Salutare 61

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mensile d’informazione per la Salute e il Benessere n° 61 Distribuzione Gratuita www.salutare.tel Vi diamo ascolto... Centro Acustico dr. Nicola Topo www.fonetop.it www.salutare.info Terapia Il rischio di steatosi nei diabetici di tipo 2 Nutrizione Sei intollerante? Attenzione alle etichette! Farmacia Assumere un farmaco: prima o dopo i pasti? Pedagogia La Dislessia Psicologia L’adolescenza tra rabbia e vergogna

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Salutare per la salute e il benessere. Rivista con elevata qualità dei contenuti, affidati ad alcuni dei più accreditati professionisti nel campo medico sanitario

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Tutti gli articoli hanno solo finalità informativa ed educativa, non costituiscono motivo di autodiagnosi o di automedica-zione e non sostituiscono la consulenza medica specialistica.

Sommario

5 News

28 Sociale

33 Ricevi Salutare

34 Eventi

13Riabilitazione

Alluce valgo Il cancro è una malattia tutta moderna

16Naturopatia

Il Metodo Malossi

14Pedagogia

Quando assumere un farmaco: prima o dopo i pasti?

18Farmacia

La dermatologia omeopatica nel terzo millennio

20Dermatologia

Quando mancano le parole

21Logopedia

Sei intollerante? Attenzione alle etichette!

10Nutrizione

La conservazione degli alimenti

9Alimentazione

Verruca plantare HPV (Human Papilloma Virus)

12Podologia

Salutare + BabyMagazine

sono in distribuzione gratuita

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Salutare + BabyMagazine

FoniatriaAutismo come...

TerapiaIl rischio di steatosi nei diabetici di tipo 2

TecnologiaIl termometro

PsicologiaL’adolescenza tra rabbia e vergogna

SanitàConvenzione per i diritti dell'Uomo

PedagogiaLa Dislessia

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Pubblicazione mensile Anno VI n° 61 - 2011Distribuzione gratuitaReg. Tribunale Avin data 15/01/2004 N° 419

Tiratura: 20.000 copieEditore: Ass. Culturale Salutare

Direttore Responsabile: Angela RomanoRedazione: Maria Paola ApreaProgetto grafi co: Promova Coop. Soc. OnlusArea web: Carmine Serino

Collaborazioni: dr.ssa A. Venezia, dr.ssa R. Melillo, dr.ssa M. Frandina, dr. P. Peluso, dr.ssa L. Pagano, dr. G. Pistillo, dr.ssa L. Gentile, dr. A. Sabato, dr. A. Del Sorbo, dr.ssa Elisa Salvi, dr. M. Borghese, dr. A. Spidalieri, dr. Jean-Michel Petit,avv. T. Tomeo, dr.ssa S. Scassa.

Contatti: www.salutare.telsito: www.salutare.infoe-mail: [email protected]

contatto skype: salutare.infoTel.: 0825.74603

Contributi: c/c postale n° 55117402intestato all’Ass. Salutare via Due Principati, 278 Avellino

Stampa: Paper Press

Salutare è la rivista gratuita con diversi argomenti nell’ambito della salute e benessere: medicina, psicologia, farmacia, alimentazione, ambiente e tanti altri.

Si avvale della collaborazione di professionisti del settore che mettono a disposizione le pro-prie conoscenze al servizio di tutti i cittadini.

Partecipare a SALUTARE significa sostenere un’iniziativa culturale intrapresa per sensibi-lizzare alla salvaguardia del benessere comune e di fornire ai lettori oltre ai servizi, il supporto da consultare per essere sempre aggiornati.

Un’Azienda che usufruisce di uno spazio su Salutare ha la possibilità di comunicare ai lettori le strutture, i servizi, le iniziativesulla SALUTE e il BENESSERE.

Il materiale grafi co e redazionale deve pervenire entro il giorno

10 del mese precedente alla pubblicazione.

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SalutareVia Due Principati, 278 83100 Avellinoinfo: tel. 0825 74603e-mail: [email protected]

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Gentile Redazione Da qualche settimana ho appena scoperto di essere intollerante al lattosio e glutine, e non posso consumare zucchero. Vorrei essere documentata in proposito perché non ho ancora ben capito la differenza tra allergia e intolleranza alimentare, i sintomi e soprattutto, scoperto l’alimento da elimi-nare, dove posso acquistare i prodotti che ne contengono e cosa dovrò guardare sulle etichette. Ho tanti dubbi, potete aiutarmi?

Purtroppo per l'intolleranza al lattosio non c'è una vera e propria marca, come per i prodotti per chi soffre di celiachia, devi leggere gli ingredienti sulla confezione, attenzione che anche i salumi e gli insac-cati possono contenere glutine e lattosio. Ricorda, se non lo sai, che per intolleran-za al glutine accertata, cioè certifi cata da colonscopia con biopsia duodenale, ci sono le agevolazioni fi scali, ed hai un buono dal-lo stato per fare la spesa in farmacia, in ogni caso, su questo sito www.salute.gov.it/alimenti/resources/documenti/dietetica/A2%284%29.pdf puoi consultare il pron-tuario del ministero della salute per tutti i prodotti concedibili ai celiaci.

Potrai trovare anche le liste di quelli per le intolleranze al lattosio.A pag. 10 troverai un interessante articolo su cosa prestare attenzione quando acqui-sta un prodotto.

Gentile redazione di Salutare, mi potete dare una mano?Ho 47 anni e dall'inizio del 2010 ho cominciato ad accusare dolori in varie zone del corpo.

Dopo una radiografi a che escludeva pro-blemi di artrosi, mi è stato consigliato di farmi visitare da un posturologo, cosa che non ho fatto. "In effetti mi trascuro molto".Però ora durante la notte mi si intorpidi-scono entrambe le mani e penso di dover-mi dare da fare.

Provo giovamento se faccio uno stretching dolce la sera (ogni tanto) ma non risolvo se faccio troppa attività fi sica, dopo un giorno ho dolori fortissimi alla schiena.Grazie e saluti da Laura

Cara Laura, di seguito la risposta fornita dalla dr.ssa L. Pagano - FisiatraSperiamo sempre di esservi utili.Scriveteci per chiedere consigli, informazio-ni e per avere le risposte dal nostro staff di specialisti.

Gentile lettrice, il quadro che Lei descrive potrebbe essere quello di una Sindrome Fibromialgica che rientra tra i reumatismi extraarticolari.La diagnosi di sindrome fi bromialgica è basata sulla presenza di dolore diffuso in combinazione con la presenza di tender points evocabili alla digitopressione.

Non vi è alcun esame di laboratorio o radiolo-gico che possa diagnosticare la fi bromialgia.Per un corretto inquadramento diagnostico e quindi terapeutico le consiglio pertanto di rivolgersi ad uno specialista fi siatra o reumatologo che sicuramente le darà una risposta adeguata.

4 www.salutare.info

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News

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A Siena identifi cata nuova malattia polmonare

Rischio autismo con gravidanze ravvicinate.

Studio, su pazienti con sindrome di Rett anche con il canto. Una nuova malattia polmonare è stata identifi cata nelle pazienti con sindrome di Rett, una malattia neurologica che colpisce soprattutto le bambine: la scoperta è stata effettuata al policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena.

Lo studio, realizzato da un'equipe multidisciplinare, spiega una nota, è nato dall'osservazione della reazione delle bam-bine a esperimenti di stimolazione sensoriale, attraverso il canto, con il cantante Matteo Setti. (ANSA)

Le donne che concepiscono nuovamente entro 12 mesi dalla precedente gravidanza hanno un rischio tre volte più alto di dare alla luce un bambino con autismo. È quanto emerge da uno studio pubblicato su Pediatrics da ricercatori della Columbia University che, tuttavia, minimiz-zano l'allarme: ''si tratta di una statistica, che si aggiunge al consiglio di aspettare almeno un anno tra una gravidanza e l'altra anche per evitare altri rischi noti come le nascite pretermine e il basso peso del neonato”. Lo studio si riferisce a circa 663mila bambini nati in California tra il 1992 e il 2002. I bambini nati a meno di 12 mesi di distanza dalla nascita di un fratello più grande corrono un rischio 3/4 volte più alto rispetto ai coetanei. Il rischio si riduce quanto più si allontana il tempo della seconda gravidanza: tra 1 e 2 anni è 1, 9 volte maggiore, men-tre se l'intervallo supera i 2 anni il rischio sale di 1, 2 volte. Tra le possibili cause poche scorte di nutrienti per lo svi-luppo del nuovo feto, tra cui acido folico e ferro. (ASCA)

Il via a Londra per la sperimentazione.Colesterolo alto e ipertensione, da domani si curano con una sola pillola. Si chiama polipillola, è stata rea-lizzata nel 2003 grazie al lavoro di Nicholas Ward e Malcolm Law dell'Istituto di Medicina Preventiva Wolfson della Queen Mary University di Londra, ed è in fase di speri-mentazione nel Regno Unito dove cento persone la testeranno per verifi carne effi cacia e sicurezza.

Se i risultati saranno quelli spera-ti, la polipillola dovrebbe manda-re in pensione blister, compresse dimezzate e terapie organizzate in base agli orari.Una sola compressa conterrà 4 prin-cipi attivi utili per tenere sotto

controllo colesterolo e pressione. La sperimentazione è ai banchi di partenza: cento volontari con più di 55 anni assumeranno per dodici settimane la polipillola (che contiene una dose di simva-statina, per il controllo del cole-sterolo, mezza dose di losartan e amlodipina, contro l'ipertensione, e idroclorotiazide, un diuretico che abbassa la pressione), per le suc-cessive 12 settimane assumeranno un placebo e infi ne assumeranno nuovamente la polipillola per due anni, al fi ne di valutarne l’effetto su lungo periodo.

Al termine dei due anni, se la speri-mentazione avrà dato buoni risulta-ti, la polipillola potrà essere messa in commercio.

Polipillola in arrivo

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Ricerche nell’Ospedale San Carlo di Potenza.

Si stanno effettuando nell’Ospedale San Carlo di Potenza venti ricerche per la spe-rimentazione farmacologica in ambito oncologico.

Tra queste, la struttura regionale si col-loca al secondo posto in Italia (e al nono in Europa) per uno studio sugli effetti critici dell’Aspertin per l’apparato car-diocircolatorio e al secondo posto nel mondo per l’analisi sull'uso del Casopiant (un antiemetico) su pazienti sottoposti a radioterapia.

I ricercatori del San Carlo, inoltre, hanno studiato gli effetti dello Star (un adiu-vante della terapia del retto), i cui risul-tati saranno pubblicati sul “Journal of chimica oncology”.

Alle ricerche sull'Aspertin (per un par-ticolare tipo di tumore alla mammella) hanno partecipato circa 500 centri euro-pei, di cui un centinaio in Italia.Il San Carlo, scritto in una nota, “pur avendo aderito al protocollo di ricerca dopo un anno e mezzo dal suo avvio, con 48 pazienti monitorate, si colloca al secondo posto in Italia, dopo l’Istituto tumori di Torino e a pari merito con il Regina Elena di Roma”.

“L'attività di ricerca e sperimentazione - ha detto il direttore generale del San Carlo, Giovanni De Costanzo – sul fronte delle innovazioni terapeutiche consen-te di offrire ai pazienti lucani l’acces-so a protocolli d’avanguardia a livello internazionale.

lagazzettadelmezzogiorno.it

I fumatori incalliti di mezza età sembrano correre più del doppio del rischio di avere una malattia degenerativa come l’Alzhei-mer e altre forme di demenza due decen-ni dopo, secondo un rapporto comparso online e che sarà pubblicato nel numero cartaceo del 28 di febbraio di Archives of Internal Medicine.Anche se il fumo aumenta il rischio della maggior parte delle malattie e di morte, alcuni studi hanno mostrato una riduzione del rischio di malattia di Parkinson e altre malattie neurodegenerative tra i fumatori. “Il legame tra fumo e rischio di malattia di Alzheimer, il sottotipo più comune di demenza, è stata abbastanza controversa, con alcuni studi che suggeriscono che il fumo riduce il rischio di deterioramento cognitivo”, scrivono gli autori.Minna Rusanen, dell’Università di Finlandia orientale e ricercatrice presso il Kuopio

University Hospital, in Finlandia, analiz-zando i dati di 21.123 membri di un siste-ma sanitario che hanno partecipato a un sondaggio tra il 1978 e il 1985, in un’età tra i 50 e i 60 anni .

Le diagnosi di demenza, il morbo di Alzheimer e la demenza vascolare sono stati monitorati dal 1 gennaio 1994 (quan-do i partecipanti avevano una media di 71,6 anni di età), al 31 luglio 2008.Ad un totale di 5.367 partecipanti (25,4 per cento) è stata diagnosticata una forma di demenza durante una media di 23 anni di follow-up, tra cui 1.136 con malattia di Alzheimer e 416 con demenza vascolare. Coloro che hanno fumato più di due pac-chetti al giorno in mezza età avevano un elevato rischio di demenza globale e anche di ciascun sottotipo, la malattia di Alzheimer e la demenza vascolare, rispetto

ai non fumatori. Gli ex fumatori, o coloro che fumavano meno di mezzo pacchetto al giorno, non sembravano essere stati soggetti ad un maggiore rischio.Quindi, associazioni tra il fumo e la demen-za non variano tra le diverse etnie o col sesso. Chi fuma è ben noto a rischio di ictus e, può contribuire al rischio di demenza vascolare con meccanismi analoghi, osser-vano gli autori.Inoltre, il fumo contribuisce allo stress ossida-tivo e all’infiammazione, che si ritiene essere importante nello sviluppo dell’Alzheimer.

gaianews.it/salute/fumare-molto-nella-mezza-eta-comporta-rischio-di-demen-za-nella-vecchiaia

Rischio di demenza nella vecchiaia per chi fuma molto nella mezza età.

News

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News

Struttura esoscheletrica.

Quello che fi no a poco tempo fa rappresentava un sogno potrebbe dai prossimi anni trasformarsi in realtà grazie all'impiego di una struttura 'esoscheletrica' attual-mente in sperimentazione al cen-tro riabilitativo Villa Beretta di Costa Masnaga dell'ospedale Valduce di Como. Infatti, l'equipe del dottor Franco Molteni, specialista in riabilita-zione e direttore clinico di Villa Beretta, da luglio, ha avviato la sperimentazione dell'esoschele-tro su 12 pazienti.

Un'avveniristica tecnologia che consente ai pazienti con lesio-ni midollari complete di ripren-dere a camminare attraverso il funzionamento di alcuni motori opportunamente collegati all'ar-matura esterna, simulando così il movimento delle giunture e degli arti.

Meccanismo, solo all'apparenza fantascientifi co che sta riscuo-tendo risultati incoraggianti anche in una clinica statuni-tense di Philadelphia. Per questi pazienti il recupero del cammi-no, ha impegnato moltissimo i ricercatori negli ultimi decenni.

Con i sistemi passivi sino a oggi impiegati sembrava impossibile riuscire in questa impresa - spie-ga Molteni -. Questa tecnologia è in grado di sostenere il paziente in posi-zione eretta simulando il movi-mento dei muscoli attraverso il funzionamento di motori inseriti nell'esoscheletro e comandati da un telecomando capace di dare il via alla sequenza tipica del cammino".

Prima del suo arrivo a Villa Beretta, questa particolare tecnologia robotica è stata testata dal 2001 dall'ingegnere paraplegico isra-eliano Amit Goffer e dal soldato Radi Kaiof, rimasto paralizzato in giovane età durante il servi-zio militare. Da qualche anno Kaiof sperimenta con successo questa struttura robotizzata che gli consente nella vita di tutti i giorni di alzarsi e sedersi su una sedia, camminare, salire e scen-dere le scale con grande natu-ralezza. L'esoscheletro, precisa Molteni, non rappresenta tutta-via la soluzione per riacquisire il movimento in tutti pazienti e non bisogna creare aspettative che potrebbero poi deludere. (AGI)

Epilessia malattia dimenticata.

“Maggiore attenzione si deve prestare all'epilessia, un distur-bo neurologico serio che interessa milioni di persone, ma che non ha l'attenzione pubblica e i fi nanziamenti per la ricerca che merita”.Lo afferma un editoriale pubblicato a gennaio 2011 su Neurology, la rivista medica dell'American Academy of Neurology.“Negli Stati Uniti l'attuale sorveglianza dell'epilessia è quasi inesistente, così come la raccolta di dati sulle nuove diagnosi - spiega Edwin Trevathan, preside della St. Louis University School of Public Health di St. Louis e membro della redazio-ne della rivista -. Di conseguenza non abbiamo buoni dati per lavorare, e alcu-ni dei nostri migliori ricercatori stanno analizzando dati che risalgono a 30-50 anni fa”. (ASCA)

Il continuo sviluppo nella basic science research in ortopedia ha permesso di comprendere i meccanismi che stanno alla base della degenerazione dei tessuti, della riparazione delle lesioni e delle ferite, oltre alla rigenera-zione di osso e tessuti.

In questo panorama di oppor-tunità biotecnologiche, la sfi da degli ortopedici è comprendere cosa sia realisticamente appli-cabile alla salute del paziente e cosa, invece, sia il futuro, ma non la realtà, della medicina. Per questo motivo, dal mondo dell’ortopedia viene la richie-sta di studi clinici rigorosi che

permettano di defi nire i paletti di ‘realismo medico’. Attenzione: il PRP accelera la guarigione non rigenera il tessu-to. In occasione del Congresso SIGASCOT, abbiamo intervistato Pietro Randelli, il ricercatore italiano che ha ricevuto quest’anno il prestigioso riconoscimento internazionale per lo studio pro-spettico randomizzato controllato “Platelet Rich Plasma (PRP) in Arthroscopic Rotator Cuff Repair. A Prospective RCT Study” che ha messo in evidenza l’indicazione specifi ca dell’uso del PRP nelle lesioni di spalla.

“Il ruolo del PRP è fondamentalmente quello di aumentare, enfa-tizzare ed accelerare la prima fase di guarigione dei tessuti – spie-ga l’esperto. – Signifi ca che non è verosimile ritenere che il PRP trasformi un tessuto che fa fatica a guarire in un tessuto nuovo che guarisce e ritorna rigenerato come prima della lesione. Il PRP non ha questa funzione mentre, invece, potrebbe essere il ruolo delle terapie cellulari con le staminali che però in questo momento non hanno una valenza scientifi ca suffi ciente per poter già essere utilizzate”.

Spalla meno dolore dopo l’intervento con il PRP.

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a cura della dr.ssa Antonella Venezia Nutrizionista

Alimentazione

La conservazione degli alimenti

La conservazione tende princi-palmente ad evitare la prolifera-zione di batteri, funghi, muffe e altri microorganismi che, all'inter-no dei cibi, tendono a produrre sostanze di scarto, tossiche per l'uomo provocando intossicazioni, infezioni e tossinfezioni.

Conoscere i rischi legati alla con-servazione del cibo è la chiave per ridurre al minimo potenziali malattie a trasmissione alimentare.

Tra le malattie a trasmissione alimentare di origine batterica, le più comuni sono quelle cau-sate da agenti patogeni come la salmonella, E. coli, Listeria monocytogenes, Staphylococcus aureus, Campylobacter, Shigella, o Bacillus cereus.

Questi organismi si trovano prin-cipalmente negli alimenti con-siderati ad alto rischio, alimenti con alto contenuto di umidità e di proteine, a bassa conserva-zione e rapido deterioramento, come carne rossa, pollame, pesce, latticini, uova, pesce, riso, pasta e i cibi pronti.

Carne cruda, rosse e bianche pos-sono contenere batteri come E. coli, salmonella, listeria, campylo-bacter e parassiti (il pollo), ma se subiscono un giusto processo di cottura, vengono eliminati. Va notato che la carne può con-taminare nuovamente se le con-dizioni per la movimentazione e lo stoccaggio non sono seguite in modo corretto.

Latte, pasta e pesce richiedo-no una particolare cura nella conservazione. Condividono in più l'alto fattore di rischio ad essere portatori di virus, batteri, agenti patogeni o parassiti.

Ci sono quelli considerati alimen-ti a basso rischio come i cereali, pane, olio, sale e zucchero, in cui il rischio di contaminazione con microrganismi patogeni è inferiore in quanto il loro con-tenuto di acqua è minore. Per ciò più elevato è il rischio, più sono necessari i controlli.

Uova Il rischio salmonella, viene eli-minato se le uova conservate in frigorifero e cucinate con cura per eliminare i batteri.

Frutti di mare Sono tra i cibi più deperibili. Come la carne cruda possono con-tenere batteri che sono distrutti soltanto dalla cottura. Hanno altri rischi come le bio-tossine, vibrio e metalli pesanti.Latte e prodotti lattiero-caseariIl latte crudo, formaggi e pro-dotti lattiero- caseari possono contenere E. coli, salmonella e la listeria. Con la pastorizzazione, questi batteri vengono eliminati.

Frutta e verduraQuesti alimenti freschi sono in contatto continuo con i batteri provenienti da fonti come l'ac-qua o la terra, possono essere

eliminati solo attraverso un rigo-roso processo di pulizia.

Pane, biscotti, cereali, pasta, miele, caramelleGli alimenti considerati a basso rischio sono più resistenti agli agenti patogeni, perché sono più stabili a temperatura ambiente. I rischi sono soggetti alle scarse pratiche di manipolazione ma anche alle caratteristiche del cibo, se hanno un basso conte-nuto di acqua, la loro acidità, in generale, lo zucchero e il sale aggiunto. Prodotti come le lenticchie ed il riso, le cui condizioni non consentono un buon sviluppo di microrganismi, sono a basso rischio ma se cucinati e conser-vati in modo improprio diven-tano ad alto rischio.

Prodotti pronti al consumoIn questi casi, è essenziale tenerli sempre in frigorifero e rispetta-re la data di scadenza. Con un alto contenuto di acqua, questi alimenti hanno un elevato rischio microbiologico, in parti-colare per quanto riguarda lo svi-luppo di Listeria monocytogenes. Le misure preventive per que-sti alimenti dovrebbero essere intensifi cati durante l'acquisto, la manipolazione, preparazione e conservazione.

Per garantire un'adeguata sicurez-za, soprattutto in settori come la pulizia, la separazione tra crudo e cotto e raffreddamento ad una temperatura adeguata.

Se non sono conservati correttamente, alcuni alimenti possono diven-tare pericolosi per la salute. La conservazione degli alimenti è un processo fondamentale della tra-sformazione alimentare che si prefi gge di preser-vare nel tempo l'alimento e le sue qualità organo-lettiche, nutrizionali e igieniche.

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Sei intollerante? Attenzione alle etichette!

Nutrizione

Le reazioni negative agli alimenti possono essere causate da allergia ali-mentare o intolleranza alimentare. L'allergia alimentare è una forma specifica di intolleranza ad alimenti o a componenti alimentari che attiva il sis tema immunitario.

Un allergene (proteina presente nell'alimento a rischio) innesca una catena di reazioni del sistema immunitario tra cui la produzione di anticorpi.

Gli anticorpi determinano il rilascio di sostanze chimiche organiche, come l'istamina, che provo-cano vari sintomi: prurito, naso che cola, tosse o affanno.

Le intolleranze possono provocare sintomi simili all'allergia (tra cui nausea, diarrea e crampi allo stomaco), ma le reazioni non coinvolgono nello stesso modo il sistema immunitario.

Esistono diverse tipologie di intolleranze alimentari.

Quelle enzimatiche sono determinate dall’inca-pacità, per difetti congeniti, di metabolizzare alcune sostanze presenti nell’organismo.

L’intolleranza enzimatica più frequente è quella al lattosio, una sostanza contenuta nel latte; la forma più comune di intolleranza al grano è la celiachia; un altro esempio di intolleranza dovuta alla carenza di un enzima è il favismo.

La sintomatologia associata alle intolleranze ali-mentari è piuttosto variabile: generalmente si riscontrano sintomi prettamente intestinali (dolori addominali, diarrea, vomito, perdita di sangue con le feci), raramente vengono colpiti altri organi.Le allergie, invece, poiché sono scatenate da mec-canismi immunologici, possono manifestarsi anche senza sintomi intestinali.

La sintomatologia legata alle intolleranze può in alcuni casi divenire cronica; le allergie posso-no avere anche complicanze più gravi, fi no allo shock anafi lattico.

Leggere con attenzione cosa contengono i pro-dotti che acquistiamo

Intolleranza alla carne di manzoNo a dadi, brodi, anche se di pollo, ragù, patè, e pasta fresca ripiena. Anche molti insaccati misti

contengono carne bovina, uno fra tutti la mor-tadella e i wurstel, (anche quelli di pollo, meglio evitarli).

Intolleranza alla carne di maiale, salumi in generale È importante non trovare scritto sulle etichette “grasso animale” e/o “strutto”.

Intolleranza al dado per i brodi Il dado è un alimento composto da diversi ingre-dienti, per cui è possibile che si sia intolleranti a uno o più dei suoi componenti: al sale in esso contenuto, oppure al glutammato monosodico in sigla (E621), o al tipo di carne contenuta, di manzo o di pollo.

Chi è invece intollerante al frumento oltre a elimi-nare pane e pasta e prodotti da forno (crackers, grissini, fette biscottate, pizze), dovrà fare a meno anche di besciamella e maionese industriale, cioè quella comprata. Quindi, no ai cibi con “leganti vegetali o cellulosici o addensanti”.

Per gli intolleranti al latte sull’etichetta non dovrà mai esserci: “siero di latte, lattoalbumina e lat-toglobulina, caseina, lattosio, proteine del latte o proteine vaccine”.

Intolleranza ai legumi Lontani da farina di carrube e di guar, che sono degli addensanti e dai “grassi vegetali idrogenati”.

Intolleranza a lecitina di soia e soiaOltre a eliminare latte di soia, olio di soia, salsa di soia, “proteine vegetali”, tamari, miso, tempeh, kokkoh, attenzione al latte in polvere, prodotti industriali, in cui la soia ormai è quasi sempre presente. No ai prodotti contenenti E322, emulsionanti rica-vati dalla soia. Margarine vegetali e oli vegetali, olio di semi, grassi vegetali.

Intolleranza al lievito Sia che si tratti di lievito di birra che di lievito chimico, è importante eliminare tutti i prodotti fermentati in qualche modo pane, cracker, fette biscottate e biscotti, grissini, dolci, pasticceria e

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Sei intollerante o allergico ad un alimento o sostanza? Hai da poco sviluppato un’intolleranza?

Scrivi a:[email protected] ti forniremo news e info su dove e come puoi acquistare.

panificazione in generale.Altri cibi, anche se non lievitati, da eliminare: funghi, tutti i formaggi, lo yogurt, le bevande fermentate come la birra, il vino, gli alcolici e il dado da minestra.

Intolleranza allo zucchero Occorre considerare sia lo zucchero normale da barba-bietola che quello di canna, e miele (verificare in studio l’effettività). Inutile elencare tutti i prodotti che possono contenere lo zucchero, soltanto invitiamo la lettura del-le etichette: “saccarosio”, “miele”, “zucchero invertito”, dolcificante naturale, zucchero grezzo.

Tuttavia fate attenzione ai seguenti prodotti in cui non ci si aspetterebbe la presenza dello zucchero:latte in polvere e condensato; yogurt alla frutta e alcu-ni yogurt bianchi; aperitivi vari, integratori salini per lo sport prodotti di panificazione; dadi da brodo e molte salse, perfino verdure in scatola. L’alternativa quale può essere? Senza eccedere nella quan-tità e, da non utilizzare sistematicamente, il fruttosio.

Intolleranza al fruttosioOccorre precisare che, generalmente, non è necessario eliminare la frutta fresca, ma limitarla nella quantità, e ad un solo tipo di frutta al giorno.

L’elenco dei cibi da evitare consiste in:frutta secca, miele e alcuni yogurt, frullati e marmella-te, vini, sidro, aceto, alcolici e birra. Il cereale più ricco di fruttosio è l’orzo. Le verdure che vanno considerate sono quelle ricche di fruttosio: aglio, cipolla, porri, carote, tartufo, cavoli di Bruxelles, broccoletti, spinaci, peperoni piccoli, cavol-fiore, cime di rapa.

Intolleranza all’uovo Naturalmente è da eliminare la pasta all’uovo; la maggior

parte dei biscotti, crostate, dolci e gelati; salse: maio-nese, tonnata, rosa, tartara, paté; prodotti impanati: in cui l’uovo fa da“legante”; liquori: Vov e simili. Come per il latte fate attenzione all’etichetta in cui sia riportato “ovoalbumina”.

Intolleranza al pesce L’intolleranza al pesce si estende necessariamente ai crostacei e ai frutti di mare. Naturalmente anche alla pasta di acciughe. Tra i prodotti industriali che ne contengono sotto forma di colla di pesce ci sono: dolci industriali, gelatine, come anche alcuni gelati, le cassatine, budino, panna cotta.

Intolleranza alle patate Sotto forma di fecola, la patata può essere contenuta in prodotti lavorati come numerosi snack nei sacchetti, biscotti, merendine e dolci, le focacce in genere con-tengono fecola di patate, molti prodotti liofilizzati, le salsette industriali, specie besciamelle, budini e cioc-colata pronta, verdure industrializzate sotto forma di vellutate e zuppe.

Leggete sempre le etichette: “legante vegetale o cellu-losico” o “ addensante” ecc..

Intolleranza ai grassi vegetali Si tratta degli oli vegetali come arachidi, mais, soia ecc. utilizzati per le più svariate preparazioni.Questo tipo di grassi è contenuto in quasi tutte le pre-parazioni industriali, a cui occorre dare la debita atten-zione: margarina, prodotti e cibi cotti preconfeziona-ti, pani speciali, fette per toast, pasticceria industriale, dadi per il brodo.

Leggete con pazienza le etichette: “grassi vegetali idrogenati e non idrogenati, oli vegetali misti o singoli, grassi trans esterificati".

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Podologia

Il virus infetta le cellule dello strato basale dell’e-pitelio, penetrando nel loro nucleo e introducen-do una proliferazione abnorme. Nel derma si instaura una reazione fl ogistica cronica, caratterizzata da proli-ferazione capillare.

Verruca plantare HPV (Human Papilloma Virus)

a cura del dr. Pietro PelusoPodologo e Posturologo

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Le verruche erano gia conosciute dagli antichi greci e romani ed oggi si calcola che a soffrire di verruche è quasi il 7% della popolazione. Con le nuove tecniche della biologia molecolare sono stati identifi cati più di 50 sottotipi di HPV (Human Papilloma Virus) ma soltanto alcuni di essi sono responsabili delle lesioni cutanee.

L’HPV è quindi un infezione di origine virale cau-sato dall’agente virale Papovavirus che attacca esclusivamente la razza umana.

Il termine è stato coniato utilizzando le prime due lettere delle tre diverse specie di virus simili in diverse specie di mammiferi: -Papilloma nell’uomo, -polioma nel topo, -vacuolating nelle scimmie.

Il contagioSi verifi ca nella maggior parte dei casi per con-tatto diretto, che deve avvenire però ove ci sia una soluzione di continuo della cute. Inoltre un’altra forma di contagio può avvenire attraverso le squame delle verruche che entrano in contatto con zone umide (bordi delle piscine, asciugamani etc.), sebbene tuttavia sia dimostrato che il virus all’esterno sopravviva poco.

Fattori predisponenti I fattori predisponenti all’infezione sono dovuti allo stato immunitario del soggetto che entra in contatto con il virus, è stato scoperto che il virus attacchi più facilmente persone in forte stato di stress, i bambini che soffrono di “dermatite ato-pica” e i soggetti affetti da AIDS.

Il decorsoDal momento del contagio il decorso è abbastan-za lungo e tutto varia dalla capacità dell’organi-smo di difendersi dall’aggressione, di norma le verruche hanno un periodo di inoculazione che varia dai 2 ai 6 mesi, durante i quali si riscontrerà un piccolissimo puntino facilmente scambiabile con un’ipercheratosi, che nel corso del tempo potrà prendere dimensioni notevoli.

Nel 60% dei casi le verruche sono asintomati-che e regrediscono spontaneamente, in alcuni casi sono stati dimostrati periodi d’inoculazione anche di due anni.

Queste verruche non dovranno essere trattate ma solamente tenute periodicamente sotto controllo. Tutte le verruche possono essere recidive. HVP1 (Verruca Plantare) Si presenta come un tiloma con un fi ttone ben defi nito e dai bordi alti e circoscritti. Al di sotto della superfi cie vi si trovano picco-li puntini rossi che corrispondono ai capillari trombizzati.

Terapia Non esistono in commercio farmaci antivirali contro il papomavirus e la terapia consta nella distribuzione o nella rimozione delle cellule che contengono il virus o nello stimolare una risposta immunitaria antivirale.

La terapia più diffusa è la cauterizzazione chi-mica con molteplici metodi.

I più utilizzati sono: - la crioterapia- i composti con acido salicilico - matita a base di nitrato d’argento- acido nitrico fumante.

Verruche come prevenirle - buona igiene del piede - uso di ciabatte durante la doccia in luoghi pubblici - non utilizzare le salviette di altri - controllare eventuale macerazione plantare.

Profi lassi in caso di verruca - evitare di camminare scalzi - disinfettare la doccia dopo essersi lavati - utilizzare le scarpe con le calze - evitare l’auto medicazione - non sottovalutare la lesione e farsi seguire da personale esperto.

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L’alluce valgo è una de-formazione caratterizzata dall' allontanamento della testa del primo metatarso dalle altre.

Problematiche ed aspetti terapeutici

Riabilitazione

a cura di dr.ssa Lucia Pagano - Fisiatra

Alluce valgo

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scrivi a:@

Il sintomo principale è il dolore. In seguito si manifesta tume-fazione e arrossamento.

Nella fase iniziale il trattamento può essere di tipo conservativo mentre nei casi più gravi deve essere valutata la possibilità de ricorrere all’intervento chirurgico.

La defi nizione Tecnicamente l’alluce valgo è la deviazione verso “l’esterno” del primo dito del piede, che si avvi-cina al secondo dito e, nei casi più gravi arriva a sospingerlo in fuori o a sovrastarlo.

Quando l’alluce diventa “valgo”, la prima articolazione metatarso-falangea forma un angolo ottuso, detto di valgismo, da cui prende nome la deformità, ed emerge quindi la “testa metatarsale”, in molte regioni d’Italia comu-nemente denominata “cipolla”, cioè quella tipica protuberanza ossea che spesso risulta rossa e dolorante per via degli sfrega-menti e dei disagi meccanici a cui è inevitabilmente sottoposta ogni giorno.

Le cause e la prevenzione Le cause sono molto probabil-mente genetiche. Spesso tuttavia risulta causato da condizioni come: malattie reumatiche, patologie neuro-muscolari, interventi chirurgici e particolari conformazioni del piede (piede piatto).

Bisogna inoltre tuttavia stare attenti alle scarpe che si indos-sano, infatti l’uso di calzature

sbagliate è tra le situazioni più frequenti di peggioramento dell’alluce valgo.

È consigliabile l’uso di scarpe comode, in morbida pelle e con la punta larga, con un tacco che non superi i 4 cm.

DiagnosiA livello diagnostico è fondamen-tale, oltre alla visita ortopedica ed alla raccolta di una accurata anamnesi, l'esecuzione di radio-grafi e in carico (cioè in stazione eretta, non sdraiati) di entrambi i piedi, nelle proiezioni AP e LL.

L’approccio terapeuticoEsistono diversi tipi di intervento

chirurgico di correzione del-la deformità dell'alluce valgo, isolati o associati a procedure per altre patologie concomitanti delle dita (ad esempio il dito a martello). Ortopedici e Fisiatri sostengono giustamente che l’alluce valgo è da operare soltanto se la sua

presenza può peggiorare la qua-lità della vita e non solo per un difetto estetico.

Va pertanto tentato il tratta-mento conservativo che preve-de la prescrizione di un buon plantare oppure il ricorso alle ortesi compensatorie in silicone sportiva compresa la corsa.

• Prima settimanaIl trattamento chirurgico viene eseguito in Day hospital, non essendo necessario ricovero, anche in caso di procedura bilaterale. Già il giorno dell’intervento, mediante l'uso di una scarpa speciale che scarica il peso del corpo sul calca-gno, chiamata scarpa di Baruk.È possibile poggiare i piedi in terra per esegui-re piccoli spostamenti in casa, strettamente necessari per l'igiene personale. È opportuno utilizzare una stampella dalla par-te opposta a quella del piede operato per circa 10 giorni dopo l’intervento. Se l’intervento è bilaterale bisognerà ovvia-mente utilizzare due stampelle.

• Seconda settimana All'inizio della seconda settimana il paziente esce di casa per recarsi al primo controllo medico. Cammina a piatto, con cautela ma senza biso-gno di ausili e autonomamente. Nel corso della

visita viene cambiata la medicazione e ridotto il bendaggio. Durante la seconda settimana il paziente rimane in casa, libero di spostarsi da un ambiente all'altro.

• Terza e quarta settimana Dopo 15 giorni si torna a visita per rimuovere i punti di sutura e il bendaggio. A questo punto il piede è libero, può essere bagnato e possono essere indossate calzature comode tipo da ginnastica.

• Secondo mese Trascorsi trenta giorni dall'intervento la deam-bulazione può essere ripresa senza limitazioni. Non è necessaria fi sioterapia, ma se eseguita accelera i tempi di recupero.

• Terzo meseLa consolidazione è completa, può essere ini-ziata l'attivita'

Il recupero post-operatorio

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Il Metodo Malossi

Pedagogia

Il Metodo Malossi fu ideato e messo a punto agli inizi del Novecento del secolo scorso e prende i l nome da Eugenio Malossi, l’educatore ita-liano che lo inventò.

a cura del dr. Gerardo Pistillo Pedagogista Clinico

Un valido aiuto per le persone con diffi coltà gravi nella percezione visiva, uditiva e nell’espressività verbale

Un Metodo di straordinaria effi cacia nell’ambito della comunicazione corporea tra persone cosid-dette sordocieche e/o sordo-cieco-muti.

Incentrato sulla conversazione tattile, sull’utiliz-zo delle mani e del tatto come fonte primaria di stimolazione, il Metodo Malossi favorisce la relazione dialogica e si presenta come un valido strumento in grado di vicariare le funzioni del linguaggio orale.

Da un punto di vista strettamente tecnico, è impor-tante capire come funziona il Metodo Malossi.

Esso si basa innanzitutto sulla conoscenza ‘pun-tuale’ della mappa topografi ca dell’alfabeto distribuito sull’intera superfi cie del palmo della mano, sulle falangi, sulle falangine e sulle falan-gette, individuando i punti specifi ci in cui sono collocati i singoli simboli alfabetici.

Per una conoscenza topografi co-alfabetica della mano, è necessario sottolineare che nella zona inferiore dei polpastrelli sono collocate le let-tere che vanno dalla A alla E, mentre alla zona delle falangi corrispondono le seguenti lettere dell’alfabeto: F, V, X, Y, Z. Nella parte superiore dei polpastrelli troviamo invece le lettere che vanno dalla P alla T. Nella parte alta del palmo della mano sono infi ne collocate le seguenti lettere: L, M, N, O, U, W, K.

Il Metodo prevede che ogni interlocutore, con-siderando la mano di chi riceve il messaggio alla stregua di una macchina da scrivere, debba uti-lizzare due modalità o tipologie di stimolazio-ne tattile. Egli dovrà infatti toccare le lettere evidenziate in nero nella fi gura e pizzicare leggermente le lettere riportate in azzurro, ai fi ni di una giusta connotazione dei diversi aspetti grammaticali e dei simboli alfabetici. In altri termini, le lettere A-B-C-D-E-F-G-H-I-J-L-M-N-O-K

si toccano soltanto, mentre le lettere P-Q-R-S-T-U-V-X-Y-Z si devono leggermente pizzicare.

La distribuzione delle lettere avviene in forma sequenziale dal pollice al mignolo secondo i seguenti gruppi e posizioni:- dalla A alla E nella zona dei polpastrelli (tocco)- dalla F alla J nella falange media (tocco)- dalla K alla O nella zona dell’articolazione del-le dita (tocco)- dalla P alla T nella zona dei polpastrelli (pizzico)- dalla U alla Z nella zona dell’articolazione delle dita (pizzico)- l’unica eccezione è la lettera W che si rappre-senta pizzicando il punto situato nella parte alta del palmo della mano tra l’indice e il medio.Per completezza è necessario sottolineare come il sistema numerico venga composto tenendo conto della collocazione dei numeri che vanno da 0 a 9. Questi ultimi sono situati negli stessi punti del-la mano corrispondenti alle prime dieci lettere dell’alfabeto: A = 1, B = 2, C = 3, D = 4, E = 5, F = 6, G = 7, H = 8, I = 9, J = 0, ed è evidente che solo dall’argomento e dal contesto discorsivo si potrà capire se il punto toccato dall’interlocutore corrisponda al numero o alla lettera. Aspetto che va tenuto presente anche per la pun-teggiatura, deducibile dal contesto dialogico, dall’argomento e dall’intensità emotiva trasmessa dalla pressione tattile più o meno accentuata.

In questo modo le persone in diffi coltà che fan-no uso del sistema Malossi sono facilitati nella comunicazione, ossia nell'audizione tattile e nella pronuncia tattile di singole parole, di frasi e di interi discorsi, e riescono pertanto a ‘parlare’ e a ‘dialogare’ tra di loro con disinvoltura. Da un punto di vista pratico, il Metodo Malossi presenta un ulteriore grande vantaggio, si pre-sta bene anche alla comunicazione tra persone che presentano diffi coltà uditive, visive e verbali con quelle che invece vedono, sentono e parlano

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‘normalmente’, anche grazie all’utilizzo, se necessario, di un guanto che riporti disegnate le lettere dell'alfabeto.

Il Metodo Malossi è dunque un valido strumento didattico in grado di aiutare le persone in diffi coltà a manifestare se

stessi in libertà e autonomia. La sua azione maieutica consente infatti di ‘tirar fuori’, ‘far emergere’ e comunicare la propria interiorità, di estrofl ettere se stessi, di offrire in lettura al prossimo quel mon-do variegato di vissuti autobiografi ci di cui ogni essere umano è portatore.

Mobilità autonoma dei disabili visivi.La più recente iniziativa dell'Associazio-ne Disabili Visivi concerne una massic-cia campagna informativa e culturale ed una pressione politica molto serrata per il rispetto e l'applicazione delle norme che concernono la piena accessibilità di spazi ed edifi ci, pubblici o aperti al pubblico, anche da parte dei disabili visivi.

Lo sforzo maggiore che l'Associazione sta compiendo, consiste nel diffondere la conoscenza delle norme in materia, mol-to avanzate e ben articolate, ma purtrop-po quasi sempre del tutto sconosciute da parte degli addetti ai lavori (progettisti, direttori dei lavori, collaudatori e uffi ci tecnici dei Comuni) che sono proprio quel-li che sarebbero obbligati ad applicarle.

FonomaticaInfotel è il nome con il quale nel 1993 l'As-sociazione Disabili Visivi, prima in Italia, ha inaugurato un sistema informativo auto-matico computerizzato a disposizione dei non vedenti italiani.

Caratteristica di tale sistema è la sua inte-rattività, che consente ai fruitori, non solo di attingere notizie e informazioni, ma anche di immettere richieste e di parte-cipare a dibattiti.

Chiamando al numero 068550201oppure cliccando su "Ascolta i contenuti della fonomatica ADV" si possono ricevere informazioni e partecipare alle discussioni.

BarriereRequisiti di un linguaggio tattile.Un sistema di guida tattile, per essere veramente utile ed effi cace, deve pre-sentare dei precisi requisiti, quali la sua sicura riconoscibilità sotto i nostri piedi, l'indicazione univoca della direzione da seguire e l'impiego di codici informativi di facile comprensione.Non risponde a tali requisiti, ad esempio, una striscia di pavimento differenziato con una qualunque superfi cie, anche se ben percepibile; infatti un tale sentiero ci consente di comprendere la direzio-ne da seguire attraverso un messaggio negativo: "se a un certo punto non senti più sotto i piedi questo tipo di rugosità, vuol dire che stai sbagliando direzione".

La conseguenza sarà un incedere a zigzag, che ci porterà ogni tanto anche ad usci-re per brevi tratti dal percorso stabilito. Al contrario si ha un messaggio positivo quando la differenziazione contiene in se stessa l'informazione direzionale, come avviene quando essa consiste in canalet-ti paralleli al senso di marcia. In questo caso, infatti, la marcia avverrà seguendo una perfetta linea retta, senza indugi e

tentennamenti, potendo anche inserire la punta del bastone bianco in uno dei canaletti e usarlo come un binario. Questa facilitazione rende molto più age-vole e veloce la marcia guidata.A tali condizioni risponde pienamente il lin-guaggio denominato Linea di Orientamento Guida e Sicurezza (LOGES), che consiste in un sentiero di 60 cm di larghezza, in gomma speciale per interni o per esterni, o in piastrelle di granito-gres o di materia-le lapideo, che reca una serie di canaletti ben percepibili sotto i piedi con il senso cinestesico oltre che con quello tattile plantare e con il tatto manuale tramite il bastone bianco.

Naturalmente, poichè comunque la cor-retta direzione viene indicata dalle scana-lature del percorso-guida tramite il senso tattile plantare, il bastone potrà anche essere utilizzato secondo la nota tecnica pendolare o con quella ad arco.

Su tale sentiero un non vedente puo' cam-minare velocemente e in totale sicurezza, dato che non rischia di deviare dal per-corso che deve seguire, poichè ad ogni passo riceve conferma del suo essere in asse con i canaletti. Inoltre le svolte e i punti in cui ci si deve fermare sono chia-ramente indicati e ben percepibili.

*Link utile: www.disabilivisivi.it

Approfondimenti

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Il cancro è una malattia tutta moderna

Questo è quanto ha con-cluso un gruppo di ricer-catori dell'Università di Manchester dopo aver analizzato quasi un mi-gliaio di mummie dell'an-tico Egitto e del Sud America.

Naturopatia

a cura della dr.ssa Luisa Gentile Naturopata

È una malattia provocata dagli eccessi della vita moderna.

Dalla ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Reviews Cancer, è emerso che solo una piccolis-sima parte delle mummie sof-friva di cancro.

Oggi questa patologia rappre-senta quasi un terzo dei decessi. Questi risultati suggeriscono che potrebbero essere i moderni stili di vita e i livelli di inquinamento delle industrie la causa princi-pale della malattia.

Lo studio ha mostrato quanto il tasso di insorgenza dei tumori è aumentato drasticamente dopo la Rivoluzione Industriale, in par-ticolare il cancro nei bambini, dimostrando che l'aumento non è dovuto al fatto che le persone vivono più a lungo.

Ma come possiamo curarci?Secondo uno studio del 2004, pubblicato su Clinical Oncology, il contributo della chemioterapia antitumorale alla sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi di cancro non è superiore al 2%; il che signifi ca che la chemiotera-pia antitumorale è totalmente ineffi cace nel raggiungere lo sco-po per cui viene somministrata.

Questo studio è una raccolta di indagini pubblicate su diverse riviste scientifi che e analizzate collettivamente con metodi sta-tistici; esso riunisce i maggiori studi clinici sull’impiego del-la chemioterapia effettuati in

Australia e negli Stati Uniti, dal 1990 al 2004 ed è riferito ad un totale di 225.000 pazienti affetti da 22 tipi diversi di tumore, trat-tati con farmaci antitumorali.

Nonostante la speranza di vita sia imputabile solo alla scoperta precoce della malattia, il mondo accademico non allarga gli oriz-zonti e sforna esperienze dicia-mo alternative. Ma quali sono i medici che in questi ultimi anni si sono impegnati nelle ricerche di teorie alternative o comple-mentari alla chemioterapia?

Il dottor Hamer nato in Germania nel 1935, valente oncologo, in seguito alla perdita di un fi glio per omicidio, sviluppò un cancro ai testicoli.

Lavorando come primario in gine-cologia nella clinica oncologica universitaria di Monaco, gli ven-ne il dubbio che la sua malattia potesse essere in rapporto allo choc della morte di suo fi glio. Riuscì a raccogliere i dati di tutti i suoi pazienti affetti da cancro ed i relativi risultati indagando su più di 30mila pazienti e veri-fi cando in ogni caso l'esatta cor-rispondenza e fondatezza delle sue scoperte.

Max Gerson medico dì origine tedesca ma emigrato in USA, mise a punto un trattamento del cancro basato su una par-ticolare dieta ricca di succhi di

frutta e verdure. Questo trattamento ha dato buo-ni risultati ed è ancora applicato nella clinica Gerson a Tijuana (Messico).

Molto famosa è la tisana Essiac, un antico infuso di erbe utiliz-zato dagli indiani Ojibway nel Canada e riscoperto negli anni ‘20 da René Caisse.Da allora centinaia di malati di cancro dichiarati terminali furo-no curati con successo.

Anche in Italia, a Roma, un onco-logo il dottor Tullio Simoncini, ha scoperto che il cancro si svi-luppa in un terreno fortemente ricco di Candida Albicans e vi pone rimedio con un semplice Sale alcalinizzante: il Bicarbonato di Sodio con risultati tangibili.Luigi Di Bella medico, professore universitario.

É superfl uo descrivere il suo pro-tocollo terapeutico in quanto già ampiamente diffuso da tutti gli organi di informazione.Anche Di Bella, nonostante le migliaia di pazienti testimonianti la positività dei suoi metodi, è stato e continua ad essere osteg-giato con tutti i mezzi, morali, materiali e fi sici.

Un interessante dossier sulle per-secuzioni da lui subite è pubblicato dall’ARPC (Associazione Ricerca e Prevenzione del Cancro pre-sieduta da Alberto R. Mondini).

dottor Hamer

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Approfondimenti

Achille Poglio fi toterapeuta e fi topreparatore, ha indivi-duato nel propoli delle api, un mezzo di supporto fon-damentale per tutte le patologie degenerative, anche il cancro.

È diffi cile dare una risposta sulla validità di queste teo-rie e prima di considerarle allucinazioni bisognerebbe rifl ettere sul fatto che alle ricerche sul taxolo, ultimissi-mo componente della chemioterapia, si è arrivati dalla tisana Essiac, a base di tasso, l’albero da cui si estrae appunto il taxolo.

Ricerca anti-cancro:

Studio su Science promette maggior effi cacia.Hanno individuato il meccanismo a causa del quale i tumori rie-scono a resistere all'immunizzazione dei vaccini precedentemente sviluppati, e adesso promettono di mettere a punto vaccini anti-cancro in grado di eludere questo meccanismo.

Lo studio, pubblicato su Science dai ricercatori dell'Università di Cambridge, rivela che un tipo di cellule stromali (cellule sane che si trovano nelle vicinanze del tumore e ne favoriscono la crescita) individuato in diversi tipi di cancro e responsabile dell'attivazione dei fi broblasti della proteina alfa (FAP), svolge un ruolo importan-te nel sopprimere la risposta immunitaria nei tumori cancerosi, limitando così la possibilità di usare vaccini e altre terapie che si basano sul lavoro del sistema immunitario del corpo "ospite".

I ricercatori hanno anche scoperto che, se queste cellule vengono disattivate, si permette al sistema immunitario di rendere il tumo-re "controllabile". "Trovare le cellule specifi che che impediscono l'uccisione del cancro da parte del sistema immunitario - spiega-no i ricercatori che hanno guidato lo studio - è un importante passo avanti per studiare come queste cellule funzionano e per migliorare le terapie immunologiche permettendoci di rimuovere le barriere che il cancro ha costruito".

Fonte: salute24.ilsole24ore.com/articles/11842-vaccino-anti-can-cro-studio-su-science-promette-maggior-effi cacia

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Quando assumere un farmaco: prima o dopo i pasti?

a cura del dr. Aldo Sabato - Farmacista

Farmacia

Quando si inizia una terapia farmacologica la preoccupazione maggiore è l’interazione tra farmaco e alimentazione.

Il cibo può interferire in misura considerevole sia sulla velocità di assorbimento sia sulla quantità di farmaco assorbito, sarebbe preferibile assume-re un farmaco antinfi ammatorio non steroideo (cosiddetti FANS) a stomaco pieno in modo da ridurre gli effetti nocivi sulla mucosa gastrica.

Anche un’alimentazione ricca di prodotti case-ari quali latte e formaggi potrebbe ridurre l’as-sorbimento di alcuni antibiotici, come la scelta del liquido con il quale assumere un farmaco è da valutare bene.

La bevanda più adatta, risulta essere l’acqua natu-rale, meglio se a temperatura ambiente, poiché è in grado di favorire lo scioglimento del farmaco ed il suo assorbimento.

Mentre, i cibi solidi possono rallentare lo svuota-mento gastrico diminuendo la velocità di assor-bimento di alcuni medicinali. Da evitare, come bevanda con l’assunzione di farmaci, è il succo di pompelmo poiché in gra-do di aumentare in maniera signifi cativa la bio-disponibilità di alcuni medicinali attraverso un meccanismo di inibizione dell’attività di alcuni enzimi, che a livello epatico sono responsabili del-la trasformazione dei farmaci con il conseguen-te aumento della concentrazione, aumentando il rischio di tossicità e gravi effetti collaterali.

I farmaci che risentono maggiormente di tale aumento della biodisponibilità* sono: i Calcio-Antagonisti (come Amlodipina, Nifedipina, Felodipina, Nicardipina, Verapamil) impiegati nel trattamento dell’ipertensione arteriosa e in alcune patologie cardiovascolari, alcune Statine (come Atorvastatina, Simvastatina) con azione ipoco-lesterolemizzante, alcuni ANTISTAMINICI (come Astemizolo, Terfenadina ), alcuni Antiepilettici (come Carbamazepina ), alcuni tranquillanti (come Diazepam, Triazolam) usati per l’ansia e l’inson-nia, alcuni antidepressivi (come Clomipramina,

Sertralina ), un farmaco impiegato per impedire il rigetto nei pazienti che hanno subito un tra-pianto d’organo o in malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide (Ciclosporina) ed infi ne un farmaco impiegato per il controllo del ritmo car-diaco (Amiodarone ).

Sono da evitare anche l’assunzione di caffè, the e cacao con farmaci impiegati per l’asma e con farmaci dov’è presente nella composizione, la caffeina, come alcuni analgesici ed antiinfl uenzali.

Un farmaco assunto a stomaco vuoto, consente di raggiungere più rapidamente l’effetto voluto, poiché i liquidi ne accelerano il transito attraver-so lo stomaco riducendo l’intervallo di tempo tra l’assunzione e la comparsa del suo effetto.

I cibi in genere, possono rallentare lo svuota-mento gastrico con conseguente riduzione della velocità di assorbimento del medicinale assunto; in particolare i cibi molto caldi e ricchi di grassi.

Per ottenere una rapida comparsa dell’effetto desiderato ad esempio in caso di dolore acuto, si assumono farmaci antiinfi ammatori non ste-roidei quali Ibuprofene, Naproxene, Diclofenac che sarebbe preferibile assumere a stomaco pie-no al fi ne di ridurre le lesioni a livello gastrico anche se, così facendo, se ne riduce la velocità degli effetti.

Per rimediare, si potrebbe assumere la prima dose di farmaco a digiuno con tanta acqua e le dosi successive dopo i pasti.Alcuni farmaci hanno l’indicazione di assunzione lontano dai pasti almeno un’ora prima o due ore dopo” in quanto la presenza di cibo, nello sto-maco, può provocare l’inattivazione del farmaco con conseguente riduzione dell’effetto deside-rato; è il caso di alcune classi di antibiotici quali i Macrolidi (Roxitromicina, Rokitamicina).

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Anche le Tetracicline (antibiotici), subiscono una riduzione nell’assor-bimento quando vengono assunte con cibi ricchi di ferro e magnesio e con latte e latticini per la pre-senza del calcio che può chelare, ossia, formare un legame con le tetracicline rendendone impossi-bile un loro assorbimento.

Per un’altra classe di farmaci i Chinoloni (Ciprofl oxacina) valgono le stesse raccomandazioni, ossia l’assunzione lontano dai pasti per la loro possibile interazione con cibi ricchi di ferro. Contemporaneamente, oltre al cibo sono da evitare la sommini-strazione di integratori minerali nella cui composizione siano pre-senti gli elementi summenzionati. Altri farmaci, invece richiedo-no l’assunzione in presenza di cibo per favorirne il loro assor-bimento: questo è il caso della Nitrofurantoina impiegata come antisettico delle vie urinarie, dello Spironolattone con attività diu-retica, con il Ferro e nei suddet-ti farmaci antiinfi ammatori non steroidei (FANS ).

Quando vengono impiegati come farmaci antiipertensivi e per l’in-suffi cienza cardiaca, ACE-inibitori (come Enalapril, Ramipril, Quinapril), non si devono usare con gli ali-menti sostituti del sale perché essendo questi ultimi ricchi di potassio potrebbero determi-nare concentrazioni altamente pericolose di tale ione nel sangue;

in questa classe di farmaci l’unico che richiede la somministrazione a digiuno è il Captopril. Gli anticoagulanti orali (Warfarin) richiedono come avvertenza di non assumere con la dieta cibi ricchi di vitamina K (ovvero vegetali a foglia verde come spinaci, cavo-li, broccoli, lattuga) perché tale vitamina ha un effetto antago-nista nei confronti di tali farmaci. Una classe di farmaci antidepres-sivi (i MAO-inibitori) presentano reazioni gravi se assunti con deter-minati alimenti ovvero, il principio attivo Tranilcipromina contenuto in associazione in alcune specialità interagisce con una sostanza, la tiramina (presente in formaggi fermentati, vini rossi, gli insaccati, alcune birre e gli estratti di lievito) che non venendo inattivata può provocare un aumento di pres-sione con rischio di emorragia; è infatti utile eliminarli dalla dieta anche tre settimane dall’interru-zione della terapia.

Diete ricche di grassi e a base di aglio dovrebbero essere evitate in corso di trattamento con far-maci contro l’AIDS e retrovirali (Zidovudina) in quanto ne ridu-cono l’effi cacia. Con il consumo di alimenti a base di soia, è importante evitare, nel-le donne che sono sotto terapia con estrogeni, in quanto la soia potrebbe aumentare la tossicità del farmaco. Una considerazione particolare va fatta per l’alcool che spesso è

presente nella dieta di molte per-sone in quanto la concomitante assunzione con farmaci potrebbe essere molto pericolosa. È vivamente sconsigliata l’assun-zione di alcool quando si prendo-no farmaci che agiscono sul SNC quali Tranquillanti, Antidepressivi,

Antiistaminici in quanto ne poten-zia l’effetto sedativo. È importante prima di assume-re un nuovo farmaco interpella-re il proprio medico o chiedere consiglio al proprio farmacista di fi ducia sulla somministrazione in modo da evitare spiacevoli effetti collaterali ed in particolar modo quando la dose tossica è molto vicina a quella terapeutica.

Glossario

La biodisponibilità è una delle principali proprietà farmaco-cinetiche dei farmaci.In farmacologia, il termine viene utilizzato per descri-vere quella parte di farmaco somministrato che raggiunge la circolazione sistemica senza subire alcuna modifi cazione di tipo chimico rispetto al totale.Il termine viene talvolta utilizzato anche in relazione alle sostan-ze assimilate dagli alimenti.Fattori che infl uenzano la biodisponibilità

Svariati fattori fi siologici pos-sono ridurre la disponibilità del

farmaco prima del suo ingresso nella circolazione sistemica, quali ad esempio:- lo scarso assorbimento del tratto gastrointestinale;- la degradazione metabolica del farmaco prima dell'assorbimento;- l'effetto fi rst-pass a livello epatico.

Tali fattori possono variare da paziente a paziente, così come possono mutare nel tempo nello stesso paziente. Possono avere un effetto sulla biodisponibilità anche malattie che interessa-no il metabolismo epatico o la funzione gastrointestinale.

Biodisponibilità

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Farmacia Sabato

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La dermatologia omeopatica nel terzo millennio

a cura del dr. Antonio Del Sorbo Medico Chirurgo Specialista in Dermatologia

Dermatologia

Se al momento della visita specialistica, il dermato-logo lo ritiene opportuno, i rimedi omeopatici pos-sono talora integrare le terapie farmacologiche tradizionali, utilizzate per la cura di patologie come orticaria, dermatite ato-pica e altre malattie della pelle.

L'omeopatia fu introdotta 200 anni fa dal medico tedesco Hahnemann, come approccio terapeutico basato sull'impie-go di piccolissime quantità di composti naturali, diluiti in solu-zione acquosa.

Le metodiche omeopatiche si basano sulla cosiddetta “leg-ge dei simili”, secondo la quale ogni sostanza, opportunamente diluita e dinamizzata, sarebbe in grado di curare sintomi ana-loghi a quelli che può causare se introdotta in un organismo sano.

L’uso di rimedi ad azione simile ai sintomi presentati dall'individuo, permetterebbe così di modula-re le capacità reattive dell'or-ganismo, senza abbassarne la risposta immunitaria.

Secondo l’omeopatia, sintomi spiacevoli come febbre, tosse e infi ammazione rappresentano importanti campanelli di allarme della nostra salute ed agireb-bero come naturali meccanismi di difesa.

I rimedi omeopatici mirano a favorire le reazioni dell’orga-nismo, stimolandone i proces-si difensivi, senza sopprimerli.

Il medico omeopata, prima di reprimere il sintomo tosse con un farmaco sintomatico, si chiede perché l'organismo sta metten-do in atto un tale meccanismo difensivo e per difendersi da cosa. Nelle situazioni di emergenza

e per patologie importanti, i farmaci che oggi conosciamo rappresentano sicuramente la prima scelta, mentre nelle situa-zioni meno impegnative, dove il farmaco tradizionale non offre grandi benefi ci (es. alcune malat-tie croniche) i rimedi omeopa-tici possono talora integrare le terapie classiche, senza neces-sariamente sostituirsi ad esse.

Nel 2010 (esattamente 200 anni dopo la pubblicazione dell'Orga-non di Hahnemann) l'Organiz-zazione Mondiale della Sanità (OMS) ha fi nalmente restituito a questa antica disciplina la stessa dignità che hanno avuto gli altri rimedi medici con la pubblicazione del documento "Safety issues in the preparation of homeopathic medicines".

L'omeopatia è stata descritta due secoli fa, ma in realtà il nostro organismo già mette in atto da sempre questa disciplina.

Infatti basta leggere l'esito dei comuni esami del sangue (es. profi lo ormonale), per osservare come i normali organi (es. pelle, tiroide, encefalo, etc) comunica-no tra loro mediante messaggeri fi siologici (es. ormoni, citochi-ne, neuropeptidi, etc) presen-ti nel sangue in concentrazioni così basse da superare talora le comuni diluizioni utilizzate in omeopatia.

Per comprendere il meccanismo d'azione dei rimedi omeopatici

(i più potenti hanno una dilui-zione così spinta da contenere solo acqua) non bisogna fermarsi al solo aspetto biochimico del principio attivo.

Gli atomi che compongono la materia vivente, essendo dotati di cariche elettriche positive (nuclei) e negative (elettroni) oltre che entrare a far parte dei numerosi composti chimici, si comportano come delle vere e proprie anten-ne radio, in grado di generare campi elettromagnetici, dotati a loro volta di azione biologica.

L'ipotesi più probabile è che le molecole di acqua in cui sono disciolti i principi attivi, possa-no assumere una distribuzione (dominio di coerenza) differente in base al tipo di soluto che vi vie-ne disciolto e mantenerla anche quando il soluto viene diluito così tanto da scomparire dalla soluzione (memoria dell'acqua).

Senza addentrarci in dettagli di dinamica quantistica, la cosiddet-ta “acqua fresca” si comporte-rebbe analogamente ai moderni materiali superconduttori, come veicolo di trasmissione dell'in-formazione, in questo caso nei sistemi viventi.

Per la cura delle malattie der-matologiche, l'omeopatia non sostituisce i farmaci dermato-logici, ma in alcuni casi e se lo specialista lo ritiene utile, può rappresentare un valido suppor-to terapeutico.

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Il costrutto dell’alessitimia è nato più di venti anni fa, anche se solo recen-temente ha suscitato interesse maggiore tra i teorici e i ricercatori che si occupano di emozioni, l’alessitimia appare molto rilevante per il livello di salute e benessere com-plessivo dell’individuo.

logopedia

a cura della dr.ssa Elisa Salvi

Quando mancano le parole

L'alessitimia tra ieri ed oggi

Il termine “alessitimia”, deri-vante dal greco “a=mancanza; lexis=parola; thymos=emozione”, letteralmente mancanza di parole per le emozioni, fu coniato da Sifneos (1973) per indicare una costellazione di caratteristiche cognitive ed oggettive, eviden-ziate nei pazienti psicosomatici.

Visto il crescente interesse per il costrutto, l’alessitimia fu scel-ta come tema principale del-l’XI Conferenza Europea sulle Ricerche Psicosomatiche, svoltasi ad Heidelberg nel 1976. In que-sta conferenza fu riconosciuta la necessità di una defi nizione precisa per l’alessitimia.

La sua prevalenza è oggetto di molte discussioni. La carenza di studi, non permette di avere un quadro preciso della prevalen-za di questa patologia nella popolazione non clinica. È sta-to ipotizzato che sia distribuita normalmente nella popolazione (Taylor et al., 1997b; Salminen et al., 1999), ma la conoscenza e le evidenze empiriche ripor-tate in letteratura sono ancora piuttosto limitate.

Tutt’oggi abbiamo un consen-so in letteratura sulla defi nizio-ne di alessitimia, riassunto dai seguenti punti: 1. diffi coltà di identifi care i sen-timenti e di distinguerli dalle sensazioni somatiche; 2. diffi coltà nel descrivere e comunicare emozioni e senti-menti alle altre persone;

3. processi immaginativi limitati; 4. stile cognitivo orientato ver-so l’esterno.

Per vivere correttamente in una società e per poter comunicare, è indispensabile comprendere gli altrui discorsi, ragionamenti ed emozioni, gli alessitimici hanno molte diffi coltà a far questo e presentano conseguenti diffi -coltà nei rapporti sociali.Le persone alessitimiche hanno diffi coltà a comunicare verbal-mente agli altri il proprio disagio emotivo e non riescono ad usare le altre persone come fonti di conforto, di serenità, di feedback, di aiuto nella regolazione del-lo stress.

La scarsità della vita immaginati-va, inoltre, limita la loro possibi-lità di modulare l’ansia e le altre emozioni negative, attraverso i ricordi, le fantasie, i sogni ad occhi aperti, il gioco.

L’incapacità di verbalizzare le proprie emozioni non va con-siderata quindi come una dif-fi coltà di tipo esclusivamente espressivo ma come una vera e propria limitazione nella pos-sibilità di elaborare le emozioni e di costruire un proprio mon-do interno.

Questa diffi coltà nell’elaborare emozioni, sembra avere conse-guenze importanti nel decor-so e nella prognosi di numero-se condizioni mediche (asma, disturbi cardiaci…), in termini

sia di qualità della vita che di aumento di fattori di rischio, così come sembra essere un fattore di predisposizione generale alla malattia psicosomatica.

Lo stile cognitivo “orientato all’esterno”, cioè la focalizza-zione dell’attenzione sull’esterno piuttosto che sulla vita interio-re, può portare ad amplifi ca-re e fraintendere le sensazioni somatiche, scatenando ansia e preoccupazioni ipocondriache.

Anche la sfi ducia interpersona-le appare in parte correlata al costrutto dell’alessitimia, soprat-tutto per la riluttanza a formare relazioni intime e a comunicare i propri sentimenti agli altri. In letteratura si riscontra che ci sono psicoterapie orientate al sintomo molto valide per l’alessitimia.

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In ambito terapeutico riabilitativo, la maggior parte (se non la totalità) dei cosiddetti “metodi”, parte dal presupposto 'a mio parere incompleto e quindi erroneo' che un autistico sia tale per-ché disprassico, o perché dispercettivo, o per-ché comportamentale, o perché carente a livello integrativo… e così via ponendo, come chiave di lettura in partenza, uno solo dei defi cit sopra menzionati.

Esistono, infatti, “metodi sensoriali”, “metodi comportamentali”, “metodi cognitivi”, e così via dicendo, secondo un’ottica che non ho mai con-diviso, perché sono sempre partito dal presuppo-sto che autismo sia nello stesso tempo disperce-zione, disprassia*, defi cit cognitivo (più o meno evidente), disturbo comportamentale.

Per molti, invece, la chiave di lettura di partenza o prevalente nel disturbo autistico, è da conside-rarsi un’inadeguatezza di uno solo degli elemen-ti costituenti il cosiddetto profi lo comunicativo di un individuo, da cui le visioni diagnostiche e le iniziative terapeutiche prevalenti, che tendo-no ad investire prioritariamente in una singola area di un quadro che in realtà è più variegato e più complesso.

Ed invece, peraltro anche da un punto di vista clinico, mi sembra di poter affermare, e non solo in riferimento al campo dell’autismo, che in tutte le situazioni di disabilità, sia sempre più teorico, e quindi meno reale, il riscontro di disturbi puri, o, come si suol dire, “specifi ci”.

In ogni soggetto portatore di handicap, comuni-copatico, coesistono quasi sempre diverse pato-logie di defi cit (comorbidità*), confi gurandosi di conseguenza quadri clinici complessi, all’inter-no dei quali occorre che il diagnosta si cimenti innanzitutto in una sorta di mappaggio delle defi nizioni delle disabilità, nonché nella ripar-tizione proporzionale delle differenti forme di inadeguatezza prestazionale.

Sono solito, pertanto, parlare di autistici preva-lentemente disprassici, autistici prevalentemente dispercettivi, autistici prevalentemente compor-tamentali, autistici prevalentemente compromessi sul piano cognitivo. Ma in ciascun autistico, pur prevalendo defi cit più specifi ci di una determinata area del profi lo comunicativo, comunque coesistono, in misure e proporzioni diverse da caso a caso, o da grup-pi di casi a gruppi di casi, carenze riferibili ad ognuna di quelle aree.In una visione ancora più ampia e quindi non necessariamente collegata al solo autismo, credo

Disprassia? Dispercezione? Defi cit cognitivo? Disturbo comportamentale?

Autismo come...

Ogni singola defi nizione delle quattro che ho proposto, identifi ca, al-meno nella maggior parte dei casi di autismo, una realtà indiscutibile, ma non sempre unica espres-sione dei defi cit riscon-trabili in questo tipo di patologia.

Foniatria

a cura del dr. Massimo Borghese Foniatra

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Page 23: Salutare 61

*DisprassiaLa disprassia (dal greco praxía = fare, quindi dis-prassia = incapacità di fare) è un distur-bo che riguarda la coordinazione e il movi-mento che può comportare problemi nel linguaggio. In neurologia si definisce come la difficoltà di compiere gesti coordinati e diretti a un determinato fine.

Ad esempio, il malato può presentare del-le difficoltà ad eseguire movimenti fini e complessi, come allacciarsi le stringhe delle scarpe. La disprassia può essere acquisita (per esempio in seguito ad un danno cerebrale causato da un trauma) o associata ad un ritardo del normale sviluppo neurologico. La disprassia può inoltre essere attribuita a mutazioni a carico del gene FOXP2 ed essere interessata da familiarità.

La disprassia è una patologia complessa, con complicazioni che vanno dal motorio al cognitivo. Non sempre si ha la compre-senza di tutti e due. Il bambino disprassico è difficilmente diagnosticabile in tenera età perché quasi sempre si tende a consi-derare solo il suo disturbo del linguaggio. Importante è una tempestiva diagnosi che non sempre viene attuata. Alla terapia di una logopedista si deve accompagnare spesso anche quella di una

psicomotricista. I bambini con disprassia hanno quasi sempre problemi di organiz-zazione spazio-temporale. Sarà difficile per loro organizzarsi quindi nella conse-quenzialità dei movimenti: per es. vestirsi partendo dalla biancheria intima e dopo maglia e pantaloni.

Gli individui affetti da disprassia, spesso trovano difficoltà a mettere in ordine le varie fasi di un racconto e a trovare i termini. Non che non lo sappiano, ma non trovano dentro di loro la memoria dei vari passaggi.

Altre volte si presentano problemi anche di manualità fine, tanto che a scuola saranno bimbi con problemi ortografici, oppure pro-blemi che riguardano il movimento oculare (difficoltà a seguire le righe del quaderno e a leggere, il bimbo invece di muovere solo gli occhi, muove anche il corpo a seguire lo sguardo). La sensibilità tattile è spesso ridotta, problema complesso e molto spes-so sottovalutato dai vari neuropsichiatri e terapisti.

*ComorbiditàCon il termine di comorbidità si intende la presenza contemporanea nella stessa persona di più patologie che tra loro non presentano alcun nesso causale.

che si possa affermare che ogni quadro di comunicopatia riferibile ad un più o meno esteso danno a carico del sistema nervoso centrale, porti in sé, e quindi rappresenti, quasi sempre più di una delle prototipie patologiche descritte nel nostro catalogo nosologico.

Riportiamo tali quadri sindromici: - Disfonie o turbe della vociferazione- Dislalie o alterazioni della pronuncia- Disfagie o disturbi della deglutizione- Disfluenze o turbe del flusso verbale- Afasie o turbe della codificazione e decodificazione- Disartrie o turbe da alterazioni del primo motoneurone- Ritardi secondari o turbe comunicative negli oligofrenici - Sordità e conseguenti turbe comunicative- Disturbi dell’apprendimento- Turbe comunicative da inadeguatezze socioculturali - Turbe comunicative da autismo e altre psicosi - Sindromi da deficit attentivo con o senza iperattività.

Nell’autismo, così come in altre comunico-patie, quali i ritardi prestazionali, le paralisi cerebrali, le afasie-disfasie dell’adulto (con o senza disartria) e così via percorrendo i diversi punti del suddetto elenco, potremmo dire che è riscontro usuale l’identificazione di più di una delle altre patologie.

Glossario

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Il rischio di steatosi nei diabetici di tipo 2

terapia

La steatosi, accumulo di grasso nelle cellule del fegato, è frequente nei diabetici di tipo 2. Circa due terzi di essi p re s e n t a n o q u e s t a patologia. Ma non tutti vanno in-contro a complicazioni. Le misure igienico-diete-tiche si rivelano effi caci per limitare la steatosi. Riguardo ai farmaci, allo stato, soltanto i glitazoni hanno dimostrato un ruolo di prevenzione attiva.

a cura del dr.Attilio Spidalieri Specialista in Endocrinologia e Diabetologia

dr. Jean-Michel Petit Specialista in Endocrinologia e Diabetologia

La scoperta di anomalie del bilancio epatico è frequente durante la sorveglianza di un paziente diabetico di tipo 2. L’obesità è un fattore predispo-nente alla steatosi epatica. Il rischio dell’aumento degli enzimi epatici, le transaminasi, è 3-4 volte più frequente nei diabetici che nei non diabetici.

La causa più frequente dell’aumento delle tran-saminasi nei diabetici di tipo 2 è il sovraccarico epatico di grasso, defi nito come “Steatosi non alcoolica”. Comunque, prima di concludere che l’aumento dei valori delle transaminasi è dovuto a una steatosi, bisogna eliminare altre patologie epatiche spesso associate al diabete mellito come l’epatite cronica C o il sovraccarico epatico di ferro. La sorveglianza della steatosi è mal codifi cata,il suo impatto sulle complicazioni vascolari del dia-bete è oggetto di discussione.

Livelli differenti di rischio.La steatosi corrisponde ad un accumulo di gras-so nelle cellule del fegato. La maggior parte dei pazienti resterà a questo stadio della malattia senza complicazioni epatiche. Quando la steatosi si accompagna ad una necrosi e ad una fi brosi si parla di steatoepatite non alcoolica (NASH).

La prognosi è diversa tra la steatosi semplice e la NASH, essendo quest’ultima fattore di rischio per la cirrosi epatica e per il carcinoma epatico.Probabilmente la prevalenza della steatosi è del 10% negli individui di peso normale e del 70% negli obesi. La steatoepatite si ritrova nel 3% dei soggetti non obesi e nel 20% dei soggetti obe-si. Il diabete tipo 2 favorisce l’evoluzione della steatosi verso la cirrosi.

Perché appare la steatosi.La steatosi è legata ad uno squilibrio tra la sin-tesi epatica dei lipidi e la loro utilizzazione ed escrezione sotto forma di lipoproteine. I diabetici tipo 2, portatori di insulinoresistenza, presen-tano condizioni favorevoli alla sviluppo di una steatosi o di una steatoepatite, con aumento della concentrazione di acidi grassi nel sangue,

iperglicemia e iperinsulinismo, il chè favorisce la sintesi dei grassi da parte del fegato.

Le tecniche di accertamento.Il metodo di riferimento per quantifi care il sovrac-carico di grasso è l’istologia, che necessita natu-ralmente di una biopsia epatica. Molte tecniche non invasive sono state sviluppate per valuta-re la steatosi. L’ecografi a epatica permette un accertamento effi cace ma impreciso dal punto di vista quantitativo e possiede una scarsa sen-sibilità nei riguardi di un sovraccarico di grasso di entità leggera o moderata.

La TAC effettua una valutazione semiquantitati-va della steatosi, ma presenta l’inconveniente di essere irradiante. La spettrometria con risonanza magnetica è la tecnica non invasiva di riferimen-to per misurare la steatosi. La soglia del 5% di contenuto in grasso è stata defi nita come limite superiore della norma.La risonanza magnetica è una tecnica sempli-ce che da una valutazione quantitativa precisa della steatosi. Per quanto riguarda la steatoepatite, la biopsia epatica resta il riferimento indiscusso. Un’altra tecnica di valutazione della fi brosi è l’elastome-tria, basata sull’uso degli ultrasuoni, molto valida per i soggetti di peso normale, ma non risolutiva per i pazienti in sovrappeso a causa dell’aumen-tato spessore del pannicolo adiposo.

Conseguenze della steatosi sulla malattia diabetica.Le relazioni tra l’esistenza di una steatosi epa-tica e la storia naturale della malattia diabetica non sono ben conosciute. Il contenuto epatico in grasso è correlato alla dose di insulina neces-saria per trattare i pazienti diabetici di tipo 2.Nello stesso tempo, la presenza di una steatosi in caso di diabete di tipo 2, si associa ad un livello più alto di insulinoresistenza. Il bilancio lipidico è ugualmente modifi cato nei pazienti diabetici di tipo 2 con steatosi. I pazienti con un sovraccarico epatico in grasso presentano valori di colesterolo

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HDL (colesterolo buono) più bassi ed un innalzamento dei valori dei trigliceridi e del colesterolo LDL (colesterolo cattivo) riguar-do ai soggetti senza steatosi.

Diagnosi e trattamento nel diabetico tipo 2.Quando si scopre un'anomalia del bilancio epatico, la diagnosi di steatosi è la più probabile, ma in ogni caso bisogna eliminare la possibilità di altre patologie epatiche frequentemente asso-ciate alla malattia diabetica come l’epatite C e l’emocromatosi.

La valutazione del trattamento della steatosi dei pazienti diabe-tici è legata alla quantità dell’in-filtrazione grassosa nel fegato. I principi del trattamento compren-dono misure igienico-dietetiche e farmaci insulino-sensibilizzanti.

Efficacia del regime alimentare.Un regime arricchito in grassi saturi (grassi animali al di fuori di quelli del pesce) sembra essere un fattore ben dimostrato dello sviluppo della steatosi nei pazienti diabetici di tipo 2. Comunque gli effetti delle misure dietetiche sulla steatosi sono stati valutati solo recentemente. La maggior parte degli studi sono di corta durata e per un numero limita-to di pazienti. Una perdita 1%

di peso corporeo fa diminuire dell’8% i valori delle transaminasi nei soggetti obesi. In un gruppo di 36 pazienti obesi, che hanno beneficiato di due biopsie epa-tiche, la chirurgia bariatrica, che ha determinato la perdita di 34 chili di peso corporeo, si associa a un livello importante di miglio-ramento della fibrosi. In totale, in seguito alla perdita di peso, 82% dei pazienti presentano un miglioramento della loro pato-logia epatica, 9% un aggrava-mento, 9% una stabilizzazione.Una perdita di peso dell’8% in diabetici di tipo 2 s’accompagna ad una riduzione dell’80% del contenuto epatico in grasso, con un miglioramento in parallelo dell’insulinoresistenza epatica e della produzione epatica di glucosio.

Pertanto si conclude che il trat-tamento dietetico nei diabetici tipo 2 permette di migliorare molto rapidamente il contenuto epatico in grasso, con una dimi-nuzione di più del 20% dopo solo due settimane di regime.

Farmaci: preponderanza dei glitazoni e della metformina.I glitazoni e la metformina sono i farmaci indicati per il tratta-mento della steatosi epatica del diabetico tipo 2. Il pioglitazone

nei soggetti diabetici provoca una riduzione del 47% del con-tenuto epatico in grasso misu-rato con risonanza magnetica. L’effetto a livello istologico è stato valutato su di un gruppo di 55 pazienti diabetici di tipo 2 o intolleranti al glucosio.

Il pioglitazone assunto duran-te 6 mesi migliora la steatosi e l’infiammazione ma non il livello di fibrosi. In un lavoro recente riguardante soggetti non dia-betici, ma con steatosi e fibrosi epatica, l’uso del pioglitazone per 12 mesi ha comportato un notevole miglioramento della fibrosi. Gli studi sul ruolo del-la metformina sono di diffici-le interpretazione, poiché non si può differenziare un effetto diretto della molecola sul fega-to da quello legato alla perdita di peso.

In uno studio pilota su una cin-quantina di pazienti la metfor-mina provoca un miglioramento dell’istologia epatica per il 30% dei pazienti, ma il tutto correlato con la perdita di peso ottenuta. Per il momento dunque solo i glitazoni hanno dimostrato un ruolo certo sulla prevenzione della steatosi, mentre il loro effetto sulla fibrosi deve ancora essere confermato.

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Page 26: Salutare 61

Il termometro

Tecnologia

Nell’aprile 2009 con un Decreto Ministeriale trasmesso in Italia e re-cepito da una Direttiva della Comunità Europea il termometro a mercurio è andato in pensione per lasciare il posto a nuovi di ultima generazione.

a cura della dr.ssa Roberta Melillo Farmacista

L’obiettivo primario del ritiro dal commercio del termometro a mercurio è stato quello di ridurre l’impatto ambientale che il mercurio aveva crea-to arrecando danni all’ambiente, in particolare a quello marino e alle sue specie ittiche e, a lungo termine, alla salute umana. Il termometro è stato molto utilizzato sin dai tempi antichi.

Il primo termometro ad aria risale al 1592, realiz-zato, attraverso degli esperimenti, dallo scien-ziato G.Galilei. Egli prese un cilindro di vetro aperto, lo riempì parzialmente di acqua, alla sommità inserì una sfera di vetro piena di aria e, lo immerse in un contenitore pieno di acqua. Per effetto dell’aumento di calore l’aria nella sfera espandendosi riduceva il livello dell’acqua nel cilindro; al contrario accadeva per effetto del raffreddamento.

Era uno strumento non ancora preciso anche perché G.Galilei non aveva valutato le variazio-ni legate alla temperatura dell’ambiente e alla pressione atmosferica esterna. Prima di lui più che termometri si usavano ter-moscopi come la “boccia di Erone”.

Nel 1650 E.Torricelli pensò di utilizzare una colonna chiusa riempita d’ac-qua e pose in basso una bolla di vetro riempita d’acqua. La temperatura veniva misurata dalla dilatazione del liquido e non risentiva di effetti della pressione atmosferica; si realizzò così il “termometro fi orentino”.

Successivamente studiosi dell’Accademia del Cimento (1654) realizzarono termo-metri sigillati riempiti di un liquido ter-mometrico, l’alcol. Inoltre, realizzarono un termometro a for-ma di rana riempito per metà di acqua e nel quale erano immerse sfere di vetro colorate di peso differente.

La “ranocchietta” veniva fi ssata sul corpo del paziente con l’ausilio di nastrini legati alle zam-pe. L’acqua riscaldandosi creava una variazione di posizione delle sfere proporzionale al loro peso. Le scale di gradazione erano già presenti, però era necessario individuare punti di riferimento affi dabili e riproducibili per la taratura. L’astronomo E.Halley considerava come grado più basso il punto di congelamento dell’alcol, il chimico R.Boyle quello dei semi di anice, lo scien-ziato I.Newton quello dell’olio dei semi di lino.

Era necessaria una grandezza standard che cor-rispondesse a precisi fenomeni fi sici. Fu così che nel 1724 D.G.Fahrenheit propose come due punti fi ssi il punto di congelamento di una soluzione di acqua e sale e la temperatura del sangue di un soggetto sano.

Nel 1730 il fi sico R.A.Réamur propose una scala fra 0 e 80. Infi ne, è grazie a A.Celsius che si concluse questa disputa fi ssando a zero il punto di congelamento dell’acqua e a 100 quello di ebollizione. Fu però con F.W.Barenspung e L.Traube che si impose il termometro per la diagnosi. Attraverso queste evoluzioni il termometro è entrato nell’uso comune.

Da allora ha subito vari cambiamenti non ultimo l’abbandono del mercurio a vantaggio della tec-nologia a cristalli liquidi per i digitali e dell’elet-tronica con gli infrarossi, che ricevono ed elabo-rano le radiazioni emesse dal corpo fornendo una misurazione frontale e auricolare precisa e igienica.

Esistono le bande adesive da applicare sulla fronte, il “Galinstan”, in vetro che contiene una lega fl uida a temperatura ambiente, di Gallio, Indio e Stagno. Chi sa cosa ci aspetta ancora nel pros-simo futuro. Meglio il tradizionale termometro a mer-curio o i nuovi sempre più tecnologici?

“Ai posteri l’ardua sentenza!”

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Una delle situazioni ele-mentari nel passaggio all’età adulta, uno dei pri-mi confl itti con i genitori, è la richiesta di un cassetto con una chiave; entriamo nell’età adulta attraverso la ribellione della vergo-gna. (Milan Kundera)L’adolescenza è l’età dei cambiamenti. Le certezze dell’infanzia vengono meno e si è alla ricerca di una propria identità. Le modificazioni fisiche sono alla base di una pro-fonda rivoluzione.

Psicologia

L’adolescenza tra rabbia e vergogna

a cura della dr.ssa Maria Frandina Psicologa - Psicoterapeuta

I mutamenti che si verifi cano nel corpo dell’adolescente possono essere motivo di orgoglio e di vergogna.

I cambiamenti fi sici non sono per tutti uguali e non hanno gli stessi tempi per tutti.

Vivere la diversità può portare a condizioni di disagio se non riu-sciamo a coglierne la ricchezza. L’adolescenza è caratterizzata da una forte fragilità, dovuta alla perdita delle certezze legate al mondo dell’infanzia.

L’infl uenza dell’ambiente ester-no gioca un ruolo fondamenta-le per esteriorizzare i confl itti e per scaricare le tensioni, ma anche per riorganizzare il mon-do interno.

Nell’adolescenza i giovani si tro-vano a fronteggiare due aspetti importanti: il passaggio dal con-trollo dei genitori all’autonomia e la consapevolezza della matu-razione sessuale.

L’adolescente deve scegliere qua-le persona intende diventare. I principi e i comportamenti accolti dai genitori devono essere confrontati con la nuova real-tà e subire una rielaborazione autonoma.L’emancipazione dal controllo dei genitori e dalla dipendenza emotiva è infl uenzata dall’atteg-giamento assunto dai genitori stessi durante l’infanzia.

Forti relazioni con ragazzi della stessa età aiutano l’adolescente ad emanciparsi dalla famiglia.

Si formano dei “gruppi” con dei valori comuni. L’adolescente, aderendo al grup-po, soddisfa il bisogno di sicurez-za e di identità con un modello che può essere diverso, anche solo in parte, da quello propo-sto dai genitori. In genere c’è una forte distin-zione e consapevolezza tra chi è “dentro” e chi è “fuori” dal gruppo.

Nel lavoro clinico con preadole-scenti e adolescenti capita spes-so di imbattersi in “grovigli” di affetti, che hanno a che fare con la vergogna, la rabbia, la mor-tifi cazione, l’inferiorità, ma che sono, almeno inizialmente, dif-fi cilmente distinguibili e, quindi, diffi cilmente riportabili agli ele-menti interni che li originano. La vergogna rimanda a rappre-sentazioni di un sé o di aspetti di sé inadeguati coinvolgendo l’assetto narcisistico.

Essa svolge un ruolo centrale nel funzionamento mentale e nel vissuto soggettivo degli adole-scenti che la esprimono usando termini come: sentirsi diverso, sentirsi impacciato, sentirsi brut-to, inferiore.

La vergogna porta con sé con-tinue fl uttuazioni nel senso di identità e nell’autostima e ha un notevole peso anche nel regolare non solo il rapporto con gli altri, ma anche lo sviluppo di nuove competenze e la possibilità di investirle con piacere.

La rabbia può essere la manife-stazione di vissuti dolorosi cui

l’adolescente non sa dare un nome, ma anche l’espressione di una separazione e di un per-corso verso l’autonomia.

Entro certi limiti, vergogna e rab-bia sono fi siologiche in adole-scenza proprio perché le com-plesse trasformazioni rendono la percezione di sé estremamente vaga, costringendo a entrare in rapporto con un sé in continuo cambiamento e che a volte in modo esplicito, a volte nasco-sto, cerca fuori di sé, nella realtà esterna, nelle risposte verbali e non degli altri quella conferma, quella attribuzione di signifi ca-to e di valore che, al momento, non può ancora darsi da solo.

Quando queste emozioni non hanno radici antiche, ma sono originate sostanzialmente dai confl itti fase-specifi ci, possono essere affrontate e superate sen-za eccessiva sofferenza.

Diversamente, se l’origine è anti-ca, strettamente connessa alla qualità delle relazioni oggettuali primarie, allora vergogna e rab-bia possono avere conseguenze distruttive e invalidanti, che se non elaborate in tempo posso-no segnare lo sviluppo adole-scenziale, portando l’adolescen-te a chiudersi in se stesso o ad esprimere la sua aggressività in maniera incontrollata.

Fondamentale è l’ambiente ester-no, che così come gli argini di un fi ume, aiuta l’adolescente a contenere le sue emozioni e a canalizzarle in maniera creativa verso il mare della vita.

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30/01/2011 58ma Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra

C'è un solo cielo per tutto il mondo. Questa brevissima frase, tratta dal Testamento ai Giovani di Raoul Follereau, non è solo una sin-tesi di una concezione della vita e dei rapporti tra i popoli.

È un invito a guardare in alto per cogliere ciò che sfugge alle menti prigioniere di un quotidiano, angusto egoismo.

La Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra con-tinua a rappresentare per l'AIFO un impegno fondamentale per dar voce agli ultimi.

Ogni anno i volontari AIFO organizzano in tale giornata la distribuzione del Miele della Solidarietà, allestendo banchetti in centinaia di piazze ita-liane e coinvolgendo altre associazioni, istitu-zioni, cittadini.

I sacchetti di iuta che contengono i vasetti sono confezionati da persone guarite dalla lebbra grazie al progetto Sumana Halli a Bangalore, in India. Il ricavato fi nanzierà la cura dei malati in India.

Informazione sociale

Papilloma Virus: continua la campagna del vaccino gratuitoContinuerà anche per tutto il 2011 il programma per le vaccinazioni contro il virus HPV, meglio noto come Human Papilloma Virus.

Ci sono tuttavia alcune variazioni importanti, infatti il vaccino continua a essere gratuito per le dodicenni, ma sarà effettuabile a un prezzo agevolato fi no ai venticinque anni, e non più solo fi no ai diciassette.

Fino ad ora, infatti, le ragazze che desideravano vaccinarsi dalla maggiore età in poi dovevano pagare il vaccino a prezzo pieno: a gestire la campagna contro il Papilloma Virus sono sempre le Regioni, alle quali sono stati stanziati fondi fi no a oltre settecentomila euro. L’importanza del vaccino è stata più volte sottoli-neata dai responsabili dei programmi di preven-zione delle malattie infettive dell’Emilia-Roma-gna, pionieri in questo tipo di offerta verso le teenager italiane.

I virus HPV si trasmettono attraverso i rappor-ti sessuali. Molto frequentemente soprattutto

nelle giovani donne. In circa il 90% dei casi pro-vocano infezioni transitorie, asintomatiche, che guariscono spontaneamente ma, seppure in rari casi, alcuni tipi di HPV (e tra questi i tipi 16 e 18 responsabili di oltre il 70% dei tumori del collo dell’utero) possono provocare alterazioni cellulari che, se non curate, possono evolvere in tumore. Il vaccino ha lo scopo di prevenire l’infezione.

È quindi opportuno somministrarlo prima del possibile contatto con il virus. Per questo a livello nazionale è stato deciso di garantire gratuita-mente la vaccinazione alle dodicenni.

Nuovi studi sul Papilloma Virus dimostrano l’effi -cacia nel tempo del vaccino, che si estende anche oltre le due tipologie più rischiose, il 16 e il 18. Per questo, a partire dal 2011, è stato deciso di estendere la possibilità di vaccinarsi anche alle ragazze appartenenti a diverse fasce di età. Per le dodicenni è previsto l’invio diretto di una let-tera dell’Azienda USL di residenza.

Esiste un numero verde gratuito informativo isti-tuito dal Servizio Sanitario Regionale, 800 033 033.

La comunicazione e la prevenzione sociale per definizione, aumentano il livello di consapevo-lezza e conoscenza dei cittadini relativamente a problemi di interesse generale, nella prospettiva di modificare comportamenti o atteggiamenti.

Segnalate le campagne a: [email protected]

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www.aifo.it

28 www.salutare.info

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Questo spazio è dedicato alla segnalazione di campagne di informazione sociale, di prevenzio-ne per rendere visibili tutte le iniziative volte a migliorare gli stili di vita.

www.trombosi.org

Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali - Settore Salute - La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’in-dividuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti

Per la prevenzione ed il controllo dell’e-pidemia stagionale d’influenza 2010-2011 il Ministero della Saluteha diramato una circolare che oltre alle racco-mandazioni comprende le più recenti indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla composizione dei vaccini antinfl uenzali.

I sintomi dell’infl uenza (febbre, mal di testa, malessere generale, tosse, raffreddore, dolo-ri muscolari ed articolari) sono comuni a molte altre malattie, per, cui dal punto di vista clinico, la defi nizione di caso di sindrome infl uenzale (infl uenza like illness = ILI) prevede un’affezione respiratoria ad esordio acuto, con febbre oltre i 38°C, accompagnata da almeno uno tra i seguenti

sintomi sistemici: cefalea, malessere generalizzato, sudorazione, brividi, astenia, e da almeno uno dei seguenti sintomi respiratori: tosse, faringodinia, congestione nasale. Soprattutto nei bambini, le ILI, si possono manifestare anche con sintomi a carico dell’apparato gastro-intestinale (nausea, vomito, diarrea).

Come osservato in tutte le stagioni infl uenzali, la fascia di età più colpita è quella dei bambini fi no a 14 anni (in particolare il picco massimo è stato osservato nella fascia 0-4 anni, seguito dalla fascia 5-14 anni); l’incidenza decresce all’au-mentare dell’età, e raggiunge il valore minimo negli anziani.

Alla sorveglianza epidemiologica si affi anca la sorveglianza virologica, mirata alla caratterizza-zione qualitativa dei diversi ceppi di virus infl uen-zali circolanti, per aggiornare la composizione del vaccino annuale della stagione successiva.

PRENDITI CURA DEL TUO CUORE: TI AIUTA L'AGENDA 2011 DI ALT ONLUSUn’amica intelligente, che ti accompagna per tut-to l’anno con discrezione e un po’ di complicità, per spingerti ad avere cura di te e del tuo cuore.

ALT è la prima e unica ONLUS in Italia che si batte per sconfi ggere le malattie da Trombosi: Infarto, Ictus, Embolia polmonare, Trombosi arteriosa e venosa, colpiscono ogni anno 600.000 persone in Italia. Colpiscono il doppio dei tumori, ma potreb-bero essere evitate almeno in un caso su tre.

“Non esiste prevenzione senza informazione e senza volontà. Siamo noi a dover decidere di prenderci cura di noi stessi e delle persone a cui vogliamo bene” spiega la dr.ssa Lidia Rota Vender, Presidente di ALT Onlus “e non è così diffi cile: basta fermarsi

un momento a pensare a quali vantaggi potrem-mo avere se facessimo attenzione alla quantità e alla qualità di cibo nel piatto e a quanto poco ci muoviamo, e decidessimo che è ora di fare qualcosa. Costa poco, ma rende molto in salute, la nostra e quella dei nostri fi gli”.

L’agenda è disponibile in ALT per coloro che done-ranno un contributo minimo di 15 euro: i fondi raccolti verranno investiti per campagne di pre-venzione cardiovascolare sul territorio italiano.Per richiederla vai sulla pagina dedicata all'ini-ziativa Agenda del Cuore 2011 oppure telefona allo 02 58325028.

ALT - Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari - OnlusVia Ludovico da Viadana, 5 - 20122 MilanoTel. 02 58325028 - Fax 02 58315856

www.campagnainfl uenza.it

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Convenzione per la protezione dei diritti dell'Uomo

Sanità

Nessun soggetto può essere sottoposto ad un trattamento sanitario senza aver preventiva-mente manifestato il proprio consenso, valido ed effi cace.

a cura dell'avv. Tiziana Tomeo

[email protected]

scrivi a:@

Il compimento di un atto medi-co nella relazione tra paziente e sanitario implica maggiori e differenti problematiche nell'i-potesi in cui a dover essere sot-toposto alle cure mediche sia un minore; tale impostazione presuppone la manifestazione di volontà dell'esercente la pote-stà genitoriale e la percezione della minore età del paziente da parte del sanitario.

Il principio cardine a tutela della salute è quello scolpito nell'art. 32 della Costituzione che recita "la Repubblica tutela la salu-te come fondamentale diritto dell'individuo" stabilendo pari-menti che:"nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizio-ne di legge che comunque non può violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana".

Tuttora sono profondi i contrasti tra il diritto uti singulus ad auto-determinarsi (rifi utando sommi-nistrazioni mediche imposte dalla normativa vigente) e la possibi-lità per l'autorità di prescrivere i cosiddetti TSO.

L'approvazione della Convenzione per la protezione dei diritti dell'Uo-mo e della dignità dell'essere umano rispetto all'utilizzazione della biologia e della medicina: convenzione sui diritti dell'uomo

e la biomedicina, sottoscritta ad Oviedo dal Consiglio d'Europa nel 1996 e ratifi cata dall'Italia con la L.145/2001, è eloquente nella previsione dell'art. 5 che statuisce segnatamente: "un trattamento sanitario può essere praticato solo se la per-sona interessata abbia presta-to il proprio consenso libero e informato" mentre l'art. 8 disci-plina il caso di una situazione d'urgenza a seguito della quale non potendosi ottenere il con-senso della persona, si ritiene necessario ogni trattamento che tuteli la salute.

L'art. 2 a sua volta, specifi ca-mente prevede che "quando un minore non ha la capacità di dare il consenso ad un inter-vento, questo non può effettuarsi senza l'autorizzazione del suo rappresentante, di un'autorità o di una persona o di un orga-no designato dalla legge dovrà essere il medico a valutare la reale maturità psicologica del minore".

La l. 135/90 pur subordinando l'effettuazione d'indagini diagno-stiche e terapeutiche all'acqui-sizione del consenso informato, tace circa le modalità d'esecu-zione sui soggetti minorenni.

In questa situazione di "vacatio legis" sorreggono le disposizio-ni del codice deontologico che

prevede l'obbligo del consenso da parte di chi ha la tutela del minore.

Ad ogni modo come negli altri Paesi europei ed extraeuropei anche la condotta delineata dal codice deontologico ha delle eccezioni come accade già nella legislazione italiana per quanto riguarda l'interruzione di gra-vidanza, la contraccezione e la tossicodipendenza.

Conformemente a quanto sin qui riferito, il nostro codice penale ed altre leggi speciali pongono l'accento sulla capacità di com-prensione del minore ultraquat-tordicenne in particolare, il cod. pen. all'art. 97 in ordine all'im-putabilità dei minori di 18 anni e nella legge 66/1996 nelle nor-me contro la violenza sessuale.

Infatti l'art. 609 quater dell'in-vocata legge stabilisce che l'ul-traquattordicenne sia assoluta-mente in grado di comprendere la natura e la portata di un atto di violenza sessuale, attribuen-do al minore una maturità tale da considerarlo non solo sog-getto attivo di reato ma capace di comprendere il signifi cato di un rapporto sessuale; di talchè potrà parimenti essere in grado di accettare o rifi utare l'effet-tuazione del test per l'HIV.

30 www.salutare.info

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“Si tratta delle diffi coltà che incontrano alcuni bambini nell’automatiz-zare i processi di deco-difi cazione del linguaggio scritto in linguaggio parlato per quanto ri-guarda la lettura e di decodifi cazione del lin-guaggio parlato in lin-guaggio scrit to per quanto r iguarda la scrittura”.

Pedagogiaa cura del dr.ssa Sabina Scassa

Educatore professionale

La Dislessia

Il bambino dislessico e le diffi coltà scolastiche

Tali diffi coltà sono riconosciute come dislessia con-sistente nella diffi coltà di lettura, come disgrafi a consistente nella diffi coltà di produzione della scrittura e nella disortografi a consistente nella diffi coltà a porre i segni alfabetici nell’ordine giusto e nel rispettare le regole grammaticali.In pratica il bambino dislessico effettua diverse confusioni:

•Confusioni di fonemi simili foneticamente; ad esempio confonde la “d” con la “t”, la “v” con la “f”, la “b” con la “p”, la “c” con la “g”, la “m” con la “n”;

•Confusioni di fonemi simili morfologicamente; ad esempio confonde la “a” con la “o”, la “d” con la “q”, la “n” con la “u”;Non minori sono le sostituzioni di parole con altre parole simili per suono o per forma grafi ca ad esempio “pinna” diventa “penna”, “posto” diventa “pasto”; e anche le inversioni cinetiche sono molto frequenti; ad esempio “la” si trasfor-ma in “al”, “da” si trasforma in “ad”.

Per quanto riguarda la scrittura, i bambini dislessici oltre a compiere errori come quelli citati poc’anzi, effettuano elisioni e/o omissioni di sillabe rad-doppiando le consonanti laddove non ci sono, oppure compiono errori in parole dotate già di raddoppiamenti sillabici.

Nonostante tutte queste diffi coltà, il bambino dislessico ha un’intelligenza normale ed è privo di defi cit sensoriali.

Gli interventi di recupero devono essere fi naliz-zati all’automatizzazione dei processi di codifi ca avvalendosi anche dell’uso del personal computer.

Tali interventi dovrebbero permettere il graduale apprendimento del riconoscimento dei vari fone-mi, inizialmente in forma grande e facilitata ad

esempio usando il grassetto del pc, poi sempre più piccola e in modo più diffi coltoso per la per-dita di parte della lettera.

Dunque compito degli insegnanti, degli educa-tori è non solo di avere un occhio di riguardo per il bambino dislessico limitandosi ad esempio di annotare sul diario l’assegno per renderlo leggi-bile e facilitare così sia il bambino che il genitore, bensì sono necessari interventi mirati; interventi che si basano su comportamenti e personalità più empatiche.

I bambini dislessici necessitano, sia a casa che a scuola, di un clima particolarmente sereno, privo di distrazioni, dal quale il bambino non deve ricevere particolari rimproveri poiché essi, spesso, fanno percepire al bambino dislessico di essere portatori di una condizione svantaggiata perciò dolorosa.Tantomeno il bambino deve percepire la cosid-detta ansia da prestazione; il suo tempo per la letto-scrittura deve essere rispettato. Altrettanta importanza va all’incoraggiamento e all’apprez-zamento verbale per il problem solving quoti-diano. Essi consentono al bambino di non sco-raggiarsi di fronte alle sue evidenti e consapevoli diffi coltà e di non perdere la motivazione alla performance. Tale condizione è essenziale non solo per l’attuale benessere del bambino bensì per la crescita didattica, psicologica ed affetti-va dello stesso.

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Dopo il sì defi nitivo del Senato, infatti, vengono riconosciuti alcuni disturbi specifi ci dell'ap-prendimento (Dsa) come dislessia, discalculia e disgrafi a e si prevedono interventi a favore dei bambini colpiti che, secondo l'Associazio-ne italiana dislessia, sarebbero circa 350 mila.

Il provvedimento, denominato "Nuove nor-me in materia di diffi coltà specifi che d’ap-prendimento" e approvato in sede delibe-rante dalla commissione Cultura di Palazzo Madama, sancisce un deciso cambio di rotta a favore delle famiglie di studenti affetti da Dsa, che prima erano costrette a farsi com-pletamente carico del problema.

Infatti riconosce dislessia, disgrafi a/disorto-grafi a e discalculia «quali diffi coltà specifi -che di apprendimento, che si manifestano in presenza di capacità cognitive adeguate, in assenza di patologie neurologiche e di defi cit sensoriali».

La scuola, che prima non era obbligata ad intervenire, diventa ora parte integrante della diagnosi e della cura grazie alla defi nizione di una serie di provvedimenti che riguardano studenti, docenti e famiglie. A questo scopo la legge stanzia un fi nan-ziamento di 2 milioni di euro per gli anni 2010-2011.La legge infatti prevede didattica persona-lizzata, l'uso di strumenti compensativi come personal computer e calcolatore, facilitazioni specifi che per gli esami anche universitari e per lo studio delle lingue straniere.

I genitori di alunni della scuola primaria con tali disturbi (diagnosticati dal Servizio sanita-rio nazionale) potranno usufruire di permes-si di orario fl essibile sul lavoro per assistere meglio i loro fi gli nelle attività scolastiche. La legge prevede infi ne una specifi ca formazione

per i docenti, per il riconoscimento tempesti-vo di queste patologie e per l'applicazione di didattiche riabilitative.La norma si prefi gge, tra le altre cose, di «garantire il diritto all’istruzione e i neces-sari supporti; favorire il successo scolastico e prevenire blocchi nell’apprendimento degli alunni con DSA, agevolandone la piena inte-grazione sociale e culturale; ridurre i disagi formativi ed emozionali; assicurare una for-mazione adeguata e lo sviluppo delle poten-zialità degli alunni; sensibilizzare e preparare gli insegnanti ed i genitori nei confronti del-le problematiche legate alle DSA; assicura-re adeguate possibilità di diagnosi precoce, anche a partire dalla scuola dell’infanzia, e di riabilitazione; incrementare la comunica-zione e la collaborazione tra famiglia, scuola e servizi sanitari durante tutto l’arco dell’i-struzione scolastica».

L'articolo 5 mette nero su bianco le misure educative e le didattiche di supporto come l'uso di una didattica individualizzata e per-sonalizzata o l'introduzione di strumenti com-pensativi, compresi i mezzi di apprendimen-to alternativi e le tecnologie informatiche, nonché misure dispensative da alcune pre-stazioni non essenziali ai fi ni della qualità dei concetti da apprendere.

È previsto, pure per l'insegnamento delle lin-gue straniere, l'uso di strumenti compensativi che favoriscano la comunicazione verbale. Agli studenti con DSA sono inoltre garanti-te, durante il percorso di istruzione e di for-mazione scolastica e universitaria, adeguate forme di verifi ca e di valutazione, anche per quanto concerne gli esami di Stato, di ammis-sione all'università e gli esami universitari.Inizia adesso l'iter burocratico per rendere possibile l'attuazione della legge nei vari ambiti regionali.

La legge infatti prevede didattica personalizzata, l'uso di strumenti compensativi come personal computer e calcolatore, facilitazioni specifi che per gli esami...

La Dislessia

Approfondimenti

Fontewww.minori.it

Una legge per i disturbi dell'apprendimento.L'iter per la legge sulla d i s l e s s i a , g i u n g e a compimento.

32 www.salutare.info

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CONGRESSI, CONVEGNI, EVENTIe manifestazioni per la Salute e il Benessere

Per comunicare congressi, convegni, eventi e manifestazioni per la Salute e il Benessere

Tel.: 0825 74603e-mail: [email protected]

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Eventi

Milano, 27 gennaio 2011Facing the future in aesthetic surgery the mid face congress 2011 (the mid-face)Attività formativa per: Medico chirurgoDiscipline di riferimento: Medicina lega-le, Chirurgia maxillo-facciale, Chirurgia plastica e ricostruttivaArgomenti del corso: problematiche medico legali, problemi assicurativi, responsabilita sanitariaObiettivi evento: acquisire conoscenze teoriche in: responsabilità sanitaria qua-li l'obbligatorietà di mezzi e di risultato nonchè l'onere giudiziario della prova e problematiche assicurative.Luogo di svolgimento: Collegio Padri Oblati - RhoOrganizzazione Keyword Europa.

Padova, 28 gennaio 2011 La patologia dell'anca nell'età dell'accrescimento Padova - Crowne Plaza Conferenze Center Presidente: c. Gigante Responsabile U.O.S.Ortopedia Pediatrica Azienda Ospedaliera di Padova Segreteria Organizzativa Provider Ecm: Medicina Viva Servizio Congressi Spa, Via Marchesi,26 -43100 Parma, Tel. 0521 290191 Fax 0521 291314 e-mail: [email protected] www.mvcongressi.it

Brescia, 19 febbraio 2011Congresso per Medico chirurgo in CardiologiaCategorie Attività formativa per: Medico chirurgo.

Discipline di riferimento: Cardiologia, Medicina interna, Chirurgia generaleArgomenti del corso: aterosclerosi coro-narica, indicazione agli esami diagnostici, interpretazione dei refertiObiettivi evento: acquisire conoscenze teoriche in: cardiopatia ischemica.Conseguire conoscenze pratiche in: esami strumentali e di laboratorio Migliorare capacità comunicative.Obiettivo formativo: integrazione tra assistenza territoriale ed ospedalierasvolgimento: Sala Provveditori - Comune Di Salò.Organizzazione A.R.C.A. Associazioni Regionali Cardiologi Ambulatoriali.

Roma, 24 - 25 febbraio 201144th a.i.s.f. annual meetingCongresso per Medico chirurgo in Patologia clinica (analisi chimico-clini-che e microbiologia) Obiettivo formativo: percorsi clinico-assi-stenziali/diagnostici/riabilitativi, profi li di assistenza - profi li di curaAttività formativa per: Medico chirurgoDiscipline di riferimento: Patologia clini-ca, Area interdisciplinare.Argomenti del corso: genetica nelle malattie epatiche, ipertensione portale, uso del web in epatologia.Obiettivi evento: acquisire conoscenze teoriche in malattie del fegato.Obiettivo formativo nazionaleLa riunione annuale dell'associazione italiana per lo studio del fegato rappre-senta il principale momento di incontro e discussione dell'attività di ricerca dell'as-sociazione e dei suoi circa 1800 soci. Essendo l'aisf un'associazione

interdisciplinare la riunione annuale diventa un momento scientifi co di espe-rienza a confronto tra i vari specialisti che ne fanno parte che sono i gastroen-terologi, gli internisti, i trapiantologi, gli infettivologi, gli immunologi, i chirurghi epato-biliari e i ricercatori di base.Luogo di svolgimento: Aula Magna - Università Degli Studi "La Sapienza" di Roma. Organizzazione Aisf - Associazione Italiana Per Lo Studio Del Fegato.www.webaisf.org

San Gimignano, 25 - 26 febbraio 2011Allergie intolleranze e asma bronchialeCongresso per Medico chirurgo in Medicina generale (Medici di famiglia)Categorie Attività formativa per: Medico chirurgoDiscipline di riferimento: Medicina gene-rale - Medici di famiglia, Allergologia ed immunologia clinica, Malattie dell'appa-rato respiratorio. Argomenti del corso: allergie, asma bronchiale, intolleranzeLuogo di svolgimento: Hotel Villa San Paolo, San Gimignano (Si)Organizzazione: Mcr Service Snc Events & Communications.

27-28 Gennaio 2011 2th European Symposium on Pediatric Hand Surgery Direttore del Congresso: Giogio Pajardi Segreteria Organizzativa: Studio Progress Snc - Tel. 030290326 - [email protected] Policlinico MultiMedia IRCCS - Milano

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Endoscopica Malzoni si pone l’obiettivo di rafforzare la propria presenza come punto di riferimento internazionale per il trattamento endoscopico delle patologie ginecologiche.

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