Il Mosaiko Kids 3-2008

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pag. 2 pag. 3 pagg. 4-5 pagg. 6-7 pagg. 4 - 8 Fulvio Ventura, ingegnere aerospaziale CERVELLI IN VOLO di Mimma Franco e Cecilia Mariotti Giornata Mondiale dell’Infanzia GRAZIE AMICI DI CASTELNUOVO SCRIVIA! Cronaca di una domenica speciale I ragazzi del Mosaiko a Roma UNA GRANDE VITTORIA Importante riconoscimento per il nostro progetto L’IMMAGINAZIONE di Cecilia Mariotti AUTORITARISMO O DIALOGO, il difficile rapporto adolescenti-genitori di Martina Buffa I o ascolto, tu ascolti, ma loro ascoltano? Mario è un bel bambino, bruno occhi azzur- ri, frequenta la seconda ele- mentare e fa disperare le mae- stre a scuola, non sta mai fermo nel banco, e la mamma a casa: i suoi giochi sono in giro per tut- ta la casa. Mario è un bambino normale? Sì, lo è. E' solo vivace ha tanta voglia di parlare e di farsi ascoltare, ma gli adulti ascoltano? Forse troppo poco, spesso non ascoltano neanche se stessi, troppo presi da obblighi costrui- ti per una carriera perfetta, un corpo perfetto, una vita perfet- ta: che alla fine si trasforma nell'abisso di pillole per dormi- re, per stare sveglio, per essere sempre al meglio. Allora genito- ri dipendenti creano figli dipen- denti questo purtroppo è il vero problema, la difficoltà sta nel non sapere più affrontare i pro- blemi parlando, ascoltandoci gli uni con gli altri, ascoltando noi stessi i nostri richiami di aiuto. Se mamma e papà prendono una pillola per risolvere tutto perché non dovrebbero pensare che anche a Mario farebbe bene una pillola per stare più calmo a scuola, e ubbidiente a casa? In Italia sono già sessantamila i bambini che prendono psicofar- maci prescritti da medici e vo- luti spesso dai genitori: molti di questi piccoli probabilmente se ne avessero la possibilità rifiu- terebbero quei farmaci che li intontiscono, li rendono apatici e già dipendenti a sei, sette an- ni. Saranno ragazzi e adolescen- ti facili prede di alcol e droga. Domenica abbiamo festeggiato a Castelnuovo Scriva la giornata dell'Infanzia, con Mimma Franco e i bambini e ragazzi di Mosaiko Kids abbiamo cercato di capire fino in fondo cosa sta succeden- do nelle famiglie italiane, se davvero rischiano di diventare come quelle americane o anglo- sassoni dove il Ritalin (psicofar- maco per bambini) sembra di- ventato una vitamina per i più piccoli. Ad aiutarci in questa ri- cerca della verità il comitato Giù le mani dai Bambini, che si occupa di tutti i problemi legati all'abuso di medicinali per i bambini. E' stata una domenica di festa e di coinvolgimento per grandi e piccoli, dove per almeno qual- che ora proprio i bambini sono stati protagonisti assoluti. Ec- co forse la soluzione sta proprio nel ripetere esperienze come quella anche in piccolo, magari un giorno la settimana o un'ora al giorno facciamo diventare i piccoli protagonisti della nostra e della loro vita: ascoltiamoli. E non avremo più bisogno di pillo- le né noi né loro. Voce del verbo Ascoltare via C. Alberto 13 15053 Castelnuovo Scrivia (AL) Tel. 0131 856018 e-mail: [email protected] Associazione culturale e ricreativa, aconfessionale, apartitica e senza fini di lucro, di utilità sociale. Anno 5 - n° 3, Settembre - Dicembre 2008. Aut. Tribunale di Tortona N° 2/04 reg. periodici del 22/09/2004. Direttore responsabile: Antonella Mariotti Stampa: Tipografia-litografia Fadia, via Soldini 12 - Castelnuovo Scrivia (AL) Associazione Il Mosaiko Kids U n paio di settimane prima del- l'appello un sinistro turbamen- to ti amareggia la saliva al pen- siero che non sai ancora su che cosa verterà esattamente l'esame, ma non basta, al contrario, siamo solo al principio. Per i quindici giorni succes- sivi ti escludi da qualunque rapporto con il mondo esterno, non apri le per- siane, tieni spento il cellulare e non accendi il computer per non cadere nella tentazione di andare a vedere chi è connesso su msn o le nuove foto caricate su facebook. Mangi e dormi raramente e raggiungi ben presto uno stato di “ingobbimento”, rattrappi- mento e aderenza perfetta del corpo ai lineamenti della poltrona, ma nono basta. Il giorno prima della prova sei in bilico tra il senso di impotenza, do- vuto al groviglio inestricabile di no- zioni che scivolano le une sulle altre nella tua mente come vermi in un va- setto e quell'euforia idiota e irrazio- nale che provano talvolta i condanna- ti a morte prima di salire sul patibo- lo, ma non basta. Il giorno fatidico sei pelle e ossa, rachitico, dalla carna- gione gialla tendente al verdognolo, magari anche un po'maleodorante, quell'odore di casa antica chiusa da secoli. Varcata la soglia di casa tua la luce del sole ti acceca, varcata quella del- l'edificio della facoltà una morsa ti stringe lo stomaco, tutti si aggirano, mogi come mummie, accennano un saluto, un sorriso, ma si sentono esat- tamente come te: sull'orlo di un pre- cipizio, ma anche questo ancora non basta. Ci sono loro. Loro chi? È pro- prio questo il punto, loro sono stati per le ultime due settimane la tua preoccupazione più insidiosa, una preoccupazione nebulosa, senza vol- to. Siedono accanto al professore o dietro cattedre laterali, tamburella- no lentamente sul piano d'appoggio, pregustando la pietanza che sta per esser loro servita. Si tratta degli assi- stenti. Quando, dopo aver barcollato da un piano all'altro alla ricerca del- l'aula, sperando disperatamente di non trovarla, fai il tuo ingresso, len- tamente quelle oscure figure, quelle sagome indistinte che hanno imbevu- to di angoscia le tue nottate iniziano a prendere forma, ad assumere sem- bianze umane. Tu non sai nulla di lo- ro, loro non sanno nulla di te, ma è nelle loro grinfie che passerai i minu- ti decisivi, quelli che separano il buio del passato, trascorso sui libri caren- te di sonno e la luce sgargiante del futuro, il periodo più o meno lungo, ma in ogni caso inebriante, di merita- to riposo, sollazzo e divertimento che di regola segue la performance. Per ragioni fisiologiche, anche se non ancora scientificamente dimostrate, l'assistente è nella maggior parte dei casi una creatura davvero crudele. La teoria più accreditata imputa il feno- meno alla sua posizione di subordina- zione rispetto al professore ordina- rio, che, generando in lui un’aggres- Assistenti Serpenti Incubo esami Marta Lamanuzzi Ci sono loro. Tu non sai nulla di loro, loro non sanno nulla di te... Antonella Mariotti segue a pag. 2 ® Riforma scolastica I RIVOLUZIONARI DEL GREMBIULINO di Davide Varni Salvador Dalì La giornata di domenica 23 novembre ha senz’altro lasciato una traccia profonda in ciascuno di noi: bambini e adulti. I pic- coli sono stati i veri protagonisti delle ini- ziative pensate dall’associazione Mosaiko Giornata Mondiale dell’Infanzia e dinamiche del provare “L’esperienza è formativa ed educativa quando si co- struisce attraverso le dina- miche del provare, del ten- tare, dello scoprire; esse implicano contem- poraneamente i processi del conoscere, del formarsi al conoscere, del trovare se stessi e l’altro attraverso il conoscere” (M. Gennari, A. Kaiser, Prolegomeni alla pe- dagogia generale, Bompiani, 2004, p. 40). L segue a pag. 4 foto Adelina Cacciolo

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Il periodico dell'Associazione Il Mosaiko Kids

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Fulvio Ventura, ingegnere aerospazialeCERVELLI IN VOLO

di Mimma Franco e Cecilia Mariotti

Giornata Mondiale dell’InfanziaGRAZIE AMICI DI CASTELNUOVO SCRIVIA!

Cronaca di una domenica speciale

I ragazzi del Mosaiko a RomaUNA GRANDE VITTORIA

Importante riconoscimento per il nostroprogetto

L’IMMAGINAZIONE di Cecilia Mariotti

AUTORITARISMO O DIALOGO, il difficilerapporto adolescenti-genitori

di Martina Buffa

Io ascolto, tu ascolti, ma loroascoltano? Mario è un belbambino, bruno occhi azzur-

ri, frequenta la seconda ele-mentare e fa disperare le mae-stre a scuola, non sta mai fermonel banco, e la mamma a casa:i suoi giochi sono in giro per tut-ta la casa. Mario è un bambinonormale? Sì, lo è. E' solo vivaceha tanta voglia di parlare e difarsi ascoltare, ma gli adultiascoltano? Forse troppo poco, spesso nonascoltano neanche se stessi,troppo presi da obblighi costrui-ti per una carriera perfetta, uncorpo perfetto, una vita perfet-ta: che alla fine si trasformanell'abisso di pillole per dormi-re, per stare sveglio, per esseresempre al meglio. Allora genito-ri dipendenti creano figli dipen-denti questo purtroppo è il veroproblema, la difficoltà sta nelnon sapere più affrontare i pro-blemi parlando, ascoltandoci gliuni con gli altri, ascoltando noistessi i nostri richiami di aiuto. Se mamma e papà prendonouna pillola per risolvere tuttoperché non dovrebbero pensareche anche a Mario farebbe beneuna pillola per stare più calmo ascuola, e ubbidiente a casa? In Italia sono già sessantamila ibambini che prendono psicofar-maci prescritti da medici e vo-luti spesso dai genitori: molti diquesti piccoli probabilmente sene avessero la possibilità rifiu-terebbero quei farmaci che liintontiscono, li rendono apaticie già dipendenti a sei, sette an-ni. Saranno ragazzi e adolescen-ti facili prede di alcol e droga. Domenica abbiamo festeggiatoa Castelnuovo Scriva la giornatadell'Infanzia, con Mimma Francoe i bambini e ragazzi di MosaikoKids abbiamo cercato di capirefino in fondo cosa sta succeden-do nelle famiglie italiane, sedavvero rischiano di diventarecome quelle americane o anglo-sassoni dove il Ritalin (psicofar-maco per bambini) sembra di-ventato una vitamina per i piùpiccoli. Ad aiutarci in questa ri-cerca della verità il comitatoGiù le mani dai Bambini, che sioccupa di tutti i problemi legatiall'abuso di medicinali per ibambini. E' stata una domenica di festa edi coinvolgimento per grandi epiccoli, dove per almeno qual-che ora proprio i bambini sonostati protagonisti assoluti. Ec-co forse la soluzione sta proprionel ripetere esperienze comequella anche in piccolo, magariun giorno la settimana o un'oraal giorno facciamo diventare ipiccoli protagonisti della nostrae della loro vita: ascoltiamoli. Enon avremo più bisogno di pillo-le né noi né loro.

Voce del verboA s c o l t a r e

via C. Alberto 13 15053 Castelnuovo Scrivia (AL) Tel. 0131 856018 e-mail: ilmosaiko @tiscali.it Associazione culturale e ricreativa, aconfessionale, apartitica e senza fini di lucro, di utilità sociale.

Anno 5 - n° 3, Settembre - Dicembre 2008. Aut. Tribunale di Tortona N° 2/04 reg. periodici del22/09/2004. Direttore responsabile: Antonella MariottiStampa: Tipografia-litografia Fadia, via Soldini 12 - Castelnuovo Scrivia (AL)

Associazione Il Mosaiko Kids

Un paio di settimane prima del-l'appello un sinistro turbamen-to ti amareggia la saliva al pen-

siero che non sai ancora su che cosaverterà esattamente l'esame, ma nonbasta, al contrario, siamo solo alprincipio. Per i quindici giorni succes-sivi ti escludi da qualunque rapportocon il mondo esterno, non apri le per-siane, tieni spento il cellulare e nonaccendi il computer per non caderenella tentazione di andare a vederechi è connesso su msn o le nuove fotocaricate su facebook. Mangi e dormiraramente e raggiungi ben presto unostato di “ingobbimento”, rattrappi-mento e aderenza perfetta del corpoai lineamenti della poltrona, ma nonobasta. Il giorno prima della prova seiin bilico tra il senso di impotenza, do-vuto al groviglio inestricabile di no-zioni che scivolano le une sulle altrenella tua mente come vermi in un va-setto e quell'euforia idiota e irrazio-nale che provano talvolta i condanna-ti a morte prima di salire sul patibo-lo, ma non basta. Il giorno fatidico seipelle e ossa, rachitico, dalla carna-gione gialla tendente al verdognolo,magari anche un po'maleodorante,quell'odore di casa antica chiusa dasecoli. Varcata la soglia di casa tua la lucedel sole ti acceca, varcata quella del-l'edificio della facoltà una morsa tistringe lo stomaco, tutti si aggirano,mogi come mummie, accennano unsaluto, un sorriso, ma si sentono esat-tamente come te: sull'orlo di un pre-

cipizio, ma anche questo ancora nonbasta. Ci sono loro. Loro chi? È pro-prio questo il punto, loro sono statiper le ultime due settimane la tuapreoccupazione più insidiosa, unapreoccupazione nebulosa, senza vol-to. Siedono accanto al professore odietro cattedre laterali, tamburella-no lentamente sul piano d'appoggio,pregustando la pietanza che sta peresser loro servita. Si tratta degli assi-stenti. Quando, dopo aver barcollatoda un piano all'altro alla ricerca del-l'aula, sperando disperatamente dinon trovarla, fai il tuo ingresso, len-tamente quelle oscure figure, quellesagome indistinte che hanno imbevu-to di angoscia le tue nottate inizianoa prendere forma, ad assumere sem-bianze umane. Tu non sai nulla di lo-ro, loro non sanno nulla di te, ma ènelle loro grinfie che passerai i minu-ti decisivi, quelli che separano il buiodel passato, trascorso sui libri caren-te di sonno e la luce sgargiante delfuturo, il periodo più o meno lungo,ma in ogni caso inebriante, di merita-to riposo, sollazzo e divertimento chedi regola segue la performance. Per ragioni fisiologiche, anche se nonancora scientificamente dimostrate,l'assistente è nella maggior parte deicasi una creatura davvero crudele. Lateoria più accreditata imputa il feno-meno alla sua posizione di subordina-zione rispetto al professore ordina-rio, che, generando in lui un’aggres-

A s s i s t e n t i S e r p e n t iI n c u b o e s a m i

Marta Lamanuzzi Ci sono loro. Tu non sai nulla di loro, loro non sanno nulla di te...

Antonella Mariotti

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®

Riforma scolasticaI RIVOLUZIONARI DEL GREMBIULINO

di Davide Varni

Salvador Dalì

La giornata di domenica 23 novembre hasenz’altro lasciato una traccia profondain ciascuno di noi: bambini e adulti. I pic-coli sono stati i veri protagonisti delle ini-ziative pensate dall’associazione Mosaiko

Giornata Mondiale dell’Infanzia

e dinamichedel provare

“L’esperienza è formativaed educativa quando si co-struisce attraverso le dina-miche del provare, del ten-

tare, dello scoprire; esse implicano contem-poraneamente i processi del conoscere, delformarsi al conoscere, del trovare se stessie l’altro attraverso il conoscere” (M. Gennari, A. Kaiser, Prolegomeni alla pe-dagogia generale, Bompiani, 2004, p. 40).

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siva insoddisfazione, lo induce asfruttare il potere che gli è con-ferito in sede d'esame per sfoga-re le sue pulsioni. Alcuni soggettisembrano invece affetti da unavisione distorta e ipertrofica del-la loro funzione e ciò li porta adadempierla con smania assoluti-stica e dispotica, credendosi in-vincibili e insindacabili. In ognicaso la desolante verità che per-cepisci spostando la traiettoriadel tuo sguardo intimorito daquello di un assistente a quellodegli altri esemplari della suaspecie presenti in aula è una sola:faranno tutto il possibile per met-terti in crisi, per confonderti,estenuarti e se tutto andrà secon-do i loro piani, bocciarti. Mentrequesti pensieri ti angustiano eccorimbombare il nome delle primevittime sacrificali, quelle cui staper essere inflitta una pena chesia fonte di esempio e terrore pertutti coloro che li seguiranno. Iltempo passa, gli inutili “annaspa-menti” dei tuoi colleghi interro-gati e le lacrime che segnano leloro gote terminato il supplizionon migliorano la frequenza deltuo battito cardiaco finchè...gong: risuona il tuo nome, il cuo-re si ferma. È giunta la tua ora.

A s s i s t e n t iS e r p e n t i

dalla prima

Marta Lamanuzzi

Molti ragazzi della mia generazione- per nostra fortuna, non tutti - silamentano di ricevere punizioni

che i genitori considerano adeguate mache, di fatto, sono utili a scopo educati-vo solo in apparenza, e non aiutano pernulla colui o colei che le riceve a non ri-petere più gli stessi errori, se non fosseper aura di meritare ulteriori castighi piùseveri dei precedenti.Il metodo “ipse dixit”, nel quale però lafrase latina viene trasformata in un piùfamiliare: “Fallo perchè te l’ha detto tuamadre” o in un: “Se te lo chiede tuo pa-dre, devi obbedire”, ha qualche possibili-tà di funzionare solo in quella fase del-l’infanzia in cui si tende a vedere gliadulti, ed in particolare i genitori, comefigure quasi onnipotenti. In un periodo didubbi e di difficoltà come quello dell’a-dolescenza, ordini e castighi di cui non sicomprende la razionale motivazione ser-vono a poco o a nulla. I ragazzi, dotati diun cervello pensante che produce a pienoritmo domande senza risposta, necessita-no non di un dittatore che prenda conmano ferma il comando, ma di una più ci-vile guida che sappia tanto avere polso,quanto aiutarli a comprendere le ragioninascoste dietro quelle decisioni che il pri-mo istinto dichiara ingiuste: impresanient’affatto semplice per un genitoreche sì, in quanto comune essere umano,può commettere errori o sentirsi crollaresotto il peso di tale responsabilità, ma

che avrebbe dovuto aspettarsi questa fa-se, nonché tenerne in conto difficoltà erischi, a partire dall’esatto momento incui decise di volere un figlio.Una spiegazione convincente, poi, è unpunto a favore dei “pro” che può avere ilpotere di controbilanciare parecchi dei“contro” di un ordine - termine peraltronon del tutto corretto, in quanto preferi-sco parlare di “consiglio” - ricevuto, au-mentando di conseguenza la determina-zione a seguirlo, la quale produce esatta-mente l’effetto desiderato, e non quelloopposto della ribellione.Spiegare le decisioni prese, inoltre, spin-ge i genitori ad una situazione di dialogoche di certo, senza il loro proposito di nu-trire i figli non solo con cibo per il loro or-ganismo, ma anche con le risposte di cuisono metaforicamente affamati, nonavrebbe la minima possibilità di esistere.Stabilito come si arriva al tanto agognatodialogo, può cominciare la felice fase dicui è mio compito elencarne quelle con-seguenze che, avendo una famiglia di ge-nere - per reinterpretare tali termini -ben più “democratica” che “dittatoria-le”, conosco bene per esperienza perso-nale.La suddetta concatenazione di effettiinequivocabilmente positivi ha inizio conl’opportunità di trovare più punti di con-tatto che costruiscano un solido ponte so-pra il famigerato abisso generazionale,saldamente cementato da quel tipo di fi-ducia e stima che nasce da un rapportobasato sul dialogo e non su obsoleti siste-mi freddi e gerarchici.“Fiducia” e “stima”: due veri e propri re-

quisiti basilari per le fondamenta di unaffetto che, come quel ponte o come unedificio ben progettato, è destinato a noncrollare. L’amore tra genitori e figli già faparte della natura umana ma, per il benedi una civile e pacifica convivenza fami-liare, è utile non perdere occasione perrinsaldarlo.E’ proprio ai fini di una vita in comuneche non solo sembri felice se osservata inmaniera superficiale, ma lo sia realmen-te, ad un livello più profondo della solafacciata esterna, che la famiglia dovreb-be funzionare come una microscopica de-mocrazia: avere voce in capitolo, essereeducato all’uso responsabile della pro-pria libertà vedendosela concedere perstadi progressivi, è fondamentale perqualsiasi ragazzo che voglia imparare lalezione più ardua e complessa, ovvero di-ventare in tutto e per tutto un adulto.Unadolescente che percepisce il propriogrado di autonomia come già sufficienteè più sereno e meno esposto al rischio diribellioni pericolose per sè e per gli altririspetto ad uno che trascorre tale diffici-le momento con un costante senso di re-pressione: il primo giungerà all’età adul-ta con un’ottima educazione alla libertànel suo bagaglio d’esperienze, mentre ilsecondo rischierà di abusare della propriaautonomia non appena l’avrà acquisita.Per concludere, il genitore ideale non èquello che concede tutto, ma quello chesa cosa concedere e come farlo: con ci-viltà, correttezza, senno, ed evitando at-teggiamenti da piccolo regime dittatoria-le, ovvero agendo sempre e comunquetramite il dialogo.

Per alcuni è solo una perdita di tempo, per al-tri è uno strumento cui ricorrere quando or-mai non si hanno più speranze, per altri an-

cora è un modo di vivere. Tutti sentono il bisogno,talvolta, di rifugiarsi nei propri sogni e di credere,per un attimo, che essi possano realizzarsi. A vol-te ci si illude e molti di noi hanno paura proprio diquesto, delle illusioni. I sogni sono gratuiti: darespazio alla propria fantasia o immaginare non co-sta niente, ma è indispensabile. Il fatto di essereinconsapevoli e allo stesso tempo utilissimi, rendei sogni magici e avvolti in un alone di mistero. So-no i sogni a darci la speranza, la voglia di vivere,la motivazione necessaria per credere in un desi-derio e per non ritenerci mai sconfitti. Purtroppoi sogni possono appunto illudere. Non a caso l’im-presa più difficile è saper aprire gli occhi. Nessu-no può impedirci di sognare, né tantomeno inse-gnarci a immaginare, ma ognuno di noi può averebisogno di qualcuno che lo aiuti a ritornare con ipiedi per terra. “Cosa saremmo senza l’ausilio diciò che non esiste?” scrive Erik Orsenna riferendo-si al congiuntivo, il modo verbale che esprime“tutti i possibili”. Ho riflettuto su questa doman-da, ponendomela diverse volte, e credo che senza l’inesistente, la pura fantasia, saremmo prigionieri del mondo che ci cir-conda, della sua superficialità, degli oggetti materiali per come si presentano. Senza l’immaginazione, a mio avviso, non esi-sterebbe nemmeno la speranza e senza quest’ultima non avremmo più ragione di vivere perché saremmo intrappolati nelle no-stre situazioni presenti, magari difficili, senza intravedere un possibile cambiamento. Non potremmo sentirci nemmeno vera-mente vivi e totalmente umani. Nonostante ciò molti danno importanza solo alla realtà, perché la ritengono afferrabile, saldopunto di appoggio o di partenza. Io non credo che la realtà sia sempre così vera e limpida come può sembrare. Infatti anch’essasi nasconde dietro un velo di apparenza che può essere scostato, anche se non sempre nel modo giusto, con unpizzico di immaginazione.Purtroppo a volte la società moderna e la vita frenetica che conduciamo ci impedisconodi trovare un attimo di tranquillità nel quale rifugiarci nei nostri sogni, nelle nostre paure, nelle nostre passioni osemplicemente nei nostri pensieri. Non appena riesco a dedicare un minuto solo a me stessa, mi rifugio nei libri,perché essi racchiudono un universo infinito, quello dell’autore che apre le porte del suo cuore al lettore interes-sato e curioso. E quell’universo infinito non nasce nient’altro che dalla fantasia. Imre Kertesz nel suo libro “Esse-re senza destino” racconta la sua tragica esperienza in un campo di concentramento e fa una riflessione che puòapparire quasi utopica in quel contesto: “Ci sono aspetti della nostra natura che, come del resto avevo imparato,ne fanno parte una volta per tutte, in modo inalienabile. Sta di fatto che, anche in prigionia, la nostra immagina-zione rimane libera.”

Cecilia Mariotti

Martina Buffa

L’immaginazione

Gli adolescenti di fronte ai castighi e alle imposizioni dei genitori

Autoritarismo o dialogo?

Pablo Picasso, Arlecchino e la sua amica. Mosca, Museo Pushkin

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Da piccolo sognava di pilotare gli aerei e - come laquasi totalità dei bambini - di indossare la tuta daastronauta. Da grande lavora per l’Alenia, il colossodell’industria aerospaziale italiana che fa capo a

Finmeccanica. Anni di sacrifici, impegno, umiltà e lavoro.Ora il sogno di entrare in un’astronave non è più così lonta-no…

Qual è stato il tuo iter formativo?Dopo le medie ho frequentato l’Istituto Agrario “Gallini” diVoghera perché i miei genitori possiedono un’azienda agri-cola e mi sembrava che, se non fossi riuscito a realizzare imiei sogni, avrei comunque avuto modo di continuare l’atti-vità di famiglia con un diploma utile.

Pensi di aver ricevuto una buona preparazione per l’uni-versità?Il “Gallini” è una bella scuola, ma il corso di studi che poi hoscelto, ingegneria aerospaziale, ovviamente richiede dellecompetenze che una scuola di agraria non poteva darmi. Hofaticato i primi due anni con gli esami di analisi matemati-ca, fisica e chimica, ma poi, superati questi, ho cominciatoad occuparmi di quello che mi appassionava.

Cioè?Il volo, ho sempre avuto la passione per il volo, in realtà misarebbe piaciuto fare il pilota militare e ho partecipato alconcorso in Accademia Aeronautica a Pozzuoli. I requisiti fi-sici richiesti sono però severissimi e non sono stato tra i po-chi selezionati. Il fatto di essermi iscritto ad ingegneria ae-rospaziale, però, mi permetteva di non allontanarmi da quelmondo che rappresentava il mio punto di riferimento ideale.

Raccontaci qualcosa dei tuoi studi universitari e della tuatesi di laureaGli anni dell’università sono stati anni impegnativi, frequen-tavo, studiavo, preparavo un esame stando sui libri media-mente otto ore al giorno per due settimane. Ma, come dice-vo, superate le prime difficoltà, il corso di studi rispondevasempre di più ai miei interessi e mi permetteva di concen-trarmi sul mondo dell’aeronautica, tanto che ebbi modo al-la fine di preparare la tesi di laurea su un prototipo di alian-te a motore che sfrutta l’energia del vento.

Interessante...L’elica viene utilizzata durante il volo in assenza di motorecome un mulino a vento, ricaricando un gruppo di batterie.Successivamente, in caso di necessità, è possibile utilizzarela stessa elica per volare con il motore elettrico. Un alianteclassico, insomma, che autoricarica il proprio piccolo moto-re ad elica: un’idea avveniristica di indubbio interesse. Hosviluppato e perfezionato un progetto già esistente, so cheun altro laureando dopo di me ha continuato il lavoro, manon saprei dire a che punto di sviluppo si sia arrivati ora.

E dopo l’università hai fatto fatica ad inserirti nel mondodel lavoro? Sono molti gli sbocchi che offre una laurea co-sì specialistica?In confronto ad un ingegnere civile le possibilità offerte dalmondo del lavoro sono ovviamente più limitate. Non esisto-no molte aziende in Italia che assumono ingegneri aerospa-ziali e più o meno fanno tutte capo a Finmeccanica: la Ale-nia di Torino (quella per cui lavoro), la Agusta e l’Aermacchiin provincia di Varese. La laurea in ingegneria permette ov-viamente molti altri sbocchi lavorativi, ma le competenzespecifiche di un ingegnere aerospaziale possono essere mes-se a frutto soltanto lavorando in ambito aeronautico, e allo-ra occorre inserirsi in un’azienda che lavora per la holdingFinmeccanica.

Come si svolge il tuo lavoro in Alenia?Alenia si occupa sia di aeronautica militare che di aeronau-tica civile ed è in joint venture per esempio con Airbus o conil Consorzio Eurofighter, che produce un velivolo militaremultiruolo da combattimento. Alenia fa parte del ConsorzioEurofighter e, collaborando con EADS in Germania e Spagnae con BAE Systems in Gran Bretagna, realizza materialmen-te alcune parti dell’Eurofighter, ormai in dotazione a molteaeronautiche militari europee, tra cui quella italiana. Io mioccupo del simulatore di questo velivolo militare, realizzatoanch’esso dalle quattro ditte costruttrici. Il simulatore vie-ne assemblato e testato a Manching, non lontano da Monacodi Baviera, nelle vicinanze di Ingolstadt, dove si trovano lefabbriche dell’Audi. Io vivo proprio ad Ingolstadt. Le ditteche costruiscono fisicamente il velivolo si occupano anchedella simulazione, in collaborazione con altre ditte esterneche lavorano alla parte più prettamente simulatoristica co-

me, per esempio, la parte visuale, cioè la simulazione visivadi nubi, altri aerei, ecc. Sostanzialmente ci sono due grossedirettrici di lavoro nel campo della simulazione: le ditte co-struttrici portano tutti i software di volo che vengono fatti“girare” sul simulatore in modo da rispecchiare al 100% lecaratteristiche fisiche di volo dell’aereo e la sua strutturainterna, mentre altre ditte esterne collaborano per realizza-re la parte visuale che simula quello che il pilota vede du-rante il volo. Io mi occupo della parte avionica dell’aereo,cioè il sistema di navigazione, l’armamento, le comunica-zioni e altro.

Come ti trovi in Germania? Com’è la tua giornata “tipo”?In Germania mi trovo bene, anche se la giornata lavorativanegli ultimi tempi si è fatta un po’ pesante perché dobbia-mo consegnare un simulatore di seconda generazione perl’Eurofighter. Si lavora una decina di ore al giorno, con unacerta alacrità per consegnare al più presto possibile il simu-latore, in modo che i piloti non debbano addestrarsi su mac-chine non aggiornatissime. Le relazioni con i colleghi non so-no facilissime per il fatto che proveniamo da aree diversed’Europa e abbiamo un modo diverso di affrontare i proble-mi; l’uso dell’inglese, comunque, ci permette di comunica-re con facilità. Come responsabile di un gruppo di persone,devo sempre relazionarmi con ognuna di esse tenendo benpresenti le differenze culturali che esistono tra nazione enazione. E’ questo lo sforzo che assorbe maggiori energiepsicologiche…In sei anni di lavoro ho avuto grandi soddisfazioni e ho in par-te realizzato i miei sogni di bambino, visto che sono riuscitoa tenermi addosso la sensazione di volare: ho già 500 o 600

ore di volo al simulatore e il bello è che a volte arrivano deipiloti che mi dicono: “Tu che sei esperto, mostraci come…”! Volare sul simulatore e volare su un aereo vero è, a detta ditutti i piloti, praticamente la stessa cosa. L’unica differenzaè l’assenza delle sollecitazioni fisiche, ma per il resto nonc’è alcuna differenza. Ormai l’elettronica ha un ruolo pre-dominante e guidare un aereo non è più una cosa così diffi-cile…

E il lato economico?Se si guarda al lato economico, non c’è facoltà che sapreiconsigliare: si vive con dignità, si fa una vita normale, ho lafortuna di lavorare all’estero e di percepire un’indennità perla trasferta, ma ormai l’ingegnere, come dicono, è l’operaiodel futuro…

Hai un sogno nel cassetto?Fare l’astronauta! Come tecnico, come mission specialist,potenzialmente è un sogno che potrei ancora realizzare. C’èstato qualche mese fa un concorso all’Agenzia Spaziale Eu-ropea, ho mandato il curriculum e non perdo le speranze,anche se la selezione in questo caso è davvero durissima.

Quanto sono stati importanti i tuoi genitori nel renderepossibile questa felice avventura? Che valori hanno sapu-to trasmetterti?Mi hanno insegnato due cose fondamentali: l’umiltà e l’im-portanza del lavoro. Rispetto ad altri colleghi, sento con maggiore forza che sen-za il lavoro non c’è dignità, non si va da nessuna parte e, infin dei conti, non si mangia neppure…

Fu l v i o Ve n t u ra , i n g e g n e r e a e r o s p a z i a l e

ervel l i in C VoloDagli studi in agraria ai simulatori per l’Eurofighter

A fianco: il velivolomilitare multiruolo Eurofighter in volo.

In basso: il simulatoremostra la pista d’atterraggio virtuale.

Qui sotto: l’ingegnereFulvio Ventura.

di Mimma Franco e Cecilia Mariotti

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Kids. Circa ottan-ta bambini ebambine dellascuola elementa-re, aiutati dai ra-gazzi del Mosaikoe dallo scultoreNarciso Bresciani,hanno creato laloro personalissi-ma opera d’arte,poi confluita inun’unica scultura esposta nel salone delCastello (la soddisfazione di vedere mo-strato il proprio lavoro deve essere sta-ta tanta!). Nella palestra delle scuole elementarifacce concentrate, bambini accovaccia-ti a terra o in piedi accanto ai tavoli,tutti intenti a scegliere il pezzo di car-ta, di stoffa; a ritagliare, incollare e co-lorare: siamo rimaste piacevolmentestupite dalla concentrazione e dall’im-pegno che si leggeva sui volti dei picco-li artisti. Nel corso delle due ore messe a disposi-zione, abbiamo visto bambini aiutarsitra di loro per assemblare i lavori, dar-si suggerimenti e consigli, indirizzarsisul reperimento dei vari strumenti… iltutto in completa autonomia. Gli adulti presenti – contrariamente aquanto avviene in genere a scuola – nonhanno mai dovuto alzare la voce per ri-chiamare l’attenzione o peggio per“rampognare” qualcuno! Le cose sparpagliate a terra, “il disordi-ne” al termine della mattinata erano lìa testimoniare lo slancio creativo, la li-bertà che i bambini hanno potuto speri-mentare. Appare evidente il connubiotra creatività e libertà: soltanto aldilàdi ogni imposizione si può dar sfogo allapropria forza creatrice, e viceversa farequalcosa di “nuovo”, di “mai pensato fi-no a quel momento” (di creativo appun-to), ci fa sentire “liberi”, leggeri comeun palloncino. Al “fare” del mattino, si è associato ildialogo e la riflessione nell’incontro te-nutosi nel pomeriggio. Le domande chei bambini hanno rivolto agli esperti in-tervenuti hanno costituito uno stimolodi riflessione importante per gli adultipresenti. Molte le tematiche sollevate dai quesitiformulati dai kids: dalla disinvolta som-ministrazione di psicofarmaci, alle re-gole e ai divieti imposti dai genitori, al-le difficoltà relazionali tra genitori e fi-gli. Problematiche che hanno un minimocomune denominatore: un’insufficientedialogo e comprensione tra i membridella famiglia. Sovente, come ha sottolineato laprof.ssa Costa, manca proprio “la paro-la”, ed anche la capacità dell’adulto dirispettare i tempi del bambino: si trattaallora di un’occasione per ripensare cri-ticamente a come ciascuno esprime ilproprio ruolo educativo. Sarebbe molto utile prevedere in futuromomenti di incontro e discussione diquesto tipo, per consentire ai bambinidi esprimere liberamente difficoltà edubbi, ma anche per sostenere i genito-ri, e gli educatori, aiutandoli a ritrova-re fiducia e sicurezza nelle proprie ri-sorse.

Adelina Cacciola e le educatricidell’asilo nido comunale “Primavera”di Castelnuovo Scrivia

e dinamichedel provareLsegue dalla prima Amici di Castelnuovo Scrivia...

GRAZIE! E' stata un'esperienzaspeciale festeggiare con Voi laGiornata Mondiale dell'Infanzia

delle Nazioni Unite. Avevo già conosciutoed apprezzato Castelnuovo come un cen-tro vivacissimo e molto attento alle parti-colari esigenze delle nuove generazioni,l'avventura di domenica ha confermatoquesta sensazione. Il giorno dopo ho tele-fonato a Roma ai due Professori che connoi hanno condiviso il pomeriggio. Il neu-ropsichiatra Enrico Nonnis mi ha detto:"Rispondere alle domande dei bambini inquel modo è stato un momento di cresci-ta di consapevolezza innanzitutto per noigrandi. Non è ai facile per un adulto met-tersi in gioco e trovare le parole adatteper farsi comprendere da un ragazzino o

da un bambino. Quindi alladomenica siamo stati noi imparare di più!". Ed anche la "piccola grande" docente tà La Sapienza (grande persimpatia unica, piccola....pelina di statura!) ha detto quacisamente: "...Mi è piaciuto to di Castelnuovo, perchè èmeriggio di forte creatività:le facevano dei bambini pienvivacita, ho sentito un atmpositiva, che permetteva a te grandi - di esprimesri in mostruttivo!". Ecco allora che nbiamo ringraziare di cuore i ragazzi di Castelnuovo Scriviticolare quelli di Mosaiko Kihanno dato l'occasione di creun poco...tornando un pò banoi!ARRIVEDERCI A PRESTO, CA

Grazie amLuca Poma

Cielo terda e craggi

sgargiante hanno fatto da limpida cornice alla fezata a Castelnuovo Scrivia domenica 23 Novemsione della Giornata Mondiale dell’Infanzia. I propotevano che essere loro, i più piccoli, ottanta cinque ai dodici anni. Nel corso della mattinatnerli e stimolarli nella Palestra delle Scuole Elemto il maestro scultore Narciso Bresciani (aiutato trici dell’Asilo Nido Primavera di Castelnuovo e re Silvia Sacco), nel primo pomeriggio nel castelni e dei Bandello è comparso un mago ad incandella merenda c’erano le squisite torte prepardalle mamme dei ragazzi del Mosaiko. Nemmenomomento della giornata, quello più “da grandi”rinunciare alla loro presenza e partecipazione, è proprio per colmare i loro dubbi che hanno pril microfono Luca Poma, giornalista e portavoceto “Giù le mani dai bambini”; Emmanuele Macalgiavellottista SISPORT FIAT, nonché uno dei “tdella Campagna, Enrico Nonnis, neuropsichiatraDirettivo Nazionale di Psichiatria Democratica Emilia Costa, prima Cattedra di Psichiatria a LaRoma e Primario di Psicofarmacologia al PoliclinI. Numerosi e profondi sono stati i messaggi emdalle spiegazioni dei relatori, la cui semplicità, udialità hanno reso piacevolissima l’atmosfera, mla nostra Antonella Mariotti, giornalista de La Srettore responsabile di Mosaiko, Giovanna Spantilista e testimonial di “Giù le Mani dai Bambini” co, assessore alla Pubblica Istruzione di CastelnQuest’ultima, sorridente e amata maestra di Cassottolineato l’importanza di creare spazi, attivitni di gioco e crescita per i ragazzi, che sono gepotenzialità, sono il futuro in cui è doveroso e pstire. A questa esigenza impellente l’amministrastelnuovo Scrivia, un’amministrazione giovane, to più volte e continua a dimostrare la sua senconferenza che, in un clima disteso e confidenzita a far riflettere. Se non assolutamente necessfarmaci vanno evitati ad ogni età e in modo parl’infanzia. Non sostituiscono i genitori. Placanneamente l’ansia, ma non estirpano il turbamenalla base. Intontiscono fino a far dormire, ma nono di tornare a sognare serenamente. Quando piange non sempre fa i capricci. Le sue lacrime re molteplici significati: dolore, insoddisfazionesia, bisogno di attenzione. I genitori, ben lungi devono sforzarsi di capirle, di interpretarle, pemodo da non arrestarne solo il flusso ma di elimite. La famiglia moderna, con mamma e papà in cpuò abdicare al suo fondamentale ruolo educativdi oggi, dovendo necessariamente sacrificare latempo passata con i propri figli, devono impegncosti a migliorarne il più possibile la qualità. Esnon è facile, ma il bello dei bambini è la loro seè con accorgimenti e gesti semplici che si riescnarsi davvero a loro. Per quanto stanco o di frettnitore si dovrebbe dimenticare di guardare i suocchi, di ascoltare i loro racconti, i loro problemsideri, né tanto meno del bacio della buona nocando loro le coperte.

Sono stato invitato daMimma Franco, fonda-trice di MOSAIKO KIDS,

ad intervenire artisticamen-te il 23 novembre per la gior-nata mondiale dell´infanziaorganizzata dal ComitatoGIÙ LE MANI DAI BAMBINI,dal Mosaiko Kids e dal Comu-ne di Castelnuovo Scrivia.Pensando propriamente al-l’attività del Comitato "GIÙLE MANI DAI BAMBINI" hoideato una grande installa-zione a più mani dal titolo:"riflessi d’amore"; quindi do-menica mattina ho organiz-zato un laboratorio creativoper bambini e ragazzi, utiliz-zando materiale di recupe-ro, carta, stoffe, gommapiu-ma ecc., coadiuvato da mae-stre e ragazzi di mosaikokids.L´operazione descritta sin-teticamente è stata quella diinvitare i bambini ad espri-mere il loro pensiero e le lo-ro emozioni, dando cometraccia di lavoro "i genitori,la propria mamma e papà",rappresentati in completa li-bertà.Tutti i lavori sono stati as-semblati e riuniti su tanti fi-li di nylon trasparenti al finedi formare una grande figurain divenire, sospesa nellospazio - un’ombra umana inevoluzione - e rappresentaremetaforicamente la loroidentità futura di adulti, unasomma di emozioni per l´uo-mo in evoluzione, per unrapporto con i propri figlisempre migliore.Colgo l’occasione per ringra-ziare tutti i partecipantiall´evento che hanno resopossibile questo lavoro.

Narciso Bresciani

Emozioni e pensieridei bambini in unagrande installazionedel maestro NarcisoBresciani

Riflessi d’amore

Una giornata tutta Marta Lamanuzzi

Sopra: una bibmba dell’asilo nido “Primavera” dà sfogo alla sua creativi-tà (foto Adelina Cacciola).Sotto: “Riflessi d’amore”, l’installazione ideata dal maestro Narciso Bre-sciani e realizzata dai bambini.

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Vedere come i bambiniriescono, solo graziealla loro fantasia, a

creare un’opera unica einimitabile da semplici foglidi carta, ad accoglierti conspontaneità e senza pregiu-dizi, come se ti conoscesse-ro da una vita, è davvero unemozione che ti riempie digioia. Domenica ho capitoche il più grave errore cheun adulto possa commette-re è quello di dimenticarsiche è dai piccoli gesti deibambini, dai loro occhi in-genui, dal loro sorriso so-gnante che traspare l’inse-gnamento più grande: l’im-portanza della libertà, del“disordine” dell’accetta-zione degli altri. Tutto ciòfa parte di loro quando an-cora non conoscono nem-meno il significato di que-ste parole.

Mi sono divertita moltissimo perché mi hannocoinvolta nella realizzazione dei loro lavori,ma soprattutto perché io stessa, aiutandoli,

sono riuscita ad esprimere la mia creatività. Il po-meriggio è stato altrettanto interessante grazie aldibattito tra noi ragazzi e i vari esperti intervenutiper l’occasione. La tematica discussa, l’infanzia ele sue problematiche, era coinvolgente e gli inter-venti e le spiegazioni semplici e dirette. Gli espertihanno saputo attirare l’attenzione del pubblico insala e di noi ragazzi. Le mie impressioni sulla gior-nata, quindi, non possono essere che positive e spe-ro nella realizzazione di un’altra manifestazione al-trettanto interessante.

fine questaofessori admilia Costa,ell'Universi-hè è di unachè è picco-cosa, e pre-olto l'even-tato un po-e domandedi allegria esfera moltotti - piccolio molto co-adulti dob-ambini ed i, ed in par-, perchè cicere ancorambini anche

TELNUOVO!

ici di Castelnuovo Scrivia!

Qualcosa di particolare...

La mia, la nostra

creatività

o, aria geli-stallina e i un soleta organiz-re in occa-gonisti nonambini daia intratte-ntari è sta-alle educa-all’Assesso-dei Torria-

arli, all’orate per lorodall’ultimosi è volutocontrario,

so in manoel Comita-

so, atleta estimonials”nfantile ali Roma ed

Sapienza dio Umbertosi non solo

miltà e cor-anche dal-

ampa e di-ati, giorna-Silvia Sac-

ovo Scrivia.elnuovo, ha

e occasio-mogli, sonoficuo inve-ione di Ca-a dimostra-bilità. Unae, è riusci-ri gli psico-colare nel-momenta-o che ne èpermetto-n bambino

ossono ave-noia, gelo-al temerle,

reagire inarne la fon-rriera, non. I genitoriquantità dirsi a tutti ire genitori

mplicità, edad avvici-nessun ge- figli neglie i loro de-e, rimboc-

“Giù le Mani dai Bambini” e la Giornata Mondiale dell’Infanzia

loro

ACastelnuovo Scrivia c'è qualcosa di particolare, non so sesia l'aria, o l'acqua dell'acquedotto... fatto sta che ognivolta che vi metto piede, incontro persone per bene di

tutte le età che - serene - offrono quel sorriso pulito di chi stabene, ed è felice di far star bene gli altri intorno a se.Sono felice di aver conosciuto questa realtà, e lieto di aver vi-sto finalmente in azione i ragazzi del Mosaiko, e gli adulti loroamici.Dal canto mio... troverete sempre, nel sottoscritto, un sinceroammiratore, e uno strenuo amico: tutti insieme, per i ragazzie i bambini, tutti insieme per difendere il nostro futuro. ForzaGiù le Mani e Forza Mosaiko... tanti altri sorrisi ci aspettano!

Luca Yuri Toselli, coordinatore operativo di GiùleManidaiBambini

Dai bambini...per i bambiniCecilia Mariotti

Elisa Setti

Sopra: il tavolo dei relatori. Da sin.: Enrico Nonnis, Emilia Costa,Emmanuele Macaluso, Marta Lamanuzzi, Luca Poma.

Nelle altre foto: gli esperti intervenuti con, al centro, il direttoreresponsabile Antonella Mariotti; i bimbi all’opera nella giornata aloro dedicata.

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Il progetto del Mosaiko primo assoluto a Roma dopo una dura selezione preventiva

Sono trascorsi più di cinque anni dalla primatelefonata che ho ricevuto da “una certa”Mimma Franco. Avevo partecipato ad unconcorso promosso da lei attraverso Favo-

larevia e intitolato “Ciò che non sono, ciò che nonvoglio”. Già allora si cimentava, e con notevole suc-cesso, a stimolare le menti colorate di noi giovani.Avendo colto la mia passione per la scrittura creati-va mi invitò a collaborare con lei per realizzare unprogetto che mi suonò da subito accattivante: ungiornale chiamato Mosaiko Kids, i cui tasselli fosse-ro, una volta tanto, le riflessioni di ragazzi di tutte leetà dalla scuola elementare allʼuniversità. Mi ritennimolto lusingata e manifestai con entusiasmo la miadisponibilità. Mi misi allʼopera. Non mi sembravavero che mi fosse concesso uno spazio in cui espri-mere i miei pensieri, sugli argomenti che preferivo epotendo dar loro quel sapore ironico e quella vestestilistica metaforica che tanto mi diverte elaborare.Vedere pubblicati i miei articoli è stata la “cilieginasulla torta”, unʼulteriore fonte di inedita e intensasoddisfazione. Allora però non immaginavo che lʼattività di Mosai-ko, che ritenevo già una nota di colore nel grigioredi questa società sterile di iniziative e apparentemente indifferente a noi giovani, si sarebbe spinta verso lidi lontani e ambiziosi come è invece avvenuto. Nel 2004 infatti è iniziato ilnostro appassionante viaggio nelle acque insidiose di quei problemi che affliggono molti nostri coetanei e che i più, per quieto vivere o rassegnazione, preferiscono ignorare. Il 18ottobre 2004 abbiamo presentato il nostro progetto dal titolo:”ACOOL E CANNE? Aggrediamo il problema con la sua aggressività. NELLA TANA DEL LUPO” al congresso medico-scientifico di carattere internazionale organizzato dalla Federserd nel Palazzo dei Congressi di Firenze. Un primo timido approccio con queste tematiche, ma - chi lʼavrebbe mai det-to? - ci siamo aggiudicati il primo posto a livello nazionale. Incoraggiati dallʼinsperato successo non potevamo di certo fermarci e il 27 ottobre 2007 abbiamo conquistato la vetta an-che al congresso nazionale Federserd tenutosi a Sorrento con il progetto: “UN SILENZIO PERICOLOSO”. Terza tappa e terzo primo premio il 26 settembre 2008 al congresso na-zionale Federserd di Roma con “GENITORI IN PILLOLE? NON PUOʼ FUNZIONARE...Per educare i figli occorre essere diventati adulti. Oggi non è facile”. I risultati parlano chiaro:lʼimpegno disinteressato e la fantasia, messi al servizio di una nobile causa, non possono che produrre frutti meravigliosi, anche partendo da una realtà di provincia come Castel-nuovo Scrivia. È bene sottolineare che lʼultimo dei tre progetti è risultato il migliore in assoluto dopo una dura selezione preventiva. Dopo aver superato una primo esame che lʼhafatto comparire tra i dodici “finalisti” ne è uscito vincitore. Molta è stata “la carne” che abbiamo voluto “mettere sul fuoco”. Al congresso, organizzato dal Federserd in collaborazionecon il senatore Giovanardi, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, con lʼIstituto Superiore della Sanità, la Regione Lazio, i vertici della Polizia di Stato, Anas e Socie-tà Autostrade, si è parlato di droghe, alcool, abuso, comportamenti deviati e devianti, di educazione e diseducazione, di valori da riscoprire, del fondamentale ruolo che scuola e fa-miglia svolgono o dovrebbero svolgere nella formazione dellʼindividuo. In questo contesto sono state poste le basi e stretti i contatti con importanti enti e strutture a livello naziona-le, che hanno chiesto di poterne sapere di più e di poter collaborare con la redazione di Mosaiko. Onorati dalla risonanza che questa nostra giovane elaborazione ha avuto, offria-mo a tutti cordialità ed apertura pur sottolineando il nostro carattere di indipendenza e di non schieramento politico. Il bene dei giovani è lʼunica politica filosofica che pratichiamo eperseguiamo.

Volare ad a l ta quotaMarta Lamanuzzi

Partecipare ad un congresso sul tema delle dipendenze, circondata soltanto damedici che colgono l’occasione per presentare i risultati delle loro ultime ri-cerche in materia, mentre tu sei lì solo per cercare di dar spazio alle tue ideee a ciò che fai nel tuo piccolo per attuarle, è una sensazione indescrivibile.

Ti senti proprio un pesce fuor d’acqua, ma se riesci a vincere la soggezione e la timidezza iniziale, allora scopri cheanche loro, esperti del settore, hanno voglia di sentire la tua voce, sono curiosi di sentire i giovani, proprio perchépiù vulnerabili di fronte al problema della droga, quotidiano rischio per loro. È proprio quello che è capitato a me ead altri ragazzi del Mosaiko a Roma in occasione dell’annuale congresso della FEDERSERD. Dopo i primi attimi di esita-zione siamo riusciti a portare a termine la nostra comunicazione orale con grande successo…infatti siamo i primi clas-sificati!! Non è la prima volta che la redazione di Mosaiko ottiene un così importante riconoscimento, ma ogni volta leemozioni sono sempre diverse, soprattutto se hai partecipato in prima persona. La vittoria fa solo da cornice alla in-credibile opportunità che abbiamo colto al volo. Infatti abbiamo ottenuto contatti con diversi operatori del settore eciò non può che aiutarci a far conoscere i nostri progetti. E così noi che ci eravamo presentati a Roma orgogliosi dellavoro nel quale avevamo messo tanta passione, ma inconsapevoli di come il nostro messaggio sarebbe stato accolto,abbiamo provato un’ intensa emozione quando la platea ci ha chiesto di finire la nostra comunicazione benché aves-simo sforato. Io credo che la cosa più entusiasmante e al tempo stesso più difficile sia non sapere come il pubblico rea-girà agli stimoli che gli mandi tu, relatore per un giorno. Bisogna sforzarsi di trovare un punto di incontro con gli ascol-tatori, di far capire loro ilmessaggio, di mantenerela loro concentrazione.Solo così il tuo punto divista ha la possibilità diimprimersi nella mentedegli altri, aprendo unospazio di condivisione.Non ci siamo presentati alcongresso con la presun-zione di avere le compe-tenze di medici ed esper-ti, ma con l’intento di di-mostrare che se si vuolecambiare la realtà ancheil più piccolo contributo,purché sincero, è impor-tante. La lotta alla drogaha sicuramente bisogno digrandi mezzi, dello sforzodelle istituzioni, ma an-che di chi come noi tentaumilmente di provare apensarci.

…L’EMOZIONE CONTINUA…Cecilia Mariotti

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Nonostante sia or-mai trascorso di-verso tempo dalla

data del mio soggiorno aRoma, fissare sulla carta i pensieri e i ricordi appare sem-plicissimo: quando parliamo delle esperienze che ci han-no entusiasmato, infatti, sono le sensazioni, le emozioniche ancora proviamo a guidare la penna, come sta acca-

dendo a me in questo momento. Vorrei raccontare questoviaggio dal mio punto di vista, quello di una ragazza chepartecipa per la prima volta nella sua vita ad un evento co-sì importante e che anche ora stenta a credere che le siastata offerta una così grande opportunità. Per dovere dicronaca devo inserire qualche particolare riguardo allʼiti-nerario e al viaggio, ma vorrei tentare di trasmettere le miesensazioni, i miei ricordi e tutto quello che ha reso questo

viaggio indimenticabile! Il giorno fatidico, che sembravacosì lontano, era ormai alle porte e la prima notte lʼansiastava per vincere la stanchezza. La mattina dopo, però, misentivo piuttosto tranquilla sul taxi che ci stava conducen-do al bellissimo hotel dove si è svolto il congresso. La sa-la era gremita di persone, le espressioni concentrate e lʼu-nico pensiero fisso era quello della sezione di testo chedovevo esporre, sperando che la voce non tremasse trop-po. Eʼ trascorso tutto molto velocemente, tuttavia ricordoperfettamente unʼimmagine che non dimenticherò mai:quella di una moltitudine di visi seri trasformatisi dʼun trat-to in sorridenti e lo scrosciare di applausi che ha seguitola presentazione del nostro progetto! Nellʼallegria genera-le non ho potuto fare a meno di pensare che probabil-mente ce lʼavevamo fatta, lʼidea aveva avuto successo eche il tutto sarebbe stato una vera vittoria per Mosaiko!Dopo una mattinata così intensa, il resto della giornata èstato dedicato ad un giro turistico. Ero già stata a Romapoco meno di un anno fa, ma ogni scorcio di questa cittàregala emozioni sempre nuove ad ogni visita. I Musei Va-ticani, San Pietro e Castel SantʼAngelo sono state le no-stre prime tappe e la vista resa ancora più magica da unbellissimo tramonto. Dopo alcune fermate successive, al-la Fontana di Trevi e a Piazza Navona, siamo ritornati inalbergo e questa volta sono riuscita ad addormentarmi se-rena, senza pensieri. Il sabato è trascorso tranquillamen-te tra risate e interminabili chiacchierate nellʼarea del Co-losseo e dei Fori Romani per poi terminare in piazza diSpagna, a cena, sotto un cielo stellato che rendeva anco-ra più magica la città illuminata. Un poʼ di tristezza ha con-trassegnato il mio risveglio domenica mattina: era giunto ilmomento di tornare a casa. Abbiamo salutato Roma conun giro sullʼautobus scoperto. Osservando il paesaggioche cominciava a muoversi fuori dal mio finestrino, salu-tando per lʼultima volta la stazione Termini, il pensiero ècorso a quella moneta che in quel momento, fra le tante,riempiva il fondo della Fontana di Trevi: chissà, forse, gra-zie a lei, avrò ancora la possibilità di vivere unʼesperienzacosì entusiasmante! In conclusione vorrei ringraziare tutti i miei compagni diviaggio per i bellissimi momenti trascorsi insieme: Grazie!!Alla prossima avventura!

Un’autent ica v i ttor ia per Mosaiko!Elisa Setti

iflessionedi

atale

RN

Per la crescita del Prodotto Interno Lordo- unico orizzonte ideale rimasto alle società moderne -

servono bambini di oggi e adulti didomani facilmente manipolabili, poco

attenti alle dinamiche del potere, preda di

continue pulsioni materiali, fragili in tutto

fuorché nell’egoismo.

GRAZIE alle educatrici d’infanzia dell’Asilo NidoPrimavera di Castelnuovo Scrivia, Adelina Cacciola, EmanuelaBarbieri, Katia Ferrari e Paola Olivieri, e a MariucciaBertoletti, educatrice dell’Asilo Nido di Garlasco.Grazie anche a Silvia Sacco, Assessore alla Pubblica Istruzionedi Castelnuovo. È con persone come loro che si riesce ad avere fiducia nelfuturo. Insegnare, lo si sa, è una missione e ci vuole vocazioneper compierla. Insegnare non è solo riempire le menti dinozioni, non è la matematica, il latino o la letteratura.Insegnare è aiutare a sviluppare il potenziale in ognuno di noie preparare ad affrontare i problemi più grandi, i temi piùcontroversi o più semplicemente la vita. Perché gli adulti didomani possano essere un po’ migliori, un po’ meno egoisti,un po’ più onesti, non abbiano paura di accettare quello chenon possono cambiare e battersi per ciò in cui credono. Senzascorciatoie. Perché i sentieri facili non portano a traguardi néa soddisfazioni. E ci si può sempre perdere.

Mimma Franco

Il ministro dell’istruzione Maria Stella Gelmini ha re-centemente portato alle camere un disegno di leggeche riguarda alcune modifiche nell’organizzazionedella scuola dell’obbligo. In particolare, sarà ricor-

data come la riforma del grembiulino. Lungi da me criticare l’opera di un ministro che parlapoco e fa qualcosa (in controtendenza rispetto alla me-dia), non intendo nemmeno sminuire la scuola dell’ob-bligo (che ho finito da un pezzo), ma si sta parlandotroppo del grembiule e troppo poco del resto. Quanti di voi lettori sanno dei nuovi tetti di spesa per ilibri che un istituto può consigliare, quanti della nuova“durata” delle versioni dei libri che non deve essere in-feriore ai cinque anni? E quanti sanno che la durata sa-rà anche pari a cinque anni, salvo l’uscita di integrazio-ni o moduli aggiuntivi? E degli insegnanti in esubero? D’accordo, siamo in una società veloce, in cui il ritmo ela quantità delle informazioni ha raggiunto vertici stra-tosferici, in aperto contrasto con la loro durata chespesso non supera le poche ore, tuttavia queste notizie,sui quotidiani, non hanno meritato più di un trafiletto. Io sento già puzza d’imbroglio. Vuoi per i libri – che seanche costassero meno ci penserebbero molti insegnan-ti a farne prendere un paio in più per far quadrare il bi-lancio – vuoi per gli interessi assurdi che muovono zai-netti e diari, vuoi per il piccolo esercito che oggi è pron-to per insegnare a dei ragazzi, a spese di sacrifici note-voli, per poi ritrovarsi un domani a fare la guida turisti-ca. Non mi aspetto novità più rivelanti dal prossimo de-creto sull’università, che travolgerà esclusivamente –per quanto si sa oggi – l’università pubblica.Adesso passiamo ai compiti a casa. Per il mese prossimo, voglio che, tutte le volte che leg-gete una notizia, vi chiediate: c’è qualcosa dietro? C’è altro che dovrei sapere sull’argomento? Posso saperne di più?Rispondete in un tema di due pagine.

I rivoluzionari del grembiulinoDavide Varni

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Progetto grafico eimpaginazione: Associazione Il Mosaiko Kids Fotografie: Riccardo Torti,Bruno De Faveri, Beppe Sacco,Adelina Cacciola, NarcisoBresciani, Mimma Franco,Caludio Bertoletti.

RedazioneDirettore Resp.: AntonellaMariotti.Presidente: Mimma Franco.Giovanna Spantigati - MartaLamanuzzi - Davide Varni -Elena Pisa - Claudio Bertoletti- Elio Pisa - Manuela Gandolfi -Riccardo Torti - Elisa Setti -Valeria Milanese - MartinaBuffa - Adelina Cacciola - KatiaFerrari - Emanuela Barbieri -Paola Olivieri - Cecilia Crivelli -Cecilia Mariotti - Martina Ruta- Laura Mandirola - MarcoMandirola - Irene Gavio -Andrea Marcone - GiuliaMarcone - Chiara Ghibaudi -Beatrice Bianchi - Andrea Tava.SegreteriaMimma Franco.

AssociazioneIl Mosaiko Kids ®

Via C. Alberto, 1315053 Castelnuovo Scrivia (AL)

Vietato riprodurresenza autorizzazionetesti, fotografie eimpostazione grafica

Uno splendido paese

tematiche sociali che altrove nonvengono mai affrontate, con gravedanno di tutta la collettività. Non è sempre facile poter contare sutanta linfa vitale, su tante personepronte a mettersi in gioco.Una nota positiva in tempi di cosìgrande crisi materiale e spirituale.

Un grazie speciale all’amico deibambini Luca Poma.

Mimma Franco

CastelnuovoScrivia