Il Mosaiko 5-2007

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Il Mosaiko Kids è un’associazione culturale e ricreativa, aconfessionale, apartitica e senza fini di lucro, di utilità sociale. Il periodico dell’Associazione si riceve tramite abbonamento annuale, richiedendolo al seguente indirizzo: Associazione Il Mosaiko Kids, via C. Alberto 13 15053 Castelnuovo Scrivia (AL) - Tel. 0131 856018 e-mail: [email protected] i i d d Il Mosai o K Il M osai o K s s pag. 2 pag. 3 pagg. 4 e 5 pag. 6 pag. 7 LA LUCERTOLA E IL BOSCAIOLO Fiaba della tradizione orale marocchina di Zineb Chahbouni TECNICA E INTELLIGENZA Intervista a Irene Acerbi, allenatrice del Team Volley di Castelnuovo di Elena Pisa EDUCATECI ALLA LIBERTA’! I ragazzi del Mosaiko Kids a Sorrento MAREMOTO IN PISCINA! Intervista a Elena Corti, 36 medaglie conquistate nuotando... di Beatrice Bianchi L’ESSERE ACROBATI CHE CI CONSENTE DI SOPRAVVIVERE di Alessandra Santi un ragazzo che scrive è un ragazzo che pensa segue a pag. 2 Fuori dal tunnel! La maturità nuoce gravemente alla salute... Anno 4 - n° 4, Settembre - Ottobre - Novembre - Dicembre 2007 Aut. Tribunale di Tortona N° 2/04 reg. periodici del 22/09/2004 Periodico mensile dell’Associazione Il Mosaiko Kids via C. Alberto, 13 - Castelnuovo S. (AL) Direttore responsabile: Antonella Mariotti Stampa: Tipografia-litografia Fadia, via Soldini 12 - Castelnuovo Scrivia (AL) D a quattro mesi ormai sono fuori dal tunnel e ancora non mi sembra vero. Quando mia madre mi raccontava che a volte, a distanza di trent’anni, sogna an- cora di essere in procinto di dare la maturità e di svegliarsi sudata e terrorizzata, credevo che esage- rasse, solo dopo esserci passata ho capito che si tratta davvero di un’esperienza che lascia il segno, impegnativa, che aiuta a matura- re, o, prestando fede allo scopo che le è assegnato, che testa il grado di maturità. La definirei una miscela esplosiva a base di studio e stress psicologico. I maturandi non si trovano infatti solo di fronte ad una mole non indifferente di stu- dio, da affrontare per giunta con il sole fuori dalla finestra e gli amici di età diversa in piscina a divertir- si, ma ad essa si somma la paura di deludere le aspettative di genitori, amici e insegnanti (che l’obiettivo sia il cento o la promozione la ten- sione non cambia), la sensazione che quel famigerato numero ri- echeggerà per tutta la propria via, come un’etichetta, un trofeo o una macchia. Tutto ha inizio gli ultimi mesi del- l’ultimo anno di scuola superiore, gli insegnanti parlano solo dell’e- same, come se non ne avessero parlato già abbastanza i mesi e perfino l’anno precedente. Alla consegna di ogni prova sottolinea- no che la preparazione dista anni luce da quella necessaria per so- stenere l’Esame di Stato, a soste- gno di questa tesi, quando interro- gano cercano di mettere in ginoc- chio anche il più studioso degli alunni, e, durante ogni spiegazio- ne, nel riferire anche il più insigni- ficante dei dettagli, ribadiscono che proprio quel dettaglio “pulcio- so” potrebbe essere una domanda del colloquio. Lo studente sente una morsa che si stringe attorno al collo, ogni giorno di più. L’inquie- tudine è tale da annebbiargli la mente e impedirgli di mettersi a studiare per cercare di salvare la propria situazione che gli appare ormai insalvabile. Il vero salto nel vuoto inizia con la fine delle lezioni, una corsa frene- tica e disperatissima per ripassare tutto lo scibile umano. Niente più luce del sole, niente dialogo con i familiari, niente relazioni sociali, sport, tre o quattro pasti in totale alla settimana, sempre meno ore segue a pag. 2 Marta Lamanuzzi Quando il corpo sfugge al controllo L’adolescenza Q uando ti senti in un corpo che non riconosci più, perché sfugge al tuo controllo. Quando ti senti triste senza capire il perché e non sai che sono gli ormoni che ti creano questi scompensi. Quando ti senti infelice per- ché tutto intorno a te non ti dà più si- curezza. Quando pensi che le tue spalle siano troppo piccole per portare il peso dell’universo. Quando hai paura di de- ludere le aspettative dei tuoi genitori e ti senti in colpa perché ti accorgi di non essere perfetto, anzi, che tutto ciò che il tuo cuore ti dice è proprio di essere “diverso” da come ti era stato richiesto di essere. Quando ti senti apatico da segue a pag. 2 Henri Matisse, studio per la “Gioia di vivere” Copenhagen, Museo Reale di Belle Arti Giovanna Spantigati E’ proprio vero, le cose belle rimangono den- tro di noi indelebili. Ancora più bello è il fatto che non si possono spiegare, si sentono e basta. Sono le 10.30 di martedì 30 ottobre 2007, siamo nella splendida cornice della sala Nettuno dell’hotel Hilton di Sorrento, ci sono i ragazzi del Mosaiko Kids. A si- nistra Beatrice, Davide, Mar- ta, Andrea, Alberto, al com- puter Elena. Al centro il maxi- schermo, a destra 4 giudici ci osservano… Si sente un bisbi- glio leggero… ad un tratto si- lenzio assoluto, rotto soltanto dalla nostra musica di sotto- fondo. Parte il video… inizia Beatrice, poi Davide, Marta, Andrea… un nodo alla gola, un brivido alla schiena, la tensio- ne è al massimo! Tutti ascolta- no attentamente… sembra un sogno! Il nostro progetto “ Un silenzio pericoloso” non solo viene applaudito, ma suscita immediatamente il consenso degli attenti organizzatori del Convegno, professori universi- tari di fama internazionale, membri della Consulta Nazio- nale Antidroga, consulenti ed esperti di 3 ministeri (Salute, Affari Sociali, Giustizia), che hanno voluto conoscere più a fondo i ragazzi e la loro realtà tanto da decidere di venirli a trovare a Castelnuovo Scrivia. Il 1 febbraio 2008, infatti, il prof. Maurizio Fea, Psichiatra Docente di Scienze della For- mazione all’ Università Catto- lica di Milano e Consulente del Ministero della Solidarietà So- ciale, terrà una conferenza il cui titolo è senza dubbio intri- gante e interessante: “Evolu- zione, adattamento, emozio- ni, vulnerabilità negli adole- scenti. Dal sistema darwinia- no alle ultime scuole di pen- siero”. Parafrasando, la para- bola della nostra esperienza è invece stata “dalla profonda e spesso marginale periferia di Alessandria al maxischermo dell’Hilton di Sorrento”: tutti si chiedevano stupiti come fosse stato possibile costruire un gruppo di giovani attivi, af- fiatati e simpatici che hanno dimostrato una competenza, una capacità organizzativa ed una chiarezza d’esposizione degna di navigati professioni- Mimma Franco Grazie Federserd! Da sinistra: Beatrice Bianchi, Marta Lamanuzzi, Marta Sottotetti. Dietro: Davide Varni e Andrea Botosso.

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Periodico dell'Associazione Il Mosaiko Kids

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Il Mosaiko Kids è un’associazione culturale e ricreativa, aconfessionale, apartiticae senza fini di lucro, di utilità sociale. Il periodico dell’Associazione si ricevetramite abbonamento annuale, richiedendolo al seguente indirizzo:Associazione Il Mosaiko Kids, via C. Alberto 1315053 Castelnuovo Scrivia (AL) - Tel. 0131 856018e-mail: ilmosaiko @tiscali.it

ii ddIl Mosai oKIl Mosai oK ss

pag. 2

pag. 3

pagg. 4 e 5

pag. 6

pag. 7 LA LUCERTOLA E IL BOSCAIOLOFiaba della tradizione orale marocchina

di Zineb Chahbouni

TECNICA E INTELLIGENZAIntervista a Irene Acerbi, allenatrice

del Team Volley di Castelnuovodi Elena Pisa

EDUCATECI ALLA LIBERTA’!I ragazzi del Mosaiko Kids a Sorrento

MAREMOTO IN PISCINA!Intervista a Elena Corti,

36 medaglie conquistate nuotando...di Beatrice Bianchi

L’ESSERE ACROBATI CHE CI CONSENTE DI SOPRAVVIVERE

di Alessandra Santi

u n r a g a z z o c h e s c r i v e è u n r a g a z z o c h e p e n s a

segue a pag. 2

F u o r i d a l t u n n e l !La matur i tà nuoce gravemente a l la sa lute. . .

Anno 4 - n° 4, Settembre - Ottobre - Novembre - Dicembre 2007 Aut. Tribunale di Tortona N° 2/04 reg. periodici del 22/09/2004Periodico mensile dell’Associazione Il Mosaiko Kidsvia C. Alberto, 13 - Castelnuovo S. (AL)Direttore responsabile: Antonella MariottiStampa: Tipografia-litografia Fadia, via Soldini 12 - Castelnuovo Scrivia (AL)

Da quattro mesi ormai sonofuori dal tunnel e ancora nonmi sembra vero. Quando mia

madre mi raccontava che a volte,a distanza di trent’anni, sogna an-cora di essere in procinto di darela maturità e di svegliarsi sudata eterrorizzata, credevo che esage-rasse, solo dopo esserci passata hocapito che si tratta davvero diun’esperienza che lascia il segno,impegnativa, che aiuta a matura-re, o, prestando fede allo scopoche le è assegnato, che testa ilgrado di maturità. La definirei unamiscela esplosiva a base di studio estress psicologico. I maturandi nonsi trovano infatti solo di fronte aduna mole non indifferente di stu-dio, da affrontare per giunta con ilsole fuori dalla finestra e gli amicidi età diversa in piscina a divertir-si, ma ad essa si somma la paura dideludere le aspettative di genitori,amici e insegnanti (che l’obiettivosia il cento o la promozione la ten-sione non cambia), la sensazioneche quel famigerato numero ri-echeggerà per tutta la propria via,come un’etichetta, un trofeo ouna macchia. Tutto ha inizio gli ultimi mesi del-l’ultimo anno di scuola superiore,gli insegnanti parlano solo dell’e-same, come se non ne avesseroparlato già abbastanza i mesi e

perfino l’anno precedente. Allaconsegna di ogni prova sottolinea-no che la preparazione dista anniluce da quella necessaria per so-stenere l’Esame di Stato, a soste-gno di questa tesi, quando interro-gano cercano di mettere in ginoc-chio anche il più studioso deglialunni, e, durante ogni spiegazio-ne, nel riferire anche il più insigni-

ficante dei dettagli, ribadisconoche proprio quel dettaglio “pulcio-so” potrebbe essere una domandadel colloquio. Lo studente senteuna morsa che si stringe attorno alcollo, ogni giorno di più. L’inquie-tudine è tale da annebbiargli lamente e impedirgli di mettersi astudiare per cercare di salvare lapropria situazione che gli appare

ormai insalvabile.Il vero salto nel vuoto inizia con lafine delle lezioni, una corsa frene-tica e disperatissima per ripassaretutto lo scibile umano. Niente piùluce del sole, niente dialogo con ifamiliari, niente relazioni sociali,sport, tre o quattro pasti in totalealla settimana, sempre meno ore

segue a pag. 2

Marta Lamanuzzi

Q u a n d o i l c o r p o s f u g g e a l c o n t r o l l o

L ’ a d o l e s c e n z a

Quando ti senti in un corpo chenon riconosci più, perché sfuggeal tuo controllo. Quando ti senti

triste senza capire il perché e non saiche sono gli ormoni che ti creano questiscompensi. Quando ti senti infelice per-ché tutto intorno a te non ti dà più si-curezza. Quando pensi che le tue spallesiano troppo piccole per portare il pesodell’universo. Quando hai paura di de-ludere le aspettative dei tuoi genitori eti senti in colpa perché ti accorgi di nonessere perfetto, anzi, che tutto ciò cheil tuo cuore ti dice è proprio di essere“diverso” da come ti era stato richiestodi essere. Quando ti senti apatico da

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Giovanna Spantigati

E’proprio vero, le cosebelle rimangono den-tro di noi indelebili.

Ancora più bello è il fatto chenon si possono spiegare, sisentono e basta. Sono le 10.30di martedì 30 ottobre 2007,siamo nella splendida cornicedella sala Nettuno dell’hotelHilton di Sorrento, ci sono iragazzi del Mosaiko Kids. A si-nistra Beatrice, Davide, Mar-ta, Andrea, Alberto, al com-puter Elena. Al centro il maxi-schermo, a destra 4 giudici ciosservano… Si sente un bisbi-glio leggero… ad un tratto si-lenzio assoluto, rotto soltantodalla nostra musica di sotto-fondo. Parte il video… iniziaBeatrice, poi Davide, Marta,Andrea… un nodo alla gola, unbrivido alla schiena, la tensio-ne è al massimo! Tutti ascolta-no attentamente… sembra unsogno! Il nostro progetto “ Unsilenzio pericoloso” non soloviene applaudito, ma suscitaimmediatamente il consensodegli attenti organizzatori delConvegno, professori universi-tari di fama internazionale,membri della Consulta Nazio-nale Antidroga, consulenti edesperti di 3 ministeri (Salute,Affari Sociali, Giustizia), chehanno voluto conoscere più afondo i ragazzi e la loro realtàtanto da decidere di venirli atrovare a Castelnuovo Scrivia.Il 1 febbraio 2008, infatti, ilprof. Maurizio Fea, PsichiatraDocente di Scienze della For-mazione all’ Università Catto-lica di Milano e Consulente delMinistero della Solidarietà So-ciale, terrà una conferenza ilcui titolo è senza dubbio intri-gante e interessante: “Evolu-zione, adattamento, emozio-ni, vulnerabilità negli adole-scenti. Dal sistema darwinia-no alle ultime scuole di pen-siero”. Parafrasando, la para-bola della nostra esperienza èinvece stata “dalla profondae spesso marginale periferiadi Alessandria al maxischermodell’Hilton di Sorrento”: tuttisi chiedevano stupiti comefosse stato possibile costruireun gruppo di giovani attivi, af-fiatati e simpatici che hannodimostrato una competenza,una capacità organizzativa eduna chiarezza d’esposizionedegna di navigati professioni-

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una parte e con la voglia diesplodere dall’altra, eccoche ci sei arrivato. Ti sembradi essere il solo a sentirsi inun mondo che non gli appar-tiene, eppure è il percorsoobbligato per la crescita. E’una sofferenza attraverso laquale bisogna passare perpoter diventare adulto e fi-ducioso in te stesso. Ce la fa-rai. Una famiglia attenta puòe deve cercare di rassicurar-ti, di farti capire che non tista giudicando, di essere altuo fianco in questo passag-gio perché l’ha già vissuto.Ma il genitore di un ragazzodisabile come può sostenerloin questo percorso pieno diinsicurezze e di sofferenza?Non puoi permetterti di dire:“ti capisco” e non devi nean-che farlo. Sbagliato sarebbeimmedesimarti in lui, uscire-sti dal tuo ruolo e non hainemmeno il diritto di vivereuna vita non tua. Sarebbeprepotenza. Ma penso chesia veramente dura per unragazzino disabile vivere esuperare i problemi dell’ado-lescenza. Chi porta gli oc-chiali a quell’età si sente adisagio e diventa insicuro. Einvece chi non sente o nonvede o si trova su una sedia arotelle? Non può essere faci-le. E io non devo sentirmi incolpa perché non posso capi-re cosa senti tu. Entrare inrelazione con gli altri diven-ta difficile, e allo stessotempo gli impulsi sessuali sifanno sentire. Hai bisogno dicarezze, hai bisogno d’amoree il tuo corpo non è più sottoil tuo controllo. Certo, se iltuo carattere è solare, se chiti sta intorno ti dà fiducia, seami la vita con entusiasmotutto diventa più facile. Magli impulsi, i bisogni restano.E non è più sufficiente sen-tirsi amato dalla tua fami-glia. Non basta più. Passeràanche questo momento, sisupererà, troverai l’uomo, ladonna che ti farà sentireamato. Se prima impari adamare te stesso. Ma in que-sto passaggio, io, come possoaiutarti? Vorrei rassicurartisenza però sminuire i tuoisentimenti. Essere al tuofianco e lasciarti vivere latua vita. Darti fiducia senzaessere invadente. Essere rea-lista e non illuderti. Non rac-contarti mai bugie e non faremia la tua sofferenza e vice-versa. L’aiuto più grosso cheio abbia mai avuto nella miavita? Quello di mio padre.Quando mi dissero che miofiglio era disabile (aveva giàun anno) mi girai verso miopadre, ero nel panico più to-tale e gli chiesi: “E adessocosa facciamo?” il mio doloreera infinito. Avrei voluto di-speratamente un miracolo.“Faremo tutto quello che sipotrà fare.” Non disse bugie,non disse: “andrà tutto be-ne”, non disse: “non soffri-re.” E così facendo mi regalòun coraggio da leone.

Giovanna Spantigati

L’adolescenzasegue dalla prima

di sonno, pianti isterici da psicoanalisi. Asostenere la prima prova si presenta unbranco di zombie doloranti e abbagliatidalla luce del sole. Il pomeriggio si vege-ta, in bilico tra lo sfinimento per le seiore di tema e l’angoscia per la secondaprova, la più temuta in tutti gli indirizzi.Tra le file di banchi si aggira un losco fi-guro, il presidente della commissione,affiancato dai suoi scagnozzi, i commis-sari esterni, sconosciuti e imprevedibili,né più né meno degli interni, sul cui aiu-to nessuno studente saggio scommette-rebbe nemmeno un centesimo. Il secon-do pomeriggio all’apatia si sostituisce ladepressione per l’esito della secondaprova e la sensazione di impotenza a por-tare a termine quella deludente perfor-

mance. In men che non si dica, ci si ri-trova sui banchi per le quattro o cinquemaledette domande della terza provache sembra essere portatrice di una durasentenza: i minuti sono contati, o si sa, osi è condannati all’umiliante consegnadel foglio in bianco.Passato lo zoccolo duro sono pur semprepassati tre quarti dell’esame, il che, a li-vello psicologico reca grande sollievo enotevole beneficio. Incoraggiati o ama-reggiati dal risultato degli scritti i “pro-tomaturi”, giunti ormai all’ultima tappadel gioco mortale, danno tutta la loroanima, per confermare i propri risultati,riscattare la propria immagine o raggiun-gere, naufraghi, la terraferma.I nervi sono sempre a fior di pelle e le

pulsazioni cardiache aumentano all’avvi-cinarsi del giorno dell’orale, ma final-mente si vede il capolinea, si guarda ilsole fuori dalla finestra non più con lamalinconia astiosa del prigioniero, macon il desiderio innocente dei piccoli del-la rondine che stanno per spiccare il vo-lo. È con questo benessere incipiente chesi tiene l’orale. Nel momento in cui sivarca l’uscita della classe, quel momen-to tanto agognato, si vive, come per ilresto della giornata, in un’altra dimen-sione, catapultati chissà dove, appanna-ti, inconsciamente e confusamente feli-ci.Ecco, con il mio solito gusto per il ro-manzare, come descriverei quella forma-lità che viene definita Esame di Stato.

F u o r i d a l t u n n e l !Marta Lamanuzzi, segue dalla prima

Siedo alla mia scrivania e noto il post-it che qual-cuno ha appeso allo schermo del mio computer:impressionante come il giallo del biglietto risalti

sullo schermo annerito.È il caporedattore che mi chiede di scrivere un artico-lo di apertura per la conferenza sui ricordi della pros-sima settimana. Subito chiedo alla mia immaginazionedi aiutarmi, lei che da tempo si era assopita per colpadi quegli articoli socioeconomici che pensano di chiari-re le idee alla gente e invece le confondono. Il mio pri-mo pensiero che riguarda i ricordi è la famiglia, la ca-sa, il posto in cui ognuno di noi trascorre i momenti piùduri e allo stesso tempo più felici della vita. Ognuno dinoi porta con sè un bagaglio di ricordi personale, qualcuno lotratta come un tesoro, qualcun altro come un libro aperto. Sihanno ricordi di quando da piccoli giocavamo nei vicoli assolatidel paese, quando passavamo davanti ai mattoni impilati fuoridalle porte, dove i nonni sedevano davanti alle loro case stanche.L’amore poi, quel gigante dai piedi di pasta frolla, ci consente diricordare tutti i momenti e i luoghi in cui l’abbiamo incontrato,dove il cielo era più azzurro e le stelle brillavano più del solito.Per un momento torno al grigiore del mio ufficio e mi rendo con-to di guardare con aria sognante fuori dalla finestra, è così diffi-cile sognare oggi. In mancanza dei sogni però, ci è sempre possi-bile ricordare il passato; anche se non potrà mai rivivere per noi,potrà forse provocarci qualche brivido ritardatario. Alcuni ricor-di sembrano così vicini da bruciare ancora sulla pelle, da fartipiangere per ore, altri invece provocano quel sorrisino ironico,

quasi stupido che sembra non essere mai compreso da coloro checi circondano. L’uomo è così fragile da voler nascondere, il piùdelle volte, i suoi sentimenti e la copertura è spesso troppo du-ra per essere sopportata dagli altri, fa male. Scuoto la mia testae capisco di aver perso di vista l’argomento centrale del mio ar-ticolo ma tutto questo frenetico pensare sembra avermi reso co-sì chiaro quanto l’equilibrio dell’uomo sia instabile, in costantebalia dei suoi sentimenti e dei suoi ricordi, in bilico sul filo dellesue emozioni. È proprio l’essere “acrobati” che ci consente di so-pravvivere. E quale immagine è meglio di questa in questo circoche è il mondo? Occorre essere determinati a proseguire nei pro-pri intenti e cercare di non farsi condizionare dagli altri, di esse-re se stessi fino alla fine, fino alla morte. I ricordi, in ogni caso,ci aiuteranno nei momenti difficili e rischiareranno, forse, unatriste giornata di pioggia.

essereacrobatiche ciconsentedisopravvivere

Alessandra Santi

sti. La direzione Nazionale diFEDERSERD ha voluto pre-miare questi giovani in unmodo speciale: i prossimiconvegni avranno una sessio-ne ed uno spazio appositodedicato ad educatori e ra-gazzi, autogestito ed orga-nizzato dal Mosaiko Kids. Cisarà da lavorare per tutti emolto duramente, ma sareb-

be un vero peccato “molla-re” ora dopo un simile con-senso! Inoltre il nostro pro-getto verrà pubblicato negliatti del congresso a cura del-la Federserd. Voglio dedicarequesta nostra vittoria a tuttii ragazzi che hanno lavoratoper costruirla, nell’auspicioche riescano a mantenere in-tatti i valori in cui credono.

Sorrento: un’emozione indescrivibilesegue dalla prima, Mimma Franco

L a p o e s i a

i l l u s i o n e

Ci arrampichiamosulla cima di un monte che non esisteper arrivare in altopensando di trovare l’inizio,ma troviamo solo la fine.

Elena Mazzucco

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Chi sei? Come ti descriv i? Che persona-l ità hai?

Sono Irene Acerbi, ho 23 anni e mi dividotra l’università a Pavia e gli allenamentidi pallavolo a Castelnuovo...Sono una persona particolarmente precisarazionale e diretta, sia nello studio chenel lavoro di allenatore cerco di essere i lpiù professionale possibi le... non amo“perdere tempo”

Gli amici che ruolo hanno avuto e han-no nel la tua v ita?

Ho sempre messo l’amicizia davanti a tut-to nella vita, non riuscirei a vivere senza,nonostante alcune delusioni devo ricono-scere che senza i miei veri amici non sa-rei riuscita a ottenere quello che ho... mihanno aiutata tantissimo...

Hai un r icordo particolare di quando eripiccina?

Ricordo teneramente quando durante leregistrazioni del cd del Coro delle VociBianche in alcuni pezzi i l professore miha dovuto chiedere di non cantare a cau-sa della mia “R” moscia particolarmenteevidente...

La tua passione per la pal lavolo quandoè iniziata? Puoi descrivere le emozioniche prov i quando giochi?

Ho intrapreso la via della pallavolo abba-stanza tardi, avevo 16 anni quando ho do-vuto abbandonare i l nuoto che facevo alivell i agonistici e un po’ per caso ho ini-ziato a giocare a Casei Gerola – Sannazza-ro dove ho continuato per i successivi 5anni. Dopo molti anni di nuoto, uno sport se-condo me stupendo a l ivello individuale,iniziare a fare uno sport di squadra moltotecnico come la pallavolo all’ inizio non èstato semplice, bisogna saper giocare perla squadra e non solo per se stessi…La cosa principale però è sempre divertir-si e essere corretti… questo è i l messag-gio che cerco di dare alle mie giocatrici!

Cosa ci racconti di questa tua esperien-za da al lenatore? E’ un’esperienza st i -molante?

Adoro allenare… io a Castelnuovo ho bentre squadre da seguire… il mini-volley,l’under 13 e l’under 16. Con tutte ho unrapporto di amicizia e confidenza fuori erispetto in campo… Ho iniziato ad allena-re solo 3 anni fa grazie alla mia società,il Sannazzaro che ha voluto fondare undistaccamento qui a Castelnuovo e quindile mie “bambine” (le chiamo cosi anchese quelle grandi ormai non lo sono più)hanno iniziato con me… diciamo che piùche grazie ai corsi FIPAV e i campi estiviche ho fatto ho imparato ad allenare conloro… e abbiamo raggiunto ottimi risulta-

ti… infatti ai tornei estivi di beach volleyche con le ragazze più grandi disputiamoogni anno abbiamo ricevuti i complimentidi allenatori esperti dell’Assistel Mila-no... non è facile essere così brave ecompetitive dopo cosi pochi anni, in ge-nere si inizia giocare da piccoli...

Quanti giorni e quante ore al la sett ima-na trascorri in palestra?

Quest’anno considerando le varie attivitàdella palestra e gli impegni scolastici del-le ragazze svolgiamo gli allenamenti qua-si tutti i pomeriggi e in più ci sono le do-meniche impegnate per le partite di cam-pionato...

Quali sono le aspettative del team vol-ley castelnuovo nel futuro più immedia-to?

I l progetto è di creare un’unione tra l’un-der 16 e l’under 14, saranno impegnatetutte insieme per i l campionato under 16che comincia ad essere competitivo e dif-fici le. Ovviamente le più giovani dovran-no darsi da fare doppiamente per impara-re dalle compagne un po’ più grandi, masono sicura che sarà un ottimo gruppoformato da buone giocatrici! I l mini vol-ley invece quest’anno parteciperà al cam-pionato under 12, i l campo è leggermentepiù piccolo di quello da pallavolo e lapalla più leggera e questo aiuta le piùpiccole ad imparare gradualmente a “sta-re in campo” e rapportarsi con le compa-gne.

Perché consigl ieresti a un giovane i lg ioco del la pal lavolo?

Perché è un gioco di squadra dove appun-to si deve giocare per la squadra, infattiforse più che in altri sport le varie azionisono collegate una all’altra, sono neces-sarie tecnica e intell igenza.

Cosa faresti e dove interverresti permigl iorare le cose nel la realtà del lapal lavolo castelnovese?

Come tutti gl i altri aspettiamo con ansiail palazzetto nuovo, dato che dobbiamosgomitare con i l basket e i l Calcio per ri-uscire a fare tutti gl i allenamenti.

Qual è i l tuo sogno nel cassetto?

Oltre a proseguire la mia “carriera” di al-lenatore i l mio obiettivo più concreto erealizzabile è quello di laurearmi con i lmassimo dei voti in marketing.

Un messaggio personale per i ragazzidel “Mosaico Kids”.

Complimenti per l’ impegno, continuatecosì! E’ un giornale divertente carino esimpatico... siete un bel gruppo!W il Mosaiko!!!

Te c n i c a e i n t e l l i g e n z aI n te rv i s ta a I rene Acerb i , a l lenat r i ce de l Team Vo l ley Cas te lnuovo

Rappresentante tipica del suo segno zodiacale, la vergine, Irene è una ragazza molto riser-vata, tanto che quando le nostre domande si rivolgono alla sfera personale, si ritrae cor-tesemente. In questa occasione ho avuto la possibilità di conoscerla meglio e posso dire

con certezza che Irene è cresciuta “bene”, coltivando valori sani e semplici come l’amicizia,l’impegno verso gli altri e verso il mondo del lavoro.Con serietà e determinazione sta proseguendo gli studi universitari in Economia e Commer-cio/Marketing e a settembre è partita per Copenaghen, dove per 6 mesi potrà approfondire i pro-pri studi (Progetto Erasmus). Grazie Irene per l’intervista e auguri.

di Elena Pisa

foto Elena Pisa

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Per noi ragazzi del Mosaiko Kids presenti a Sorrento per partecipare al Congresso Nazionale della Federserd, martedì 30 ottobre è statoun giorno speciale che resterà impresso nella nostra memoria: abbiamo presentato il nostro progetto dal titolo “Un silenzio pericoloso”alla presenza di medici, psicologi e sociologi di fama.

Eravamo emozionatissimi e tesi già di prima mattina, al momento di partire alla volta dell’Hilton Palace. L’attesa del nostro turno in quel-l’ambiente così elegante e per noi inconsueto, aumentava l’agitazione ed il timore di non farcela, di non riuscire a restare calmi di fronte atutti quei luminari e quegli specialisti che dovevano “valutarci”.Non volevamo, però, fare brutta figura dopo tutto il lavoro svolto, dopo tutte le prove e le migliorie via via apportate sia al testo sia al video.Così, al momento decisivo, ci siamo fatti forza e, seppure con il cuore in gola, abbiamo iniziato a presentarci, ad illustrare tutte le iniziativee le proposte del Mosaiko, mentre in sala scorrevano sul maxischermo le immagini del nostro paese.Abbiamo subito capito che le nostre parole destavano interesse, che il nostro lavoro incuriosiva: non era un trattato scientifico, ma un testosemplice e spontaneo, una raccolta di opinioni di giovani adolescenti sui problemi che affliggono la società di oggi e che li riguardano da vi-cino. Un lavoro che è andato dritto al cuore del pubblico presente e che ha suscitato emozione.Il lungo applauso seguito al nostro intervento ed i complimenti ricevuti dal Comitato di Valutazione del Congresso ci hanno fatto vivere mo-menti di grande gioia. Sembrava  un sogno.La tensione svaniva, la calma era ritrovata, ma l’emozione  era ancora grande e soprattutto era enorme la nostra felicità per il successo e perl’interesse che tutti dimostravano per il nostro lavoro.Abbiamo vissuto momenti indimenticabili che ci aiuteranno nel nostro cammino e che ci hanno insegnato innanzi tutto che quando si crede

veramente in qualche cosa e si è sinceri e spontanei non si sbaglia mai, anzi si possono addirittura raggiungere risultati  insperati.

E d u c a t e c i aI ragazzi del Mosaiko ricevono a Sorrento un premio speciale: ad ogni convegno nazionale de

Sembrava un sognodi Marta Sottotetti

In quella selva di dottori e dottoresse, tra camici e fialette, c’eravamo anche noi. Senza lauree o esperienza professionale, senza pa-roloni o grafici altisonanti, c’eravamo anche noi. Con tanta voglia di fare e progetti in testa, con tanta buona volontà ed entusiasmo,c’eravamo anche noi.

A tenere alto il nome di Castelnuovo e di tutta la valle, indovinate chi c’era? Proprio noi.Sono rimasti stupiti, dicono. Stupiti dalle nostre aspirazioni e disposizioni. Stupiti e – quasi – commossi dalla forza di un’idea che parteproprio da noi giovani, vittime per eccellenza delle DROGHE (diciamola questa brutta parola, non facciamola passare sotto silenzio), egrazie a qualche testa pensante raggiunge i massimi esperti del settore.I ringraziamenti si sprecano, così come la riconoscenza a tutti coloro che ci hanno supportato in questo lungo, difficile (ma dannata-mente soddisfacente) cammino.Naturalmente, questa non è la fine. E’ la fine del principio, il superamento delle eliminatorie, il voto del primo trimestre. Il camminoè ancora lungo, ma col supporto di tutti gli abbonati ed i “simpatizzanti”, siamo sicuri di farcela.Ad Maiora, Mosaiko!

The day after… Sorrentodi Davide Varni

I ragazzi del Mosaiko e C

A sinistra: il dott. Cozzo

Page 5: Il Mosaiko 5-2007

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a l l a l i b e r t à !la FEDERSERD il Mosaiko Kids avrà a disposizione uno spazio autogestito, tutto da organizzare...

Tutto è iniziato quasi come un gioco… depositando alcuni contenitori in varie località della Bassa Valle Scrivia nei luoghi maggior-mente frequentati da giovani, dove questi potessero imbucare i loro quesiti su appositi biglietti. Da qui il successo della nostraTavola Rotonda tenuta il 30 marzo 2007 in sala Pessini a Castelnuovo Scrivia. Non ci saremmo mai più aspettati l’invito a parte-

cipare attivamente con un nostro personale progetto al Congresso Internazionale organizzato dalla FeDerSerd a Sorrento. Eravamo mol-to felici per la notizia e onorati di partecipare ad un evento così importante… abbiamo lavorato molto su questo progetto ma alla finene è valsa la pena! PRIMI!!!È davvero indescrivibile la gioia e la commozione che abbiamo provato quando ce l’hanno annunciato! Le emozioni ci hanno travolto…Constatare che luminari di così alto livello professionale e umano abbiano apprezzato e premiato con entusiasmo semplici ragazzi, co-me noi del Mosaiko Kids, ci rende ancora più carichi e scoppiettanti, illuminati dalla felicità!Il nostro soggiorno a Sorrento è stato altrettanto movimentato, ma proprio questo è il fascino dell’esperienza che abbiamo vissuto! Siha la possibilità di conoscersi meglio, di confrontarsi, di crescere, di imparare dai propri errori, di ridere, di divertirsi e di stare insie-me! Vale per tutti… ragazzi, adulti… anziani e bambini! Alcuni erano nervosi, altri arrabbiati, altri spensierati, altri preoccupati, altri tristi, altri pensierosi, altri confusi, altri gioiosi, altri tur-bati, altri delusi, altri felici, altri impazienti, altri prepotenti, altri allegri, altri fantasiosi… chiunque in ogni momento aveva un emo-zione ed una parte di se da mostrare agli altri… insieme abbiamo condiviso tutto questo… ma l’importante è capirsi, ragionare, discu-tere e confrontarsi in modo da rendere questa unione ancora più forte per raggiungere orizzonti ancora più lontani!Il giorno che ricordo con maggior piacere è stato proprio quello dell’esposizione del nostro progetto all’Hotel Hilton di Sorrento. Era-vamo tutti molto emozionati e agitati, ma grazie al lavoro di squadra, tutto è andato per il meglio! I brividi mi hanno attraversato ilcorpo quando il pubblico ci ha incitati a continuare, dopo l’interruzione di un giudice! Il cuore esplodeva di felicità ed emozioni quan-do lui stesso di persona si è scusato per i tempi stretti che potevano concedere ed ha apprezzato moltissimo il nostro progetto! Que-sta è stata la gioia più grande… essere riconosciuti e rispettati da persone così importanti ed autorevoli! Giudici, medici e operatoridel settore ci cercavano con entusiasmo per venire loro stessi a congratularsi con tutti noi… GRAZIE, GRAZIE DI CUORE A TUTTI… NONIMMAGINATE LA FELICITA’ CHE CI AVETE DONATO!!!È stata un’esperienza memorabile, indimenticabile e molto utile… ma soprattutto da raccontare! Tutto questo grazie a voi e a tutticoloro che ci hanno sostenuto!Alla prossima!!!

Q uesto congresso è stato per me un’occasione unica per capire che esiste un mondo che va oltre a quello che hoprovato e visto fino ad ora. Un’opportunità di conoscere, sperimentare e vivere una grande avventura culturale, ilcui ricordo conservo gelosamente. Grazie Mimma e a tutti i ragazzi della redazione che erano con me e che hanno

potuto provare un’emozione grande come l’universo!!!

“Famosi” almeno per un giorno...di Elena Pisa

Un’emozione grande come l’universo!di Beatrice Bianchi

In prima fila, da sinistra: Dott. Edoardo Cozzolino, Marta Sottotetti, Andrea Botosso, Alberto Pelizzari, Dott. Giansisto Garavelli.

Dietro, da sinistra: Davide Varni, Elena Pisa, Mimma Franco, Dott. Donato Donnoli, Beatrice Bianchi.udio Bertoletti

no

Page 6: Il Mosaiko 5-2007

6

Elena Corti quindicenne, abitante a Isola Sant’Antonio, con unpromettente futuro.

Quando hai iniziato a praticare questo sport?Avevo quattro anni ed ho iniziato nella vasca da nuoto piccola alla piscina Del-le Piane a Tortona, poi passando alcuni livelli sono entrata in agonistica.

È stata una tua scelta o dei tuoi genitori?Inizialmente dei miei perché ero troppo magra e volevano farmi diventare piùmuscolosa facendo nuoto, poi ho scelto io di continuare.Quando hai cominciato a fare gare di tipo agonistico?Ho incominciato quando avevo otto o nove anni circa.Quale specialità preferisci: lo stile libero, il dorso, la rana o il delfino?Io generalmente faccio i misti, quello che proprio non sopporto è il dorso. Inalternativa ho fatto anche del fondo (5000 metri quest’anno) e di solito faccioil delfino o la rana.

Ti ricordi la tua prima vittoria? Quante medaglie hai vinto fino ad oggi? La mia prima vittoria risale a un paio di anni fa, già da tempo avevo iniziatoallenamenti agonistici, non me la ricordo di preciso. Da allora ho vinto trenta-sei medaglie.

Qual è la tua ultima vittoria?A parte i trofei che ho vinto ultimamente a Loano, Novara e Tortona, ai cam-pionati regionali ho ottenuto cinque ori e un argento.

Qual è la gara che ti ha più emozionata?I 5000 di fondo che si sono svolti quest’anno in aprile a Biella nella vasca da 50metri. Avrei dovuto fare anche gli italiani ma a causa di un infortunio alla cavi-glia non ho potuto.

Che scuola frequenti? Come concili lo studio con lo sport? Frequento la terza scientifico al Liceo G. Peano di Tortona. Forse dovrei dedi-care la stessa percentuale di energia a entrambe le attività, ma tendo a sacri-ficare lo studio per lo sport.

È sicuramente una grande passione ma chissà quanti sacrifici costa sia daparte tua che dei tuoi genitori…Da parte mia c’è la fatica in allenamento e nelle gare, ma i miei genitori devo-no fare avanti e indietro fino a Tortona per accompagnarmi, quindi credo che ilsacrificio maggiore sia quello da parte dei miei genitori.

Progetti per il futuro, insomma un sogno nel cassetto?Spero di continuare su questa strada, non mi pongo come obiettivo le Olimpia-di, ma il nuoto mi piace ed ho una bella compagnia nella squadra.

Cosa pensi di uno sport come il nuoto?Penso che un’attività agonistica come il nuoto richieda un carattere forte: nonhai una squadra vera e propria, l’esito di una gara dipende da te, non puoispartire con nessun altro la colpa se va male.

Cosa consigli ai ragazzi che vogliono dedicarsi a questo sport?Incontreranno sicuramente fatica e ostacoli, però alla fine saranno ripagatiperché anch’io dopo un duro allenamento e dopo tanti anni ho ottenuto buonirisultati.

Un saluto per i ragazzi di Mosaiko!!!Grazie per quest’intervista, speriamo di ritrovarci.

M a r e m o t o i n p i s c i n a !di Beatrice Bianchi

Il giorno 27 ottobre, noi del Mosaiko Kidssiamo partiti alla volta di Sorrento. Abbia-mo trascorso cinque giorni meravigliosi.

La fortuna ci ha accompagnati, abbiamo la-sciato la pioggia e il freddo al Nord e abbia-mo trovato piena primavera: faceva così cal-do che potevamo stare tranquillamente per-sino in mezze maniche!Ogni giorno la meta era diversa; abbiamo vi-sitato alcune località tipiche tra cui l’isola diCapri e Anacapri e Positano, sulla costa amal-fitana, tre cittadine suggestive e pittoreschericche di attrazioni  e di negozi di prodottilocali.Dal battello abbiamo potuto ammirare losplendido paesaggio della costiera.Un altro posto che ci ha regalato una stupen-da panoramica e in cui abbiamo trascorso l’e-mozionante giornata del Congresso è stato

Sorrento: una città “très chic” con il suo por-to animato e vivacizzato dalle tipiche canzo-ni napoletane canticchiate dai pescatori edai marinai.Anche la visita agli scavi di Pompei è stataricca di emozioni e di bei momenti: passeg-giare tra le rovine delle abitazioni, del foro edell’anfiteatro è stato molto interessante eha suscitato in noi sentimenti molto forti.Abbiamo fatto un tuffo nel passato e ci siamosentiti per un po’ parte di un mondo lontanodi cui avevamo notizia solo dai libri di scuo-la. Nonostante le giornate siano state moltoimpegnative, alla sera riuscivamo a riprende-re energia in modo tale da poterci divertireancora un po’ tutti insieme prima della finedella giornata, anche se, a volte, la tensioneper la dura prova che ci attendeva prendevail sopravvento.

Con questa vacanza abbiamo imparato a co-noscerci meglio, condividere spazi e ad ac-cettarci con i nostri difetti.La nostra amicizia si è rafforzata e abbiamoavuto modo di conoscere anche altre perso-ne, per questo dobbiamo ringraziare la no-stra Mimma che ha saputo spronarci, incorag-giandoci sempre e richiamandoci alla realtànei momenti in cui la gioia e la spensieratez-za della vacanza  prendevano il sopravvento.Resteranno nella nostra mente, oltre agli in-numerevoli momenti felici  anche le immagi-ni di quello splendido mare azzurro, illumina-to da un sole caldo che ci ha trasmesso unagrande serenità, è stata davvero un’esperien-za magnifica che ci ha arricchito molto.

Marta, Beatrice, Elena, Alberto e Andrea

Cronaca di un viaggio straordinario...

Le rovine di Pompei (foto Claudio Bertoletti)

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L a l u c e r t o l a e i l b o s c a i o l oFiaba del la tradiz ione orale marocchina

C’era una volta, in un tempo lon-

tanissimo, un povero boscaiolo

che doveva mantenere una fa-

miglia numerosa formata da sette figli e

sette figlie. Egli era molto povero e in una

faticosissima giornata di lavoro riusciva a

guadagnare a malapena i soldi per com-

prare due pagnotte. Un giorno il povero

boscaiolo, andato al lavoro come al solito,

perse la cognizione del tempo, non si ac-

corse che calava il sole, fu sorpreso dal

buio e non riuscì a ritrovare la strada per

tornare a casa. L’unica cosa che poteva

intravedere era una piccola luce prove-

niente da lontano e non avendo altra scel-

ta, la seguì.

Avvicinandosi si accorse che si trattava di

una casa della cui esistenza non si era

mai accorto. Si avvicinò e bussò; rispose

una voce fioca:

- Chi è?

- Sono un uomo che ha perso la strada

per tornare a casa. Puoi ospitarmi per

questa notte?

- Certo. Arrivo ad aprire la porta.

Quando la porta si aprì l’uomo ebbe una

sgradevole sorpresa; fece un salto indie-

tro, spalancò la bocca e con voce tremo-

lante disse:

- M… ma c...cosa sei?

Infatti ad aprire la porta fu una gigantesca

lucertola.

- Non devi aver paura di me. Sono vittima

di un sortilegio, ma non sono cattiva.

L’uomo cercando di fare l’indifferente dis-

se:

- Grazie per avermi accolto!

Ed entrò,

La lucertola fu molto gentile e gli offrì

un’abbondante cena preparata in modo

eccellente e il boscaiolo non potè fare a

meno di coprirla di complimenti.

Andarono a dormire e l’indomani il bo-

scaiolo volle andarsene:

- Grazie mille per il vitto e l’alloggio!

- Non puoi andartene - ribattè il rettile - co-

me dice la tradizione tu devi rimanere con

me tre giorni...

L’uomo un po’ a malincuore rimase e

quando finì la permanenza a casa dell’a-

nimale lei lo portò nella stanza dove tene-

va dei soldi e gli disse di prenderne il più

possibile. Lui ringraziò, afferrò tutto quello

che poteva e se ne andò.

Quando arrivò a casa si prese una gran-

de sgridata dalla moglie che non aveva

dormito per tutti quei giorni perché era

preoccupatissima per la scomparsa del

marito. Lui le spiegò tutta la storia:

- I nostri problemi sono finiti, ora ha abba-

stanza soldi per comprare una fattoria con

tutti gli animali da pascolo! Così compra-

rono la fattoria e diventarono benestanti. Il

boscaiolo decise di andare alla Mecca.

- Dio ci ha levato dalla miseria e ora devo

onorarlo, andrò via per uno o due anni -

disse un giorno alla moglie.

Così passarono le notti e i giorni e poi i

giorni e le notti e poi ancora le notti e i

giorni fino a quando la donna decise di

mandare il figlio dalla lucertola in modo da

avere altri soldi.

Il primogenito prese l’asino e si diresse

verso la casa del rettile; quando arrivò fu

accolto allo stesso modo di suo padre.

Ben presto il ragazzo si convinse che,

nonostante

le paurose dimensioni, si trattava solo di

una povera lucertola indifesa e gli venne

la tremenda idea di ucciderla in modo da

avere tutti i suoi soldi. Afferrò un’accetta

ma, nell’agitazione, sbagliò mira e le ta-

gliò solo la coda; lei allora per difendersi

gli saltò addosso e lo uccise a morsi.

Proprio in quei giorni, intanto, era tornato

a casa il boscaiolo.

La famiglia, vedendo che il ragazzo non

tornava, mandò il padre a cercarlo. Giun-

to davanti alla casa della lucertola, vide

che c’era ancora l’asino con cui il figlio era

venuto.

Bussò, la lucertola aprì, lo riconobbe e,

nonostante tutto, lo accolse con la solita

ospitalità. Passarono i soliti tre giorni e il

boscaiolo ebbe ancora una volta la possi-

bilità di riposarsi e di rifocillarsi come ra-

ramente gli capitava. La lucertola esitò un

poco prima di dirigersi verso la stanza dei

soldi e disse:

- Tuo figlio ha cercato di uccidermi ma

non ce l’ha fatta, mi ha solo tagliato la co-

da, allora io per difendermi gli sono salta-

ta addosso e l’ho ammazzato: questa è

l’ultima volta che tu puoi venire qui perché

a te verrà in mente tuo figlio e vorrai ucci-

dermi, a me verrà in mente la mia coda e

vorrò ucciderti.

Zineb Chahbouni

Tanto orgoglio nel cuore e un lieveretrogusto di rammarico per nonessere stata lì a Sorrento a

condividere con la redazione di Mosaikoquel momento di gioia. Ecco la sensazioneche ho provato quando ho letto ilmessaggio di Davide: abbiamo vinto!!!Siamo arrivati primi, primi, primi!!! I corsi di Giurisprudenza che frequentoerano iniziati da poco e purtroppo non misono potuta assentare, ma il mio pensieronei giorni del Congresso, sorvolando lapenisola, ricadeva di continuo laggiù,nella Costiera Amalfitana, dove i mieicolleghi, oltre che cari amici, stavanopresentando il progetto in cui durantel’estate avevamo investito la nostramigliore energia e creatività. L’ennesima

prova degli straordinari e inaspettatirisultati che ottiene chi si impegna conserietà e costanza per un fine che ritieneimpellente, che trascende il propriobeneficio e onore, e che non può noncolpire chi è capace di coglierlointimamente. I giovani e la loro serenità,l’attenzione e l’ascolto che meritano eche vengono loro negati sempre piùspesso, una carezza di conforto e unaspinta di incoraggiamento, sono alcunidegli obiettivi per i quali a noi ragazzi diMosaiko sembra valga la pena di lottare.Con questa tenacia e incrollabile fiduciain noi stessi abbiamo affrontato progetti,organizzato eventi, trattato tematichedelicate che rischiano, nell’ipnotizzanteimpero dell’immagine in cui viviamo,tanto appariscente quanto inconsistente,di cadere nell’oblio. La nostra ostinatacampagna diretta e provocatoria contro

tutto ciò che oggi impedisce a noi ragazzidi esprimere a pieno la nostra personalitàe le nostre idee ha incontrato numeroserisposte positive e mi riferisco allacortesia, all’umiltà e al vivo interessedimostrato dal professor Donato Donnoli edal professor Edoardo Cozzolino durante ilrecente congresso, e alla disponibilità dicui professori, esperti e professionisti cihanno in diverse occasioni dato prova,consacrando la loro sapienza al nostrobisogno di sciogliere dubbi e incertezze.Un’opportunità di questo genere ci verràofferta il primo Febbraio a CastelnuovoScrivia, in sala Pessini, dal professorMaurizio Fea, psichiatra, docente allaFacoltà Cattolica del Sacro Cuore diMilano, co-coordinatore Consulta SocietàScientifiche Professionali DipendenzePatologiche.Il professor Fea avvierà una conversazione

interattiva con i ragazzi presenti sultema. “Darwin e le tossicodipendenze”.Concluderei con un sentito ringraziamentoper coloro che in questi anni ci hannodimostrato un animo sensibile e profondo,cercando insieme a noi di ascoltareanziché limitarsi a sentire, di guardareanziché limitarsi a vedere, di interpretarecriticamente la realtà nella sincerasperanza di comprenderla nelle suedinamiche fondamentali e nella ricerca diefficaci tattiche per migliorarla. Auguroinfine al Mosaiko e ai tanti tasselli che locompongono di continuare su questastrada, di non perdere quella stella polareche sono i disinteressati e ambiziositraguardi a cui abbiamo sempre teso, dinon smettere di testimoniare con lenostra attività l’inesauribile einestimabile risorsa che noi giovanicostituiamo.

S T R E N U I S A R D U A C E D U N TL ’ e n n e s i m o s u c c e s s o d e i r a g a z z i d e l M o s a i k o

Marta Lamanuzzi

7

Page 8: Il Mosaiko 5-2007

Parlando con i miei coeta-nei quattordicenni misembra che i genitori di

oggi vengano divisi, a grandilinee, in due gruppi: quelli

iperprotettivi, che cercanosempre di tenere i figli nellacosiddetta campana di vetro,dimenticandosi che il vetro èun materiale molto fragile e

basta una piccola scossa permandarlo in frantumi. Conquesta rottura metaforica iragazzi verranno improvvisa-mente proiettati nel mondo

reale, quello fatto anche didifficoltà e sofferenze, dove sitroveranno disorientati e ri-schieranno di prendere catti-ve strade. L’altro gruppo è in-vece costituito dai genitori“moderni”, che spingono fintroppo i figli ancora imprepa-rati convincendoli a sentirsigrandi e pronti ad affrontarequalunque situazione. Troppospesso, però, non è così e sen-za una guida i ragazzi finisco-no per sentirsi troppo sicuri disè sbagliando gravementesenza nemmeno accorgersenee trovandosi quindi in balia diqualsiasi pericolo. Purtroppoche tu abbia genitori di primoo secondo tipo corri sempregli stessi rischi. Il genitoreideale è colui che, per primacosa, sa “dosare” la libertà daconcedere al figlio. Sfortuna-tamente non esiste una bilan-cia e nemmeno un misurino, igenitori hanno il difficile com-pito di stabilire i limiti. Inoltreun genitore dovrebbe esserecapace di trattare argomentianche molto delicati e com-plessi, permettendoci diesprimere le nostre opinioni, inostri timori, ma soprattuttodando risposte soddisfacentialle nostre innumerevoli esvariate domande. Al giornod’oggi, invece, la situazionemi ricorda una giornata dipioggia: infinite gocciolined’acqua cadono senza sostadal cielo sugli ombrelli che lepersone aprono per non ba-gnarsi, così come tutti gli in-terrogativi di noi ragazzi “pio-vono” a raffica sui nostri geni-tori che per proteggersi si ri-fugiano sotto un ombrellod’indifferenza. Proprio a cau-sa di questa indifferenza i ra-gazzi si trovano spiazzati enella maggior parte dei casi sivergognano a chiedere chiari-menti per esempio a propositodelle droghe o del sesso. Perquesto motivo l’idea realizza-ta da Mimma Franco e dallaredazione del Mosaiko Kids eraquella di raccogliere dentroscatole, collocate nei luoghid’incontro dei ragazzi, do-mande anonime così da per-

mettere ad ognuno di espri-mere liberamente i propridubbi. I quesiti raccolti sonopoi stati chiariti da esperti du-rante la Tavola Rotonda che siè rivelata un’esperienza mol-to educativa e da dove èemerso che i ragazzi si sento-no soli perché spesso non ven-gono ascoltati dalla famiglia.Forse gli stessi genitori do-vrebbero proporre ai figli didiscutere di argomenti che lipossano interessare diretta-mente e che offrano loro unapossibilità di crescita. Il silen-zio di un ragazzo deve inso-spettire i suoi famigliari per-

ché è impossibile che un indi-viduo non abbia mai niente daraccontare. Dietro al silenziosi nasconde un universo diproblemi, di paure e di dubbi.Il dialogo è da sempre unostrumento fondamentale nellanostra società e in particolarmodo nella famiglia. Bisognaincentivarlo affinché laddoveci sono seri problemi la comu-nicazione ritorni ad essere ri-conosciuta come il solo verorimedio.La soluzione siete voi, cari ge-nitori. Noi abbiamo bisogno divoi!

Cecilia Mariotti

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Progetto grafico e impaginazione:

Associazione Il Mosaiko Kids

Fotografie: Giovanni Belfiore, Claudio Bertoletti.

Redazione

Direttore Resp.: Antonella Mariotti.

Presidente: Mimma Franco.

Giovanna Spantigati - Marta Lamanuzzi - Livia Granata - Elehanna Sil-

vani - Davide Varni - Elena Pisa - Claudio Bertoletti - Elio Pisa - Ma-

nuela Gandolfi - Paola Picena - Riccardo Torti - Andrea Botosso - Elisa

Setti - Marta Sottotetti - Beatrice Bianchi - Alberto Pelizzari - Elena Maz-

zucco - Andrea Accatino - Valeria Milanese - Marina Scacheri.

Piccoli Piccoli

Cecilia Crivelli - Chiara Fossati - Alessandro Setti - Cecilia Mariotti -

Martina Ruta - Sofia Falchetto - Daniele Accatino - Federica Marini -

Marta Chiapedi - Laura Mandirola - Marco Mandirola - Irene Gavio - An-

drea Marcone - Riccardo Allegrone - Chiara Ghibaudi - Riccardo Tosino

- Federico Maggi - Giacomo Maggi - Andrea Tava.

Segreteria

Elena Pisa, Marina Scacheri

Associazione

Il Mosaiko Kids

Via C. Alberto, 13

15053 Castelnuovo Scrivia (AL)

Vietato riprodurresenza autorizzazionetesti, fotografie eimpostazione grafica

ii ddIl Mosai oKIl Mosai oK ss

A s s o c ia z i

on e

Istituto Tecnico Agrario Statale “Carlo Gallini” Voghera, corso Rosselli, 22. e-mail: [email protected]

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Sabato 1 Dicembre 2007, ore 14.30 - 17.00Sabato 12 Gennaio 2008, ore 14.30 - 17.00

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L a s o l u z i o n e s i e t e v o i !

Vorremmo dedicare lanostra vittoria diSorrento a tutti queiragazzi che questoNatale reciteranno ilruolo degli entusiastinel momento delloscarto dei doni,magari costosissimi, oquando riceverannodenaro dai loroparenti, consapevoli onon consapevoli chenon si tratta propriodi quello chevolevano, di quelloche mancava loro, madi un appariscentequanto futilesurrogato dell'affettoe dell'ascolto cheviene loro negatogiorno dopo giorno.

Marta Lamanuzzi e laRedazione del MosaikoKids.

BUONNATALE!