Mensile Valori n.64 2008

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valori Anno 8 numero 64. Novembre 2008. € 3,50 Microcredito > La conferma dalle ultime analisi: aiuta a uscire dalla povertà Finanza > I fondi etici sono la migliore risposta allo tsunami della crisi Economia solidale > Sicilia, le ricette per una cooperazione autonoma Dossier > La bufera si abbatte sui fondi pensione, che devono ripensarsi Futuro responsabile Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità MARCELLO BONFANTI / CONTRASTO Fotoreportage > Ballo liscio Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.R. Supplemento > Social Watch Scopri il Natale di valori a pag.40

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Mensile di finanza etica, economia sociale e sostenibilità

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valoriAnno 8 numero 64. Novembre 2008. € 3,50

Microcredito > La conferma dalle ultime analisi: aiuta a uscire dalla povertàFinanza > I fondi etici sono la migliore risposta allo tsunami della crisi

Economia solidale > Sicilia, le ricette per una cooperazione autonoma

Dossier > La bufera si abbatte sui fondi pensione, che devono ripensarsi

Futuro responsabile

Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità

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Fotoreportage > Ballo liscio

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.R.

Supplemento > Social Watch

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| editoriale |

Licenziamo i regolatoriirresponsabili

di Andrea Di Stefano

P URTROPPO LA LEVA È VENUTA GIÙ DA SOLA. L’enorme, gigantesca bolla finanziaria cresciuta negli ultimivent’anni è esplosa con fragore e, soprattutto, sta vagando in modo pericoloso da un Paese all’altrodel sistema globale. Ora tutti parlano di recessione, ma anche questi annunci rischiano di essere solo un mezzo per ridistribuire i danni trasferendo le perdite dagli shareholders, dagli azionisti e dai manager, ai lavoratori e ai cittadini. Di fronte alla gravità della situazione la parola d’ordine per la società civile, per il sindacato, per le associazioni dovrebbe essere una sola: SOBRIETÀ. Non solo negli stili di vita, perché quella, per fortuna, è praticata e perseguita da centinaia di migliaiadi persone in particolare in Europa, ma anche e soprattutto nei profitti.

Negli ultimi dieci anni le società quotate hanno realizzato formidabili risultati in termini di utilinetti, in larga parte frutto della stessa bolla finanziaria che ha gonfiato i debiti delle famiglieamericane. Basta leggere l’incidenza della spesa delle famiglie nella formazione del Pil statunitense(passata dal 66% del 1987 al 73% del 2007) mentre crollava sotto zero la propensione al risparmio e calava la capacità del reddito. Il modello è stato poi riprodotto nella finanza, complice colpevole la Fed di Alan Greenspan. C’è da domandarsi ad alta voce che cosa abbiano fatto i regolatori?Dov’erano i banchieri centrali quando le banche davano vita a società veicolo per nasconderel’esposizione debitoria ad alto rischio. Le parole di Giuseppe Gallo sono a questo propositoilluminanti: «I Siv/Conduit, spesso favoriti da incentivi regolamentari e contabili, hanno operatosenza riserve di capitale, con preoccupanti sfasamenti di liquidità e di scadenze e con composizionidi attività fraintese dagli investitori. Gli intermediari, d’altro canto, non hanno seguito criteri di trasparenza in riferimento alle tipologie e all’ampiezza dei rischi associati alle proprie operazioniin bilancio e fuori bilancio. Si è così generata una totale perversione e un clamoroso capovolgimentodel modello “Originate to Distribute”. Il rischio di credito e di tasso, infatti, lungi dal disperdersi e frazionarsi si è concentrato presso intermediari incapaci di valutarlo e di gestirlo: le banche, che hanno assunto rischi diretti; i Siv/Conduit, ai quali le banche hanno concesso linee di credito; le società specializzate nelle cartolarizzazioni e nell’assemblaggio dei crediti erogati; le societàassicuratrici monoline. Sullo sfondo il mantra ossessivo ed il suo modesto corredo precettistica:creare valore di breve periodo per l’azionista e per il top management (grazie alle stock option)attraverso la deregolazione, la finanza creativa e l’assunzione di rischi di gran lunga incompatibilicon la sana e prudente gestione».

Un’intera industria fuori controllo con buona pace anche del Governatore della Banca d’ItaliaMario Draghi che da più di un anno era presidente dello Stability Forum, un organismo che allaprova dei fatti si è dimostrato del tutto inutile per non dire grottesco dato che, di fronte alle navi che affondavano, continuava a reclamare l’auto adozione da parte delle istituzioni finanziarie di regolenuove e maggiore trasparenza. Forse sarebbe bene che i responsabili di questo disastro, anche sul frontedei regolatori esistenti, lascino il campo. Anche come segnale di profonda discontinuità. .

CISL

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| sommario |

valorinovembre 2008mensilewww.valori.itanno 8 numero 64Registro Stampa del Tribunale di Milano n. 304 del 15.04.2005editoreSocietà Cooperativa Editoriale EticaVia Copernico, 1 - 20125 Milanopromossa da Banca EticasociFondazione Culturale Responsabilità Etica, Arci, TransFair Italia, Mag 2, Editrice Monti, Fiba Cisl Nazionale, Cooperativa Sermis, Ecor, Cnca, Fiba Cisl Brianza, Federazione AutonomaBancari Italiani, Publistampa, Federazione Trentina delle Cooperative, Rodrigo Vergara, Circom soc. coop., Donato Dall’Avaconsiglio di amministrazioneUgo Biggeri, Stefano Biondi, Pino Di Francesco Fabio Silva ([email protected]), Sergio Slavazzadirezione generaleGiancarlo Roncaglioni ([email protected])collegio dei sindaciGiuseppe Chiacchio (presidente), Danilo Guberti, Mario Caizzonedirettore editorialeUgo Biggeri ([email protected])direttore responsabileAndrea Di Stefano ([email protected])redazione ([email protected])Via Copernico, 1 - 20125 MilanoPaola Baiocchi, Andrea Barolini, FrancescoCarcano, Matteo Cavallito, Emanuele Isonio,Michele Mancino, Mauro Meggiolaro, AndreaMontella, Jason Nardi, Elisabetta Tramontoprogetto grafico e impaginazioneFrancesco Camagna ([email protected])Simona Corvaia ([email protected])fotografieClemente Bernad, Marcello Bonfanti (Contrasto),Micol CarmignanistampaPublistampa Arti graficheVia Dolomiti 12, Pergine Valsugana (Trento)abbonamento annuale ˜ 10 numeriEuro 30,00 ˜ scuole, enti non profit, privatiEuro 40,00 ˜ enti pubblici, aziendeEuro 60,00 ˜ sostenitoreabbonamento biennale ˜ 20 numeriEuro 55,00 ˜ scuole, enti non profit, privatiEuro 75,00 ˜ enti pubblici, aziendecome abbonarsiI bollettino postale

c/c n° 28027324 Intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1 - 20125 Milano Causale: abbonamento/Rinnovo Valori

I bonifico bancarioc/c n°108836 - Abi 05018 - Cab 01600 - Cin ZIban: IT29Z 05018 01600 000000108836della Banca Popolare Etica Intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1 - 20125 MilanoCausale: abbonamento/Rinnovo Valori +Cognome Nome e indirizzo dell’abbonato

I carta di creditosul sito www.valori.itsezione come abbonarsiCausale: abbonamento/Rinnovo Valori

È consentita la riproduzione totale o parziale dei soli articoli purché venga citata la fonte. Per le fotografie di cui, nonostante le ricercheeseguite, non è stato possibile rintracciare gli aventi diritto, l’Editore si dichiara pienamentedisponibile ad adempiere ai propri doveri.Carta ecologica Sappi Presto da gr. 90 e Sappi Magnoda gr. 150, sbiancata senza uso di cloro o biossidodi cloro, ottenuta da cellulosa proveniente da foreste ambientalmente certificate.

Dal prossimo numero il prezzo di Valoriaumenta: 4 euro a numero, 35 per l’abbonamentoannuale, 65 per il biennale. Fino a metà febbraio si può usufruire della promozione di Natale, con regali e abbonamenti scontati (a pag. 40).

Una coppia danzante durante una serata di liscio alla baleraCircolo Arci Bellezza. Milano, 2007M

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CONCESSIONARIA PER LA PUBBLICITÀSisifo italia srlVia Don Soldà 8, 36061 Bassano del Grappa

tel. 0424.505218fax 0424.508136e-mail [email protected] www.sisifo.eu

LETTERE, CONTRIBUTI, ABBONAMENTICOMUNICAZIONE E AMMINISTRAZIONE Società Cooperativa Editoriale EticaVia Copernico 1, 20125 Milano

tel. 02.67199099fax 02.67491691e-mail [email protected] ˜ [email protected]@valori.it ˜[email protected]

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fotoreportage. Ballo liscio 8

dossier. Fondi pensione 16Il lavoratore azionista 18Tradire la pensione per un sistema più ingiusto 20Il mercato corre più veloce delle regole 22I fondi pensione americani sedotti dagli avvoltoi 22Un veleno a rilascio lento: scatta l’allarme carte di credito 24Quando l’azionariato è critico 26Manca un vero controllo globale 26

finanzaetica 28Crescita e trasparenza: i fondi responsabili sfidano il collasso dei mercati 30Franzini: “Il bello della crisi: porre un freno all’arricchimento senza limiti” 33Piccole, locali e non banche. Per essere più flessibii 34Salvate la patria, comprate Eni. Campione di lottizzazione 36Carbone, auto, biotecnogie. Il dominio delle lobby in Europa 38

economiasolidale 42Microcredito: fuori dalla povertà, uno alla volta 44Tutti microprestatori su internet 46Crosta: “Non solo il fine, contano anche i mezzi” 48Cooperative sociali, nel Sud Italia una corsa a ostacoli 49Il Mezzogiorno chiede credito etico. Bari risponde 52Boom per il fotovoltaico, anche in banca 53Dall’india all’Italia, a scuola di integrazione 54

ricordando 59

internazionale 60Argentina, i dannati del debito 62Volpi: “Illusioni, crisi e paradossi del credito folle” 64Senegal: partire e ritornare per progettare 66

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Il Continente che muore

Europa

di Paolo Fusi

NA DELLE TANTE SENSAZIONI “CATACLISMATICHE” di queste settimane è che il mondo dell’offshore stia annaspando,come una balena morente sulla spiaggia. Ci sono grandi conglomerati che ancora funzionano, come le maggiori ditte panamensi, i trust delle Isole Vergini e dei Paesi di lingua olandese, ma la maggior parte delle giurisdizioni un tempo chiamate “paradisi fiscali” segna una riduzione media delle nuove costituzioni di oltre il 50%. Da Vaduz a Lussemburgo, da Douglas a Saint Peter Port si fondono uffici, si licenzianodipendenti, ci si prepara al peggio.

Una crisi legata alla morte (finalmente) del sistema bancario basato sulla speculazione sui derivati, una seriedi scommesse usate per generare fittiziamente denaro e scorporare il plusvalore dalla produzione. Per oltre duedecenni in questo modo le banche occidentali ci hanno fatto credere che l’industria fosse obsoleta. Ci hannofatto credere in una cosa che loro chiamano “globalizzazione”, che credevano moderna (e noi che ce la siamobevuta, scemi come sempre) e che invece è stata inventata dal primo villaggio stanziale in Palestina sette milaanni fa, quando si decise che due insediamenti dovessero scambiarsi quotidianamente i diversi prodotti. La globalizzazione è terminata dopo la seconda Guerra mondiale. Da allora il mondo è un mercato unico. Che non si può più globalizzare ulteriormente, a meno che non troviamo modo di vendere qualcosa ai marziani o di aprire banche offshore sulla Luna. Ciò che sta finendo solo ora sono: a) il colonialismo classico,dato che gli Africani, i Sudamericani e gli Asiatici non ne vogliono più sapere e nel frattempo si organizzano;

b) la bolla dei derivati, visto che qualcuno quelle scommessedeve pur pagarle; c) la convinzione che la produzione sia un fatto marginale per l’acquisizione di ricchezza di un Paese.

Le banche hanno artificialmente pompato i loro bilanci per quasi vent’anni. Come garanzia per le loro bravate hannodato il valore degli immobili, accresciuto fantasiosamente

a un livello ben al di là del doppio o del triplo di quello reale, distruggendo il mercato abitativo ma, soprattutto,esponendosi al fatto che, qualora un giorno qualcuno avesse chiesto i soldi indietro (e sta succedendo proprioora), quelle case a quei prezzi non si vendono e la gente, strozzata dai mutui, muore ma non paga, perché non ha più niente da dare. Così le banche e le assicurazioni vanno a rotoli.

Gli Stati nazionali, che per vent’anni sono stati a guardare, ora non trovano altra soluzione se nonprendere i soldi rimasti ai cittadini e regalarli a coloro che li distruggono. Se Bush dà 700 miliardi alle banche,quelle ricominceranno da capo, e fra cinque anni il buco sarà almeno il doppio di quello attuale. Per giunta la popolazione dei Paesi occidentali ha paura ed è al contempo offesa, esterrefatta e furiosa. E vota a destra,sempre più a destra, ancora più a destra. Ora siamo al punto in cui il “voto fascista” in Germania e in Austriaarriva dai professionisti di trent’anni e dai cittadini naturalizzati: turchi, slavi, africani che non vogliono che le nuove ondate di immigrati distruggano i guadagni fatti di sudore e umiliazioni che loro hannoraggiunto in una vita nel Paese d’adozione.

Gente: questa è l’età dei regionalismi, non della globalizzazione! Della crescita industriale, non dellafinanza miracolante. È una nuova ondata di guerre per finanziare l’Occidente e di carestia per piegare i Paesipoveri. È un’era in cui la politica, se esistesse ancora qualcuno che si ricorda come farla, avrebbe una nuovachance. Immeritata, certo, ma ultima speranza per un Continente che invecchia e muore. Il nostro. .

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La crisi mostra che l’economiasenza la produzione industrialenon funziona. Ora la politica ha una nuova chance: se non faràaltri regali agli speculatori

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onostante al Cern si sperimenti l’esistenza del bosone, ovvero la particella di Dio, e nonostante qualcuno abbia annunciato la fine del mondo, la gente in Italia continua a ballare con impegno sulle note di Raoul Casadei. «L’apocalisse può aspettare un girodi walzer in più», pare abbia detto un vecchietto fuori da una balera milanese, appenainiziato l’esperimento di fisica nucleare.

ln Italia il ballo liscio è una delle poche certezze esistenti. Corsi, stage, gare,master, consulenze, scuole. Un fenomeno che si è evoluto nel tempo: da simbolo della rinascita del Paese, dopo la Seconda Guerra Mondiale, ad ammortizzatore socialenella Terza Repubblica. La balera, poi, è sempre più simile a un ministero: una voltaentrati si può perdere la testa, ma l’importante è entrarci perché avere un posto fissoin balera, vuol dire ballare per sempre. E se qualcuno vuole rimuoverti, puoi appellarti al “tuca tuca” sindacato di base dei ballerini di liscio.

Se in Italia ci fosse un ministro al ballo liscio, senza portafoglio, ma con le scarpeadatte, ci sarebbe da avere paura. Il rischio di una svolta autoritaria sulle note di un tango argentino sarebbe altissimo. Pare che il sommerso, il nero, purtroppo siapresente anche in questo settore che ha fatturati da capogiro e giri di do imbarazzanti.Altrimenti non si spiegherebbero i mezzi che trasportano le orchestre dai nomi degnidelle cronache di Narnia e soprattutto il numero degli orchestrali che in qualche mododovranno pur mangiare!

Ballare è comunque sinonimo di salute. La gente in nome di una polka rinnegherebbetutto: gli anni, i bypass, le protesi sparpagliate lungo il corpo. Tutto tranne gli assegnidi accompagnamento. C’è chi lo percepisce, appunto, per farsi accompagnare alla salada ballo. Eppure era partito bene il ballo liscio, perché in origine venne introdotto in Italia per merito del violinista Carlo Brighi, detto zaclén (anatroccolo) già primoviolino del grande Arturo Toscanini. La stirpe dei Casadei arriverà più tardi, alla finedegli anni Venti, quando Secondo Casadei fonda l’omonima orchestra che originerà una miriade di spin-off a loro volta ambasciatori nella penisola del nuovo verbo ballerinoe replicanti acritici di “Romagna mia” e altre mille canzoni.

Difficile dare delle cifre, ma il popolo della mazurka è davvero numeroso e pescaanche tra i giovani perché è un fenomeno trasversale che colpisce chiunque e senzapreavviso. Il ballo liscio è la metafora perfetta di un Paese che prende sul serio le cose che andrebbero prese con leggerezza e viceversa. L’importante è divertirsi, non pensare, cercare di passare il tempo senza domandarsi cosa accade, perché in piena recessione e crisi finanziaria ballare potrebbe far salire il morale alla gente. Ma fate attenzione ai balli derivati, sono loro che minano le vostre sicurezze.

L’AUTORE

Marcello Bonfanti, nato a Merate nel 1972, è laureato in Photographic Arts presso la University of Westminster di Londra. Ha ricevuto diversiriconoscimenti, tra cui il terzopremio del World Press Photo 2005 con un lavoro sulle drag queen cubane. Tra aprile e maggio 2004, ha girato un documentario sui movimentiartistici underground a Cuba,lavoro che ha ricevuto il primopremio fotografico “Le Logge”all’interno della Toscana fotofestival, a cura del direttoreartistico Franco Fontana.

Nel settembre 2004 il progettoha ricevuto il riconoscimento al festival di Savignano. Nel 2006ha partecipato al progetto BeijingIn and Out, esposto alla Triennaledi Milano. Lavora come fotografocorporate producendo anchel’ultima campagna di Emergency e, per l’ICE, la campagna del madein Italy negli USA con testimonialIsabella Rossellini.

Le sue opere sono statepubblicate dai principali quotidianie periodici italiani e stranieri:Corriere della Sera, La Repubblica,L’Espresso, Internazionale, XL - La Repubblica, The Observer,The British Journal of Photography,The Sunday Times Magazine e le Edizioni Pulcinoelefante.Alcune delle sue opere fanno parte della donazione FrancoFontana ospitato dalla GalleriaCivica di Modena.

foto di Marcello Bonfanti / Contrasto

Una tradizione iniziata all’inizio del secolo scorso, oggi il ballo liscio è una delle attivitàpreferite dagli italiani. Si moltiplicano orchestre, balere, corsi e concorsi. Uno dei pochisettori in espansione, perché ballare non costa nulla (apparentemente). Questo benerifugio senza valore è l’ultimo vero ammortizzatore sociale camuffato da hobbie.

> Ballo liscio

> Ballo liscio

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Balera StudioZeta, l’OrchestraBagutti suona il liscio. Il maestroBagutti sul palco.Il liscio vieneintrodotto in Italiadal violinista del maestro Arturo Toscanini.Caravaggio (Bg), 2007

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Una coppia danzante al Circolo ArciBellezza durante una serata di liscio.Sopra, alla balera Apollo danze e, a destra, una signora a bordo pista sempre al Circolo Arci Bellezza.Sono soprattutto i pensionati che affollano balere e sale da ballo. Milano, 2007

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> Ballo liscio

Sopra, la cantante dell’orchestra duranteuna serata di liscio alla balera Nuova Idea.A destra, nella foto grande, una coppia a bordo pista alla balera Studio Zeta.Sotto, musicisti sempre alla Nuova Idea.Nascono orchestre e gruppi di liscio anche tra i giovani.Milano / Caravaggio (Bg) / Milano, 2007

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> Ballo liscio

Sopra, una coppia danzante alla balera Apollodanze. A sinistra, coppie in pista durante una serata di liscio alla balera Studio Zeta. A destra, una coppia si riposa durante la serata alla balera Nuova Idea. Ballaresignifica fare esercizio fisico, ma per vincerequalche concorso non basta, bisogna avereuna partner molto affiatata.Milano / Caravaggio (Bg) / Milano, 2007

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a cura di Paola Baiocchi, Matteo Cavallito, Matteo Incerti e Mauro Meggiolaro

dossier

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Un gruppo balla e fa il trenino durante una serata di liscio alla balera Nuova Idea.Milano, 2007

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Il debutto della riforma della previdenza integrativa ha coinciso con lo scoppio della bolla.Attraverso i fondi pensione i lavoratori hanno gli strumenti per contrastare gli effetti della crisi?

Il lavoratore azionista >18Tradire la pensione per un sistema più ingiusto? >20Il mercato corre più veloce delle regole >22I fondi pensione americani sedotti dagli avvoltoi >22Un veleno a rilascio lento: scatta l’allarme carte di credito >24Quando l’azionariato è critico >26Manca un vero controllo globale >26

Per nonandare a fondoSubprime e pensioni

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| dossier | fondi pensione |

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BENCHMARKIl benchmark è il parametro di riferimento utilizzato per valutare la performance della gestione finanziaria del fondo pensione. Il benchmark è costruito facendo riferimento a indici di mercato ed ha l’obiettivo di consentire all’associato la verifica del mercato di riferimento - e quindi del potenziale livello di rischio/rendimento - in cui il fondo si trova ad operare, oltre che fornire un’indicazione del valore aggiunto in termini di extra-performance della gestione.

CONFERIMENTO TFRIl lavoratore ha tempo sei mesi dall’assunzione per decidere se lasciare in azienda il Tfr (in questo caso, il lavoratore avrà sempre la possibilità di aderire volontariamente alla previdenza complementare). Oppure può decidere di versare tutto il Tfr maturando, più un contributoindividuale e un contributo a carico dell’azienda (laddove previsto) nel Fondo Pensione; oppure versare solo una parte di Tfr nel FondoPensione (stabilita dal Ccnl nella misura del 50%), scelta possibile soloper chi ha iniziato a lavorare prima del 28/04/1993, più un contributoindividuale e un contributo a carico dell’azienda, laddove previsto.

FONDI PENSIONE (FP)Previdenza complementare per lavoratori dipendenti, autonomi e liberiprofessionisti: a seconda delle caratteristiche i fondi vengono chiamatichiusi, aperti o preesistenti.

FONDI APERTI (FPA)Fondi bancari o assicurativi promossi direttamente dai gestori autorizzati (compagnie d’assicurazione, banche, Sim (Societàd’intermediazione mobiliare) e Sgr (Società di gestione del risparmio).Richiedono la costituzione, all’interno della società istitutrice, di un patrimonio autonomo e separato, destinato esclusivamente alle prestazioni previdenziali.

FONDI PENSIONE CHIUSI, DETTI ANCHE NEGOZIALI, CONTRATTUALI O AD AMBITO DEFINITO (FPC)I fondi previsti dal contratto collettivo nazionale di appartenenza.

FONDI PENSIONE PREESISTENTI (FPP)Forma pensionistica complementare costituita prima del 15 novembre 1992.

FONDO RESIDUALE (O FONDINPS)Fondo di previdenza complementare a capitalizzazione istituito pressol’Inps per accogliere il Tfr derivante dal conferimento tacito dei lavoratoriprivi di fondi pensione contrattuali.

ISC (INDICATORE SINTETICO DI COSTO)Rappresenta la spesa media annua espressa in percentuale sulla posizione individuale, stimata in riferimento a un aderente-tipo. Ha valore indicativo e viene calcolato in modo omogeneo per tutte le forme pensionistiche complementari.

PIANI PENSIONISTICI INDIVIDUALI (PIP)Forma pensionistica complementare offerta da compagnie assicurative.

iocheresti mai la tua pensione in Borsa?», chiedeva ai lavoratori nel

maggio 2006 la trasmissione Report nella sua inchiesta “Le mani sulle

pensioni”. E la risposta era unanime: è una questione troppo importante per es-

sere “giocata” in Borsa, soprattutto senza essere degli esperti.

Meno di un anno dopo, anticipata dal governo Prodi, decollava la riforma del-

la previdenza complementare, con cui si chiedeva di conferire il Tfr ai fondi pen-

sione (Fp). E così, per la prima volta, per i lavoratori italiani all’insicurezza per

l’occupazione generata dall’andamento della crisi si è aggiunta quella per la

GLOSSARIOIl lavoratoreazionista

tenuta dei fondi pensione. L’incertezza per il presente viene proiet-tata anche sul futuro, su quella che sarà la rendita integrativa da an-ziani, che dovrebbe arrivare proprio da investimenti in titoli di Sta-to, obbligazioni e azioni.

Profondo rossoGuardando i dati pubblicati a settembre dalla Commissione di vigi-lanza sui fondi pensione (Covip) relativi ai primi sei mesi del 2008qualche brivido corre lungo la schiena (vedi ): la media del ren-dimento generale dei Fp negoziali segna -4,1%; peggio vanno i Fpaperti con -7% e decisamente in rosso sono i Piani individuali previ-denziali (Pip) con -11%. Ma queste sono medie. Guardando nel par-ticolare i rendimenti, se un lavoratore ha aderito a un Fp aperto sce-gliendo il comparto più rischioso, quello azionario, ha perso l’11,5%.Un pochino meglio gli è andata se ha aderito al comparto azionariodi un fondo pensione di categoria: -10,6%. Ma è sprofondato a unaperdita del 16,4% se ha aderito alla linea azionaria di un Pip.

Come dice il professor Beppe Scienza ( a pag. 20) il la-voratore può non preoccuparsi, se non gli importa di aver perso po-tere d’acquisto futuro o di rischiare forte. Il vecchio Tfr invece, la-sciato in azienda o all’Inps, ha registrato un positivo +2,2%.

INTERVISTA

TABELLA

di Paola Baiocchi

| dossier | fondi pensione |

POCHI LAVORATORI, MOLTI FONDI

ISCRITTI FONDI PATRIMONIO IN MILIONI DI EURO

Fp chiusi 1.988.639 42 11.599

Fp aperti 747.264 81 4.298

Fp preesistenti 680.673 433 36.083

Pip nuovi e vecchi 1.189.417 72 5.790

FondInps 9.549 9,20

Totale 4.615.542 628 57.779,20

Nel 2007 il 75,1% dei lavoratori del settore privato ha scelto di lasciare il Tfr in azienda

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IN PREVISIONE: SEMPRE MENO PUBBLICA [ TASSO DI SOSTITUZIONE ]

RAPPORTO PENSIONE/ULTIMA RETRIBUZIONE: % PREVIDENZA OBBLIGATORIA DI UN DIPENDENTE PRIVATO,

ETÀ 60 ANNI, 35 ANNI DI CONTRIBUZIONE

67,3 67,1

56,049,6 48,5 48,1

2000 2010 2020 2030 2040 2050

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(2002)

Dopo la riforma dellaprevidenza complementare i lavoratori hanno una preoccupazione in più: i tempi lunghi delle gestioni previdenzialiriusciranno ad assorbire le perdite?

Orizzonti temporali lunghi e cascate zen«Ma i rendimenti dei fondi pensione vanno inquadrati in un’otticatemporale lunga» ci spiega Stefania Luzi, di Mefop SpA. società perlo sviluppo del mercato dei fondi pensione partecipata da circa 70fondi pensione e dal ministero dell’Economia e delle Finanze, chene detiene la maggioranza azionaria. «Infatti – continua Stefania Lu-zi – il rendimento generale dei Fp sia negoziali che aperti, nel perio-do 2003/2007 è stato di un +25,5% contro il +14,3 del Tfr».

Possono allora i lavoratori dormire sonni tranquilli, aspettandodi passare all’incasso tra venti o trenta anni? Quale e quanto pote-re di controllo hanno i lavoratori su questi investimenti, a cui è le-gata una parte della qualità della loro vita in vecchiaia? Vediamo-lo. Il sistema dei Fp somiglia a quelle cascatelle zen in cui l’acquacade da una terrazza all’altra, dove un po’ ne ristagna, mentre lamaggior parte finisce in un laghetto: il lavoratore affida il suo Tfr aun fondo. Se ne esiste uno di categoria i sindacati che vi sono rap-presentati glielo consigliano. Le quote versate dai lavoratori diven-tano il patrimonio del fondo, che viene gestito da uno o più sog-getti specializzati che fanno riferimento a banche, compagnie diassicurazione, società di gestione del risparmio. Il tutto poi va inuna banca destinataria.

Il complicato sistema dovrebbe servire a garantire l’equidistan-za e l’assenza di conflitto di interesse di tutti gli organismi, ma evi-dentemente moltiplica i costi amministrativi, soprattutto nel casodei fondi aperti individuali e dei Pip. Inoltre la gestione del patri-monio dei fondi negoziali è sostanzialmente divisa tra 10 soggetti(vedi pag. 21): Pioneer, Eurizon, Unipol, Duemme, Allianz,Bnp Paribas, AXA, Generali, Credit Suisse, Credit Agricole. Alcunidei quali controllati da banche che sono depositarie di importantifondi pensione. «Il sistema italiano è molto bancocentrico – ci spie-ga Davide Dal Maso, segretario generale del Forum per la FinanzaSostenibile – questo è uno dei motivi per cui l’azionariato attivo in

TABELLA

FLUSSI CONTRIBUTIVI DEI LAVORATORI DIPENDENTI NEL 2007 [ MLN DI EURO ]

TIPOLOGIA DEL CONTRIBUTO FPC FPA PIP FPP TOTALE VAR.%31.12.200731.12.2006

A carico del lavoratore 649 131 178 1.437 2.395 26,85A carico del datore di lavoro 437 101 706 1.245 19,71Tfr 1.614 218 81 1.313 3.226 88,32Totale 2.700 451 259 3.456 6.866

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di Matteo Incerti

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Italia non è ancora decollato, perché è visto come una fonte infini-ta di seccature, non come una risorsa».

Asimmetria informativaAllo stesso tempo per un lavoratore che vuole capire quanto pren-derà di pensione o vuole decidere per il meglio, orientarsi nel siste-ma non è facile: a parte l’oggettiva difficoltà della materia finanzia-ria, non su tutti i siti dei Fp è indicata la banca depositaria, oppureè attivo il simulatore, lo strumento previsto dalla Covip per calcola-re le “proiezioni” di quello che sarà l’assegno futuro.

La composizione del portafoglio dei fondi è considerata un «se-greto industriale» - ci dice un gestore - «difficile da fotografare per-ché cambia quotidianamente». Quindi il lavoratore al momentodella scelta conosce un dato parziale e il passaggio da un fondo al-l’altro non è indolore.

Non esiste nemmeno una piattafor-ma su cui sia possibile confrontare on-li-ne i diversi fondi pensione, come ne esi-stono per i mutui. E i patronati devonoconsolidare competenze e presenza sulterritorio.Che sull’informazione ci sia

| dossier | fondi pensione |

molto da fare, ne convengono sia Boni della Covip, che Luzi diMefop, mentre per Adiconsum, associazione dei consumatori, do-vrebbero partire campagne informative diffuse.

Ma se anche tutte queste strategie venissero attuate, la previ-denza complementare affidata ai fondi pensione rappresenterebbeun sistema equo e partecipativo?

«No - afferma Daniele Canti, sindacalista dei bancari Cgil – re-sterebbe una scelta sbagliata e nata da un ricatto, con cui si trasferi-sce sul lavoratore dipendente il rischio di impresa. Soprattutto – con-tinua Canti – non siamo ancora in grado di prevedere quali sarannogli effetti indiretti dei derivati sui fondi pensione italiani, perché sia-mo solo alla “testa” della crisi. Per questo riteniamo sia necessarioun rilancio della lotta per la previdenza pubblica».

Una proposta che guarda al passsato? Forse solo una previsioneprudente, se anche Cometa, il Fp piùgrande d’Italia a cui si sono affidati cir-ca 500 mila metalmeccanici, sta pen-sando di introdurre nel prossimo futurouna linea dal rendimento predefinito,in grado di fronteggiare l’inflazione. In-somma un Tfr. .

I L PROFESSOR BEPPE SCIENZA, del dipartimento di matema-tica dell’Università di Torino in tempi non sospetti ave-va “dichiarato guerra” ai fondi pensione denunciando-ne i rischi in diversi articoli e libri come Il risparmiotradito (Ed. Libreria Cortina, 2005) e soprattutto La pen-sione tradita (Fazi Editore 2007)

Professor Scienza perché ha sempre osteggia-to i fondi pensione ?

«Perchè erano già con il “senno del prima” una cosa daevitare, in quanto comunque rischiosi».

Perché?«Mentre una persona può decidere di rischiare 1000,10mila o 50mila euro, io non rischierei mai la pensio-ne, a meno di non essere molto ricco. In effetti lasciareil Tfr per i fondi pensione era già nel primo semestre2007 una cosa da evitare».

Quindi cos’è la cosa migliore da fare?«Meglio tenere il Tfr e semmai convertirlo in una rendi-ta vitalizia, come pensione ulteriore. Ma questa azioneva intrapresa al momento di andare in pensione. Fino aquell’età non occorre rischiare con l’indebitamento suimercati finanziari».

Con i fondi pensione si rischia quindi di trovarsicon un pugno di mosche in mano?

«Se le cose vanno molto male e si è scelto un fondo azio-nario, sì. Gli esempi ci sono. Prendendo come riferi-mento i dati economici tra il 1962 ed il 1982 e facendouna simulazione la perdita sarebbe stata dell’80% del po-tere di acquisto, con un fondo pensione che si fossemosso allineato agli andamenti dei mercati».

Perchè pochi italiani hanno sottoscritto i fondipensione?

«Perchè molti italiani, senza avere una laurea finanzia-ria, in certi casi sanno capire le cose e ad intuito hannocapito la cosa giusta, cioè che abbandonare il Tfr era ri-schioso. Ad intuito hanno capito quello che poteva ca-pire chiunque fosse in grado di fare questi conti in ma-niera giusta e fosse un briciolo onesto».

Le adesioni ai fondi pensione sono scarse tan-to che gli operatori chiedono riforme che spin-gano i lavoratori verso questi sistemi. La scar-sa adesione può mandare in crisi il sistema deifondi pensione?

«Per nulla. I fondi pensione potrebbero benissimo an-dare avanti per decenni con le dimensioni attuali. D’al-tra parte, a meno che i loro gestori non combinino trop-pi disastri, i fondi già esistenti s’ingrosseranno inautomatico. Ricevono infatti le quote di Tfr dei lavora-tori che vi hanno aderito, visto che sono ormai inca-strati, non potendo revocare la loro adesione. Il proble-ma è un altro: i loro amministratori, gestori, consulentie così via, vorrebbero spartirsi una torta più grossa e perquesto vorrebbero che l’adesione alla previdenza inte-grativa diventasse obbligatoria. Così potrebbero raschia-re via più soldi».

Può stare tranquillo un lavoratore che ha già in-vestito il suo Tfr nei fondi pensione integrativi,in questo periodo di turbolenza?

«Può stare tranquillo, solo se non gli dà fastidio averci ri-messo e se non gli importa nulla correre rischi, anche alti.In ogni caso praticamente tutti gli aderenti hanno otte-

Critico della prima ora nei confronti della previdenza integrativa, Beppe Scienza non ha cambiato idea e ci spiega quali sono i motivi della sua contrarietà e delle critiche che ha sempre mosso al sistema.nuto meno che col Tfr dall’estate del 2007 e alcuni ci han-no anche perso di brutto. Per altro il futuro è incerto, percui la situazione potrebbe peggiorare come migliorare».

La scelta di un certo tipo di fondo pensione puòdare risultati parecchio diversi tra lavoratoriche pure hanno fatto lo stesso percorso di la-voro: magari proprio dei colleghi che hannoscelto profili di rischio diversi e si trovano ren-dite una più alta dell’altro

«Non è questa la sola fonte di ingiustizia o comunque disperequazioni fra lavoratori, che deriva dalla nefasta dif-fusione della previdenza integrativa. Ancora più grave,almeno come principio, è che operai o impiegati chefanno esattamente lo stesso lavoro abbiano un diversotrattamento retributivo complessivo. Infatti il contribu-to del datore di lavoro è previsto solo per chi aderisce al-la previdenza integrativa. Né si tratta di una regalia: è ov-vio che il datore di lavoro concede tale contributo inalternativa a un aumento retributivo.

Per giunta la cosa sa di ricatto: quella parte della tuaretribuzione ti arriva, soltanto se aderisci a un fondopensione e quasi sempre a uno specifico fondo pensio-ne chiuso, ovvero sindacale».

Beppe ScienzaIl risparmio traditoEdizioni LibreriaCortina Torino, 2005pag. 192, € 12,40

Beppe ScienzaLa pensione traditaFazi Editore, 2007pag. 234, € 9,90

LIBRI

LINK UTILI

www.covip.itwww.mefop.itwww.ipe.comwww.responsible-investor.com www.altroconsumo.it/lavoro-e-previdenza/fondi-pensione-tfr-e-previdenza-domande-e-risposte-s144703.htm

LINEE GESTITE PER SINGOLO GESTORE

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Pioneer 31Eurizon 29Unipol 22Credit Suisse 15Duemme 14Allianz 13Dexia 10Monte Paschi 10Cattolica Assicurazioni 10Axa 7Generali 7SG AM 5BNP paribas 4Groupama 3Ing 3Shroeders 3Franklin templeton Inv. 3Arca 2Fortis 2Abn-Amro 2Edmond de Rothseild 2Dws 1Ergo Previdenza 1Julius Baer 1Epsilon 1Natixis 1Azimut 1Dekabank 1Morgan Stanley 1Credit Agricole 1

I GESTORI FINANZIARI DEI FPC [ DATI IN PERCENTUALE AL 30.06.2008 ]

QUOTE DI MERCATO PER ANDP [ATTIVO NETTO DESTINATO ALLE PRESTAZIONI]

Pioneer 19,25Eurizon 12,74Unipol 8,79Duemme 8,11Allianz 7,83Bnp Paribas 5,74Axa 7,33Generali 5,55Credit Suisse 3,68Credit Agricole 3,41Dexia 2,33Ing 1,93SG AM 1,91Monte Paschi 1,73Cattolica assicurazioni 1,68Arca 1,48Franklin Templeton Inv. 1,39Edmond de Rothseild 0,94Abn-Amro 0,80Shroeders 0,54Morgan Stanley 0,50Fortis 0,48DekaBank 0,42Azimut 0,38Dws 0,34Natixis 0,32Epsilon 0,23Groupama 0,17Julius Baer 0,05Ergo Previdenza 0,04

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RENDIMENTI NETTI FONDI PENSIONE [ DATI PROVVISORI 2008, VALORI PERCENTUALI ]

VALORI MEDI PER CATEGORIE DI FONDO/COMPARTO(1)

2003 2004 2005 2006 2007 2003-2007 20085 ANNI 6 MESI

FONDI PENSIONE NEGOZIALIFondi monocomparto 4,2 4,4 8,3 3,7 1,4 24,0 –Fondi multicomparto

Obbligazionario puro 3,0 2,2 2,1 2,6 2,2 12,6 0,7Obbligazionario misto 4,3 3,9 6,9 2,7 2,1 21,6 -3,6Bilanciato 7,0 4,9 7,9 5,6 2,4 31,1 -5,2Azionario 8,3 5,9 14,9 8,2 1,3 44,7 -10,6

Comparti garantiti (2) – 0,0Rendimento generale 5,0 4,5 7,5 3,8 2,1 25,0 -4,1

FONDI PENSIONE APERTIComparti non garantiti 6,0 4,4 12,3 2,6 -0,6 26,6 -7,8

Obbligazionari puri 1,6 3,3 3,3 -0,2 1,6 10,0 -0,3Obbligazionari misti 3,1 4,2 6,4 1,0 0,3 15,8 -2,9Bilanciati 4,9 4,2 11,4 2,4 -0,3 24,2 -7,3Azionari 8,4 4,7 16,2 3,7 -1,6 34,5 -11,5

Comparti garantiti (2) 2,6 3,1 2,9 1,0 1,9 12,1 -0,8Rendimento generale 5,7 4,3 11,5 2,4 -0,4 25,5 -7,0

PIP (UNIT LINKED)Linee obbligazionarie 0,2Linee flessibili -3,0Linee bilanciate -7,7Linee azionarie -16,4

Rendimento generale -11,0

Rivalutazione netta TFR(3) 2,8 2,5 2,6 2,4 3,1 14,3 2,2(1) RENDIMENTI CALCOLATI COME VARIAZIONE DEGLI INDICI DI CAPITALIZZAZIONE. I RENDIMENTI RELATIVI AI FONDI SONO

RAPPRESENTATIVI DELLA PERFORMANCE MEDIA AL NETTO DEGLI ONERI (DI GESTIONE E FISCALI) GRAVANTI SUI FONDI

(2) I RENDIMENTI DEI COMPARTI GARANTITI SONO CALCOLATI COME VARIAZIONE DEGLI INDICI DI CAPITALIZZAZIONE COSTRUITI SULLA BASE DEL VALORE DELLA QUOTA; GLI STESSI PERTANTO NON INCORPORANO IL VALORE DELLA GARANZIA

(3) TASSO DI RIVALUTAZIONE AL NETTO DELL’IMPOSTA SOSTITUTIVA INTRODOTTA A PARTIRE DAL 1° GENNAIO 2001

Il contributo del datore di lavoroè previsto solo per chi aderiscealla previdenza integrativa. La cosa sa di ricatto

“”

Beppe Scienza,professore di matematicadell’università di Torino.

Tradire la pensioneper un sistema più ingiusto?

Page 12: Mensile Valori n.64 2008

DISTRIBUZIONE DEI CONTRIBUTI PER TIPOLOGIA DI LAVORATORE E DI FP

DIPENDENTI LIBERI PROFESSIONISTI E LAVORATORI AUTONOMI

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obiettivo dichiarato della Covip è la garanzia di tra-sparenza sui fondi pensione. Quali sono in questosenso gli elementi su cui state maggiormente vigi-

lando in questo momento così criti-co per la finanza mondiale?«Ci stiamo concentrando in parti-

colare sul principio della diversificazione. Nel corso delle verifichesvolte dopo il fallimento di Lehman Brothers abbiamo constatatocome l’applicazione di questo principio abbia garantito una limi-tata esposizione da parte dei fondi su questo titolo. Non dimenti-chiamo che Lehman, non diversamente da Parmalat per citare unesempio del passato, era considerato un titolo ad elevata affidabi-lità. In questo senso la diversificazione ha garantito una non rica-duta sui fondi pensione».

Il caso di Lehman e il paragone con Parmalat fanno riflet-tere sul ruolo delle agenzie di rating. A giugno l’Unione Eu-ropea ha richiamato a una maggiore attenzione societàconsolidate come Standard & Poor’s e Fitch mentre di re-cente la BRI ha puntato il dito contro l’eccessivo affida-mento fatto dagli investitori nei confronti delle società divalutazione del rischio.

«Certo, questo è un punto fondamentale. Gli eventi recenti hannodato la conferma dell’inaffidabilità di queste società specializzate,

di Matteo Cavallito

per questo chiediamo agli investitori di fare valutazioni che vadanoal di là dei giudizi espressi dal rating».

Promuovete per questo elementi più specifici?«No, chiediamo però un’analisi più attenta dei titoli che compon-gono il portafoglio e una precisa valutazione delle emittenze».

Covip vigila sulle attività speculative, proibisce ai fondi que-sto genere di pratiche vietando ad esempio le vendite alloscoperto o l’eccessiva esposizione ai derivati ma non puòfar nulla per ciò che riguarda la speculazione condotta daterzi sui titoli su cui investono i fondi. Non le sembra un li-mite decisivo per le attività di vigilanza?

«Sì, questo in qualche modo costituisce un limite. In effetti c’è unacarenza di regolamentazione in termini generali. Le attività di rego-lamentazione non hanno seguito le evoluzioni più recenti dei mer-cati e i nuovi elementi come la crescita dell’uso dei derivati, l’effet-to leva o la cartolarizzazione. Credo che sia necessaria una revisioneglobale, un superamento delle attività di regolamentazione nazio-nali e la promozione di una vigilanza a livello mondiale».

Che ruolo pensate di avere in questo senso?«Noi non possiamo prendere un’iniziativa autonoma, non ne ab-

L’

Il mercato correpiù veloce delle regole

tempesta perfetta. La testata specialistica BloombergNews, che riporta la notizia, lancia un’allarme: moltifondi pensione pubblici, hanno comprato e continua-no a comprare “titoli tossici”.

Nella primavera dell’anno scorso CalPERS, il fondopensione dei dipendenti pubblici californiani (il piùgrande degli Usa con 1,6 milioni di aderenti), ne ave-va in pancia per più di 140 milioni di dollari. Stessa sto-ria per i fondi pubblici degli insegnanti texani, del New

Mexico e per decine di altri fondi pensione americani. Oggi sappiamo come sono andate le cose: Bear

Stearns non esiste più e molti spacciatori di titoli tos-sici hanno seguito la stessa sorte, mentre Fred Buen-rostro, CEO di CalPERS, è stato costretto a dimettersi.

Piombare sulla preda moribondaImparata la lezione? Non sembra proprio. Nell’agostodi quest’anno, in piena crisi finanziaria, CalPERS è

tornato come un avvoltoio sui mercati, spostando 2,3miliardi di dollari dagli investimenti azionari per ri-collocarli in un trio di “distressed-debt funds” gestiti daApollo Global Management. Letteralmente si tratta di“fondi chiusi che investono in azioni o titoli di debi-to di società in crisi”. In America li chiamano anche“vulture funds”, fondi avvoltoio. Piombano sulla predamoribonda, ne rilevano i titoli a prezzi scontatissimie poi cercano con tutti i mezzi di aumentare il loro va-

Nella gestione delle risorse destinate alla vecchiaia potrebbero essere sperimentate opzioni di buona governance. Non succede così per i fondi dei dipendenti pubblici Usa.

«N

Come sarà possibile controllare un settore delgenere dove già ora, a solo circa dieci anni dal-la nascita dei fondi complementari, esistonocentinaia di fondi pensione che gestiscono - peril principio della diversificazione - qualcosa co-me 1500 investimenti ciascuno?

«Certamente da ciò derivano alti costi complessivi sul-le spalle dei lavoratori che hanno aderito alla previ-denza integrativa.

Lo conferma il fatto che in molti fondi pensionesindacali i costi amministrativi risultino superiori aquelli per la gestione». .

I fondi pensione americani sedotti dagli avvoltoi

FPA: QUOTE DI MERCATO PER ANDPVALORE IN PERCENTUALE AL 31.03.08

GRUPPO INTESA SAN PAOLO 28,43ARCA 15,44AXA-MPS 7,86ALLIANZ 6,30ASSICURAZIONI GENERALI 5,11PIONEER INVESTMENTS 4,40BANCA CARIGE 3,55FONDIARIA / SAI 3,35UNIPOL 3,30DEXIA 2,33ITAS ASSICURAZIONE 2,33CRF 2,20CREDIT AGRICOLE 2,06PENSPLAN INVEST 1,90GRUPPO BANCA POPOLARE 1,50ICCREA 1,21AZIMUT 1,20BANCA SELLA 1,13ZURIGO ASSICURAZIONI 1,11MEDIOLANUM 1,07BIPIEMME 0,97CREDEM 0,88REALE MUTUA 0,68ANIMA 0,63BANCA INTERMOBILIARE 0,52UBI BANCA 0,44GROUPAMA 0,36CATTOLICA ASSICURAZIONI 0,34AXA 0,32AVIVA 0,21CREDIT AGRICOLE-CARIPARMA 0,21HDI 0,21BNP PARIBAS 0,16BNP-SAI 0,11AMERICAN INTERNATIONAL GROUP 0,10BANCA DESIO 0,09VITTORIA ASSICURAZIONI 0,09HELVETIA PATRIA 0,08NAZIONALE SVIZZERE DI BASILEA 0,06SARA ASSICURAZIONI 0,06UNIQUA 0,03BANCA ETRURIA 0,02

RISORSE GESTITE DAI FONDI PENSIONEATTIVITÀ VALORE MEDIO

AL 31.12.2007

Liquidità 4.590

Titoli di debito 24.360

Titoli di capitale 6.132

OICR 7.981

Immobili 4.243

Partecip. in soc. immobiliari 1.391

Altre attività e passività 2.856

TOTALE 51.553

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ANDAMENTI NEI PRINCIPALI FONDI PENSIONE APERTI DEL COMPARTO AZIONARIOPERFORMANCE: 01.01.08 - 30.09.08

EMITTENTE NOME FONDO COMPARTO VALORI %

PEGGIORI

ZURICH LIFE INSURANCE ITALIA Zed Omnifund Azionaria -22,826

VITTORIA ASSICURAZIONI Vittoria Formula Lavoro Prev. Capitalizzata -22,782

UNIONVITA (AIG VITA) Unionfondo Azionario -22,474

REALE MUTUA Teseo Sviluppo Etica -22,125

ALLIANZ RAS Insieme Dinamica -21,643

MIGLIORI

FONDIARIA SAI Sai Previ-Global -10,416

ITAS VITA Pensplan Plurifonds ActivITAS -12,416

BIPIEMME GESTIONI SGR Arti & Mestieri Crescita -13,566

ITAS VITA Pensplan Plurifonds SummITAS -13,589

CRÉDIT AGRIC. VITA (ex PO VITA) Po Vita Taro -13,807

ANDAMENTO NEI FONDI NEGOZIALIPERFORMANCE: 01.01.08 - 30.09.08

COMPARTI AZIONARI VALORI %

COOPERLAVORO DINAMICO -10,88Lavoratori, soci e dipendenti delle coop. lavoro

FONDENERGIA DINAMICO -12,43Comparto energia e petrolio

FONDOSANITÀ ESPANSIONE -14,04Ex fondodentisti, ora intero settore sanità

FONDAV CRESCITA -14,20Personale navigante di cabina

GOMMAPLASTICA DINAMICO -14,61Gomma, cavi elettrici e affini materie plastiche

FONCHIM CRESCITA -14,78Settore chimico

FOPEN PREVALENT. AZIONARIO -17,09Fondo pensione dipendenti gruppo Enel

PREVIVOLO AZIONARIO * -11,95Piloti e tecnici di volo

TELEMACO CRESCITA * -10,63Telecomunicazioni

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FPC 39,32%

FPA 57,06%

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FPC 1,20%PIP 3,77%FPA 6,57%

L’opinione di Eligio Boni, commissario Covip, organismo di diritto pubblico che vigila sui fondi pensione.

biamo il potere. In passato ci siamo opposti al tentativo di revisio-ne del decreto 703 del 1996 sulla finanza che intendeva aprire lastrada agli investimenti sui fondi speculativi come gli hedge o i pri-vate equity. Oggi auspichiamo che il processo di regolamentazio-ne dei mercati finanziari venga fatto insieme a noi visto che il com-parto dei fondi pensioni, un tempo giudicato scarsamenterilevante, è oggi in forte crescita».

I fondi etici si sono dimostrati particolarmente sicuri – so-no per ora immuni dagli effetti della crisi del credito – e red-ditizi. Questo fatto sembra riportare al centro l’importanzadella responsabilità sociale nell’investimento…

«Già in passato abbiamo fatto riferimento agli investimenti etici ealla sostenibilità. Osservando il comportamento dei fondi ritengoche questo genere di investimento sia ancora sottovalutato». .

QUALORA I FONDI PREVEDANO LA SUDDIVISIONE IN CLASSI DI QUOTE PER ADESIONI IN FORMA COLLETTIVA,SI SONO UTILIZZATI I RENDIMENTI RELATIVI ALLE “ADESIONI IN FORMA INDIVIDUALE” * ULTIMO RENDIMENTO PUBBLICATO: 31/08/2008

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ELLA SALA DA BALLO DI UN HOTEL di Las Vegas, Bear Stearns,la quinta banca di investimenti americana sta cercandodi vendere a 50 manager di fondi pensione pubblici i

propri CDO, obbligazioni che hanno comesottostante mutui e altri finanziamenti». «Po-tete ottenere fino al 20% all’anno sulla parte

più rischiosa di questi titoli», spiega Jean Fleischhacker,senior manager director della banca. È il marzo del2007 e sui mercati ci sono solo delle avvisaglie della

di Mauro Meggiolaro

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| dossier | fondi pensione |

| A N N O 8 N . 6 4 | N O V E M B R E 2 0 0 8 | valori | 25 |

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lore, influenzando il processo di ristrutturazione del-le imprese in difficoltà.

Operazioni rischiosissimeAlcuni fondi acquistano partecipazioni di minoranzaqualificata all’interno delle società, altri puntano alcontrollo. Operazioni rischiosissime, con ritorni che

possono essere molto elevati, soprattutto nei periodi dicrisi. Non a caso la mossa di CalPERS fa parte di “un pia-no triennale per ridurre il peso dell’investimento inazioni, che hanno reso mediamente il 5,6% annuo, espostarsi progressivamente sulle distressed holdings che,dal 1990 al 2006, hanno reso il 17,3% all’anno”, spiegail fondo pensione in una nota.

CalPERS non è nuovo a questo tipo di investimen-ti. La collaborazione con Apollo, che è iniziata nel2007 con 1,7 miliardi di dollari distribuiti in sette di-versi fondi avvoltoio, ha però più che triplicato l’esposi-zione del fondo californiano agli asset delle imprese insofferenza. Esponendo i futuri pensionati a un rischiosempre maggiore. .

I FONDI PENSIONE AL SALVATAGGIO DELLA CORONA

L’ISLANDA HA CHIESTO ALL’IPFA, l’Associazione islandese dei fondi pensione, di invitare i suoi membri a ritirare il 50 per cento dei propri investimenti all’estero, per iniettarli nel mercato islandese. 200 miliardi di liquidità sono stati riportati in Islanda a difesa della svalutata corona, ai primi di ottobre. Sembrerebbeincredibile, visto il successo industriale della grande isola del Nord Atlantico con la più bassa densità di popolazione dell’Europa (sono poco più di 300 mila), che starichiamando sia i grandi server dell’information technology che le energivore industriedell’alluminio attirate dal basso costo dell’energia geotermica e le rigide temperature,che permettono altri risparmi. Eppure l’Islanda soffre da tempo di una crisi finanziariache l’aveva sospinta a considerare l’opzione di entrare in area euro, anche senzaaderire alla Ue. E ora ricorre ai fondi pensione come salvataggio dal default.Pa. Bai.

LE CONSEGUENZE DELLA LEHMAN

CONTENUTA LA PRESENZA dei titoli Lehman nei fondi pensione italiani: 3,5 milioni di euro la perdita accusata, per esempio, da Cometa. I danni peggioriper ora li registrano i centomila sottoscrittori di polizze unit linked, all’interno dei Pip (Piani individuali pensionistici) che avevano come sottostante titoli Lehman.Amaramente i clienti hanno scoperto che, essendo fallito il sottostante, hanno perso tutto. A copertura del danno Unipol si è impegnata verso i clienti con il proprio capitale. Ma all’interno dell’Ania, l’associazione di categoria, non tutti condividono questa strategia, probabilmente temendo altri fallimenti.Pa. Bai.

UANDO LE COSE VANNO MALE i profeti di sventura proli-ferano senza controllo ed è proprio per questo, si sa,che i loro allarmi non trovano necessariamente ri-

scontro. Ma se a parlare è una so-cietà di ricerca come Innovest, chegià nel 2006 aveva predetto lo scop-

pio della bolla subprime, allora c’è davvero di che preoccuparsi.Già, perché secondo gli analisti dell’ente investigativo sugli inve-stimenti quella che ad oggi viene definita crisi del credito potrebbeconoscere presto un nuovo capitolo dove il ruolo di protagonistanon spetterà più al settore subprime ma ad un altro, subdolo, atto-re: le carte di credito.

I fondi pensioni possono iniziare a preoccuparsi. Fino ad oggi la

loro esposizione nel settore subprime e nei titoli degli istituti fallitiè stata relativamente marginale grazie alla presenza di regole controle posizioni distorsive (l’italiana Covip, ad esempio, limita per leggele esposizioni dei fondi sui derivati) e a una politica di ampia diver-sificazione di mercato. Sono fattori di grande importanza ma difronte a una nuova evoluzione della crisi potrebbero rivelarsi inin-fluenti. Secondo Innovest le banche americane potrebbero trovarsia fronteggiare in tempi brevi qualcosa come 18,6 miliardi di dollaridi conti insolventi delle carte di credito. Alla fine del 2009 l’insol-venza potrebbe avvicinarsi pericolosamente ai 100 miliardi provo-cando danni permanenti ai principali emittenti come Visa, Master-Card e American Express. Ed è proprio a questo punto, notanoalcuni osservatori, che entrerebbero in scena i fondi pensione. Qual-

cuno, come l’agenzia sudafricana Creamer, ha già lanciato l’allarmericordando come il debito complessivo delle sole carte di credito Usasfiori ormai i mille miliardi di dollari (un trilione), una cifra analo-ga a quella del mercato subprime.

Fondi pensione e titoli di debitoQuasi la metà di questo debito è già stato coperto da strumenti di se-curity come obbligazioni e derivati. E sapete quali sono stati fino adora i maggiori acquirenti dei suddetti? Le banche e gli investitori isti-tuzionali inclusi, ovviamente, i fondi pensione. Non stupirebbe dun-que che di fronte a un nuovo capitolo della crisi fossero proprio que-sti attori a patire per primi le conseguenze di un collasso generale.

Anche se per il momento la tempesta non si è ancora scatenata,

il timore degli analisti è quello di un’accelerazione ulteriore nell’e-rosione dei profitti dei fondi. Un processo che, in qualche modo,sembra già essersi manifestato in tutto il mondo. Alla fine di set-tembre il francese FRR ha segnalato una perdita dell’11% rispetto al-l’anno passato e, quasi contemporaneamente, il fondo statale neo-zelandese Superannuation (oltre 14 miliardi di assets) haannunciato una perdita lorda vicina ai 5 punti percentuali da giu-gno 2007 a giugno 2008 nonostante l’assenza di qualsiasi esposizio-ne significativa ai subprime. Ad ottobre il rendimento annuale me-dio dei fondi pensione irlandesi si è attestato su -8,4%. Mentre ilfondo PensionDenmark ha comunicato ai suoi aderenti che la con-trazione dei profitti già prevista per la fine del 2008 è destinata a con-fermarsi per tutto il 2009. .

di Matteo Cavallito

Q

Un nuovo veleno a rilascio lento:è scattato l’allarme carte di creditoFino ad oggi i danni patiti dai fondi pensione sono stati sostanzialmente contenuti. Ma i rischi di un grave contraccolpo sono connessi a una nuova minaccia: 18,6 mld di dollari di conti insolventi, che potrebbero diventare 100 mld alla fine del 2009.

I PRIMI 4 FONDI PENSIONE NEGOZIALI PER NUMERO DI ADERENTI

FON

TE: ELA

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COMETAwww.cometafondo.itFondo Pensione complementare per i lavoratoridell’industria metalmeccanica, della installazionedi impianti e dei settori affini.477.403 iscritti; assiste oltre 16 mila aziende,4 miliardi circa il patrimonio.Opera attraverso una propria struttura, un service amministrativo, la banca depositaria e 11 gestori finanziari.SEDE LEGALE: Via V. Pisani, 19 (Milano)DATA AUTORIZZAZIONE ESERCIZIO: 11.11.98DATA ISCRIZIONE ALBO: 24.02.99 FORMA GIURIDICA: Associazione riconosciutacon D.M. lavoro del 21.12.98 REGIME PRESTAZIONI: contribuzione definita

FONCHIMwww.fonchim.itFondo Pensione Complementare a Capitalizzazioneper i lavoratori dell’industria chimica e farmaceutica. A Fonchim hanno aderito anchealcuni settori affini che contano meno lavoratori,i settori sono: Gpl, vetro, ceramica, lampade e cinescopi, coibenti, minero-metallurgico.167.196 aderenti, 2 miliardi di patrimonio.BANCA DEPOSITARIA: Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane.SEDE LEGALE: Via G. B. Pirelli, 16 (Milano)DATA AUTORIZZAZIONE ESERCIZIO: 10.12.97DATA ISCRIZIONE ALBO: 15.07.98 FORMA GIURIDICA: Associazione riconosciutacon D.M. lavoro del 10.12.97REGIME PRESTAZIONI: contribuzione definita

FON.TEwww.fondofonte.itFondo Pensione complementare per i dipendenti da aziende del terziario(commercio, turismo e servizi)150.319 iscritti; la capitalizzazione del fondo al 30 aprile 2008 ammontava a circa 1,9 miliardi di euro.SEDE LEGALE: Piazza G.G. Belli, 2 (Roma)DATA AUTORIZZAZIONE ESERCIZIO: 23.10.01DATA ISCRIZIONE ALBO: 12.03.02FORMA GIURIDICA: Associazione riconosciutacon D.M. lavoro del 31.01.2002REGIME PRESTAZIONI: contribuzione definita

LABORFONDwww.laborfonds.itFondo Pensione complementare per i dipendenti dai datori di lavoro operanti nel territorio del Trentino Alto Adige.112.012 iscritti; patrimonio netto circa 656 milioni di euro.L’intero patrimonio di Laborfonds è custoditopresso la Banca depositaria Intesa San PaoloS.p.A. Milano.SEDE LEGALE: Via della Rena, 26 (Bolzano) DATA AUTORIZZAZIONE ESERCIZIO: 19.04.00DATA ISCRIZIONE ALBO: 28.07.00 FORMA GIURIDICA: Associazione riconosciutacon D.M. lavoro del 14.6.00 REGIME PRESTAZIONI: contribuzione definita

Giovanni MazzettiIl pensionato furioso.Sfida all’ortodossiaprevidenzialeBollati Boringhieri, 2003

Riccardo CesariTfr e fondi pensioneIl Mulino, 2007

Alex Gibney Enron. L’economiadella truffaDocumentario Usa, 2005

LIBRI E DVD

Page 14: Mensile Valori n.64 2008

CALPERS [ RENDIMENTI ]

FONDO PENSIONE DEI DIPENDENTI PUBBLICI DELLA CALIFORNIA. VAL. % AL 30.06 . VAL. % AL 31.12

GOV. PENSION INVESTMENT FUND [ RENDIMENTI ]

FONDO PENSIONE GIAPPONESE DEI DIPENDENTI PUBBLICI PRIMO PER GRANDEZZAFO

NTE

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10.0

9.2

008

20%

10%

03,9

16,7

13,4 12,711,1

12,3

15,7

19,1

10,2

–2,6

goli titoli quanto piuttosto dagli strumenti di analisi del rischio».

Su quali strumenti occorre puntare quindi?«Per noi è fondamentale continuare a far leva sul benchmark, unsistema che si è dimostrato efficace nel contenere i rischi. Oggi l’e-sposizione dei fondi ai titoli Lehman e AIG, per citare due esempiemblematici, è sostanzialmente irrisoria e in alcuni casi nulla».

Finora i fondi italiani hanno retto all’impatto della crisi mai pericoli non possono essere scongiurati. Il credit crunchnon accenna a placarsi e qualche fondo straniero inizia apatirne le conseguenze…

«Certo i fondi agiscono sul mercato e non possono essere immunialle crisi sistemiche. È ovvio che di fronte a un crollo generale deimercati anche i fondi si troverebbero ad essere sguarniti. Per que-

sto occorre cambiare davvero la cultura della previdenza integrati-va cercando investimenti capaci di rendere nel medio-lungo perio-do e non solo nell’immediato. Bisogna imparare a scegliere con piùattenzione i titoli allo scopo di stabilizzare le rendite. In questo sen-so la finanza etica può aiutare»,

In questo senso diventerebbe fondamentale fondare le li-nee guida dei fondi sui principi della responsabilità socia-le degli investimenti, concorda?

«Per noi gli investimenti etici e la responsabilità sociale non posso-no essere imposti come un obbligo. Al massimo credo che possanoessere incentivati attraverso un’adeguata politica fiscale. Tentare diimporli sarebbe una contraddizione in termini».

In che senso?«Nel senso che di fronte alla globalizzazione finanziaria non pos-siamo pensare di chiuderci in un angolo valutando quale sia lafinanza buona e quella cattiva. Non è pensabile. A quel punto do-vrebbe aprirsi un dibattito infinito su ciò che è etico e ciò chenon lo è».

Come vede il futuro prossimo della crisi?«Di fronte a una crisi del genere si può rispondere solo con inter-venti straordinari come insegna il caso degli Stati Uniti. Al momen-to abbiamo strumenti di risposta che nel 1929 non c’erano ma è an-che vero che molto è affidato agli strumenti di controllo nazionali.Purtroppo ci manca ancora un vero controllo a livello globale». .

| dossier | fondi pensione |

| A N N O 8 N . 6 4 | N O V E M B R E 2 0 0 8 | valori | 27 |

| dossier | fondi pensione |

| 26 | valori | A N N O 8 N . 6 4 | N O V E M B R E 2 0 0 8 |

ome giudica l’attuale livello di trasparenza sul portafo-glio degli investimenti da parte dei fondi pensione?«Bisogna distinguere tra i fondi negoziali e aperti che

hanno un elevato livello di trasparenzae le polizze vita che ne hanno uno più ri-dotto. In generale il livello di trasparen-

za può comunque dirsi buono visto che i benchmark sono noti e ititoli su cui si investe vengono segnalati alla Covip. Il sistema puòcomunque essere migliorato nella comunicazione agli aderenti».

Sarebbe opportuno forse renderla obbligatoria…«Non so. In realtà quasi tutti i fondi rivelano i dettagli sugli investi-menti agli aderenti. E quando recentemente la Covip ha chiesto invia straordinaria la composizione del portafoglio titoli non ci sonostate difficoltà. Il vero problema oggi non è costituito però dai sin-

di Matteo Cavallito

CPer Angelo Marinelli, coordinatore del dipartimento di democrazia economica e previdenza della Cisl, il sistema del benchmark è efficace nel contenere i rischi.

PROFITTI “A GRAPPOLO”. QUANDO L’ETICA TOCCA IL FONDO

«SONO ARMI RIPROVEVOLI ma non abbiamo linee guida interne che proibiscano l’investimento su di loro». Così si esprimeva più di un anno fa Roderick Munsters, direttore degli investimenti di ABP, uno dei principali fondi pensione olandesi. Era il marzo del 2007 e nella civile e progressista terra dei tulipani era appenascoppiato uno scandalo capace di accendere un dibattito, tuttora in corso, sulla necessità di trasparenza nel rapporto tra i fondipensioni e i suoi aderenti. La notizia, lanciata da Radio Netherlandse ripresa in Italia dall’agenzia RSI News, era a dir poco inquietante:secondo i dati emersi da un’inchiesta, i soldi dei lavoratori olandesierano stati accumulati per investire nel settore delle armi.L’investimento, realizzato ovviamente all’insaputa degli aspirantipensionati, aveva coinvolto in particolare i produttori di clusterbombs, che già allora si trovavano nel mirino di una campagna per la messa al bando a livello globale.

A distanza di un anno e mezzo la vicenda continua a far discuteree non è difficile comprendere il perché. Ad emergere ancora nella loro evidenza, infatti, restano per lo meno due problemi: la mancanza di trasparenza e l’assenza di linee guida. Nel primocaso, le carenze riguardano direttamente gli aderenti ai quali spesso non è dato sapere lungo quali percorsi vengano avviati i loro risparmi. Nel secondo a rendersi protagonisti sono gli statuti dei fondi che, in molti casi, scelgono consapevolmente di strutturarsia maglie larghe, così da lasciarsi un agevole accesso a quei settoriparticolarmente redditizi.

Il coinvolgimento nei segmenti più impresentabili può inoltreavvenire in modo indiretto attraverso l’aggregazione, insieme ad altri fondi, in quei veicoli d’investimento capaci di abbracciare un ampio portafoglio di titoli. È stato il caso, ad esempio, dei fondipensione dei dipendenti pubblici del Galles che, sotto la pressionedella Ong Campaign Against the Arms Trade, sono stati costretti ad ammettere nel febbraio scorso di aver investito 16 milioni di sterline nell’industria delle armi.

Non tutti, per fortuna, hanno fatto del profitto l’unico criteriod’ispirazione. A settembre due fondi statali svedesi hannodisinvestito dalle bombe a grappolo imitando così l’omologonorvegese, notoriamente in prima fila nel rispetto della carta Onusull’Investimento Responsabile.

Qualcuno, come il neozelandese Superannuation Fund ha seguito l’esempio, altri sono rimasti a guardare. Nell’ultimoquinquennio i principali giganti del settore bellico hanno conosciutocrescite percentuali di profitto a doppia o addirittura tripla cifra.Matteo Cavallitto

ONO PRINCIPALMENTE TRE I MOTIVI per cui in Italia è poco dif-fuso l’azionariato critico dei fondi pensione: la massa de-gli investimenti è ancora ridotta, esistono degli ostacoliprocedurali che complicano l’esercizio attivo di voto evige un sistema bancocentrico», spiega Davide Dal Ma-so del Forum per la Finanza sostenibile.

Eppure molto si sta muovendo in questa direzione,come dimostra lo studio appenapubblicato da Eurosif (EuropeanSocial Investiment Forum) grup-po pan-europeo con l’obiettivodello sviluppo sostenibile attra-verso i mercati, che ha fotografa-to il 17,6% di investimenti so-

stenibili e responsabili (SRI), nell’accezione più larga deltermine, sul totale del risparmio gestito in Europa, al cuiinterno sta crescendo la domanda di investimenti re-sponsabili da parte dei fondi pensione.

Mentre in Italia l’azionariato critico comincia ora amuovere i primi passi, come l’iniziativa di un gruppo diaderenti al Fondo pensione della Cisl che hanno recen-temente richiesto che accanto ai due rami a “maggiore”e “minore” rischio di investimento, fosse possibile atutti gli aderenti poter scegliere una terza opzione etica,nel resto d’Europa molti attori già si muovono. Ci sonogli olandesi di PGGM (fondo del settore sanitario) eABP, protagonisti di clamorose azioni di disinvestimen-to. In Francia è notevole il caso del Fonds de Réserve

pour les Retraites (Frr) che ha innescato un boom del-l’investimento SRI. In Svizzera la Fondazione Ethos ha“trascorsi” di iniziative che fanno tremare i Cda di co-lossi come Ubs. Negli Stati Uniti è attivo il ghiotto sitowww.proxydemocracy.org dove si può monitorare comeagisce il proprio fondo di investimento.

Ma un vero coup de théâtre l’ha messo a segno ilNetwork for Sustainable Financial Markets (NSFM) cheai primi di ottobre ha presentato all’Organizzazione perla Cooperazione economica e lo sviluppo (OECD) undocumento il cui succo è: “affidare una risorsa socialecome la pensione integrativa alla turbolenza del merca-to, in assenza di una strategia di investimento responsa-bile, è un azzardo troppo grande”. .

Mentre in Italia è una realtà che sta muovendo i primi passi nel resto d’Europa i fondi pensione rivendicano un ruolo attivo e scelte etiche.

«Sdi Alessia Vinci

Quando l’azionariato è criticochiede investimenti responsabili

EUROPEAN SRI STUDY 2008

Lo studio redatto da Eurosif sugli investimentisocialmente responsabili, dal titolo “European SRI Study 2008” può essere integralmente scaricato ll’indirizzo:www.eurosif.org/publications/sri_studies

ABP [ RENDIMENTI ]

FONDO PENSIONE DEL SETTORE PUBBLICO OLANDESE TERZO PER GRANDEZZA

«Manca un vero controllo globale»

Per noi gli investimentietici e la responsabilitàsociale non possono essereimposti come obbligo

“”

23,3

2003

10%

0

-10%

11,0

2004

11,5

2005

12,8

2006

9,5

2007

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–5,1

20082003

12,48

2004

4,60

2005

14,37

2006

4,75

2007/2008*

–6,41

2003 2004 2005 2006 2007

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10.0

9.2

008

Page 15: Mensile Valori n.64 2008

| inbreve || inbreve |

finanzaeticaI fondi responsabili sfidano il collasso dei mercati >30 Piccole, locali e non banche. Per maneggiare la finanza etica >34Salvate la patria, comprate Eni. Campione di lottizzazione >36

TANGENTI E FONDI NERIDELLA BAESYSTEM

Il conte viennese Alfons Mensdorff-Pouilly è stato arrestato il 20 ottobrecon l’accusa di aver utilizzato,attraverso la sua compagnia, alcunifondi occulti del colosso delle armiBae Systems, con l’obiettivo di finanziare un sistema di tangentiatto a garantire l’ottenimento di contratti di fornitura in Europa.L’inchiesta fa parte di una maxiindagine sugli affari sporchi dellacompagnia, da anni sotto il tirodegli inquirenti dopo lo scandalodella megafornitura all’ArabiaSaudita che segnò una frattura tra il governo britannico e il SeriousFraud Office, l’organismo di controlloche gestisce tuttora le indagini. Secondo quanto riferito al FinancialTimes da Harald Schuster, l’avvocatodi Mensdorff, il filone dell’indagineche ha portato all’arresto del suoassistito riguarderebbe un giro di tangenti relative ad appalti di fornitura in Europa (Austria e Repubblica Ceca in particolare).Secondo Schuster, Mensdorffavrebbe sì lavorato come consulentedella Bae ma non avrebbe presoparte ad operazioni illegali. Al centro delle indagini c’è l’accordotrilaterale (poi cancellato) siglatonel 2001 tra Bae Systems, Saab (Svezia) e Repubblica Ceca per la vendita di 24 aerei da caccia modello Gripen a Praga. La commessa sarebbe statagarantita da una joint-venture tra Bae e l’impresa svedese.

NUOVA GUIDA PER I MANAGERITALIANIDELLA CSR

All’inizio di ottobre il dirigente del Gruppo Granarolo SebastianoRenna è diventato il nuovopresidente del CSR ManagerNetwork Italia, l’organizzazioneformata dai manager italianiincaricati presso le loro aziende di gestire le tematiche dell’etica e della responsabilità sociale.Renna, già vice-presidente, ha presoil posto di Roberto Zangrandi (Enel)che aveva ricoperto l’incarico a partire dal 2006, l’anno dellafondazione del gruppo. I manager di Vodafone Caterina Torciae di Terna Fulvio Rossi sono statinominati vice-presidenti mentreMario Molteni (ALTIS – UniversitàCattolica) è stato confermatonell’incarico di direttore. PrimoBarzoni (Palm), Stefania Bertolini(ISVI), Cristina Catellani (RocheDiagnostics), Valeria Fazio (SCSConsulting) e Mauro Zanandrea(Mazzali) occupano i restanti seggi del Comitato di Gestione. Il CSR Network è composto da 95 membri, più del doppiorispetto ai 44 del nucleo costitutivooriginario. L’associazione, che organizza ogni anno almeno 5 seminari e un convegno nazionale,gestisce un forum sui temi della responsabilità sociale sulle pagine del suo sito internetwww.csrmanagernetwork.it.

FONDI PENSIONE UKPENSARE ALL’ETICANEGLI INVESTIMENTINON È REATO

Una decisione di grande importanza destinata a colmare quella che molti investitori e operatoriconsideravano una significativa carenza legislativa. Nel corso di un dibattito sul tema, la Camera dei Lorddel Regno Unito ha stabilito che agli amministratori dei fondi pensione è sempre consentito considerare le ragioni etiche nella determinazione del contenuto del proprio portafoglio di investimento. Secondo quantoemerso nel corso del dibattito, citato dal portaleIpe.com, sarebbero molti gli amministratori dei fondiconvinti che la legge vieti loro di appellarsi a questionietiche per giustificare il rifiuto di un investimento.All’origine di questa credenza c’è l’idea che

la massimizzazione dei profitti(ponderata con il rischio) intesa cometutela degli interessi degli aderentirappresenti sempre e comunque il criterio più importante. In realtà,hanno chiarito i parlamentari dellacamera alta, la normativa britannicanon prevede nessun obbligo in talsenso. «Il governo ha fatto un positivopasso in avanti nel chiarire che

l’investimento responsabile è legale – ha dichiaratoDuncan Exley, direttore delle campagne di FairPensions,un’associazione che promuove gli investimenti etici –.Questo rafforza la convinzione crescente nel mondodell’industria che l’investimento responsabile non si colloca al di fuori del patto di fiducia degliamministratori. Se a ciò si aggiunge che gli investimentietici producono benefici in termini di performanceeconomica, la decisione dei lord indica che i gestori dei fondi dovrebbero impegnarsi ulteriormente per monitorare e gestire i rischi e le opportunitàconnesse all’ambiente, alla sfera sociale e a quelladella governance».

IL CRACK ISLANDESEFA TREMAREGLI ASSICURATIITALIANI

Il tracollo delle banche islandesi sta avendo graviripercussioni sulle assicurazioni previdenziali italiane. È l’allarme lanciato nelle ultime settimane da diversiorgani di stampa a cominciare da Il Sole 24 Oreche, in un articolo a firma Marco Lo Conte, individua i principali pericoli in cinque polizze: Carige Vita,Quadrifoglio Vita (gruppo Mps), Sasa Vita (gruppoFondiaria-Sai), Ubi Vita ed Ergo Previdenza. «Le polizzeindex linked - ha scritto il quotidiano della Confindustria -sono, infatti, contratti di assicurazione sulla vita il cui valore delle prestazioni è collegato all’andamentodi un paniere o ad un solo titolo; offrendo talvolta un rendimento minimo oppure la garanzia (talvolta

parziale) del capitale». Questi prodotti, in altre parole,fondano il proprio rendimentosulla performance di un paniere di titoli tra i quali spiccano, nel caso specifico, quelli legatialle banche islandesi (azioni e obbligazioni). Fino a non molto

tempo fa i titoli dell’isola erano giudicati ampiamentesicuri, stante l’apparente solidità economica di Reykjavík, ben rappresentata dalle ottime valutazionidelle agenzie di rating (Sasa Vita, compagnia del gruppoFondiaria-Sai, ad esempio, aveva puntato sulla bancaprivata Glitnir, oggi nazionalizzata, alla fine del 2005quando il rating pubblico islandese era AAA). Il collasso dell’economia islandese ha però cambiatocompletamente le carte in tavola mettendo a rischio,hanno osservato alcuni analisti, qualcosa come 100 mila sottoscrittori italiani. A salvare il salvabiledovrebbe pensarci ora il FMI che, sollecitato dalle stesse autorità islandesi, avrebbe promesso un intervento d’emergenza al governo di Reykjavík.

A PARIGI IL MICROCREDITODIVENTAISTITUZIONALE

Secondo quanto riferito dallastampa francese, il sindaco dellacapitale transalpina BertrandDelanoe ha raggiunto un’intesa con il Credit Municipal (il monte di pietà, per intenderci) per garantirepiccoli prestiti a condizioniagevolate ai cittadini esclusi dal circuito del credito bancariotradizionale. Prestiti compresi tra 300 e 3 mila euro che potràessere restituito in un periodovariabile tra i 6 e i 36 mesi. In alcuni casi eccezionali saràpossibile accedere ad un credito di 5 mila euro restituibile in 60 mesi.Il tasso d’interesse è fissato al 4%ma, nei fatti, dovrebbe dimezzarsidal momento che, ha spiegato il sindaco di Parigi: «il Comune si impegna a rimborsare la metàdegli interessi una volta rimborsatoil prestito». Il progetto, che prende il via nell’area popolare del XVIIIarrondissement ma sarà prestoesteso all’intera capitale, contasulla partnership con 4 istituti di credito: Cresus Paris, Habitat et Humanisme, Plie 18/19 e Udaf75. Secondo il direttore de CréditMunicipal Bernard Candiard, chevorrebbe estendere il progetto ad altremunicipalità dell’Ile-de-France,l’obiettivo del piano consisterebbenell’erogazione di almeno 1.000microcrediti entro il 2009. Secondole stime sarebbero almeno 1 milionei cittadini francesi che allo statoattuale non possono accedere a prestiti bancari ordinari.

| A N N O 8 N . 6 4 | N O V E M B R E 2 0 0 8 | valori | 29 || 28 | valori | A N N O 8 N . 6 4 | N O V E M B R E 2 0 0 8 |

DALLA FRANCIAL’OFFENSIVASULLE MAXI-LIQUIDAZIONI

Le maxiliquidazioni di cui avrebberobeneficiato i dirigenti dimissionaridella banca franco-belga Dexiaerano inaccettabili. Lo pensavail governo francese che, all’inizio di ottobre ha chiesto e ottenuto dallaCaisse des depots e consignations(Cdc), azionista di Dexia, il vetosulla mega buonuscita. La vicendaaveva riportato in primo piano il delicato tema dei trattamenti di finerapporto tra le società finanziarie e i loro dirigenti che tendono a tradursi in liquidazioni eccezionalidel tutto slegate dalle performanceottenute. I presidenti del direttivo e del consiglio d’amministrazione di Dexia Axel Miller e Pierre Richardavevano dato le dimissioni dopo l’annuncio dell’intervento di salvataggio dell’istituto che dovrebbe costare alle autoritàfrancese, belga e lussemburghesecirca 6,4 miliardi di euro. Secondoquanto reso noto dalla banca nel suo rapporto annuale, il contrattodi Miller prevedeva una liquidazionemassima di 3,7 milioni di euro.L’eco della notizia è giunto anche al Parlamento Europeo dove un nutritogruppo di deputati ha invitato la Commissione a legiferare sui sistemi di remunerazione degli operatori finanziari. In attesache la Commissione si pronunci, i parlamentari hanno approvato un rapporto che chiede agli istitutifinanziari di rendere pubblica la propria politica in tema di remunerazione dei consulenti e dei dipendenti.

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| 30 | valori | A N N O 8 N . 6 4 | N O V E M B R E 2 0 0 8 |

A CRISI FINANZIARIA SI DIFFONDE e tutti, in un modo o nel-l’altro, sembrano patirne le conseguenze. Qualcuno, a di-spetto della dimensione e della tradizione, finisce per

crollare, mentre qualcun altro soprav-vive a stento, chiedendosi se il suo no-me sia destinato ad aggiungersi al lun-

go elenco dei martiri della speculazione. Il crunch, insomma,colpisce duro, eppure nella devastazione di un mercato finanziarioche sembra sempre più simile a un martoriato campo di battaglia c’èchi resiste e riesce, nonostante tutto, a crescere e a proiettarsi con fi-ducia nel futuro. È il caso degli investimenti responsabili, la materiaprima di quei fondi etici chiamati, nei prossimi anni, a giocare sem-pre più un ruolo da protagonisti.

Investimenti responsabili in ascesaI portafogli degli investimenti socialmente responsabili (SRI) resi-stono e promettono di crescere ancora. È la conclusione principalealla quale sono giunti gli analisti che hanno promosso le ultime ri-levazioni in materia. I dati sono ora disponibili e le considerazionisulla finanza etica sembrano tutto fuorché propaganda. Un’indagi-ne sulla dimensione di mercato è stata resa pubblica di recente daEurosif (European Social Investment Forum), secondo cui gli inve-stimenti Sri del Vecchio Continente hanno raggiunto un valore to-tale di oltre 2.600 miliardi di euro. Una cifra impressionante, so-prattutto se confrontata con i dati degli anni precedenti. Dalla finedel 2005 a oggi, il comparto è cresciuto del 102% grazie al traino delRegno Unito (che compensa da solo oltre 900 miliardi di assets), del-l’Olanda (435 miliardi) e dell’asse scandinavo (quasi 600 miliardi traSvezia, Danimarca, Norvegia e Finlandia).

Il fondo non affondaMa come sono andati i fondi etici nell’anno più nero della finanza?

È una domanda chiave per capire quale possa essere il destino degliinvestimenti responsabili e, soprattutto, la ricetta per la salvezza diun risparmio ormai in balia del cataclisma. A dare una risposta ci hapensato l’Osservatorio Finanza Etica che, in collaborazione conMorningstar, ha studiato il caso italiano valutando i rendimenti me-di realizzati dai fondi comuni d’investimento e confrontandone laperformance con quella dei prodotti socialmente responsabili di-sponibili in Italia. Risultato: i fondi SRI hanno ceduto, ma hannoperso meno degli altri. Un segnale di come la crisi sia ormai diven-tata sistemica, ma anche la dimostrazione di come l’investimentoresponsabile abbia saputo evidenziare una resistenza alla crisi noncomune. Una rapida occhiata ai dati vale più di ogni spiegazione: senel comparto azionario la performance annuale degli Sri ricalcaquella dei fondi ordinari (-22,4% contro -21,65%), la differenza ri-sulta evidente nei settori degli obbligazionari (+0,19% contro -2,3%)e dei bilanciati (-6% contro -11%). I fondi etici, insomma, vannomolto meglio. Perché? A qualcuno verrebbe forse la tentazione disbandierare con un certo orgoglio la rivincita dei “buoni” sui “catti-vi”. Ma qualsiasi considerazione del genere risulterebbe ingenua e,in fin dei conti, completamente fuorviante. Soprattutto alla luce diquello che resta il più profondo e complesso significato della finan-za “responsabile” in quanto tale.

Una definizione “negativa”Che cos’è un investimento responsabile? Che cosa rende “etica”un’operazione finanziaria? Sembrano domande banali ma non perquesto superflue. Comprendere le basi di questo genere di finanzasignifica, soprattutto, capire cosa contraddistingua gli Sri dai “colle-ghi” tradizionali. Per molti l’espressione “investimento etico” ri-chiama una definizione per così dire “negativa”, atta cioè a indica-re “cosa non fare” piuttosto che “cosa fare”. Per molti, in altreparole, un fondo può chiamarsi responsabile se disinveste da sotto-

stanti “discutibili”. Questa interpretazione, che attribuisce agli ope-ratori un carattere tra l’umanitario (quando ad esempio si disinve-ste dai titoli di Stato di Paesi non democratici) e il bigotto (nel casodel rifiuto di alimentare il mercato dell’alcool e del tabacco), risultaperò troppo legata a giudizi di valore e, quindi, non sufficiente-mente comprensiva. Il successo evidenziato dalla crescita dei fondietici negli ultimi anni, infatti, non è legato di per sé alle scelte uma-nitarie. Chi per ipotesi avesse investito nel comparto minerario o inquello delle armi nell’arco degli ultimi cinque anni si troverebbe og-gi ad affrontare un solo problema: quello di contare i soldi. È unesempio importante che deve servire da lezione a chi spera inge-nuamente di individuare nella crisi attuale una sorta di pioggia bi-

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Crescita e trasparenza: così i fondi responsabili sfidano il collasso

I fondi responsabili non sono immuni dalla crisi, ma le loro performance restano migliori di quelle degli investimenti ordinari (soprattutto gli obbligazionari e i bilanciati). Merito di una risorsa rara: la trasparenza.

blica. La crisi del credito è però un’altra cosa e gli investimenti so-cialmente responsabili hanno peculiarità tutte loro.

Finanza trasparente, finanza realeA caratterizzare un investimento responsabile, specialmente nell’eradel credit crunch, c’è anche e soprattutto qualcosa di più tecnico e di più“finanziario”: la trasparenza. «La totale mancanza di trasparenza in tut-to il sistema – spiegano dall’Osservatorio Finanza Etica – è una dellechiavi per comprendere le ragioni e la gravità della crisi che la finanzainternazionale sta attraversando». Secondo questa interpretazione,quella innescata dai mutui subprime rappresenterebbe la crisi di un si-stema che ha attribuito alla finanza una “creatività” senza freni. «Unavolta cartolarizzati e “impacchettati” in titoli di debito – spiegano an-cora dall’Osservatorio -, i mutui americani ad alto rischio sono stativenduti ad investitori istituzionali che, a loro volta, li hanno “inscato-lati” in prodotti finanziari sempre più complessi. Risultato: quei titoli,una volta finiti nei mercati finanziari sono stati acquistati, ad esempiosotto forma di quote di fondi comuni d’investimento, anche dai sin-goli risparmiatori. Inconsapevoli, almeno quanto i banchieri che ave-vano acquistato il “pacchetto” affidandosi al giudizio delle agenzie dirating internazionali, ma senza sapere esattamente cosa ci fosse den-tro». La storia, più o meno, è tutta qui. Quello che è seguito è stato ilpiù classico degli effetti-domino, che ha portato alla trasformazione diuna crisi settoriale nazionale in una crisi sistemica globale.

È in questo contesto che la trasparenza è diventata prima di tut-to un fatto di responsabilità, verso gli investitori ma anche, in uncerto senso, verso i principi base dell’economia reale rispetto allaquale la finanza deve rappresentare uno strumento di trasferimentoefficiente dei capitali piuttosto che un gioco al massacro fatto di li-quidità di carta. È la base di un sistema razionale, la vittoria della lo-gica sull’isteria speculativa.

Si chiama “finanza responsabile”. Si legge “finanza reale”. .

di Matteo Cavallito

Il mercato europeo degli Sri ha raggiunto 2.600 miliiardi di euro, +102% dal 2005

I FONDI COMUNI ETICI VALORI RESPONSABILI resistono alla crisiconfermandosi ai vertici delle classifiche di rendimento di settore. È il risultato reso noto nelle scorse settimane da Etica Sgr, la società di gestione del risparmio del Gruppo Banca Etica. È sufficiente dareuno sguardo alle posizioni raggiunte nelle categorie Assogestioni di riferimento per capire come mai i quattro fondi del gruppo possanofin qui ritenere di essere usciti vincitori dalla crisi: primi in classificasia l’azionario che il bilanciato, ottavo il monetario, terzo l’obbligazionariomisto. Un esito logico secondo i gestori. «Da sempre escludiamo le grandi società finanziarie dal nostro paniere etico - dichiaraAlessandra Viscovi, Direttore Generale della società -. In base ai nostri criteri non passano la selezione. Sono imprese che hannopunteggi ampiamente inferiori alla sufficienza (vedi sotto), per la scarsa trasparenza nella destinazione degli investimenti». Una strategia tutt’altro che scontata in un mercato finanziario in cui, soprattutto negli ultimi anni, l’affidamento dei broker ai giudizidelle società di rating è stato spesso acritico. Già in passato la Banca dei Regolamenti Internazionali aveva lanciato l’allarme sui limiti delle valutazioni di mostri sacri come S&P o Fitch, ma i suoiammonimenti sono caduti nel vuoto. Ad oggi sono solo tre le societàdel settore finanziario che fanno parte del paniere di Etica Sgr: le banche etiche tedesche GLS e Umweltbank e la compagnia di assicurazioni norvegese Storebrand. M. Cav.

GRAFICO

VALORI RESPONSABILIFONDI D’ALTA CLASSIFICA

ETICA SGR DÀ I VOTI A WALL STREET

GLI INVESTIMENTI SRI IN EUROPA [ RICERCA EUROSIF 2008 ]

PAESE VOLUME SRI (MLD DI EURO) % SUL TOTALE DEGLI ASSETS VAR. 2006-2008

Austria 1,17 0,7% -3%Belgio 283,8 48% +90%Danimarca 114,5 nd ndFinlandia 83 nd ndFrancia 70,1 1%* +247%Germania 11,1 0,7% +110%Italia 240 0,32%* ndNorvegia 208,8 nd ndOlanda 435 40% +16%Spagna 30 9,42% +23%Svezia 191 nd ndSvizzera 21,1 2,8% +183%Uk 959 22,5% +150%* +40%**Totale 2.665 17,6% +4,4%

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NOTA: I PUNTEGGI SONO ATTRIBUITI IN BASE ALLE RICERCHE DELL’ADVISOR EIRIS (WWW.EIRIS.ORG), APPLICANDO OLTRE 70 CRITERI SOCIALI, AMBIENTALI E DI GOVERNANCE

* CORE SRI - DEFINITO DALLE STRATEGIE DI ESCLUSIONE ETICA (QUANDO VENGONO APPLICATI PIÙ DI 2 CRITERI NEGATI-VI); DALLO SCREENING POSITIVO – INCLUDENDO IL BEST IN CLASS E FONDI TEMATICI; DALLA COMBINAZIONE DI ESCLU-SIONI ETICHE E SCREENING POSITIVO.

** BROAD SRI - DEFINITO DALLE STRATEGIE SI SCREENING SEMPLICE, INCLUDENDO LO SCREENING BASATO SULLA NOR-MATIVA (FINO A 2 CRITERI NEGATIVI); L’AZIONARIATO ATTIVO; L’INTEGRAZIONE.

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SERVIZIO DEL DEBITO DELLE FAMIGLIE USA

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TASSO DI RISPARMIO PERSONALE [ ANNO SU ANNO IN % ]

I RISPARMI DELLE FAMIGLIE SI SONO VOLATILIZZATI

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A CRISI FINANZIARIA È IN RAPIDA EVOLUZIONE, o per meglio di-re in rapida involuzione. Banche Centrali di ispirazionediversa decidono di agire di concerto, per poi scoprire di

aver inciso ben poco. “Piani” ed in-terventi di salvataggio si susseguono,cambiando, in corso di attuazione,

dimensioni e filosofia. L’impressione, ma non è soloun’impressione, è che si navighi a vista, cercando di af-frontare al meglio ogni singola tempesta che si incontrasulla propria rotta, tutt’altro che definita.

L’Europa ha deciso di attuare un megapiano di sal-vataggio che è risultato molto più incisivo dell’inaccet-tabile ipotesi Paulson basata sull’acquisto di toxic assets.Il “modello Paulson” aveva, infatti, il difetto fonda-mentale di non risolvere alla radice la questione della ri-capitalizzazione delle banche, vero problema di questacrisi finanziaria. Inoltre, al di là dei problemi di discre-zionalità e di trasparenza nel fissare i prezzi di riacquisto

dei titoli “tossici”, quel tipo di salvataggio implicava chetutto l’onere fosse a carico del “contribuente” con pochesperanze di recuperare nel tempo, se non parzialmente,le risorse impiegate.

Meglio fare riferimento al “modello svedese” (recen-temente riproposto in Italia dal professor Marco Onado– Il Sole24Ore del 7 ottobre 2008 – ma c’è tutta una let-teratura americana in proposito), utilizzato agli inizi de-gli anni Novanta per far fronte ad una crisi bancaria lacui dimensione superava il 10% del Pil di quel Paese. LoStato in quel caso interviene direttamente nel capitalesociale delle banche (fino alla nazionalizzazione). Loschema è stato adottato dal governo britannico e segui-to a ruota da tutti i principali Paesi europei. In questomodo non solo l’intervento di ricapitalizzazione risultapiù efficace ma, conclusa la crisi, le banche possono es-sere rivendute al mercato (come è avvenuto nelle prece-denti esperienze), recuperando se non addirittura valo-

rizzando le risorse immesse dal “contribuente”. Il mo-dello Gordon Brown ha contribuito a stabilizzare, per ilmomento, la fase più acuta della crisi.

Ma, a questo punto, non è venuta l’ora di mettere indiscussione la governance di quelle banche? Perché loStato non potrebbe vendere quote azionarie direttamen-te ai lavoratori creando forme di partecipazione? Perchénon inserire clausole di Responsabilità sociale d’impresaa chi riacquisterà dallo Stato le banche? Non dimenti-chiamo che finanza significa essenzialmente mercati fi-nanziari + governance delle imprese. E l’attuale deva-stante crisi finanziaria ha messo irrimediabilmente incrisi la teoria (o meglio dire il dogma) dello shareholder’svalue (creazione di valore per l’azionista) come unico cri-terio guida della gestione dell’impresa. La crisi ci con-sente di discuterne! Soprattutto bisogna sottolineare co-me dalla crisi del mercato non si esce solo con più Stato,ma si può e si deve uscire anche con più società. .

LA CRESCITA ABNORME DEI DERIVATI [ IN MILIARDI DI MILIARDI DI $ ]

Ldi Alberto Berrini

I governi intervengono per salvare gli istituti di credito. Ma dalla crisi non si esce solo con più Stato, serve più società.

GIUSEPPE GALLO, segretario generale della Fiba-Cisl lo scorso 9 ottobre avevaanticipato nel convegno di Milano sull’esperienza della Banca Popolare la notiziadell’ingresso dei libici nel capitale di Unicredit.

Lo Stato e i fondi sovrani nelle banche. Cosa sta succedendo? La crisi, purtroppo, è precipitata. Noi non siamo per la statalizzazione degli istituti ma sicuramente è indispensabile un riequilibrio di tutta l’industria e un ruolo diverso di shareholders e stakeholders come andiamo sostenendo da diversi anni

Siamo alla fine del liberismo? Credo si possa offrire una risposta affermativa, sapendo, comunque, che l’esaurimentooggettivo di un’esperienza storica è la condizione necessaria ma non sufficiente del suosuperamento, il quale esige visione alternativa e capacità di gestirla da parte dei soggettieconomici e sociali e delle istituzioni politiche. Il liberismo o fondamentalismo del mercatoappartiene al novero delle ideologie, ovvero delle teorie il cui oggetto non è la conoscenzadei fenomeni ma la legittimazione e la rappresentanza degli interessi.

L’impressione è che manchi, però, una proposta complessiva di riforma… È per questo che come Cisl abbiamo lanciato una piattaforma articolata. La prima e più urgente area di riforma riguarda la regolazione degli strumenti e la vigilanzanazionale ed internazionale sui soggetti dell’innovazione finanziaria. Quando abbiamoavanzato la proposta, il 23 settembre, eravamo quasi da soli: oggi tutti reclamanoun’autorità sovranazionale di controllo con poteri anche di indagine. Era ora ma bisognafare in fretta. Così come bisogna adottare subito alcuni strumenti di interdizione fiscale e normativa per limitare o in alcuni casi vietare l’utilizzo di strumenti finanziari devastantiper il sistema come hedge funds, derivati e opzioni. Leggo con piacere che a livellointernazionale si torna anche a dibattere sul ruolo dei paradisi fiscali e della lottaall’evasione. Sono tutti segnali che confermano l’importanza delle nostre proposte che richiedono, però, un impegno forte di tutti gli attori della società civile. A.V.

SUBITO REGOLE E AUTORITHY GLOBALEPOI PREMI ALLE AZIENDE RESPONSABILI

MAURIZIO FRANZINI, ordinario di Politica Economica presso l’Università di Roma “La Sapienza”, analizza le conseguenze sociali della crisi. “Cresce il divario tra ricchi e poveri. Ma non ci sarà un crollo dell’economia reale”.

Come inciderà la crisi sui Paesi più poveri? Una riduzione della crescita può provocare un forte aumento del numero dei poveri nei Paesi del Sud del mondo. Quanto al tema della disuguaglianza è probabile che crescerà anche all’interno dei Paesi più sviluppati, malgrado le perdite di valore del patrimonio finanziario dei ricchi.

Nelle nazioni più ricche sembra esserci maggiore attenzione per il sistema finanziario piuttosto che per chi ha perso la casa

La principale preoccupazione ora è di evitare che la crisi si diffonda ulteriormente. Vadetto che in teoria c’è un interesse generale nel salvare le banche visto che il fallimentodel sistema creditizio colpirebbe tutti quanti. Questo, tuttavia, non deve distoglierel’attenzione da altre situazioni, come quelle di chi viene colpito nei beni primari.

Intanto, a prescindere dai risultati ottenuti, i super-manager se ne vannocon le loro super-liquidazioni…

Negli ultimi anni in un Paese come gli Stati Uniti la situazione relativa alladisuguaglianza dei redditi è stata paradossale. Si è formata una nuova classe, quelladei super-ricchi da lavoro, la cui ricchezza non deriva più, come accadeva in passato,dai beni e dal patrimonio, ma da retribuzioni elevatissime del lavoro. Mentre questogruppo, che rappresenta una frazione molto esigua della popolazione, ha visto il proprio reddito aumentare a dismisura, la classe media è andata incontro alla stagnazione. Negli ultimi trent’anni la crescita del reddito di un lavoratore “medio”è stata dell’ordine dell’1% all’anno, quella dei manager infinitamente più elevata. Ed è qui che si arriva al cuore della crisi.

Ovvero? È stata proprio questa disuguaglianza a far sì che, per sostenere il proprio tenere di vita, molti abbiano fatto ricorso ai debiti, pur essendo debitori inaffidabili. Il punto,però, è che a renderli inaffidabili è stato proprio l’aumento della disuguaglianza che, in definitiva, non danneggia solo i poveri, ma l’intero sistema. Mi viene in mente la proposta dell’economista Robert Shiller secondo cui sarebbe necessario stabilire una tassazione sulla ricchezza che scatti automaticamente una volta superato un certodivario tra la classe media e quella più elevata.

Finora si è parlato soprattutto di ricadute su credito e liquidità. Ci saranno

presto effetti devastanti sull’economia reale?

Io credo che i timori di una caduta verticale della produzione e del reddito sianoeccessivi. Quello che è accaduto tra il ‘29 e il ‘32, quando i bilanci pubblici erano moltopiù contenuti di oggi, non si ripeterà. Certo ci saranno problemi per l’intera economiama questo in fondo potrà anche essere un bene.

In che senso? Dopo anni di ottimismo sfrenato sulle continue possibilità di arricchimento, questedifficoltà ci daranno la possibilità di studiare il sistema e di migliorare la nuova classedirigente mondiale. Non per niente le crisi sono spesso un vero e proprio laboratorio.

Il sostegno al sistema finanziario potrebbe ridurre sensibilmente le risorse per gli ammortizzatori sociali...

Sì, ma a questo punto l’unica via d’uscita è l’indebitamento. È meglio far crescere il debito piuttosto che aumentare le tasse o tagliare la spesa. Senza contare che, per lo Stato, quello attuale è un momento favorevole all’indebitamento visto che la gentesembra avere molta più fiducia nel pubblico piuttosto che nelle banche. M.Cav.

IL BELLO DELLA CRISI: UN FRENOALL’ARRICCHIMENTO SENZA LIMITI

Le Banche centrali navigano a vista

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IL NUOVO VOLTO DELL’ECONOMIA USA [ MILIARDI DI MILIARDI DI $ ]

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SOTTO IL PESO DEI DEBITI

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OLTRE AI DEBITI PER MUTUI E I PRESTITI AL CONSUMO INCLUDE ANCHE I PAGAMENTI PER LEASING SU AUTOMOBILI, AFFITTI, ASSICURAZIONI SULLA CASA, TASSE DI PROPRIETÀ. È UNA MISURA PERCENTUALE DELL’INDEBITAMENTO COMPLESSIVO DELLE FAMIGLIE SUL TOTALE DEL REDDITO.

DEBITI PER MUTUI E PRESTITI AL CONSUMO SUL TOTALE DEL REDDITO DISPONIBILE

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IL CROLLO DEI SALARI REALI ERODE I CONSUMI

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AMMONTARE DELLE POSIZIONI APERTE IN DERIVATI OTC (OVER THE COUNTER) 35 VOLTE IL PIL USANEL 2007 ERA PARI A 13,8 MILIARDI DI MILIARDI DI DOLLARI

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tuto fornire servizi sociali – spiega Rafael –. Ma in questi otto anni ab-biamo lottato, con una resistenza civile e legale. Siamo scesi pin piaz-za e abbiamo avviato 18 cause con lo Stato. Abbiamo vinto. Le coo-perative non possono essere considerate intermediari finanziari.

Vedere come funzionano queste strutture, così oneste e solidali,formate da persone umili, che non hanno studiato ad Harvard, è unvero monumento allo sforzo collettivo del Paese».

Passando per l’Italia: le MagSono fiere di non essere banche anche le italianissime Mag (Mutua Au-to Gestione), le cooperative finanziarie che si sono diffuse tra la fine de-gli anni 70 e gli anni 90. La prima è nata a Verona nel 1978. Oggi ce nesono sei: a Milano Mag2, a Torino Mag4, a Reggio Emilia Mag6, a Ve-nezia MagVenezia, a Verona MagVerona e a Roma MagRoma. An-ch’esse raccolgono risparmio tra i propri soci, per finanziare progetti efornire assistenza e servizi nel mondo della cooperazione sociale e delnon profit. I loro principi guida: trasparenza, partecipazione e un for-te legame con il territorio. «Da questo deriva il valore aggiunto di unaMag – spiega Giorgio Peri, presidente di Mag2. Raccogliamo denaro suun territorio per poi reinvestirlo nello stesso territorio, seguendone davicino i bisogni e le peculiarità. Con la trasparenza e la partecipazionenella fase decisionale, data dalle persone che mettono i propri rispar-mi. Etica e solidarietà si manifestano anche nella scelta dei progetti dafinanziare. Non chiediamo garanzie patrimoniali, ma ci basiamo sullafiducia. Per questo diventa fondamentale la presenza di una rete».

Anche le Mag sono sottoposte a molti degli obblighi di un istitu-to di credito (rispondono alla Banca d’Italia e rispettano le norme an-tiriciclaggio), ma «il fatto di non essere una banca e di essere piccolepermette di essere agili e flessibili - spiega Giorgio Peri - di fornire as-sistenza e di accompagnare le realtà che ci chiedono un prestito». .

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più Cigales. 112 l’anno scorso le imprese finanziate. Come una giova-ne coppia nei pressi di Lille, che ha messo a punto un sistema di rac-colta, filtrazione a freddo e riciclaggio di olio vegetale usato per frigge-re, trasformato in combustibile. Acquistano olio usato dai ristoranti perpoi trattarlo e rivenderlo ad agricoltori, come carburante per macchi-ne agricole, o ai Comuni per i minibus. Nel 2004 cinque Cigales han-no messo 2.000 euro ciascuna, raccogliendo 30.000 euro di capitale ne-cessario per avviare l’attività. Negli anni l’impresa è cresciuta, oggi cilavorano quattro persone, 350 ristoranti le vendono olio usato e quasi100 tra agricoltori e piccoli Comuni comprano l’olio riciclato.

Perché partecipare a una Cigales? «La spinta non è tanto di naturaeconomica. I fondi investiti da ogni famiglia sono pochi, non ci si per-de, ma non ci sono neanche forti guadagni – spiega François Bojczuk,tra gli organizzatori delle Cigales –. L’obiettivo non è il rendimento del-l’investimento, ma creare posti di lavoro, sostenere nuove attività, con-tribuire a costruire un’economia diversa. Nel 2004, però, abbiamo ef-fettuato uno studio, da cui è emerso che il ritorno medio sugliinvestimenti dell’insieme delle Cigales è stato del 35% in cinque anni.Questo dimostra la qualità del sostegno e del lavoro di accompagna-mento che forniamo alle imprese». Le attività finanziate infatti vengo-no accompagnate nei loro primi anni di vita, con supporto tecnico, or-

ganizzativo, logistico e di comunicazione.Tutto gratis. «C’è un elevato “valore aggiuntosociale” – continua Bojczuk – Come quantitàdi denaro investito, le Cigales sono minusco-le, ma creano un effetto leva: per 1.000 euroinvestiti, il piccolo imprenditore ne troverà fa-cilmente altri 3.000, perché anche le banchetradizionali accetteranno di dargli credito. Inpiù c’è il valore dell’accompagnamento».

Piccole, locali e non banche Per essere flessibili e vicine al territorio

Una finanza fatta di persone, che mettono insieme i propri risparmi per creare un’economia diversa. Il caso limite dellecooperative di risparmio e credito messicane che si sostituiscono allo Stato per fornire welfare.

Chi guadagna da questo tipo di attività? «Il piccolo imprenditore,che ottiene un lavoro e ne crea degli altri – risponde Bojczuk -. I ri-sparmiatori, che imparano a fare economia alternativa. Ma anche glienti locali che vedono diminuire la spesa sociale per i disoccupati».Questa è finanzia etica? «Certamente – conclude Bojczuk – le Cigalesoffrono ai cittadini la possibilità di riappropriarsi della finanza e pro-pongono un’economia legata a valori umani».

…al Messico: AlconaHanno lottato - e vinto - per non essere definite banche, le casse po-polari messicane di Alcona (Alleanza nazionale di cooperative): 300cooperative di risparmio e prestito in Messico, da 150 a 45 mila socil’una, in tutto oltre un milione. «Viviamo in un Paese dove c’è ungrande bisogno di servizi finanziari accessibili a tutti – spiega RafaelMartinez, presidente di Alcona –. Con le banche che applicano tassidel 70-90%, chiedere un prestito è impossibile. E prendono semprepiù piede società di credito come Mister Money, che presta denaro contassi di interesse del 500%». È in questo contesto che si è sviluppataspontaneamente questa rete di cooperative finanziarie. I soci metto-no una quota di capitale sociale tra i 30 e gli 80 dollari all’anno e ver-sano i propri risparmi. Possono richiedere un prestito a tassi attornoall’1,7% mensile in media. Ma il principale valore aggiunto di Alconanon è prestare denaro, bensì fornire gratuitamente a tutti i soci queiservizi sociali che lo Stato non offre. Servizi sanitari, con una clinica eun dispensario di medicinali, educativi e ricreativi. «L’ingresso in uncentro sportivo comunale costa 40 dollari. Come si può pensare di ac-cedervi, se in alcune regioni il reddito medio di una famiglia non su-pera i 30-40 dollari alla settimana?», si domanda Rafael Martinez.

«Dal 2001 sono piovute norme per trasformarci in banche, contutti gli obblighi che questo comporta. Non avremmo certo più po-

N LUOGO DOVE “METTERE” I PROPRI RISPARMI, che verrannousati per finanziare progetti. Una banca? Non necessa-riamente. Esistono realtà che, senza essere banche, ba-

sano la propria attività sull’uso deldenaro. Non per produrre altro de-naro, scopo principale oggi degli isti-

tuti di credito e della finanza classica, o almeno non come obiettivoprimario, bensì per costruire qualcosa di concreto, per far nascere im-prese, negozi, agenzie di servizi, per sviluppare l’economia reale. Laspeculazione è lontana anni luce. Siamo in uno dei Pianeti della fi-nanza etica e solidale. Segni particolari di queste realtà: sono piccole,locali (raccolgono fondi nel territorio dove sorgono e nello stesso ter-ritorio li investono) e sono spinte da motivazioni solidali.

Dalla Francia: CigalesSi chiamano Cigales, tradotto in italiano: club d’investitori e di ge-stione alternativa e locale del risparmio solidale. Sono gruppi di per-sone, da 5 a 20, che raccolgono i propri risparmi, per finanziare pro-getti imprenditoriali nell’ambito dell’economia solidale. La prima ènata a Parigi nel 1983. Oggi ce ne sono un centinaio in tutta la Fran-cia. Si rinnovano continuamente, perché, per statuto, hanno una sca-denza: cinque anni, poi si sciolgono. Esisteuna Federazione nazionale delle Cigales, maognuna è autonoma. Sono 1.300 gli investi-tori/risparmiatori, che ogni mese mettono dai7,5 ai 450 euro a testa. L’anno scorso le Ciga-les hanno raccolto 400 mila euro, usati, nonper erogare prestiti, ma per partecipare al ca-pitale di società o cooperative, con circa 2.000euro a progetto. Per i più grandi si uniscono

Udi Elisabetta Tramonto

Le Cigales www.cigales.asso.frAlcona www.cpjms.com Le Mag di: Milano www.mag2.it

Torino www.mag4.itReggio Emilia www.mag6.itVenezia www.magvenezia.it Verona www.magverona.itRoma www.magroma.it

PER APPROFONDIRE

AVETE PROGETTI PER IL FUTURO?

AMBIENTE

ARTE E CULTURA

RICERCA SCIENTIFICA

SERVIZI ALLA PERSONA

I bandi non hanno scadenza

Page 19: Mensile Valori n.64 2008

ALL’INIZIO DEL 2008la FondazioneCulturaleResponsabilità Eticaha comprato 250azioni Enel e 80 Eni,per avviare un’attivitàdi azionariato critico.Un modo per tentaredi migliorare l’impattosull’ambiente e sui diritti umanidelle due imprese.Non solo partecipandoalle assemblee (come azionista ha, infatti, diritto di accedere e votarealle assemblee), ma anche avviandoun dialogo con i vertici delle imprese.Valori vi tiene informatisull’iniziativa: sui numeri in uscitaogni mese e sui sitiinternet www.valori.ite www.osservatoriofinanza.it.

AZIONI: ARMI PERIMPRESE PIÙ BUONE

| finanzaetica |

| A N N O 8 N . 6 4 | N O V E M B R E 2 0 0 8 | valori | 37 |

| finanzaetica | azionariato critico |

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ENGHINO SIGNORI, VENGHINO! Comprino le azioni Eni, qualità sopraffina, prezzi convenienti!». Berlusconi non si smenti-sce. Il 10 ottobre, a mercati aperti, mentre tutto crollava, ha lanciato un accorato appello ai risparmiatori italiani per-ché comprassero titoli azionari dell’Eni e dell’Enel. Un gesto scellerato da parte del capo di un governo, come se i mer-cati avessero bisogno di ulteriori turbative. Ma perché l’ha fatto? Proviamo a concentrare l’attenzione sull’Eni. Con 80miliardi di euro di capitalizzazione, la società del cane a sei zampe è l’impresa più grande in Italia. Nell’indice di borsaS&P MIB, che ogni giorno misura l’andamento medio dei principali titoli quotati a Piazza Affari, pesa quasi il 19%. In

pratica, un quinto del rendimento della nostra Borsa vie-ne deciso dall’Eni. Ma di chi è l’Eni? Una rapida occhiataalla struttura dell’azionariato e tutto risulta più chiaro: ilministero dell’Economia e delle Finanze è il maggioreazionista, con il 30,32%, attraverso partecipazioni dirette(20,321%) e indirette (9,99%), per il tramite della CassaDepositi e Prestiti, di cui il Ministero detiene il 70%. A se-guire una serie di piccole partecipazioni da parte di fondie banche, che solo in un caso, con Intesa Sanpaolo (2,4%del capitale), arrivano a superare il 2%. Del resto è lo stes-so Statuto a stabilire che “nessuno può possedere, a qual-siasi titolo, azioni della società che comportino una par-tecipazione superiore al 3% del capitale sociale”.

Primo risultato della nostra ricerca: lo Stato italianoha saldamente in mano la maggiore impresa nazionalee il suo controllo è blindato. Tradotto in termini econo-mici: poco meno di un terzo dei dividendi staccati ognianno dall’Eni finiscono nelle casse pubbliche. Circa 1,6miliardi di euro incassati quest’anno (il 14% della ma-novra finanziaria 2008). Se l’Eni produce utili, il mini-stero dell’Economia acquisisce più risorse e, in teoria, ciguadagnano tutti i cittadini. Forse è per questo che Ber-lusconi ha raccomandato di sostenere il corso delle azio-ni? Forse. Ma non solo.

Salvate la patria, comprate EniCampione mondiale di lottizzazione

luce di quello che è poi successo a giugno. Come di con-sueto sono state presentate due liste di candidati per ilboard: una, di sei nomi, con la targa del governo Berlu-sconi, appena entrato in carica, e una, con tre candida-ti, chiamata a rappresentare il mercato (la cosiddetta “li-sta dei fondi”). Nove candidati per nove poltrone.Giusto per non aver sorprese. Ma chi erano i nove can-didati, oggi consiglieri di amministrazione? Scorrendo leliste si fanno scoperte interessanti.

Tutti gli uomini del presidenteCominciamo dalla lista del Governo e dalla sua punta didiamante: Paolo Scaroni, confermato come ammini-stratore delegato. Arrestato nel luglio del 1992 con l'ac-cusa di aver pagato tangenti al Partito Socialista per con-to della Techint (di cui era all’epoca amministratoredelegato) per ottenere un appalto dall’Enel, nel 1996Scaroni patteggia una pena di un anno e quattro mesi.Nel 2002 il governo Berlusconi riabilita il manager vi-centino, allora in esilio in Gran Bretagna (dove ammi-nistrava la Pilkington), e lo propone alla guida propriodell’Enel, di cui diventa amministratore delegato fino al2005, quando viene nominato, sempre su proposta diBerlusconi, a.d. dell’Eni.

Dopo Scaroni c’è Roberto Poli, confermato alla presi-denza. Consigliere di amministrazione di Mondadori eFininvest (guidate da Marina Berlusconi), è stato presi-dente di Publitalia negli anni novanta. Il terzo in elencoè Mario Resca, presidente di McDonald's Italia e anche luiconsigliere di Mondadori. Paolo Colombo chiude la listadei beniamini di Mr B. È un ricercatore di finanza azien-dale alla Bocconi, ma anche uno dei consiglieri del CdAMediaset, di cui è vice-presidente Pier Silvio Berlusconi econsigliere Marina Berlusconi. I primi quattro consiglie-ri di amministrazione della prima società italiana sonoquindi legati indiscutibilmente al premier, alla sua fami-glia e alle sue società. Ma non è finita qui.

Per chiudere la lista del governo mancano due nomi.Nella logica spietata del manuale Cencelli toccano aglialtri due partiti di governo: Alleanza Nazionale, a cui èconsiderato vicino Pierluigi Scibetta, commercialista erevisore dei conti e la Lega, di cui Paolo Marchioni, av-vocato di Stresa, è consigliere provinciale nella provin-cia Verbano-Cusio-Ossola. Entrambi eletti consiglieridell’Eni per i prossimi tre anni.

Il mosaico degli interessi e delle spartizioni è quasicompleto. Manca solo la “lista dei fondi”. Al primo po-sto c’è Alberto Clò, al quarto mandato in Eni, professo-re universitario esperto di politiche energetiche, mini-stro dell’Industria e del Commercio estero nel governoDini (1995-96) e considerato vicino a Romano Prodi. Unomaggio alla par condicio nella stanza dei bottoni dellapiù grande multinazionale italiana. Occupata da Berlu-sconi, dai suoi uomini e da un intreccio di interessi chenon ha pari in nessun altro Paese del mondo. .

La più grande impresa italiana è saldamente in mano allo Stato. Governata da amici del premier,è guidata da logiche politiche e intrecci di interessi: un’anomalia a livello internazionale.

Un terzo dei dividendi Enifiniscono nelle cassepubbliche: 1,6 miliardi di euroquest’anno, il 14% dellamanovra finanziaria 2008

«V

DOPO AVER PARTECIPATO ALL’ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI ENEL lo scorsogiugno, la Fondazione Culturale Responsabilità Etica ha scritto ai verticidell’impresa per chiedere un incontro e riprendere le questioni poste in assemblea.In quell’occasione i dirigenti Enel avevano risposto alle critiche sollevate, un comportamento che lascia sperare nella possibilità di instaurare un dialogoproficuo. Una speranza avvalorata dal fatto che Enel ha risposto alla lettera speditadalla Fondazione. Ottimo segno, anche se, nella sostanza, le posizioni espresserimangono distanti dalle richieste della Fondazione. Enel sembra decisa a proseguire con investimenti ingenti nella realizzazione di grandi dighe e nel nucleare, progetti dai fortissimi impatti sociali e ambientali, in particolare per le dighe cilene e l’obsoleto impianto nucleare slovacco.

Ma ci sono molte altre criticità che la Fondazione, in qualità di azionista, vuolediscutere con Enel, come la presenza di decine di filiali e controllate di Enel S.p.A. in paradisi fiscali. Scorrendo il bilancio consolidato di Enel si scoprono societàregistrate nel Delaware, in Lussemburgo, nelle Isole Vergini Britanniche, a Panama,nelle Isole Cayman, alle Bahamas e alle Bermuda. Queste decine di società sonofunzionali alla produzione e alla vendita di energia? Una domanda tanto più lecita se si considera che l’azionista di maggioranza di Enel è il ministero del Tesoro e delleFinanze, che dovrebbe avere tra le proprie priorità la lotta all’elusione e all’evasionefiscale, tanto più di fronte alla profonda crisi della finanza mondiale, che imporrebbedi fondare sull’assoluta trasparenza i bilanci societari. Proprio la crisi finanziariarappresenta un altro capitolo molto delicato per Enel, che, dopo acquisizioniinternazionali, ha visto il proprio indebitamento salire a 60 miliardi di euro. Con l’attuale stretta creditizia e il congelamento di fatto del mercato delle obbligazionicorporate, viene da domandarsi quali strategie pensi di mettere a punto. A.B.

ENEL, PROVE DI DIALOGO

“BERLUSCHENI”: INTRECCI AL VERTICE TRA ENI E LA GALASSIA BERLUSCONI

di Marco Atella

Il gioco delle liste Come spesso succede, infatti, il diavolo si nasconde neidettagli. Nell’aprile del 2008 era prevista l’Assemblea de-gli azionisti Eni, che doveva decidere il rinnovo del Con-siglio di amministrazione, l’approvazione del bilancio elo stacco del dividendo. In aprile sono stati invece ap-provati solamente il bilancio e la distribuzione dei divi-dendi, su pressione dei fondi americani, che avevano giàcontabilizzato i dividendi a maggio. Il rinnovo del Con-siglio è stato invece fissato a giugno, per aspettare i ri-sultati delle elezioni politiche anticipate, in modo chefossero fedelmente rappresentati i nuovi equilibri politi-ci. «Il rinvio dell'assemblea per il rinnovo del Cda di Eniè un boomerang per la credibilità del sistema italiano»,ha dichiarato il rappresentante del fondo hedge statuni-tense Amber Capital, Umberto Mosetti, intervenendocome azionista nel corso dell'assemblea di aprile. «L’Ita-lia ha un problema di percezione che è in contraddizio-ne con la realtà della competitività delle sue imprese»,ha aggiunto, augurandosi che «chiunque sarà l'azionistadi maggioranza, si renda conto che un’azienda quotatarisponde alle migliori pratiche di mercato dalle quali èpericoloso discostarsi». Parole al vento. Soprattutto alla

FON

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PRESIDENTEMarina Berlusconi

CONSIGLIERIPier Silvio BerlusconiRoberto PoliMario Resca

PRESIDENTEMarina Berlusconi

CONSIGLIERIPier Silvio BerlusconiBarbara BerlusconiRoberto Poli

PRESIDENTERoberto PoliCONSIGLIERIMario RescaPaolo Colombo

PRESIDENTEFedele Confalonieri

VICE PRESIDENTEPier Silvio Berlusconi

CONSIGLIERIMarina Berlusconi Paolo Colombo

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| finanzaetica |

| A N N O 8 N . 6 4 | N O V E M B R E 2 0 0 8 | valori | 39 || 38 | valori | A N N O 8 N . 6 4 | N O V E M B R E 2 0 0 8 |

| finanzaetica | scarsa trasparenza |

Le sette controllate Sette i gruppi di esperti della Commissione che sono completamentecontrollati dalle industrie: quello sulle biotecnologie, quello sulla com-bustione di carbone e sviluppo di tecnologie efficienti e carbone puli-to, il gruppo che si occupa di cambiamenti climatici e industrie, quel-lo sui impegni volontari da parte delle case automobilistiche per ridurrele emissioni di CO2, sui combustibili alternativi”, così come quelli sul-le informazione sui comportamenti dei consumatori e quello riguar-dante tessile e abbigliamento.

Conflitti al carbone Il gruppo che si occupa della combustione del carbone “è largamentecontrollato dalle industrie con ben 10 compagnie private”. Tra questel’italiana Enel, la francese EDF, la tedesche Siemens ed RWE, poi Al-stom, Vgb Power, Kema Nederland e Vvt Processes. Non sono presen-ti Ong. Le decisioni del Consiglio prese nel marzo 2007 parlano dellacostruzione di 12 impianti dimostrativi e di tecnologie a carbone co-siddetto “pulito” (che non esiste per il Nobel Carlo Rubbia ndr). “Que-sto gruppo è la chiave di costruzione di questi impianti che verrannoassegnati alle varie aziende” rileva lo studio di Alter Eu.

CO2 & autoL’expert group della Commissione relativo agli “impegni volontari daparte delle case automobilistiche per ridurre le emissioni di CO2” inmaggioranza è in mano alle industrie e ha già raggiunto i suoi risulta-ti. Ai primi di settembre infatti I membri della Commissione Industriadel Parlamento Europeo hanno votato per un rinvio al 2015 dell'o-biettivo che impone ai costruttori auto una riduzione del 25% dei con-sumi e delle emissioni medie di CO2 per le nuove auto prodotte acco-gliendo le pressioni della lobby dei costruttori. .

Carbone, auto, biotecnologie Il dominio delle lobby in Europa

Una ricerca di Alter Eu dimostra come i “gruppi di esperti” della Commissone Europea in settori chiave sianoguidati dalle industrie: dai combustibili alternativi alla riduzione di CO2 da parte delle case automobilistiche.

E LOBBY INDUSTRIALI DOMINANO SEMPRE di più i gruppi di esper-ti della Commissione Europea e la trasparenza è una chi-mera. È il risultato di una ricerca condotta da Alter-Eu, l’Al-

leanza per la Trasparenza delle Lobby e laRegolamentazione Etica, una coalizione di ol-tre 160 organizzazioni europee che si battono

per far sì che le decisioni all’interno dell’Ue siano prese in maniera con-divisa, trasparente e con la minore influenza possibile delle lobby.

Poca trasparenza Il primo scoglio contro il quale lo studio di Alter Eu ha dovuto sbatte-re è stato quello delle informazioni. «Solo 29 Gruppi d’Esperti su 44 pre-si in esame per il loro ruolo strategico hanno fornito informazioni –spiega il relatore dello studio Yiorgos Vassalos – e solo per 14 Gruppisono state forniti tutti i dettagli richiesti. Solo nel 60% dei casi la Com-missione Europea ha fornito i nomi delle organizzazioni che ne fannoparte e solo nel 43% dei casi i nomi dei membri individuali sono statiforniti insieme a quelli dell’organizzazione alla quale appartengono».

In mano alle industrie “Il 25% degli Expert Group dei quali abbiamo avuto informazioni –scrive lo studio – sono dominati dagli interessi delle industrie che de-tengono più della metà dei membri”. Nel 64% dei casi , invece, gli in-teressi delle lobby industriali sono sovrarappresentati. Altri 11 gruppi(39%) sono risultati “sbilanciati a favore delle industrie”. Solo il 32%ha un’equa rappresentanza, un solo gruppo è dominato da Ong.

Ldi Matteo Incerti

www.alter-eu.org/en/publications/secrecy-and-corporate-dominance-study

ONLINE

APPUNTAMENTI NOVEMBRE>DICEMBRE PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVETE A [email protected]

della finanza islamica nel sistemaeconomico europeo. Organizza FinancialEvents International.www.financial-events.ch/EB-Islamic-Finance-Milan2008.html

5 dicembrePARIGI (FRANCIA)NOVETHIC’S FIRST

ANNUAL CONFERENCE FORINSTITUTIONAL INVESTORS Si discute dei benefici degli investimentiresponsabili (SRI) con un occhio al casofrancese.www.novethic.com/novethic/v3_uk /sri-conference.jsp

9 dicembreLONDRA (UK)EDHEC ALTERNATIVE INVESTMENT DAYS L’incontro è dedicato alla presentazionedei risultati dell’ultima indaginedell’EDHEC Risk and Asset ManagementResearch Centre. Tema della ricerca sono i fondi pensione.www.edhec-risk.com/events/edhec_conferences/EAID_2008/index_html

9 dicembreLONDRA (UK)10TH ANNUAL MULTI PENSIONS Una delle più importanti conferenzeeuropee dedicate ai fondi pensione. La partecipazione è gratuita per gli operatori del settore.www.iir-events.com/IIR-conf/Finance/EventView.aspx?EventID=1886

12 dicembrePARIGI (FRANCIA)INSTITUTIONAL INVESTORS AND SRI:HOW TO INTEGRATE ESG FACTORS IN YOUR INVESTMENT CHOICES Si discute di investimento responsabile,corporate governance e misurazionedell’impatto ambientale e sociale delle scelte strategiche alla base degli investimenti. Organizza Novethic.www.novethic.fr

17 dicembreIN VIDEOCONFERENZACLIMATE CHANGE: OPTIONS AND OPPORTUNITIES Organizzato da Restructuring Today,l’evento, pensato per essere seguito in videoconferenza, affronterà il tema del cambio climatico e del suo impattopolitico, economico, tecnologicoe regolamentare sulle industrie del settoreenergetico. Partecipano l’Ad di Exelon John Rowe, e gli esponenti di Resourcesfor the Future Phil Sharp e Raymond Kopp.www.csrwire.com/event/904.html

Settima edizione della conferenzadedicata alle prospettive di sviluppo del microcredito nella FederazioneRussa. Organizzano la NationalAssociation of Microfinance Market Stakeholders (NAMMS) e il Russian Microfinance Center.conf.rmcenter.ru/2008/eng/index.php

19 – 21 novembreASHRIDGE (UK)INTEGRATING CORPORATERESPONSIBILITY«La crescente integrazione dellaresponsabilità d’impresa all’interno delle compagnie sta cambiandol’insieme delle capacità richieste ai manager» spiegano dall’AshridgeCentre for Business and Society. L’ente organizza un corso specifico. www.ashridge.org.uk/icr

20 novembreBARCELLONA (SPAGNA)IPE AWARDS 2008Gli IPE European Pension Fund Awardsvengono assegnati agli operatorimaggiormente distintisi nel campo dei fondi pensione. Sedi dell’evento il Fira Palace Hotel e il Museu NacionalD’Art de Catalunia.www.ipe.com/awards

21 – 22 novembreMONTEGROTTO (ITALIA)BANCA ETICAIncontro tra dipendenti e rappresentantidei soci volontari di Banca Etica per discutere e approfondire le politichedella banca. www.bancaetica.com

23 – 25 novembreBAHARAINWORLD ISLAMIC BANKINGCONFERENCE – XV EDIZIONEOltre 1.000 i partecipanti attesi tra espertidel settore e manager nella conventionannuale dedicata al mondo della finanzaislamica. Un’occasione per fare il puntosui trend del mercato e su un segmentofinanziario in rapida ascesa.www.megaevents.net/wibc/home.html

24 – 26 novembreLONDRA (UK)16TH ANNUAL PARM 2008Appuntamento a Londra per un incontrodedicato agli strumenti di analisi delrischio finanziario. www.icbi-events.com/parm

25 – 26 novembreAMSTERDAM (OLANDA)ENVIRONMENTAL BUSINESSSTRATEGIES SUMMIT 2008Incontro dedicato ai temi caldi

11 – 13 novembreGINEVRA (SVIZZERA)GAIM INTERNATIONAL FUND OF FUNDS 2008 L’evento dedicato al mondo dei fondi di investimento giunge alla sua 7° edizione. Tra gli ospiti il docente della New York University e direttore del portale RGE Monitor, Nouriel Roubini,chiamato a tenere una lezione sui“Cambiamenti geopolitici e demograficinell’ambiente macroeconomico”. www.icbi-events.com/gaimfof

11 – 13 novembreNEW DEHLI (INDIA)MICROFINANCE INDIA SUMMIT“The Poor First” è il titolo dell’edizione di quest’anno del forum, la quinta in assoluto. Sede dell’incontro,organizzato da Access DevelopmentServices, l’Hotel Ashok di New Delhi. www.microfinanceindia.org

12 – 14 novembreLUSSEMBURGOEUROPEAN MICROFINANCE WEEK“Frontier Issues in Microfinance -opportunities and challenges for Europeanactors” è il titolo dell’edizione di quest’anno che si svolgerà nell’arco di tre giorni nel Granducato.www.microfinance-platform.eu

13 – 14 novembreLONDRA (UK)2008 CONFERENCE ON RESPONSIBLECREDIT L’iniziativa, organizzata dalla EuropeanCoalition for Responsible Credit, mette a confronto l’esperienza di diversiregolatori del Vecchio Continente.www.european-microfinance.org

13 – 14 novembreWASHINGTON D.C. (USA)NINTH JACQUES POLAK ANNUAL IMF RESEARCH CONFERENCE In uno dei momenti più critici che la finanza mondiale ricordi, il FondoMonetario Internazionale organizza unaconferenza di aggiornamento. Economistiinterni ed esterni all’organismocondividono le loro opinioni e i risultatidelle loro ultime ricerche.www.imf.org

19 novembreSAN PIETROBURGO (RUSSIA)MICROFINANCE IN RUSSIA: NEW TECHNOLOGIES OF SUCCESS

dell’energia. Esperti di politichesostenibili e di responsabilità d’impresasi confrontano tra di loro.www.ethicalcorp.com/ebs

25 – 26 novembreLONDRA (UK)2ND CSR REPORTING ANDCOMMUNICATION SUMMIT 2008Evento dedicato ai temi dellaresponsabilità d’impresa e dellatrasparenza. Partecipano esponenti di alcune delle più grandi multinazionalidel pianeta.www.ethicalcorp.com/reporting

26 – 27 novembreLONDRA (UK)WATER AND BUSINESS SUMMIT 2008Gli esperti si confrontano sul delicatotema dell’acqua. Hanno ragione gli analisti di JP Morgan a predire una crisi idrica entro il 2025 per le economie di Cina, Usa ed EuropaOccidentale? Organizza il World BusinessCouncil For Sustainable Development.www.ethicalcorp.com/water

1 – 3 dicembreDAVAO (FILIPPINE)FINANCIAL ANALYSIS FOR MICROFINANCE INSTITUTIONSCorso di formazione sul tema del microcredito. Organizza SocialEnterprise Development Partnerships.www.sedpi.com

1 – 4 dicembreBAHARAINFUND FORUM MIDDLE EAST 2008 95 esperti del settore discutono di fondid’investimento e finanza islamica. www.icbi-events.com/fundsmiddleeast

1 – 13 dicembreTAMIL NADU (INDIA)SIXTH INTERNATIONAL ADVANCEDREFLECTIVE EDUCATION AND TRAINING(ART) COURSE ON DEVELOPMENTFINANCE Diviso in tre segmenti (Microfinance as Development Finance, Social Securityfor Poverty Reduction e BusinessPromotion for Poverty Reduction) il corsointende presentare modelli di economiasostenibile testati in diverse condizionisociali e culturali. www.dhan.org/tda/art.php

3 – 4 dicembreMILANO (ITALIA)EUROPEAN FORUM OF ISLAMIC FINANCEAl centro del dibattito l’integrazione

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valoriAnno 8 numero 64. Novembre 2008. € 3,50

Microcredito > La conferma dalle ultime analisi: aiuta a uscire dalla povertàFinanza > I fondi etici sono la migliore risposta allo tsunami della crisi

Economia solidale > Sicilia, le ricette per una cooperazione autonoma

Dossier > La bufera si abbatte sui fondi pensione, che devono ripensarsi

Futuro responsabile

Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità

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| A N N O 8 N . 6 4 | N O V E M B R E 2 0 0 8 | valori | 43 || 42 | valori | A N N O 8 N . 6 4 | N O V E M B R E 2 0 0 8 |

| inbreve || inbreve |

economiasolidaleFuori dalla povertà, uno alla volta>44Cooperative sociali, nel Sud una corsa a ostacoli >49Il Mezzogiorno chiede credito (etico). Bari risponde >52

Per ora è solo in fase di studio, ma il professor Zamagni, presidentedell’Agenzia per le Onlus, la considera assolutamenterealizzabile. «È giunto il momento di dare vita a un nuovo strumento di valorizzazione del terzo settore,un punto di incontro tra l’offerta di capitali socialmente responsabilie la domanda di enti del terzosettore», annuncia Stefano Zamagnial convegno conclusivo dellegiornate di Bertinoro, che si sonotenute il 10 e 11 ottobre nella cittadina romagnola(www.legiornatedibertinoro.it).«Cresce la domanda di servizi alla persona, che hanno un elevatopeso sul Pil – continua Zamagni –. Il terzo settore può fornire questiservizi traendone vantaggi, ma non ha finanziamentisufficienti». La risposta a questaesigenza per il professor Zamagni è una borsa sociale, dovesia possibile acquistare i titoli di imprese sociali, quotate su questo mercato. Ma chi potrebbeessere interessato a investire?«Fondazioni bancarie, enti comel’Inps e l’Inail, filantropi, normali cittadini, risparmiatori che non vogliono investire in mercatispeculativi – conclude Zamagni –.Mentre nelle Borse tradizionali la scelta dell’investimento è basatasolo sul profilo rischio/rendimento,qui c’è anche il valore socialeatteso. Non basta dare valori al mercato, bisogna dare mercato ai valori». www.aiccon.it

CONTRO LA SPECULAZIONEUNA BORSASOCIALE

COOPISOSTIENE 1800BAMBINI COME EYASU

«Mi chiamo Eyasu, ho 11 anni. Sonoscappato di casa: non sapevo benecosa stavo facendo, sapevo soloche dovevo trovare il modo per vivere meglio. Ho camminato per giorni interi e sono arrivato finoad Addis Abeba, sperando che la cittàmi offrisse qualcosa. Alla stazionedegli autobus mi si è avvicinato un signore, poi ho saputo che lavoravaa COOPI che è un’associazione che porta aiuto nel mio Paese. Mi ha portato in un centro dovestavo benissimo: mangiavo tutti i giorni, avevo degli amici e personeche si prendevano cura di me. Poi, un giorno, mi dicono “si parte” e così sono tornato dalla miamamma. Ora la nostra vita è cambiata davvero: hanno aiutatola mia mamma a avviare un’attivitàche le permette di guadagnarequalcosa, così mangiare non è piùun problema e soprattutto mi hannoiscritto a scuola. Poco fa mi hannodato una lettera, è da parte di A.H.,una signora italiana che mi sostienea distanza. Mi porto sempre la sua foto dappertutto». Parole di un bambino etiope. Uno deglioltre 1.800 i bambini che COOPI -Cooperazione Internazionalesostiene a distanza da oltre 40 anni. COOPI lavora per garantire ai bambini cibo, salute, istruzione e tutela da ogni forma di violenza e sfruttamento. Per sostenere un bambino a distanza bastacollegarsi al sito www.coopi.org o telefonare al numero 023085057.

SETTIMO ROTTAROPUNTA SUL FOTOVOLTAICOTRA PARTECIPAZIONEE DESIGN

Settimo Rottaro, un piccolo comune in provincia di Torino, punta sulle energie rinnovabili.L’amministrazione comunale ha infatti realizzato un impianto fotovoltaico nel parco giochi del paese,finanziandolo con gli incentivi pubblici erogati tramite il “Conto Energia”. La struttura produce circa 26,4 kw/h attraverso una superficie complessiva di 200 metri quadrati di pannelli ed è composta daquattro pensiline, tre della quali fungono anche daparcheggi coperti per il parco, mentre la quarta è usatacome ricovero per lo scuolabus comunale. L’impianto è curato anche nel design. Lo ha realizzato l’architetto

Giorgio Ceradelli (www.gcarq.it). Ha una forma ondulata, stravagante, ma coerente col paesaggio ludico che lo circonda ed è stato realizzatocon materiali semplici e consueti nel contesto come acciaio e legno.Grazie allo stratagemma di una serie di immagini scomposte visibilicorrettamente solo muovendosi nel parco giochi, la struttura costituisce

la dimostrazione che anche una tecnologia che richiedegrandi superfici può armonizzarsi con il paesaggio.Inoltre, essendo il parco giochi un punto di incontro e di riferimento per molte attività culturali della zona, il progetto assume anche finalità divulgative per sensibilizzare soprattutto i più giovani all’esigenza,sempre più concreta, di uno sviluppo sostenibile della nostra società. I disegni che ornano le pensilinecreando il dialogo visivo con il parco giochi sono statirealizzati dagli alunni della scuola elementare localecoordinati dall’artista Paola Risoli (www.paolarisoli.it)proseguendo anche in questa occasione l’esperienzadella progettazione partecipata iniziata con il parcogiochi. E favorendo il processo di appropriazione del territorio da parte della popolazione locale.

LE RESLANCIANO UN CORSO PER“ANIMATORI”

Le Reti di Economia Solidale (Res)cercano animatori. Anzi, puntano a trovare un animatore “modello”.Nulla a che vedere, ovviamente, con il divertimento da spiaggia. Ad essere avviato dal tavolo nazionaleRes nel suo ultimo incontro, è un corso per gli animatori delle Reti locali, la cui progettazionee gestione sono state affidate ai referenti dei Distretti lombardi e di quello di Pisa. Il corso,strutturato in due moduli (“I saperied i processi”e “Le pratiche ed i metodi”), tramite il metododella co-progettazione e attraversola “didattica attiva”, vuole infatticostruire un vero e proprio prototipo:un modelo replicabile ed adattabileai singoli contesti territoriali.

Al primo modulo si affianca il progetto formativo Good Governance,che ha lo scopo - si legge nel documento di presentazione - di “far crescere nei partecipanti la consapevolezza di poter esercitarecittadinanza attiva, di poterpartecipare a progetti di sviluppolocale sostenibile e partecipativo”. Il corso si terrà il 28, 29 e 30novembre presso la Cascina Forestinanel Parco Agricolo Sud Milano.

NASCEWORLDOFGOOD,EBAY SI BUTTASUL SOLIDALE

Chi ama il commercio elettronico e lo shopping online d’ora in poi potràacquistare i prodotti equosolidali ed ecosostenibili direttamente in rete.eBay, la più nota e grande piazzad’aste virtuale ha infatti lanciatoWorldofgood.com. il nuovo portaleoffrirà migliaia di articoli chegarantiscono un impatto positivo sulle persone e sull’ambiente: prodottirealizzati con materiali naturali o riciclati, oppure in grado di sostenereil lavoro femminile nei Paesi in via di sviluppo. Rispetto alla versione“classica” di eBay, i prodotti vendutiavranno prezzi fissi e gli acquirentipotranno avere un maggior numero di informazioni: da dove vengono,come sono stati fatti e quali vantaggigarantiscono alle popolazioni locali. Il nuovo sito, nato dalla collaborazionetra il popolare portale d’aste e l’organizzazione no-profit World of Good, vuole aprire il webal commercio etico intercettando, tra l’altro, un mercato che è in continuaespansione (solo negli Usa, il girod’affari supera i 200 miliardi di dollariall’anno). Tutti i prodotti e i produttori,per essere ammessi al sito, dovrannoessere certificati da enti terzi(Transfair Usa, Co-op America e Aid to Artisans). Secondo Lorrie Norrington,presidente di eBay Marketplaces,«WorldofGood.com offrirà agliacquirenti la possibilità di acquistareprodotti socialmente responsabiliaiutando così le persone e il Pianeta».

A DICEMBREARRIVA ZOES!IL SOCIAL NETWORKEQUOSOSTENIBILE

La prima community equosostenibile è ai nastri di partenza. Il progetto è attualmente in fase di test e i primi di dicembre sarà a disposizione delle comunità, dei singoli, delle organizzazioni che lavorano per un futuro sostenibile.

Zoes è un progetto della Fondazione CulturaleResponsabilità Etica (Sistema Banca Etica) e dellaFondazione Sistema Toscana. Uno spazio online percollegare, informare, “georeferenziare”, sperimentare,scambiare, partecipare: una “zona equosostenibile”.

A partire dalla prima settimana di dicembre saràpossibile inserire il proprio profilo su www.zoes.it

e popolare il socialnetwork per mettersiin contatto con altrisoggetti o organizzazionie condividere interessicomuni, lanciarecampagne, sviluppareprogetti. Non solo,

gli utilizzatori di Zoes daranno vita a una mappa, per orientare e rendere visibili sul territorio tutti i soggetti che operano per un futuro sostenibile: finanzaetica, commercio equo, agricoltura biologica. Saràpossibile localizzare le realtà registrate, le loro iniziative,utilizzando criteri di ricerca geografici, merceologici,tematici, semantici, di relazione con altri soggetti.

I produttori, le botteghe, i gruppi di acquisto avrannoinoltre a disposizione Buonmercato, un sistema di e-commerce che privilegia l’acquisto collettivo e solidale, nel rispetto dell’ambiente, del prezzotrasparente, della responsabilità sociale. Infine, Zoesmetterà a disposizione dei suoi utenti un’informazioneapprofondita, realizzata con autorevoli media di settoree organizzata in dieci canali tematici: Abitare & Costruire, Cibo & Agricoltura, Finanza & Risparmio,Energia & Ecoefficienza, Politica & Partecipazione,Salute & Benessere, Diritti & Reti Sociali, Saperi & Comunicazione, Viaggio & Ospitalità,Produzione & Responsabilità.

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| economiasolidale |

| A N N O 8 N . 6 4 | N O V E M B R E 2 0 0 8 | valori | 45 |

| economiasolidale | microcredito |

| 44 | valori | A N N O 8 N . 6 4 | N O V E M B R E 2 0 0 8 |

desh con la Grameen Bank. La Commissione europea un anno fa, anovembre 2007, ha proposto una “Iniziativa europea per lo svilup-po del microcredito a sostegno della crescita e dell’occupazione”.Non solo: lo scorso 10 settembre, insieme alla BEI (la Banca europeadegli investimenti) e al Parlamento europeo, ha lanciato Jasmine(Joint action to support micro-finance institution in Europe), unastruttura “per fornire assistenza tecnica alle istituzioni di micro-fi-nanza e aiutarle ad essere intermediari finanziari credibili e ad otte-nere più facilmente capitali”. Partirà nel 2009 con un capitale ini-ziale di 50 milioni di euro (www.european-microfinance.org).

A guardare questo “tifo”, improvviso da parte di istituzioni in-ternazionali, sembrerebbe proprio che il microcredito possa essere lavia d’uscita dal problema della povertà nel mondo. È davvero così?Quali sono concretamente i benefici della microfinanza? Sono so-stenibili? Chi ne gode? A 32 anni dalla nascita della Grameen Bankdi Yunus e a tre dall’anno internaziolale per il microcredito, sembraessere arrivato il momento dei bilanci.

Aiuta, ma non basta“È indubbio che il microcredito faccia bene a un povero che lo rice-ve, ma serve anche a migliorare le condizioni di vita di una comu-nità, di una regione, di uno Stato? Permette di uscire dalla povertà?”.Sono questi gli interrogativi che si pongono i due economisti, KarolBoudreaux e Tyler Cowen, in una relazione pubblicata sul periodicoindipendente online, The Wilson Quarterly (www.wilsoncenter.org),ripresa dal New Yorker a marzo (www.newyorker.com). La risposta èno. Almeno secondo l’analisi di Boudreaux e Cowen, che non con-testano il fatto che il microcredito funzioni, ma il modo in cui fun-ziona e i risultati che permette di ottenere. “Il Bangladesh, dopo ol-tre trent’anni di attività di microfinanza della Grameen Bank di Yu-nus, è ancora un Paese povero – si legge nella relazione – Un picco-lo prestito può aiutare un povero che viveva con un dollaro al gior-

no a guadagnarne due, ma questo non è un cambiamento radicale,non fa uscire dalla povertà”.

I piccoli prestiti – sostengono i due economisti – anche se sonostati richiesti per finanziare un’attività micro-imprenditoriale, inrealtà vengono spesso usati per le spese della famiglia, come una sor-ta di credito al consumo.

Quando invece sono impiegati per avviare unamicro-impresa, non permettono comunque dicreare nuovi posti di lavoro perché le somme pre-state sono troppo basse (50-100 dollari nei Paesi invia di sviluppo) e i tassi di interesse troppo alti. Se-condo l’economista americano Jonathan Morduch“la microfinanza raramente genera nuovi posti dilavoro per altri”, intendendo altri oltre al piccoloproduttore che chiede il prestito. “Mentre - sostie-ne l’economista - creare posti di lavoro è l’unicomodo per combattere la povertà in un Paese, mi-gliorando le condizioni di vita, non di una o duepersone, ma di intere comunità”.

Per Boudreaux e Cowen ciò di cui hanno bisognoi Paesi poveri non sono micro-imprese, ma piccole e medie attività.Non prestiti, ma investimenti che permettano alle attività di espan-dersi. Il meccanismo del microcredito, in pratica, fungerebbe da tap-po alla crescita delle microimprese, o meglio, di quelle che nascono

come micro-imprese, ma che, per contribuire davvero alla crescitadella comunità e per creare posti di lavoro, dovrebbero diventare piùgrandi. I tassi di interesse così alti - sostengono i due economisti - as-sorbirebbero flussi di denaro che potrebbero invece essere reinvesti-te nell’impresa per farla crescere.

“Le imprese di taglia media nei Paesi sviluppaticreano oltre il 60% dei posti di lavoro. Nei Paesi del Suddel mondo sono rare, perché mancano istituzioni ingrado di fornir loro i capitali di cui hanno bisogno.

Obiettivi diversiPer rispondere a queste critiche forse sarebbe suffi-ciente affidarsi alle parole che Yunus stesso scrissenel 2003 nel libro Il banchiere dei poveri: “Il micro-credito non è una cura miracolosa in grado di eli-minare la povertà con un colpo di spugna. Ma puòfar emergere alcuni dalla povertà e anche solo ri-durla per altri. Combinato con altri programmi chesfruttino il potenziale delle persone, il microcreditoè uno strumento fondamentale nella nostra lotta

per un mondo senza povertà”. «La povertà è un problema com-plesso, a più dimensioni, che necessita interventi su più fronti -commenta Laura Foschi, direttrice dell’organizzazione di microfi-nanza Etimos -. Lo scopo immediato del microcredito è permette-

L MICROCREDITO È UNA MODA. O meglio, una moda e un ottimobusiness che fa circolare una montagna di soldi. La sua effica-cia nella riduzione della povertà, invece, è tutta da dimostra-

re. Può essere sintetizzata così lacritica di chi contesta l’utilitàdella microfinanza. Si va dalle

posizioni più estreme, come quella dell’economista Aneel Karnani,professore alla Business School dell’Università del Michigan, secon-do cui, in alcuni casi, il microcredito può addirittura peggiorare lasituazione dei poveri che ne beneficiano a causa di interessi troppoalti. Ad altre, sempre critiche ma più moderate, come quelle deglieconomisti Karol Boudreaux e Tyler Cowen, del dipartimento diEconomia della Gorge Mason University, che ammettono l’efficaciadel microcredito per migliorare la vita di chi ne usufruisce, ma ne-gano che possa permettere di emergere dalla povertà.

Negli ultimi anni la microfinanza sta attirando sempre più at-tenzioni. Si può dire che l’interesse delle istituzioni internazionalistia crescendo di pari passo rispetto al volume dei piccoli prestiti(che, secondo Deutsche Bank, avrebbero raggiunto circa 25 miliardidi dollari). Le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2005 “Anno inter-nazionale per il microcredito”, nel 2006 Muhammed Yunus ha vin-to il Nobel per la pace per la sua attività di microcredito in Bangla-

di Elisabetta Tramonto

I

Fuori dalla povertà Uno alla volta

Alcuni economisti attaccano il microcredito: aiuta i singoli ma non fa diminuire la povertà. I dati dimostrano il contrario: non ci sono prove dell’impatto sulla crescita economica di un Paese, ma il numero dei poveri diminuisce.

SERVIZI DI MICROFINANZA E CLIENTI PER AREE MONDIALI

NEL 2006 (IN MILIONI)

CRESCITAMEDIA ANNUA ’04–’0627%

21%

30%

14%

973 2,9 817 4,1

AFRICA

NEL 2006 (IN MILIONI)

CRESCITAMEDIA ANNUA ’04–’06

PRESTITI (IN DOLLARI)AFFIDATIDEPOSITI (IN DOLLARI)DEPOSITANTI 34%

23% 24%

7%

13,52 30,1 9,8 46,7

MONDO

NEL 2006 (IN MILIONI)

CRESCITAMEDIA ANNUA ’04–’0627%

22%

18%

5%

4,66 19,3 5,14 38,5

ASIA

NEL 2006 (IN MILIONI)

CRESCITAMEDIA ANNUA ’04–’06

37%

22%

28%

18%

6,49 631 3,64 3,9

AMERICA LATINAE AREA CARAIBICA

NEL 2006 (IN MILIONI)

CRESCITAMEDIA ANNUA ’04–’06

54%

32%

146%

53%

895 0,6 202 0,1

EUROPA DELL’ESTE ASIA CENTRALE

NEL 2006 (IN MILIONI)

CRESCITAMEDIA ANNUA ’04–’06

75%

45%

501 1,2

MEDIO ORIENTEE NORD AFRICA

FON

TE: M

ICR

OB

AN

KIN

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ETI

N, T

REN

D L

INES

2004/2

006

ISTITUZIONE PAESE CLIENTI PIÙ % SUL CLIENTI PIÙ % SULPOVERI AL TOTALE POVERI AL TOTALE

31.12.2004 CLIENTI 31.12.2006 CLIENTI

SERP (SOCIETY FOR ELIMINATIONOF RURAL POVERTY) INDIA 5.552.982 80% 6.246.077 78%

BRAC (BANGLADESH RURAL ADVANCEMENT COMMITTEE) BANGLADESH 3.630.000 91% 3.910.000 86%

KAFO JIGINEW MALI 176.102 95% 223.517 100%

ZAKOURA FOUNDATION MAROCCO 88.949 51% 171.007 46%

PRO MUJER BOLIVIA 38.796 80% 59.285 80%

NUMERO E QUOTA DEI POVERI ASSOLUTI IN ALCUNE ISTITUZIONI DI MICROFINANZA

FON

TE: ELA

BO

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RED

IT S

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MIT

SITI INTERNET

www.cgap.org Organizzazioneindipendente di studi sullamicrofinanzawww.microfinancegateway.orgIn inglese, francese e araboNotizie e un’ampia bibliotecawww.microfinanza.comMicrofinanza srl offre assistenzatecnica a progetti di microcredito. www.microfinanzarating.comValutazione di istituzioni di microfinanzawww.microfinanza.itAssociazione non profit Microfinanza e sviluppo

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| economiasolidale |

| A N N O 8 N . 6 4 | N O V E M B R E 2 0 0 8 | valori | 47 |

| economiasolidale |

| 46 | valori | A N N O 8 N . 6 4 | N O V E M B R E 2 0 0 8 |

stito è stato ripagato del 75%, in 4 mesi, ad un tasso dicirca il 10% per coprire le spese.

KivaSembra una normale storia di microcredito, con una pic-cola ma fondamentale differenza: a prestare quanto ri-chiesto a Clement sono state 144 persone, sparse in tut-to il mondo, attraverso la piattaforma di microcreditoonline Kiva.org. Non ricevono interessi, ma vengonopuntualmente informate degli sviluppi. Investono da unminimo di 25 dollari a una media di 96 dollari, cioè cifreaccessibili a molti. E con una semplice operazione di car-ta di credito. Non solo: molti prestatori su Kiva non so-no individui, ma famiglie, classi, club universitari, asso-ciazioni, parrocchie, attraverso i Teams, ad oggi oltre 500.

In soli due anni, Kiva ha erogato 27 milioni di dollariin microprestiti a piccoli imprenditori in tutto il mondo,dall’Uganda alla Cambogia, dal Paraguay al Tagikistan e al-l’Irak. Il fenomeno della microfinanza online è decollato,catturando l’attenzione dei media e creando una nuovagenerazione virtuale di microinvestitori – quasi 300 milaprestatori su internet solo con Kiva - che attraverso le or-ganizzazioni di microfinanza che lavorano nei vari paesi,stanno cambiando la faccia al microcredito.

MicroPlaceL’ultimo nato è MicroPlace che in pochi mesi di vita ha giàraccolto quasi un milione di dollari ed è stato acquisito daeBay, il colosso delle aste online. Le differenze partono dalsuffisso dell’indirizzo web: .org per Kiva e .com per Micro-

“CCon le nuove piattaforme online di microcredito peer-to-peer, la microfinanza diventa alla portata di tutti attraverso un semplice prestito sul web

re l’accesso al credito a chi non lo avrebbe in una banca tradizio-nale. In questo senso i dati dimostrano il successo di questo stru-mento. La bancarizzazione è aumentata in tutti i Paesi dove si è svi-luppata una rete di microfinanza. Un altro obiettivo è l’accesso alcredito per le donne. E anche questo è un risultato raggiunto: l’86%dei beneficiari di microcrediti sono donne».

Parlando di donne, sul sito del New Yorker è comparsa una ri-sposta all’articolo che vale la pena citare. Arriva dall’organizzazionedi microfinanza Pro Myjer che concede piccoli prestiti a donne su-damericane spesso sotto la soglia di povertà: “L’obiettivo del micro-credito non è far diventare ricchi i Paesi poveri, ma far uscire dallapovertà le persone che sono nelle condizioni di miseria più grave,aiutandole a diventare autosufficienti. Il microcredito continuerà inquesto senso a essere lo strumento migliore, perché sradica dalla po-vertà una persona alla volta”.

Le critiche dei due economisti al microcredito sembrerebberoproprio basate su presupposti sbagliati.

La povertà diminuisce, prove alla mano«Gli interventi di microcredito di solito non agiscono su variabilimacroeconomiche – spiega Francesco Terreri di Microfinanza.it –ma risultati in termini di riduzione della povertà sono accertati. Esi-stono analisi di impatto che misurano quante persone hanno pas-sato il livello di povertà assoluta dopo aver avuto rapporti con isti-tuzioni microcredito. Valutare la crescita economica complessiva diuna comunità o di un intero Stato è un altro paio di maniche».

Prendiamo per esempio il Bangladesh. Gli studi dimostrano chenegli ultimi anni la povertà è diminuita eccome. Ed è stato anche di-mostrato che parte del merito è da attribuire al microcredito.

Uno studio del 2000 coordinato dal Cgap (un ente indipenden-

te molto attivo nell’analisi e nell’informazione sulla microfinanzanel mondo), ha misurato l’impatto di otto anni di attività della Gra-meen Bank in Bangladesh. «È emerso – descrive Terreri - che tra i be-neficiari di micro-prestiti che erano in condizioni di miseria estre-ma, il 57,5% ha varcato la soglia di povertà. Da un confronto conun campione di non clienti della Grameen è arrivata la conferma.In quel caso solo il 18% aveva superato la soglia della povertà».

Risultati analoghi arrivano da un altro studio, questa volta sul-l’India, coordinato dalla Grameen Fundation Usa, in collaborazio-ne con società di rating nella micro-finanza. L’analisi è basata suidati di tre istituzioni di microfinanza in tre diverse zone dell’India.All’inizio del 2006 avevano in media il 58,4% di clienti sotto la so-glia di povertà. Solo un anno dopo, nel gennaio 2007, la percen-tuale è scesa al 39,4%. In pratica un terzo dei poveri ha miglioratole sue condizioni di vita. .

di Jason Nardi

1. Si sceglie un progetto da finanziare a partire da 25 dollari

2. Si fa una donazione con carta di credito, anche via PayPal

3. Si riceve un resoconto aggiornato del pagamento

4. Quando la persona che hai finanziato inizia a guadagnare, rifonderà il suo debito

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COME FUNZIONA KIVA?

Tutti microprestatori attraverso Internet

QUANDO UNA SITUAZIONE DIVENTA TROPPO GRANDE si rischia di perderneil controllo e, in più, quando si scopre che potrebbe essere anche un buonaffare, il pericolo che venga presa d’assalto da “malintenzionati” è alto.Sono le preoccupazioni che stanno assalendo i protagonisti del mondodella microfinanza, che negli ultimi anni è cresciuta a ritmi da record e ha assistito all’ingresso di nuovi protagonisti outsider, banche tradizionaliinteressate solo a nuove aree da cui trarre profitto. Secondo l’ultimorapporto della Microcredit Summit Campaign, del novembre 2006, le istituzioni di microfinanza nel mondo alla fine del 2005 erano 3.133 e raggiungevano 113 milioni di destinatari in Asia, Africa, America Latina,Est europeo, Europa occidentale e Stati Uniti. Oggi l’offerta di microfinanzastimata nel mondo è pari a 1,7 miliardi di dollari. Ma la domandaraggiungerebbe almeno 100 miliardi di dollari per circa 500 milioni di microimprese. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è arrivata l’annoscorso, quando, il 20 aprile 2007, l’istituzione di microfinanza messicanaBanco Compartamos ha avviato la prima offerta pubblica di vendita delle sue azioni alla Borsa di Città del Messico. Con la vendita del 30%delle azioni, ha raccolto 450 milioni di dollari, portando il suo valore a 1,4 miliardi di dollari. È stato uno shock per il movimento mondiale del microcredito. Muhammad Yunus ha definito la quotazione in Borsa del Banco Compartamos una notizia “scioccante”. La paura è che si perdala missione iniziale del microcredito, trasformato in una gallina dalle uovad’oro. Per questo lo scorso luglio, alla Conferenza internazionale sul microcredito a Bali, è stato lanciato, da Yunus e dall’economista della Columbia University Chuck Waterfield, MicroFinance Transparency:una Ong, un ente di autoregolamentazione nel settore della microfinanza.Sotto controllo soprattutto i tassi di interesse applicati ai micro-crediti.Con la scusa che gestire piccolissimi prestiti sia molto costoso (è la verità,ma c’è chi se ne approfitta), alcune istituzioni applicano tassi esagerati. Gli interessi di solito sono indicati su base mensile, ma tradotti in terminiannui, raggiungono anche il 100-200%. La Grameen Bank, invece, applicaun tasso annuo del 20% che, però, si riduce man mano che il debito viene ripagato, raggiungendo una media annua del 10%.

MicroFinance Transparency sta creando un database (che, appenapronto, sarà disponibile sul sito www.mftransparency.org), dove raccogliere le informazioni su tutte le istituzioni di micro finanza al mondo, con i tassidi interesse applicati, convertiti su base annua e sommati a ogni altro costoaccessorio. In questo modo sarà possibile calcolare e confrontare il costoannuo reale del prestito, applicato da ogni istituzione di micro finanza. E.T.

CRESCITA RECORD, IL MICROCREDITO RISCHIA DI ANDARE FUORI STRADA

KIVA E MICROPLACE sono state fondate da giovani imprenditoricaliforniani con la voglia di fare qualcosa per lottare contro la povertàcoinvolgendo la gente “normale”. I coniugi Matt and Jessica Flannery, dopo un viaggio di tre mesi in Tanzania nel 2003, hanno messo insieme le loro competenze professionali e cercato un modo per finanziare micro-progetti e imprenditori per farli uscire dalla povertà, dandoglicredito e non donazioni. «C’è una tensione continua tra il desiderio di sapere dove vanno a finire i miei soldi e il bisogno di efficienza delle organizzazioni non governative», spiega Matt Flannery, che con Kiva è per buona parte superato, permettendo alle persone che prestano e a chi ne è beneficiario di “conoscersi” virtualmente. Il presidente di Kivaè Premal Shah, uno dei direttori esecutivi di Paypal.

Tracey Pettengill Turner, fondatrice di MicroPlace, è partita dallo stessoprincipio: voleva aiutare le persone a uscire dalla povertà, ma non facendo

loro la carità: vuole investire nei loro progetti. «Ci sono milioni di personeal mondo che sono auto-imprenditori, lavoratori seri – ma poveri. Con MicroPlace speriamo di aprire l’industria della microfinanza ad almeno un miliardo di persone», dice Turner. Ha trovato un partner formidabile in eBay, il cui fondatore Pierre Omidyar, ha investito centinaia di milioni di dollari in microfinanza attraverso la sua fondazione, la Omidyar Network.

Altre iniziative simili stanno nascendo anche in Europa e in altri paesi.Un esempio è myc4.com, di un imprenditore danese, focalizzato su microcrediti in Africa, un “ibrido tra la Grameen Bank, Wikipedia,MySpace e eBay”. Ad oggi, 6.931 investitori da 70 paesi hanno prestato€4.297.434 a 2.599 microimprese in 4 paesi Africani. Il tasso di interesseper gli investitori è più alto di MicroPlace, fino al 12,7% all’anno. Con Myc4, dice il suo fondatore Mads Kjær, «ognuno ha la possibilità di diventare il proprio Mohammad Yunus, Bono o Bob Geldof».

C’ERA UNA VOLTA...

ARO PRESTATORE, questo è un aggiornamento sul tuo pre-stito al Balyelesa Development Group in Uganda. Cle-ment Bafulukire è molto orgogliosa della sua attività dicommercio di yogurt perché ha potuto mettere le sueetichette sulle confezioni e in questo modo è riuscita adistribuirle nei piccoli supermercati di Lugazi”. Questoaggiornamento è stato dato dal partner locale di Kiva inUganda, Pearl Microfinance Limited.

Clement ha 49 anni ed è la presidente del BalyelesaDevelopment Group a Mukono. È sposata, ha 7 figli esi prende cura di altri 6 parenti. Ha un’azienda agricolada oltre 10 anni che produce mais e fagioli, latte e yo-gurt. Ha richiesto un prestito di 4.700 dollari per incre-mentare la distribuzione dello yogurt, che vende prin-cipalmente ai negozi e alle scuole locali. Ad oggi il pre-

SITI INTERNET

Kivawww.kiva.orgMicroplacewww.microplace.comMy C4www.myc4.com

Sul sito www.kiva.org ogni richiesta di finanziamentoè accompagnata da foto e da una descrizionedettagliata. In alto, Koffivi Agbalo, un meccanico di Danyi, un villaggio a 175 km da Lomé, in Togo.Chiede 1.050 dollari per allargare la sua attività.

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| economiasolidale |

Cooperative sociali, Nel Mezzogiornouna corsa a ostacoli

li che ne compromettono il futuro: la scarsa propen-sione e capacità imprenditoriale di chi lavora in talirealtà; l’assenza assoluta di programmazione degli en-ti locali e le grandi difficoltà di accesso al credito». Tremacigni che, magari con accenti diversi, allarmanochiunque conosca la materia.

Il circolo vizioso«È un settore fondamentale per lo svilupposolidale del Paese e in particolare delle sueregioni più svantaggiate. Purtroppo moltagente ci si avvicina senza alcuna prepara-zione. Sono degli avventurieri, privi di co-noscenze imprenditoriali». L’amara am-missione è di Diego Guadagnino, vicepre-sidente del consorzio Sol.co. Proprio da quisi può partire per evidenziare il circolo vi-zioso: la scarsa preparazione a livello ma-nageriale impedisce di costruire imprese ef-ficienti e si unisce, poi, con una mentalità

tuttora diffidente nei confronti di un rapporto direttocon il settore privato. Le cooperative vivono quindiquasi esclusivamente con le committenze degli enti lo-cali: «Il 95% delle risorse delle coop siciliane provieneda soldi pubblici», rivela Dino Barbarossa. Ma al di làdello Stretto il dato non è diverso: «In Calabria, la per-centuale è del 90%», osserva Vincenzo Linarello, presi-dente del consorzio Goel (l’unico in cui i soldi pubbli-ci incidono solo per il 50%). In una simile situazione,è chiaro che la progressiva contrazione delle spese per

Assenza di capacità imprenditoriale, legami troppo stretti con le committenze pubbliche, enti locali in ritardo con i pagamenti,e difficoltà di accesso al credito privato. Un mix che rischia di minare lo sviluppo del settore.

N CANE CHE SI MORDE LA CODA, un circolo vizioso, un culde sac. Definitela come volete ma il settore delle coope-rative sociali nel nostro Mezzogiorno rischia di essere

un’altra di quelle situazioni paradossalidelle quali l’Italia sembra non voler fa-re a meno. In cui una realtà che avreb-

be ampi margini di crescita e potrebbe mi-gliorare concretamente il livello di vita del-la comunità, rischia di cadere sotto il fuocoincrociato di inefficienze, ritardi, approssi-mazione e assenza di “pensieri lunghi”.

Prendiamo il caso della Sicilia: le coo-perative sociali che vi operano sono centi-naia. Soggetti non profit che intervengonoin settori dimenticati dall’imprenditoriatradizionale e non coperti a sufficienza dal-le strutture pubbliche. «Nella nostra isola,dove la cooperazione è storicamente piùsviluppata - spiega Dino Barbarossa, presi-dente di Sol.co, una rete di consorzi cheriunisce 133 cooperative sociali siciliane con un fattu-rato totale di 80 milioni - il settore avrebbe ampie pos-sibilità di sviluppo. Eppure ci sono almeno tre ostaco-

Uscano la solidità, la solvibilità e le dimensioni rilevanti raggiunte dallamicrofinanza. Ma ridurre i benefici del microcredito a un’analisi ri-schio-rendimento significa non coglierne il vero (plus) valore.

Di fatto però è un settore nel quale circolano sempre piùfondi e che, inevitabilmente, attrae i colossi della finanza.Come giudica l’ingresso di questi soggetti e di nuovi ingenticapitali?

È certamente un pericolo. Il mercato del microcredito potrebbe es-sere drogato dall’attività di gruppi pronti a spostare le risorse nonappena avranno individuato un ambito più profittevole, lasciandoquesto settore in difficoltà.

Molti però obiettano che i capitali sono necessari affinchéfunzioni il microcredito, tanto che oggi l’offerta non riescea soddisfare la domanda…

È vero, senza fieno il cavallo non corre, ma il fieno può provenire dacoltivazioni diverse. Non metto in dubbio che i capitali siano neces-sari, ma bisogna ragionare sul lungo periodo e sul benessere colletti-vo. Il microcredito si alimenta anche dalla trasparenza del percorsoche il denaro compie, dalla raccolta all’impiego. Non avrebbe sensoe ne verrebbe snaturata la missione se fosse inserito tra le attività deigrossi gruppi bancari, a pari dignità con i paradisi fiscali, il finanzia-mento delle armi, gli investimenti nel mercato dei derivati. .

OLO 4 MILIARDI DI DOLLARI NEL 2001, 25 miliardi nel 2007.Sono le cifre del boom del microcredito negli ultimi an-ni. Le grandi banche non si sono fatte attendere, attira-

te da nuove possibilità di profitto. Citi-group, Credit Suisse, Deutsche Bank, Mor-gan Stanley si sono affacciate al settore del-

la microfinanza, creando prodotti finanziari ad hoc. È un bene o unmale per uno strumento nato per offrire una possibilità ai più poveridei Paesi poveri per migliorare le loro condizioni di vita, diventare au-tosufficienti, crearsi una fonte di reddito? Lo abbiamo chiesto a Ma-rio Crosta, direttore generale di Banca Etica.

Recentemente Morgan Stanley ha pubblicato uno studio incui definisce la crescita della microfinanza “un utile investi-mento alternativo”, che “offre un profilo di rischio-rendi-mento molto attraente” e incorpora un valore aggiunto co-stituito dall’adozione “di una strategia socialmente respon-sabile, votata alla lotta alla povertà”.

Penso che siano parole sacrosante e attese da tempo, ma che faccianotremare il piccolo e fragile sistema sociale che ruota attorno al micro-credito, fatto di professionalità e competenze specifiche, di meccani-smi relazionali fondamentali e strategie radicate nel locale. È impossi-bile improvvisare o far muovere tutto attorno a un obiettivo diverso: ilbusiness. È significativo che importanti istituzioni finanziarie ricono-

SLe grandi banche fiutano odore di affari. Il mercato del microcredito rischia di essere drogato.

di Alessia Vinci

di Emanuele Isonio

Place. Mentre Kiva si basa sul peer-to-peer ed è una realtànon profit, i prestiti su MicroPlace sono titoli azionari (equindi potenzialmente scambiabili), e i prestatori guada-gnano un interesse (dall’1,25 al 3% annuo). A differenzadi Kiva, i prestatori su MicroPlace comprano titoli che so-no investiti da due istituzioni di finanza responsabile, Cal-vert Foundation e Oikocredit. I fondi generati da questevendite sono poi ricollocati in organizzazioni di microcre-

dito nel mondo, che erogano prestiti e raccolgono i paga-menti a microimprenditori nei Paesi poveri (ma molti so-no anche negli Stati Uniti) che ne fanno richiesta. Una vol-ta che i pagamenti del cliente sono rientrati, gli investito-ri istituzionali possono ripagare indietro i loro investitori -la gente che ha comprato i titoli in origine. È quindi unasocietà registrata in Borsa presso la Securities and Exchan-ge Commission (SEC) statunitense. .

Non solo il fineContano anche i mezzi

A sinistra Osman, 34 anni, di Leon(Nicaragua), chiede 375$ di microcredito per un negozio di cosmetici. A destra Dilovar, 29 anni, vende dolci al mercato di Dushanbe(Tagikistan). Chiede 800$.

Il 95% delle risorse delle coop sociali in Sicilia sono pubbliche. Ma gli enti locali tardano a pagare: 8 mesi a Catania, 12 a Palermo, 14 ad Agrigento

Dino Barbarossa,presidente di Sol.co, la rete di consorzi di 133 cooperativesociali siciliane.

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il welfare si ripercuote negativamente sul settore coo-perativo che si trova senza finanziamenti e imprepara-to al confronto con le (rigorose) regole del mercato.Come se non bastasse, molti enti locali sono afflitti dauna atavica incapacità di programmazione: «Il Fondosociale europeo garantirebbe cospicue risorse, soprat-tutto alle regioni che, come la Sicilia, sono ancora nel-la categoria “obiettivo 1” (quelle più bisognose di aiu-ti, ndr). Ma molti soldi non vengono utilizzati», de-nuncia Diego Guadagnino. Conseguenza? I Comunidilazionano all’infinito i pagamenti: 8 mesi di ritardoa Catania, 12 a Palermo, addirittura 14 adAgrigento.

La cattiva gestione degli amministrato-ri locali si accompagna anche a leggi checreano i loro bravi paradossi: «In provinciadi Agrigento – spiega ancora Guadagnino –molte cooperative gestiscono strutture perassistere gli immigrati e in particolare i mi-norenni non accompagnati. La legge diceche spetta ai Comuni pagare per questo ser-vizio. Ma i piccoli centri in cui sorgonoqueste strutture molto di rado riescono asopportarne i costi». Un caso limite è quel-lo di Palma di Montechiaro, città natale diTomasi di Lampedusa, ventunomila ani-me, che dovrebbe pagare 2 milioni e 250 mila euro. «Ilsindaco ha detto affranto: se volete posso darvi le chia-vi della città perché io quei soldi non li avrò mai...».

E le banche nicchianoQuesto quadro, già di per sé fosco, è aggravato da un si-stema bancario tradizionalmente restìo a concedereprestiti se non dietro enormi garanzie: le cooperativesociali cercano (spesso invano) il credito per anticiparele somme che attendono dagli enti locali. Spiega Gua-dagnino: «Le banche prestano i soldi solo a chi già ce liha. A loro non interessa nulla se un progetto per cui sichiede il finanziamento è solido e interessante. BancaEtica è praticamente l’unica ad aver valutato l’idea in sé,cercando il modo per sostenerla economicamente».

L’unione fa la forza Eppure le possibilità per fare della coopera-zione sociale una realtà florida e in ascesa cisarebbero. In molti settori, in cui le impre-se “profit” non operano perché i guadagnisono limitati, la domanda di servizi di qua-lità è enorme ma manca un’offerta adegua-ta: assistenza a disabili e ad anziani non au-tosufficienti, recupero dei minori che ruo-tano attorno al sistema penale, gestione de-gli immigrati, inserimento lavorativo dellefasce deboli. Come fare dunque a rompereil circolo e mettere le ali a questa branca del-l’economia sociale? «L’unione fa la forza»

osserva Barbarossa. «Se le varie cooperative si integranoin consorzi e reti, costringono gli enti locali a un dialo-go più attento e ottengono più risultati. È l’unica via perincrementare la loro capacità di lobbing». Il presidentedi Goel, Linarello fa invece un confronto con quantoavviene al Nord. «Nel Meridione, mancano sistemid’inserimento lavorativo: sono quindi le stesse coope-rative che devono selezionare e formare i soggetti svan-taggiati (disabili, ex detenuti). Ciò fa lievitare i costi e fadiminuire la qualità dei servizi. Al Nord, è il settore pub-

blico a selezionare chi inserire, fa formazione e finanziai tirocini che sono quindi gratuiti per l’azienda. Al tem-po stesso dobbiamo riuscire ad affrancarci da un lega-me troppo stretto con le committenze pubbliche».

La concorrenza, valore antimafia«La competizione per assicurarsi gli appalti pubblici – pro-segue Linarello – purtroppo non si basa sulla qualità deiservizi erogati ma sulla solidità dei legami clientelari. Èun’abitudine difficile da sradicare. Va invece incentivatala libertà di mercato. La concorrenza è un valore antima-

fia perché, dove manca, la mafia si sviluppa meglio. Lamafia è assenza di competizione». In tal senso, il ruolo deiconsorzi può essere molto importante per diffondere la le-galità: «il pericolo di infiltrazioni è sempre in agguato. Gliunici anticorpi che i consorzi hanno sono la democraziainterna e la trasparenza. Pareti di vetro che permettano achiunque di notare i pericoli. È essenziale che i consorzisiano rigorosi nel controllo dei propri iscritti. In questomodo, le cooperative sociali possono essere un volànodello sviluppo locale, grazie alla loro capacità di creare oc-cupazione e garantire una sana solidarietà». .

INFO

RAGUSA, RIFLESSIONISUL TERZO SETTOREL’Happening del TerzoSettore da otto anniraccoglie esperienzedi questo variegatomondo e le mette in rete, cercando di costruire unpatrimonio condivisodi competenze e saperi. L’edizione di quest’anno – che si svolgerà a Ragusa,dal 6 all’8 novembre –concentrerà l’attenzionesullo sviluppo delle politiche sociali.Tra gli altri temitrattati: il recuperodei minori “difficili”,l’integrazione socialedei disabili, la riabilitazione dei detenuti e del possibile ruolo della finanza etica per la crescita sociale. Il programma completoè disponibile su www.solcoct.coop.

In molti settori ci sono ampi spazi di crescita: assistenza a disabili,anziani e minori difficili, gestionedegli immigrati. La domanda c’è,ma l’offerta è inadeguata

“UN PROGETTO CULTURALE, uno spazio d’invenzione,un legame di memoria”, si legge aprendo il sitointernet. Perché la cooperativa Sanlorè di Agrigentorecupera beni e monumenti ecclesiasticiabbandonati, restituendoli alla comunità locale. Non solo: li trasforma in contenitori culturali e, nellesue attività, utilizza soggetti svantaggiati, garantendoloro un inserimento lavorativo. Tra le altre attività: il progetto “Abito qui” (la prima raccolta di vestitiusati di tutto il Sud Italia), la catalogazione dei benimobili e storici della chiesa agrigentina e la gestionedi una casa per ferie immersa nella pace e nel verdescintillante dell’isola di Linosa (www.linoikos.it). La sede della cooperativa è nella chiesa di SanPietro, descritta e amata da Pirandello ma chiusa da cinquant’anni. Grazie a Sanlorè, oggi ospitamostre, convegni, spettacoli corali e teatrali.www.sanlore.it

DA AGRIGENTOMEMORIA, DIGNITÀ E FUTURO

MARIANELLA GARCÌA VILLAS ERA DONNA FORTE:avvocato, deputato nel parlamento del Salvador,ha sempre difeso i diritti umani di emarginati e oppressi, opponendosi al regime di NapoleonDuarte. Fu per questo torturata e assassinatadall’esercito salvadoregno. In suo nome, un gruppo di obiettori di coscienza impegnati da anni nel volontariato hanno creato questacooperativa a Misterbianco (Catania). Obiettivo del loro lavoro: lavorare con i minori“difficili” e con le loro famiglie, per ridurre le loro sofferenze e per garantirne, al contrario,l’integrazione nel tessuto sociale. Un’attività che la cooperativa svolge attraverso servizieducativi domiciliari, laboratori multidisciplinari,un centro diurno distrettuale e uno di aggregazioneper ragazzi tra i 6 e i 18 anni.www.marianellagarcia.org

DA MISTERBIANCO (CT)AL SERVIZIO DEI MINORI

27 ANNI DI ATTIVITÀ, 76 SOCI, il 75% sono socilavoratori e decine di iniziative realizzate in collaborazione con i Comuni del Siracusano: sono i numeri della cooperativa sociale onlus I.R.I.S.L’acronimo spiega bene il settore in cui opera:Intervento per la Riabilitazione e l’IntegrazioneSociale. Destinatari delle sue attività, i giovani a rischio, gli anziani e i disabili, che vengono seguiti,per lo più direttamente a domicilio, da personalequalificato (psicologi, assistenti sociali, educatori,animatori, medici e infermieri professionali). Con un duplice obiettivo: migliorare concretamentela qualità di vita delle persone che si aiutano e responsabilizzare la comunità attraverso forme di volontariato. Una magnifica esperienza che ha favorito lo sviluppo della cultura solidale e la costruzione di una società più matura.www.coopiris.it

DA SIRACUSAUN TEAM CONTRO L’EMARGINAZIONE

UNA FOTOGRAFIA DEL NON PROFIT IN ITALIA: 221 mila istituzioni e circa 4 milioni occupati (di cui 3,2 milioni di volontari). A scattarla sono stati l’Istat (Istituto nazionale di statistica) e il Cnel (Consiglionazionale dell’economia e del lavoro), che hanno redatto il primo Rapporto sull’Economia sociale.

Sono state censite più di 21 mila associazioni di volontariato, 7.300 cooperative sociali, 4.700 fondazioni e 239 Ong. Tutte in nettacrescita negli ultimi anni.

Ma ciò che colpisce di più è la capacità dell’economia sociale di creare ricchezza: le entrate complessive ammontano a ben 38 miliardi di euro all’anno. Pari ad una manovra economica.

«Dipende dalla natura del non profit italiano, che è estremamenteeterogenea – ha spiegato il presidente dell’Istat Luigi Biggeri

alla presentazione del rapporto –. L’economia sociale riguarda la sanità, l’istruzione, la cultura, l’ambiente, la cooperazione internazionale, lo sport». Un’intera fetta del nostro tessuto sociale (ma anche del nostro Pil e dei nostri servizi), che fino ad ora non era mai stata considerata, da un punto di vista statistico, nel suo complesso.

«Un mondo talmente vasto da meritare una Borsa ad hoc – ha proposto Stefano Zamagni, presidente dell’Agenzia per le Onlus –. Nel Regno Unito il prossimo anno nascerà la London Social Stock Exchange, che servirà non solo per attribuire un valoretangibile ai soggetti che operano nel “terzo settore”, ma anche per far passare definitivamente un’idea dell’imprenditorialità non legata più solo al profitto». A.Ba.

ISTANTANEA DEL NON PROFIT IN ITALIA «ORA UNA BORSA SOCIALE»

Vincenzo Linarello,presidente di Goel, ilconsorzio nella Locrideostacolato dallamalavita organizzata

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Lei precaria – racconta Michele Gravina, direttore dell’area Sud diBanca Etica -. Tre anni fa avevano stipulato un mutuo con una ban-ca on line a condizioni molto pesanti. Dopo l’approvazione del de-creto Bersani sulla portabilità dei mutui (la possibilità di trasferire ildebito da un istituto a un altro a condizioni migliori, senza spesen.d.r.), si erano rivolti ad altre banche, ma, pur avendo sempre pa-gato le rate, nessuno voleva concedere loro il trasferimento del mu-tuo. Noi invece abbiamo appena firmato la pratica, abbattendo iltasso di interesse di oltre 1 punto».

Il problema della casa sembra essere molto sentito in Puglia, an-che nelle risposte dell’amministrazione pubblica. Banca Etica ha av-viato un progetto con la Regione per la costituzione di un fondo digaranzia per favorire l’accesso alla casa agli immigrati. E il Forumd’Area Sud della banca ha deciso di applicare uno “sconto” dello0,10% al tasso di interesse per l’accesso al mutuo sulla prima casa dilavoratori e collaboratori di imprese sociali socie.

Al cuore dei problemi «Banca Etica, da sempre e ancora di più negli ultimi anni, cerca di av-vicinarsi ai problemi del territorio e delle persone», spiega PippoMimmo, banchiere ambulante dell’istituto di credito in Molise. Co-me ricordava Antonio Greco, i clienti principali della banca sono lepiccole realtà del terzo settore e, in particolare, le cooperative sociali.«Organizzazioni da 1.000 euro di capitale sociale, che le altre banchenon sanno neanche come approcciare – spiega Pippo Mimmo - Il si-stema bancario tradizionale non è in grado di valutare le, enormi, ri-cadute positive, economiche oltre che sociali, di questo universo».Ma di che cosa hanno bisogno questi clienti? «Lo scopriamo quoti-dianamente partecipando alle attività delle cooperative – continuaPippo Mimmo –. Spesso le cooperative hanno bisogno di capitaliz-zazione. Da tre anni quindi abbiamo introdotto questa novità: fi-nanziamo la ricapitalizzazione delle cooperative. È un vantaggio più

stabile: 10 mila euro di ricapitalizzazione, per esempio, possono di-ventare un biglietto da visita per sviluppare altri progetti». «Il servizio del credito nel Mezzogiorno e in Puglia continua a rima-nere indietro, non tanto rispetto a quello centro-settentrionalequanto alle proprie esigenze di sviluppo - commenta Pasquale DeRosa Segretario Regionale della Fiba/Cisl Puglia -. Il problema è cheil quadro aziendale del Sud è dominato da piccole e medie impreseil cui finanziamento ai fini di uno sviluppo territoriale presenta par-ticolari problemi. L´idea di un rapporto profondo tra etica e territo-rio è vincente se si vuole davvero ribaltare la logica di asservimentoal sistema del malaffare e della criminalità organizzata. Si deve farcrescere l’efficacia e l’efficienza dei servizi offerti al territorio. L’a-pertura dello sportello di Banca Etica a Bari rappresenta una grandeopportunità e un modello a cui far convergere anche altre esperien-ze ed è un segnale significativo in questo momento storico..

INO A TRE ANNI FA NEL SUD ITALIA non c’era neanche una fi-liale di Banca Etica. Si fermavano a Roma. Oltre c’eranosolo i banchieri ambulanti, 5 o 6, che macinavano chi-

lometri tra Puglia, Molise, Basi-licata, Campania, Calabria e Si-cilia, per incontrare i clienti,

aprire conti correnti, avviare le pratiche per concedere finanzia-menti. Un vero e proprio servizio a domicilio, faticoso e difficile dagestire. Oggi nelle sei regioni meridionali Banca Etica ha oltre 2.400soci (nel corso del 2007 sono aumentati di circa il 20%, del 13% nel2006) e in tre anni ha aperto ben tre sedi : a Napoli, a Palermo e, ora,a Bari. A guardare i numeri, sembra proprio che ce ne fosse bisogno.

Una banca per il cittadino responsabileLa filiale pugliese ha aperto i battenti da pochissimi giorni, a fine ot-tobre. L’inaugurazione ufficiale si terrà il 13 dicembre. «La coopera-zione sociale e, in generale, il terzo settore continuano ad essere i no-stri principali clienti, ma ultimamente ci stiamo caratterizzando perun approccio diverso, più vicino ai bisogni dei singoli, del risparmio,del credito», spiega Antonio Greco, neo-direttore della filiale di Ba-ri. «Stiamo rendendo sempre più concreto il nostro impegno a con-siderare il credito uno dei diritti primari, poiché di "credito-fiducia"hanno bisogno tutti gli esseri umani per accedere alle risorse ne-cessarie a realizzare il loro progetto di vita - aggiunge Teresa Ma-sciopinto, segretaria dell’area Sud per Banca Etica -. Vogliamo essereun punto di riferimento credibile per il cittadino responsabile e perquelle persone che fanno sempre più fatica ad ottenere credito. Que-sto è il motivo per cui diamo attenzione (e fondi) a sostegno del di-ritto alla casa. Sono moltissimi i soci che ci chiedono di portare pres-so di noi i mutui contratti anni fa con altre banche ». Un esempio:«Poco tempo fa si è presentata da noi una coppia di Taranto. Lui di-pendente dell’Ilva, l’acciaieria nota per le molte vittime sul lavoro.

| economiasolidale | finanza etica nel sud Italia |

Il Mezzogiorno chiede credito (etico)Bari risponde

Banca Etica sbarca a Bari, la nuova filiale ha aperto le porte. Da zero a tre “agenzie” nel Sud Italia in meno di tre anni. «Vogliamo essere la banca di riferimento per il cittadino responsabile», dicono dal nuovo polo pugliese.

di Elisabetta Tramonto

F

DIGITANDO SU INTERNET WWW.CONTOENERGIA.IT vi aspettereste di trovare un sito, magari del ministero dell’Ambiente, che illustri il sistema, appunto, del “Conto energia” (il meccanismo di incentivi a famiglie e imprese che istallano impianti fotovoltaici). Invece no. Vi trovate nella home page di un’impresa lucana: la Contoenergia,appunto, di un paesino in provincia di Matera, Tricarico. Una società che offre servizi per il risparmio energetico (ristrutturazioni e risanamentienergetici degli edifici), progettazione di impianti fotovoltaici, ma anchesolari termici “chiavi in mano”.

«Questa società, che ha scelto Banca Etica come suo istituto di credito esclusivo, ha ideato un meccanismo flessibile di rapporto con il cliente per agevolarlo il più possibile – spiega il direttore della nuovafiliale di Banca Etica a Bari, Antonio Greco – Il pagamento infatti avvieneannualmente in base al flusso di energia, all’interno di un rapporto con il cliente che continua nel tempo fino all’ammortamento totale del costo dell’impianto. In questo modo impresa e cliente condividono i rischi». «L’industria del fotovoltaico sta esplodendo nella nostra zona:Puglia, Basilicata, Molise», spiega Michele Gravina. Un boom di richieste di istallazione di pannelli fotovoltaici, da un lato, e un fiorire di impreseche offrono servizi in questo comparto, dall’altro.

A TUTTO SOLEGli ultimi dati del ministero sugli impianti in funzione al 1 luglio 2008,indicano 133 Megawatt di potenza istallata in Italia (49 MW del nuovoConto Energia a cui si aggiungono gli 84 MW del vecchio Conto Energia). Le banche non sono certo state a guardare. Hanno sentito profumo di business nella produzione di energia elettrica dal sole e, soprattutto,nella possibilità di usufruire degli incentivi del conto energia. Ecco quindiarrivare prodotti bancari ad hoc, mutui, finanziamenti per l’acquisto di pannelli fotovoltaici.

Banca Etica, grazie alla sua attenzione costante verso l’ambiente, è stata tra i primi a offrire prodotti specifici. «Oggi abbiamo i tassi di interesse più convenienti sul mercato - dichiara Michele Gravina -. Per un finanziamento al 100%, in 15 anni, che corrisponde al periodo mediodi ammortamento del costo iniziale dell’impianto, applichiamo un Euribora 3 mesi + lo 0,85% come tasso variabile, l’Irs + lo 0,85% per il fisso».

Condizioni economiche favorevoli, ma anche «una durata del prestito più lunga - spiega Antonio Greco -, fino a 20 anni, mentre le altre banche di solito non superano i 15 anni. E un iter di concessione del finanziamento semplificato». Risultato: «Dei 133 Megawatt totaliistallati in Italia, di Banca Etica ne ha finanziati ben 1,1 MW (al primogiugno 2008), che corrispondono a più dell’1%. Una cifra enorme per una realtà bancaria così piccola», conclude Michele Gravina.

«Per noi è anche un banco di prova per creare contaminazione positiva- aggiunge il banchiere ambulante di Banca Etica, Pippo Mimmo -. Le richieste di finanziamento per impianti fotovoltaici ci arrivano a fiumi, a volte dai nostri stessi soci, ma spesso anche da clienti attratti dalle buone condizioni che offriamo, ma che magari non conoscono Banca Etica e i suoi principi. Quale occasione migliore per sensibilizzare a un utilizzo etico del denaro?». E.T.

BOOM PER IL FOTOVOLTAICOANCHE IN BANCA

L’istallazione di pannelli fotovoltaici in un’azienda agricolapugliese da parte dell’impresa lucana Contoenergia.

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| economiasolidale |

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| economiasolidale | educazione alla convivenza |

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concetto di assistenza medica, dal ruolo della donna almodo di vestire.

Al lavoro con i bambini…«È un lavoro iniziato circa dieci anni fa – racconta Ester –un lavoro lento, perché lenti sono i tempi necessari per-ché due culture si integrino. Ma anche perché a volte laburocrazia e le rigidità delle istituzioni non aiutano». Ilprimo passo è stato accorgersi dell’esistenza di un pro-blema e dell’esistenza di questa comunità, che fino a quelmomento aveva vissuto nell’ombra. «Tutto è nato a scuo-la: i bambini indiani avevano dei problemi di socializza-zione – continua Ester –. O meglio, gli altri avevano deiproblemi con loro, li vedevano diversi con quel “cipol-lotto” in testa (il tipico modo dei sikh di tenere i capelli:da bambini legati con un elastico in cima alla testa, dagrandi con il turbante), con il loro modo placido di ac-cettare qualsiasi sopruso senza reagire, che fa parte del-l’educazione sikh al rispetto, ma veniva percepito comeun segno di debolezza o anche come un ritardo menta-le». Questo è un esempio tipico di quei “malintesi cultu-rali” che, se affrontati nel modo giusto e con un buongrado di apertura mentale, si risolvono facilmente. Ma,se trascurati o volutamente rifiutati, possono trasformar-si in problemi gravi di non integrazione. Grazie a Ester ea Shanti non sono stati affatto trascurati. Hanno coin-volto le amministrazioni comunali di 14 paesi nel cre-monese. Hanno avviato un lavoro con i bambini dellescuole, con gli insegnanti che si rendevano disponibili,con i responsabili del Comune. Ma il lavoro principale diShanti è quello con le donne indiane. Prima ancora deibambini, era necessario lavorare con le mamme.

…e con le mamme«Le prime segnalazioni sono arrivate dalle maestre chesi lamentavano di non riuscire mai a vedere e a parlarecon le madri dei bambini che avevano in classe, tantoalla scuola materna, quanto alle elementari – raccontaEster –. Ho quindi iniziato ad andarle a trovare di perso-na, a cercare di parlare con loro e capire dove stava il pro-blema. Il primo scoglio era certamente la lingua. Nonvolevano andare a colloquio con le maestre perché, nonparlando l’italiano, temevano di non riuscire a capire ea farsi capire. Ma non era solo una questione di lingua,anche perché, tra qualche parola di inglese, molti gestie un po’ di buona volontà, siamo riuscite a comunicarebenissimo. È un problema di incomprensione cultura-le». Così Shanti ha iniziato ad organizzare corsi di alfa-betizzazione rivolti esclusivamente alle donne, primaindiane, oggi anche di altre nazionalità, nei 14 Comunicoinvolti nel progetto. Alfabetizzazione significa nonsolo imparare l’italiano, ma soprattutto l’abc della no-stra cultura, delle leggi, dei codici non scritti. «Come sipuò pretendere che una persona arrivata da un altro Pae-se rispetti le nostre leggi se non le conosce? – si doman-da Ester –. Nei nostri incontri passiamo molto tempo aleggere e spiegare la Costituzione italiana».

Ma i corsi di alfabetizzazione sono anche un’occasio-ne unica perché queste donne si incontrino, perché si ri-crei quel senso di comunità che arrivando in Italia aveva-no perso. Momenti per condividere i propri problemi conchi meglio può capirli. «E un’occasione per noi per impa-rare, capire, conoscere meglio una cultura diversa, trova-re delle chiavi di lettura da trasmettere poi agli insegnan-ti a scuola e agli amministratori pubblici», conclude Ester.

Imparare a cucire: stoffe e culturaAlle donne indiane Shanti insegna anche un mestiere,con dei corsi, che durano un anno, di taglio e cucito. «Asettembre abbiamo organizzato una sfilata con gli abitidisegnati e cuciti dalle nostre “allieve” – racconta Ester –Ha sfilato anche una ragazza indiana che abbiamo se-guito da quando era bambina e che oggi lavora perShanti. Siamo riusciti a farla sfilare con un abito da spo-sa “occidentale”, con il beneplacito della mamma e,questo è il risultato più difficile, del papà». Le stoffe cheusiamo per i corsi ci vengono forniti da Mani Tese, fan-no parte dei materiali che recuperano nei loro gruppi. Eanche la vendita degli abiti avviene all’interno dei grup-pi di Mani Tese. Per il momento non riusciamo a fare dipiù, a commercializzare i nostri prodotti all’esterno, masperiamo di farlo presto». Con qualche piccolo aiutoesterno, il momento potrebbe anche arrivare presto. Unsegnale positivo è arrivato dalla Cna (ConfederazioneNazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Im-presa) di Cremona, che da quest’anno ha deciso di of-frire delle borse di studio alle “studentesse” indiane. .

NA PICCOLA PORZIONE DI INDIA nel mezzo della Pianura Pa-dana. Un migliaio di famiglie sikh sparpagliate nellacampagna attorno a Persico Dosimo, in provincia di

Cremona. Gli uomini lavorano nelle stalle(moltissime stalle) dei dintorni. Qui si pro-duce il Grana Padano, servono mani esper-

te, innanzitutto per mungere le mucche. I sikh sembra-no avere un tocco particolare con gli animali e un’at-tenzione diversa per le regine del latte. Le mogli invecerestano a casa. Niente di strano, considerando la lorocultura. Anche in India la vita delle donne si svolge pre-valentemente in casa. Ma nel loro Paese d’origine c’èuna comunità attorno ad ogni famiglia. Sorelle, mam-me, nonne abitano vicine, si incontrano, si aiutano coni bambini. Qui non è così. «La maggior parte delle fami-glie indiane vive in cascine e casali di campagna, isolatele une dalle altre e piuttosto lontane dal centro abitato.Ma non è solamente un isolamento fisico, che comun-que pesa, è anche un isolamento culturale», raccontaEster Olivieri, storica volontaria di Mani Tese, che ha vis-suto otto anni in Bangladesh e dieci in Africa. Tornata inItalia, ha fondato a Persico Dosimo, suo paese nativo,Shanti (“pace” in lingua sikh), una piccola associazioneche promuove attività per le donne indiane (negli ulti-mi anni si sono inserite anche altre nazionalità, ma l’In-dia resta la prevalente). Per far conoscere a loro la nostracultura, la legge, la lingua, le abitudini. E per insegnarea noi – alle istituzioni, agli insegnanti, ai bambini italia-ni che vanno a scuola con i piccoli sikh – a conoscere laloro cultura, a non sentirla diversa, strana, avversa. Perimparare che cosa significa integrazione, in pratica, nel-le piccole differenze quotidiane: dall’alimentazione al

Dall’India all’Italiaa scuoladi integrazione

Un migliaio di donne indiane a lezione con l’associazione Shanti. Imparano l’italiano, la nostra cultura, la Costituzione e un mestiere: quello della sarta. E noi (insegnanti, amministratori pubblici, bambini) impariamo da loro.

di Elisabetta Tramonto

U

Nella foto grande: una ragazza indianadell’associazioneShanti che sfila con i vestiti disegnatie cuciti dalle allievedel laboratorio di taglio e cucito. In basso a sinistra,una lezione. A destra,la consegna da partedi alcuni sindaci dei Comuni coinvoltidei certificati di frequenza del corso di italiano e di una copia della Costituzione.

Page 29: Mensile Valori n.64 2008

| A N N O 8 N . 6 4 | N O V E M B R E 2 0 0 8 | valori | 57 |

| economiasolidale | finanziamenti etici |

| 56 | valori | A N N O 8 N . 6 4 | N O V E M B R E 2 0 0 8 |

uso responsabile delle risorse, partecipazione. Parole abusate nellinguaggio corrente ma in disuso nelle prassi quotidiane di azio-ne e di relazione. E proprio la relazione, intesa come costruzionedi ponti virtuosi tra le varie componenti della società impegnatein processi di sviluppo sociale, giusto e sostenibile, è alla base diquesto bando.

«La Fondazione è nata per dimostrare e promuovere la neces-sità di un rapporto tra etica ed economia, anche sviluppando nuo-vi modelli di relazione umana e produttiva – dice Ugo Biggeri, pre-sidente della Fondazione –. Vogliamo valorizzare gli aspetti non-violenti, sostenibili e solidali della convivenza umana, con l’o-biettivo di contribuire alla pace sociale e ad uno sviluppo eco-com-patibile. Tutela dei diritti civili e tutela e valorizzazione della na-tura e dell’ambiente sono alla base della nostra azione. Questobando è solo l’ennesimo banco di prova».

Dal biologico al turismo responsabileTra i criteri preferenziali di valutazione delle proposte presentateci sono, oltre l’essere soci di Banca Etica, anche la costruzione diun partenariato, la dimensione nazionale del progetto, e le carat-teristiche innovative del prodotto o processo. Criterio fondamen-tale è invece la partecipazione in regime di co-finanziamento siain termini economici che di risorse umane e/o strumenti.

Possono partecipare al bando gli enti privati senza scopo di lu-cro, le cooperative sociali (L.381/1991), le università e i centri di ri-cerca e gli enti religiosi presentando attività di sperimentazione, so-stegno al microcredito, ricerca e monitoraggio. I settori di inter-

vento presi in considerazione sono: Cooperazione nordsud - Questione sociale - Ambiente - Sistema finanzia-rio - Pace e non violenza - Responsabilità sociale e am-bientale - Agricoltura biologica - Turismo sostenibile -Architettura ecologica - Energie rinnovabili. .

È UN TEMPO PER OGNI COSA. Questo sembra esserefinalmente il tempo per la finanza etica, sorellacenerentola della più famosa e corteggiata fi-

nanza tradizionale che però sta mo-strando – a chi ne avesse ancora biso-gno – tutti i suoi limiti e la sua peri-

colosità. La Fondazione Culturale Responsabilità Etica, costituitanel 2003 da Banca Etica, ha in questi anni promosso e diffuso i prin-cipi e i criteri fondanti di un uso più consapevole e responsabile deldenaro, ricordando quanto l’azione economica e le dinamiche dimercato impattino fortemente sulla vita sociale e non vadano quin-di né separate da quest’ultima né sottovalutate. Convinta della ne-cessità di una forte revisione dell’attuale modello economico a fa-vore di un’economia capace di gestirne positivamente i limiti am-bientali e sociali, la Fondazione ha avviato attività innovative qua-li ad esempio la fiera Terra Futura, la certificazione Valore Sociale,l’azionariato critico, l’Osservatorio Finanza.

Fondi al servizio del socialeOggi, grazie ai fondi resi disponibili dal bilancio positivo della ban-ca – il 10% dell’utile del 2007, pari a 300 mila euro – la Fondazio-ne lancia un bando pubblico per sostenere idee imprenditoriali eprogetti, ispirati all’etica e alla responsabilità dell’azione econo-mica e produttiva, oltre che ad una seria e concreta volontà di con-tribuire al cambiamento.

«Un modo per evitare l’autoreferenzialità – ha ricordato FabioSalviato, presidente di Banca Etica – e per garantire che i profittidel nostro istituto, nato per servire un’economia at-tenta al sociale e alla sostenibilità ambientale, sianousati per progetti e soggetti meritevoli». Le parolechiave del bando sono: equità, mutualità, partecipa-zione, innovazione, trasparenza, solidarietà, sobrietà e

Sosteniamola sostenibilitàUn concorsoper imprenditori virtuosi

La Fondazione Culturale Responsabilità Etica lancia un bando pubblico per sostenere idee e progetti

ispirati all’etica. Il concorso è rivolto a Onlus, università, cooperative sociali, enti di ricerca e religiosi.

di Paola Ferrara

C’

INFO

Il bando è consultabilesu www.bancaetica.it

| obiettivo integrazione | economiasolidale |

dono di unificare i punti di vista sul mondo. Quellestesse forzature cui si oppongono quotidianamente glistessi operatori della cooperativa per i quali Libragendacostituisce un tassello importante nell’attività di divul-gazione della dottrina della tolleranza. «È un Libro –spiegano gli autori – che sulla base di un “tema” defi-nito di anno in anno, conterrà pensieri, articoli, scritti,fatti, storie, aneddoti, poesie, proverbi, citazioni, giochie altro provenienti da tutti i continenti del mondo. Èun prodotto completo che attraverso una maggiore co-noscenza delle cose del mondo, sottolinea i valori del-l’interculturalità e della tolleranza e vuole aiutare cia-scuno di noi a riflettere sul fatto che siamo tutti “citta-dini di un unico mondo”».

Un mondo unico, certo, ma anche variopinto, cul-turalmente vivo e multiforme, sorprendente nella bel-lezza stessa della sua complessità. E proprio “la bellez-za” (quella della persona «sia da un punto di vista in-teriore che esteriore») sarà il tema dell’edizione 2009,la terza di sempre, il cui contenuto è stato curato dallostesso ideatore del progetto: il sociologo italo-rwande-se e presidente di Immigrazionisti Jean Claude Muga-bo. Le 256 pagine di questo prodotto destinato a «tut-ti coloro che si sentono un po’ “cittadini del mondo”»sono in vendita al prezzo di 8 euro. Per gli enti che ac-quisteranno più di dieci copie sono previsti sconti pro-gressivi. Chi volesse seguire le orme di Banca Etica, cheha deciso di sostenere il progetto acquistando 150 co-pie della pubblicazione, può scrivere a [email protected] oppure contattare diretta-mente la cooperativa presso la sua sede di via Coper-nico 55 a Milano. .

N’AGENDA CHE CI ACCOMPAGNA PER DODICI MESI, ma ancheun libro per riflettere sulla complessità e la varietà delmondo. Questo, e probabilmente molto altro ancora,

è Libragenda 2009, una pubblicazionerealizzata dalla cooperativa Immigrazio-nisti, l’ente che milanese che opera nel

complesso universo sociale dei migranti con dichiara-te finalità di sostegno all’integrazione. «L’obiettivo –spiegano dalla cooperativa – è quello di perseguire unapiù facile e completa integrazione socio-economicanel territorio Italiano delle persone di diversa prove-nienza nel mondo e permettere così ad ogni singoloe/o famiglia una presenza e partecipazione attiva e re-sponsabile nella società e nel territorio nel quale si tro-vano a vivere».

Un progetto ambizioso che fonda le sue basi su al-cuni concetti chiave, primo fra tutti il superamento del-l’etnocentrismo e di tutte quelle forzature che preten-

Libragenda 2009Diario di un cosmopolita

In uscita l’ultima pubblicazione della cooperativa Immigrazionisti: articoli, poesie, racconti, aneddoti, proverbi, giochi per riflettere sul fatto che “siamo tutti cittadini di un unico mondo”. Il tema di quest’anno è la bellezza.

di Alessia Vinci

UINFO

Immigrazionisti ScarlSede Legale: Via Angera 320125 MilanoSede Operativa: Via Copernico 5520125 MilanoTel: +39 02 36538806Fax: +39 02 36538808Cell: +39 393 9194647

+39 335 [email protected]

La copertinae, a fianco, unapagina internadell’edizione 2009di Libragenda.

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Per toccare il mondosolidale

Mani sporche d’inchiostro

di Davide Biolghini*

O CONOSCIUTO FEDERICO CERATTI NEGLI ANNI SETTANTA quando militava nelle fila del MovimentoStudentesco. Lo ricordo con le mani sporche di inchiostro, reduce dall’ennesima nottata in tipografia dopo aver stampato (letteralmente) l’ultimo numero del giornale del MovimentoStudentesco. Poi l’ho reincontrato a cadenze regolari, ma sempre, in primo luogo, come“stampatore” (direttore, editore, redattore, ecc.) di giornali e riviste varie: Sipario, Scena, Cyber.

Dagli anni Novanta ad oggi si è trattato soprattutto di pubblicazioni nei settori del naturale, del biologico e del consumo etico e solidale: da Riza Psicosomatica, a Secondo Natura Erbe, da Agrisalus dell’Associazione Consumatori e Utenti a Il Giornale della Natura, fino al più recenteConsumi Etici, testata elettronica di notizie e commenti di ACEA, Associazione per i ConsumiEtici ed Alternativi, di cui è stato co-fondatore e poi presidente per anni.

Quando sono approdato anch’io al mondo dell’economia solidale ho condiviso con lui alcuneesperienze, anche non facili: ricordo in particolare il Forum Consumo Critico, ospitato nei locali

di ACEA, nato da un progetto comune del GruppoConsumo Critico del Milano Social Forum e del nodoLilliput di Milano. Il Forum per alcuni anni riuscì atenere insieme le diverse componenti dell’economiasolidale milanese che avevano partecipato allemobilitazioni contro la guerra e il G8 a Genova e che in

quelle esperienze si erano incontrate con i movimenti “altermondialisti”, rimanendone influenzate. Poi il Forum Consumo Critico si divise (e anch’io da Federico) su progetti più grandi delle deboligambe che aveva a disposizione (e delle capacità interne di risolvere positivamente i conflitti).

Sono sempre stato impressionato dal ritrovarlo come “animatore” di più iniziativecontemporanee: dalla commemorazione annuale dello studente della Bocconi RobertoFranceschi, ucciso per mano della polizia, alla copromozione del PAIS (Palazzo delle Alternative e delle Iniziative Sociali), sei piani in via Angera a Milano con 39 tra cooperative, associazioni e piccole imprese (tra cui Mag2 Finance), al progetto con l’assessore della Provincia di Milano e la Camera di Commercio sul “portale” del consumerismo, a Piazze Solidali, il tendone cheperiodicamente propone in varie zone di Milano prodotti, servizi, informazioni delle varie formedell’economia etico-solidale. In tutte queste “intraprese” valorizzava la sua vocazione editoriale.

È questo il ricordo che più mi è rimasto impresso: Federico l’animatore instancabile, Federico lo “stampatore”... .

H

Animatore di più iniziativecontemporaneamentee: il Forumdel Consumo Critico, sei piani in via Angera a Milano con 39realtà non profit, Piazze Solidali

| ricordando |

* Tra i promotori del gruppo nazionaleRes (Reti di economiasolidale). Autore del libroIl popolo dell’economiasolidale. Alla ricerca di un’altra economia.Bologna, Emi, 2007

| A N N O 8 N . 6 4 | N O V E M B R E 2 0 0 8 | valori | 59 |

| economiasolidale |

| 58 | valori | A N N O 8 N . 6 4 | N O V E M B R E 2 0 0 8 |

APPUNTAMENTI NOVEMBRE>DICEMBRE PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A [email protected]

13 – 14 novembre FIRENZEGIORNATE DELL’INTERDIPENDENZASeminari e convegno promossi da Acli,Comunità di Sant’Egidio, Legambiente,Focsiv, Movimento politico per l’unità(Focolari), Regione Toscana. Incontro tra culture, religioni, ragioni condizioneper affrontare le sfide del presente.www.legambiente.euwww.acli.it

10 – 15 novembre ITALIAPENDOLARIAEvento attraverso cui Legambiente,insieme ai comitati dei pendolari, chiedeun trasporto ferroviario locale più forte e moderno. Viaggiare in treno significameno automobili sulle strade, menoinquinamento, città più vivibili. Significa per tutti una mobilità equa e sostenibile.www.legambiente.eu

10 – 16 novembre ROMASETTIMANA DI EDUCAZIONE ALLO SVILUPPO SOSTENIBILEL’edizione del 2008 sarà dedicata a un tema di prioritaria evidenza per il nostro Paese, i rifiuti, e avrà in primoluogo lo scopo di sviluppare negli individuicome nelle collettività, negli enti localicome nelle imprese capacità operative e di azione responsabile finalizzate allariduzione dei rifiuti e alla promozione dellepiù efficaci forme di raccolta differenziata,cosicché il rifiuto possa diventare risorsa.www.unescodess.it

11 – 15 novembre VALENCIA (SPAGNA)WORLD CONFERENCE ON MARINE BIODIVERSITYLa conferenza è un appuntamentointernazionale patrocinato, tra gli altri,dall’Unesco e dall’università di Valencia.Analizza la biodiversità marina e le influenze che essa ha sul contestosocio-economico circostante. www.unescodess.it

12 – 14 novembre ROMAWORLD ENERGY COUNCILAppuntamento istituzionale dei circa100 Paesi aderenti al WEC. Il consiglio

si occupa di analizzare lo stato si ognitipo di energia, da quella nucleare a quelle rinnovabili.www.worldenergy.org

12 – 15 novembre FIRENZE (FORTEZZA DA BASSO)DIRE E FAREDire&Fare ha compiuto 10 anniconsolidandosi come la rassegna con il maggior numero di enti locali rispettoalle altre manifestazioni di settore. Nei suoi anni di attività ha documentatooltre duemila progetti diventando un punto di riferimento nazionale sui temi dell’innovazione nella Pubblicaamministrazione. Si è affermata comeuno spazio aperto dove enti pubblici,aziende, associazioni, organizzazionisindacali, imprenditoriali e del terzosettore, scuole e università, possonoconoscersi e confrontarsi, esporreprogetti, scambiare informazioni.www.dire-fare.eu

13 – 16 novembre ROMATERMOCLIMASalone del riscaldamento,condizionamento, climatizzazione,idrosanitaria, isolamento, energie alternative.www.senaf.it/fiera.asp?FieraId=125

13 – 16 novembre ROMAECOENERGIESalone dedicato a prodotti, accessori e attrezzature per la produzione di energia pulita ed ecologica. In mostapannelli solari; stufe, termocamini e caldaie a biomasse; sistemigeotermici; sistemi a cogenerazione. www.senaf.it

14 – 15 – 16 novembre MALPENSA FIEREECO&NERGIAKermesse di aziende che trattano l’unico settore che ha registrato negliultimi anni crescite record. Rappresentail contenitore delle realtà tecnico-commerciali per il settore dell’energiaalternativa e rinnovabile ed un’occasioneimportante per comunicare all’utente

finale quelle informazioni indispensabiliper una gestione innovativa delle risorseenergetiche nell’ambito abitativo. www.ediltek.info/ecoenergia.asp

14 – 16 novembre BOLZANOBIOLIFE 08Fiera interamente dedicataall’agricoltura e ai prodotti biologici, che mira a diffondere la cultura della vita e dello sviluppo sostenibile supportandoquanti si impegnano per tale obiettivo.Giunta alla quinta edizione.www.fierabolzano.it/biolife2008

17 – 19 novembre MANNHEIM (GERMANIA)BIO-EUROPE 2008La più importante partnering conferenceeuropea perl’industria biotecnologica.www.ebdgroup.com/bioeurope

17 – 20 novembre VENEZIAVENICE 2008Secondo simposio internazionalesull’energia prodotta da rifiuti e biomasse. www.venicesymposium.it

21 novembre ITALIAFESTA DELL’ALBEROIniziativa con cuiLegambiente vuole sottolinearel’importanza

della partecipazione, del coinvolgimento e della sensibilizzazione dei più piccoli ai temi ambientali attraverso il gioco e il divertimento.www.legambiente.eu/campagne/intro/festaDellAlbero.php

21 – 23 novembre GAGLIANICO (BI)ECOLIFEFiera interattiva per un futuro sostenibile.Abbina l’aspetto espositivo e commercialead una vetrina di soluzioni concrete: ideeinnovative per un mondo ecosostenibile.www.laltromondo.it

24 novembre MILANOAWARD ECOHITECH2008Il primo e più

importante riconoscimento ambientale

per le imprese del settore hi-tech per i risultati di eco-compatibilità, efficienzaenergetica e gestione rifiuti raggiuntimediante lo sviluppo di prodotti,soluzioni e processi “environmentalfriendly”. L’evento è organizzato dalConsorzio Ecoqual’It al fine di valorizzarei prodotti e le soluzioni provenienti dal mondo elettronico e hi-tech cheassicurano il minor impatto ambientale e il maggiore risparmio energetico.www.ecofocus.it

25 – 28 novembreMILANO FIERAHI TECH EXPO 2008Manifestazione specializzata dedicataalle tecnologie più avanzate:fotovoltaico, tecnologie del vuoto e del coating, fotonica, optoelettronica,nanotecnolgie, idrogeno e celle a combustibile, immagazzinamentodell’elettricità, superconduttività, ecc. In un’unica data, sei fiere complementarie specializzate proporranno quanto di meglio offre oggi l’industriainternazionale e nazionale in fatto di impianti, macchinari, tecnologie,attrezzature e servizi in settori cherappresentano una grande opportunitàdi sviluppo per l’immediato futuro dellaricerca applicata e dell’industria.www.hitechexpo.eu

28 – 30 novembrePETACCIANO (CB)CONVEGNO NAZIONALEAGRICOLTURABIODINAMICAVede la partecipazione di agricoltori, ricercatori,docenti universitari,

medici, consulenti e tecnici: tante vociche faranno il punto sulla realtàbiodinamica in Italia. Info: 02 29002544.

29 novembre – 8 dicembreMILANO FIERACASA ENERGIA EXPO 2008Giunta alla sua terza edizione, riunisce in un unico spazio fieristico tutti gli operatori che si occupano di sistemidi produzione energetica da fontirinnovabili per la casa, di risparmioenergetico, bioedilizia, sicurezza e domotica, per consentire l’incontro e il confronto tra diversi specialisti,prodotti e soluzioni tecniche e perpromuovere un nuovo modello abitativoche coniuga comfort, benessere,sicurezza e sostenibilità ambientale.www.casaenergia.com

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| internazionale |

| A N N O 8 N . 6 4 | N O V E M B R E 2 0 0 8 | valori | 61 |

iinternazionale| inbreve |

Argentina, i dannati del debito >62Il credit crunch secondo Alessandro Volpi >64Senegal: partire e ritornare per progettare >66

NIGERIA:ROYAL DUTCHSHELL SOTTOPROCESSO

Sequestro di persona, tortura e omicidio. C’è n’è abbastanza perfar rabbrividire anche l’osservatorepiù insensibile e, soprattutto, per mettere in guai seri anche unpotentissimo colosso multinazionalecome Royal Dutch Shell. Dopo annidi battaglie legali, il 9 febbraioprossimo a New York si avvierà il processo contro la corporationpetrolifera e Brian Anderson, il direttore delle sue operazioni in Nigeria. Gli imputati sono accusatidi complicità nella repressionecompiuta dalle autorità locali controgli oppositori della compagniaguidati dal poeta e attivista KenSaro-Wiwa. Accusato di omicidio,Wiwa fu giustiziato per sentenza di un tribunale militare il 10 novembre1995 insieme ad altri otto militanti che si battevano contro le prevaricazioni di Shell. A partiredagli anni ‘90 la Nigeria è diventataper le compagnie petrolifere un’areadi enorme valore strategico. Allacrescita delle attività di Shell si è affiancato lo sviluppo di un fortemovimento di protesta impegnato a denunciare gli impatti devastantidelle operazioni della compagniatanto sull’ambiente quanto sugli abitanti. In quel contesto,denuncia Earth Rights, la Shellavrebbe rifornito di armi gruppi di sorveglianza privata del tuttoabusivi e pronti a reprimere nel sangue ogni manifestazione di protesta. La complicità del governodi Lagos avrebbe garantito de factol’impunità agli esecutori materiali.

USA, UN VETERANO RIVELA:NEL ’91 ATOMICA SULL’IRAQ E NEL 2002SULL’AFGHANISTAN

Alla fine della prima guerra del Golfo gli Stati Unitipotrebbero aver sganciato un ordigno nucleare nell’Iraq sud-orientale tra la città di Bassora e il vicino confine iraniano. È la sconvolgente ipotesiavanzata dall’emittente televisiva italiana Rainews 24che, per prima, ha raccolto le dichiarazioni del veteranodell’operazione Desert Storm, Jim Brown. Secondo l’ex militare Usa, congedato qualche tempo fa dopoessere stato degradato, le forze americane avrebberosganciato l’ordigno da 5 chilotoni di potenza in segnodi intimidazione riuscendo fino a oggi a tenerenascosto l’accaduto. I giornalisti di Rainews,

guidati nell’inchiesta da MaurizioTorrealta, hanno provato a verificare le affermazioni di Brown senza poterarrivare a una dimostrazione certa ma trovando, al tempo stesso, alcuneclamorose prove indiziarie a sostegnodella tesi. Su tutte emerge unaregistrazione dell’epoca che avrebberilevato un’anomalia sismica nell’areaincriminata, equivalente per potenza

a quella generabile da un’esplosione nucleare da 5 chilotoni. I casi di tumore e malformazionegenetica manifestatisi nella zona dal ’91 a oggi, inoltre, sono risultati decisamente più numerosirispetto al passato evidenziando un incrementostatistico compatibile con l’ipotesi bomba.

Interpellate da Torrealta le autorità Usa hannoovviamente smentito affermando che durante il primo conflitto del Golfo, scatenato a seguitodell’invasione irachena del Kuwait nell’agosto del ’90, sarebbero state usate solo “armi e munizioniconvenzionali”. Secondo Brown, piccole testatenucleari sarebbero state utilizzate anche nel 2002 in Afghanistan quando gli Usa eranoimpegnati nell’offensiva contro il regime talebano.

| inbreve |

| 60 | valori | A N N O 8 N . 6 4 | N O V E M B R E 2 0 0 8 |

ASSEFINANZIARIOANTI-CRISI IRANVENEZUELA

Il Venezuela e l’Iran sarebbero pronti a dar vita ad un fondod’investimento bi-nazionale sul modello dell’omologovenezuelano-cinese. La conferma è giunta dallo stesso Chávez nel corso del programma televisivo“Aló Presidente”, appuntamentosettimanale del capo di Stato.Secondo la stampa locale, il progetto di fondo congiunto con Teheran, di cui hanno discussoin questi giorni il ministro degliEsteri venezuelano Nicolás Maduro e il suo omologo iraniano ManouchehrMottaki, dovrebbe far parte di un piùampio programma di indipendenzafinanziaria che mira a integrareCaracas con quei Paesi di tendenzapiù o meno antistatunitense comeBielorussia, Iran, Russia e Cina. Il fondo cino-venezuelano (6 miliardidi dollari di capitalizzazione) è già attivo, altri fondi analoghidovrebbero nascere nel futuroprossimo. Dietro agli accordi con Teheran, però, non ci sono soloobiettivi politici. La creazione del fondo comune dovrebbe garantireliquidità e sostegno alla nazionesudamericana per la quale gli effettidella crisi potrebbero essereimminenti. Trascinato nella suacrescita dall’esplosione del prezzodel petrolio, il Venezuela deve fare i conti con il forte calo del valore del greggio che minaccia direttamenteil suo fondo sovrano. Un pericolo che sembra minacciare oggi tutti i principali esportatori di oro nero(Arabia Saudita e Iran in primis).

SPENTI I RIFLETTORISUL MYANMAR:RADDOPPIANOI PRIGIONIERI POLITICI

Nel corso dell’ultimo anno il numero dei prigionieripolitici birmani è pressoché raddoppiato. Lo ha riferitol’ong thailandese Assistance Association for PoliticalPrisoners citando alcuni dati successivamenteconfermati dall’organizzazione statunitense US Campaign for Burma. Secondo le due associazionii prigionieri di coscienza rinchiusi nelle carceri di Myanmar sarebbero oggi 2.123 contro i 1.192registrati nel giugno 2007 «La drammatica crescita del numero di prigionieri politici evidenzia la sfida dellagiunta alle Nazioni Unite, alla comunità internazionalee al suo stesso popolo» hanno affermato le due ong

in una lettera congiuntaindirizzata al segretariogenerale Onu Ban Ki Moone ripresa dal portale EarthTimes. Al potere dal 1990, la giunta militare birmanacontinua a governare il Paese con il pugno di ferro.

A lungo isolata dall’attenzione internazionale,la Birmania, ribattezzata Myanmar dai militari nel 2002,aveva saputo richiamare l’interesse del mondo nel settembre del 2007 quando una massiccia azionedi protesta popolare aveva dato l’impressione di poterminare seriamente la stabilità del regime.

Il progressivo calo dell’attenzione da partedell’Occidente e il sostegno del governo cinesealla dittatura avevano condannato al fallimento l’azionedi protesta dei dissidenti. La leader dell’opposizione e premio Nobel per la Pace 1991 Aung San Suu Kyiresta confinata agli arresti domiciliari.

Di recente, forse nel tentativo di conquistare un po’ di popolarità, il regime ha promulgatoun’amnistia che ha interessato ben 9 mila detenuti. Di questi soltanto dieci erano prigionieri politici.

PER MILIONIDI ETIOPIEMERGENZAALIMENTARE

Il numero di Etiopi che necessitanodi “assistenza alimentared’emergenza” è cresciuto del 40%nel corso degli ultimi quattro mesipassando dai 4,6 milioni di giugnoai 6,4 di oggi. È l’allarme lanciatodall’ong Oxfam secondo la quale a determinare il rapidopeggioramento della situazionesarebbe stato soprattutto il semprepiù elevato costo delle materieprime. Di fronte al boom dei prezzisul mercato mondiale, il governo di Addis Abeba si è trovato costrettoa tagliare di un terzo le razioni di cereali destinate agli oltre 7 milioni di Etiopi che ricevonoassistenza statale ogni anno. Taleprovvedimento rischia di convogliaregli assistiti nel gruppo dei soggetti a rischio facendo così salire a 13,5milioni il numero dei cittadini etiopisoggetti a denutrizione.

Oxfam si è appellata alle NazioniUnite chiedendo un intervento piùmassiccio rispetto a quello attuale,giudicato del tutto insufficiente.Proprio a fronte del boom dellecommodities, l’Onu aveva annunciatoall’inizio del 2008 una riduzione del volume complessivo degli aiuti alimentari al Terzo Mondo. A complicare la situazione ci sonopoi le pessime previsioni relative ai mesi invernali. Se, come si teme,le piogge dovessero essere scarse,la riduzione dei raccolti potrebbeessere tale da determinare una carestia generalizzata in tutto il Paese e nel resto del Corno d’Africa.

SI SFALDA LA COALIZIONEDI GOVERNO IN UCRAINA

Ucraina alle elezioni il 7 dicembre: i giorni della “rivoluzione arancione”che unirono sotto la stessa bandieragli attuali premier e presidentedell’Ucraina Julija Tymoshenko e Viktor Yushchenko sono terminati.Lo scontro sulla proposta di leggeatta a garantire maggiori poteri al premier (quello ucraino è unsistema di tipo semi-presidenziale)ha segnato la fine dell’intesa che,nel 2007 aveva consentito ai duepartiti filo-occidentali “BloccoElettorale Julija Tymoshenko” e “NostraUcraina” di superare il partitodi maggioranza relativa dell’ex premierfilorusso Victor Yanukovich.Da quei giorni del 2004 che hannosegnato il distacco da Mosca, dopol’annullamento della sospettavittoria elettorale di Yanukovich sottola spinta delle proteste, sono passatiquattro anni difficili per le due animedella rivolta. La lotta per la leadershipdella maggioranza ha prodottoscontri fratricidi all’interno dellacoalizione con inevitabili ricaduteelettorali soprattutto sul partito di Yuschenko, che ha visto la suapopolarità ridursi. Nello stessoperiodo i rapporti con Mosca sono peggiorati sensibilmente: la compagnia russa Gazprom ha aumentato esponenzialmente le tariffe del gas all’Ucrainaesercitando implicite pressionisull’UE e sui sostenitori della strategia di allargamento a Est dell’Unione. L’Ucraina resta il principale canale di passaggio del gas russo in Europa.

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sé un annus horribilis l’incombente 2009 sembra già un in-cubo. Secondo la società californiana Institutional RiskAnalytics, i fallimenti bancari del prossimo anno bruce-ranno assets per 800 miliardi di dollari. I tassi interbanca-ri restano alti e, di fronte alla crescente inflazione mon-diale, il costo del denaro presso le banche centrali è desti-nato ad adeguarsi al rialzo.

A scarseggiare sempre di più, in altre parole, sarà la li-quidità circolante. Ed è proprio qui che i debiti dei Paesiemergenti fanno il loro ingresso nel club dei fattori dellacrisi. La carenza di capitali pubblici e privati renderà infat-ti più arduo l’accesso al credito per le economie più “sbi-lanciate” generando un circolo vizioso fatto di tassi eleva-ti, crescite accelerate del deficit e aumento del rischio-de-fault. Per l’Argentina, che a giugno ha dichiarato un disa-

vanzo da 128 miliardi di dollari, le previsioni apocalittichenon si sono fatte attendere. Di fronte alle pressioni inter-nazionali, il governo di Cristina Kirchner ha accelerato itempi annunciando a settembre la decisione di attingerealle proprie riserve valutarie per estinguere il debito con ilcosiddetto Club di Parigi, l’associazione dei principali cre-ditori privati di Buenos Aires. È il famoso compromesso de-finito “concambio”: i creditori accettano di sostituire i ti-toli in loro possesso, dichiarati in default dall’Argentina,con nuovi titoli di Stato a scadenza 2033, concordandouna perdita del 65% contro il 100% associato per defini-zione alla bancarotta. L’operazione riguarda 19 miliardi didollari di debito e sarebbe stata approvata da tre super-cre-ditori come Deutsche Bank, Citigroup e Barclays, che com-pensano da soli 10 miliardi di dollari di obbligazioni.

Maledetta deuda!Il piano annunciato all’inizio di settembre non è basta-to però a convincere JP Morgan, la gigantesca bancad’affari americana con l’hobby della misurazione del ri-schio dei Paesi più indebitati. Gli analisti della societàhanno alzato l’indice di rischio di Buenos Aires fino aquota 810 punti, il livello più alto dal 2005, eccitandoquasi subito gli animi più pessimisti. Il famigerato ex mi-nistro dell’economia Domingo Cavallo ha prefiguratoscenari apocalittici per il suo Paese e per tutte le nazionidebitrici del Subcontinente. E così il dibattito si è uffi-cialmente aperto. ‹‹È una visione un po’ pessimista –spiega Alejandro Bianchi, giornalista economico delquotidiano bonaerense Crítica de la Argentina - . Tutto ilmondo sta male ed è ovvio che i Paesi emergenti sonosoggetti a maggiori difficoltà ma il rischio di un tracolloargentino non è imminente. I dati macroeconomici so-no buoni e le banche sono in salute. È vero, l’inflazioneè un po’ alta ma il sistema la può sopportare››. Il sospet-to che l’ex apparato politico e finanziario caduto in di-sgrazia veda nella strategia dell’allarmismo una ghiottaopportunità di rilancio personale è indubbiamente for-te ma questo non significa che la maledizione del debi-to sia stata definitivamente sconfitta. E per capirlo biso-gna ritornare alle radici storiche del deficit.

La truffa...Il debito argentino è un fenomeno relativamente re-cente. All’inizio degli anni ‘70 la nazione è esposta al-l’estero per appena 7 miliardi di dollari. La svolta si ma-terializza nella seconda metà del decennio quando i mi-litari prendono il potere con un colpo di Stato. Spintidagli interessi dei Paesi produttori di petrolio, che dopolo shock del ‘73 vedono le loro entrate schizzare allestelle, e dagli Stati Uniti, che all’epoca esercitano uncontrollo totale sul FMI e la Banca Mondiale, i gover-nanti argentini lanciano un programma di indebita-mento selvaggio che porta il disavanzo a toccare i 57miliardi nel 1989. Il peggio, però, deve ancora arrivare.Il presidente Carlos Menem promuove la politica dellaconvertibilità peso-dollaro che stabilisce un cambio fis-so 1 a 1. Per finanziare il debito l’Argentina emette nuo-vi titoli che vanno così a ingigantire il buco di bilanciomentre la svalutazione delle monete regionali sfavori-sce l’export della nazione danneggiando irreparabil-mente la bilancia commerciale, fino al default del 2001.

Mentre il sorriso a trentadue denti di Menem riba-disce agli argentini che tutto va bene, un uomo solo (intutti i sensi) di nome Alejandro Olmos, trascina in tri-bunale l’ex ministro dell’economia José Alfredo Martí-nez de Hoz con l’accusa di aver implementato una po-litica di indebitamento occulta e illegittima per fare gliinteressi esclusivi della junta e dei grandi investitoristranieri. Il 13 luglio del 2000, dopo 18 anni di batta-glia, la giustizia argentina dà ragione a Olmos che però

ANCHE IN DEFAULT, FUGA DI CAPITALE E RABBIA che si abbattenelle strade. Se in Argentina pronunci la parola fracaso lamemoria dell’ascoltatore ripiomba dritta al dicembre

2001. Un brutto ricordo, certo, ma pursempre solo un ricordo, specialmente do-po anni di ripresa. Eppure, ultimamente,

qualcosa sembra essere cambiato e per il debito argenti-no sono risuonati nuovi campanelli d’allarme. Colpadella crisi del credito, ovviamente, ma anche di un pro-cesso di sviluppo smaccatamente perverso le cui radicisembrano decisamente più profonde.

Credit crunch: allarme debitoriAd agosto la crisi mondiale del credito ha compiuto il suoprimo anno di vita ma se il 2007-2008 era stato già di per

Argentina, i dannati del debito

FILM

Jorge LanataDeuda (Debito) Argentina, 2004

Marco Bechis Garage OlimpoProduzione Italia,Argentina, 1999

di Matteo Cavallito

B

INIZIO ANNI ‘70Il debito esteroargentino vale circa 7 miliardi di dollari.

1976 (24 MARZO)Golpe militare. Inizia la politicad’indebitamento con la dottrinaMartínez de Hoz.

1991Stabilita la parità con il dollaro. Nuove emissioni per finanziare il deficitsecondo le linee guidadel cosiddetto PlanBrady (marzo 1989).Debito a 57 miliardi.

2001 (23 DICEMBRE)L’Argentina dichiaradefault. Debito a 130miliardi.

2002 (1 GENNAIO)Il presidente FernandoDe la Rúa abolisce la convertibilità con il dollaro.

2005 (APRILE)Primo concambio cui aderisce il 76% dei creditori. I taglialle rendite varianodal 45% al 75%. Il Venezuela inizia ad acquistareobbligazioni argentine:spenderà 5 miliardi di dollari in tre anni.

2006 (GENNAIO)L’Argentina cancella il debito con il FMI.Sono stati necessari9,5 miliardi di dollari.

2008 (AGOSTO)Caracas acquistanuove obbligazioniargentine per 1 mldma ad un tassod’interesse del 15%.

2008 (2 SETTEMBRE)Proposto il nuovoconcambio per regolare i conti con 19 miliardi di dollari in bond.

CRONISTORIA

LIBRI

Naomi KleinShock Economy L’ascesa del capitalismodei disastriRizzoli, 2007

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La crisi del credito sarà più pesante per le economie indebitate. L’Argentina si affaccia al 2009 con molte preoccupazioni e nessuna nuova soluzione.

File davanti al Microcentro, il cuore finanziario di Buenos Aires.Argentina, 2002

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| internazionale || internazionale |

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A CRISI DEL CREDITO MINACCIA LA LIQUIDITÀ GLOBALE e con es-sa il futuro delle nazioni più indebitate per le quali l’ac-cesso al credito diventa progressivamente più difficile.

Ne abbiamo parlato con AlessandroVolpi, docente di Storia contempora-nea e Geografia politica economica

presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Pisa e autoredi pubblicazioni come La fine della globalizzazione?, Mappamondo Po-stglobale e Senza Misura. I limiti del lessico globale.

La crisi del credito e la mancanza di liquidità sembranopronte a colpire i Paesi più indebitati. C’è il rischio di uncontraccolpo?

Sì, penso ci sia un rischio reale. È evidente che se la liquidità è scar-sa occorrono condizioni molto allettanti per far muovere i capitali.In altre parole è necessario che i Paesi indebitati alzino i loro tassi diinteresse facendo così aumentare il loro debito. Ma a rendere più dif-ficile la circolazione di liquidità c’è anche un altro dato.

Ovvero?Il sistema bancario privato non sembra reagire alle politiche delle ban-che centrali che mantengono bassi i tassi di interesse. Il denaro costapoco ma, nonostante questo, i tassi interbancari restanoalti. C’è un dato impressionante: di recente i miliardi de-positati presso la Banca Centrale Europea dalle banche pri-vate sono passati nel giro di poche ore da 44 a 100. Que-sto significa che le banche si accontentano di una renditaminima ma sicura. Nel frattempo c’è anche il rischio chele banche centrali si trovino costrette prima o poi ad au-mentare i tassi di interesse, a cominciare dagli Stati Uniti.

Dove ci si prepara a un intervento da almeno700 miliardi di dollari…

Esatto, il piano Paulson sarà finanziato dai contribuentima una parte di esso finirà nel debito pubblico che do-vrà così essere finanziato. E questo, ovviamente, farà au-mentare la concorrenza a livello globale e con essa le dif-ficoltà dei Paesi più indebitati.

Non tutti sanno che la corsa all’indebitamentoè un fatto relativamente recente. Basta torna-re indietro di 30 o 40 anni.

Sì, ed è importante sottolineare le diverse fasi che han-no caratterizzato il fenomeno. Con il primo shock pe-

trolifero del ‘73 si produce una forte crescita dell’inflazione ma itassi di interesse restano bassi. A quel punto indebitarsi diventaconveniente e molti Paesi, a cominciare dall’America Latina, ini-ziano a contrarre sempre più prestiti. Con il secondo shock petro-lifero che si verifica all’inizio degli anni ‘80 durante la presidenzaReagan, la Fed cambia politica: i tassi vengono alzati e i debiti pre-gressi diventano insostenibili. A quel punto entrano in scena legrandi istituzioni come il Fondo Monetario Internazionale e laBanca Mondiale che, a partire dal 1982, danno vita ai piani di ag-giustamento strutturale che mirano a incrementare l’export e acontrarre la spesa pubblica. Si arriva così agli anni 2000 ed è lì cheinizia una fase nuova.

Cosa accade esattamente?La Cina irrompe sul mercato insieme a nuovi Paesi emergenti comel’India e il Sudafrica. Il conseguente aumento della domanda fa au-mentare di valore alcuni prodotti a partire dalle materie prime. Que-sto favorisce l’export dei Paesi produttori, che commerciano in dol-lari, e l’ingresso in questi ultimi di valuta pregiata con la qualche sal-dare il proprio debito. È il caso di nazioni come Venezuela o Boliviache grazie alla crescita delle esportazioni aggiustano i propri conti.Poi però accade l’imprevisto. Nell’agosto 2007 scoppia la bolla sub-

prime e il mercato Usa va in crisi. Il dollaro perde valo-re cedendo il 30-40% sulle principali valute del mondo,comprese quelle sudamericane. E così viene a crearsi unasituazione paradossale in cui proprio quei Paesi che ave-vano aggiustato la bilancia commerciale finiscono perperdere una parte dei benefici.

La scelta della strategia dell’indebitamento non è solo unfenomeno sudamericano. C’è anche il caso dell’Italia.Nel 1992 il debito pubblico italiano era pari al 120% delPil. Questa massa enorme di debito si forma a partire da-gli anni ‘80 quando il rapporto era pienamente nella nor-ma attestandosi tra il 60 e il 70%. All’epoca la spesa so-ciale era finanziata con titoli di Stato a interesse calmie-rato, con una rendita del 3-4%. Quando la concorrenzainternazionale aumenta, sia perché gli Usa alzano i tassisia perché la circolazione dei capitali inizia a essere libe-ralizzata, l’Italia aumenta le percentuali al 10, 12 o addi-rittura 14%. Ed è a quel punto che il debito esplode.

Accennava prima alle ristrutturazioni dei debiti. Queste, sisa, possono favorire i grandi investitori stranieri. Sembra

che per loro investire nel debito di un Paese emer-gente sia sempre un buon affare, è d’accordo?

È vero fino a un certo punto. Molto dipende dalle con-dizioni imposte dagli organismi internazionali. Ci so-no Paesi e gruppi privati che hanno investito e hannoperso molto ma è anche vero che ci sono stati casi incui le cose sono andate diversamente. È il cosiddetto“meccanismo swap”. Il Paese che non riesce a pagare ilsuo debito privatizza le imprese statali che gestisconole risorse e converte i titoli dei creditori in azioni diqueste società. È il caso dell’Argentina all’epoca del Plan Brady.

Già, il Plan Brady. All’epoca si scoprì che lo Stato argenti-no non deteneva nemmeno un registro complessivo del de-bito. Dovettero andare dai singoli creditori a chiedere noti-zie sull’ammontare dei debiti…

Sì, ci sono state molte critiche in questo senso di fronte a tanti de-biti nazionali per i quali era difficile stabilire l’origine. È successo inArgentina ma anche in alcuni Paesi africani.

Cosa accadrà ora ai Paesi più indebitati? Saranno soc-corsi dai fondi sovrani?Io credo che nel prossimo futuro assisteremo alla scom-parsa delle banche d’investimento in quanto tali. Miaspetto un’ondata di fusioni che lascerà in piedi non piùdi 5 o 6 grandi banche, penso a Citigroup ad esempio,che gestiranno da sole l’intero mercato. Questo farà ve-nir meno un potenziale concorrente.

Citigroup di cui è azionista il fondo di Dubai…Infatti. Quello dell’ingresso dei fondi sovrani nelle banche è unfenomeno evidentissimo ma è proprio con i Paesi emergenti chei fondi hanno i rapporti più stretti. In quei Paesi ci sono impresedelle nazioni che gestiscono i fondi e che hanno bisogno delle ri-sorse dei Paesi emergenti.

Non bisogna dimenticare che il fondo è l’espressione di un ap-parato pubblico ed è lì che si evidenzia il vero fenomeno di questitempi: il passaggio da una dimensione per così dire mercatista aduna nuova dimensione pubblica. .

Dai favolosi anni ‘70 ai fondi sovrani. Il triste destino dei debitori, nell’opinione diAlessandro Volpi docente di storia contemporanea e geografia politica presso la Facoltà di Scienze Politiche all’Università di Pisa.

di Matteo Cavallito

L

non può godersi il meritato trionfo. L’uomo che da so-lo aveva sfidato le menzogne di oltre due decenni èmorto da qualche mese lasciando in eredità alla nuovagenerazione di politici un imbarazzo grande come il de-bito “fraudolento” del suo Paese.

...e il silenzio‹‹Quello argentino è un debito corrotto, contratto sen-za controllo per finanziare progetti mai realizzati – so-stiene Alejandro Bianchi - Olmos aveva ragione ma og-gi i politici non vogliono compromettersi con lui. È un

argomento che non vogliono affrontare››. Un tematabù per chi ha scelto di non promuovere una nuovaera dei rapporti finanziari preferendo scegliere la stradapiù comoda del compromesso “concambista” alimen-tando così la spirale debitoria. Sulla scena irrompono

ora i fondi sovrani, gli unici attori, forse, dotati della li-quidità necessaria per finanziare la deuda. Ad agosto, ilVenezuela ha acquistato un miliardo di dollari di ob-bligazioni argentine ad un tasso del 15%. Per pagare Ca-racas potrebbero servire in futuro nuovi prestiti… .

IIlusioni, crisi e paradossi del credito“folle”

Alessandro Volpi

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LIBRI

Alessandro VolpiSenza Misura. I limiti del lessico globaleBFS Edizioni, 2008

Alessandro VolpiLa fine dellaglobalizzazione?BFS Edizioni, 2005

Alessandro VolpiMappamondoPostglobaleTerre di Mezzo, 2007

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Dal 2006 il Friuli ha varato un modello di co-progettazioneinnovativo, che ha coinvoltoimmigrati e istituzioni.Mobilitando, attraverso le donne,interi villaggi del Senegal

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cesso di allargamento repentino e non regolato.Il Senegal è un paese povero: istruzione, salute, ac-

qua, cibo sono i problemi fondamentali che non riesco-no a trovare ancora una soluzione stabile e diffusa. Atutt’oggi, la percentuale di popolazione priva di accessoall’acqua è del 25%; il tasso di analfabetizzazione è del60,7%, con un’analfabetizzazione femminile pari al57,3% del totale: soprattutto per chi vive nelle aree ru-rali (ovvero circa il 61,4% della popolazione) l’istruzio-ne continua ad essere un diritto di fatto negato. Le scuo-le sono poche e costose in rapporto ai bassi redditi per-sonali. Gli insegnanti, scarsamente e saltuariamente pa-gati, spesso non sono nelle condizioni ideali per inse-gnare, assillati anche loro dal problema della sopravvi-venza. Migliore è la situazione nelle città, ma anche quila differenza di possibilità e di qualità formativa risiedenelle capacità economiche delle singole famiglie.

Migrazione dalle zone rurali verso la città e l’EuropaLo sviluppo delle città è il prodotto sia della crescita del-la popolazione sia delle politiche economiche iniziatein epoca recente che, imponendo monocolture su va-sta scala (l’arachide, tipico prodotto da esportazione),hanno costretto molte popolazioni rurali ad abbando-nare i propri territori, con un esodo incentivato dai fe-nomeni di desertificazione, conseguenti ad uno sfrut-tamento del territorio privo di qualsiasi pianificazioneo attenzione eco-sostenibile.

Dakar straripa di persone e non è assolutamente nel-le condizioni di reggere a lungo questa affluenza. Il tes-

B

Partire e ritornareper progettareun futuro sostenibile

Migrare è la speranza dei giovani e delle loro famiglie, che investono sui progetti migratori tutti i loro beni. Ma i migranti possono diventare soggetti attivi di sviluppo di iniziative generatrici di reddito e lavoro nel proprio Paese.

suto urbano è sotto forte pressione, privo di strumenti,di politiche e di risorse, in grado di dare risposte a que-sti processi. Prima fra tutte una politica di decentra-mento amministrativo e produttivo, che potrebbe de-congestionare la città.

Non stupisce che nella classifica delle città più spor-che del mondo stilata dalla rivista Popular Science (giu-gno 2008), Dakar risulti fra le prime dieci: Popular Scien-ce rileva come l’acqua distribuita con la rete idrica loca-le (di alto costo per gli utenti finali) contenga strepto-cocchi fecali che eccedono di diciassette volte i limiti re-putati «salubri» dall’OMS.

Aumenta il prezzo dei cereali,aumenta la povertàIl 2007 e il 2008 sono stati scanditi da fenomeni di prote-sta urbana, in particolare delle famiglie che, a causa del-l’impennata dei prezzi dei cereali, si sono ritrovate incapa-ci a provvedere alla propria autonomia alimentare. Se sipensa che – stando alle stime FAO – la bolletta cerealicoladelle nazioni povere, aumentata del 37% nel 2006/2007,è destinata a subire un ulteriore aumento del 56% nel2007/2008, si comprende come e perché le famiglie sene-galesi siano divenute più povere negli ultimi anni. È unacrisi durissima, che investe la città ma anche le campagne:il mais e soprattutto il riso, costano sempre di più.

Prodotto e retaggio del colonialismo, il riso come ci-bo prediletto è una grande contraddizione dell’Africa,presente anche in Senegal: è il cereale a maggiore ri-chiesta di acqua nella coltivazione, introdotto in Paesidove più scarsa è la disponibilità di acqua. L’attitudineal riso grava sulla bilancia economica del Senegal, cheimporta la maggior parte di questo prodotto, soprattut-to dalla Cina, il Paese che si avvia a diventare il princi-pale partner economico di molti Paesi africani, che staaggredendo con un fiume di contante, con una politicadi acquisti e di cooperazione economica.

La diaspora. Risorse, rischi…Migrare è una scelta ormai strategica per le famiglie lo-cali. Chi ha uno o due emigrati in famiglia sa di farcela:oltre un terzo delle famiglie senegalesi ha almeno unemigrato e le rimesse costituiscono una rete di sicurezzasociale alla quale anche gli altri due terzi delle famiglie

IENVENUE DANS LE PAIS DE LA TERANGA! Ti accoglie così il Se-negal all’aeroporto di Dakar – un aeroporto non moltogrande, che di primo acchito pare poco frequentato. So-

lo i viaggiatori in partenza e la codadegli appena arrivati, tutti egual-mente soli, senza nessuno da saluta-re. Parenti e amici sono fuori, tenuti

a distanza per paura di partenze “non desiderate”: quel-le dei clandestini, rispetto alle destinazioni. Si accalcanofuori, insieme all’articolato mondo che si muove attor-no all’aeroporto: l’impressione che se ne ricava è davve-ro quella di un luogo simbolo, nel quale il Paese della te-ranga (una splendida parola che mescola insieme acco-glienza, sacralità dell’ospitalità ed amicizia) si presentain tutta la sua forza e in tutte le sue contraddizioni – pri-ma fra tutte, inevitabile, quella legata alle migrazioni.

Povertà, ma anche stabilità politica e socialeIndipendente dal dominio francese a partire dal 1960, laRepubblica del Senegal conta 10.284.929 abitanti (dato2002), un quarto dei quali residente nella regione diDakar e in particolare nella capitale, la città di Dakar, chesupera oggi il milione di abitanti e sta vivendo un pro-

di Paola Tessitori e Youssouph Kande

A sinistra, il mulino del GIE, a Kissal.Sopra, le donne del GIE (la formagiuridica delle locali cooperative),con la motopompa a Fass Diahe.

Nella foto sotto, la cooperativaNdombo producelatte cagliato. Un progetto avviatodall’Asecaw nel Nord del Senegal.

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tende. Si stima che il Senegal benefici di circa 200 mi-lioni di euro di rimesse dall’Italia (dove è presente unacomunità di oltre 85mila persone) senza contare quelleche vengono fatte attraverso canali non censibili e chepresumibilmente sono tre volte tanto.

Risolti i bisogni fondamentali, le rimesse dei mi-granti diventano la voglia di una casa anche esagerata-mente bella, da ostentare a testimonianza del successoraggiunto; oppure la voglia di commercio, di aprire l’en-nesimo negozio comune ormai in tutte le cittadine se-negalesi. Anche in questo caso sono evidenti le con-traddizioni: se sono minori gli investimenti delle rimes-se verso altri tipi di attività produttive sia agricole, sia in-dustriali, come fa a sopravvivere a lungo il commerciose, contemporaneamente, non aumentano le occasionilavorative che permettono alle persone di disporre deldenaro da far circolare nel commercio?

…e il suo altissimo costo umanoTuttaviamigrareè la speranza dei giovani ormai sempre piùdisposti ad investirsi all’estero che nel Paese, malgrado lecapacità e le possibilità in loco che, seppur stentate, esisto-no e potrebbero essere colte. Contro questo desiderio, nonc’è “fortezza legale” che tenga. Non importa che l’Europa

sia chiusa, sia sempre più difficileda raggiungere in un percorso le-gale: ciò che importa è provarci, inqualunque modo e a qualunquecosto. E il costo è altissimo: sonocentinaia i giovani che ogni annomuoiono nel tentativo di rag-giungere l’Europa attraversoviaggi rischiosi, interminabili esempre più costosi: se qualcheanno fa il tentativo di uscita co-stava circa 4.500 €, oggi il costo ènon meno di € 7.500. Sono le fa-miglie ad investire nel viaggio,

impegnando tutti i propri averi nel tentativo di emigra-zione del proprio congiunto. Tentativo che non sempreriesce: i morti nel deserto e nel mare si contano a centinaia.Morti di gruppo, che talvolta sterminano l’intero poten-ziale lavorativo di una famiglia, come accaduto nell’otto-bre 2007 ad un gruppo di 150 migranti originari della Re-gione di Kolda (in Casamance) morti in un naufragio allargo delle coste marocchine: fra di loro, anche sei com-ponenti di una famiglia che si ritrova oggi composta uni-camente da donne e bambini piccoli.

7.500 € sono una cifra da capogiro se tradotta in CFA(la moneta locale, il cui cambio è 1 euro = 655 CFA) e secontestualizzata localmente: con 7.500 € si riescono, adesempio, ad avviare progetti di potenziamento delle ca-pacità agricole che sarebbero in grado di offrire un futu-ro dignitoso e garantito alle famiglie e ai giovani altri-menti coinvolti nei percorsi di emigrazione. .

APPUNTAMENTI NOVEMBRE>GENNAIO PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A [email protected]

È SULLE CONTRADDIZIONI e sui punti di forza di questo retroterra – in particolare,l’esistenza di attività agricole o di microcredito avviate e condotte da donne, spessoappartenenti a famiglie prive di migranti (dunque a maggior rischio di difficoltàeconomica e sociale) - nonché dalla convinzione che i migranti possano e debbanodiventare soggetti attivi di sviluppo di attività generatrici di reddito e di lavoro nel proprio Paese, che nel 2006 è stato avviato il Progetto di sviluppo integrato a Kolda.Un esperimento di co-progettazione, in un contesto sperimentale: il Tavolo migranti e cooperazione che la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia ha istituito nel 2005.

Proposto da un coordinamento di associazioni di immigrati di Udine (UCAI), in partenariato con un’associazione senegalese (SICASED), con cinque GIE di donne e con la Regione Friuli da un lato e la Regione di Kolda dall’altro come partneristituzionali, il progetto è stato coordinato da un senegalese residente in Italia,originario della zona coinvolta. Il progetto è stato proposto dalle popolazioni locali e con loro ideato, formulato, definito e condotto. Una strada diversa dalla cooperazionetradizionale, scandita dai molti soldi e dalle molte “cattedrali nel deserto”, importate in contesti assolutamente non conosciuti e condotta con metodi del tutto avulsi dalle capacità locali. E con un’altra particolarità: un investimento-base relativamentemodesto (con una media di circa 30 mila euro all’anno).

Localizzato nella regione di Kolda, in Casamance, il progetto si fonda sulla promozionedelle capacità delle donne, sia nelle attività agricole, sia in quelle di microcredito e di trasformazione dei prodotti agricoli (arachidi e miglio).Coinvolge oggi circa 150 donne verso le quali sono stateindirizzate attività di alfabetizzazione, di formazione agricola e all’orticoltura, di formazione al commercio, alla gestione del microcredito e alla gestione amministrativa dei propri GIE (forma giuridica delle locali cooperative). Le loro attivitàgià avviate sono state rafforzate, sia con il supporto tecnicodi un agronomo-formatore sia con la dotazione di strumentinecessari ai diversi contesti: attrezzi agricoli, sementi e, soprattutto, pozzi, canalizzazioni e motopompe.

Viene proposta un’agricoltura razionale, bio-sostenibile, con pochi fitofarmaci,molta attenzione al biologico, alla specificità dei terreni, dei prodotti e delle sementi,rifuggendo ogni tentazione OGM, che risulterebbe una sciagura per i produttori locali.

L’agricoltura tradizionale viene gradualmente sostituita da tecniche di semina più razionali, senza andare contro il sentire della comunità e della lavoratrice coinvolta.Sono attività strategicamente importanti, che permettono alle famiglie coinvolte(perché non è solo “una questione di donne”: attraverso le donne, sono interi villaggi ad essere mobilitati e varie competenze vengono rimesse in circolazione, in un’ottica di valorizzazione dei generi) di attivare percorsi di uscita dalle attività di mera sussistenza e di ingresso in attività economicamente significative.

Un’altra parte del progetto ha riguardato la sensibilizzazione dei giovani e dellefamiglie alla migrazione, risolvendo la difficioltà di raccontare la migrazione attraversogli incontri sportivi, organizzati da associazioni culturali e sportive, puntando l’attenzionesoprattutto all’emigrazione irregolare ed ai rischi oggettivi che essa comporta. Il progetto è giunto ora al terzo anno di attività e si dovrebbe concludere a fine luglio2009, ma è già diventato un modello, proposto da altre associazioni in altri contestiterritoriali (sono in corso sperimentazioni in Burkina Faso, Costa d’Avorio e Ghana) e nel 2007 adottato anche dall’OIM nell’ambito del programma MIDA Ghana/Senegal.Per informazioni: [email protected]. P.T. e Y.K.

DAL SENEGAL A UDINE E RITORNO: LA CO-PROGETTAZIONE DI KOLDA

La sede dei corsi di alfabetizzazionerealizzata dalle donnedel Gie di Fass Diahe.

10 – 13 novembreKUWAIT CITY (KUWAIT)10MA CONFERENZA ARABADELL’ENERGIA SOLAREwww.ises.org

12 – 14 novembreKUNMING (CINA)3° CONFERENZA GMSARNOrganizzata dall’AIT (Asian Institute of Technology) si svolgerà in Cina la terzaConferenza del network di accademici e ricercatori delle regioni del Mekong(Greater Mekong Subregion Academicand Research Network - GMSARN). La conferenza dal titolo: “Svilupposostenibile – Problemi e prospettive”, si prefigge di avviare e stimolare il dibattito sulla sostenibilità nei settoridell’energia, dell’ambiente, della gestione delle risorse naturali, della pianificazione e dello sviluppo.Oltre al paese ospite saranno presentirappresentanti delle regioni di tuttal’area del fiume Mekong, che vengonoriconosciute sotto la denominazione di Greater Mekong Subregion (GMS):Vietnam, Cambogia, Laos, Thailandia,Burma, Yunnan.

19 – 21 novembreBUCAREST (ROMANIA)RENEXPOFiera internazionale delle Energie Rinnovabilie delle Costruzioni energeticamenteefficienti del Sudest europeo.www.renexpo-bucharest.com

17 – 19 novembreBAMAKO (MALI)GLOBAL MINISTERIAL FORUM ONRESEARCH FOR HEALTHIl Forum ministeriale per la ricerca sulla salute dell’OrganizzazioneMondiale della Sanità.www.who.int

24 – 26 novembreREPUBBLICA DOMINICANA (SANTO DOMINGO)INTERNATIONAL COUNCIL FOR OPENAND DISTANCE EDUCATION (ICDE)Organizzata dall’ICDE la conferenzainternazionale sull’istruzione a distanzaaccoglie esperti, ricercatori,amministratori e specialisti da tutto il mondo che presenteranno documenti e lavori di ricerca.www.icde.org

25 – 26 novembreTHAILANDIA11MA ASEAN CENTRE FOR ENERGY (ACE)Riunione del Consiglio direttivo

gioco?” (punto esclamativo compreso nel programma).www.iptcnet.org/2008/

7 dicembreGHANAELEZIONI PARLAMENTARI E PRESIDENZIALI

7 – 12 dicembre INDIANAPOLIS, INDIANA (USA)IEEE, ( INSTITUTE OF ELECTRIC AND ELECTRONICENGINEERS)Lo IEEE un’associazione che raggruppa 37 società e 320 mila membri in 150nazioni. L’importante istituto, che ha definito più di 900 standardindustriali e da solo produce il 30 percento della letteratura ingegneristica,organizza a Indianapolis la sua 4°conferenza internazionale per presentareai leader internazionali, agli sviluppatorie agli utenti i risultati e le applicazioniche tecnologie informatiche consentono.http://escience2008.iu.edu

9 – 12 dicembreQUEBEC CITY CONVENTION CENTRE(CANADA)ARTIC CHANGE 2008Cambiamenti climatici e problemi dellaRegione Artica, come lo scioglimento dei ghiacci, la salute degli abitanti del Grande Nord, il diritto intercontinentaledi navigazione, l’esplorazione dellerisorse e l’espansione delle giurisdizioninazionali, sono ordini del giorno che coinvolgono sempre più nazioni e verranno affrontate nelle giornate di dicembre organizzate da ArcticNet,rete di centri di eccellenza del Canada.In concomitanza con la conclusionedell’Anno Polare Internazionale e il 400mo anniversario di Quebec City,per Artic Change 2008 si aspettano 600 ricercatori, studenti e politici da tutto il mondo, per affrontare le sfide globali e le opportunità portate dai cambiamenti climatici. www.arctic-change2008.com

11 – 13 dicembreNEW DELHI (INDIA)ENERGIE RINNOVABILI IN ASIABiomasse, sole, vento sono tutte fonti

rinnovabili di energia largamentedisponibili nel Sudest asiatico. L’incontro promosso dall’Indian Instituteof Technology di Delhi (IIT) ha l’obiettivodi fare il punto sulla produzione e la ricerca sulle rinnovabili nell’area.www.iitd.ac.in

14 dicembreTURKMENISTANELEZIONI DEL CAPO DI STATO E DEL PARLAMENTOLe elezioni in Turkmenistan sono state ampiamente criticati per esserecompletamente fraudolente e per essereil tentativo di dare un aspetto di legalitàa ciò che è in realtà una dittatura.L’unico partito legale è il PartitoDemocratico del Turkmenistan.

18 dicembreBANGLADESHELEZIONI GENERALIPreviste inizialmente per il 21 gennaio2007, sono state prima rinviate di un giorno (22 gennaio) e poi spostateprogressivamente fino a dicembre a causa di proteste e minacce di boicottaggio.

15 gennaio FRANCOFORTE (GERMANIA)BCERiunione del Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea.www.ecb.int

19 – 20 gennaioIL CAIRO (EGITTO)UNICEFIl Consiglio Nazionale dell’Infanzia e Maternità (NCCM) e il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia in Egitto (UNICEF) organizzano una conferenza internazionale su “Povertà e diseguaglianze: Politiche per la giustizia sociale”. www.unicef.it

25 – 30 gennaio NIZZA (FRANCIA)ASLO AQUATIC SCIENCES MEETING2009“Penuria d’acqua

e gestione sostenibile delle acque: le loro implicazioni per gli ecosistemiacquatici”.www.aslo.org/nice2009

dell’Asean (associazione delle nazionidel Sudest asiatico) e riunione specialedi alti funzionari per l’energiawww.aseansec.org

25 – 28 novembreGINEVRA (SVIZZERA)48MA SESSIONE DELLA CONFERENZAINTERNAZIONALE SULL’EDUCAZIONELa Conferenza internazionale per l’istruzione è il forum internazionale che promuove il dialogo politicosull’istruzione tra i ministri dellaPubblica Istruzione e le altre partiinteressate (ricercatori, professionisti,rappresentanti di organizzazioniintergovernative e della società civile).Il tema della 48ma sessione, organizzatadall’Ufficio internazionale dell’istruzione(IBE) dell’UNESCO è “IntegrazioneScolastica: la via del futuro”.www.ibe.unesco.org

1 – 12 dicembrePOZNAN (POLONIA)CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITESUI CAMBIAMENTI CLIMATICILa conferenza polacca è la continuazione delle trattativeinternazionali che sono stati avviate nel quadro del Bali Road Map. L’incontrogiunge a metà strada dopo la 13maConferenza Onu sul clima (COP 13) di Bali, che ha visto il lancio di negoziatiper rafforzare l’azione internazionale sui cambiamenti climatici, e COP 15 che si terrà a Copenaghen nel dicembre 2009.http://unfccc.int/2860.php

3 – 5 dicembreKUALA LUMPUR (MALESIA)INTERNATIONAL PETROLEUMTECHNOLOGY CONFERENCE (IPTC)Evento multidisciplinare dal titolo“Soddisfare le esigenze energetiche di una crescente economia mondiale”.L’incontro è sponsorizzato da quattrosocietà leader del settore -l’Associazione americana dei Geologi di petrolio (AAPG), Associazione europeadi Geoscientists & Engineers (EAGE),Società di esplorazione geofisici (SEG), e Società di petrolio Engineers (SPE). Lacompagnia Petronas saràl’organizzazione d’accoglienza. Al tavolotutti i big del petrolio da Chevron aExxon a Halliburton, che siederannointorno al tavolo per discutere di temicome: “Prezzo alto! Elevati costi in

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altrevoci| narrativa |

NELLASCUOLA C’È LA LOTTADI CLASSE

Un libro che è stato subitotradotto in film da LaurentCantet. Una scelta azzeccatavisto che “La classe” ha vintoquest’anno la Palma d’Oro al festival di Cannes.

Questo romanzo francese,molto simile a unasceneggiatura, pone al centrodella sua storia una scuoladelle banlieue al tempo di Internet, del rap e della crisigenitoriale. Una situazione di contesto non facile per chiha scelto di fare il professore.

Il libro ha un ritmoincalzante, frenetico comespesso è il tempo scanditodurante le lezioni. Dialoghicomici e bizzari che misuranola distanza tra l’immobilità del sapere scolastico e l’allegrafluidità dell’immaginariostudentesco. Non ci sono però giudizi perché dove c’è incompatibilità è difficileanche schierarsi con l’uno o con l’altro. Nell’era delladisgregazione del processoproduttivo è nella scuola che si gioca l’unica vera lottadi “classe”.

BÉGAUDEAU FRANÇOISLA CLASSEEinaudi, 2008

QUALITÀO QUANTITÀ?QUESTO ÈIL PROBLEMA

Qualsiasi paragonequantitativo tra la piùsperduta provincia cinese e una qualsiasi nazioneeuropea non regge. I numeridella Cina ci schiacciano, ma l’analisi sulle strategienell’economia globalizzatanon devono partire dallaquantità, bensì dalla qualità,dalle eccellenze dei territori.L’esempio è sotto il naso.Il municipio di Pechinocercava un modello da imitare per le sue scuole di formazione professionale.Dove lo ha trovato, dopoaverlo cercato in tutto il mondo? A Trento. La provinciaautonoma ha venduto alla capitale cinese un serviziodi consulenza permanente performare generazioni di giovanitecnici industriali. La provinciaitaliana è piena di questilaboratori. Questi sono i puntidi forza del Bel Paese cheesistono e che non devonoaspettare riconoscimenti e ricette dettate dalla classepolitica. In attesa che questasi riformi, gli italiani possonogià scegliere il proprio destino.

CARLO DE BENEDETTI FEDERICO RAMPINICENTOMILA PUNTURE DI SPILLOMondadori, 2008

LA BANCA MONDIALEGARANTISCECHI È GIÀ RICCO

Susan George nella sua prefazione, parlandodella Banca Mondiale e del suo rapporto con i poveri, usa metafore molto dure: «Ancorauna volta gli agnelli sono stati affidati al lupo e la volpe è stata lasciata a far la guardia al pollaio. Forse tra dieci anni quando saràtroppo tardi la Banca piangerà nuove lacrimedi coccodrillo, ci dirà che ha visto la luce e sta cambiando».

La Banca Mondiale ha abdicato al ruolo per cui era stata creata alla fine della Secondaguerra mondiale. Doveva sconfiggere la povertà, ma della povertà non si è maioccupata se non in relazione agli interessidelle imprese private dei Paesi del nord del mondo, le vere beneficiarie dei suoiprogrammi. La banca ha finanziato la costruzione di dighe che producono energiaelettrica per l’esportazione, ma causanol’inondazione di milioni di ettari di terra; oppure faraonici oleodotti devastanti per l’ambiente e la salute delle popolazionilocali. Per i Paesi in via di sviluppo il tutto è vincolato da "condizionalità": l’obbligo, cioè, di ridurre la spesa pubblica e privatizzarei servizi essenziali (come l’acqua, o la sanità)per accedere ai finanziamenti. La Banca Mondiale opera in maniera stabile in 109 Paesi, conta più di settemila addetti e quattromila consulenti. Il suo presidente,l’uomo che segna gli indirizzi politici e operativi, viene scelto dagli Stati Uniti.

LUCA MANES ANTONIO TRICARICOLA BANCA DEI RICCHITerre di Mezzo, 2008

L’IMPRESAMILIARDARIADELLACAMORRA

Le minacce allo scrittoreRoberto Saviano (lo scrittoreha annunciato che lasceràl’Italia) non l’hanno fermata. E nemmeno le minacce subite direttamente duranteun processo hanno potutoimpedire a Rosaria Capacchione,coraggiosa giornalista del «Mattino» di Napoli, di pubblicare questo libro.

Il clan dei casalesi è ormaiuna case history importantequando si parla di profitticriminali. La giornalistaracconta come funziona il business criminale dellacamorra, come il giro di affari,che non è limitato alla solaCampania, abbia valicato da tempo i confini della regionedove è nato e ha proliferato.

Le organizzazioni criminalihanno raggiunto un livello di governance altissimonell’economia del riciclaggiocon un profondo livello di infiltrazione nei vari ganglidella società, arrivando a influenzare un bel pezzodell’economia italiana.

ROSARIA CAPACCHIONEL’ORO DELLA CAMORRABur, 2008

ROMA KOTRA FICTIONE DURAREALTÀ

Il sottotitolo dice più del titolo. È una regola.“Roma K.O.” è, come diceappunto il sottotitolo, un “Romanzo d’amore, droga e lotta di classe”.

Il Corviale, leviatanoedilizio lungo un chilometro,subisce all’improvviso gravidanni strutturali. Il sindaco V. decide di trasferire i suoi seimila abitanti in una tendopoli allestita negli studios di Cinecittà,proprio a ridosso di un grandecentro commerciale.

La rabbia degli sfollati e l’irrefrenabile desiderio di possedere merci fannoscattare un meccanismo fuoridagli argini della razionalità,destinato a cambiare persinogli equilibri meteorologicidella città eterna.

Il romanzo si svolge in cinque adrenalinici giorni,con la continua irruzione dellavoce del Duka che, attraversoiperboliche testimonianze,narra trent’anni di ineditastoria underground, fino allo scontro frontale, a tuttavelocità, tra fiction e realtà.

DUKA E MARCO PHILOPATROMA K.O.Agenzia x, 2008

QUANDO IL CALCIOPENSAVA AL MONDO

Il calcio ai tempi dellacontestazione degli AnniSettanta era molto meglio di quello di adesso. PaoloSollier è stato un calciatoredai piedi buoni, ma è ricordato da tutti per il suoanticonformismo e la suapassione politica. Rimanefamosa una foto che lo ritraecon la maglia del Perugia e il pugno chiuso alzato al cielo. Lui che si definiva«calciatore per caso», era di quelli che fecero l’impresacon il Perugia dei miracoli,allenato da un allorasconosciuto Ilario Castagner.Sollier segnò nella stagionedella promozione in serie Asette gol, senza rigori. Una star nella città umbra, ma un giocatore scomodo per la sua visione politica. In questo dialogo con Paolo La Bua, un Sollier un po’ menocapellone, fa rimpiangerequegli anni e segna con i suoiricordi una distanza sideraletra il calcio miliardario e industriale di oggi e il football di un tempo, dove non si facevano ballettidopo i gol, ma si ragionava di massimi sistemi.

PAOLO SOLLIER PAOLO LA BUASPOGLIATOIOKaos Edizioni, 2008

UN GIALLOPRENDE IL VIAAL TOUR DE FRANCE

La dedica finale a Giovanni Raboni la dice lungasulla scuola a cui si ispira Gianni Mura. Questoinviato speciale (prima per la “Gazzetta delloSport” e dopo per “la Repubblica”) al Tour de France racconta da sempre la grande bouclecon piglio letterario. Ne ha rivelato i risvoltisportivi e culinari, con la passione dei suiveurse l’attenzione del narratore navigato, ovvero di chi sa pesare le parole.

Questa volta però la corsa della maglia giallasi macchia di rosso sangue. Un assassino, un cronista sportivo (guarda caso di nomeGianni), una serie di omicidi, un commissario dal nome metafisico (Magrite) che indaga sulla vicenda. Il cronista finisce nell’occhio del ciclone, una vittima viene trovata dietro la porta della sua camera d’albergo, ma ci pensal’assassino a metterlo al riparo dall’accusaperché gli omicidi aumentano. Il cronista e il commissario, pur navigando dentro unavicenda torbida, raccontano il Tour de Francecon una passione che prende il lettore dall’inizioalla fine.

Questo giallo, in tutti sensi, mescola realtà e finzione con grande inventiva. Una miscelaequilibrata che non scade mai nell’improbabile.

GIANNI MURAGIALLO SU GIALLOFeltrinelli, 2007

LA LEZIONEDI ADRIANOOLIVETTIÈ ATTUALE

Questo è un libretto (57 pagine) interessante,soprattutto in un momentodove l’economia di carta e la finanza creativa stannoaffossando il sistema. Si tratta di un discorso fattoAdriano Olivetti ai suoilavoratori alla vigilia di Nataledel 1955. Olivetti affronta il tema della crisi che l’aziendaaveva attraversato tre anniprima: la riorganizzazione, la sfida lanciata al mercato,gli investimenti. «Carilavoratori... voi avete il dirittodi chiedere e sapere: qual è il fine? Dove porta tutto ciò». Un messaggio carico di speranza, dove la fabbrica è il luogo di formazione della ricchezza materiale e al tempo stesso comunità di persone unite da unacomune missione. «La duplicelotta nel campo materiale e nella sfera spirituale - per questa fabbrica che amiamo - è l’impegno più alto e la ragione stessa della mia vita». Nel libro è presente un’analisi semiotica del discorso di Olivetti.

A CURA DEL GRUPPO LOCCIONIUN DISCORSO DI ADRIANO OLIVETTI AI DIPENDENTICultura d’impresa, 2008

| economiaefinanza |

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FOTOGRAFIAAL RITMODI SPARTITOMUSICALE

Dalla musica alla fotografia. Il salto, non definitivo, è statocompiuto dal compositoreinglese, Michael Nyman,autore di celebri colonnesonore dei film di PeterGreenaway e Jane Campion,come “L’ultima tempesta” e “Lezioni di piano”.

Una serie di fotografieche ritraggono momenti primae dopo un concerto in diverseparti del mondo. Gli scattivengono modificati e impaginati secondo differentiritmi visivi e musicali. Il volume, lungo e affusolatocome un tasto di pianoforte(le pagine del libro sonolunghe 38 centimetri), è partein un cofanetto che contieneanche un cd con 40 minuti di musica mai registrataprima, un tasto di pianofortevero, numerato e martelletto.

Un diario musicale, un art book dalla grafica originaleche rendono quest’opera un oggetto di design, da collezione.

MICHAEL NYMANSUBLIMEVolumina, 2008

IL TERZOOCCHIOPERFOTOGRAFARE

I maestri zen sostengono che meditare è vedere le cosecosì come sono. La macchinafotografica può penetrare piùa fondo nell’apparenza dellecose, fino a diventare un veroocchio meditativo. È naturale,dunque, che chi s’incamminasulla strada della meditazionepossa ricorrere al linguaggiodella fotografia, così comeconsiglia il monaco zen ThichNhat Hanh quando dice: «I meditanti sanno da sempredi dover usare i loro occhi e il linguaggio del tempo a cui appartengono peresprimere la propria profondacomprensione». L’occhio è, dunque, il centro dell’uomo.

Parte da qui DiegoMormorio per riflettere sul rapporto possibile e stimolante tra la praticadella meditazione e l’eserciziodel fotografare. Questo volumenon è solo uno sguardosull’arte della meditazione e le sue implicazionifilosofiche, ma suggerisceanche pratiche e tecniche utiliper vivere la fotografia comeesercizio mentale e spirituale.

DIEGO MORMORIOMEDITAZIONE E FOTOGRAFIAContrasto, 2008

STORIA DI FRANCESCAUNA CAMPAGNACONTRO LA VIOLENZASULLE DONNE

Isabel Lima è nata a Belo Horizonte, in Brasile,ma da molti anni vive e lavora con successo in Italia. Il suo impegno artistico ha semprecoinciso con un forte impegno civile:fotografare per far pensare, per innescaredibattiti, per dare un senso di giustizia a un mondo che spesso lo smarrisce. Tra i suoi progetti più interessanti c’è quellodedicato alle donne che hanno subito violenza in famiglia, un viaggio nella mostruosità del mondo degli affetti.

In particolare Isabel Lima racconta la storia di Francesca. Una vicenda realmenteaccaduta in Italia due anni fa a Macerata. La donna si era appena separata, ma il maritonon accettava di vivere lontano da lei. E così l’ha picchiata fino a ridurla in fin di vita, l’ha messa in un sacco della spazzatura e infine buttata in un cassonetto dei rifiuti. I lamenti della donna hanno attirato deipassanti che l’hanno salvata da morte certa.

Questa terribile storia è diventata un progetto fotografico e una campagna di sensibilizzazione, come spiega la stessaIsabel Lima: «La violenza sulle donne in famiglia è molto diffusa. Le denunce per aggressioni, stupri, molestie e maltrattamenti sono oltre quattromila in un anno. Tra queste, 112 donne sono rimasteuccise. Il numero reale è agghiacciante oltreun milione di donne hanno subitomaltrattamenti. Come si fa a non parlare?».

www.Isabelima.it

SARAH MOONE IL FUTUROPROSSIMOPASSATO

«Un libro, che mi piacerebbefosse fatto come un film, con un inizio e una fine, dellasequenze più che dei capitoli,delle ellissi e dei flaskback…».Per Sarah Moon questo è il progetto fotografico che la porterà fino al futuro.

La celebre fotografaraccoglie in questo imponenteprogetto (sono cinque volumi)foto celebri e scatti inediti: 486 pagine, 200 fotografie a colori e in bianco e nero.

L’artista, di origine inglese,apre i cassetti della sua memoriarievocando la raffinatezza di uno sguardo sul mondo a volte struggente e fantasiosoa volte realista e crudo. Foto rese celebri dalla moda,mondo dove è cresciuta, e foto dimenticate e copertedalla polvere del tempo. «Di colpo, mi torna in menteuna frase che all’età di 15 anniripetevo come un ritornello: “Il tempo corre alle mie spallee io grido al ladro”».

SARAH MOON12345Contrasto, 2008

WIKIA GREEN IL SAPEREECOLOGICOIN RETE

I comportamenti ecosostenibilioggi hanno un alleato in più:si chiama Wikia green. Il meccanismo è quello tipicodell’enciclopedia (wikipedia),soltanto che la new entryè specializzata in temiambientali. Lo scopo, quindi, è creare una community chespieghi i temi e la terminologialegati all’ecologia e raccolgaquelle già presenti in rete, che sono tante ma non sempreaccessibili a tutti. I navigatoria loro volta potranno arricchirlee modificarle come avvienenella nota enciclopediavirtuale. L’idea di questonuovo strumento è venuta a Jimmi Wales, già fondatoredi Wikipedia, durante unaconversazione con il premioNobel Al Gore.

Su Wikia green si possonocondividere le proprieconoscenze in tema ambientalerendendole comprensibilianche ai non esperti, cosa che non sempre avviene sui blogche si occupano di ecologia.

green.wikia.com

LA SFIDADI GOOGLE AL COLOSSO DI BILL GATES

Chrome, il browser progettato da Google e scaricabile gratuitamente, per il momentonon ha sfondato il gradimento dei navigatori.Messo in Rete all’inizio di settembre, dopo la curiosità dei primi giorni, l’entusiasmo nei suoi confronti si è raffreddato. E così gliinternauti sono ritornati a Explorer e Firefox.

La sfida di Google era rivolta naturalmenteal nuovo browser di Microsoft, InternetExplorer 8, rilasciato da poco in versione beta.La sfida lanciata non era facile da vincereanche per un colosso come Google, perché il browser di Bill Gates puo’ contare sul 73,8%di preferenze tra i navigatori. Ma anche dietroil colosso Explorer la concorrenza è serrata,perché Firefox, nato dal defunto Netscape,puo’ contare sul 18,4%, mentre Safari, browserdi casa Apple, dopo il restyling puo’ contaresu un dignitoso 6%, fino ad Opera cheraccoglie l’1% delle preferenze.

C’è da dire che Google non ha insistitotroppo sul nuovo prodotto, la campagnapubblicitaria, dopo il debutto e l’interesse dei media, è stata blanda. Una strategia? È probabile, perché Explorer è egemone e quindi è probabile che Big G punti proprio sul tempo, dove prevale la scoperta del browser e il passaparola tra i navigatori.

www.google.com/chrome

CHI HAUCCISOL’AUTOELETTRICA

Il documentario scandalo “Chiha ucciso l’auto elettrica?”diretto da Chris Paine arriveràin Italia a novembre. Il dvdindaga sulle motivazioni che spinsero la General Motorsa ritirare dal mercato l’auto a impatto ambientale zero. La GM EV1 uscì di produzionenonostante i buoni test di vendita, è stata ritirata dal mercato e mandata dallo sfasciacarrozze.Il regista, che pare avesse una EV1, confiscatagli, svela le trame che stavano dietroquella scelta.

Il dvd inaugura una nuovacollana ecologica firmata SonyPictures Home Entertainment.“Guarda il film, riguardal’ambiente” è lo slogandell’iniziativa che porterà sugli scaffali una dozzina di film Sony stampati su dvdrealizzati con materialericiclato e, sopratutto,riciclabile, sia per la copertinache per il disco ottico. Fannoparte della collana “EcoCinema” titoli come Big Fish,Casino Royale, Easy Rider,Erin Brockovich, Gandhi,Ghostbusters e Vertical Limit.

CHRIS PAINECHI HA UCCISO L’AUTOELETTRICASony Picture, 2008

COME UN UOMOSULLA TERRA

Dal 2003 Italia ed Europachiedono alla Libia di fermarei migranti africani. Ma cosa fa realmente la polizia libica?Cosa subiscono migliaia diuomini e donne? E perchétutti fingono di non saperlo?Dagmawi Ymer è uno studentedi legge ad Addis Abeba.Nell’inverno del 2005 fuggedalla repressione politica in atto in Etiopia. Da quelmomento inizia la suapersonale odissea: prima la violenza dei contrabbandieri,poi gli abusi e le torture dellapolizia libica, che opera arrestiindiscriminati e disumanedeportazioni. Una volta a Roma, Dag frequenta la scuola di Asinitas Onlus,centro di educazione e cura dei migranti. Lì imparadue lingue: l’italiano e quelladel video-documentario,quanto basta per raccoglierele testimonianze di altrisopravvissuti del viaggioattraverso la Libia e abbattereil muro di omertà su quantoaccade nel Paese africano.

ANDREA SEGRE, DAGMAWI YMERRICCARDO BIADENECOME UN UOMO SULLA TERRAAsinitas Onlus e Zalab, 2008

| fotografia | | multimedia |

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| future |

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EOLO PER ORA È DESIGN

Eolo, prototipo di automobileecologica con innovativomotore ad aria compressa,tarda ormai ad affacciarsi sul mercato. Dopo le polemicheper la forzata chiusuradel progetto italiano, rimastoin attesa dei componenti del segretissimo motore, la casa madre francese si affaccia periodicamente sul mercato con l’annuncio di futuri modelli dal designsempre più innovativo. L’ultimo“nato” (o più correttamente,l’ultimo prototipo in attesa di verifica e industrializzazione)si chiama AIRPod, ha tre postie promette di riunire in unascocca di design il megliodelle ricerche nel settore della sostenibilità dei trasporti.Cinquanta centesimi di euro il consumo stimato per 100chilometri e una velocitàmassima di 70Km/orapossono essere un ottimoincentivo per investire sul progetto anche se i tempidi rilascio dei primi modelli su strada slittano ancora e questa volta la data fatidicaè stata fissata nel 2010. Per seguire l’evoluzione l’unica strada al momento è seguire il sito della casamadre (www.mdi.lu)

RISCHI DICONTROLLOGLOBALE CON IMP

Controllo globale in arrivo in Inghilterra con il programmadi sorveglianza chiamatoInterception ModernisationProgramme. Il progetto, il cui costo è stimato in dodicimiliardi di sterline, prevede un controllo totale dellecomunicazioni telefoniche, dei messaggi mail e degliaccessi alla Rete per il RegnoUnito. Tutte le comunicazionisaranno mappate e controllatee ogni singola parola inseritain un database che ne permetterà tracciabilità e collegamento agliinterlocutori. Impressionantela mole di dati che verràanalizzata. Ogni anno in Inghilterra vengonoscambiati quasi sessantamiliardi di sms e sono attiveoltre diciotto milioni di connessioni internet. Tra le proteste dei comitati per i diritti civili e la privacy la fase di studio del progetto è già stata finanziata con un miliardo di sterline. Il prossimo dicembre verrannopresentati i risultati e saràchiaro se il progetto IMPriceverò i finanziamenti per diventare operativo. Le informazioni saranno a disposizione del servizio di comunicazioni governativo,dei servizi di intelligencemilitare e delle forze dell’ordine.

CACCIA AI FONDIPER LA CUCCAGNAA MILANO

Ripensare lo sviluppo urbano attraversosemplici gesti di appropriazione e condivisionedello spazio pubblico. Esterni è un collettivomilanese che dal 1995 sviluppa progetticulturali legati allo sviluppo urbano con una particolare caratterizzazione su cinema,design, arte e musica. Tra le loro iniziative ve ne sono alcune abbastanza note come il “Milano Film Festival” o “Design Pubblico”,un evento che accompagna non ufficialmenteormai da alcuni anni il Salone del Mobile.“Cascina Cuccagna” è una cascina del ’700nella centralissima zona di Porta Romana,abbandonata ormai da una ventina di anni e progressivamente trasformata in unadiscarica a cielo aperto. Il progetto presentatoda Esterni, aperto alla collaborazione di singolie di associazioni, prevede la gradualetrasformazione della cascina in un luogo che ospiti attività che “funzionino comemoltiplicatore di relazioni, di cultura e di solidarietà tra i cittadini”, fornendo spaziattrezzati fruibili per dare vita “ad un luogo che organizzi socialità, produca servizi e mettain comunicazione culture, ragioni, volontà e progetti”. La caccia ai tre milioni di euronecessari per la realizzazione è aperta. Positivi per ora i primi riscontri nel mondodell’associazionismo e alcuni appuntamentipubblici aperti ai cittadini del quartiere che hanno potuto valutare una anteprima della possibile trasformazione urbanistica e sociale del luogo.

DINOSAURIEMOTIVI NELPROSSIMOFUTURO

Dave Hampton è una vecchiaconoscenza nel mondo dellarobotica e dell’interazioneconsumer. Il suo Furby,nell’ormai lontano 1998,aveva goduto di una enormepopolarità (quaranta milioni di animaletti roboticidistribuiti nel mondo) causadel veto posto negli Usa dalla NSA, la National SecurityAgency statunitense, che temeva le “capacità di apprendimento” del primorobot domestico in grado di interagire con adulti e bambini. Non stupiscequindi che dal suo nuovoprogetto, il dinosauro“emotivo” Pleo, sia natorapidamente un filone che staper contagiare musei e scuole.Per l’inaugurazione nel 2010di “Pianeta Inquieto” a Dubai,primo parco tematicodedicato ad animali estinti in grado di interagireemotivamente con il pubblico,sono in realizzazione oltre un centinaio di prototipianimati e sensibili di animalipreistorici a grandezzanaturale, in grado di rispondereagli stimoli dei visitatori.Quindici anni dopo i carnivorivelociraptor abbandonatisull’isola di Jurassik Park,mansueti robot dallo sguardodolce si preparano all’incontrocon gli umani.

CARBURANTEECOLOGICODALLA CANNACOMUNE

Il biocarburante è allaseconda generazione. Il nuovobioetanolo utilizza infattil’Arundo Donax ovvero la canna comune. Quelli di prima generazione si basano sulla fermentazionedell’amido e dello zucchero,quelli di seconda utilizzanoparti non commestibili checontengono però cellulosa.

La prima conseguenzariguarda, dunque, il rincaro dei prezzi delle materie da cuisi ricava il bioetanolo, cioè mais e zucchero. La canna comunecresce un po’ dappertuttoanche in zone marginali e non è concorrente di mais e grano e garantisce guadagniinteressanti per i coltivatori.

Infine, la Ue stabilisce che chi vende carburanti deveaumentare progressivamentela quota di biocarburanti. Entro12 anni dovrà raggiungereil 10 per cento del totale. In Italia l’obbligo viene assoltocon il biodiesel, facile da produrre, ma ancora troppo caro a causa del prezzo degli oli vegetali.

www.zeroemission.eu

STOP ALLO SPRECO DI CIBO

Sono troppi gli sprechi di cibonel tragitto dal produttore al consumatore. Solo in Inghilterra si perdono 15 miliardi di euro di cibo.Spesso ciò accade perchél’etichetta che indica il tempoper consumare il cibo ci diceche è scaduto, anche se è ancora mangiabile. La presenza di una scadenza,infatti, non sempre e non per tutti i cibi, significa che a quella data il prodottosia effettivamente scaduto.

L’università di Manchesterper evitare questo spreco e la conseguente produzionedi CO2 ha messo a punto dei sensori che sono in gradodi rilevare presenze e tracce di un deterioramento del prodotto (ad esempio le muffe) e quindi di escluderloo meno dalla tavola.

Il principio è quello del riconoscimento di questesostanze mediante onde radio.I sensori si applicano come i codici a barre, le informazionivengono lette da un apparecchioche dà energia agli stessidispositivi. I sensori sarannosul mercato nel 2009.

www.manchester.ac.uk

DAL CASSONETTO AL DESIGN GRAZIE ALLA BOTTEGA 2.0

«Oggi conviene concentrarsi, più che suglioggetti e sui progetti, sui processi e sullerelazioni rispetto alle quali i progetti divengonodelle conseguenze. Il metaprogetto REsignprefigura una sorta di rivoluzione copernicanaper la quale il processo progettuale, da strumento al servizio della produzione,diventa mezzo per l’instaurarsi di relazionisensate: il senso di un oggetto non sarà quellodi essere più o meno bello ma nella capacitàche avrà di porsi come “creatore” di relazionidense e ad alto contenuto identitario. In quest’ottica, Noi ci proponiamo di adottareun approccio sostenibile alla progettazione sia da un punto di vista relazionale/socialeche ambientale».

Così i designer Andrea Magnani, Pier CarloMasotti e Giovanni Del Vecchio presentano il progetto REsign, atelier che riutilizza oggettiscartati dal processo produttivo, convertendoliin prodotti con nuova destinazione.

Il modello utilizzato è quello della bottega2.0 che lega in un network funzionale realtàmolto diverse tra loro: media, associazioni,istituti di formazione, attori economici,professionisti, mondo del riciclo e del riuso,ovvero soggetti che possiedono competenzedifferenti e che provengono da contesti diversi.

www.resign.it

BELLUNOECOSISTEMAURBANOIDEALE

Per il secondo annoconsecutivo è Belluno la cittàpiù ecosostenibile d’Italia. Lo ha decretato la 15esimaedizione di “EcosistemaUrbano”, indagine annuale di Legambiente e Sole 24 Oresulla qualità ambientale dei103 capoluoghi di provincia.

Belluno non primeggia in quasi nessuno dei parametriindicatori, ha però buoneperformance in tutti i settori,senz’altro superiori alla media.

I parametri consideratisono la qualità dell’aria, il sistema di raccoltadifferenziata della spazzatura,la quantità di rifiuti prodotta, i consumi dell’acqua, l’efficienzadella rete di trasporti pubblici e la dotazione di spazio per le bici e delle aree pedonali.

Seconda classificata è Siena, seguita da Trento,Verbania, Parma e Bolzano.Maglia nera invece per Frosinone, che occupa la coda insieme a Ragusa,Catania e Benevento. Decimoposto per Venezia, mentreFirenze si assesta al 15esimoposto e Bologna al 18esimo.Milano quest’anno migliora e si piazza al 49esimo posto,mentre Roma precipita al 70esimo.

www.legambiente.eu

| terrafutura |

Page 39: Mensile Valori n.64 2008

| A N N O 8 N . 6 4 | N O V E M B R E 2 0 0 8 | valori | 77 |

| indiceverde |

VALORI SOLAR ENERGY INDEX

UNTIAMO TUTTO SUL SOLE. A partire da questo numero di Valori abbiamo pen-sato di creare un indice azionario che comprenda solo imprese del solare.L’abbiamo chiamato Valori Solar Energy e ora, per due anni, seguiremo i suoi

rendimenti confrontandoli con il mercato. Siamo andati alla ricerca di titoli già noti aglioperatori del settore, come Solarworld o Q-Cells, integrando il portafoglio con società me-no conosciute. In totale sono venti imprese, checoprono tutte le fasi di produzione di un pan-nello solare. Dal silicio policristallino alle lineeproduttive, dalle cellule fotovoltaiche agli inver-ter, fino alla costruzione di centrali solari “chiaviin mano”. Come sempre si tratta di un gioco, chevi invitiamo a seguire ogni settimana. Abbiamoinvestito virtualmente mille euro in ogni impre-sa dell’indice. Mese dopo mese vi diremo comesta andando l’investimento e vi presenteremoun’impresa in particolare. La prima che mettia-mo in vetrina è la tedesca Centrotherm Photovol-taics, che sviluppa tecnologie per la produzionedi celle solari e silicio. Da inizio anno ha persopiù del 60% del proprio valore in borsa. Forse èproprio il momento giusto per comprare. .

Un nuovo indice solare

NOME TITOLO ATTIVITÀ BORSA CORSO DELL’AZIONE15.10.2008

Conergy Sistemi fotovoltaici GermaniaCentrotherm Photovoltaics Linee produttive per pannelli solari Germania Evergreen Solar Celle e moduli fotovoltaici USAFirst Solar Moduli fotovoltaici (film sottile) USAGT Solar Linee produttive per pannelli solari USAManz Automation Linee produttive per pannelli solari Germania Meyer Burger Seghe speciali per lavorazione pannelli Svizzera Phoenix Solar Costruzione di centrali solari GermaniaPV Crystalox Solar Silicio policristrallino Gran Bretagna Q-Cells Celle fotovoltaiche GermaniaRenewable Energy Corporation Silicio, celle, moduli fotovoltaici Norvegia Roth & Rau Linee produttive per pannelli solari Germania SMA Solar Technologies Inverter solari GermaniaSolar Millennium Solare termico Germania Solaria Moduli fotovoltaici Spagna Solarworld Celle e moduli fotovoltaici Germania Solon Moduli e sistemi fotovoltaici Germania Sunpower Celle e moduli fotovoltaici USASuntech Power Celle e moduli fotovoltaici Cina Sunways Celle e inverter solari Germania

4,24 €29,53 €3,51 $

123,56 $5,11 $

75,33 €164,10 CHF

30,49 €123,50 £36,08 €

82,50 NOK19,18 €44,74 €16,39 €3,04 €

19,92 €24,50 €34,75 $20,85 $2,80 €

UN’IM

PRES

A AL

MES

E

€ = euro, $ = dollari Usa, £= sterline inglesi, CHF = franchi svizzeri, NOK = corone norvegesi. Fonte dei dati: Thomson Financial. Sono presi in considerazione i prezzi di chiusura “aggiustati” per eventuali dividendi e split. Nota: Le imprese presenti nel Valori Solar Energy Index non sono necessariamente in linea con i criteri socio-ambientali utilizzati da Etica Sgr. La rubrica “indice etico” ha natura puramente informativa e non rappresenta in alcun

modo una sollecitazione all’investimento in strumenti finanziari. L’utilizzo dei dati e delle informazioni come supporto di scelte di investimento personale è a completo rischio dell’utente.

Pdi Mauro Meggiolaro

Ricavi [Milioni di euro]

108,54

Utile [Milioni di euro] 2006

2007

7,15

64

13,61 178

in collaborazione con www.eticasgr.it

Centrotherm Photovoltaic www.centrotherm-pv.de Sede Blaubeuren (Baden-Württemberg)

Borsa FSE – Francoforte sul Meno

Attività Centrotherm Photovoltaics è un’impresa tedesca specializzata nella creazione di linee di produzione complete per la costruzione di celle solari cristalline e moduli fotovoltaici a filmsottile. È stata fondata nel 2005, ma la società da cui ha origine, Centrotherm Elektrische Anlagen,è attiva nel solare già dal 1979.

25,05%

Redazione via degli Scialoia 300196 Roma - tel. 0636002516 www.lostraniero.net [email protected]

In questo numero:

SSiimmoonnee WWeeiill ee ggllii oobbbblliigghhiivveerrssoo ll’’eesssseerree uummaannoo

DDaa MMiillaannoo aa CCaasstteellvvoollttuurrnnoo::ccoossaa ssuucccceeddee iinn IIttaalliiaa??

OOggggii iinn AArrggeennttiinnaa

LLee eelleezziioonnii iinn AAnnggoollaa

LLaa CCiinnaa ddooppoo llee OOlliimmppiiaaddii

LLaa ssccuuoollaa ee llaa GGeellmmiinnii

LLeetttteerraa aa RRoobbeerrttoo SSaavviiaannoo

IInnccoonnttrroo ccoonn MMaarrccoo BBeecchhiiss

LLaa DDiivviinnaa CCoommmmeeddiiaa ddii RRoommeeoo CCaasstteelllluuccccii

101101

166,21

Numero dipendenti

Page 40: Mensile Valori n.64 2008

Polli e pomodori sul tetto di casa

Orti urbani

di Massimiliano Pontillo

OME RIMARRESTE ALLA VISTA DI UN CONTADINO CON LA ZAPPA IN MANO Sul terrazzo di un edificio? L’orto urbanoe il cibo local non sono più una moda per pochi ma col tempo potranno essere una risposta concretaai rincari. Philip Schilds, per esempio, è un agricoltore urbano e ogni mattina va sul tetto della sua casadi Londra a controllare i suoi otto alveari. Con tre raccolti riesce a produrre 225 chilogrammi di mielel’anno. Potrà sembrare bizzarro ma l’ecosistema cittadino piace alle api perché alcune piante di cittàtendono a fiorire per periodi più lunghi rispetto a quelle di campagna, e con maggiore varietà. Non stiamo di fronte a un caso isolato. Orti e allevamenti sugli spazi inutilizzati delle città, i tetti di casee grattacieli stanno diventando una moda (ecologica) in molti Paesi europei, ma soprattutto negli Usa.Dove le stesse strade di Brooklyn o dell’East Side che 100 anni fa profumavano di basilico e pomodori,coltivati sui balconi degli immigrati italiani, oggi ospitano decine di orti. Dal balcone di un albergo di Manhattan, al 28° piano del grattacielo di fronte, si vedono scorrazzare persino maiali e polli.

D’altra parte la popolazione mondiale cresce ogni anno di circa 80 milioni di persone; e, secondo le stime dell’Onu, nel 2050 gli abitanti del Pianeta saranno 9,2 miliardi, di cui l’80% in aree urbane.Nel maggio 2007 la popolazione che vive nelle città ha superato per la prima volta quella che abita in campagna. Un professore di scienze ambientali e microbiologia della Columbia University, Dickson Despommier, è convinto che il futuro dell’agricoltura si trovi nella “vertical farms”, ovvero

in coltivazioni sviluppate verticalmente in gigantesche bio-torriautosufficienti. Sta disegnando un grattacielo a New York dove a ogni piano si potranno coltivare ortaggi e frutta, ma ancheallevare polli e bestiame: 150 di queste torri basterebbero a sfamare i suoi 8 milioni di abitanti! In base al progetto,l’umidità che le piante emanano nell’aria viene assorbita da un impianto che produce 200 milioni di litri d’acqua all’anno.

Le eliche a vento poste sulle torri forniscono energia senza emettere Co2. Un habitat completamenteautosufficiente, a impatto zero. In Canada un’altra costruzione, la Toronto Sky Farm, promette di rivoluzionare il modo di coltivare. Il grattacielo sorgerà su una superficie di 1,32 ettari nel centrodella città e sarà in grado di produrre l’equivalente di ciò che si ricava da un terreno tradizionale di 500 ettari, e di sfamare 35 mila residenti all’anno. In tutto il mondo progetti di questo tipo si stanno moltiplicando. In Colombia, Thailandia e Russia, tetti e balconi ospitano frutta e ortaggi.L’Enviromental program dell’Onu stima che se a Pechino il 70% dei tetti venisse ricoperto di vegetazione, i livelli di anidride carbonica si ridurrebbero dell’80%. Ma oggi sono i Paesi scandinavi,la Germania, la Svizzera e l’Austria all’avanguardia, dove le sovvenzioni locali coprono anche il 50% dei costi. Con vantaggi molteplici: la vegetazione dei tetti assorbe l’acqua, evitando che straripi e causi inondazioni; oltre a proteggere il tetto contro le intemperie del clima.

In Italia lo sky farming non esiste ancora. Ma si sta diffondendo una nuova visione dell’architetturaurbana, dove la vegetazione si confonde con gli edifici. Sono in fase di progettazione, a Milano, due torri che saranno rivestite da circa 700 alberi. Serviranno a ridurre le temperature e a risparmiareenergia, aiutando a combattere lo smog grazie alle foglie che assorbiranno le polveri sottili. .

C

Lo “sky farming” non è piùsolo una moda per pochi. Al 28° piano di un grattacielodi Manhattan scorrazzano i maiali. E in Canada nasce la Toronto Sky Farm

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