Il Mosaiko Kods 5-2006

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Il Mosaiko Kids si riceve tramite abbonamento annuale, richiedendolo al seguente indirizzo: Favolarevia Editore, via C. Alberto 13 15053 Castelnuovo Scrivia (AL) - Tel. 0131 856018 e-mail: [email protected] - [email protected] Anno 3 - n° 5, maggio 2006 Aut. Tribunale di Tortona N° 2/04 reg. periodici del 22/09/2004 Proprietà ed Editore: Favolarevia, via C. Alberto, 13 - Castelnuovo S. (AL) Periodico mensile Direttore responsabile: Antonella Mariotti Stampa: Tipografia-litografia Fadia, via Soldini 12 - Castelnuovo Scrivia (AL) i i d d Il Mosai o K Il M osai o K s s pagg. 2-3 pag. 4 pag.5 PIANETA CANE n. 10 di Paola Maggi Nazionale Italiana Attori contro Rappresentativa “Amici del Cuore” LA PARTITA DEL CUORE di Mimma Franco I RAGAZZI DEL “CELLINI” A GLASGOW di Valeria Vallerga e Alice Marzella TROVEREMO LAVORO? di Andrea Accatino SULLE ALI DELLA VITA di Cornelia UN MANTELLO ATTORNO AL CUORE di Marta Lamanuzzi FELICI DI ESSERCI di Manuela Gandolfi PENA DI MORTE di Livia Granata pag.7 pag.8 segue a pag. 2 segue a pag. 3 G li ultimi tempi sono sta- ti caratterizzati da al- cuni “format” televisivi impostati su un mix di talento artistico dei ragazzi che vi partecipano e di situazioni da “reality show”. Il gruppo Fascino”, gestito da Maurizio Costanzo e dalla poliedrica Maria Defilippi, per esempio ha dato vita prima a Saranno Famosi e poi, sulla stessa ba- se, ad Amici, trasmissioni queste che, alimentando so- gni e speranze di giovani ta- lenti, hanno comunque forte- mente contribuito ad una ri- valutazione dell’arte intesa come tale ed alla Danza in particolare. Quando si parla di Danza a questi livelli non si può non ci- tare la nostra Margherita Ro- da, castelnovese di nascita e giramondo da adulta, un otti- mo punto di riferimento ed un’eccellente guida per chi si avvicina o vuole professiona- lizzarsi in questa bellissima disciplina. Per molti ma non per tutti” è il leitmotiv che ogni buon insegnante di danza conosce e si sa che se il talento c’è, pri- ma o poi viene fuori: passio- ne, dedizione e a volte sacri- ficio trasformano un allievo che ha talento in un vero e proprio artista, ma per arriva- re ad un risultato di rilievo professionale serve un inse- gnante che sappia tenere con- to di ognuno di questi fattori, ed è quello che ha sempre fatto la dott.ssa Roda nella conduzione delle proprie clas- sroom. Non sono molto lonta- ni i tempi in cui la piazza di Il successo di Margherita Roda D opo 43 anni di ricerche serrate in tutta Italia è stato catturato Bernar- do Provenzano, padrino di "Cosa Nostra", l'intoccabile associazione mafiosa che da secoli insanguina l'Italia. Per i giovani lettori del Mo- saiko è ancora più difficile ri- cordare le innumerevoli stra- gi perpetrate dai mafiosi ne- gli anni ottanta del secolo scorso, ma le vittime, loro no, non hanno mai dimenti- cato. Venti anni fa, a seguito di una tardiva ma decisiva ma- novra del governo, la mafia è stata costretta a nasconder- si, a mimetizzarsi, a stringe- re accordi segreti con espo- nenti di ogni classe sociale. Ma Bernardo, il "boss dei boss", non erano proprio ri- usciti a scovarlo. Si sono accontentati di con- dannarlo a tre ergastoli, in attesa di una traccia, quella decisiva, che lo portasse ad esporsi. Errori, in questi qua- rant'anni, non ne ha com- messi. Anzi, sono stati i (po- chi) complici a condannarlo. Questo però non toglie che un periodo così lungo di lati- tanza è quantomeno atipico e straordinario, due aggetti- vi che si adattano anche a "Binnu u tratturi", come è so- prannominato il padrino. Il trattore, per la violenza con cui falciava la vita dei suoi nemici. Paradossalmente, proprio la sua vita da recluso ha portato l'Italia ad una fra- gile pace con le associazioni mafiose. Non le abbiamo sconfitte, sono loro che non si sono fatte trovare. E in questi anni non hanno fatto Mafia - Italia 2 a 2 M argherita è una bella donna, bionda, aggra- ziata, una regina della danza. Ha accettato il nostro invito e ci ha raccontato la sua storia con umiltà e tra- sporto, sintomi entrambi di impegno e profondo amore per il ballo. Ma ora la parola a Margheri- ta... quando hai scoperto la tua passione? Come hai ini- ziato? All’inizio si vive tutto come un gioco, c’era la famosa Raffael- la Carrà che faceva il Fanta- stico e dopo la Lorella Cucca- rini. Mia madre mi racconta sempre che da piccina disfai due divani perché cominciai da subito a saltare, ballare, cantare. A quattro anni iniziai a seguire delle lezioni di dan- za, all’epoca le scuole di ballo erano poche, e io sono stata fortunata perché andai a Vo- ghera dove c’era Giannina Censi, che per me è stata pro- prio una grandissima insegnan- te. Iniziai lì a quattro anni e mezzo e non smisi più: adesso ho quasi quarant’anni e anco- ra continuo a danzare. Poi ho frequentato altri corsi e altre lezioni, sia come allie- va che come insegnante. An- cora adesso seguo dei corsi di aggiornamento. C’erano già dei ballerini nel- la tua famiglia? Nella mia famiglia non c’erano ballerini… mio padre era tutt’al- tro che un ballerino, mia mamma è sempre stata una brava cantan- te e a mio fratello non è certo mai venuto in mente di danza- re... Ognuno ha la sua vena arti- stica, ma in campi diversi. All’epoca ai miei genitori piaceva ballare alle feste: mio papà mi faceva ballare in casa. Crescendo quali sono stati i tuoi studi e i primi riconoscimenti artistici? Ero molto minuta, magra ed ero fisicamente portata per la danza, così tra i sette e i nove anni co- minciai a seguire corsi superiori. Nel contempo iniziai anche a stu- diare musica e suonare il piano- forte, che purtroppo dopo pochi anni dovetti abbandonare perché in quel periodo non riuscivo a portarlo avanti insieme alla dan- za e preferii quest’ultima. Più tardi in accademia ripresi a stu- diare anche musica, canto, sol- feggio: tutte discipline che servo- no ad entrare nello spirito della danza. Ci tengo tanto a ricordare il mae- stro Risi di Castelnuovo che mi ha insegnato a suonare il pianoforte, a percepire la melodia, ed aveva una santa pazienza con me. Mi trasferii a Milano e a dieci an- ni feci un’audizione per ballare la danza classica al teatro La Scala. Venni scelta ma rinunciai prose- guendo i miei studi fino al diploma. Margherita... una vita per la danza Margherita Roda e Garrison Oddi, Garrison e Kledi ospiti nella sua scuola di danza Passione e talento di una castelnovese d’eccezione Mimma Franco FINE PRIMO TEMPO Davide Varni Elisa Pareti segue a pag. 2

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Il periodico dell'Associazione Il Mosaiko Kids

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Il Mosaiko Kids si riceve tramite abbonamento annuale, richiedendolo al seguente indirizzo:Favolarevia Editore, via C. Alberto 1315053 Castelnuovo Scrivia (AL) - Tel. 0131 856018e-mail: [email protected] - ilmosaiko @tiscali.it

Anno 3 - n° 5, maggio 2006 Aut. Tribunale di Tortona N° 2/04 reg. periodici del 22/09/2004Proprietà ed Editore: Favolarevia, via C. Alberto, 13 - Castelnuovo S. (AL)Periodico mensileDirettore responsabile: Antonella MariottiStampa: Tipografia-litografia Fadia, via Soldini 12 - Castelnuovo Scrivia (AL)

ii ddIl Mosai oKIl Mosai oK ss

pagg.2-3

pag. 4

pag.5

PIANETA CANE n. 10

di Paola Maggi

Nazionale Italiana Attori controRappresentativa “Amici del Cuore”

LA PARTITA DEL CUOREdi Mimma Franco

I RAGAZZI DEL “CELLINI” A GLASGOWdi Valeria Vallerga e Alice Marzella

TROVEREMO LAVORO? di Andrea Accatino

SULLE ALI DELLA VITA di Cornelia

UN MANTELLO ATTORNO AL CUOREdi Marta Lamanuzzi

FELICI DI ESSERCI di Manuela Gandolfi

PENA DI MORTEdi Livia Granata

pag.7

pag.8

segue a pag. 2

segue a pag. 3

Gli ultimi tempi sono sta-ti caratterizzati da al-cuni “format” televisivi

impostati su un mix di talentoartistico dei ragazzi che vipartecipano e di situazionida “reality show”. Il gruppo“Fascino”, gestito da MaurizioCostanzo e dalla poliedricaMaria Defilippi, per esempioha dato vita prima a SarannoFamosi e poi, sulla stessa ba-se, ad Amici, trasmissioniqueste che, alimentando so-gni e speranze di giovani ta-lenti, hanno comunque forte-mente contribuito ad una ri-valutazione dell’arte intesacome tale ed alla Danza inparticolare.Quando si parla di Danza aquesti livelli non si può non ci-tare la nostra Margherita Ro-da, castelnovese di nascita egiramondo da adulta, un otti-mo punto di riferimento edun’eccellente guida per chi siavvicina o vuole professiona-lizzarsi in questa bellissimadisciplina.“Per molti ma non per tutti”è il leitmotiv che ogni buoninsegnante di danza conosce esi sa che se il talento c’è, pri-ma o poi viene fuori: passio-ne, dedizione e a volte sacri-ficio trasformano un allievoche ha talento in un vero eproprio artista, ma per arriva-re ad un risultato di rilievoprofessionale serve un inse-gnante che sappia tenere con-to di ognuno di questi fattori,ed è quello che ha semprefatto la dott.ssa Roda nellaconduzione delle proprie clas-sroom. Non sono molto lonta-ni i tempi in cui la piazza di

Il successo diMargherita Roda

Dopo 43 anni di ricercheserrate in tutta Italia èstato catturato Bernar-

do Provenzano, padrino di"Cosa Nostra", l'intoccabileassociazione mafiosa che dasecoli insanguina l'Italia.Per i giovani lettori del Mo-saiko è ancora più difficile ri-cordare le innumerevoli stra-gi perpetrate dai mafiosi ne-gli anni ottanta del secoloscorso, ma le vittime, lorono, non hanno mai dimenti-cato.Venti anni fa, a seguito diuna tardiva ma decisiva ma-novra del governo, la mafia èstata costretta a nasconder-si, a mimetizzarsi, a stringe-re accordi segreti con espo-

nenti di ogni classe sociale.Ma Bernardo, il "boss deiboss", non erano proprio ri-usciti a scovarlo.

Si sono accontentati di con-dannarlo a tre ergastoli, inattesa di una traccia, quelladecisiva, che lo portasse ad

esporsi. Errori, in questi qua-rant'anni, non ne ha com-messi. Anzi, sono stati i (po-chi) complici a condannarlo.Questo però non toglie cheun periodo così lungo di lati-tanza è quantomeno atipicoe straordinario, due aggetti-vi che si adattano anche a"Binnu u tratturi", come è so-prannominato il padrino. Iltrattore, per la violenza concui falciava la vita dei suoinemici. Paradossalmente,proprio la sua vita da reclusoha portato l'Italia ad una fra-gile pace con le associazionimafiose. Non le abbiamosconfitte, sono loro che nonsi sono fatte trovare. E inquesti anni non hanno fatto

Mafia - Ital ia 2 a 2

Margherita è una belladonna, bionda, aggra-ziata, una regina della

danza. Ha accettato il nostroinvito e ci ha raccontato lasua storia con umiltà e tra-sporto, sintomi entrambi diimpegno e profondo amoreper il ballo.Ma ora la parola a Margheri-ta... quando hai scoperto latua passione? Come hai ini-ziato? All’inizio si vive tutto come ungioco, c’era la famosa Raffael-la Carrà che faceva il Fanta-stico e dopo la Lorella Cucca-rini. Mia madre mi raccontasempre che da piccina disfaidue divani perché cominciaida subito a saltare, ballare,cantare. A quattro anni iniziaia seguire delle lezioni di dan-za, all’epoca le scuole di balloerano poche, e io sono statafortunata perché andai a Vo-ghera dove c’era GianninaCensi, che per me è stata pro-prio una grandissima insegnan-te. Iniziai lì a quattro anni emezzo e non smisi più: adessoho quasi quarant’anni e anco-ra continuo a danzare. Poi ho frequentato altri corsie altre lezioni, sia come allie-va che come insegnante. An-cora adesso seguo dei corsi diaggiornamento.C’erano già dei ballerini nel-

la tua famiglia?Nella mia famiglia non c’eranoballerini… mio padre era tutt’al-tro che un ballerino, mia mammaè sempre stata una brava cantan-te e a mio fratello non è certomai venuto in mente di danza-re... Ognuno ha la sua vena arti-stica, ma in campi diversi.All’epoca ai miei genitori piacevaballare alle feste: mio papà mifaceva ballare in casa.Crescendo quali sono stati i tuoistudi e i primi riconoscimentiartistici?Ero molto minuta, magra ed erofisicamente portata per la danza,così tra i sette e i nove anni co-minciai a seguire corsi superiori.Nel contempo iniziai anche a stu-diare musica e suonare il piano-forte, che purtroppo dopo pochianni dovetti abbandonare perchéin quel periodo non riuscivo aportarlo avanti insieme alla dan-za e preferii quest’ultima. Piùtardi in accademia ripresi a stu-diare anche musica, canto, sol-feggio: tutte discipline che servo-no ad entrare nello spirito delladanza. Ci tengo tanto a ricordare il mae-stro Risi di Castelnuovo che mi hainsegnato a suonare il pianoforte,a percepire la melodia, ed avevauna santa pazienza con me.Mi trasferii a Milano e a dieci an-ni feci un’audizione per ballare ladanza classica al teatro La Scala. Venni scelta ma rinunciai prose-guendo i miei studi fino al diploma.

M a r g h e r i t a . . . u n a v i t a p e r l a d a n z a

Margherita Roda e Garrison

O d d i , G a r r i s o n e K l e d i o s p i t i n e l l a s u a s c u o l a d i d a n z a

P a s s i o n e e t a l e n t o d i u n a c a s t e l n o v e s e d ’ e c c e z i o n e

Mimma Franco

FINE PRIMO TEMPO

Davide Varni

Elisa Pareti

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Mimma Francosegue dalla prima

IL SUCCESSO diMargherita Roda

Ho conosciuto Mar-gherita quandoancora insegnava

in una piccola palestra,forse un ex asilo, stavaorganizzando un corsodi aerobica, oltre naturalmente ai corsi di danza. Poi si è trasferita nella palestra di Via Kennedy… Ne èpassata di acqua sotto i ponti, allora assistevo alle prove dei saggi, ad alcuni, con il gruppo di aerobica ab-biamo anche partecipato, poi ci sono state le gravidanze… Adesso c'è mia figlia Laura, che dall'età di 4 an-ni frequenta i corsi di danza, ...e quando la vedo sul palco ...ballare, ogni volta è un'emozione.Ci sono stati dei momenti in cui avrei voluto mollare tutto… Lo stress delle prove ... gli spostamenti degliorari …le spese da affrontare …ma la magia che Tita riesce a creare da quando si apre il sipario a quando sirichiude ti ripaga di tutte le fatiche e di tutti i sacrifici fatti. Vedere quelle bimbe, le amiche di mia figlia,mia figlia, volteggiare sul palco ed essere felici di "esserci" è una gioia vera…Per questo ti dico GRAZIE! Per quello che sei, per quello che fai e per la professionalità con cui prepari letue allieve.

Con affetto Manuela.

F e l i c i d i e s s e r c iL’emozione di salire sul palco e di vedere poi, da madre, i propri figli sbocciare nella danza

Manuela Gandolfi

Castelnuovo si riempiva all’inve-rosimile per ospitare gli spetta-coli di Margherita, i quali nullahanno da invidiare a produzionipiù blasonate. Grazie a lei artistiimportanti si sono offerti al pub-blico castelnovese lasciandocipiacevoli ricordi.Ma, come si dice, “The Showmust go on” e dopo una spiace-vole ed ingiusta parentesi pro-prio qui nel suo paese, la Cali-fornia Dance School ha preso vi-gore a Voghera presso la PalestraFutura, dove personaggi comeSilvio Oddi, Kledi ed il simpati-cissimo Garrison collaborano di-rettamente con Margherita, pro-ducendo coreografie, spettacolie stage formativi professionali.Entrando alla California si perce-pisce un continuo fermento: fini-to uno “stage” comincia un sag-gio per poi passare ad uno spet-tacolo celebrativo e ad un ag-giornamento a Roma. Insommadefinirlo lavoro sarebbe ridutti-vo, qui pulsa la passione e l’a-more per un’arte che come talenon può essere merce di scambioma una ragione di vita. “Purtrop-po esistono scuole bellissime maprive di docenti all’altezza equesto per la formazione dei gio-vani è deleterio” sostiene laDott.ssa Margherita Roda, lau-reata in Psicomotricità dell’etàevolutiva ed in Fisioterapia.“Quello che conta è chi insegnae non dove: a Roma le miglioriaccademie sono ricavate dascantinati o vecchi garage ma il“gotha” della Danza li frequentacome Grand Hotel. La Danza nonè apparenza ma espressione, èun modo di essere e non di vesti-re, è armonia e non ginnastica(con tutto il rispetto per que-st’ultima).”Margherita Roda si ritiene unadonna semplice che con umiltà edisponibilità verso gli altri af-fronta ogni giorno il lavoro di in-segnante ed in certi casi di ami-ca, ma senza mai perdere la pro-fessionalità che la contraddistin-gue.Il nostro paese è stato fucina diragazzi talentuosi che in molteoccasioni si sono distinti ancheall’estero, ragazzi che sono cre-sciuti nella scuola di Margheritae poi sono arrivati a calcare pal-coscenici importanti.Danzare è un’esperienza che la-scia il segno: ci sono allieve chehanno cominciato giovanissime,direi bambine, e frequentano an-cora il California, consapevoli ditrovarsi in una scuola che daràloro sempre nuove emozioni.

Finite le superiori frequentai l’accademia a Milano, cer-cai delle scuole importanti perché dentro di me sentivoche dovevo dare sempre di più.Adesso che sono genitore penso che sia sbagliato tarpa-re le ali ai propri figli quando hanno una passione ed èuna passione sana, perchè si può ritardare il loro rea-lizzarsi e le occasioni potrebbero non incastrarsi più co-me dovrebbero. Anche dopo si possono trovare degli“escamotage” ma si rimane un po’ con l’interrogativofisso: come sarebbe andata se…? Ce l’avrei potuta fare?Non hai parlato solo di danza ma anche di canto e re-citazione. Sono così importanti per un ballerino?A un ballerino serve tantissimo conoscere la musica econta molto sapere il tipo di battute e sentire il tempo. Oggi un ballerino professionista deve essere completo,non c’è più posto per la ballerina che lancia le gambeed è solo bella. Adesso la ballerina non deve essere so-lo fisicamente dotata ed aver talento ma deve studiareanche musica, dizione, conoscere i generi musicali, sa-per cantare, ballare, recitare e parlare con una dialet-tica forbita. Quindi deve avere anche una buona cultu-ra e impegnarsi seriamente nello studio.Sta arrivando in Italia, come uno “Tsunami”, l’ondaamericana dei famosi “musical” che già erano iniziatilentamente con la Cuccarini un po’ di anni fa e con laCompagnia della Rancia ancora prima. Nei prossimi an-ni, quando arriveranno, sarà veramente un tormentonee chi non sa recitare, ballare e cantare sarà tagliatofuori.Ci sono delle accademie complete che preparano i ra-gazzi su tutto, mentre quando l’ho frequentata io stu-diavo danza, musica e solfeggio da una parte e recita-zione dall’altra con tutti i disagi dovuti agli spostamen-ti da un luogo all’altro.Io consiglio ad un figlio di parlare con il genitore, di mo-tivare le proprie scelte ed avere il coraggio di esporrela propria passione. Un genitore deve essere ricettivo.Sono contraria all’opinione di quei papà che dicono chefare danza non è da uomo: l’essere uomini, l’esserepersone, è qualcosa che va al di là della professione cheuno svolge, non si misura sul fatto che uno faccia unpasso di danza o faccia il camionista, il geometra o l’ar-chitetto.Che tutti i bambini debbano fare calcio perché è da uo-mini mi fa ridere perché ci sono tanti maschietti cheavrebbero piacere a seguire un corso di danza, hannodel talento e rischiano di chiudersi in se stessi quando

hanno intorno genitori ed amici con questa bieca men-talità.Diventando adulta quali scelte hai dovuto affrontare?Ho aperto la mia prima scuola di danza a vent’anni nel1988 nella palestra comunale di Castelnuovo, all’epocafrequentavo l’accademia e l’università. Poi presi un lo-cale all’asilo “Regina Elena” e da lì mi spostai con lamia scuola in via Kennedy.Ho affrontato un periodo molto difficile e ringrazio lepersone sincere che mi sono state vicine, è grazie a lo-ro che sono rinata. Nel 1993 feci il provino per Buona Domenica, superai di-verse tappe ma quell’estate non potei andare a Romaper la selezione finale e un po’ mi dispiacque, anche inquell’occasione mi chiedo come sarebbe andata e pre-ferisco pensare che non mi avrebbero presa. Come hai vissuto la maternità, i tuoi bambini seguo-no corsi di danza?Affrontai la danza con il pancione e a 4 mesi e mezzoinsegnavo ancora. Ricordo anche di aver registrato unballo per l’ultima puntata di Vivere Meglio con il prof.Trecca che riguardava la maternità e di aver avuto al-tre esperienze del genere.Ho sempre avuto un forte istinto materno ed ora ho trefigli di quattordici, dodici e la più piccolina di quattroanni, ma non li spingo a danzare se non vogliono, cercodi capire quali sono le loro capacità.Perché hai scelto di essere un’insegnante di danza?Vorresti fare altro?Forse era scritto nel destino che dovevo diventareun’insegnante e sono contenta di esserlo, è stata unapresa di coscienza maturata dopo aver conosciuto ilmondo dello spettacolo: ho lavorato in televisione edho capito che non faceva per me. Quando entri nell’“entourage” televisivo tu non dai più niente agli altri,sei concentrato solo su te stesso, tutto gira intorno ate. Ci può essere un momento della vita in cui questopuò far piacere, ma se poi tu, come persona, vuoi darequalcosa di tuo agli altri allora con l’insegnamento ot-tieni tante soddisfazioni.Ho visto una generazione crescere, come Manuela e lasua figlia Laura, come Federica, Marta, Silvia e mi emo-ziona ricordarle piccole e vederle ora ragazzine talen-tuose e motivate.Dovendo scegliere ho preferito l’insegnamento perchésento di dover dare qualcosa di mio e perché sono le-gata alla mia famiglia. I bambini mi fanno anche arrab-biare, ma non ce n’è uno che se ne vada dalle mie le-zioni senza essere venuto a darmi un bacino.Racconti ai ragazzi di Mosaiko qualche retroscena in-solito dei tuoi spettacoli?Questa cosa non la sa nessuno ma ve la voglio raccon-tare. Una volta dovevo fare uno spettacolo con Oddi peril quale ci eravamo preparati bene, avevamo deciso tut-ti i passaggi e stabilito quando dovevamo ballare insie-me, quando fermarci in posa aspettando che l’altro fa-cesse un pezzo da solo e così via. Abbiamo provato que-sto ballo più volte ed eravamo pronti per esibirci da-vanti al pubblico. Così lo spettacolo è iniziato e quandoè toccato a noi abbiamo cominciato a ballare, prima in-sieme, poi ho assunto la posizione concordata nell’at-tesa che Oddi ballasse da solo. Lui però non si mosse emi disse improvvisamente “Roda balla tu che io sonostanco”. Oddi aveva terminato poco prima dei ballimolto impegnativi e probabilmente non ce la faceva piùe aveva bisogno un po’ di tempo per recuperare e pren-dere fiato ma a me è venuto male ed ho dovuto im-provvisare qualcosa lì per lì. Il pubblico per fortuna nonse n’è accorto. Poi quando nel ballo siamo tornati vici-ni gli ho chiesto “Perché?” Lui mi ha risposto: “Certe

volte i percorsi cambiano e bisogna modificare le pro-prie azioni all’improvviso”. Quali sono i tuoi progetti ed i tuoi sogni per il futuro?Non mi sento ancora arrivata, sto continuando a studia-re e cerco sempre di migliorarmi. A quasi quarant’annivorrei fare di più, ho dei sogni nel cassetto e spero dipoterli realizzare perché se ci riesco darò la possibilitàanche agli altri di realizzare i loro.Il mio sogno più grande è di continuare a fare questo la-voro il più a lungo possibile e magari essere ancoramamma. Non voglio essere ricordata solo come un’insegnante,spero di aver dato ai miei alunni qualcosa di più e diaver insegnato loro anche a crescere, a fare delle scel-te e mettere il cuore nella danza come in ogni momen-to della loro vita.

Margherita, gli insegnanti Max, Garrison e Claudia con un grup-po di allievi. Si riconoscono le castelnovesi Marta Santi, Federi-ca Villani, Vanessa Campo, Camilla D’Oro.

Kledi e Margherita con un gruppo di ballerine della scuola, tra cui icastelnovesi Laura Mandirola, Andrea Marcone e Cecilia Crivelli.

Margherita e Silvio Oddi in una presa ad angelo.

Elisa Paretisegue dalla prima

M a r g h e r i t a . . . u n a v i t a p e r l a d a n z a

Margherita e Laura Mandirola

Prima fila, da sinistra: Anna, Michela, Gaia, Alice, Cecilia, Martina.Seconda fila, da sinistra: Federica, Giulia, Vanessa, Carolina, Andrea, Laura,Eleonora, Beatrice.Terza fila, da sinistra: Max (insegnante latinoam.), Margherita, Garrison, Con-cetta, Claudia (assistente di Garrison).

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altro che arricchire i lorogià lauti guadagni con me-todi sempre più raffinati.Ricordiamo, tra i tanti, lospaccio di droga, di armi, leestorsioni, i rapimenti e inumerosi racket. Non di-mentichiamo che la Mafiaha ormai infiltrazioni cosìprofonde nel tessuto stessodella nostra società, dacontrollare centinaia di ap-palti pubblici in tutta Italia:le più recenti sembrano ri-guardare il famoso pontesullo stretto. Consola (nonmolto, in realtà) il fattoche siamo in buona compa-gnia: l' I.R.A. in Irlanda el'E.T.A. in Spagna. Ma c'èuna differenza sostanziale:la Spagna è riuscita a tarpa-re le ali al terrorismo ba-sco, e nell'Irlanda del Nord imovimenti indipendentistisembrano aver scelto meto-di di protesta meno violen-ti. E in Italia? L'estenuanteconvivenza passiva, corona-ta da alcuni successi, non èperò riuscita né a estirparené a sedare le cosche. Èstato proprio Provenzano,circondato da quell'alone diinvincibilità, a calmare glialtri capi, a tenerli a freno,a limitare le stragi di mas-sa. Ora è stato catturato.La Sicilia esulta, l'Italiaaspetta. E teme: il prossi-mo padrino potrebbe nonessere così indulgente. C'èquindi - purtroppo - il ri-schio concreto dei tempisupplementari .

Livia Granata

Mafia - Italia:

2 a 2PENA DI M O R T E

Anche tralasciando le statisti-che, basta leggere le cronacheper rendersi conto che, terro-

rismo o no, pena di morte o no, il li-vello di criminalità urbana negli USAnon ha paragoni in nessun altro pae-se dell'Europa occidentale. Già que-sto dovrebbe bastare a dimostrarel'inefficacia deterrente della con-danna capitale, nel caso non fossepiù che sufficiente la semplice logi-ca.Infatti Gli Stati Uniti d'America, laNazione più avanzata e potente delmondo, sono l'unico Paese dell'Occi-dente ad applicare la pena di morte.La pena capitale è stata reintrodot-ta negli USA nel 1976 da una famosa(o famigerata) sentenza della CorteSuprema: da quell' anno ben 38 dei50 Stati dell'Unione l'hanno adotta-ta, soprattutto quelli del Sud. Ma ol-tre agli USA essa è ancora previstaed applicata in numerosi Stati delTerzo Mondo, in Cina, Giappone e al-cuni paesi islamici i cui abitantisembrano non condividere il propo-sito abolizionista degli europei econsiderano la pena capitale unagiusta punizione ed un argine alla di-lagante criminalità e molti governiaddirittura giungono a strumentaliz-zarla con scopi repressivi o elettora-li. La Cina è uno dei più accaniti so-stenitori della pena capitale: ognianno esegue più condanne di tutto ilresto del mondo, anche se il numeroesatto è considerato "segreto di sta-to" ed è pertanto inconoscibile. Loscopo di tutto ciò? Mostrare la du-

rezza e la determinazione del regi-me di fronte alla criminalità e dis-suadere i criminali in potenza.La pena di morte assurge inoltre alruolo di gesto liberatorio. Esorciz-zando il terrore e le paure che ine-vitabilmente proviamo innanzi a cer-ti delitti. È impossibile non deside-rare le più atroci sofferenze e la pe-na capitale per uomini che si sonomacchiati dei più atroci delitti e deiquali sembrano non mostrare alcunrimorso. Ma...come può un altro es-sere umano, sia che si tratti di unsemplice cittadino oppure di un ca-po di Stato, decidere la soppressionedella vita altrui? Uccidendo chi hagià ucciso si diviene esattamente ciòche cerchiamo di combattere: dive-niamo lucidi e spietati portatori dimorte.La pena capitale scardina infatti unodei principi su cui si basano tutte lesocietà occidentali: quello del dirit-to alla vita. Come nessun uomo ha ildiritto di uccidere un suo simile perqualsiasi motivo così lo Stato, chedeve agire non spinto dall'emozionedel momento, ma in quanto garantedella giustizia, non può mettersi sul-lo stesso piano di chi si macchia delpiù orribile dei crimini: così facendosi fornirebbe a tutti un esempio diatrocità compiuto dalla legge stes-sa, mentre lo scopo per cui è statacreata è proprio quello della tuteladei diritti umani, fra i quali rientraanche quello alla vita.Le leggi, infatti, moderatrici dellacondotta degli uomini ed espressioni

della pubblica volontà, severe puni-trici dell'omicidio, ne commettereb-bero uno a loro volta e, per scorag-giare i cittadini dall'assassinio, neordinerebbero uno pubblico e lega-le.Per quanto autori e filosofi illustriquali Kant ed Hegel giungano a giu-stificare, anzi ritengano necessariala pena di morte su basi retributive,comunque i parenti, gli amici e i co-noscenti della/e vittime non posso-no sentirsi sufficientemente ripagatidalla morte dell'assassino: lo sareb-

bero se la pena capitale servisse ve-ramete a ristabilire una situazionedi equità. La pena di morte va con-tro ogni principio etico morale e nonporta alcun beneficio alla comunità,poiché invece di cercare di affronta-re il problema alla radice, lo eliminasolo per pochi istanti, senza educareil prossimo a non commettere il me-desimo crimine, divenendo nulla dipiù che la guerra della nazione con-tro un cittadino, perché giudica ne-cessaria o utile la distruzione delsuo essere.

Davide Varnisegue dalla prima

prog

etto

gra

fico

fav

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Page 4: Il Mosaiko Kods 5-2006

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“LA FERRAMENTA” di Luisella Aschei & c. s. n. c.

C O L O R I F I C I O & F E R R A M E N T A articoli tecnicibulloneriaarticoli per torneriautensileriacinghie di trasmissionearticoli professionali per saldaturaantinfortunisticaserratureduplicazione chiavi

C E N T R O E S A B

DistribuzioneAssistenzaConsulenza

e-mail: [email protected]

via Cavour 23/a - 27035 MEDE (PV) Tel e Fax 0384 820454

Progetto grafico e impaginazione:

Favolarevia - Elisa Pareti

Fotografie: favolarevia - Riccardo Torti.

Redazione

Direttore Resp.: Antonella Mariotti

Presidente: Mimma Franco

Anna Bruni - Giovanna Spantigati - Paola

Maggi - Elisa Pareti - Silvia Pareti - Marta

Lamanuzzi - Livia Granata - Giada Gatti -

Simona Lucarno - Davide Varni - Elena

Pisa - Paolo Pareti - Marcello Spinetta -

Giorgia Bresciani - Cecilia Sacco - Andrea

Accatino - Claudio Bertoletti - Elio Pisa -

Manuela Gandolfi - Paola Picena - Riccar-

do Torti - Elvis Quaglia - Mattia Conte - Ro-

berto Baratella (corrispondente da Isola S.

Antonio).

Piccoli Piccoli

Lisa R. Magnaghi - Cecilia Mariotti - Marti-

na Ruta - Sofia Falchetto - Daniele Accati-

no - Federica Marini - Marta Chiapedi -

Laura Mandirola.

Illustrazioni

Carlotta Ruotolo - Martina Delfanti

Segreteria

Elena Pisa

Proprietà artistica letteraria

Casa Editrice

Favolarevia

Via C. Alberto, 13

15053 Castelnuovo Scrivia (AL)

Il P.L.E. (Parlement Lycéen Européen) è un’as-sociazione tra scuole, medie o parauniversita-rie, che si pongono come obiettivo l’insegna-

mento dell’oreficeria e delle discipline ad essacollegate, quali la gemmologia, la bigiotteria, laglittica, ecc.L’Associazione vanta partner in Belgio, Cipro,Francia, Germania, Grecia, Ita-lia, Lettonia, Olanda, Portogal-lo, Scozia e Spagna; osservatoriin Canada e Perù e contatti pernuove affiliazioni in Polonia eRepubblica Ceca.Scopi primari del P.L.E., ricono-sciuto ufficialmente dal Parla-mento Europeo, sono favorire lacultura del rispetto dei dirittiumani e lo scambio di esperien-ze e di competenze in ambitoorafo tra studenti ed insegnantidella Comunità Europea.Con questo obiettivo vengono annualmente pro-mossi numerosi scambi tra studenti e docenti del-le varie scuole con iniziative finanziate anche di-rettamente dalla Comunità Europea, quali il “pro-getto Leonardo” o il “progetto Socrates Come-nius” ed organizzate numerose attività che per-mettono agli studenti di confrontarsi con testiscritti, progetti o oggetti di gioielleria. L’Istitutod’arte “Benvenuto Cellini” di Valenza, dal 1999membro attivissimo e di riconosciuto prestigiotanto da far parte del “Management Team”, ilConsiglio Direttivo del P.L.E. (assieme alle scuoledi Oporto in Portogallo, Saint Amand Montrond inFrancia, Madrid in Spagna e Glasgow), ogni anno

accoglie numerosi studenti e docenti provenientida diversi paesi europei ed invia alcuni tra i pro-pri allievi ed insegnanti presso le scuole partnerper stages e più o meno brevi periodi nei qualimaturare esperienze professionali e linguistiche.Ogni anno ha luogo il “Meeting del P.L.E.” che loStatuto dell’Associazione riconosce come fonda-

mentale in quanto vero mo-mento di aggregazione tratutte le scuole che vi pren-dono parte con quattro de-legati (due studenti e duedocenti). Questo incontroha solitamente luogo nelmese di maggio; si articolain cinque – sei giorni ed èpreparato e gestito, a rota-zione, dagli istituti membriche devono assumere l’ono-re/onere di organizzare l’e-vento e di ospitarne i parte-

cipanti.Dal 28 aprile al 2 maggio, presso il North GlasgowCollege, si è tenuto il 14° meeting nella medesi-ma città di Glasgow, in Scozia. Durante il nostro soggiorno abbiamo avuto mododi visitare l’istituto scolastico, dove ci hanno of-ferto la possibilità di fare pratica nei loro labora-tori migliorando le nostre conoscenze nell’ambitodelle tecnologie orafe, e di partecipare ad unacompetizione di disegni, testi e oggetti di orefi-ceria.Successivamente, è stata organizzata una visitaalla distilleria “Dewars”, dove ci hanno illustratoi processi di fermentazione e preparazione del

whisky.Un’altra piacevole esperienza è stata quando cisiamo recate alle Highlands (terre alte) presso lacittà di Perth per un convegno riguardante lagemmologia.L’organizzazione è stata davvero impeccabile:ogni giornata era ricca di occasioni per visitareposti nuovi e per conoscere nuova gente prove-niente da ogni parte dell’Europa, ciascuna in rap-presentanza del proprio istituto.Un ruolo molto importante per l’architettura diGlasgow, ha avuto Charles Rennie Machintosh, dalquale prende il nome l’Accademia d’arte più fa-mosa d’Europa, che abbiamo potuto ammiraredurante il nostro soggiorno.

L’ultimo giorno, prima del nostro rientro in Italia,l’abbiamo dedicato allo svago e allo shopping. Laserata si è invece conclusa con una cena per co-gliere l’occasione di decretare il vincitore dellacompetizione e scambiarsi i saluti con la speran-za di rivedersi l’anno prossimo a Cipro.È stata un’esperienza davvero indimenticabile,grazie al quale siamo potute crescere interior-mente, scoprendo gente, culture e modi di vitadiversi.Se ci capitasse l’occasione di ripetere un viaggiodel genere, coglieremmo subito questa opportu-nità perché siamo rimaste veramente soddisfatte.Inoltre ora abbiamo amici non solo dall’Italia, mabensì da ogni parte dell’Europa.

Valeria VallergaAlice Marzella

Mi capita spesso di sentire ri-petere: com’è difficile peri giovani oggi trovare lavo-

ro! Tanto studiare e poi… Portechiuse. Lo spirito d’iniziativa, lacreatività, il desiderio di essereindipendenti, di “crearsi” una po-sizione con le proprie forze sonostimoli che spingono alcuni giova-ni a ricercare, a valutare ogni pos-sibile occasione e, soprattutto,sono qualità che aiutano a perse-verare e a non abbattersi alle pri-me difficoltà. Ho detto “alcunigiovani” e gli altri, forse la mag-gioranza? La vita facile e comodache essi conducono, gli agi e il be-nessere, non li abituano certa-mente a far “lavorare” l’ingegnoper procurarsi ciò che servirà peril loro futuro. I nostri nonni erano costretti ademigrare perché spinti dalle ne-

cessità di sopravvivere, mancavail cibo, il pane, nel vero significa-to della parola, per sfamare la nu-merosa prole, ma ai giovani d’og-gi cosa manca? Il lavoro, è vero,ma possono sopravvivere ugual-mente, non ne sentono l’esigenzaperché hanno tutto o quasi: auto,moto, vacanze, vestiti firmati,ecc… Ed io fra quali giovani mi pongo? Èovvia e scontata la risposta: de-terminazione, desiderio di auto-nomia, voglia di agire e non diaspettare…C’è un augurio che sento di rivol-gere ai ragazzi della mia età ed ame stesso: trovare, quando saràgiunto il nostro momento, un pae-se che ha saputo risolvere le pro-prie questioni interne, con un’e-conomia in crescita, su un equili-brio più solido e stabile dove l’of-ferta sia, non dico pari, ma alme-no di poco inferiore, alla richiestadi lavoro. È un augurio ma è ancheuna speranza.

I. C. L. s.r.l.

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U n ’ e s p e r i e n z a d a v v e r o i n d i m e n t i c a b i l e … t r a c o n v e g n i , v i s i t e e n u o v e a m i c i z i e

Ta p p a s c o z z e s e p e r i l 1 4 ° m e e t i n g d e l P. L . E . d i c u i f a p a r t e l ’ I s t i t u t o d ’ a r t e o r a f a d i Va l e n z a .

I R a g a z z i d e l “ C e l l i n i ” a G l a s g o w

Troveremo lavoro? ?Andrea Accatino

A bbiamo un programma ambizioso r ivolto ai giovani, ai ragazzi e al leragazze del nostro paese e del la Bassa Val le Scrivia. Creare un infor-magiovani che possa dare le indicazioni più uti l i per r isolvere i pic-

col i e i grandi problemi di ogni giorno e un punto che informi sul le pro-spettive di lavoro.Sono fel ice che i castelnovesi abbiano creduto al la sostanza del nostroprogramma e soprattutto al le persone che con me hanno composto la l ista“Insieme per Castelnuovo”. Dietro ad un s imbolo ci sono donne e uominiche raccogl ieranno l’ invito dei cittadini a lavorare per e con i l propriopaese cercando la via migl iore per crescere insieme.A voi ragazzi l ’augurio che questo giornale possa continuare a trasmettereemozioni, sentimenti e idee per un nuovo futuro di sostanza e non di ap-parenza.Un s incero abbraccio

L’augurio del sindaco Tagliania i r a g a z z i d e l M o s a i k o

Il Sindaco di Castelnuovo ScriviaGianni Tagl iani

p e r u n f u t u r o d i s o s t a n z a e n o n d i a p p a r e n z a

Un gioiello dei ragazzi del Cellini

Vietato riprodurre senzaautorizzazione testi, foto-grafie e impostazionegrafica

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Sabato 27 maggio 2006 si è disputata aTortona, presso il campo sportivo co-munale Fausto Coppi, la 3ª Edizione

della manifestazione a scopo benefico“Amici del Cuore” concretizzatasi attraver-so un incontro di calcio tra la Nazionale Ita-liana Attori e la Rappresentativa Amici delCuore.L'evento, organizzato dal castelnovese Ste-fano Pieri e dalla moglie Raffaella, è statopromosso dal Movimento Orionino Volontaried il ricavato della manifestazione, circa6.000 € è stato devoluto al Piccolo Cotto-lengo Don Orione di Tortona.L'incontro, che si è concluso con la vittoriadella Nazionale Italiana Attori per 4 a 3, èstato arbitrato dal sindaco di CastelnuovoScrivia Gianni Tagliani e preceduto da unamanifestazione di contorno che ha visto im-pegnati i ragazzi classe 1994 della Castelno-vese e i pari età della Novese.Tra gli attori presenti citiamo SebastianoSomma, Daniele Pecci (divo di Orgoglio),Maurizio Aiello, Edoardo Velo (protagonista

della soap Vivere), Pietro Sermonti (diretta-mente da Un medico in famiglia), Marco Vi-vo, Tony Santagata, Francesco Giuffrida (ilsimpatico "Leo" della serie Carabinieri) etanti altri.Al termine della manifestazione la Naziona-le Attori si è recata a far visita ai piccoliospiti del Cottolengo di Tortona, mostrandogrande sensibilità per le enormi difficoltàcui devono far fronte i bambini e tutto ilpersonale che si occupa dell'assistenza ne-cessaria.Nell’occasione è stata inaugurata una salaallestita con il contributo di una analogapartita a scopo benefico disputata semprecon la Nazionale Attori lo scorso anno.Dall’organizzatore Stefano Pieri un ringra-ziamento particolare a tutti coloro che sonointervenuti alla manifestazione ed a coloroche hanno contribuito alla realizzazionedell’evento.Tra questi si ringraziano i commercianti diCastelnuovo Scrivia ed il Sindaco Gianni Ta-gliani.L'appuntamento è quindi per la prossimaedizione che, secondo indiscrezioni filtratedallo staff dell’organizzazione, potrebbespostarsi proprio a Castelnuovo.

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F A N T A P I Z Z A

Pikkoli campioni di volontariato

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Suor Elena e Suor Scarlem del Piccolo Cottolengo con un piccolo ospite dellastruttura, lʼattore Daniele Pecci e Stefano Pieri lʼorganizzatore della manifestazione. La “partita del Cuore 2006” del 27.05.2006 ha visto come prologo una partita

amichevole giocata dalle formazioni dei piccoli della A.S. Castelnovese e del-la Novese, le squadre che hanno positivamente raccolto l'invito per onorare

l'evento a scopo benefico proprio in favore dei bambini del Piccolo Cottolengo diTortona.Il clima festoso ha fatto sì che non fosse il risultato la cosa importante del matchma la voglia e l'impegno di giocare bene per divertire il pubblico e, perché no, diconoscere anche qualche VIP visto solo alla TV. Un sentito grazie ai "mister" chehanno capito e risposto in questa giornata di festa all'insegna dello sport e dellasolidarietà.

M.F.

La Nazionale Italiana Attori

La squadra Rappresentativa Amici del Cuore

In piedi da sinistra: Ales-sandro Sprocato, FedericoFerretti, Fernando Buono-ra, Pietro Desimone, Ro-berto Gazzaniga, Giovan-ni Grignani, Antonio DalTorrione, Giuseppe Cice-ro.

Prima fila da sinistra: Mar-co Censi, Alberto Sala,Franco Traverso, Alessan-dro Sala, Emilio Pani, An-gelo Ertola, AlessandroPugliese, Stefano Pieri eChiara, Davide Bottaro,Maurizio Olivieri.

In piedi da sinistra: ilMister Giacomo Losi,Philippe Boà, PietroSermonti, Paolo Sassa-nelli, Maurizio Aiello,Daniele Pecci, Edoar-do Velo.

Prima fila da sinistra:Marco Vivio, Enio Dro-vanchi,FrancescoGiuffrida, Antonio Ser-rano, Massimo Giulia-ni, Sebastiano Som-ma, Leonardo Ruta,Antonio Protano.

Mimma Franco

I n f a v o r e d e l P i c c o l o C o t t o l e n g o d i T o r t o n a

L a N a z i o n a l e I t a l i a n a A t t o r i c o n t r o l a R a p p r e s e n t a t i v a A m i c i d e l C u o r e

I piccoli dell’A.S. Castelnovese con l’arbitro Gianni Tagliani e l’organizzatoredell’evento Stefano Pieri

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Ho freddo. Ho paura. Luce dove sei?Stai ancora brillando da qualcheparte? Se si, perché non sento più

il tuo calore? Perché il buio mi avvolge,come una coperta soffocante?Rispondimi! Rispondimi luce, ti prego…….rispondi……Freddo. Paura. Sento solo loro, sento unvento gelido passarmi tra le ossa, arriva-re al cuore, e, così mischiarsi nel sangue.Vedo la morte, è lì, mi aspetta, al suofianco però c’è la vita, bella, sorridente,che mi tende una mano. Che fare? Torna-re a vivere o cadere fra le braccia dellamorte?Non lo so. Per questo ho paura, paura diagire, di scegliere, di comportarmi comeuna ragazza di soli quattordici anni, unaragazza malata, in un letto di ospedale,senza nessuno al mio fianco… nessuno dicui fidarsi, nessuno a me caro…Una volta ero diversa, serena, sorridentee sempre felice, diceva tutto il mio no-me, quel nome meraviglioso come chi loportava, quel nome era Sunny. Mi chia-mavano così perché Sun significa sole, e,perché ero sempre splendente come es-so, sempre piena di vita, quella stessa vi-ta che sembra avermi dimenticata, mache ora mi guarda, senza dire o fare nul-la…“Elisabetta… Elisabetta……… Elisabet-ta!!!”Qualcuno mi chiama… ma chi è?Apro gli occhi. E’ l’infermiera.“Si, che cosa c’è?”“Hai una nuova compagna di stanza, èappena arrivata, sii gentile con lei. Oradevo andare; il dottore mi aspetta”.Giro la testa di malavoglia, e vedo chenel letto di fianco al mio c’è una ragaz-za, più o meno della mia età, carina, coni capelli lunghi e biondi, che mi guardabenevolmente. Noto che ha una gambaed un polso ingessati e che l’altro polsoporta due bande dello stesso colore lega-te molto strette. “Ciao” mi dice “io sonoLucia e tu come ti chiami?”“Elisabetta” rispondo.“Che bel nome. Senti, so che non si do-vrebbe, ma avevo tanta voglia di nutella,così l’ho presa. Ne vuoi un po’ Elisabet-ta?”.“No grazie, non ho molta fame. Se puòesserti utile ho un fazzolettino, lo vuoi?”.“Sei molto gentile, ti ringrazio.”.In quel momento sento aprire la porta evedo entrare tre ragazze, una più carina

dell’altra. La prima è minuta, capelli cor-ti e castani, con i colpi di sole biondi,porta una maglia verde con disegnato unpanda e dei jeans stile hip pop. La se-conda invece è abbastanza alta, capellicorti e neri, è vestita con una tuta grigiaed arancione, decorata con varie scritte.La terza, infine, è la più alta, ha i capel-li lunghi e castani, molto magra e vestitacon jeans aderenti e maglietta mezzemaniche di coloro azzurro. Noto che por-tano tutte una fascia come quella di Lu-cia. All’unisono gridano un ciao pieno diaffetto e di allegria. Decido di girarmi edi dormire. Mi dà molto fastidio vedere lagente che viene a trovare gli amici, vistoche da me non viene mai nessuno di quel-li che una volta consideravo amici. Vienea farmi visita solo una mia cugina, Fran-cesca, una ragazza di 30 anni, che si oc-cupa di me dopo che i miei genitori sonomorti; io non riesco ancora a considerar-la come una sorella, perciò mantengo unatteggiamento distaccato.Ad un certo punto sento aprire di nuovola porta. Chi sarà? Non mi interessa. Sen-to Lucia gridare un ciao ricolmo di stupo-re, che viene ricambiato da molti ciaopronunciati da voci maschili. Esattamen-te quattro. Li ho contati. Sento Luciapronunciare il mio nome; all’inizio l’hoignorata, poi però, mi ha chiamata dinuovo. Mi sono alzata. L’ho guardata econ la voce tremolante ma gentile le hodetto:”Sì, cosa c’è?”. Lei mi rivolge unsorriso e con la mano indica i suoi amici.“Vorrei presentarti i miei amici. Lei èGianna, poi c’è Beatrice e infine Isabel-la”. Mi ha indicato una per una le ragaz-ze. Ho abbozzato un sorriso. Un maschioha fatto finta di tossire. Ho volto losguardo verso di lui. E’ alto, robusto, ca-pelli neri, indossa dei pantaloni neri euna maglietta mezze maniche bianca conun disegno. Sposto il mio sguardo sugli al-tri. Vedo che uno è basso e abbastanzarobusto, capelli castani, indossa pantalo-ni blu e maglietta anch’essa blu. L’altro,alto, castano, con una corporatura nor-male, indossa dei jeans ed una magliettabeige. Infine, l’ultimo è alto, corporatu-ra normale, ha i capelli neri e porta deijeans ed una maglia verde con dellechiazze nere, ma mi colpiscono soprat-tutto gli occhi di un azzurro cielo. Dopoaverli scrutati giro di scatto la testa ver-so Lucia e lei riprende a parlare. “Ah, di-menticavo, loro sono John, Marc, Tom edinfine Ryan”.Mi rivolgo a loro con una vocina flebilema dolce e rispondo.”Piacere di cono-scervi, io sono Elisabetta”. Poi mi rivolgo

a Lucia: “Scusa, ma ora vorrei riposare”.Mi giro dandole le spalle, chiudo gli occhie passo il tempo a sentirli parlare. Per unpo’ sono incuriosita dai loro discorsi, mapoi sento una parola, un nome che nonavrei mai voluto sentire ancora! Non osonemmeno pronunciarlo, ma loro ne parla-no e non lo sopporto. Sento Gianna chedice a Lucia: “Tuo fratello Tyler verrà piùtardi, aveva molto da fare”. Tyler. Ecco,è questo il nome: Tyler. Non riesco ascacciarlo dalla testa e subito riaffioranoin me brutti ricordi, quegli stessi ricordiche avevo seppellito in fondo all’anima.Tyler era il mio ragazzo. Io l’amavo e luimi amava. Non so bene il significato diquesta parola, ma ciò non mi impediscedi volergli bene, di amarlo, anche se amodo mio. Ho passato belle giornate conlui, ma quella stessa persona che mi havoluto bene, mi ha tradita. Sento un for-te dolore nel petto, e sento le lacrime sa-lire agli occhi. Ho voglia di piangere, ur-lare, ma non posso, non devo. Devo resi-stere, devo ricacciare la sua immagine dadove è venuta. In fondo, non è detto chesia la stessa persona, magari è un altro.Ma se fosse davvero lui? No, non è possi-bile.Mi rilasso e dopo tanti sforzi riesco ad ad-dormentarmi. Quando mi sveglio sentoaprirsi la porta. Deve essere l’infermiera.Apro gli occhi, mi stiro e mi metto sedu-ta. Mi guardo intorno, e, con mio stupo-re, noto che Lucia sta parlando con un ra-gazzo. Lui è alto, capelli neri e molto ma-gro, indossa dei jeans beige ed una ma-glietta mezze maniche blu scura con unascritta rossa. Lucia si è accorta di me emi rivolge uno stupendo sorriso. “Ciao”mi dice “Ben svegliata. Ma lo sai quantohai dormito?” mi ha chiesto. Io molto im-barazzata le rispondo: “NO, quanto?”“Più di un’ora! Ma come ci riesci?” “Nonlo so”. Poi giro la testa verso il ragazzo.Lucia se ne accorge e, come se mi aves-se letto nel pensiero, risponde alla miadomanda: “Lui è mio fratello. Si chiamaTyler”. Poi si gira verso di lui e dice:” Leiinvece è Elisabetta”. Tyler con un sorrisomi rivolge un ciao. Io farfuglio qualcosadi molto simile. Quindi è lui. Lui che por-ta quell’orrendo nome. Lo scruto, incu-riosita. Mi soffermo a lungo sui suoi oc-chi. Sono verdi mischiati all’azzurro econ delle pagliuzzette dorate e castane.Sono così… belli… profondi, molto pro-fondi. E’ strano, mi guarda in un modoparticolare. Il suo sguardo è allegro, se-reno, dolce e profondo. Insomma è pia-cevole. I suoi occhi trasmettono calore,sicurezza.

Un buco nero,

una stanza dove i ricordi volano confusi

e avvolgono l’anima che sprofonda nel vuoto.

Occhi spenti, mente assente, cuore impazzito,

lacrime, dolore, insoddisfazione, abbandono,

diversità, depressione, illusione, frustrazione,

buio, solitudine…

Solo in mezzo ad una folla, invisibile…

Inutile, addio, suicidio!

Forza di ritrovare la voglia di vivere…

Di continuare a lottare…

Di continuare a dare senza mai ricevere..

Luce, salvezza, libertà!

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Questa per me è la prima esperienza politica. L’ho iniziata con l’intenzione di dare un po’di dinamismo e freschezza al mio paese. Isola Sant’Antonio è un luogo in cui ritrovo le mieradici e che significa molto per me, ho ancora tutti gli amici d’infanzia.Ci tengo a ringraziare chi mi ha dato il voto perché ho ottenuto un buon risultato e que-sto dimostra la fiducia e l’affetto delle persone che mi conoscono e che hanno apprez-zato la mia persona e la serietà delle mie intenzioni. Il mio modo di ripagarvi è quello dicompiere con impegno la mia azione politica nell’opposizione assicurando massima tra-sparenza.

Roberto Baratella

Il ringraziamento di un candidato eletto consigliere comunale (LISTA n.1) ad Isola Sant’Antonio

Disegno di Martina Delfanti

1ª puntata

l a v o c e f u o r i c a m p o

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Venerdì 31 marzo e saba-to 1° aprile si è celebra-ta la festa nazionale del

volontariato. Spettacoli tea-trali, manifestazioni e stagehanno cercato di sensibilizza-re anche la nostra provincia diAlessandria.Venerdì 31 anche una trentinadi ragazzi del Liceo Peanohanno dato il loro contributo(c’ero anch’io), salendo sulpalco del teatro Civico di Tor-tona nella parte conclusiva diun "incontro" (come l'ha volu-to definire il presentatore)

con l'Associazione Enrico Cuc-chi. Il tema della serata eraquanto mai delicato: l'assi-stenza ai malati terminali, aquelle anime umane carichedi un peso sovraumano, intrisedi una tetra e soffocante con-sapevolezza, quelle animeche sanno che stanno per spe-gnersi. Si parla di anima per-ché il corpo, che per noi èstrumento di vita, di gioia e dirapporto con gli altri, per loronon è che un involucro di car-tongesso, nient'altro che unvelo che avvolge il loro dolo-re. Non è con il corpo infattiche il volontario deve avere ache fare (ormai è inguaribile)ma è con l'anima che devecercare di entrare in intimocontatto. Il termine "cure pal-

liative" deriva dal latino pal-lium che significa "mantello",il mantello caldo, dolce e sof-fice con cui il volontario deveproteggere e alleviare l'animadel malato, accompagnandolonei suoi ultimi passi.Il volontariato non è un'attivi-tà facile, ci vuole forza, civuole coraggio, ci vuole sem-pre il sorriso; ma è la massimae più naturale espressionedella nostra umanità. Proprioper questo è così importanteparlarne, pubblicizzarlo e fe-steggiarlo, perché giunga alcuore di tutti e affinché, percitare la frase con cui gli stu-denti del Peano hanno conclu-so il loro intervento, "vicino aqualcuno che soffre ci siasempre qualcuno che ama".

“Un giorno portai alla maestra una mela e lei mi diede

un bacio. Il giorno dopo le portai un’anguria ma lei non capì” M. Zucca

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UN MANTELLO ATTORNO AL CUOREC O N V E G N O S U L L E C U R E P A L L I A T I V E

Marta Lamanuzzi

Ero seduta a guardare ilmare. L’aria frizzanteportava le goccioline

d’acqua sul mio viso ed il pro-fumo di salsedine aleggiavanell’aria. Chiusi gli occhi perun istante e, quando li riaprii,accanto a me era seduta unaragazza. Avrà avuto più o menodiciotto anni ed il suo volto erabagnato dalle lacrime chescendevano ininterrottamente.Le chiesi cosa provasse in quelmomento e cosa le fosse suc-cesso per giustificare tuttaquella tristezza. Mi disse chequelli erano gli ultimi minutiche avrebbe trascorso in que-sto mondo perché aveva capi-to: era stata cresciuta con lechiare parole di sua madre che

le diceva che presto o tardinella sua vita avrebbe presodecisioni sbagliate e poi avreb-be dovuto riuscire a rimediar-le. E lei era consapevole diaver sbagliato tutto: aveva in-trapreso la strada della droga eperso la speranza ed il coraggionecessari per uscirne. Percepi-va che il suo destino era segna-to: si sentiva sola, dispersa inun mondo che non sa ascoltare,aiutare e nemmeno perdonarecoloro che hanno compiuto er-rori e che si accorge della pro-pria indifferenza solo quando ètroppo tardi e un’altra vita si èspenta. La ragazza si sentivaschiava di un mondo che nonvuole migliorare e non capiscei valori e le cose veramente im-portanti come l’amicizia e ilsaper accettare le diversità;

per lei tanto valeva mettere fi-ne a quell’esistenza “traspa-rente” che sentiva di non avermai vissuto fino in fondo. Sentendo quelle parole cosìsincere ma allo stesso tempovere e difficili da accettare, misi strinse il cuore. Rimanemmoper qualche istante in silenzio,poi mi feci coraggio e le dissiche ciascuno di noi è il futurodel mondo e possiamo, se vo-gliamo, cambiarlo e fare delbene alla gente perché in fon-do non si vive solo per sè stes-si. A volte capita di sentirsi im-prigionati in una realtà dovedomina l’idea della ricchezza etalvolta ci dimentichiamo chepossiamo trasmettere amoreattraverso le piccole cose diogni giorno. Dobbiamo inoltresentirci liberi e felici come un

gabbiano in picchiata sul mareche si immerge nell’acqua edopo pochi secondi risale trion-fante nel cielo con il suo pesceben stretto nel becco luccican-te nel sole arancione dell’al-ba… Spero che quel gabbianonon abbia portato con se anchela giovane vita di quella ragaz-za a cui io cercai di dare un po’di sollievo, forse senza riuscir-ci.Improvvisamente mi svegliaiaccorgendomi che era stato unsogno: spalancai le finestre edi fronte a me c’erano un solerosa ed un mare calmo e lumi-noso e, in quello scenario dafiaba, apparvero il gabbiano ela ragazza seduta sul lungoma-re china con la mano che lereggeva faticosamente la te-sta…

Cornelia

René Magritte, La grande famiglia, olio su tela 1963.

Quando un nemico ti bussaalla porta una prima volta,lo ignori; quando ti bussa laseconda volta, tremi, strin-gi i denti per un attimo eprosegui con le tue faccen-de; quando ti bussa la terzavolta, cerchi di soffocarequel rumore con le maninelle orecchie, ma è faticasprecata: il nemico è giàdentro di te. È una guerrasleale, tu sei fuori, felice eindaffarata, lui è dentro,vorace e laborioso. Si nutredi te, della tua forza, deltuo futuro. Mentre stai vi-vendo e stai progettando,lui ti sta spegnendo. Men-tre credi di lottare in carneed ossa, in realtà sei già so-lo seta, nient'altro che unsoffice velo attorno ad uncuore.

Marta Lamanuzzi

S u l l e a l i d e l l a v i t a

Page 8: Il Mosaiko Kods 5-2006

Devo scusarmi con voi ra-gazzi ma dall’inizio del-l’anno ho avuto molti

impegni, alcuni belli (tanticorsi per imparare a capiresempre meglio i nostri pelosi)e purtroppo altri meno (la mia“principessa” Tsuni ha dovutoessere operata ad una zampae la ripresa è stata molto lun-ga con tanti problemi da risol-vere), che mi hanno tenutalontana da Mosaiko. Adessopare che Tsuni si sia rimessa etorno quindi a dedicarmi aVoi.

Mi perdonerete se per un po-chino non rispondo alle vostredomande ma vorrei propriodedicare “qualche pianeta”ad una parte molto importan-te della comunicazione uomo-cane e cioè a tutti quei se-gnali che il nostro quattro-zampe usa per far capire a noioppure ai suoi consimili cheuna situazione “gli sta stret-ta”, che gli provoca ansia opreoccupazione o che gli stia-mo chiedendo più di quelloche può darci.Questo gruppo di segnali èmolto nutrito (se ne sono co-dificati almeno una trentinama gli studi sono ancora incorso) e in italiano prende ilnome di “Segnali pacificato-ri” (calming signals per quellidi voi che masticano un po’ diinglese).

Fino a non molto tempo fa siaffermava che i lupi erano do-tati di un “campionario” diposizioni e atteggiamenti cor-porei e facciali molto più ric-co di quello dei cani domesti-ci e che, probabilmente, l’uo-mo addomesticando il cane neaveva impoverito il linguaggiorendendolo meno abile a co-municare con i suoi simili. Inrealtà le osservazioni di TuridRugaas, una bravissima etolo-ga norvegese (l’etologia è unascienza che studia il compor-tamento degli animali nei rap-porti tra di loro e con l'am-biente), hanno dimostratoche i nostri cani non hannoper niente perso queste capa-cità di comunicare, le hannosolo rese un po’ meno vistose,d’altra parte loro vivono incondizioni meno “estreme”dei lupi. Tuttavia queste ci so-no e vengono usate in conti-nuazione tra di loro e… persi-no nei nostri confronti. E’ unlinguaggio universale comunea tutte le razze canine che noipossiamo a nostra volta impa-rare ad utilizzare almeno inparte (non possiamo certoscodinzolare o leccarci il naso

ma possiamo sbadigliare adesempio) per comunicare conil nostro cane in maniera mol-to efficace e immediata e perrenderci conto di quale sia ilsuo stato d’animo a secondedelle situazioni in cui si trova.

Questi segnali sono usati mol-to presto in qualunque situa-zione per evitare sviluppi in-desiderati per il cane comeminacce da persone e cani oper calmare il nervosismo e lapaura. Possiamo noi stessiusare questi segnali per cal-mare il cane stesso quando èstressato o a disagio. Sonousati per far sentire gli altripiù al sicuro e comunicare labuona volontà ed il desideriodi un incontro pacifico. Servo-no per diventare amici di altricani e persone. I segnali dicalma hanno quindi un doppiosignificato: sono una richiestadi tolleranza, di calma, diamicizia, e allo stesso temposono un segnale di disagio, distress. Tentando di tradurli inparole potrebbero voler dire"Sono preoccupato" e "Non vo-glio guai".

All’inizio non sarà facile sco-prirli nel vostro cane oppurein quelli che incontrate per-ché spesso sono gesti moltoveloci (come il leccarsi le lab-bra) oppure appena accennati(il distogliere lo sguardo) macon un po’ di allenamentoscoprirete che i nostri amicipelosi ci “parlano” in conti-nuazione e cercano allo stessomodo di parlare con noi. Puòessere utile concentrarsi suun segnale per volta, una vol-ta “abituati” a riconoscerlo sipasserà agli altri.

Facciamo un breve elenco deipiù comuni e utilizzati, unaspecie di “vocabolario”Leccarsi il naso. E’ uno deisegnali più frequenti e spessoè molto rapido oppure appenaaccennato (solo la punta dellalingua). Secondo alcuni autorideriva dalla richiesta di ciboche i cuccioli fanno, leccandole labbra degli adulti per in-durli a rigurgitare.Esempio - Spesso quando vo-gliamo fotografare il nostrocane lo immortaliamo che silecca il muso: probabilmentela macchina fotografica lo im-pensierisce un po’Distogliere lo sguardo, voltarela testa o il corpo. Come ab-biamo già detto, lo sguardofisso è considerato una minac-cia. Non solo nei cani, ma ingenere nei mammiferi e persi-no negli uccelli. E’ come qual-cuno che prende la mira pri-ma di sparare: molto proba-bilmente seguirà l’aggressio-

ne. Il segnale di calma oppo-sto è distogliere lo sguardo.Può essere un semplice movi-mento degli occhi, battere leciglia con insistenza, socchiu-dere le palpebre, oppure (aseconda della gravità dellaminaccia che il cane pensa disubire) girare tutta la testa epersino il corpo.Esempio - Torniamo a casa eil nostro cane ha rosicchiatoqualcosa che non doveva, ciarrabbiamo e lo chiamiamocon un tono duro. Lui arrivapiano piano (anche questo èun segnale come vedremo) enon ci guarda direttamente.Spesso si dice che il cane sa diessere “colpevole”, in realtàha percepito la nostra rabbiae sta cercando di calmarci. Immobil izzarsi, sedersi,sdraiarsi. Restare immobiliindica che non si vuole pren-dere l’iniziativa, in modo danon provocare una reazione didifesa o di attacco. Lo vedia-

mo utilizzato spesso anchedurante il gioco quando alcunisi “lasciano trasportare trop-po” e l’eccitazione comincia adiventare eccessiva. Così sicalmano un po’ gli animi pri-ma di ricominciareEsempio - Un gruppo di canigiovani gioca e diventa moltorumoroso ed eccitato, un ca-ne più anziano si mette nelcentro del gruppo e si sdraia aterra, presto anche i cucciolisi calmeranno.Movimenti lenti. L’eccitazio-ne, l’aggressività sono legateal movimento. L’attacco a unapreda, così come a un rivale,richiede velocità. Il segnale dicalma opposto è la lentezzadel movimento, o l’immobili-tà. Esempio - Ho portato il miocane al parco e quando lochiamo per tornare a casa miignora, allora ripeto il coman-do un po’ scocciato, il caneviene verso di me ma lenta-

mente, mi arrabbio ancora dipiù perché penso che mi“prenda in giro” e lo richiamosempre più duro, lui rallentaancora. In verità non capisceperché io sia così furente esta cercando di calmarmi pri-ma di arrivarmi a tiro.Annusare per terra. In una si-tuazione di possibile conflitto

una delle possibili strategie èfare finta di niente, di essereintensamente occupati inqualcos’altro. Pensate aquando fate finta di leggerele istruzioni dell’ascensore...I cani annusano a terra, osser-vando con la coda dell’occhiocosa succede. E’ anche unmodo per spostare l’attenzio-ne su qualcosa di meno peri-coloso: un odore può far di-menticare la tensione...Esempio - Due cani si incro-ciano ed uno dei due sembradecisamente minaccioso econtinua a sembrarlo anchedopo che il più “diplomatico”dei due ha girato la testa dal-l’altra parte e ha girato ancheil corpo, come ultima risorsail cane che vuol “calmare”l’altro comincia ad annusareper terra.Avvicinamento descrivendoun arco. In una situazione diconflitto, l’animale che attac-ca cercherà di ottenere unvantaggio colpendo per pri-mo. Tutti i cani provano più omeno disagio (a seconda dellaloro sicurezza) quando vengo-no fissati o avvicinati contraiettoria diretta e veloce-mente. Un percorso semi-cir-colare è utile anche per recu-perare cani mostrano pauraverso i propri simili o versol’uomo: seguirla insegna alcane a superare la fonte dellasua ansia senza entrare inconflitto. Esempio - Due cani al guinza-glio si incrociano sul marcia-piede. Uno dei due si butta aterra e scodinzola eccitato,pronto a balzare inavanti;l’altro rallenta, voltala testa, si lecca il naso, simuove su una traiettoria cur-va, allontanandosi dal canetroppo irruente.

L’elenco non è finito ma perevitare di “sovraccaricarvi”(nessuno impara l’inglese o ilfrancese in una sola lezione,no?) discuteremo gli altri nelprossimo numero.

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... faremo con voi un salto ad Isola Sant’Antonio...con notizie e curiosità.Sul prossimo numero l’intervista a Roberto Baratel-la, un attore che ci svelerà i trucchi del mestiere eci spiegherà come si intraprende una carriera arti-stica.

Anche Isola Sant’Antonio entranell’arcipelago culturale di Mosaiko

a cura di Paola Maggi

Il cane èchiaramente adisagio, forseper la macchinafotograficaforse per unestraneo o unaltro cane fuoridal quadrodella foto, evoltando latesta si lecca ilnaso.

Per chiarirele buoneintenzioni ilcanedistoglie losguardogirando latesta.

L’atteggiamento delcane bianco, con lacoda alta e tuttoproteso in avanti,indica una certatensione. Perrassicurarlo ecalmarlo, l’altro canerallenta e prende unadirezione curva.