di strade secondarie,notti passate al freddo e la meraviglia di parchinaturali incontaminati. Con una caratteristica,piuttosto rara in questidecenni: niente adesivisovrapposti sul vespone e nessun link a grandi brand: il tour è interamenteautofinanziato. Così, sulla pagina del suo blogche viene aggiornato con un economico netbook quandoè disponibile una rete Wifilibera, campeggia la frasesimbolo del suo viaggiosolitario: “libero da tutto”. Non a caso inserito sotto un ironico link alla paginadegli (assenti) sponsor.

PIAZZABIO.ITIL BIOLOGICOCRESCE IN RETE

Mettere in Rete produttori e consumatori di biologico per far crescere il concetto di sostenibilità nelle pratichequotidiane e nei luoghipubblici. Con un obiettivo a medio termine: far crescereil biologico nella ristorazionecollettiva come momento di crescita collettiva e ditraino per il consumo privato.Piazzabio.it nasce in Umbria e si vuole estendere a tutto il centro Italia con la sua“piazza virtuale” che mette in relazione consumatori e produttori di biologico.Produttori, distributori,trasformatori e collettivi di consumatori possonoutilizzare il portale per comunicare e promuoverele produzioni naturali.L’iscrizione al portale,finanziato dalla RegioneUmbria, è gratuita per produttori e consumatori e il progetto si annuncia come “work in progress” sia per la diffusione sia per la possibile interazionecon gli eventi sul territorio.Una sezione news, bacheca,normative, consigli degli esperti e consigli per “buone pratiche”completano il progetto.

| multimedia |

A MILANOCON I CREATIVIDEL NON RICICLABILEMA RIUTILIZZABILE

Borse di tendenza create con telonipubblicitari in pvc e rivestite con camicieSecond Hand per i ragazzi milanesi di GarbageLab. Paracadute dell’esercitoSvizzero trasformati in tende per l’estate e borse per la spesa per Carola Schaffner della zurighese Frischfre. La moda dura ormaida un decennio, da quando i fratelli Freitaghanno pensato di acquistare i vecchi e spessiteli in pvc dei camion per ritagliarne borsed’arte povera, indistruttibili e idrorepellenti,pensate per studenti e ciclisti del Nord. Da allora il riciclo creativo è diventato un banco di prova per numerosi designer e i prodotti “indistruttibili” e non facilmentericiclabili si vestono di green con il riuso. Dopo aver caratterizzato gli ultimi due salonidel Mobile a Milano e aver contaminato la Settimana della Moda, i prodotti di nicchiaapprodano contemporaneamente nei radunidella sostenibilità e del consumo critico e nelle in boutique delle grandi città con prodotti per bambini e adulti.

| future |

REPORTER“MONDIALI” ARMATI DI CELLULARE

Citizen Journalism come nuovafrontiera dell’informazione. Il difficile rapporto tra testate e professionisti dei mediacartacei e i nuovi bloggere giornalisti d’assalto è destinato ad evolvere nel prossimo decennio e ne deriveranno prodotti nuovi,flessibili, ultra aggiornati. Da prendere, per ora, con tuttele cautele del caso e moltacuriosità, con un occhio attentoalla vecchia etica del giornalismo imparato in qualche redazione di provincia o nelle terre di frontiera del Sud italia e degli hinterland metropolitani.World Cup Reporters è un progetto di giornalismocivico lanciato in Sud Africa in occasione dei Mondiali di calcio e ha visto ragazzini dai 10 ai 15 anni confrontarsi,armati solo di cellulare, con la gestione di un portale di informazione. Il progetto è stato lanciato da World FilmCollective, associazione che vuole insegnare ai ragazzi a gestione di nuove tecnologiefinalizzate al racconto dellecontradditorie realtà dei Paesiin via di Sviluppo.

L’ORTO SULTERRAZZO E IL GUERRILLAGARDENING

Se avete recentemente visitatoun ipermercato o un grandefiorista ve ne sarete accorti: è l’anno del verde e del giardinaggio. Chi non puòbeneficiare di un giardino da coltivare e guarda unoscenario di cemento e palazzi,può sfruttare gli spazi del balcone per allestire orti e giardini metropolitani. Oppurericorrere al guerrilla gardening“adottando” una aiuola o unospazio d’erba abbandonato nel suo quartiere e dandoglinuova vita. Purtroppo, mentre a Parigi sul tetto del Palais De Tokyo si sperimental’apicoltura con grandeinteresse, a Milano capita che intervengano i vigili a strappare semplici ma non autorizzate piantine di pomodori ma piano piano le buone pratiche si diffondonoe l’attenzione cresce. Capitacosì che nascano piccolifenomeni, come accade a BasVan der Veer che ha avuto le geniale idea di lanciare “A drop of water” (una gocciad’acqua), una grondaia con un piccolo foro che distillagocce d’acqua alle piantine. Lo facevano già gli antichiromani e i nostri progenitori in campagna ma alcune rivistedi design gli hanno dedicatointere pagine.

IL CONAI PROMUOVEL’OSCAR DEI PACCHI

L’ecosostenibilità dei prodottidestinati al largo consumoviene spesso promossa comeveicolo di persuasioneall’acquisto. In un’era in cuitutto viene facilmente definitogreen ed etico, tuttavia,l’analisi del consumatore deve essere molto mirata e approfondita. Infatti spesso il prodotto viene letteralmenteavvolto da un confezionamentoinvasivo e disattento ad ogni tendenza sullaecosostenibilità. Gli Oscar del confezionamento promossidal Conai (Consorzio nazionaleimballaggi) hanno avuto ancheper il 2010 il merito di portareall’attenzione del grandepubblico tentativi coerenti di sviluppare il packagingseguendo un filone di pensieroattento all’ambiente e allasostenibilità. Tra i premiati,speciali imballaggi per materiale elettrico che si trasformano in scatoleper raccolta differenziata nei cantieri ed un tappoavvitabile di cellulosa per i bicchieri di carta dellebibite. Tra i progetti più curiosiun flacone per detergenti a ricarica idrosolubile e biodegradabile: quandoviene ricaricato il flaconel’imballaggio della ricarica si scioglie automaticamentenel flacone stesso e non deveessere smaltito.

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TERRA FUTURAPREMIA ENTI E ARCHITETTISOSTENIBILI

Quinta edizione del premio“Architettura e Sostenibilità” a Terra Futura 2010 destinatoalla migliore tesi di laurea e di dottorato, nonché alle buone prassi delle pubblicheamministrazioni. Oltre 100 i progetti candidati provenientida tutta Italia. Ad aggiudicarsi il premio per la miglior tesi di laurea un lavoro (“Partecipatto:un’esperienza di urbanisticapartecipata a Scordia - Catania”)di alcuni studenti della facoltà di Architettura dell’università di Reggio Calabria, a sostegnodell’idea che la partecipazionesia un processo ineludibile per affrontare con responsabilitàe coscienza la progettazioneecologica. A Stefano Giussani(facoltà di Architetturadell’università di Genova),il premio per la miglior tesi di dottorato per il progetto“L’impatto del turismo sulle zonecostiere: uno strumento per la gestione integrata e sostenibile delle attivitàturistiche sul territorio”. Infine,per la categoria dedicata alle pubbliche amministrazioniha vinto il premio Agire, agenziaper l’energia del Comune di Venezia, con “Strade in buonaluce”: un intervento per modificarel’illuminazione pubblica di duestrade con un sistema a bassoconsumo e ad alta efficienza.

www.terrafutura.it

SU ERROR104 PER SCOPRIREI VIDEOMAKERRESPONSABILI

Alla fine è arrivato il giorno dellapremiazione per il 1° concorsoper videomaker “Finanza etica,credici!”, organizzato dallacampagna Error104. E qualemiglior contesto per la cerimonia– informale – se non la fiera TerraFutura 2010? Eh sì, perché i 4video e l’animazione giunti allafase finale avevano come tema“L’uso responsabile del denaro”e in denaro (etico) i trionfatorisono stati premiati. Mille euro al video grottesco di GiovanniLupi “Gli uomini si giudicanodalle azioni” che si è guadagnatoin solitaria il “Premio giuriapopolare di Zoes” grazie ai 104voti ricevuti dagli internauti del primo social networkequosostenibile italiano. Per il “Premio commissione” da 1500 euro, invece, la giuria,composta da tecnici facenticapo ai promotori del concorso(Ucodep, Banca etica, Mediatecaregionale Toscana, Fondazionesistema Toscana e Fondazioneculturale responsabilità etica),ha scelto a pari merito il video di Lupi e un lavoro di videografica(“Choose right, choose ethical”)realizzato da Nicola Pratali. Non vi resta che accendere il pce andarvi a vedere i video...

www.error104.itwww.fcre.it www.zoes.it/it/content/groupconcorsovideo/concorso-video-finanza-etica-credici

I GERMOGLIDELLA FORESTA(ITALIANA)DI SHERWOOD

Non siamo nel regno di reRiccardo ma a San Colombanoal Lambro, in provincia di Milano: è su una collina chedal 2000 si trova la cooperativasociale di tipo “A” Casa FamigliaSherwood, nata per accogliereragazzi e ragazze del percorsopenale del carcere minorileBeccaria di Milano. Sonoattualmente otto ragazzi e unaragazza che vivono nella casafamiglia: 5 di loro compiono un percorso di “messa allaprova” alternativo a quellopenale mentre gli altri arrivanoda provvedimenti amministratividei servizi sociali. Tutti loroseguono un progetto educativo,lavorativo e formativo di reinserimento: chi non è in obbligo scolastico, dopoaver badato agli animali da cortile, all’orto e alla casaaiuta infatti nella coltivazione e confezionamento dei prodottidella terra e ciascuno si avvaledel supporto di tre educatriciprofessionali, una psicologa e una pedagogista. Nel 2004 da Sherwood è nata una secondacooperativa sociale, questa di tipo “B”, cioè finalizzataall’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati,chiamata I Germogli, che lavorain sinergia con la prima. Sulla collina si coltiva biologico e si producono miele e vino.

www.casasherwood.it

A FIRENZE L’AZIENDA DEI TRASPORTI CERCA UN POSTO AL SOLE

Parte da Peretola, alle porte di Firenze, quellache in molti sperano sia un rivoluzione ecologicadell’Ataf (Azienda trasporti dell’area fiorentina).Primo obiettivo è infatti rendere “a impatto zero”il deposito di Peretola investendo un milione di euro (600 mila euro dalla stessa Ataf, il restoda bandi regionali). Un progetto interessante che partirà operativamente a gennaio 2011 per concludersi ad agosto con la trasformazionedell’attuale complesso in una strutturaindustriale a energia solare, attraverso l’impiegodi pannelli fotovoltaici. Gli impianti elettrici e termici verranno sostituiti con tecnologie a solare e solare combinato per ridurre i consumie aumentare l’efficienza: le fonti energetichealternative e rinnovabili garantiranno il riscaldamento di uffici e depositi,l’illuminazione e la produzione di energia elettricaper la climatizzazione. Non solo. La conversioneecologica di Peretola avverrà utilizzandomateriali ecocompatibili, riutilizzabili e che non pongono problemi di smaltimento,mentre tutti gli infissi interni saranno sostituiti con infissi a taglio termico e vetri camera per evitare sprechi e dispersioni. Tutto il sistemasarà poi sottoposto a telecontrollo e i dati sui consumi verranno rilevati da specialicentraline e contabilizzati per verificare l’effettivomiglioramento delle prestazioni energetiche: gli studi preliminari dicono che si potrannorisparmiare 117 TEP (tonnellate equivalenti di petrolio) e 143 tonnellate di CO2 in un anno.

www.ataf.net

| terrafutura |

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Nuove idee per non disperare

| indiceverde |

VALORI SOLAR ENERGY INDEX

TITOLI DEL SOLARE CONTINUANO A DELUDERE. Da inizio gioco (novembre 2008) abbia-mo perso più del 18% del capitale che abbiamo finto di investire. Fortuna chenon l’abbiamo fatto davvero. Ma perdere la speranza proprio adesso sarebbe sba-

gliato. Bisogna trovare nuovi spunti, fiutare l’aria alla ricerca di opportunità. A questoproposito ci viene in soccorso una ricerca della società Ernst & Young. Anzi, un indice,che fa la classifica dei paesi più attrattivi al mondo per gli investimenti nelle energie rin-novabili. Ai primi posti E&Y mette gli Stati Uni-ti, che stanno però perdendo terreno nei con-fronti della Cina, al secondo posto. I cinesiinvestono già oggi 34,6 miliardi di dollari nel-l’energia pulita, molto di più di quanto Tre-monti promette di recuperare con la sua mano-vra “lacrime e sangue”. A seguire la Germania(che perde una posizione), l’India, la Spagna el’Italia, rilanciata dai grandi parchi fotovoltaicidi Rovigo (72 MW) e Montalto di Castro (85MW). Fuori giri Grecia, Spagna e Portogallo, cheaffogano nei debiti. Per il nostro indice forse èarrivato il momento di una revisione. Largo aititoli azionari cinesi e indiani. La ripresa del so-lare potrebbe arrivare dall’Asia. .

NOME TITOLO ATTIVITÀ PAESE CORSO DELL’AZIONE RENDIMENTO23.06.2010 DAL 15.10.08 AL 23.06.2010

Conergy Sistemi fotovoltaici GermaniaCentrotherm Photovoltaics Linee produttive per pannelli solari Germania Evergreen Solar Celle e moduli fotovoltaici USAFirst Solar Moduli fotovoltaici (film sottile) USAGT Solar Linee produttive per pannelli solari USAManz Automation Linee produttive per pannelli solari Germania Meyer Burger Seghe speciali per lavorazione pannelli Svizzera Phoenix Solar Costruzione di centrali solari GermaniaPV Crystalox Solar Silicio policristrallino Gran Bretagna Q-Cells Celle fotovoltaiche GermaniaRenewable Energy Corporation Silicio, celle, moduli fotovoltaici Norvegia Roth & Rau Linee produttive per pannelli solari Germania SMA Solar Technologies Inverter solari GermaniaSolar Millennium Solare termico Germania Solaria Moduli fotovoltaici Spagna Solarworld Celle e moduli fotovoltaici Germania Solon Moduli e sistemi fotovoltaici Germania Sunpower Celle e moduli fotovoltaici USASuntech Power Celle e moduli fotovoltaici Cina Sunways Celle e inverter solari Germania

-18,57%

-82,50%-2,51%

-74,96%6,78%

25,21%-37,77%88,39%0,98%

-56,89%-82,79%-75,38%13,87%91,80%26,91%-40,79%-48,95%-79,43%-59,40%-48,71%64,64%

UN’IM

PRES

A AL

MES

E

€ = euro, $ = dollari Usa, £= sterline inglesi, CHF = franchi svizzeri, NOK = corone norvegesi. Fonte dei dati: Thomson Reuters/Financial Times Nota: la rubrica “indice etico” ha natura puramente informativa e non rappresenta in alcun modo una sollecitazione all’investimento in strumenti finanziari. L’utilizzo dei dati e delle informazioni come supporto di scelte di investimento personale è a completo rischio dell’utente.

Ia cura di Mauro Meggiolaro e Marco Bianchi, ufficio progetti di Banca Popolare Etica

Ricavi [Milioni di euro]

1.923,5

Utile [Milioni di euro] 2008

2009

Suntech Power www.suntech-power.comSede Wuxi, Cina

Borsa NYSE - New York

Attività La Suntech è uno dei più grandi produttori mondiali di moduli e cellule solari. Fondata nel 2001dall'ingegnere Shi Zhengrong (oggi uno dei più ricchi uomini cinesi), è quotata in borsa dal 2005,quando diventa anche il primo produttore (in termini di Megawatt) cinese. Oggi è presente in dodicipaesi in Asia, Europa e Nord America. In Italia la sede è ad Agrate Brianza (MB).

Rendimento dal 15.10.2008 al 23.06.2010 -48,71%

1.693,3

31,0

85,7

9.070

12.000

Numero dipendenti

0,74 €28,79 €0,79 $

118,57 $5,75 $

46,88 €27,30 CHF

30,79 €56,00 £6,21 €

18,84 kr21,84 €85,81 €20,80 €1,80 €

10,17 €5,04 €

12,68 $9,61 $4,61 €

Rendimento dal 15.10.08 al 23.006.2010

Eurostoxx 50 +4,89%

Valori Solar Energy Index–18,57%

| A N N O 1 0 N . 8 1 | L U G L I O / A G O S T O 2 0 1 0 | valori | 73 |

Page 38: Mensile Valori n.81 2010

La City e lo spettro di Saint Vincent

Il liberal-progressista| bancor |

dal cuore della finanza londinese Luca Martino

P RIMA ANCORA CHE KARL MARX SI TRASFERISSE A LONDRA NEL 1849 o che, qualche anno più tardi, un fantomatico“Jack the Ripper” decidesse di creare lo scompiglio nel vicino slum di Whitechapel, i sonni dei banchieri e degli assicuratori della City, che prosperavano grazie allo spezzatino della Compagnia delle Indie e ai preparativi per la Great Exhibition di Crystal Palace, erano disturbati da un terribile spettro. “A spectre is haunting Europe, the spectre of communism” (uno spettro sta attaccando l’Europa, lo spettro del comunismo),esordivano Marx ed Engels nel preambolo al loro Manifesto del 1848.

Quasi duecento anni dopo, nel miglio quadrato che da St’ Paul si estende verso il fiume, un nuovo spettrosi aggira tra i vicoli attorno a Lombard Street: lo “spettro di Saint Vincent”. Non si tratta di un’oscura profezialegata al nome del beato, che già nell’alto medioevo la leggenda vuole aver segnato il corso della storiasalvando la città di Saragozza dagli attacchi dei Franchi, ma di un piano di riforma del sistema bancario che per primo è stato sponsorizzato da un ministro della neonata colazione di governo Lib-Cons, VincentCable, “Saint Vincent” per le migliaia di tassisti di Londra che facevano il tifo per lui.

John Vincent Cable (nella foto) nasce a York durante la guerra e, prima di intraprendere la carriera politica,studia Scienze a Cambridge e si specializza in Economia in Scozia. Affascinato dalla politica, ha militato in trepartiti: i Laburisti, i Social-Democratici, cui si iscrive forse deluso per aver perso le primarie per il seggio di Hampstead contro il futuro sindaco Ken Livingstone, e da ultimo quei Liberal-Democratici che contribuisce

a portare al governo per la prima volta nella loro recente storia dopo le scorseelezioni di maggio come alleati dei vincenti Conservatori del giovaneCameron. Cable, che giovane non è, ha accresciuto ultimamente il suoconsenso, essendo stato tra i primi a prevedere la crisi dei mutui e tra i pochia proporre una radicale riforma del sistema bancario che imponesse la separazione delle attività retail da quelle di trading.

In un question time alla camera, aveva chiesto al premier Brown:«Davvero ieri avete dato a quella “piccola” banca il doppio di quanto spendiamo ogni anno per l’istruzioneprimaria dei nostri ragazzi?». Poi, dopo essersi platealmente rifiutato di incontrare il re d’Arabia per richiamarel’attenzione sulla situazione dei diritti umani nel suo Paese, lui, che da deputato pendolare aveva dimenticatodi chiedere il rimborso spese e rifiutato l’ultimo aumento di stipendio, aveva di fatto preparato il programmaeconomico dei Lib-Dem per le elezioni di primavera: prospettava una no tax area per i ceti medio-bassi da finanziare con l’aumento della tanto odiata (dai Conservatori) Capital Gain Tax, una politica morbida di rientro del deficit che non toccasse gli elementi fondamentali del welfare, un sostegno “keynesiano” alla ripresa economica e, ancora in dissenso con i Conservatori, un rafforzamento dei poteri di controllo della Financial Service Authority a discapito della Bank of England.

Dopo le lunghe trattative post voto, il programma economico del primo governo britannico a guidaconservatore dopo 13 anni di domino laburista appare sostanzialmente quello scritto per il suo partito da honestVince, liberale progressista di lungo corso, che, non a caso, ha preteso per il suo ministero per lo sviluppoeconomico le deleghe sulla riforma dei mercati finanziari. Più che la Merkel o Sarkozy, che sembrano muoversipiù per interessi politici che per convinzione, è proprio il liberale “Saint” Vince la principale preoccupazionedei banchieri della City, soprattutto se Obama si muoverà sulla sua stessa lunghezza d’onda.. [email protected]

Vince Cable, liberaleinglese fresco di nominaa ministro per lo Sviluppoeconomico, sta dettandola linea del governo. E inquietando i banchieri

| 74 | valori | A N N O 1 0 N . 8 1 | L U G L I O / A G O S T O 2 0 1 0 | Prendere visione delle condizioni economiche mediante i Fogli Informativi disponibili presso ogni agenzia BPM (D. Lgs. N. 385/93) o sul sito www.bpm.it. L’erogazione del finanziamento è subordinata alla normale istruttoria da parte dell’agenzia.Esempio: mutuo ipotecario importo 100.000,00 euro, durata 30 anni, rimborso in rate mensili, spese di istruttoria 400,00 euro, spese incasso rata 24,00 euro annue, importo rata: 405,60 euro. TAN pari a 2,70%, TAEG pari a 3,094% comprensivo

del costo delle coperture assicurative. (*) Tasso ufficiale BCE, decorrenza 13.05.2009, pari all’1,00%. Offerta valida sino al 30.09.2010, salvo esaurimento plafond. Il presente messaggio ha finalità esclusivamente promozionali.

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