Il Mosaiko 9-2006

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Il Mosaiko Kids si riceve tramite abbonamento annuale, richiedendolo al seguente indirizzo: Favolarevia Editore, via C. Alberto 13 15053 Castelnuovo Scrivia (AL) - Tel. 0131 856018 e-mail: [email protected] - [email protected] Anno 3 - n° 9, novembre - dicembre 2006 Aut. Tribunale di Tortona N° 2/04 reg. periodici del 22/09/2004 Proprietà ed Editore: Favolarevia, via C. Alberto, 13 - Castelnuovo S. (AL) Periodico mensile Direttore responsabile: Antonella Mariotti Stampa: Tipografia-litografia Fadia, via Soldini 12 - Castelnuovo Scrivia (AL) i i d d Il Mosai o K Il M osai o K s s pag.2 pag. 4 pag.5 pag.6 pag.7 Pochi euro bastano a cambiare il mondo IL SIMBOLO DEL NATALE di Federica Marini Un lettore speciale IL MOSAIKO HA PRESO ZERO! Renato Zero scrive alla redazione... Lo studio della letteratura genera mostri... di Marta Lamanuzzi Vacanza - Studio in Inghilterra L’AMICIZIA NON CONOSCE CONFINI di Andrea Accatino Crescere insieme per un mondo migliore IL NATALE DOV’E’? Marta Lamanuzzi, Elena Pisa, Davide Varni Shell Eco-Marathon, la sfida all’ultima goccia Il giro del mondo in otto litri V eicoli fantascientifici partoriti dalla mente inquieta di giovani studenti, 285 squadre da tutto il mondo, consumi che farebbero fallire tutte le compagnie petrolifere, compresa quella che sponsorizza la gara... N on è fantascienza - anche se i proto- tipi che girano ogni anno sul circuito di Nogaro, in Francia, sembrano astronavi in miniatura - ma scienza pura di- stillata dai sogni inquieti e geniali di stu- denti che sanno quanto il futuro di questo pianeta sia nelle loro mani. La sfida che il nuovo millennio impone a qualunque perso- na ragionevole, loro la prendono di petto: se la Scienza è causa di buona parte dei ma- li che affliggono la terra, dalla Scienza qualche risposta incisiva dovrà prima o poi arrivare. E da dove cominciare, se non da quel piccolo demonio di latta che ogni pub- blicità ci insegna ad amare e che ogni gior- no ci ruba l’aria da respirare, lo spazio in cui muoverci, il silenzio e il respiro dei luo- ghi, una buona fetta dei nostri sudati ri- sparmi, centinaia di preziose ore perdute tra un semaforo e l’altro, il piacere di sen- tirci sani? Già, proprio l’automobile, genia- le invenzione di fine ‘800 che in un secolo ha reso irriconoscibile la terra. Non esiste città in cui l’aria non sia talmente avvele- nata da imporre scelte drastiche di ripensa- mento della mobilità urbana. I tempi sono cambiati, dirà qualcuno, i motori sono di- versi, ora ci sono “euro 3”, “euro 4”, le marmitte catalitiche e motori che non con- sumano quasi più nulla, insomma tutto il meglio della tecnologia disponibile. Il me- glio? Quanto fa il vostro gioiello di casa con un litro? Diciotto? Venti? No venti no, non esageriamo, sarebbe troppo bello. Ebbene, nessuno ve l’ha detto, e questo è grave, ma siete al Paleolitico del motore, avete in ca- sa dei fossili. Vent’anni fa due scienziati americani che lavoravano al laboratorio di ricerche della Shell in Illinois hanno pensa- to di inventare una gara a chi riduce al mas- simo i consumi. La Shell ha deciso di patro- cinarla (e su questo ci sarebbe da riflettere a lungo) e nel 1985 è nata la prima edizio- ne della Shell Eco-Marathon, che si disputa sul circuito di Nogaro, in Francia. Quanti chilometri fece con un litro di benzina il prototipo che vinse l’edizione di vent’anni fa? Provate a dire. Trenta? Addirittura ses- santa? Aprite le orecchie: fece 640 Km con segue a pag. 3 Mauro Mainoli Pac Car II, il veicolo realizzato dall’ETH di Zurigo che ha polverizzato ogni record di consumo: 5385 Km al litro! www.paccar.ethz.ch C aro genitore ti scrivo, facendo finta che gli anni non siano passati e che tutte le pagine più inten- se della nostra vita siano an- cora da riempire… Ti scrivo perché, ora che conservo an- cora in me l’istinto di figlia ma ho conosciuto i tormenti dell’essere genitore, riesco a vedere con una certa chia- rezza che tutto il dolore e la gioia del nostro crescere di- pendono dalle parole che sappiamo scambiarci. Ho ca- pito quanto la parola è im- portante, ho capito che alle parole devo sensazioni, emo- zioni, illuminazioni e delusio- ni. E allora voglio scriverti, per- ché so finalmente quanto sa- rebbe stato gratificante dirci le parole che non ci siamo detti. Di certi episodi si hanno ri- cordi nitidi e intensi, come se fossero accaduti da pochi istanti, con lo stesso carico di sofferenza che avevano quando li abbiamo vissuti. Dov’erano i miei genitori quando si trattava di portar- mi a scuola? Dov’erano quan- do volevo dividere con loro l’emozione di salire sul palco davanti ai miei compagni e agli altri genitori per il rito della recita scolastica? Do- v’erano quando mi sentivo una bambina incapace di di- fendersi? Ero sola e mi tro- vavo a piangere e pregare per avere dei genitori che si mettessero lì, tutti per me, a guardarmi negli occhi e a ra- gionare di tutto. Caro genitore, non ti spaven- tare, era solo un esempio piccolo piccolo, ma ci sono situazioni che possono ferire nel profondo anche se sem- brano inezie. Ci sono situa- zioni che un bambino non sa gestire e di cui si sente tragi- camente vittima. Ci sono pa- Essere figli, con il senno di poi… Caro genitore, ti scrivo Le parole che non sono mai arrivate e le parole che non dovevano arrivare Mimma Franco segue a pag.2

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Il periodico dell'Associazione Il Mosaiko Kids

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Il Mosaiko Kids si riceve tramite abbonamento annuale, richiedendolo al seguente indirizzo:Favolarevia Editore, via C. Alberto 1315053 Castelnuovo Scrivia (AL) - Tel. 0131 856018e-mail: [email protected] - ilmosaiko @tiscali.it

Anno 3 - n° 9, novembre - dicembre 2006 Aut. Tribunale di Tortona N° 2/04 reg. periodici del 22/09/2004Proprietà ed Editore: Favolarevia, via C. Alberto, 13 - Castelnuovo S. (AL)Periodico mensileDirettore responsabile: Antonella MariottiStampa: Tipografia-litografia Fadia, via Soldini 12 - Castelnuovo Scrivia (AL)

ii ddIl Mosai oKIl Mosai oK ss

pag.2

pag. 4

pag.5

pag.6

pag.7 Pochi euro bastano a cambiare il mondo

IL SIMBOLO DEL NATALEdi Federica Marini

Un lettore speciale

IL MOSAIKO HA PRESO ZERO!

Renato Zero scrive alla redazione...

Lo studio della letteratura genera mostri...

di Marta Lamanuzzi

Vacanza - Studio in Inghilterra

L’AMICIZIA NON CONOSCE CONFINI

di Andrea Accatino

Crescere insieme per un mondo migliore

IL NATALE DOV’E’?

Marta Lamanuzzi, Elena Pisa, Davide Varni

S h e l l E c o - M a r a t h o n , l a s f i d a a l l ’ u l t i m a g o c c i a

Il giro del mondo in otto litriVeicoli fantascientifici partoriti dalla mente

inquieta di giovani studenti, 285 squadre datutto il mondo, consumi che farebbero fallire

tutte le compagnie petrolifere, compresa quellache sponsorizza la gara...

Non è fantascienza - anche se i proto-tipi che girano ogni anno sul circuitodi Nogaro, in Francia, sembrano

astronavi in miniatura - ma scienza pura di-stillata dai sogni inquieti e geniali di stu-denti che sanno quanto il futuro di questopianeta sia nelle loro mani. La sfida che ilnuovo millennio impone a qualunque perso-na ragionevole, loro la prendono di petto:se la Scienza è causa di buona parte dei ma-li che affliggono la terra, dalla Scienzaqualche risposta incisiva dovrà prima o poiarrivare. E da dove cominciare, se non daquel piccolo demonio di latta che ogni pub-blicità ci insegna ad amare e che ogni gior-no ci ruba l’aria da respirare, lo spazio incui muoverci, il silenzio e il respiro dei luo-ghi, una buona fetta dei nostri sudati ri-sparmi, centinaia di preziose ore perdutetra un semaforo e l’altro, il piacere di sen-tirci sani? Già, proprio l’automobile, genia-le invenzione di fine ‘800 che in un secolo

ha reso irriconoscibile la terra. Non esistecittà in cui l’aria non sia talmente avvele-nata da imporre scelte drastiche di ripensa-mento della mobilità urbana. I tempi sonocambiati, dirà qualcuno, i motori sono di-versi, ora ci sono “euro 3”, “euro 4”, lemarmitte catalitiche e motori che non con-sumano quasi più nulla, insomma tutto ilmeglio della tecnologia disponibile. Il me-glio? Quanto fa il vostro gioiello di casa conun litro? Diciotto? Venti? No venti no, nonesageriamo, sarebbe troppo bello. Ebbene,nessuno ve l’ha detto, e questo è grave, masiete al Paleolitico del motore, avete in ca-sa dei fossili. Vent’anni fa due scienziatiamericani che lavoravano al laboratorio diricerche della Shell in Illinois hanno pensa-to di inventare una gara a chi riduce al mas-simo i consumi. La Shell ha deciso di patro-cinarla (e su questo ci sarebbe da rifletterea lungo) e nel 1985 è nata la prima edizio-ne della Shell Eco-Marathon, che si disputasul circuito di Nogaro, in Francia. Quantichilometri fece con un litro di benzina ilprototipo che vinse l’edizione di vent’annifa? Provate a dire. Trenta? Addirittura ses-santa? Aprite le orecchie: fece 640 Km con

segue a pag. 3

Mauro Mainoli

Pac Car II, il veicolorealizzato dall’ETH diZurigo che hapolverizzato ognirecord di consumo:5385 Km al litro!

www.paccar.ethz.ch

Caro genitore ti scrivo,facendo finta che glianni non siano passati e

che tutte le pagine più inten-se della nostra vita siano an-cora da riempire… Ti scrivoperché, ora che conservo an-cora in me l’istinto di figliama ho conosciuto i tormentidell’essere genitore, riescoa vedere con una certa chia-rezza che tutto il dolore e lagioia del nostro crescere di-pendono dalle parole chesappiamo scambiarci. Ho ca-pito quanto la parola è im-portante, ho capito che alleparole devo sensazioni, emo-zioni, illuminazioni e delusio-ni.E allora voglio scriverti, per-ché so finalmente quanto sa-rebbe stato gratificante dircile parole che non ci siamodetti.Di certi episodi si hanno ri-cordi nitidi e intensi, comese fossero accaduti da pochiistanti, con lo stesso caricodi sofferenza che avevanoquando li abbiamo vissuti. Dov’erano i miei genitoriquando si trattava di portar-mi a scuola? Dov’erano quan-do volevo dividere con lorol’emozione di salire sul palcodavanti ai miei compagni eagli altri genitori per il ritodella recita scolastica? Do-v’erano quando mi sentivouna bambina incapace di di-fendersi? Ero sola e mi tro-vavo a piangere e pregareper avere dei genitori che simettessero lì, tutti per me, aguardarmi negli occhi e a ra-gionare di tutto.Caro genitore, non ti spaven-tare, era solo un esempiopiccolo piccolo, ma ci sonosituazioni che possono ferirenel profondo anche se sem-brano inezie. Ci sono situa-zioni che un bambino non sagestire e di cui si sente tragi-camente vittima. Ci sono pa-

Essere figli, con il senno di poi…

Carogenitore, t i scr ivoLe parole che nonsono mai arrivate e le parole che nondovevano arrivare

Mimma Franco

segue a pag.2

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role non dette che si dove-vano dire e ci sono paroledette che non si dovevanodire. Certe parole che nonavrebbero dovuto precipi-tare sulle orecchie dei vici-ni di casa o degli amici piùaffezionati e certe paroleche, se avessero avuto laforza di uscire, avrebberoasciugato ogni lacrima.Perché parlare con i proprifigli al momento giusto è ilmodo migliore per proteg-gerli da ogni ferita, da ogniansia, da ogni sconforto. Lavita deve essere affrontata,a nulla vale segregare i figlinella prigione degli affettidomestici e illudersi di pro-teggerli rinchiudendoli incasa, pensando così chetutto debba correre lisciosenza darsi la pena di dis-cutere di quel che c’è al difuori della porta. Avevo 13anni, non ero mai uscita dicasa da sola, forse solo perprendere il latte, ma sem-pre sotto lo sguardo atten-to di mia madre. La primavolta che uscii senza nessu-no che mi sorvegliasse ebbiquasi uno svenimento.Quando fui in strada tuttomi sembrò minaccioso escappai di corsa nella miastanza. Questa sensazionedi paura mi ha accompa-gnato per molti anni e tor-na ancora oggi quando mitrovo per strada da sola.Forse bastava parlare a lun-go di quel che sta dietro laporta senza mai avere lapaura di aprirla. E poi,quando la porta si richiude-va alle nostre spalle, forsebastava coltivare il natura-le desiderio di raccontarsicos’era accaduto, piangereinsieme quand’era il caso dipiangere, ridere insiemequand’era il caso di ridere.Ma chiudere la porta in si-lenzio, quello no, quello miumiliava, quello non eraproteggermi, quello erasemplicemente togliermi lalibertà. L’umiliazione nonaiuta a crescere, è unascorciatoia troppo sempli-ce, è una tentazione chepuò segnare per tutta la vi-ta. Chi è stato umiliato, chiè stato privato della pro-pria libertà e della propriadignità, finirà per vederenei rapporti di forza la solu-zione più efficace e diret-ta, tralascerà il dialogo efinirà per percorrere lastessa strada, l’unica checonosce in ogni sua familia-re tortuosità.Caro genitore, quante volteti sei seduto davanti a tuofiglio guardandolo negli oc-chi e cercando il suo cuore?Magari stringendogli le ma-ni per fargli sentire la tuapresenza e la tua parteci-pazione. So che non è faci-le, che sei sempre impe-gnato sul lavoro. C’è sem-pre qualcosa da fare, maquesta volta, per questoNatale che è sempre menoNatale, io ti chiedo di fareil genitore, cioè di parlare.

Caro genitore, t i scr ivo

segue dalla prima Mimma Franco

Natale dov’è il Natale dov’è il Natale dov’è il Natale dov’è il Natale dov’è il Natale dov’è il Natale

€ € € €€

Ogni Natale, avviene una bizzarra scom-parsa, dentro ai portafogli dei genitori.

Una volta l’anno, non sono i cinque euro o i die-ci ad essere scelti per gli acquisti, ma i loro fra-telli più grandi, dai cinquanta in su, che trema-no non di freddo ma di paura: -“Sceglierà me,ne sono sicura! Quel maglione di lana sembraaverlo scritto nell’ordito che vuole me!” Escla-ma la signora 100 euro. –“Io non me ne voglioandare! Cosa ho fatto di male? Sono stato bravoin questi giorni, sono rimasto zitto e fermo, im-mobile nel portafogli, facendo bene attenzionea non piegare nemmeno un angolino, ed ora co-sa farò? Non vorrà mica una ricarica telefonicacosì costosa!” I 50 euro sono talmente agitatiche trasudano inchiostro. –“La filigrana, qual-cuno pensi alla filigrana! Mi trovo bene tra voi,amici miei, non voglio cambiare portafoglio!Chissà in che mani sporche ed unte andrò a fi-nire! Una cartamoneta del mio calibro, poi! Non

c’è più il rispetto che un tempo si portava aquelle come me! Mi si dava del Voi, non mi siusava mai, e ricordo le facce degli amici, quan-do la padrona mi mostrava, metteva in risalto ilmio tratto moderno, la carta appena uscita dal-la tipografia, lo stemma che cambia colore…dove andrò ora?” I 200 euro sono proprio dispe-rati. –“Non lamentatevi tanto, voi! – esclamanoi 10 euro – Cosa dovrei dire io? Ho già cambiatopadrone molte volte, e mi sono sempre trovatobene, ho fatto nuove amicizie, ho conosciutobiglietti di banca socievoli e disponibili.” –“Buu!Buu! –Urlano in coro gli altri – come sei sgualci-to! Tutto spiegazzato, ti manca anche un ango-lo!” –“Zitte voi! – è la rivincita dei 5 euro, dopoun anno di pagamenti di piccolo taglio – Non èsgualcita, ha più esperienza di tutte voi messeinsieme. Ha visitato sportelli che voi bigliettoninon potete neanche immaginare! Cassiere dis-ponibili del supermercato e salvadanai di ragaz-zi sognanti, perché ancora pochi euro e avreb-bero comprato quel videogioco a cui tenevanotanto. E voi, che non siete mai uscite dalla ban-ca, vi considerate valuta “corrente”?” Un minu-to di silenzio. –“Ma a me quel commesso nonpiace, è troppo giovane! Sbaglierà cassetto e mi

metterà insieme ai 20 euro. Non lo potrei pro-prio sopportare!” La signora 100 euro si mettea piangere e si affloscia sul fondo dello scom-parto. E i lamenti ricominciano, mentre dal por-tamonete continuano ad arrivare canzoncinefestose. –“Cosa avranno mai da divertirsi quel-li…” I 50 euro sono perplessi! Delle parole checantano si capisce solo il ritornello: “prestonuovi amici, presto nuovi amici.” E’ arrivato ilmomento. La zip della borsetta si apre, tutto siquieta, c’è solo un lieve tremolio, quasi che conl’apertura arrivasse una corrente d’aria che pe-rò non esiste. C’è la scelta del regalo, il paga-mento, la bella busta con sopra babbo natalecon le renne, le solite frasi “complimenti per lascelta” “Sul prossimo capo c’è il 20 per cento disconto” “Se nonLe piace può cambiarlo entro dieci giorni maconservi lo scontrino”… Una banconota in me-no, molte monete in più. I centesimi felici co-minciano a chiacchierare con i nuovi amici. Una prima banconota è sparita. Ma è ancora presto.Pochi giorni e scompariranno anche tutte le al-tre, mentre sotto l’albero il numero dei pacchiaumenterà a dismisura.

L a s p a r i z i o n eDavide Varni

Nella ciclicità inesorabile dei vari momenti dell’annomolti fenomeni sono sempre capaci di colpire il cuo-re di grandi e piccini. A marzo la comparsa dei pri-

mi boccioli fragili e ritrosi diffonde la fresca brezza dellaprimavera, i carretti delle castagne ad ottobre ci fanno in-dossare i cappotti e dimenticare l’estate. A inizio dicem-bre le vie cittadine si colorano di rosso, di pino e di luci,compaiono i panettoni nelle vetrine dei prestinai e le of-ferte-regalo nelle pubblicità, note melodie risuonano ca-re nei nostri impegni quotidiani, la gelida foschia sembraassumere un suggestivo tepore dorato, sono i sintomi delNatale.I bambini pensano ai regali che riceveranno dai nonni, inonni ai regali da comprare ai nipoti, e noi giovani a cosapensiamo? Molti sbuffano parlando con gli amici, non sop-portano i pranzi che si protraggono dal sorgere al tramon-tare del sole, le vecchie zie troppo affettuose e i bambinitroppo rumorosi e petulanti. Tuttavia mi sembra stranoche questi pranzi, con tanto di riunione familiare, cosìprolissi ma anche così rari , quasi surreali all’interno diuna società frenetica come la nostra, possano non infon-dere una dolce serenità di ricordi. Il giorno di Natale ibambini fremono in attesa di sorprese, mentre i più gran-di non vogliono sorprese. Si aspettano al contrario la soli-ta casa dei nonni, con le foto di quando erano piccoli e diquando i loro genitori erano piccoli, con tutta la famigliariunita e il menù tradizionale, sempre il solito, semprespeciale. Il 25 Dicembre per chi ha la fortuna di avere unafamiglia con cui passarlo è davvero un giorno magico. Iltempo si ferma, gli impegni passano in secondo piano e cisi ritrova in un luogo che non è tanto una casa o una salada pranzo, ma piuttosto un luogo dell’anima, della me-moria, che emana un particolare fascino infantile. Ognianno vi è un solo giorno di Natale, quindi per me que-st’anno è come se fossero passati solo quindici giorni daquando, a tre anni, ho scartato la mia prima bambola.

Molto spesso le persone si dimenticano che Natale esiste tut-ti giorni dell’anno e non solo il 25 dicembre, bisognerebberiunirsi intorno ad un grande tavolo, con regali, sorrisi sulle

labbra, dimostrazioni d’affetto e d’amore per chi ci sta al fianco… Invece quotidianamente regna libera e non controllata l’ipocrisia,il menefreghismo, lo sfruttamento delle persone più buone carat-terialmente, la disonestà, la mancanza di lealtà… Dove sono anda-ti a finire tutti i VALORI VERI? Quest’ultimi non bisogna possederlisolo a Natale ma tutti i giorni….perché è proprio quotidianamenteche dobbiamo dimostrare il nostro affetto al prossimo, compren-derlo, rispettarlo, dargli un sostegno, ascoltarlo, lasciarlo libero diformare il suo carattere con le continue esperienze!Ormai solo quando fa comodo ci si interessa del prossimo… per poirimpiangere ciò che agli altri non si è saputo dare. Voglio denunciare fortemente tutto questo con semplici e pocheparole: il Natale deve essere dentro di noi tutti i giorni!!!Le feste comandate si sono ridotte ad un mero pretesto per faregirare la macchina degli affari, del puro business. Il Natale non è solo quello religioso, quello economico, ma quellostracolmo di valori e buone intenzioni!!!E la redazione del Mosaiko non smetterà di battersi perché, sottola cortina di materialismo che tutto soffoca, rimanga vivo il sensomorale dei nostri gesti e dei nostri riti.Accettiamo con ansia il vostro sostegno, cari lettori!!! Promuovetei veri valori e non dimenticateli mai!!!Tantissimi auguri con affetto!

I l N a t a l e , u nn i d o d i r i c o r d i

Marta Lamanuzzi

N a t a l e t u t t i i g i o r n i !Elena Pisa

disegno di Carlotta Ruotolo

Crescere insieme per un mondo migliore

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Foto grande: Idrogenius, il veicolo realizzato dagli studentidell’Istituto Tecnico faentino ITIP “Bucci”, che compete nellacategoria UrbanConcept.Foto piccole: prototipi durante la gara.

I l g i ro del mondo in otto l i tr is e g u e d a l l a p r i m a - M a u r o M a i n o l i

Elettricità

Idrogeno

Protone

Elettrone

Ossigeno

Acqua

Calore

Schema di funzionamento della pila a combustibile

Sopra e a fianco:ancora due immaginidi Pac Car II.Queste e altre foto,insieme a tutta ladocumentazionesull’avventura di PacCar, sul sitowww.paccar.ethz.ch

Pila a membrana a scambioprotonico.

L’idrogeno si divide inprotoni ed elettronisull’anodo. I protoni passanoattraverso la membrana perraggiungere il catodo,mentre gli elettroni sonoconvogliati attraverso uncircuito esterno, generandouna corrente elettrica.Protoni ed elettroni siricombinano al catodo ereagiscono con l’ossigenodell’aria formando acqua egenerando calore.La potenza elettrica cosìprodotta carica unaccumulatore che in Pac CarII viene utilizzato perazionare due motori elettricia corrente continua.

P e r s a p e r n e d i p i ù s u l l a S h e l l E c o - M a r a t h o n :

www.shell.com/eco-marathon/ (sito ufficiale in inglese)www.fondazionepolitecnico.itaemval.free.fr/ (in francese)pic.insa-lyon.fr/Download/Race_classification_2006.pdfDigitando “shell eco-marathon” su qualunque motore di ricerca, comunque, èpossibile trovare materiale in abbondanza, specialmente in francese.

un litro di benzina, avete capito bene,SEICENTOQUARANTA, anzi 640,482 perl’esattezza. Sapete dove siamo adesso,vent’anni dopo, come record assoluto diKm/litro? Provate un’altra volta a indovi-nare: 700? Magari siamo arrivati al follerecord di 1.000 Km con un litro di benzi-na? No, siete lontanucci, i soldi che la-sciate ogni giorno al benzinaio vi tengo-no prigionieri del passato. Record 2005conquistato dal prototipo Pac Car II,messo a punto dall’ETH (Istituto Federa-le di Tecnologia di Zurigo, Svizzera) sulcircuito del Centro Tecnologico Michelina Ladoux (Clermont Ferrand): 5.385 Kmal litro, CINQUEMILATRECENTOOTTAN-TACINQUE, il giro del mondo con ottolitri di benzina…Questi straordinari gioielli di tecnologiaecocompatibile e pulita, ovviamente,non hanno nulla a che vedere con le au-tomobili che siamo abituati ad usare. Pe-sano al massimo 160 Kg, viaggiano allavelocità di una bicicletta e possono por-tare una sola persona. I veicoli che par-tecipano alla Shell Eco-Marathon sono di-visi in due categorie: prototipi (veicoli atre o quattro ruote concepiti per spinge-re al massimo il risparmio di carburante)e UrbanConcept (veicoli a quattro ruotesomiglianti agli automezzi che si utilizza-no normalmente). Ogni veicolo deve es-sere guidato da un pilota del peso di al-meno 50 Kg e deve percorrere 7 giri delcircuito di Nogaro (per un totale di25,272 Km) in non meno di 50 minuti e34 secondi, cioè non può scendere sottoi 30 Km/h. La velocità non conta, purchésia appunto superiore ai 30 all’ora, quelche conta è il consumo di carburante. Altermine della prestazione il serbatoioviene smontato e pesato con una bilanciadi precisione per determinare l’effettivoconsumo, che viene ricalcolato in Km/lipotizzando l’uso della benzina super SP95 della Shell. Qui il discorso si fa un po’più complicato perché i carburanti e tipid’energia ammessi sono di varia natura:benzina, diesel, GPL, etanolo, idrogeno,solare e altri. Qualunque sia il tipo dicombustibile usato, si terrà conto delpotere calorifico inferiore del carburan-te, cioè dell’energia prodotta dalla com-bustione completa di un’unità di massa a15° C. Il consumo viene espresso poi inKm al litro di benzina, calcolando, cioè,quanti Km il rendimento di quel tipo dimotore permetterebbe di fare con un li-tro di SP 95 della compagnia petroliferache sponsorizza. Il prototipo Pac Car II,che ha polverizzato ogni record fino allastratosferica cifra di 5385 Km/litro, peresempio, non funziona a benzina ma aidrogeno. Pac sta appunto per pila acombustibile, che in pratica ricombinaidrogeno e ossigeno generando una cor-rente di elettroni che permette di far

funzionare il motore elettrico, con effet-to inquinamento zero (calore emesso aparte) visto che idrogeno e ossigeno ri-combinandosi formano semplicementeacqua. Pac Car II ha percorso i 25 Km delcircuito di Ladoux utilizzando poco più diun grammo di idrogeno liquido, il che ri-calcolato in termini di consumo in benzi-na significa appunto 5385 Km con un li-tro di super.Ma la storia della Shell Eco-Marathon invent’anni si è riempita di veicoli a benzi-na e diesel che hanno percorso distanzefino ad allora inimmaginabili con pochegocce di carburante. La fantasia deglistudenti ha scavalcato con un balzo gi-gantesco gli scenari angusti delle caseautomobilistiche, dalle scuole superiorie dalle università sono usciti progetti cheguardano ad un futuro radicalmente af-francato dal tetro orizzonte di guerrepetrolifere che domina la cronaca quoti-diana. Ricercatori e studenti (anche Ita-liani, la Fondazione Politecnico di Milanoper esempio ha collaborato alla realizza-zione del progetto XTeam, 45 studenti e21 professori che nell’edizione 2006 sonoarrivati ad un bel 464 Km al litro nellacategoria UrbanConcept) hanno potutoagire in piena libertà e dare espressioneconcreta ad una tecnologia veramente alservizio dell’uomo. I prototipi che giranoa Nogaro sono ben lontani dall’essereveicoli adatti al trasporto di persone ecose, raggiungono, come si è detto, ve-locità da bicicletta e sembrano astronaviper folletti. Ma tra i 5385 Km al litro diPac Car II e i 16 Km al litro dei nostri so-gni-incubi a quattro ruote dovrà pur es-serci una via di mezzo, ed è triste chetutti i progetti avveniristici lanciati epromossi dalla Shell Eco-Marathon nonabbiano mai avuto una ricaduta concretae non abbiano mai suscitato l’interessedelle case automobilistiche, il che gettaun’ombra non proprio sottile sull’interamanifestazione. Il nome stesso che por-ta, d’altronde, è fonte di qualche pole-mica: alla fine, in fondo in fondo, che in-teresse ha una compagnia petrolifera aridurre i consumi a zero? Forse guardamolto lontano, al business futuro delleenergie alternative, o forse più sempli-cemente è felice di poter affiggere allapropria facciata da vent’anni il quadret-to idilliaco dei piccoli, innocui bolidi checonsumano zero ma non escono dalla pi-sta. E poi, quale governo scalpiterebbeper dimezzare l’utilizzo di derivati delpetrolio, dal momento che sulla tassa-zione dei carburanti si basa gran partedegli introiti dello Stato? E cosa succede-rebbe agli equilibri geopolitici del piane-ta se le automobili viaggiassero con ungoccio di benzina? E, d’altra parte, ave-vate forse mai sentito parlare della ShellEco-Marathon?

5385 Km / litro

Page 4: Il Mosaiko 9-2006

Progetto grafico e impaginazione:

Favolarevia

Fotografie: favolarevia - Narciso Bre-

sciani, Sofia Falchetto, Andrea Accatino.

Redazione

Direttore Resp.: Antonella Mariotti

Presidente: Mimma Franco

Giovanna Spantigati - Paola Maggi - Sil-

via Pareti - Marta Lamanuzzi - Livia Gra-

nata - Simona Lucarno - Davide Varni -

Elena Pisa - Giorgia Bresciani - Andrea

Accatino - Claudio Bertoletti - Elio Pisa -

Manuela Gandolfi - Paola Picena - Ric-

cardo Torti - Mattia Conte.

Piccoli Piccoli

Lisa R. Magnaghi - Cecilia Crivelli - Chia-

ra Fossati - Federica Oliva - Cecilia Ma-

riotti - Martina Ruta - Sofia Falchetto -

Daniele Accatino - Federica Marini - Mar-

ta Chiapedi - Laura Mandirola - Marco

Mandirola - Irene Gavio - Andrea Marco-

ne - Riccardo Allegrone.

Illustrazioni

Carlotta Ruotolo - Martina Delfanti

Segreteria

Elena Pisa

Proprietà artistica letteraria

Casa Editrice

Favolarevia

Via C. Alberto, 13

15053

Castelnuovo Scrivia (AL)

Vietato riprodurresenza autorizzazionetesti, fotografie eimpostazione grafica

ii ddIl Mosai oKIl Mosai oK ss

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Fama, successo, schieredi fans che lovenerano come un

idolo. Diceva una suacelebre canzone:

...se frugando nella tuagiacca scoprissi chedietro al portafoglio uncuore ancora c’è...

Evidentemente il cuore delgrande Renato c’è ancora eancora batte per le varieperiferie del mondo, seall’apice della sua carrieraprende carta e penna perscrivere al piccolo MosaikoKids e incoraggiare iragazzi della redazione aproseguire il loro camminoideale in difesa dei valoriche fanno la vita degna diessere vissuta.Ma la sua grandezza è giàtutta nel nome con cui si èfatto conoscere: Zero,colui che non vuole essereUno, non vuole essereprimo perché da chi vincec’è sempre poco daimparare.Mentre da uno Zero, dallasua ironia giocosa egraffiante, dal suoidealismo malinconico eallo stesso tempo solare,intere generazioni hannoimparato a reagireall’ipocrisia di un’Italiaprima bigotta e classista,ora arida e razzista.Il Mosaiko - che zero lo èdavvero - raccoglie conemozione questo segnogentile e dolce disolidarietà per i progettiavviati, specie nel campodella lotta alledipendenze, tema su cuiRenato Zero si impegna dasempre.Se essere Zero significacontinuare ad ascoltare lavoce di chi guarda dietroallo sfavillio dei centricommerciali (memorabilequel “la tua macchinarossa potrai averla anchetu / ma non è a 300 all’orache vivrai di più...”),allora c’è da chiedersi diquanti Zeri avremmobisogno, senza tanti altrinumeri davanti...

Mimma Franco

Zero!Caro Renato,non avremmo mai immaginato che un cantante famoso soprattutto per i suoitesti piacevolmente trasgressivi celasse un animo così interessato alletematiche giovanili, spesso sottovalutate, oppure schivate perché i giovaninon votano, “fanno solo casino” e “la sera non lasciano dormire”. Sonoqueste scuse capricciose che cercano di far passare come esuberanza i segnidel Disagio che ogni giorno accoglie nuovi affiliati.E’ per noi ragazzi della redazione un importante segno di fiducia nelle nostrebattaglie quotidiane contro ogni forma di dipendenza, sapere che siamoriusciti ad interessare un’ autorità melodica del Suo calibro.Purtroppo siamo anche amaramente consapevoli che con i mezzi a nostradisposizione le idee, le intenzioni ed i progetti, che pure non ci mancano,non riusciranno ad avere quella visibilità in grado di fare la differenza nelvariegato e multietnico sottobosco giovanile italiano. A dispetto delle avversità, tutta la grande famiglia de “Il Mosaiko Kids”continuerà il suo insidioso cammino, sicuri che non saremo soli a gridare contutto il vigore che ci anima: -“Stupefacente è solo la nostra creatività!”

Marta Lamanuzzi

h a p r e s o

U n p o m e r i g g i o a lt e a t r o “ A l l a S c a l a ” d i M i l a n o

E’stata una magnificaesperienza quella divedere un’opera come

“il Don Giovanni” di Mozart rap-presentata in un teatro stupen-do come la Scala di Milano.Solo l’atmosfera presente nelsalone d’ingresso mi faceva im-maginare di essere in un altromondo, pensavo d’incontrareSissi e Franz dietro ad ogni an-golo; questo incanto aumentòsalendo le scale che mi avreb-bero portata al terzo piano do-ve si trovava il mio palchettoche avrei condiviso con miamamma ed altri due signori.Prima dell’inizio della rappre-sentazione io e mia madre gi-rammo un po’ per il piano e vi-sitammo il “ridotto” cioè una

sala enorme con pavimento inlegno decorato, tende e divaniricoperti della stessa stoffa de-corata e dorata, pareti con lun-ghissimi specchi alternati a se-mi-colonne con capitelli colororo, ampi soffitti bianchi daiquali pendevano grandi lampa-dari; in questa sala si trovavanoanche dei busti dei maggiori au-tori classici (come Puccini) edun bar di cui abbiamo approfit-tato durante l’intervallo lungoben trenta minuti.Dopo questo rapido giro en-trammo nel palchetto (piutto-sto stretto, ma molto bello) edio rimasi subito stupita dallamaestosità del teatro (anchese, a dir la verità, me lo facevoanche più grosso). Mi attrassesubito la vista un enorme, anzi,gigantesco lampadario che pen-deva dal candido soffitto inta-

gliato; erano (comprese le altreluci) le uniche cose biancheperchè in tutto il teatro domi-navano il rosso acceso dellastoffa che ricopriva l’internodei palchetti, le sedie ed il si-pario, e l’oro dei decori esternidei palchetti, delle colonne ailati del palcoscenico e di altrefiniture. L’insieme di tutto, icolori, le dimensioni, facevanoapparire il teatro come un am-biente veramente straordina-rio.L’orchestra era situata (comenella maggior parte dei teatri)ai piedi del palco ed era com-posta da veri professionisti chehanno suonato magnificamenteper tutta l’opera, diretti da ungiovane quanto abile direttoredi nome Gustavo Dudamel.I cantanti hanno cantato e reci-tato magnificamente dimo-

strando piena-mente la lorobravura; l’am-b i e n t a z i o n eera ai giorninostri, quindiessi vestivanoin modo mo-derno, ma tut-to sommatociò non distur-bava molto;l’unica cosache non mi èpiaciuta era la“scenografia”,perchè compo-sta solamente da tre gigante-schi parallelepipedi neri cheogni tanto si spostavano.Era la prima volta che parteci-pavo ad uno spettacolo allaScala; questa occasione mi èstata offerta da un progetto in-

titolato “i giovani alla Scala”per stimolare di più i giovanid’oggi ad andare a teatro e adavvicinarsi alla musica colta, vi-sto che ormai per la maggiorparte si limitano a stare incolla-ti davanti ad un televisore sen-

za sapere l’emozione che siprova ad assistere ad uno spet-tacolo dal vivo. Invece, vi possogarantire che è un’esperienzamolto, molto, molto più intensadi quella che si prova davantiad un programma televisivo.

Sofia Falchetto

Page 5: Il Mosaiko 9-2006

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Studiare non è solo faticoso,talvolta può essere anchepericoloso. Mi riferisco agli

incubi che certi soggetti dellaletteratura possono provocare, eve ne parla una a cui la lettera-tura non dispiace affatto. Tutta-via vi confesso che l’immagine diMarsia che viene scuoiato e ricu-cito nella sua stessa pelle rivol-tata da Apollo per aver osatocompetere con lui nell’arte mu-sicale e quella delle Baccanti diEuripide che, “indiavolate”,smembrano gli animali del boscoe ne divorano le carni crude, mihanno inquietata non poco. Pernon parlare di quella maledettacarcassa di albatro che penzoladal collo dell’Ancient Mariner diColeridge.Aldilà del loro aspetto fantasti-co-onirico, una breve riflessioneporta però a cogliere in questeimmagini un messaggio profondoed agghiacciante nella sua attua-lità. Il crimine di Medea, carnefi-ce della sua stessa carne, risuonadavvero così lontano ed estraneoalla nostra realtà quotidiana?Una cieca bestialità, sebbene re-condita e rinnegata, è radicata einestinguibile nell’animo umano.Che sia frutto dell’inconscio o diuna tragica e lucida volontà èimpossibile determinarlo, ma gliorrori della cronaca nera sono leprove tangibili della loro esisten-za. Matricidi, “figlicidi”, torture,barbarie, atti di inaudita crudel-tà, di feroce inumanità, manife-stazioni del “sonno della ragio-ne” purtroppo non esistono solonelle favole della letteratura . Si tratta di uno dei tanti esempidell’inestimabile valore umanodella produzione letteraria chespesso, venendoci imposta suibanchi di scuola, appare ingiu-stamente a noi ragazzi sterile disignificati concreti e priva di in-teresse.

Lo studio dellaetteratura

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Marta Lamanuzzi

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Page 6: Il Mosaiko 9-2006

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Le vacanze estive sono, dal mio punto di vista,il periodo più bello di tutto l’anno.

C’è chi le trascorre al mare, sdraiato in panciollea prendere il sole o nuotando con gli amici; oppu-re c’è chi le trascorre in montagna, al fresco, epassa il suo tempo facendo lunghe camminate erespirando l’aria purissima di quei luoghi. Io quest’anno, oltre ad essere stato al mare, hoavuto la possibilità di trascorrere diciassette gior-

ni di vacanza studio in Inghilterra. Prima della par-tenza ero un pochino timoroso, nella mia testafrullavano tante domande a cui non sapevo rispon-dere: mi dicevo: “Andrea, diciassette giorni sonotanti….Ce la farai a comunicare? A capire e farticapire? Farai una brutta figura con la famiglia cheti ospita?”Le risposte a queste do-mande le ho avute pocodopo il mio arrivo: pote-vo constatare con gioiache il mio inglese eraeccellente e che riuscivoa dialogare con facilità.Inizialmente con i ragaz-zi della famiglia ero unpo’ timido, il che po-trebbe sembrare stranoper chi mi conosce, maho capito presto che conloro mi sarei divertito eavrei stretto amicizia.E proprio la cosa che miha stupito di più di que-sta splendida vacanza-studio (che consiglio vi-vamente) è stato il rap-porto che ho instauratocon questi ragazzi: hopotuto capire che i gio-vani della mia fasciad’età sono uguali qui inItalia come in Inghilter-ra: abbiamo gli stessi in-teressi, viviamo le stes-se paure, le aspettativee i desideri sono comuni.Prima di partire pensavoche avrei avuto con loroun rapporto di pura con-venienza e niente più. Iltempo libero, dopo lascuola e lo studio, l’a-vrei trascorso con i mieiamici italiani. Non è sta-to proprio così! L’amici-zia non conosce confini!!È stato per me bello econfortante scoprirlopersonalmente. Questa vacanza-studio è

stata per me veramente positiva: ho migliorato ilmio inglese sotto la guida di validi insegnanti; hoavuto la possibilità di confrontarmi con una realtàambientale diversa dalla mia; ho stretto interes-santi amicizie che coltivo tutt’ora…Sono tornato con il desiderio di ripartire presto equesto è WONDERFUL!!!!

Andrea Accatino

V a c a n z a - s t u d i o i n I n g h i l t e r r a

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Page 7: Il Mosaiko 9-2006

NSCi sono parecchi sim-

boli per ricordare ilNatale: per i cri-

stiani ad esempio un’im-magine che ricorda il Na-tale è la scena della ca-panna con Maria, Giusep-pe, Gesù, il bue e l’asi-nello; un altro simbolo èBabbo Natale, che i bam-bini aspettano per i doniche porta. In questo avve-nimento molto atteso sista tutti insieme, quindiun’altra immagine è la fa-miglia. Questi sono tutti classici

simboli di come dovrebbeessere trascorso il Natale.Purtroppo però ci sonopersone che non sannoche cos’è questa felicità;perché a loro mancano ilcibo, una casa e un ospe-dale dove farsi curare.Perciò noi che per fare re-gali spendiamo parecchisoldi, potremmo fare del-le offerte a delle organiz-zazioni di volontariato,che in cambio ci darebbe-ro un piccolo dono perringraziarci. L’obiettivo diqueste associazioni è for-nire a delle persone chenon sono fortunate comenoi, condizioni di vita mi-gliori. La mia mamma per

esempio fa parte di un’as-sociazione chiamataEmergency. Gino Strada,e sua moglie Teresa Sartisono coloro che hannoideato l’associazione ecoloro che si occupano didestinare le offerte rice-vute nei luoghi che nehanno la priorità: perchéEmergency ha molti ospe-dali sparsi nelle parti piùpovere e più bisognosedel mondo.Basta una piccola offerta,anche solo 1 euro a perso-na, e cambieremmo il fu-turo di un bambino. Nei paesi ricchi, i bambinipiangono perché voglionodei giocattoli.

Nei paesi poveri i bambinipiangono perché hannofame. Se siamo tuttiuguali, perché metà delmondo spreca i soldi el’altra metà proprio nonne ha?In alcuni posti, la guerradura da molti anni. È vero che un colore delNatale è il rosso: però iovorrei che fosse il rossodei vestiti di Babbo Nata-le, non rosso sangue. Quest’anno farò dei rega-li donando i miei risparmia delle società di volonta-riato. Spero che così fa-ranno anche le altre per-sone che leggeranno que-sto articolo!

7

N O T T E

E’ lei, la notte.Il tramonto ormai passato,ci fa pensare che arriva,munita di unmantelloscuro e tenebroso.Ci fa rivivere i bei momentidella giornata, poici accompagna nel nostroletto dove ogni timoresvanisce.

Riccardo Allegrone

Si sta avvicinando il NATALE e inizia lacorsa sfrenata ai regali.

Anch’io, come tutti i miei coetanei, sonoalla ricerca di un regalo speciale.Però, l’altro giorno, parlando con le mieamiche, mi è ritornato alla mente unNatale di qualche anno fa, quandoabbiamo festeggiato tutti insieme:parenti,amici, tra cui persone che oggi nonci sono più. Ricordo l’atmosfera allegra ,spensierata e serena; ricordo i volti felicie allegri di tutti, soprattutto di noibambini. Questo sì che sarebbe un belregalo!!!!!!!!! Poter ricreare quellaatmosfera. Vorrei che anche altri ragazzi,come me, provassero la gioia che io hoprovato in quel Natale.

Irene Gavio

Il Natale in famiglia è una cosafantastica. E’ un’occasione per staretutti insieme. E’ bello perché ci

scambiamo amore e affetto. Il momentopiù importante è la mattina del giorno diNatale quando ci sediamo per terra intornoall’albero ad aprire i regali.So, però, che ci sono anche persone chetrascorrono il Natale da sole e in strada eio ne soffro.Mi sembra giusto pensare anche a questepersone nella notte di Natale e fare lorodei regali.Bisogna amare tutti.

Laura Mandirola

Presepe africano in legno, h cm. 45 circa, Kenya.Collezione B. Becker - Francoforte

I l i m b o l o d e l a t a l e

P i k k o l iP i k k o l i P i k k o l i

P i k k o l i

Federica Marini

Un regalo speciale

I l Natale in due modi

Cara mamma,non so se a te piacerebbe che rima-nessi sempre piccola ,ma in ogni ca-so dovresti arrenderti all’evidenza:non si può andare contro natura. “Tu cosa preferiresti tra restaresempre piccola oppure crescere?”.A parer mio ci sono pro e contro siaper una madre che per una figlia.Credo che per una madre vedere ilproprio figlio crescere sia una gran-de soddisfazione: aiutarlo, indiriz-zarlo verso la strada giusta e pro-teggerlo, ma è anche un compitoduro e difficile, che spaventa moltigenitori che vivono con la paura disbagliare, di non lasciare sufficien-te libertà ai figli trasformandoli inpiccoli ribelli. Se invece il figlio èpiccolo le responsabilità in un certosenso diminuiscono e tutta l’infan-zia per le madri è un periodo spe-ciale che non dimenticheranno mai:i primi passetti incerti, le prime pa-roline allegre,i sorrisi gioiosi chemostrano i pochi dentini dei loro fi-gli… Poi i bambini crescono un po’ ediniziano le birbonate tipiche diquell’età e diventano vivaci e di-spettosi costringendo le mamme apunirli, cosa per niente piacevole

anche se fatta per il nostro bene.Per noi figli avviene la stessa cosa: quando siamo pic-coli ci sentiamo più spensierati e liberi, non ci poniamoproblemi e non proviamo nemmeno serie paure. Quan-do cresciamo iniziamo a preoccuparci di non dare dis-piaceri alla nostra famiglia e abbiamo paura di affron-tare il cammino insidioso della vita. Comunque, in que-sto caso, sono io la prima a non voler crescere, ma poiriflettendoci bene è giusto cambiare e la vita è da gu-stare fino in fondo perché ogni momento non ritorneràmai.Mi ricordo tanti episodi in cui ho capito che forse nonvolevi che crescessi, ma devi sapere che dentro di merimango sempre la solita “miciotta” fragile e bisognosadi protezione e coccole. Inoltre ogni volta che vedi lemaniche delle magliette più corte sei dispiaciuta, in-fatti mi dici che cresco così in fretta che non te ne ac-corgi nemmeno ed io percepisco una nota di dispiacerenella tua voce.Ti lascio con la domanda già posta all’inizio di questabreve lettera densa di riflessioni: “Vorresti che io ri-manessi sempre piccola?”

Ti voglio bene.Cecilia

P.S. Crescere è avventurarsi nella vita!

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Page 8: Il Mosaiko 9-2006

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